ALLEGATO 1
Documento n. 6 – Disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alle campagne per le elezioni del Presidente della Giunta regionale e per il rinnovo del Consiglio regionale delle regioni Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto.
TESTO PROPOSTO DAL RELATORE
La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi,
premesso che:
visto il decreto del Presidente della Regione Liguria del _____________ 2015, pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Liguria n. __ del _____________ seguente, con il quale sono stati convocati i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale della Liguria nel giorno di domenica ____ maggio 2015;
visto il decreto del Presidente della Regione Veneto n. 44 del 27 marzo 2015, pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Veneto n. 30 del 27 marzo 2015, con il quale sono stati convocati i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale del Veneto nel giorno di domenica 31 maggio 2015;
visto il decreto del Presidente della Regione Toscana del _____________ 2015, pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Toscana n. __ del _____________ seguente, con il quale sono stati convocati i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale della Toscana nel giorno di domenica ____ maggio 2015;
visto il decreto del Presidente della Regione Marche del _____________ 2015, pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Marche n. __ del _____________ seguente, con il quale sono stati convocati i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale delle Marche nel giorno di domenica ___ maggio 2015;
visto il decreto del Presidente della Regione Umbria del _____________ 2015, pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Umbria n. __ del _____________ seguente, con il quale sono stati convocati i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale dell'Umbria nel giorno di domenica ___ maggio 2015;
visto il decreto del Presidente della Regione Campania del _____________ 2015, pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. __ del _____________ seguente, con il quale sono stati convocati i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale della Campania nel giorno di domenica ___ maggio 2015;
visto il decreto del Presidente della Regione Puglia del _____________ 2015, pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. __ del _____________ seguente, con il quale sono stati convocati i comizi per l'elezione del Presidente e del Consiglio regionale della Puglia nel giorno di domenica ___ maggio 2015;
visti:
a) quanto alla potestà di rivolgere indirizzi generali alla Rai e di disciplinare direttamente le «tribune», gli articoli 1 e 4 della legge 14 aprile 1975, n. 103;Pag. 165
b) quanto alla tutela del pluralismo, dell'imparzialità, dell'indipendenza, dell'obiettività e della apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo, nonché alla tutela delle pari opportunità tra uomini e donne nelle trasmissioni televisive, l'articolo 3 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, approvato con il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177; l'articolo 1 della legge 22 febbraio 2000, n. 28 e successive modifiche; l'articolo 1, comma 3, della vigente Convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la Rai, nonché gli Atti di indirizzo approvati dalla Commissione il 13 febbraio 1997, il 30 luglio 1997 e l'11 marzo 2003;
c) quanto stabilito nel suo complesso dalla legge 22 febbraio 2000, n. 28, e successive modifiche;
d) vista la legge costituzionale 22 novembre 1999, n. 1, recante «Disposizioni concernenti l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale e l'autonomia statutaria delle regioni»;
e) vista la legge 23 novembre 2012, n. 215, recante «Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni»;
f) vista la legge costituzionale 22 novembre 1999, n. 1, recante «Disposizioni concernenti l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale e l'autonomia statutaria delle Regioni»;
g) vista la legge 2 luglio 2004, n. 165, recante «Disposizioni di attuazione dell'articolo 122, primo comma, della Costituzione»;
h) vista la legge 17 febbraio 1968, n. 108, recante «Norme per l'elezione dei Consigli regionali delle Regioni a statuto normale»;
i) vista la legge 23 febbraio 1995, n. 43, recante «Nuove norme per l'elezione dei Consigli delle Regioni a statuto ordinario»;
l) vista la legge della regione Campania 27 marzo 2009, n. 4, «Legge elettorale»;
m) vista la legge della regione Marche 16 dicembre 2004, n. 27, recante «Norme per l'elezione del consiglio e del presidente della Giunta regionale» come modificata, da ultimo, dalla legge regionale 20 febbraio 2015, n. 5;
n) vista la legge della regione Puglia 28 gennaio 2005, n. 2, recante «Norme per l'elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale»;
o) vista la legge della regione Toscana 30 settembre 2014, n. 45, recante «Norme per l'elezione del Consiglio regionale e del presidente della Giunta regionale»;
p) vista la legge della regione Umbria 4 gennaio 2010, n. 2, recante «Norme per l'elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale»;
q) vista la legge della regione Veneto 16 gennaio 2012, n. 5, recante «Norme per l'elezione del Presidente della Giunta e del Consiglio regionale», come modificata dalla legge regionale 27 gennaio 2015, n. 1;
r) vista la legge statutaria della regione Liguria 3 maggio 2005 n. 1, recante lo Statuto della Regione Liguria;
s) vista la legge statutaria della regione Liguria 13 maggio 2013, n. 1, recante «Modifiche agli articoli 15 e 41 della legge statutaria 3 maggio 2005, n. 1 (Statuto della regione Liguria) sul numero dei consiglieri e degli assessori»;
t) rilevato, con riferimento a quanto disposto dall'articolo 1, comma 2, della delibera sulla comunicazione politica ed i messaggi autogestiti nei periodi non interessati da campagne elettorali o referendarie approvata dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi nella seduta del 18 dicembre 2002, che le predette elezioni interessano oltre un quarto del corpo elettorale;Pag. 166
considerata la propria prassi pregressa e i precedenti di proprie deliberazioni riferite alla disciplina di analoghi periodi elettorali, nonché l'esperienza applicativa di tali disposizioni;
consultata l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
dispone
nei confronti della Rai Radiotelevisione italiana, società concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico, come di seguito:
Articolo 1.
(Finalità e ambito di applicazione).
1. Le disposizioni della presente delibera, finalizzate a dare concreta attuazione ai principi del pluralismo, dell'imparzialità, dell'indipendenza, dell'obiettività e della completezza del sistema radiotelevisivo, nonché ai diritti riconosciuti ai soggetti politici dagli articoli 4 e 5 della legge 22 febbraio 2000, n. 28, si riferiscono alle campagne per le elezioni del Presidente della Giunta regionale e per il rinnovo del Consiglio regionale delle regioni Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto, previste per il giorno _____________ 2015.
2. Le disposizioni della presente delibera cessano di avere efficacia il giorno successivo alle votazioni relative alle consultazioni di cui al comma 1.
Articolo 2.
(Tipologia della programmazione Rai in periodo elettorale).
1. Nel periodo di vigenza della presente delibera, la programmazione radiotelevisiva della Rai ha luogo esclusivamente nelle forme e con le modalità indicate di seguito:
a) la comunicazione politica, di cui all'articolo 4, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, può effettuarsi mediante forme di contraddittorio, interviste e ogni altra forma che consenta il confronto in condizioni di parità tra i soggetti politici aventi diritto di cui agli articoli 3 e 4 della presente delibera. Essa si realizza con le tribune disposte dalla Commissione, con le interviste, le conferenze stampa, i confronti, e con le eventuali ulteriori trasmissioni televisive e radiofoniche autonomamente disposte dalla Rai, di cui rispettivamente agli articoli 7, 8, 10, 11, 3 e 4 della presente delibera. Le trasmissioni possono prevedere anche la partecipazione di giornalisti e giornaliste che rivolgono domande ai partecipanti;
b) i messaggi politici autogestiti, di cui all'articolo 4, comma 3, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, sono realizzati con le modalità di cui all'articolo 9 della presente delibera;
c) l'informazione è assicurata, secondo i principi di cui all'articolo 5 della legge 22 febbraio 2000, n. 28, e con le modalità previste dal successivo articolo 5 della presente delibera, mediante i telegiornali, i giornali radio, i notiziari, i relativi approfondimenti e ogni altro programma di contenuto informativo a rilevante caratterizzazione giornalistica, correlati ai temi dell'attualità e della cronaca, purché la loro responsabilità sia ricondotta a quella di specifiche testate giornalistiche registrate ai sensi dell'articolo 32-quinquies, comma 1, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici), come modificato dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44;
d) in tutte le altre trasmissioni della programmazione nazionale o regionale della Rai non è ammessa, ad alcun titolo, la presenza di candidati o di esponenti politici, e non possono essere trattati temi di evidente rilevanza politica ed elettorale, né che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici.
2. Al fine di contrastare la sottorappresentazione delle donne in politica e di garantire, ai sensi dell'articolo 1, comma 2-bis, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, Pag. 167il rispetto dei principi di cui all'articolo 51, primo comma, della Costituzione, nelle trasmissioni di cui alle lettere a), b) e c) del comma 1 è sempre assicurata la più ampia ed equilibrata presenza di entrambi i sessi. La Commissione parlamentare vigila sulla corretta applicazione del principio delle pari opportunità di genere in tutte le trasmissioni indicate nella presente delibera, ivi comprese le schede radiofoniche e televisive di cui all'articolo 6 della presente delibera.
Articolo 3.
(Trasmissioni di comunicazione politica a diffusione nazionale autonomamente disposte dalla Rai).
1. Nel periodo di vigenza della presente delibera la Rai programma trasmissioni di comunicazione politica a diffusione nazionale.
2. Nelle trasmissioni di comunicazione politica di cui al comma 1, nel periodo compreso tra la data di pubblicazione della presente delibera nella Gazzetta Ufficiale e quella del termine di presentazione delle candidature, è garantito l'accesso:
a) alle forze politiche che costituiscono gruppo in almeno un ramo del Parlamento nazionale; per i gruppi parlamentari composti da forze politiche distinte, o rappresentate da sigle diverse, il presidente del gruppo individua, secondo criteri che contemperino le esigenze di rappresentatività con quelle di pariteticità, le forze politiche che di volta in volta rappresenteranno il Gruppo;
b) alle forze politiche che hanno eletto con un proprio simbolo almeno due rappresentanti italiani al Parlamento europeo;
c) al Gruppo Misto della Camera dei deputati e al Gruppo Misto del Senato della Repubblica, i cui presidenti individuano d'intesa fra loro, secondo criteri che contemperino le esigenze di rappresentatività con quelle di pariteticità, le forze politiche diverse da quelle di cui alle lettere a) e b), che di volta in volta rappresenteranno i due gruppi;
d) alle forze politiche, diverse da quelle di cui alle lettere a), b) e c), che hanno eletto, con proprio simbolo, almeno un rappresentante in tanti consigli regionali da interessare complessivamente almeno un quarto degli elettori chiamati alla consultazione;
e) alle forze politiche, diverse da quelle di cui alle lettere a), b), c) e d), che hanno eletto con proprio simbolo almeno un rappresentante nel Parlamento nazionale e che sono oggettivamente riferibili ad una delle minoranze linguistiche indicate dall'articolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 48.
3. Nel periodo compreso tra lo spirare del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, nelle trasmissioni di comunicazione politica di cui al presente articolo è garantito l'accesso ai soggetti politici che abbiano presentato liste di candidati per il rinnovo dei consigli regionali in tanti ambiti territoriali da interessare almeno un quarto degli elettori chiamati alle consultazioni;
4. Nelle trasmissioni di cui al comma 2 i tempi sono ripartiti per il 70 per cento in modo paritario tra tutti i soggetti aventi diritto e per il 30 per cento in proporzione alla consistenza dei gruppi parlamentari o consiliari tra i soggetti di cui al comma 2, lettere a), b), c) e d).
5. Nelle trasmissioni di cui al comma 3 il tempo disponibile è ripartito con criterio paritario fra tutti i soggetti concorrenti.
6. In relazione al numero dei partecipanti e agli spazi disponibili, il principio delle pari opportunità tra gli aventi diritto, anche con riferimento all'equilibrata presenza di genere ai sensi dell'articolo 1, comma 2-bis, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, può essere realizzato, oltre che nell'ambito della medesima trasmissione, anche nell'ambito di un ciclo di più trasmissioni, purché ciascuna di queste abbia Pag. 168analoghe opportunità di ascolto. In ogni caso, la ripartizione degli spazi nelle trasmissioni di comunicazione politica nei confronti degli aventi diritto deve essere effettuata su base settimanale, garantendo l'applicazione dei principi di equità e di parità di trattamento, e procedendo comunque entro la settimana successiva a operare in modo effettivo le compensazioni che dovessero rendersi necessarie.
7. Le trasmissioni di cui al presente articolo sono sospese dalla mezzanotte dell'ultimo giorno precedente le votazioni.
8. La responsabilità delle trasmissioni di cui al presente articolo deve essere ricondotta a quella di specifiche testate giornalistiche registrate ai sensi dell'articolo 10, comma 1, della legge 6 agosto 1990, n. 223.
Articolo 4.
(Trasmissioni di comunicazione politica a diffusione regionale autonomamente disposte dalla Rai).
1. Nel periodo di vigenza della presente delibera la Rai programma nelle regioni di cui all'articolo 1, comma 1, trasmissioni di comunicazione politica a diffusione regionale.
2. Nel periodo compreso tra la data di convocazione dei comizi elettorali e quella del termine di presentazione delle candidature, nelle trasmissioni di cui al comma 1 del presente articolo è garantito l'accesso alle forze politiche che costituiscono da almeno un anno un autonomo gruppo nei consigli regionali da rinnovare.
3. Nelle trasmissioni di cui al comma 2 i tempi sono ripartiti per il 70 per cento in modo paritario e per il 30 per cento in proporzione alla consistenza dei rispettivi gruppi nel consiglio regionale.
4. Nel periodo compreso tra la scadenza del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, nelle trasmissioni di comunicazione politica di cui al presente articolo è garantito l'accesso, tenuto conto del sistema regionale di collegamento delle liste al territorio:
a) alle liste regionali o gruppi di liste ovvero coalizioni di liste e gruppi di liste collegate alla carica di Presidente della Regione.
b) alle liste regionali o circoscrizionali di candidati o gruppi di liste contraddistinte dal medesimo contrassegno per l'elezione del consiglio regionale.
5. Nelle trasmissioni di cui al comma 4 il tempo disponibile è ripartito con criterio paritario fra tutti i soggetti concorrenti.
6. Le liste riferite a minoranze linguistiche, ancorché presenti in una sola circoscrizione, hanno diritto a spazi nelle trasmissioni di comunicazione politica irradiate esclusivamente nelle regioni ove è presente la minoranza linguistica stessa.
7. In relazione al numero dei partecipanti e agli spazi disponibili, il principio delle pari opportunità tra gli aventi diritto, anche con riferimento all'equilibrata presenza di genere ai sensi dell'articolo 1, comma 2-bis, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, può essere realizzato, oltre che nell'ambito della medesima trasmissione, anche nell'ambito di un ciclo di più trasmissioni, purché ciascuna di queste abbia analoghe opportunità di ascolto. In ogni caso, la ripartizione degli spazi nelle trasmissioni di comunicazione politica nei confronti degli aventi diritto deve essere effettuata su base settimanale, garantendo l'applicazione dei principi di equità e di parità di trattamento, e procedendo comunque entro la settimana successiva a operare in modo effettivo le compensazioni che dovessero rendersi necessarie.
8. Le trasmissioni di cui al presente articolo sono sospese dalla mezzanotte dell'ultimo giorno precedente le votazioni.
9. La responsabilità delle trasmissioni di cui al presente articolo deve essere ricondotta a quella di specifiche testate giornalistiche registrate ai sensi dell'articolo 10, comma 1, della legge 6 agosto 1990, n. 223.
Articolo 5.
(Informazione).
1. Sono programmi di informazione i telegiornali, i giornali radio, i notiziari e ogni altro programma di contenuto informativo, a rilevante presentazione giornalistica, caratterizzato dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca.
2. Nel periodo di vigenza della presente delibera, i notiziari diffusi dalla Rai e tutti gli altri programmi a contenuto informativo debbono garantire la presenza paritaria, coerentemente con quanto previsto dall'articolo 5 della legge n. 28 del 2000, dei soggetti politici di cui agli articoli 3 e 4 della presente delibera, uniformandosi con particolare rigore ai criteri di tutela del pluralismo, della completezza, della imparzialità, della obiettività, dell'equilibrata rappresentanza di genere e di parità di trattamento tra le diverse forze politiche, evitando di determinare, anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche. I direttori responsabili dei notiziari sono tenuti ad acquisire settimanalmente i dati del monitoraggio del pluralismo, relativi alla testata diretta, dall'istituto cui fa riferimento l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
3. In particolare, i direttori responsabili dei programmi di cui al presente articolo, nonché i loro conduttori e registi, osservano in maniera rigorosa ogni cautela volta a dare attuazione al precedente comma 2, considerando non solo le presenze e le posizioni di candidati, di esponenti politici o comunque di persone chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti per il ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nelle istituzioni nell'ultimo anno, ma anche le posizioni di contenuto politico espresse da soggetti e persone non direttamente partecipanti alla competizione elettorale. Essi curano che l'organizzazione e lo svolgimento del programma, anche con riferimento ai contributi filmati, alla ricostruzione delle vicende narrate, alla composizione e al comportamento del pubblico in studio, risultino inequivocabilmente finalizzati ad assicurare il rispetto dei criteri di cui al comma 2. Essi curano inoltre che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire, in base alla conduzione del programma, specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata, e che, nei notiziari propriamente detti, non si determini un uso ingiustificato di riprese con presenza diretta di membri del Governo, di esponenti politici o comunque di persone chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti per il ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nelle istituzioni nell'ultimo anno. Infine, essi osservano comunque in maniera particolarmente rigorosa ogni cautela atta ad evitare che si determinino situazioni di vantaggio per determinate forze politiche o determinati competitori elettorali, prestando anche la massima attenzione alla scelta degli esponenti politici invitati e alle posizioni di contenuto politico espresse dagli altri ospiti; a tal fine, deve essere garantito il contraddittorio in condizioni di effettiva parità, in assenza del quale non possono essere trattati temi di chiara rilevanza politica ovvero che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici.
4. Per quanto riguarda i programmi di informazione di cui al presente articolo, i rappresentanti delle istituzioni partecipano secondo le regole stabilite dalla legge n. 28 del 2000 per tutti i candidati e gli esponenti politici, salvo nei casi in cui intervengano su materie inerenti all'esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte.
5. La Rai pubblica settimanalmente sul proprio sito web i dati del monitoraggio del pluralismo relativi a ogni testata e gli indici di ascolto.
6. Nel periodo disciplinato dalla presente delibera i programmi di approfondimento informativo, qualora in essi assuma carattere rilevante l'esposizione di opinioni e valutazioni politico-elettorali, sono tenuti a garantire la più ampia ed equilibrata presenza e possibilità di espressione ai diversi soggetti politici.Pag. 170
7. In tutte le trasmissioni radiotelevisive diverse da quelle di comunicazione politica, dai messaggi politici autogestiti e dai programmi di informazione ricondotti sotto la responsabilità di specifiche testate giornalistiche, non è ammessa, ad alcun titolo, la presenza di candidati o di esponenti politici o di persone chiaramente riconducibili a soggetti politici, a partiti e alle liste concorrenti e non possono essere trattati temi di evidente rilevanza politica ed elettorale, né che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici.
8. Il rispetto delle condizioni di cui ai commi precedenti e il ripristino di eventuali squilibri accertati è assicurato d'ufficio dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, anche su segnalazione della parte interessata e/o della Commissione parlamentare secondo quanto previsto dalle norme vigenti.
9. La Rai pubblica quotidianamente sul proprio sito web i dati del monitoraggio del pluralismo relativi a ogni testata informando altresì sui tempi garantiti a ciascuna forza politica nei notiziari della settimana precedente, il calendario settimanale delle trasmissioni effettuate, i temi trattati, i soggetti politici invitati, la programmazione della settimana successiva e gli indici di ascolto.
10. La Rai comunica all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione parlamentare il calendario settimanale delle trasmissioni effettuate indicando i temi trattati e i soggetti politici invitati, nonché la suddivisione per genere delle presenze, e informa altresì sui tempi garantiti a ciascuna forza politica nei notiziari della settimana precedente.
Articolo 6.
(Illustrazione delle modalità di voto e di presentazione delle liste).
1. Nel periodo compreso tra la data di entrata in vigore della presente delibera e quella del termine di presentazione delle candidature, la Rai predispone e trasmette, sia con diffusione nazionale, sia con diffusione regionale nelle regioni interessate dalla consultazione elettorale, una scheda televisiva e radiofonica, da pubblicare anche nel proprio sito web, nonché una o più pagine televideo, che illustrano gli adempimenti per la presentazione delle candidature e le modalità e gli spazi adibiti per la sottoscrizione delle liste.
2. Nel periodo compreso tra la scadenza del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, la Rai predispone e trasmette schede televisive e radiofoniche che illustrano le principali caratteristiche delle consultazioni in oggetto, con particolare riferimento ai sistemi elettorali e alle modalità di espressione del voto.
3. Nell'ambito delle schede informative di cui al comma 2 sono altresì illustrate le speciali modalità di voto previste per gli elettori affetti da disabilità, con particolare riferimento a quelle previste per i malati intrasportabili.
4. Le schede o i programmi di cui al presente articolo sono trasmessi anche immediatamente prima o dopo i principali notiziari e tribune, prevedendo la traduzione simultanea nella lingua dei segni che le renda fruibili alle persone non udenti.
5. Le schede o i programmi di cui al comma 1 devono inoltre specificamente informare sulle modalità di voto all'estero dei cittadini italiani residenti in altri Paesi dell'Unione europea, e su quelle di espressione del voto in Italia dei cittadini comunitari non italiani che vi risiedano.
6. Le schede di cui al presente articolo sono messe a disposizione on line per la trasmissione gratuita da parte delle emittenti televisive e radiofoniche nazionali e locali disponibili, oltre a essere caricate on line sui principali siti di video sharing gratuiti.
Articolo 7.
(Tribune elettorali).
1. Per le elezioni del Presidente della Giunta regionale e per il rinnovo del Pag. 171Consiglio regionale delle regioni di cui all'articolo 1 della presente delibera, la Rai organizza e trasmette sulle reti nazionali, nelle fasce orarie di buon ascolto, preferibilmente prima o dopo i principali telegiornali e notiziari radiofonici, comunque evitando la coincidenza con altri programmi a contenuto informativo, tribune politico-elettorali, televisive e radiofoniche, ciascuna di durata non superiore ai quarantacinque minuti, organizzate con la formula del confronto tra un numero di partecipanti compreso fra tre e sei, e di norma, se possibile, fra quattro partecipanti, curando comunque di assicurare un rapporto equilibrato fra i rappresentanti nazionali di lista e raccomandando l'attenzione all'equilibrio di genere tra le presenze.
2. Alle tribune, trasmesse anteriormente alla scadenza del termine per la presentazione delle candidature, prende parte un rappresentante per ciascuno dei soggetti politici individuati all'articolo 3, comma 2, secondo quanto stabilito dall'articolo 3, comma 4.
3. Alle tribune, trasmesse nel periodo compreso tra la scadenza del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, prende parte un rappresentante per ciascuno dei soggetti politici individuati all'articolo 3, comma 3, secondo quanto stabilito dall'articolo 3, comma 5.
4. Alle trasmissioni di cui al presente articolo si applicano inoltre le disposizioni di cui all'articolo 3, commi 6 e 8.
5. Le tribune di cui al comma 1, di norma, sono riprese e trasmesse dalla sede di Roma della Rai.
6. La ripartizione degli aventi diritto nelle trasmissioni di cui al presente articolo ha luogo mediante sorteggio a cui possono assistere i rappresentanti designati dei soggetti aventi diritto, e per il quale la Rai può proporre criteri di ponderazione. Al sorteggio saranno estratte le sole liste ammesse. La Rai prevede appositi spazi da riservare alle liste non ammesse nel caso di eventuale accoglimento in via definitiva di ricorsi da esse presentati.
7. L'organizzazione e la conduzione delle trasmissioni radiofoniche, nonché la loro collocazione in palinsesto, devono conformarsi quanto più possibile alle trasmissioni televisive, tenendo conto delle relative specificità dei due mezzi.
8. Tutte le tribune sono trasmesse di regola in diretta, salvo diverso accordo tra tutti i partecipanti; se sono registrate, la registrazione è effettuata nelle 24 ore precedenti la messa in onda e avviene contestualmente per tutti i soggetti che prendono parte alla trasmissione. Qualora le tribune non siano riprese in diretta, il conduttore ha l'obbligo, all'inizio della trasmissione, di dichiarare che si tratta di una registrazione.
9. L'eventuale rinuncia o assenza di un soggetto avente diritto a partecipare alle tribune non pregiudica la facoltà degli altri di intervenirvi, anche nella medesima trasmissione, ma non determina un accrescimento del tempo loro spettante. Nelle trasmissioni interessate è fatta menzione della rinuncia o assenza.
10. La ripresa o la registrazione delle tribune da sedi diverse da quelle indicate nella presente delibera è possibile con il consenso di tutti gli aventi diritto e della Rai.
11. Le ulteriori modalità di svolgimento delle tribune sono delegate alla direzione di Rai Parlamento, che riferisce alla Commissione parlamentare tutte le volte che lo ritenga necessario o che ne viene fatta richiesta. Si applicano in proposito le disposizioni dell'articolo 15.
Articolo 8.
(Interviste dei candidati a Presidenti della Regione).
1. Nel periodo compreso tra la scadenza del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, la Rai trasmette in sede nazionale Pag. 172interviste ai candidati a Presidente della Regione, in pacchetti omogenei per ciascuna delle regioni interessate dalle consultazioni elettorali, evitando di norma la sovrapposizione oraria con altri programmi delle reti generaliste della Rai a contenuto specificamente informativo.
2. Ciascuna intervista, a cura di un giornalista della Rai, e diffusa anche sottotitolata e tradotta nella lingua dei segni, ha una durata di cinque minuti ed è trasmessa tra le ore 22.30 e le ore 23.30.
3. Le interviste sono registrate a orari concordati tra le parti, in collegamento dalla sede della Rai di Roma ovvero dalle sedi regionali della Rai; la registrazione è effettuata entro le 24 ore precedenti alla messa in onda. Il conduttore ha l'obbligo, all'inizio della trasmissione, di dichiarare che si tratta di una registrazione.
4. L'ordine di trasmissione delle interviste è determinato mediante sorteggio. La Rai prevede appositi spazi da riservare ai candidati delle liste non ammesse nel caso di eventuale accoglimento in via definitiva di ricorsi da esse presentati.
5. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 3, comma 6 e all'articolo 7, commi 7, 9 e 11.
Articolo 9.
(Messaggi autogestiti).
1. Dalla data di presentazione delle candidature la Rai trasmette a diffusione regionale messaggi politici autogestiti di cui all'articolo 4, comma 3, della legge 22 febbraio 2000, n. 28 e all'articolo 2, comma 1, lettera b) della presente delibera.
2. Gli spazi per i messaggi sono ripartiti tra i soggetti di cui all'articolo 4, comma 3 della presente delibera.
3. Entro il terzo giorno dalla data di approvazione della presente delibera, la Rai comunica all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione il numero giornaliero dei contenitori destinati ai messaggi autogestiti di cui al comma 1, nonché la loro collocazione nel palinsesto, che deve tener conto della necessità di coprire in orari di buon ascolto più di una fascia oraria. La comunicazione della Rai è valutata dalla Commissione con le modalità di cui all'articolo 13 della presente delibera.
4. I soggetti politici di cui al comma 2 beneficiano degli spazi a seguito di loro specifica richiesta, che:
a) è presentata alla sede regionale della Rai delle regioni interessate dalla presente delibera entro i due giorni successivi allo scadere dell'ultimo termine per la presentazione delle candidature;
b) indica la durata di ciascuno dei messaggi richiesti;
c) specifica se e in quale misura il richiedente intende avvalersi delle strutture tecniche della Rai, ovvero fare ricorso a filmati e registrazioni realizzati in proprio, purché con tecniche e standard equivalenti a quelli abituali della Rai. I messaggi prodotti con il contributo tecnico della Rai potranno essere realizzati unicamente negli appositi studi televisivi e radiofonici predisposti dalla Rai nella sua sede di Roma.
5. Entro i due giorni successivi al termine di cui al comma 4, lettera a), la Rai provvede a ripartire le richieste pervenute nei contenitori mediante sorteggio, a cui possono assistere i rappresentanti designati dei soggetti aventi diritto. Al sorteggio saranno estratte le sole liste ammesse. La Rai prevede appositi spazi da riservare alle liste non ammesse nel caso di eventuale accoglimento in via definitiva di ricorsi da esse presentati.
6. Il calendario dei contenitori e dei relativi messaggi è pubblicato sul sito web della Rai.
7. I messaggi di cui al presente articolo possono essere organizzati, su richiesta della forza politica interessata, con modalità che ne consentano la comprensione anche da parte dei non udenti.
8. Per quanto non è espressamente previsto dal presente articolo si applicano le disposizioni di cui all'articolo 4 della legge 22 febbraio 2000, n. 28.
Articolo 10.
(Conferenze stampa dei candidati a Presidente della Regione).
1. Nel periodo compreso tra la scadenza del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, in aggiunta alle trasmissioni di cui agli articoli precedenti, la Rai trasmette nelle regioni interessate dalla presente delibera, nelle ultime due settimane precedenti il voto, una serie di conferenze-stampa riservate ai candidati a Presidente della Regione.
2. Ciascuna conferenza-stampa, diffusa anche sottotitolata e tradotta nella lingua dei segni, ha la durata non inferiore a quaranta minuti ed è trasmessa su rete locale a partire dalle ore 21, possibilmente in date diverse da quelle delle interviste di cui all'articolo 8, in orari non coincidenti. A ciascuna di esse prende parte un numero uguale di giornalisti di testate regionali, entro il massimo di tre, individuati dalla società concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico, eventualmente anche tra quelli non dipendenti dalle testate della Rai, sulla base del principio dell'equilibrata rappresentanza di genere.
3. La conferenza-stampa, moderata da un giornalista della Rai, è organizzata e si svolge in modo tale da garantire il rispetto di principi di equilibrio, correttezza e parità di condizioni nei confronti dei soggetti intervistati. I giornalisti pongono domande della durata non superiore a 30 secondi.
4. Le conferenze-stampa sono trasmesse in diretta.
5. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 7, commi 7, 9 e 11.
Articolo 11.
(Confronti tra candidati a Presidente della Regione).
1. Negli ultimi dieci giorni precedenti il voto la Rai trasmette nelle regioni interessate dalla presente delibera confronti, diffusi anche sottotitolati e tradotti nella lingua dei segni, tra i candidati in condizioni di parità di tempo, di parola e di trattamento, avendo cura di evitare la sovrapposizione oraria con altri programmi delle reti generaliste della Rai a contenuto specificamente informativo. Il confronto è moderato da un giornalista della Rai e possono fare domande anche giornalisti non appartenenti alla Rai, scelti tra differenti testate e in rappresentanza di diverse sensibilità politiche e sociali, a titolo non oneroso.
2. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 7, commi 7, 9 e 11.
Articolo 12.
(Programmi dell'Accesso).
1. La programmazione nazionale e regionale dell'Accesso è sospesa a decorrere dal 16 aprile 2015 fino al termine di efficacia della presente delibera.
Articolo 13.
(Trasmissioni televideo per i non udenti).
1. Nel periodo successivo alla presentazione delle liste la Rai, in aggiunta alle ulteriori modalità di fruizione delle trasmissioni da parte delle persone diversamente abili, previste dal contratto di servizio e dalla presente delibera, cura la pubblicazione di pagine di televideo recanti l'illustrazione dei programmi delle liste e delle loro principali iniziative nel corso della campagna elettorale e le trasmette a partire dal quinto giorno successivo al termine per la presentazione delle candidature.
Articolo 14.
(Trasmissioni per i non vedenti).
1. Nel periodo successivo alla presentazione delle liste la Rai, in aggiunta alle Pag. 174ulteriori modalità di fruizione delle trasmissioni da parte delle persone diversamente abili previste dal contratto di servizio, cura la realizzazione dei programmi previsti dalla presente delibera per la fruizione dei non vedenti.
Articolo 15.
(Comunicazioni e consultazione della Commissione).
1. I calendari delle tribune e le loro modalità di svolgimento, incluso l'esito dei sorteggi, sono preventivamente trasmessi alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
2. Entro cinque giorni dalla pubblicazione della presente delibera sulla Gazzetta Ufficiale la Rai comunica all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione il calendario di massima delle trasmissioni di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b), pianificate fino alla data del voto oltre che, il venerdì precedente la messa in onda, il calendario settimanale delle trasmissioni programmate.
3. Entro le ore 12 di ogni venerdì, sino al termine della competizione elettorale, la Rai comunica alla Commissione e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, per via telematica, il calendario settimanale delle trasmissioni di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a), b) e c), effettuate indicando i temi trattati, i soggetti politici invitati, la ripartizione dei tempi garantiti a ciascuna forza politica, nonché la suddivisione per genere delle presenze e i dati Auditel degli ascolti medi di ciascuna trasmissione.
4. La documentazione di cui al precedente comma è contestualmente pubblicata e scaricabile dal sito web della Rai.
5. Il Presidente della Commissione parlamentare, sentito l'Ufficio di presidenza, tiene i contatti con la Rai che si rendono necessari per l'attuazione della presente delibera, in particolare valutando gli atti di cui ai commi precedenti e definendo le questioni specificamente menzionate dalla presente delibera, nonché le ulteriori questioni controverse che non ritenga di rimettere alla Commissione.
Articolo 16.
(Responsabilità del consiglio di amministrazione e del direttore generale).
1. Il consiglio di amministrazione e il direttore generale della Rai sono impegnati, nell'ambito delle rispettive competenze, ad assicurare l'osservanza delle indicazioni e dei criteri contenuti nella presente delibera, riferendone tempestivamente alla Commissione parlamentare. Per le tribune essi potranno essere sostituiti dal direttore competente.
2. Qualora dal monitoraggio dei dati quantitativi e qualitativi, considerati su base settimanale a partire dalla data di convocazione dei comizi elettorali, emergessero costanti o comunque significativi disequilibri nei programmi a contenuto informativo non giustificati da oggettive esigenze informative, la direzione generale della Rai è chiamata a richiedere alla testata interessata misure di riequilibrio a favore dei soggetti politici danneggiati.
3. L'inosservanza della presente disciplina costituisce violazione degli indirizzi della Commissione di vigilanza ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera c), n. 10, della legge 31 luglio 1997, n. 249.
Articolo 17.
(Entrata in vigore).
1. La presente delibera entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Pag. 175ALLEGATO 2
Documento n. 7 – Disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alle campagne per l'elezione diretta dei sindaci e dei consigli comunali, fissate nel mese di maggio 2015.
TESTO PROPOSTO DAL RELATORE
La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi,
premesso che:
con decreto del Ministro dell'interno del _____________ 2015 sono state fissate per il giorno _____________ 2015 le consultazioni per l'elezione diretta dei sindaci e dei consigli comunali delle regioni a statuto ordinario, nonché dei consigli circoscrizionali e per il giorno _____________ 2015 l'eventuale turno di ballottaggio per l'elezione del sindaco;
con decreto del presidente della regione autonoma Trentino-Alto Adige n. __ sono state fissate per il giorno _____________ 2015 le consultazioni per l'elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale in _____ comuni della provincia di Trento e in _____ comuni della provincia di Bolzano e per il giorno _____________ 2015 l'eventuale turno di ballottaggio per l'elezione del sindaco;
con decreto n. 3/G/2015 dell'Assessore regionale alla funzione pubblica della regione Friuli-Venezia Giulia, sono state fissate per il giorno 31 maggio 2015 le consultazioni per l'elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale in 10 comuni;
con decreto del presidente della regione autonoma della Sardegna n. __, si è provveduto a fissare per il giorno _____________ 2015, con eventuale turno di ballottaggio per il giorno _____________ 2015, le date delle elezioni comunali nella regione Sardegna;
con decreto dell'Assessore regionale alle autonomie locali e alla funzione pubblica della Regione siciliana n. __, sono state fissate per il giorno _____________ 2015, con eventuale turno di ballottaggio per i giorni _____________ 2015, le date delle elezioni dei sindaci e dei consigli comunali, nonché dei presidenti delle circoscrizioni e dei consigli circoscrizionali della Regione siciliana;
visti:
a) quanto alla potestà di rivolgere indirizzi generali alla Rai e di disciplinare direttamente le «tribune», gli articoli 1 e 4 della legge 14 aprile 1975, n. 103;
b) quanto alla tutela del pluralismo, dell'imparzialità, dell'indipendenza, dell'obiettività e della apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo, nonché alla tutela delle pari opportunità tra uomini e donne nelle trasmissioni televisive, l'articolo 3 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, approvato con decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177; l'articolo 1 della legge 22 febbraio 2000, n. 28 e successive modifiche; l'articolo 1, comma 3, della vigente Convenzione tra il Ministero delle comunicazioni e la Rai; gli Atti di indirizzo approvati dalla Commissione il 13 febbraio 1997, il 30 luglio 1997 e l'11 marzo 2003;Pag. 176
c) quanto stabilito nel suo complesso dalla legge 22 febbraio 2000, n. 28, e successive modifiche;
d) vista la legge 23 novembre 2012, n. 215, recante «Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni»;
e) visto il decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, recante il «Testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali»;
f) vista la legge 7 giugno 1991, n. 182, recante «Norme per lo svolgimento delle elezioni dei consigli provinciali, comunali e circoscrizionali»;
g) vista la legge 25 marzo 1993, n. 81, recante «Elezione diretta del Sindaco, del Presidente della provincia, del consiglio comunale e del consiglio provinciale»;
h) visto il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante il «Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali»;
i) visto il decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670, recante «Approvazione del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige»;
j) visto il decreto del Presidente della regione autonoma Trentino-Alto Adige 10 febbraio 2005, n. 1/L, recante il «Testo unico delle leggi regionali sulla composizione ed elezione degli organi delle amministrazioni comunali, come modificato dal decreto del Presidente della Regione n. 17 del 18 marzo 2013»;
k) vista la legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante lo Statuto speciale per la regione Friuli-Venezia Giulia, e successive modificazioni e integrazioni, e in particolare la legge costituzionale 7 febbraio 2013, n. 1, recante «Modifica dell'articolo 13 dello Statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1»;
l) vista la legge della regione Friuli-Venezia Giulia 27 marzo 1968, n. 20, recante la «Legge elettorale regionale» e successive modifiche e integrazioni;
m) vista la legge della regione Friuli-Venezia Giulia 9 marzo 1995, n. 14, recante «Norme per le elezioni comunali nel territorio della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia nonché modificazioni alla legge regionale 12 settembre 1991, n. 49»;
n) vista la legge della regione Friuli-Venezia Giulia 21 aprile 1999, n. 10, recante «Norme in materia di elezioni comunali e provinciali, nonché modifiche alla legge regionale 9 marzo 1995, n. 14»;
o) vista la legge della regione Friuli-Venezia Giulia 10 maggio 1999, n. 13, recante «Disposizioni urgenti in materia di elezione degli organi degli enti locali, nonché disposizioni sugli adempimenti in materia elettorale»;
p) vista la legge della regione Friuli-Venezia Giulia 15 marzo 2001, n. 9, recante «Disposizioni urgenti in materia di elezioni comunali e provinciali, nonché modifiche e integrazioni alla legge regionale n. 49 del 1995»;
q) vista la legge della regione Friuli-Venezia Giulia 5 dicembre 2013, n. 19, recante «Disciplina delle elezioni comunali e modifiche alla legge regionale 28/2007 in materia di elezioni regionali»;
r) visto lo Statuto speciale della regione autonoma della Sardegna, approvato con legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 e successive modifiche;
s) vista la legge della regione Sardegna 17 gennaio 2005, n. 2, recante «Indizione delle elezioni comunali e provinciali»;
t) vista la legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2, recante lo Statuto della Regione siciliana;Pag. 177
u) visto il decreto del presidente della regione Sicilia 20 agosto 1960, n. 3, modificato con decreto del presidente della regione Sicilia 15 aprile 1970, n. 1, recante «Approvazione del Testo Unico delle leggi per l'elezione dei consigli comunali nella Regione siciliana»;
v) vista la legge della regione Sicilia 3 giugno 2005, n. 7, recante «Nuove norme per l'elezione del Presidente della Regione siciliana a suffragio universale e diretto. Nuove norme per l'elezione dell'Assemblea regionale siciliana. Disposizioni concernenti l'elezione dei Consigli provinciali e comunali»;
w) vista la legge della regione Sicilia 5 aprile 2011, n. 6, recante «Modifica di norme in materia di elezione, composizione e decadenza degli organi comunali e provinciali»;
x) vista la legge della regione Sicilia 10 aprile 2013, n. 8, recante «Norme in materia di rappresentanza e doppia preferenza di genere»;
considerata la propria prassi pregressa e i precedenti di proprie deliberazioni riferite alla disciplina di analoghi periodi elettorali, nonché l'esperienza applicativa di tali disposizioni;
consultata l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
dispone
nei confronti della Rai Radiotelevisione italiana, società concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico, come di seguito:
Articolo 1.
(Ambito di applicazione e disposizioni comuni a tutte le trasmissioni).
1. Le disposizioni della presente delibera, finalizzate a dare concreta attuazione ai principi del pluralismo, dell'imparzialità, dell'indipendenza, dell'obiettività e della completezza del sistema radiotelevisivo, nonché ai diritti riconosciuti ai soggetti politici dagli articoli 4 e 5 della legge 22 febbraio 2000, n. 28, si riferiscono alle campagne per le elezioni comunali e circoscrizionali, inclusi gli eventuali turni di ballottaggio, fissate per le date di cui in premessa.
2. Le disposizioni della presente delibera cessano di avere efficacia il giorno successivo alle votazioni di ballottaggio relative alle consultazioni di cui al comma 1.
3. Le trasmissioni Rai relative alla presente tornata elettorale hanno luogo esclusivamente in sede regionale. Esse sono organizzate e programmate a cura della Testata Giornalistica Regionale ove sia previsto il rinnovo di un consiglio capoluogo di provincia.
Articolo 2.
(Tipologia della programmazione Rai in periodo elettorale).
1. Nel periodo di vigenza della presente delibera, la programmazione radiotelevisiva regionale e provinciale della Rai per l'elezione dei sindaci e dei consigli comunali in comuni che siano capoluogo di provincia ha luogo esclusivamente nelle forme e con le modalità indicate di seguito:
a) la comunicazione politica, di cui all'articolo 3, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, può effettuarsi mediante forme di contraddittorio, interviste e ogni altra forma che consenta il raffronto in condizioni di parità tra i soggetti politici aventi diritto ai sensi dell'articolo 3. Essa si realizza mediante le tribune disposte dalla Commissione, di cui all'articolo 6 della presente delibera, con i messaggi autogestiti e con le eventuali ulteriori trasmissioni televisive e radiofoniche autonomamente disposte dalla Rai, di cui all'articolo 3. Le trasmissioni possono prevedere anche la partecipazione di giornalisti e giornaliste che rivolgono domande ai partecipanti;
b) ai sensi dell'articolo 4, comma 3, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, sono previsti messaggi politici autogestiti, realizzati con le modalità di cui all'articolo 7;Pag. 178
c) l'informazione è assicurata, secondo i principi di cui all'articolo 5 della legge 22 febbraio 2000, n. 28, e con le modalità previste dal successivo articolo 4 della presente delibera, mediante i telegiornali, i giornali radio, i notiziari, i relativi approfondimenti e ogni altro programma di contenuto informativo a rilevante caratterizzazione giornalistica, correlati ai temi dell'attualità e della cronaca, purché la loro responsabilità sia ricondotta a quella di specifiche testate giornalistiche registrate ai sensi dell'articolo 32-quinquies, comma 1, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 (testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici), come modificato dal decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44;
d) in tutte le altre trasmissioni della programmazione nazionale o regionale della Rai non è ammessa, ad alcun titolo, la presenza di candidati o di esponenti politici, e non possono essere trattati temi di evidente rilevanza politica ed elettorale, né che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici.
2. Al fine di contrastare la sottorappresentazione delle donne in politica e di garantire, ai sensi dell'articolo 1, comma 2-bis, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, il rispetto dei principi di cui all'articolo 51, primo comma, della Costituzione, nelle trasmissioni di cui alle lettere a), b) e c) del comma 1 è sempre assicurata la più ampia ed equilibrata presenza di entrambi i sessi. La Commissione parlamentare vigila sulla corretta applicazione del principio delle pari opportunità di genere in tutte le trasmissioni indicate nella presente delibera, ivi comprese le schede radiofoniche e televisive di cui all'articolo 5.
Articolo 3.
(Trasmissioni di comunicazione politica a diffusione regionale e provinciale autonomamente disposte dalla Rai).
1. Nel periodo di vigenza della presente delibera la Rai programma, nelle regioni e nelle province autonome interessate dalle consultazioni elettorali, trasmissioni di comunicazione politica.
2. Nel periodo compreso tra la data di convocazione dei comizi elettorali e quella del termine di presentazione delle candidature, nelle trasmissioni di cui al comma 1 del presente articolo è garantito l'accesso alle forze politiche che costituiscono da almeno un anno un autonomo gruppo nei consigli comunali di comuni capoluogo di provincia da rinnovare.
3. Nelle trasmissioni di cui al comma 1 del presente articolo, il tempo disponibile deve essere ripartito in proporzione alla consistenza dei rispettivi gruppi nei consigli comunali.
4. Nel periodo compreso tra lo spirare del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, nelle trasmissioni di comunicazione politica di cui al presente articolo è garantito l'accesso:
a) alle liste o alle coalizioni di liste collegate alla carica di sindaco di comuni capoluogo di provincia;
b) alle forze politiche che presentano liste di candidati per l'elezione dei consigli comunali di comuni capoluogo di provincia.
5. Nelle trasmissioni di cui al comma 4 il tempo disponibile deve essere ripartito per una metà in parti uguali tra i soggetti di cui alla lettera a) e per una metà in parti uguali tra i soggetti di cui alla lettera b).
6. Nel periodo intercorrente tra lo svolgimento della consultazione e lo svolgimento dei turni di ballottaggio per la carica di sindaco di cui al comma 4, lettera a), le trasmissioni di comunicazione politica garantiscono spazi, in maniera paritaria, ai candidati ammessi ai ballottaggi.
7. In relazione al numero dei partecipanti e agli spazi disponibili, il principio delle pari opportunità tra gli aventi diritto, Pag. 179anche con riferimento all'equilibrata presenza di genere ai sensi dell'articolo 1, comma 2-bis, della legge 22 febbraio 2000, n. 28, può essere realizzato, oltre che nell'ambito della medesima trasmissione, anche nell'ambito di un ciclo di più trasmissioni, purché ciascuna di queste abbia analoghe opportunità di ascolto. In ogni caso, la ripartizione degli spazi nelle trasmissioni di comunicazione politica nei confronti degli aventi diritto deve essere effettuata su base settimanale, garantendo l'applicazione dei principi di equità e di parità di trattamento, e procedendo comunque entro la settimana successiva a operare in modo effettivo le compensazioni che dovessero rendersi necessarie.
8. Le trasmissioni di cui al presente articolo sono sospese dalla mezzanotte dell'ultimo giorno precedente le votazioni.
9. La responsabilità delle trasmissioni di cui al presente articolo deve essere ricondotta a quella di specifiche testate giornalistiche registrate ai sensi dell'articolo 10, comma 1, della legge 6 agosto 1990, n. 223.
Articolo 4.
(Informazione).
1. Sono programmi di informazione i telegiornali, i giornali radio, i notiziari e ogni altro programma di contenuto informativo, a rilevante presentazione giornalistica, caratterizzato dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca.
2. Nel periodo di vigenza della presente delibera, i notiziari diffusi dalla Rai e tutti gli altri programmi a contenuto informativo debbono garantire la presenza paritaria, coerentemente con quanto previsto dall'articolo 5 della legge n. 28 del 2000, dei soggetti politici di cui all'articolo 3 della presente delibera, uniformandosi con particolare rigore ai criteri di tutela del pluralismo, della completezza, della imparzialità, della obiettività, dell'equilibrata rappresentanza di genere e di parità di trattamento tra le diverse forze politiche, evitando di determinare, anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche. I direttori responsabili dei notiziari sono tenuti ad acquisire settimanalmente i dati del monitoraggio del pluralismo relativi alla testata diretta dall'istituto cui fa riferimento l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
3. In particolare, i direttori responsabili dei programmi di cui al presente articolo, nonché i loro conduttori e registi, osservano in maniera rigorosa ogni cautela volta a dare attuazione al precedente comma 2, considerando non solo le presenze e le posizioni di candidati, di esponenti politici o comunque di persone chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti per il ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nelle istituzioni nell'ultimo anno, ma anche le posizioni di contenuto politico espresse da soggetti e persone non direttamente partecipanti alla competizione elettorale. Essi curano che l'organizzazione e lo svolgimento del programma, anche con riferimento ai contributi filmati, alla ricostruzione delle vicende narrate, alla composizione e al comportamento del pubblico in studio, risultino inequivocabilmente finalizzati ad assicurare il rispetto dei criteri di cui al comma 2. Essi curano inoltre che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire, in base alla conduzione del programma, specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata, e che, nei notiziari propriamente detti, non si determini un uso ingiustificato di riprese con presenza diretta di membri del Governo, di esponenti politici o comunque di persone chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti per il ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nelle istituzioni nell'ultimo anno. Infine, essi osservano comunque in maniera particolarmente rigorosa ogni cautela atta ad evitare che si determinino situazioni di vantaggio per determinate forze politiche o determinati competitori elettorali, prestando anche la massima attenzione alla scelta degli esponenti politici invitati e alle posizioni di contenuto politico espresse dagli altri ospiti; a tal fine, deve essere garantito il contraddittorio Pag. 180in condizioni di effettiva parità, in assenza del quale non possono essere trattati temi di chiara rilevanza politica ovvero che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici.
4. Per quanto riguarda i programmi di informazione di cui al presente articolo, i rappresentanti delle istituzioni partecipano secondo le regole stabilite dalla legge n. 28 del 2000 per tutti i candidati e gli esponenti politici, salvo nei casi in cui intervengano su materie inerenti all'esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte.
5. La Rai pubblica settimanalmente sul proprio sito web i dati del monitoraggio del pluralismo relativi a ogni testata e gli indici di ascolto.
6. Nel periodo disciplinato dalla presente delibera i programmi di approfondimento informativo, qualora in essi assuma carattere rilevante l'esposizione di opinioni e valutazioni politico-elettorali, sono tenuti a garantire la più ampia ed equilibrata presenza e possibilità di espressione ai diversi soggetti politici.
7. In tutte le trasmissioni radiotelevisive diverse da quelle di comunicazione politica, dai messaggi politici autogestiti e dai programmi di informazione ricondotti sotto la responsabilità di specifiche testate giornalistiche, non è ammessa, ad alcun titolo, la presenza di candidati o di esponenti politici o di persone chiaramente riconducibili a soggetti politici, a partiti e alle liste concorrenti e non possono essere trattati temi di evidente rilevanza politica ed elettorale, né che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici.
8. Il rispetto delle condizioni di cui ai commi precedenti e il ripristino di eventuali squilibri accertati è assicurato d'ufficio dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, anche su segnalazione della parte interessata e/o della Commissione parlamentare secondo quanto previsto dalle norme vigenti.
9. La Rai pubblica quotidianamente sul proprio sito web i dati del monitoraggio del pluralismo relativi a ogni testata informando altresì sui tempi garantiti a ciascuna forza politica nei notiziari della settimana precedente, il calendario settimanale delle trasmissioni effettuate, i temi trattati, i soggetti politici invitati, la programmazione della settimana successiva e gli indici di ascolto.
10. La Rai comunica all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione parlamentare il calendario settimanale delle trasmissioni effettuate indicando i temi trattati e i soggetti politici invitati, nonché la suddivisione per genere delle presenze, e informa altresì sui tempi garantiti a ciascuna forza politica nei notiziari della settimana precedente.
Articolo 5.
(Illustrazione delle modalità di voto e presentazione delle liste).
1. Nelle regioni e nelle province autonome interessate dalle consultazioni elettorali, nel periodo compreso tra la data di entrata in vigore della presente delibera e quella del termine di presentazione delle candidature, la Rai predispone e trasmette una scheda televisiva e radiofonica, da pubblicare anche sul proprio sito web, nonché una o più pagine televideo, che illustrano gli adempimenti per la presentazione delle candidature e le modalità e gli spazi adibiti per la sottoscrizione delle liste.
2. Nelle regioni e nelle province autonome interessate dalle consultazioni elettorali, nel periodo compreso tra la scadenza del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, la Rai predispone e trasmette schede televisive e radiofoniche che illustrano le principali caratteristiche delle consultazioni in oggetto, con particolare riferimento ai sistemi elettorali e alle modalità di espressione del voto.
3. Nell'ambito delle schede informative di cui al comma 2 sono altresì illustrate le speciali modalità di voto previste per gli elettori affetti da disabilità, con particolare riferimento a quelle previste per i malati intrasportabili.
4. Le schede o i programmi di cui al presente articolo sono trasmessi anche Pag. 181immediatamente prima o dopo i principali notiziari e tribune, prevedendo la traduzione simultanea nella lingua dei segni che le renda fruibili alle persone non udenti.
5. Le schede o i programmi di cui al comma 1 devono inoltre specificamente informare sulle modalità di voto all'estero dei cittadini italiani residenti in altri Paesi dell'Unione europea, e su quelle di espressione del voto in Italia dei cittadini comunitari non italiani che vi risiedano.
6. Le schede di cui al presente articolo sono messe a disposizione on line per la trasmissione gratuita da parte delle emittenti televisive e radiofoniche nazionali e locali disponibili, oltre a essere caricate on line sui principali siti di video sharing gratuiti.
Articolo 6.
(Tribune elettorali).
1. In riferimento alle elezioni comunali di cui in premessa, la Rai organizza e trasmette sulle reti regionali e provinciali, nelle regioni e nelle province autonome interessate dalle consultazioni elettorali, nelle fasce orarie di buon ascolto, preferibilmente prima o dopo i principali telegiornali e notiziari radiofonici, comunque evitando la coincidenza con altri programmi a contenuto informativo, tribune politico-elettorali, televisive e radiofoniche, ciascuna di durata non superiore ai quarantacinque minuti, organizzate con la formula del confronto tra un numero di partecipanti compreso fra tre e sei, e di norma, se possibile, fra quattro partecipanti, curando comunque di assicurare un rapporto equilibrato fra i rappresentanti nazionali di lista e raccomandando l'attenzione all'equilibrio di genere tra le presenze.
2. Alle tribune trasmesse anteriormente alla scadenza del termine per la presentazione delle candidature, prende parte un rappresentante per ciascuno dei soggetti politici individuati all'articolo 3, comma 2, secondo quanto stabilito dall'articolo 3, comma 3.
3. Alle tribune trasmesse nel periodo compreso tra la scadenza del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, prende parte un rappresentante per ciascuno dei soggetti politici individuati all'articolo 3, comma 4, secondo quanto stabilito dall'articolo 3, comma 5.
4. Alle trasmissioni di cui al presente articolo si applicano inoltre le disposizioni di cui all'articolo 3, commi 7 e 9.
5. Alle tribune di cui al presente articolo, trasmesse dopo il primo turno delle elezioni e anteriormente alla votazione di ballottaggio, partecipano unicamente i candidati ammessi al ballottaggio per la carica di sindaco nei comuni capoluogo di provincia.
6. La ripartizione degli aventi diritto nelle trasmissioni di cui al presente articolo ha luogo mediante sorteggio a cui possono assistere i rappresentanti designati dei soggetti aventi diritto, e per il quale la Rai può proporre criteri di ponderazione. Al sorteggio saranno estratte le sole liste ammesse. La Rai prevede appositi spazi da riservare alle liste non ammesse nel caso di eventuale accoglimento in via definitiva di ricorsi da esse presentati.
7. L'organizzazione e la conduzione delle trasmissioni radiofoniche, nonché la loro collocazione in palinsesto, devono conformarsi quanto più possibile alle trasmissioni televisive, tenendo conto delle relative specificità dei due mezzi.
8. Tutte le Tribune sono trasmesse dalle sedi regionali e provinciali della Rai di regola in diretta, salvo diverso accordo tra tutti i partecipanti. Se sono registrate, la registrazione è effettuata nelle 24 ore precedenti la messa in onda e avviene contestualmente per tutti i soggetti che prendono parte alla trasmissione. Qualora le Tribune non siano riprese in diretta, il conduttore ha l'obbligo, all'inizio della trasmissione, di dichiarare che si tratta di una registrazione.
9. L'eventuale rinuncia o assenza di un soggetto avente diritto a partecipare alle Tribune non pregiudica la facoltà degli altri di intervenirvi, anche nella medesima trasmissione, ma non determina un accrescimento Pag. 182del tempo loro spettante. Nelle trasmissioni interessate è fatta menzione della rinuncia o assenza.
10. La ripresa o la registrazione delle Tribune da sedi diverse da quelle indicate nella presente delibera è possibile con il consenso di tutti gli aventi diritto e della Rai.
11. Le ulteriori modalità di svolgimento delle Tribune sono delegate alla direzione di Rai Parlamento, che riferisce alla Commissione parlamentare tutte le volte che lo ritenga necessario o che ne viene fatta richiesta. Si applicano in proposito le disposizioni dell'articolo 11.
Articolo 7.
(Messaggi autogestiti).
1. Dalla data di presentazione delle candidature, la Rai trasmette, nelle regioni e province autonome interessate dalla consultazione elettorale, messaggi politici autogestiti di cui all'articolo 4, comma 3, della legge 22 febbraio 2000, n. 28 e all'articolo 2, comma 1, lettera b), della presente delibera.
2. Gli spazi per i messaggi sono ripartiti tra i soggetti di cui all'articolo 3, comma 4.
3. Entro il terzo giorno dalla data di approvazione della presente delibera, la Rai comunica all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione il numero giornaliero dei contenitori destinati ai messaggi autogestiti di cui al comma 1, nonché la loro collocazione nel palinsesto, che deve tener conto della necessità di coprire in orari di buon ascolto più di una fascia oraria. La comunicazione della Rai è valutata dalla Commissione con le modalità di cui all'articolo 11 della presente delibera.
4. I soggetti politici di cui al comma 2 beneficiano degli spazi a seguito di loro specifica richiesta, che:
a) è presentata alle sedi regionali o provinciali della Rai delle regioni e delle province autonome interessate dalle consultazioni elettorali entro i due giorni successivi allo scadere dell'ultimo termine per la presentazione delle candidature;
b) è sottoscritta, se proveniente da una coalizione, dal candidato a sindaco;
c) indica la durata di ciascuno dei messaggi richiesti;
d) specifica se e in quale misura il richiedente intende avvalersi delle strutture tecniche della Rai, ovvero fare ricorso a filmati e registrazioni realizzati in proprio, purché con tecniche e standard equivalenti a quelli abituali della Rai. I messaggi prodotti con il contributo tecnico della Rai potranno essere realizzati unicamente negli appositi studi televisivi e radiofonici predisposti dalla Rai nelle sedi regionali o provinciali.
5. Entro i due giorni successivi al termine di cui al comma 4, lettera a), la Rai provvede a ripartire le richieste pervenute nei contenitori mediante sorteggio, a cui possono assistere i rappresentanti designati dei soggetti aventi diritto. Al sorteggio saranno estratte le sole liste ammesse. La Rai prevede appositi spazi da riservare alle liste non ammesse nel caso di eventuale accoglimento in via definitiva di ricorsi da esse presentati.
6. Il calendario dei contenitori e dei relativi messaggi è pubblicato sul sito web della Rai.
7. I messaggi di cui al presente articolo possono essere organizzati, su richiesta della forza politica interessata, con modalità che ne consentano la comprensione anche da parte dei non udenti.
8. Per quanto non è espressamente previsto dal presente articolo si applicano le disposizioni di cui all'articolo 4 della legge 22 febbraio 2000, n. 28.
Articolo 8.
(Programmi dell'Accesso).
1. Nelle regioni nelle quali si vota per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale nei comuni capoluogo di provincia, la programmazione dell'Accesso regionale Pag. 183è sospesa fino al giorno di cessazione dell'efficacia della presente delibera.
Articolo 9.
(Trasmissioni televideo per i non udenti).
1. Nel periodo successivo alla presentazione delle liste la Rai, in aggiunta alle ulteriori modalità di fruizione delle trasmissioni da parte delle persone diversamente abili, previste dal contratto di servizio e dalla presente delibera, cura la pubblicazione di pagine di televideo recanti l'illustrazione dei programmi delle liste e delle loro principali iniziative nel corso della campagna elettorale e le trasmette a partire dal quinto giorno successivo al termine per la presentazione delle candidature.
Articolo 10.
(Trasmissioni per i non vedenti).
1. Nel periodo successivo alla presentazione delle liste la Rai, in aggiunta alle ulteriori modalità di fruizione delle trasmissioni da parte delle persone diversamente abili previste dal contratto di servizio, cura la realizzazione dei programmi previsti dalla presente delibera per la fruizione dei non vedenti.
Articolo 11.
(Comunicazioni e consultazione della Commissione).
1. I calendari delle Tribune e le loro modalità di svolgimento, incluso l'esito dei sorteggi, sono preventivamente trasmessi alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
2. Entro cinque giorni dalla pubblicazione della presente delibera sulla Gazzetta Ufficiale, la Rai comunica all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e alla Commissione il calendario di massima delle trasmissioni di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a) e b), pianificate fino alla data del voto oltre che, il venerdì precedente alla messa in onda, il calendario settimanale delle trasmissioni programmate.
3. Entro le ore 12 di ogni venerdì, sino al termine della competizione elettorale, la Rai comunica per via telematica alla Commissione e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni il calendario settimanale delle trasmissioni di cui all'articolo 2, comma 1, lettere a), b) e c), effettuate indicando i temi trattati, i soggetti politici invitati, la ripartizione dei tempi garantiti a ciascuna forza politica, nonché la suddivisione per genere delle presenze e i dati Auditel degli ascolti medi di ciascuna trasmissione.
4. La documentazione di cui al precedente comma è contestualmente pubblicata e scaricabile dal sito web della Rai.
5. Il Presidente della Commissione parlamentare, sentito l'Ufficio di presidenza, tiene i contatti con la Rai che si rendono necessari per l'attuazione della presente delibera, in particolare valutando gli atti di cui ai commi precedenti e definendo le questioni specificamente menzionate dalla presente delibera, nonché le ulteriori questioni controverse che non ritenga di rimettere alla Commissione.
Articolo 12.
(Responsabilità del consiglio di amministrazione e del direttore generale).
1. Il consiglio d'amministrazione e il direttore generale della Rai sono impegnati, nell'ambito delle rispettive competenze, ad assicurare l'osservanza delle indicazioni e dei criteri contenuti nella presente delibera, riferendone tempestivamente alla Commissione parlamentare. Per le Tribune essi potranno essere sostituiti dal direttore competente.
2. Qualora dal monitoraggio dei dati quantitativi e qualitativi, considerati su base settimanale a partire dalla data di convocazione dei comizi elettorali, emergessero costanti o comunque significativi disequilibri nei programmi a contenuto informativo non giustificati da oggettive esigenze informative, la direzione generale Pag. 184della Rai è chiamata a richiedere alla testata interessata misure di riequilibrio a favore dei soggetti politici danneggiati.
3. La inosservanza della presente disciplina costituisce violazione degli indirizzi della Commissione di vigilanza ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera c), n. 10, della legge 31 luglio 1997, n. 249.
Articolo 13.
(Entrata in vigore).
1. La presente delibera entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Pag. 185ALLEGATO 3
QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (dal n. 101 al n. 305)
LIUZZI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il giorno 10 novembre una numerosa delegazione di Parlamentari del Movimento 5 stelle, ha preso parte al banchetto informativo delle attività in Parlamento in Piazzetta Pascoli a Matera che si è svolto dalle ore 10:00 alle 13:00. In questa occasione i cittadini lucani, per la prima volta, hanno potuto confrontarsi con un'ampia rappresentanza istituzionale in una piazza pubblica, evento mai accaduto prima d'ora in Basilicata;
nella stessa giornata del 10 novembre dalle 18:00 alle 21:00, i parlamentari hanno preso parte ad un'agorà in Piazza Vittorio Veneto a Matera, molto partecipata e che ha visto la presenza di numerosi cittadini;
agli eventi, oltre ad una ventina di parlamentari, è intervenuto anche il Vice presidente della Camera dei Deputati Luigi Di Maio;
la sede Rai Regionale della Basilicata era stata preventivamente informata di tutti gli eventi sopra elencati, mediante un comunicato stampa inviato il 7 novembre 2013 ore 11.48 con oggetto: «C.S.Nr 8: Nota/Invito Camera dei Deputati On. Portavoce Mirella Liuzzi: La carica dei Parlamentari M5S a Matera» inviata a diversi giornalisti della redazione Rai della Basilicata e alla mail generale «tgrbasilicata@rai.it»;
altri Quotidiani e televisioni nazionali hanno riportato l'evento grazie al comunicato stampa inviato, come ad esempio:
«Il Fatto Quotidiano» del 10 novembre 2013 pag. 8 dal titolo «Regionali: Pannella e M5S Puntano sulla Basilicata»;
«Il Corriere della Sera» del 9 Novembre 2013 pago 10 con articolo dal titolo «Missione Basilicata i 5 stelle inviano ventidue parlamentari»;
il Filmato di «Servizio Pubblico» in onda su La7 dal titolo «Elezioni in Basilicata» del 15 novembre 2013 (http://www.serviziopubblico.1tI2013/11/14/news/la_basilicata_al_voto.html);
anche la stampa locale, come ad esempio «Il Quotidiano della Basilicata» il giorno successivo all'evento, ha dedicato un articolo a pago 6 dal titolo «E la Piazza in coro grida: succede !»;
in altre circostanze e attività del M5S, il TG3 Regionale della Rai ha concesso spazi ed interviste ai candidati del M5S e al candidato presidente. La stessa redazione in occasione dell'evento del giorno 9 novembre, ha svolto un breve servizio e delle interviste ai deputati del M5S, per cui risulta incomprensibile, a detta dello scrivente, non aver partecipato e data giusta informazione di un evento pubblico di così ampia portata e così straordinario nella sua unicità.
Considerato che:
il Contratto di Servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico attualmente in prorogatio, Pag. 186impegna la Rai e le emittenti locali a rispettare il principio del pluralismo dell'informazione;
l'articolo 2, comma 3, lett. a), del Contratto di Servizio 2010-2012 impegna la Rai a rispettare «i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione»;
l'articolo 3 del D.Lgs. 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, definisce «la lealtà e l'imparzialità dell'informazione» un principio fondamentale del sistema dei servizi di media;
l'articolo 18 del Contratto di Servizio 2010-2012 impegna la Rai a «diffondere, promuovere e sviluppare l'informazione sulle istituzioni nazionali» e assicurare «la formazione, la divulgazione e «informazione sui temi del funzionamento delle istituzioni»;
tale interrogazione è stata inoltrata anche per conoscenza al Corecom Basilicata;
si chiede:
perché non sia stato effettuato nessun servizio d'informazione dal Tg3 Regionale e/o Nazionale e quali siano state le ragioni per la quale nessuna troupe e nessun giornalista Rai sia stato presente a nessuno degli incontri del 10 Novembre, considerate l'imponente e inusuale presenza di parlamentari arrecando così un danno alla corretta informazione della cittadinanza. (101/571)
RISPOSTA. – In via preliminare va ricordato che il giorno relativo all'evento tenutosi a Matera dai parlamentari del M5S (10 novembre) rientrava nel pieno del periodo della campagna per le Elezioni Regionali in Basilicata. È noto che in tali periodi i telegiornali sono tenuti ad una condotta ulteriormente attenta a garantire equilibrio ed ampia partecipazione al dibattito a tutti i soggetti ed a tutte le forze politiche in campo.
Si consideri comunque che come menzionato nella stessa interrogazione, il giorno 9 novembre un servizio della TGR Basilicata aveva già fornito adeguato spazio alle iniziative del Movimento 5 stelle. Nonostante ciò, contrariamente a quanto riportato nell'interrogazione, in data 10 novembre nel TG delle ore 14.00 andava in onda un servizio a firma Di Lauro che documentava ampiamente l'iniziativa anche con interviste (Vito Petrocelli e Laura Castelli).
Risulta inoltre evidente dal monitoraggio effettuato dall'Osservatorio di Pavia, nella settimana 9-15 novembre, che il Movimento 5 stelle abbia ottenuto nell'ambito della TGR Basilicata il 30,1 per cento di tempo in parola ed il 28,2 per cento di tempo in immagini e citazioni, risultando la forza politica più rappresentata.
Beppe Grillo, leader del movimento ha ricevuto, sempre nella stessa settimana, 5’ e 28" in immagini e citazioni e 1’ e 28" come tempo di parola, risultando in assoluto il rappresentate politico con maggiore spazio nell'ambito della TGR Basilicata.
LIUZZI E RIZZETTO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la Rai – Radiotelevisione italiana è la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radio televisivo ed in quanto tale deve garantire il pieno diritto di tutti ad un'informazione indipendente, corretta e completa;
i teleutenti, che finanziano il servizio pubblico radiotelevisivo attraverso il pagamento del canone Rai, sono tutelati dalle associazioni dei consumatori affinché lo stesso sia trasparente e di qualità;
le associazioni dei consumatori, infatti, forniscono difesa dei diritti e informazioni svolgendo un controllo di efficienza ed efficacia dei servizi pubblici, pertanto, in considerazione del loro ruolo, la Rai dovrebbe riconoscere alle stesse eguale possibilità d'intervento ai propri programmi;Pag. 187
il 13 novembre 2013 la testata giornalistica online «Il Velino» ha pubblicato un articolo dal quale si evince che è stata emessa una circolare interna alla Rai che invita Reti e Testate – nell'ottica di un costante presidio a tutela della completezza dell'informazione – ad assicurare un eguale trattamento delle diverse associazioni, garantendo una opportuna rotazione delle medesime nelle more dell'emanazione dello specifico regolamento finalizzato alla disciplina delle istanze di accesso delle Associazioni dei Consumatori ai programmi Rai;
tuttavia, il Codacons – Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori – iscritto nell'elenco delle Associazioni dei consumatori e degli utenti rappresentative a livello nazionale ex articolo 137 del D.Lgs 6 settembre 2005, n. 206, denuncia che all'interno delle trasmissioni Rai vi è una presenza costante di alcune associazioni di consumatori con esclusione di altre, tra le quali il Codacons stesso;
tale associazione negli ultimi tre anni ha avviato numerose iniziative legali e non sul fronte della gestione Rai, tra le quali, un esposto alla Corte dei Conti del 18 marzo 2013 sui compensi elargiti dalla Rai a star e personaggi televisivi, cui ha fatto seguito l'apertura di un'inchiesta da parte della magistratura contabile;
il Codacons ha impugnato, con ricorso n. 5643 del 2012 al Tar del Lazio, le nomine di Anna Maria Tarantola a presidente Rai e Luigi Gubitosi a Dg Rai, mentre, con ricorso n. 1276 del 2013, sono state impugnate al Tar le nomine dei direttori del tg1, Rainews24 e Rai 3;
a tutt'oggi, l'associazione prosegue delle azioni a tutela degli utenti che pagano il canone Rai, affinché sia garantita la qualità del servizio pubblico e una corretta gestione delle risorse dell'azienda;
a seguito di tali iniziative i rappresentanti del Codacons, un tempo regolarmente invitati alle trasmissioni di informazione e di approfondimento della rete di Stato, segnalano che, attualmente, gli è impedita qualsiasi forma di partecipazione ai programmi della tv pubblica, salvo rare ed occasionali eccezioni;
pur restando ferma la libertà delle redazioni Rai di scegliere di volta in volta gli ospiti, qualora sussista un'esclusione del Codacons dalle trasmissioni di informazione e di approfondimento quale conseguenza dell'attività di controllo svolta dall'associazione nei confronti della gestione dell'azienda, si configurerebbe un rilevante danno non solo per l'associazione stessa, ma anche per i telespettatori fruitori del servizio pubblico;
tale danno si realizzerebbe attraverso una grave lesione del pluralismo dell'informazione garantito solo da una parità d'accesso al servizio pubblico;
se è vero che la Rai esclude dai propri programmi di informazione le associazioni di consumatori che promuovono azioni che si contrappongono alla gestione della stessa, ciò potrebbe indurre le altre associazioni a limitare drasticamente, se non ad escludere, la loro attività a tutela dei teleutenti che possa comportare iniziative contro la Rai, pur di non perdere la visibilità che comporta la presenza sulle reti di Stato.
Considerato che:
l'articolo 3 del D.Lgs. 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, definisce «la lealtà e l'imparzialità dell'informazione» un principio fondamentale del sistema dei servizi di media;
l'articolo 2, comma 3, lett. a), del Contratto di Servizio 2010-2012, stipulato tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo economico, attualmente in vigore, impegna la Rai a rispettare «i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione»;
l'articolo 2, comma 3, lett. d), del Contratto di Servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello sviluppo Pag. 188economico, attualmente in vigore, impone alla Rai un obbligo di «garanzia di un contraddittorio adeguato»;
la lettera r) del medesimo articolo impone alla Rai di «garantire la comunicazione sociale attraverso trasmissioni dedicate all'ambiente, alla salute, alla qualità della vita, [...] assegnando spazi adeguati alle associazioni rappresentative del settore», quale dovrebbe lato sensu considerarsi il Codacons;
lo scopo dei programmi e delle rubriche di promozione culturale, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, lett. f), del citato Contratto di Servizio, è anche «far partecipare la società italiana alla tutela del patrimonio artistico e ambientale del Paese», cosa che costituisce il fine precipuo delle attività di sensibilizzazione e mobilitazione dell'associazione Codacons;
si chiede di sapere:
se i fatti denunciati da Codacons siano veri;
se l'esclusione del Codacons dalle trasmissioni Rai possa configurare una sorta di ritorsione a danno di quei soggetti che compiono un'opera di controllo sulla Rai e di critica nei confronti della gestione dell'azienda;
quali misure si intendano assumere per sanare ogni lezione del pluralismo e delle norme previste dal contratto di servizio e garantire la più ampia rappresentatività di tutte le associazioni che per statuto tutelano i diritti degli utenti.
(102/572)
RISPOSTA. – La Rai non ha di certo fornito indicazioni alle Strutture Editoriali di «discriminare» tra le Associazioni dei consumatori; al contrario, proprio alcune settimane fa il Direttore Generale ha invitato Reti e Testate ad «assicurare un eguale trattamento delle diverse associazioni, garantendo una opportuna rotazione delle medesime».
Più in generale, ancora, si rileva come la Rai abbia istituito la Struttura Rapporti con le Associazioni dei Consumatori – nell'ambito della Direzione Comunicazione e Relazioni Esterne – con l'obiettivo, tra l'altro, di fornire ogni più opportuno approfondimento con specifico riferimento all'elenco di associazioni dei consumatori.
Il tema, in ogni caso, sarà oggetto di una specifica regolamentazione finalizzato alla disciplina delle istanze di accesso delle Associazioni dei Consumatori ai programmi Rai.
NESCI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
nel telegiornale regionale della Rai – sede della Calabria – del 27 novembre ultimo scorso, andava in onda, nell'edizione delle ore 14, un servizio giornalistico a firma di Cesare Passalacqua che informava dello stanziamento governativo di 20 milioni di euro per la Calabria, nella cd. «legge di stabilità», destinati a «fronteggiare l'emergenza venutasi a creare dopo i nubifragi che hanno investito la Calabria nei giorni scorsi»;
intorno al minuto IV e 10 secondi dall'inizio del telegiornale in parola, l'autore del ricordato servizio aggiungeva che «i fondi ottenuti grazie all'impegno dei senatori Aiello e Gentile saranno destinati in buona parte al capoluogo di Regione», così documentando un merito politico in capo ai due senatori calabresi del gruppo parlamentare denominato «Nuovo Centrodestra»;
la riferita notizia dello stanziamento di 20 milioni di euro in favore della Calabria veniva annunciata da Claudia Bellieni – la giornalista conduttrice del telegiornale – nella presentazione del servizio in argomento e, prima ancora, in apertura, con l'evidenza del secondo titolo di copertina;
al DDL n. 1120 (Atto Senato), i senatori Caridi, Gentile, D'Ascola, Aiello, Bilardi e Chiavaroli presentavano l'emendamento n. 9.0.1000/9, con formulazione testuale: All'emendamento 9.0.1000, alla lettera b) del comma 2 dopo le parole: «della regione Marche nei giorni tra il 10 e l'11 novembre 2013» aggiungere le seguenti parole: «e della regione Calabria nei giorni 15, 16, 18 e 19 novembre 2013»;Pag. 189
per vero, il testo definitivo del suddetto atto, alla lettera b) del comma 221 dell'articolo 1, prevede – al fondo di cui al comma 220 – l'ammissione di «interventi per la ricostruzione a seguito degli eccezionali eventi alluvionali che hanno colpito alcuni comuni delle province di Lucca, Massa Carrara, Genova e La Spezia nei giorni dal 20 al 24 ottobre 2013, nonché della regione Marche nei giorni tra il 10 e l'11 novembre 2013, per un importo di 20 milioni di euro per l'anno 2014 sulla base della ricognizione di fabbisogni finanziari»;
come risulta immediato, l'emendamento dei senatori Aiello, Gentile e altri – tradotto, nella notizia giornalistica sopra riportata, come impegno dei due citati senatori determinante l'avvenuto stanziamento governativo di 20 milioni di euro per l'emergenza cagionata dai recenti nubifragi in Calabria – non figura nel testo della cd «legge di stabilità», approvato proprio il 27 novembre 2013, data del telegiornale della Rai della Calabria ora in esame –:
quali azioni intenda avviare per fare chiarezza sulle dinamiche di redazione che hanno prodotto la riferita informazione inveritiera e con evidenti, gravi profili di faziosità;
quali provvedimenti intenda promuovere nei confronti del direttore del telegiornale della sede Rai della Calabria e dell'autore del suddetto servizio giornalistico, entrambi responsabili. (103/574)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione prot. n. 574/COMRAI, si riporta il contributo di elementi predisposto dalla competente T.G.R.:
«RAI
TGR CALABRIA
Al Direttore della TGR
Vincenzo Morgante
vincenzo.morgante@rai.it
e p.c. claudio.lanza@rai.it
Facendo seguito alla richiesta di elementi informativi in merito alla interrogazione con nota prot. 574 del 29/11/2013 presentata dall'on. Dalila Nesci al Presidente della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, relativa al servizio andato in onda nel Tg delle ore 14.00 del 27/11/2013 a firma di Cesare Passalacqua;
sentito l'autore del servizio in questione;
si evidenzia quanto segue:
il servizio di Cesare Passalacqua sull'emergenza maltempo in Calabria che ha causato per l'alluvione innumerevoli danni in tutta la regione ed in particolare a Catanzaro e Crotone con gravi disagi per tutta la comunità calabrese, si basava:
a) sulla notizia del sub emendamento alla legge di stabilità presentato al Senato, a firma di alcuni senatori del Nuovo Centro Destra, per fronteggiare l'emergenza in Calabria a causa dei danni provocati nei giorni 15, 16, 18 e 19 novembre 2013, ed identificato con il n. 9.0.1000/9 e pubblicato a pagina 32 del resoconto n. 121 ed allegati del Senato della Repubblica XVII Legislatura relativi alla seduta della 5ª Commissione permanente Bilancio, in seduta plenaria 127ª seduta notturna (con inizio alle ore 22.30) di lunedì 25 novembre 2013, in cui è proseguito l'esame congiunto sospeso nella seduta pomeridiana;
b) sulla diffusione della notizia da parte degli organi di stampa, giornali, agenzie, testate on-line, che informavano del passaggio positivo al Senato nella legge di stabilità del sub emendamento in oggetto, con l'arrivo e lo stanziamento in Calabria della somma di venti milioni destinati all'emergenza.
Notizia, peraltro, ribadita proprio dall'on. Paolo Parentela, portavoce del M5S alla Camera, sul sito www.italiaincrisi.it, dove fra l'altro, si legge: “I senatori Aiello e Gentile sono riusciti a far passare un Pag. 190subemendamento che concederebbe alla Regione Calabria quei famosi 20 milioni di euro”. L'on. Parentela del Movimento 5 Stelle (che nel merito proprio nelle stesse ore lanciava con i parlamentari Morra e Nesci un comunicato stampa di protesta contro la Tgr Calabria) così prosegue: “Ci auguriamo tutti che la Calabria abbia gli aiuti necessari a ricostruire acquedotti, strade e tutto ciò che il nubifragio si è portato via. Io stesso, insieme ai miei colleghi del Movimento 5 Stelle e con l'aiuto degli attivisti del territorio, sto mettendo a punto qualche proposta che possa trasformarsi in un emendamento da aggiungere al decreto quando verrà discusso alla Camera. Anche io quindi, al pari dei due senatori (il riferimento ai senatori Aiello e Gentile), sarò artefice di una semplice proposta che, come la loro, potrà essere accolta o bloccata”.
È evidente come la dichiarazione del parlamentare Parentela del M5S metta in luce proprio come sino a quel momento l'unico fatto rilevante, richiamato dallo stesso, per come sopracitato, era il sub emendamento presentato dai senatori del Nuovo Centro Destra. Notizia, infatti, rilanciata da tutti gli organi di stampa.
Quando i parlamentari del M5S, così come di ogni altro gruppo politico, nel merito presenteranno la loro proposta e/o emendamenti a favore della Calabria, la TGR Calabria darà il giusto risalto assicurando il principio del pluralismo nella convinzione di una informazione politica completa, obiettiva ed imparziale.
Da evidenziare come in quelle ore drammatiche dell'alluvione, che ha sconvolto la città capoluogo e gran parte della regione, la notizia in oggetto si è imposta dinanzi alla gravissima situazione della conta dei danni e al dramma di chi ha perso la casa.
Si resta disponibile ad ogni ulteriore informativa.
Cordialità.
Cosenza, 12/12/2013
Anna Maria Terremoto
Caporedattore TGR Calabria».
NESCI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il Comune di Caltanissetta ha annunciato che, dopo tre anni di trattative, ha raggiunto l'accordo con la Rai per l'acquisto dell'antenna dismessa e del terreno di circa mq 12.000 al prezzo di euro 537.000,00;
che di fronte alla richiesta di sottoporre la decisione al vaglio della cittadinanza locale, con referendum, il Comune ha affermato che non ci sono i tempi per l'espletamento della procedura in quanto la Rai ha dato tempi precisi per la conclusione del trasferimento, superati i quali aprirebbe un bando per la vendita;
stando alle notizie pervenute, attraverso la lettura di un articolo su «La Sicilia» del 12 Novembre «anche il responsabile dell'Ufficio di ragioneria si sta attivando per predisporre la richiesta per l'ottenimento del muto di 537 mila euro da inviare alla Cassa Depositi prestiti. Noi la delibera l'abbiamo dovuta adottare con urgenza al fine di evitare che la “Ray Way Spa” cedesse gli immobili e l'intera area a dei privati, alcuni dei quali nei mesi scorsi si sono fatti avanti per realizzarvi nuove costruzioni»;
si chiede di conoscere:
la corrispondenza al vero dei fatti esposti;
se il valore di tale terreno sia stato determinato previa valutazione dell'UTE;
in caso affermativo, il termine fissato dalla Rai al Comune di Caltanissetta per la formalizzazione dell'accordo concluso.
(104/575)
RISPOSTA. – Con riferimento al quesito avente ad oggetto la comunicazione da parte del Comune di Caltanissetta riguardo alla trattativa con Rai Way diretta all'acquisto dell'antenna dismessa e del terreno di circa 12 mq. ove essa è sita, per il corrispettivo di euro 537.000.00. osserviamo quanto segue:
a) Rai Way è estranea all'annuncio del Comune, menzionato nel quesito, secondo Pag. 191cui sarebbe stato già raggiunto l'accordo di vendita tra le parti dopo tre anni di trattative;
b) i contatti con l'Amministrazione locale non sono stati affatto preceduti da un triennio di preventiva negoziazione: questo emerge, tra l'altro, dal fatto che il piano di razionalizzazione del servizio di radiodiffusione in Onda Media, con possibile dismissione degli impianti non più utili, è stato favorevolmente valutato dal Ministero dello Sviluppo Economico nel luglio del 2012, ed il sistema trasmissivo di Caltanissetta, in conformità a tale piano, ha cessato di funzionare il 20 settembre 2012;
c) Rai Way non ha comunicato alcun termine per il perfezionamento della cessione, e neppure, allo stato, ipotizzato un bando di vendita;
d) riguardo al valore del terreno in questione, esso deriva da perizia asseverata in data 1o luglio 2013 presso il tribunale ordinario di Torino;
e) da ultimo, non essendo stato fissato alcun termine per la formalizzazione dell'accordo, la trattativa con il Comune deve ritenersi tuttora in corso; nell'ipotesi in cui la vendita non si perfezionasse per fatti imputabili al Comune, la società si riserva di poter valutare eventuali richieste di acquisto che dovessero pervenire da terzi, allo stato Inesistenti, sempre previa consultazione della Capogruppo Rai-Radiotelevisione italiana Spa.
NESCI. — Al Presidente, al Direttore generale della Rai e al Direttore di Raitre. — Premesso che:
a seguito di diverse segnalazioni, si apprende che la Rai non intenderebbe inserire nei palinsesti futuri di Rai Tre i programmi «Blu Notte» di Carlo Lucarelli e «Brontolo» di Oliviero Beha;
i due programmi citati rispondono ai criteri che, secondo il Contratto di Servizio, devono essere riscontrati nell'offerta da parte della Rai di trasmissioni dedicate all'approfondimento giornalistico;
all'articolo 4 del citato Contratto si sottolinea che la Rai favorisce, anche attraverso l'informazione giornalistica, lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati;
si chiede di sapere:
se quanto riportato corrisponda alle effettive intenzioni dell'Azienda e le motivazioni di un'eventuale scelta in tal senso.
(105/576)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata, nel rinviare ai riscontri già forniti a interrogazioni precedenti sulle stesse tematiche, si informa di quanto segue.
Per quanto concerne il programma «Blu notte», si segnala che la Direzione di Rai 3 ha ritenuto di avviare con Carlo Lucarelli lo studio di un nuovo progetto di programma.
Per quanto riguarda invece il programma «Brontolo», con il giornalista Beha è in piedi un complesso contenzioso in relazione al quale sono in corso i contatti finalizzati a verificare la possibilità di chiudere ogni pendenza. In tale ambito sono state formulate alla controparte delle proposte finalizzate a risolvere la controversia in via transattiva. Allo stato la Rai è in attesa di conoscere la posizione dei legali del giornalista.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
i dipendenti e collaboratori Rai sono tenuti, in coerenza con il Codice Etico della Rai, in relazione ai contesti in cui si trovano, ad effettuare le più opportune valutazioni al fine di evitare situazioni di nocumento agli interessi o all'immagine della Rai;Pag. 192
lo scrivente, lo scorso 24 ottobre, ha depositato presso la Commissione di vigilanza Rai un'interrogazione, con la quale si chiedeva ai vertici Rai di valutare l'opportunità di applicare una sanzione disciplinare al conduttore Fabio Fazio, per aver violato specifiche disposizioni del Codice Etico Rai, in relazione al noto episodio avvenuto nel corso della trasmissione «Che tempo che fa» del 20 ottobre scorso, quando è stato ospite, tra gli altri, Diego Armando Maradona;
le registrazioni video dimostrano che il conduttore, a seguito del riprovevole e volgare insulto di Maradona verso Equitalia, rimaneva in assoluto silenzio, mostrandosi accondiscendente e non dissociandosi dal comportamento e dalle parole pronunciate dall'ospite, in palese violazione dell'articolo 7.5 «Doveri del personale» del Codice Etico della Rai, laddove si dice che «in relazione ai contesti in cui si trovino ad espletare la propria attività, dipendenti e collaboratori sono, inoltre, tenuti ad effettuare le più opportune valutazioni al fine di evitare situazioni e comportamenti che possano esporre a nocumento gli interessi e/o l'immagine di Rai»;
in data 27 novembre scorso, in ordine alla riportata interrogazione, la Rai ha fatto pervenire una sommaria risposta nella quale si fa riferimento a dichiarazioni del conduttore Fazio e del direttore di RaiTre Andrea Vianello, rilasciate ad agenzie di stampa e in cui si esprime il «rammarico di quanto accaduto, perché si poteva evitare»;
la Rai con citata risposta ha completamente eluso l'istanza principale della richiesta contenuta nell'interrogazione già depositata, di fatto non rispondendo alla richiesta di valutare l'opportunità di sanzioni disciplinari per il conduttore Fabio Fazio a norma di Codice Etico Rai;
si chiede di sapere:
se il Presidente e il Direttore generale della Rai intendano procedere, ai sensi del citato Codice etico della Rai, a verificare se il comportamento del conduttore Fabio Fazio, in relazione a quanto esposto in premessa, abbia violato o meno norme disciplinari;
se il Direttore Generale, in quanto referente unico con il compito di vigilare sull'osservanza del Codice etico, abbia fornito al Consiglio di amministrazione Rai l'informativa mensile, prevista dall'articolo 1.5 del medesimo Codice, sull'attuazione ed il controllo del rispetto e dell'efficacia del Codice stesso, e in particolare le sue valutazioni sull'accaduto. (106/578)
RISPOSTA. – Nel rinviare al riscontro fornito all'interrogazione sulla stessa tematica con prot. n. 448/COMRAI, si ribadisce che – dopo le dichiarazioni di formale dissociazione dal gesto di Maradona nel programma «Che tempo che fa» rilasciate dal conduttore Fabio Fazio e dal Direttore di Rai Tre Andrea Vianello – l'azienda sulla vicenda non ha ritenuto di assumere ulteriori iniziative.
Con riferimento alla presunta violazione del Codice Etico aziendale si rappresenta che l'attuale formulazione, in vigore da giugno 2013, non corrisponde a quella citata nell'interrogazione. In ogni caso si rappresenta che nessuna condotta dei dipendenti e/o conduttori Rai risulta contraria agli obblighi di «correttezza, lealtà al fine di rispettare gli obblighi sottoscritti nel contratto di lavoro e quelli previsti nel codice etico e nelle disposizioni aziendali (...)» o «di effettuare le più opportune valutazioni al fine di evitare situazioni e comportamenti che possano esporre nocumento gli interessi e/o l'immagine della Rai».
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
Giovanni Floris è un giornalista professionista che ha iniziato a lavorare per il giornale Radio Rai nel 1996, ricoprendo il ruolo di redattore economico, inviato e conduttore di diverse trasmissioni;
dal 2002 conduce il talk-show di approfondimento politico intitolato «Ballarò», tutt'ora in onda ogni martedì, in prima serata, su Rai Tre;Pag. 193
fino al 2007 Floris sarebbe a tutti gli effetti un dipendente Rai, poiché risulterebbe legato all'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo da un contratto di lavoro a tempo indeterminato; sempre nel 2007 Floris avrebbe intrapreso una trattativa con la Rai finalizzata a siglare un contratto da libero professionista; la trattativa si sarebbe conclusa con successo, con il perfezionamento di un nuovo contratto, sempre in esclusiva, tra il giornalista e la Rai;
Giovanni Floris sarebbe quindi, per la Rai, un lavoratore autonomo, in virtù di un contratto in essere dal 2007 e che prevedrebbe un compenso che si aggirerebbe intorno ai 400 mila euro annui, circa quattro volte di più, rispetto al compenso percepito dal giornalista, in base al precedente contratto a tempo indeterminato con la Rai;
il nuovo contratto di lavoro autonomo di Floris conterrebbe, inoltre una specifica clausola che stabilirebbe l'obbligo per la Rai alla riassunzione alla scadenza del contratto, con la qualifica di caporedattore, e lo stesso compenso;
il contratto di Floris, si configurerebbe come un vero e proprio unicum nel panorama giuslavorista, riassumendo in sé i benefici di un contratto da libero professionista, sul modello delle star televisive, con le garanzie contrattuali tipiche di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato;
in tempi recenti, il conduttore di «Ballarò» avrebbe rinnovato il suo contratto con la Rai, in cui sarebbe ancora contenuta la clausola che prevede l'obbligo per la Rai di riassunzione;
si chiede di sapere:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano opportuno chiarire i criteri che vennero adottati dall'allora dirigenza aziendale nella scelta di trasformare il contratto a tempo indeterminato del giornalista Floris, in un contratto da libero professionista, con un più che consistente aggravio di costi per la Rai;
se i vertici Rai non ritengano necessario fare piena chiarezza circa la natura dell'attuale contratto che lega il giornalista Giovanni Floris all'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo, rendendo pubblico il relativo compenso annuo e la durata del contratto;
se il Presidente e il Direttore generale della Rai, non ritengano opportuno procedere ad una rinegoziazione dei termini contrattuali che legano il giornalista Giovanni Floris alla Rai, anche alla luce della politica di risanamento e spending review fatta propria dagli attuali vertici. (107/583)
RISPOSTA. – L'assunzione in Rai con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato di Floris risale al dicembre 1997. Dal 2002, l'interessato è impegnato nella conduzione del programma «Ballarò», prima serata di Rai Tre, dopo una significativa esperienza come corrispondente da New York.
Dal primo di settembre del 2008 il rapporto di lavoro subordinato è stato trasformato in contratto di lavoro autonomo in esclusiva, in seguito ad offerte molto importanti pervenute al giornalista da emittenti concorrenti. Nell'occasione furono esperiti tutti i possibili tentativi, d'accordo con l'interessato e l'allora Direttore di Rai Tre, Paolo Ruffini, per mantenere un rapporto di dipendenza tra Floris e la Rai, ma ciò si rivelò impraticabile al fine di evitare l'adozione di interventi retributivi non compatibili con le prassi e i criteri aziendali ordinari.
Il costo del contratto libero professionale fu superiore di circa il 25 per cento al costo del contratto di lavoro subordinato fin lì vigente ed assai significativamente inferiore alle citate offerte avanzate dai concorrenti e sopra accennate.
Il primo contratto stipulato col giornalista prevedeva la possibilità, alla scadenza, di un rientro alle dipendenze della Rai, ma non si tratta di un unicum, bensì di una prassi anche in precedenza adottata in Pag. 194talune analoghe occasioni e peraltro successivamente del tutto abbandonata. È appena il caso di rilevare che non è mai accaduto che il collaboratore interessato sia rientrato come dipendente. In ogni caso, il vigente contratto di Floris, rinnovato a settembre del 2011, non prevede – nè è neppure immaginabile che i futuri la prevederanno – tale possibilità. Per completezza, va anche detto che il primo contratto stipulato col giornalista, nel prevedere la citata possibilità di rientro, prevedeva anche, alla scadenza, un diritto di prelazione per la Rai, anche a fronte di offerte di concorrenti esterni superiori del 20 per cento al compenso previsto nel contratto medesimo.
Il contratto attualmente in essere tra Floris e la Rai scadrà il 31 agosto 2014.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
domenica 17 novembre è andata in onda, in seconda serata su RaiTre, la prima puntata del nuovo programma intitolato «Masterpiece»;
la trasmissione rientra nel genere dei talent show ed è una gara tra aspiranti scrittori per il premio finale, cioè la pubblicazione del proprio manoscritto;
il programma risulterebbe strutturato in due parti: la prima, composta da sei puntate che andranno in onda fino a fine dicembre e una seconda, di otto puntate, prevista per metà febbraio e che dovrebbe essere trasmessa in prima serata su RaiTre;
gli ascolti della prima puntata di questa nuova trasmissione hanno registrato uno share del 5,14 per cento, pari a 690 mila telespettatori;
nella seconda puntata, invece, si segnala una flessione degli ascolti. La trasmissione ha infatti totalizzato il 3,91 per cento di share e 633 mila telespettatori;
secondo notizie di stampa, ogni puntata di «Masterpiece» avrebbe un costo molto alto che si aggirerebbe intorno ai 180 mila euro, mentre, ad esempio, il costo di una puntata di «Che tempo che fa», programma di prima serata di RaiTre sarebbe pari a circa 150 mila euro; la trasmissione condotta da Fabio Fazio presenta però caratteristiche differenti, poiché, innanzitutto, viene trasmessa in prima serata e registra ascolti più significativi, che si attestano tra l'11-13 per cento di share;
lo scorso 14 novembre, in occasione della conferenza stampa di presentazione della trasmissione «Masterpiece» è stato affermato che il programma nasce su impulso del direttore di RaiTre Andrea Vianello; a questo proposito, non si comprende la scelta di attribuire «Masterpiece» alla casa di produzione esterna, nello specifico la Freemantle di Lorenzo Mieli, anziché produrre internamente il programma;
si chiede di sapere:
se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano opportuno fare piena luce in ordine alle notizie di stampa relative al costo del programma «Masterpiece», sia in rapporto agli ascolti che si stanno registrando, sia rispetto al costo di altre trasmissioni di RaiTre che segnano ascolti più significativi, con costi inferiori per la Rai;
se i vertici Rai intendano chiarire i criteri che hanno guidato, tanto la scelta di assegnare il programma «Masterpiece» alla casa di produzione Freemantle facente capo a Lorenzo Mieli, quanto la scelta di affidare la pubblicazione del romanzo vincitore alla Bompiani, del gruppo Rcs Libri il cui presidente Paolo Mieli è il padre dello stesso Lorenzo Mieli. (108/588)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Il programma «Masterpiece» è un talent show per aspiranti scrittori in onda su Rai Tre e articolato in 6 seconde serate della durata di circa 90 minuti e 8 prime serate Pag. 195della durata di circa 110 minuti. La produzione è realizzata in regime di appalto parziale con la Società Freemantle Media titolare del format. Il modello produttivo risulta particolarmente complesso per la tipologia di prodotto e per il meccanismo del talent che implica dei tempi di realizzazione laboriosi e complessi, partendo da una selezione di circa 5000 manoscritti pervenuti, cui sono seguite oltre 500 interviste filmate e circa 80 audizioni.
Il costo di «Masterpiece» è ampiamente inferiore rispetto a quello indicato dall'interrogante.
Il costo di «Masterpiece» – considerata la complessità del modello produttivo – si colloca su livelli superiori a quelli di altri programmi della Rete nella stessa fascia, ma non è paragonabile a quello di «Che Tempo che fa» di prima serata, né propriamente ai programmi di seconda serata, la cui durata si aggira mediamente intorno ai 50 minuti.
In termini di ascolti, la media del programma è superiore a quella registrata dal programma precedentemente trasmesso dalla Rete nella stessa fascia oraria.
Rispetto alla questione: «il programma nasce dall'impulso del Direttore di Rai Tre Andrea Vianello», si ribadisce, come precedentemente dichiarato alla stampa dalla stesso Direttore, che l'idea su un talent letterario, nata nell'ambito di una conversazione con Lorenzo Mieli, si poteva adattare ad un format già esistente di proprietà della Freemantle Media.
Quanto alla selezione della casa editrice, a cui verrà affidata la pubblicazione del manoscritto del vincitore di «Masterpiece», le competenti strutture aziendali hanno valutato l'offerta del Gruppo RCS Libri la migliore tra quelle presentate (sulla base di parametri oggettivi e confrontabili quali, a titolo di esempio, il numero di lettori dedicati alla selezione dei manoscritti, il numero di copie da pubblicare, spese in P&A, ecc.).
MINZOLINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
dopo che l'accordo tra la Rai e il Meeting di Rimini non è andato in porto, visto che gli organizzatori dell'evento non hanno concesso l'esclusiva;
si chiede di conoscere:
l'elenco delle manifestazioni culturali e politiche con cui la Rai ha stipulato contratti di questo tipo. Anche perché l'ipotesi di un'esclusiva per manifestazioni che hanno tutto l'interesse ad assicurarsi spazi televisivi potrebbe nascondere logiche diverse, come sponsorizzazioni a soggetti para politici o sovvenzioni, più o meno mascherate a soggetti politici.
(109/593)
RISPOSTA. – Nel rinviare ai riscontri già forniti sullo stesso tema oggetto dell'interrogazione, si segnala che la Rai non ha in essere alcun contratto della medesima tipologia di quello – poi non concretizzato – per il quale sono state effettuate valutazioni rispetto alla proposta degli organizzatori del Meeting di Rimini che prevedeva l'acquisto di uno stand all'interno del padiglione fieristico per consentire l'allestimento di uno spazio a disposizione di tutte le Reti e testate Rai.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
nella puntata di domenica 8 dicembre scorso, del programma di RaiTre «In mezz'ora», è stato ospite di Lucia Annunziata il Procuratore Capo della Repubblica di Caltanissetta Sergio Lari;
il dottor Lari ha diffusamente affrontato le problematiche legate alla lotta alla mafia, alle nuove minacce di alcuni boss mafiosi, discutendo anche della cosiddetta trattativa Stato-mafia;
il procuratore, sollecitato dalla conduttrice, ha espresso delle considerazioni politiche molto gravi e assolutamente di parte affermando, in sintesi, che con la nascita di un nuovo partito di centro destra, la mafia sembrerebbe aver perso un asse politico di riferimento. Infatti, a suo dire, l'attuale scenario politico presenta alcune novità a cui Cosa nostra Pag. 196guarda con grande attenzione. Il nuovo partito di centro destra, che ha spezzato lo schieramento tradizionale – oggi alleato con il centro sinistra – sembra esprimere una linea mai così dura verso la criminalità organizzata e vicina ai pm antimafia;
dall'estratto dell'intervista si evince, in modo manifesto, come il Procuratore Capo di Caltanissetta abbia espresso valutazioni puramente politiche, di parte e assolutamente false che esulano completamente dal proprio incarico, a danno di una intera parte politica;
il dialogo tra la giornalista e il procuratore è stato chiaramente finalizzato a sminuire e denigrare l'operato dei governi di centrodestra, per quanto riguarda i risultati concreti ottenuti nella lotta alla mafia; l'impegno di governo del centrodestra, nel corso degli ultimi anni è stato ufficialmente riconosciuto a tutti i livelli istituzionali, anche da parte di personalità appartenenti alla magistratura, come l'attuale Presidente del Senato Pietro Grasso all'epoca Procuratore Nazionale antimafia;
si chiede di sapere:
se il Presidente e il Direttore Generale della Rai siano a conoscenza delle circostanze esposte in premessa e quali iniziative di propria competenza intendano assumere al fine di garantire il diritto di replica e il rispetto del contraddittorio, alla luce di dichiarazioni gravissime e lesive dell'onorabilità di tutti gli esponenti di uno dei principali partiti politici;
se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano opportuno dover riferire sui fatti esposti in sede di Audizione presso la Commissione di vigilanza Rai. (110/600)
RISPOSTA. – Le dichiarazioni del Procuratore Lari vanno inserite in un contesto di consequenzialità e non possono essere valutate fuori da un percorso di ragionamento storico-cronachistico e sociologico. Tant’è i riferimenti alla stretta attualità sono frutto di un passaggio a cui il Procuratore arriva senza essere stato incalzato dalla giornalista che fino a quel momento si è preoccupata, sulla base di ricostruzioni giornalistiche e affermazioni di varie procure, di mettere in ordine i nessi principali della questione del processo in corso sulla cosiddetta «trattativa tra lo Stato e la mafia». Sarà l'autorevole interlocutore che ad un certo punto, per dar conto degli scenari che fanno da sfondo alle nuove minacce mafiose evocate da Totò Riina, dirà testualmente senza domande in merito: «...c’è un Ministro dell'Interno che spezza l'asse politico del centrodestra, alleato della sinistra, in una situazione politica molto difficile e caotica...si potrebbero creare delle strane convergenze». A questo accenno l'intervistatrice richiede con una serie di cautele di spiegare meglio questa affermazione e lo fa rendendo evidente un comprensibile stupore che diventa interesse giornalistico a comprendere meglio il senso di quella analisi tanto che il Procuratore segnala come ciò sia frutto di una sua personale valutazione. In questo senso è palese come il frutto di quell'insieme di affermazioni sia dovuto ai ragionamenti di una persona che, per il ruolo che ricopre, è dotato di una visione ampia e articolata del fenomeno mafioso e della connessioni con il contesto sociale e politico. Per quanto riguarda la specifica affermazione che «...la linea del centrodestra non è mai stata vicina ai magistrati antimafia...» essa non può essere considerata estemporanea ma inserita nello stesso contesto di ragionamento e comunque non provocata dalla giornalista. Riguardando la registrazione risulta evidente che si tratta di un profilo di responsabilità oggettiva e personale di chi sta parlando che, in qualità di un alto rappresentante delle Istituzioni, non può essere richiamato alla consuetudine giornalistica del «lei si assume la responsabilità di quello che sta dicendo» (cosa peraltro ribadita in precedenza riguardo al fatto che le sue sono valutazioni personali). In conclusione non si può ascrivere al programma e a chi lo conduce alcun profilo di responsabilità circa quelle affermazioni di cui il Procuratore Lari si è assunto la piena e totale paternità.
Pag. 197 ANZALDI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
domenica 8 dicembre la Rai ha inviato propri giornalisti a Firenze e presso la sede del PD a Roma per seguire i risultati delle primarie del Partito Democratico;
i giornalisti presenti a Firenze per il collegamento in diretta con il TG delle ore 20 non hanno ricevuto la linea dallo studio e quindi non hanno potuto fornire il loro contributo informativo;
la copertura dello spoglio e di una parte dei discorsi dei candidati è stata appaltata ad un programma, trasmesso su RaiTRE, realizzato da una società esterna;
i collegamenti da Firenze per il discorso di Matteo Renzi sono stati gestiti da un giornalista non appartenente al servizio pubblico, ancorché RaiTRE possa contare su una redazione giornalistica di grande esperienza come quella del TG3;
molti telespettatori, per seguire un approfondimento giornalistico vero e proprio sui risultati delle primarie, si sono dovuti sintonizzare su LA7;
si chiede di sapere:
se la decisione di seguire lo spoglio delle schede nel corso di un programma di infointrattenimento, come quello trasmesso su RaiTRE, corrisponda ad una precisa scelta aziendale ed editoriale;
se questa scelta non contrasti con quanto più volte affermato dai vertici aziendali di voler promuovere e valorizzare le professionalità interne alla Rai;
se qualcuno sia chiamato a rispondere del danno economico derivante all'azienda dall'aver inviato a Firenze e presso la sede del PD giornalisti, che pur pagati, non sono stati utilizzati a pieno;
se non sia un preciso dovere del servizio pubblico assicurare un'adeguata copertura informativa con proprie risorse interne a quello che sicuramente è stato, almeno nell'ultima settimana, l'evento politico più importante. (111/601)
RISPOSTA. – Tenuto conto che il programma «Che tempo che fa» è in diretta e che si basa molto sulla contemporaneità, il conduttore Fabio Fazio e gli autori del programma, alla luce della coincidenza temporale con lo spoglio e con la proclamazione del risultato elettorale, hanno ritenuto di seguire negli ultimi minuti di trasmissione quanto stava accadendo avvalendosi delle risorse abituali della trasmissione, senza ricorrere a contributi esterni straordinari. In ossequio a questa scelta, a commentare in studio, in diretta, il risultato elettorale è stato chiamato un autore storico del programma, Michele Serra, mentre per i collegamenti esterni è stato impegnato l'ospite fisso di «Che tempo che fa», il giornalista Massimo Gramellini.
Per quanto attiene invece alla copertura informativa assicurata dalle Testate, questa è avvenuta secondo criteri e modalità coerenti – tra l'altro – con la linea editoriale delle stesse nonché con l'impaginazione dei diversi prodotti; a titolo esemplificativo si evidenzia come il TG3 abbia ritenuto opportuno effettuare uno «Speciale» dedicato all'analisi dei risultati elettorali.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
nella puntata del programma di RaiTre «Che Tempo che fa», di domenica 8 dicembre scorso, è stata dedicata una particolare attenzione alle elezioni primarie del PD;
tra gli ospiti in studio è stato presente il giornalista di Repubblica, nonché autore dello stesso programma, Michele Serra; inoltre, si sono registrati continui collegamenti video con il giornalista de La Stampa Massimo Gramellini, solitamente ospite fisso della trasmissione, che è stato, per l'occasione inviato a Firenze presso il comitato elettorale del candidato, ora neo segretario del PD Matteo Renzi;Pag. 198
la trasmissione condotta da Fabio Fazio si è sostanzialmente occupata di un singolo evento interno ad un partito, considerandolo al pari di una elezione politica di rilevanza nazionale, al di là di ogni riconosciuto diritto di cronaca, con inviati, relativi collegamenti audio – video e ospiti ad hoc, tipici di un canale all news, piuttosto che di una trasmissione definita di infotainment;
la puntata è stata caratterizzata anche da un'altra circostanza assolutamente anomala: nel corso di tutto il programma sono stati presenti in studio il Direttore di RaiTre Andrea Vianello e il Direttore Generale della Rai Luigi Gubitosi;
è consuetudine televisiva, che il direttore di rete sia presente in studio in occasione di trasmissioni della tv pubblica di un certo rilievo, si pensi ad esempio al Festival di San Remo, oppure nel caso del lancio di un nuovo varietà, ma in questo caso la presenza del direttore di RaiTre Andrea Vianello e del direttore generale Gubitosi, risulta completamente ingiustificata;
si chiede di sapere:
se il Presidente e il Consiglio di Amministrazione della Rai siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se ritengano opportuno chiarire i criteri seguiti, nell'attribuire uno spazio così rilevante ad un singolo evento politico interno ad un partito;
se il Presidente e il Consiglio di Amministrazione della Rai non ritengano necessario rendere noti i motivi della presenza in studio del Direttore Generale Luigi Gubitosi e del direttore di RaiTre Andrea Vianello, nel programma in questione. (112/604)
RISPOSTA. – Tenuto conto che il programma «Che tempo che fa» è in diretta e che si basa molto sulla contemporaneità, il conduttore Fabio Fazio e gli autori del programma, alla luce della coincidenza temporale con lo spoglio e con la proclamazione del risultato elettorale, hanno ritenuto di seguire negli ultimi minuti di trasmissione quanto stava accadendo avvalendosi delle risorse abituali della trasmissione, senza ricorrere a contributi esterni straordinari. In ossequio a questa scelta, a commentare in studio, in diretta, il risultato elettorale è stato chiamato un autore storico del programma, Michele Serra, mentre per i collegamenti esterni è stato impegnato l'ospite fisso di «Che tempo che fa», il giornalista Massimo Gramellini.
Per quanto concerne la presenza in studio del Direttore Generale Gubitosi (insieme al Direttore di RaiTre Vianello) si rileva come questa non sia dipesa da ragioni particolari: la volontà dei vertici aziendali di essere «vicini» al prodotto porta, infatti, in modo naturale e non programmato a decidere di presenziare di volta in volta insieme al direttore della rete specificamente interessata.
ANZALDI, MIGLIORE, MOLEA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
sabato 23 novembre il leader di Forza Italia, in un incontro pubblico, ha utilizzato parole pesanti sulla magistratura ed ha preteso di ricevere la grazia dal Quirinale senza che ci fosse alcuna richiesta ufficiale; domenica 24 novembre il Quirinale, con una nota, ha ribadito quali sono gli adempimenti di legge per ambire alla grazia, respingendo gli attacchi del senatore Berlusconi; a fronte di questo scambio, lunedì 25 novembre il GR-RAI Radio 1 ha dedicato un'intervista al senatore Berlusconi della durata di circa sei minuti;
l'intervista in questione sarebbe stata, in realtà, un monologo senza alcuna forma di contraddittorio, pur arrivando le dichiarazioni di Berlusconi dopo la replica del Quirinale;
questo monologo avrebbe avuto luogo nel corso degli spazi informativi più seguiti del servizio pubblico radiofonico;
il monologo del senatore Berlusconi avrebbe contenuto affermazioni gravemente Pag. 199lesive nei confronti della Magistratura e del Quirinale, senza che a queste fosse contrapposta nessuna replica;
nelle edizioni del Giornale Radio della Rai sarebbero state omesse anche le affermazioni decisamente discutibili dello stesso Berlusconi su Vittorio Mangano, riportate su tutti i giornali, prefigurando una scelta che appare deontologicamente non corretta;
si chiede di conoscere:
se ci siano state pressioni per concedere uno spazio fuori dal normale a Berlusconi senza contraddittorio e censurare le dichiarazioni su Mangano. (113/605)
RISPOSTA. – L'intervista al Senatore Silvio Berlusconi è andata in onda nella puntata del programma di Radio1 «Prima di Tutto» in onda il 25 novembre 2013 per la durata di 5.35.
Si precisa innanzitutto che non si è affatto trattato di «un monologo senza forma di contraddittorio» perché nell'intervista, realizzata dal giornalista e conduttore della trasmissione Marco Sabene, sono state rivolte all'intervistato quattro domande in piena autonomia giornalistica.
Oltre al contraddittorio garantito dall'intervistatore, l'intervista è stata commentata in diretta dal capo della redazione politica di Repubblica Claudio Tito e dal Direttore dell'agenzia Agi Roberto Iadicicco la cui durata complessiva degli interventi è stata di 9.10.
L'intervista si inserisce nella strettissima attualità politica che in quei giorni portava all'attenzione dei mass media l'esistenza, su ammissione dello stesso Sen. Silvio Berlusconi, di alcune carte (incartamenti) provenienti dagli Stati Uniti, che in qualche modo potevano inserirsi nella vicenda Mediaset. L'intervista ha anticipato la conferenza stampa che lo stesso Berlusconi aveva annunciato per il pomeriggio di quel giorno.
L'intervista è stata insomma uno scoop di Radio1 che ha portato lustro alla testata e alla Rai, tanto è vero che praticamente tutti i media nazionali, dalle tv, con la presenza di telecamere in studio durante la diretta, alle agenzie di stampa, ai quotidiani on-line, alle radio, hanno riportato le parole del Senatore Berlusconi pronunciate all'interno della trasmissione. Il conduttore Marco Sabene, autore dello scoop, è stato addirittura intervistato in diretta da Paolo Di Giannantonio nel programma di «Uno Mattina» di RaiUno pochi minuti dopo la messa in onda dell'intervista a Berlusconi.
La presenza di politici intervistati dal conduttore è una delle caratteristiche della trasmissione «Prima di Tutto» e fa pienamente parte del format. Solo per citare un esempio, il giorno dopo l'intervista a Berlusconi è stato intervistato dallo stesso Marco Sabene il capogruppo del PD alla Camera Roberto Speranza (intervistato per un minutaggio complessivo di 10.46).
Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi su Vittorio Mangano, citate dagli interroganti, sono state tempestivamente riportate dalla giornalista Paola Cervelli nell'edizione del Giornale Radio delle 20.00 di sabato 23 novembre (edizione di elevato ascolto poiché collocata al termine della partita di serie A Verona-Chievo), la prima disponibile subito dopo il comizio alla riunione dei giovani al Palazzo dei Congressi all'Eur. Dichiarazioni che sono poi state riferite dai quotidiani in edicola il giorno seguente, domenica 24 novembre. Pertanto, nessuna dichiarazione è stata omessa nei pezzi trasmessi dal Giornale Radio, ma semplicemente anticipata rispetto ai quotidiani.
PISICCHIO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
sembrerebbe maturata da parte della Rai l'ipotesi di trasferire la diretta delle sedute dalle Aule parlamentari, in particolare fin da subito del question time, che settimanalmente viene svolto nelle aule di Camera e Senato, dalle tre reti generaliste a RaiNews24 a far data dalla fine del mese in corso;
se tali informazioni risultassero veritiere, apparirebbe quanto meno omissivo il comportamento dei responsabili della programmazione della concessionaria Rai, Pag. 200poiché tale spostamento si verificherebbe «inaudita altera parte» e cioè senza dare preventiva nozione alle Camere e senza che la commissione di vigilanza sia stata interessata prefigurandosi, peraltro, con questa scelta un evidente cambio di rotta circa la missione che attiene alla testata parlamentare; il Parlamento si troverebbe, così, a registrare una scelta compiuta senza aver proceduto ad un necessario confronto con la Concessionaria;
tale spostamento, inoltre, sarebbe compiuto in modo incoerente rispetto all'impianto del contratto di servizio, che, com’è noto, risulta essere oggetto di discussione e di approvazione da parte della Commissione di Vigilanza, e poco attento alla missione fondamentale che viene richiesta alla concessionaria con riferimento al dovere di informazione sull'attività legislativa, ai sensi del dettato costituzionale;
non potrebbe soccorrere la giustificazione di una limitata capacità attrattiva, dal punto di vista degli ascolti e della pubblicità, di un'attività parlamentare la cui diffusione attraverso lo strumento televisivo rappresenta una fondamentale ragione dell'esistenza del canone: il suo spostamento dalle tre prime reti alla rete all news rappresenterebbe, al tempo stesso, una deliberata rinuncia ad un pubblico di telespettatori attento all'informazione parlamentare, lo snaturamento nella vocazione all news di RaiNews24, poiché l'obbligo della diretta parlamentare colliderebbe con la vocazione della rete, costringendola ad ingessare le sue programmazioni con la trasmissione dei question time, quando per una necessità legata alla natura della rete la programmazione deve rimanere aperta e disponibile a ribaltare palinsesti e gerarchie di informazioni a seconda dell'importanza delle news;
si chiede di sapere:
qualora le informazioni di cui alla premessa non dovessero risultare infondate, il contesto, la strategia e il progetto complessivo all'interno del quale lo spostamento da Rai 1, 2 e 3 a RaiNews24 andrebbe a svolgersi, oltre quello, ormai evidente, della sistematica depauperazione delle competenze, del ruolo e della ragione stessa di Rai Parlamento. (114/606)
RISPOSTA. – Lo scenario televisivo sta attraversando una fase di profonda evoluzione connessa alla digitalizzazione; in questo contesto, connotato da una crescita esponenziale del volume complessivo dei canali disponibili, si stanno evolvendo le modalità di fruizione dell'offerta, che richiedono interventi che tengano conto da un lato della tematizzazione dei contenuti e, dall'altro, della targettizzazione del relativo pubblico di riferimento. In tale contesto la Rai ha da tempo avviato un processo di ridefinizione della propria offerta complessiva – finalizzato a riflettere l'evolversi delle esigenze di consumo del pubblico – su alcuni generi quali sport, cinema, programmi per bambini; analogamente si ritiene opportuno intervenire sull'informazione.
Tutto ciò premesso, nell'ambito dell'offerta informativa rientra quella dedicata alle istituzioni; a tal proposito, la Rai assicura la trasmissione in diretta dei «Question Time» richiesti dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica: si tratta di «interrogazioni a risposta immediata», che hanno di volta in volta come protagonisti i Rappresentanti del Governo ed i portavoce delle forze politiche presenti in Parlamento, e sono programmati su un canale generalista.
La collocazione nei palinsesti dei canali generalisti degli spazi destinati ai «Question Time» non ne consente evidentemente la valorizzazione editoriale ed istituzionale che meriterebbero. Si ritiene opportuno, quindi, valutare l'ipotesi di concentrare questi spazi istituzionali su un canale non generalista (coerente con i «Question Time» per mission editoriale, struttura di palinsesto e audience di riferimento) quale Rai News 24, che da un lato risponde ai criteri di coerenza editoriale sopra citati, dall'altro garantisce una visibilità sul territorio nazionale pari a quella delle reti generaliste, con le quali condivide la collocazione nel Mux 1 che vanta una copertura pari al 99 per Pag. 201cento della popolazione; alcuni question time, selezionati in base alla rilevanza, sarebbero in ogni caso trasmessi in diretta anche sui Canali generalisti.
Si ritiene che in tal modo i suddetti spazi istituzionali potranno essere meglio valorizzati, divenendo un appuntamento definito e più facilmente fruibile dal pubblico di riferimento.
MARAZZITI, RABINO, MONCHIERO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la trasmissione TGR Montagne è da molti anni una voce particolarmente importante per le Terre Alte, raccontando ogni settimana storie di uomini, di luoghi, di imprese, di giovani e adulti che contribuiscono a costruire lo sviluppo socio-economico del territorio montano italiano;
la produzione – realizzata non a caso nella sede Rai di Torino – «città delle Alpi» – e avviata alla vigilia delle Olimpiadi invernali del 2006 – è riuscita in otto anni a conquistare un vasto pubblico sia di telespettatori sia di quanti seguono la trasmissione sul canale internet del servizio pubblico;
in questi anni TGR Montagne ha contribuito in modo significativo alla valorizzazione dei territori montani, evidenziandone problematiche, sfide, potenzialità;
attraverso i suoi servizi e gli approfondimenti, TGR Montagne divulga cultura, storia, tradizioni, innovazione;
inoltre, promuove località e paesi, tra attività sportive, turismo, economia e imprese, ambiente, corretto utilizzo delle risorse naturali, consentendo anche di poter conoscere e dunque migliorare, laddove necessario, i servizi del Paese a «domanda debole»;
la trasmissione ha saputo unire le esigenze del territorio alle voci di tanti protagonisti, come gli amministratori, le associazioni, i gruppi, che hanno posto al centro della loro azione lo sviluppo e la promozione delle Terre Alte;
TGR Montagne – l'unico settimanale televisivo italiano dedicato alla montagna, premiata dall'Osservatorio sui media del Moige (Movimento genitori) – è sempre stato particolarmente vicino agli enti montani che in Italia sono 4.200 su 8.101 i Comuni montani – il 51,9 per cento – con una popolazione complessiva di 11 milioni di abitanti; il PIL stimato supera il 17 per cento sul totale nazionale;
l'attenzione che la Rai ha riservato alla montagna rientra, dunque, appieno in una interpretazione del servizio pubblico che interpreta sfide, problematiche e necessità dei diversi territori;
si chiede di sapere:
quali siano gli orientamenti della direzione generale in merito alla futura collocazione della trasmissione TGR MONTAGNE nel palinsesto Rai, auspicando il suo inserimento nella programmazione di una delle tre reti principali, in considerazione della qualità dei servizi realizzati con professionalità e passione dai giornalisti della sede di Torino e dell'importante azione che essa svolge per lo sviluppo e la promozione delle Terre Alte. (115/630)
RISPOSTA. – Nell'ambito di un processo di ridefinizione complessiva della linea editoriale, la Rai ha deciso di rivedere la mission editoriale di Rai 5 a partire dal mese di dicembre del 2013 e conseguentemente tale canale culturale è attualmente improntato sotto il profilo editoriale sulle «performing arts».
In coerenza con la nuova linea editoriale di Rai 5 sono stati definiti alcuni interventi tra i quali rientra anche la decisione che la rubrica «TGR Montagne», trasmessa su Rai 5 fino alla fine di novembre 2013, sia almeno in questa fase sospesa dalla programmazione.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
giovedì 6 dicembre scorso, il palinsesto delle tre reti generaliste Rai prevedeva Pag. 202una programmazione, che ha ottenuto risultati, in termini d'ascolto, molto modesti. Su RaiUno il docu-reality «Mission» ha raggiunto l'8,85 per cento di share, il «magazine» di Raidue, con il comico Maurizio Battista dal titolo «Tutte le strade portano a...» ha conquistato il 4,76 per cento di share e il film «Il Grinta» su Raitre ha ottenuto il 5,56 per cento di share;
nella classifica relativa agli ascolti della serata di giovedì 6 dicembre, rispetto alle reti delle tv commerciali Mediaset e La7, Raiuno si è posizionata soltanto al terzo posto, alle spalle sia di Canale 5, che ha mandato in onda il film «Il peggior Natale della mia vita», sia di La7 con il talk-show condotto da Michele Santoro «Servizio Pubblico»;
la rete ammiraglia Rai, ha ottenuto il deludente terzo posto, tra l'altro a pari merito con Sky; il canale satellitare ha trasmesso la finale di «X Factor», in contemporanea su Sky Uno (solo per gli abbonati) e Cielo (visibile a tutti sul digitale terrestre). In totale, i due canali hanno registrato l'8,8 per cento, l'identico share del docu-reality di RaiUno «Mission»;
prendendo in considerazione la settimana che va da lunedì 2 dicembre a domenica 8 dicembre scorso, il TG1 è stato battuto, in termini di ascolti dal TG5 per ben due volte, in soli 7 giorni; per l'esattezza, lunedì 2 dicembre scorso il TG5 ha ottenuto 5.565.000 di telespettatori e il 21,30 per cento di share, il TG1, invece, è stato visto da 5.399.000 di telespettatori con il 20,81 per cento di share;
giovedì 5 dicembre scorso, il TG5 delle ore 20.00 torna a superare il TG1; il TG5 ha primeggiato con 5.161.000 telespettatori e il 20,53 per cento di share contro i 5.125.000 telespettatori con il 20,43 per cento di share ottenuti dal TG1;
il calo di ascolti riguarda in maniera più ampia tutti i canali Rai e confrontando i dati Auditel relativi al periodo dell'autunno 2012, con quelli del corrispondente periodo di quest'anno, sia in termini di ascolti, che in termini di ricavi pubblicitari, si registra una considerevole flessione;
gli ascolti sono calati dal 39,31 per cento dell'autunno 2012, al 37,74 per cento dell'autunno di quest'anno, nel periodo che va da 21 settembre al 7 dicembre scorso; anche in termini pubblicitari si registra un calo pari a circa il 2 per cento, tra il 29,30 per cento dell'autunno 2012 e il 27,51 per cento dell'autunno di quest'anno;
si chiede di sapere:
quali iniziative di propria competenza, nei confronti dei direttori di rete e delle testate giornalistiche, intendano assumere i vertici Rai al fine di evitare il ripetersi di risultati così deludenti che danneggiano l'immagine dell'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo, causando importanti perdite anche in termini di introiti pubblicitari, considerando anche l'ipotesi di modifiche ai palinsesti in essere. (116/646)
RISPOSTA. – Manca poco meno di una settimana alla fine del 2013, un anno che ha visto ottimi risultati per il gruppo Rai.
In uno scenario competitivo in continuo cambiamento con l'aumento del numero di concorrenti e il rafforzamento di altri grazie soprattutto all'acquisizione di canali già presenti sul mercato (Discovery ha acquistato Switchover Media, Lt Multimedia ha rilevato i canali di Sport Italia, Cairo Communication ha comprato La7 e La7d da Telecom Italia), il gruppo Rai riesce a mantenere una elevata share, meglio di quanto riesca a fare il suo storico concorrente Mediaset, l'unico paragonabile come dimensione e numero di canali.
Dal 1o gennaio al 22 dicembre 2013 il gruppo Rai ha registrato il 38,75 per cento di share contro il 32,55 per cento del gruppo Mediaset. Nel confronto con lo stesso periodo del 2012 (1/1-22/12/2012), la Rai registra una riduzione di share dell'1,09 per cento, mentre Mediaset perde l'1,43 per Pag. 203cento. La distanza tra i due maggiori gruppi quindi si allarga a favore della Rai passando dal 5,86 per cento del 2012 al 6,20 per cento del 2013.
In prima serata, nella fascia 20:30-22:30, il gruppo Rai si mantiene sopra il 40 per cento di share e più precisamente al 40,09 per cento mentre il gruppo Mediaset registra il 33,86 per cento. Le perdite di entrambi i gruppi sono equivalenti: –1,29 per cento per il gruppo Rai, –1,20 per cento per il gruppo Mediaset. Il confronto con il 2012 per il gruppo Rai è influenzato da due importanti fattori: da una parte nel 2012 la Rai ha trasmesso gli Europei di calcio con l'Italia finalista, con conseguente notevole incremento dei dati del 2012; dall'altra parte Rai 2 ha dedicato due intere settimane di programmazione di prima serata, a febbraio 2013, alle Tribune Elettorali con risultati di ascolto molto bassi, inferiori al 2 per cento di share. Senza quelle due settimane il risultato di Rai 2 in prima serata nel 2013 sarebbe stato superiore dello 0,15 per cento di share, il che, da solo, avrebbe permesso al gruppo Rai di perdere meno del concorrente diretto.
Rai 1 si conferma largamente leader del mercato televisivo italiano con uno share del 17,88 per cento nelle 24 ore e del 19,14 per cento nella fascia di prima serata, dalle 20:30 alle 22:30. In prima serata il divario tra Rai 1 e Canale 5 si è ampliato rispetto al 2012 passando dal 3,28 per cento al 3,82 per cento mentre nelle 24 è rimasto più o meno costante intorno al 3 per cento.
Anche l'informazione Rai gode di ottima salute: il TG1 in particolare ha invertito per la prima volta nel 2013 un trend decrescente che perdurava da diversi anni (dal 2009 per l'edizione delle 13:30 e dal 2008 per l'edizione delle 20:00). In entrambe le edizioni il TG1 ha guadagnato oltre lo 0,5 per cento di share mentre il TG5 delle 20:00, il maggiore concorrente, ha proseguito anche nel 2013 il trend decrescente iniziato nel 2008. La distanza media tra il TG1 delle 20:00 e il TG5 delle 20:00 è quindi aumentata notevolmente nel corso del 2013: si è passati dal +3,34 per cento di share a favore del TG1 nell'intero 2012 al +4,15 per cento sempre in favore del TG1 nel periodo 1 gennaio-18 dicembre 2013.
Rai News 24 è di gran lunga il canale All News più seguito in Italia: nel periodo agosto-novembre 2013, l'unico periodo in cui sono noti i dati di ascolto del canale TGcom24 del gruppo Mediaset, Rai News 24 ha registrato lo 0,71 per cento di share nelle 24 ore contro lo 0,29 per cento di Tgcom 24 e lo 0,40 per cento di SkyTG 24.
A novembre inoltre è stato lanciato il nuovo portale dell'informazione Rai, Rainews.it, che ha da subito riscosso un grande apprezzamento da parte del pubblico.
Quando gli italiani vogliono informarsi scelgono la Rai: l'evento più seguito in televisione nel 2013 è stata la proclamazione di PAPA FRANCESCO, andata in onda a reti unificate il 13 marzo. L'evento complessivamente ha registrato 21.382.000 ascoltatori su tutte le reti generaliste Rai, Mediaset, La7 e i canali All News. Ben 8.865.000 di questi ascoltatori, oltre il 40 per cento, hanno seguito l'evento curato dal TG1 e la stragrande maggioranza, 14.009.000, lo ha seguito su uno dei canali Rai collegato in diretta con Piazza San Pietro (Rai 1, Rai 2, Rai 3 e Rai News 24).
Sono Rai la maggior parte dei programmi più seguiti del 2013:
Il FESTIVAL DI SANREMO è stato l'intrattenimento più seguito del 2013 con la sua serata finale che ha superato i 13 milioni di ascolto medio.
Sono stati trasmessi dalla Rai tutti gli eventi sportivi più visti dell'anno come la semifinale di Confederation Cup di calcio SPAGNA-ITALIA (quasi 12,5 milioni di ascolto medio).
Sono tutte targate Rai le fiction più viste dell'anno come la miniserie VOLARE-LA GRANDE STORIA DI DOMENICO MODUGNO, quasi 11,5 milioni di ascoltatori per la seconda parte, e i 4 nuovi episodi del COMMISSARIO MONTALBANO, quasi 11 milioni per UNA LAMA DI LUCE
Sono Rai i programmi culturali più visti del 2013 come I CONCERTI DI CAPODANNO dal Teatro la Fenice e da Vienna, LINEA VERDE, SUPER QUARK
Sempre Rai i programmi per bambini e ragazzi più visti sia su Rai 1, LO ZECCHINO Pag. 204D'ORO, che su Rai 2, ART ATTACK, e su Rai Yoyo, LE STORIE DI GIPO
È andato in onda su Rai 1 il film più visto dell'anno, LA VITA È BELLA, che il 27 gennaio ha registrato 7.318.000 di ascolto medio.
RANUCCI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la Rai (Radiotelevisione Italiana S.p.A.), società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia, è una tra le più grandi aziende di comunicazione d'Europa;
Rai Pubblicità è la concessionaria del gruppo Rai che gestisce in esclusiva la pubblicità su tutti i mezzi e le piattaforme Rai;
secondo il Decreto-legge 25 gennaio 1992, n. 74 (attuazione della direttiva 84/450/CEE), articolo 2 comma 1, per pubblicità si intende «qualsiasi forma di messaggio che sia diffuso, in qualsiasi modo, nell'esercizio di un'attività commerciale, industriale, artigianale o professionale allo scopo di promuovere la vendita di beni mobili o immobili, la costituzione o il trasferimento di diritti ed obblighi su di essi oppure la prestazione di opere o di servizi»;
negli ultimi anni la progressiva contrazione dei ricavi, da inserzioni commerciali nel settore televisivo, ha evidenziato una forte sofferenza e la raccolta pubblicitaria, nel 2012, mostra un mercato pubblicitario in forte flessione;
considerato che:
la pubblicità indiretta od occulta è quel tipo di pubblicità scorretta che compare in spazi o programmi non prettamente pubblicitari, senza essere segnalata come tale e generalmente compiuta da personaggi televisivi a scopi che mirano squisitamente ad interessi personali. La presenza di questa pubblicità in Italia sta acquisendo sempre maggiore peso, con il rischio che l'Azienda del servizio pubblico venga posta, sempre più spesso, sotto procedura d'infrazione da parte dell'Antitrust con conseguenti sanzioni economiche;
la pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile come tale, distinguibile dalle altre forme di comunicazione al pubblico;
spesso, in varie trasmissioni televisive della Rai ed a volte anche nei telegiornali, si assiste, a parere dell'interrogante, a pubblicità indirette od occulte che spingono i telespettatori, ad esempio, all'acquisto di libri, oppure alla visione di determinati film o più in generale vengono promossi prodotti commerciali a scapito di ignari telespettatori che in buona fede si fidano di chi li presenta; inoltre, questa pratica, genera un danno economico elevato agli introiti pubblicitari dell'Azienda, dato che i proventi per la promozione di detti prodotti sfugge dai canali ufficiali diversamente da come previsto dalle norme vigenti;
si chiede di sapere:
quali misure si intendano attuare al fine di verificare se vi siano violazioni delle norme che regolano la pubblicità e la promozione di prodotti commerciali tra cui libri, film, siti web, viaggi o altri prodotti, in trasmissioni televisive della Rai, nonché durante la trasmissione dei telegiornali, ed al fine di accertare che non vi sia complicità tra chi perpetra queste pratiche scorrette e chi è preposto al controllo;
quali provvedimenti si intendano intraprendere al fine di adottare un adeguato sistema di contrasto per evitare il rischio che possano verificarsi fenomeni di pubblicità indiretta, occulta o pratiche commerciali scorrette nel palinsesto televisivo della Rai ed in particolare durante la trasmissione dei telegiornali. (118/653)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
L'articolo 2, comma 6 del Contratto di Servizio 2010-2012 richiede alla Rai di adottare «un adeguato sistema di contrasto delle forme di pubblicità occulta» e di Pag. 205predisporre uno specifico monitoraggio al riguardo. Al contempo, il d.lgs. n. 44/2010 ha introdotto nel Testo Unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici l'articolo 40-bis, che disciplina l'inserimento di prodotti, il c.d. product placement.
Al riguardo, Rai già da molti anni, anche precedentemente alle suddette disposizioni, ha provveduto a monitorare in maniera sistematica le proprie trasmissioni, con particolare riferimento ai passaggi di marchi tramite il supporto di una società esterna specializzata nel settore.
La nuova disciplina, entrata in vigore con il citato Contratto di Servizio e il d.lgs. 44/2010, ha determinato la necessità di prevedere una evoluzione delle modalità di monitoraggio, al fine di renderle adeguate alle diverse esigenze normative che prevedono una sistematica distinzione tra le apparizioni di marchi classificate come product placement e quelle valutate come «pubblicità occulta».
Pertanto Rai ha indetto una gara ad evidenza pubblica, nelle forme stabilite dal Codice Appalti (d.lgs. 163/2006), alla cui applicazione è attualmente tenuta in quanto «organismo di diritto pubblico».
Nel rispetto dei tempi tecnici di predisposizione e attuazione della «Procedura Aperta per la fornitura dei servizi di monitoraggio della pubblicità occulta e di rilevazione dei contenuti (scalette) dei programmi Tv», la Rai ha recentemente provveduto all'assegnazione dell'incarico ad una società in grado di effettuare l'attività di analisi con le nuove metodologie. La Rai, al tempo stesso, si sta dotando di un nuovo modello procedurale interno di monitoraggio e controllo della programmazione ancor più efficace, la cui implementazione sarà operativa nelle prossime settimane.
Sotto il profilo prettamente tecnico, si segnala che in adempimento alle previsioni di cui al Contratto di Servizio, la Rai si avvale di un sistema per il monitoraggio continuativo delle forme pubblicitarie contenute nei programmi ovvero delle presenze pubblicitarie diverse dalle comunicazioni commerciali audiovisive che sono chiaramente riconoscibili come tali e nettamente distinte dal resto del programma con mezzi ottici, acustici o spaziali quali spot pubblicitari, sponsorizzazioni, telepromozioni e televendite all'interno dei palinsesti televisivi, attraverso uno strumento in grado di garantire il controllo dei contenuti visivi, verbali e testuali trasmessi dai Canali generalisti televisivi Rai (ovvero, Rai Uno, Rai Due e Rai Tre) 24 ore su 24, per 365 giorni l'anno.
Il sistema di monitoraggio individua le apparizioni/citazioni in video/audio di: marchi, prodotti, servizi, iniziative, località, soggetti imprenditoriali, sia no profit che commerciali presenti al di fuori degli spazi predefiniti per la comunicazione commerciale.
SCAVONE. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il 7 gennaio 2014 su Rai Uno è andata in onda una puntata di «Porta a Porta», condotta da Bruno Vespa, dal titolo «60 anni di tv, il compleanno della Rai» dedicata alla storia del servizio radiotelevisivo. Un'iniziativa di pregio che ha ricostruito, attraverso le trasformazioni avvenute nella televisione italiana, i cambiamenti della società dagli anni ’50 ad oggi;
durante la puntata sono intervenuti Piero Angela, Lino Banfi, Paolo Bonolis, Antonella Clerici, Carlo Conti, Fabrizio Frizzi, Antonio Lubrano, Mario Orfeo, Bruno Pizzul e Antonio Polito;
i servizi proposti hanno ricordato l'inizio delle trasmissioni televisive e i conduttori che hanno fatto la storia della Rai dedicando solo pochi secondi a Pippo Baudo, un'assenza clamorosa nel parterre di ospiti voluti da Bruno Vespa;
si chiede di sapere:
come mai si è scelto di non invitare Baudo, che ha dedicato la sua vita alla televisione italiana, dalle prime trasmissioni negli anni ’60 fino alla standing ovation ricevuta dal pubblico del Teatro Pag. 206Ariston, durante il 63o Festival della canzone italiana, quando Fabio Fazio gli ha consegnato il premio città di Sanremo;
se forse, dietro l'assenza di Baudo, non si nascondano strategie politiche di qualche genere tanto da scegliere di eliminare un pilastro del servizio radiotelevisivo, entrato per decenni nelle case degli italiani. (119/656)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
I festeggiamenti ufficiali dei 60 anni della TV e dei 90 anni della Radio sono cominciati il 3 gennaio con una maratona televisiva in prima e seconda serata su Raiuno costruita sul prezioso materiale di repertorio aziendale.
Per tutto l'anno ed in tutte le trasmissioni Rai è previsto che si dedichino spazi esclusivamente rivolti al compleanno della Rai. Al riguardo, si ricorda anche la mostra presso il museo Vittoriano dedicata al compleanno Rai che si inaugurerà alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il prossimo 30 gennaio.
In tale articolato contesto di celebrazioni va inserita la puntata di Porta a Porta del 7 gennaio scorso, come peraltro si farà con altri programmi su tutte le Reti e in tutte le collocazioni orarie.
In tale quadro l'assenza di un personaggio televisivo (pur importante per la storia della Rai come Baudo) in una delle tante trasmissioni dedicate non può assumere valore di esclusione perché nessun programma è ufficialmente incaricato dei festeggiamenti. La Rai ha tanti importanti personaggi del passato che sono ancora parte del presente televisivo (Baudo, Arbore, Carrà solo per citarne alcuni) e li valorizzerà nel corso dell'anno nel modo più giusto.
ANZALDI E MOLEA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
dal gennaio 2014 la Rai ha deciso, senza dare alcun preavviso o chiarimento ai telespettatori, la cancellazione dal palinsesto della trasmissione radiofonica «Demo»;
sui social network e in rete sta montando una forte protesta per la chiusura di questa trasmissione radiofonica in onda su Radio1 da 12 anni e fortemente apprezzata dai giovani;
la trasmissione era dedicata alla musica emergente e indipendente e permetteva a giovani musicisti e band di andare in onda sulla radio del servizio pubblico con i propri demo, in caso fossero valutati meritevoli di essere ascoltati, e rappresentava un vero esempio di servizio pubblico sul quale era giusto scommettere;
tale cancellazione è stata decisa, nonostante il successo della trasmissione sia stato apprezzato pubblicamente anche dallo stesso direttore Antonio Preziosi;
si chiede di conoscere:
le ragioni che hanno portato alla cancellazione e perché sia stata decisa in maniera così improvvisa e perentoria.
(120/677)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
La decisione di pervenire alla chiusura del programma oggetto dell'interrogazione è in primo luogo dovuta alla elevata frequenza di situazioni di difficoltà nella collocazione in palinsesto; la fascia oraria in cui era collocato il programma, infatti, è la stessa dei programmi per l'Accesso: in tale contesto sono state numerose le occasioni in cui la Rete ha dovuto necessariamente procedere alla cancellazione di «Demo».
Per quanto concerne invece i risultati di ascolto, si è ritenuto che quelli conseguiti dal programma fossero insufficienti in relazione agli obiettivi della Rete.
