ALLEGATO 1
Interrogazione n. 5-02679 Quartapelle Procopio: Sulla dismissione dell'ISIAO.
TESTO DELLA RISPOSTA
La Farnesina ha avviato nel novembre del 2011 la liquidazione coatta amministrativa dell'Is.I.A.O. allo scopo di conciliare l'esigenza di garantire la sopravvivenza e la massima valorizzazione dell'importante e articolato patrimonio culturale dell'Istituto – come evidenziato dall'Onorevole Interrogante – con le legittime aspettative dei numerosi creditori dell'ente, a cominciare dai suoi dipendenti rimasti senza retribuzione dal giugno del 2011.
La procedura è finalizzata soprattutto ad individuare la formula più adeguata per salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale dell'Is.I.A.O., senza sacrificare a priori gli interessi dei creditori e senza rinunciare alla più ampia fruizione dei beni che lo compongono. Nell'ottica di preservare tale patrimonio, è auspicabile individuare una formula che permetta di riaprire al pubblico e agli studiosi non solo la biblioteca, ma anche le collezioni museali di cui solo una piccola parte è attualmente visitabile.
La procedura adottata da questa Amministrazione ha fornito le massime garanzie ai lavoratori dell'Is.I.A.O., assicurandone il trasferimento presso altra amministrazione in linea con il dettato dell'articolo 15 comma 1 del decreto-legge 98/2011. L'opzione scelta dal Ministero vigilante è stata quella del trasferimento del personale dell'Istituto nei ruoli del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, attraverso un Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, secondo quanto previsto dalla normativa applicata.
Il commissario liquidatore ha avviato la procedura per la possibile concessione dei servizi di valorizzazione del patrimonio culturale dell'ente, subordinandone l'effettiva realizzazione al parere favorevole della Farnesina e soprattutto all'assenso del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e della Soprintendenza regionale circa il rispetto dei vincoli di tutela.
ALLEGATO 2
Interrogazione n. 5-01185 Tacconi: Sul servizio telefonico a pagamento presso il Consolato generale di Barcellona.
TESTO DELLA RISPOSTA
Il Servizio comune di contact centre è in funzione dall'inizio del 2010 presso il Consolato Generale a Barcellona e l'Ambasciata a Madrid e si affianca agli altri mezzi di comunicazione a disposizione dell'utenza (telefono, siti web istituzionali, e-mail).
Si tratta dunque di un sistema supplementare, istituito per avvicinarsi sempre di più alle esigenze dell'utenza nel quadro della razionalizzazione delle risorse disponibili prevista dalla spending review.
In questo quadro, con il contact center si è inteso offrire un servizio qualitativamente adeguato e che dia a tutti la possibilità di ottenere informazioni sui servizi consolari. Nel contempo, si è mirato a ridurre l'intervento diretto dell'Ufficio nello svolgimento delle operazioni più semplici, come l'inoltro di formulari o l'invio di e-mail informative. Il call center, infatti, fornisce solo informazioni generali e non entra nei dettagli delle singole pratiche né può intervenire nei casi di emergenza ed assistenza consolare. Il servizio è a pagamento e di questo l'utente viene informato prima che scatti il costo della chiamata. Rimane ad ogni modo uno strumento complementare all'utilizzo dei siti web della struttura diplomatico-consolare, ove le informazioni sono disponibili gratuitamente e ove possono essere presi gli appuntamenti per i diversi servizi. Sistemi analoghi sono adottati da vari Uffici pubblici italiani, con piena soddisfazione dell'utenza, che non ha più bisogno di recarsi allo sportello per richiedere le informazioni più basilari.
