Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL RISPARMIO PREVIDENZIALE DA PARTE DEI FONDI PENSIONE E CASSE PROFESSIONALI, CON RIFERIMENTO AGLI INVESTIMENTI MOBILIARI E IMMOBILIARI, E TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI FORNITE, ANCHE NEL SETTORE ASSISTENZIALE
Audizione del presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS), Tito Boeri.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 ,
Morassut Roberto (PD) ... 3 ,
Di Gioia Lello , Presidente ... 7 ,
Boeri Tito , presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale ... 7 ,
Di Gioia Lello , Presidente ... 10 ,
Galati Giuseppe (Misto-ALA-MAIE) ... 10 ,
Di Salvo Titti (PD) ... 11 ,
Mongiello Colomba (PD) ... 12 ,
Di Gioia Lello , Presidente ... 13 ,
Boeri Tito , presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale ... 13 ,
Di Gioia Lello , Presidente ... 15 ,
Cioffi Massimo , direttore generale dell'INPS ... 15 ,
Di Gioia Lello , Presidente ... 15
ALLEGATO: Documentazione presentata dall'INPS ... 16
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LELLO DI GIOIA
La seduta comincia alle 15.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Audizione del presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS), Tito Boeri.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del risparmio previdenziale da parte dei fondi pensione e casse professionali, con riferimento agli investimenti mobiliari e immobiliari, e tipologia delle prestazioni fornite, anche nel settore assistenziale, l'audizione del professore Tito Boeri, presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale (INPS).
Avverto che il professore Boeri è accompagnato dal dottor Massimo Cioffi, direttore generale dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, e dalla dottoressa Rosanna Casella, direttrice centrale bilanci e servizi fiscali dell'Istituto nazionale di previdenza sociale.
Do la parola al relatore, che ci esporrà in sintesi le considerazioni che sono state fatte sui bilanci passati dell'INPS.
ROBERTO MORASSUT. Il lavoro che presentiamo con la presente relazione tiene conto di un ampio ciclo di audizioni che abbiamo svolto come Commissione, anche con un occhio al futuro, attraverso le proiezioni elaborate dallo studio Orrù, che ha collaborato con la Commissione, per quanto riguarda la parte del bilancio attuariale.
Il lavoro della Commissione, il ciclo di audizioni e il lavoro degli uffici hanno evidenziato quattro punti, che costituiscono l'asse fondamentale del documento. Si rilevano le criticità, ma anche i molti accenti positivi sulla situazione complessiva dell'istituto che sono stati esaminati.
Il primo aspetto riguarda l'assetto organizzativo, che tiene conto naturalmente dei fatti importanti che si sono verificati negli ultimi anni nell'organizzazione del sistema previdenziale pubblico italiano, con gli accorpamenti dell'Istituto nazionale di previdenza e assistenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica (INPDAP) e dell'Ente nazionale di previdenza e assistenza per i lavoratori dello spettacolo (ENPALS), che ovviamente costituiscono un elemento fondamentale della discussione e del panorama che abbiamo di fronte.
Per quanto riguarda l'aspetto organizzativo, occorre fare una premessa, che peraltro è contenuta anche in alcune dichiarazioni rilasciate dallo stesso presidente dell'INPS, il professor Boeri, nelle precedenti audizioni e che noi abbiamo inserito a corredo della relazione.
Si deve tener conto che l'INPS è oggi il più grande ente previdenziale europeo, che gestisce un bilancio pari a circa un quarto del PIL nazionale, il bilancio più grande dopo quello dello Stato. Peraltro, l'INPS svolge funzioni eterogenee, non soltanto previdenziali. Non si occupa solo della riscossione Pag. 4 dei contributi, ma eroga anche prestazioni previdenziali e assistenziali, attraverso meccanismi non assicurativi per quanto riguarda la parte assistenziale.
Dal 2010 la governance dell'istituto ha subìto un cambiamento che è ancora irrisolto, nonostante i vari impulsi che vi sono stati anche a livello istituzionale. Anche in questa sede lo stesso presidente nel corso delle audizioni ha sottolineato l'urgenza del problema.
Dal 2010 il presidente riassume anche le funzioni del consiglio di amministrazione, in una situazione che possiamo definire, con il passare del tempo, sempre più anomala, così come è stato sottolineato dalla Corte dei conti in audizione. Il presidente, infatti, riassume funzioni di indirizzo e operative, un aspetto che lo stesso consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV) ha ritenuto di sollevare, in relazione alla propria funzione di vigilanza all'interno dell'istituto.
Per quanto riguarda gli assetti organizzativi, un tema particolarmente importante è la valutazione sull'esito dell'incorporazione di INPDAP ed ENPALS avvenuta negli anni scorsi.
Più che di una razionalizzazione delle forze e delle risorse umane che operano all'interno dell'istituto, nelle audizioni la stessa Corte dei conti ci ha parlato di una sommatoria delle forze che sono state e sono impegnate all'interno dell'organizzazione dell'ente, pur contemplando la complessità del processo di accorpamento.
C'è un passo della relazione, in cui la Corte dei conti insiste proprio su questo. La Corte sottolinea «la non adeguata attenzione alla missione assegnata all'istituto di provvedere a una concreta riorganizzazione dei servizi della struttura, in conseguenza dell'avvenuta incorporazione di grandi enti, che appare essersi tradotta più in una sommatoria di posti di funzione che in un'azione di effettiva razionalizzazione».
Questo è un punto importante, che ci è parso utile ricordare, pur tenendo conto delle difficoltà che il processo ha comportato di riconvertire organizzazioni diverse, con storie differenti e anche articolate.
Lo stesso presidente lo aveva sottolineato nell'audizione del maggio 2015, facendo riferimento alle difficoltà di organizzazione dell'ente, in funzione soprattutto dei servizi sul territorio e della necessità di individuare ruoli per i dirigenti che fossero funzionali ai servizi e alla missione di back office dell'istituto, così come è stata più volte richiamata, più che a una moltiplicazione di progetti, per dare a ognuna delle forze, in particolare ai dirigenti, un ruolo all'interno dell'organizzazione dell'istituto.
Un altro aspetto che rappresenta un elemento di riflessione è la riduzione della consistenza del personale che si è manifestata rispetto al rapporto con la struttura della dotazione organica dell'istituto.
