Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 2
Audizione del procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), Giuseppe Pecoraro:
Bindi Rosy , Presidente ... 2
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 2
Bindi Rosy , Presidente ... 3
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 3
Bindi Rosy , Presidente ... 5 ... 5
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 5
Bindi Rosy , Presidente ... 6
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 6
Esposito Stefano ... 6
Bindi Rosy , Presidente ... 6
Esposito Stefano ... 6
Bindi Rosy , Presidente ... 6
Esposito Stefano ... 6
Bindi Rosy , Presidente ... 7
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 7
Esposito Stefano ... 7
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 7
Bindi Rosy , Presidente ... 7
Manfredi Massimiliano (PD) ... 7
Bindi Rosy , Presidente ... 8
Manfredi Massimiliano (PD) ... 8
Bindi Rosy , Presidente ... 8
Esposito Stefano ... 8
Bindi Rosy , Presidente ... 8
Esposito Stefano ... 8
Bindi Rosy , Presidente ... 8
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 8
Esposito Stefano ... 9
Bindi Rosy , Presidente ... 9
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 9
Bindi Rosy , Presidente ... 9
Esposito Stefano ... 9
Bindi Rosy , Presidente ... 9
Di Lello Marco (PD) ... 9
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 9
Di Lello Marco (PD) ... 9
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 9
Di Lello Marco (PD) ... 9
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 9
Di Lello Marco (PD) ... 9
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 9
Di Lello Marco (PD) ... 10
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 10
Di Lello Marco (PD) ... 10
Bindi Rosy , Presidente ... 10
Di Lello Marco (PD) ... 10
Bindi Rosy , Presidente ... 10
Di Lello Marco (PD) ... 10
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 10
Bindi Rosy , Presidente ... 10
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 11
Bindi Rosy , Presidente ... 11
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 11
Bindi Rosy , Presidente ... 11
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 11
Bindi Rosy , Presidente ... 11
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 11
Bindi Rosy , Presidente ... 12
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 12
Bindi Rosy , Presidente ... 12
Mirabelli Franco ... 12
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 12
Mirabelli Franco ... 12
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 12
Bindi Rosy , Presidente ... 12
Lumia Giuseppe ... 12
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 13
Lumia Giuseppe ... 13
Bindi Rosy , Presidente ... 13
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 13
Lumia Giuseppe ... 13
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 13
Lumia Giuseppe ... 13
MARCO DI LELLO. Con la differenza che non è né un indagato, né un imputato, è un testimone. ... 14
(Fuori microfono). ... 14
Lumia Giuseppe ... 14
Bindi Rosy , Presidente ... 14
Manfredi Massimiliano (PD) ... 14
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 14
Manfredi Massimiliano (PD) ... 14
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 14
Manfredi Massimiliano (PD) ... 14
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 15
Manfredi Massimiliano (PD) ... 15
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 15
Manfredi Massimiliano (PD) ... 15
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 15
Manfredi Massimiliano (PD) ... 15
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 15
Manfredi Massimiliano (PD) ... 15
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 15
Manfredi Massimiliano (PD) ... 15
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 15
Bindi Rosy , Presidente ... 15
Manfredi Massimiliano (PD) ... 16
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 16
Esposito Stefano ... 16
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 17
Esposito Stefano ... 17
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 17
Esposito Stefano ... 17
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 17
Esposito Stefano ... 17
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 17
Esposito Stefano ... 17
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 17
Esposito Stefano ... 17
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 17
Esposito Stefano ... 17
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 17
Esposito Stefano ... 18
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 18
Esposito Stefano ... 18
Bindi Rosy , Presidente ... 18
Di Lello Marco (PD) ... 18
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 18
Di Lello Marco (PD) ... 18
Bindi Rosy , Presidente ... 18
Comunicazioni della Presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 18
Audizione del procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), Giuseppe Pecoraro:
Bindi Rosy , Presidente ... 19
Di Lello Marco (PD) ... 19
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 19
Bindi Rosy , Presidente ... 19
Esposito Stefano ... 19
Pecoraro Giuseppe , procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ... 19
Bindi Rosy , Presidente ... 19
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI
La seduta inizia alle 14.50.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Audizione del procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), Giuseppe Pecoraro.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Giuseppe Pecoraro, dal prefetto Mario Esposito e accompagnato dall'avvocato Angela De Michele, consulente della procura federale. L'audizione odierna ha ad oggetto il tema delle infiltrazioni della criminalità organizzata di tipo mafioso nel mondo del calcio professionistico. Il prefetto Pecoraro è stato già sentito in Commissione nella seduta del 7 marzo 2017 e in quell'occasione la parte della seduta che aveva riguardato la vicenda Juventus era stata segretata su richiesta dello stesso prefetto, in quanto non si era ancora proceduto con il deferimento dei tesserati, avvenuto il 18 marzo 2017. L'audizione odierna si è resa necessaria a seguito di richieste di chiarimenti da parte di alcuni componenti della Commissione, con riferimento al contenuto della precedente audizione, in particolare al richiamo a una intercettazione riguardante il presidente Agnelli. Il prefetto Pecoraro si è reso subito disponibile alla precisazione e di ciò lo ringraziamo. Tanto premesso, propongo che la seduta odierna si svolga in seduta pubblica almeno nella prima parte, in modo da consentire al prefetto il suo intervento sul punto, salvo proseguire in forma segreta, ove necessario. Ringrazio pertanto il dottor Pecoraro e gli cedo volentieri la parola.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Presidente, grazie, devo dire che ho colto con piacere, non lo dico per piaggeria, l'invito di questa Commissione, in modo da mettermi in condizione di integrare quanto detto il 7 marzo scorso, anche nella speranza – e in questo spero che mi siate tutti di aiuto – sia di chiudere le polemiche che si sono susseguite dopo quella data, sia di bloccare un processo mediatico che io ho ritenuto inopportuno e che non fa bene né alla giustizia sportiva, né alla giustizia ordinaria, soprattutto se si considera che entrambi i processi sono a oggi in corso, anzi preciso che il processo sportivo non si è ancora celebrato. Il 18 marzo, infatti, il mio ufficio ha notificato il deferimento e ora siamo in attesa dell'udienza di discussione, che si terrà il 26 maggio prossimo venturo. Questa data è stata anche scelta – ritengo – dal tribunale federale per far sì che non ci siano effetti o in positivo o in negativo sul campionato. È fissata quasi a fine campionato, in modo tale che tutto possa avvenire con la massima e nella massima serenità. Il tribunale federale e in secondo grado la corte federale d'appello della FIGC valuteranno Pag. 3se le mie interpretazioni e valutazioni disciplinari saranno accoglibili o meno. Per offrire un quadro più esaustivo e per permettere a questa Commissione di procedere alle valutazioni di sua competenza ritengo utile depositare alcune intercettazioni in forma integrale, secondo una scansione cronologica delle stesse che permetta di esaminare gli sviluppi di alcune situazioni. Desidero far presente, anche se credo non sia necessario ribadirlo, che la procura federale si è attivata solo sulla base degli atti giudiziari relativi all'operazione «Alto Piemonte», trasmessi dalla procura ordinaria di Torino. Desidero, inoltre, fare una considerazione: ciò che può non essere rilevante per la giustizia ordinaria può esserlo per la giustizia sportiva. Io d'altronde – voglio ribadirlo – formulo un'accusa di natura esclusivamente disciplinare, nell'esercizio delle mie prerogative requirenti, che poi deve passare il vaglio dei giudici sportivi. Fatta questa precisazione, citerò in questa sede alcuni passaggi più rilevanti delle telefonate sopra richiamate, lasciando a questa Commissione l'analisi e le valutazioni delle conversazioni telefoniche che sono integrali e saranno distribuite quanto prima.
PRESIDENTE. Sono state distribuite, prego procuratore.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Sono integrali, ma io leggerò degli stralci, anche perché alcune sono lunghe. L'interpretazione finale, la valutazione finale, spetta a voi, perché io faccio il giudice sportivo, però ritengo doveroso da parte di un magistrato, sia pure sportivo, dare un contributo a questa Commissione, che io rispetto come istituzione. Sono già stato in questa Commissione come prefetto di Roma e come vice capo della Polizia e ritengo giusto, anzi doveroso dare un contributo.
Telefonata del 26 ottobre 2013, ore 9.03, intercorsa fra Germani Fabio e tale Antonio Molentino: «Germani dice che da due anni non può andare nella biglietteria della Juve perché Rocco Dominello è stato bravo a crearsi tutto questo, una volta che Germani gli ha presentato tutti», e si lamenta del fatto che Rocco pensa che «tutti i biglietti sono i suoi e dice che sono di altri, così guadagna sei volte».
Poi dice che non vuole garantire per la rivendita di Rocco e che, se Rocco chiede a lui, Germani, di garantire per lui si rifiuta, «perché la Juve a me mi teme, perché sono incensurato». Poi dice che lui, Germani ha sempre fatto cose oneste, discorsi con 3-4, ma non con altri, perché non è un ingordo, perché «qua hanno visto due monete, sono entrati in un circolo dove non escono più, è come il drogato».
