XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 151 di Mercoledì 20 aprile 2016

INDICE

Comunicazioni della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Vecchio Andrea (SCpI)  ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7 
Bossa Luisa (PD)  ... 7 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 7 
Bindi Rosy , Presidente ... 7  ... 7

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta inizia alle 15.

Comunicazioni della presidente.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni della presidente sulle risultanze dell'ufficio di presidenza, che ha preso in esame due relazioni, oltre alla relazione di Pio La Torre.
  Vorremmo procedere a una nuova pubblicazione della relazione di minoranza di Pio La Torre del 1976 a quaranta anni di distanza dal suo deposito e in vista delle commemorazioni a Palermo, il 30 aprile prossimo, del 34° anniversario del suo assassinio avvenuto il 30 aprile 1982. Potrebbe essere un omaggio al coraggio e alla lungimiranza delle sue proposte, che non furono approvate in Commissione antimafia e che divennero legge solo dopo l'uccisione sua e del generale Dalla Chiesa, e che potrebbero trovare una sorta di riparazione postuma nella condivisione ideale oggi sulla necessità di ripubblicare la sua relazione, confluita in un volume ormai esaurito e presente solo sul sito internet del portale storico della Camera, alla VI legislatura. Spero che il 30 aprile una delegazione di questa Commissione possa recarsi a Palermo per partecipare al convegno celebrativo e, in quella circostanza, consegnare la relazione alla fondazione Pio La Torre. Questa stessa delegazione della Commissione potrebbe partecipare il giorno dopo all'anniversario della strage di Portella della Ginestra, che ricorre il primo maggio. In questo senso, forse le relazioni saranno tre.
  Procediamo a questo punto con la relazione sullo stato degli uffici giudiziari in Calabria. Dalle nostre missioni del 23 febbraio 2015 a Catanzaro, del 26 e 27 ottobre 2015 a Cosenza, dalle numerose missioni a Reggio Calabria e dalla missione, dopo undici anni, a Locri, abbiamo constatato una situazione sempre più preoccupante, per la forza e il dominio che la ’ndrangheta continua a esercitare in quella terra. Anche se, come sappiamo, ha avuto la possibilità di espandersi in tutto il mondo, abbiamo constatato che la casa madre resta la Calabria e in maniera particolare Reggio Calabria, la città e tutta la sua provincia. Conosciamo le criticità sulle quali la relazione torna e sulle quali io non mi voglio soffermare in questo momento. Abbiamo altresì constatato ancora una volta gli enormi risultati che sono stati raggiunti dalla magistratura, in maniera particolare dalle due direzioni distrettuali antimafia (DDA) di Reggio Calabria e di Catanzaro, e dalle forze di polizia sul piano repressivo. Recentemente sono stati assicurati alla giustizia due storici latitanti, a dimostrazione che non solo la ’ndrangheta controlla il territorio, ma lo controlla anche lo Stato.
  Tuttavia, va sottolineato che questo enorme lavoro svolto, da una parte, a oggi è insufficiente – dobbiamo purtroppo constatarlo – per la portata della sfida che la ’ndrangheta continua a rappresentare, ma, dall'altra, è un lavoro altrettanto eroico per la situazione degli organici delle due sedi di DDA di Reggio Calabria e Catanzaro. A Reggio Calabria si registra una criticità soprattutto negli uffici Gip e Gup e nel tribunale. Durante la nostra ultima missione a Reggio Calabria abbiamo audito sia il presidente del tribunale che la presidente dell'ufficio Gip-Gup dello stesso tribunale, che ci hanno manifestato una situazione davvero critica. A fronte di un enorme lavoro svolto dalla procura, c'è il rischio che molte inchieste finiscano in prescrizione, Pag. 4 proprio per l'impossibilità, da parte del riesame e da parte del tribunale, per la carenza di organici, di far fronte nella sede giudiziaria e nella sede decisionale vera e propria. Noi registriamo carenze in procura a Reggio Calabria, ma soprattutto carenze relative a Gip-Gup e tribunale. La stessa cosa vale per Locri. Conosciamo la situazione della Locride. Ci è stata segnalata in maniera particolare una difficoltà, che qui viene riportata, oltre che nella sede penale, anche nella sede civile. La relazione è molto puntuale dal punto di vista della copertura delle piante organiche, dal punto di vista dei carichi di lavoro e dal punto di vista dei ritardi e, quindi, credo che possa rappresentare un documento prezioso, attraverso il quale la nostra Commissione interloquisce con tutto il Parlamento, ma soprattutto con il Consiglio superiore della magistratura e con il Ministero della giustizia.
