Sulla pubblicità dei lavori:
Capezzone Daniele , Presidente ... 3
Audizione del Comandante generale della Guardia di Finanza, sulle tematiche relative all'operatività del Corpo
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Capezzone Daniele , Presidente ... 3
Capolupo Saverio , Comandante generale della Guardia di Finanza ... 3
Capezzone Daniele , Presidente ... 14
Sanga Giovanni (PD) ... 14
Bernardo Maurizio (PdL) ... 14
Zanetti Enrico (SCPI) ... 14
Busin Filippo (LNA) ... 15
Gutgeld Itzhak Yoram (PD) ... 15
Pagano Alessandro (PdL) ... 15
Ruocco Carla (M5S) ... 15
Paglia Giovanni (SEL) ... 15
Ribaudo Francesco (PD) ... 15
Villarosa Alessio Mattia (M5S) ... 16
Barbanti Sebastiano (M5S) ... 16
Causi Marco (PD) ... 16
Capezzone Daniele , Presidente ... 16
Capolupo Saverio , Comandante generale della Guardia di Finanza ... 16
Ribaudo Francesco (PD) ... 21
Capolupo Saverio , Comandante generale della Guardia di Finanza ... 21
Villarosa Alessio Mattia (M5S) ... 22
Capolupo Saverio , Comandante generale della Guardia di Finanza ... 22
Capezzone Daniele , Presidente ... 22
ALLEGATO: Nota depositata dal Comandante generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo ... 23
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DANIELE CAPEZZONE
La seduta comincia alle 11.35.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Audizione del Comandante generale della Guardia di Finanza sulle tematiche relative all'operatività del Corpo.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Comandante generale della Guardia di Finanza sulle tematiche relative all'operatività del Corpo.
Saluto e ringrazio il generale Capolupo, e con lui la rappresentanza del vertice della Guardia di Finanza, per questa audizione. Dopo la sua introduzione avrà la possibilità di raccogliere e reagire agli stimoli che verranno dai componenti della Commissione Finanze.
Do la parola al generale Capolupo per lo svolgimento della relazione.
SAVERIO CAPOLUPO, Comandante generale della Guardia di Finanza. Signor Presidente, onorevoli deputati, desidero innanzitutto esprimervi la mia gratitudine per l'occasione offertami di illustrare alla Commissione l'operatività della Guardia di Finanza.
Dopo aver svolto alcune considerazioni sulle complessive funzioni di polizia economico-finanziaria attribuita al Corpo, mi soffermerò sulle rinnovate linee strategiche lungo le quali si sono sviluppate, nell'ultimo biennio, le attività operative, che costituiscono le direttrici anche per l'anno in corso.
Formulerò poi alcune riflessioni sulle misure contenute nelle proposte di legge delega ritenute di maggiore interesse per le funzioni di prevenzione e repressione dell'evasione fiscale affidate alla Guardia di Finanza, elaborate sulla scorta dell'esperienza operativa e finalizzate a migliorare l'efficienza complessiva del sistema, in un'ottica di deterrenza e di effettivo recupero di risorse erariali.
La Guardia di Finanza è una forza di polizia a ordinamento militare, direttamente dipendente dal Ministro dell'economia e delle finanze, che ha come missione istituzionale il presidio delle libertà fondamentali della Costituzione economica. A seguito della revisione dei compiti operata dal legislatore nel 2001, le nostre prerogative sono state sensibilmente ampliate, passando dalla tutela prioritaria delle ragioni del prelievo alla più estesa funzione di polizia economico-finanziaria.
Le ragioni dell'evoluzione dei compiti istituzionali, rese ancora più attuali dalla perdurante crisi economica, sono di tutta evidenza: l'evasione fiscale, l'economia sommersa, le frodi sui finanziamenti pubblici, la criminalità organizzata, il riciclaggio, l'abusivismo finanziario, le truffe in danno dei risparmiatori, la contraffazione sono tutte espressioni di una minaccia Pag. 4unitaria che impone una risposta altrettanto unitaria per essere veramente efficace.
Le proiezioni operative puntano a colpire nella loro globalità tutti i fenomeni che si connotano per la capacità di mettere a rischio, contemporaneamente, più interessi economico-finanziari, adottando tecniche investigative tipiche di polizia.
In questa prospettiva, con l'atto di indirizzo per la definizione delle priorità politiche e la direttiva generale per l'azione amministrativa e la gestione per l'anno 2013, il Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore ha individuato, quali aree prioritarie di intervento, l'ulteriore rafforzamento alla lotta all'evasione e all'elusione fiscale e il potenziamento del contrasto agli illeciti che provocano nocumento alla spesa pubblica nazionale e comunitaria.
La lotta all'evasione fiscale costituisce da sempre la prioritaria missione istituzionale della Guardia di Finanza, anche se, negli ultimi anni, è cambiato il contesto in cui questa funzione viene esercitata. La crescente interazione dei mercati ha progressivamente ampliato il divario tra dimensione economica, ormai globalizzata, e sovranità impositiva degli Stati, per sua natura esercitabile sul solo territorio nazionale.
Questa asimmetria ha generato un deficit di tutela a causa della ridotta efficacia delle misure adottate a livello domestico sulle dinamiche del mercato globale, che viene sfruttato dalla criminalità per gestire i traffici illeciti a livello internazionale e utilizzare i paradisi fiscali. In questa dimensione gli stessi illeciti tributari sono spesso funzionali al perseguimento di altri scopi criminali.
Il periodo di difficoltà economica ha ulteriormente posto l'accento sulla insidiosità dei fenomeni evasivi, che distorcono l'allocazione dei fattori produttivi, alimentano la concorrenza sleale, ostacolano la crescita delle imprese e determinano, di fatto, l'aumento della pressione fiscale a carico dei contribuenti in regola.
Come risposta immediata la Guardia di Finanza ha rimodulato l'azione ispettiva, puntando alla concretezza e alla flessibilità del dispositivo di tutela delle entrate erariali, allo scopo di incrementare ulteriormente la qualità dell'attività di contrasto all'evasione.
È noto che l'evasione fiscale sia un fenomeno complesso. Numerosi sono i comportamenti che consentono di sottrarsi agli obblighi impositivi. Sono differenti tanto i gradi di sofisticazione, quanto i livelli di gravità delle condotte.
Da un lato, esiste la cosiddetta evasione diffusa, o di massa, realizzata dall'ampia platea delle medie e piccole imprese, nonché dai lavoratori autonomi, che, operando a diretto contatto con i consumatori finali, possono evadere attraverso comportamenti elementari, quali l'omessa certificazione dei corrispettivi.
Dall'altro lato, esistono forme di evasione molto più sofisticate, normalmente realizzate da strutture imprenditoriali complesse, che ricorrono a pratiche particolarmente insidiose: triangolazioni fra più società spesso allocate in Paesi diversi, esterovestizione, intestazione fittizie di patrimoni, aggiramento della normativa fiscale mediante operazioni prive di valide ragioni economiche, tutte operazioni basate su una artificiosa rappresentazione della realtà dei fatti gestionali.
In questo ambito la strategia si fonda su due direttrici principali, entrambe convergenti ad aggredire i patrimoni indebitamente accumulati e a recuperare i tributi evasi: approccio trasversale e qualità degli interventi.
Per «approccio trasversale» intendo la capacità degli interventi di non limitarsi a scoprire le basi imponibili sottratte a tassazione, ma di cogliere anche tutti gli altri profili di illegalità che a queste sono connessi. L'esperienza operativa consente di affermare che gli illeciti economici e finanziari più gravi e pericolosi presentano sempre un comune denominatore, ossia l'artificiosa rappresentazione della realtà dei fatti gestionali, resa apparentemente regolare attraverso la predisposizione di fatture false inserite in scritture contabili formalmente ineccepibili; l'utilizzo di contratti derivati appositamente costruiti a Pag. 5tavolino da consulenti e ingegneri finanziari; l'esecuzione di complesse operazioni di ristrutturazione societaria che, in realtà, mascherano veri e propri meccanismi fraudolenti.
Conseguentemente, le unità operative valorizzano in modo sistematico ogni elemento indicativo di violazioni tributarie acquisito nel corso di indagini di polizia giudiziaria, degli approfondimenti delle segnalazioni di operazioni sospette ai fini antiriciclaggio, dei controlli sulla circolazione transfrontaliera di capitali e delle segnalazioni provenienti da altri soggetti pubblici.
Quando parlo di qualità, invece, mi riferisco alla capacità degli interventi ispettivi di tradursi in un effettivo recupero di risorse per le casse dell'erario attraverso la solidità dell'impianto probatorio e l'adozione degli strumenti cautelari di natura reale.
In questa prospettiva la scomposizione del macrofenomeno evasione fiscale ha lo scopo di affinare i processi di analisi e di calibrare le metodologie di intervento in funzione dello specifico comportamento evasivo rilevato. Sono state affinate, pertanto, le procedure operative, in modo da migliorare i processi di selezione dei contribuenti da sottoporre a controllo, privilegiando l'azione nei confronti di soggetti solvibili, vale a dire aggredibili sotto il profilo patrimoniale.
Le unità operative, infatti, pianificano gli interventi ispettivi al termine di un articolato iter di approfondimento delle informazioni a disposizione, ottenute attraverso la continua attività di intelligence, l'effettuazione di analisi di rischio e la conoscenza del territorio, opportunamente riscontrate con le banche dati a disposizione.
Per effetto del definitivo superamento della assegnazione di obiettivi numerici nell'azione di contrasto all'evasione fiscale da parte dell'autorità di Governo è stato possibile rimodulare l'attività ispettiva, in modo da liberare risorse da destinare all'intensificazione delle investigazioni e degli interventi contro l'economia sommersa, le frodi e l'evasione internazionale.
