XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 75 di Giovedì 28 settembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL RISPARMIO PREVIDENZIALE DA PARTE DEI FONDI PENSIONE E CASSE PROFESSIONALI, CON RIFERIMENTO AGLI INVESTIMENTI MOBILIARI E IMMOBILIARI, E TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI FORNITE, ANCHE NEL SETTORE ASSISTENZIALE

Audizione della presidente dell'Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani (Inpgi), Marina Macelloni.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Galati Giuseppe (SC-ALA CLP-MAIE)  ... 3 
Macelloni Marina , presidente dell'Inpgi ... 4 
Iorio Mimma , direttore generale dell'Inpgi ... 5 
Di Gioia Lello , Presidente ... 6 
Macelloni Marina , presidente dell'Inpgi ... 6 
Di Gioia Lello , Presidente ... 6 
Macelloni Marina , presidente dell'Inpgi ... 6 
Di Gioia Lello , Presidente ... 6 
Macelloni Marina , presidente dell'Inpgi ... 6 
Santini Giorgio  ... 6 
Di Gioia Lello , Presidente ... 6 
Santini Giorgio  ... 6 
Macelloni Marina , presidente dell'Inpgi ... 7 
Di Gioia Lello , Presidente ... 7 
Macelloni Marina , presidente dell'Inpgi ... 7 
Iorio Mimma , direttore generale dell'Inpgi ... 8 
Galati Giuseppe (SC-ALA CLP-MAIE)  ... 9 
Macelloni Marina , presidente dell'Inpgi ... 9 
Di Gioia Lello , Presidente ... 9 
Macelloni Marina , presidente dell'Inpgi ... 9 
Di Gioia Lello , Presidente ... 9 
Macelloni Marina , presidente dell'Inpgi ... 9 
Di Gioia Lello , Presidente ... 9 
Macelloni Marina , presidente dell'Inpgi ... 9 
Di Gioia Lello , Presidente ... 9 
Macelloni Marina , presidente dell'Inpgi ... 10 
Di Gioia Lello , Presidente ... 10 
Galati Giuseppe (SC-ALA CLP-MAIE)  ... 10 
Di Gioia Lello , Presidente ... 10 

ALLEGATO: Documentazione presentata da Inpgi ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 15.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione della presidente dell'Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani (Inpgi), Marina Macelloni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del risparmio previdenziale da parte dei fondi pensione e casse professionali, con riferimento agli investimenti mobiliari e immobiliari, e tipologia delle prestazioni fornite, anche nel settore assistenziale, l'audizione della presidente dell'Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani (Inpgi), Marina Macelloni.
  L'audizione odierna ha ad oggetto in particolare un approfondimento dei dati contabili relativi ai bilanci consuntivi e il bilancio tecnico attuariale. Abbiamo affidato l'approfondimento dei vostri bilanci al nostro vicepresidente, onorevole Giuseppe Galati, al quale do subito la parola.

  GIUSEPPE GALATI. Grazie, presidente. Stiamo per esaminare il parere che riguarda la relazione sui bilanci consuntivi dal 2011 al 2015 e quelli preventivi dal 2011 al 2015 e il bilancio tecnico attuariale dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani «Giovanni Amendola».
  Noi ci siamo recati, con il consigliere Menè e con i consulenti, presso l'ente, come d'abitudine nel nostro lavoro, e ora, prima di esprimere il parere, vorremmo sottoporre alcune questioni aggiuntive rispetto al lavoro che abbiamo già preparato. Sono quattro le questioni di fondo, di cui vado a chiedere.
  In primo luogo, il disavanzo della gestione previdenziale e assistenziale è crescente, essendo risultato pari a meno 111,9 milioni di euro nel 2015 e meno 81,6 milioni nel 2014. Sono disponibili proiezioni o studi attuariali che consentano di valutare pienamente gli effetti di riequilibrio che dovrebbero arrivare dalla riforma previdenziale definitivamente approvata nel febbraio 2017? Gli effetti della riforma sono da considerarsi sufficienti per il riequilibrio strutturale dell'ente, attesi anche i rilievi critici formulati dalla Corte dei conti nel suo referto riferito al 2015?
  La seconda questione riguarda l'adozione, solo a far data dal 1° gennaio 2017, del sistema di calcolo contributivo in luogo di quello retributivo a ripartizione. Ha rappresentato una causa di squilibrio strutturale dei conti dell'ente, accentuando, altresì, una sorta di frattura generazionale tra giornalisti anziani e giovani per quanto riguarda il trattamento previdenziale? La terza questione è la seguente: la forte presenza di investimenti nel settore immobiliare, sia come fondo immobiliare, tra cui anche il Fondo Amendola, sia come immobili detenuti direttamente dall'ente, risulta equilibrata per garantire la solidità finanziaria dell'ente? Pag. 4
  Come ultima questione, quale strategia l'ente intende mettere in campo per una più efficace azione di recupero dei crediti contributivi nei confronti delle aziende editoriali, il cui ammontare risulta pari a 301,6 milioni di euro nel 2014 e a 304,2 milioni di euro nel 2015, e come vi siete disposti organizzativamente per questa azione di recupero?

