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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (Vedi RS)

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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

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  La seduta comincia alle 10.

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Missioni. (Vedi RS)

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Missioni.

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  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono centocinque.

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  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baldelli, Bergamini, Michele Bordo, Brunetta, Caparini, D'Agostino, De Mita, Dellai, Di Lello, Ferrara, Fico, Gregorio Fontana, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Mazziotti Di Celso, Mongiello, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

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  La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,25.

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Seguito della discussione del disegno di legge S. 1880: Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo (approvato dal Senato) (A.C. 3272-A ed abbinate). (Vedi RS)

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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1880 – Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo (Approvato dal Senato) (A.C. 3272-A); e delle abbinate proposte di legge: Caparini ed altri; Anzaldi; Fico ed altri; Marazziti; Fratoianni ed altri; Caparini ed altri (A.C. 420-2846-2922-2924-2931-2942).

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  PRESIDENTE (Vedi RS). Dà conto di proposte emendative ritirate.

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  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3272-A: Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo; e delle abbinate proposte di legge: Caparini ed altri; Anzaldi; Fico ed altri; Marazziti; Fratoianni ed altri; Caparini ed altri (A.C. 420-2846-2922-2924-2931-2942).
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato accantonato l'emendamento Fico 2.99 ed è stato da ultimo respinto l'emendamento Brunetta 2.312.
  Avverto che fuori dalla seduta gli emendamenti Brunetta 2.292, 2.314, 3.221 @pagina=0002@e 5.8 sono stati ritirati dal presentatore, così come è stato ritirato l'emendamento Marazziti 3.55.

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(Ripresa esame dell'articolo 2) (Vedi RS)

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(Ripresa esame articolo 2 – A.C. 3272-A)

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  Intervengono sull'emendamento Fico 2.245 i deputati ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS) e VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD) (Vedi RS), relatore per la maggioranza per la IX Commissione.

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  ROBERTO FICO. Grazie, Presidente, buongiorno. Con questo emendamento chiediamo che l'attuale limite di spesa che l'AD può fare in modo indipendente da 10 milioni di euro...

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  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Grazie, Presidente. Volevo segnalare, rispetto all'emendamento Fico 2.245 e rispetto alle argomentazioni che ha addotto il relatore di minoranza, che già oggi nella società RAI, in ragione dello statuto dell'azienda, è possibile conferire da parte del consiglio di amministrazione una delega al presidente, esercitata su proposta del direttore generale, di poter direttamente fare spese fino a 10 milioni di euro. Quindi da questo punto di vista quello che è presente all'interno del disegno di legge, quindi la possibilità per l'amministratore delegato di scegliere e fare delle scelte per quanto riguarda l'azienda impegnative fino a 10 milioni di euro, corrisponde a quello che attualmente prevede lo statuto dell'azienda, a quello che è già stato conferito in termini di poteri alla presidente Maggioni di concerto con il direttore generale e che era stato conferito precedentemente anche alla presidente Tarantola insieme al direttore generale Gubitosi. Quindi, da questo punto di vista, credo che la norma consenta di recepire all'interno del disegno di legge quanto ad oggi previsto soltanto nello statuto dell'azienda.

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  Interviene sull'emendamento Fico 2.129 il deputato ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS).

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  ROBERTO FICO. Presidente, con questo emendamento vogliamo trasferire dall'amministratore delegato a tutto il CdA la definizione dei criteri per il reclutamento del personale. Sottosegretario, anche qui, siamo alle solite: con questo emendamento vogliamo trasferire la definizione del reclutamento del lavoro in RAI dall'amministratore delegato al CdA, in modo che tutto il CdA, nel suo insieme, possa definire delle procedure (quante persone servono, come servono queste persone) e non solo l'amministratore delegato. Perché non trasferirle in seno al CdA ? Sempre nell'ottica che un uomo solo al comando è un problema per l'azienda pubblica, perché troppo in riferimento al Governo, quindi ci vuole un contrappeso almeno all'interno del CdA. Mi sembra davvero il minimo sindacale, accettare questo emendamento.

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  Intervengono sull'emendamento Simone Valente 2.128 i deputati SIMONE VALENTE (M5S) (Vedi RS), ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS) e DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS).

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  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Intervengo solo per illustrare questo emendamento che è rivolto a rendere il CdA un organo veramente di indirizzo strategico in relazione a tre settori ben precisi che abbiamo individuato. Il primo è lo sviluppo e la commercializzazione del prodotto audiovisivo nazionale sul mercato internazionale; il secondo, lo sviluppo del portale della società RAI Spa e la fruizione dei relativi contenuti attraverso i nuovi dispositivi e piattaforme; il terzo, invece, riguarda la qualità e le esigenze culturali della programmazione del servizio pubblico radiotelevisivo. Anche qui, @pagina=0004@come in emendamenti precedenti, diamo delle precise linee di indirizzo, che secondo noi sono strategiche per la televisione pubblica. Quindi, vi invito a ragionare su questo emendamento e a votare favorevolmente.

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  ROBERTO FICO. Presidente, con questo emendamento, coerentemente con le linee-guida adottate d'intesa dall'Autorità e dal Ministro dello sviluppo economico e con le disposizioni del contratto di servizio, il consiglio di amministrazione svolge la funzione di indirizzo strategico della società in relazione allo sviluppo e alla commercializzazione del prodotto audiovisivo nazionale sul mercato internazionale, allo sviluppo del portale della società RAI-Radiotelevisione Spa e alla fruizione dei relativi contenuti attraverso i nuovi dispositivi e piattaforme, alla qualità e alle esigenze culturali della programmazione del servizio pubblico radiotelevisivo.
  In pratica, rendiamo il CdA un CdA strategico, che lavora in varie forme disciplinari nel suo insieme, per dare alla RAI un apporto di competenza, di qualità e di strategia sia dal punto di vista dell'ingegneria informatica e delle reti sia dal punto di vista autorale. È molto importante che il CdA nel suo insieme abbia una visione strategica e lavori al suo interno con varie competenze. Ci sembra una ratio molto giusta e vi chiedo di approvare questo emendamento.

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  DAVIDE CAPARINI. Signora Presidente, questo emendamento è simile ad altri che abbiamo presentato; purtroppo, non abbiamo potuto segnalarlo (ricordo che i nostri emendamenti in votazione sono, sull'intero provvedimento, solo otto). È molto importante in quanto va a toccare un punto che è da contratto di servizio, però purtroppo in tutti questi anni, soprattutto l'ultimo decennio, non ha visto uno sviluppo, non ha visto la RAI protagonista, sia sul mercato nazionale né tantomeno sul mercato internazionale per quanto riguarda la commercializzazione, l'ideazione prima e la realizzazione poi, dei prodotti audiovisivi.
  Questo è un settore in cui nel passato invece abbiamo saputo essere guida, maestri, e anche abbiamo indirizzato il prodotto audiovisivo italiano e mondiale. Purtroppo abbiamo perso posizione, abbiamo evidentemente sperperato il nostro posizionamento, che era assolutamente strategico: ora è importante e fondamentale che la RAI (dal nostro punto di vista, il concessionario di servizio pubblico radiotelevisivo, chiunque esso sia) riscopra la sua funzione, che deve essere una funzione propellente, una funzione di grande strumento di creazione di nuovi contenuti, di nuovi linguaggi, e soprattutto uno strumento di proposta del made in Italy e dell'italianità nel mondo.

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  Intervengono sull'emendamento Fico 2.130 i deputati ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS) e GIANLUCA VACCA (M5S) (Vedi RS).

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  ROBERTO FICO. Signor Presidente, con questo emendamento diciamo che il potere di nomina dei dirigenti lo trasferiamo dall'amministratore delegato al CdA, sempre nell'idea che la collegialità del CdA sia di tutela maggiore rispetto ad un AD che è nominato dal Governo: almeno potremmo avere dei contrappesi e dei bilanciamenti in seno al consiglio di amministrazione, nell'interesse del servizio pubblico e nell'interesse dei cittadini. Se l'AD può fare anche da solo tutte le nomine, da qui non ne usciamo più e avremo una RAI totalmente asservita al Governo e alla psicologia governativa.

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  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, volevo sottoporre all'attenzione del Governo e di quest'Aula un problema che noi stiamo già vivendo e che viene sollevato spesso, anche non soltanto dal MoVimento 5 Stelle ma anche da altre forze politiche, spesso anche da parte degli stessi ministri o ex ministri di questa maggioranza: come noi stiamo riproponendo all'interno della RAI il modello che è stato adottato e che oggi vige per quanto riguarda di fatto le ASL, con le nomine politiche, perché di questo si tratta. Noi stiamo introducendo delle nomine politiche dei dirigenti della RAI, perché ovviamente l'AD sappiamo benissimo, sarà una nomina politica; quindi a sua volta l'AD nominerà dei dirigenti all'interno della RAI che saranno emanazione di quella volontà politica.
  Noi abbiamo già davanti un fallimento nella gestione degli enti, come nel caso delle Asl, quando le nomine sono politiche, anche in questo caso riportare alla collegialità del consiglio di amministrazione la nomina dei dirigenti quantomeno arginerebbe la deriva del controllo diretto della RAI da parte dell'organo esecutivo.

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  Interviene sull'emendamento Rampelli 2.154 il deputato FABIO RAMPELLI (FdI-AN) (Vedi RS).

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  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Attraverso questo emendamento che abbiamo depositato come gruppo Fratelli d'Italia, facciamo un tentativo per riequilibrare all'interno del consiglio di amministrazione il potere del Governo con il potere del Parlamento. In particolare si prevede la soppressione di due membri del consiglio di amministrazione, quindi la conseguente diminuzione da sette a cinque componenti del medesimo organismo, proprio i due componenti che sarebbero di nomina governativa. L'intento è quello di porre un limite al potere dell'esecutivo nell'amministrazione della RAI, che, in quanto concessionaria di servizio pubblico, dovrebbe garantire il massimo di obiettività, imparzialità e pluralismo nell'informazione.
  La norma che è stata scritta e che la maggioranza sta cocciutamente difendendo, come abbiamo già detto nel corso del dibattito, prevede un rafforzamento dei poteri dell'esecutivo sulla RAI con una diminuzione dei poteri della Commissione di vigilanza sulla RAI, la quale storicamente viene presieduta da un componente dell'opposizione proprio in quanto Commissione di garanzia. Quindi, il combinato disposto finale è davvero inquietante.
  Mi dispiace che qualcuno abbia voluto ieri minimizzarlo, ma è esattamente questo il tentativo che si sta facendo, modificando la governance. Un provvedimento solo e soltanto organigrammatico, che non mette le mani su tutte le criticità della RAI, che non accetta le sfide del mercato, che lascia irrisolti tutti i nodi, si preoccupa però con puntualità pedissequa di andare a sottrarre alcuni componenti del consiglio di amministrazione di nomina del Parlamento per sostituirli con componenti del Governo, diminuendo il consiglio di amministrazione di due unità e quindi aumentando proporzionalmente la presenza del Governo all'interno del consiglio di amministrazione; poi, ciliegina sulla torta, riservando al Governo la nomina dell'amministratore delegato e quindi completando un quadro attraverso il quale, per dirla con una battuta che non è poi tanto una battuta, si prevede la trasformazione della RAI pubblica, della RAI di Stato in RAI del Governo, in RAI del regime. Per @pagina=0007@questo chiediamo ai colleghi di sostenere questo emendamento, che di fatto è un emendamento virtuoso, che taglia ulteriormente i costi del servizio televisivo pubblico perché il consiglio di amministrazione, che già viene ridotto con questo provvedimento da nove a sette, passerebbe da sette a cinque componenti.

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  Interviene sull'emendamento Brunetta 2.139 il deputato GIORGIO LAINATI (FI-PdL) (Vedi RS).

PAGINA: 0007

  GIORGIO LAINATI. Signora Presidente, abbiamo presentato anche questo emendamento per rafforzare e sottolineare un po’ il ruolo della Commissione di vigilanza sulla RAI perché non siamo in linea con l'opinione dell'attuale presidente, l'onorevole Fico, che si augura di essere l'ultimo presidente della medesima. Noi riteniamo che invece abbia la necessità di permanere in essere. Non a caso anche il ruolo della scelta del presidente prossimo venturo della RAI, come attualmente è previsto dalla legge n. 112, rimarrà, Presidente, onorevole rappresentante del Governo, nelle mani della Commissione di vigilanza che dovrà esprimersi a maggioranza. Dunque, la figura del presidente garanzia, presente e futuro, rimane un'importante scelta che sarà fatta dalla Commissione di vigilanza.