Il riorientamento dell'azione di prevenzione e repressione passa anche attraverso la realizzazione di mirati piani di intervento volti ad aggredire, non tanto singoli contribuenti sospettati di evasione fiscale, quanto specifici fenomeni di sottrazione di basi imponibili al fisco, realizzati su una platea, più o meno ampia, di operatori economici.
In quest'ottica, a partire dai primi mesi del 2013, è stata avviata, a cura dei reparti speciali, una strutturata e omogenea campagna di interventi su base progettuale su tutto il territorio nazionale a contrasto dei principali fenomeni di evasione internazionale, quali l'esterovestizione della residenza di persone fisiche e società, le stabili organizzazioni occulte in Italia di imprese estere, gli acquisti da operatori situati in Paesi a fiscalità privilegiata, il transfer pricing, il treaty shopping e l'utilizzazione strumentale dei trust per finalità evasive.
La lotta ai comportamenti evasivi di rilievo transnazionale è supportata dalle attività poste in essere dalla rete dei nostri 16 esperti esteri, di cui può avvalersi anche l'Agenzia delle entrate, che sono dislocati presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari italiani all'estero, nonché presso le sedi di organismi collaterali esteri al fine di promuovere e attuare forme di cooperazione a livello internazionale.
Il superamento della logica dell'assegnazione di obiettivi numerici è stato accompagnato dall'introduzione di nuovi indicatori maggiormente idonei e funzionali al perseguimento dell'obiettivo strategico dell'incremento della lotta all'evasione fiscale. Questi hanno affiancato i tradizionali strumenti di misurazione dell'efficacia degli interventi fondati sull'analisi del dato quantitativo delle basi imponibili proposte per il recupero a tassazione.
I risultati sinora raggiunti sono di sicuro rilievo. Nel 2012 sono stati complessivamente sequestrati, nel corso di indagini giudiziarie per reati tributari, immobili e disponibilità finanziarie per oltre un miliardo di euro. Nel solo primo quadrimestre Pag. 6del 2013 il valore dei beni sottoposti al vincolo giudiziario ammonta ad oltre 500 milioni di euro.
Lo scorso anno i contribuenti sottoposti a verifica dai reparti del Corpo hanno aderito ai relativi verbali, procedendo al versamento delle maggiori imposte constatate, senza ulteriore attività istruttoria da parte dell'Agenzia delle entrate, per un ammontare di 6,2 miliardi di euro di basi imponibili ai fini delle imposte dirette, 2,4 dei quali derivanti da fenomeni di evasione fiscale internazionale.
Questo risultato è anche il frutto del sempre più efficace coordinamento con l'Agenzia delle entrate, con la quale sono instaurati un raccordo e un confronto costanti, a seconda dei casi a livello locale o centrale, prima di formulare rilievi connotati da peculiari complessità o tecnicismo.
È migliorato l'indicatore di performance connesso al recepimento dei rilievi constatati in atti di accertamento dell'Agenzia, incrementato del 3,5 per cento nel 2012 rispetto all'anno precedente e del 31,3 per cento nel primo quadrimestre 2013 rispetto allo stesso periodo del 2012.
Al fine di poter confermare, e possibilmente migliorare, nel futuro, questi dati, sono state avviate nuove iniziative volte a supportare in maniera sempre più efficace l'attività operativa mediante un razionale utilizzo dello strumento informatico.
Al fine di favorire l'interazione tra le banche dati nella disponibilità del Corpo, in modo intelligente e funzionale, è stato realizzato un nuovo applicativo denominato GEODAS, ossia Georeferenziazione dei dati statistici, che ha lo scopo di fornire dati, statistiche e informazioni sulle dinamiche economiche e sociali, nonché ulteriori elementi valutativi utili per l'assunzione di decisioni per orientare l'attività operativa e consentire ad ogni livello di comando, centrale e periferico, di valutare la qualità dell'operato del Corpo.
Vengo ai rapporti con l'Agenzia delle dogane e dei monopoli. Nell'ambito dell'azione a contrasto dell'evasione fiscale rientra anche l'attività che il Corpo svolge in materia di polizia doganale, settore nel quale l'istituzione, nel corso del 2012, ha condotto circa 5.000 interventi con violazioni, constatando tributi doganali evasi per circa 134 milioni di euro.
L'amministrazione doganale nazionale ha una natura complessa, in quanto caratterizzata dalla coesistenza di due strutture complementari. La prima è quella civile, costituita dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli, competente a svolgere i servizi relativi all'amministrazione, alla riscossione e ai contenziosi dei diritti doganali e della fiscalità interna negli scambi internazionali, delle accise sulla produzione e sui consumi, escluse quelle sui tabacchi lavorati.
L'altra componente è quella militare, costituita dalla Guardia di Finanza, con autonome funzioni di polizia doganale a presidio dei confini comunitari, anche sul mare, nella lotta ai traffici illeciti e nella repressione delle violazioni concernenti i tributi doganali.
Quando i militari del Corpo presidiano gli spazi doganali, o svolgono all'interno degli stessi attività ispettive finalizzate alla tutela dei diritti dei confini, operano alle dipendenze funzionali dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli. Nessuna dipendenza, per contro, è ravvisabile nei casi in cui gli stessi applicano poteri autonomamente riservati al Corpo o intervengono nella repressione di atti illeciti che non incidono, direttamente o indirettamente, sulla determinazione dei tributi doganali.
In materia di stupefacenti le vigenti norme sanciscono che la Guardia di Finanza, negli spazi doganali, può esercitare le facoltà di visita, ispezione e controllo previste negli articoli 19 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43 (Testo unico delle leggi doganali), al fine di assicurare l'osservanza delle disposizioni in materia in maniera autonoma rispetto alla delega di funzioni da parte dell'Agenzia, prevista dall'articolo 19 del medesimo Testo unico.
In questo quadro generale, peraltro, occorre tener presente che le norme fissano per i funzionari la competenza, nei limiti del servizio cui sono destinati, all'accertamento Pag. 7delle violazioni delle norme doganali previste dal Testo unico e dalle altre leggi la cui applicazione è demandata all'Agenzia delle dogane. La titolarità della loro qualifica di ufficiale di polizia tributaria è limitata all'esercizio di tali attribuzioni.
Analogamente, l'articolo 57, comma 3, del codice di procedura penale conferisce ai funzionari doganali attribuzioni di polizia giudiziaria, da cui discendono i conseguenti obblighi di informativa all'Autorità giudiziaria limitati al servizio cui gli stessi sono destinati e secondo le rispettive attribuzioni.
Alla Guardia di Finanza, invece, quale forza di polizia, competono le qualifiche di polizia giudiziaria e tributaria, in via generale e permanente, nonché, con proiezione trasversale, vale a dire relativamente a ogni tipologia di reato, tributario o di altro genere. Spetta, inoltre, al Corpo l'esercizio di tutte le funzioni connesse a dette qualifiche.
Peraltro, anche nei rapporti di collaborazione internazionale, ai fini della mutua assistenza amministrativa, l'Agenzia delle dogane e la Guardia di Finanza sono entrambe autorizzate a scambiare informazioni con gli organi collaterali esteri.
Con l'Agenzia delle dogane e dei monopoli il Corpo collabora anche in materia di tutela del monopolio statale del gioco, nel cui ambito l'istituzione, nel corso del 2012, ha condotto oltre 9.000 interventi, riscontrando circa 3.400 violazioni e verbalizzando oltre 10.000 soggetti. Al riguardo, per ulteriori dettagli, rimando al testo che ho depositato.
Passo al contrasto agli illeciti in materia di spesa pubblica. In ragione delle delineate, pressanti esigenze di risanamento dei conti pubblici e di riduzione del debito, l'Autorità politica ha chiesto al Corpo di intensificare l'azione di contrasto agli illeciti in materia di impiego di risorse pubbliche. Quanto maggiori sono gli obblighi di contribuzione imposti ai cittadini, soprattutto nell'attuale periodo di difficoltà finanziarie in cui versa il nostro Paese, tanto più forti sono le istanze della collettività volte a un razionale impiego delle risorse e a una decisa lotta agli sprechi.
La Guardia di Finanza ha avviato, parallelamente alle iniziative in materia tributaria, un processo di revisione del dispositivo di tutela delle uscite dei bilanci pubblici, volto a corrispondere alle esigenze di contenimento e di razionalizzazione dei processi di spesa, resisi ancora più impellenti a causa dell'attuale momento di crisi.
Infatti, il Corpo ha anche il compito di eseguire accertamenti sul fronte delle uscite dello Stato, degli enti locali e dell'Unione europea, secondo moduli ispettivi diversificati, che spaziano dalle indagini di polizia giudiziaria, volte a perseguire le più gravi e consistenti truffe perpetrate in materia di finanziamenti comunitari e nazionali, spesso anche con il coinvolgimento di vere e proprie organizzazioni criminali, fino ai controlli sulle prestazioni sociali agevolate o sulla spesa previdenziale.
Il ricorso alle ampie potestà ispettive mutuate dal campo fiscale costituisce per il Corpo un elemento qualificante del suo operare rispetto ad altri organismi di vigilanza e controllo, che consente di concentrarsi nell'individuazione di sprechi e malversazioni delle risorse dello Stato, contrastando i quali è possibile ottenere effetti positivi sul saldo di bilancio, senza diminuire gli standard dei servizi pubblici.
Un concreto esempio di tale impostazione può essere rinvenuto nelle attività svolte a tutela della spesa previdenziale. In questi ambiti l'individuazione di frodi, oltre al recupero delle risorse già percepite mediante l'adozione di misure di aggressione patrimoniale, assicura, altresì, l'immediata cessazione di indebite erogazioni aventi carattere di regolarità e sistematicità, determinando risparmi per il futuro, a tutto vantaggio di coloro che hanno effettivo titolo a percepirle.
