SEDE REFERENTE
Giovedì 4 agosto 2016. — Presidenza del presidente Fabrizio CICCHITTO. — Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale Vincenzo Amendola.
La seduta comincia alle 10.05.
Trattati internazionali, basi e servitù militari.
C. 2 di iniziativa popolare.
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, ricorda che la calendarizzazione della proposta Pag. 6di legge in titolo – presentata nella precedente legislatura, il 7 agosto 2008, e mantenuta tra i provvedimenti ripresentati ad avvio della legislatura ai sensi dell'articolo 107, comma 4, del regolamento, riferito ai progetti di legge di iniziativa popolare – è stata più volte sollecitata in sede di ufficio di presidenza dal gruppo del Movimento 5 Stelle come provvedimento in quota opposizione.
Segnala che il provvedimento non è stato finora sollecitato dal medesimo gruppo M5S nella sede della Conferenza dei presidenti di gruppo e non è inserito nel calendario e nel programma dei lavori dell'Assemblea. Ciò nonostante l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, di questa Commissione ha valutato di calendarizzare il provvedimento proprio attesa la natura di proposta di legge di iniziativa popolare.
La Commissione prende atto.
Andrea MANCIULLI (PD), relatore, introducendo l'esame del provvedimento, osserva che la proposta di legge C. 2, d'iniziativa popolare, presentata originariamente nel 2008 da gruppi della sinistra alternativa ed ora riproposta dal Gruppo del M5S, mira a modificare radicalmente il quadro delle alleanze politico-militari di cui è parte il nostro Paese e, segnatamente, l'appartenenza al Patto atlantico. Rileva, quindi, che la relazione illustrativa che accompagna il provvedimento, sia pure estremamente datata sul piano della ricostruzione del quadro geopolitico di riferimento, sottolinea l'esigenza di superare la cosiddetta «logica securitaria», sottesa alle ragioni costituenti della NATO, e considerare esaurite le motivazioni dell'adesione italiana alla NATO, sottoponendo al Parlamento la decisione sull'opportunità di non rinnovare per il futuro tale adesione.
Evidenzia, poi, che l'iniziativa legislativa prevede specificamente: una sorta di desecretazione di tutti gli accordi militari, fissando – accanto all'obbligo posto dall'articolo 80 della Costituzione, un ulteriore obbligo di autorizzazione parlamentare alla ratifica per tale tipologia di accordi; il divieto assoluto di autorizzazione alla ratifica di ogni accordo militare che preveda, sotto varie forme, la guerra di aggressione; la riconversione delle strutture militari in strutture civili, stabilendo un termine massimo di dieci anni per ogni struttura militare già esistente; l'adeguamento delle strutture militari esistenti alla normativa di tutela ambientale, stabilendo, nel contempo, il parere favorevole vincolante degli enti locali; la sospensione dei progetti in corso di nuove installazioni militari o ampliamenti delle basi militari esistenti, anche in deroga ad accordi internazionali sottoscritti dal nostro Paese.
Prima di passare all'esame della proposta, richiama i principali parametri costituzionali che delimitano il treaty power nell'ordinamento italiano, ossia: la norma di cui all'articolo 10, 1o comma, della Costituzione, che delinea un procedimento di adattamento automatico e permanente, implicante che l'ordinamento, nella sua interezza, si conforma costantemente al diritto internazionale generale e alle sue modificazioni, tra cui il principio consuetudinario del diritto internazionale pacta sunt servanda; l'articolo 11 della Costituzione, che contiene un divieto e due disposizioni permissive: in particolare, vieta la guerra di aggressione, consente limitazioni di sovranità necessarie per assicurare la pace e la giustizia tra le nazioni, e favorisce le organizzazioni rivolte a tale scopo.
Ricorda, inoltre che sulla compatibilità tra NATO e Costituzione italiana alla luce dell'articolo 11 si è espressa la Corte di cassazione, nella sentenza n. 1920, del 22 marzo 1984. Il punto essenziale che viene in considerazione in proposito è quello secondo cui la NATO è un'alleanza difensiva e, quindi, non può essere in contrasto con l'articolo 11, che ammette l'uso della forza in legittima difesa. In tale contesto vanno anche valutate le «limitazioni di sovranità», che la concessione di basi necessariamente comporta. Osserva ancora che la legittima difesa è un diritto riconosciuto dalla Carta delle Nazioni Unite ed è, quindi, un elemento essenziale Pag. 7per garantire «la giustizia» tra le nazioni. Quanto alle organizzazioni rivolte a tale scopo, la NATO vi rientra, non solo per l'organizzazione della legittima difesa tra gli Stati membri, ma anche tenendo conto degli articoli 2 e 3 del Trattato del 1949, che impegnano le Parti a risolvere pacificamente le controversie internazionali e a sviluppare relazioni pacifiche e amichevoli.
