Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera, Celestina Gravina:
Bindi Rosy , Presidente ... 3
Gravina Celestina , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 4
Bindi Rosy , Presidente ... 6
Gravina Celestina , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 6
Bindi Rosy , Presidente ... 6
Gravina Celestina , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 7
Bindi Rosy , Presidente ... 7
Gravina Celestina , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 7
Bindi Rosy , Presidente ... 7
Gravina Celestina , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 7
Bindi Rosy , Presidente ... 7
Gravina Celestina , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 7
Bindi Rosy , Presidente ... 7
Gravina Celestina , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 7
Bindi Rosy , Presidente ... 7
Gravina Celestina , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 7
Bindi Rosy , Presidente ... 7
Sulla pubblicità dei lavori:
Gaetti Luigi , Presidente ... 7
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza, Luigi Gay:
Gaetti Luigi , Presidente ... 8
Gay Luigi , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza ... 8
Gaetti Luigi , Presidente ... 10
Gay Luigi , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza ... 10
Gaetti Luigi , Presidente ... 10
Gay Luigi , procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza ... 10
Gaetti Luigi , Presidente ... 11
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI
La seduta comincia alle 14.50.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera, Celestina Gravina.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera, Celestina Gravina.
L'audizione ha a oggetto la situazione della criminalità organizzata a Matera e nella costa ionica della Basilicata e si pone a completamento della missione svolta a Matera lo scorso 16 aprile.
Ricordo, come di consueto, che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta.
Prima di passare la parola al procuratore Gravina, che ringrazio per la sua presenza, mi preme ricordare, all'inizio di quest'audizione, il suo oggetto specifico, scaturito soprattutto dalla nostra presenza in missione a Matera. In tale missione noi abbiamo riscontrato una certa lontananza tra fatti verificatisi che vengono definiti «spie» della presenza della criminalità organizzata – mi riferisco allo spaccio di droga, all'usura, a danneggiamenti, a incendi, a estorsioni – e una sorta di negazione da parte sia del Comitato sicurezza, sia della stessa procura nella riconduzione di questi fatti a segnali di presenza della criminalità organizzata.
Questa è stata per noi fonte di una certa preoccupazione, soprattutto in relazione al fatto che, invece, realtà associative – non solo Libera, ma anche alcune realtà legate soprattutto al mondo agricolo – hanno manifestato le loro preoccupazioni e anche, a parer loro, un convincimento di una presenza, e non solo un transito proveniente dalla Calabria, dalla Puglia o dalla Campania, di organizzazioni di criminalità organizzata, convincimento che hanno anche tradotto in esposti presso le sedi competenti.
Poiché in quella circostanza noi non abbiamo avuto l'occasione di sentire il procuratore Gravina, vorremmo sapere anche dal procuratore se condivide questo atteggiamento, questa convinzione – non possiamo che definirla tale – volta a negare la presenza di segnali di criminalità organizzata, o se, invece, ritiene che i sintomi siano riconducibili anche a realtà di fatto.
L'altro aspetto sul quale io non posso non interpellare il procuratore Gravina è legato al fatto che ben due relazioni della Direzione nazionale antimafia, con riferimento a tutte le relazioni che tutti gli anni la Direzione scrive, come lei ben sa, mettono in evidenza una sorta di incomprensione o di non comunicazione tra la DDA di Potenza e la procura di Matera, con particolare riferimento alla scarsa adesione Pag. 4al protocollo di intesa sulle indagini che riguardano la criminalità organizzata.
Naturalmente, noi ascolteremo il procuratore Gravina e tutto quello che ha da dirci, ma questi sono due aspetti sui quali noi vorremmo che la sua presenza qui fosse in grado di fugare alcuni dubbi e anche di fornire elementi di chiarezza.
Do la parola alla dottoressa Gravina.