FRAVEZZI, ZELLER, LANIECE, TONINI, BERGER, PANIZZA, PALERMO, Pag. 207DELLAI, ALFREIDER, GEBHARD, SCHULLIAN, PLANGGER, MARGUERETTAZ. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
secondo l'articolo 2, comma 1, della delibera dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – AGCOM n. 22/06/CSP, recante «Disposizioni applicative delle norme e dei principi vigenti in materia di comunicazione politica e parità di accesso ai mezzi di informazione nei periodi non elettorali», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 29 del 4 febbraio 2006, «Tutte le trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, le rubriche e le trasmissioni di approfondimento devono rispettare i principi di completezza e correttezza dell'informazione, obiettività, equità, imparzialità, pluralità dei punti di vista e parità di trattamento»;
tali principi dovrebbero essere rispettati in ogni circostanza, in particolare nel servizio pubblico;
considerato che:
durante la puntata del 13 gennaio scorso di Porta a Porta che ha dedicato una parte della trasmissione alle Regioni a Statuto speciale sono stati messi in onda servizi parziali e tendenziosi volti ad enfatizzare presunti «privilegi» di cui godrebbero i cittadini delle Province Autonome di Trento e Bolzano e della Regione Autonoma della Valle d'Aosta;
che così come è stata presentata l'Autonomia delle due Province Autonome sembrava che questi presunti privilegi – che altro non sono che dei servizi che le due Province erogano ai cittadini come corresponsione della contribuzione fiscale – fossero ottenuti a scapito della fiscalità dello Stato;
altresì il comportamento del conduttore della trasmissione Bruno Vespa che ha di fatto impedito una discussione seria, limitandosi il più delle volte a luoghi comuni, battute di facile effetto e di chiaro stampo populista, tralasciando approfondimenti sulle condizioni reali politiche, amministrative e sociali delle Province Autonome, senza concedere al Presidente della Provincia autonoma di Bolzano Arno Kompatscher, che si trovava già in una posizione di svantaggio in quanto non presente nello studio bensì collegato con lo studio Rai di Roma da uno studio Rai di Bolzano, il tempo necessario per spiegare il sistema delle autonomie e la gestione della spesa pubblica nella sua provincia;
considerato che attraverso il mezzo televisivo nella trasmissione citata si è offerta al pubblico un'immagine distorta della realtà locale insinuando che le popolazioni delle Province autonome rappresentino una vera e propria cittadinanza privilegiata (definiti dal conduttore Vespa «italiani di serie A» versus «italiani di serie B e C») lasciando così i telespettatori in preda a pregiudizi e malcelata invidia;
si chiede di sapere:
se non sia il caso di richiamare il conduttore della trasmissione nel rispetto di una corretta deontologia professionale che nel caso specifico (considerati i costi della trasmissione e i mezzi che la Rai mette a disposizione) consisteva in un più serio lavoro di approfondimento;
se non sia il caso che la Rai, al fine di fornire un'informazione corretta e veritiera ai telespettatori e ai cittadini su quella che è la vera realtà delle province autonome e sulle prerogative di autogoverno, preveda un intervento dei Presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano nell'ambito della medesima trasmissione al fine di garantire ai cittadini telespettatori il diritto ad una informazione corretta, completa, obiettiva, imparziale ed equilibrata così come richiesto dalla Corte Costituzionale (Sentenza del 26 marzo 1993 n. 112) e così come disciplinato nell'articolo 1 della Legge del 6 agosto 1990 n. 223 (Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato), che pone a base del sistema di informazione «il pluralismo, l'obiettività, la completezza e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni, tendenze politiche, Pag. 208sociali, culturali, religiose, nel rispetto delle libertà e dei diritti garantiti dalla Costituzione». (121/678)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Il tema oggetto dell'interrogazione riguarda la trasmissione del 13 gennaio 2014, dal titolo «Sprechi e costi della politica». Gli ospiti in studio erano:
– Stefano Dambruoso, Questore della Camera (Scelta Civica)
– Luigi Angeletti, Segretario federale UIL
– Pierfrancesco De Robertis, caporedattore del «Quotidiano Nazionale», autore del libro «La casta a Statuto Speciale».
Un segmento della trasmissione è stato dedicato alla favorevole situazione finanziaria delle cinque regioni a statuto speciale, partendo dalle segnalazioni del libro di De Robertis. Per introdurre il tema, alle 23.41 è andato in onda un servizio di Paola Miletich sull'amministrazione delle Regioni a Statuto Speciale. Alle 23.44, dopo il servizio, si è avuto il collegamento con il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, rimasto collegato sino alle 24.02, quando si passa a commentare i dati sui costi della «politica» forniti dalla UIL e – successivamente ci si collega con il Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta.
Nel corso dei 18 minuti di interlocuzione tra Bruno Vespa, il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher e gli altri ospiti presenti in studio, viene messa a fuoco la gestione delle risorse economiche della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, suscitando un dibattito sulla disparità di trattamento e servizi tra le Regioni a Statuto Speciali e quelle ordinarie, centrata su un impianto storico ed istituzionale ideato nell'immediato dopoguerra, in un mondo e in un'Italia completamente diversi. Alle obiezioni di Bruno Vespa, il Presidente Arno Kompatscher ha replicato che la sua Provincia, nel rispetto delle leggi, distribuisce le risorse ed eroga servizi a vantaggio dei cittadini e della Comunità.
Il confronto, ampio e sereno, si è chiuso su posizioni diverse con gli ospiti in studio. Il Presidente Arno Kompatscher ha sempre potuto controbattere nel merito alle tesi sostenute dai suoi interlocutori. Non appare vero – come risulta dalle testimonianze del regista di studio e del responsabile della regia audio – che al Presidente sia stato chiuso il microfono e non gli sia stata data la possibilità di replicare. Dopo 18 minuti di dibattito (certo non pochi) si è passati al collegamento con il Presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta al quale sono stati mossi addebiti ben più pesanti di quelli mossi al Trentino Alto Adige perché – a parità di privilegi – il Trentino A.A. spende bene i suoi soldi, mentre la stessa cosa non si può dire per la Sicilia, come ha onestamente riconosciuto lo stesso Presidente Crocetta.
Il tema oggetto dell'interrogazione non sembrerebbe fondato: non a caso nessuna obiezione è stata mossa dalla Regione Siciliana il cui presidente ha avuto lo stesso trattamento del collega altoatesino, pure in una situazione di maggiore, oggettiva difficoltà.
CUOMO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la Rai-Radiotelevisione italiana ha proceduto all'assunzione per chiamata diretta di 35 giornalisti attingendo esclusivamente dagli ex allievi della scuola di Perugia ed escludendo gli allievi provenienti dalle altre 11 scuole di giornalismo riconosciute dall'Ordine nazionale dei giornalisti;
le «particolari» procedure adottate dalla Rai per tale selezione, hanno suscitato forti critiche e perplessità che sono emerse anche nel corso delle ultime sedute della Commissione Vigilanza Rai;
in particolare, in merito a tale vicenda, il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi dichiarava, nel corso di un'audizione Pag. 209del 23 ottobre presso la stessa Commissione di vigilanza scorso, che le assunzioni erano avvenute in una particolare situazione di emergenza determinata da un piano esodi avviato dalla Rai che, prevedendo un'uscita di circa 600 dipendenti – rendeva necessario «recuperare velocemente alcune risorse» da impiegare soprattutto nelle sedi regionali, dove per «motivi anagrafici» molti giornalisti stavano concludendo la loro carriera.
Rilevato che:
tra la fine di giugno e gli inizi di luglio la Rai e l'USIGRAI avrebbero raggiunto un accordo circa le nuove assunzioni da effettuare in azienda;
detto accordo dovrebbe basarsi su tre procedure di assunzioni: un bando per un concorso per stabilizzare i precari ed i giornalisti con altri contratti già impegnati in Rai, un altro bando per un concorso pubblico a settembre, l'assunzione di nuove risorse secondo «prassi aziendale» che ha significato un'anomala procedura «intuitu personae» o a «chiamata diretta» di giornalisti frequentanti la scuola di Perugia che ha di fatto esclusi preliminarmente a qualsivoglia procedura selettiva tutti quelli provenienti dalle altre scuole di giornalismo, nonostante che per il quadro di indirizzi siano tutte parificate;
il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, già il 30 giugno scorso, aveva anticipato al Corriere della Sera che grazie ad un'imminente intesa «con il sindacato dei giornalisti Rai» ci sarebbe stato «un concorso nazionale», «uno per i giornalisti che già lavorano in Rai, anche quelli con contratti atipici» e che altre assunzioni sarebbero passate direttamente «dalla scuola di Perugia»;
per gli «scontenti», ha promesso il direttore generale, ci sarà un concorso a settembre, ora, forse, rimandato a dicembre, e di cui però non si sa nulla.
Considerato che:
l'Ordine dei Giornalisti riconosce alcune scuole – tra cui anche Perugia – come enti di formazione per svolgere il praticantato giornalistico (18 mesi previsti dal contratto nazionale di lavoro giornalistico e dallo Statuto dell'Ordine) per poter accedere all'esame di Stato;
il medesimo Ordine, invece, non riconosce le scuole aziendali che non possono dispensare i 18 mesi di praticantato che altrimenti andrebbero svolti dentro una testata giornalistica con regolare contratto di lavoro, cosa attualmente impossibile (i giornali non assumono più);
attraverso la selezione di cui si discute, dunque, la Rai ha di fatto assunto professionisti con contratto diverso da quello Fieg-Fnsi, considerato che nel bando veniva richiesta non solo un'anzianità minima di lavoro in Rai, ma anche l'appartenenza all'Ordine professionale;
in un documento approvato dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, è stata ribadita la necessità di presentare e definire una proposta di riforma della legge istitutiva dell'Ordine che garantisca il principio di uguaglianza e pari opportunità nell'accesso alla professione, con una attenzione particolare ai numerosissimi colleghi precari e in cerca di occupazione;
si chiede di sapere:
se non si ritenga che le procedure di selezione del personale in Rai, come in tutte le aziende con prevalente capitale pubblico, debbano avvenire attraverso meccanismi trasparenti e concorsi pubblici con procedure selettive aperte a tutti i cittadini in possesso dei requisiti professionali richiesti dai bandi di concorso;
quali siano i motivi per cui ciò non sia avvenuto con la recente assunzione di giornalisti in Rai e se non si ritenga che la Rai attingendo esclusivamente alla lista dei Pag. 210frequentanti della Scuola di giornalismo di Perugia non abbia violato le vigenti leggi sull'accesso in aziende pubbliche;
se non si ritenga di dover fornire ogni puntuale chiarimento in ordine al rapporto che intercorre tra la Rai e la succitata scuola di giornalismo;
in particolare, se non si ritenga di dover chiarire quali siano i motivi per cui detta Scuola sia considerata la scuola di riferimento dell'azienda, se e quali risorse pubbliche la Rai ha ritenuto di dover destinare e per quali motivi a tale scuola di Perugia, e se ciò sia compatibile con il ruolo ed il riconoscimento di tutte le altre scuole di formazione per giornalisti presenti sul territorio nazionale;
quali siano i criteri di selezione per l'ammissione alla Scuola di giornalismo di Perugia, e se essi siano improntati a procedure ad evidenza pubblica con criteri selettivi predeterminati nei bandi di ammissione;
se si ritenga che la succitata ammissione alla Scuola di Perugia possa essere legittimamente considerata come procedura sostitutiva di un bando concorso pubblico per l'accesso in azienda Rai;
quanti dei 35 nuovi assunti sono attualmente impegnati nelle sedi regionali e quanti invece sono di fatto rientrati nella sede di Roma. (122/680)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
La Scuola di Giornalismo Radiotelevisivo di Perugia svolge una delle attività formative del «Centro italiano di Studi Superiori per la formazione e l'aggiornamento in giornalismo radiotelevisivo». La Scuola non è una scuola aziendale della Rai ed è l'unica specializzata in giornalismo radiotelevisivo. Il Centro è un'associazione senza fini di lucro e annovera, infatti, tra i suoi soci oltre alla Rai – l'Università di Perugia, l'Ordine nazionale dei Giornalisti, la Regione Umbria, il Comune e la Provincia di Perugia, la Fondazione Casse di risparmio e la Fondazione Carletti Bonucci.
Il Centro è stato costituito nel 1992 su iniziativa della Rai e dell'Università. Tra gli scopi associativi vi è innanzi tutto quello di avviare giovani laureati alla professione giornalistica e in considerazione delle finalità sociali dell'Associazione la Scuola di Perugia è quella che ha la retta più bassa, mediamente del 40 per cento rispetto agli altri master di giornalismo riconosciuti dall'Ordine e che eroga il maggior numero di borse di studio per favorire la frequenza anche a giovani meritevoli che hanno un reddito basso. Nel biennio attualmente in corso (l'undicesimo dal ’92) ne sono state erogate sedici per un totale di circa 60 mila euro.
Il bando di selezione viene pubblicato nella primavera degli anni pari ed è prima sottoposto all'approvazione dell'Ordine nazionale dei Giornalisti che verifica il rispetto delle prescrizioni dell'articolo 22 del «Quadro di indirizzi», che fissa le regole per il riconoscimento delle Scuole di Giornalismo. L'Ordine effettua, inoltre, ispezioni annuali per accertare se la Scuola garantisce gli standard di qualità e professionalità richiesti per il riconoscimento.
La selezione prevede tre prove scritte e due orali, di cui una per l'accertamento della conoscenza della lingua inglese scritta e parlata. La commissione esaminatrice è composta nel rispetto della normativa fissata dallo stesso Quadro di indirizzi ed è presieduta dal Presidente del Comitato Scientifico del Centro che è un docente universitario nominato dall'Università di Perugia.
Gli allievi della Scuola, infine, effettuano nel corso del biennio quattro mesi di stage presso le redazioni di giornali, radio e televisioni. A fine corso gli allievi dell'attuale biennio avranno compiuto lo stage nelle redazioni di importanti quotidiani e di tutte le testate della Rai e di Mediaset.
Per quanto concerne le assunzioni dalle scuole di giornalismo, si precisa che negli anni scorsi l'azienda ha già effettuato assunzioni giornalistiche anche da altre scuole (nel 2010, ad esempio, erano stati Pag. 211assunti, direttamente dalla LUISS, 12 giornalisti per lo start up della redazione internet del TG1).
Relativamente all'assunzione di 35 giornalisti dalla Scuola di Perugia – avvenuta nei mesi scorsi e finalizzata soprattutto a coprire le esigenze delle testate regionali – si precisa che di questi solo 4 sono stati assegnati a testate diverse dalla Testata Giornalistica Regionale. Per tutti si è trattato di assunzioni a tempo determinato.
Da ultimo, si informa che lo scorso 16 gennaio è stato sottoscritto un accordo tra Rai e Usigrai per bandire un concorso nazionale per giornalisti aperto a tutti i professionisti iscritti all'Albo Professionale.
MARGIOTTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
i cittadini di Campomaggiore hanno segnalato (a Rai Basilicata, Rai Way, Rai Way Basilicata, Ente comunale) gravi disfunzioni registrate da quando le trasmissioni televisive sono erogate attraverso il segnale digitale terrestre. In particolare: 1. i canali Rai1, Rai2, Rai3 nazionale risultano instabili con il segnale che spesso risulta completamente assente, in maniera improvvisa; 2. l'impossibilità, per il 90 per cento della popolazione, di ricevere il segnale di Rai3 Basilicata e del Tgr, strumento di informazione essenziale per il territorio;
le verifiche effettuate da Rai Way (16 novembre 2012), riportate nella documentazione in allegato, evidenziano che «la fruizione dei programmi regionali è annullata a causa di segnali isocanali (ch. 29) provenienti dalla regione pugliese.» E che «tale stato interferenziale è stato opportunamente segnalato agli organi ministeriali competenti..», ma, ad oggi, nessun miglioramento del segnale viene registrato dagli abbonati lucani, che preparano una raccolta di firme;
si chiede di sapere:
quali urgenti iniziative di propria competenza intendano assumere i vertici Rai per risolvere le problematiche evidenziate, considerato che si tratta di reti rispetto alle quali l'utenza paga un canone annuo di abbonamento. (123/696)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Il tema oggetto dell'interrogazione – difficoltà nella ricezione del MUX 1 con il corretto segnale regionale nella località di Campomaggiore, così come per altre località della costa ionica, determinate da un'interferenza proveniente da un impianto privato pugliese di Santeramo che trasmette sullo stesso canale 29 – è stato ripetutamente portato all'attenzione sia dell'ispettorato locale del Ministero dello Sviluppo Economico che al Dipartimento Comunicazioni dello stesso Ministero senza che, ad oggi, la questione venisse risolta.
Anche al fine di risolvere le problematiche interferenziali a danni del MUX 1, incluse quelle relative alla Basilicata, lo scorso 10 agosto è stato firmato uno specifico accordo procedimentale fra Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Ministero dello Sviluppo Economico e Rai; tale accordo prevede – tra l'altro – che «Le frequenze assegnate al MUX 1 della Rai devono garantire l'effettiva diffusione della programmazione regionale corrispondente a ciascuna regione, proteggendo la Concessionaria da assegnazioni alle emittenti locali delle frequenze previste per il MUX 1 in aree radioelettricamente adiacenti».
Attraverso l'applicazione dell'accordo procedi mentale – che prevede interventi anche sulle frequenze del MUX 1 in Basilicata – sarà possibile superare le criticità di diffusione sopra sintetizzate.
PUPPATO E ALBANO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la Rai ogni anno indice una gara per il servizio di facchinaggio al Festival della canzone italiana che si svolge a Sanremo;
dal 2005 (ad eccezione del 2011) tale servizio, in esito alle procedure di selezione, Pag. 212è stato svolto dalla Coseva Pluriservizi, società cooperativa con sede legale a Camporosso (IM), che opera prevalentemente in Liguria e basso Piemonte e si occupa di logistica, pulizie, facility management e di eventi e manifestazioni;
tale Società, che è sempre stata in possesso dei requisiti richiesti, ha formalizzato anche per il 2014, con una nota scritta, l'interesse ad essere invitata alla predetta procedura di gara;
quest'anno la Società Coseva non è stata invitata con la motivazione di un presunto conflitto di interessi dovuto al fatto che la stessa già lavora per conto del Teatro Ariston Srl.
Considerato che:
negli anni precedenti tale conflitto di interessi non era mai stato ravvisato;
l'appalto in questione consiste in circa 200-300 mila euro e comporterebbe un impiego di 50 dipendenti per circa 3 mesi;
si chiede di conoscere:
i criteri giuridico-economici che, nella prassi aziendale, vengono adottati al fine di individuare le imprese aggiudicatarie, nonché le condizioni che possano eventualmente determinare situazioni di incompatibilità. (124/705)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
a) Relativamente alle richieste conoscitive contenute nell'interrogazione parlamentare, si rileva, per quanto concerne i «criteri giuridici economici che, nella prassi aziendale, vengono adottati al fine di individuare le imprese aggiudicatarie», che per la scelta del soggetto cui affidare il servizio in oggetto la Rai ha indetto una procedura di affidamento secondo le modalità prescritte dal Codice dei Contratti pubblici (affidamento in economia ex articolo 125 del D. Lgs. n. 163/2006).
b) Relativamente ai criteri di selezione dei cinque operatori economici da invitare a gara, essi sono stati individuati tra i soggetti presenti in Elenco/Albo Fornitori Rai aventi sede legale od operativa in Liguria, ad eccezione di una delle ditte, che ha sede in Piemonte e che tuttavia ha dato in sede di iscrizione specifica indicazione di disponibilità di svolgimento dei servizi anche nella Regione Liguria.
c) In merito al mancato invito alla società Coseva, ed alle «condizioni che possono eventualmente determinare situazioni di incompatibilità», si segnala che tale società non è stata invitata in applicazione della normativa di settore, che impone alle stazioni appaltanti il rispetto dei principi di «rotazione» nella scelta dei fornitori da invitare a gara (articolo 125, comma 8, del D. Lgs. n. 163/2006) e stante altresì la presenza operativa della stessa ditta, con proprio personale e per attività analoghe a quelle della gara, già all'interno del Teatro Ariston (come risulta dallo stesso sito Internet della società), circostanza che sarebbe stata potenzialmente in grado di alterare la par condicio fra i partecipanti alla gara.
d) Si rappresenta inoltre che, a seguito dell'espletamento della citata procedura in economia, sono stati accorpati in un unico appalto tutti i servizi di manovalanza presso il Teatro Ariston di Sanremo, il Casinò di Sanremo e in location esterne situate nel Comune, attraverso l'emissione di un unico contratto che consentirà di tracciare in dettaglio le effettive prestazioni rese, ed il cui importo complessivo non potrà eccedere i 154.000 euro, comprensivo dell'eventuale espletamento di ulteriori 800 ore/uomo opzionali per esigenze straordinarie. La durata del servizio è prevista dal 15 gennaio al 28 febbraio 2014.
Da ultimo, si segnala che per la copertura delle esigenze di trasporto/facchinaggio preliminari all'avvio delle prestazioni di cui alla procedura sopra indicata, la società Coseva è stata contrattualizzata da Rai mediante il ricorso ad affidamento diretto con un contratto di corrispettivo pari a euro 12.012 (il 31 dicembre 2013).
Pag. 213 FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
nelle scorse settimane sono apparsi sulla stampa articoli secondo cui alla Rai tutti i dirigenti e i giornalisti dirigenti dell'azienda avrebbero a disposizione un'autovettura in leasing il cui canone verrebbe pagato per il 70 per cento dalla stessa Rai, la quale, peraltro, in taluni casi rimborserebbe anche a molti di essi il costo del carburante per 15.000 chilometri;
che in moltissimi casi si tratterebbe di autoveicoli di cilindrata ben superiore al limite massimo di 1600 c.c. previsto per le auto di servizio dall'articolo 2 del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria), convertito con modificazioni dalla legge n.111 del 2011;
la Rai sembrerebbe mettere a disposizione di tutti i componenti del consiglio di amministrazione un'autovettura con relativo autista non solo nei giorni in cui si riunisce il consiglio di amministrazione stesso;
si chiede di sapere:
se questo tipo di benefit concessi dall'azienda siano pienamente compatibili con la missione di servizio pubblico propria della Rai;
se in questo modo preziose risorse non siano sottratte a quelli che sono i compiti istituzionali dell'azienda;
se questo tipo di benefit siano compatibili con la difficile situazione economica che il Paese sta attraversando e con i sacrifici che molti cittadini-utenti sopportano per pagare il canone di abbonamento. (125/721)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno segnalare come la disponibilità di auto ad uso «promiscuo» per i dirigenti della Rai sia stata introdotta nell'ambito di un complesso percorso della contrattazione collettiva integrativa intrapreso dalla Rai con le partì sindacali tra il 1998 e il 1999, che ha portato al progressivo e definitivo superamento dei meccanismi di rivalutazione automatica delle retribuzioni del personale dirigente con un beneficio economico per l'azienda superiore (ad esempio abolizione delle 4 fasce retributive e dei relativi automatismi economici di incremento, introduzione di politiche retributive più flessibili legate al conseguimento degli obiettivi aziendali, abolizione dell'adeguamento contrattuale dei minimi salariali previsti per l'inquadramento).
Tra l'altro anche senza considerare i benefici introdotti dal superamento degli automatismi retributivi, in termini assoluti l'impatto del fenomeno sui costi aziendali è limitato: considerata la deducibilità fiscale di parte degli oneri a carico dell'Azienda, il costo per dirigente è inferiore di due terzi rispetto al controvalore retributivo. Il valore del benefit relativo al veicolo ad uso promiscuo è poi soggetto comunque a imposte e contributi nei confronti dello stesso dirigente interessato.
Per quanto concerne le previsioni dell'articolo 2 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98. convertito con modificazioni dalla legge n. 111 del 2011, si evidenzia come le stesse non si riferiscano alla fattispecie de) benefit aziendale delle auto in leasing.
Per quanto concerne i componenti del consiglio di amministrazione, si specifica che non sono assegnate ai medesimi vetture in uso esclusivo; per esigenze connesse allo svolgimento dell'incarico è previsto, ma non sempre utilizzato, il ricorso ad un ristretto pool di autovetture per gli spostamenti; anche a tale fattispecie non sono applicabili le previsioni dell'articolo 2 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalle legge n. 111 del 2011.
Ciò premesso, si evidenzia come la tematica del volume di risorse da dedicare allo svolgimento della mission di servizio pubblico costituisca uno degli obiettivi essenziali del piano industriale i cui obiettivi risiedono, tra l'altro, nell'eccellenza della offerta, nel consolidamento di una tecnologia d'avanguardia e nel raggiungimento Pag. 214dell'equilibrio economico/finanziario attraverso l'efficientamento dei modelli produttivi; la valorizzazione delle risorse anche attraverso gli opportuni sistemi premianti; la razionalizzazione dell'offerta e dei costi di struttura, in un contesto in cui, i ricavi di natura commerciale (pubblicità), a causa del deficit strutturale delle risorse da canone, contribuiscono al finanziamento degli impegni di servizio pubblico così come certificato dai bilanci della contabilità separata del periodo 2005-2012.
GASPARRI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, in memoria dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata;
durante la giornata del Ricordo, istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, sono previste iniziative volte a diffondere la conoscenza nelle scuole, negli enti e nelle istituzioni, della tragedia che è stata la shoah per gli italiani e per tutte le vittime delle foibe e l'esodo dalle loro terre originarie degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra;
la legge 3 maggio 2004, n. 112 ha ridefinito i compiti del servizio pubblico generale radiotelevisivo stabilendo che deve garantire, tra l'altro, un numero adeguato di ore di trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate all'educazione, all'informazione, alla formazione e alla promozione culturale;
da notizie giunte allo scrivente risulta che in occasione del 10 febbraio p.v., la Rai – società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo – avrebbe preso contatti con gli autori dello spettacolo teatrale «Magazzino 18» sulla tragedia delle foibe;
risulta altresì, all'interrogante che, l'intenzione dell'azienda, sia di inserire lo spettacolo musicale nel palinsesto di Rai Uno, in seconda serata;
come si evince, invece, dalla programmazione della rete stessa, lo spettacolo risulta essere stato cancellato e «Magazzino 18» dovrebbe essere trasmesso su Rai 5,
considerato che:
la prima di «Magazzino 18» si è conclusa al teatro Rossetti di Trieste con dieci minuti ininterrotti di applausi;
nel recente passato la Rai ha fatto scelte relative la sperimentazione di nuovi programmi, come ad esempio il reality Mission, utilizzando la rete ammiraglia e non altri canali digitali, tra l'altro in prima serata;
si chiede di sapere:
se risponda al vero che la Rai avesse intenzione di trasmettere il musical «Magazzino 18»;
se la rete scelta fosse realmente Rai 1 e se la collocazione in palinsesto fosse la seconda serata;
se sia vero che lo spettacolo sarà invece trasmesso da Rai 5;
quali siano le ragioni di un repentino cambio di palinsesto e, quindi, di canale;
se la Rai non ritenga di dover adempiere alla sua funzione di servizio pubblico raccontando una pagina dolorosissima della nostra storia in prima serata sulla rete principale;
quali iniziative la Rai intenda assumere per celebrare la Giornata del Ricordo. (126/736)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si riportano di seguito le informazioni relative all'offerta Rai dedicata al «Giorno del ricordo», così articolata:
Tv
Rai1
Lunedì 10/2: «Uno Mattina» e «l'Eredità» (ore 18:50) dedicheranno uno spazio alla ricorrenza. «Porta a porta», in seconda serata, presenterà lo spettacolo di Simone Cristicchi «Magazzino 18» (dedicato ai Pag. 215350 mila italiani di Fiume, Istria e Dalmazia che, all'indomani del trattato di pace del 1947, abbandonarono i propri beni per avventurarsi verso un'Italia disastrata dalla guerra), che sarà trasmesso al termine del programma condotto da Bruno Vespa (ore 23:50 circa).
TG1
Venerdì 7/2: la rubrica «TV7» (ore 23:15) dedicherà un servizio al «Giorno del Ricordo».
Lunedì 10/2: il Tg1 ricorderà la giornata con servizi nelle varie edizioni dei telegiornali.
Rai2
Lunedì 10/2: «I Fatti Vostri» (ore 11:00) si occuperà dell'anniversario con uno spazio dedicato.
Nella notte tra il 10 e l'11/2 sarà trasmessa la fiction «Il cuore nel pozzo».
TG2
Sabato 8/2: la rubrica «Tg2 Storie» (ore 01:30) dedicherà un servizio alla ricorrenza.
Lunedì 10/2: la testata seguirà l'anniversario con uno spazio all'interno di «TG2 Insieme» (ore 10:00) e con un servizio nelle principali edizioni del TG2.
Rai3
Lunedì 10/2: alle ore 11:00, dal Senato della Repubblica sarà trasmessa, a cura di Rai Parlamento, la cerimonia del «Giorno del Ricordo», dedicato alle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, alla presenza del Presidente della Repubblica.
La trasmissione «Geo&Geo» (ore 17:05) dedicherà uno spazio alla ricorrenza.
TG3
Lunedì 10/2: il Tg3 ricorderà la giornata con servizi nelle varie edizioni dei telegiornali.
Rai5
Venerdì 7/2: alle ore 21:15 sarà trasmesso il film-documentario «Trieste la contesa», del quale sono previste le seguenti repliche:
Domenica 9/2 ore 6:50 – Lunedì 10/2 ore 16:15 – Martedì 11/2 ore 12:05.
RaiNews24
La testata darà ampia copertura informativa sul «Giorno del Ricordo».
TGR
La TGR riserverà la consueta attenzione alla ricorrenza nell'ambito dei propri notiziari. In particolare, la TGR Friuli Venezia Giulia dedicherà spazio all'evento in «Buongiorno Regione», nei Telegiornali, nei Giornali Radio e nella rubrica a diffusione nazionale televisiva ESTOVEST, nonché in quella radiofonica dal medesimo titolo.
Rai Parlamento
Sabato 8/2: la rubrica «Radiosette» (ore 9:30), in onda sulle frequenze di GrParlamento, sarà dedicata alla giornata, con replica lunedì 10/2.
RaiEducazione
RaiStoria
Lunedì 10/2: Rai Storia dedica alla ricorrenza il suo appuntamento di «Mille Papaveri Rossi»(ore 15:30), riproponendo lo speciale TG2 dal titolo «Orrore Dimenticato».
Radio
Radio 1
Lunedì 10/2: Radio 1 dedicherà alla Giornata del ricordo numerosi interventi:
– servizi nelle principali edizioni del Gr1, Gr2, Gr3;
– approfondimenti nei contenitori e programmi:
– Prima di tutto (ore 6:00-9:00)
– Start (ore 10:30-12:00)
– Baobab (ore 15:40-17:30)
– Zapping 2.0 (ore 19:40-21:00).
Televideo
Televideo provvederà a realizzare un indice dedicato, ovvero lo Speciale di pagina 180. Tutta l'attualità del giorno della ricorrenza Pag. 216verrà naturalmente riportata sia attraverso il flusso delle «Ultim'Ora» a pagina 101, sia nei titoli di «Prima», a pagina 103.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il Codice Etico Rai deve essere conosciuto e rispettato da tutti i dipendenti e collaboratori dell'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo; all'articolo 2.3 «Professionalità del citato Codice Etico si stabilisce che «ciascun esponente aziendale e collaboratore deve agire in modo da tutelare il prestigio e la reputazione della Società»;
l'articolo 2.4 «imparzialità» del citato Codice Etico prevede che Rai «esclude ogni discriminazione di... opinioni politiche e sindacali»;
all'articolo 7.5 «Doveri del personale» il Codice Etico Rai dispone che «... dipendenti e collaboratori sono inoltre tenuti ad effettuare le più opportune valutazioni al fine di evitare situazioni e comportamenti che possano esporre a nocumento gli interessi e/o l'immagine di Rai»;
in data 27 gennaio scorso Loris Mazzetti, capostruttura di RaiTre presso la sede di Milano ha pubblicato su twitter il seguente post: «Brunetta va in TV e crolla l'ascolto, su twitter viene completamente ignorato, su facebook è inesistente ma il suo padrone lo sa ?»;
è inaccettabile che un funzionario Rai di lungo corso come Loris Mazzetti, in azienda dal 1980, giornalista de «Il Fatto quotidiano», pubblichi dichiarazioni false, denigranti, gravemente offensive, tese a ridicolizzare un esponente politico, ospite di recente di una trasmissione di RaiTre;
nelle affermazioni pubblicate da Mazzetti si coglie un intento intimidatorio ancor più grave poiché rivolto al sottoscritto, componente della Commissione di vigilanza Rai;
Mazzetti, schierato politicamente in maniera pubblica è stato più volte richiamato dall'azienda e oggetto di un provvedimento di sospensione nel 2010 per i propri comportamenti ritenuti lesivi dell'immagine della Rai;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se il Direttore Generale intenda fornire al consiglio di amministrazione della Rai l'informativa mensile prevista dall'articolo 1.5 del Codice Etico Rai, sull'attuazione e il controllo del rispetto e dell'efficacia del Codice stesso;
se i vertici della Rai non ritengano, in ottemperanza alle disposizioni contenute nel Codice Etico Rai e richiamate in premessa, di sottoporre il capostruttura Loris Mazzetti al giudizio di una commissione disciplinare. (127/737)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
A seguito della partecipazione dell'on. Renato Brunetta al programma di Rai Tre «In Mezz'ora» del 27 gennaio 2014, che non è di competenza di Loris Mazzetti, lo stesso capostruttura della Terza Rete ha ironizzato a titolo personale scrivendo dal suo account il seguente tweet «Brunetta va in TV e crolla l'ascolto, su twitter viene completamente ignorato, su facebook è inesistente ma il suo padrone lo sa ?».
Partendo dal presupposto che pur essendo pubblico ai propri follower (Mazzetti ne ha poco più di tremila), l'uso di Twitter può configurarsi come una manifestazione del libero pensiero a carattere personale e non a nome del ruolo dirigenziale che si ricopre, va specificato soprattutto che lo stesso Mazzetti ha successivamente spiegato che si trattava di una dichiarazione che non voleva essere offensiva, ma di carattere scherzoso.
Infatti il giorno successivo, 28 gennaio 2014, un suo nuovo tweet recitava: «Brunetta non prendiamoci troppo sul serio, mi spiace per l'offesa, alla fine sono solo 140 Pag. 217caratteri», accoppiando quindi le scuse immediate per aver urtato la sensibilità del parlamentare e la spiegazione che lo spazio limitato del social network a volte può rendere troppo secca un'affermazione che aveva, a suo dire, intento ironico.
PELUFFO, FORNARO, VATTUONE. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
già nell'autunno scorso le amministrazioni locali dei comuni liguri di Campo Ligure, Masone, Mele, Rossiglione e Tiglieto – tutti in provincia di Genova – si sono fatte interpreti presso le direzioni competenti della Rai dei gravi problemi che i cittadini-utenti residenti in tali aree da tempo rilevano e lamentano nella ricezione del segnale della TV di Stato;
per rimediare a tale grave disservizio, i sindaci dei suddetti comuni hanno chiesto alla Rai di provvedere con sollecitudine al completamento dell'installazione sul territorio delle tecnologie necessarie a garantire la normalità della ricezione integrale e non soltanto parziale dei canali digitali trasmessi dalla televisione di Stato;
nonostante le sollecitazioni, i problemi nella ricezione dei canali Rai in tali aree del Paese permangono e nulla è stato fatto per rimediare a ciò;
in particolare, i cittadini lamentano la completa assenza della ricezione MUX 2, 3 e 4.
Considerato che:
la negazione del diritto all'informazione, ai programmi culturali e a quelli di intrattenimento a 13.000 mila cittadini – tanti sono i residenti nei comuni – non è più tollerabile, tanto più se si considera che questi pagano il canone Rai;
si chiede di sapere:
quali siano le ragioni che hanno impedito a tutt'oggi la soluzione dei gravi problemi di ricezione dei canali Rai nei comuni liguri in questione;
se non si ritenga di dover intervenire con la massima sollecitudine per risolvere in maniera definitiva tali problemi, consentendo ai cittadini residenti nei comuni di Campo Ligure, Masone, Mele, Rossiglione e Tiglieto di poter finalmente godere della visione integrale dei canali Rai, senza essere – ingiustamente – trattati come degli abbonati di «serie B» e restituendo, inoltre, credibilità al servizio pubblico radiotelevisivo italiano. (128/738)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
In merito ai problemi relativi alla ricezione del segnale televisivo Rai, si specifica che al momento nei territori citati nell'interrogazione è disponibile la ricezione di solo parte dei canali televisivi della Rai, nello specifico Rai1, Rai2 e Rai3.
Questi canali, assieme a Rai News, sono diffusi attraverso il multiplex 1 (ossia mediante una specifica rete di impianti di trasmissione). Per tale multiplex – in coerenza con le previsioni dell'articolo 6 del Contratto di servizio – la Rai assicura una «copertura in ciascuna area tecnica......non inferiore a quella precedentemente assicurata dagli impianti eserciti per la rete analogica di maggior copertura insistenti nell'area tecnica stessa».
Gli altri canali Rai necessitano di diverse, ulteriori reti di trasmissione (multiplex 2, 3 e 4), la cui progressiva estensione richiede significativi investimenti e un arco temporale non breve. Per tali multiplex lo stesso articolo 6 del Contratto di servizio richiede una «copertura a conclusione del periodo di vigenza del Contratto di servizio non inferiore al 90 per cento della popolazione nazionale per due reti e non inferiore all'80 per cento della popolazione nazionale per una rete»
Al fine di risolvere i problemi di copertura delle aree storicamente non servite, anche in parte, dai segnali terrestri, la Rai ha attivato la piattaforma satellitare gratuita Tivù Sat che replica sul satellite l'intera programmazione del servizio pubblico insieme ad altri canali nazionali ed esteri, garantendo la copertura totale del Pag. 218territorio italiano. Per accedere a Tivù Sat è necessario dotarsi di parabola e decoder satellitare Tivù Sat, insieme al quale viene fornita una smart card che consente di vedere tutti i programmi senza il criptaggio tecnico usato per protezione dei diritti.
LIUZZI, NESCI, AIROLA, GIROTTO, CIAMPOLILLO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
alla Rai, secondo quanto riportato in più occasioni sugli organi di stampa, sembrerebbe che vi siano dirigenti di diverso livello, che pur percependo i relativi emolumenti previsti per la qualifica, non svolgerebbero, non per loro libera scelta, alcuna attività lavorativa;
in un'analoga situazione si troverebbero anche giornalisti e altri professionisti alle dipendenze dell'azienda;
questa scelta aziendale, ove confermata, sembrerebbe in contrasto con l'esigenza di valorizzare, per quanto possibile, le risorse aziendali;
si chiede di sapere:
se effettivamente vi siano in azienda dirigenti e altro personale che si trovi in questa situazione;
il numero, ove quanto premesso corrisponda al vero, dei dirigenti, giornalisti o altri professionisti che per una precisa scelta aziendale non svolgono alcuna attività lavorativa;
il costo complessivo per l'azienda di questo personale;
se la condizione in cui questo personale si trova non sia da ricondurre, in taluni casi, alle modalità di reclutamento del personale che, scelto per ragioni fiduciarie, ad esempio da un direttore generale, sia stato assunto con contratto a tempo indeterminato. (129/740)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
L'Azienda è in costante e profonda evoluzione, la rapidità di sviluppo delle nuove tecnologie, lo scenario dei mercati competitivi di riferimento, infatti, incidono in maniera rilevante sulla individuazione delle priorità degli obiettivi da raggiungere e sulla conseguente necessità di adeguare il modello organizzativo, produttivo e gestionale alle sfide che vengono continuamente proposte.
Tutto ciò premesso, si segnala che ad oggi le risorse inquadrate alle dirette dipendenze del Direttore Generale sono poche unità per lo più con contenzioso giudiziale pendente nei confronti dell'Azienda.
Si tratta di numeri del tutto fisiologici per un'Azienda di rilevante dimensione come la Rai, peraltro, si evidenzia che tali situazioni sono per lo più determinate da modifiche di carattere organizzativo – quali ad esempio l'assorbimento di alcune Direzioni considerate superate come modello produttivo – e quindi necessarie ad ottimizzare l'offerta editoriale.
Resta inteso il forte e persistente impegno dell'Azienda ad individuare soluzioni che consentano il superamento anche delle sopraindicate posizioni.
AIROLA, LIUZZI, NESCI, GIROTTO, CIAMPOLILLO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
nelle scorse settimane sono apparsi sulla stampa articoli nei quali si fa riferimento ad autovetture in leasing che la Rai metterebbe a disposizione di dirigenti e dirigenti giornalisti e per le quali la stessa Rai pagherebbe il 70 per cento del canone;
se ciò fosse vero si tratterebbe di un beneficio difficilmente compatibile con la natura di un'azienda pubblica come la Rai, che riceve dallo Stato, e quindi dalle tasse dei cittadini, più dei due terzi delle sue risorse complessive;
si chiede di sapere:
quante siano le auto, il cui canone di leasing è in larga parte pagato dalla Rai, a disposizione di dirigenti e dirigenti giornalisti;
a quanto ammonti la spesa complessiva sostenuta annualmente dalla Rai per queste autovetture in leasing. (130/741)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Sotto il profilo quantitativo, il benefit delle auto ad uso «promiscuo» – cui ricorrono, per prassi consolidata, la stragrande maggioranza delle aziende sia pubbliche che private di grandi dimensioni – è riservato ai dirigenti e ai Direttori di Testata (nel complesso, circa 300); sotto il profilo economico, il relativo costo annuo risulta pari a circa 3 milioni di euro.
Per una più completa valutazione degli elementi di sintesi sopra riportati, si ritiene opportuno evidenziare come la disponibilità di auto ad uso promiscuo per i dirigenti della Rai sia stata introdotta nell'ambito di un complesso percorso della contrattazione collettiva integrativa intrapreso dalla Rai con le parti sindacali tra il 1998 e il 1999, che ha portato al progressivo e definitivo superamento dei meccanismi di rivalutazione automatica delle retribuzioni del personale dirigente con un beneficio economico per l'azienda superiore (ad esempio abolizione delle 4 fasce retributive e dei relativi automatismi economici di incremento, introduzione di politiche retributive più flessibili legate al conseguimento degli obiettivi aziendali, abolizione dell'adeguamento contrattuale dei minimi salariali previsti per l'inquadramento).
Sotto il profilo del beneficio economico per l'Azienda, ancora, si segnala che anche senza considerare i benefici introdotti dal superamento degli automatismi retributivi, in termini assoluti l'impatto del fenomeno sui costi aziendali – come detto, pari in valore assoluto a circa 3 milioni di euro l'anno – è limitato: considerata la deducibilità fiscale di parte degli oneri a carico dell'Azienda, infatti, il costo per dirigente è inferiore di due terzi rispetto al controvalore retributivo.
AIROLA, LIUZZI, NESCI, GIROTTO, CIAMPOLILLO. – Ai componenti del Consiglio di amministrazione della Rai. — Premesso che:
la presidente del consiglio di amministrazione della Rai, dottoressa Anna Maria Tarantola, è stata funzionario generale della Banca d'Italia dall'aprile 2006 al dicembre 2008 e vice direttore generale del medesimo Istituto dal dicembre 2008 al luglio 2012;
la Banca d'Italia ha sede in Roma e che per lo svolgimento dei predetti incarichi occorre che il titolare sia presente continuativamente a Roma;
al momento della sua nomina a presidente del consiglio di amministrazione della Rai, la dottoressa Tarantola ricopriva la carica di vice direttore generale della Banca d'Italia;
la dottoressa Tarantola cumula alle pensioni INPS e Banca d'Italia, che le sono erogate per la sua attività lavorativa prestata in questo Istituto, anche l'emolumento di presidente del consiglio di amministrazione della Rai, per un importo pari a circa 300.000,00 euro;
si chiede di sapere:
se corrisponda al vero la notizia apparsa su alcuni organi di stampa, secondo cui il consiglio di amministrazione della Rai avrebbe riconosciuto al proprio presidente un'indennità di circa 80.000,00 euro annui, a titolo di rimborso forfettario per le spese di soggiorno a Roma e di trasporto tra questa città e il luogo di residenza nel nord Italia della presidente. (131/742)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.Pag. 220
Il contenuto dell'interrogazione, che riprende quanto riportato anche su alcuni organi di stampa, non è corrispondente alla realtà dei fatti.
L'importo netto corrisposto a titolo di copertura delle spese è pari a circa 24.000 euro annui.
AIROLA, LIUZZI, NESCI, GIROTTO, CIAMPOLILLO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
dal 18 al 22 febbraio 2014 si svolgerà, come tutti gli anni, a Sanremo, il Festival della canzone italiana;
per i cinque giorni di durata della manifestazione, secondo quanto riportato sugli organi di stampa, la Rai avrebbe preventivato una spesa di circa diciotto milioni di euro, di cui circa 7 andrebbero, in base alla convenzione stipulata, al comune di Sanremo;
i costi, secondo le previsioni dell'azienda, dovrebbero essere completamente ripagati dalla raccolta pubblicitaria e che, quindi, pur trattandosi di un programma di servizio pubblico, la trasmissione non comporterebbe in alcun modo l'utilizzo di risorse economiche raccolte con il canone pagato dai cittadini;
in ogni caso i costi che verrebbero sostenuti dalla Rai per la trasmissione, anche al netto dei sette milioni di euro corrisposti al comune di Sanremo, appaiono sensibilmente più elevati di quelli previsti per altre trasmissioni;
ai due conduttori della trasmissione verrebbe riconosciuto un compenso complessivamente pari a circa un milione di euro per cinque serate;
si chiede di sapere:
se i costi nel complesso sostenuti dalla Rai, ancorché ripagati dalla pubblicità, non siano suscettibili di una loro razionalizzazione e contenimento, considerata l'attuale situazione economica del Paese e la necessità di ottimizzare l'utilizzo delle scarse risorse economiche disponibili;
se i compensi corrisposti ai conduttori e agli ospiti invitati alla manifestazione, alcuni dei quali collegati anche alle case discografiche che hanno propri cantanti al Festival, possono essere ritenuti compatibili con i sacrifici economici che stanno sostenendo milioni di cittadini e lavoratori che, spesso per mantenere il posto di lavoro, sono costretti anche ad accettare una riduzione del salario;
se la Rai, in quanto società di proprietà dello Stato e che beneficia di ingenti risorse pubbliche, non debba tenere conto di questa sua natura, nel determinare l'ammontare degli emolumenti corrisposti a conduttori e artisti nelle proprie trasmissioni, in considerazione anche del limitato numero di società presenti nel mercato radiotelevisivo italiano e delle condizioni economiche in cui anche queste altre aziende operano;
se corrisponda al vero che il contratto stipulato con i conduttori del Festival preveda che il cachet pattuito sia ulteriormente incrementato in misura significativa, e sia quindi ben più elevato, dal momento che altre somme di danaro verrebbero corrisposte per lo sfruttamento dei diritti di immagine;
se il compenso per lo sfruttamento dei diritti di immagine, ove previsto, sia corrisposto direttamente ai conduttori o a società ad essi collegate;
se la Rai, ove fosse confermato quanto riportato ai due punti precedenti, non ritenga che sia in contrasto con la sua natura di azienda pubblica, cui è affidata la gestione del servizio pubblico radiotelevisivo, stipulare contratti che prevedano il riconoscimento di ulteriori somme aggiuntive, oltre il cachet, a conduttori e artisti. (132/743)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.Pag. 221
Il festival di Sanremo è un evento unico, nel panorama canoro e televisivo italiano, caratterizzato da una complessa organizzazione che richiede un impegno enorme di lavoro e di risorse durante tutto l'anno che precede le serate della messa in onda.
In termini di ascolti, da sempre il Festival di Sanremo rappresenta l'evento televisivo più visto dell'anno, se non si considerano le partite della nazionale italiana di calcio; è un evento non paragonabile con il resto della programmazione televisiva della Rai e della concorrenza. Il Festival ha forte incidenza anche sugli ascolti del resto della programmazione di Rai 1: i contenitori del day time, soprattutto LA VITA IN DIRETTA e DOMENICA IN, nelle puntate legate al Festival di Sanremo registrano i loro ascolti stagionali più elevati, livelli di ascolto non raggiungibili con la programmazione standard.
Anche il traffico web e social generato dall'evento non ha eguali nel resto dell'anno.
In termini di costi si tenga conto che la programmazione del Festival copre prima e seconda serata, quindi non è corretto confrontare i costi di una prima serata da 90-120 minuti con una serata del Festival che di solito dura oltre 200 minuti. Nonostante ciò, si consideri che anche per il Festival di Sanremo la tendenza è ad una sensibile diminuzione di costi grazie, non solo alla politica di calmierazione dei costi in linea con la spending review, ma anche grazie all'ulteriore diminuzione dell'esborso per la convenzione con il comune di Sanremo che per il triennio 2015-2017 scenderà dagli attuali 7 milioni di euro a circa 5.
Il Festival di Sanremo, in definitiva, non è solo un patrimonio di Rai 1 e della Rai, fa parte della cultura e della tradizione italiana; ciò lo rende, di fatto, non paragonabile a nessun'altra trasmissione sotto il profilo non solo dei costi ma anche dei ricavi.
Al riguardo, si ricorda che dal bilancio Rai, redatto secondo le norme sulla contabilità separata, emerge uno squilibrio tra ricavi e costi che evidenzia come una parte degli impegni e degli oneri del servizio pubblico vengano finanziati con la pubblicità.
CENTINAIO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
sui canali della Televisione pubblica va in onda una pubblicità della società Obiettivo Risarcimento che si occupa di gestione dei danni alla persona finalizzata all'ottenimento di un risarcimento per i casi di mala sanità;
la tutela dei diritti del malato è sacrosanta, e il comportamento del medico che colposamente (ossia con negligenza, imperizia o imprudenza) procura al paziente un peggioramento delle sue condizioni di salute, oltre a dare vita ai presupposti per un risarcimento del danno, può integrare anche il reato di lesioni personali colpose (articolo 590 codice penale) oppure (in caso di decesso del paziente a causa dell'errore) il reato di omicidio colposo (articolo 589 codice penale);
la pubblicità in questione sembra quasi voler insinuare negli spettatori l'idea che gli sbagli dei medici avvengono regolarmente e frequentemente, scatenando una conseguente reazione di sfiducia nei confronti del sistema sanitario;
si chiede di sapere:
se la Direzione generale della Rai non ritenga inopportuno che il servizio televisivo pubblico mandi in onda una pubblicità che potrebbe essere lesiva dell'immagine della categoria dei medici e che potrebbe generare una condizione diffusa di sfiducia nei confronti del sistema sanitario. (133/744)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
Per lo spot «Obiettivo risarcimento – come avviene sistematicamente per qualsiasi spot – la Rai ha provveduto a verificarne l'opportunità della messa in onda ai Pag. 222sensi di quanto disposto dall'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria (IAP), nonché a quanto previsto dal vigente Codice Etico e dalla «Guida per la realizzazione della pubblicità diffusa dalla Rai».
Ciò premesso, per quanto concerne i contenuti dello spot – andato in onda per la prima volta nel 2011 – si è evidenziato l'utilizzo di termini riconducibili alla «possibilità» di rivalsa e non ovviamente alla certezza, senza peraltro riscontrare profili di denigrazione nei confronti della categoria dei medici. Peraltro, in tre anni di programmazione, nessun medico – né come singolo né come ordine e/o associazione – ha mai eccepito alcunché allo spot né è mai pervenuta alla Rai alcuna richiesta di delucidazioni da parte delle competenti Authority.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
i principi di indipendenza, obiettività e completezza sono i cardini sui quali costruire l'informazione, specialmente quella diffusa attraverso i canali del servizio pubblico radiotelevisivo;
il Testo Unico della radiotelevisione di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, il quale ha raccolto le previgenti disposizioni contenute nella legge 14 aprile 1975, n. 103, nella legge 6 agosto 1990, n. 223 e nella legge 3 maggio 2004, n. 112, sulla base dei principi citati, individua il servizio pubblico radiotelevisivo quale «servizio di preminente interesse generale ... in quanto volto ad ampliare la partecipazione dei cittadini e a concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese»;
l'articolo 75 «Doveri del personale» del Codice Etico della Rai prevede che «in relazione ai contesti in cui si trovino ad espletare la propria attività, dipendenti e collaboratori sono, inoltre, tenuti ad effettuare le più opportune valutazioni al fine di evitare situazioni e comportamenti che possano esporre a nocumento gli interessi e/o l'immagine di Rai»;
in data martedì 21 gennaio scorso è andata in onda una nuova puntata della trasmissione condotta da Giovanni Floris «Ballarò»; il talk show di Rai Tre si caratterizza per una introduzione satirica del comico Maurizio Crozza;
l'intervento del comico genovese ha avuto toni fortemente offensivi, insultanti e gravemente lesivi della dignità degli esponenti di Forza Italia e del suo leader Silvio Berlusconi; in particolare, si è fatto riferimento all'incontro del presidente Berlusconi con il segretario del Pd Matteo Renzi, avvenuto presso la sede del Partito Democratico, a proposito del quale il comico ha dichiarato: «è stato un evento storico. Berlusconi è entrato nella sede del Pd, ma purtroppo hanno bloccato all'ingresso l'enorme cavallo di legno che Silvio si era portato, il famoso cavallo pieno di troie»; «un pregiudicato si aggira per la sede del Pd»;
l'utilizzo del turpiloquio, da parte di Crozza è sistematico e non può in nessun modo essere assimilato alla satira ancor più considerando la messa in onda del programma in prima serata, con un'elevata visibilità; il conduttore Giovanni Floris, non è intervenuto in alcun modo per dissociarsi dalle dichiarazioni del comico, ma al contrario ha mostrato apprezzamento e compiacimento per le ripetute volgarità di Crozza, il quale non è nuovo ad episodi di questo tipo;
tra gli ospiti della puntata, inoltre, a fronte dell'on. Maria Elena Boschi, parlamentare del Partito Democratico, non era presente nessun esponente di Forza Italia e più in generale lo schieramento di centrodestra è risultato fortemente sottorappresentato; gli altri ospiti presenti sono stati l'on. Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia), il sen. Pier Ferdinando Casini (Udc), Edward Luttwak (politologo), Alessandro Sallusti (Il Giornale), Beppe Severgnini (giornalista del Corriere della sera e scrittore), Livia Salvini (professoressa), Roberta De Monticelli (filosofa);
se i vertici Rai non ritengano necessario assumere iniziative di propria competenza Pag. 223in ordine alle dichiarazioni offensive, volgari e lesive del decoro di un'intera parte politica del comico Maurizio Crozza, assolutamente non rispettose dei principi propri del servizio pubblico radiotelevisivo, anche alla luce di quanto previsto dalle disposizioni del Codice Etico Rai richiamate in premessa, e considerando anche la messa in onda in prima serata del programma;
si chiede di sapere:
se i vertici Rai non ritengano opportuno promuovere un provvedimento di richiamo nei confronti del giornalista e conduttore di «Ballarò» Giovanni Floris il quale non ha interrotto Crozza, né si è dissociato dalle sue gravi dichiarazioni ma anzi ha mostrato compiacimento, venendo meno agli specifici obblighi richiamati in premessa, previsti dal Codice Etico Rai;
se il Presidente e il Direttore generale della Rai non ritengano di assumere iniziative finalizzate a promuovere il rispetto dei principi del pluralismo politico, in particolare nei programmi di approfondimento. (134/745)
RISPOSTA. – In riferimento all'interrogazione sopra indicata s'informa di quanto segue.
Per quanto concerne la «copertina di Crozza», che come da scaletta apre il programma Ballarò, questa rientra nella fattispecie della satira.
Su tale genere di espressione artistica la giurisprudenza ha affermato che «la peculiarità della satira, che si esprime con il paradosso e la metafora surreale, la sottrae al parametro della verità e la rende eterogenea rispetto alla cronaca; a differenza di questa che, avendo la finalità di fornire informazioni su fatti e persone, è soggetta al vaglio del riscontro storico, la satira assume i connotati dell'inverosimiglianza e dell'iperbole, per destare il riso e sferzare il costume» (Cassazione, 8 novembre 2007, n. 23314).
Ciò premesso è in tale contesto che vanno inquadrate le battute del monologo di Crozza nonché il comportamento del conduttore Floris che non commenta affatto quanto detto nella copertina, proprio in virtù del fatto che si tratta di una pagina di satira sganciata dal successivo dibattito informativo.
BRUNETTA E SANDRA SAVINO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la legge n. 92 del 30 marzo 2004 recante l'istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati», ha individuato nel 10 febbraio il cosiddetto giorno del ricordo, cioè la data in cui annualmente avviene la commemorazione delle vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano dalmata avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nell'immediato dopo guerra a seguito dell'occupazione dell'esercito jugoslavo di territori in precedenza italiani;
all'articolo 1, comma 2, la citata legge per la giornata del 10 febbraio prevede «iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate»;
indicativamente si può parlare di 6.000-7.000 cittadini italiani uccisi nelle foibe, alle quali vanno aggiunte più di 3.000 persone scomparse nei gulag durante la dittatura di Tito, in quanto oppositori del regime; si parla inoltre di 300 mila esuli italiani costretti ad abbandonare le proprie case;
le drammatiche vicende vissute da migliaia di cittadini italiani sono rimaste in una condizione di oblio per quasi mezzo secolo, a causa di un vergognoso e colpevole silenzio anche delle istituzioni;Pag. 224
è doveroso far conoscere e diffondere questa pagina di storia alla comunità nazionale e alle giovani generazioni, non solo attraverso i percorsi didattici, ma anche promuovendo quegli eventi e quelle manifestazioni di profilo storico e culturale che abbiano come tema i fatti legati a quella drammatica stagione;
presso il Rossetti, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia di Trieste, è stato allestito uno spettacolo teatrale attraverso una forma di «musical civile» intitolato «Magazzino 18» scritto e interpretato dal cantautore Simone Cristicchi; lo stesso spettacolo è stato poi messo in scena, con successo, presso il Teatro Sala Umberto di Roma e in alcuni teatri in numerose località dell’ex Jugoslavia;
l'opera ha riscosso un unanime successo di pubblico e di critica, meritando il plauso delle associazioni degli esuli per l'alto valore culturale e storico della rappresentazione, che ha offerto con equilibrio e onestà intellettuale uno spaccato di quei fatti accaduti in una delle fasi più difficili e delicate della storia del nostro Paese;
la Rai, dopo aver mostrato un iniziale interesse alla trasmissione dello spettacolo su RaiUno, non avrebbe poi effettivamente confermato la programmazione, di fatto bloccando la prevista messa in onda;
si chiede di sapere:
se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano necessario chiarire in merito alle notizie ufficiose relative ad un eventuale interesse da parte della Rai alla messa in onda dello spettacolo, al quale non sarebbe stato dato seguito;
se i vertici della Rai non ritengano opportuno assumere le iniziative di propria competenza al fine di promuovere l'effettivo inserimento nei palinsesti delle reti generaliste della Rai dello spettacolo intitolato «Magazzino 18», per offrire ad un vasto pubblico l'opportunità di conoscere e approfondire, attraverso un momento di intrattenimento, una pagina importante della storia del nostro Paese che per tanti anni è stata ignorata, tutto ciò in piena coerenza con il ruolo di servizio pubblico svolto dalla Rai. (135/746)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata, si rinvia al riscontro sullo stesso tema già fornito all'interrogazione con prot. n. 736 del sen. Gasparri; comunque, nello specifico, si informa che Rai Uno con «Porta a porta», in seconda serata, presenterà lo spettacolo di Simone Cristicchi «Magazzino 18» (dedicato ai 350 mila italiani di Fiume, Istria e Dalmazia che, all'indomani del trattato di pace del 1947, abbandonarono i propri beni per avventurarsi verso un'Italia disastrata dalla guerra), che sarà trasmesso il 10 febbraio p.v. al termine del programma condotto da Bruno Vespa (ore 23:50 circa).
AIROLA, BRESCIA, D'INCÀ, FRACCARO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
la Rai, pur nel rispetto dell'autonomia che deve sempre contraddistinguere l'attività giornalistica, deve garantire, coerentemente con la sua missione di servizio pubblico, un'informazione corretta ed equilibrata;
la missione di servizio pubblico della Rai deve altresì assicurare qualità e pluralismo dell'informazione, così da consentire a ciascun cittadino-utente di potersi autonomamente formare opinioni ed idee e partecipare in modo attivo e consapevole alla vita democratica del Paese;
l'informazione della Rai deve essere assolutamente rispettosa dei principi sulla qualità dell'informazione stabiliti agli articoli 3, 7 e 45 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e agli articoli 2, commi 3 e 4, del vigente contratto di servizio;
la Rai riceve dallo Stato, e quindi da tutti i cittadini-utenti una somma pari a circa un miliardo e settecentocinquanta milioni di euro proprio per assicurare loro, tra le altre cose, un'informazione che Pag. 225risponda a quei criteri di imparzialità e correttezza di cui alle citate disposizioni;
nei giorni scorsi tutte le testate giornalistiche della Rai, nel riferire dell'ostruzionismo parlamentare condotto alla Camera dal Movimento 5 stelle sul decreto-legge n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia, hanno posto l'accento principalmente sul fenomeno ostruzionistico in sé, senza spiegare le ragioni politiche della protesta parlamentare, finalizzata a tutelare una importante risorsa economica, appartenente a tutti gli italiani, quali sono le riserve della Banca d'Italia;
in tutti i telegiornali si è evidenziata quale unica conseguenza per i cittadini della mancata conversione del decreto-legge il pagamento della seconda rata dell'IMU, tacendo che il Movimento aveva chiesto lo stralcio della parte del decreto relativa alla Banca d'Italia, reale obiettivo del suo ostruzionismo, così da evitare il pagamento dell'imposta sulla casa;
non è stato fatto osservare che un decreto-legge dal contenuto così eterogeneo, perché metteva insieme disposizioni così diverse come quelle sull'IMU e sulla riforma dell'assetto proprietario della Banca d'Italia, presentava profili di dubbia legittimità costituzionale, che avrebbero dovuto indurre il Presidente della Repubblica a non procedere alla sua emanazione;
non è stata riportata neanche la tesi sostenuta dal Movimento, secondo cui il predetto decreto, oltre ad essere di assai dubbia legittimità costituzionale, violava altresì il disposto dell'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988, secondo cui il contenuto dei decreti-legge «deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo»;
non sono state spiegate le ragioni sostanziali per le quali il Movimento era contrario alle disposizioni sul nuovo assetto proprietario della Banca d'Italia, che, così come previsto nel decreto-legge, si configura come un vero e proprio regalo di risorse pubbliche agli azionisti privati delle banche. Non è stato quindi sottolineato nei servizi come il Movimento abbia agito per la difesa di un bene pubblico;
si chiede di sapere:
se la presidente Tarantola non ritenga che rientri tra i compiti istituzionali della Rai, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, quello di assicurare un'informazione completa, equilibrata e indipendente, affinché i cittadini possano liberamente formarsi opinioni e idee;
quali misure la Presidenza della Rai intenda assumere al fine di garantire un'informazione rispettosa dei principi dell'imparzialità, dell'indipendenza e del pluralismo. (136/752)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
In merito alla vicenda riguardante l'approvazione del Decreto-Legge n. 133 (cosiddetto «Decreto Imu-Bankitalia») la Rai ritiene di aver fornito un'informazione corretta ed equilibrata su tale questione.
Nelle diverse edizioni dei telegiornali, infatti, è stato evidenziato sia che il decreto in oggetto conteneva accanto alla abolizione della seconda rata IMU 2013 norme inerenti la Banca d'Italia, sia che il Movimento 5 Stelle protestava proprio per questa scelta di abbinare queste due tematiche in un unico testo legislativo.
A titolo esemplificativo, si riportano di seguito alcuni elementi sull'informazione fornita dalle diverse testate.
TG1 DEL 29 GENNAIO 2014
Edizione 13.30
Lancio del servizio ore 13.30.21 – 13.32.36
«Corsa contro il tempo alla camera per approvare il decreto IMU-BANKITALIA che scade oggi a mezzanotte. Se non sarà convertito, tornerà in vigore la seconda rata dell'IMU che quindi dovrà essere pagata. Attualmente la seduta è sospesa. I Cinque Stelle responsabili dell'allungamento dei Pag. 226tempi di approvazione del provvedimento, stanno valutando se porre fine all'ostruzionismo. Angelo Polimeno».
Servizio di Angelo Polimeno:
«C’è il rischio, per gli italiani, di dover pagare la seconda rata dell'IMU nel braccio di ferro in atto alla Camera. I Cinque Stelle che stamane in aula hanno ripreso l'ostruzionismo sul decreto IMU-BANKITALIA che scade a mezzanotte, poco fa hanno chiesto e ottenuto un'ora di pausa per decidere se proseguire o no con la protesta nei confronti del governo che ha risposto no alla loro richiesta di scorporare il provvedimento e delle altre forze di maggioranza. Ma a questo punto se il movimento di Grillo non cambierà atteggiamento alla Presidente Boldrini non resterà altra strada che quella di ricorrere alla cosiddetta ghigliottina estremo rimedio mai adottato prima, e che consente di troncare il dibattito per passare subito al voto salvare il decreto.
Andrea Cecconi MoVimento 5 Stelle: “mettere la tagliola sarebbe un atto assurdo. La prima volta nella Repubblica che il Presidente della Camera si arroga il diritto di tappare la bocca alle opposizioni”. Mentre riflettono sulla protesta contro il decreto IMU nessun cedimento arriva dai Cinque Stelle contro Napolitano tanto che gli attivisti vengono invitati a segnalare l'atto più grave compiuto dal Capo dello Stato e per il quale vorrebbero che si dimettesse. Clima tesissimo dunque, quello dei Cinque Stelle, dicono dal PD: è un atteggiamento irresponsabile, faremo di tutto per salvare il decreto. Se gli italiani dovranno pagare l'IMU, sanno che è colpa di Grillo, dice Librandi Scelta Civica, e Costa Nuovo Centrodestra sottolinea: “i costi dell'ostruzionismo dei Cinque Stelle, rischiano di essere caricati sulle spalle dei cittadini che si troverebbero gravati dall'onere di pagare la seconda rata dell'IMU. Questo per noi è inaccettabile, chiederemo alla Presidente che faccia approvare entro la giornata di oggi il provvedimento”. Si tronchi il dibattito, i cittadini, dice Forza Italia, non devono pagare l'IMU.».
Edizione 17.00
Lancio collegamento ore 17.03.26 – 17.05.00: da Montecitorio Angelo Polimeno
«E a Montecitorio è corsa contro il tempo per approvare il decreto IMU-BANKITALIA che scade oggi. Se non sarà convertito tornerà in vigore la seconda rata dell'imposta sulla casa. E continua l'ostruzionismo dei Cinque Stelle, ci dice tutto in diretta Angelo Polimeno».
Collegamento da Montecitorio con Angelo Polimeno:
«Buon pomeriggio. È ancora braccio di ferro alla Camera dove continua l'ostruzionismo dei Cinque Stelle sul decreto IMU-BANKITALIA che scade alla mezzanotte di oggi, e dunque resta in piedi per gli italiani il rischio di vedersi costretti a pagare la seconda rata dell'IMU sulla prima casa. Anche la pausa chiesta a metà giornata dai Cinque Stelle per riflettere non ha sortito effetti, il Movimento di Grillo insiste nel chiedere di scorporare il provvedimento e di votare separatamente sull'IMU, ma anche la posizione del Governo non cambia, dunque il Governo dice no, e a questo punto più si avvicina la decadenza del decreto, più cresce la possibilità che la Presidente Boldrini, che ha cercato di tutto per evitarlo, si veda costretta a porre rimedio nell'unica maniera possibile, ovvero ricorrendo alla cosiddetta ghigliottina. Il provvedimento che chiude il dibattito accelera il voto che in questo modo ci potrebbe essere in giornata. Tra poco potrebbe essere convocata una capigruppo ed è in quella sede che la Boldrini potrebbe comunicare la sua decisione. I Cinque Stelle già dicono che applicare la ghigliottina sarebbe come mettere un bavaglio al Parlamento, ma i partiti di maggioranza, il Partito Democratico, in Nuovo Centrodestra, Scelta Civica, e anche all'opposizione Forza Italia chiedono che si vota oggi e che si eviti agli italiani di pagare la seconda rata dell'IMU sulla prima casa.».
Edizione 20.00
Lancio servizio ore 20.02.26 – 20.08.21:
«La camera approva il decreto IMU-BANKITALIA che contiene la norma che Pag. 227cancella la seconda rata della tassa sulla casa. Poco fa il voto finale, arrivato dopo la decisione della presidente Boldrini di bloccare d'autorità l'ostruzionismo dei Cinque Stelle. Angelo Polimeno».
Servizio Angelo Polimeno
«(Presidente Boldrini) “La presidenza si vede costretta a procedere direttamente al voto finale” C’è voluta la cosiddetta ghigliottina provvedimento mai adottato prima da un presidente della Camera, per mettere fine all'ostruzionismo di Cinque Stelle sul decreto IMU-BANKITALIA. Scongiurarne la decadenza, evitare di far pagare agli italiani la seconda rata dell'IMU. La Boldrini che si è vista costretta a convocare un'altra assemblea dei capigruppo, e a disporre la fine del dibattito e l'avvio del voto finale sul testo, per tutta la giornata aveva cercato ma invano di evitare questa soluzione drastica. Protestano i Cinque Stelle, la tagliola, dice Casaleggio, non esiste, è una decisione extra procedurale.
(Laura Castelli Movimento 5 Stelle) “La Boldrini, ricattata da questo governo incapace, mette la museruola alle opposizioni. Tutto questo per regalare sette miliardi e mezzo di euro alle banche, camuffate dietro l'eliminazione dell'IMU”. Il decreto viene approvato, i cinque stelle mostrano cartelli di protesta, tutte le opposizioni, pur non partecipando all'ostruzionismo, contestano il decreto nella parte che riguarda BANKITALIA. Ma evitarne la caduta, dice Forza Italia, era necessario per evitare che gli italiani dovessero pagare la seconda rata IMU. La maggioranza difende il provvedimento, speranza del PD, il Nuovo Centro Destra con Costa, Scelta Civica con Librandi definiscono irresponsabile l'atteggiamento del Movimento di Grillo che ha rischiato, denunciano, di addebitare un'altra tassa agli italiani.
(Lorenzo Dellai Popolari per l'Italia) «È stata una decisione grave ma ineccepibile della Presidente Boldrini per garantire l'approvazione di un decreto in scadenza a fronte di un comportamento assolutamente ostruzionistico di una parte dell'opposizione”.».
Edizione notturna
Lancio del servizio ore 01.10.01 – replica del servizio di Angelo Polimeno delle ore 20.00
TG1 DEL 30 GENNAIO 2014
Edizione 08.00
Lancio del servizio ore 08.06.06 – replica del servizio di Angelo Polimeno delle ore 20.00
Edizione 13.30
lancio servizio ore 13.30.25:
«Tensione altissima questa mattina a Montecitorio dopo aver chiesto l'impeachment per Giorgio Napolitano i Cinque Stelle hanno occupato l'aula di due commissioni parlamentari sfiorando lo scontro fisico con alcuni deputati degli altri schieramenti. Tutte le forze politiche vanno all'attacco dei Grillini, sono stati blindati gli uffici della Presidenza della Camera, circostanza che non era mai accaduta nella storia della Repubblica. I servizi di Claudia Mazzola e poi di Sonia Sarno.».
Servizio di Claudia Mazzola:
«Parlamento preso d'assalto dai Cinque Stelle ieri l'Aula che diventa un ring con Stefano Dambruoso Scelta Civica e Loredana Lupo Cinque Stelle che arrivano allo scontro fisico.
(Loredana Lupo Movimento 5 Stelle) “È un uomo di due metri, io sono un metro e sessanta” Dambruoso poi si scuserà sottolineando però di aver fatto solo il suo dovere. Ma è la reazione dei Grillini alla ghigliottina imposta dalla Presidente della Camera Laura Boldrini per consentire il via libera al decreto IMU-BANKITALIA contestato dai Cinque Stelle e dai Fratelli D'italia. Oggi la protesta dilaga nelle commissioni, questa è la giustizia dove la seduta non comincia perché il Deputato grillino Vittorio Ferraresi occupa i banchi della Presidenza, mi alzerò quando la Boldrini e Dambruoso si dimetteranno. Poi la bagarre si sposta all'Affari Costituzionali, i Cinque Stelle accusano Pd e Forza Italia di un blitz per tagliarli fuori dal voto sul testo base. E scintille in sala stampa dove il grillino Di Battista cerca di fermare il capogruppo PD speranza mentre sta per rilasciare una Pag. 228dichiarazione. Blindati gli uffici della Presidente Boldrini con le porte sbarrate chiuse dall'interno, non era mai successo.»
Servizio di Sonia Sarno
«Napolitano non è più il garante dei diritti costituzionali. È con questa motivazione che i Grillini chiedono la messa in stato d'accusa del Capo dello Stato. L'elenco delle imputazioni che gli rivolgono è lungo. I vertici di maggioranza innanzitutto si fanno al colle escludendo puntualmente l'opposizione.
(Luigi Di Maio Movimento 5 Stelle) “Se qualcuno oggi vuole ancora a dubitare del fatto che il Presidente della Repubblica da arbitro è diventato un giocatore sceso in campo con la fascia di capitano di una parte della politica italiana, se qualcuno vuole ancora dubitare non so, credo abbia gli occhi chiusi o non ci sente, perché tutto ormai, tutte le cose che sta facendo, sono per una parte” i Grillini continuano con le accuse a Napolitano, mancato rinvio alle camere di leggi incostituzionali, abuso del potere di grazia grave interferenza nei procedimenti giudiziari sulla trattativa Stato-mafia, abuso della decretazione d'urgenza da parte del Governo. Ci aspettavamo da Napolitano un atto di dignità e di dimissioni, incalzano, ora non si può fare altro che procedere con lo stato d'accusa. Sarà muro contro muro senza ripensamenti.
Edizione 17.00
Lancio servizio 17.02.01
«È sempre altissima tensione a Montecitorio. Dopo aver chiesto l'impeachment del Capo dello Stato, continua la protesta dei Cinque Stelle. Stamane occupate due commissioni parlamentari. Sfiorato lo scontro fisico con alcuni deputati degli altri partiti. Tutte le forze politiche condannano le azioni dei Grillini, “episodi gravissimi” li definisce la Presidente Boldrini. Blindati i suoi uffici, non era mai accaduto. Claudia Mazzola.».
Servizio di Claudia Mazzola:
«Napolitano non è più il garante dei diritti costituzionali. È con questa motivazione che i Grillini chiedono la messa in stato d'accusa del Capo dello Stato. Per i Grillini il Quirinale sarebbe responsabile di una sorta di Governo presidenziale e di aver escluso le forze di minoranza dal confronto sulle riforme e ancora di ingerenze sulla trattativa Stato-mafia. A Montecitorio è battaglia totale, il Movimento diserta l'aula, dopo una mattinata di proteste seguite alla bagarre di ieri sera e finite con la quasi colluttazione tra Dambruoso Scelta Civica e la grillina Lupo. La reazione alla ghigliottina imposta dalla Presidente della Camera Laura Boldrini per consentire il via libera al decreto IMU-BANKITALIA contestato dai Cinque Stelle e da Fratelli d'Italia si propaga nelle commissioni, prima la Giustizia, poi l'Affari Costituzionali, fino alla Sala Stampa con il capogruppo PD Speranza e il Cinque Stelle Di Battista ad un passo dalle mani. Alcune deputate PD tra cui la Moretti, poi annunciano querela contro gli insulti a sfondo sessuale urlati dal grillino De Rosa. Episodi e insulti sessisti gravissimi, commenta la Presidente Boldrini, i cui uffici, mai successo nella storia, vengono blindati. Condanna trasversale da tutte le forze politiche contro la richiesta di impeachment, vogliono far saltare la democrazia, accusa il PD, quella dei Grillini non è opposizione ma violenza eversiva, dice Forza Italia.
Edizione 20.00
Lancio servizio ore 19.58.01: servizio Claudia Mazzola
«Giornata ad altissima tensione, alla camera. Dopo i disordini, ieri sera in aula, oggi, il Movimento Cinque Stelle ha occupato due commissioni di Montecitorio impedendo, di fatto, i lavori e sfiorando, in più occasioni, lo scontro fisico con deputati degli altri schieramenti. Ad alimentare le polemiche, la richiesta dei Grillini di mettere in stato d'accusa il Presidente Napolitano. Claudia Mazzola, poi Cecilia Primerano».
Servizio di Claudia Mazzola
«Montecitorio non sono ancora le nove ma i cinque stelle stanno già dando battaglia protestano contro la cosiddetta ghigliottina sulla quale annunciano ricorso alla corte costituzionale, applicata ieri dalla Presidente Boldrini per arrivare al via libera sul decreto IMU BANKITALIA la tensione e altissima si naviga a vista questa è la giustizia “ci sono dei nostri dentro e non Pag. 229possiamo entrare” si tratta del deputato Cinque Stelle Vittorio Ferraresi che autonomamente decide di occupare i banchi della Presidenza, mi alzerò quando la Boldrini si dimetterà. Ma la bagarre Cinque Stelle continua si sposta all'Affari Costituzionali materia caldissima, i Cinque Stelle accusano PD e Forza Italia di un blitz per tagliarli fuori dal voto sul testo base della riforma elettorale. Le scintille entrano in sala stampa il capogruppo PD Speranza e il Cinque Stelle Di Battista a un passo dalle mani “che fai mi tocchi” “no non ti tocco” “perché blocchi la democrazia, state bloccando la democrazia” “l'Italia ha fame Speranza, perché ti comporti in questo modo, gli italiani hanno fame e voi gli avete tolto il pane” il Movimento e diviso, ci sono i pompieri e quelli che invece la protesta vorrebbero cavalcarla. A pranzo riunione alla ricerca di una strategia, nel pomeriggio disertano l'aula forse lo faranno anche nei prossimi giorni, dicono in conferenza stampa a fine pomeriggio, e annunciano l'ipotesi di chiedere le dimissioni alla Presidente della Camera mentre Grillo lancia l'hashtag la nuova resistenza, siamo noi, dice, e posta questo video messaggio attacca la riforma elettorale, la Boldrini e scalda i suoi. (Beppe Grillo) “ la democrazia non c’è più, io vengo domani li per abbracciarvi, perché siete dei guerrieri meravigliosi” e nel valzer degli attacchi stamattina quello più duro, la richiesta di impeachment al capo dello stato accusato dai cinque stelle di non essere più il garante dei diritti costituzionali. (Luigi Di Maio Movimento 5 Stelle) “tutto ormai, tutte le cose che sta facendo, sono per una parte” ma il Movimento sull'impeachment è spaccato.».
Servizio di Cecilia Primerano
«Scatta alle diciannove e quaranta di ieri la tagliola della Boldrini all'ostruzionismo delle opposizioni, e come un plotone i Grillini partono all'assalto dello scranno della Presidenza, con alcuni Parlamentari di Fratelli D'Italia, sono imbavagliati e furibondi, portano cartelli con su scritto corrotti, a dargli la carica gli altri Cinque Stelle in piedi sui banchi. Se non e un ring poco ci manca, quando arriva lo scontro fisico tra il questore Dambruoso e la Grillina Loredana Lupo, aggressione, denuncia lei, che chiede le dimissioni del deputato di Scelta Civica, scuse si ma non lascio, replica lui. (Stefano Dambruoso Scelta Civica) “rivedendo a mente fredda, perché nella concitazione del clima, nell'enorme violenza che proveniva da una pluralità di soggetti che cercavano di raggiungere la terza carica dello stato per cui eravamo stati chiamati li per tutelare appunto lo scranno dove risiedeva, ebbene evidentemente con una mente molto più lucida, più fredda, dico che potevo evitare quel gesto me ne dispiace ho chiesto scusa alla collega Lupo che è una collega che stimo” (Loredana Lupo Movimento 5 Stelle) “non ha chiesto scusa intanto personalmente a me, io ho letto un'ANSA riguardo, e più che una scusa era una giustificazione. Comprenderà che è un uomo di quasi due metri, che una persona come me di un metro e sessanta, fa un po’ paura. Nel momento in cui ho detto guardi che non si può permettere io la denuncio, lui mi ha solo detto lo faccia” (Stefano Dambruoso Scelta Civica) “azioni di squadrismo come quelle dell'altro giorno nell'occupazione dell'aula, davvero i deputati lungo corso, non io che sono appena arrivato qui alla Camera, avevano mai visto negli ultimi anni. Ecco qui io credo che davvero dobbiamo porre grande attenzione senza sottovalutare questo tipo di condotta” (Loredana Lupo Movimento 5 Stelle) “son scesa con estrema calma verso i banchi del Governo, questo non giustifica un atto così da picchiatore nei miei confronti”.»
Si trascrivono alcuni stralci riguardanti le edizioni del TG2
Tg2 ore 13 mercoledì 29 gennaio
Lancio del servizio da parte del conduttore in studio (ore 13 02’ 20»):
«È scontro durissimo nell'aula della Camera sul decreto IMU che scade questa notte. Il provvedimento contiene anche il riassetto di Bankitalia contestato dal movimento 5 Stelle con un forte ostruzionismo.
Servizio di Luciano Ghelfi:
«Interventi su interventi, continui richiami a ogni appiglio regolamentare. Ostruzionismo duro d parte del movimento Pag. 2305 stelle per impedire il varo del decreto che cancella la seconda rata Imu ma insieme rivaluta le quote della banca d'Italia.
...E sul decreto in discussione i 5 Stelle avanzano una richiesta». Testualmente il sonoro di Alessio Villarosa spiega: «Se voglio fanno un decreto sull'Imu, solo ed esclusivamente sull'IMU, e non fanno pagare l'IMU agli italiani. Perché mettere Banca d'Italia in mezzo all'IMU ?». Il giornalista poi riferisce che per lo scorporo del decreto è anche Fratelli d'Italia.
Tg2 ore 18,15 mercoledì 29 gennaio
Servizio di Giuseppe Carboni: «In tutto sono 106 i deputati del movimento e tutti hanno preso e prenderanno la parola in aula. Una forma di ostruzionismo a oltranza con un obiettivo: far decadere il decreto Imu Bankitalia sul quale il governo ha posto la questione di fiducia e che scade alla mezzanotte di oggi. Una battaglia parlamentare in corso da due giorni. Lo scopo vero dei 5 stelle e far saltare la parte che riguarda Bankitalia e che prevede la rivalutazione delle quote. Valore 7 miliardi e mezzo, un regalo a banche e assicurazioni, sostengono. Solo che il decreto comprende al suo interno anche la parte che prevede l'abolizione della seconda rata Imu, e quindi – in caso di decadenza – tornerebbe lo spettro del pagamento della tassa sulla casa. Cifra tonda, 2 miliardi e 200 milioni di euro. Per questo la maggioranza tuona: i 5 stelle sono irresponsabili. Accuse infondate, prive di senso replicano dal movimento, visto che da sempre siamo contrari all'Imu. E rilanciano. Noi sospendiamo l'ostruzionismo a patto che sia approvato in commissione in sede deliberante una proposta di legge che eviti il pagamento dell'Imu sulla prima casa oppure che siano stralciate le norme su BANKITALIA. D'accordo con loro Lega, Sel e Fratelli d'Italia. E così l'approvazione del decreto diventa una corsa contro il tempo...».
Tg2 ore 20,30 mercoledì 29 gennaio
Dopo aver riferito in diretta con Luciano Ghelfi degli incidenti nell'aula di Montecitorio avvenuti pochi minuti prima e spiegando sempre che il decreto prevedeva sia norme sull'IMU che sulla Banca d'Italia, il Tg ha trasmesso una dichiarazione dell'on. Laura Castelli (Movimento 5 Stelle) che testualmente diceva: «La Boldrini, ricattata da questo governo incapace, mette la museruola alle opposizioni. Tutto questo per regalare 7 miliardi e mezzo alle banche, camuffate dietro l'eliminazione dell'Imu».
Ancora nell'edizione delle 13 di sabato 1o febbraio, tornando sulle sanzioni in discussione per i parlamentari autori dei disordini in aula, il Tg2 dava voce all'on. Carla Ruocco che aveva modo di spiegare testualmente: «la verità è che sono stati regalati 7 miliardi e mezzo dei soldi dei cittadini alle banche private. Noi ci siamo opposti a questo. Non vogliamo che quello che è accaduto, cioè la nostra protesta, venga strumentalizzato per nascondere questo furto».
Appare quindi evidente che il Tg2 ha compiuto fino in fondo il proprio dovere di servizio pubblico, assicurando ai propri telespettatori una informazione completa, equilibrata e indipendente, che possa consentire a tutti i cittadini di conoscere le opinioni di tutte le forze politiche (Movimento 5 Stelle compreso) e liberamente formarsi opinioni e idee.
In occasione delle concitate sedute parlamentari dedicate alla conversione in legge del decreto Imu-Bankitalia, in ogni servizio trasmesso e in ogni commento dei giornalisti del tg3 Pierluca Terzulli, Mariella Venditti, Floriana Bertelli, Tatiana Lisanti, Rita Cavallo e Francesca Lagorio è stata offerta un'informazione completa dei fatti attraverso il racconto dell'iniziativa politica del Movimento Cinque Stelle che, parole testuali, ha «denunciato l'anomalia di un decreto varato per favorire banche e assicurazioni».
In ogni servizio il punto di vista del Movimento Cinque Stelle è ampiamente documentato attraverso dichiarazioni e immagini prese anche dal sito del M5S, come nel caso della bagarre in aula in seguito al voto finale per la conversione in legge del decreto e, il giorno successivo, nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera.
La vicenda del deputato questore Stefano Dambruoso che colpisce la deputata Loredana Lupo è documentata con immagini Pag. 231ripetute due volte nelle stesso servizio in tre edizioni diverse del tg3. La polemica tra il capogruppo pd Roberto Speranza e il deputato M5S Alessandro Di Battista, è descritta con ampi contributi sonori dei protagonisti trasmessi in tre edizioni diverse del tg3.
Le polemiche tra i parlamentari del Movimento Cinque Stelle e la presidente della Camera Laura Boldrini e sul decreto Imu-Bankitalia sono raccontate a partire dal 24 gennaio con dichiarazioni tratte dalla sala stampa di Montecitorio e dal dibattito in aula dei deputati e senatori del Movimento Cinque Stelle Danilo Toninelli, Vito Crimi, Silvia Giordano, Paola Carinelli, Giorgio Sorial, Roberto Fico, Maurizio Buccarella e Luigi Di Maio.
TG PARLAMENTO
Il Tg Parlamento ha dedicato ampio spazio all'iter del decreto IMU/Bankitalia a partire dal 23 gennaio 2014, data dell'inizio dell'esame in aula alla Camera. Il Tg Parlamento ha realizzato 13 tra servizi chiusi e collegamenti nelle diverse edizioni quotidiane (mattina, pomeriggio e notte), dando ampia e circostanziata rappresentazione del punto di vista dei diversi gruppi parlamentari.
Di seguito l'elenco completo dei servizi andati in onda dal 23 al 30 gennaio 2014.
23.01 POMERIGGIO | Imu/Bankitalia, il Governo blinda il decreto |
interviste | Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia)
Paolo Petrini (Partito Democratico) |
23.01 NOTTE | Imu, il Governo blinda il decreto con la fiducia |
interviste | Daniele Pesco (Movimento 5 Stelle)
Giulio Cesare Sottanelli (Scelta Civica per l'Italia) |
24.01 MATTINA | Imu, l'aula della Camera vota la fiducia |
24.01 POMERIGGIO | Dl Imu/Bankitalia, fiducia e polemiche |
interviste | Sebastiano Barbanti (Movimento 5 Stelle)
Massimo Corsaro (Fratelli d'Italia) Paolo Petrini (Partito Democratico) |
24.01 NOTTE | Imu, via libera alla fiducia con polemiche |
interviste | Gennaro Migliore (Sinistra Ecologia e Libertà)
Federico Fauttilli (per l'Italia) |
27.01 POMERIGGIO | Dl Imu/Bankitalia, domani si chiude |
interviste | Sebastiano Barbanti (Movimento 5 Stelle)
Andrea De Maria (Partito Democratico) |
27.01 NOTTE | Imu/Bankitalia, rush finale tra ostruzionismo e tagliola |
interviste | Rocco Palese (Forza Italia/PDL)
Ettore Rosato (Partito Democratico) |
28.01 POMERIGGIO | Dl Imu, continua l'ostruzionismo delle opposizioni |
interviste | Walter Rizzetto (Movimento 5 Stelle)
Sergio Pizzolante (Nuovo Centrodestra) |
28.01 NOTTE | Imu/Bankitalia: niente tagliola, avanti ad oltranza |
interviste | Andrea Romano (Scelta Civica per l'Italia)
Giuseppe Brescia (Movimento 5 Stelle) |
29.01 POMERIGGIO | Imu/Bankitalia, decreto a rischio ? |
interviste | Sebastiano Barbanti (Movimento 5 Stelle)
Mario Marazziti (Per l'Italia) |
29.01 NOTTE | Imu/Bankitalia: scatta la ghigliottina parlamentare |
interviste | Rocco Palese (Forza Italia-PDL)
Ettore Rosato (Partito Democratico) |
30.01 POMERIGGIO | Movimento 5 Stelle sulle barricate |
interviste | Laura Boldrini (Presidente Camera dei Deputati)
Roberto Speranza (Partito Democratico) Danilo Toninelli (Movimento 5 Stelle) |
30.01 NOTTE | Legge elettorale e ostruzionismo del Movimento Cinque Stelle |
interviste | Roberta Lombardi (Movimento 5 Stelle)
Andrea Martella (Partito Democratico) Massimo Parisi (Forza Italia/PDL) |
30.01 NOTTE | Conferenza stampa Movimento 5 Stelle al Senato |
(AX FUORI CAMPO) |
RAI NEWS
Le note vicende riguardanti il decreto «Imu-Bankitalia» hanno avuto puntuale riscontro all'interno del flusso informativo Pag. 232di Rai News 24, sia nelle hard news sia negli approfondimenti. È stato realizzato un numero imponente di servizi che – con le diverse formule – hanno trattato ampiamente e con dovizia di particolari l'importante questione oggetto dell'interrogazione.
MINZOLINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
«Striscia la Notizia» il 21 Gennaio 2014 ha denunciato la vicenda del cliente Italiacom che ha acquistato spazi pubblicitari (con preponderanza sulle reti Rai), senza poi pagarli;
nel secondo semestre 2013 la concessionaria pubblica ha concesso alla società Italiacom oltre 4 milioni netti di campagne pubblicitarie sulle reti Rai, nonostante si trattasse di un cliente senza affidamento e nuovo per il mercato pubblicitario, con la conseguenza che Italiacom non ha pagato, lasciando un buco milionario nei conti della Rai;
Rai pubblicità è stata l'unica concessionaria a largheggiare in fiducia e spazi pubblicitari (fornendo tra l'altro il meglio del proprio prodotto quali gli spazi prima della Nazionale di Calcio), mentre tutte le altre concessionarie, anche le più grandi, si sono esposte al massimo per poche centinaia di migliaia di Euro;
il nuovo direttore generale della concessionaria Piscopo (ora amministratore delegato), appena nominato, si era pubblicamente vantato – con ampia eco sulla stampa – di aver abolito la precedente procedura di autorizzazione che prevedeva sei livelli di firma, affermando che si trattava di una forma di burocrazia che lui aveva cancellato;
si chiede di sapere:
perché Rai pubblicità abbia fornito tutta questa pubblicità ad un cliente sconosciuto e notoriamente per niente affidabile;
se i suddetti importi siano stati riportati nei ricavi pubblicitari dell'anno 2013 e in caso affermativo se sia corretto farlo;
se il vertice della Sipra abbia autorizzato un affidamento così alto ad un cliente così chiaramente inaffidabile;
quali siano le procedure di autorizzazione della concessionaria;
chi abbia autorizzato l'operazione Italiacom e chi abbia lasciato carta bianca al dottor Piscopo di annullare le precedenti procedure di salvaguardia dell'azienda;
se il consiglio di amministrazione aveva ufficialmente autorizzato il dottor Piscopo a fare carta straccia delle suddette procedure di autorizzazione;
perché infine la Rai pubblicità in questo caso non abbia adottato una semplice ed efficace norma, sempre valida nel mondo del commercio, che prevede per i clienti due/tre principali fonti di finanziamento: 1) pagamento anticipato; 2) garanzie fideiussorie bancarie o assicurative; 3) finanziamento tramite istituto credito.
(137/758)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Con riferimento ai temi riportati nell'interrogazione, si evidenzia come la trasmissione «Striscia la Notizia» si sia occupata della vicenda di Italiacom nelle puntate del 22 e del 23 gennaio 2014, ma – va preliminarmente rimarcato – in nessuna occasione si è parlato di una «preponderanza» di «campagne pubblicitarie (...) sulle reti Rai», ma anzi si è fatto riferimento ad uno spot «andato in onda su tutte le reti nazionali».
La trasmissione ha dato conto delle numerose segnalazioni giunte in redazione da parte di clienti di Italiacom che lamentavano l'esosità dei costi di attivazione e di asseriti «... servizi inesistenti». Sono stati anche intervistati vari fornitori dei diversi settori («Cartellonistica», «Servizi di Call Pag. 233Center», Sponsorizzazioni») e tutti hanno dichiarato di non aver ricevuto alcun corrispettivo per le prestazioni rese. Nella puntata del 23 gennaio la curatrice del servizio ha nuovamente dato risalto al fatto che Italiacom «ha suscitato orde di proteste tra clienti insoddisfatti e fornitori non pagati».
Tutto quanto sopra premesso, serve a chiarire di come la «questione Italiacom» non possa e non debba essere circostanziata a ciò che è stato il rapporto con Italiacom, che ha portato alla messa in onda di campagne pubblicitarie sulle reti Rai (e di altre Emittenti nazionali), con gli effetti che ne sono derivati. Peraltro la circostanza che il cliente fosse «notoriamente per niente affidabile» è emerso in data successiva alla stipulazione dei contratti, come ne sono prova gli stessi servizi realizzati da Striscia la Notizia.
Passando agli aspetti più specifici posti dall'Interrogante riguardo al rapporto negoziale intercorso tra Rai Pubblicità ed Italiacom, va precisato che lo svolgimento della vicenda è coinciso con l'implementazione delle nuove procedure di vendita di Rai Pubblicità, avviata nei primi mesi del 2013 a seguito di un Audit disposto dai nuovi Vertici societari, che aveva evidenziato significative lacune nei processi aziendali. Allo stato tale fase di implementazione si è conclusa con l'approvazione da parte del CdA, a dicembre 2013, della Procedura Vendita Spazi Pubblicitari e della Procedura Affidamenti, che disciplinano in maniera rigorosa e puntuale la modalità di acquisizione di nuovi clienti ed i criteri di determinazione dei fidi.
Nel caso in questione, comunque, va rimarcato che, alla prima scadenza utile, constatato il mancato pagamento della relativa fattura, Rai Pubblicità si è subito attivata al fine di: a) procedere al recupero del credito, avviando anche un procedimento cautelare a tutela delle proprie ragioni di credito; b) non dare corso all'esecuzione dei contratti relativi a campagne pubblicitarie per le quali non aveva ancora avuto inizio la messa in onda.
Quanto ai temi di carattere contabile, si precisa che – nel rispetto dei principi contabili che governano la materia – gli importi fatturati a Italiacom sono stati ovviamente ricompresi nei ricavi pubblicitari dell'esercizio; il credito insoluto di Italiacom, unitamente agli altri crediti insoluti, rientra in un volume di perdite fisiologico, del tutto coerente con i dati registrati negli anni passati e con i dati del mercato di riferimento, con l'ulteriore precisazione che Rai Pubblicità, da un punto di vista economico-patrimoniale, ha destinato un fondo capiente per fronteggiare tali eventuali rischi. Sotto il profilo quantitativo, si ritiene opportuno segnalare che il volume di perdite su crediti ha riguardato anche altre emittenti nazionali private per importi di gran lunga superiori a quelli di Rai Pubblicità.
In conclusione, si ribadisce che l’«inaffidabilità» del cliente è stata acclarata solo in data successiva alla stipulazione dei contratti e, una volta appresa, Rai Pubblicità si è immediatamente adoperata al fine di porre in essere tutte le tutele legalmente attivabili. Accanto a tali azioni, Rai Pubblicità ha anche avviato un procedimento disciplinare nei confronti del dirigente che aveva negoziato il rapporto contrattuale con Italiacom.
AIROLA, NESCI, GIROTTO, LIUZZI, CIAMPOLILLO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
il pluralismo, l'obiettività, la completezza, la lealtà, l'imparzialità, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche sono i principi generali a cui deve ispirarsi l'informazione, in particolare quella diffusa attraverso i telegiornali del servizio pubblico radiotelevisivo;
il principio della parità di trattamento nell'informazione ha una portata generale, che va oltre la mera contingenza elettorale, come affermato dalla legge n. 28 del 2000 (articolo 1) e dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 155 del 2002, laddove il diritto alla completa ed obiettiva informazione del cittadino viene ricondotto al «corretto svolgimento del confronto politico sulla cui permanenza si Pag. 234fonda, indipendentemente dai periodi di competizione elettorale, il sistema democratico»;
con delibera del 18 dicembre 2002, la Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha prescritto ai direttori responsabili delle testate di assicurare che «i programmi di informazione a contenuto politico-parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presente nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo»;
ai sensi della delibera AGCOM n. 73/08/CSP, il principio della parità di trattamento deve essere interpretato nel senso che «situazioni analoghe devono essere trattate in maniera analoga»;
ai sensi della delibera AGCOM n. 243/10/CSP, nell'ambito della valutazione del pluralismo politico nei telegiornali nei periodi non elettorali assume «peso prevalente» il tempo di parola in quanto «indicatore più sintomatico del grado di pluralismo»;
i telegiornali, in quanto programmi informativi caratterizzati dalla correlazione ai temi dall'attualità e della cronaca, identificabili per impostazione e realizzazione, sono suscettibili di autonoma rilevazione sotto il profilo del rispetto delle norme in materia di pluralismo;
con delibera n. 472/13/CONS, l'Autorità, verificati squilibri nei tempi fruiti dai tre principali partiti parlamentari (PD, PDL, M5S) richiamava le testate TG3 e Rainews ad assicurare a questi soggetti politici una effettiva parità di trattamento;
dall'analisi delle percentuali dei dati diffusi mensilmente dall'AGCOM, relative al tempo di parola fruito dai tre principali partiti parlamentari, calcolate sul totale del tempo di parola fruito dai soggetti politici, in tutte le edizioni dei telegiornali TG1, TG2, TG3 e Rainews nei mesi settembre-dicembre 2013, emerge che le testate in oggetto hanno violato i principi di completezza, obiettività, equità, imparzialità dell'informazione, parità di trattamento ed equilibrio delle presenze dei soggetti politici;
in particolare, è emerso quanto segue:
a) nel mese di settembre,
il TG1 ha dedicato al PD il 36,5 per cento, al PDL il 40,1 per cento, al M5S il 9 per cento;
il TG2 ha dedicato al PD il 30,1 per cento, al PDL il 39,6 per cento, al M5S il 7 per cento;
il TG3 ha dedicato al PD il 41,6 per cento, al PDL il 42,8 per cento, al M5S il 3,9 per cento;
Rainews ha dedicato al PD il 42,8 per cento, al PDL il 35,1 per cento, al M5S il 5,2 per cento;
b) nel mese di ottobre,
il TG1 ha dedicato al PD il 33,8 per cento, al PDL il 36,9 per cento, al M5S il 10,8 per cento;
il TG2 ha dedicato al PD il 29,6 per cento, al PDL il 28,6 per cento, al M5S il 11,2 per cento;
il TG3 ha dedicato al PD il 23,7 per cento, al PDL il 41,6 per cento, al M5S il 10,3 per cento;
Rainews ha dedicato al PD il 36,8 per cento, al PDL il 31,4 per cento, al M5S il 6,7 per cento;
c) nel mese di novembre,
il TG1 ha dedicato al PD il 31,1 per cento, al PDL il 19,1 per cento, a FI il 17,6 per cento (la somma di PDL e FI è 36,7 per cento per cento); al M5S l'8,8 per cento;
il TG2 ha dedicato al PD il 25,3 per cento, al PDL il 18,8 per cento, a FI il 17 per cento (la somma di PDL e FI è 35,8 per cento); al M5S il 9 per cento;
il TG3 ha dedicato al PD il 35,2 per cento, al PDL il 27,4 per cento, a FI Pag. 235il 10,2 per cento (la somma di PDL e FI è 37,6 per cento), al M5S il 3,9 per cento;
Rainews ha dedicato al PD il 28,6 per cento, al PDL il 22,7 per cento, a FI il 15,4 per cento (la somma di PDL e FI è 38,1 per cento), al M5S il 5,1 per cento;
d) nel mese di dicembre,
il TG1 ha dedicato al PD il 42,2 per cento, a FI il 22,7 per cento, al M5S l'11,2 per cento;
il TG2 ha dedicato al PD il 36,4 per cento, a FI il 24,3 per cento, al M5S il 12,9 per cento;
il TG3 ha dedicato al PD il 42,2 per cento, a FI il 12,4 per cento, al M5S il 15,1 per cento;
Rainews ha dedicato al PD il 48,3, a FI il 14,2 per cento, al M5S il 10,5 per cento;
i dati evidenziano, dunque, una severa e costante sotto-rappresentazione del Movimento 5 Stelle, il cui tempo di parola risulta, a seconda dei telegiornali e dei mesi presi a riferimento, pari a un quarto (ad es. il TG1 ad ottobre), un quinto (ad es. Rainews ad ottobre) finanche un decimo (ad es. il TG3 a settembre) del tempo goduto dai primi due partiti parlamentari;
tali squilibri nell'informazione televisiva dei telegiornali riproducono, se non in molti casi addirittura amplificano, le distorsioni prodotte, a monte, da un metodo di trasformazione dei voti in seggi costituzionalmente illegittimo ai sensi della sent. n. 1 del 2014 della Corte costituzionale;
il principio delle forze analoghe, peraltro, deve essere interpretato alla luce dei cambiamenti intervenuti a dicembre nella consistenza dei gruppi parlamentari, per effetto dei quali il M5S risulta oggi il secondo soggetto politico per numero di seggi alla Camera dei deputati;
ciononostante, nel mese di dicembre il tempo di parola goduto dal M5S nella testata TG1 è stato pari alla metà di quello di FI e a circa un quarto del tempo goduto dal PD; mentre nella testata TG2 il M5S ha goduto della metà del tempo di FI e di circa un terzo del tempo fruito dal PD;
la Rai deve garantire il rigore, la considerazione e il rispetto, da parte dei suoi giornalisti, delle regole deontologiche del proprio ordine professionale, tanto più in un ambito delicato quale quello dell'informazione dei cittadini attraverso i telegiornali;
si chiede di sapere:
se la Presidente Tarantola non ritenga che rientri fra i compiti istituzionali della Rai, pur nel rispetto dell'autonomia e della libertà di informazione che contraddistinguono l'attività giornalistica, quello di assicurare un'informazione completa, imparziale, corretta ed equilibrata;
quali misure la Presidenza della Rai intenda assumere con urgenza al fine di ripristinare nei telegiornali una situazione di rigoroso ed effettivo equilibrio tra i soggetti politici rappresentati nel Parlamento nazionale, tenuto conto delle riscontrate violazioni al principio della parità di trattamento. (138/759)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
La Rai, nel rispetto della sua funzione di servizio pubblico, è impegnata in un costante e attento controllo del rispetto del pluralismo politico in tutti i programmi; in tale quadro si inserisce la realizzazione da circa 20 anni da parte di un soggetto terzo di uno specifico monitoraggio esteso 24 ore su 24, e messo a disposizione degli organi di vigilanza.
Per una più puntuale lettura dei dati di monitoraggio, sembrerebbe opportuno effettuare una rapida panoramica del quadro normativo di riferimento.
In primo luogo, è da evidenziare che il concetto di par condicio in senso stretto (equa ripartizione dei tempi di parola attribuiti alle forze politiche concorrenti) non è applicabile al di fuori delle campagne elettorali e soprattutto non è applicabile Pag. 236alle trasmissioni di informazione (TG o approfondimenti) nemmeno nel corso della campagne elettorali ma riguarda esclusivamente gli spazi della comunicazione politica.
Un secondo aspetto da considerare concerne i criteri di ripartizione dei tempi tra le forze politiche, che non possono essere valutati secondo logiche puramente aritmetiche. La salvaguardia della libertà di informazione si incentra sull'obbligo delle testate giornalistiche di seguire primariamente la notiziabilità congiunturale dell'attività politica, senza obblighi di attribuire spazi «fissi» alle varie forze politiche. I programmi di informazione e approfondimento, in altri termini, «sono caratterizzati dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca [..] nel rispetto della libertà di informazione, ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione a contenuto politico parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo» (articolo 11 Provvedimento Commissione del 18 dicembre 2002).
Tutto ciò premesso, per quanto attiene i profili puramente quantitativi, nello specifico della valutazione degli spazi attribuiti dalle testate giornalistiche della Rai al M5S è doveroso ricordare anzitutto come nella prima fase dell'attuale legislatura la strategia comunicativa del Movimento 5 Stelle sia stata caratterizzata da un netto ed esplicitato, oltre che ovviamente legittimo, rifiuto da parte dei propri esponenti di apparire in televisione. Solo da qualche mese tale strategia sembra cambiata. In tale quadro, a mero titolo di esempio, nella settimana 25-31 gennaio 2014 – in cui le iniziative dei rappresentanti del M5S hanno inevitabilmente suscitato l'attenzione dell'informazione – il tempo assegnato da TG1, TG2 e TG3 agli esponenti del M5S risulta pari al 14,5 per cento (di poco superiore al «tempo di parola» gestito direttamente).
AIROLA, NESCI, GIROTTO, LIUZZI, CIAMPOLILLO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
la Rai, pur nel rispetto dell'autonomia che deve sempre contraddistinguere l'attività giornalistica, deve garantire, coerentemente con la sua missione di servizio pubblico, un'informazione corretta, equilibrata ed imparziale;
la missione di servizio pubblico della Rai impone alla stessa di assicurare qualità e pluralismo dell'informazione, così da consentire a ciascun cittadino-utente di potersi autonomamente formare opinioni e idee e partecipare in modo attivo e consapevole alla vita democratica del Paese;
l'informazione delle Rai deve rispettare in ogni momento l'obiettività, la completezza, la lealtà, l'imparzialità, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, principi sanciti nella legge n. 103 del 1975 e successivamente nel Testo unico sulla radiotelevisione la libera formazione delle opinioni discende anzitutto dalla «presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti»;
la Carta dell'informazione e della programmazione, a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo, prevede che l'obbligo di rettifica debba avvenire nel minore tempo possibile, comunque non oltre le 48 ore dalla ricezione della richiesta della parte lesa;
la stessa Carta, prendendo in considerazione l'ipotesi della assenza volontaria di un rappresentante di una delle tesi a confronto in un dibattito, in un'inchiesta, in una serie di interviste, prevede che il conduttore del programma sia tenuto «a dare notizia dell'assenza motivandone la ragione» e, per ragioni di completezza, a sintetizzare «il punto di vista non direttamente rappresentato»;
la trasmissione «Agorà» era stata già censurata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a causa dei ripetuti squilibri nella rappresentazione dei soggetti Pag. 237politici, tali da alterare il principio della parità di trattamento, «in contrasto con i principi di completezza e correttezza dell'informazione, pluralità dei punti di vista ed equilibrio delle presenze durante il ciclo delle trasmissioni» (delibera n. 518/13/CONS);
nel programma Agorà, trasmesso da Rai 3, il giorno 30 gennaio 2014, al minuto 11:50 il conduttore della trasmissione Gerardo Greco chiedeva alla giornalista Mia Ceran di spiegare il funzionamento della c.d. tagliola, lo strumento anti-ostruzionistico utilizzato dalla Presidente della Camera Boldrini a ridosso della scadenza del termine per la conversione del decreto-legge IMU-Bankitalia;
la giornalista Ceran illustrava, quindi, il funzionamento e l'utilizzo della c.d. tagliola nei seguenti termini: «ghigliottina o tagliola, contro la quale già si era scagliato nei giorni passati Grillo; sono giorni che il M5S fa ostruzionismo, ieri è stato messo in pratica appunto questo metodo parlamentare che sostanzialmente impedisce tra virgolette, o almeno frena, per un decreto in scadenza, appunto le dichiarazioni di voto e quindi si procede direttamente al voto, immediatamente. È una cosa che era già stata utilizzata da Violante nel 2000, da Fini nel 2009, era stata utilizzata già precedentemente»;
tale informazione non corrisponde al vero, atteso che questo strumento non è previsto dal Regolamento della Camera dei deputati né è mai stato utilizzato precedentemente da altri Presidenti: ne consegue che lo strumento della ghigliottina è stato adottato in assenza di una base giuridica ovvero di un precedente che potesse legittimarne l'utilizzo;
né il conduttore Greco né gli altri ospiti in trasmissione, tuttavia, si sono premurati di correggere l'errore della giornalista Ceran, facendo quindi passare il messaggio che l'opposizione del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle, condotta nel pieno rispetto delle norme regolamentari, fosse rivolta contro uno strumento legittimo in quanto precedentemente utilizzato da altri Presidenti della Camera dei deputati;
tra gli ospiti del conduttore Greco figuravano esclusivamente esponenti del Partito democratico (Francesco Russo e Davide Faraone) e di Forza Italia (Iva Zanicchi);
nonostante l'assenza di suoi esponenti nel programma in oggetto, le ragioni e il punto di vista del Movimento 5 Stelle non sono state rappresentate dal conduttore del programma, come sarebbe dovuto avvenire in ossequio ai principi generali dell'informazione televisiva e alle norme deontologiche contenute nella Carta a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico, sopra richiamata;
si chiede di sapere:
se la Presidente Tarantola non ritenga che rientri tra i compiti istituzionali della Rai, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, quello di garantire un'informazione completa, imparziale, equilibrata, indipendente, affinché i cittadini possano liberamente formarsi opinioni e idee;
secondo quali criteri di competenza e di esperienza vengono individuati i giornalisti del servizio pubblico chiamati a spiegare ai cittadini particolari passaggi tecnici e regolamentari delle assemblee elettive, tuttavia essenziali per il corretto funzionamento delle istituzioni;
se in ogni caso non sia un preciso dovere della Rai assicurare ai cittadini che i propri giornalisti e conduttori si documentino adeguatamente sull'andamento dei fatti che vanno a commentare, in specie quando si tratta di momenti così rilevanti della vita politico-parlamentare;
se nell'ambito della trasmissione «Agorà» sia stata successivamente rettificata l'informazione oggettivamente errata relativa all'utilizzo della c.d. ghigliottina in precedenti occasioni, trattandosi di errore decisivo ai fini della comprensione delle Pag. 238ragioni dell'opposizione parlamentare condotta dai deputati del Movimento 5 Stelle;
quali misure la Presidenza della Rai intenda assumere al fine di assicurare un'informazione corretta, aderente ai fatti e rispettosa dei principi dell'imparzialità, dell'indipendenza e del pluralismo.
(139/760)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
I doverosi richiami relativi alle caratteristiche dell'informazione nell'ambito del servizio pubblico radiotelevisivo nel rispetto dell'autonomia dell'attività giornalistica sono per Raitre, e per Agorà in particolare, occasione quotidiana di verifica per garantire un corretto pluralismo politico e sociale. In questo senso meraviglia che proprio i parlamentari del M5S chiamino in causa proprio la testata che ben prima di altre, pubbliche e private, ha dedicato a quella formazione politica frequenti spazi di espressione. Non sfuggirà loro che Agorà non solo ha raccontato prima di altri il manifestarsi del fenomeno politico nascente ma anche, successivamente, il suo affermarsi in sede politica e parlamentare. Questo anche di fronte ad una iniziale scelta di quel Movimento di non partecipare a trasmissioni televisive al punto di aver comunque dato voce ad eventi e punti di vista in cui gli aderenti hanno potuto palesemente criticare energicamente la testata stessa. Fino ad arrivare all'oggi dove quasi quotidianamente i parlamentari del M5S sono presenti in trasmissione con collegamenti in diretta dalle sedi istituzionali per esprimere le loro opinioni e sostenere le loro battaglie politiche oltre la mera cronaca politica.
Ciò premesso, con riferimento al caso specifico del passaggio riguardante la ricostruzione della vicenda che aveva al centro l'utilizzo della tagliola parlamentare a ridosso della scadenza del termine per la conversione del decreto-legge IMU-Bankitalia si rileva quanto segue: la definizione proposta dalla giornalista era il frutto di una ricostruzione ampiamente diffusa dagli organi di stampa e quindi non pretendeva di esaurire e approfondire una tecnicalità parlamentare ma semplicemente riportare elementi di più facile comprensione. Pur comprendendo l'invito ad un maggiore approfondimento sarebbe stato complesso comunicare che alla Camera l'istituto della «ghigliottina» discende da una interpretazione della presidenza della Camera della XIII legislatura, riconfermata nelle legislature successive ma mai applicata fino ad ora.
Le riforme regolamentari del 1997 hanno stabilito che l'organizzazione delle discussioni dei progetti di legge, esaminati dall'Assemblea, avviene, di norma, attraverso il contingentamento dei tempi, in modo da dare attuazione al principio per cui «i lavori della Camera sono organizzati secondo il metodo della programmazione». La reiezione del decreto legge per mancata deliberazione entro i 60 giorni previsti dalla Costituzione, per effetto del comportamento dell'opposizione, non è «accettabile in nessun sistema politico democratico» disse nel 2000 l'allora presidente della Camera Luciano Violante. Sarebbe, spiegò, «una minoranza a deliberare e non una maggioranza». La presidenza della Camera dunque, a partire dalla XIII legislatura, ha quindi costantemente affermato come rientri nella sua responsabilità assicurare la deliberazione della Camera sui decreti-legge nei termini costituzionali ricorrendo, se necessario, allo strumento della ghigliottina (diverso dalla tagliola perché in quel caso di tratta di una riduzione forzosa emendamenti). In questo senso, diverse sono state le pronunce in Aula di Violante e anche di Pier Ferdinando Casini, in occasione delle quali è stato riaffermato che il presidente ha il «dovere costituzionale» (14 ottobre 2004), di assicurare il voto dell'Assemblea.
Risulta evidente come nella comunicazione questi passaggi possano aver subito una inevitabile semplificazione ma che non hanno sostanzialmente modificato la comunicazione dei fatti in un contesto dove le parti in contrapposizione erano state rappresentate nel lancio della puntata e nel proseguimento della discussione. La mancanza di rappresentanti del M5S tra gli Pag. 239ospiti non può essere ascritta ad una mancanza di pluralismo dacché gli ampi stralci televisivi relativi all'acceso dibattito avvenuto in sede parlamentare hanno ampiamente dato conto delle posizioni del movimento. Il concetto di pluralismo in un programma televisivo non può essere incardinato solo alla rappresentanza fisica di un esponente ma si può tradurre nella costruzione di un percorso dove le diverse posizione trovano ambiti di espressione in filmati, brani di repertorio, titoli di giornale, ecc.. Nella fattispecie il filmato d'apertura ha visto avvicendarsi con dichiarazioni i seguenti parlamentari del M5S: Carla Ruocco, Riccardo Fraccaro, Danilo Toninelli, Maurizio Santangelo, Stefano Lucidi, Elena Fattori e da ultimo il Dott. Casaleggio. Crediamo quindi di non essere stati così in difetto di rappresentazione plurale e completa del dibattito politico cui continueremo a guardare con l'attenzione e l'autocritica necessaria per fare sempre meglio il nostro lavoro.
ANZALDI, MOLEA. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
lunedì 3 febbraio sono stati diffusi dalla Commissaria UE, Cecilia Malmström, i dati sul valore della corruzione e dei traffici illegali relativi anche ai rapporti tra mafia e politica;
il valore dell'economia illegale è stato quantificato in questo rapporto in circa sessanta miliardi di euro;
la metà dell'intera corruzione europea graverebbe sull'Italia;
in più occasioni anche recenti vi è stato un innalzamento dei rischi che corrono i pubblici ministeri antimafia per le minacce provenienti da esponenti di punta della criminalità mafiosa;
il servizio pubblico radiotelevisivo non può rimanere inerte di fronte alla grave minaccia che questi dati e la diffusa e capillare presenza della criminalità organizzata sull'intero territorio nazionale rappresentano per il Paese;
il presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai, Roberto Fico, su indicazione dell'Ufficio di presidenza della Commissione, ha già richiesto alla Presidente della Rai, con lettera dello scorso 24 gennaio, una maggiore attenzione dell'azienda sul fenomeno mafioso, che rappresenta sempre più una grave minaccia per la convivenza civile e lo sviluppo economico dell'intero Paese;
la risposta pervenuta dalla Presidente Tarantola lo scorso 31 gennaio sembra confermare i timori della Commissione, visto che l'elenco trasmesso in allegato alla lettera non contiene nessuna trasmissione in prima serata e neanche nessuno dei programmi di punta della Rai. Vengono così certificate le perplessità manifestate dalla Commissione nella succitata lettera circa uno scarso impegno dell'azienda sui temi del contrasto alla criminalità mafiosa e, più in generale, all'economia illegale;
si chiede di sapere:
se la Rai, di fronte alla gravità del problema, non intenda rafforzare il proprio impegno nel contrasto alla criminalità organizzata mafiosa, dedicando al tema uno spazio maggiore anche in prima serata e nei propri programmi di approfondimento di punta;
se la Rai non ritenga che un suo maggiore impegno in questo ambito non sia un suo preciso dovere, connesso alla sua missione di servizio pubblico;
se la Rai non ritenga opportuno di dare un riscontro a questa richiesta della Commissione, assumendo un chiaro e preciso impegno con un'indicazione delle serate e dei programmi, che pur nel rispetto dell'autonomia dell'azienda, potranno essere dedicate al tema nelle prossime settimane. (140/763)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Nella risposta alla Commissione sul tema della complessiva offerta informativa della Rai sulle vicende di mafia e sulle Pag. 240azioni di contrasto alla criminalità organizzata da parte dello Stato, nel cui ambito rientra anche la questione inerente la «Terra dei fuochi», era stato riportato un primo breve riepilogo delle iniziative in ambito televisivo che le Testate della Rai hanno già messo in campo e di quelle che sono in via di realizzazione con l'obiettivo di fornire un'informazione esaustiva.
Pur evidenziando che gli elementi forniti nella risposta succitata si riferivano in linea generale alle tematiche del contrasto alla criminalità organizzata da parte dello Stato, si è ritenuto opportuno definire un focus sulla terra dei fuochi – oltre che per lo specifico riferimento formulato nella richiesta della Commissione – anche in considerazione da un lato della contingenza dell'attualità e, dall'altro, dell'intenzione di effettuare un approfondimento ad hoc su una tematica più «perimetrabile».
L'attenzione che Rai dedica quotidianamente al tema delle azioni di contrasto alla criminalità organizzata si manifesta non in singoli specifici eventi, ma abbraccia l'intera offerta, televisiva e radiofonica, con declinazioni che attraversano tutti i diversi generi editoriali: l'informazione con i notiziari, programmi/rubriche di approfondimento di Reti e Testate, i film, le fiction di produzione Rai, i documentari prodotti da Rai Storia/Rai Scuola.
A mero titolo esemplificativo ed al solo fine di evidenziare l'ampiezza del perimetro dell'offerta Rai dedicata alle tematiche del contrasto alla criminalità organizzata da parte dello Stato, si riportano di seguito alcune iniziative editoriali recentemente messe in atto:
Rai1:
– Il film «Giovanni Falcone. L'uomo che sfidò Cosa Nostra»
– approfondimenti all'interno dei programmi contenitore («Unomattina» e «La vita in diretta»)
Rai2:
– La programmazione di «Cartoon Flakes» del 23 maggio 2013 dedicata ai concetti di regola e legalità
– approfondimenti all'interno della trasmissione» I Fatti Vostri»
Rai3:
– Approfondimenti all'interno dei programmi «Agorà», «Codice a barre», «Le storie di Augias»
– Rai Movie
– La programmazione dell'intera «giornata della legalità» (23 maggio) è stata dedicata ai film sulle vicende di mafia
Rai Educazione
– La programmazione dei canali Rai Storia e Rai Scuola è stata più volte dedicata al tema della lotta alla mafia, in particolare in occasione della ricorrenza della strage di Capaci;
Radio
– Approfondimenti all'interno dei programmi di Radio1 («Prima di tutto», «Start», «Baobab», «Zapping») e Radio2 («Caterpillar a.m.», «28 minuti», «Un giorno da pecora» e «Caterpillar»).
Ancora, si segnalano il TV Movie «L'assalto», trasmesso il 3 febbraio su Rai1 per la regia di Ricky Tognazzi, interpretato da Diego Abatantuono nei panni di un imprenditore vittima della ‘ndrangheta.
Dagli elementi sopra sintetizzati – che hanno, come detto, il solo fine di dare una evidenza dell'ampiezza del perimetro dell'offerta Rai dedicata alle tematiche attinenti alle azioni di contrasto alla criminalità organizzata da parte dello Stato – emerge come il volume complessivo dell'impegno della Rai su tali tematiche sia tutt'altro che limitato alla «terra dei fuochi» ma, al contrario, attraversi trasversalmente tutta la programmazione (non solo informativa).
BRUNETTA, RUSSO, CASTIELLO, ROMELE, VELLA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo Unico della radiotelevisione, Pag. 241all'articolo 3 recita: «Sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, la tutela della libertà di espressione di ogni individuo, inclusa la libertà di opinione e quella di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza limiti di frontiere, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose e la salvaguardia delle diversità etniche e del patrimonio culturale, artistico e ambientale, a livello nazionale e locale...»;
il citato Testo Unico, all'articolo 7, comma 2, lettera c), ribadisce – come già l'articolo 6, comma 2, lettera c), della legge 3 maggio 2004, n.112 – che «La disciplina dell'informazione radiotelevisiva, comunque, garantisce [...] l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità...»;
ogni sabato su RaiTre va in onda dalle ore 12.55 alle 13.55 la trasmissione intitolata «Ambiente Italia», rubrica settimanale a cura della redazione del TGR;
si tratta di una delle trasmissioni «storiche» della Rai, in onda dal 1990, che si propone di rappresentare ai telespettatori il Paese dal punto di vista delle condizioni ambientali, analizzando le molteplici criticità esistenti e dando spazio alle iniziative di tutela e sviluppo del territorio;
esaminando la trasmissione in questione, nella presente stagione televisiva 2013-2014, nel periodo che va da ottobre 2013 al 1 febbraio 2014, sono andate in onda 17 puntate; gli ospiti politici sono stati in totale 13 e si sono avvicendati complessivamente 47 ospiti, tra esponenti politici, sociologi, esperti di questioni ambientali, scrittori, rappresentanti di categorie produttive;
nella puntata di sabato 5 ottobre 2013 intitolata «Nel cuore dell'Ilva» è stato ospite il Ministro dell'Ambiente Andrea Orlando (Pd);
nella puntata di sabato 13 ottobre 2013 dal titolo «Il paesaggio violato» sono stati presenti in studio il vice presidente del Fai (Fondo per l'Ambiente Italiano), Marco Magnifico e l'esperto dell'Unesco per gli ecosistemi a rischio, Pietro Laureano;
la puntata di sabato 19 ottobre 2013 dedicata a «Il transgenico è servito» ha ospitato Assorurale; Clara e Gigi Padovani, autori del libro Street Food all'italiana e alcuni studenti dell'Istituto Steiner di Torino; in collegamento dal Forum della Coldiretti a Cernobbio, inoltre, è stato presente il Ministro pro tempore dell'Agricoltura, Nunzia De Girolamo (oggi Ncd, allora PdL) e il presidente della Coldiretti, Sergio Marini;
nella puntata di sabato 26 ottobre 2013 sono stati presenti in studio nella puntata intitolata «Mal d'aria» la neuro scienziata e filosofa Maria Cristina Saccuman, autrice del libro «Biberon al piombo» e il poeta bergamasco Tiziano Fratus, «cercatore» di alberi; in collegamento, è stato ospite anche il presidente della Regione Enrico Rossi (Pd);
nella puntata dal titolo «Cosa resta di un sogno» di sabato 2 novembre 2013 sono stati presenti in studio il sociologo Luciano Gallino e Angelo Tartaglia, docente del Politecnico di Torino; con loro, anche gli studenti dei licei artistici di Pinerolo e Torino; in collegamento, Massimo Scalia (ex parlamentare movimento ecologista) ex presidente della Commissione parlamentare di inchiesta contro le ecomafie ha illustrato le vicende legate agli interrogatori del pentito Carmine Schiavone sui rischi ambientali e sanitari dovuti al traffico di rifiuti tossici, nella cosiddetta Terra dei Fuochi;
sabato 9 novembre 2013 la puntata intitolata «I segreti dei veleni» ha ospitato in studio la professoressa Maria Caramelli, direttore dell'Istituto Zooprofilattico di Torino, la regista Mary Griggion, un gruppo di studenti dell'Istituto Agrario del capoluogo piemontese e, in collegamento da Napoli, l’ex assessore tecnico alla all'ambiente Pag. 242in Regione Campania, Walter Ganapini; inoltre, è intervenuto il Ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando (Pd) che è stato intervistato alla fiera Ecomondo di Rimini;
nella puntata di sabato 16 novembre dal titolo «Tra Tav e green economy» si segnalano tra gli ospiti, in studio, l'imprenditore Guido Ghisolfi, Marco Gatti, fondatore di Golosaria, tra buon cibo e agricoltura sostenibile, Giancarlo Morandi, presidente del Cobat, il Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo; infine erano presenti anche alcuni studenti del Liceo di Pinerolo, impegnati nell'educazione ambientale;
la puntata del 23 novembre 2013 dedicata al tema della sicurezza nelle scuole, ha ospitato il Ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza (Pd), Davide Mattiello, della Fondazione «Benvenuti in Italia», il professor Alessandro Martelli, dell'Università di Bologna, e in collegamento da Roma, Ermete Realacci (Pd), presidente della Commissione Ambiente della Camera;
«Il paesaggio sprecato» è il tema della puntata del 30 novembre 2013 che ha ospitato in studio: Greta De Lazzaris e Francesca Frigo, due registe presenti al Torino Film Festival, che hanno raccontato storie di attualità; sono stati presenti in studio anche i ragazzi del Liceo Monti di Chieri. Inoltre, in collegamento da Roma, c’è stata Isabella Pratesi del Wwf e, da Firenze, Pietro Laureano, architetto e consulente dell'Unesco;
nella puntata del 7 dicembre 2013, dedicata alle privatizzazioni, sono stati ospiti Alfonso Pecoraro Scanio, alla guida della Fondazione Univerde e il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza;
nella puntata del 14 dicembre è stato ospite il magistrato Raffaele Guariniello, il commissario capo del Corpo Forestale dello Stato, Cecilia Tucci; il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo e alcuni studenti del liceo «Steiner» di Torino;
la puntata di sabato 28 dicembre 2013 ha ospitato Giancarlo Caselli, procuratore capo di Torino;
la puntata di sabato 4 gennaio «Come stanno i nostri beni» ha ospitato il sottosegretario ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni (Scelta civica) e il sottosegretario all'Ambiente, Marco Flavio Cirillo (Nuovo Centrodestra) che si sofferma anche sulle proposte per il rilancio di un territorio prezioso come quello della montagna;
nella puntata di sabato 11 gennaio dal titolo «Industria e cultura» gli ospiti, in studio, sono stati il sociologo Marco Revelli, l'economista industriale Aldo Enrietti e, in collegamento, Vittorio Sgarbi;
la puntata di sabato 18 gennaio è stata dedicata ai problemi affrontati ogni giorno in treno dai pendolari; sono stati ospiti in studio il senatore del Pd Stefano Esposito, i rappresentanti del Comitato a favore della riapertura della linea ferroviaria Cuneo – Nizza, in collegamento: Erasmo D'Angelis (Pd), sottosegretario ai Trasporti e Edoardo Zanchini, autore del rapporto «Pendolaria» di Legambiente;
«la politica e le emergenze» è stato il tema della puntata di sabato 25 gennaio; sono stati presenti in studio: Ermete Realacci (Pd), presidente Commissione Ambiente Camera, assessore regionale ambiente Liguria Renata Briano (Sel) e il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente (Pd);
nell'ultima puntata andata in onda sabato 1 febbraio sono stati ospiti Walter Ganapini ex assessore tecnico all'ambiente in regione Campania, Guido Viale economista, Stefano Ciofani ingegnere ambientale, vice presidente di Legambiente;
procedendo ad un riepilogo, le presenze dei partiti politici, nelle 17 puntate finora andate in onda sono state così suddivise: 9 ospiti appartenenti al Partito Democratico, 1 esponente dell'allora Popolo della Libertà (Nunzia De Girolamo oggi Nuovo Centrodestra), 1 esponente di Pag. 243Sinistra Ecologia e Libertà, 1 esponente di Scelta Civica, 1 esponente del Nuovo Centrodestra;
è evidente una forte squilibrio nelle presenze degli ospiti politici a favore del centrosinistra e in particolar modo del Partito Democratico, a danno di tutte le altre forze politiche che non trovano, pertanto, un'adeguata rappresentazione;
l'assenza di ospiti di diversa sensibilità politica e culturale va indubbiamente ad inficiare la qualità della trasmissione, per quanto riguarda i principi cardine del pluralismo, dell'imparzialità, dell'obiettività, della completezza dell'informazione, ancor più delicati alla luce dei temi ambientali e di tutela del territorio, oggetto della trasmissione;
si chiede di sapere:
se il Presidente e il Direttore Generale della Rai siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di propria competenza intendano assumere per garantire, all'interno del programma «Ambiente Italia», in onda il sabato su RaiTre, il ripristino dei principi del pluralismo dell'informazione, evidentemente violati, tanto più in una trasmissione di approfondimento, che si occupa di temi ambientali. (141/767)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
In linea generale la Rai è impegnata – in coerenza con le previsioni del Contratto di servizio – ad «assicurare un elevato livello qualitativo della programmazione informativa, i cui tratti distintivi sono costituiti dall'orizzonte europeo ed internazionale, il pluralismo, la completezza, l'imparzialità, obiettività, il rispetto della dignità umana, la deontologia professionale e la garanzia di un contraddittorio adeguato, effettivo e leale, così da garantire l'informazione, l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati.»
È quello sopra sintetizzato in cui si inserisce anche l'offerta del programma «Ambiente Italia»; per quanto attiene invece al tema specifico degli ospiti del programma, si ritiene che – per analogia – possano essere prese in esame le conclusioni del TAR del Lazio che, nelle recenti sentenze relative ai programmi «Che tempo che fa» e «In ½ ora», evidenzia che» per chi legittimamente dispone ed è responsabile del medium, la libertà di informare include anche quella di stabilire, secondo esperienza ed a proprio rischio professionali, a quali informazioni politico sociali l'opinione pubblica sia maggiormente interessata in un determinato momento, scegliendo egli per conseguenza quale prodotto informativo offrire, secondo il format impiegato.
Ben si comprende allora come il meccanismo quantitativo ... non si possa applicare, se non del tutto marginalmente, a programmi informativi, com’è quello in questione, dovendo invece ... precipuamente valutare se la condotta del responsabile non violi qualitativamente le regole di imparzialità prima considerate».
In ogni caso, si ribadisce quanto sopra riportato sull'impegno della Rai ad adottare le misure necessarie affinché la propria offerta possa effettivamente rispondere ai principi di «pluralismo, completezza, imparzialità, obiettività» che rappresentano un tratto distintivo della programmazione del servizio pubblico.
AIROLA, BRESCIA, D'INCÀ, FRACCARO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
la Rai, pur nel rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia che deve sempre contraddistinguere l'attività giornalistica, deve garantire, coerentemente con la sua missione di servizio pubblico, un'informazione corretta, equilibrata ed imparziale;
la Rai, sulla base di una convenzione stipulata con lo Stato italiano, è concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo, e che ciò le impone di garantire a tutti i cittadini-utenti un'informazione Pag. 244di qualità e rispettosa di quel pluralismo politico e culturale che contraddistingue una società moderna e complessa come quelle italiana;
la Rai, proprio per questo delicatissimo compito che le è affidato in base alla concessione, deve consentire a ciascun cittadino-utente di potersi autonomamente formare opinioni ed idee, così da poter partecipare in modo attivo e consapevole alla vita democratica del Paese;
l'informazione della Rai deve essere assolutamente rispettosa dei principi sulla qualità dell'informazione stabiliti agli articoli 3, 7 e 45 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e agli articoli 2, commi 3 e 4, del vigente contratto di servizio;
la Rai riceve dallo Stato, e quindi da tutti i cittadini-utenti una somma pari a circa un miliardo e settecentocinquanta milioni di euro proprio per assicurare loro, tra le altre cose, un'informazione che risponda a quei criteri di imparzialità e correttezza di cui alle citate disposizioni;
tra sabato 1o febbraio e domenica 2 febbraio la Rai ha concesso ampio spazio sia nei telegiornali, in specie al TG1, sia in programmi di approfondimento, alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, affinché potesse spiegare le ragioni della propria decisione di porre direttamente in votazione il decreto-legge n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di beni immobili pubblici e la Banca d'Italia, così ponendo fine al legittimo e democratico ostruzionismo condotto dal Movimento 5 stelle, verso un provvedimento che, come riconosciuto anche da molti commentatori, trasferisce a banche private risorse di tutti i cittadini quali sono le riserve della Banca d'Italia;
nell'intervista concessa al TG1 è stato consentito alla Presidente della Camera di affermare, senza che venisse fatta alcuna precisazione da parte del giornalista, «che un gruppo dell'opposizione non sa usare gli strumenti che sono messi a disposizione dal regolamento e dalla Costituzione»;
tale affermazione è assolutamente falsa perché il gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle (e quello di Fratelli d'Italia) ha agito nel pieno rispetto del regolamento e senza violare alcuna disposizione in esso contenuta, giacché i deputati hanno chiesto di intervenire sulla base di precise disposizioni del regolamento della Camera, che consentivano loro di iscriversi e quindi partecipare alla discussione;
il giornalista del TG1, dato il contenuto dell'intervista, si sarebbe dovuto adeguatamente documentare al riguardo, verificando sui resoconti stenografici della seduta se al gruppo del Movimento era stata contestata una qualsiasi violazione delle norme regolamentari. Se così avesse fatto, avrebbe potuto facilmente accertare che se violazione vi era stata, questa era stata commessa dalla Presidente della Camera, che ha adottato una decisione priva di un qualsiasi fondamento normativo. L'assenza della cosiddetta ghigliottina nel regolamento della Camera non è, infatti, casuale, ma frutto di una precisa scelta politica, che su questo punto differenzia nettamente il regolamento della Camera da quello del Senato, che invece la prevede espressamente. Se alla Camera questo istituto non è contemplato è perché si è sempre temuto che la creazione di una corsia preferenziale per i decreti-legge avrebbe incentivato il Governo a ricorrervi ancora più spesso di quanto non faccia. Di qui la previsione contenuta sempre nel regolamento della Camera di non procedere neanche al contingentamento dei tempi di discussione dei decreti-legge, che è invece consentita al Senato;
nessun Presidente della Camera aveva mai ritenuto di applicare la cosiddetta ghigliottina, e che quindi nessuna prassi parlamentare si era mai potuta formare;
sulla base di una precisa riserva contenuta all'articolo 64 della Costituzione, esiste un regolamento scritto proprio per assicurare a tutti i gruppi parlamentari uniformità di trattamento ed evitare Pag. 245così che durante la partita possano essere cambiate le regole del gioco ad arbitrio della maggioranza;
che un tenore analogo a quello dell'intervista al TG1 ha avuto anche l'andamento della conversazione andata in onda tra Fabio Fazio e la Presidente della Camera a «Che tempo che fa», nella quale il conduttore nulla ha obiettato all'affermazione dell'on. Boldrini di aver applicato una prassi, visto che, perché si possa parlare di prassi, occorre che vi siano state ripetute applicazioni incontestate di una condotta. Anche qui Fabio Fazio non ha replicato alcunché, mentre avrebbe dovuto far osservare alla Presidente della Camera che la decisione da lei assunta era priva di fondamento giuridico e che non vi era stata violazione fino a quel momento di nessuna disposizione del regolamento della Camera da parte del Movimento;
alla Presidente della Camera è stato consentito di intervenire telefonicamente anche nel corso del programma domenicale «L'arena», dove ha ripetuto le sue discutibili affermazioni, già rilasciate al TG1, secondo cui i deputati del Movimento 5 stelle «devono riflettere sulla loro mancanza di capacità di usare gli strumenti democratici a disposizione dell'opposizione». Subito dopo ha anche aggiunto «non si va sul tetto o si usa la violenza, ma si usano gli strumenti messi a disposizione della Costituzione». Anche in questo caso il conduttore Giletti, nel ringraziare e salutare la Presidente per il suo intervento «in stile Berlusconi», nulla ha obiettato in tema di procedure parlamentari, su cui pure si sarebbe dovuto documentare sui resoconti parlamentari, che a questo servono;
si chiede di sapere:
se la presidente Tarantola non ritenga che spazi analoghi e nei medesimi orari non debbano essere riconosciuti da chi è concessionario del servizio pubblico anche a chi legittimamente aveva condotto nelle aule parlamentari una battaglia politica, avvalendosi di tutti gli strumenti messi a sua disposizione dalle vigenti norme del regolamento della Camera;
se la presidente Tarantola non ritenga che rientri tra i compiti istituzionali della Rai, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, quello di garantire un'informazione completa, equilibrata, imparziale e indipendente, e soprattutto aderente ai fatti;
se la Rai non debba assicurare ai cittadini-utenti che i propri giornalisti e conduttori si documentino adeguatamente sullo svolgimento dei fatti che vanno a commentare o su cui vanno a discutere, senza limitarsi a raccogliere semplicemente quanto riferito dai loro interlocutori;
quali misure la Presidenza della Rai intenda assumere al fine di garantire un'informazione rispettosa dei principi dell'imparzialità, dell'indipendenza e del pluralismo, che rappresenti più fedelmente la complessità e diversità delle componenti della società italiana. (142/770)
RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni sopra indicate si informa di quanto segue.
In linea generale, come già puntualmente evidenziato nel riscontro fornito ad interrogazioni su tematiche collegate alle vicende riguardanti quanto accaduto in merito all'approvazione del Decreto Legge n.133 (cosiddetto «Decreto Imu-Bankitalia»), la Rai ritiene di aver fornito un'informazione corretta ed equilibrata.
Nelle diverse edizioni dei telegiornali, infatti, è stato evidenziato sia che il decreto in oggetto conteneva accanto alla abolizione della seconda rata IMU 2013 norme inerenti la Banca d'Italia, sia che il Movimento 5 Stelle protestava proprio per questa scelta di abbinare queste due tematiche in un unico testo legislativo.
Nel quadro descritto si inserisce anche il TG1, che nelle diverse edizioni ha fornito un'informazione completa dei fatti anche attraverso il racconto delle specifiche iniziative politiche del Movimento Cinque Stelle, il cui punto di vista è stato ampiamente documentato con immagini, dichiarazioni ecc.
AIROLA, CIAMPOLILLO, GIROTTO, NESCI, LIUZZI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
la Rai, coerentemente con la sua missione di servizio pubblico, è chiamata a garantire un'informazione corretta, equilibrata, imparziale e di qualità, così da consentire a ciascun cittadino-utente di potersi autonomamente formare opinioni e idee e partecipare in modo attivo e consapevole alla vita democratica del Paese;
il Testo unico sulla radiotelevisione annovera fra i principi generali dell'informazione l'obiettività, la completezza, la lealtà, l'imparzialità, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, ed afferma che la libera formazione delle opinioni scaturisce dalla «presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti»;
la Carta dell'informazione e della programmazione, a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo prevede che l'obbligo di rettifica di una notizia errata debba avvenire nel minore tempo possibile, comunque non oltre le 48 ore dalla richiesta della parte lesa;
la stessa Carta, prendendo in considerazione l'ipotesi dell'assenza volontaria di un rappresentante di una delle tesi a confronto in un dibattito, in un'inchiesta, in una serie di interviste, obbliga il conduttore del programma a sintetizzare «il punto di vista non direttamente rappresentato»;
la Rai deve garantire il rigore, la considerazione e il rispetto, da parte dei suoi giornalisti, dei principi normativi e delle regole deontologiche del proprio ordine professionale, tanto più in un ambito delicato quale quello dell'informazione dei cittadini attraverso i telegiornali;
i telegiornali, in quanto programmi informativi caratterizzati dalla correlazione ai temi dall'attualità e della cronaca, identificabili per impostazione e realizzazione, sono suscettibili di autonoma rilevazione sotto il profilo del rispetto delle norme in materia di pluralismo;
con delibera del 18 dicembre 2002, la Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha prescritto ai direttori responsabili delle testate di assicurare che «i programmi di informazione a contenuto politico-parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo»;
in un'intervista concessa il 30 gennaio 2014 nell'edizione serale del TG1, la Presidente della Camera Laura Boldrini, con riferimento alla discussione parlamentare sulla conversione in legge del decreto-legge c.d. IMU-Bankitalia, affermava che «un gruppo dell'opposizione non sa usare gli strumenti che sono messi a disposizione dal regolamento e dalla Costituzione»;
tale affermazione non corrisponde al vero perché il Movimento 5 Stelle, chiamato in causa nell'intervista, ha invece condotto l'opposizione al provvedimento di conversione del decreto utilizzando proprio gli strumenti messi a disposizione dal Regolamento della Camera; al contrario, lo strumento della ghigliottina è stato adottato dalla Presidente della Camera in assenza di una base giuridica regolamentare ovvero di un precedente che potesse legittimarne l'utilizzo;
nell'intervista, inoltre, la Presidente Boldrini giustificava l'adozione della ghigliottina nei seguenti termini: «ho fatto la cosa giusta perché o tagliavo quel dibattito o oggi gli italiani avrebbero dovuto pagare la seconda rata dell'IMU, e dunque penso di aver fatto gli interessi degli italiani»;
appare evidente che le parole riportate nel punto precedente siano manifestamente estranee alla veste istituzionale del soggetto intervistato, in particolare esse tendono a giustificare l'applicazione della ghigliottina non attraverso motivazioni di carattere tecnico e regolamentare, bensì Pag. 247attraverso un argomento di natura squisitamente politica, con l'effetto di confondere il cittadino-utente;
anche alla luce delle successive affermazioni (si v. quelle relative alla procedura di messa in stato d'accusa del Presidente della Repubblica avviata dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle) il tempo concesso alla Presidente della Camera è da qualificare come tempo di parola di Laura Boldrini in quanto soggetto politico e non in quanto soggetto istituzionale;
per le ragioni esposte, il conduttore del TG1 avrebbe dovuto concedere uno spazio analogo, direttamente in voce, ad un rappresentante del gruppo parlamentare chiamato in causa dalla Presidente della Camera, secondo i principi della parità di trattamento dei soggetti politici, nonché della imparzialità e correttezza dell'informazione;
a fronte delle affermazioni sopra richiamate, per giunta, né l'intervistatore, né il conduttore del telegiornale si sono premurati di spiegare che la c.d. ghigliottina ha fatto decadere proprio gli strumenti regolamentari utilizzati dai deputati del Movimento 5 Stelle per condurre la propria opposizione, quegli strumenti che invece la Presidente Boldrini accusava loro di non aver utilizzato;
le ragioni e il punto di vista del Movimento 5 Stelle non sono state in alcun modo rappresentate, come sarebbe dovuto avvenire in ossequio ai principi generali dell'informazione televisiva e alle norme deontologiche contenute nella Carta a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico, sopra richiamata;
si chiede di sapere:
se la Presidente Tarantola non ritenga che rientri fra i compiti istituzionali della Rai, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, quello di garantire un'informazione completa, imparziale, equilibrata, indipendente, affinché i cittadini possano liberamente formarsi opinioni e idee;
se la Presidente Tarantola non ritenga che attraverso l'intervista citata in premessa si sia volutamente determinata una confusione tra argomenti tecnico-regolamentari ed argomenti politici tale da confondere il cittadino-utente e rendere meno agevole la sua corretta comprensione degli avvenimenti parlamentari del 29 gennaio 2014;
se non sia un preciso dovere della Rai assicurare ai cittadini che i propri giornalisti e conduttori, a fronte delle affermazioni dei soggetti politici, intervengano per chiarire adeguatamente l'andamento dei fatti, in specie quando si tratta di momenti così rilevanti della vita politico-parlamentare;
quali misure la Presidenza della Rai intenda assumere al fine di impedire il ripetersi di fatti analoghi e di ripristinare, nel caso di specie, un'informazione corretta, aderente ai fatti e rispettosa dei principi dell'imparzialità, dell'indipendenza e del pluralismo. (143/771)
RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni sopra indicate si informa di quanto segue.
