XVII Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Martedì 27 gennaio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Capezzone Daniele , Presidente ... 3 

Audizione del Viceministro dell'economia e delle finanze, Luigi Casero, sull'attuazione della delega per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Capezzone Daniele , Presidente ... 3 
Casero Luigi (AP) , Viceministro dell'economia e delle finanze ... 3 
Capezzone Daniele , Presidente ... 6 
Pisano Girolamo (M5S)  ... 8 
Paglia Giovanni (SEL)  ... 9 
Fregolent Silvia (PD)  ... 10 
Causi Marco (PD)  ... 11 
Capezzone Daniele , Presidente ... 12 
Villarosa Alessio Mattia (M5S)  ... 12 
Capezzone Daniele , Presidente ... 12 
Casero Luigi (AP) , Viceministro dell'economia e delle finanze ... 12 
Pelillo Michele (PD)  ... 13 
Pisano Girolamo (M5S)  ... 13 
Capezzone Daniele , Presidente ... 14 
Casero Luigi (AP) , Viceministro dell'economia e delle finanze ... 14 
Capezzone Daniele , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DANIELE CAPEZZONE

  La seduta comincia alle 12.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del Viceministro dell'economia e delle finanze, Luigi Casero, sull'attuazione della delega per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Viceministro dell'economia e delle finanze, Luigi Casero, sull'attuazione della delega per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.
  Ringrazio il Viceministro per aver accettato il nostro invito e gli do subito la parola per lo svolgimento della sua relazione.

  LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Permettetemi di iniziare l'audizione inserendo le questioni in esame nel quadro complessivo dell'azione di politica fiscale compiuta dal Governo in questi mesi e nei mesi scorsi. Conoscete molto bene la situazione finanziaria internazionale e sapete che ci troviamo in un momento particolare, data la necessità di sviluppo e di crescita del nostro Paese.
  Sicuramente le azioni che sono state compiute in questi giorni, dall'intervento della Banca centrale europea alle azioni di politica di bilancio complessivamente assunte in Europa, richiedono che le azioni di politica fiscale nel nostro Paese diventino molto incisive e affrontino una serie di questioni prioritarie.
  La prima è cercare di superare una serie di debolezze del nostro sistema fiscale, le quali incidono sul quadro interno e sul quadro internazionale.
  La seconda priorità riguarda la necessità di rendere più competitive le imprese del nostro Paese e rendere il Paese stesso più attrattivo rispetto agli investimenti esteri che devono e possono arrivare, nonché di rendere più equilibrato il nostro sistema fiscale. Questa è la scommessa che abbiamo fatto davanti a questa Commissione e al Parlamento italiano, sulla quale abbiamo spesso verificato l'esistenza – al di là di normali divisioni politiche fra maggioranza e opposizione – di posizioni condivise.
  Cito questo aspetto per dire che, in questi ormai quasi due anni di legislatura, sono state compiute una serie di azioni e riforme di politica fiscale, le quali hanno spesso avuto in questa Commissione il loro «motore» e hanno visto il Parlamento come luogo di discussione, portando a risultati concreti. Vorrei ricordarne tre.
  In primo luogo, cito l'azione di ristrutturazione e di intervento su Equitalia, realizzata all'inizio della legislatura, in un momento in cui il Paese affrontava una fase critica. Si è trattato di un'azione che ha avuto certamente un risultato positivo e ha trovato l'unanime consenso di fondo da parte di tutte le forze politiche. Si tratta di un intervento portato avanti proprio dalla Commissione Finanze, in questo accompagnata dal Governo.Pag. 4
  Un altro intervento che vorrei citare è l'approvazione della legge delega per la riforma del fisco, il cui esame era stato avviato nella scorsa legislatura ed è poi ripreso nella presente legislatura, per essere approvata in Parlamento con una maggioranza molto ampia. Essa deve ora trovare attuazione.
  Penso inoltre all'azione e alla legge sulla voluntary disclosure la quale, avviata anch'essa attraverso un'iniziativa legislativa parlamentare, sta dando buoni risultati in sede internazionale: il modello della voluntary disclosure italiano viene indicato come modello positivo dai principali istituti finanziari internazionali e ci ha permesso di ottenere dei risultati positivi anche nell'ambito dei rapporti con i Paesi inseriti nella black list.
  Noi riteniamo pertanto che il percorso dei decreti attuativi della delega fiscale, avviato con l'approvazione dei primi decreti legislativi, debba proseguire e debba essere condiviso con la Commissione Finanze, attraverso un'interlocuzione forte e continua.
  La prima ipotesi di soluzione per la prosecuzione di tale cammino potrebbe essere quella della veloce ricostituzione della cosiddetta «bicameralina», la quale è un organo di consultazione preventiva del Parlamento e, più precisamente, delle Commissioni Finanze di Camera e Senato, in modo tale da riaprire su questo un percorso preventivo con l'obiettivo di realizzare quanto previsto nella legge di delega fiscale.
  Vi ricordo che un obiettivo prioritario è rappresentato dalla semplificazione del sistema fiscale, il quale è molto complesso e spesso non permette la «fidelizzazione» fiscale del contribuente: bisogna riuscire a dare molta più certezza ai cittadini circa il loro rapporto con il fisco. Occorre ridurre la pressione fiscale e cercare di utilizzare tutte le nuove tecnologie disponibili – entrerò poi nel dettaglio di questi aspetti – al fine di favorire la costruzione di un rapporto più trasparente, più certo e più semplice tra fisco e cittadini.
  Certamente i decreti attuativi devono essere coerenti con quanto scritto nella delega fiscale, che è stata approvata da un'ampia maggioranza sia alla Camera, sia al Senato, e la coerenza e lo spirito della delega devono essere parte determinante dei decreti attuativi della stessa. Ritengo, infatti, che, se si mantiene una coerenza ferrea dei predetti provvedimenti attuativi con quanto previsto dalla legge delega, si possano superare le difficoltà finora verificatesi e che non devono ripetersi in futuro.
  Ciò premesso, è necessario delineare un quadro dello stato di attuazione della delega fiscale, al fine di comprendere, in un rapporto stretto fra Parlamento e Governo, come procedere per riuscire a realizzare gli obiettivi che erano stati concordati da un'ampia maggioranza parlamentare.
  Il primo tema che deve essere affrontato è quello relativo al catasto, il quale costituisce uno degli elementi fondanti delle politiche fiscali nel nostro Paese. È un elemento storico del nostro sistema e, sia per la sua immagine agli occhi dei contribuenti, sia per attuare le indicazioni contenute nella delega, necessita di una forte riforma. Una gran parte della legge delega per la riforma del fisco è dedicata proprio alla riforma del catasto e contiene una nutrita serie di indicazioni in merito.
  Dopo aver approvato il decreto legislativo in tema di Commissioni censuarie, è necessario quindi affrontare il tema del catasto nel suo complesso e portarlo a una definizione. Si tratta di una riforma attesa da anni nel nostro Paese.
  Il sistema del catasto è stato delineato nel 1939, in una realtà, quindi, profondamente diversa da quella attuale. C’è dunque la necessità – di cui abbiamo parlato a lungo anche in questa Commissione – di ridefinirlo e di integrarlo. Ritengo che questo sia uno dei temi principali su cui va posta la nostra attenzione, posto che si tratta di una questione che riguarda la maggioranza dei cittadini italiani.
  All'interno della legge delega sono, infatti, previsti interventi che interessano larga parte dei cittadini italiani e altri attinenti, invece, ad alcune questioni particolari, importanti per lo sviluppo del nostro Paese. Il problema del catasto è un problema che riguarda e colpisce l'Italia nel suo complesso.Pag. 5
  Per quanto riguarda questo tema, dobbiamo porre l'attenzione su tre elementi. Il primo, fondamentale, è che occorre assolutamente stabilire in modo certo che la riforma del catasto non deve comportare assolutamente un aumento della pressione fiscale. Lo sancisce la delega. Essere coerenti su tali criteri stabiliti dalla legge delega rappresenta una priorità. Pertanto, la pressione fiscale complessiva deve rimanere immutata.
  Il catasto va riformato, ad esempio, passando dal criterio dei vani a quello dei metri quadri e passando a considerare, oltre alla rendita degli immobili, anche il loro valore patrimoniale. Questa riforma dovrà inoltre essere l'opportunità per integrare il sistema catastale e farlo diventare una fotografia veramente fedele della realtà del nostro Paese. Ci sono strumenti tecnici perché ciò sia realizzato ed è giunto il momento di utilizzarli. Alla fine di questo percorso di implementazione non potranno più esistere beni immobili che non siano stati censiti e accatastati. Occorre quindi censire i beni immobili, accatastarli e rendere equo l'intero sistema.