Le priorità dettate dall'Autorità politica hanno condotto all'adozione di misure ordinative e di natura operativa. Relativamente alle prime, è stata rivisitata la struttura organizzativa del Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie, Pag. 8incrementandone la consistenza organica e attribuendogli funzioni investigative dirette, in modo da rafforzare il ruolo di referente privilegiato per tutti gli organismi di gestione e controllo delle risorse pubbliche e di naturale polo di gravitazione per tutti i servizi svolti a tutela della spesa pubblica dalla Guardia di Finanza.
Sotto il versante operativo sono state promosse più stringenti forme di collaborazione con i principali centri di spesa, in modo da far emergere le aree di criticità su cui concentrare l'attenzione ispettiva del Corpo.
Sono state impartite, inoltre, puntuali indicazioni per conseguire un generale innalzamento dell'efficacia e della concretezza delle attività di servizio, onde garantire una presenza strutturata ed omogenea nel comparto. In tale contesto particolare rilevanza hanno sinora assunto le iniziative volte a promuovere piani d'azione e le misure finalizzate a stimolare l'attività nei settori meno presidiati, ovvero nei contesti territoriali che evidenziano maggiori difficoltà nell'avvio dei servizi di iniziativa.
Sono state così mappate le aree di intervento potenzialmente più remunerative e sono state diramate alle unità operative disposizioni finalizzate a promuovere una più sistematica aggressione patrimoniale per meglio garantire il ristoro delle casse erariali.
Le strategie operative per il 2013 hanno, dunque, un duplice obiettivo: reprimere i fenomeni fraudolenti più insidiosi e, in una prospettiva mediata, innalzare il livello di compliance della platea di soggetti potenzialmente interessati a misure di agevolazione assistenziale e previdenziale.
L'esperienza operativa maturata ha evidenziato che la costituzione di un solido sistema di prevenzione e repressione delle frodi, in materia di uscite, presuppone, in ogni caso, l'esistenza di un intenso rapporto di collaborazione con gli enti gestori, ovvero erogatori delle risorse.
La Guardia di Finanza ha da tempo intrapreso questa strada. La sua attività a tutela della spesa pubblica può contare sull'operatività di quasi 570 protocolli d'intesa siglati con numerosi organismi a livello centrale e periferico, che permettono al Corpo di disporre di un'ampia gamma di elenchi di beneficiari di finanziamenti o prestazioni pubblici, nei confronti dei quali svolgere, attraverso l'incrocio con altre informazioni acquisite o comunque detenute, attività di analisi volte a fare emergere le situazioni a più alto rischio di frode.
Passo alla tutela dei mercati finanziari. Con riferimento alla tutela dei mercati finanziari, nel rimandare al documento consegnatovi, mi preme sottolineare che la strategia della Guardia di Finanza nel settore punta a colpire la criminalità nel cuore dei suoi interessi economici, mediante investigazioni trasversali, volte, da un lato, a prevenire la formazione di capitali di origine criminale attraverso l'approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette e le ispezioni antiriciclaggio e, dall'altro, ad aggredire i patrimoni di provenienza illecita, avvalendosi degli strumenti tipici della normativa antimafia.
Con riferimento alle risorse umane, la delicata e importante missione istituzionale della Guardia di Finanza è assicurata efficacemente grazie soprattutto all'impegno, alle capacità professionali e all'abnegazione del personale, che, come per tutte le organizzazioni complesse, costituisce la principale risorsa per l'assolvimento dei compiti assegnati.
Accanto alle iniziative assunte dal Corpo per migliorare la condizione del personale, evidenzio le ricadute positive che si avrebbero anche sulla diretta funzionalità dell'istituzione per effetto di taluni interventi legislativi di interesse anche di altre amministrazioni, tra cui la compiuta attuazione del principio di specificità del ruolo delle forze di polizia e delle forze armate, sancito dall'articolo 19 della legge n. 183 del 2010, ai fini della definizione degli ordinamenti, delle carriere e dei contenuti del rapporto di impiego e della tutela economica, pensionistica e previdenziale, nonché dello stato giuridico.Pag. 9
Di tale principio occorrerebbe tener conto anche per rimodulare la portata applicativa di talune disposizioni recate dalle recenti manovre correttive in tema di trattamento pensionistico ed economico. Mi riferisco, in particolare, al Regolamento sull'armonizzazione dei requisiti di accesso al sistema pensionistico del personale del comparto «sicurezza-difesa», che auspicabilmente dovrà coniugare la citata specificità con il vigente regime previdenziale e con le misure del blocco retributivo e dei rinnovi contrattuali, già adottate per il triennio 2011-2013, e in procinto di essere prorogate al 2014 con apposito decreto regolamentare particolarmente penalizzanti per il comparto. Il trattamento di tale comparto, più che per altri settori della pubblica amministrazione, è calibrato sul rigoroso sistema gerarchico-funzionale e sulla anzianità di servizio, ed è perciò legittimamente meritevole di una tutela rafforzata in virtù del richiamato principio di specificità.
Inoltre, richiamo il riordino dei ruoli e delle carriere, che consentirebbe di valorizzare la professionalità e le competenze del personale, nonché di migliorarne l'impiego in servizio, attraverso una più appropriata progressione di carriere. Infine, sottolineo l'avvio della previdenza complementare per tutelare il personale più giovane, penalizzato da un meccanismo previdenziale insufficiente a garantire, all'atto del congedo, l'erogazione di un adeguato trattamento pensionistico.
Parallelamente, la Guardia di Finanza ha avviato un programma di progressivo rinnovamento organizzativo, volto a contrarre le spese di funzionamento e a incrementare la propria efficienza, anche in considerazione della recente, ulteriore contrazione dei flussi reclutativi che, di fatto, comporterà un significativo rallentamento nel processo di ripianamento delle consistenze organiche.
In tale quadro sono state adottate iniziative tese a razionalizzare e snellire le strutture esistenti, adeguare l'impiego del personale, diminuendo le unità destinate all'attività di funzionamento e conferire maggiore qualità e concretezza all'azione ispettiva, investendo, a tal fine, anche sulla formazione del personale, nella prospettiva di disporre di adeguate professionalità cui demandare l'assolvimento delle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria.
In tale ambito le linee di indirizzo in argomento si sono concretizzate nella rivisitazione del dispositivo attraverso la soppressione di reparti minori e il rafforzamento dei Nuclei di polizia tributaria, nonché nel potenziamento dei gruppi in sede di capoluogo di regione e nell'ulteriore valorizzazione delle funzioni assolte dai reparti speciali nel perseguimento della mission istituzionale e nella rivisitazione delle prerogative del comparto aeronavale.
Inoltre, si è proceduto alla realizzazione di strutture organizzative più snelle e funzionali, idonee a minimizzare i fabbisogni di personale preposto a compiti di indirizzo, coordinamento e controllo o di natura tecnica, logistica e amministrativa. Tale risultato è stato raggiunto, per effetto di una reingegnerizzazione dei processi di lavoro esistenti e dello sfruttamento delle potenzialità a riguardo offerte dalla crescente informatizzazione. Anche in questo caso rimando, per ulteriori elementi di dettaglio, al documento di supporto che vi è stato consegnato.
Passo adesso ad alcune considerazioni sulle proposte di legge delega per la riforma del sistema fiscale nazionale.
Il progetto di riforma del sistema fiscale consolida il processo volto ad azionare ogni leva disponibile per recuperare risorse, conferendo maggiore certezza e stabilità al sistema tributario, semplificando gli adempimenti ed eliminando una serie di fattori di incertezza in grado di minare i rapporti tra fisco e contribuente e di incidere negativamente sulle scelte di investimento.
Di seguito procederò a formulare alcune considerazioni sulle disposizioni contenute nelle proposte di legge delega, consegnando alle vostre riflessioni una serie di spunti propositivi maturati nel corso dell'esperienza operativa, volti non già ad estendere ulteriormente le già ampie prerogative Pag. 10di cui la Guardia di Finanza dispone, ma a migliorare l'efficacia complessiva del sistema, attraverso la possibile introduzione di correttivi idonei ad impedire che gli sforzi profusi nell'azione di contrasto all'evasione possano vanificarsi in sede di riscossione e di effettivo recupero.
Per ragioni di tempo, nel corso del mio intervento, mi soffermerò soltanto su alcune delle tematiche di interesse, segnatamente la codificazione del principio di abuso del diritto, l'esigenza di una maggiore semplificazione e dell'introduzione di sistemi aziendali di gestione del rischio fiscale, la revisione del dispositivo sanzionatorio e il riordino della legislazione in materia di giochi.
Nel documento che vi ho consegnato sono state elaborate ulteriori considerazioni in materia di revisione del catasto, rafforzamento dei controlli, tracciabilità, contrasto agli abusi nelle attività di incasso e trasferimento fondi, minore turbativa del contribuente e rafforzamento del contraddittorio, revisione del contenzioso tributario e della riscossione degli enti locali, stima e monitoraggio dell'evasione fiscale.
In merito a questo punto, mi preme segnalare che la Guardia di Finanza guarda con favore all'introduzione di un sistema ufficiale di monitoraggio e di stima dell'evasione, finalizzato a incrementare la tax compliance, e dell'obbligo di redigere un rapporto annuale sulla strategia seguita e sui risultati ottenuti.
Il livello del tax gap negli specifici contesti territoriali già oggi costituisce uno dei parametri in base ai quali perfezionare il nostro processo continuo di riorientamento della presenza ispettiva sul territorio, affinché, attraverso l'azione di controllo, il differenziale tra le imposte dovute e quelle spontaneamente versate dai contribuenti tenda progressivamente a ridursi.