In linea generale, come già puntualmente evidenziato nel riscontro fornito ad interrogazioni su tematiche collegate alle vicende riguardanti quanto accaduto in merito all'approvazione del Decreto-Legge n. 133 (cosiddetto «Decreto Imu-Bankitalia»), la Rai ritiene di aver fornito un'informazione corretta ed equilibrata.
Nelle diverse edizioni dei telegiornali, infatti, è stato evidenziato sia che il decreto in oggetto conteneva accanto alla abolizione della seconda rata IMU 2013 norme inerenti la Banca d'Italia, sia che il Movimento 5 Stelle protestava proprio per questa scelta di abbinare queste due tematiche in un unico testo legislativo.
Nel quadro descritto si inserisce anche il TG1, che nelle diverse edizioni ha fornito un'informazione completa dei fatti anche Pag. 248attraverso il racconto delle specifiche iniziative politiche del Movimento Cinque Stelle, il cui punto di vista è stato ampiamente documentato con immagini, dichiarazioni ecc.
NESCI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
negli ultimi giorni il dibattito politico alla Camera, in merito alla discussione sul Decreto Legge 30 novembre 2013 n. 133 convertito con la legge 29 gennaio 2014 n. 5, meglio noto come «decreto Imu-Bankitalia», è stato molto acceso;
l'ostruzionismo portato avanti dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle era finalizzato a bloccare una norma contenuta nel decreto (articolo 4, comma 2) che prevede una ricapitalizzazione da 7,5 miliardi di euro per Bankitalia i cui azionisti, come noto, sono banche e istituti di credito privati;
davanti a tale legittima decisione del gruppo parlamentare M5S, la Presidente della Camera Laura Boldrini ha deciso di agire d'imperio ricorrendo allo strumento – mai utilizzato sino ad ora nella storia della Repubblica – della «ghigliottina», che prevede l'interruzione arbitraria degli interventi all'ordine del giorno e l'immediata votazione sul decreto in discussione;
in una situazione così convulsa era essenziale che il servizio pubblico d'informazione offrisse ai cittadini un resoconto degli avvenimenti quanto mai completo e il più possibile aderente alla realtà dei fatti, cosa che all'interrogante non sembra sia stata fatta dal Tg3 nazionale;
il 29 gennaio, durante l'edizione delle ore 12, la giornalista e inviata Tatiana Lisanti dichiarava: «C’è uno scontro davvero molto duro in queste ore in Aula a Montecitorio appunto sul decreto Imu-Bankitalia. Oggi è l'ultimo giorno per dare il via libera alla legge. Se però i Cinque Stelle continuano con il loro ostruzionismo, davvero c’è il rischio che gli italiani debbano pagare la seconda rata dell'Imu»;
lo stesso giorno, durante l'edizione delle ore 14,20, era il giornalista Pierluca Terzulli ad affermare che «Laura Boldrini sta cercando di mediare in ogni modo, ma se la trattativa non si sblocca potrebbe essere costretta a ricorrere ad uno strumento regolamentare mai adottato finora, la cosiddetta ghigliottina»;
nella stessa edizione il mezzobusto Mariella Venditti dichiarava: «Intanto Grillo è tornato ad attaccare molto pesantemente il capo dello Stato. Infatti sul suo blog ha lanciato addirittura un sondaggio su quale secondo i militanti Cinque Stelle sia stato il peggior atto del capo dello Stato»;
i resoconti dei giornalisti del Tg3 sono stati ben lontani dalla cronaca (come nel caso di Tatiana Lisanti) o, più o meno implicitamente, parziali (come nel caso di Mariella Venditti);
lo stesso atteggiamento, a detta della scrivente, perdurava anche nei giorni seguenti all'approvazione della legge, dato che il 30 gennaio, durante l'edizione delle ore 12, a commento del servizio sul caos in Aula, Francesca Lagorio affermava che «il Movimento Cinque Stelle aveva scatenato in Aula ieri una vera rivolta contro la decisione della Boldrini di mandare direttamente al voto finale, tagliando gli interventi, il decreto Imu-Bankitalia, che sarebbe scaduto di lì a poche ore e avrebbe comportato il pagamento della seconda rata della tassa per la casa»;
la stessa giornalista non riferiva, in cronaca, delle motivazioni riguardanti l'ostruzionismo ma riportava soltanto le dichiarazioni del segretario Pd Matteo Renzi («stanno bloccando la democrazia invece di cercare di lavorare per il bene del Paese»), aggiungendo di una querela di 13 deputate Pd contro il deputato M5S Massimo Felice De Rosa per «pesanti epiteti sessisti»;
nel servizio seguente della stessa edizione era Maria Lucente a parlare del riassetto di Bankitalia, ma l'aumento di capitale non veniva riferito immediatamente Pag. 249agli azionisti privati: «con il sì al decreto Imu-Bankitalia oltre a cancellare definitivamente la seconda rata dell'Imu 2013, si dà il via libera alla rivalutazione delle quote della Banca d'Italia possedute dalle banche che potranno così rafforzare il proprio capitale. Grazie all'utilizzo delle risorse statutarie, inoltre, Palazzo Koch potrà aumentare il proprio capitale fino a 7,5 miliardi di euro»;
nel suddetto servizio non si lasciava spazio ad alcuna dichiarazione dei Cinque Stelle (l'unico passaggio era il seguente: «secondo i deputati del M5S – ciò – darà vita a una privatizzazione selvaggia di Bankitalia»), mentre invece si citava direttamente il comunicato del ministero secondo cui «nessun regalo è stato fatto alle banche perché la rivalutazione del capitale e una più equilibrata ripartizione delle quote di partecipazione alla Banca d'Italia non comporta alcun onere per lo Stato»;
nell'edizione delle ore 14,20 dello stesso giorno, era ancora Manuela Venditti a commentare la giornata convulsa in Aula sottolineando come «i grillini, dopo la bagarre di ieri in Aula, oggi hanno occupato le commissioni e, cosa mai accaduta fino ad ora, hanno fatto addirittura irruzione in sala stampa interrompendo l'intervista al capogruppo del Partito Democratico Roberto Speranza. La denuncia di questi comportamenti è stata trasversale»;
il taglio era analogo nell'edizione delle ore 19,00, poiché il giornalista Pierluca Terzulli scandiva: «I Cinque Stelle si scatenano in tutto il Palazzo, stamane occupano la commissione Giustizia dove i lavori nemmeno cominciano, poi si spostano nella commissione Affari Costituzionali che vota il testo base sulla legge elettorale prima che i grillini riescano ad intervenire. Gli uffici della presidente Boldrini vengono blindati. Speranza, capogruppo Pd, va in sala stampa per commentare la richiesta di impeachment del capo dello Stato, i grillini glielo impediscono»;
anche nei giorni successivi continuavano da parte dei giornalisti del Tg3 ricostruzioni devianti o servizi che, invece di occuparsi dell'attività politica del Movimento 5 Stelle, legavano il Movimento stesso (e, di conseguenza, il gruppo parlamentare) a commenti, in merito a video girati sul web, offensivi nei confronti della presidente Laura Boldrini (denunciati, peraltro, da tutti);
nell'edizione delle ore 12 del primo febbraio, ad esempio, la giornalista Rita Cavallo dichiarava, durante il suo servizio: «Dopo due giorni di trincea, anche ieri il M5S ha abbandonato l'Aula per protesta dopo la bocciatura del rinvio in commissione della legge elettorale. Ma una riflessione sulla strategia del Movimento si è resa necessaria tanto che Beppe Grillo è venuto a Roma per abbracciare i deputati che chiama i suoi “guerrieri” ma anche per invitarli alla moderazione. Insomma, avrebbe detto “niente Aventino, si combatte in Parlamento, gli insulti però ci danneggiano e così rischiate la candidatura”»;
dalla ricostruzione della giornalista appare l'eventualità di uno scollamento tra il gruppo parlamentare e Beppe Grillo, quasi una sconfessione, cosa quanto mai lontana dalla realtà;
il 3 febbraio, nell'edizione delle ore 14,20 era la mezzobusto Floriana Bertelli che raccontava: «Il M5S continua a tenere alti i toni della polemica. Il bersaglio è ancora Laura Boldrini ma sul blog di Grillo parte anche un pesante attacco contro la conduttrice Daria Bignardi rea di aver criticato in televisione il Movimento»;
alle 19,00 dello stesso giorno, invece, l'esordio della giornalista Tatiana Lisanti era esattamente la fotocopia del precedente: «Il M5S continua a tenere alti i toni della polemica. Dopo le pesanti offese sessiste alla Boldrini, nel mirino finiscono anche la conduttrice televisiva Daria Bignardi colpevole – questa è l'accusa – di aver rivolto domande faziose al parlamentare Di Battista e, insieme a lei, Corrado Augias»;
si chiede di sapere:
se non sia un preciso dovere della Rai assicurare ai cittadini che i propri giornalisti si documentino adeguatamente sui fatti che vanno a commentare, specialmente quando si tratta di questioni così rilevanti della vita politica e parlamentare;
quali azioni la Presidenza della Rai intenda promuovere al fine di garantire il resoconto oggettivo, corretto ed imparziale dei fatti da parte del telegiornale nazionale di Rai3, tenuto conto che il servizio pubblico radiotelevisivo non può contribuire ad alimentare le polemiche e ad innalzare i toni della discussione pubblica. (144/772)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
In linea generale, come già puntualmente evidenziato nel riscontro fornito ad interrogazioni su tematiche collegate alle vicende riguardanti quanto accaduto in merito all'approvazione del Decreto Legge n.133 (cosiddetto «Decreto Imu-Bankitalia»), la Rai ritiene di aver fornito un'informazione corretta ed equilibrata.
Nelle diverse edizioni dei telegiornali, infatti, è stato evidenziato sia che il decreto in oggetto conteneva accanto alla abolizione della seconda rata IMU 2013 norme inerenti la Banca d'Italia, sia che il Movimento 5 Stelle protestava proprio per questa scelta di abbinare queste due tematiche in un unico testo legislativo.
Nel quadro descritto si inserisce anche il TG3; infatti, in occasione delle concitate sedute parlamentari dedicate alla conversione in legge del decreto Imu-Bankitalia, in ogni servizio trasmesso e in ogni commento dei giornalisti del TG3 Pierluca Terzulli, Mariella Venditti, Floriana Bertelli, Tatiana Lisanti, Rita Cavallo e Francesca Lagorio è stata offerta un'informazione completa dei fatti attraverso il racconto dell'iniziativa politica del Movimento Cinque Stelle che, parole testuali, ha «denunciato l'anomalia di un decreto varato per favorire banche e assicurazioni».
In ogni servizio il punto di vista del Movimento Cinque Stelle è ampiamente documentato attraverso dichiarazioni e immagini prese anche dal sito del M5S, come nel caso della bagarre in aula in seguito al voto finale per la conversione in legge del decreto e, il giorno successivo, nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera.
Le polemiche tra i parlamentari del Movimento Cinque Stelle e la presidente della Camera Laura Boldrini e sul decreto Imu-Bankitalia sono raccontate a partire dal 24 gennaio con dichiarazioni tratte dalla sala stampa di Montecitorio e dal dibattito in aula dei deputati e senatori del Movimento Cinque Stelle Danilo Toninelli, Vito Crimi, Silvia Giordano, Paola Carinelli, Giorgio Sorial, Roberto Fico, Maurizio Buccarella e Luigi Di Maio.
NESCI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
con atto di sindacato ispettivo in commissione, lo scorso 14 ottobre l'odierna interrogante rappresentò diffuse difficoltà di ricezione, sul territorio nazionale, del segnale televisivo del digitale terrestre della Rai, peraltro esposto da organi di informazione cartacea e sulla rete Internet, indicative di una falla nel servizio pubblico radiotelevisivo, che peraltro si sostanzia in effettivo inadempimento da parte del Concessionario;
nel suddetto atto si citava, su tutti, il caso del comune di Spilinga (Vibo Valentia), dove diversi cittadini lamentavano «la quasi totale assenza del segnale televisivo del digitale terrestre della Rai»;
nonostante il disservizio, i contribuenti ricevevano da parte delle Agenzie delle Entrate intimidazioni di pagamento del canone, come d'altronde previsto dall'articolo 1 del RDL n. 246/1938;
in seguito alla succitata interrogazione, a distanza di pochi giorni arrivava la risposta dell'azienda, secondo la quale «ciascuna problematica interferenziale è stata ripetutamente segnalata al Ministero Pag. 251dello Sviluppo Economico-Dipartimento Comunicazioni, responsabile delle assegnazioni delle risorse in frequenza destinate alla diffusione dei servizi»;
sempre nella risposta alla suddetta interrogazione, la Rai chiariva, ancora, che l'accordo siglato con il Ministero dello Sviluppo Economico e l'Agcom «dovrebbe risolvere alcune problematiche interferenziali, anche per la Calabria». «Inoltre – secondo la Rai – l'emanazione del nuovo Piano nazionale di assegnazione delle frequenze, oggetto della delibera Agcom 451/13/Cons, potrebbe modificare a breve il quadro, risolvendo parte delle interferenze evidenziate»;
a distanza di tre mesi, però, la situazione non è cambiata, nel senso che gli abitanti di Spilinga non ricevono il segnale televisivo del digitale terrestre della Rai;
una soluzione non complessa, secondo quanto risulta all'interrogante, potrebbe essere l'utilizzo, diretto o indiretto, di apparato di ripetizione posto sul Monte Poro, nel Vibonese, che consentirebbe la chiara ricezione del segnale;
si chiede di sapere:
quali azioni intenda avviare nei confronti di Rai Way (gestore della rete di diffusione del segnale digitale della Rai) perché la stessa provveda alla risoluzione del grave disservizio più volte segnalato;
se la Rai intenda promuovere verifiche in merito alla possibilità di diffondere il segnale mediante l'utilizzo dalla riferita postazione sul Monte Poro. (145/775)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Il tema riguardante le diffuse difficoltà di ricezione dei canali Rai nel comune di Spilinga è storicamente complesso visto che anche con il segnale analogico erano presenti problemi di ricezione, situazione che non è cambiata anche con il passaggio al digitale terrestre.
In tale quadro si precisa che per quanto riguarda l'ipotesi di realizzare un impianto in località Monte Poro, sito esclusivamente privato, vi sarebbero numerose criticità tecnico-operative oltre che economiche.
Al fine di risolvere i problemi di copertura delle aree storicamente non servite, anche in parte, dai segnali terrestri, la Rai ha attivato la piattaforma satellitare gratuita Tivùsat che replica sul satellite l'intera programmazione del servizio pubblico insieme ad altri canali nazionali ed esteri, garantendo la copertura totale del territorio italiano. Per accedere a Tivùsat è necessario dotarsi di parabola e decoder satellitare Tivùsat, insieme al quale viene fornita una smart card che consente di vedere tutti i programmi senza il criptaggio tecnico usato per protezione dei diritti. Non a caso la diffusione di Tivùsat nel comune di Spilinga, ad oggi, è molto elevata attestandosi a circa il 50 per cento.
Tutto ciò premesso, la Rai ribadisce il proprio impegno, in linea con le previsioni del Contratto di Servizio, ad assicurare la massima diffusione della propria offerta.
GASPARRI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
nel Gr1 di Radio Rai delle ore 8 di lunedì 10 febbraio – il Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, istituito dalla legge 30 marzo 2004, n. 92 – è andata in onda un'intervista alla Presidente dell'ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) di Trieste Giovanna Stanca Hrovatin, una scelta quantomeno singolare esempio di informazione faziosa e scorretta;
nel servizio sono stati minimizzati i numeri dell'esodo istriano e giuliano – dalmata, parlando di 25 mila esuli e 5 mila morti infoibati, mentre in base ai dati ufficiali delle Commissioni sulle foibe, seppur ancora incompleti, sarebbero 250 mila gli esuli e 15 mila le vittime;
la «studiosa» dell'ANPI ha affermato inoltre che l'esodo e le foibe furono una reazione a chi aveva aggredito popolazioni Pag. 252inermi, invitando gli ascoltatori a pensare piuttosto al problema dei giovani senza lavoro, in Slovenia e in Croazia, oltre che in Italia;
si tratta di un'opera di distorsione dei fatti gravissima e vergognosa per il Servizio Pubblico della Rai, tanto più inaccettabile in un Giorno in cui le tristi deportazioni e torture del comunismo titino, dovrebbero divenire memoria condivisa di tutti gli Italiani;
si chiede di sapere:
quali iniziative intendano assumere i vertici aziendali per stigmatizzare tale episodio e per garantire che l'informazione resa dal Servizio Pubblico sia sempre corretta, imparziale e scevra da false interpretazioni dei fatti storici. (146/776)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Il Giornale Radio Rai ha dedicato spazi alla «Giornata del Ricordo» in tutte le edizioni del Gr sui tre canali (Gr1, Gr2 e Gr3) del 10 febbraio coprendo tutti gli eventi istituzionali legati alla giornata e dando voce a varie testimonianze. In particolare, la rete radiofonica Radio Uno ha dedicato approfondimenti e ampi spazi nelle programmazioni di «Prima di Tutto», «Baobab», «Zapping 2.0» e nei programmi di intrattenimento «Con Parole mie» e «Citofonare Cuccarini».
Riguardo specificatamente al servizio oggetto dell'interrogazione, andato in onda nel Gr1 delle otto del mattino del 10 febbraio, la giornalista che lo ha realizzato ha dichiarato di aver formulato male la seconda domanda dicendo che gli esuli erano 25 mila invece che 250 mila. Un errore del quale si è scusata con la Direzione e che ha corretto il giorno dopo, nel medesimo spazio del Gr1 delle 8, in una intervista realizzata a consuntivo della Giornata del ricordo.
Quanto alla scelta di intervistare la responsabile dell'ANPI di Trieste, si precisa che è stata fatta in relazione alla decisione dell'ANPI nazionale di promuovere iniziative per la Giornata del Ricordo divulgando un documento interno a tutte le sezioni.
PELUFFO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
secondo quanto riportato da articoli apparsi sulla stampa nazionale («La Padania» del 31/01/2014 e «La Repubblica» del 01/02/2014), il Presidente della Giunta Regionale della Lombardia Roberto Maroni ha dichiarato che, nel corso di un incontro con il direttore Gubitosi e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, si sarebbe parlato dell'intenzione da parte della Rai di cercare una nuova sede milanese ritenendo obsoleta l'attuale storica sede di Corso Sempione;
Regione Lombardia sarebbe interessata, in qualità di socio della società Arexpo, a che la Rai in questa sua ricerca di un'area idonea per la sua nuova sede prendesse in considerazione l'idea di trasferirsi nell'area destinata ad ospitare Expo 2015;
si chiede di sapere:
se quanto descritto in premessa corrisponda alle effettive intenzioni della Direzione dell'Azienda;
se la Direzione abbia valutato la fondatezza economica, strategica, finanziaria del trasferimento in rapporto alle condizioni e alle potenzialità economico finanziarie dell'azienda e se esistano documenti che convalidino tale valutazione;
se sia stato redatto un cronoprogramma per il trasferimento, che tenga adeguatamente conto dell'ormai serrata tempistica di avvicinamento a Expo 2015;
se, oltre al trasferimento in area Expo, siano state valutate anche altre possibili soluzioni alternative che permettano alla struttura di rimanere all'interno del tessuto urbano milanese, eventualmente riqualificando aree ex industriali dismesse;Pag. 253
se tale decisione sia stata condivisa con il Governo e con le rappresentanze dei lavoratori all'interno dell'Azienda. (147/779)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
La presenza della Rai nella Città di Milano è da tempo all'attenzione dei vertici aziendali ma, al momento, non è stato individuato alcun specifico percorso riguardo l'ipotesi di trasferimento in una nuova sede delle attività produttive.
L'eventuale procedura da adottare verrà implementata in coerenza con gli indirizzi definiti in sede consiliare così anche per quanto riguarda gli aspetti temporali, realizzativi ed il finanziamento dell'opera stessa.
Le attività svolte negli anni sono state finalizzate alla verifica delle capacità del mercato rispetto alla possibile esigenza; verifica che, considerato il tempo trascorso, ha perso di attualità e pertanto, nel caso, dovrà essere nuovamente avviata a fini esplorativi.
CENTINAIO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
in occasione dell'imminente inizio della 64o edizione del Festival di Sanremo, si sono sollevate alcune critiche riguardo al compenso spettante ai conduttori e agli ospiti e al costo generale della trasmissione televisiva;
da indiscrezioni di stampa si apprende che Fabio Fazio otterrà 600 mila euro e Luciana Littizzetto circa la metà: cifre esorbitanti soprattutto se elargite in un periodo in cui ci sono migliaia di famiglie nel nostro Paese che non riescono a coprire i costi mensili;
la Rai, società per azioni interamente partecipata dallo Stato, svolge la duplice attività di concessionaria di servizio pubblico e di impresa radiotelevisiva all'interno del mercato, ma seppure opera in concorrenza con l'altra tv generalista per scelte di programmazione, audience e vendita di contenuti, i costi del personale sostenuto dalla Rai non è neanche paragonabile a quello sostenuto da Mediaset;
in questo periodo di grave crisi economica sarebbe doveroso intervenire sui trattamenti economici del personale delle società che beneficiano in forma diretta o indiretta di interventi pubblici, anche prevedendo dei compensi massimi;
si chiede di sapere:
se la Direzione Generale della Rai non ritenga opportuno, in un'ottica di massima trasparenza, rendere pubblici i compensi dei conduttori e degli ospiti della 64o edizione del Festival di Sanremo, nonché dei ricavi pubblicitari complessivi incassati per la trasmissione televisiva;
se non ritenga doveroso mettere in atto ogni azione necessaria affinché le scelte aziendali della concessionaria del servizio pubblico siano orientate ad un ridimensionamento dei costi, anche prevedendo dei limiti massimi al trattamento economico omnicomprensivo di chiunque riceva emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con la Rai. (148/784)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
In linea generale si confermano le considerazioni contenute nel riscontro dato all'interrogazione n. 743/COMRAI.
In particolare, si ribadisce il fatto che il Festival di Sanremo si caratterizza per la sua «unicità», che lo rende non paragonabile – sotto tutti i profili: ascolti, parametri economici, complessità organizzativa e produttiva – con gli altri programmi di intrattenimento.
Peraltro anche in coerenza con quanto già reso noto si stima che i costi ammontino a circa 11 milioni di euro, a cui si aggiungono 7 milioni di euro di costi della Convenzione con il Comune di Sanremo. I Pag. 254ricavi pubblicitari e da vendita di biglietti ammontano a oltre 20 milioni di euro. Pertanto pur essendo un programma di servizio pubblico il Festival di Sanremo è stato ripagato interamente dai suddetti ricavi senza incidere sulle risorse provenienti dal canone.
Si segnala inoltre che, grazie alla nuova convenzione 2015-2017 con il Comune di Sanremo, rinnovata da poche settimane, sono previsti per la Rai ulteriori risparmi per circa 1,5 milioni di euro nel 2015, 1,75 nel 2016 e 2 nel 2017. Il Comune di Sanremo si è infine impegnato a realizzare un nuovo Teatro secondo moderni standard produttivi che permetteranno a Rai di ottenere ulteriori risparmi sui costi di realizzazione del Festival.
Infine, sul tema specifico dei valori dei singoli compensi attribuiti ai conduttori si segnala che la Rai – come ribadito, tra l'altro, anche dall'Autorità per la Garanzia della Concorrenza e del Mercato – è una società per azioni che opera sul mercato a differenza delle pubbliche Amministrazioni che non svolgono attività economica, acquisendo risorse produttive in un contesto concorrenziale per garantire l'espletamento del servizio pubblico radiotelevisivo.
In tale quadro, pertanto, l'imposizione a Rai dell'obbligo di divulgare i compensi per prestazioni artistiche, nonché i costi di produzione dei singoli programmi, «sebbene volta a soddisfare l'esigenza di accountability del servizio pubblico radiotelevisivo, non sarebbe priva di implicazioni di carattere concorrenziale».
Secondo l'AGCM, «l'imposizione dell'obbligo in parola creerebbe un'evidente asimmetria nel settore televisivo, atteso che Rai sarebbe l'unico operatore soggetto all'obbligo di rendere pubblici i propri costi ad un livello di dettaglio disaggregato. Considerato che si tratta di dati per loro natura estremamente sensibili sotto il profilo commerciale, la loro pubblicazione potrebbe ridurre la capacità competitiva di Rai nell'acquisire e trattenere le risorse, soprattutto umane, che costituiscono input fondamentali per la fornitura di servizi radiotelevisivi.».
RAMPELLI. — Al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il 10 febbraio di ogni anno si celebra il «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, nonché dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra;
la legge istitutiva del Giorno del Ricordo, inoltre, assimila agli infoibati «gli scomparsi e quanti, nello stesso periodo e nelle stesse zone, sono stati soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati», con ciò ribadendo sia la drammaticità degli eventi consumatisi in quegli anni sul confine orientale, sia l'altissimo numero di vittime;
la stessa legge, infine, dichiara il giorno del Ricordo una solennità civile e nazionale, e prevede che alla sua ricorrenza siano «previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende»;
la Rai svolge un servizio pubblico e, in quanto tale, dovrebbe farsi promotrice di simili iniziative, soprattutto perché gode di larghissima diffusione, realizzando contenuti didattici e di approfondimento sulla materia che siano assolutamente attinenti alla verità storica di quegli eventi, peraltro troppo a lungo negata;
invece, in assoluto spregio della sua missione istituzionale, lo scorso 10 febbraio, ricorrenza, appunto, del Giorno del Ricordo, ha trasmesso sul Giornale Radio di Rai 1 un servizio nel corso del quale, invece di un rappresentante delle associazioni degli esuli, è stato intervistato uno dei vicepresidenti dell'ANPI, e sono state riportate informazioni del tutto inesatte sulla vicenda delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, a partire dal numero delle vittime; Pag. 255
la messa in onda di tale trasmissione non solo ha danneggiato la diffusione della verità storica su quei fatti ma ha profondamente offeso i parenti delle vittime e gli italiani tutti, e, fatto ancor più grave, dimostra che a dieci anni dall'approvazione della legge ci sia ancora la volontà in Italia di negare o sminuire l'eccidio di decine di migliaia di italiani massacrati nelle foibe e l'esodo di oltre 350 mila nostri connazionali dal confine orientale; il giorno dopo, evidentemente resisi conto del tragico errore, sono stati intervistati anche i rappresentanti delle associazioni degli esuli, ma resta il fatto che nella ricorrenza del 10 febbraio gli italiani istriani, giuliani e dalmati, insieme a tutti i cittadini della penisola, sono stati mortificati e oltraggiati;
la notte del 10, inoltre, la Rai ha deciso di mandare in onda lo spettacolo di Simone Cristicchi «Magazzino 18» ma invece di collocarlo in prima serata per assolvere i compiti di divulgazione sanciti dalla legge 92/2004, ha scelto la fascia oraria 23:30 –01:30, oltretutto di lunedì, limitandone la visione a poche centinaia di migliaia di famiglie ed escludendo, di fatto, del tutto la fascia degli studenti;
si chiede di sapere:
in che modo la Rai intenda intervenire rispetto alla grave violazione messa in atto dal citato canale Radio, e se non ritenga di dover riparare provvedendo alla rimessa in onda dello spettacolo teatrale di Cristicchi in una fascia oraria adeguata.
(149/787)
RISPOSTA. – In merito alla sopracitata interrogazione si informa di quanto segue.
Si fa presente che nei riscontri forniti ad interrogazioni con analogo contenuto sono presenti elementi utili per l'interrogazione in oggetto. In particolare, si pone evidenza che specificatamente riguardo al servizio andato in onda nel GR1 delle otto del mattino del 10 febbraio, la giornalista che lo ha realizzato ha dichiarato di aver formulato male la seconda domanda dicendo che gli esuli erano 25 mila invece che 250 mila. Un errore del quale si è scusata con la Direzione e che ha corretto il giorno dopo, nel medesimo spazio del GR1 delle otto, in una intervista realizzata a consuntivo della Giornata del ricordo.
Quanto, invece, alla scelta di intervistare la responsabile dell'ANPI di Trieste, si precisa che è stata fatta in relazione alla decisione dell'ANPI nazionale di promuovere iniziative per la Giornata del Ricordo divulgando un documento interno a tutte le sezioni.
Con riferimento poi alla questione posta dall'interrogante sull'orario della messa in onda dello spettacolo «Magazzino 18», si precisa che nella fascia di seconda serata il target giovanile è proporzionalmente più presente che in altre fasce della giornata; in ogni caso, lo spettacolo di Simone Cristicchi è fruibile sul portale Rai.TV.
FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
con il quesito del 24 gennaio 2014, prot. n. 721, era stato richiesto se il benefit concesso a tutti i dirigenti e giornalisti dirigenti della Rai, e che consisteva nel mettere a loro disposizione un'autovettura in leasing il cui canone è in gran parte pagato dalla stessa Rai, potesse ritenersi pienamente compatibile con la missione di servizio pubblico della Rai, con i compiti istituzionali ad essa spettanti e con la difficile situazione economica del Paese;
la risposta pervenuta lo scorso 7 febbraio non sembra cogliere il senso del quesito posto, come si evince da molti degli argomenti utilizzati;
l'articolo 4 stabilisce, tra l'altro, che la Commissione parlamentare di vigilanza indica i criteri generali per la formazione dei piani annuali e pluriennali di spesa e d'investimento facendo riferimento alle prescrizioni dell'atto di concessione;
all'inizio della scorsa legislatura la Commissione aveva deliberato all'unanimità di interpellare la Corte dei conti per avere risposte sulle cosiddette spese anomale della Rai e l'Ufficio di presidenza Pag. 256aveva deciso di predisporre, nella seduta del 28 ottobre 2010, un atto di indirizzo in materia di gestione delle risorse umane ed economiche;
il presidente e il direttore generale pro tempore della Rai avevano dato piena collaborazione alla Commissione anche su questi temi;
chi scriveva era ben consapevole che l'articolo 2 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con modificazioni dalla legge n. 111 del 2011, non si riferisse alla fattispecie del benefit aziendale delle auto in leasing;
il superamento degli automatismi retributivi previsti per i dirigenti ha portato ad un sistema secondo cui fin dal momento dell'assunzione in Rai sono riconosciuti ai dirigenti e ai giornalisti dirigenti compensi ben superiori ai centomila euro lordi annui e i successivi aumenti avvengono sulla base di meccanismi discrezionali che consentono incrementi ben superiori a quelli che erano previsti dagli automatismi;
l'articolo 49-bis del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni nella legge 9 agosto 2013, n. 98, include anche la Rai tra le amministrazioni pubbliche e le società controllate soggette alle misure di riordino e miglioramento della qualità della spesa;
la Rai, in quanto azienda avente natura pubblicistica, come affermato anche recentemente in audizione da un illustre costituzionalista, e con un bilancio finanziato per oltre due terzi con fondi di provenienza pubblica, dovrebbe adottare politiche retributive, specie quanto ai benefit erogati, più vicine a quelle previste per le corrispondenti figure della pubblica amministrazione, considerati anche i meccanismi assolutamente discrezionali di reclutamento dei dirigenti, che quindi raramente sono avvenuti con la procedura del concorso pubblico;
si chiede di sapere:
se la Rai, considerata la difficile situazione economica generale del Paese e il proprio deficit di bilancio, non ritenga di impiegare i fondi attualmente spesi per queste auto per i propri compiti istituzionali e connessi alla sua missione di servizio pubblico;
se la Rai, nell'ambito delle misure di revisione della spesa previste dal citato decreto, non ritenga di dover procedere alla cancellazione di questo benefit aziendale;
per quali esigenze connesse allo svolgimento dell'incarico sia consentito ai consiglieri di amministrazione di utilizzare le autovetture aziendali;
se per i consiglieri d'amministrazione, qualora vi sia l'esigenza di spostamenti per effettive esigenze istituzionali, non sia preferibile prevedere il rimborso delle spese del taxi dietro presentazione della ricevuta;
se non si ritenga comunque di adeguarsi allo spirito di sobrietà scaturente dalla legge n. 111 del 2011, sebbene ne venga invocata la non applicabilità formale alle situazioni su esposte, per definire i requisiti delle vetture aziendali del presidente e del direttore generale dell'azienda. (150/793)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Ad integrazione di quanto già evidenziato con il riscontro all'interrogazione prot. n. 721, si ritiene utile segnalare in primo luogo come i contratti in questione non rientrino nella fattispecie del leasing bensì in quella del noleggio senza riscatto agevolato.
Per quanto attiene la valutazione aziendale di eventuali interventi in merito, essa non può comunque avvenire unilateralmente ma nell'ambito di una trattativa con le parti sindacali sulla contrattazione collettiva prevista dalle norme vigenti; in ogni caso, alla luce del beneficio economico che Pag. 257tale fattispecie porta all'Azienda, si ritiene che misure alternative potrebbero verosimilmente risultare come maggiormente onerose: non a caso a tale fattispecie vi ricorrono quasi tutte le aziende, sia private che pubbliche (a mero titolo di esempio: Poste, Ferrovie dello Stato, Finmeccanica, Eni, Enel ecc.). (150/793)
AIROLA, CIAMPOLILLO, GIROTTO, LIUZZI, NESCI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
con il nostro quesito dello scorso 29 gennaio, prot. n. 743, si era richiesto alla Rai di sapere se i compensi corrisposti a conduttori ed ospiti del Festival di Sanremo potessero ritenersi compatibili con i sacrifici economici sopportati da molti cittadini per la difficile congiuntura economica che sta vivendo il Paese;
sempre nel medesimo quesito si chiedeva anche di sapere se la Rai in quanto società avente una natura pubblicistica e che beneficia di ingenti risorse pubbliche, non dovesse tener conto di tutto ciò nel determinare l'ammontare degli emolumenti corrisposti a conduttori ed artisti nelle proprie trasmissioni e se i contratti stipulati con questi ultimi prevedessero, oltre al cachet, anche la corresponsione di ulteriori somme di denaro per lo sfruttamento dei diritti di immagine, corrisposti allo stesso conduttore e/o artista ovvero a società ad essi collegate;
a tutti questi quesiti non è stato dato alcun riscontro nella risposta pervenuta lo scorso 12 febbraio;
l'articolo 49 bis del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni nella legge 9 agosto 2013, n. 98, include anche la Rai tra le amministrazioni pubbliche e le società controllate soggette alle misure di riordino e miglioramento della qualità della spesa;
la relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della Rai-Radiotelevisione italiana Spa per gli esercizi 2011 e 2012, redatta dalla Corte dei conti, Sezione del controllo sugli enti, ha evidenziato per gli anni scorsi una gestione deficitaria del Festival di Sanremo ascrivibile anche alla dinamica dei costi per la Rai «delle risorse artistico-autoriali» e, in particolare, a quelli dovuti alla «conduzione/direzione artistica», alla «conduzione/cast fisso» e agli «ospiti»;
nella gran parte dei casi vi è uno specifico interesse dell'artista o del conduttore a partecipare al programma o per il prestigio che ne trae la sua carriera, con riflessi sui suoi futuri guadagni, o perché la sua partecipazione s'inquadra nell'ambito dello svolgimento di attività promozionali;
la predetta relazione si conclude sul punto dei costi del Festival richiedendo alla Rai che «vengano adottate adeguate iniziative volte a conseguire una più significativa razionalizzazione dei costi»;
si chiede di sapere:
per quali ragioni la Rai non abbia ritenuto di dover rispondere ai quesiti da noi formulati e trasmessi lo scorso 29 gennaio;
se la Rai, accogliendo anche l'invito della Corte dei conti, non ritenga di dover procedere ad una significativa razionalizzazione dei costi del Festival di Sanremo e, in particolare, di quelli relativi ai costi della conduzione, considerando che i conduttori già godono di un munifico contratto con la stessa Rai;
se i costi della conduzione, e più in generale di quanti partecipano anche come ospiti, data la natura pubblicistica della Rai ed il fatto che il Festival di Sanremo è da considerarsi trasmissione di servizio pubblico e quindi da finanziare interamente con il canone, non debbano essere resi coerenti con l'attuale difficile situazione economica del Paese e soprattutto con i sacrifici economici sostenuti dalla gran parte dei cittadini che pagano il canone;
se più in generale le prassi aziendali prevedano che sia la Rai, e non già il Pag. 258conduttore o l'ospite, a versare la provvigione al loro agente, con conseguente ulteriore incremento dei costi per i compensi dei conduttori;
se la Rai, nell'ambito delle misure di revisione della spesa previste dal citato decreto, non ritenga di dover procedere fin da ora ad una significativa riduzione di tutti i compensi sopra citati. (151 /794)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In via preliminare, si confermano le considerazioni contenute nel riscontro Rai dato all'interrogazione n. 743/COMRAI, e si fa presente che anche in altri riscontri forniti ad interrogazioni con analogo contenuto sono presenti elementi utili per l'interrogazione in oggetto.
In particolare, si ritiene opportuno sottolineare come la Rai stia applicando una rigorosa politica di spending review su tutta l'attività aziendale; nel complesso, ad esempio, negli ultimi 5 anni la Rai ha ridotto nella misura di circa il 20 per cento il volume totale dei compensi attribuiti ai conduttori. Per quanto concerne più specificamente il Festival, grazie alla nuova convenzione con il Comune per il triennio 2015-2017 la Rai avrà risparmi per circa 1,5 milioni di euro nel 2015, 1,75 nel 2016 e 2 nel 2017.
Al riguardo, si deve comunque tenere conto del fatto che il Festival di Sanremo si caratterizza per la sua «unicità», che lo rende non paragonabile – sotto tutti i profili: ascolti, parametri economici, complessità organizzativa e produttiva – ad altri eventi televisivi e programmi di intrattenimento.
Con riferimento alle indicazioni contenute nella relazione della Corte dei Conti, si pone in evidenza come il piano industriale 2013-2015, approvato dal Consiglio di Amministrazione nell'aprile 2013, stia andando proprio nella direzione auspicata dalla Corte stessa, che nel suo documento fa riferimento alle gestioni amministrative del 2011 e del 2012.
Infatti, già nel 2013 sono stati conseguiti importanti risultati in termini di maggiori efficienze e di internalizzazione delle attività che troveranno piena evidenza nel bilancio 2013 in corso di formazione. Ulteriori miglioramenti gestionali/amministrativi saranno conseguiti nell'esercizio in corso.
Grazie a queste misure ne consegue una riduzione dei costi esterni, di quelli delle produzioni, un migliore utilizzo della capacità radio-tv e un contenimento del costo del lavoro. Al fine di accrescere la capacita aziendale di controllo delle dinamiche di costo, sono stati ridefiniti i sistemi di controllo interni, nonché le procedure di acquisto e il modello 231.
AIROLA, CIAMPOLILLO, GIROTTO, NESCI, LIUZZI. — Al Consiglio di amministrazione Rai. — Premesso che:
la presidente del consiglio di amministrazione della Rai, dottoressa Anna Maria Tarantola, all'atto dell'assunzione dell'incarico aveva manifestato, come riportato da notizie di stampa, la volontà di ridurre il proprio compenso rispetto alla cifra percepita dal suo predecessore Paolo Garimberti, che ammontava a circa quattrocentocinquantamila euro lordi annui;
per questo motivo la retribuzione annua della presidente era stata stabilita dal consiglio di amministrazione in circa duecentonovantaquattromila euro, pari al tetto fissato per i manager pubblici dalla legge approvata durante il Governo Monti;
successivamente, alla presidente è stato riconosciuto anche il compenso da consigliere spettante a tutti i componenti del consiglio d'amministrazione, pari a sessantaseimila euro;
soltanto dopo aver assunto la carica in Rai, la presidente Tarantola, nonostante lavorasse già da molti anni a Roma in qualità prima di funzionario generale e poi di vice direttore generale della Banca d'Italia, con incarichi che certamente richiedevano una presenza giornaliera nella capitale, ha fatto presente di essere residente a Casalpusterlengo, in provincia di Lodi;Pag. 259
il consiglio di amministrazione, nonostante si riunisca non più di due o tre volte al mese, ha deliberato di riconoscere alla presidente una diaria mensile forfettaria pari a circa quattromila euro lordi al mese, corrisposta senza obbligo di esibizione di fatture o ricevute, anche nel mese di agosto, quando ordinariamente il consiglio non si riunisce;
complessivamente alla presidente Tarantola sono stati dunque riconosciuti dal consiglio emolumenti pari ad euro quattrocentoottomila (cifra pertanto non così lontana dal compenso percepito dal predecessore), che vengono cumulati, come evidenziato nella nostra precedente interrogazione, prot. n. 742, ai diversi trattamenti pensionistici che sono alla presidente erogati in virtù della sua pregressa attività lavorativa;
l'articolo 49-bis del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni nella legge 9 agosto 2013, n. 98, include anche la Rai tra le amministrazioni pubbliche e le società controllate soggette alle misure di riordino e miglioramento della qualità della spesa;
si chiede di sapere:
sulla base di quali disposizioni di legge o secondo quali criteri il consiglio di amministrazione abbia ritenuto di dover riconoscere alla presidente Tarantola una diaria mensile forfettaria per i giorni della settimana che deve trascorrere a Roma;
se la sua residenza a Casalpusterlengo non fosse nota al consiglio già al momento dell'assunzione dell'incarico da parte della presidente Tarantola e quindi allorché le fu riconosciuto il compenso di trecentosessantamila euro annui;
se il compenso riconosciutole non dovesse ritenersi omnicomprensivo e più che sufficiente a ricompensare la presidente del suo impegno lavorativo, che dovrebbe includere anche il fastidio di dover trascorrere alcuni giorni a Roma;
se il consiglio ritenga che questi ulteriori emolumenti riconosciuti alla presidente siano in stridente contrasto con le stesse dichiarazioni formulate dalla presidente al momento dell'assunzione dell'incarico, con la situazione economica del Paese e con le difficili condizioni di vita di molti milioni di cittadini italiani che ogni giorno sono costretti a spostarsi, per poter lavorare, anche per decine di chilometri senza che sia loro riconosciuta alcuna indennità o una qualunque forma di rimborso spese;
se il riconoscimento alla presidente di questa indennità di missione sia, a giudizio del consiglio, coerente con il vigente quadro normativo che, proprio per la difficile situazione economica del Paese, ha disposto la soppressione dell'indennità di missione per tutti i pubblici dipendenti;
se un'analoga diaria forfettaria, e quindi senza l'esibizione di giustificativi, sia riconosciuta anche ad altri componenti del consiglio di amministrazione non residenti a Roma;
se la Rai riconosca alla Presidente Tarantola anche un'indennità di missione qualora si rechi fuori Roma o fuori dell'Italia;
se il consiglio di amministrazione ritenga corretto che quanto versato con grandi sacrifici da molti cittadini attraverso il pagamento del canone, affinché la Rai svolga la propria missione di servizio pubblico, sia invece utilizzato per corrispondere a chi già percepisce uno stipendio annuo di trecentosessantamila euro lordi (oltre a parecchie centinaia di migliaia di euro lordi annui di pensioni pubbliche), un ulteriore compenso di quarantottomila euro lordi annui per il fastidio di dover trascorrere alcuni giorni della settimana a Roma, peraltro con autovettura con autista messa a disposizione dall'azienda;
se il consiglio di amministrazione non ritenga opportuno, sulla base delle precedenti considerazioni e alla luce di quanto previsto dal citato articolo 49-bis Pag. 260in materia di revisione della spesa, rivedere la decisione assunta sulla diaria riconosciuta alla presidente, disponendone la sua soppressione. (152/796)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
In primo luogo è da evidenziare come in sede consiliare sia stato rilevato come la richiesta appaia esulare dall'ambito di competenza della medesima Commissione, trattandosi di aspetti di carattere gestionale.
Sotto altro profilo e tenuto conto di quanto illustrato nella predetta interrogazione, sempre in sede consiliare, in assenza del Presidente, si è ritenuto di non riconsiderare quanto già deliberato in materia.
In ogni caso, si è rilevato inoltre come parte dei dati e notizie assunti a fondamento della richiesta non siano corretti.
SCALIA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la Rai-Radiotelevisione Italiana è una società per azioni controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
il 12 febbraio 2014, la Corte dei Conti ha pubblicato la Relazione sul controllo della gestione finanziaria della tv pubblica per il biennio 2011-2012, invitando la Rai a tagliare costi e sprechi;
nella Relazione si legge che nel 2011 la Capogruppo ha chiuso il bilancio con un utile di 39,3 milioni di euro, ma l'anno seguente si è registrata una perdita di 245,7 milioni di euro. Per questo, sottolinea la Corte, è necessario che l'Azienda attivi ogni misura organizzativa, di processo e gestionale con l'obiettivo di «eliminare inefficienze e sprechi, proseguendo, laddove possibile e conveniente, nel percorso di internalizzazione delle attività e concentrando gli impegni finanziari sulle priorità effettivamente strategiche, con decisioni di spesa che siano strettamente coerenti con il quadro di riferimento»;
la Corte dei Conti evidenzia che, nonostante l'esito della gestione del 2011 sia stato in generale positivo, la società «non ha ancora perfezionato un rigoroso piano di razionalizzazione e contenimento dei costi, tanto più necessario avuto riguardo ai negativi risultati delle gestioni precedenti e del 2012. È mancata – spiega la magistratura contabile – una manovra che potesse consentire di contrastare il sensibile calo dei ricavi, riducendo drasticamente e razionalmente i costi della gestione»;
sotto la lente di ingrandimento della Corte sono finiti anche gli elevati costi di produzione legati al Festival di Sanremo, alle fiction, gli incarichi d'oro e le consulenze, così come le multe inflitte dall'Agcom;
l'Azienda viene anche richiamata sul fronte del canone e della lotta all'evasione. Nel biennio considerato, la Corte ha rilevato che «l'entrata da canone è rimasta notevolmente compromessa dalle crescenti dimensioni dell'evasione, stimata nel biennio nell'ordine del 27 per cento circa, superiore per quasi 19 punti percentuali rispetto alla media europea»;
anche dal punto di vista editoriale, la Corte rileva che «le modalità di progettazione e la relativa fase di sviluppo produttivo siano rimaste sostanzialmente ancorate a modelli poco adeguati rispetto al nuovo mercato di riferimento, caratterizzato da un'alta penetrazione della tecnologia nella diffusione del prodotto televisivo. Si pone, quindi, con assoluta centralità la questione dell'offerta della Rai agli utenti, da orientare verso il recupero degli ascolti delle reti generaliste, l'incremento di quelli relativi ai canali tematici senza trascurare la proposta «web» e quella internazionale;
si chiede di sapere:
se e come si intenda tenere in adeguata considerazione la Relazione presentata Pag. 261dalla Corte dei Conti, promuovendo così un piano di razionalizzazione e riduzione dei costi; così come una politica di trasparenza per quanto riguarda i compensi elargiti e le consulenze affidate a professionisti e società. (153/797)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
In linea generale, il piano industriale 2013-2015, approvato dal Consiglio di Amministrazione nell'aprile 2013, sta andando proprio nella direzione auspicata dalla Corte dei Conti, che nel suo documento fa riferimento alle gestioni amministrative del 2011 e del 2012.
Infatti, già nel 2013 sono stati conseguiti importanti risultati in termini di maggiori efficienze e di internalizzazione delle attività che troveranno evidenza nel bilancio 2013 in corso di formazione. Ulteriori miglioramenti gestionali/amministrativi saranno conseguiti nell'esercizio in corso.
Grazie a queste misure né consegue una riduzione dei costi esterni, di quelli delle produzioni, un migliore utilizzo della capacità radio-tv e un contenimento del costo del lavoro. È stato inoltre ridefinito il sistema dei controlli interni, le procedure di acquisto e il modello 231.
Rai, inoltre, auspica soluzioni strutturali da parte del Governo e del Parlamento per la lotta all'evasione del canone, seguendo anche la strada indicata dalla stessa Corte dei Conti.
Per quanto riguarda, infine, il tema della trasparenza dei compensi, Rai è tenuta ad attenersi a quanto previsto dall'articolo 2, comma 11, della legge 30/10/2013 n. 125, di conversione del Decreto Legge 31/08/2013, n.101, che stabilisce che: «la società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo, relativamente ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo» è tenuta «a comunicare alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'economia e delle finanze, il costo annuo del personale comunque utilizzato, in conformità alle procedure definite dal Ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con il predetto Dipartimento della funzione pubblica».
Sempre in materia di trasparenza, Rai inoltre si dovrà attenere a quanto sarà stabilito dall'articolo 18 del Contratto di Servizio 2013-2015 attualmente al vaglio della Commissione Parlamentare di Vigilanza.
SCHIFANI, ROCCELLA, SACCONI, ALLI, BIANCONI, CALABRÒ, CHIAVAROLI, FORMIGONI, GIOVANARDI, PAGANO, SALTAMARTINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
alla prossima edizione del Festival di Sanremo parteciperà, secondo quanto riportato in articoli di stampa, anche il cantante Rufus Wainwright, un controverso artista di fama internazionale, conosciuto anche per aver eseguito canzoni provocatorie, offensive nei confronti della sensibilità dei credenti cristiani, come ad esempio la nota «Gay Messiah»;
l'artista, secondo quanto è dato sapere, non avrebbe ad oggi comunicato i contenuti della sua esibizione;
si chiede di sapere:
se i responsabili della programmazione della Rai, dai vertici fino ai dirigenti che si occupano specificatamente del Festival di Sanremo, siano a conoscenza in anticipo delle modalità e dei contenuti dell'esibizione dell'artista, per poterne verificare l'adeguatezza rispetto alla manifestazione sanremese che, storicamente, si rivolge da sempre a un pubblico vastissimo, di tutte le età, compresa una alta percentuale di minori. (154/799)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
I responsabili Rai sono a conoscenza dei contenuti della performance dell'artista Rufus Wainwright ospite della seconda serata di Sanremo; l'esibizione prevede l'esecuzione Pag. 262di due pezzi: «Across the universe» dei Beatles e, tratta dal suo repertorio, «Cigarettes and chocolate milk».
VELO. — Al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
secondo quanto riportato da alcune agenzie di stampa, nei giorni scorsi la Rai avrebbe stipulato un contratto di assunzione a tempo indeterminato al Dott. Ambrogio Michetti, per una collaborazione nell'ambito della struttura dedicata allo Sviluppo strategico della società;
la retribuzione prevista per tale incarico sarebbe stato fissato in 160 mila euro annui, quando il primo stipendio dei dirigenti è di 94 mila euro;
la Rai si avvale della professionalità di oltre trecento dirigenti e, a parere dell'interrogante, appare difficile immaginare che fosse necessario attingere a figure esterne alla struttura;
è in via di ridefinizione il contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai, i cui termini dovranno rispondere, tra l'altro, anche all'esigenza di una complessiva opera di razionalizzazione dell'utilizzo delle risorse finanziarie direttamente o indirettamente facenti capo al bilancio dello Stato e, a tal fine, ogni amministrazione o società pubblica dovrà offrire il proprio contributo:
si chiede di sapere:
se le notizie sommariamente riportate in premesso rispondano al vero, nel qual caso:
a) sulla base di quale considerazioni professionali si sia operata tale decisione;
b) quali siano state le esigenze che hanno portato a stipulare un contratto a tempo indeterminato e sulla base di quali parametri si sia prevista una retribuzione che non appare in linea con quanto applicato alla dirigenza Rai;
c) se ritenga tale decisione in linea con l'esigenza di un contenimento dei costi di gestione che dovrebbe caratterizzare l'operato di tutti i soggetti pubblici.
(155/807)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Dopo attente analisi dei profili presenti in Azienda si è ritenuto opportuno allargare l'ambito di ricerca all'esterno perché in questo momento strategico di vitale importanza per la Rai era altresì determinante porre una risorsa adeguata a supporto della Direzione Sviluppo Strategico per poter trasformare i 12 cantieri prioritari individuati nella fase di disegno del Piano Strategico da «piani» a «risultati».
L'esperienza che porta il Dott. Michetti in azienda – 13 anni di consulenza strategica in diverse primarie società, lavorando in modo continuativo nel mondo dei media con particolare focus nel capire l'impatto dei nuovi media sui player «tradizionali» – appare determinante.
Il contratto stipulato con il Dott. Michetti si allinea alle competenze che lui porta in Rai. Il suo bagaglio di esperienza professionale e i risultati che si attendono da lui fanno ritenere il compenso fissato per il suo contratto inferiore rispetto alla valutazione di mercato e comunque in linea con la retribuzione già percepita nell'azienda di provenienza. Peraltro, il compenso stabilito è in linea con l'attuale politica di contenimento dei costi: il rapporto tra qualità e competenza della risorsa rispetto al costo propende sensibilmente verso la prima componente date le mansioni e le responsabilità attribuite al Dott. Michetti.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
dal sito internet www.rai.it si apprende che il prossimo 5 e 6 marzo, la Rai, in occasione del 90o anniversario della radio e del 60o anniversario della televisione, ha deciso di celebrare la ricorrenza Pag. 263attraverso l'organizzazione del Convegno «Donna è...», che si terrà a Roma, presso la Sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica. Il tutto, quindi, in prossimità della celebrazione della Festa della Donna;
il convegno ha l'obiettivo dichiarato di evidenziare da un lato le capacità della donna di ottenere risultati importanti in ogni settore, dall'altro l'importanza di una corretta rappresentazione di genere nei media, per favorire l'affermazione delle donne nel mondo economico, politico, culturale, sociale e della comunicazione;
la realizzazione dell'evento è imponente e non interesserà soltanto la sede principale del convegno all'Auditorium. Parco della Musica in Roma: sono infatti previsti una serie di collegamenti tramite i centri di produzione Rai di Milano, Torino, Bologna, e Napoli, dove saranno presenti studenti universitari che potranno seguire in diretta i lavori del convegno e interagire con l'evento principale a Roma;
l'evento «Donna è ...» verrà trasmesso in diretta su una piattaforma internet e avrà un sito internet dedicato; per consentire la riuscita di un evento così articolato verrà predisposto un impianto scenografico progettato e realizzato dalla Rai, che renderà altresì fruibili, oltre alle strutture tecniche per i collegamenti, anche le necessarie attrezzature in sala: schermi, impianti video e audio, luci, dispositivi mobili per i relatori, la stampa e gli ospiti;
si tratta di un evento indubbiamente lodevole che necessita però di una struttura produttiva paragonabile a uno show di prima serata e che si caratterizza, conseguentemente, per costi tanto elevati quanto ingiustificati, certamente non in linea con la politica di contenimento dei costi annunciata dall'attuale dirigenza Rai;
si chiede di sapere:
se il Presidente e il Direttore Generale della Rai non ritengano necessario fare piena luce circa tutti i costi sostenuti dalla Rai per la realizzazione dell'evento «Donna è ... », chiarendo altresì le scelte aziendali alla base dell'organizzazione di un convegno così dispendioso, assolutamente in contrasto con le politiche di spending review annunciate dai vertici Rai;
se i vertici Rai non ritengano opportuno rendere nota l'eventuale organizzazione di altri eventi, nel quadro delle celebrazioni per il 90o anniversario della radio e il 60o anniversario della televisione e se sia stato definito al riguardo un budget di spesa. (156/812)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
La Rai ha organizzato il convegno «Donna è» in linea con quanto previsto dal Contratto di Servizio 2010-2012. Il convegno, infatti, rientra a pieno titolo nella missione di servizio pubblico, in quanto rappresenta un'occasione importante per affrontare un tema di grande rilievo per il servizio pubblico quale il racconto del rapporto della donna con la politica, l'economia, l'innovazione, la cultura e i media, con l'intento di evidenziarne la capacità di conseguire importanti risultati anche in presenza di difficoltà, stereotipi, limitazioni.
L'iniziativa, che ha ricevuto il Patrocinio della Presidenza della Repubblica, si sviluppa su due giornate di lavoro, con l'apertura del Presidente del Senato, e la chiusura del Capo dello Stato, e vedrà la presenza di 43 relatrici e relatori provenienti oltre che dall'Italia, da altri 12 Paesi distribuiti su 4 continenti, nonché la partecipazione di un'ampia platea di giovani, essendo coinvolte molte università.
Per l'organizzazione del convegno sono state previste azioni finalizzate ad una sua adeguata valorizzazione «comunicazionale» (ad esempio attraverso l'uso di Internet) pur nell'ambito di una complessiva politica di grande attenzione alla spending review. L'impegno economico a carico Rai si colloca nell'ordine di circa 170 mila euro, valore che risulta inferiore a quelli afferenti ad incontri di «livello» analogo.
CENTINAIO, BITONCI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
nella programmazione del palinsesto della Rai deve essere dedicato, nel rispetto dell'articolo 2 del Contratto di servizio che la concessionaria pubblica ha stipulato col Ministero dello Sviluppo economico, un tempo congruo alla comunicazione sociale, attraverso trasmissioni dedicate allo sport sociale, assegnando spazi adeguati alle associazioni rappresentative del settore;
fra i doveri in capo alla Rai, in quanto concessionaria di un servizio pubblico, c’è quello della completezza dell'informazione, che deve essere ispirata al pluralismo e all'obiettività e, nel settore sportivo, soprattutto alla socialità dello sport;
il pluralismo dell'informazione, coniugato alla socialità dell'evento, si traduce in un puntuale dovere da parte del concessionario, di garantire adeguati spazi e rilievo a quegli sport che sono socialmente apprezzati e seguiti dal pubblico;
la pallacanestro è uno degli sporti più seguiti in Italia, con una media di circa 3.000 spettatori per le 522 partite della stagione 2012/2013 di Serie A maschile più Legadue e un numero di tesserati pari a 318.892 per cui sembrerebbe ovvio che le venisse assegnato un peso importante sia in termini di durata dell'informazione che di collocamento dell'informazione stessa nel palinsesto televisivo, per orario e reti di trasmissione;
comparando i dati relativi al mondo della pallacanestro con quelli relativi al mondo del calcio, gli spettatori paganti della pallacanestro, nell'ultima stagione sportiva, sono stati pari al 20 per cento degli spettatori paganti del calcio, pertanto ci si aspetterebbe che nelle trasmissioni sportive venisse destinata una quota del 20 per cento alla pallacanestro;
nonostante questi dati e nonostante sia uno sport per famiglie che riesce a riempire mediamente dell'80 per cento gli impianti sportivi, la pallacanestro non viene adeguatamente premiata dalla visibilità nella programmazione radiotelevisiva di informazione e approfondimento sportivo, in particolare nei telegiornali, ledendo quindi il diritto dei cittadini utenti ad un'informazione pluralista, adeguata e completa;
la Rai, ai sensi dell'art 7, comma 4 del decreto legislativo 177/2005 è tenuta ad adempiere ad una serie di obblighi «al fine di favorire l'istruzione, la crescita civile e il progresso sociale», tra i quali, come dispone l'articolo 45 del medesimo decreto legislativo, la garanzia di «un numero adeguato di ore di trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate all'educazione, all'informazione, alla formazione e alla promozione culturale»;
si chiede di sapere:
se si ritiene che la pallacanestro, in virtù del numero di spettatori e di tesserati che attrae, sia adeguatamente rappresentata nelle trasmissioni delle reti generaliste e delle radio in fasce adeguate ad un pubblico familiare;
se non ritenga doveroso intervenire nella programmazione dei TG e dei TG radio al fine di dare alla pallacanestro un rilievo proporzionato al proprio bacino di utenza, sia in termini di durata dell'informazione, sia in termini di visibilità dell'informazione stessa, che sia pari al 20 per cento del tempo dedicato agli eventi calcistici. (157/814)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Con il definitivo passaggio dall'analogico al digitale, ai tradizionali canali generalisti si sono affiancate decine di reti connotate da forte specializzazione e tematizzazione.
In tale quadro Rai ha lanciato due canali sportivi (Rai Sport 1 e Rai Sport 2) grazie ai quali ha potuto ampliare e valorizzare la propria offerta sportiva con una conseguente rimodulazione dell'offerta generalista che è stata focalizzata in termini di eventi e rubriche informative.Pag. 265
Tutto ciò premesso si precisa che per quanto concerne l'offerta che i suddetti canali tematici dedicano alla disciplina della pallacanestro appare ampia e esaustiva.
Per quanto concerne, infatti, la stagione in corso 2013-2014 Rai Sport ha trasmesso e trasmetterà i seguenti eventi:
• Campionati Europei Maschili: 40 partite in diretta, 2 in differita (e 21 incontri in replica nei giorni successivi, in base alle esigenze di palinsesto).
• Campionato Italiano di Basket Maschile 2013/2014: una partita alla settimana sia in diretta che in replica; alla data del 31 marzo si contano 33 incontri in diretta e 66 repliche.
• Coppa Italia: tutte le partite sia in diretta che in replica con pre e post gara.
A partire dalle fine di marzo saranno trasmessi i Play off e le finali scudetto del campionato di Basket Femminile che dovrebbe attestarsi su 11 incontri in diretta su Rai Sport 2 con le eventuali repliche degli incontri.
Si specifica, altresì, che nei telegiornali sportivi, in onda anche sulle reti generaliste, la Rai fornisce informazioni sulle vicende inerenti il mondo della pallacanestro con aggiornamenti su risultati e classifiche dei campionati in corso.
LIUZZI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il giorno 18 febbraio 2014, durante la diretta tv della prima puntata di Sanremo, due lavoratori del consorzio del bacino di Napoli e Caserta si sono arrampicati sulla balaustra del teatro Ariston, interrompendo il normale svolgimento dello spettacolo;
da articoli di stampa si apprende che Salvatore Ferringo, Antonio Sollazzo, Marino Marsicano e Maria Rosaria Pascale, hanno acquistato un biglietto in galleria, due al botteghino e due dai bagarini facendo una colletta tra gli 800 colleghi. Successivamente sono entrati in teatro e la Pascale colta da un mancamento, ha attirato l'attenzione della sicurezza e degli spettatori. Approfittando della distrazione generale, i due operai si sono arrampicati sulle ringhiere laterali e hanno interrotto il monologo di Fazio;
su il «Corriere della Sera» del 20 febbraio 2014 Sollazzo ha dichiarato che «non avevamo organizzato la protesta così come l'avete vista in tv, volevamo solo avvicinarci ai fotografi e chiedere a Fazio di leggere la nostra lettera, ma senza azioni eclatanti»;
sempre a mezzo stampa si apprende che al termine della manifestazione, i quattro sono stati condotti in Questura per l'identificazione. Già noti alle forze dell'ordine per truffa per assenteismo dal posto di lavoro, reati contro il patrimonio, interruzione di pubblico servizio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata; sono stati denunciati anche per violenza privata e sottoposti anche al c.d. Daspo televisivo;
su «Il Fatto Quotidiano» del 20 febbraio 2014 Sollazzo ha dichiarato: «Ieri sera siamo usciti dall'Ariston e siamo stati avvicinati da una persona che ha detto di lavorare a La vita in diretta e ci ha invitato a partecipare al programma il giorno dopo. Ci ha raccomandato di non dire una parola a nessun giornalista, di non parlare prima della trasmissione. E ha aggiunto che ci avrebbe pagato l'albergo. Sennò noi tornavamo subito verso casa in macchina, non c'avevamo soldi per un albergo così. Poi noi siamo stati al commissariato e dopo siamo andati a dormire, nell'hotel che ci hanno indicato. Hanno pagato loro anche se poi ci hanno detto che qualcuno, in alto, ha messo il veto, che non dovevamo andarci»;
la Rai si è subito dichiarata estranea ai fatti ed il Direttore Giancarlo Leone ha dichiarato che «Chi si espone in termini mediatici come al Festival di Sanremo per una protesta, per quanto legittima, non può avere un altro proscenio mediatico, perché al di là di tutto potrebbe creare un effetto emulazione, e la cosa da dramma diventerebbe farsa»;Pag. 266
tuttavia Ferringo, Sollazzo, Marsicano e Pascale, così come confermato a mezzo stampa dai gestori della struttura, hanno trascorso la notte del 18 febbraio 2014 all'Hotel Nazionale di San Remo;
su un articolo online de «Il Secolo XIX» del 20 febbraio 2013 si legge «Una missione costata almeno 1500 euro. Studiata a tavolino almeno una settimana prima, quando qualcuno, con una telefonata, ha prenotato due camere, una singola e una tripla all'Hotel Nazionale di Via Matteorri. Un albergo a quattro stelle nell'isola pedonale che porta all'Ariston. 320 euro a notte per ciascuna stanza. [...] Sono tanti soldi, per quattro disoccupati senza stipendio»;
il giorno 19 febbraio 2014 la trasmissione «La vita in diretta» non ha ospitato gli operai, ma ha mandato in onda un servizio relativo all'episodio del giorno precedente ospitando in studio Franco Di Mare, giornalista, il quale ha dichiarato: «Io li ho incontrati ieri sera, sono stato in questura fino alle tre del mattino. Hanno comprato due biglietti da bagarini, altri due li avevano acquistati prima. Mi hanno detto che hanno fatto una colletta tutti gli operai dell'azienda. Non è vero che era preparato. Quella era disperazione vera»;
chiede di sapere:
se i fatti citati siano veri;
se Salvatore Ferringo, Antonio Sollazzo, Marino Marsicano e Maria Rosaria Pascale, abbiano alloggiato nell'Hotel Nazionale di Sanremo a spese della Rai, nonché a carico dei contribuenti della Radiotelevisione italiana S.p.A. (158/819)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
Tra i dirigenti di Rai1 e i lavoratori del consorzio del bacino di Napoli e Caserta, che hanno interrotto lo svolgimento della prima puntata del Festival di Sanremo, non è intercorso nessun rapporto. Più in particolare infatti:
i signori Salvatore Ferrigno, Antonio Sollazzo, Marino Marsicano e Maria Rosaria Pascale, non hanno alloggiato a Sanremo nella notte del 18 febbraio 2014 a spese della Rai-Radiotelevisione Italiana, né tantomeno hanno ricevuto alcuna forma di contributo o assistenza;
nessun dirigente (Direttore di Rai1, vicedirettore, dirigente responsabile della «Vita in Diretta») era a conoscenza del fatto che i suddetti signori si fossero trattenuti a Sanremo per alloggiare in hotel nella notte 18 febbraio 2014.
PELUFFO E COCCIA. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
dal 7 al 16 marzo si terranno a Sochi i Giochi Invernali Paralimpici;
tale manifestazione promuove l'attività sportiva e la competizione agonistica fra persone disabili a livello internazionale promuovendo, da una parte, la pratica sportiva e, dall'altra, sensibilizzando l'opinione pubblica sulle tematiche legate alla disabilità;
in tal senso, i dati auditel riferiti ai Giochi Paralimpici di Londra provano come l'opinione pubblica abbia dimostrato grande interesse per lo sport praticato dalle persone disabili;
inoltre, proprio le ultime Paralimpiadi hanno avuto una risonanza mediatica del tutto inedita che ha dato la possibilità al mondo intero di scoprire come persone affette da vari tipi di disabilità, dunque di limiti, siano in grado di compiere imprese fisiche straordinarie, rivoluzionando l'immagine del disabile e aprendo una nuova era;
tali manifestazioni, rappresentano dunque, un potente strumento di trasmissione culturale e sociale;
la messa in onda di eventi come quelli in oggetto rappresenterebbe un fondamentale veicolo educativo per l'Italia del nuovo millennio, per far cadere definitivamente Pag. 267il muro di ingiustificata diffidenza che circonda il mondo della disabilità;
proprio per queste ragioni, la Rai ha previsto una straordinaria copertura delle Paralimpiadi di Sochi, con la trasmissione in diretta e in esclusiva per l'Italia delle gare su uno dei canali sportivi, e manifestando, in tal modo, la volontà del nostro Servizio Pubblico di impegnarsi seriamente nell'acquisizione dei diritti di eventi sportivi così significativi;
attualmente non è ancora in programmazione la cerimonia di apertura dei Giochi Paralimpici invernali anche su una delle tre reti principali (Rai1, Rai2 o Rai3);
ciò sorprende poiché la cerimonia inaugurale, solitamente spettacolo straordinario e d notevole impegno economico (in questa edizione, fra l'altro, ideata da una azienda e da un produttore italiani), rappresenta non solo un elemento imprescindibile legato a tale competizione e una vetrina importante della manifestazione ma anche un potente traino per attirare il pubblico alla visione delle gare e per questo sarebbe importante che almeno la cerimonia (prevista a partire dalla 17 in Italia), se non anche uno spazio quotidiano di riassunto delle gare e la cerimonia di chiusura, venisse trasmessa su una delle tre reti di maggiore ascolto;
si chiede di sapere:
quali iniziative la Rai intenda adottare per garantire che la copertura della cerimonia inaugurale dei Giochi Paralimpici invernali, che si svolgeranno a Sochi, sia prevista anche su una rete quale Rai1, Rai2 o Rai3. (159/820)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
Dal 7 al 16 marzo 2014. la Rai offrirà una copertura integrale delle Paralimpiadi invernali di Sochi, con diritti esclusivi di trasmissione in chiaro. Oltre 100 ore di programmazione su Rai Sport 2, tra dirette e differite, che caratterizzeranno il canale come Rete Paralimpica.
Le cerimonie di apertura e chiusura saranno trasmesse anche sui canali generalisti: Rai 3 trasmetterà la cerimonia di apertura in diretta dalle 16:55 alle 19:00 e quella di chiusura in differita in terza serata (ma in diretta su Rai Sport 2). Tutti gli eventi in diretta saranno trasmessi in HD sui canali dedicati Rai del digitale terrestre e di Tivùsat.
In linea con le modalità già adottate a Vancouver 2010 e Londra 2012, oltre alle telecronache ci saranno le zone miste per le interviste in diretta ai protagonisti. Uno studio virtuale curerà la narrazione raccontando in tempo reale quanto accadrà, anche nelle competizioni in cui non sono presenti atleti italiani. L'intento sarà quello di trattare le competizioni paralimpiche al pari di quelle olimpiche, sia a livello di impegno produttivo, sia nel tono delle telecronache.
Di seguito, si trasmette il dettaglio della pianificazione dell'evento.
Giochi Paralimpici Sochi 2014 | Data | Orario | Modalità | Canale |
Cerimonia di Apertura | ven 07/03/2014 | 16:55 – 19:00 | Diretta | Rai 3 |
Eventuale prosecuzione 19:00 – 19:30 | Diretta | Rai Sport 2 | ||
sessione mattutina | sab 08/03/2014 | 06:30 – 11:30 | Diretta | Rai Sport 2 |
sessione pomeridiana | sab 08/03/2014 | 13:30 – 15:30 | Diretta | Rai Sport 2 |
sessione mattutina | dom 09/03/2014 | 06:30 – 11:25 | Diretta | Rai Sport 2 |
Ice Sledge Hockey: Russia – Italia | dom 09/03/2014 | 19:00 – 21:00 | Differita | Rai Sport 2 |
sessione mattutina | lun 10/03/2014 | 07:00 – 12:20 | Diretta | Rai Sport 2 |
sessione mattutina | mar 11/03/2014 | 06:30 – 09:00 | Diretta | Rai Sport 2 Pag. 268 |
sessione pomeridiana | mar 11/03/2014 | 12:30 – 15:55 | Diretta | Rai Sport 2 |
sessione mattutina | mer 12/03/2014 | 06:30 – 12:30 | Diretta | Rai Sport 2 |
sessione pomeridiana | gio 13/03/2014 | 13:00 – 14:30 | Diretta | Rai Sport 2 |
sessione pomeridiana | gio 13/03/2014 | 16:20 – 18:00 | Differita | Rai Sport 2 |
sessione mattutina | ven 14/03/2014 | 06:30 – 11:00 | Diretta | Rai Sport 2 |
sessione mattutina | ven 14/03/2014 | 12:00 – 14:30 | Diretta | Rai Sport 2 |
sessione pomeridiana | ven 14/03/2014 | 14:45 – 17:00 | Diretta | Rai Sport 1 |
sessione mattutina | sab 15/03/2014 | 06:30 – 12:00 | Diretta | Rai Sport 2 |
sessione pomeridiana | sab 15/03/2014 | 22:15 – 00:15 | Differita | Rai Sport 2 |
sessione mattutina | dom 16/03/2014 | 06:30 – 11:45 | Diretta | Rai Sport 2 |
Cerimonia di Chiusura | dom 16/03/2014 | 17:00 – 19:25 | Diretta | Rai Sport 2 |
00:20 – 01:20 | Sintesi | Rai 3 |
AIROLA, CIAMPOLILLO, GIROTTO, LIUZZI, NESCI, PELUFFO, COCCIA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
dal 18 febbraio si sta svolgendo a Sanremo il Festival della canzone italiana;
i costi, come più volte affermato dall'azienda e dallo stesso direttore di Rai1, Giancarlo Leone, dovrebbero essere completamente ripagati dalla raccolta pubblicitaria e che, quindi, pur trattandosi di un programma di servizio pubblico e perciò finanziabile interamente con il canone, la trasmissione non comporterebbe alcun onere per i cittadini utenti;
secondo notizie apparse sulla stampa e confermate dalla stessa Rai, la gestione di questa edizione del Festival sarebbe non solo in pareggio, ma genererebbe addirittura un utile pari a circa 2.800.000 euro;
molti degli ospiti, invitati dal conduttore Fabio Fazio, hanno promosso i loro prossimi impegni, come ad esempio Laetitia Casta, protagonista del film di Giovanni Veronesi «Una donna per amica» in uscita nelle sale cinematografiche il prossimo 27 febbraio; Franca Valeri, che ha preannunciato il suo nuovo spettacolo «Il cambio dei cavalli» in debutto a Spoleto a luglio prossimo; Kasia Smutniak, protagonista del nuovo film di Ferzan Ozpetek «Allacciate le cinture» in uscita nei cinema il prossimo 6 marzo o ancora Claudio Santamaria, la cui partecipazione al Festival è consistita in un omaggio al maestro Manzi, di cui lo stesso attore vestirà i panni nella fiction «Non è mai troppo tardi» in onda su Rai 1 i prossimi 24 e 25 febbraio, senza menzionare la nuova serie della fiction «Fuoriclasse» ripetutamente promossa negli intermezzi pubblicitari del Festival dalla stessa Luciana Littizzetto:
si chiede di sapere:
quale sia l'effettivo ammontare netto per la Rai (escluse quindi le commissioni di agenzia e l'IVA) delle entrate pubblicitarie in relazione al Festival di Sanremo;
se corrisponda al vero quanto riportato in alcuni articoli di stampa secondo cui, qualora il Festival non registri lo share medio promesso da Rai Pubblicità agli investitori pubblicitari e non raggiunga quindi una determinata soglia minima, la Rai dovrà restituire parte di quanto incassato per la vendita degli spazi pubblicitari;
se la vendita degli spazi pubblicitari durante le cinque puntate del Festival non sia stata promossa anche attraverso sconti o facilitazioni per l'acquisto, da parte degli inserzionisti, di altri spazi pubblicitari su altre reti dell'azienda e per altri periodi dell'anno;
se agli ospiti del Festival, invitati da Fabio Fazio, che hanno indubbiamente beneficiato di una prestigiosa vetrina per Pag. 269promuovere i loro prossimi impegni, sia stato anche corrisposto un cachet per la loro partecipazione;
se la Rai, nell'eventualità in cui sia stato corrisposto un compenso agli ospiti, promotori di proprie iniziative, non ritenga che in siffatte situazioni la determinazione del cachet non debba tener conto del grande valore economico che gli spazi pubblicitari hanno nella serata del Festival. (160/821)
RISPOSTA. – In linea generale si evidenzia come sulle tematiche oggetto dell'interrogazione siano già stati forniti elementi nei riscontri relativi ad altre interrogazioni sullo stesso tema.
Per quanto concerne, più in particolare, i quesiti posti con l'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Sotto il profilo economico, anche solo considerando i valori riferiti alle cinque serate del Festival, i ricavi netti da pubblicità si collocano oltre i 20 milioni di euro, a fronte di costi pari a 11 milioni di euro, cui occorre aggiungere 7 milioni per il costo della convenzione con il comune di Sanremo, determinando pertanto un significativo saldo attivo. In ogni caso, peraltro, una valutazione più puntuale dovrebbe tener conto anche degli impatti «indotti» sugli altri programmi del palinsesto ad esso collegati.
Per quanto concerne il tema delle eventuali compensazioni con i clienti pubblicitari in relazione agli ascolti del festival, si precisa che una tale ipotesi non corrisponde a verità: nel consueto rapporto di mercato tra investitori e concessionaria pubblicitaria non sono infatti previste modalità di recupero dell'investimento compiuto sul festival. Le modalità consuete di mercato prevedono infatti che eventuali spazi compensativi, laddove richiesti, sono assorbibili nell'ambito degli spazi invenduti senza alcun impatto sulla raccolta fatta sul singolo evento o sugli spazi in vendita.
Quanto infine alla questione dei cachet per gli ospiti – nel sottolineare come il festival di Sanremo si caratterizzi per la sua «unicità», che lo rende non paragonabile con gli altri eventi televisivi e programmi di intrattenimento sotto tutti i diversi profili (ascolti, parametri economici, complessità organizzativa e produttiva) – si evidenzia come non si possa non tenere conto di tale «unicità» anche nella negoziazione contrattuale per la partecipazione di determinati ospiti in funzione del loro livello artistico.
SCALIA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la Rai-Radiotelevisione Italiana è una società per azioni controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
dai dati di ascolto della prima metà di febbraio emerge una netta prevalenza delle reti della tv di Stato sulle concorrenti, ad eccezione però della fascia oraria 15.00-18.00, dove i canali Mediaset sono costantemente più preferiti di quelli Rai;
è Rai Uno a perdere maggiormente nei confronti della diretta concorrente Canale 5 nella fascia pomeridiana settimanale. Nello specifico il programma televisivo «La vita in diretta» risulta ricevere meno appeal nei confronti dei programmi rivali della stessa ora, «Uomini e Donne» e «Pomeriggio Cinque»;
la causa degli scarsi risultati ottenuti dalla tv di Stato, e in particolar modo da Rai Uno, potrebbe esser ricercata nella scelta, fatta dall'Azienda qualche mese fa, di rimuovere dal suo incarico, Daniel Toaff – vice direttore di Rai Uno, ideatore del «La Vita in diretta» e colonna portante delle produzioni della rete – colpevole di aver scelto di mandare in onda, a pagamento, il matrimonio di Valeria Marini;
la stessa Rai però, in un successivo comunicato, precisava di «non aver pagato per le riprese», che la «scelta di mandare in onda le immagini dell'evento era stata pienamente condivisa dal direttore di Rai Uno, Giancarlo Leone, responsabile editoriale Pag. 270della rete» e di aver terminato il rapporto con Toaff «per raggiunti limiti di età»;
in realtà si trattava di un prepensionamento, costato alla tv di Stato (e quindi ai contribuenti) 800 mila euro, che si sarebbero potuti risparmiare, visto che Toaff due anni dopo sarebbe andato comunque via, perché giunto all'età per la pensione;
in più, questa scelta si è rivelata sbagliata, dal momento che la tv pubblica si privava di una professionalità e di un'esperienza come quella di Toaff e, con i risultati deludenti de «La vita in diretta», perdeva anche pubblicità, a tutto vantaggio della tv commerciale.
Considerato inoltre che:
Daniel Toaff è stato appena ingaggiato da Mediaset, dove cura «Domenica live», la trasmissione concorrente de «L'Arena» e della seconda parte di «Domenica In» su Rai Uno, con il risultato che «L'Arena» ha perso ascolti, a tutto vantaggio della rivale sulla tv commerciale; coinvolgendo così anche la domenica nel calo dello share pomeridiano fatto registrare dal primo canale;
si chiede di sapere:
se e come i destinatari interpellati intendano affrontare la questione, al fine di intervenire per invertire l'andamento negativo della tv di Stato nella fascia oraria considerata;
se sia stato siglato con Toaff, al momento dell'uscita e a fronte del compenso garantitogli, un patto di non concorrenza ed, eventualmente, i motivi della mancata realizzazione dello stesso.
(161/823)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
La «Vita in Diretta» è un programma a cui, per scelta aziendale, è stato chiesto un riposizionamento per quanto riguarda i temi affrontati e la modalità in cui vengono trattati; per questa ragione, alla «Vita in diretta» sono cambiati dirigenti, autori e conduttori, comunque scelti dalla precedente gestione che faceva capo a Daniel Toaff.
La linea editoriale, dunque, è stata immediatamente improntata al perseguimento di una maggiore qualità dell'offerta televisiva pomeridiana, rinunciando deliberatamente a temi, contenuti, modalità narrative che sono utili per catturare audience ma che mal si conciliano con la missione del servizio pubblico. Contemporaneamente, sono stati sviluppati temi e contenuti di carattere culturale e/o educativo – pari opportunità, mostre, eventi culturali, problema delle carceri etc. – che attengono alla missione di servizio pubblico a prescindere dalla mera caccia agli ascolti.
Il cambiamento di linea editoriale è stato apprezzato in più occasioni dalle istituzioni. Il «Garante dell'infanzia e adolescenza», ad esempio, ha elogiato pubblicamente in un comunicato stampa la trasmissione per il modo, né morboso né tantomeno voyeuristico, in cui è stata trattata la spinosa vicenda delle c.d. «baby squillo».
Inoltre, è cambiato il quadro dell'offerta da parte del maggior competitore di Rai1, che ha mandato in onda a partire dall'autunno 2013 una soap, «Il Segreto», che ha raccolto grande successo. Dunque, fare comparazioni tra i palinsesti di quest'anno e delle edizioni precedenti è costitutivamente improprio.
Per quanto riguarda gli ascolti, l'unica comparazione possibile – data la durata della «Vita in Diretta», che copre l'intero pomeriggio, a fronte di un'offerta maggiormente frastagliata da parte del principale concorrente – si può effettuare con «Pomeriggio Cinque» nella fascia di ascolti che va dalle 18 fino alla conclusione dei programmi. In questa fascia, la «Vita in Diretta» ottiene maggiori ascolti in media due volte su tre nonostante, come detto, il contemporaneo cambiamento sia di conduttori (scelti per una complessiva maggiore Pag. 271competenza sul versante dell'information piuttosto che su quello dell'entertainment) sia di linea editoriale.
Per quanto attiene alle trasmissioni «L'Arena» e «Domenica In», in tutte e quattro le domeniche considerate dall'interrogante, le trasmissioni Rai hanno ottenuto percentuali superiori alla concorrenza i dati sono i seguenti: «L'Arena», nelle quattro puntate di febbraio, ha totalizzato una media del 19,8 per cento contro il 10,3 per cento di «Domenica Live», e «Domenica In» ha totalizzato una media del 15,5 per cento contro il 13,9 per cento di «Domenica Live».
Infine, si precisa che il Dott. Toaff è stato incentivato all'esodo senza prevedere – analogamente alle modalità adottate nei confronti di tutti i dipendenti incentivati – clausole di non concorrenza.
CENTINAIO, MUNERATO, MARCOLIN, BELLOT, STEFANI, BRAGANTINI, GUIDESI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la trasmissione televisiva Report è una trasmissione di inchiesta che viene definita, dagli stessi autori, investigativa basata principalmente sull'affidabilità delle fonti;
un importante giornalista di Report, Sigfrido Ranucci, nel corso di un'indagine giornalistica sull'amministrazione comunale di Verona, anziché reperire informazioni attendibili e veritiere, ha tentato di costruire dal nulla notizie diffamatorie sul sindaco Tosi;
il succitato giornalista, nel corso di un'intervista a sua insaputa registrata, ha dichiarato di avere rapporti con i servizi segreti, con il comandante dei Ros Veneto e con tre importanti procure: Verona, Venezia e Padova;
il giornalista, nella medesima intervista, ha cercato di estorcere informazioni all'intervistato alludendo a inesistenti rapporti del sindaco Tosi con organizzazioni criminali come la ’ndrangheta, a festini poco leciti mai avvenuti e a filmini compromettenti che avrebbero potuto confermare queste false illazioni;
alla luce di quanto si può vedere e sentire, perché l'intervista è stata registrata nella sua interezza e diffusa dallo stesso Tosi nel corso di una conferenza stampa e consegnata con la denuncia effettuata dall'amministrazione, il giornalista non è interessato a raccogliere informazioni, ma a costruire la notizia che ha già deciso di diffondere;
si spinge addirittura al punto di dire che esiste sicuramente un filmino compromettente contro Tosi e che, per averlo, sarebbe disposto a pagare con i soldi della Rai, anche se in modo indiretto perché direttamente sarebbe impossibile;
la Rai è la concessionaria del servizio pubblica e, sulla base del contratto di servizio che ha stipulato con il Ministero dello Sviluppo economico, ha il dovere nei confronti di tutti i cittadini di diffondere un'informazione equa, completa e imparziale, anche a fronte del canone che gli utenti pagano;
se il sindaco Tosi non avesse avuto la prontezza di presentare denuncia alla Procura della Repubblica per le affermazioni mendaci del giornalista Sigfrido Ranucci, con molta probabilità la Rai sarebbe stata complice di un servizio falso e diffamatorio, molto lontano da un giornalismo di inchiesta e molto più vicino a una disinformazione mirata a distruggere politicamente e personalmente un uomo;
si chiede di sapere:
quali siano i controlli sull'attendibilità delle fonti che vengono effettuati prima di mandare in onda i servizi all'interno della trasmissione Report;
se la Direzione non ritenga opportuno avviare dei procedimenti sanzionatori, anche prevedendo una sospensione da incarichi lavorativi con la Rai, il giornalista Sigfrido Ranucci per scarsa professionalità. (162/824)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
Il giornalista Ranucci stava conducendo un'inchiesta nell'ambito della quale aveva già autonomamente trovato, tramite le sue fonti, numerose notizie di rilevante interesse giornalistico relative a vicende veronesi; in tale quadro stava cercando di rafforzare i pilastri di un'inchiesta molto solida.
Nell'ambito di tale inchiesta aveva anche raccolto, sempre autonomamente, voci sull'esistenza di filmati che contribuivano a spiegare il quadro all'interno del quale sarebbero maturate alcune delle vicende oggetto dell'indagine giornalistica. Ranucci ha quindi accettato di incontrare due personaggi che asserivano di essere in possesso di tali video e che hanno registrato i colloqui con il giornalista. Dalle registrazioni emerge che non è stata attuata da Ranucci nessuna «estorsione». Estorcere significa ottenere con la violenza o con l'inganno e nessuno di questi comportamenti è nemmeno lontanamente ascrivibile al giornalista di Rai Tre. Egli cercava invece riscontri ad un quadro informativo che aveva già ampiamente delineato con la sua attività investigativa di inchiesta giornalistica.
Il giornalista di Report era evidentemente specificamente interessato ad ottenere conferma dell'esistenza del video: non era nelle sue intenzioni procedere ad acquisti e comunque non sarebbe stato nelle sue disponibilità. La decisione sugli acquisti di materiale filmato compete alla dirigenza di Rai Tre e il prezzo eventuale viene stabilito con il concorso di altre strutture aziendali. Lo stesso Ranucci specifica testualmente al suo interlocutore che sull'eventuale acquisto «decide la Rai».
A Ranucci viene chiesto nei colloqui se l'obiettivo dell'inchiesta giornalistica sia un determinato uomo politico e lui risponde: «l'obiettivo è fare servizio pubblico», che è appunto la missione dell'informazione Rai e di Report in particolare.
Ad integrazione di quanto detto sopra, l'autrice e conduttrice del programma Report Milena Gabanelli, ha evidenziato quanto segue: «Nel corso di un'indagine il giornalista fa le dovute verifiche, necessarie a raccogliere elementi utili per distinguere le notizie vere da quelle false. Siccome non stiamo parlando di un programma di costume, ma di investigazione giornalistica, dove ciò che conta è raccogliere “evidenze”, è inevitabile in questa delicata fase si possano verificare situazioni in cui si lascino intendere cose che non necessariamente corrispondono al vero.
In questa sede non si ritiene di dover diffondere le notizie di cui siamo in possesso, e che hanno spinto Ranucci a cercarne diligentemente prova. Nella sua ricerca è stato registrato, ma anche Ranucci registrava, ed emerge che Ranucci è stato indotto a lasciar intendere coperture, intenti, disponibilità, in cambio delle cosiddette “prove”. In altre parole colui che registrava Ranucci gli aveva detto esplicitamente che colui che era in possesso del dvd – dove si parla di spartizione di appalti – era disponibile a cederlo in cambio di una lunga serie di rassicurazioni. Poiché l'obiettivo per Ranucci era “vedere” cosa c'era dentro questo DVD, al fine di accertare se le dichiarazioni raccolte corrispondevano al vero o erano menzogne, è stato al gioco. È dovere del giornalista, se ne ha notizia, cercare le prove.
Se il filmato compromettente non esiste, nulla in tal senso avrebbe potuto essere raccontato.
Poiché nulla era ancora stato raccontato e trasmesso, ed era in fase di diligente verifica, i senatori e i consiglieri non possono sostenere che la Rai sarebbe stata complice di un servizio falso e diffamatorio. Questo si chiama processo alle intenzioni.
Al momento chi è stato diffamato con l'inganno è Ranucci e Report. In questa vicenda è bene ricordare che Ranucci ha solo fatto il suo mestiere, mentre Tosi, ingaggiando gli altri due al solo fine di esercitare un discredito preventivo, ha svolto un'operazione le cui finalità sono opache e inquietanti. Al contrario i 17 anni di storia di Report dimostrano che la verifica sull'attendibilità delle fonti passa attraverso scrupolose ricerche di riscontri.».
AIROLA, CIAMPOLILLO, GIROTTO, LIUZZI, NESCI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
con il nostro quesito dello scorso 4 febbraio, prot. n. 759/COMRAI, si era richiesto alla Presidente Tarantola se non ritenesse che tra i compiti istituzionali della Rai rientrasse anche quello di assicurare un'informazione completa, imparziale, corretta ed equilibrata, e se non ritenesse, tra i propri doveri, quello di ripristinare nei telegiornali, pur nel rispetto dell'autonomia dei giornalisti, una situazione di rigoroso ed effettivo equilibrio;
nella risposta pervenuta lo scorso 19 febbraio non si dà alcun riscontro ai quesiti formulati sulla base dell'elaborazione dei dati forniti da un soggetto terzo;
si è preferito non rispondere nel merito delle questioni poste, dando luogo ad una discutibile ricostruzione normativa, che non trova fondamento né nelle vigenti disposizioni di legge e nelle relative delibere attuative, né nella giurisprudenza dell'AGCOM e in parte di quella amministrativa;
la legge n. 28 del 2000 ha introdotto nell'ordinamento il diritto di accesso dei soggetti politici al mezzo radiotelevisivo indipendentemente dai periodi elettorali (articolo 1), e che tale interpretazione ha trovato in seguito conferma anche nella sentenza n. 155 del 2002 dalla Corte Costituzionale;
anche per quanto riguarda i programmi di informazione, di cui fanno parte appunto i telegiornali, la legge prevede il principio generale dell'accesso di tutti i soggetti politici [...] in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità» (Testo unico della radiotelevisione, articolo 7, comma 2, lettera c).
è senza dubbio vero che ai programmi di informazione non si applicano le disposizioni più stringenti della comunicazione politica (legge n. 28 del 2000, articolo 2 comma 2) e che, quindi, la parità di trattamento si applica ad essi in modo più flessibile, al fine di non piegare il contenuto dell'informazione alle rigidità del cronometro;
è però altrettanto vero che la parità di trattamento nei telegiornali è ancorata ad un parametro quantitativo di riferimento, sia pure flessibile, come stabilito nella delibera della Commissione di vigilanza del 18 dicembre 2002, peraltro richiamata nella Sua risposta e in cui si afferma che i direttori responsabili devono attuare una «equa rappresentazione» delle opinioni politiche assicurando «parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale ed europeo»;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, incaricata dalla legge di vigilare sul rispetto del pluralismo politico ed applicare eventuali sanzioni, ha fatto proprio nella delibera n. 22/06/CSP l'indirizzo interpretativo della Commissione di vigilanza, ed afferma in numerose altre decisioni che, «secondo consolidati canoni interpretativi», «il principio di parità di trattamento va inteso [...] nel senso che situazioni analoghe devono essere trattate in maniera analoga», laddove «sono «forze politiche omologhe» quelle «confrontabili sotto il profilo della rappresentanza parlamentare»;
proprio sulla base di questo principio, nel primo trimestre della legislatura in corso, in sede di valutazione del rispetto del pluralismo politico nei notiziari, l'Autorità, rilevati squilibri significativi nei tempi fruiti dalle «forze politiche omologhe in quanto confrontabili sotto il profilo della rappresentanza parlamentare» (ovverosia PD, PDL, M5S), ha richiamato tutte le emittenti, fra cui anche quelle della concessionaria pubblica in relazione alle testate TG3 e Rainews (delibera n. 472/13/CSP), ad assumere tutte le iniziative necessarie per garantire il più rigoroso ed effettivo equilibrio tra i soggetti politici, quindi la effettiva parità di trattamento tra forze politiche analoghe nel rispetto dei principi di obiettività, completezza, imparzialità ed equità;Pag. 274
il principio delle forze analoghe non postula una ripartizione matematica rigida, cieca, degli spazi nei programmi di informazione, bensì l'applicazione di un principio di «proporzionalità» ragionevole, flessibile, secondo il quale non possono esserci squilibri gravi, perduranti, nelle presenze di soggetti politici che oggettivamente hanno pari dignità in virtù del loro consenso elettorale, della rappresentanza parlamentare, e così via;
alla luce di queste premesse, pur non potendo i criteri di ripartizione dei tempi tra le forze politiche essere valutati soltanto attraverso il criterio quantitativo, gli squilibri a danno del Movimento 5 stelle, essendo di così grave entità e persistenza, non possono trovare alcuna giustificazione, né con riferimento alle naturali oscillazioni dovute alle esigenze informative, né con riferimento alle sensibilità editoriali, in particolare trattandosi dei notiziari del servizio pubblico, né, infine, con riferimento all'agenda tematica e alla necessaria correlazione dell'informazione ai temi dell'attualità e della cronaca;
l'informazione Rai non ha tenuto conto in alcun modo della significativa attività svolta dal Movimento 5 stelle nelle aule parlamentari dall'inizio della legislatura, che va ben oltre le iniziative di maggiore eco mediatica cui sembra fare riferimento la risposta, e che meriterebbero adeguata attenzione da parte del servizio pubblico;
in relazione alla risposta pervenuta, inoltre, non corrisponde al vero l'affermazione secondo cui «la strategia comunicativa del Movimento 5 stelle sia stata caratterizzata da un netto ed esplicitato [...] rifiuto da parte dei propri esponenti di apparire in televisione»;
con riferimento a questa ultima affermazione, si precisa che nei primi mesi della legislatura il M5S ha rifiutato di partecipare esclusivamente a taluni programmi di approfondimento informativo ovvero di «infotainment», mentre non ha mai manifestato il rifiuto a rispondere alle domande dei giornalisti nell'ambito dei notiziari;
la risposta pervenuta è imprecisa anche laddove riporta il dato cumulativo (TG1, TG2, TG3) del tempo di parola fruito dal Movimento 5 stelle, giacché secondo criteri normativi e indirizzi giurisprudenziali consolidati i programmi di informazione, in quanto identificabili per impostazione e realizzazione, sono suscettibili di autonoma considerazione sotto il profilo del rispetto del pluralismo politico, a nulla valendo l'aggregazione dei dati dei diversi notiziari;
infine, per quanto riguarda l'asserito riequilibrio nel mese di gennaio (più precisamente, nell'ultima settimana di gennaio), i dati dei tempi di parola goduti dai tre principali partiti parlamentari nel mese di gennaio evidenziano quanto segue: il TG1 ha dedicato al PD il 38,5 per cento, a FI il 20,9 per cento, al M5S il 13,4 per cento; il TG2 ha dedicato al PD il 33,4 per cento, a FI il 21,7 per cento, al M5S il 15,7 per cento; il TG3 ha dedicato al PD il 41,5 per cento, a FI il 16,1 per cento, al M5S il 9 per cento; Rainews ha dedicato al PD il 47,2 per cento, a FI il 9,8 per cento, al M5S l'8,2 per cento (Fonte Agcom);
a dispetto del presunto riequilibrio, i dati evidenziano che il tempo di parola del M5S risulta ancora in tutti i telegiornali (ad eccezione di Rainews) inferiore al tempo di parola goduto da FI e nettamente inferiore al tempo di parola del Partito democratico, il cui dato deve essere letto anche alla luce dello spazio indirettamente fruito attraverso il tempo del Presidente del Consiglio e dei propri esponenti del Governo;
si chiede di sapere:
se la Presidente Tarantola non ritenga che sia un preciso dovere istituzionale garantire, pur nel rispetto della naturale autonomia dell'attività giornalistica, un corretto adempimento di precise disposizioni di legge;
se non ritenga che la Rai, in quanto soggetto che rivendica costantemente la propria missione di servizio pubblico, debba garantire un'informazione corretta, Pag. 275equilibrata ed imparziale, che consenta a tutti i cittadini di potersi formare liberamente una propria opinione sull'andamento dell'attività politica;
se non ritenga che sia improcrastinabile il ripristino effettivo, da parte dei telegiornali della concessionaria pubblica, dell'equilibrio e della parità di trattamento tra i soggetti politici, tenuto conto delle reiterate violazioni delle disposizioni legislative in materia di pluralismo politico nel sistema radiotelevisivo. (163/825)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata, che fa esplicito riferimento al riscontro Rai fornito in risposta all'interrogazione con prot. n.759, si ritiene di confermare le considerazioni già svolte nel suddetto riscontro.
Al riguardo, più in particolare, si ribadisce che la salvaguardia della libertà di informazione si incentra sull'obbligo delle testate giornalistiche di seguire primariamente la notiziabilità congiunturale dell'attività politica, senza obblighi di attribuire spazi «fissi» alle varie forze politiche. I programmi di informazione e approfondimento, in altri termini, «sono caratterizzati dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca [..] nel rispetto della libertà di informazione, ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione a contenuto politico parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo» (articolo 11 Provvedimento Commissione del 18 dicembre 2002).
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
sabato scorso 24 febbraio si è conclusa la 64o edizione del Festival della canzone italiana, con la conduzione, per il secondo anno consecutivo del giornalista Fabio Fazio e della comica torinese Luciana Littizzetto;
l'edizione di quest'anno ha fatto registrare, indubbiamente, un forte calo d'ascolti, sia per quanto riguarda le percentuali di share, sia per quanto concerne il numero degli spettatori; lo share medio ottenuto nelle cinque puntate del Festival di quest'anno è stato pari al 39,3 per cento, rispetto allo scorso anno in cui la kermesse canora aveva superato il 47 per cento di share, nella media delle cinque serate;
l'altro dato, in controtendenza, ha riguardato i telespettatori, con una media delle cinque serate di 9 milioni, ben 3 in meno rispetto all'edizione 2013 del Festival, seguita da una media di 12 milioni di telespettatori;
da notizie di stampa si è appreso che la realizzazione del Festival 2014 avrebbe avuto un costo pari a 18 milioni di euro, 7 milioni dei quali riguardanti la convenzione con il comune di Sanremo; si apprende anche che i ricavi pubblicitari netti sarebbero pari a 20 milioni 140 mila euro;
nei giorni scorsi, sono state pubblicate numerose notizie, in relazione a possibili compensazioni pubblicitarie gratuite, che la Rai dovrebbe accordare, da contratto, ai propri inserzionisti, alla luce dei deludenti dati d'ascolto fatti registrare dall'edizione 2014 del Festival;
in una nota stampa ufficiale, la Rai conferma che ci saranno, secondo le modalità consuete di mercato, eventuali spazi compensativi, laddove richiesti, senza però specificare l'impatto economico che avrà l'eventuale concessione di questi spazi pubblicitari per gli inserzionisti e quindi concessi da Rai a titolo gratuito;
si chiede di sapere:
se il Presidente e il Direttore Generale della Rai intendano, anche attraverso la partecipazione ad un'audizione da convocare ad hoc presso la Commissione di vigilanza Rai, quantificare puntualmente tutti i costi e i ricavi sostenuti per la realizzazione dell'edizione 2014 del Festival Pag. 276di Sanremo, compresi i compensi percepiti dai conduttori, dagli ospiti e dai collaboratori;
se i vertici Rai non ritengano opportuno chiarire, se, in sede di definizione degli accordi pubblicitari per il Festival di Sanremo 2014, siano stati previsti e per quale ammontare, spot pubblicitari compensativi e quindi gratuiti, per gli inserzionisti che hanno acquistato spazi pubblicitari, che hanno avuto un effettivo valore inferiore a quello previsto in sede di conclusione di contratto pubblicitario, a causa del forte calo d'ascolti registrato dalla 64esima edizione del Festival di Sanremo. (164/827)
RISPOSTA. – Premesso che sui quesiti oggetto dell'interrogazione sono già stati forniti elementi in riscontri riguardanti altre interrogazioni sullo stesso tema, per quanto concerne specificamente l'interrogazione sopra citata, si ritiene opportuno evidenziare le seguenti considerazioni.
Sul tema delle eventuali compensazioni con i clienti pubblicitari in relazione agli ascolti del festival, si precisa che una tale ipotesi non corrisponde a verità: nel consueto rapporto di mercato tra investitori e concessionaria pubblicitaria non sono infatti previste modalità di recupero dell'investimento compiuto sul festival. Le modalità consuete di mercato prevedono infatti che eventuali spazi compensativi, laddove richiesti, siano assorbibili nell'ambito degli spazi invenduti senza alcun impatto, quindi, sulla raccolta fatta sul singolo evento o sugli spazi in vendita.
Riguardo gli aspetti più prettamente economici – nel sottolineare come il festival di Sanremo si caratterizzi per la sua «unicità», che lo rende non paragonabile con gli altri eventi televisivi e programmi di intrattenimento sotto tutti i diversi profili (ascolti, parametri economici, complessità organizzativa e produttiva) – si evidenzia come non si possa non tenere conto di tale «unicità» sia in termini di costi di realizzazione dell'evento, sia con riferimento alla negoziazione contrattuale dei conduttori e di determinati ospiti di alto livello artistico.
GASPARRI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il Festival della Canzone Italiana di Sanremo è una manifestazione di musica leggera che ha luogo nei primi tre mesi di ogni anno a Sanremo, in Liguria, a partire dal 1951;
il Festival, giunto nel 2014 alla sessantaquattresima edizione, rappresenta uno dei principali eventi mediatici italiani, con un vasto riscontro anche all'estero, considerato che viene trasmessa sia dalla televisione, in Eurovisione, sia dalla radio;
per quanto riguarda gli ascolti, il picco si è registrato nell'edizione del 1987 con il 68,71 per cento di share, seguito da quella del 1995 (66,42 per cento). L'edizione del 2008 è stata la meno vista di sempre con il 36,56 per cento di media, seguita da quelle del 2004 (38,98 per cento) e del 2014 con il (39,26 per cento). Nel 1995 la finale ha registrato il 75,26 per cento, meglio è successo solo nel 1989 (75,43 per cento) e nel 1990 (76,26 per cento). Con il 43,51 per cento la finale del 2014 è stata la meno vista di sempre;
il clamoroso crollo degli ascolti sovra riportato, per quanto concerne l'edizione del festival di Sanremo del 2014, ha inciso negativamente, in modo palese, sul valore degli spazi pubblicitari inseriti nell'ambito della trasmissione;
considerato che:
la concessionaria pubblicitaria aveva garantito uno share medio del 45 per cento, ma gli ascolti non hanno raggiunto nemmeno il 40 per cento;
il flop di ascolti non può essere superficialmente attribuito alla trasmissione in chiaro, da parte di Mediaset, della partita di Champions League Milan-Atletico Madrid;
chiede di sapere:
a quanto ammonti realmente il danno economico che, a conoscenza dell'interrogante, molti organi di informazione quantificano in tre milioni di euro;Pag. 277
se siano previsti, e per quale importo, eventuali spot pubblicitari compensativi per gli inserzionisti a cui sono stati venduti spazi che hanno avuto un valore più basso di quello preventivato a causa del tracollo degli ascolti;
quali siano state, ad avviso dell'azienda, le cause che hanno condotto a questo fallimento che così pesantemente si ripercuoterà sui bilanci della Rai.
(165/828)
RISPOSTA. – Premesso che sui quesiti oggetto dell'interrogazione sono già stati forniti elementi in riscontri riguardanti altre interrogazioni sullo stesso tema, per quanto concerne specificamente l'interrogazione sopra citata, si ritiene opportuno evidenziare le seguenti considerazioni.
Sul tema delle eventuali compensazioni con i clienti pubblicitari in relazione agli ascolti del festival, si precisa che una tale ipotesi non corrisponde a verità: nel consueto rapporto di mercato tra investitori e concessionaria pubblicitaria non sono infatti previste modalità di recupero dell'investimento compiuto sul festival. Le modalità consuete di mercato prevedono infatti che eventuali spazi compensativi, laddove richiesti, siano assorbibili nell'ambito degli spazi invenduti senza alcun impatto, quindi, sulla raccolta fatta sul singolo evento o sugli spazi in vendita.
Riguardo, poi quanto asserito dall'interrogante che definisce fallimentare l'edizione 2014 del Festival di Sanremo, si sottolinea che una valutazione «reale» dei risultati del Festival dovrebbe essere effettuata non solo con riferimento alle cinque serate del Festival stesso ma tenendo conto anche degli impatti «indotti» sugli altri programmi del palinsesto ad esso collegati.
In ogni caso, anche nell'ipotesi in cui si prendano in considerazione esclusivamente i valori riferiti alle sole cinque serate del Festival, il saldo tra ricavi e costi risulta positivo: a fronte di costi per l'intera manifestazione 2014 pari a 18 milioni (11 milioni Rai e 7 per il costo della Convenzione con il Comune di Sanremo), i ricavi netti sono superiori ai 20 milioni di euro.
GASPARRI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
l'8 luglio del 1993 è stata approvata, da parte del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti e dalla Federazione nazionale della Stampa, la Carta dei doveri dei giornalisti italiani. Le norme di quest'ultima sono volte a proteggere la privacy dei cittadini e i giornalisti devono attenersi ad esse durante l'adempimento del proprio lavoro;
la legge del 31 dicembre 1996, n. 675 garantisce che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali e della dignità delle persone fisiche. L'articolo 25 reca disposizioni in materia di «Trattamento di dati particolari nell'esercizio della professione giornalistica, e vieta di trattare senza consenso dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale dei cittadini»;
è stata presentata presso la Procura di Verona una querela per diffamazione da parte del sindaco della città, Flavio Tosi, nei confronti del giornalista Sigfrido Ranucci;
il giornalista sopracitato, come riportato sul portale Rai, è stato un inviato di Rainews24 e attualmente fa parte della squadra della trasmissione Report, in onda su Rai 3;
alla denuncia, sono state allegate due registrazioni, una audio e una video, nella quale vengono riportati colloqui tra Ranucci e il cantautore ed ex esponente della Lega Nord Sergio Borsato;
secondo quanto riportato dalla stampa, Borsato sarebbe stato contattato dal giornalista di Report per ottenere un video compromettente sul sindaco di Verona Tosi, i relativi colloqui sarebbero stati registrati dall'ex leghista e i nastri consegnati al sindaco Tosi;
dalle registrazioni si evincono «pressioni» esercitate dal giornalista di Report per farsi consegnare il video contenente un Pag. 278presunto «filmino hard» in possesso di Borsato, avente per oggetto l'attuale sindaco di Verona;
risulterebbe, inoltre, che per acquisire il presunto filmino sarebbe stato indicato un compenso della cifra di 15 mila euro;
in alcuni stralci delle intercettazioni ambientali pubblicate sulla stampa si legge: Borsato: «Chi acquista, tu o la Rai ?». Ranucci: «No, è la Rai che acquista... va fatta una fattura con qualcuno che ha una partita Iva...»;
negli stralci successivi, Borsato: «La Rai mi darebbe 15 mila ?». Ranucci: «Guarda non lo so. Un budget che potrebbe stare intorno ai 10/15 potrebbe essere... questa potrebbe essere una cifra...diciamo, ragionevole...»;
negli ultimi stralci, il giornalista di Report afferma: «La forza nostra sai qual è ? Noi siamo una repubblica a parte dalla Rai... noi siamo gli unici... noi siamo una cosa a parte»,
Considerato che:
sulla vicenda sarebbe intervenuta anche l'autrice di Report Milena Gabanelli, secondo quanto riportato dal Corriere del Veneto il 21 febbraio 2014, ripreso poi dal quotidiano «Libero» la domenica 23 febbraio, la quale avrebbe detto: «Non è la prima volta che ci succede, promettiamo denaro solo per convincere a darci il materiale»;
la stessa Gabanelli avrebbe poi dichiarato: «gli incontri-trappola organizzati da Tosi li abbiamo registrati anche noi e se sarà necessario a tempo debito verranno trasmessi integralmente»;
si chiede di sapere:
se risponda al vero che è nella disponibilità della trasmissione Report «pagare» per l'acquisto di materiale «compromettente» al fine di avvalorare la tesi sostenuta dagli autori del programma;
se è vero che la Rai sarebbe stata disposta a sborsare una cifra pari a 10/15 mila euro per l'acquisto di detta documentazione;
se si tratti di una «prassi» posta in essere dalla trasmissione e, in caso affermativo, quale altro materiale sia stato messo in onda dalla Rai previo esborso di denaro pubblico;
se i vertici aziendali condividano i «metodi» adottati dalla redazione di Report che prevedono, tra l'altro, la registrazione di filmati abusivi e comunque senza il consenso dell'interlocutore e/o intervistato;
se ritengano compatibile questo modo di agire con la funzione di servizio pubblico di cui è concessionaria la Rai;
quale sia il concetto di giornalismo investigativo cui la Rai si ispira;
se non ritengano si siano violate la carta dei doveri del giornalista e le norme sulla privacy. (167/831)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
L'autrice e conduttrice del programma Report Milena Gabanelli, ha evidenziato quanto segue.
«Nel corso di un'indagine il giornalista fa le dovute verifiche, necessarie a raccogliere elementi utili per distinguere le notizie vere da quelle false. Siccome non stiamo parlando di un programma di costume, ma di investigazione giornalistica, dove ciò che conta è raccogliere “evidenze”, è inevitabile in questa delicata fase si possano verificare situazioni in cui si lascino intendere cose che non necessariamente corrispondono al vero.
In questa sede non si ritiene di dover diffondere le notizie di cui siamo in possesso, e che hanno spinto Ranucci a cercarne diligentemente prova. Nella sua ricerca è stato registrato, ma anche Ranucci registrava, ed emerge che Ranucci è stato indotto a lasciar intendere coperture, intenti, disponibilità, in cambio delle cosiddette Pag. 279“prove”. In altre parole colui che registrava Ranucci gli aveva detto esplicitamente che colui che era in possesso del dvd – dove si parla di spartizione di appalti – era disponibile a cederlo in cambio di una lunga serie di rassicurazioni. Poiché l'obiettivo per Ranucci era “vedere” cosa c'era dentro questo DVD, al fine di accertare se le dichiarazioni raccolte corrispondevano al vero o erano menzogne, è stato al gioco. È dovere del giornalista, se ne ha notizia, cercare le prove.
Se il filmato compromettente non esiste, nulla in tal senso avrebbe potuto essere raccontato.
Poiché nulla era ancora stato raccontato e trasmesso, ed era in fase di diligente verifica, i senatori e i consiglieri non possono sostenere che la Rai sarebbe stata complice di un servizio falso e diffamatorio. Questo si chiama processo alle intenzioni.
Al momento chi è stato diffamato con l'inganno è Ranucci e Report. In questa vicenda è bene ricordare che Ranucci ha solo fatto il suo mestiere, mentre Tosi, ingaggiando gli altri due al solo fine di esercitare un discredito preventivo, ha svolto un'operazione le cui finalità sono opache e inquietanti. Al contrario i 17 anni di storia di Report dimostrano che la verifica sull'attendibilità delle fonti passa attraverso scrupolose ricerche di riscontri.»
Ad integrazione di quanto detto sopra, la Direzione di Rai Tre aggiunge alcune osservazioni:
Il giornalista Ranucci stava conducendo un'inchiesta nell'ambito della quale aveva già autonomamente trovato, tramite le sue fonti, numerose notizie di rilevante interesse giornalistico relative a vicende veronesi; in tale quadro stava cercando di rafforzare i pilastri di un'inchiesta molto solida.
Nell'ambito di tale inchiesta aveva anche raccolto, sempre autonomamente, voci sull'esistenza di filmati che contribuivano a spiegare il quadro all'interno del quale sarebbero maturate alcune delle vicende oggetto dell'indagine giornalistica. Ranucci ha quindi accettato di incontrare due personaggi che asserivano di essere in possesso di tali video e che hanno registrato i colloqui con il giornalista. Dalle registrazioni emerge che non è stata attuata da Ranucci nessuna «estorsione». Estorcere significa ottenere con la violenza o con l'inganno e nessuno di questi comportamenti è nemmeno lontanamente ascrivibile al giornalista di Rai Tre. Egli cercava invece riscontri ad un quadro informativo che aveva già ampiamente delineato con la sua attività investigativa di inchiesta giornalistica.
Il giornalista di Report era evidentemente specificamente interessato ad ottenere conferma dell'esistenza del video: non era nelle sue intenzioni procedere ad acquisti e comunque non sarebbe stato nelle sue disponibilità. La decisione sugli acquisti di materiale filmato compete alla dirigenza di Rai Tre e il prezzo eventuale viene stabilito con il concorso di altre strutture aziendali. Lo stesso Ranucci specifica testualmente al suo interlocutore che sull'eventuale acquisto «decide la Rai».
A Ranucci viene chiesto nei colloqui se l'obiettivo dell'inchiesta giornalistica sia un determinato uomo politico e lui risponde: «l'obiettivo è fare servizio pubblico», che è appunto la missione dell'informazione Rai e di Report in particolare.
NESCI, LIUZZI, AIROLA, GIROTTO, CIAMPOLILLO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo, a norma dell'articolo 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose;
ai sensi dell'articolo 7 del citato Testo unico, l'informazione radiotelevisiva deve garantire «la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti» e l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge»;Pag. 280
l'articolo 45, comma 2, lettera d) del Testo unico stabilisce che il servizio pubblico e generale radiotelevisivo deve garantire «l'accesso alla programmazione, nei limiti e secondo le modalità indicati dalla legge, in favore dei partiti e dei gruppi rappresentati in Parlamento e in assemblee e consigli regionali, delle organizzazioni associative delle autonomie locali, dei sindacati nazionali, delle confessioni religiose, dei movimenti politici, degli enti e delle associazioni politici e culturali, delle associazioni nazionali del movimento cooperativo giuridicamente riconosciute, delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale e regionali, dei gruppi etnici e linguistici e degli altri gruppi di rilevante interesse sociale che ne facciano richiesta»;
la concessionaria pubblica, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera a) del contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, è tenuta a «garantire il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione, di apertura alle diverse opinioni e tendenze sociali e religiose, di salvaguardia della identità nazionale e della memoria storica del Paese e del patrimonio culturale europeo, di quelle locali e delle minoranze linguistiche, nonché delle diversità etno-culturali»;
ai sensi dell'articolo 4 del citato contratto di servizio, la Rai assicura la qualità dell'informazione in quanto «imprescindibile presidio di pluralismo, completezza e obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo»;
l'Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi l'11 marzo 2003, prescrive che «tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista; ai direttori, ai conduttori, a tutti i giornalisti che operano nell'azienda concessionaria del servizio pubblico, si chiede di «orientare la loro attività al rispetto dell'imparzialità, avendo come unico criterio quello di forni ai cittadini utenti il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo di chiarezza»;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nel recepire i principi normativi di cui al citato Testo unico e gli indirizzi interpretativi della Commissione di vigilanza, ha stabilito con la delibera n. 22/06/CSP che «tutte le trasmissioni di informazione devono rispettare i principi di completezza e correttezza dell'informazione, obiettività, equità, lealtà, imparzialità, pluralità dei punti di vista e parità di trattamento»;
ai fini della valutazione del rispetto del pluralismo politico nei programmi di informazione, in ossequio ai principi fondamentali della libertà di informazione ed editoriale, non si applicano i parametri più stringenti della comunicazione politica (legge n. 28 del 2000, articolo 2 comma 2);
come stabilito dalla Commissione di vigilanza nella delibera del 18 dicembre 2002, i direttori responsabili devono attuare una «equa rappresentazione» delle opinioni politiche assicurando «parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale ed europeo»;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fatto proprio nella delibera n. 22/06/CSP l'indirizzo interpretativo della Commissione di vigilanza e ha affermato in numerose altre decisioni che, «secondo consolidati canoni interpretativi», «il principio di parità di trattamento va inteso [...] nel senso che situazioni analoghe devono essere trattate in maniera analoga», laddove «sono «forze politiche omologhe» quelle «confrontabili sotto il profilo della rappresentanza parlamentare»;
il principio della parità di trattamento tra soggetti politici omologhi non si Pag. 281traduce in una ripartizione matematica degli spazi nei programmi di informazione, bensì nell'applicazione di un principio quantitativo flessibile, ragionevole, secondo cui non debbono verificarsi squilibri gravi, perduranti, nelle presenze di soggetti politici che, appunto, hanno pari dignità in virtù della loro rappresentatività parlamentare;
il principio delle forze analoghe deve essere oggi letto alla luce del nuovo contesto parlamentare, nel quale il Movimento Cinque Stelle costituisce il secondo partito, e sempre tenuto conto del fatto che le forze politiche che fanno parte della compagine governativa godono, indirettamente e pro quota, anche del tempo fruito dal Governo e dal Presidente del Consiglio;
i telegiornali, in quanto programmi informativi caratterizzati dalla correlazione ai temi dall'attualità e della cronaca, identificabili per impostazione e realizzazione, sono suscettibili di autonoma rilevazione sotto il profilo del rispetto delle norme in materia di pluralismo;
con delibera n. 472/13/CONS, l'AGCOM, verificati squilibri nei tempi fruiti dai tre principali partiti parlamentari (PD, PDL, M5S), considerati omologhi in quanto confrontabili sotto il profilo della rappresentanza parlamentare, richiamava le testate TG3 e Rainews ad assicurare a questi soggetti politici una effettiva parità di trattamento;
con il nostro quesito dello scorso 7 febbraio 2014 prot. n. 772/COMRAI, si era richiesto alla Presidente Tarantola quali azioni intendesse promuovere al fine di garantire il corretto resoconto dei fatti relativi alla conversione del decreto c.d. IMU-Bankitalia da parte dei telegiornali nazionali della concessionaria pubblica, in particolare della testata TG3;
nella risposta pervenuta lo scorso 21 febbraio 2014, tuttavia, non si dà alcun puntuale riscontro ai quesiti formulati;
a fronte dei numerosi elementi portati a sostegno dei quesiti, si è preferito non rispondere nel merito delle questioni poste, concludendo genericamente che, con riferimento alla vicenda IMU-Bankitalia, «la Rai ritiene di aver fornito un'informazione corretta ed equilibrata»;
a prova dell'informazione completa dei fatti, nella risposta si precisa che «in ogni commento» dei giornalisti del TG3 Terzulli, Venditti, Bertelli, Cavallo e Lagorio è stato dato «ampiamente conto dell'iniziativa politica del Movimento 5 stelle»;
inoltre, nella risposta viene citata testualmente una frase presumibilmente pronunciata in un servizio del TG3, nella quale si dà conto che il Movimento 5 stelle ha «denunciato l'anomalia di un decreto varato per favorire banche e assicurazioni»;
non è chiaro a quale giornalista siano imputabili queste parole, né di quale servizio e di quale edizione del telegiornale si tratti;
non appare, in ogni caso, una risposta minimamente sufficiente ed esauriente ai quesiti formulati, i quali si basano su puntuali citazioni che, nel loro complesso, testimoniano la generale mistificazione dei fatti, nonché la mancanza di completezza, correttezza ed imparzialità dell'informazione sui fatti relativi alla conversione del decreto Imu-Bankitalia;
merita perciò evidenziare, nuovamente, alcune affermazioni che sono state pronunciate dai giornalisti della testata TG3;
il 29 gennaio, nell'edizione del TG3 delle ore 12, la giornalista Tatiana Lisanti dichiarava testualmente: «C’è uno scontro davvero molto duro in queste ore in Aula a Montecitorio appunto sul decreto Imu-Bankitalia. Oggi è l'ultimo giorno per dare il via libera alla legge. Se però i Cinque Stelle continuano con il loro ostruzionismo, davvero c’è il rischio che gli italiani debbano pagare la seconda rata dell'Imu»;
il 30 gennaio, nell'edizione delle ore 12, la giornalista Francesca Lagorio affermava che «il Movimento Cinque Stelle Pag. 282aveva scatenato in Aula ieri una vera rivolta contro la decisione della Boldrini di mandare direttamente al voto finale, tagliando gli interventi, il decreto Imu-Bankitalia, che sarebbe scaduto di lì a poche ore e avrebbe comportato il pagamento della seconda rata della tassa per la casa»;
il primo febbraio, nell'edizione delle ore 12, la giornalista Rita Cavallo affermava che «dopo due giorni di trincea, anche ieri il M5S ha abbandonato l'Aula per protesta dopo la bocciatura del rinvio in commissione della legge elettorale. Ma una riflessione sulla strategia del Movimento si è resa necessaria tanto che Beppe Grillo è venuto a Roma per abbracciare i deputati che chiama i suoi «guerrieri» ma anche per invitarli alla moderazione. Insomma, avrebbe detto «niente Aventino, si combatte in Parlamento, gli insulti però ci danneggiano e così rischiate la candidatura»»;
quest'ultima affermazione non corrisponde al vero e avrebbe perciò dovuto essere rettificata nel minore tempo possibile, come previsto anche dalle regole deontologiche di cui alla Carta dell'informazione e della programmazione, a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo;
alla luce di queste (e delle altre) affermazioni riportate nell'interrogazione originaria, dunque, a nulla vale riportare un'affermazione «di segno contrario», senza peraltro che siano specificati il servizio e l'edizione del telegiornale, affermando genericamente e senza alcun elemento a supporto che tutti i giornalisti del TG3 sopra citati hanno raccontato i fatti in modo completo e corretto;
nella risposta, inoltre, si afferma che il punto di vista del Movimento Cinque Stelle è stato ampiamente documentato attraverso dichiarazioni e immagini prese anche dal sito del M5S, «come nel caso della bagarre in aula in seguito al voto finale per la conversione in legge del decreto e, il giorno successivo, nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera»;
a tale proposito, è necessario evidenziare che il riportare le immagini della «bagarre in Aula», nonché il fare riferimento alle pagine del «sito del M5S», non si traduce ipso facto nella diffusione di un'informazione completa, imparziale e corretta, la quale, soprattutto in questi frangenti della vita politico-istituzionale, si sostanzia piuttosto nella spiegazione delle ragioni su cui si fonda la protesta di un gruppo parlamentare così rappresentativo;
appare del tutto insufficiente, altresì, riportare che il Movimento 5 stelle ha denunciato l'anomalia di un decreto «varato per favorire banche e assicurazioni», costituendo un dovere dei notiziari della concessionaria pubblica approfondire gli argomenti sostanziali con cui il Movimento Cinque Stelle ha manifestato la propria opposizione al provvedimento in questione;
un atteggiamento di ostilità della testata TG3 nei confronti del Movimento Cinque Stelle non ha caratterizzato esclusivamente la fase della conversione del decreto IMU-Bankitalia, ma è perdurato anche nelle settimane successive;
come rappresentato dagli scriventi in altra interrogazione, ad esempio, la rubrica del TG3 Linea Notte, nell'edizione del 20 febbraio, ha sintetizzato in modo incompleto, non obiettivo e non imparziale le consultazioni tra il Presidente del Consiglio incaricato e il rappresentante del Movimento 5 stelle Beppe Grillo;
in qual caso, addirittura, dopo una sintesi non esaustiva dell'incontro in streaming tra Matteo Renzi e Beppe Grillo, nella copertina del programma sono state riportate esclusivamente le dichiarazioni rese in conferenza stampa dal Presidente del Consiglio dei ministri, mentre nessuna immagine è stata mostrata della lunga ed articolata conferenza stampa di Beppe Grillo, violando manifestamente i principi di obiettività, completezza, lealtà e imparzialità dell'informazione;
al di là dei profili qualitativi relativi alle modalità di presentazione dei fatti e Pag. 283alla diffusione di notizie errate ed incomplete, anche i profili quantitativi appaiono drasticamente penalizzanti per il Movimento Cinque Stelle;
i dati del monitoraggio del pluralismo politico diffusi mensilmente da AGCOM e relativi al tempo di parola dei tre principali partiti parlamentari, calcolate sul totale del tempo di parola fruito dai soggetti politici, in tutte le edizioni dei telegiornali TG3 nel periodo settembre 2013-gennaio 2014, evidenziano quanto segue: nel mese di settembre il TG3 ha dedicato: al PD il 41,6 per cento, al PDL il 42,8 per cento, al M5S il 3,9 per cento; nel mese di ottobre, il TG3 ha dedicato al PD il 23,7 per cento, al PDL il 41,6 per cento, al M5S il 10,3 per cento; nel mese di novembre, il TG3 ha dedicato al PD il 35,2 per cento, al PDL il 27,4 per cento, a FI il 10,2 per cento (la somma di PDL e FI è 37,6 per cento), al M5S il 3,9 per cento; nel mese di dicembre, il TG3 ha dedicato: al PD il 42,2 per cento, a FI il 12,4 per cento, al M5S il 15,1 per cento; nel mese di gennaio, il TG3 ha dedicato: al PD il 41,5 per cento, a FI il 16,1 per cento (e al NCD il 14,5 per cento), al M5S il 9 per cento;
i dati del monitoraggio del pluralismo politico diffusi mensilmente da AGCOM e relativi al tempo di parola dei tre principali partiti parlamentari, calcolate sul totale del tempo di parola fruito dai soggetti politici nel periodo settembre 2013 – gennaio 2014, nelle rubriche di approfondimento della testata TG3, evidenziano quanto segue: a settembre il M5S ha fruito del 5 per cento del tempo di parola, il PD del 37,5 per cento, il PDL del 38,2 per cento; ad ottobre il M5S ha avuto il 2 per cento, il PD il 30,6 per cento, il PDL il 49,6 per cento; a novembre il M5S ha fruito dell'1,4 per cento, il PD il 28 per cento, PDL, FI e NCD, il 42,4 per cento; a gennaio del 2014 il M5S ha fruito del 4,8 per cento, il PD del 43,5 per cento, FI del 22,4 per cento;
pur non potendosi valutare il rispetto del pluralismo politico soltanto in base ad un criterio puramente quantitativo, gli squilibri a danno del Movimento 5 stelle appaiono di gravi entità e persistenza;
tali squilibri non possono trovare alcuna giustificazione, né con riferimento alle naturali oscillazioni dovute alle esigenze informative, né con riferimento alle sensibilità editoriali, in particolare di una testata del servizio pubblico, né, infine, con riferimento all'agenda tematica e alla necessaria correlazione dell'informazione ai temi dell'attualità e della cronaca;
l'insieme degli elementi sopra riportati evidenzia, in conclusione, un perdurante ed evidente atteggiamento di ostilità della testata TG3 nei confronti del soggetto politico «Movimento 5 stelle», che investe sia i profili qualitativi di presentazione dei fatti e delle notizie, sia i profili quantitativi delle percentuali di presenza diretta nei telegiornali della testata;
si chiede di sapere:
se la Presidente della Rai non ritenga sia un Suo preciso dovere rispondere in modo esauriente ai quesiti formulati, specialmente quando questi siano basati su una pluralità di affermazioni puntuali dei giornalisti del servizio pubblico, evitando di affermare in modo generico e senza precisi elementi a supporto che tutti i giornalisti hanno raccontato i fatti in modo completo e corretto;
se non ritenga che le elevate responsabilità di cui è titolare, e che possono rilevare sotto diversi profili anche giuridicamente rilevanti, non le impongano, nel rispondere ai quesiti della Commissione, di procedere ad un'attenta valutazione della documentazione trasmessa dalle testate giornalistiche, rispetto alle quali non può limitarsi a svolgere un'attività di mera collazione;
se non ritenga che sia un preciso dovere istituzionale procedere ad una valutazione critica del materiale inviato, al fine di verificare se vi sia effettiva corrispondenza con i quesiti posti;
se non ritenga che sia un preciso dovere dei direttori responsabili delle testate Pag. 284verificare con la massima attenzione che i fatti della cronaca politica e le dichiarazioni dei soggetti politici siano riportati in modo completo, leale, corretto, imparziale, nel rispetto dei principi normativi e delle regole deontologiche degli operatori del servizio pubblico;
quali azioni intenda concretamente intraprendere nei confronti della testata TG3 al fine di garantire l'effettiva ed immediata applicazione del principio della parità di trattamento tra i soggetti politici, tenuto conto che il Movimento cinque stelle appare non soltanto manifestamente penalizzato dal punto di vista quantitativo dei tempi di parola nei notiziari della testata, ma anche danneggiato dal punto di vista qualitativo della presentazione dei fatti e delle notizie. (168/833)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata, che fa esplicito riferimento al riscontro Rai fornito in risposta all'interrogazione con prot. n. 772, si ritiene di confermare le considerazioni già svolte nel precedente riscontro.
In particolare, si sottolinea, come tutta la battaglia politica del M5S condotta nella vicenda del decreto IMU/Banca d'Italia sia stata trattata dall'informazione del Tg3 (ma anche di quella delle altre testate Rai), nel rispetto dei principi dell'equilibrio, della correttezza, della completezza e del pluralismo dell'informazione.
Si ribadisce inoltre che la salvaguardia della libertà di informazione si incentra sull'obbligo delle testate giornalistiche di seguire primariamente la notiziabilità congiunturale dell'attività politica, senza obblighi di attribuire spazi «fissi» alle varie forze politiche. I programmi di informazione e approfondimento, in altri termini, «sono caratterizzati dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca [..] nel rispetto della libertà di informazione, ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione a contenuto politico parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo» (articolo 11 Provvedimento Commissione del 18 dicembre 2002).
Tutto ciò premesso, la redazione del Tg3, quanto alla presunta ostilità asserita nell'interrogazione, precisa che la testata ha sempre coperto le attività parlamentari dei Cinque Stelle, il dibattito interno, le dichiarazioni e i video di Grillo e le posizioni espresse attraverso il suo blog, seguendo il criterio della rilevanza informativa; preferendo sempre, come da linea editoriale del giornale, la forma del servizio piuttosto che quella della dichiarazione nel cosiddetto «pastone». In questa chiave, al di là della percezione del tutto opinabile di un atteggiamento ostile, è un dato di fatto che lo spazio dedicato al movimento sia stato molto ampio nei periodi in cui questi eventi e attività hanno avuto rilevanza nel dibattito politico.
LIUZZI, NESCI, AIROLA, GIROTTO, CIAMPOLILLO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
l'articolo 3 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici individua fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose;
ai sensi dell'articolo 7 del citato Testo unico, l'informazione radiotelevisiva deve garantire «la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti» e l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge»;
l'articolo 45, comma 2, lettera d) del Testo unico stabilisce che il servizio pubblico e generale radiotelevisivo deve garantire «l'accesso alla programmazione, nei limiti e secondo le modalità indicati dalla legge, in favore dei partiti e dei gruppi rappresentati in Parlamento e in Pag. 285assemblee e consigli regionali [...]dei movimenti politici, degli enti e delle associazioni politici e culturali [...]»;
la concessionaria pubblica, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera a) del contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, è tenuta a «garantire il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione, di apertura alle diverse opinioni e tendenze sociali e religiose, di salvaguardia della identità nazionale e della memoria storica del Paese e del patrimonio culturale europeo, di quelle locali e delle minoranze linguistiche, nonché delle diversità etno-culturali»;
ai sensi dell'articolo 4 del citato contratto di servizio, la Rai assicura la qualità dell'informazione in quanto «imprescindibile presidio di pluralismo, completezza e obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo»;
l'Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi l'11 marzo 2003, prescrive che: «tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista; ai direttori, ai conduttori, a tutti i giornalisti che operano nell'azienda concessionaria del servizio pubblico, si chiede di orientare la loro attività al rispetto dell'imparzialità, avendo come unico criterio quello di forni ai cittadini utenti il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo di chiarezza»;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nel recepire i principi normativi di cui al citato Testo unico e gli indirizzi interpretativi della Commissione di vigilanza, ha stabilito con la delibera n. 22/06/CSP che «tutte le trasmissioni di informazione devono rispettare i principi di completezza e correttezza dell'informazione, obiettività, equità, lealtà, imparzialità, pluralità dei punti di vista e parità di trattamento»;
analogamente, con riferimento alle trasmissioni di informazione, le regole deontologiche contenute nella Carta dell'informazione e della programmazione, a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo, prescrivono che «nelle notizie, nelle interviste, nei dibattiti, i sostenitori di una parte o dell'altra» non siano identificati «con termini che possano qualificarli in un qualche senso negativo»; che l'esposizione delle diverse posizioni debba essere «sempre oggettiva, documentata, accurata ed equilibrata» e che per la completezza e la migliore comprensione dell'argomento trattato è sempre «opportuno sintetizzare anche il punto di vista non direttamente rappresentato»; infine, con riferimento agli «incidenti parlamentari» – ma la disposizione si può estendere per analogia a tutti i frangenti della vita politico-istituzionale, quindi anche alla fase delle consultazioni tra il Presidente del consiglio e i rappresentanti dei gruppi parlamentari in ordine alla formazione dell'esecutivo – la Carta impone alla Rai di avere cura «che le riprese ed il loro montaggio documentino in maniera equilibrata i fatti»;
la Rai, dunque, pur nel rispetto dell'autonomia che deve sempre contraddistinguere l'attività giornalistica, deve garantire, coerentemente con la sua missione di servizio pubblico, un'informazione corretta, equilibrata ed imparziale;
la copertina della rubrica di approfondimento «Linea notte» della testata TG3, il giorno 20 febbraio 2014, si concentrava prevalentemente sulle due consultazioni, avvenute il giorno stesso, tra il Presidente del Consiglio incaricato Matteo Renzi e i rappresentanti dei gruppi parlamentari Forza Italia e Movimento 5 stelle;
con riferimento alle consultazioni tra Matteo e Renzi e i rappresentanti del gruppo di Forza Italia, la copertina mostrava Pag. 286le dichiarazioni, direttamente in voce, rese da Silvio Berlusconi nella conferenza stampa successiva all'incontro con il Presidente del Consiglio incaricato;
la copertina mostrava poi alcuni frammenti dell'incontro, ripreso in diretta streaming, tra Matteo Renzi e Beppe Grillo, operando un ritaglio delle immagini focalizzato esclusivamente sui momenti più coloriti del confronto e del tutto inidoneo a garantire ai cittadini utenti la comprensione delle ragioni dell'indisponibilità del Movimento 5 stelle ad accordare la fiducia al nuovo esecutivo;
dopo la sintesi incompleta, per certi versi artefatta, del confronto, la copertina si chiudeva con un estratto di circa venti secondi delle dichiarazioni di Matteo Renzi in conferenza stampa, nelle quali il Presidente del Consiglio incaricato rivolgeva un «abbraccio» e un appello agli elettori del Movimento 5 stelle, considerati da Matteo Renzi succubi del proprio «capo»;
a fronte degli attacchi di Matteo Renzi al movimento rappresentato da Beppe Grillo, e a differenza del trattamento precedentemente riservato a Silvio Berlusconi, non veniva mostrata alcuna immagine della lunga ed articolata conferenza stampa di Beppe Grillo, nella quale erano state ulteriormente chiarite le ragioni dell'indisponibilità del Movimento 5 stelle al sostegno al nuovo esecutivo;
la posizione del Movimento 5 stelle veniva ulteriormente offuscata, dopo la chiusura della copertina, dalla chiosa del conduttore del programma Maurizio Mannoni: «è stato un incontro abbastanza inutile, Grillo non ha fatto parlare, non aveva affatto intenzione di dialogare, definendosi egli stesso non democratico e alla fine, avete visto, il Presidente del Consiglio si è rivolto agli elettori del Movimento 5 stelle definendosi dispiaciuto»;
le affermazioni del conduttore appaiono viziate da mancanza di completezza, obiettività, lealtà ed imparzialità;
la visione dell'incontro nella sua interezza consente di affermare, infatti, che non corrisponde al vero che l'esponente del Movimento 5 stelle «non ha fatto parlare» il Presidente del Consiglio incaricato;
il termine «antidemocratico» utilizzato da Beppe Grillo è stato decontestualizzato e riportato dal conduttore in modo incompleto ed in senso letterale ed assoluto; il rappresentante del Movimento 5 stelle, infatti, ha utilizzato il termine antidemocratico riferendosi al suo diretto interlocutore, in un momento di concitata discussione («sono antidemocratico con te»);
il conduttore, infine, richiamava l'appello di Matteo Renzi agli elettori del Movimento 5 stelle senza fare alcun riferimento alla conferenza stampa di Beppe Grillo;
tra gli ospiti chiamati a discutere, nel corso della trasmissione, gli eventi del giorno, figuravano l'attore e cantautore Andrea Rivera, il giornalista de «La Repubblica» Claudio Tito e gli esponenti del Partito democratico, Gianni Pittella, e di Forza Italia, Alessandro Cattaneo;
nonostante l'assenza di suoi esponenti nel programma in oggetto, le ragioni e il punto di vista del Movimento 5 stelle non sono state rappresentate dal conduttore del programma, come sarebbe dovuto avvenire in ossequio ai principi generali dell'informazione televisiva e alle norme deontologiche contenute nella Carta a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico, sopra richiamata;
si chiede di sapere:
se non ritenga che rientri tra i compiti istituzionali della Rai, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, quello di garantire un'informazione completa, imparziale, equilibrata, indipendente, affinché i cittadini possano liberamente formarsi opinioni e idee;Pag. 287
se non sia un suo preciso dovere, specialmente in momenti così delicati della vita politico-istituzionale, richiamare i direttori dei telegiornali ad assumere le più opportune iniziative nei confronti dei responsabili allorché siano diffuse informazioni e dichiarazioni decontestualizzate, incomplete, senza la dovuta imparzialità ed obiettività;
quali azioni intenda intraprendere al fine di garantire un trattamento corretto ed equo del soggetto politico Movimento cinque stelle, che appare costantemente danneggiato dalla testata in questione sia sotto il profilo qualitativo sia dal punto di vista quantitativo. (169/834)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
In linea generale si evidenzia, come già puntualmente segnalato nel riscontro fornito ad interrogazioni su tematiche collegate, che la Rai (e, in tale ambito, anche la Testata Tg3), offre in generale un'ampia e dettagliata informazione sulle attività del Movimento 5 stelle nell'ambito della propria offerta informativa.
Ciò vale anche con specifico riferimento all'informazione fornita riguardo alle consultazioni tra il Presidente del Consiglio incaricato Matteo Renzi e i rappresentanti dei gruppi parlamentari, più in particolare alla consultazione tra Renzi e Grillo, andata in onda in diretta streaming, su cui si ritiene sia stata fornita un'informazione corretta ed equilibrata.
Ad integrazione di quanto sopra indicato, per ciò che riguarda più specificamente le modalità con cui la rubrica del Tg3 Linea Notte informa sulle attività del Movimento 5 stelle, la testata Tg3 evidenzia come in più occasioni siano emerse criticità operative nel raccogliere la disponibilità degli esponenti del Movimento stesso; questi, infatti, invitati tramite i rispettivi uffici stampa di Camera e Senato, hanno posto condizioni in contrasto con il format della trasmissione (ad esempio che non ci fossero altri esponenti politici di opposizione e che non ci fossero giornalisti, a parte il conduttore). Ancora, in alcuni casi in cui le condizioni erano state concordate, è accaduto che gli ospiti non si presentassero all'ultimo momento e senza preavviso; oppure infine hanno declinato l'invito senza dare spiegazioni. Atteggiamenti del resto in coerenza con quanto più volte dichiarato dal Movimento, di non voler partecipare a trasmissioni che abbiano la formula di talk show, quale ritengono sia anche Linea Notte.
