Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 2
INDAGINE CONOSCITIVA SULLE POLITICHE DI PREVENZIONE ANTISISMICA E SUI MODELLI DI RICOSTRUZIONE A SEGUITO DI EVENTI SISMICI
Audizione degli Uffici di presidenza dei Consigli regionali delle Marche, dell'Umbria, dell'Abruzzo e del Lazio.
Realacci Ermete , Presidente ... 2 ,
Mastrovincenzo Antonio , presidente del Consiglio regionale delle Marche ... 2 ,
Carloni Mirco , consigliere segretario ... 3 ,
Mastrovincenzo Antonio , presidente del Consiglio regionale delle Marche ... 3 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 4 ,
Porzi Donatella , presidente del Consiglio regionale dell'Umbria ... 4 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 5 ,
Mancini Valerio , Vicepresidente del Consiglio regionale dell'Umbria ... 5 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 6 ,
Di Pangrazio Giuseppe , Presidente del Consiglio regionale d'Abruzzo ... 6 ,
D'Ignazio Giorgio , componente Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale d'Abruzzo ... 7 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 8 ,
Leodori Daniele , presidente del Consiglio Regionale del Lazio ... 8 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 8 ,
Leodori Daniele , presidente del Consiglio Regionale del Lazio ... 8 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 9 ,
Leodori Daniele , presidente del Consiglio Regionale del Lazio ... 9 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 9 ,
Zaratti Filiberto (SI-SEL) ... 11 ,
Carrescia Piergiorgio (PD) ... 12 ,
Pastorelli Oreste (Misto-PSI-PLI) ... 13 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 13 ,
Porzi Donatella , presidente del Consiglio regionale dell'Umbria ... 13 ,
Mastrovincenzo Antonio , presidente del Consiglio regionale delle Marche ... 14 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 14 ,
Di Pangrazio Giuseppe , presidente del Consiglio regionale d'Abruzzo ... 14 ,
Mastrovincenzo Antonio , presidente del Consiglio regionale delle Marche ... 15 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 15 ,
Mastrovincenzo Antonio , presidente del Consiglio regionale delle Marche ... 15 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 15 ,
Mancini Valerio , vicepresidente del Consiglio regionale dell'Umbria ... 15 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 15 ,
Di Pangrazio Giuseppe , presidente del Consiglio regionale d'Abruzzo ... 16 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 16 ,
Mancini Valerio , vicepresidente del Consiglio regionale dell'Umbria ... 16 ,
Leodori Daniele , presidente del Consiglio Regionale del Lazio ... 16 ,
Realacci Ermete , Presidente ... 16
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia-MAIE: (SCCI-MAIE);
Civici e Innovatori: (CI);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERMETE REALACCI
La seduta comincia alle 15.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Audizione degli Uffici di presidenza dei Consigli regionali delle Marche, dell'Umbria, dell'Abruzzo e del Lazio.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle politiche di prevenzione antisismica e sui modelli di ricostruzione a seguito di eventi sismici, l'audizione degli Uffici di presidenza dei Consigli regionali delle Marche, dell'Umbria, dell'Abruzzo e del Lazio, che ringrazio per aver accettato il nostro invito.
Come sapete, i decreti-legge sul terremoto sono all'esame del Senato. Noi, invece, subito dopo il primo terremoto, abbiamo avviato un'indagine conoscitiva sui temi della ricostruzione e della prevenzione, in maniera da intercettare i problemi che sorgono in fase di ricostruzione. Peraltro, io e i colleghi abbiamo capito che, nell'ambito di una risposta che è stata in ogni caso efficace, si sono evidenziati alcuni problemi dal punto di vista del funzionamento della macchina dei beni culturali e del coordinamento tra istituzioni, tutte questioni che vanno sicuramente riviste.
L'indagine conoscitiva serve, ovviamente, per orientare complessivamente l'azione del Parlamento e del Governo su questi temi, sia sul fronte ricostruzione sia sul fronte prevenzione. Siamo partiti dai Consigli regionali, anziché dai presidenti di giunta, che ovviamente ascolteremo – fino a oggi abbiamo già ascoltato una serie di soggetti, dal ministro Del Rio a Errani, agli ordini professionali, ai sindacati –, perché da voi vorremmo non soltanto il punto sulla situazione, ma anche considerazioni politiche sui problemi sul tappeto.
Questo è anche il motivo per cui abbiamo chiesto che prendessero parte all'audizione non soltanto i presidenti regionali, ma anche gli uffici di presidenza, in maniera da permettere la partecipazione di un arco di forze più esteso rispetto a quelle che hanno diretta responsabilità di governo nelle quattro regioni interessate.
Direi di procedere in questa maniera: darei sei o sette minuti per regione, che vi dividerete come vorrete, per fare un primo giro. Poi ascolteremo le questioni poste dai colleghi, in maniera da avere un confronto più serrato.
Do allora la parola al presidente del Consiglio regionale delle Marche, Antonio Mastrovincenzo.
ANTONIO MASTROVINCENZO, presidente del Consiglio regionale delle Marche. Anzitutto, vi ringrazio per l'attenzione che avete dimostrato ai Consigli regionali. Mi sembra molto opportuna anche la scelta di chiamare qui gli uffici di presidenza, per dare voce a tutte le componenti.
Ogni regione parlerà e presenterà proposte. Da parte mia, preciso solo che nei prossimi giorni vi arriverà anche un documento per conto della Conferenza dei presidenti dei consigli regionali, che sta per essere redatto anche grazie all'ausilio dei nostri dirigenti e dei nostri tecnici.
Per quanto riguarda la regione Marche, noi abbiamo un passato particolare. Come Pag. 3l'Umbria, siamo stati interessati nel 1997-1998 da un sisma abbastanza importante. Sul tema della ricostruzione, in particolar modo, ora lascio la parola al consigliere segretario Carloni, poi aggiungerò qualcosa su alcune proposte operative in materia di prevenzione e ricostruzione.
MIRCO CARLONI, consigliere segretario. La regione Marche ha rivolto costante attenzione alla disciplina delle politiche di prevenzione. Già dal 1984, è vigente una norma che regola e definisce le modalità di controllo sulle costruzioni, sugli ampliamenti e sulle ristrutturazioni, in modo da stabilire strumenti urbanistici adeguati alla prevenzione antisismica.
Nel 2012, la legge regionale n. 35 è entrata nel merito disponendo la promozione di interventi per la riduzione del rischio sismico, attraverso l'introduzione degli studi di microzonazione sismica e il loro obbligatorio recepimento negli strumenti urbanistici comunali.
In modo particolare, l'articolo 1 della citata legge regionale stabilisce che, al fine di prevenire e ridurre il rischio sismico, la regione e i comuni effettuano studi di microzonazione sismica, secondo quanto previsto dalla Conferenza delle regioni e delle province del 2008. Ogni zonazione ha, quindi, criteri ben stabiliti, che in qualche modo vincolano la pianificazione urbanistica degli enti locali. Questo ha fatto sì che si diffondesse anche la consapevolezza dei rischi e delle necessità in fase di ristrutturazione.
Le Marche, come ha appena ricordato il presidente, hanno già vissuto un terremoto drammatico, quello del 1997, da cui è nato un modello di ricostruzione post-sisma che è stato richiamato in questi ultimi anni e che ha comportato, con il contributo dell'Ente regionale per l'abitazione pubblica, la sinergia tra i vari organi dello Stato, dalla Corte dei conti alle prefetture, all'Ispettorato INPS, alle casse edili.
Con tale metodo si è ricostruito gran parte del patrimonio edilizio. Ovviamente, a partire dal 1997, è stata introdotta una serie di norme, che hanno codificato le procedure per la prevenzione e per la ricostruzione. Questo, però, come purtroppo abbiamo visto a partire dal 24 agosto scorso, non è stato sufficiente. L'attenzione sul tema è ancora tutta da sviluppare, ed è veramente opportuna questa riunione, perché ci dà la possibilità di un confronto anche a livello politico.