Richiama, altresì, la disposizione di cui all'articolo 117, 1o comma, della Costituzione, che impone alla potestà legislativa dello Stato e delle Regioni il rispetto dei vincoli, tra gli altri, derivanti agli obblighi internazionali.
Ricorda, inoltre, che – diversamente da quanto riportato nella formulazione della proposta di legge – il Parlamento non ratifica, ma autorizza con legge la ratifica dei trattati internazionali, in quanto l'organo competente alla ratifica dei trattati internazionali è il Presidente della Repubblica, che agisce nella posizione tipica di garanzia dal punto di vista dell'ordinamento costituzionale italiano, e come organo rappresentativo dello Stato sul piano dei rapporti giuridico-internazionali. Evidenzia che la proposta di legge all'esame della Commissione allinea, invece, una serie di previsioni normative del tutto al di fuori di questi parametri costituzionali: dalla previsione, all'articolo 1, comma 1, di una validità «a tempo» delle autorizzazioni alla ratifica degli accordi internazionali di tipo militare, alla prefigurazione di un recesso automatico dagli accordi internazionali, discendente dal mancato rinnovo di tali accordi, che violerebbe sia le nostre regole costituzionali sia la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati. In primo luogo, la proposta dispone, all'articolo 1, comma 1, l'obbligo, per i trattati segreti di natura militare vigenti, di essere pubblicati entro un anno dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame. In realtà, da più di trent'anni la legge n. 639 del 1984, ha disposto l'inserimento nella Raccolta ufficiale e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale degli accordi ai quali la Repubblica si obbliga nelle relazioni internazionali, ivi compresi quelli in forma semplificata e che non comportano pubblicazione ad altro titolo. La stessa legge ha previsto la pubblicazione trimestrale, in un apposito supplemento della Gazzetta Ufficiale, nonché la trasmissione ai Presidenti delle due Camere, di «tutti gli atti internazionali ai quali la Repubblica si obbliga nelle relazioni estere, trattati, convenzioni, scambi di note, accordi ed altri atti comunque denominati». La legge, dunque, enumera nominativamente la più ampia tipologia possibile di atti internazionali ed espressamente reca una clausola di riserva per quelli, ipoteticamente suscettibili di impegnare la Repubblica, che possano avere altro nomen iuris. Ne consegue che non solo la categoria dei «trattati segreti» non compare nel dettato normativo in esame, ma che essa – qualora potesse ravvisarsene l'esistenza – sarebbe comunque ricompresa nella predetta clausola di riserva.
Assai critica sotto il profilo della costituzionalità ritiene anche la disposizione di cui all'articolo 10 in base al quale le autorizzazioni per la costruzione, installazione, ampliamento di basi, caserme e installazioni militari sul territorio nazionale, anche se nella disponibilità di Paesi terzi, possono essere concesse esclusivamente con il parere favorevole di un comitato misto composto dal Ministro della difesa o suo delegato, dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare o suo delegato, dal presidente della regione e dai sindaci delle zone interessate e ogni decisione deve necessariamente essere presa con il parere favorevole dei rappresentanti degli enti locali interessati. Tale valutazione andrebbe effettuata anche in deroga alla normativa vigente in materia e ad accordi internazionali eventualmente in corso. Osserva, inoltre, che l'articolo 12 inibisce l'impiego di strutture civili, porti, aeroporti, ferrovie per scopi militari compreso il passaggio di armamenti e truppe per missioni militari fuori confine.
Sottolinea che, su un piano generale, tutte queste previsioni sembrano porsi in contrario, come accennato, con il principio Pag. 8consuetudinario del diritto internazionale pacta sunt servanda e che esse potrebbero incidere direttamente sulla piena operatività di obblighi internazionali assunti dall'Italia, come ad esempio quelli derivanti dagli articoli 3 e 5 Trattato dell'Alleanza Atlantica, che prevedono, rispettivamente, il mantenimento e lo sviluppo, da parte degli Stati membri dell'Alleanza, della propria capacità individuale e collettiva di resistenza ad un attacco armato e la mutua assistenza tra gli Stati membri nel caso di un attacco armato contro una o più di essi, in Europa o nell'America settentrionale, nell'esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dall'articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite.