  Per quanto riguarda il distretto di Catanzaro, non sfugge a nessuno soprattutto la vastità del territorio e il fatto che fa riferimento, come unica DDA, a sedi di procure circondariali della portata di Vibo Valentia, Crotone e Cosenza, dove peraltro, come sapete, è caduta anche la mannaia – così la definiamo io e il senatore Buemi – della chiusura della sede di Rossano, che naturalmente ha complicato ulteriormente la situazione. Sulle sedi che sono state soppresse annunciamo un nostro approfondimento successivo. Tuttavia, per la vastità del territorio di Catanzaro, va segnalata la carenza del tribunale, dell'ufficio Gip-Gup, ma soprattutto della procura. Peraltro, siamo alla vigilia della nomina del nuovo procuratore. Riteniamo che noi dobbiamo segnalare tutto questo al Governo, perché si faccia carico di colmare queste carenze. Nella relazione sono riportati anche paragoni con altre sedi, sia come carico di lavoro che come numero di magistrati. Resta poi l'emergenza amministrativa che tutti conosciamo, sulla quale naturalmente non siamo stati in grado di offrire i dati, ma che viene genericamente segnalata. Essendoci in discussione addirittura la soppressione della corte d'appello di Reggio Calabria, che questa Commissione riterrebbe assolutamente negativa, anche perché questo finirebbe per comportare la chiusura della DDA di Reggio Calabria, noi vogliamo, con questa relazione puntuale e tempestiva, inserirci in questo dibattito e segnalare al Governo queste necessità. Io non aggiungerei altro su questo punto. Il termine per presentare le proposte di modifica a questa relazione è martedì prossimo.
  Passiamo all'altra relazione, che non è meno impegnativa, ma sulla quale abbiamo già avuto qualche possibilità di scambio e di confronto tra di noi. La relazione reca il titolo: «Trasparenza delle candidature ed efficacia dei controlli per prevenire l'infiltrazione mafiosa negli enti locali in occasione delle elezioni amministrative». In questa relazione noi ripercorriamo, oltre che il quadro normativo, anche il lavoro svolto dalle precedenti Commissioni nelle scorse legislature sul tema del rapporto tra mafia e politica e anche sulla valutazione delle candidature. Si fa ovviamente riferimento alla prima relazione, che è quella di Pio La Torre, ma anche al lavoro svolto soprattutto dalla presidenza Violante sul rapporto tra mafia e politica, al lavoro svolto nella precedente legislatura dalla Commissione presieduta dal senatore Pisanu e, infine, al lavoro affrontato soprattutto dalla nostra Commissione per la formazione delle liste, preceduto dall'approvazione del codice di autoregolamentazione, e che in passato ha visto impegnate anche le commissioni precedenti. L'esame in base al codice di autoregolamentazione sulla qualità delle liste elettorali aveva visto impegnata per la prima volta la Commissione presieduta da Gerardo Chiaromonte, che comunicò alla stampa le risultanze della verifica prima dello svolgimento delle elezioni politiche del 5-6 aprile dello stesso anno. Invece, nella sedicesima legislatura la Commissione presieduta dal senatore Pisanu rese note le risultanze della verifica successivamente alle elezioni amministrative. Come ricorderete, questa Commissione svolse questo lavoro lo scorso anno per le candidature delle regionali. Il quadro normativo che ricostruiamo evidentemente fa esplicito riferimento agli interventi del legislatore successivi a quanto fatto dalle commissioni che ci hanno preceduto, in maniera particolare all'introduzione nella legislatura precedente della cosiddetta Pag. 5«legge Severino», nonché all'introduzione in questa legislatura del reato di voto di scambio mafioso, con la riformulazione dell'articolo 416-ter, e alle nuove disposizioni in materia di riciclaggio e di reati contro la pubblica amministrazione, in primo luogo la corruzione. Inoltre, in questa relazione naturalmente si prende in esame la criticità della situazione negli enti locali. Faccio riferimento in maniera particolare al settimo paragrafo.
