Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3
Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli Affari europei, Sandro Gozi, sulle iniziative in materia di completamento dell'Unione economica e monetaria
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Boccia Francesco , Presidente ... 3
Gozi Sandro (PD) , sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli Affari europei ... 3
Boccia Francesco , Presidente ... 7
D'Incà Federico (M5S) ... 7
Guerra Mauro (PD) ... 8
Melilla Gianni (SEL) ... 8
Boccia Francesco , Presidente ... 9
Gozi Sandro (PD) , sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli Affari europei ... 9
Boccia Francesco , Presidente ... 10
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA V COMMISSIONE FRANCESCO BOCCIA
La seduta comincia alle 8.40.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli Affari europei, Sandro Gozi, sulle iniziative in materia di completamento dell'Unione economica e monetaria.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno delle Commissioni riunite V e XIV reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli Affari europei, Sandro Gozi, sulle iniziative in materia di completamento dell'Unione economica e monetaria.
Nel ringraziare i colleghi della XIV Commissione per la loro presenza, do la parola al sottosegretario Gozi affinché svolga la sua relazione.
SANDRO GOZI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli Affari europei. Grazie per l'invito a discutere di questo tema, che per vari motivi è di grande attualità. È anche strettamente legato ai negoziati in corso con la Grecia, sul quale, come i colleghi sanno, riferirà il Ministro Padoan durante il question-time nel pomeriggio.
Il Governo, già durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, ha spinto molto perché si riavviassero il dibattito e i lavori sul completamento dell'Unione economica e monetaria. Riteniamo infatti che gli strumenti di governo dell'euro che abbiamo a disposizione siano insufficienti. Crediamo anche che le difficoltà che abbiamo incontrato in questi mesi dimostrino, se ancora fosse necessario, l'importanza di affrontare in questa legislatura e in questi mesi il tema di una gestione dell'Unione economica e monetaria più efficiente, più trasparente e più democratica.
Voi mi chiedete di dare una prima valutazione sul rapporto dei quattro Presidenti più uno, nel senso che il rapporto è opera del Presidente del Consiglio europeo Tusk, del Presidente della Commissione europea Juncker, del Presidente dell'Eurogruppo Dijsselbloem e del Presidente della BCE Mario Draghi, a cui si aggiunge il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. È un'iniziativa che noi abbiamo esplicitamente chiesto al Summit della zona euro dell'ottobre 2014 ed è stata presentata dai cinque Presidenti al vertice europeo della scorsa settimana.
Il rapporto immagina un percorso in tre fasi. La prima fase va dal 2015 al 2017 ed è relativa a misure immediate per rafforzare, nell'ottica dei Presidenti, i temi della competitività e della coesione sociale, a trattati costanti, cioè senza rivedere i trattati in vigore. La seconda tappa dovrebbe partire nel luglio 2017 e dovrebbe completare l'architettura istituzionale per rafforzare la convergenza e dare nuovi strumenti per la gestione degli shock economici Pag. 4e finanziari nella zona euro. La terza tappa, di lungo periodo, dovrebbe terminare nel 2025, raggiungendo quella che i Presidenti definiscono «una vera Unione economica e monetaria».
Cercando di essere il più sintetico possibile, dirò che si tratta di un rapporto certamente al di sotto delle nostre ambizioni. Basta confrontare il rapporto presentato dai Presidenti con le proposte presentate dal Presidente del Consiglio Renzi, sulle quali mi soffermerò, ma che sono comunque consultabili sul sito di Palazzo Chigi. Basta dare un'occhiata, anche rapida, ai due documenti per capire come il nostro approccio sia decisamente più ambizioso e le nostre proposte siano più incisive in merito ad alcuni aspetti, sui quali riteniamo occorra intervenire anche nella prima fase. Rivediamo in questo rapporto e nelle proposte dei cinque Presidenti un'impostazione abbastanza «continuista» rispetto al metodo usato sinora.
Noi riteniamo invece che non ci sia bisogno di continuità. C’è bisogno certamente di consolidare quanto di buono e solido è stato fatto, ma occorre anche cambiare. Per alcuni aspetti, legati al modo in cui è governato – o non governato – l'euro, occorre cambiare in maniera radicale.