  Un secondo tema inserito nella delega fiscale – rispetto al quale dobbiamo stabilire le modalità di attuazione, attraverso la fissazione di un cronoprogramma – è quello della fiscalità internazionale. Passo quindi da un argomento che riguarda la maggior parte degli italiani a un argomento molto più specifico.
  Si tratta di uno degli aspetti a cui mi riferivo quando ho detto che il nostro Paese deve crescere molto in termini di competitività e di capacità di attrarre gli investimenti. Anche voi vi confrontate con le tematiche inerenti al sistema delle imprese e degli operatori del mondo imprenditoriale e conoscete l'esigenza sia di rendere competitive le nostre imprese che lavorano all'estero sia di creare un sistema che, come quello di altri Paesi stranieri nostri concorrenti, attragga gli investimenti.
  Ritengo che questo sia l'altro tema al quale, nelle prossime settimane, bisognerà dedicare tempo e impegno, partendo, ad esempio, da tematiche come quella del ruling internazionale. Gli altri Paesi stanno utilizzando il ruling internazionale come strumento per attrarre gli investimenti di imprese che vogliono tenere un comportamento corretto e regolare nei confronti del fisco. Spesso si tratta di imprese che hanno una struttura organizzativa sparsa sul territorio, con una molteplicità di sedi.
  In merito a tale questione, c’è la necessità di far sì che ci sia coerenza fra ciò che si sta stabilendo in sede comunitaria – l'Europa questo problema se lo pone e deve porselo – e quanto viene deciso in sede nazionale, con una tempistica che sia in sintonia con quella europea. Diversamente, c’è il rischio che l'allocazione delle risorse e degli investimenti avvantaggi altri Paesi anziché l'Italia.
  Questo aspetto apre una molteplicità di tematiche. Vi ho già esposto quella relativa al ruling internazionale, ma ve ne sono altre: ad esempio, la disciplina del prezzo di trasferimento, ossia il transfer pricing fra imprese che hanno attività operative dislocate sul territorio, nonché la questione dell'attribuzione degli utili e delle perdite alle stabili organizzazioni che sono residenti ma che appartengono a un soggetto estero, in relazione all'individuazione del Paese in cui l'impresa deve pagare le imposte. Inoltre, c’è il tema della tassazione dei dividendi e delle royalty. In sintesi, tutto il meccanismo connesso a un moderno concetto di stabile organizzazione.
  Il passaggio dall'impresa tradizionale, localizzata sul territorio, all'impresa che utilizza strumenti tecnologici – con particolare riferimento a tutte le imprese che operano via web, le quali impongono una serie di riflessioni sul concetto di stabile organizzazione – è uno dei temi che dovranno essere affrontati.
  Un altro tema che riteniamo debba essere affrontato e risolto è quello relativo alla fatturazione elettronica e, in particolare, al fisco telematico. La necessità di utilizzare i principali strumenti tecnologici – i quali ormai vengono adoperati da parte dei cittadini per lo svolgimento di moltissime operazioni – anche nell'ambito delle politiche fiscali (ad esempio, oltre che con la fatturazione elettronica, anche con lo scontrino telematico, con l'inserimento telematico Pag. 6dei movimenti finanziari fra soggetti) costituisce una delle priorità contenute nella delega, che l'Italia deve assolutamente porsi come obiettivo in un complessivo sistema di analisi, controllo e supporto alle imprese. Abbiamo, peraltro, già parlato di questi temi in passato.
  Penso che l'Italia debba porsi i predetti obiettivi anche seguendo una serie di indicazioni che arrivano dall'OCSE e dai principali organismi internazionali. L'OCSE afferma, a ragione, che il fisco deve trasformarsi da verificatore ex post a soggetto che facilita gli adempimenti fiscali in ogni fase, sfruttando le leve della tecnologia.
  L'utilizzo di questi strumenti fa sì che molti controlli possano avvenire in sede remota, verificando le fatture, le ricevute e gli scontrini trasmessi in via telematica. Molti controlli possono quindi essere svolti senza compiere interventi invasivi all'interno delle aziende, i quali spesso comportano il rischio di rallentare l'attività dell'azienda stessa.
  Inoltre, questo tipo di soluzioni consentirebbero all'azienda di tenere moltissima documentazione in meno, con un vantaggio anche in termini di semplificazione dell'attività di gestione.
  Vi ho citato questi primi tre temi inseriti nella legge delega per sottolineare che c’è una molteplicità di questioni che devono e possono essere affrontate e rispetto alle quali ritengo che dovremo seguire il metodo di lavoro che ho cercato di definire all'inizio del mio intervento.
  Cito altri argomenti trattati dalla legge delega su cui dovremo intervenire: l'IVA, con particolare riferimento all'IVA di gruppo, le piccole imprese in regime di contabilità semplificata e i cosiddetti «minimi». Su questi temi siamo intervenuti con disposizioni contenute nella legge di stabilità 2015 e sarebbe forse necessario inserire tali interventi in un quadro normativo più organico, che incida non soltanto sul regime tributario dei minimi, ma anche sulla disciplina relativa a tutta la contabilità delle piccole imprese.
  Occorre inoltre intervenire, secondo quanto stabilito dalla legge delega, con una «revisione dell'interpello»: si tratta di costruire delle modalità che consentano un rapporto facilitato, e che si attui in via preventiva, fra fisco e aziende. Anche su questo tema bisogna declinare il contenuto della legge delega prendendo a modello quanto previsto in altri ordinamenti.
  È necessario anche intervenire sull'abuso del diritto e sulla cooperative compliance, nonché sul tema delle sanzioni amministrative e sui giochi. Quest'ultimo tema, peraltro già noto, deve, a mio parere, essere affrontato velocemente nell'ambito della «bicameralina» di cui vi ho parlato.
  Infine, ci sono altri tre temi importantissimi, che completano il quadro complessivo del sistema: si tratta dei temi relativi all'accertamento, al sistema delle sanzioni amministrative, al contenzioso e alla riscossione.
  La legge delega, la quale costituisce il risultato dell'ottimo lavoro svolto su questi temi, contiene indicazioni precise su tutti questi aspetti. Il Governo ha l'obiettivo, che penso sia condiviso anche dal Parlamento, di far sì che quanto contenuto nella delega possa essere declinato attuando in modo preciso e rigoroso le indicazioni contenute nella delega stessa. Ricordiamo che si tratta di indicazioni precise e cogenti, il cui rispetto rappresenta certamente una priorità del nostro lavoro.
  Vorremmo che tutto ciò venisse realizzato, come già avvenuto in passato, attraverso un rapporto di collaborazione e di integrazione con la Commissione Finanze, la quale ha sicuramente svolto un grande lavoro. Esiste, quindi, la necessità di stabilire, nel dettaglio, metodi e tempi con cui attuare questi interventi.