La disciplina dell'abuso del diritto è un istituto entrato a pieno regime nel nostro ordinamento per effetto di una costante, univoca giurisprudenza comunitaria e nazionale. È di tutta evidenza la necessità di sancire in modo chiaro e inequivoco l'ambito di operatività di tale principio, anche nella prospettiva di garantire un maggiore affidamento agli investitori nazionali ed esteri. Siamo, dunque, favorevoli alla codificazione dell'istituto, convinti che questa sia la strada giusta anche per migliorare il clima di reciproco rispetto tra amministrazione e cittadino.
Il Corpo, negli ultimi anni, ha maturato una significativa esperienza nel contrasto ai fenomeni elusivi e abusivi. Dal 2010 a oggi i reparti della Guardia di Finanza hanno effettuato 177 verifiche in cui è stata applicata la disposizione antielusiva contenuta all'articolo 37-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, con la segnalazione ai competenti uffici finanziari di basi imponibili sottratte a tassazione per 6 miliardi di euro. Ulteriori verifiche sono state concluse, nello stesso periodo, con la formulazione di rilievi fondati sull'abuso del diritto.
Le numerose attività investigative svolte negli ultimi anni, anche di polizia giudiziaria, hanno permesso di riscontrare che, per realizzare queste condotte, spesso viene fatto ricorso alle prestazioni di consulenti o esperti che predispongono ingegnosi pacchetti fiscali o societari finalizzati esclusivamente a mascherare il trasferimento all'estero di somme provento di evasione, o di realizzare complesse forme di elusione. Si tratta di operazioni di lesività estremamente elevata per l'erario, spesso di gran lunga superiore a quella recata dai meccanismi fraudolenti realizzati, per esempio, a mezzo di false fatturazioni.
Ritengo assolutamente coerente, sul piano sistematico, che le condotte abusive assumano rilievo penale, con riguardo alle ipotesi connotate da maggiore insidiosità e rilevanza delle imposte evase, nel convincimento che ciò rappresenti un presidio necessario a fronte dell'effettivo disvalore della condotta realizzata.
Nella prospettiva della codificazione dell'abuso del diritto assume rilievo la previsione dell'obbligo di effettuare il contraddittorio preventivo, sia per garantire la tutela del contribuente, sia per consentire una maggiore rapidità ed efficacia dell'operato dell'amministrazione finanziaria.Pag. 11
Sul punto, nella prospettiva di una revisione generale della disciplina degli interpelli potrebbe essere utile prevedere una specifica tipologia di interpello preventivo facoltativo, secondo la procedura ordinaria disciplinata dall'articolo 11 dello Statuto dei contribuenti, finalizzato ad ottenere la disapplicazione della norma di abuso per casi concreti e personali.
L'ampliamento dell'operatività dell'interpello si porrebbe in continuità con lo spirito delle proposte di legge delega, che hanno, tra gli obiettivi, la costruzione di un miglior rapporto tra fisco e contribuente basato sul dialogo, sulla fiducia reciproca e sulla collaborazione, piuttosto che sul confronto conflittuale.
Infine, nei casi in cui venga accertato che il ruolo dei professionisti sia stato determinante ai fini dell'attuazione degli schemi elusivi, sarebbe auspicabile un intervento normativo che preveda la possibilità di un concorso nelle violazioni, cui dovrebbe accompagnarsi la sanzione accessoria della sospensione, anche a garanzia e tutela degli altri operatori che lavorano in buona fede, per fare realizzare ai propri clienti effettivi, concreti e soprattutto leciti, vantaggi economici.
In materia di tutoraggio e semplificazione rilevo l'opportunità di inserire i delitti tributari nel novero dei reati presupposto per l'applicazione della responsabilità amministrativa degli enti, di cui al decreto legislativo n. 231 del 2001, come peraltro avviene nei casi di associazione a delinquere aventi rilievo transnazionale, finalizzati alla commissione di reati tributari.
Tale forma di responsabilità scatta qualora un dirigente o un dipendente di una società commetta, nell'interesse o a vantaggio di quest'ultima, uno dei reati previsti dal citato decreto, a meno che non si dimostri che l'illecito sia stato posto in essere violando i contenuti dei modelli organizzativi previamente adottati per prevenire i reati della specie.
Tenuto conto che l'evasione va combattuta anche attraverso sistemi di carattere preventivo, che ne impediscono l'attuazione, l'estensione della disciplina della responsabilità amministrativa ai reati tributari consentirebbe di innalzare il livello generale della compliance, in quanto costringerebbe le persone giuridiche a dotarsi di modelli organizzativi di prevenzione del rischio, in grado di agevolare e migliorare il controllo interno.
Inoltre, permetterebbe una piena e certa aggressione patrimoniale delle persone giuridiche per i reati tributari commessi a loro vantaggio dai legali rappresentanti, stante l'ormai consolidato orientamento giurisprudenziale che individua gli unici soggetti potenzialmente destinatari di misure cautelari reali nelle sole persone fisiche, materiali responsabili degli illeciti in questione, e non nelle società, effettive beneficiarie dell'illecito risparmio d'imposta.
Un altro obiettivo delineato dai disegni di legge riguarda la semplificazione degli adempimenti e una maggiore coerenza normativa. In questa prospettiva ritengo sia assolutamente necessario procedere, oltre che alla revisione, anche a una sistematizzazione delle norme in materia di tassazione, in special modo nel comparto delle imposte sui redditi. Accanto al Testo unico esistono numerose disposizioni, previste in distinti provvedimenti normativi, spesso contenenti norme di diversa natura.
La certezza e la stabilità del sistema tributario, infatti, sono fondamentali per l'intero sistema Paese. Perseguendo con concretezza questi risultati, si potrebbero ottenere, in prospettiva, maggiori entrate per lo Stato, maggiore competitività per le aziende e, al contempo, minore conflittualità.
Sulla revisione del sistema sanzionatorio, ritengo essenziale partire da alcuni dati. Nell'ultimo quinquennio la Guardia di Finanza ha, in media, individuato, ogni anno, oltre 10.000 reati tributari. Quale ulteriore testimonianza della proiezione operativa della Guardia di Finanza, dedita al contrasto dei fenomeni evasivi più insidiosi e complessi, oltre la metà di queste denunce riguardano condotte fraudolente, cioè connesse all'artificiosa rappresentazione della documentazione contabile attraverso Pag. 12il sistematico utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ovvero alla predisposizione di altri artifici, anche al fine di sottrarsi al pagamento delle somme dovute.
Riteniamo, pertanto, che sia opportuno affermare con chiarezza che un presidio di responsabilità penale vada confermato e mantenuto, soprattutto con riferimento ai fenomeni evasivi maggiormente complessi e insidiosi, quelli cioè che arrecano maggiori danni per l'erario e che sono frutto di veri e propri comportamenti criminali.
La previsione di una sanzione penale permette, da un lato, di sviluppare investigazioni più penetranti e di garantire un maggiore effetto di deterrenza e, dall'altro, di fare ricorso allo strumento della confisca per equivalente, attraverso il quale è possibile sottoporre a sequestro, nel corso di indagini preliminari, il patrimonio dei responsabili, fino a concorrenza delle imposte evase.
Quest'ultima misura ha finora prodotto risultati di rilievo. Dalla sua introduzione, nel gennaio 2008, la Guardia di Finanza ha sottoposto a sequestro beni immobili, azioni e disponibilità finanziarie per un valore di circa 2,7 miliardi di euro. Come ho avuto già modo di evidenziare, nel solo primo quadrimestre dell'anno in corso sono state sequestrate disponibilità finanziarie e patrimoniali per oltre 500 milioni.
Non altrettanto efficace, invece, si è rivelato il sistema di contrasto patrimoniale di carattere amministrativo. I dati consentono di fornirvi un quadro conoscitivo e di valutazione sull'effettiva portata degli istituti. Sempre con riferimento al periodo gennaio 2008-dicembre 2012, la Guardia di Finanza ha avanzato proposte di applicazione di misure cautelari e di natura amministrativa su beni di valore complessivo pari a oltre 19 miliardi di euro. A fronte di ciò, sono stati eseguiti ipoteche e sequestri soltanto per un importo totale di poco più di 38 milioni di euro.
I dati presentati pongono in luce due aspetti: la risposta penale è, di fatto, concentrata sulle ipotesi più perniciose, caratterizzate dalla prevalenza della frode e della simulazione, su cui si concentra lo sforzo investigativo del Corpo; la capacità di «cautelare» i patrimoni in ragione del debito erariale è, allo stato, proporzionale all'ampiezza del presidio penale.
Siamo senz'altro favorevoli a una revisione del sistema sanzionatorio penale che assicuri una risposta punitiva proporzionale alla gravità e lesività delle condotte. Siamo altrettanto convinti, però, che l'efficacia e la credibilità del sistema di prevenzione del contrasto si fondi in gran parte sulla capacità di un effettivo recupero delle imposte sottratte al fisco. Agli interventi di revisione nell'ambito di applicazione della risposta penale in ossequio al principio della proporzionalità è, pertanto, necessario affiancare una corrispondente revisione degli attuali strumenti cautelari amministrativi, che, come i dati evidenziano, allo stato appaiono di scarsa efficacia.
Il comma 9 dell'articolo 3, della proposta di legge n. 1122, prevede la possibilità, per l'Autorità giudiziaria, di affidare agli organi di polizia giudiziaria che ne fanno richiesta i beni sequestrati nell'ambito dei procedimenti penali per la commissione dei delitti tributari, in modo da rendere palese la loro sottrazione attraverso il loro reimpiego in attività antievasione, nelle more dell'adozione del provvedimento definitivo di confisca.