NESCI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
venerdì 28 febbraio ultimo scorso, nel corso del Consiglio dei Ministri n. 4, sono stati nominati i 44 sottosegretari (nove dei quali assumeranno le funzioni di viceministri) dell'esecutivo presieduto da Matteo Renzi;
tra questi spiccava la figura del senatore calabrese del Nuovo Centrodestra Antonio Gentile, salito pochi giorni prima alla ribalta della cronaca per una vicenda di pressioni ricevute dal direttore del quotidiano «L'Ora della Calabria», atte a evitare la pubblicazione della notizia di un'indagine a carico del figlio – del predetto senatore – Andrea, in merito a consulenze molto remunerative presso l'Asp di Cosenza;
alle riferite pressioni seguiva il fatto, ancora più singolare, della mancata uscita del suddetto giornale, a motivo di un improvviso guasto alle rotative, dichiarato dallo stampatore;
per la predetta via, veniva de facto impedita la divulgazione tramite «L'Ora della Calabria» della notizia sulle indagini a carico del figlio del senatore Gentile;
le critiche sono state immediate, soprattutto della stampa, vista l'inopportunità di nominare un senatore collegato a un caso, sotto la lente della Procura della Repubblica di Cosenza, di palese violazione della libertà d'informazione;
a riprova, su «Il Fatto Quotidiano» del 2 marzo, in un articolo di Marco Lillo, Pag. 288i direttori di noti quotidiani italiani hanno infatti espresso ferma contrarietà rispetto alla nomina del senatore Gentile a sottosegretario del Governo;
nelle sue rappresentanze parlamentari, anche il Movimento 5 Stelle si è opposto da subito alla nomina in argomento, tanto che la scrivente, insieme ai deputati Federica Dieni e Paolo Parentela e al senatore Nicola Morra, ha chiesto con più comunicati chiari ed espliciti (il 27 febbraio, il 1o marzo, il 3 marzo) l'immediata rimozione del senatore dall'incarico di Governo;
i tre riferiti comunicati esprimevano la netta contrarietà dei parlamentari Cinque Stelle rispetto alla nomina ricevuta dal senatore Gentile, nonché un chiaro giudizio politico sulle responsabilità del politico, espressione di una classe dirigente – di destra, centro e sinistra – da sempre al potere ma incapace, per causa della promozione di un remoto, diffuso e sistematico assistenzialismo, di alimentare il riscatto della Calabria e l'effettiva dignità dei calabresi;
oltretutto, in un comunicato del 27 febbraio i summenzionati parlamentari calabresi chiedevano, nel silenzio del Tgr Rai Calabria, le dimissioni del direttore generale dell'Asp di Cosenza Gianfranco Scarpelli, indagato per la vicenda del figlio del senatore Gentile e riconducibile alla sfera d'influenza politica del esponente della maggioranza di governo;
nei giorni successivi, i deputati Cinque Stelle Nesci, Dieni e Parentela presentavano due atti di sindacato ispettivo connessi ai favori che il figlio del senatore Gentile avrebbe ricevuto – secondo la Procura di Cosenza – dalla direzione dell'Asp di Cosenza, dunque chiedendo al ministro dell'Interno e al presidente del Consiglio, rispettivamente, un nuovo accesso all'Asp e la revoca al governatore della Calabria dell'incarico di commissario straordinario per il Piano regionale di rientro nella sanità, ciò precisando nel citato comunicato stampa del 3 marzo ultimo scorso, inviato anche alla redazione giornalistica della Rai calabrese e nei fatti dalla medesima ignorato;
in una situazione così convulsa era essenziale che il servizio pubblico d'informazione offrisse ai cittadini un resoconto degli avvenimenti quanto mai veritiero e il più possibile vicino alla realtà dei fatti, cosa che, da un'analisi effettuata dall'interrogante, non sembra sia stata fatta dal Tg3 Rai della Calabria;
nell'edizione delle ore 19,30 del 28 febbraio ultimo scorso, nessun cenno è stato fatto alle tante critiche avanzate dal mondo politico e civile alla nomina a sottosegretario di Gentile, né alle riferite dichiarazioni stampa dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle;
in particolare, dopo un breve servizio del giornalista Gennaro Cosentino in cui sono stati menzionati i due sottosegretari calabresi nominati (oltre al senatore Ncd, anche il senatore Marco Minniti del Partito Democratico), il mezzobusto Dino Gardi ha letto integralmente il comunicato del governatore calabrese Giuseppe Scopelliti, compagno di partito del senatore Gentile («La nomina del senatore Antonio Gentile a sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti è un riconoscimento importante per tutti i calabresi – è stato il commento del presidente della regione Giuseppe Scopelliti del Nuovo Centrodestra – quello delle infrastrutture è un settore importante per la crescita della Calabria che deve colmare un gap con altre realtà. Il senatore Gentile avrà la possibilità di raccogliere direttamente le istanze del territorio e portarle all'attenzione del governo supportando anche l'operato del ministro Maurizio Lupi che ha dimostrato più volte di avere a cuore le sorti della Calabria»), cui ha fatto seguito una breve nota critica del giornalista Giuseppe Giulietti, portavoce dell'associazione «Articolo 21», senza il minimo cenno, invece, al dissenso dei parlamentari del Movimento 5 Stelle;
nelle edizioni delle ore 14 e delle ore 19,30 del primo marzo nessuno spazio è Pag. 289stato dedicato alle sempre più massicce critiche sulla nomina di Antonio Gentile né al secondo comunicato dei succitati quattro parlamentari calabresi del Movimento Cinque Stelle;
nell'edizione delle ore 14 del 2 marzo, a termine del servizio sulla politica regionale, il giornalista Gennaro Cosentino ha dichiarato: «Tutto questo mentre impazza nel dibattito politico nazionale la vicenda della nomina del senatore Antonio Gentile a sottosegretario. Aumentano in queste ore le richieste a Renzi di rivedere l'incarico a causa delle note vicende relative all'inchiesta Asp e a “L'Ora della Calabria”»;
al rientro dal servizio della predetta edizione del Tgr Rai Calabria del 2 marzo ultimo scorso, il mezzobusto Antonio Lopez ha letto il comunicato del coordinatore regionale del Pd Ernesto Magorno, ma nessun cenno – ancora una volta – è stato fatto rispetto ai comunicati dei deputati calabresi del Movimento 5 Stelle;
nell'edizione delle ore 19,30 del 2 marzo, la vicenda Gentile è giunta alla ribalta, con la messa in onda di un servizio in apertura (di Riccardo Giacoia), nel quale sono state ricordate le posizioni critiche del Partito Democratico e di vari giornalisti nazionali e quelle a difesa espresse dal governatore Scopelliti e rappresentanti del Nuovo Centrodestra;
nella suddetta edizione del tg, niente, invece, è passato in ordine alla posizione espressa da giorni dai parlamentari del Movimento 5 Stelle, al rientro dal servizio la conduttrice Gabriella d'Atri, dopo ben tre comunicati nel giro di soli quattro giorni, dichiarando soltanto: «E il Movimento 5 Stelle proporrà una mozione di sfiducia al sottosegretario Gentile. Ad annunciarlo l’ex capogruppo al Senato dei grillini Nicola Morra, che aveva già presentato un'interrogazione sulle presunte pressioni sul quotidiano cosentino»;
si chiede di sapere:
quali iniziative intenda promuovere il Presidente della Rai al fine di garantire un oggettivo, completo, imparziale e non censorio racconto dei fatti da parte del telegiornale regionale di Rai3 e, quindi, una corretta informazione del servizio pubblico, tenendo conto che non è la prima volta che il Tgr calabrese offre cronache con certa, evidente e indebita partecipazione politica, come già emerso in precedenti interrogazioni della scrivente;
quali iniziative intenda assumere il Presidente della Rai, pur nel rispetto dell'autonomia che connota l'attività giornalistica, al fine di assicurare che il Tgr calabrese garantisca gli stessi spazi a tutte le formazioni politiche, come peraltro previsto all'articolo 3 («Principi fondamentali») del Testo unico della radiotelevisione (Decreto legislativo 31 luglio 2005, n.177). (170/850)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
In linea generale, si premette innanzitutto come la completezza dell'informazione e il rispetto del pluralismo siano impegno costante della TGR, quali principi fondamentali per offrire un'informazione caratterizzata da impegno civile ed etico nell'obiettivo di contribuire, tra l'altro, a migliorare il Paese.
Ciò premesso, per quanto concerne più specificamente la tematica oggetto dell'interrogazione, si fornisce di seguito la relazione predisposta dalla redazione della TGR Calabria, che evidenzia l'equilibrio e l'imparzialità con cui la vicenda è stata trattata; al tempo stesso si sottolineano le difficoltà a rappresentare in maniera esaustiva tutte le voci che si sono contrapposte ma anche la reiterata rappresentazione in più edizioni della TGR Calabria della posizione del M5S che proponeva la mozione di sfiducia contro la nomina di Gentile.
Il 28 febbraio nel Tg delle 19,30 sono andati in onda un servizio di Gennaro Cosentino sulla nomina di Gentile e Minniti Pag. 290a Sottosegretari e una breve notizia con dichiarazione del Presidente della Giunta Regionale della Calabria Scopelliti (pro nomina Gentile) e dichiarazione del portavoce di «Articolo 21» Beppe Giulietti (contro nomina Gentile); è da sottolineare come sino alla messa in onda del Tg, in redazione non sia pervenuto alcun commento da parte di esponenti politici regionali.
Nel Tg della notte del 28 febbraio (in onda dopo la mezzanotte del 28 febbraio) è stata data notizia della nomina a Sottosegretario di Gentile (e Minniti).
Nel Tg del 2 marzo, ore 14,00, è stata data notizia con dichiarazione dell'On. Ernesto Magorno, Segretario del Partito Democratico calabrese contro la nomina di Gentile.
Il giorno 2 marzo, nel Tg delle 19,30, è andato in onda un servizio di Riccardo Giacoia sul «caso Gentile» e una notizia sul Movimento 5 Stelle che proponeva una mozione di sfiducia contro la nomina del Senatore Gentile a Sottosegretario alle Infrastrutture, più una notizia su L'Ora della Calabria che annunciava querela verso Gentile.
Nel Tg delle 23,00 del giorno 2 marzo è andato in onda un servizio di Gabriella D'Atri in cui si dava notizia della mozione di sfiducia del Movimento 5 Stelle insieme a tutte le altre voci politiche di dissenso e assenso alla nomina del Sottosegretario Gentile.
Il giorno 3 marzo, nel Tg di Buongiorno regione, è andata nuovamente in onda la notizia del Movimento 5 Stelle che proponeva la mozione di sfiducia contro la nomina di Gentile, in un «pastone» politico, letto dal conduttore, che registrava le varie voci di dissenso e assenso alla nomina del Senatore Gentile.
Il giorno 3 marzo, nel Tg delle 23,00, è andato in onda un servizio di apertura sulle dimissioni del Senatore Antonio Gentile da Sottosegretario.
Il giorno 4 marzo, nel Tg delle 14,00, è andato in onda un servizio di apertura sulle dimissioni di Gentile, a firma di Riccardo Giacoia.
Tutto ciò premesso, in linea generale, si ribadisce che la salvaguardia della libertà di informazione si incentra sull'obbligo delle testate giornalistiche di seguire primariamente la notiziabilità congiunturale dell'attività politica, senza obblighi di attribuire spazi «fissi» alle varie forze politiche. I programmi di informazione e approfondimento, in altri termini, «sono caratterizzati dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca [..] nel rispetto della libertà di informazione, ogni direttore responsabile di testata è tenuto ad assicurare che i programmi di informazione a contenuto politico parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo» (articolo 11 Provvedimento Commissione del 18 dicembre 2002).
PELUFFO E FERRO. — Al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
Il 27 novembre 2013, durante la trasmissione «Mi manda Rai 3», nell'ambito di un ampio spazio dedicato ai disservizi postali, due esponenti del gruppo politico locale «Maestrale», il Dr. Ristich, attuale consigliere comunale e futuro candidato a sindaco di Capena (RM), e Mirta Paganelli, segretario del movimento, in totale assenza di contraddittorio, sono stati protagonisti di attacchi personali nei confronti del sindaco in carica Antonella Bernardoni, con chiare allusioni alla sua professione di medico;
al Sindaco Bernardoni, che pure aveva contattato immediatamente Rai 3, non è stato concesso nessun diritto di replica, né nell'ambito della medesima trasmissione né in seguito;
il TG2 Rai, nell'edizione delle ore 20.30 di sabato 1 febbraio 2014, in occasione della violenta alluvione che ha colpito il Comune di Capena, ha trasmesso una nuova intervista ai due esponenti politici del «Maestrale», presentati come «semplici cittadini», i quali sono tornati Pag. 291ad attaccare pesantemente il Sindaco Bernardoni e l'intera Amministrazione Comunale;
domenica 2 febbraio 2014, alle ore 16.00, e lunedì 3 febbraio 2014, alle ore 7.00, Rai News 24 ha parlato nuovamente dell'alluvione ma, dopo aver nuovamente dato spazio ad altre critiche contro sindaco e amministrazione comunale, non ha mandato in onda l'intervista fatta al sindaco Bernardoni e ad alcuni cittadini che riconoscevano invece l'impegno e la determinazione profusi dagli amministratori nei confronti delle famiglie maggiormente colpite dall'alluvione;
si chiede di sapere:
se la direzione dell'azienda sia a conoscenza di questi fatti e, per quanto di sua competenza, intenda verificare i fatti riportati in premessa e la loro piena conformità alle norme che regolano il servizio pubblico nazionale. (171/851)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
Relativamente all'informazione offerta sulle reti generaliste in merito alla vicenda, si segnala che il servizio del Tg2 è un reportage di Fabio Chiucconi sull'alluvione che ha colpito Roma e i comuni limitrofi tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio 2014 andato in onda nell'edizione Tg2 delle 20.30 il giorno 1 febbraio (alle 20.33.50). Il servizio è una drammatica testimonianza con immagini del disastro: parlano in voce 6 comuni cittadini in forma anonima (cioè senza sottopancia), che mostrano le loro case, i negozi, la frana di un argine e le strade di fango. Sono brevi testimonianze che supportano il racconto, se poi tra le voci raccolte ci fosse pure quella di un probabile candidato a sindaco non si evince dal racconto e comunque è solo una casualità. Si consideri inoltre che ad oggi ufficialmente non ci sono ancora candidati a sindaco in quanto il termine per la presentazione delle liste scade un mese prima del voto fissato per il 25 maggio p.v.. Si tratta dunque di una polemica «locale», i cittadini sentiti non facevano nè il nome del sindaco, nè di altri amministratori, ma raccontavano solo il disagio del momento.
Per quanto concerne invece il programma Mi Manda Raitre del 27 novembre scorso, è stato trattato il tema di alcune gravi inefficienze da parte di Poste Italiane a danno di molti cittadini in diverse parti d'Italia. Il problema riguarda in particolare i tempi di consegna della corrispondenza. I cittadini ricevono bollette, multe, cartelle esattoriali o altri avvisi di pagamento ben oltre la scadenza prevista e sono costretti a subire un danno economico perché devono pagare le sanzioni previste per il ritardo.
In studio sono stati invitati il sindaco di Bovolone (Vr) Emilietto Mirandola, l'assessore del Comune di Terranuova Bracciolini (Ar) Enea Barbaglia e la Sig.ra Mirta Paganelli. Il pubblico era composta tra l'altro da cittadini dei comuni di Bovolone e Capena (RM), tra loro era seduto anche il Dr. Ristich. Era infine presente un dirigente di Poste Italiane, Romolo Giacani, chiamato a rispondere dell'operato dell'azienda da lui rappresentata.
È quindi evidente che oggetto del programma non era certo la situazione politico amministrativa del comune di Capena, né tantomeno la candidatura di questo o quell'esponente politico alla carica di sindaco. La Sig.ra Paganelli è stata invitata in quanto promotrice di una petizione contro i disservizi di Poste Italiane nel comune di Capena che ha raccolto oltre duemila firme. La situazione è stata inoltre ricostruita con tre diversi filmati girati nei comuni di Capena e Fiano Romano da un inviato del programma che ha potuto documentare i disagi dei cittadini e i disservizi nel servizio postale. In questo contesto per due volte è stato fatto riferimento al sindaco di Capena che, secondo quanto sostenuto dalla Sig.ra Paganelli, non avrebbe esercitato le dovute pressioni istituzionali su Poste Italiane per migliorare la situazione.
Quanto alla presunta mancata concessione del diritto di replica, è importante sottolineare che l'inviato di Mi Manda Raitre, Adorno Corradini, ha parlato telefonicamente con il Sindaco Antonella Bernardoni il 23 novembre scorso, quattro giorni Pag. 292prima della puntata in oggetto, chiedendole la disponibilità per un'intervista. La richiesta è stata però declinata. Infine, durante la diretta non è giunta alcuna telefonata del sindaco, altrimenti, come è costume del programma, sarebbe stata certamente mandata in onda. Il confronto tra le parti è l'anima stessa di Mi Manda Raitre e la redazione cerca di realizzarlo in tutte le situazioni nelle quali è possibile farlo. Il sindaco ha invece lasciato un messaggio alla segreteria telefonica del programma, in un momento probabilmente successivo alla diretta, ed è quindi stata nuovamente contattata dalla redazione. Se il programma tornerà ad occuparsi della vicenda il sindaco verrà certamente di nuovo contattato.
MOLEA E ANZALDI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
attualmente nel palinsesto della Rai la pallacanestro è ingiustificatamente discriminata;
non vi è, infatti, alcuna corrispondenza tra il rilievo sociale, culturale e sportivo della Pallacanestro e la visibilità data dalla Rai nella propria programmazione;
occorre ricordare come il Decreto Legislativo 177/2005 individua compiti specifici ed obblighi che la società concessionaria è tenuta a adempiere all'interno della sua programmazione e tra i compiti vi è quello di garantire un numero adeguato di ore di trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate all'educazione, all'informazione, alla formazione, alla promozione culturale;
tali principi sono stati alla base del vigente Contratto Nazionale di Servizio tra il Ministero dello Sviluppo Economico e la Rai S.p.a., concessionaria del servizio pubblico fino al 2016;
lo sport della Pallacanestro si caratterizza, inoltre, per alcuni dati ufficiali che nulla hanno da invidiare a quelli del più popolare Calcio;
da questi dati risulta che nella stagione 2012/2013 gli spettatori paganti della Pallacanestro sono stati pari al 20 per cento degli spettatori paganti del calcio;
sempre nel 2012 i tesserati del mondo del Basket sono stati pari al 23 per cento dei tesserati del mondo del calcio;
da considerare poi che la percentuale di riempimento degli impianti sportivi è mediamente del 77 per cento per la Pallacanestro, con punte anche del 90 per cento per 6 delle 16 squadre che disputano il campionato di massima serie; altro fattore di particolare rilevanza è l'aspetto sociale, la Pallacanestro è uno sport per famiglie capace di trasmettere valori positivi di agonismo e lealtà verso l'avversario;
tanto più lo sport è sociale tanto maggiore dovrebbe essere lo spazio assegnato nei programmi di informazione;
si chiede di sapere:
quali iniziative ritiene utile al fine di dare un adeguato spazio al mondo della Pallacanestro nelle trasmissioni delle reti generaliste e delle radio della Rai s.p.a; e per dare al campionato della Pallacanestro un rilievo proporzionato al proprio bacino d'utenza, rispetto al Calcio in termini di durata dell'informazione sia in termini di visibilità dell'informazione stessa.
(172/852)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Al tema oggetto dei quesiti è stato già fornito riscontro ad un'analoga interrogazione (Centinaio e Bitonci prot. n.814/COMRAI), pertanto si ritiene di confermare le considerazioni già svolte nel suddetto riscontro.
Con il definitivo passaggio dall'analogico al digitale, ai tradizionali canali generalisti si sono affiancate decine di reti connotate da forte specializzazione e tematizzazione.
In tale quadro Rai ha lanciato due canali sportivi (Rai Sport 1 e Rai Sport 2) grazie ai quali ha potuto ampliare e valorizzare Pag. 293la propria offerta sportiva con una conseguente rimodulazione dell'offerta generalista che è stata focalizzata in termini di eventi e rubriche informative.
Tutto ciò premesso si ritiene che l'offerta che i suddetti canali tematici dedicano alla disciplina della pallacanestro sia sufficientemente ampia ed esaustiva. Per quanto concerne, infatti, la stagione in corso 2013 2014 Rai Sport ha trasmesso e trasmetterà i seguenti eventi:
Campionati Europei Maschili: 40 partite in diretta, 2 in differita (e 21 incontri in replica nei giorni successivi, in base alle esigenze di palinsesto)
Campionato Italiano di Basket Maschile 2013/2014: una partita alla settimana sia in diretta che in replica; alla data del 31 marzo si contano 33 incontri in diretta e 66 repliche.
Coppa Italia: tutte le partite sia in diretta che in replica con pre e post gara.
A partire dalle fine di marzo saranno trasmessi i Play off e le finali scudetto del campionato di Basket Femminile che dovrebbe attestarsi su 11 incontri in diretta su Rai Sport 2 con le eventuali repliche degli incontri.
Si specifica, altresì, che nei telegiornali sportivi, in onda anche sulle reti generaliste, la Rai fornisce informazioni sulle vicende inerenti il mondo della pallacanestro con aggiornamenti su risultati e classifiche dei campionati in corso.
CENTINAIO, PRATAVIERA, PINI, CAON, BUSIN, MOLTENI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il decreto legislativo 177/2005 individua specifici compiti ed obblighi di pubblico servizio che la società concessionaria è tenuta ad adempiere nell'ambito della sua complessiva programmazione fra cui, ai sensi dell'art 7, comma 4, quello «di favorire l'istruzione, la crescita civile e il progresso sociale», che deve essere garantito, come previsto dall'articolo 4S del medesimo decreto legislativo, la garanzia di «un numero adeguato di ore di trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate all'educazione, all'informazione, alla formazione e alla promozione culturale»;
l'articolo 1 del contratto di servizio che la Rai ha stipulato col Ministero dello Sviluppo economico, al comma 2 sottolinea come la missione di servizio pubblico consiste nel garantire all'universalità dell'utenza un'offerta di trasmissioni equilibrate, assicurando qualità dell'informazione e pluralismo che, nel settore sportivo, devono essere ispirate soprattutto alla socialità dello sport;
l'articolo 2 del medesimo Contratto prevede che sia garantito un tempo congruo alla comunicazione sociale, attraverso trasmissioni dedicate allo sport sociale, assegnando spazi adeguati alle associazioni rappresentative del settore;
il pluralismo dell'informazione, coniugato alla socialità dell'evento, si traduce in un puntuale dovere da parte del concessionario, di garantire adeguati spazi e rilievo a quegli sport che sono socialmente apprezzati e seguiti dal pubblico;
il rugby è uno sport in ascesa nel nostro Paese, che coinvolge un numero di cittadini sempre più ampio sia a livello di spettatori, sia a livello di praticanti: il numero di tesserati nel 2000, anno di ingresso nel Sei Nazioni, era di circa 30.000 e si è quasi raddoppiato nel 2009, arrivando a 59.624, come reso noto dal Coni;
e il rugby è uno sport di rilevanza sociale per i valori che trasmette, per il rispetto mantenuto dai giocatori in campo e dagli spettatori negli spalti, tanto da riuscire a riempire gli impianti sportivi di famiglie e di ragazzi giovanissimi;
la prima partita del Sei nazioni, trasmessa in chiaro e diretta sul canale 52 del digitale terrestre sulla rete televisiva tematica DMax di proprietà della società Discovery Communication, è stata seguita da una media di 736 mila telespettatori con uno share del 4,5 per cento; la partita Pag. 294giocata la settimana scorsa contro la Scozia ha visto presenti allo stadio 70 mila spettatori;
alla luce di questi dati, non sembra esservi alcuna corrispondenza tra il rilievo sociale, culturale ed ovviamente sportivo del rugby e la visibilità riservata dalla Rai nella propria programmazione e nel proprio palinsesto, sia in termini di durata dell'informazione che di collocamento dell'informazione stessa nel palinsesto televisivo, per orario e reti di trasmissione;
nonostante siano molte le squadre locali di diverse categorie impegnate in tornei di rilevanza nazionale e internazionale nonostante il rugby coinvolga un elevato numero di spettatori, a questo sport non è riservato uno spazio congruo nella programmazione radiotelevisiva di informazione e approfondimento sportivo, in particolare nei telegiornali, ledendo quindi il diritto dei cittadini utenti ad un'informazioni pluralista, adeguata e completa;
si chiede di sapere:
se ritiene che le trasmissioni radiotelevisive della Rai, ivi compresi i TG, dedichino uno spazio congruo di programmazione agli eventi sportivi diversi dal calcio, in particolare al rugby, che, in virtù della tipologia di pubblico interessata, dovrebbe essere trasmesso in fasce orarie adeguate ad un pubblico familiare.
(173/853)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Con il definitivo passaggio dall'analogico al digitale, ai tradizionali canali generalisti si sono affiancate decine di reti connotate da forte specializzazione e tematizzazione.
In tale quadro Rai ha lanciato due canali sportivi (Rai Sport 1 e Rai Sport 2) grazie ai quali ha potuto ampliare e valorizzare la propria offerta sportiva con una conseguente rimodulazione dell'offerta generalista che è stata focalizzata in termini di eventi e rubriche informative.
Tutto ciò premesso si ritiene che l'offerta che i suddetti canali tematici dedicano alla disciplina del rugby sia sufficientemente ampia ed esaustiva.
Per quanto concerne, infatti, la stagione in corso 2013-2014 Rai Sport ha trasmesso i seguenti eventi, come riportato di seguito: Campionato Nazionale di Eccellenza Torneo 6 Nazioni under 20 – Tutte le gare della Nazionale Italiana (unica manifestazione di cui Rai detiene i diritti)
Si specifica, altresì, che nei telegiornali sportivi, in onda anche sulle reti generaliste, la Rai fornisce informazioni sulle vicende inerenti il mondo del rugby con aggiornamenti su risultati e classifiche dei campionati in corso.
Da ultimo, a conferma delle considerazioni sopra riportate, si segnala che la Federugby manifesta periodicamente apprezzamento e gratitudine alla Rai per le iniziative complessivamente sviluppate.
SANTINI, BORIOLI, BROGLIA, CANTINI, CASSON, COLLINA, D'ADDA, FABBRI, FAVERO, FILIPPIN, BACHISIO LAI, MARGIOTTA, MIRABELLI, PELUFFO, Pag. 296PEZZOPANE, PUPPATO, SPILABOTTE, TOMASELLI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il Decreto Legislativo n. 177 del 2005 individua compiti specifici e precisi obblighi da parte del servizio radiotelevisivo pubblico, prescrivendo in particolare che la società concessionaria di tale servizio (RAI spa) «al fine di favorire l'istruzione, la crescita civile e il progresso sociale» è tenuta a garantire «un numero adeguato di ore di trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate all'educazione, all'informazione, alla formazione, alla promozione culturale»;
tali principi sono stati declinati nel vigente Contratto Nazionale di Servizio tra il Ministero dello Sviluppo Economico e la Rai spa, concessionaria del servizio pubblico fino al 2016;
il medesimo Contratto Nazionale di Servizio, oltre ai principi generali finalizzati a «garantire il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione» prevede altresì di «garantire la comunicazione sociale attraverso trasmissioni dedicate allo sport sociale, assegnando spazi adeguati alle associazioni rappresentative del settore».
Considerato che:
la comunicazione sociale inerente le pratiche sportive assume un valore del tutto particolare, considerando sia il ruolo educativo di tali pratiche, sia la particolare esposizione mediatica dell'universo simbolico sportivo nell'immaginario pubblico;
è del tutto evidente che l'offerta dei Canali cosiddetti «generalisti» della Rai spa (RAI1, Rai2, Rai3, Radio Rai) in materia di comunicazione dedicata agli sport sociali sia pesantemente sbilanciata in favore del gioco del calcio, nei fatti pregiudicando la rappresentazione delle altre discipline sportive più rappresentative (per es. pallacanestro, pallavolo, rugby, atletica leggera).
Rilevato che:
in data 13 febbraio u.s i responsabili delle 16 società professionistiche di pallacanestro maschile di serie A hanno inviato una missiva indirizzata ai vertici della Rai e alla Presidenza della Commissione Parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ed anche ai parlamentari italiani per rappresentare la grave inadeguatezza con cui il servizio pubblico televisivo affronta il tema sociale, culturale e sportivo degli sport diversi dal calcio e in particolare della pallacanestro professionistica; con la missiva si sottolinea, inoltre, che tale scarsa attenzione si evidenzia nella programmazione e nel palinsesto della Rai;
come evidenziato dalla già citata missiva dei Presidenti delle società di pallacanestro la R.A.I., in quanto concessionaria di un servizio pubblico, ha dei precisi doveri di completezza dell'informazione medesima, che deve essere ispirata al pluralismo e all'obiettività, ma soprattutto, nello specifico settore sportivo, alla «socialità» dello sport. Il pluralismo dell'informazione coniugato alla socialità dell'evento si traduce in un puntuale dovere da parte del concessionario, che dovrà garantire adeguati spazi e rilievo a quegli sport che sono socialmente apprezzati e seguiti dal pubblico;
il mondo della pallacanestro oltre a veicolare nella nostra società importanti valori di socialità si colloca al secondo posto tra gli sport più seguiti in Italia come si evince da numero di praticanti, tesserati e spettatori paganti presenti alle partite di Pallacanestro Maschile di Serie A, con un bacino di utenza pari al 20 per cento di coloro che seguono gli eventi calcistici;
si chiede di sapere:
se il governo nell'ambito delle sue competenze intenda intervenire – anche agendo sul vigente Contratto di Servizio Nazionale – per riequilibrare gli spazi in favore delle discipline sportive più rappresentative, in particolare per la pallacanestro Pag. 297e gli sport a maggiore rilevanza sociale, nelle trasmissioni dedicate dei canali generalisti;
se non ritenga, anche in considerazione della grande e crescente attenzione che gli sportivi italiani riservano alla pallacanestro, di dover attivare in tempi brevi un Tavolo tra i soggetti interessati, al fine di garantire all'interno dei palinsesti del servizio pubblico Rai lo spazio e la visibilità che tale importante disciplina sportiva merita. (174/857)
RISPOSTA. – Con riferimento alle interrogazioni sopra citate si informa di quanto segue.
Al tema oggetto dei quesiti è stato già fornito riscontro ad un'analoga interrogazione (Centinaio e Bitonci prot. n.814/COMRAI), pertanto si ritiene di confermare le considerazioni già svolte nel suddetto riscontro.
Con il definitivo passaggio dall'analogico al digitale, ai tradizionali canali generalisti si sono affiancate decine di reti connotate da forte specializzazione e tematizzazione.
In tale quadro Rai ha lanciato due canali sportivi (Rai Sport 1 e Rai Sport 2) grazie ai quali ha potuto ampliare e valorizzare la propria offerta sportiva con una conseguente rimodulazione dell'offerta generalista che è stata focalizzata in termini di eventi e rubriche informative.
Tutto ciò premesso si ritiene che l'offerta che i suddetti canali tematici dedicano alla disciplina della pallacanestro sia sufficientemente ampia ed esaustiva. Per quanto concerne, infatti, la stagione in corso 2013 2014 Rai Sport ha trasmesso e trasmetterà i seguenti eventi:
Campionati Europei Maschili: 40 partite in diretta, 2 in differita (e 21 incontri in replica nei giorni successivi, in base alle esigenze di palinsesto)
Campionato Italiano di Basket Maschile 2013/2014: una partita alla settimana sia in diretta che in replica; alla data del 31 marzo si contano 33 incontri in diretta e 66 repliche.
Coppa Italia: tutte le partite sia in diretta che in replica con pre e post gara.
A partire dalle fine di marzo saranno trasmessi i Play off e le finali scudetto del campionato di Basket Femminile che dovrebbe attestarsi su 11 incontri in diretta su Rai Sport 2 con le eventuali repliche degli incontri.
Si specifica, altresì, che nei telegiornali sportivi, in onda anche sulle reti generaliste, la Rai fornisce informazioni sulle vicende inerenti il mondo della pallacanestro con aggiornamenti su risultati e classifiche dei campionati in corso.
PELUFFO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
ormai da molti anni la presenza dei cosiddetti «professionisti atipici», prevalentemente collaboratori;
muniti di Partita I.V.A., talora, più raramente, con contratto a collaborazione senza P. I.V.A., caratterizza il settore della produzione editoriale della Rai;
i profili atipici rappresentano normalmente delle figure di elevato livello professionale (registi, autori di testi, conduttori, esperti tecnico-scientifici);
le collaborazioni tra la Rai e parecchi lavoratori atipici si prolungano nel tempo arrivando a durare diversi anni, e coprono sovente aree professionali fondamentali per il presente ma soprattutto per lo sviluppo e l'innovazione dell'Azienda. Tali lavoratori operano quotidianamente con orari uguali o superiori a quelli dei dipendenti, configurando un rapporto da vero e proprio lavoratore subordinato, ma permanendo in posizione di svantaggio rispetto ai dipendenti dell'Azienda (sia a tempo determinato, sia a tempo indeterminato) privandoli di fatto di diritti e garanzie quali il congedo per maternità, la malattia, il diritto allo sciopero, il TFR, mantenendo tempi di liquidazione delle fatture che talora oltrepassano i 60 giorni e soste tra un contratto e l'altro la cui tempistica è a discrezione dell'Azienda;Pag. 298
l'accordo tra l'Azienda e le Organizzazioni Sindacali sottoscritto lo scorso 4 Luglio 2013, all'articolo 3 si proponeva di affrontare la questione relativa agli atipici prospettando una tempistica in seguito disattesa. Secondo i comunicati delle associazioni di rappresentanza degli atipici, durante le fasi di trattativa ufficiali si sarebbe dovuto identificare un criterio (basato su parametri quali il rapporto tra tempo lavorato e compenso percepito) al fine di favorire l'individuazione dei rapporti subordinati per i quali individuare un percorso di stabilizzazione. Le ipotesi informali non hanno però sortito ad oggi nessun effetto pratico;
nel caso non si trovasse una soluzione pattizia in tempi brevi, alcune associazioni di rappresentanza dei lavoratori parasubordinati atipici hanno preannunciato l'intenzione di ricorrere a numerose cause legali al fine di ottenere un riconoscimento giudiziale della condizione di lavoratori subordinati; tale ipotesi si giova di molti precedenti che di norma hanno visto la vittoria processuale del lavoratore parasubordinato – atipico;
si chiede di sapere:
quale atteggiamento intenda assumere la Rai nei confronti dei cosiddetti «lavoratori atipici» come sopra descritti;
in particolare, se l'Azienda intenda dare corso a quanto prospettato nell'ambito dell'Accordo sindacale del 4 luglio 2013, segnatamente in considerazione del fatto che le cause giudiziali potrebbero potenzialmente gravare sui bilanci della Rai più di quanto non possa incidere un eventuale percorso di stabilizzazione di detto personale. (175/858)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
La trattativa tra l'Azienda e le Organizzazioni sindacali, al fine di fornire garanzie e stabilità ad un certo numero di lavoratori c.d. atipici, è in corso e se si sta prolungando. Tutto ciò avviene per la difficoltà di delimitare un perimetro di intervento che risulta tutt'altro che chiaro.
In linea generale, infatti, il ricorso da parte della Rai anche alla tipologia del lavoro autonomo risponde alla necessità di fare fronte ad esigenze complesse e variegate oltreché per periodicità non sempre programmabili; in tale quadro, pertanto, appare molto complesso pervenire alla definizione di un processo «semplice» che consenta di individuare i casi sui quali intervenire secondo modalità tali da risultare esenti da rischi – tra l'altro – di iniquità di trattamento.
La tempistica della situazione oggetto dell'interrogazione, pertanto, risente della necessità di individuare una soluzione ad una materia che presenta estrema complessità e delicatezza.
LIUZZI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
il giorno 21 gennaio 2014 su Rai Due il programma «2Next – Economia e Futuro» ha mandato in onda un servizio sulla Centrale del Mercure, con ospite in studio l'amministratore delegato di Enel Fulvio Conti, nonché vicepresidente di Confindustria;
così come definito dallo stesso sito internet il programma sopra citato ha per argomento «l'economia reale, il superamento della crisi e gli scenari del nostro futuro economico e sociale» mediante delle interviste ai «protagonisti dell'economia attivi nelle istituzioni, nella politica, nell'impresa, nella finanza, nella ricerca e nel mondo del lavoro.»;
all'inizio della trasmissione, una scritta in sovraimpressione ha specificato che «La centrale del Mercure, costruita negli anni 60, alimentata a lignite e poi a combustibile, è stata disattivata negli anni 90», ma più precisamente la Centrale Enel della Valle del Mercure era composta da due sezioni di cui la n.1 si poneva in stato di arresto in data 10 maggio 1997 mentre la n. 2 si disattivava e dichiarava dismessa da primo ottobre 1993;Pag. 299
Donato Leone Responsabile delle relazioni esterne di Enel Sud Italia racconta: «il 12 dicembre 1995, il sindaco di Viggianello ci segnala «noi vogliamo che la Centrale del Mercure sia produttiva e che l'Enel proceda alla costruzione di un nuovo impianto» e due anni dopo il 23 giugno 97’ tutti gli altri sindaci della valle del Mercure segnalano che in una zona con il 70 per cento di disoccupazione, una Centrale che è l'unica realtà produttiva di rilievo e che per questa centrale l'Enel e il ministero assunsero l'impegno di potenziamento produttivo [...] l'Enel ascolta questa richiesta e il 25 settembre 2001 inizia la storia della riconversione della centrale del Mercure»;
nel 1993 è stato istituito il Parco Nazionale del Pollino e successivamente, nel 2007, anche due Zone di Protezione Speciale (ZPS), – IT9210275 Massiccio Monte Pollino e Monte Alpi e IT9310303 – Pollino e Orsomarso individuate dall'Unione Europea, che lo comprendono completamente. La Centrale si trovava ed è situata all'interno della zona 2 del perimetro del Parco Nazionale del Pollino;
durante la puntata di «2 next» si è parlato di valutazione dell'impatto ambientale e di autorizzazioni regionali per verificare la manutenzione e la salvaguardia dei boschi. Ferdinando Miranda Agrippino Capo Centrale Enel Mercure ha affermato che «Il controllo della centrale è un controllo ferreo, e molto spinto». Tuttavia le autorizzazioni di cui sopra, non risultano essere esistenti, tant’è che non è mai stato fatto nessun tipo di analisi di impatto degli agenti inquinanti, se non quelle rilevate dalla stessa Enel mediante le proprie centraline;
Donato Leone Responsabile delle relazioni esterne di Enel Sud Italia, durante il servizio ha dichiarato: «Questa Centrale già costruita e funzionante, viene nuovamente sottoposta a una valutazione di incidenza della Regione Calabria, a una seconda valutazione di incidenza della Regione Basilicata, che con due pareri favorevoli del Parco Nazionale del Pollino riconoscono la piena compatibilità ambientale di questa centrale in questo territorio»; in questa dichiarazione risulta del tutto ignorato il fatto che l'Ente Parco ha redatto un ultimo parere negativo con decreto dirigenziale n.1111 del 28 ottobre 2009. Tale parere negativo non è stato assolutamente citato durante la trasmissione che si è fermata a rievocare solamente i primi due;
una scritta in sovraimpressione durante il servizio ha indicato che: «A fine investimento il Parco del Pollino e due dei Comuni che avevano dato parere favorevole revocano l'assenso iniziando un'azione di contrasto». In realtà la Comunità del Parco – organo rappresentativo delle Amministrazioni comprese nel territorio del Parco – ha deliberato fin dal 10 dicembre 2009, con schiacciante maggioranza (28 favorevoli, 2 astenuto ed uno solo contrario), contro la centrale del Mercure, chiedendone addirittura lo smantellamento;
quanto sopra detto durante la trasmissione non corrisponde quindi a verità esaustiva. Infatti la Centrale del Mercure è oggetto di un lungo e articolato procedimento autorizzativo, costellato di anomalie ed irregolarità così come evidenziato anche nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-02672 del Deputato Sebastiano Barbanti presentata a novembre 2013;
durante la trasmissione l'Amministratore Delegato ha inoltre sostenuto che la Centrale del Mercure non inquina poiché «impianti che bruciano legna non possono essere tacciati come impianti che inquinano, si brucia la legna dei contadini», informazione non corretta dato che la comunità scientifica ha dimostrato che bruciare cippato produce diossine, furani, metalli pesanti, particolato in gran quantità ed altre sostanze tossiche e cancerogene per l'uomo;
nel programma non sono stati menzionati tutti gli studi scientifici che sentenziano l'infattibilità della centrale e, non è stato detto che il 21 gennaio 2013 (giorno della messa in onda della trasmissione) Pag. 300il Consiglio di Stato ha annullato la sospensiva che Enel aveva ottenuto dopo che il Tar di Catanzaro aveva ritenuto che la centrale non potesse entrare in funzione;
riguardo l'aspetto occupazionale della centrale, una scritta in sovraimpressione ha enunciato che «lavorano nella centrale 45 dipendenti ed oltre 1000 nell'indotto», cosa che però non corrisponde ai dati presenti nel ricorso di Enel successivo alla sentenza Tar in cui i lavoratori risultano essere 650;
Roberto Giordano Sindaco di Castelluccio Inferiore (PZ) intervistato da «2-next» ha affermato che «i Comuni favorevoli di cui io sono il coordinatore sono sette, i contrari sono due. A dispetto di quanto affermato dal Sindaco Giordano, i Comuni della Comunità del Parco del Pollino che hanno firmato il documento sfavorevole alla Centrale del Mercure sono stati, come già ricordato 28, mentre solo sette sono quelli che oggi si dichiarano favorevoli;
dopo la trasmissione, molti cittadini del territorio hanno inviato numerose proteste, segnalando le inesattezze del programma, non avendo ottenuto risposte esaustive.
Considerato che:
l'articolo 2, comma 3, lett. a), del Contratto di Servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo economico, attualmente in vigore, impegna la Rai a rispettare «i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione»;
l'articolo 3 del D.Lgs. 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, definisce «la lealtà e l'imparzialità dell'informazione» un principio fondamentale del sistema dei servizi di media, così come «la salvaguardia [...] del patrimonio culturale, artistico e ambientale, a livello nazionale e locale»;
la lettera r) del medesimo articolo impone alla Rai di «garantire la comunicazione sociale attraverso trasmissioni dedicate all'ambiente, alla salute, alla qualità della vita, [...] assegnando spazi adeguati alle associazioni rappresentative del settore»;
lo scopo del servizio pubblico, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, lett. f) del citato Contratto di Servizio, è anche «far partecipare la società italiana alla tutela del patrimonio artistico e ambientale del Paese», cosa che costituisce il fine precipuo delle attività di sensibilizzazione e mobilitazione del «Forum «Stefano Gioia» che raccoglie circa 50 tra Comitati e Associazioni, nazionali e locali, contrari alla riattivazione della centrale del Mercure;
l'articolo 7, comma 2, del D.Lgs. 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici sancisce «l'assoluto divieto di utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni»;
l'articolo 3 del D.Lgs. 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, definisce «la lealtà e l'imparzialità dell'informazione» un principio fondamentale del sistema dei servizi di media;
si chiede di sapere:
quali interventi intendono porre in essere gli interrogati per consentire l'acquisizione di spazi e dibattiti aperti anche ai comitati che ritengono di individuare nella Centrale del Mercure una pericolosità per l'ambiente e la salute, al fine di garantire il pluralismo, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione sul tema;
se tale politica comunicativa favorevole alla Centrale del Mercure costituisca una sorta di occulta contropartita nell'ambito di accordi commerciali e pubblicitari tra la Rai e l'Enel stessa. (176/864)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra indicata si precisa quanto segue.
Sul servizio della centrale energetica del Mercure – andato in onda nell'ambito del programma di Rai Due «2NEXT Economia e Futuro», nella puntata del 21 Gennaio 2014 — si sottolinea che nel trattare la cronologia dei fatti relativi alla suddetta centrale non si sosteneva alcuna posizione o tesi precostituita né si perseguiva la discriminazione di un qualche punto di vista né si mirava a sposare l'interpretazione di qualsivoglia tra le parti contrapposte, bensì, il servizio mirava ad una tematizzazione di diverso tipo molto più ampio.
Insomma, la vicenda del Mercure non è stata volutamente trattata nei suoi particolari, tant’è che la giornalista ha consapevolmente escluso dalla trattazione gli elementi pro e contro, non per parzializzare la realtà dei fatti, ma perché le vicende della centrale del Mercure, nella loro sintesi, sono state inserite in un testo che aveva come finalità non la «verità» sulla centrale calabrese, ma una riflessione, più ampia, sulla eclatante questione dei disastrosi effetti della burocrazia italiana sul sistema imprenditoriale.
In conclusione, il tema, quindi, non era: essere favorevoli o contrari alla centrale; bensì: è inaccettabile che un procedimento amministrativo duri 13 anni e che si discuta ancora su chi deve autorizzare una centrale quando l'investimento è stato già completamente realizzato sulla base di autorizzazioni. Tutto ciò a prescindere da quale delle parti in causa possa presumibilmente avere «ragione o torto», aspetto – quest'ultimo – del tutto estraneo alle logiche ed alle finalità del servizio filmato in questione, e fuori dal concept editoriale del programma stesso, che non si occupa e non vuole occuparsi di reportage ed inchieste, ma di divulgazione e riflessione economica e sociale.
MINZOLINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
secondo quanto riportato dalla stampa la Rai avrebbe assunto il dottor Ambrogio Michetti (analista McKinsey) alle dipendenze del direttore allo Sviluppo strategico, Carlo Nardello;
anche un altro manager esterno, Antonio Melchionna (ex Unilever), sarebbe stato ingaggiato con un nuovo contratto in sostituzione di Luigi Meloni, in qualità di vice direttore delle risorse umane con conseguente aumento e carico di costi del servizio pubblico;
si chiede di sapere:
quali siano stati i criteri di selezione dei due dirigenti e le ragioni alla base dell'assunzione a tempo indeterminato del dottor Michetti con la retribuzione massima di 160 mila euro annui, prevista per le figure manageriali;
se nelle assunzioni sopra indicate siano stati seguiti i criteri di professionalità, economicità e trasparenza che la legge richiede alle aziende sottoposte al controllo della Corte dei Conti e alla normativa pubblicistica;
se qualcuno abbia valutato la possibilità di ricorrere a risorse interne per quei ruoli e i motivi per i quali non è stata seguita una procedura che avrebbe sicuramente consentito un notevole risparmio economico. Una verifica che si rende ancor più indispensabile in un'azienda come la Rai sottoposta a rigidi vincoli di spesa e oneri. (177/874)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Si fa innanzitutto presente che in tema di assunzioni per elevati livelli di responsabilità Rai, in linea generale, procede, come da consolidata policy aziendale, prima con una ricerca tra il personale interno all'azienda, esaminando diversi curriculum; solo dopo aver verificato l'impossibilità di individuare all'interno dell'Azienda i profili ricercati ci si rivolge al mercato esterno. Questo è il quadro in cui si inseriscono le due assunzioni oggetto dell'interrogazione.
Ciò premesso, per quanto attiene il Dott. Michetti si segnala che si è ritenuto opportuno Pag. 302allargare l'ambito di ricerca all'esterno perché in questo momento strategico di vitale importanza per la Rai era altresì determinante porre una risorsa adeguata a supporto della Direzione Sviluppo Strategico per poter trasformare i 12 cantieri prioritari individuati nella fase di disegno del Piano Strategico da «piani» a «risultati».
L'esperienza che porta il Dott. Michetti in azienda – 13 anni di consulenza strategica in diverse primarie società, lavorando in modo continuativo nel mondo dei media con particolare focus nel capire l'impatto dei nuovi media sui player «tradizionali» – appare determinante.
Il contratto stipulato con il Dott. Michetti si allinea alle competenze che lui porta in Rai. Il suo bagaglio di esperienza professionale e i risultati che si attendono da lui fanno ritenere il compenso fissato per il suo contratto inferiore rispetto alla valutazione di mercato e comunque in linea con la retribuzione già percepita nell'azienda di provenienza. Peraltro, il compenso stabilito è in linea con l'attuale politica di contenimento dei costi: il rapporto tra qualità e competenza della risorsa rispetto al costo propende sensibilmente verso la prima componente date le mansioni e le responsabilità attribuite al Dott. Michetti.
Anche per quanto concerne l'assunzione del Dott. Melchionna in qualità di Vice Direttore delle Risorse Umane si segnala che per la copertura di questo ruolo, di importanza strategica per l'azienda, sono stati valutati numerosi nominativi interni prima di optare per una scelta all'esterno.
La persona prescelta, peraltro, è portatrice di esperienze molto significative e, chiaramente, non presenti in Rai. Si ritiene, dunque, non solo di aver attentamente valutato le possibili risorse interne, ma di aver compiuto una scelta che darà alla Rai un valore aggiunto indiscutibile in un'area per il resto interamente costituita, a tutti i livelli, da persone professionalmente nate e cresciute all'interno dell'Azienda.
FICO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
nelle giornate di martedì e mercoledì 11 e 12 marzo era prevista la messa in onda sul canale Raiuno della fiction «Le due leggi», realizzata da Red Film per Rai Fiction e fortemente pubblicizzata sui canali Rai, attraverso il trailer, soprattutto nelle scorse settimane;
il 4 marzo, in un comunicato sul proprio sito internet, l'Associazione dei produttori televisivi (Apt) confermava la trasmissione del programma per quei due giorni; parimenti, sul sito internet di Rai la messa in onda della fiction era prevista fino al giorno prima, lunedì 10 marzo;
il 7 marzo, tuttavia, la Rai aveva già annullato la conferenza stampa di presentazione prevista per il 10 marzo e comunicato il rinvio, a data da definirsi, della fiction, poiché in essa si farebbe casualmente riferimento ad una società di credito il cui nome ne ricorda una realmente esistente; pertanto, al fine di evitare contenziosi legali, sarebbe ora necessario procedere al rimontaggio e ridoppiaggio delle parti in cui si fa riferimento a tale istituto di credito;
la fiction racconta dei dolori e dei rimorsi di una direttrice di banca in seguito alla notizia del suicidio di un imprenditore a cui lei aveva negato un prestito. Il dolore e il rimorso spingono la donna dapprima a spostare somme dai conti dei clienti più ricchi a quelli dei clienti più poveri, successivamente ad autodenunciarsi e a scoprire che la propria banca era coinvolta in operazioni torbide relative alla segnalazione di imprese a rischio di fallimento;
alcuni organi di stampa ipotizzano che la fiction «Le due leggi» non sia andata in onda perché avrebbe arrecato un grave danno di immagine al sistema bancario e, di conseguenza, alcune banche avrebbero fatto pressioni sulla concessionaria pubblica al fine di sospendere, o comunque procrastinare, la messa in onda della fiction; Pag. 303
secondo quanto riferito dagli organi di informazione, il prodotto finale era al vaglio dell'ufficio legale della Rai da almeno un mese per la consueta visione e verifica dei profili suscettibili di contenzioso;
non sono però chiari i motivi per cui la Rai abbia ravvisato il riferimento «casuale» ad una società di credito realmente esistente soltanto lo scorso 7 marzo, a così breve distanza dalla messa in onda del film, tenuto conto che il controllo su aspetti di tale natura avviene, di norma, preventivamente, anche al fine di scongiurare lo sperpero di risorse pubbliche;
si chiede di sapere:
con la dovuta completezza, le ragioni che hanno determinato la mancata messa in onda della fiction «Le due leggi», i cui contenuti appaiono di particolare rilevanza ed interesse per il cittadino-utente;
quando sia stata deliberata, precisamente, la realizzazione della fiction, e in quale comune italiano quest'ultima sia ambientata;
quali siano le ragioni del significativo ritardo con cui l'ufficio legale della Rai ha ravvisato la problematica, rilevante dal punto di vista legale, dei riferimenti ad una società o ad un istituto di credito realmente esistente, e quale sia, in particolare, l'istituto di credito casualmente citato nella fiction;
quali uffici della Rai abbiano preso visione della sceneggiatura e per quali ragioni non sia stato possibile accertare, già in quella sede, la sussistenza di profili legalmente rilevanti;
quali siano stati i costi di realizzazione della fiction e se questi siano stati interamente sostenuti dalla Rai;
quali siano, di conseguenza, le implicazioni finanziarie di questo rinvio, con particolare riferimento ai costi necessari per il rimontaggio e il ridoppiaggio della fiction, ipotizzati al fine di superare i profili presumibilmente suscettibili di contenzioso, e se sarà la Rai oppure il produttore a sostenere questi oneri;
quando la Rai intenda mandare in onda la fiction e se, in particolare, intenda riprogrammarla negli stessi spazi e secondo gli stessi criteri della programmazione originaria. (178/879)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
La fiction «Le due leggi» è una coproduzione Rai Fiction – Red Film, in due puntate, destinata alla prima serata di Rai1, diretta da Luciano Manuzzi e interpretata nel ruolo di protagonista da Elena Sofia Ricci.
La miniserie fa parte del Piano di Produzione fiction 2013, elaborato dalla Direzione Rai Fiction, e approvato dal Consiglio di Amministrazione, su proposta del Direttore Generale, nel dicembre 2012. Le riprese del film sono state effettuate lo scorso anno a Civitavecchia.
La messa in onda della miniserie era prevista martedì e mercoledì 11 e 12 marzo in prima serata su Rai1.
La fiction, come è noto, racconta la storia di fantasia di una direttrice di una filiale di banca, sconvolta dal suicidio di un imprenditore, già indebitato con la banca, a cui aveva negato un mutuo. Nel corso del racconto, la nostra protagonista scoprirà che alcun esponenti corrotti del suo istituto bancario, utilizzando prodotti finanziari altamente speculativi, avevano posto in essere operazioni truffaldine in danno della clientela e li denuncerà all'autorità giudiziaria. Si tratta di una fiction ambientata nell'Italia di oggi, in cui imprese, sistema bancario e famiglie devono affrontare una crisi economica subendo, sempre più spesso, le conseguenze delle condotte illecite di soggetti che speculano su questa crisi.
Rai, anche in considerazione di recentissime pronunce giurisprudenziali in materia di prodotti finanziari, ha ritenuto di effettuare un ulteriore visionamento ed analisi del materiale audio video, nella consapevolezza delle responsabilità e dei Pag. 304doveri della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. E ciò ha comportato un inevitabile slittamento della messa in onda della fiction.
Da detta ulteriore verifica non sono emersi elementi di criticità tali da imporre modifiche sostanziali al racconto, ma unicamente correttivi marginali.
In tale ottica, si è ritenuto tra l'altro, in via meramente cautelativa, di modificare anche il nome della banca al fine di evitare rivendicazioni, sia pure strumentali, di presunta confondibilità con soggetti realmente esistenti.
Le nuove date di messa in onda della fiction (25 e 26 marzo) sono state stabilite sulla base delle necessità di palinsesto Rai: si tratta, infatti – volendo mantenere l'originaria collocazione del prodotto (martedì e mercoledì sera) – delle prime date utili di programmazione, tenuto conto che la settimana precedente (18 e 19 marzo) è prevista la fiction dedicata a Don Diana, la cui messa in onda – coincidendo con il ventennale della morte di Don Diana – non è modificabile.
Lo slittamento di sole due settimane ha comportato l'allungamento della campagna dei trailer, senza alcun danno per la promozione della fiction.
I costi dei correttivi apportati, del resto irrisori, sono stati sostenuti interamente dal produttore esecutivo, senza maggiori oneri per la Rai.
SCALIA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la Rai-Radiotelevisione Italiana è una società per azioni controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
nell'audizione davanti alla Commissione Bilancio del Senato di mercoledì 12 marzo, il commissario per la spending review, Carlo Cottarelli, ha annunciato le prossime misure per la riduzione della spesa pubblica, inserendo tra queste anche possibili interventi di risparmio che riguardano la Rai;
per il commissario «le perdite anche significative che ha registrato la Rai si stanno implementando in un piano di rientro molto importante che comporterà il pareggio del conti nel 2014». Secondo Cottarelli «qualche risparmio, potrebbe venire da una razionalizzazione della presenza sul territorio. Per legge la Rai deve avere sedi in tutta Italia, ma per assicurare il servizio potrebbe non essere necessariamente presente In tutte le regioni»;
le dichiarazioni di Cottarelli hanno subito provocato la dura reazioni del sindacati, che si sono detti preoccupati dall'ipotesi lanciata dal commissario, sottolineando invece la necessità di rinforzare e consolidare le sedi regionali per garantire ai cittadini, anche a livello locale, un servizio di qualità, oltre alla necessità di salvaguardare allo stesso tempo i posti di lavoro.
Considerato che:
sul tema dello spreco delle risorse impiegate dalla tv di Stato, la giornalista Rai Milena Gabanelli, sul Corriere della Sera del 31 dicembre 2013 aveva già evidenziato che in nessun paese europeo il servizio pubblico ha 25 sedi locali», sottolineando una serie di sprechi ed evidenziando la necessità di razionalizzare l'offerta locale del servizio pubblico;
si chiede di sapere:
considerato le ipotesi lanciate dal commissario alla spending review, se e come i destinatari interpellati intendano affrontare la questione, prevedendo eventualmente un piano di razionalizzazione del servizio di informazione regionale e garantendo un maggiore equilibrio dei conti. (179/891)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Il Piano industriale 2013-2015 ha l'obiettivo di definire – nell'ambito di un quadro organico complessivo – le strategie che la Rai deve perseguire al fine, tra l'altro, Pag. 305di raggiungere l'eccellenza nell'offerta (TV, Radio, Multimediale, Internazionale), realizzare una tecnologia d'avanguardia e conseguire l'equilibrio economico/finanziario.
Per raggiungere tali obiettivi il piano è stato articolato su 12 diversi cantieri, ancora in via di progressiva definizione; tra questi uno riguarda anche la tematica delle Sedi regionali.
Per quanto attiene tale tematica, si ritiene opportuno evidenziare che, al fine della puntuale definizione del quadro normativo di riferimento, nell'ambito del parere sul Contratto di servizio 2013-2015 (attualmente all'esame della Commissione Parlamentare di Vigilanza per il parere di competenza) è in fase di discussione una proposta di emendamento all'articolo 5, comma 8, che prevede: «La Rai si impegna a predisporre, entro sei mesi dall'entrata in vigore del presente contratto, un progetto di riqualificazione della propria articolazione regionale che, alla luce delle nuove tecnologie e nel quadro di una razionalizzazione della spesa, assicuri un miglioramento della qualità dell'informazione locale, da e per il territorio, anche attraverso una adeguata presenza su tutto il territorio delle singole regioni».
Una puntuale valutazione degli interventi da mettere in atto, pertanto, non può prescindere dal completamento dell'iter di definizione del Contratto.
CENTINAIO, CAPARINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il 10, 11 e 12 marzo la Rai S.p.a., società partecipata al 99,56 per cento dal Ministero dell'Economia e Finanze (MEF) e concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, ha pianificato una campagna pubblicitaria di mezza pagina sul quotidiano «l'Unità» per promuovere il programma televisivo «the voice of Italy» prodotto dalla Rai, la versione italiana del talent musicale «The voice»;
l'articolo 3 della Legge 250/1990 e successive modificazioni, in tema di provvidenze per l'editoria concede contributi alle imprese editrici di quotidiani o periodici ed alle imprese radiofoniche d'informazione ed estende i contributi di legge alle «imprese editrici di giornali quotidiani la cui maggioranza del capitale sia detenuta da cooperative, fondazioni o enti morali non aventi scopo di lucro». Inoltre, la legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge finanziaria 2001) fornisce una nuova definizione dei soggetti aventi diritto ai contributi (articolo 153) ovvero «imprese editrici di quotidiani e periodici, anche telematici che, [...] risultino essere organi o giornali di forze politiche che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle Camere o rappresentanze nel Parlamento europeo o siano espressione di minoranze linguistiche riconosciute, avendo almeno un rappresentante in un ramo del Parlamento italiano nell'anno di riferimento dei contributi». Infine, il decreto-legge 18/05/2012 n. 63, convertito, dalla Legge 16/07/2012, n. 103 reca disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale. A fronte della suddetta normativa, l'Unità come, tra gli altri, il Secolo d'Italia, Europa e la Padania, percepisce contributi pubblici in qualità di testata di organo di partito e movimenti politici;
lo Stato italiano stanzia ogni anno dei contributi alle imprese editrici di quotidiani e periodici, nell'ottica del raggiungimento di un effettivo pluralismo dell'informazione. Su questa base il quotidiano l'Unità, in qualità di organo ufficiale di partito, ha incassato nel 2010 5.656.442,55 euro, nel 2011 3.709.854,40 euro e nel 2012 3.615.894,65 euro;
le risorse pubbliche della Rai, la quale si avvale dei proventi derivanti dal canone pagato dai cittadini, in questo caso, sono state utilizzate per pianificare una campagna pubblicitaria su una testata giornalistica di partito creando una evidente discriminazione;
si chiede di sapere:
quale sia stata la ratio di questa scelta aziendale che ha portato la Rai a prediligere il quotidiano l'Unità e non altri giornali e la scelta di pubblicizzare questo programma;
quale sia stato il costo della campagna pubblicitaria visto che sono stati impiegati soldi pubblici derivanti dai proventi del canone. (180/894)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale si segnala come l'operazione si inserisca all'interno della più ampia politica di «cambio visibilità», che prevede lo scambio tra pagine e spazi televisivi o radiofonici con un pari valore; trattandosi di spazi invenduti, l'operazione presenta per Rai un costo opportunità pari a zero.
Ciò premesso, The Voice è uno dei programmi di punta di Rai Due, ragione per la quale la Rai ha deciso di affrontare una promozione ampia e multimediale.
Nell'ambito degli interventi per la campagna promozionale, per quanto concerne la pubblicità sulla carta stampata, è stato utilizzato il sistema «cambio visibilità» – sopra sintetizzato – con diversi quotidiani: La stampa e Il Messaggero, quotidiani forti nelle loro regioni, Il Sole 24 Ore, MF, e L'Unità per raggiungere spettatori generalmente meno informati sulla programmazione della Rai.
Nel caso specifico dell'Unità, inoltre, è da precisare che tale testata è stata individuata perché ricca di pagine culturali e notoriamente attenta a tutto quanto riguarda la musica. L'obiettivo della campagna pubblicitaria, infatti, è stato quello di posizionare The Voice come un programma poco attento al gossip e molto rispettoso della centralità e qualità della musica.
Da ultimo, è da considerare che la campagna promozionale di «The Voice» si è basata innanzitutto sugli spot in onda su Rai Due, cui si sono affiancate le affissioni sugli autobus e nelle metropolitane delle grandi città, nonché la pubblicità nei cinema.
ANZALDI, MOLEA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la Rai secondo quanto riportato da notizie di stampa avrebbe ceduto un pacchetto di crediti IVA ad una società che fa riferimento al gruppo bancario Intesa San Paolo;
appare del tutto singolare che un'azienda dello Stato ceda a terzi (un privato) un credito vantato proprio nei confronti dello Stato;
appare opportuno, data la natura pubblicistica della Rai, che per questo tipo di operazioni vi sia la massima trasparenza, al fine di comprenderne i costi per il servizio pubblico;
appare utile conoscere i reali valori dell'operazione, nonché le date previste per la cessione dei crediti ed eventualmente per la loro liquidazione da parte dell'Agenzia delle entrate alla società acquirente, così da poter valutare se vi sia stata convenienza per la Rai o se invece l'azienda possa addirittura aver subito delle perdite;
si chiede di sapere:
a quale importo siano stati venduti i 41.039.604,00 euro di crediti IVA vantati dalla Rai nei confronti dell'Agenzia delle entrate;
se questa operazione serva solo a dare una immediata disponibilità di cassa all'azienda, al fine di fronteggiare l'attuale situazione nel brevissimo periodo, senza però considerare le possibili perdite nel medio periodo. (181/895)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
In data 29 luglio 13 è stata avviata tramite Gara pubblica europea, aperta a tutti gli operatori finanziari qualificati, la «Cessione pro-soluto dei crediti di imposta IVA maturati dalla Rai» per Euro 41.039.604,00, secondo il dettato del Codice degli Appalti (D.Lgs. 163/2006).Pag. 307
La procedura è stata conclusa nel mese di dicembre 2013 rispettando le tempistiche previste dal suddetto Codice, sulla base della miglior offerta economica pervenuta, presentata dalla società Mediofactoring s.p.a.
Rai ha incassato l'intero credito nominale di 41.039.604,00 in data 20 dicembre 2013.
L'operazione è stata realizzata in conseguenza del rilevante credito Iva maturato nell'esercizio 2012 e ha permesso l'ottimizzazione – secondo le migliori prassi di gestione finanziaria – della struttura del capitale circolante, smobilizzando crediti con lunghi tempi di liquidazione.
In assenza di tale operazione l'Azienda avrebbe sostenuto interessi su linee di credito bancarie fino all'incasso del credito da parte dell'Agenzia delle Entrate, peraltro con tempistica non determinabile. L'operazione ha un costo finanziario di circa il 2,2 per cento+Euribor (attualmente 0,3 per cento) p.a., contro oneri dei finanziamenti bancari alternativi nettamente superiori.
A rafforzare tale convenienza è stata altresì pattuita la retrocessione in capo a Rai degli interessi attivi riconosciuti dall'Amministrazione Finanziaria, attualmente al 2 per cento (entro 30 mesi dalla cessione).
L'operazione ha, in conseguenza di quanto sopra, una convenienza economica rilevante sia nel breve termine che nei periodi successivi.
NESCI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il fiscal compact è il sistema che impone il pareggio di bilancio ai Paesi firmatari ed è previsto dal trattato internazionale approvato il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 stati membri dell'Unione Europea, ratificato dal Parlamento italiano con la legge n. 114 del 3 luglio 2012;
all'articolo 4 del trattato si specifica che «quando il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo di una parte contraente supera il valore di riferimento del 60 per cento di cui all'articolo 1 del protocollo (n. 12) sulla procedura per i disavanzi eccessivi, allegato ai trattati dell'Unione europea, tale parte contraente opera una riduzione a un ritmo medio di un ventesimo all'anno come parametro di riferimento»;
il superamento del 60 per cento del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo (PIL) è una realtà che riguarda anche il nostro Paese, il che importa che l'Italia dovrà rispettare tale vincolo e operare la riduzione descritta nel succitato articolo 4;
secondo gli ultimi dati, il debito pubblico italiano ha superato i duemila miliardi di euro ed è equivalente a circa il 133 per cento del prodotto interno lordo;
per quanto sopra, rientrare al di sotto del 60 per cento nell'arco di vent'anni significa un ulteriore aggravio di circa 50 miliardi di euro all'anno, i quali peraltro potrebbero anche aumentare se, come avvenuto nell'ultimo periodo, le ottimistiche previsioni di crescita del pil non dovessero avverarsi;
con la legge n. 243 del 24 dicembre 2012 (GU Serie Generale n.12 del 15 gennaio 2013) sono state emanate le «Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'articolo 81, sesto comma, della Costituzione (modificato dalla legge costituzionale n.1 del 20 aprile 2012, tramite cui è stato appunto introdotto il principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale, nda)» con le quali si prevede che «le disposizioni di cui alla presente legge si applicano a decorrere dal 1º gennaio 2014»;
il prossimo 25 maggio si terranno le consultazioni per eleggere il nuovo Parlamento europeo e, dunque, è necessario che il servizio pubblico offra un resoconto imparziale ed oggettivo delle problematiche comunitarie e dei punti di vista di ogni singolo schieramento politico;
nel corso della puntata di mercoledì 19 marzo di «Agorà», trasmissione in onda su Rai Tre condotta da Gerardo Pag. 308Greco, è stato dedicato spazio alle prossime consultazioni europee e alle posizioni dei vari partiti politici;
in collegamento da Montecitorio è stato intervistato il deputato M5S Tommaso Currò il quale ha dichiarato: «il nostro antieuropeismo non è un antieuropeismo a prescindere ma è mirato a quelli che sono ad esempio i vincoli di bilancio»;
«sui vincoli europei – ha affermato ancora il deputato Currò – noi manifestiamo da sempre perplessità perché riteniamo che tutti i trattati che sono stati fatti secondo noi sono dei vincoli, dei lacci e lacciuoli, che vengono messi appunto agli Stati per mantenere una posizione di vantaggio di alcuni rispetto ad altri. E soprattutto sottraggono sovranità dai governi e parlamenti nazionali nel momento in cui, soprattutto nelle crisi recessive come quella in cui di fatto ci troviamo, si potrebbe accedere a strumenti di politiche economiche che invece non possono essere fatte perché abbiamo delle politiche strettamente ragionieristiche di bilancio che devono essere osservate»;
il riferimento è ai sette punti del programma per le elezioni europee presentato dal Movimento 5 Stelle che vede, al punto 2, la «abolizione del fiscal compact»;
immediatamente dopo l'intervento di Currò, è stato intervistato l'economista Claudio Borghi che, dopo aver aspramente criticato il Movimento Cinque Stelle (definito addirittura «la più grande lista civetta di queste elezioni europee») ha dichiarato: «il fiscal compact, informo Grillo, non è ancora entrato in vigore. Per noi entrerà in vigore forse nel 2016. Mi sembra che in crisi ci siamo già adesso, quindi evidentemente non c'entra il fiscal compact»;
nonostante le dichiarazioni del succitato economista siano palesemente inveritiere – dato che l'oggetto in questione è una legge approvata e ratificata nel 2012, entrata in vigore dal primo gennaio 2013 e collegata a un'orditura normativa i cui effetti non possono definirsi da venire e per giunta nel 2016 – nessuno in studio, a cominciare dal conduttore Gerardo Greco, ha rettificato quanto detto da Borghi –:
quali azioni intenda promuovere affinché si rettifichi correttamente nel corso della trasmissione «Agorà»;
quali azioni ritenga opportune perché, a due mesi di distanza dalle consultazioni, si offra un resoconto oggettivo e veritiero delle varie posizioni in campo sulle questioni e problematiche europee, di modo che ogni cittadino possa formarsi autonomamente un'idea critica e personale, senza che venga indotto in errore da dichiarazioni inveritiere di tecnici o politici. (182/896)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale si evidenzia come nel corso di un dibattito, spesso animato, è il libero confronto di opinioni a offrire gli elementi di valutazione autonoma del telespettatore. Un talk politico per sua natura determina la contrapposizione di punti di vista diversi sulla materia in questione e il ruolo del conduttore non può essere quello di affermare un principio di verità che si richiami ad una parte o ad un altra. In questo senso non era compito del conduttore «rettificare» l'economista Borghi (che rispetto alle sue tesi ha gli strumenti sufficienti per avvalorare la propria opinione) ma favorire la dinamica della esposizione di idee differenti su un evento la cui «tecnicalità» non poteva essere stressata ulteriormente.
In ogni caso, tenuto conto della complessità della tematica in questione, la Rete ha richiesto la disponibilità sia all'On. Currò che al Prof. Borghi di essere nuovamente ospitati ad «Agorà» per rilanciare il tema, con l'obiettivo di renderlo più chiaro e rappresentativo delle diverse opinioni sul campo. Al momento, è in corso la verifica sulla disponibilità per questo nuovo confronto per il prossimo 10 aprile. Ritornare sulla questione del fiscal compact Pag. 309sarà per il programma l'occasione di rilanciare uno dei punti cruciali del dibattito che sta animando le forze politiche in questo inizio di campagna elettorale per le Europee e i riflessi che queste avranno sulle scelte di politica economica e fiscale per i cittadini dell'Unione.
FICO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
la difficile situazione economica del Paese impone a tutte le amministrazioni pubbliche e alle società controllate di intraprendere azioni volte alla razionalizzazione e alla massima trasparenza delle spese;
l'articolo 49-bis del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, include anche la Rai tra le amministrazioni pubbliche e le società controllate soggette alle misure di riordino e miglioramento della qualità della spesa;
attraverso il canone di abbonamento pagato degli utenti la Rai, in quanto concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, è tenuta ad assolvere a tutti gli obblighi derivanti dal Contratto di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico;
le entrate derivanti dal canone di abbonamento si aggirano attorno ad un miliardo e settecento milioni di euro, cui devono aggiungersi, quale ulteriore forte di finanziamento per la Rai, gli introiti pubblicitari;
sul bilancio pluriennale 2013-2015 della Presidenza del Consiglio dei ministri risulta un capitolo (il n. 475) denominato «Somma da corrispondere alla Rai per i servizi speciali aggiuntivi a quelli in concessione, nonché a titolo di rimborso delle spese per l'estensione al territorio di Trieste della Convenzione 26 gennaio 1952, concernente la concessione dei servizi circolari di radioaudizione e di televisione»;
l'entità delle somme riferite a tale capitolo è pari a 21 milioni di euro per il 2013, a 21,8 milioni per il 2014, a 22 milioni di euro per il 2015;
in un articolo de «Il Sole 24 Ore» del 19 marzo 2014 si sostiene che dei 21 milioni riportati in bilancio un terzo sia dedicato ai «non meglio definiti servizi speciali aggiuntivi per l'estero», due terzi alle «minoranze linguistiche»;
si chiede di sapere:
da quanto tempo la Rai, pur beneficiando di ingenti risorse pubbliche attraverso il canone di abbonamento, riceva questo contributo aggiuntivo da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri;
in che modo siano utilizzate e ripartite, in dettaglio, le somme riportate per il triennio 2013-2015 nel capitolo 475 della Presidenza del Consiglio dei ministri;
quali siano, in particolare, i «servizi speciali aggiuntivi a quelli in concessione» per i quali la concessionaria pubblica riceve tali somme dalla Presidenza del Consiglio dei ministri;
se non ritenga che sia un preciso dovere della Rai assicurare in ogni caso la massima trasparenza riguardo ad entrate pubbliche ulteriori rispetto a quelle derivanti dal canone, tenuto conto della situazione economica del Paese e della conseguente esigenza di razionalizzazione della spesa pubblica. (184/902)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale si evidenzia come le convenzioni in essere tra la Rai e il Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri siano impostate sul principio del rimborso dei costi effettivamente sostenuti da Rai (per la realizzazione di programmi in lingua tedesca e ladina, slovena, friulana e francese) e, contestualmente, dello stanziamento bloccato dei fondi con previsione pluriennale; ciò al fine di garantire l'equipollenza delle Pag. 310prestazioni di entrambe le parti, anche in ossequio al dettato costituzionale di tutela delle minoranze e della esigenza di Rai di non gravare ulteriormente il proprio bilancio economico.
Più in particolare, per quanto riguarda il triennio 2013-2015:
Convenzione Rai/Presidenza del Consiglio dei Ministri avente ad oggetto la produzione e la diffusione di trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua francese per la Regione Autonoma Valle d'Aosta, a fronte di un corrispettivo annuo pari ad euro 2.200.000 IVA inclusa. Il palinsesto relativo alla lingua francese prevede 110 ore di trasmissioni radiofoniche e 78 ore di trasmissione televisiva.
Convenzione Rai/Presidenza del Consiglio dei Ministri avente ad oggetto la produzione e la diffusione di trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua slovena, radiofoniche in italiano per la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia a fronte di un corrispettivo annuo pari ad euro 11.600.000 IVA inclusa e per la produzione e la diffusione di trasmissioni radiofoniche in friulano per la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia a fronte di un corrispettivo annuo pari a euro 200.000 IVA inclusa. Il palinsesto relativo alla lingua slovena prevede 4.517 ore di trasmissioni radiofoniche e 208 ore di trasmissioni televisive; relativamente alla lingua friulana 90 ore di trasmissioni radiofoniche ed infine per l'italiano 1.667 ore di trasmissioni radiofoniche.
Convenzione Rai/RAI WORLD/Presidenza del Consiglio dei Ministri avente ad oggetto l'offerta televisiva, radiofonica e multimediale per gli italiani all'estero che prevede a fronte di un corrispettivo annuo di euro 7.000.000 inclusa IVA 8760 ore annue di programmazione di cui 294 ore di programmazione originale.
Le convenzioni per i programmi a tutela delle minoranze linguistiche e per quelli i programmi destinati agli italiani all'estero sono realizzate dalla Rai ai sensi delle disposizioni di cui agli articoli 19 e 20 della legge 14 aprile 1975 n.103 e successive modificazioni e integrazioni nonché all'articolo 45 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici. Un ulteriore riferimento normativo è dato dagli articoli 14 e 17 del Contratto di servizio 2010-2012.
NESCI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
l'articolo 45 del Testo unico dei servizi media audiovisivi assegna al servizio pubblico generale radiotelevisivo il compito di garantire la promozione culturale, «con particolare riguardo alla valorizzazione delle opere teatrali, cinematografiche, televisive [...] e musicali riconosciute di alto livello artistico o maggiormente innovative»;
il Contratto di servizio stipulato tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico per il triennio 2010-2012, nell'individuare i generi predeterminati dell'offerta radiofonica, impone alla concessionaria pubblica di riservare una quota del tempo ai programmi musicali «dedicati in particolare alla musica italiana e ai giovani artisti»;
appare un dovere del servizio pubblico, come del resto riconosciuto anche all'articolo 9 del citato contratto di servizio, promuovere l'industria culturale e musicale italiana dedicando una particolare attenzione agli «artisti emergenti»;
a gennaio del 2014 il direttore di Radio1 ha disposto improvvisamente la soppressione della trasmissione «Demo, l'Acchiappatalenti» dal palinsesto, nonostante i positivi indici di ascolto tradizionalmente registrati e nonostante le elevate aspettative di un rinnovo contrattuale parte degli autori del programma;
per dodici anni, dal 18 gennaio 2002, la «Demo» ha costituito una tribuna di significativa importanza per le realtà musicali italiane emergenti ed indipendenti, esprimendo a pieno il senso della missione del servizio pubblico;Pag. 311
attraverso la vetrina di Demo, in questi anni decine e decine di artisti hanno proposto le loro «demo» e sono stati così «scoperti» dagli addetti ai lavori e dalle case discografiche, a testimonianza anche della significativa funzione pratica di questa trasmissione, volta ad offrire a tanti giovani la possibilità di realizzare una carriera liberamente, senza quei condizionamenti e quelle strozzature che talvolta caratterizzano il mercato musicale;
in risposta ad un quesito presentato lo scorso gennaio dal deputato e membro della Commissione di vigilanza Michele Anzaldi, la Presidente della Rai giustificava la soppressione con la sovrapposizione di «Demo» con i programmi dell'accesso (sic !) e con gli insufficienti indici di ascolto, senza tuttavia indicare cifre né altre precise informazioni relative al rapporto tra indici di ascolto ed obiettivi attesi;
tra gli organi di stampa e i social network sono circolate indiscrezioni relative allo spostamento di spazi musicali per giovani esordienti in un'altra trasmissione di Radio1 (precisamente «Citofonare Cuccarini»);
nelle scorse settimane si sono svolte manifestazioni musicali in tutta Italia, ed oltre cinquanta personaggi tra musicisti, attori ed altri noti esponenti del mondo culturale e dello spettacolo hanno firmato un appello ai vertici della Rai per il reinserimento della trasmissione Demo nel palinsesto di Radio1;
si chiede di sapere:
quali siano state, precisamente, le ragioni della soppressione della trasmissione «Demo»;
se non ritenga che la soppressione di questa trasmissione, per le ragioni esposte in premessa, costituisca un grave vulnus alla qualità della programmazione radiofonica di Radio1;
se non ritenga di dover ripristinare nel minore tempo possibile la trasmissione «Demo», che ha dimostrato grande attenzione per i giovani e per l'innovazione, in tal modo risultando pienamente coerente con il senso e la missione del servizio pubblico. (185/903)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa che lo stesso specifico tema è già stato oggetto di precedenti interrogazioni, pertanto si confermano i seguenti elementi di riscontro già forniti.
La decisione di pervenire alla chiusura del programma radiofonico «Demo» è in primo luogo dovuta alla elevata frequenza di situazioni di difficoltà nella collocazione in palinsesto; la fascia oraria in cui era collocato il programma, infatti, è la stessa dei programmi per l'Accesso: in tale contesto sono state numerose le occasioni in cui la Rete ha dovuto necessariamente procedere alla cancellazione di «Demo».
Per quanto concerne invece i risultati di ascolto, si è ritenuto che quelli conseguiti dal programma fossero insufficienti in relazione agli obiettivi della Rete.
AIROLA. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
l'articolo 7 del citato Testo unico dei servizi media audiovisivi stabilisce che la disciplina del sistema radiotelevisivo, a tutela degli utenti, garantisce la trasmissione dei programmi «che rispettino i diritti fondamentali della persona, essendo, comunque, vietate le trasmissioni che contengono messaggi cifrati o di carattere subliminale o incitamenti all'odio comunque motivato o che inducono ad atteggiamenti di intolleranza basati su differenze di razza, sesso, religione o nazionalità»;
il servizio pubblico radiotelevisivo, sulla base del contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, è tenuto a realizzare un'offerta complessiva di qualità, i cui contenuti non siano in alcun modo contrari al principio della sensibilità dei telespettatori;Pag. 312
il contratto di servizio impone, inoltre, alla Rai di rispettare la dignità e la privacy della persona [...] evitando scene ed espressioni volgari, violente o di cattivo gusto; analogamente, l'articolo 3, comma 1, lettera d), afferma che la Rai è tenuta ad improntare i contenuti della propria programmazione, nel rispetto della dignità della persona, a criteri di decoro, buon gusto, assenza di volgarità, anche di natura espressiva;
la Rai è tenuta ad applicare nell'esercizio della propria attività i principi, i criteri e le regole deontologiche contenute nella Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo, nel Codice etico, nella Carta dei doveri degli operatori del servizio pubblico, ed è tenuta inoltre a sanzionare, attraverso il proprio organismo di controllo interno, i comportamenti contrari alla lettera e allo spirito di questo corpus di principi e regole di natura deontologica;
la Carta dell'informazione e della programmazione, a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo, prescrive alla concessionaria di «caratterizzare la propria programmazione anche con la correttezza del linguaggio e con il comportamento di chi vi partecipa»;
la stessa Carta stabilisce, inoltre, che anche per i programmi di intrattenimento valgono «quei princìpi di correttezza, responsabilità sociale, buon gusto, rispetto delle opinioni degli utenti, della diversità delle loro età, del loro sesso, della loro cultura, del loro credo religioso, e delle diverse condizioni sociali, che si impongono alle trasmissioni informative»;
il Codice etico, nell'individuare le diverse specificazioni del principio pluralistico che deve informare la Rai in quanto concessionaria del servizio pubblico, con riferimento al pluralismo nella programmazione stabilisce che «la linea editoriale della Rai deve rispettare e soddisfare un pubblico che ha orientamenti, opinioni e gusti diversi. Nei programmi si deve, quindi, riflettere la molteplicità delle culture e degli interessi, in modo che qualunque sia il credo religioso, il convincimento politico, la razza, il sesso, l'orientamento sessuale, l'educazione, la condizione sociale e l'età, gli utenti non vengano trascurati o offesi»;
sulla base del Codice etico «la Rai, nella sua attività di servizio pubblico, deve essere attraversata orizzontalmente dal concetto di qualità, intendendosi per tale la costante ispirazione al sistema di valori in cui la Rai si riconosce e la capacità di tradurlo in prodotti e servizi efficaci, interessanti e di buon gusto»;
nel programma «La vita in diretta», il giorno 20 febbraio 2014, nell'ambito di una discussione intorno al look e allo stile degli artisti del partecipanti al Festival di Sanremo, l'ospite Iva Zanicchi, riferendosi all'abbigliamento del cantautore Francesco Renga, affermava testualmente: «se questi braccialetti li indossasse un uomo, un mezzo uomo, adesso la dico grossa» – e la conduttrice Paola Perego la esortava ad esprimersi: «dai, dilla !» – «sarebbe un po’ frocio, lui invece è macho»;
il messaggio diffuso attraverso le parole dell'ospite è che l'omosessualità sia sinonimo di scarsa virilità e possa, peraltro, essere oggetto di pubblica derisione;
l'affermazione di Iva Zanicchi veniva infatti accolta dalle risate generali del pubblico e la stessa conduttrice, anziché stigmatizzare le parole utilizzate dall'ospite, appariva divertita e si univa alle risate del pubblico;
anche in altre puntate del programma «La vita in diretta» è stato possibile riscontrare l'utilizzo di un linguaggio volgare, contrario al buon gusto e al decoro espressivo che deve caratterizzare la programmazione della Rai;
può citarsi, a tale proposito, nella puntata del 19 febbraio, il turpiloquio, aggravato dalle espressioni sessiste, utilizzato da Dario Salvatori nei confronti di Luciana Littizzetto: «Perché per alcuni è Pag. 313proibita la parolaccia ? Lei ha un solo registro, quello della cessa arrapata che dice parolacce»;
anche laddove le trasmissioni del servizio pubblico, in particolare i programmi contenitore o c.d. di infotainement, affrontino i temi più leggeri del costume, della cronaca rosa, del gossip, il linguaggio dei conduttori e degli ospiti deve avere costantemente riguardo alla sensibilità dei cittadini utenti;
si chiede di sapere:
se non ritenga che sia un preciso dovere della Rai assicurare una programmazione di qualità, nel rispetto della dignità della persona, anche attraverso la correttezza del linguaggio e dei comportamenti di chi vi partecipa;
quali azioni intenda intraprendere, alla luce degli episodi segnalati in premessa, affinché i conduttori del programma «La vita in diretta» assicurino che non siano utilizzate, ovvero che siano adeguatamente e prontamente stigmatizzate, espressioni volgari, contrarie al decoro e al buon gusto, irrispettose dell'orientamento sessuale delle persone oppure sessiste, in violazione della lettera e dello spirito dei principi che informano la programmazione del servizio pubblico radiotelevisivo. (186/904)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra indicata si informa di quanto segue.
La «Vita in Diretta» è un programma a cui, per scelta aziendale, è stato chiesto un riposizionamento per quanto riguarda i temi affrontati e la modalità in cui vengono trattati.
La linea editoriale, dunque, è stata immediatamente improntata al perseguimento di una maggiore qualità dell'offerta televisiva pomeridiana, rinunciando deliberatamente a temi, contenuti, modalità narrative che sono utili per catturare audience ma che mal si conciliano con la missione del servizio pubblico. Contemporaneamente, sono stati sviluppati temi e contenuti di carattere culturale e/o educativo – pari opportunità, mostre, eventi culturali, problema delle carceri etc. – che attengono alla missione di servizio pubblico a prescindere dalla mera caccia agli ascolti.
In tale quadro si evidenzia che da settembre a oggi, nella nuova edizione della «Vita in Diretta», non si sono mai verificati casi di criticità tali da provocare reazioni riguardo toni e modalità di linguaggi e contenuti espressi nella trasmissione. Al contrario, per citare un esempio, il Garante per l'Infanzia e l'adolescenza ha lodato in un comunicato pubblico il modo in cui la trasmissione ha trattato la questione delle c.d. «baby squillo».
Tutto ciò premesso si precisa che relativamente ai due fatti menzionati nell'interrogazione e alla richiesta di specifiche «azioni» per evitare che si dia luogo a espressioni contrarie al buon gusto e al decoro, o sessiste, occorre specificare quanto segue:
1) La «Vita in Diretta» è un programma che va in onda tutti i giorni per oltre 180 minuti netti. Dunque, può accadere che avvengano episodi che esulano dalle possibilità di controllo della dirigenza, che può intervenire molte volte con decisioni ex post.
2) Per quanto riguarda l'episodio che ha coinvolto l'On. Zanicchi il 20 febbraio u.s., si evidenzia che la conduttrice Paola Perego ha cercato sul momento di sdrammatizzare (anche perché durante una diretta con decine di ospiti non è possibile decrittare con precisione significato e contenuto di tutto quello che dicono). Dopo la diretta, infatti, il comportamento dell'ospite è stato fatto immediato oggetto di critiche da parte della dirigenza nella riunione di redazione che avviene alla fine di ogni puntata. Per questo, è stato chiesto per il giorno successivo un pronunciamento pubblico della Zanicchi stessa – che ponesse immediatamente fine all'incidente. Il giorno successivo, infatti, la «Vita in Diretta» si è aperta con le scuse pubbliche di Iva Zanicchi.
3) Nel caso citato di Dario Salvadori del 19 febbraio u.s., invece, la conduttrice Pag. 314Paola Perego ha immediatamente stigmatizzato le parole del critico musicale e, bloccando sul nascere una discussione tra lo stesso Salvadori e Alba Parietti, ha affermato: «E comunque dare delle cessa a una donna è molto più volgare di una parolaccia !», prendendo immediatamente le distanze dalle affermazioni di Salvadori (che comunque, in quanto ospite, risponde delle sue opinioni, che non coinvolgono la linea editoriale della trasmissione).
SCALIA. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
la Rai-Radiotelevisione Italiana è una società per azioni controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
la TV di Stato deve garantire i principi di imparzialità, indipendenza e pluralismo, insieme all'importante obiettivo di veicolare i corretti principi rivolti a formare una cultura della legalità e del rispetto della persona umana, di convivenza civile e di forte contrasto ad ogni forma di violenza, attivando programmi ed iniziative direttamente collegate al valore della democrazia;
nella puntata di lunedì 24 marzo 2014 della trasmissione «La Vita in diretta» su Rai Uno, è stato invitato come opinionista Marcello De Angelis, appartenuto alta formazione di destra «Terza posizione», condannato a cinque anni e sei mesi di carcere per banda armata e associazione sovversiva, compositore anche di canzoni che rievocano il ventennio fascista;
a giudizio dell'interrogante si tratta di una scelta inopportuna, fatta con un tempismo discutibile, alla luce del concomitante anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine.
Considerato che:
lo stesso giorno, durante le commemorazioni dell'eccidio, giunte al settantesimo anniversario, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha definito quello delle Fosse Ardeatine un «ricordo terribile e incancellabile. Bisogna sempre saper ricordare che la pace non è un regalo o addirittura un dato scontato e per quel che riguarda il nostro e gli altri paesi europei è una conquista dovuta a quella unità europea, a quel progetto europeo che oggi da varie parti si cerca di screditare». (187/911)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
Nessun nesso tra la presenza di Marcello de Angelis nel programma «La vita in diretta» andato in onda lo scorso 24 marzo e l'anniversario delle Fosse Ardeatine. De Angelis infatti non è stato invitato a intervenire sull'argomento bensì sulle problematiche del tema casa di cui tra l'altro può essere considerato un qualificato esperto, essendo stato il primo ad aver introdotto la proposta della cedolare secca nella Finanziaria del 2010 ed essere stato protagonista nella scorsa legislatura di numerosi provvedimenti sull'emergenza abitativa. Inoltre, in quanto ex-segretario della commissione Bilancio, è da ritenersi ragionevolmente preparato su questioni relative alla spesa pubblica e alla economia nazionale; la scelta di averlo tra gli esperti de «La Vita in Diretta» è stata motivata esclusivamente dall'obiettivo, proprio del servizio pubblico, di garantire il pluralismo nelle opinioni su temi di interesse pubblico.
Sulla scelta di de Angelis come opinionista si sottolinea inoltre che trattasi di una personalità pubblica che ha ricoperto più volte cariche parlamentari, è stato Direttore di testate nazionali sia periodiche sia quotidiane ed ha intrattenuto rapporti istituzionali con l'Azienda anche nella sua funzione di Commissario della Vigilanza Rai per tutta la scorsa legislatura.
Si pone in evidenza come nello scorso decennio de Angelis abbia partecipato a innumerevoli trasmissioni sia Rai (Tg nazionali e regionali compresi Tg24 e Tg Parlamento, programmi di approfondimento quali Agorà, Linea notte, speciali dei Tg, La storia siamo noi, trasmissioni radiofoniche) Pag. 315che delle altre principali reti Sky, Mediaset e LaSette nonché a convegni e seminari accademici e pubblici ivi comprese manifestazioni del Pd.
PELUFFO, ZAMPA, IORI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il 14 marzo scorso, sulla scia delle trasmissione Mediaset «Le Iene» che ha trasmesso un servizio seguito da diffida e poi rimosso dal sito della TV Mediaset, è andato in onda, nell'ambito della trasmissione Rai «I fatti vostri», un servizio dedicato alla delicata e grave vicenda di tre minori, residenti nel comune di Cernusco sul Naviglio (MI), soggetti di intervento da parte dei Servizi sociali del territorio e per i quali, su disposizione del magistrato e dopo l'intervento dei carabinieri, è stato disposto l'allontanamento dai genitori;
la puntata dei «I fatti vostri» è stata raggiunta da diffida per aver esposto il fatto in modo fuorviante e nient'affatto corrispondente alla verità accertata da tutte le istituzioni competenti. Nonostante questo, il 19 marzo scorso, è andata in onda nella rubrica «Storie vere», condotto da Eleonora Daniele, nell'ambito del programma Rai «Uno mattina», un servizio dedicato alla stessa vicenda. In studio erano presenti, citati con il loro nome, i genitori dei minori che sono risultati quindi facilmente individuabili grazie alla presenza del padre e della madre e delle piccole dimensioni del comune di residenza;
secondo quanto si apprende dagli organi di stampa nazionali e dalle dichiarazioni rilasciate dai rappresentanti delle Istituzioni preposte, la storia di questi minori prende avvio nel 2011 per un esposto della signora Giovanna Dionisi, nei confronti della figlia, Sabrina Saccomanni, con richiesta di valutare l'applicazione dell'articolo 403 del Codice civile per il figlio primogenito di quest'ultima. Nel 2013 un decreto definitivo del Tribunale dei Minorenni di Bologna affida il primogenito dei tre figli minori dei coniugi Saccomanni Barlocco ai servizi sociali comunali. In seguito al trasferimento della famiglia nel comune di Cernusco sul Naviglio, si svolgono diversi colloqui con i genitori e i servizi sociali del nuovo territorio di competenza e con gli insegnanti del minore. Il 25 gennaio scorso i carabinieri effettuano un sopralluogo nell'abitazione dei coniugi Saccomanni Barlocco e accertano la grave situazione dei tre figli minori e della casa. Il verbale viene così trasmesso al Comune e consegnato ai servizi sociali che allertano il Pubblico Ministero, Annamaria Fiorillo del Tribunale dei Minorenni, che il 3 febbraio scorso incarica i servizi di effettuare una visita domiciliare e di incontrare i genitori. Le condizioni nelle quali si trovano i minori sono gravi e la casa è sporca e gravemente trascurata. Nello stesso giorno il Sindaco emana ordinanza ex articolo 403 dandone immediata esecuzione, così come peraltro il Pubblico ministero aveva già annunciato come necessaria. Il 4 febbraio scorso i decreti provvisori del Tribunale dei Minorenni di Milano, relativi ai tre minori, dispongono la limitazione della potestà genitoriale in ordine alle decisioni relative al collocamento, alle scelte sanitarie e terapeutiche e di cura, nonché relative alla regolamentazione dei rapporti con i genitori e agli incarichi, anche educativi, che vengono affidati all'Ente comunale. I provvedimenti affidano i minori al Comune ed incaricano l'Ente di attuare un'immediata presa in carico del nucleo e di disporre il più idoneo collocamento dei minori. Dal 5 febbraio fino al 10 marzo seguono 5 colloqui con i genitori alla presenza del loro legale e due relazioni dei servizi sociali. Le ripetute ispezioni alla casa hanno rilevato che il figlio maggiore era l'unico punto di riferimento per i due fratelli, l'unico in grado di far addormentare, conoscere gli orari dei pasti dei fratelli più piccoli. Ascoltato dai servizi e dai carabinieri il minore ha raccontato che spesso la corrente elettrica si interrompeva a causa del ritardato pagamento delle bollette da parte dei genitori. Le insegnanti Pag. 316del figlio maggiore hanno segnalato assenze prolungate e ingiustificate che avrebbero potuto portare, nonostante l'andamento positivo dell'allievo, ad una bocciatura;
la trasmissione Rai «Uno mattina» ha consentito che la Presidente della Commissione Bicamerale per l'Infanzia e l'Adolescenza, on. Michela Vittoria Brambilla, ospite in studio, annunciasse una proposta di Legge su questo tema del partito politico «Forza Italia»;
si chiede di sapere:
se non si ritenga grave che l'Ente Pubblico Rai abbia permesso la messa in onda di due trasmissioni, nonostante la diffida nei confronti della prima e della diffida emessa nei confronti del servizio delle «Iene» Mediaset, che hanno fornito informazioni non corrispondenti ai fatti accertati in evidente contraddizione con quanto emerso dalle scrupolose e attente indagini delle Istituzioni preposte;
se non si ritenga che tale atteggiamento si configuri come un oltraggio alla Procura dei minori di Milano, all'Arma dei Carabinieri, al Sindaco di Cernusco sul Naviglio e ai servizi sociali di zona;
se non si ritenga che questo tipo di trasmissioni favoriscano il diffondersi ingiustificato di pregiudizi nei confronti dell'operato dei servizi sociali costretti ad intervenire, spesso in condizioni di sotto dimensionamento, per la tutela di minori e famiglie procurando così un danno grave a tutti i cittadini italiani e in particolare a chi vive in condizione di bisogno e/o difficoltà;
come si intenda procedere nei confronti della Rai che ha palesemente violato la Carta di Treviso e la Convenzione di New Yor, laddove la prima vieta qualsiasi riferimento a minori di età che possa portare all'identificazione del minore e laddove la seconda indica di evitare qualsiasi forma di strumentalizzazione, politica o di altra natura, o sensazionalismo a danno di minori. (188/922)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
Con riferimento alla puntata del 14 marzo scorso de «I FATTI VOSTRI» trasmessa su Rai Due nella quale è andata in onda un'intervista a due genitori che denunciavano l'allontanamento dei loro tre figli disposto dai servizi sociali, si forniscono i seguenti elementi:
1) Non sono mai state mostrate foto o video dei bambini al centro del procedimento amministrativo, né è stata mostrata la casa nella quale la famiglia vive. Tutto ciò è stato deciso proprio nell'interesse dei bambini protagonisti loro malgrado della vicenda e in ossequio alla Carta di Treviso per la tutela dei minori che lo vieta.
2) Nelle domande oggetto dell'intervista non si è fatto riferimento alla città di residenza dei bambini, né se ne è consentita l'identificazione con immagini di repertorio o con foto. In un unico caso, nonostante le raccomandazioni degli autori a non fare riferimenti che avrebbero potuto in qualche modo connotare geograficamente la storia, il padre dei minori, senza essere minimamente sollecitato dal conduttore Giancarlo Magalli, ha fatto riferimento alla località di Cernusco sul Naviglio come comune di residenza della famiglia.
3) Nell'introduzione all'intervista, il conduttore Giancarlo Magalli ha messo in risalto il ruolo dei servizi sociali, chiamati a intervenire in questioni delicate e difficili come quelle relative all'affidamento dei minori.
4) Nel corso dell'intervista il conduttore Giancarlo Magalli non ha mai citato per nome i bambini al centro della vicenda ed ha sottolineato che l'obiettivo dell'interesse per questa vicenda era di capire e conoscere, e che (testuale) non poteva «parteggiare per nessuno».
5) L'avvocato dei genitori, la dottoressa Sonia Gaiola, intervistata in collegamento, ha fatto riferimento alla normativa in oggetto, in particolare all'articolo 403 del codice civile (quello in base al quale sono Pag. 317intervenuti i servizi sociali) e non ha mai mosso accuse, critiche o rilievi alle autorità amministrative o ai carabinieri intervenuti nel procedimento. L'avvocato Gaiola ha spiegato che, proprio in base all'articolo 403 del codice civile, i servizi sociali possono allontanare i bambini senza neanche l'intervento del magistrato per i minori «legittimando» perciò l'azione dei servizi sociali.
6) L'interesse alla divulgazione della storia emerge dal racconto dello stesso avvocato dei genitori che, nel corso dell'intervista, ha sottolineato che è stato richiesto l'intervento di un medico (un pediatra) in base a un presunto stato di malessere dei minori al centro della vicenda.
7) In merito alla diffida inviata alla redazione del programma, si sottolinea che ciò è avvenuto successivamente alla diretta, precisamente il 18 marzo scorso, cioè quattro giorni dopo la diretta stessa, con anticipazione via e-mail. In quella diffida veniva richiesta la cancellazione della storia in oggetto dal sito Rai del programma, richiesta che è stata immediatamente accolta. Il giorno stesso 18 marzo la produzione ha girato sempre via e-mail alle strutture aziendali la diffida ricevuta per il seguito di rispettiva competenza.
Per quanto riguarda la rubrica «Storie vere» trasmessa nell'ambito del programma Uno Mattina in onda il 19 marzo scorso si precisa quanto segue.
Innanzitutto, non si ritiene che la rubrica «Storie Vere» abbia trattato la vicenda di cui all'interrogazione in maniera fuorviante. Nel corso del programma sono stati invitati i due genitori dei minori protagonisti della vicenda avendo cura di dire solo il nome di battesimo dei due adulti e di non dare assolutamente alcuna indicazione sulle generalità dei minori.
Nel corso del programma, inoltre, non sono state mandate in onda immagini riconducibili ai protagonisti della vicenda o che permettessero il loro riconoscimento.
Nella struttura della puntata in esame si è comunque cercato un equilibrio nel racconto – come nel consolidato stile del programma – senza indulgere su aspetti morbosi, ma sottolineando soltanto l'espressione di un disagio sociale.
Proprio a garanzia del pluralismo delle opinioni e della misura dei toni erano stati inviati in studio l'Onorevole Michela Brambilla (Presidente della Commissione Bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza) e la dottoressa Simonetta Cavalli (Consigliere Nazionale dell'Ordine degli Assistenti Sociali).
Si sottolinea, infine, che per ragioni tecnico-operative, la redazione del programma non era venuta a conoscenza della diffida successiva alla trasmissione «I Fatti Vostri» del 14 marzo u.s.. Diversamente il programma non si sarebbe occupato della vicenda.
CENTINAIO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la Rai, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e successive modificazioni (recante testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonico) deve garantire nella sua globalità una programmazione di servizio pubblico radiotelevisivo;
in quanto concessionaria, secondo quanto previsto dal contratto di servizio 2013-2015 sottoscritto con il Ministero dello Sviluppo economico, deve «rendere disponibile ad ogni cittadino, nella molteplicità delle forme divulgative, su differenti piattaforme, una pluralità di contenuti (...) nel rispetto del diritto dei cittadini ad essere informati (..) al fine di consentire a ciascun cittadino di partecipare in modo attivo e consapevole alla vita del Paese»;
l'articolo 1 della legge 9 gennaio 2014, n. 4, stabilisce che «la Repubblica riconosce e tutela il diritto di ogni persona ad accedere a tutte le fonti di informazione e ai relativi servizi, ivi compresi quelli che si articolano attraverso gli strumenti informatici e telematici», dove per accessibilità si intende la capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti Pag. 318consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili;
la Rai è visibile su internet solo attraverso un computer che abbia il sistema operativo Microsoft, discriminando quindi, nei fatti, tutti gli utenti che abbiano un computer con sistema operativo open source tipo linux e operando pertanto una palese violazione del principio di imparzialità tecnologica;
sono molte le scuole che utilizzano il sistema operativo linux e che quindi non sono messe nella condizione di accedere alle trasmissioni del servizio pubblico televisivo, nonostante l'articolo 5 della succitata legge 4/2014 preveda la piena accessibilità al materiale formativo e didattico utilizzato nelle scuole di ogni ordine e grado;
alcune piccole televisioni sono visibili anche utilizzando linux, ubuntu, lubuntu, pertanto non sembra difficile né particolarmente oneroso fornire questa possibilità tecnologica da parte della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
si chiede di sapere:
quali siano le motivazioni alla base della scelta della Rai di non rendere visibili i contenuti on-line del sito da tutti i dispositivi attraverso i vari sistemi operativi o comunque difficilmente caricabili a causa del plugin. (189/923)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
In ottemperanza al suo ruolo di servizio pubblico, la Rai ha da molti anni adottato una politica di distribuzione dei propri contenuti audio/video su piattaforme ip volta a rendere liberamente fruibile la maggior parte degli stessi, nel rispetto della tutela dei relativi diritti.
Rai a partire dal 2008 ha gradualmente reso disponibili in simulcast ip tutti i propri canali televisivi e radiofonici, andando ad arricchire l'offerta di contenuti on demand che hanno caratterizzato la propria presenza sul web già a partire dai primi anni 2000, fino alla definizione dell'offerta di catch-up tv Rai Replay che ripropone gratuitamente i contenuti degli ultimi 7 giorni dei suoi principali canali tv.
Rai ripropone gratuitamente su web centinaia di ore di trasmissione audio/video al giorno. In questo contesto, l'utilizzo di alcune tecnologie di fruizione sono frutto di opportunità tecniche rese nel tempo disponibili dal mercato che hanno reso realizzabile dal punto di vista operativo l'evoluzione dell'offerta Rai sul web.
In particolare, la scelta del plugin Silverlight con l'associato formato adattativo di distribuzione video ha consentito a Rai, già nel 2009, di essere fra i primi broadcaster al mondo in grado di offrire sul web contenuti video ad alta qualità. Il suo utilizzo va quindi inquadrato in uno scenario di opportunità tecnologica e non certo come risultante di accordi strategici. Si sottolinea, fra l'altro, che Rai in ambito web ha da sempre valorizzato il mondo del software opensource, specie quando lo stesso ha dimostrato di offrire soluzioni all'avanguardia.
In continuità con il modello evolutivo finora utilizzato, nel corso del 2013 Rai ha intrapreso una serie di iniziative con l'obiettivo di rendersi il più possibile indipendente dall'utilizzo del plugin. A partire da inizio 2014 Rai sta gradualmente rendendo disponibili i propri contenuti sfruttando l'emergente tecnologia Html5, quando la stessa è in grado di garantire la fruizione degli stessi.
L'utilizzo di plugin proprietari come Adobe Flash o Microsoft Silverlight si renderà comunque necessaria quando si vorrà fruire dei contenuti audio/video su piattaforme di fruizione non compatibili con Html5 e quando è necessario utilizzare tecnologie di protezione dei contenuti per la tutela del diritto d'autore.
ROSSI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
la Rai, pur nel rispetto dell'Indipendenza e dell'autonomia che deve sempre Pag. 319contraddistinguere l'attività giornalistica, deve garantire, coerentemente con la sua missione di servizio pubblico, un'informazione corretta, equilibrata ed imparziale;
l'informazione della Rai deve essere assolutamente rispettosa dei principi sulla qualità dell'informazione stabiliti agli articoli 3, 7 e 45 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e agli articoli 2, commi 3 e 4, del vigente contratto di servizio;
nella Gazzetta Ufficiale n. 64 del 18 marzo 2014 è stato pubblicato il Decreto del Presidente della Repubblica 17 marzo 2014, recante indizione dei comizi elettorali per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia;
tale decreto è entrato in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione e che contestualmente ha avuto inizio la campagna elettorale;
da tale data trovano quindi applicazione le disposizioni previste dalla legge n. 28 del 2000, concernenti la disciplina della par condicio elettorale;
dalla convocazione dei comizi elettorali, decorrono una serie di specifiche previsioni quali quelle, ad esempio, di cui all'articolo 4, comma 1, della citata legge, relative a «tribune politiche, dibattiti, tavole rotonde, presentazione in contraddittorio di candidati e di programmi politici, interviste e ogni altra forma che consenta il confronto tra le posizioni politiche e i candidati in competizione»;
le testate giornalistiche, poiché si è già in periodo elettorale, dovrebbero aver comunicato a tutti i loro conduttori l'impossibilità di richiedere agli ospiti le loro intenzioni di voto;
alle ore 01.50 del 26 marzo u.s., su Rai Uno, il conduttore Gigi Marzullo, intervistando il suo ospite, gli ha chiesto per chi avesse votato in precedenza e per chi avrebbe votato alle prossime elezioni europee;
si chiede di sapere:
in quale data e con quale atto la Rai ha informato tutti i direttori di rete e di testata sulla necessità di attenersi fin dallo scorso 18 marzo ad una rigorosa applicazione delle norme sulla par condicio;
quali disposizioni siano state conseguentemente impartite, dai direttori delle testate, ai conduttori dei vari programmi;
come sia classificato tra i «programmi predeterminati» il programma condotto da Gigi Marzullo. (190/924)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
La Rai, nel rispetto delle disposizioni normative previste dalla legge n. 28 del 2000, e per meglio garantirne l'applicazione, in data 19 marzo 2014 (giorno successivo alla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente della Repubblica di indizione dei comizi elettorali) ha comunicato, tramite circolare interna, a tutte le strutture aziendali la necessità di attenersi ad una rigorosa applicazione delle norme sulla par condicio.
In tale documento, tra le varie indicazioni, è stato specificato che: «Dall'entrata in vigore della «par condicio» fino alla chiusura delle operazioni di voto, è vietato in qualunque trasmissione televisiva, diversa da quelle di comunicazione politica e di informazione ricondotte sotto la responsabilità delle correlate testate giornalistiche ai sensi della legge 515/93, fornire anche in forma indiretta indicazione di voto o manifestare le proprie preferenze, mentre i registi e i conduttori sono tenuti ad un comportamento corretto e imparziale nella gestione del programma, così da non esercitare, anche in forma surrettizia, influenza sulle libere scelte degli elettori (articoli 5.2 e 5.3 delle legge n. 28 del 2000)».
Si precisa infine che nell'ambito della classificazione dei «generi predeterminati» il programma «Sottovoce» condotto quotidianamente da Gigi Marzullo è inquadrato nel genere «Intrattenimento». Pag. 320
Al riguardo, si pone in evidenza come il Contratto di Servizio 2010-2012 all'articolo 9, comma 1, stabilisca l'obbligo di riservare ai generi predeterminati una quota minima della programmazione annuale «tra le ore 6 e le ore 24».
Sotto il profilo editoriale si sottolinea come le interviste che il conduttore effettua nel corso del programma (che peraltro va in onda a tarda notte) si svolgono in un clima di profonda confidenzialità e leggerezza, clima favorito anche dalla peculiare collocazione in palinsesto, nelle quali non si concede alcuno spazio alla malizia o alla tendenziosità; si tratta di una connotazione chiaramente evidente dall'equilibrio sempre tenuto nel programma in questione.
ROSSI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la Rai, pur nel rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia che deve sempre contraddistinguere l'attività giornalistica, deve garantire, coerentemente con la sua missione di servizio pubblico, un'informazione corretta, equilibrata ed imparziale;
l'informazione della Rai deve essere assolutamente rispettosa dei principi sulla qualità dell'informazione stabiliti agli articoli 3, 7 e 45 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, e agli articoli 2, commi 3 e 4, del vigente contratto di servizio;
nella Gazzetta Ufficiale n. 64 del 18 marzo 2014 è stato pubblicato il Decreto del Presidente della Repubblica 17 marzo 2014, recante indizione dei comizi elettorali per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia;
tale decreto è entrato in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione e che contestualmente ha avuto inizio la campagna elettorale;
da tale data trovano quindi applicazione le disposizioni previste dalla legge n. 28 del 2000, concernenti la disciplina della par condicio elettorale;
anche in assenza della delibera attuativa della Commissione di vigilanza, la Rai è comunque tenuta ad uniformare la propria programmazione alle norme ancora più stringenti previste in materia di par condicio durante la campagna elettorale;
la direzione della Rai dovrebbe avere già comunicato a tutte le testate giornalistiche l'obbligo di attenersi alle prescrizioni della legge sulla par condicio;
su Rainews 24 lo scorso giovedì 27 marzo, tra le ore 20 e le ore 20.15, durante la trasmissione dei servizi giornalistici relativi ai vari incontri avuti a Roma dal Presidente degli Stati Uniti con varie autorità, e in primo luogo con Papa Francesco, il banner rosso, con scritta bianca fissa, evidenziava per ben quindici minuti la scritta «fiducia in guida Renzi per l'Italia»;
il tempo medio di queste scritte non supera in genere i due minuti, nel caso specifico;
solo alle 20.15 e cioè dopo ben quindici minuti, il banner rosso cambiava, riportando per i consueti due minuti la seguente dicitura «Obama: grande onore incontrare il Papa»;
dalle ore 20.19 si alternavano sul banner scritte in sovraimpressione che erano dedicate per il 50 per cento al presidente del Consiglio Renzi, ancorché si trattasse di frasi attribuite al presidente Obama e aventi il seguente tenore: «Obama: impressionato dall'energia di Renzi»; «Obama: mi fido di Renzi»; «Obama colpito dalla visione di Renzi»;
si chiede di sapere:
in quale data e con quale atto la Rai ha informato tutti i direttori di rete e di testata sulla necessità di attenersi fin dallo scorso 18 marzo ad una rigorosa applicazione delle norme sulla par condicio;
quali disposizioni siano state conseguentemente impartite dai direttori delle testate ai giornalisti dei vari programmi;Pag. 321
con quali criteri sono valutate le scritte in sovraimpressione agli effetti della par condicio;
con quali logiche la direzione di Rainews24, al pari di quelle degli altri canali della Rai, inseriscono questi banner con titoli ad effetto che chiaramente tendono a condizionare l'opinione pubblica in modo subliminale;
con quale logica vengono ripartiti i tempi di permanenza di una scritta e nel caso specifico come sia possibile che per ben quindici minuti vi sia stata la medesima scritta anche su immagini che nulla avevano a che fare con quanto inserito ad arte;
con quale logica la direzione di Rainews24 ritiene sette volte più importanti le frasi di Obama su Renzi modificate anche cinque volte e un sola sul Papa e sul presidente Napolitano;
se non appaia significativo che il sito ufficiale della Casa Bianca nel suo servizio sulla visita in Italia del presidente Obama non abbia inserito neanche una immagine di Obama con Renzi;
se ai fini della par condicio elettorale non si debba con grande attenzione tenere conto del fatto che il presidente Renzi è contestualmente anche segretario di un partito che partecipa sia alle elezioni europee sia alle amministrative in tutto il Paese. (191/929)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
Il banner rosso di cui si parla nell'interrogazione non recitava «fiducia in guida Renzi per l'Italia», come se la fiducia nel Premier fosse genericamente espressa dal canale Rai, bensì «Obama: fiducia in guida Renzi per l'Italia».
Si sottolinea che quel giorno, a quell'ora, l'apprezzamento del Presidente americano nei confronti del Capo del Governo italiano era la notizia d'apertura di tutti i siti e si trattava effettivamente di una notizia importante, di grande rilevanza e tutt'altro che scontata.
Inoltre, è vero che lo stesso banner è rimasto per 15 minuti. Tuttavia, rivisionando la registrazione del canale risulta chiaro che, subito dopo, il banner ha cominciato a cambiare, (sempre restando sulla notizia della visita di Obama a Roma) con una frequenza variabile tra i due e i cinque minuti nel corso della stessa trasmissione di approfondimento (Tutto in un'ora).
Al riguardo, è infine opportuno informare che, talvolta, aggiornare il banner può essere complicato per una serie di motivi tecnici, tra cui la complessità dell'applicativo titoli frequentemente soggetto a blocco.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante «Testo Unico della radiotelevisione», all'articolo 49, comma 12, lettera d) ed e) ed anche il coordinato Statuto sociale della Rai, stabiliscono che il Consiglio di Amministrazione della Rai «su proposta del Direttore Generale. .. nomina i vice direttori generali e i dirigenti di primo e di secondo livello e ne delibera la collocazione aziendale», mentre, il Direttore Generale «assume, nomina, promuove e stabilisce la collocazione degli altri dirigenti, nonché, su proposta dei direttori di testata e nel rispetto del contratto di lavoro giornalistico, degli altri giornalisti e ne informa puntualmente il Consiglio di Amministrazione»;
la delibera del consiglio di amministrazione del 19 luglio 2012 recante «Deleghe al Presidente ex articolo 26 dello Statuto sociale» ha previsto l'attribuzione al Presidente della «nomina, su proposta del Direttore generale, e la determinazione della relativa collocazione aziendale, dei dirigenti di primo e di secondo livello delle direzioni non editoriali, intendendosi per editoriali le Direzioni di Canale, Genere e Testata, sia radiofoniche che televisive, nonché le relative Direzioni di supporto (Palinsesto Pag. 322TV e Marketing, Teche e Radio) e la Direzione Nuovi media, la nomina dei cui dirigenti di primo e secondo livello e la relativa collocazione restano pertanto di competenza del Consiglio di Amministrazione»;
a parere dell'interrogante le disposizioni appena richiamate non sono state correttamente applicate dagli attuali vertici Rai;
nell'arco di circa 12 mesi sono stati già assunti in Rai, senza rispettare alcun criterio di pubblicità, trasparenza e soprattutto imparzialità, numerosi dirigenti apicali, molti dei quali provenienti dall'azienda di telecomunicazioni Wind, all'interno della quale l'attuale Dg Rai Luigi Gubitosi ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato;
si elencano per maggior completezza le nomine effettuate nel 2013: Camillo Rossotto, ex dirigente Fiat, è ora direttore Finanza e Pianificazione Rai; Gianfranco Cariola, Direttore Internai Auditing Rai; Alessandro Picardi, ex dirigente in Wind e Alitalia, ora Direttore Relazioni Istituzionali e Internazionali Rai; Costanza Esclapon, ex Alitalia, ex Wind è ora Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne Rai; Adalberto Pellegrino, ex Wind, è ora vice Direttore Generale della Rai e fa parte dello staff personale del DG Gubitosi; Francesco Spadafora, Affari Legali; Caterina Stagno responsabile di RaiExpo 2015; Fabio Di Iorio, autore tv, nominato capo struttura di RaiDue; Claudio Fasulo autore tv e ora nominato capostruttura di RaiUno; Monica Caccavelli, Affari Legali Rai; Francesco Piscopo DG Rai Pubblicità; Michelangelo Schiano di Cola ex Alitalia ed ex Eni, ora all'Internal Auditing Rai;
nel 2014 sono state effettuate due ulteriori nomine esterne di dirigenti apicali: Ambrogio Michetti proveniente dalla società di consulenza McKinsey, e ora allo Sviluppo strategico Rai, e Antonio Melchionna, ex Direttore risorse umane di Unilever Italia, attuale vice Direttore risorse umane Rai;
a titolo d'esempio, per l'assunzione del dottor Michetti, come per altre nomine dirigenziali in questione, la Rai ha stipulato contratti di lavoro a tempo indeterminato, con retribuzioni annue superiori rispetto a quella di un dirigente di primo livello;
la Rai può contare sulle competenze professionali di oltre 300 dirigenti, risulta quindi ingiustificata l'esigenza di attingere da risorse esterne al personale Rai;
lo scorso 24 settembre l'interrogante ha depositato un'interrogazione in Commissione di vigilanza Rai in cui si chiedevano chiarimenti circa le linee di politica aziendale alla base delle nomine di dirigenti esterni, ricevendo dalla Rai una risposta completamente insoddisfacente;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai non intendano fare piena chiarezza circa le esigenze aziendali e le considerazioni professionali alla base delle assunzioni di dirigenti apicali richiamate in premessa, anche alla luce dei principi di trasparenza di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, recante «Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni» per cui la Rai ha l'obbligo di comunicare al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze il costo annuo del personale utilizzato;
quali esigenze abbiano motivato la stipula di contratti dirigenziali a tempo indeterminato di così alto valore;
se i vertici Rai non ritengano opportuno rendere noti i curricula e i compensi lordi di tutti i dirigenti della Rai di prima e seconda fascia; (192/955)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
In linea generale, si confermano gli elementi già forniti in sede di riscontro ad Pag. 323interrogazioni sullo stesso tema (e, più in particolare, a quella prot. n. 324), nonché nell'ambito delle audizioni del vertice Rai in Commissione (cfr. da ultimo, Direttore Generale, 5 luglio 2013).
Sotto il profilo procedurale la Rai ritiene di aver sempre operato nell'ambito del quadro giuridico di riferimento e delle coerenti policy aziendali.
In termini quantitativi, peraltro, gli inserimenti dall'esterno sono stati 17, comprese le stabilizzazioni di 5 collaboratori storici della Rai nell'area editoriale, di cui 9 a livello apicale (direttori e vicedirettori); nel medesimo periodo sono state effettuate 81 nomine interne apicali, senza considerare le conferme, delle quali 42 apicali; tali valori, peraltro, tengono conto esclusivamente dell'area dirigenziale (in ambito giornalistico, senza considerare le conferme, sono state effettuate 28 promozioni apicali – Direttori o Vicedirettori – a fronte della sola assunzione all'esterno del Direttore del TG1).
Nel complesso, pertanto, si tratta di un numero limitato ma ritenuto necessario dallo stesso piano industriale che prevede un progressivo abbassamento dell'età dei lavoratori e allo stesso tempo l'acquisizione progressiva di nuove e più specifiche competenze. Tale politica si pone – inoltre – l'obiettivo da un lato di segnare in certi ambiti aziendali la discontinuità con responsabilità del passato e, dall'altro, di attuare un processo di ringiovanimento di parte del quadro dirigente, fattore quest'ultimo che peraltro determina anche un importante risparmio in termini economici oltre che un cambio di mentalità più orientata al risultato per le risorse ricercate sul mercato. Si rileva inoltre che per alcuni di questi casi anche i predecessori erano stati nominati dall'esterno non avendo nemmeno le precedenti gestioni individuato i requisiti e le competenze specifiche necessarie all'interno dell'azienda.
Da ultimo, si ribadisce che Rai ha ottemperato agli obblighi di cui all'articolo 60, comma 3, del d.lgs 165/2001, come modificato dalla legge 125/2013, di conversione del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, provvedendo a trasmettere, nel termine previsto e secondo i criteri delineati dalla Ragioneria Generale dello Stato, tutti i dati richiesti dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, d'intesa col Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio.
MOLEA, LATTUCA. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
il sistema televisivo italiano è stato per anni prevalentemente trasmesso via etere e con l'avvento del sistema digitale si è passati ad uno scambio dati basato su codici binari al pari dei computer, di internet e della telefonia mobile, al fine di ottenere un maggior numero di canali disponibili, una migliore qualità audiovisiva e la possibilità di accedere a informazioni aggiuntive;
dal 2009 è stato avviato il progressivo spegnimento dei tradizionali segnali televisivi analogici e il passaggio delle trasmissioni al solo sistema digitale (switch off). Questo passaggio è stato realizzato in più fasi e si è concluso nel 2012;
nello specifico il sistema digitale è stato introdotto in forma esclusiva obbligando i residenti all'acquisto del decoder per la televisione digitale o di un nuovo televisore con decoder incorporato;
a distanza di diversi mesi dalla conclusione della fase di transizione da un sistema all'altro, si registrano ripetute problematiche di ricezione nel territorio del Comune Sarsina (FC), nei territori del Comune di Bagno di Romagna (FC) e in altri Comuni della Valle del Savio, a cui hanno fatto seguito ripetute e pronte sollecitazioni da parte dell'Amministrazione comunale per denunciare il cattivo servizio erogato dalla televisione pubblica, a fronte del puntuale pagamento del canone da parte degli utenti abbonati;
queste problematiche di ricezione non consentirebbero una visione della programmazione televisiva principalmente delle reti dell'emittente pubblica e talvolta anche delle reti commerciali nazionali, dal Pag. 324momento che le trasmissioni televisive sarebbero interrotte continuamente da perdite del segnale (veri e propri black out durati fino ad alcuni giorni) e da ricezioni non corrette del segnale (con la visualizzazione in video di pixel monocromatici di grandi dimensioni e il ricevimento di un audio distorto);
si chiede di sapere:
se risulta che via siano ancora delle difficoltà nella ricezione del segnale in alcune aree del Paese ed in particolar modo nel territorio del Comune di Bagno di Romagna;
quali misure intenda attivare al fine di migliorare la ricezione dei canali digitali in dette zone. (193/956)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
Si deve tenere conto che, per i territori dei comuni oggetto dell'interrogazione, c’è stato un periodo (fino all'inizio di quest'anno) di continue e ripetute micro-interruzioni del mux 1 (quello che trasmette Rai 1, 2, 3 e Rai News) legate ad una anomalia dell'apparato trasmittente che peraltro non generava allarmi.
A rendere molto difficoltoso un immediato intervento sull'impianto di Bagno di Romagna è stata la sua irraggiungibilità, infatti ci sono circa 6 km di strada in «argilla» totalmente impercorribili con autoveicoli nei periodi piovosi come quello trascorso. Così a fronte delle continue micro interruzioni, si è deciso, ad inizio gennaio, di raggiungere il sito a piedi e di ridondare la ricezione, aggiungendo anche quella da satellite, oltre alla rx terrestre del Ch 24 da Bertinoro. Da tale intervento in effetti sembra che non ci siano più state interruzioni per gli utenti.
L'Ispettorato dell'Emilia Romagna coinvolto in tale problematica ha verificato con misure sul campo che la copertura del mux 1 è buona in tutta l'area.
L'impianto interessato di Bagno di Romagna diffonde il mux 1 sul ch 9: copre il fondovalle da Bagno di Romagna a Brioli e San Silvestro, comprendendo San Piero in Bagno, mentre in alcune località non in vista di tale impianto, la copertura è integrata dagli impianti di Mercato Saraceno e Monte Spinello (Casellina, Lago Acquapartita, Valgianna, Selvapiana).
Per gli altri canali Rai non fruibili nelle zone interessate, il problema è legato alle diverse reti di trasmissione di cui necessitano (multiplex 2, 3 e 4) la cui progressiva estensione richiede significativi investimenti e un arco temporale non breve. Per tali multiplex lo stesso articolo 6 del Contratto di servizio richiede una «copertura a conclusione del periodo di vigenza del Contratto di servizio non inferiore al 90 per cento della popolazione nazionale per due reti e non inferiore all'80 per cento della popolazione nazionale per una rete».
Per sopperire a tali problemi di copertura delle aree storicamente non servite, anche in parte, dai segnali terrestri, la Rai ha attivato la piattaforma satellitare gratuita Tivù Sat che replica sul satellite l'intera programmazione del servizio pubblico insieme ad altri canali nazionali ed esteri, garantendo la copertura totale del territorio italiano.
NESCI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il 31 marzo scorso si è svolto il consiglio dei ministri n. 10 durante il quale è stato varato il disegno di legge costituzionale riguardante le «disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione»;
il dibattito politico che ne è nato è stato molto acceso, viste le diverse posizioni in campo;
trattandosi peraltro di un disegno di legge costituzionale che dunque tocca e modifica le fondamenta della struttura democratica del nostro Paese, è necessario rendere adeguatamente edotti i cittadini Pag. 325sull'iter parlamentare che ne nascerà – più complesso rispetto a quello spettante ad un ddl ordinario – e utilizzare espressioni e parole appropriate, evitando il rischio di generare confusione o, peggio, letture errate;
in una situazione così convulsa e delicata per le sorti della democrazia, il servizio pubblico d'informazione è tenuto ad offrire ai cittadini un resoconto degli avvenimenti quanto mai completo e il più possibile aderente alla realtà dei fatti, cosa che all'interrogante non sembra sia stata fatta dai telegiornali nazionali della Rai;
il 31 marzo, durante l'edizione delle ore 20,00 de Tg1, la mezzobusto Laura Chimienti, nel lanciare il servizio sulla conferenza stampa del consiglio dei ministri, dichiara: «il governo ha varato all'unanimità la riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione che regola i rapporti tra Stato e regioni. «È finito il tempo dei rinvii – ha detto il premier Renzi – chi vuole bloccare il cambiamento è in minoranza in Parlamento e nel Paese»;
di rientro dal servizio del giornalista Marco Frittella, è ancora Laura Chimienti ad affermare: «queste dunque le riforme approvate oggi»;
lo stesso giorno, durante l'edizione delle ore 20,30 del Tg2, la giornalista Maria Concetta Mattei dichiara: «il consiglio dei ministri ha dunque approvato all'unanimità la riforma del Senato, la modifica del Titolo V della Costituzione e l'abolizione del Cnel. Dopo le tensioni delle ultime ore Matteo Renzi è soddisfatto e dice: «è finito il tempo dei rinvii. Chi vuole bloccare cambiamento è minoranza nel Paese»;
lo stesso atteggiamento, a detta della interrogante, perdura anche nel giorno seguente dato che, durante l'edizione delle ore 8,00 del primo aprile del Tg1, la mezzobusto Adriana Pannitteri dichiara: «il governo ha varato all'unanimità la riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione che regola i rapporti tra Stato e regioni»;
nella stessa edizione, peraltro, durante il servizio della giornalista Susanna Lemma, la stessa, illustrando le varie posizioni critiche al ddl costituzionale, a giudizio della scrivente riserva al Movimento Cinque Stelle un trattamento non in linea col principio del pluralismo: «Beppe Grillo – afferma la giornalista durante il servizio – attacca Renzi e critica la riforma del Senato. «È incostituzionale», sottolinea il leader dei Cinque Stelle. E Di Maio, in un'intervista al Corriere della Sera, spiega perché il Movimento è per la parità tra le Camere». A quest'affermazione, però, la giornalista non lascia seguire la benché minima motivazione di tale posizione critica, non offrendo in questo modo al telespettatore una visione completa del quadro politico;
è evidente, a parere della scrivente, che tali dichiarazioni offrano al telespettatore un resoconto distorto e non propriamente attinenti alla realtà dei fatti: parlare di «approvazione» lascia pensare ad una riforma già entrata in vigore (con tutte le conseguenze del caso sulla visione che un cittadino può avere dell'operato del governo, specie in prossimità di una nuova campagna elettorale), quando invece c’è ancora tutto l'iter parlamentare da affrontare;
non è la prima volta, peraltro, che la Rai incappa in errori del genere. Lo stesso capitò quattro anni fa e precisamente il 26 febbraio 2010 quando, durante l'edizione del Tg1 delle 13,30, venne detto che l'avvocato inglese David Mills, condannato in primo grado e in appello per corruzione giudiziaria in un processo che vedeva tra gli imputati anche Silvio Berlusconi, era stato assolto in Cassazione, quando in realtà il reato contestatogli era caduto in prescrizione. A seguito di tale falsa notizia, erano nati movimenti ed erano state raccolte firme affinché il Tg1, allora diretto da Augusto Minzolini, rettificasse;
si chiede di sapere:
quali azioni la Rai intenda promuovere al fine di garantire, pur nel rispetto Pag. 326dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, un resoconto veritiero dei fatti da parte dei telegiornali nazionali della Rai e, quindi, una corretta informazione del servizio pubblico, tenendo conto della necessità di rendere adeguatamente edotti i cittadini sui tempi e sull'iter parlamentare per l'approvazione di una riforma costituzionale;
quali azioni intendano assumere affinché siano effettivamente rispettate le norme sulla par condicio, considerato il periodo elettorale e la necessità che i cittadini siano informati in modo veritiero sulle effettive iniziative dell'esecutivo, distinguendo i fatti dalla propaganda politica;
quali azioni intenda promuovere al fine di assicurare il rispetto del principio di pluralismo, come peraltro previsto dall'articolo 3 («Principi fondamentali») del Testo unico della radiotelevisione (Decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177).
(194/964)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si riportano di seguito le precisazioni fornite dal Tg1 e dal Tg2.
Tg1:
1) Mai, in nessun caso, si è parlato di approvazione definitiva del DDL sulla riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione. Al contrario, nei servizi citati si è sempre, correttamente, riferito che «il Governo» o «il Consiglio dei ministri» aveva approvato il testo, non altri, men che meno il Parlamento.
2) Non appena il dibattito sul DDL del Governo si è spostato da Palazzo Chigi alle Camere, il Tg1 ne ha dato notizia confezionando, nel periodo dal 1o al 9 aprile, solo nelle edizioni delle 8.00 delle 13.30 e delle 20, un totale di 41 servizi, tutti dedicati al dibattito in sede parlamentare. Uno dei temi ricorrenti, nei servizi citati, è stato quello dell'intenzione della maggioranza di far approvare il DDL «in prima lettura» al Senato entro il 25 maggio.
Tg2.
Innanzitutto, si sottolinea che sul tema delle riforme istituzionali il Tg2 nei suoi servizi non ha mai detto che il Parlamento ha approvato il disegno di legge ma che «IL CONSIGLIO DEI MINISTRI HA APPROVATO ALL'UNANIMITÀ LA RIFORMA DEL SENATO E DEL TITOLO QUINTO DELLA COSTITUZIONE E L'ABOLIZIONE DEL CNEL.». Dunque, si tratta di un atto del Governo e non delle Camere e quindi la formulazione usata rispetta la realtà dei fatti.
Nel servizio in questione viene poi sottolineato che il Governo mira ad arrivare al primo sì entro il 25 maggio dopo il passaggio parlamentare in aula.
Il tema è stato poi sviluppato con opinioni della maggioranza e delle opposizioni. Infatti, nella stessa edizione del Tg2 delle 20.30 del 31 marzo 2014 è andato in onda alle 20.43.17 un servizio di Giuseppe Carboni sulla posizione del Movimento 5 Stelle contro il disegno di legge del Governo sul tema delle riforme Costituzionali e Titolo V della Costituzione, così lanciato da Maria Concetta Mattei: «È deciso NO del Movimento 5 Stelle al disegno di legge sulle riforme». Nel testo del servizio si riferisce tra l'altro: «per i 5 Stelle, come dice Riccardo Fraccaro, siamo di fronte a una vera e propria controriforma, anticamera di un vero e proprio regime presidenziale, un disegno che mira a trasformare la Repubblica in una dittatura governativa». E ancora: «Il progetto renziano infatti non convince anche sul profilo dei risparmi. Il costo annuo del Senato è di 500 milioni, il risparmio sarà al massimo di 50, sostiene Di Maio, che su Facebook scrive: se dimezzassimo i parlamentari e i loro vitalizi, risparmieremmo 300 milioni di euro subito». Inoltre, nel servizio il parlamentare del Movimento 5 Stelle Federico D'Incà dice al nostro microfono: «La riforma costituzionale che il governo vuole mettere in atto risponde ai desideri di Silvio Berlusconi che giorno per giorno sembra diventare sempre più il premier ombra di questo governo, il Movimento 5 stelle ostacolerà questo progetto antidemocratico che rischia di dare Pag. 327enormi poteri nelle mani di un'unica persona». Nel servizio è stato dato anche ampio risalto alla posizione di Beppe Grillo espressa sul blog contro lo stesso disegno di legge del Governo.
Da tutti questi elementi si evince che sul tema delle riforme il Tg2 non si è limitato a rappresentare la posizione del Governo ma l'informazione si è arricchita della pluralità delle voci delle forze politiche presenti in Parlamento. Ovviamente, il percorso parlamentare delle riforme, che è solo agli inizi, sarà come sempre seguito puntualmente dal Tg2.
NESCI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
sul quotidiano «L'Ora della Calabria» del 3 aprile è stata pubblicata la notizia, l'articolo è a firma del direttore Luciano Regolo, di una lettera inviata il 29 marzo dal segretario regionale del Partito Democratico Ernesto Magorno al presidente del Consiglio (nonché segretario nazionale dello stesso partito) Matteo Renzi;
nella suddetta lettera, pur non citando direttamente il caporedattore della sede regionale Rai Calabria Anna Maria Terremoto, Magorno ne esalta l'operato, palesemente significando il riguardo del TgR per il Pd, in occasione della visita del presidente del Consiglio a Scalea (CS) lo scorso 26 marzo;
nel documento, peraltro riproposto integralmente dalla testata giornalistica, si legge: «Egregio Presidente, la notizia della Sua presenza a Scalea ha avuto una capillare risonanza sul territorio, anche grazie al Tg 3 che, attraverso la testata regionale, ha garantito un'ampia e approfondita copertura dell'evento con numerose finestre prima, durante e dopo il suo svolgimento. Il Tg 3 Calabria, in tutte le edizioni, ha dato il meritato risalto alla Sua visita e alla Sua figura, nella duplice veste di Presidente del Consiglio e di Segretario Nazionale del Pd»;
nel prosieguo della lettera il coordinatore calabrese del Partito Democratico annuncia al premier «uno speciale proprio sull'incontro svoltosi a Scalea» che andrà in onda «nei prossimi giorni»;
nei passaggi successivi si afferma inoltre che «il Tg3 Calabria ha dimostrato grande interesse giornalistico verso l'attività del Pd», ecco perché è «doveroso» «portare alla Sua attenzione l'efficienza e la qualità dell'informazione e del servizio reso dal Tg3 Calabria in generale e, particolarmente, nel raccontare le diverse fasi di una giornata, oserei dire epocale, per il Pd e per l'intera regione»;
all'imbarazzante lettera resa nota da «L'Ora della Calabria» è seguito un atteggiamento da parte del TgR Calabria ancora più censurabile: nella stessa mattina del 3 aprile, durante la rassegna stampa andata in onda all'interno del programma «Buongiorno Regione Calabria», la giornalista Claudia Bellieni ha preferito tacere sull'articolo non dando lettura della notizia, nonostante questa costituisca l'articolo di apertura del quotidiano stesso (e dunque sia l'articolo di maggiore importanza);
imbarazzante e innaturale è, che appena si scorge il titolo d'apertura del quotidiano «L'Ora della Calabria» («Magorno «raccomanda» Renzi»), repentino è il cambio d'immagine da parte della regia, di modo che non si dia affatto il tempo di leggere al telespettatore;
singolare appare anche la scelta delle notizie de «L'Ora della Calabria» da illustrare ai telespettatori da parte della giornalista Claudia Bellieni, la quale legge una notizia a fondo pagina e non la notizia d'apertura;
è evidente, dunque, l'atteggiamento censorio consapevolmente esercitato dalla Rai e, più specificatamente, dal caporedattore del Tgr Calabria Anna Maria Terremoto, la quale ha palesemente deciso di oscurare una notizia che la toccava in prima persona e che rivelava i suoi buoni rapporti con il segretario del Pd, non rispettando in questo modo ai princìpi di pluralismo e imparzialità, ricordati a più Pag. 328riprese dal Testo unico della radiotelevisione (Decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177);
non è peraltro la prima volta che Anna Maria Terremoto è protagonista di una vicenda che testimonia un comportamento assolutamente difforme dai canoni del giornalismo e lontano dai succitati princìpi;
a conferma di quanto appena scritto, si riporta che, in una passata interrogazione presentata dalla scrivente, si ricordava una falsa notizia trasmessa dal TgR Calabria del 27 novembre scorso in cui si annunciava in Calabria uno stanziamento governativo di 20 milioni di euro nella legge di stabilità, grazie a un emendamento, in realtà mai approvato, presentato dai senatori del Nuovo Centrodestra Antonio Gentile e Piero Aiello;
si chiede di sapere:
se non intendano, per il rispetto dovuto a tutti i cittadini che pagano il canone, valutare idonee misure affinché i giornalisti, nel rispetto del codice deontologico, non utilizzino gli strumenti del servizio pubblico al fine di fiancheggiare i leader politici per i quali nutrono simpatie, con azioni poste a garantire l'effettiva imparzialità dell'informazione, come richiede il servizio pubblico;
quali misure intendano assumere al fine di garantire, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, un'informazione imparziale e veritiera, come imposto dal testo unico del 2005 e dal vigente quadro normativo.
(195/965)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Sulla vicenda in questione la Direzione della Tgr è stata tempestivamente informata dal Caporedattore, tanto che si è deciso, per verificarla, di inviare immediatamente a Cosenza il Vicedirettore delegato per l'area sud. C’è da premettere che, prima della lettera del Segretario del Pd calabrese Magorno al Presidente del Consiglio Renzi, c'erano state dure polemiche di altri esponenti locali dello stesso partito verso la gestione della redazione Rai. Probabilmente l'Onorevole Magorno ha ritenuto di voler chiudere quella pagina di contrapposizione, riconoscendo una sostanziale correttezza professionale, anche in occasione della visita del Premier. Si tratta, comunque, di atto proveniente da una parte al quale la Testata è del tutto estranea.
Si sottolinea, peraltro, quel che è scritto in un documento dell'assemblea dei redattori di Cosenza che, riunitasi all'indomani della vicenda, ha respinto ogni ingerenza evidenziando come: «dai politici non vogliamo né lusinghe, né critiche di parte».
Per quanto concerne la presunta censura va notato quanto segue. La rassegna stampa non ha come obiettivo la pubblicità per i giornali che vi vengono inseriti (riflesso assolutamente indiretto), ma la più ampia e plurale rappresentazione di temi e problemi che altri quotidiani propongono che sono naturalmente, in una regione come la Calabria, i più diversi e complessi. Su quelli si sofferma l'attenzione del giornalista che li propone in studio. Quel che si è fatto e normalmente si fa risponde dunque da un lato alla doverosa scelta di privilegiare argomenti che riguardino la quotidianità degli affanni (o delle gioie, come nel caso della promozione della squadra di calcio del Cosenza) dei cittadini calabresi, dall'altro ad un principio di buon senso e di terzietà, sempre sollecitata dall'azienda. È solo a latere l'osservazione che apparirebbe autolesionista dare la cassa di risonanza dell'audience dei programmi della Testata (gli ascolti di Buongiorno Regione in Calabria sono più che raddoppiati nella stagione in corso) al tentativo di delegittimazione del ruolo dei giornalisti del servizio pubblico solo perché, discutibilmente collocando in prima pagina una questione che riguarda la Testata, un quotidiano con poche migliaia di copie vendute (e ciò nonostante mai trascurato) ritiene di voler mettere in discussione la professionalità di chi guida la redazione calabrese del servizio pubblico radiotelevisivo, su cui comunque la Direzione vigila.
