XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 20 di Mercoledì 14 ottobre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL RISPARMIO PREVIDENZIALE DA PARTE DEI FONDI PENSIONE E CASSE PROFESSIONALI, CON RIFERIMENTO AGLI INVESTIMENTI MOBILIARI E IMMOBILIARI, E TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI FORNITE, ANCHE NEL SETTORE ASSISTENZIALE

Audizione della direttrice centrale Entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, Gabriella Di Michele.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Morassut Roberto (PD)  ... 3 
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Di Michele Gabriella , Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ... 3 
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Di Michele Gabriella , Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ... 3 
Di Gioia Lello , Presidente ... 6 
Puglia Sergio  ... 6 
Galati Giuseppe (Misto-ALA-MAIE)  ... 7 
Di Gioia Lello , Presidente ... 7 
Caruso Mario (PI-CD)  ... 8 
Di Michele Gabriella , Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ... 8 
Di Gioia Lello , Presidente ... 8 
Di Michele Gabriella , Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ... 8 
Di Gioia Lello , Presidente ... 8 
Di Michele Gabriella , Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ... 8 
Puglia Sergio  ... 9 
Di Michele Gabriella , Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ... 9 
Puglia Sergio  ... 9 
Di Michele Gabriella , Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ... 9 
Di Gioia Lello , Presidente ... 9 
Di Michele Gabriella , Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ... 10 
Di Gioia Lello , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 9.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione della direttrice centrale Entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, Gabriella Di Michele.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del risparmio previdenziale da parte dei fondi pensione e casse professionali, con riferimento agli investimenti mobiliari e immobiliari, e tipologia delle prestazioni fornite, anche nel settore assistenziale, della dottoressa Gabriella Di Michele, direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.
  Relatore dei bilanci INPS è l'onorevole Morassut, al quale chiedo se ha necessità di rivolgere delle domande alla dottoressa Di Michele.

  ROBERTO MORASSUT. Ascoltiamo prima le comunicazioni della dottoressa.

  PRESIDENTE. Una criticità che abbiamo rilevato è quella dei residui estremamente elevati, una cui quota riguardano i contributi che non vengono recuperati, nonché una certa discrasia nel rapporto tra INPS ed Equitalia. Da quello che mi risulta, la dottoressa è anche vicepresidente di Equitalia.

  GABRIELLA DI MICHELE, Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Sì.

  PRESIDENTE. Abbiamo avuto qualche tempo fa un'audizione con Equitalia, la quale ci ha sottolineato che ha difficoltà a recuperare parte della evasione contributiva per il motivo che molte delle situazioni che arrivano dall'INPS riguardano aziende che sono fallite o persone decedute, per cui vi sono difficoltà a recuperare queste somme.
  Credo che sia necessario avere un quadro di riferimento chiaro relativamente alle somme recuperate, le entrate, e alle difficoltà di rapporto tra INPS ed Equitalia. Il totale di questi contributi non recuperati ammonta a circa 107 miliardi di euro. Si comprende bene che incide notevolmente sul bilancio dell'INPS. Vorremmo, quindi, da lei alcuni chiarimenti, dopodiché credo che il relatore, onorevole Morassut, potrà avere necessità di rivolgerle alcune domande in merito a questo e anche ad altro.
  Do la parola alla dottoressa Di Michele.

