ALLEGATO 1
Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni (Testo unificato Doc. XXII, n. 9 Duranti e Doc. XXII, n. 39 Lorefice).
PARERE APPROVATO
La I Commissione,
esaminato il testo unificato Doc. XXII, n. 9 Duranti e abbinati, recante «Istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nano particelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni», come risultante dagli emendamenti approvati dalla Commissione di merito;
ricordato che l'articolo 82 della Costituzione prevede che ciascuna Camera possa disporre inchieste su materie di pubblico interesse;
rilevato che non sussistono motivi di rilievo sugli aspetti di legittimità costituzionale,
esprime
PARERE FAVOREVOLE.
Pag. 11ALLEGATO 2
5-02597 Spessotto: Sull'applicazione dell'articolo 26 della direttiva CE 2002/22/CE in materia di numero unico delle emergenze.
TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA
Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione all'ordine del giorno gli onorevoli Spessotto e Frusone chiedono al Governo l'adozione delle iniziative necessarie a dare piena e tempestiva applicazione su tutto il territorio nazionale alla direttiva europea sul numero unico delle emergenze 112.
Rappresento che l'Italia, caratterizzata da una complessa e particolare architettura istituzionale delle autorità preposte alle numerazioni di emergenza, ha avviato nel tempo diverse progettualità, in linea con le direttive e le norme europee, il cui stato di avanzamento passo a illustrare brevemente.
Nella provincia di Salerno è attivo, dal 2008, un modello sperimentale basato sull'afflusso delle chiamate rivolte al 112 e 113 a una centrale telefonica, che provvede a ripartirle automaticamente tra la Polizia di Stato e l'Arma dei Carabinieri in base alla prossimità e, comunque, al 50 per cento.
Sul resto del territorio nazionale è in atto la cosiddetta «Soluzione ponte», gestita dai Carabinieri, che prevede la possibilità di richiedere l'assistenza medica o l'intervento di soccorso tecnico urgente dei Vigili del Fuoco ovvero di segnalare le emergenze inerenti all'ordine e alla sicurezza pubblica, mediante la numerazione del 112.
Con tale sistema, le centrali operative dell'Arma sono in grado di localizzare e identificare il chiamante, di interloquire in multilingue e di trasferire la chiamata ad una amministrazione diversa, a seconda delle necessità. Tale soluzione ha consentito di tamponare la procedura d'infrazione avviata nel 2006 dalla Commissione europea per ritardi nell'attuazione delle direttive europee in materia.
Un'estensione del modello sperimentale adottato a Salerno si è realizzata con il progetto «Numero unico europeo – NUE 2009 integrato», nel cui ambito la Polizia di Stato e l'Arma dei Carabinieri hanno proceduto alla digitalizzazione e alla predisposizione tecnologica delle centrali e sale operative in 43 province.
Il progetto, che individua come punto di risposta di 1o livello proprio la Polizia di Stato e l'Arma dei Carabinieri, consente la localizzazione e l'identificazione del chiamante e il trasferimento della chiamata al 115 e al 118. L'iniziativa, avviata nel luglio 2014 nelle province di Biella e Rimini e proseguita nel dicembre 2014 in quella di Brindisi, sarà estesa gradualmente alle altre 40 province individuate.
Un ulteriore progetto in itinere è costituito dal cosiddetto modello «Call Center Laico» operativo in provincia di Milano e in altre cinque province della Lombardia.
In questo modello, il punto di risposta di 1o livello è presidiato da operatori non appartenenti alle Forze di polizia ma, appunto, «laici» e gestiti dalla regione che li seleziona in base a specifici requisiti di professionalità. Questi ultimi, che nell'esercizio delle loro funzioni sono «incaricati di pubblico servizio», hanno il compito di verificare la richiesta del cittadino e inoltrare immediatamente la chiamata, corredata di una scheda-contatto contenente le prime informazioni assunte, al Pag. 12punto di risposta di 2o livello costituito dall'amministrazione competente alla trattazione dell'evento.
La sperimentazione del modello laico ha prodotto risultati positivi sia in termini di efficacia della gestione delle chiamate sia per la celerità nella trattazione degli eventi.