Dobbiamo vedere quali sono i punti del rapporto da cui si può partire, quali sono i punti mancanti e quali i punti che invece faranno parte delle priorità della nostra azione politica durante i lavori che si avvieranno dopo la presentazione del documento.
È evidente che c’è una forte insistenza sul tema della convergenza. Ho contato ventotto volte la parola convergenza. Se in un rapporto di 23 pagine si usa per ventotto volte la parola convergenza forse è perché l'impostazione con cui si pensava di realizzare la convergenza nei dieci anni precedenti non ha funzionato. Altrimenti non ci sarebbe bisogno di ripetere la parola, in un rapporto che ha una prospettiva da qui al 2025, ventotto volte.
Noi riteniamo che, per raggiungere gli obiettivi di completamento e di approfondimento dell'Unione economica e monetaria, occorra aggiungere vari strumenti istituzionali di politica economica e di politica sociale, così da proseguire nella direzione auspicata più volte anche nel corso dei vertici europei dell'ultimo anno.
Partiamo, però, dagli aspetti positivi del rapporto. Nella seconda parte dell'intervento vedremo cosa manca e su cosa dovremo lavorare insieme. Non è una considerazione di circostanza, perché crediamo che i Parlamenti nazionali, sia nella cooperazione ex articolo 13 del fiscal compact, che riguarda direttamente il presidente della Commissione bilancio, sia nel lavoro della Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli Affari dell'Unione dei Parlamenti dell'Unione europea (COSAC), che riguarda il presidente Bordo e i vari capigruppo, possano e debbano svolgere un ruolo molto attivo per completare quello che manca.
Di positivo c’è, in primo luogo, la volontà di avere un approccio di prospettiva, un approccio per certi versi anche maggiormente politico, che non consideri più tabù, almeno nella seconda e nella terza fase, la questione della revisione dei trattati. I Presidenti dicono che per raggiungere gli obiettivi occorre usare al massimo i trattati esistenti, ma in prospettiva non escludono modifiche, se necessarie per raggiungere l'obiettivo di una vera e piena Unione economica e monetaria.
Ci sono finalmente vari riferimenti alla cosiddetta dimensione sociale. Io li trovo piuttosto generici, ma è importante che si indichi nero su bianco il fatto che nell'Unione economica e monetaria è mancata una dimensione sociale e che la dimensione europea delle politiche sociali deve essere trattata all'interno di questo processo.
Una parte del rapporto è dedicata al sistema bancario e finanziario ed è certamente positiva sia con riferimento ai tasselli che mancano per completare l'Unione bancaria, come ad esempio lo schema comune di garanzia dei depositi, sia con riferimento alla necessità, che noi condividiamo, di cominciare a lavorare per realizzare una vera e propria Unione europea del mercato dei capitali e mettere Pag. 5così a disposizione, all'interno dell'Unione economica e monetaria, alcuni strumenti di finanziamento alternativi a quelli tradizionali del settore bancario. Il rapporto si rivolge esplicitamente alle piccole e medie imprese.
Era uno degli obiettivi che avevamo indicato nel corso del nostro semestre e che il Commissario Hill ha fatto propri. Come sapete, la Commissione ha fatto circolare negli Stati membri un libro verde e probabilmente dopo l'estate arriveranno le prime proposte in questa direzione. Lo riteniamo molto importante.
Allo stesso modo riteniamo importante l'insistenza sulla necessità di completare una delle parti forse più rilevanti dell'Unione economica dal punto di vista microeconomico e cioè il mercato unico. Il mercato unico è ancora da completare in alcuni settori di grande importanza per una vera unione economica e per una nuova politica di crescita a livello europeo. Penso all'unione e al mercato unico dell'energia in tutti i suoi aspetti interni ed esterni e penso all'agenda digitale europea e alle politiche di innovazione e digitalizzazione.
Ieri finalmente è arrivata la buona notizia circa un tema su cui abbiamo lavorato durante il semestre. L'Unione europea ha infatti deciso di abolire il roaming dal 2017 e ha trovato anche un accordo sulla sicurezza della rete. Mi sembrano due aspetti molto rilevanti e in grado di rendere comprensibile per i cittadini il valore aggiunto che si può ottenere lavorando insieme in Europa.