  GABRIELLA DI MICHELE, Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Innanzitutto, vorrei precisare che ritenevo di essere stata chiamata oggi per illustrare l'andamento delle entrate contributive dell'INPS. Non ho Pag. 4problemi a parlare anche dei residui attivi e dei rapporti tra INPS ed Equitalia, perché ratione materiae è sempre argomento di cui mi occupo, anche se per un discorso sui residui non ho portato con me dei dati.
  Innanzitutto, parlare di entrate a metà anno significa parlare di flussi, di flussi correnti. I discorsi, quindi, non sono per competenza, ma di cassa. Ovviamente, se trattasi di discorsi di cassa, non si parla di residui, ma di dati che accedono ai nostri sistemi informativi direttamente captando da Uniemens e da F24. Sull'altro tema dei rapporti con Equitalia, dello zoccolo duro dei crediti da recuperare, posso fare un discorso di massima, di principio, perché non ho i dati di bilancio relativi all'anno precedente. I rapporti tra INPS e agente della riscossione – Equitalia è un soggetto intervenuto nel corso del tempo a sostituire le varie concessionarie precedenti – nascono dal 1999, dall'operazione di trasferimento della capacità di riscossione coattiva che INPS attivava grazie ai suoi avvocati a un ente esterno, una specie di outsourcing, un ente gestito da INPS e Agenzia delle entrate, 49 per cento INPS, 51 per cento Agenzia delle entrate.
  Dal 2000, anno in cui quindi contemporaneamente fu fatta un'operazione di cartolarizzazione dei crediti molto importante, una delle più importanti che sia stata fatta, almeno in Europa, a fare la riscossione coattiva dei crediti INPS è Equitalia, o comunque l'agente della riscossione.
  Da quella data c’è sempre stato un intervento del legislatore, che ha spostato in avanti i termini per la rendicontazione dei rapporti tra INPS ed Equitalia e tra Agenzia delle entrate ed Equitalia. Non si è, cioè, mai arrivati a verificare quali fossero i crediti inesigibili, quali quelli oggetto di discarico e a tirare una linea tra il dare e l'avere tra Equitalia, INPS e Agenzia delle entrate. Così è stato fino alla scorsa legge di stabilità, la n. 190, che anziché prorogare il termine del redde rationem – chiamiamolo così – tra INPS ed Equitalia, ha stabilito delle date ben precise.
  Nel 2014, la 190 ha stabilito che nel 2017 INPS ed Equitalia chiariranno i loro rapporti, ma limitatamente ai crediti trasmessi nel 2014, nel 2018 quelli del 2013, nel 2019 quelli del 2012, e così in avanti, fino arrivare all'anno 2000. Le motivazioni delle scelte del legislatore possono essere varie. Ribadisco che prima del 2000 non c'erano rapporti tra INPS ed Equitalia, ma c’è stata l'operazione di cartolarizzazione dei crediti, per cui lo zoccolo duro dei residui cosiddetti attivi è stato in qualche modo sistemato e razionalizzato con l'operazione di vendita dei crediti INPS a questa società di cartolarizzazione, che allora si chiamava SCCI, che praticamente ha piazzato questo monte crediti, queste azioni date dai crediti INPS, sul mercato.
  È stata un'operazione a forte valenza economica, perché ancora riscuotiamo crediti dall'operazione di cartolarizzazione. La società veicolo non viene chiusa proprio perché si continua ancora a riscuotere da quell'operazione, anche se tutti gli investitori sono stati rimborsati. Da un punto di vista economico-finanziario non chiedetemi più di tanto, ma è stata un'operazione di grosso successo.
  Dal 2000 al 2015, sono 15 anni di rapporti tra INPS e agente concessionario in cui non si è mai chiarito quali fossero i crediti inesigibili e quelli per i quali ci fosse necessità di discarico da parte della concessionaria.
  Chiaramente, questa situazione di non trasparenza, perché tale si può definirla, non ha portato ad azzerare i residui. A noi INPS, infatti, risulta che i crediti sono in Equitalia: se quest'ultima non può rendicontarci, i crediti rimangono in bilancio. Un'operazione non dico di cartolarizzazione simile a quella dell'epoca, ma un intervento sui crediti almeno vetusti sarebbe forse di buon auspicio.
  Che cosa dire ? Proprio nell'ambito del discorso che volevo fare alla Commissione, si nota come i crediti più recenti, quelli oggetto di attenzione da parte di Equitalia con un delta temporale inferiore rispetto a quelli vecchi, siano oggetto di una capacità di riscossione molto più alta. Come committenti di Equitalia abbiamo quindi notato Pag. 5un cambio di passo dell'agente di riscossione negli ultimi due o tre anni. La capacità di riscossione di Equitalia si è incrementata moltissimo.
  Prima di entrare nel discorso delle entrate correnti, è necessario che faccia una precisazione: trattasi di dati di flusso, quindi non di dati di competenza, quello che entra in questo momento. Non sono dati di bilancio, quindi non sono sistematizzati con criteri di bilancio, ma captati dagli incassi correnti. Pertanto, non ci sono i rimborsi da parte delle aziende, i conguagli, le compensazioni. Presumibilmente, il dato d'incasso di competenza dovrebbe essere più alto, ma noi registriamo il flusso. Ho portato i dati a settembre proprio pensando che la Commissione fosse interessata a una verifica dell'andamento delle casse dello Stato per quanto riguarda il discorso contributi.
  Mi focalizzo sul recupero crediti, visto che stiamo parlando di Equitalia e di INPS. L'INPS svolge un'attività di recupero anche in via amministrativa, emette avvisi bonari, gestisce dilazioni. Laddove la complessità dell'iter di riscossione aumenta un certo target, trasmette a Equitalia. Questi sono i rapporti tra noi ed Equitalia.
  La capacità di riscossione di INPS in via amministrativa di crediti patologici, quindi di incassi patologici, non fisiologici (ciò che non è fisiologicamente entrato nelle casse dello Stato, che viene versato dopo la scadenza naturale), vede un totale di 3 miliardi 107 milioni – trancio le cifre marginali – con un incremento rispetto ai mesi di gennaio-settembre 2014 del 3,31 per cento.
  Contestualmente, tenendo conto del discorso dei crediti freschi – più in generale, bisogna tracciare un quadro della capacità dell'INPS in questi ultimi tempi di migliorare le proprie procedure informatiche – è aumentato il monte crediti che abbiamo trasmesso a Equitalia. Questa ha incrementato in questo periodo dell'anno, gennaio-settembre rispetto a gennaio-settembre 2014, di quasi il 25 per cento l'incasso crediti, passando da 1.293.000.000 euro a 1.614.000.000 euro, con un incremento del 24 per cento. Questo riflette sia una diversa e migliore capacità di Equitalia nel sistema della riscossione, sia una capacità di INPS di captare un monte crediti più ampio da trasmettere a Equitalia. Questo è per quanto riguarda il recupero dei crediti, quelli che non entrano fisiologicamente, ma che hanno necessità di un'attivazione e di un'azione di recupero.