Mi permetto di ribadire quello che ho detto informalmente al presidente Realacci. Secondo me, per rendere utile ed effettivo il «bonus sisma», è quanto mai necessario che si introduca l'intermediazione finanziaria, in modo che chi è coinvolto nella ristrutturazione del proprio patrimonio immobiliare privato possa utilizzare la cessione del credito e far intervenire nell'investimento un intermediatore; in caso contrario si rischia che lo strumento sia poco efficace. L'anticipazione delle somme, la rendicontazione delle spese sostenute e il successivo rimborso, infatti, rischiano di rendere vano l'intervento, perché in un primo momento il privato deve far fronte agli investimenti. Ho visto che nella proposta del Governo è, invece, vietata l'intermediazione finanziaria. Questo, secondo me, è un errore. Suggerisco ai componenti della Commissione Ambiente di modificare la disposizione, in sede di conversione del decreto-legge, chiamando proprio in causa gli strumenti finanziari, le banche locali, le banche di credito cooperativo, le casse di risparmio, dunque tutti quei soggetti che possono rendere più fluida l'intermediazione finanziaria nei casi di ristrutturazione.
ANTONIO MASTROVINCENZO, presidente del Consiglio regionale delle Marche. Ho alcune brevissime proposte su prevenzione e ricostruzione.
Innanzitutto, riteniamo fondamentale l'istituzione di un piano di prevenzione del rischio sismico a livello nazionale. So che tra l'altro la proposta è già stata portata alla vostra attenzione. Crediamo che sia necessario, altresì, il completamento della microzonazione in tutto il resto d'Italia, perché è stato effettuato solamente in alcune parti del nostro Paese. Sarebbe utile istituire il fascicolo del fabbricato e la certificazione sismica obbligatoria – che consente di conoscere la reale affidabilità degli edifici –, possibilmente prevedendo la detraibilità delle spese. Pag. 4
Si dovrebbe rendere la popolazione maggiormente consapevole dei rischi, prevedendo che a tutti i contratti di proprietà o di locazione sia allegata la documentazione relativa alla zonizzazione sismica.
Occorre poi prevedere – ne abbiamo parlato col presidente Realacci prima di cominciare l'audizione – una detrazione per interventi di miglioramento/adeguamento sismico, non soltanto a spot, ma in modo continuativo.
Per quanto riguarda la ricostruzione, sarebbe importante una legge quadro che desse una sistematizzazione a tutte le azioni e agli interventi post-sisma o post-eventi calamitosi, codificandoli. Sarebbe necessario anche che i vari procedimenti di competenza delle strutture della pubblica amministrazione venissero avanti parallelamente. A volte, si creano cortocircuiti, e invece bisognerebbe standardizzare sempre di più gli interventi dal punto di vista sia dei tempi sia delle procedure.
Vanno collegate costantemente competenze scientifiche, tecnologiche e amministrative all'interno di un processo che veda la valorizzazione delle comunità locali.
Per quanto riguarda la ricostruzione, non si può fare a meno di una concertazione, di un confronto, di un dialogo con tutti gli enti locali, le parti sociali e le categorie economiche. Credo che la ricostruzione vada sempre più condivisa dal territorio, altrimenti rischia di non portare i frutti sperati.
PRESIDENTE. Aspettiamo la nota preannunciata, perché ci aiuta veramente a capire come incrociare i vari aspetti.
Proseguiamo il giro di tavolo con la regione Umbria.
DONATELLA PORZI, presidente del Consiglio regionale dell'Umbria. Sono accompagnata dal mio vicepresidente, Valerio Mancini, con il quale dividerò il tempo a nostra disposizione.
Dico in una brevissima premessa che anche la nostra è una regione fortemente provata dai sismi. Abbiamo iniziato nel 1979 con un evento che ci ha messo subito a dura prova, proprio nelle stesse zone che ci hanno visti coinvolti con questo nuovo episodio, per poi ripetere l'esperienza nel 1997. Non starò a ricordare tutte le misure assunte, che il collega ha esposto in maniera molto puntuale e che riguardano anche la nostra regione.
Vorrei semplicemente ricordare che, mentre ci trovavamo nella fase conclusiva di un'emergenza, siamo ripiombati in una situazione drammatica, con le ultime tre scosse, che hanno veramente messo in ginocchio una parte della nostra regione, una parte marginale, che si era ripresa con fatica dagli eventi prima del 1979 e poi del 1997, andando nella direzione di basare la propria economia sul turismo, sul paesaggio ed anche sull'accuratezza delle ricostruzioni. Si tratta della Valnerina, una zona particolarmente affascinante e attraente per un segmento di turismo particolare e molto consistente, e che adesso si trova ad affrontare numerose difficoltà.
Vorrei soltanto puntualizzare alcuni degli aspetti che, come amministratori, ci preoccupano. La prima grande preoccupazione è che la zona possa spopolarsi definitivamente. È quello che non vorremmo accadesse, soprattutto in considerazione delle caratteristiche della popolazione che vi è rimasta a vivere. Si tratta di una popolazione che ha un'età medio-alta e che, se vogliamo considerare – nella più rosea delle ipotesi – un periodo di ricostruzione di un decennio, potrebbe allontanarsi definitivamente da queste realtà, cosa che non vorremmo assolutamente.
Pertanto, riteniamo giusto dare incentivi a chi riporta attività produttive in quel territorio, cercando di favorire l'occupazione. Cito l'esempio di Della Valle – è sui giornali, sotto gli occhi di tutti – che ha avuto la bellissima idea di instaurare un'azienda produttiva e di assumere giovani: non è uno scontro tra generazioni, ma noi dobbiamo dare lavoro a queste popolazioni.
Parallelamente, dobbiamo pensare ai servizi che insistono in queste zone, che – lo capisco – rappresentano un costo, ma dai quali non possiamo prescindere. Negli ultimi anni, abbiamo operato in deroga, non applicando parametri fissati per legge senza considerare la marginalità dei territori. Pag. 5Penso, per esempio, al mondo della scuola, dal quale provengo e che mi sta molto a cuore. Ci siamo veramente agitati tanto per far sì che, dopo il sisma del 24 agosto, la scuola, soprattutto a Norcia, potesse riprendere nei tempi normali del calendario scolastico.
Questa per noi è una priorità, ma ci vediamo negata la possibilità di aprire una scuola per un docente o per un alunno in meno. E in un contesto come questo... non abbiamo bisogno di una deroga per l'eccezionalità dell'evento. Noi vorremmo una norma quadro che ci consentisse di dire che, in particolari situazioni, la pluriclasse non può essere la normalità. Ai bambini e alle famiglie che decidono di vivere in quei territori devono essere date le stesse possibilità di coloro che vivono in realtà meglio servite, più popolate, e che quindi hanno maggiori chance di organizzarsi.
Sempre relativamente alla presenza di servizi, cito le poste. Si tratta di un altro servizio su cui siamo andati giù con l'accetta, ma che purtroppo adesso ci viene a mancare. In quelle località i collegamenti sono compromessi, e lo saranno per lungo tempo, tanto che abbiamo avuto dall'Anas l'assicurazione che si farà carico anche della manutenzione delle strade comunali e provinciali. Su questo vorremmo un aiuto. Conosciamo il futuro delle province. Tutto ciò ha una ricaduta importante.
Tornando al tema della scuola, si è aperta probabilmente una finestra sullo stato del nostro patrimonio edilizio scolastico che ha allarmato più di uno. Nella nostra regione, siamo stati costretti a tenere le scuole chiuse per un periodo troppo lungo, perché si è generata una psicosi, dettata a volte soltanto dalla paura. Dovremmo avere il coraggio, la forza e la volontà di mettere definitivamente le mani sulle strutture scolastiche, per renderle sicure, dando le garanzie minime che spesso oggi non possono essere fornite.