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  Intervengono sull'emendamento Fico 2.133 i deputati MIRELLA LIUZZI (M5S) (Vedi RS) e ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0007

  MIRELLA LIUZZI. Signora Presidente, questo emendamento è in parte simile a quello votato precedentemente, l'emendamento Fico 2.134. Questo va a risolvere una delle problematiche principali che troviamo in questo disegno di legge, ovvero l'amministratore delegato nominato direttamente dal Governo, o meglio, dall'assemblea dei soci, che sarebbe allo stesso tempo il Governo stesso.
  Dunque, con questo emendamento chiediamo – proponiamo, meglio – una diversa procedura di nomina dell'amministratore @pagina=0008@delegato, identica a quella vigente per quanto riguarda il presidente della RAI. Il consiglio d'amministrazione lo nomina, su proposta dell'Assemblea, ma la nomina deve essere subordinata al parere favorevole della Commissione di vigilanza RAI. Questo per cercare di trovare un minimo di controllo da parte del Parlamento su quella che è una nomina semplicemente governativa.
  Nello stesso emendamento prevediamo, inoltre, che l'amministratore delegato sia anche soggetto ad un'audizione pubblica. Questo perché abbiamo provato, con diversi emendamenti, a fare una proposta diversa, a modificare, in parte, la struttura di questo amministratore delegato scelto direttamente dal Governo, che è una delle maggiori critiche che poniamo in questo disegno di legge.
  Questi sono tutti emendamenti che cercano almeno di attenuare in parte questa visione troppo accentratrice che si vuole fare sulla RAI e, secondo la nostra opinione, questo disegno di legge va assolutamente modificato e proponiamo, con questi emendamenti, almeno di trovare una piccola soluzione. Questo perché crediamo che il Parlamento, o quantomeno un'audizione pubblica, possa servire anche a trovare una critica a quello che potrà essere un giorno l'amministratore delegato, perché, nel momento in cui si fa un'audizione pubblica, è ovvio che il soggetto designato come amministratore delegato ha una certa responsabilità e, quindi, deve esprimere competenze, esprimere professionalità, cosa che, purtroppo, con questo disegno di legge, non avviene in nessuno campo. Come abbiamo detto ieri, le competenze sono molto labili e non si capisce bene in che cosa debbano essere competenti il CdA e i membri del CdA.
  Ebbene, in tutti questi emendamenti tentiamo di trovare una soluzione a quella che è la maggiore problematica di questo disegno di legge e che, probabilmente, sarà oggetto anche di critiche da parte degli organi comunitari, come lo sono stati quelli dell'Ungheria e quelli della Moldavia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  ROBERTO FICO. Presidente, qui ci ritroviamo sempre di fronte allo stesso problema. Cioè, se noi non riusciamo a limitare il peso assoluto dell'amministratore delegato, anche rispetto al CdA oppure rispetto al Parlamento, non andiamo da nessuna parte.
  In questo momento il presidente del consiglio di amministrazione deve essere votato dalla Commissione di vigilanza, che esprime un parere con una maggioranza qualificata dei due terzi. Ora, cerchiamo di stabilirlo anche per l'amministratore delegato. Non è un emendamento che davvero ci piace fino in fondo, ma è solamente per cercare di limitare il problema che voi state creando. State creando un problema gravissimo e volete lasciare l'amministratore delegato libero, in ogni suo aspetto e in ogni sua forma, per non avere nessun problema quando poi riceve gli ordini dal Presidente del Consiglio.

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  Intervengono sull'emendamento Pannarale 2.257 i deputati ANNALISA PANNARALE (SEL) (Vedi RS), DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS), ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), relatore di minoranza, e GIORGIO LAINATI (FI-PdL) (Vedi RS),

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  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Lo abbiamo già detto, ma occorre tornarci, perché questo è il tema. Questo disegno di legge ha due problemi sostanziali. Il primo è una risposta assolutamente debole a quello che è un titolo ambizioso: si risponde al tentativo di riformare la RAI senza aver risposto e aver proposto come ridare senso, forza e prestigio al servizio pubblico.
  Poi, vi è l'altro tema, che è il più pericoloso ed è esattamente quello che stiamo affrontando in questi emendamenti: l'impianto tutto autoritario di questo testo di legge, con un amministratore delegato che è palesemente di nomina governativa e che accentra ulteriormente sulla sua persona quelle che erano funzioni del CdA.
  Questo è un rischio serissimo e continuiamo, in realtà, a non affrontarlo, perché non abbiamo risposte adeguate da parte dei relatori e del Governo. Vi è il rischio serio che il servizio pubblico venga piegato ai condizionamenti del Governo. Noi, in questo emendamento, facciamo una proposta non soltanto per arginare il fatto che questo amministratore delegato abbia anche poteri di gestione in materia di personale, ma proviamo a rendere almeno vincolante il parere del CdA, per ristabilire – diciamo così – una dimensione un po’ più collegiale rispetto ad una figura così forte e così piena di poteri.
  Non solo: vi è un'altra parte di questo emendamento, e anche su questa abbiamo avuto parere contrario. Proponiamo che l'assunzione dei dipendenti, compresa quella dei giornalisti, avvenga per pubblico concorso. Anche su questo non si è aperta una discussione, nonostante vi sia la proposta per avviare un nuovo corso. Gli abusi – e devo dire che di opacità, in questi anni, ne abbiamo registrate tantissime nel servizio pubblico – non sono soltanto la causa di conseguenze @pagina=0010@economiche: gli abusi hanno anche una ricaduta pesantissima sulla qualità del servizio pubblico.
  Allora, noi dovremmo lavorare – ed è quello che abbiamo continuato a proporre – sull'imparzialità delle notizie, sulla trasparenza, sull'indipendenza, sull'autonomia, anche sulla necessità di eliminare ogni elemento di ricattabilità degli stessi giornalisti. Chi oggi deve restituire coraggio, trasparenza e innovazione al servizio pubblico deve essere nella condizione di poter fare giornalismo di inchiesta, ad esempio, in piena libertà e dando quella competitività al nostro servizio che, francamente, non ha più.

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  DAVIDE CAPARINI. Da questo emendamento apprezzo il fatto che SEL abbia rivalutato la sua posizione rispetto ai meccanismi della «legge Gasparri», perché, di fatto, riconfigura il rapporto tra amministratore delegato e consiglio di amministrazione così com'era concepito dalla «legge Gasparri» tra consiglio di amministrazione e direttore generale.
  Noi voteremo a favore di questo emendamento soprattutto per la seconda parte.
  C’è un comportamento piuttosto schizofrenico da parte della RAI, che, quando è comodo, è pubblica, e, allo stesso modo, quando, invece, diventa sconveniente, allora è privata. Gli esempi si sprecano: l'applicazione dei tetti degli stipendi oppure la gestione degli appalti.
  Invece, noi vorremmo che, se, come nell'impianto di questa «riformicchia» che il Governo vuole, la RAI deve essere e deve continuare ad essere la concessionaria pubblica di servizio radiotelevisivo, allora, se pubblica è, pubblica sia anche nelle modalità. Quindi, finalmente si facciano i concorsi per l'assunzione delle persone in RAI e non si utilizzino i soliti meccanismi, che purtroppo si sono trascinati dalla prima Repubblica fino alla terza, per cui in RAI ci si va a volte attraverso gli amici degli amici o, in base al vecchio meccanismo della prima Repubblica, uno in quota alla Democrazia Cristiana, uno in quota ai comunisti e uno bravo.
  Noi vorremmo evitare che questa logica si propagasse anche alla futura RAI, quella di nomina prettamente governativa. Vorremmo evitare di vedere le schiere renziane occupare l'occupabile. Introduciamo dei criteri e bene fanno i colleghi di SEL in questo emendamento, come il collega Fava nel prossimo che andremo a votare, a chiedere di imporre dei criteri di trasparenza e di equità, per cui in RAI si acceda per merito, attraverso un concorso.

PAGINA: 0010

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Intervengo solo per dire che cambio il parere da contrario a favorevole.

PAGINA: 0010

  GIORGIO LAINATI. Grazie, Presidente. Sinceramente, la realtà è diversa da quella che è stata esposta dalla collega Pannarale, nel senso che – non lo dovrei dire io che sto all'opposizione – è indubbio il fatto che con il direttore generale Gubitosi, in quei tre anni, è stato varato, dopo venticinque anni di attesa, il primo concorso per giornalisti, con una commissione presieduta da uno dei più autorevoli giornalisti italiani, Ferruccio De Bortoli. Dunque, io mi sono molto fidato della sua autorevolezza e dell'autorevolezza dei membri della commissione stessa, che hanno esaminato 5 mila giornalisti, poi scesi a 400, e che in questi giorni, Presidente, stanno decidendo chi saranno i 100 giornalisti assunti in RAI nel presente e nel futuro.
  Quindi, mi sembra che, quantomeno, quando la RAI fa una cosa per bene, dobbiamo dargliene atto. Dunque, esprimo un parere negativo su questo emendamento.

PAGINA: 0004

  Interviene sull'emendamento Brunetta 2.147 il deputato DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS).

PAGINA: 0011

  DAVIDE CAPARINI. Grazie, Presidente. Questo emendamento chiede esattamente quello che chiedeva l'emendamento Pannarale, prima, a cui Forza Italia ha votato contro. Vai a capirli... Comunque, il concetto è molto semplice e molto chiaro, scritto anche devo dire egregiamente; viene ribadito il fatto che i criteri e le modalità per il reclutamento del personale all'interno della concessionaria di servizio pubblico – possiamo ormai chiamarla concessionaria esclusiva, sine die, del servizio pubblico – dovranno evidentemente uniformarsi a quelli che sono i criteri delle assunzioni nel pubblico.
  Io credo che questo sia, per quanto riguarda il personale dipendente e anche gli incarichi, un passaggio imprescindibile nel momento in cui il Governo ha fatto la scelta che ha fatto e dalla quale, quindi, non può più tornare indietro, ma coerentemente dovrebbe uniformare tutto il quadro normativo anche all'interno dell'azienda.

PAGINA: 0004

  Interviene sull'emendamento Fico 2.153 il deputato ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0013

  ROBERTO FICO. Anche qui chiediamo che non sia solo l'amministratore delegato a decidere dei piani annuali di trasmissione e di programmazione, ma che anche questa competenza passi in seno al CdA, non solo per le variazioni molto importanti, ma per tutte le variazioni delle trasmissioni dei piani annuali. Altrimenti tutto rimane in capo all'AD e quindi anche tutte le trasmissioni e la loro programmazione. Noi pensiamo che questo debba ritornare in seno a un CdA, che diventi strategico e che, nel suo insieme, decida ogni tipo di programmazione per la RAI.

PAGINA: 0004

  Interviene sull'emendamento Nesci 2.279 la deputata DALILA NESCI (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0013

  DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento noi chiediamo che la definizione delle politiche del personale da parte dell'amministratore delegato sia preceduta da una proposta del consiglio di amministrazione della RAI.
  Questo è un emendamento in coerenza con gli altri che abbiamo presentato perché @pagina=0014@crediamo che con questa riforma sia stato dato in mano all'amministratore delegato uno strapotere, un potere eccessivo e cerchiamo di mitigarlo con questa proposta in cui, invece, rafforziamo il ruolo del consiglio di amministrazione sulle politiche del personale. Ci sembra un emendamento di buonsenso che potrebbe essere anche votato dai relatori.

PAGINA: 0004

  Interviene sul subemendamento Fico 0.2.801.3 il deputato ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0014

  ROBERTO FICO. Presidente, questa è una questione di trasparenza. Noi vorremmo che tutti i compensi e gli emolumenti, ma proprio tutti, delle amministrazioni pubbliche e delle aziende, come la RAI, che sono finanziate dai cittadini, siano trasparenti. Allora, con questo subemendamento chiediamo di abbassare il tetto da 200 mila a 50 mila euro in modo che abbiamo una trasparenza maggiore in RAI. Sappiamo quanto sia importante la trasparenza nella pubblica amministrazione e sappiamo quanto sia importante la trasparenza in RAI, visto che per troppi anni è stata davvero oscura. Grazie al MoVimento 5 Stelle si sta scoperchiando tutta l'azienda, con tutti i suoi procedimenti.

PAGINA: 0005

  Interviene sul subemendamento Brunetta 0.2.801.2 il deputato GIORGIO LAINATI (FI-PdL) (Vedi RS).

PAGINA: 0015

  GIORGIO LAINATI. Grazie signora Presidente, rapidamente per dire che noi abbiamo apprezzato, onorevole sottosegretario, l'iniziativa sua, del Governo e delle Commissioni per andare nella direzione della trasparenza, come più volte auspicato in particolare dal capogruppo Brunetta.
  Vorremmo far notare che, avendo la RAI moltissimi dirigenti che si collocano in una fascia retributiva tra i 100 mila e i 200 mila euro, riteniamo più opportuno – ecco il perché di questo emendamento – di proporre che la diffusione del loro trattamento economico parta proprio da chi ha una retribuzione a partire dai 100 mila euro.

PAGINA: 0005

  Intervengono sull'emendamento 2.801 delle Commissioni i deputati DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS), ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), relatore di minoranza, e MIRELLA LIUZZI (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0015

  DAVIDE CAPARINI. L'intero articolo 2 conferma un dato che è assodato, ovvero che la Commissione di vigilanza RAI è un club per gli amanti della retorica assolutamente inutile ed inefficace al punto tale che il Governo e la maggioranza hanno dovuto trasfondere in legge numerose direttive che la Commissione di vigilanza ha votato nel corso degli anni, che risalgono addirittura a quattro Governi fa, ma che poi si sono rivelate totalmente inefficaci. Stiamo parlando della pubblicità dei compensi e quindi della trasparenza e del diritto dei cittadini ad essere informati su quali sono gli emolumenti percepiti. Ora l'ottimo lavoro che è stato fatto viene vanificato da questo emendamento delle Commissioni che, secondo me, invece peggiora l'articolo 2 in quanto pone un limite alla trasparenza come se questa si potesse limitare e quindi con esso addirittura sono previste esclusioni dal novero di coloro @pagina=0016@che saranno obbligati a pubblicizzare gli emolumenti percepiti: ad esempio, l'emendamento esclude i contratti di natura artistica e non lo trovo assolutamente accettabile. Ma alla fine, oltre alla dimostrazione, alla rappresentazione plastica dell'inutilità della Commissione di vigilanza RAI e di tutti gli strumenti che nel corso degli anni sono stati adottati, e quanto evanescenti siano stati, per controllare l'applicazione delle norme da parte del concessionario pubblico, c’è anche la presa d'atto che più che la politica che controlla la RAI, è la RAI che controlla la politica o, meglio, utilizza la politica e si fa utilizzare evidentemente quando le è comodo ma soprattutto utilizza la politica nel momento in cui vengono chiesti atti di estrema trasparenza e atti necessari a far calare questo muro di omertà su tanti, troppi rapporti economici evidentemente drogati da clientelismo e da favoritismi e non dovuti invece ad un sano e corretto rapporto economico e professionale. Quindi siamo convinti che l'impianto che le Commissioni vogliono modificare debba restare tale. Come abbiamo votato quindi gli emendamenti precedenti che tendevano ad abbassare questo limite, sono convinto che questo limite non debba proprio venire posto e i cittadini, debbano essere messi in condizioni di poter conoscere appieno tutti – dico tutti – gli emolumenti della RAI.

