SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 21 giugno 2017. — Presidenza della presidente Flavia PICCOLI NARDELLI.
La seduta comincia alle 14.25.
Legge annuale per il mercato e la concorrenza.
C. 3012-B, approvato dalla Camera e modificato dal Senato.
(Parere alle Commissioni riunite VI e X).
(Seguito dell'esame e rinvio).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento rinviato nella seduta del 20 giugno 2017.
Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori è garantita anche dal circuito chiuso. Nel rammentare che ieri la collega Ghizzoni aveva svolto la sua relazione, avvisa che è pervenuta la proposta di parere alternativo del Gruppo Articolo 1-MDP, che è in distribuzione (vedi allegato).
Marisa NICCHI (MDP) illustrando la proposta di parere alternativo da lei sottoscritta, sottolinea che il suo gruppo non ha una posizione contraria in linea di principio al provvedimento: anzi, ne apprezza le norme che rispondono all'esigenza di dinamizzare il mercato e che tendono a contrastare posizioni dominanti e corporative. Dissente, piuttosto, dal contenuto di alcune disposizioni introdotte al Senato. Si riferisce, in particolare, all'introduzione dei commi 176 e 177 dell'AC 3012, che prevedono, tra l'altro, misure di semplificazione relativamente alla circolazione internazionale di beni culturali. Rileva, Pag. 98al riguardo, che la pretesa esigenza di allineare la normativa interna a quella europea, addotta dal Governo a supporto delle norme introdotte, rappresenta, in realtà, un allentamento della tutela, che può essere apprezzato solo da gruppi d'interesse quali, ad esempio, le case d'asta. Al contrario, la voce di autorevoli critici d'arte e di studiosi (da Tomaso Montanari fino, addirittura, a Vittorio Sgarbi) si è fatta sentire alta e forte, fino al punto di definire questo provvedimento «legge svendi-arte». Trova deplorevole che il Governo e la maggioranza perseverino in questo intento, similmente a quanto avvenuto per l'approvazione dei decreti attuativi delle deleghe sulla scuola, a prescindere dalle opinioni contrarie e dalle perplessità espresse da chi lavora nell'ambito colpito dal provvedimento legislativo. Le nuove introdotte svuotano ulteriormente di contenuto il codice dei beni culturali che, non potendo più esplicare le sue funzioni di presidio e tutela, è ormai giunto al suo «autunno». Grazie alle modifiche introdotte, infatti, le opere di Morandi, De Chirico e Guttuso, potranno ora essere esportate semplicemente con un'autocertificazione. Ritiene che la volontà di intervenire a sostegno della vivacità del mercato, mediante la semplificazione burocratica, non possa avvenire a discapito delle esigenze di tutela: più saggio sarebbe, invece, investire sul personale addetto alle procedure per snellirle e velocizzarle. La normativa di altri paesi europei non può essere d'esempio per l'Italia, la quale non può accettare un appiattimento verso il basso, ma deve, viceversa, rivendicare con orgoglio la propria missione di salvaguardia del patrimonio culturale, le cui componenti non possono essere considerate alla stregua di un qualunque bene monetizzabile. Teme che tra le maglie delle disposizioni si nasconda l'interesse speculativo delle lobbies, che auspicando la vaporizzazione della funzione pubblica, si avvantaggiano della mercificazione della cultura.
Luisa BOSSA (MDP) rileva la schizofrenia che caratterizza gli orientamenti di Governo e maggioranza, tale per cui proprio oggi in Assemblea si è proclamata la tutela dei beni culturali al massimo grado attraverso l'eccessivo inasprimento delle pene, mentre in questa Commissione si procede all'avallo di un inaccettabile allentamento dei vincoli di legge. Quanto all'autocertificazione del valore delle opere d'arte, deve ricorrere alla metafora degli «acquafrescai» napoletani, ai quali i passanti chiedevano se la loro acqua fosse fredda e che rispondevano che lo era più della neve. Non crede davvero che l'istituto dell'autocertificazione possa trovare albergo nella materia dei beni culturali.