Vado veloce per lasciare tempo anche al mio collega. C'è un altro aspetto che mi preoccupa fortemente, quello dei beni culturali. Mi sembra di aver capito che per i beni culturali è prevista la centralizzazione degli interventi di ristrutturazione in capo al MIBACT. A me sembra un patrimonio talmente esteso – si parla oggi di 3-4.000 strutture – che, se centralizziamo gli interventi su un ministero che non ha mai avuto la possibilità di mettersi alla prova in questo ambito, forse rischiamo di allungare troppo i tempi. E noi abbiamo urgenza di recuperare il patrimonio architettonico e culturale, per ripristinare un «ecosistema» che garantisca la ripresa.
L'ultimo aspetto su cui vorrei focalizzare l'attenzione è quello delle attività turistiche. Tante famiglie di quelle zone vivono di turismo. Ci domandiamo di cosa possa vivere chi ha oggi un albergo crollato, con una possibilità di ripresa davvero a lunga scadenza. Non sono previste misure di sostegno per le famiglie che basano la loro economia sul turismo.
Aggiungo a questo un altro aspetto, quello del danno indiretto che ha colpito le zone limitrofe. Nella nostra regione, abbiamo registrato disdette che vanno dal nord al sud dell'Umbria. Ricordo che nel 1997 venne istituito lo strumento del danno indiretto, che ha dato un po’ di respiro almeno nella prima fase, quella del post-sisma. E in questo caso lo sciame sta diventando veramente lungo. Uno strumento del genere darebbe qualche chance a chi vive di turismo. Soprattutto, ci dà la possibilità di lasciare riprendere l'attività con tranquillità, almeno nelle zone dove la compromissione degli edifici non c'è stata.
Sull'allargamento del cratere non mi soffermo, perché si tratta di dettagli. Il punto centrale, quindi, è rappresentato dalle scuole e dall'economia.
PRESIDENTE. Pregherei tutti di stare nei tempi, così permettiamo anche un successivo confronto.
Do la parola al consigliere Mancini.
VALERIO MANCINI, Vicepresidente del Consiglio regionale dell'Umbria. La mia presidente è stata molto puntuale e veloce. Noi solleviamo, a integrazione di quanto poc'anzi detto, il problema posto da molti allevatori, che hanno la loro attività dislocata nel Parco dei Sibillini e che trovano difficoltà nello svolgere le normali pratiche. La legge Pag. 6è molto stringente, giustamente, ma in questo periodo bisogna trovare il modo di andare incontro alle necessità della popolazione. L'esigenza degli allevatori è quella di rimanere nei presìdi, che di fatto sono i loro beni strumentali a tutti gli effetti.
La situazione delle strade era già critica a partire dal 24 agosto. L'evento del 30 ottobre ha distrutto la rete viaria e, oltretutto, c'è il pericolo della caduta di massi nella sede stradale.
Essendo davanti alla Commissione Ambiente, presidente, vorrei avanzare alcuni rapidissimi rilievi sulla questione delle stalle crollate. Molte di queste avevano una copertura in eternit. Assistiamo a una difficoltà burocratica, di cui sono stato testimone nella giornata di ieri, tra la Protezione civile, l'ASL, che deve rilasciare un ulteriore certificato, e i Vigili del fuoco.
È, ovviamente, impossibile certificare che nelle macerie, ancorché rimosse, non siano presenti tracce di eternit. Si registra una certa difficoltà ad assumersi le responsabilità – ma nella difficoltà della situazione questo è comprensibile – e, alla fine, il procedimento si incarta sia nella fase di rimozione delle macerie sia per quanto riguarda eventuali permessi per la ricostruzione. Questo è un aspetto che mi è stato fatto notare da cinque allevatori.
Abbiamo assistito – altro tema importante – a una diatriba sui moduli delle case di legno. È ormai evidente che in Umbria, come in altre regioni limitrofe, il sisma non assume più carattere eccezionale, ma in questi trent'anni è diventato un fatto statisticamente ripetuto. È evidente che servono una legislazione ancora più incisiva e modi nuovi di costruire. È chiaro che l'aspetto storico dei borghi va conservato, ma il nuovo deve assumere logiche diverse, quelle che, grazie a Dio, dove applicate, hanno evitato tragedie. Norcia è stata distrutta e, grazie a Dio, non si sono avute vittime.
Quanto al discorso del fascicolo del fabbricato – porto in questa Commissione la testimonianza di tanti genitori, preoccupati della solidità degli edifici scolastici – mi unisco alle considerazioni del collega, presidente del Consiglio regionale delle Marche. La linea di intenti definita dall'intero Consiglio regionale dell'Umbria prevede che perlomeno per gli edifici pubblici o privati a uso pubblico si proceda alla catalogazione e alla pubblicazione della storia del fabbricato, comprendendo anche gli interventi successivi alla costruzione.
PRESIDENTE. Do ora la parola al presidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo.
GIUSEPPE DI PANGRAZIO, Presidente del Consiglio regionale d'Abruzzo. Ringrazio per l'attenzione che la Commissione rivolge a quest'evento drammatico che ha colpito le quattro regioni. Sono accompagnato dal collega Giorgio D'Ignazio, consigliere segretario dell'ufficio di presidenza.
Attenendomi, presidente, alla lettera che ci è stata inviata, ci siamo permessi di portare anche alcuni elaborati che riguardano il sistema adottato per la ricostruzione. Come sapete, il drammatico terremoto del 2009 nella città di L'Aquila, nei comuni poi identificati nel cratere, oltre agli altri cento comuni fuori cratere, ci permette di verificare pregi e difetti dell'azione con cui si affronta un evento così duro.
Citerò soltanto la costituzione, nell'anno 2012, di due uffici speciali, uno dei quali per L'Aquila, città importante, grande, da cui si possono trarre, attraverso le relazioni che lasceremo alla Commissione, elementi per capire il modello di ricostruzione e gli aspetti in cui esso ha mostrato qualche criticità. C'è poi l'altro ufficio speciale per i comuni del cratere. Due sono, quindi, i modelli, con un unico impianto organizzativo, improntato su due pilastri simili, facenti capo allo stesso sistema. Oltre a ciò, vi è stata l'attivazione di misure per tutti quei comuni – oltre cento – che hanno ricevuto un danno connesso con l'attività del sisma. Lascerò i due fascicoli a disposizione della Commissione.
Sul piano della prevenzione, ricordo che quasi l'intera regione Abruzzo – non soltanto dal giorno successivo al sisma, ma anche in periodi precedenti – è stata classificata zona sismica 1. In più occasioni, da cent'anni a questa parte, la regione ha Pag. 7risentito del movimento del terreno, che ha scosso non soltanto i fabbricati, ma anche e soprattutto la sicurezza degli abitanti. Il punto focale sta proprio nel senso di sicurezza del cittadino, che oramai comincia a indebolirsi, a mancare.
Per questo motivo abbiamo centrato il nostro ragionamento in regione sulla prevenzione. Allineando le normative regionali al testo unico per l'edilizia – DPR n. 380 del 2001 –, abbiamo spinto affinché gli uffici preposti, vale a dire gli uffici del genio civile dislocati nella nostra regione, potessero avere non soltanto maggiore importanza, ma anche il contributo di tecnici specializzati per favorire la lavorazione delle pratiche e delle richieste per le nuove costruzioni, sotto il punto di vista dell'approfondimento e quindi dell'autorizzazione. Non parliamo più, quindi, soltanto della valutazione della documentazione allegata alla richiesta presentata.
Questo è stato fatto anche attraverso un regolamento attuativo, adottato nel 2015, che prevede la vigilanza non più soltanto a campione, ma su tutte le richieste effettuate.
Sulla scorta di questo ragionamento sono già state effettuate microzonazioni su alcuni territori, in particolare della provincia dell'Aquila. La città dell'Aquila, nonché gli abitati della Marsica e della Valle Peligna, Sulmona compresa, segnano un grado di debolezza e di precarietà molto più alto rispetto alla norma. La regione Abruzzo intende estendere l'attività di microzonazione all'intero territorio regionale, proprio in virtù della sua particolare fragilità.