Concludendo, osserva che la proposta normativa in titolo – oltre ad evidenziare una serie di pesanti criticità sotto il profilo costituzionale, che formeranno certamente oggetto dei rilievi della I Commissione – al di là della datata radicalità della ratio che la ispira e dell'approssimazione del lessico giuridico che la connota, sembra sottendere una scarsa cultura della legalità internazionale che ne impedisce l'utilizzo anche soltanto come base di discussione per un utile confronto politico tra maggioranza ed opposizioni sull'avvenire dell'Alleanza Atlantica e il ruolo che può svolgervi il nostro Paese, alla luce degli orientamenti emersi nel recente Vertice di Varsavia sull'esigenza di modernizzare il sistema di difesa occidentale e metodi di lotta al terrorismo internazionale, e sulla scorta del vasto dibattito apertosi con la pubblicazione del nuovo Libro bianco sulla difesa e la sicurezza internazionale.
Il sottosegretario Vincenzo AMENDOLA rileva che il provvedimento appare contraddittorio sia dal punto di vista costituzionale sia dal punto di vista del diritto internazionale, con riferimento al principio pacta sunt servanda, finalizzato a preservare la stabilità del quadro giuridico internazionale. Ritiene, inoltre, che il meccanismo di ratifica periodica, prefigurato dal provvedimento, è in aperto contrasto con il dettato della Convenzione di Vienna. Ciò premesso, qualora vigente, il provvedimento in titolo determinerebbe l'immediata incompatibilità della permanenza dell'Italia non soltanto all'interno della NATO ma delle stesse Nazioni Unite, con il conseguente venir meno del coinvolgimento del nostro Paese nei numerosi contesti di impegno a favore della pace e della stabilità. D'altra parte, la stessa Alleanza Atlantica è nata al fine di perseguire obiettivi di autotutela e di costruzione della pace in conformità con la Carta dell'Onu.
Manlio DI STEFANO (M5S), intervenendo a nome del suo gruppo, ritiene un onore avere promosso la calendarizzazione della proposta di iniziativa popolare in titolo, anche nel confronto con chi in Parlamento dimentica o sminuisce il valore di questo strumento di democrazia diretta, su cui peraltro la proposta di riforma costituzionale interviene in chiave peggiorativa. Ricorda che il Movimento 5 Stelle storicamente rappresenta una realtà politica frutto di una analoga iniziativa assunta nel 2007 e finalizzata ad una raccolta di firme contro l'eleggibilità di candidati pregiudicati. L'aver ignorato allora quella proposta di iniziativa popolare ha determinato il costituirsi del Movimento, che oggi è naturalmente impegnato sui temi portati dai cittadini all'attenzione del legislatore con gli strumenti della democrazia diretta. Sottolinea infatti che il compito dei parlamentari non è giudicare i cittadini ma farsi carico delle loro istanze. Per tale motivo il gruppo ha sollecitato la calendarizzazione del provvedimento in titolo senza modifiche, pur rappresentando una proposta che lo stesso Movimento 5 Stelle ritiene ardita, comportando il superamento della NATO e non la sua sola riforma. Si tratta di una questione che si pone in un momento critico per la stabilità della nostra regione e che deve sollecitare una riflessione. Non vi è dubbio, a suo avviso, che la proposta di legge presenti elementi utili, su cui esperti costituzionalisti hanno già condotto delle verifiche senza ricavarne i numerosi profili critici oggi segnalati dal relatore.Pag. 9
Il collega Manciulli ha, peraltro, elencato una serie di riferimenti normativi che ostano alla approvazione del testo in esame ma che, come insegna la recente esperienza della riforma costituzionale, valgono fino ad un certo punto: in quanto legislatori, abbiamo la possibilità di mutare il quadro normativo vigente, come è avvenuto per i lavoratori italiani nei cui confronti non è certo stato osservato il principio pacta sunt servanda.
Tutto ciò premesso, vi sono ampi margini di miglioramento del testo in esame attraverso il consueto processo emendativo e, in ogni caso, è auspicabile che la Commissione colga l'opportunità di questo provvedimento per affrontare un dibattito approfondito ed individuare modifiche volte a preservare la proposta legislativa in esame. Sicuramente il suo gruppo perseguirà l'obiettivo di tutelare la dignità dei cittadini che si sono spesi per redigere e firmare il testo.