Chiara DI BENEDETTO (M5S) si associa ai rilievi della collega Nicchi, la quale ha illustrato con chiarezza e lucidità i profili critici del provvedimento concentrati, soprattutto, nei commi 176 e 177. Sottolinea che gli effetti di queste modifiche sono, al contempo, poco chiari e molto pericolosi. Certamente, l'innalzamento da 50 a 70 anni della soglia, sopra la quale i beni sono soggetti alle disposizioni di tutela, consentirà di esportare con maggiore facilità le opere d'arte del ventennio considerato. Peraltro, il Governo è intervenuto troppe volte a modificare le norme del codice attraverso disposizioni contenute in diversi disegni di legge, piuttosto che attraverso una sua riforma organica. Ritiene che il parere espresso dalla Commissione debba recepire queste considerazioni così come quelle contenute nella proposta di parere alternativo illustrata dalla collega Nicchi che il suo gruppo condivide totalmente. Stigmatizza l'atteggiamento poco serio, irresponsabile e criminale sottostante alle disposizioni di allentamento della tutela dei beni culturali e auspica che la Commissione, almeno per questa volta, faccia sentire la sua voce e pesare il suo ruolo in questo delicatissimo ambito.
Gianna MALISANI (PD) esprime la propria preoccupazione per un provvedimento che non fa che proseguire lo stillicidio di modifiche al codice dei beni culturali, dopo quelle già intervenute in Pag. 99materia di aree protette (A.C. 4144). Sottolinea, inoltre, la propria sorpresa di fronte alle modifiche introdotte al Senato che comportano uno scardinamento delle forme di tutela. Si dichiara alquanto perplessa di fronte all'innalzamento da 50 a 70 anni della soglia prevista per sottoporre a tutela i beni culturali, senza operare le dovute distinzioni. Raccomanda di non considerare il rafforzamento dei vincoli come una forma di burocratizzazione e di appesantimento delle procedure, ma come l'unica forma di salvaguardia di un patrimonio che, pur appartenendo a privati, rappresenta una ricchezza per l'intera collettività. Rileva che le norme sul passaporto delle opere sono poco chiare e non sembrano utili a semplificare le procedure mentre l'unico elemento valido introdotto è rappresentato, forse, dal registro elettronico che può costituire uno strumento proficuo per la consultazione e la conoscenza dei dati relativi ai beni in circolazione.
Antonio PALMIERI (FI-PdL), ricordando che il codice dei beni culturali è stato introdotto dal nel 2004, durante il primo governo Berlusconi, auspica che la collega Ghizzoni tenga conto nella formulazione del parere di quanto contenuto nella proposta di parere alternativo, soprattutto con riferimento all'autocertificazione. Sottoscrive altresì quanto già osservato dalla collega Bossa in ordine alla palese contraddizione tra l'atteggiamento della maggioranza in Assemblea, in materia di inasprimento delle pene per reati contro il patrimonio culturale, che stride con quanto viene invece invocato nell'aula della Commissione a sostegno dell'allentamento dei vincoli.
Irene MANZI (PD) ritiene opportuno intervenire sulle norme che, più in generale, investono i temi della Commissione: si riferisce, in particolare, a quelle che, semplificando ulteriormente la riproducibilità dei beni culturali ed estendendo le ipotesi in cui essa non necessita di autorizzazione, rivestono un carattere positivo e moderno. Con riferimento alle disposizioni sulla circolazione dei beni, non intende sottovalutare le preoccupazioni dei colleghi. Tuttavia, evidenzia che quando le norme di presidio vennero introdotte, la situazione del mercato era diversa e non richiedeva la fluidità che oggi si è rivelata più che necessaria per tutti gli operatori.