  Nel sesto paragrafo, come nell'ottavo, si lancia un vero allarme, perché le amministrazioni locali sono il primo varco di penetrazione delle mafie nella politica e nella pubblica amministrazione. In questa tornata elettorale vanno al voto circa 1.400 comuni, con un numero di candidati che supererà i 150 mila. La situazione dei comuni sciolti per mafia, dei comuni sotto monitoraggio e dei comuni che hanno avuto commissioni di accesso vede un aumento quantitativo e una reiterata criticità in alcune realtà, ma ha visto anche crescere le dimensioni e l'importanza delle amministrazioni che sono state sottoposte a commissioni di accesso o addirittura a scioglimento. Si va dal comune capoluogo di Reggio Calabria alla città di Roma, dallo scioglimento del municipio di Ostia, che come entità amministrativa è in assoluto la più numerosa della storia, fino all'espansione al nord delle mafie e allo scioglimento dei primi comuni in Liguria, in Lombardia e in Emilia. È di oggi la notizia di Brescello. È chiaramente una situazione allarmante. A fronte di questa situazione, noi registriamo anche la carenza degli strumenti da parte dello Stato per controllare l'applicazione delle leggi che si è dato, in maniera particolare la legge Severino. In questa relazione noi dichiariamo, da una parte, la nostra impossibilità, in questa tornata elettorale, di fare una verifica completa su tutte le candidature e su tutti i comuni che vanno al voto. Non abbiamo le possibilità e non abbiamo gli strumenti. D'altra parte, tutti noi conosciamo anche le critiche alle quali ci siamo esposti quando, per un lavoro di dimensioni inferiori, la volta precedente siamo arrivati a ridosso della scadenza elettorale. Ancorché in sede giudiziaria sia stato affermato che anche nelle ultime 24 ore i cittadini hanno diritto a essere informati sulla qualità del personale politico che andranno a scegliere, noi sappiamo perfettamente che sul piano politico ci siamo esposti ad alcune critiche. Io credo che questo non si debba ripetere, anche perché la preziosità del nostro lavoro non può essere sminuita o addirittura ridicolizzata in questo senso. Pertanto, noi non possiamo farlo. D'altra parte, segnaliamo al Parlamento e al Governo che la carenza degli strumenti rende anche le altre istituzioni deputate a svolgere questo controllo non in grado di operare in questo senso. Mi riferisco alla mancanza di un casellario giudiziale nazionale e di una banca dati unica di candidati e di eletti. Sostanzialmente, c'è una totale non conoscenza del personale politico in questo Paese. Ricordo anche il poco tempo a disposizione delle commissioni elettorali, che peraltro per le elezioni amministrative non sono neppure formate da magistrati, per valutare l'autocertificazione. Quarantotto ore sono assolutamente insufficienti. Allo stesso modo, intendiamo segnalare alle forze politiche, ai partiti e a tutti i candidati sindaco la necessità di dotarsi loro stessi di strumenti per fare la prima verifica. Infatti, al di là del lavoro che potrebbe fare la Commissione, che – lo ripeto – non dà patenti di candidabilità a nessuno, ma è solo tenuta a dare un'informazione ai cittadini, sono le forze politiche che devono darsi codici etici e strumenti per selezionare la classe dirigente, soprattutto quando si vanno a ricoprire incarichi istituzionali e amministrativi in istituzioni così esposte come i comuni. In questa relazione ci sono proposte perché lo Stato si dia questi strumenti.
  Inoltre, si segnala in maniera esplicita che si devono avere strumenti per tutelare anche quei pubblici amministratori che sono continuamente esposti. Infatti, è vero che si è proceduto agli scioglimenti, è vero che ci sono tanti casi di coinvolgimento di amministratori locali in voti di scambio o in cedimenti nei confronti dei poteri mafiosi, anche oggi nella provincia di Vibo Valentia c'è una fotografia impressionante della situazione che è venuta a crearsi. Tengo a mettere a verbale che noi avevamo segnalato il caso del presidente della provincia di Vibo Valentia, eletto con la nuova legge, al Pag. 6Ministero dell'interno come persona che, per i suoi casi precedenti, presentava delle criticità. Oggi ha ricevuto un avviso di garanzia e ci sono agli arresti esponenti di cosche estremamente pericolose di quella provincia. Tuttavia, se è vero tutto questo, ci sono, però, tanti amministratori che ogni giorno sono sottoposti a minacce e non c'è una tutela nei loro confronti.
  Riteniamo, inoltre, che soprattutto le norme riguardanti la candidabilità nei comuni sciolti per mafia debbano essere in qualche modo inasprite, così come riteniamo che debbano essere inasprite le pene per il reato di scambio elettorale, sia mafioso che ordinario. Naturalmente la relazione si chiude facendo un esplicito riferimento a quanto la relazione della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo quest'anno mette in evidenza: le mafie rappresentano un vero e proprio attentato nei confronti della democrazia e della qualità della vita democratica di un Paese. Non sono soltanto un reato contro le persone e un reato contro la sicurezza, ma sono un reato contro la democrazia e contro lo Stato. È, quindi, molto importante che nel momento in cui si va al voto ci sia un maggiore senso di responsabilità da parte di tutti, dei partiti e di tutte le istituzioni.