PAGINA: 0016

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Grazie Presidente, solo per dire che cambiamo il nostro parere in: astenuti.

PAGINA: 0016

  MIRELLA LIUZZI. Grazie Presidente, noi apprezziamo lo sforzo del Governo e dei relatori con questo emendamento, però non è abbastanza per il MoVimento 5 Stelle. Innanzitutto, perché noi chiedevamo che la soglia di pubblicazione minima fosse di 50 mila euro, con l'emendamento che abbiamo votato poc'anzi, e, in secondo luogo, perché purtroppo non saranno pubblicati e quindi non saranno nel piano di trasparenza i contratti che sono di natura artistica. Quindi, gran parte delle battaglie che sono state fatte anche giustamente da parte di alcuni gruppi politici come Forza Italia, ad esempio, ma anche come il MoVimento 5 Stelle, non potranno avere la loro soluzione con questo emendamento. E per questo, nonostante lo sforzo del Governo, ci asterremo, perché crediamo che non sia ancora abbastanza e che si possano fare ancora dei passi avanti per quanto riguarda finalmente la trasparenza dei contratti pubblici della RAI.

PAGINA: 0006

  Intervengono sull'emendamento Vacca 2.283 i deputati GIANLUCA VACCA (M5S) (Vedi RS), SIMONE VALENTE (M5S) (Vedi RS) e DALILA NESCI (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0017

  GIANLUCA VACCA. Grazie Presidente, con questo emendamento noi andiamo a toccare e anticipiamo una delle problematiche principali, anzi, una delle tante problematiche di questo disegno di legge, ovvero la questione delle deroghe al codice degli appalti, una questione che viene trattata direttamente nell'articolo 3 ma che qui noi anticipiamo, in quanto con questo emendamento chiediamo, quanto meno, che vengano pubblicati sul sito della RAI e vengano ricompresi nel piano trasparenza i dettagli di ogni singolo appalto che viene dato in deroga, appunto, al codice degli appalti.
  Quindi, cerchiamo anche qui di applicare concretamente la trasparenza e di fare in modo che possibili opacità, possibili questioni poco trasparenti possano essere, invece, quanto meno risolte attraverso l'inclusione in questo piano di trasparenza, quindi con la pubblicazione dettagliata di ogni singolo contratto, di ogni singolo appalto che viene ricompreso nella fattispecie del nuovo articolo 49-ter del decreto legislativo n. 177, quindi ricompreso in tutti quegli appalti dati in deroga. Quindi, chiediamo che quanto meno vengano esplicitati i criteri di assegnazione di ogni singolo appalto e non in generale i criteri che sono stati seguiti nella loro generalità. Ci sembra anche questo un emendamento di buon senso, che, quanto meno, renderebbe più trasparente una procedura che, invece, come hanno rilevato tutti quanti, a cominciare proprio dagli uffici dalla Camera, rischia di essere invece poco trasparente e di generare delle problematiche da qui in avanti. Quindi, anche qui non capiamo il motivo per cui ci sia questa contrarietà da parte del Governo e da parte della maggioranza su un emendamento che dovrebbe essere di buonsenso, che prevede una maggiore trasparenza proprio nell'individuazione dei criteri degli appalti ricompresi appunto nell'articolo 49-@pagina=0018@ter. Chiedo se il sottosegretario vuole dare una spiegazione oppure esplicitare perché c’è questo parere negativo, per il quale francamente non vediamo dei motivi, né tecnici né politici, a meno che non si voglia fare in modo che resti tutto quanto nell'opacità, indistintamente, e sbandierare quindi la bandiera della trasparenza quando in realtà si va poi nella direzione opposta.

PAGINA: 0018

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. A quanto appena detto dal mio collega Vacca aggiungo un punto molto importante, perché nel testo di legge si definisce anche l'obiettivo che Governo e maggioranza si pongono nel volere pubblicare online, quindi sul sito Internet della RAI, alcuni dati. Ebbene, questo obiettivo è quello di rendere conoscibili alla generalità degli utenti le informazioni sull'attività complessivamente svolta dal consiglio di amministrazione. Principi bellissimi, di trasparenza, però noi vogliamo ancora di più che siano chiari i singoli affidamenti che il consiglio di amministrazione andrà a dare. Questo perché è fondamentale per qualsiasi utente, per qualsiasi cittadino, capire esattamente a chi viene dato l'appalto, chi sono i soggetti che usufruiscono di questo appalto e come vengono spesi i soldi pubblici. È un criterio...

PAGINA: 0018

  DALILA NESCI. Presidente, è chiaro come questo emendamento sia emblematico della battaglia di trasparenza, che è tutta del MoVimento 5 Stelle ed evidentemente non del Governo. È vero che abbiamo ottenuto parte del piano di trasparenza, che per noi è importantissimo, però il nostro emendamento va letto alla luce delle ingiustificate deroghe al codice dei appalti che troveremo nel successivo articolo, l'articolo 3. Quindi, più che mai questo emendamento oggi servirebbe proprio a conferire maggiore trasparenza, ma soprattutto a far comprendere a tutti quanti i cittadini, che poi finanziano anche il servizio pubblico radiotelevisivo, a quanto ammontano i contratti riferiti ai singoli affidamenti degli appalti. Soprattutto, non ci basta più un vademecum complessivo sugli appalti, in quanto le deroghe che troviamo nel prossimo articolo sono assolutamente aberranti, anche perché vanno in contrasto con la normativa europea. Quindi, un emendamento del genere sarebbe necessario per fugare ulteriori dubbi.

PAGINA: 0006

  Intervengono sull'emendamento Fico 2.159 i deputati ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), RICCARDO NUTI (M5S) (Vedi RS), VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD) (Vedi RS), relatore per la maggioranza per la IX Commissione, e MIRELLA LIUZZI (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0018

  ROBERTO FICO. Signora Presidente, sottosegretario Giacomelli, mi rivolgo a lei @pagina=0019@perché credo che su questo debba una risposta. Al Senato avevamo trovato una quadra anche con voi sui requisiti professionali rispetto all'amministratore delegato. L'abbiamo votata, siamo andati insieme al Senato; è arrivata in Aula al Senato, mi riferisco ai requisiti professionali dell'amministratore delegato, e il Governo alla fine l'ha espunta. Quindi oggi non abbiamo quei requisiti professionali inseriti in questo testo che è oggi alla Camera per l'amministratore delegato.
  Con questo emendamento noi reintroduciamo i requisiti che voi anche avevate votato al Senato. Non capisco allora perché lavoriamo, dialoghiamo nelle Commissioni competenti con trasparenza, con onestà intellettuale e arriviamo in Aula dove ci diciamo che votiamo ciò che abbiamo elaborato nelle Commissioni, e il Governo, non il Parlamento, il Governo toglie i requisiti professionali dal testo. Questo significa non poter lavorare insieme, non poter dialogare perché alla fine c’è qualcun altro, in qualche altro luogo, che agisce e fa quello che vuole bypassando il lavoro parlamentare, il lavoro delle Commissioni. Io su questo le chiedo un chiarimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PAGINA: 0019

  RICCARDO NUTI. Signora Presidente, sottosegretario Giacomelli, notiamo che dopo le sue parole di ieri, entriamo nel merito e lei ha perso la parola, non ci risponde più. Però forse ai colleghi va spiegato almeno uno dei punti di questo emendamento del collega Fico.
  Praticamente esso prevede per l'amministratore delegato, fra i requisiti professionali che quest'ultimo deve avere, alla lettera d) l'assenza di conflitti di interesse con società concorrenti della RAI-Radiotelevisione Spa, ovvero con società operanti nel settore delle telecomunicazioni, dell'audiovisivo, della pubblicità e in qualunque altro settore relativo alla fornitura e alla somministrazione di beni e servizi alla società RAI-Radiotelevisione italiana Spa o alle società collegate. Mi dica il relatore o il Governo perché questo requisito l'amministratore delegato non deve averlo: deve essere della concorrenza per gestire la RAI ?

PAGINA: 0019

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Signora Presidente, se leggiamo insieme il comma 10-bis del testo delle Commissioni vediamo che l'amministratore delegato della RAI dev'essere nominato tra coloro che si trovano in una situazione di assenza di conflitti di interesse o di titolarità di cariche in società concorrenti alla RAI: quindi da questo punto di vista mi sembra di averle risposto. Aggiungo invece sui requisiti che c’è scritto, sempre nel testo del comma 10-bis delle Commissioni, che deve essere in possesso di esperienza pregressa per un periodo congruo in incarichi di analoga responsabilità ovvero in ruoli dirigenziali apicali nel settore pubblico o privato: mi sembra che la norma ricomprenda anche quanto da lei indicato.

PAGINA: 0019

  MIRELLA LIUZZI. Signora Presidente, nell'emendamento però non ci sono soltanto le lettere che sono state in parte citate dal collega Peluffo. Ci sono anche due tipi di inserimenti: la lettera b), esperienza nei settori della radiotelevisione, delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione; e poi c’è anche un'altra lettera, la lettera c), autorevolezza adeguata all'incarico, verificabile sulla base della reputazione e della riconoscibilità nel mercato di riferimento.
  Ora, dato che comunque questo emendamento era già stato approvato in Commissione @pagina=0020@al Senato e poi eliminato nel corso dell'esame in Assemblea sempre al Senato, non riusciamo a capire perché non si possano inserire anche questi due criteri proprio per riprendere il buon lavoro fatto al Senato in prima lettura in modo da avere un testo perlomeno un pochino più completo e dare una parvenza di onestà e competenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0006

  Intervengono sull'emendamento Fico 2.160 i deputati ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), ALFONSO BONAFEDE (M5S) (Vedi RS) e RICCARDO NUTI (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0020

  ROBERTO FICO. Intervengo per cercare di essere ancora più chiari e cercare di far comprendere che cosa non è inserito nel testo rispetto ai requisiti professionali dell'amministratore delegato. Al comma 1, lettera e), capoverso comma 10-bis, sostituire le parole «nel settore pubblico o privato» con le seguenti: «presso imprese pubbliche o private, enti o istituti di ricerca pubblici o privati operanti a livello nazionale e internazionale, nei settori della radiotelevisione, delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, delle reti di comunicazione elettronica». Questo molto semplicemente è quello che chiediamo.

PAGINA: 0020

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. A livello di metodologia di dialogo, poiché prima il relatore è intervenuto sostenendo che in realtà i requisiti esistevano, io direi che dovremmo procedere in maniera differente. Ciò che abbiamo chiesto è perché il Governo, rispetto ad un testo su cui era stato trovato un accordo tra le forze politiche, ha deciso di fare un passo indietro. Qual è la differenza che il Partito Democratico ritiene possa essere addirittura un valore aggiunto tale da poter derogare e da poter tornare indietro rispetto ad un testo su cui le forze politiche avevano trovato un accordo ? Il Partito Democratico si dovrebbe rendere conto del fatto che è impossibile per una opposizione dialogare con una forza politica che, semplicemente perché arriva l'ordine dal capo, cambia improvvisamente tutto. Mettiamoci d'accordo anche sulla metodologia del dialogo.

PAGINA: 0020

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. A volte magari non alziamo la mano in tempo perché speriamo in una risposta del Governo o aspettiamo la replica del relatore. Collega Peluffo, io a questo punto non le ripeto il testo dell'emendamento, visto che lei ogni volta, quando prendo parti degli emendamenti per restare nei tempi, lo ripete. A questo punto le chiedo direttamente: in questo emendamento cosa è che non va bene ? Ci può dare una risposta o no ?

PAGINA: 0007

  Intervengono sull'emendamento Fico 2.163 i deputati ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), MIRELLA LIUZZI (M5S) (Vedi RS), MAURIZIO BIANCONI (FI-PdL) (Vedi RS), ALFONSO BONAFEDE (M5S) (Vedi RS), GIANLUCA VACCA (M5S) (Vedi RS), RICCARDO NUTI (M5S) (Vedi RS), SIMONE VALENTE (M5S) (Vedi RS), IGNAZIO LA RUSSA (FdI-AN) (Vedi RS), DALILA NESCI (M5S) (Vedi RS), ANDREA COLLETTI (M5S) (Vedi RS) e RICCARDO FRACCARO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0021

  ROBERTO FICO. Signora Presidente, chiediamo che anche all'amministratore delegato vengano applicati i requisiti negativi che abbiamo elaborato per le funzioni dei consiglieri di amministrazione, che voglio ripetere qui ancora una volta. Chi è stato parlamentare negli ultimi, avevamo detto, sette anni, poi abbiamo detto: «ok», per venire incontro alla maggioranza del Partito Democratico facciamo la scorsa legislatura, cinque anni, l'ultima legislatura, ma niente. Quindi, chi è consigliere di amministrazione non può essere stato negli ultimi sette anni un parlamentare della Repubblica italiana, un membro del Governo o dirigente di partiti politici, per levare ogni sospetto rispetto alla comprovata indipendenza che deve avere un consigliere di amministrazione, quindi, non per ultimo, l'amministratore delegato del consiglio di amministrazione della RAI. Anche su questo avete detto «no», perché volete le mani libere per poter nominare chiunque all'interno del consiglio di amministrazione. Avete identificato dei criteri così generali, così come li aveva identificati Gasparri, perché, quando Renzi dice che la Gasparri è una legge pessima, se andiamo a leggere i requisiti, i requisiti sono gli stessi della legge che sta facendo Renzi, quindi Renzi uguale Gasparri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0021

  MIRELLA LIUZZI. Signora Presidente, io credo che addirittura questa legge possa essere peggiore della legge Gasparri, era difficile ma ci siamo riusciti. Allora, dato che ieri abbiamo parlato dei requisiti negativi per quanto riguarda i consiglieri di amministrazione della RAI, inseriamo questi requisiti negativi anche per quanto riguarda l'amministratore delegato. Questo perché ? Perché Renzi dal 2012 dice che i partiti devono essere fuori dalla RAI. Allora noi l'abbiamo preso alla lettera, abbiamo detto che l'amministratore delegato non può aver avuto delle cariche pubbliche nei partiti o nelle organizzazioni sindacali negli anni precedenti alla nomina come amministratore delegato, quindi abbiamo applicato alla lettera quello che dice il vostro Presidente del Consiglio.