CELESTINA GRAVINA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Sono grata al presidente e alla Commissione per quest'audizione, perché, come avevo già detto quando l'altra volta mi ero giustificata per un impegno, mi fa piacere esporre i fatti come sono. Io sono un magistrato, non un'esperta in sociologia criminale, e non ho poteri rabdomantici di alcun genere. Mi muovo in base ai fatti accertati nei processi oppure a quelli raggiunti da gravi elementi di configurazione.
Devo dire una cosa. Presidente, lei sosteneva che le forze di polizia, insieme alla procura di Matera, avrebbero negato fatti da cui desumere l'esistenza di radicamenti della criminalità organizzata. Effettivamente me ne sono accorta. Ieri, avendo fatto una piccola ricerca, ho letto che l'ultima relazione semestrale della DIA, la quale dedica al contesto lucano tre righe della sua relazione, scrive: «Dopo l'incisiva disarticolazione giudiziaria subita negli anni dalla locale criminalità adesso il contesto lucano è soltanto sottoposto alla pressione di gruppi appartenenti a macrofenomeni limitrofi, anche se limitata a singole progettualità».
È una considerazione piuttosto simile a quella che io, senza entrare in alcun rapporto con la DIA, avevo scritto in una relazione alla DNA. Ovviamente, reati avvengono, ma elementi per desumere un radicamento stabile e strutturato nella regione di questo tipo di gruppi effettivamente non ci sono, perché, come dicevo prima, parlano i fatti, i processi, le sentenze.
Io sono a Matera dal novembre del 2010 e ho un elenco dei processi di DDA che si sono celebrati davanti al tribunale di Matera per la competenza del giudicante rispetto a quella della procura distrettuale e un elenco di assoluzioni anche molto significative.
Di cinquantuno imputati in un processo del 2011 del tribunale tutti sono stati assolti. È stato condannato solo il collaboratore di giustizia. Di una serie di elenchi di processi per estorsione con l'articolo 7 della legge 1991 vi è stata assoluzione totale ovvero esclusione dell'articolo 7, esclusione poi confermata nei gradi successivi del giudizio.
Si sono, inoltre, verificati annullamenti in Cassazione di qualche condanna che c'era stata. Nel 2012 non è neanche arrivato al tribunale di Matera un processo che vedeva imputate sessantacinque persone davanti al GUP per traffici di stupefacenti insistenti nel Metapontino e associazioni varie. Tale processo ha visto sessantacinque proscioglimenti del GUP perché il fatto non sussiste.
Da ultimo, l'ultima sentenza riguarda quindici imputati per traffici d'armi aggravati dall'articolo 7 a Matera, che hanno avuto un'assoluzione totale.
Questi sono i fatti, per me. Quando sono arrivata e ho trovato questi fatti, me ne sono fatta un problema e me ne sono voluta rendere conto, spogliandomi – per carità – della veste di quella che ha fatto il militare a Cuneo. Io vengo dalla procura di Milano e facevo parte della DDA. Pertanto, sto cercando di modulare il mio lavoro su una realtà certamente differente. Credo, però, che il contesto normativo in base al quale dire che qualcosa è un 416-bis o un 74 sia sempre lo stesso, perché la norma vale su tutto il territorio nazionale.
Si pone, quindi, una questione di standard probatorio e di modalità per costruire le indagini. Io ho cercato, da quando sono arrivata, di costruire uno standard più efficiente, perché ritengo che questo sia un quadro di inefficienza. Questo è il contesto.
Quello che lei mi diceva riguarda questioni piuttosto importanti, perché nelle realtà provinciali, che io ho scoperto, affascinata – ho trovato enormemente formativa questa esperienza – ci sono degli Pag. 5atteggiamenti e delle torsioni sconosciuti in altri luoghi, dove i fenomeni criminali sono anche ben più esistenti e macroscopici.