Antonio Molentino gli racconta che è andato «su un gruppo che scambiano i biglietti» e gli abbonamenti e ha visto che tutti cedono, e Germani dice: «In Italia c'è una regola, c'è una legge che dice che il bagarinaggio è un reato, Juventus immette tot biglietti sul mercato (...), poi vai a vedere ci sono 100 mila siti che ti vendono i biglietti a sette volte quello che costano e ne hanno sempre ... è talmente alla luce del sole che prima o poi qualcosa deve succedere». Poi dice che la Juve gli dice «sì per paura», presumiamo a Dominello, e che a differenza di Rocco, lui può andare in ufficio di Agnelli e parlargli, e questo a Rocco dà fastidio.
Telefonata del 15 gennaio 2014, ore 17, intercorsa fra Germani e Merulla, che è il responsabile della biglietteria della Juventus, nella quale Germani si lamenta che negli ultimi anni deve «sottostare sotto di lui», riteniamo Rocco Dominello, e Merulla giustifica la presenza ormai importante di questo signore nella questione biglietti, «le persone che hanno bazzicato qua» col fatto che questa persona «penso che abbia una certa influenza in certe situazioni, perché altrimenti questo signore non verrebbe». Poi dice a Germani: «Questa cosa qui – ovvero la lamentela di Germani di essere stato scavalcato da Dominello nel rapporto con la Juve – non la devi dire a me, la devi dire a una gestione che è anche in mano ad Alessandro D'Angelo» (...), «che poi più sopra è in mano anche ad altre persone, che mi devono dire “sì, Pag. 4puoi avere contatti con quello, puoi avere contatti con l'altro o non devi avere contatti con nessuno”, perché non è una mia decisione». Germani dice: «Ma io vado a trovare il presidente Agnelli in ufficio ogni tre per due», Merulla: «Ma anche lui – riteniamo Dominello – anche lui va, e per di più l'hai portato tu». Noi sappiamo dalle intercettazioni che Germani ha presentato il signor Dominello al presidente Agnelli, o almeno presumiamo che sia così.
Telefonata del 4 agosto 2016, ore 22.26, intercorsa fra D'Angelo, Agnelli e i suoi legali, avvocati Luigi Chiappero e Maria Cesarina Turco, in viva voce, dove, alla luce dell'interrogatorio di D'Angelo dinanzi ai PM di Torino della mattina dello stesso giorno, dove lo stesso è stato messo in difficoltà dai magistrati perché non ricordava l'incontro fra Dominello e Agnelli, occorso – sembrerebbe – tra maggio e luglio 2012, come sembra che abbia detto Rocco Dominello nel corso di un interrogatorio, l'avvocato Chiappero incalza Agnelli sul fatto che ci sia stato un incontro nel maggio-luglio 2012 con Rocco Dominello. Siccome Alessandro D'Angelo non ricordava questa cosa e sul non ricordo di D'Angelo i PM si sono molto arrabbiati, dice l'avvocato: «Allora quello che volevo sapere era se lo ricordavi tu di questo incontro» e Agnelli riconferma che l'incontro c'è stato, ma di solito vedeva gli ultras in gruppo. D'Angelo dice: «È vero, in questa circostanza particolare però eravamo io, te e lui». Agnelli dice che a volte lui, Rocco, «veniva prima, poi arrivavano gli altri», ma D'Angelo ribadisce che Rocco Dominello ha detto ai PM di aver incontrato il presidente tra giugno e luglio 2012: «Mi ha portato Alessandro, eravamo attorno a un tavolo», e Agnelli: «No, non penso proprio, perché mai e poi mai a un primo incontro del genere vado così, conoscendomi io». D'Angelo riferisce una frase del PM: «Per me potete continuare a negare l'incontro» e Agnelli:«No, no, ma l'incontro c'è stato anche secondo me, però dubito che ti presento e da lì subito fai dei ragionamenti di quel tipo» – quando si parla di ragionamenti si parla di biglietti e abbonamenti, questo abbiamo interpretato noi – «cioè non è che ti presento qualcuno, pronti via fai quel tipo di riflessioni».
Poi D'Angelo: «Sostiene che tu gli abbia consigliato di gestire abbonamenti e non biglietti», e Agnelli: «Questo non me lo ricordo, questo mi sembra una follia, Io mi ricordo che facevo i numeri, facevamo». E D'Angelo: «Facevamo i numeri dei biglietti», e Agnelli: «Sì, sì», e l'avvocato Chiappero: «Ecco, potrebbe essere che tu gli hai detto abbonamenti e coso, per evitare che i numeri salissero, e cose di questo genere?», e Agnelli: «Può darsi (...) io li vedevo ogni sei mesi, una volta all'anno...», e Chiappero: «Quindi diciamo che hai visto lui come hai visto anche altri singolarmente, cioè non è che singolarmente hai visto solo lui, perché questo potrebbe essere un altro aspetto che potrebbero chiedere», e D'Angelo: «Può darsi», e Agnelli: «Sì, direi di sì». Poi Agnelli ribadisce che in realtà non aveva incontrato da solo nessuno degli esponenti ultras, perché li incontrava tutti insieme, e D'Angelo insiste che Dominello aveva dichiarato al PM che era la prima volta che incontrava Agnelli e come se lo avesse combinato lui l'incontro, ma Agnelli ribadisce che è impossibile che la prima volta scendesse in quei dettagli. L'avvocato Chiappero poi cerca di definire una possibile strategia difensiva del presidente e dice che, siccome Rocco ha riferito dell'incontro in maniera dettagliata, delle due l'una: «o non è vero che è venuto», e allora spetterà a lui dimostrare l'incontro cioè a Dominello, oppure l'incontro c'è stato e allora «bisogna solo cercare di capire perché è venuto». Ancora, l'avvocato Chiappero: «Se invece è vero che è venuto, allora noi dobbiamo in qualche modo anticiparlo e dire che è vero che è venuto, però anche avere un minimo di logica spiegazione (...). Dobbiamo avere una risposta completa, quindi pensateci un attimo, poi ci risentiamo».
Telefonata del 5 agosto 2016, ore 11.38, intercorsa fra D'Angelo, Agnelli e i suoi due legali, dove i legali riprendono la discussione sempre sulla questione del Pag. 5primo incontro tra Agnelli e Dominello, riferito da quest'ultimo al PM e sul quale D'Angelo non ricordava. I legali precisano ad Agnelli che tale incontro sarebbe occorso fra maggio e luglio del 2012 e che bisogna lavorare sui suoi ricordi, perché a questo punto dice l'avvocato Chiappero: «Ho bisogno di giocarmi la carta Andrea, perché non riesco più con Alessandro a far passare un messaggio chiaro e netto» poiché era stato messo in difficoltà dai PM di Torino. Nel corso di questa lunga conversazione l'avvocato Chiappero insiste con Agnelli nel sapere se questo incontro sia possibile che sia intervenuto a luglio 2012 e Agnelli lo esclude «Perché appena arrivato pronti via, l'ho conosciuto, abbiamo fatto così è impossibile, è impossibile (...) è impossibile che io ti conosco e faccio questi discorsi con te». E Chiappero: «Però è un discorso che potrebbe essere avvenuto più avanti?», e Agnelli: «Sì». Ora c'è una frase che chiederei di segretare.
PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta e di valutare se sia necessaria la segretazione.
(Così rimane stabilito. I lavori della Commissione proseguono in seduta segreta indi riprendono in seduta pubblica).
PRESIDENTE. Ritorniamo in seduta pubblica e chiedo al prefetto di rileggere la frase, perché si tratta di materiale non segretato, ormai pubblico.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). È l'avvocato Chiappero che parla, quindi avevo chiesto di passare in seduta segreta per rispetto anche dell'avvocato, che è il difensore del presidente Agnelli. Di fronte a questa affermazione di Agnelli sull'incertezza, l'avvocato Chiappero oppone: «Qui c'è il problema che paradossalmente e, siccome poi gli arrestano i fratelli a settembre-ottobre, e la data tutto sommato a noi è abbastanza buona, nel senso che quando lo vediamo ed è ancora uno che non ha nessun fratello arrestato, a parte che noi non siamo obbligati a sapere questo, però siamo ancora più coperti, ecco!». Per cui viene scelta la data di maggio-giugno eventualmente come strategia difensiva, per il fatto che i fratelli sono stati arrestati a settembre-ottobre. Avevo il dovere di sottoporre a voi se fosse il caso di segretarlo o meno.
