Sulla pubblicità dei lavori:
Bernardo Maurizio , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA SULLE TEMATICHE RELATIVE ALL'IMPATTO DELLA TECNOLOGIA FINANZIARIA SUL SETTORE FINANZIARIO, CREDITIZIO E ASSICURATIVO
Audizione della Presidente dell'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA), Maria Bianca Farina.
Bernardo Maurizio , Presidente ... 3
Farina Maria Bianca , presidente dell'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA) ... 3
Bernardo Maurizio , Presidente ... 8
Farina Maria Bianca , presidente dell'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA) ... 8
Barbanti Sebastiano (PD) ... 8
Bernardo Maurizio , Presidente ... 9
Farina Maria Bianca , presidente dell'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA) ... 9
Bernardo Maurizio , Presidente ... 10
ALLEGATO: Documentazione depositata dalla dottoressa Farina ... 11
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori - Energie PER l'Italia: Misto-CI-EPI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti: Misto-PSI-PLI-I.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MAURIZIO BERNARDO
La seduta comincia alle 14.50.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione della Presidente dell'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA), Maria Bianca Farina.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle tematiche relative all'impatto della tecnologia finanziaria sul settore finanziario, creditizio e assicurativo, l'audizione della presidente dell'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA), Maria Bianca Farina.
La dottoressa Farina è accompagnata dalla dottoressa Azzaroni, direttore delle relazioni istituzionali, e dal dottor Minelli, direttore dei servizi e operation di ANIA. Li ringrazio per la presenza.
Questa è l'ultima delle audizioni che svolgeremo nell'ambito di questa indagine conoscitiva, avviata alcuni mesi fa. Abbiamo ascoltato molti rappresentanti, provenienti da realtà diverse e speriamo di giungere presto alla definizione di un documento conclusivo, che sarà importante per la Commissione e per il sistema italiano.
Do la parola alla presidente Farina per lo svolgimento della sua relazione.
MARIA BIANCA FARINA, presidente dell'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA). Grazie per averci invitato a partecipare a questa interessantissima indagine conoscitiva.
Oggi, più che di FinTech, vorrei parlare più specificamente di InsurTech. Siamo nell'ambito del mondo assicurativo e, quindi, con questo termine facciamo riferimento all'innovazione prodotta, soprattutto dalla tecnologia, in campo assicurativo.
Vorrei far presente che nel nostro settore ci si rivolge con questo termine a tutto il servizio alla persona: si tratta quindi di qualcosa di più del FinTech, che riguarda i servizi finanziari; parliamo di tutti i servizi che riguardano le persone e le imprese, servizi finanziari e non finanziari.
Io vorrei suddividere questo mio discorso in tre punti sostanziali. Il primo che vorrei sviluppare riguarda i cambiamenti a cui finora abbiamo assistito, le linee di sviluppo di questi cambiamenti e le strategie che gli operatori assicurativi stanno mettendo in atto.
In seguito vorrei parlare di altri due aspetti, che attengono ai fattori abilitanti di tutta l'innovazione tecnologica: da una parte la regolamentazione, che in qualche modo deve recepire tutto ciò che sta accadendo e dare le regole perché possa essere gestito, e dall'altra parte – non meno importante – il finanziamento degli importanti investimenti, anche infrastrutturali, che devono essere realizzati per abilitare le novità tecnologiche, affinché esse possano essere utilizzate concretamente.
Vengo subito al primo punto: i cambiamenti. A quali cambiamenti stiamo assistendo nel mondo assicurativo? Innanzitutto c'è stato – e forse è da lì che tutto ha avuto inizio – un mutamento radicale nei comportamenti dei consumatori. Da una Pag. 4parte, non solo per la tecnologia, si stanno modificando le esigenze dei nostri clienti. Sapete che ci sono trend importanti in atto, quali l'invecchiamento della popolazione, cioè il prolungamento dell'aspettativa di vita, il cambiamento climatico e tanti altri.
La nuova tecnologia ha fatto sì che, a fronte di questi bisogni, il cliente si comporti, nei confronti del mondo della protezione, ossia del mondo assicurativo, in maniera del tutto diversa da come si rapportava in precedenza.