NESCI, AIROLA, LIUZZI, CIAMPOLILLO, GIROTTO. — Al Consiglio di amministrazione della Rai. — Premesso che:
la presidente del consiglio di amministrazione della Rai, dottoressa Anna Maria Tarantola, percepisce una retribuzione annua pari ad euro trecentomila;
successivamente, alla presidente è stato riconosciuto anche il compenso da consigliere spettante a tutti i componenti del consiglio d'amministrazione, pari a sessantaseimila euro;
il consiglio di amministrazione ha deliberato di riconoscere alla presidente una diaria mensile forfettaria pari a circa quattromila euro lordi al mese;
complessivamente alla presidente Tarantola sono stati dunque riconosciuti dal consiglio emolumenti pari ad euro quattrocentoquattordicimila; il 10 aprile 2014 è entrato in vigore il decreto ministeriale 24 dicembre 2013, n. 166, che integra e completa il quadro normativo che regola i compensi degli amministratori con deleghe delle società non quotate controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze;
l'entrata in vigore del decreto impone l'immediato adeguamento ai nuovi limiti dei compensi riconosciuti agli amministratori come affermato dall'adunanza generale del Consiglio di Stato;
con riferimento ai compensi degli amministratori con deleghe, l'articolo 23-bis del decreto-legge n. 201 del 2011, al comma 5-bis introdotto dall'articolo 2, comma 20-quater, lettera b), del decreto-legge n. 95 del 2012 (cd. «spending review») stabilisce che il compenso deliberato ai sensi dell'articolo 2389, terzo comma, codice civile, non può essere superiore al trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione;
il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze n. 166 del 2013 fissa il limite ai compensi degli amministratori con deleghe delle società non quotate, da esso controllate direttamente e indirettamente, in misura proporzionale al trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione, in funzione della complessità della società amministrata;
nel predetto decreto le società controllate direttamente o indirettamente dal Ministero dell'economia e delle finanze sono classificate in fasce di complessità sulla base di precisi parametri che riguardano il valore della produzione, gli investimenti e il numero dei dipendenti;
la presidente della Rai si colloca tra gli amministratori delle società della prima fascia, per i quali il tetto è pari al 100 per cento del trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione;
come precisato dallo stesso Ministero dell'economia e delle finanze i limiti ai compensi così definiti includono qualsiasi componente retributiva, inclusi benefit di tipo non monetario suscettibili di valutazione economica;
il trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione per l'anno 2014 è determinato dal Ministero della Giustizia in 311.658,53 euro lordi;
si chiede di sapere:
se il consiglio di amministrazione ha già proceduto ad adeguare, con decorrenza 10 aprile 2014, il compenso della presidente Tarantola al limite stabilito dal decreto ministeriale 24 dicembre 2013, n. 166;
conseguentemente se siano stati soppressi tutti gli altri trattamenti economici riconosciuti in precedenza, tra cui la diaria per il soggiorno a Roma e le spese di trasporto con il luogo di residenza, atteso il carattere onnicomprensivo che deve avere la retribuzione corrisposta dalla Rai alla presidente Tarantola, al fine di rispettare il disposto del citato decreto ministeriale. (196/971)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
Il compenso attribuito alla Presidente è definito in piena coerenza con le norme di legge e regolamentari attualmente vigenti, e sarà coerentemente rideterminato in funzione delle nuove disposizioni introdotte dal d.l. sulla spending review recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri.
FICO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
l'articolo 3 del Testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici annovera fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo il pluralismo, l'obiettività, la completezza, la lealtà, l'imparzialità, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche;
l'articolo 7 del Testo unico afferma che l'attività di informazione, da qualunque emittente sia esercitata, costituisce «un servizio di interesse generale» e deve garantire la libera formazione delle opinioni attraverso la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, nonché la garanzia di accesso alle trasmissioni di informazione a tutti i soggetti politici «in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità»;
i principi richiamati nel Testo unico valgono, in generale, per il sistema radiotelevisivo e, vieppiù, per l'informazione diffusa dal servizio pubblico;
la legge 22 febbraio 2000, n. 28, distingue tra programmi di comunicazione politica e programmi di informazione, specificando che a questi ultimi non si applicano i vincoli più stringenti della comunicazione politica, fermi restando i principi generali della parità di trattamento e dell'equità;
la diversità ontologica tra programmi di informazione e programmi di comunicazione politica è stata confermata anche dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 155 del 2002 e dalla giurisprudenza amministrativa, fra le altre, nelle sentenze nn. 11187 e 11188 del 13 maggio 2010;
nella Gazzetta Ufficiale n. 64 del 18 marzo 2013 è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica 17 marzo 2014, recante indizione dei comizi per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, che è entrato in vigore il giorno stesso;
la data di indizione dei comizi segna l'avvio della campagna elettorale e contestualmente, ai sensi della legge 22 febbraio 2000, n. 28, anche della c.d. par condicio elettorale;
la legge demanda alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni il compito di attuare e rendere applicativi i principi di equità e parità di trattamento dei soggetti politici da parte dei mezzi di informazione nei periodi di campagna elettorale;
nel periodo intercorrente tra l'inizio della campagna elettorale e l'entrata in vigore delle delibere attuative che la Commissione parlamentare di vigilanza e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sono chiamate ad emanare, non possono avere luogo i programmi di comunicazione politica, in quanto è demandata proprio a tali delibere attuative l'individuazione dei soggetti che hanno diritto all'accesso alle tribune elettorali, ai messaggi autogestiti e agli altri programmi di comunicazione politica;
nelle more dell'entrata in vigore delle delibere attuative sono invece «auto-applicativi» i principi e le norme della legge n. 28 del 2000 relativi al pluralismo politico nei programmi di informazione, ricondotti alla responsabilità di una specifica testa giornalistica;
in ogni caso, l'articolo 1, comma 5, della legge 10 dicembre 1993, n. 515, stabilisce che «dalla data di convocazione dei comizi elettorali, nelle trasmissioni informative riconducibili alla specifica responsabilità di una specifica testata giornalistica Pag. 331[...] la presenza di candidati, esponenti di partiti e movimenti politici, membri del Governo [...] deve essere limitata esclusivamente alla esigenza di assicurare la completezza e l'imparzialità dell'informazione»;
in una lettera del 3 marzo 2014, indirizzata dal Presidente del Consiglio dei ministri a tutti i Ministeri e a tutte le Amministrazioni centrali dello Stato, veniva rammentato che ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 28 del 2000, a far data dal decreto del Presidente della Repubblica di indizione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto, «è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace svolgimento delle proprie funzioni»;
ai sensi dell'articolo 4, comma 3, della delibera del 1o aprile 2014 della Commissione parlamentare di vigilanza recante disposizioni attuative della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, fissata per il 25 maggio 2014, i direttori responsabili dei programmi curano che «nei notiziari propriamente detti non si determini un uso ingiustificato di riprese con presenza diretta di membri del Governo, di esponenti politici o comunque di persone chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti per il ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nelle istituzioni nell'ultimo anno»;
ai sensi dell'articolo 4, comma 4, della stessa delibera, i rappresentanti delle istituzioni partecipano ai programmi di informazione «secondo le regole stabilite dalla legge n. 28 del 2000 per tutti i candidati e gli esponenti politici, salvo i casi in cui intervengano su materie inerenti all'esclusivo esercizio delle funzioni istituzionali svolte»;
in ogni caso, come anticipato, anche prima dell'entrata in vigore della delibera attuativa della Commissione parlamentare di vigilanza, la testate della Rai erano tenute a conformarsi alle prescrizioni più stringenti previste in materia di par condicio nei periodi elettorali;
ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della delibera n. 22/06/CSP dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, a margine, i programmi di informazione e approfondimento devono osservare con particolare cura l'equilibrio delle presenza dei soggetti politici anche nei trenta giorni che precedono la data di convocazione dei comizi elettorali, il c.d. periodo pre-elettorale;
il 22 febbraio 2014 il Presidente del Consiglio nominato, Matteo Renzi, e i ministri hanno prestato giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica;
nei giorni successivi al giuramento, il Presidente del Consiglio è stato oggetto di una forte sovraesposizione mediatica, in particolare nelle trasmissioni di informazione dei canali del servizio pubblico;
a titolo di esempio, merita richiamare la presenza di Matteo Renzi al programma «Che tempo che fa» il 9 marzo 2014 (nonché quella di Graziano Delrio, nella stessa trasmissione, il 30 marzo), al programma «Porta a porta», il 13 marzo, senza contraddittorio e nonostante l'assenza, a quel tempo, di provvedimenti governativi in grado di giustificare questo spazio, al programma «Ballarò», con un'intervista di 25 minuti, il 25 febbraio, al Tg1 e al Tg2 con due interviste, rispettivamente, del 23 e del 28 marzo;
la straordinaria presenza mediatica del Presidente del Consiglio è stata oggetto di un articolo su «La Stampa» del 4 aprile 2014, nel quale si riferisce che il tempo di parola del Presidente del Consiglio in tutte le emittenti prese a riferimento (canali Rai, Mediaset, La7, Cielo, SkyTg24, Deejay Tv), nelle due settimane precedenti l'articolo, è stato pari a 68 ore, 15 minuti e 56 secondi; Pag. 332
nel medesimo articolo si fa cenno, inoltre, alla prossima futura «improvvisata» di Matteo Renzi alla trasmissione «Gazebo»;
i dati diffusi settimanalmente dall'Osservatorio di Pavia alla Commissione parlamentare di vigilanza, uniformati dal 1o gennaio 2014 alla metodologia utilizzata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, evidenziano quanto segue: nella settimana 22-28 febbraio il tempo di attenzione del Governo, calcolato sul totale del tempo di attenzione attribuito ai soggetti politico-istituzionali, è pari al 45,9 per cento nel complesso dei notiziari Tg1, Tg2, Tg3 e al 38,8 per cento nei programmi di informazione; nella settimana 1-7 marzo il tempo di attenzione del Governo è pari al 42,9 per cento nei telegiornali e al 17,3 per cento nei programmi di informazione; nella settimana 8-14 marzo il tempo di attenzione del Governo è pari al 48 per cento nei notiziari e al 33,9 per cento nei programmi di informazione; nella settimana 15-21 marzo il tempo di attenzione del Governo è pari al 46,6 per cento nei telegiornali e al 27,2 per cento nei programmi di attenzione; nella settimana 22-28 marzo, il tempo di attenzione del Governo è pari al 45,1 per cento nei telegiornali e al 18 per cento nelle trasmissioni ricondotte alla responsabilità delle testate giornalistiche;
i dati sopra riportati evidenziano non soltanto una netta sovraesposizione mediatica del Governo nelle trasmissioni di informazione durante i periodi pre-elettorale ed elettorale, ma, a prescindere dal periodo di riferimento, anche una grave disproporzione tra la quota del tempo da Esso fruito e quella attribuita ai soggetti politici;
pur non potendo i criteri di ripartizione dei tempi tra i soggetti politici essere valutati unicamente attraverso il criterio quantitativo, gli squilibri a favore del Governo non possono trovare alcuna giustificazione, né con riferimento alle naturali oscillazioni dovute alle esigenze informative, né con riferimento alle sensibilità editoriali, trattandosi dei notiziari del servizio pubblico;
si chiede di sapere:
se la Presidente Tarantola non ritenga che sia un preciso dovere istituzionale garantire, pur nel rispetto della naturale autonomia dell'attività giornalistica, un corretto adempimento di precise disposizioni di legge;
se quindi non ritenga che, ai fini di una corretta applicazione dei principi in materia di pluralismo politico radiotelevisivo, non ritenga che il tempo fruito in queste ultime settimane dal Presidente del Consiglio dei ministri e del Governo nel complesso avrebbe dovuto strettamente limitarsi all'informazione relativa alle funzioni istituzionali svolte, senza tradursi mai, come invece è avvenuto, in espliciti ed evidenti spazi di contenuto programmatico e politico-elettorale;
in che modo sia stato considerato, in sede di monitoraggio, il tempo del Presidente del Consiglio Matteo Renzi nelle trasmissioni citate in premessa, tenuto conto che Egli è contestualmente anche segretario di un partito che partecipa alle elezioni europee ed amministrative in programma nel mese di maggio;
se non ritenga che sia improcrastinabile il ripristino effettivo, da parte dei telegiornali e di tutti i programmi di informazione della concessionaria pubblica, dell'equilibrio e della parità di trattamento tra i soggetti politici, tenuto conto che la sovraesposizione degli esponenti del Governo nelle ultime settimane si configura come una grave violazioni dei principi e delle disposizioni legislative (e poi anche attuative) in materia di pluralismo politico radiotelevisivo. (197/972)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
In linea generale si evidenzia come a partire dal 22 febbraio 2014 con la formazione del nuovo Governo l'informazione Rai abbia dovuto necessariamente occuparsi Pag. 333di tale evento e delle relative conseguenze sul piano nazionale ed internazionale. Nel contesto sopra sintetizzato, non si rilevano disposizioni che – in particolare al di fuori della campagna elettorale – limitino l'esercizio del diritto/dovere d'informazione nell'ambito della professione giornalistica. In merito, non si può non tener conto della «consistenza» dell'Agenda politica del Presidente del Consiglio dopo l'entrata in carica del Governo: la fiducia al c.d. Decreto Salva Roma, il congresso PSE al Consiglio di Bruxelles, le visite in Francia, Germania, Londra, la visita di Obama a Roma, ecc.
Ancora, come del resto ha di recente stabilito il T.A.R., nessuna norma primaria o secondaria, nazionale o comunitaria, anche di natura autoregolamentare detta o prescrive specificamente i margini entro cui la presenza del soggetto istituzionale possa considerarsi ammissibile, regolare e senza alcuna attitudine idonea a generare pregiudizio all'equilibrio politico come garantito dalla legge. Bensì è il diritto di cronaca, nel caso di specie, a prevalere.
Sotto il profilo quantitativo, con riferimento ai dati dell'Osservatorio di Pavia, si ritiene opportuno rilevare come il Tempo di Attenzione corrisponda al Tempo Totale e che in questo è compreso sia il tempo di parola, sia il tempo di notizia.
Ciò premesso, in primo luogo si segnala come il tempo di parola risulti sensibilmente più basso rispetto al tempo totale, soprattutto nei notiziari; in tale quadro si riportano di seguito i valori relativi al tempo di parola attribuito al Governo sul totale del tempo attribuito ai soggetti politico-istituzionali:
– 22-28 febbraio: totale dei TG 36,2 per cento; programmi d'informazione 32,6 per cento.
– 1-7 marzo: totale dei TG 31,9 per cento; programmi d'informazione 12,6 per cento.
– 8-14 marzo: totale dei TG 38,2 per cento; programmi d'informazione 30,7 per cento.
– 15-21 marzo: totale dei TG 41,4 per cento; programmi d'informazione 23,2 per cento.
– 22-28 marzo: totale TG 35,7 per cento; programmi d'informazione 15,3 per cento.
Da ultimo si sottolinea come AGCOM abbia deliberato l'archiviazione di un esposto presentato dal M5S su tematiche analoghe a quelle sopra riportate.
LIUZZI. — Al Presidente e al Consiglio di amministrazione della Rai. — Premesso che:
in questi anni, molti cittadini ed esperti economici hanno posto all'attenzione dell'informazione pubblica vivaci dibattiti sui vincoli europei derivati da trattati internazionali, il ruolo della moneta unica, le politiche europee di crescita e di austerity;
le elezioni europee 2014 sono un appuntamento importante per tutti i cittadini, in quanto negli ultimi anni alcune misure legate alle scelte europee hanno condizionato e accentuato le differenze tra economie in salute ed economie in difficoltà degli stati membri;
l'evidente crisi del debito sovrano, l'eccessivo spread tra i Btp decennali e i Bund di pari scadenza (con tutte le conseguenze che ha avuto in Italia dal Governo Monti in poi), l’austerity e le direttive in materia di immigrazione, sono esempi che dimostrano come le decisioni prese in sede comunitaria si ripercuotano sui provvedimenti adottati dai singoli governi;
a quanto detto sopra si aggiungono le questioni relative al pareggio di bilancio inserito all'interno della Costituzione italiana, i parametri deficit/Pil (che non può andare oltre il 3 per cento) e il fiscal compact, i quali hanno inevitabilmente aperto un dibattito e un acceso confronto tra differenti visioni di economisti ed Pag. 334esperti in merito all'impatto dei vincoli dell'Ue sull'economia italiana e sulle prospettive della moneta unica;
le posizioni di economisti favorevoli alla moneta unica contrapposte a quelle dei c.d. euroscettici, sono state tradotte (anche se con modalità diverse) all'interno dei programmi di quasi tutte forze politiche che, mediante gli eurodeputati eletti dai cittadini, saranno rappresentate anche all'interno delle istituzioni dell'Ue;
il 28 dicembre 2006, la Commissione delle Comunità Europee ha inviato una Comunicazione agli altri organi istituzionali europei in cui è sintetizzato il monitoraggio degli allora cinque anni di circolazione delle banconote e monete in euro (COM(2006)862 def.). All'interno di tale atto è sottolineato il ruolo centrale dell'informazione ai cittadini in materia di euro. A detta dell'interrogante il principio di informazione contenuto nella predetta comunicazione a distanza di otto anni resta attualissimo poiché i cittadini devono essere aggiornati costantemente su un tema che dovrebbe essere posto all'ordine del giorno nel dibattito politico nel nostro Paese.
Considerato che:
l'articolo 18 comma 1 del Contratto di Servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo economico, attualmente in vigore, recita che: «La Rai, tenuto conto anche delle recenti risoluzioni del Parlamento europeo, si impegna a diffondere, promuovere e sviluppare l'informazione sulle istituzioni nazionali e dell'Unione Europea. Nel rispetto del pluralismo sociale, culturale e politico e utilizzando tutti i mezzi di comunicazione a sua disposizione e, in specie, le potenzialità della tecnologia digitale, la Rai assicura la formazione, la divulgazione e l'informazione sui temi del funzionamento delle istituzioni e della partecipazione alla vita politica»;
si chiede di sapere:
se la Rai intenda inserire nella propria programmazione radiotelevisiva, una trasmissione o un approfondimento dedicata esclusivamente alle politiche monetarie europee e la moneta unica euro mediante il contributo di esperti economisti non legati a partiti politici o movimenti, in una fascia oraria di ottimo ascolto, su uno dei canali generalisti (RaiUno, RaiDue, RaiTre) in modo tale che si sollevino pareri ed ipotesi di differenti posizioni. (198/973)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
La Rai in pieno spirito di servizio pubblico e, anche, in adempimento a quanto richiesto dal Contratto di Servizio 2010-2012 (articolo 18) presta già la necessaria attenzione, nell'ambito della sua programmazione editoriale ed in particolare dell'offerta informativa, alle tematiche europee, e in questo ambito all'attività svolta dalle Istituzioni economiche europee.
In tale contesto, lo spazio dedicato alle politiche economiche europee e il conseguente dibattito che ne scaturisce coinvolgendo politici ma anche professori, tecnici ed esperti delle materie è ravvisabile oltre che nella consueta informazione dei notiziari anche nelle rubriche giornalistiche di approfondimento che affrontano questi argomenti, come ad es. quelle di: Tg1 Economia, Tgr Piazza Affari e Tgr RegionEuropa.
Su questi temi, inoltre, l'impegno aziendale nell'informare si riscontra poi anche in programmi di approfondimento come Unomattina e Porta a Porta su Rai1, 2Next su Rai2, Ballarò su Rai3.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la Rai, in quanto concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, deve realizzare una programmazione che sia in linea con i principi del pluralismo dei mezzi di comunicazione, a tutela della libertà di espressione di ogni individuo, dei principi di obiettività, completezza, lealtà, imparzialità dell'informazione, anche riguardo Pag. 335alle diverse opinioni e tendenze politiche e sociali, come stabilito all'articolo 3 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il «Testo Unico della radiotelevisione»;
la legge 3 febbraio 1963, n. 69, recante «Ordinamento della professione di giornalista» all'articolo 2 stabilisce che «è diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori»;
la Carta dei Doveri del Giornalista, firmata a Roma l'8 luglio 1993 dalla FNSI e dall'Ordine dei Giornalisti, prevede alcuni principi ispiratori alla base della professione: «il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all'informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile. Il giornalista ricerca e diffonde le notizie di pubblico interesse nonostante gli ostacoli che possono essere frapposti al suo lavoro e compie ogni sforzo per garantire al cittadino la conoscenza ed il controllo degli atti pubblici. La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato»;
la Corte di Cassazione con sentenza n. 16236/2010 ha precisato che, quando si tratta del cosiddetto «giornalismo di inchiesta» – il quale provvede ad attingere direttamente l'informazione – gli obblighi del giornalista, connessi al generale limite della verità oggettiva della notizia pubblicata, si sostanziano nel rispetto dei principi etici e deontologici dell'attività professionale;
tali principi risultano anche dall'articolo 2 della citata legge 69 del 1963 e dalla Carta dei doveri del giornalista, ai quali si aggiunge il rispetto della riservatezza, secondo quanto stabilito dalle regole deontologiche in tema di trattamento dei dati personali; restano, comunque, validi i limiti generali costituiti dall'interesse pubblico alla conoscenza del fatto e la correttezza formale dell'esposizione;
«Report» è una trasmissione, condotta dalla giornalista Milena Gabanelli che va in onda su RaiTre;
venerdì 22 febbraio scorso, il sindaco di Verona Flavio Tosi, ha annunciato di aver presentato una querela per diffamazione a mezzo stampa nei confronti del giornalista, inviato della trasmissione di RaiTre «Report», Sigfrido Ranucci;
la denuncia del sindaco di Verona è accompagnata da una registrazione audio video e dalle relative trascrizioni, dalle quali si evincerebbe il tentativo perseguito dal giornalista di «Report» di costruire una puntata della trasmissione ad hoc, con la finalità di dimostrare ipotetiche connessioni tra il sindaco di Verona e ambienti della criminalità organizzata, tutto ciò con chiari intenti diffamatori;
il filmato audio video è stato realizzato da Sergio Borsato, ex militante leghista, contattato dal giornalista Ranucci, presumendo che fosse in possesso di documenti compromettenti riguardanti Flavio Tosi; il giornalista, citando fantomatiche indagini della magistratura in corso, ha fatto altresì riferimento alla possibilità che venisse corrisposto un compenso all’ex militante leghista, anche attraverso risorse provenienti, in qualche misura, dalla Rai;
l'inviato di «Report», trasmissione del servizio pubblico radiotelevisivo ha, in tal modo, posto in essere una condotta gravissima, in totale spregio di qualsiasi norma deontologica propria della professione del giornalista, finalizzata piuttosto a costruire artatamente una tesi completamente falsa e denigratoria, tesa a danneggiare il sindaco di Verona Flavio Tosi a Pag. 336livello personale, oltre che politico, anche attraverso l'offerta di denaro pubblico;
lunedì 7 aprile scorso è andato in onda il servizio di Report intitolato «L'Arena» e dedicato appunto all'amministrazione comunale veronese e al sindaco Flavio Tosi;
la Rai, nel rispondere ad altre interrogazioni presentate, ha completamente sminuito il grave comportamento posto in essere da Ranucci, affermando, in sostanza che nel raccogliere «evidenze», «è inevitabile ... che si possano verificare situazioni in cui si lascino intendere cose che non necessariamente corrispondono al vero»; inoltre, secondo la Rai, il giornalista nel condurre la propria indagine, era alla ricerca di riscontri, pertanto è stato «indotto a lasciar intendere coperture» – anche finanziarie da parte della Rai – «intenti, disponibilità, in cambio delle cosiddette prove»;
la risposta fatta pervenire dalla Rai arriva a giustificare in maniera inaccettabile il grave operato del giornalista Ranucci, minimizzando tutto il suo ambiguo comportamento basato sulla costante offerta di denaro da parte della Rai, fino a rendere tale condotta sostanzialmente legittima, come parte integrante del cosiddetto «metodo di indagine giornalistica»;
si chiede di sapere:
se il presidente e il direttore generale della Rai non intendano chiarire puntualmente tutte le circostanze esposte in premessa;
se i vertici della Rai, ancor più dopo la messa in onda della suddetta puntata di Report, non ritengano siano state violate la Carta dei Doveri del Giornalista e le disposizioni sulla privacy, richiamate in premessa;
se i vertici della Rai condividano il «modus operandi» della redazione di «Report», in questo caso specifico del giornalista Sigfrido Ranucci e se lo ritengano compatibile con la funzione di servizio pubblico che la Rai è chiamata a svolgere;
se la millantata offerta di denaro pubblico, sia consuetudine consolidata all'interno della trasmissione «Report» e, in caso affermativo, quali servizi mandati in onda dal programma in questione sono stati subordinati al pagamento di somme di denaro, da parte della Rai. (199/980)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
In via preliminare si confermano le considerazioni e gli elementi già forniti con il riscontro Rai all'interrogazione con prot. n. 824 avente ad oggetto la stessa questione.
Tali elementi di riscontro peraltro risultano rafforzati ed avvalorati dai contenuti del servizio messo in onda con la puntata di «Report» del 7 aprile scorso per quanto concerne la correttezza del lavoro svolto dal giornalista Ranucci e per l'impostazione di tutto il servizio di inchiesta assolutamente in linea con lo spirito di servizio pubblico che caratterizza sempre lo stile di «Report».
Preme in particolare sottolineare come dalla visione del servizio di Ranucci emerge tutt'altro che una volontà diffamatoria dello stesso giornalista e di Report nei confronti del Sindaco Tosi; al contrario quello che viene fuori è il comportamento diffamatorio dei personaggi vicini alla Lega coinvolti nella vicenda. Dunque, nessuna violazione dei principi della Carta dei Doveri del Giornalista o delle norme sulla privacy può essere imputata al servizio di Ranucci per la puntata di Report del 7 aprile scorso.
NESCI. — Alla Presidente della Rai. — Premesso che:
in questi giorni è in discussione al Senato il disegno di legge concernente la «Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso»;
il testo, inizialmente approvato da Palazzo Madama lo scorso 28 gennaio 2014, è stato poi modificato dalla Camera dei deputati il 3 aprile 2014, prima di tornare nuovamente al Senato;Pag. 337
da una comparazione tra il primo testo licenziato dal Senato e quello modificato dalla Camera dei deputati, sono evidenti le sostanziali modifiche all'articolo 1 del disegno di legge: nel primo, in presenza di scambio elettorale politico-mafioso, la pena va da un minimo di sette anni ad un massimo di dodici; nel secondo, invece, si evidenzia un'importante riduzione da un minimo di quattro anni ad un massimo di dieci;
nel testo licenziato con modifiche dalla Camera dei Deputati, è scomparso inoltre il richiamo alla cosiddetta «messa a disposizione» del politico nei confronti del mafioso, fattispecie che dunque, se il testo dovesse essere approvato così com’è, non sarebbe più punibile;
alla luce di tali significative modifiche del testo originario, il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle ha presentato 105 emendamenti finalizzati proprio alla reintroduzione della «messa a disposizione» e ad un nuovo incremento delle pene;
di fronte a tale legittima decisione del gruppo parlamentare M5S, il vicepresidente di turno del Senato Roberto Calderoli, come fatto in passato anche dalla Presidente della Camera Laura Boldrini (in occasione del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133 convertito con la legge 29 gennaio 2014, n. 5, meglio noto come «decreto Imu-Bankitalia») ha deciso di agire d'imperio ricorrendo allo strumento della «ghigliottina», che prevede l'interruzione arbitraria degli interventi all'ordine del giorno e l'immediata votazione sul decreto in discussione;
dall'utilizzo di questo strumento d'imperio, sono nati all'interno dell'Aula scontri e bagarre tra il Movimento 5 Stelle e le altre forze parlamentari;
in una situazione così convulsa risulta essenziale che il servizio pubblico d'informazione offra ai cittadini un resoconto degli avvenimenti quanto più possibile rispondente alla realtà dei fatti, spiegando le ragioni che hanno spinto gli uni e gli altri alle loro rispettive posizioni. Cosa che, da un'analisi effettuata dall'interrogante, non sembra essere stata fatta dal Tg3 nazionale;
nell'edizione del 10 aprile delle ore 19,00, la conduttrice Tatiana Lisanti dichiara: «A Palazzo Madama oggi è scoppiata di nuovo la protesta dei Cinque Stelle, stavolta per via della decisione del Senato di chiudere in anticipo la discussione generale sul disegno di legge contro il voto di scambio politico-mafioso per passare direttamente al voto del testo, la cosiddetta ghigliottina»;
nel servizio a cura di Francesca Lagorio, la stessa afferma: «La protesta dei Cinque Stelle esplode quando Calderoli, vicepresidente di turno, annuncia la sospensione della discussione sul voto di scambio politico-mafioso [...] Tra le urla dei Cinque Stelle e i fischi degli altri schieramenti, il vicepresidente del Senato richiama più volte i colleghi e minaccia l'espulsione [...] La vicepresidente Lanzillotta lo richiama, sospende la seduta poi rimanda tutto al 15 aprile, mentre il neopresidente Buccarella promette quattro giorni di fuoco nelle piazze e sul web Grillo tuona. “Un no incomprensibile”, ha commentato Finocchiaro del Pd, “si tratta di un provvedimento importante, una legge che Raffaele Cantone, presidente dell'Authority Anticorruzione, e Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia hanno definito equilibrata e perfetta”»;
le uniche due voci del Movimento Cinque Stelle mandate in onda sono spezzoni degli interventi in Aula dei senatori Michele Giarrusso e Vincenzo Santangelo: vengono però riprese dichiarazioni per così dire di contorno, evitando invece di riprendere le loro affermazioni, chiare e nette, sulle ragioni dell'ostruzionismo del gruppo parlamentare in questione;
è evidente, dunque, dal resoconto suesposto, come non emerga assolutamente il motivo per il quale il Movimento Cinque Stelle si sia scagliato contro la decisione di interrompere d'imperio la discussione in Aula. Non si fa alcun cenno Pag. 338alle modifiche sopra ricordate apportate dalla Camera dei Deputati in merito a riduzione della pena ed eliminazione della fattispecie di «messa a disposizione». Di contro, però, nel servizio si precisa che il testo è stato definito «equilibrato e perfetto» dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e dal presidente dell'Authority Anticorruzione Raffaele Cantone;
a detta dell'interrogante, dunque, il resoconto offerto dal Tg3 nazionale appare fuorviante e non rispettoso del principio di imparzialità su cui deve fondarsi l'informazione radiotelevisiva, in particolare quella diffusa dal servizio pubblico;
si chiede di sapere:
se non ritenga che rientri tra i compiti istituzionali della Rai, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, quello di garantire un'informazione completa, imparziale, equilibrata, indipendente, affinché i cittadini possano liberamente formarsi opinioni e idee;
se non sia un suo preciso dovere, specialmente in momenti così importanti della vita politico-istituzionale, richiamare i direttori dei telegiornali ad assumere le più opportune iniziative nei confronti dei responsabili allorché siano diffuse informazioni e dichiarazioni decontestualizzate, incomplete, senza la dovuta imparzialità ed obiettività;
quali azioni intenda promuovere al fine di garantire un oggettivo e veritiero resoconto dei fatti da parte del telegiornale nazionale di Rai3 e, quindi, una corretta informazione del servizio pubblico, tenuto conto che il soggetto politico Movimento 5 Stelle, come già segnalato in altri quesiti a Lei inoltrati, appare costantemente danneggiato dalla testata in questione, sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista qualitativo. (200/995)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si forniscono le seguenti informazioni predisposte dal Tg3.
Innanzitutto si segnala che il Tg3 ha seguito e dato conto più volte nei propri servizi della discussione sul provvedimento che riguarda il cosiddetto voto di scambio. Quanto in particolare in relazione al servizio segnalato nell'interrogazione e andato in onda il 10 aprile scorso nell'edizione delle 19.00 (e peraltro simile a quello andato in onda nell'edizione delle ore 14,20) si pongono in evidenza i seguenti elementi.
La notizia rilevante in quella giornata riguardava la dura contestazione operata nell'aula del Senato dal Movimento 5 Stelle nei confronti della cosiddetta «ghigliottina» (come peraltro si sottolinea nella stessa premessa all'interrogazione); nel tempo ristretto di un servizio televisivo si dava ampiamente conto sia dello scontro avvenuto in aula sia dei motivi e delle ragioni del Movimento 5 Stelle che aveva, nel servizio, spazio preponderante e ben due lunghi sonori.
Non si può sostenere che quelle fossero «le uniche due voci» del Movimento 5 Stelle, e definirle «spezzoni» poiché erano semmai gli unici due sonori presenti nel servizio, peraltro molto ampi e completi e senza contraddittorio (a livello di sonori).
Nel primo sonoro, che nell'interrogazione non viene riportato, il capogruppo 5 Stelle Sen. Santangelo si rivolge ai colleghi della maggioranza e dice fra l'altro: «Noi vi accompagneremo giorno dopo giorno considerando la vostra età avanzata...» frase che provoca pesanti reazioni di cui il servizio ovviamente dà conto.
Nel secondo sonoro, anch'esso non riportato nell'interrogazione, il Sen. Giarrusso dice: «questa norma sfascia lo Stato...questa che consente a poco prezzo di attaccare la libertà fondamentale dei cittadini che si esprime nel voto...voi volete colpire questa libertà...fuori la mafia dallo Stato». Dunque anche in questo caso un passaggio che non può essere definito «di contorno» ma che esprime in modo ampio e completo la posizione dei 5 Stelle in questa fase della discussione.
Considerato che si trattava di un dibattito in aula, un obbligo minimo di completezza ed equilibrio comportava che nel servizio si desse conto anche della posizione Pag. 339contraria a quella del Movimento 5 Stelle, è quindi tutt'altro che «fuorviante» riportare anche le posizioni di chi nel dibattito successivo agli attacchi del Movimento ricordava che il provvedimento contestato era stato giudicato «equilibrato e perfetto» dal Procuratore nazionale antimafia e dal Presidente dell'Authority anticorruzione.
In conclusione, considerando che nel servizio relativo ad un dibattito in aula comparivano solo i sonori dei parlamentari 5 Stelle, paradossalmente l'accusa di imparzialità e incompletezza potrebbe essere avanzata non già dal Movimento 5 Stelle, ma semmai dagli altri gruppi politici. In realtà, e questo vale nel caso in esame come per tutti gli argomenti del dibattito politico, la valutazione di obiettività e di completezza non può mai essere fatta su un singolo servizio (peraltro in questo caso ineccepibile rispetto alle contestazioni fatte) ma sul complesso dell'informazione che si dipana a volte per giorni sullo stesso tema. Occorre inoltre sempre tenere presente che il servizio pubblico, non meno degli altri operatori privati, ha il compito (sempre per i suddetti obblighi di completezza) di dare risalto agli avvenimenti che abbiano una forte rilevanza informativa, nel caso, come sopra già sottolineato, assai più che il contenuto del provvedimento, erano da ritenere rilevanti i toni e i modi del conflitto in Aula.
AIROLA. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 28 del 2000, dalla data di convocazione dei comizi elettorali la comunicazione politica radio-televisiva si svolge nelle forme delle tribune politiche, dei dibattiti, delle tavole rotonde, delle interviste e in ogni altra forma che consenta il confronto tra le posizioni politiche e i candidati in competizione;
tra la data di presentazione delle candidature e la data di chiusura della campagna elettorale gli spazi della comunicazione politica sono ripartiti secondo il principio paritario tra i soggetti politici aventi diritto all'accesso;
ai sensi del citato articolo 4, dalla data di presentazione delle candidature la concessionaria pubblica è obbligata a trasmettere i messaggi autogestiti attraverso le modalità stabilite, più in dettaglio, dalle delibere attuative della Commissione parlamentare di vigilanza;
nella Gazzetta Ufficiale n. 64 del 18 marzo 2014 è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica 17 marzo 2014, recante indizione dei comizi per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, che è entrato in vigore il giorno stesso;
la data di indizione dei comizi segna l'avvio della campagna elettorale e contestualmente, ai sensi della legge 22 febbraio 2000, n. 28, anche della cosiddetta par condicio elettorale;
la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha emanato il 1o aprile 2014 la delibera recante disposizioni attuative della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, fissata per il 25 maggio 2014;
ai sensi dell'articolo 4, comma 4, della delibera, gli aventi diritto presentano alla Rai formale richiesta di trasmissione di messaggi autogestiti entro due giorni dallo scadere dell'ultimo termine per la presentazione delle candidature, ovverosia le ore 20 del 18 aprile;
ai sensi dell'articolo 4, comma 5, della delibera, entro ventiquattro ore dal termine di cui al punto precedente (ovverosia il 19 aprile) la Rai provvede a ripartire le richieste pervenute nei contenitori mediante sorteggio, il calendario dei contenitori e dei relativi messaggi è successivamente pubblicato sul sito della Rai;
l'articolo 6 della delibera disciplina le tribune elettorali e prevede che le modalità di svolgimento delle stesse siano delegate alla direzione di Rai Parlamento;Pag. 340
l'articolo 13 della delibera prevede che il Presidente della Commissione parlamentare tenga «i contatti con la Rai che si rendono necessari per l'attuazione della delibera», con particolare riferimento al calendario e alle modalità di svolgimento delle Tribune, mentre il successivo articolo 14 stabilisce che il consiglio di amministrazione e il direttore generale si impegnino ad assicurare l'osservanza dei criteri contenuti nella delibera, potendo essere sostituiti, per quanto riguarda le Tribune, dal direttore competente;
in un comunicato stampa del 7 aprile 2014 del comitato di redazione di Rai Parlamento, si riferisce che l'assemblea di Rai Parlamento ha approvato all'unanimità l'affidamento al Comitato di Redazione «di un pacchetto di tre giorni di sciopero a seguito dell'ipotesi, rappresentata al CdR dal Direttore, di sospendere le trasmissioni del Tg Parlamento nella settimana dal 21 al 25 aprile, principalmente per ragioni economiche»;
proprio in quei giorni, come anticipato nei punti precedenti e come ricordato nello stesso comunicato, Rai Parlamento è impegnato nella realizzazione delle tribune elettorali, in vista delle elezioni europee;
sempre in quei giorni, e non oltre la data del 25 aprile, deve essere effettuato, ai sensi delle disposizioni attuative citate, il sorteggio per la ripartizione nei contenitori delle richieste di trasmissione di messaggi autogestiti pervenute.
Si chiede di conoscere:
quali siano precisamente le ragioni dell'annunciata sospensione delle trasmissioni di Tg Parlamento nella settimana dal 21 al 25 aprile;
quali azioni intenda intraprendere al fine di scongiurare la sospensione delle trasmissioni citate, assicurando in ogni caso che siano svolte, nei tempi previsti dalle disposizioni attuative e comunque non oltre il 25 aprile, le procedure previste dalla delibera della Commissione parlamentare di vigilanza per la trasmissione delle tribune elettorali e dei messaggi autogestiti. (201/996)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
L'ipotesi di sciopero prospettata, in un primo momento, dal C.d.R. di Rai Parlamento nei giorni tra il 21 e il 25 di aprile non ha più avuto seguito, lo sciopero infatti non è stato mai ufficialmente proclamato. In quei giorni pertanto tutte le attività di Rai Parlamento sono state regolarmente svolte.
MINZOLINI E PIETRO LIUZZI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il nuovo direttore Rai dott. Mucciante ha deciso di rielaborare il palinsesto dell'azienda eliminando alcuni programmi a favore di altri dedicati a musica e calcio;
è stata quindi improvvisamente soppressa venerdì 4 aprile 2014 per sostituirla con un nuovo programma musicale, «Con parole mie», una delle trasmissioni didattiche e culturali radiofoniche più seguite ed in assoluto più scaricata dai podcast Rai, in onda con continuità dal 26 giugno 1999 sulle frequenze di Radio1, dal lunedì al venerdì dalle 15:05 alle 15:34 (prima del 3 gennaio 2014 dalle 14:08 alle 14:47);
tale trasmissione ha avvicinato anche moltissimi giovani al mondo della radio e della comunicazione e soprattutto a un tipo di programma fatto di voci, suoni, versi, con una particolare attenzione all'ascolto, una trasmissione che «recupera e analizza fatti e persone del quotidiano di ieri per leggere il quotidiano di oggi» che ha contribuito a far conoscere autori famosi (Ovidio, Dante, Goethe, Pirandello, Flaiano – solo per citarne alcuni) parlando di storia, prosa e poesia e musica;
«Con parole mie» ha portato a Radio1 ascolti e pubblicità in quantità tale che è stato necessario aggiungere pause Pag. 341alla trasmissione per far fronte a tutte le richieste degli sponsor, in un orario che non è certo considerato di punta;
moltissimi ascoltatori continuano a criticare, sui social network o inviando lettere, la scelta operata dal dott. Mucciante. Persino alcuni assessori regionali alla cultura hanno inviato al Presidente della Rai Annamaria Tarantola, al Direttore Generale della Rai Luigi Gubitosi e per conoscenza al Presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai Roberto Fico una lettera in cui palesano sconcerto per la chiusura della trasmissione radiofonica;
gli assessori regionali alla cultura argomentano che «in base a uno studio del Prof. Tullio De Mauro, tra analfabeti, semi-analfabeti e analfabeti di ritorno, sono oltre il 70 per cento i nostri connazionali che non sono ancora in grado di comprendere un semplice testo in italiano, scritto o ascoltato. Davanti a questi scenari; insieme alle scuole dell'obbligo, sono determinanti le responsabilità delle imprese culturali e la Rai è la prima del nostro Paese»;
l'amara riflessione sulla chiusura della trasmissione è che appare inquietante che la Rai (Televisione e radio) rafforzi da alcuni anni l'originaria funzione di mezzo di intrattenimento a discapito dell'altrettanto originaria funzione di crescita culturale e sociale del Paese, omologando i suoi palinsesti a quelli delle reti commerciali;
si chiede di conoscere:
le ragioni per la quale il direttore Rai ha deciso di interrompere la programmazione della suddetta trasmissione;
a fronte dell'interesse costante dimostrato negli anni dagli ascoltatori per «Con parole mie», se non intenda reinserire la suddetta trasmissione culturale ed educativa nel palinsesto della Rai. (202/1004)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata di seguito si forniscono gli elementi predisposti dalla Direzione di Radio 1.
Sulla chiusura del programma «Con parole mie», si precisa che la scelta è stata dettata da diverse motivazioni; in primo luogo, dalla necessità di recepire nel palinsesto le indicazioni del Piano industriale, Cantiere sulla radio, circa la mission di Radio1 sono incentrati su informazione, sport e musica.
Autori come Ovidio, Dante, Goethe, Pirandello che «il programma ha contribuito a far conoscere, parlando di storia, prosa e poesia» – come si evidenzia nell'interrogazione – sono oggetto di missioni editoriali di altre reti radiofoniche e televisive ma non di Radio1. «Con parole mie», oltre ad essere evidentemente fuori linea rispetto alle indicazioni editoriali dell'azienda, presentava evidenti segni di logoramento, testimoniati anche dai dati di ascolto: 3,6 per cento di share a fronte di un dato medio di Radio1 del 5,4, in discesa e considerato estremamente negativo per la rete. Per quanto concerne il profilo della pubblicità si precisa che le vendite di spazi specificatamente legati al programma «Con parole mie» nell'intero 2013 sono stati praticamente irrilevanti.
Per quanto riguarda, poi, il fatto che «Con parole mie» sia la trasmissione «in assoluto più scaricata dai podcast Rai», segnalo che, nel mese di marzo 2014 (ultimo dato disponibile), il programma condotto da Umberto Broccoli ha segnato 75.571 download rispetto ai 590 mila del «Ruggito del coniglio», ai 522 mila di «610», ai 277 mila di «Ad alta voce». La classifica del podcast di Radio Rai prosegue, poi, con i 262 mila download di «Radio2 Supermax», i 186 mila di «Wikiradio», i 181 mila di «Un giorno da pecora», i 128 mila di «Prima pagina», i 119 mila di «Caterpillar», i 96 mila di «Fahrenheit», gli 86 mila di «Moby Dick» e gli 84 mila di «Radio3 mondo».
GASPARRI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la satira è riconosciuta come una forma di diritto di cronaca ed è tutelata Pag. 342dall'articolo 21 della Costituzione sulla libertà d'espressione e di manifestazione del pensiero, dall'articolo 9 della Costituzione quale riconoscimento del carattere culturale dell'attività e dall'articolo 33 Costituzione letto in combinato disposto con l'articolo 3 della medesima carta;
si tratta di un genere giornalistico che utilizza il sarcasmo e l'ironia e che per essere «discriminante» deve avvalersi della censura di personaggi pubblici o quantomeno noti;
caratteristica principale della satira è proprio la deformazione della realtà, la sua rappresentazione in termini paradossali, a cominciare dalle figurazioni caricaturali dei tratti somatici dei personaggi noti. L'interesse pubblico, riferito al personaggio rappresentato, è il solo parametro di valutazione della legittimità.
Considerato che:
la satira incontra dei limiti imposti dal rispetto di valori e beni fondamentali tutelati in via costituzionale. Non è dunque ammissibile l'attacco che miri a screditare il personaggio pubblico per le sue caratteristiche e qualità personali e non per le sue azioni;
la terza sezione civile della Cassazione con la sentenza 10495/09, ha ribadito che «nel formulare il giudizio critico possono essere utilizzate espressioni anche lesive dell'immagine altrui a patto che però esse risultino strumentalmente collegate alla manifestazione di un dissenso ragionato dell'obiettivo degli strali polemici, sia esso un'opinione o un comportamento». Si evince che le espressioni utilizzate non debbano costituire un'aggressione gratuita e distruttiva dell'onore di chi è oggetto della satira;
la terza sezione civile della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1753, dell'8 febbraio 2012, ha stabilito altresì che «la satira ha una funzione essenziale di controllo sociale e di protezione contro gli eccessi del potere. Tuttavia ad essa non è permesso fare accostamenti tanto ripugnanti da suscitare il disprezzo dell'opinione pubblica verso chi ne è oggetto. Per questo la satira deve essere sottoposta a dei limiti e deve arrestarsi rispetto a valori e beni fondamentali tutelati in via costituzionale».
Tenuto conto che:
la Rai – concessionaria del servizio pubblico radio televisivo – offre ampio spazio alla manifestazione del pensiero anche tramite il diritto di satira sia all'interno di trasmissioni di info «entertainment» sia attraverso format e programmi specifici;
tra questi programmi si inserisce «Che tempo che fa» condotto da Fabio Fazio, al quale, a partire dal 2005, partecipa anche l'attrice e conduttrice comica Luciana Littizzetto;
quest'ultima si prodiga in monologhi comici su temi d'attualità, spesso irriverenti;
nella trasmissione del 6 aprile u.s., l'attrice ha tenuto un lungo monologo sulla questione relativa alle riforme costituzionali e all'abolizione del Senato, nel corso del quale ha preso di mira quasi ed esclusivamente esponenti politici di centrodestra verso i quali ha usato le seguenti espressioni: «Comunque, anche i grandi intellettuali della sinistra, Zagrebelski, Rodotà, sono contrari all'abolizione. E anche la Spinelli, la Barbara, tra l'altro bravissima, eccellente, dice che se si elimina il Senato la democrazia viene debilitata perché il Senato è l'organo che riflette. Ah sì ? Io non me ne ero mai accorta. Barbara, io vorrei pensarla come te, avendo la Camera e il Senato siamo più garantiti. Però se avesse riflettuto un po’ bene in questi anni magari qualche caz..ta se la sarebbe risparmiata. Allora, stiamo parlando di Razzi, eh.. Barbara, Razzi riflette secondo te, Barbara ? Riflette se lo avvolgi nella stagnola e lo metti al sole. Allora lì riflette come il faro di Costantinopoli. Ecco, ti faccio alcuni nomi: Denis Verdini, ne vogliamo parlare ? Pluri-indagato. Schifani, che voleva fare il lodo per salvare le cinque cariche dello Stato. Crimi – no, sto parlando delle persone Pag. 343– che quando si discuteva dell'immunità di Berlusconi mandava i tweet parlando delle pareti intestinali di Berlu. Stiamo parlando di Scilipoti. Scilipoti, Barbara. Rosi Mauro. Nino Strano, quello che mangiava la mortadella, vi ricordate ? Calderoli, stiamo parlando di Calderoli che chiama la Kyenge orango. Gasparri. Gasparri è vice presidente del Senato, ma ti pare ? Ma sai che quando io sono giù di corda, giù di morale, per darmi un tono penso: dai, credici, Gasparri è vice presidente del Senato, ce la puoi fare, ce la puoi fare, ce la puoi fare. No perché a questo punto per riflettere così è meglio lasciar perdere»;
si chiede di sapere:
se la Rai non ritenga che la rappresentazione ridicolizzante fatta dalla Littizzetto non abbia associato allo scopo, lecito, dell'irrisione quello della denigrazione;
se non ritenga che la satira non sia esclusiva espressione artistica ma possegga un valore informativo in questo caso lesivo dell'immagine delle persone pubbliche coinvolte esponendole al pubblico ludibrio;
se non ritenga che la satira della Littizzetto non abbia superato il rispetto dei valori fondamentali, esponendo la persone coinvolte al disprezzo;
se non si ritenga che il messaggio satirico della Littizzetto sia entrato in conflitto con i diritti costituzionali all'onore e alla reputazione di cui in premessa. (203/1005)
RISPOSTA. – In riferimento all'interrogazione sopra indicata si precisa quanto segue.
Per quanto concerne il monologo di Luciana Littizzetto svoltosi all'interno del programma «Che tempo che fa», anche quello trasmesso con la puntata del 6 aprile scorso di cui nell'interrogazione, si tratta di una performance che rientra nella fattispecie della satira.
Su tale genere di espressione artistica la giurisprudenza ha affermato che «la peculiarità della satira, che si esprime con il paradosso e la metafora surreale, la sottrae al parametro della verità e la rende eterogenea rispetto alla cronaca; a differenza di questa che, avendo la finalità di fornire informazioni su fatti e persone, è soggetta al vaglio del riscontro storico, la satira assume i connotati dell'inverosimiglianza e dell'iperbole, per destare il riso e sferzare il costume» (Cassazione, 8 novembre 2007, n. 23314).
CENTINAIO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
secondo quanto riferisce l'Ansa il governo starebbe vagliando un provvedimento straordinario per combattere l'evasione del canone da inserire nel decreto per il taglio del cuneo fiscale;
le risorse recuperate andrebbero per metà al Tesoro e per metà alla Rai. Il recupero potenziale, secondo il dossier allo studio del governo, è di 600 milioni di euro e riguarda il 26,5 per cento dei nuclei familiari (pagano attualmente il canone il 68,7 per cento dei nuclei, pari a 16 milioni e mezzo, con un gettito complessivo di 1,7 miliardi di euro). Il recupero stimato è però di 300 milioni di euro, che sarebbe appunto diviso a metà tra Tesoro e Rai. Il gettito che arriverebbe nelle casse pubbliche sarebbe quindi di 150 milioni;
secondo quanto riporta oggi Il Fatto Quotidiano, Palazzo Chigi avrebbe già inviato una lettera ai vertici della Rai per metterli al corrente del provvedimento che venerdì prossimo approderà sul tavolo del Consiglio dei ministri. Nella lettera il governo chiederebbe un contributo alla televisione pubblica per finanziare i provvedimenti annunciati da Renzi, pari al 10 per cento del canone, cioè 170 milioni di euro;
si chiede di sapere:
se la direzione generale sia a conoscenza se quanto espresso in premessa corrisponde a verità e, in caso affermativo, Pag. 344se non reputi opportuno rendere note a questa Commissione tutte le informazioni relative all'argomento. (204/1006)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Il Decreto-Legge n. 66 del 24 aprile 2014 prevede all'articolo 21 una serie di disposizioni concernenti la Rai; più in particolare, il comma 3 prevede che «Ai fini dell'efficientamento, della razionalizzazione e del riassetto industriale nell'ambito delle partecipazioni detenute dalla Rai S.p.A., la Società può cedere sul mercato, secondo modalità trasparenti e non discriminatorie, quote di società partecipate, garantendo la continuità del servizio erogato. In caso di cessione di partecipazioni strategiche che determini la perdita del controllo, le modalità di alienazione sono individuate con decreto del Presidente del consiglio dei ministri adottato su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze d'intesa con il Ministro dello sviluppo economico»; mentre il comma 4 stabilisce che «Le somme da riversare alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, di cui all'articolo 27, comma 8, primo periodo, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, sono ridotte, per l'anno 2014, di euro 150 milioni».
In tale quadro, il Consiglio di Amministrazione Rai nella seduta del 29 aprile scorso ha dato mandato al Direttore Generale di ridefinire il Piano industriale dell'azienda per recepire le indicazioni del decreto e per avviare le procedure propedeutiche alla vendita di una quota minoritaria di RaiWay.
Il nuovo Piano Industriale sarà presentato al C.d.A. prevedibilmente entro 6/8 settimane.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la legge 28 del 2000, recante «Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica», all'articolo 9 comma 1 stabilisce che «Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni»;
il 10 aprile scorso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha approvato la Delibera recante «Disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, fissata per il 25 maggio 2014», pubblicata nella G.U. n. 78 del 3 aprile 2014;
l'articolo 4, comma 7, della citata Delibera stabilisce che: «In tutte le trasmissioni radiotelevisive diverse da quelle di comunicazione politica, dai messaggi politici autogestiti e dai programmi di informazione ricondotti sotto la responsabilità di specifiche testate giornalistiche, non è ammessa, ad alcun titolo, la presenza di candidati o di esponenti politici o di persone chiaramente riconducibili a soggetti politici, a partiti e alle liste concorrenti e non possono essere trattati temi di evidente rilevanza politica ed elettorale, né che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici;
la delibera n. 157/14/CONS, approvata il 9 aprile scorso dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in vista delle elezioni europee del 25 maggio prossimo, richiama «le emittenti televisive nazionali oggetto del monitoraggio dell'Autorità a provvedere, in maniera rigorosa e con effetto immediato, alla corretta applicazione dei principi del pluralismo informativo, così come declinati dalle norme e dai regolamenti richiamati nelle premesse, assicurando la parità di trattamento tra soggetti politici e l'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche, nonché la Pag. 345puntuale distinzione tra l'esercizio delle funzioni istituzionali, correlate alla completezza dell'informazione, e l'attività politica in capo agli esponenti del Governo per garantire il corretto svolgimento del confronto politico su cui si fonda il sistema democratico durante tutto il periodo della campagna elettorale in corso»;
lunedì 19 maggio prossimo, presso lo stadio Artemio Franchi di Firenze, la Nazionale cantanti disputerà la «Partita del Cuore 2014», per celebrare i 20 anni dell'associazione Emergency;
si apprende da fonti giornalistiche che, all'evento sportivo, parteciperebbe anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, insieme a Dario Nardella, candidato a sindaco di Firenze per il Partito Democratico e che la partita sarebbe trasmessa in diretta su RaiUno;
l'eventuale presenza del premier Renzi alla «Partita del Cuore 2014» non è certamente da inquadrare tra i compiti istituzionali propri del Presidente del Consiglio; piuttosto la partecipazione del premier e del candidato PD a sindaco di Firenze Dario Nardella, all'evento calcistico in premessa, si configurerebbe, come indicato in modo ineludibile dalla normativa in tema, come una evidente violazione della par condicio in vista delle elezioni europee e delle consultazioni amministrative, che riguarderanno anche il comune di Firenze;
si chiede di sapere:
se il presidente e il direttore generale della Rai siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se risulti confermata la diretta tv della partita in questione da parte di RaiUno;
se i vertici Rai non ritengano che l'eventuale presenza del premier Matteo Renzi e di Dario Nardella del PD, in occasione della «Partita del Cuore 2014», comporti delle chiare violazioni legate al mancato rispetto della par condicio;
quali iniziative di propria competenza il presidente e il direttore generale della Rai intendano porre in essere al riguardo, anche al fine di evitare possibili sanzioni per la Rai, connesse agli obblighi derivanti dalla par condicio. (205/1011)
RISPOSTA. – Con riferimento alle interrogazioni sopra citate, si informa che all'evento «La partita del cuore per Emergency», previsto per il prossimo 19 maggio e trasmesso in diretta da Rai Uno in prima serata, non parteciperanno né il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, né il Vice Sindaco di Firenze Dario Nardella, come del resto già reso noto su diversi organi di stampa.
GASPARRI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il 19 maggio p.v. si terrà allo stadio «Artemio Franchi» di Firenze, la «Partita del cuore per Emergency», una lodevole iniziativa benefica alla quale nel tempo in tanti, nel mondo delle istituzioni, abbiamo offerto sostegno e partecipazione;
l'evento sarà trasmesso in diretta su RaiUno in prima serata con la conduzione di Carlo Conti;
da notizie riportate dai principali organi di stampa tra cui «Il Giornale.it» del 22 aprile 2014, si apprende che all'evento potrebbero partecipare il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, segretario politico del Partito Democratico nonché il candidato a sindaco della città di Firenze Dario Nardella;
si chiede di sapere:
se corrispondano a verità le notizie di stampa citate in premessa;
in caso affermativo, se la partecipazione all'evento del premier Matteo Renzi e del candidato sindaco Nardella sia compatibile con le norme che regolano la comunicazione televisiva in periodo elettorale, in vista delle elezioni europee e amministrative del 25 maggio p.v.;
se possa essere rinviata ad altra data la trasmissione dell'evento o il suo Pag. 346stesso svolgimento, ove fosse possibile disputare in data diversa la partita di beneficenza. (206/1012)
RISPOSTA. – Con riferimento alle interrogazioni sopra citate, si informa che all'evento «La partita del cuore per Emergency», previsto per il prossimo 19 maggio e trasmesso in diretta da Rai Uno in prima serata, non parteciperanno né il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, né il Vice Sindaco di Firenze Dario Nardella, come del resto già reso noto su diversi organi di stampa.
D'ALESSANDRO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il Codice Etico Rai deve essere conosciuto e rispettato da tutti i dipendenti e collaboratori dell'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo;
all'articolo 2.3 «Professionalità» del citato Codice Etico si stabilisce che «ciascun esponente aziendale e collaboratore deve agire in modo da tutelare il prestigio e la reputazione della Società»;
all'articolo 7.5 «Doveri del personale» il Codice Etico Rai dispone che «... dipendenti e collaboratori sono, inoltre, tenuti ad effettuare le più opportune valutazioni al fine di evitare situazioni e comportamenti che possano esporre a nocumento gli interessi e/o l'immagine di Rai»;
in data 20 aprile scorso, Loris Mazzetti, capostruttura di RaiTre presso la sede di Milano, ha pubblicato su Twitter il seguente post: «Ma quale ingiustizia contro Berlusconi se non ci fosse stata la legge Cirielli avrebbero dovuto buttare via la chiave della cella»;
non è ammissibile che un funzionario Rai di lungo corso come Loris Mazzetti, in azienda dal 1980 pubblichi dichiarazioni completamente destituite di ogni fondamento, gravemente offensive, unicamente tese a denigrare il leader di uno dei principali partiti politici; seppur rilasciate all'interno di un social network non riconducibile direttamente alla Rai, le dichiarazioni esposte sono comunque di pubblico dominio e provengono da un dirigente della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo che ha l'obbligo di garantire un'informazione il più possibile imparziale, obiettiva, completa e plurale;
già in altre circostanze, nei mesi scorsi, Mazzetti ha rilasciato dichiarazioni false, dai toni intimidatori, ancor più gravi perché rivolte all'indirizzo dell'onorevole Renato Brunetta, componente della Commissione di vigilanza Rai, come il sottoscritto interrogante, rappresentante del Gruppo Forza Italia nella Commissione medesima;
Mazzetti, schierato politicamente in maniera pubblica è stato più volte richiamato dall'azienda e oggetto di un provvedimento di sospensione nel 2010 per i propri comportamenti ritenuti lesivi dell'immagine della Rai;
si chiede di sapere:
se i vertici Rai siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se il direttore generale intenda fornire al consiglio di amministrazione Rai l'informativa mensile prevista dall'articolo 1.5 del Codice Etico Rai, sull'attuazione ed il controllo del rispetto e dell'efficacia del Codice stesso;
se i vertici Rai non ritengano, in ottemperanza alle disposizioni contenute nel Codice Etico Rai e richiamate in premessa, di sottoporre il capostruttura Loris Mazzetti al giudizio di una commissione disciplinare. (207/1022)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
La competente Commissione prevista dal Codice Etico si riunirà nei prossimi giorni Pag. 347e, tra i vari punti all'ordine dei lavori, valuterà la questione oggetto dell'interrogazione per i conseguenti adempimenti.
Tale valutazione si baserà innanzitutto su quanto previsto dal nuovo testo del Codice Etico. In tale ambito, in particolare si evidenziano le seguenti disposizioni: quella del penultimo comma del punto 3 che recita: «Il Codice definisce le regole di comportamento la cui osservanza da parte di tutti i destinatari è di importanza fondamentale per il buon funzionamento, l'affidabilità e la reputazione di Rai verso gli stakeholders e, più in generale, verso l'intero contesto civile, sociale ed economico in cui opera»; l'altra disposizione è quella, al punto 4, dove nell'ambito della tutela del patrimonio aziendale, è previsto che «ciascun destinatario è tenuto, inoltre, ad evitare di inviare comunicazioni elettroniche in qualsiasi forma (ivi incluse e-mail, blog, forum, commenti) che possano ledere direttamente o indirettamente l'immagine di Rai».
PELUFFO. — Al Direttore generale della Rai. — Premesso che si apprende da un comunicato del CDR Raisport del 10/4/2014 quanto segue:
l'Assemblea di Rai Sport denuncia la mancanza di un progetto strategico del servizio pubblico in tema di sport;
i due canali dedicati non hanno alcuna identità e vedono fiorire, giorno dopo giorno, anche spazi che poco hanno a che fare col giornalismo (prima la cucina, poi la medicina, i libri, l'oroscopo...) o contenitori basati troppo spesso sulle parole e sui talk, con il ricorso a opinionisti e commentatori quasi tutti pagati;
i costi dei canali non sono affatto separati – come era stato garantito dall'Azienda – da quelli delle trasmissioni di Testata e non è dato sapere il budget riservato alle une, alle altre o al prodotto che Rai Sport deve fornire alle altre Testate;
a questo confuso scenario si aggiungono una riduzione di risorse economiche per le trasmissioni storiche della Testata e una mancanza totale di novità che, secondo l'Assemblea, non può essere legata unicamente alla scelta dei conduttori, degli opinionisti, delle scenografie. Ciò nonostante gli ascolti dimostrano come il prodotto Rai Sport sulle reti generaliste trovi il consenso del pubblico e meriti conferme e maggiori spazi;
sempre in tema di prodotto l'Assemblea non riscontra alcuna idea, né novità neppure negli appuntamenti che Rai Sport proporrà al prossimo Mondiale di calcio. L'assegnazione delle conduzioni e la scelta del personale in trasferta sembrano essere ancora una volta gli unici punti di riferimento. Inoltre l'Assemblea dissente sull'esiguo numero di inviati coinvolti a fronte di altre figure giornalistiche, ulteriore dimostrazione di una mancata applicazione del contratto di lavoro;
l'Assemblea denuncia infine la mancanza di un indirizzo editoriale che esprima contenuti, idee, strategie e innovazioni reali per il prodotto quotidiano e per ciò che riguarda il prossimo futuro;
si chiede di sapere:
quale sia la posizione dell'Azienda sulla materia enunciata dal comunicato citato;
quali prospettive strategiche ed editoriali si intendano assumere in merito alla gestione delle problematiche evidenziate, segnatamente in prospettiva del prossimo importante evento rappresentato dal Campionato Mondiale di calcio.
(208/1024)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
La tematica oggetto dell'interrogazione – le prospettive di revisione delle strategie e dell'offerta editoriale della Rai sul fronte sportivo nonché una eventuale riorganizzazione della testata Rai Sport – non può che essere presa in considerazione nell'ambito del più ampio processo di ridefinizione del piano industriale.Pag. 348
A tal proposito, infatti, rilevano le disposizioni del Decreto-Legge n. 66 del 24 aprile 2014 che – tra l'altro – prevede all'articolo 21, comma 4, che «Le somme da riversare alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, di cui all'articolo 27, comma 8, primo periodo, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, sono ridotte, per l'anno 2014, di euro 150 milioni».
In tale quadro, il Consiglio di Amministrazione Rai nella seduta del 29 aprile scorso ha dato mandato al Direttore Generale di ridefinire il Piano industriale dell'azienda per recepire le indicazioni del decreto e per avviare le procedure propedeutiche alla vendita di una quota minoritaria di RaiWay.
Il nuovo Piano Industriale sarà presentato al C.d.A. entro 6/8 settimane.
CENTINAIO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
negli ultimi giorni sui canali Rai viene trasmesso uno spot che mette in evidenza gli aspetti positivi dell'Unione Europea e l'importanza per l'Italia di farne parte;
anche se lo spot termina con uno slogan che recita: «informare, non influenzare», lo spot ha un intento che non lascia una libera interpretazione, ma dà una connotazione precisa per le musiche utilizzate, per le frasi pronunciate e per le immagini che scorrono;
ad un mese dalle elezioni europee, a cui si presentano anche liste che sollevano dubbi sull'appartenenza dell'Italia all'Europa e sull'utilizzo della moneta unica, lo spot della Rai sembra uno spot elettorale, quanto mai inopportuno perché prodotto da un'azienda che svolge un servizio pubblico e che dovrebbe quindi rappresentare l'intera popolazione dei cittadini utenti;
si chiede di sapere:
se lo spot in questione è stato prodotto con i soldi pubblici, derivanti dal pagamento del canone che tutti i cittadini utenti sono tenuti a versare e a quanto ammonta il costo totale della produzione dello spot medesimo;
se la direzione non ritenga inopportuna la trasmissione dello spot europeista, principalmente in questo particolare momento politico in vista delle elezioni europee in cui alcuni partiti candidati hanno una posizione critica nei confronti dell'idea di Europa rappresentata dallo spot della Rai. (209/1026)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale si precisa che gli «spot» cui si fa riferimento nell'interrogazione sono in realtà un programma crossmediale di breve durata denominato «Scintille»; in altre parole si tratta di un programma in pillole realizzato dalla Rai e, quindi, non di una campagna pubblicitaria sociale o istituzionale di terzi soggetti.
Il programma è stato realizzato con la finalità di sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi legati all'integrazione comunitaria ed alla genesi della stessa in vista del semestre italiano di Presidenza dell'Unione europea e le tematiche trattate non hanno alcuna rilevanza né diretta, né indiretta con la competizione elettorale.
In tale quadro, pertanto, si sottolinea come «Scintille» non presenti alcun connotato di «spot elettorale» sia dal punto di vista progettuale che produttivo; fa parte della «alfabetizzazione» in materia di Europa che la Rai ha deciso di realizzare in vista del Semestre Europeo.
Al riguardo, si evidenzia come i testi delle «Scintille» abbiano sempre una duplice chiave di lettura caratterizzata, da una parte, da una sintesi storico argomentativa, mai enfatica o celebrativa, e dall'altra da una lettura dubitativa che chiama il telespettatore ad una riflessione comunque autonoma.
Ancora, si fa presente che i temi legati all'Unione europea, sia in favore sia di segno contrario, sono trasversali, con sfumature diverse, tra i soggetti politici, da Pag. 349destra a sinistra, e non sono idonei a determinare situazioni di vantaggio a favore di alcun competitor elettorale.
Peraltro, si ribadisce che, senza voler entrare negli specifici contenuti delle «Scintille», essi presentano degli argomenti storico illustrativi asettici, non enfatici, anche critici degli errori commessi e delle lacune dell'attuale struttura istituzionale dell'Europa unita, che risultano compatibili con le posizioni di tutti i partiti.
Ad oggi sono stati finalizzate 14 puntate di «Scintille, di Europa, si deve parlare». Nessuna delle quattordici puntate è dedicata all'Euro e alle prossime elezioni del 25 maggio. Le puntate sono visionabili da chiunque sul sito www.europa.rai.it.
Il programma è prodotto internamente dalla Rai con un totale medio oscillante nell'ordine di grandezza di circa 3-4 mila euro; il forte contenimento dei costi è dipeso, oltre che dall'utilizzo di risorse interne, anche dall'utilizzo delle immagini delle videoteche UE (gratuite per tutte le emittenti pubbliche europee).
FICO. — Al Presidente della Rai. – Premesso che:
nella Gazzetta Ufficiale n. 64 del 18 marzo 2014 è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica 17 marzo 2014, recante indizione dei comizi per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, che è entrato in vigore il giorno stesso;
ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge n. 28 del 2000, nel periodo elettorale a tutte le emittenti è prescritto di informare i cittadini sulle modalità di voto e sugli orari di apertura e chiusura dei seggi elettorali;
l'articolo 5 della delibera attuativa sulle elezioni europee emanata il 1o aprile 2014 dalla Commissione parlamentare di vigilanza Rai disciplina estesamente le modalità attraverso le quali la concessionaria pubblica è tenuta ad assolvere all'obbligo di informazione sulle modalità del voto, individuando a tal fine due fasi;
nella prima fase, già trascorsa, compresa tra la data di entrata in vigore della delibera e il termine per la presentazione delle candidature, la Rai era tenuta a predisporre e trasmettere una scheda televisiva e radiofonica, nonché apposite pagine del televideo, che illustrassero gli adempimenti per la presentazione delle candidature e le modalità e gli spazi adibiti per la sottoscrizione delle liste;
nella seconda fase, compresa tra la scadenza del termine per la presentazione delle candidature e la mezzanotte del secondo giorno precedente la data delle elezioni, la Rai è tenuta a trasmettere schede televisive e radiofoniche che illustrino le principali caratteristiche della votazione, «con particolare riferimento ai sistemi elettorali e alle modalità di espressione del voto», specificando in particolare le modalità peculiari previste per gli elettori affetti da disabilità;
l'articolo 5, comma 4, della delibera, inoltre, indica quali fasce orarie preferibili per la trasmissione delle schede informative quelle a ridosso dei principali notiziari e delle tribune, prevedendone anche la traduzione simultanea nella lingua dei segni, nel rispetto delle persone non udenti;
ai sensi del comma 6 dello stesso articolo, le schede informative sulle modalità di voto sono messe a disposizione on line «per la trasmissione gratuita da parte delle emittenti televisive e radiofoniche nazionali e locali disponibili, oltre ad essere caricate on line sui principali siti di video sharing gratuiti»;
si chiede di sapere:
in che modo, precisamente, la Rai abbia assolto, nella prima fase della campagna elettorale, gli obblighi di cui all'articolo 5, comma 1, della delibera attuativa per le elezioni europee emanata dalla Commissione parlamentare di vigilanza il 1o aprile 2014;
in che modo la Rai stia dando oggi compiuta attuazione all'articolo 5, commi Pag. 3502, 3 e 4, della delibera, in particolare in quali fasce orarie vengano, di consueto, trasmesse le schede informative in oggetto, se esse contengano informazioni sulle modalità di voto per gli elettori disabili, se infine siano state tradotte nella lingua dei segni e messe a disposizione on line anche sui principali siti di video sharing gratuiti. (210/1027)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Con riferimento all'articolo 5 della delibera attuativa per le elezioni Europee, emanata dalla Commissione parlamentare di Vigilanza il 1o aprile 2014, si precisa che la Rai ha ottemperato agli obblighi previsti nelle seguenti modalità:
Spot «Presentazione liste Europee 2014» (commi 1 e 4). Lo spot in questione, realizzato anche con la traduzione nella lingua dei segni, è andato in onda sulle tre reti generaliste e sulle reti tematiche Rai News e Rai Sport 1 dal 7 al 16 aprile (ultimo giorno utile per la presentazione delle liste) in orari di buon ascolto in testa o in coda ai telegiornali (la domenica, su Rai Uno, lo spot è stato trasmesso subito dopo la fiction di prima serata). Inoltre la clip informativa è stata pubblicata sul sito www.rai.it e sul sito www.raiparlamento. rai.it e sui principali video sharing gratuiti così come previsto al comma 6. Inoltre il testo dello spot è stato pubblicato, nello stesso periodo, anche sulle pagine nazionali del Televideo.
Spot «Voto domiciliare e assistito» (commi 3 e 4). Lo spot illustrativo è stato realizzato anche con la traduzione nella lingua dei segni. Lo spot è andato in onda sulle tre reti generaliste e sulle reti tematiche Rai News e Rai Sport 1 dal 17 aprile al 5 maggio (termine per la richiesta alle ASL) in orari di buon ascolto in testa o in coda ai telegiornali (anche in questo caso la domenica su Rai Uno subito dopo la fiction di prima serata). Anche in questo caso, la clip informativa è stata pubblicata sul sito www.rai.it e sul sito www.raiparlamento. rai.it e sui principali video sharing gratuiti. Inoltre il testo dello spot è stato pubblicato nello stesso periodo, anche sulle pagine nazionali del Televideo.
Spot «Come si vota» (commi 2 e 4). Lo spot sulle modalità di espressione del voto è stato realizzato con la traduzione nella lingua dei segni oltre che con una grafica di particolare evidenza. Lo spot è in onda dal 6 maggio sulle tre reti generaliste e sulle reti tematiche Rai News e Rai Sport 1 in orari di buon ascolto in testa o in coda ai telegiornali (anche in questo caso la domenica su Rai Uno subito dopo la fiction di prima serata). La clip informativa è pubblicata sul sito www.rai.it e sul sito www.raiparlamento.rai.it e sui principali video sharing gratuiti. Inoltre il testo dello spot è pubblicato anche sulle pagine nazionali del Televideo.
FICO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
l'articolo 3 del decreto legislativo n. 177 del 2005 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) individua fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose;
la concessionaria pubblica, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera a) del Contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, è tenuta a «garantire il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione, di apertura alle diverse opinioni e tendenze sociali e religiose, di salvaguardia della identità nazionale e della memoria storica del Paese e del patrimonio culturale europeo, di quelle locali e delle minoranze linguistiche, nonché delle diversità etno-culturali»;
la Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo Pag. 351afferma che il dovere dell'imparzialità è «quello che più connota l'identità del servizio pubblico»;
la Carta, inoltre, assicura che il servizio pubblico non trasmette spot pubblicitari che contrastino con i principi e gli impegni in essa stabiliti;
nella Gazzetta Ufficiale n. 64 del 18 marzo 2014 è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica 17 marzo 2014, recante indizione dei comizi per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, che è entrato in vigore il giorno stesso;
ai sensi dell'articolo 4, comma 2, della delibera attuativa della legge n. 28 del 2000 emanata, per le elezioni europee, dalla Commissione parlamentare di vigilanza Rai il 1o aprile 2014, nel periodo elettorale in tutte le trasmissioni informative della concessionaria pubblica non possono essere determinate, «anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche»;
nel periodo elettorale in corso, la Rai sta trasmettendo una serie di messaggi pubblicitari volti ad illustrare, da un lato, la genesi del processo di integrazione europea, gli obiettivi che l'Unione europea ha conseguito e le sue prospettive di sviluppo, dall'altro, soprattutto, i benefici derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione, ad esempio con riferimento alla pace, alla moneta unica, agli scambi fra i Paesi membri, all'efficienza energetica;
il fine di questi messaggi sembra essere, prima facie, quello di cementare il senso di appartenenza europea degli italiani e di promuovere la più ampia partecipazione all'elezione dei membri italiani al Parlamento europeo fissata il 25 maggio;
i contenuti dei messaggi, tuttavia, si spingono sino ad affermare e sostenere, con espressioni edulcorate, la validità del modello europeo esistente, ignorando completamente l'esistenza di visioni e posizioni critiche sull'assetto comunitario vigente;
nello spot intitolato «Di Europa si deve parlare», viene elencata una serie di benefici che deriverebbero dall'eventuale trasformazione dell'Unione europea in senso più marcatamente federale («se fossimo uno Stato saremmo anche primi alle Olimpiadi»);
tali messaggi, dunque, a dispetto della volontà esplicitamente affermata di «informare, non di influenzare», rivestono una chiara funzione di promozione di un modello europeo in particolare;
essi, dunque, sono equiparabili a spot di natura elettorale, in quanto implicitamente volti ad orientare il consenso verso quei soggetti politici che di quel modello sono promotori e sostenitori, non rappresentando nessuna delle posizioni critiche esistenti nei confronti delle regole, del funzionamento e dell'architettura dell'Unione europea;
alcuni organi di informazione riferiscono che tali messaggi rientrano nel progetto «Cantiere Europa», avviato dalla stessa concessionaria del servizio pubblico, come del resto pare evincersi dall'immagine con il logo della Rai in chiusura degli spot;
si chiede di sapere:
quali siano il numero e la natura di questi messaggi, quale sia il soggetto che li ha realizzati e quali siano la frequenza e le fasce orarie in cui, di regola, sono trasmessi;
quali siano stati i costi sostenuti per la loro realizzazione;
se non ritenga che la diffusione degli spot citati in premessa costituisca una violazione sia del principio di imparzialità e di apertura dei mezzi di informazione alle «diverse tendenze politiche, sociali e culturali», come affermato, tra gli altri, dal decreto legislativo n. 177 del 2005, sia dei principi e delle norme in materia di par condicio;
quali azioni urgenti intenda intraprendere al fine di far cessare la trasmissione Pag. 352di spot i cui contenuti, anziché assolvere la funzione propria del servizio pubblico di richiamare l'attenzione del cittadino-utente all'esercizio del diritto di voto, ne orientano la scelta, determinando situazioni di vantaggio o di svantaggio tra i competitori elettorali, a danno di quei soggetti politici che hanno assunto posizioni più complesse e critiche nei confronti delle regole e del funzionamento attuali dell'Unione europea. (211/1028)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale si precisa che gli «spot» cui si fa riferimento nell'interrogazione sono in realtà un programma crossmediale di breve durata denominato «Scintille»; in altre parole si tratta di un programma in pillole realizzato dalla Rai e, quindi, non di una campagna pubblicitaria sociale o istituzionale di terzi soggetti.
Il programma è stato realizzato con la finalità di sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi legati all'integrazione comunitaria ed alla genesi della stessa in vista del semestre italiano di Presidenza dell'Unione europea e le tematiche trattate non hanno alcuna rilevanza né diretta, né indiretta con la competizione elettorale.
In tale quadro, pertanto, si sottolinea come «Scintille» non presenti alcun connotato di «spot elettorale» sia dal punto di vista progettuale che produttivo; fa parte della «alfabetizzazione» in materia di Europa che la Rai ha deciso di realizzare in vista del Semestre Europeo.
Al riguardo, si evidenzia come i testi delle «Scintille» abbiano sempre una duplice chiave di lettura caratterizzata, da una parte, da una sintesi storico argomentativa, mai enfatica o celebrativa, e dall'altra da una lettura dubitativa che chiama il telespettatore ad una riflessione comunque autonoma.
Ancora, si fa presente che i temi legati all'Unione europea, sia in favore sia di segno contrario, sono trasversali, con sfumature diverse, tra i soggetti politici, da destra a sinistra, e non sono idonei a determinare situazioni di vantaggio a favore di alcun competitor elettorale.
Peraltro, si ribadisce che, senza voler entrare negli specifici contenuti delle «Scintille», essi presentano degli argomenti storico illustrativi asettici, non enfatici, anche critici degli errori commessi e delle lacune dell'attuale struttura istituzionale dell'Europa unita, che risultano compatibili con le posizioni di tutti i partiti.
Ad oggi sono stati finalizzate 14 puntate di «Scintille, di Europa, si deve parlare». Nessuna delle quattordici puntate è dedicata all'Euro e alle prossime elezioni del 25 maggio. Le puntate sono visionabili da chiunque sul sito www.europa.rai.it.
Il programma è prodotto internamente dalla Rai con un totale medio oscillante nell'ordine di grandezza di circa 3-4 mila euro; il forte contenimento dei costi è dipeso, oltre che dall'utilizzo di risorse interne, anche dall'utilizzo delle immagini delle videoteche UE (gratuite per tutte le emittenti pubbliche europee).
«Scintille» va in onda sui diversi canali dell'offerta Rai (4 puntate al giorno su quelli generalisti, 5 su quasi tutti quelli tematici): la collocazione nei palinsesti avviene nelle diverse fasce orarie in funzione delle esigenze della programmazione.
MARAZZITI, NISSOLI, PREZIOSI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
con legge 31 dicembre 2012, n. 247 è stata approvata la nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense;
l'articolo 23 della legge professionale prevede che agli avvocati degli enti pubblici venga affidata la trattazione esclusiva e stabile degli affari legali dell'ente;
per la trattazione esclusiva degli affari legali dell'ente è obbligatoria l'iscrizione all'elenco speciale annesso all'albo professionale degli avvocati;
in base all'articolo 36 del nuovo codice deontologico forense costituisce illecito disciplinare il comportamento dell'avvocato Pag. 353che agevoli, o in qualsiasi altro modo, diretto o indiretto, renda possibile a soggetti non abilitati l'esercizio abusivo dell'attività di avvocato o consenta che tali soggetti ne possano trarre benefici economici, comportando la commissione dell'illecito la sospensione dell'attività professionale da due a sei mesi;
la Rai-Radiotelevisione italiana Spa ha costituito per la trattazione esclusiva degli affari legali dell'ente un ufficio legale iscritto all'elenco speciale annesso all'albo sin dal 1952;
l'ufficio legale della Rai ha costantemente assolto alla propria funzione di assistenza legale degli incaricati amministrativi nella redazione degli atti di ufficio;
l'ufficio legale ha espletato ed espleta la propria attività a tutela della funzione pubblica svolta dalla Rai quale organismo di diritto pubblico in quanto concessionario del servizio pubblico radiotelevisivo;
l'ufficio legale della Rai espleta la propria funzione di trattazione esclusiva degli affari legali dell'ente sia in sede di consulenza giuridica generale, sia in sede stragiudiziale sia in sede giudiziale;
risulta a chi scrive che di recente l'autonomia degli avvocati interni appartenenti all'ufficio legale potrebbe essere pregiudicata e forse compromessa con l'immissione di funzionari o dirigenti appartenenti all'apparato amministrativo non iscritti all'albo in contrasto con l'articolo 23 della legge professionale e con gli articoli 7, lett. c), e 12 del regolamento attuativo della legge professionale forense approvato dal Consiglio dell'Ordine di Roma in data 13 dicembre 2013 che vietano sottoporre gli avvocati alle dipendenze di un coordinatore appartenente al ruolo amministrativo;
risulta a chi scrive che gli avvocati interni siano in una situazione che potrebbe portare ad una carenza della strumentazione tecnica e di studio e del personale di supporto necessari per l'espletamento dell'attività professionale in violazione dell'articolo 11 del regolamento approvato dal Consiglio dell'Ordine di Roma in data 13 dicembre 2013;
risulta a chi scrive che il direttore dell'ufficio legale della Rai, nel suo operato, possa agire in maniera che vi sia la possibilità che si verifichi la confusione tra ruolo professionale di avvocato e ruoli amministrativi in violazione delle prescrizioni di cui al nuovo codice deontologico forense, consentendo che elementi appartenenti all'apparato amministrativo siano in posizione di superiorità gerarchica aziendale nei confronti di avvocati interni, consentendo da parte di elementi appartenenti ai ruoli amministrativi privi di iscrizione all'albo la spendita del titolo di avvocato nella corrispondenza aziendale in violazione dell'articolo 2, comma 7, della legge professionale n. 247/12;
si chiede di sapere:
se i vertici della Rai a cui è rivolto il quesito siano a conoscenza dei fatti esposti e se intendano intervenire per porre rimedio alla denunciata situazione, garantendo la conformità a legge e regolamento dell'organismo di diritto pubblico Rai-Radiotelevisione italiana Spa concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e consegnando infine rapporto alle autorità competenti per il seguito di competenza in ordine a quanto esposto. (212/1036)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue:
l'articolo 23, Legge 31 dicembre 2012, n. 247 ivi richiamato, non prevede che «agli avvocati degli enti pubblici venga affidata la trattazione esclusiva e stabile degli affari legali dell'ente», ma – significativamente – che «gli avvocati degli uffici legali specificamente istituiti presso gli enti pubblici, (...), ai quali venga assicurata la piena indipendenza ed autonomia nella trattazione esclusiva e stabile degli affari legali dell'ente ed un trattamento economico adeguato alla funzione professionale svolta, sono iscritti in un elenco speciale Pag. 354annesso all'albo» e che «l'iscrizione nell'elenco è obbligatoria per compiere le prestazioni indicate nell'articolo 2»;
a sua volta l'articolo 2, comma 6, della medesima legge, riserva alla competenza degli avvocati «l'attività professionale di consulenza legale e di assistenza legale stragiudiziale» solo «ove connessa all'attività giurisdizionale, se svolta in modo continuativo, sistematico e organizzato», consentendo in ogni caso «l'instaurazione di rapporti di lavoro subordinato (...) aventi ad oggetto la consulenza e l'assistenza legale stragiudiziale, nell'esclusivo interesse del datore di lavoro»;
presso la Direzione ALS di Rai vi è compresenza di avvocati iscritti nell'elenco speciale di cui all'articolo 23 citato e figure diverse, senza che ciò possa costituire violazione alcuna della normativa sopra richiamata;
l'eventuale asserita «immissione di funzionari o dirigenti appartenenti all'apparato amministrativo non iscritti all'albo» ipotizzata dai richiedenti non sarebbe, dunque, in contrasto con il disposto dell'articolo 23 in questione;
le esigenze di organico della Direzione, anche con riguardo alle specifiche figure e professionalità necessarie, sono ovviamente finalizzate all'attuazione della mission aziendale;
peraltro, a seguito dell'entrata in vigore del Regolamento approvato dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma nel dicembre 2013, il Direttore degli affari legali e societari ha provveduto a rappresentare al Vertice aziendale, anche in ottemperanza agli obblighi di segnalazione previsti dal predetto Regolamento, l'esigenza di formalizzare l'impegno, a cura del legale rappresentante Rai, a rispettare il contenuto del predetto Regolamento;
conseguentemente, a seguito di dibattito consiliare sul tema, il legale rappresentante di Rai ha comunicato al Presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma che non sono allo stato sussistenti i presupposti per il permanere dell'iscrizione all'elenco speciale dei dipendenti dell'Azienda attualmente iscritti ad esso;
è tuttora in corso la verifica circa la compatibilità delle previsioni regolamentari con l'organizzazione interna di Rai;
non è dato comprendere inoltre la presunta carenza «della strumentazione tecnica e di studio del personale di supporto necessari per l'espletamento dell'attività professionale» nella quale verserebbe oggi il personale della Direzione ALS, atteso che nessuna comunicazione in tal senso è mai pervenuta all'Azienda;
del tutto priva di fondamento è infine l'insinuazione, rivolta esplicitamente al Direttore degli Affari legali e Societari, di aver dolosamente agevolato l'abusiva spendita del titolo di avvocato a «elementi appartenenti ai ruoli amministrativi privi di iscrizione all'albo».
CENTINAIO — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
il gioco d'azzardo è vietato dal codice penale, ma nel nostro Paese è stato introdotto il gioco con partecipazione a distanza, vale a dire la licenza, concessa a varie società, per la gestione di apparecchi per il gioco online, con un considerevole aumento del fatturato per le società concessionarie. Non a caso, negli ultimi anni, l'industria del gioco d'azzardo è diventata una delle più importanti del Paese, tanto che slot machine, poker, scommesse e giochi d'azzardo di diversa natura hanno inondato il mercato a ritmi sempre più frenetici, con notevole crescita del numero dei giocatori, che coinvolge ogni gruppo sociale, compresi pensionati, casalinghe, giovani, e che fa dell'Italia il primo Paese al mondo per spesa pro capite dedicata al gioco;
secondo i dati della Consulta nazionale fondazioni antiusura, il gioco d'azzardo è considerato la maggior causa di Pag. 355ricorso a debiti e/o usura in Italia e la dipendenza dal gioco, ludopatia, è una delle principali cause di suicidio;
sui 30 milioni di scommettitori stimati oggi in Italia, 15 milioni sono scommettitori abituali e almeno 3 milioni di questi sono a rischio di sviluppare una patologia. Secondo alcune stime, una quota di queste persone, circa 120.000, già soffre di dipendenza comportamentale da gioco d'azzardo patologico;
nonostante appaia indiscutibile che la dipendenza da gioco d'azzardo sia un problema sociale drammatico che raggiunge numeri preoccupanti, la Rai trasmette sulle reti pubbliche pubblicità che incitano a giocare d'azzardo, anche in fasce orarie protette e prima della trasmissione di programmi dedicati anche ad un pubblico giovane e giovanissimo, come può essere un evento sportivo;
sabato 3 maggio, in attesa della trasmissione della finale di Coppa Italia, evento seguito da 8.800.000 persone, che ha raggiunto il 20,07 per cento di share, sono stati trasmessi due spot sul gioco d'azzardo e sulle slot machine;
la Lega Nord ha chiesto con insistenza che fosse inserito nel nuovo Contratto di servizio il divieto di pubblicità del gioco d'azzardo, alla stregua di quanto avviene per le pubblicità che incentivino il fumo;
la Rai offre un servizio pubblico sulla base di una specifica concessione, ed anche il Consiglio di Stato ha statuito che la nozione di pubblico servizio può essere definita facendo riferimento alla capacità di rispondere ad un'utilità generale e collettiva;
la trasmissione di spot a favore del gioco d'azzardo non può certo essere ricompresa fra le attività di utilità generale e collettiva, ma al contrario può aggravare una situazione sociale già molto pericolosa;
si chiede di sapere:
se l'azienda ritenga coerente con la missione di servizio pubblico televisivo che ricopre la Rai, la trasmissione di spot che incentivano il gioco d'azzardo e che quindi potrebbero potenzialmente contribuire ad allargare una piaga sociale del nostro Paese particolarmente pericolosa in questo periodo di crisi economica. (213/1042)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale, il quadro normativo di riferimento attualmente vigente cui la Rai si attiene è il seguente:
Il D.L. 13 settembre 2012, n. 158 convertito dalla legge 8 novembre 2012, n. 189 (c.d. «Decreto Balduzzi») all'articolo 7 recante «Disposizioni in materia di vendita di prodotti del tabacco, misure di prevenzione per contrastare la ludopatia e per attività sportiva non agonistica» stabilisce con il comma 4 che: «Sono vietati messaggi pubblicitari concernenti il gioco con vincite in denaro nel corso di trasmissioni televisive o radiofoniche e di rappresentazioni teatrali o cinematografiche rivolte ai minori e nei trenta minuti precedenti e successivi alla trasmissione delle stesse. (...)».
La circolare dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del 20 dicembre 2012 avente ad oggetto «Art. 7 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito dalla legge 8 novembre 2012, n. 189 – prescrizioni ai fini della prevenzione dei fenomeni di gioco compulsivo – prime indicazioni» non prevede al riguardo indicazioni ulteriori o più specifiche.
Successivamente all'entrata in vigore delle sopra citate norme, Rai si è convenzionalmente imposta una limitazione più ampia ossia di non trasmettere tale tipologia di messaggi nella fascia oraria 16.00-19.00, prevedendo limitate deroghe per particolari eventi sportivi.
Sul piano autodisciplinare, Sistema Gioco Italia (Federazione che rappresenta Pag. 356l'80 per cento degli operatori del settore gioco presso Confindustria) ha previsto nelle proprie «Linee guida applicative delle disposizioni del Decreto Balduzzi» approvate il 23 luglio 2013:
1. Televisione.
1.1 «La pubblicità non dovrà essere trasmessa sui canali con genere di programmazione tematico «bambini e ragazzi» del DDT e satellitare».
1.2 «La pubblicità in tutti gli altri canali non dovrà essere trasmessa nella fascia protetta per i minori (0-18 anni) tra le ore 16.00 e le ore 19.00 come già previsto dal codice pubblicitario. La pubblicità non dovrà essere trasmessa durante i programmi direttamente rivolti ai minori e nei programmi che hanno i minori come protagonisti anche se trasmessi fuori dalla suddetta fascia protetta, né nei 30 minuti precedenti e successivi agli stessi».
1.3 «Si intendono esclusi dal punto 1.2 i canali sportivi e/o le trasmissioni sportive o di eventi sportivi a rilevanza nazionale o internazionale nonché i canali tematici dedicati al gioco (es. partite di calcio, Olimpiadi, Formula 1, GP, Teleippica, Pokeritalia 24, Totoscommesse ecc...), fatte salve le regole specifiche delle singole emittenti.».
La Legge 11 marzo 2014, n. 23 («Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita») all'articolo 14 («Giochi pubblici»), comma 1, prevede che: «Il Governo è delegato ad attuare, con i decreti legislativi di cui all'articolo 1, il riordino delle disposizioni vigenti in materia di giochi pubblici, riordinando tutte le norme in vigore in un codice delle disposizioni sui giochi, (...)». Il comma 2 stabilisce che «Il riordino di cui al comma 1 è effettuato nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi: «(...) z) rafforzamento del monitoraggio, controllo e verifica circa il rispetto e l'efficacia delle disposizioni vigenti in materia dei divieto di pubblicità per i giochi con vincita in denaro, soprattutto per quelli online, anche ai fini della revisione della disciplina in materia, con particolare riguardo all'obiettivo della tutela dei minori; aa) introduzione del divieto di pubblicità nelle trasmissioni radiofoniche e televisive nel rispetto dei principi sanciti in sede europea relativi alla tutela dei minori per i giochi con vincita in denaro che indicono comportamenti compulsivi; bb) previsione di una limitazione massima della pubblicità riguardante il gioco online, in particolare quella realizzata da soggetti che non conseguono concessione statale di gioco; (...)».
Al riguardo, si segnala che il decreto legislativo che dovrà dare attuazione alle suddette disposizioni non è stato ancora emanato.
Stante il quadro sopra esposto, in sintesi, Rai, previa verifica della sussistenza delle autorizzazioni dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato in capo all'operatore pubblicitario, trasmette pubblicità di giochi e scommesse escludendola:
per i canali dedicati ai minori;
per le trasmissioni dedicate agli stessi e nei trenta minuti precedenti e successivi;
nella fascia oraria 16.00-19.00, con specifiche deroghe per particolari eventi sportivi.
NESCI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
il testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (decreto legislativo n. 177 del 2005) stabilisce che la disciplina del sistema radiotelevisivo a tutela degli utenti sia tenuta a garantire i diritti fondamentali della persona;
ai sensi dell'articolo 3 del testo unico, sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo tra gli altri, «il rispetto della dignità della persona, della promozione e tutela del benessere, della salute e dell'armonico sviluppo fisico, psichico e morale del minore, garantiti dalla Costituzione, dal diritto dell'Unione europea, dalle norme internazionali vigenti nell'ordinamento italiano e dalle leggi statali e regionali»;Pag. 357
l'articolo 36-bis del citato testo unico, recante principi generali in materia di comunicazioni commerciali audiovisive e radiofoniche, al comma 1, lett. b), c) e g), stabilisce che tali comunicazioni «non utilizzano tecniche subliminali», «non pregiudicano il rispetto della dignità umana», «non incoraggiano comportamenti pregiudizievoli per la salute o la sicurezza», «non arrecano pregiudizio fisico morale ai minori»;
l'assenza di volgarità, la non rappresentazione di atti di violenza fine a se stessa, il decoro, il buon gusto ed il rispetto della sensibilità degli utenti sono criteri che informano, dunque, anche l'intera programmazione del servizio pubblico, ivi compresi i messaggi pubblicitari;
tali principi sono infatti richiamati sia nel contratto di servizio stipulato dalla concessionaria pubblica con il Ministero dello sviluppo economico, sia nella Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del Servizio pubblico radiotelevisivo, la quale afferma, in particolare, che il servizio pubblico, pur tenuto per ragioni finanziarie a trasmettere spot pubblicitari, «non accetterà quelli che contrastino con i principi e gli impegni di questa Carta»;
le disposizioni puntuali in materia sono contenute nel codice dell'autodisciplina pubblicitaria (58ª edizione, in vigore dal 27 marzo 2014);
ai sensi dell'articolo 9 del codice, «la comunicazione commerciale non deve contenere affermazioni o rappresentazioni di violenza fisica o morale o tali che, secondo il gusto e la sensibilità dei consumatori, debbano ritenersi indecenti, volgari o ripugnanti»;
l'articolo 28-ter del codice, dedicato, segnatamente, alle pubblicità di «giochi con vincita in denaro», stabilisce che la comunicazione commerciale in questo ambito «non deve contrastare con l'esigenza di favorire l'affermazione di modelli di comportamento ispirati a misura, correttezza e responsabilità. Ciò a tutela dell'interesse primario degli individui, ed in particolare dei minori, ad una vita familiare, sociale e lavorativa protetta dalle conseguenze di comportamenti di gioco non responsabile, determinati da eccesso o dipendenza»;
il medesimo articolo 28-ter precisa, inoltre, che la comunicazione commerciale non deve «incoraggiare il gioco eccessivo o incontrollato», «negare che il gioco possa comportare dei rischi», «indurre a ritenere che il gioco contribuisca ad accrescere la propria autostima, considerazione sociale e successo interpersonale»;
come ricostruito da un articolo apparso sul sito dedicato alla sostenibilità sociale e al mondo del no profit, «Vita.it», da domenica 6 aprile la Rai trasmette uno spot pubblicitario di «Star Vegas», portale dedicato al gioco online;
durante la pubblicità, come denunciato nel citato articolo a firma di Marco Dotti, emerge «un gusto per il macabro e per lo sfottò». In effetti, la pubblicità mostra un ragazzo preso a tal punto dal gioco della slot machine che si isola completamente dalla realtà circostante, fino a provocare un «incidente» di un ciclista il quale va a schiantarsi contro la stessa slot machine, saltando brutalmente in aria;
a riguardo l'IAP (Istituto dell'autodisciplina pubblicitaria) ha ricevuto numerose segnalazioni critiche nei confronti della ricordata pubblicità, irriguardosa nei confronti di quelle famiglie colpite dalla piaga del gioco d'azzardo;
i contenuti dello spot appaiono infatti apertamente in contrasto con i principi generali in materia di comunicazioni commerciali audiovisive e con le puntuali prescrizioni di cui agli articoli 9 e 28-ter del codice dell'autodisciplina pubblicitaria;
ciononostante, l'IAP, in risposta alle segnalazioni critiche giunte da diversi telespettatori, non ha ravvisato profili tali da ritenere lo spot in contrasto con le norme del citato Codice di autodisciplina, giacché Pag. 358la narrazione contestata costituirebbe «un'iperbole pubblicitaria», consentita dal codice;
secondo l'IAP, in altri termini, si tratterebbe di «una situazione paradossale che come tale non è suscettibile di emulazione» e non permetterebbe «un'immediata decodifica in termini di comportamenti aggressivi o violenti»;
essendo la rappresentazione del «giocatore accanito» giustificata dal ricorso alla «iperbole pubblicitaria» di cui all'articolo 2 del codice, il caso è stato chiuso;
la motivazione addotta dall'IAP, tuttavia, appare estremamente carente, giacché i contenuti dello spot pubblicitario di «Star Vegas» appaiono non soltanto in contrasto con i principi legislativi e le norme deontologiche sopra richiamati, ma anche irrispettosi della dignità della persona, in particolare di coloro che hanno vissuto realmente la piaga e gli effetti devastanti della dipendenza dal gioco d'azzardo, in alcuni casi pagandone le conseguenze con la vita;
nonostante i molteplici profili di criticità, la Rai ha comunque continuato a trasmettere questo spot, come denunciato ancora dal sito «Vita.it»;
si chiede di sapere:
se la Rai non ritenga che i contenuti dello spot pubblicitario di «Star Vegas», per le ragioni esposte, non siano apertamente in contrasto con i principi e le disposizioni, richiamati in premessa, del Testo unico dei servizi media audiovisivi, del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale, nonché del Contratto di servizio e della Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo;
quali azioni la Rai sia in grado ed eventualmente intenda promuovere al fine di impedire la diffusione di quei contenuti dello spot contrastanti con i suddetti principi, considerato che, ai sensi dell'articolo 5 del contratto della pubblicità radiotelevisiva, la concessionaria pubblica può avvalersi, «in qualsiasi momento» e «per esigenze connesse alla natura di pubblico servizio», della facoltà di «non diffondere e/o di sospendere la diffusione dei messaggi pubblicitari». (214/1043)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
Riguardo alle supposte violazioni dello spot oggetto dell'interrogazione, si evidenziano le seguenti considerazioni a sostegno della conformità del messaggio in questione:
con riferimento agli articoli 9 e 28-ter del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, l'Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria ha ritenuto che non vi fosse alcun contrasto con gli stessi;
rispetto ai principi generali in materia di comunicazioni commerciali di cui all'articolo 36-bis del Testo Unico dei servizi di media audiovisivi nonché a quelli espressi nel Contratto di Servizio e nella Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del Servizio pubblico radiotelevisivo, Rai non ha ritenuto vi fossero evidenti violazioni degli stessi.
CUOMO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge n. 112 del 2004, e dell'articolo 45, comma 1, del successivo decreto legislativo n. 177 del 2005, il servizio pubblico generale radiotelevisivo è affidato per concessione a una società per azioni, che lo svolge sulla base di un contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero delle comunicazioni e di contratti di servizio regionali e, per le province autonome di Trento e Bolzano, provinciali, con i quali sono individuati i diritti e gli obblighi della società concessionaria;
con il decreto-legge n. 66 del 24 aprile 2014, il Governo, nell'ambito delle politiche di revisione della spesa, chiede alla Rai un impegno che vada a ridurre il Pag. 359trasferimento da parte dello Stato di 150 milioni di euro per l'anno 2014 attraverso scelte di efficientamento e cessione di quote di partecipate;
l'articolo 21 del decreto-legge 66/2014 prevede la modifica dell'articolo 17 della legge n. 112 del 2004 nella parte in cui si garantisce l'articolazione della società concessionaria in una o più sedi nazionali e in sedi in ciascuna regione e nelle province autonome di Trento e Bolzano; il nuovo testo elimina l'articolazione regionale e sopprime la norma che attribuisce alle medesime sedi autonomia finanziaria e contabile in relazione all'attività di adempimento degli obblighi di pubblico servizio ad esse affidati;
l'informazione regionale della Rai negli anni è divenuta un punto di riferimento per i cittadini per la valorizzazione delle realtà locali e rappresenta uno dei pilastri del servizio pubblico: da sempre le sedi regionali raccontano il territorio dando voce a tutte le realtà, anche le più piccole e lontane, garantendo la pluralità dell'informazione;
chiudere o accorpare le sedi regionali della Rai, che attraverso i TGR svolgono una funzione importante di tutela del diritto costituzionale dei cittadini ad essere informati sui vari aspetti della vita sociale, culturale e istituzionale, significa stravolgere e smantellare il sistema informativo pubblico regionale e locale e indebolire l'intero panorama informativo nazionale considerando che le edizioni nazionali dei telegiornali Rai sono composti in gran parte da contributi delle sedi regionali;
la logica, pienamente condivisa, degli interventi finalizzati a maggior efficienza, razionalizzazione, equità e rilancio del Paese non può essere applicata in un settore così delicato e strategico. Nei prossimi mesi le testate regionali Rai dovranno fare gli investimenti per completare il piano di digitalizzazione (una operazione che vede la sede di Campobasso tra le prime a partire in Italia) e che ha comportato un investimento complessivo di 500 milioni di euro;
si chiede di sapere:
se la Rai, nell'ambito delle politiche aziendali di spending review e di razionalizzazione della programmazione, non intenda predisporre proposte alternative alla norma che sopprime l'articolazione regionale della Rai-Radiotelevisione italiana Spa al fine di evitare che le sedi regionali della Rai siano chiuse o accorpate e garantire a tutti i cittadini il diritto all'informazione e a un servizio pubblico pluralista, libero e imparziale.
(215/1045)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Il Piano industriale 2013-2015 ha l'obiettivo di definire – nell'ambito di un quadro organico complessivo – le strategie che la Rai deve perseguire al fine, tra l'altro, di raggiungere l'eccellenza nell'offerta (TV, Radio, Multimediale, Internazionale), realizzare una tecnologia d'avanguardia e conseguire l'equilibrio economico/finanziario.
Per raggiungere tali obiettivi il piano è stato articolato su 12 diversi cantieri, ancora in via di progressiva definizione; tra questi uno riguarda anche la tematica delle Sedi regionali.
Per quanto attiene tale tematica, si ritiene opportuno evidenziare che, al fine della puntuale definizione del quadro normativo di riferimento, nell'ambito del Decreto-Legge n. 66 del 24 aprile 2014, l'articolo 21 stabilisce una serie di disposizioni concernenti la Rai; più in particolare per le Sedi regionali rilevano i commi:
1) All'articolo 17 della legge 3 maggio 2004, n. 112, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, la lettera p) è sostituita dalla seguente: «p) l'informazione pubblica a livello nazionale e regionale, nel rispetto di quanto previsto alla lettera f);»;
b) il comma 3 è soppresso.
2) Fino alla definizione di un nuovo assetto territoriale da parte di Rai S.p.a., le sedi regionali o, per le province autonome Pag. 360di Trento e di Bolzano, le sedi provinciali della società continuano ad operare in regime di autonomia finanziaria e contabile in relazione all'attività di adempimento degli obblighi di pubblico servizio affidati alle stesse.
Tenuto conto del fatto che tale decreto è attualmente in fase di conversione in legge e che tra gli emendamenti presentati taluni riguardano anche i commi 1 e 2 dell'articolo 21, per una puntuale valutazione degli interventi da mettere in atto non si può prescindere dal completamento dell'iter di conversione del provvedimento.
In tale quadro, si deve ricordare che il Consiglio di Amministrazione Rai nella seduta del 29 aprile scorso ha dato mandato al Direttore Generale di ridefinire il Piano industriale dell'azienda per recepire le indicazioni del decreto.
La revisione del Piano Industriale sarà completata nell'arco di alcune settimane.
ROSSI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
da alcuni giorni la Rai trasmette messaggi promozionali su Expo Milano 2015;
si chiede di conoscere:
il numero degli spot per ogni canale Rai;
la frequenza e le fasce orarie in cui, di regola, tali spot sono trasmessi;
se gli spot siano a titolo gratuito o a titolo oneroso, e, in quest'ultimo caso, chi sia il soggetto committente, quale sia la data di stipulazione del contratto, la sua durata, l'importo complessivo e il costo per ogni passaggio;
se siano previste altre iniziative di promozione a titolo oneroso dell'evento nei prossimi mesi, quali banner su siti Rai o spot radiofonici;
se sia previsto un canale Rai dedicato a Expo 2015 e, in caso affermativo, se verrà sottoposto a una direzione costituita ad hoc o ad altra già esistente;
quali e quante risorse in termini di dirigenti, tecnici, giornalisti e personale amministrativo verrebbero assegnate a tale eventuale nuovo canale dedicato e se ciò avverrebbe attingendo alle risorse già esistenti ovvero ricorrendo a nuove assunzioni. (216/1059)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
In linea generale, si deve tener conto che Rai ed Expò Milano 2015 hanno definito a luglio del 2013 un accordo che prevede, per Rai, l'impegno a svolgere una serie di iniziative comunicative volte a promuovere, nell'ambito di tutte le piattaforme Rai, l'esposizione universale e il suo tema «Nutrire il pianeta, Energia per la vita». Pertanto, l'attività svolta da Rai tende a valorizzare e promuovere sia l'evento in quanto tale sia le tematiche complesse e profonde legate alla nutrizione umana, all'alimentazione e allo sviluppo sostenibile.
Tra le iniziative comunicative, Rai si è impegnata a realizzare – attraverso una struttura, denominata Rai Expo, appositamente creata – inserimenti nell'ambito della programmazione televisiva e radiofonica già esistente, di realizzare prodotti ad hoc di varia durata e collocazione, sia attraverso la televisione, i nuovi media, la radio, le fiction, le app, con un impegno finalizzato nel suo complesso alla diffusione della conoscenza del tema e dell'evento. Non è previsto un canale dedicato a Expo 2015.
Ad oggi l'attività di comunicazione si è articolata prevalentemente attraverso la presenza, in settimane «dedicate», dei contenuti Expò all'interno della programmazione sia televisiva che radiofonica, e attraverso la realizzazione di filmati-programmi cross-mediali denominati «Scintille» della durata di 2 minuti circa, collocati sui diversi canali dell'offerta Rai nelle diverse fasce orarie; in termini quantitativi, Pag. 361nel corso del 2014 le «Scintille» hanno avuto oltre 800 passaggi (di cui poco più del 20 per cento sulle reti generaliste). Sotto il profilo editoriale, ogni filmato tratta un tema o sottotema Expò 2015 da un punto di vista originale con l'obiettivo di incuriosire, attrarre, promuovere l'evento con domande accattivanti.
La comunicazione, inoltre, si è sviluppata anche attraverso un sito web in italiano, inglese e cinese (lingue ufficiali di Expo 2015), e con la partecipazione ai 6 maggiori social mondiali (Facebook, Twitter, ecc.). Le diverse iniziative possono anche essere a titolo oneroso. Non sono previsti nei prossimi mesi banner o spot radiofonici.
ROSSI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
l'articolo 3 del decreto legislativo n. 177 del 2005 (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) individua fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose;
la concessionaria pubblica, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera a) del Contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, è tenuta a «garantire il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione, di apertura alle diverse opinioni e tendenze sociali e religiose, di salvaguardia della identità nazionale e della memoria storica del Paese e del patrimonio culturale europeo, di quelle locali e delle minoranze linguistiche, nonché delle diversità etno-culturali;
la Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo afferma che il dovere dell'imparzialità è «quello che più connota l'identità del servizio pubblico»;
la Carta, inoltre, assicura che il servizio pubblico non trasmette spot pubblicitari che contrastino con i principi e gli impegni in essa stabiliti;
nella Gazzetta Ufficiale n. 64 del 18 marzo 2014 è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica 17 marzo 2014, recante indizione dei comizi per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, che è entrato in vigore il giorno stesso;
ai sensi dell'articolo 4, comma 2, della delibera attuativa della legge n. 28 del 2000 emanata, per le elezioni europee, dalla Commissione parlamentare di vigilanza Rai il 1o aprile 2014, nel periodo elettorale in tutte le trasmissioni informative della concessionaria pubblica non possono essere determinate, «anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche»;
nel periodo elettorale in corso, la Rai sta trasmettendo una serie di messaggi pubblicitari volti ad illustrare, da un lato, la genesi del processo di integrazione europea, gli obiettivi che l'Unione europea ha conseguito e le sue prospettive di sviluppo, dall'altro, soprattutto, i benefici derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione, ad esempio con riferimento alla pace, alla moneta unica, agli scambi fra i Paesi membri, all'efficienza energetica;
il fine di questi messaggi sembra essere, prima facie, quello di cementare il senso di appartenenza europea degli italiani e di promuovere la più ampia partecipazione all'elezione dei membri italiani al Parlamento europeo fissata il 25 maggio;
i contenuti dei messaggi, tuttavia, si spingono sino ad affermare e sostenere, con espressioni edulcorate, la validità del modello europeo esistente, ignorando completamente l'esistenza di visioni e posizioni critiche sull'assetto comunitario vigente;
nello spot intitolato «Di Europa si deve parlare», viene elencata una serie di benefici che deriverebbero dall'eventuale trasformazione dell'Unione europea in Pag. 362senso più marcatamente federale («se fossimo uno Stato saremmo anche primi alle Olimpiadi»);
tali messaggi, dunque, a dispetto della volontà esplicitamente affermata di «informare, non di influenzare», rivestono una chiara funzione di promozione di un modello europeo in particolare;
essi, dunque, sono equiparabili a spot di natura elettorale, in quanto implicitamente volti a orientare il consenso verso quei soggetti politici che di quel modello sono promotori e sostenitori, non rappresentando nessuna delle posizioni critiche esistenti nei confronti delle regole, del funzionamento e dell'architettura dell'Unione europea;
alcuni organi di informazione riferiscono che tali messaggi rientrano nel Progetto «Cantiere Europa», avviato dalla stessa concessionaria del servizio pubblico, come del resto pare evincersi dall'immagine con il logo della Rai in chiusura degli spot;
si chiede di conoscere:
se gli spot siano a titolo gratuito o a titolo oneroso, e, in quest'ultimo caso, la tipologia del contratto stipulato (pubblicitario o di altro genere), il soggetto italiano o europeo committente, la data della sua stipulazione, la sua durata, l'importo complessivo e il costo per ogni passaggio;
il numero degli spot per ogni canale Rai, il soggetto che li ha realizzati, l'inizio e il termine della campagna informativa;
la frequenza e le fasce orarie in cui, di regola, sono trasmessi;
se non ritengano che la diffusione degli spot citati in premessa costituisca una violazione sia del principio di imparzialità e di apertura dei mezzi di informazione alle «diverse tendenze politiche, sociali e culturali», come affermato, tra gli altri, dal decreto legislativo n. 177 del 2005, sia dei principi e delle norme in materia di par condicio;
quali azioni urgenti intendano intraprendere al fine di far cessare la trasmissione di spot i cui contenuti, anziché assolvere la funzione propria del servizio pubblico di richiamare l'attenzione del cittadino-utente all'esercizio del diritto di voto, ne orientano la scelta, determinando situazioni di vantaggio o di svantaggio tra i competitori elettorali, a danno di quei soggetti politici che hanno assunto posizioni più complesse e critiche nei confronti delle regole e del funzionamento attuali dell'Unione europea. (217/1060)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si riportano di seguito le informazioni già fornite a riscontro di analoghe interrogazioni precedenti.
In linea generale si precisa che gli «spot» cui si fa riferimento nell'interrogazione sono in realtà un programma crossmediale di breve durata denominato «Scintille»; in altre parole si tratta di un programma in pillole realizzato dalla Rai e, quindi, non di una campagna pubblicitaria sociale o istituzionale di terzi soggetti.
Il programma è stato realizzato con la finalità di sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi legati all'integrazione comunitaria ed alla genesi della stessa in vista del semestre italiano di Presidenza dell'Unione europea e le tematiche trattate non hanno alcuna rilevanza né diretta, né indiretta con la competizione elettorale.
In tale quadro, pertanto, si sottolinea come «Scintille» non presenti alcun connotato di «spot elettorale» sia dal punto di vista progettuale che produttivo; fa parte della «alfabetizzazione» in materia di Europa che la Rai ha deciso di realizzare in vista del Semestre Europeo.
Al riguardo, si evidenzia come i testi delle «Scintille» abbiano sempre una duplice chiave di lettura caratterizzata, da una parte, da una sintesi storico argomentativa, mai enfatica o celebrativa, e dall'altra da una lettura dubitativa che chiama il telespettatore ad una riflessione comunque autonoma.
Ancora, si fa presente che i temi legati all'Unione europea, sia in favore sia di segno contrario, sono trasversali, con sfumature Pag. 363diverse, tra i soggetti politici, da destra a sinistra, e non sono idonei a determinare situazioni di vantaggio a favore di alcun competitor elettorale.
Peraltro, si ribadisce che, senza voler entrare negli specifici contenuti delle «Scintille», essi presentano degli argomenti storico illustrativi asettici, non enfatici, anche critici degli errori commessi e delle lacune dell'attuale struttura istituzionale dell'Europa unita, che risultano compatibili con le posizioni di tutti i partiti.
Ad oggi sono stati finalizzate 14 puntate di «Scintille, di Europa, si deve parlare». Nessuna delle quattordici puntate è dedicata all'Euro e alle prossime elezioni del 25 maggio. Le puntate sono visionabili da chiunque sul sito www.europa.rai.it.
Il programma è prodotto internamente dalla Rai con un totale medio oscillante nell'ordine di grandezza di circa 3-4 mila euro; il forte contenimento dei costi è dipeso, oltre che dall'utilizzo di risorse interne, anche dall'utilizzo delle immagini delle videoteche UE (gratuite per tutte le emittenti pubbliche europee).
«Scintille» va in onda sui diversi canali dell'offerta Rai (4 puntate al giorno su quelli generalisti, 5 su quasi tutti quelli tematici): la collocazione nei palinsesti avviene nelle diverse fasce orarie in funzione delle esigenze della programmazione.
NESCI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
l'articolo 4 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici annovera, fra i principi generali del sistema radiotelevisivo, il rispetto da parte di tutti i programmi dei diritti fondamentali della persona, nonché l'obbligo di rettificare trasmissioni o notizie contrarie a verità, suscettibili di ledere gli interessi morali o materiali della persona;
il Contratto di servizio stipulato dalla Rai con il Ministero dello sviluppo economico impone agli operatori del servizio pubblico il principio della responsabilità nel rispetto della dignità della persona, a tal fine improntando l'intera programmazione, ivi comprese le trasmissioni di informazione e di approfondimento, al rispetto della verità dei fatti;
il citato Contratto di servizio dedica particolare attenzione alle persone con disabilità, non soltanto assicurando loro la possibilità di fruire adeguatamente dell'informazione diffusa dal servizio pubblico, ma anche mediante una apposita programmazione;
la retinite pigmentosa è una distrofia retinica di natura genetica degenerativa progressiva che nel corso della sua evoluzione porta quasi sempre alla cecità: è una malattia rara e ad oggi non si conosce nessuna terapia in grado di fermare o tanto meno di curare tale degenerazione, con la conseguenza che le persone con distrofia retinica, quale la Retinite Pigmentosa o la malattia di Stargardt o la degenerazione maculare senile, hanno una continua e inesorabile diminuzione della loro capacità visiva e cercano in ogni modo di mantenere la loro autonomia aggrappandosi sino all'estremo a quel pur piccolo residuo visivo che li divide dal buio;
proprio per tali motivi la legge n. 138 del 3 aprile 2001, riguardante la «classificazione e quantificazione delle minorazioni visive e norme in materia di accertamenti oculistici», menziona anche la retinite pigmentosa tra le forme di invalidità;
nel corso della trasmissione «Domenica in... L'Arena» condotta da Massimo Giletti, andata in onda il 6 aprile c.a. su Rai Uno, si è trattato il tema della lotta ai falsi invalidi;
come denunciato dalle associazioni di settore, il programma ha affrontato il tema senza dare «una corretta informazione sulla disabilità visiva»;
nonostante le rassicurazioni del conduttore nei confronti delle persone disabili e la precisazione dell'intento della trasmissione finalizzata – a detta dello stesso conduttore – ad indagare la correlazione dell'indennità di accompagnamento al reddito Pag. 364della persona e della lotta ai falsi invalidi, si è scelto di affrontare la questione superficialmente, offrendo ai telespettatori un quadro estremamente distorto della questione in oggetto;
come argomentato da Antonio Giuseppe Malafarina sul sito de «Il Corriere della Sera», «(Giletti, nda), una volta mostrati i dati sull'aumento delle spese di indennità per le persone disabili negli ultimi anni, la parola è stata lasciata agli opinionisti. Dal dibattito è emerso che legare l'indennità di accompagnamento ai redditi sui 100.000 euro è una misura corretta, sebbene, come sottolineato, dal direttore del Tg4, in questo modo non si farebbe necessariamente cassa, giacché occorrerebbe preliminarmente capire quale sia il numero di cittadini disabili con un reddito così alto;
né il conduttore né uno degli ospiti si sono premurati di precisare che vi sarebbe il rischio di togliere l'indennità di accompagnamento per redditi oltre i 40.000 euro lordi, come previsto dall'iniziale legge di stabilità 2014, cioè una cifra troppo bassa per costituire ricchezza. Si è opinato che la madre degli errori starebbe a monte, ossia in quei 12 miliardi di euro destinati pensioni e indennità a favore delle persone disabili e considerati una cifra eccessiva. Si è perciò effettuato il tentativo di dimostrare che fra quei soldi ce ne sarebbero molti assegnati a chi non ha diritto, cosa che non corrisponde al vero;
la seconda parte della trasmissione si è concentrata in modo specifico sui falsi ciechi ed ha visto sorgere la polemica con l'Unione italiana ciechi e ipovedenti, che in un primo momento era stata invitata a partecipare al programma;
nel comunicato stampa dell'associazione pubblicato il giorno seguente alla trasmissione, si esprime «sconcerto e disappunto per le modalità poco professionali con le quali è stata esclusa dalla trasmissione la presidenza nazionale dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti, cioè la maggiore organizzazione di rappresentanza di ciechi e ipovedenti in Italia, deputata per legge a tutelarne gli interessi morali e materiali»;
nel suddetto comunicato, per le ragioni sopra esposte, si denunciano anche «le modalità di conduzione, apparse poco chiare e piuttosto superficiali che rischiano di diffondere false informazioni ed errati convincimenti nel pubblico dei telespettatori relativamente ai delicati temi dei cosiddetti “falsi ciechi” e addirittura del diritto a percepire l'indennità di accompagnamento»;
non è la prima volta, peraltro, che, col pretesto di colpire i falsi invalidi, viene invece realizzata disinformazione e mistificazione della realtà che va a colpire direttamente i legittimi diritti degli invalidi. Su tutte si ricorda la puntata del primo aprile 2012 (dal titolo emblematico: «Falsi invalidi s.p.a.») durante la quale si dibatteva, tra le altre cose, di una signora, invalida civile, presentata come non vedente che andava in giro in bicicletta ed esercitava la professione di parrucchiera: molti degli ospiti e lo stesso conduttore parevano mostrare dubbi sulla liceità dell'indennità di accompagnamento di cui godeva la signora che, ad onor del vero, era affetta dalla malattia degenerativa della retinite pigmentosa;
il risultato, allora come oggi, è quello di mettere in dubbio la liceità dell'indennità di accompagnamento per una malattia decisamente delicata e invalidante com’è quella della retinite pigmentosa;
visti tali precedenti, non appare allora casuale che due giorni prima della trasmissione andata in onda il 6 aprile c.a. (quando si dava per certa la partecipazione dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti), Assia Andrao, presidente di Retina Italia ONLUS, la federazione delle Associazioni per la lotta alle distrofie retiniche ereditarie, abbia dichiarato: «Le nostre insistenti richieste di affrontare il tema con serietà e competenza dopo le devianti trasmissioni del 2012 e 2013, ci hanno portato in trasmissione e ci auspichiamo di poter finalmente dare una panoramica Pag. 365corretta dell'argomento e soprattutto chiarire la complessa situazione degli ipovedenti, ma soprattutto di ridare giusta dignità alle persone con disabilità visiva, che lottano quotidianamente per la loro autonomia». Cosa che, per i motivi esposti e per l'invito prima inviato e poi annullato, a detta dell'interrogante non è stata assolutamente garantita, col risultato – conseguente – che il resoconto offerto dalla trasmissione su una tematica così delicata risulta essere foriero di un'immagine non solo non attinente al vero, ma anche socialmente pericolosa in quanto rischia di far passare come «falsi invalidi» persone che già convivono con drammatici problemi di salute ogni giorno della loro vita e che necessitano di aiuti statali per il loro mantenimento;
si chiede di sapere:
quali iniziative intenda assumere – come richiesto anche dall'Unione italiana ciechi e ipovedenti – al fine di garantire la più corretta informazione sul tema, offrendo alla suddetta associazione e ad altri soggetti che si ritenga utile e opportuno aggiungere, un adeguato spazio televisivo tramite il quale poter fornire al pubblico le informazioni più ampie e complete, secondo i principi normativi e le finalità del servizio pubblico, nel rispetto della dignità di tutti e, in particolare, di quella fascia di cittadini posta ingiustamente sotto accusa nella trasmissione in parola attraverso informazioni errate ed interpretazioni della realtà tanto semplicistiche quanto inaccettabili da parte del servizio pubblico. (218/1072)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Con riferimento alla puntata de «l'Arena» del 6 aprile scorso si precisa che una parte del programma era riferito ed articolato in relazione ad un'inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza, commentando filmati da loro realizzati che documentavano raggiri ai danni dello stato da parte di «falsi ipovedenti» che incassavano indebitamente «indennità d'accompagno».
Per prassi la redazione de «l'Arena», fissato l'argomento, ipotizza una serie di ospiti (possibili) per affrontare un tema specifico. Nel caso in questione, mercoledì 2 aprile un collaboratore ha contattato l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti per chiedere una disponibilità a partecipare a un dibattito in studio sul tema «falsi ciechi e falsi invalidi». L'associazione esprime il suo interesse, ma rimanda al giorno successivo un contatto diretto con il Presidente dell'associazione per formalizzare i termini dell'invito.
Nel frattempo, la pagina in questione si arricchiva della presenza di un incaricato dell'INPS, Raffaele Migliorini; un rappresentante di Retina Italia Onlus, nella persona del Vice-presidente Simone Vannini e, soprattutto, della testimonianza del sindaco di Cuneo Federico Borgna, non vedente, in passato presidente dell'Unione Italiana Ciechi Piemonte, un uomo che con la sua forza ha raggiunto importanti traguardi.
A seguito di queste conferme, in data 3 aprile, si è deciso di non coinvolgere in trasmissione alcun rappresentante dell'Unione Ciechi a causa del limitato spazio disponibile. Il rischio sarebbe stato di sottrarre minuti all'intervento degli altri ospiti, in particolare a quello del Sindaco Borgna, la cui testimonianza, peraltro, avrebbe rischiato di essere molti simile a quella del Presidente dell'Unione Ciechi e Ipovedenti. La redazione ha contattato l'associazione e, in una breve comunicazione con la segreteria dell'UIC, ha disimpegnato il Presidente, limitandosi a dichiarare che per domenica 6 aprile non ci sarebbe stato «spazio», ma che l'Arena avrebbe senz'altro coinvolto l'associazione in altra futura occasione.
La trasmissione l'Arena non ha mai pensato di escludere dal dibattito l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, avendola in passato coinvolta in altre puntate sullo stesso argomento (puntata del 24 febbraio 2013, ospite in studio: Tommaso Daniele, ex Presidente Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti; puntata del 25 marzo 2012, Pasqualino Mondelli, già rappresentante di zona dell'Unione Ciechi e direttore della sede di Casal Velino) e ritenendola un importante Pag. 366interlocutore su questo argomento, ma ha dovuto effettuare questa scelta per consentire a tutti gli ospiti già coinvolti di intervenire pienamente nello spazio a disposizione e individuando nello stesso Borgna una voce autorevole e consapevole delle tematiche portate avanti dalla stessa UICI.
CENTINAIO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
nel 2011 il consiglio di amministrazione della Rai ha inviato al Ministero dello sviluppo economico un atto di diffida con intimazione di pagamento del debito certificato, sottoscritto dall'Agcom, per mancato finanziamento di 300 milioni di euro;
in un articolo pubblicato in data odierna (14 maggio c.a.) da Il Fatto Quotidiano, si legge che la cifra che la Rai avanza dallo Stato ammonterebbe dal 2005 ad oggi a un miliardo e mezzo;
la Rai ha diffidato il Ministero dello sviluppo economico che non ha detto niente;
c’è stata una riunione alla commissione dove la presidente della Rai, Anna Maria Tarantola ha confermato la suddetta vicenda, nonostante la voce non fosse stata inserita in bilancio;
il Contratto di servizio è stato opportunamente modificato anche tenendo conto di questa vicenda e si tratterebbe a questo punto di procedere all'ingente pagamento;
a prescindere dal contenzioso in atto, sta di fatto che nella preoccupante situazione economica in cui versa il nostro Paese sottrarre oggi 1,5 miliardi dalle casse dello Stato comporterebbe ulteriori aggravi per i cittadini che già versano in grosse difficoltà;
i costi di funzionamento dell'azienda pubblica dovrebbero essere rivisti e orientati in un'ottica di contenimento della spesa pubblica, a partire dai compensi che vengono erogati agli artisti che a vario titolo partecipano alle trasmissioni Rai;
si chiede di sapere:
quale sia l'evoluzione della vicenda espressa in premessa;
se la Rai intenda proseguire con la richiesta del pagamento e, in caso affermativo, con quali modalità e tempistiche. (219/1073)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
La contabilità separata – introdotta dalla Legge Gasparri – ha tra gli altri anche l'obiettivo di quantificare il costo che la Rai deve sostenere per adempiere agli obblighi di servizio pubblico; il raffronto negli anni tra il costo determinato sulla base delle norme di legge e degli schemi definiti dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (come peraltro certificato da un revisore indipendente) e le risorse da canone evidenzia uno squilibrio di rilevante ammontare.
Sotto il profilo gestionale, il tema in questione non può non essere inquadrato, tra l'altro, nell'ambito della più complessiva dinamica delle variabili del conto economico, nel cui ambito, più in particolare, si rilevano gli impatti di una situazione economica e finanziaria difficile principalmente a causa della perdurante crisi economica di sistema che determina ormai da alcuni anni una forte contrazione degli investimenti pubblicitari e una crescita della morosità sul pagamento del canone.
Sulla dinamica delle variabili del conto economico, peraltro, vanno ora ad impattare anche le misure contenute nel Decreto Legge 24 aprile 2014, n.66, recante «Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale, tra cui in primis quella sulla riduzione dei trasferimenti verso Rai nella misura di 150 milioni di euro.
È di tutta evidenza che qualunque ipotesi di intervento che determini impatti sul conto economico non può che essere definita solo all'interno di una cornice complessiva ed organica: lungo tale linea direttrice, Pag. 367infatti, la Rai sta procedendo alla revisione del Piano Industriale 2013-2015 con l'obiettivo di disporre di un quadro aggiornato delle possibili compatibilità.
GASPARRI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
la notte del 25 settembre 2005, nel corso di un controllo, quattro agenti della polizia di Stato hanno fermano il diciottenne Federico Aldrovandi;
in seguito al fermo, tra gli agenti e Aldrovandi nasce uno scontro che porta il giovane alla morte;
il 6 luglio 2009 i poliziotti vengono condannati in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Il 21 giugno 2012, dopo l’iter giudiziario, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna.
Tenuto conto che:
il 29 aprile 2014 a Rimini si è tenuto il congresso nazionale del SAP (sindacato autonomo di polizia), conclusosi con la nomina del nuovo segretario nazionale;
al congresso erano presenti tre dei quattro agenti condannati per il caso Aldrovandi; il quarto è in cura post-depressiva;
il congresso è stato suddiviso in due parti: la prima, al mattino, aperta al pubblico e agli ospiti istituzionali; la seconda, nel pomeriggio, riservata agli iscritti e svoltasi a porte chiuse;
i lavori del mattino, alla quale hanno preso parte il Capo della polizia Alessandro Pansa, prefetti, questori e vari rappresentanti del Parlamento, sono stati documentati dalle telecamere del servizio pubblico;
le principali edizioni dei telegiornali della Rai però, hanno dato notizia del congresso del Sap in maniera distorta, ossia accentuando un evento che avrebbe avuto luogo nel corso del congresso, relativo a un lungo applauso in favore degli agenti condannati per il caso Aldrovandi sopra esposto;
per ovvi motivi le reazioni ai servizi montati dai principali telegiornali hanno avuto una grande eco mediatica, suscitando la reazione sdegnata di tutto il mondo istituzionale e dell'opinione pubblica per un fatto ritenuto increscioso;
il segretario nazionale del Sap, Gianni Tonelli, eletto a tale carica al termine dei lavori del congresso del 29 aprile u.s., ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, spiegando e documentando che il video mandato in onda dai telegiornali della Rai e poi ripreso anche da telegiornali di altre televisioni rappresentasse un fake;
tale fatto è stato oggetto di un servizio della testata «Tgcom 24» il giorno 5 giugno 2014 e di un lancio di agenzia Ansa nella medesima giornata;
nel video-documento del Sap si vede chiaramente che le immagini mostrate dai tg della Rai non erano quelle scaturite dalla citazione degli agenti del caso Aldrovandi, bensì quelle riferite ad un altro momento, ovvero alla proiezione in sala di un video nel quale si mostrava il poliziotto Gianni Spagnulo, protagonista nel 2013 di uno sfogo durante un servizio di ordine pubblico registrato da un cronista de «Il Fatto quotidiano»;
il segretario del Sap ha poi spiegato, durante la trasmissione di Tgcom24 e all'agenzia Ansa, che nel corso del pomeriggio egli stesso aveva illustrato un suo documento programmatico nel quale si chiede per tutti i poliziotti di avere in dotazione un servizio di video sorveglianza durante le operazioni di pubblica sicurezza, al fine di tutelare agenti e civili in caso di incidenti, documentando così l'esatta dinamica di episodi come quello del caso Aldrovandi. Da queste considerazioni sarebbe poi scaturito l'applauso della sala;
si chiede di sapere:
se risponda al vero che la telecamera Rai abbia registrato le immagini del mattino e che i telegiornali nazionali abbiano mandato in onda le immagini relative all'applauso per il caso Spagnulo facendo credere fossero riferite all'applauso per gli agenti del caso Aldrovandi;
quali azioni intendano intraprendere i vertici aziendali per verificare quanto accaduto e cioè come sia stato possibile che la Rai abbia mandato in onda un video non corrispondente alla realtà delle cose;
se non si ritenga che un episodio simile sia lesivo della funzione di servizio pubblico e contravvenga con le regole deontologiche relative alla professione giornalistica;
quali iniziative intendano prendere per riparare al danno di immagine causato al Sindacato di polizia. (220/1109)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue:
Il Tg1 ha utilizzato le immagini girate dalla troupe della sede di Bologna ed ha trattato l'argomento, anche con il supporto delle notizie di agenzia, con gli stessi contenuti e gli stessi toni usati da tutto il sistema dell'informazione italiano televisivo e non.
Il Tg2 nell'edizione delle 20,30 del 29 aprile 2014 ha dato la notizia (senza immagini) riportando quanto scritto dall'Agenzia Ansa. Il giorno successivo il Tg2 ha dato conto delle polemiche nel Tg2 delle 13,00, con le foto e con le immagini del convegno «riversate» dalla sede Rai di Bologna, riportando le reazioni del Presidente della Repubblica Napolitano, del Presidente del Consiglio Renzi, del Segretario del SAP Tonelli e le dichiarazioni in voce del Ministro dell'Interno Alfano e del Capo della Polizia Pansa oltre che della madre di Aldrovandi, sottolineando che durante l'applauso ai tre poliziotti non erano presenti i parlamentari Gasparri e Comi di Forza Italia, La Russa di Fratelli d'Italia – AN e il Capo della Polizia Pansa, presenti al Congresso solo la mattina e non nel pomeriggio del 29 aprile (momento dei fatti citati). Anche nelle edizioni delle 18.15, 20.30 e Notte dello stesso giorno è stato dato conto delle polemiche. Per quanto riguarda l'intervista al Segretario del SAP e il video mandato in esclusiva da TgCom24 il 5 giugno, alla redazione del Tg2 non è pervenuto nessun filmato.
La notizia dei delegati alzatisi in piedi nella sala del congresso ad applaudire i tre poliziotti condannati, è stata diffusa dall'agenzia ANSA alle ore 19,11 del giorno 29 aprile 2014. Immediate le reazioni di condanna delle più alte cariche dello Stato: dal Capo della Polizia Alessandro Pansa – alle ore 19.37 – che parla «comportamenti gravemente offensivi»; al Premier Renzi che – alle ore 22.19 – la bolla come «vicenda indegna», fino al Ministro dell'Interno Alfano.
ANZALDI. — Al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
nei giorni scorsi sulle reti televisive della Rai sono stati trasmessi degli spot dei mondiali nei quali veniva utilizzata l'immagine del «Cristo Redentore», che, come è noto, è il simbolo della città di Rio de Janeiro;
nel predetto spot il «Cristo Redentore», grazie a un fotomontaggio, indossava la maglia n. 10 di Antonio Cassano;
secondo quanto riportato in articoli di stampa, l'Arcidiocesi di Rio de Janeiro, titolare, sulla base di una sentenza del Tribunale Regionale di São Paulo, dei diritti d'immagine sulla statua, avrebbe richiesto alla Rai un indennizzo di alcuni milioni di euro;
dopo la ricezione di tale richiesta, Rai avrebbe interrotto la trasmissione dello spot;
si chiede di sapere:
chi sia l'ideatore e quale sia la struttura responsabile dello spot;Pag. 369
quanto sia costato lo spot;
se esso sia stato realizzato in house ovvero se sia stato commissionato all'esterno;
quali misure intenda adottare la Rai al fine di evitare un eventuale contenzioso giudiziario;
quali misure intenda adottare nei confronti dei responsabili di questo spot. (221/1110)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
La campagna di comunicazione per i Mondiali di Calcio 2014 è stata ideata e prodotta dalle strutture interne della Rai, con un costo medio per spot pari a circa 4 mila euro (valore di gran lunga inferiore a quelli medi di mercato).
Le immagini dei filmati della campagna, girata interamente in Brasile, sono stati realizzati da un collaboratore già presente in Brasile. La post produzione, grafica 3D e regia sono esterni.
Con riferimento alla tematica del numero 10 sulla maglia, si precisa che nello spot l'uso di tale numero non rappresentava la maglia di Cassano (infatti non ne riportava il nome, ma il solo numero) bensì il numero che per prassi rappresenta il capitano (con l'obiettivo di rappresentare l'intera squadra).
Sotto il profilo giuridico, si segnala che la Rai – pur non ritenendo fondate le contestazioni di Mitra, Monsignore di Rio de Janeiro, in merito al contenuto dello spot, nell'ambito di proprie scelte editoriali ha interrotto la messa in onda dello spot.
CENTINAIO, CAPARINI, MOLTENI. — Al Presidente e al direttore generale della Rai. – Premesso che:
per circa un mese è stato trasmesso dai telegiornali, in particolare dalla Rai e nello specifico dal TG1 e dal TG3, un video artatamente realizzato che stravolgeva la realtà dei fatti ingenerando un'immagine falsa ed offensiva per il corpo di polizia;
nel servizio l'applauso dei partecipanti all'ultimo congresso nazionale del Sindacato autonomo di Polizia (Sap) tributato a Gianni Spagnulo protagonista di un video confezionato da «il Fatto quotidiano» veniva falsamente e improvvidamente imputato in favore dei «colleghi condannati per la morte di Federico Aldrovandi»;
il 5 giugno 2014, a seguito dell'intervento del segretario generale del Sap, alla trasmissione Tgcom24, un video esclusivo ha documentato inequivocabilmente che quello trasmesso dai telegiornali della Rai è in realtà un falso e che gli applausi erano diretti ad un altro poliziotto, Gianni Spagnulo, «protagonista nel 2013 di uno sfogo durante un servizio di ordine pubblico»;
come evidenziato dal segretario generale del Sap, il video falso, le pubbliche critiche e le condanne da parte anche delle autorità dello Stato, hanno danneggiato non solo il Sap e i suoi dirigenti, ma tutto il corpo della polizia, dando agli occhi dell'opinione pubblica una immagine completamente distorta dei fatti e delle persone;
la Rai essendo la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia, una delle più grandi aziende di comunicazione d'Europa, il quinto gruppo televisivo del continente ha il compito e la responsabilità di vigilare e controllare che tutti i servizi che vengono diffusi corrispondano a fatti realmente accaduti;
esistono norme che regolano il comportamento del giornalista che sono contenute anche nel codice di deontologia dei giornalisti. Sono norme che attengono al rapporto tra il giornalista e ciascun membro della collettività;
accanto a queste norme ve ne sono altre che riguardano l'etica della professione e attengono al rapporto tra il giornalista e la categoria di appartenenza. La violazione di dette norme prevede una Pag. 370responsabilità di tipo disciplinare, che prevede la comminazione di sanzioni disciplinari;
il dovere più pregnante di un giornalista e caposaldo del diritto di cronaca è il dovere di verità. Gli organi di informazione, primi tra tutti la Rai, sono l'anello di congiunzione tra il fatto e la collettività;
si chiede di sapere:
se il Presidente sia a conoscenza di quanto dichiarato dal Segretario nazionale del Sap e se corrisponda al vero, ovvero che le immagini trasmesse nei telegiornali dell'emittente pubblica in realtà siano riferite al congresso nazionale del SAP e non al caso Aldrovandi, quali misure intenda adottare per individuare i responsabili e quali iniziative di competenza voglia assumere per sanzionare i rei di questo clamoroso «falso». (222/1111)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
TG1
Il Tg1 ha utilizzato le immagini girate dalla troupe della sede di Bologna ed ha trattato l'argomento, anche con il supporto delle notizie di agenzia, con gli stessi contenuti e gli stessi toni usati da tutto il sistema dell'informazione italiano, televisivo e non.
TG3
La notizia dei delegati alzatisi in piedi nella sala del congresso ad applaudire i tre poliziotti condannati, è stata diffusa dall'agenzia ANSA alle ore 19,11 del giorno 29 aprile 2014.
Immediate le reazioni di condanna delle più alte cariche dello Stato: dal Capo della Polizia Alessandro Pansa – alle ore 19,37 – che parla «comportamenti gravemente offensivi»; al Premier Renzi che – alle ore 22,19 – la bolla come «vicenda indegna», fino al Ministro dell'Interno Alfano che alle 22,43 definisce quegli applausi «un gesto gravissimo». La mattina del 30 aprile è lo stesso Capo dello Stato a scrivere alla mamma di Federico Aldrovandi definendo «indegni» gli stessi applausi. Fino a questo momento tutte le reazioni si basano sulla notizia di agenzia, non su immagini video.
Dal sindacato di polizia SAP in tutta la giornata del 30 aprile non arriva alcuna smentita, anzi. Sarà il neo eletto segretario Gianni Tonelli, a Radio 24, a confermare di aver applaudito in prima persona i colleghi condannati: «non mi nascondo dietro un dito» – dirà ai microfoni della radio, come riportato dall'agenzia ANSA il 30 aprile alle ore 12.
Dalla redazione del Tg3 più volte contattato, l'ufficio stampa del SAP dichiara di non avere immagini dell'evento. Esistono solo delle foto – viene riferito – pubblicate dalle agenzie di stampa. E in quelle foto si vedono infatti molto chiaramente i partecipanti al congresso in piedi mentre battono le mani. Su quelle foto viene realizzato il primo servizio per il Tg3 delle ore 12 la mattina del 30 aprile 2014.
Alle ore 13,30 è il Tg1 a trasmettere un servizio con immagini di acclamazioni prolungate registrate dalle telecamere della sede regionale. La redazione del Tg3 chiede lo stesso materiale alla sede Emilia Romagna che invia 40 secondi di una ripresa che, partendo dal pubblico in piedi che batte le mani, si conclude sulla figura di un poliziotto che ripete «siamo noi le vittime».
