Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
Comm. bicam. Vigilanza RAI
Comm. bicam. Vigilanza RAI
Sulla pubblicità dei lavori ... 144
Audizioni nell'ambito dello schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente l'affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, con l'annesso schema di convenzione. Atto n. 399.
Audizione del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli (Svolgimento e conclusione) ... 144
Comunicazioni del presidente ... 145
ALLEGATO (Quesiti per i quali è pervenuta risposta scritta alla presidenza della Commissione) ... 146
Mercoledì 15 marzo 2017. — Presidenza del presidente Roberto FICO. — Interviene il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli.
La seduta comincia alle 14.20.
Sulla pubblicità dei lavori.
Roberto FICO, presidente, comunica che ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso, la trasmissione diretta sulla web-tv e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Audizioni nell'ambito dello schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente l'affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, con l'annesso schema di convenzione.
Atto n. 399.
Audizione del Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli.
(Svolgimento e conclusione).
Roberto FICO, presidente, dichiara aperta l'audizione in titolo.
Dopo gli interventi sull'ordine dei lavori dei senatori Maurizio GASPARRI (FI-PdL XVII), Maurizio ROSSI (Misto-LC) e Luigi D'AMBROSIO LETTIERI (CoR), del deputato Vinicio Giuseppe Guido PELUFFO (PD) e del senatore Federico FORNARO (Art. 1 – MDP), Antonello GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, svolge una relazione, al termine della quale prendono la parola, per formulare quesiti e richieste di chiarimento, i senatori Alberto AIROLA (M5S) e Maurizio ROSSI (Misto-LC), la deputata Mirella LIUZZI (M5S), il senatore Salvatore MARGIOTTA (PD), il deputato Pino PISICCHIO (Misto), il senatore Lello CIAMPOLILLO (M5S), i deputati Maurizio LUPI (AP-NCD-CpE), Vinicio Giuseppe Guido PELUFFO (PD) e Giorgio LAINATI (SC-ALA-CLP-MAIE), e Roberto FICO, presidente.
Antonello GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, risponde ai quesiti posti.
Roberto FICO, presidente, nel ringraziare il sottosegretario Giacomelli, dichiara conclusa l'audizione.
Comunicazioni del presidente.
Roberto FICO, presidente, comunica che sono pubblicati in allegato, ai sensi della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza della Commissione sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, approvata dalla Commissione il 18 marzo 2015, i quesiti dal n. 539/2676 al n. 577/2762, per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (vedi allegato).
La seduta termina alle 16.25.
N.B.: Il resoconto stenografico della seduta della Commissione è pubblicato in un fascicolo a parte.
ALLEGATO
QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (dal n. 539/2676 al n. 577/2762)
ANZALDI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
per l'anno 2016 l'importo del canone Rai delle famiglie è stato fissato in euro cento e che la relativa riscossione è stata inserita nella bolletta elettrica;
grazie a queste due riforme decise dal governo Renzi, l'evasione del canone delle famiglie è scesa, secondo le stime della Rai, dal 27 per cento al 6 per cento circa, e per l'Agenzia delle entrate ad ancora meno del 6 per cento;
per gli anni 2014-2015 gli incassi della Rai dalla sola riscossione del canone ammontavano a circa 1,7 miliardi di euro;
il recupero dell'evasione, secondo quanto riportato in alcuni articoli di stampa, dovrebbe consentire alla Rai di recuperare per l'anno 2016 un extragettito di circa duecento milioni di euro, così da ricavare, dalla sola riscossione dei canoni ordinario e speciale, circa 1,9 miliardi di euro;
secondo alcuni organi di stampa anche per l'anno 2016 il bilancio della Rai si sarebbe chiuso in rosso, con perdite ancora superiori a quelle degli anni precedenti;
si chiede di sapere:
come vengano impiegate dalla Rai le risorse derivanti dal cosiddetto extragettito da canone nel 2016, rispetto alla cifra già fissata di 1,7 miliardi di euro di introiti previsti;
se esista un piano di risparmi per gli anni 2016 e 2017, a quanto ammonti e da quali voci sia composto. (539/2676)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
In primo luogo si ritiene opportuno mettere in evidenza il fatto che gli esercizi 2014 e 2015 – nei quali il gettito da canoni ordinari si è attestato nell'ordine di circa 1,5 miliardi di euro – non hanno presentato un equilibrio dei conti: il 2014, infatti, ha beneficiato di una plusvalenza straordinaria di quasi 300 milioni di euro collegata alla quotazione di una quota di minoranza di Rai Way, mentre il 2015 ha chiuso in perdita.
Per quanto riguarda l'esercizio 2016 il bilancio – ancora in fase di «chiusura» anche alla luce della tempistica nella raccolta dei dati relativi al canone in bolletta – mette in evidenza per il conto economico un risultato di segno positivo; sotto il profilo quantitativo è da mettere in evidenza come l'esercizio – analogamente a tutti gli anni pari – risenta dell'impatto rilevante sui costi connesso alla presenza di eventi sportivi straordinari (nel caso in questione Campionati Europei di calcio e Olimpiadi estive).
Per quanto riguarda il 2017 – e anni successivi – è attualmente in corso con l'Azionista Ministero dell'Economia un dialogo finalizzato a definire puntualmente gli elementi di riferimento necessari alla determinazione delle variabili economico-finanziarie; in ogni caso, ferma restando la necessità di poter disporre di uno scenario di riferimento puntualmente definito nei valori, sono già stati definiti piani di interventi sui costi e sugli investimenti.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
come riportato dalle maggiori testate giornalistiche, sul fronte dell'intrattenimento tre grandi società private gestiscono gli show che contano di più: Endemol, Magnolia e Ballandi;
solo Endemol vende ben sei trasmissioni alla tv di Stato, mentre Magnolia e Ballandi ne fabbricano almeno tre per ciascuno;
per assicurarsi questi dodici programmi chiave, la Rai trasferisce 42 milioni 322 mila euro ai tre fornitori sopra citati, ovvero quasi il 30 per cento delle risorse che RaiUno può investire fuori dal perimetro dell'azienda, pari a 145 milioni 525 mila euro nell'intero anno;
ad avviso dell'interrogante, in assenza di regole e procedure chiare, si è giunti alla concentrazione delle produzioni esterne in capo a pochi soggetti, mentre ancora non è chiaro come la Rai selezioni i fornitori piccoli e medi;
negli altri Paesi europei il meccanismo delle produzioni esterne è ben regolato; ad esempio, la Gran Bretagna si è dotata di un «Codice d'esercizio» che impone di lanciare un concorso di idee in cui chiunque può candidarsi e la Bbc rende noto il budget disponibile, tratteggia le linee del programma precisandone il giorno e l'ora della messa in onda. Inoltre, ogni anno la Bbc invia un rapporto al Garante della comunicazioni, l'OfCom, che valuta se il codice sia stato applicato correttamente;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai non intendano chiarire con urgenza quanto riportato in premessa e quali iniziative di propria competenza intendano assumere al fine di regolare in maniera chiara il meccanismo delle produzioni esterne garantendo una maggiore trasparenza ed evitando la concentrazione delle stesse in capo a pochi soggetti. (540/2677)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Le scelte adottate dalle Strutture editoriali sono il frutto di valutazioni che – partendo dalla linea editoriale complessiva – considerano sia i fabbisogni specifici di prodotti destinati a determinate collocazioni nell'ambito del mix di programmazione che le risorse economico-produttive a disposizione.
Ci sono continui confronti con i produttori di qualsiasi dimensione e natura – analogamente a quanto avviene con singoli artisti e autori – nell'ambito dei quali vengono discussi e valutati numerosi prodotti alcuni dei quali entrano a far parte della programmazione sulla base delle valutazioni editoriali e di compatibilità con le risorse economiche e produttive.
Le trattative economiche e contrattuali, anche sotto il profilo della forma del rapporto con l'eventuale produttore esterno, sono a cura delle Direzioni aziendali dedicate.
NESCI. – Alla Presidente della Rai – Premesso che:
lo scorso 15 gennaio, alla trasmissione di Rai 1 «L'Arena», condotta da Massimo Giletti, è stato ospite il commissario per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria, Massimo Scura;
alla trasmissione era stato invitato, come da notizie apparse sulla stampa calabrese, il segretario regionale della Cgil della Calabria per la Funzione pubblica, Alfredo Iorno, che aveva rifiutato l'invito a partecipare alla diretta, preferendo essere comunque intervistato;
l'intervista registrata con Iorno non è stata mandata in onda nell'ambito della puntata televisiva di cui sopra, durante la quale è stata rilevata l'assenza del rappresentante della Cgil, che aveva preferito la più congeniale intervista;
lo stesso Iorno avrebbe contestato, come riferito alla stampa, il Dca n. 128/2015 della struttura commissariale per il rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria, che recepisce un accordo di razionalizzazione dell'utilizzo del personale, nelle intenzioni volto a una migliore allocazione delle risorse umane del Servizio Sanitario Regionale, che, però, anche a parere dell'interrogante, si è rivelato uno strumento per ritardare le assunzioni necessarie a garantire il diritto alla salute in Calabria, nonché il rispetto degli obblighi derivanti dalla normativa europea sui turni e i riposi obbligatori del personale sanitario, recepita con la legge n. 161/2014 ed entrata in vigore il 25 novembre 2015;
a parere dell'interrogante il conduttore della citata trasmissione, Massimo Giletti, non mandando in onda l'intervista, ha offerto una versione parziale dei fatti e delle posizioni, così non rendendo un effettivo servizio pubblico cui la Rai è invece obbligata contrattualmente;
si chiede di sapere:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali iniziative di competenza intenda assumere, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, affinché nella trasmissione in oggetto sia garantito il pluralismo dell'informazione;
se non ritenga opportuno, per completezza di informazione, che la trasmissione «L'Arena» trasmetta l'intervista registrata con Iorno o una sua sintesi che ne riporti fedelmente il pensiero. (541/2681)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
L'intervista al segretario regionale Cgil per la funzione pubblica della Calabria, Alfredo Iorno, realizzata da Daniele Cortese e prevista in scaletta, non è andata in onda nella puntata del 15 gennaio per mancanza di tempo. Come talvolta accade, il protrarsi degli interventi in studio ha costretto la redazione del programma a sacrificare alcuni servizi filmati; nel caso della puntata in questione, più in particolare, l'intervento della Sen. Barbara Lezzi sui tagli alla sanità delle regioni ha incentrato la discussione non sul caso particolare della Calabria ma sulla più generale questione dei rapporti Stato-Regioni.
Tutto ciò premesso, si ritiene comunque che l'equilibrio nella trattazione dell'argomento non abbia risentito della mancata trasmissione dell'intervista (registrata). In studio, infatti, oltre al Commissario governativo Massimo Scura era presente il Segretario della Cisl Funzione Pubblica Calabria Antonio Bevacqua, il quale ha potuto illustrare il punto di vista sulla questione da parte della propria rappresentanza sindacale.
GASPARRI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
Rai Cinema S.p.a. è una società autonoma del gruppo Rai – nata nel 2000 – specializzata nell'attività di produzione, acquisizione e gestione dei diritti del prodotto audiovisivo sui diversi canali della filiera cinematografica;
detta Società si occupa – quindi – dell'acquisizione sui mercati nazionali e internazionali di prodotti per i palinsesti Rai e dell'intervento nel settore cinematografico con la produzione e distribuzione del prodotto attraverso la «01Distribution»;
nel dicembre 2016 è stata costituita la joint venture «Vision Distribution», che si occuperà di distribuzione cinematografica ed è frutto dell'accordo tra il Gruppo Sky Italia e cinque tra le principali società di produzione indipendenti italiane: «Cattleya», «Indiana», «Lucisano Media Group», «Palomar», «Wildside»;
attualmente, il settore della distribuzione cinematografica in Italia risulta gestito da tre grandi poli: ’Rai Cinema-01Distribution’, ’Medusa’ e ’Vision Distribution’;
da notizie in possesso dell'interrogante, sarebbe stata ipotizzata la nomina ad amministratore delegato di Rai Cinema di Silvio Maselli, attuale assessore alla cultura, al turismo e all'attuazione del programma del Comune di Bari;
si chiede di sapere:
quali siano i progetti della Rai, per il prossimo futuro, in merito a Rai Cinema;
se corrisponda al vero che la designazione di Silvio Maselli sia dovuta a ragioni di lottizzazione politica grazie alle sponsorizzazioni del sindaco di Bari – Antonio Decaro – attuale presidente dell'Anci, e dell’ex Presidente del Consiglio – dott. Matteo Renzi –;
se non ritenga che la suesposta nomina sia tesa deliberatamente, come taluni esperti ritengono, a indebolire Rai Cinema e a rafforzare la concorrenza.
(542/2682)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Per quanto attiene al futuro di Rai Cinema, non sono stati definiti progetti che ne indeboliscano il posizionamento sul mercato cinematografico italiano; al contrario Rai intende puntare sulle prospettive di sviluppo della società attraverso una sempre maggiore focalizzazione del core business costituito dall'intervento diretto in ambito produttivo.
L'ipotesi ventilata da alcuni giornali di una già decisa sostituzione di Paolo Del Brocco con Silvio Maselli è del tutto priva di fondamento.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
come riportato dalle maggiori testate giornalistiche, nel 2014, Rai Fiction ha acquistato i diritti del libro edito da Mondadori «La strada dritta» scritto da Francesco Pinto, Direttore del centro di produzione Tv di Napoli e già direttore di Raitre tra il 1998 ed il 2000;
«La strada dritta» sarebbe dovuta diventare una fiction sulla quale furono investiti ben 105 mila euro per acquisirne immediatamente i diritti: 80 mila euro per Francesco Pinto e 25 mila euro per la Mondadori;
alla luce dell'incarico svolto da Francesco Pinto all'interno della Tv di Stato, per cui secondo dati ufficiali percepisce un trattamento economico lordo annuo di euro 210.242;
ad avviso dell'interrogante tale scelta operata dalla Rai appare del tutto discutibile, poiché si sarebbe dovuto rispettare il codice etico ed evitare di sfruttare una posizione aziendale per lanciare un proprio prodotto sul mercato;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai siano a conoscenza dei fatti rappresentati in premessa;
se non ritengano che quanto accaduto non risulti essere una palese lesione del codice etico in considerazione del rapporto di lavoro intercorrente tra Francesco Pinto e la Rai. (543/2684)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
«La Strada Dritta» è una fiction del 2014, coprodotta da Rai Fiction e Cattleya.
La fiction era ispirata all'omonimo romanzo di Francesco Pinto, pubblicato da Mondadori, sulla costruzione dell'Autostrada del Sole. La società Cattleya ha acquisito i diritti di adattamento del romanzo e ha proposto alla Rai di coprodurre la fiction.
Una volta verificata l'insussistenza di profili di criticità alla luce della normativa applicabile, la Rai ha ritenuto di procedere con l'operazione, di cui è stata fornita – per ulteriore informazione e trasparenza – idonea informativa al Consiglio di Amministrazione nel marzo 2014.
La miniserie «La Strada Dritta» è stata trasmessa in prima visione da Rai1 il 20 e 21 ottobre 2014, risultando in entrambe le puntate il programma più visto della serata.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
come riportato dalle maggiori testate giornalistiche, a giugno 2016 Marco Liorni e Cristina Parodi sono stati confermati come conduttori per la stagione 2016/2017 del programma «La vita in Diretta» in onda su Rai 1 dal lunedì al venerdì dalle ore 14:05;
come previsto anche nelle precedenti edizioni, ogni venerdì la conduzione del programma ha un doppio studio con Cristina Parodi collegata da Milano e Marco Liorni da Roma;
Cristina Parodi, in diverse interviste, ha dichiarato che quella del venerdì sarebbe diventata «una giornata diversa, la giornata glam» quando, in realtà, da Milano la giornalista tratta argomenti di stringente attualità con ospiti che potrebbero essere intervistati anche negli studi di Roma;
ad avviso dell'interrogante la scelta di condurre la trasmissione dagli studi di Milano lascia dedurre che vi siano ragioni diverse rispetto a quelle professionali, considerato che, la conduttrice ha dichiarato più volte di voler lasciare il programma per tornare a vivere a Bergamo, vicino ai suoi familiari;
la scelta di mantenere due studi separati, per la conduzione della puntata del venerdì, comporta di fatto un raddoppio dei costi di produzione della trasmissione poiché è necessario impiegare, allo stesso tempo, risorse umane e strumentali in due studi separati sottraendole alla programmazione della tv di Stato;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai non intendano chiarire con urgenza quanto riportato in premessa;
quali iniziative di propria competenza intendano assumere al fine di evitare l'evidente spreco di risorse nella doppia conduzione nella giornata di venerdì del programma «La vita in diretta».
(544/2685)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
La puntata del venerdì del programma quotidiano «La vita in diretta» va in onda, come nelle due stagioni precedenti, dall'abituale studio di Roma in collegamento con lo studio di Milano.
La conferma di tale impostazione ha motivazioni editoriali connesse all'opportunità di ampliare la gamma dei temi proposti dal programma ad esempio per raccontare meglio il Nord Italia dal punto di vista sociale ed economico anche attraverso l'intervento, nella maggior parte a titolo gratuito, di giornalisti ed esperti che vivono a Milano.
La produzione avviene nel Centro di Produzione Rai di Milano utilizzando risorse umane e tecniche reperite nell'ambito di un complessivo e più ampio processo di ottimizzazione posto in atto dal Centro. In redazione, inoltre, viene utilizzata un'unità dello stesso Centro.