  MARINA MACELLONI, presidente dell'Inpgi. Grazie, presidente. Grazie, onorevole Galati. Noi abbiamo presentato tutta la documentazione in risposta ai vostri quesiti e anche della documentazione aggiuntiva. Abbiamo aggiunto, per esempio, tutto il bilancio tecnico attuariale che accompagna la riforma.
  Nel merito delle sue riflessioni e domande, il disavanzo della gestione previdenziale dell'ente rispetto al 2015 è ulteriormente peggiorato. Ormai da un decennio stiamo affrontando una crisi del settore dell'editoria molto violenta, di cui non si vede, purtroppo, la fine.
  Solo per fornire qualche dato in più che riguarda l'andamento dei rapporti di lavoro, nel 2011 avevamo circa 18.000 rapporti di lavoro attivi. Il dato sugli iscritti non è questo. Questi sono i rapporti di lavoro attivi, relativi alle persone che effettivamente contribuiscono. Nel 2011 erano 18.311 e nel 2016 sono 15.762.
  Questo dato consente di capire che cosa sia successo. Si è verificata un'espulsione dei giornalisti dalle redazioni per la ristrutturazione delle case editrici e questa fase non è ancora terminata, tant'è che ancora oggi, nel 2017, vediamo continuare questo fenomeno, aggravato, peraltro, dal ricorso ai prepensionamenti che abbiamo ancora in essere.
  Questa situazione sui conti dell'ente ha avuto un impatto molto forte e ha portato allo squilibrio della gestione previdenziale. Questo è il motivo per cui già nel 2015, come peraltro ci chiedevano sia i ministeri vigilanti, sia la Corte dei conti, siamo intervenuti con una prima riforma nel 2015, fatta a luglio del 2015, che è stata approvata solo parzialmente dai ministeri vigilanti e solo per quanto riguarda la parte delle entrate.
  Siamo intervenuti successivamente, un anno fa esatto – era il 28 settembre 2016 – con una seconda riforma, molto più incisiva sul fronte delle uscite soprattutto, che è stata approvata integralmente dai ministeri vigilanti a febbraio. Questa riforma incide sostanzialmente su due questioni fondamentali: l'incremento dell'età per l'uscita per pensionamento e il sistema di calcolo delle pensioni. Noi eravamo ancora ancorati al sistema retributivo. Siamo passati al sistema contributivo dal 1° gennaio 2017, come correttamente ricordava lei.
  Questa riforma, come si desume dal bilancio tecnico attuariale che l'ha accompagnata e che, quindi, fa parte del pacchetto approvato dai ministeri, è in grado di ristabilire una solidità prospettica delle casse dell'Istituto, con, ancora per qualche anno, una sofferenza sul fronte delle uscite, fino a che il calcolo contributivo non entrerà pienamente a regime.
  Questo, ovviamente, partendo dal 1° gennaio 2017. Ci vogliono anni prima che entri a regime completamente. Il bilancio attuariale dimostra, però, che la riforma è in grado di essere sostenibile e che il patrimonio dell'Istituto non va mai in territorio negativo nel periodo. Avremo il picco critico nel 2039. Da allora in poi i saldi ricominceranno a essere positivi. Fino al 2039 il patrimonio dell'Istituto è in grado di sostenerlo.
  Certo, questo ha posto e pone un problema, come sottolinea giustamente lei, di discrepanza generazionale, perché i colleghi che andranno in pensione tutti con il sistema contributivo avranno un trattamento decisamente diverso da quello delle persone che sono già in pensione, o che vi andranno nel giro di pochi anni.