Per questo è stata avviata, sia dalla precedente sia dall'attuale consiliatura regionale, un'attività di mitigazione del rischio idrogeologico. L'Abruzzo è una regione attraversata da tantissimi corsi di acqua. Non a caso è lì che si progettano e si programmano, insieme ad altre regioni, i cosiddetti contratti di fiume, proprio per evitare che venga svolta attività di costruzione che il territorio non può supportare e sopportare.
Insieme a queste attività di prevenzione, e più nello specifico, a partire dal 2013, è stata avviata, grazie a finanziamenti statali e anche con il contributo regionale, la messa in sicurezza del patrimonio pubblico regionale scolastico. Si è intervenuto su tantissimi edifici regionali anche attraverso un programma di messa in sicurezza di edifici strategici.
L'attività è da completare e, anche in questo caso, si segnala che l'azione normativa potrebbe incentivare il completamento della messa in sicurezza del patrimonio pubblico, anche con interventi di carattere finanziario.
Nella ricostruzione della città dell'Aquila, dei comuni del cratere e di quelli esterni al cratere, a seguito del sisma, fu attivato anche un percorso di trasparenza attraverso la creazione di un osservatorio, all'interno del quale confluivano tutti i dati, anche quelli minimali e di dettaglio, proprio per dare la certezza, e non soltanto la sensazione, che tutto veniva fatto all'insegna della ricostruzione pubblica e dell'interesse generale.
È in corso su tutti i comuni afferenti il bacino del Fucino uno «studio pilota», cofinanziato in collaborazione con le regioni Emilia-Romagna, Lazio, Umbria, Molise, Marche e Basilicata. Si tratta di uno studio mirato, perché questo tratto di territorio è caratterizzato da suoli soggetti a liquefazione. Sotto l'aspetto della sicurezza e della prevenzione, diventa importante un'analisi approfondita non soltanto con la microzonazione, ma anche attraverso studi particolari.
Lascio l'ultimo minuto, se mi posso permettere, al collega Giorgio D'Ignazio, se vuole intervenire soprattutto sul sisma del 24 agosto e su quello più recente, che nella parte settentrionale della regione, in particolare nella provincia di Teramo e all'Aquila, ha causato non soltanto spavento, ma anche danni consistenti.
GIORGIO D'IGNAZIO, componente Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale d'Abruzzo. Il problema è che questa volta a essere colpita – in misura molto maggiore rispetto a quanto lo fu all'epoca del sisma dell'Aquila – è stata la provincia di Teramo. In maniera particolare, è stata colpita Teramo, una città di 57.000 abitanti, l'antica Interamnia Urbs – una città romana Pag. 8 poi ricostruita – che ha subìto ingenti danni sia sotto il profilo del patrimonio artistico sia sotto quello dell'edilizia scolastica, molta della quale risale ai primi anni del Novecento.
Ricollegandomi all'intervento della presidente del Consiglio regionale dell'Umbria, si è trattato di un sisma che non ha fatto vittime, ma che in realtà ha seminato il terrore tra le persone, tra le mamme, tra i figli, che hanno paura di rientrare a scuola. Come diceva il vicepresidente, si combatte una guerra con il terremoto, che ogni giorno ci fiacca sempre di più e ci rende difficilissimo affrontare la situazione.
Oltre alla ricostruzione degli edifici, bisogna affrontare anche la ricostruzione psicologica degli abitanti, in maniera particolare nei centri montani, che rischiano di essere abbandonati. Ora molti sono assolutamente spogliati da qualsiasi tipo di attività, in maniera particolare dalle attività turistiche.
Quella di Teramo è una provincia che va dalla montagna, dal Gran Sasso al mare. Quanto al Gran Sasso, credo che la stagione invernale sia praticamente ormai saltata. La città di Teramo ha, invece, un altro grosso problema. Io credo che i sindaci oggi stiano affrontando una battaglia difficilissima e vadano aiutati e sostenuti fortemente. Hanno pressioni fortissime, grandi responsabilità e pochi mezzi. Molte volte poi sono costretti, anche per il bene dei propri cittadini, a violare la legge e sappiamo quello che ciò comporta.
Secondo me, al di là della bellissima relazione fatta dal mio presidente Giuseppe Di Pangrazio – che ringrazio –, sull'esperienza dell'Aquila oggi bisognerebbe fare un ragionamento, che è quello dell'anno zero per quanto riguarda la sicurezza delle scuole. Bisognerebbe chiedersi se vale la pena ristrutturare un edificio scolastico esistente o se non sia preferibile partire con nuovi poli scolastici realizzati, sulla scorta delle costruzioni dell'Aquila, in maniera assolutamente antisismica. Quanto ai prossimi anni, speriamo che non ci siano più terremoti, ma si comincia quasi a convivere con la quotidianità di questo rischio.
Come si costruiscono i porti per le navi al mare, è chiaro che bisogna guardare ai nostri figli, ai figli dei nostri figli e ancora avanti, e dare almeno questa sicurezza. Vedo che la popolazione teramana si è spostata verso la costa. Sono tutti sul mare, perché è ritenuto notoriamente più sicuro, ma questo a lungo andare potrebbe comportare altri problemi.
Concludo il mio intervento ringraziandola, presidente, per l'opportunità che ci ha dato e salutando il mio amico, l'onorevole Paolo Tancredi, che si spende tanto per la nostra provincia.
PRESIDENTE. Do la parola al presidente del Consiglio regionale del Lazio.
DANIELE LEODORI, presidente del Consiglio Regionale del Lazio. Sono qui con il vicepresidente Ciarla e il consigliere segretario Simeone. Il mio sarà un breve intervento, anche per non ripetere concetti espressi dai colleghi.
Per quanto riguarda la prevenzione, nella regione Lazio abbiamo una zonizzazione già ben definita, addirittura con la microzonizzazione realizzata durante la legislatura 2005-2010. Peraltro, l'assessore che ha portato avanti il lavoro è qui presente, è l'onorevole Zaratti.
PRESIDENTE. Noto a questa Commissione.
DANIELE LEODORI, presidente del Consiglio Regionale del Lazio. Nel 2008, la nostra regione aveva approvato questo strumento così importante per la prevenzione del rischio sismico.
È chiaro, oggi, siamo in presenza di un momento difficilissimo per quanto riguarda la psicosi che si è generata dopo gli ultimi eventi, quello di domenica scorsa e quello del 24 agosto, che stanno generando una paura diffusa sull'intero territorio regionale, al netto della zona colpita più pesantemente dal sisma, che, come sapete, è quella del reatino, con i due paesi di Amatrice e Accumoli, devastati dal sisma del 24 agosto. Soprattutto quest'ultimo evento sismico si è diffuso sull'intera regione Lazio, Pag. 9risparmiando soltanto la provincia di Latina.
Questo ci impone, relativamente alla ricostruzione e ai provvedimenti da intraprendere da qui in poi, alcune riflessioni, che vanno distinte. Da una parte, ci sono gli interventi da fare nella zona più colpita, che – come dicevo – è quella del reatino, in particolare quella al confine con la regione Marche; dall'altra, c'è però anche il resto del territorio regionale. Abbiamo, infatti, edifici scolastici e altri edifici pubblici dichiarati inagibili nell'ultima settimana.
Peraltro, la nostra regione, subito dopo aver diviso il territorio in base all'accertamento del rischio sismico, ha prodotto intorno al 2009 una relazione sugli edifici pubblici, in particolare su quelli che necessitano di interventi di riqualificazione e di messa a norma antisismica.
Su questo aspetto, le cifre – soltanto per la nostra regione – superano abbondantemente il miliardo di euro. Il dato serve alla riflessione – che lascio alla Commissione – sulla quantificazione complessiva dei costi per interventi di messa a norma e ricostruzione. Raggiungiamo, a mio avviso, sul territorio nazionale cifre di grande rilevanza.