Nei servizi trasmessi dal Tg3 non viene dichiarato che proprio quelle sono le immagini degli applausi rivolti dalla platea ai poliziotti condannati. La sede regionale non ha specificato alla redazione se le riprese effettuate e fornite risalissero ai lavori del mattino o del pomeriggio. Sta di fatto che le immagini di applausi mattutini o pomeridiani sono solo immagini di applausi e i battimani ai tre poliziotti condannati non sono mai stati smentiti dai partecipanti al congresso, anzi – in diverse dichiarazioni – più volte rivendicati e immediatamente condannati dallo stesso capo della Polizia Pansa, che non si può credere abbia agito senza accertare quanto accaduto. Dal punto di vista giornalistico, proprio la sua immediata reazione (come quella del ministro dell'Interno Alfano, che annullerà un incontro Pag. 371previsto, il giorno dopo, con il Sap) doveva essere considerata la più autorevole conferma che quegli applausi vi fossero stati. Ma al là di questo, come dimostrano i servizi del telegiornale, il Tg3 non ha mai «fatto credere» che le immagini trasmesse fossero quelle girate nel momento dell'ingresso dei tre poliziotti nella sala del congresso, creando artatamente «un falso». È del tutto evidente che quelle immagini servivano a illustrare un racconto di fatti che altre fonti – testimoniali e istituzionali – confermavano come veri.
Tutta questa ricostruzione sembra, alla testata del Tg3, che contesti in modo inequivoco anche l'accusa di aver provocato un danno di immagine al Sindacato di Polizia. È del tutto evidente dalla sequenza di notizie, mancate smentite e reazioni, che non siano stati i servizi televisivi a «danneggiare non solo il SAP e i suoi dirigenti ma tutto il corpo di polizia», né tantomeno siano stati i servizi televisivi a sollevare le «condanne da parte delle massime autorità dello Stato». Per quello che riguarda il Tg3, il primo servizio dedicato alla vicenda è stato appunto quello delle 12 del 30 aprile, in gran parte basato proprio sulle reazioni, compresa quella del Capo dello Stato, alla vicenda sulla base di notizie e foto che da ore erano state rilanciate dai siti di informazione e pubblicate dai giornali.
Per ulteriori elementi si rimanda alla risposta già fornita ad una interrogazione di analogo contenuto.
FICO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
ai sensi dell'articolo 3 del testo unico dei servizi media audiovisivi sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo, tra gli altri, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità delle informazioni;
l'attività di informazione radiotelevisiva, in quanto servizio di interesse generale, deve garantire la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni;
la legge 3 febbraio 1993, n. 69, e successive modificazioni, recante la disciplina della professione di giornalista, stabilisce che è «obbligo inderogabile» dei giornalisti «il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede»;
la Carta dei doveri del giornalista afferma che la responsabilità di quest'ultimo verso i cittadini «prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra», ed egli non può mai «subordinarla ad interessi di altri»;
il giornalista, sempre secondo la Carta dei doveri, «non può aderire ad associazioni segrete o comunque in contrasto con l'articolo 18 della Costituzione», né può accettare privilegi, favori o incarichi che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità professionale»;
il giornalista è tenuto ad accettare «indicazioni e direttive soltanto dalle gerarchie redazionali della sua testata», sempre nel rispetto della legge professionale e delle regole deontologiche;
tra i doveri del giornalista, inoltre, la Carta annovera quello di rifiutare «pagamenti, rimborsi spese, elargizioni, vacanze gratuite, trasferte, inviti a viaggi, regali, facilitazioni o prebende, da privati o da enti pubblici, che possano condizionare il suo lavoro e l'attività redazionale o ledere la sua credibilità e dignità professionale;
la ratio delle citate norme deontologiche è che il giornalista è responsabile del proprio ruolo anzitutto verso i cittadini, viepiù se appartenente al servizio pubblico radiotelevisivo, e per tale per tale ragione non può svolgere alcuna attività che possa condizionare o essere in contrasto con l'esercizio sempre autonomo, imparziale, critico della sua professione;
l'articolo 4 del Contratto di servizio stipulato dalla Rai con il Ministero dello sviluppo economico per il triennio 2010-2012 prescrive alla concessionaria pubblica il compito di assicurare la qualità dell'informazione quale imprescindibile Pag. 372presidio di pluralismo, completezza e obiettività, imparzialità, indipendenza [...], nonché il dovere di garantire «un rigoroso rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti e degli operatori del servizio pubblico»;
la legge 25 gennaio 1982, n. 17, in attuazione dell'articolo 18 della Costituzione, definisce «associazioni segrete [...] quelle che, anche all'interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali ovvero rendendo sconosciuti, in tutto o in parte ed anche reciprocamente, i soci, svolgono attività diretta ad interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazione pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale»;
dal 29 maggio al 1o giugno 2014, presso il Marriot Hotel di Copenaghen in Danimarca, si è tenuta la sessantaduesima edizione dell'incontro annuale del Bilderberg Meeting;
sul sito internet del Bilderberg, che costituisce l'unica, seppure carente, fonte ufficiale di informazioni relative al funzionamento e agli scopi dell'associazione medesima, è stata recentemente pubblicata la lista dei partecipanti all'incontro del 2014, fra i quali figura Monica Maggioni in qualità di «Editor-in-Chief, Rainews24, Rai TV»;
gli incontri annuali del gruppo Bilderberg sono chiusi al pubblico e non è possibile conoscere esattamente quali siano le finalità che l'associazione intende perseguire, quali siano state le finalità e le attività sociali concretamente perseguite e poste in essere dal gruppo fin dal primo incontro avvenuto nel 1954, se vi siano, al di là di quanto riportato sul sito internet dell'associazione, deliberazioni interne oppure se anche in assenza di deliberazioni venga prescritto o suggerito ai partecipanti di assumere determinate condotte;
come riporta un comunicato della stessa associazione, in data 24 maggio 2014, gli incontri sono governati da una regola interna, la Chatman Atham House Rule, secondo cui i partecipanti sono formalmente liberi di «utilizzare le informazioni ricevute», ma non possono rivelare né l'identità, né l'appartenenza politica o professionale dei relatori e degli altri partecipanti;
in un recente volume, l'ex presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato, cita un documento inedito allegato alla requisitoria del magistrato Emilio Alessandrini sulla strage di Piazza Fontana, il rapporto RSD/1Zeta n. 230 del 5 giugno 1967, che descriveva l'esistenza di un governo invisibile che interferiva con l'Italia e gli altri paesi occidentali, fondato sul coinvolgimento congiunto della Central Intelligence Agency, del gruppo Bilderberg e della American for Democratic Actions, in quanto tale apertamente in contrasto con gli scopi associativi legittimi ai sensi della Costituzione e delle norme vigenti italiane;
al di là dei profili di legittimità, sul piano sostanziale la partecipazione del direttore Monica Maggioni alla sessantunesima edizione del Bilderberg Meeting, tenuto conto delle caratteristiche della riunione in oggetto, appare suscettibile di condizionare la sua autonomia e credibilità professionale, risultando perciò incompatibile con la missione di servizio pubblico e con i principi e le norme della professione giornalistica;
si chiede di sapere:
se la Rai abbia contribuito, e in caso affermativo per quali finalità, alla partecipazione del direttore Maggioni all'incontro annuale del Bilderberg;
in caso contrario, se sia a conoscenza della veste e delle dinamiche con cui il direttore di Rainews24 abbia partecipato all'incontro del Bilderberg, tenuto conto che sul sito ufficiale dell'associazione Monica Maggioni figura tra i partecipanti in qualità di «Editor-in-Chief, Rainews24, Rai TV»;Pag. 373
se in ogni caso non ritenga, considerate le caratteristiche della riunione in oggetto, che la partecipazione del direttore di una testata del servizio pubblico sia stata non soltanto inopportuna, ma anche manifestamente lesiva dei principi e dei doveri sopra citati, in quanto suscettibile di condizionare l'esercizio libero, critico ed autonomo dell'attività giornalistica. (223/1116)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Si conferma che la Dottoressa Monica Maggioni ha partecipato a Copenaghen al meeting annuale di Bilderberg nel periodo compreso tra il 29 maggio e il 1o giugno.
La Rai – ancorché la partecipazione citata sia avvenuta a titolo personale – ritiene assolutamente legittimo che, nell'ambito della propria attività professionale, un suo dipendente possa partecipare se invitato, a prendere parte ad eventi organizzati da un think tank di tale rilevanza internazionale e che tale partecipazione costituisca elemento di prestigio per l'azienda stessa.
PELUFFO, SBROLLINI. — Al Presidente e al direttore generale della Rai. — Premesso che:
«Con parole mie» è stata una trasmissione radiofonica condotta da Umberto Broccoli in onda sulle frequenze di Radio 1 dal lunedì al venerdì dalle 15:05 alle 15:34 (prima del 13 gennaio 2014, dalle 14:08 alle 14:47);
il programma, in onda dal 26 giugno 1999, risultava essere uno dei più seguiti della rete ammiraglia Rai;
il programma viene chiuso definitivamente venerdì 4 aprile 2014;
ricordando l'originaria funzione dei mezzi di comunicazione, si evidenzia come la radio e la tv siano nati negli anni Sessanta per contribuire alla costruzione dell'identità culturale degli italiani, alla loro educazione e formazione culturale;
nonostante i tempi siano cambiati, non possiamo sostenere di aver realizzato la maturazione culturale sperata. La nuova ondata di imbarbarimento dei costumi e svuotamento di valori che si è sviluppata anche a causa dei molteplici modelli negativi offerti dalla proposta radiotelevisiva italiana, rende necessari momenti di cultura alta e mai banale che siano in grado di coinvolgere un vasto pubblico come per anni ha fatto il programma di Umberto Broccoli da poco chiuso;
essendo la Rai concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, sembra scontato sottolineare come sia suo compito la trattazione di argomenti che forniscano approfondimenti culturali;
risulta che innumerevoli ascoltatori da tutta Italia siano rammaricati se non indignati dalla cancellazione del programma dal palinsesto. Sembra non trattarsi solo di un sentimento nostalgico nei confronti di un programma che per 15 anni ha accompagnato tanti italiani, quanto piuttosto di una sentita disapprovazione di fronte alla cancellazione di un momento di cultura, conoscenza, civiltà;
gli ascoltatori evidenziano come la Rai non rispetti il suo ruolo di servizio pubblico radiotelevisivo e violi il tacito patto che stringe annualmente con i cittadini italiani attraverso il canone;
gli ascoltatori stanno esprimendo il loro dissenso soprattutto attraverso la rete. Da tale dissenso è nata una petizione online a favore del ripristino del programma radiofonico in questione. In pochi giorni la petizione ha superato le 1500 firme. Sul social network Facebook, un gruppo di ascoltatori si incontra virtualmente per protestare contro la soppressione del programma. In numerosi siti, si possono leggere articoli e commenti di dispiacere e sconforto;
si chiede di sapere:
se il presidente sia a conoscenza di quanto sopra riportato;Pag. 374
se non intenda intervenire per valutare il ripristino della trasmissione radiofonica «Con parole mie», alla luce del valore culturale del programma, del seguito che in tanti anni ha avuto e continua ad avere, nonché nell'ottica di perseguire gli obiettivi di informazione e cultura propri di un servizio pubblico radiotelevisivo. (224/1118)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si riportano di seguito gli elementi già forniti per interrogazioni analoghe ma specificamente aggiornati.
Sulla chiusura del programma «Con parole mie», si precisa che la scelta è stata dettata da diverse motivazioni; in primo luogo, dalla necessità di recepire nel palinsesto le indicazioni del Piano industriale, Cantiere sulla radio, circa la mission di Radio1 ora incentrata su informazione, sport e musica.
Autori come Ovidio, Dante, Goethe, Pirandello che il programma ha contribuito a far conoscere, parlando di storia, prosa e poesia sono oggetto di missioni editoriali di altre reti radiofoniche e televisive ma non di Radio1. «Con parole mie», oltre ad essere evidentemente fuori linea rispetto alle indicazioni editoriali dell'azienda, presentava evidenti segni di logoramento, testimoniati anche dai dati di ascolto: 3,6 per cento di share a fronte di un dato medio di Radio1 del 5,4, in discesa e considerato estremamente negativo per la rete.
Per quanto riguarda, poi, il seguito presso il pubblico di «Con parole mie» si evidenzia il dato che la progressione del downloading in podcast è la seguente: marzo 2014 ha segnato 75.571 download; aprile 108.762 (dato che risente del termine delle trasmissioni e del dibattito sviluppatosi sulla stampa e in rete), maggio 65.634; giugno 40.000 (stima).
PELUFFO. — Al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
in data 12 giugno 2014 il segretario nazionale della Lega Nord on. Matteo Salvini è stato ospite presente in studio nell'intera seconda parte di «Mattina Mondiale», su Rai Sport Uno;
si chiede di sapere:
se si ritenga opportuno e deontologicamente corretto invitare il segretario nazionale di un partito politico in una trasmissione dedicata al Campionato Mondiale di calcio – peraltro nel giorno della partita inaugurale – presentandolo artificiosamente come «opinionista sportivo» e, in questa veste, garantendogli un'ininterrotta intervista di circa cinquanta minuti in qualità di unico interlocutore.
(225/1120)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
La struttura del programma «Mattina Mondiale» – in onda su Rai sport 1, ogni giorno dalle 11,00 alle 13,00 per il periodo di durata del campionato – prevede due parti ciascuna delle quali ha un ospite. L'ospite di turno, come nel caso dell'On. Salvini, parla del Mondiale di calcio, esprime la sua opinione come qualunque tifoso ed è sottoposto a domande in diretta della conduttrice, ma soprattutto dei telespettatori attraverso Skype, Twitter e telefonate in diretta.
La presenza dell'On. Salvini nel programma è stata la prima di una breve serie di esponenti politici che seguirà. Infatti, già per la puntata della mattina del 19 p.v. è previsto che sarà ospite, con le medesime modalità, l'On. Boccia del PD, anch'egli grande appassionato di calcio.
RAMPELLI. — Al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
nello scorso mese di febbraio la Rai ha bandito un concorso per l'assunzione di 85 tecnici di produzione, suddivisi in due categorie: tecnico (pianificazione, progettazione, manutenzione degli impianti e apparecchi) e tecnico di produzione (realizzazione, installazione e manutenzione di tutti gli impianti e apparecchi, oltre che Pag. 375realizzazione e messa in onda di produzioni televisive non complesse e/o produzioni radiofoniche);
il bando prevedeva che, nel caso fosse pervenuto un numero di candidature superiore alle 850 unità, sarebbe stata effettuata una preselezione sulla base della valorizzazione dei titoli, puntualmente disciplinata dal bando stesso, e che i candidati utilmente collocatisi avrebbe avuto accesso alla prima fase di selezione, che sarebbe consistita nell'esperimento di una prova d'esame;
il bando specificava inoltre che le comunicazioni relative al concorso sarebbero avvenute tramite mail;
alcuni aspiranti candidati, tuttavia, hanno appreso dal sito che le prove d'esame per la prima fase sarebbero già state esperite nelle date del 7 e del 14 maggio, senza che a loro fosse stata data comunicazione alcuna, nemmeno in merito a quella preselezione che, presumibilmente, dovrebbe essere stata alla base della loro esclusione;
rispetto a tali candidati appaiono del tutto incomprensibili sia il motivo dell'esclusione sia, qualora essa sia dipesa dalla procedura di preselezione per titoli, sia la mancata comunicazione degli esiti di tale procedura, cui, contrariamente a quanto previsto dal bando non è stata data alcuna forma di pubblicità;
si chiede di conoscere:
quali fasi della procedura di selezione siano ad oggi state espletate, quali ne siano stati gli esiti, e per quali motivi ai candidati esclusi dalla stessa non sia stata data la relativa comunicazione. (226/1123)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Rai ha gestito la Selezione Tecnici e Tecnici della Produzione 2014 ispirandosi ai principi di imparzialità, trasparenza, pubblicità e non discriminazione, di cui all'articolo 18, comma 2, della L.133/2008 ed all'articolo 1, D.Lgs 216/2003, articolando il processo selettivo secondo le seguenti fasi.
FASE DI RACCOLTA CANDIDATURE
05/03/2014 – 28/03/2014: Pubblicazione dell'Avviso di Selezione Tecnici e Tecnici della Produzione 2014 su www.lavoraconnoi.rai.it. Il 13 e 14 marzo: pubblicazione di un annuncio su La Repubblica e su Corriere della Sera. Numero di candidature ricevute: 6.347.
FASE DI VALORIZZAZIONE DEI TITOLI
Come indicato nell'Avviso di Selezione, avendo ricevuto più di 850 candidature, si è proceduto con una selezione per titoli ricorrendo ad una valorizzazione degli stessi. A seguito di tale valorizzazione sono stati pubblicati per circa un mese i seguenti elenchi:
11/04/2014 – 08/05/2014: Pubblicazione di 2 elenchi su www.lavoraconnoi.rai.it:
• Elenco «Ammessi alla I Fase (Prova preselettiva)» – 942 nominativi (850 + ex aequo);
• Elenco «NON Ammessi alla I Fase» – 5.405 nominativi.
I FASE DI SELEZIONE PROVA (PRESELETTIVA)
07/05/2013: Svolgimento I Prova (preselettiva) in modalità anonima.
08/05/2014 – 10/06/2014: Pubblicazione degli elenchi ammessi/non ammessi e di un link che consentiva l'accesso ad un'area riservata su www.lavoraconnoi.rai.it:
• Elenco «Ammessi alla II Fase» – 260 nominativi (255 + ex aequo);
• Elenco «NON Ammessi alla II Fase» – 195 nominativi;
• Link per la visualizzazione della propria prova di esame (accesso agli atti).
II FASE DI SELEZIONE (COLLOQUI TECNICI E CONOSCITIVO MOTIVAZIONALI)
15/05/2014 – 05/06/2014: Svolgimento della II fase delle prove di Selezione.
10/06/2014: Pubblicazione di elenchi idonei/non idonei su www.lavoraconnoi.rai.it:
• Graduatoria Finale – 97 idonei;
• Elenco Nominativo dei Non Idonei (con invio di e-mail da parte ru.selezione@rai.it a ciascun candidato con l'indicazione del punteggio parziale e totale).
Dal quadro sopra esposto si evince che tutti coloro che hanno aderito a tale selezione sono stati posti nella condizione, quindi, di conoscere costantemente lo stato della propria candidatura avendo a disposizione, oltre al suddetto sito internet www.lavoraconnoi.rai.it e la corrispondenza inviata ai candidati ammessi alla fase successiva, i consueti strumenti di comunicazione che Rai SpA utilizza correntemente (il Call Center Rai della Direzione Pubbliche Relazioni) e una casella di posta elettronica dedicata – indicata su www.lavoraconnoi.rai.it – gestita dalla Direzione Risorse Umane e Organizzazione. È prevista nei prossimi giorni la pubblicazione di tutti gli elenchi relativi all'intero iter selettivo dell'iniziativa «Tecnici e Tecnici della Produzione 2014» sul sito www.lavoraconnoi.rai.it.
ANZALDI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
il consiglio di amministrazione della Rai nelle scorse settimane aveva deliberato di richiedere al presidente emerito della Corte costituzionale, prof. Enzo Cheli, un parere sulla legittimità costituzionale dell'articolo 21 del decreto-legge n. 66 del 2014, recante disposizioni concernenti Rai Spa;
l'USIGRai ha trasmesso a questa Commissione un parere pro veritate reso dal professor Alessandro Pace, in cui si afferma l'illegittimità costituzionale del comma 4 dell'articolo 21 del predetto decreto-legge, allorché stabilisce una riduzione, per l'anno 2014, di euro 150 milioni dei proventi del canone da riversare alla Rai;
il consiglio di amministrazione della Rai, secondo quanto riportato da alcuni articoli di stampa, avrebbe deliberato di richiedere un ulteriore parere al prof. Alessandro Pace, dal momento che il parere del prof. Cheli non avrebbe chiarito del tutto la questione della legittimità costituzionale della predetta disposizione;
si chiede di sapere:
se corrisponde al vero la notizia secondo cui sarebbe stato richiesto un ulteriore parere legale al professor Pace sulla questione della legittimità costituzionale dell'articolo 21, comma 4, del decreto-legge n. 66 del 2014;
in caso affermativo, per quali ragioni il parere sia stato richiesto al professor Pace, che pure si è già espresso sulla medesima questione su richiesta dell'USIGRai;
se il consiglio di amministrazione ritenga che rientri tra le sue competenze richiedere una pluralità di pareri legali, al fine di valutare se ricorrere contro il proprio azionista;
se sia legittimo pagare questi pareri anche con i proventi del canone. (227/1124)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In relazione alle tematiche riconducibili all'articolo 21 della legge n. 89 del 23 giugno 2014 di conversione del Decreto Legge 24 aprile 2014 n. 66, il Consiglio di Amministrazione Rai, nella seduta del 25 giugno scorso, ha audito il Prof. Alessandro Pace, che per tale attività non ha percepito alcun compenso.
MARAZZITI, DI BIAGIO, MICHELONI, GIACOBBE, TURANO, ZIN, LONGO, FITZGERALD NISSOLI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il servizio radiotelevisivo pubblico rappresenta, per sua stessa natura, un importantissimo veicolo per l'informazione e la cultura del nostro Paese, oltre che un indispensabile strumento per la creazione di un contesto socio-culturale volto a favorire quel dibattito utile alla formazione identitaria, per gli italiani tutti e, a maggior ragione, per coloro i quali risiedono oltre i confini nazionali;
la Rai, per rispondere alle esigenze informative e culturali della collettività italiana che vive all'estero, nel 1995 ha dato vita a Rai International, successivamente Rai Internazionale i cui principali canali, a partire da novembre 2009, furono denominati Rai Italia;
in passato Rai Internazionale ha prodotto canali dedicati a tematiche di interesse per gli utenti che vivono all'estero, attraverso la realizzazione di programmi autoprodotti, contribuendo a coltivare, anche se con qualche elemento di criticità, interesse e affezione verso il nostro Paese da parte degli emigrati e dei loro discendenti;
gradatamente si è assistito ad una crescente e preoccupante riduzione dei servizi e già nel novembre 2011 sugli organi di stampa circolava il comunicato del comitato di Redazione di Rai Internazionale che annunciava che i «tagli dei fondi destinati a Rai Internazionale comunicati dalla presidenza del Consiglio dei Ministri determineranno la chiusura di molti dei programmi»;
a partire dal 1o gennaio 2012, a seguito di un piano di riduzione dei costi, su decisione del consiglio di amministrazione è stata stabilita, all'unanimità, l'interruzione totale della produzione di programmi destinati agli utenti di Rai Italia;
la collettività italiana nel mondo, con annesse associazioni ed organismi di rappresentanza, a seguito degli avvenimenti sopraccitati ha diffusamente manifestato insoddisfazione per la programmazione di Rai Internazionale ed i temi relativi a Rai Italia e allo streaming dei canali della Tv pubblica oltre i confini nazionali sono stati oggetto di interesse dell'attività parlamentare dei deputati eletti nella Circoscrizione Estero, con atti di Sindacato Ispettivo, anche nella precedente legislatura;
allo stato attuale Rai Internazionale manda in onda un palinsesto generalista, con numerose repliche, che ricalca e sintetizza la programmazione dei canali Rai, con insufficiente programmazione di trasmissioni e rubriche appositamente dedicate alle collettività che vivono fuori dai confini nazionali;
appare rilevante evidenziare che l'insufficienza di programmi specifici per gli italiani che vivono all'estero crea una condizione di svantaggio per gli stessi, ai quali viene così compromesso il diritto di essere informati attraverso il servizio radiotelevisivo pubblico;
si chiede di sapere:
se si intende delineare specifiche iniziative volte a consentire a Rai Internazionale di ripristinare l'originaria mission informativa e di intrattenimento, mediante la realizzazione di programmi di reale interesse per gli italiani all'estero e alla manifestata esigenza di informazione e partecipazione della nostra collettività nel mondo;
quali interventi saranno predisposti per superare l'attuale situazione di empasse che ha ridimensionato Rai Internazionale nella sua funzione primaria, ovvero offrire informazione ed intrattenimento per gli italiani che vivono all'estero, relegandola a contenitore della programmazione Rai. (228/1127)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Il tema oggetto dell'interrogazione sull'offerta Rai all'estero rientra nella più Pag. 378ampia tematica della distribuzione dei contenuti sulle diverse piattaforme, in uno scenario che vede un crescente ampliamento delle stesse anche sotto il profilo territoriale.
In tale quadro si segnala che ancora oggi Rai World è la consociata del gruppo Rai, istituita con la duplice finalità di produrre e distribuire i programmi Rai nel mondo. Rai World distribuisce sul territorio europeo Raiuno, Raidue, Raitre, RaiScuola e Rai News 24, in simulcast con il territorio italiano. Sotto il profilo organizzativo si segnala che alla consociata Rai World è stato assegnato il ruolo di factory ideativa e produttiva dei programmi dedicati alle comunità italiane nel mondo, da trasmettere sul canale Rai Italia.
La programmazione di Rai Italia è rivolta specialmente ai connazionali che risiedono all'estero da più generazioni, di livello culturale mediamente elevato e fortemente interessato all'Italia; di conseguenza, la programmazione tiene conto di tali esigenze, non solo sotto il profilo editoriale, ma anche con riguardo alla composizione della platea nelle varie fasce orarie.
In tale prospettiva, le linee guida per la realizzazione di una produzione dedicata devono tener conto principalmente delle esigenze del pubblico di riferimento e, segnatamente, il racconto degli italiani all'estero, una programmazione di servizio al pubblico, ed infine iniziative incentrate sul turismo, le regioni, la promozione del Made in Italy, e tematiche inerenti cultura, arte, storia e gli Eventi.
Il canale Rai Italia propone – articolandolo su tre palinsesti diversi, riferiti rispettivamente ai fusi orari di Toronto/New York, Johannesburg e Sydney – il meglio dei programmi della Rai, anche in osservanza ai criteri indicati dalla Convenzione stipulata tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Rai in data 31 dicembre 2012, e dunque con un'attenzione particolare ai programmi culturali, di informazione, di approfondimento, religiosi e scientifici.
A partire dal 30 settembre 2013, Rai Italia ha poi avviato la trasmissione di cinque nuove produzioni originali, tutte di un'ora ciascuna e di cui tre quotidiane (dal lunedì al venerdì): Community – L'altra Italia, dedicata al racconto di storie, personaggi, eventi delle comunità italiane nel mondo, oltre che a rubriche di servizio dedicate alle problematiche degli italiani all'estero nonché alla lingua italiana (in collaborazione con la Società Dante Alighieri); Camera con vista, dedicato al racconto dell'Italia attraverso il paesaggio, l'arte, il Made in Italy, il costume; Un giorno nella Storia, che ogni giorno ripercorre un anniversario o una ricorrenza della storia d'Italia.
Quanto ai programmi a cadenza settimanale, Campus Italia propone ogni settimana il meglio dell'offerta educativa in Italia (università, master, corsi di formazione, stage, etc.) con una particolare attenzione per quelle realtà che possano accogliere anche giovani provenienti dall'estero; mentre Doc ! Doc ! offre uno sguardo più «d'autore» sulla realtà italiana nonché un'attenzione inedita ai giovani documentaristi del nostro Paese. Accanto a queste nuove produzioni originali, nel palinsesto di Rai Italia si confermano appuntamenti consolidati come Cristianità e, soprattutto, La giostra dei gol, con la partita principale di Serie A della domenica e collegamenti dagli altri campi. Oltre a La giostra dei gol, peraltro, Rai Italia è probabilmente l'unica rete di Servizio Pubblico europeo ad offrire ai propri connazionali ben cinque partite in diretta (tra anticipi e posticipi di serie A, oltre all'incontro principale di serie B del sabato).
Altre innovazioni del palinsesto di Rai Italia riguardano poi, sempre a partire dal settembre 2013, i cicli dedicati alle opere liriche e, per l'estate 2014, un ciclo dedicato alla prosa italiana, nell'ambito di una costante attenzione alla valorizzazione della lingua italiana, confermato anche dall'introduzione in palinsesto di Maratona Infernale, la serie realizzata dalla Società Dante Alighieri in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, che consiste di 34 brevi filmati ognuno dedicato alla lettura «illustrata» di una cantica dell'Inferno di Dante.Pag. 379
È infine da segnalare il restyling completo del sito www.raitalia.it, che si propone di integrare e completare l'offerta di Rai Italia per gli italiani nel mondo con contenuti supplementari e link a tutte le principali istituzioni di riferimento per le nostre comunità.
Con riferimento, invece, alla fruizione dei programmi Rai all'estero tramite l'offerta multimediale, si precisa che dall'aprile 2012 è disponibile il portale Rai.tv World che comprende i seguenti servizi:
• Dirette: Diretta RaiNews24; Dirette Radio: l'intera offerta Rai Radio fruibile in streaming audio;
• Rai Replay: Per rivedere in modalità Catch-up TV (formato integrale, disponibilità sette giorni dopo la messa in onda Tv) i programmi trasmessi dai canali Rai (Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rai 5 e Rai Premium);
• Contenuti On Demand: Video notizie: per rivedere le edizioni integrali e i servizi delle testate giornalistiche Rai (Tg1, Tg2, Tg3, TGR, Rai News, Rai Parlamento); GR Radio: per riascoltare le ultime edizioni dei GR Radio; programmi da non perdere: i migliori video, foto e audio dei programmi Tv e Radio Rai; podcast: l'elenco completo dei podcast prodotti da Rai; ultimi video, audio, foto: gli ultimi contenuti multimediali disponibili nell'offerta Rai;
• Blog Rai.tv: Il blog dedicato alla programmazione Tv e Radio e alle iniziative Rai.
In sostanza, tenuto conto della disponibilità dei diritti, l'offerta Rai all'estero include pressoché tutti i contenuti dei canali tv principali sia pure in una logica «after broadcasting».
ANZALDI, MONGIELLO, BINETTI, OLIVERIO, CAPONE. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
nell'ambito delle trasmissioni televisive dedicate ai Mondiali di calcio 2014 che si svolgono in Brasile, la Rai, nel corso della diffusione della partita di calcio Inghilterra – Italia tenutasi il 14 giugno 2014, ha trasmesso, tra l'altro, anche messaggi pubblicitari riguardanti la promozione del gioco d'azzardo;
è noto che le partite di calcio, specialmente quando vedono coinvolta la Nazionale italiana e in sedi importanti come i Mondiali di calcio, sono seguite anche da adolescenti, da minori e da persone socialmente più fragili;
nella seduta del 7 maggio 2014, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha espresso il parere sullo schema di Contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai-Radiotelevisione Italiana SpA per il triennio 2013-2015, dando un esito favorevole ma con condizioni;
tra le condizioni chieste dalla Commissione, ve ne era una che riguardava il divieto di diffondere messaggi che facessero riferimento al gioco d'azzardo. In particolare, la Commissione aveva imposto al Governo di prevedere nel Contratto, che nell'ambito del contrasto alla ludopatia, la Rai vieti tutte le sue emittenti la pubblicità diretta o indiretta al gioco d'azzardo;
se si tiene conto delle pesanti conseguenze economiche e sanitarie della ludopatia, risulta molto grave che la televisione pubblica trasmetta spot del genere, per giunta durante appuntamenti sportivi seguiti da milioni di telespettatori;
il governo deve tenere presente la pericolosità sociale del gioco d'azzardo e, per questo, vietare la diffusione di messaggi che facciano riferimento al gioco stesso, come chiesto lo scorso 7 maggio nel predetto parere della Commissione di vigilanza Rai sullo schema di Contratto di servizio tra Ministero dello sviluppo economico e la Rai;
si chiede di sapere:
se, nell'ambito del contrasto alla ludopatia, non ritengano necessario intraprendere iniziative volte a impedire la Pag. 380messa in onda di pubblicità diretta o indiretta al gioco d'azzardo durante la diffusione radio-televisiva del partite di calcio dei Mondiali del Brasile del 2014, segnatamente per quanto riguarda le partite diffuse dalla Rai e che riguardano la Nazionale italiana di calcio. (229/1128)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
In linea generale, il quadro normativo di riferimento attualmente vigente cui la Rai si attiene è il seguente:
Il D.L. 13 settembre 2012, n. 158 convertito dalla legge 8 novembre 2012, n. 189 (c.d. «Decreto Balduzzi») all'articolo 7 recante «Disposizioni in materia di vendita di prodotti del tabacco, misure di prevenzione per contrastare la ludopatia e per attività sportiva non agonistica» stabilisce con il comma 4 che: «Sono vietati messaggi pubblicitari concernenti il gioco con vincite in denaro nel corso di trasmissioni televisive o radiofoniche e di rappresentazioni teatrali o cinematografiche rivolte ai minori e nei trenta minuti precedenti e successivi alla trasmissione delle stesse. (...)».
La circolare dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del 20 dicembre 2012 avente ad oggetto «Art. 7 del decreto legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito dalla legge 8 novembre 2012, n. 189 – prescrizioni ai fini della prevenzione dei fenomeni di gioco compulsivo – prime indicazioni» non prevede al riguardo indicazioni ulteriori o più specifiche.
Successivamente all'entrata in vigore delle sopra citate norme, Rai si è convenzionalmente imposta una limitazione più ampia ossia di non trasmettere tale tipologia di messaggi nella fascia oraria 16.00-19.00, prevedendo limitate deroghe per particolari eventi sportivi.
Sul piano autodisciplinare, Sistema Gioco Italia (Federazione che rappresenta l'80 per cento degli operatori del settore gioco presso Confindustria) ha previsto nelle proprie «Linee guida applicative delle disposizioni del Decreto Balduzzi» approvate il 23 luglio 2013:
1. Televisione.
1.1 «La pubblicità non dovrà essere trasmessa sui canali con genere di programmazione tematico «bambini e ragazzi» del DDT e satellitare».
1.2 «La pubblicità in tutti gli altri canali non dovrà essere trasmessa nella fascia protetta per i minori (0 – 18 anni) tra le ore 16.00 e le ore 19.00 come già previsto dal codice pubblicitario. La pubblicità non dovrà essere trasmessa durante i programmi direttamente rivolti ai minori e nei programmi che hanno i minori come protagonisti anche se trasmessi fuori dalla suddetta fascia protetta, né nei 30 minuti precedenti e successivi agli stessi».
1.3 «Si intendono esclusi dal punto 1.2 i canali sportivi e/o le trasmissioni sportive o di eventi sportivi a rilevanza nazionale o internazionale nonché i canali tematici dedicati al gioco (es. partite di calcio, Olimpiadi, Formula 1, GP, Teleippica, Pokeritalia 24, Totoscommesse ecc...), fatte salve le regole specifiche delle singole emittenti.».
La Legge 11 marzo 2014, n. 23 («Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita») all'articolo 14 («Giochi pubblici»), comma 1, prevede che: «Il Governo è delegato ad attuare, con i decreti legislativi di cui all'articolo 1, il riordino delle disposizioni vigenti in materia di giochi pubblici, riordinando tutte le norme in vigore in un codice delle disposizioni sui giochi, (...)». Il comma 2 stabilisce che «Il riordino di cui al comma 1 è effettuato nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi: «(...) z) rafforzamento del monitoraggio, controllo e verifica circa il rispetto e l'efficacia delle disposizioni vigenti in materia dei divieto di pubblicità per i giochi con vincita in denaro, soprattutto per quelli on – line, anche ai fini della revisione della disciplina in materia, con particolare riguardo all'obiettivo della tutela dei minori; aa) introduzione del divieto di pubblicità nelle trasmissioni radiofoniche e televisive nel rispetto dei principi sanciti in sede europea relativi alla tutela dei minori per i giochi con vincita in denaro che Pag. 381indicono comportamenti compulsivi; bb) previsione di una limitazione massima della pubblicità riguardante il gioco on line, in particolare quella realizzata da soggetti che non conseguono concessione statale di gioco; (...)».
Al riguardo, si segnala che il decreto legislativo che dovrà dare attuazione alle suddette disposizioni non è stato ancora emanato.
Nel quadro descritto, la Rai, in estrema sintesi, previa verifica della sussistenza delle autorizzazioni dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato in capo all'operatore pubblicitario, trasmette pubblicità di giochi e scommesse escludendola:
– per i canali dedicati ai minori;
– per le trasmissioni dedicate agli stessi e nei trenta minuti precedenti e successivi;
– nella fascia oraria 16.00-19.00, con specifiche deroghe per particolari eventi sportivi.
FICO. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
il testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (decreto legislativo n. 177 del 2005) stabilisce che la disciplina del sistema radiotelevisivo a tutela degli utenti sia tenuta a garantire i diritti fondamentali della persona;
ai sensi dell'articolo 3 del testo unico, sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo tra gli altri, «il rispetto della dignità della persona, della promozione e tutela del benessere, della salute e dell'armonico sviluppo fisico, psichico e morale del minore, garantiti dalla Costituzione, dal diritto dell'Unione europea, dalle norme internazionali vigenti nell'ordinamento italiano e dalle leggi statali e regionali»;
l'articolo 36-bis del citato testo unico, recante principi generali in materia di comunicazioni commerciali audiovisive e radiofoniche, al comma 1, lett. b), c) e g), stabilisce che tali comunicazioni «non utilizzano tecniche subliminali», «non pregiudicano il rispetto della dignità umana», «non incoraggiano comportamenti pregiudizievoli per la salute o la sicurezza», «non arrecano pregiudizio fisico o morale ai minori»;
il decoro, il buon gusto ed il rispetto della sensibilità degli utenti sono criteri ispiratori del servizio pubblico richiamati sia nel contratto di servizio stipulato dalla concessionaria pubblica con il Ministero dello sviluppo economico, sia nella Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo, la quale afferma, in particolare, che il servizio pubblico, pur tenuto per ragioni finanziarie a trasmettere spot pubblicitari, «non accetterà quelli che contrastino con i principi e gli impegni di questa Carta»;
le disposizioni puntuali in materia sono contenute nel Codice dell'autodisciplina pubblicitaria (58ª edizione, in vigore dal 27 marzo 2014);
l'articolo 28-ter del Codice, dedicato, segnatamente, alle pubblicità di «giochi con vincita in denaro», stabilisce che la comunicazione commerciale in questo ambito «non deve contrastare con l'esigenza di favorire l'affermazione di modelli di comportamento ispirati a misura, correttezza e responsabilità. Ciò a tutela dell'interesse primario degli individui, ed in particolare dei minori, ad una vita familiare, sociale e lavorativa protetta dalle conseguenze di comportamenti di gioco non responsabile, determinati da eccesso o dipendenza»;
il medesimo articolo 28-ter precisa, inoltre, che la comunicazione commerciale non deve «incoraggiare il gioco eccessivo o incontrollato», «negare che il gioco possa comportare dei rischi», «indurre a ritenere che il gioco contribuisca ad accrescere la propria autostima, considerazione sociale e successo interpersonale»;
lo scorso 13 giugno Rai 1 ha trasmesso in diretta la partita di debutto della Nazionale italiana al Mondiale di calcio – Brasile 2014;Pag. 382
prima e dopo l'evento sportivo, sono andati in onda spot pubblicitari relativi alle scommesse e al gioco d'azzardo;
il debutto della Nazionale di calcio italiana è stato seguito da quasi 13 milioni di spettatori, una percentuale di share (70 per cento) straordinaria ed inconsueta per la fascia oraria in cui l'evento è stato trasmesso;
è noto che il pubblico delle partite della nazionale italiana, eterogeneo per definizione, sia composto da un'altissima percentuale di giovani e minori d'età, per tale ragione appare ancor più grave ed ingiustificata la scelta di Raiuno di diffondere la trasmissione di diversi di messaggi pubblicitari sul gioco d'azzardo prima e dopo la trasmissione della partita Italia-Inghilterra;
numerosi e recenti studi evidenziano che la piaga del gioco d'azzardo e delle scommesse sportive, sempre di più diffusa nella società italiana, sta colpendo in misura tutt'altro che trascurabile i giovani. Di fronte al dilagare della ludopatia, la concessionaria del servizio pubblico dovrebbe sentire l'obbligo di impedire la diffusione questi spot in tutta la programmazione ed in particolare nelle trasmissioni di grande ascolto, per giunta ove si tratti di eventi sportivi;
i messaggi pubblicitari sul gioco d'azzardo contrastano con i principi sanciti dal Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, sopra richiamati, nonché con le norme deontologiche in materia, in quanto appaiono suscettibili di arrecare «pregiudizio fisico o morale ai minori», nonché di pregiudicarne l’«armonico sviluppo morale»;
l'incompatibilità della pubblicità del gioco d'azzardo con l'importante funzione socio-culturale svolta dalla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo è stata del resto affermata in termini chiari e perentori anche nel recente parere reso dalla Commissione parlamentare di vigilanza sul Contratto di servizio, il cui articolo 11, comma 10, afferma che «nell'ambito del contrasto alla ludopatia, la Rai vieta a tutte le sue emittenti la pubblicità diretta o indiretta al gioco d'azzardo»;
si chiede di sapere:
se non ritenga inopportuna, grave e contraria alla missione di servizio pubblico della Rai la trasmissione di spot pubblicitari sul gioco d'azzardo, viepiù in coincidenza di avvenimenti sportivi seguiti da milioni di telespettatori, quali le partite della nazionale italiana di calcio;
quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di impedire, tenuto conto anche del recente parere espresso dalla Commissione parlamentare di vigilanza, la diffusione di pubblicità del gioco d'azzardo nella programmazione della Rai e in particolare in coincidenza di tutte le trasmissioni relative al Mondiale di calcio «Brasile 2014». (230/1139)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata (che afferisce a tematiche già trattate anche nell'ambito di altre interrogazioni) si riportano i seguenti elementi.
In linea generale, il quadro normativo di riferimento attualmente vigente cui la Rai si attiene è il seguente:
Il decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158 convertito dalla legge 8 novembre 2012, n. 189 (c.d. «Decreto Balduzzi») all'articolo 7 recante «Disposizioni in materia di vendita di prodotti del tabacco, misure di prevenzione per contrastare la ludopatia e per attività sportiva non agonistica» stabilisce con il comma 4 che: «Sono vietati messaggi pubblicitari concernenti il gioco con vincite in denaro nel corso di trasmissioni televisive o radiofoniche e di rappresentazioni teatrali o cinematografiche rivolte ai minori e nei trenta minuti precedenti e successivi alla trasmissione delle stesse. (...)».
La circolare dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del 20 dicembre 2012 avente ad oggetto «Art. 7 del decreto legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito dalla legge 8 novembre 2012, n. 189 – prescrizioni Pag. 383ai fini della prevenzione dei fenomeni di gioco compulsivo – prime indicazioni» non prevede al riguardo indicazioni ulteriori o più specifiche.
Successivamente all'entrata in vigore delle sopra citate norme, Rai si è convenzionalmente imposta una limitazione più ampia ossia di non trasmettere tale tipologia di messaggi nella fascia oraria 16.00-19.00, prevedendo limitate deroghe per particolari eventi sportivi.
Sul piano autodisciplinare, Sistema Gioco Italia (Federazione che rappresenta l'80 per cento degli operatori del settore gioco presso Confindustria) ha previsto nelle proprie «Linee guida applicative delle disposizioni del Decreto Balduzzi» approvate il 23 luglio 2013:
1. Televisione.
1.1 «La pubblicità non dovrà essere trasmessa sui canali con genere di programmazione tematico «bambini e ragazzi» del DDT e satellitare».
1.2 «La pubblicità in tutti gli altri canali non dovrà essere trasmessa nella fascia protetta per i minori (0 – 18 anni) tra le ore 16.00 e le ore 19.00 come già previsto dal codice pubblicitario. La pubblicità non dovrà essere trasmessa durante i programmi direttamente rivolti ai minori e nei programmi che hanno i minori come protagonisti anche se trasmessi fuori dalla suddetta fascia protetta, né nei 30 minuti precedenti e successivi agli stessi».
1.3 «Si intendono esclusi dal punto 1.2 i canali sportivi e/o le trasmissioni sportive o di eventi sportivi a rilevanza nazionale o internazionale nonché i canali tematici dedicati al gioco (es. partite di calcio, Olimpiadi, Formula 1, GP, Teleippica, Pokeritalia 24, Totoscommesse ecc...), fatte salve le regole specifiche delle singole emittenti.».
- La Legge 11 marzo 2014, n. 23 («Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita») all'articolo 14 («Giochi pubblici»), comma 1, prevede che: «Il Governo è delegato ad attuare, con i decreti legislativi di cui all'articolo 1, il riordino delle disposizioni vigenti in materia di giochi pubblici, riordinando tutte le norme in vigore in un codice delle disposizioni sui giochi, (...)». Il comma 2 stabilisce che «Il riordino di cui al comma 1 è effettuato nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi: «(...) z) rafforzamento del monitoraggio, controllo e verifica circa il rispetto e l'efficacia delle disposizioni vigenti in materia dei divieto di pubblicità per i giochi con vincita in denaro, soprattutto per quelli on – line, anche ai fini della revisione della disciplina in materia, con particolare riguardo all'obiettivo della tutela dei minori; aa) introduzione del divieto di pubblicità nelle trasmissioni radiofoniche e televisive nel rispetto dei principi sanciti in sede europea relativi alla tutela dei minori per i giochi con vincita in denaro che indicono comportamenti compulsivi; bb) previsione di una limitazione massima della pubblicità riguardante il gioco on line, in particolare quella realizzata da soggetti che non conseguono concessione statale di gioco; (...)».
Al riguardo, si segnala che il decreto legislativo che dovrà dare attuazione alle suddette disposizioni non è stato ancora emanato.
Nel quadro descritto, la Rai, in estrema sintesi, previa verifica della sussistenza delle autorizzazioni dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato in capo all'operatore pubblicitario, trasmette pubblicità di giochi e scommesse escludendola:
– per i canali dedicati ai minori;
– per le trasmissioni dedicate agli stessi e nei trenta minuti precedenti e successivi;
– nella fascia oraria 16.00-19.00, con specifiche deroghe per particolari eventi sportivi.
ROSSI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
l'articolo 3 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici annovera fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo il pluralismo, l'obiettività, Pag. 384la completezza, la lealtà, l'imparzialità, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche;
l'articolo 7 del testo unico afferma che l'attività di informazione, da qualunque emittente sia esercitata, costituisce «un servizio di interesse generale» e deve garantire la libera formazione delle opinioni attraverso la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, nonché la garanzia di accesso alle trasmissioni di informazione a tutti i soggetti politici «in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità»;
i principi richiamati nel testo unico valgono, in generale, per il sistema radiotelevisivo e, viepiù, per l'informazione diffusa dal servizio pubblico;
i servizi trasmessi dai telegiornali della Rai in occasione dell'audizione presso la Commissione di vigilanza sulla Rai del Sottosegretario Giacomelli non hanno in alcun modo tenuto conto delle posizioni da me rappresentate, bensì soltanto di quelle di alcuni colleghi, mi riferisco ad esempio alle interviste al senatore Margiotta e alla deputata Liuzzi e alla citazione delle posizioni del senatore Gasparri;
si chiede di sapere:
per quale motivo il servizio pubblico non rappresenti correttamente anche posizioni diverse da quelle più favorevoli alla Rai e che comunque sarebbero pur sempre meritevoli di essere riferite ai cittadini, perché espresse da un loro rappresentante. (231/1140)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
In linea generale si segnala che la Rai, in quanto Servizio pubblico radiotelevisivo, pone particolare attenzione al rispetto dei principi generali di parità di trattamento, obiettività, completezza e imparzialità dell'informazione; sotto tale profilo si evidenzia, più in particolare, come la Carta dei doveri e degli obblighi degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo richieda – tra l'altro – di «rappresentare con equilibrio le posizioni della maggioranza e delle opposizioni, delle coalizioni e delle diverse forze politiche».
Per quanto concerne specificamente i servizi d'informazione trasmessi lo stesso 18 giugno, giorno dell'audizione del Sottosegretario Giacomelli, si evidenzia come ad esempio nel servizio del Tg Parlamento, edizione della notte, per ragioni di limitazione dei tempi disponibili, non essendo possibile intervistare la totalità dei commissari della Commissione di Vigilanza, si è dovuto limitare a due le interviste, limitazione che comunque ha tenuto conto delle opinioni di maggioranza e di opposizione.
Si sottolinea inoltre come, sempre per quanto riguarda, ad esempio, l'informazione del Tg Parlamento, in passato in più occasioni concernenti diverse tematiche siano state realizzate interviste con il Sen. Rossi.
MARGIOTTA. — Al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
i cittadini di Calvello (PZ) non possono seguire le partite della Nazionale italiana di calcio in Brasile causa l'assenza di segnale del digitale terrestre, già più volte segnalata alla Rai dal sindaco e dagli utenti;
la protesta sta montando sul web e sui social network;
si chiede di sapere:
quali urgenti iniziative di propria competenza intendano assumere i vertici Rai per risolvere la problematica, considerato che si tratta di reti rispetto alle quali l'utenza paga un canone annuo di abbonamento. (232/1141)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
La popolazione di Calvello riceve il segnale in parte dall'impianto di M. Pierfaone, e per questi utenti non ci sono problemi di ricezione; il resto del Comune Pag. 385riceve invece dal ripetitore di Calvello che diffonde il solo mux 1. All'interno di questa componente della popolazione alcuni utenti – nel tentativo di ricevere tutti i MUX – puntano con il proprio impianto il ripetitore di M.Pierfaone che, come detto, copre solo una parte del territorio.
Oltre a tale aspetto va segnalato che nel passato presso l'impianto di Calvello si sono registrati alcuni problemi di carattere tecnico-operativo nel collegamento tra i diversi impianti; tali problemi sono stati superati attraverso l'attivazione di collegamenti satellitari.
Al fine di risolvere i problemi di copertura delle aree storicamente non servite, anche in parte, dai segnali terrestri, la Rai ha attivato la piattaforma satellitare gratuita Tivù Sat che replica sul satellite l'intera programmazione del servizio pubblico insieme ad altri canali nazionali ed esteri, garantendo la copertura totale del territorio italiano. Per accedere a Tivù Sat è necessario dotarsi di parabola e decoder satellitare Tivù Sat, insieme al quale viene fornita una smart card che consente di vedere tutti i programmi senza il criptaggio tecnico usato per protezione dei diritti.
ROSSI. — Al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
l'articolo 1 del regio decreto legge n. 246 del 1938, prevede che «Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto. La presenza di un impianto aereo atto alla captazione o trasmissione di onde elettriche o di un dispositivo idoneo a sostituire l'impianto aereo, ovvero di linee interne per il funzionamento di apparecchi radioelettrici, fa presumere la detenzione o l'utenza di un apparecchio radioricevente.»;
l'articolo 27, comma 1, del regio decreto legge 21 febbraio 1938, n. 246, prevede che «Il canone di abbonamento dovuto per audizioni date in locali pubblici od aperti al pubblico, è stabilito in ragione di anno solare ed è determinato mediante speciali convenzioni di abbonamento con la società concessionaria.»;
l'articolo 2 del decreto legislativo luogotenenziale 21 dicembre 1944, n. 458 stabilisce che «Qualora le radioaudizioni siano effettuate in esercizi pubblici o in locali aperti al pubblico o comunque fuori dall'ambito familiare, o gli apparecchi radioriceventi siano impiegati a scopo di lucro diretto o indiretto, l'utente dovrà stipulare uno speciale contratto di abbonamento con la Società concessionaria.»;
la Rai in queste settimane sta inviando a studi di commercialisti richieste di pagamento del canone Rai a carico di società holding, di società immobiliari o comunque a società non operative che oltre a non avere una sede propria (e infatti sono domiciliate presso studi professionali), non possiedono alcun bene, né tanto meno televisori o computer;
si chiede di sapere:
se il canone straordinario richiesto è basato sulle speciali convenzioni di abbonamento di cui all'articolo 27, comma 1, del regio decreto legge 21 febbraio 1938, n. 246 o sugli speciali contratti di abbonamento di cui all'articolo 2 del decreto legislativo luogotenenziale 21 dicembre 1944, n. 458;
se la richiesta di pagamento di tale canone reca come allegato copia conforme all'originale della speciale convenzione o dello speciale contratto di abbonamento con la concessionaria del servizio pubblico;
se l'invio di queste richieste, che comunque rappresentano un costo per l'azienda, sia stato preceduto da una previa valutazione e analisi delle società destinatarie delle richieste stesse;
se così non fosse, quali siano i criteri sulla base dei quali la Rai sta inviando queste richieste di pagamento;Pag. 386
a quale titolo il canone da 400 euro sia stato richiesto perentoriamente a tutte le partite IVA. (233/1152)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
In linea generale, l'articolo 1, comma 1, del RDL 21 febbraio 1938, n. 246, contenuto nel suo Titolo I rubricato «Disposizioni generali», prevede che «Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento giusta le norme di cui al presente decreto». Fermo restando il presupposto dell'obbligo di pagare il canone, come definito dalla menzionata norma in linea generale – e quindi sia per gli abbonamenti ordinari che per quelli speciali –, limitatamente al canone speciale il successivo articolo 27 sancisce che questo possa essere determinato con «speciali convenzioni di abbonamento con la Società concessionaria».
In realtà, sin dal dopoguerra, l'importo del canone, sia speciale che ordinario, è stato fissato con decreto ministeriale. Da ultimo, l'articolo 47, comma 3, del D.Lgs. 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), ha previsto che «Entro il mese di novembre di ciascun anno, il Ministro delle comunicazioni, con proprio decreto, stabilisce l'ammontare del canone di abbonamento in vigore dal 1o gennaio dell'anno successivo, in misura tale da consentire alla società concessionaria della fornitura del servizio di coprire i costi che prevedibilmente verranno sostenuti in tale anno per adempiere gli specifici obblighi di servizio pubblico generale radiotelevisivo affidati a tale società, come desumibili dall'ultimo bilancio trasmesso, prendendo anche in considerazione il tasso di inflazione programmato e le esigenze di sviluppo tecnologico delle imprese. La ripartizione del gettito del canone dovrà essere operata con riferimento anche all'articolazione territoriale delle reti nazionali per assicurarne l'autonomia economica».
Inoltre, il Contratto di Servizio sancisce che, ai fini della determinazione di tale ammontare, il Ministro dello Sviluppo Economico può avvalersi di una commissione paritetica che provvede a definire elementi di analisi in merito al rapporto anche prospettico tra i contenuti della missione di servizio pubblico, il loro adempimento da parte della concessionaria ed il relativo finanziamento. In linea con tali previsioni, per l'anno 2014 il decreto del Ministro dello Sviluppo Economico 17 dicembre 2013 ha stabilito, oltre all'importo del canone di abbonamento ordinario, anche quello del canone speciale, secondo le articolazioni in categorie previste dall'articolo 16 della legge 23 dicembre 1999, n. 488.
La competenza esclusiva in materia di riscossione del canone speciale è assegnata dalla vigente normativa alla RAI, sulla quale pertanto ricade il dovere istituzionale di porre in essere misure di contrasto dell'evasione. In questo contesto la RAI inoltra comunicazioni informative sugli obblighi fiscali in materia di canone speciale ai potenziali detentori di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di programmi radiotelevisivi. La pianificazione di quest'attività individua annualmente le varie tipologie di settori da interessare, in modo che, grazie a quest'alternanza, nel corso degli anni, nessuna tipologia risulta esclusa.
La legge 23 dicembre n. 488 stabilisce cinque categorie di importi di canone speciale, a seconda della tipologia di utente. Le lettere informative che la RAI predispone indicano l'importo di canone che sarebbe dovuto in relazione alla specifica attività svolta, desumibile dai codici di classificazione delle attività economiche (codici ATECO) registrati presso la Camera di Commercio. Nella gran parte dei casi si tratta di importi relativi alle categorie «D» ed «E» della tabella ministeriale, pari rispettivamente, per il 2014, ad euro 407,35 ed euro 203,70.
CENTINAIO, CAPARINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246 all'articolo 1 prevede che Pag. 387«chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento dei canone di abbonamento»;
sono esentati dal pagamento del canone Rai gli enti assistenziali posti alle dipendenze delle amministrazioni statali, regionali, provinciali e comunali nonché gli enti culturali dipendenti dallo Stato e dalle province, aventi finalità non a scopo di lucro, ma per ottenere l'esenzione deve essere inoltrata regolare domanda ogni anno, in quanto l'esenzione che viene concessa è annuale;
non è chiara la ratio secondo cui è compito dei soggetti esonerati (come scuole, enti assistenziali o centri diurni per anziani) inoltrare ogni anno, nei tempi richiesti, una richiesta di esclusione dal pagamento ribadendo il proprio diritto all'esonero, quando la Rai potrebbe semplicemente registrare la loro natura di enti senza scopo di lucro ed evitare di inviare lettere di sollecito per il pagamento;
ancora più paradossale è la richiesta di pagamento che viene inoltrata puntualmente ogni anno al centro sociale «Ciechi cristiani di Parma», una onlus che, accogliendo persone che non vedono, non possiede apparecchi televisivi e continuerà a non possederli neanche per i prossimi anni;
piuttosto che sostenere inutili costi (fra l'altro a carico dei cittadini utenti che pagano regolarmente il canone) con l'invio annuale di lettere di avviso e di sollecito ad organizzazioni ed enti che presumibilmente non modificano la propria natura di anno in anno, la concessionaria del servizio pubblico dovrebbe concentrare le proprie risorse nell'offrire un servizio pubblico di qualità;
si chiede di sapere:
se la direzione non ritenga opportuno modificare la prassi secondo cui annualmente deve essere inviata una richiesta con la domanda di esonero provvedendo semplicemente a cancellare dall'elenco dei potenziali detentori di apparecchi televisivi i soggetti esenti. (234/1163)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
A] Con riferimento agli enti assistenziali posti alle dipendenze delle amministrazioni statali, regionali, provinciali e comunali, nonché gli enti culturali dipendenti dallo Stato e dalle province, la disciplina dell'esonero dal canone è contenuta nel decreto ministeriale 8 gennaio 1998, n. 54, ed in particolare negli artt. 1 e 3, che si riportano di seguito.
Art. 1.
1. «Gli enti assistenziali posti alle dipendenze delle amministrazioni statali, regionali, provinciali e comunali, nonché gli enti culturali dipendenti dallo Stato e dalle province possono chiedere al Ministero delle comunicazioni – Direzione generale per le concessioni e per le autorizzazioni – di essere esonerati dal pagamento del canone di abbonamento alle radiodiffusioni sonore e televisive, ai sensi dell'articolo 37 del regio decreto 3 agosto 1928, n. 2295».
2. «La domanda, da presentare entro il 31 ottobre dell'anno precedente a quello per il quale si intende richiedere l'esonero, deve essere corredata della documentazione comprovante la natura dell'ente».
Art. 3.
1. «Il provvedimento di esonero riguarda soltanto l'anno cui esso si riferisce ed è rinnovabile».
2. «L'ente è tenuto al versamento della tassa di concessione governativa».
3. «L'amministrazione invia copia del provvedimento di esonero al Ministero delle finanze ed alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo».
Pertanto, come si evince dal comma 1 dell'articolo 3, l'esonero ministeriale è relativo al solo anno cui esso si riferisce.Pag. 388
B] Rispetto agli istituti di istruzione, l'articolo 1 della legge 2 dicembre 1951 n. 1571, come modificato dall'articolo 1 della legge 28 dicembre 1989, n. 421, dispone quanto segue:
Art. 1.
«Le scuole elementari statali e le scuole elementari parificate, le scuole di istruzione secondaria ed artistica di ogni grado, statali oppure pareggiate ai sensi delle vigenti disposizioni, gli istituti di istruzione superiore disciplinati dal testo unico approvato con regio decreto 31 agosto 1933, n. 1592, e le università, nelle cui aule scolastiche siano installati apparecchi radioriceventi destinati all'ascolto collettivo da parte degli alunni, sono esentati dal pagamento del canone annuo di abbonamento alle radioaudizioni».
«L'esecuzione del pagamento del canone di cui al precedente comma è estesa alle scuole materne statali e non statali autorizzate, nonché alle scuole materne gestite da enti pubblici anche territoriali, ed alle scuole d'istruzione secondaria ed artistica legalmente riconosciute (comma aggiunto dall'articolo 1, L. 28 dicembre 1989, n. 421)».
«Per potere beneficiare dell'esenzione, le scuole suddette dovranno richiedere all'ente concessionario del servizio delle radiodiffusioni una apposita licenza gratuita per le radioaudizioni, con validità annuale. Le richieste da parte delle scuole elementari e secondarie dovranno pervenire all'ente concessionario per tramite del competente Provveditorato agli studi: quelle delle università e degli istituti superiori, per tramite del Ministero della pubblica istruzione, o direttamente».
Anche in questo caso, pertanto, la validità della licenza gratuita è annuale (comma 3).
Dal pari, con specifico riferimento ai centri sociali per anziani, l'esenzione è espressamente ricondotta al canone «annuo» dall'articolo 92 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, di seguito riportato.
Art. 92.
1. «I centri sociali per anziani gestiti dai soggetti e per le finalità di cui al comma 2, nelle cui strutture ricettive siano installati apparecchi radioriceventi destinati all'ascolto collettivo, sono esentati dal pagamento del canone annuo di abbonamento alle radiodiffusioni. I medesimi centri sono altresì esentati dal pagamento dell'imposta sugli intrattenimenti di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 640, per lo svolgimento delle attività indicate nella tariffa allegata al citato decreto del Presidente della Repubblica n. 640 del 1972, e successive modificazioni, svolte occasionalmente e in attuazione delle finalità di cui al comma 2 del presente articolo».
2. «L'esenzione di cui al comma 1 è concessa ai centri sociali per anziani gestiti da ONLUS, da associazioni o enti di promozione sociale, da fondazioni o enti di patronato, da organizzazioni di volontariato nonché da altri soggetti, pubblici o privati, le cui finalità rientrino nei principi generali del sistema integrato di interventi e servizi sociali previsto dalla legge 8 novembre 2000, n. 328, e in particolare siano volte alla socializzazione ed all'integrazione delle persone anziane».
3. «La richiesta di esenzione ai sensi del comma 1, primo periodo, è presentata dai soggetti legalmente responsabili dei centri per anziani all'Ufficio registro abbonamento radio e TV (URAR-TV) di Torino, e deve riportare la documentazione attestante il possesso dei requisiti di cui al comma 2. La richiesta di esenzione ai sensi del comma 1, secondo periodo, è presentata, prima dell'inizio di ciascuna manifestazione, all'ufficio accertatore territorialmente competente (...)».
C] Riguardo infine al Centro sociale «Ciechi cristiani di Parma», si rileva che questo non rientra nella categoria dei centri sociali per «anziani» di cui all'articolo 92, legge 289/2002 cit. Il Centro sociale potrà tuttavia richiedere l'esonero direttamente al Ministero delle Comunicazioni (attualmente Pag. 389Ministero dello Sviluppo Economico), come previsto dal decreto ministeriale 8 gennaio 1998, n. 54, menzionato al punto A.
Essendo il canone un tributo (cfr. ex plurimis Corte cost. 81/1963, Corte cost. 535/1988, Corte cost. 284/2002, Cass. 8549/1993), la relativa disciplina ha natura pubblicistica, e non è pertanto consentito alla Rai derogarvi in alcuna misura.
PISICCHIO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
nell'ultimo numero in edicola della rivista specializzata «Prima comunicazione» viene data la notizia, peraltro circolante da qualche tempo nei boatos del mondo dell'informazione, secondo la quale sarebbe in atto un disegno, da parte dei vertici della Rai, di accorpamento del Tg2 con Rainews24;
ove mai il disegno di cui parla la testata giornalistica dovesse risultare rispondente a verità resterebbe da spiegare quale possa essere la logica industriale che lo ispira, a meno di non voler ipotizzare uno svuotamento della intera Rete 2, in vista di una successiva immissione nel mercato;
il Tg2 rappresenta, peraltro, un elemento cardine dell'informazione da quarant'anni, ed esprime la sua funzione di servizio pubblico con equilibrio e attenzione ai contenuti culturali e alle ragioni del pluralismo informativo;
si chiede di sapere:
se tali informazioni corrispondano al vero;
in caso affermativo, secondo quali logiche economiche, editoriali ed industriali tale progetto sia stato elaborato. (235/1172)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
Le voci riportate dalla stampa – cui si fa riferimento nell'interrogazione – sono del tutto destituite di fondamento. La Rai non prevede di procedere con nessuna ipotesi di accorpamento tra le testate giornalistiche del Tg2 e di Rai News.
Si conferma invece che nell'ambito del Piano Industriale 2013-2015 (presentato tra l'altro alla Commissione Parlamentare di Vigilanza) è inserito il Cantiere all news dedicato all'analisi del settore dell'informazione in Rai che ha già portato all'integrazione delle testate Televideo e Rai News e al lancio del portale dell'informazione Rai e che – nell'attuale fase – sta proseguendo il previsto lavoro per la rivisitazione e razionalizzazione generale e complessiva, che terrà conto anche delle indicazioni pervenute nel 2014 in termini di spending review.
CUOMO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
secondo quanto annunciato in più occasioni dal direttore generale Gubitosi – al consiglio di amministrazione, ai sindacati e alla stampa – uno degli obiettivi principali della sua gestione sarebbe costituito dalla limitazione del ricorso agli appalti esterni per la produzione di servizi radiotelevisivi;
a ormai due anni dall'inizio del suo mandato, tale enunciazione d'intenti non appare, tuttavia, accompagnata da scelte gestionali conseguenti;
nell'ambito dei prossimi due palinsesti invernali – gli ultimi sotto la gestione del direttore Gubitosi – sono infatti programmate, nello slot orario 14.00-16.00, sulle reti Rai 1 e Rai 2, due produzioni esterne, per di più del medesimo produttore (Endemol);
in particolare, la nuova programmazione di Rai 1 ha comportato la penalizzazione di uno storico programma prodotto internamente («La vita in diretta»), che ha visto il differimento dell'orario di inizio dalle ore 15.10 alle ore 16.00 e la conseguente riduzione della durata, a scapito delle professionalità e delle maestranze interne che vi lavorano;Pag. 390
al day-time di Rai 1 si aggiunge, pertanto, l'ennesimo prodotto esterno, che fa seguito ai programmi ormai storici del mezzogiorno («La prova del cuoco»), del preserale («L'eredità») e del dopo-tg («Affari tuoi»).
Considerato che:
queste scelte fanno supporre o una carenza di professionalità interne, con la conseguente necessità di ricorrere agli appalti esterni per lo svolgimento della missione istituzionale aziendale, oppure una persistente incapacità dell'attuale direzione generale, ormai giunta a metà del suo mandato, di creare gruppi di lavoro in grado di produrre format interni all'altezza delle funzioni di pubblico servizio;
in entrambi i casi, dovrebbero essere riconsiderate anche l'utilità e l'adeguatezza della scelta di assumere, appena un anno fa, tre capistruttura per l'intrattenimento – per Rai 1, Rai 2 e Rai 3 – in funzione evidentemente del rafforzamento di questo settore;
si chiede di sapere:
quali valutazioni di opportunità abbiano indotto la direzione generale della Rai ad ampliare ulteriormente il novero e l'ambito di copertura oraria delle produzioni esterne, con la contestuale svalutazione delle professionalità e delle competenze interne all'azienda;
in generale, se possono ritenersi ancora un obiettivo gestionale dell'attuale management la limitazione del ricorso agli appalti esterni e la contestuale valorizzazione delle risorse tecniche e creative interne all'azienda, quali strumenti per migliorare l'assolvimento degli obblighi di pubblico servizio. (236/1179)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Il Piano industriale 2013-2015 ha l'obiettivo di definire – nell'ambito di un quadro organico – le strategie che la Rai deve perseguire al fine di progettare il proprio sviluppo tenendo conto non solo dell'evoluzione dello scenario di riferimento ma anche delle compatibilità economico-finanziarie complessive.
Per raggiungere gli obiettivi di efficientamento previsti il piano – articolato su 12 diversi cantieri ancora in via di progressiva implementazione – prevede, tra l'altro, linee d'intervento nell'area della razionalizzazione dei costi. Ciò ha portato allo sviluppo di azioni incentrate sulla riduzione del ricorso ad appalti esterni e/o sulla internalizzazione di alcune attività nell'ambito di produzioni in appalto, operando una valorizzazione delle risorse interne; in tale quadro, più in particolare, si sta effettuando una revisione dell'assetto produttivo finalizzata all'ottimizzazione della saturazione dei Centri di produzione TV e della relativa capacità produttiva.
In coerenza con le linee direttrici prefigurate nel Piano Industriale e sopra sommariamente sintetizzate, si possono mettere in evidenza alcuni primi dati che si muovono nella direzione degli obiettivi previsti nel Piano stesso.
A titolo esemplificativo, tra il 2012 e il 2013 il Centro di produzione di Roma ha aumentato l'attività (espressa in termini di giornate lavorate) nella misura di circa il 5 per cento; dinamiche di segno analogo, peraltro, si registrano per gli altri Centri (con Napoli che evidenzia un incremento superiore al 15 per cento).
FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
l'indipendenza e l'obiettività sono principi fondamentali della disciplina del servizio pubblico radiotelevisivo, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge n. 103 del 1975;
il giornalista del servizio pubblico è responsabile in primo luogo verso i cittadini, per tale ragione non svolge alcuna attività che possa condizionare l'esercizio sempre autonomo, imparziale e critico del proprio operato, ovvero ledere la sua credibilità e dignità professionale;Pag. 391
l'articolo 4 del Contratto di servizio stipulato dalla Rai con il Ministero dello sviluppo economico per il triennio 2010-2012 prescrive alla concessionaria pubblica il compito di assicurare l'osservanza dei principi di obiettività, imparzialità ed indipendenza stabiliti dalla legge, nonché il dovere di garantire il rispetto rigoroso delle norme deontologiche della professione da parte dei suoi giornalisti ed operatori;
la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi formula gli indirizzi per l'attuazione dei principi di cui all'articolo 1 della legge n. 103 del 1075, ne controlla il rispetto e adotta tempestivamente, ove necessario, le deliberazioni per la loro osservanza;
in una precedente interrogazione al presidente della Rai (prot. n. 1116/COMRAI), lo scrivente poneva in questione l'opportunità della partecipazione della direttrice di Rainews24 Monica Maggioni alla riunione annuale del Gruppo Bilderberg, definito nella risposta all'interrogazione de qua «un think tank di rilevanza internazionale»;
nell'interrogazione citata venivano evidenziati alcuni profili di criticità relativi alla natura del Bilderberg, alle finalità da Esso perseguite, nonché all'ipotesi, da taluni avanzata, che nell'ambito delle riunioni annuali dell'associazione siano assunte decisioni o definiti indirizzi generali a cui i partecipanti sono chiamati o comunque invitati a conformarsi;
nell'interrogazione sopra richiamata veniva citato un documento inedito allegato alla requisitoria del magistrato Alessandrini sulla strage di piazza Fontana (il rapporto RSD/1Zeta n. 230 del 5 giugno 1967), nel quale si descriveva l'esistenza di un governo opaco che interferiva con i paesi occidentali, fra cui l'Italia, e che si fondava sul concorso della Central Intelligence Agency, del gruppo Bilderberg e della American for Democratic Actions;
l'opacità dei procedimenti e delle finalità associative consentirebbe di annoverare il Bilderberg tra quelle associazioni che, seppure palesi, sono censurate dall'ordinamento italiano in quanto suscettibili di svolgere attività diretta ad interferire sull'esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazione pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale;
ai sensi delle norme deontologiche contenute nella Carta dei doveri, i giornalisti non possono aderire ad associazioni di tal fatta essendo tenuti ad accettare indicazioni e direttive esclusivamente dalla gerarchie redazionali della sua testata, sempre avendo a mente il proprio ruolo di responsabilità nei confronti dei cittadini;
per i profili di criticità evidenziati, non sembra dunque possibile affermare in modo apodittico, perentorio, senza alcuna argomentazione a supporto, la natura di «think tank» del Gruppo Bilderberg;
per i profili di criticità evidenziati, la partecipazione della direttrice di una testata del servizio pubblico radiotelevisivo all'incontro annuale del Bilderberg richiede di essere quindi sorretta da valide ed articolate motivazioni da parte della concessionaria;
nella risposta all'interrogazione citata, la Rai ha laconicamente precisato che Monica Maggioni ha partecipato alla riunione annuale dell'associazione «a titolo personale», benché in realtà figuri tra i partecipanti in qualità di «Editor-in-Chief, Rainews24, Rai TV»;
tale contraddizione necessita di ulteriori approfondimenti;
si chiede di sapere:
se non ritenga doveroso sciogliere i dubbi relativi alle finalità della partecipazione di Monica Maggioni alla riunione annuale del Gruppo Bilderberg, che secondo la Rai sarebbe avvenuta a titolo personale, mentre sul sito internet dell'associazione è giustificata proprio in ragione Pag. 392del suo ruolo pubblico (quale, appunto, quello di direttrice di una testata del servizio pubblico radiotelevisivo);
se in ogni caso non ritenga che la partecipazione di Monica Maggioni alla riunione annuale del Bilderberg, tenuto conto delle ambiguità inerenti alle finalità e alle procedure dell'associazione medesima, sia potenzialmente lesiva del principio di autonomia e del rapporto di responsabilità che si instaura fra il giornalista (in particolare del servizio pubblico) e i cittadini. (237/1187)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale si ribadisce quanto già comunicato con riferimento all'interrogazione prot. n. 1116/COMRAI.
Nell'ambito dell'incontro citato, nulla osta che alla dottoressa Monica Maggioni – la cui partecipazione, come detto, è avvenuta a titolo personale – sia stata attribuita, come avviene da prassi per questi meeting, la relativa qualifica professionale, che fa parte anche del proprio curriculum personale.
CENTINAIO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
nella mattinata di sabato 5 luglio 2014 Rai Radio 1 è andata in onda la trasmissione «Manuale d'Europa», un programma giornalistico di approfondimento e curiosità sull'Europa a 28, in cui la conduttrice e autrice Tiziana Di Simone ha fatto intervenire una ragazza romena per illustrare alcune teorie contro l'euroscetticismo;
a sostenere l'importanza dell'euro anche le tesi riportate in un libro (con prefazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi), in cui si evidenzia, in maniera a mio avviso piuttosto qualunquistica, che il ritorno alla lira porterebbe ad una grave svalutazione;
nessuno spazio è stato dato ad esponenti che a diverso titolo (politici, economisti o semplicemente ragazzi al pari della ragazza romena intervenuta) potessero sostenere un'idea diversa da quella degli ospiti presenti, rendendo il dibattito unilaterale e spogliando la trasmissione stessa della missione giornalistica che si propone;
all'interno del Parlamento italiano ed europeo siedono anche rappresentanti che sollevano dubbi sull'appartenenza dell'Italia all'Europa e sull'utilizzo della moneta unica, pertanto sembrerebbe opportuno offrire un'informazione più esaustiva ampliando la platea degli ospiti, soprattutto se l'informazione viene svolta da un'azienda che svolge un servizio pubblico e che dovrebbe quindi rappresentare l'intera popolazione dei cittadini utenti;
l'articolo 1 del Contratto di servizio sottoscritto fra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico, al comma 2 sottolinea come la missione di servizio pubblico consista nel garantire all'universalità dell'utenza un'offerta di trasmissioni equilibrate, assicurando qualità dell'informazione e pluralismo. La completezza e l'imparzialità dell'informazione sono quindi principi fondamentali del sistema radiotelevisivo pubblico;
l'articolo 2 del medesimo contratto ribadisce che la Rai è tenuta ad «improntare la propria offerta garantendo il pluralismo e rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione, di apertura alle diverse opinioni e tendenze sociali»;
si chiede di sapere:
quali siano le ragioni alla base della scelta di non includere fra gli ospiti della trasmissione di Rai Radio 1 di sabato 5 luglio alcun sostenitore di una posizione critica nei confronti dell'idea di Europa e dell'euro sostenuta dagli intervistati, contravvenendo, nei fatti, ai principi di pluralismo, completezza e imparzialità su cui si fonda il sistema radiotelevisivo pubblico; (238/1190)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
In linea generale si evidenzia come «Manuale d'Europa» non nasca come trasmissione a carattere di dibattito o di polemica ma con l'intento di informare e dare voce alle diverse anime e opinioni presenti nell'Unione, non necessariamente tutte in contraddittorio nell'ambito della stessa puntata ma con un equilibrio complessivo che tiene conto di tutte le posizioni, anime e culture.
Quanto alla specifica puntata del 5 luglio scorso si ricorda che il programma aveva come ospite in studio Roberto Sommella – giornalista economico, opinionista e autore del libro «l'Euro è di tutti» – con cui sono stati ripercorsi gli anni dell'Euro tra aumenti dei prezzi e variazioni della capacità di acquisto.
Sono state poi le voci dei cittadini raccolte in strada a mettere in evidenza le carenze e la rabbia provocata da una moneta che in tanti hanno battezzato come «incompleta».
Nel corso del programma, anche la testimonianza di Roxana Sandu, giovane studentessa rumena (la Romania non ha adottato l'euro) presso il Collegio europeo di Bruges, che ha raccontato l'esperienza in alcune università europee e parlato di programmi legati alla mobilità dei giovani nell'Unione. Nessuna teoria sull'euroscetticismo è stata espressa in questo contesto.
In chiusura, lo chef Gianfranco Vissani, intervenuto nello spazio dedicato alle cucine d'Europa, ha criticato l'Euro sostenendo che «ci sta rovinando».
FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
l'articolo 4, comma 3, della legge n. 103 del 1975 stabilisce che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi «indica i criteri generali per la formazione dei piani annuali e pluriennali di spesa e di investimento facendo riferimento alle prescrizioni dell'atto di concessione»;
tale disposizione è stata successivamente confermata dall'articolo 50 del decreto legislativo n. 177 del 2005 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), che stabilisce che la Commissione di vigilanza «verifica il rispetto delle norme previsti dagli articoli 1, commi 3, 4 e 5, e 4 della legge n. 103 del 1975»;
l'articolo 45, comma 5, del testo unico, nel definire i compiti del servizio pubblico generale radiotelevisivo, precisa che alla Rai è consentito «lo svolgimento [...] di attività commerciali ed editoriali, connesse alla diffusione di immagini, suoni e dati, nonché di altre attività correlate, purché esse non risultino di pregiudizio al migliore svolgimento dei pubblici servizi concessi e concorrano all'equilibrata gestione aziendale»;
la Commissione parlamentare può dunque richiedere ogni informazione e documentazione al fine di accertare che in ogni fase della gestione aziendale sia assicurato il rispetto dei vincoli all'organizzazione dell'azienda che derivano anche dal citato articolo 45 del testo unico;
il legislatore ha infatti attribuito al Parlamento, attraverso la Commissione di vigilanza, i compiti di indirizzo e vigilanza non soltanto rispetto alla qualità dei contenuti e al pluralismo dell'informazione, ma anche alle gestione delle risorse umane ed economiche da parte della Rai, la cui azione è limitata dagli obblighi derivanti dall'essere concessionaria del servizio pubblico il cui esercizio è remunerato dallo Stato attraverso il c.d. canone di abbonamento;
nella scorsa legislatura, in data 28 ottobre 2010, l'Ufficio di Presidenza della Commissione di vigilanza aveva deliberato di predisporre una bozza di atto di indirizzo in materia di gestione delle risorse umane ed economiche, dopo che la stessa Commissione aveva «audito», proprio in materia di produzione e appalti, precisamente in data 19 ottobre 2010, alcuni dirigenti della Rai;
l'articolo 1 della direttiva n. 93/38/CEE in materia di appalti definisce «servizi Pag. 394pubblici di telecomunicazioni»: «i servizi di telecomunicazioni della cui offerta gli Stati membri hanno specificamente incaricato uno o più enti di comunicazione fra i soggetti che operano nel settore delle telecomunicazioni»;
ai sensi del decreto legislativo n. 158 del 1995, con cui sono state recepite nell'ordinamento italiano le direttive comunitarie n. 93/38/CEE e 90/531/CEE, le imprese pubbliche che operano nel settore delle telecomunicazioni non sono tenute ad applicare le procedure ad evidenza pubblica per gli appalti di servizi di radiodiffusione e televisione, nonché per quelli esclusi ai sensi dell'articolo 8 del decreto;
per tutti gli altri appalti di lavori, servizi e forniture, di cui all'articolo 7 del citato decreto, il cui importo sia superiore alle soglie di valore indicate all'articolo 9, le imprese pubbliche, anche se operanti nel settore radiotelevisivo, sono tenute invece a seguire le procedure ad evidenza pubblica mediante l'indizione di gare aperte;
nel considerando 25 della direttiva 2004/18/CE, in materia di procedure di aggiudicazione di appalti pubblici di lavori, servizi e forniture, pur confermandosi l'esclusione del settore radiotelevisivo dall'ambito di applicazione della normativa, si specifica che tale eccezione non dovrebbe comunque applicarsi «alla fornitura del materiale tecnico necessario alla produzione, alla coproduzione e alla trasmissione» dei programmi;
ai sensi del citato testo unico, la Rai – Radiotelevisione Spa., «è la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo», e in quanto tale è incaricata di perseguire finalità di interesse generale puntualmente individuate dall'articolo 7 del citato decreto;
secondo la consolidata giurisprudenza amministrativa, la partecipazione pressoché totalitaria dello Stato nel capitale della Rai consente senza dubbio di ricondurre quest'ultima nella nozione, giuridicamente rilevante, di impresa pubblica che opera nel settore delle telecomunicazioni;
la Rai è dunque tenuta ad osservare la normativa comunitaria in materia di appalti per tutti i contratti non aventi ad oggetto i servizi di radiodiffusione e televisione in senso stretto, come definiti, da ultimo, nella direttiva 2004/18/CE;
la Corte di Cassazione nella pronuncia, resa a Sezioni Unite, n. 10443 del 23 aprile 2008, ha qualificato la Rai come «organismo di diritto pubblico» che, in quanto tale, «deve osservare le norme comunitarie di evidenza pubblica nella scelta dei propri contraenti per gli appalti dei servizi, ad eccezione di quelli «esclusi» del settore radiotelevisivo»;
nell'ambito dell'audizione tenuta presso la Commissione parlamentare di vigilanza Rai del 18 luglio 2013, sono state avanzate richieste di documentazione attinenti, fra gli altri aspetti, alle principali società di produzione di fiction nell'ultimo quinquennio, nonché alle società aventi «attualmente in essere un contratto con la Rai»;
in risposta alle richieste formulate dalla Commissione, la Rai, in data 1o agosto 2013, specificava di non essere tenuta a fornire parte della documentazione richiesta (segnatamente, sette documenti su undici, fra cui quelli di cui al paragrafo precedente) in quanto relativi ad «atti di carattere gestionale», sui quali «prevalgono motivi di riservatezza», mentre produceva in allegato la documentazione relativa alle richieste «di carattere editoriale o di indirizzo generale»;
nella stessa risposta, al fine di dissipare i dubbi relativi alla legittimità delle richieste della Commissione, nonché di improntare i reciproci rapporti «alla massima chiarezza, correttezza e collaborazione», comunicava di aver ritenuto doveroso sottoporre la questione «ai competenti organi consultivi, per il tramite dell'Azionista», la cui risposta avrebbe Pag. 395costituito «il punto di riferimento per la definizione del perimetro di informativa» della Rai alla Commissione;
coerentemente con la normativa comunitaria e gli indirizzi giurisprudenziali sopra richiamati, la Rai normalmente individua i contraenti per lavori, servizi e forniture attraverso procedure aperte, con bandi di gara indetti ai sensi della normativa comunitaria e pubblicati nella GUCE;
sul sito internet della Rai è possibile visualizzare l'elenco di tutte le gare per lavori, servizi e forniture, chiuse ed in corso, bandite dal 19 luglio del 2010 ad oggi;
nell'ambito dell'elenco delle società «che hanno attualmente in essere un contratto con la Rai» rientrano, di conseguenza, anche le società aggiudicatarie dei bandi di gara per lavori, servizi e forniture, indetti sulla base delle regole pubblicistiche di estrazione comunitaria e riportati anche sul sito internet della Rai;
si chiede di sapere:
se la Rai abbia acquisito il parere dei «competenti organi consultivi», ritenuto dalla stessa determinante rispetto alle richieste di documentazione temporaneamente evase per ragioni di riservatezza;
se l'elenco dei bandi di gara riportato nel sito internet della Rai sia comprensivo di tutte le procedure ad evidenza pubblica aperte nel periodo di riferimento;
quale sia l'ammontare totale, nell'ultimo quinquennio, per singola categoria di appalto, degli importi derivanti dai contratti di lavori, servizi e forniture stipulati all'esito delle procedure ad evidenza pubblica;
quale sia l'elenco delle società che hanno attualmente in essere un contratto con la Rai stipulato all'esito di una procedura a evidenza pubblica. (239/1199)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In primo luogo si segnala che non è ancora pervenuta una risposta al quesito che la Rai ha sottoposto – per il tramite dell'Azionista – ai competenti organi consultivi; su tale tempistica, presumibilmente, incidono le vicissitudini intervenute nel corso degli ultimi mesi nell'ambito dell'Esecutivo.
Per quanto attiene al tema dell'elenco dei bandi di gara riportato nel sito internet della RAI, si segnala che lo stesso è comprensivo di tutte le procedure ad evidenza pubblica aperte nel periodo di riferimento; nel sito, infatti, sono riportati tutti i bandi e documenti (anche dei bandi scaduti) dalla data di assoggettamento di Rai al regime pubblico (luglio 2010) ad oggi.
Con riferimento invece alla tematica delle informazioni disponibili relativamente alle procedure ad evidenza pubblica (a titolo di esempio, valori quantitativi, società aggiudicatarie, ecc.) si segnala come queste siano pubblicate – oltre che sulla GUUE e GURI – nel sito www.fornitori.rai.it/bandi con evidenza, più in particolare, degli avvisi di aggiudicazione di ogni singolo appalto, con indicazione dell'importo aggiudicato (al netto dello sconto), del nome del fornitore e di tutte le altre informazioni previste dalla normativa.
CROSIO, CAPARINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
I direttori dei telegiornali della Rai, a ogni scadenza del consiglio di amministrazione, nonché a ogni cambio di governo o di maggioranza, vengono sostituiti. A loro volta, nominano dai 3 ai 4 tra vicedirettori e capiredattori con la conseguenza che quelli uscenti ritornando a disposizione dell'azienda mantengono comunque il livello stipendiale nonché il ruolo ed il titolo;
dal rapporto del gruppo di lavoro sui costi della politica si apprende che sono state formulate delle raccomandazioni che Pag. 396prevedono: «le posizioni apicali nelle imprese pubbliche soggette a nomine politiche devono avere carattere temporaneo, con la previsione che la retribuzione segua la funzione effettivamente svolta»;
se ce ne fosse ancora bisogno è necessario ricordare che la Rai è una società per azioni a totale partecipazione pubblica il cui capitale è detenuto per il 99,56 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e per lo 0,44 per cento dalla Società italiana degli autori ed editori (SIAE) e questa raccomandazione essendo valida per tutte le aziende controllate dallo Stato, Regioni, Province e Comuni è quindi anche valida per la Rai stessa;
la concessionaria del servizio pubblico riscuote dal canone pagato dai cittadini circa 1.600 milioni di euro annui;
da notizie stampa si apprende che la Rai abbia inviato una segnalazione, alla Procura di Roma nonché all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, su presunti accordi di ripartizione nelle procedure di affidamento di servizi post-produzione – che vanno dal montaggio, la sottotitolazione, l'inserimento di titoli di testa e di coda nei programmi e alle riprese video – per diversi programmi quali, tra quelli di punta del palinsesto Rai, spiccano Ballarò, Porta a Porta, Agorà e Geo & Geo. Questi illeciti sarebbero avvenuti nel periodo che va dal 15 luglio al 31 ottobre 2013 alle quali hanno partecipato 23 imprese tra le quali le più importanti sono: la Aesse Video, la Barbieri Communication, la Diva Cinematografia Srl, la Euroscena Srl, la Grande Mela Srl e tante altre ancora;
le società invitate dalla Rai alle procedure di appalto, tra quelle iscritte all'albo dei fornitori, avrebbero presentato offerte concordate stabilendo un prezzo più elevato di quello praticato nel passato, ovvero a condizioni economiche meno convenienti per la Rai rispetto a quelle che avrebbero potuto determinarsi in presenza di un confronto concorrenziale;
la denuncia della Rai sembra essere scaturita da segnalazioni anonime, arrivate anche antecedentemente all'apertura delle buste relative alle gare «incriminate»;
dalla relazione dell'Antitrust si legge che «i fatti segnalati alla Rai mediante segnalazioni anonime, hanno trovato riscontro il più delle volte in relazione al generalizzato aumento dei costi orari richiesto per lo svolgimento del servizio. Inoltre in alcuni casi l'assegnatario indicato nelle missive anonime è risultato confermato»;
se le accuse mosse alle società dovessero essere confermate dalle inchieste ne emergerebbe un danno per l'erario pubblico e quindi anche per le tasche dei contribuenti di centinaia di milioni di euro;
sembra che da ispezioni negli uffici delle imprese coinvolte, siano emersi intrecci societari, collegamenti con dirigenti della Rai e scambi di informazioni fra ditte concorrenti tra di loro ma che in realtà concordavano prezzi e offerte;
si chiede di sapere:
se il presidente non ritenga opportuno adottare una revisione del sistema di nomine che preveda, in occasione della nomina dei nuovi direttori, vicedirettori nonché capiredattori dei telegiornali, l'erogazione di emolumenti proporzionati al ruolo che questi effettivamente ricoprono e non più collegato al ruolo antecedente così come raccomandato nel rapporto del gruppo di lavoro sulla spending review in merito alle aziende pubbliche;
se il presidente intenda rivedere le procedure di selezione dei fornitori della Rai, che siano il più trasparenti possibile, visto che i programmi sopraccitati, ad alto audience, sono finanziati soprattutto con i soldi dei cittadini tramite il pagamento del canone e al fine di evitare che situazioni di questo tipo si possano ripetere in futuro;Pag. 397
quali misure il presidente intenda adottare al fine di individuare i responsabili all'interno dell'azienda che hanno preso parte a questi illeciti. (241/1209)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
La Rai ha avviato nel corso degli ultimi anni un processo finalizzato ad accrescere in modo strutturale l'efficienza nelle attività aziendali attraverso l'introduzione di meccanismi di flessibilità gestionale; rientrano in tale ambito, più in particolare, una serie di interventi previsti all'interno dei cantieri del Piano industriale, documento finalizzato a definire in modo organico e strutturato la strategia della Rai nei prossimi anni.
Per quanto attiene al cantiere «sviluppo news», è stato definito un progetto di riposizionamento dell'offerta news RAI nel nuovo mercato digitale finalizzato, tra l'altro, a conseguire un aumento dell'efficienza grazie ad un razionale utilizzo di risorse che potrebbero essere liberate per aumentare lo spettro delle tematiche narrate all'interno del sistema di informazione del servizio pubblico. Il punto di partenza di tale processo è costituito dalla rimodulazione nelle missioni delle Testate in linea con quella definita da ciascun canale per evitare duplicazioni editoriali e sovrapposizioni di palinsesto che portano ad una disomogeneità nell'offerta complessiva all'utente.
Il progetto parte dall'analisi organizzativa rispetto agli altri Broadcaster Pubblici Europei ed evidenzia una struttura dell'area News poco efficiente e con numerose duplicazioni di attività che derivano da una caratteristica del nostro sistema Italia (legge di riforma del ’75). In estrema sintesi:
Le Testate generaliste sono organizzate per redazioni tematiche simili con conseguenti duplicazioni e dispersione di Risorse/competenze produttive. Questo fenomeno si evidenzia maggiormente in caso di eventi, anche minori, in cui vi sono duplicazioni produttive, scarse sinergie che a volte generano interventi con risorse esterne e sovrapposizioni di palinsesto;
Frammentazione di risorse all'interno delle Testate «minori» che determina una limitata efficienza organizzativa e produttiva dovuta alla limitata sinergia di risorse/competenze editoriali tra le redazioni tematiche;
I principali operatori pubblici europei hanno un solo centro di produzione dedicato alle news coordinata da un solo responsabile editoriale.
Sempre nel Piano industriale, il cantiere relativo all'efficacia e all'efficienza degli acquisti si pone i seguenti tre obiettivi:
Omogeneizzare i processi di acquisto di gruppo;
Conseguire risparmi da economie di scala, sinergie da accentramento e controllo dei volumi;
Rivedere le procedure di acquisto.
Il tema della revisione delle procedure di acquisto si sviluppa in sinergia con le attività previste nell'ambito del cantiere sulla revisione dei processi e del modello di controllo; tale cantiere si pone, più in particolare, i seguenti obiettivi:
Creazione di processi «end to end» che rendano l'execution snella, coordinata ed efficace (l'approccio «end to end», infatti, attraverso una vista d'insieme del processo, favorisce l'individuazione di maggiori opportunità di semplificazione, efficientamento delle attività e creazione del valore e consente una più puntuale misurazione delle performance);
Individuazione di process owner a presidio dell'adeguatezza del processo e del quadro procedurale di riferimento;
Introduzione di nuovi meccanismi di controllo e monitoraggio dello sviluppo dei processi.
RAMPELLI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
il contenuto proprio dell'attività giornalistica presupposto dalla legge 3 febbraio 1963, n. 69, sull'ordinamento della professione di giornalista, va individuato Pag. 398nell'attività, di carattere intellettuale, di partecipazione alla compilazione di un particolare prodotto della manifestazione del pensiero attraverso la stampa periodica o i servizi giornalistici della radio e della televisione, la cui specificità (non coincidente necessariamente con il contenuto della nozione tradizionale del giornalista che si esprime attraverso la stampa) sta nella particolare sintesi fra la manifestazione del pensiero e la funzione informativa che ben può essere svolta attraverso l'immagine, essendo anche questa fornita, in linea generale, di una rilevante efficacia comunicativa e informativa;
nella sopraindicata attività giornalistica può quindi rientrare anche quella del cinefoto operatore, quando essa, come previsto dall'articolo 1 del regolamento di esecuzione della menzionata legge 69/1963, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 649/1976, si concretizzi in un'attività di realizzazione di immagini che completano o sostituiscono l'informazione scritta nell'esercizio dell'autonomia decisionale e operativa e avuto riguardo alla natura giornalistica della prestazione;
come riconosciuto dalla Cassazione già nel 1994, per qualificare come giornalistica l'attività del tele-cineoperatore rileva non tanto il particolare modo d'uso della macchina da ripresa, quanto e, soprattutto, la capacità di trasmettere il messaggio attraverso immagini sostitutive della parola o dello scritto, un messaggio, un pensiero informativo e formativo che va al di là del mero aspetto visivo e costituisce un vero e proprio prodotto dell'intelletto (Cass. civ., 8 agosto 1994, n. 7324);
il cineoperatore può essere considerato giornalista anche qualora il commento sia opera di terzi, perché ciò che effettivamente rileva è se le immagini riprese dall'operatore in quell'autonomia, di per sé sole costituiscano notizia ovvero servano a completare la notizia;
ne consegue che i cine foto operatori potrebbero, seguendo le procedure previste dalla normativa vigente, richiedere l'iscrizione all'albo dei giornalisti;
è arbitraria in fatto e contraria al diritto positivo la tesi per la quale l'operatore di ripresa costituisce sempre e soltanto un supporto tecnico all'elaborazione giornalistica della notizia, la quale attingerebbe solo dal commento, scritto o parlato, i caratteri delle ideatività e della creatività;
i requisiti della attività giornalistica dei cine-tele-foto-operatori sono individuabili nella autonomia decisionale e nella capacità informativa delle immagini;
l'autonomia decisionale può sussistere anche se l'operatore agisca in presenza di un redattore, poiché ciò che conta è il concreto svolgimento della attività di ripresa, mentre la capacità informativa si ha se le immagini riprese dall'operatore, in quell'autonomia, di per sé sole costituiscano notizia ovvero servano a completare la notizia affidata in via principale al successivo commento opera del redattore, dal momento che le immagini possano costituire informazione giornalistica non soltanto quando di per sé sole sostituiscano lo scritto o il parlato, bensì anche qualora semplicemente lo completino, come specificamente dispone l'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 649/1976;
nel maggiore numero dei casi, peraltro, l'operatore video svolge la sua mansione da solo, in assenza di un giornalista e quindi ha piena autonomia nel girare le immagini, grazie alle quali costruisce il servizio;
capita con grande frequenza che lo stesso operatore video ponga interviste sostituendosi di fatto al giornalista;
anche in presenza di un giornalista le immagini girate dall'operatore video hanno carattere essenziale nella composizione di un servizio;
per molte riprese e attività svolte dagli operatori la Rai si avvale di ditte appaltatrici, i cui dipendenti devono in regola dal punto di vista contrattuale con contratti a tempo indeterminato;Pag. 399
nella messa in onda dei servizi, tuttavia, la Rai non menziona i nomi degli operatori che hanno girato le immagini o effettuato il montaggio, impedendo, di fatto, il riconoscimento, a fini giornalistici, del lavoro da essi prestato, mentre menziona i nomi dei soli operatori «interni»;
si chiede di sapere:
per quali motivi la Rai non provveda alla messa in calce ai servizi del nome dell'operatore e dell'assistente di ripresa anche quando questi ultimi operino in regime di appalto, e se non ritenga di adottare gli opportuni provvedimenti per modificare tale prassi, affinché a questi lavoratori siano pienamente riconosciute le proprie prestazioni professionali.
(242/1217)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
La Rai, come in altri ambiti, anche per l'informazione, si attiene a delle policy di comportamento che, nello specifico, riguardano anche la regolamentazione di titoli di testa, di coda, citazione di autori e collaboratori ed altro. Tali policy sono dettate, tra l'altro, da valutazioni di opportunità e da necessità di coerenza editoriale complessiva.
Per quanto concerne i servizi realizzati con immagini riprese dai Telecineoperatori Rai, queste in molti casi vengono «firmate» (analogamente a quanto avviene per i giornalisti); ciò dipende dalla valenza editoriale delle immagini. In linea generale, la firma viene apposta, a giudizio del Caporedattore, in presenza di reportage di particolare rilievo, come ad esempio con quanto sta accadendo in questi giorni nella striscia di Gaza.
PISICCHIO, BONACCORSI, D'ALESSANDRO, GASPARRI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
«TeleCamere» rappresenta un programma storico di approfondimento politico della Rai, in grado di utilizzare una grammatica televisiva efficace per realizzare la narrazione della scena politica nazionale a beneficio di un pubblico composito;
si tratta di un prodotto tutto interno alla Rai, dalla redazione sino al montaggio, che ha ottimizzato così le risorse e le idee secondo un modello televisivo low cost, se è vero che ogni anno di messa in onda non supera il costo di una serata di intrattenimento in prima serata;
il programma, peraltro, ha avuto nel corso della sua storia eccellenti rapporti collaborativi con la direzione di Rai 2 e poi di Rai 3 oltre che un riscontro di pubblico significativo testimoniato da una interessante forbice di ascolti, nonostante la mutabilità degli orari di messa in onda, accentuatasi nell'ultima stagione del programma;
nonostante i costi contenuti e la significativa attenzione da parte del pubblico, parrebbe alquanto incerto il destino di «TeleCamere», stando ai boatos che si stanno diffondendo sulla chiusura dell'esperienza che celebra il diciannovesimo anno di vita;
si chiede di sapere:
se risponde a verità la circostanza della chiusura di «TeleCamere» e se così fosse se non si ritenga di recuperare all'interno dei palinsesti di Rai 3 uno spazio che recuperi l'esperienza dello storico programma, con formule rinnovate ma con uguale attenzione alla vita delle istituzioni, in un momento di importanti cambiamenti nella scena pubblica italiana. (243/1221)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Il programma «Telecamere», in onda prima su Rai Due e poi dal 1995 su Rai Tre, non è stato riproposto sul palinsesto di Rai Tre per la stagione 2014-2015.
Si tratta di un talk che da tempo non sembrava più rappresentare con un linguaggio Pag. 400moderno il racconto della politica italiana. I risultati di ascolto erano diventati sempre più scadenti, passando nelle due collocazioni domenicali dal 2,99 per cento di share, nello spazio mattutino, e dal 4,06 per cento, nella replica notturna, per la stagione 2013-2014, al 2,19 per cento di mattina e al 2,99 per cento di notte per la stagione appena conclusa. Molto al di sotto della media di rete.
Sul piano dei costi, peraltro, il programma pesava in maniera significativa sul budget della rete: complessivamente il costo di una puntata era parecchio al di sopra del costo di una serata di intrattenimento in prima serata, quantomeno di Rai Tre. Costi non sostenibili con l'esigenza peraltro di ottimizzazione del palinsesto a seguito della richiesta aziendale di ridurre la produzione in fasce non strategiche.
In conclusione, la scelta di porre fine su Rai Tre all'esperienza di «Telecamere» è una scelta editoriale ed industriale. Rispetto all'ipotesi di recuperare in altri spazi l'esperienza del talk «Telecamere», si sottolinea come Rai Tre sia impegnata con forza sul racconto della politica italiana e degli atti parlamentari, e lo faccia in numerosi spazi di successo, come ad esempio la trasmissione «Agorà», nata appena tre anni fa e già diventata leader nella fascia mattutina per la capacità di raccontare la politica in modo innovativo, approfondito ed autorevole.
NESCI — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. Premesso che:
l'articolo 5 del contratto di servizio stipulato tra Rai e Ministero dello sviluppo economico stabilisce al comma 4 che la concessionaria pubblica «promuove la conoscenza della Costituzione e dei meccanismi costituzionali e dello statuto dell'Unione Europea» e al comma 6 che «favorisce, anche attraverso l'informazione giornalistica, lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati»;
nel Codice etico della Rai si precisa (punto 2.2) che «per Rai il pluralismo non è solo un dovere nei confronti della collettività, ma anche, e soprattutto, un metodo di lavoro, un elemento della sua identità di Servizio Pubblico. Il principio di pluralismo – che compendia anche i principi di obiettività, completezza e imparzialità – costituisce il valore fondamentale e più esteso nell'ambito della disciplina costituzionale della manifestazione del pensiero»;
il decreto legislativo n. 177 del 31 luglio 2005 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) stabilisce, all'articolo 3, che «sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, la tutela della libertà di espressione di ogni individuo, inclusa la libertà di opinione e quella di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza limiti di frontiere, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose e la salvaguardia delle diversità etniche e del patrimonio culturale, artistico e ambientale, a livello nazionale e locale»;
da giorni l'attenzione mediatica è quasi totalmente assorbita dalla discussione parlamentare in atto al Senato, in merito al disegno di legge costituzionale A.S. 1429 riguardante le «disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione»;
trattandosi di un disegno di legge costituzionale che dunque tocca e modifica le fondamenta della struttura democratica del nostro Paese, è necessario rendere adeguatamente edotti i cittadini, nel rispetto dei principi summenzionati;
in una situazione così convulsa e delicata per le sorti della democrazia, il servizio pubblico d'informazione è tenuto Pag. 401ad offrire ai cittadini un resoconto degli avvenimenti quanto mai completo e il più possibile aderente alla realtà dei fatti, cosa che all'interrogante non sembra sia stata fatta;
i telegiornali delle tre reti pubbliche nazionali si sono limitati alla mera cronaca politica, senza mai raccontare le riforme in corso e senza toccare il cuore e le ragioni della discussione in atto a Palazzo Madama;
a titolo esemplificativo si cita uno dei casi più eloquenti. Nel corso del Tg1 delle ore 13,30 del 25 luglio scorso, la mezzobusto Francesca Grimaldi dichiara: «sulle riforme costituzionali è sempre tensione. Il premier Matteo Renzi difende la scelta di porre un termine certo sul nuovo Senato e propone un referendum alla fine del percorso delle riforme. «Forse le opposizioni hanno paura del voto degli italiani», si chiede su twitter. Poi ribadisce la linea: «piaccia o non piaccia, le riforme le facciamo»». Nel servizio seguente (realizzato dal giornalista Roberto Chinzari) si ricorda la dichiarazione rivolta dal Presidente del Consiglio a Beppe Grillo secondo cui «se il nostro è un colpo di Stato, il tuo è un colpo di sole». «Insomma – continua il giornalista – al premier proprio non va giù quell'accusa di illiberalità che arriva dall'opposizione. «Dopo anni di attesa le riforme vanno fatte per l'Italia», dice». Di ritorno in studio, la mezzobusto cede la parola all'inviata Simona Sala in collegamento da Palazzo Madama, la quale ricorda le dichiarazioni del Presidente del Senato Pietro Grasso «che ha rivendicato la scelta della cosiddetta ghigliottina». Soltanto nel servizio seguente, della giornalista Natalia Augias, si menzionano le posizioni anche delle opposizioni, ma senza che ne vengano specificate le ragioni. Prima della chiusura del servizio Augias afferma che «dal blog Grillo parla di colpo di Stato e torna a chiedere le dimissioni di Napolitano. Poi insiste: «servono nuove elezioni»». A quest'affermazione, però, la giornalista non lascia seguire la benché minima motivazione di tale posizione critica, non offrendo in questo modo al telespettatore una visione completa del quadro politico;
tale situazione, come detto, è riscontrabile in tutti telegiornali nazionali: alle singole dichiarazioni di esponenti di opposizione non fa seguito alcuna analisi critica sulle ragioni delle stesse, con il rischio ovviamente che il telespettatore non possa avere strumenti adeguati ed imparziali per «lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale»;
nella fattispecie, nel corso delle varie edizioni dei telegiornali nazionali, non sono mai specificati i termini della riforma costituzionale promossa dal governo, cosa prevedrebbero gli emendamenti presentati, quali le controproposte delle opposizioni, ma ci si limita a ricordare «l'impegno alla responsabilità» chiesto dal premier Renzi ai senatori dissidenti del Partito Democratico, senza però che vengano addotte le motivazioni di tale dissenso; ci si limita a parlare di «ricatto ostruzionista»; ci si limita a ricordare, ancora, le parole del premier secondo cui «definirla (la riforma, nda) una svolta autoritaria significa litigare con la realtà» senza entrare nel merito della questione;
si chiede di sapere:
quali immediate azioni intenda promuovere, al fine di garantire un resoconto approfondito e completo dei fatti, riguardo all'iter della suddetta riforma delle Costituzione, soprattutto in ordine alle posizioni e ragioni delle singole forze politiche. (244/1223)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Il tema delle riforme costituzionali costituisce parte importante del dibattito politico in corso e ad esso il Servizio Pubblico sta dedicando ampio spazio informativo.
Nel mese di luglio e l'inizio di agosto 2014, in particolare, l'informazione Rai, sia nei notiziari sia negli approfondimenti informativi, ha avuto al centro del dibattito Pag. 402politico proprio il tema delle riforme, in particolare quella del Senato approvata in prima lettura da Palazzo Madama l'8 di agosto.
In linea generale, su questo tema la Rai ritiene di aver fornito un'informazione adeguata nel rispetto dei principi dell'equilibrio, della correttezza, della completezza e del pluralismo dell'informazione. In ogni caso, l'informazione proposta non poteva prescindere dalle dinamiche dei lavori parlamentari, dall'acceso dibattito e dal tenore delle dichiarazioni rilasciate dagli esponenti politici; tutti elementi che hanno fatto notizia come del resto è dimostrato per come è stato trattato, per toni e contenuti, l'argomento da tutto il sistema mediatico italiano, televisivo e non. Ciò, peraltro, apparirebbe del tutto confermato dal contenuto di un'altra interrogazione (quella contrassegnata con il n. prot. 1230/COM/RAI) che definisce come «informazione corretta e seria sul contenuto della riforma costituzionale in atto e del relativo dibattito parlamentare» quella realizzata dalla Rai.
ROSSI. — Al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
l'articolo 4, comma 3, della legge n. 103 del 1975 prevede che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi indichi «i criteri generali per la formazione dei piani annuali e pluriennali di spesa e di investimento facendo riferimento alle prescrizioni dell'atto di concessione»;
la vigenza di tale disposizione è stata successivamente confermata dall'articolo 50 del decreto legislativo n. 177 del 2005 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), secondo cui la Commissione di vigilanza «verifica il rispetto delle norme previste dagli articoli 1, commi 3, 4 e 5, e 4 della legge n. 103 del 1975»;
l'articolo 45, comma 5, del citato testo unico, nel definire i compiti del servizio pubblico generale radiotelevisivo, precisa che alla Rai è consentito «lo svolgimento, direttamente o attraverso società collegate, di attività commerciali ed editoriali, connesse alla diffusione di immagini, suoni e dati, nonché di altre attività correlate, purché esse non risultino di pregiudizio al migliore svolgimento dei pubblici servizi concessi e concorrano all'equilibrata gestione aziendale»;
la Commissione parlamentare è competente a richiedere ogni informazione e documentazione al fine di accertare che in ogni fase della gestione della Rai Spa e delle società da questa partecipate sia assicurato il rispetto dei vincoli all'organizzazione aziendale che derivano anche dal citato articolo 45 del testo unico;
il legislatore ha attribuito al Parlamento, attraverso la Commissione di vigilanza, i compiti di indirizzo e vigilanza non soltanto rispetto alla qualità dei contenuti e al pluralismo dell'informazione, ma anche alla gestione delle risorse umane ed economiche da parte della Rai, la cui azione è limitata dagli obblighi derivanti dall'essere concessionaria del servizio pubblico il cui esercizio è remunerato dallo Stato attraverso il cosiddetto canone di abbonamento;
Rai Way è una società per azioni, a partecipazione totale della Rai, costituita nel 2000 in seguito al conferimento di ramo d'azienda della ex divisione trasmissione e diffusione della Rai;
Rai Way Spa detiene e gestisce le reti di trasmissione e di diffusione della Rai;
gli obiettivi della Rai come gruppo, e quindi anche di Rai Way, sono quelli imposti e perseguiti dal contratto di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico;
le infrastrutture di Rai Way sono quindi utilizzate in via primaria per l'assolvimento degli obblighi di servizio pubblico, e secondariamente per l'offerta di servizi di ospitalità a clienti esterni;
la Rai ha avviato nella scorsa settimana le procedure per la cessione, attraverso Pag. 403la quotazione in borsa, di una quota minoritaria, ancora da definire, di Rai Way;
la concessione tra la Rai e lo Stato italiano andrà in scadenza nel maggio 2016;
che allo stato attuale non è possibile ancora sapere se la Rai sarà ancora in tutto o in parte la concessionaria del servizio pubblici radiotelevisivo;
a seguito del progresso tecnologico e della prossima conferenza di Ginevra 2015 sull'assegnazione agli Stati delle frequenze, nonché dei processi in corso di riorganizzazione della Rai, non è dato sapere di quante frequenze dovrà disporre la Rai;
si chiede di conoscere:
l'attuale struttura del contratto di affitto tra Rai e Rai Way, nonché l'importo annuale che viene a quest'ultima corrisposto;
la scadenza contrattualmente stabilita;
se sia intenzione della Rai, prima della valorizzazione, modificare il contratto di affitto in essere e, in caso affermativo, a quale importo e per quale durata;
quale sarebbe la durata prevista, il valore annuale e il valore complessivo del contratto di affitto tra Rai e Rai Way, che si intende garantire prima della cessione della minoranza di Rai Way;
che cosa si impegna ad affittare Rai da Rai Way per la durata del contratto;
se il contratto comprende gli impianti sia per il sistema televisivo, sia per quello radiofonico, nonché la relativa ripartizione degli oneri economici;
che cosa accadrebbe e che cosa è previsto contrattualmente, qualora la Rai non dovesse più avere l'affidamento del servizio pubblico radiotelevisivo dal maggio 2016;
che cosa accadrebbe e cosa è previsto contrattualmente per l'eventualità che la Rai dovesse avere l'affidamento del servizio pubblico solo per una parte di quanto è oggi previsto;
che cosa accadrebbe qualora la stessa Rai decidesse di accorpare e limitare i programmi di trasmissione differenziati e conseguentemente necessitasse di meno frequenze e quindi non più cinque reti di impianti ma magari solo una o due. (245/1227)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Il contratto tra Rai e Rai Way prevede l'affidamento da parte della Rai a Rai Way del compito di fornire un servizio chiavi in mano avente ad oggetto principalmente la realizzazione di tutte le attività necessarie e/o utili per garantire la trasmissione e diffusione, in Italia e all'estero, del segnale radiofonico e televisivo relativo ai contenuti audio e/o video della Rai.
I nuovi termini del contratto, la cui scadenza originaria era prevista nel corrente anno, sono stati recentemente approvati dai Consigli di amministrazione della Rai e di Rai Way nelle sedute dello scorso 24 luglio.
In merito agli specifici contenuti del contratto, essendo stato avviato, come noto, il processo di quotazione in borsa della società Rai Way, in questa fase, occorre evitare che si verifichino condizioni di asimmetria informativa del pubblico o che avvenga la divulgazione di informazioni che potrebbero risultare fuorvianti in quanto non rese in un contesto appropriato.
Per tali ragioni, si ritiene non opportuno diffondere particolari aspetti di carattere tecnico operativo, nonché economico, concernenti il contratto in questione. I contenuti rilevanti del contratto saranno difatti resi disponibili in maniera coerente nell'ambito delle informazioni contenute nel prospetto attualmente in fase di predisposizione, in un contesto informativo aderente alle prescrizioni regolamentari.
NESCI, AIROLA, LIUZZI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
l'articolo 3 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici stabilisce che «sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, la tutela della libertà di espressione di ogni individuo, inclusa la libertà di opinione e quella di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza limiti di frontiere, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione»;
ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del testo unico, «la disciplina dell'informazione radiotelevisiva, comunque, garantisce la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, in modo tale da favorire la libera formazione delle opinioni, comunque non consentendo la sponsorizzazione dei notiziari»; essa, inoltre, garantisce «l'assoluto divieto di utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni»;
la Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo afferma che «la selezione quotidiana delle notizie e degli argomenti da trattare, con riferimento alla loro importanza, rilevanza e attualità, per essere considerata corretta, deve nel medio termine ricomporre la completezza del reale nelle sue varie interpretazioni. Per evitare l'interpretazione equivoca di talune notizie, specie quelle di maggiore rilevanza, sarà ben inquadrarle in un contesto che ne chiarisca i nessi causali, le condizioni ambientali, culturali, religiose ed etniche»;
la medesima Carta prescrive che «i notiziari della Rai non si limiteranno a diffondere le notizie del giorni, ma nello spirito del Servizio pubblico spiegheranno quelle di maggior rilievo con il massimo di obiettività storica perché la spiegazione concorra a rendere l'informazione degli utenti più organica, precisa e motivata»;
ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 103 del 1975, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, fra le altre competenze, formula gli indirizzi generali per l'attuazione dei principi di indipendenza, obiettività e apertura alle diverse tendenze politiche, sociali e culturali, nonché gli indirizzi generali «per la predisposizione dei programmi e per la loro equilibrata distribuzione nei tempi disponibili»;
da giorni si assiste ad una tragica escalation militare dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi che ha già causato – secondo stime ufficiali – la morte di 1.031 palestinesi e 43 militari israeliani, numeri destinati a crescere di giorno in giorno;
rispetto a questa tragica situazione, il servizio offerto dai telegiornali nazionali della Rai non è apparso, specie in taluni momenti, adeguato, anche sotto il profilo della completezza dell'informazione;
di contro, l'attenzione del servizio pubblico è stata riservata, in determinate occasioni, ad altri eventi, certamente secondari rispetto al genocidio in atto in Medio Oriente;
possono essere citati, a titolo esemplificativo, i servizi delle principali edizioni del Tg1 (ore 13,30 e ore 20,00) dell'ultima settimana, riguardanti vicende di cronaca politica, tuttavia molto meno importanti delle riferite azioni di guerra. Nell'edizione delle ore 13,30 del 22 luglio, è stato dato spazio al conflitto sulla Striscia di Gaza soltanto dopo una serie di servizi, a parere dell'interrogante, di minore rilevanza: il discorso di Giorgio Napolitano in occasione dell'incontro abituale prima della pausa estiva con la stampa parlamentare, Matteo Renzi che «è tornato a criticare l'ostruzionismo sul nuovo Senato» (seguito, a sua volta, da un altro servizio sulla discussione a Palazzo Madama), il confronto tra Forza Italia e Nuovo Centrodestra per riformare una possibile «coalizione di moderati», gli ultimi dati Istat sull'inflazione nel secondo Pag. 405trimestre 2014 e infine il messaggio lanciato alla Germania dal Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan in occasione di un incontro a Bruxelles. Soltanto dopo tutti i citati servizi si è dato spazio ai fatti di Gaza, nonostante la tragicità della notizia: «colpiti 70 obiettivi nella notte, tra cui 5 moschee, uno stadio e la casa di un capo di Hamas. Sono quasi 600 i civili morti dall'inizio dell'offensiva, 3.600 i feriti»;
una simile «impaginazione» del Tg è stata tenuta anche nelle edizioni dei giorni seguenti. Il 23 luglio, prima di occuparsi della guerra in Medio Oriente, il Tg1 ha mandato in onda in apertura un servizio sul relitto della Costa Concordia che «finalmente ha lasciato l'isola del Giglio», sul premier Renzi «all'inaugurazione di un'autostrada bloccata da anni (la A-35, cosiddetta BreBeMi, nda)», sulla riforma del Senato, sui dati relativi al commercio estero in calo e sul rientro in patria delle vittime di un'altra tragedia, quella dell'aereo malese abbattuto dagli ucraini filorussi;
si segnala ancora il Tg1 del 25 luglio nel quale è stata concessa maggiore rilevanza, fra le altre, alle notizie secondo cui il Quirinale avrebbe ridotto il proprio bilancio di 4 milioni di euro e Napolitano sarebbe «partito per un periodo di riposo per le Dolomiti»;
tali scelte inducono a riflettere sul modo in cui il Servizio pubblico interpreta la proprio missione, se si considera che appunto la giornata del 25 luglio è stata fra le più gravi e importanti della crisi mediorientale, sia da un punto di vista militare che diplomatico. Il giorno prima, infatti, Israele aveva abbattuto una scuola dell'Unrwa, l'ente dell'Onu per i rifugiati, a Beit Hanun, nel nord della Striscia di Gaza, uccidendo 17 civili (tra cui anche bambini) e causando oltre 200 feriti;
a parere dell'interrogante tale ordine di priorità dato alle notizie ha superato il limite di ragionevolezza nell'ultimo fine settimana di luglio, quando l'attenzione mediatica del servizio pubblico è stata rivolta integralmente allo spostamento della Costa Concordia, evento di indubbia importanza ma certamente non tale da oscurare, di fatto, il genocidio in atto a Gaza: in tutti i servizi del Tg1 – ore 8,00, ore 13,30, ore 17,00 e ore 20,00 – la notizia di punta è stata infatti l'arrivo della Costa Concordia a Genova;
a fortiori, merita sottolineare che, nonostante il relitto sia giunto nel porto di Genova ancora prima dell'alba, anche nell'edizione delle ore 20 sono stati confezionati ben tre servizi sulla Costa Concordia: uno di Grazia Graziadei, uno di Valentina Bisti e, infine, uno di Roberto Chinzari, incentrato sulle dichiarazioni, rese in mattinata, dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi;
anche la struttura dei telegiornali delle altre due reti nazionali è risultata pressoché identica a quella del Tg1, soprattutto in relazione alla visibilità attribuita allo spostamento del relitto della Costa Concordia dall'isola del Giglio al porto di Genova, a discapito della strage di Gaza, inevitabilmente e conseguentemente passata in secondo piano. A titolo esemplificativo, nelle edizioni del Tg2 del 23 luglio e del 27 luglio, è stata concessa una maggiore visibilità mediatica, rispettivamente alla partenza del relitto dall'isola del Giglio e all'arrivo al porto ligure, piuttosto che ai fatti di Gaza;
oltre alla questione relativa alla maggiore o minore centralità mediatica, il conflitto israelo-palestinese è stato trattato dall'informazione del servizio pubblico in modo inadeguato anche sotto il profilo della completezza;
nonostante, infatti, i servizi degli inviati appaiano assolutamente oggettivi nel resoconto del «bollettino di guerra», non si comprende per quali ragioni la Rai non abbia confezionato, in nessuna delle edizioni delle tre reti nazionali, un servizio diretto a spiegare la posizione e le relazioni dell'Italia con i Paesi in conflitto, fornendo adeguata informazione all'intensa cooperazione militare del nostro Paese con Tel Aviv, sia attraverso esercitazioni Pag. 406congiunte, sia attraverso la messa a disposizione di poligoni e altre strutture addestrative, sia in quanto l'Italia è Paese dell'Unione europea più attivo nel commercio di armi da e per Israele;
secondo i dati dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal), si tratta di oltre 470 milioni di euro di autorizzazioni per l'esportazione di sistemi militari rilasciate nel 2012 (dati del rapporto dell'Unione europea) e oltre 21 milioni di dollari di armi leggere vendute dal 2008 al 2012 (dati Comtrade). In percentuale, oltre il 41 per cento degli armamenti regolarmente esportati dall'Europa verso Israele sono italiani, in deroga a quanto prevede la legge n. 185 del 1990, che proibisce accordi militari con un Paese implicato in conflitto o che viola i diritti umani;
le riferite scelte giornalistiche sono suscettibili di determinare un resoconto incompleto dei fatti, a tacere dell'importanza dello spazio televisivo concesso ai fini della comprensione, per il telespettatore, della rilevanza della notizia;
si chiede di sapere:
se non ritenga che sia un preciso dovere della Rai, sempre nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, dare maggiore centralità ai fatti di Gaza, considerata l'atrocità degli scontri e la straordinaria rilevanza internazionale del conflitto in corso;
quali azioni intenda promuovere affinché i notiziari e i programmi di informazione della Rai trattino i fatti di Gaza «con il massimo di obiettività storica» e li interpretino «in un contesto che ne chiarisca i nessi causali», così da rendere a tutti i cittadini un'informazione completa, organica e ragionata delle vicende drammatiche che, anche a causa degli interessi economico-militari citati in premessa, toccano anche il nostro Paese. (246/1228)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
In linea generale la Rai ritiene di aver fornito un'informazione adeguata sugli avvenimenti tuttora in corso nella Striscia di Gaza, strutturando un'impaginazione dei servizi che potesse assicurare la giusta rilevanza alle notizie nonché il rispetto dei principi dell'equilibrio, della correttezza e della completezza che costituiscono un elemento imprescindibile dell'informazione offerta ai cittadini.
Più in particolare per ciascuna testata:
TG1
Sull'informazione offerta dal Tg1 concernente la crisi/conflitto di Gaza, a partire dalla notizia dell'uccisione dei tre ragazzi israeliani, tra il 1 luglio ed il 15 agosto 2014, c’è stato un grande impegno della testata che si può evincere dagli elementi di seguito sintetizzati.
Il Tg1 ha mandato in onda complessivamente 99 servizi, solo considerando le edizioni principali delle 13,30 e delle 20,00 (senza contare dunque molte altre decine di servizi nelle altre edizioni del mattino, delle ore 17,00 e della notte).
Si pone in evidenza che – sempre nello stesso periodo, e sempre considerando solo le edizioni principali – le notizie sul conflitto sono state l'apertura del telegiornale per 22 volte e sono praticamente sempre comparse nei titoli del telegiornale.
Va sottolineato inoltre che il Tg1 ha seguito la crisi con propri inviati sul posto per tutta la durata della crisi, realizzando molti servizi direttamente da Gaza. Si è dunque trattato di una copertura estremamente costante e capillare.
TG2
Con riferimento all'informazione del Tg2 offerta su Gaza e nel merito alle logiche di impaginazione dei servizi, il Tg2 ritiene di aver agito correttamente, dando ampio risalto ai recenti fatti del Medioriente con inviati sul campo e servizi dalla redazione per coprire al meglio e con puntualità i drammatici eventi.
Più in particolare, si tenga conto che dal 9 luglio al 3 agosto il Tg2 delle 13,00 ha Pag. 407aperto con corrispondenze da Gaza o da Gerusalemme per ben 8 volte anche con doppi pezzi (9, 10, 12, 13, 20, 26, 29, 30 di luglio) e negli altri giorni erano o il secondo o il terzo pezzo del telegiornale. La scelta ovviamente era in base alle notizie del giorno e all'importanza che i maggiori siti di informazione davano delle altre notizie.
Per quanto riguarda l'edizione delle 20,30, sempre nel periodo dal 9 luglio al 3 agosto, i fatti del Medioriente hanno aperto per ben 11 volte il telegiornale, spesso con doppi pezzi (9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 20, 21, 26 di luglio e il 2 agosto). Nelle altre giornate la collocazione dei servizi era successiva alla pagina della politica, di solito in apertura. Si ritiene dunque, anche dai dati di ascolto rilevati, che i cittadini siano stati informati in modo puntuale sui fatti mediorientali. Anche nelle altre edizioni del telegiornale (quella delle 18,15 e quella della notte) in moltissimi casi i fatti del Medioriente erano l'apertura del Tg2.
Infine sulla «visibilità» mediatica data alla partenza della nave Concordia il 23 luglio e al suo arrivo a Genova il 27 luglio, prima dei fatti di Gaza, si sottolinea che tutti i quotidiani on line italiani ed i siti di informazione aprivano con la notizia della Concordia, ritenuto ovviamente il fatto del giorno.
TG3
In relazione all'informazione data sulla crisi di Gaza, si ritiene che il Tg3 abbia raccontato con grande assiduità tutti gli avvenimenti dei quasi due mesi di crisi.
A Gaza si sono avvicendati tre inviati del Tg3 (Cuffaro, Chartroux e Gruden) e praticamente quasi ogni edizione del telegiornale si apriva con il seguente schema: un collegamento in diretta da Gaza, un servizio dello stesso inviato girato sul posto ed un altro servizio, realizzato dalla redazione a Roma, concernente altri aspetti della crisi, ad esempio sugli aspetti diplomatici.
In tali servizi dei notiziari si sottolinea inoltre che si ritiene di aver fornito ai telespettatori un'informazione corretta e completa.
AIROLA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
l'articolo 3 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici individua fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose;
ai sensi dell'articolo 7 del citato testo unico, l'informazione radiotelevisiva deve garantire «la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti» e l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge»;
l'articolo 45, comma 2, lettera d) del testo unico stabilisce che il servizio pubblico e generale radiotelevisivo deve garantire «l'accesso alla programmazione, nei limiti e secondo le modalità indicati dalla legge, in favore dei partiti e dei gruppi rappresentati in Parlamento e in assemblee e consigli regionali [...] dei movimenti politici, degli enti e delle associazioni politici e culturali [...]»;
la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera a) del Contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, è tenuta a «garantire il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione, di apertura alle diverse opinioni e tendenze sociali e religiose, di salvaguardia della identità nazionale e della memoria storica del Paese e del patrimonio culturale europeo, di quelle locali e delle minoranze linguistiche, nonché delle diversità etno-culturali»;
ai sensi dell'articolo 4 del citato Contratto di servizio, la Rai assicura la qualità dell'informazione in quanto «imprescindibile presidio di pluralismo, completezza e obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo»; Pag. 408
l'Atto di indirizzo sulle garanzie del pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, approvato dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi l'11 marzo 2003, prescrive che: «tutte le trasmissioni di informazione – dai telegiornali ai programmi di approfondimento – devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell'informazione, la pluralità dei punti di vista; ai direttori, ai conduttori, a tutti i giornalisti che operano nell'azienda concessionaria del servizio pubblico, si chiede di orientare la loro attività al rispetto dell'imparzialità, avendo come unico criterio quello di forni ai cittadini utenti il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo di chiarezza»;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nel recepire i principi normativi di cui al citato Testo unico e gli indirizzi interpretativi della Commissione di vigilanza, ha stabilito con la delibera n. 22/06/CSP che «tutte le trasmissioni di informazione devono rispettare i principi di completezza e correttezza dell'informazione, obiettività, equità, lealtà, imparzialità, pluralità dei punti di vista e parità di trattamento»;
con riferimento alle trasmissioni di informazione, le regole deontologiche contenute nella Carta dell'informazione e della programmazione, a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo, prescrivono che «nelle notizie, nelle interviste, nei dibattiti, i sostenitori di una parte o dell'altra» non siano identificati «con termini che possano qualificarli in un qualche senso negativo»; che l'esposizione delle diverse posizioni debba essere «sempre oggettiva, documentata, accurata ed equilibrata» e che per la completezza e la migliore comprensione dell'argomento trattato è sempre «opportuno sintetizzare anche il punto di vista non direttamente rappresentato»;
la Rai, dunque, pur nel rispetto dell'autonomia che deve sempre contraddistinguere l'attività giornalistica, deve garantire, coerentemente con la sua missione di servizio pubblico, un'informazione corretta, equilibrata ed imparziale;
nella trasmissione radiofonica «Zapping» andata in onda venerdì 25 luglio 2014, alle ore 20 circa, era ospite il Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino;
lo svolgimento del programma radiofonico si sviluppava intorno al tema dell'alta velocità in Val di Susa. L'intervento di Chiamparino, ovviamente a sostegno dell'opera, veniva interrotto da quattro telefonate dei spettatori, tutte in linea con quanto sostenuto in studio dal Presidente della Regione. Sul tema interveniva anche il sindacalista Raffaele Bonanni, sempre in «piena armonia» con il pensiero unico di tutti i partecipanti;
i due soggetti intervistati da un lato si prodigavano nel lodare, all'unisono, il progetto dell'alta velocità, e dall'altro censuravano il comportamento di chi, contrario al progetto, veniva additato come «estremista» o «terrorista». Lo stesso Chiamparino identificava gli appartenenti al Movimento 5 Stelle come estremisti;
tutta la discussione avveniva senza alcuna moderazione da parte del conduttore e senza alcuna voce in dissenso, neppure da parte degli ascoltatori;
della posizione del Movimento 5 Stelle, chiamato in causa con termini evidentemente negativi, non veniva fornita alcuna sintesi, tradendosi il principio secondo cui, da un lato, «l'esposizione delle diverse posizioni» deve essere sempre «oggettiva, documentata, accurata ed equilibrata», dall'altro, per la completezza e la migliore comprensione dell'argomento trattato è sempre «opportuno sintetizzare anche il punto di vista non direttamente rappresentato»;
al di là della specifica posizione del Movimento 5 Stelle, tutte le posizioni contrarie all'opera dell'alta velocità, nel silenzio del conduttore, venivano stigmatizzate Pag. 409e condannate come prese di posizione di gruppi estremisti o addirittura terroristici;
il conduttore sarebbe stato tenuto, per la completezza e l'obiettività dell'informazione, a rappresentare le posizioni degli assenti e le ragioni dei soggetti che si sono espressi in modo critico verso la realizzazione dell'opera;
si chiede di sapere:
quali iniziative intendano assumere, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, al fine di garantire che nel programma in oggetto siano prontamente ristabiliti, con riferimento al tema in oggetto, il pluralismo delle opinioni, la parità di trattamento ed un'informazione completa, imparziale, equilibrata ed indipendente. (247/1229)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
La puntata di «Zapping» trasmessa la sera di venerdì 25 luglio aveva tra gli highlights della serata il tema della T.A.V. in quanto si era nel pieno delle manifestazioni antiT.A.V. di Chiomonte, disordini peraltro c'erano stati già nella notte precedente. Per il sabato, giorno successivo, era attesa la manifestazione annuale dei No-T.A.V. con l'arrivo, come ogni anno, di elementi da fuori Valle. L'argomento era dunque di attualità.
Si tenga conto che il format del programma esclude dibattiti con forze di segno opposto. Il protagonista individuato è istituzionale: in quel caso il Presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, che nell'occasione, pur definendo la Val di Susa una palestra per un certo antagonismo di sinistra, non ha espresso opinioni sull'opera.
Dei quattro ascoltatori intervenuti nessuno era contrario alla T.A.V.. Le telefonate, come viene detto apertamente ogni sera, non hanno filtro e non sono selezionate per pareri.
Quanto al Segretario Generale C.I.S.L., Raffaele Bonanni, si precisa che era l'ospite per il tema successivo della puntata, invitato cioè per commentare l'esito del referendum Alitalia e l'uscita dall'accordo del Segretario Generale della C.G.I.L. Angeletti. Come avviene abitualmente, il conduttore ha fatto interagire i due ospiti nel passaggio da un argomento all'altro e, in quel frangente, Bonanni ha avuto parole di sostegno all'opera in costruzione.
AIROLA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
l'articolo 5 del Contratto di servizio stipulato tra Rai e Ministero dello sviluppo economico stabilisce al comma 4 che la concessionaria pubblica «promuove la conoscenza della Costituzione e dei meccanismi costituzionali e dello Statuto dell'Unione Europea» e al comma 6 che «favorisce, anche attraverso l'informazione giornalistica, lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati»;
il decreto legislativo n. 177 del 31 luglio 2005 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) stabilisce, all'articolo 3, che «sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, la tutela della libertà di espressione di ogni individuo, inclusa la libertà di opinione e quella di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza limiti di frontiere, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose e la salvaguardia delle diversità etniche e del patrimonio culturale, artistico e ambientale, a livello nazionale e locale»;
negli ultimi giorni l'informazione radiotelevisiva è assorbita dalla discussione parlamentare del disegno di legge costituzionale A.S. 1429 recante «disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di Pag. 410funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione»;
trattandosi di un disegno di legge costituzionale che dunque tocca e modifica le fondamenta della struttura democratica del nostro Paese, è necessario rendere adeguatamente edotti i cittadini, nel rispetto dei principi summenzionati;
il servizio pubblico d'informazione è tenuto ad offrire ai cittadini un resoconto degli avvenimenti quanto mai completo e il più possibile aderente alla realtà dei fatti;
sul sito Rainews.it in data 21 luglio u.s., in riferimento all'attuale dibattito parlamentare che si sta svolgendo in aula a Palazzo Madama a proposito del citato disegno di legge costituzionale, è dato testualmente leggere che: «I primi ad arrivare in Senato sono i 7800 emendamenti che, molto probabilmente, non saranno mai letti nonostante le prese di posizione di alcuni gruppi parlamentari che promettono battaglia: «Vogliamo iniziare ad allenarci ? Iniziamo ad allenarci», facendo intendere che il dibattito sarà lungo. E mentre il ministro Boschi riceve una lettera di Pier Ferdinando Casini, che in Aula sbadiglia, la Finocchiaro mette a punto la sua barchetta di carta. Calderoli sorride e apprezza l'imbarcazione della collega del Pd mentre si destreggia, due dita steccate, tra gli alti faldoni che contengono una parte degli emendamenti»;
appare di tutta evidenza il taglio farsesco e ridicolizzante del frammento del servizio ora integralmente riportato, testo che peraltro affianca la ampia «letteratura» di questi giorni da parte di Rai impegnata a sottolineare inopportunamente unicamente siparietti ovvero a descrivere scene più o meno assimilabili a quanto riportato;
il tutto a discapito di una informazione da parte della Azienda al contrario corretta e seria sul contenuto della riforma costituzionale in atto e del relativo dibattito parlamentare, lamentando in questa sede in particolare l'assenza di contenuti ed argomentazioni afferenti alla riforma istituzionale in itinere in favore, appunto, di sterili agenzie più consone a giornalismo da rotocalco che al servizio giornalistico di Stato;
si chiede di sapere:
quali iniziative intendano assumere, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, al fine di garantire che la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo ponga rimedio alle criticità segnalate, orientando la propria informazione – proprio in riferimento al dibattito parlamentare in corso – ad una analisi seria della situazione istituzionale in atto. (248/1230)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
Il testo riportato nell'interrogazione non è quello di un articolo ma quello redatto a corredo di una «fotogallery», un elemento tipico delle pagine di notizie online che – come denuncia il nome stesso – fa della fotografia il centro di un'informazione che è posta normalmente a corredo degli articoli e delle notizie principali.
In effetti la «fotogallery» era inserita in un'ampia e completa pagina di notizie che è stata aggiornata continuamente dando conto sia del dibattito parlamentare, sia delle posizioni delle varie forze politiche sul tema del disegno di legge costituzionale 5.1429 recante «disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del C.N.E.L. e la revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione». Al riguardo, si segnala, qui di seguito, il link alla pagina di ricerca che riporta il lungo elenco di tutti gli articoli e altri materiali informativi di Rainews.it – oltre 1.000 – che hanno avuto come oggetto le riforme: http://www.rainews.it/dl/rainews/ricerca.htlm ?q=riforme.
Infine, si aggiunge e si precisa che quanto riportato nel testo della galleria Pag. 411fotografica non aveva alcun intento «farsesco o ridicolizzante» perché si trattava del racconto di quanto accaduto e catturato in alcune istantanee non «rubate» ma scattate da operatori professionisti accreditati al Senato e ricevute dalla redazione di Rainews.it attraverso i normali canali delle agenzie fotografiche.
FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
l'articolo 4, comma 3, della legge n. 103 del 1975 stabilisce che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi «indica i criteri generali per la formazione dei piani annuali e pluriennali di spesa e di investimento facendo riferimento alle prescrizioni dell'atto di concessione»;
tale disposizione è stata successivamente confermata dall'articolo 50 del decreto legislativo n. 177 del 2005, il testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, che stabilisce che la Commissione di vigilanza «verifica il rispetto delle norme previste dagli articoli 1, commi 3, 4 e 5, e 4 della legge n. 103 del 1975»;
l'articolo 45, comma 5, del testo unico, nel definire i compiti del servizio pubblico generale radiotelevisivo, precisa che alla Rai è consentito «lo svolgimento, direttamente o attraverso società collegate, di attività commerciali ed editoriali, connesse alla diffusione di immagini, suoni e dati, nonché di altre attività correlate, purché esse non risultino di pregiudizio al migliore svolgimento dei pubblici servizi concessi e concorrano all'equilibrata gestione aziendale»;
la Commissione parlamentare è competente a richiedere ogni informazione e documentazione al fine di accertare che in ogni fase della gestione della Rai Spa e delle società da questa partecipate sia assicurato il rispetto dei vincoli all'organizzazione aziendale che derivano anche dal citato articolo 45 del testo unico;
il legislatore ha infatti attribuito al Parlamento, attraverso la Commissione di vigilanza, i compiti di indirizzo e vigilanza non soltanto rispetto alla qualità dei contenuti e al pluralismo dell'informazione, ma anche alla gestione delle risorse umane ed economiche da parte della Rai, la cui azione è limitata dagli obblighi derivanti dall'essere concessionaria del servizio pubblico il cui esercizio è remunerato dallo Stato attraverso il c.d. canone di abbonamento;
nella scorsa legislatura, in data 28 ottobre 2010, l'Ufficio di Presidenza della Commissione di vigilanza aveva deliberato di predisporre una bozza di atto di indirizzo in materia di gestione delle risorse umane ed economiche, dopo che la stessa Commissione aveva «audito», proprio in materia di produzione ed appalti, precisamente in data 19 ottobre 2010, alcuni dirigenti della Rai;
l'articolo 1 della direttiva n. 93/38/CEE in materia di appalti definisce «servizi pubblici di telecomunicazioni»: «i servizi di telecomunicazioni della cui offerta gli Stati membri hanno specificamente incaricato uno o più enti di comunicazione fra i soggetti che operano nel settore delle telecomunicazioni»;
ai sensi del decreto legislativo n. 158 del 1995, con cui sono state recepite nell'ordinamento italiano le direttive comunitarie n. 93/38/CEE e 90/531/CEE, le imprese pubbliche che operano nel settore delle telecomunicazioni non sono tenute ad applicare le procedure ad evidenza pubblica per gli appalti di servizi di radiodiffusione e televisione, nonché per quelli esclusi ai sensi dell'articolo 8 del decreto;
per tutti gli altri appalti di lavori, servizi e forniture, di cui all'articolo 7 del citato decreto, il cui importo sia superiore alle soglie di valore indicate all'articolo 9, le imprese pubbliche, anche se operanti nel settore radiotelevisivo, sono tenute invece a seguire le procedure ad evidenza pubblica mediante l'indizione di gare aperte;
nel considerando 25 della direttiva 2004/18/CE, in materia di procedure di aggiudicazione di appalti pubblici di lavori, servizi e forniture, pur confermandosi Pag. 412l'esclusione del settore radiotelevisivo dall'ambito di applicazione della normativa, si specifica che tale eccezione non dovrebbe comunque applicarsi «alla fornitura del materiale tecnico necessario alla produzione, alla coproduzione e alla trasmissione» dei programmi;
ai sensi del citato testo unico, la Rai – Radiotelevisione Spa, «è la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo», e in quanto tale è incaricata di perseguire finalità di interesse generale puntualmente individuate dall'articolo 7 del citato decreto;
secondo la consolidata giurisprudenza amministrativa, la partecipazione pressoché totalitaria dello Stato nel capitale della Rai consente senza dubbio di ricondurre quest'ultima nella nozione, giuridicamente rilevante, di impresa pubblica che opera nel settore delle telecomunicazioni;
la Rai e le società da questa partecipate sono dunque tenute ad osservare la normativa comunitaria in materia di appalti per tutti i contratti non aventi ad oggetto i servizi di radiodiffusione e televisione in senso stretto, come definiti, da ultimo, nella direttiva 2004/18/CE;
la Corte di Cassazione, Sezioni Unite, nella pronuncia n. 10443 del 23 aprile 2008, ha qualificato la Rai come «organismo di diritto pubblico» che, in quanto tale, «deve osservare le norme comunitarie di evidenza pubblica nella scelta dei propri contraenti per gli appalti dei servizi, ad eccezione di quelli «esclusi» del settore radiotelevisivo»;
coerentemente con la normativa comunitaria e gli indirizzi giurisprudenziali sopra richiamati, la Rai Spa e le società da essa partecipate individuano i contraenti per lavori, servizi e forniture attraverso procedure aperte, con bandi di gara indetti ai sensi della normativa comunitaria e pubblicati nella GUCE;
Rai Way è una società per azioni, a partecipazione totale della Rai, costituita nel 2000 in seguito al conferimento di ramo d'azienda della ex divisione Trasmissione e Diffusione della Rai;
Rai Way Spa detiene e gestisce le reti di trasmissione e di diffusione della Rai;
gli obiettivi della Rai come gruppo, e quindi anche di Rai Way, sono quelli imposti e perseguiti dal contratto di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico;
le infrastrutture di Rai Way sono dunque utilizzate in via primaria per l'assolvimento degli obblighi di servizio pubblico, e secondariamente per l'offerta di servizi di ospitalità a clienti esterni;
in un proprio documento, citato nel provvedimento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato n. 23117, bollettino n. 59 del 2 gennaio 2012, la stessa Rai Way ha osservato che la propria missione, «tanto formale tanto sostanziale», «è di operare affinché Rai rispetti gli obblighi imposti dal Contratto di servizio Rai-Ministero, e, pertanto, il servizio pubblico rappresenta per Rai Way il suo core business»;
nel giugno 2011 Rai Way ha indetto due gare europee per la fornitura degli impianti di diffusione in tecnica digitale nelle aree soggette al c.d. switch-off. I due appalti sono stati ripartiti in quattro lotti, dal valore di circa 6 milioni di euro ciascuno, per un totale di 48 milioni di euro. Sui partecipanti alla gara gravava l'onere di dimostrare di aver effettuato, nei tre anni antecedenti alla pubblicazione del bando, la fornitura di macchine analoghe mediante un unico contratto di fornitura «di importo pari al valore del Lotto a cui si concorre» (punto III.2.3, lett. a), del bando);
il Consiglio dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, dopo aver esaminato la procedura di gara in oggetto, ha emesso la deliberazione n. 6 del 26 febbraio 2014. In data 1o agosto 2014, lo scrivente ha richiesto al Presidente della neo-istituita Autorità nazionale anticorruzione il testo della deliberazione, che è stato poi ricevuto in data 4 agosto 2014;
nella suddetta deliberazione l'Autorità rilevato molteplici irregolarità e profili di Pag. 413illegittimità della procedura di gara in oggetto, che possono essere sommariamente sintetizzati nel modo seguente:
– in numerosi casi, al fine di dimostrare il soddisfacimento del requisito di cui al punto III.2.3 del bando, i concorrenti hanno presentato una certificazione da parte di committenti privati, i quali si limitano ad «una generica attestazione di regolare esecuzione relativamente alla fornitura di impianti televisivi di diffusione digitale» (considerati dunque analoghi ai macchinari oggetto del bando di fornitura), «con l'indicazione del corrispondente importo»;
– la società SyES, aggiudicataria di due lotti dei due differenti bandi, ha prodotto una generica dichiarazione di Elettronica Industriale Spa (SyES, come riportato da alcune fonti di stampa, farebbe parte, al pari di Elettronica Industriale, del Gruppo Mediaset), con la quale si attesta «la fornitura di impianti televisivi di diffusione digitale» per un valore complessivo di venti milioni di euro»;
– vi sono stati poi casi di società aggiudicatarie di lotti di classe 1 e 2 in mancanza dei requisiti per potervi concorrere; oppure di dichiarazioni di forniture di impianti per diffusione per digitale terrestre, di importo pari a quello richiesto nel bando, senza tuttavia alcuna prova documentale a supporto; oppure ancora di attestazioni di contratti di fornitura non ancora eseguiti o di importo inferiore a quello richiesto dal bando;
– il committente pubblico, per asserite esigenze di rapidità della procedura, si è spogliato del suo dovere di accertare la veridicità delle attestazioni prodotte dalle imprese partecipanti alla gara;
– sono state riscontrate disparità di trattamento di situazioni analoghe in ordine alla escussione delle cauzioni prestate dai concorrenti esclusi dalla gara ex articolo 48 del Codice dei contratti pubblici;
– nelle conclusioni, il consiglio dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici ha ritenuto che Rai Way «abbia proceduto in modo inadeguato e incongruo alla valutazione dei requisiti di capacità tecnica dei concorrenti» di cui all'articolo 48 del decreto legislativo n. 163 del 2006;
– l'Autorità ha ritenuto che Rai Way, nell'aggiudicazione delle gare in oggetto, «abbia violato il principio della parità di trattamento» di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 163 del 2006, e ha dunque trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica, avanti alla quale sarebbe in corso un procedimento penale per turbata libertà degli incanti ex articolo 353 c.p.;
si chiede di sapere:
se non ritengano che i fatti esposti in premessa, censurati anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, non siano da considerarsi in contrasto con la missione di servizio pubblico della Rai e quindi delle società da questa controllate;
quali misure si intendano adottare al fine di garantire che tutte le procedure di gara siano svolte nel pieno rispetto delle norme e dei principi contenuti nel Contratto di servizio, tenuto conto che Rai Way opera «affinché Rai rispetti gli obblighi imposti» dal medesimo Contratto. (249/1231)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
In via preliminare, è necessario effettuare alcune precisazioni di carattere tecnico sui contenuti della deliberazione n. 6 del 26.2.2014 dell'Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici (di seguito AVCP).