Da ultimo, si segnala che le risorse utilizzate per lo studio di Milano sono di entità notevolmente inferiore a quelle impiegate abitualmente nello studio di Roma.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
in base a quanto stabilito dal Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, previsto dalla legge 28 dicembre 2015, n. 220, di riforma della governance Rai, sono stati pubblicati sul sito internet della tv di Stato i curricula e i compensi lordi annui pari o superiori ai 200 mila euro, percepiti dai componenti degli organi di amministrazione e controllo, nonché dai dirigenti di ogni livello, compresi quelli non dipendenti della società;
come riportato dalla sezione trasparenza del sito ufficiale della Rai, nel 2016, il direttore generale Antonio Campo Dall'Orto ha percepito una retribuzione di 650 mila euro, la Presidente, Monica Maggioni, di 270 mila euro, ed il numero dei dirigenti e giornalisti che hanno guadagnato più di 200 mila euro ammonta a 94, mentre coloro che hanno superato la soglia dei 240 mila euro sono circa 40;
l'articolo 9 della legge 26 ottobre 2016, n. 198, ha stabilito che ai compensi degli amministratori, del personale dipendente, dei collaboratori e consulenti del soggetto affidatario della concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale si applica il limite massimo retributivo di 240.000 euro annui;
come riportato dalle maggiori testate giornalistiche, il consiglio di amministrazione della Rai ha stabilito che la retribuzione dei dirigenti potrà andare oltre i 240.000 euro con un'indennità di funzione di 50.000 euro, riproponendo di fatto compensi molto elevati;
la stessa Presidente della Rai, Monica Maggioni, ha dichiarato che negare la possibilità di «avere un manager con uno stipendio sopra i 240.000 euro è molto pericoloso»;
nonostante la normativa attualmente in vigore, la sezione trasparenza del sito ufficiale della Rai non ha subito alcuna modifica, lasciando intendere che non vi è stato alcun adeguamento ai compensi sopra riportati e che numerosi dirigenti della tv pubblica continueranno a percepire un compenso ben superiore al tetto di 240 mila euro previsto per legge;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai non intendano chiarire con urgenza quanto riportato in premessa;
quali iniziative di propria competenza intendano assumere al fine di rendere operativo il tetto massimo per i compensi dei dirigenti pubblici fissato, a norma di legge, in 240 mila euro annui.
(545/2689)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Già in data 13 gennaio la Rai ha proceduto all'aggiornamento del sito trasparenza specificando espressamente che «Ai compensi pubblicati nella presente sezione, si applica – a partire dal 15 novembre 2016, data di entrata in vigore della legge 26 ottobre 2016, n. 198 – il limite massimo retributivo di euro 240.000 annui, stabilito dalla predetta legge» Il relativo aggiornamento è stato poi reso operativo il successivo 31 gennaio, in coerenza con la scansione temporale indicata nel «piano trasparenza».
CROSIO, CENTINAIO. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
Giancarlo Leone, giornalista che ha iniziato la sua attività presso la redazione romana de «Il Piccolo» di Trieste nel 1975, ha lasciato lo scorso dicembre il suo incarico in Rai dopo 33 anni, garantendo comunque la propria disponibilità a collaborare «da esterno» con l'azienda ancora nei primi mesi del 2017;
da indiscrezioni apprese, sembra che la scelta di dimettersi sia stata agevolata da uno «scivolo» al pensionamento di 2 milioni di euro;
se lo strumento dello «scivolo» viene utilizzato di solito dalle aziende per agevolare il pensionamento precoce di dipendenti che non hanno raggiunto i requisiti per poter andare in pensione, in questo caso sembra che la Rai lo abbia applicato ad un dipendente che aveva già raggiunto il 40o anno di contributi lavorativi e che, secondo la normativa dell'Inpgi, aveva comunque la possibilità di accedere al pensionamento di anzianità;
in occasione del Festival di Sanremo, sembra che la Rai si stia avvalendo di Giancarlo Leone come consulente esterno, tanto che il giornalista parla per conto della Rai dando conferme e smentite sul proprio profilo twitter circa gli ospiti al Festival;
si chiede di sapere:
se rispondano al vero le indiscrezioni secondo cui il giornalista Leone sia andato in pensione con un'agevolazione economica cospicua nonostante avesse maturato i requisiti di pensionabilità;
se l'Amministrazione conferma l'incarico di consulente affidato a Giancarlo Leone in occasione del Festival di Sanremo e, in caso positivo, se questo venga svolto sotto compenso. (546/2690)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Leone ha ritenuto di aderire ad un piano straordinario di incentivazione all'esodo volontario rivolto a tutto il personale giornalistico con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato; obiettivo del piano è quello di favorire il rinnovamento generazionale della categoria.
Per quanto riguarda il Festival di Sanremo, la Rai ha ritenuto di avvalersi della collaborazione di Leone alla luce dei positivi risultati ottenuti – non solo in termini di ascolti ma anche, più in generale, di qualità del «prodotto» – nel corso delle due precedenti edizioni condotte da Carlo Conti (che Leone ha gestito in prima persona in qualità di Direttore di Rai 1). I positivi risultati dell'edizione 2017 (con un ascolto medio oltre il 50 per cento, miglior dato dal 2005) confermano la bontà delle scelte effettuate.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
i compensi dei conduttori televisivi non sono resi noti in maniera ufficiale sebbene la Rai sia una società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia finanziata dai cittadini attraverso il canone;
come riportato dalle maggiori agenzie di stampa, a febbraio 2016, Bruno Vespa, il conduttore del programma televisivo «Porta a Porta», avrebbe rinnovato il contratto in Rai per un importo superiore a circa 1 milione di euro;
negli anni 2010-2013, il conduttore avrebbe siglato un contratto triennale con un compenso base di 4 milioni e mezzo a cui si sarebbero aggiunte puntate extra e speciali che avrebbero portato la retribuzione a circa 6,3 milioni; mentre per il 2014, il conduttore avrebbe rinnovato il contratto per un compenso totale di circa 1,9 milioni di euro, similmente a quanto previsto per il 2015;
il contratto del bravissimo conduttore televisivo, oltre ad un compenso base, prevedrebbe altresì puntate «extra», fuori dalla programmazione ordinaria e mandate in onda, oltre la centesima puntata, che sarebbero pagate ognuna circa 12 mila euro e le puntate speciali, come le lunghe maratone organizzate per seguire gli eventi più importanti dell'attualità, che costerebbero circa 25 mila euro ciascuna;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai non intendano chiarire e confermare quanto riportato in premessa;
se non ritengano opportuno fare chiarezza sui cachet effettivamente percepiti dai conduttori televisivi ai fini di trasparenza, moralizzazione ed equità.
(547/2691)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Il contratto base di Vespa per il triennio 2014-2017 ammonta a 1,3 milioni di euro l'anno, con eventuali extra (nella misura di 30 mila euro per una prima serata e di 11.700 euro per una seconda serata) sino ad un valore massimo insuperabile di 1,8 milioni di euro.
Per quanto riguarda la tematica della pubblicazione dei compensi degli artisti, la Rai si attiene alle specifiche disposizioni della legge 28 dicembre 2015, n. 220 (che, all'articolo 2, comma 10, richiede la «pubblicazione ...dei compensi lordi percepiti dai soggetti, diversi dai titolari di contratti di natura artistica»); in merito, peraltro, si ritiene opportuno mettere in evidenza come per un'azienda chiamata ad operare in un mercato concorrenziale la diffusione di informazioni di questo genere determini un danno dando un'immediata posizione di vantaggio agli altri operatori del mercato.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
come riportato dalle maggiori testate giornalistiche, il direttore artistico e conduttore del sessantasettesimo Festival della Canzone Italiana, Carlo Conti, percepirebbe un cachet di 650.000 euro;
il direttore artistico di Sanremo avrebbe concordato con la Rai un cachet ancora più corposo rispetto a quelli degli anni precedenti, visto che Conti guadagnerebbe 100 mila euro in più rispetto al 2016 e 50 mila euro in più rispetto a Fabio Fazio, che per le edizioni 2013 e 2014 avrebbe ottenuto una retribuzione di 600 mila euro;
il compenso del conduttore sembrerebbe essere ben lontano da quello ricevuto da Gianni Morandi nel 2012 pari a 800 mila euro o al milione di euro guadagnato nel 2009 da Paolo Bonolis;
sembrerebbe, inoltre, che la Rai abbia prorogato il contratto in esclusiva con il conduttore fiorentino fino a giugno 2019, senza però informare ufficialmente tutti i cittadini contribuenti circa l'entità economica del contratto stesso;
se da un lato, i vertici di Viale Mazzini si sono apprestati a concludere un contratto con cifre da capogiro, dall'altro lato, continuerebbe a gravare sulla tv di Stato l'oneroso debito accumulato nonostante il canone in bolletta;
ad avviso dell'interrogante, il cachet del celebre conduttore televisivo resta un simbolo spropositato di una sfarzosità fuori da ogni logica mentre il Paese tenta di risollevarsi, con non poca fatica, dagli ultimi eventi tragici che lo hanno colpito;
oltre alle spropositate cifre di Conti, i costi relativi alla gestione e al funzionamento di uno dei più grandi eventi televisivi dell'anno non sono stati ancora resi noti in via ufficiale;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai non intendano chiarire e confermare quanto riportato in premessa;
se non ritengano opportuno rendere noto in via ufficiale i costi ed i ricavi relativi alla gestione del sessantasettesimo Festival della Canzone Italiana, nel rispetto del principio di trasparenza.
(548/2692)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
I valori economici collegati al Festival di Sanremo – che rappresenta il principale evento della televisione italiana – sono correlati ai relativi risultati.
Il Festival 2017, con un ascolto medio oltre il 50 per cento miglior dato dal 2005, presenta – come comunicato anche alla stampa – un risultato finale positivo nell'ordine di 7 milioni di euro; il dato relativo al triennio 2015-2017 si attesta nell'ordine di circa 17 milioni di euro.
AIROLA. – Al Direttore generale della Rai – Premesso che:
nella trasmissione Di martedì in onda ieri sera martedì 31 gennaio sull'emittente LA 7 condotta da Giovanni Floris era presente in qualità di ospite il noto anchorman del TG1 Francesco Giorgino;
Francesco Giorgino ha preso parte alla suddetta trasmissione affrontando un vero e proprio dibattito politico;
oltretutto, nel medesimo istante andava in onda su RAI 3 il programma Agorà, del medesimo tenore e in diretta concorrenza con Di martedì;
si rileva inoltre come la RAI abbia reso pubblico il fatto che Agorà la scorsa settimana aveva nettamente superato la trasmissione di LA 7 nell'ambito degli ascolti;
infine, risulta allo scrivente che per la partecipazione in programmi di altra emittente occorra il permesso del proprio dirigente;
si chiede di sapere:
se la Rai abbia effettivamente concesso a Francesco Giorgino il permesso di partecipare ad un programma prodotto e trasmesso dal canale LA 7;
in caso affermativo, quale dirigente RAI abbia concesso tale permesso;
se l'Azienda ritenga corretto nell'ottica di Servizio Pubblico radiotelevisivo quanto accaduto e riportato nel presente atto. (549/2693)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
L'autorizzazione a Giorgino è stata data – in coerenza con la policy aziendale – dal Direttore editoriale per l'offerta informativa.
Le richieste di autorizzazione – peraltro molto limitate nei numeri – vengono puntualmente valutate caso per caso e concesse qualora si ritenga che non impattino negativamente sulla qualità dell'informazione Rai (come declinata, tra l'altro, nel Contratto di servizio).
GASPARRI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
la scenografia del 67o Festival della canzone italiana (di seguito «Sanremo 2017») è stata disegnata dall'architetto Riccardo Bocchini;
l'allestimento del Teatro Ariston di Sanremo, location storica del Festival, è stata affidata a Bocchini per la terza volta consecutiva;
l'architetto risulta essere un professionista esterno all'azienda concessionaria del servizio pubblico;
ciò nonostante, a Bocchini sono stati in passato affidati gli allestimenti per altrettanti importanti programmi della rete ammiraglia come «L'eredità», «Affari tuoi», «I migliori anni», «Tale e quale show», «Sogno e son desto» ed altri;
secondo quando riportato dal quotidiano la Verità in un articolo a firma Carlo Piano del 1o febbraio u.s., l'architetto Bocchini risulterebbe essere indagato dalla Procura di Roma nell'ambito di una inchiesta che investe 52 funzionari, dirigenti e direttori di fotografia che hanno lavorato in Rai;
l'accusa nei confronti di Bocchini sarebbe quella di aver intascato tangenti in cambio di lavori nei programmi Rai;
si chiede di sapere:
quale procedura sia stata seguita nell'assegnazione dell'incarico di allestimento scenografico del Teatro Ariston;
perché si sia preferito, per l'ennesima volta, affidare un incarico a un professionista preso dall'esterno;
che tipo di contratto sia stato stipulato e a quanto ammonti l'appalto di Bocchini;
se la scelta di Bocchini, in considerazione dell'inchiesta della Procura di Roma su un giro di tangenti per lavori in show di punta della Rai, compreso il Festival di Sanremo, sia considerata opportuna e se sia compatibile con il Piano anticorruzione e trasparenza della Rai;
le ragioni del mancato inserimento dell'articolo di Carlo Piano nella rassegna stampa redatta dall'Ufficio stampa Rai.
(550/2694)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
La Rai ha ritenuto di affidare nuovamente l'allestimento scenografico del Festival di Sanremo all'architetto Riccardo Bocchini alla luce dei positivi risultati ottenuti – non solo in termini di ascolti ma anche, più in generale, sulla qualità del «prodotto» – nel corso delle due precedenti edizioni condotte da Carlo Conti. Per quanto concerne, più in particolare, l'edizione 2017, il lavoro progettuale ha portato alla trasformazione del teatro Ariston in una suggestiva Music-Hall dove la scenografia si unisce alla grafica e alla tecnologia.
Alla luce delle recenti notizie di stampa riguardanti presunti assegnazioni irregolari di appalti in Rai che avrebbero coinvolto l'architetto Bocchini la Rai ha richiesto allo stesso Bocchini di fornire chiarimenti in merito (dai quali è emerso come Bocchini non abbia ricevuto alcun avviso di garanzia e non sia stato mai ufficialmente informato di essere coinvolto in indagini).
L'articolo de «La verità» figurava nella più ampia rassegna stampa on line, mentre non era stato inserito nella più sintetica versione cartacea.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
come riportato dalle maggiori testate giornalistiche, lo scorso 30 gennaio, si sarebbe tenuto un incontro tra il Direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall'Orto, e il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, per discutere «del rafforzamento della presenza della Rai a Milano»;
un incontro che sarebbe stato concordato dopo che il Sindaco di Milano avrebbe dichiarato che «dopo tante discussioni, è arrivato il momento che la Rai faccia qualcosa di più per portare parte dell'informazione a Milano»;
da un post pubblicato sulla pagina Facebook del Sindaco di Milano si apprende che riguardo il rafforzamento della presenza della Rai a Milano «c’è una forte volontà di costruire in tempi veloci un progetto concreto, a beneficio della Rai e di Milano»;
nonostante le dichiarazioni sopra riportate, dai vertici della Rai, non sono state fornite informazioni aggiuntive circa le eventuali tempistiche e modalità con cui dovrebbe avvenire il trasferimento di alcuni settori di produzione da Roma a Milano;
durante l'audizione svoltasi lo scorso 25 gennaio presso la Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il Direttore Generale della Rai in maniera molto confusa si è limitato ad affermare che «la sede di Milano è la meno definita dal punto di vista del luogo in cui produciamo» e che l'intenzione è di «trovare una soluzione all'altezza del rapporto tra la Rai e una città importante come Milano»;
ad avviso dell'interrogante, il trasferimento di una parte della produzione della Rai a Milano mostra non solo evidenti problemi logistici, considerato che la sede di Corso Sempione è di dimensioni ridotte e che la produzione di Via Mecenate ha un contratto d'affitto con un privato che scade nel 2019, ma soprattutto di costi, considerato che, sulla tv di Stato continua a gravare l'oneroso debito accumulato negli anni nonostante il canone in bolletta;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai non intendano chiarire e confermare quanto riportato in premessa;
se non ritengano opportuno presentare un progetto chiaro e preciso, anche in riferimento ai costi, in merito al rafforzamento della presenza della Rai a Milano. (551/2695)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
In linea prospettica – come evidenziato anche nel piano industriale 2016 2018 – la Rai intende procedere al rafforzamento della propria presenza a Milano, operando in particolare attraverso l'introduzione di una specializzazione del centro produttivo per valorizzarne le competenze e aumentarne l'efficacia.
Nel corso dei prossimi mesi saranno definiti specifici progetti operativi.