  PRESIDENTE. Grazie, Viceministro. Se i colleghi lo consentono, vorrei spendere qualche parola per svolgere delle considerazioni di metodo, le quali credo siano fondate al di là di ogni schieramento, di ogni appartenenza politica, di ogni militanza di maggioranza e di opposizione. Poi aggiungerei una mia personale considerazione finale di merito su una specifica questione.
  In merito all'ipotesi, pubblicamente dichiarata, che il Governo possa trasmettere alle Camere successivamente al 20 febbraio Pag. 72015 gli schemi di decreto legislativo attuativi delle parti di delega non ancora esercitate, occorre rilevare, sul piano meramente procedurale, come questa ipotesi ponga rilevanti problemi rispetto all'osservanza dell’iter procedurale definito dalla legge delega stessa come attualmente vigente, sia per ciò che attiene all'espressione del parere da parte delle Commissioni competenti, sia per quanto attiene alla stessa possibilità di completare in modo ordinato e rispettoso del ruolo del Parlamento l'esercizio della delega.
  Dunque, la premessa doverosa, al di là, lo ripeto ancora, di ogni distinzione di schieramento e di appartenenza politica di maggioranza o di minoranza, è che sarebbe inaccettabile ogni modalità operativa che dovesse comprimere la possibilità per le Commissioni e per il Parlamento, che – non dimentichiamolo – consegnarono questa delega al Governo oltre dieci mesi fa, di esaminare adeguatamente gli schemi dei decreti delegati.
  Ricordo, infatti, che, ai sensi dell'articolo 1, comma 5, della legge delega, le Commissioni parlamentari competenti per materia, cioè le Commissioni Finanze della Camera e del Senato, e le Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari, cioè le Commissioni Bilancio, hanno trenta giorni di tempo dalla data di trasmissione degli schemi di decreto legislativo per esprimere il proprio parere; tale termine può essere prorogato di venti giorni su richiesta delle Commissioni stesse qualora ciò si renda necessario per la complessità della materia o per il numero dei decreti legislativi. È esattamente l'ipotesi che si verificherebbe nel caso in cui il Governo esercitasse le parti della delega non ancora attuate.
  Nel caso in cui gli schemi di decreto fossero trasmessi alle Camere e assegnati alle Commissioni già il 21 febbraio, il predetto termine di trenta giorni per l'espressione del parere scadrebbe il 22 marzo, cioè quattro giorni prima della scadenza del termine di delega, fissato per il 26 marzo.
  Questo dato di fatto comporterebbe che, per consentire l'esercizio della delega nel termine di legge, cioè entro la data del 26 marzo, le Commissioni sarebbero sostanzialmente costrette a esprimere il parere entro trenta giorni, in quanto tale tempistica molto ristretta renderebbe particolarmente problematico chiedere la proroga di venti giorni, e sarebbero costrette altresì a esaminare contemporaneamente, entro questo termine, un numero presumibilmente elevato di schemi di decreto di contenuto vario e anche molto complesso. Inoltre, il Governo sarebbe verosimilmente costretto a recepire tutte le osservazioni e condizioni formulate in quel caso dalle Commissioni chiamate a esprimersi sugli schemi, in quanto, in caso contrario, il Governo stesso sarebbe tenuto, ai sensi del comma 7 dell'articolo 1 della legge delega, a procedere a un'ulteriore deliberazione del Consiglio dei ministri sullo schema, a trasmettere il nuovo testo alle Commissioni parlamentari competenti, le quali, in tal caso, avrebbero dieci giorni per esprimere il secondo parere, e a procedere alla deliberazione definitiva del Consiglio dei ministri, salvo ipotizzare che il secondo esame parlamentare e la deliberazione definitiva del Consiglio possano svolgersi entro questo limitatissimo torno di tempo.
  Queste considerazioni, relative alla tempistica procedurale, acquistano ancora maggiore evidenza se si considera che, per concludere completamente l’iter di esercizio della delega, gli schemi di decreto, dopo essere stati deliberati in via definitiva dal Consiglio dei ministri, devono essere trasmessi alla Presidenza della Repubblica per la promulgazione e, quindi, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale.
  Aggiungo un'ultima considerazione personale di merito. Mi limito a una sola considerazione sui contenuti e a un solo esempio. La considerazione è perfino ovvia, ma in Italia anche le cose ovvie vanno ribadite. I decreti devono in tutto e per tutto attuare i princìpi e i criteri direttivi contenuti nella legge delega.
  L'esempio che faccio riguarda invece la materia scottante del catasto, che tocca la carne viva dei contribuenti, a maggior ragione in un settore, come quello del mercato Pag. 8immobiliare, già gravato da una tassazione comunque controversa e, ad avviso di molti, eccessiva.
  La legge delega, all'articolo 2, votato sostanzialmente all'unanimità, fissa princìpi chiarissimi a tutela dei contribuenti. Li ricordo in sintesi a memoria: partecipazione dei rappresentanti dei proprietari alle Commissioni censuarie; pubblicità dell'algoritmo e delle funzioni statistiche; algoritmo ispirato alla migliore letteratura scientifica; impossibilità di attribuire un valore superiore a quello di mercato; invarianza di gettito, non solo come generica petizione di principio, ma anche come dato effettivo che, comune per comune, il Governo, in base alla legge delega, è periodicamente chiamato a dimostrare davanti alle Commissioni parlamentari; apertura alla possibilità di una tutela giurisdizionale del contribuente.
  A parte il primo punto, ossia la partecipazione dei rappresentanti dei proprietari alle Commissioni censuarie – previsione pretesa e ottenuta l'estate scorsa dalle Commissioni di Camera e Senato nel corso dell'esame parlamentare del relativo schema di decreto – su tutti gli altri punti, signor Viceministro, si susseguono da settimane, senza smentita, indiscrezioni giornalistiche molto lontane dai criteri fissati nella legge delega.
  Ho fatto questo esempio per affermare che occorre chiarire preventivamente che non sarebbe accettabile l'elusione di questi principi di delega fondamentali. Oggi tuttavia non voglio parlare di questioni di merito. Ho posto invece una questione di metodo oggettiva nella prima parte di questo speech, basata sul calendario e su ciò che la legge delega prevede. Credo che sia interesse di tutti riprendere un cammino dei nostri lavori che sia ordinato e rispettoso.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIROLAMO PISANO. Presidente, per quanto riguarda la tempistica di attuazione della delega, io vorrei esprimere esattamente le stesse perplessità che lei ha appena esposto. Non ho sentito, tuttavia, alcun chiarimento da parte del Governo circa i motivi per i quali ci troviamo in queste condizioni. Certamente vi è stato un altalenarsi di decisioni, poi contraddette, su alcuni temi e, in particolare, sui più importanti contenuti della delega, la quale, peraltro, in ogni suo articolo tratta questioni molto rilevanti.
  Inoltre ho notato anche un altro atteggiamento da parte del Governo, in questo avallato anche dalla maggioranza parlamentare: alcuni temi sono stati affrontati attraverso la legge di stabilità o altri provvedimenti al di fuori del percorso della delega. Si tratta, anche in questo caso, di un atteggiamento in spregio ai princìpi contenuti nella delega.
  Mi riferisco, in particolare, alle modifiche ai regimi forfetari. Con la legge di stabilità si è soltanto anticipato il loro depotenziamento, al quale non ha corrisposto la creazione di nuovi, più efficienti e più ampi regimi forfetari.
  Ricordo chiaramente che, quando parlammo, in maniera informale, con il rappresentante del Governo e con i consulenti del Ministro, discutemmo dell'ipotesi di aumentare le soglie per accedere a tali regimi tributari, nonché di migliorare e di aumentare le facilitazioni per consentire non solo ai liberi professionisti, ma anche alle imprese, di partecipare alla contribuzione fiscale attraverso i regimi forfetari.
  Tutto questo non è stato fatto. È stato, invece, depotenziato l'unico fondo che avrebbe potuto ridurre l'IRAP per alcuni contribuenti. È stato sostanzialmente cancellato il regime previgente e spero che, già in occasione dell'esame del decreto-legge cosiddetto «Milleproroghe» in sede referente, o anche in Commissione Finanze nel corso dell'esame in sede consultiva su tale provvedimento, potremo discutere della possibilità di prorogare il regime degli «ex minimi», il quale prevedeva soglie per l'accesso decisamente più accettabili di quelle recentemente fissate nella legge di stabilità.
  Questo è sicuramente un esempio, come quello che ha fatto il presidente, ma ce ne sono tanti altri.
  Sul regime dei giochi, io segnalo come la legge di Stabilità 2015 contenga esclusivamente Pag. 9ritocchi ai prelievi fiscali sulle giocate e un regime di sanatoria che non è coerente rispetto alle previsioni della legge delega, la quale stabiliva un principio di deflazione dei contenziosi in essere in materia, al quale si sarebbero dovute accompagnare una serie di misure di controllo e di revisione delle concessioni, oltre alla previsione di maggiori poteri in capo ai comuni e della revisione della disciplina relativa alle sale da gioco. Misure che non sono state invece adottate.
  La delega prevede inoltre alcuni interventi nella direzione di una maggior tutela dei giocatori che non sono stati invece inseriti nel testo della legge di stabilità, tradendo quanto previsto dalla medesima legge. Vorrei dunque capire a che gioco stia giocando il Governo, posto che sulla stessa legge delega si era registrato, come ha ricordato il presidente Capezzone, un consenso piuttosto ampio, che tuttavia risulta tradito.
  Sullo stato di attuazione delle norme di semplificazione fiscale sono altrettanto sbigottito. Nessun Governo ha mai ricevuto una delega così forte e ampia per semplificare il fisco in Italia. Ciononostante, su questo tema il Governo ha approvato solo un decreto legislativo assolutamente insoddisfacente, nel quale mi sembra che, più che di semplificazione fiscale, si tratti di semplificazione degli adempimenti a carico dell'Agenzia delle entrate. Mi sembra un regolamento di conti tra i CAF e l'Agenzia delle entrate, mentre non c’è nulla che vada a vantaggio dei cittadini.
  Pertanto, anche questo è un capitolo che, a mio avviso, non possiamo considerare realizzato; si tratta di una questione ancora aperta. Su altre tematiche importanti (ad esempio, la fatturazione elettronica e la tracciabilità delle transazioni), non abbiamo sostanzialmente visto ancora nulla.
  A mio giudizio è improbabile che il Governo riesca a sottoporre alla Commissione gli schemi di decreto legislativo di attuazione anche solo sugli argomenti citati, in modo che essi che possano completare il loro iter. Tali punti, su cui mi sono soffermato, rappresentano, peraltro, soltanto una piccola parte degli ambiti della delega che risultano ancora inattuati.
  Ciò premesso, vorrei sentire come giustifica il Governo il suo comportamento in materia e il fatto di non aver portato avanti, in questi mesi, il percorso di attuazione della delega.