PAGINA: 0021

  MAURIZIO BIANCONI. Signora Presidente, io volevo intervenire su una questione che vedo che qui passa abbastanza inosservata e data per scontata. Se c’è un male della politica italiana è che la gente dabbene tende a starne lontano perché è dipinta in un certo modo, anche non immeritatamente. Però la classe politica, i deputati, i consiglieri comunali, i consiglieri regionali, non sono una manica di delinquenti faziosi perché, avendo esercitato @pagina=0022@un mandato designato dal popolo, potrete criticare il come e il perché, dopo, devono essere buttati al macero e non far valere le loro esperienze, dicendo che, siccome hanno avuto questo mandato e via seguitando, non sono sicuramente indipendenti. Io lo dico, Presidente, soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle che, essendo giovani entusiasti, hanno questa mania di criminalizzare per settori e vorrei ricordare con un esempio pratico quanto sia sbagliata questa visione. Renzi, che sta lottizzando ogni ben di Dio, lottizza quello che conta con quelli che non hanno la tessera; gli amici suoi che contano, quelli che veramente gli riferiscono, è gente «che fa i mestier suoi», chi dà da mangiare all'Expo, chi è in una cinquantina di consigli di amministrazione e gli affittava gli appartamenti, chi fa l'avvocato e ha 250 incarichi, tutta gente senza tessera ma tutta gente che controlla per conto di Renzi tutti i gangli della vita di questa società. Allora, marchiare la gente perché ha svolto un mandato è una sciocchezza ingenua che serve soltanto a tener lontano la gente brava dalla politica e consentire a quelli che vogliono veramente lottizzare di lottizzare con chi se ne intende: quegli avvocati che mai hanno avuto una tessera, ma hanno sempre avuto tutti gli incarichi; quegli architetti che mai hanno avuto una tessera, ma hanno sempre avuto tutti gli incarichi; quei banchieri che mai hanno avuto una tessera e hanno sempre avuto tutti le mani in pasta.
  Quindi, smettiamola con la demonizzazione della classe politica, che favorisce proprio quelli che le mani in pasta le tengono, che favorisce proprio quella zona grigia che opprime questo Paese, che fa gli interessi suoi – non del Paese, ma suoi ! – e dei propri padroni e referenti, siano gente di potere o siano gente che proviene da oltre i confini di questo Paese.
  Io penso che questa battaglia anticasta debba avere anche e soprattutto altri obiettivi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PAGINA: 0022

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Riguardo all'ultimo intervento del collega Bianconi, faccio presente che qui non si vuole marchiare proprio niente. Ma, a meno che non pensiamo di legiferare su Marte, in Italia c’è una sola certezza, cioè che da sempre i partiti hanno cercato di lottizzare la RAI.
  Ora, quello che fa il MoVimento 5 Stelle non è né marchiare né fare lotte su cose che non esistono. Qui stiamo parlando di quello che esiste: la lottizzazione, che da sempre esiste. Come dobbiamo fare ? Abbiamo indicato dei requisiti di professionalità, ma dobbiamo, collega Bianconi, a meno che – ripeto – non pensate che stiamo su Marte, cercare di slegare il più possibile, anche temporalmente, chi ha militato all'interno dei partiti e all'interno del Parlamento con i ruoli che andrà ad occupare all'interno della RAI.
  Quindi, mi sembra un attacco assolutamente sconclusionato nell'obiettivo...

PAGINA: 0022

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. In effetti, il collega Bianconi dovrebbe ben sapere che non è il MoVimento 5 Stelle che sta screditando una classe politica, ma è la stessa classe politica che non perde occasione per screditare se stessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), grazie @pagina=0023@all'intervento della magistratura, grazie ai cittadini, il cui livello di sopportazione ormai è arrivato al limite.
  È vero che la lottizzazione avviene anche al di fuori della politica e basta vedere il nuovo direttore generale della RAI, assiduo frequentatore, appunto, della Leopolda, grande amico di Matteo Renzi, uno che nel suo curriculum può vantare una censura del decano Luttazzi come elemento distintivo rispetto agli altri candidati.
  Quindi, il nostro emendamento non avrebbe escluso la nomina sempre dell'attuale direttore generale. Però, quanto meno, evitiamo che ci siano delle situazioni così macroscopiche e così evidenti, dove una persona, che ha ricoperto un incarico elettivo, venga nominata direttamente direttore generale.

PAGINA: 0023

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Qui abbiamo una proposta del MoVimento 5 Stelle che dice semplicemente che l'amministratore delegato non può svolgere questa sua funzione se ricopre cariche pubbliche elettive o di governo o cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali oppure se ha ricoperto queste cariche nei cinque anni precedenti la sua nomina.
  Allora, chi è che dice «sì» e chi è che dice sempre «no» ? A noi sembra che, oltre il silenzio del sottosegretario Giacomelli e del collega Peluffo, ci sia un continuo dire «no» a qualunque proposta che cerchi di eliminare questi soggetti, magari non tutti, iniziando magari dai politici e dai sindacati all'interno della RAI.

PAGINA: 0023

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Capisco che qualche collega, anche presente in quest'Aula, possa ambire, un domani, a diventare amministratore delegato della RAI o consigliere di amministrazione. Però, penso che le argomentazioni finora illustrate non stiano in piedi, perché non possiamo far finta che nel passato non ci sia stata una continuità tra chi ha fatto politica e chi poi ha ricevuto in cambio una poltrona in qualche ente pubblico. Non possiamo chiudere gli occhi !
  L'emendamento vuole esattamente rompere questo legame tra la politica ed il servizio pubblico.
  Lo abbiamo dimostrato noi, con le nostre proposte, in tutti gli emendamenti, perché dobbiamo finirla e i partiti devono finirla di lottizzare la RAI (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0023

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Mi sono accinto a intervenire su questo emendamento con una prospettiva un po’ diversa dagli interventi che ho sentito. Non mi sorprende che vi possa essere una norma che limita la possibilità di occupazione della RAI da parte dei partiti, da parte degli eletti: è una polemica che, anche giustamente, da più tempo è dibattuta, vista e sentita.
  Mi preoccupa il modo con cui questo obiettivo vuole essere perseguito dalla maggioranza. Noi ci lamentiamo spesso, da un lato, del fatto che la politica voglia occupare spazi non suoi, ma, ancor di più, penso, della povertà crescente del livello della classe politica italiana. Chi, come me, ha avuto la fortuna di occuparsi di politica sin da bambino, ha visto obiettivamente – mi ci metto dentro anch'io, quindi non è un'offesa per nessuno – un depauperarsi della qualità media della classe dirigente politica.
  Allora, mi chiedo: se noi diciamo che non chi è eletto, non chi è deputato – ci potrebbe stare –, ma chi ha ricoperto una qualsiasi carica politica non può ambire ad altri ruoli direttivi in altro ambito, noi, automaticamente, demotiviamo @pagina=0024@chiunque dall'accostarsi alla politica. È una specie di binario morto, una specie di cimitero degli elefanti.
  Ritorna la barzelletta: «Ho tre figli: uno era bravo e fa il medico, il secondo era bravino e fa l'avvocato, il terzo era scemo e fa la politica» ! È questo il significato che noi facciamo derivare da questo emendamento. Io, giovane dirigente aziendale, io, giovane professore, io, giovane professionista, so che, se per caso assumo l'incarico di componente di un direttivo provinciale di un partito, domani mi vedrò tarpate le ali, perché per cinque anni mi porterò il marchio di infamia di avere fatto politica.
  Non è un marchio di infamia fare politica: è la cosa più bella del mondo, quando la si fa per passione per le proprie idee ! Perciò, voteremo contro questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Area Popolare (NCD-UDC)).

PAGINA: 0024

  DALILA NESCI. Forse qualche collega pensa che chiunque, al mondo e in Italia, debba per forza fare politica. Invece, ci sono tante risorse, tante energie nuove, giovani, competenti, che potrebbero entrare a far parte del CdA, se questi posti all'interno del CdA non fossero sempre già pronti per qualcuno, come già è successo ad agosto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, noi non facciamo niente altro che leggere la realtà e tentare di fare delle proposte sensate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0024

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. In realtà, il vero problema è che nell'attualità le nomine vengono fatte esclusivamente perché si appartiene a un determinato partito, togliendo dalla possibilità di scelta di gestione del bene pubblico tutta una serie di persone: il 98 per cento della persone, in Italia, che non hanno santi in paradiso.
  Parliamo, ad esempio, della lottizzazione e politicizzazione del CSM, del Consiglio superiore della magistratura, laddove, invece di nominare ed eleggere persone indipendenti, abbiamo nominato dei referenti di partito; laddove si parlava di correnti di magistrati, abbiamo politicizzato un Consiglio superiore della magistratura, che dovrebbe essere indipendente per Costituzione.
  Allora, via la politica e mettiamo le agenzie e tutta la RAI in mano ai cittadini, cittadini semplici, senza tessere di partito. Questo è il nostro mantra e ci sembra il minimo sindacale richiesto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PAGINA: 0024

  RICCARDO FRACCARO. Presidente, questo emendamento tratta di un principio che esiste in tutta Europa: il divieto di post-employment. Significa che se hai svolto un'attività politica, uscito dalla politica, non ti fai nominare negli enti partecipati dagli amici. Significa – è questa la visione del MoVimento 5 Stelle – che, dopo aver fatto politica, il tuo scopo non deve essere quello di entrare in una partecipata, non deve essere quello di essere nominato nei vertici di un ente pubblico, parapubblico o parastatale. Il tuo unico obiettivo, il tuo dovere è di tornare a lavorare, quello che questa classe politica non ha mai fatto in vita sua ! È per questo che siamo in questa situazione nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0007

  Interviene sull'emendamento Liuzzi 2.164 la deputata MIRELLA LIUZZI (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0025

  MIRELLA LIUZZI. Abbiamo appena parlato, con l'emendamento precedente, di incompatibilità nel sedere nel consiglio di amministrazione come amministratore delegato, per chi ha ricoperto una carica elettiva nei partiti politici nei cinque anni precedenti.
  Adesso, questo emendamento – voglio rassicurare anche gli altri colleghi che sono intervenuti, che dicevano che bisogna pensare a ben altro, ai casi di conflitto di interessi, ai casi di incompatibilità, ad altro tipo di cariche – dice esattamente questo. Infatti, regola il conflitto di interessi che lo stesso Servizio studi sottolineava proprio per l'assenza di una previsione dei casi di conflitto di interessi per evitare le discrezionalità applicative e contenziosi futuri. Quindi, evidentemente, la norma, così come è scritta, non basta.
  Che cosa andiamo a dire ? Voglio leggere questo emendamento proprio per far capire all'Aula che cosa contiene. Dice che «la carica di amministratore delegato è incompatibile con qualunque altro ufficio pubblico o privato, incarico elettivo o di rappresentanza nei partiti politici, attività professionale (...)» eccetera, «ovvero con l'esistenza di qualunque interesse, diretto o indiretto, nelle imprese operanti nel settore delle comunicazioni, dell'audiovisivo, della pubblicità e in qualunque altro settore relativo alla fornitura e alla somministrazione di beni e servizi alla società RAI-Radiotelevisione italiana (...)».
  E poi, se questo non dovesse bastare, aggiunge che: «all'atto di accettazione della nomina, l'amministratore delegato ha l'obbligo di dichiarare l'eventuale titolarità di partecipazioni societarie, anche minoritarie, in società di capitali o di persone» che hanno in essere contratti con la RAI oppure che in futuro possano avere dei contratti con la RAI.

PAGINA: 0007

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Vedi RS)

PAGINA: 0025

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 12,08).

PAGINA: 0007

  Interviene altresì sull'emendamento Liuzzi 2.164 il deputato RICCARDO FRACCARO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0026

  RICCARDO FRACCARO. Presidente, sa perché il Partito Democratico sta sprofondando nei sondaggi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ? Perché non si può ingannare tutti per sempre e questo emendamento disvela un'altra bugia del Partito Democratico, perché riguarda il conflitto d'interessi.