Telefonata numero 5 del 9 agosto 2016, ore 20.11, intercorsa fra D'Angelo e Alberto Pairetto, parente dell'arbitro Pairetto e capo SLO, dove D'Angelo esprime le sue preoccupazioni per l'interrogatorio del 4 agosto, dice che è in ansia, che sta andando dallo psicologo e che questi gli ha detto che è stato in shock, perché ora il pensiero di essere coinvolto in un'indagine di ’ndrangheta gli suscita paura. A un certo punto D'Angelo dice: «Ah, parlavo con la persona sbagliata, la polizia a me non me l'ha mai detto, cioè diciamocela tutta, Albi – Albi sarebbe Pairetto – lo sai anche te, la polizia non mi ha mai detto che quella era una persona sbagliata. Tutti sapevamo l'estrazione familiare perché ci siamo informati su Facebook, su Google, quello che cavolo è, però, se uno è incensurato a quarant'anni che appartiene a una famiglia malavitosa, è incensurato». Poi dice: «No, la verità è che mi sono detto: che cavolo, cioè questo qua ha deciso di fare una vita diversa dalla sua famiglia, per carità a vie brevi, però quando ti metti in mezzo a biglietti e cose vuol dire che di lavorare non hai voglia».
Telefonata numero 6 del 20 agosto 2016, intercorsa fra D'Angelo e l'avvocato Maria Cesarina Turco, anch'essa legale di Agnelli, dove D'Angelo chiede come fosse andata con alcuni esponenti ultras, in particolare chiede se Grancini, quello che era stato mandante di un omicidio, come ci siamo detti l'altra volta, capo ultrà, aveva un atteggiamento arrogante e inoltre chiede «cosa hanno detto dei biglietti, dell'Europa...». Contestualizzando la telefonata, bisogna evidenziare che in quel periodo alla Juventus aveva, molto verosimilmente, bloccato la vendita dei biglietti con i capi ultras, a seguito del Pag. 6clamore delle indagini di Torino e degli arresti.
L'avvocato Turco dice: «No, no, hanno appreso – cioè hanno capito – perché io gli ho detto ... adesso è... la verità è che tutti, tutti credono, perché è la verità che noi non sapessimo di questa roba. Che poi, per carità, è ancora tutto in indagini... che... ci fosse un tentativo di infiltrazione, tant'è che siamo tutti qua ... liberi, ho detto questo, se si continua, io vi dico che la procura dirà “Ma noi ve l'avevamo detto e invece voi avete continuato”, e allora adesso non c'è più inconsapevolezza», se si ripete questo.
Alla luce di queste telefonate, di questa breve illustrazione, ritengo di aver fatto un quadro, lasciando ovviamente a voi le valutazioni, come ho detto al tribunale federale di valutare le telefonate e le intercettazioni, lascio a voi queste valutazioni.
Sull'intercettazione di cui si è parlato l'altra volta e di cui si è tanto detto, «il prefetto Pecoraro, il procuratore, l'ha inventata», sono state dette tante cose, è un'interpretazione che è stata data. Potrebbe essere errata, potrebbe essere giusta? Io vi ho dato il quadro di queste intercettazioni che avevamo. Della precedente intercettazione dell'altra volta certo noi abbiamo dato una certa interpretazione, perché da quella frase sembrava che ci fosse confidenza, molto probabilmente, invece, quella frase va attribuita al pubblico ministero. La nostra, ovviamente, è un'interpretazione che deve essere oggetto esclusivamente del giudice, come da parte vostra, da parte della Commissione, cui noi offriamo del materiale probatorio.
PRESIDENTE. Prefetto, per precisare. Al di là della interpretazione che possiamo dare noi della interpretazione che lei ha dato di quella intercettazione nella seduta precedente, vorrei sapere se lei conferma quella interpretazione o no.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). No, da una lettura migliore la attribuisco al pubblico ministero, e ho riportato qui una sequenza di telefonate proprio perché dalla sequenza di telefonate possiamo risalire al PM. Si parlava di pressione nei confronti di D'Angelo. Da una parte c'erano gli avvocati che volevano capire dove stava questo incontro e dall'altra parte il PM che attraverso l'interrogatorio voleva capire questo incontro quando c'era stato. L'oggetto era sempre l'incontro. C'è stata questa doppia interpretazione, o PM o persone vicine a D'Angelo, abbiamo pensato ad Agnelli, ma potevano essere anche l'avvocato Chiappero o anche altre persone. Da una revisione logica di tutte le intercettazioni vicine a quella data e a quell'ora, a questo punto molto probabilmente è una frase del pubblico ministero.
STEFANO ESPOSITO. Per avere ordine nella discussione, io naturalmente ringrazio per il fascicolo, tutte cose note, e ho posto una questione rispetto alla trascrizione – per mia sfortuna non ero presente durante l'audizione – di quanto dichiarato dal prefetto Pecoraro in questa sede. Io non ho capito, quindi le chiederei cortesemente di avere copia della trascrizione, perché lì c'è una frase che purtroppo...
PRESIDENTE. La leggo io.
STEFANO ESPOSITO. Se potesse leggerla, presidente...
PRESIDENTE. Sì, la leggo io.
STEFANO ESPOSITO. Perché francamente dal mio punto di osservazione, per come è trascritta – e do per scontato che la trascrizione sia fedele – quella frase viene attribuita al presidente della Juventus Agnelli – signor prefetto, deve avere pazienza, ma questa è una cosa importantissima purtroppo e questo nodo dobbiamo scioglierlo oggi per quanto possibile. Lei risponde a una domanda di un membro di questa Commissione e, per avvalorare la tesi da lei esposta poco sopra della consapevolezza del presidente della Juventus rispetto alla caratura criminale ’ndranghetista di Rocco Dominello, cita quella frase. Io voglio sapere se lei conferma la consapevolezza le deriva da quella intercettazione, perché questo Pag. 7 è il punto. Su tutto il resto, signor prefetto, la Juventus le colpe le pagherà, io mi sto concentrando sulla consapevolezza da parte del presidente della Juventus che Rocco Dominello era appartenente a una famiglia ’ndranghetista, poi come sappiamo a ognuno di noi può capitare di incontrare qualcuno che qualche anno dopo viene definito mafioso, ma questa è un'altra storia, credo che non sia questo il punto. Leggiamo quindi quella parte, perché francamente è abbastanza rilevante.
PRESIDENTE. Nella seduta del 7 marzo 2017, il prefetto Pecoraro ha affermato: «Guardi, senatore, io le dico: tutte le 5 mila pagine non le ho lette onestamente, ma ne ho lette veramente tantissime. Lui sapeva chi fossero, tant'è vero che a un certo punto si dice: "I due fratelli sono stati arrestati, Rocco è incensurato, parliamo con Rocco", Germani, amico di Conte, oltre che persona vicina alla dirigenza, dice: "Ormai Dominello domina tutto" e lo dice chiaramente a Merulla, lo dice chiaramente a D'Angelo, cioè solo Dominello può mantenere la curva, l'ordine pubblico nella curva. A un certo punto in una telefonata tra Merulla e Germani si dice: "C'è stata una problematica all'interno della società e allora si è deciso con Alessandro (D'Angelo) che i biglietti doveva gestirli Rocco e non Fabio Germani". Perché Rocco? Perché Rocco ovviamente aveva una valenza maggiore rispetto a Germani.
L'intercettazione alla quale si fa riferimento, signor prefetto, se non sbaglio è quella nella quale D'Angelo dice: "Ah, quindi tu chiudevi gli occhi e... quando hai detto che i due fratelli di Rocco (Dominello) erano stati arrestati te ne sei fottuto, hai fatto finta di non vedere, ma hanno arrestato i fratelli, non lui voglio dire, e come fai a pensare che uno di questa estrazione... di una famiglia del genere non sia come loro? E l'ho sperato che non fosse come loro, cosa vi devo dire? Poi mi ha detto una cosa bruttissima, mi ha detto: Forse aveva ragione Germani, che tu non sei amico di Ciccio perché te ne andavi in barca con Rocco. Io nel 2012 ho fatto cinque ore con Francesco"».
In questa intercettazione tra D'Angelo e Calvo, D'Angelo non sta parlando di Andrea Agnelli?
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). No. Abbiamo detto che abbiamo fatto una revisione di tutte le intercettazioni, prima e dopo, e il concetto di quella frase, comunque, è quello che abbiamo poi ritrovato in altre intercettazioni.
STEFANO ESPOSITO. (Fuori microfono).
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Io non faccio interpretazioni, senatore...
PRESIDENTE. Calma. Abbiamo chiarito un punto. Un momento, senatore Esposito, le do immediatamente la parola. L'ha chiesta, per mozione d'ordine, anche l'onorevole Manfredi. Io voglio che sia chiaro un punto, perché è il motivo principale per il quale abbiamo riconvocato il prefetto: per quanto riguarda l'affermazione che fa il prefetto in riferimento a quella telefonata e a quella intercettazione, il prefetto ammette qui oggi, alla rilettura di quella intercettazione, che in quella telefonata non si sta parlando del presidente della Juventus Andrea Agnelli. Questo è un dato acquisito, quindi vorrei che intanto fosse chiarito questo aspetto. Onorevole Manfredi, lei voleva fare una domanda?