  GIOVANNI PAGLIA. Credo che potremo proficuamente utilizzare l'odierna audizione del Viceministro per provare a trovare una via d'uscita dallo stato di difficoltà in cui ci troviamo.
  Il punto da cui partire, e che deve essere affermato con chiarezza, è che la delega è da considerarsi, di fatto, esaurita e che ciò è avvenuto per esclusiva responsabilità del Governo, il quale ha rimandato, senza necessità plausibili – se non necessità politiche – ma non di politica di merito, al 20 febbraio, l'approvazione in via preliminare di tutti gli schemi di decreto attuativi della delega, ben sapendo che il termine per l'esercizio della delega stessa scade il 27 marzo e che, quindi, la tempistica è quella che ha ricordato prima il presidente. Ricordo peraltro che il termine di delega ha costituito oggetto di una precisa scelta legislativa, perché l'unico emendamento di Sinistra ecologia libertà che venne, significativamente, accolto nel corso dell’iter parlamentare della legge delega fu proprio quello sui tempi di attuazione della delega stessa.
  La delega è quindi esaurita e sarà inutile, quando arriveremo al 25 marzo, discutere se ricada nella responsabilità del Parlamento o del Governo il fatto che non si sia riusciti a esercitarla entro il termine previsto. È bene sia chiaro a tutti fin da adesso: il 20 febbraio, in assenza di una proroga del termine per l'esercizio della delega, il Governo dovrebbe evitare di approvare schemi di decreto legislativo. Sarebbe un atteggiamento più serio, e credo che questa Commissione dovrebbe prendere esplicitamente questa posizione fin da ora e con molta chiarezza, a meno che non vi sia un accordo politico complessivo, in base al quale alcuni schemi di decreto legislativo potrebbero aver un iter più rapido mentre altri potrebbero seguire un percorso diverso. Bisognerebbe, Pag. 10però, prima esaminarli e capire di che cosa parliamo.
  La cosiddetta «bicameralina» ha avuto una funzione interessante ma non possiamo prenderci in giro: non solo non è stata consultata in merito allo schema di decreto legislativo più significativo, ma va ricordato che lo stesso schema di decreto è stato approvato in Consiglio dei ministri il 24 dicembre. Se adesso viene prospettata la «bicameralina» come possibile luogo di risoluzione delle questioni connesse all'attuazione della delega, pensando che, riavviando ora questa sede di confronto, potremmo utilizzare i prossimi venti giorni per avviare il lavoro in materia e poi accelerare l'esame degli schemi di decreto dopo il 20 febbraio, restando così nei tempi della delega senza bisogno di proroga, è ovvio che su questo non si può assolutamente chiedere il consenso dell'opposizione.
  Se il Governo emanasse domani mattina gli schemi di decreto, disporremmo di tutto il tempo necessario e solo in seguito a questo si potrebbe costituire la «bicameralina». Infatti gli schemi di decreto, a quanto ha affermato pubblicamente il Governo, sono già stati redatti.
  Il fatto che un provvedimento già scritto, attuativo di una delega il cui termine di esercizio sta per scadere, venga emanato come decreto legislativo – rispetto al quale il Parlamento dispone di minori poteri – anziché essere emanato come decreto-legge, è peraltro un altro elemento che io ritengo stravagante.
  L'unica questione di cui dovremmo discutere oggi con la maggioranza di Governo è, quindi – al di là della questione se la delega sia stata ben interpretata e di quali saranno gli sviluppi futuri – come gestire il problema della tempistica. A mio parere, se ci poniamo in una reciproca posizione di «muro contro muro» non c’è né la possibilità di prorogare il termine di delega, né di riuscire ad attuare la delega entro il termine del 27 marzo.
  Siamo quindi disponibili a discutere di tale aspetto fin da oggi.