PAGINA: 0007

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (Vedi RS)

PAGINA: 0026

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
MARINA SERENI (ore 12,10)

PAGINA: 0007

  Intervengono inoltre sull'emendamento Liuzzi 2.164 i deputati MAURIZIO BIANCONI (FI-PdL) (Vedi RS), ALESSANDRO DI BATTISTA (M5S) (Vedi RS), GIULIA SARTI (M5S) (Vedi RS), RICCARDO NUTI (M5S) (Vedi RS) e GIANLUCA VACCA (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0026

  MAURIZIO BIANCONI. Giusto per concludere il ragionamento di prima, Presidente, io non intendevo fare un attacco, facevo semplicemente una osservazione. Purtroppo, talvolta, i colleghi del MoVimento 5 Stelle, se contraddetti, travisano un po’ la visione di chi parla. Io non sono uno di quelli che è per le lottizzazioni. Ho detto io per primo, mi pare, almeno su certi spicchi di Parlamento, che Renzi è un mancatore di parola, che è un lottizzatore. Ieri ho detto al sottosegretario Giacomelli, che mi sopporta da anni per contiguità territoriale, che aveva ragione, che la RAI aveva buttato fuori tutti i partiti perché ne è rimasto uno solo, anzi è rimasto l'uomo di fiducia del segretario del Partito Democratico. Non è questo il punto.
  Il punto è che, nel lavoro di screditamento della classe politica, succede esattamente quello che ha ben spiegato l'onorevole La Russa: la rappresentanza popolare all'interno delle assemblee deve essere sempre la più qualificata possibile, non la più squalificata possibile, perché purtroppo stiamo andando verso quella china lì.
  A meno che, colleghi, anzi, Presidente, qui non ci sia – diciamo così – un subpensiero, che allora sarebbe bene esplicitare, e il subpensiero è questo: la vera democrazia è la democrazia diretta fra chi comanda e il popolo che decide e le Camere sono intermezzi fastidiosi, e non sono invece quello che prevede la Costituzione, cioè la mediazione e la trasformazione in istituzionale del pensiero popolare. Dunque, se c’è questo subpensiero, che le Camere e gli enti elettivi sono inutili @pagina=0027@rispetto a una visione di democrazia diretta, allora diciamocelo chiaro ! Ma vi faccio presente – e faccio presente – che questa è una visione che ha illustri precedenti in regimi non esattamente democratici e ha, oggi come oggi, un grande tifoso, ossia tutti quelli che seguono il ragionamento di Brzezinski, cioè c’è un potere economico e c’è una platea di consumatori le cui decisioni devono essere piegate a quel potere e ciò che ostacola questo processo sono proprio le assemblee, le Camere, quelle che intermediano il potere popolare con le istituzioni. Quindi sareste in buonissima compagnia, se questo fosse vero.
  La qualità della classe politica garantisce la libertà di ciascuno, fermo che è tutto vero quello che voi dite e quello che voi denunciate. Quindi, era un desiderio di migliorare la proposta, non era una critica.

PAGINA: 0027

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, con questo emendamento, intendiamo introdurre la causa di incompatibilità legata al conflitto di interessi per quanto concerne l'amministratore delegato della RAI. Non vi vergognate, voi, che avete fatto girotondi e controgirotondi quando al Governo c'era il Presidente Berlusconi e chiedevate a gran voce l'istituzione del conflitto di interessi, di votare contro questo emendamento ? Molti cittadini non sanno, Presidente, che il conflitto di interessi genera anche corruzione, oltre che povertà, oltre che indebitamento e fa sì che determinate persone, che magari hanno degli altri interessi, occupino determinate poltrone per i loro sporchi interessi.
  E parliamo di conflitto di interessi proprio oggi che è stato messo agli arresti domiciliari un tal Mastrapasqua, al quale la politica diede oltre venti incarichi, ex presidente dell'INPS, ex vicepresidente di Equitalia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che tra l'altro migliaia di conflitti di interessi sono stati messi agli arresti domiciliari, Presidente –, e concludo – per le solite truffe legate alla sanità.

PAGINA: 0027

  GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. In molti Paesi, come ad esempio gli Stati Uniti o la Gran Bretagna, l'informazione viene definita come il cane da guardia del potere. In Italia, al contrario, possiamo parlare al massimo di «cagnolino da salotto», spesso e volentieri salotto televisivo.
  Allora, noi stiamo proponendo dei criteri per rendere veramente indipendente il CdA della RAI, in questo caso per avere un amministratore delegato che sia privo di conflitti di interesse. Ma dobbiamo ricordare ai cittadini che, invece, abbiamo dei partiti, in questo caso il Governo e la maggioranza del PD, che vogliono continuare ad alimentare questa concezione dell'informazione come cagnolino da salotto, ripeto: cagnolino da salotto, non cane da guardia del potere.
  I cittadini italiani, al contrario, e noi del MoVimento 5 Stelle non lo vogliamo: vogliamo cambiare questo sistema, perciò continueremo a proporvi questi emendamenti e continueremo a gridare quello che stanno facendo questi partiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PAGINA: 0027

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Vede, collega Bianconi, e anche gli altri che probabilmente la pensano allo stesso modo, qui non si tratta del fatto che con @pagina=0028@la democrazia diretta dobbiamo cancellare le Camere del Parlamento, ma semplicemente noi stiamo dicendo – ed è innegabile che questo sia accaduto negli ultimi venti o trent'anni – che le Camere del Parlamento finora si sono fatte i fatti propri, cioè gli appartenenti al Parlamento non hanno fatto altro che leggi per i propri comodi.
  Vogliamo ricordare quando hanno trasformato i finanziamenti pubblici ai partiti in rimborsi elettorali e dopo hanno fatto finta di abolirli e poi hanno fatto la sanatoria per continuare a prendere questi soldi ? Vogliamo parlare della «legge-bavaglio», che avete approvato qualche settimana fa ?
  Tutto quello che fate non è nell'interesse dei cittadini, ma solo della vostre tasche ed è per questo che stiamo proponendo una norma...

PAGINA: 0028

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Vede, io capisco benissimo i colleghi del Partito Democratico, che non vogliono votare emendamenti come questo sul conflitto di interessi o magari sull'ineleggibilità di persone che hanno ricoperto incarichi elettivi.
  Il motivo è molto semplice: sono loro i primi che verrebbero danneggiati da provvedimenti del genere, perché sono loro che magari hanno già avuto in promessa qualche posto, qualche posticino in qualche società partecipata, quando non saranno più eletti, e sono loro magari i primi ad essere in conflitto di interessi, per cui vengono in Parlamento per fare gli interessi di qualche gruppo di riferimento o di qualche lobby.
  Vergognatevi ! State facendo cose che neanche Berlusconi si sarebbe mai sognato di fare !

PAGINA: 0007

  Intervengono sull'emendamento Nesci 2.173 le deputate DALILA NESCI (M5S) (Vedi RS) e FEDERICA DIENI (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0028

  DALILA NESCI. Chiediamo che l'amministratore delegato possa nominare i dirigenti esterni nel limite del 2 per cento della dotazione organica. Ma quel qualcosa in più che aggiungiamo in questo @pagina=0029@emendamento è che gli incarichi dirigenziali esterni conferiti dall'amministratore delegato siano a tempo determinato e cessino in ogni caso alla scadenza del mandato dell'amministratore delegato.
  Siccome più volte, fuori da quest'Aula, ma anche qui, si è parlato di quella pletora di dirigenti che ogni direttore generale nominava e che poi si andava ad assommare nella pianta organica, proprio perché noi leggiamo la realtà e cerchiamo di migliorare anche questa azienda, proprio perché si tratta di servizio radiotelevisivo pubblico, chiediamo con questo semplice emendamento che gli incarichi che l'amministratore delegato conferisce siano a tempo determinato, e che semplicemente cessino subito dopo la scadenza del mandato dell'amministratore delegato. È un emendamento che crediamo anche scritto bene. Tra l'altro, chiediamo che, eventualmente, questi contratti possano cessare, se la durata è inferiore. Ma questo era ovvio ed era scontato.

PAGINA: 0029

  FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. Come ha affermato la mia collega Nesci, non chiediamo altro che di limitare gli incarichi esterni conferiti dal direttore generale. Questo perché, purtroppo, si verifica spesso la prassi di nominare amici, amici degli amici, che poi rimangono in RAI a vita. Questo non è accettabile, questo non è ammissibile. Si dovrebbe entrare soltanto per merito.
  È questo che noi affermiamo con questo emendamento. Chiediamo inoltre che venga comprovata la qualifica professionale per le specifiche mansioni da assegnare e che questi incarichi siano a tempo determinato. Quindi, basta con una RAI al servizio dei partiti, basta con una RAI privata al servizio di pochi.

PAGINA: 0008

  Interviene sull'ordine dei lavori la deputata DALILA NESCI (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni la PRESIDENTE (Vedi RS).

PAGINA: 0031

  DALILA NESCI. Presidente, ci risulta che ieri fra i segnalati noi avessimo inserito l'emendamento Liuzzi 2.179, però non l'abbiamo ritrovato in questo nuovo fascicolo e, siccome adesso siamo passati ad altri emendamenti, abbiamo chiesto chiarimenti agli uffici in questo momento.

PAGINA: 0031

  PRESIDENTE. Sì, a me risulta non segnalato. Nel mio fascicolo è non segnalato. Facciamo subito una verifica.

PAGINA: 0009

  Intervengono sull'emendamento Liuzzi 2.179 i deputati MIRELLA LIUZZI (M5S) (Vedi RS), MASSIMO ENRICO CORSARO (Misto) (Vedi RS), DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS), RICCARDO NUTI (M5S) (Vedi RS), VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD) (Vedi RS), relatore per la maggioranza per la IX Commissione, che esprime parere contrario, ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), relatore di minoranza, che esprime parere favorevole, e il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ANTONELLO GIACOMELLI (Vedi RS), che concorda con il parere espresso dal relatore per la maggioranza; intervengono altresì i deputati RICCARDO NUTI (M5S) (Vedi RS), GIANLUCA VACCA (M5S) (Vedi RS), ALFONSO BONAFEDE (M5S) (Vedi RS) e, sull'ordine dei lavori, il deputato DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS) nonchè, per un richiamo al Regolamento, il deputato DAVIDE CRIPPA (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni la PRESIDENTE (Vedi RS). Intervengono inoltre i deputati ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS) e VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD) (Vedi RS), relatore per la maggioranza per la IX Commissione.

PAGINA: 0031

  MIRELLA LIUZZI. Grazie, Presidente. Questo emendamento è molto importante per il gruppo del MoVimento 5 Stelle e ci tenevamo veramente che fosse discusso qui in Aula e quindi è tra i segnalati. Che cosa prevediamo in esso ? Spiego un attimo da cosa è nato. Qualche mese fa il consiglio di amministrazione della RAI (quindi non quello che è stato appena nominato ma quello antecedente) decise all'unanimità di dare il via libera all'emissione di obbligazioni. Ciò alimentò una polemica, giustamente anche ripresa dal Partito Democratico e dalla Lega, che questo fosse uno stratagemma per superare e per aggirare il tetto di 240 mila euro relativo allo stipendio dei consiglieri di amministrazione della RAI, imposto proprio da normativa vigente. Questo limite non varrebbe per le società che emettono titoli negoziati sui mercati regolamentati. Dato che Renzi ha posto il limite di 240 mila euro come una sua fortissima battaglia e considerato il raggiungimento dell'obiettivo di questa sua battaglia visto che è poi diventato legge, ci sembra strano che poi questo testo possa essere superato tramite l'emissione di obbligazioni. Ora questo tema è stato ampiamente dibattuto anche in Commissione e lo stesso relatore ha sottolineato come fosse comunque un emendamento giusto e corretto che però avrebbe dovuto essere applicato alla normativa generale; e su questo giustamente noi siamo assolutamente d'accordo, ci mancherebbe: se si votasse in questo momento una modifica della normativa vigente lo applicheremmo immediatamente, voteremmo a favore. Tuttavia è ovvio che tante cose a volte ci sembrano come una scusa: una scusa quella di non potere inserire in questo momento una normativa del genere perché dobbiamo andare a prendere la normativa generale; una scusa è stata quando, ad esempio, nell'ambito della riforma della @pagina=0032@Costituzione abbiamo inserito clausole delle quali ci è stato detto che andavano inserite nel conflitto di interesse; una scusa è stato quando il conflitto di interesse è venuto qui in Aula ed è stato rimandato in Commissione e alla fine poi le modifiche e anche le giuste modifiche non vengono mai fatte. Nel frattempo partono le obbligazioni, i manager e i consigli di amministrazione superano tranquillamente i 240 mila euro, che è il tetto stabilito, e quindi sono tutti felici e contenti. Dunque, dato che dal nostro punto di vista sono stati fatti anche grossolani errori legislativi in questo disegno di legge, non capiamo perché non si possa inserire una norma che giustamente verrebbe applicata nella norma quadro, nella norma generale anche per quanto riguarda la RAI, tenuto conto delle notizie che ci sono state negli ultimi tempi: proprio a maggio c’è stato questo voto all'unanimità che ha permesso l'emissione di obbligazioni nel consiglio di amministrazione della RAI per i consiglieri di amministrazione. Dunque tenuto conto che è stato votato anche da parlamentari del PD – questo è l'aspetto curioso e interessante: è stato denunciato in gran parte anche dagli stessi parlamentari del PD – noi del MoVimento 5 Stelle, poiché sostiene le battaglie giuste a prescindere dal fatto che vengano da un partito o l'altro, abbiamo creduto che un emendamento del genere potesse essere inserito nella riforma della RAI o nella cosiddetta riforma della RAI, perché alla fine si rivede soltanto la governance e i meccanismi di nomina, e potesse essere votato qui oggi in Parlamento. Vogliamo o no che i consigli di amministrazione possano aggirare il tetto dei 240 mila euro annui ?
  Questo è quello che chiediamo, ora, con questo emendamento e, per questo, auspico che ci sia un voto favorevole da parte di tutti i parlamentari, qui, oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0032

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente. Questo emendamento, come altri che sono stati discussi nel corso dell'esame dell'articolo 2, ha alimentato il dibattito riguardo la circostanza che i colleghi del MoVimento 5 Stelle esercitino una pressione mossa da sacro furore su vicende che forse potrebbero essere affrontate, secondo altri punti di vista, con sensibilità diverse, ma credo che il tema stia alla base del funzionamento della gestione della RAI e della proprietà della RAI. Infatti, i colleghi del MoVimento 5 Stelle che si pongono problemi in ordine alla gestione degli incarichi, in ordine al dimensionamento degli stipendi, in ordine alla qualità soggettiva dei nominati, pongono dei problemi che in natura non dovrebbero esistere. A dire il vero, se ci guardiamo intorno, nel considerare come ci sia stata una curiosa sovrapposizione tra i nomi che hanno composto questa Aula parlamentare così come quella del Senato rispetto a nomine importanti, è curioso come questa diventi automaticamente la fucina di tante nomine...