MASSIMILIANO MANFREDI. Dato che il prefetto dice di contestualizzare, queste intercettazioni, a prescindere che grazie all'intervento e anche al suo chiarimento, è chiaro che i protagonisti indicati non sono quelli che erano stati detti nella precedente seduta, è contestualizzata nel momento in cui noi ci troviamo tra luglio e agosto, cioè quando succede che sono alle soglie degli interrogatori, sta succedendo il fatto, credo che addirittura D'Angelo sia stato già sentito, lui parla con Calvo, Agnelli non c'entra Pag. 8proprio. Allora quando lei dice il quadro e la contestualizzazione, premesso che il processo si fa nelle aule, mi permetto di dirle che, dato che nel procedimento sportivo che lei ha fatto sui biglietti si deciderà autonomamente – se volete il mio giudizio, la Juve è colpevole sul fatto dei biglietti, ma non faccio il giudice – però lei fa un cappello nel quale lei dice che c'è una diretta emanazione di Agnelli sulla gestione di tutto quanto il resto.
PRESIDENTE. Però, questo non è un intervento sull'ordine dei lavori.
MASSIMILIANO MANFREDI. Volevo contestualizzare l'intercettazione. Lei dice che c'è una diretta emanazione di Agnelli sulla gestione di tutto quanto il resto. Dato che lei ha detto che dobbiamo contestualizzare, la valenza di questa intercettazione, oltre che abbiamo chiarito che non c'è Agnelli, è un'intercettazione che incide nel momento in cui il caso è già scoppiato. Dato che lei dice che dobbiamo legittimamente vedere la contestualizzazione, questa non è un'intercettazione del 2013 o del 2012, è un'intercettazione a ridosso, se non addirittura dopo degli interrogatori, come le altre di cui lei ha parlato che riguardano la difesa, tra l'avvocato e il presidente o altri, quando il fatto già è avvenuto. Come si fa a dire che queste provano, essendo intercettazioni successive?
PRESIDENTE. Risponderà dopo. Torniamo all'elenco precedente degli iscritti. Prego, senatore Esposito.
STEFANO ESPOSITO. Io non mi occupo del procedimento sportivo, non m'interessa ciò che c'è scritto, non ci compete.
PRESIDENTE. Però, abbiamo chiarito.
STEFANO ESPOSITO. È importante ribadirlo. Signor prefetto, come membro della Commissione antimafia, assente alla sua audizione, rileggo lo stenografico e rispetto a quello che lei ha dichiarato mi convinco che il presidente della Juventus è consapevole che Rocco Dominello è una figura ’ndranghetista per estrazione familiare. Lei oggi ci dice: «Ho sbagliato a utilizzare quello stralcio di intercettazione» che, vorrei segnalarle, presidente, non esiste nel modo in cui è stata detta. Mi perdoni, presidente, perché qui altrimenti le interpretazioni... non esiste per come è stata detta. L'interpretazione o il metterla in capo al presidente determina il fatto che si parla di consapevolezza. La domanda che voglio fare è questa: preso atto che non è il presidente Agnelli, detto che lo si può desumere da un'intercettazione tra D'Angelo e Calvo, detto tutto questo, lei oggi si sente di ribadire quanto affermato poco sopra a quella intercettazione, cioè che il presidente Agnelli era consapevole di avere a che fare con la criminalità organizzata? Perché questo è il punto che mi interessa in questa Commissione, a me di tutto il resto non interessa. Quello che lei scrive legittimamente nel suo deferimento è un problema che riguarda i magistrati, noi non siamo magistrati e non mi interessa minimamente sapere come lo interpreteranno. Io voglio sapere se quello che lei ha dichiarato in questa Commissione lo conferma, dal momento che a mia valutazione lei ha portato una prova regina, che però non esistendo diventa un po’ difficile che sia tale. Lei conferma quanto detto in questa Commissione che il presidente della Juventus era consapevole di avere a che fare con la criminalità organizzata per lo stralcio di intercettazione che lei ha citato e che adesso pare essere una valutazione del pubblico Ministero o di altri? Questa è la domanda perché questo è il punto, tutto il resto poi andrà...
PRESIDENTE. Chiedo al prefetto se vuole rispondere subito a questa domanda che è abbastanza dirimente...
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Guardi, rispondo subito al senatore. Al di là dell'intercettazione che può avere valenza o non valenza sotto questo aspetto, perché ce ne sono altre similari o comunque... perché non è quella Pag. 9per me determinante. Io non faccio la procura ordinaria, io mi occupo dei biglietti e della gestione dei biglietti, poi se c'è in questa gestione dei biglietti una permeabilità della dirigenza juventina questo non riguarda me, se mi consentite, riguarda la Commissione cui ho dato delle intercettazioni, ha riguardato la procura ordinaria e continua a riguardarla. Io mi occupo dei biglietti e degli abbonamenti. Se poi lei vuole che io vada al di là, mettendomi al posto del procuratore Spataro, lei si sbaglia...
STEFANO ESPOSITO. No, prefetto, lei non mi può dare... io le ho chiesto conto...
PRESIDENTE. Senatore, per favore. Prefetto, concluda la sua risposta e poi, se me lo consentono gli altri colleghi, do di nuovo la parola al senatore Esposito.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Io ho dato delle intercettazioni, ho detto che io mi occupo del giudizio sportivo, ho dato degli elementi alla Commissione. La cosa certa è che i biglietti sono stati dati e distribuiti anche a persone legate alla criminalità, questo è il dato. Questo è il dato, poi ovviamente sarà il giudice sportivo a tenerne conto o a non tenerne conto, ma non chiedetelo a me. La cosa certa è che tra chi dominava nella distribuzione del bagarinaggio degli abbonamenti e dei biglietti – non si riesce a capire il numero, ma si parla di una cifra molto alta – ovviamente c'era anche Dominello. Questo è il dato, poi il resto lo ha fatto la procura ordinaria, continuerà a farlo la procura ordinaria, io vi ho dato degli elementi di valutazione, lei, senatore, più di me è in grado di poter comprendere gli elementi di valutazione che vi ho dato.
PRESIDENTE. Procedo con gli altri iscritti o concedo eccezionalmente la parola al senatore Esposito?
STEFANO ESPOSITO. Non è necessario.
PRESIDENTE. Va bene, al termine le darò di nuovo la parola, senatore. Prego, onorevole Di Lello.
MARCO DI LELLO. Ho tre domande, signor procuratore. Sono domande secche. Risultano agli atti incontri in Lamse o altrove del presidente Agnelli con Dominello, Mocciola, Germani, personaggi pregiudicati ovvero a giudizio per 416-bis?
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Non so se per 416-bis, certamente uno era mandante di un omicidio, se non sbaglio Grancini...
MARCO DI LELLO. Mocciola. Germani e Dominello sono a giudizio per 110 e 416-bis.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Da quello che risulta dalle intercettazioni sì.
MARCO DI LELLO. Grazie, altrimenti non si capisce il tema degli incontri.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Onorevole Di Lello, direi che i biglietti venivano dati anche a malavitosi. Questo è il punto, più di questo.
MARCO DI LELLO. Le intercettazioni che abbiamo letto oggi, che sono tutte del mese di agosto, lei ritiene corretto se dico che vanno inquadrate in un contesto di predisposizione di una strategia difensiva da parte dell'avvocato Chiappero?
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Devo ritenere di sì, perché si rispondevano tra loro per trovare una soluzione, perché presumo che si temesse anche un interrogatorio per altre persone, come per esempio per il presidente Agnelli, cosa che poi non è avvenuta, ma probabilmente si preparavano anche a un evento del genere, non posso escluderlo.
Pag. 10MARCO DI LELLO. Perché quando, parlando l'avvocato Chiappero con Agnelli e D'Angelo nella telefonata in viva voce del 5 agosto alle 11.38, Gigi, che dovrebbe essere Chiappero direbbe: «Ma a me va bene, difatti a questo punto io ho bisogno di giocare la carta Andrea, perché non riesco più con Alessandro a far passare un messaggio chiaro e netto». Secondo lei che significa questo, signor procuratore?
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Onorevole, ovviamente per la parte che mi riguarda, comunque c'era un interesse a dare una risposta al magistrato, lei non può chiedere a me. Questo era un tentativo di difendere Agnelli nel processo presso il tribunale di Torino, qua forse non pensavano proprio al giudice sportivo. Noi come giustizia sportiva ce lo siamo trovati, si tratta di una serie di elementi per la questione della vendita dei biglietti e degli abbonamenti, del bagarinaggio e dei destinatari, ovvero di coloro che usufruivano dei biglietti e degli abbonamenti.