Da una tabella che fa parte della documentazione allegata noi vediamo che il prospetto della consistenza del personale del 2015 in rapporto alla dotazione organica segna un deficit del 4 per cento. Articolando le funzioni tra dirigenti, professionisti, personale non dirigenziale eccetera, la dotazione organica fa riferimento a un fabbisogno di circa 30.000 dipendenti rispetto alla consistenza di circa 28.000 del 2015, con una diminuzione di circa il 4 per cento.
Le cause di tutto questo possono essere riferite a un periodo caratterizzato da una serrata spending review e da un blocco del turnover, su cui torneremo più avanti, per quanto riguarda in generale l'organizzazione dell'istituto e altri problemi, che determina anche un aumento dell'età media del personale all'interno dell'istituto, che oggi viene calcolata intorno ai 53 anni, con una valutazione un po’ critica sulla capacità di erogazione dei servizi.
Una proiezione al 2020 ci porta a ragionare, se nulla cambierà, su un'età media dei dipendenti di 58 anni, con un aumento del carico di produttività del 60 per cento. Si pone, quindi, un problema, che è stato evidenziato nelle audizioni, di flessibilità per nuove assunzioni, per potenziare la rete di organizzazione dell'ente e, quindi, anche la sua efficienza.
Le politiche di spending hanno, però, prodotto anche degli esiti che possiamo definire positivi. Hanno condotto a un notevole Pag. 5 innalzamento dei versamenti annuali a favore del bilancio dello Stato, dai 52 milioni del 2011 ai 260 del 2012.
Naturalmente dentro ci sono anche tutti gli aspetti numerici legati agli accorpamenti, ma sono comunque dati importanti, che fanno riferimento a politiche di spending e di razionalizzazione che sono state condotte efficacemente su varie voci (le spese tecnologiche, la posta, la riduzione dei fitti passivi, le spese bancarie e tanti altri aspetti).
Questa è una rappresentazione molto sintetica degli aspetti organizzativi, con le sue complessità, ma anche con i suoi riflessi non critici, che denotano un positivo lavoro in corso d'opera.
Il secondo aspetto di questa analisi che abbiamo condotto e che stiamo concludendo riguarda la situazione del patrimonio immobiliare.
I vertici dell'INPS, non solo il presidente attuale, ma anche i presidenti e i direttori che hanno svolto questo compito prima del professor Boeri e del dottor Cioffi, nelle audizioni hanno sempre sottolineato l'anomalia di una situazione nella quale l'istituto svolge una gestione diretta del patrimonio, che esula dalle funzioni e dalla missione istituzionale dell'ente.
Peraltro, ciò è avvenuto in una situazione in cui il patrimonio è cresciuto, sempre a seguito degli accorpamenti. Il patrimonio è quantitativamente cresciuto, ma questo non ha determinato un rendimento nella gestione del patrimonio, anzi tra l'aumento del patrimonio e la gestione delle risorse si può notare una perdita di capacità di efficienza, forse per l'eccesso del patrimonio, che l'istituto ha difficoltà a gestire.
Conosciamo gli aspetti legislativi riguardanti la prospettiva di dismissione di questo patrimonio, che ha anche comportato qualche cortocircuito. Attualmente c'è un tavolo tecnico che sta cercando di risolvere un punto fondamentale, che è quello della possibilità di procedere alle vendite, sulla base degli indirizzi del Salva Italia del 2010, tenendo conto, però, della rinnovata sottolineatura della vigenza della legge n. 410 del 2001 per quanto riguarda soprattutto il patrimonio abitativo e di una serie di altri problemi, legati alla complessità del mondo dei conduttori del patrimonio abitativo INPS, ex INPDAP e così via. A tal fine la Commissione auspica fortemente la rapida e positiva conclusione dei lavori del suddetto tavolo tecnico segnalando la necessità di una preliminare valutazione conclusiva dei suoi esiti presso la stessa Commissione.
Per quanto riguarda i costi di gestione, i dati che sono contenuti nella relazione parlano di un costo di gestione di 4 miliardi, corrispondente a circa l'un per cento del bilancio complessivo. In pratica, per ogni miliardo di costi di gestione ce ne sono 100 di bilancio complessivo. I 4 miliardi di costi di gestione sono ripartiti grossomodo a metà tra personale e beni e servizi (2 miliardi per il personale e 2 miliardi per beni e servizi).
A questo proposito, vale la pena sottolineare un aspetto, riprendendo una riflessione fatta all'inizio. Si segnala una buona azione di spending interna, se si valuta soprattutto il fatto che l'INPS è un istituto che gestisce molti più servizi a costi molto inferiori rispetto alle esperienze europee più importanti. Anche se naturalmente sono collocate in contesti diversi, vale la pena ricordarlo. In Gran Bretagna, Francia e Germania il servizio ha una minore copertura e un maggior costo.
Il terzo aspetto, che forse è quello più delicato della riflessione, riguarda l'accertamento e la riscossione dei residui attivi. Le mancate riscossioni risultano in quantità rilevante e c'è un'alea di incertezza per una parte delle riscossioni, che possono risultare difficilmente esigibili.
Questa riflessione proviene dalle audizioni che noi abbiamo svolto in merito alle riscossioni soprattutto con Equitalia, che è una delle agenzie di riscossione, oltre alla SERIT, che agisce in Sicilia.
Nella bozza di relazione c'è una tabella che vorrei ricordare. Vorrei citare un passo dell'audizione della Corte dei conti del 12 maggio scorso, l'ultima che abbiamo avuto prima di oggi. La Corte rileva che «il processo di svalutazione dei crediti determina un'incidenza negativa sul risultato Pag. 6d'esercizio, rappresentato dall'onere annuale per accantonamento al fondo e per l'effetto di una riduzione del patrimonio netto dell'istituto, atteso che i crediti vi contribuiscono per il valore al netto della complessiva svalutazione iscritta nel fondo al 31 dicembre di ciascun anno».
In sintesi, ciò significa che c'è un accantonamento per quanto riguarda la copertura delle mancate riscossioni e di problemi di questo tipo, che, però, tende a essere insufficiente nel tempo rispetto alla crescita della proiezione di queste mancate riscossioni.
Attualmente la situazione, leggendo i numeri, evidenzia questo stato delle cose: un carico effettivo affidato a Equitalia di 140 miliardi, di cui 85 lavorabili coattivamente e circa 55 considerati – lo dico ovviamente in modo schematico – difficilmente esigibili, se non inesigibili. Degli 85 miliardi, 23 sono in riscossione, 8 sono dilazioni, quindi sono rateizzati. Ne restano 56 in lavorazione, di cui 35 ci vengono descritti come problematici e 20 sono in lavorazione.