ANZALDI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
secondo quanto riportato in alcuni articoli apparsi sulla stampa nei giorni scorsi, l'architetto Bocchini, scenografo e architetto del Festival di Sanremo, sarebbe indagato per corruzione dalla Procura di Roma, nell'ambito di un'inchiesta sui fratelli Biancifiori;
gli episodi di corruzione, per i quali sarebbe indagato, si riferirebbero a fatti in qualche modo riconducibili alle decine di incarichi di cui egli sarebbe stato assegnatario, in qualità di esterno, per molti dei più importanti programmi trasmessi dalla Rai negli ultimi anni;
nella medesima inchiesta, sempre secondo gli stessi articoli di stampa, risulterebbero complessivamente indagate cinquantadue persone, tra cui numerosi funzionari, dirigenti e direttori della fotografia Rai, che sarebbero stati sospesi o allontanati dall'azienda pubblica;
sono ormai trascorsi alcuni mesi dalle dimissioni dall'azienda del responsabile anticorruzione, dottor Gianfranco Cariola, che non è stato ancora sostituito e le cui funzioni sono esercitate ad interim da un altro alto dirigente, che svolge, però, in azienda altri importanti incarichi;
nella proposta di aggiornamento del Piano Anticorruzione, la Rai avrebbe inserito ben cinquantacinque posizioni organizzative esenti dalle procedure normali di selezione interna;
si chiede di sapere:
a quanto ammontino gli appalti affidati esternamente alla Rai per luci, scenografie, e materiali di scena;
per quali ragioni la Rai non gestisca internamente queste attività e le affidi, invece, all'esterno, con conseguente aumento dei rischi di corruzione;
per quali ragioni non sia stato ancora nominato il nuovo responsabile dell'Anticorruzione;
se corrispondano al vero le notizie secondo cui in questa posizione potrebbe essere nominato un manager esterno e che tutte le posizioni apicali, secondo il nuovo piano Anticorruzione, saranno di fatto esenti dal job posting. (552/2696)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
La Rai adotta logiche di esternalizzazione per quelle attività che – non presentando dinamiche di continuità nel corso dell'anno – consentono il conseguimento di economie di scala attraverso il ricorso a fornitori esterni specializzati.
A seguito delle dimissioni del Direttore dell'Internal Auditing Gianfranco Cariola l'incarico di Responsabile per la prevenzione della corruzione è stato affidato in via transitoria – a Nicola Claudio (Direttore della Segreteria del Consiglio di Amministrazione); si segnala peraltro che in data 6 febbraio la Rai ha affidato a Delia Gandini (proveniente dal Gruppo Rizzoli Corriere della Sera, in cui ricopriva dal 2013 la carica di Chief Audit Executive) l'incarico di Direttore dell'Internal Auditing.
Con riferimento al tema dei criteri di reclutamento e selezione, si ritiene opportuno mettere in evidenza come il piano triennale di prevenzione della corruzione 2017-2019 identifica a priori i casi di esclusione rispetto allo «standard»:
a) casi in deroga, adeguatamente motivati e successivamente autorizzati dal livello organizzativo competente, quali i titolari di posizioni connotate da rapporti di fiducia professionale al massimo livello di responsabilità in ambito editoriale e gestionale, come quelle a diretto riporto del Presidente, del Direttore Generale e dei Chief Officer;
b) lavoratori inseriti in bacini di reperimento professionale in applicazione di accordi sottoscritti dalla Società e dalle 00.SS.;
c) piani di assunzione di lavoratori iscritti alle liste di collocamento mirato ex lege n. 68/99 e successive modifiche e integrazioni. In tal caso le assunzioni possono essere regolamentate da specifiche convenzioni. Le candidature pervengono alla Società spontaneamente, mediante registrazione nella Banca Dati Aziendale, nonché per il tramite degli uffici competenti di cui alla citata legge n. 68/99 in caso di richiesta da parte della Società di preselezione ai sensi dell'articolo 7, comma 1, della medesima legge;
d) casi eccezionali e/o di urgenza oggettiva, connessi all'espletamento della missione di Servizio Pubblico, di continuità del palinsesto e/o dell'informazione, determinati da cause non programmabili, adeguatamente motivati e successivamente autorizzati dal livello organizzativo competente.
GASPARRI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
il Comitato di Redazione della TGR Sardegna (organismo sindacale di base) ha segnalato, nel documento del 1o febbraio 2017 inviato alla Direzione della TGR e all'Usigrai, l'intenzione del Caporedattore di mettere in onda all'interno degli spazi di informazione una serie di servizi realizzati presso la sede della società Tiscali, fondata dall'europarlamentare, ex segretario regionale del PD ed ex presidente della Regione Sardegna, Renato Soru;
tali servizi sono stati effettivamente concordati durante un colloquio ufficiale tra il Caporedattore della TGR Sardegna Anna Piras, un redattore all'uopo da lei incaricato e la rappresentante della società Tiscali, Alice Soru, colloquio svoltosi nei locali della società Tiscali;
gli stessi servizi, precedentemente concordati, sono stati successivamente girati dal personale Rai presso la sede di Tiscali, a Cagliari, e successivamente montati e predisposti alla messa in onda presso la Sede Rai di Cagliari dal personale dell'Azienda di servizio pubblico, e che tali servizi sono tuttora custoditi nell'archivio digitale della Redazione;
accertato che:
il contenuto di tali servizi era incentrato sul programma di corsi di addestramento e di avviamento all'imprenditoria destinati ai giovani, denominato «Open Campus» che Tiscali svolge a pagamento e che pubblicizza anche sugli organi di informazione locali;
la messa in onda della prima puntata della serie è stata bloccata dal Capo Redattore Piras in seguito alle rimostranze della Redazione espresse in assemblea sindacale e significate nel suddetto comunicato del Comitato di redazione;
evidenziato che:
già più volte i vertici aziendali della Rai hanno dovuto constatare e contrastare episodi in cui si era evidenziata la presenza di brand e pubblicità occulte all'interno di programmi d'informazione o di altro genere del servizio pubblico;
si chiede di sapere:
se tali fatti costituiscono la violazione delle norme legali ed etiche che impongono al servizio pubblico radiotelevisivo di non svolgere alcuna forma di pubblicità alle aziende private se non nelle forme e nei modi previsti nell'ambito commerciale aziendale. (553/2697)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si riportano le considerazioni del caporedattore della TGR Sardegna.
L'azienda Tiscali non è in alcun modo coinvolta nei servizi che abbiamo realizzato: si tratta di uno spazio di co-working che si trova nell'edificio di Sa Illetta dove i giovani che non possono permettersi di affittare locali vengono ospitati, usufruiscono di una serie di servizi (tavoli, consulenze su vari settori) e hanno la possibilità di mettersi in rete scambiando esperienze. Sono esperimenti già attuali da tempo in altre città italiane e che ora prendono piede anche in Sardegna. Non ci risulta – ma non ci è stato specificato – che ci siano corsi a pagamento, da quello che ci hanno spiegato i coworker affittano spazi comuni non potendosi permettere affitti in proprio. La nostra preoccupazione, da subito, è stata proprio quella di evitare qualsiasi riferimento al luogo fisico Tiscali, proprio per non indurre a credere che ci fosse un legame con l'azienda (attualmente in mani russe, e con la quale l'open campus non ha rapporti giuridici o aziendali). Si tratta, in sostanza, di uno spazio fisico dal quale abbiamo tratto delle storie di giovani che riescono a realizzare start up mettendo a frutto collaborazioni e usufruendo dei servizi in comune. Lo abbiamo già fatto in altri spazi di co-working, senza ovviamente citare il locatario che ha la sola funzione di percepire degli affitti e mettere a disposizione degli spazi. La veridicità di quanto scrivo è facilmente riscontrabile dal Dalet dove ci sono – già montati ma appunto ancora non andati in onda – due servizi realizzati da Paolo Mastino. Il motivo della mancata messa in onda dipende dal fatto che avremmo voluto avere un piccolo magazzino di almeno 4-5 esperienze diverse in vari settori e in luoghi diversificati (ad esempio altri spazi di coworking, università, eccetera). La mia/nostra attenzione sulla questione dei marchi è sempre stata alta, come da indicazione aziendale e da deontologia e buon senso professionale e questa è anche la risposta alla presunta sponsorizzazione, che non solo non è riscontrabile oggettivamente ma sarebbe contraria a quelle regole aziendali, etiche e deontologiche che non è nelle intenzioni o nell'indole professionale di alcuno di noi violare.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
la legge 28 dicembre 2015, n. 208 (Legge di bilancio 2016) ha previsto all'articolo 1, commi da 152 a 161, disposizioni concernenti il pagamento del canone di abbonamento alla televisione da parte dei titolari di utenza di fornitura di energia elettrica mediante addebito sulle fatture emesse dalle imprese elettriche;
come riportato dalle maggiori testate giornalistiche, nelle previsioni iniziali della Rai l'incasso finale avrebbe dovuto attestarsi intorno agli 1,861 miliardi di euro, quindi 1 miliardo e 700 milioni circa incassato in media negli anni scorsi più un extra gettito, che ammonta alla metà del totale delle maggiori entrate, che nelle previsioni più caute sarebbero dovute essere superiori ai 300 milioni di euro;
lo studio annuale pubblicato da R&S Mediobanca, in merito al settore radio televisivo, mostra come la previsione del canone nella bolletta elettrica a partire dal 2016 non ha portato gli effetti tanto attesi dai vertici della tv di Stato;
il report sopra citato indica che il canone Rai in bolletta avrebbe raccolto circa 2 miliardi di euro di cui 1,7 miliardi andrebbero nello casse di Viale Mazzini e 300 miliardi allo Stato come tasse, cifra sostanzialmente pari agli 1,637 miliardi del 2016, prima di quanto stabilito dalla legge di bilancio 2016;
ad avviso dell'interrogante, il dato ancora più preoccupante è che sulla base di quanto stabilito dalla normativa attualmente in vigore, che prevede un ulteriore taglio dell'imposta, e dalle cifre appena riportate, nel 2017, la Rai rischierebbe di ritrovarsi con un gettito molto basso e mai raggiunto sino ad oggi;
a fronte dei 453 milioni di perdite nette, registrate dal 2011 al 2015, e in considerazione del flop del canone in bolletta, i vertici della Rai non sono stati ancora in grado di trovare una strategia che sia in grado di fornire una formula di redditività vincente per i conti della tv di Stato;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai non intendano chiarire e confermare quanto riportato dallo studio annuale pubblicato da R&S Mediobanca circa gli introiti derivanti dal pagamento del canone di abbonamento alla televisione in bolletta. (554/2699)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
L'esercizio 2016 costituisce – come testualmente riportato nello studio Mediobanca R&S – «il primo esercizio di applicazione della nuova modalità di riscossione del canone mediante addebito sulle fatture emesse dalle imprese elettriche, con una riduzione del tasso di evasione a circa il 6 per cento (utenza privata). Partendo dai 2 miliardi complessivi riscossi nel 2016, deducendo il 5 per cento trattenuto dallo stato (la Legge n. 190 del 2014 impone una riduzione del 5 per cento delle somme da riversare alla Rai per canoni), il 33 per cento dell'extra-gettito, la tassa di concessione governativa e l'IVA, il canone annuale effettivamente di competenza Rai nel 2016 si dovrebbe attestare nell'ordine di circa 1,7 miliardi per quanto riguarda il canone ordinario. Per il 2017, quando il canone ordinario scenderà a 90,00 euro e la percentuale di extra-gettito da riversare alla Rai calerà al 50 per cento, si stima che il canone di competenza Rai si ridurrà a 1,6 miliardi.»
I meccanismi sopra riportati comportano – in estrema sintesi – una dinamica di progressiva riduzione della quota di competenza della Rai sul canone ordinario: nel 2017, ad esempio, questa si attesta attorno all'84 per cento (contro il 93 per cento registrato sino al 2013).
Nel quadro sopra sintetizzato per quanto riguarda specificamente l'esercizio 2017, la Rai sta sviluppando un budget con piani di interventi sui costi e sugli investimenti con l'obiettivo di addivenire ad una situazione di equilibrio del conto economico.
AIROLA. – Al Direttore generale della Rai – Premesso che:
da notizie di stampa si apprende che, dopo essere stato ospite una settimana fa circa nella trasmissione condotta da Fabio Fazio su Raitre a promuovere il suo libro, lo scorso 4 febbraio Giovanni Floris è tornato sulla medesima emittente invitato dal giornalista Massimo Gramellini;
risulterebbe altresì che l'agente di Giovanni Floris sarebbe il produttore Beppe Caschetto, il quale peraltro ricoprirebbe il medesimo ruolo anche per Fabio Fazio ed anche per la direttrice di Raitre Daria Bignardi, almeno finché quest'ultima ha lavorato in qualità di conduttrice TV;
Giovanni Floris è il conduttore della trasmissione «Di martedì» della emittente LA7, oltre che essere un volto simbolo della emittente stessa;
si chiede di sapere:
se la dirigenza della Rai abbia effettivamente autorizzato la direttrice Daria Bignardi a permettere a Fabio Fazio ed a Massimo Gramellini di promuovere la pubblicazione a firma Giovanni Floris e ad invitarlo a questo fine negli spazi televisivi da loro condotti;
in caso affermativo, quale sia la ragione che detta la volontà di far comparire nei canali della Rai personaggi appartenenti a reti concorrenti (La7) e di non voler al contrario valorizzare i programmi e i volti di rete;
se l'Azienda ritenga corretto nell'ottica di Servizio Pubblico radiotelevisivo quanto accaduto e riportato nel presente atto. (555/2700)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
È scelta editoriale del programma «Che tempo che fa» annoverare tra i propri ospiti personaggi di rilievo della scena culturale e dello spettacolo, di quella sociale e della politica, soprattutto nella chiave dell'attualità e della risonanza sociale.
In questo quadro si inserisce l'invito a Giovanni Floris, che ha recentemente pubblicato il libro «Quella notte sono io», sul dramma del bullismo (tema cui la Rai ha dedicato la settimana 21-27 novembre 2016 attraverso programmi, campagne di comunicazione, ecc.).
L'autorizzazione a Floris è stata data – in coerenza con la policy aziendale per gli ex dipendenti – dal Direttore Risorse Umane e Organizzazione.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
la legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Legge finanziaria per il 2008), all'articolo 3, comma 44, stabilisce un limite massimo alle retribuzioni e ai compensi percepibili a carico delle finanze pubbliche, prevedendo espressamente che la disposizione di applica non solo alle pubbliche amministrazioni, ma anche alle società non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica, tra le quali è certamente ricompresa la Rai;
la norma sopra citata impone alle pubbliche amministrazioni e alle società, non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica, di pubblicare sul proprio sito istituzionale il nome dei destinatari degli incarichi e l'importo dei compensi;
la legge n. 69 del 18 giugno 2009, denominata poi «Operazione Trasparenza», all'articolo 21, comma 1, obbliga tutte le amministrazioni pubbliche a rendere noti sui siti istituzionali i compensi dei propri dirigenti;
il 9 giugno 2010 venne approvato in Commissione di Vigilanza Rai, anche con i voti dell'opposizione, un emendamento dell'allora Popolo della libertà al Contratto di servizio 2010-2012, con cui si chiedeva l'applicazione della legge sulla trasparenza per tutti i programmi del servizio pubblico, compresi i telegiornali;
in seguito all'iniziativa sopra citata, il contratto di servizio della Rai 2010-2012 (approvato il 6 aprile 2011), all'articolo 27 comma 7, ha previsto la pubblicazione dei compensi dei dipendenti e dei collaboratori sul sito internet dell'azienda;
il 7 maggio 2014 la Commissione di vigilanza Rai ha approvato il parere previsto in relazione allo schema di contratto di servizio 2013-2015 tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico, ad oggi, ancora in via di definizione;
in sede di esame del parere sopra citato, la Commissione bicamerale ha approvato la seguente condizione: « La Rai pubblica nel rispetto delle disposizioni dell'articolo 60, comma 3, del decreto legislativo 31 marzo 2001, n. 165, come modificato dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, di conversione con modificazioni del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, le informazioni sui curricula e i compensi lordi percepiti dai dirigenti, dai collaboratori e dai consulenti, così come definite e richieste dal Ministero dell'Economia e delle finanze d'intesa con il Dipartimento della Funzione Pubblica, nonché informazioni, anche tramite il mezzo televisivo e radiofonico, sui costi della programmazione di servizio pubblico»;
in occasione della discussione parlamentare della legge 28 dicembre 2015, n. 220 recante la riforma della Rai, il governo ha accolto l'ordine del giorno a firma Russo-Brunetta sul tema della trasparenza, per valutare ulteriori iniziative normative che prevedano specifiche forme di trasparenza che impegnino la Rai alla pubblicazione dei curricula e dei compensi dei soggetti titolari di contratti di natura artistica;
la Rai, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 2, comma 1, lettera g), della citata legge di riforma della governance ha adottato il Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale che prevede la pubblicazione sul sito dell'azienda dei curricula e dei compensi lordi, comunque denominati, percepiti dai componenti degli organi di amministrazione e controllo, nonché dai dirigenti di ogni livello, ivi compresi quelli non dipendenti della società, e comunque dai soggetti, diversi dai titolari di contratti di natura artistica, che ricevano un trattamento economico annuo omnicomprensivo a carico della società pari o superiore ad euro 200.000;
dal Piano trasparenza resta tutt'oggi esclusa la pubblicazione degli emolumenti corrisposti ai soggetti titolari di contratti di natura artistica, contravvenendo in maniera integrale ai principi di total disclosure;
solo attraverso indiscrezioni di stampa è possibile apprendere alcuni degli emolumenti milionari delle star della tv: il contratto in assoluto più ricco è quello di Antonella Clerici che lo scorso 18 ottobre avrebbe rinnovato l'esclusiva con la Rai, per il biennio settembre 2016 – agosto 2018, a fronte di un compenso pari a 3 milioni di euro lordi; Flavio Insinna incasserebbe 1 milione e 420 mila euro in un anno e Michele Santoro, per il suo ritorno in Rai, percepirebbe una retribuzione di 2 milioni e 700 mila euro per tre programmi;
si chiede di sapere:
quali iniziative di propria competenza i vertici della Rai intendano assumere al fine di rendere ufficialmente noti i compensi percepiti dai conduttori, giornalisti e dalle cosiddette star della tv in modo da applicare in maniera integrale il principio di trasparenza, così come previsto dalle disposizioni di legge richiamate in premessa. (556/2701)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Sulla tematica della pubblicazione dei compensi relativi ai contratti di natura artistica la Rai si attiene alle specifiche disposizioni della legge 28 dicembre 2015, n. 220 (che, all'articolo 2, comma 10, richiede la «pubblicazione ...dei compensi lordi percepiti dai soggetti diversi dai titolari di contratti di natura artistica»); in merito, peraltro, si ritiene opportuno mettere in evidenza come per un'azienda chiamata ad operare in un mercato concorrenziale la diffusione di informazioni di questo genere determini un danno dando un'immediata posizione di vantaggio agli altri operatori del mercato.
MARGIOTTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
parrebbe che a causa delle difficoltà riscontrate nell'utilizzo del nuovo sistema informativo aziendale SAP, entrato in funzione in Rai dal 1o gennaio 2017, le fatture di circa 11 mila collaboratori Rai a partita Iva, emesse da dicembre 2016 e per le successive mensilità, non siano ancora state saldate;
si chiede di conoscere:
se la notizia predetta in premessa corrisponda al vero;
come giustifichi l'azienda un tale ritardo dei pagamenti che, se confermato, sarebbe sintomo di inefficienza strutturale;
quando la gestione dei pagamenti verrà regolarizzata;
perché non siano stati avvisati per tempo gli 11 mila collaboratori interessati,
se davvero, come riportano indiscrezioni, solo pochi noti fortunati abbiano continuato a ricevere regolare compenso.
(557/2702)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Le criticità connesse alla gestione dei pagamenti dei collaboratori a partita IVA sono in fase di superamento: circa 700 fatture già registrate saranno liquidate nella settimana in corso mentre altre 1400 lo saranno la prossima settimana. Per tutte le restanti, verrà versato un acconto con data 1 marzo e la regolarizzazione definitiva avverrà entro la fine dello stesso mese.
È diventata inoltre operativa una nuova procedura che consente ai collaboratori di richiedere l'emissione di titoli di viaggio e spese di pernottamento prepagati a carico di Rai.
AIROLA. – Al Direttore generale della Rai – Premesso che:
poche settimane fa Giancarlo Leone, figlio dell’ex presidente della Repubblica Giovanni nonché storico dirigente di viale Mazzini, facente parte della Rai da quasi 35 anni si è dimesso;
in seguito a dette dimissioni l'azienda ha deciso di riassumerlo in qualità di consulente in occasione del Festival di Sanremo che si svolge in questi giorni;
il direttore di Rai1 Andrea Fabiano proprio da Sanremo ha recentemente affermato che: «Il rapporto con Giancarlo (Leone) è di consulenza: fornisce a Rai1, a Rai, alla direzione artistica il suo bagaglio di sensibilità e di competenze. Fa parte dell'accordo che è stato preso con la Rai»;
si chiede di sapere:
a quanto ammontano gli oneri economici per l'azienda relativi alla attuale consulenza di Giancarlo Leone;
l'ammontare della buonuscita di Giancarlo Leone dalla Rai;
come sia possibile che fra i tanti attuali dipendenti Rai non vi siano competenze da sviluppare e da mettere al servizio del Festival di Sanremo.
(558/2703)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Leone ha ritenuto di aderire ad un piano straordinario di incentivazione all'esodo volontario rivolto a tutto il personale giornalistico a tempo indeterminato; obiettivo del piano è quello di favorire il rinnovamento generazionale della categoria.
Per quanto riguarda il Festival di Sanremo, la Rai ha ritenuto di avvalersi della collaborazione di Leone alla luce dei positivi risultati ottenuti – non solo in termini di ascolti ma anche, più in generale, di qualità del «prodotto» – nel corso delle due precedenti edizioni condotte da Carlo Conti (che Leone ha gestito in prima persona in qualità di Direttore di Rai 1). I positivi risultati dell'edizione 2017 (con un ascolto medio oltre il 50 per cento, miglior dato dal 2005) confermano la bontà delle scelte effettuate.
AIROLA. – Al Direttore generale della Rai – Premesso che:
ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 177 del 2005 sono principi fondamentali del sistema dei servizi di media audiovisivi e della radiofonia, tra gli altri, «l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose e la salvaguardia delle diversità etniche e del patrimonio culturale»;
la Rai, ai sensi dell'articolo 45, comma 2, lettera f), del decreto legislativo n. 177 del 2005, deve garantire «l'effettuazione di trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua tedesca e ladina per la provincia autonoma di Bolzano in lingua ladina per la provincia autonoma di Trento, in lingua francese per la regione autonoma Valle d'Aosta e in lingua slovena per la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia»;
alle lettere b) e k) dell'articolo 2, comma 3, del contratto di servizio 2010-2012 è stabilito che la concessionaria è tenuta ad improntare la propria offerta, garantendo tra l'altro, il pluralismo nella salvaguardia delle identità «locali e delle minoranze linguistiche, nonché delle diversità etno-culturali»;
si chiede di sapere:
quante e quali trasmissioni e in quali orari siano dedicate alle minoranze di lingua tedesca, ladina, francese e slovena;
quante ore siano annualmente dedicate a questo tipo di programmazione;
in quali forme la Rai garantisca il pluralismo, pur nella salvaguardia delle identità locali e delle minoranze linguistiche, nonché delle diversità etno-culturali;
qualora vi siano inottemperanze da parte della Rai alle suddette previsioni normative, quali iniziative l'azienda intenda intraprendere al fine di garantire il rispetto degli obblighi di legge.
(559/2704)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
La Rai opera in ottemperanza al quadro normativo di riferimento. Più in particolare:
la Legge 14 aprile 1975, n. 103, all'articolo 19, comma 1 lettera c, stabilisce che la Rai, è tenuta «ad effettuare trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua tedesca e ladina per la provincia di Bolzano, in lingua francese per la regione autonoma Valle d'Aosta ed in lingua slovena per la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia»;
il Contratto di servizio 2010-2012, all'articolo 17, comma 2, prevede che «La Rai effettua, per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e sulla base di apposite convenzioni, servizi per le minoranze culturali e linguistiche, così come previsto dalla legge 14 aprile 1975, n. 103 e si impegna, comunque, ad assicurare una programmazione rispettosa dei diritti delle minoranze culturali e linguistiche nelle zone di appartenenza.»
In tale ambito si riportano di seguito gli elementi di riferimento delle convenzioni di cui sopra.
Minoranza Ladina e Tedesca: prevede trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua tedesca e ladina per la Provincia Autonoma di Bolzano e ladina nella Provincia autonoma di Trento; i programmi devono avere contenuto informativo, artistico, culturale, educativo e ricreativo, in osservanza della vigente normativa in materia, ai sensi dell'articolo 8, punto 4) dello Statuto Speciale per il Trentino Alto Adige. In termini quantitativi:
n. 5.300 ore di trasmissioni radiofoniche in lingua tedesca;
n. 760 ore di trasmissioni televisive in lingua tedesca;
n. 352 ore di trasmissioni radiofoniche in lingua ladina;
n. 100 ore di trasmissioni televisive in lingua ladina.
Minoranza Francese e Minoranza Slovena: prevede trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua slovena, nonché radiofoniche in lingua italiana e friulana per la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia ed in lingua francese nella Regione Valle d'Aosta; le trasmissioni devono comprendere servizi giornalistici e programmi di contenuto informativo, artistico e culturale aderente alle particolari esigenze delle zone interessate. In termini quantitativi:
n. 208 ore di trasmissioni televisive in lingua slovena;
n. 4.517 ore di trasmissioni radiofoniche in lingua slovena;
n. 1.667 ore di trasmissioni radiofoniche in lingua italiana;
n. 90 ore di trasmissioni radiofoniche in lingua friulana;
n. 110 ore di trasmissioni radiofoniche in lingua francese;
n. 78 ore di trasmissioni televisive in lingua francese.
Il Contratto di servizio, inoltre, all'articolo 17, comma 1, stabilisce che «possono essere stipulate specifiche convenzioni» – ulteriori rispetto a quelle sopra indicate – tra la Rai e le Regioni/Province autonome; rientra in tale ambito, ad esempio, la convenzione con la Regione Sardegna che impegna la Rai a realizzare complessivamente quasi 150 ore (di cui 145 radiofoniche e 3 televisive) di programmazione in lingua italiana e sarda dedicata alla promozione e valorizzazione delle risorse storiche, culturali, ambientali ed artistiche del territorio sardo e della produzione editoriale isolana.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
alla incomprensibile e totale segretezza che la Rai riserva in merito ai compensi percepiti dalle star della tv, si aggiunge quella relativa agli emolumenti che conduttori e giornalisti guadagnano attraverso società di produzione, con cui la tv di Stato sigla specifici contratti;
da alcune indiscrezioni di stampa è possibile apprendere che Endemol, nel caso di Fabio Fazio, riceverebbe dalla Rai un compenso per l'intera produzione di «Che tempo che fa» e che sarebbe la stessa società a gestire direttamente con il conduttore le trattative sul compenso; mentre i 2 milioni e 700 mila euro, percepiti da Michele Santoro per il suo ritorno in Rai, pare siano interamente versati alla società di produzione «Zerostudio's s.p.a.»;
per quanto riguarda i contratti siglati con società di produzione sembrerebbe che negli ultimi sei mesi del 2016, il Direttore generale, Antonio Campo Dall'Orto, avrebbe impegnato la Rai verso l'acquisto di ben 16 format. La fetta più grande la deterrebbe Endemol che per due stagioni del programma «Affari tuoi» incasserebbe 5,3 milioni e altri 2,96 per la quinta edizione di «Detto Fatto», mentre l'altra fetta consistente sembrerebbe essere posseduta da Magnolia con un incasso di 5,6 milioni per l’«Eredità» e 4,8 milioni per la licenza del programma «Pechino Express»;
lo Statuto Rai, come recentemente modificato in virtù della riforma sulla governance della Rai, attribuisce al Direttore generale la possibilità di approvare atti e contratti aziendali attinenti alla gestione della società aventi carattere non strategico e che, anche per effetto di una durata pluriennale, siano di importo pari o inferiore ad euro dieci milioni (articolo 29, comma 3, lettera f);
ad avviso dell'interrogante, la normativa appena citata ha rafforzato notevolmente i poteri del Direttore generale su un settore consistente per la Rai stessa, considerato che, la voce dei costi esterni per l'esercizio 2015 ha pesato 1.363,4 milioni di euro;
lo scorso 24 gennaio lo scrivente ha presentato un'interrogazione, evidenziando come in assenza di regole e procedure puntuali non è chiaro come la tv di Stato selezioni i fornitori piccoli e medi, ricevendo dalla Rai una risposta imprecisa e assolutamente non soddisfacente;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai non intendano rendere ufficialmente noti i contratti aziendali sottoscritti dal Direttore generale nonché i compensi che conduttori, giornalisti e cosiddette star della tv percepiscono attraverso produzioni esterne nel rispetto dei principi di trasparenza, moralizzazione ed equità. (560/2708)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Sul tema trasparenza la Rai si attiene alle disposizioni della legge 28 dicembre 2015, n. 220 che, all'articolo 2, comma 10, con riferimento al «Piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale», stabilisce che lo stesso debba prevedere «le forme più idonee per rendere conoscibili alla generalità degli utenti le informazioni sull'attività complessivamente svolta dal consiglio di amministrazione».
Il Piano, più in particolare, prevede che sul sito internet della Rai siano pubblicati:
1) i dati relativi agli investimenti totali destinati ai prodotti audiovisivi nazionali e ai progetti di coproduzione internazionale;
2) i curricula e i compensi lordi, comunque denominati, percepiti dai componenti degli organi di amministrazione e controllo, nonché dai dirigenti di ogni livello, ivi compresi quelli non dipendenti della società di cui all'articolo 49-quater, e comunque dai soggetti, diversi dai titolari di contratti di natura artistica, che ricevano un trattamento economico annuo omnicomprensivo a carico della società pari o superiore ad euro 200.000, con indicazione delle eventuali componenti variabili o legate alla valutazione del risultato, nonché delle informazioni relative allo svolgimento da parte dei medesimi di altri incarichi o attività professionali ovvero alla titolarità di cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dalle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ivi comprese le autorità amministrative indipendenti;
3) i criteri per il reclutamento del personale e per il conferimento di incarichi a collaboratori esterni, di cui alla lettera f) del presente comma;
4) i dati concernenti il numero e la tipologia dei contratti di collaborazione o consulenza non artistica per i quali è previsto un compenso, conferiti a soggetti esterni alla società, e l'ammontare della relativa spesa, con indicazione, per i contratti aventi un valore su base annua superiore a una determinata soglia individuata nel Piano, dei nominativi e dei curricula dei soggetti percettori, della ragione dell'incarico e del relativo compenso;
5) i criteri e le procedure per le assegnazioni dei contratti di cui all'articolo 49-ter;
6) i dati risultanti dalla verifica del gradimento della programmazione generale e specifica della società, ai fini del perseguimento degli obiettivi di servizio pubblico.
CROSIO. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
gli uffici di Rai Pubblicità (che gestisce in esclusiva tutti gli spazi pubblicitari Rai) di Roma e di Torino sono stati perquisiti in questi giorni dalla Guardia di Finanza per una presunta evasione Iva riconducibile a fatture dal 2006 ad oggi;
gli accertamenti sarebbero partiti da una segnalazione dell'Agenzia delle entrate che, al termine dell'istruttoria, ha deciso di inviare ai pubblici ministeri una nota per accertare se dietro i tanti nomi stranieri comunitari elencati fra i committenti e destinatari dell’ex Sipra non si celino clienti italiani: per i primi, infatti, non è previsto il versamento dell'Iva ma per i secondi sì;
secondo l'accusa »nella catena commerciale che collega ai clienti finali le concessionarie di spazi pubblicitari venivano interposte società estere che proporzionavano, in forza del regime di acquisti intracomunitari, una sistematica evasione tributaria. Al centro degli investimenti pubblicitari sotto inchiesta ci sarebbe principalmente una società spagnola (per i contratti fino al 2012) ma anche società di intermediazione francesi e inglesi;
il decreto di perquisizione della Procura di Torino coinvolge 13 indagati (fra cui l’ex direttore generale Rai, Lorenza Lei, l'amministratore delegato e il capo del financial officer, l’ex presidente di Sipra, ed altri dirigenti di spicco dell'azienda) per un ammanco di oltre 100.000.000 di euro dalle casse dello Stato;
si chiede di sapere:
se rispondano al vero le informazioni riportate dagli organi di stampa in merito all'ammanco di oltre 100.000.000 di euro dalle casse statali;
in caso affermativo, quali misure intendano assumere relativamente alle incongruenze, riscontrate dalla Guardia di finanza dal 2006 ad oggi, legate ai contratti stipulati dalla Rai Pubblicità e più in generale, ai controlli che vengono effettuati sulla concessionaria che gestisce in esclusiva tutti gli spazi pubblicitari Rai. (561/2711)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
In data 7 febbraio 2017 la Guardia di Finanza ha provveduto alla notifica di un decreto di perquisizione fondato sul fatto che, ad avviso del Pubblico Ministero che lo ha emesso, si sarebbe in presenza di un'asserita condotta criminosa perpetrata da Rai Pubblicità S.p.A. «nei periodi di imposta dal 2006 al 2011 attraverso l'emissione di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti nei confronti della Tome Advertising SL» e che tale condotta «sarebbe continuata nei periodi d'imposta successivi, dal 2012 al 2016, attraverso l'utilizzo delle società Hi Acquisitions Limited, New Millennium Market SL e della Best Option Media SL».
In merito a quanto sopra, si evidenzia in primo luogo che le vicende relative al periodo dal 2006 al 2011 riguardano fatti noti sin dal 2013 alla Guardia di Finanza, alla Agenzia delle Entrate e alla Procura della Repubblica di Milano che non ha ritenuto di procedere nei confronti di Rai Pubblicità S.p.A., ma esclusivamente nei confronti di soggetti legati a Tome Advertising SL per frode fiscale in materia di IVA commessa da detti soggetti unitamente ad altri reati come ben noto alla stampa dell'epoca che ha ricostruito in modo oggettivo la vicenda (in merito, si cita a titolo di esempio il Corriere della Sera del 17 ottobre 2015).
Con riferimento al rilievo contenuto secondo cui «gli accertamenti sarebbero partiti da una segnalazione dell'Agenzia delle Entrate che, al termine dell'istruttoria, ha deciso di inviare al PM una nota per accertare se dietro i tanti nomi stranieri comunitari elencati fra i committenti e destinatari dell'ex Sipra non si celino clienti italiani: per i primi, infatti, non è previsto il versamento dell'Iva ma per i secondi sì», si evidenzia che:
analoga segnalazione era già stata sottoposta, alla fine del 2013, all'attenzione della Procura della Repubblica di Milano che non vi aveva dato seguito;
a Rai Pubblicità S.p.A. si rivolgono committenti (intesi sia come centri media, sia come clienti fruitori della pubblicità) italiani ed esteri, nei confronti dei quali, in quanto parti nei contratti pubblicitari, viene correttamente emessa la fattura secondo la normativa vigente per le diverse ipotesi.