  Per quanto riguarda il credito fisiologico, assistiamo in generale a un deciso incremento dell'incasso dei contributi. Per le aziende con dipendenti, la spina dorsale dell'economia italiana, per il periodo gennaio-settembre 2014 abbiamo un incasso di 75 miliardi 500 milioni di euro: per il periodo gennaio-settembre 2015, abbiamo 76 miliardi 500 milioni di euro. C’è un incremento pari all'1,36 per cento.
  Se a questo volessimo sommare – non mi lancerei, però, in indagini, perché sarebbe stato necessario zoomare più in profondità, mentre questo è uno sguardo d'insieme, ma nulla ci vieta di approfondire – il discorso dato dal mancato introito dello sgravio contributivo triennale, entrato in vigore da gennaio di quest'anno, a settembre pari a circa 1.400.000.000 euro, e sottraessimo le altre agevolazioni, comunque finite con lo sgravio triennale, avremmo un incremento forse del 2,50 per cento, un risultato eclatante se paragonato all'incasso dell'Agenzia delle entrate.
  Nel corso di quest'anno, l'1 per cento è mediamente l'incremento che stiamo registrando sulle retribuzioni, al di là della scala mobile, della contingenza. Se togliamo, quindi, l'1 per cento di un aumento fisiologico di queste retribuzioni, c’è un altro 1 per cento in più, proprio a spanne, e sarebbe interessante indagare sul perché. Tendenzialmente, per la mia esperienza darei in generale la valutazione di una ripresa dell'economia, che si nota soprattutto nel settore dei lavoratori dipendenti delle aziende private.
  Passiamo ad artigiani, commercianti e autonomi. Qui c’è un calo del numero degli iscritti, e c’è anche un calo delle cessazioni dal lavoro. Il numero dei lavoratori autonomi tende, quindi, a equivalersi: diminuiscono gli iscritti, ma anche le cessazioni. Notiamo un aumento del contributo Pag. 6a percentuale e una diminuzione del contributo fisso. Tendono a equivalersi, e questo può essere giustificato dall'introduzione nella scorsa legge di stabilità del contributo sui minimi per i lavoratori autonomi.
  Abbiamo 50.000 e forse più tra lavoratori autonomi, artigiani e commercianti, che hanno optato per il regime dei minimi. Ovviamente, non versando più sul minimale, hanno versato come contributo a percentuale, e si spiegherebbe l'aumento del contributo a percentuale in controtendenza rispetto al fisso. Diciamo, però, che in termini economici è quasi uguale il discorso degli artigiani, mentre è in incremento in totale quello dei commercianti, perché evidentemente il numero dei commercianti passato al discorso dei minimi è maggiore.
  Interessante è il discorso della prosecuzione volontaria. Qui si registra un netto incremento, pari al 10 per cento, dei soggetti che versano contributi volontari. Le cause possono essere due. Ci sono i soggetti che vanno comunque in pensione, perché non arrivano all'età pensionabile, che sappiamo si è spostata in avanti a seguito della riforma Fornero, e che comunque escono dal mondo del lavoro. Poi c’è il discorso, che già sta introducendosi tra varie aziende, di un'uscita anticipata accompagnata da parte del datore di lavoro con l'acquisizione dell'onere del versamento volontario da parte sua. Abbiamo, quindi, un incremento intorno al 10 per cento.
  Per i domestici c’è una flessione nel numero, che non rileva nell'ambito dei flussi di cassa, ma anche nell'importo: passiamo dai 740 milioni di euro del 2014 ai 720 circa di quest'anno. Abbiamo notato che è soprattutto il periodo assicurato, più che il numero dei domestici, a calare. Il numero di ore coperte da contribuzione si contrae. Questo discorso potrebbe essere indagato contestualmente alla crescita dei voucher. Sappiamo, infatti, che uno dei settori su cui i voucher si stanno espandendo è proprio quello dei lavoratori domestici.
  I contributi dei lavoratori parasubordinati crescono notevolmente, del 4,60 per cento, passando da 5 miliardi 200 milioni di euro a 5 miliardi e quasi 500 milioni, ma qui l'aumento della contribuzione è dato essenzialmente appunto dall'aumento dell'aliquota contributiva, che lo scorso anno è passata a più 3 per i Cococo e a più 1,50 per i liberi professionisti di altra cassa. Notiamo, invece, contestualmente una diminuzione del numero delle denunce. L'incremento dell'incasso è dato essenzialmente dall'aumento della contribuzione.
  Calano – non so se interessano le cifre – di circa l'1,70 per cento gli operai agricoli a tempo sia determinato sia indeterminato. Si tratta di 19 milioni in meno. Quando le cifre sfumano in dati così scarsamente rilevanti dal punto di vista economico, le motivazioni possono essere anche più contingenti. Quello che sicuramente verifichiamo è un ulteriore calo dei coltivatori diretti, dei piccoli coltivatori, e cala anche il numero.
  Il discorso in generale delle entrate contributive dei lavoratori autonomi dipendenti, prosecutori volontari e domestici, è che c’è un incremento netto dell'1,33 per cento. Potrebbe essere anche più alto considerando gli 1,4 miliardi di euro dello sgravio triennale. Il recupero crediti in via amministrativa aumenta del 3,31 per cento. Le concessionarie aumentano del 24 per cento. In totale, l'incasso contributivo INPS aumenta del 2,07 per cento rispetto all'anno precedente. Questa è una panoramica di insieme del flusso delle entrate contributive.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SERGIO PUGLIA. Vorrei formulare un paio di domande che mi sono venute in mente ascoltando la dottoressa.
  Per quanto riguarda le evasioni contributive, che molto spesso diventano crediti inesigibili per diversi motivi – l'azienda è fallita, non si riesce più a trovare il Pag. 7titolare, sono società il cui amministratore non possiede nulla – l'INPS ha un quadro anche sociologico della situazione ? Riusciamo, o forse già è stato fatto, a rilevare come percentualmente i crediti inesigibili provengono da Srl, da Sas, da amministratori che superano una certa età, di una determinata zona del Paese, non del Paese Italia ? Vorrei capire se esista questo studio.
  Relativamente ad artigiani e commercianti, rilevava che c’è un aumento dei contributi a percentuale e un decremento dei contributi sul minimale. Probabilmente, parecchi artigiani e commercianti hanno scelto il regime dei minimi, e quindi di versare momentaneamente sul contributo a percentuale. In questo caso, la quantità di denaro entrata nelle casse è diminuita rispetto al passato ? Oggi è, infatti, incrementato il contributo percentuale, ed è decrementato il contributo sul minimale: visto che il minimale comunque assicurava un minimo all'INPS, ora che il minimo non è assicurato, in percentuale è comunque riuscito a soddisfare una quantità di flusso contributivo all'interno delle casse ?