La messa in ordine di tutti questi numeri in sintesi ci mostra una quantità di crediti difficilmente esigibili e che presentano complicazioni, poiché sono calcolati attualmente come residui attivi nel bilancio dell'INPS ma non sappiamo se potranno mai essere riscossi, di circa 90 miliardi.
Questo rappresenta un punto di riflessione su cui la Commissione, per il ruolo che svolge, deve sollevare una domanda.
Le cause sono moltissime e naturalmente hanno a che fare con aspetti legati alla crisi economica e al cambiamento piuttosto traumatico negli ultimi anni del panorama economico. Questa è la situazione riguardante la riscossione.
L'ultimo punto è il tema legato all'equilibrio finanziario del sistema previdenziale. Entriamo più nella parte di proiezione futura, sulla base delle curve di sostenibilità del sistema previdenziale. È un tema di discussione molto attuale, di cui continuamente si occupa la stampa in relazione alla questione della flessibilità in uscita.
Ne parliamo perché naturalmente rappresenta un aspetto importante dell'equilibrio economico e finanziario dell'operatività dell'INPS, che rientra a tutto titolo dentro a un capitolo molto più vasto, che è il tema delle pensioni in quanto tali.
Possiamo dire che oggi il trasferimento annuale della fiscalità copre circa un quarto del bilancio, cioè circa 100 miliardi. Questo vale sia per il dato 2013 che per il dato 2014. C'è un leggero scostamento, da 100 a 98 miliardi di trasferimento da parte dello Stato.
Tuttavia, secondo le proiezioni e sulla base degli esiti della riforma Fornero, dei parametri a disposizione e del fatto che attualmente, soprattutto a causa del blocco del turnover, rilevante è il peso che esercita il mondo dei dipendenti pubblici sul carico pensionistico (riduzione dei contributi e aumento delle prestazioni), si calcola che l'aumento a carico della fiscalità generale possa crescere del 10 per cento all'anno fino almeno al 2023.
Forse leggermente più ottimistico appare il panorama per quanto riguarda i lavoratori che vengono dal mondo del lavoro dipendente, privato e autonomo, con le nuove forme di contratto.
Naturalmente queste sono le caratteristiche naturali e storiche del sistema previdenziale italiano a ripartizione, che pesano anche sulla fiscalità generale. Anche questo è un tema di riflessione abbastanza importante, che riteniamo di dover sollevare.
La Commissione intende concludere con alcune valutazioni tendenzialmente positive ed un parere favorevole sul bilancio, con alcune sottolineature.
In primo luogo, si pone l'accento sulla necessità di superare più compiutamente la separazione tra assistenza e previdenza.
In secondo luogo, si ripropone il tema della risoluzione della questione della governance e delle competenze interne all'organizzazione dell'istituto.
Inoltre, si auspica una piena integrazione tra INPS, INPDAP ed ENPALS, ai fini di una caratterizzazione dell'INPS come istituto capace di erogare servizi sul territorio e di svolgere fino in fondo la sua funzione di back office e di rapporti e servizi al cittadino, strutturando questi ultimi. Pag. 7 Un ulteriore punto è la razionalizzazione delle forze, a partire dai dirigenti.
Ancora, si deve affrontare il nodo patrimoniale, auspicando che questo tavolo tecnico in corso con il Ministero dell'economia e delle finanze possa avere un esito positivo, proseguire nel lavoro di spending, già buono, ed efficientare il lavoro di riscossione, mettendo meglio a fuoco, anche sulla base dei dettami del Codice civile, quali sono le risorse effettivamente esigibili che possono essere iscritte a bilancio con capacità di poter essere riscosse e utilizzate.
Si evidenzia l'opportunità di una riflessione generale del Parlamento sugli effetti del turnover nella pubblica amministrazione rispetto alla tenuta del sistema previdenziale e al suo equilibrio.
Infine, c'è necessità di un occhio non troppo distratto da parte di tutti gli organi parlamentari alle previsioni attuariali e alla crescita del contributo a carico della fiscalità generale nell'orizzonte 2023, che vengono evidenziate dal lavoro della Commissione.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Morassut. Io procederei in questo modo: darei la parola al presidente Boeri; dopodiché, se c'è qualche domanda da parte dei commissari, avremo modo di allargare l'ambito del dibattito. Ciò potrebbe essere un ulteriore momento di arricchimento della relazione, che, come giustamente diceva l'onorevole Morassut, è una bozza, che dovrà essere completata e inviata a tutti i componenti di questa Commissione.
Do la parola al presidente Tito Boeri.
TITO BOERI, presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale. Io vorrei innanzitutto rivolgere un ringraziamento sentito a lei, presidente, all'onorevole Morassut e alla Commissione per questo lavoro che avete svolto. Leggeremo con cura la relazione, dove immagino che avremo molti elementi in più rispetto a quelli che sono stati riassunti nell'intervento introduttivo.
In altre occasioni ho avuto modo di lamentare il fatto che talvolta il Parlamento tenda un po’ a ignorare i problemi gestionali della macchina dello Stato. Spesso vengono fatte delle leggi che entrano immediatamente in vigore, senza prevedere il periodo transitorio per la loro implementazione. Soprattutto quelle che concernono delle prestazioni telematiche richiedono un certo tempo di sviluppo dell'infrastruttura informatica per poter fornire i servizi ai cittadini.
Questo chiaramente è un problema, perché espone le amministrazioni a momenti di difficoltà, tensioni e pressioni, e illude i cittadini sul fatto che certe prestazioni siano esigibili immediatamente.
Talvolta si discute della macchina dello Stato con una certa superficialità, pensando che fusioni, accorpamenti e creazioni di nuove agenzie siano cose che si possono fare sulla carta e che, una volta fatte sulla carta, avvengano anche nella realtà.
Devo dire che il lavoro di questa Commissione è un'eccezione rispetto a questo giudizio, perché mi sembra che ci sia stata un'attenzione molto forte nei confronti del nostro istituto e del nostro funzionamento. Avete passato in rassegna gli aspetti centrali delle nostre attività. Le vostre rilevazioni sono per noi molto importanti e sono senz'altro uno stimolo a fare meglio.
Replico brevemente ai punti centrali. Mi scuserete se non sarò esaustivo ma volutamente un po’ veloce, per permettervi di porre altre domande.