Lei ha parlato delle associazioni dell'agricoltura, di problematiche e di denunce. Io ho trovato – me l'ero conservato – un foglio di uno dei gazzettini locali che qualche mese fa iniziava con un attacco alla procura di Matera, la quale aveva negato a una di queste aziende agricole cooperative i benefici della sospensione delle esecuzioni immobiliari, in sostanza i vari benefici di assistenza dovuti alle persone che sono vittime di usura.
Si è trattato di un attacco frontale. Perché l'aveva fatto la procura di Matera ? Perché usura non c'era. Perché c'erano stati provvedimenti ripetuti di archiviazione del GIP. La risposta è stata una seconda asta deserta, perché c'erano delle manifestazioni, c'erano delle esuberanze. Il titolo della persona che parlava per questa associazione era: «Denunciateci per turbativa d'asta».
Soprattutto, però, ci sono delle parole che, secondo me, sono significative. Le leggo perché sono icastiche e non ne voglio dire troppe e superflue. Questa persona diceva: «Come me, non vedono l'ora che le centinaia di aziende del Metapontino che, sotto lo schiaffo delle banche, degli usurai, degli speculatori commerciali e finanziari, dei parassiti di una burocrazia cieca e ottusa, degli enti di riscossione, non sono più disposte ad accettare vadano al macello come agnelli sacrificali sull'altare della speculazione e della responsabilità politica».
Un tonitruante manifesto recitava: «Centinaia di aziende sotto lo schiaffo dell'usura», da parte di vari attori. Mi sembra evidente che l'impostazione sia quella per cui tutte le vacche sono nere e, quindi, forse qualche difetto logico si legge immediatamente.
Il fatto è che, da quando io sono a Matera, la mia procura ha iscritto quattordici procedimenti per usura. Adesso ne sono in piedi due. La procura ha fatto il suo lavoro. Sono stati quattordici in quasi quattro anni, non centinaia. Nessuno di questi procedimenti è stato iscritto per denunce veicolate da queste associazioni. Sono tutti fatti singoli e personali.
Dei dodici procedimenti definiti otto sono stati archiviati dal giudice perché usura non c'era. Si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, della cosiddetta usura bancaria e, quindi, non di fatti descrivibili nell'alveo di associazioni criminali. Quattro sono stati i rinvii a giudizio. Sono vicende singole di quella connotazione «civilistica» che, come si sa, la nuova norma attribuisce.
Criminalità organizzata che preme su centinaia di aziende agricole del Metapontino io non la vedo. La sento gridata, la leggo sui vari gazzettini e vedo che ci si oppone, anche con mezzi poco ortodossi, all'espletamento doveroso delle aste per le vendite immobiliari. Che cosa posso dire dell'usura nutrita dalla criminalità organizzata ? La procura non ha elementi. Io non so chi sia venuto da lei a nome di questi soggetti, ma da noi non vengono.
Che cos'altro ? Sugli incendi e sul danneggiamento a scopo di incendio – incendi poi non sono; a volte sono episodi miratissimi, piccoli danneggiamenti – potrei dire una cosa. Questo lo dico, ovviamente, fuori di competenza, perché la competenza di determinate ipotesi di reato non appartiene alla procura della Repubblica di Matera, ma lo dico comunque da giurista: il 416-bis è una configurazione di reato che prevede l'utilizzazione dell'intimidazione nascente dalla forza del vincolo associativo e dall'omertà e dall'assoggettamento che ne conseguono.
L'associazione mafiosa, per definizione, fondamentalmente non compie reati, almeno in prima battuta, mediante violenza. Diceva un collaboratore di giustizia, nell'ultimo processo di 416-bis che io ho fatto a Milano, a un giovane collega, il quale gli chiedeva «Ma quando siete andati a iniziare questa estorsione, eravate armati ?»: «Dottore, armati ? Siamo noi. Che bisogno c’è ?».