  Come dicevo, noi, come ufficio di presidenza, abbiamo deciso e con questa relazione dichiariamo esplicitamente che non faremo una verifica su tutte le candidature. Riteniamo, però, di mettere sotto osservazione alcune amministrazioni locali che vanno al voto. In particolare, abbiamo individuato alcuni criteri che io definirei «oggettivi». Prima di tutto, i comuni sciolti per mafia che tornano al voto, che sono: Battipaglia (SA), Scalea (CS), Ricadi (VV), Badolato (CZ), San Luca (RC) e Platì (RC). Ci sono poi amministrazioni comunali che sono state sottoposte a commissione di accesso, ma che sono state sciolte in via ordinaria, ad esempio per le dimissioni del sindaco. A oggi i comuni con commissioni di accesso che sono in scioglimento ordinario sono: Sant'Oreste (RM), Trentola-Ducenta (CE) e Villa di Briano (CE). C'era anche Brescello (RE), che però oggi è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. C'è poi Roma, la quale è in commissariamento ordinario per dimissioni del sindaco. A parte lo scioglimento per mafia di un municipio come quello di Ostia, Roma non aveva ricevuto da parte del Governo uno scioglimento, ma neanche una piena assoluzione. Infatti, come ricorderete, l'opera del sindaco era stata messa sotto osservazione e affiancata da una commissione governativa presieduta dal prefetto di Roma, mentre Ostia è stata sciolta. Di conseguenza, trattasi di una situazione che presenta tutti gli elementi per poter essere presa in esame.
  Le altre amministrazioni che prenderemo in esame sono quelle che invece hanno avuto una commissione di accesso, ma non sono state sciolte. Trattasi di: Finale Emilia (MO), Morlupo (RM), Diano Marina (IM), San Sostene (CZ) e Joppolo (VV). Joppolo ha una situazione ancora più particolare. Questo comune ha avuto il commissariamento per scioglimento mafioso per un anno e mezzo. È di questi giorni la sentenza del Consiglio di Stato che ha revocato lo scioglimento per mafia e ha reinsediato il sindaco e la giunta precedente. Ora il comune va al voto. Su queste realtà, che sono complessivamente quindici, appartenenti a cinque regioni diverse, distribuite, come vedete, in quasi tutto il territorio nazionale, noi non possiamo limitarci a fare una lista di nomi, ma dobbiamo svolgere una relazione che inquadri la situazione politico-amministrativa e la storia che ha portato a una condizione critica e anche una relazione che inquadri lo svolgimento della campagna elettorale. Su Roma abbiamo un lavoro già in stato avanzato e prossimo alla conclusione, per il lavoro che abbiamo svolto, non solo su mafia capitale, ma anche sull'insediamento delle mafie in questa città e nella sua provincia. Per tutte le altre amministrazioni abbiamo la documentazione a disposizione. Io penso che per ciascuna di queste amministrazioni dobbiamo creare un piccolo gruppo di lavoro, formato da almeno tre parlamentari, che si faccia carico dello svolgimento della relazione, mentre si fa la verifica delle candidature, ricorrendo naturalmente alla preziosissima collaborazione del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo e all'interlocuzione con tutte le procure d'Italia o comunque con quelle che saranno eventualmente interessate ai carichi pendenti dei Pag. 7vari candidati. È un lavoro enorme, ma mentre si procede a questo lavoro questi piccoli gruppi dovrebbero cominciare a svolgere piccole relazioni sulle singole realtà. L'orientamento che abbiamo preso in ufficio di presidenza è che possibilmente non ci si basi sulla provenienza, ad esempio i campani si interesseranno di Liguria o di Calabria e i calabresi del Lazio. Certo potranno segnalare ai gruppi situazioni locali di cui sono a conoscenza. Non so se avremo le forze per fare questo lavoro, però ci proviamo. Voglio sottolineare che è stata da tutti raccomandata, in particolare dalla collega Prestigiacomo, la necessità che questo lavoro venga svolto in maniera assolutamente imparziale e istituzionale, senza rischi di strumentalizzazione politica, senza trasformarlo in uno strumento di lotta tra le parti politiche. Questa è una sfida estremamente impegnativa per tutti, ma io credo che siamo in grado di vincerla, in quanto abbiamo sempre agito con questo intento e lo faremo anche questa volta, perché abbiamo l'ambizione di dimostrare che la politica può svolgere anche un'attività di garanzia. Io non avrei altro da aggiungere per il momento, se non segnalare che anche in questa circostanza si possono presentare proposte di modifica entro martedì. Avete avuto la bozza del testo. Mercoledì potremo votare le due relazioni che ho illustrato oltre alla ripubblicazione della relazione di Pio La Torre.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire.

