XVII Legislatura

Commissioni Riunite (XIII-XIV Camera e 9a-14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Martedì 8 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

Audizione del Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Cioloş, sulla riforma della politica agricola comune (PAC) (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Sani Luca , Presidente ... 3 
Cioloş Dacian , Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale ... 4 
Sani Luca , Presidente ... 8 
Catania Mario (SCpI)  ... 8 
Gallinella Filippo (M5S)  ... 10 
Russo Paolo (PdL)  ... 10 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 11 
Sani Luca , Presidente ... 13 
Pignedoli Leana  ... 13 
Zaccagnini Adriano (Misto)  ... 14 
Berger Hans  ... 14 
Sani Luca , Presidente ... 15 
Cioloş Dacian , Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale ... 15 
Sani Luca , Presidente ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI LUCA SANI

  La seduta comincia alle 9.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Cioloş, sulla riforma della politica agricola comune (PAC).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, l'audizione del Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Cioloş, sulla riforma della politica agricola comune (PAC). L'audizione si tiene in seduta congiunta con i colleghi del Senato.
  Saluto il presidente della Commissione Politiche dell'Unione europea, Vannino Chiti, e gli altri colleghi del Senato.
  Ringrazio vivamente il Commissario Cioloş per essere qui oggi. La Commissione e il Parlamento lo hanno già incontrato all'inizio del lungo iter delle proposte presentate a ottobre 2011. Lo accogliamo oggi a conclusione di un lungo percorso di lavoro sulla PAC.
  Il Parlamento italiano ha dedicato grande attenzione al tema sia svolgendo un'approfondita attività conoscitiva nelle Commissioni parlamentari e redigendo i documenti finali trasmessi alle istituzioni europee nell'ambito del dialogo politico, sia esaminando documenti di indirizzo al Governo italiano affinché fosse profuso il massimo impegno nella fase di attuazione della riforma.
  Il lungo negoziato sulla PAC ha dimostrato che, tra le istituzioni europee, è stato possibile pervenire a un equilibrio anche attraverso il ruolo di co-legislatore assunto dal Parlamento europeo dopo il Trattato di Lisbona. Si sono poi succeduti più di 50 triloghi tra le istituzioni, ma penso che gli sforzi compiuti abbiano consentito, in generale, di pervenire a miglioramenti per una politica che per l'Italia costituisce un settore vitale con un potenziale straordinario di crescita. Quindi PAC «verde» certamente e rispettosa dell'ambiente, ma anche terreno fertile per lo sviluppo delle imprese e dell'occupazione.
  La nuova PAC certamente impone ai singoli Stati membri un impegno particolare al fine di coglierne le opportunità, ma anche l'Unione europea dovrà continuare a seminare lungo dei tracciati per far sì che l'agricoltura diventi sempre più un terreno di incontro per diverse politiche europee, quali, appunto, la ricerca, l'innovazione, l'industria, il turismo, la salute, l'ambiente e l'occupazione.
  In particolar modo, nel nostro Paese stiamo registrando segnali interessanti, di una certa vivacità, attorno al settore agricolo per i risultati sull’export, sulla ricerca di una qualità delle nostre produzioni alimentari. Si evidenzia un rinnovato interesse dei giovani nei confronti dell'agricoltura, Pag. 4che scelgono questo settore con convinzione e non come un'attività di ripiego.
  Rispetto all'opportunità che la PAC rappresenta, siamo comunque in una fase di passaggio. Tra l'altro, questi in cui si chiuderanno definitivamente gli accordi rappresentano i mesi che determineranno il futuro dell'agricoltura europea per i prossimi anni. In quest'arco di tempo, intendiamo un po’ svolgere quel ruolo che la PAC assegna agli Stati membri anche di una maggior autonomia, di uno sforzo a caratterizzare maggiormente l'agricoltura nazionale.
  Su questo, appunto, come dicevo, abbiamo avviato una serie di audizioni, un lavoro che vorrà evidenziare e valorizzare il compito assegnato agli Stati membri. Nei passaggi intercorsi anche tra i parlamentari, c’è un apprezzamento per come si è evoluto il dibattito attorno alla PAC, per il risultato che il negoziato ci ha consegnato rispetto al testo iniziale su cui i triloghi avevano iniziato a lavorare. L'apprezzamento è importante per come questo si è chiuso.
  Come anticipavo, la PAC è vista come una grande opportunità per lo sviluppo e la crescita del sistema agricolo nazionale. Qualche preoccupazione ci è rappresentata soprattutto dalle organizzazioni dei produttori di categoria, soprattutto sulle difficoltà d'applicazione del primo pilastro, e quindi su una produzione eccessiva di burocrazia, che già rappresenta un problema enorme per agricoltori italiani. L'occasione di questa mattina ci serve, quindi, anche per approfondire alcuni temi che ancora sono oggetto di confronto.
  Approfitterei dell'occasione per chiedere al commissario Cioloş se nel suo intervento può indicarci a che punto è la procedura di implementazione della riforma per quel che riguarda sia gli atti delegati sia gli atti di esecuzione e, a tale riguardo, quali dei principali capitoli sono già stati affrontati e presentati nelle sedi opportune. Vorremo che facesse il punto sugli atti della convergenza interna, sul greening e sul sostegno accoppiato.
  In particolare, prendendo ad esempio l'implementazione del nuovo aiuto accoppiato, vorremmo sapere se crede che sia possibile prevedere una rivisitazione della lista dei prodotti ammissibili, magari per settori in cui l'impatto socioeconomico risulta essere strategico per determinate aree geografiche. In particolar modo ciò vale per un settore che interessa il nostro Paese, quello del tabacco, che ci sembra essere stato penalizzato dalla riforma nonostante il tentativo del Parlamento, che aveva puntato sull'aiuto accoppiato per il suo rilancio.
  Questi sono alcuni primi interrogativi che pongo al Commissario ringraziandolo nuovamente per la sua disponibilità e, appunto, sottolineando quanto quest'incontro possa rappresentare un contributo di alto valore al lavoro che il Parlamento italiano intende svolgere rispetto alla nuova PAC sia con atti di indirizzo, già promossi nei due rami del Parlamento, sia con atti che andranno a incidere sul piano legislativo nazionale.
  Do la parola al Commissario Cioloş.

  DACIAN CIOLOŞ, Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale. Grazie mille, presidente.
  Passo al francese. Il mio italiano va bene a livello di comprensione perché è molto vicino alla mia lingua materna, il rumeno, ma non ho molta pratica di italiano parlato.
  Sono lieto di aver modo, ancora una volta, di confrontarmi con voi sulla riforma della PAC. Una volta riformata e conclusa la riforma – l'ultima volta avevamo potuto confrontarci in itinere di riforma – vorrei rammentare che questa riforma ha presentato qualche peculiarità che ha reso più complesso il processo. A mio parere, però, ciò rafforza la legittimità del risultato finale.
  Anzitutto, questa riforma è stata realizzata in codecisione, coinvolgendo il Parlamento e il Consiglio, come sapete. È stato un processo più lungo del solito, ma a me sembra che adesso abbiamo una PAC molto più corrispondente alle attese generali del settore agricolo, ma anche al di Pag. 5fuori di esso. Non è più la riforma di una persona, come si era soliti chiamare le riforme, dal nome di chi le aveva avviate.
  Ho precisato sin dall'inizio che a me pare che questa riforma debba essere sentita come propria da tutte e tre le istituzioni coinvolte, la Commissione, il Parlamento e il Consiglio, e non solo da esse. In secondo luogo, questa riforma è stata realizzata di pari passo con le discussioni sul bilancio dell'Unione europea e anche questo ha reso il processo più complesso e più arrischiato per la PAC. Di pari passo, infatti, abbiamo condotto riforme di contenuto della politica, ma senza sapere esattamente quali sarebbero stati, alla fine, gli stanziamenti.
  Anche da questo punto di vista, ritengo che ora la PAC ne esca rafforzata perché ci sarà più legittimità anche per quanto riguarda i fondi accordati. Ora, infatti, non solo i politici che hanno deciso sui fondi stessi, ma i cittadini tutti sanno più chiaramente perché si destinano questi soldi alla PAC e cosa se ne fa. Si è potuto anche regolare certe azioni nell'ambito della politica agricola in funzione del bilancio a disposizione. Questi elementi mi sembrano importanti ai fini della futura credibilità della politica agricola.
  Per la prima volta, abbiamo anche negoziato questa riforma per 28 Stati. Anche la Croazia, infatti, ha preso parte ai negoziati pur non avendo il diritto di voto alla fine, ma abbiamo fatto in modo che tutti rientrassero nelle discussioni. Anche in questo caso, voglio chiarire una questione posta sulla stampa e nelle discussioni.
  Si è detto che, dopo la fine del processo di riforma, si sta constatando una rinazionalizzazione della politica agricola comune: giudico falso questo rilievo perché abbiamo una politica comune con un bilancio comune, un mercato comune con regole di mercato comuni, meccanismi di sostegno diretto ai redditi degli agricoltori che restano gli stessi.
  Abbiamo semplicemente adattato l'applicazione di taluni strumenti per meglio recepire le realtà dei vari Paesi e, a mio parere – questo è, per me, un punto di vista politico – se non siamo capaci, a livello europeo, di far sì che le politiche europee e comunitarie siano decise per conseguire risultati sul terreno e non per avere più burocrazia e un maggior centralismo a Bruxelles, in futuro non avremo più l'occasione di rafforzare l'Europa come dichiariamo a livello politico. Per me, dunque, la PAC e il suo adeguamento hanno rappresentato un test del come si gestisce una politica comunitaria in un'Europa ampliata a 28, con una forte diversità di fatto tra le realtà sul terreno.