Per quanto riguarda le procedure contrattuali, sono state operate sin dal suo avvio accurate ricerche di mercato per individuare l'operatore più affidabile in grado di offrire un servizio adeguato a costi contenuti. I relativi contratti sono stati attentamente vagliati per assicurare un servizio complementare di alto livello all'utente e per far sì che il personale addetto fosse adeguatamente preparato per rispondere in tempi rapidi alle più disparate richieste dell'utenza. Il servizio si remunera esclusivamente attraverso il costo delle telefonate e nessun onere finanziario è previsto a carico delle Sedi, né queste ultime incamerano alcun provento da tale servizio. Alla fine del 2013 l'Ambasciata a Madrid ha inoltre avviato un riesame del contratto firmato nel 2009 per ottenere una diminuzione dei costi del servizio per l'utenza, valutando al contempo le proposte di altri operatori del settore. Al termine di questa operazione, si è ritenuto di proseguire il rapporto con l'attuale società affidataria, in considerazione della qualità del servizio offerto, negoziando nuove tariffe più vantaggiose per l'utenza (30 centesimi in meno sulle chiamate da telefono fisso e da cellulare), entrate in vigore nella primavera del 2014.
Complementare al servizio di contact center è il sistema di locuzione automatica con il prefisso 902 sui servizi consolari in Spagna. Esso fornisce informazioni preregistrate al costo di una telefonata locale a chi ha bisogno di informazioni semplici, come gli orari di apertura al pubblico, il costo dei servizi Pag. 79e via dicendo. Resta naturalmente agli utenti la facoltà di rivolgersi alle strutture consolari per telefono, posta, per fax o per email. Il monitoraggio delle Sedi, in particolare, sulle email permette una risposta a tutti i casi di ordinaria amministrazione nel giro di 48 ore circa.
In ogni caso, la principale via di comunicazione gratuita rimane sempre quella dello «sportello virtuale», ovvero dei siti web delle nostre Sedi in Spagna. Lì si possono reperire informazioni aggiornate su tutti i servizi consolari e le relative procedure, come anche i formulari da scaricare, stampare e poi inviare per posta ordinaria insieme alla documentazione necessaria ovvero, in alcuni casi, per email (vedi ad esempio le richieste di iscrizione all'AIRE o di variazione dell'indirizzo di residenza).
A tal proposito, per migliorare ulteriormente la comunicazione con la collettività, è stato avviato negli ultimi mesi, una revisione di tutti i formulari. Ora sono reperibili sul web, sia in italiano che in spagnolo, e sono corredati da dettagliate indicazioni pratiche e da sezioni di domande e risposte predisposte con linguaggio accessibile.
I risultati già ci sono. È stata infatti registrata una sensibile diminuzione dei tempi di attesa nell'erogazione dei servizi richiesti.
ALLEGATO 3
Interrogazione n. 5-05682 Tacconi: Sul potenziamento dei servizi consolari nel Regno Unito.
TESTO DELLA RISPOSTA
Desidero innanzitutto ricordare che il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, per ottemperare agli obblighi di riduzione della spesa pubblica dettati dal decreto-legge n. 95 (c.d. Spending Review) del 2012, ha attuato nel periodo 2013/2014 un complesso e articolato progetto di riorganizzazione della rete all'estero. L'esercizio della spending review ha imposto infatti alla Farnesina specifici obiettivi di riduzione del numero degli Uffici all'estero. Per aderire a tali obblighi normativi, è stato adottato un piano senza precedenti per complessiva portata numerica, che ha comportato interventi di chiusura verso ben 35 strutture all'estero tra Rappresentanze diplomatiche, Uffici consolari ed Istituti di Cultura.
L'individuazione delle Sedi da inserire in tale esercizio di ristrutturazione è avvenuta attraverso un processo di condivisione con Commissioni parlamentari, organizzazioni sindacali ed istanze rappresentative dei connazionali all'estero promosso dalla Farnesina in uno spirito di trasparenza. In tale contesto, sono stati inoltre presi in esame – per quanto riguarda le sedi con funzioni consolari – molteplici parametri obiettivi, tra i quali il volume dell'attività consolare, la consistenza della collettività dei connazionali residenti, la distanza tra la sede in soppressione e quella che riceve le competenze e la facilità dei relativi collegamenti.