Oltre alla possibilità, per gli organi investigativi, di disporre di maggiori risorse senza gravare sul bilancio dello Stato, tale norma consentirebbe una riduzione degli oneri relativi alla custodia dei beni oggetto di sequestro finalizzato alla successiva confisca. Nell'esprimere un convinto favore all'introduzione di questa disposizione, peraltro più volte auspicata dal Corpo, segnalo il grande valore educativo di tale istituto, sia in termini di incremento della compliance dei contribuenti, sia come leva di rilevante efficacia per sostenere ed alimentare la cultura della legalità.
Se suscita forte impatto sociale il bene sottratto alla criminalità organizzata e utilizzato a beneficio della collettività, altrettanto significativo, oltre che altamente Pag. 13simbolico, è il bene sottratto all'evasore fiscale e reinserito nel circuito della legalità, a vantaggio di tutti, nella consapevolezza che chi evade le imposte danneggia tutti i cittadini.
La diffusione della cultura della legalità costituisce, infatti, un presidio fondamentale per il sostegno alla crescita e allo sviluppo delle imprese che rispettano le regole. Di qui il nostro impegno pluriennale nelle università e nelle scuole, nell'ambito del progetto Educazione alla legalità economica, organizzato d'intesa con il Ministero dell'istruzione, università e ricerca, attraverso il quale ci proponiamo lo scopo di diffondere e valorizzare, a beneficio dei cittadini di domani, il concetto di legalità economica e finanziaria.
L'articolo 4, commi 6 e 7, della citata proposta di legge n.1122, prevede in materia di giochi pubblici, la delega al Governo per il riordino delle disposizioni in materia, con lo scopo di introdurre specifiche disposizioni volte, tra l'altro, a contrastare i fenomeni di ludopatia e di infiltrazione delle organizzazioni criminali.
In ragione del complesso e articolato quadro normativo, si ritiene auspicabile la prospettata redazione di un Testo unico in materia, nell'ambito del quale far confluire in modo organico e sistematico tutte le iniziative legislative in corso.
Mi avvio alla conclusione, esponendo alcune ulteriori proposte di modifiche normative.
Sebbene non direttamente afferente alla riforma del sistema fiscale, ritengo opportuno, in questa sede, affrontare anche un altro tema di particolare interesse per il Corpo, ma soprattutto assai utile per contrastare in maniera più efficace l'illegalità economico-finanziaria. Mi riferisco all'introduzione, nel nostro ordinamento, dei reati di autoriciclaggio e autoreimpiego.
Il riciclaggio, come è noto, rappresenta uno dei principali canali di occultamento di denaro sporco o di altri proventi di origine illecita, ivi compreso quello derivante da evasione fiscale. Come previsto dall'articolo 648-bis del codice penale, sono sanzionate penalmente tutte le attività finalizzate alla reimmissione nel circuito legale di denaro o di altri beni per occultarne, o dissimularne, la provenienza criminosa.
Tuttavia, questo delitto si configura soltanto nel caso di assenza di concorso dell'autore nel reato presupposto – tant’è che la norma prevede la cosiddetta «clausola di riserva» – intendendosi per tale quello da cui derivano il denaro, i beni e le utilità che vengono riciclati. In altre parole, non deve sussistere la coincidenza tra l'autore del delitto di cui all'articolo 648-bis e quello del reato presupposto, ancorché commesso a titolo di concorso, non essendo ad oggi prevista la punibilità di chi occulta direttamente i proventi del delitto che egli stesso ha commesso.
Allo stesso modo, la preclusione opera anche per i reati di cui all'articolo 648-ter del codice penale, con riferimento al reato di impiego in attività economica e finanziaria di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Come anche sostenuto dagli organismi internazionali e nazionali antiriciclaggio, riteniamo sia opportuno un intervento legislativo nella direzione della punibilità della condotta di chi ricicla in prima persona i proventi della propria attività delittuosa, per esempio attraverso la soppressione della cosiddetta «clausola di riserva».
L'ipotizzata modifica, calibrata sotto il profilo sanzionatorio in relazione al valore dei beni e alla fraudolenza delle condotte, consentirebbe di rendere ancora più incisiva l'attività di contrasto al riciclaggio, ampliando lo scenario operativo di intervento e superando le oggettive difficoltà insite nella dimostrazione della terzietà del soggetto riciclatore rispetto alla commissione del reato presupposto.
Signor Presidente, onorevoli deputati, concludo confermando l'impegno della Guardia di Finanza a proseguire con forza, metodo e determinazione la missione della lotta all'evasione e alla criminalità economica secondo gli obiettivi, le priorità e i programmi assegnati dal Ministro dell'economia e delle finanze.Pag. 14
Al Corpo è assegnata una funzione di grande responsabilità: la garanzia del bilancio dello Stato sul versante delle entrate e delle uscite. Si tratta di un compito ancora più rilevante nell'attuale periodo di crisi economica, in cui è necessaria la convergenza degli sforzi di tutte le istituzioni per attuare i princìpi di rigore finanziario, equità sociale e sviluppo del Paese.
Vi ringrazio per l'attenzione.
PRESIDENTE. Ringraziamo davvero il Comandante generale Capolupo per questa relazione, ricchissima sul versante dell'analisi e anche su quello delle proposte relative ad alcune possibilità di intervento.
Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, chiedendo loro di essere brevi, per consentire un tempo congruo per le risposte.
GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, ringrazio il Comandante generale per il prezioso contributo che ci ha fornito. Molto brevemente vorrei tornare, in primo luogo, sul livello di intesa e di progettualità condivisa tra la Guardia di Finanza e l'Agenzia delle entrate per quanto riguarda il perseguimento dell'obiettivo della lotta all'evasione fiscale.
La seconda questione è, invece, riferita ad un tema oggi molto discusso, ossia il cosiddetto «contrasto di interessi», che è stato definito, un po’ ironicamente, in un'audizione svolta nelle settimane scorse, un meccanismo dagli effetti «taumaturgici».
Mi interessava avere, sulla base della vostra esperienza, un parere su questo meccanismo, che, da parte di alcuni, è invocato come uno strumento risolutivo per il recupero di materia imponibile e, quindi, nella lotta all'evasione fiscale e, da parte di altri, invece, è giudicato troppo complesso, non in grado di raggiungere gli obiettivi che si è soliti richiamare, evidenziando come, nei Paesi in cui è stato realizzato, non abbia sortito gli effetti sperati.
MAURIZIO BERNARDO. Rivolgo un ringraziamento al Comandante generale della Guardia di Finanza e pongo una domanda brevissima: quali piani di azione immaginate di mettere in campo a contrasto del lavoro irregolare ?
ENRICO ZANETTI. Ringrazio il Comandante generale per la relazione. Esprimo un forte apprezzamento per il passaggio, che egli ha sottolineato, sulla necessità di un equilibrio e di una ancor maggiore determinazione nella lotta alle appropriazioni indebite di risorse pubbliche, che sono l'altra faccia della medaglia dell'evasione fiscale.
Per quanto riguarda l'abuso del diritto, mi chiedevo se la codificazione, da voi auspicata, di tale fattispecie, e anche della rilevanza penale dello stesso (che costituisce oggi una questione discussa) possa trovare un punto di equilibrio soddisfacente, a vostro avviso, nel limitarla agli schemi elusivi che determinano l'allocazione di base imponibile all'estero. Sono queste ultime, infatti, le fattispecie socialmente più pericolose, che presuppongono un disegno criminoso sufficientemente complesso da indurre a ritenere, in modo piuttosto probabilistico, che vi sia l'effettiva volontà di arrivare a quel tipo di risultato nella consapevolezza della natura elusiva del comportamento posto in essere.
Aggiungo una domanda sull'auspicato coinvolgimento, ove consulente e consigliere fraudolento, del professionista. Mi risulta che già oggi, quando si è in presenza di un reato, sia previsto il concorso di persone. Volevo capire in che termini chiedevate una specificazione che forse, nella misura in cui un fatto è previsto come reato, attualmente non è necessaria, perché è già giustamente prevista dall'ordinamento.
Infine, trovo estremamente interessante – dobbiamo cogliere questo spunto – la parte della sua relazione in cui ha evidenziato l'importanza della rilevanza penale di determinati comportamenti evasivi, non tanto nell'ottica di mettere le manette agli evasori, azione con la quale si finisce spesso per ingolfare le procure, quanto Pag. 15degli strumenti che la rilevanza penale consente di mettere in campo sul fronte dell'aggressione patrimoniale. Ritengo che questo potrebbe portare anche a dissociare la rilevanza penale dall'uso di questi strumenti, se regolamentati in via amministrativa.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, ringrazio anch'io il Comandante generale per la sua relazione. Volevo capire le modalità con cui vengono coordinate le attività dei comuni, nella loro funzione di ente segnalante, con quelle della Guardia di Finanza. Quando ero assessore comunale, c'era l'idea che tale attività si inserisse comunque in un'attività già programmata e iniziata, venendo, quindi, forse lasciata in secondo piano. È solo una sensazione ?
ITZHAK YORAM GUTGELD. Ringrazio il Comandante generale per l'esaustiva relazione. La mia domanda riprende una questione sollevata anche dal collega Zanetti sul tema, che anch'io ho trovato molto interessante, della possibilità di aumentare la capacità di recupero amministrativo dell'ammontare evaso. Quali strumenti, in particolare, proponete, affinché si riesca a far questo ?