  SILVIA FREGOLENT. Ringrazio il Viceministro Casero, il quale è venuto a rendere le comunicazioni del Governo e a raccogliere, come rappresentante dell'Esecutivo, le nostre osservazioni. Come lei può capire, la questione dell'attuazione della delega per la riforma del fisco ci è molto cara posto che, come Commissione Finanze, abbiamo lavorato molto su di essa. A differenza di ciò che accade usualmente, questo lavoro è stato inoltre realizzato con la collaborazione di tutti. Quando ciò si verifica e non si vede pienamente colta l'importanza dell'evento, un po’ dispiace anche a chi, facendo parte della maggioranza, comprende che, in un momento di intasamento tra tanti provvedimenti, nel tentativo di fare tante cose, probabilmente sono rimasti bloccati anche i decreti attuativi della delega.
  Non intendo, quindi, fare una recriminazione nei confronti del Governo, bensì sottolineare che i temi presenti nella legge delega sono stati discussi e analizzati in modo approfondito e costituiscono il frutto di un lavoro dei gruppi di maggioranza con quelli di opposizione.
  I temi trattati nella delega sono importantissimi e l'attesa di una loro soluzione è pari all'attesa nei confronti delle altre riforme che il Parlamento sta affrontando. Si tratta di questioni che vanno affrontate nel loro complesso: se parliamo di rinascita del Paese e di un nuovo modo di fare politica – e quindi, anche, politica economica – ciò non può che partire dalla necessaria semplificazione del sistema fiscale.
  Come diceva prima l'onorevole Pisano, le norme su partite IVA e regime tributario dei minimi inserite nella legge di stabilità 2015, e rispetto alle quali noi proponemmo degli emendamenti, non vanno bene.
  Visto che io ricordo un mondo in cui ex ragazzi come me hanno intrapreso la strada della libera professione, non da «figli di papà», ma da semplici studenti di giurisprudenza o di economia e commercio, e hanno pensato di aprire una partita IVA perché magari non avevano altre possibilità di lavoro, osservo un dato di fatto: o li si aiuta a continuare a svolgere la libera professione, oppure si trovano in oggettive difficoltà.Pag. 11
  Ieri un mio amico mi ha detto di essere andato a fare un corso per diventare chef e di aver trovato più avvocati e commercialisti lì che non nei tribunali. Capisco che si tratti anche di una moda dettata dalla televisione, ma penso che se una persona, dopo quindici anni di libera professione, accetta di andare a lavare i piatti, ciò significa che non se la passa molto bene. A meno che non decida di fare altro perché si rende conto di aver sbagliato i propri studi. Può essere vera anche la seconda ipotesi.
  Noi lavoreremo sodo e duro, per usare degli slogan, e metteremo tutto il nostro impegno, come maggioranza e come Partito Democratico, a costo di rimanere trenta giorni a lavorare ininterrottamente. Il Governo, tuttavia, deve venirci incontro, mostrandosi aperto e mostrando di aver compreso il senso dei contenuti della delega.
  Il presidente Capezzone ha citato il tema del catasto ma credo che l'abbia fatto solo a titolo esemplificativo. I temi presenti nella delega fiscale sono molti – trattandosi di un provvedimento corposo e importante – e dimostrano che la collaborazione in tale materia può e deve esserci. Sicuramente il Partito Democratico non può sottrarsi a tale collaborazione ma ci deve essere, anche da parte del Governo, una capacità di ascolto che in alcune occasioni, come nel corso dell'esame della legge di stabilità, non si è registrata.
  Capisco che tali questioni ponessero problemi di copertura finanziaria, ma non si può pensare che un mondo come quello delle partite IVA, che in questi anni ha subito una decurtazione dei propri ricavi a causa della crisi, debba pagare un prezzo ulteriore.