La Commissione consultiva interministeriale, della quale il Ministro dell'interno si avvale, ai sensi del decreto legislativo n. 259 del 2003, per esercitare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, i poteri di indirizzo e coordinamento per la realizzazione del Numero unico europeo 112, ha svolto di recente un'analisi ricognitiva dello stato di attuazione delle varie progettualità in corso di realizzazione, ai fini della successiva valutazione del modello da adottare sul territorio nazionale.
Tale organo ha elaborato un documento condiviso fra tutte le Amministrazioni statali coinvolte e la Conferenza Stato-regioni, che individua quale modello ottimale quello del «Call Center Laico», alla cui adozione – peraltro – alcune regioni hanno già manifestato interesse. Mi riferisco al Lazio, alla Sicilia, al Friuli Venezia Giulia, alla Valle d'Aosta e alla provincia autonoma di Trento.
Anche la realizzazione del progetto NUE 2009 integrato è ritenuta comunque un presupposto tecnologico necessario, indipendentemente dal modello che verrà selezionato per la gestione delle chiamate di emergenza.
Concludo, rappresentando che la legge di stabilità 2015 ha destinato, per il triennio 2015-2017, ulteriori risorse finanziarie all'attuazione su tutto il territorio nazionale della direttiva europea sul numero unico delle emergenze 112. Ciò consentirà l'implementazione del sistema, auspicabilmente attraverso il coinvolgimento organizzativo e finanziario delle regioni, che costituiscono il riferimento più diretto e immediato per le competenze in materia sanitaria.
ALLEGATO 3
5-02650 L'Abbate: Sulla sicurezza del territorio del comune di Conversano.
TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA
Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole L'Abbate, unitamente ad altri deputati, pone all'attenzione del Ministro dell'interno la recrudescenza dei fenomeni di criminalità nella città di Conversano, chiedendo adeguate misure volte a garantire la sicurezza pubblica e un rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine sul territorio.
Effettivamente, nel 2013 e nel primo semestre del 2014, nel territorio di quel comune si erano registrati reiterati attentati incendiari, sparatorie in strada e atti intimidatori, molti dei quali inquadrabili come azioni dimostrative nell'ambito dello scontro tra consorterie malavitose locali. Tali episodi, unitamente all'incremento di alcune tipologie di reati contro il patrimonio, avevano suscitato una certa preoccupazione nell'opinione pubblica e nelle stesse forze politiche locali che, in più occasioni, avevano discusso del problema in seno al consiglio comunale.
Sul tema lo stesso onorevole L'Abbate aveva rivolto al Ministro dell'interno una prima interrogazione alla quale ho risposto in questa Commissione nel febbraio dello scorso anno.
In questo contesto, nel marzo dello scorso anno il prefetto di Bari aveva incontrato esponenti politici dell'Amministrazione locale, rappresentanti delle categorie produttive e della società civile, per ascoltare la voce di tutte le componenti della vita cittadina in ordine alle problematiche espresse da quel territorio, al fine di individuare soluzioni efficaci attraverso un'azione improntata alla collaborazione comune.
Tuttavia, i report delle autorità di pubblica sicurezza della provincia di Bari delineano uno scenario in evoluzione positiva. Viene rappresentato che, alla luce delle dinamiche criminose recenti, la situazione della sicurezza pubblica a Conversano, sebbene vi siano segnali che richiedono un costante monitoraggio delle Forze di polizia, registra a partire dal secondo semestre del 2014 una notevole riduzione dei delitti ad alto impatto mediatico che avevano caratterizzato i periodi temporali precedenti.
Il miglioramento della situazione complessiva appare confermato dai dati statistici più recenti. Se, infatti, la delittuosità generale a Conversano in tutto l'anno 2013 aveva fatto registrare un aumento del 4,3 per cento nel confronto con il 2012, con significativi incrementi delle rapine, dei danneggiamenti e degli incendi, il raffronto dei dati dei primi dieci mesi del 2014 rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, evidenzia una riduzione della delittuosità del 3 per cento, che addirittura sfiora il 50 per cento per le rapine, gli incendi e i danneggiamenti. L'unico dato in controtendenza è quello relativo ai furti in genere, che segnano un incremento complessivo del 3 per cento.