  Tenuto conto di tutto ciò, non vedevo come si sarebbe potuto mantenere o rafforzare il controllo sull'applicazione della riforma in dettaglio a Bruxelles senza tener conto delle realtà del territorio. Questa flessibilità per gli Stati membri non è un regalo che fa loro Bruxelles né l'indebolimento di una politica comunitaria, ma semplicemente un adeguamento alla realtà affinché nelle politiche comunitarie si possa puntare ai risultati e non ai processi.
  Anche da questo, a mio parere, proviene la burocrazia. Siamo troppo orientati ai processi e non, invece, ai risultati, mentre per me ora conta il risultato e, se questo consiste in un equilibrio tra i redditi degli agricoltori delle varie regioni, allora è giocoforza lasciare un po’ di flessibilità agli Stati membri e alle regioni. Se il risultato sta nel far sì che, con la politica di sviluppo rurale, riusciamo a sostenere la ristrutturazione di certi settori o di certe regioni, è chiaro che occorre la flessibilità a favore delle regioni.
  Inoltre, voglio sottolineare, anche se senz'altro ne siete già al corrente e mi sembra di averlo detto quando sono venuto l'ultima volta proprio in questa sala, che la riforma non si farà senza imbarcare l'Italia, che non solo è uno Stato membro importante, ma anche un importante beneficiario della PAC. Non potevo immaginare una riforma che lasciasse fuori l'Italia, in cui l'Italia non si ritrovasse.
  Ricorderete che esistevano delle inquietudini, specialmente sul grado di convergenza dei pagamenti diretti rispetto a quanto proposto inizialmente dalla Commissione. Pag. 6A me pare che con ciò che avete oggi davanti a voi l'Italia possa recepire la specificità di certe regioni, ma voglio anche richiamare la vostra attenzione sul fatto che, chiaramente, adesso c’è una responsabilità politica a livello nazionale quanto alle scelte da fare.
  Proprio per tener conto delle disparità regionali, infatti, abbiamo delegato delle scelte agli Stati membri, in particolare per quanto riguarda i vari meccanismi dei pagamenti diretti. Scelte politiche che andranno assunte circa il grado di convergenza, anche se nel Regolamento abbiamo inserito la possibilità di realizzare una convergenza parziale. Tuttavia, se gli Stati membri lo vorranno, potranno essere più ambiziosi se, politicamente, riterranno che ciò sia adeguato rispetto a ciò che prevede il Regolamento.
  Disponete anche di strumenti specifici per graduare la convergenza dei pagamenti diretti con una possibile ridistribuzione a favore dei «primi ettari», proprio per rafforzare il sostegno alle aziende familiari di medie dimensioni. Avete anche modo di rafforzare il sostegno specifico per le zone svantaggiate, anche nel primo pilastro.
  Come ebbi già modo di spiegarvi in questa stessa sede, ho tenuto veramente ad avere un approccio comunitario per il sostegno specifico all'insediamento dei giovani agricoltori nel primo pilastro, e sono lieto che si sia potuto ottenere questo risultato. Alla fine, gli Stati membri hanno capito – e il Parlamento ha sostenuto fin dall'inizio – che serviva una politica europea per l'insediamento dei giovani agricoltori. Da questo punto di vista, per i pagamenti diretti c’è dunque flessibilità ma anche una responsabilità politica, e l'Italia dovrà fare delle scelte nelle settimane e nei mesi a venire.
  Quanto all'inverdimento, mi sembra che quanto abbiamo ora sul tappeto recepisca la specificità delle colture mediterranee. Abbiamo, infatti, un recepimento degli impatti positivi di certi tipi di colture mediterranee sull'ambiente. Abbiamo accordato esoneri dall'applicazione dell'inverdimento in certi casi, anche per colture permanenti, come avete chiesto voi proprio in questa sede.
  Un altro elemento che mi pare importante per l'Italia è che abbiamo rafforzato il ruolo delle organizzazioni dei produttori al di là dell'ortofrutta, che usufruisce di un regolamento a parte. Per tutti gli altri settori, le organizzazioni dei produttori avranno adesso un ruolo più importante anche nella gestione dei mercati. Ora accordiamo, infatti, nuove possibilità alle organizzazioni dei produttori, alle organizzazioni professionali e interprofessionali, tra cui il compito di assicurare l'equilibrio tra domanda e offerta sul mercato con taluni elementi specifici, come sapete, per le organizzazioni delle zone con indicazioni geografiche.
  Quanto allo sviluppo rurale, vi è la possibilità di concedere un sostegno specifico strutturale per certe filiere o settori bisognosi di una ristrutturazione a livello sia nazionale sia regionale. Anche in questo caso, mi sembra un provvedimento interessante per l'Italia. Ecco, dunque, degli elementi che desideravo evidenziare per l'Italia.
  Passo ora a qualche cenno sulla procedura da seguire. Come sapete, adesso abbiamo un accordo politico su tutti i punti che riguardano la riforma, compreso l'ultimo, legato alle prospettive finanziarie. Ora possiamo passare all'adozione formale dei testi legislativi.
  Ciò che succederà, verosimilmente, da qui alla fine del mese in Parlamento è questo: la Commissione agricoltura ha già votato questi testi. Sarà ora la plenaria del Parlamento europeo, l'Aula a votare. I segnali che mi arrivano da Paolo De Castro sono che adesso, avendo votato la Commissione agricoltura, è molto probabile che i testi andranno all'ordine del giorno della plenaria di fine ottobre. Con ogni probabilità, al più tardi a novembre, il Consiglio dei ministri dell'agricoltura avrà in agenda l'adozione di questi testi legislativi. Entro fine novembre avremo il voto formale politico sui testi legislativi in sede di Consiglio e di Parlamento, poi procederemo a tradurre questi testi in Pag. 7tutte le lingue ufficiali dell'Unione, così che all'inizio dell'anno prossimo potremo pubblicarli nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea.
  Con la pubblicazione formale in Gazzetta, la Commissione potrà procedere con gli atti delegati attuativi. Stiamo già lavorando a tutti questi testi che dovranno esplicitare gli elementi della riforma e nel primo semestre dell'anno prossimo – in certi casi servirà forse un po’ più di tempo, proprio per via della procedura degli atti delegati, in cui dobbiamo far trascorrere un periodo di consultazione con Parlamento e Consiglio – tutti i testi attuativi saranno pubblicati anch'essi dalla Commissione, ma per tutti questi testi non aspetteremo la pubblicazione formale per informare gli Stati membri.
  Sin d'ora, ho chiesto alla Direzione generale agricoltura, nel prepararli, di consultarsi nei comitati tecnici con gli Stati membri, con i ministeri, proprio affinché gli Stati membri possano prepararsi a quel che dovranno fare muovendosi con cognizione di causa.
  Di pari passo, al Parlamento e al Consiglio stiamo lavorando al Regolamento transitorio per l'anno 2014, che riguarda soprattutto il programma di sviluppo rurale. Come sapete, per i pagamenti diretti, nel 2014 ricorreremo alle previsioni finanziarie del nuovo bilancio 2014-2020. Bisogna, infatti, impegnare il bilancio 2014 anche per i pagamenti diretti. Le norme dei pagamenti diretti, invece, rimarranno le stesse che ci sono adesso.
  Passeremo dunque alla nuova PAC per i pagamenti diretti a partire dalle richieste di pagamento che saranno presentate all'inizio del 2015. Per lo sviluppo rurale, invece, abbiamo bisogno di certe disposizioni transitorie affinché non si interrompano i pagamenti, specie per le misure ambientali, le zone svantaggiate, forse anche per altri tipi di sostegno, come ad esempio i pagamenti a favore dei giovani agricoltori, in modo da poter procedere anche se gli Stati membri o le regioni non avranno ancora approvato un programma di sviluppo rurale.
  Siccome, infatti, si verificherà una sfasatura di qualche mese all'inizio dell'anno, quando la Commissione pubblicherà i testi attuativi, e gli Stati membri ultimeranno i loro programmi di sviluppo rurale sempre all'inizio dell'anno, sarà necessario qualche mese per approvare questi programmi in seno alla Commissione.
  Nel corso del 2014, ad ogni modo, gli Stati membri e le regioni che si saranno preparati bene, avranno già i programmi di sviluppo rurale pronti, ma affinché in questo interregno non ci si trovi nell'obbligo giuridico di dover interrompere tutti i pagamenti nell'ambito del nuovo esercizio finanziario, abbiamo previsto un regolamento di transizione che dovrà essere adottato dal Consiglio e dal Parlamento entro la fine dell'anno. Ora che abbiamo i testi legislativi della riforma adottati, il Regolamento transitorio potrà anch'esso essere adottato formalmente da Consiglio e Parlamento entro la fine dell'anno. Quest’iter è ormai ben avviato.
  Dicevo che gli Stati membri devono prendere delle decisioni sui pagamenti diretti e, in particolare, sul calcolo della convergenza interna, con la possibilità di procedere a una convergenza parziale, di applicare o meno una regionalizzazione in base a diversi criteri. Starà all'Italia assumere scelte con la possibilità o meno di applicare i pagamenti complementari ai primi ettari, cosa che implicherebbe una riduzione dei pagamenti più alti all'ettaro dando un plus per i primi ettari.
  È opzionale, non è obbligatorio, ma l'Italia dovrà optare e dichiararlo. Per l'inverdimento, il greening, c’è, anche qui, un elemento di flessibilità opzionale che l'Italia dovrà decidere se applicare o meno. Per i pagamenti accoppiati, esiste la possibilità, per una certa percentuale, di applicare dei pagamenti diretti.
  Avete posto la questione del tabacco. Il principio era che si accordassero pagamenti accoppiati alle colture che ad oggi avevano la possibilità di accedere ai pagamenti accoppiati. Come sapete, per il tabacco tale possibilità non esiste più. La decisione di togliere il tabacco dall'elenco delle colture che possono accedere al Pag. 8pagamento diretto è già stata presa e abbiamo deciso di non tornare su tale decisione.