Come credo sia esperienza di tutti, infatti, ormai ogni cliente, prima di acquistare una soluzione assicurativa, fa una ricerca on line e, quindi, si informa e poi magari, in un momento successivo, essendo più informato, si rivolge a un canale fisico per acquistare i prodotti.
Inoltre – forse questo è meno noto – stanno nascendo nuove richieste dei nostri consumatori, i quali sono molto orientati verso i servizi di prevenzione e di assistenza; ne consegue che il mondo assicurativo si sta sempre più orientando in questa direzione.
C'è inoltre un altro fattore, che riguarda soprattutto i consumatori più giovani, i quali non sono più interessati, o lo sono meno dei consumatori di qualche anno fa, al possesso dei beni. Chiedono protezione, ma del bene che usano, non del bene di cui detengono la proprietà. Questo produce un importante cambiamento nel nostro mondo.
Comunque, in maniera del tutto trasversale, il cliente oggi ha un'aspettativa in termini di rapidità, trasparenza e semplicità nell'acquisizione del servizio, che è pari a quella che ottiene quando va sul web e accede alle grandi piattaforme consumer. Ciò richiede al mondo assicurativo dei cambiamenti molto importanti.
Un altro dato importante è che tutto il settore dell'utilizzo delle nuove tecnologie sta producendo una quantità gigantesca di dati. Questi dati, affinché siano utili per il lavoro che facciamo, devono innanzitutto essere classificati, organizzati e interpretati. La disponibilità di questi dati sta determinando un cambiamento profondo della tecnica assicurativa, quindi in qualche modo la tecnologia sta cambiando la professione stessa dell'assicuratore.
Infatti, grazie ai dispositivi di cui oggi tutti facciamo uso, si può conoscere così bene il rischio corso da ogni individuo tanto che si potrebbe quasi arrivare, addirittura, a prevedere il rischio legato a ogni persona. Ciò negherebbe il concetto stesso di assicurazione, che significa mettere i rischi in comune.
Non sarebbe efficiente andare così nel dettaglio, perché si perderebbe il vantaggio della mutualità: quello di porre a carico di chi condivide il rischio un importo piccolo da pagare per rimborsare il tanto che sarà dovuto a chi sarà effettivamente colpito da un determinato evento.
C'è, in questo senso, un cambiamento forte della mutualità. Cosa facevano in passato gli assicuratori? Stabilivano ex ante i rischi ai quali un certo cluster di clienti era esposto e su quelle conoscenze basavano i loro calcoli, le tariffe da applicare e il servizio che si poteva offrire. I moderni sistemi di monitoraggio del nostro stile di guida e del nostro stile di vita consentono di definire questo rischio in maniera dinamica, e non più statica come prima. Pertanto, alla mutualità tradizionale si va sostituendo una mutualità dinamica e tecnologica. Pensate come tutto ciò cambia la professione stessa dell'assicuratore. Si tratta di cambiamenti sostanziali, radicali ed epocali.
Un altro tema da mettere in evidenza è la competizione che il mercato sta subendo. Oggi c'è tra le industrie una grande vicinanza e in qualche caso una sovrapposizione di rischi e di servizi. Di conseguenza, la competizione, sia per accaparrarsi le risorse sia per riuscire a collocare i prodotti, non è più all'interno del proprio settore di attività, nel nostro caso all'interno del settore assicurativo, ma è trasversale su più industrie.
Per quanto riguarda le risorse, non sapete che fatica facciamo a trovare risorse che siano in grado, ad esempio, di gestire i dati. Oggi è raro trovare un data scientist sul mercato e quelli disponibili non lasciano un'altra impresa assicurativa, ma magari provengono da Google, o da una Pag. 5fabbrica di automobili, e così via. Non c'è dubbio che chi si accaparra per primo i fattori produttivi utili avrà un vantaggio rispetto agli altri.
C'è da dire, però, che a fianco a questo si aprono anche nuove opportunità di mercato. Da una parte, c'è la possibilità di realizzare prodotti e soluzioni assicurative molto più mirate, come le polizze abbinate a dispositivi.