  Noi abbiamo cercato di introdurre un correttivo minimo, una forma di aiuto solidaristico, a questa riforma, che abbiamo chiamato «contributo straordinario di solidarietà», che è stato introdotto a carico dei pensionati con delle forme di esclusione rispetto alle pensioni più basse. Si tratta di un contributo progressivo sul reddito e temporaneo, perché dura solamente tre anni. L'abbiamo fatto non perché abbia un impatto particolarmente elevato sulle casse Pag. 5dell'ente, ma proprio come forma di solidarietà intergenerazionale.
  Quanto al patrimonio immobiliare, dal 2013 abbiamo iniziato un'operazione di trasferimento del nostro patrimonio immobiliare in un fondo immobiliare, il fondo Giovanni Amendola, di cui noi siamo quotisti al 100 per cento. Il patrimonio è stato conferito progressivamente, a partire dal 2014, in questo fondo. Abbiamo quasi completato i conferimenti. Manca poco. Abbiamo pochissimo ancora in gestione diretta.
  Dal 2015 abbiamo anche cambiato il modello di gestione del patrimonio dell'ente. Siamo passati da un modello basato sulle asset class al liability-driven investment, un modello basato sulla gestione delle passività. Questo perché, fino a che la riforma non sarà completamente efficiente, abbiamo bisogno di liquidità per sostenere le prestazioni.
  Questo modello di gestione prevede anche che il patrimonio immobiliare venga in parte dismesso per favorire il recupero di liquidità. Oltretutto, noi eravamo probabilmente una delle Casse più sbilanciate nell'investimento immobiliare, che è stato tradizionalmente una delle forme di investimento preferite nel passato dall'ente, ma che sarebbe stato comunque inefficiente per la gestione dell'istituto. Avremmo comunque dovuto ridurre in parte l'esposizione, che è arrivata quasi al 70 per cento. Oggi progressivamente lo stiamo mettendo sul mercato e arriveremo alla metà, circa al 50 per cento, di patrimonio investito in immobili.
  L'operazione di vendita è un'operazione complessa, perché la gran parte del nostro patrimonio è residenziale. Abbiamo dovuto, quindi, offrirlo in vendita agli inquilini, con tutte le trattative necessarie con i sindacati degli inquilini per ottenere il loro favore. Abbiamo completato l'offerta agli inquilini della prima tranche, che si è chiusa con adesioni più o meno intorno al 52 per cento da parte degli inquilini. L'impianto è stato abbastanza confermato.
  La seconda tranche non è proprio ancora conclusa. Nella prima parte, però, siamo, anche lì, intorno al 50 per cento (47 per cento) e a breve partiranno le lettere di invito agli inquilini per la terza tranche.
  Per quanto riguarda i crediti, l'ultimo dato che abbiamo è di 300 milioni totali. I crediti contributivi sono 240 milioni, ossia la gran parte. Il dato è al 2016. Solo i contributivi sono 240 milioni. Il resto sono sanzioni. Rappresentano all'incirca il 3 per cento totale dei contributi.
  La morosità in quanto tale è all'incirca sui 90 milioni. Nel corso del tempo abbiamo intensificato tutte le azioni di recupero contributivo, proprio per ridurre il contenzioso al minimo. Abbiamo un servizio ispettivo che lavora molto bene e una grande capacità di evidenziare le problematiche, che sono poi prevalentemente, nel nostro caso, inquadramenti non corretti del lavoro giornalistico dipendente. Molto spesso si tratta di persone che devono essere inquadrate come dipendenti e non lo sono.
  Questo contenzioso è, purtroppo, molto lungo, nel senso che, ovviamente, è un contenzioso di natura giudiziaria, che segue dei tempi lunghi, da questo punto di vista. Abbiamo un servizio ispettivo, di cui fanno parte 18 ispettori su tutto il territorio nazionale.