Nel giro di tre mesi ci sono tre danneggiamenti a escavatori e si mette il fuoco nella cabina di aziende che lavorano più o meno nello stesso ambito. Poi nel giro di Pag. 6anni ci sono enne episodi che spesso vengono messi uno in fila all'altro, con quell'impostazione che – venendo qui, presidente, leggevo, perché è stato appena rieditato da Adelphi Dürrenmatt, La panne – mette uno a fianco all'altro fatti diversi volendo vedere nessi tra questi fatti e conseguenze tra un fatto e l'altro. Della serie, appunto: tutte le vacche sono nere.
Bisogna stare molto attenti. Io ho cercato, da quando sono arrivata a Matera, vista la storia, per la quale da quindici anni non c’è più una condanna per 416-bis con riferimento alla provincia di Matera, di impostare in termini pragmatici, concreti, efficaci ed efficienti il lavoro della polizia giudiziaria, tentando anche di migliorare la cultura e l'approccio, nonché di dimenticare dei modi un po’ ottocenteschi che passano per il sentito dire.
Noi leggiamo anche un po’ di queste cose, ossia le informazioni confidenziali, i testi che raccontano una cosa dicendo «Questa me l'ha detta un mio amico, che però non posso assolutamente nominare». Queste cose valgono zero in termini processuali.
PRESIDENTE. Di solito fanno così.
CELESTINA GRAVINA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. È difficile. Come le dicevo, un'associazione mafiosa che funzioni è un'associazione che non accende fuocherelli ogni tre giorni. È facile dire che sia l'omertà del 416-bis. È un lavoro difficile.
PRESIDENTE. Mi scusi, procuratore. Non ho dubbi. Se non fosse difficile, avremmo già sconfitto le mafie. La domanda, però, era: ammesso e non concesso che le mafie non accendano i fuocherelli, se poi è un fuocherello a distruggere intere piantagioni – formulo la domanda e poi lei avrà modo di rispondere – avete trovato i responsabili di questi fatti o no ? Dell'usura avete trovato i responsabili o no ? Del traffico di droga avete trovato i responsabili o no ? Un altro sintomo chiaro e netto – lo dico non per fare sociologia, ma per attenerci strettamente ai processi di mafia – un altro indizio chiaro è che, se non si trovano gli autori, forse gli autori sono loro.
Io non credo che la DDA di Potenza, che segnala la necessità di indagini, lo faccia perché vede dappertutto la mafia anche dove non c’è. Lei ha cercato e non ha trovato. Il dubbio che non abbia cercato bene non viene ? Questa situazione permane, non si ferma. Le notizie arrivano. Io non leggo i commenti, guardo i fatti, come lei guarda i fatti.
Benissimo. Se non si trovano i responsabili e tutte le DDA, anche delle regioni limitrofe, sostengono nei loro rapporti che la Basilicata è usata quanto meno per passaggi, quanto meno per incontri, quanto meno anche per deviare, qualcosa vorrà dire.
Non solo, aggiungo anche un altro elemento. Lei dovrebbe sapere meglio di me che qualche condannato per 416-bis è uscito dal carcere e non sembra aver rinunciato a esercitare il suo controllo nel territorio, così come stanno uscendo altre persone che erano in carcere per questo reato. C’è un'attenzione particolare a questo aspetto ?
Tornando alla domanda iniziale, avete trovato i responsabili dei fuocherelli, i responsabili del piccolo spaccio, i responsabili della piccola usura ? Devo farle necessariamente la domanda.
Noi non siamo il CSM, però un'altra domanda non posso non fargliela: lei sa che ci sono sul suo operato alcune interrogazioni presentate da parlamentari che riguardano una sorta di inerzia della procura rispetto ad alcune denunce ed esposti che sarebbero arrivati ? Per noi anche questo collegamento diventa importante.
Anche nella scorsa occasione, quando, quindici anni fa, ci trovammo di fronte in Basilicata a qualche cosa di totalmente inatteso – questa non è sociologia criminale; sono gli atti processuali che ne parlano – e anche in quella circostanza il radicamento tanto forte e violento fu legato alla sottovalutazione di sintomi che si erano precedentemente verificati.