Il tema della riorganizzazione per noi è davvero fondamentale, perché vogliamo portare davvero a termine quella fusione, che per molti aspetti non è ancora conclusa, tra l'INPS, l'INPDAP e l'ENPALS. Proprio in virtù di questa nostra volontà, abbiamo fatto del processo di riorganizzazione uno degli aspetti centrali dell'attività.
Ho avuto modo di parlarvi, nell'audizione di febbraio, della riunione della dirigenza dell'INPS che abbiamo organizzato a gennaio e dei piani che abbiamo elaborato. Siamo andati avanti su questo.
Credo che nelle prossime ore avrà luogo la determinazione del regolamento di organizzazione, che ha come aspetti centrali la trasparenza verso l'esterno e il chiarimento Pag. 8 della distinzione tra i ruoli dei vari organi dell'istituto.
Chiaramente sarebbe stato molto più bello fare questo regolamento di organizzazione con una nuova governance, ma purtroppo non dipende da noi.
Nel definire le competenze del presidente, ho voluto sottolineare che ci sono delle competenze che sono proprie del medesimo e che, anche quando ci sarà un consiglio di amministrazione, rimarranno altre competenze del presidente.
Nei prossimi giorni approveremo il regolamento dei servizi, che è all'insegna della semplificazione della struttura organizzativa interna, dei riporti al dirigente generale e di una maggiore attenzione al territorio e ai servizi che vi vengono erogati, al legame con l'utenza e alla front-line.
In seguito vareremo anche un regolamento degli incarichi dirigenziali, volto anch'esso ad aumentare la trasparenza nell'affidamento di questi incarichi e a una maggiore apertura, chiaramente nel rispetto delle norme vigenti.
Sono già stati sottolineati i problemi relativi alla carenza di personale e di competenze, su cui credo che sarà davvero importante intervenire nei prossimi mesi.
Noi, comunque, vogliamo utilizzare al meglio il personale esistente. Ieri abbiamo approvato il piano della performance, che ha definito per la prima volta degli obiettivi anche rispetto alla gestione dei bilanci da parte della dirigenza. Questo è un fatto molto importante, perché in passato molti obiettivi erano stati dati soltanto in termini di volume di produzione e questo può aver distorto un po’ gli incentivi interni.
Un'altra cosa che noi pensiamo migliorerà nella logica intensiva, cioè quella di utilizzare al meglio le risorse di cui oggi disponiamo, è la parte tecnologica. Ieri una gara di information technology (IT), su cui ha lavorato molto il direttore generale, è stata inviata per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Questa è una cosa molto importante. Peraltro, credo che l'INPS sia la prima amministrazione ad applicare il nuovo Codice dei contratti. Anche questo ha una logica improntata ai servizi e soprattutto rafforza, rispetto al disegno di gare precedenti, la contendibilità. Abbiamo ridotto il numero dei lotti e permettiamo alla singola impresa di applicare per più di un lotto. Questo aumenterà la concorrenza, evitando cristallizzazioni di posizioni dominanti. In tal modo, pensiamo di avere dei vantaggi, in termini sia di prezzo che di qualità dei servizi.
Per quanto concerne la parte immobiliare, devo dire innanzitutto che c'è una parte di gestione immobiliare che noi facciamo molto bene, che è quella legata ai beni strumentali. Forse se ne parla poco, ma una parte rilevante dei risparmi cui faceva riferimento l'onorevole Morassut sono stati conseguiti in quell'ambito.
Siamo passati da 145 milioni nel 2012 a 103 milioni nel 2015, con un risparmio di circa il 30 per cento delle spese per i beni strumentali, proprio in virtù della razionalizzazione. Altri risparmi, che conseguiremo nel corso del tempo, sono legati a consumi elettrici eccetera.
È un'operazione che noi stiamo facendo, non senza resistenze, perché ogni volta che chiudiamo una sede ci sono sindaci che scendono in piazza. Tuttavia, troviamo sempre dei modi per accordarci con i comuni, per non abbandonare la popolazione utente, perché non vogliamo assolutamente ritirarci dal territorio.
Sulla parte non strumentale ci sono delle criticità che cogliamo in pieno, che sono quasi tutte residui dell'operazione SCIP 2 e sono soprattutto unità pertinenziali.
Noi abbiamo fatto una scelta da tempo, che è quella di non gestire direttamente questo patrimonio, perché non ne abbiamo le competenze e abbiamo un'altra mission.
Siamo bloccati da delle norme che oggi ci indicano ancora la cessione a Invimit. Noi vorremmo applicare una logica di valorizzazione del patrimonio nel momento in cui andremo alla dismissione. Avere un unico operatore che dice che non può prendere tutto ci blocca.
Siamo andati molto avanti nei tavoli tecnici e speriamo che presto una soluzione normativa venga adottata al riguardo e che, Pag. 9quindi, potremo procedere con questi piani.
Sul piano della riscossione dei crediti l'onorevole Morassut ha già illustrato i dati fondamentali. C'è un grafico, che abbiamo oggi portato, che spiega tante cose. Rispetto ad uno già consegnatovi precedentemente, ma che riguardava un periodo storico più ridotto, questo, invece, illustra un periodo storico più lungo e fornisce tutti gli elementi principali per capire quello che è successo.
La linea rossa rappresenta lo stock di crediti contributivi e la linea verde il fondo svalutazione crediti. Vedete che c'è un andamento abbastanza piatto, con una piccola ascesa fino al 2007, prima della crisi. In quel periodo lo stock cresceva dello 0,4-0,5 per cento annuo.
In seguito, c'è una prima impennata secca, con l'inizio della crisi – conosciamo le ragioni per cui questo è avvenuto – per cui il tasso di crescita comincia a passare all'8-9 per cento.
C'è poi una nuova impennata nel 2010-2011, che è legata all'incorporazione di INPDAP e di ENPALS, che chiaramente fa aumentare lo stock contributivo. Ci sono queste tre accelerazioni che si vedono.
Un'altra cosa importante da notare è la linea verde, dove vedete che dal 2007 in poi gli accantonamenti non hanno seguito tanto il ritmo di crescita dei crediti, però adesso stiamo recuperando. Con l'operazione che abbiamo fatto quest'anno, la linea verde tende a essere in parallelo con quella rossa. È un'operazione di trasparenza, che tiene conto di questi aspetti.
Cosa stiamo facendo per affrontare questo problema? Innanzitutto, c'è una dimensione che non si vedrà mai in questi numeri, che è la nostra azione che abbiamo chiamato «vigilanza documentale», di cui abbiamo presentato i risultati pubblicamente, che ci sta dando dei frutti.