Con riferimento all'asserito «ammanco di oltre 100 milioni di euro dalle casse dello Stato», si precisa che tale cifra, in realtà, corrisponde non all'ammontare dell'imposta che non sarebbe stata versata allo Stato, bensì ai ricavi complessivi di Rai Pubblicità S.p.A. nel periodo preso a riferimento rispetto ai quali ricavi gli altri soggetti imputati nel procedimento milanese di cui si è detto sopra risultano non aver versato l'IVA.
Con riferimento, infine, alle vicende concernenti il periodo 2012-2016 si intende precisare che, dalle verifiche effettuate, è emerso che le stesse riguardano un unico centro media estero ancora attivo (altri due hanno ormai da tempo cessato l'attività) che ha in portafoglio clienti esteri nei cui confronti è stata pertanto correttamente emessa fattura in regime di non applicazione IVA nel territorio dello Stato italiano.
Tenuto conto di quanto sopra, Rai Pubblicità – anche in forza di una articolata serie di motivi, individuati all'esito di una approfondita analisi della documentazione disponibile e con il supporto di qualificata consulenza – ha recentemente presentato ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale di Torino affinché, dichiarata l'illegittimità degli impugnati atti di accertamenti ad oggi emessi dall'Agenzia delle Entrate con riferimento ai periodi di imposta dal 2007 al 2011, li annulli integralmente riconoscendo l'estraneità della Società alla frode fiscale ipotizzata.
Rai è confidente che la correttezza del proprio operato verrà confermata in sede tributaria e attende quindi con fiducia la conclusione del contenzioso.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
ai sensi dell'articolo 2, comma 11, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, modificato dalla legge di conversione 30 ottobre 2013, n. 125, la Rai, in quanto Società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, ha l'obbligo di comunicare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della Funzione Pubblica e al Ministero dell'Economia e delle Finanze il costo annuo del personale comunque utilizzato, con riferimento ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo;
gli ultimi dati disponibili relativi all'anno 2014, resi noti in un rapporto del Ministero dell'economia e delle finanze, mostrano come rispetto all'anno precedente il numero dei dipendenti Rai, a diverso titolo, sia aumentato da 21.723 a 22.822 unità;
da un'attenta lettura dei dati si evince facilmente che le assunzioni hanno riguardato in particolar modo i livelli più alti della struttura della tv di Stato, mentre, dove c’è stato un risparmio è stato proprio sui livelli più bassi, in particolar modo sui lavoratori a tempo determinato e sui collaboratori;
la riduzione più significativa del personale, negli anni 2013-2014, ha riguardato i contratti a tempo determinato, passati da 1.360 a 1.061 unità, mentre le categorie che hanno conosciuto un aumento sono state principalmente quelle dei giornalisti non dirigenti con contratto a tempo indeterminato (1.278 da 1.313), dei dirigenti giornalisti (305 da 303), e dei dirigenti (264 da 262);
in merito alle retribuzioni, nel 2014, si è registrato un aumento dei dirigenti che hanno percepito una retribuzione tra 240.000 e 310.000 euro, mentre tre super dirigenti percepivano una retribuzione superiore a 310 mila euro;
a guadagnare sempre meno sono stati soprattutto i collaboratori, tanto che, seppur dal 2013 al 2014, i contratti per questa categoria siano aumentati di 988 unità c’è stato un risparmio di ben 9.260,131 euro;
a fronte delle cifre appena riportate, tra i collaboratori con contratto di lavoro autonomo e a progetto, gli unici a crescere sono stati quelli con stipendi bassissimi, inferiori a 10.000 euro;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai non intendano chiarire e confermare con urgenza quanto riportato in premessa;
se non ritengano opportuno fornire chiarimenti in merito alla politica aziendale adottata in riferimento agli evidenti tagli degli stipendi dei lavoratori e collaboratori. (562/2712)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
In primo luogo si ritiene opportuno mettere in evidenza come tra il 2013 e il 2014 il numero dei dipendenti Rai cali di 68 unità/anno, passando dalle 11.703 unità del 2013 alle 11.635 del 2014.
In termini complessivi, con riferimento all'ambito dei collaboratori, a fronte di una riduzione dei compensi totali (che nel biennio considerato scendono, in linea con le politiche di spending review, di oltre 9 milioni di euro) si registra un incremento del loro numero (dai 10.019 del 2013 agli 11.007 del 2014); tale dinamica, a differenza di quella relativa al costo, però, non può essere considerata indicativa di una tendenza in atto essendo quello dei collaboratori un mondo molto eterogeneo composto da una molteplicità di figure professionali che include claquer, figuranti e comparse (che ovviamente sono anche quelli delle fasce retributive più basse, le uniche ad essere aumentate come numerosità).
Per quanto riguarda invece il calo del numero dei T.D. e il parallelo aumento dei T.I., questo è da imputare essenzialmente alle massive stabilizzazioni del personale a tempo determinato effettuate nel 2014: 290 impiegati-operai e 78 giornalisti. Le stabilizzazioni del personale a termine unitamente all'ingresso di oltre 100 apprendisti, necessari per integrare almeno in parte le oltre 300 risorse incentivate nel 2013, hanno determinato nel biennio la crescita del personale a T.I. non giornalistico dalle 8.501 unità del 2013 alle 8.872 unità del 2014 e la crescita del numero dei giornalisti non dirigenti da 1.278 a 1.313 unità.
Sulla crescita del numero dei dirigenti e dirigenti giornalisti – passati rispettivamente da 262 a 264 i primi e da 303 a 305 i secondi – hanno pesato le mobilità verticali e le mobilità intersocietarie per i primi (a livello di gruppo il numero dei dirigenti resta fermo a 323 nel 2013 e 2014) mentre sui dirigenti giornalisti pesano le assunzioni per contenzioso (un reintegro da contenzioso) e la mobilità verticale (23 passaggi a dirigente giornalista) che hanno compensato le 22 cessazioni dell'anno.
Sul fronte delle retribuzioni dei dirigenti e dirigenti giornalisti si evidenzia che:
il numero complessivo delle risorse che percepiscono una retribuzione maggiore o uguale a 240 mila euro diminuisce: i dirigenti passano dai 24 del 2013 ai 23 del 2014, i dirigenti giornalisti da 20 a 19;
la retribuzione media dei dirigenti e dirigenti giornalisti appartenenti alle classi retributive più alte è diminuita in modo più consistente della media della categoria, per effetto della prima applicazione dei tetti retributivi a partire da maggio 2014.
Per quanto riguarda infine le retribuzioni delle altre categorie di risorse (T.D., quadri-impiegati-operai – di seguito q.i.o. – e giornalisti non dirigenti) si segnala che nelle tabelle pubblicate si riportano i dati di costo inclusivi di T.F.R. ed altri oneri per il personale non dirigenti; con riferimento ai soli compensi retributivi per tutte le diverse categorie si può rilevare che la retribuzione media:
di dirigenti e dirigenti giornalisti si riduce;
del personale a T.D rimane stabile;
del personale giornalistico non dirigente cala, per effetto da un lato della consistente stabilizzazione dei T.D. e, dall'altro, degli interventi gestionali interni;
del personale dipendente a T.I. q.i.o. e orchestrali a parità di condizioni registra una leggera crescita (il 2013 risente dell'erogazione di somme straordinarie a copertura della vacanza contrattuale 2010-2012).
AIROLA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
l'obiettività, la completezza, la lealtà, l'imparzialità, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, costituiscono principi generali del sistema radiotelevisivo ai sensi dell'articolo 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi;
ai sensi dell'articolo 7 del Testo unico, l'attività di informazione radiotelevisiva deve garantire l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge;
nell'edizione del Tg2 del 14 febbraio 2017 delle ore 13 veniva mandato in onda più di un servizio sul Comune di Roma;
detti servizi raccontavano in modo assolutamente incompleto la vicenda degli sms di Luigi Di Maio a Virginia Raggi, dal momento che venivano estrapolate solo alcune frasi e omesso invece l'intero contenuto degli stessi attraverso un'operazione di «taglia e cuci» che non può non lasciare interdetti se posta in essere dal servizio pubblico;
tutto ciò appare incoerente con il vigente quadro normativo che impone alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, e quindi anche alla direttrice del Tg2 Ida Colucci, di assicurare un'informazione equilibrata, corretta e imparziale e che dovrebbe escludere in radice la possibilità che possano essere trasmessi servizi come quello dello scorso 14 febbraio 2017, che danno una lettura estremamente artificiale ed artefatta degli avvenimenti;
si chiede di sapere:
se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se non ritengano che sia un preciso compito della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo assicurare un'informazione equilibrata, corretta e imparziale, come prescritto dalle vigenti disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 177 del 2005 e nel contratto di servizio 2010-2012 e, quindi, quali iniziative urgenti intendano assumere, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, al fine di porre rimedio alla gravissima situazione descritta in premessa. (563/2713)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si riportano le considerazioni della Direzione del TG2.
Nell'edizione delle ore 13 del Tg2 del 14 febbraio è stato messo in onda un servizio che riportava la messaggistica intercorsa tra il vice presidente della Camera, Luigi Di Maio, e la sindaca di Roma Virginia Raggi il 10 agosto 2016. Tra le frasi riportate – e pubblicate con grande evidenza da quotidiani e siti internet – c'era quella, pronunciata da Di Maio: «Marra è un servitore dello Stato». Ad avviso del Movimento 5 Stelle, nel servizio era assente la frase (sempre di Di Maio): «penso che Marra nel gabinetto del sindaco non possa stare».
Nel servizio era però presente la replica in voce del deputato 5 stelle Danilo Toninelli (che ha dichiarato a Montecitorio intorno alle 12.35 e arrivato a Saxa Rubra alle 12.44, a ridosso del giornale) che diceva testualmente: «La verità è che abbiamo sempre voluto cacciare da Roma personaggi scomodi come Marra». Il servizio riportava anche la voce dello stesso Di Maio che diceva testualmente: «in quel caso il Movimento chiedeva a Virginia Raggi, e questo lo testimonia il mio incontro, di rimuovere questo signore dal suo gabinetto già dall'estate 2016, quell'incontro serviva proprio a ribadire che quel signore non aveva la nostra fiducia, quella mia di Davide Casaleggio e di Beppe Grillo»
Inoltre, nonostante fosse uscita sulle agenzie di stampa soltanto alle ore 12.51 (di fatto 7 minuti prima della messa in onda) il Tg2 ha inserito, nel titolo e in una notizia in uscita dal servizio, le dichiarazioni del blog di Grillo in difesa di Di Maio e contro la stampa. Nelle edizioni successive, alle 18.15 e alle 20.30, è stato inserito nei servizi anche la dichiarazione di Di Maio sulla inopportunità di mantenere Marra nel gabinetto della Sindaca.
Questa successione dei fatti prova che non c'era nessuna volontà di realizzare un servizio scorretto o comunque dal contenuto parziale; al contrario, è stato realizzato un pezzo documentato e con notizie e inserti in voce – anche inseriti all'ultimo momento – che davano conto delle reali intenzioni dei vertici del Movimento nei confronti di Marra.
Ad integrazione di quanto sopra specificato, si riporta di seguito il testo integrale del servizio delle ore 13:
«Raffaele Marra è un servitore dello Stato, non si senta umiliato». Così Luigi Di Maio in un messaggio telefonico che avrebbe, secondo indiscrezioni di stampa, indirizzato alla sindaca di Roma Raggi. È il 10 agosto 2016, i due esponenti del M5S parlano del ruolo e del futuro dell'ex capo del personale, inviso ai vertici del Movimento in Campidoglio. Una versione dei fatti che sarebbe confermata da due chat telefoniche custodite nella memoria dello smartphone dello stesso Marra, sequestrato al momento del suo arresto, e che in parte sconfessa le dichiarazioni rese domenica scorsa dal vicepresidente della Camera in tv, sollecitato a fornire un chiarimento sull'incontro, avvenuto nel suo ufficio, l'estate scorsa, con il dirigente comunale:
sonoro Di Maio: in quel caso il Movimento chiedeva a Virginia Raggi, e questo lo testimonia il mio incontro, di rimuovere questo signore dal suo gabinetto già dall'estate 2016, quell'incontro serviva proprio a ribadire che quel signore non aveva la nostra fiducia, quella mia, di Davide Casaleggio e di Beppe Grillo.
Immediata la replica dei 5 stelle: è una notizia bufala, commenta Toninelli. sonoro Toninelli «La verità è che abbiamo sempre voluto cacciare da Roma personaggi scomodi come Marra».
Una nuova tegola per il Campidoglio, in attesa dell'interrogatorio di Marra con i giudici, che va ad aggiungersi al caso dell'assessore all'urbanistica Berdini, le cui dimissioni sono al momento congelate. Dall'assemblea di ieri, tra la sindaca Raggi e i consiglieri di maggioranza, nessuna decisione sul suo futuro. Il tempo lo scandisce il vicesindaco Luca Bergamo, uscendo dalla riunione: «ancora qualche giorno e avrete novità».
AIROLA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
è stato annunciato il prossimo show televisivo condotto da Antonella Clerici che andrà in onda per cinque puntate il venerdì sera su Rai 1 a partire dal 17 febbraio 2017 dal titolo «Standing Ovation»;
risulta altresì che la signora Clerici abbia ritenuto opportuno reclutare due curatori di immagine irlandesi (di Eugene O'Connor e John McCullagh) da affiancare al direttore della fotografia RAI;
i due suddetti direttori della fotografia hanno già realizzato il programma di Bollani dal titolo l'importante è avere un piano;
si chiede di sapere:
se la Rai sia effettivamente conoscenza di quanto esposto in premessa;
per quale ragione l'Azienda abbia intenzione in questa circostanza di assumere personale esterno da affiancare alle proprie risorse già esistenti ed estremamente qualificate;
se l'Azienda non ritenga estremamente lesivo della professionalità e del rispetto dei lavoratori interni Rai l'affiancamento di due professionisti esterni. (564/2714)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
In vista della partenza del nuovo show di prima serata di Rai 1 «Standing Ovation» si è ipotizzato un supporto consulenziale – che poi non si è concretizzato – sulla fotografia con il coinvolgimento di due professionisti di comprovata esperienza e competenza (avendo gli stessi firmato la fotografia dello show di seconda serata «L'importante è avere un piano» con Stefano Bollani trasmesso su Rai 1 lo scorso autunno).
Le motivazioni di questa ipotesi di lavoro risiedevano essenzialmente nella rilevanza della fotografia nel nuovo show, che rappresenta un investimento importante per la rete per il futuro viste le potenzialità di nuove edizioni, e nella considerazione dell'utilità di un apporto di competenze qualificate, a sostegno del direttore della fotografia impegnato per la prima volta in uno show di prima serata, su un'attività essenziale per il buon esito del programma e su cui negli ultimi tempi l'azienda ha visto un depauperamento delle proprie competenze.
GASPARRI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
lo scorso 17 febbraio 2016 è stato nominato il giornalista e scrittore Gabriele Romagnoli quale direttore di Rai Sport;
dal curriculum di Romagnoli si evince che, nella sua pur lunghissima ed eterogenea esperienza come giornalista e scrittore, non avrebbe maturato alcuna esperienza in materia sportiva;
Romagnoli figura tra i dirigenti esterni la cui assunzione è stata contestata all'Autorità anticorruzione;
considerato che:
l'assemblea di redazione di Rai Sport ha bloccato il piano editoriale di Romagnoli e annunciato una serie di scioperi;
da quanto si legge in un articolo pubblicato su «Il Fatto quotidiano» del 14 febbraio u.s., Romagnoli avrebbe ingaggiato l'opinionista Mario Sconcerti con un contratto di 200 mila euro l'anno;
risulterebbe, inoltre, che per l'acquisto di un magazine preconfezionato dalle tv private del Chelsea e del Bayern Monaco, siano stati spesi 300 mila euro e che gli ascolti di tale programma si attestino allo 0,2 per cento,
si chiede di sapere:
se i vertici aziendali non ritengano di dare seguito ai rilievi dell'Anac che ha contestato la nomina di Romagnoli;
se risponda al vero che per un opinionista esterno siano stati spesi da Romagnoli 200 mila euro e per programmi flop 300 mila euro;
quali iniziative intendano adottare alla luce degli scioperi annunciati dall'assemblea di redazione e degli ascolti in costante calo di tutto il canale. (565/2716)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
In primo luogo, la nomina di Gabriele Romagnoli quale direttore di Rai Sport è stata effettuata per la storia professionale e le capacità giornalistiche dello stesso; sotto il profilo contrattuale, si ritiene opportuno mettere in evidenza come Romagnoli sia l'unico direttore di testata assunto a tempo determinato (con un contratto della durata di tre anni), con una retribuzione inferiore al tetto.
La scelta di Mario Sconcerti quale opinionista delle trasmissioni di Rai Sport è avvenuta tenendo conto da un lato del valore aggiunto apportato e, dall'altro, della possibilità di addivenire ad una riduzione nel numero degli opinionisti esterni della testata (precedentemente pari a cinque).
Per quanto concerne le differite delle partite di Chelsea e Bayern Monaco Rai Sport offre ai propri utenti un'importante programmazione con le immagini delle partite dei due prestigiosi club e con le interviste ai rispettivi allenatori. Inoltre le gare in questione fanno registrare i migliori ascolti del canale nella settimana.