L'insistenza sul mercato unico è importante anche perché, nella prospettiva del Governo italiano, è lo strumento che lega il lavoro di approfondimento e di integrazione politica ed economica attorno all'euro, che noi riteniamo assolutamente necessario, alla cooperazione e alla permanenza all'interno dell'Unione europea del Regno Unito, con il quale abbiamo molto in comune per quanto riguarda gli obiettivi del mercato unico.
Insistere sul mercato unico, nel momento in cui si vuole approfondire l'integrazione attorno all'euro, è anche un buono strumento di cooperazione e di lavoro per preparare i negoziati che dovremo avviare con il Regno Unito su questo punto. Non è esplicitato, ma mi sembra il filo rosso politicamente più interessante di questa parte del rapporto.
C’è anche una proposta per lavorare su un meccanismo di stabilizzazione della zona euro. Questo meccanismo si riferisce alla stabilizzazione della zona euro nel suo insieme e per noi rappresenta un piccolo passo avanti. Tuttavia, ciò che occorre, e che, pur cominciando a esistere attraverso il Meccanismo europeo di stabilità, deve essere decisamente sviluppato, sono strumenti e politiche di stabilizzazione che permettano di affrontare le crisi economiche e finanziarie che colpiscono in maniera diversa regioni diverse dell'Unione economica, quelle che gli economisti definiscono shock asimmetrici.
Per le ragioni che dicevo, il processo di convergenza non si è completamente realizzato e pertanto esistono diversità nelle strutture economiche dei vari Stati membri della zona euro, i quali possono reagire in maniera più o meno positiva o più o meno negativa a un eventuale shock esterno.
Non me lo auguro, ma potrebbe verificarsi una nuova crisi finanziaria o energetica. Le variabili esterne che possono incidere e colpire in maniera diversa la zona euro sono tante e per questo occorre uno strumento in grado di riequilibrare gli shock asimmetrici, intervenendo all'interno della zona euro a favore delle aree che in un certo momento soffrono più di altre. Questo non c’è e ci dobbiamo lavorare, dato che il meccanismo che i cinque Presidenti ipotizzano, come ripeto, riguarda la zona euro nel suo insieme.
Coerentemente con la prospettiva in tre fasi e con l'orizzonte 2017 e poi 2025, si comincia a ragionare anche su una valutazione pluriennale dei documenti di economia e finanza, delle leggi di stabilità, dei programmi nazionali di riforma eccetera. Si è preso atto, cioè, del fatto che non si può valutare il percorso di riforma di uno Stato membro unicamente nello spazio temporale di dodici mesi, dall'inizio del Pag. 6semestre europeo fino al momento dell'approvazione della legge di stabilità. Occorre valutare i programmi di riforma in una prospettiva pluriannuale. Questo certamente è vantaggioso per i Paesi che sono impegnati in seri processi di riforma, i cui effetti positivi si esplicano non solo nei dodici mesi legati al semestre europeo, ma in un'ottica multi-annuale.
Cominciare a valutare a livello europeo le questioni che occupano la Commissione che ci ospita oggi, e cioè le raccomandazioni-Paese (Country-specific Recommendations) e la conclusione del semestre europeo, è certamente molto importante e lo è in particolare per l'Italia.
Questi sono i punti su cui credo sia importante lavorare. Ci sono anche aspetti istituzionali che sono menzionati nel rapporto e che meritano di essere ricordati. In particolare, c’è il tema della rappresentanza unitaria dell'euro nel mondo. Può sembrare paradossale. In questa Commissione tutti lo sappiamo, ma è paradossale che la moneta unica non abbia una rappresentanza unica a livello internazionale. È evidentemente un altro fattore che non permette di sfruttare pienamente sulla scena internazionale il potenziale politico di una moneta unica.
Il rapporto giustamente pone questo tema e io sono convinto che occorra arrivare a una rappresentanza unica della zona euro nel mondo e non frammentata tra Presidente della Banca centrale europea, Presidente dell'Eurogruppo, Presidente di turno dell'Ecofin, se proviene da un Paese membro della zona euro, e mi fermo qui perché potrei aggiungere il Vicepresidente della Commissione per gli affari economici o il Commissario per gli affari economici e finanziari.