  MIMMA IORIO, direttore generale dell'Inpgi. Vorrei intervenire su questo, anche perché ne sono stata il capo per anni e lo sono tuttora. Dei 300, tolti 60 che sono sanzioni di interesse che noi applichiamo in caso di evasione e omissione, dai 240 ne vanno tolti 150, perché 150 sono quelli derivanti da attività ispettiva. Vanno praticamente tutti in contenzioso perché noi contestiamo la natura non subordinata dei rapporti di lavoro che andiamo ad accertare.
  Il mondo giornalistico è forse l'unico oggi che abbia ancora una grande preponderanza di fenomeni lavorativi ascrivibili alle collaborazioni coordinate e continuative. Naturalmente, i datori di lavoro, per cercare di evitare di essere colti in fallo, preferiscono fare una co.co.co. piuttosto che non magari una partita IVA con un collaboratore, perché questo dà loro la misura di poterlo utilizzare anche di più. Pag. 6
  Mediamente il contenzioso dura dieci anni. Si fa tutto a Roma. Sono dieci anni di contenzioso. Abbiamo sette avvocati, che sono stati iscritti all'ordine. Nel momento in cui l'ente è diventato privatizzato, erano stati cancellati. Poi hanno vinto la causa, che ha riconfermato che, essendo noi un ente che svolge una funzione pubblica, gli avvocati svolgono una funzione come se fossero di un ente pubblico.
  Quindi, 150 milioni sono il contenzioso che abbiamo in piedi per veder riconosciuta una cosa molto importante, ossia l'obbligo di iscrizione all'Inpgi come dipendenti, mentre per gli altri è la morosità.
  La morosità da che cosa è maggiormente derivante? Dalla difficoltà economica delle aziende dovuta alla crisi. L'azienda che fa la denuncia, che è una denuncia di natura confessoria, denuncia all'ente di avere 3-4-5 giornalisti. Poi non pagano i contributi. Noi li diffidiamo, facciamo il decreto ingiuntivo e loro resistono, perché così, anche se aumentano le sanzioni, dilazionano nel tempo.
  Il vero credito contributivo sono i 90 milioni. L'altra parte è sub iudice, in attesa che i magistrati ci diano ragione.
  Considerate che di tutta la nostra attività ispettiva il 95 per cento ha superato il vaglio di valutazione da parte della Commissione istituita presso il ministero, a seguito della norma n. 124 del 2004 sull'attività ispettiva, proprio perché fondata, e che in giudizio ci attestiamo, come grado di vittoria, intorno all'85 per cento. È chiaro che stiamo aspettando poi di incassare. Speriamo che alla fine le aziende non siano fallite e non abbiano trovato percorsi alternativi, come voi ben sapete.
  Il vero credito che dobbiamo cercare di recuperare in tutti i modi sono, dunque, quei 90-100 milioni che nascono dalla morosità delle aziende.