Per quanto riguarda, in particolare, la zona del reatino, credo che abbiamo un'emergenza per il territorio di Accumoli e Amatrice, vale a dire quella della viabilità. Queste zone sono tra loro isolate e difficilmente raggiungibili dall'esterno. In questa parte della regione c'è soltanto una strada d'accesso. Chiaramente, senza il ripristino della viabilità, è difficile pensare a qualsiasi ipotesi di ricostruzione e ragionare sul luogo da cui ripartire per la ricostruzione.
Degli ulteriori due aspetti che vorrei toccare, ne riprendo uno dall'ultimo intervento: mi riferisco all'edilizia scolastica, al miglioramento statico degli edifici con la messa a norma antisismica o alla loro ricostruzione ex novo.
Credo che sia una scelta di campo. E chi sarà chiamato a occuparsi della ricostruzione dovrà fare rapidamente una riflessione, decidendo se puntare o meno al miglioramento statico degli edifici. Sapete bene che la nostra normativa lo prevede, ma non garantisce...
PRESIDENTE. Non definisce neanche il miglioramento...
DANIELE LEODORI, presidente del Consiglio Regionale del Lazio. Si fa riferimento al miglioramento minimo raggiungibile. Ecco perché ho parlato di scelta di campo.
La messa a norma antisismica, che rappresenta la seconda opzione ci aiuta un po’, tuttavia bisogna considerare – come dicevo all'inizio – non soltanto la psicosi, ma anche la paura oggettiva che si è diffusa tra la nostra popolazione, tra la popolazione dell'Italia centrale in generale. Credo che, almeno per quelli più vecchi, anche la messa a norma antisismica garantirebbe con difficoltà la sicurezza degli edifici.
La terza opzione – ci scontriamo qui con cifre di tutt'altra consistenza – è la costruzione ex novo, almeno in alcune situazioni, degli edifici scolastici. È chiaro che quello è il dato più sensibile.
L'ultimo aspetto riguarda i beni culturali. Nei nostri territori, e in tutta la regione, troviamo un numero assolutamente consistente di beni culturali – in particolare chiese – chiusi e transennati, soprattutto dopo l'ultimo evento sismico di dieci giorni fa. Non sono in grado di quantificare, ma dalle notizie in mio possesso risulta essere un numero molto elevato.
PRESIDENTE. La ringrazio anche a nome dei colleghi, perché l'audizione è stata di straordinario interesse.
Vi prego di inviarci il materiale anche in formato digitale, così possiamo metterlo a disposizione di tutti i parlamentari.
Vi porrò alcune questioni, poi chiederò agli altri colleghi se vogliono intervenire.
Dovete sapere che questa non è la Commissione Ambiente, ma è la Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici. Abbiamo competenza anche sulla Protezione civile, quindi affrontiamo il tema in maniera abbastanza estesa. Alcune delle questioni da voi poste, sia in senso stretto sia dal punto di vista dell'ispirazione politica, coincidono con ciò che abbiamo provato a fare nel corso di questi anni.
Anche se il diavolo è nei particolari, e quindi bisogna capire – ne parlavamo prima Pag. 10di iniziare l'audizione – come far funzionare bene il meccanismo, per la prima volta c'è un investimento molto serio sulla prevenzione. Finora, c'è stata un'unica misura che riuscimmo a far introdurre come Commissione nella legge di stabilità del 2015 e che prevedeva, soltanto per un anno – si rinnovava di anno in anno – e unicamente per le singole unità immobiliari, la messa in sicurezza antisismica assimilata all’«ecobonus». È chiaro, però, che così non si andava avanti.
Fu difficilissimo, perché, secondo la cultura media della politica, e per la verità anche dei cittadini, passata la paura, tornano le dinamiche normali; una volta che ci si è allontanati dal pericolo, ci si dice «proprio a me deve capitare?». Scusate la brutalità.
Nell'attuale disegno di legge di bilancio vanno riconsiderati molti aspetti per quanto riguarda la cessione dei crediti, gli incapienti, i regolamenti condominiali, la situazione dei borghi. Come sapete, se nei borghi si mette in sicurezza una casa e non quella a fianco, la cosa non ha molto senso.
Diciamo, però, che la scelta è netta, perché si prevedono l'estensione della durata della misura, la riduzione degli anni del rimborso, la possibilità di recuperare fino all'85 per cento delle spese sostenute, quindi un ragionamento c'è.
Vorrei chiedere due o tre cose. Tutti voi avete parlato del fascicolo di fabbricato. Noi siamo d'accordo. Non so che esito avrà, ma oggi in Commissione abbiamo approvato un emendamento al disegno di legge di bilancio che prevede che le spese sostenute per la certificazione statica degli edifici siano detraibili comunque, anche nel caso in cui i lavori non vengano eseguiti. La certificazione statica, infatti, costa.
Sarebbe fondamentale – come è stato detto – che la certificazione statica fosse resa obbligatoria almeno in caso di acquisto o di fitto degli edifici. Questo diventa anche un elemento che fa lavorare il mercato nella giusta direzione. È chiaro che, se chi compra una casa sa che è più sicura e consuma meno energia, si viene a creare un differenziale di valore che agisce positivamente.
Su questo, però, un'iniziativa coordinata delle regioni ci aiuterebbe. Tante volte su questi temi non c'è una stessa lettura da parte di tutte le regioni. Approfitto del fatto che sono qui i rappresentanti della regione Marche. Noi ci occupiamo molto anche dell'amianto e di altri aspetti. Ora, tutte le volte che escono le mappe sull'amianto, sembra che le Marche – e anche in parte l'Abruzzo – abbiano più amianto di tutto il resto d'Italia, semplicemente perché hanno certificato in maniera diversa. Se non si trova un criterio omogeneo...
Il secondo punto, molto importante e richiamato da tutti, è coerente con l'ispirazione con cui ha lavorato questa Commissione, che ha portato avanti la legge sui piccoli comuni, approvata all'unanimità dalla Camera, cosa rara.
Ci sono pochi soldi, e vanno aumentati, ma l'ispirazione di quella legge è «parallela» rispetto al ragionamento fatto sulle aree terremotate. È chiaro che lì si pone un problema più urgente di ricostruzione, ma la ricostruzione non serve se non c'è una missione di quelle aree, se il terremoto finisce per concentrare in alcuni drammatici momenti un processo di spopolamento, che invece si produrrebbe nei decenni. Bisogna, quindi, ridare forza a quei territori.
È questo il senso della legge sui piccoli comuni, che non è una legge assistenziale, ma è una legge che dice di favorire le imprese giovani, le nuove tecnologie. Occhio ai servizi, nel senso che non possiamo trattare scuole, presìdi sanitari e uffici postali – ma io dico anche piccoli esercizi commerciali – nei piccoli comuni come li trattiamo nelle città. È una missione dell'Italia, per così dire.
Da questo punto di vista, di nuovo, vi chiedo – e possiamo provare a lavorare di sponda – se anche simbolicamente non si possano avviare cose straordinarie. Parliamo, per esempio, di banda larga. Oggi, per essere competitivi nel mondo, serve più la banda larga che una ciminiera che fuma: perché non partire da queste aree per garantire a tutti quei comuni la banda larga?
Su questo, a mio avviso, si potrebbero chiedere finanziamenti a vari soggetti. Molte delle aree colpite fanno parte di parchi. E Pag. 11si richiede – prima si faceva un ragionamento sulle autorizzazioni – anche un cambiamento di missione dei parchi. Se si dicesse che si garantisce la banda larga in quelle aree prima che in altri posti... È più importante che la banda larga arrivi lì piuttosto che a Latina. Non me ne voglia nessuno di Latina.