Pensate alle scatole nere sulle automobili. Le scatole nere installate a fine 2016 sfioravano i 5 milioni, siamo i maggiori utilizzatori al mondo della black box. Questo strumento ha fatto sì non soltanto che l'incidente sia ben documentato e, quindi, che ci fosse minore possibilità di frodi e maggiore velocità nell'accertamento delle responsabilità, ma, poiché molti di questi dispositivi avvisano anche su come si sta guidando e danno la possibilità di capire i comportamenti del guidatore, è divenuto possibile attivare misure di prevenzione. In questo senso, quindi, i sinistri sono diminuiti.
Come in tutte le cose della vita, ci sono effetti negativi, ma anche molti effetti positivi. Ciò non succede solo per le automobili. Pensate ai braccialetti elettronici che misurano i nostri parametri vitali e ci segnalano se qualcosa non va, o ai sensori che vengono installati nelle abitazioni, capaci di proteggerci da un incendio o da una perdita di acqua che può creare gravi danni.
Tutto questo, quindi, attenua il rischio. È veramente un comportamento virtuoso quello della prevenzione. Le assicurazioni si stanno sviluppando in questo senso, offrendo cioè servizi e strumenti perché la prevenzione possa essere la più efficace possibile e, quando la prevenzione non riesce a risolvere, si arriva con i rimborsi; ma comunque sempre più con i servizi. C'è la richiesta dei nostri clienti, non tanto di rimborsare il danno di un incendio, quanto piuttosto di mandare una squadra che ripristini le condizioni antincendio. Si richiede direttamente il servizio che serve.
Ci auguriamo che tutto questo possa servire a colmare un ampio gap, veramente significativo, che ci separa dagli altri Paesi europei nostri vicini di casa (ad esempio, i francesi e i tedeschi). I Paesi sviluppati hanno una quota di protezione assicurativa ben più alta della nostra. Questo rende l'Italia più vulnerabile ed espone a rischi che in qualche modo possono frenare lo sviluppo.
Ci auguriamo che tutto ciò che mira a prevenire e gestire nel migliore dei modi i danni che possono verificarsi, nonché, soprattutto, l'accresciuta consapevolezza dei rischi, possano indurre tutti a trarre vantaggio dalla mutualità nella condivisione dei rischi stessi e dalla protezione contro gli eventi a cui la vita ci mette di fronte.
Sempre con riferimento a ciò che sta cambiando nel nostro mondo, stanno accadendo molte cose anche all'interno delle aziende. Esse, infatti, stanno innanzitutto adeguando la loro organizzazione e le risorse di cui hanno bisogno, ma stanno anche usando in grande misura la tecnologia – penso alle intelligenze artificiali – per attivare e ottimizzare i propri processi produttivi. È sempre più sviluppato l'uso di queste tecniche. Ci sono processi che vanno avanti da soli, proprio perché sono stati organizzati e programmati utilizzando l'intelligenza artificiale e fanno da sé alcune cose più semplici.
Inoltre, tornando al tema della competizione, sentiamo la minaccia di nuovi soggetti entranti nel mercato, spesso soggetti non assicurativi. Alla competizione assicurativa siamo abituati, ma ci sono le grandi piattaforme, come Google, Amazon, eccetera, che stanno pensando – e qualcuno già lo sta facendo – di integrare il proprio business in maniera orizzontale, vendendo e producendo anche prodotti assicurativi. È un tema così delicato che bisogna fare molta attenzione e lasciarlo in mano a professionisti.
Veniamo alle principali tipologie di iniziative qualificabili come InsurTech. Conoscete tutti i portali comparativi on line, cioè i famosi aggregatori. Ci sono poi i broker digitali, cioè l'attività distributiva assicurativa realizzata attraverso portali web, oppure ci sono specifiche app, studiate apposta per i nostri telefoni cellulari.
C'è inoltre la peer to peer insurance, un altro fenomeno interessante da seguire, che Pag. 6in pratica mette in contatto dei privati interessati allo stesso rischio e alla stessa copertura; essa si basa sui princìpi della mutualità, ma con un aspetto fai da te.
C'è poi la on demand insurance, cioè l'offerta di prodotti per periodi di tempo predeterminati. Ad esempio, se si fa un viaggio, si compra all'aeroporto l'assicurazione per i quindici giorni di durata del viaggio stesso.