Rivolgendosi al relatore e al rappresentante del Governo, sottolinea che gli assunti storici posti dal relatore e dal sottosegretario Amendola, riferiti alla natura dell'Alleanza Atlantica, sono superati dai fatti, come dimostra la missione in Afghanistan, avviata per colpire terroristi che si annidavano altrove e che ha comportato enormi perdite di civili inermi. Per tali ragioni non va di per sé abolita la NATO ma va riconsiderata la nostra modalità di parteciparvi e di conferirle mandati a compiere missioni internazionali. Basti pensare al caso tedesco, che conferma la possibilità di ridefinire un ruolo più distante rispetto all'Alleanza. Il caso libico, poi, insegna che l'attuale impostazione della NATO è tale da scalzare l'impegno dell'Italia in un progetto europeo come quello di EUNAVFORMED per il solo effetto dell'iniziativa di un leader scarsamente riconosciuto come Al Sarraj e della conseguente iniziativa statunitense. Le modalità con cui il nostro Paese ha conseguentemente aderito a questa dinamica sembrano peraltro minare le stesse basi dell'Alleanza.
Passando poi ad un'analisi dell'articolato, la proposta di legge prevede la facoltà del Parlamento di autorizzare accordi internazionali a data certa, senza alcuna limitazione alle prerogative proprie e del Governo in tale materia e, anzi, consentendo che nel futuro il quadro di politica estera possa essere modificato da parte di nuovi Esecutivi. Inoltre, il provvedimento pone l'annosa questione della sovranità territoriale dell'Italia, messa in discussione da questioni come quella del MUOS, su cui la maggioranza è impegnata in un braccio di ferro con i cittadini in nome del rispetto di un quadro pattizio da considerare immutabile. Si dimentica in tal modo che la Costituzione, nei suoi primi dieci articoli, tutela diritti e libertà, oltre ai principi di diritto internazionale, come in ambito ambientale e di salute pubblica. Non a caso i Comitati che si istituiscono per dare vita a installazioni come il MUOS prevedono il necessario coinvolgimento dei Dicasteri dell'ambiente e della salute.
Occorre anche fare chiarezza sul rapporto tra Parlamento e Governo circa l'uso delle basi e del nostro strumento militare, ammettendo che il ricorso alla formula di salvaguardia non combat equivale ormai a una mera finzione. Il precedente relativo alla missione in Kossovo conferma che dalle basi italiane partivano gli aerei incaricati di bombardare Belgrado, pur nel contesto di veementi critiche da parte della Comunità internazionale. Un ulteriore precedente problematico deriva dalla partecipazione italiana al trattato di non proliferazione, che però mal si concilia con la detenzione sul nostro territorio di un numero elevato di ordigni nucleari.
Alla luce di queste considerazioni, ribadisce che l'obiettivo del presente iter di esame consiste nel preservare la ratio che permea la proposta di legge e, contestualmente, la centralità e la sovranità del Parlamento in politica estera. Auspica che su questo terreno vi sia piena collaborazione da parte della maggioranza.
Francesco MONACO (PD), intervenendo a nome del gruppo, ritiene che il carattere per certi versi radicale della proposta di legge in titolo stimoli sul piano intellettuale una riflessione più sul contesto generale Pag. 10che su profili di emendabilità. La forza di un Paese è data, da un lato, da governi e parlamenti di diverso segno e colore politico e, dall'altro, dalla continuità dello Stato. La credibilità e la affidabilità di ogni governo, che si avvicendi a un altro, deriva, inoltre, dalla sua capacità di farsi carico della storia. Sicuramente non è stato evocato a caso il principio pacta sunt servanda che mantiene la sua validità anche nel contesto delle nuove sfide che abbiamo davanti. Non vi è dubbio che oggi la difesa rappresenti un bene prezioso, considerata la necessità di fare fronte all'instabilità crescente e alle minacce asimmetriche. A suo avviso, non vi è chi possa onestamente dichiarare di poter prescindere da questo bene. Quanto agli ancoraggi costituzionali, sono note le differenze nel mondo accademico ma è difficile non riconoscere che gli articoli 10 e 11 della Costituzione, nella loro seconda parte, non arrivano ad escludere la guerra di difesa. In merito alla necessità di riformare la NATO, si tratta di una necessità percepita dalla stessa Alleanza e alla quale nessuno potrebbe dichiarare di volersi sottrarre. Vi è, poi, un tema essenziale che è quello di una cultura della difesa intesa come bene pubblico e apprezzato dal Paese. In tal senso il Libro bianco ha rappresentato un'occasione mancata, in quanto avrebbe dovuto aprire un dibattito pubblico aperto ai cittadini anche al fine di scongiurare le ripercussioni negative, derivanti da una scorretta campagna informativa, in occasione di decisioni finanziarie. È noto che il dibattito è ad oggi demagogicamente impostato sulla necessità di non distogliere le risorse destinate a obiettivi umanitari a favore dello strumento militare, con la conseguenza di imporre al ceto politico la responsabilità di decisioni difficili che andrebbero invece condivise con i cittadini.