Da ultimo si precisa che il Cdr di Rai Sport su indicazione dell'assemblea di redazione ha presentato un pacchetto di tre giorni di sciopero sin qui non utilizzato.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
il decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017 all'articolo 1, lettera f), oltre a stabilire che la ripresa dei versamenti del canone tv ad uso privato dovrà avvenire entro il 16 dicembre 2017 prevede altresì che «nei casi in cui per effetto dell'evento sismico la famiglia anagrafica non detiene più alcun apparecchio televisivo il canone tv ad uso privato non è dovuto per l'intero secondo semestre 2016 e per l'anno 2017»;
ai sensi della norma appena citata è dunque chiaro che una famiglia residente in una città rasa al suolo dal terremoto è esentata dal pagamento del canone Rai, solo se in grado di dimostrare di non possedere alcun apparecchio televisivo; al contrario, se a seguito del sisma vi fosse un televisore funzionante, la famiglia terremotata sarebbe tenuta a pagare ancora la tassa, sebbene sia sprovvista di una casa dove poter guardare i canali Rai;
come riscontrato dal Sole24Ore, il decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8 non chiarisce affatto in che modo una famiglia terremotata possa dimostrare di non essere più in possesso di un apparecchio televisivo a seguito del sisma;
ad avviso dell'interrogante, oltre alla poca chiarezza della normativa citata, il rischio è anche quello di incappare in evidenti problematiche con il fisco poiché tutti coloro che sono residenti nelle zone colpite dal sisma e sono in possesso di una casa, ma non più abitabile, correrebbero il rischio di essere sanzionati, ai sensi dell'articolo 1, comma 155, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, per evasione del canone Rai;
alla luce di quanto attualmente previsto, non è stata programmata alcuna campagna informativa, sulle reti della tv di Stato, al fine di rendere noti i casi e le modalità di esenzione del canone Rai per tutte quelle famiglie residenti nelle città colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai non intendano fornire una corretta informazione sui casi e le modalità di esenzione del canone Rai nel caso in cui per effetto dell'evento sismico la famiglia anagrafica non sia più in possesso di alcun apparecchio televisivo. (566/2730)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Il decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, recante «Nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017» ha novellato l'articolo 48 del decreto-legge n. 189 del 2016 prevedendo:
un'ulteriore proroga del termine della sospensione dei versamenti tributari al 30 novembre 2017;
l'esenzione dal pagamento del canone tv per uso privato per l'intero secondo semestre 2016 e per l'anno 2017 per le famiglie anagrafiche che a causa dell'evento sismico non detengono più alcun apparecchio televisivo.
Si evidenzia inoltre che, subito dopo l'emanazione del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, Rai aveva già provveduto a riportare nel medesimo sito la norma sull'esenzione dall'obbligo di pagamento del canone per il secondo semestre 2016 e per l'intero 2017.
Con analoga tempestività, Rai aveva peraltro già in precedenza pubblicato sul medesimo sito tutte le informazioni inerenti la sospensione dei versamenti tributari di cui ai provvedimenti normativi che si sono succeduti a partire dal 1 settembre 2016, nonché gli elenchi dei Comuni interessati.
Sarà cura della Rai procedere – in relazione a successivi interventi normativi – a informare gli utenti anche attraverso la sezione «infosisma» presente sulla home page del sito aziendale che fornisce le principali informazioni per aiutare i cittadini delle aree terremotate nel far fronte alle situazioni di emergenza e nell'avviare la fase della ricostruzione.
ANZALDI. – Alla Presidente e al direttore generale della RAI – Premesso che:
a seguito di un esposto dell'Usigrai e di alcune segnalazioni, tra cui una da parte dell'interrogante, lo scorso 15 settembre 2016 il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), Raffaele Cantone, trasmetteva alla Rai la delibera n. 961 recante una serie di pesanti rilievi sulle assunzioni esterne decise dall'attuale dirigenza del servizio pubblico radiotelevisivo;
successivamente, nel corso delle audizioni tenutesi sul tema presso la Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI, sia la presidente Maggioni (28 settembre), sia il direttore generale Campo Dall'Orto (6 ottobre), dichiaravano che era in corso un'interlocuzione con l'Autorità per arrivare a dare una risposta sui rilievi formulati;
il 14 novembre, due mesi dopo la delibera dell'ANAC, l'Usigrai dichiarava che i rilievi dell'Autorità erano ancora ignorati dalla Rai, che non aveva trasmesso alcuna comunicazione, né tanto meno assunto i provvedimenti conseguenti a quanto segnalato nella suddetta delibera;
il 25 gennaio, ben quattro mesi dopo l'intervento dell'Autorità, il consiglio d'amministrazione della Rai approvava un aggiornamento al Piano anticorruzione che però ancora prevede assunzioni in deroga alle procedure interne per ben cinquantacinque posizioni organizzative;
secondo quando riportato in un'intervista al «Fatto quotidiano», pubblicata il 15 febbraio 2017, il presidente dell'Autorità Cantone ha dichiarato che la Rai non avrebbe ancora dato una risposta ai rilievi formulati dalla stessa Autorità su assunzioni, mancato job posting e conflitto di interessi per la nomina del capo della security aziendale;
nonostante i rilievi e le perplessità espresse dall'ANAC, la Rai non avrebbe fino ad oggi rivisto alcuna procedura di nomina eseguita e tutti i dirigenti le cui nomine sono state giudicate discutibili sono rimasti al loro posto;
la Rai, come certificato dal sito ufficiale dell'azienda, non avrebbe assunto nessun provvedimento neanche in merito alla posizione del capo della sezione Security e Safety, la cui assunzione sarebbe stata decisa con una procedura viziata da conflitto di interessi, ravvisata dall'Anac nella sua delibera del 15 settembre 2016;
la Rai su queste assunzioni non ha ad oggi inteso intraprendere alcuna iniziativa, ancorché la suddetta delibera sia stata trasmessa anche alla Corte dei conti per i possibili profili di rispettiva competenza;
si chiede di sapere:
se corrisponda al vero quanto dichiarato alla stampa dal presidente dell'ANAC lo scorso 15 febbraio;
in caso affermativo, per quali ragioni la Rai non abbia fino ad oggi dato una risposta all'ANAC;
quali iniziative l'azienda intenda assumere al fine di risolvere le situazioni più gravi su cui l'Autorità aveva formulato i propri rilievi;
quale sia la situazione del rapporto di lavoro per il quale l'ANAC aveva sottolineato l'evidente conflitto di interessi. (567/2732)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
La Rai – a seguito della delibera ANAC n. 961 del 14 settembre 2016 – si è doverosamente ed immediatamente attivata, agendo in modo sistematico per dare puntuale seguito a tutte le prescrizioni contenute nella delibera appena richiamata. Del resto, la delibera stessa è stata oggetto del dibattito del Consiglio di Amministrazione sin dalla seduta del 19 settembre (e di ciò si è dato riscontro all'Autorità), coinvolgendo l'azionista Ministero dell'Economia e delle Finanze per quanto di sua competenza, e avviando la richiesta di specifici approfondimenti legali laddove potessero essere utili ai fini di una più compiuta applicazione delle indicazioni dell'ANAC.
In via generale, si ritiene opportuno mettere in evidenza come la delibera dell'ANAC, nell'affrontare una molteplicità di temi, si sia mossa su un duplice piano affrontando da un lato tematiche rispetto alle quali si rendeva necessario un intervento puntuale ed immediato dell'Azienda (dando specifiche prescrizioni) tutte immediatamente recepite da Rai e, dall'altro, segnalando una serie di temi rispetto ai quali non si richiedevano interventi puntuali ma si sollecitava la più generale conformazione delle condotte aziendali per il futuro.
Più in particolare:
1. per quanto riguarda le modalità di assunzione del personale e la disciplina dell'utilizzo dello strumento del job posting – in osservanza della tempistica prevista dalla normativa e dalla stessa delibera ANAC – è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 25 gennaio 2017 l'aggiornamento del Piano Triennale Anticorruzione 2017/2019: i protocolli relativi all'area del personale sono stati coerentemente modulati, anche nel percorso procedurale, con specifico riferimento alle raccomandazioni formulate nella citata delibera ANAC. In particolare, sono stati definiti puntualmente i casi di esclusione dai criteri generali di selezione e reclutamento ed in tale ambito sono state predefinite e significativamente limitate sul piano numerico le posizioni dirigenziali suscettibili di eventuale deroga all'ordinario iter di selezione (tali posizioni sono ora limitate ai diretti riporti del Presidente, del Direttore Generale e dei Chief Officers). Il Piano è stato pubblicato, nel rispetto della disciplina vigente, il 31 gennaio 2017 e di tale pubblicazione si è data comunicazione all'ANAC;
2. per quanto attiene alle posizioni dirigenziali oggetto di approfondimento da parte dell'Autorità, si mette in evidenza che Rai ha operato nel puntale rispetto delle prescrizioni ANAC e, quindi:
per le due posizioni in cui l'Autorità aveva richiesto il coinvolgimento del Ministero dell'Economia e delle Finanze, la Rai ha attivato una specifica interlocuzione con il Ministero stesso, cui ha trasmesso di propria iniziativa tutta la documentazione per ricevere le indicazioni del caso. A tale prima richiesta ha fatto seguito una successiva comunicazione e l'Azienda è in attesa di un riscontro da parte del Ministero, all'esito del quale l'Azienda con la massima celerità assumerà le determinazioni conclusive del procedimento di riesame avviato;
per la posizione del «Chief Security Officer» (CSO), invece, la delibera ANAC – pur rilevando la sussistenza di un conflitto di interessi – non prescriveva alcuna specifica misura in proposito lasciando quindi all'Azienda la valutazione dell'interesse aziendale. Rai ha quindi avviato uno scrupoloso approfondimento, sono stati acquisiti (in due fasi successive), due autorevoli pareri legali specialistici allo scopo di agire nel miglior interesse dell'azienda. Gli esiti dei suddetti pareri sono stati comunicati al Consiglio di Amministrazione nel corso delle sedute del 28 settembre 2016 e del 9 novembre 2016 e fatti oggetto di ulteriore confronto nella seduta del 23 febbraio 2017. Alla luce dell'approfondimento istruttorio effettuato e della piena adeguatezza dei risultati operativi conseguiti sino ad oggi dal titolare dell'incarico di CSO, risulta che un'eventuale azione di autotutela che fosse andata ad incidere risolutivamente sul rapporto di lavoro in essere con l'interessato avrebbe arrecato un significativo rischio di soccombenza nel conseguente contenzioso con inevitabile danno patrimoniale alla Società (ciò, come si è detto, in assenza di motivazioni direttamente connesse alla qualità della prestazione professionale oggetto dell'incarico). In assenza di puntuali prescrizioni dell'Autorità, si tratta di contemperare doverosamente i rilievi dell'Autorità con la necessaria tutela degli interessi aziendali non mancando di assumere, per il futuro, i più adeguati presidi per prevenire il rischio, anche solo potenziale, di conflitti di interessi nelle procedure aziendali.
NESCI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
nello scorso autunno la scrivente interrogò i vertici della Rai in ordine alla nomina del caporedattore del tg Rai della Calabria, alla luce dell'avvenuta promozione del giornalista Alfonso Samengo, già responsabile del predetto ufficio, a vicedirettore della testata Rai Tg Parlamento;
nel precedente atto si faceva riferimento all’«endorsement» del quotidiano «La Gazzetta del Sud» nei confronti del giornalista Riccardo Giacoia, che nel segno della continuità sarebbe uno dei principali candidati alla sostituzione di Samengo nel ruolo di caporedattore della Tgr Calabria;
in un altro articolo, apparso il 15 ottobre scorso sul portale della testata giornalistica «Il Corriere della Calabria», a firma del direttore, veniva riportata la notizia per cui, in ordine alla nomina del nuovo caporedattore, «in testa ai desiderata di Mario Oliverio», governatore della Regione Calabria, vi sarebbe «Gennaro Cosentino, che in Rai Calabria ci arriva dopo avere svolto il ruolo di portavoce quando presidente della Regione Calabria era Pino Nisticò»;
un'altra ipotesi formulata dagli organi di stampa era relativa alla nomina della giornalista Anna La Rosa, già conduttrice della trasmissione «Telecamere»;
nonostante la richiesta della scrivente di sapere in che modo la Rai volesse procedere alla richiamata nomina, la concessionaria, che ha riferito di colloqui con gli interessati formalmente aderenti all'apposita procedura di selezione, non ha ancora provveduto a nominare un caporedattore;
l'individuazione del caporedattore dovrebbe avvenire, giova ripetere, tra i giornalisti che già lavorano nella stessa sede e sulla base dei titoli specifici e dell'esperienza lavorativa maturata, anche al fine di valorizzare le professionalità formatesi – grazie alla Rai e dunque al contributo dei cittadini – nel medesimo luogo, in ossequio al ruolo e ai compiti riconosciuti dalla legge alle sedi regionali, nonché alla necessità che il Mezzogiorno sia raccontato con maggiore profondità, soprattutto attraverso la Rai;
la scelta della suddetta figura professionale non può in ogni caso avvenire sulla base di influenze e rapporti di forza politici, pena la mortificazione dell'indipendenza e dell'autonomia che contraddistinguono l'attività giornalistica;
alla scrivente apparirebbe del tutto illogico e penalizzante per la testata regionale calabrese la nomina di un caporedattore proveniente da un'altra realtà regionale, considerato che per i complessi problemi sociali della Calabria e per le evidenti sue necessità d'informazione appare necessario investire, anche per la dignità dei lavoratori calabresi, sulle risorse già formate della sede locale, a meno che non vi siano patti diversi di cui non si è a conoscenza fra la concessionaria pubblica e i partiti di Governo;
si chiede di sapere:
precisamente con quali criteri, modalità e tempi la Rai intenda procedere alla nomina del nuovo caporedattore della TgR Calabria, scongiurando qualsiasi ingerenza politica nel procedimento di individuazione dello stesso. (568/2733)
NESCI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
con precedente interrogazione la scrivente ha posto la questione delle modalità di nomina del caporedattore della TgR Rai della Calabria, considerata la promozione del giornalista Alfonso Samengo, già responsabile del riferito ufficio, quale vicedirettore della testata Rai Tg Parlamento;
la concessionaria, precedentemente, aveva riferito che erano stati avviati colloqui con gli interessati formalmente aderenti all'apposita procedura di selezione ma che ancora si non si era giunti alla nomina di un caporedattore, il quale ad avviso della scrivente dovrebbe essere individuato fa coloro che già lavorano nella stessa sede e sulla base dei titoli specifici e dell'esperienza lavorativa effettivamente maturata, anche al fine di valorizzare le professionalità formatesi nel luogo, in ossequio agli impegni riguardanti il servizio pubblico rispetto al ruolo e al futuro delle sedi regionali e per la necessità crescente che il Mezzogiorno si racconti con maggiore profondità, soprattutto attraverso il canale del servizio pubblico;
ad integrazione della precedente interrogazione, si segnala la recente nota dell'Esecutivo e Coordinamento Cdr della Tgr, nella quale si legge: «Tre redazioni sono in attesa da ormai troppi mesi della decisione sul futuro Caporedattore. Per Trento la comunicazione è arrivata lo scorso venerdì, per Bologna ci è stato assicurato che non si andrà oltre il 24 febbraio per la comunicazione al Comitato di redazione. Per Cosenza, malgrado le nostre pressanti richieste, non ci sono ancora risposte: il direttore ritiene insufficiente il numero delle candidature e si sta valutando se riaprire il job posting»;
la suddetta nota appare sorprendente soprattutto alla luce del fatto che l'avvio della procedura di job posting per la sostituzione del Caporedattore della TgR Calabria risale addirittura all'ottobre scorso;
si chiede di sapere:
precisamente con quali criteri, modalità e tempi la Rai intenda procedere alla nomina del nuovo caporedattore della TgR Calabria, scongiurando qualsiasi ingerenza politica nel procedimento di individuazione dello stesso;
per quali precise (e sopravvenute) ragioni si ritenga necessario ripetere la cosiddetta procedura di job posting, che ad avviso della scrivente suonerebbe per i giornalisti della sede Rai della Calabria come un'evidente bocciatura professionale. (577/2762)
RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto [568/2733 e 577/2762] si informa di quanto segue.
Per quanto concerne la nomina del caporedattore della TGR Calabria, tenuto conto del fatto che la nomina stessa riveste un grande rilievo – alla luce del fatto che l'informazione regionale costituisce un tratto distintivo dell'offerta del servizio pubblico – si ritiene opportuno procedere secondo la necessaria puntualità operativa e con l'obiettivo di perseguire la massima efficacia del processo.
In tale quadro, pertanto, alla luce del fatto che dal job posting effettuato nei mesi scorsi non è emerso un numero sufficiente di candidature adeguate al profilo richiesto, sono attualmente in corso di valutazione le più idonee iniziative da assumere tra le quali non si esclude anche la possibile riapertura della procedura di job posting.
PELUFFO. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
Nicola Gratteri, attuale Procuratore della Repubblica di Catanzaro, è un magistrato impegnato da anni sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, fenomeno sul quale ha scritto anche diverse opere di natura saggistica e divulgativa;
nel corso un'intervista con Klaus Davi presso la procura di Enna, evento legato alla presentazione della sua ultima opera, «Padrini e padroni – Come la ’ndrangheta è diventata classe dirigente», scritta a quattro mani col prof. Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali, il Procuratore ha affermato tra l'altro che l’humus ideale nel quale le organizzazioni mafiose come la ’ndrangheta possono prosperare e allungare le loro radici maligne nella società sono l'ombra e il silenzio;
un aspetto fondamentale della lotta alla mafia appare pertanto quello di parlare del fenomeno della ’ndrangheta, farne conoscere i meccanismi e le pratiche operative: informare sulla ’ndrangheta significa dare ai cittadini uno strumento in più per riconoscerla e difendersene;
negli ultimi tempi il servizio pubblico ha dimostrato sensibilità e intensificato il suo impegno contro la mafia;
la Rai riconosce come tratto distintivo della missione del servizio pubblico la qualità dell'offerta radiotelevisiva e si impegna affinché tale obiettivo sia perseguito anche nei generi a più ampia diffusione;
si chiede di sapere:
quali iniziative la Rai intenda adottare per raccogliere l'utile e importante suggerimento dato da Gratteri, intensificando il proprio impegno nel diffondere la cultura della legalità, nel descrivere e contrastare il fenomeno delle mafie.