  MARCO CAUSI. Viceministro, la ringrazio per quest'audizione. Stiamo affrontando una discussione complicata e difficile, sia con riferimento alla questione della tempistica per l'attuazione della delega fiscale, sia – non nascondiamocelo – su alcuni punti di merito.
  È chiaro che noi non possiamo che essere contenti e plaudire al fatto che il Governo abbia dichiarato che intende presentare il 20 febbraio 6-7 o, addirittura, 8-9 schemi di decreti attuativi della delega. Naturalmente, esaminarli in Commissione nell'arco di un mese sarà molto complicato. Spero che i ritardi verificatisi in fase di attuazione della delega possano essere superati attraverso una proroga del termine di esercizio della delega stessa.
  Peraltro, è significativo proprio quello che è successo con riferimento al regime dei minimi, rispetto ai quali, a mio avviso, il Governo ha sbagliato. A settembre era pronto un provvedimento del Governo relativo alla contabilità semplificata, ai minimi e all'IRI. Io credo che il Governo abbia sbagliato a togliere la parte relativa al regime dei minimi e a inserirla nella legge di stabilità 2015.
  Come sappiamo, infatti, le modalità con cui si discute la legge di stabilità impediscono un approfondimento dei problemi in sede parlamentare, mentre, quando abbiamo esaminato i pochi decreti legislativi che finora sono stati presentati in Parlamento, abbiamo potuto svolgere un esame approfondito degli stessi. Di ciò credo che possano darcene atto anche le opposizioni.
  Se noi avessimo potuto esaminare il regime tributario dei minimi con le modalità con cui abbiamo esaminato, per esempio, il tema delle Commissioni censuarie, della dichiarazione precompilata o delle accise sui tabacchi, sicuramente avremmo delineato un sistema che non avrebbe creato i problemi che si sono, invece, verificati con le norme inserite nella legge di stabilità.
  Mi pare di capire dalle parole del Viceministro che il Governo stia valutando se procedere nell'attuazione della delega fiscale. Io mi auguro che il Governo non decida di abbandonarla e che scelga di tenerla in vita. Naturalmente, essendo parte in causa, in quanto primo firmatario del progetto di legge da cui la delega ha origine, io sono imputabile di conflitto di interessi e farò quello che il mio gruppo, il Governo e il mio partito crederanno di fare.
  La mia opinione personale è che sarebbe un errore non tenere in vita la delega, perché attuare quei contenuti in altro modo, come si è visto nel caso del regime fiscale dei minimi, risulta più difficile. Non è un caso che le riforme tributarie in questo Pag. 12Paese siano sempre state fatte in attuazione di leggi delega. Quando questioni complicate e di dettaglio vengono inserite nella legge di stabilità è quasi impossibile discuterle ed esaminarle in dettaglio e, quindi, la possibilità di compiere errori è molto rilevante.
  Per questo motivo il mio auspicio è che la delega venga esercitata, anche perché mi pare di capire che anch'essa è una delle riforme sulla cui realizzazione si baserà il giudizio dell'Unione europea sull'Italia. Si tratta infatti di una delle riforme strutturali che il Paese e il Governo hanno promesso all'Unione europea di attuare anche nell'ambito della trattativa sulla flessibilità. Non può essere quindi abbandonata.
  Comprendo le legittime preoccupazioni del presidente Capezzone e l'inevitabile lamentela del Parlamento al Governo di fronte al fatto che fra qualche settimana l'Esecutivo ci presenterà una «montagna» di decreti attuativi. Sarebbe stato molto meglio esaminarne uno al mese piuttosto che sette tutti insieme. La sua preoccupazione è, quindi, comprensibile e legittima.
  Tuttavia, questo mi sembra il problema minore. Io vorrei vedere questi sette decreti legislativi. Quando li potrò esaminare sarò molto contento, perché la delega verrà sostanzialmente attuata. Preferisco dover lavorare sette volte di più nel mese in cui ci saranno presentati questi provvedimenti.
  Invito il Governo, a questo punto, vista anche la rilevanza politica della questione, a farci sapere in anticipo quali schemi di decreto saranno trasmessi alle Camere. Mi sembra di ricordare, avendolo appreso dai resoconti degli organi di stampa relativi alla precedente audizione del Viceministro Casero al Senato, che il Governo ne abbia promessi addirittura nove per il 20 febbraio. Non so se i giornali abbiano esagerato.
  Mi auguro che i nove gli schemi di decreto siano trasmessi al Parlamento. Naturalmente, però, se non proroghiamo il termine di esercizio della delega fiscale, il rischio è che questi nove schemi di decreto restino un po’ in un limbo attuativo, non potendosi concludere il loro iter e credo il Paese non possa permettersi che ciò avvenga.