  PRESIDENTE. Mi spiegherebbe in breve la riforma pensionistica che avete realizzato? Con che cadenza entra in vigore? Questo è un po’ il punto dirimente per capire.

  MARINA MACELLONI, presidente dell'Inpgi. Il primo intervento è stato fatto sull'età pensionabile, perché noi eravamo ancora in un sistema differente rispetto al sistema generale. Abbiamo cancellato la possibilità che avevamo di andare in pensione di anzianità a 57 anni con 35 anni di contributi. Quella non c'è più. Abbiamo mantenuto una possibilità di pensione di vecchiaia anticipata a 62 anni, ma con 40 anni di contributi, alzando il requisito contributivo.
  Per quanto riguarda la pensione di vecchiaia, ci siamo uniformati al sistema generale, ossia 66 anni e 7 mesi, sia per gli uomini, sia per le donne, e abbiamo fatto un adeguamento progressivo, che arriva nel 2019. Soprattutto per le donne gli scalini sono stati molto ripidi, perché eravamo fermi a 63 anni. Tutto ciò è agganciato alla speranza di vita, esattamente come nel sistema generale. Nel 2019 saremo completamente allineati al sistema generale per quanto riguarda l'età.
  Per quanto riguarda il sistema di calcolo, l'introduzione del sistema contributivo è dal 1° gennaio. Questo significa che una persona assunta il 1° gennaio 2017 avrà tutta la pensione calcolata col sistema contributivo e che tutti coloro che sono stati assunti prima, come me – sono stata assunta nel 1986 – avranno una parte della pensione calcolata ancora col sistema retributivo e una parte col sistema contributivo.

  PRESIDENTE. Esattamente pro quota?

  MARINA MACELLONI, presidente dell'Inpgi. Esattamente pro quota.

  PRESIDENTE. Non c'è lo spartiacque, come nella riforma generale, dei 18 anni...

  MARINA MACELLONI, presidente dell'Inpgi. No, è tutto pro quota.

  GIORGIO SANTINI. È molto lento.

  PRESIDENTE. È molto lento e soprattutto...

  GIORGIO SANTINI. Molto conveniente per i giornalisti.

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  MARINA MACELLONI, presidente dell'Inpgi. Grazie al fatto che nel 2015 è stata introdotta anche nel sistema pubblico la clausola di salvaguardia a favore dell'ente, noi comunque la pensione la calcoliamo rispetto al sistema meno favorevole, naturalmente. Soprattutto con i redditi alti per noi l'introduzione del sistema contributivo senza questa clausola sarebbe stata addirittura peggiorativa.
  Questo aspetto l'abbiamo discusso nel 2012. All'epoca era ministro la Fornero, che ci chiese il bilancio attuariale a cinquant'anni e il motivo per cui non avessimo adottato il contributivo. Questo era uno dei motivi, perché senza quella clausola di salvaguardia per noi il sistema contributivo sarebbe stato micidiale. Invece, grazie a questa clausola, per noi è non solo tollerabile, ma comunque calmierato.

  PRESIDENTE. Il problema che mi pongo io è il seguente: voi avete cambiato il sistema pensionistico dal retributivo al contributivo. Il contributivo è entrato in funzione, come diceva lei, dal 1° gennaio 2017. C'è un aspetto, però. Lei ci ha detto anche che dal 2011 a oggi c'è stato un decremento notevole per quanto riguarda l'attività giornalistica, per il semplice fatto che le aziende sono in difficoltà. Nel prossimo futuro si avranno ulteriori difficoltà, anche perché col sistema digitale mi pare che diventi sempre più problematico. Quindi, si avranno sempre meno contributi.
  Come è possibile avere una condizione di stabilità, nel momento in cui coesiste il sistema retributivo pur con l'entrata in vigore il sistema contributivo, ma con una riduzione, ovviamente, di iscritti? Mi pare un controsenso.