PAGINA: 0032

  DAVIDE CAPARINI. Grazie Presidente, dal 2011 ad oggi, il tetto degli stipendi non si applica alle società controllate dallo Stato che emettono prestiti obbligazionari. La RAI lo ha fatto per 350 milioni di euro ed è per questo che, oggi, siamo qui a @pagina=0033@discutere del fatto se sia lecito o meno aggirare una norma dello Stato – quindi, fatta la legge, trovato l'inganno – per aumentarsi lo stipendio, perché questo è il risultato.
  Io ringrazio la collega Liuzzi che ha segnalato, con il gruppo del MoVimento 5 Stelle, questo emendamento, perché è un dato di fatto che salta agli occhi, non solo di coloro che seguono la materia con attenzione – io ricordo i tanti deputati e senatori del PD che si sono stracciate le vesti e hanno chiesto conto, al nuovo amministratore delegato Campo Dall'Orto, di questa operazione fatta per alzarsi lo stipendio – ma anche dei cittadini che sono sbigottiti di fronte al fatto che venga messo un tetto e poi questo tetto automaticamente venga violato. Ricordo che la stessa presidente mantiene il suo stipendio da direttore di Rai News, quindi sono 300 mila euro lordi, a cui aggiunge lo stipendio da consigliere, quindi, non da presidente, e sono altri 66 mila euro lordi, per un totale di 366 mila euro lordi. Quindi, ricordo lo sforzo encomiabile che era stato fatto dai precedenti manager, criticabilissimi dal punto di vista della gestione, che però, dal punto di vista della coerenza con il mandato che l'allora Governo Monti gli aveva dato, si erano auto ridotti gli stipendi, mantenendoli al di sotto del limite. Questo non avviene, non è ancora avvenuto e temiamo che non avverrà per le nuove nomine fatte da Renzi.
  Ora, è giusto e doveroso chiarire, e questo emendamento lo fa in modo egregio, come non si possa utilizzare l'emissione di titoli obbligazionari per aggirare la norma. Dopo di che, se noi decidiamo che un amministratore delegato di una società di Stato possa percepire una cifra da mercato, lo decidiamo, ma è la politica, è il Governo che lo decide, non è chi utilizza delle norme in modo furbesco.

PAGINA: 0033

  RICCARDO NUTI. Grazie Presidente, non ho capito qual è il parere del Governo.

PAGINA: 0033

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Grazie, Presidente. Le esprimo il parere e interverrò successivamente per motivarlo. Il parere è contrario.

PAGINA: 0033

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Presidente, il parere è favorevole.

PAGINA: 0033

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, il parere del Governo è contrario. A preferenza della Presidenza posso motivare ora o intervenire successivamente.

PAGINA: 0034

  RICCARDO NUTI. Signora Presidente, mi sarei aspettato che magari il Governo si rimettesse all'Aula, ma, tramite la spiegazione del Governo, abbiamo capito che in realtà si sta continuando a fare il gioco delle tre carte, si sta continuando a bluffare. Voi potete bluffare ad un tavolo da gioco, ma non in Parlamento, perché, continuando a dire per mesi che volevate mettere un tetto per poi aggirarlo tramite l'emissione di strumenti finanziari, non state facendo altro che mostrare le vostre carte, e voi non avete niente in mano ora. Non avete niente, e non ha niente non solo il Governo: non ha niente neanche il Parlamento rappresentato in questo caso dalla maggioranza del PD.
  I parlamentari del PD della maggioranza, che si sono prodigati a dichiarare che erano uno scandalo questi tetti di 600 mila euro, o comunque oltre i 240 mila euro, ora si dichiarano contrari alla proposta del MoVimento 5 Stelle di mettere questo tetto a 240 mila euro, ma soprattutto che l'emissione di strumenti finanziari non costituisca causa di esclusione dell'applicazione del limite che hanno imposto. Allora questa è la realtà dei fatti: @pagina=0035@voi non volete il tetto di 240 mila euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0035

  GIANLUCA VACCA. Signora Presidente, «Con l'emissione di bond la RAI potrebbe aggirare il tetto e tornare a stabilire compensi superiori al limite di 240 mila euro. A tutte le amministrazioni e aziende pubbliche vengono chiesti sacrifici, sarebbe paradossale se alla RAI quegli stessi sacrifici entrassero dalla porta e uscissero dalla finestra. Il tetto deve rimanere anche a Viale Mazzini». Queste parole, Presidente, sono di un collega deputato del Partito Democratico, Anzaldi, ovviamente deputato della Commissione vigilanza RAI, che, allineandosi al suo segretario, nonché Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, prometteva che i tetti dovevano restare anche a Viale Mazzini e sarebbero rimasti invariati. Io capisco che ormai siamo in un'epoca di schizofrenia politica, dove si dice una cosa e il giorno dopo si fa esattamente l'opposto, però un minimo di coerenza ogni tanto non farebbe male.

PAGINA: 0035

  ALFONSO BONAFEDE. Signora Presidente, intervengo soltanto per sottolineare e denunciare la gravità di quello che ha detto il sottosegretario nell'ultimo intervento. Sottosegretario, lei non può far finta che la RAI sia una delle tante aziende: non può parlarci di generalizzare rispetto alla RAI tutte le norme che ci sono, perché non so se se ne è accorto, siamo qui a parlare della RAI proprio perché è in una situazione particolare; ed è in una situazione particolare perché è il punto principale della gestione dell'informazione del servizio pubblico televisivo. Prima di tutto, Presidente, se volesse far allontanare dal banco del Governo... Va bè...la Presidenza... Grazie, Presidente.
  Primo... Sì, Presidente, però se il sottosegretario chiacchiera e lei parla per i fatti suoi diventa impossibile parlare.

PAGINA: 0036

  DAVIDE CAPARINI. Il mio intervento sull'ordine dei lavori è inerente alla genesi del problema che abbiamo appena affrontato, ovvero un emendamento su cui la segnalazione non è giunta a destinazione, ma questo perché ? Perché, rifacendomi al precedente intervento sull'ordine dei lavori, non è stato rispettato il termine di ieri delle ore 11 per la segnalazione, pertanto la successiva decisione della Presidenza di rendere possibile comunque la segnalazione anche all'ultimo minuto ha evidentemente messo in difficoltà gli uffici.
  L'invito che faccio, visto che ci siamo ribaditi che questo fatto non avrebbe costituito precedente, è che la prossima volta, nel caso i gruppi non segnalino gli emendamenti, proprio per evitare ciò che è appena avvenuto, la Presidenza metterà in votazione ciò che riterrà lei opportuno.

PAGINA: 0036

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Nel merito vorrei ricordare che all'interno del Regolamento l'articolo 85-bis comma 8 dell'articolo 85 non specificano le tempistiche entro cui devono essere comunicati gli emendamenti segnalati, pertanto il suo auspicio che vengano segnalati prima dell'inizio della discussione credo possa rimanere solo tale perché di fatto rispetto al Regolamento non c’è indicata una tempistica entro cui bisogna comunicare i segnalati, né tantomeno prima dell'inizio della discussione dei singoli emendamenti. Noi abbiamo comunicato prima di porre in votazione il primo emendamento e pertanto abbiamo rispettato le tempistiche permesse dal Regolamento.

PAGINA: 0036

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, io non ho avuto direttamente la gestione di questa parte del processo di lavorazione del provvedimento. È chiaro che il Regolamento non pone un tempo rigido in quanto parla di tempi congrui e gli uffici, al fine di predisporre il materiale in maniera corretta, affinché tutti possano prenderne visione in tempo utile prima dell'esame del provvedimento, avevano segnalato a tutti i gruppi quale fosse il tempo congruo. Vi è poi stata una problematica nella segnalazione e noi abbiamo riconosciuto di avere tralasciato un emendamento segnalato, ma questo errore è dovuto alla tempistica che ha giustamente richiamato il collega Caparini. Penso quindi che in futuro sia interesse di tutti, dei gruppi e della Presidenza, far sì che il tempo congruo segnalato dagli uffici venga rispettato per poter preparare in maniera adeguata i materiali da portare all'esame dell'Assemblea.
  Ha chiesto ora di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

PAGINA: 0036

  ROBERTO FICO. Signor sottosegretario non sono d'accordo con le sue motivazioni e avendo ascoltato anche il discorso del relatore per la maggioranza all'interno della Commissione non sono d'accordo neanche con lui. Non sono d'accordo perché la RAI non è assimilabile alle altre aziende pubbliche; è infatti proprio questo il motivo per cui oggi siamo qui e ne stiamo parlando. È il motivo per cui oggi discutiamo la riforma della governance della RAI, degli stipendi, del consiglio di amministrazione, dei requisiti positivi e negativi, del fatto che deve essere un consiglio di amministrazione più vicino al codice civile. Quindi stiamo parlando di un @pagina=0037@unicum e la RAI è un unicum. Infatti, voi, con la deroga agli appalti, che avete inserito in questa legge, derogate in questo caso rendendo la RAI unica rispetto a tutte le altre aziende, in questa legge che già la rende un unicum, mentre con il tetto agli stipendi voi non volete inserire il fatto che non è possibile aggirarlo tramite le obbligazioni, i mercati regolamentati.
  È un'assurdità, perché vengono adottati nella stessa legge due pesi e due misure, dicendo una volta che la RAI non è un unicum e deve andare in normativa generale e una volta che è un unicum e non deve andare in normativa generale e si può andare in deroga agli appalti. Allora questa mi sembra un'assurdità e non riesco a comprenderne la ragione.

PAGINA: 0037

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Signora Presidente, intervengo sull'emendamento Liuzzi 2.179. Peraltro, il testo dell'emendamento è esattamente identico all'ultima parte dell'emendamento Nesci 2.173, infatti mi aspettavo che prima, durante l'illustrazione dell'emendamento, la collega Nesci si soffermasse su questo aspetto, che credo sia di rilievo, visto che se ne è discusso anche in Commissione.
  L'emendamento fa riferimento alla legge n. 89 del 2014, che ha stabilito in 240 mila euro lordi annui il limite massimo dei compensi degli amministratori e delle retribuzioni dei dipendenti delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni. Recita anche la stessa norma che sono esentate dall'obbligo le società pubbliche autorizzate all'emissione di titoli obbligazionari sui mercati regolamentati.
  Ora, i precedenti vertici RAI, qualche mese fa, hanno deciso l'emissione di un bond obbligazionario di 350 milioni di euro. La questione è stata sollevata ed è all'evidenza del Parlamento dal collega Anzaldi, che ha fatto un'interrogazione alla Commissione di vigilanza RAI. Al momento, non c’è nessun aggiornamento delle retribuzioni in RAI; lo si desume da questa nota dell'azienda di mercoledì scorso, che recita: l'emissione del bond non ha comportato alcun rialzo automatico delle retribuzioni ai livelli precedenti al testo previsto dalla legge; si è invece colta l'opportunità di una rideterminazione dei livelli retributivi delle figure manageriali; a seguito di un'analisi condotta da una società leader mondiale nel settore delle risorse umane, sono stati fissati nuovi parametri più coerenti con il mercato. Quindi, ad oggi non è stato fatto l'adeguamento, domani chissà. Per questo credo – come ho detto in Commissione – utile questa discussione, all'interno della quale, per esempio, vi è l'argomento che abbiamo discusso in Commissione, ossia una società partecipata al 99 per cento dal Tesoro che non è quotata in borsa forse non è così automatico che possa essere esentata nel momento in cui emette bond, ma la legge è molto chiara da questo punto di vista.
  Per cui, io penso che sia utile una discussione in Parlamento, però, poiché la questione afferisce a una norma di carattere generale, che vale per tutte le società pubbliche, anche se ora è su questo caso specifico che si vuole apportare una modifica, è su quella norma di carattere generale che bisogna intervenire e non all'interno del disegno di legge di riforma della governance della RAI. Di qui il parere negativo sull'emendamento.
  Aggiungo, Presidente, che forse è utile richiamare il lavoro che stiamo facendo, perché abbiamo approvato il piano della trasparenza e abbiamo approvato, anche con il voto di una parte delle opposizioni, l'emendamento dei relatori, che introduce novità per le quali RAI entra in un territorio di total disclosure. Quindi, se RAI dovesse mai alzare le retribuzioni, la società concessionaria del servizio pubblico si dovrà assumere la responsabilità di fronte agli italiani anche di motivarlo. Quindi, da questo punto di vista credo che dovremmo rivendicare tutti quanti il lavoro che abbiamo fatto e che stiamo facendo.

PAGINA: 0009

  Interviene sull'emendamento Alfreider 2.192 il deputato DANIEL ALFREIDER (Misto-Min.Ling.) (Vedi RS), che lo ritira.

PAGINA: 0038

  DANIEL ALFREIDER. Presidente, lo ritiriamo.

PAGINA: 0010

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD) (Vedi RS), Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Esprime il parere di maggioranza sull'emendamento Fico 2.99, accantonato nella precedente seduta.

PAGINA: 0038

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Grazie, Presidente. Io ringrazio il relatore di minoranza, primo firmatario dell'emendamento, che, con lo spirito con cui ha presentato l'emendamento, vuole andare a integrare il testo. Dagli approfondimenti che abbiamo fatto, in realtà a noi risulta che il testo della norma, così come è uscito dalle Commissioni e approvato al Senato, è più stringente rispetto al testo dell'emendamento.
  Per questa ragione, riteniamo più utile mantenere delle maglie molto strette, mantenendo il testo. Quindi, per questo motivo resta il parere contrario sull'emendamento.