La positiva evoluzione della sicurezza pubblica è connessa, secondo l'analisi delle autorità provinciali di pubblica sicurezza, all'arresto, effettuato nel maggio 2014 da personale dell'Arma dei carabinieri, di Nicola Antonio La Selva, ritenuto capo di Pag. 14uno dei due sodalizi criminali dominanti in città.
Soggiungo che nei confronti dello stesso La Selva è stata eseguita, lo scorso 10 febbraio, un'ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere, nell'ambito di un'operazione che ha portato all'adozione di un analogo provvedimento restrittivo nei confronti di altri 12 componenti del suo clan.
Nonostante l'efficacia dell'azione di prevenzione e contrasto della criminalità condotta dalle Forze di polizia, e segnatamente dall'Arma dei carabinieri, a Conversano permane un quadro delinquenziale di rilievo derivante dalla contrapposizione tra i due sodalizi criminali che si contendono il controllo dei traffici illeciti nell'ambito cittadino, in particolare lo spaccio di sostanze stupefacenti. Il primo facente capo al citato Nicola Antonio La Selva, il secondo guidato da Rocco Panarelli, attualmente detenuto presso la casa circondariale di Brindisi per avere attentato nell'agosto del 2013 alla vita del La Selva.
Le azioni ritorsive poste in essere reciprocamente dalle due consorterie al fine di ottenere il predominio territoriale hanno avuto ad oggetto quasi esclusivamente personaggi appartenenti ai due gruppi criminali. Sui singoli episodi delittuosi l'Arma dei Carabinieri è impegnata in una specifica attività investigativa volta alla individuazione degli autori.
Il quadro degli interventi che ho appena delineato consente di asserire che, al di là della percezione della cittadinanza, la situazione della sicurezza pubblica a Conversano è continuamente monitorata e sostanzialmente sotto controllo.
Quanto alla maggiore presenza delle Forze dell'ordine richiesta dagli onorevoli interroganti, informo che a Conversano vi è una significativa presenza dell'Arma dei carabinieri con un Comando stazione che dispone di un organico di 15 militari, pari a quello previsto.
Alle attività di prevenzione generale e di repressione dei reati l'Arma dei carabinieri concorre anche attraverso il Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Monopoli e, all'occorrenza, attraverso un contingente della Compagnia intervento operativo dell'11o Battaglione Carabinieri Puglia.
Aggiungo che la questura di Bari, pur non disponendo a Conversano di un proprio presidio fisso, mantiene sempre alta l'attenzione nei confronti del comprensorio in cui è inserita la cittadina, sia sotto il profilo dell'attività di prevenzione attraverso servizi straordinari di controllo del territorio disposti periodicamente, sia sul versante della repressione e del contrasto delle varie fenomenologie criminose, con particolare riguardo a quelle legate alla criminalità organizzata ed allo spaccio degli stupefacenti.
Infine, con riferimento all'Amministrazione comunale, gli onorevoli interroganti chiedono se vi sia l'intenzione di accertare eventuali infiltrazioni criminali attraverso una commissione di accesso.
Voglio assicurare che la situazione degli enti locali è costantemente seguita dalla prefettura che, ricorrendo le condizioni di legge e nell'ambito dei poteri dalla medesima conferiti, valuta e adotta, caso per caso, ogni iniziativa utile ad intercettare e reprimere eventuali fenomeni di infiltrazione o condizionamenti malavitosi.
ALLEGATO 4
5-04568 Pili: Sull'esecuzione dello sfratto di un'azienda agricola di Arborea.
TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA
Signor Presidente, onorevoli deputati, l'interrogazione dell'onorevole Pili è incentrata sull'operazione di rilascio forzoso di un immobile adibito ad azienda agricola di proprietà del signor Giovanni Spanu, avvenuta lo scorso 22 gennaio nel comune di Arborea su incarico del giudice dell'esecuzione del tribunale di Oristano.