  Si è trattato, infatti, di una decisione politica chiara che è dipesa anche dalla politica della salute. Sapete che l'Europa è spesso attaccata per la sua incoerenza. Si dice che da una parte sovvenziona, e dall'altra penalizza. Nessuno, tantomeno io come commissario per l'agricoltura, sostiene che non si debba coltivare il tabacco, ma è difficile anche sostenere la posizione per cui da un lato si sovvenziona la coltura del tabacco mentre, dall'altro, si spendono parecchi soldi per la politica sanitaria, con prove accertate dell'impatto negativo del consumo di tabacco sulla salute.
  È vero che in Commissione agricoltura il Parlamento europeo ha voluto ridiscutere il tutto, ma nel complesso, quando in sede parlamentare sono state prese decisioni di politica sanitaria, la posizione del Parlamento è stata abbastanza chiara. Ecco perché la Commissione si è attenuta a ciò.
  In merito alla revisione della lista, ciò che la Commissione ha dichiarato durante il negoziato è che, nelle situazioni di crisi o comunque difficili in cui certi settori rischiano di ritrovarsi, essa ricorrerà al margine di cui dispone nell'ambito dei regolamenti per trattare questi settori in maniera specifica, naturalmente con l'accordo del Parlamento e del Consiglio perché potrà fare uso di atti delegati, ma con l'accordo del Parlamento e del Consiglio.
  Non si tratta affatto, però, di rivedere il Regolamento del Consiglio e del Parlamento appena adottato e che reca in allegato la lista. Non avrebbe senso. Il Consiglio e il Parlamento si sono finalmente accordati su questa lista e non vedo come mai adesso dovremmo riaprire subito la questione.
  Come dicevo prima, in situazione di crisi, invece, le difficoltà di un settore o di un altro che non rientrino nella lista possono essere prese in considerazione. Vi ho così illustrato qualche elemento. Sono pronto a rispondere alle domande. Vorrei concludere, comunque, sottolineando il fatto che nei prossimi mesi all'Italia si troverà a compiere scelte importanti in funzione dell'approccio che intende adottare rispetto a certi settori, rispetto a certe categorie di aziende e anche a certe regioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  MARIO CATANIA. Un ringraziamento particolare va al commissario Cioloş, al quale rivolgo anche le mie congratulazioni per il modo in cui ha gestito tutto il negoziato della riforma.
  Naturalmente, è una riforma che, per alcuni aspetti, non ha la nostra approvazione. Il Commissario lo sa. Mi riferisco, in particolare, all'elemento della convergenza esterna, cioè il processo che, ad avviso della Commissione, dovrà portarci in futuro a un allineamento nel livello degli aiuti in tutta l'Unione europea.
  Il tema noto a Bruxelles come flat rate degli aiuti diretti è una questione della quale più volte abbiamo discusso con il Commissario in passato. Nell'ambito della riforma, è stato raggiunto un compromesso accettabile, ma resta, in prospettiva, il problema di fondo. Credo che l'Italia non potrà mai accettare l'idea che la distribuzione degli aiuti diretti tra gli agricoltori dell'Unione europea debba essere legata esclusivamente alla superficie delle aziende agricole.
  Ciò premesso, non mi dilungherò sull'applicazione della PAC perché so con quanto impegno e professionalità abitualmente la Commissione segua queste fasi. Ho piena fiducia nel lavoro che la Commissione e il Commissario svolgeranno nei prossimi mesi. Vorrei, invece, accennare ad alcuni temi che sono aldilà della riforma appena conclusa. La PAC è un corpo in continua evoluzione. Dobbiamo sempre guardare avanti. Nel nostro futuro ci sono delle questioni importanti a breve e a medio termine e la prima riguarda l'ortofrutta.
  Secondo il calendario previsto dalla Commissione, avremo probabilmente nei Pag. 9prossimi mesi l'apertura di una discussione su una revisione dell'organizzazione di mercato dell'ortofrutta. Naturalmente, sono convinto che la Commissione saprà bene impostare, come sempre fa, questo tema. Tuttavia, mi sento di ricordare alla Commissione come in Italia la situazione sia particolarmente anomala, nel senso che soltanto una parte del nostro Paese fino a oggi beneficia degli effetti positivi della riforma dell'organizzazione di mercato ortofrutta. Mi riferisco al livello di aggregazione dell'offerta, ragionevolmente adeguato nel centro-nord del Paese, ma spaventosamente basso nel sud.
  Poiché in alcuni Paesi membri il livello dell'aggregazione è molto basso e siccome immagino che questo sarà uno dei temi che la Commissione affronterà, raccomando al Commissario di ricordare come il sud dell'Italia si trovi, in effetti, nelle stesse condizioni in cui si trovano molti Paesi membri, in particolare dell'Europa dell'Est, e cioè con un livello di aggregazione molto basso, che richiede, pertanto, la medesima attenzione, le medesime soluzioni innovative.
  Un altro tema che mi sta particolarmente a cuore è quello del latte. Ci avviciniamo adesso alla fine del regime delle quote. So che la Commissione e il Commissario seguono con molta attenzione l'evoluzione del settore. So che il Commissario sta prendendo in considerazione la possibilità di creare un osservatorio dei prezzi in Europa.
  Mi sembra sicuramente, se realizzata, un'iniziativa positiva, ma comunque in generale la mia raccomandazione è di seguire con particolare attenzione una fase delicatissima come questa. Noi che, infatti, conosciamo le caratteristiche del settore, sappiamo quanto sia delicato il passaggio da un sistema di quote a uno di mercato. Potrebbero verificarsi dei contraccolpi, delle conseguenze particolarmente forti. Credo che si richiederà una capacità di reazione molto rapida da parte della Commissione e, in generale, delle istituzioni comunitarie qualora si manifestassero dei problemi.
  Il terzo e ultimo settore a proposito del quale voglio rivolgere la mia raccomandazione è quello del tabacco. Il presidente Sani ha già ricordato il tema e il Commissario ha già risposto. Non voglio riaprire una discussione sulla possibilità di erogare un aiuto accoppiato al tabacco perché so che la riforma ha previsto un elenco di prodotti e il tabacco non c’è.
  Tuttavia, il tabacco è particolarmente importante in alcune zone italiane, è un prodotto dall'importantissima quantità di lavoro, non paragonabile a nessun altro prodotto agricolo, per cui è un prodotto che va salvaguardato.
  Non trovo del tutto convincenti le posizioni che a Bruxelles sono tenute su questo tema. Sono assolutamente convinto, senza alcuna riserva, che sia necessaria una politica di contrasto molto energica sotto il profilo della sanità pubblica al consumo di tabacco. Tuttavia, fino a quando sarà consentito fabbricare sigarette e venderle in Europa, non esiste alcun motivo per impedire che questo avvenga con tabacco prodotto da agricoltori europei.
  Quando arriveremo a proibire il consumo delle sigarette, ovviamente non ci sarà più nessuna considerazione da fare. Finché, però, l'uso e il consumo delle sigarette e dei sigari sarà consentito, credo che gli agricoltori europei abbiano tutto il diritto di chiedere di produrre le materie prime. Non vedo perché dovremmo vendere in Europa sigarette realizzate con tabacco prodotto in Africa, negli Stati Uniti o in Sud America.
  Raccomando, quindi, al Commissario la massima buona volontà quando, nei prossimi mesi, nella fase di applicazione della riforma, probabilmente l'Italia cercherà delle soluzioni nell'ambito dello sviluppo rurale o, eventualmente – non tocca a me dirlo, saranno il Ministro e il Ministero a farlo – anche nell'ambito del primo pilastro. Alcune azioni possono essere intraprese nel rispetto della regolamentazione varata. Auspico e raccomando al Commissario di avere un atteggiamento costruttivo e amichevole su questo tema.Pag. 10
  Concludo con due questioni che non riguardano specifici settori. La prima è il tema dell'origine o, meglio, dell'indicazione dell'origine in etichetta. Il Commissario sa quanto il tema sia sensibile per l'Italia, e quindi credo sia opportuno che anche in questa sede sia ricordato al Commissario che l'Italia continua a chiedere una processo di ulteriore avanzamento della regolamentazione comunitaria su questo tema.
  Devo sicuramente dare atto al Commissario Cioloş di aver avuto sempre un atteggiamento positivo su questo punto, ma gli raccomando di riportare anche agli altri commissari e all'intera Commissione la percezione che per l'Italia il tema continua a essere fondamentale.
  L'ultima questione è quella del funzionamento della filiera agroalimentare. La Commissione presieduta dal vicepresidente Tajani a Bruxelles, di cui fa parte anche il commissario Cioloş, ha molto lavorato sul tema. Anche a questo proposito, rinnovo al Commissario la raccomandazione di arrivare a risultati concreti.
  So quanto questo sia difficile perché esistono molte divergenze di opinione tra i Paesi membri su questo tema, ma credo che sia fondamentale arrivare a regole europee che tutelino gli agricoltori all'interno della filiera agroalimentare, in modo da salvaguardare un livello di reddito adeguato per gli agricoltori medesimi.

  FILIPPO GALLINELLA. Ringrazio il commissario Cioloş, al quale chiedo un'opinione personale sempre in tema di PAC. Vorrei sapere cosa pensa del fatto di cominciare a lavorare per rimuoverle il rebate, lo sconto inglese, visto che oggi non ci troviamo più nelle condizioni del 1984, quando fu firmato l'Accordo di Fontainbleau.
  Oltretutto, questo sconto oggi è pagato prevalentemente da Francia e Italia. Per un Paese come il nostro, che è un contribuente netto, si libererebbero delle risorse. Va considerato il fatto, anche come accennato dall'onorevole Catania, che abbiamo il 15 per cento degli ettari, ma che il 25 per cento dell'occupazione nel settore agricolo è italiana.