  GIUSEPPE GALATI. Visto che oggi abbiamo il piacere di avere la dottoressa, vorrei porre la questione che riguarda le pensioni internazionali, cioè il meccanismo di pagamento delle pensioni dell'INPS all'estero. I dati e le rilevazioni hanno evidenziato l'emersione di un nuovo fenomeno: non solo la fuga di cervelli, ma la fuga di pensionati, che poi si traduce in una perdita economica in termini sia di gettito sia di confronto. Recentemente, proprio il presidente dell'INPS ha affermato la necessità di porre un freno a questa situazione, proponendo quale soluzione il blocco dei pagamenti non contributivi.
  Affrontare la questione con un approccio meno contabile è forse un po’ più equo, perché c’è da capire anche l'elemento motivazionale che domina chi emigra all'estero, soprattutto in fase avanzata, dopo la pensione. Forse c’è un problema di eccessiva pressione fiscale, in alcuni casi di scarsa qualità di un sistema sanitario assistenziale.
  L'Ente, anche col supporto credo fondamentale della sua direzione, ha posto allo studio o intende condividere soluzioni alternative a quelle prospettate dal presidente ? Si pensa, anziché a limitarsi a ridurre la misura dei pagamenti in favore di questi pensionati, piuttosto a incentivare o a immaginare condizioni più favorevoli di welfare, che potrebbe essere una motivazione importante per non far scappare questi nuovi emigrati pensionati via dall'Italia ?