Quanto alle missioni internazionali, richiama i dibattiti di precedenti legislature che chiamavano in causa la portata degli articoli 10 e 11 della Costituzione, rispetto ai quali anche Leopoldo Elia sottolineava la stretta correlazione tra le due parti di tali articoli, secondo cui il ripudio della guerra si associa strettamente alla disponibilità alla cessione di quote di sovranità. In quella stagione la missione in Afghanistan rappresentò lo spunto per avviare un dibattito di segno nuovo sull'impegno internazionale dell'Italia, da cui derivò il cambiamento di visione epocale da parte dello stesso Papa Giovanni Paolo II, che giunse a condividere il principio di ingerenza umanitaria.
Rispetto ai temi della legittimità giuridica, ricorda l'intervento del collega Nicoletti che in Aula ieri ha sottolineato che la nostra cifra è lo Stato di diritto all'interno e all'esterno. Si tratta di un punto di riferimento imprescindibile che contempla tuttavia margini di discussione. Basti pensare al fatto che le missioni internazionali prevedono quasi sempre il ricorso allo strumento militare, pur perseguendo obiettivi di carattere pacifico ed umanitario.
Conclusivamente, apprezza lo stimolo intellettuale rappresentato dal provvedimento in titolo, che ritiene tuttavia di difficile recepimento o modifica.
Carlo SIBILIA (M5S) ricorda le premesse relative alla partecipazione del Movimento 5 Stelle ai lavori di questa Commissione rispetto ai temi della partecipazione dell'Italia all'Unione europea e alle dinamiche della Comunità internazionale. Si era ben lungi allora dal poter presagire la tempesta della Brexit, e oggi non si può fare a meno di riflettere sulla necessità di cogliere con maggior attenzione, e senza silenziarli, i segnali lanciati da una forza politica che rappresenta il 25 per cento dell'elettorato. Il Movimento 5 Stelle intercetta un'opinione pubblica che cerca il rinnovamento, come avviene in altri Paesi europei, e questo pone un onere specifico di credibilità. Il provvedimento in titolo colloca al centro del dibattito la questione della sovranità. Pur concordando con l'onorevole Monaco su taluni aspetti, ritiene che si debba riflettere che le limitazioni di sovranità vanno di pari passo con le condizioni di parità con gli altri Stati. Tale principio dovrebbe comportare, data la collocazione geostrategica del nostro Pag. 11Paese, il saper far pesare la nostra posizione nei riguardi degli Alleati, poiché siamo nel 2016 e non nel 1946. Premesso che questa riflessione non attiene al dubbio se partecipare alla NATO ma al suo valore come strumento di politica internazionale, per il suo gruppo il provvedimento in titolo è di fondamentale importanza in quanto permette ai cittadini di partecipare. Per questo non è possibile liquidarlo o sminuirlo, considerato che esso si fonda sul valore più alto, che è la partecipazione. La conseguenza, infatti, di un approccio sminuente è l'astensionismo elettorale, che rappresenta un preoccupante fenomeno dilagante in tutta Europa. Si tenga nel debito conto che un vaglio tecnico, di compatibilità costituzionale, è già stato compiuto a monte e che del provvedimento in esame va correttamente messo in risalto l'aspetto di stimolo alla discussione, al di là delle proposte emendative fattibili.
In conclusione, auspica che il confronto sulla proposta di legge in titolo resti aperto e possa essere arricchito da un percorso istruttorio che dia qualità al confronto e assicuri l'adempimento del nostro dovere di parlamentari, pur nella consapevolezza che non ne deriverà un capovolgimento degli equilibri internazionali.
Paolo ALLI (AP), preannunciando di intervenire sui profili che riguardano la NATO, segnala che la sua riforma è nei fatti, considerate le trasformazioni cui l'Alleanza è andata incontro negli ultimi vent'anni e i nuovi impegni da essa assunti, dalla lotta alla pirateria alla cyber-sicurezza. Richiama la mozione del Movimento 5 Stelle sulla politica estera, discussa ieri dall'Aula, in cui appaiono riferimenti a conflitti erroneamente attribuiti alla NATO, come quello tra Russia e Ucraina o la stessa missione in Afghanistan, cui ha preso parte un numero di Paesi superiore ai membri dell'Alleanza. La NATO è certamente andata incontro a un rapido processo di rafforzamento interno a seguito della forte pressione esercitata dalla Russia nell'ultimo anno e mezzo sul versante orientale dell'Europa. Ciò nonostante, resta un'alleanza di carattere difensivo e militare, tanto più irrinunciabile se si considera il mancato compimento di una difesa comune europea.