Questa Commissione è tornata, glielo confesso, da Matera con un po’ di preoccupazione. Pag. 7Vorremmo che lei ci aiutasse in questo. Se ci basiamo sui processi precedenti, peraltro, vediamo che per un'usura c’è stato un proscioglimento e per spaccio di droga ancora un proscioglimento. Non c'era nulla ?
CELESTINA GRAVINA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Questi non sono processi istruiti dalla procura di Matera.
PRESIDENTE. Perfetto. Allora lei mi parli delle sue indagini.
CELESTINA GRAVINA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Non posso parlare delle indagini. Parlo dei processi, ovviamente.
PRESIDENTE. No, siamo in una Commissione d'inchiesta.
CELESTINA GRAVINA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. È una Commissione d'inchiesta ?
PRESIDENTE. La nostra è una Commissione d'inchiesta, con gli stessi poteri della magistratura, procuratore. Entriamo in seduta segreta, se lei me lo chiede, ma lei non può rifiutarsi di risponderci. Ancorché in audizione libera, lei è tenuta a fornirci le risposte alle domande che noi le facciamo.
Se poi lei non vuole collaborare in audizione libera, noi abbiamo gli stessi strumenti che ha lei quando qualcuno non risponde alle sue domande. Non abbiamo la possibilità di procedere...
CELESTINA GRAVINA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Abbiamo gli stessi strumenti ?
PRESIDENTE. No, voi avete uno strumento in più, che noi non abbiamo e che è quello dei provvedimenti sulla libertà delle persone, che non è uno strumento da poco, chiaramente. Meno male che non ce l'abbiamo, perché tremerei a usarlo, ma sul fatto dello stabilire la realtà delle cose abbiamo gli stessi strumenti della magistratura. La legge istituisce questa Commissione in base a un articolo della Costituzione.
La pregherei, quindi, di essere più collaborativa da questo punto di vista. Noi continuiamo a ricevere molte sollecitazioni. Non sono tenuta a dirglielo, ma è così. Se vuole, segretiamo.
CELESTINA GRAVINA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Magari segretiamo. Se posso dire qualcosa in più, segretiamo.
PRESIDENTE. Se lei ci dice qualche cosa di più, segretiamo, ma la negazione di una realtà, francamente, è un fatto che ci preoccupa, come gli altri fatti. Vuole che segretiamo ?
CELESTINA GRAVINA, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Segretiamo.
PRESIDENTE. Propongo di procedere in seduta segreta.
(Così rimane stabilito. La Commissione procede in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica).
PRESIDENTE. Non ci sono altre domande e, quindi, terminiamo qui l'audizione.
Ringraziando la dottoressa Gravina, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta, sospesa alle 16, riprende alle 20.20.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI GAETTI
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori Pag. 8della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza, Luigi Gay.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza, Luigi Gay.
Diamo inizio con un po’ di ritardo, visto che al Senato siamo stati impegnati per la votazione sul semestre europeo, all'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza, Luigi Gay, coordinatore locale in direzione settore antimafia, accompagnato dalla dottoressa Laura Triassi, magistrato della medesima procura.
L'audizione ha a oggetto, in particolare, la situazione della criminalità organizzata a Matera e nella costa ionica della Basilicata e si pone a completamento della missione svolta a Matera lo scorso 16 aprile.
Ricordo, come di consueto, che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta.
Do la parola al procuratore Gay, che ringrazio per la sua presenza.
LUIGI GAY, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza. Saluto il presidente e i componenti della Commissione. Sono onorato di essere presente qui nella mia qualità. Tengo a precisare, ma non per giustificarmi, che ho assunto l'incarico di procuratore di Potenza da due mesi. In precedenza per circa due anni la collega Triassi ha più che egregiamente sostenuto il peso dell'incarico di procuratore facente funzione.