  PRESIDENTE. Consultandomi con il relatore, abbiamo convenuto che sarebbe opportuno che lei possa tornare quanto prima da noi per fornirci alcuni dati ulteriori anche in riferimento alla questione dei residui attivi. Lei ci ha fatto una descrizione molto puntuale delle attuali entrate dell'INPS. Noi abbiamo necessità però di dare una valutazione anche dei bilanci passati, e voi portate come residui attivi 103 miliardi di euro, con una situazione anche di aumento dei residui degli altri anni di contribuzione. Mi riferisco al 2013 e così via discorrendo.
  Vorremmo sapere, proprio per avere un quadro definito, come sono divisi questi residui, per quale motivo non si riesce a recuperarli, quali sono le difficoltà di rapporto tra Equitalia e INPS. Come le dicevo all'inizio, Equitalia ci ha detto infatti che non si riesce a recuperare questi residui. Ci dice che soltanto il 36 per cento si riesce a recuperare, perché gli altri ovviamente vanno in perenzione per una serie di motivi. È chiaro che, se l'INPS riporta in bilancio tutto quello che è stato trasferito a Equitalia, che ci dice che soltanto il 36 per cento si riesce a recuperare, resta un 64-70 per cento di cui vogliamo avere contezza per la discussione dei bilanci. La questione ci pare estremamente importante in virtù anche delle definizioni del parere e della discussione che faremo sui bilanci dell'INPS.
  Le chiederei in modo molto tranquillo, per avere anche un quadro di riferimento dello spaccato del nostro Paese, se sia Pag. 8possibile avere una definizione per aree di quelli che possono essere i residui, e quindi il non recupero di crediti. Questo potrebbe darci uno spaccato chiaro del Paese.
  Generalmente, si dice che il Meridione è quello che non paga, e vorremmo un attimo guardare se oggettivamente così è. Per esempio, molte aziende per cui non si riesce a fare recuperi falliscono, ed è probabile che questo spaccato non sia totalmente vero per quanto riguarda il Mezzogiorno d'Italia.
  Poniamo queste questioni per l'importanza della sua presenza di questa mattina, che ci ha fornito delle informazioni estremamente significative per discorsi futuri che dovremo fare nei confronti dell'INPS e della sua attività.
  Do la parola al collega Caruso per un'altra domanda, poi la dottoressa potrà rispondere direttamente ai colleghi.