Big data, analytics e insurance software rappresentano ormai il lavoro quotidiano di ogni compagnia di assicurazione. Dell’internet of things abbiamo parlato. Mi riferisco agli smart device, che permettono la raccolta di dati attraverso strumenti che abbiano tecnologie digitali avanzate. Tra queste, si stanno sviluppando anche la blockchain e gli smart contracts. Si tratta di soluzioni molto interessanti, che permettono transazioni realizzate attraverso un sistema di database, il quale, innanzitutto, non consente manomissioni, dando quindi certezza di ciò che avviene nell'ambito dei nodi della piattaforma, ma che, allo stesso tempo, consente contatti diretti: di uno a uno, di uno a molti, o di molti a uno. Questa sarà probabilmente una delle tecnologie che avranno un impatto davvero significativo – più ancora di quelle già in atto – nel mondo assicurativo.
Noi di ANIA, l'associazione delle compagnie di assicurazione, siamo molto attenti a queste nuove tecnologie, perché esse rappresentano il futuro del nostro settore. Abbiamo quindi lanciato diverse iniziative, una delle quali, chiamata «Innovation by ANIA»; si tratta di un osservatorio sul mondo delle tecnologie più avanzate, le quali vengono messe a disposizione, in maniera concreta, dei nostri associati, affinché essi si confrontino su tematiche di grande attualità.
Recentemente, il 28 novembre, abbiamo realizzato un evento sul tema della mobilità, perché essa costituisce uno dei settori che più hanno subito l'impatto dalle nuove tecnologie. Pensate alle auto che si guidano da sole o, per essere meno futuristi e più legati all'attualità, pensate ai sistemi di guida assistita esistenti già oggi e a come questi sistemi, che frenano quando è il momento, fanno i parcheggi eccetera, influenzano i comportamenti alla guida, diminuiscono le possibilità di danno e, soprattutto, cambiano gli attori in gioco. Infatti, quando succede qualcosa non sai se il responsabile è il proprietario della macchina, la persona che sta guidando, perché ha utilizzato un car sharing o, magari, il software installato sulla macchina, che non ha funzionato come doveva. Ci sono temi interessanti intorno a queste novità e noi le stiamo ovviamente studiando e seguendo, per essere pronti.
Un'altra cosa che stiamo facendo come ANIA è uno studio sui big data: i dati sono tantissimi, ma se non vengono organizzati e ben esaminati è come non averli; essi possono, anzi, fare anche confusione. Su questo quindi c'è molto da lavorare.
Stiamo facendo molto anche nel settore dell'IOT (internet of things) e stiamo eseguendo numerose sperimentazioni sulle black box più sofisticate. Abbiamo fatto degli hackathon con i ragazzi, che sono sorprendentemente bravi, perché affrontano temi che non conoscono e in pochissimo tempo realizzano cose che ti fanno domandare: «Ma come mai io non ci avevo pensato?» Tutto ciò è veramente interessante.
La grande ricchezza di dati fa emergere anche alcune criticità significative, innanzitutto con riferimento alla privacy e alla proprietà dei dati, che costituiscono tematiche ormai rilevanti. A mio giudizio, dovremmo convergere verso un sistema in cui la proprietà sia divisa dall'utilizzo e sarebbe opportuno che l'utilizzo fosse consentito a tutti coloro che ne possono trarre benefici. L'allocazione dei diritti di proprietà e del diritto di utilizzo dei dati hanno una valenza cruciale nella catena del valore. Bisognerà sempre tenerlo presente.
Un altro grande rischio che le assicurazioni corrono, ma da cui in qualche modo sono anche le più vocate a proteggersi, è il cyber risk. Finora abbiamo trattato e valutato il cyber risk con riferimento soprattutto ai clienti corporate, cioè ai grandi clienti, che per primi forse hanno cominciato a pensare ai grandi rischi che emergono Pag. 7 dal perdere i dati o dal blocco dei sistemi. Abbiamo assistito al verificarsi di tanti eventi di questo tipo negli ultimi anni. Il tema sta diventando rilevante anche per i clienti retail. Pensate alla vendita dei nostri dati o all'utilizzo non autorizzato dei dati che sono sul nostro telefono cellulare. Se qualcuno entra e li cattura, fa un grande danno.