Manuela GHIZZONI (PD), relatrice, rileva che il dibattito è stato molto ampio e approfondito e ne sono emerse posizioni molto diverse. Rispetto alle critiche mosse ai contenuti del provvedimento, sottolinea che l'autocertificazione è uno strumento già previsto dalla legislazione vigente, mentre il registro elettronico consentirà di effettuare verifiche anche in tempo reale, come ha riconosciuto la collega Malisani. Ritiene che non si possa parlare di schizofrenia, come affermato dalla collega Bossa, ma piuttosto di coerenza, anche se è molto complicato apportare modifiche che abbiano un carattere di organicità ad un corpus normativo vasto come quello del codice dei beni culturali. Replicando al collega Palmieri, ricorda che la stessa maggioranza che lo varò vi ha poi apportato una quantità considerevole di modifiche, anch'esse criticate da studiosi ed esperti di varia estrazione. Rivolta, infine, alla collega Di Benedetto, è costretta a osservare che del parere alternativo non si può prendere molto, giacché esso consiste in una critica radicale del provvedimento senza elementi costruttivi. Si riserva, pertanto, di formulare una proposta di parere nella seduta di domani.
Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.25.
SEDE REFERENTE
Mercoledì 21 giugno 2017. — Presidenza della presidente Flavia PICCOLI NARDELLI.
La seduta comincia alle 15.25.
Pag. 100Istituzione della Fondazione del Museo nazionale di psichiatria del San Lazzaro di Reggio Emilia.
C. 2546 Marchi.
(Rinvio dell'esame).
Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, ricorda che ieri, dopo i pareri sugli emendamenti dati dalla relatrice, il Governo aveva chiesto un rinvio. Propone di rinviare ulteriormente il seguito dell'esame alla settimana prossima.
La Commissione concorda.
La seduta termina alle 15.30.
DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 21 giugno 2017. — Presidenza della presidente Flavia PICCOLI NARDELLI.
La seduta comincia alle 15.30.
Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente la ripartizione della rimanente quota del Fondo di cui all'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232.
(Atto n. 421).
(Rilievi alla V Commissione).
(Esame ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 4, del regolamento, e rinvio).
La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto in oggetto.
Maria COSCIA (PD), relatrice, espone che lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in esame è emanato in attuazione del comma 140 della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio per il 2017) che ha previsto l'istituzione di un Fondo, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (cap. 7555), per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Il Fondo ha una dotazione di 1.900 milioni di euro per l'anno 2017, 3.150 milioni per l'anno 2018, 3.500 milioni per l'anno 2019 e 3.000 milioni di euro per gli anni dal 2020 al 2032, ed è destinato a finanziamenti nei settori di spesa relativi a: a) trasporti, viabilità, mobilità sostenibile, sicurezza stradale, riqualificazione e accessibilità delle stazioni ferroviarie; b) infrastrutture, anche relative alla rete idrica e alle opere di collettamento, fognatura e depurazione; c) ricerca; d) difesa del suolo, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche; e) edilizia pubblica, compresa quella scolastica; f) attività industriali ad alta tecnologia e sostegno alle esportazioni; g) informatizzazione dell'amministrazione giudiziaria; h) prevenzione del rischio sismico; i) investimenti per la riqualificazione urbana e per la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia; l) eliminazione delle barriere architettoniche. Per quanto concerne le modalità di utilizzo del Fondo, il citato comma 140 ne prevede il riparto con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri interessati, in relazione ai programmi presentati dalle amministrazioni centrali dello Stato. La norma prevede, in particolare, che con i medesimi decreti siano individuati gli interventi da finanziare e i relativi importi, indicando, ove necessario, le modalità di utilizzo dei contributi, sulla base di criteri di economicità e di contenimento della spesa, anche attraverso operazioni finanziarie con oneri di ammortamento a carico del bilancio dello Stato, con la Banca europea per gli investimenti, con