Andrea MANCIULLI (PD), relatore, alla luce dell'intervento dei colleghi Alli e Monaco, osserva che la riforma della NATO sia questione assai seria se si considera che oggi la minaccia più grave è quella rappresentata dagli attacchi informatici alla sicurezza, che giungono con particolare intensità da aree collocate ad oriente e verso ovest. È un fatto che gli atti di pirateria industriale, inoltre, siano assunti per lo più in territorio cinese e ai danni dell'Occidente, con conseguenze drammatiche sul piano economico. Si tratta di un contesto noto ma privo di una codificazione internazionale, ormai urgentissima. Tuttavia, non è possibile strumentalizzare l'argomento circa l'assenza di strumenti giuridici per non affrontare la minaccia alla sicurezza esistente. Indubbiamente la difesa della democrazia va aggiornata al presente, tenendo conto che lo scenario internazionale appare dilaniato da dinamiche aggressive, che ci riportano a secoli bui e a tempi primitivi. In questo senso il provvedimento in titolo appare privo di visione prospettica e di spunti positivi per il futuro.
Il sottosegretario Vincenzo AMENDOLA, stimolato dall'interessante dibattito appena svoltosi, sottolinea che il Governo, nello svolgimento della propria azione, è doverosamente tenuto al rispetto di vincoli costituzionali, nella premessa che l'iniziativa legislativa popolare rappresenta un valore per tutti. Ritiene che gli interventi di oggi alludono alla necessità di rifondare una nuova dottrina sulla sicurezza e sul regolamento dei conflitti. Una riflessione in tale senso è aperta in campo internazionale e sconfina addirittura in proposte per una revisione del Capitolo VII della Carta dell'ONU, da molti ritenuto inadeguato rispetto all'evolvere dei tempi e alle tempeste perfette di questa fase. Gli organismi internazionali del passato, inclusa Pag. 12la NATO, sono coinvolti da questa riflessione, che impone loro un cambio di passo per fare fronte alle nuove sfide. Ritiene, d'altra parte, non convincente, seppur rispettabile, la teoria fondata sul principio di non ingerenza, evocato dal deputato Di Stefano, attese le dinamiche globali e le interconnessioni tra i fenomeni geopolitici. Sottolinea l'esigenza di applicare una simile riflessione al caso del Mediterraneo, considerato il tempo intercorso prima di pervenire ad un accordo sulla Libia, come pure al conflitto mediorientale, ormai privo di modelli di riferimento.
Tutto ciò premesso, sottolinea la sua disponibilità ad un'analisi sui temi qui richiamati, che potrà essere articolata nei modi che l'autorevole Presidenza della Commissione riterrà più opportuni.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, rinviando all'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, per le deliberazioni riguardanti proposte di audizioni, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'Austria in materia di cooperazione di polizia, fatto a Vienna l'11 luglio 2014.
C. 3086 Governo.
(Seguito dell'esame e conclusione).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 2 marzo scorso.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, mentre la Commissione Bilancio ha espresso parere favorevole con una condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. Conseguentemente, il relatore, onorevole Tacconi, ha presentato l'emendamento 3.1 (vedi allegato 1).
Alessio TACCONI (PD), relatore, illustra, quindi, il suo emendamento 3.1.
Il sottosegretario Vincenzo AMENDOLA esprime parere favorevole sull'emendamento 3.1 del relatore.
La Commissione approva l'emendamento 3.1 del relatore.
Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire all'onorevole Tacconi il mandato a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam di cooperazione nella lotta alla criminalità, fatto a Roma il 9 luglio 2014.
C. 3766 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e conclusione).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 29 giugno scorso.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio, mentre la Commissione Giustizia non ha espresso il previsto parere.
Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire al relatore, onorevole Fedi il mandato a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
Pag. 13Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Principato di Andorra sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Madrid il 22 settembre 2015.
C. 3768 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e conclusione).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 29 giugno scorso.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali, Bilancio e Finanze, mentre la Commissione Giustizia non ha espresso il previsto parere.
Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire alla relatrice, onorevole Fitzgerald Nissoli, il mandato a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo su un tribunale unificato dei brevetti, con Allegati, fatto a Bruxelles il 19 febbraio 2013.
C. 3867 Governo.
(Seguito dell'esame e conclusione).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 29 giugno scorso.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che è pervenuto il parere favorevole con due osservazioni della Commissioni Affari Costituzionali, nonché i parevi favorevoli delle Commissioni Giustizia, Attività produttive, Agricoltura e Politiche dell'Unione europea, mentre le Commissioni Trasporti e Affari sociali non hanno espresso il previsto parere. La Commissione Bilancio ha invece espresso parere favorevole con una condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. Conseguentemente, la relatrice, onorevole Carrozza, ha presentato gli emendamenti 5.1 e 5.2 (vedi allegato 2).