Le assicurazioni, come aziende, sono esposte esse stesse a questi rischi, ma stanno studiando come proteggersi e ci sono già diversi contratti di assicurazione, soprattutto per i grandi rischi corporate. In questo senso ci aspettiamo una grande evoluzione.
Il costo annuo globale legato alle frodi informatiche è stimato in un range tra i 100 miliardi e un trilione di dollari. Pensate a quali dimensioni questo rischio può assumere. Il costo medio per incidenti oscillerebbe tra 2 e 4 milioni di dollari. Sono cifre enormi e non è fantascienza. Si è stimato che questi rischi potrebbero avere l'incidenza di mezzo punto percentuale sul PIL degli Stati Uniti o di un punto sul PIL della Germania. Sto parlando di eventi in grado di cambiare il corso delle cose.
Tenete conto che, secondo l’Insurance information Institute, i premi per le coperture dal cyber risk raddoppieranno in brevissimo tempo e dovrebbero raggiungere i 7 miliardi e mezzo di dollari entro il 2020.
Non so se sono stata chiara e se volete farmi delle domande. Per grandi blocchi, i cambiamenti a cui stiamo assistendo nel campo assicurativo per effetto dell'innovazione tecnologica sono quelli che vi ho descritto.
Per gestirli e dominarli in qualche modo, facendoli diventare delle opportunità per tutti, è necessario che la regolamentazione li tenga in considerazione e li faciliti. Infatti, gran parte della normativa è ancora legata a un mondo in cui queste tecnologie non esistevano.
Parliamo di RegTech. Ci sono tanti studi su questo, sia in Italia sia nel resto dell'Europa, e ci sono molte iniziative che mirano a promuovere l'innovazione finanziaria nelle giurisdizioni. Vediamo tra queste l’innovation hub. Ne abbiamo visti degli esempi in cui i regolatori offrono assistenza ad hoc alle imprese che non sono abituate alla regolamentazione finanziaria o che hanno dubbi sull'applicazione di qualche norma. Pensate alle start-up, che in genere non sono dotate di grandi capitali e non ce la fanno a seguire la regolamentazione di base, che ha pure costi importanti. Per loro si è pensato a degli innovation hub e anche alle sandbox regolamentari. Ce ne sono esempi in Inghilterra e stiamo attualmente studiando e attivando una sandbox anche in Italia, gestita insieme da noi e dall'IVASS (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni). Questo strumento servirà a stabilire – nella prospettiva di ciò che può accadere lungo il percorso dell'innovazione – come sperimentare, in vitro, nuovi contratti e nuove procedure, attraverso una regolamentazione meno invadente e più semplice.
Tutto ciò avviene sotto la grande lente di osservazione dell'IVASS ed è limitato nel tempo, oltre che nel numero dei fruitori della semplificazione. Serve a tutti gli attori in gioco per capire come gestire queste grandi novità. Il progetto che stiamo attuando riguarda proprio la blockchain.
Siamo convinti che tutte queste iniziative debbano rispettare i princìpi chiave della vigilanza, che per noi sono la neutralità tecnologica, la proporzionalità, l'integrità del mercato, ma soprattutto la necessità di avere sempre al centro dell'azione del supervisore la protezione del cliente, che è il nostro bene più prezioso e che, in qualche modo, è come fosse noi stessi.
Mi preme sottolineare che, mentre è giustissimo che si prevedano una serie di semplificazioni per le start-up, bisogna mettere nella stessa condizione anche gli operatori che già operano sul mercato, perché anch'essi ne hanno bisogno.
Se posso permettermi, farei due raccomandazioni da questo punto di vista. La prima è che sia i regolatori sia i supervisori siano incoraggiati ad assumere iniziative e a creare strumenti a supporto dell'innovazione, a beneficio dei consumatori. Queste iniziative dovrebbero essere messe a disposizione dei nuovi soggetti, cioè delle start-up, che stanno crescendo in maniera sempre Pag. 8 più rilevante, ma anche degli assicuratori tradizionali, i quali stanno sviluppando soluzioni e servizi innovativi. La semplificazione serve anche a loro.