  ANDREA VECCHIO. Io vorrei fare un ragionamento su questa procedura. Mi pare di aver capito che i comuni sono quindici. Tre parlamentari per comune fanno quarantacinque. In questa Commissione io non ho mai visto una presenza così alta. Come facciamo a precettare gli altri?

  PRESIDENTE. Se ne faranno carico i capigruppo. Mi dispiace, ma l'onorevole Vecchio dovrà far parte di due o tre gruppi di lavoro.

  LUISA BOSSA. Presidente, voglio ringraziare lei e il gruppo di lavoro, l'ufficio di presidenza, che ha lavorato a questa relazione, che rispetto alla volta scorsa mi pare effettivamente più approfondita, più attenta e più equilibrata. Ha ragione lei a dire che non ci sono medagliette o magliette da indossare in questa storia. C'è da fare soltanto una riflessione, c'è da attenzionare, è una brutta parola, però rende il concetto. Naturalmente verremo mercoledì per il voto, che esprimeremo in maniera limpida, perché sarà il frutto di una relazione – questa volta sì – molto articolata e anche molto ben pensata.

  FRANCESCO D'UVA. Presidente, intervengo a nome del Gruppo Movimento 5 Stelle. Siamo contenti che si faccia questo lavoro e che racchiuda tutti i comuni che sono stati citati, sia quelli che sono stati sciolti sia quelli che hanno ricevuto la commissione d'accesso. Riconosciamo di non poter fare lo screening su tutti i comuni, poiché il numero è eccessivo. Pertanto, la decisione di considerare questi comuni, che è stata presa dall'ufficio di presidenza a larga maggioranza, se non all'unanimità, ci sembra più che accettabile. Auspichiamo noi stessi per primi che si possa fare questo lavoro nella maniera più laica possibile.

  PRESIDENTE. Devo fare due comunicazioni, la prima delle quali in seduta pubblica: abbiamo proceduto alla nomina di quattro consulenti gratuiti e a tempo parziale: Sergio Nazzaro, Andrea Cottone e i magistrati Bruno Cherchi e Antonio Bruno Tridico.
  Propongo di passare in seduta segreta.

  (Così rimane stabilito. La Commissione procede in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica)

  PRESIDENTE. Vi ringrazio e dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.35.