L'operazione è stata l'atto conclusivo di una procedura esecutiva lunga e travagliata che merita di essere ripercorsa negli aspetti salienti, anche perché solo così si comprende come lo sgombero sia stato l’extrema ratio susseguente all'effettuazione senza esito di ogni utile tentativo di addivenire a una composizione bonaria della vicenda.
Questa ha avuto inizio con la vendita all'asta giudiziaria della predetta azienda, avvenuta nel novembre 2011, e il successivo trasferimento di proprietà all'imprenditore aggiudicatario della gara, disposto dal tribunale di Oristano nell'aprile 2012.
Fin dai primi mesi dell'anno 2013, il nuovo proprietario ha inutilmente cercato di prendere possesso dell'azienda, in quanto la famiglia Spanu, in più occasioni, si è opposta all'esecuzione immobiliare.
Nel mese di marzo 2014, il signor Spanu ha avanzato un'istanza di sospensione del provvedimento giudiziario motivata dall'intenzione di riacquistare il bene conteso con l'accensione di un mutuo e di un'apertura di credito sulla base di una trattativa avviata – con l'interessamento del comune di Arborea – con l'istituto CreditAgrItalia tramite la Banca di Arborea.
L'iniziativa è stata favorevolmente considerata dal giudice dell'esecuzione del tribunale di Oristano, che ha deciso di soprassedere all'esecuzione dello sfratto già programmato per lo stesso mese di marzo.
In assenza di riscontri da parte del signor Spanu, il giudice dell'esecuzione, nel successivo mese di maggio, ha disposto di dare corso allo sgombero che, tuttavia, l'ufficiale giudiziario non ha potuto eseguire per l'opposizione sia dei componenti della famiglia Spanu, che avevano minacciato atti autolesionistici, sia di un presidio permanente, creatosi fin dal mese di marzo presso i terreni dell'azienda agricola, di circa trenta persone appartenenti a diverse aree dell'indipendentismo sardo e del movimento 9 dicembre.
Il 20 maggio, su istanza del legale del signor Spanu, si è tenuta presso la prefettura di Oristano una riunione per verificare la praticabilità delle ipotesi di soluzione del contenzioso in atto. L'incontro, a cui hanno partecipato il presidente della provincia, il sindaco di Arborea, i legali delle parti in causa, i rappresentanti della Banca di Arborea, di «Agrifidi» Sardegna e di «Sardafidi» Sardegna, non ha consentito di pervenire agli esiti auspicati, a fronte della acclarata impossibilità di erogare il credito richiesto dal signor Spanu per l'insussistenza dei requisiti necessari. Nella circostanza, è stata altresì presa in considerazione l'istanza del legale del signor Spanu di sottoporre l'argomento all'attenzione della regione Sardegna, nell'intento di pervenire possibilmente ad una positiva risoluzione dello stesso.Pag. 16
Il Prefetto ha quindi inoltrato due lettere al presidente della regione Sardegna.
Con la prima, si portava all'attenzione il caso del signor Spanu e le più generali implicazioni ad esso sottese, allo scopo di ricercare un impegno sinergico per favorirne la soluzione. Con la seconda, risalente al luglio 2014, il prefetto rappresentava che i due mesi di sospensione dell'esecuzione dello sfratto, accordati nella riunione del 20 maggio, erano prossimi alla scadenza e che l'ufficiale giudiziario aveva comunicato di dover dare corso all'attività esecutiva.
Nel successivo mese di agosto, su richiesta del legale del signor Spanu, il giudice dell'esecuzione ha concesso un'ulteriore proroga di un mese, al fine di consentire all'esecutato di intraprendere un ulteriore tentativo di finanziamento finalizzato al riscatto dell'azienda.
Considerato che i vari tentativi di soluzione bonaria della vertenza non avevano portato a risultati favorevoli, su ulteriore ordine di rilascio forzoso del giudice dell'esecuzione, il 15 novembre 2014 è stato tentato lo sgombero dell'azienda agricola, con l'ausilio della forza pubblica.
A causa di una acclarata fuga di notizie, gli appartenenti ai predetti comitati e movimenti antisfratto hanno riattivato il presidio, compromettendo l'esito dell'attività.