Aggiungo un ultimo punto a conclusione della mia relazione. Un altro fattore abilitante dell'innovazione tecnologica è il finanziamento degli investimenti importanti per supportare le innovazioni tecnologiche e per creare i presupposti affinché esse diventino esperienza concreta. Penso alle smart cities, all'uso dell'elettricità per le macchine e alle grandi infrastrutture di fibra, che servono affinché tutte queste innovazioni siano utilizzabili e fruibili.
Da questo punto di vista mi preme sottolineare che noi assicuratori possiamo porci in una doppia veste. Da una parte, siamo coloro che sviluppano queste iniziative e che insieme ai regolatori trovano il modo di gestirle. Dall'altra parte, gli assicuratori sono degli investitori istituzionali. Oggi le compagnie di assicurazione hanno investimenti per più di 700 miliardi di euro e non c'è dubbio che alcuni di questi investimenti potrebbero essere indirizzati verso iniziative infrastrutturali. Questa soluzione, peraltro, farebbe bene anche ai portafogli degli assicuratori, perché lo diversificherebbe e forse riuscirebbe a portare un po’ più di rendimento rispetto ai titoli che oggi sono nei portafogli stessi.
Un forte stimolo, da questo punto di vista, arriva dai PIR (piani individuali di risparmio), che però devono essere allargati nella base investibile, anche con prodotti illiquidi. Un prodotto illiquido, infatti, mal si presta a sostenere poi prodotti a distribuzione retail, mentre ben si presta a sostenere investimenti di lungo periodo, come sono quelli che le compagnie di assicurazione realizzano, In questo senso, dovrebbe essere consentito a PIR di questo tipo, cioè con una presenza di prodotti illiquidi superiore a quella minima oggi prevista, di operare anche nei portafogli più tradizionali delle compagnie assicurative.
Allo stesso modo dovrebbe essere maggiormente incentivato l'investimento in infrastrutture. Noi avevamo fino a poco tempo fa assorbimenti di capitale enormi quando investivamo in infrastrutture. Questo problema è ora abbastanza superato, perché sono entrate in vigore le nuove regole di solvency, le quali hanno molto attutito questi aspetti legati agli investimenti infrastrutturali. In pratica, l'assorbimento di capitale diminuisce man mano che l'investimento è più sicuro e più stabile.
Come Paese abbiamo utilizzato molto il piano Juncker, ma le compagnie di assicurazione vi hanno avuto poco accesso. Si tratta di «coagulare» iniziative intorno a progetti di mercato, realizzati da operatori di mercato e che «matchino» le esigenze, soprattutto regolamentari, di investitori come noi. Pensate ai fondi pensione: noi abbiamo liability anche a trent'anni, che quindi ben si presterebbero a essere utilizzati in questo settore.
Credo di aver toccato un po’ tutti i punti. Ovviamente sono a vostra disposizione per qualsiasi domanda vogliate farci e vi ringrazio di avere prestato attenzione a un tema che per noi è cruciale.
PRESIDENTE. Grazie, presidente Farina. È un tema a cui noi tutti, nei nostri rispettivi ruoli, prestiamo grande attenzione.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. Presumo voglia intervenire l'onorevole Barbanti.
MARIA BIANCA FARINA, presidente dell'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA). È quasi un nostro collega.
SEBASTIANO BARBANTI. Ovviamente la presidente Farina si riferisce al mio percorso accademico nel corso di laurea in scienze statistiche e attuariali.
Grazie per l'audizione e, soprattutto, per averci fornito alcune informazioni molto interessanti, tra cui quella relativa al vostro progetto di una sandbox da realizzare insieme all'IVASS e, quindi, anche alla Banca d'Italia. Questa è una notizia che sicuramente ci fa piacere.
La vostra audizione è l'ultima che facciamo nell'ambito di questa indagine conoscitiva, ma auspico che sia la prima che Pag. 9lasciamo in eredità alla nuova legislatura, perché in realtà, sebbene sul FinTech abbiamo molto approfondito determinati argomenti, per quanto riguarda l'Insurtech, effettivamente, non siamo riusciti a fare altrettanto. Pensavamo di avere un po’ più di tempo, ma così non è stato. Ecco perché affermo che lasciamo un'eredità alla prossima legislatura.
Partendo dal presupposto che un fenomeno è disruptive soprattutto nel momento in cui riesce ad avere un impatto sul consumatore, da questo punto di vista la tecnologia, applicata al mondo assicurativo, secondo me, ha un impatto immediato molto più forte rispetto al FinTech.