MARCO DI LELLO. Perché nella intercettazione del 20 agosto alle 16.51, Alessandro dice che ha «già anticipato ad Andrea che, se nel caso Dominello Rocco venisse ascoltato o chiunque altro, bisognerebbe fare un quadro della situazione per cercare di anticipare le mosse degli altri» in quanto lui ha letto sul giornale che «la settimana prossima ascolteranno i due fenomeni, Germani e Dominello». Era per capire la strategia difensiva...
PRESIDENTE. Questa è la strategia difensiva, di cui ciascuno ha la sua autonomia nella vita.
MARCO DI LELLO. Ci mancherebbe, lo rivendico.
PRESIDENTE. Da avvocato...
MARCO DI LELLO. Tuttavia, noi dobbiamo comprendere e inquadrare quando leggiamo le intercettazioni, visto che non siamo presenti. Infine, conversazione Pairetto-D'Angelo del 9 agosto alle 20.11: «Ma alla fine che ho fatto, scusatemi? Ah, parlavo con la persona sbagliata. La polizia a me non l'ha mai detto, cioè diciamola tutta, Albi, lo sai anche te: la polizia a me non ha mai detto che quella è una persona sbagliata. Tutti sapevamo l'estrazione familiare, perché ci siamo informati su Facebook, su Google, quello che è ... però se uno è incensurato a quarant'anni che appartiene a una famiglia malavitosa ed è incensurato» (...) «eh sì, perché non ho pensato così?» (...) «La verità è che mi sono detto: che cavolo, cioè questo ha deciso di fare una vita diversa dalla sua famiglia, per carità, a vie brevi eh, perché quando ti metti in mezzo a biglietti e cose vuol dire che di lavorare non hai voglia!». Allora, come interpreta lei «Tutti sapevamo l'estrazione familiare perché ci siamo informati su Facebook e su Google?».
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Tutti vuol dire tutti, quindi tutti sapevano della destinazione dei biglietti, io questo interpreto. Io mi occupo di giustizia sportiva, onorevole, ma se poi andiamo sul resto...
PRESIDENTE. Anche noi non ci occupiamo dei reati delle persone, questo lo vorrei ricordare a tutti, perché l'ho detto ieri, lo ripeto oggi: se posso fare un'affermazione, secondo me di materiale per andare avanti con la nostra inchiesta sulle infiltrazioni mafiose dentro il calcio ne abbiamo abbastanza da questa vicenda, al di là delle responsabilità personali del presidente della Juventus e di tutti gli altri della società. Così come degli altri presidenti che ascolteremo, quindi io vorrei ribadire ancora una volta questo aspetto.
C'è però un punto delle intercettazioni che ci ha portato lei oggi, prefetto, che io intendo chiarire, perché se ci mettiamo su questa strada, o l'abbandoniamo e ci accontentiamo del chiarimento sul punto per il quale abbiamo convocato il prefetto, o se dobbiamo prendere in esame anche il materiale che ci ha portato oggi, c'è un punto sul quale io intendo fare la Pag. 11domanda subito, perché altrimenti la dobbiamo riconvocare, prefetto. Eh, sì, perché se ci mettiamo su questo punto, io sono sicura che qualcun altro mi fa la domanda, quindi gliela faccio io. Il famoso incontro del quale si parla a pagina 14 in maniera particolare, che sarebbe avvenuto tra Agnelli e Dominello in Lamse è datato maggio-giugno 2012.
Trarre la conseguenza che quella data è stata volutamente interpretata, o meglio creata, come strategia difensiva perché è la data precedente all'arresto dei due fratelli è un po’ forzata, perché potrebbe effettivamente essere avvenuto in quella data, cioè maggio-giugno 2012, prima dell'arresto dei due fratelli, e nello stabilire la strategia difensiva, cosa assolutamente legittima che fanno gli imputati o comunque chi ha un processo in corso con i propri avvocati, chiarire che quell'incontro effettivamente era avvenuto in quella data era molto importante proprio perché era precedente all'arresto dei due fratelli.
Diverso è trarre la conseguenza che, invece, è stato collocato in quella data perché era prima dell'arresto dei fratelli, e così creare in qualche modo un falso. C'è una bella differenza, prefetto.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Non c'è dubbio.
PRESIDENTE. Su questo punto quantomeno lasciamoci la libertà di interpretazione, perché lei qui ce l'ha detto come se sostanzialmente fosse stata individuata quella data, ossia «diciamo che è avvenuto quel giorno perché è prima dell'arresto dei due fratelli», anziché assicurarsi che fosse avvenuto quel giorno perché era molto importante proprio perché era prima dell'arresto dei due fratelli. C'è una differenza molto profonda. Francamente non faccio questo mestiere, non avrei forse mai fatto il mestiere di magistrato, né di avvocato nella mia vita, ma se siamo forzatamente portati a fare questo tipo di interpretazione in questa Commissione, non me la sento, leggendo le carte, di dire che sicuramente l'interpretazione giusta è quella che lei ci ha portato, prefetto. Questa francamente potrebbe essere una richiesta legittima che un difensore fa al proprio assistito e gli dice: «Quando vi siete visti? Guarda che è molto importante se questo incontro è avvenuto a maggio del 2012 o è avvenuto dopo, perché se è avvenuto prima, è prima dell'arresto dei due fratelli». Se invece, come ci dice lei: «Dì che vi siete visti prima dell'arresto dei due fratelli», stiamo costruendo un fatto che non esiste e c'è una bella differenza, che avrebbe conseguenze anche sul piano penale chiaramente. Non tocca a noi fare questo mestiere però, visto che lei ci porta questa interpretazione, non vorrei che fossimo costretti a ritornarci sopra un'altra volta.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). No, presidente, su questo c'è una via di mezzo, mi permetto di dirle.
PRESIDENTE. È già qualcosa.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Io sono convinto da una serie di dati che l'incontro c'è stato e ritengo intorno a quella data, perché di abbonamenti e di biglietti si parla prima dell'inizio del campionato, non a campionato inoltrato o nell'imminenza del campionato, ma prima. Dove sta la via di mezzo? Dal momento che non ricordavano la data, è utile che quella data sia prima dell'inizio del campionato...
PRESIDENTE. Prefetto, potrebbe essere semplicemente, siccome si tratta di intercettazioni, «è importante che ti ricordi quando è avvenuto, perché prima o dopo...».
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Io le posso dire, se devo parlare di biglietti e di abbonamenti, la vedo dal punto di vista sportivo ecco perché per me è importante la parte sportiva... se se ne è parlato e si sono visti, ritengo che si siano visti, è nel periodo prima dell'inizio del campionato.
Pag. 12PRESIDENTE. Quindi prima dell'arresto dei due fratelli?
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Prima dell'arresto dei due fratelli. Che poi questo sia utile o non utile è un problema che riguarda la giustizia ordinaria, non riguarda me.
PRESIDENTE. Senatore Mirabelli, per una mozione d'ordine?
FRANCO MIRABELLI. Per aiutare a chiarire, perché mi pare che ci sia questa discussione attorno alla consapevolezza o meno da parte del presidente della Juventus della caratura criminale delle persone che aveva di fronte. Oggi, contrariamente a quello che era apparso l'altra volta, il prefetto ci dice che è un'interpretazione che ha colto, però sarebbe utile su questa vicenda se il prefetto ci chiarisse le ragioni del deferimento del presidente Agnelli, perché forse questo ci aiuta a capire quali sono le ragioni e se quelle ragioni hanno o meno attinenza con i temi che dobbiamo affrontare e discutere noi. Non è una mozione d'ordine, però forse preliminarmente, prima di andare avanti a polemizzare sul tema, sarebbe utile capire questo.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). I motivi del deferimento sono vari. Il primo è che l'articolo 12 del codice sportivo prevede che non bisogna avere contatti con la tifoseria organizzata o finanziarli... che non è possibile il bagarinaggio, quindi c'è un articolo preciso dove si dice chiaramente che quello è un illecito sportivo.
FRANCO MIRABELLI. C'è una responsabilità soggettiva o oggettiva su questo?
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Ci arriviamo. La responsabilità è in primo luogo del presidente della società, perché era consapevole dei biglietti o comunque non ha vigilato sulla gestione dei biglietti, quindi una culpa in vigilando di chi doveva vigilare, mentre la gestione dei biglietti è stata fatta in un certo modo. Ci sono quindi una responsabilità diretta e una responsabilità indiretta per il fatto di essere il rappresentante legale della società Juventus. Gli aspetti della consapevolezza o meno.. a noi interessa l'aspetto successivo, cioè la condotta antisportiva, la condotta di slealtà, questo è il concetto, di carattere generico, contenuto nel codice sportivo, perché un dirigente ovviamente non può avere un certo tipo di comportamento. Una è la norma generale, l'altra la norma speciale, che è all'articolo 12. Lei mi ripete la domanda sulla consapevolezza, a noi interessa il fatto che questi biglietti siano stati utilizzati, siano stati venduti da parte di soggetti malavitosi. C'è anche un'intercettazione sull'utilizzo a fini di lucro da parte di soggetti malavitosi nella quale addirittura si parla di fondi non soltanto per la famiglia, ma anche per le famiglie dei detenuti, come risulta da un interrogatorio della signora Fiorillo, moglie di Puntorno che era stato arrestato. Un interrogatorio vero e proprio. Quindi i motivi che lei mi ha chiesto sono vari e comunque anche nelle intercettazioni si afferma che della gestione dei biglietti era a conoscenza anche il presidente Agnelli. Peraltro, D'Angelo era il figlio dell'autista del presidente Agnelli e c'era un rapporto molto stretto, un rapporto fiduciario fra l'uno e l'altro.