Tra gli aspetti mancanti ho già citato la necessità di avere strumenti di politica economica per riequilibrare gli shock asimmetrici. Noi abbiamo fatto una proposta molto precisa, su cui già avevamo lavorato durante il semestre. Ricordo che, nella riunione informale di Milano tra i Ministri del lavoro, il Ministro Poletti aveva presentato la proposta italiana di un sussidio europeo contro la disoccupazione, uno strumento complementare agli ammortizzatori sociali che i vari Stati membri hanno a livello nazionale, da attivare, nella nostra ottica, laddove uno shock asimmetrico causi un aumento temporaneo della disoccupazione in uno Stato membro rispetto al tasso medio registrato nello stesso Stato negli anni precedenti.
Non sarebbe un trasferimento permanente di risorse dagli Stati più solidi agli Stati più deboli dal punto di vista dei conti pubblici, ma uno strumento a disposizione di tutti gli Stati membri della zona euro se in un certo periodo, per determinate cause, la disoccupazione fosse particolarmente elevata. È per questo che noi insistiamo anche con i partner cosiddetti «rigoristi», che invece hanno sempre respinto altre ipotesi fatte in passato.
Ci sono poi ipotesi che riteniamo possibili in una seconda fase, ma non adesso, visto come sono andati i negoziati. Penso, ad esempio, agli eurobond. Il tema è certamente sul tavolo, ma abbiamo già visto quanto sia difficile partire di lì. Gli eurobond potrebbero essere uno dei risultati finali del processo di completamento dell'Unione economica. Un sussidio europeo contro la disoccupazione, invece, sarebbe possibile certamente già da oggi e per questo l'abbiamo proposto. Dobbiamo lavorare in questo senso.
È certamente un modo per dare più sostanza all'altro aspetto di cui parlavo e cioè la dimensione sociale. Servirebbe innanzitutto uno strumento di questo tipo, ma occorrerebbero anche più parametri minimi sociali comuni. È chiaro che la concorrenza sociale al ribasso, soprattutto all'interno della zona euro, non è assolutamente sostenibile. Bisogna quindi cominciare ad affrontare anche questo tema. Il fatto che nel rapporto si prenda atto di questa necessità mi sembra un altro aspetto di grande interesse.
È inoltre molto timido nel rapporto uno dei punti che sono invece forti nella nostra e nelle proposte formulate dal Governo belga, dal Governo spagnolo e dal Governo portoghese. Mi riferisco a ciò che nel gergo europeo viene definita capacità fiscale della zona euro e cioè un bilancio Pag. 7ad hoc per fare, all'interno dalla zona euro, politiche economiche che partano da investimenti a favore della crescita e da progetti comuni. Si tratta di sviluppare quell'embrione di politica di investimenti rappresentato dal Piano Juncker e dare alla zona euro gli strumenti di bilancio.
È una proposta forte che abbiamo fatto. Non siamo gli unici e questo ci conforta nel continuare a lavorare in questa direzione. Riteniamo che sia uno strumento indispensabile. Possiamo ragionare sulle fasi in cui poterlo realizzare. Potremmo cominciare con un capitolo specifico, dedicato alla zona euro, nel bilancio dell'Unione europea. Come sapete, ci sarà una revisione del bilancio dell'Unione europea nel 2016 e quella sarà per noi l'occasione di rilanciare la proposta. Diversamente si potrebbe procedere alla creazione di un bilancio specifico della zona euro, distinto dal bilancio dell'Unione europea. Sono due ipotesi complementari, che potrebbero anche essere due fasi dello stesso percorso.
Concludendo, l'ultimo aspetto su cui dobbiamo lavorare è quello istituzionale. Ho ricordato la rappresentanza unitaria dell'euro sulla scena internazionale, un punto che considero molto importante, ma bisogna fare e proporre molto di più, come noi abbiamo fatto con il nostro documento, per rafforzare l'architettura istituzionale della zona euro e in particolare la dimensione democratica di controllo parlamentare.
Su questo il rapporto dei cinque Presidenti è certamente al di sotto di quanto necessario e molto al di sotto di quanto noi abbiamo proposto. Innanzitutto c’è il tema dello strumento da usare nei trattati. Noi riteniamo che occorra avviare una cooperazione rafforzata permanente, attivando cioè quell'articolo del Trattato che permette a un gruppo di Stati di andare avanti e di approfondire la loro integrazione politica ed economica anche se altri Stati scelgono di procedere più lentamente.