(569/2735)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Il tema della programmazione finalizzata a diffondere la cultura della legalità e a contrastare il fenomeno delle mafie assume un rilievo centrale nell'offerta della Rai, che ad essa dedica una rilevante attenzione in tutto il palinsesto, sia quello più strettamente informativo che quello più ampio di approfondimento dell'attualità.
È ovviamente intenzione della Rai non solo mantenere ma, al contrario, rendere ancora più forte questa impostazione editoriale; un esempio di tale impostazione è dato dalla XXII° Giornata della Memoria e dell'Impegno del prossimo 21 marzo, che vedrà, tra l'altro, le iniziative editoriali sotto riportate (con riferimento, per ragioni di spazio, alle sole reti generaliste e a RaiNews24).
In primo luogo vi sarà un'adeguata copertura informativa per l'iniziativa dell'Associazione Libera che si svolgerà a Locri martedì 21 marzo, con un corteo che dal lungomare di Locri arriverà a Piazza dei Martiri.
I programmi che si collegheranno in diretta con Locri sono:
Rai1 – Uno Mattina (tra le 9:05 e le 9:25 circa) e Storie vere (tra le 10:00 e le 10:30 circa)
Rai2 – Tg2 Lavori in corso (tra le 10:30 e le 11:00)
Rai3 – Agorà (tra le 9:30 e le 10:00 circa).
Dalle 11:00 alle 12:30 il testimone passerà a RaiNews24 che trasmetterà la lettura integrale dei nomi delle vittime di mafia in collegamento con Locri e con altre piazze d'Italia, scelte perché rappresentative della lotta alla criminalità. Tra queste, Napoli-Ponticelli e Trapani. Al termine della lettura, alle ore 12, è previsto, da Locri, l'intervento conclusivo di Don Luigi Ciotti.
La TGR dedicherà ampia copertura informativa alla Giornata e all'iniziativa di Libera, all'interno di «Buongiorno Italia», di «Buongiorno Regione» e delle edizioni del Telegiornale regionale, con servizi dalle diverse piazze d'Italia in cui si leggeranno i nomi delle vittime di mafia.
Di seguito, in sintesi, i programmi che dedicheranno alla giornata spazi e iniziative editoriali ad hoc.
Rai1:
Domenica 19 marzo: UnoMattina in Famiglia (dalle ore 6:30);
Martedì 21 marzo: UnoMattina (dalle ore 6:45), Storie vere (10:00), Vita in diretta (dalle 16:50);
Rai2:
Martedì 21 marzo: I Fatti Vostri (11:00), Detto Fatto (14:00);
Rai3:
Martedì 21 marzo: Agorà (8:00), Quante Storie (ore 12:45), La Grande Storia (ore 15:15) – «Piersanti Mattarella: la buona battaglia», Geo (dalle ore 16:40) ospiterà in studio Salvatore Vecchio, referente Libera Lazio, figlio di Francesco Vecchio, amministratore delegato dell'acciaieria Megara, vittima innocente della mafia, assassinato all'età di 52 anni nella zona industriale di Catania la sera del 31 ottobre del 1990 mentre tornava a casa dopo una giornata di lavoro.
Tutte le Testate Rai dedicheranno ampia copertura informativa alla Giornata.
In occasione della Giornata della Memoria e dell'Impegno, è stato prodotto da Rai uno spot istituzionale, che sarà trasmesso su tutti i Canali Rai (sia generalisti che tematici, con esclusione di Rai Yoyo) da domenica 12 a martedì 21 marzo con una pianificazione di oltre 150 passaggi complessivi.
GASPARRI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
sul quotidiano «La Stampa» dell'8 febbraio u.s., sono stati pubblicati i compensi per i contratti di esclusiva firmati nel 2016 dalla Rai;
tra questi emerge il compenso di 2 milioni e 700 mila euro che la tv pubblica avrebbe concordato con Michele Santoro;
da contratto, tale importo risulta essere stato versato alla società di produzione «Zerostudio's s.p.a.», a fronte di tre diversi programmi, per complessive 12 puntate, che il giornalista dovrebbe realizzare e mandare in onda su Rai 2 (’Italia’, ’M’ e ’Animali come noi’);
secondo quanto pubblicato da «La Stampa», a fronte di tale ingaggio, il giornalista e conduttore Santoro, con una scrittura privata, si impegnerebbe a rinunciare agli atti e all'azione relativi al giudizio promosso nei confronti della Rai;
considerato che:
il 20 settembre 2011, la società editrice ’Editoriale Il Fatto spa’ – che edita il giornale «Il Fatto quotidiano» di cui è attuale direttore Marco Travaglio – deliberò all'unanimità un aumento di capitale di 350.000 euro, al fine di entrare nella società Zerostudio's di Santoro come socio editore;
la società di produzione Zerostudio's deterrebbe il 7 per cento dell'azionariato del quotidiano,
si chiede di sapere:
chi siano i soggetti azionisti della Zerostudio's s.p.a.;
se risponda al vero che il giornale Il Fatto quotidiano possegga il 48 per cento della Zerostudio's s.p.a.;
se risponda al vero, come risulta da un post pubblicato sulla pagina Facebook di Michele Santoro, che la Rai non abbia ancora erogato alla Zerostudio's tutta la somma pattuita, e se in passato, abbia stipulato altri accordi con la Zerostudio's s.p.a.;
a quanto ammonti la richiesta risarcitoria riguardo all'azione legale promossa da Santoro nei confronti della Rai.
(570/2736)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Si riporta di seguito l'attuale composizione sociale della Zero Studio's S.p.A. (dati di cui la Rai è in possesso in quanto necessari ai fini dell'iscrizione nell'albo fornitori, perfezionata in data 22.09.2016): Michele Santoro 25,5 per cento, Sanja Podgaski 25,58 per cento, Editoriale il Fatto spa 46,47 per cento, altri 2,37 per cento. Rispetto alla composizione societaria ad oggi la società non ha comunicato variazioni.
Per quanto attiene la situazione dei pagamenti relativamente al contratto di acquisizione dei programmi «Italia», «M» e «Animali come noi», questa risulta in linea con le disposizioni contrattuali che stabiliscono specifiche rate in funzione della consegna dei materiali.
La Rai, nel corso del 2015-2016, ha avuto rapporti contrattuali con la Zerostudio's per l'acquisizione di alcuni contributi filmati.
Con riferimento al tema della controversia legale, questa era stata introdotta da Santoro nel corso del 2012 ed aveva ad oggetto una richiesta di condanna al pagamento di somme dovute a titolo di asserite differenze economiche per trattamento di fine rapporto. La pendenza del giudizio sopra indicato è stata ritenuta incompatibile con la serena e proficua collaborazione cui sono finalizzati gli accordi intervenuti con Zerostudio's e Santoro; in ragione di quanto precede, Rai e Santoro si sono consensualmente determinati a conciliare la controversia sopra indicata mediante la rinuncia al giudizio da parte dello stesso Santoro.
LUPI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
sin dall'inizio della programmazione di quest'anno la trasmissione «Domenica In», in onda ogni domenica su Rai 1 dalla ore 17:00 circa alle ore 19:00 circa condotta dalla nuova stella rampante Pippo Baudo, ha riscontrato ascolti deludenti, che appaiono un vero e proprio flop se confrontati con il suo diretto concorrente nell'offerta televisiva di Mediaset, «Domenica Live», in onda su Canale 5 nella stessa fascia oraria, che vede mediamente un risultato migliore di 5-6 punti percentuali di share. Guardando tutti i risultati di share da settembre ad oggi si evidenzia come non ci sia stata una sola domenica in cui «Domenica In» abbia superato o anche solo eguagliato «Domenica Live» in termini di audience (domenica 19 febbraio 11,1 per cento contro 17,9 per cento – 5 febbraio 2017: 10,9 per cento contro 16,9 per cento – domenica 29 gennaio 2017 11,7 per cento contro 15,5 per cento soltanto per citare le ultime domeniche di confronto);
dal prossimo venerdì 17 febbraio sarà trasmesso su Rai1 il nuovo programma di Antonella Clerici «Standing Ovation», un talent musicale lontano dall'essere un elemento di ringiovanimento e rinnovamento della rete (i giudici annunciati sono Loredana Berté e Romina Power, non esattamente due volti nuovi !);
si è conclusa il 3 febbraio la trasmissione «Music Quiz», andata in onda in sette puntate a partire dallo scorso 16 dicembre 2016, condotta da Amadeus;
si chiede di sapere:
in che modo la scelta di una personalità, senza dubbio di esperienza ma con altrettanta oggettività ormai vista e rivista, quale Pippo Baudo possa essere coerente con il percorso di novità, ringiovanimento e diversificazione dell'offerta che più volte questa amministrazione ha promesso, e se le cifre stanziate per questa trasmissione abbiano portato agli obiettivi attesi dall'azienda;
su quali basi si sia ritenuto produttivo investire nel nuovo programma affidato ad Antonella Clerici, considerate le pessime performance delle ultime trasmissioni da lei condotte (sia «Senza Parole» che «Dolci dopo il tiggì» furono chiusi prima del termine previsto per il flop riscontrato) e quanto esattamente sia il costo che sosterrà la Rai per lo stesso e come, proprio considerati i fallimentari numeri fatti con le sue trasmissioni come si possa giustificare uno stipendio che fonti giornalistiche hanno rilevato essere di ben 1,5 milioni di euro annui;
quali siano, con precisione, i costi sostenuti dalla Rai per il programma «Music Quiz», le ragioni che hanno portato alla scelta di Amadeus e se risulta corrispondere al vero che lo stesso Amadeus sarà il conduttore di una nuova trasmissione «Made in Sud»;
se non ritengano opportuno chiarire, una volta per tutte, la strategia della rete per arrivare al più volte annunciato grande rinnovamento che la nuova amministrazione avrebbe dovuto portare in Rai, di cui a distanza di ormai un anno e mezzo si fatica a vedere traccia.
(571/2737)
RISPOSTA. – Nel rinviare a quanto emerso nel corso dell'audizione del Direttore di Rai 1 Andrea Fabiano tenutasi il 14 e 20 luglio 2016 per una più compiuta valutazione della tematica oggetto dell'interrogazione di cui sopra, si informa di quanto segue.
In linea generale si ritiene opportuno mettere in evidenza come l'analisi dei risultati dei prodotti di una rete non possa avvenire se non tenendo conto di una serie di parametri, incentrati in primo luogo sulla missione editoriale affidata alla rete stessa e sulle risorse assegnate. L'offerta di Rai 1, peraltro, va letta nel suo complesso tenendo conto, tra l'altro, del fatto che è la rete più vista del sistema televisivo italiano e che sta vivendo una stagione televisiva in costante miglioramento in termini di qualità, gradimento e performance di ascolto con i primi mesi del 2017 su livelli sostanzialmente stabili sui valori, molto positivi, del 2016.
In questo quadro a Rai1, in particolare, è stato chiesto di intraprendere un progressivo percorso di evoluzione alla ricerca di un equilibrio tra la classicità che la rete incarna e la necessaria aspirazione al cambiamento e all'evoluzione.
Sul fronte dell'innovazione, l'offerta di Rai 1 non passa da una singola scelta ma dall'offerta complessiva; sotto tale profilo, la rete ha concentrato in questa stagione lo sforzo di innovazione sull'intrattenimento di prima e seconda serata con nuovi titoli e il coinvolgimento di alcuni artisti al loro esordio sulla rete.
Nel quadro sopra sintetizzato, ancora, per la valutazione dei risultati di un programma il solo parametro dell'ascolto appare riduttivo; nel caso di Rai 1, ad esempio, si ritiene opportuno tener conto anche di variabili riconducibili al fatto che la rete è anche una piattaforma di comunicazione fondamentale per veicolare messaggi, contenuti sociali, iniziative di sensibilizzazione, raccolte fondi, per portare al più vasto pubblico possibile contenuti che producono un impatto concreto.
Sotto l'aspetto della classicità, ad esempio, rientra l'operazione Domenica In condotta da Baudo: quello della domenica pomeriggio è un programma storico, che quest'anno ha compiuto quarant'anni di trasmissione. Per celebrare quest'importante ricorrenza di un programma che comunque ha fatto la storia non solo della televisione, ma anche di un pezzo della vita degli italiani, è sembrato interessante e opportuno affidare la conduzione a Pippo Baudo storico padrone di casa del contenitore domenicale e garante, grazie all'indiscutibile professionalità e capacità di attrarre ospiti di varia natura, di assicurare il garbo e lo spessore culturale che si voleva imprimere a questa edizione speciale del programma.
Per quanto riguarda Antonella Clerici, volto di punta della rete che gode di diffusa popolarità e significativo apprezzamento da parte di un vasto pubblico, giova innanzi tutto ricordare come il programma «Dolci dopo il Tiggì» non sia stato chiuso anzi tempo per bassi ascolti; nel sottolineare come, pur in un quadro strutturale di performance di ascolto da tempo non all'altezza che la rete registra nel primo pomeriggio, il programma in oggetto ha realizzato uno dei migliori ascolti degli ultimi anni in quella fascia con un significativo ringiovanimento del pubblico, il programma è stato messo a punto per risolvere una criticità di palinsesto ed è terminato per permettere alla conduttrice Antonella Clerici di avere più tempo per preparare il nuovo show di prima serata «Senza Parole». Quanto a quest'ultimo, come può capitare con nuovi titoli che non possono contare sulla notorietà e sulla fidelizzazione del pubblico, il risultato è stato inferiore alle attese per la fragilità che il programma ha mostrato che non può essere addebitata alla conduttrice.
Quanto alla scelta di far condurre alla Clerici il nuovo programma «Standing Ovation» (adattamento di un format internazionale di successo e che ha buone potenzialità di sviluppo futuro considerando anche il suo costo al di sotto della media degli show di prima serata), questa è stata presa valutando il suo profilo coerente al tono del programma e capace di portare ad esso un valore aggiunto.
Da ultimo, per quanto concerne Amadeus, in primo luogo si segnala come lo stesso non sarà il conduttore di «Made in Sud» e che si tratta di un conduttore reduce da una sequenza di importanti successi di ascolto tra cui si ricordano il game show estivo di Rai 1 «Reazione a catena», leader incontrastato della fascia preserale e capace di dare vita a un settimanale di successo in edicola, le ultime due edizioni dello show di Capodanno «L'anno che verrà» su Rai 1 e due stagioni dello show di prima serata «Stasera tutto è possibile» su Rai 2. Visto il crescente successo di gradimento e ascolti e dato che le caratteristiche e l'esperienza del conduttore erano molto adatte al format, ad Amadeus è stata affidata la conduzione del programma «Music Quiz». Questo programma, peraltro, ha avuto un budget ben al di sotto della media degli show di prima serata della rete.