Quello di Potenza è un tribunale, come sapete – consentitemi questo preambolo – che ha accorpato anche il tribunale di Melfi. Pertanto, l'organico della procura di Potenza è attualmente di quattordici sostituti, di cui attualmente nove sono presenti e tre prenderanno servizio tra la fine dell'anno e gli inizi del 2015.
Io presi servizio il giorno in cui ci fu l'audizione della Commissione a Matera. Infatti, pregai la collega Triassi di partecipare, ma ci fu una simultaneità di situazioni che mi impedì di farlo. Peraltro, la mia conoscenza dell'attività della procura di Potenza, in particolare di quella della distrettuale antimafia, era molto limitata.
Naturalmente, ho seguito, anche per quanto mi ha riferito la collega Triassi, anche sulla stampa la situazione che si era creata e che aveva trovato forse anche troppa eco sugli organi di stampa. Tant’è che una delle prime iniziative che assunsi fu quella di andare in visita al procuratore di Matera per conoscerla, per una questione di cortesia, ma anche per capire perché si fosse creata quella situazione. Lo feci in maniera molto cordiale, molto aperta e molto trasparente.
Rimanemmo d'intesa che i rapporti sarebbero migliorati – usiamo questo termine – e che comunque avremmo cercato di comune accordo di trovare delle soluzioni che soddisfacessero le esigenze di entrambi gli uffici.
La seconda iniziativa che ho preso, d'accordo con i due colleghi, Triassi e Basentini, componenti della direzione distrettuale, fu quella di invitare il procuratore nazionale antimafia a venire in visita. In effetti, però, io organizzai un incontro con la polizia giudiziaria di tutta la regione, ossia con i comandi provinciali dei Carabinieri e con la Guardia di finanza, nonché con i questori di Matera e di Potenza.
In quella sede, come da un verbale che abbiamo fatto, senza naturalmente entrare nel merito delle vicende che avevano riguardato le due procure, richiamai l'esigenza di rispettare una puntuale attuazione del protocollo di intesa che era stato sottoscritto nel giugno del 2008. Auspicavo, quindi, un proficuo scambio di informazioni.Pag. 9
Ricordavo, altresì, la necessità che per i cosiddetti reati di interesse della distrettuale antimafia la polizia giudiziaria dovesse trasmettere la stessa informativa sia alla distrettuale, sia alla procura competente. In questo modo si evitava di dover poi chiedere alla procura competente territorialmente di trasmettere copia dell'informativa.
Naturalmente, per quanto riguardava i fatti di evidente competenza della direzione distrettuale antimafia, l'unico ufficio che avrebbe dovuto ricevere in maniera diretta l'informativa era la direzione distrettuale antimafia, la quale poi, a sua volta, avrebbe dovuto assumere gli impegni che nel protocollo d'intesa sono ben specificati.
Questo era un preambolo anche per far capire che la distrettuale di Potenza certamente non è ferma su alcune posizioni. Direi che i rapporti, come poi magari preciserò, sono migliorati, nel senso che c’è uno scambio di informazioni. Ultimamente c’è stata proprio una trasmissione di atti.
Tuttavia, non possiamo dimenticare quello che è avvenuto, non tanto per i rapporti tra la procura di Potenza e quella di Matera, quanto per la mancata informazione da parte della polizia giudiziaria di fatti che potevano interessare la direzione distrettuale antimafia.
Venendo al merito della situazione della provincia di Matera – la collega Triassi entrerà poi nei particolari, se potranno interessare questa Commissione – le organizzazioni criminali che operavano fino a un determinato periodo sono state in gran parte disarticolate, anche perché vi è stato l'importante contributo di collaboratori di giustizia.
L'impressione che io ho avuto, e che credo abbiano avuto tutti, confrontandomi con i colleghi della distrettuale, è che si tratti di organizzazioni permeabili. Ogni volta che l'indagine è stata portata in maniera seria ad affrontare determinate famiglie, determinati personaggi, che hanno una connotazione territoriale, anche se sono ormai provati i collegamenti con organizzazioni operanti nelle regioni limitrofe, in particolare la Puglia e la Calabria, come preciserà la collega Triassi, è andata a buon fine.