  PRESIDENTE. Vorrei segnalare che, in base alla tempistica che ho ricordato, non si tratterebbe di lavorare tanto o di lavorare poco. Finirebbe, invece, tutto nel cestino.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Eravamo interessati anche noi a conoscere la posizione del Governo sulle questioni trattate nel corso dell'audizione. Vorremmo conoscerne le idee e le intenzioni sulla tempistica di attuazione della delega.

  PRESIDENTE. Immagino che il Viceministro abbia raccolto le idee. Non so se intende rispondere ai quesiti posti già oggi o se ritiene di rimandare alla prossima settimana. Mi permetto di concludere da dove ho cominciato, cioè dal calendario: non si tratta di lavorare molto o di lavorare poco. Questa Commissione ha lavorato molto dieci mesi fa, consegnando un «pacchetto con i fiocchi», molto ben fatto. Con questa tempistica finisce tutto male. Signor Viceministro, valuti bene la situazione.
  Do la parola al Viceministro Casero per la replica.

  LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Vorrei innanzitutto fornire una risposta a quanto diceva l'onorevole Fregolent.
  Già nella prima parte del mio intervento ho cercato di evidenziare come sia fondamentale la reciproca capacità di ascolto. Penso che sia volontà del Governo porre nuovamente in essere questa capacità di ascolto così come avvenuto – per merito di una gestione veramente positiva della Commissione – in occasione dell'esame della legge delega, la quale ha condotto all'approvazione della legge stessa con il consenso di un'ampia maggioranza. Ci devono essere, quindi, una capacità di ascolto e una capacità di intervento che si esplichino nel corso del dibattito della Commissione.
  Proprio per questo motivo, all'inizio del mio intervento, ho affermato che potrebbe essere opportuno ripartire con la cosiddetta Pag. 13«bicameralina» in modo che vi possa essere uno spazio di dialogo e di confronto preventivo su alcuni temi al di fuori della sede formale della Commissione Finanze. Questo è un'ipotesi su cui dobbiamo porre la nostra attenzione.
  La seconda questione riguarda l'intenzione del Governo di attuare la delega fiscale. L'onorevole Causi ipotizza che sia nelle intenzioni del Governo non attuarla; ribadisco invece che l'Esecutivo vuole attuare la delega e vuole farlo nel rispetto dei princìpi contenuti nella delega stessa, adeguandosi a quanto in essa previsto.
  Mi riferisco alle parole del presidente Capezzone: per la riforma del catasto cercheremo di seguire quanto previsto nella legge delega e manterremo questo atteggiamento nei confronti di tutti gli argomenti contenuti nella delega, compresi quelli che presentano alcuni profili problematici. Anche in quei casi, ci atterremo in modo preciso a quanto previsto dalla legge delega.
  Certamente si pone un problema legato alla tempistica dei provvedimenti attuativi, così come esplicitato chiaramente nell'intervento del presidente Capezzone. Egli afferma che, anche con il massimo della buona volontà, anche cercando di superare il problema dei tempi ridotti a disposizione della Commissione, non sarebbe possibile attuare questi contenuti.
  Io penso che sia necessario riflettere una settimana sugli elementi raccolti. Vi chiedo quindi se sia possibile aggiornarci alla settimana prossima per verificare se, all'interno della Commissione, esista la possibilità di portare avanti un percorso condiviso.
  Sto sostenendo questo in via informale da un po’ di giorni, ma sto affermando in modo formale che il percorso deve essere condiviso, per capire come riuscire ad attuare il contenuto della delega secondo i principi previsti nella delega stessa, e ciò che si può, invece, modificare, come tempistica e come modalità di intervento, nella delega stessa. Penso che questo sia uno dei punti su cui si possa dialogare per trovare una soluzione.
  Mi rifaccio alle considerazioni svolte dall'onorevole Paglia. In questi giorni c’è la necessità di affrontare le questioni di merito cominciando a discuterne in via preventiva, ma è necessario tentare di risolvere la problematica dei tempi di attuazione della delega, la quale è fondamentale. Se, sfruttando il suggerimento fornito dal Presidente Capezzone, fosse possibile aggiornarci alla prossima settimana, potemmo cercare di individuare una soluzione complessiva.

  MICHELE PELILLO. Signor Viceministro, noi pensavamo di riuscire ad avere stamattina qualche indicazione più precisa e magari anche di fare un po’ di sintesi tra di noi.
  La metodologia della «bicameralina», come lei l'ha chiamata, è stata senza dubbio positiva, ma non riesco a immaginare come possiamo adottarla anche questa volta con un numero di schemi di decreto pari a 6-7. Finora la «bicameralina» ha potuto funzionare perché veniva esaminato un decreto alla volta e ciascun gruppo parlamentare era rappresentato da una persona. Non possiamo immaginare oggi che una persona si occupi di sette schemi di decreto contemporaneamente. Ogni gruppo, pertanto, dovrebbe mandare sette persone e avremmo un organo di dimensioni simili al Parlamento, non più una «bicameralina».
  Si tratta, quindi, di uno strumento che ha funzionato bene e che potrà di nuovo tornare utile per affrontare il lavoro che ci aspetta in futuro, ma non penso che costituisca la chiave per risolvere la situazione attuale. La domanda se dobbiamo insistere per prorogare il termine di esercizio della delega ovvero se sia opportuno percorrere una strada diversa ha bisogno, a mio avviso, di una risposta nel più breve tempo possibile.

  GIROLAMO PISANO. Spero di non essere premonitore degli eventi, tuttavia non vorrei che, a causa della tempistica dell’iter dei provvedimenti attuativi della delega, come illustrataci dal presidente, si determinerà la preoccupante impossibilità, sia per l'opposizione, sia, paradossalmente, per la maggioranza, di riuscire a intervenire, attraverso l'espressione del parere parlamentare, su questi schemi di decreto e di consentire Pag. 14al Governo di modificarli sulla base delle osservazioni contenute nei pareri stessi. Non vorrei che questa diventasse una sorta di fiducia non prevista dal Regolamento, la quale verrà posta in Commissione su un parere che non potrà che prendere atto del testo degli schemi di decreto legislativo così come presentati dal Governo.
  Io vorrei che questo rimanesse agli atti e che poi venisse, spero, smentito dai fatti. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Pisano, la prospettazione da parte sua di questo rischio mi pare molto opportuna.

  LUIGI CASERO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Torno al tema della «bicameralina»: non si ipotizza che essa possa riunirsi e, in un solo giorno, affrontare tutti i temi. La «bicameralina» funzionerebbe come già avvenuto in passato: un giorno, in varie sessioni, potrebbe affrontare l'argomento del catasto e, un altro giorno, il tema, ad esempio, del fisco internazionale.
  Vorrei che si superasse questo tipo di problema. La «bicameralina» è, in sostanza, una Commissione bicamerale informale organizzata dai presidenti delle Commissioni Finanze di Camera e Senato. Pertanto, sarebbero i presidenti stessi a stabilirne le modalità di lavoro.
  Detto questo, ossia che la «bicameralina» affronterebbe un tema alla volta, e in via preventiva, oggi sono state poste varie problematiche. Stabiliti alcuni punti certi, che oggi abbiamo cercato di fissare, esiste ora, come ha sostenuto, nel suo intervento, l'onorevole Paglia, la necessità di capire il percorso che può essere compiuto. È giusto che i Gruppi si prendano qualche giorno di riflessione per capire se possa essere definito un metodo condiviso di prosecuzione dei lavori. Secondo me, nel corso della prossima settimana potremo fornire delle risposte più certe.

  PRESIDENTE. Alla luce dell'andamento del dibattito, mi riservo, quindi, di definire la data in cui proseguire l'audizione del Viceministro.

  La seduta termina alle 13.05.