  MARINA MACELLONI, presidente dell'Inpgi. Si spera che cosa? Adesso le dico. Per la composizione del bilancio tecnico attuariale l'attuario segue le tabelle che vengono dalla Ragioneria generale dello Stato, che, in questo caso, fanno riferimento a tassi di occupazione definiti dalla Ragioneria. Nei primi anni sono in calo anche nel sistema generale e, quindi, diciamo che sono abbastanza compatibili.
  Noi veniamo da un calo dell'occupazione giornalistica. Nel settore giornalistico la disoccupazione è al 50 per cento, ormai. Siamo in una situazione molto più drammatica rispetto a quella del sistema generale. È evidente che, seppure il bilancio tecnico attuariale abbia la dimostrazione della sostenibilità, se questo trend dovesse continuare per i prossimi dieci anni, non solo non ci sarebbe più la sostenibilità, ma non ci sarebbe più l'Istituto di previdenza e non ci sarebbe più la professione giornalistica, perché vorrebbe dire una scomparsa totale delle aziende del settore e della categoria.
  Noi pensiamo che non sia questo lo scenario. Lo scenario è sicuramente ancora uno scenario di forte difficoltà del settore e di trasformazione completa, per cui da professione con redditi molto alti sta diventando una professione con redditi sempre calanti e con occupazione non più ad alto reddito. Almeno, questo è ciò che noi vediamo in questo momento.
  La riforma incide perché il contributivo regge rispetto a redditi in calo. Non deve più sostenere con redditi bassi pensioni alte. Questo già aiuta. Naturalmente, insieme alle parti sociali, che comunque hanno approvato questa riforma e sono coinvolte nel processo di risanamento dell'ente, stiamo lavorando a un percorso di sostegno alla professione con la possibilità di vedere nuovi ingressi nella professione.
  Per esempio, nel caso dei prepensionamenti, abbiamo già, per ogni tre persone che vanno in prepensionamento, l'obbligo da parte delle aziende di assumerne una. Questo scambio non è chiaramente sufficiente, perché le tre persone che escono sono persone con redditi alti e quella che entra è una persona con redditi bassi, ma è già qualcosa su cui si può insistere e lavorare.
  È in corso e deve partire, non da parte nostra, naturalmente, ma da parte delle parti sociali, il negoziato per il nuovo contratto di lavoro. Tutti noi ci auguriamo, come tutti i soggetti coinvolti, che sia un contratto il più possibile inclusivo di forme di professione che al momento non sono Pag. 8riconosciute dentro il contratto nazionale di lavoro.
  Il problema della professione è esattamente questo, in questo momento. Non è che manchi informazione. Manca il riconoscimento di forme professionali che fanno questa informazione, ragion per cui tutti coloro che lavorano sul web, chi si occupa di comunicazione aziendale e tutte queste forme di comunicazione e di informazione al momento non rientrano nella canonica definizione di attività giornalistica, ma questi soggetti fanno tutti quel lavoro.
  Se tutta questa massa di persone che fa questo lavoro e che vive di questa professione, anche se con forme differenti rispetto a quelle che abbiamo visto finora, rientrasse nell'ambito di protezione dell'Istituto, non avremmo più questi tassi di decrementi contributivi. Anzi, potremmo oltretutto, secondo me, rappresentare meglio lo stato della professione giornalistica e dell'informazione nel nostro Paese.
  Noi, per quello che possiamo, e anche le parti sociali, cioè i giornalisti e gli editori, siamo impegnati in questo sforzo, che è, secondo me, importante anche dal punto di vista culturale del Paese, oltre che per le casse dell'Istituto.