PRESIDENTE. Senatore Lumia.
GIUSEPPE LUMIA. La ringrazio, presidente, perché ha avuto modo di chiarire quali sono i livelli di responsabilità e anche l'interesse della Commissione antimafia rispetto a questi livelli di responsabilità. Noi abbiamo tre valutazioni: c'è la valutazione nel processo penale e nel processo penale il livello richiesto di consapevolezza è decisivo, è un elemento chiave, strutturale, del giudizio penale, e si ritiene in questa fase del giudizio penale che la responsabilità intorno al livello di consapevolezza non ci sia, da Pag. 13quello che è dato sapere e che abbiamo potuto accertare anche qui, in sede di audizione. Poi c'è un livello di giudizio sportivo, che ha le sue regole, il suo codice, il suo rito e anche i suoi criteri di valutazione ed era importante adesso questa sua risposta per comprendere qual è il suo livello di valutazione. Ecco perché il richiamo al livello della consapevolezza rischia di essere fuorviante e di mettere dentro una valutazione che una struttura autorevole e democratica, quella giudiziaria, deputata a individuare la rilevanza penale della consapevolezza ha già escluso. Vorrei che scorressimo insieme, presidente, le intercettazioni perché sono importanti. Prefetto, sto seguendo le carte che lei ci ha fornito. La prima intercettazione, non vede coinvolto direttamente il presidente Agnelli. La seconda anche, perché è tra Germani e Merulla. Mi riferisco alle persone che parlano, è importante, perché una cosa è essere chiamato in causa indirettamente, altra cosa...
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) Non c'è dubbio.
GIUSEPPE LUMIA. Ancora, nel fascicolo 3 che lei ci ha consegnato ce ne sono tre, e nella prima non c'è neanche qui un dialogo diretto, vede D'Angelo Alessandro della società ma non c'è il presidente, anche la seconda vede coinvolto D'Angelo della Juventus, ma non c'è neanche in questa il presidente, come anche nella terza che abbiamo in questo fascicolo 3. Giusto, prefetto? È così. Alla quarta abbiamo, invece, un dialogo in cui è coinvolto anche il presidente e riguarda in particolare il suo avvocato difensore. È così? Diceva la presidente poco fa che i dialoghi tra il presidente e l'avvocato difensore rientrano in quella sfera insindacabile dove le valutazioni non sono mai soggette... perché la strategia difensiva da questo punto di vista è insindacabile, e lei stesso ha avuto l'accortezza e l'attenzione di richiamare questo punto. Al fascicolo 5 non c'è il presidente della Juventus perché c'è D'Angelo Alessandro, anche il fascicolo 6 per quanto riguarda la Juventus vede solo D'Angelo e non c'è il presidente, nel fascicolo 7 non mi pare che ci sia il presidente, c'è invece un'utenza che riguarda Calvo Francesco. Quindi di queste intercettazioni in nostro possesso per quanto riguarda il presidente Agnelli ce n'è una con il suo avvocato difensore. Da questo punto di vista l'accortezza è necessaria, perché l'unica riguarda il presidente Agnelli con il suo avvocato difensore, quindi si rischia di utilizzare un elemento del tutto privo di quel dato probatorio che anche alla valutazione della giustizia sportiva ha una sua importanza. Voi avete detto qual è il criterio con cui valuterete, avete i vostri criteri, però finalmente oggi in Commissione si sta valutando che quel tipo di intercettazione non era un'intercettazione diretta, ma era una valutazione che avveniva su un fatto indiretto e che il livello della consapevolezza, estraneo in questo momento al processo penale, non può essere tirato in ballo, perché – la presidente ha detto una cosa molto importante che vorrei esplicitare perché è la chiave – la data dell'incontro famoso maggio-giugno, prima dell'arresto, valutata dall'avvocato difensore in termini di convenienza legittimissima, se invece viene fatta apposta è chiaro che questo è inquinamento delle prove.
PRESIDENTE. Ha confermato lo stesso prefetto che l'incontro è avvenuto prima.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Non mi permetto di parlare di inquinamento delle prove.
GIUSEPPE LUMIA. No, non parlavo di lei, se fosse utilizzata ... quindi usciamo fuori dal giudizio penale.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). È il tono.
GIUSEPPE LUMIA. Il tono quando è dentro un circuito avvocato difensore- Pag. 14imputato è chiaro che ha una sua caratteristica.
MARCO DI LELLO. Con la differenza che non è né un indagato, né un imputato, è un testimone.
(Fuori microfono).
GIUSEPPE LUMIA. Noi invece riportiamoci al giudizio della Commissione, dove penso che i fatti naturalmente per la Commissione siano importanti e gravi, perché nel giudizio della Commissione parlamentare antimafia e forse anche per una parte del giudizio per quanto riguarda la giustizia sportiva c'è un elemento di contatto tra pezzi della criminalità organizzata e mondo dello sport e in questo caso una società blasonata e importante, che è molto prudente, molto qualificata, io personalmente la apprezzo moltissimo, però ci sono fatti gravi che vanno valutati da parte della Commissione antimafia e ampliati a tutte le società sportive nel rapporto con il tifo organizzato e con un mondo della criminalità che sempre più entra dentro. Ricordatevi lo striscione a Palermo e tanti altri fatti, numerosi, che indicano la presenza di punti di contatto della criminalità organizzata con il mondo dello sport. Sarà compito della Commissione parlamentare antimafia analizzare questi fatti, valutarli e fare in modo che il mondo dello sport si doti di criteri di valutazione, di rapporti, di barriere in grado non solo di tenere lontano la criminalità organizzata, ma anche di promuovere valori – mi permetta, presidente – in modo da essere un elemento di aggressione dei disvalori della criminalità organizzata. Mi premeva fare questi passaggi e volevo chiedere un'ulteriore sua valutazione per evitare che qui si facesse corto circuito intorno al tema della consapevolezza di quella intercettazione e della data dell'incontro e portarci su un binario sbagliato, che alla fine farebbe un torto anche a una persona come il presidente Agnelli che deve essere garantita nei suoi diritti.
PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Manfredi e poi facciamo dare l'ultima risposta.
MASSIMILIANO MANFREDI. Grazie, presidente. Anch'io colgo l'occasione per ringraziare il prefetto Pecoraro per essere qui e mi ricollego alla prima parte delle considerazioni del collega Lumia. Allo stato attuale non esiste alcuna intercettazione nella quale il presidente Agnelli, parlando con altre persone suoi collaboratori, dimostri di essere a conoscenza dello stato criminale di Dominello. È così o lei ritiene che esista un'altra intercettazione che lo provi? Prima cosa che le volevo chiedere, poi proseguo.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Intercettazioni di Agnelli che parla di Dominello non ne ho lette.
MASSIMILIANO MANFREDI. Le risulta che l'unica intercettazione che riguarda la statura criminale di un tifoso – perché non ci sono soltanto, come giustamente lei diceva, i mafiosi e gli ’ndranghetisti – cioè in cui Agnelli dimostra di essere a conoscenza del presunto stato criminale di un tifoso è il caso di Grancini? Presunto, perché parliamo del capo dei Viking Grancini, che domenica potrà andare tranquillamente allo stadio perché è stato respinto il Daspo – legittimamente, i provvedimenti non si commentano, si rispettano – da parte del tribunale di Torino. In questa intercettazione lui dice: «Questo ha ammazzato gente» e per questo dice a un suo collaboratore di non volerlo incontrare, perché questo dice l'intercettazione, o lei è a conoscenza di altre? Io le sto citando quelle.. ce le siamo viste tutte.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Ahimè, io non le ho viste tutte e spero di vederle tutte prima dell'udienza del 26 maggio.
MASSIMILIANO MANFREDI. Io glielo chiedo non perché...
Pag. 15GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). No, la sua domanda mi sembra corretta, ci mancherebbe. Perché da tutto il materiale probatorio che abbiamo e dalle relazioni anche della squadra mobile, io non posso escludere che il presidente Agnelli non avesse conoscenza dell'estrazione familiare di Dominello.
MASSIMILIANO MANFREDI. Infatti, io non mi permetterei mai, perché non faccio il giudice. Le ho chiesto se lei sia a conoscenza di una prova certa, poi ognuno formula...
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). No, io dico il materiale in genere: tutto il materiale che abbiamo non mi consente di... ho la sensazione che... cioè sono certo che io non posso escludere che lui abbia conoscenza...