In primo luogo, appare significativo richiamare l'attenzione sulla violazione da parte dell'AVCP dei termini di chiusura del procedimento che essa stessa aveva indicato in 90 giorni (dal 20.6.2012), successivamente prorogati di ulteriori 60 giorni, e che ha invece totalmente disatteso pronunziandosi circa due anni dopo tale «dies a quo». Al riguardo, è significativo notare come dall'esposizione dei fatti contenuta nella stessa deliberazione n. 6 del 26.2.2014, l'AVCP – al fine di evitare la decadenza in cui è incorsa – ha affermato che l'attività di vigilanza da essa effettuata nel caso di specie non sarebbe soggetta a termini perentori in quanto non si concluderebbe con Pag. 414un provvedimento cogente ma con una semplice indicazione valutativa non obbligatoria bensì meramente destinata ad attivare possibili interventi di conformazione spontanea da parte della stazione appaltante. Tale affermazione risulta, invece, in palese contrasto on l'articolo 8, comma 3, lett. d, del d.lgs. 163/2006 (Codice dei contratti pubblici) che anche per l'attività di vigilanza dell'AVCP richiama specificamente i principi fondamentali della legge 241/90 tra i quali spicca la necessità del rispetto del termine di conclusione del procedimento. Tale violazione di legge è stata prontamente dedotta da Rai Way nel ricorso al Giudice Amministrativo.
Ma l'incongruenza delle tardive argomentazioni dell'AVCP appare di tutta evidenza logica ancor prima che giuridica, considerando che non è assolutamente possibile che una sua deliberazione, da essa stessa qualificata meramente valutativa e non cogente, possa indurre la stazione appaltante a conformare ad essa il proprio comportamento quando intervenga – come nel caso in questione – ad oltre due anni di distanza dalla cessazione delle gare pubbliche di riferimento e dall'esaurimento delle commesse che ne sono scaturite. Proprio per questo, la norma citata (articolo 8, comma 3, lett. d del d.lgs. 163/2006) ha imposto il rispetto dei principi della legge 241/90 e, quindi, dei termini di conclusione del procedimento in quanto una deliberazione del tutto tardiva, intervenuta ad anni di distanza dalla conclusione delle gare scrutinate, mai potrebbe incidere significativamente sugli effetti di esse per impossibilità materiale di intervenirvi stante il completo esaurimento dei negozi giuridici che ne sono derivati.
In ogni caso, avendo la stessa AVCP attribuito alla deliberazione de qua un mero carattere non cogente, ne consegue che allo stato nessun vincolo obbligatorio ne può discendere, soprattutto tenuto conto che la situazione di fatto, concretizzatasi e già stabilizzatasi con l'esaurimento integrale delle gare in oggetto e con l'avvenuto completamento delle relative commesse, determinante l'attuazione a regola d'arte da parte di Rai Way dello «switch off» su tutto il territorio nazionale, comunque preclude qualsivoglia effetto modificativo dello status quo.
In conclusione – a sostegno di quanto sopra – si ritiene significativo evidenziare immediatamente come le procedure delle due gare in questione siano state già ripetutamente valutate, sotto diversi profili, dal Tar Lazio, dal Consiglio di Stato e dal Tribunale civile di Roma con esito sempre favorevole a Rai Way e mai è stata dichiarata l'illegittimità e, meno che mai, la nullità delle gare medesime; ancora, con due recentissime ordinanze, emesse il 6.8.2014, il Tribunale di Roma nel rigettare le istanze delle controparti di Rai Way dirette a sospendere gli effetti delle ingiunzioni di pagamento concesse in favore della stessa per incamerare le cauzioni rilasciate da un concorrente (la sopracitata società Eurotel) escluso delle gare in parola, ha valutato in toto la citata deliberazione n. 6 dell'AVCP e non ha ravvisato da quanto in essa contenuto i presupposti di illegittimità che le citate controparti volevano farvi discendere. Il Tribunale, Infatti, sul punto si è espresso come segue: «la documentazione in atti non consente di ritenere la sussistenza di una prova liquida di condotta fraudolenta da parte della beneficiaria», inequivocabilmente attestando che la deliberazione n. 6 in questione non costituisce prova idonea di fatti contrari alla posizione di Rai Way.
Per quanto attiene invece al merito dei cinque punti della delibera n.6 AVCP, si ritiene opportuno segnalare in via preliminare una questione di carattere più generale. È agevole notare che i rilievi essenziali formulati nei cinque punti in questione attengono nella stragrande maggioranza ad asserite irregolarità che le commissioni giudicatrici di Rai Way, nominate nelle due gare di riferimento, avrebbero commesso nella valutazione dei requisiti di capacità tecnico professionale in capo ai concorrenti, ipotizzandosi che alcuni di essi non possedessero tali requisiti e che le commissioni giudicatrici non avrebbero congruamente verificato la documentazione dimostrativa di essi. Al riguardo, è necessario tener conto che la preventiva verifica della documentazione Pag. 415dimostrativa del possesso dei requisiti tecnico professionali in capo agli offerenti è prevista dall'articolo 48 del d.lgs. 163/2006 al fine di consentire alla stazione appaltante di scrutinare «ex ante» se le ditte interessate siano o meno in grado di condurre a buon fine la commessa in quanto tecnicamente e professionalmente idonee. Sotto tale profilo è sufficiente considerare che, nella fattispecie, tutte le commesse affidate attraverso le due gare de quibus sono state condotte a buon fine e tutti gli aggiudicatari hanno realizzato a perfetta regola d'arte le forniture richieste, con tempestivo e pienamente soddisfacente buon esito degli appalti (il che ha permesso in concreto l'attuazione dello «switch off» nei ristretti termini imposti) per trarne la sola logica conclusione e cioè che le commissioni giudicatrici di Rai Way hanno ben operato, appunto ritenendo che gli offerenti non esclusi avessero tutti i requisiti di capacità tecnico professionale necessari per l'effettuazione di quanto dovuto. I fatti e la logica, pertanto, prima che il diritto, si oppongono alla visione della AVCP.
Per quanto attiene invece ai cinque punti sopra citati, si rileva quanto segue:
– Del tutto correttamente le commissioni giudicatrici hanno ritenuto pienamente valida a comprova dei requisiti richiesti la specifica attestazione di committenti privati degli offerenti, essendo tale modalità di comprova espressamente prevista non soltanto al punto III.3.2 dei bandi quale «lex specialis» di gara, bensì anche all'articolo 42, comma 1, lett. a) del d.lgs. 163/2006 (Codice dei contratti pubblici). Se avessero chiesto altra documentazione non ritengo valida quella presentata, le commissioni giudicatrici avrebbero violato la «lex specialis» e la legge primaria, aggravando illecitamente le procedure ed esponendosi a responsabilità per comportamento escludente.
– Ancora, per quanto attiene al fatto che la dichiarazione presentata dalla ditta Syes provenga da un soggetto quale Elettronica Industriale che fa parte del Gruppo Mediaset, si sottolinea che Elettronica Industriale è una società primaria nel settore delle telecomunicazioni ed è soggetto a cui il MISE ha rilasciato autorizzazione generale all'esercizio di ben cinque multiplex nel settore del digitale terrestre che esercisce in concorrenza proprio con Rai Way. Come è noto, per il rilascio di tale autorizzazione sono necessari approfonditi controlli della P.A. anche riguardo alla piena onorabilità degli amministratori della società destinataria di essa. Correttamente, pertanto, le commissioni giudicatrici di Rai Way hanno considerato idonea la dichiarazione presentata da Syes.
– Si ritiene sia non corrispondente a quanto emerso dagli atti, esaminati senza rilievi anche in via giudiziaria dai magistrati che hanno finora trattato il contenzioso originato dalle gare in questione, l'asserzione che le commissioni citate abbiano ammesso alle gare soggetti privi dei requisiti per potervi concorrere o senza valutare correttamente la documentazione da essi presentata a supporto riguardo agli importi congrui di precedenti forniture o contratti eseguiti nella loro significatività ed interezza.
– Ancora, si ritiene sia non corrispondente a quanto emerso dagli atti il fatto che le commissioni giudicatrici di Rai Way si siano spogliate del dovere di accertare la veridicità delle attestazioni prodotte dalle ditte offerenti per esigenze di rapidità delle procedure. Le commissioni giudicatrici, infatti, hanno effettuato i controlli doverosi di cui al punto III.3.2 dei bandi di gara ed all'articolo 42, 1 comma, lett. a), del Codice dei contratti pubblici, esattamente come prescritto nelle fattispecie di riferimento. Vero, invece, è che Rai Way è stata in grado, come detto, di completare lo «switch off» nei ristrettissimi tempi fissati dal MISE alla pari degli altri soggetti privati nonostante che solo essa, e non invece questi, sia tenuta a seguire le procedure – lente – di acquisizione degli apparati radioelettrici secondo l'evidenza pubblica. Rai Way ha, pertanto, dimostrato di essere in grado di competere con i privati anche con un handicap procedurale in partenza.Pag. 416
– La disparità di trattamento, ipotizzata dall'AVCP riguardo all'escussione delle cauzioni di soggetti esclusi dalle gare in posizioni asseritamente analoghe, non resiste ad un attento esame degli atti. È sufficiente segnalare, al riguardo, che la commissione giudicatrice competente per la gara di riferimento ha rilevato che la posizione dei due soggetti esclusi di cui trattasi (Eurotel ed Electrosys) non era e non è affatto analoga, tenuto conto che la prima (Eurotel) è stata esclusa per mancata comprova dei requisiti dichiarati necessari per la partecipazione e falsa dichiarazione sul possesso di essi (illecito grave per il quale è stata sanzionata dalla stessa AVCP con una sanzione pecuniaria e con esclusione temporanea dai pubblici incanti) mentre la seconda (Electrosys) è stata esclusa non per mancata comprova dei requisiti dichiarati bensì per divergente scrutinio tecnico sull'analogia delle caratteristiche dei prodotti forniti, correttamente dichiarate, che è fattispecie ben diversa e di mero carattere valutativo. Considerato che l'articolo 48, comma 1, del d.lgs. 163/2006 prevede l'escussione della cauzione solo in caso di mancata comprova, la commissione giudicatrice ha tratto le dovute conclusioni sul fatto che l'ipotesi normativa era integrata solo per Eurotel e non per Electrosys che – a differenza dell'altra ditta menzionata – ha comprovato quanto dichiarato, procedendo ex lege all'escussione della fideiussione solo per la prima.
In conclusione, pertanto, da quanto sopra esposto, si ritiene evidente la dimostrazione dell'insussistenza, anche nel merito, delle preoccupazioni esposte alla base della deliberazione n. 6 dell'AVCP.
Per quanto attiene alla pendenza del procedimento penale avanti alla Procura di Roma va chiarito che l'istruttoria de qua preesisteva alla delibera n. 6 dell'AVCP, essendo stata aperta alla fine del 2012 a seguito di un esposto presentato dalla società Eurotel che ha ritenuto di coinvolgere anche il magistrato penale per l'accertamento della fattispecie rispetto alla quale la stessa società non ha trovato alcuna soddisfazione dai giudici amministrativi e civili che ne hanno sempre rigettato le istanze. La citata deliberazione, quindi, non ha introdotto fatti nuovi che non fossero già noti all'inquirente. Pertanto, il fatto che da circa due anni dall'apertura del procedimento penale contro ignoti, quest'ultimo sia rimasto tale e nessun soggetto sia stato iscritto sul registro degli indagati, consente di nutrire fiducia sul fatto che l'esito del medesimo possa coincidere con l'archiviazione.
In definitiva, si sottolinea che:
a) le due gare europee in questione hanno consentito, anche per efficacia, efficienza e buon fine, di raggiungere pienamente lo scopo per il quale erano state indette, consistente nell'approvvigionamento di apparati ed impianti idonei al perfezionamento dello «switch off», completato tempestivamente – come da attese della RAI – nel luglio del 2012, nel pieno rispetto del calendario stringente fissato dal MISE che ha imposto una tempistica rapidissima. In tal senso, attraverso le medesime è stata data pienamente ottemperanza alle previsioni del Contratto di servizio tra la concessionaria e lo Stato, con positivo esito della missione pubblica che ne costituisce la ragione genetica;
b) nessuna misura particolare deve essere assunta in relazione alle procedure di evidenza pubblica che Rai Way normalmente attua nelle materie di legge applicando, laddove compatibili con la propria peculiare organizzazione societaria, sia il d.lgs. 163/2006 sia le specifiche disposizioni varate ad hoc dalla RAI quale organismo di diritto pubblico.
GASPARRI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
si apprende da una indiscrezione di agenzia che il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, avrebbe deciso di portare all'attenzione del consiglio di amministrazione la rimozione del direttore di Rai Sport Mauro Mazza;
Rai Sport, nonostante l'agguerrita concorrenza satellitare e le deludenti prestazioni della nostra Nazionale di calcio, Pag. 417ha registrato ascolti record per i Mondiali seppur con la drastica riduzione di risorse decisa dal vertice aziendale alla vigilia dell'evento;
i dati auditel di Rai Sport 1 risultano essere stati cinque volte superiori rispetto ai mondiali 2010;
nel corso dell'estate appena trascorsa, grazie all'Atletica e al Nuoto, Rai Sport 1 ha superato, in alcune fasce giornaliere, sia gli ascolti dell'ammiraglia Rai (canale 1) sia dell'omologa Mediaset (canale 5);
per raggiungere tali obiettivi, il direttore Mazza ha seguito le indicazioni aziendali fornitegli, modernizzando i canali tematici e dotandoli di nuovi linguaggi e nuove formule;
la nomina di Mazza a direttore di Rai Sport fu decisa in seguito all'esito di un contenzioso legale causato da un'altra ingiusta e immotivata rimozione dello stesso dalla direzione di Rai Cinema;
si chiede di sapere:
quali siano le valutazioni sulla base delle quali derivi la decisione del direttore generale, Luigi Gubitosi, di rimuovere il direttore di Rai Sport, Mauro Mazza, tali da giustificare un inevitabile contenzioso costoso e perdente per l'azienda Rai.
(250/1238)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Nella seduta del 4 settembre 2014 il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Direttore Generale, ha approvato la sostituzione del dott. Mauro Mazza con il dott. Carlo Paris dalla Direzione di Rai Sport.
Le motivazioni alla base di tale decisione sono complessivamente riconducibili ad un insieme di considerazioni che hanno messo in evidenza la opportunità di procedere con un cambiamento nella guida della testata al fine di superare alcune criticità di carattere sia gestionale che editoriale. Più in particolare, ci si riferisce a tematiche quali, a titolo di esempio, l'organizzazione del lavoro nell'ambito della testata, le dinamiche degli ascolti di alcune produzioni, ecc..
Da ultimo, si sottolinea che l'intervento di cui sopra rientra nell'ambito di un più ampio processo di interventi finalizzati a favorire il rinnovamento.
AIROLA, NESCI, GIROTTO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
la Rai ha interrotto il contratto di consulenza con il giornalista Luciano Onder, 71 anni, oramai ex conduttore del programma «Medicina 33», pare per il raggiungimento dell'età massima.
Onder dovrebbe essere sostituito da un nuovo giornalista esterno con contratto di consulenza che verrà pagato 400.000 euro l'anno;
senza voler entrare nelle scelte dirigenziali che sovrintendono a tale decisione;
si chiede di sapere:
che necessità vi sia di rimpiazzare Onder con un consulente esterno avallando l'ennesimo spreco di denaro pubblico, senza attingere a risorse interne, sicuramente presenti e sicuramente preparate per affrontare la conduzione di tale programma, scelta che valorizzerebbe la qualità del personale e le professionalità già presenti in azienda (come spesso il nostro gruppo ha suggerito alla direzione Rai durante le audizioni in commissione di Vigilanza), per altro dal momento che il sig. Luciano Onder negli anni ha costituito un gruppo di lavoro e di collaboratori eccellente. (251/1239)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale si rileva come da alcuni anni la Rai abbia adottato una politica incentrata sul rinnovamento nella Pag. 418gestione del personale; ciò si è tradotto, tra l'altro, anche nella interruzione della pratica di stipulare contratti di collaborazione con chi aveva raggiunto l'età per il collocamento in pensione. Rispetto a tale situazione Onder aveva rappresentato una eccezione, dovuta alla peculiare esperienza nell'ambito della divulgazione medico-scientifica.
Nel quadro sopra sintetizzato si è pertanto ritenuto di interrompere l'eccezione «Onder» anche al fine di dare maggiore concretezza all'obiettivo posto alla seconda rete di accentuare il processo del rinnovamento editoriale della propria offerta già avviato.
MARGIOTTA. — Al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
gli utenti della Basilicata continuano a segnalare la ricezione difettosa del segnale Rai in digitale terrestre in molte zone della Regione. La ricezione di alcuni impianti principali di Rai WAY, infatti, da quando si è passati al digitale, è notevolmente degradata a causa delle emissioni private provenienti dalla Puglia in isocanale (ch. 29). Diverse sono le località interferite, sia in provincia di Matera che in quella di Potenza e tra queste: Matera, Bernalda Campomaggiore, Albano, S. Chirico Nuovo, Acerenza, Forenza, Montescaglioso, Pietragalla, Oppido Lucano, Policoro, Scansano Ionico, ecc.;
le situazioni interferenziali sono state da subito segnalate agli appositi Ispettorati territoriali del Ministero dello sviluppo economico – dipartimento comunicazioni e, nonostante in diversi casi siano stati svolti sopralluoghi tecnici congiunti col MISE che hanno attestato la problematica, le emittenti interferenti sono autorizzate ad irradiare su quel canale, ch. 29, in Puglia e compatibilmente coi segnali Rai della Basilicata, quindi il problema persiste;
l'AGCOM ha disposto che in diverse regioni che soffrono di problemi analoghi, e tra cui la Basilicata, si attuasse un piano di ricanalizzazione; si dovrà transitare dal ch. 29 al ch. 24 per irradiare il MUX 1, ma al momento nessun intervento è ancora stato comunicato e predisposto;
si chiede di sapere:
le modalità e i tempi di questo passaggio, improrogabile, nel rispetto degli abbonati lucani che non vedono riconosciuto il loro diritto all'informazione.
(252/1241)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Rispetto alle difficoltà in Basilicata nella ricezione del MUX 1, in particolare in diverse località della costa ionica con il corretto segnale regionale determinate da interferenze provenienti da impianti privati pugliesi che trasmettono sullo stesso canale 29, si evidenzia che è in corso di implementazione l'accordo procedimentale fra Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Ministero dello Sviluppo Economico e Rai sottoscritto nell'agosto 2013.
Tale accordo determinerà interventi anche sulle frequenze del MUX 1 in Basilicata al fine al fine di risolvere le problematiche interferenziali in quanto prevede – tra l'altro – che «Le frequenze assegnate al MUX 1 della Rai devono garantire l'effettiva diffusione della programmazione regionale corrispondente a ciascuna regione, proteggendo la Concessionaria da assegnazioni alle emittenti locali delle frequenze previste per il MUX 1 in aree radioelettricamente adiacenti».
Nel frattempo e parallelamente all'applicazione dell'accordo procedimentale di cui sopra, la Rai assicura che continua ad insistere col Mise per risolvere l'interferenza anche prima del previsto cambio di canale.
Si tenga inoltre presente che per risolvere i problemi di copertura delle aree storicamente non servite, anche in parte, dai segnali terrestri, la Rai ha attivato la piattaforma satellitare gratuita Tivù Sat che replica sul satellite l'intera programmazione del servizio pubblico insieme ad altri canali nazionali ed esteri, garantendo la copertura Pag. 419totale del territorio italiano. Per accedere a Tivù Sat è necessario dotarsi di parabola e decoder satellitare Tivù Sat, insieme al quale viene fornita una smart card che consente di vedere tutti i programmi senza il criptaggio tecnico usato per protezione dei diritti.
NESCI. — Al Presidente della Rai. – Premesso che:
l'articolo 3 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici individua fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose;
ai sensi dell'articolo 7 del citato testo unico, l'informazione radiotelevisiva deve garantire «la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti» e l'accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge»;
ai sensi dell'articolo 4 del contratto di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, la Rai assicura la qualità dell'informazione in quanto «imprescindibile presidio di pluralismo, completezza e obiettività, imparzialità, indipendenza e apertura alle diverse forze politiche nel sistema radiotelevisivo»;
nell'edizione delle 20,30 del Tg1 Rai di sabato 6 settembre 2014 l'inviata a Cernobbio (Como) Claudia Mazzola ha realizzato un servizio di cronaca sulla partecipazione di Gianroberto Casaleggio al forum Ambrosetti;
nel resoconto video, la citata giornalista ha riassunto l'intervento di Casaleggio nei termini seguenti: «Internet è tutto la tesi di fondo, l'educazione è solo una parte. È la rete che consente quella che Casaleggio chiama la disintermediazione in ogni campo, incluso quello economico»;
la stessa Mazzola ha concluso il servizio dichiarando: «La platea è perplessa non mancano critiche e di fronte al prolungarsi dell'intervento gli chiedono di chiudere»;
considerata la complessità dell'intervento di Casaleggio, la riferita ricostruzione non è apparsa aderente ai criteri di completezza, obiettività ed imparzialità dell'informazione radiotelevisiva;
nel suo contributo Casaleggio ha esaminato partitamente la grave situazione italiana circa la velocità della rete in rapporto agli altri Paesi, soffermandosi sulle possibilità formative, informative, educative, produttive e connettive della rete, se vi fossero investimenti mirati e un preciso orientamento politico volto a promuovere strutture, altrove esistenti, di compartecipazione ai processi della conoscenza e di condivisione delle esperienze e dei saperi;
la giornalista Mazzola non ha riportato in modo completo e corretto l'intervento di Casaleggio, non soltanto omettendone i punti salienti ma finanche insinuando una possibile subordinazione all’«élite della finanza italiana, quella tante volte finita nel mirino di Grillo»;
inoltre, delle proposte formulate nella circostanza da Casaleggio, co-fondatore del Movimento 5 Stelle, non vi è traccia nel servizio in parola;
a tale ultimo riguardo, non è stato fatto alcun riferimento allo «sviluppo – proposto da Casaleggio – di startup tecnologiche finanziate dallo Stato e da privati per creare un tessuto di aziende» nello specifico settore;
nello stesso servizio non vi è un solo accenno ad un'altra proposta di Casaleggio, cioè la «creazione di aree per lo sviluppo tecnologico sul modello della Bay Area di San Francisco, la nascita o la rinascita – perché in Italia ci sono stati grandi gruppi come l'Olivetti, che avevano un valore mondiale – di un player internazionale italiano, che possa competere al Pag. 420livello mondiale, nell'ambito tecnologico e informatico, integrato con il settore pubblico»;
a seguire, non vi è stato riferimento neppure alla proposta di Casaleggio di attrarre «persone con skill tecnologici in Italia dall'estero, anche facendo rientrare per studenti che si sono recati all'estero per mancanza di prospettive in Italia, laureati in discipline scientifiche»;
ancora, nel citato servizio non c’è una sola nota sugli «incentivi – di cui all'intervento di Casaleggio – per attrarre società innovative in Italia, che oggi viceversa sono disincentivate dall'alto livello di tassazione e dalla burocrazia»;
da ultimo, nella sintesi in parola è taciuto completamente il richiamo, testualmente fatto da Casaleggio, alla necessità di «leggi a favore dello sviluppo delle nuove tecnologie, al contrario della protezione delle lobby e dello status quo come avviene oggi», con l'esempio, del predetto relatore degli «e-book, tassati per il 22 per cento, contro i libri cartacei, tassati per il 4 per cento»;
il servizio in oggetto appare assolutamente non rispondente alla realtà, ai principi di imparzialità, obiettività e oggettività sanciti dal decreto legislativo n. 177 del 31 luglio 2005, nonché alle regole deontologiche della professione giornalistica;
si chiede di sapere:
quali azioni intenda assumere, pur nel rispetto dell'autonomia che contraddistingue l'attività giornalistica, al fine di assicurare un oggettivo e doveroso rimedio, in proposito, sul piano della cronaca giornalistica;
quali azioni intenda promuovere per assicurare che sulle proposte del Movimento 5 Stelle e di ogni altra forza politica non vi siano semplificazioni od omissioni da parte del servizio pubblico, ma la mera cronaca obiettiva dei fatti;
quali azioni intenda assumere affinché venga garantita al cittadino una maggiore obiettività dell'informazione, al fine di assicurare «lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati», secondo quanto previsto dal testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici.
(253/1248)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
A proposito del servizio giornalistico relativo al Forum Ambrosetti di Cernobbio, andato in onda nel Tg1 del 6 settembre scorso (edizione delle 20,00), occorre tener conto che data la sua durata limitata di 1 minuto e 15 secondi, si ritiene sia stata offerta un'adeguata sintesi dell'intervento di Gianroberto Casaleggio. Peraltro, si sottolinea che la sintesi ha riguardato esclusivamente l'intervento dell'esponente del M5S, non avendo riportato sunti di altri interventi tra quelli dei partecipanti al Forum.
Inoltre, sempre con riferimento al servizio passaggio riguardante le perplessità della platea e gli inviti rivolti a Casaleggio a chiudere l'intervento, si ritiene opportuno evidenziare che di tali inviti (che rappresentano una regola operativa del convegno), tra cui anche quello formulato dallo stesso moderatore Trichet, si trova eco nelle cronache di tutti gli organi di informazione italiani.
ROSSI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
l'articolo 4, comma 3, della legge n. 103 del 1975 prevede che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi indichi «i criteri generali per la formazione dei piani annuali e pluriennali di spesa e di investimento facendo riferimento alle prescrizioni dell'atto di concessione»;Pag. 421
la vigenza di tale disposizione è stata successivamente confermata dall'articolo 50 del decreto legislativo n. 177 del 2005 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), secondo cui la Commissione di vigilanza «verifica il rispetto delle norme previsti dagli articoli 1, commi 3, 4 e 5, e 4 della legge n. 103 del 1975»;
l'articolo 45, comma 5, del citato testo unico, nel definire i compiti del servizio pubblico generale radiotelevisivo, precisa che alla Rai è consentito «lo svolgimento, direttamente o attraverso società collegate, di attività commerciali ed editoriali, connesse alla diffusione di immagini, suoni e dati, nonché di altre attività correlate, purché esse non risultino di pregiudizio al migliore svolgimento dei pubblici servizi concessi e concorrano all'equilibrata gestione aziendale»;
la Commissione parlamentare è competente a richiedere ogni informazione e documentazione al fine di accertare che in ogni fase della gestione della Rai Spa e delle società da questa partecipate sia assicurato il rispetto dei vincoli all'organizzazione aziendale che derivano anche dal citato articolo 45 del testo unico;
da diversi giorni su alcuni quotidiani è in corso una campagna pubblicitaria volta a promuovere la trasmissione «Ballarò» in onda su Rai Tre;
si chiede di sapere:
a quanto ammonti complessivamente il budget pubblicitario destinato dalla Rai a promuovere propri programmi e su quali media sia investito;
l'elenco dei media utilizzati annualmente e il budget annuale destinato a ciascuno di essi;
se la Rai paghi gli spazi utilizzati sui vari media a prezzi di mercato;
con quali criteri siano scelti i programmi da promuovere;
quale sia il budget complessivamente destinato alla promozione del programma Ballarò. (254/1257)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Ballarò è uno dei programmi di punta dell'offerta della Rai che si è progressivamente consolidato nel palinsesto di Rai Tre nel corso delle diverse edizioni. Analogamente a quanto avviene per il lancio di nuovi programmi, ed anche alla luce del contesto competitivo, tale prodotto – e in questo caso si tratta della ripartenza di un programma cardine dell'offerta del terzo canale – è stato promosso con una pianificazione cross mediale.
I programmi vengono promossi sulle reti e sui siti della Rai e talvolta sulle principali testate italiane che vengono decise di volta in volta in base alle necessità che possono emergere anche dalla pressione promozionale dei concorrenti. Gli spazi utilizzati vengono negoziati dal centro media interno secondo la normale prassi di mercato.
Nel quadro sopra sinteticamente descritto la Rai, nel perseguire la propria complessiva politica di comunicazione, ha adottato le modalità tecnico-operative coerenti con gli obiettivi prefissati.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
si apprende che la trasmissione di cronaca «Presunto colpevole», in onda su Raidue in seconda serata, nelle ultime due stagioni televisive, è stata cancellata dal palinsesto 2014-2015;
il programma, scritto dai giornalisti Sergio Bertolini, Paola Bulbarelli, Giuseppe Ciulla e Andrea Ruggieri si occupa di cronaca, trattando nello specifico delicati casi di errori giudiziari; in ogni puntata vengono raccontate tre storie di «mala giustizia», ricostruite attraverso testimonianze dei protagonisti, dei loro familiari e legali;
a fronte, peraltro, di costi di produzione molto contenuti, il programma ha sempre registrato dati di ascolto positivi, Pag. 422molto spesso superiori a quelli ottenuti da altri programmi di Raidue, in onda nella stessa fascia oraria;
la trasmissione risulta peculiare e perfettamente in linea sia con la missione di servizio pubblico, propria della Rai, poiché dà voce a cittadini vittime di errori giudiziari, sia con la cosiddetta «spending review» messa in atto anche dalla tv pubblica, visto il positivo riscontro di pubblico, rispetto a costi di produzione irrisori;
si chiede di sapere:
se i vertici Rai siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano opportuno chiarire, nell'ambito delle proprie competenze, le motivazioni alla base della scelta della direzione di Raidue in merito alla cancellazione del programma «Presunto colpevole» dal palinsesto 2014-2015, anche al fine di valutare l'eventualità di un possibile reinserimento della trasmissione all'interno della programmazione Rai. (255/1264)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Del programma «Presunto colpevole» sono state realizzate 2 serie, nel 2012 e 2013, che hanno ottenuto rispettivamente una share del 4,76 per cento e del 4,26 per cento con una età media di pubblico di anni 54 e 53, ed un costo che si colloca sugli stessi livelli di programmi realizzati con analoghe forme produttive.
Nel 2013, nell'ambito di un complessivo riallineamento editoriale, a RaiDue è stato attribuito – tra l'altro – il compito specifico di intercettare fasce di pubblico più giovani e più dinamiche differenziando la sua offerta da quella delle altre reti Rai attraverso una dichiarata disposizione alla sperimentazione sia sul piano formale che su quello dei contenuti. In particolare, nella trattazione di tematiche socio-politiche è stato specificatamente richiesto di intraprendere azioni tali da favorire lo sviluppo di nuovi linguaggi televisivi. È stato inoltre richiesto a RaiDue di accelerare il processo di innovazione del prodotto e dei contenuti.
Nel perseguire tali obiettivi RaiDue si è pertanto impegnata a realizzare un programma sulle tendenze musicali giovanili per la seconda serata ed a predisporre una trasmissione di infotainment con target specifico il mondo giovanile. Sono quindi stati sperimentati due nuovi prodotti che hanno preso il via in questa stagione con ottimi risultati: «Party people Ibiza», sulle tendenze musicali giovanili dell'estate 2014, e «Senza Peccato», inchiesta su problemi e prospettive del mondo preadolescenziale e adolescenziale rappresentato dai protagonisti; gli ascolti medi sono stati rispettivamente il 5,1 per cento ed il 5,0 per cento con una età media di anni 49 e 52.
PELUFFO E BASSO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
per l'intera durata dei Mondiali di calcio in Brasile la Rai ha messo in onda, anche nei minuti immediatamente precedenti le partite, ripetuti messaggi pubblicitari relativi a giochi con vincita in denaro, in particolare di società di scommesse;
ciò è avvenuto anche prima delle tre partite disputate dalla nazionale italiana, seguite da oltre dieci milioni di spettatori;
questo comportamento ha suscitato numerose e autorevoli proteste, alle quali la Rai non ha ritenuto di dover rispondere in alcun modo;
gli scriventi hanno anche promosso una petizione on line, che ha raggiunto in meno di una settimana oltre 10.000 adesioni, per chiedere la sospensione di questo tipo di spot durante i Mondiali;
come noto, questo Parlamento è fin dall'avvio della legislatura impegnato nel dare una svolta alla politica nazionale in materia di gioco d'azzardo, per contenerne la diffusione;
tale impegno si è tradotto nella costituzione dell'Intergruppo parlamentare sui temi del gioco d'azzardo, che conta oltre cento parlamentari di tutte le forze Pag. 423politiche e che ha fortemente contribuito all'approvazione della cosiddetta «delega fiscale» (l. 11 marzo 2014, n. 23), che ha gettato le basi per un radicale cambiamento della normativa nazionale in materia di azzardo;
nella stessa direzione si muove la proposta di legge sul gioco d'azzardo patologico, approvata a fine giugno dalla XII Commissione Affari Sociali della Camera, che prevede il divieto assoluto di pubblicità per il gioco d'azzardo;
per quanto più in particolare riguarda la Rai la Commissione di vigilanza, il 7 maggio scorso ha approvato il «parere sullo schema di Contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai-Radiotelevisione Italiana Spa per il triennio 2013-2015» ponendo come condizione che lo stesso preveda: «nell'ambito del contrasto alla ludopatia, la Rai vieta a tutte le sue emittenti la pubblicità diretta o indiretta al gioco d'azzardo.»;
il calcio è lo sport che più appassiona gli italiani e in particolare i minori. Ci si chiede pertanto se sia stato rispettato il divieto posto dall'articolo 7 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158 di mandare in onda «messaggi pubblicitari concernenti il gioco con vincite in denaro nel corso di trasmissioni televisive o radiofoniche... rivolte ai minori e nei trenta minuti precedenti e successivi alla trasmissione delle stesse»;
sono quindi molte e consistenti le perplessità relative alla legittimità delle scelte commerciali operate dalla Rai, mentre nessun dubbio sussiste sulla grave inopportunità politica e sociale delle stesse;
il servizio pubblico radiotelevisivo, accostando alla positiva immagine della Nazionale e dei Mondiali di calcio l'illusione di una facile vittoria frutto di scommesse e puntate, si è assunto una responsabilità sociale grave e antitetica al ruolo che la legge le affida;
si chiede di sapere:
se si ritiene che il comportamento della Rai sia pienamente rispettoso del citato divieto posto dall'articolo 7 del decreto legge 13 settembre 2013, n. 158;
per quali ragioni la Rai non abbia tenuto conto dell'indirizzo politico ormai consolidato e reso espresso sia con la delega fiscale sia con il parere sullo schema di contratto di servizio;
per quali ragioni la Rai non abbia ritenuto di dover fornire risposta alle proteste avanzate anche da numerosi parlamentari ed insigni esponenti della società civile;
quali iniziative la dirigenza del servizio pubblico intende attivare, in attesa del nuovo contratto di – servizio e di leggi valide anche per le televisioni private, per vietare la pubblicità di giochi con vincita in denaro sulle proprie reti. (256/1270)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata, che attiene a tematica già trattata nell'ambito di precedenti interrogazioni, si riportano i seguenti elementi.
In linea generale, il quadro normativo di riferimento attualmente vigente cui la Rai si attiene è il seguente:
– Il decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158 convertito dalla legge 8 novembre 2012, n. 189 (c.d. «Decreto Balduzzi») all'articolo 7 recante «Disposizioni in materia di vendita di prodotti del tabacco, misure di prevenzione per contrastare la ludopatia e per attività sportiva non agonistica» stabilisce con il comma 4 che: «Sono vietati messaggi pubblicitari concernenti il gioco con vincite in denaro nel corso di trasmissioni televisive o radiofoniche e di rappresentazioni teatrali o cinematografiche rivolte ai minori e nei trenta minuti precedenti e successivi alla trasmissione delle stesse. (...)».
– La circolare dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del 20 dicembre 2012 avente ad oggetto «Art. 7 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito dalla Pag. 424legge 8 novembre 2012, n. 189 – prescrizioni ai fini della prevenzione dei fenomeni di gioco compulsivo – prime indicazioni» non prevede al riguardo indicazioni ulteriori o più specifiche.
– Successivamente all'entrata in vigore delle sopra citate norme, Rai si è convenzionalmente imposta una limitazione più ampia ossia di non trasmettere tale tipologia di messaggi nella fascia oraria 16.00-19.00, prevedendo limitate deroghe per particolari eventi sportivi.
– Sul piano autodisciplinare, Sistema Gioco Italia (Federazione che rappresenta l'80 per cento degli operatori del settore gioco presso Confindustria) ha previsto nelle proprie «Linee guida applicative delle disposizioni del Decreto Balduzzi» approvate il 23 luglio 2013:
1. Televisione.
1.1 «La pubblicità non dovrà essere trasmessa sui canali con genere di programmazione tematico «bambini e ragazzi» del DDT e satellitare».
1.2 «La pubblicità in tutti gli altri canali non dovrà essere trasmessa nella fascia protetta per i minori (0-18 anni) tra le ore 16.00 e le ore 19.00 come già previsto dal codice pubblicitario. La pubblicità non dovrà essere trasmessa durante i programmi direttamente rivolti ai minori e nei programmi che hanno i minori come protagonisti anche se trasmessi fuori dalla suddetta fascia protetta, né nei 30 minuti precedenti e successivi agli stessi».
1.3 «Si intendono esclusi dal punto 1.2 i canali sportivi e/o le trasmissioni sportive o di eventi sportivi a rilevanza nazionale o internazionale nonché i canali tematici dedicati al gioco (es. partite di calcio, Olimpiadi, Formula 1, GP, Teleippica, Pokeritalia 24, Totoscommesse ecc...), fatte salve le regole specifiche delle singole emittenti.».
– La Legge 11 marzo 2014, n. 23 («Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita») all'articolo 14 («Giochi pubblici»), comma 1, prevede che: «Il Governo è delegato ad attuare, con i decreti legislativi di cui all'articolo 1, il riordino delle disposizioni vigenti in materia di giochi pubblici, riordinando tutte le norme in vigore in un codice delle disposizioni sui giochi, (...)». Il comma 2 stabilisce che «Il riordino di cui al comma 1 è effettuato nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi: «(...) z) rafforzamento del monitoraggio, controllo e verifica circa il rispetto e l'efficacia delle disposizioni vigenti in materia dei divieto di pubblicità per i giochi con vincita in denaro, soprattutto per quelli on line, anche ai fini della revisione della disciplina in materia, con particolare riguardo all'obiettivo della tutela dei minori; aa) introduzione del divieto di pubblicità nelle trasmissioni radiofoniche e televisive nel rispetto dei principi sanciti in sede europea relativi alla tutela dei minori per i giochi con vincita in denaro che indicono comportamenti compulsivi; bb) previsione di una limitazione massima della pubblicità riguardante il gioco on line, in particolare quella realizzata da soggetti che non conseguono concessione statale di gioco; (...)».
Al riguardo, si segnala che il decreto legislativo che dovrà dare attuazione alle suddette disposizioni non è stato ancora emanato.
Nel quadro descritto, la Rai, in estrema sintesi, previa verifica della sussistenza delle autorizzazioni dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato in capo all'operatore pubblicitario, trasmette pubblicità di giochi e scommesse escludendola:
– per i canali dedicati ai minori;
– per le trasmissioni dedicate agli stessi e nei trenta minuti precedenti e successivi;
– nella fascia oraria 16.00-19.00, con specifiche deroghe per particolari eventi sportivi.
ANZALDI, GRASSI, MOLEA E SCAVONE. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai – Premesso che:
i dati diffusi sull'accesso degli utenti ai siti d'informazione online mostrano una Pag. 425consistente distanza tra l'informazione online della Rai e quelli degli altri principali editori;
secondo i dati di Audiweb, i siti di informazione degli altri editori raccolgono una quota di utenti anche otto volte superiore rispetto a quello della Rai;
a luglio, in particolare, mentre l'informazione online della Rai ha avuto una media giornaliera di 272 mila utenti unici, il Gruppo Espresso è arrivato a 2.555.114 utenti unici, il gruppo RCS a 2.120.636 e il sito Mediaset-Tgcom24 a 1.304.156;
tale differenziale nei dati di ascolto sembra difficile da comprendere, visto che la Rai con dieci testate giornalistiche e 1.500 giornalisti rappresenta la prima impresa giornalistica italiana;
il lancio del portale unico Rainews24 non sembra finora aver rappresentato una soluzione sufficientemente efficace;
la sempre più forte compenetrazione tra informazione online e contenuti audio/video rischia di paralizzare, in assenza di una strategia forte sulla rete, anche altri settori, come quello radiofonico, che poggiano sempre più sull'interazione via web col pubblico;
si chiede di sapere:
quali misure l'azienda intenda adottare al fine di rafforzare l'informazione online;
in particolare, se il nuovo piano per l'informazione, predisposto dal Direttore generale, tenga conto di questa necessità e preveda nell'ambito del rinnovamento dei processi produttivi, una riorganizzazione, sia in termini di formato sia in termini commerciali, dell'informazione on line al fine di consentire alla Rai di competere con gli altri editori concorrenti. (257/1275)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale, si ritiene necessario osservare in primo luogo come il sito di informazione della Rai, Rainews.it, abbia da poco compiuto dieci mesi di vita e in questo lasso di tempo la curva di crescita di utenti unici, visite e pagine viste è stata costantemente in aumento; il posizionamento di un nuovo prodotto su un mercato complesso come quello dell'editoria online richiede tempo (a titolo di esempio, non si potrebbero certo paragonare le copie vendute di un quotidiano esistente da decenni sul mercato con quelle vendute nei primi mesi da un nuovo quotidiano che si affaccia nel panorama editoriale; analogamente, i competitor di Rainews.it sono su questo mercato da molto più tempo di Rai e per questo non si possono paragonare – per il momento – i risultati ottenuti con quelli dei portali dei Gruppi Espresso, Rcs o Mediaset che, comunque, rimangono il punto di riferimento per la crescita del portale informativo del Servizio Pubblico).
Significative però sono le curve di crescita del sito che comunque ha almeno triplicato i suoi risultati di traffico dalla nascita a oggi. Rispetto al mese e ai dati citati nell'interrogazione (luglio 2014), si segnala che nello stesso mese del 2013 gli utenti unici del sito originario erano mediamente circa 65 mila per 240 mila pagine viste. Si ritiene utile segnalare un altro dato: la permanenza media sul sito di Rainews è di oltre 5 minuti e 50 secondi (quando i siti di informazione si muovono su tempi medi sensibilmente inferiori) con oltre il 60 per cento dei visitatori che torna.
Sotto il profilo più prettamente qualitativo, si ritiene opportuno evidenziare quanto emerso nell'ambito dell'ultimo rapporto Qualitel; Rainews.it è considerato dal pubblico: «Un contenitore di notizie di elevata autorevolezza e con una positiva esperienza di navigazione», «interessante, ricco e multimediale» sul versante dei contenuti, «accattivante e ben strutturato» da un punto di vista grafico e infine con una pagina organizzata «che gerarchizza le notizie» segno di una presenza editoriale. Nel corso della ricerca è stato sottolineato inoltre dagli utenti che il sito «è caratterizzato da imparzialità delle notizie» dando la percezione di «un canale informativo focalizzato sulle notizie e meno sul commento». Pag. 426Dunque Rainews.it è un sito che Rai sta facendo crescere curando prima di tutto le caratteristiche fondamentali di «informazione da Servizio Pubblico».
Sotto il profilo strategico, in una prospettiva di breve termine l'obiettivo e il compito primario di Rai sarà quello di promuovere Rainews.it costantemente attraverso tutti i suoi canali per farlo conoscere al grande pubblico e non solo ai frequentatori della Rete che, comunque, hanno dimostrato di apprezzarlo. Va per inciso aggiunto che si sta procedendo a un'ulteriore fase di razionalizzazione e sinergia della presenza di Rai nell'informazione online: a breve sarà disponibile sul web la nuova versione della Testata Giornalistica Regionale (TgR) che andrà a fare «squadra» con Rainews.it. E sempre in termini di «gioco di squadra» si sottolinea, inoltre, come le sinergie tra Rainews.it e Raisport.it abbiano portato quest'ultimo sito – in occasione degli ultimi mondiali di calcio – a numeri record che sono andati oltre le più rosee previsioni anche in relazione alla vendita di spazi pubblicitari.
La Rai, in sostanza, ha una strategia chiara e scadenzata nel tempo sulla presenza nel campo dell'informazione online, strategia che si sta perseguendo con attenzione estrema e che muove prima di tutto dalla qualità: fornire un prodotto autorevole e riconosciuto, come appunto è stato certificato dall'indagine Qualitel svolta nel giugno del 2014.
Per quanto attiene al tema delle misure per l'online contenute nel nuovo piano per l'informazione, si segnala che in questo sono previsti interventi quali:
– l'aggiornamento professionale di tutti i giornalisti dell'Azienda che, a digitalizzazione completata, saranno in grado di contribuire (singolarmente e nell'ambito delle diverse testate editate) alla produzione di contenuti ad hoc per il web;
– l'impiego delle tecnologie più aggiornate in termini di produzione ed edizione di contenuti per l'editoria online;
– la ricerca delle migliori figure professionali specializzate che stanno emergendo via via con l'affermarsi dell'editoria online (Social Media Editor; Content Manager; Web editor; Web designer etc.)
In definitiva, obiettivo del piano è quello di fare dell'editoria online uno dei tre hub fondamentali di Rai come fornitore di contenuti informativi: Televisione, Radio e Web, un web che diventerà via via più centrale intercettando tutti i cittadini nativi digitali come proprio di un Servizio Pubblico al passo con il proprio tempo.
ROSSI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
l'articolo 4, comma 3, della legge n. 103 del 1975 stabilisce che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi «indica i criteri generali per la formazione dei piani annuali e pluriennali di spesa e di investimento facendo riferimento alle prescrizioni dell'atto di concessione»;
tale disposizione è stata successivamente confermata dall'articolo 50 del decreto legislativo n. 177 del 2005 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), in base al quale spetta alla Commissione di vigilanza verificare «il rispetto delle norme previste dagli articoli 1, commi 3, 4 e 5, e 4 della legge n. 103 del 1975»;
l'articolo 45, comma 5, del testo unico, nel definire i compiti del servizio pubblico generale radiotelevisivo, precisa che alla Rai è consentito «lo svolgimento, direttamente o attraverso società collegate, di attività commerciali ed editoriali, connesse alla diffusione di immagini, suoni e dati, nonché di altre attività correlate, purché esse non risultino di pregiudizio al migliore svolgimento dei pubblici servizi concessi e concorrano all'equilibrata gestione aziendale»;
la Commissione parlamentare è competente a richiedere ogni informazione e documentazione al fine di accertare che in ciascuna fase della gestione della Rai Spa e delle società da questa partecipate sia Pag. 427assicurato il rispetto dei vincoli all'organizzazione aziendale che derivano anche dal citato articolo 45 del testo unico;
il legislatore ha infatti attribuito al Parlamento, attraverso la Commissione di vigilanza, i compiti di indirizzo e di vigilanza non soltanto rispetto alla qualità dei contenuti e al pluralismo dell'informazione, ma anche alla gestione delle risorse umane ed economiche da parte della Rai, la cui azione è limitata dagli obblighi derivanti dall'essere concessionaria del servizio pubblico il cui esercizio è remunerato dallo Stato con il cosiddetto canone di abbonamento;
si chiede di sapere:
quale sia il costo di un'edizione delle ore 13.30 o delle 20 del TG1, nonché il costo annuo complessivo del TG1;
quanti siano i giornalisti e i tecnici a tempo determinato o indeterminato che collaborano con il TG1;
quali siano i costi eventualmente esternalizzati;
quanti dei 350 giornalisti dirigenti che lavorano in Rai siano assegnati alla testata del TG1. (258/1282)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue (dati del 2013).
Sotto il profilo economico il costo annuo complessivo del TG1 risulta pari a 54 milioni di euro. Tale valore può essere dettagliato nelle seguenti voci:
– costi interni: 27;
– costi interni produzione: 13;
– costi esterni: 8;
– costi esterni produzione: 6.
Per quanto concerne la tematica del costo medio di una edizione, è necessario tenere conto del fatto che i prodotti realizzati dalla testata vengono utilizzati non all'interno di una singola specifica edizione ma – al contrario – utilizzati trasversalmente nel complesso dell'offerta (edizioni, rubriche, speciali, ecc., oltre che ica di sfruttamento cross mediale) che, come noto, sta accentuando la propria vocazione crossmediale. In tale quadro, pertanto, si ritiene che sotto il profilo contabile non siano sufficientemente attendibili ipotesi di «spalmatura» del costo sui diversi appuntamenti della testata (il cui volume, a livello annuo, si attesta oltre le 7 mila unità).
Con riferimento al tema dei giornalisti e dei tecnici sia a tempo indeterminato che a tempo determinato inquadrati nel TG1, si specificano i seguenti valori:
– giornalisti a tempo indeterminato: 147;
– giornalisti a tempo determinato: 13;
– impiegati e tecnici a tempo indeterminato: 61;
– impiegati e tecnici a tempo determinato 17.
Da ultimo, il numero dei giornalisti dirigenti inquadrati nella line della testata è pari a 21 (di cui 1 Direttore, 5 vicedirettori, 15 capiredattori).
CROSIO, CAPARINI, PINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
da lunedì 29 settembre nella sezione di massima evidenza del sito corriere.it è pubblicata una serie di video (definitasi docuweb) dal titolo: «La scelta di Catia 80 miglia a sud di Lampedusa». Il video, realizzato per Rai Fiction, sarà trasmesso su RaiTre in prima serata lunedì 6 ottobre;
il sedicente docu-fiction è basato su alcuni elementi chiave tesi a creare nello spettatore commozione e compartecipazione, ad esempio attraverso l'inquadratura di minori dei quali non vengono nascosti i visi. Si narra in maniera romanzata l'attività di salvataggio di migranti operata da «Mare Nostrum» offrendo uno spaccato parziale che occulta colpevolmente le vere origini delle tragedie Pag. 428del mare, da imputarsi all'incoraggiamento a partenze sciagurate e disperate che l'operazione stessa ha determinato nei paesi di origine;
il docu-fiction di Rai e Corriere su «Mare Nostrum» appare come una squallida operazione di puro marketing, concepita probabilmente per tentare di placare le ondate di indignazione per l'accoglienza indiscriminata di migranti ed i crescenti disagi sociali registrati in tutto il paese laddove gli immigrati vengono sistemati alla peggio in condizioni di convivenza inaccettabili;
si chiede di sapere:
se per realizzare questo spot di parte siano stati impiegati fondi pubblici;
se tale impiego di fondi corrisponda alle linee programmatiche della Rai e siano stati approvati dagli organismi di vigilanza. (259/1283)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
«La scelta di Catia – 80 miglia a sud di Lampedusa» è una docu-fiction (trasmessa in prima visione su Rai Tre il 6 ottobre scorso) prodotta dalla società H24 Italia in collaborazione con Rai Fiction e Il Corriere della Sera, che racconta in presa diretta il lavoro del Tenente di Vascello Catia Pellegrino nella gestione dell'operazione Mare Nostrum, la missione militare iniziata nell'ottobre 2013 per fronteggiare lo stato di emergenza in corso nello Stretto di Sicilia, dovuto all'eccezionale afflusso di migranti.
È, innanzitutto, il resoconto di un'operazione dall'alto valore sociale e umanitario, narrato attraverso il punto di vista di un'italiana determinata e forte che ha saputo dimostrare con il proprio carattere fermezza e competenza militare ma anche sensibilità e umanità femminile.
L'obiettivo della docu-fiction è quello di documentare nel modo più aderente possibile la realtà delle operazioni di soccorso per portare all'attenzione del grande pubblico generalista una delle emergenze sociali e culturali più rilevanti del nostro tempo e raccontare al tempo stesso l'impegno, gli sforzi e l'eroismo delle Forze dell'Ordine italiane nella gestione di queste missioni.
Tale produzione rientra pienamente nella linea editoriale Rai in quanto Servizio Pubblico radiotelevisivo che intende raccontare la contemporaneità non solo con programmi di informazione e reportage giornalistici, ma anche con la produzione di fiction e docu-fiction.
Il prodotto non è stato finanziato dalla Rai, ma – come avviene per una parte delle produzioni di fiction e docu-fiction – la Rai ne ha acquisito i diritti di trasmissione dal produttore indipendente a fronte di un contratto di pre-acquisto.
BRUNETTA, D'ALESSANDRO, GELMINI, LAINATI, GASPARRI, MINZOLINI, ROMANI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
secondo il Codice etico, la missione di Rai si esplica attraverso un'offerta televisiva, radiofonica, audiovisiva. e multimediale che deve garantire i principi di libertà, pluralismo, obiettività, completezza, imparzialità e correttezza dell'informazione che deve promuovere la cultura, assicurando inoltre una programmazione equilibrata e varia;
il punto 2.4 del citato Codice etico prevede l'esclusione, da parte della. Rai, di ogni discriminazione di età, sesso, orientamento sessuale, condizioni personali e sociali, razza lingua, nazionalità, opinioni politiche e sindacali e credenze religiose; la Rai ha altresì l'obbligo di esercitare una sorveglianza costante sull'imparzialità e sull'equità della propria programmazione;
domenica 28 settembre u.s. è andata in onda la prima puntata della nuova stagione di «Che tempo che fa», il talk-show di RaiTre condotto da Fabio Fazio nel corso della quale, tra gli ospiti in studio, è stato intervistato anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi;
durante la lunga intervista, il Presidente del Consiglio, a una domanda del Pag. 429conduttore, ha risposto dichiarando «...però adesso Forza Italia non continui a girare intorno, non è possibile che tutti i giorni si alza Brunetta e ne dice una delle sue. O Berlusconi ci sta oppure non si va da nessuna parte». A quel punto Fazio ha replicato con evidente tono dispregiativo e allusivo: «Rinuncio a ogni ironia sulla frase del Presidente del Consiglio si alza Brunetta, non dico niente»;
la dichiarazione di Fazio è molto grave perché volta a denigrare, a dileggiare, attraverso una motivazione puramente razzista, un esponente politico, per di più non presente in studio, con il chiaro intento di sbeffeggiarlo deliberatamente e senza replica, in palese violazione delle disposizioni contenute nel Codice etico;
in ordine all'episodio descritto, si segnala l'assoluto silenzio da parte della Rai, dal momento che non è stata resa nota, né dai vertici Rai, né dalla direzione di RaiTre, alcuna dichiarazione volta a stigmatizzare l'accaduto;
nella precedente stagione televisiva, il programma «Che tempo che fa» ha suscitato numerose polemiche a causa di episodi a dir poco sconvenienti, anche per l'immagine della Rai; si ricorderà certamente la vicenda che vide protagonista Diego Armando Maradona il quale, nel corso dell'intervista, si esibì nel disdicevole «gesto dell'ombrello», all'indirizzo di Equitalia;
si chiede di sapere:
se il presidente e il direttore generale della Rai intendano procedere, ai sensi del citato Codice etico, a verificare se il comportamento del conduttore Fabio Fazio, in relazione a quanto esposto in premessa, abbia violato o meno norme disciplinari;
se il direttore generale, in quanto referente unico con il compito di vigilare sull'osservanza del Codice etico, abbia fornito al consiglio di amministrazione Rai l'informativa mensile, prevista dall'articolo 1.5 del medesimo codice, sull'attuazione e il controllo del rispetto e dell'efficacia del codice stesso, e in particolare le sue valutazioni sull'episodio descritto in premessa;
se il direttore generale non ritenga opportuno chiarire in sede di audizione Rai, le modalità di applicazione del citato Codice etico con particolare riferimento alle misure sanzionatorie per i dipendenti Rai in caso di comportamenti lesivi del codice stesso. (260/1290)
RISPOSTA. – L'intervento del conduttore Fazio (che dopo una risposta del Presidente del Consiglio ha dichiarato «Rinuncio a ogni ironia sulla frase del Presidente del Consiglio si alza Brunetta, non dico niente») non voleva assolutamente essere né offensivo né denigratorio, anche in considerazione delle dinamiche in atto in studio durante l'intervista.
FORNARO, MARGIOTTA, STEFANO ESPOSITO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
per consentire l'inserimento nel palinsesto Rai Sport, negli ultimi tre anni, la Rai ha obbligato gli sport minori a produzioni televisive realizzate in autonomia da società organizzatrici di manifestazioni sportive regolarmente iscritte nel calendario federale;
la decisione assunta dalla Rai ha spinto molte di queste organizzazioni verso altre emittenti televisive, privando in tal modo la TV di Stato di alcune tra le più significative trasmissioni sportive nazionali;
tuttavia alcune società – pur tra mille difficoltà legate al difficile momento economico per il nostro paese – hanno deciso di continuare a trasmette sulle frequenze Rai producendo le trasmissioni televisive in autonomia;
tra queste vi è la Turin Marathon che ha iniziato la sua esperienza tre anni fa quando un partner le propose di partecipare al progetto europeo Sky Media facente Pag. 430parte del Settimo Programma Quadro (FP7) della Commissione europea;
il fascino di sfidare alcuni capisaldi della produzione tv e allo stesso tempo la necessità di contenere i costi della stessa hanno fatto sì che Turin Marathon sondasse, con risultati altamente soddisfacenti, nuove soluzioni tecnologiche fortemente all'avanguardia per la trasmissione dei segnali, per la realizzazione delle immagini aeree e per la comunicazione tra gli attori della configurazione di tale produzione televisiva;
l'obiettivo è stato di migliorare l'esperienza degli spettatori di grandi eventi, nel caso specifico della maratona, attraverso modalità uniche e innovative. Le prestazioni degli atleti sono state monitorate dal sistema Sky Media e trasmesse in tempo reale su piattaforme touchscreen e mobile a spettatori e Vip presenti all'evento;
Turin Marathon ha voluto esplorare, progettare e dimostrare nuove architetture multimediali per fornire esperienze immersive all'avanguardia ad attori e spettatori di eventi dal vivo, cogliendo in pieno gli obiettivi di efficacia e di efficienza inizialmente prefissati;
per Turin Marathon 2012 sono state utilizzate dieci telecamere di cui una radio camera, quattro camere connesse via cavo triax e cinque camere in movimento;
le immagini dall'alto realizzate dagli elicotteri sono state sostituite da prospettive aeree nuove, che hanno permesso di avvicinarsi notevolmente alla scena da riprendere, nel caso di Turin Marathon ai corridori, andando a «sfiorare» le emozioni dei partecipanti, rendendoli in questo modo protagonisti. Questo è il risultato delle immagini prodotte con due droni, rispettivamente a quattro e a dodici eliche. La loro versatilità consente di sfruttare una prospettiva da «telecamera a spalla» per svilupparsi in un'unica azione e contesto in una panoramica aerea di sicura suggestione;
alla tradizionale presenza dell'elicottero ponte per la trasmissione delle immagini dalle telecamere in movimento (sulle motociclette, sull'elicottero, etc.) è stata sostituita da una tecnologia broadband multicanale. L'utilizzo della rete mobile LTE e 42M ha quindi eliminato la necessità del sorvolo di elicotteri con un notevole risparmio dal punto di vista economico e un ridotto impatto ambientale;
inoltre, è stata creata una struttura di bridge da parte del partner Telecom Italia che ha assicurato la comunicazione tra i diversi operatori impegnati nella produzione televisiva che ha permesso il trasferimento di informazioni tra la regia e i cameramen, e la messa in onda del segnale audio proveniente da due cronisti sulle biciclette, rispettivamente sulla corsa maschile e su quella femminile.
Considerato che:
nonostante, l'innegabile, eccellente risultato raggiunto dalla Turin Marathon nelle produzioni finora realizzate attraverso l'utilizzo di nuove e sofisticate tecnologie, si apprende che la Rai avrebbe minacciato la stessa società di non mandare in diretta la prossima edizione della maratona prodotta dalla stessa società qualora questa non avesse adottato i sistemi tradizionali per le riprese televisive;
in particolare l'ENAC avrebbe contestato alla stessa società l'utilizzo di mezzi diversi dall'elicottero per le riprese dall'alto;
l'opposizione della Rai all'introduzione di tali nuove tecnologie risulta del tutto incomprensibile in considerazione degli enormi vantaggi che da esse possono derivare, sia per la crescente varietà dei prodotti televisivi presenti sul mercato, sia per l'interesse che queste possono suscitare da parte degli telespettatori – con il conseguente aumento dei dati di ascolto –, sia dal punto di vista della riduzione dei costi e dell'impatto ambientale, dovuto ad un'allocazione degli investimenti su tecnologie video, audio, rete mobile Ultrabroadband più facilmente fruibili;Pag. 431
inoltre, l'utilizzo di nuove tecnologie permettono di effettuare le riprese televisive della manifestazione anche in condizione meteorologiche avverse (nebbia, vento), cosa che non è consentita agli elicotteri;
si chiede di sapere:
se è vero che la Rai ha condizionato la messa in onda della prossima manifestazione sportiva realizzata in autonomia da Turin Marathon all'utilizzo esclusivo degli elicotteri per le riprese televisive;
qualora ciò dovesse corrispondere al vero, alla luce degli indubbi vantaggi che derivano dall'utilizzo di nuove tecnologie in luogo dei vecchi sistemi per la realizzazione di programmi televisivi, quali siano reali i motivi per cui la Rai impone l'utilizzo degli elicotteri alle società che realizzano produzioni televisive in autonomia da inserire nel palinsesto Rai;
se non si ritenga dover intervenire con la massima urgenza per rivedere tale incomprensibile decisione, consentendo in tal modo la messa in onda della prossima maratona di Torino. (261/1293)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Il contratto vigente Rai/FIDAL prevede l'acquisto dei diritti di utilizzazione e sfruttamento relativi alle manifestazioni dalla stessa FIDAL organizzate (direttamente e/o dalle società ad essa affiliate) dal 1o febbraio 2014 fino al 31 dicembre 2014.
L'accordo prevede, altresì, la produzione audiovisiva delle manifestazioni in parte a carico FIDAL in parte a carico Rai (c.d. produzione mista). Tra quelle a carico FIDAL rientra la Maratona di Torino.
In tale quadro si segnala che per trasmettere in diretta un evento di grande rilevanza quale la Maratona di Torino non possono non sussistere le condizioni per la realizzazione della produzione secondo gli standard produttivi ritenuti maggiormente idonei dalla Rai, che si fa carico della regia e della stazione satellite; la richiesta di poter contare su un elicottero per le riprese, piuttosto che ricorrere a droni, è motivata solo ed esclusivamente dall'esigenza della regia di trasmettere immagini di alta qualità, come avviene per altre manifestazioni sportive per le quali si fa ricorso alle riprese aeree.
Trattandosi, quindi, di un evento da trasmettere in diretta e vista – come detto – la rilevanza della Maratona di Torino, la scelta della Rai di chiedere la ripresa da elicottero è stata dettata dalla volontà di garantire il miglior servizio possibile allo spettatore.
Da ultimo, si ritiene utile evidenziare come la Rai non abbia avanzato alcuna richiesta di denaro per poter effettuare la diretta della Maratona di Torino, come riportato da alcuni organi di stampa.
CROSIO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
nella programmazione del palinsesto della Rai deve essere dedicato, nel rispetto dell'articolo 2 del Contratto di servizio che la concessionaria pubblica ha stipulato col Ministero dello sviluppo economico, un tempo congruo alla comunicazione sociale, attraverso trasmissioni dedicate allo sport sociale, assegnando spazi adeguati alle associazioni rappresentative del settore;
fra i doveri in capo alla Rai, in quanto concessionaria di un servizio pubblico, c’è quello della completezza dell'informazione, che deve essere ispirata al pluralismo e all'obiettività e, nel settore sportivo, soprattutto alla socialità dello sport;
il pluralismo dell'informazione, coniugato alla socialità dell'evento, si traduce in un puntuale dovere da parte del concessionario, di garantire adeguati spazi e rilievo a quegli sport che sono socialmente apprezzati e seguiti dal pubblico;
la pallacanestro è uno degli sport più seguiti in Italia, con una media di circa 4.000 spettatori per le partite della stagione 2013/2014 di Serie A maschile più Legadue (la variazione percentuale rispetto Pag. 432alla scorsa stagione vede un aumento di pubblico del 3,8 per cento), per cui sembrerebbe ovvio che le venisse assegnato un peso importante sia in termini di durata dell'informazione che di collocamento dell'informazione stessa nel palinsesto televisivo, per orario e reti di trasmissione;
comparando i dati relativi al mondo della pallacanestro con quelli relativi al mondo del calcio, gli spettatori paganti della pallacanestro, nell'ultima stagione sportiva, sono stati pari al 24 per cento degli spettatori paganti del calcio, pertanto ci si aspetterebbe che nelle trasmissioni sportive venisse destinata una quota pari almeno al 20 per cento alla pallacanestro;
nonostante questi dati e nonostante sia uno sport per famiglie che riesce a riempire mediamente dell'80 per cento gli impianti sportivi, la pallacanestro non viene adeguatamente premiata dalla visibilità nella programmazione radiotelevisiva di informazione e approfondimento sportivo, in particolare nei telegiornali, ledendo quindi il diritto dei cittadini utenti ad un'informazione pluralista, adeguata e completa;
la Rai, ai sensi dell'articolo 7, comma 4 del decreto legislativo 177/2005 è tenuta ad adempiere ad una serie di obblighi «al fine di favorire l'istruzione, la crescita civile e il progresso sociale», tra i quali, come dispone l'articolo 45 del medesimo decreto legislativo, la garanzia di «un numero adeguato di ore di trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate all'educazione, all'informazione, alla formazione e alla promozione culturale»;
si chiede di sapere:
se si ritiene che la pallacanestro, in virtù del numero di spettatori e di tesserati che attrae, sia adeguatamente rappresentata nelle trasmissioni delle reti generaliste e delle radio in fasce adeguate ad un pubblico familiare;
se non ritenga doveroso intervenire nella programmazione dei Tg e dei Tg radio al fine di dare alla pallacanestro un rilievo proporzionato al proprio bacino di utenza, sia in termini di durata dell'informazione, sia in termini di visibilità dell'informazione stessa, che sia pari al 20 per cento del tempo dedicato agli eventi calcistici. (262/1294)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
L'impegno di Rai per i cosiddetti «altri sport» è andato aumentando con il passaggio dall'analogico al digitale; in tale quadro si inserisce l'attività di canali tematici come Rai Sport 1 e Rai Sport 2, che hanno sempre più dato spazio agli altri sport e tra questi anche alla pallacanestro. Grazie a tali canali specializzati Rai, infatti, ha potuto ampliare e valorizzare la propria offerta sportiva con una conseguente rimodulazione dell'offerta generalista che è stata focalizzata in termini di eventi e rubriche informative.
Ciò premesso si sottolinea che l'offerta che i suddetti canali tematici dedicano alla disciplina della pallacanestro appare ampia ed esaustiva; infatti anche per l'attuale stagione viene trasmesso il Campionato Italiano di Basket Maschile con una partita alla settimana sia in diretta che in replica; per la Coppa Italia è in via di definizione il relativo accordo per la trasmissione – analogamente a quanto accaduto per la scorsa stagione – di tutte le partite sia in diretta che in replica con pre e post gara.
Anche nel prossimo anno saranno trasmessi i Play off e le finali scudetto del campionato di Basket Femminile con le eventuali repliche degli incontri.
Si specifica, altresì, che nei notiziari sportivi Tv e radio, in onda anche sulle reti generaliste, la Rai fornisce informazioni sulle vicende inerenti il mondo della pallacanestro con aggiornamenti su risultati e classifiche dei campionati in corso.
Per quanto concerne gli elementi innovativi nell'offerta, è in fase di potenziamento quella relativa agli altri sport: attualmente la «Domenica sportiva» apre una finestra più ampia; ancora, è allo studio la realizzazione per il canale Rai Sport 1 di una Pag. 433serie di rubriche tematiche per varie discipline sportive di cui una proprio dedicata al basket.
Da ultimo, si segnala che la Rai ha appena acquisito anche i diritti Silver del basket dopo aver già acquistato il pacchetto Oro, con un conseguente incremento di investimenti in termini economici, di risorse, spazi nei palinsesti, ecc.. A ulteriore dimostrazione dell'impegno per la promozione del basket si segnala anche la realizzazione di una sigla promo del basket andata in onda più volte anche su Rai1, cosa che ha dato grande visibilità all'intero movimento cestistico.
PELUFFO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
si apprende quanto segue da articoli apparsi sulla stampa nazionale, in particolare da un articolo a firma di Carlo Tecce su «Il Fatto Quotidiano» dell'8 ottobre 2014;
Rai Expo è una struttura speciale finanziata dalla Rai e dalla società Expo 2015 Spa;
nonostante il fatto che l'esposizione universale si terrà a Milano nel corso del 2015, la Rai ha creato sin da dicembre 2013 una struttura con sede a Roma, dotata di un'ampia sede e di un personale composto da 58 unità tra dirigenti, montatori, giornalisti, registi e autori, di cui solo una minima parte dislocata a Milano;
tale struttura cura la realizzazione di video di pochi minuti dedicati al tema dell’Expo, che vengono proposti nei vari programmi del palinsesto Rai, nonché di un sito internet che conta poche migliaia di accessi a fronte di un finanziamento di cinque milioni di euro che, in prossimità dell'inaugurazione di Expo, nell'aprile 2015, dovrebbero essere integrati di altri due, anche se quest'ultima cifra è attualmente oggetto di contrattazione della commissione bilaterale Rai-Expo;
alla luce dei calcoli proposti dalla fonte citata, tali somme non parrebbero comunque in grado di garantire la copertura degli stipendi della struttura così come essa è attualmente configurata sino al termine di Expo (31 ottobre 2015);
si chiede di sapere:
quale sia il piano editoriale di Rai Expo per ampliare l'attuale base di programmazione rendendola più efficace, dotandola di maggiore incisività nell'ambito dell'offerta del servizio radiotelevisivo pubblico e aumentare il numero di accessi del sito web;
alla luce delle considerazioni sopra esposte, se si ritenga opportuno mantenere la sede di Rai Expo a Roma ovvero se non si ritenga maggiormente efficace una dislocazione di mezzi e personale nelle immediate vicinanze dell'evento, utilizzando e valorizzando la storica sede di corso Sempione a Milano, che dispone peraltro di tutte le attrezzature necessarie;
il dettaglio del piano finanziario relativo ai prossimi mesi, e segnatamente quali saranno le fonti di finanziamento, e se queste continueranno a essere limitate a Expo 2015 Spa ovvero se attingeranno a risorse proprie della Rai. (263/1310)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata, che attiene a tematica già trattata nell'ambito di precedenti interrogazioni, si riportano i seguenti elementi.
In primo luogo si ritiene opportuno riepilogare gli elementi essenziali degli accordi in essere tra Rai ed Expo Milano 2015.
Rai ed Expo Milano 2015 hanno stipulato in data 5 agosto 2013 un accordo di carattere commerciale valido, in una prima fase, fino al 30 aprile 2015, ma rinnovabile fino al 31 ottobre 2015. In base a tale accordo Rai si è impegnata a svolgere una serie di iniziative comunicative, volte a promuovere, nell'ambito di tutte le piattaforme Rai, l'esposizione universale e il suo tema, «Nutrire il pianeta, Energia per la vita». Pertanto l'attività svolta tende a valorizzare e promuovere sia l'evento sia le tematiche complesse e profonde legate alla nutrizione umana, all'alimentazione e allo Pag. 434sviluppo sostenibile. Nell'ambito delle iniziative comunicative, Rai è impegnata – attraverso una struttura di progetto appositamente creata, e denominata Rai Expo – a realizzare:
inserimenti nell'ambito della programmazione televisiva e radiofonica già esistente;
prodotti ad hoc, di varia durata e collocazione, sia televisivi che radiofonici;
altre attività, quali un sito web dedicato, giochi interattivi, anche all'interno di fiction, e app telefoniche.
In ogni caso, Rai è impegnata in linea generale a sostenere ogni sforzo per la promozione e per la valorizzazione delle tematiche legate all'evento e dell'evento stesso, anche attraverso i propri spazi informativi.
Per quanto attiene alla collocazione della sede della Struttura di Rai Expo a Roma – ferma restando la presenza diretta di uffici e risorse dedicate anche a Milano – si segnala che un sondaggio dell'ottobre 2013 (commissionato da Rai) rilevava che solo il 3,5 per cento dei cittadini italiani a tale data sapeva cosa fosse Expo2015 e di cosa parlasse; si è quindi ritenuto opportuno far riferimento a tutta l'offerta Rai (14 canali Tv, canali Radio, web, ecc.). In tale quadro, tenuto conto del fatto che la sede della maggior parte delle redazioni dei programmi si trova a Roma, si è giudicato maggiormente efficace aprire dapprima la sede di Roma e, successivamente, quella di Milano. Ancora, è da rilevare che sino al febbraio 2014 la gran parte degli eventi legati a Expo erano pianificati su Roma, mentre con l'approssimarsi dell'evento l'attività su Milano sta progressivamente aumentando. In ogni caso, le due sedi dialogano come fossero unite (lavorando con procedure condivise, confronto e dialettica continui, e disponendo di archivi comuni) pur avendo compiti distinti:
Milano segue l'attualità, che su Milano si è intensificata, ma anche tutta la vita che ruota intorno al cantiere e all'Expo Gate.
Roma segue i prodotti di lunga durata, quelli che richiedono lavorazioni speciali, il web, soprattutto per la parte estera (in più lingue).
Ciò premesso, sotto il profilo più strettamente editoriale, si segnala in primo luogo che l'attività di comunicazione si è articolata anzitutto attraverso la presenza massiccia, in settimane «dedicate», dei contenuti Expo all'interno della programmazione sia televisiva che radiofonica, e attraverso la realizzazione di filmati della durata di 2 minuti circa. Ogni filmato tratta un tema o sottotema Expo 2015 da un punto di vista originale con l'obiettivo di incuriosire, attrarre, promuovere l'evento con domande accattivanti. Sono stati realizzati, e sono altresì in fase di realizzazione, documentari sia per la televisione (ad esempio «Lavori in corso», andato in onda il 1o maggio, per testimoniare, in esclusiva, l'andamento dei lavori sul cantiere Expo attraverso il punto di vista originale dei lavoratori del cantiere stesso, a cui seguirà una seconda parte, con cui si testimonierà lo sviluppo dei padiglioni dei vari Paesi) che per il web. Attualmente, la presenza di Expo nell'offerta Rai è particolarmente evidente con cadenza settimanale nella trasmissione de «La vita in diretta» dal sito Expo Gate di Milano. Sono previste altre puntate «dedicate» di programmi di primo rilievo nell'ambito dell'offerta Rai.
Per quanto attiene ai profili di carattere economico, il valore dell'accordo risulta pari a 5 milioni di euro per l'intero periodo; si tratta di un importo che si colloca al di sotto dell'impegno complessivo della Rai sulle tematiche dell'Expo, in considerazione del fatto che, nell'ambito della propria missione di servizio pubblico, sono state previste attività produttive e comunicative sulle tematiche relative all'Evento autonomamente e indipendentemente dalla convenzione con Expo Milano 2015. In tale quadro, si riportano di seguito i principali progetti promossi e finanziati da RAI:
Progetto «La grande avventura del cibo»: 465 minuti sulla storia dell'agricoltura nel mondo. La produzione è divisa in: 1 video da 90’ e 15 video da 25’. La produzione sarà editata in più lingue.Pag. 435
Progetto Explora: 360’ che raccontano il territorio italiano. La produzione è divisa in 12 video da 30’.
Progetto «Storia di Expo: dal cantiere al sito espositivo»: 300 minuti che raccontano la storia di Expo dal progetto, al primo trivellamento al sito espositivo. La produzione è divisa in: 1 video da 60’ e 60 video da 4’.
Progetto Rai Expo Giovani: coproduzioni e supporto autorale ai programmi di Rai YoYo (fascia 2-9 anni) e Rai Gulp (fascia 9-13 anni), Online per la fascia 14 – 25 anni.
Progetto tutoring cross mediale all'intera offerta Rai: tutti i programmi Rai e le Testate, possono rivolgersi a Rai Expo per avere informazioni, immagini, grafiche, esperti, riferimenti, premontati e prodotti finiti per poter raccontare Expo e il suo tema al pubblico.
ROSSI — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
Rai Expo è una struttura speciale finanziata da Expo e da Rai;
Rai Expo ha due sedi, una a Roma, di due piani appena ristrutturati, e una a Milano;
Rai Expo si autodefinisce come «una struttura crossmediale con un modello produttivo ad integrazione verticale. Rai Expo quindi produce tutto internamente alla Rai.»;
a Rai Expo lavorano 58 persone tra dirigenti, giornalisti, montatori, registi e autori;
le due sedi sono attive, generando quindi costi, da dicembre 2013, dovendo promuovere e raccontare l'evento che avrà luogo tra il primo maggio e il 31 ottobre 2015; in totale saranno quindi attive come minimo per due anni;
il compito di Rai Expo è finora stato quello di preparare «pillole», brevi filmati da mandare in onda all'interno dei programmi o sul portale di Rai Expo, dove stanno ricevendo un numero irrisorio di visualizzazioni;
da Expo sono già arrivati 5 milioni di euro e ne arriveranno altri due milioni entro la fine della manifestazione;
Expo aveva previsto di coprire i costi delle redazioni con un milione di euro;
Rai dovrà coprire i restanti costi;
la Commissione parlamentare è competente a richiedere ogni informazione e documentazione al fine di portare avanti i compiti di indirizzo e di vigilanza non soltanto rispetto alla qualità dei contenuti e al pluralismo dell'informazione, ma anche alla gestione delle risorse umane ed economiche da parte della Rai, la cui azione è limitata dagli obblighi derivanti dall'essere concessionaria del servizio pubblico il cui esercizio è remunerato dallo Stato con il cosiddetto canone di abbonamento;
si chiede di sapere:
quale sia il costo complessivo di Rai Expo;
quale sia il costo gravante sulla Rai;
quali siano i costi eventualmente esternalizzati;
se il milione di euro stanziato da Expo per coprire i costi delle redazioni sarà sufficiente;
se è vero che, a fronte del rifiuto da parte di Expo si sovvenzionare con 800 mila euro un documentario sull'agroalimentare nel mondo prodotto da Rai Expo, la Rai abbia deciso di finanziarlo autonomamente. (264/1315)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata, che attiene a tematica già trattata nell'ambito di precedenti interrogazioni, si riportano i seguenti elementi.
In primo luogo si ritiene opportuno riepilogare gli elementi essenziali degli accordi in essere tra Rai ed Expo Milano 2015.Pag. 436
Rai ed Expo Milano 2015 hanno stipulato in data 5 agosto 2013 un accordo di carattere commerciale valido, in una prima fase, fino al 30 aprile 2015, ma rinnovabile fino al 31 ottobre 2015. In base a tale accordo Rai si è impegnata a svolgere una serie di iniziative comunicative, volte a promuovere, nell'ambito di tutte le piattaforme Rai, l'esposizione universale e il suo tema, «Nutrire il pianeta, Energia per la vita». Pertanto l'attività svolta tende a valorizzare e promuovere sia l'evento sia le tematiche complesse e profonde legate alla nutrizione umana, all'alimentazione e allo sviluppo sostenibile. Nell'ambito delle iniziative comunicative, Rai è impegnata – attraverso una struttura di progetto appositamente creata, e denominata Rai Expo – a realizzare:
inserimenti nell'ambito della programmazione televisiva e radiofonica già esistente;
prodotti ad hoc, di varia durata e collocazione, sia televisivi che radiofonici;
altre attività, quali un sito web dedicato, giochi interattivi, anche all'interno di fiction, e app telefoniche.
In ogni caso, Rai è impegnata in linea generale a sostenere ogni sforzo per la promozione e per la valorizzazione delle tematiche legate all'evento e dell'evento stesso, anche attraverso i propri spazi informativi. Tale attività, sotto il profilo produttivo, viene realizzata «in house» con le risorse disponibili.
Per quanto attiene ai profili di carattere economico, il valore dell'accordo risulta pari a 5 milioni di euro per l'intero periodo; si tratta di un importo che si colloca al di sotto dell'impegno complessivo della Rai sulle tematiche dell'Expo, in considerazione del fatto che, nell'ambito della propria missione di servizio pubblico, sono state previste attività produttive e comunicative sulle tematiche relative all'Evento autonomamente e indipendentemente dalla convenzione con Expo Milano 2015. In tale quadro, si riportano di seguito i principali progetti promossi e finanziati da RAI:
Progetto «La grande avventura del cibo»: 465 minuti sulla storia dell'agricoltura nel mondo. La produzione è divisa in: 1 video da 90’ e 15 video da 25’. La produzione sarà editata in più lingue.
Progetto Explora: 360’ che raccontano il territorio italiano. La produzione è divisa in 12 video da 30’.
Progetto «Storia di Expo: dal cantiere al sito espositivo»: 300 minuti che raccontano la storia di Expo dal progetto, al primo trivellamento al sito espositivo. La produzione è divisa in: 1 video da 60’ e 60 video da 4’.
Progetto Rai Expo Giovani: coproduzioni e supporto autorale ai programmi di Rai YoYo (fascia 2-9 anni) e Rai Gulp (fascia 9-13 anni), Online per la fascia 14-25 anni.
Progetto tutoring cross mediale all'intera offerta Rai: tutti i programmi Rai e le Testate, possono rivolgersi a Rai Expo per avere informazioni, immagini, grafiche, esperti, riferimenti, premontati e prodotti finiti per poter raccontare Expo e il suo tema al pubblico.
Rientra nelle fattispecie di cui sopra anche il documentario «La grande avventura del cibo» per il quale, a differenza di quanto riportato nell'interrogazione, non è mai stata chiesta una sovvenzione di 800 mila euro.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai — Premesso che:
le disposizioni del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, individuano il servizio pubblico radiotelevisivo quale «servizio di preminente interesse generale... in quanto volta ad ampliare la partecipazione dei cittadini e a concorrere al/o sviluppo sociale e culturale del Paese»;
ai sensi degli articoli 3 e 7 del citato testo unico n. 177 del 2005, costituiscono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo il pluralismo, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione. L'attività di informazione radiotelevisiva, da qualunque emittente o fornitore di contenuti esercitata, costituisce Pag. 437un servizio di interesse generale che deve garantire ai cittadini la libera formazione delle opinioni attraverso un'informazione che sia esaustiva, rispondente alla verità dei fatti, completa, ed imparziale;
la Carta dei doveri del giornalista firmata a Roma 1'8 luglio 1993 dalla FNSI e dall'Ordine dei giornalisti, prevede alcuni principi ispiratori alla base della professione: «Il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all'informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile. Il giornalista ricerca e diffonde le notizie di pubblico interesse nonostante gli ostacoli che possono essere frapposti al suo lavoro e compie ogni sforzo per garantire al cittadino la conoscenza ed il controllo degli atti pubblici. La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato»;
nella «Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del Servizio pubblico radiotelevisivo» sono richiamati i principi generali che ispirano il servizio pubblico radiotelevisivo di cui la Rai è espressione, per quanto riguarda tutte le tipologie di trasmissioni;
tra i principi cardine della programmazione di servizio pubblico, la citata «Carta dell'informazione» stabilisce quanto segue: «Il dovere dell'imparzialità è, comunque, quello che più connota l'identità del Servizio pubblico. Esso non riguarda soltanto l'informazione, ma tutti i generi editoriali. Ogni operatore della RAI ed ogni collaboratore, qualunque sia il settore della sua attività (giornalismo, cultura, arte, intrattenimento, sport ecc.) deve sentirsi impegnato a rappresentare la realtà in tutti i suoi aspetti e a dar conto delle sue varie interpretazioni con il massimo di correttezza, compiutezza e obiettività, oltre che con il doveroso rispetto delle condizioni psicologiche e delle esigenze morali degli utenti, perché soltanto in questo modo crescerà nel Paese una opinione pubblica informata e democratica in grado di concorrere responsabilmente al suo sviluppo civile»;
la Rai è la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, partecipata al 99,56 per cento dal Dipartimento del Tesoro e per il restante 0,44 per cento dalla SIAE (Società italiana degli autori ed editori) e viene finanziata attraverso il contributo pubblico del canone corrisposto dai cittadini e solo in misura minore dagli introiti pubblicitari;
«Chi l'ha visto ?» è uno storico programma di RaiTre, in onda dal 1989, in prima serata ed è dedicato alla ricerca di persone scomparse e a misteri insoluti;
a parere dell'interrogante, le disposizioni ed i principi citati non solo sarebbero stati ignorati ma anche sistematicamente violati dalla trasmissione di Raitre «Chi l'ha visto ?», in relazione alla trattazione della scomparsa della cittadina vaticana Emanuela Orlandi, avvenuta il 22 giugno 1983;
nel corso degli anni, a partire già dal 2005, nei servizi relativi al «caso Orlandi», mandati in onda da «Chi l'ha visto ?» come riportato, in maniera documentata nel libro, di recente uscita, intitolato «Triplo inganno», scritto del giornalista Pino Nicotri sarebbero stati rappresentati fatti non rispondenti a verità;
lo scrivente intende riportare solo alcuni dei numerosi esempi di notizie incomplete, non rispondenti al vero, se non palesemente false, diffuse nel corso delle diverse edizioni, dal programma «Chi l'ha visto ?»;
nella prima puntata dell'aprile 2013, come è documentato nel citato libro di Pino Nicotri, ex caposervizio e inviato de L'Espresso», nonché autore di numerosi libri d'inchiesta, la conduttrice di «Chi l'ha visto ?», Federica Sciarelli lancia clamorosamente Pag. 438la notizia del ritrovamento del flauto di Emanuela», mandando in onda un'intervista video alla signora Laura Morelli, compagna del corso di musica, la quale sostiene che fino al giorno della scomparsa di Emanuela, nel giugno 1983, l'insegnante di flauto era il maestro Jures Lello Balboni; viene inoltre mostrata una foto dell'epoca, nella quale però Emanuela Orlandi non compare; in realtà 1'insegnante di flauto di Emanuela non era Jures Lello Balboni, deceduto sette mesi prima di quel 22 giugno 1983, ma Lariano Berti come risulta in numerosi libri, tra i quali spicca anche un testo pubblicato da Pino Nazio, dal 1992 inviato e poi autore del programma di RaiTre; la trasmissione di RaiTre, attraverso una semplice verifica, avrebbe potuto evitare un errore grossolano;
la trasmissione condotta da Federica Sciarelli ha sempre dedicato, nel corso degli anni, particolare attenzione anche alle fantomatiche connessioni, che non hanno mai trovato alcun riscontro da alcuna fonte investigativa, tra la scomparsa di Emanuela Orlandi e le vicende della banda della Magliana e del boss Enrico De Pedis, sepolto nella basilica di Sant'Apollinare a Roma; come è ben evidenziato nella citata pubblicazione «Triplo inganno» sarebbe stato creato ad arte dalla trasmissione, un vero caso mediatico dando credito, in numerosissime circostanze a presunte testimonianze molto ambigue di persone riconducibili al mondo della criminalità; senza considerare la verità dei fatti, la trasmissione avrebbe avuto negli anni, per quanto riguarda il «caso Orlandi» il solo obiettivo di raccontare una storia, ormai non più rispondente alla realtà, solo al fine di creare sensazionalismo, alla disperata ricerca dell’audience, contravvenendo alle più elementari regole del buon giornalismo;
a parere dello scrivente e come diffusamente documentato nel libro «Triplo inganno», scritto dal giornalista Nicotri, le circostanze brevemente descritte in premessa, a solo titolo esemplificativo, costituirebbero gravi episodi del mancato rispetto, da parte della trasmissione «Chi l'ha visto ?», dei principi che devono essere alla base dell'informazione del servizio pubblico radiotelevisivo;
se il direttore generale e la presidente della Rai siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, alcuni dei quali anche molto risalenti nel tempo;
si chiede di sapere:
quali iniziative nell'ambito delle proprie competenze intendano intraprendere i vertici della Rai, affinché i servizi giornalistici della trasmissione «Chi l'ha visto ?» siano effettivamente improntati ai principi di imparzialità, obiettività e completezza;
se intendano anche prevedere, con l'opportuno coinvolgimento della direzione di RaiTre, che una puntata della trasmissione in questione sia dedicata al «caso Orlandi», così da dare voce alla documentata inchiesta condotta dal giornalista Pino Nicotri, e garantire il contraddittorio e il principio del pluralismo informativo, nel pieno rispetto, da parte della Rai, della sua mission di servizio pubblico. (265/1320)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si riportano i seguenti elementi.
La trasmissione televisiva «Chi l'ha visto» da 25 anni si occupa di persone scomparse e casi di cronaca. Fin dalla prima edizione il programma ha trattato il caso di Emanuela Orlandi dando voce ai familiari della ragazza misteriosamente scomparsa; la linea editoriale di «Chi l'ha visto», infatti, è quella di partire, innanzi tutto, dalla voce dei familiari e dai loro vissuti per procedere, poi, alla ricostruzione dei casi attenendosi ai principi di rispetto della verità e accuratezza dell'informazione.
Per quanto attiene specificamente alle tesi di Pino Nicotri, è da segnalare in primo luogo come le stesse non siano mai state ritenute valide dagli inquirenti né condivise dalla famiglia Orlandi, da lui più volte attaccata. Ancora, Federica Sciarelli (conduttrice del programma dal 2004) è stata Pag. 439oggetto in passato di un esposto da parte di Nicotri all'Ordine dei Giornalisti per le stesse ragioni, esposto archiviato dopo l'istruttoria.
Con riferimento alla puntata di aprile 2013 citata nell'interrogazione, è da precisare che a dare identità all'insegnante di flauto della Orlandi è, in un'intervista, la signora Laura Morelli, all'epoca dei fatti compagna di classe della scomparsa. Quanto al coinvolgimento ipotetico nel caso Orlandi della banda della Magliana, si tratta di un filone d'indagine di cui la trasmissione non ha potuto che dare conto proprio perché divenuta di rilevante interesse pubblico. Lo stesso Nicotri, ancora, ha richiesto alla conduttrice di ospitare nel programma un suo confronto «all'americana» con la sorella della Orlandi, tale Natalina; tale richiesta non è stata accolta al fine di assicurare – in coerenza con la linea editoriale del programma – la massima tutela dei familiari, così già duramente provati dall'evento della scomparsa di una loro congiunta loro congiunta.
Nel quadro sopra sintetizzato, in conclusione, si ritiene che «Chi l'ha visto» abbia assicurato anche in relazione al caso di Emanuela Orlandi, il massimo rispetto dei principi di rigore e sobrietà.
LIUZZI, PAOLO BERNINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
relativamente allo spot per l’Expo dal titolo «Come mangiare meno acqua» in data 20 dicembre 2013, l'ex assessore all'agricoltura della Regione Piemonte, Claudio Sacchetto, dichiarava a mezzo stampa che:
«I calcoli inerenti ai 15 mila litri di acqua per produrre un chilogrammo di carne sono assolutamente errati e mi rammarica prendere atto del fatto che un'edizione dell'Esposizione Universale dedicata al claim “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” – dunque che pone al centro il ruolo indispensabile dell'agricoltura a servizio del mondo – si affidi a trovate prive di fondamento come queste. Non si tratta di una difesa d'ufficio, ma piuttosto di un'indignazione profonda nei confronti di messaggi non fondati che hanno quale unico e devastante risultato quello di attaccare ancora una volta il comparto rurale. In passato si sono verificate estemporanee dichiarazioni negative sull'apporto della carne nella dieta quotidiana, poi l'attacco in merito alle responsabilità degli allevamenti in merito ai nitrati, oggi gli spot sul consumo di acqua: non stupiamoci se la zootecnia rappresenta uno dei settori maggiormente in crisi.
Se questo approccio dovesse essere confermato, non corrisponde alle aspettative che avevamo riposto nell'Expo2015, esposizione universale che era considerata, e speriamo possa considerarsi, opportunità per l'Italia, occasione per l'agricoltura»;
dopo le dichiarazioni dell'assessore Sacchetto lo spot «Come mangiare meno acqua» non è stato più mandato in onda;
si chiede di sapere:
se vi sia una correlazione causa effetto tra la dichiarazione dell'ex-assessore Sacchetto e la scomparsa del suddetto spot dai palinsesti Rai;
nel caso in cui non vi fosse la correlazione di cui sopra, quali siano i motivi che hanno portato alla cancellazione del suddetto spot dai palinsesti Rai. (266/1321)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In coerenza con la programmazione definita, la scintilla n. 18 «Come mangiare meno acqua» è stata trasmessa sulle reti generaliste e su quelle tematiche nella settimana c.d. di kick off dal 17 al 22 dicembre 2013.
Nel quadro descritto, pertanto, la scintilla stessa non è attualmente in onda in palinsesto in considerazione del fatto che non era prevista la relativa programmazione; in ogni caso, la scintilla in questione è tuttora disponibile on-line sul sito web.
LIUZZI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
lo scorso 13 ottobre l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha pubblicato sul proprio sito web istituzionale i dati relativi al pluralismo politico/istituzionale in televisione nello scorso mese di settembre;
come di consueto il monitoraggio ha riguardato i telegiornali e i programmi extra Tg trasmessi da RaiUno, RaiDue, RaiTre, Rai News, Retequattro, Canale 5, Italia Uno, Tgcom 24, La 7, La7d, M'TV Italia, SkytgTg24, Cielo, Laeffe-Tv, Deejay Tv;
dai dati pubblicati emerge come lo spazio dedicato al Movimento 5 stelle nell'ambito dei telegiornali e dei programmi extra Tg della Rai sia stato decisamente inferiore a quello dedicato ai partiti presenti in Parlamento anche con una rappresentanza inferiore in termini numerici al Movimento;
a titolo esemplificativo, dai dati emerge che il tempo di notizia – vale a dire il tempo dedicato dal giornalista all'illustrazione di un argomento/evento in relazione ad uno specifico soggetto politico/istituzionale – dedicato al Movimento 5 stelle nelle principali edizioni del Tg1 sia stato pari a 00:16:50 a fronte di un tempo di notizia dedicato al PD di 00:47:53 e al PdL-Forza Italia di 00:22:10;
sempre in relazione al tempo di notizia significativi squilibri si segnalano con riferimento al TG3, come testimoniano i dati: i minuti dedicati al Movimento 5 Stelle sono 00:12:44 a dispetto di 01:12:20 riservati al Partito Democratico;
allo stesso modo, anche il tempo di parola dedicato al Movimento 5 stelle – vale a dire il tempo in cui il soggetto politico-istituzionale parla direttamente in voce – nelle principali edizioni dei telegiornali appare decisamente inferiore a quello dedicato alle principali forze politiche rappresentate in Parlamento: il TG3 ha trasmesso 00:04:58 per il Movimento 5 Stelle rispetto a 00:38:03 concesso al PD.
Considerato che:
l'articolo 3 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici e l'articolo 4 comma 1 del Contratto di servizio 2010-2012 definiscono il principio di «lealtà e l'imparzialità dell'informazione» quale principio cardine del sistema dei servizi di media audiovisivi;
il Contratto di servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico attualmente in prorogatio, impegna la Rai e le emittenti locali a rispettare il principio del pluralismo dell'informazione;
l'articolo 2, comma 3, lett. a) del Contratto di servizio 2010-2012 impegna la Rai a rispettare «i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione»;
l'articolo 2, comma 3, lett. d) impegna la Rai «ad assicurare un elevato livello qualitativo della programmazione informativa»;
l'articolo 18 del Contratto di servizio 2010-2012 impegna la Rai a «diffondere, promuovere e sviluppare l'informazione sulle istituzioni nazionali» e assicurare «la formazione, la divulgazione e l'informazione sui temi del funzionamento delle istituzioni»;
si chiede di sapere:
quali iniziative i vertici della Rai intendano assumere, nel rispetto dell'indipendenza delle singole testate giornalistiche, al fine di garantire spazi di informazione adeguati nei telegiornali come nei programmi extra tg con riferimento all'attività del Movimento 5 Stelle. (267/1322)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale occorre precisare che la scaletta dei notiziari – come in una certa misura anche dei programmi di approfondimento informativo – è dettata dall'attualità; di conseguenza l'attribuzione di maggiore Pag. 441o minore spazio tra le forze politiche dipende dalla rilevanza delle notizie che le riguarda; occorre infatti tenere presente che i programmi di informazione «sono caratterizzati dalla correlazione ai temi dell'attualità e della cronaca» (articolo 11 Regolamento della Commissione Parlamentare di Vigilanza del 18 dicembre 2002).
In tale quadro, si deve peraltro tenere conto di quanto sostenuto dal TAR che – accogliendo i ricorsi della Rai avverso le delibere AGCOM – sostiene che: «per stabilire se una trasmissione di informazione rispetti i principi «di completezza e correttezza dell'informazione, obiettività, equità, lealtà, imparzialità, pluralità dei punti di vista e parità di trattamento» non è particolarmente significativa ........ la quantità di tempo a ciascuno di essi dedicata».
Inoltre, sotto il profilo più prettamente operativo, la valutazione del grado di pluralismo di una testata non può essere ponderatamente effettuata sulla base di un periodo circoscritto di osservazione (come il solo mese di settembre, considerato nell'interrogazione); nel caso di settembre 2014, peraltro, è da rilevare come si tratti di un mese caratterizzato da un'agenda focalizzata sulle riforme che stanno impegnando il Governo. Temi di cui, anche in ragione dei forti contrasti politici e sociali che ne derivano, il servizio pubblico non può non dare ampia informazione. Solo per citare i principali temi dell'agenda politica del mese di settembre, che hanno caratterizzato l'azione del Governo, si ricordano:
la riforma del lavoro, con la presentazione del provvedimento da parte del Governo, e il confronto tra questo e le parti sociali, con le opposizioni nonché con la minoranza del PD, per il 32 per cento del tempo in voce;
la politica economica, con la presentazione del cosiddetto «piano dei 1000 giorni», e con i commenti ai dati sul PIL prodotti da Istat e da OCSE, per il 9 per cento del tempo in voce;
la questione dell'elezione dei membri laici del CSM, e dei Giudici della Consulta di nomina parlamentare, unica questione di politica interna ad avere visibilità nell'agenda politica, per il 6 per cento del tempo in voce;
la visita negli Stati Uniti del Presidente del Consiglio, per il 6 per cento del tempo in voce.
L'agenda politica, dunque, è tale da giustificare la presenza «straordinaria» dei membri dell'Esecutivo nei notiziari giornalistici e spiega anche la visibilità del Pd in quanto l'attenzione dei notiziari si è focalizzata, naturalmente, sul confronto interno (tra maggioranza e minoranza del PD) sui quei temi in agenda.
A riprova di quanto sopra sostenuto e per valutare con più ponderazione il grado di pluralismo, si possono prendere in considerazione i dati dell'Osservatorio di Pavia relativi ai mesi di giugno, luglio e della prima metà di ottobre 2014:
nel mese di giugno, il Governo ha ottenuto il 32 per cento di tempo in voce sul totale dei notiziari delle tre testate principali, a fronte del 18 per cento del PD, del 15 per cento di FI e dell'11 per cento del M5S;
nel mese di luglio, il Governo ha ottenuto sempre il 32 per cento sul totale dei notiziari delle tre testate principali, contro il 16 per cento del PD, il 13 per cento di FI e il 14 per cento del M5S;
nella rilevazione relativa ai primi 20 giorni di ottobre, il Governo ha avuto il 34,2 per cento del tempo in voce, contro il 17,9 per cento del PD, il 9,8 per cento di FI e il 14,3 per cento del M5S.
Per concludere, si ritiene che ai fini di una complessiva valutazione del pluralismo politico di una testata sia opportuno tener conto di tre aspetti principali:
tenere conto dei temi dettati dall'attualità cioè dall'agenda politico/istituzionale;
definire criteri di analisi non improntati esclusivamente su fattori quantitativi (cioè secondo logiche puramente aritmetiche);Pag. 442
individuare intervalli temporali di durata congrua, da consentire la «stabilizzazione» delle dinamiche nelle presenze dei vari soggetti politici.
FORNARO, LIUZZI, ELENA FERRARA, COLLINA, CIRINNÀ, PEZZOPANE, PANIZZA, FASIOLO, BERTUZZI, LAI, MASTRANGELI, FRANCO CONTE. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
nei giorni scorsi è stato reso noto il regolamento del Festival di Sanremo 2015 redatto dalla Rai;
diversamente da quanto stabilito nei precedenti regolamenti, il regolamento valido per la prossima edizione della più importante kermesse musicale italiana, non prevede la parificazione di tutte le etichette discografiche presenti sul mercato;
infatti, tale regolamento, pur non impedendo in modo esplicito la partecipazione a nessuna delle case discografiche di fatto discrimina le imprese discografiche «non tradizionali»;
in particolare, il regolamento di quest'anno non cita in alcun modo la quarta associazione di discografici nazionale AudioCoop, rappresentante di 170 piccole etichette discografiche indipendenti, per le quali si occupa della riscossione dei diritti connessi; la stessa associazione è riconosciuta dal Dipartimento informazione ed editoria della Presidenza del Consiglio ed è firmataria, al pari delle altre associazioni storiche di discografici (derivanti tutte da scissioni della storica Afi) del contratto collettivo nazionale di lavoro, oltre che componente di tutti i tavoli istituzionali sul tema della musica italiana.
Considerato che:
il regolamento in questione privilegia palesemente la discografia tradizionale mentre penalizza le case discografiche di più recente costituzione e non offre alle nuove realtà artistiche, potenziali iscritti, un quadro oggettivo dei soggetti che operano nel mercato discografico;
inoltre, lo stesso regolamento così come articolato costringe i produttori fonografici non associati ad alcuna associazione di categoria a ulteriori pratiche burocratiche rispetto alle case discografiche iscritte alle altre tre associazioni (FIMI, AFI, PMI), discriminando chi è indipendente ed emergente;
tra gli obiettivi principali del Governo in carica vi è quello di semplificare e sburocratizzare le procedure amministrative nonché quello di favorire le nuove generazioni in tutti i settori compreso quello artistico e musicale;
si chiede di sapere:
quali urgenti iniziative intendano adottare per far sì che la Rai riveda quanto stabilito nel regolamento del Festival di Sanremo 2015 al fine di non creare discriminazioni tra le imprese discografiche consentendo l'accesso a tutte quelle presenti sul mercato interessate a partecipare alla prossima edizione del Festival;
se a tal fine non si ritenga necessario prevedere una adeguata proroga della scadenza delle iscrizioni a tale concorso sia per le Nuove Proposte che per i Big.
(268/1324)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Innanzitutto si precisa che le disposizioni contenute nel regolamento del Festival 2015 non sono dissimili da quelle dei regolamenti delle scorse edizioni per quanto concerne AudioCoop, infatti tale associazione non è mai stata menzionata nei precedenti regolamenti della manifestazione.
Il regolamento del 65o Festival della Canzone Italiana richiama (in particolare articolo 2 «Artisti Campioni» e articolo 3 «Artisti Nuove Proposte»), così come i precedenti regolamenti, le associazioni di produttori di fonogrammi AFI, FIMI e PMI Pag. 443in quanto firmatarie dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), a garanzia dei loro iscritti. Si sottolinea come l'associazione PMI, in passato anch'essa non menzionata nei regolamenti, abbia poi negli scorsi anni fatto richiesta per essere assimilata nel regolamento ad AFI e FIMI, che già erano in precedenza menzionate grazie alla documentazione comprovante la loro qualità di firmatari dei suddetti contratti. Non risulta che l'associazione AudioCoop abbia seguito una simile procedura.
Si ritiene poi opportuno porre in evidenza come sussistano condizioni di parità tra le etichette indipendenti rispetto alle case discografiche iscritte ad AFI, FIMI o PMI, soprattutto da quando, da alcuni anni, queste tre grandi associazioni non hanno più la facoltà di iscrivere sino a tre artisti nella sezione Giovani (o Nuove Proposte), a fronte del limite di un solo artista permesso alle etichette indipendenti. Ormai da diversi anni infatti la disposizione che lo consentiva è stata abolita, proprio allo scopo di non generare possibili discriminazioni tra etichette.
Nessuna discriminazione si può inoltre trovare nel regolamento nemmeno in termini di adempimenti formali da eseguire. L'unico adempimento che si richiede in più a un'etichetta indipendente rispetto ad una casa discografica associata ad AFI, FIMI o PMI è un'autocertificazione di iscrizione alla Camera di Commercio, con indicazione della propria attività, all'atto dell'iscrizione di un artista. Tale autocertificazione – che certamente non può essere considerata un adempimento burocratico tanto oneroso da configurare discriminazioni o iniquità di sorta – viene richiesto come attestazione ed assunzione di responsabilità in merito alla propria condizione di impresa realmente operante nel settore della musica. Tale condizione è necessaria per il buon esito di tutta l'attività produttiva successiva che l'etichetta dovrà svolgere durante la partecipazione di un proprio artista alla gara.
La suddetta autocertificazione non viene richiesta alle case/etichette discografiche iscritte ad AFI, FIMI e PMI solo in quanto – come accennato poco sopra – costituisce garanzia dell'attività realmente svolta la loro appartenenza ad una di queste tre associazioni.
Nel quadro descritto, pertanto, non si può non ribadire la totale volontà della Rai di aprire il Festival a tutte le realtà della produzione musicale italiana; si inseriscono in tale contesto, ad esempio, i contatti diretti intervenuti con AudioCoop.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
in data 1o ottobre u.s., il sottoscritto, insieme agli altri parlamentari di Forza Italia, componenti della Commissione di vigilanza Rai ha depositato un'interrogazione parlamentare relativa ad un episodio ritenuto grave, andato in onda durante la prima puntata della trasmissione di RaiTre, «Che tempo che fa», nel corso dell'intervista al Presidente del Consiglio Matteo Renzi;
il 28 settembre scorso, durante la lunga intervista, ad una domanda del conduttore, il premier Renzi ha risposto dichiarando «... però adesso Forza Italia non continui a girare intorno, non è possibile che tutti i giorni si alza Brunetta e ne dice una delle sue. O Berlusconi ci sta oppure non si va da nessuna parte». A quel punto il conduttore Fazio ha replicato con evidente tono dispregiativo e allusivo: «Rinuncio a ogni ironia sulla frase del Presidente del Consiglio si alza Brunetta, non dico niente»;
in data 20 ottobre u.s. è pervenuta una stringatissima risposta da parte della Rai, secondo la quale «l'intervento del conduttore Fazio... non voleva assolutamente essere né offensivo, né denigratorio, anche in considerazione delle dinamiche in atto in studio durante l'intervista»; a parere dell'interrogante, la replica della Rai non solo è del tutto insoddisfacente ma assolutamente inaccettabile e costituisce, inoltre, un precedente grave, ancor più perché riguarda il conduttore stesso della trasmissione, il quale con tono di scherno ha inteso palesemente sbeffeggiare, Pag. 444con motivazioni puramente razziste, un esponente politico non presente in quel momento in studio, quindi senza diritto di replica;
il punto 2.4 del Codice etico Rai prevede espressamente l'esclusione, da parte dell'azienda concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, di ogni discriminazione di età, sesso, orientamento sessuale, condizioni personali e sociali, razza, lingua, nazionalità, opinioni politiche e sindacali e credenze religiose; la Rai ha altresì l'obbligo di esercitare una sorveglianza costante sull'imparzialità e sull'equità della propria programmazione;
l'intervento di Fazio si caratterizza per gli evidenti contenuti discriminatori, pertanto, a parere dello scrivente, la risposta trasmessa dall'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo è irricevibile perché non tiene conto delle disposizioni del Codice etico Rai;
in ordine all'episodio descritto, si segnala il persistere del più assoluto silenzio da parte della Rai, dal momento che non è stata resa nota, né dai vertici Rai, né dalla direzione di RaiTre, alcuna dichiarazione volta a stigmatizzare l'accaduto;
si chiede di sapere:
se il presidente e il direttore generale della Rai intendano procedere, ai sensi del citato Codice etico, a verificare se il comportamento del conduttore Fabio Fazio, in relazione a quanto esposto in premessa, abbia violato o meno norme disciplinari;
se il direttore generale, in quanto referente unico con il compito di vigilare sull'osservanza del Codice etico, abbia fornito al consiglio di amministrazione Rai l'informativa mensile, prevista dall'articolo 1.5 del medesimo codice, sull'attuazione ed il controllo del rispetto e dell'efficacia del codice stesso, ed in particolare le sue valutazioni sull'episodio descritto in premessa;
se il direttore generale non ritenga opportuno chiarire, in sede di audizione Rai, le modalità di applicazione del citato Codice etico, con particolare riferimento alle misure sanzionatorie previste per i dipendenti Rai, in caso di comportamenti lesivi del codice stesso. (269/1332)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata, si informa di quanto segue.
A seguito di una comunicazione diretta dell'interrogante, la RAI ha espresso il proprio rammarico per il fatto che l'intervento del conduttore Fabio Fazio durante la puntata di «Che tempo che fa» del 28 settembre potesse essere stato giudicato offensivo.
Ciò premesso, la Presidente ha richiesto al Direttore Generale di attivarsi presso la Direzione della terza Rete affinché sia rappresentata allo stesso Fazio la necessità di prestare la massima attenzione al fine di evitare l'insorgere di situazioni che possano determinare situazioni di disagio.
GRASSI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
già in data 4 luglio 2013 fu fatta interrogazione per segnalare che nella città di Minervino Murge (BA) dalla data dello switch off – maggio 2012 – che ha segnato il passaggio al digitale terrestre, vi erano dei problemi di ricezione, ma nulla è stato risolto, permangono tutt'oggi notevoli problematiche irrisolte;
la ricezione dei canali, reti Rai su tutti, è frammentaria e molto spesso assente. Infatti oltre ad una cattiva ricezione durante l'intero arco della giornata, che provoca disturbi nella ricezione dei canali, si assiste, in particolare nelle ore serali di maggior afflusso televisivo, ad un totale black out dei canali evidenziati, con conseguente impossibilità di seguire qualsivoglia programma televisivo;
diverse sono le iniziative che la civica amministrazione ha messo in atto: incontrando i vertici della Rai in quel di Cerignola nell'ormai lontano novembre 2012; interessando il comitato regionale per le comunicazioni; realizzando petizioni con oltre 1000 firme che sono state inviate a Pag. 445tutti i soggetti interessati compresi la Rai e il Ministero dello sviluppo economico;
ad oggi nessun risultato si è avuto se non la sola risposta da parte del direttore degli affari legali della Rai, nota in cui afferma che «i limiti di copertura territoriale e di popolazione servita sono rispettati»: peccato solo che la televisione a Minervino Murge non si veda;
atteso questo, viste anche le numerose problematiche di carattere sociale che tale situazione comporta, essendo il comune di Minervino Murge composto prevalentemente da persone anziane che spesso hanno la televisione come unico «compagno» per molte serate, si chiede di mettere in atto ogni utile azione per la risoluzione della problematica;
si chiede di sapere:
quando tale carenza sarà colmata completamente, visto il tempo passato, essendo giusto che i cittadini vedano risolto definitivamente tale problema.
(270/1333)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Il progetto incentrato sulla realizzazione di un impianto aggiuntivo per la diffusione del Mux 1 da ubicare in prossimità della località di Minervino – già segnalato nel riscontro all'interrogazione prot. n. 146/COMRAI – è attualmente in fase di implementazione da parte della consociata Rai Way, che ad agosto 2014 ha presentato agli enti competenti i documenti relativi alle procedure amministrative da espletare (ARPA e permessi comunali).
Non appena ottenuto il rilascio dei sopra citati permessi, Rai Way attiverà le procedure di acquisizione dei relativi apparati tecnici, secondo le procedure previste dalla normativa europea degli appalti (che stabilisce, tra l'altro, le specifiche tempistiche di esecuzione).
FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
l'articolo 3 del decreto legislativo n. 177 del 2005 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) individua fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose;
la concessionaria pubblica, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera a), del contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, è tenuta a «garantire il pluralismo, rispettando i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione, di apertura alle diverse opinioni e tendenze sociali e religiose, di salvaguardia della identità nazionale e della memoria storica del Paese e del patrimonio culturale europeo, di quelle locali e delle minoranze linguistiche, nonché delle diversità etno-culturali»;
la concessionaria pubblica, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera d), del citato contratto di servizio, è tenuta a «garantire l'informazione, l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati»;
la Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico radiotelevisivo afferma che il dovere dell'imparzialità è «quello che più connota l'identità del servizio pubblico»;
in un precedente quesito, a firma dello scrivente, veniva posta in dubbio l'opportunità che la Rai trasmettesse, nel cuore della campagna per le elezioni europee, una serie di messaggi volti ad illustrare, da un lato, la genesi e gli obiettivi del processo di integrazione europea, dall'altro, soprattutto, i benefici derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione, ad esempio con riferimento alla Pag. 446pace, alla moneta unica, agli scambi fra i Paesi membri, all'efficienza energetica, ignorando completamente l'esistenza di visioni e posizioni critiche sull'assetto comunitario vigente, e quindi influenzando la competizione elettorale in atto;
in risposta al quesito, la Rai, in data 15 maggio 2014, ha specificato che questi messaggi costituiscono «un programma crossmediale di breve durata denominato “Scintille” [...] realizzato dalla Rai [...] con la finalità di sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi legati all'integrazione comunitaria», in vista del semestre italiano di Presidenza dell'Unione europea;
nella medesima risposta, è stato evidenziato che le sintesi storico-argomentative del programma «Scintille» sono asettiche, mai enfatiche o celebrative. Piuttosto, esse sarebbero critiche degli errori e delle lacune della struttura istituzionale dell'Unione europea, e vi emergerebbe sempre «una lettura dubitativa che chiama il telespettatore ad una riflessione comunque autonoma». A giudizio dello scrivente, quanto evidenziato nella risposta non corrisponde al vero;
il problema della faziosità e dell'incompletezza di questi messaggi si pone con particolare gravità anche nel periodo non elettorale. Emblematici, in tal senso, appaiono i contenuti del filmato intitolato «L'Europa e i trattati commerciali internazionali», che continua ad essere trasmesso, relativo all'accordo commerciale in via di definizione tra i Paesi dell'Unione europea e gli Stati Uniti, noto con l'acronimo TTIP (Transatlantic trade and investment partnership);
il messaggio in oggetto si limita ad evidenziare la scarsa presenza di prodotti italiani nel mercato statunitense a causa dei dazi vigenti. Da qui l'argomentazione secondo cui «per esportare meglio bisogna fare un accordo di libero scambio», guidato dall'Unione europea. Il messaggio si chiude con una domanda retorica ed enfatica: «nel mercato meglio soli o bene accompagnati» ?;
il messaggio offre una sintesi dell’«accordo di libero scambio» gravemente incompleta, parziale, lacunosa, e dunque in evidente contrasto con i principi e i compiti del servizio pubblico radiotelevisivo, sopra citati;
nel maggio del 2014 è trapelata una bozza del TTIP, dalla cui lettura emerge che i contenuti dell'accordo si estendono ben oltre il nodo dei dazi e prefigurano l'allentamento di una serie di vincoli normativi in grado di incidere sensibilmente su diritti fondamentali e beni costituzionali di primaria importanza, quali la salute, l'ambiente e il lavoro;
fra le più significative e controverse prospettive che emergono dalla bozza, come denunciato anche da autorevole dottrina costituzionalistica, figurerebbe, per effetto delle disposizioni in materia energetica, lo sdoganamento della tecnica di fratturazione idraulica per l'estrazione di gas e petrolio (cosiddetto fracking), bandita in alcuni ordinamenti, le cui conseguenze sul piano ambientale sono devastanti, con conseguente sacrificio del principio comunitario di precauzione;
il TTIP è suscettibile di impattare in modo distruttivo sull'ambiente e sul settore agroalimentare anche per effetto delle disposizioni concernenti i bio-combustibili e l'eventuale «armonizzazione» della normativa comunitaria in materia di organismi geneticamente modificati e pesticidi;
oggetto di «armonizzazione» e di una maggiore apertura al mercato sarebbero anche taluni servizi pubblici essenziali, quali ad esempio il sistema sanitario, ma significative potrebbero altresì essere le ricadute del TTIP sul lavoro, intravedendosi rischi di regressione degli standard e della portata dei diritti e delle tutele dei lavoratori, che com’è noto negli Stati Uniti sono ridotti a causa della mancata ratifica da parte del governo americano, fra le altre, delle Convenzioni dell'OIL;
nel messaggio nulla si dice inoltre circa l'opacità della procedura di negoziazione Pag. 447in atto. A tale riguardo, sarebbe doveroso da parte della concessionaria pubblica ricordare che, a dispetto dei temi e dei diritti fondamentali in gioco, non vi è stato alcun reale coinvolgimento nella procedura dei cittadini e dei Parlamenti nazionali, né dello stesso Parlamento europeo, come pure sarebbe previsto dall'articolo 218, paragrafo 10, del TFUE, in materia di accordi internazionali, secondo cui, «il Parlamento europeo è immediatamente e pienamente informato in tutte le fasi della procedura». Merita richiamare, a tale proposito, l'appello formulato dai deputati europei di tutti i gruppi politici a una maggiore trasparenza ed informazione dei cittadini riguardo al negoziato in atto (comunicato stampa del 15 luglio 2014);
lungi dal riguardare il solo aspetto dei dazi, come riduttivamente esposto nel messaggio in questione, le tematiche affrontate nella bozza dell'accordo rivestono una enorme valenza politica, incidono direttamente su beni comuni e principi fondamentali, penetrano perniciosamente nei campi riservati alla sovranità degli Stati membri, e come tali sono oggetto di un intenso dibattito e di una aperta contestazione in Italia e negli altri ordinamenti europei;
delle grandi opzioni di valore sottese al Trattato, dell'impatto di quest'ultimo sull'ambiente e sui diritti fondamentali, dell'opacità del procedimento di negoziazione, quindi del crescente e pluralistico movimento volto a bloccare il negoziato in atto, non viene tuttavia dato alcun conto nel messaggio diffuso dalla Rai;
il messaggio in oggetto, a cause dei contenuti e dei toni utilizzati, è mortificante del principio di imparzialità, nonché del dovere essenziale del servizio pubblico di garantire «l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini a essere informati»;
si chiede di sapere:
per le ragioni sopra esposte, l'immediata sospensione della trasmissione intitolata «L'Europa e i trattati commerciali internazionali», ovvero una sua rielaborazione che tenga conto dei diversi contenuti del Trattato e che offra «una lettura dubitativa» in grado di chiamare il telespettatore «a una riflessione comunque autonoma». (271/1338)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale, si ritiene utile evidenziare come ogni «Scintilla» presenti un lungo processo di scrittura, che parte dall'individuazione del tema, all'approfondimento e studio, alla documentazione e revisione, alla rilettura e revisione; un lavoro, in sostanza, articolato e complesso, effettuato da parte di un composito staff di cui fanno parte – a vario titolo – studiosi, tecnici, giornalisti, comunicatori.
Il fine ultimo di «Scintille» è quello di «accendere» la discussione, non di dare giudizi o influenzare. È con questa consapevolezza che è stata pensata tutta la campagna «Di Europa, si deve parlare»: di Europa, in sostanza, si deve parlare altrimenti il cittadino non potrà mai esprimere scelte informate.
Sul piano operativo le «Scintille» vengono messe in onda tra un programma e l'altro, ma sono utilizzabili anche all'interno di talk show e programmi contenitori (quali, a titolo di esempio, «Uno mattina» a «La vita in diretta», ecc.).
Inoltre le «Scintille» sono pubblicate sul sito Europa.Rai.it dove l'utente è invitato a dire la sua, a partecipare al dibattito; il sito si chiama «CANTIERE EUROPA», perché l'Europa è in costruzione, è un grande cantiere dove ognuno è chiamato a contribuire.
Per quanto attiene specificamente alla scintilla «L'Europa e i trattati commerciali internazionali» e con riferimento in particolare all'accordo TTIP si precisa che lo Pag. 448spot si limita a spiegare quale tipo di questioni saranno definite dal trattato, evidenziando come lo si stia discutendo insieme all'UE, evitando di esprimere giudizi o di trarre conclusioni.
FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
l'articolo 45, comma 5, del testo unico dei servizi media audiovisivi, nel definire i compiti del servizio pubblico generale radiotelevisivo, precisa che alla Rai è consentito «lo svolgimento [...] di attività commerciali ed editoriali, connesse alla diffusione di immagini, suoni e dati, nonché di altre attività correlate, purché esse non risultino di pregiudizio al migliore svolgimento dei pubblici servizi concessi e concorrano all'equilibrata gestione aziendale»;
rientra fra le competenze della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi richiedere alla Rai ogni informazione e documentazione al fine di accertare che, in ogni fase della gestione aziendale, sia assicurato il rispetto dei vincoli all'organizzazione dell'azienda, che derivano anche dal citato articolo 45 del testo unico;
il legislatore ha infatti attribuito al Parlamento, attraverso la Commissione di vigilanza, i compiti di indirizzo e vigilanza non soltanto rispetto alla qualità dei contenuti e al pluralismo dell'informazione, ma anche alle gestione delle risorse umane ed economiche da parte della Rai, la cui azione è limitata dagli obblighi derivanti dall'essere concessionaria del servizio pubblico il cui esercizio è remunerato dallo Stato attraverso il c.d. canone di abbonamento;
in questi giorni numerosi organi di stampa hanno riportato una serie di informazioni relative al programma I dieci comandamenti, di Roberto Benigni, previsto in palinsesto per le prime serate del 15 e del 16 dicembre;
secondo gli stessi organi di stampa, sarebbe inoltre in via di definizione un secondo pacchetto di seconde serate nelle quali il comico toscano dovrebbe illustrare parti della «Divina Commedia»; restando alle informazioni circolate sui quotidiani, per questi due pacchetti la Rai avrebbe stipulato con l’entourage di Roberto Benigni un contratto di circa pari a circa 4 milioni di euro, di cui 2,4 per il programma «I dieci comandamenti», e 1,6 milioni per il programma in seconda serata sulla «Divina Commedia»;
nella primavera del 2013, per le dodici serate di «TuttoDante», andate in onda su Raidue, la concessionaria del servizio pubblico accordò a Benigni un cachet pari a circa 3,6 milioni di euro, ovverosia 300 mila euro a puntata. In quella occasione lo share risultò inferiore al 3 per cento;
fra le condizioni contrattuali riportate dai quotidiani, vi sarebbe anche l'assenza di spot pubblicitari nel corso della trasmissione;
in merito alle indiscrezioni sull'accordo economico circolate in questi giorni, l'agente del comico, Lucio Presta, e l'ufficio stampa della Rai, hanno precisato che si tratta di «cifre non corrispondenti alla realtà»,
nella attuale congiuntura economico-finanziaria del Paese e della stessa Azienda, anche alla luce delle operazioni di contenimento della spesa che quest'ultima sta mettendo in atto per fronteggiare il prelievo di 150 milioni disposto dal Governo, simili condizioni contrattuali, a prescindere dal valore pubblico del programma, apparirebbero del tutto irragionevoli;
cifre di questa natura appaiono viepiù irrazionali alla luce della presunta assenza di break pubblicitari, i quali di norma consentono all'azienda di compensare parte delle spese affrontate per la messa in onda di programmi dal costo straordinario;Pag. 449
è un dovere della concessionaria del servizio pubblico, specialmente nella attuale fase economico-finanziaria, improntare la propria attività al principio della massima trasparenza, considerato che non si intravedono – e sarebbero in ogni caso recessivi rispetto ai principi del servizio pubblico radiotelevisivo – particolari profili concorrenziali che imporrebbero all'azienda di mantenere il riserbo sul punto;
si chiede di sapere:
per le ragioni esposte, di fare immediata chiarezza sui dettagli economici dell'accordo concluso fra la Rai e Roberto Benigni per il programma «I dieci comandamenti», previsto in palinsesto il prossimo dicembre, e per le seconde serate, in via di definizione, sulla «Divina Commedia»;
quali siano le modalità di produzione del programma; se sia stata prevista la compartecipazione di altre risorse e strutture esterne alla Rai; quale sia infine la modalità di svolgimento del programma: programma registrato, riprese di spettacoli già svolti, programma in diretta;
qualora le indiscrezioni circolate sulla stampa corrispondano al vero, se ritengano ragionevole nella attuale fase economico-finanziaria del Paese e dell'Azienda, stipulare contratti di tale entità. (272/1366)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In primo luogo si ritiene opportuno mettere in evidenza il fatto che i programmi oggetto dell'interrogazione di cui sopra sono incentrati sulle performance dell'artista Roberto Benigni: più in particolare, nella «Serata Benigni» l'artista interpreterà i 10 Comandamenti mentre il ciclo di puntate del programma «Tutto Dante» sarà caratterizzato dalla lettura di 12 canti dell'Inferno dantesco (ciascuna puntata inizierà con un'introduzione legata all'attualità e proseguirà con la lettura e il commento della Divina Commedia).
Più in dettaglio: l'evento «Serata Benigni» è composto da 2 puntate della durata unitaria di circa 90 minuti; il programma verrà ripreso dagli Studi di Cinecittà in Roma e diffuso in diretta su Rai Uno in prima serata il 15 e il 16 dicembre 2014 con aspettative di ascolto significativamente superiori a quelle medie della rete. Per quanto attiene agli aspetti operativi, sono a carico della Rai la regia, i mezzi tecnici e il personale per la ripresa video, mentre la ripresa audio sarà a carico della società Melampo proprietaria dei diritti.
Il programma «Tutto Dante» è composto da 12 puntate, registrate dalla società Melampo durante le esibizioni a Firenze di Roberto Benigni nel 2013, ed è incentrato – come detto – sulla lettura di 12 canti dell'inferno dantesco. La messa in onda è prevista su Rai Uno in seconda serata nella primavera/estate 2015, con una previsione di share in linea con quella media della rete.
Per quanto concerne più specificamente gli aspetti contrattuali, per quanto attiene la «Serata Benigni» la tipologia contrattuale è quella dell'acquisto dei diritti di ripresa e trasmissione, mentre per il programma «Tutto Dante» è quella dell'acquisto dei diritti di utilizzazione televisiva e sfruttamento.
Relativamente al tema degli spot pubblicitari, l'evento precedente di Benigni aveva consentito un volume di introiti superiore ai costi; in base alle informazioni ad oggi disponibili, tale situazione si verificherà anche per l'evento di dicembre.
Sotto il profilo economico, da ultimo, si evidenzia che – in linea con il processo aziendale di ottimizzazione dei compensi – i corrispettivi unitari previsti nelle proposte contrattuali in questione sono significativamente inferiori rispetto a quanto riconosciuto nella precedente analoga iniziativa andata in onda nel 2012.
NESCI. — Al Presidente della Rai. – Premesso che:
martedì 4 novembre scorso, alla Camera è stata votata la fiducia posta dal Pag. 450Governo sul decreto-legge n. 132 del 12 settembre 2014 riguardante «misure urgenti di degiurisdizionalizzazione ed altri interventi per la definizione dell'arretrato in materia di processo civile»;
in quell'occasione, prima che si desse inizio alla votazione (conclusasi con 353 sì e 192 no), il deputato M5S Alfonso Bonafede è intervenuto in Aula criticando la scelta del governo di porre l'ennesima questione di fiducia (in nove mesi siamo a quota 26), ricordando che tale atto mal si concilia con quanto prescritto dall'articolo 70 della Costituzione, secondo cui «La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere»;
nel suo intervento il deputato Bonafede ha dichiarato: «simbolicamente ho qui con me una pagina in cui sono riportati gli articoli della Costituzione. In particolare c’è l'articolo 70 secondo cui «la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere». Simbolicamente questa mano rappresenta la mano del Governo Renzi e questo è quello che sta facendo il Governo Renzi con la Costituzione italiana». Nel mentre, il deputato con la mano accartocciava il foglio che aveva in mano, proprio a simboleggiare come l'operato del Governo Renzi non sia affatto in linea con quanto previsto dal succitato articolo costituzionale;
nel servizio andato in onda al Tg1 delle ore 20,00 in merito al voto di fiducia della Camera, l'inviato Francesco Crispino menzionava le dichiarazioni di dissenso del deputato M5S, ma, a parere dell'interrogante, in maniera palesemente distorta, lasciando così passare un messaggio diametralmente opposto a quello invece lanciato da Bonafede;
dice infatti Crispino nel suo servizio che «in Aula i Cinque Stelle» sono andati «all'attacco sulla scelta della fiducia con il deputato Bonafede che accartoccia l'articolo 70 della Costituzione»;
è evidente, a detta della scrivente, che dalle parole dell'inviato non è immediato il riferimento alla violazione della prescrizione costituzionale secondo cui la funzione legislativa è affidata alle Camere, dato che nel servizio non si precisa cosa preveda l'articolo 70 (che viene soltanto citato). Ma, cosa ancora più grave, a passare è l'idea che sia il deputato Bonafede ad accartocciare l'articolo 70, quando invece – sia dalle parole sia dal gesto del deputato in Aula – è più che ovvio che il messaggio lanciato è che sia questo governo ad accartocciare la norma costituzionale;
siamo dinanzi, dunque, ad un servizio che manipola l'oggettività dei fatti e lascia passare un messaggio diametralmente opposto a quello reale, contravvenendo palesemente in questo modo ai principi di imparzialità, verità e obiettività dell'informazione, ricordati negli articoli 3 e 7 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (decreto legislativo n. 177/2005);
si chiede di sapere:
quali azioni intenda assumere affinché venga garantita al cittadino una maggiore obiettività dell'informazione, al fine di assicurare «lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini ad essere informati», secondo quanto previsto dal ricordato testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici. (273/1374)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
Sul servizio realizzato dal giornalista Francesco Cristino, per il Tg1, edizione delle 20,00, del 4 novembre scorso, si ritiene opportuno porre in evidenza come dal tono generale del pezzo e soprattutto dalla parole dello stesso Cristino sia possibile evincere che la citazione dell'On. Alfonso Bonafede sia riportata in chiave inequivocabilmente critica verso il Governo, come nelle intenzioni del deputato del Movimento 5 Stelle. È quindi opportuno sottolineare come non ci sia stata nessuna volontà di «manipolazione Pag. 451della oggettività dei fatti» ma semplicemente sia stata fatta la cronaca di quanto avvenuto in aula, che data la ristrettezza dei tempi del servizio è stata effettuata con inevitabile sintesi giornalistica.
A sostegno di quanto sopra esposto, si segnala che in una successiva intervista realizzata dalla giornalista Claudia Mazzola all'On. Di Maio, Vice Presidente della Camera ed esponente di spicco del M5S, in una domanda viene riportato chiaramente che i rappresentanti del Movimento 5 Stelle accusano il Presidente del Consiglio Matteo Renzi di stracciare la Costituzione.
LIUZZI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
a partire dall'8 novembre in Basilicata e in altre regioni d'Italia si sono susseguite numerose manifestazioni contro l'approvazione del cosiddetto decreto sblocca Italia, in particolare contro l'articolo 38, ormai diventato legge con l'approvazione in Senato il 5 novembre 2014. Una legittimazione che, a detta dello scrivente, di fatto consentirà raddoppiare le estrazioni petrolifere in Basilicata (da 80 mila barili a circa 150 mila);
in un recente servizio del TG3 Basilicata, andato in onda il 12 novembre 2014 alle ore 14, la giornalista Cinzia Grenci, ha intervistato alcuni dei quasi 2000 studenti che hanno scioperato sotto la sede dell'ARPAB di Potenza. La cronista del TGR Basilicata ha posto essenzialmente due domande ad alcuni ragazzi, ovvero «quanti pozzi di petrolio ci sono in Basilicata ?» e «quanto petrolio si estrae ?». Gli scolari intervistati, hanno manifestato una parziale conoscenza del senso complessivo della loro protesta;
risulta dunque evidente la volontà da parte della giornalista di dimostrare ignoranza da parte degli studenti sull'argomento «petrolio» in Basilicata, o meglio sulla quantità dei pozzi di estrazione presenti sul territorio o il contenuto letterale degli articoli del decreto «sblocca Italia», e non quella di documentare e raccontare una manifestazione spontanea e genuina;
non è possibile sapere se altre interviste sono state fatte a studenti che invece hanno risposto in maniera esaustiva e non parziale. Agendo in questo modo, si è generalizzato sulle conoscenze in materia da parte dei manifestanti;
le domande poste agli studenti sono state chiaramente strumentali per dimostrare in modo assolutamente fazioso l'inconsistenza della manifestazione contro il petrolio, nonostante proprio in quelle ore, fossero stati distribuiti volantini e manifesti che illustravano chiaramente la motivazione della protesta e le richieste al Presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella da parte degli studenti;
il giorno 11 novembre 2013 la giornalista Grenci su Facebook scriveva: «Domani si prepara un'altra manifestazione di studenti. Io non so se siano più irresponsabili loro o gli adulti che li coinvolgono ! Per costruirsi il futuro, per cambiare anche quello del proprio territorio, per decidere con consapevolezza e fare scelte illuminate, dovete pretendere più scuola, non un giorno di meno ! La vera rivoluzione si fa con il sapere, non con gli slogan vuoti...» esprimendo un preciso parere e giudizio dodici ore prima delle interviste;
piuttosto che interviste a studenti, i cittadini e i telespettatori che pagano il canone televisivo, meriterebbero un'informazione obiettiva, completa ed esaustiva sul tema degli idrocarburi da parte del tg3 Basilicata. Il servizio in questione, se fosse stato imparziale e corretto, a seguito delle interviste, avrebbe dovuto informare i cittadini lucani sul contenuto del decreto «Sblocca Italia» e sul numero effettivo dei pozzi di estrazione, nonché sui permessi di ricerca, sulle istanze di ricerca che si estendono per circa 29.209,6 kmq, 5000 kmq in più rispetto allo scorso anno. Attività che vanno a mettere a rischio il bacino del Mediterraneo dove si concentra più del 25 per cento di tutto il traffico petrolifero marittimo mondiale con un inquinamento da idrocarburi che non ha paragoni al mondo;Pag. 452
a seguito del servizio giornalistico sopra citato, sono pervenute numerosissime segnalazioni in cui i telespettatori hanno denunciato l'assenza di un'informazione obiettiva, completa ed esaustiva sul tema idrocarburi e «Sblocca Italia» che interesserà pesantemente il territorio lucano. Inoltre è stato anche segnalato il tentativo del servizio pubblico di delegittimare la protesta attraverso l'accanimento giornalistico nell'interrogare ripetutamente gli studenti sul numero di pozzi petroliferi in Basilicata sminuendo l'obiettivo e le ragioni della protesta.
Considerato che:
l'articolo 3 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, definisce «la lealtà e l'imparzialità dell'informazione» un principio fondamentale del sistema dei servizi di media, così come «la salvaguardia [...] del patrimonio culturale, artistico e ambientale, a livello nazionale e locale»;
l'articolo 7, comma 2, del suddetto decreto sancisce «l'assoluto divieto di utilizzare metodologie e tecniche capaci di manipolare in maniera non riconoscibile allo spettatore il contenuto delle informazioni»;
l'articolo 2, comma 3, lett. a), del Contratto di servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico, attualmente in vigore, impegna la Rai a rispettare «i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione»;
la successiva lettera d) del Contratto impone alla Rai un obbligo di «garanzia di un contraddittorio adeguato»;
la successiva lettera r) impone alla Rai di «garantire la comunicazione sociale attraverso trasmissioni dedicate all'ambiente, alla salute, alla qualità della vita, [...] assegnando spazi adeguati alle associazioni rappresentative del settore»;
si chiede di sapere:
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze intendano intraprendere i vertici Rai, affinché i servizi giornalistici del Tg3 Basilicata siano effettivamente improntati ai principi di imparzialità, obiettività, completezza, anche prevedendo e garantendo, in futuro, il contraddittorio e il principio del pluralismo informativo, nel pieno rispetto, da parte della Rai, della sua mission di servizio pubblico;
quali interventi intendono porre in essere gli interrogati per consentire l'acquisizione di spazi e dibattiti aperti anche ai comitati, associazioni e istituzioni che ritengono di individuare nell'estrazione di petrolio una pericolosità per l'ambiente e la salute e che propongono soluzioni virtuose e alternative secondo una visione futura nella quale siano ridotti o assenti i combustibili fossili; al fine di garantire il pluralismo, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione sul tema. (274/1379)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In linea generale, la TGR della Basilicata – in linea con la «mission» del servizio pubblico – ha seguito e continuerà a seguire la questione dell'estrazione del petrolio nella regione e la vicenda legata all'approvazione del d.l. sblocca Italia cercando di fornire un'adeguata visibilità ad una tematica, come noto, molto sentita dalla popolazione: in tale quadro, con l'obiettivo di fornire un'informazione di prossimità pluralista ed equilibrata, si è cercato di rappresentare i diversi punti di vista dando spazio a tutte le posizioni in campo.
Sotto il profilo prettamente quantitativo, nel periodo compreso tra il primo gennaio ed il 18 novembre del 2014 la redazione di Potenza ha realizzato e trasmesso complessivamente 226 servizi sulla questione petrolio e sul decreto sblocca Italia; questi servizi, in linea con i principi sopra sintetizzati, sono stati realizzati perseguendo – tra l'altro – i seguenti obiettivi:
affrontare le tematiche legate alle diverse idee politiche;Pag. 453
illustrare le principali manifestazioni di protesta promosse sul territorio da associazioni ambientaliste, comitati spontanei di cittadini, comitati studenteschi;
dare spazio a servizi d'inchiesta dai quali sono scaturite anche iniziative della magistratura;
rappresentare la tematica con elementi puntuali di dettaglio quali il numero delle concessioni, dei pozzi, dei barili estratti, ecc..
Ancora, sono stati documentati i problemi d'impatto ambientale sollevati dalle improvvise fiammate al Centro Olio di Viggiano nonché episodi di presunto inquinamento legati al trattamento dei reflui in Val Basento provenienti proprio dai centri di estrazione.