A Latina arriverà, perché è conveniente portarci la banda larga. Quanto alle aree terremotate, o si fanno operazioni incrociate o non è conveniente portare la banda larga a Visso, a Ussita, e così via. La banda larga, però, la scuola, l'ufficio postale, sono i servizi che permettono alla coppia giovane di venire a svolgere un'attività che compete nel mondo.
Questo può avere a che vedere sia con attività «tradizionali» – il 90 per cento dei prodotti DOP e IGP hanno a che vedere con i piccoli comuni, per fare un unico esempio – sia con attività innovative. E ce ne sono tante anche nelle zone colpite dai terremoti. Lì, un coordinamento tra le vostre regioni – noi faremo la nostra parte – potrebbe fare di questo uno degli elementi della sfida.
Quanto ai beni culturali, ho avanzato con altri colleghi la proposta che tutto l'8 per mille dello Stato per dieci anni sia destinato alle aree colpite dal terremoto. Non sono cifre enormi. Credo che siano 150 milioni, 200 milioni di euro all'anno, ma in dieci anni diventano 2 miliardi. Soprattutto, si dà l'idea di un investimento nel tempo.
Infine – poi i colleghi porranno sicuramente altre questioni – sempre qui in Commissione abbiamo approvato a larga maggioranza un provvedimento sul riordino del sistema di Protezione civile che è al Senato da oltre un anno, da settembre dell'anno scorso. Ho l'impressione che qualcosa non abbia girato bene in quest'occasione, in particolar modo per quanto riguarda il coordinamento con il MIBACT, che è stato tenuto fuori dal sistema di Protezione civile.
Al di là della straordinarietà di ciò che è accaduto con la seconda scossa, forse qualcosa si poteva fare tra la prima e la seconda. Penso anche alle Marche: so che i volontari, che erano pronti per andare lì a recuperare i quadri – tanto per dire una cosa banale –, non sono riusciti a entrare nel sistema.
Potreste suggerirci, a partire da quest'esperienza, cosa è necessario fare per cambiare. Ovviamente – come si è detto –, c'è la quotidianità: le esigenze degli allevatori, la necessità di far riprendere le attività economiche. Si potrebbe disporre di una procedura d'emergenza vera. Non si può pensare di catalogare le pietre di una chiesa crollata in loco. Se si aspetta di catalogare le pietre, infatti, quel luogo non sarà fatto rivivere mai.
Ci piacerebbe – l'avete già detto tra le righe – che indicaste i problemi emersi, che spesso ci vengono segnalati dai sindaci, buona parte dei quali sono sindaci di piccoli comuni, come Amatrice, Accumoli, Norcia, Visso, Ussita, e potremmo continuare all'infinito. Ci piacerebbe che segnalaste gli elementi di criticità. Così ci aiutereste, al di là della gestione di questa vicenda, a capire cosa dobbiamo cambiare per migliorare il futuro.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
FILIBERTO ZARATTI. Interverrò brevemente.
È ovvio che il ragionamento si divide in due parti, quello della ricostruzione e quello della prevenzione.
Ora, sulla vicenda ricostruzione non intendo intervenire, perché le cose dette dal presidente sono largamente condivisibili, dalla banda larga all’«ecobonus», a tutte le altre questioni necessarie. Io spero che il percorso vada a buon fine, nel senso che il sostegno alle regioni sia concreto, altrimenti corriamo il rischio ancora una volta di introdurre lungaggini che possono determinare – lo si diceva prima – lo spopolamento definitivo di quei territori. Credo che, dal punto di vista generale e dell'identità culturale, non ce lo possiamo assolutamente permettere.
Vorrei fare due osservazioni sulla prevenzione. Mi pare questa, per certi versi, l'emergenza vera, anche perché sono note le polemiche con l'Unione europea per il fatto che le spese relative alla prevenzione non possono essere considerate fuori dal patto di stabilità, mentre quelle per la ricostruzione sì. Pag. 12
Io penso che lì ci sia un problema serio. Il presidente Leodori diceva che i piani di zonizzazione e microzonizzazione del rischio sismico sono un elemento fondamentale per calibrare gli interventi. È chiaro che, per quanto riguarda la prevenzione, le zone a maggior rischio sono quelle in cui intervenire prioritariamente, in modo da graduare nel tempo le azioni necessarie.
È ovvio che non possono essere sufficienti le iniziative legate all'intervento del privato – cosa pure necessaria – attraverso il cosiddetto «sisma bonus». È necessario uno sforzo generale da parte del settore pubblico, altrimenti la messa in sicurezza del nostro enorme patrimonio pubblico ai diversi livelli istituzionali corre il rischio di essere anche un elemento di fragilità negli interventi di prevenzione.
Con il «sisma bonus», che prevede la detrazione fino all'85 per cento, noi speriamo che il privato intervenga concretamente; tuttavia corriamo il rischio che nel medesimo centro storico ci sia una serie di edifici pubblici che non viene messa in sicurezza perché manca la copertura finanziaria.
Dobbiamo chiedere che ci sia una partecipazione sostanziale, non soltanto delle regioni, ma anche dello Stato, per mettere in campo questa grande e importante opera pubblica, forse la più importante, che – secondo me – può creare in tanti territori una dinamica positiva dal punto di vista della ripresa occupazionale e del ciclo economico.
Penso che su questo dobbiamo chiedere alle regioni di avanzare – insieme a noi naturalmente – una richiesta più pressante, significativa, al Governo affinché ci sia una sostanziale inversione di tendenza.
Sempre in tema di prevenzione, penso che un altro aspetto importante, su cui si potrebbe e si deve lavorare, sia quello dell'educazione al rischio sismico. Quando si verifica la scossa di terremoto, i nostri concittadini, per la gran parte non sanno cosa fare, sono preda del terrore, perché anche nelle zone a maggior rischio sismico non vengono effettuate esercitazioni, non sono previste.
Certo, le esercitazioni hanno un costo importante, che a volte non può essere sostenuto, ma penso che, soprattutto nelle zone a maggiore rischio, due volte l'anno, tre volte l'anno, tutta la popolazione debba essere coinvolta in esercitazioni sul rischio sismico. Quest'educazione – dicono le statistiche – può salvare il 50, a volte il 60 per cento delle persone.
Penso che su questo si debba lavorare, anche insieme. E vorrei sapere se su quest'aspetto le regioni stanno mettendo in campo iniziative che ci possano aiutare. Ripeto che dovremmo concentrarci molto sull'aspetto della prevenzione.
Intanto, ringrazio le regioni per il lavoro che stanno facendo, oltre che per il contributo che ci hanno portato oggi.
PIERGIORGIO CARRESCIA. Sembra che l'incontro di oggi sia quanto mai positivo, perché ci permette di cogliere le esigenze che le regioni rappresentano e che vanno declinate sotto due profili. Uno è quello dell'emergenza, della prima fase, che purtroppo, susseguendosi le scosse, continua; l'altro, in prospettiva, riguarda la strategia della ricostruzione. Alcune indicazioni già sono state esposte.
Alla Camera sta per iniziare l'esame del disegno di legge di bilancio, che, come ha detto il presidente, contiene già alcune norme che riguardano gli eventi sismici. Al Senato è in discussione il primo decreto-legge – il n. 189 del 2016, presentato il 17 ottobre scorso – sugli interventi di ricostruzione. Scendendo un po’ più in dettaglio, vorrei, se possibile, disporre di qualche indicazione che ci consenta, nei tempi ristretti che abbiamo a disposizione – al Senato i termini per gli emendamenti scadono domani, qui ugualmente per il disegno di legge di bilancio – e in prospettiva per i provvedimenti successivi, di introdurre miglioramenti in tema di ricostruzione dei centri andati distrutti, percorso questo piuttosto lungo.
Si tratterebbe, soprattutto, di evitare la distruzione del tessuto sociale, economico e culturale. Con lo spopolamento, infatti, si ricostruirebbe nel deserto, in un contesto ambientale molto delicato – questa è la Commissione Ambiente, come ci ricordava il presidente – perché molti territori sono interessati da parchi e da zone protette. Pag. 13
Questa mattina abbiamo previsto che i provvedimenti del disegno di legge di bilancio non si limitino alla giornata del 24 agosto, ma siano estesi a tutti gli eventi sismici successivi, tuttavia, sarebbe quanto mai utile se riusciste a fornirci qualche ulteriore indicazione nel merito.