Noi interveniamo all'incrocio delle banche dati e lo facciamo ex-ante, prima che si manifesti il credito contributivo. Pensiamo che questo ci abbia dato dei risultati.
Abbiamo avuto un incremento consistente del montante contributivo nel 2015, passando da 175 a circa 180 miliardi. Teniamo conto anche degli effetti dell'esonero contributivo. Questi 5 miliardi in più chiaramente non sono attribuibili unicamente al ciclo. Con un'elasticità dell'un per cento, un miliardo e mezzo sarebbe attribuibile al ciclo, mentre pensiamo che il resto possa essere legato all'operazione di vigilanza documentale che noi stiamo facendo, che interviene prima, quindi è molto efficace.
Certamente stiamo migliorando anche sul piano della riscossione, dove operiamo principalmente attraverso Equitalia.
Lasciatemi qui spezzare una lancia a sostegno dell'azione molto importante che l'amministratore delegato di Equitalia sta compiendo per riformare la macchina di questo ente. Credo che abbia bisogno di continuare su questa strada. Dei risultati si vedono.
Peraltro, la qualità dei crediti che noi passiamo a Equitalia, come mostrano molti indicatori, è nettamente superiore a quella degli altri.
Credo che l'operazione che noi stiamo facendo, anche sul piano della consapevolezza previdenziale, evidenziando il legame indissolubile tra contributi e previdenza, servirà anche a migliorare la qualità dei nostri crediti, perché rende i lavoratori e le imprese consapevoli del fatto che dietro a questi contributi c'è una prestazione pensionistica futura.
L'altro aspetto che era stato sottolineato era legato alla questione della sostenibilità di lungo periodo. Faccio dei flash molto veloci.
Io credo che sia molto importante, anche nella comunicazione di questi dati, fare sempre chiarezza sul fatto che l'INPS è una parte dello Stato.
Pertanto, se è certamente utile guardare ai bilanci e allo stato patrimoniale di un ente pubblico come l'INPS, dall'altro lato, quando si parla di sostenibilità in generale, è utile invece guardare al bilancio consolidato dell'amministrazione pubblica nel suo complesso.
Questi dati, che possono sembrare allarmanti – indubbiamente lo è la proiezione nel 2023 di un possibile passivo patrimoniale attorno ai 56 miliardi – quando sono visti nel quadro complessivo delle Pag. 10amministrazioni pubbliche lo sono molto meno, perché sono già incorporati.
La cosa importante che credo noi tutti, persone responsabili, dobbiamo trasmettere all'opinione pubblica è che queste non sono delle informazioni in più, ma sono cose che sappiamo già, perché sono del tutto incorporate nelle proiezioni di lungo periodo della Ragioneria generale dello Stato.
Non è un problema di INPS. Sono tutte cose di cui siamo consapevoli. Il sistema previdenziale italiano è ritenuto comunemente da esempio di studio. Oggi avevamo una delegazione olandese che veniva ad approfondire questi aspetti. Inoltre, stiamo dando consigli al Governo cinese sul sistema previdenziale.
Questo non vuol dire assolutamente che non bisogna guardare al bilancio dell'INPS. Noi lo stiamo facendo con estrema attenzione. Anche noi ci siamo posti il problema di questo deficit patrimoniale e abbiamo da tempo – magari la dottoressa Casella vi potrà dire qualcosa in merito – intavolato un confronto tecnico al Ministero dell'economia e delle finanze, proprio per dipanare e rendere più trasparente i rapporti che ci sono tra INPS e Stato. Da quello, contiamo anche di arrivare a un miglioramento della situazione patrimoniale dell'istituto.
Questo è il quadro. Per quanto concerne la parte gestionale, che conta circa per l'un per cento di questo bilancio, come veniva sottolineato dall'onorevole Morassut, noi abbiamo fatto molte operazioni di contenimento della spesa e anche molte operazioni sul piano del recupero di base contributiva.
Noi abbiamo una grandezza, che utilizziamo anche nel sistema di incentivi interni, che è il contributo alla riduzione del debito pubblico, che è data sia dai risparmi che riusciamo a realizzare nei costi gestionali che dal recupero dei contributi.
Questa grandezza è ormai attorno ai 15 miliardi annui. Pertanto, siccome la macchina INPS costa 4 miliardi, potremmo dire che per ogni euro che viene speso per la macchina dell'INPS se ne recuperano 4, che contribuiscono alla riduzione del debito pubblico. Speriamo di fare ancora meglio.
PRESIDENTE. Grazie, presidente. Se i colleghi vorranno porre delle domande, queste ci serviranno anche per arricchire la relazione del collega Morassut.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
GIUSEPPE GALATI. Ringrazio il presidente Boeri soprattutto per l'apprezzamento al lavoro che stiamo svolgendo in questa Commissione.
Proprio per il rapporto franco e leale, non posso omettere di intervenire su alcune questioni, che sono state oggetto negli ultimi giorni anche di attenzione da parte dell'opinione pubblica. Forse ciò sarà utile anche per dare l'esatta percezione del suo pensiero e delle questioni.
Come lei sa, hanno fatto molto rumore le affermazioni riguardanti la questione dei vitalizi parlamentari, soprattutto per il rischio che nell'immaginario appaia essere questo il problema della tenuta sociale ed economica del sistema previdenziale.
La presidente Boldrini ha affermato che questo aspetto riguarda un bilancio autonomo e, quindi, non è connesso né grava sul bilancio dell'INPS, cosa che lei certamente sapeva. Tuttavia, credo che sia importante ribadirlo, soprattutto rispetto all'obiettivo della comunicazione.
Ovviamente non sta a me fare il megafono dei quotidiani, perché non è il mio mestiere. Il mio mestiere è cercare di capire, proprio per il lavoro che stiamo svolgendo, le osservazioni che ha fatto il consiglio di indirizzo e di vigilanza, che lei per alcuni versi ha già toccato, ricordando, se ho percepito bene, che la dimensione delle perdite all'interno di patrimonio immobiliare, gestione uffici e cassa è già calata da 245 a 103.
Anche questo è importante. Mi rendo conto che probabilmente – lei lo ricordava, ma è bene riaffermarlo – in alcuni casi non si tratta di cattiva gestione, ma di problematiche che riguardano la famosa percezione in ogni città e la necessità di mantenere Pag. 11 l'ufficio, con tutto quello che avviene all'interno dei territori e delle province. Credo che sia importante stabilire questo.