  Relativamente al tabacco, vengo dall'Umbria e il tabacco rappresenta una situazione importante per la regione. Non si potrebbe pensare, per risolvere la questione, a dazi antidumping anche per il tabacco ?

  PAOLO RUSSO. Vanno al Commissario il mio ringraziamento e il mio apprezzamento per il lavoro che ha saputo e voluto svolgere in questi anni e anche in ragione della disponibilità che abbiamo misurato di attendere sollecitazioni da più parti, dai Parlamenti nazionali, dai Paesi, e quindi nella disponibilità a modificare l'impostazione iniziale.
  Il Commissario Cioloş sa meglio di noi quanto la PAC incida sul piano delle politiche di fiducia nelle istituzioni europee. Incide non soltanto per il rilievo economico in sé, ma anche perché rappresenta uno degli elementi di coesione del sistema europeo.
  Uno dei temi centrali che riteniamo parzialmente affrontato o, se vuole, parzialmente male affrontato, rappresenta, quindi, quel modello di agricoltura omologante che vuole, in una prospettiva di aiuto standardizzato, misurato sulla quantità per ettaro, un'agricoltura assolutamente incompatibile con la nostra tradizione e con la nostra prospettiva agricola nazionale.
  Senza nulla togliere alle legittime domande di riequilibrio di taluni Paesi, ciò significa togliere valore alla capacità di fare impresa, alla redditività dell'impresa agricola italiana, al valore aggiunto che rappresenta, a nostra idea, l'elemento centrale di una prospettiva agricola europea diversa nelle tipicità, che non deve mirare a una omologazione, ma alla valorizzazione delle prospettive naturalmente diverse e nelle capacità dei singoli imprenditori agricoli di esprimersi al massimo nella qualità, e quindi nel valore di quelle produzioni.
  Avrei piacere, inoltre, che ci aiutasse a comprendere l'altalenante posizione dell'Europa Pag. 11sullo zucchero. Vorrei capire, ad esempio, perché le quote nazionali non sono state mantenute fino al 2020. Se, inoltre, è vero, ci aiuti a comprendere come talune criticità dell'Europa sono concentrate proprio nell'esempio dello zucchero, prima limitato, poi riaperto, poi di nuovo limitato, poi limitato a tempo. Vorremmo comprendere come possa, nel corso di questi ultimi 15 anni, un osservatore della politica agricola su questo fronte non interrogarsi sulle criticità che un modello del genere va ad esprimere e come questo modello va a esprimersi negativamente rispetto ad alcuni Paesi come il nostro.
  Infine, non vorrei rimarcare ancora la vicenda che riguarda le produzioni tabacchicole italiane, ma devo ammettere che non mi convincono per nulla le tesi qui esposte in ragione della politica agricola comune. Non mi convincono nemmeno quando sono lette attraverso le lenti della salute.
  È consentito il consumo. Sono consentite le lavorazioni in Europa. Sono impedite soltanto, di fatto, attraverso un meccanismo di competizione inversa, le produzioni in quei Paesi, come l'Italia, che hanno una tradizione importante in questo senso, come sempre una tradizione di qualità prima che di quantità.
  In questo «Risiko» perdono gli agricoltori, gli agricoltori italiani, a vantaggio di altri Paesi, prevalentemente extra Unione europea. Se l'Europa è tanto sollecita nel misurare le sensibilità sul fronte della salute, lo è allo stesso modo nel misurare queste sensibilità nel tutelare la salute di quei lavoratori agricoli in quei Paesi ? Lo è allo stesso modo nel misurare i diritti civili di quei lavoratori e di quegli agricoltori in quei Paesi ? Credo che la distanza e la naturale antinomia che si generano producano ulteriore elemento di incertezza.
  Nella scorsa legislatura, in questo Parlamento abbiamo approvato tre norme che riteniamo centrali e che non trovano straordinaria simpatia in Europa: l'etichettatura obbligatoria, la tracciabilità assoluta dei prodotti, che consente, ovviamente, a un'agricoltura come quella italiana, capace di esprimersi per valore di qualità e non solo per quantità, una naturale prospettiva; la legge sulla tutela dell'olio extravergine di oliva italiana; la norma che indica in una quota del 20 per cento la quantità di succo d'arancia perché un'aranciata potesse chiamarsi tale. Tutte le vicende trovano freddezza, se non ostilità, in Europa. Ci piacerebbe comprendere, su questo fronte, la sua opinione.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Vorrei ringraziare veramente di cuore, anche a nome del Partito Democratico, il presidente Sani e il presidente Chiti per la grande opportunità che ci hanno offerto di incontrare e ascoltare il commissario Cioloş.
  A lui vanno non solo i ringraziamenti formali per questa sua presenza, ma anche per il lavoro che ha svolto in questa fase. Pur essendo vero che, nell'Europa della cogestione, nessuno ha la paternità di una riforma della PAC, credo che comunque il commissario Cioloş e il presidente De Castro, che vorrei ringraziare, abbiano fatto tantissimo per questa riforma. Se dovessi ricordare come eravamo partiti a come siamo arrivati, mi renderei conto che un ottimo risultato è stato conseguito proprio per il lavoro che il commissario Cioloş, il presidente De Castro e tutti i parlamentari europei hanno svolto per un volto nuovo alla riforma della PAC.
  Credo, quindi, che l'approvazione della PAC rappresenti veramente un atto politico molto importante. Consente all'agricoltura europea e italiana di affrontare il prossimo settennio in un quadro di maggiore certezza. Il nostro Paese ha fortemente partecipato all'approvazione della PAC, contribuendo a renderla più adeguata alle aspettative dei nostri agricoltori e dei nostri cittadini.
  Mi piace sottolineare le parole che oggi qui ha pronunciato: che serve meno centralismo, che non è stato un regalo, che abbiamo puntato ai risultati, che la riforma – come aveva detto già allora – non si farà senza l'Italia.Pag. 12
  Tuttavia, signor Commissario, in Italia il greening ancora oggi presenta un aspetto controverso e dibattuto. L'accordo del trilogo ha migliorato notevolmente la proposta iniziale della Commissione. In particolare, mi riferisco alle aree di interesse ecologico che si applicano solo alle superfici seminative e non alle colture permanenti, come i vigneti, gli uliveti e i frutteti. Sarebbe stata una vera ingiustizia soprattutto per l'agricoltura italiana ed è per questo che voglio ringraziarla ulteriormente.
  Tuttavia, il greening rimane un punto controverso, che richiede chiarimenti e miglioramenti. Quella italiana, anche in virtù delle caratteristiche orografiche del nostro territorio, è tra le agricolture più sostenibili del mondo, tant’è che il paesaggio agricolo è tra quelli più ammirati.
  Un'applicazione rigida del greening rischia di limitare il potenziale agricolo del nostro Paese, di diminuire la produzione e di aggravare il deficit agroalimentare. Si deve trovare, quindi, una coniugazione ottimale tra gli obiettivi di produttività, e quindi anche di creazione di posti di lavoro, e quelli di sostenibilità.
  Le chiedo, signor Commissario, che la Commissione dovrà predisporre un elenco di cosa può essere considerata area di interesse ecologico, in particolare le aree con colture intercalari o coperture verdi, da assoggettare a fattori di ponderazione, aree con colture azoto-fissatrici.
  Inoltre, cosa intende proporre il commissario Cioloş per coniugare produttività e sostenibilità nell'ambito delle aree di interesse ecologico ? Come rispondere alle esigenze della società di un'agricoltura più verde senza penalizzare le esigenze degli agricoltori di accrescere la produzione e il valore aggiunto ?
  Un altro punto è rappresentato dalla forbice dei prezzi e dal funzionamento della filiera. Il cattivo funzionamento di quest'ultima è un tema fortemente dibattuto a Bruxelles, ma anche in Italia il tema dell'organizzazione e dell'integrazione delle filiere è estremamente attuale. Basti pensare all'articolo 62, sul quale ha molto lavorato il collega Catania quand'era ministro.
  La forbice tra prezzi alla produzione e prezzi al consumo aumenta sempre di più. La quota di valore aggiunto dell'agricoltura diminuisce. Negli ultimi anni il mercato agricolo ha manifestato una forte volatilità dei prezzi con gravi danni sia per i produttori agricoli, che perdono valore aggiunto all'interno dalla filiera, sia per i consumatori, che si vedono aumentare i prezzi dei prodotti alimentari.
  Cito sempre questo esempio per capire cosa è successo e cosa succede in Italia. Al nord, per intenderci, per comprare una tazza di caffè al bar, occorrono 2 litri di latte; nella mia zona, in Calabria, a Rosarno, per comprare un caffè, occorrono 12 chilogrammi di arance. Non è più possibile tollerarlo.
  Credo che anche quello sottolineato poc'anzi dal collega Russo sulla vicenda delle aranciate con le arance sia un tema fondamentale, sul quale l'Europa dovrà anche darci una mano a garantire ai cittadini consumi di cibi sani e ai produttori di potere vendere i loro prodotti.
  Di fronte a questa situazione, i nuovi orientamenti della PAC non intendono percorrere la strada della vecchia politica di sostegno dei mercati agricoli, le quote, le garanzie di prezzo, gli ammassi, ma sono volti all'introduzione di nuovi strumenti per la stabilizzazione dei prezzi e per il miglioramento delle relazioni di filiera.
  Quali passi in avanti sono stati compiuti, su questo punto, oltre all'istituzione del Forum di alto livello per il funzionamento della filiera alimentare ? Come la Commissione intende operare per assicurare la trasparenza dei prezzi e come per migliorare le relazioni tra agricoltura e primi acquirenti ?