ORESTE PASTORELLI. Ringrazio i presidenti dei Consigli regionali presenti per l'apporto dato alla Commissione.
Io vorrei sottolineare due problemi. Come dicevano i colleghi e come dicevate giustamente voi, i cittadini sono preoccupati, preoccupatissimi, dagli eventi sismici che si sono determinati il 24 agosto, e successivamente il 26 e il 30 ottobre. Il problema è che i cittadini predispongono le domande, le presentano ai comuni, ma il Genio civile, le istituzioni burocratiche, controllate anche dalla regione – per questo ve lo chiedo –, non forniscono risposte.
Allora, credo che in questa fase si debbano mettere in campo più funzionari possibili nelle zone in cui vengono acquisite le domande, per dare subito risposte alle persone. Tanti vanno dai Vigili del fuoco, i quali stendono una relazione; poi si deve presentare la domanda al comune; dal comune la domanda va al Centro Operativo Interforze, dove aspettano rinforzi. E intanto avviene come per le scuole: anche per quelle che sono state dichiarate agibili, il cittadino ha la preoccupazione di mandarvi i bambini.
Per parte nostra, stiamo lavorando a livello parlamentare su una serie di atti che vanno in questa direzione, ma dall'altro lato le regioni – visto che si è creata un'operazione interforze, vale a dire un coordinamento tra le regioni – devono inviare il maggior numero di persone possibile nelle zone in cui vi sono richieste da evadere, finché il problema non sarà risolto.
PRESIDENTE. Ringrazio il collega Pastorelli.
Do la parola alla presidente dell'Umbria.
DONATELLA PORZI, presidente del Consiglio regionale dell'Umbria. A proposito dell'ultimo intervento, mi permetto di riferire all'onorevole Pastorelli quanto abbiamo appreso nel corso della seduta del Consiglio, da me organizzata con la Protezione civile, la Giunta e la nostra governatrice per capire quali potessero essere i tempi delle verifiche rispetto alle richieste, aumentate a dismisura da agosto a ottobre.
Oggi, per esempio, parliamo di 5.000 persone alloggiate fuori dalle loro abitazioni, ma non tutte avranno la casa inagibile. Per i sopralluoghi nelle case private è stata prevista una forma di valutazione che le distinguerà in agibili e non agibili. Per chi avrà la casa agibile, dovremo cercare di aiutare il rientro nella propria abitazione, pur rispettando i tempi della paura che stiamo cercando di far metabolizzare. Capiamo che non è un problema secondario, al contrario.
Per quanto riguarda il numero dei tecnici che possono essere messi in campo, credo che il provvedimento non sia stato isolato, ma afferisca alle quattro regioni: è stato chiesto agli ordini degli architetti, ingegneri e così via di candidarsi in un bando, promosso a livello nazionale, da cui vengono reperite – credo – circa mille figure professionali che possono svolgere questa funzione, previo un corso di formazione che la Protezione civile terrà loro.
È evidente che incorriamo nel rischio di incontrare il neolaureato e il dottore più che testato ed esperto; tuttavia credo sia una soluzione che potrà aiutarci almeno a fare un primo rapido screening per cercare di capire quante sono le case inagibili sulle quali bisognerà tornare.
Oggi stiamo dando accoglienza nelle diverse formule: centri di autonoma sistemazione, alberghi, tende per chi – come ricordava il mio collega – ha preferito rimanere nella sua realtà, vicino alla propria sede lavorativa o vicino alla propria abitazione. L'alloggio è garantito a chiunque desideri stare fuori casa, non soltanto per chi è all'interno della zona rossa.
Successivamente, il percorso vede la realizzazione di aree comuni, dove purtroppo non potranno essere garantite abitazioni con il massimo della privacy, perché saranno container a tutti gli effetti, dove si dormirà in due, al massimo in tre, ma con zone comuni per i bagni e per le mense, fino ad arrivare Pag. 14alle casette, che prevediamo possano essere pronte non prima di 7 o 8 mesi. La fase del container con area comune è prevista entro Natale, in parte, e successivamente alle feste natalizie per una seconda parte, perché le strutture devono essere ordinate.
Nelle nostre condizioni, è difficilissimo reperire anche soltanto le aree dove sistemare le tre diverse soluzioni. Le tende stanno dove stanno, e non ci sono problemi: si tratta di una situazione assai temporanea che avremmo voluto evitare perché le condizioni climatiche non consentono di vivere tranquillamente in queste realtà: il primo freddo e il primo vento di domenica scorsa hanno causato diverse difficoltà.
La seconda soluzione, quella dei container – ciascuno dei quali ospiterà 48 persone circa – ha necessità di un'area totalmente pianeggiante: considerate le nostre colline e le nostre montagne, già questo è un problema complesso e articolato.
Nel frattempo, si deve pensare al terzo step, riservato soltanto a chi ha una casa veramente inagibile, che prevede che l'area sia identificata per prima cosa, poi espropriata se deve esserlo, infine urbanizzata a seconda dei criteri. Tutto questo – lasciatemi dire – in una situazione di emergenza, in cui comunque si devono fare i conti con le norme. Oggi ci si chiede di fornire risposte rapidamente, ma ci troviamo a fronteggiare indagini avviate sul nostro operato in occasione del terremoto del 1997.
Per carità, le indagini devono essere svolte, però gli amministratori di oggi sono quelli che faranno i conti con le verifiche e le valutazioni di domani. Qualche rallentamento, qualche riflessione in più – pur considerando che l'evento sismico non si arresta – sono dovuti anche al rispetto di norme diverse rispetto a quelle con cui ci siamo confrontati qualche tempo fa, ai regolamenti dell'ANAC che vanno applicati e a una serie di condizioni che non ci rendono, almeno sul territorio umbro, semplicissima la situazione.
ANTONIO MASTROVINCENZO, presidente del Consiglio regionale delle Marche. Intervengo velocemente e raccolgo l'invito del presidente sul discorso del fascicolo del fabbricato e anche della banda larga, su cui credo che potremmo lavorare insieme...
PRESIDENTE. Sì, lì possiamo provare veramente a trovare un po’ di risorse. Lo dico anche ai colleghi: sfruttiamo l'esistenza dei parchi, facciamo fare un investimento straordinario, magari ci si mette d'accordo con l'ENEL quando installa i contatori o con chi vince le gare, ma diamo il segnale che in quelle aree questa roba arriva prima... Sì, diamo l'idea che lì c'è un investimento ulteriore, al di là della ricostruzione, che fa capire... comunque chiedo scusa presidente
GIUSEPPE DI PANGRAZIO, presidente del Consiglio regionale d'Abruzzo. Mi permetto di intervenire relativamente all'ultimo intervento, che mi trova d'accordo sul fatto che probabilmente c'è poco personale altamente specializzato. Se non erro, non ci si riferiva alla fase della ricostruzione: lì è tutto da vedere, bisogna capire come fare, a partire dalle esperienze pregresse, eliminando i difetti, valorizzando i pregi e apportando le opportune modifiche.
A me sembra di capire che l'onorevole Pastorelli si riferisse piuttosto al personale che fa prevenzione, o meglio che, in attuazione del testo unico in materia edilizia n. 380 del 2001, rilascia l'autorizzazione sismica. È lì che i nostri uffici tecnici, immagino un po’ in tutta Italia, sono carenti. Da un giorno all'altro, infatti, con la piena applicazione delle disposizioni in materia di costruzioni in zona sismica contenute nel DPR n. 380 del 2001 – vi ho accennato all'inizio del mio intervento –, si è passati dalla sola verifica della documentazione allegata alla domanda, al rilascio della preventiva autorizzazione sismica all'avvio dei lavori.