Si tratta di organizzazioni che presentavano, almeno per la mia esperienza maturata nel napoletano e anche nella zona di Santa Maria Capua Vetere, la zona dei casalesi, anche se io non ho svolto indagini specifiche su quell'organizzazione, una grande permeabilità. Non parlo di facilità, ma certamente con indagini più serrate sono stati inferti colpi importanti ad alcune organizzazioni.
Originariamente, fino a poco tempo fa, le zone maggiormente colpite erano i comuni di Montescaglioso, Pisticci e Tursi. Io mi ero premurato di preparare delle piantine, giusto per capire il perché di alcuni collegamenti. Ho fatto alcune copie. In una vedete la regione della Basilicata, poi vi è la provincia di Potenza – l'ho predisposta nel caso in cui potessi integrare qualcosa – e, infine, la provincia di Matera, quella che noi stiamo trattando.
Noterete che alcuni comuni – presidente, magari gliela do e poi lei la metterà a disposizione – sono proprio confinanti con il tarantino, con la Puglia. Da qui derivano una serie di fatti che stanno emergendo e che si stanno scoprendo. In tali zone in questi ultimi tempi si è riscontrato un apparente affievolimento delle attività delittuose da parte di alcune organizzazioni criminali, almeno a quanto stanno a riferire alcune informative e relazioni della polizia giudiziaria territoriale.
Diversa, invece, è la situazione per quanto ci è stato comunicato anche in occasione di quell'incontro con il procuratore nazionale per quanto riguarda le zone di Scanzano e Policoro. Ho letto ultimamente un grido di dolore venuto da un prete, tale Marcello Cozzi, il quale ha invitato a intervenire in maniera decisiva su questi fatti che si stanno verificando e su cui noi stiamo concentrando la nostra attenzione. La collega Triassi, infatti, ha un'indagine molto articolata aperta su questi fatti che adesso io spiegherò.
Siamo nella zona di Scanzano e Policoro e nella costa metapontina, che è Pag. 10quella che ci interessa. Oltre a fatti riconducibili a traffico di stupefacenti è avvenuta una serie innumerevole di incendi o, se vogliamo, di danneggiamenti con incendio, a seconda delle valutazioni che vogliamo fare. Tali eventi si sono accentuati nei primi mesi del 2014 e hanno riguardato esercizi commerciali, aziende operanti nel settore ortofrutticolo, mezzi di trasporto, mezzi meccanici utilizzati per lavori edili, in particolare nei territori di Montalbano Jonico e Scanzano.
Nell'ambito dell'indagine che ha riguardato il traffico di stupefacenti, dall'ascolto di intercettazioni telefoniche è emerso che questa organizzazione, che è sotto valutazione per quanto riguarda richieste di misure cautelari, avrebbe aiutato alcuni personaggi della criminalità organizzata detenuti con invio di denaro.
In un'altra intercettazione si parla della disponibilità di un fucile mitragliatore kalashnikov con relativo munizionamento, tant’è che si dice, il che è stato provato, che un personaggio, che peraltro è un ex carabiniere, un tale Schettini, avrebbe sparato un centinaio di colpi. Questo, naturalmente, è nell'intercettazione.
PRESIDENTE. Scusi, ora siamo in audizione libera. Se intende, segretiamo, vista la delicatezza del tema.
LUIGI GAY, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza. Magari quando interverrà la collega Triassi. Io adesso mi fermo qui, come riferimento.
PRESIDENTE. Lei sappia, comunque, che c’è la possibilità di segretare. In questo momento l'audizione è pubblica. Decida lei. Mi scusi se l'ho interrotta.
LUIGI GAY, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza. Per carità. Dicevo che magari, quando interverrà la collega Triassi, sarà il caso di segretare l'audizione.