Pensiamo all'impatto sull'RC auto e alla possibilità di dare un profilo molto «spinto» al rischio della controparte. Lei prima ha accennato a una questione sulla quale mi trovo perfettamente d'accordo, e che potrebbe portarci addirittura a riscrivere i libri su cui abbiamo studiato.
Pensiamo all'assicurazione sulle malattie, sugli infortuni o all'assicurazione sulla vita, fatte con gli smartphone. A questo proposito entriamo anche nel campo delle BigTech. Quando queste, da semplici intermediari, diventeranno assicurazioni, ci dovremo preoccupare, perché oggi, tramite un social, queste società possono sapere se una persona è in ospedale e perché, ottenendo notizie che, in questo momento, sono del tutto sconosciute alle assicurazioni. Poiché c'è da gestire questo grande patrimonio, dovremo porci qualche interrogativo sullo scambio di informazioni.
Ha toccato giustamente anche il problema dei data scientist. Lo abbiamo affrontato durante l'audizione del professor Paolo Giudici, che segnalava la necessità di avere percorsi di formazione che vadano in quella direzione, perché questi saranno i lavori del futuro; penso che lo Stato dovrebbe riflettere su questo.
Le vorrei porre un paio di domande. Una, forse scontata, è sulla necessità di avere un ambito di sperimentazione. Mi riferisco all’innovation hub o alla sandbox. Io lo chiamo «spazio di sperimentazione», così usiamo un termine più ampio e italiano, e non offendiamo nessuno. Soprattutto in questi ambiti, in prospettiva, questi strumenti potrebbero essere utili, non solo per le start-up. Io lo allargherei anche agli operatori attualmente esistenti, perché consente uno scambio di informazioni.
Ha fatto riferimento al Regno Unito, dove hanno un ambassador per quanto riguarda il FinTech. Vorrei sapere quanto ritiene utile che anche il nostro Governo possa avere un punto di riferimento, individuando uno o più soggetti che si occupino dell'intero settore dell'innovazione tecnologica a favore delle assicurazioni e del mondo finanziario in genere. Ciò per affrontare le sfide del futuro avendo un posizionamento specifico, che sia riconoscibile all'interno e riconosciuto all'esterno, visto che si tratta di un mondo senza confini.
PRESIDENTE. Do la parola alla presidente Farina per la replica.
MARIA BIANCA FARINA, presidente dell'Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (ANIA). Grazie per le domande molto interessanti. Lei ha toccato punti nevralgici. Per quanto riguarda il primo punto, la sperimentazione è essenziale, perché, come lei ha giustamente affermato, queste nuove tecnologie non hanno davvero confini.
Questo dato, in qualche modo, si incrocia con la seconda domanda: tanto meglio se ci fossero istituzioni dedicate a questo. Dovremmo innanzitutto guardare lontano e capire qual è lo sviluppo possibile di queste tecnologie e dove esse ci possono condurre, comprenderne le minacce e le opportunità. Ma non nel breve termine. Occorre chiedersi: se prendiamo questa strada, in quanti anni si potrà avere un effetto dirompente, che cambi profondamente gli aspetti fondamentali del business?
Se ci poniamo in questa prospettiva la sperimentazione ci indicherà la direzione da seguire e il modo in cui gestire il cambiamento. In tal modo non lo vivremo più in maniera passiva, ma in qualche modo indirizzandolo verso obiettivi comuni.
Mi piace tantissimo la sua proposta; non solo l'appoggio, ma credo sia essenziale, Pag. 10perché solo guardando il fenomeno da diverse angolazioni si può capire come farla diventare un'opportunità, perché di fatto lo è. Abbiamo di fronte un mondo che moltiplica le possibilità, le informazioni, le capacità, come se ci allargasse le braccia. Possiamo fare tanto di più e farlo molto meglio, però obiettivamente qualche rischio di potersi fare male c'è. Allora, ben venga lo studio e la sperimentazione insieme, industria e istituzioni, per trovare la giusta direzione.
PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Farina, la dottoressa Azzaroni e il dottor Minelli per questa audizione. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dalla dottoressa Farina (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.40.
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