Il rilascio dell'autorizzazione richiede tecnici con una specializzazione tale da poter verificare i calcoli statici di ogni singolo edificio, di ogni singola costruzione per cui venga avanzata richiesta. Probabilmente, oltre a favorire la diffusione della banda larga, dovremmo anche capire come immettere personale specializzato negli uffici tecnici competenti, da noi – e così in Pag. 15altre zone – uffici per il Genio civile. In questo modo non dovrebbero rimanere cumuli di pratiche inevase, che ritardano, oltretutto, non soltanto l'opera di prevenzione, ma anche l'ammodernamento dei fabbricati. Io ce lo legherei. Immagino che l'onorevole Pastorelli si riferisse anche e soprattutto a questo passaggio.
ANTONIO MASTROVINCENZO, presidente del Consiglio regionale delle Marche. Concludo rapidamente accogliendo l'invito dell'onorevole Carrescia, che ci chiedeva suggerimenti e sollecitazioni rispetto al decreto-legge terremoto, se mai sarà possibile intervenire in quell'ambito.
Io credo che, per i territori coinvolti, sarebbe auspicabile la definizione di zona franca. Mi rendo conto che è cosa molto complicata, ma potrebbe essere utile. Potrebbe essere introdotta una semplificazione delle norme per il recupero di pietre e travi dalle case distrutte, per riutilizzarle sul modello Friuli. Penso che una riflessione vada fatta.
Un'attenzione particolare andrebbe posta, per quanto riguarda le Marche, all'università di Camerino. Lì davvero occorrono finanziamenti per i nuovi alloggi per i ragazzi. Senza l'università, Camerino rischia effettivamente di morire.
PRESIDENTE. Se gli studenti vanno via, è difficile che tornino.
ANTONIO MASTROVINCENZO, presidente del Consiglio regionale delle Marche. Adesso bisogna evitare il più possibile l'esodo degli studenti.
PRESIDENTE. Giustissimo.
Do la parola al vicepresidente Mancini.
VALERIO MANCINI, vicepresidente del Consiglio regionale dell'Umbria. I contributi sono molto apprezzati. Sentiamo l'affetto degli onorevoli deputati per le nostre regioni.
Puntualizzerò alcuni aspetti che sono stati affrontati anche nelle riunioni che abbiamo tenuto in regione Umbria.
Per quanto riguarda le zone a economia speciale, è evidente, data la vastità delle regioni coinvolte, che ne risulterebbe difficile l'applicazione – faccio un po’ la voce critica verso noi stessi – tanto che si potrebbe valutare la possibilità di un trattamento fiscale favorevole per alcuni prodotti funzionali, sulla base della tipologia dei territori. Questo può essere un punto di partenza. Comunque, i territori interessati non hanno tipologie difformi dal punto di vista economico, vivono di turismo, di un certo tipo di agricoltura, molte volte biologica, quindi di qualità, che lega le persone al territorio e che produce cereali, carni e quant'altro. Su questo aspetto si potrebbe valutare un trattamento fiscale differenziato.
Per questi territori, dal punto di vista dell'investimento infrastrutturale, un piano straordinario dell'ANAS che coinvolga le quattro regioni potrebbe essere un elemento cruciale che connette economie troppo distanti, quella del sud d'Italia e quella del nord Italia. Si potrebbero riannodare flussi turistici positivi, già storicamente presenti nei territori dell'Umbria, che tuttavia molte volte non si integrano tra le varie regioni.
Come ricordava il presidente Realacci, un'altra occasione può essere rappresentata dalla banda larga, che può usufruire di strutture radiomobili, oltre che fisse. Esistono tecnologie a bassa frequenza, 85 MHz, che non disturbano dal punto di vista ambientale. La conformazione montagnosa aiuta, perché permette un'espansione abbastanza ampia del segnale. Questa è un'altra valutazione.
Una notizia che abbiamo raccolto dai cittadini è che la bolletta di febbraio conterrà il canone per gli allacci dei container o delle nuove unità abitative, come le casette di legno. Io riterrei quantomeno opportuno da parte dei gestori rinunciare a questo compenso. Si tratta di piccole cifre, che assumono tuttavia una veste importante, in quanto simboliche.
Relativamente alla questione di sostenere le economie delle zone coinvolte, le grosse catene di distribuzione potrebbero fare campagne specifiche di promozione dei prodotti locali.
PRESIDENTE. Mi scusi, avete chiesto agli operatori di non far pagare il canone di allaccio Pag. 16? So che sembrano piccole, ma sono cose importanti. Ho parlato di questo con l'ingegner Curcio l'altro giorno, per capire se la Protezione civile potesse fungere da filtro. Succede, altrimenti, che i container, le tende e via discorrendo, siano installati nei pressi di un'utenza già attiva: il proprietario la mette a disposizione, tutti vi si collegano, poi, magari dopo due anni, arriva una bolletta elevatissima... È capitato.
Bisogna capire tutti questi aspetti. Non so se avete rapporti oliati che consentano di risolvere il problema...
GIUSEPPE DI PANGRAZIO, presidente del Consiglio regionale d'Abruzzo. Potrebbero emanare ordinanze...
PRESIDENTE. Sì infatti. Questa mi sembra una cosa ragionevole. Come già detto, ho chiesto all'ingegner Curcio di immaginare un meccanismo risolutivo; tuttavia, ci sono stati casi in cui ciò non è stato fatto o i cittadini non sono stati informati: in ogni caso non hanno fatto ricorso all'ordinanza e se ne sono accorti troppo tardi.
VALERIO MANCINI, vicepresidente del Consiglio regionale dell'Umbria. Presidente, porto due testimonianze raccolte ieri: viene comunicato dai gestori che riceveranno la richiesta di pagamento del canone di allaccio. Possiamo approfondire la questione, unitamente ai diversi livelli istituzionali.
Concludo dicendo che, grazie alla nostra presidente, l'intero Consiglio regionale sta lavorando unito. In questo momento non c'è alcuna sfumatura, se non l'interesse comune della regione e dell'Italia. C'è la necessità di valorizzare i patrimoni storici. In Umbria sono stati coinvolti San Benedetto e Santa Chiara, punti di riferimento della fede cattolica non soltanto italiana, ma anche europea. Bisognerebbe promuovere il loro inserimento tra i patrimoni dell'UNESCO. La proposta è stata avanzata da un nostro collega, il consigliere regionale Claudio Ricci. Sottoponiamo la questione alla sua attenzione, presidente, perché in questo caso l'Europa può aggiungersi alle energie messe in campo.
DANIELE LEODORI, presidente del Consiglio Regionale del Lazio. Presidente, sarò brevissimo. Innanzitutto, vi ringrazio della disponibilità e dell'opportunità che ci avete offerto.
In secondo luogo, vorrei fare una breve considerazione sul fascicolo del fabbricato, che giudico uno strumento potenzialmente molto importante. Se, però, non ben strutturato e organizzato, rischia di diventare un balzello amministrativo e basta. Rischia di diventare soltanto una richiesta di certificazioni senza reale prevenzione né definizione dello stato del fabbricato in questione.
Non so se ricordate l'esperienza di circa 10-12 anni fa, quando si iniziò a parlare di fascicolo del fabbricato. In quel momento ero sindaco di un comune. Ci fu tanta confusione, si iniziarono le prime procedure, ma furono esclusivamente procedure burocratiche, che non garantivano la reale sicurezza del fabbricato stesso. Nel momento in cui si torna a parlare di uno strumento che, secondo me, potrebbe essere molto efficace, devono essere definiti bene i termini della questione, chiarendo come reperire la certificazione da inserire nel fascicolo.
PRESIDENTE. Vi ringrazio. Rimaniamo in contatto costante, diretto, rapido. Quando c'è da affrontare qualcosa, prendiamola di petto. Oltre alla documentazione cartacea, inviateci anche la versione digitale.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.15.