PAGINA: 0010

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico (Vedi RS). Concorda con il parere del relatore per la maggioranza.

PAGINA: 0038

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

PAGINA: 0010

  ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), Relatore di minoranza. Esprime il parere di minoranza sull'emendamento Fico 2.99.

PAGINA: 0038

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Presidente, il nostro parere rimane favorevole, anche perché noi andiamo a correggere una parte del nostro emendamento, che non riguarda il fatto di essere più stringente e le cause di onorabilità, perché quelle rimangono uguali. Era volto ad aggiustare un diritto che, all'interno di quell'emendamento, andava a mancare rispetto alle future nomine.

PAGINA: 0010

  Interviene sull'ordine dei lavori il deputato RICCARDO NUTI (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni la PRESIDENTE (Vedi RS).

PAGINA: 0038

  RICCARDO NUTI. Presidente, ma se nel testo il contenuto dell'emendamento del collega Fico è più stringente, allora l'emendamento è già stato assorbito. Quindi, non c’è bisogno di discuterlo e porlo in votazione. È assorbito o non è assorbito questo emendamento ? Perché, in base a quello che ha detto il collega Peluffo, questo contenuto è già presente, in maniera addirittura più stringente, all'interno del testo. Ci dica lei, Presidente.

PAGINA: 0038

  PRESIDENTE. L'onorevole Peluffo ha espresso un giudizio politico. Dal punto di @pagina=0039@vista della forma, l'emendamento va votato, perché non vi è nessun'altra modalità di procedere. Prego, onorevole Nuti.

PAGINA: 0011

(Esame dell'articolo 3) (Vedi RS)

PAGINA: 0040

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3272-A)

PAGINA: 0011

  LORENZA BONACCORSI (PD) (Vedi RS), Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Esprime il parere di maggioranza sulle proposte emendative riferite all'articolo 3.

PAGINA: 0040

  LORENZA BONACCORSI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. No, faccio presto. Le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 3, ad eccezione degli emendamenti 3.800 e 3.801 delle Commissioni.

PAGINA: 0011

  ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), Relatore di minoranza. Esprime il parere di minoranza sulle proposte emendative riferite all'articolo 3.

PAGINA: 0040

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Presidente, se ci può leggere lei gli emendamenti segnalati...

PAGINA: 0011

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico (Vedi RS). Concorda con il parere della relatrice per la maggioranza.

PAGINA: 0041

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza.

PAGINA: 0011

  Intervengono sugli identici emendamenti Pannarale 3.1 e Nesci 3.2 le deputate ANNALISA PANNARALE (SEL) (Vedi RS), DALILA NESCI (M5S) (Vedi RS) e CLAUDIA MANNINO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0041

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Siamo arrivati ad un articolo molto discutibile, nonostante i relatori di maggioranza abbiano, in effetti, proposto un emendamento che si sforza di modificare qualcosa. Ma, in realtà, devo dire che noi consideriamo assolutamente inemendabile, in modo particolare, l'oggetto di questo emendamento: il comma 1, capoverso 49-ter.
  Leggo, spiegando anche perché. Acquisto, sviluppo, produzione, commercializzazione – mi fermo qua, perché siete intervenuti con l'emendamento –, ma non solo, lavori, servizi e forniture: questi sono tutti gli oggetti dei contratti di RAI e di tutte le società partecipate rispetto ai quali si deroga al codice degli appalti.
  Allora, noi proponiamo una soppressione totale di questa parte. La proponiamo, intanto, perché pensiamo che il rischio di aprire storture – chiamiamole soltanto così – sia altissimo; in secondo luogo, perché cominceremo, molto probabilmente domani, in quest'Aula l'esame del codice degli appalti e probabilmente è davvero inopportuno procedere ancora con la votazione su questa parte del provvedimento – lo ribadiamo ancora una volta, sottosegretario –; infine, perché devo dire che da un Governo, così come da una maggioranza di Governo, noi ci aspetteremmo regole, trasparenza, più controlli, più rigore. Noi ci aspetteremmo più rigore.
  Con questo testo noi stiamo andando nella direzione esattamente contraria. Io penso che si possa fare un di più di riflessione in questo caso. In Commissione avevamo accantonato questi emendamenti. È stata proposta una rimodulazione. Io credo, invece, che questo pezzo vada accantonato ed eliminato definitivamente.
  Noi abbiamo bisogno – ribadisco – di trasparenza e di rigore, perché di servizio pubblico stiamo parlando !

PAGINA: 0042

  DALILA NESCI. Grazie, Presidente. La collega Pannarale forse è più speranzosa e fiduciosa di noi. Infatti, per come sono andate le vicende all'interno della Commissione, io credo che ci sia proprio del dolo nel non voler tirare fuori da questo testo una norma che è molto pericolosa, che ci esporrebbe anche in futuro a eventuali sanzioni da parte dell'Unione europea.
  Spieghiamo di che cosa si tratta. La RAI gode già di un sistema di deroghe per quanto riguarda gli appalti. In questo caso, con questa parte di testo, invece, si vuole addirittura allargare il novero delle deroghe e degli appalti in deroga al codice che legifera sugli appalti stessi.
  Ricordo che il codice degli appalti, tra l'altro, recepisce alcune direttive dell'Unione europea. Quindi, il codice degli appalti è stato scritto in assoluta conformità alle direttive europee.
  Questo testo della riforma invece, addirittura vuole infischiarsene di dare direttive perché prevede che diverse tipologie di contratto, tra cui quelle della promozione e distribuzione dei programmi radiotelevisivi, siano addirittura escluse dagli obblighi procedurali. Gli obblighi procedurali si rifanno innanzitutto a principi di matrice europea, parliamo di principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e anche della necessità di inviare un invito ad almeno altri cinque concorrenti. Quindi parliamo di regole base che l'Unione Europea ha inserito addirittura nei trattati istitutivi dell'Unione e che questo Parlamento con questa riforma addirittura sconvolge. E tra l'altro è una assoluta presa in giro, visto che i colleghi relatori spesso parlano di rispetto – in realtà forse solo di rispetto formale, solo astratto, perché in sostanza questa cosa non avviene – nell'emendamento che propongono i relatori si dice di aggiungere queste parole: l'affidamento dei contratti di cui al presente comma avviene comunque nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità. Bene se volevate effettivamente fare questo, bastava togliere dalla norma proprio la dicitura che si rifaceva agli obblighi procedurali, perché non basta inserire dei meri principi in un testo, bisogna fare anche riferimento alla normativa di settore, perché se semplicemente mettiamo delle parole queste rimangono parole vuote che quindi contrasteranno comunque con la normativa europea.
  Quindi abbiamo trovato veramente di cattivo gusto anche questo emendamento perché non solo a questo punto si è fatto perdere tempo a tutti quanti i colleghi sperando in emendamenti accantonati, in proposte nuove che sarebbero arrivate dal Governo, ma addirittura questo è un testo che se ne è infischiato dei pareri con condizione non solo della XIV Commissione, che finalmente ha potuto esprimere un parere pieno di senso e di indirizzo nei confronti del lavoro delle Commissioni trasporti e cultura che in quel momento stavano appunto discutendo nel merito, ma addirittura c’è un parere con condizione della Commissione ambiente, e quindi sono sicura che anche i miei colleghi della Commissione ambiente interverranno per spiegare nel dettaglio quello che è successo.

PAGINA: 0042

  CLAUDIA MANNINO. Grazie Presidente, proprio per avvalorare quello che ha appena detto la collega Nesci, perché in Commissione ambiente, io mi stupisco che ovviamente la maggioranza non parli all'interno di se stessa tra maggioranza e pseudo minoranza, ma mi stupisco anche che i ministri non parlino tra di loro, perché in Commissione ambiente, con il lavoro uscito dalla Commissione con la presenza del Ministro Delrio, abbiamo concluso il lavoro su questo articolo, lettera e) articolo 1 della riforma degli appalti, che vi leggo testualmente proprio per capire dove sta il bipolarismo, perché solo così posso definirlo: semplificazione e riordino del quadro normativo vigente – quindi compresa anche la normativa di cui @pagina=0043@stiamo parlando – allo scopo di predisporre procedure non derogabili riguardanti gli appalti pubblici e i contratti di concessione e di conseguire una significativa riduzione e certezza di tempi relativa alla realizzazione delle opere pubbliche – e qui è la giunzione che abbiamo messo in Commissione – nonché contemplando l'espresso divieto di affidamento di contratti attraverso procedure derogatorie rispetto a quelle ordinarie.
  Ora, se questo è italiano è chiaro che non è prevista nessuna forma di deroga.

PAGINA: 0012

  Intervengono sull'emendamento Fico 3.203 i deputati ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), CLAUDIA MANNINO (M5S) (Vedi RS), ALFONSO BONAFEDE (M5S) (Vedi RS), RICCARDO NUTI (M5S) (Vedi RS), MASSIMO FELICE DE ROSA (M5S) (Vedi RS) LORENZA BONACCORSI (PD) (Vedi RS), relatrice per la maggioranza per la VII Commissione, DALILA NESCI (M5S) (Vedi RS), ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), DAVIDE CRIPPA (M5S) (Vedi RS), ERMETE REALACCI (PD) (Vedi RS), nonché il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ANTONELLO GIACOMELLI (Vedi RS); intervengono altresì i deputati ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), CLAUDIA MANNINO (M5S) (Vedi RS) e LUIGI GALLO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0043

  ROBERTO FICO. Presidente, questa operazione sugli appalti in RAI è davvero incomprensibile, cioè non si comprende perché la RAI debba andare in deroga anche alle normative europee e comunitarie. Anche gli ultimi emendamenti che sono stati presentati dai relatori sono troppo generici e vaghi e non vanno nella direzione di tornare ad uniformarsi al codice degli appalti che già abbiamo.
  La cosa incredibile è che dal sottosegretario Giacomelli mi è stato detto e ci è stato detto che la RAI deve essere in grado anche di stare sul mercato, di essere sul mercato, ma la RAI già adesso è in grado di essere sul mercato, basta che ci siano merito, professionalità, indipendenza, trasparenza e può stare sul mercato in modo tranquillo e lottare per quelle che sono le sue competenze e le sue peculiarità.
  Non serve inserire in questa legge una normativa che deroga al regime degli appalti ordinario; non ha senso e, se inserita, a me viene il dubbio che ci sia qualcos'altro dietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché io non posso pensare che venga previsto per la RAI un regime diverso dal regime che abbiamo normalmente. Lo ha detto, per fortuna, anche il parere delle Commissioni ambiente e politiche dell'Unione europea; non ci siamo inventati niente. Anche voi, infatti, siete dovuti convenire con il fatto che qualcosa andava modificato e infatti avete provato a modificare qualcosa. Però, quel qualcosa è molto generico ed enuncia alcuni principi che già per legge comunitaria dovete per forza rispettare; però, poi, per declinare quei principi con degli obblighi, vengono meno quegli obblighi. E, allora, come è possibile ?
  Se io adesso vi leggo l'emendamento all'articolo 49-ter, vi renderete conto che è incredibile, perché l'emendamento elimina l'esclusione basata sul contraente, anziché sulla tipologia contrattuale, elimina tra i contratti esclusi dall'applicazione del codice degli appalti quelli di commercializzazione, promozione e distribuzione di programmi radiotelevisivi. Sopprime, inoltre, il comma 2 del nuovo articolo 49-ter, che voi avete inserito, che esclude dall'applicazione degli obblighi procedurali previsti dal codice degli appalti i contratti RAI di importo inferiore alla soglia di rilevanza, contratti esclusi anche dall'articolo 27, comma 1, secondo periodo, del codice degli appalti, relativi all'obbligo di invito di almeno cinque aziende concorrenti. Si @pagina=0044@segnala che gli obblighi procedurali, di cui al citato articolo 27 si applicano a tutte le tipologie di contratti esclusi.
  Allora, io non ci sto, non ci sto, perché voi dite che la RAI non è un unicum e quindi il tetto agli stipendi non può essere applicato per la RAI e non possiamo inserire questa normativa perché deve andare nella norma generale, ma per gli appalti invece il discorso cambia. Non mi sta bene così, non mi sta più bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PAGINA: 0044

  CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Per continuare il discorso di prima, qui invito i colleghi della Commissione ambiente a notare – e mi auguro che il presidente Realacci voglia in qualche modo dire una mezza parola, non una parola per intero – che abbiamo esplicitamente scritto nel testo di riforma che le uniche deroghe ammissibili sono quelle relative alle emergenze dettate dalla Protezione civile.
  Ora, a meno che non vi sia una Protezione civile all'interno della RAI, credo che sia ovvio che tutti gli appalti di servizi e lavori che sono interni all'attività della RAI debbano essere sottoposti alle leggi della Commissione. Ancora di più, se parliamo di opere, di lavori o servizi che si trovano sotto la soglia comunitaria, per i quali quel minimo di norme sulla legalità, che in qualche modo la magistratura sta tentando di portare avanti anche all'interno della RAI, prevedono almeno l'invito dei cinque soggetti che possono partecipare ad un determinato appalto.
  Se neanche questo si vuole fare, questo è veramente bipolarismo. Veramente, comunicate quantomeno tra di voi e ci dite che la riforma degli appalti che stiamo facendo è una fesseria o che è una fesseria la riforma della RAI.