  Un altro tema è dato dall'efficienza della pubblica amministrazione. Da una recente indagine de L'Informatore Agrario risulta che, sull'emergenza di politica agraria nazionale, il tema dei costi della burocrazia e del funzionamento della pubblica amministrazione è risultato al primo Pag. 13posto tra le priorità indicate dagli agricoltori. Siamo, invece, preoccupati perché la PAC può aumentare la complessità e la burocrazia.
  Ricorro all'esempio che ha già fornito poco fa. L'attuale Regolamento sui pagamenti diretti prevede due tipologie, mentre il nuovo Regolamento sui pagamenti ne prevede sette con la nuova riforma. Il rischio di aumentare la complessità della burocrazia è elevatissimo. Mi domando e le domando: cosa intende fare la Commissione per la semplificazione della PAC e per impedire che questa sia percepita dagli agricoltori come un ulteriore onere burocratico ? Cosa intende fare il Commissario per conseguire risultati concreti sulla semplificazione, al di là delle affermazioni di principio ?
  È stato anche segnalato il problema del latte. Siamo ormai alla vigilia del passaggio alla liberalizzazione totale e questo solleverà sicuramente qualche problema e qualche difficoltà tra i produttori di latte: cosa può fare la Commissione europea per rendere più dolce questo passaggio e favorire specialmente i piccoli produttori ?
  L'ultimo punto è una sottolineatura: l'etichettatura. L'Unione europea ha approvato il pacchetto qualità e, recentemente, anche la PAC, ma non sono stati compiuti passi significativi per tutelare l'origine dei prodotti agricoli e alimentari. Il settore agroalimentare italiano esprime in modo ineguagliabile una combinazione di risorse materiali e immateriali, che è il patrimonio della nostra nazione, ma siamo stanchi delle truffe sul prodotto agroalimentare italiano.
  A livello comunitario, manca ancora un'azione energica per una vera politica in materia di etichettatura. Sembra che ci troviamo in una sabbia mobile. Scriviamo norme sull'etichettatura, le approviamo e lì si impantana tutto. La Commissione rimane restia ad affrontare in modo organico il tema dell'etichettatura, della qualità e della distintività. Siamo convinti che la PAC debba favorire la difesa dei prodotti dei territori rurali mediante indicazione obbligatoria dell'origine, il contrasto all'agropirateria e la diffusione di mercati gestiti direttamente dal produttore agricolo. Perché la Commissione europea è contraria all'etichettatura obbligatoria dell'origine geografica ? Quali azioni intende proporre il commissario Cioloş in sede comunitaria e internazionale per invitare il furto di identità dei nostri prodotti ?
  Signor Commissario, le confermiamo il nostro ringraziamento per quello che ha fatto e per quello che farà e confidiamo in lei perché la nuova PAC deve essere sì un vestito che ogni Nazione deve cucire per la propria agricoltura, ma proprio nel quadro di quanto ha poc'anzi illustrato, vogliamo un'Europa sempre più vicina e un'Europa nostra, dove la Calabria e la Lombardia siano pieni cittadine.

  PRESIDENTE. Mi rendo conto di quanto l'occasione della presenza del commissario Cioloş sia ghiotta, e quindi spinga i colleghi ad approfondire le tematiche di nostro interesse, ma abbiamo tempi molto ristretti, per cui chiederei, cortesemente, uno sforzo di sintesi per i prossimi interventi.

  LEANA PIGNEDOLI. Interverrò in maniera telegrafica, soprattutto per portare un saluto della Commissione agricoltura del Senato anche a nome del presidente Formigoni, che oggi non può essere presente, e per ringraziare il commissario Cioloş per averci offerto ancora questa disponibilità a riflettere sul prosieguo di questa riforma così importante.
  Non aggiungerò molto a quanto ha già osservato chi mi ha preceduto. Concordo su quanto il commissario Cioloş diceva. Abbiamo compiuto passi in avanti e, benché non siamo soddisfatti della PAC che va a delinearsi, certamente degli aggiustamenti sono stati apportati anche grazie al suo impegno, al lavoro e all'ascolto effettivo che c’è stato anche partendo proprio da quest'aula.
  Anch'io penso che non sia stato un elemento di debolezza conferire flessibilità e protagonismo ai singoli Stati. Credo, infatti, che questo vorrà dire portare le politiche europee più vicino agli Stati membri.Pag. 14
  Alcune questioni sono state già rilevate, ma voglio sottolinearle. Sono questioni che interessano e preoccupano diversi di noi in modo trasversale. Anzitutto, sono stati importanti il pacchetto latte e il pacchetto qualità, la possibilità di regolare i volumi produttivi per evitare quanto già successo per molte produzioni quando le sovrapproduzioni hanno fatto crollare i prezzi addirittura sotto i costi di produzione e creato un disastro, con chiusure di aziende a livelli mai visti.
  È una fase delicatissima. Già abbiamo visto altri settori con un cambio di fase repentino, che ha portato anche a crolli. Lo zucchero è uno di questi casi. Quale può essere un passaggio più morbido dalla fase delle quote a quella del mercato ?
  Quanto all'etichettatura, anch'io voglio ribadire come sia uno dei fattori importanti delle nostre produzioni. Non credo che la questione riguardi solo l'Italia, ma le specificità dell'agricoltura europea, la consapevolezza di ciò che si compra, della qualità che si produce.
  Sono d'accordo con la scelta, dell'Italia in particolare, di non seguire una logica dell'omologazione e delle quantità. La differenziazione, la naturalità dei prodotti sono fattori indispensabili. I valori immateriali dati dalle distintività territoriali non rappresentano solo elementi culturali, ma fattori di competitività strategici.
  Chiedere, allora, un'accelerazione, anche se dei passi sono stati compiuti, per un'etichettatura che valorizzi l'origine e le produzioni, è un elemento assolutamente importante. Dobbiamo avere la possibilità di raccontare come le produzioni sono realizzate, dare la possibilità ai consumatori di scegliere. È una svolta per l'Europa, non solo per l'Italia, per questo secolo.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Non vorrei riprendere le tante contraddizioni e criticità che sono state comunque ricordate da altri miei colleghi. Vorrei chiedere, piuttosto, al Commissario cosa ritiene sia stato fatto per le agricolture contadine dalla precedente PAC e da questa; quali sono, secondo lui, i passi in avanti verso la sovranità alimentare, un sistema agroecologico di produzione degli alimenti.
  In relazione alle sementi, abbiamo una situazione abbastanza critica riguardo agli OGM. Abbiamo avuto una semina che è stata perpetrata in Italia, in Friuli e in altre parti per una confusione normativa tra l'Europa e l'Italia. Nella direttiva del 2001, infatti, l'Europa dava la possibilità di elevare la clausola di salvaguardia, ma per raccomandazioni successive e una sentenza, in particolare, della Corte europea, le nostre istituzioni hanno affermato che non potevano più intervenire.
  Chiedo se non sia più corretto lasciare al Paese membro la possibilità di decidere riguardo agli OGM. Il principio di sussidiarietà non dovrebbe valere proprio in questo caso ? Nella nostra Costituzione, tra l'altro, fonte primaria in relazione al Trattato di Lisbona al momento, è presente il diritto alla salute e alla tutela dell'ambiente. La fonte primaria dovrebbe essere questa. Come è possibile che si crei questa confusione normativa tra l'Europa e l'Italia ?
  Oltretutto, in un momento così critico, in cui si svolgono le trattative per aprire l'area di libero scambio con gli Stati Uniti, non è molto pericoloso non dare la possibilità chiara ai Paesi membri di decidere su questo ?
  Vorrei aggiungere, infine, un'osservazione sul nuovo Regolamento proposto dalla Commissione europea sulla commercializzazione del materiale di propagazione vegetale, norme fitosanitarie e gestione dei controlli. Siccome avrei molti punti da esplicitare al Commissario, ma ovviamente non c’è tempo, se lui accettasse, vorrei consegnargli un abstract, poche pagine di alcune correzioni da apportare che sarebbe opportuno che vagliasse.

  HANS BERGER. Signor Commissario, non posso fare diversamente che ringraziarla del suo impegno, come già riconosciuto dall'onorevole Catania e, soprattutto, per la sua disponibilità ad ascoltare non solamente gli Stati membri, ma anche le regioni e i loro problemi.Pag. 15
  Spero che la PAC non entri in vigore con troppo ritardo, che nella programmazione è già diventato d'abitudine. Anche stavolta, avendo programmato per l'entrata in vigore per il 2014, si scivola al 2015, ma speriamo in bene, soprattutto per i piani regionali. Se parliamo, infatti, dell'Italia, sicuramente saranno 21 piani regionali, ma speriamo ci sia anche l'opportunità di un piano nazionale.
  Vorrei sapere se non esista la possibilità, come dal 2000 al 2006, di un piano nazionale e 21 piani regionali paralleli, per alcune misure il primo, per altre sullo sviluppo rurale i secondi.
  Vorrei sottolineare molto positivamente la mira sui giovani agricoltori, che hanno un rispetto molto grande nella nuova PAC. Credo, infatti, che i giovani agricoltori debbano ricevere una spinta, un sostegno. Sappiamo che quello delle nuove generazioni in agricoltura è uno dei problemi più grandi.
  L'onorevole Catania ha parlato della convergenza esterna, mentre io vorrei parlare di quella interna. Anche quello è un problema. Non so se sarebbe bene che l'Unione europea crei dei paletti sul comportamento della convergenza interna, non lasciando tutto solamente alla decisione dei singoli Stati membri.
  Per il greening, come è stato sottolineato, giudico molto positiva l'esistenza di un forte sostegno dell'agricoltura biologica. Sappiamo che il greening è già incluso su quel tipo di lavorazione, non ce n’è bisogno, soprattutto in relazione agli OGM, ai quali siamo assolutamente contrari in tutte le regioni, all'unanimità, al Senato e alla Camera.