  MIMMA IORIO, direttore generale dell'Inpgi. Tra l'altro, una riflessione che va fatta è che i ministeri, quando hanno approvato la riforma, hanno ravvisato un buon percorso, perché il potere dell'Istituto è soltanto quello di intervenire sulle prestazioni, chiaramente. Anzi, nella vita dell'ente sono almeno quattro le volte in cui l'Istituto, a proprie spese, ha stanziato delle somme per operare degli sgravi nel settore e, quindi, per permettere il rilancio dell'occupazione.
  L'Istituto si è fatto carico per almeno quattro volte negli ultimi vent'anni di questo intervento, proprio perché ben consapevole di poter fare anche qualcosa in più. Oggi, chiaramente, non lo possiamo fare noi. Sicuramente siamo molto attenti a quello che farà poi la legge di stabilità, con la possibilità che si parli di altri sgravi.
  All'Ordine sono iscritti 106.000 giornalisti e all'Istituto – iscritti di entrambe le gestioni – circa 60.000. Quindi, c'è un gap, come diceva la presidente, di persone che vanno attratte in questa sfera. Facciamo l'esempio di una sentenza che abbiamo vinto a seguito di un accertamento ispettivo, che è molto importante per l'ente e anche per gli altri organismi, perché dà la misura di come questa professione stia evolvendo in altre forme.
  Abbiamo vinto questa causa perché abbiamo vista riconosciuta l'attività giornalistica svolta da due giornaliste che curavano un blog. È già qualcosa che va al di là. Forse è un fatto già vecchio rispetto a come sta evolvendo velocemente il mondo dell'informazione sui social e sul web in generale.
  La cosa importante, però, è che abbiamo dimostrato ai ministeri che, agendo sulle prestazioni, si dà una grossa mano alla sostenibilità dell'ente. Pertanto, pur se può sembrare che abbiamo introdotto il sistema contributivo dal 1° gennaio 2017, abbiamo fatto anche una serie di altri interventi sulle altre quote, perché l'Istituto ha comunque un retributivo non purissimo, ma un retributivo corretto a quello antecedente. Siamo riusciti a intervenire anche sulla formazione delle altre quote.
  Questa è stata per i ministeri, secondo me, la cosa più importante, aver dimostrato la bontà. Tutti gli altri soggetti al tavolo, non solo l'Inpgi, a partire probabilmente anche dalla politica, devono comunque riflettere su una categoria tanto importante per questo Paese, che sta subendo un'evoluzione che va probabilmente seguita meglio dal punto di vista delle norme, o comunque del sostegno che deve dare. Lo spazio c'è. C'è già un mondo di 40.000 persone.
  Nel 2003 abbiamo cominciato la campagna degli uffici stampa e abbiamo portato a casa moltissime persone, sia attraverso l'attività ispettiva, sia attraverso l'iscrizione volontaria da parte degli enti, che sapevano fosse obbligatorio iscriversi all'ente. Abbiamo fatto delle campagne sulle aziende automobilistiche, sulle aziende metalmeccaniche, sulle assicurazioni e sulle banche. Questo perché culturalmente c'è ancora un mondo da coinvolgere in un discorso di enti. Pag. 9
  Quindi, l'ente ha fatto quello che doveva fare dal punto di vista proprio dell'ente. Questo è un segno di maturità, che ci porterà sicuramente dei risultati positivi. È necessario che poi tutti facciano la loro parte.

  GIUSEPPE GALATI. Pongo una questione. La domanda esula, ma ha il suo valore: abbiamo sentito, qualche tempo fa, un'audizione molto forte dell'Ordine dei giornalisti contro l'Inpgi. Rispetto a questo avete mai avuto modo di fare un tavolo comune con l'Ordine per capire come poter agire insieme?

  MARINA MACELLONI, presidente dell'Inpgi. Nel recente passato no. Speriamo di poterlo fare in futuro. L'abbiamo già chiesto. Adesso è in corso il rinnovo degli organi.

  PRESIDENTE. Un altro problema è che la riforma voi l'avete attuata nel momento in cui noi abbiamo approvato, come ricorderete bene, alcuni interventi sulle crisi aziendali. Era chiaro che non fosse più concepibile che si potesse andare in pensione a 58 anni, con un contributo che voi davate di tre anni di contributo di solidarietà, o di rientro poi, dopo la cassa integrazione. È stata la politica che ha fatto o vi ha chiesto una riforma, in virtù di quelle che potevano essere le somme che vi dovevano essere date, soprattutto agli editori, nel momento in cui facevano ristrutturazione aziendale.
  Su questo vi siete mossi anche voi, perché era chiaramente inconcepibile che ci fosse un intervento dello Stato per quanto riguarda le casse integrazioni e un sistema pensionistico estremamente permissivo, se così vogliamo definirlo, per il semplice fatto che era a 58 anni. Poi avete alzato a 62 e adesso, col contributivo, siete nella stessa condizione dell'attuale sistema generale.
  Oltretutto, vi è anche un altro dato: voi, come giornalisti, avete una specie non di TFR, ma un ulteriore fondo, che è stato totalmente prosciugato da coloro i quali sono andati in pensione. È vero o non è vero? È stato totalmente prosciugato da coloro i quali, come direttori di giornali... Non lo gestite voi, per carità, ma c'è un problema serio che...

  MARINA MACELLONI, presidente dell'Inpgi. Sì, è un fondo delle parti sociali.

  PRESIDENTE. C'è un problema serio che riguarda la categoria dei giornalisti, perché i giovani giornalisti non avranno più la possibilità di poter attingere a questo fondo.