Attorno a questa clausola di cooperazione rafforzata permanente occorre organizzare una presidenza permanente della zona euro. È anche il tema relativo al Ministro dell'economia della zona euro evocato da alcuni Governi, che noi riteniamo debba essere sottoposto a un controllo parlamentare diretto, innanzitutto da parte del Parlamento europeo, attraverso la Commissione economica o una Commissione ad hoc della zona euro – sta al Parlamento europeo decidere – e poi da parte dei Parlamenti nazionali, attraverso un più forte rapporto in rete.
Questo è uno dei punti su cui credo possiamo e dobbiamo lavorare insieme per capire, senza modificare i trattati, quanto si possa fare già oggi – io credo molto – per rafforzare la dimensione democratica della zona euro. Come ripeto, si potrebbe partire dall'articolo 13 del fiscal compact, ma si potrebbero considerare anche altri aspetti del rapporto tra Parlamento europeo e Consiglio.
Questi sono i punti principali che ritenevo di dover portare alla vostra attenzione. Il rapporto è molto dettagliato e specifico, così come lo sono le nostre proposte. Se ci sono domande e richieste di approfondimento su questi o altri punti, sarò ben lieto di provare a rispondere.
PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario Gozi. La sua esposizione è stata molto esauriente.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
FEDERICO D'INCÀ. Intervengo innanzitutto per ringraziare il sottosegretario Gozi per la sua presenza.
La mia domanda è semplice.
L'Europa ha un bilancio federativo che corrisponde a meno dell'uno per cento del PIL di tutti i Paesi membri. Gli Stati Uniti mettono nel bilancio federativo circa il 22 per cento del PIL. Questo è il problema. Mancano i soldi per poter fare quello che voi pensate. Ha parlato di rispondere agli shock asimmetrici, ma per un Paese come il nostro, che ha uno shock asimmetrico pari al 44 per cento di disoccupazione giovanile e al 12 per cento di disoccupazione generale, non si può parlare più di Pag. 8uno shock asimmetrico. È un mostro che cerchiamo di nascondere, ma è preoccupante, soprattutto per i giovani.
Io credo che il nostro semestre europeo sia stato un fallimento e glielo voglio dire in maniera netta, ma la domanda è se riusciremo a passare da questo meno dell'uno per cento al 2, al 3, al 4 o al 5 per cento in tempi brevi. Quale è la sua idea ? In questa maniera forse potremmo gestire situazioni come quella della Grecia, non cercando accordi che portano a circostanze impensabili, come quelle che stiamo affrontando in questo momento, ma attraverso ciò che manca davvero all'Europa.
Quello che manca a questa Unione europea, oltre ai sistemi monetari e alle rappresentanze di strutture politiche, è la dimensione politica e democratica, con una legittimazione elettorale e non dall'alto, in modo tale che la gestione preveda che i Paesi ricchi mettano sul piatto alcuni soldi per salvare quelli più poveri.
MAURO GUERRA. Ringrazio il sottosegretario Gozi per l'illustrazione. Vorrei limitarmi a una considerazione e a richiedere al sottosegretario una valutazione di tipo politico generale.
È evidente il passaggio particolarmente critico e difficile che stiamo affrontando. Sono evidenti ormai i limiti di un'architettura istituzionale e di modalità di governance che impattano su temi di grande rilievo, come il rapporto con la sovranità nazionale e i rapporti tra Governi, Commissione, Parlamento europeo eccetera.
Da un lato, ci sono la durezza delle condizioni economico-finanziarie e le criticità aperte, a partire naturalmente dalla vicenda greca. Dall'altro, c’è una condizione un po’ anchilosata del funzionamento della governance europea, che fatica, salvo supplenze di volta in volta da parte della BCE o di altri, a essere all'altezza delle difficoltà nelle quali ci troviamo e soprattutto fatica a garantire una prospettiva.
Il sottosegretario ha illustrato gli elementi positivi e le proposte che noi mettiamo in campo per fare un ulteriore passo avanti. Ci ha detto chiaramente che il rapporto, per esempio sul fronte istituzionale, non è all'altezza della situazione e del quadro al quale facevo riferimento.