  Credo che anche lì, come già è stato evidenziato, servirà una decisione a livello comunitario non solamente di sostegno del biologico, che è automaticamente senza OGM, ma per la possibilità di esprimere il divieto assoluto all'OGM.
  Quanto alle quote latte, a fine marzo 2015 saranno storia passata. Quelle svantaggiate, di montagna, dove la produzione di latte già di per sé è limitata nella quantità, sono le zone perdenti: come otterranno un rispetto e un sostegno per il futuro, rappresentando il latte, per le zone montane, una delle poche possibilità di creare introiti ?
  Una domanda molto particolare per le nostre zone dove c’è anche un agriturismo molto sviluppato riguarda la definizione dell'agricoltore attivo, che per i pagamenti diretti sottosta a certe regole. Nei pagamenti diretti, infatti, deve figurare una certa percentuale del volume d'affari o del reddito agricolo che percepisce. Dobbiamo capire come non escludere chi svolge due attività.
  Ho paura che, nella definizione dell'agricoltore attivo, questo accada e che chi lavora sarà ancora penalizzato se non ha la possibilità di creare reddito sufficiente per sopravvivere solamente con l'agricoltura. Infatti, costretto ad altro lavoro, non sarà più considerato agricoltore attivo. La ringrazio ancora del suo impegno.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al commissario Cioloş per la replica, ringraziandolo nuovamente. I punti posti dai colleghi sono numerosi e non so se avremo il tempo per svilupparli tutti nella maniera dovuta, ma ringrazio il Commissario per il contributo che ci ha portato e che potrà offrirci nella fase delle risposte.

  DACIAN CIOLOŞ, Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale. Grazie signor Presidente. L'onorevole Catania ha toccato diversi punti. Anzitutto tengo a ricambiare le congratulazioni che mi ha rivolto. In veste di Ministro egli ha fornito un importante contributo non solo alla posizione italiana, ma a molti elementi di contenuto di quello che è poi diventato il compromesso della riforma. Anche in questo caso desidero ringraziarlo per aver saputo combinare la sua posizione politica con le sue conoscenze tecniche sulla PAC, che sono state di grande aiuto nelle discussioni che abbiamo tenuto. Conosco la posizione dell'Italia sulla convergenza esterna.
  Vorrei anche dire che, come voi sapete, durante le trattative sul bilancio, quest'aspetto della convergenza esterna alla fine è stato esaminato dai capi di Stato e Pag. 16di governo, e sapete che anche il Parlamento europeo ha infine accettato le scelte compiute dai capi di Stato e di governo sul grado di convergenza esterna. È vero che l'Italia è stata toccata maggiormente nell'ambito del primo pilastro, sebbene la cosa sia rimasta entro limiti ragionevoli di qualche punto percentuale, ma sapete anche che nel secondo pilastro c’è stato un certo grado di compensazione per l'Italia – anche questo va notato – con la possibilità di una flessibilità tra pilastri.
  Anche qui, l'Italia dispone di un margine apprezzabile per compensare delle eventuali perdite nel primo pilastro, se così desidera, per quanto personalmente io ritenga che l'Italia abbia un grande interesse anche al secondo pilastro. Quindi rispondo direttamente che sì, l'Italia ha la possibilità di adottare per certe misure un approccio nazionale e per certe altre un approccio regionale, cosa che le consentirebbe, di nuovo, di prender meglio in considerazione queste specificità. Ovviamente, con l'avvertenza che le misure incorporate in un programma nazionale non potranno, allo stesso tempo, essere incorporate anche in un programma regionale, perché così si rischierebbe d'avere un problema di coerenza.
  Sotto il profilo del contenuto e delle norme finanziarie, però, il secondo pilastro è ora più anch'esso flessibile, consentendo all'Italia di prendere in considerazione certe inquietudini che nutriva nei confronti dell'equilibrio della spesa fra le regioni, onde evitare che i fondi vadano persi. Sul regolamento per il settore ortofrutticolo la Commissione deve effettivamente presentare al Consiglio e al Parlamento una relazione entro la fine dell'anno. In base a una disposizione introdotta nell'ultima riforma del settore ortofrutticolo, alla fine del 2013 la Commissione dovrà presentare una relazione sull'andamento del settore a seguito dell'applicazione di questa riforma.
  Ciò che constatiamo e che sarà citato nel Regolamento è che, nonostante questa riforma del settore ortofrutticolo, che ha concentrato il sostegno sulle organizzazioni dei produttori, continuiamo ad avere un forte divario nell'UE tra 4-5 Stati membri con un più alto grado di organizzazione dei produttori, al di sopra del 20 per cento della produzione totale di ortofrutta a livello nazionale, e tutti gli altri Stati membri che non hanno usufruito di quest'ultima riforma.
  Penso, dunque, che si debba continuare a mantenere un sostegno specifico per le organizzazioni dei produttori, fondando il nostro regime di sostegno all'ortofrutta sulle organizzazioni dei produttori, ma prendendo qualche misura di adeguamento affinché, negli Stati membri in cui il grado di organizzazione è inferiore al 20 per cento, si possa stimolare l'organizzazione proprio nell'interesse del mercato ortofrutticolo europeo.
  Ho preso nota dell'osservazione di Mario Catania secondo cui all'interno di certi Stati membri il grado di organizzazione può variare, osservazione che penso dovrebbe essere recepita nelle proposte che avanzeremo.
  Quanto al latte, ho organizzato recentemente, come sapete, una conferenza in cui ho chiesto a tutti coloro che ne avevano di proporre idee sull'evoluzione e sull'organizzazione del settore dopo l'abolizione delle quote. Lo sapete senz'altro, ma ricordo che la decisione sull'abolizione delle quote è stata presa ormai da 10 anni, quindi non è una decisione presa in questa riforma.
  Ebbene, non abbiamo fatto altro che prendere atto di una decisione già presa sull'abolizione delle quote. Personalmente, ho espresso, invece, la mia preoccupazione sull'andamento del settore dopo l'abolizione delle quote. Ecco perché sono arrivato con il pacchetto latte per rafforzare l'organizzazione dei produttori lattieri subito dopo la conferma del mio mandato. Questa Conferenza è servita a discutere delle specificità del settore lattiero.
  A seguito della conferenza, in cui sono state lanciate varie idee, anche se francamente mi aspettavo più idee, anche da parte del settore, sul modo in cui andavano organizzate le cose per il futuro, purtroppo le idee non sono state poi così tante. Ho già avanzato la proposta, su cui Pag. 17la Commissione lavorerà, di istituire un osservatorio non solo dei prezzi, ma dei mercati.
  Occorre infatti osservare i prezzi, la produzione, il consumo, i redditi dei produttori. In funzione di questi elementi, di questi indici, bisogna cercare di evitare situazioni di crisi. Costa meno evitare le situazioni di crisi che pagare tanto quando la crisi sopraggiunge, specie la crisi di sovrapproduzione.
  Osservatorio a parte, auspico che la discussione sul settore lattiero prosegua. Mi riprometto di presentare una relazione sulle conclusioni della conferenza sul settore lattiero a novembre, davanti al Parlamento e al Consiglio dei Ministri dell'agricoltura, per suscitare una discussione politica in sede di Parlamento e Consiglio. In funzione delle reazioni che vi saranno, a favore di un'azione o meno, e se sì in quale direzione, raccoglierò queste reazioni e, siccome l'anno prossimo dovrò nuovamente presentare al Consiglio e al Parlamento una relazione sul pacchetto latte e sul settore lattiero, se avrò riconosciuto una volontà politica per misure specifiche, sarò pronto allora ad accompagnare la relazione con nuovi adeguamenti legislativi, dove necessario. La discussione, quindi, continuerà.
  Senatore Berger, in tema di specificità del latte e zone montane o altre zone fragili, ricordo soltanto che, nel programma di sviluppo rurale, è proprio questo il motivo per il quale abbiamo inserito la possibilità di accedere a un sostegno specifico per programmi settoriali.
  Una regione, dunque, che ritiene che il settore lattiero presenti un problema specifico, può destinare una parte del pacchetto sviluppo rurale a quel settore, inserire in un sottoprogramma varie disposizioni specifiche per sostenerlo, misure per le zone svantaggiate, ambientali, di sostegno agli investimenti, di compensazione e realizzare un pacchetto di sostegno che potrà essere finanziato dal Programma di sviluppo rurale per il settore lattiero. Questa possibilità, quindi, esiste già.
  Molti di voi hanno richiamato il settore del tabacco. Non ho mai asserito che non si debba più coltivarlo finché, come avete sottolineato, si continuerà a permetterne il consumo, ma il problema sta nel fatto che per le sovvenzioni si usa denaro pubblico, del contribuente ed è difficile giustificare certe spese.
  Non è un problema del Commissario dell'agricoltura, ma del collegio. Se ne è discusso in sede di collegio dei commissari. È difficilmente giustificabile che la Commissione, preposta alla buona gestione del denaro dei contribuenti europei – dobbiamo render conto dell'uso efficiente di questo denaro – usi denaro pubblico per stimolare la produzione del tabacco. Un pagamento accoppiato è proprio questo, si stimola una determinata produzione. Altra cosa è il sostegno al reddito, in cui l'agricoltore sceglie cosa produrre in funzione dei mercati. Su questo non c’è nulla da eccepire.
  Il sostegno accoppiato, invece, stimola la produzione per la quale si eroga una sovvenzione integrativa. Dunque, con i soldi pubblici, da una parte si stimola la produzione del tabacco e, dall'altra, si paga perché chi consuma molto tabacco ha problemi di salute, quindi i soldi pubblici vanno anche alla politica sanitaria. È il problema della coerenza a essere stato sollevato dal Parlamento e dalla Corte dei conti. È la Commissione globalmente, non il Commissario per l'agricoltura, ad avere un problema di coerenza. Di nuovo, la politica agricola comune non vieta il tabacco o la sua coltura. I produttori di tabacco ricevono pagamenti diretti come tutti gli altri agricoltori. Hanno il diritto di scegliere che cosa produrre.