GASPARRI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
il 28 settembre 2016, il consiglio di amministrazione della Rai ha approvato il regolamento sulle retribuzioni dei dirigenti che recepisce il tetto dei 240 mila euro per i dipendenti pubblici;
in una nota diramata alle agenzie di stampa, al termine della riunione del consiglio di amministrazione, i vertici Rai hanno precisato che tale regolamento prevedrebbe tuttavia, per alcune figure, la possibilità di andare oltre questo tetto. In particolare, si legge nella nota, «si prevede un ridotto e disciplinato numero di eccezioni legate ad alcune figure apicali operative. Per questo ristretto e quantificato numero di ruoli si rende necessario garantire la possibilità di assicurarsi figure professionali in grado di guidare un'azienda estremamente complessa, che deve agire a pieno titolo sul mercato finanziario». Per le figure indicate, alla retribuzione fissa potrà essere aggiunta una ridotta parte variabile secondo percentuali definite e collegate alla performance. Si tratta, in sostanza, di rispettare l'indicazione del tetto, garantendo però a Rai la possibilità di continuare a motivare, attrarre o trattenere i dipendenti con competenze altamente qualificate valorizzandone il merito;
si tratta, come poi ha chiarito il direttore generale, «di una decina di posizioni apicali per le quali prevedere la possibilità di un'indennità di funzione di 50 mila euro, che prescinde il tetto retributivo di 240 mila euro»;
lo scorso settembre, l'Autorità anticorruzione ha trasmesso alla Rai una delibera contenente rilievi sulla nomina di undici dirigenti esterni l'azienda – su un totale di 21 nuove assunzioni fatte dal direttore Campo Dall'Orto – in violazione della norma anticorruzione e del job posting;
a tutt'oggi tali rilievi, come ha dichiarato il presidente dell'Anac, in un'intervista pubblicata il 15 febbraio u.s. sul «Il Fatto quotidiano», sono stati sostanzialmente ignorati dalla Rai,
si chiede di sapere:
se risponda al vero, come emerso da un articolo pubblicato sul quotidiano «La Verità» il 22 febbraio u.s., che a tutti i dirigenti fuori sede, sarebbe garantito un appartamento, a spese dell'azienda, piuttosto che il rimborso dell'hotel convenzionato, come da prassi;
se è vero che ogni direttore disponga di un'autovettura pagata direttamente dalla Rai, con un costo annuo di circa 15 mila euro per ciascuna, e se i contratti di affitto di casa e auto non siano intestati al dirigente che ne usufruisce, ma alla Rai;
se risponda al vero che nel 2016, sarebbe stato corrisposto ai dirigenti un premio produzione per il raggiungimento degli obiettivi, equivalente al 20, o in alcuni casi, al 30 per cento dello stipendio lordo;
quali siano gli obiettivi aziendali posti dal direttore generale e se siano stati effettivamente raggiunti;
se l'indennità di funzione rientri o superi i 50 mila euro, e se tale cifra sia stata calcolata su base annua o quale sia il benefit complessivo;
quali siano «le figure apicali» per le quali sia previsto questo bonus e se tra queste figure risultino i nominativi, il cui contratto è stato contestato dall'Anac, e se quanto detto corrisponda al vero, come l'azienda intenda procedere al fine di porre rimedio a questo vulnus che di fatto collocherebbe la medesima azienda fuori legge. (572/2738)
ANZALDI. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
in data 4 ottobre 2016 la Camera dei deputati ha approvato, in via definitiva, la legge di riforma dell'editoria, che prevede, tra l'altro, che «agli amministratori, al personale dipendente, ai collaboratori e ai consulenti del soggetto affidatario della concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale la cui prestazione professionale non sia stabilita da tariffe regolamentate, si applica il “tetto” retributivo, pari a 240.000 euro». Si tratta del tetto che il Governo Renzi aveva già introdotto per tutti i manager e dirigenti della Pubblica Amministrazione;
in data 9 novembre 2016 il Consiglio di amministrazione della Rai, secondo quanto comunicato ufficialmente dall'azienda, ha affrontato in apertura di seduta la questione relativa all'articolo 9 della legge n.198 approvata il 26 ottobre 2016, che introduce il limite massimo retributivo di 240 mila euro annui per il top management;
la conseguente delibera approvata all'unanimità dal Consiglio prevede di applicare con decorrenza immediata il tetto per i dipendenti, così come previsto dalla legge;
secondo quanto riportato il 22 febbraio dal quotidiano «La Verità», per alcuni dirigenti del servizio pubblico il tetto da 240 mila euro verrebbe aggirato attraverso benefit come la disponibilità di appartamenti da 5.000 euro al mese, macchina con autista del costo di 15.000 euro all'anno, la concessione di premi di produzione fino al 20-30 per cento del compenso previsto a discrezione del direttore generale;
i dirigenti per i quali il tetto sarebbe aggirato sono, oltre al direttore generale, Gabriele Romagnoli (direttore di Rai Sport), Guido Rossi (direttore staff del dg), Raffaele Agrusti (direttore finanziario), Massimo Coppola (consulente editoriale per l'elaborazione di strategie e prodotti), Ilaria Dalla Tana (direttore Rai 2), Daria Bignardi (direttore Rai 3), Alessandro Lostia (vicedirettore Rai 3), Genseric Cantournet (capo della sicurezza), Gian Paolo Tagliavia (responsabile della strategia del digitale non lineare);
si chiede di sapere:
se quanto riferito dal quotidiano «La Verità» corrisponda al vero e se ci siano dei dirigenti per i quali il tetto da 240.000 euro allo stipendio sia aggirato attraverso bonus, benefit come casa e macchina, premi di produzione;
quale sia il meccanismo con il quale viene concesso l'eventuale premio di produzione o retribuzione variabile e a quanti dirigenti sia stato concesso, rispetto a coloro che potrebbero averne diritto;
se corrisponda al vero che la retribuzione variabile è concessa a discrezione del direttore generale;
a quanto ammontino le reali retribuzioni per l'anno 2016 dei dirigenti che hanno stipendi sopra i 200 mila euro, alla luce di benefit come contributi per appartamenti, autista e retribuzione variabile;
quali strumenti e iniziative l'Azienda ritenga di porre in essere per correggere la situazione descritta. (573/2741)
RISPOSTA. – In merito alla interrogazione in oggetto, nel rinviare ai riscontri forniti ad altre interrogazioni di analogo contenuto, si informa di quanto segue.
La Rai dal 15 novembre applica le disposizioni sul «tetto stipendi» della legge 26 ottobre 2016, n. 198; in tale quadro, pertanto, nessuno dei dirigenti indicati nell'articolo de La Verità (Agrusti, Bignardi, Campo Dall'Orto, Cantournet, Dallatana, Lostia, Romagnoli, Rossi, Tagliavia) ha ricevuto il pagamento di alcun «premio produzione» riferito al 2016;
Ancora, nessuno dei dirigenti indicati ha una casa pagata da Rai; alcuni (più in particolare Agrusti, Dallatana, Bignardi, Rossi, Romagnoli, Tagliavia, Cantournet) hanno percepito un contributo spese per il 2016 fino al 15 novembre scorso.
Da ultimo, alcuni dei dirigenti indicati nell'articolo (Agrusti, Cantournet, Tagliavia, Rossi, Lostia) hanno un'auto aziendale: il valore del benefit auto ovviamente è incluso nel tetto retributivo di 240 mila euro.
Da ultimo, si segnala che nella sezione trasparenza del sito Rai sono pubblicati – in coerenza con le disposizioni della legge 26 ottobre 2016 n. 198 – i dati relativi ai compensi lordi (superiori ai 200 mila euro annui) per i tre anni dal 2015 al 2017.
CROSIO. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
i maggiori organi di stampa in questi giorni hanno riportato la notizia di un'indagine che sta svolgendo la polizia francese in merito ad una presunta frode fiscale che coinvolgerebbe diciotto fra giornalisti e dipendenti della Rai per note spese false o gonfiate durante gli Europei di calcio di Francia 2016;
l'indagine è stata avviata sulla base di irregolarità riscontrate in un ristorante italiano a Parigi, che ha emesso anche una serie di ricevute per pranzi o cene, tutte identiche con importi di 70 euro, rilasciate a dipendenti Rai, fra cui 7 giornalisti di Rai Sport;
per una regola interna della Rai, i dipendenti non possono farsi rimborsare nessun alcolico, mentre la copertura degli esborsi per vitto, trasferimenti o alloggi possono essere calcolate alla fine della trasferta, depositando tutte le ricevute;
sembrerebbe che la Rai, in seguito all'indagine condotta dalla polizia francese, abbia chiesto ufficialmente chiarimenti ai dipendenti coinvolti che, entro cinque giorni, dovranno presentare le loro controdeduzioni per non incorrere in provvedimenti disciplinari;
la trasferta Rai agli Europei era partita tra le polemiche: tutte e 51 le partite del torneo erano un'esclusiva Sky, ma nel corso dell'intera manifestazione (un mese, dal 10 giugno al 10 luglio), la tv di Stato aveva spedito tra le 40 e le 50 persone per seguire al meglio i 27 match che potevano essere trasmessi anche in chiaro per un costo che alcuni quotidiani avevano stimato in circa un milione di euro;
si chiede di sapere:
se siano previsti controlli da parte dell'amministrazione della Rai prima di procedere al rimborso delle ricevute presentate in seguito alle trasferte all'estero da parte dei dipendenti e giornalisti Rai;
se, nel caso specifico, gli uffici preposti non abbiano ritenuto sospetto ricevere molte fatture identiche, da parte dello stesso ristoratore e con lo stesso importo. (574/2743)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
La procedura vigente per la gestione delle trasferte del personale Rai prevede la possibilità di optare per il regime forfettario o a piè di lista. Nel caso del rimborso a piè di lista delle spese sostenute, i lavoratori sono tenuti a compilare, al rientro in sede, una distinta delle spese di trasferta, ovvero un elenco dettagliato di ogni singola spesa sostenuta per la quale chiedono il rimborso. Tale documento deve contenere tutte le informazioni utili al completamento della nota spese e gli estremi dei documenti e ricevute presentati, classificati come da normativa vigente, ed essere, ovviamente, corredato da tutti i giustificativi di spesa ivi menzionati.
Il suddetto documento, unitamente ai giustificativi di spesa, deve essere consegnato dai dipendenti ai diversi uffici preposti alla lavorazione e gestione delle note spese. I dipendenti – nel rispetto delle policies aziendali – si assumono totalmente la responsabilità della veridicità dei dati forniti; prima di procedere alla liquidazione della nota spese, l'ufficio preposto effettua un controllo sulla correttezza formale di quanto presentato, verificando la completezza della documentazione e la congruità di quanto indicato con i giustificativi allegati alla nota spese, facendo rilevare al dipendente eventuali irregolarità.
La Direzione Risorse Umane e Organizzazione effettua un monitoraggio ulteriore della gestione complessiva delle trasferte, attraverso periodici accertamenti e monitoraggi. Qualora, in ogni fase di controllo, siano riscontrate violazioni della normativa in materia di trasferte la Direzione Risorse Umane e Organizzazione, sulla base degli elementi segnalati e di eventuali ulteriori accertamenti, attiva un procedimento disciplinare nei confronti dei dipendenti interessati, procedendo secondo le previsioni del vigente regolamento di disciplina.
È questo il caso della trasferta in Francia per gli Europei di Calcio 2016: a seguito dei controlli effettuati sono emersi potenziali profili di irregolarità su alcuni giustificativi di spesa, che ha portato all'avvio dei procedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti dalle cui note spese emergevano anomalie, raccogliendo al riguardo le informazioni fornite dagli stessi.
Nell'attuale fase sono in corso di valutazione tutti gli elementi a disposizione al fine di poter procedere con le successive determinazioni.
BRUNETTA. – Alla Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera f), della legge 6 novembre 2012, n. 190, l'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) esercita la vigilanza e il controllo sull'effettiva applicazione e sull'efficacia delle misure adottate dalle pubbliche amministrazioni e sul rispetto delle regole sulla trasparenza dell'attività amministrativa;
in data 27 aprile 2016 è stata trasmessa all'ANAC una segnalazione in merito all'avvenuta assunzione, da parte della Rai S.p.a., di 21 dirigenti esterni, in presunto contrasto con le procedure prescritte dal Piano anticorruzione 2016-2018, con specifico riferimento alla ricognizione preliminare della disponibilità di risorse interne e all'utilizzo dello strumento del job posting. Contestualmente è stato segnalato il presunto contrasto delle suddette assunzioni con lo Statuto approvato dal consiglio di amministrazione della Rai in data 3 febbraio 2016, che stabilisce, nel 5 per cento del numero dei dirigenti dipendenti in servizio alla chiusura del precedente esercizio, il numero massimo dei dirigenti non dipendenti della Società, che possono essere assunti con contratto a tempo determinato, subordinatamente al possesso di requisiti di particolare e comprovata qualificazione professionale e di specifiche competenze attinenti all'esercizio dell'incarico da conferire;
in data 12 luglio 2016 sono state trasmesse all'ANAC due segnalazioni in merito all'avvenuta assunzione a tempo indeterminato, da parte della Rai SpA, di un giornalista con la qualifica di caporedattore, in presunto contrasto con le procedure prescritte dal Piano anticorruzione 2016-2018, con specifico riferimento alla ricognizione preliminare della disponibilità di risorse interne e all'utilizzo dello strumento del job posting;
a seguito delle segnalazioni sopra citate, l'ANAC con delibera n. 961 del 14 settembre 2016 ha accertato il mancato utilizzo dello strumento del job posting nello svolgimento di alcune procedure di assunzione; la sussistenza con riferimento alla posizione di «CSO – Direttore Security e Safety» di un'ipotesi di conflitto di interessi tra la persona selezionata e quella che ha curato la selezione, nonché la sussistenza di alcune irregolarità con riferimento alle posizioni di Direttore staff della Direzione generale e Responsabile delle relazioni con i media presso la Direzione comunicazione e relazioni esterne;
nella seduta del 28 settembre 2016 della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, la Presidente Monica Maggioni ha dichiarato che, in merito alla delibera citata, era in corso un'interlocuzione, con il Ministero dell'economia e delle finanze, e che era stata predisposta una lettera di risposta all'ANAC;
il presidente dell'Anticorruzione, Raffaele Cantone, in un'intervista rilasciata al «Fatto Quotidiano», il 15 febbraio 2017, ha sostenuto che l'ANAC non ha ricevuto «nessuna comunicazione ufficiale da parte della Rai» dopo la bocciatura sulle assunzioni, il mancato job posting e il conflitto di interessi per la nomina del capo della Security;
nel frattempo, il 25 gennaio 2017, il consiglio di amministrazione della Rai ha approvato un aggiornamento al Piano anticorruzione stabilendo assunzioni in deroga alle procedure interne per 55 posizioni organizzative;
ad avviso dell'interrogante quanto appena riportato mina la credibilità e la trasparenza del servizio pubblico radiotelevisivo mettendone in dubbio la stessa affidabilità;
si chiede di sapere:
quali iniziative i vertici della Rai intendano assumere al fine di rimuovere la violazione delle procedure di assunzione riscontrate dall'ANAC e di assicurare trasparenza e sistematicità nei processi di selezione e valutazione del personale. (575/2744)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
La Rai – a seguito della delibera ANAC n. 961 del 14 settembre 2016 – si è doverosamente ed immediatamente attivata, agendo in modo sistematico per dare puntuale seguito a tutte le prescrizioni contenute nella delibera appena richiamata. Del resto, la delibera stessa è stata oggetto del dibattito del Consiglio di Amministrazione sin dalla seduta del 19 settembre (e di ciò si è dato riscontro all'Autorità), coinvolgendo l'azionista Ministero dell'Economia e delle Finanze per quanto di sua competenza, e avviando la richiesta di specifici approfondimenti legali laddove potessero essere utili ai fini di una più compiuta applicazione delle indicazioni dell'ANAC.
In via generale, si ritiene opportuno mettere in evidenza come la delibera dell'ANAC, nell'affrontare una molteplicità di temi, si sia mossa su un duplice piano affrontando da un lato tematiche rispetto alle quali si rendeva necessario un intervento puntuale ed immediato dell'Azienda (dando specifiche prescrizioni) tutte immediatamente recepite da Rai e, dall'altro, segnalando una serie di temi rispetto ai quali non si richiedevano interventi puntuali ma si sollecitava la più generale conformazione delle condotte aziendali per il futuro.
Più in particolare:
per quanto riguarda le modalità di assunzione del personale e la disciplina dell'utilizzo dello strumento del job posting – in osservanza della tempistica prevista dalla normativa e dalla stessa delibera ANAC – è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione nella seduta del 25 gennaio 2017 l'aggiornamento del Piano Triennale Anticorruzione 2017/2019: i protocolli relativi all'area del personale sono stati coerentemente modulati, anche nel percorso procedurale, con specifico riferimento alle raccomandazioni formulate nella citata delibera ANAC. In particolare, sono stati definiti puntualmente i casi di esclusione dai criteri generali di selezione e reclutamento ed in tale ambito sono state predefinite e significativamente limitate sul piano numerico le posizioni dirigenziali suscettibili di eventuale deroga all'ordinario iter di selezione (tali posizioni sono ora limitate ai diretti riporti del Presidente, del Direttore Generale e dei Chief Officers). Il Piano è stato pubblicato, nel rispetto della disciplina vigente, il 31 gennaio 2017 e di tale pubblicazione si è data comunicazione all'ANAC;
per quanto attiene alle posizioni dirigenziali oggetto di approfondimento da parte dell'Autorità, si mette in evidenza che Rai ha operato nel puntale rispetto delle prescrizioni ANAC e, quindi:
per le due posizioni in cui l'Autorità aveva richiesto il coinvolgimento del Ministero dell'Economia e delle Finanze, la Rai ha attivato una specifica interlocuzione con il Ministero stesso, cui ha trasmesso di propria iniziativa tutta la documentazione per ricevere le indicazioni del caso. A tale prima richiesta ha fatto seguito una successiva comunicazione e l'Azienda è in attesa di un riscontro da parte del Ministero, all'esito del quale l'Azienda con la massima celerità assumerà le determinazioni conclusive del procedimento di riesame avviato;
per la posizione del «Chief Security Officer» (CSO), invece, la delibera ANAC – pur rilevando la sussistenza di un conflitto di interessi – non prescriveva alcuna specifica misura in proposito lasciando quindi all'Azienda la valutazione dell'interesse aziendale. Rai ha quindi avviato uno scrupoloso approfondimento, sono stati acquisiti (in due fasi successive), due autorevoli pareri legali specialistici allo scopo di agire nel miglior interesse dell'azienda. Gli esiti dei suddetti pareri sono stati comunicati al Consiglio di Amministrazione nel corso delle sedute del 28 settembre 2016 e del 9 novembre 2016 e fatti oggetto di ulteriore confronto nella seduta del 23 febbraio 2017. Alla luce dell'approfondimento istruttorio effettuato e della piena adeguatezza dei risultati operativi conseguiti sino ad oggi dal titolare dell'incarico di CSO, risulta che un'eventuale azione di autotutela che fosse andata ad incidere risolutivamente sul rapporto di lavoro in essere con l'interessato avrebbe arrecato un significativo rischio di soccombenza nel conseguente contenzioso con inevitabile danno patrimoniale alla Società (ciò, come si è detto, in assenza di motivazioni direttamente connesse alla qualità della prestazione professionale oggetto dell'incarico). In assenza di puntuali prescrizioni dell'Autorità, si tratta di contemperare doverosamente i rilievi dell'Autorità con la necessaria tutela degli interessi aziendali non mancando di assumere, per il futuro, i più adeguati presidi per prevenire il rischio, anche solo potenziale, di conflitti di interessi nelle procedure aziendali.