  MARIO CARUSO. Vorrei capire, visto che non ero presente nel momento in cui ne parlava, se tra i residui sono comprese anche le pensioni erogate a persone a cui non spettavano. Questi 102 miliardi di euro sono soltanto contributi di aziende che non hanno versato e che sono magari inesigibili, perché non si trovano, come diceva il collega, o sono anche comprese le posizioni di persone che hanno ricevuto la pensione magari indebitamente e che non si sa se si riesce a riscuotere di nuovo sia in Italia sia all'estero ?
  Mi interesserebbe anche sapere che cosa succede, in base a quanto detto dal presidente, con la percentuale riportata di anno in anno: ci sarà un momento in cui l'INPS si metterà il cuore in pace e rinuncerà definitivamente alla speranza di recuperare quel 70 per cento da mettere in bilancio ? Questa situazione, dottoressa, non potrà essere infatti portata avanti all'infinito, se ho ben capito come funziona il meccanismo.

  GABRIELLA DI MICHELE, Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Il discorso che il presidente chiede a INPS di sviluppare – non è una competenza solo della mia direzione, ma anche della direzione bilanci – è complesso. In questa fase, per il discorso che facevo per cui il legislatore ha scelto di continuare a rimandare il momento del redde rationem con le concessionarie, noi INPS possiamo dare una risposta certa della motivazione del residuo in bilancio per un 10 per cento del monte crediti, che è quello che gestiamo noi.
  Per quello che viene gestito da Equitalia, non abbiamo informazioni di rientro, se non quelle dei crediti riscossi. È lo stesso legislatore che ha scelto che il punto definitivo dovrebbe esserci intorno al 2030. Possiamo, quindi, formulare delle ipotesi di analisi, ma altrimenti è uno zoccolo duro in gestione presso un altro attore.
  Noi comunque abbiamo fatto delle operazioni di due diligence, di analisi dei crediti in gestione.

  PRESIDENTE. Mi scusi, lei ci ha detto adesso una cosa estremamente interessante, ma il problema è che Equitalia ci dice altre cose, altrettanto interessanti. Ci dice che la maggior parte dei residui che oggi avete non sono più esigibili.

  GABRIELLA DI MICHELE, Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Perché, però, non ce lo dice Equitalia ?

  PRESIDENTE. Qui ce lo ha detto. Bisogna spiegarci.