Oggi si affermava – ma mi sembra di capire che anche questa sia una notizia un po’ distorta – che l'investimento di Venezia rientra in un ambito riguardante gli studenti, quindi è una questione di finalità sociale.
Lo ripeto in maniera che lei possa rispondere. Visto che i nostri lavori sono registrati, è bene che l'opinione pubblica sia informata delle risposte vere, non di quelle che sono sui giornali, che a volte possono essere amplificate.
Infine, presidente, nel comitato di vigilanza ha parlato di come non si sia realizzata, per quanto riguarda la gestione ex INPDAP, la piena uniformità con la gestione privata in materia di entrate contributive e di aggiornamento del conto assicurativo individuale.
Credo che sia opportuno fare chiarezza rispetto a queste questioni, perché questo serve all'INPS, ma soprattutto al Paese serve sapere la verità.
TITTI DI SALVO. Io vorrei fare due riflessioni, approfittando della presenza dell'istituto e del presidente.
Naturalmente la relazione che ha presentato l'onorevole Morassut è frutto di un lungo lavoro, che è stato ricordato e apprezzato, e anche di una discussione all'interno della Commissione. Pertanto, non ripeterò le cose che sono già state dette e commentate.
Io vorrei toccare un punto. Grazie anche all'autorevolezza del presidente, al lavoro dell'INPS e al fatto che l'istituto ormai gestisce l'intero welfare, in realtà le azioni dell'INPS diventano molto importanti anche dal punto di vista della comunicazione politica.
Questo è legato al ruolo dell'INPS e al fatto che gestisce tutto il welfare. Questo determina, però, un carico di responsabilità molto forte. Credo che sia assolutamente compreso dal presidente e dall'istituto.
Credo anche che l'elemento della cautela su alcuni argomenti investa sia l'INPS che i decisori politici. Ci sono temi, quali ad esempio quello del cambiamento del sistema previdenziale, che vanno affrontati con assoluta cautela. Lo dico per noi decisori politici. Per esempio, è giusto che la proposta di correzione della legge Fornero relativamente ai requisiti di uscita dal lavoro sia discussa e confrontata con molti, per arrivare a un punto.
Dico questo in premessa per arrivare a due considerazioni. Sulla busta arancione c'è stata un'ampia discussione. Io non ho nessuna nostalgia dei tempi in cui – lo posso dire, perché l'ho sottolineato anche quando Mastrapasqua era presidente – i modelli per calcolare la futura pensione delle persone in gestione separata sono stati cancellati dal sito dell'INPS, per evitare che venisse fuori un conto che avrebbe spaventato le persone.
Io sono fortemente favorevole alla trasparenza e alla comunicazione corretta del rapporto contributi-prestazioni previdenziali, perché ciò aiuta la cultura della previdenza. Inoltre, lo si fa in tutti i Paesi europei, in alcuni addirittura a partire dalla maggiore età. La comunicazione è continua.
Credo che possa aiutare la comunicazione corretta anche un ruolo dell'INPS nel non spaventare le persone rispetto all'inesorabilità di un sistema che, nel momento in cui verrà sicuramente corretto, non determinerà, per esempio, che una persona a 70 anni possa fare alcuni lavori. Non sarà inesorabile, perché alcuni lavori a 70 anni non si possono fare.
Credo che l'autorevolezza dell'INPS possa aiutarci anche a fare una cosa che la Corte dei conti cita nel suo rapporto, cioè a legare la longevità alla capacità lavorativa. L'aumento della longevità va letto contemporaneamente alla capacità lavorativa delle persone. Il fatto che l'aspettativa di vita sia molto più alta non determina in automatico che si possano fare alcuni lavori a 70 anni.
Rispetto alla busta arancione e alla nostalgia di quando i dati non venivano comunicati, io sono molto contenta che questo si faccia, come lo si fa in tutti i Paesi d'Europa. Pag. 12
Credo che la comunicazione dell'istituto debba aiutarci ad andare verso quella strada. Quella comunicazione è stata strattonata da molti, per affermare una cosa che non c'era nelle dichiarazioni dell'istituto, per sostenere che c'è un sistema previdenziale particolarmente atroce, che condannerà le persone a una vecchiaia disastrosa.
Io penso che, invece, decisori politici e istituto debbano coltivare questa intuizione sintetica della Corte dei conti, per arrivare a modifiche del sistema previdenziale che abbiano in testa questa cosa. Non sto parlando dei lavori usuranti, ma di un'altra cosa. Infatti, il sistema contributivo ci aiuta a parlare di un'altra cosa, cioè a mettere insieme tipi di lavoro e aspettative di vita.
Peraltro, il Ministero dell'economia e delle finanze ha recentemente consegnato uno studio simile a quelli di altri Paesi europei, secondo cui le aspettative di vita sono diverse a seconda dei lavori e a seconda del tasso d'istruzione. In una stessa impresa il dirigente vive mediamente sei anni in più dell'impiegato o dell'operaio.
Dal punto di vista dell'analisi sull'equilibrio del sistema previdenziale pubblico e su come cambiarlo, a me questo sembra un centro di ricostruzione, appunto perché il contributivo consente di farlo. Non so se sono stata chiara. Questo mi pare un punto in cui possiamo aiutarci a trovare un modo di ridefinire un assetto che non va in automatico.
Infine, l'onorevole Galati citava la discussione che si è aperta sui vitalizi parlamentari. Peraltro, io ero presente alla sua audizione in Commissione Affari Costituzionali, presidente. Approfitto della registrazione audio per dire una cosa semplice, cioè che il presidente Boeri è stato chiamato dal gruppo del Partito democratico in Commissione Affari Costituzionali a commentare delle proposte del Partito democratico stesso di modifiche dei vitalizi. In realtà, i vitalizi non ci sono più dal 2012. Si tratta, quindi, di correzione delle regole che oggi presiedono.
Anche questo mi pare un atto dovuto di correzione della comunicazione politica. È stato il Partito democratico che ha chiesto di audirla. I Gruppi chiedono chi audire. Il Partito democratico ha pensato che un'audizione molto autorevole fosse quella del presidente Boeri e gli ha chiesto un'opinione sulle proposte del partito stesso.
La politica non sta subendo un'offensiva per ragionare su questi temi. Semmai, c'è un'iniziativa della politica per arrivare alle soluzioni migliori e costituzionalmente possibili.