La razionalizzazione delle risorse finanziarie ed umane è al contempo condizione indispensabile per assicurare l'adeguamento della rete stessa (la cui intelaiatura ha avuto origine in contesti storici profondamente diversi da quello attuale) ai nuovi scenari internazionali in cui l'Italia si trova ad operare. In tale ottica, il rafforzamento delle nostre posizioni in Paesi di nuova priorità e nei mercati emergenti, similmente ai processi in corso anche presso i nostri principali partner europei, si pone al servizio di una diplomazia della crescita, mirando a fare della rete estera uno strumento moderno ed aggiornato, nonché finanziariamente sostenibile, a sostegno della proiezione del Sistema Paese e della competitività dell'Italia nel nuovo sistema globale delle relazioni internazionali.
Passando ora alle specifiche situazioni segnalate dagli Onorevoli interroganti, si osserva che gli sportelli consolari sono strutture concepite sin dall'inizio con funzioni transitorie e temporanee per garantire il graduale assorbimento di precedenti processi di riorganizzazione della rete. Gli sportelli infatti possono contare solo su una ridotta presenza di personale a contratto e sono in grado di erogare servizi limitati proprio a causa della mancanza di personale di ruolo che solo, per legge, può perfezionare gli atti. Ne discende che, dovendo operare una scelta della struttura su cui intervenire, la chiusura di uno sportello consolare si rivela per la collettività ben meno gravosa della soppressione di un Ufficio di prima categoria, che priverebbe l'utenza della totalità dei servizi consolari.
Nel caso specifico del Regno Unito, peraltro, lo sportello consolare di Manchester – istituito nel 2011 a seguito della chiusura del Consolato di carriera avvenuta nello stesso anno – era stato originariamente concepito come misura provvisoria Pag. 81in attesa del completamento dei lavori presso il Consolato Generale di Londra, che ora funge da polo consolare di riferimento per l'intera area inglese, avendo anche assorbito le competenze dello sportello consolare di Bedford, chiuso il 1o ottobre 2012. La scelta di creare un unico Consolato «hub» a Londra risponde non solo a precise logiche di risparmio, ma anche alla necessità di generare virtuose economie di scala, concentrando le limitate risorse a disposizione per incrementare l'efficienza nell'erogazione dei servizi. Un processo innovativo – quello di Londra – che ha trovato pieno coronamento nella lodevole istituzione, nell'ambito del progetto «Primo Approdo», ricordato dallo stesso Interrogante, di un desk di orientamento per gli italiani che intendono vivere od operare in Inghilterra e nel Galles; si tratta di una struttura ospitata presso il Consolato Generale che mira a facilitare un adeguato «approdo» nel Paese per il crescente numero di italiani non occasionali che vi si recano.
Lo sportello di Manchester, peraltro, impiegando esclusivamente personale a contratto, aveva una funzionalità limitata in quanto la maggior parte delle pratiche (peraltro in numero contenuto) doveva necessariamente essere finalizzata presso il Consolato Generale di Londra.
Vorrei inoltre segnalare che la Farnesina, in attuazione del più generale impegno governativo a favorire nelle circoscrizioni interessate da provvedimenti di riorganizzazione della rete la creazione di strutture sostitutive e in linea con precisi impegni assunti dal Governo in sede parlamentare, si è tempestivamente attivata per garantire efficaci forme alternative di presenza consolare nel Paese. In tale quadro, infatti, la rete consolare onoraria nel Regno Unito non solo è stata potenziata geograficamente ma ne sono state anche accresciute le possibilità operative. Nel giugno 2013 è stato istituito il Consolato onorario in Bedford, il cui titolare ha assunto le funzioni il 6 marzo 2014. Parimenti, è stato istituito nell'aprile di quest'anno un Consolato onorario a Manchester, il cui designato responsabile è in corso di nomina (si è infatti in attesa di ricevere l’exequatur dalle Autorità britanniche). È stato inoltre recentemente avviato l'iter di elevazione del Vice Consolato onorario in Aberdeen (istituito nel 1982) al rango di Consolato onorario.