MASSIMILIANO MANFREDI. Certo, questo è legittimo da parte sua... che non può escluderlo, ci mancherebbe.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Questo non lo posso escludere anche perché, come vede, una delle intercettazioni dice «tutti siamo andati a vedere su Google», è un indizio...
MASSIMILIANO MANFREDI. È un indizio, però, prefetto, mi permetto di dirle che, dato che lei...
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Ma io faccio giustizia sportiva, non faccio il giudice ordinario.
MASSIMILIANO MANFREDI. Assolutamente e qua volevo arrivare.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Il problema qual è? Che i biglietti li hanno avuti i malavitosi, il bagarinaggio è stato fatto da malavitosi, quindi c'è una permeabilità dell'organizzazione società Juventus, quindi c'è stata un'infiltrazione, come la vogliamo chiamare? Mi trovi lei un altro vocabolo, per me è un'infiltrazione della malavita organizzata nella gestione e nella vendita dei biglietti della Juventus. Questo è il dato sportivo, a me questo interessa, di tutto il resto...
MASSIMILIANO MANFREDI. Perché gliel'ho chiesto? Premesso che non ho assistito alla seduta della famosa intercettazione, però mi permetto di dire che la sua risposta per me era scontata e che quindi si trattava di una confusione, di un errore, oltre che di una «presunzione», perché mi sono andato a vedere gli appunti che lei ha lasciato e negli appunti suoi, quelli che ci ha depositato è scritto che non esiste alcuna intercettazione del presidente Agnelli. Io mi sono andato a vedere il suo appunto. Questo è importante, però qual è il tema? Che sia negli appunti, sia nel cappello che lei fa del deferimento sportivo lei dice che c'era una connivenza diretta e indiretta del presidente Agnelli, che aveva il fine, a prescindere dai biglietti, di garantire l'ordine pubblico nella curva.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Certo, guardi che addirittura si dice – ci sono varie intercettazioni su questo – che i biglietti vengono dati per mantenere calma la curva, per mantenere l'ordine pubblico, c'è stato il trasferimento della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica dalle forze dell'ordine alla curva, agli ultras. Questo è il concetto, e come prefetto, onorevole, per me è la cosa più sconvolgente che ci possa essere.
PRESIDENTE. Scusatemi tanto, torno a fare ancora una volta un punto, lo ripeto: mi pare che abbiamo chiarito che non tocca a noi stabilire la consapevolezza dei soggetti, anche perché, se questa ci fosse stata, l'avrebbe accertata la magistratura e il presidente Agnelli avrebbe un concorso esterno, invece non c'è, non risulta, il processo non è a suo carico. Seconda cosa: non siamo però neanche la sede nella quale si Pag. 16deve anticipare il giudizio sportivo, allora abbiamo chiesto al procuratore quali sono gli elementi per i quali ha ritenuto di dover deferire la Juventus alla giustizia sportiva, ce li ha detti, adesso toccherà al difensore in sede di giustizia sportiva confutare l'istanza della procura, perché altrimenti non ne veniamo fuori, ve lo dico, non è il nostro mestiere. A noi basta e avanza sapere che le mafie in Italia arrivano persino alla Juventus ed è il motivo per il quale noi stiamo facendo questo lavoro, questo è chiaro, è chiaro a tutti e questo è il motivo per il quale noi andremo avanti. Allora, onorevole Manfredi, faccia l'ultima domanda su questo versante e la smettiamo qua.
MASSIMILIANO MANFREDI. L'ultima cosa sulla parte del deferimento di competenza sportiva. Dato che io non ho studiato legge e non sono esperto di diritto sportivo, il capo di imputazione che viene fatto al presidente Agnelli è per conoscenza diretta o indiretta della vendita di biglietti a tifosi? Questo è il capo di imputazione?
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Esatto.
STEFANO ESPOSITO. Presidente, io continuo a stare sull'argomento che ci riguarda, provando a fare domande e poi faccio solo un'ultima considerazione. Chiarito che anche lei ritiene che l'incontro ci sia stato tra maggio e giugno per le cose che ha detto, cioè le cose eventualmente si organizzano prima dell'inizio del campionato e non dopo, lei continua a parlare di malavitosi. Mocciola, Puntorno, Grancini – mi fermo qui, ma l'elenco è lungo – sono dei malavitosi, ma per lei malavitoso è uguale a criminalità organizzata? Questa risposta è importante. Le faccio questa domanda da procuratore federale, questa sì: visto che lei nella precedente audizione ha più volte dichiarato di essere sconvolto da quello che leggeva, lei non è rimasto sconvolto che Grancini, a cui la questura di Torino ha chiesto otto anni di Daspo, si veda ancora senza questo Daspo perché un giudice ha deciso di non darglielo? Sconvolgimento puro, da cittadino. Però lei capisce bene che Grancini, che è quello di cui il presidente Agnelli dice «ma quello ha ammazzato gente, quindi non lo voglio incontrare», poi lo incontra insieme ad altri ultrà – questi sono fatti, non opinioni – eppure nonostante la richiesta di otto anni di Daspo c'è un giudice che non lo dà. La domanda che le faccio da procuratore federale e da sportivo è: che bisogna fare per essere «daspati» in questo Paese? Capisce? Forse ci dovremmo porre il tema della norma, perché, dando per scontato che io non posso dare responsabilità al giudice di non aver dato il Daspo, a lei che si occupa in questo momento di calcio in una delle sue funzioni più importanti, credo che sconvolga che una figura che viene utilizzata e che è stata utilizzata in queste settimane per dire «Guarda, Agnelli frequentava Grancini!» non venga dato il Daspo. Quel signore lì continua ad andare in curva, è a capo di un gruppo organizzato, eppure... È importante quindi capirsi, malavitoso-criminalità organizzata, perché non vorrei che si sovrapponessero. C'è un processo in corso, anzi ce ne è uno per associazione mafiosa e uno per concorso esterno, Germani. I membri della Commissione sono consapevoli di cose di cui lei non può essere consapevole su Germani, ma ne parleremo alla fine della legislatura, quando molte cose potrebbero essere desegretate. Tuttavia, mi colpisce che lei dica che la curva è stata sottratta alla gestione delle forze dell'ordine. Signor prefetto, lei ha avuto un'esperienza drammatica diretta, quando quella sera lei fu costretto a intervenire e interloquire con un signore come «Genny la carogna», cosa è successo quella sera? È una cosa ordinaria nelle nostre curve, è per questo che noi ci stiamo occupando di questo argomento, come il portiere che è stato pestato, è evidente che c'è un problema di extraterritorialità di alcune curve, questo è il problema che ci riguarda come legislatori perché mai mi sognerei di dire che è colpa delle forze dell'ordine, ma la tranquillità di stadi da 30-40 mila persone Pag. 17porta a... Lei è liberissimo nella sua funzione di fare le interpretazioni, se mi consente, per fortuna, la magistratura ordinaria penale, che ha letto queste intercettazioni prima di noi e le ha valutate prima di noi, nonostante quello che per lei determina una valutazione di sospetto, ha ritenuto che non ci fosse nessuna delle prove delle intercettazioni che potessero far cambiare idea nel chiamare in causa direttamente né la società, né il presidente, né nessuno di quelli oggetto di queste intercettazioni. La giustizia sportiva però, come ha detto lei, segue un'altra strada, io naturalmente sono disinteressato perché non mi occupo di giustizia sportiva, però è bene che la giustizia sportiva non vada mai oltre nelle interpretazioni che hanno attinenza con la giustizia ordinaria, ed è questa la ragione per la quale esprimo soddisfazione quest'oggi, perché si è chiarita una questione molto rilevante che ha generato in queste settimane, signor prefetto, una campagna mediatica nell'affiancare il nome del presidente della Juventus alla ’ndrangheta...
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Questa interpretazione la dà lei, perché io non ho mai affiancato...
STEFANO ESPOSITO. Ho parlato di lei?
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). No, le parole vanno misurate, mi consenta.
STEFANO ESPOSITO. Le ho misurate, ci sono le sue affermazioni.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Non deve assolutamente sostenere che io abbia affiancato il presidente Agnelli alla ’ndrangheta, perché avrei usurpato le funzioni della procura ordinaria.
STEFANO ESPOSITO. Questo lei lo dice oggi.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). No, no, senatore, pure l'altra volta.
STEFANO ESPOSITO. No, prefetto, mi dispiace...
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). No e soprattutto, se torno anche a quello che ha detto prima, io «Genny la carogna» non l'ho mai visto, né sentito, né ho mai trattato, anzi, se lei vuole sapere, sono stato io a convocare i presidenti di Napoli e Fiorentina per mettere immediatamente il pallone al centro del campo. Deve sapere che già alle ore 20, cioè un'ora prima dell'inizio della partita, avevo chiamato il Ministro Alfano perché gli dissi che si sarebbe comunque giocato, per cui io non ho avuto modo di trattare, né intendo trattare con le curve, perché non l'ho mai fatto nella mia vita, nella mia carriera. Guardi, i giornali possono dire quello che vogliono...