COLOMBA MONGIELLO. Io sarò meno diplomatica della mia collega Titti Di Salvo. Avendo votato la riforma strutturale delle pensioni nella precedente legislatura, so quanto è costato a ciascuno di noi aver messo mano alla riforma del sistema contributivo. Io ricordo quel giorno in Aula – forse anche il collega Galati lo ricorda – e cosa è costato a ciascuno di noi a livello personale mettere mano a quella riforma necessaria, una riforma strutturale che ha cambiato le fondamenta del sistema contributivo in questo Paese.
È ovvio che anche nel momento in cui la votavamo ci rendevamo perfettamente conto che c'erano lavori e lavori, e che c'era anche una differenziazione di impostazione che andava fatta e che in quel momento non fu fatta. Eravamo presi dall'urgenza ed era una riforma complessiva.
I problemi, di fatto, sono nati subito dopo, con gli esodati, con le persone che non rientravano, con alcune categorie che erano rimaste fuori, con alcuni anni di contribuzione che erano rimasti fuori.
La politica deve farsene carico. Noi sappiamo cosa subiamo a livello personale ogni giorno, con lettere, e-mail e interventi di persone che ritengono che sia stata una riforma rigida, che non ha tenuto conto dei lavori precoci, di determinati lavori che non potevano caratterizzare un periodo di vita lavorativa così ampio.
Adesso stiamo ragionando su una flessibilità in uscita e io auspico che questa ci possa essere, anche perché ci rendiamo conto che questa riforma costa. La politica sta discutendo su eventuali proposte possibili. Noi ci muoviamo sempre in quel solco che abbiamo disegnato e che il Partito democratico ha contribuito a disegnare. Pag. 13
Io le pongo una domanda diretta. Ogni giorno apriamo i giornali, che muoiono dalla voglia di scrivere le dichiarazioni del presidente dell'INPS. Si è creato un certo cortocircuito comunicativo.
È ovvio che alla politica spettano le decisioni più importanti e a volte è anche costretta a prenderle, sotto la luce di un sistema che deve essere tenuto in piedi, per garantire una pensione a tutti i cittadini italiani che versano.
Io ho sentito ieri sera la professoressa Fornero che ha fatto una dichiarazione gravissima, secondo la quale noi paghiamo lo scotto di quanti la politica ha scelto di mandare in pensione con una contribuzione a quindici anni.
Tuttavia, è la stessa politica che l'ha scelta come ministro della Repubblica italiana ed è la stessa politica che l'ha sostenuta quando ha presentato questa riforma.
Non volevo polemizzare. Io mi chiedo questo. L'INPS è un pezzo di questo Paese. Se funziona l'INPS, è ovvio che funziona un sistema di welfare che noi abbiamo scelto e sul quale abbiamo costruito un bilancio sostenibile. Tuttavia, mi chiedo una cosa. Quel tipo di comunicazione, che a volte pare interrotto, tra INPS e Governo, mutuando un po’ l'espressione che ha usato la mia collega, spaventa un po’ i cittadini italiani.
Io non voglio essere sulla difensiva, non è questo che mi interessa, però il cittadino ogni giorno mi chiede: «Io un giorno prenderò la pensione? Il presidente Boeri ha detto che, se noi non manteniamo questo tipo di sistema, io corro il rischio di non prendere la pensione».
Di conseguenza, mi chiedo come sarebbe possibile, a suo modo di vedere – ho fatto un lungo cappello – che questi due modi di comunicare possano interloquire nella maniera giusta e se anche da parte dell'INPS ci possano essere riferimenti utili affinché il decisore politico prenda una decisione, soprattutto nella direzione di aiutare i cittadini a essere maggiormente tranquilli nella loro vita lavorativa e ancora più sereni al pensiero che possano prendere la pensione.
PRESIDENTE. Mi fa piacere che la presenza del presidente Boeri abbia suscitato qualche domanda che va al di là della specifica discussione che oggi avremmo dovuto affrontare, e che riguarda la relazione sulla verifica dei bilanci dell'ente.
Come dicevo, credo che la prossima settimana, se il relatore darà la disponibilità, noi saremo in grado di poter mandare la relazione a tutti i commissari, per poi stabilire, insieme con il relatore, quando sarà possibile discuterla in Commissione e, quindi, dare il via libera per la nostra valutazione complessiva.
Io le cedo la parola, perché mi pare, come dicevano i colleghi, un'occasione ghiotta aver potuto avere nuovamente la sua presenza.
Do la parola al presidente Boeri per la replica.
TITO BOERI, presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale. Partendo dai rilievi dell'onorevole Galati, credo che l'onorevole Di Salvo abbia in parte già dato la risposta sulla questione dei vitalizi.
In quel caso, preciso anche io che noi avevamo risposto a una richiesta di un'audizione parlamentare e, quindi, ci siamo semplicemente limitati a svolgere un ruolo che pensavamo potesse essere utile, per portare il dibattito su delle basi quantitative più solide.
Sulla base delle regole che la Commissione ci aveva comunicato quanto ai versamenti contributivi di deputati e senatori nella storia repubblicana, siamo andati a ricalcolare le prestazioni che questi senatori e deputati avrebbero avuto se fossero state loro applicate le regole del sistema contributivo e abbiamo comparato queste prestazioni contributive con quelle che effettivamente vengono oggi percepite.
Abbiamo fatto questo esercizio in virtù del fatto che molte delle proposte che ci sono state sottoposte prevedevano il ricalcolo contributivo. Pertanto, siamo andati a vedere qual è il risparmio che potremmo ottenere in questo senso.
È quindi in risposta a una richiesta del Parlamento e nel rispetto di quest'ultimo che abbiamo voluto fare un lavoro istruttorio, che – ve lo assicuro – non è stato Pag. 14semplice. Siamo disponibili a continuare a farlo, sia a livello complessivo, se ci vengono comunicati ulteriori dati, sia a livello individuale, nel ricalcolo delle posizioni contributive di ogni singolo parlamentare italiano.
Io credo che questo sia il modo migliore per portare la discussione su dei termini effettivi, perché spesso si discute di numeri che non hanno alcun fondamento, mentre noi abbiamo calcolato questi numeri.
È stato fatto cenno a un investimento a Venezia. Mi è capitato di andare all'inaugurazione di questo investimento due settimane fa. Questo rientra nella parte che noi gestiamo attraverso i fondi, in questo caso il Fondo Erasmo, che si occupa proprio di housing sociale e soprattutto di sostegno al diritto allo studio.