Concludo nel ricordare che la rete consolare onoraria nel Regno Unito, proprio alla luce della rilevante attività di sostegno alle nostre collettività, è stata tra le prime ad essere beneficiarie del progetto della Farnesina che affida ai consoli onorari anche il compito di captare i dati biometrici dei richiedenti passaporto mediante l'utilizzo di postazioni mobili, evitando in questo modo all'utenza l'onere di recarsi presso la Sede di carriera sovraordinata. Attraverso tale iniziativa, in via di progressiva estensione sulla rete, l'Amministrazione intende rafforzare gli strumenti di intervento a disposizione degli Uffici consolari onorari, in coordinamento con le collegate strutture di prima categoria, a favore delle nostre collettività.
ALLEGATO 4
Interrogazione n. 5-02770 Scotto: Sul rispetto da parte del Governo etiope dei diritti dei popoli indigeni.
TESTO DELLA RISPOSTA
Credo sia importante partire da una considerazione di carattere geopolitico sull'Etiopia, che è uno dei Paesi prioritari della nostra Cooperazione allo Sviluppo. Si tratta di un Paese africano che svolge sul piano politico e strategico un ruolo centrale nei processi di stabilizzazione regionale in un'area, come quella del Corno d'Africa, che permane caratterizzata da insicurezza, fragilità istituzionale e dalla quale traggono origine fenomeni trasversali illegali di diretto impatto anche sull'Europa ed in particolare sull'Italia, come terrorismo, pirateria e traffico internazionale di esseri umani. Il contributo di Addis Abeba al processo di pacificazione in Somalia ed alla mediazione internazionale nel conflitto sud sudanese sono alcuni degli scenari regionali sui quali Addis Abeba è attivamente impegnata con il sostegno della Comunità Internazionale e naturalmente dell'Italia, che sostiene l'azione etiopica sia bilateralmente che a livello multilaterale attraverso il supporto all'IGAD, l'Organizzazione regionale che raggruppa i Paesi del Corno d'Africa, di cui l'Etiopia detiene la Presidenza.
In questo quadro, mi preme in primo luogo sottolineare come la Cooperazione Italiana non ha finanziato la costruzione della diga GIBE III. In secondo luogo, non abbiamo elementi in grado di comprovare che finanziamenti della Cooperazione italiana siano stati utilizzati direttamente o indirettamente per realizzare progetti di reinsediamento «forzoso» delle popolazioni locali. Posso però assicurare che, ove tali elementi dovessero in futuro emergere, essi verranno certamente tenuti in debita considerazione e valuteremo l'opportunità di sospendere eventuali finanziamenti ancora in corso. Nella valutazione delle iniziative di cooperazione allo sviluppo da ammettere al contributo del Governo Italiano, il MAECI attribuisce attenzione prioritaria agli aspetti collegati al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella loro accezione più ampia.
Per quanto concerne il Programma Promotion of Basic Services (PBS III), citato dall'On. Interrogante, si tratta della più importante iniziativa di cooperazione in Etiopia con un finanziamento complessivo di 5 miliardi di euro. È un progetto sulla cui utilità vi sono pochi dubbi a livello della comunità dei donatori. Durante il 2015, due missioni sul campo hanno inoltre messo in evidenza i significativi passi in avanti compiuti e l'importanza strategica del programma quale strumento fondamentale per la lotta alla povertà ed il raggiungimento degli obiettivi del Millennio in Etiopia. Segnalo poi che un rapporto della Banca Mondiale dello scorso febbraio ha escluso che il programma sia alla base di spostamenti coercitivi di popolazione.
Per quanto riguarda in particolare la regione che ricomprende anche la Valle dell'Omo, segnalo che nel dicembre dello scorso anno si è svolta una missione delle ambasciate UE accreditate ad Addis Abeba, fra cui quella italiana. La missione ha potuto verificare i considerevoli successi ottenuti dal governo federale e Pag. 83dall'amministrazione regionale in termini di sviluppo, in particolare nei settori delle infrastrutture, scuole, sanità ed accesso all'acqua ed all'elettricità per le popolazioni locali. Aggiungo inoltre che il nostro Ambasciatore ha potuto verificare personalmente i progetti finanziati dalla Cooperazione italiana e gli effetti positivi sui livelli di vita delle popolazioni locali e sui processi di sviluppo locali.