ALESSANDRO PAGANO. Ringrazio il Comandante generale per la sua esposizione. Come si articola il processo di selezione degli obiettivi dell'attività di verifica e di controllo ? L'impressione è che, talvolta, vengano trascurate nuove aree di intervento su cui certamente bisognerebbe puntare l'attenzione. Per esempio, i commissari dei comuni sciolti per mafia, o per motivi amministrativi, rilevano, nelle loro relazioni, che le evasioni e gli illeciti riscontrati, in comuni anche piccoli, o medio-piccoli, sono dell'ordine di decine di milioni di euro. Questa è la tendenza che abbiamo riscontrato. Vorrei sapere la sua opinione circa l'attività di verifica, anche riguardo a questi nuovi scenari.
CARLA RUOCCO. Oltre a manifestare interesse per la relazione, soprattutto per l'enfasi espressa nella parte relativa alla compliance e all'ipotesi di uno Stato più collaborativo, andando nello specifico dell'aspetto dei controlli, vorrei sapere come la Guardia di Finanza intenda fronteggiare il fenomeno dei cosiddetti «spalloni», che rappresentano una piaga per il dilagare dell'evasione fiscale.
GIOVANNI PAGLIA. Innanzitutto vorrei ringraziare il Comandante generale per l'ampia ed esaustiva relazione, che rileggerò con attenzione, perché credo ci sarà molto utile, anche nell'ambito dei lavori relativi alla proposta di legge delega per la riforma del sistema fiscale.
Sotto questo aspetto, ci tengo a sottolineare che ritengo particolarmente significativa, e da tenere presente, la parte della relazione sugli aspetti penali. Credo, infatti, che, diversamente, anche forme di depenalizzazione ritenute apparentemente semplici, nell'ottica, citata prima anche dal collega, di ridurre i reati, possano essere inefficaci. In realtà, vi sono altre implicazioni, che giustamente sono state evidenziate e delle quali dovremmo tenere conto.
La mia domanda intende chiedere a che punto siamo rispetto alla razionalizzazione, anche nell'utilizzo delle risorse umane, che viene sottolineata nella relazione. Esiste sempre un punto, oltre il quale la riduzione del personale, o il suo invecchiamento, diventa un limite al pieno esercizio delle funzioni. Vorrei capire se questo limite, dal vostro punto di vista, sia già stato raggiunto e superato, o se invece vi siano ancora margini, dato che concordiamo pienamente sul fatto che le forze armate, in questo caso la Guardia di Finanza, debbano essere considerate in modo diverso rispetto ad altri rami della pubblica amministrazione quando si parla di età pensionistica, di funzioni e anche di numeri all'interno della spending review.
FRANCESCO RIBAUDO. La mia domanda prosegue, in parte, quella posta dal collega Paglia. Mi riferisco al fatto che, nei giorni scorsi, il Viceministro dell'Economia e delle finanze ha fornito alcuni dati alla Commissione sull'accertamento, che evidenziavano Pag. 16un divario enorme rispetto all'effettiva riscossione. L'ammontare degli accertamenti risulta enorme, ma la riscossione si rivela veramente esigua.
A tale proposito, vorrei domandare, per collegarmi alla domanda di Paglia, se il personale della Guardia di Finanza abbia dei meccanismi di incentivo legati agli accertamenti. Infatti, se l'incentivo viene conferito sull'accertato e non sul riscosso, si avranno risultati eccellenti per quanto riguarda l'accertamento, ma queste somme si riveleranno solo tabellari e non entreranno mai nelle casse dello Stato.
Infine, sempre collegandomi alla domanda del collega Paglia, vorrei sapere se l'organizzazione del Corpo della Guardia di Finanza ha bisogno di ulteriori risorse umane, anche specialistiche, affinché la sua azione sia più efficace.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Ringrazio il Comandante generale per la relazione. Spero di incontrare più spesso i rappresentanti della Guardia di Finanza, perché le informazioni che ci forniscono sono veramente importanti. Vorrei porre una domanda sulle false fatturazioni: avete già pensato a una possibile misura per contrastare questo fenomeno ? Come giudicate, per esempio, il sistema di fatturazione digitale presente in alcuni Paesi, come il Sudamerica, collegato ad un sistema centrale, sia per l'emissione, sia per l'accettazione della fattura ?
SEBASTIANO BARBANTI. Mi unisco anch'io ai ringraziamenti rivolti al Comandante generale. Secondo il nostro ordinamento, la Guardia di Finanza ha principalmente compiti di prevenzione, ricerca e repressione delle violazioni. Per quanto riguarda la ricerca e la repressione, i risultati sono ben noti a tutti ed, anzi, vi faccio i miei complimenti per i risultati raggiunti, soprattutto nell'ultimo anno e mezzo.
Per quanto riguarda, invece, la prevenzione, c’è ancora poca visibilità delle vostre attività. Mi chiedevo, pertanto, quale fosse il suo giudizio in merito alle attività che sta svolgendo la Guardia di Finanza sulla prevenzione; se per lei ci sono ambiti di miglioramento; se servono ulteriori strumenti, sia normativi, attraverso una eventuale modifica dei Regolamenti interni della Guardia di Finanza, sia strumentali, come ulteriori mezzi e macchinari.
MARCO CAUSI. Nell'associarmi ai ringraziamenti rivolti al Comandante generale, pongo una domanda sulle questioni relative al settore penale tributario. Fermo restando il suo condivisibile appello, affinché vengano reintrodotti o, in alcuni casi, introdotti, nel nostro sistema penale generale, i reati di falso in bilancio e di autoriciclaggio (ambiti esterni alle proposte di legge recanti delega al Governo per la riforma del sistema fiscale, perché implicano una riorganizzazione del sistema, ma che personalmente, io e il mio Gruppo, condividiamo), vorrei porle una domanda per quanto riguarda, invece, le questioni del penale tributario che sono affrontate nelle proposte di legge delega, e su cui lei ha fatto qualche puntualizzazione.
Si è realizzato, soprattutto per effetto della crisi economica, un rilevante aumento di questi reati connesso all'abbassamento, introdotto nel 2010, delle soglie per le quali il mancato pagamento comporta la trasmigrazione della violazione dall'ambito amministrativo a quello penale. Da un'indagine che abbiamo svolto informalmente, presso i principali tribunali italiani, risulta che l'abbassamento delle soglie da 50.000 a 30.000 euro, introdotto nel 2010, per effetto anche della crisi economica, sta ingolfando i tribunali. In tale ottica, l'equilibrio che si prospetta nella proposta di legge delega e, in particolare, nei commi da 9 e 10 dell'attuale articolo 2, secondo voi è soddisfacente, come ipotesi di lavoro o è migliorabile ? Se lo è, come proporreste di renderlo migliore ?
PRESIDENTE. Do la parola al Comandante generale Capolupo per la replica.
SAVERIO CAPOLUPO, Comandante generale della Guardia di Finanza. Comincerei da due aspetti. Il primo è quello, Pag. 17sicuramente di grande interesse sul piano conoscitivo, dei rapporti tra Guardia di Finanza e Agenzia delle entrate. Come ho già indicato nella relazione, i rapporti sono eccellenti, oltre che sul piano personale, anche sul piano del funzionamento delle istituzioni. La necessità, emersa anche in alcune domande, di ridurre la diversità di valutazioni tra la Guardia di Finanza e l'Agenzia delle entrate ci ha indotto – al di là del fatto che, sin dal 1972-1973, sono state previste forme di coordinamento – a costituire tavoli tecnici a livello centrale e periferico, nei quali si discutono tutte le ipotesi di violazione, e soprattutto i casi di dubbia interpretazione.
Nell'ottica di tutelare il contribuente, e soprattutto di ridurre la divergenza tra l'accertato e il riscosso, riteniamo che, laddove vi siano diversità di vedute, occorra un confronto preventivo, che viene ovviamente formalizzato e tradotto nell'atto impositivo, laddove si decida di emanare un atto di questo tipo.
Ci sono forme di coordinamento che sono previste, peraltro, anche dalla legge. Queste forme di coordinamento agiscono anche sui criteri di selezione e di individuazione del contribuente e sulla ripartizione del controllo su questi soggetti. In modo particolare, tale attività viene svolta soprattutto con riferimento ai grandi contribuenti, ossia coloro che hanno un volume di affari al di sopra dei 100 milioni di euro e che sono soggetti, peraltro, al noto «tutoraggio».
Ovviamente il rapporto tra l'Agenzia delle entrate e la Guardia di Finanza è anche frutto della direttiva di programma emanata dal Ministro, il quale assegna i rispettivi compiti. Ci sono poi alcune attività che sono previste per legge e vengono svolte autonomamente.
Questo tipo di approccio collaborativo si sta sviluppando sempre di più anche ai livelli inferiori, perché riteniamo che l'attività di contrasto all'evasione non debba mai tradursi in un danno ingiustificato per il contribuente. Con riferimento a tutto ciò che è possibile fare, nell'ottica di colpire veramente l'evasione dove esiste, stiamo amplificando il più possibile questa forma di collaborazione, non tanto in virtù di ipotesi basate su valutazioni presuntive, ma su fatti concreti, ossia su comportamenti sostenibili dal punto di vista probatorio.
Per quanto riguarda la seconda domanda dell'onorevole Sanga sul contrasto di interessi, in realtà sul tema vi è un luogo comune: si dice che, se tutti deducessero tutto, non evaderebbe nessuno. Io rispondo che, se così fosse, si tasserebbe soltanto il risparmio. Un'esasperazione del principio, pertanto, non è possibile. Ci sono contrasti di interesse che funzionano e che hanno funzionato. Per esempio, nel settore sanitario funzionano poco, ma funzionano in altri settori. Questo evidentemente, più che dimostrare la validità del principio, ha un significato culturale, nel senso che, probabilmente, occorre superare quei vincoli emotivi, per esempio, che un cittadino ha quando va dal medico, oppure si rivolge ad altre categorie di soggetti.