Maria Chiara CARROZZA (PD), relatrice, illustra, quindi, gli emendamenti a sua firma 5.1 e 5.2. Per quanto riguarda le osservazioni espresse dalla Commissione Affari costituzionali, evidenzia che esse sono alquanto articolate e necessitano di un ulteriore approfondimento da svolgersi nel corso dell’iter successivo del provvedimento in Assemblea. Riguardano, infatti, il problema del «doppio binario» da seguire nel corso della fase di attuazione transitoria del tribunale europeo in materia di brevetti, in particolare per chi detiene un brevetto nazionale da far valere a livello europeo con i nuovi strumenti messi a disposizione dall'Accordo in titolo. Reputa che analogo approfondimento meriti anche l'ulteriore osservazione, relativa alla modifica del decreto legislativo n. 30 del 2005, recante il cosiddetto «Codice dei brevetti», che viene novellato dal provvedimento in titolo.
Il sottosegretario Vincenzo AMENDOLA esprime parere favorevole sugli emendamenti 5.1 e 5.2 della relatrice.
Carlo SIBILIA (M5S) rileva la necessità di dedicare attenzione al provvedimento in titolo, poiché introduce modifiche normative potenzialmente sfavorevole per le piccole e medie imprese italiane. Osserva, infatti, che, per effetto dell'Accordo in esame, vi sarebbe un solo brevetto unitario, a livello europeo, che non si trasforma in un fascio di brevetti a livello dei singoli Stati nazionali ed è soggetto alla competenza di un tribunale sovranazionale, le cui decisioni avranno efficacia in tutti gli Stati aderenti. Evidenziando che la normativa che si vuole introdurre è sbilanciata a favore del titolare del brevetto, rileva le difficoltà che incontrerebbero le imprese italiane – in particolar modo, Pag. 14quelle piccole e medie – in relazione, ad esempio, alla proposizione di un'istanza in sede giurisdizionale in caso di contenzioso. Al proposito, sottolinea che, a differenza delle previsioni della normativa vigente, in virtù della quale le ricordate imprese dovrebbero solo sostenere i costi della rappresentanza legale presso le sezioni specializzate dei tribunali italiani, con le disposizioni dell'Accordo in titolo, le stesse imprese dovrebbero adire – o essere convenute – presso uno dei tre fori competenti, Parigi, Berlino o Londra. Ciò comporterebbe un notevole aggravio delle spese che le nostre imprese dovrebbero sostenere per il giudizio, tenuto anche conto che quest'ultimo si svolgerebbe in una delle tre lingue previste dall'Accordo, ossia il francese, il tedesco o l'inglese. Si avrebbe, pertanto, una notevole disparità con la situazione di omologhe imprese francesi, tedesche o britanniche, con evidente sbilanciamento in favore di queste ultime, specie se di grandi dimensioni.
Sottolinea, quindi, un'altra criticità, relativa alla perdita di gettito per effetto sia del pagamento delle tasse per il rinnovo annuale dei diritti brevettuali effettuato non più in Italia, ma in una delle tre sedi richiamate, sia per il contributo unificato da versare, in sede di riconoscimento del brevetto, al tribunale unico europeo.
Evidenzia, da ultimo, la circostanza paradossale che si sia mantenuta la sede di Londra del tribunale unico, nonostante la decisione del Regno Unito di non far più parte dell'Unione europea, a seguito degli esiti del referendum del 23 giugno scorso sulla cosiddetta Brexit.
Ribadendo, pertanto, che il contenuto dell'Accordo in esame presenta aspetti fortemente penalizzanti per le piccole e medie imprese italiane, preannunzia il voto contrario del suo Gruppo sul provvedimento, in assenza di proposte emendative che apportino modifiche sostanziali alle criticità evidenziate.