Tale situazione ha indotto il giudice dell'esecuzione immobiliare ad integrare il precedente ordine di rilascio forzoso, disponendo che, sotto il coordinamento della questura, dovessero essere messi in campo tutti i mezzi ed il personale di polizia necessari a vincere eventuali resistenze, impedendo l'affollamento di soggetti terzi nei pressi dell'immobile ed eseguendo lo sgombero dopo aver eventualmente perimetrato l'area in modo da isolarla dall'accesso di soggetti estranei.
Lo scorso 22 gennaio lo sgombero è stato finalmente eseguito.
Informo che nei giorni precedenti, la famiglia Spanu era stata ripetutamente ma inutilmente sensibilizzata dalle Forze di Polizia affinché abbandonasse spontaneamente l'immobile, mentre sul posto stazionava un presidio di una cinquantina di persone, appartenenti a comitati antisfratto, antiEquitalia e a movimenti indipendentisti con l'intento di ostacolare l'esecuzione dell'operazione.
In considerazione di quanto detto, si è reso necessario prevedere, a supporto dell'ufficiale giudiziario, un adeguato presidio delle Forze di Polizia, unitamente alla collaborazione dei Vigili del fuoco e di personale medico della ASL, onde evitare qualunque pregiudizio per l'incolumità delle persone.
Durante l'esecuzione dello sgombero, i componenti della famiglia Spanu si sono asserragliati all'interno dell'abitazione e hanno minacciato di effettuare azioni eclatanti, asserendo di aver cosparso la casa di benzina e di voler fare esplodere delle bombole di gas.
La lunga mediazione operata dalle Forze di Polizia ha consentito di acquisire la collaborazione di due figli del signor Spanu, che hanno fornito informazioni indispensabili circa la dislocazione dei componenti della famiglia nell'abitazione, nonché sulla presenza, all'interno, di un appartenente al movimento antiEquitalia che si era incatenato a due bombole di gas, con l'intento di far esplodere l'abitazione.
L'operazione è stata al fine portata a termine, salvaguardando l'incolumità delle persone, nonostante l'azione di ostacolo e di resistenza posta in essere dai componenti del succitato presidio permanente per tutta la durata dell'operazione medesima. Nel contempo sono state realizzate le attività di bonifica sia dell'abitazione sia delle aree adiacenti, in modo da eliminare ogni possibile innesco di incendio all'adiacente pineta.
La famiglia Spanu è stata precauzionalmente sottoposta a visita medica da parte di personale del 118 e quindi alloggiata presso una struttura alberghiera di Arborea, a cura di quel comune.
La vicenda ha determinato l'arresto per tentata strage della persona che aveva minacciato di far esplodere le bombole di gas, la quale è stata processata con rito direttissimo e condannata a 18 mesi di Pag. 17reclusione con la concessione della sospensione condizionale della pena. Cinque componenti della famiglia Spanu, invece, sono stati denunciati in stato di libertà per il reato, in concorso fra loro, di resistenza aggravata a pubblico ufficiale.
Inoltre, grazie all'esame del materiale video e fotografico acquisito agli atti delle indagini, è stato possibile denunciare ulteriori cinque persone componenti del «presidio permanente» per i reati di resistenza e minaccia a pubblico ufficiale.
Questi i fatti.
I quali testimoniano, a parere di questa Amministrazione, della notevole attenzione e cautela con cui le istituzioni coinvolte nello sgombero hanno seguito la vicenda.
L'affermazione del principio di legalità richiede sempre equilibrio e, se del caso, anche fermezza.
Ritengo che nel caso di specie non siano mancati né l'uno né l'altra.
Le valutazioni compiute in via preventiva dall'autorità di pubblica sicurezza circa le possibili turbative dell'ordine pubblico si sono rivelate appropriate e hanno consentito di mettere in campo un dispositivo di sicurezza proporzionato alle esigenze del servizio.
Inoltre, è un fatto – riconosciuto anche dall'onorevole interrogante – che il contingente delle Forze di polizia impegnato materialmente nello sgombero abbia operato con buon senso e nel rispetto delle regole di ingaggio stabilite per la gestione di situazioni del genere.