  Misure agroambientali possono essere pagate anche per i produttori di tabacco se questi, come gli altri produttori, si attengono a certi criteri ambientali. Di vietare o ridurre la produzione di tabacco non è questione, ma non si può stimolarla con i fondi pubblici. Qui si pone un problema di coerenza.
  Di nuovo, però, come ha ricordato l'onorevole Catania, nella riforma della PAC, al di là dei pagamenti accoppiati, ci Pag. 18sono altri tipi di provvedimento. Se li facciamo convergere e li usiamo in modo intelligente, possono far sì che l'Italia, una regione o un altro Stato membro possano selezionare certe categorie di agricoltori in funzione di certe priorità. Per motivi di coerenza, però, come ho detto, non si può evidenziarlo.
  Quanto alle indicazioni di origine, è una questione che, come Commissario per l'agricoltura, in parte condivido con il Commissario che si occupa della catena alimentare, della food safety e della tutela dei consumatori, Borg, e adesso con il commissario Mimica che si occupa di protezione dei consumatori. Insieme, cerchiamo di adoperare tutte le disposizioni giuridiche e legislative, nella PAC come nelle politiche d'informazione dei consumatori, per andare verso un'etichettatura dei prodotti agricoli di base.
  Siamo a buon punto quanto all'introduzione un'etichettatura d'origine per tutte le carni. Ho inoltre chiesto alla Direzione generale dell'agricoltura di cominciare uno studio sul latte, che per me rappresenta un'altra priorità. A mano a mano, con la base giuridica che abbiamo adesso, andremo avanti per capire per quali altri prodotti si può procedere all'etichettatura d'origine.
  Personalmente, sono fautore di un'etichettatura d'origine. Anche se siamo nel mercato comunitario, è importante che il consumatore sappia da dove viene un prodotto. A mio parere, ma dovrà essere dimostrato da analisi riguardanti il funzionamento del mercato interno, non dobbiamo limitarci a una dicitura sull'origine europea o non europea, ma andare oltre. Non dobbiamo aver paura di citare l'origine dei prodotti di base a un livello più prossimo al luogo di produzione. Questa è la mia opinione personale, ma vedremo in base all'analisi in corso fin dove possiamo spingerci.
  Quanto alla catena alimentare, è il vicepresidente Tajani a presiedere il Forum ad alto livello, di cui faccio parte con i commissari Barnier, Borg e adesso anche Mimica. In occasione dell'ultima riunione del Forum ad alto livello, abbiamo convenuto che daremo la precedenza ai negoziati tra i vari soggetti della catena per una maggiore trasparenza sui mercati anche a livello di costituzione dei prezzi e ripartizione del valore aggiunto. Se, però, queste intese volontarie non saranno sufficientemente avanzate, ci riserviamo il diritto di presentare delle proposte legislative.
  Il commissario Barnier sta analizzando questa possibilità ed entro fine anno presenterà un libro verde sul funzionamento della grande distribuzione nel suo complesso, con un capitolo dedicato alla catena alimentare e al settore agroalimentare. Molto probabilmente, presenteremo anche delle iniziative volte a rafforzare e a definire meglio anche accordi volontari tra le parti interessate della catena. Auspichiamo un coinvolgimento su scala europea ed entro la fine dell'anno disporremo di più elementi sul settore. A ciò continuo a dedicare grande attenzione.
  Onorevole Gallinella, sull'abolizione del rebate del Regno Unito non posso fornirvi un'opinione personale. Sono qui come Commissario europeo per l'agricoltura, rappresento la Commissione, che ha presentato la sua opinione al riguardo nelle prospettive di bilancio. Il Consiglio europeo ha deciso diversamente – il Consiglio e il Parlamento, perché adesso si va verso l'adozione del bilancio – quindi tale questione esula dalle competenze del Commissario dell'agricoltura e della Commissione. Il modo in cui trattare la questione attiene a una decisione dei Capi di Stato e poi del Parlamento.
  Onorevole Russo, sul modello di agricoltura omologante, conosco questa discussione sul tipo di sostegno all'agricoltura, so che l'Italia ha voluto un sostegno che tenesse conto della produzione e del valore aggiunto. Dicevo prima che abbiamo accordato molta flessibilità e la PAC è stata addirittura accusata da qualcuno di concedere troppa flessibilità agli Stati con questa riforma, mentre in una politica comunitaria c’è bisogno di certi elementi di coesione.
  Abbiamo cercato di trovare il denominatore comune tra questi meccanismi Pag. 19della PAC che si possono applicare su scala europea a tutti e ventotto gli Stati membri e certi criteri che avvantaggiano di più certi Stati e meno altri. Abbiamo cercato di non prendere in considerazione questi elementi proprio per avere un minimo di coerenza in certi modelli di sostegno. Abbiamo deciso di mantenere il sostegno diretto ai redditi degli agricoltori.
  Avremmo potuto benissimo ridiscuterlo completamente e, personalmente, avevo inizialmente un'altra opinione sul sostegno agli agricoltori nel suo complesso, ma alla fine ho pensato che si rischiava di perturbare troppo, di cambiare brutalmente un sistema di sostegno anche per i pagamenti diretti, destabilizzando totalmente certe regioni, certe filiere. Abbiamo deciso, allora, di andare avanti con il modello dei pagamenti diretti, e quindi abbiamo dovuto trovare dei criteri che si applicassero a tutti gli Stati membri, anche se so che ciò non è stato formalmente accettato dall'Italia.
  A me sembra, però, che abbiamo compiuto dei passi avanti anche per i pagamenti diretti nel senso di una modulazione del tipo di sostegno. Un parlamentare del PD ha parlato di burocrazia eccessiva nei pagamenti diretti perché si è passati da 3 a 7 metodi di sostegno. Trovo, in questo caso, che ci sia un po’ di contraddizione anche in quello che dite qui in Italia.
  Da una parte, avete sostenuto che serve più flessibilità per l'Italia nell'applicazione dei pagamenti diretti: ora che la flessibilità c’è, con 7 modi diversi di modulare i pagamenti per adeguare i pagamenti ai piccoli agricoltori, ai giovani agricoltori, alle zone svantaggiate, alle regioni in funzione dei vari tipi di convergenza, venite a dire che c’è troppa burocrazia perché c’è troppa scelta. Non è così.
  Penso che, così come abbiamo previsto le cose, se l'Italia compirà delle scelte intelligenti, la burocrazia non aumenterà. Non siete obbligati ad applicare tutti i metodi. Potete anche scegliere un solo modello di pagamento. Non sarà la Commissione a opporsi. Se però volete accontentare il nord e il sud dell'Italia, le piccole aziende e quelle un po’ più grandi, le colture intensive e quelle estensive, i giovani e così via, ora avete la scelta, ma non siete costretti ad applicare tutte e 7 le modalità. L'unico elemento obbligatorio sono i giovani agricoltori. Per questo sì, continuo a battermi. Per il resto, potete anche optare per un solo modello di pagamento e non sarà la Commissione a opporsi, per cui la burocrazia non aumenterà.
  Il nuovo grado di flessibilità consente, appunto, dei pagamenti diretti più adeguanti a talune categorie di agricoltori, a talune specificità produttive di certe regioni. Non abbiamo seguito fino in fondo la strada auspicata dall'Italia, ma esistono delle opzioni che adesso permettono all'Italia di modulare meglio i pagamenti diretti rispetto a prima.
  Non mi soffermerò troppo sullo zucchero perché il tempo stringe. Quando ho assunto la carica di Commissario, avevo in mente due cose: in primo luogo, l'ultima riforma del settore dello zucchero, per la quale il Consiglio aveva parlato di possibile abolizione delle quote nel 2015; in secondo luogo, ho constatato che, in presenza di squilibri sul mercato, ogni volta è la Commissione a dover decidere quale quantità di zucchero immettere sul mercato, quanto si ritira, quanto si esporta e c'erano anche delle limitazioni all'esportazione da parte dell'OMC, in periodi di prezzi favorevoli per noi, proprio perché avevamo quel sistema.
  A me è sembrato che queste limitazioni non fossero nell'interesse del settore europeo dello zucchero, ora che il settore è più efficiente grazie a una riforma del settore volta ad accrescere la sua competitività. Alla lunga, quindi, la decisione presa con la riforma dello zucchero e i piani per accrescere la competitività del settore comporterà la necessità di abolire i meccanismi restrittivi.
  Ciò non avverrà nel 2015 ma nel 2017, quindi il settore ha un certo tempo per recepire tutti questi cambiamenti, ma non si può paragonare il settore dello zucchero a quello lattiero. Per il latte, si sono abolite le quote e c’è bisogno di seguire attentamente il settore perché ci sono Pag. 20regioni più fragili; nel settore dello zucchero, invece, ci sono già state riforme piuttosto dure per aumentarne la competitività.
  Non ha senso, allora, limitare la possibilità per il settore dello zucchero europeo di esportare zucchero di barbabietola, se competitivo. Tale possibilità non esisteva a causa del sistema delle quote. Di contro, neanche nel settore dello zucchero l'abolizione delle quote implica l'abolizione di tutti i meccanismi di gestione del mercato. Abbiamo mantenuto, ad esempio, la possibilità di contratti tra i produttori di zucchero e le imprese trasformatrici, dove sono indicate le quantità, come per il latte.
  Esiste, dunque, la possibilità di regolare i quantitativi prodotti rispetto a quelli trasformati e poi venduti. In situazione di crisi, le organizzazioni interprofessionali possono anche andare oltre un semplice contratto di quantità. Può esserci una regolamentazione del mercato molto più rigorosa in situazione di crisi. Questi elementi si ritrovano nel Regolamento del mercato dello zucchero.