Paolo ALLI (AP) condivide, nella sostanza, l'intervento del collega Sibilia e ricorda le discussioni avute al riguardo, nonché le audizioni in Commissione Politiche dell'Unione europea svoltesi sulla problematica in discussione. Osserva, infatti, che molto forte è il timore che l'Accordo in titolo possa penalizzare le piccole e medie imprese italiane. Ritiene, d'altra parte, che il nostro sistema delle piccole e medie imprese, soprattutto di quelle che hanno necessità di fare brevettazione in ambito internazionale, debba modernizzarsi, rendendosi in grado di utilizzare anche le lingue internazionali. Non reputa che l'Intesa in esame penalizzi, invece, le grandi imprese italiane, che trarranno vantaggio dal recepimento dell'Accordo. Quanto alle conseguenze della Brexit, ritiene anch'egli che sia da rimettere in discussione la sede di Londra, non comprendendo perché una delle tre sedi del tribunale unico non possa essere individuata nel nostro Paese. Si riserva, pertanto, di valutare la possibilità di presentare, nel corso dell'esame del provvedimento in Assemblea, un ordine del giorno. Con tale atto di indirizzo vorrebbe sollecitare il Governo, da un lato, a dare sostegno al sistema delle piccole e medie imprese per affrontare le problematiche evidenziate e, dall'altro lato, a ridiscutere l'individuazione di una delle sedi del tribunale a Londra.
Maria Chiara CARROZZA (PD), relatrice, pur ritenendo apprezzabili le considerazioni svolte dai colleghi Sibilia e Alli, pone in rilievo le osservazioni fatte dalla Commissione Affari costituzionali in merito alla tutela di chi già possiede un brevetto a livello nazionale rispetto alla licenza di utilizzo negli altri Paesi europei aderenti all'Accordo. Ritiene, peraltro, che con la normativa attuale, il sistema delle piccole e medie imprese italiane sia meno tutelato che con le disposizioni recate dall'Intesa in titolo. Ciò poiché le stesse piccole e medie imprese detentrici di brevetto in Italia debbono curare, Paese per Paese, l'estensione della tutela brevettuale negli altri Stati europei, dovendo comunque registrare il brevetto a Monaco di Baviera, ragione per cui il problema linguistico è, in ogni caso, già presente. Concorda, invece, sulla necessità di approfondimento Pag. 15in relazione alla sede di Londra del tribunale unico dei brevetti.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, concorda con l'esigenza di una valutazione sulle questioni qui emerse.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva, con distinte votazioni, gli emendamenti 5.1 e 5.2 della relatrice.
Carlo SIBILIA (M5S), richiamando la necessità di approfondimenti evocata dalla relatrice, propone di rinviare l'esame del provvedimento ad altra seduta, anche con riferimento alla questione dei gettiti erariali, che egli stesso aveva sollevato nel suo precedente intervento e sulla quale gradirebbe un approfondimento da parte del Governo.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, chiede alla relatrice una sua valutazione a tal proposito.
Maria Chiara CARROZZA (PD), relatrice, osservando che il nostro Paese è in ritardo nella ratifica dell'Accordo in titolo e dichiarandosi disponibile a valutare gli approfondimenti richiesti dai colleghi qui intervenuti, reputa che tali approfondimenti possano, comunque, essere svolti nel corso dell'esame del provvedimento in Assemblea.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione delibera, quindi, di conferire alla relatrice, onorevole Carrozza, il mandato a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 24 ottobre 2011
C. 3940 Governo, approvato dal Senato
(Seguito dell'esame e conclusione)
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 13 luglio scorso.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali, Bilancio, Finanze, Attività produttive e Politiche dell'Unione europea, mentre la Commissione Giustizia non ha espresso il previsto parere.
Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire alla relatrice, onorevole La Marca, il mandato a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Armenia nel settore della difesa, fatto a Jerevan il 17 ottobre 2012.
C. 3943 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e conclusione).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 13 luglio scorso.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali, Difesa, Bilancio e Attività produttive, mentre la Commissione Giustizia non ha espresso il previsto parere.
Pag. 16Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire al relatore, onorevole Alli, il mandato a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell'Iraq, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles l'11 maggio 2012; b) Accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica delle Filippine, dall'altra, fatto a Phnom Penh l'11 luglio 2012.
C. 3944 Governo, approvato dal Senato.
(Seguito dell'esame e conclusione).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 13 luglio scorso.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, avverte che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali, Difesa, Bilancio, Finanze, Cultura, Ambiente, Attività produttive, Lavoro, Agricoltura e Politiche dell'Unione europea, mentre le Commissioni Giustizia, Trasporti e Affari sociali e la Commissione parlamentare per le questioni regionali non hanno espresso il previsto parere.
Emanuele SCAGLIUSI (M5S) ribadisce la contrarietà del suo Gruppo al provvedimento in esame sia per ragioni di metodo, poiché nel provvedimento stesso sono accorpati Accordi dal contenuto assai disomogeneo, sia per le ragioni di merito già espresse nella precedente seduta.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire alla relatrice, onorevole Quartapelle Procopio, il mandato a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.
Fabrizio CICCHITTO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
La seduta termina alle 11.35.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
L'ufficio di presidenza si è svolto dalle 11.35 alle 11.40.
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