In precedenza altri incendi avevano riguardato sempre aziende ortofrutticole, addirittura con gravi episodi di intimidazione. Solo parte di questi episodi è stata sottoposta al vaglio della direzione distrettuale di Potenza, come mi risulta.
È pur vero, però, che gli stessi investigatori di Matera, nelle ultime informative, avevano escluso che questi incendi fossero riconducibili a strumenti o mezzi per convincere coloro che li subivano a scendere a patti con l'organizzazione. Venivano ipotizzati semplici danneggiamenti, che venivano, in tal modo, denunciati all'autorità giudiziaria competente.
Quanto alla giustificazione di questa difficoltà di ipotizzare altre ipotesi più gravi, apro una parentesi. Devo dire che il tribunale di Matera, in precedenti occasioni, in episodi simili, aveva escluso l'aggravante dell'articolo 7. Chiudo la parentesi. Questo non significa, però, che noi non si insista nell'approfondimento di questa indagine.
Come dicevo, gli investigatori avevano escluso ipotesi estorsive, perché si fondavano principalmente sulle dichiarazioni delle parti lese, le quali escludevano, come appare nel 99 per cento dei casi, di aver ricevuto richieste estorsive.
Peraltro, e questo è emerso dall'incontro che abbiamo avuto con la squadra mobile di Matera in quell'incontro col procuratore nazionale, la particolarità di alcuni personaggi, come questo Schettini e altri, era che l'incendio avveniva e poi loro si presentavano al titolare della ditta che aveva subìto l'incendio e, in maniera molto cortese, rappresentavano l'esigenza per loro di lavorare e, quindi, di avere qualche incarico per il trasporto della merce prodotta da queste imprese. Era difficile capire che cosa si nascondesse dietro questo comportamento molto addomesticato.
Noi, ed è questa la linea che adesso seguiremo, pretenderemo che la polizia giudiziaria ci informi di tutti gli episodi, in particolare di incendi, perché la parcellizzazione dei vari episodi non ha fatto emergere gli elementi comuni che riguardavano tutti i fatti che potevano interessare la direzione distrettuale: stesse modalità, stesso settore economico, mezzi Pag. 11meccanici simili, escavatrici e anche autoarticolati, un periodo temporale molto ristretto.
Sottovalutando questo fenomeno e non segnalando alla direzione distrettuale antimafia l'anomalo ripetersi degli episodi incendiari, come prescritto, peraltro, dal protocollo di intesa di cui ho riferito, non si è reso possibile far iniziare più approfondite indagini – intercettazioni telefoniche e ambientali, individuazione di persone, indagini patrimoniali – perché, classificando il fatto come semplice danneggiamento, il reato impediva la possibilità di svolgere intercettazioni telefoniche. Trattando singolarmente i diversi episodi, si è perso di vista l'obiettivo di un'indagine seria e concreta, proprio quella che rientra nella competenza speciale e funzionale della direzione distrettuale antimafia.
Ci risulta, quindi, che molti episodi siano stati iscritti dalla procura di Matera come semplici danneggiamenti. Alcuni, peraltro, sono stati archiviati. Altri sono stati portati avanti con richieste di rinvio a giudizio qualora fossero stati identificati i responsabili, ma di tutto questo noi non siamo venuti a conoscenza, perché era esclusa l'aggravante dell'articolo 7. Era un discorso di valutazione del fatto.
Come dicevo prima, attraverso un incontro e un confronto avuto con la procura nazionale, si rileva un migliore scambio di notizie informative. Ritornando al discorso degli incendi, noi abbiamo incentrato la nostra attenzione. Forse ora possiamo segretare.
PRESIDENTE. Propongo di procedere in seduta segreta.
(Così rimane stabilito. La Commissione procede in seduta segreta, indi riprende in seduta pubblica).
PRESIDENTE. Dichiaro conclusa la seduta.
La seduta termina alle 22.