Per quanto attiene più specificamente alle edizioni della TGR del 6 novembre, in quella delle 14 è stato dato conto con notizie e immagini della conferenza stampa di associazioni ambientaliste e del movimento NO OIL nella quale si esprimeva netto dissenso all'approvazione del decreto, mentre in quella delle 19.30 vi era un altro servizio con l'indicazione, tra l'altro, di chi al Senato aveva votato a favore e chi contro il decreto. Si è quindi compiuto uno sforzo informativo rilevante, proprio al fine di cercare di garantire i principi di imparzialità, obiettività e completezza.
È questo il quadro di riferimento in cui si inserisce il servizio specifico realizzato dalla giornalista Cinzia Grenci; tale servizio dava adeguato risalto all'iniziativa dei giovani e ha cercato – attraverso le interviste – di approfondire le motivazioni che spingevano i partecipanti alla protesta in una fase in cui si registra una tendenza al limitato impegno delle giovani generazioni sui temi sociali e di pubblico interesse. Non vi è pertanto stato alcun intento di rappresentare in maniera negativa l'iniziativa o di porre in cattiva luce gli studenti partecipanti alla manifestazione; al contrario vi è stata forse la volontà di indagare in modo scrupoloso sulle ragioni più profonde della legittima protesta, non certamente finalizzata ad una rappresentazione distorta della realtà.
In ogni caso, la TGR della Basilicata proseguirà nell'informare i cittadini lucani sulla vicenda in oggetto dedicando la massima attenzione per individuare le più efficaci formule per assicurare l'equilibrio della propria offerta informativa.
CROSIO, BRAGANTINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
il 30 ottobre c.a. nel corso del programma «Mi manda RaiTre» è stato trasmesso un servizio sulla proposta di edificare il «cimitero verticale» a Verona, una struttura che dovrebbe sorgere nel terreno alienato di Fondo Frugose, zona San Michele, e che dovrebbe ospitare oltre 60 mila salme disposte su 35 piani e 100 metri d'altezza;
nel corso della trasmissione è stato mandato in onda un servizio con titolo «Le opinioni dei cittadini veronesi sul cimitero verticale», che mostrano interviste a 7 persone, dei quali 3 consiglieri PD del Comune di Verona, un consigliere PD della circoscrizione e l'esponente di un gruppetto politico locale di opposizione;
ovviamente, tali esponenti politici hanno posto l'accento sugli aspetti negativi dell'edificazione dell'opera e la Rai, presentando queste opinioni come quelle «dei cittadini veronesi», senza identificare la connotazione politica degli intervistati, ha svolto chiaramente un servizio di mala informazione;
se la disinformazione, basata su notizie parziali e fuorvianti è sempre e comunque condannabile, quella resa da un programma trasmesso sulla rete del servizio radiotelevisivo pubblico, alla quale è affidato il compito di garantire una corretta informazione a tutta la cittadinanza, è a dir poco oltraggiosa;
il servizio pubblico radiotelevisivo, per la missione collegata alla sua stessa esistenza, deve rispondere prioritariamente ai requisiti di pluralismo, completezza e imparzialità, e questi sono stati Pag. 454completamente disattesi con la messa in onda di un servizio superficiale e approssimativo;
si chiede di sapere:
se la direzione non ritenga che il servizio mandato in onda il 30 ottobre, con l'omissione dell'attività politica svolta dagli intervistati abbia offerto un'informazione parziale e fuorviante, in netto contrasto con gli obblighi del servizio pubblico radiotelevisivo, così come espressi nel contratto di servizio;
come si intenda rimediare alla mala informazione offerta ai cittadini in occasione della messa in onda del servizio di cui in premessa, anche prevedendo un nuovo servizio nella medesima trasmissione che evidenzi le opinioni delle persone favorevoli all'opera;
quali siano state le valutazioni che hanno portato alla scelta di inviare una troupe da Roma per svolgere le interviste piuttosto che avvalersi del personale Rai che lavora nella redazione di Verona e quali costi questa decisione abbia comportato. (275/1380)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno sottolineare in linea generale come lo storico programma «Mi Manda Rai Tre» incarni emblematicamente lo spirito di servizio pubblico che è nella mission della Rai.
Quanto specificamente al servizio trasmesso da «Mi Manda Rai Tre» in data 30 ottobre 2014, sulla proposta di edificare un cimitero verticale a Verona, si evidenzia come il filmato abbia dato spazio a cittadini, ad esponenti politici locali – alcuni del PD – ed al Sindaco di Verona, Flavio Tosi. Come si evince dal servizio, che ha una durata totale di 3 minuti e 15 secondi, nella prima parte, parlano alcuni cittadini ed esponenti politici locali dell'opposizione per 1 minuto e 18 secondi; poi, nella seconda parte, la replica del Sindaco di Verona per una durata di 1 minuto e 9 secondi. Si ritiene pertanto che il servizio trasmesso sia stato rispettoso dei principi del contraddittorio, della correttezza e della completezza dell'informazione; con equilibrio, infatti, è stata data voce a chi è favorevole al cimitero verticale, rappresentato dal primo cittadino veronese, e a chi è contrario al progetto.
Per quanto riguarda la scelta di inviare una troupe da Roma, va precisato che la trasmissione – come tutte quelle di rete – si avvale anche per ragioni di coerenza editoriale di propri inviati e non di quelli della testate; a tal proposito, peraltro, è da considerare che la Rai non ha una redazione a Verona.
Da ultimo, per quanto concerne i costi del servizio, si sottolinea che anche per il programma in questione è in atto il processo di contenimento dei costi, che riguarda il complesso della programmazione della Rai.
LIUZZI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
il 15 e il 16 novembre scorsi si è tenuto a Brisbane in Australia l'appuntamento annuale tra i leader del G-20 per discutere dei temi all'attenzione dell'agenda politica mondiale;
anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, unitamente a una delegazione di rappresentanti del Governo italiano ha partecipato al summit australiano;
come si apprende da fonti di stampa e testimoniato dai passaggi audiovisivi trasmessi sui notiziari Rai, la Rai ha inviato in Australia i corrispondenti delle seguenti 5 testate giornalistiche: Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rainews, Radio Rai.
Considerato che:
in tempi di spending review e soprattutto, alla luce dei tagli alle risorse pubbliche destinate alla Rai già attuati e annunciati dall'esecutivo in carica, appare quantomeno eccessivo, se non un vero e proprio spreco, destinare un tale numero Pag. 455di inviati all'assolvimento di compiti che potevano essere efficacemente svolti da un numero di inviati inferiore;
si chiede di sapere:
se i fatti citati in premessa siano veri;
quali e quante risorse finanziarie sono state spese per seguire il Presidente del Consiglio Renzi nel summit di Brisbane e – qualora accertato l'invio di 5 testate giornalistiche – quali ragioni tecniche hanno spinto la Rai a destinare un numero così elevato di tecnici a copertura dell'evento. (276/1385)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Le modalità con cui la RAI ha informato sul summit del G20 di Brisbane riflettono l'attuale/storica organizzazione aziendale nella quale i Direttori di Testata sono responsabili dell'organizzazione e gestione delle risorse di tipo giornalistico, in funzione delle rispettive esigenze editoriali.
Come noto, la RAI sta cercando di modificare l'attuale assetto organizzativo dell'informazione anche per superare questo tipo di problematiche e il conseguente dispendio di risorse.
MINZOLINI, PIETRO LIUZZI. — Al Presidente della Rai. – Premesso che:
«con parole mie» è stata una trasmissione radiofonica condotta dal Professor Umberto Broccoli in onda sulle frequenze di Radio 1 dal lunedì al venerdì dalle 15:05 alle 15:34 (prima del 13 gennaio 2014 dalle 14:08 alle 14:47);
il programma, in onda dal 26 giugno 1999, risulta esser stato uno dei più seguiti della rete ammiraglia Rai;
la mission della trasmissione era di «recuperare e analizzare fatti e persone del quotidiano di ieri, per leggere il quotidiano di oggi», cercando di offrire spunti di riflessione attualizzandoli. Questo avveniva attraverso la riflessione sulle parole dei personaggi di epoche antiche quali Seneca, Plinio il giovane, Marco Valerio Marziale e Marco Aurelio, di epoche moderne quali Cristoforo Colombo e Machiavelli e di epoche contemporanee quali Alda Merini ed Eugenio Montale;
a partire da venerdì 4 aprile 2014, a causa di un mutato palinsesto per la primavera-estate, la trasmissione non è più stata calendarizzata;
con precedente quesito, prot. 1004, depositato presso la Commissione di vigilanza Rai in data 16 aprile 2014, gli interroganti avevano già denunciato la grave situazione venutasi a creare successivamente alla chiusura della trasmissione sopraccitata e avevano ottenuto, in data 30 aprile 2014, risposte evasive che giustificavano l'interruzione della medesima per i bassi ascolti riportati.
Considerato che:
in seguito alla vicenda sopra esposta è nato un gruppo sul social network Facebook, composto da oltre 2500 membri, in sostegno della riapertura della trasmissione radiofonica;
in data mercoledì 15 ottobre u.s. una delegazione del sopraccitato gruppo è stata ricevuta dal direttore generale della Rai, dottor Luigi Gubitosi, e dal direttore di Radio 1, dottor Flavio Mucciante;
durante tale incontro sono state consegnate da parte della delegazione, talune considerazioni (dossier di 58 pagine) in risposta alle motivazioni adottate dalla Rai per la sospensione della trasmissione «con parole mie»;
il dottor Mucciante ha affermato che il palinsesto della Rete è già programmato sino a giugno 2015 e che, a suo giudizio, la trasmissione sarebbe più appropriata alla mission di Radio 3 e non di Radio 1;
dalle asserzioni del direttore di Radio 1 è emerso che, la motivazione avanzata in questa sede per la chiusura del programma, ossia che la trasmissione non si addirebbe alla mission di Radio 1, Pag. 456incentrata su informazione (con interpretazione molto restrittiva, non comprendente la cultura), musica e sport, è in contraddizione con quella affermata da egli stesso precedentemente ovvero che la trasmissione riportasse bassi ascolti perciò non fosse conveniente mantenerla nel palinsesto;
a giudizio degli interroganti la situazione sopraespressa è paradossale. Non si ritiene possibile che il direttore di una rete radiofonica dello Stato possa formulare risposte differenti a seconda delle circostanze in cui si trovi;
si chiede di sapere:
per quali ragioni, il dottor Mucciante, abbia utilizzato il pretesto dei bassi ascolti per chiudere un programma radiofonico quindicennale;
se corrisponda al vero che il dottor Mucciante, durante un incontro con una delegazione in sostegno del programma «con parole mie», abbia affermato che le ragioni della chiusura del programma sarebbero dettate da un'errata collocazione della medesima nei palinsesti di Radio 1 al posto che su quelli di Radio 3;
nel caso la trasmissione suindicata risulti compatibile coi palinsesti di Radio 3 quali tempistiche si prevedano per una nuova calendarizzazione;
se non ritenga importante che, in questo periodo di grave e perdurante crisi economica, la trasmissione della cultura sia profusa da un rodato programma radiofonico;
quali orientamenti intenda esprimere, in riferimento a quanto esposto in premessa e, conseguentemente, quali iniziative voglia intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per porre rimedio all'annosa questione relativa alla trasmissione radiofonica «con parole mie». (277/1387)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
In linea generale si confermano le argomentazioni già fornite nel riscontro in risposta alla precedente interrogazione di analogo oggetto. Infatti, la criticità di fondo del programma è costituita dalle dinamiche di ascolto (anche in raffronto a quelle della Rete): secondo l'ultima rilevazione utile Eurisko-Radio Monitor relativa al primo trimestre 2014 «Con parole mie» registrava uno degli share più bassi di tutto il palinsesto, attestandosi al 2,6 per cento nel primo quarto d'ora, che scendeva ulteriormente nel secondo quarto d'ora al 2,5 per cento rispetto ad una media di rete del 4,9 per cento.
Per rimanere al tema del grado di apprezzamento del pubblico, quanto al seguito del programma sui social network si pone in evidenza che non sembrerebbe significativo il dato dei 2500 membri del gruppo di Facebook indicato come parametro di riferimento, tenuto conto del fatto che il gruppo Facebook del programma «King Kong», che ha sostituito «Con parole mie» dal 6 aprile 2014, ne conta ad oggi oltre 41 mila.
Con riferimento al tema dell'incontro con una delegazione in sostegno del programma, si ritiene opportuno sottolineare come in tutte le occasioni di confronto siano stati evidenziati gli aspetti di criticità degli ascolti insieme alla necessità di rimodulare il nuovo palinsesto di Radio1 in linea con le missioni editoriali affidate dal Consiglio di Amministrazione alle tre reti; in tale contesto, pertanto, ogni riferimento a Radio3 si riferiva esclusivamente al fatto che quest'ultima rete ha come mission la cultura, vale a dire un progetto editoriale complementare nell'offerta a quello di Radio1 e Radio2. Con ciò non si voleva né si poteva rappresentare impegno in alcun senso, in quanto ogni scelta di palinsesto è di esclusiva competenza della relativa Direzione di rete.
NESCI. — Al Presidente della Rai. – Premesso che:
nel corso dell'edizione delle ore 20 del Tg1 del 17 novembre c.a., il giornalista Pag. 457Francesco Cristino, affrontando i provvedimenti del governo in merito al dissesto idrogeologico, ha affermato: «Tra deregulation e condoni, negli ultimi decenni sono tanti i provvedimenti che hanno favorito la cementificazione. Ma nello «Sblocca Italia» del governo non ci sarà nessun condono e nessun metro cubo di nuove costruzioni, assicura il ministro alle Infrastrutture Lupi replicando ai Cinque Stelle»;
a parere dell'interrogante quanto detto dal giornalista è assolutamente fuorviante, anzitutto perché non è spiegato a cosa avrebbe replicato il ministro Lupi, contravvenendo, in questo senso, a quanto disposto dal decreto legislativo n. 177/2005, secondo cui sono principi fondamentali del sistema radiotelevisivo, fra gli altri, l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione;
rispetto ai principi citati, appare evidente nel servizio in oggetto l'omissione delle posizioni del Movimento Cinque Stelle sul tema del dissesto idrogeologico, facilmente rinvenibili peraltro sul sito www.beppegrillo.it e contenute in un dossier, scaricabile dal sito, intitolato «Pacchetto emergenze M5S»;
nel prosieguo dell'edizione del telegiornale, in un servizio del giornalista Bruno Luverà in merito alla discussione politica sul «Jobs Act», è stato riportato che il Movimento Cinque Stelle avrebbe tenuto una «conferenza stampa contro le politiche del governo a cominciare dal lavoro»;
tale informazione è fuorviante e non corrispondente al vero, dato che – come si evince anche dalla banca-dati video del sito della Camera dei deputati – la conferenza, organizzata dal portavoce del Movimento Andrea Cecconi, aveva un obiettivo diametralmente opposto a quello riferito dal giornalista: mirava infatti a proporre una «tregua parlamentare per dissesto»;
a giudizio della scrivente, dunque, anche l'ultimo servizio citato appare distante dai principi di imparzialità e completezza dell'informazione sanciti nel testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici;
non è certo il primo caso in cui il Tg1, sotto la direzione del dott. Mario Orfeo, si rende protagonista di servizi che ledono palesemente l'immagine del Movimento Cinque Stelle, distorcendo la realtà dei fatti. Fra gli altri, merita ricordare in questa sede il modo in cui sono state riportate le parole del deputato Alessandro Di Battista sull'uccisione da parte dell'Isis del giornalista americano James Foley. Nell'edizione serale del 22 agosto c.a., il mezzobusto Alberto Matano ha affermato, falsamente, che Di Battista avrebbe dichiarato che «Foley è stato ucciso dall'imperialismo americano»;
si chiede di sapere:
quali azioni intenda assumere affinché venga posto rimedio alle informazioni incomplete e parziali diffuse dai giornalisti nei servizi citati in premessa;
quali azioni intenda assumere affinché sia garantita al cittadino una maggiore obiettività dell'informazione, al fine di assicurare «lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale, nel rispetto del diritto/dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto dei cittadini a essere informati», secondo quanto previsto dal testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici.
(278/1390)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
In linea generale si ritiene che l'offerta del Tg1 risponda ai principi della obiettività, della completezza, della lealtà e dell'imparzialità.
In tale contesto possono essere fatti rientrare anche i servizi oggetto dell'interrogazione (sia quello di Francesco Cristino che quello di Bruno Luverà), andati in onda con il Tg1 del 17 novembre scorso nell'edizione delle ore 20: le frasi contestate, Pag. 458infatti, sono il frutto della inevitabile sintesi giornalistica che – ad avviso della Testata – tuttavia nulla toglie alla corretta comprensione dei fatti.
Ciò premesso, per quanto riguarda specificamente il servizio di Francesco Cristino, si ritiene che non ci sia stato alcun elemento fuorviante nel riportare da parte del giornalista la seguente dichiarazione del Ministro Lupi: «non ci sarà nessun condono e nessun metro cubo di nuove costruzioni, assicura il Ministro delle Infrastrutture Lupi replicando ai 5 Stelle». Il giornalista ha ritenuto che riportare nel modo sopra sintetizzato la posizione del Ministro potesse rendere evidente agli ascoltatori il fatto che il Movimento 5 Stelle fosse di contrario avviso.
FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
l'articolo 4, comma 3, della legge n. 103 del 1975 stabilisce che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi «indica i criteri generali per la formazione dei piani annuali e pluriennali di spesa e di investimento facendo riferimento alle prescrizioni dell'atto di concessione»;
tale disposizione è stata successivamente confermata dall'articolo 50 del decreto legislativo n. 177 del 2005 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), che stabilisce che la Commissione di vigilanza «verifica il rispetto delle norme previste dagli articoli 1, commi 3, 4 e 5, e 4 della legge n. 103 del 1975»;
la Commissione parlamentare può dunque richiedere ogni informazione e documentazione al fine di accertare che in ogni fase della gestione aziendale sia assicurato il rispetto dei vincoli all'organizzazione dell'azienda che derivano anche dal citato articolo 45 del testo unico;
il legislatore ha attribuito al Parlamento, attraverso la Commissione di vigilanza, i compiti di indirizzo e vigilanza non soltanto rispetto alla qualità dei contenuti e al pluralismo dell'informazione, ma anche alle gestione delle risorse umane ed economiche da parte della Rai, la cui azione è limitata dagli obblighi derivanti dall'essere concessionaria del servizio pubblico il cui esercizio è remunerato dallo Stato attraverso il c.d. canone di abbonamento;
secondo notizie apparse sulla stampa la Rai sarebbe in procinto di assumere venticinque nuovi dirigenti, con collocazione di fascia alta, per una media annua di stipendio intorno ai centomila euro ciascuno;
si chiede di sapere:
se tale notizia corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali siano i profili professionali interessati;
se tale esigenza, ove la notizia corrisponda al vero, sia compatibile con le attuali condizioni economiche dell'azienda e con l'esigenza di procedere ad una razionalizzazione della spesa;
se non fosse possibile reperire in azienda analoghe professionalità, al fine anche di valorizzare le risorse interne. (279/1399)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Le notizie apparse sulla stampa riportanti alcune indiscrezioni secondo le quali la RAI sarebbe in procinto di assumere venticinque nuovi dirigenti, con collocazione di fascia alta, per una media annua di stipendio intorno ai centomila euro ciascuno, sono destituite di fondamento.
FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
ai sensi dell'articolo 2, comma 5, del contratto nazionale di servizio stipulato dalla concessionaria con il Ministero dello sviluppo economico, «la Rai è tenuta a recepire nel Codice etico, per la parte di competenza, e nella Carta dei doveri, il Codice di autoregolamentazione in materia Pag. 459di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive, sottoscritto il 21 maggio 2009»;
nelle premesse al Codice, l'informazione sulle vicende giudiziarie relative a fatti di grande rilievo sociale è correttamente vista come una estensione di primari valori costituzionali, fra i quali anzitutto il diritto dei cittadini ad essere informati;
le premesse, inoltre, affrontano compiutamente il problema del bilanciamento dei valori in gioco in materia di rappresentazione nelle trasmissioni radiotelevisive. Si afferma, naturalmente, che la funzione di informazione «accompagna ma non sostituisce la funzione giurisdizionale, rispettando l'esigenza di evitare la celebrazione in sede impropria, in forma libera e a fini anticipatori i processi in corso»;
il Codice impegna le emittenti ad adottare «nelle trasmissioni televisive che abbiano ad oggetto la rappresentazione di vicende giudiziarie in corso le misure atte ad assicurare l'osservanza dei principi di obiettività, completezza e imparzialità, rapportati ai fatti e agli atti risultanti dallo stato in cui si trova il procedimento nel momento in cui ha luogo la trasmissione, e a rispettare i diritti alla dignità, all'onore, alla reputazione e alla riservatezza costituzionalmente garantiti alle persone direttamente, indirettamente o occasionalmente coinvolte nelle indagini e nel processo»;
considerate l'invasività e la peculiarità del mezzo radiotelevisivo, il Codice ammonisce circa i potenziali rischi di alterazione della percezione dei fatti da parte dei cittadini;
tra il 3 e il 4 dicembre 2014, l'informazione diffusa dai telegiornali e dai programmi di approfondimento della concessionaria, ha dedicato ampio spazio all'inchiesta giudiziaria cosiddetta «Mondo di mezzo», concernente la presunta esistenza di un ramificato sistema corruttivo nell'assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici da parte del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate;
fra gli indagati, c’è anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, accusato di associazione di tipo mafioso ex articolo 416-bis del codice penale, e corruzione aggravata;
negli stessi giorni, Alemanno ha goduto di una straordinaria visibilità mediatica, non soltanto attraverso interviste nei principali telegiornali della concessionaria, ma anche attraverso la presenza diretta nei programmi di approfondimento informativo, quali «Porta a Porta» e «Virus»;
nelle due trasmissioni citate, l'ex sindaco di Roma ha dunque avuto modo di argomentare e sostenere la propria totale estraneità ai fatti. In alcuni casi vi è stato un contraddittorio; in altri casi, gli stessi giornalisti chiamati al proprio dovere di informazione e di ricerca della verità dei fatti, fra cui il direttore de «Il Giornale» Alessandro Sallusti, hanno fatto emergere il proprio scetticismo rispetto alle indagini, giungendo finanche a considerare ridicole le accuse nei confronti di Alemanno;
tuttavia, a prescindere dall'esistenza o meno di un contraddittorio, dalla professionalità e dalla imparzialità dei giornalisti che hanno rivolto domande all’ex sindaco di Roma, è da chiedersi se la presenza mediatica di quest'ultimo, soprattutto in questa fase dell'inchiesta, sia stata opportuna, rispondente alle finalità del servizio pubblico radiotelevisivo, rispettosa dei valori costituzionali richiamati, coerente con le prescrizioni contenute nel Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissione radiotelevisive;
nel rispetto di tali valori e principi, infatti, vi è senza dubbio la necessità democratica, l'obbligo per la concessionaria pubblica di informare costantemente e adeguatamente i cittadini-utenti sull'inchiesta in corso, a causa delle sue gravissime implicazioni sul piano politico-sociale;Pag. 460
tale necessaria informazione, tuttavia, deve svolgersi sempre nel pieno rispetto dei principi di completezza, imparzialità e obiettività, principi che appaiono mortificati nel momento in cui l'informazione sul tema si basi sulle dichiarazioni e sull'autodifesa di uno dei principali indagati, per giunta in modo non episodico, ma in orari e programmi di grande ascolto;
così facendo, si rischia di offrire un'informazione parziale e incompleta dei gravissimi fatti oggetto delle indagini della Procura, alterandone la percezione da parte dei cittadini-utenti;
merita ricordare che il servizio pubblico radiotelevisivo, e più in generale l'attività di informazione da chiunque esercitata, sono chiamati ad agire in un ordinamento democratico come strumento di contrappeso e di controllo rispetto ai poteri costituiti, in una posizione di rigida autonomia;
mai, dunque, dovrebbero esservi ambiguità e confusione del ruolo svolto dagli organi di informazione, in particolare del servizio pubblico radiotelevisivo, di fronte ad inchieste giudiziarie di tale rilevanza politica e sociale, rispetto alle quali appare necessaria un'informazione allo stesso tempo approfondita e prudente, che sia il frutto unicamente della documentazione e dell'operato autonomo dei giornalisti, piuttosto che delle dichiarazioni di un indagato o di un imputato, le quali trovano pieno accoglimento nelle sedi preposte;
del resto, tali considerazioni rispetto al modo di fare informazione sulle inchieste di grande rilievo sociale, sono immediatamente deducibili dallo spirito e dall'interpretazione sistematica delle disposizioni contenute nel Codice, sopra citate;
si chiede di sapere:
se, per le ragioni sopra esposte, non ritengano gravemente inopportuno che nella attuale fase dell'inchiesta giudiziaria cosiddetta «Mondo di mezzo», i programmi di informazione della concessionaria abbiano dedicato una notevole visibilità mediatica ad uno dei principali indagati, l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno;
se non ritengano che l'informazione sulle inchieste giudiziarie di tale gravità debba essere svolta diversamente, cioè attraverso la documentazione e l'operato autonomo dei giornalisti, al fine di non alterare la percezione dei fatti da parte dei cittadini, di essere quindi pienamente coerente con i principi di obiettività, completezza e imparzialità, nonché con le prescrizioni contenute nel citato Codice, con la natura e le finalità del servizio pubblico radiotelevisivo. (280/1410)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
La Rai ha ritenuto – in linea con la propria missione di servizio pubblico – di fornire un'offerta informativa complessiva in grado di dare compiutamente e tempestivamente conto ai telespettatori delle ultime notizie relative all'inchiesta sulla corruzione a Roma (denominata «mondo di mezzo»), questione che ha avuto una enorme risonanza su tutti i media sia sul fronte più prettamente giudiziario che su quello politico.
In tale contesto, pertanto, si è ritenuto tra l'altro opportuno – analogamente a quanto effettuato anche dagli altri media – chiamare direttamente in causa l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, quale personaggio di maggior spicco implicato nella vicenda stessa, con l'obiettivo di offrire un contraddittorio non solo sullo specifico delle indagini ma anche sulle inevitabili implicazioni politiche derivanti dall'inchiesta della magistratura.
Proprio il contraddittorio ha contraddistinto la presenza di Alemanno nei programmi di approfondimento informativo «Porta a porta» e «Virus». Per quanto riguarda più specificamente «Porta a porta», infatti, Alemanno è stato intervistato da quattro giornalisti; nel caso di «Virus», invece, è stato identificato in Virman Cusenza, direttore del Messaggero, quotidiano di Roma, l'ospite in grado – per Pag. 461competenza e per capacità oltre che per la sua conclamata obiettività – di sviluppare un dibattito concreto, puntuale, non ideologico e non strumentale (si ritiene inoltre opportuno evidenziare come in nessun momento della trasmissione, sia mai stata messa in discussione l'attendibilità dell'inchiesta o siano state usate parole o toni incentrati allo scetticismo sul lavoro delle autorità inquirenti).
PISICCHIO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
fin dal passaggio al sistema digitale terrestre, i cittadini di Turi, nella provincia di Bari, non riescono a vedere i canali Rai;
un'intera comunità di oltre 13.000 abitanti è esclusa dalla fruizione del servizio pubblico, pur pagando regolarmente il canone e pur avendo segnalato più volte il problema;
nonostante il contratto di servizio impegni la Rai a coprire l'intero territorio nazionale per quanto consentito dalla scienza e dalla tecnica, la mancata ricezione del segnale Rai in diverse zone d'Italia è una questione annosa e più volte segnalata ai vertici di Viale Mazzini;
si chiede di sapere:
quali iniziative i vertici della Rai intendano assumere, al fine di ottenere informazioni e risolvere i problemi tecnici che impediscono al ricezione nella zona di Turi e in tutte le aree della Penisola in cui il segnale Rai è di fatto oscurato.
(281/1415)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Alla problematica nella ricezione del segnale nella zona del comune di Turi si può ovviare per la maggior parte della popolazione (circa l'80 per cento) ricevendo il segnale con qualità Q5 (qualità massima) dal MUX 1 dell'impianto di Bari (ch VHF 9), anche se secondo le informazioni di Rai Way la diffusione di antenne VHF orientate verso Bari è bassa. Mentre il restante 20 per cento della popolazione (circa 2500 utenti) riceve esclusivamente dall'impianto di M.Caccia (ch. UHF 32). Tuttavia, bisogna tener conto che nei periodi di forte propagazione atmosferica (stagione estiva), potrebbe verificarsi un degrado della qualità di ricezione aggravato dall'eventuale inadeguatezza di taluni impianti di ricezione domestici al nuovo contesto digitale.
In linea generale, con riferimento al tema della diffusione del segnali dei canali Rai, si ritiene opportuno evidenziare come l'articolo 6, comma 3, del Contratto di servizio 2012-2012, richieda alla Rai di realizzare:
una rete nazionale per la radiodiffusione televisiva in tecnica digitale anche ad articolazione regionale in modalità MFN (Multi Frequency Network) o k-SFN (Single Frequency Network) con copertura in ciascuna area tecnica al momento dello switch off non inferiore a quella precedentemente assicurata dagli impianti eserciti per la rete analogica di maggior copertura insistenti nell'area tecnica stessa;
tre ulteriori reti nazionali in modalità SFN con copertura a conclusione del periodo di vigenza del presente Contratto non inferiore al 90 per cento della popolazione nazionale per due reti e non inferiore all'80 per cento della popolazione nazionale per una rete.
Da ultimo, al fine di superare i problemi di copertura delle aree storicamente non servite, anche in parte, dai segnali terrestri, la Rai – insieme agli altri operatori televisivi free – ha attivato la piattaforma satellitare gratuita Tivusat che replica sul satellite l'intera programmazione del servizio pubblico insieme ad altri canali nazionali ed esteri, garantendo la copertura totale del territorio italiano. Per accedere a Tivusat è necessario dotarsi di parabola e decoder satellitare Tivusat, insieme al quale viene fornita una smart card che consente di vedere tutti i programmi senza il criptaggio tecnico usato per protezione dei diritti.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
la circolare Rai n. 005 del 16 gennaio 2013 ha come oggetto lo svolgimento contemporaneo Pag. 462di più incarichi all'interno dell'Azienda da parte di dipendenti Rai; si è infatti constatata, da parte dei vertici aziendali la presenza considerevole di dipendenti, in particolare tra dirigenti e giornalisti, che svolgono doppi incarichi;
il caso più frequente è quello di coloro che ricoprono la carica di responsabile di struttura di programmazione o di redazione in una testata e, parallelamente, svolgono attività in video; si veda ad esempio il caso dei direttori dei telegiornali Rai che contemporaneamente conducono anche il Tg;
l'obiettivo dichiarato dai vertici aziendali è quello di evitare, in capo ad uno stesso titolare, di doppi incarichi di responsabilità a livello organizzativo, cumulati ad altri di diversa natura – ad esempio conduttore – realizzando «un'ottimizzazione delle risorse e una migliore efficienza nella gestione dei ruoli, oltre che evitare sovrapposizioni e incoerenti sovraesposizioni sia organizzative che mediatiche»;
la stessa circolare prevede che «ogni specifica situazione, suscettibile di una valutazione in deroga rispetto all'indirizzo fornito, verrà sottoposta, per il tramite della direzione risorse umane e organizzazione, all'autorizzazione della direzione generale»;
alcuni dipendenti Rai interessati dalla comunicazione interna del direttore generale Gubitosi hanno avanzato richiesta di deroga; tra questi si segnala Bianca Berlinguer che ricopre dal 2009 l'incarico di direttore del Tg3; la dottoressa Berlinguer conduce costantemente l'edizione delle ore 19.00 del Tg3 oltre a condurre il programma di approfondimento «Linea notte» costituendo di fatto un unicum rispetto agli altri direttori dei telegiornali Rai;
si chiede di sapere:
quanti siano, attualmente i dipendenti Rai che, nonostante le precise disposizioni della circolare n. 005/2013, usufruiscono di una deroga che consente loro di mantenere il doppio incarico e in base a quali criteri siano state stabilite, da parte dei vertici aziendali, le deroghe in questione;
a quanto ammontino i costi che l'azienda sostiene per far fronte alle deroghe in essere. (282/1420)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
I dipendenti che attualmente usufruiscono di una deroga alle previsioni contenute nella circolare citata nell'interrogazione sono:
Bianca Berlinguer (Direttore del TG3), in relazione alla conduzione di alcune edizioni di telegiornale;
Marcello Masi e Rocco Tolfa (rispettivamente Direttore e Vice Direttore del TG2), per la realizzazione del programma «I signori del vino» (finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e previsto in palinsesto a gennaio del 2015).
I criteri utilizzati dall'azienda per stabilire le deroghe in questione afferiscono agli aspetti editoriali relativi al contenuto del programma e alle caratteristiche individuali e professionali dei conduttori; sotto il profilo economico, in nessun caso, le deroghe concesse comportano un aumento dei costi.
BONACCORSI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
Il blog di Giuseppe Piero Grillo detto Beppe http://www.beppegrillo.it/ è l'organo ufficiale del Movimento 5 Stelle, attraverso il quale tra l'altro quel partito ratifica anche le decisioni politiche e organizzative interne, oltre alle posizioni politiche, le dichiarazioni e la propaganda politica del Movimento 5 Stelle;
La Rai secondo quanto emerge dagli organi di stampa ha proceduto ad acquistare spazi pubblicitari sul blog di Beppe Grillo e risulterebbe per questo tra gli inserzionisti del blog;Pag. 463
La Casaleggio Associati che gestisce il blog, nel 2012 aveva registrato ricavi per 1,3 milioni di euro e nel 2013 la Casaleggio ha fatturato 2,1 milioni di euro e profitti per 255 mila euro, principalmente derivanti dalla pubblicità ed essendo ampiamente riconducibile la figura di Gianroberto Casaleggio Presidente e socio fondatore, della società stessa, ampiamente riconducibile al Movimento 5 Stelle tanto da poter essere considerato insieme a Beppe Grillo leader del partito stesso;
si chiede di sapere:
se quanto riportato dagli organi di stampa corrisponda al vero;
se risulta ufficialmente tra gli inserzionisti del blog e per che importo;
chi abbia preso la decisione di acquistare spazi su un organo politico.
(283/1427)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
La Rai non ha acquistato direttamente spazi sul sito di Beppe Grillo; è stato utilizzato il servizio di advertising di Google, che inserisce autonomamente spazi pubblicitari all'interno delle pagine di ricerca di Google o all'interno di siti web che ospitano la pubblicità.
La Rai ha già provveduto a fornire indicazioni correttive a Google per evitare che si ripetano episodi di questo tipo, anche se di modesta entità.
AIROLA, LIUZZI, NESCI. — Al Presidente della Rai. — Premesso che:
l'articolo 3 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici annovera fra i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo il pluralismo, l'obiettività, la completezza, la lealtà, l'imparzialità, l'apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche;
l'articolo 7 del testo unico afferma che l'attività di informazione, da qualunque emittente sia esercitata, costituisce «un servizio di interesse generale» e deve garantire la libera formazione delle opinioni attraverso la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti, nonché la garanzia di accesso alle trasmissioni di informazione a tutti i soggetti politici «in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità»;
con delibera del 18 dicembre 2002, la Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha prescritto ai direttori responsabili delle testate di assicurare che «i programmi di informazione a contenuto politico-parlamentare attuino un'equa rappresentazione di tutte le opinioni politiche assicurando la parità di condizioni nell'esposizione di opinioni politiche presenti nel Parlamento nazionale e nel Parlamento europeo»;
con atto di indirizzo approvato nella seduta dell'11 marzo 2003, la Commissione ha sottolineato la necessità di rispettare rigorosamente la pluralità dei punti di vista, chiedendo inoltre «ai direttori, ai conduttori, a tutti i giornalisti che operano nell'azienda concessionaria del servizio pubblico [...] di orientare la loro attività al rispetto dell'imparzialità, avendo come unico criterio quello di fornire ai cittadini utenti il massimo di informazioni, verificate e fondate, con il massimo di chiarezza»;
i telegiornali, in quanto programmi informativi caratterizzati dalla correlazione ai temi dall'attualità e della cronaca, identificabili per impostazione e realizzazione, sono suscettibili di autonoma rilevazione sotto il profilo del rispetto delle norme in materia di pluralismo;
nel telegiornale Tg1 delle ore 20 del 15 dicembre, sono stati trasmessi alcuni servizi volti, a giudizio degli scriventi, a valorizzare esclusivamente l'operato delle forze politiche della maggioranza, oscurando letteralmente il ruolo svolto dalla principale forza di opposizione parlamentare, il Movimento 5 Stelle;
il primo servizio del notiziario in oggetto è incentrato sul lancio della candidatura Pag. 464di Roma per le olimpiadi del 2024. A parlare, sia direttamente in voce sia attraverso la mediazione del giornalista, è il solo Presidente del Consiglio Matteo Renzi;
nel secondo servizio vengono forniti ulteriori dettagli in merito alla candidatura di Roma, con un'intervista al presidente del Coni Giovanni Malagò ed ulteriori citazioni del primo ministro Renzi;
il terzo servizio è incentrato sull'incontro fra Matteo Renzi e Romano Prodi. Nel servizio trovano spazio i commenti di Pierluigi Bersani e di altri esponenti del partito democratico;
il quarto servizio, dedicato alle vicende del Quirinale, è quasi del tutto incentrato sulle posizioni del centrodestra, attraverso le interviste al responsabile comunicazione di Forza Italia Deborah Bergamini e al ministro Angelino Alfano, in qualità di segretario del Nuovo centrodestra. In chiusura, a margine, viene rapidamente citata una generica posizione del Movimento 5 Stelle, attribuita a Beppe Grillo;
attraverso una simile impostazione, nel notiziario in questione è stata letteralmente oscurata la posizione del Movimento 5 Stelle rispetto ai rilevanti aspetti trattati. Dalla visione di questi servizi, si ricava agevolmente una rappresentazione dello spettro politico circoscritta al Partito democratico, a Forza Italia, al Nuovo centrodestra;
a nulla vale, soprattutto in questo caso, sottolineare la distinzione tra ruolo istituzionale e ruolo politico di Matteo Renzi, considerato che, dalla nascita del nuovo governo, questi due ruoli si sono continuamente sovrapposti, confusi, secondo una precisa strategia mediatica dello stesso Renzi. Il risultato che ne è derivato, come attestano i dati di questi ultimi mesi, è una netta, per certi versi inedita, sovra-rappresentazione del Presidente del Consiglio-segretario del partito, con conseguenti gravi violazioni del principio del pluralismo politico nell'informazione;
è sempre bene ricordare che il Movimento 5 Stelle, oltre a svolgere incessantemente la propria attività di opposizione all'interno e all'esterno delle istituzioni parlamentari, rappresenta la seconda forza politica sia alla Camera sia al Senato. Non vi è alcuna giustificazione al sostanziale oscuramento di questo soggetto politico;
non è la prima volta che gli scriventi si trovano a stigmatizzare la straordinaria esposizione mediatica del Presidente del Consiglio – segretario del partito nei programmi di informazione della concessionaria;
il servizio pubblico radiotelevisivo è tenuto, pur nel rispetto della libertà d'informazione e nel diritto di cronaca, a presentare i temi dell'attualità politica attraverso una rigorosa imparzialità e un rigoroso rispetto del principio della parità di trattamento fra i soggetti politici analoghi;
si chiede di sapere:
se non ritenga che rientri fra i compiti istituzionali della Rai, pur nel rispetto dell'autonomia e della libertà di informazione che contraddistinguono l'attività giornalistica, quello di assicurare un'informazione completa, imparziale, corretta ed equilibrata;
se non ritenga che nei servizi citati in premessa siano state palesemente oscurate le posizioni della principale forza di opposizione parlamentare;
quali misure urgenti intenda assumere al fine di ripristinare nelle edizioni del Tg1 una situazione di rigoroso ed effettivo equilibrio tra i soggetti politici rappresentati nel Parlamento nazionale;
quali misure urgenti intenda assumere al fine di contenere entro determinate soglie di tolleranza il tempo fruito nei telegiornali dal Presidente del Consiglio e dagli altri esponenti del Governo, tenuto conto che la ormai consolidata sovraesposizione di questi ultimi, testimoniata dai dati diffusi mensilmente dall'Agcom e dall'Osservatorio Pag. 465di Pavia, costituisce un grave vulnus al principio del pluralismo politico. (284/1429)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
In primo luogo si ritiene opportuno evidenziare come in linea generale ai fini di una complessiva valutazione del pluralismo politico di una testata appaia opportuno tener conto innanzitutto dell'attualità delle tematiche dettate dall'agenda politico-istituzionale; in altri termini, la scaletta dei notiziari – come in una certa misura anche dei programmi di approfondimento informativo – è dettata dall'attualità e dalla cronaca e, conseguentemente, l'attribuzione di maggiore o minore spazio alle diverse forze politiche è collegata alla rilevanza delle notizie che li riguarda.
Per quanto attiene più specificamente all'edizione del TG1 delle 20 del 15 dicembre scorso, si deve sottolineare innanzitutto come quel giorno la notizia principale del giorno – ampiamente riportata da tutti i media – fosse l'annuncio della candidatura italiana alle Olimpiadi. Da qui – in linea con i principi sopra sintetizzati – lo spazio dedicato anche dal TG1. In tale circostanza, quanto al rispetto del pluralismo, si pone in evidenza come siano state riportate le posizioni critiche del M5S e della Lega, formazioni di opposizione entrambe decisamente contrarie alla posizione assunta dal Governo sulla candidatura alle Olimpiadi.
ANZALDI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
la trasmissione di eventi sportivi e delle informazioni ad essi relative, considerata l'alta valenza sociale che lo sport riveste nella società, costituisce uno degli elementi che dovrebbe qualificare il servizio pubblico radiotelevisivo;
il vigente Contratto di servizio tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico, include anche lo sport nell'offerta televisiva che deve trasmessa dalla Rai sulle proprie reti generaliste;
in particolare, l'articolo 4, comma 1, lettera g), del predetto Contratto, stabilisce che la Rai debba trasmettere in diretta o registrate anche le manifestazioni sportive nazionali e internazionali, tra cui possono essere annoverati anche gli eventi relativi al calcio, considerata l'elevata rilevanza sociale di questo sport;
nella riunione del consiglio di amministrazione della Rai del prossimo 18 dicembre dovrebbe essere definito anche il budget da destinare all'acquisto di alcuni diritti TV riguardanti il calcio italiano della serie A, e la cui acquisizione appare indispensabile a garantire la sopravvivenza di alcune storiche trasmissioni della Rai, quali «90esimo minuto» e «Tutto il calcio minuto per minuto»;
si chiede di sapere:
se corrisponda al vero la notizia secondo cui la Rai, nell'ambito dell'assegnazione di alcuni diritti TV riguardanti il calcio italiano di serie A, sia finita quarta dietro SKY, Mediaset e Al Jazeera;
se sia vero che a prescindere dall'esito del bando di gara, RAISPORT si dovrà rassegnare a intervistare gli allenatori dopo le Paytv (SKYSPORTS e Mediaset Premium) e anche dopo le TV straniere, come Al Jazeera, che hanno acquistato i diritti TV per l'estero della serie A. (285/1431)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Il Bando della Lega Calcio prevede, in relazione alle interviste dei protagonisti degli incontri, la priorità ai licenziatari dei pacchetti A, B, D (Sky e Mediaset) e all'operatore estero.
Peraltro si sottolinea che la scelta sulle priorità delle interviste è della Lega Calcio ed è avallata da tutti i diversi organismi competenti: infatti si consideri che il Bando è stato pubblicato dalla Lega Calcio in attuazione delle previsioni del Decreto Legislativo 9 gennaio 2008, n. 9 e delle Linee Guida approvate dall'Autorità per le Garanzie Pag. 466nelle Comunicazioni con delibera n. 150/14/CONS del 9 aprile 2014 e dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato con provvedimento in data 9 aprile 2014.
FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
l'articolo 3 del decreto legislativo n. 177 del 2005, nell'individuare i principi fondamentali del sistema dei servizi di media audiovisivi e della radiofonia, prevede che debbano essere garantiti l'obiettività, la completezza e la lealtà dell'informazione;
nella citata disposizione si stabilisce anche che il sistema radiotelevisivo deve promuovere e tutelare il benessere, la salute e l'armonico sviluppo fisico, psichico e morale del minore;
l'articolo 7 del testo unico afferma altresì che l'attività di informazione, da qualunque emittente esercitata, costituisce «un servizio di interesse generale» e deve garantire la libera formazione delle opinioni attraverso la presentazione veritiera dei fatti e degli avvenimenti;
l'articolo 7 del vigente Contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai, prevede che la programmazione di quest'ultima sia rigorosamente improntata al rispetto delle norme comunitarie a tutela dei minori e a quanto previsto dall'articolo 34 del Testo Unico, ivi comprese le disposizioni stabilite dal Codice di autoregolamentazione TV e minori approvato il 29 novembre 2002;
il Codice di autoregolamentazione TV e minori emanato il 29 novembre 2002 dal Ministero per le telecomunicazioni prevede all'articolo 1, comma 1, che «le Imprese televisive si impegnano ad assicurare che la partecipazione dei minori alle trasmissioni televisive avvenga sempre con il massimo rispetto della loro persona, senza strumentalizzare la loro età e la loro ingenuità;
lo scorso venerdì 19 dicembre su RaiUno è andata in onda una serata speciale dedicata all’Expo e al futuro del pianeta, intitolata «Un mondo da amare»;
nel citato programma, condotto da Antonella Clerici e Bruno Vespa, erano presenti numerosi bambini, la cui presenza non dovrebbe essere prevista qualora il programma assuma un contenuto politico;
alle ore 22.07 si è materializzato nello studio il Presidente del Consiglio, che si è seduto tra Antonella Clerici e Bruno Vespa, con attorno una platea di bambini;
dopo una breve introduzione del Presidente del Consiglio e una domanda della signora Clerici, la parola è passata ai bambini che hanno iniziato a rivolgere domande all'illustre ospite; il tenore delle domande era tale da far presumere che non provenissero dai bambini ma fossero state preparate da terzi;
si chiede di sapere:
se la direzione di RaiUno fosse a conoscenza della scaletta della trasmissione e dell'utilizzo che sarebbe stato fatto dei minori;
se la presenza dei minori al predetto programma sia coerente con il vigente quadro normativo e, in particolare, se sia stata rispettosa della loro persona;
se la Rai, in quanto concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, non ritenga che debbano essere evitate nei propri programmi strumentalizzazioni dell'età e dell'ingenuità dei minori;
se le domande formulate dai bambini al Presidente del Consiglio siano state predisposte dagli autori del programma;
se gli autori del programma abbiano concordato le domande con lo staff di comunicazione del Presidente del Consiglio. (286/1439)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Il programma «Un mondo da amare» trasmesso da Rai1 il 19 dicembre 2014 in prima serata e condotto da Antonella Clerici e Bruno Vespa è stata dedicata prevalentemente a tutti i principali temi collegati all'alimentazione nel segno di EXPO 2015 con ampi spazi di intrattenimento, cultura e informazione.
Ciò premesso, con riferimento ai quesiti riportati nell'interrogazione di cui sopra, si segnala quanto segue.
La Direzione della Rete era pienamente a conoscenza della scaletta della trasmissione.
L'utilizzo dei minori è stato fatto, come di consueto su Raiuno, nel pieno rispetto della normativa vigente e nel massimo rispetto della loro età senza alcuna forma di strumentalizzazione, nella piena consapevolezza – dimostrata da un consiste volume di programmazione realizzata con i minori (da «Lo Zecchino d'oro» a «Ti lascio una canzone») – che la presenza dei minori debba essere gestita senza alcuna strumentalizzazione della loro età e della loro ingenuità.
Le domande dei bambini al Presidente del Consiglio erano spontanee. Come di consueto le domande dei conduttori al Presidente del Consiglio non erano state concordate con il Presidente del Consiglio o con il suo Staff.
BRUNETTA. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
in particolare negli ultimi giorni, il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha intensificato la propria presenza all'interno dei programmi delle reti del servizio pubblico radiotelevisivo; nell'arco dell'ultimo mese è stato infatti ospite di «In mezz'ora», programma di Lucia Annunziata in onda su RaiTre; ha partecipato al programma di Antonella Clerici e Bruno Vespa «Un mondo da amare», in onda su RaiUno; il 21 dicembre è stato infine ospite di Fabio Fazio su RaiTre in Che tempo che fa;
l'evidente sovraesposizione mediatica del Presidente del Consiglio riguarda non soltanto le trasmissioni di approfondimento, ma anche i telegiornali della tv pubblica;
secondo i dati relativi all'intero mese di novembre elaborati da AGCOM, Renzi ha occupato nei telegiornali della Rai il 21,67 per cento del tempo totale dedicato ai soggetti politici e istituzionali; inoltre, il Partito Democratico, di cui il premier è segretario, ha poi avuto a disposizione ben il 19,83 per cento del tempo complessivo, con un «tempo di parola» (ovvero il tempo in cui i soggetti legati al PD parlano direttamente in voce), del 23,51 per cento;
l'articolo 2, comma 1, della Costituzione oltre a sancire il diritto all'informazione come libera manifestazione del pensiero, dispone anche il diritto ad una informazione completa e obiettiva, che sia quindi pluralista;
indipendenza, obiettività e completezza sono i principi fondamentali ai quali deve ispirarsi l'informazione, in particolare quella diffusa attraverso i canali del servizio pubblico radiotelevisivo;
questi principi, puntualmente richiamati nelle leggi che si sono incaricate, nel tempo, di disciplinare in maniera organica la materia, sono i cardini su cui la stessa Commissione di vigilanza ha ritenuto di ispirare, più volte, il rigoroso rispetto della pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio;
si chiede di sapere:
alla luce degli elementi di informazione riportati, se il presidente e il direttore generale della Rai non intendano prendere provvedimenti per procedere ad una necessaria valutazione complessiva delle presenze televisive del Presidente del Consiglio Matteo Renzi all'interno dei telegiornali e dei programmi di approfondimento del servizio pubblico radiotelevisivo, e, conseguentemente, intervenire al fine di garantire l'osservanza dei principi richiamati in premessa. (287/1440)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In primo luogo si ritiene opportuno evidenziare come in linea generale ai fini di una complessiva valutazione del pluralismo politico di una testata appaia opportuno tener conto innanzitutto dell'attualità delle tematiche dettate dall'agenda politico-istituzionale; in altri termini, la scaletta dei notiziari – come in una certa misura anche dei programmi di approfondimento informativo – è dettata dall'attualità e dalla cronaca e, conseguentemente, l'attribuzione di maggiore o minore spazio alle diverse forze politiche è collegata alla rilevanza delle notizie che li riguarda.
Nel quadro descritto la seconda parte del mese di dicembre ha registrato una agenda politica particolarmente densa per il Governo, della quale è necessario tener conto per poter contestualizzare l'analisi sul complesso della presenza del Governo stesso nell'ambito dell'offerta informativa della Rai; più in particolare, i temi principali hanno riguardato:
il confronto politico sulle prossime dimissioni del Presidente della Repubblica Napolitano e sulle possibili candidature alla sua successione;
il confronto sociale sul jobs act e sui relativi decreti attuativi;
il percorso di approvazione della legge di stabilità;
le iniziative collegate al semestre di presidenza italiana dell'U.E..
NESCI. — Al Presidente della Rai. – Premesso che:
nella serata di domenica 11 gennaio c.a., è andata in onda la prima puntata del programma di RaiTre «Presa Diretta», condotto da Riccardo Iacona;
l'inchiesta realizzata dal suddetto programma era dedicata, come si legge sul sito ufficiale, «al dissesto idrogeologico in un viaggio che attraversa il paese da sud a nord, dalla Calabria fino alla Liguria. Le telecamere di «Presa Diretta» denunciano come sotto le frane non restano solo case, scuole, strade, ma il futuro stesso dell'Italia. Un tesoro di potenzialità che potrebbe produrre ricchezza e posti di lavoro: l'arte, il cibo, l'agricoltura, il paesaggio se solo fossero difesi e valorizzati, renderebbero più ricco il nostro paese»;
per quanto ricostruito da diversi blog e siti specialistici (www.mmasciata.it; www.davidemaggio.it), «la puntata in onda stasera (11 gennaio, nda), intitolata Tesoro Italia e dedicata al dissesto idrogeologico, ad un tratto è stata interrotta. L'audio del reportage era saltato e così, su RaiTre, al posto delle inchieste di Riccardo Iacona è comparso un documentario di «Geo&Geo». Allarme. Sconcerto. Dov'era finita l'indagine di Presa Diretta sulle ricchezze dissipate del Belpaese ? D'istinto – come si può leggere sui social network – alcuni telespettatori hanno pensato ad un boicottaggio o forse ad una censura, visto che in quel momento il programma si stava occupando della Calabria. Vuoi vedere che Iacona aveva infastidito qualcuno con la sua denuncia ? Ad infittire il mistero, il fatto che durante il subentrato documentario di Geo&Geo non scorresse alcun sottopancia per avvisare il pubblico sulle sorti del popolare programma di inchieste»;
trascorsi pochi minuti, sull'account ufficiale Twitter di «Presa Diretta» è apparso scritto: «Ci scusiamo per il disagio stiamo cercando di risolvere problemi tecnici#Presadiretta»;
alle 22,35, dieci minuti circa dopo l'interruzione, Iacona è tornato in onda e ha chiesto scusa, allargando le braccia e dando una sintetica spiegazione dell'accaduto;
secondo quanto riferito dal giornalista («scusate, c’è stato un problema dell'audio. Riprendiamo...», nda), l'improvvisa scomparsa dell'audio e la conseguente sospensione della diretta sarebbe stata causata solamente da problemi tecnici;
a parere dell'interrogante appare quantomeno inusuale che un mero problema Pag. 469tecnico dell'audio non sia stato risolto sul momento e pertanto sia stato poi trasmesso un altro programma;
si chiede di sapere:
se non ritenga di verificare i reali motivi dell'interruzione, dandone conto al più presto. (288/1454)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
Alle ore 22.17 circa al termine di un contributo registrato, si irradiavano 30 secondi circa di video con il conduttore in assenza di audio. Poiché ad una prima analisi il problema sembrava generato dal microfono del conduttore, si provvedeva alla sua sostituzione con il microfono di riserva, intervento che, purtroppo, risultava non risolutivo.
Visto il prolungarsi dell'anomalia, la regia decideva di sfumare a nero anticipando la fine della 1o parte. In relazione all'impossibilità da parte dello Studio di ripristinare nell'immediato la corretta emissione audio si decideva di irradiare circa 4’ di spot di rete, più 10’ circa del programma di riserva «Geo».
Dopodiché, alle 22.36 circa, veniva ripristinata la corretta trasmissione da studio; l'interruzione effettiva (al netto del blocco pubblicitario e spot previsti già da palinsesto) è stata pari a circa 14 minuti.
Il tecnico audio, accertato che il problema era dovuto ad un'anomalia del banco audio, attivava la procedura di emergenza (per una durata di circa 7 minuti), con tra l'altro (estremo tentativo) lo spegnimento dell'intero impianto audio; alla riaccensione il banco rimaneva in avaria. A questo punto, ipotizzando un'avaria grave del banco audio (poi confermata con l'accertamento della rottura di una scheda di controllo del computer), decideva di usare il banco audio destinato normalmente alla diffusione in studio, come banco di trasmissione. Il suddetto banco prevede impostazioni di tipo analogico non congrue tecnicamente con il tipo di segnale di trasmissione impostato presso il Controllo Centrale (segnale digitale): pertanto è stato necessario operare test e prove di verifica sulla funzionalità.
Verificate la correttezza della nuova impostazione con i tecnici del Controllo Centrale, si dava «il pronti alla trasmissione» alla regia video, la quale concordava (con alcune difficoltà di coordinamento dovute alla concitazione del momento e che causavano un'ulteriore perdita di tempo) con il funzionario di servizio del Palinsesto il rientro in studio.
Si precisa che il guasto accaduto è molto raro e difficile da rilevare in tempi brevi e durante una diretta, considerando inoltre che il guasto è occorso su un mixer audio digitale di alta gamma. In ogni caso, sulla scorta di quanto accaduto, è stata varata un'ulteriore procedura di emergenza, con un percorso alternativo più breve, destinata anche a supportare guasti di tale entità, soprattutto quando tali guasti si verificano nel corso di una diretta.
ANZALDI. — Al Direttore generale della Rai — Premesso che:
il signor Bruno Lanza di Cavasso Nuovo (PD) avrebbe inviato una lettera alla Rai con cui avrebbe lamentato la mancata ricezione, dal 16 dicembre 2014, del segnale Rai;
questa mancata ricezione sarebbe da ricondurre allo spegnimento del ripetitore di Udine avvenuto il 16 dicembre e ciò avrebbe quale conseguenza quella di dover riorientare il dispositivo di revisione in direzione di Piancavallo, con oneri aggiuntivi a carico del sig. Lanza;
quello registrato a Cavasso Nuovo sarebbe solamente uno dei numerosissimi episodi di disguidi registrati nelle ultime settimane nella provincia di Pordenone, in particolare nella zona montana e pedemontana;
la disattivazione del ripetitore di Udine avrebbe avuto gravi conseguenze sulla ricezione del segnale Rai in tutta l'area alla destra del Tagliamento;Pag. 470
si registra una crescente protesta dei cittadini residenti nell'area;
si chiede di sapere:
se tali informazioni corrispondano al vero;
in caso affermativo, quali iniziative la Rai intenda assumere al fine di consentire la ricezione del proprio segnale a tutti i cittadini residenti nelle aree indicate e che, ciò va sottolineato, corrispondono alla Rai un canone. (289/1456)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
In primo luogo, si ritiene opportuno sottolineare che la provincia di Udine riceve i canali Rai del mux 1 con un segnale di ottima qualità sul canale 24 sia da Pordenone e sia da Udine; mentre una porzione della parte meridionale di questa provincia riceve solo da Pordenone, sempre con ottima qualità del segnale, in quanto dal sito di Udine non è possibile diffondere verso sud sul ch 24 (la frequenza è assegnata a Rai per il mux 1 nella regione Friuli Venezia Giulia) perché altrimenti – come verificatosi nel 2011/12 – si avrebbero gravi interferenze in Romagna.
Fino al 16 dicembre 2014, Rai era autorizzata a diffondere un ulteriore segnale del mux 1 dal sito di Udine sul canale 25, ma il nuovo Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze ha riservato questo canale al digital dividend e, come noto, un'asta lo ha successivamente assegnato al gruppo Cairo. Rai ha dovuto pertanto interrompere la diffusione sul canale 25, perché non può più utilizzare questa frequenza.
Di questa evoluzione è stata data ampia e tempestiva comunicazione al pubblico tramite TGR, Televideo, quotidiani locali, radio e web; con mesi di anticipo sono stati avvisati anche il Corecom e la Regione, nonché con comunicazione individuale i sindaci della provincia e le associazioni degli antennisti. Nei giorni scorsi, peraltro, il tavolo di lavoro tra Regione e Sede regionale Rai ha concordato la prosecuzione degli interventi di informazione ai cittadini.
CROSIO. — Al Presidente della Rai. – Premesso che:
l'attuale Presidente del Consiglio ha dichiarato qualche giorno fa, dal palco della direzione nazionale del Pd: «Ho letto che la Rai ha dato dei soldi al sito di Beppe Grillo. Immaginate cosa sarebbe successo se avessero dato soldi a noi»;
sembra infatti che il blog di Beppe Grillo, nonostante il Movimento 5 Stelle proponga di cancellare il canone di abbonamento, abbia fra i propri banner pubblicitari la società del servizio pubblico radiotelevisivo;
il movimento politico in questione ha attribuito ogni responsabilità al servizio di advertising di Google che assegna le pubblicità in modo casuale, anche se, come specifica Google, un'azienda che fa pubblicità sul web può decidere in quali siti non comparire;
a fronte del numero di impiegati dell'azienda pubblica e soprattutto della responsabilità che una concessionaria di servizio pubblico ha nei confronti dei cittadini, dai quali percepisce un canone annuo, non è tollerabile incappare in episodi di questo genere;
si chiede di sapere:
se sia mai stato definito il divieto di far comparire la propria pubblicità nei siti di partiti e movimenti politici e, in caso di risposta negativa, se non ritenga opportuno specificarlo in modo chiaro.
(291/1467)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Si conferma che la Rai non ha mai acquistato direttamente spazi sul sito di Beppe Grillo; è stato utilizzato il servizio di advertising di Google, che inserisce autonomamente Pag. 471spazi pubblicitari all'interno delle pagine di ricerca di Google o all'interno di siti web che ospitano la pubblicità.
Si conferma anche che la Rai ha definito il divieto di pubblicazione della propria pubblicità sui siti dei partiti e movimenti politici; pertanto, la Rai ha prontamente provveduto a fornire indicazioni correttive a Google per evitare che si ripetano episodi di questo tipo, anche se di modesta entità temporale come nel caso in questione.
NESCI. — Al Presidente della Rai. – Premesso che:
l'articolo 4, comma 3, della legge n. 103 del 1975 stabilisce che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi «indica i criteri generali per la formazione dei piani annuali e pluriennali di spesa e di investimento facendo riferimento alle prescrizioni dell'atto di concessione»;
tale disposizione è stata successivamente confermata dall'articolo 50 del decreto legislativo n. 177 del 2005 (testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici), che stabilisce che la Commissione di vigilanza «verifica il rispetto delle norme previsti dagli articoli 1, commi 3, 4 e 5, e 4 della legge n. 103 del 1975»;
l'articolo 45, comma 5, del testo unico, nel definire i compiti del servizio pubblico generale radiotelevisivo, precisa che alla Rai è consentito «lo svolgimento [...] di attività commerciali ed editoriali, connesse alla diffusione di immagini, suoni e dati, nonché di altre attività correlate, purché esse non risultino di pregiudizio al migliore svolgimento dei pubblici servizi concessi e concorrano all'equilibrata gestione aziendale»;
la Commissione parlamentare può dunque richiedere ogni informazione e documentazione al fine di accertare che in ogni fase della gestione aziendale sia assicurato il rispetto dei vincoli all'organizzazione dell'azienda che derivano anche dal citato articolo 45 del Testo Unico;
il legislatore ha infatti attribuito al Parlamento, attraverso la Commissione di vigilanza, i compiti di indirizzo e vigilanza non soltanto rispetto alla qualità dei contenuti e al pluralismo dell'informazione, ma anche alle gestione delle risorse umane ed economiche da parte della Rai, la cui azione è limitata dagli obblighi derivanti dall'essere concessionaria del servizio pubblico il cui esercizio è remunerato dallo Stato attraverso il c.d. canone di abbonamento;
ai sensi del decreto legislativo n. 158 del 1995, con cui sono state recepite nell'ordinamento italiano le direttive comunitarie n. 93/38/CEE e 90/531/CEE, le imprese pubbliche che operano nel settore delle telecomunicazioni non sono tenute ad applicare le procedure ad evidenza pubblica per gli appalti di servizi di radiodiffusione e televisione, nonché per quelli esclusi ai sensi dell'articolo 8 del decreto;
la Corte di cassazione, Sezioni Unite, nella pronuncia n. 10443 del 23 aprile 2008, ha qualificato la Rai come «organismo di diritto pubblico» che, in quanto tale, «deve osservare le norme comunitarie di evidenza pubblica nella scelta dei propri contraenti per gli appalti dei servizi, ad eccezione di quelli «esclusi» del settore radiotelevisivo»;
secondo quanto riportato nell'articolo a firma Michela Allegri del quotidiano «Il Messaggero» del 30 ottobre c.a., la procura di Roma avrebbe aperto un'inchiesta sulla gestione e la concessione degli appalti esterni della Rai;
da quanto si apprende, «una rete di aziende avrebbe deciso a tavolino, e ben prima dell'assegnazione pubblica, chi dovesse vincere le gare e con quali offerte, manipolando la gara in modo da far lievitare i prezzi»;
l'indagine, stando al resoconto della giornalista, sarebbe ancora alle battute iniziali, ma già ci sarebbero i primi indagati per turbativa d'asta;Pag. 472
sarebbe allora probabile che l'inchiesta si allarghi, dato che «le aziende coinvolte e finite sotto la lente della Procura sono 23»;
gli accertamenti degli inquirenti proseguono paralleli all'istruttoria aperta dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) in seguito a una segnalazione arrivata proprio dalla Rai che, si legge ancora su «Il Messaggero», «ha denunciato presunte irregolarità nello svolgimento di numerose gare d'appalto che si sono svolte tra il 15 luglio e il 3 ottobre 2013»;
la denuncia della Rai riguarderebbe contratti per la spartizione del mercato dei lavori di post-produzione di una serie di programmi (nel succitato articolo sono menzionati «Ballarò», «Domenica In», «Porta a Porta») per commesse da oltre dieci milioni di euro relative alle operazioni di ripresa, montaggio e titolazione delle trasmissioni Tv;
a parere dell'interrogante, il problema degli appalti a ditte esterne meriterebbe maggiore attenzione da parte della Rai, anche alla luce delle significative dimensione del fenomeno anche a livello delle sedi regionali dell'Azienda;
a titolo di esempio, come peraltro già illustrato in una precedente interrogazione alla concessionaria, nella sede regionale della Calabria il ricorso a ditte esterne appare sistematico, anche in virtù della attuale carenza di organico (24 persone nonostante le 30 previste nella pianta organica). All'interrogante risulta che, soltanto a livello delle sedi della Regione Calabria, il monte degli appalti esterni, tra montaggi e riprese esterne, ammonta a circa 400 mila euro annui;
in Puglia, per citare un altro esempio, si starebbe addirittura appaltando il montaggio per un evento che si svolgerà nella struttura della Fiera del Levante e, dunque, a Bari stessa, in loco. Analogamente, anche in Puglia vi sarebbe il modo di garantire determinati servizi facendo leva sulle forze interne alla Rai, soprattutto in considerazione del fatto che, come denunciato dai sindacati di settore, la direzione aveva assicurato che avrebbe fatto ricorso ad appalti esterni solo in casi estremi e di evidente necessità;
si chiede di sapere:
se non ritenga che l'affidamento di appalti a ditte esterne sia nel complesso da riconsiderare e, alla luce di quanto evidenziato in premessa, se non ritenga che nell'attuale fase economico-finanziaria del Paese e dell'Azienda sia necessario puntare sulla riqualificazione del personale in organico. (292/1468)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra menzionata si precisa quanto segue.
In linea generale, il tema dell'efficientamento delle risorse aziendali e dell'ottimizzazione dei costi è uno dei temi caratterizzanti il Piano industriale 2013-2015 che ha l'obiettivo di definire le strategie che la Rai deve perseguire al fine di progettare il proprio sviluppo tenendo conto non solo dell'evoluzione dello scenario di riferimento ma anche delle compatibilità economico-finanziarie complessive.
Ciò premesso, per raggiungere tali obiettivi di efficientamento il piano prevede, tra l'altro, linee d'intervento nell'area della razionalizzazione dei costi. Conseguentemente sono state sviluppate azioni incentrate sulla riduzione del ricorso ad appalti esterni e/o sulla internalizzazione di alcune attività nell'ambito di produzioni in appalto, operando una valorizzazione delle risorse interne e lasciando che il ricorso all'appalto si verifichi solo ed esclusivamente ad avvenuta saturazione delle risorse aziendali.
In tale quadro, più in particolare, si sta effettuando una revisione dell'assetto produttivo finalizzata all'ottimizzazione della saturazione dei Centri di produzione TV e della relativa capacità produttiva.
Quanto poi al tema della formazione e riqualificazione del personale anche questo costituisce un obiettivo importante della gestione aziendale e rappresenta un'attività Pag. 473costantemente presidiata da Rai, compatibilmente con le risorse economiche disponibili.
LIUZZI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
giovedì 8 gennaio, la Commissione Trasporti della Camera dei deputati ha svolto l'audizione dei rappresentanti di Club DAB Italia S.c.p.a. nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema dei servizi di media audiovisivi e radiofonici;
il DAB (Digital Audio Broadcasting) dalla lingua inglese diffusione audio digitale, è il sistema di radiodiffusione digitale che permette la trasmissione sonora di programmi radiofonici di alta qualità;
il Club DAB Italia è una società consortile per azioni, è partecipata da diverse imprese radiofoniche nazionali ed esercita provvisoriamente sul canale VHF 12C in tutte le aree dove si è concluso lo switch off televisivo. Il Club DAB è uno dei tre operatori di punta insieme alla Rai e l'Eurodab Italia;
secondo i dati del 2013 di Eurisko RadioMonitor, forniti dalla società, gli ascoltatori radio sono 35.287.000 al giorno e quelli di Club DAB sono 22.075.000;
nonostante le difficoltà per l'uso VHF III, il servizio T DAB+ è già attivo e si sta diffondendo (ad oggi non esiste un altro standard in Europa; non esiste il problema delle frequenze salvo una loro diversa destinazione);
durante l'audizione, il Club DAB Italia ha segnalato le priorità, a suo avviso, necessarie a sostenere lo sviluppo delle diffusioni digitali nel nostro Paese. Inoltre la società ha chiesto maggiore chiarezza riguardo le norme sulla parità di concorrenza ed operatività tra gestori di reti private e la Concessionaria pubblica Rai, date le forti resistenze delle imprese televisive (e in parte della Rai) sulla diffusione del servizio DAB;
ad integrazione di quanto appena detto, cito le parole del Presidente del Club DAB Italia: «Esistono forti resistenze in Italia perché le frequenze della banda VHF III erano in origine, storicamente, destinate alle diffusioni televisive. Essendo il nostro un sistema dove la maggioranza delle imprese, a parte le emittenti radiofoniche nazionali, sono imprese radiotelevisive, capite che questo problema è diventato non un conflitto di interesse (come si dice spesso nel nostro Paese), ma un vero impedimento. Questo vale anche e soprattutto per la concessionaria pubblica Rai. L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a novembre del 2009 ha regolamentato tutto il sistema radiofonico digitale, ma poi ha proceduto molto lentamente. La radio, in sostanza, per fare una sintesi, ha il diritto allo sviluppo della rete digitale per garantire un servizio libero, gratuito, in fruizione mobile qual è quello storico della radiofonia. Non esistono altre alternative. Chi sostiene che la radio si può fare in tecnica digitale, in Internet, sulle reti di telecomunicazioni, sulle reti televisive, esprime dei concetti che non sono materialmente oggetto di una possibile attuazione.»;
la società ha chiesto, quindi, una maggiore incisività di intervento nell'applicazione delle norme che regolamentano la concorrenza tra operatori pubblici e privati per permettere a tutti i fornitori di contenuti, parità di condizioni di sviluppo e di offerta di nuovi programmi radiofonici. Sergio Natucci, Direttore operativo di Club DAB Italia S.c.p.a. ha sottolineato durante l'audizione che: «Occorre migliorare determinati elementi antitrust, per evitare che ci sia una concorrenza non corretta tra i due operatori privati nazionali e tra questi e la Rai, soprattutto nella moltiplicazione dei programmi. I multiplex non hanno tutti lo stesso numero di programmi, quindi c’è chi può moltiplicare per cinque, sei, sette, otto il proprio programma e chi, invece, non ha questa possibilità per aspetti tecnici.».
Considerato che:
il digitale radiofonico è stato regolamentato dall'Agcom con delibera 664/09/CONS;
la copertura stimata del servizio RaiWay è del 40 per cento e l'Operatore di rete per la concessione pubblica intende sviluppare 60 nuovi impianti non calendarizzati (attualmente FN);
il Contratto di servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello sviluppo economico, attualmente in vigore, dovrebbe garantire più qualità e infrastrutture per il digitale radiofonico in virtù dell'articolo 1 (Missione e ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo); articolo 6 (Realizzazione delle reti di radiodiffusione televisiva in tecnica digitale), articolo 8 (Informazione al pubblico in rapporto allo sviluppo della televisione digitale), articolo 10 (L'offerta radiofonica), articolo 11 (L'offerta multimediale);
a detta dell'interrogante la radio – come medium di libera e gratuita ricezione a disposizione di tutti i cittadini e fruibile in ogni momento – ha diritto al suo sviluppo, alla sua rete digitale per garantire un servizio libero, gratuito ed in fruizione mobile;
si chiede di sapere:
se intenda completare il passaggio al DAB – prima di effettuare interventi in FM – vigilando sul rispetto della concorrenza tra gli operatori e delle quote ad essi spettanti;
quali siano i tempi e gli investimenti della Concessionaria pubblica Rai in merito allo sviluppo del DAB;
se intenda procedere mediante campagne pubbliche di informazione su vantaggi e opportunità del DAB. (293/1469)
RISPOSTA. – In linea generale Rai garantisce il servizio di programmazione radiofonica in tecnica analogica, perseguendo una sempre maggiore qualità e affidabilità anche sotto il profilo tecnico della distribuzione, e sviluppa il servizio innovativo di radiofonia digitale in ottemperanza alle prescrizioni del Contratto di servizio, nel rispetto dell'attuale normativa.
Si ricorda che l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha adottato la delibera n. 664/09/CONS del 26 novembre 2009, contenente il «Regolamento recante la nuova disciplina della fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche terrestri in tecnica digitale». Per dare ulteriore impulso al mercato della radiofonia digitale, l'Autorità ha successivamente ritenuto opportuno adottare la delibera n. 180/12/CONS con la quale viene avviato un progetto pilota nella Provincia Autonoma di Trento e viene definito, sulla base della disponibilità di risorse destinate al servizio di radiodiffusione radiofonica in tecnica digitale, un piano provvisorio di assegnazione delle frequenze per il servizio radiofonico digitale terrestre nelle province Autonome di Trento e Bolzano. Il progetto pilota è stato poi esteso all'intera Regione Trentino-Alto Adige con l'adozione della delibera n. 383/13/CONS del 20 giugno 2013 recante «Piano provvisorio di assegnazione delle frequenze per il servizio radiofonico digitale nella Regione del Trentino Alto Adige estensione del progetto pilota nella Provincia Autonoma di Bolzano».
Il sistema DAB utilizza frequenze della banda III-VHF; in particolare sono stati assegnati 4 blocchi da 1.5 MHz nel canale 12. Alla Rai è stato assegnato un blocco DAB per rete SFN nazionale (con problematiche aperte per quello che riguarda la ricezione dei servizi regionali). Si ricorda che la capacità trasmissiva per un blocco DAB è di circa 1.5 Mbit/s che consentono la trasmissione di 15 programmi stereo (con la codifica AAC utilizzata dal DAB+), con qualità audio ottima (audio digitale; non risente delle interferenze) e la possibilità di realizzare servizi aggiuntivi come la trasmissione di servizi multimediali (testi e immagini) di intrattenimento e utili (traffico, notizie, alerting).
Rai attualmente copre con il suo servizio Dab+ circa il 40 per cento della popolazione Pag. 475nazionale utilizzando 18 siti trasmittenti ed irradiando 10 programmi nazionali.
L'estensione della copertura della rete Rai è prevista nei prossimi anni; si rileva che per l'affermazione del servizio è necessario avviare un progetto Paese che coinvolga le istituzioni e tutti gli operatori interessati e che assicuri, tra le altre cose:
• un forte coinvolgimento dell'industria dei ricevitori per assicurare la disponibilità ed economicità degli apparati; va posta particolare attenzione anche alle case automobilistiche;
• la definizione di accordi con le società autostradali (proprietarie degli impianti a raso e in galleria);
• la valutazione a livello istituzionale e di mercato sull'opportunità di definire una eventuale data nazionale di switch-off della FM.
ANZALDI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
lo scorso 20 gennaio nel corso del TG3 è stato messo in onda un servizio riguardante il prezzo dei medicinali e dei principi attivi per animali che sarebbero molto più cari rispetto ai corrispondenti medicinali per uso umano;
i motivi avanzati dagli ospiti in studio non sono stati esaurienti e non avrebbero in realtà chiarito il problema, ma anzi hanno indotto la convinzione che tale aumento sia del tutto ingiustificato;
la conduttrice non ha tratto le debite conclusioni e non ha contestato tale mancanza di valide ragioni agli ospiti in modo da smascherare la realtà di sostanziale mera speculazione sottesa alle abnormità dei prezzi;
le interviste registrate sono poi apparse approssimative e non controllate, citando a caso cifre irrealistiche sui prezzi del cibo per animali e sui microchip da applicare agli animali domestici per consentire l'identificazione del proprietario;
agli spettatori non sono stati in questo modo forniti degli strumenti conoscitivi utili per farsi un'idea del problema;
la conduttrice del programma non ha incalzato gli ospiti specialisti sulle vere ragioni della differenza di prezzo dei medicinali a uso veterinario;
il programma nel suo complesso ha dato una generale impressione di sciatteria, soprattutto quanto alla approssimazione delle interviste e alla conoscenza specifica del problema da parte della redazione che ha preparato il programma;
si è chiaramente percepita l'assenza di una controparte, che sostenesse le ragioni dell'immotivata differenza di prezzo;
le interviste isolate a Villa Borghese hanno creato confusione e addirittura, diffondendo dati sbagliati, dalla sterilizzazione al prezzo del mangime, scoraggiato le adozioni;
si chiede di sapere:
se possa ritenersi compatibile con la natura del servizio pubblico un servizio giornalistico quale quello citato in premessa che fornisce informazioni errate o comunque incomplete ai telespettatori. (294/1470)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
In via preliminare va precisato che lo scorso 20 gennaio un'intera puntata di FUORITG, e non un singolo servizio giornalistico, è stata dedicata agli animali domestici, cani e gatti, che numerosissimi vivono nelle case degli italiani, per cercare di capire quanto costa allevarli e curarli. Venti minuti di trasmissione con tre diversi servizi e due ospiti in studio. FUORITG non è un talk show con parti contrapposte, è uno spazio di approfondimento che, in ottemperanza allo spirito del servizio pubblico, può, con l'ausilio di esperti, aiutare il cittadino a capire meglio i diversi problemi che si trova di fronte nella vita quotidiana.Pag. 476
Gli ospiti della puntata erano: il dott. Marco Melosi, Presidente dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani e il prof. Roberto Villa, docente di Farmacologia all'Università Statale di Milano. Nel primo servizio andato in onda era intervistata la dott.ssa Eva Rigonat della Federazione Nazionale Ordine dei Veterinari, coordinatrice del gruppo di lavoro sui farmaci. La dott.ssa Rigonat cita «la direttiva dell'Unione Europea n. 82 del 2001, recepita in Italia dal decreto legislativo n. 193, che impone ai veterinari di usare il farmaco veterinario come prima scelta» e spiega che i prezzi di alcuni farmaci veterinari oggi sono piuttosto alti perché in Europa non esiste un mercato calmierato come avviene invece per i farmaci ad uso umano. Spiega inoltre che c’è una nuova normativa europea allo studio che sarà presto adottata con nuove regole per alleggerire i costi dell'industria farmaceutica veterinaria, incentivare la ricerca in questo campo e avere una più vasta scelta di farmaci.
Il prof. Valli, in studio, alle domande della conduttrice sul perché alcuni farmaci veterinari con lo stesso principio attivo di farmaci per umani, costino di più ha risposto «..usare il farmaco veterinario è importante, non è un'ottusità della legge, ma un modo per tutelare la salute degli animali... i farmaci per gli umani sono sviluppati per un peso corporeo dell'uomo, i dosaggi per cani e gatti sono diversi... il prezzo è più alto in quanto costano di più per l'aggiunta di particolari sostanze adatte agli animali».
Il dott. Melosi, in studio, ha affrontato varie questioni relative alla salute degli animali domestici e ha precisato che i farmaci veterinari sono talvolta più cari, ma hanno loro specificità e che in deroga alla legge, può essere usato un farmaco per umani, solo quando il farmaco veterinario non è disponibile.
Nel corso della trasmissione si è parlato anche del problema del randagismo e dei tanti cani che vivono nelle strutture pubbliche con costi elevati per gli enti pubblici. Un servizio filmato ha raccontato come a Lecce il comune per incentivare i cittadini ad adottare un cucciolo del canile offra uno sconto sulla tassa per i rifiuti.
Poi le interviste a Villa Borghese: una testimonianza delle gente comune, esperienze personali dalle quali si può dedurre che nel mercato relativo agli animali domestici, più che confusione, c’è grandissima disparità di prezzi.
Da ultimo, lo stile del Tg3 è che le conclusioni della puntata si lasciano ai telespettatori. Il conduttore dovrebbe essere un arbitro neutrale che cerca di focalizzare le questioni più importanti su cui è bene che il cittadino ponga attenzione.
CROSIO, CAPARINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
il DAB (Digital Audio Broadcasting) è la soluzione digitale per la radiofonia sviluppata in ambito del Consorzio Europeo Eu-147 con il contributo della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo (Rai), per portare all'utenza domestica, anche in ricezione mobile, la qualità «compact disc» senza risentire dei degradamenti introdotti sul canale via etere (riflessioni, rumore, interferenze, ecc.) che spesso peggiorano la qualità dell'attuale servizio radiofonico a modulazione di frequenza (MF);
la trasmissione in codifica digitale presenta notevoli vantaggi rispetto a quella analogica quali una minore influenza o assenza di interferenze sul segnale, una ricerca automatica della stazione in funzione della posizione del ricevente, un miglioramento dei servizi già esistenti e introduzione di servizi multimediali innovativi quali DLS, PAD e N-PAD inoltre la possibilità di far condividere a più segnali lo stesso canale e di conseguenza più emittenti in grado di condividere lo stesso mezzo trasmissivo senza interferenza tra di essi;
il passaggio delle trasmissioni radiofoniche dallo standard analogico a quello digitale comporta innumerevoli vantaggi Pag. 477sia in termini di risparmio energetico, si parla di un taglio dei consumi di energia nell'ordine dell'80 per cento, sia in termini di emissioni CO2 nonché di una riduzione di molti impianti di trasmissione e quindi di inquinamento elettromagnetico;
molti paesi europei quali, ad esempio, Inghilterra, Svezia, Olanda, Belgio, Norvegia, Germania e Svizzera, hanno già pianificato lo spegnimento degli impianti di trasmettitori analogici già a partire dal 2015 fino ad arrivare al 2020;
il Progetto della Rai per l'attività di ristrutturazione ed estensione della rete DAB+ prevede la messa in esercizio di circa 60 impianti, con un costo circa di 6 milioni di euro, entro la fine del 2015 con lo scopo di realizzare una copertura in gran parte del Nord e parte del Centro Italia, con livelli qualitativi pari o superiori a quelli della modulazione di frequenza (FM);
risulta all'interrogante che il 18 dicembre 2014 Rai Way Spa abbia indetto una procedura aperta per l'affidamento, mediante Accordo quadro con unico operatore economico per ciascun Lotto, della fornitura di trasmettitori MF di bassa potenza per un importo presunto stimato in complessivi euro 9.500.000,00 (IVA esclusa), ripartito in 3 Lotti non cumulabili definiti su base geografica «Centro – Sud», «Nord – Ovest» e «Nord – Est».. Per ciascun Lotto, l'Accordo Quadro avrà durata di 3 anni;
non risulta, invece, che sia ancora stato aperto alcun bando relativamente ai 60 impianti da attivare entro la fine del 2015 con i quali la Rai avrebbe intenzione di estendere le attuali coperture;
al momento non risulta che esista un programma di spegnimento degli impianti di trasmissione in standard analogico FM che comporterebbe una riduzione dei consumi elettrici contenendo così i costi, oneri di manutenzione degli impianti migliorando e rinnovando sostanzialmente il servizio;
si chiede di sapere:
quale sia stata la logica per la quale si è deciso, preventivamente, di proseguire nella fornitura di trasmettitori MF, bando che scadrà il 18 marzo p.v., anziché procedere all'installazione di 60 nuovi impianti, ricordando che la tecnologia DAB+ è più utile per gli utenti nonché permette notevoli risparmi come evidenziato in premessa;
se ci sia l'intenzione di predisporre un programma per lo spegnimento degli impianti di trasmissione in standard analogico FM. (297/1482)
RISPOSTA. – In coerenza con le disposizioni dell'articolo 124, comma 1, del Contratto di servizio la Rai «deve assicurare un grado di copertura del servizio di radiodiffusione sonora per ciascuna delle tre reti radiofoniche in modulazione di frequenza (FM) non inferiore al 99 per cento della popolazione e di copertura del territorio non inferiore all'80 per cento, salvo le implicazioni interferenziali». Il successivo comma 5 stabilisce che «La Rai, anche attraverso consorzi, è tenuta a sviluppare concretamente le trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale secondo i nuovi standard trasmissivi che costituiscono l'evoluzione del DAB, nel rispetto della regolamentazione adottata dall'Autorità, cooperando attivamente per lo sviluppo del mercato della radio digitale nell'osservanza del principio di neutralità tecnologica e competitiva».
In tale quadro per quanto concerne più specificamente la tecnologia DAB la Rai attualmente copre con il suo servizio Dab+ circa il 40 per cento della popolazione nazionale utilizzando 18 siti trasmittenti ed irradiando 10 programmi nazionali. L'estensione della copertura della rete Rai è prevista – come sopra rilevato – «nel rispetto della regolamentazione adottata dall'Autorità». In merito si ricorda che l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha adottato la delibera n. 664/09/CONS del 26 novembre 2009, contenente il «Regolamento recante la nuova disciplina della fase di avvio delle trasmissioni radiofoniche terrestri in tecnica digitale». Per Pag. 478dare ulteriore impulso al mercato della radiofonia digitale, l'Autorità ha successivamente ritenuto opportuno adottare la delibera n. 180/12/CONS con la quale viene avviato un progetto pilota nella Provincia Autonoma di Trento e viene definito, sulla base della disponibilità di risorse destinate al servizio di radiodiffusione radiofonica in tecnica digitale, un piano provvisorio di assegnazione delle frequenze per il servizio radiofonico digitale terrestre nelle province Autonome di Trento e Bolzano. Il progetto pilota è stato poi esteso all'intera Regione Trentino-Alto Adige con l'adozione della delibera n. 383/13/CONS del 20 giugno 2013 recante «Piano provvisorio di assegnazione delle frequenze per il servizio radiofonico digitale nella Regione del Trentino Alto Adige estensione del progetto pilota nella Provincia Autonoma di Bolzano».
Sotto il profilo più prettamente strategico, si ritiene che per l'affermazione del servizio sia necessario sviluppare un complessivo «progetto Paese» che coinvolga le istituzioni e tutti gli operatori interessati e che assicuri, tra le altre cose:
– un forte coinvolgimento dell'industria dei ricevitori per assicurare la disponibilità ed economicità degli apparati; va posta particolare attenzione anche alle case automobilistiche;
– la definizione di accordi con le società autostradali (proprietarie degli impianti a raso e in galleria);
– la valutazione a livello istituzionale e di mercato sull'opportunità di definire una eventuale data nazionale di switch-off della FM.
BUEMI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
nel corso della puntata della trasmissione L'Arena, in onda su Rai uno la scorsa domenica 8 febbraio, il conduttore del programma, Massimo Giletti, si è reso protagonista di un episodio inaccettabile. Dopo aver apostrofato con toni e argomenti accusatori l'on. Mario Capanna, ex parlamentare ed ex consigliere regionale della Lombardia, ospite in studio per presentare il suo ultimo libro e per parlare della questione dei vitalizi agli ex parlamentari e dopo un alterco protrattosi per almeno un minuto con accuse sui reciproci guadagni in cui il conduttore ha usato espressioni di segno gravemente lesivo («voi rubate i soldi legalmente») riferite ad ex parlamentari, Giletti, in prossimità della pausa pubblicitaria ha concluso il suo intervento scagliando in terra il volume e allontanandosi teatralmente dallo studio;
si chiede di sapere:
quali provvedimenti intendano assumere il direttore di RaiUno e il direttore generale della Rai nei confronti di Massimo Giletti, non nuovo a esternazioni e a comportamenti irrituali che vanno ben oltre i compiti di conduttore di un programma di intrattenimento e se, alla luce dell'ennesimo sgradevole episodio ospitato dal programma L'Arena, non siano mature le condizioni per riprofilare con contenuti non incendiari la programmazione della domenica pomeriggio sulla maggiore rete del servizio pubblico radiotelevisivo.
(298/1485)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
L'episodio – avvenuto nel corso della puntata di «L'Arena» su Rai Uno l'8 febbraio scorso – ha visto un battibecco del conduttore Massimo Giletti con il senatore Mario Capanna in merito al tema delle «pensioni d'oro» e dei vitalizi degli ex parlamentari. I toni della discussione si sono fatti sempre più accesi e sono culminati nel gesto del conduttore che ha scagliato in terra il libro dell'ospite.
Il comportamento tenuto da Giletti è stato ritenuto lesivo degli obblighi assunti dal medesimo con la stipula del contratto di esclusiva che lo lega alla Rai.
In tale quadro, in base a quanto previsto contrattualmente, la Rai ha ritenuto opportuno comminare al collaboratore una penale, che ha tenuto in considerazione il Pag. 479«ravvedimento» del sig. Giletti il quale, nell'immediato, ha fatto «ammenda», in studio al rientro dopo la pubblicità e, successivamente, si è scusato anche tramite i giornali.
FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
il decreto legislativo n. 177 del 2005 annovera fra i principi fondamentali del sistema dei servizi di media audiovisivi il rispetto della dignità della persona, della promozione e tutela del benessere, della salute e dell'armonico sviluppo fisico, psichico e morale del minore;
in materia di tutela dei minori nelle trasmissioni televisive, è particolarmente rilevante il «Codice di autoregolamentazione Tv e Minori», sottoscritto nel 2002 dalle emittenti pubbliche e private, e successivamente incorporato nel Testo unico dei servizi di media audiovisivi;
l'articolo 34 del testo unico stabilisce, infatti, che le emittenti televisive [...] sono tenute ad osservare le disposizioni a tutela dei minori previste dal Codice di autoregolamentazione media e minori approvato il 28 novembre 2002, e successive modificazioni»;
il punto 1.1 del Codice di autoregolamentazione Tv e Minori stabilisce che le imprese televisive si impegnano «ad assicurare che la partecipazione dei minori alle trasmissioni televisive avvenga sempre con il massimo rispetto della loro persona, senza strumentalizzare la loro età e la loro ingenuità, senza affrontare con loro argomenti scabrosi e senza rivolgere domande allusive alla loro intimità e a quella dei loro familiari». Più in dettaglio, il punto 1.2, lett. b), fa divieto alle imprese televisive di «utilizzare minori con gravi patologie o disabili per scopi propagandistici o per qualsiasi altra ragione che sia in contrasto con i loro diritti e che non tenga conto della loro dignità»;
la Rai, nel proprio Codice etico, si impegna «a non strumentalizzare la partecipazione di minori alle proprie trasmissioni e ad assicurare che essa avvenga sempre con il massimo rispetto della loro persona e dei loro diritti»;
con la delibera n. 165/06/CSP, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha dettato alcuni criteri «di indirizzo interpretativo» dei principi fondamentali contenuti nel Testo unico dei servizi di media audiovisivi, relativi al rispetto dei diritti fondamentali della persona, della dignità personale e del corretto sviluppo fisico, psichico e morale dei minori, nei programmi di intrattenimento;
nelle premesse alla delibera, l'Autorità si sofferma anche sulla necessità di conciliare il diritto di satira con i diritti fondamentale della persona, specificando che tale conciliazione «richiede – come elaborato dalla giurisprudenza di merito – l'uso appropriato della forma e del linguaggio in cui la satira stessa si esprime»;
la delibera stabilisce che i programmi di intrattenimento devono «rispettare criteri di correttezza del linguaggio e del comportamento dei partecipanti, evitando il ricorso a volgarità gratuite, turpiloquio, rappresentazione di violenza fisica e verbale, allusioni o rappresentazioni di natura sessuale tali da offendere la dignità umana o la sensibilità dei minori»;
il punto 3 della delibera ribadisce che «nell'esercizio del diritto di satira nell'ambito di programmi radiotelevisivi dovrà essere garantito il rispetto dei diritti» dei minori «mediante l'uso appropriato della forma e del linguaggio»;
il punto 4 della delibera prescrive infine alle emittenti e ai fornitori di contenuti di adottare «cautele rafforzate nel corso delle trasmissioni in diretta», e di «valutare in ogni caso nella predisposizione della “scaletta” dei programmi di intrattenimento e nella scelta degli ospiti i rischi potenziali di violazione delle regole di correttezza, richiamando i responsabili, i registi e i conduttori alla vigilanza specificamente intesa a evitare situazioni suscettibili, per quanto prevedibile di degenerazione»;Pag. 480
nella prima serata del 65o Festival della canzone italiana – Sanremo 2015, andata in onda il 10 febbraio 2015, il comico Alessandro Siani, in apertura del suo sketch, si è rivolto ad un minore seduto nella prima fila nei seguenti termini: «ce la fai ad entrare nella poltrona, a zio ?», alludendo evidentemente alle caratteristiche fisiche del bambino, e ha aggiunto: «da lontano pensavo era una comitiva, invece era solamente lui»;
il conduttore della trasmissione Carlo Conti, resosi conto della gravità della «battuta» del comico, non per caso accolta con freddezza dal pubblico, ha tagliato corto, rassicurando gli spettatori del fatto che Siani stesse scherzando;
la «battuta» di Siani appare violare apertamente i principi e le norme sopra richiamati in materia di tutela dei minori nelle trasmissioni televisive. Si tratta infatti di una satira vuota e volgare, che ricorre alla derisione di un minore per il suo aspetto fisico, e come tale è irrispettosa della persona del minore stesso, gravemente lesiva della sua sensibilità e dignità fisica, psichica e morale;
al di là delle prescrizioni normative, c’è un profilo etico e di dignità che la concessionaria del servizio pubblico non può permettersi di trascurare. Tanto più che la stessa Presidente del Consiglio di amministrazione ha tenuto a sottolineare, proprio negli ultimi mesi, i risultati raggiunti dalla concessionaria sul piano della maggiore aderenza della programmazione ai principi del contratto di servizio e agli impegni assunti nel Codice etico. Queste ottimistiche considerazioni, tuttavia, appaiono messe in discussione da una serie di episodi incresciosi, verificatisi nell'ambito di diverse recenti trasmissioni della Rai. Da ultimo, lo scontro fra Massimo Giletti e Mario Capanna, alla trasmissione «L'Arena», a seguito del quale il conduttore ha scagliato per terra il libro dello scrittore. E successivamente l'episodio oggetto del presente esposto, che consiste persino nella strumentalizzazione dell'aspetto fisico di un minore a fini di satira. Si tratta di un episodio inconcepibile alla luce dei principi e della missione del servizio pubblico radiotelevisivo, e costituisce uno dei punti più bassi della storia recente della Rai;
a margine, appare doveroso richiamare un violentissimo e scioccante episodio avvenuto a Napoli, circa cinque mesi fa, nel quale un ragazzo di 14 anni è stato deriso per il suo essere sovrappeso ed è stato vittima di una violenta aggressione da parte di tre ragazzi di 24 anni, culminata nella perforazione dello stomaco con una pistola ad aria compressa. È facile immaginare i danni, non soltanto fisici, ma soprattutto psicologici, causati da tale aggressione. E Siani, comico molto seguito dai napoletani di tutte le fasce sociali e di tutte l'età, avrebbe dovuto tenere ben a mente tale episodio. Per queste ragioni le sue parole indirizzate al bambino assumono una gravità ulteriore;
ai fini di un giudizio sul fatto in oggetto, non appare in alcun modo rilevante l'ipotesi, da taluni avanzata, che lo sketch fosse stato previamente concordato. Al contrario, se tale ipotesi fosse corretta, la responsabilità della Rai sarebbe ancora più grave, tenuto conto che nelle trasmissioni di intrattenimento in diretta le emittenti devono prestare particolare attenzione nella predisposizione della «scaletta» e prevenire rischi di violazione delle norme a tutela dei minori;
si chiede di sapere:
se non ritengano che, al di là della evidente violazione delle citate disposizioni normative, la strumentalizzazione dell'aspetto fisico di un minore a fini di satira sia di particolare e inedita gravità sotto un profilo etico e di dignità del servizio pubblico radiotelevisivo, la cui autorevolezza viene compromessa da comportamenti di tale natura;
se corrisponde al vero, come ipotizzato da alcuni organi di stampa, che lo sketch di Siani fosse stato previamente concordato;Pag. 481
quali iniziative intendano assumere al fine di sanzionare i responsabili dell'episodio in premessa nonché di prevenire comportamenti di tale natura, purtroppo non isolati nelle trasmissioni di intrattenimento. (299/1489)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra citata si precisa quanto segue.
Ospite della serata inaugurale del 65o Festival di Sanremo il comico e regista Alessandro Siani, nel venire presentato dal conduttore Conti, si avvicinava al palco dell'Ariston attraversando da fondo il corridoio centrale che divide la platea. Lungo tale percorso Siani salutava il pubblico stringendo le mani a diverse persone e rivolgendo battute ad altre così determinando da subito un'atmosfera di goliardia e complicità. In questo clima di allegria, arrivato sotto il palco, il comico si è anche rivolto ad un bambino – che gli andava incontro – con una battuta che non voleva essere di alcuna cattiveria.
Siani comunque si è poi scusato con il bambino per la battuta, con lui si è anche incontrato dietro le quinte e affettuosamente si sono assieme concessi un selfie, e soprattutto il comico ha spiegato che gli era venuto di scherzare in quel modo goliardico perché il bambino gli aveva ricordato il simpatico protagonista del suo ultimo film.
In conclusione, tale episodio va senz'altro considerato una leggerezza del comico che tuttavia – va evidenziato – ha agito con spontaneità ed ingenuità in un contesto di generale goliardia e allegria; lo stesso Siani, ancora, ha devoluto il compenso per la prestazione a Sanremo a due ospedali pediatrici.
FORNARO, BORIOLI. — Al direttore generale della Rai. – Premesso che:
nonostante le numerose sollecitazioni permangono a tutt'oggi i gravi problemi di ricezione del segnale Rai che ormai da tempo impediscono ad oltre 500.000 cittadini del Piemonte Orientale di poter fruire correttamente del servizio radiotelevisivo pubblico;
altrettanto irrisolti restano i problemi legati al cattivo funzionamento dello switch-off e del digitale terrestre in molti territori della provincia di Alessandria (con particolare riferimento alle zone di Gavi e della val Lemme) dove, a tutt'oggi gli abbonati ricevono unicamente le reti presenti sul Mux 1 (Rai 1, Rai 2, Rai 3 e Rainews).
Considerato che:
tale situazione non è più tollerabile e viola sistematicamente il diritto di informazione dei cittadini;
si chiede di sapere:
quando tali aree del Paese potranno finalmente fruire dell'intero palinsesto dei 14 canali digitali Rai;
se e quali iniziative sono state adottate e, qualora non lo fossero, se non si ritenga di doversi attivare con la massima sollecitudine per risolvere in via definitiva le problematiche di interferenze sulla stazione ubicata sul monte Penice più volte, invano segnalate. (300/1492)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra indicata si precisa quanto segue.
La problematica interferenziale riguarda utenti localizzati principalmente nelle province di Alessandria, Asti, Biella, Torino e Novara. Tali problematiche di ricezione potrebbero inoltre essere aggravate dalla vetustà ed inadeguatezza degli impianti d'antenna domestici, che spesso risultano non adeguati al nuovo contesto digitale.
La questione rientra anche nell'ambito dell'applicazione dell'accordo procedimentale tra AGCOM, MISE e Rai dell'agosto 2013 nonché della delibera Agcom 149/l4/CONS; in base a tali atti il MISE ha modificato i diritti d'uso delle frequenze per i mux 1 e mux 5 della Rai. Rai, tramite la controllata Rai Way, sta avviando le procedure di acquisizione per beni e servizi necessari alla riconfigurazione delle proprie reti secondo quanto prescritto dal nuovo Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze, Pag. 482dando priorità alla liberazione dei canali di dividend e alle zone interessate da problematiche interferenziali.
Nel quadro sopra sinteticamente descritto è emerso – a seguito dei rilevamenti effettuati dal reparto Controllo Qualità di Rai Way – che nell'area corrispondente al Piemonte orientale il segnale del multiplex 1 (che diffonde Rai 1, Rai 2, Rai 3, TGR Piemonte e Rai News) è parzialmente interferito dalle emissioni sullo stesso canale 22 UHF dell'emittente privata Telelibertà dal sito lombardo di Monte Penice, sin dall'atto dello switch off avvenuto a novembre 2010. Fermo restando che in gran parte delle aree interferite è comunque ricevibile il multiplex 1 con contenuti regionali lombardi diffuso sul canale 23 UHF, seppur parzialmente degradato dalle emissioni delle emittenti private Telegranda e Telecupole sullo stesso canale 23 UHF in alcuni siti piemontesi, la situazione di criticità è stata ripetutamente segnalata al Ministero dello Sviluppo Economico-Dipartimento Comunicazioni, responsabile delle assegnazioni delle risorse in frequenza destinate alla diffusione dei servizi radiotelevisivi, chiedendo un intervento al riguardo.
Ad oggi AGCOM e MISE, con il coinvolgimento delle emittenti interessate, hanno avviato una serie di test di compatibilizzazione che sono tutt'ora in corso. Al momento non è possibile prevedere una data per la conclusione dei test, né l'esito degli stessi.
LIUZZI. — Al presidente della Rai. – Premesso che:
la notte tra il 12 ed il 13 febbraio 2015, presso la Camera dei Deputati, si è svolta la seduta fiume sulle riforme Costituzionali, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana per una riforma della Costituzione. Durante la seduta, mentre i parlamentari del M5S dai loro scranni, ripetevano a gran voce la parola «onestà», un deputato del PD ha aggredito verbalmente e fisicamente un deputato di SEL, così come testimoniano i numerosi video e le molte immagini. In questo scontro, nessun parlamentare del M5S è stato coinvolto, né tanto meno ha partecipato al tafferuglio verificatosi;
in data 13 febbraio 2015, il TG3 nazionale delle ore 14,20 ha mandato in onda un servizio su quanto accaduto nella notte tra il 12 e il 13 febbraio 2015 alla Camera, sconvolgendo però fatti e realtà. Infatti nell'attacco del servizio, è stato affermato che nella rissa sono stati coinvolti i parlamentari del M5S insieme a quelli di PD e SEL («Alta tensione alla Camera, rissa PD-Sel-Cinque stelle»), mentre la documentazione video testimonia l'esatto contrario;
subito dopo i titoli la giornalista, Cristiana Palazzoni, ha ribadito che «La scorsa notte è scoppiata un'altra rissa che ha coinvolto esponenti di PD, di Sel e del Movimento cinque stelle. Alcuni deputati sono stati espulsi e stamani alla ripresa dei lavori ci sono state nuove tensioni.»;
a testimonianza di quanto sostenuto nel titolo di apertura, a detta dell'interrogante in maniera del tutto ingannevole, la conduttrice lancia una sequenza video in cui sono prima inquadrati i Deputati del M5S che urlano «onestà», e successivamente gli scontri tra PD e SEL. Il commento del giornalista Terzulli racconta di: «Una tensione in crescendo montata di ora in ora per tutto il giorno ed è esplosa in piena notte durante la seduta fiume. La trattativa tra PD e cinque stelle per ritirare i sub-emendamenti in cambio di una concessione di un referendum confermativo naufraga a sera. La discussione procede a fatica, poi esplode la protesta. Grillo sul blog scrive: «Siamo noi i custodi della costituzione» [...] Giachetti presiede la seduta alza la voce «[...] solo nei tempi fascisti non si poteva esprimere la propria opinione !» (in risposta ai cori «onestà» del M5S). Continua il servizio: «Queste le immagini dello scontro deputati di Sel e PD [...] le immagini riprendono la rissa fino a quando le telecamere in tribuna non vengono oscurate. Bilancio dei tafferugli 13 espulsi e due contusi che finiscono in infermeria.[...]»;Pag. 483
a seguito del servizio giornalistico sopra citato, il Movimento 5 Stelle ha chiesto immediata rettifica.
Considerato che:
l'articolo 3 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, recante il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici e l'articolo 4 comma 1 del Contratto di Servizio 2010-2012 definiscono il principio di «lealtà e l'imparzialità dell'informazione» quale principio cardine del sistema dei servizi di media audiovisivi;
il Contratto di Servizio 2010-2012 stipulato tra la Rai e il Ministero dello Sviluppo economico attualmente in prorogatio, impegna la Rai e le emittenti locali a rispettare il principio del pluralismo dell'informazione;
l'articolo 2, comma 3, lett. a), del Contratto di Servizio 2010-2012 impegna la Rai a rispettare «i principi di obiettività, completezza, imparzialità, lealtà dell'informazione»;
l'articolo 2, comma 3, lett. d), impegna la Rai «ad assicurare un elevato livello qualitativo della programmazione informativa»;
l'articolo 18 del Contratto di Servizio 2010-2012 impegna la Rai a «diffondere, promuovere e sviluppare l'informazione sulle istituzioni nazionali» e assicurare «la formazione, la divulgazione e l'informazione sui temi del funzionamento delle istituzioni».
Si chiede di sapere:
quali iniziative intenda assumere – in virtù del vigente contratto di servizio e nel rispetto dell'indipendenza delle singole testate giornalistiche – al fine di garantire, al M5S, spazi di informazione adeguati nei telegiornali e nei programmi extra tg, alla luce di una mancata informazione obiettiva, completa ed esaustiva del Tg3 riguardo i fatti avvenuti la notte oggetto dell'interrogazione. (301/1493)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Innanzitutto, si ritiene opportuno evidenziare come il servizio di Pierluca Terzulli, andato in onda il 13 febbraio scorso nell'edizione delle 14.20, esponga con estrema precisione quanto avvenuto nell'Aula di Montecitorio nel corso della notte, distinguendo le contestazioni dei parlamentari del Movimento 5 Stelle dallo scontro intervenuto fra parlamentari del PD e di SEL.
Più in dettaglio, si ritiene che non ci sia niente di ingannevole nel servizio citato, e la contestazione dei parlamentari 5 Stelle di cui si riferisce – duramente censurata dal Presidente dell'Assemblea – non poteva non definirsi «protesta». Dunque, l'unico rilievo potrebbe riguardare il termine «rissa’» usato nel lancio del conduttore e rivolto indiscriminatamente a M5S, PD e SEL ma appare evidente che tale termine si riferisca alla situazione complessiva, al clima determinatosi all'interno della Camera a cui tutti i soggetti citati hanno contribuito, pur in misura diversa.
Del resto, tale clima era stato così descritto anche dai quotidiani: «Urla e insulti fra i banchi» titolava il Corriere nella prima pagina del 13 febbraio, mostrando una foto dei banchi 5Stelle; «Tra insulti e cazzotti così la seduta fiume si trasformò in palude», titolava il Messaggero senza fare troppe distinzioni fra i soggetti. Dunque, rissa verbale è stata incontestabilmente, salvo poi spiegare – come il Tg3 ha fatto correttamente nel servizio – la dinamica, i ruoli e le responsabilità di ciascun Gruppo.
BONACCORSI, CANTINI, MARCUCCI. — Al presidente e al direttore generale della Rai. — Premesso che:
a quanto risulta dai dati che «Osservatorio di Pavia fornisce settimanalmente alla Rai e alla Commissione parlamentare di vigilanza e riportato da alcuni organi di stampa nel periodo tra il 17 gennaio e il 13 febbraio il leader della Lega Pag. 484Nord, l'On. Matteo Salvini, avrebbe avuto su RaiTre circa 4.723 secondi di cosiddetti tempi di parola (Tgd, tempo gestito direttamente), ovvero gli spazi tv in cui l'esponente politico parla direttamente ai telespettatori sulla rete;
il Presidente del Consiglio e Segretario del Partito Democratico risulterebbe aver ricevuto nello stesso periodo sulla stessa rete circa 2.561 secondi di spazio;
paragonato allo spazio ricevuto sulla stessa rete e nello stesso periodo gli altri leader dell'opposizione Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia, ha avuto 667 secondi, mentre Nichi Vendola, leader di Sel, 1.221 secondi, la differenza risulta quasi abissale;
considerato che la Lega Nord ha preso il 4,09 per cento alle elezioni Politiche del 2013 e il 6.2 per cento alle elezioni Europee del 2014 contando 20 deputati (il minimo per un gruppo parlamentari) e 15 senatori, pari rispettivamente al 3 per cento e al 4,5 per cento delle Assemblee;
si chiede di sapere:
se non si considerano tali dati uno squilibrio in termini assoluti e se riferito ai dati elettorali;
se le figure preposte al controllo siano a conoscenza dei suddetti dati e che misure intendano intraprendere per correggere tali dati;
quali siano le motivazioni di tali squilibri. (302/1520)
RISPOSTA. – Con riferimento all'interrogazione sopra indicata, si riporta di seguito una nota di analisi elaborata dall'Osservatorio di Pavia. La nota è corredata da tre tabelle di riepilogo riportanti rispettivamente per il periodo 17 gennaio-13 febbraio 2015:
1. La presenza dei primi venti soggetti politici nei Notiziari RAI per tempo in voce;
2. La presenza dei primi venti soggetti politici nell'Informazione RAI per tempo in voce;
3. La presenza delle principali forze politiche di opposizione nei notiziari e nell'informazione RAI (percentuale del tempo in voce sul totale della programmazione).
Nota di analisi
• Come noto al di fuori della campagna elettorale e al di fuori dei programmi di comunicazione politica regolamentati dalla legge 28/2000, il pluralismo politico non va valutato sulla base della presenza delle forze e dei soggetti politici in un singolo arco temporale, né sulla base della presenza di una forza o di un soggetto politico in un singolo programma o su una singola testata. Ciò in quanto non vi è una fonte legislativa che disciplini i programmi di informazione (né tanto meno i programmi di intrattenimento misto ad informazione) trasmessi in periodi non elettorali, prevedendo obblighi di proporzionale ripartizione numerica delle presenze degli esponenti.
• Come recentemente chiarito dal Consiglio di Stato nella Sentenza 6067 del 2014, che ha annullato in via definitiva due provvedimenti sanzionatori adottati da Agcom sulla base di criteri meramente quantitativi nei confronti di due programmi di informazione Rai «[...] la contemperazione tra la libertà di informazione ed i principi di completezza e correttezza dell'informazione, obiettività, equità, lealtà, imparzialità, pluralità dei punti di vista e parità di trattamento, altresì tutelati dalla normativa, si presenta come più agevolmente conseguibile avendo riguardo al complesso dell'offerta del servizio pubblico televisivo», e che la garanzia del pluralismo deriva, invece, dalla «sostanziale pari rappresentazione tra tutte le forze politiche di simile peso elettorale, salve le naturali oscillazioni dovute alle esigenze informative e alle sensibilità editoriali di ogni redazione», valutata come detto, «riguardo al complesso dell'offerta del servizio pubblico televisivo».Pag. 485
• La richiamata sentenza del Consiglio di Stato tutela, dunque, indirettamente, le «esigenze informative» e le «sensibilità editoriali», anche se queste portassero alla temporanea sovraesposizione di soggetti o di forze politiche interessate da eventi politici congiunturali di particolare rilevanza: nel caso in oggetto, in particolare, il tentativo da parte di Matteo Salvini di ricostituire una forza unitaria di Centrodestra, e l'organizzazione di una manifestazione anti-governativa da parte del nuovo rassemblement, risulta evento politico rilevante del periodo in oggetto, sotto il profilo della notiziabilità.
• Come confermano i dati prodotti di seguito, relativi ai soggetti individuali, la visibilità data all'azione politica di Salvini non è andata comunque a scapito né della comunicazione dell'azione del Governo (il Presidente del Consiglio è al primo posto, per tempo in voce, sia nella classifica dei soggetti individuali dell'informazione, sia nella classifica dei soggetti individuali nei notiziari, mentre il Ministro Paolo Gentiloni è terzo in quella dell'informazione, a causa delle crisi internazionali che interessano l'Italia e il Ministro dell'Interno Angelino Alfano secondo in quella dei notiziari), né nella comunicazione dell'azione politica delle altre opposizioni: nel totale dell'informazione andata in onda sulla RAI, Daniela Santanchè è il quarto soggetto per tempo in voce, mentre Giovanni Toti è il quinto; nel totale dei notiziari RAI, Giovanni Toti è il quinto, e Paolo Romani è il decimo soggetto per tempo in voce.
• L'analisi dei dati aggregati rende ancora più evidente la visibilità data dalle testate e dai programmi di approfondimento della RAI alle opposizioni diverse dalla Lega nord: nei notiziari, considerando il totale delle testate, la Lega nord ha il 4,2 per cento del tempo in voce, contro il 16,1 per cento di Forza Italia, il 3,9 per cento di SEL, l'11,3 per cento del M5S e l'1,3 per cento di FLI. Nel totale dell'informazione RAI, invece, la Lega ha il 10,7 per cento del tempo in voce, contro il 24,3 per cento di FI, il 3,5 per cento di SEL, il 3,1 per cento del M5S (penalizzato, però, dalle sue scelte comunicative), e lo 0,4 per cento di FLI.
• In conclusione si rammenta come gli eventi congiunturali in periodi così brevi (4 settimane) vanno sempre tenuti in considerazione nella valutazione del pluralismo, valutazione che solo in periodi sufficientemente lunghi (solitamente tre mesi) non sconta la necessità dell'informazione di seguire l'evoluzione contingente del dibattito politico.
Allegati
Tabella 1: La presenza dei primi venti soggetti politici nei Notiziari RAI per tempo in voce, nel periodo 17 gennaio-13 febbraio 2015 (tempi in secondi)
Soggetto | TG1 | TG2 | TG3 | Totale |
Renzi Matteo | 1480 | 895 | 837 | 3212 |
Alfano Angelino | 505 | 368 | 459 | 1332 |
Mattarella Sergio | 478 | 240 | 551 | 1269 |
Salvini Matteo | 264 | 205 | 318 | 787 |
Toti Giovanni | 445 | 220 | 88 | 753 |
Gentiloni Silveri Paolo | 262 | 292 | 139 | 693 |
Boschi Maria Elena | 334 | 54 | 277 | 665 |
Guerini Lorenzo | 302 | 148 | 211 | 661 |
Martina Maurizio | 121 | 410 | 127 | 658 |
Romani Paolo | 299 | 168 | 178 | 645 |
Brunetta Renato | 113 | 86 | 391 | 590
Pag. 486 |
Vendola Nichi | 173 | 200 | 194 | 567 |
Quagliariello Gaetano | 40 | 35 | 472 | 547 |
Boldrini Laura | 181 | 143 | 202 | 526 |
Speranza Roberto | 201 | 117 | 207 | 525 |
Gasparri Maurizio | 85 | 123 | 299 | 507 |
Fitto Raffaele | 173 | 83 | 242 | 498 |
Berlusconi Silvio | 148 | 103 | 176 | 427 |
Fico Roberto | 183 | 139 | 88 | 410 |
Padoan Pier Carlo | 216 | 110 | 70 | 396 |
Tabella 2:La presenza dei primi venti soggetti politici nell'Informazione RAI per tempo in voce, nel periodo 17 gennaio-13 febbraio 2015 (tempi in secondi)
Soggetto | RAI1 | RAI2 | RAI3 | Totale tempo |
Renzi Matteo | 4669 | 25 | 585 | 5279 |
Salvini Matteo | 965 | 0 | 2920 | 3885 |
Gentiloni Silveri Paolo | 0 | 9 | 3007 | 3016 |
Santanchè Garnero Daniela | 0 | 0 | 2603 | 2603 |
Toti Giovanni | 1989 | 0 | 554 | 2543 |
Lupi Maurizio Enzo | 681 | 0 | 1326 | 2007 |
Gasparri Maurizio | 866 | 0 | 1140 | 2006 |
De Micheli Paola | 616 | 0 | 1256 | 1872 |
Fassina Stefano | 731 | 32 | 731 | 1494 |
Nardella Dario | 0 | 716 | 656 | 1372 |
Alfano Angelino | 1275 | 0 | 31 | 1306 |
Martino Antonio | 0 | 1287 | 0 | 1287 |
Centinaio Gian Marco | 0 | 0 | 1141 | 1141 |
Zanetti Enrico | 809 | 0 | 318 | 1127 |
Fiano Emanuele | 0 | 0 | 1099 | 1099 |
Casarini Luca | 0 | 18 | 1012 | 1030 |
Ravetto Laura | 0 | 0 | 939 | 939 |
Migliore Gennaro | 0 | 0 | 926 | 926 |
Orfini Matteo | 0 | 0 | 924 | 924 |
Fitto Raffaele | 0 | 0 | 920 | 920 |
NESCI. — Al Presidente della Rai. – Premesso che:
il signor Luciano Mastropietro è stato assunto in Rai il 9 marzo 1987 come impiegato di nono livello presso l’«Ufficio Telex» della Rai;
nel 1994 Mastropietro veniva trasferito al Tg2/Desk con la mansione di «Impaginazione alla titolazione elettronica»;
nel 2010 il succitato dipendente era ancora trasferito, questa volta alla redazione «Scienze» del Tg2 come assistente ai programmi;
a partire da quest'anno il signor Mastropietro ha cominciato a chiedere il trasferimento presso la sede Rai di Mosca;
le ragioni di tale richiesta sono da attribuire a questioni familiari, poiché in Russia risiedeva la moglie che, nel suddetto periodo, aveva problemi di salute ed era anche incinta;
secondo quanto esposto all'odierna interrogante dallo stesso Mastropietro, in Pag. 487un primo momento il dipendente si era attivato incontrando il dottor Giovanni Masotti – che all'epoca doveva diventare il corrispondente della sede Rai di Mosca – cui aveva chiesto se fosse interessato ad una sua collocazione presso la suddetta sede Rai;
Masotti si dimostrò subito favorevole a tale proposta, vista l'arretratezza della struttura e, a detta dello stesso Masotti, anche delle risorse umane;
stando ancora al racconto di Mastropietro, Giovanni Masotti scrisse all'allora direttore del personale (dottor Luciano Flussi) chiedendo anche solo un distaccamento del Mastropietro di sei mesi, affinché potesse seguire il dopo parto della moglie che, come precisato, non godeva di un buono stato di salute;
l'azienda, nella risposta alla summenzionata missiva, rispondeva che l'unica per il signor Mastropietro era mettersi in aspettativa, proposta però rigettata dato che lo stipendio si sarebbe notevolmente ridotto, tanto che sarebbe stato impossibile far fronte alle spese necessarie per il viaggio e per il sostentamento di moglie e figlio;
a giugno 2011 il signor Mastropietro ha incontrato il direttore del personale Luciano Flussi, con il quale si giunse finalmente ad un accordo: il dipendente Rai avrebbe lavorato con contratto a tempo determinato a Mosca, ma avrebbe dovuto ovviamente lasciare il posto di lavoro – contratto a tempo indeterminato – alla sede Rai di Roma;
il 18 ottobre 2011 il signor Mastropietro ha firmato l'accordo di «risoluzione incentivata» ed è partito per la Russia dove, nei primi mesi, si è dato da fare per ottenere tutta la copiosa documentazione essenziale per il suo trasferimento e la sua permanenza a Mosca;
per quanto riferito dallo stesso Mastropietro, a fine novembre 2011, dopo aver risolto la questione documentale, il consiglio di amministrazione della Rai decideva per la chiusura della sede Rai di Mosca e a maggio 2012, tramite nuova delibera, di mantenere la suddetta sede Rai;
nonostante tale «ripensamento» da parte dei vertici aziendali, il signor Mastropietro non è mai stato assunto, come invece previsto dall'accordo di «risoluzione incentivata»;
come infatti scritto alla stessa azienda pubblica dal legale di Mastropietro, dottor Marco Stefano Marzano in due missive (1 giugno 2012 e 14 settembre 2012), «si prende atto che, nonostante il lunghissimo periodo ormai trascorso, codesta azienda non ha ancora dato seguito all'impegno di assumere il mio assistito, successivamente alla data sopra richiamata, presso l'ufficio corrispondenza della sede di Mosca. Rammento che il rispetto di tale impegno, in attesa del quale – peraltro – il mio cliente si è stabilito nella città di Mosca e ha sostenuto ingenti spese, anche per la richiesta dei permessi di soggiorno e di lavoro, era condizione essenziale degli accordi economici per la quantificazione della somma accettata dal sig. Mastropietro quale incentivazione alla risoluzione del rapporto»;
per l'accettazione dell'accordo, infatti, il signor Mastropietro aveva accettato una liquidazione di 84.500 euro lordi quale incentivazione alla risoluzione del rapporto, di gran lunga inferiore rispetto a quanto gli sarebbe spettato, tanto che, nella missiva succitata del 14 settembre 2012, l'avvocato Marzano comunicava che «il mio cliente ritiene congruo rideterminare la somma a titolo di incentivazione alla risoluzione in euro 220.000,00 lordi»;
in alternativa, continuava la summenzionata lettera, «codesta azienda, stante la commentata inefficacia dell'accordo di risoluzione del 18.10.2011, potrà riassumere il sig. Mastropietro con efficacia retroattiva al 1o novembre 2011, alle medesime condizioni contrattuali allora in essere e corrispondendo tutti gli emolumenti arretrati: diritto che il mio assistito si riserva di far valere in sede giudiziaria in caso di mancato accordo sul compenso incentivante sopra precisato»;Pag. 488
a tali missive la Rai rispondeva, per il tramite del vice direttore dell'Ufficio Risorse Umane e Organizzazione, dottor Luigi Melani, il 27 settembre 2012;
nella suddetta risposta, si legge che «non possiamo che riconfermare che il rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato tra la RAI e il sig. Mastropietro è cessato alla data del 31 ottobre 2011»;
alle richieste del signor Mastropietro, la Rai ha risposto avanzando un innalzamento di soli 10 mila euro alla cifra pattuita (da 84.500 euro a 94.500), giustificato dal fatto che «tra le condizioni di risoluzione era contemplata la successiva utilizzazione del lavoratore con un contratto di lavoro autonomo [...] presso l'allora ufficio di corrispondenza di Mosca con un compenso pattuito con i nostri competenti uffici di lordi euro 10.000,00»;
ad oggi si sono svolte in tribunale tre udienze, durante le quali il giudice ha riconosciuto al signor Mastropietro un innalzamento della cifra pattuita a 100 mila euro, cifra però rifiutata dallo stesso Mastropietro, in attesa della sentenza definitiva che si terrà, salvo imprevisti, il 5 marzo;
si chiede di sapere:
se non ritenga doveroso e urgente rispettare l'accordo che la Rai ha sottoscritto con il signor Mastropietro.
(303/1533)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue. La Rai si atterrà alle determinazioni che saranno assunte dai competenti organi giurisdizionali.
FICO. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. – Premesso che:
il vigente contratto nazionale di servizio stipulato dalla Rai-Radiotelevisione italiana Spa e dal Ministero dello sviluppo economico stabilisce che la concessionaria è tenuta a realizzare una offerta complessiva di qualità, in grado di originare presso i cittadini una percezione positiva del servizio pubblico «sotto il profilo dell'adeguatezza dei contenuti della programmazione rispetto alla specificità della missione che è chiamata a svolgere»;
per raggiungere tali obiettivi la Rai, nel rispetto delle previsioni dell'articolo 45 del Testo unico dei servizi di media audiovisivi, è tenuta ad improntare la propria offerta ad una serie di principi e criteri, fra i quali: promuovere il lavoro e le relative condizioni, i temi dei diritti civili, della solidarietà e della sussidiarietà orizzontale, l'attenzione alla famiglia, la tutela dei minori e delle fasce deboli;
il citato contratto di servizio afferma che la Rai è tenuta altresì ad applicare i principi, i criteri e le regole di condotta contenuti nel Codice etico e nella Carta dei doveri degli operatori del servizio pubblico, «inteso come l'insieme dei valori che Rai riconosce, accetta e condivide e l'insieme delle responsabilità che Rai assume verso l'interno e verso l'esterno»;
il principio della responsabilità sociale informa l'intera programmazione della Rai, compresi i programmi di intrattenimento. Il punto 2.1.3.1 del Codice Etico afferma che «la Rai è consapevole dell'influenza, anche indiretta, che le proprie attività possono avere sulle condizioni, sullo sviluppo economico e sociale e sul benessere generale della collettività, nonché dell'importanza dell'accettazione sociale da parte della comunità in cui opera»;
da diversi anni, la trasmissione «Affari Tuoi», messa in onda da Rai Uno e rientrante nella categoria dei giochi televisivi a premi, è oggetto di critiche diffuse, in particolare da parte di alcune associazioni di consumatori, sia per il messaggio sotteso alla trasmissione stessa, sia per le sue modalità di svolgimento e le presunte irregolarità nell'assegnazione dei premi;
il programma televisivo satirico «Striscia la notizia» ha evidenziato che in diverse puntate di «Affari Tuoi» andate in onda nel mese di gennaio del 2015, sono Pag. 489stati assegnati costantemente, nei minuti finali, pacchi di elevato valore economico (non meno di centomila euro, cinquecento mila euro il 17 gennaio, un milione di euro il 25 gennaio);
da qui il sospetto che l'abbinamento tra pacchi e premi sia soggetto a manipolazioni, al fine di mantenere alta la suspense e la tensione dei telespettatori fino alla fine della trasmissione;
in passato tali sospetti sono stati oggetto di valutazione anche da parte del giudice ordinario, nell'ambito di un processo per diffamazione intentato dalla concessionaria pubblica nei confronti di RTI Spa. Anche in quel caso il programma «Striscia la notizia», a partire dalla significativa e costante entità dei premi assegnati nella trasmissione «Affari Tuoi», aveva sollevato dubbi circa la genuinità del gioco;
il giudice di primo grado, nel rigettare la domanda della Rai, ha affermato che le notizie divulgate da «Striscia la notizia» non potevano ritenersi diffamatorie, anche perché i sospetti di irregolarità del gioco dei pacchi erano fondati (concorrenti che, prima di scegliere i pacchi, scrutavano ripetutamente e visibilmente i numeri scritti sul palmo della mano; i dati sui ritardati tempi di estrazione dei pacchi associati ai premi più consistenti; infine, soprattutto, la «permanente ed omogenea concentrazione dei premi più importanti nelle ultime fasi del gioco», del tutto irrealistica alla luce del calcolo della probabilità considerato in sede processuale e non contestato dalla Rai);
con le medesime motivazioni, la Corte di Appello di Roma, in data 17 dicembre 2014, ha confermato la decisione di primo grado;
la questione è stata esaminata anche in sede penale. Nell'ottobre del 2013, il GUP del Tribunale di Roma ha rilevato che «l'intero format di Affari Tuoi aveva scelto tecniche procedurali e tecniche di controllo che non garantivano la dovuta trasparenza»;
recentemente, nell'ambito di una puntata di «Striscia la notizia», la Presidente della Rai ha assicurato che sarebbero stati eseguiti i necessari approfondimenti sulla questione;
il servizio pubblico radiotelevisivo ha l'obbligo di dare conto pubblicamente e nella massima trasparenza delle modalità di svolgimento di una propria trasmissione fondata su un gioco a premi, con consistenti vincite in denaro, soprattutto alla luce delle irregolarità contestate. Tali irregolarità sono emerse anche in sede processuale, ma sarebbe in ogni caso offensivo della logica ritenerle infondate sol perché il calcolo delle probabilità, per definizione, non consente di affermare una verità assoluta;
a prescindere dal profilo della genuinità del gioco a premi, la trasmissione «Affari Tuoi», finanziata attraverso il canone pagato dai cittadini, non appare coerente con il principio di responsabilità sociale della Rai. Essa, infatti, si fonda sulla speranza del facile guadagno attraverso una modalità di gioco basata solo ed esclusivamente sull'azzardo, con ricadute diseducative anche per le giovani generazioni;
«Affari Tuoi» è quindi un format estraneo alla stessa missione del servizio pubblico radiotelevisivo, che anche nella sua programmazione d'intrattenimento deve tenere conto dell'influenza che essa può rivestire sulla collettività, dell'impatto che può avere sulle fasce più deboli della popolazione, anche alla luce dei numeri spaventosi del gioco d'azzardo nel contesto della crisi economica;
si chiede di sapere:
se non ritengano doveroso ed improcrastinabile, alla luce di quanto avvenuto nel corso degli ultimi anni, rispondere pubblicamente e nella massima trasparenza ai sospetti di irregolarità del gioco a premi nella trasmissione «Affari Tuoi», con particolare riguardo ai filmati, peraltro visionati in sede processuale, dei concorrenti, che prima di scegliere i pacchi, scrutavano ripetutamente e visibilmente i numeri scritti sul palmo della mano, oppure circa l'improbabile coincidenza della «permanente ed omogenea concentrazione dei premi più importanti nelle ultime fasi del gioco»;Pag. 490
se non ritengano in ogni caso che il format della trasmissione «Affari Tuoi», basato solo ed esclusivamente sul gioco d'azzardo, sia incompatibile con il principio della responsabilità sociale e, più in generale, con la missione del servizio pubblico radiotelevisivo, il quale dovrebbe contrastare la piaga del gioco d'azzardo anziché alimentarla attraverso trasmissioni diseducative e quanto mai inopportune nell'attuale contesto economico.
(304/1535)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra menzionata si informa di quanto segue.
Il programma «Affari Tuoi», in onda da una decina d'anni su Rai Uno nella fascia oraria c.d. di access time (quella che, in sostanza, precede il programma di prima serata) vede protagonisti 20 concorrenti che rappresentano le regioni italiane; da quest'anno, al fine di ampliare il senso di partecipazione al programma, i concorrenti possono avere il supporto di parenti, amici e colleghi in collegamento con lo studio per commentare la loro partita.
Il programma – che, come si vedrà di seguito, viene trasmesso in numerosi Paesi, da emittenti sia pubbliche che private – è stato organizzato nella direzione di assicurare la massima trasparenza nello sviluppo del gioco; sotto tale profilo, ad esempio, è stato definito uno specifico regolamento (riportato di seguito). Il programma è stato qualificato dal competente Ministero delle Attività Produttive come «gioco a premi» e, quindi, ricade sotto una articolata disciplina di requisiti che è sottoposta alla approvazione dello stesso Ministero che è anche incaricato della successiva vigilanza, ai fini della tutela della pubblica fede, secondo indicazioni di legge assai stringenti. Ancora, le caratteristiche che connotano il programma sono le stesse di altri 73 Paesi (di cui si riporta di seguito l'elenco), in nessuno dei quali sono state rilevate criticità sotto il profilo dell'istigazione al «gioco d'azzardo».
Il programma, come detto, rappresenta da anni un elemento decisamente strategico nella strutturazione del palinsesto della prima rete; al fine di evitare che i tentativi da tempo in atto di mettere in dubbio la regolarità del gioco possano incidere sui positivi risultati del programma, la Rai ha comunque ritenuto – fermo restando quando sopra detto – di avviare una indagine interna con l'obiettivo di dissipare qualunque possibile dubbio su un programma, come detto, strategico per il palinsesto di Rai Uno.
Sotto il profilo economico, si segnala che il programma non rientra nell'ambito dei generi predeterminati di cui all'articolo 9 del Contratto di servizio 2010-2012: i relativi costi, pertanto, sono inseriti all'interno dell'Aggregato B (cui non sono attribuiti ricavi da canone di abbonamento) del conto economico redatto secondo lo schema di contabilità separata in coerenza con le previsioni del Testo Unico dei Servizi Media Audiovisivi e Radiofonici. Si riporta di seguito la tabella riepilogativa dei valori del bilancio 2013 redatto secondo lo schema della contabilità separata da cui emerge come i ricavi da canone siano integralmente attribuiti all'Aggregato A.
CROSIO, CAPARINI. — Al Presidente e al Direttore generale della Rai. — Premesso che:
i sottoscritti in data 6 febbraio 2015 avevano presentato un'interrogazione in merito alla trasmissione radiofonica in codifica digitale DAB (Digital Audio Broadcasting) chiedendo quali siano i programmi del servizio pubblico radiotelevisivo RAI per sviluppare questa nuova tecnologia che risulta avere innumerevoli vantaggi rispetto a quella analogica;
la RAI, nel mese di dicembre, ha avviato una procedura aperta per l'affidamento della fornitura di trasmettitori FM di bassa potenza per un importo che si aggira intorno a 9,5 milioni di euro e, al momento sembra aver, invece, accantonato l'idea di emanare un bando relativamente a 60 nuovi impianti – per un costo di circa 6 milioni di euro – per l'estensione della rete DAB+ da attivare entro la fine del 2015 con i quali la RAI avrebbe dovuto estende le attuali coperture per poi procedere ad un graduale spegnimento della «vetusta» tecnologia analogica. L'unica gara d'appalto relativa alla radio digitale è quella, a fine 2013, – di circa 450 mila euro – relativa alla riconversione degli impianti DAB in DAB+;
a differenza dello switch-off del digitale terrestre televisivo, sembra che la digitalizzazione della radiofonia nazionale non rientri tra le priorità del servizio pubblico. Alla nostra richiesta – nella sopra citata interrogazione – di conoscere le motivazioni per le quali la RAI abbia preferito procedere, in via prioritaria, alla fornitura di trasmettitori FM anziché procedere all'installazione di 60 impianti DAB+, nella risposta ricevuta non è stato in realtà dato alcun riscontro;
nella risposta ricevuta si specifica che la RAI attualmente copre con il servizio DAB+ circa il 40 per cento della popolazione nazionale utilizzando 18 siti trasmittenti ed irradiando 10 programmi nazionali. La RAI rappresenta uno dei tre consorzi che attualmente si occupano della digitalizzazione della radiofonia insieme a Club Dab e Euro Dab Italia, operatori privati che hanno digitalizzato oltre il 65 per cento del territorio con maggiore attenzione alle reti autostradali con 4.500 chilometri coperti. Purtroppo, risulta che la copertura del 40 per cento, dichiarata da Rai Way, – dato per altro teorico/dichiarato – altro non sia quella realizzata in DAB, già raggiunta 10 anni fa, e solo aggiornata nello standard DAB+, concentrata tra l'altro solo nelle maggiori città, non portando concretamente ad alcuna espansione, mancando quindi all'impegno di «[...] sviluppare concretamente le trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale secondo i nuovi standard trasmissivi che costituiscono l'evoluzione del DAB [...]»;
con la delibera dell'AGCOM n.180/12/CONS l'Autorità ha ritenuto opportuno avviare un progetto pilota nella Provincia autonome di Trento e definire un piano provvisorio di assegnazione delle frequenze per il servizio radiofonico digitale terrestre nelle Province autonome di Trento e di Bolzano, progetto che poi è stato esteso all'intera Regione Trentino-Altro Adige con l'adozione della delibera n. 383/13/CONS del 20 giugno 201;
la RAI, però, non è ancora riuscita a completare la copertura della provincia di Trento dove sono operativi solo 4 impianti per un 40 per cento circa di copertura, mentre la RAS (Radiotelevisione Azienda Speciale) a Bolzano ha acceso ben 26 ripetitori per assicurare il 98 per cento della copertura. Quindi non è comprensibile come intenda la RAI coprire il 98 per cento della popolazione delle nuove aree della Valle d'Aosta, Piemonte Occidentale e Umbria non avendo ancora emanato alcun bando per l'installazione degli impianti necessari;
la RAS, inoltre, ha già portato il segnale DAB+ in 22 gallerie senza alcun problema mentre la RAI ancora non l'ha realizzata ma, non solo, la copertura di Isoradio in FM sembra essere ancora alquanto insufficiente;
segnaliamo, inoltre, come la Rai essendo «[...] tenuta a sviluppare concretamente Pag. 492le trasmissioni radiofoniche in tecnica digitale secondo i nuovi standard trasmissivi che costituiscono l'evoluzione del DAB [...]» neanche partecipi ai lavori delle commissioni dell'associazione no-profit europea per lo sviluppo della radio digitale, più conosciuta come WorldDMB, di cui fanno parte invece la BBC, ARD, RSI, Radio France e tanti altri operatori pubblici e privati che, tutti insieme, stanno pianificando lo spegnimento delle rispettive FM nazionali a favore dei contribuenti, stante i notevoli risparmi che derivano da questa nuova tecnologia;
si chiede di sapere:
quali siano le motivazioni per le quali la RAI non abbia ancora proceduto all'installazione dei 60 impianti Dab+ e se abbia previsto un programma che preveda il luogo e la copertura che verranno ad offrire questi nuovi impianti o perché non vengano contemporaneamente avviati entrambi i progetti ovvero i nuovi impianti digitali e il potenziamento degli FM;
in relazione ai trasmettitori FM, quanti siano gli impianti operativi su tutto il territorio nazionale nonché a quanto ammonti il costo per il consumo di energia elettrica dei suddetti impianti e, inoltre, a quanto ammonta il totale dei contratti di manutenzione degli stessi;
quando il servizio pubblico intenda completare la copertura con la Radio Digitale dell'intera Provincia di Trento portando la copertura della provincia almeno al 98 per cento del territorio, come RAS ha già fatto per la provincia di Bolzano;
in quale momento – essendo la RAI già assegnataria di un intero blocco, in singola frequenza, su tutto il territorio nazionale al pari dei 2 operatori di rete per le radio private nazionali – abbia intenzione di completare la copertura nazionale, con tutti i programmi radiofonici di radio RAI in digitale, visto che è da almeno 15 anni è ferma al 40 per cento teorico/dichiarato;
quando la RAI voglia realizzare la copertura sia indoor (nelle case dei residenti) che outdoor (o del territorio) al fine di prevede un livello di servizio pari ad almeno il 98 per cento del territorio nelle province già identificate da AGCOM della Valle d'Aosta, Piemonte Occidentale ed Umbria;
quando sia intenzionata ad aggiungere nelle città già coperte da oltre 15 anni dal segnale radiofonico digitale di RAI – ed elencate al sito di Rai Way quali Roma, Milano, Venezia, Bologna, Padova etc. – i 2 canali locali Rai1 «Locale» e Rai 2 «Locale», come è già stato fatto a Trento, così da evitare di costringere l'ascoltatore a commutare da DAB a FM solo per ascoltare i notiziari locali;
con quali tempi la RAI sia disposta a portare il segnale digitale DAB+, che sappiamo essere estremamente utile in caso di incidente, nelle principali gallerie del Paese quali, ad esempio, la nuova variante di valico e nelle lunghe gallerie di passo quali quella del Monte Bianco etc.;
se sia orientata ad aderire all'associazione no profit internazionale WorldDMB che si sta occupando, in tutti i paesi europei, di armonizzare il passaggio al digitale delle Radio Nazionali, da FM a DAB+, così da poter avere almeno un rappresentante presente sia ai tavoli tecnici che ai tavoli marketing, automotive, EWS etc., ed in particolare nella commissione DSO (Digital SwitchOver Group) che sta partecipando al raggiungimento dei parametri di copertura e di ascolti che avrà luogo allo spegnimento dell'FM nazionale per omogeneità ed a supporto della mobilità. (305/1536)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione sopra citata si informa di quanto segue.
Rai attualmente copre con il suo servizio Dab+ circa il 40 per cento della popolazione nazionale utilizzando 18 siti trasmittenti ed irradiando 10 programmi nazionali. L'estensione della copertura della rete Rai fino all'ottanta per cento della popolazione è prevista entro il 2018.Pag. 493
Ad oggi una delle principali cause ostative al raggiungimento di una copertura analoga a quella attuale della FM è rappresentata dall'ancora incompleto piano di assegnazione di frequenze destinate al broadcast radiofonico digitale. Rai, infatti, è assegnataria di un blocco in esclusiva per la realizzazione di una rete digitale radiofonica (12B); tale blocco non è interamente coordinato a livello internazionale e, pertanto, non è utilizzabile sull'intero territorio italiano. Inoltre, si evidenzia, che la regionalizzazione dei contenuti richiede una differenziazione – su base regionale o macroregionale – delle risorse in frequenza assegnate alla Concessionaria.
Per il completamento della copertura è necessario inoltre – come già evidenziato nei riscontri forniti a precedenti interrogazioni sul tema – avviare un progetto Paese che coinvolga le istituzioni e tutti gli operatori interessati e che richiede, tra le altre cose:
un forte coinvolgimento dell'industria dei ricevitori per assicurare la disponibilità ed economicità degli apparati (va posta particolare attenzione anche alle case automobilistiche) al fine di incrementare il livello di penetrazione dei servizi esistenti;
la definizione di accordi con le società autostradali (proprietarie degli impianti a raso e in galleria);
la definizione infine di una eventuale data nazionale di switch-off della FM (che è attualmente la tecnologia di gran lunga più utilizzata dall'utenza per l'accesso ai contenuti radiofonici e per la quale risultano ancora necessari investimenti finalizzati al mantenimento degli attuali livelli di servizio).
L'assenza di un PNAF per il broadcast radiofonico digitale compiutamente definito e di una strategia di sistema finalizzata allo switch off dei servizi radiofonici analogici hanno pertanto determinato il rallentamento dello sviluppo della rete Dab+ Rai, ferma restando la strategicità del progetto e l'intenzione della Concessionaria di operare in sintonia con organizzazioni nazionali ed internazionali al fine di definire le condizioni tecniche più adeguate per la transizione alla diffusione radiofonica digitale.
Per quanto attiene alla Rete di Diffusione analogica radiofonica di Rai Way, primaria rete radiofonica italiana per capillarità e continuità del servizio, questa è caratterizzata da servizi su scala nazionale, regionale e locale in Modulazione di Frequenza (FM); sotto il profilo dei canali, tale rete irradia i programmi di Rai radio1 (con all'interno anche programmazione regionale), Rai radio2, Rai radio3, Isoradio, GR Parlamento, nonché taluni programmi destinati alle minoranze linguistiche. Sotto il profilo tecnico, la rete è strutturata su oltre 950 stazioni trasmittenti, in cui operano poco più di 3 mila impianti.
Con riferimento al tema del costo per il consumo di energia elettrica dei suddetti impianti, si ritiene opportuno segnalare che tale voce si inserisce all'interno del corrispettivo onnicomprensivo per i servizi prestati da Rai Way a favore di Rai; da ultimo, sul tema della manutenzione – anch'essa ricompresa nel corrispettivo di cui sopra – questa viene svolta pressoché integralmente da risorse interne.