È chiaro che, se fossero introdotte alcune forme di deduzione, limitate ed ulteriori, oltre a quelle già previste, un miglioramento ci potrebbe essere, ma non credo che questo sia l’«antibiotico» in grado di risolvere tutti i problemi dell'evasione. Puntando solo sul contrasto di interessi – la mia è ovviamente una valutazione personale – non ritengo si vada molto lontano. Certo, lo ripeto, in alcuni settori tale istituto funziona, ma in altri meno.
Passerei ora alla pluralità di domande sul versante penale, sollevate da alcuni deputati. Comincio dall'abuso del diritto. Noi riteniamo che l'abuso del diritto debba essere penalmente sanzionato, ma a seguito di una definizione molto precisa, perché esso, così come oggi viene applicato, crea alcuni problemi sul piano del contenzioso. È sicuramente condivisibile l'introduzione di una fattispecie generale, con il superamento delle ipotesi di tipo casistico, sulla falsariga della legge tedesca, per capirci, ma la leva penale deve essere Pag. 18alzata, nel senso che deve essere riservata per sanzionare comportamenti effettivamente gravi.
L'elusione, al pari dell'evasione, si concretizza – chiedo scusa, se cado nel banale – in una contrazione di base imponibile e, quindi, in una minore imposta introitata dall'Erario. Si tratta di stabilire i limiti entro i quali l'abuso del diritto debba essere penalmente sanzionato. Che l'elusione sia sanzionata penalmente è una realtà, un dato di fatto. Sul versante penale occorre agire, probabilmente, anche alzando le soglie previste attualmente nelle fattispecie penali.
Riteniamo che debbano restare inalterate quelle relative alle ipotesi di frode – mi riferisco agli articoli 2 e 3 del decreto legislativo n. 74 del 2000 – perché la sanzione, da uno a sei anni, ivi prevista, consente anche le indagini tecniche, che sono lo strumento molto spesso utilizzato per individuare le frodi stesse. Inoltre, si tratta di comportamenti, da un punto di vista sociale, particolarmente pericolosi, che comportano l'utilizzo di fatture false e di documenti ideologicamente o materialmente falsi.
Sull'infedele dichiarazione, sia da evasione, sia da elusione, riteniamo, invece, che occorra alzare la soglia, altrimenti si finisce col penalizzare e criminalizzare tutto. Poiché questi sono reati che si prescrivono in tempi molto brevi, rischiamo di lavorare senza alcun vantaggio concreto.
Dove sta, invece, il vero vantaggio della criminalizzazione di fattispecie per le quali si potrebbe ipotizzare addirittura qualche depenalizzazione ? Cito l'ipotesi dell'omesso versamento dell'IVA, visto che siamo in un momento di pesante crisi finanziaria. Il vantaggio sta nell'utilizzo della confisca per equivalente, un sistema che sta funzionando molto bene, in termini non solo di sequestro, che è una misura temporanea, ma anche e soprattutto di confisca, per cui molti tribunali riconoscono il reato e, quindi, confiscano definitivamente questi beni.
In prospettiva, evidentemente, il rapporto che veniva lamentato, e che appare insufficiente, tra accertato e riscosso, con questo sistema è destinato sicuramente a ridursi, proprio perché c’è la garanzia dei beni che sono stati sequestrati e confiscati.
Parallelamente, come ho detto, la misura ablativa non funziona laddove sono previste le sanzioni amministrative. Oggi funziona come una richiesta, che viene inoltrata dall'Agenzia delle entrate al presidente della Commissione provinciale. Ovviamente non scendo nel merito, ma sta di fatto che queste misure ablative, come dimostrano i dati, sono scarsamente utilizzate.
Si potrebbe pensare, per esempio, anche per accelerare i tempi – considerato che, dopo le ultime modifiche, queste misure ablative possono riguardare sia le imposte, sia le sanzioni – alla possibilità che se ne occupi direttamente la Guardia di Finanza, anziché passare tramite l'Agenzia delle entrate. Questo passaggio, infatti, rappresenta una perdita di tempo per loro e anche per noi, se la misura ablativa viene avanzata nei termini in cui la prospettiamo, perché, se avanziamo proposte di misure ablative, sono sicuramente documentate.
Questa potrebbe essere un'altra iniziativa per semplificare le attività, ma probabilmente occorre agire sulla norma per far sì che i presupposti normativi, come il pericolo oggettivo in atto, siano valutati in modo diverso. Non si capisce, infatti, perché, dal punto di vista penale, la confisca per equivalente sia riconosciuta in modo sempre più forte e generalizzato, mentre, dal punto di vista amministrativo, solo perché le soglie sono al di sotto di quei parametri, non la si adotti. Si dovrebbe fare, piuttosto, il contrario: se alziamo le soglie dal punto di vista penale, dovremmo chiaramente incentivare le misure ablative per gli illeciti amministrativi, altrimenti il sistema resterebbe monco.
Con riferimento ai redditi all'estero, al transfer pricing, all'esterovestizione e all'uso dei trust, sono tutti strumenti che vengono utilizzati per localizzare i redditi in paradisi fiscali. Pensare a un comportamento elusivo e abusivo, soprattutto sui gruppi nazionali, non credo abbia senso. Pag. 19L'abuso del diritto ci può essere anche all'interno dello Stato, ma è un fenomeno che si attua, sia nel sistema finanziario, sia nel sistema produttivo e delle industrie, soprattutto nei rapporti internazionali.
Come ? O attraverso le tecniche del transfer pricing, cioè sottofatturando all'esportazione o sovraffatturando quando si compra in Europa, sia attraverso altri sistemi, che possono essere triangolazioni con investimenti di soggetti italiani localizzati in paradisi fiscali che acquisiscono quote o azioni di gruppi nazionali, con conseguente trasferimento anche dei dividendi all'estero.
L'abuso del diritto è un problema che, anche a nostro avviso, deve essere risolto, perché occorre certezza, sia per evitare che lavoriamo a vuoto, sia per evitare di essere accusati di fare contestazioni che poi finiscono nel nulla. Rischiamo di penalizzare l'impresa anche per effetto dell'iscrizione a ruolo dell'imposta per una determinata quota, creando un meccanismo che praticamente danneggia tutti.
Per quanto riguarda il modo in cui si articola il processo di selezione dei contribuenti, come ho accennato nella relazione, stiamo puntando molto sulla qualità, nel senso di far sì che vi sia il più possibile, da parte dei contribuenti controllati, l'adesione ai nostri verbali. Per fare questo, occorre che le contestazioni che facciamo siano ampiamente motivate e provate.
Stiamo agendo, quindi, in modo rilevante sulla qualità. La selezione dei contribuenti avviene attraverso due processi: uno a livello centrale, e uno a livello periferico, lasciato ai singoli responsabili. A fattor comune, c’è l'esaltazione del controllo del territorio, con l'acquisizione di tutti i dati possibili e un uso sempre più forte delle banche dati disponibili al Corpo, con un'attività di intelligence che viene attuata, sia attraverso il controllo del territorio, sia attraverso le acquisizioni di dati che provengono da altri enti, sia attraverso l'utilizzo di banche dati.
In particolare, si cerca di individuare a monte il contribuente che presenta indici di anomalia. Mentre in passato i controlli venivano svolti su base numerica e, quindi, i contribuenti si selezionavano sulla base di criteri piuttosto oggettivi, ma non certo fonte di sicuri recuperi, oggi si segue esattamente la linea opposta: si punta sulla qualità e si selezionano i soggetti sulla base di un processo che consente di individuare, a monte, possibili forme di evasione. Anche nei tempi di realizzazione, il controllo è molto più veloce e spedito, e consente di rispettare le norme dello Statuto dei diritti del contribuente che impongono vincoli temporali piuttosto precisi.
A livello centrale, abbiamo reparti speciali che hanno, come obbligo principale e compito istituzionale, quello di studiare e individuare alcuni fenomeni. In passato abbiamo agito sui singoli atti illeciti, mentre oggi cerchiamo di agire sui fenomeni. Perché ? Per le considerazioni che ho fatto prima: l'evasione non è un fatto isolato, bensì è collegata, normalmente, ad altri comportamenti illegali. Da un lato, occorre un'azione trasversale, che colpisce tutte le forme di illegalità collegate all'evasione, e, dall'altro, è necessario che il fenomeno sia valutato nella sua globalità.
A livello centrale, individuiamo i fenomeni che riteniamo da perseguire e predisponiamo piani che poi trasmettiamo in periferia per l'attuazione, stabilendo i tempi, dando una sorta di tabella di marcia, nel senso che fissiamo alcune scadenze e anche le metodologie da attuare. Questo processo consente di trasmettere in periferia i comportamenti virtuosi che sono stati rilevati singolarmente nelle varie parti d'Italia.
Quanto al problema dei comuni, in passato, sicuramente, questa forma di collaborazione – penso di fare una considerazione ovvia – non ha funzionato. Adesso, con la prevista partecipazione al gettito dei comuni, speriamo che arrivino segnali diversi. In realtà, ci siamo proposti di collaborare con i comuni, ma finora le forme di collaborazione non sono state, francamente, molto produttive. È stata sicuramente più produttiva la forma di Pag. 20collaborazione attuata con le regioni, soprattutto sul versante della spesa pubblica, ma non su quello delle entrate.
Ci stiamo proponendo di lavorare soprattutto sui comuni di maggiore rilevanza e sui problemi di fiscalità locale. Si pensi a Roma o a Milano, dove la fiscalità locale ha una consistenza quantitativa piuttosto forte. I consigli tributari, prima che fossero soppressi, non hanno funzionato. Speriamo che in futuro le convenzioni che stiamo sottoscrivendo con i comuni ci diano una maggiore possibilità di svolgere il nostro ruolo di attività di polizia.