STEFANO ESPOSITO. C'è un'intervista che non ha mai smentito, signor prefetto, c'è un'intervista fatta da lei in cui lei giustamente dice: «Non mi scelgo gli interlocutori, avevo un altro ruolo in quel momento» e che doveva garantire l'ordine pubblico!
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). E i miei interlocutori erano il presidente De Laurentiis e il presidente Della Valle!
STEFANO ESPOSITO. Prendiamo atto che smentisce oggi un'intervista su La Repubblica.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Questa è una offesa alla mia carriera, e questo non glielo consento, senatore!
Pag. 18STEFANO ESPOSITO. Lei ha tutta la titolarità a non consentire, però le ribadisco che oggi prendo atto che lei non ha ritenuto e non ritiene di affiancare il presidente della Juventus alla ’ndrangheta. Sulla base della sua trascrizione, che era stata segretata e che lei oggi ha smentito, lei ha detto – testuali parole – che il presidente della Juventus era consapevole di avere a che fare con la criminalità organizzata e ha citato lo stralcio di intercettazione che oggi lei dice non essere di Andrea Agnelli.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Non l'ho mai detto.
STEFANO ESPOSITO. Io sono soddisfatto dell'audizione perché si è chiarito questo punto, se poi lei nello svolgimento delle sue funzioni di procuratore federale ritiene di mettere sotto processo la Juventus per i biglietti, guardi, posso dirle? Sulla questione biglietti mi sembra che siamo alla confessione...
PRESIDENTE. Prego onorevole Di Lello.
MARCO DI LELLO. Solo per sapere se ho la versione giusta del deferimento. Il primo, dottor Agnelli Andrea: «In ordine alla violazione dei princìpi di lealtà, correttezza, probità e dell'obbligo di osservanza delle norme e degli atti federali di cui all'articolo 1-bis, comma 1, del codice di giustizia sportiva, perché nel periodo che va dalla stagione sportiva 2011-2012 a quella 2015-2016, con il dichiarato intento di mantenere l'ordine pubblico nei settori dello stadio occupato dai tifosi ultras, al fine di evitare alla società da lui presieduta pesanti e ricorrenti ammende e/o sanzioni di natura sportiva, non impediva a tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus Football Club Spa di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti gruppi ultras, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata, autorizzando la fornitura agli stessi di dotazioni di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza previa presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari, così violando disposizioni di norme di pubblica sicurezza sulla cessione di tagliandi per assistere a manifestazioni sportive».
È questa l'imputazione che fate ad Agnelli nel deferimento?
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Certo.
MARCO DI LELLO. Se posso, presidente, per capire solo se ci sia coincidenza nelle valutazioni della procura sportiva e di quella ordinaria ai fini di quello che ci riguarda ovviamente, posso leggere un passaggio del PM Toso qui in comitato il 7 febbraio scorso?
PRESIDENTE. Prima che lei lo legga dobbiamo comunicare che l'ufficio di presidenza propone di declassificare il resoconto. Sospendo l'audizione e propongo di anticipare il successivo punto all'ordine del giorno.
(La Commissione concorda).
Comunicazioni della Presidente.
PRESIDENTE. Comunico che sulla base di quanto stabilito dall'ufficio di presidenza testé riunitosi si è convenuto di modificare il regime di classifica da riservato a libero del resoconto stenografico dell'audizione dei sostituti procuratori della Repubblica di Torino del 7 febbraio 2017 presso il IX Comitato, fatte salve la parte segreta e le eventuali osservazioni da parte degli auditi.
(Così rimane stabilito).
Concludo sul punto, proponendo anche, dopo l'ufficio di Presidenza, la nomina a consulente della Commissione del dott. Giovanni Colangelo, già procuratore di Napoli. Propongo, altresì, la nomina a consulente per il IX comitato Mafia e manifestazioni sportive del dott. Pierpaolo Romani. Sono entrambi a titolo gratuito e a tempo parziale, come ben sappiamo.
(Così rimane stabilito).
Pag. 19Audizione del procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), Giuseppe Pecoraro.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'audizione del procuratore federale Pecoraro.
A questo punto l'onorevole Di Lello è autorizzato a leggere il resoconto. Prego onorevole Di Lello.
MARCO DI LELLO. Grazie, presidente. L'onorevole Fava chiede se vi fosse un'estorsione o meno ai danni della Juventus e Paolo Toso, sostituto procuratore della Repubblica presso la DDA di Torino: «Rispetto alle estorsioni ci siamo ovviamente posti le domande che lei ci sta ponendo e abbiamo fatto questa riflessione: c'è una differenza sostanzialmente tecnica, la società Juventus non ha subìto alcun pregiudizio economico, l'estorsione è un reato contro il patrimonio, l'estorto subisce un pregiudizio, è costretto ad assumere qualcuno che non avrebbe altrimenti assunto, è costretto a pagare la guardiania che altrimenti non avrebbe pagato. La società Juventus non ha subìto alcun pregiudizio, ha venduto tutti i suoi biglietti a pieno prezzo, con piena soddisfazione, e non è mai stata intimidita per farlo, è stato un incontro di volontà, mentre l'estorsione non è un incontro di volontà, anche nel caso di una minaccia velata comunque c'è un soggetto in posizione dominante e un soggetto che subisce. Per questo la collega – la dottoressa Abbatecola, che era con lui in audizione – diceva che non abbiamo riconosciuto alla società il ruolo di persona offesa, perché abbiamo un pacifico, dichiarato – in particolare dai dirigenti della Juventus – incontro di volontà. L'intesa con Dominello funzionava, non determinava alcun esborso, anzi garantiva la vendita dei tagliandi di ingresso, che è l'affare di chi gestisce lo stadio, senza costrizione alcuna. Diverso sarebbe stato se i biglietti fossero stati ceduti gratuitamente, allora non ci sarebbe stato dubbio: cedo quote di biglietti e in cambio ho la tranquillità, ma non è così, quindi la Juve non ha subito alcun pregiudizio economico e, se non c'è un pregiudizio economico, non c'è estorsione, che è un reato contro il patrimonio». Voi avete fatto la stessa valutazione della procura di Torino?
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Ma non c'è dubbio. Solo per chiarezza, per tornare sul punto precedente, in occasione della partita Napoli-Fiorentina, alle 20 avvertii il capo di gabinetto del Ministro dell'interno, perché riferisse al Ministro dell'interno.
PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto per la disponibilità.
STEFANO ESPOSITO. Presidente, non ha ancora risposto alla mia domanda sulla criminalità organizzata.
GIUSEPPE PECORARO, procuratore federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). Nel deferimento è chiarito tutto, comunque c'è una pericolosità sociale e negli uni e negli altri.
PRESIDENTE. Ovviamente questa distinzione non potrà non essere presa in considerazione dalla nostra Commissione, mi pare una domanda seria da parte del senatore Esposito, anche se un po’ di esperienza ci ha insegnato che la malavita organizzata è un vettore per la criminalità organizzata di tipo mafioso, come lo è la corruzione, come lo sono tanti altri comportamenti sociali, economici e politici, quindi, siccome questa sede – lo ribadisco ancora una volta – non è un tribunale né penale, né sportivo, il fenomeno nel suo insieme ha un interesse globale per quanto ci riguarda. Adesso mi auguro che dopo queste fasi, nelle quali abbiamo tutti avuto la tentazione di fare un altro mestiere, ricominciamo a fare il nostro, che è impegnativo, importante, non meno importante di quello di altri, e che soprattutto ritengo per quanto riguarda l'oggetto dell'inchiesta che abbiamo iniziato rivesta – se posso dirlo – un ruolo ancora più importante, perché a noi sta responsabilizzare tutti gli attori del sistema su questo Pag. 20 punto. Abbiamo sentito ieri il rappresentante dell'Associazione calciatori e siamo reduci da una missione in Spagna. Torniamo da Madrid e oggi hanno arrestato un allenatore italiano sospettato di essere collegato alla ’ndrangheta. Il fenomeno c'è, esiste, non va negato, è bene indagarlo, e, nonostante tutti coloro che ci hanno detto che forse era importante interessarci di cose più serie, noi riteniamo che questa sia una delle più serie delle quali ci dobbiamo occupare, anche perché coinvolge uno dei sentimenti più popolari in questo nostro Paese intorno a uno dei mondi che hanno più valore, quello dello sport, che noi vorremmo che non fosse usato, strumentalizzato e tradito da nessuno, facendo affari con la criminalità organizzata mafiosa. Sentiremo naturalmente tutti gli attori del sistema, compreso anche il capo della Polizia, perché sappiamo bene che su questo aspetto il tema della sicurezza è particolarmente importante. Grazie a tutti e buon lavoro.
Dichiaro conclusa la seduta.
La seduta termina alle 16.20.