  MARINA MACELLONI, presidente dell'Inpgi. Non versano neppure più il contributo. Il fondo è alimentato da un contributo...

  PRESIDENTE. Ci sono alcune aziende che versano ancora il contributo, per esempio la Rai.

  MARINA MACELLONI, presidente dell'Inpgi. I due fondi sono separati. I due fondi, compreso quello a cui lei fa riferimento, sono due fondi separati, quello della Rai e quello di tutti gli altri. Sono a contribuzione identica, ma le due gestioni sono separate. La Rai non lo versa neanche più a noi. Se l'è portato dentro e chiuso.
  Noi abbiamo ancora in gestione quello della FIEG, degli editori FIEG, che versano un'aliquota dell'1,5 per cento per ogni giornalista, non per i neoassunti. Lo versano al fondo di previdenza complementare per loro. Questo regime è stato modificato con il contratto di lavoro del 2014.

  PRESIDENTE. In chiusura, c'è la questione della quiescenza dei vostri amministratori. So che avete assunto una delibera nella quale contestate la questione di coloro i quali partecipano ai Consigli di amministrazione, pur essendo in quiescenza. Non capisco su che basi l'abbiate contestato, dato che non vi è ancora una chiara definizione di questo problema.
  So bene che voi avete l'elettorato passivo e l'elettorato attivo e che questo è un problema differente rispetto altre Casse, ma comunque, essendo voi all'interno del Pag. 10consolidato dello Stato, oggettivamente siete pubblici.
  Il problema che si porrà e si pone è che a breve arriverà una circolare nella quale vi si chiederà in modo chiaro di dire che tutti coloro i quali sono in quiescenza possono partecipare e possono essere a tutti gli effetti membri di Consigli di amministrazione o presidenti delle Casse, ma, nello stesso tempo, senza alcun emolumento. Voi avete adottato una delibera in virtù di che cosa?

  MARINA MACELLONI, presidente dell'Inpgi. Noi abbiamo adottato un ordine del giorno, non una delibera, che intanto non contesta, naturalmente, la norma, perché non è quello il punto. Semplicemente, l'ordine del giorno è servito a non sospendere cautelativamente il pagamento degli emolumenti ai pensionati eletti negli organi, in attesa della circolare.
  Abbiamo fatto questo perché siamo garantiti dalle loro pensioni. Nel momento in cui la circolare ci dirà che queste persone non devono essere pagate, potremo retroattivamente avvalerci sulle loro pensioni per recuperare le somme.
  Noi, però, continuiamo a pensare che questa norma non sia corretto applicarla alle Casse. Pensiamo che sia una norma di spending review che, correttamente, può riguardare la pubblica amministrazione, ma non le Casse privatizzate, anche perché la composizione dei nostri organi deriva da uno Statuto, che è stato, peraltro, approvato dai ministeri vigilanti. Ci sono state elezioni che sono state fatte anche dopo l'introduzione di questa norma sulla base di quegli Statuti e che hanno previsto l'elezione di componenti pensionati sia nei Consigli di amministrazione, sia nei Collegi sindacali. Addirittura, nel nostro caso, il Consiglio di amministrazione non è validamente costituito se non viene eletto almeno un pensionato, perché deve essere vicepresidente.
  In sostanza, pensiamo che ci sia una criticità rispetto all'applicazione di questa norma anche alle Casse privatizzate, ma, naturalmente, laddove arrivasse la circolare, l'applicheremo anche retroattivamente.

  PRESIDENTE. Siamo talmente d'accordo che abbiamo presentato una proposta di legge, come Commissione.

  GIUSEPPE GALATI. Presidente, alla luce di queste risposte e anche della documentazione che ci hanno fornito agli atti, valuteremo con gli uffici e con i consulenti.

  PRESIDENTE. Vi chiederemmo, però, un eventuale ulteriore incontro nel prossimo futuro, perché abbiamo necessità di parlare della situazione immobiliare e dei fondi che avete.
  Ringraziando i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna.

  La seduta termina alle 15.55.

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ALLEGATO

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