  Quanto alla tracciabilità dei prodotti, ho già risposto parlando dell'etichettatura e della catena alimentare.
  Sul succo d'arancia, l'etichettatura o il contenuto dei prodotti, anche in questo caso certe azioni rientrano nel mio portafoglio, ma gran parte rientra in quello del commissario Borg, poiché questa materia ha a che vedere con la tutela e l'informazione dei consumatori. Personalmente, sono favorevole a un'etichettatura il più vicina possibile alla realtà del produttore, al contenuto del prodotto presso colui che lo produce, in modo appunto che non solo sia protetto il consumatore, ma che inoltre lo sforzo dell'agricoltore a favore della qualità e della naturalità del prodotto sia apprezzato dal consumatore. Posso assicurarvi che, nella mia veste, farò di tutto affinché il sistema di etichettatura sia il più restrittivo possibile nell'interesse del consumatore e del produttore.
  Onorevole Oliverio, sul greening, che è ancora controverso, purtroppo ora non ne abbiamo il tempo, ma sarei pronto a discutere con lei dettagliatamente su ciascun elemento. Così lei potrebbe dirmi in cosa le disposizioni dell'inverdimento impediscono a un agricoltore di sviluppare una produzione di qualità e competitiva. Tutti gli elementi di cui disponiamo adesso, infatti, recepiscono questi aspetti. Abbiamo esonerato molte categorie di agricoltori dall'applicazione del greening proprio per tener conto di tutte le pratiche agricole favorevoli all'ambiente e per recepire anche la specificità di talune colture, comprese quelle permanenti di frutta e verdura.
  Quanto alle zone d'interesse ecologico, non ignorerà che abbiamo previsto nel Regolamento – ero d'accordo e sono anzi stato io a proporre la soluzione – la possibilità di coltivare anche le zone d'interesse ecologico con certe colture favorevoli all'ambiente. Non esiste più il terreno a riposo. Lei ha accennato al fatto che è vietato includere i seminativi: non è affatto vietato, ma ci deve essere un minimo di coerenza. Nel rispetto delle misure d'inverdimento, ciò che si coltiva in quelle zone deve rispettare certi principi, ma nessuno in buona fede può più accusare il greening di bloccare lo sviluppo della competitività. Direi semmai il contrario.
  Per me, infatti, la monocoltura non è competitiva sul lungo periodo per l'agricoltore. Ciò che noi vietiamo con l'inverdimento è soprattutto la monocultura, attraverso l'obbligo di diversificare. Anche per il pascolo permanente abbiamo previsto un'estrema flessibilità: un agricoltore in azienda ha un ampio margine di flessibilità tra pascolo permanente e superficie a seminativo. Abbiamo chiesto una certa coerenza a livello regionale per tutelare soprattutto i pascoli con un alto valore naturale, che non sono stati ridiscussi neanche nell'ambito della PAC attuale. Asserire, quindi, che il greening impedisce lo sviluppo di un'agricoltura competitiva è esagerato rispetto a ciò che abbiamo adesso nel Regolamento.
  Quanto all'elenco di ciò che si può coltivare nelle zone d'interesse ecologico, abbiamo già molti elementi precisati nel Regolamento del Consiglio. Certo, presenteremo Pag. 21un atto delegato della Commissione su questo elenco, e il Parlamento e il Consiglio potranno pronunciarsi proprio perché si tratterà di un atto delegato.
  Sulla catena alimentare ho risposto e anche sulla trasparenza dei prezzi.
  Quanto alla burocrazia, non posso accettare che l'aumento della burocrazia sia da addebitare alla PAC riformata. Direi, piuttosto, che è il modo in cui gli Stati membri sceglieranno di applicare la riforma quello che rischia di aumentare la burocrazia. Posso assicurarvi che sarò molto attento affinché l'attuazione della PAC negli Stati membri, nel primo come nel secondo pilastro, non aumenti la burocrazia.
  Per il primo pilastro, potrete applicare un unico sistema di pagamento se riterrete che l'obiettivo sia quello e non ci sarà burocrazia. Tutti, infatti, saranno pagati allo stesso modo. Non sono sicuro, però, che sia questa la soluzione economica. Di un minimo di burocrazia, dunque, dovrete farvi carico perché abbiamo da gestire fondi pubblici e dobbiamo render conto ai contribuenti di come gestiamo questo denaro, ma sarà in funzione della complessità del meccanismo scelto in Italia che avrete o no la burocrazia.
  Anche nel secondo pilastro abbiamo previsto parecchi meccanismi per semplificare le cose, specialmente per i progetti di investimento, che erano i più a rischio da questo punto di vista. Era molto aumentato il tasso di errore, specie in certe regioni italiane. Qui abbiamo previsto varie possibilità per semplificare il sostegno all'investimento, ad esempio, e spero che l'Italia ne usufruirà.
  Per ridurre la burocrazia, la Commissione sarà molto severa in relazione al modo in cui gli Stati membri applicheranno la riforma della PAC per accertare che non ci sia complessità. Sono sempre aperto. Ogni volta che uno Stato membro mi farà notare un elemento di attuazione troppo complicato a causa di un'interpretazione troppo complessa della Commissione, sarò pronto a discutere quell'aspetto nel merito e a risolverlo.
  Sulle indicazioni geografiche e la loro tutela a livello internazionale, posso dirvi, come ho già detto in questa sede ma ripeto, che rappresentano per me un caposaldo nella negoziazione di tutti gli accordi commerciali che l'Unione europea negozia. È ogni volta una condizione sine qua non, un elemento senza il quale non do il mio assenso alla conclusione di un accordo di libero scambio, a meno che la questione delle indicazioni geografiche non sia risolta, nella misura del possibile, a vantaggio dei produttori europei.
  Anche la politica di promozione per il settore agroalimentare che vareremo porrà un grande accento sui prodotti di qualità. Personalmente, farò quanto è in mio potere per promuovere i prodotti di qualità all'esterno dell'Unione. Non più tardi dell'inizio di novembre, andrò in Giappone e in Corea con un gruppo di operatori dell'agroalimentare, anche italiani, per azioni di promozione dei prodotti con indicazione geografica e in generale di qualità, appunto nella prospettiva di un accordo commerciale col Giappone che sia a vantaggio del settore agroalimentare europeo.
  Gli OGM non rientrano nel mio ambito di competenza. Dovreste rivolgere tutte queste domande al commissario Borg, come anche sulle questioni del materiale di propagazione e dei fitosanitari. Sono pronto a trasmettere al commissario Borg le vostre osservazioni, se me le invierete, ma potete anche inoltrarle a lui direttamente perché è quello direttamente preposto al tema nella Commissione.
  In ogni caso, sul tema sapete che la Commissione ha già avanzato la proposta di demandare la scelta di coltivare o meno gli OGM agli Stati membri. Purtroppo, questa proposta è ancora ferma al Consiglio e al Parlamento, che per ora non hanno dato il loro assenso. Personalmente, lo trovo un po’ paradossale. Alcuni Stati membri e uomini politici criticano la Commissione se accetta gli OGM, altri se non li accetta. Quando poi la Commissione offre la possibilità di scelta politica agli Stati membri, neanche allora il Consiglio è d'accordo. Questa è una posizione politica Pag. 22un po’ bizzarra. La Commissione può farsi carico di tutte le colpe per quel che succede in Europa, ma in questo caso mi è difficile dire che la colpa è della Commissione.
  Senatore Berger, ho risposto sullo sviluppo rurale. Esiste la possibilità di misure a livello nazionale in parallelo con un programma regionale. Quanto alla convergenza interna, vi è una possibilità di scelta per gli Stati membri. Conosco il problema specifico della sua regione riguardo al livello dei pagamenti diretti. L'Italia ha ora la possibilità di risolvere il problema del forte divario nei pagamenti tra quanto ricevono gli agricoltori nella sua regione e quanto ricevono altrove, ma queste sono scelte politiche da compiere e di cui poi farsi carico.
  La definizione di agricoltore attivo quale figura adesso nel Regolamento non creerà il problema a cui lei accennava. Nel Regolamento abbiamo inserito semplicemente un elenco di categorie di beneficiari che sono eliminati in partenza. I piccoli produttori che hanno anche attività complementari non sono eliminati. Chiediamo che lo siano categorie come i campi di golf o le società assicurative.
  Gli Stati membri possono eventualmente aggiungere alla lista altre categorie e anche introdurre restrizioni alla definizione di agricoltore attivo in funzione di casi specifici, ma non ci sarà nessun rischio che gli agricoltori pluriattivi delle aree montane, che hanno anche l'agriturismo, cessino di essere sostenuti.
  Mi pare di aver risposto a tutti. Scusatemi se mi sono dilungato, ma volevo essere il più completo possibile. Spero che adesso abbiate un'immagine più chiara di ciò che la riforma della PAC rappresenta per l'Italia, che adesso deve farsi carico politicamente delle proprie scelte nell'applicazione della riforma. Grazie.
  (Applausi).

  PRESIDENTE. Ringrazio il commissario Cioloş per l'importante contributo che ha portato alla nostra discussione. Lo ringrazio anche per il tempo che ci ha dedicato. Siamo andati anche oltre le disponibilità che avevamo, ma credo fosse importante approfondire nel modo in cui abbiamo fatto tutti gli argomenti che sono stati sollevati.
  Ci aspetta, quindi, come Camera e Senato, un intenso lavoro in questi mesi perché, come ci era rappresentato, i tempi sono quelli di questi 2-3 mesi che abbiamo di fronte e durante i quali potremo caratterizzare maggiormente una proposta italiana rispetto ai caratteri che la PAC rappresenta per l'Europa e per il nostro Paese.
  Ringrazio e auguro buon lavoro a tutti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.55.