Il ruolo che, come Guardia di Finanza, rivendichiamo è, infatti, quello di affrontare i fenomeni con la tecnica investigativa, e non seguendo un principio di revisione contabile o un regime di tipo contabile. Questo lo fanno altri. Noi cerchiamo di sviluppare le segnalazioni che ci pervengono con la tecnica di polizia, nel senso nobile e positivo del termine, e non di aggressione, inteso come investigazione del fenomeno, cercando di capirne soprattutto l'origine, e tentando di ricostruire i flussi finanziari collegati al fatto o al fenomeno segnalato. Attraverso la ricostruzione del flusso finanziario, si riesce ad acquisire la prova che serve in sede di contenzioso per supportare la contestazione.
Sulle infiltrazioni di tipo mafioso e sui comuni sciolti per criminalità organizzata ciò che è stato osservato è vero, ma la nomina del commissario segue altre logiche. Che poi vi siano indagini sui comuni, anche non sciolti, sui derivati, sulle municipalizzate, sulle attività commerciali in senso lato e in senso tecnico svolte dai comuni, questa è sicuramente una realtà, che, in alcuni casi, ha portato frutti importanti. Su alcuni comuni vi sono anche indagini in corso. In qualche caso siamo già arrivati alla condanna e staremo a vedere che cosa succederà in futuro. È chiaro che i comuni sciolti per infiltrazione mafiosa costituiscono per noi un centro di attenzione importante.
Per quanto riguarda gli «spalloni», questo termine ci riporta al secolo scorso, a una visione un po’ romantica del contrabbando, quando, lungo il confine con la Svizzera, c'era il comasco – non me ne voglia qualcuno che sia di quelle parti – che portava all'estero le sigarette. Oggi lo spallone ha assunto una forma e un ruolo diversi. Sicuramente ci sono ancora soggetti che possono trasferire, dall'altra parte, valuta, più che sigarette, poiché il problema delle sigarette non esiste più, almeno lungo il confine con la Svizzera.
Occorre tenere presente che si tratta di un fenomeno che stiamo monitorando. Ultimamente abbiamo incrementato i sequestri di banconote da 200 e 500 euro. In una valigetta ventiquattr'ore si possono custodire 6 milioni di euro in banconote da 500, senza alcun problema.
Avevamo anche posto, a suo tempo, lungo il confine con la Svizzera, al valico di Como, una sorta di rilevatore di numero di targa per fare un'analisi di intelligence e capire l'eventuale ripetitività dei viaggi verso la Svizzera. Il sistema è stato piuttosto contestato a suo tempo. L'abbiamo chiamato «autovelox fiscale», sperando di non finire ogni volta in Cassazione, come per l’autovelox sulla strada. Sta di fatto che qualche risultato c’è stato, ma comunque il fenomeno ha dimensioni molto ridotte, perché per trasferire i capitali non c’è bisogno di andare con la valigetta all'estero.
Ci sono tecniche molto più sofisticate, che non si vedono e soprattutto che non spostano i capitali. Non è una contraddizione in termini, ma è così: i capitali restano, ma si spostano contemporaneamente, dall'altra parte, attraverso i sistemi telematici. Non devo ricordarvi io, in questa sede, come sia semplice trasferire i capitali all'estero.
In riferimento al meccanismo degli incentivi, vi rassicuro subito sul fatto che abbiamo pochi incentivi, e sul riscosso. Chiariamo subito che questo rischio non c’è: riceviamo piccola parte del riscosso dall'Agenzia delle entrate, perché la maggior parte degli incentivi va, lo dico solo come fatto oggettivo, perché è così, a quest'ultima. Gli incentivi sono di circa 250 euro a persona, più o meno, quindi veramente modesti. Peraltro, mi suggeriscono Pag. 21i miei collaboratori, giustamente, che non vengono destinati ai finanzieri, ma al fondo di assistenza, un ente giuridico autonomo che provvede poi a ripartirli. Stiamo parlando di 250 euro all'anno a persona.
FRANCESCO RIBAUDO. La domanda non era posta per indagare, ma per chiedere se serve un sistema di incentivo migliore per il personale.
SAVERIO CAPOLUPO, Comandante generale della Guardia di Finanza. Certamente serve, e noi lo auspichiamo, soprattutto in un momento come questo. Dirò di più: da alcuni anni stiamo sostenendo che i premi di produzione destinati al Fondo assistenza finanzieri e, quindi, non ai finanzieri, debbano essere rapportati al riscosso conseguente ai nostri verbali. Oggi non è così e la somma è di gran lunga inferiore. Noi lo auspichiamo e, anzi, se realizzate una misura di questo tipo, ci parrebbe una buona idea.
Quanto al turnover, attualmente siamo 8.000 unità in meno. Se permanesse l'attuale limite di reclutamento, nel giro di quattro anni, il personale si ridurrebbe di circa il 12 per cento, arrivando cioè a circa 12.000 unità in meno. Se, a fronte di 100 congedi, si reclutano 50 dipendenti, alla fine ci estingueremo, per forza di cose. È inevitabile. È chiaro, pertanto, che questa riduzione, oltre certi limiti, non può andare.
Devo dire, per onestà, che i nostri organici sono numericamente datati nel tempo e che, quindi, abbiamo potuto sopperire ad alcune carenze perché, per alcune operazioni, prima erano necessarie maggiori energie di oggi: si pensi, a tale proposito, all'uso dell'informatica e della telematica.
Il problema è che, avendo la Guardia di Finanza assunto, anche sulla spesa pubblica, un ruolo importantissimo, che ci sta impegnando moltissimo e ci sta dando anche grandi soddisfazioni, non si può andare oltre, altrimenti a qualcosa dovremo rinunciare. Non possiamo passare da 60.000, quanti siamo adesso, a 40.000 e svolgere le stesse attività.
Noi riteniamo che con questo taglio del 12 per cento abbiamo raggiunto il punto massimo, oltre il quale bisogna fare scelte strategiche. A qualcosa bisognerà eventualmente rinunciare. Siamo fiduciosi, però, che ciò non avverrà, perché vorremmo conservare il nostro ruolo prioritario a tutela del sistema economico-finanziario. Confidiamo, quindi, nella politica, nel Governo e nel Parlamento, affinché ci sia consentito di recuperare ulteriori risorse, compatibilmente con le risorse finanziarie e in tempi anche lunghi, e quanto meno di non andare oltre questa soglia, se nuovi reclutamenti non sono proprio possibili.
Quanto al settore della prevenzione, mi è stato domandato che cosa stiamo facendo. Stiamo facendo molto. Ho richiamato l'iniziativa avviata con il Ministero dell'istruzione. Stiamo andando in tutte le scuole italiane a incontrare gli studenti per spiegare, impiegando un'ora, che cos’è la legalità economica. Abbiamo preparato un documento, con l'ausilio di un artista molto noto, e proiettiamo una presentazione in modo più o meno satirico che spiega quello che succede, anche utilizzando spezzoni di film. Abbiamo creato tre documenti diversi per le scuole elementari, medie e superiori, che hanno livelli diversi di apprendimento.
Operiamo anche attraverso interventi che portano l'esperienza operativa concreta per spiegare ai ragazzi quali sono le conseguenze, per esempio, dell'uso della contraffazione e della evasione. Il terzo settore che affrontiamo, e che non interessa in questa sede, è quello degli stupefacenti, che ci sembrava indispensabile, visto che ci troviamo nelle scuole. Per quanto interessa in questa sede, i settori sono quelli della contraffazione e dell'evasione, strettamente connessi tra di loro.
Cerchiamo anche di partecipare nelle sedi che contano, attraverso interventi dei nostri ufficiali. Andiamo anche nelle università ed io stesso, recentemente, ho svolto un intervento su etica e impresa. Cerchiamo in tutte le occasioni, soprattutto nel mondo scolastico, di essere presenti, anche con relazioni, laddove i presidi Pag. 22o comunque i rettori ce lo chiedono. La prevenzione, però, è subordinata al funzionamento della repressione, nel senso che la vera prevenzione si fa se la repressione funziona, ossia se c’è la pena esemplare che funga da prevenzione nei confronti di chi pensa eventualmente di delinquere.
Rispondendo a un'altra domanda, affronto il problema delle fatturazioni, che è drammatico. In materia di IVA, la falsa fatturazione, soprattutto in alcuni settori, è, purtroppo, la causa principale del crollo del gettito del tributo. Penso alle frodi carosello, che comportano una serie di false vendite all'estero, soprattutto in ambito comunitario. In tal senso, la fatturazione elettronica dovrebbe essere una soluzione.
Il problema è definire bene le garanzie e la sicurezza delle tecniche. Oggi la contabilità non serve più, non esiste più, intesa in senso tradizionale. Va bene tutto, purché le tecniche siano tali che i dati siano immutabili, altrimenti il sistema non funziona. Sicuramente siamo favorevoli. Anche a livello ministeriale abbiamo portato il nostro contributo e il nostro assenso rispetto a una simile misura, che potrebbe essere una buona soluzione.
ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Magari ci potremmo sentire.
SAVERIO CAPOLUPO, Comandante generale della Guardia di Finanza. Se lei vuole, quando vuole, senza alcun problema. Credo che il futuro sia lì.
PRESIDENTE. Ringraziamo davvero il Comandante generale. Oggi abbiamo affrontato un numero ampio di questioni. Credo e spero, interpretando anche il sentimento dei colleghi, che alla ripresa dei lavori nel mese di settembre sia possibile rendervi visita presso il Comando generale e avere l'opportunità, nei limiti del possibile, di conoscere i meccanismi concreti della vostra operatività.
Ringrazio il Comandante generale e l'alta rappresentanza che lo ha accompagnato e auguro loro un buon lavoro. Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal Comandante generale della Guardia di Finanza (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 13.05.
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