Io penso che siano delle operazioni molto giuste, al di là di essere redditizie, perché hanno finalità sociali e hanno delle ricadute che vedremo nel corso del tempo.
In Italia noi abbiamo un limite di fondo nel diritto allo studio: abbiamo molti meno studenti non abbienti a cui garantiamo la possibilità di studiare all'università, concedendo loro alloggi agevolati. C'è un deficit molto forte rispetto agli altri Paesi europei. Questo ci impedisce di attrarre persone di qualità e di permettere loro di studiare.
Noi abbiamo dei poli universitari solidi, come quello di Venezia – ma abbiamo fatto un'operazione analoga a Torino e ne stiamo facendo un'altra Bologna – sui quali è importante investire.
Questo avrà delle esternalità sulla collettività nel suo complesso, perché credo che la crescita economica sia molto legata a questi poli universitari che si creano sul territorio.
A Venezia sono stati realizzati 650 posti letto, che non sono pochi. Abbiamo raddoppiato la dotazione di posti letto per studenti a Venezia. Ci sembrava una cosa importante da fare.
Mi fanno piacere anche le parole dell'onorevole Di Salvo sulla busta arancione, che è stata talvolta criticata, più che da coloro che l'hanno ricevuta, da molti commentatori che non l'hanno ricevuta e che magari non la riceveranno mai, perché sono di altre gestioni.
Penso che l'idea sia quella di dare un'informazione più dettagliata e di permettere di valorizzare questo legame di fondo tra contributi e prestazioni. Al di là delle simulazioni future, c'è la parte di ricostruzione delle carriere contributive che è fondamentale, perché spesso le persone si accorgono che a loro insaputa alcuni contributi non erano stati versati.
Sono molto d'accordo con le riflessioni sul legame tra longevità e capacità lavorativa. L'idea della flessibilità in uscita è molto legata a questo.
Ci sono due considerazioni. Al di là dell'esigenza immediata, che è legata alla disoccupazione giovanile eccetera, nel lungo periodo questo è un processo utile.
È vero che molte imprese si trovano in difficoltà, perché ci sono dei lavoratori che non sono più produttivi e non sono più neanche motivati e dei lavoratori che, per il tipo di mansione che svolgono, arrivano a una certa età e preferirebbero ritirarsi dalla vita attiva.
Il sistema contributivo ci concede questa possibilità. Perché non la dobbiamo sfruttare appieno?
Il problema è che non siamo ancora interamente nel contributivo e, quindi, bisogna trovare delle modalità. Noi le avevamo menzionate nell'ambito delle proposte che abbiamo consegnato al Governo.
Questo mi permette infine di rispondere ai rilievi dell'onorevole Mongiello. Se ho capito bene la sua domanda, lei chiede come si può comunicare.
Io credo che noi abbiamo un compito di proposta come istituto, a cui adempiamo spesso. Ci vengono richieste proposte da singoli ministeri, ci viene richiesto di commentare dei disegni di legge nelle Commissioni. Quando li commentiamo, noi facciamo anche delle proposte di miglioramento. Questa è una parte del nostro servizio e credo che sia giusto che noi ce ne occupiamo, perché abbiamo molte competenze all'interno dell'istituto, per cui siamo in grado di formulare delle proposte molto precise al riguardo. Pag. 15
Nel proporre, c'è anche la soluzione dei problemi. Io penso che in quel senso ci sia anche un aspetto di tranquillizzazione, perché ci sono delle soluzioni che si possono apportare.
Per esempio, questa esigenza può essere accolta senza creare – come è avvenuto troppo spesso in passato – delle voragini nei conti previdenziali. Si può dare flessibilità, e questa flessibilità può essere sostenibile. Questo è il messaggio tranquillizzante che noi abbiamo voluto dare.
Non so se quando parlava di tranquillizzare facesse riferimento alla busta arancione. La cosa strana è che tra chi ha commentato la busta c'è stata una parte che ha affermato che noi eravamo terroristi e un'altra parte che ha detto che eravamo troppo ottimisti. Questo mi fa pensare che forse non sbagliavamo.
Io penso che il modo giusto di tranquillizzare non sia nascondere le cose, anche perché in Italia si è fatta troppe volte questa operazione. Questo della busta arancione è l'esempio tipico. Per vent'anni noi non abbiamo fatto questa campagna. Tranquillizzare vuol dire dare gli elementi alle persone, dare più informazioni possibili.
Peraltro, spesso si è detto: «La busta arancione deprimerà i consumi». Anche su questo ho molti dubbi. Faremo comunque delle analisi per valutare. Abbiamo messo già in atto gli strumenti per poter verificare quale sarà l'impatto sui consumi e sul risparmio di chi farà la simulazione.
Io penso che molto spesso l'effetto depressivo sui consumi e sugli investimenti sia dovuto all'incertezza. Tutto sommato, l'operazione che noi stiamo compiendo riduce l'incertezza delle persone e fornisce più elementi. Non è un tranquillizzare di facciata. Gli italiani si sono sentiti dire troppe volte che tutto va bene. A mio giudizio questo può davvero tranquillizzare le persone.
Comunque, tengo conto delle riflessioni che vengono fatte. Ci è stata anche mossa la critica di fare delle proiezioni troppo a lungo raggio, che, siccome c'è molta incertezza, sono inutili. Scusate, ma un ente previdenziale cosa deve fare? Si chiama «previdenziale» e previdenza vuol dire pensare a lungo termine.
Purtroppo, in Italia si pensa poco a lungo termine, ma io credo che noi dobbiamo necessariamente avere questo compito, ovviando talvolta a delle lacune del confronto pubblico.
PRESIDENTE. Grazie, presidente, della sua partecipazione a questa audizione. Ringrazio anche il dottor Massimo Cioffi e la dottoressa Casella.
Ci avete consegnato un documento, dove ci sono ovviamente le proiezioni di cui parlava lei precedentemente. Possiamo ritenerlo acquisito agli atti e, quindi, inserirlo nel nostro resoconto?
MASSIMO CIOFFI, direttore generale dell'INPS. Dalla relazione che faceva l'onorevole Morassut mi sembra che, essendo questo documento relativo ai crediti, sia semplicemente un aggiornamento della documentazione che abbiamo già distribuito. Di nuovo c'è una ricostruzione della serie storica dal 2000 dell'andamento dei crediti contributivi e degli accantonamenti.
PRESIDENTE. Grazie anche di questa precisazione. Dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione sia pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.
La seduta termina alle 16.
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