ALLEGATO 5
Interrogazione n. 5-06266 Di Battista: Sulla disputa territoriale tra il Venezuela e Guyana Esequiba.
TESTO DELLA RISPOSTA
Desidero innanzitutto segnalare che il Governo italiano sta seguendo con particolare attenzione la controversia territoriale relativa al territorio della Guyana Esequibo, che – come noto – vede coinvolti il Venezuela e la Guyana. Si tratta di una controversia che, dopo un decennio di silenzio, sta conoscendo una escalation provocata dall'effettuazione di uno studio delle riserve petrolifere da parte della Exxon in un tratto di mare prospiciente il fiume Esequibo, proprio nella zona contesa fin dal XIX secolo. Tale attività è stata interpretata dal Governo venezuelano come una vera e propria provocazione, alla luce del contenzioso territoriale di lunga data fra i due Paesi.
In realtà, sul piano storico e giuridico, ambedue i Paesi possono vantare ragioni: il Venezuela sostiene che il territorio appare in tutti i documenti anteriori al i 830 come parte integrante della Capitania Generale del Venezuela, della Grande Colombia e del Venezuela indipendente. Il lodo arbitrale di Parigi del 1899, favorevole alla Guyana, fu adottato da un collegio composto da esperti inglesi, statunitensi e russi, in assenza di rappresentanti del Venezuela. Come ricorda l'On. Interrogante, l'accordo di Ginevra del 1966 impose poi alle parti di rivedere la decisione del 1899 attraverso negoziati, riconoscendo formalmente una disputa territoriale sulla Guyana Esequiba.
Al contempo, il territorio non è più venezuelano da 116 anni e costituisce il 75 per cento del territorio di un altro Stato sovrano, rappresentandone per giunta la parte più ricca di risorse naturali.
Ricordo inoltre che l'Accordo di Ginevra prevedeva la creazione di una commissione mista per trovare un modo di porre fine alla contesa. Dopo quattro anni senza risultati, le Parti decisero di firmare a Trinidad e Tobago il protocollo di Puerto España proponendosi di continuare la discussione per ulteriori dodici anni. Neppure tale iniziativa diplomatica riuscì tuttavia a garantire la risoluzione della controversia in questione. Si decise pertanto di continuare ad operare nell'ambito dell'Accordo di Ginevra, tramite gli auspici del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Nel 1987 Guyana e Venezuela decisero infine di accettare il metodo dei «buoni uffici»: dal 1987 al 2014, il Segretario Generale ha nominato tre mediatori: il grenadino Alister McIntyre (1987-1999); il barbadino Oliver Jackman (1999-2007) e, dopo qualche anno di stallo, il giamaicano Norman Girven (2010-2014). Da allora la questione è rimasta ferma sul piano dei buoni uffici, con la riapertura delle ostilità diplomatiche tra i due Paesi a partire dalla scorsa primavera. Mentre il Presidente venezuelano Maduro intenderebbe proseguire con lo strumento dei buoni uffici, intenzione del Presidente della Guyana Granger è di adire la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite.
In tale contesto, il Governo italiano ha seguito con una certa preoccupazione l’escalation di tensione delle ultime settimane. L'obiettivo è quello di trovare una soluzione pacifica, che possa al contempo rappresentare un esito accettabile e soddisfacente per entrambi i Paesi. Pag. 85L'incoraggiamento da parte governativa nei confronti di entrambe le parti per risolvere il nodo negoziale è stato manifestato in recenti incontri a livello bilaterale, quali quello del Ministro Gentiloni con il suo omologo della Guyana, Greenidge, a margine dell'apertura della 70esima sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, e l'incontro tra il Sottosegretario Giro e il Vice Ministro degli Esteri venezuelano Fleming a Roma lo scorso mese di settembre. Come fatto presente ad entrambi gli interlocutori, l'Italia è a disposizione per facilitare un dialogo finalizzato alla risoluzione della controversia, anche alla luce delle ottime relazioni che ci legano ad entrambi i Paesi.