la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa, con la Cassa depositi e prestiti Spa e con i soggetti autorizzati all'esercizio dell'attività bancaria e creditizia, compatibilmente con gli obiettivi programmati di finanza pubblica. La stessa norma prevede la trasmissione degli schemi di decreto alle Commissioni parlamentari competenti per materia e fissa un termine di 30 giorni (dalla data dell'assegnazione) per l'espressione del parere. Tale parere è tuttavia considerato non obbligatorio in quanto, decorso il citato termine, i decreti possono Pag. 101essere comunque adottati. Si è già provveduto ad una prima ripartizione del Fondo con un precedente schema di D.P.C.M. (A.G. 409) – sul quale è stato espresso parere favorevole dalla Commissione Bilancio della Camera in data 9 maggio 2017 – con riferimento alla finalità di cui alla lettera i) del comma 140, relative alla riqualificazione urbana e alla sicurezza delle periferie. A tale finalità sono stati destinati complessivamente 800 milioni di euro per il triennio 2017-2019 (270 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018 e 260 milioni di euro per l'anno 2019), in relazione alla necessità ed urgenza di assicurare il finanziamento dei progetti compresi nel Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie e delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia, istituito dai commi da 974 a 978, dell'articolo 1 della legge di stabilità per il 2016. Segnala, inoltre, che con l'articolo 25 del decreto-legge n. 50 del 2017 (recentemente convertito) sono stati attribuiti alle Regioni, a valere sul predetto Fondo, finanziamenti per le medesime finalità, relativamente all'anno 2017. Più in particolare il decreto-legge n. 50 del 2017 ha modificato la legge n. 232 del 2016, operando le seguenti destinazioni di risorse del Fondo: il comma 140-bis attribuisce alle regioni a statuto ordinario una quota pari a 400 milioni per il 2017, ripartiti secondo la tabella allegata al decreto-legge, per investimenti nuovi ed aggiuntivi per le medesime finalità cui il fondo è destinato; il comma 140-ter attribuisce al MIUR una quota pari a 64 milioni per il 2017, 118 milioni per il 2018, 80 milioni per il 2019 e 44,1 milioni per il 2020 per il finanziamento di interventi di edilizia scolastica, con più specifico riferimento ai plessi delle province e delle città metropolitane. Considerate le variazioni sopra richiamate e per quel che concerne strettamente le competenze della Commissione cultura, sottolinea che per l'edilizia scolastica sono previsti ulteriori interventi per 48,2 milioni di euro nel 2017, 103,7 nel 2018, 133,7 nel 2019 e 55,9 dal 2020 al 2032, per un totale di 341 milioni di euro in 16 anni per la messa in sicurezza e per la prevenzione del rischio crolli. Sempre a proposito di edilizia scolastica ma con specifico riferimento alla prevenzione del rischio sismico, vengono destinati ulteriori 972,7 milioni di euro in 16 anni, partendo da 242,7 nel 2017. Per quanto riguarda la ricerca, nel 2017, vengono destinati 65 milioni alla ricerca aerospaziale, scientifica e tecnologica, 115 nel 2018, 180 nel 2019 e 910 dal 2020 fino al 2032 per un totale di 1 miliardo e 270 milioni. Da ultimo, ma non per importanza, per i beni culturali vengono previsti interventi con finalità di tutela, valorizzazione, sicurezza anti-intrusione e anti-incendio e rimozione delle barriere architettoniche un totale di 200,1 milioni nei 16 anni dal 2017 al 2032, iniziando con 3,6 milioni nel 2017, 45 nel 2018, 48,5 nel 2019 e 103 negli anni 2020-2032. Inoltre sono previsti 25 milioni nello stesso periodo per gli interventi sui beni di proprietà pubblica siti nelle periferie urbane, cominciando con 5 milioni nel 2017. Ai fini dell'espressione dei rilievi, si dichiara aperta a recepire i contenuti del dibattito e propone di chiamare in audizione esponenti del MIUR e del MIBACT per acquisire elementi più puntuali sulla concreta destinazione dei predetti fondi.
Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, avverte che sulla proposta di audizioni informali della relatrice, se non vi sono obiezioni, chiederà la prescritta autorizzazione della Presidente della Camera.
(Così rimane stabilito).
Flavia PICCOLI NARDELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.40.
AVVERTENZA
Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Pag. 102