  GABRIELLA DI MICHELE, Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. I termini di cui si parlava sono termini massimi. Abbiamo detto che la legge dello scorso anno ha stabilito dei termini precisi per il redde rationem tra Equitalia e INPS. Equitalia, però, non ci ha mai dato richieste di inesigibilità con relativo discarico, se non casi eccezionali.
  In termini statistici o economici, non ho dubbi che il dato che porta Equitalia sia reale, ma nulla le ha vietato nel corso Pag. 9di questi anni di chiedere il discarico, per esempio per prescrizione. Di fatto, ciò non è avvenuto. Approfitta tuttora nella mancata risposta all'INPS, utilizzando termini coerenti di legge. Sicuramente Equitalia riscuote al 36 per cento. Non ho dubbi di sorta. Il punto è: su quest'altro 65-66 per cento ha mai detto che un credito era inesigibile e chiesto che fosse fatto il discarico ? No. In questo modo, la situazione di scarsa visibilità del credito rimane.
  Ora, anche per il mio ruolo che lei stesso ha ricordato, sarà mio compito – come rappresentante di INPS ratione materiae – accelerare l'operazione di indagine e di feedback tra Equitalia e INPS.
  Sono da un anno alla Direzione centrale entrate e, proprio per rispondere alle richieste che evidentemente sono state fatte precedentemente dal Parlamento, l'INPS ha fatto quest'operazione di due diligence, di analisi e di approfondimento della consistenza del monte crediti; purtroppo ci si focalizza su questo 10 per cento dei crediti in gestione interna. Diciamo che è stata una scelta nel corso degli anni quella di questo tipo. In ogni caso, ne parleremo la volta prossima. Le mie possono essere risposte di massima, ma oggi non ho con me dati per essere più dettagliata.
  Mi veniva chiesto se avessimo mai svolto un'indagine sociologica per verificare le aziende con maggior propensione all'evasione contributiva. Quella di evasione contributiva è un'espressione molto ampia. Per evasione si intende il mancato pagamento di contributi denunciati, il completo nero, i crediti che non si possono riscuotere perché il debitore diventa inesigibile. Bisogna capire a che cosa ci si riferisce.
  Per la mia esperienza – mi sono sempre occupata di contributi – le società in linea di massima hanno una propensione all'evasione più alta, ma non è l'evasione del lavoro nero quello della società, è del mancato pagamento. Il piccolo imprenditore al limite evade nel senso di non denunciare. Le situazioni sono variegate e, come sempre quando si entra più in profondità, il discorso si complica.
  Zone territoriali ? Piccola impresa al sud, più grande impresa al nord, fallimenti da cui non tiri via niente al nord, evasione più spicciola al sud, ma questo proprio a spanne. Quello che le dico deriva più da un discorso di conoscenza personale che non un'analisi seria fatta a tappeto.
  Quanto al contributo minimale e al contributo fisso, è vero, più o meno si equivalgono per gli artigiani, mentre per i commercianti c’è un netto incremento del contributo percentuale, quindi presumibilmente il numero dei commercianti passato nel de minimis è più alto di quello degli artigiani.

  SERGIO PUGLIA. Mi scusi, dottoressa, rispetto agli anni passati, la quantità monetaria entrata attraverso quest'incremento, da un lato, e decremento, da un altro, si equivale ?

  GABRIELLA DI MICHELE, Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. No, c’è un incremento.

  SERGIO PUGLIA. C’è un incremento anche economico ?

  GABRIELLA DI MICHELE, Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Anche economico, pari al 7 per cento: 82 milioni di euro di incremento per i commercianti e una decina per gli artigiani. C’è, quindi, un incremento.
  Quanto alle pensioni all'estero, è un settore di cui non mi occupo, quindi non posso rispondere. C’è una specifica direzione pensioni e una che si occupa di pensioni in convenzioni internazionali. Potrei darle una valutazione come privato cittadino e anche concordare con lei, ma io sono qua come INPS.

  PRESIDENTE. Essendo imminenti i lavori d'Aula, dobbiamo per il momento interrompere qui la nostra discussione.Pag. 10
  Le consegno il testo dell'audizione che Equitalia ha fatto in Commissione il 26 febbraio scorso, nella cui relazione allegata viene riportata la seguente frase: «Sulla base dei dati disponibili, il carico affidato in riscossione all'INPS dal 2000 al 31 ottobre 2014 è stato di oltre 130 miliardi di euro. Di questo ammontare, circa il 21 per cento riguarda debiti annullati dall'INPS a seguito di sgravi per indebito sospesi; un altro 20 per cento circa riguarda somme riferite a soggetti deceduti, falliti o nullatenenti»; il che dovrebbe significare che il 40 per cento del tutto è già oggettivamente non più recuperabile.

  GABRIELLA DI MICHELE, Direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Presidente, questa è un'analisi sicuramente seria, ma se Equitalia lo dice solo in Commissione, ma non nelle forme deputate, che sono quelle in cui si risponde, INPS non fa nulla. Verificheremo comunque il dato.

  PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Di Michele e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 9.40.