La domanda è semplice. Ci sono e quali sono le condizioni politiche nel rapporto tra gli Stati, nel funzionamento delle istituzioni europee e nel rapporto tra i diversi livelli istituzionali per porsi oggi il tema di un salto di qualità, sia dal punto di vista dei contenuti sia dal punto di vista dei tempi nei quali procedere ?
GIANNI MELILLA. Anch'io ringrazio il sottosegretario Sandro Gozi per l'audizione. Ho sentito nel suo intervento un tono continuista rispetto a una certa idea di Europa su cui lavorare, anche in materia di completamento dell'Unione economica e monetaria.
Ma il sottosegretario e in generale il Governo si rendono conto che l'opinione pubblica del nostro Paese ha completamente cambiato giudizio sull'Europa ? L'Europa che noi vediamo quotidianamente è un'Europa terribile, che fa ribrezzo. Navi inglesi e francesi scaricano immigrati nei nostri porti e se ne tornano in alto mare. Il Regno Unito tra qualche tempo farà un referendum per uscire. I Paesi dell'Est europeo sono ossessionati dalla Russia. In Paesi come l'Ungheria ci sono governi con simpatie naziste evidenti. Della Grecia non voglio parlare, ma l'unica cosa che interessa all'Europa è rientrare dai debiti.
L'unica cosa che interessa è questa. Chiude un occhio sulle violazioni dei diritti umani sistematicamente praticate dalla Spagna, dal Regno Unito, dai Paesi orientali. Come si fa a parlare di completamento dell'Unione economica e monetaria dell'Europa in una situazione di crisi radicale dell'ideale europeo ?
Io ero un europeista convinto. Mi ricordo il famoso referendum, vinto con oltre il 90 per cento. Sono stato un prodiano al quadrato – anzi al cubo – rispetto all'ingresso nell'euro, ma oggi vi rendete conto che, se si facesse un referendumPag. 9in Italia, l'Europa sarebbe bocciata clamorosamente ? Questo è quello che dice l'opinione pubblica.
Infine, chiedo un po’ di dignità da parte del nostro Paese rispetto alla Germania, che ha fatto del male all'Europa in maniera clamorosa con due guerre mondiali e continua a fare del male ai cittadini europei.
Ma noi chiniamo la testa.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, do la parola al sottosegretario Gozi per la replica.
SANDRO GOZI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega agli Affari europei. Grazie, presidente.
Quanto alla prima domanda sul bilancio inferiore all'uno per cento, condivido pienamente. In base alle valutazioni che ho fatto negli anni, trattando il tema del bilancio, come persona impegnata in politica e nelle istituzioni, credo che ci vorrebbe un bilancio tra il 2,5 per cento e il 5 per cento del PIL europeo per fare la differenza su alcuni aspetti, posto che gli Stati membri debbano essere pronti non solo a realizzare un bilancio di questo genere, ma anche ad avviare alcune politiche unicamente a livello comune.
Credo però che questo sia un tema da affrontare nell'immediato congiuntamente al tema delle risorse proprie. Sia le proposte del Governo italiano sia le proposte del rapporto dei cinque Presidenti fanno riferimento al lavoro sulle risorse proprie. Le ipotesi le conosciamo. Ci sono alcuni negoziati in corso, anche se difficili. In questa Commissione avete trattato più volte la questione della tassa sulle transazioni finanziarie. C’è l'ipotesi della carbon tax, cioè una tassazione ambientale che avrebbe anche il vantaggio di indurre comportamenti più coerenti con gli obiettivi ambientali europei, come la lotta al cambiamento climatico. Ci sono anche altri aspetti, ma quello delle risorse proprie è un tema su cui riteniamo occorra impegnarsi.
Non è l'unico luogo da cui proverranno proposte, ma ricordo che esiste un gruppo di lavoro sulle risorse proprie, creato dalla precedente Commissione, che sta lavorando sotto la presidenza di Mario Monti. Crediamo che quella sia la via per trovare nuove risorse da mettere al servizio delle politiche comuni. Da questo punto di vista credo che la direzione sia quella giusta.
Ovviamente non condivido la valutazione sul fallimento del semestre europeo dell'onorevole D'Incà. Penso soltanto al lavoro che dovremo fare oggi con la legge di delegazione europea. Se vorrete approvarla, introdurremo in Italia tutti i nuovi regolamenti in materia di Unione bancaria che abbiamo ottenuto, dopo un difficile negoziato, proprio durante il nostro semestre. È solo uno dei risultati che abbiamo ottenuto sul tema di cui parliamo oggi.
Onorevole Guerra e onorevole Melilla, ho detto che il rapporto dei cinque Presidenti è continuista. Il rapporto è troppo in continuità e c’è bisogno di una riforma radicale. Il continuismo non era riferito alla posizione del Governo, ma all'approccio dei cinque Presidenti.
Condivido in realtà la vostra analisi. Io sono convinto che ci sia bisogno, per certi aspetti, di una riforma radicale del funzionamento dell'Unione europea e dell'Unione economica e monetaria. Innanzitutto, realizzare una vera Unione economica vuol dire cominciare a lavorare, come dicevo prima, su politiche economiche e sociali comuni, che si basino su una nuova politica degli investimenti a livello europeo. Questo è l'obiettivo fondamentale che dobbiamo raggiungere.
Da questo punto di vista ci sono le condizioni. Alcune posizioni sono più avanzate. Dai documenti risultiamo essere tra coloro che hanno fatto le proposte più ambiziose e avanzate. Altri Paesi sono più timidi o tengono una posizione di aggiustamento. È evidente anche nel rapporto. Credo che i termini del dibattito che ci accingiamo ad affrontare in Europa vedano, da una parte, coloro che ritengono che, per raggiungere i nostri obiettivi comuni, sia sufficiente una razionalizzazione dell'esistente, migliorando ad esempio il semestre europeo o completando il mercato unico, ed è la linea che emerge dal Pag. 10rapporto. Dall'altra, c’è chi, come noi, ritiene invece che sui punti che ho citato occorra una riforma radicale.
Noi pensiamo che si debba voltare pagina, perché riteniamo che la situazione attuale sia inefficiente per gestire l'esistente e insufficiente per raggiungere gli obiettivi che vogliamo perseguire. È attorno a questo che a livello europeo si deve organizzare un dibattito e un confronto politico forte tra chi pensa che basti razionalizzare e chi pensa che occorrano riforme radicali. Noi ci iscriviamo nel secondo gruppo.
Quanto alle condizioni politiche, collega Guerra, certamente c’è la necessità politica di affrontare questo dibattito. Le condizioni politiche sta anche a noi realizzarle, ma non parlo solo del Governo. Mi riferisco anche al Parlamento. Da questo punto di vista la spinta che può arrivare dai dibattiti parlamentari e dal ruolo che voi potete svolgere a livello nazionale ed europeo è di grande importanza.
Per me è importante, quando mi siedo al tavolo dei negoziati, poter dire che c’è un orientamento preciso del mio Parlamento, che, ad esempio, mi spinge verso maggiori risorse proprie, verso una politica di investimenti, verso una politica sociale minima comune o che mi chiede di lottare contro la concorrenza fiscale. Non lo abbiamo toccato, ma è un altro punto molto importante. La concorrenza fiscale al ribasso nella zona euro non è accettabile.
Ci aiuterebbe molto, nei negoziati che dobbiamo avviare, avere da voi una spinta in questo senso. Potremmo anche confrontarci meglio con colleghi che sono sempre molto solerti nel presentare la posizione del loro Parlamento. Penso a chi viene da Copenaghen, da Helsinki, da Tallinn, da Berlino. Usiamo la forza della democrazia, la forza che può arrivare al Governo dal Parlamento, per lavorare in questa direzione ed essere ancora più protagonisti insieme in questo dibattito.
Sull'immigrazione, che non è tema dell'audizione, mi limito a dire che, dopo un difficile negoziato, finalmente l'Europa ha assunto responsabilità che non ha mai avuto in passato. Ha assunto l'impegno di condividere un certo numero di rifugiati politici. Sono 60.000 in tutto. È un passo in avanti senza precedenti. È un piccolo passo, ma un'organizzazione complessa come l'Unione europea si cambia anche con un passo in avanti dopo l'altro.
Uno di questi passi, che certamente non ha precedenti nella storia europea, è l'impegno di tutti gli Stati membri a condividere, durante questa emergenza, 60.000 rifugiati politici.
PRESIDENTE. Nel ringraziare il sottosegretario Gozi e tutti gli intervenuti, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9.15.