PAGINA: 0044

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, sottosegretario, nel mio precedente intervento avevo denunciato la gravità delle sue parole nel momento in cui lei voleva assimilare la RAI a tutte le altre aziende.
  Ora, con quale onestà intellettuale e con quale dignità politica lei può sostenere l'esatto contrario riguardo alla deroga agli appalti ? Io la prego, sottosegretario, di spiegarci come si può avere un orientamento talmente differente su due situazioni che, in realtà, sono identiche, perché noi prima chiedevamo di considerare la RAI un unicum e adesso diciamo: attenzione sugli appalti. Ricordo a tutti che gli appalti per i partiti sono sinonimo di torta su cui lanciarsi a capofitto. E, allora, se sugli appalti facciamo una deroga...

PAGINA: 0044

  RICCARDO NUTI. Presidente, provo io a rispondere al collega Fico. Si deroga agli appalti per rubare meglio e rubare di più. Questo è quello che vogliono fare questi partiti, restando in silenzio davanti alle nostre proposte, perché per loro l'unico motivo di stare in Parlamento è favorire i ladri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È inutile che negate perché si deroga agli appalti per questo, per rubare di più e meglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0045

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Grazie, Presidente. Io chiedo proprio che il Governo si esprima perché vi abbiamo messo di fronte a vostre affermazioni in due sensi opposti.
  Stiamo facendo la riforma degli appalti proprio perché dovevamo togliere le deroghe, dovevamo togliere le eccezioni, che hanno creato corruzione e problemi a tutto il nostro Paese e adesso qui, senza ancora avere finito il codice degli appalti, già andiamo a creare nuove deroghe nella riforma della RAI.
  È evidente che c’è un attrito tra le due cose. Semplicemente, chiediamo al Governo di risponderci, non può stare in silenzio e non dirci cosa intende fare. Andiamo nella direzione di nuove deroghe, prima ancora di aver riformato il codice degli appalti, o andiamo nella direzione di trasparenza, onestà e partecipazione anche dei cittadini all'interno degli organi istituzionali ?

PAGINA: 0045

  LORENZA BONACCORSI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Grazie Presidente, ci tengo a fare chiarezza perché poi, come al solito, si passa all'insulto invece che alle argomentazioni di contenuto.
  La norma riproduce sostanzialmente l'articolo 19 del codice degli appalti. Forse, non lo si è letto bene. Invito tutti ad andare a vedere la norma dell'articolo 19 del codice degli appalti. Non si sta derogando rispetto all'articolo 19 del codice degli appalti, quindi, che prevede che per i contratti aventi per oggetto l'acquisto, lo sviluppo, la produzione e la coproduzione di programmi televisivi e le relative acquisizioni di tempo di trasmissione si va in deroga al codice degli appalti. Quindi, noi riproduciamo in questo articolo esattamente la stessa norma del codice degli appalti. Inseriamo il principio della commercializzazione, che viene considerato, appunto, la grande deroga e il grande tentativo inserito in questa norma.
  Il principio della commercializzazione non è altro che per simmetria l'altra parte dell'acquisto. In altre parole, noi facciamo in modo che la RAI possa acquistare i programmi televisivi e possa commercializzarli allo stesso modo per cui li acquista. Trattasi appunto di simmetria. Stiamo intervenendo, quindi, unicamente su questo punto.
  E abbiamo tanto più tenuto in considerazione il dibattito delle Commissioni anche nel secondo intervento che come relatori e Commissioni abbiamo fatto, quando abbiamo specificato, nel comma 2, riguardo ai contratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture collegati, connessi o funzionali ai contratti di cui al comma 1. Quindi, anche qui ritorniamo al principio dell'articolo 19 senza andare a intervenire ulteriormente su nessun principio di deroga. Quindi, rimettiamo i puntini sulle «i» e rimettiamoci soprattutto al senso e al lavoro che, invece, in Commissione riteniamo sia stato del tutto conforme alle discussioni che sono state fatte.

PAGINA: 0045

  DALILA NESCI. La relatrice si è dimenticata, invece, di parlare dell'ultima deroga, ovvero quella all'articolo 27 del codice, che parla di obblighi procedurali. Quindi, la relatrice ha deciso solo di raccontare una parte della loro proposta e della loro modifica.
  Di quest'altra parte se ne è dimenticata e ricordo che, sullo stesso argomento, ci aveva messo in guardia anche il Servizio studi della Camera, che ci chiedeva di verificare la portata di questa deroga, che andrebbe appunto a violare gli obblighi procedurali. Quindi, proprio anche nell'intervento della relatrice si manifesta evidentemente la malafede di questo emendamento, perché vogliamo capire per chi è stato scritto. Anche per informare i colleghi, ricordo che il rappresentante del @pagina=0046@Governo nelle Commissioni riunite è intervenuto su moltissimi argomenti e ha alimentato il dibattito. Su questo emendamento, invece, è stato sempre in silenzio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0046

  ROBERTO FICO. Mi è incomprensibile – lo dico in modo molto tranquillo – il fatto che noi abbiamo un codice degli appalti e, quando facciamo una legge in questo caso sulla RAI, andiamo a ricopiare la normativa del codice degli appalti ? Perché copiamo le norme del codice degli appalti e le ributtiamo in questo disegno di legge ? Che cosa significa ? Copiamo leggi che già sono leggi dello Stato e che vanno rispettate, ma per essere sicuri che siano rispettate, le rimettiamo di nuovo in un disegno di legge che stiamo approvando adesso. È un assurdo, è chiaro che non è vero, perché non è una mera copia e, oltretutto, gli appalti rispetto al prodotto collegati, connessi, funzionali ai contratti di cui al comma 1 sono una miriade e in «collegati, connessi, funzionali» può rientrare esattamente di tutto, non significa alla fine niente. È un'apertura massima che deroga a tutto. «L'affidamento dei contratti di cui al presente comma avviene comunque nel rispetto dei principi di economicità» e non ci sono più gli obblighi e quindi non è vero che non si deroga... Si deroga a tutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PAGINA: 0046

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Mi scusi ma credo che i deputati della Commissione ambiente che hanno votato quel parere dovrebbero in qualche modo o indignarsi o, se hanno un minimo di dignità, non votare questa riforma della RAI, perché, se avete scritto un parere dove di fatto veniva sancito già nelle premesse che «la normativa europea non contempla tra i settori esclusi dal suo ambito di applicazione i contratti di commercializzazione, promozione e distribuzione di programmi audiovisivi», cose che sono rimaste, nonostante quelle modifiche, tranne una piccola parte, in realtà il tutto, si potrebbe dire il 90 per cento di quello che avete scritto all'interno del parere, è rimasto ancora come un qualcosa che teoricamente vi indigna, perché è un parere favorevole con condizioni. Quindi, caro collega Realacci, se è una condizione o viene accettata o altrimenti voterete contro questa riforma della RAI, altrimenti è solo demagogia a cui ci avete abituato quotidianamente tutti i giorni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0046

  ERMETE REALACCI. Credo che, se esaminiamo con attenzione quanto è accaduto, è chiaro che c’è stato un cambiamento. Com’è stato ricordato, c'erano due condizioni poste dalla Commissione: una riguardava l'uso estensivo delle deroghe, che andavano oltre quello che l'Unione europea prevedeva per quanto riguarda le regole di quel servizio; questa condizione è stata modificata perché è rimasta soltanto, come è stato spiegato, in riferimento alla commercializzazione e sono stati eliminati gli altri punti.
  L'altro elemento riguardava – in contraddizione entrambi con il codice degli appalti che stiamo scrivendo – la questione della deroga per gli appalti sottosoglia. Su tale questione capisco quanto dice il presidente Fico sul fatto che la connessione è un termine un po’ vago, però è stata ricondotta dentro quelle deroghe che sono previste dall'Unione europea.
  Le due condizioni che ponevamo erano queste. Si potevano, forse, scrivere meglio, anche io ho dei dubbi sull'estensione @pagina=0047@del concetto di connessione, ma mi pare che si sia andati incontro al parere della Commissione.

PAGINA: 0047

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, intervengo solo per evitare che continui l'idea di un silenzio – lo dico alla collega Nesci – che non mi pare di aver osservato neanche in Commissione. Forse avrò altri difetti, ma non quello di evitare di dire la mia opinione.
  Il senso – lo dico anche al presidente Fico, ne abbiamo discusso altre volte, ma la Camera lo potrà verificare quando esaminerà e attiverà il lavoro sul codice degli appalti – sta esattamente lì, nel richiamarsi alla normativa generale, specificando esattamente e anche limitando dove stanno le specificità che il codice richiama: la produzione e la commercializzazione. Negli appalti in generale, se si deve rifare l'arredamento delle sedi, si fanno gli appalti; se si fa un'attività tipica, c’è questa possibilità. E nemmeno nei contratti sottosoglia, che vengono ricondotti soltanto a quelle fattispecie. Non abbiamo abolito i controlli.

PAGINA: 0047

  ROBERTO FICO. Grazie, Presidente, ringrazio per la risposta il sottosegretario Giacomelli e, quindi, cercherò anche io di essere breve. La risposta non mi convince e non mi convince per il fatto che, secondo me e secondo noi, non c'era alcun bisogno di inserire nessun elemento, nessuna normativa riguardo agli appalti in questo disegno di legge governativo, non ce n'era bisogno, perché avevamo già il codice degli appalti, avevamo già le normative europee, che sono anche chiarissime rispetto ai bandi di gara e agli appalti rispetto al prodotto audiovisivo, che è tipico delle aziende che fanno comunicazione nel settore pubblico. Non c'era bisogno di niente. La sua spiegazione, quella che più mi è sembrata plausibile, ma sulla quale non sono d'accordo, è che la RAI deve essere un'azienda che sta sul mercato.
  Allora, secondo me, sul mercato si sta con persone che sono in grado di guidare la RAI da un punto di vista di professionalità, di competenza e che conoscono bene il prodotto che fa la RAI, che è la televisione, il prodotto editoriale, la visione editoriale e che sappiano applicare il contratto di servizio davvero, finalmente, perché è un'azienda pubblica che deve fare gli interessi dei cittadini e si deve distinguere rispetto alla televisione commerciale.
  La televisione commerciale produce consumatori; la televisione pubblica deve produrre un cittadino di maggiore qualità, con un'opportunità sul mondo differente. In questa fattispecie, gli appalti, le deroghe, perché sono delle deroghe sugli appalti, non dovevano essere messe in questo testo.
  Alla fine vedremo, con il tempo, chi avrà ragione su tante cose, sia sugli appalti sia sulle nomine che ci saranno a breve (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0047

  CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente, solo una precisazione per ribadire che nel nostro parere in Commissione avevamo chiesto la soppressione della commercializzazione, comunque, anche facendo riferimento alla lettera b) dell'articolo 19 del testo unico sugli appalti, che non fa minimamente cenno a quello che c’è scritto dopo le parole: «programmi radiotelevisivi», mentre il provvedimento sulla RAI dice: «e di opere audiovisive e le relative acquisizioni di tempo di trasmissione sono esclusi dall'applicazione del testo unico degli appalti».
  Quindi, come dire, leggiamole per intero le voci, qui si sta andando in deroga, @pagina=0048@in parte per quello che già c’è scritto sul testo unico sugli appalti, ma si sta non rispettando il parere della Commissione ambiente.

PAGINA: 0048

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. In realtà questa riforma RAI non sta disegnando né una RAI pubblica né una RAI che si muove bene sul mercato, ma sta disegnando l'Istituto Luce del Partito Democratico.
  Quindi, il Partito Democratico, che crede che la RAI sia cosa sua, è chiaro che vuole muoversi anche sul tema degli appalti e, quindi, sulla commercializzazione in modo totalmente libero e senza vincoli di trasparenza, senza i vincoli previsti nel codice degli appalti normale. È questo il disegno che avete in mente voi del Partito Democratico e l'innominabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0013

  Interviene sull'emendamento 3.800 delle Commissioni il deputato DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS).

PAGINA: 0049

  DAVIDE CAPARINI. Presidente, noi voteremo a favore di questo emendamento, semplicemente perché «o mangia questa minestra o salta la finestra», dicevano i miei nonni. Perché votare un emendamento in cui c’è scritto che avviene comunque l'affidamento dei contratti nel rispetto dei principi di economicità, efficacia, imparzialità e parità di trattamento, già il fatto di dover specificare che l'affidamento avviene «comunque», la dice lunga sulla pessima qualità legislativa di questo provvedimento.

PAGINA: 0013

  Intervengono sull'emendamento Sammarco 3.14 i deputati VINCENZO GAROFALO (AP) (Vedi RS) e LORENZA BONACCORSI (PD) (Vedi RS), relatrice per la maggioranza per la VII Commissione.

PAGINA: 0050

  VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, abbiamo presentato questo emendamento perché il testo originario del provvedimento prevedeva un uso estensivo di una norma che già è contenuta, come è stato detto dalla collega Bonaccorsi, nel codice degli appalti.
  La motivazione era perché, pur riconoscendo che un'azienda come la RAI, che svolge questa attività, abbia l'esigenza di trattare le opere di intelletto in maniera differente rispetto ai servizi e alle forniture di carattere generale, l'articolo, per come era scritto originariamente, dava l'impressione che, invece, la deroga fosse tout court, su tutti gli acquisti; e questo noi non lo potevamo accettare, perché un'azienda pubblica deve seguire i criteri pubblici.
  Se i due emendamenti 3.800 e 3.801 delle Commissioni – mi rivolgo ovviamente ai relatori – restringono l'ambito della deroga soltanto alle opere di intelletto, garantendo che ci sarà un'azione, oltre che di vigilanza, comunque già per legge indirizzata all'estensione in senso contrario (nel senso che tutto ciò che, invece, non è opera di intelletto sia soggetto a regole di trasparenza, economicità ed efficienza e comunque con l'utilizzo massimo delle gare pubbliche), questo ci dà la possibilità – intanto ci dà la sicurezza di avere ottenuto già un risultato importante – di lasciare aperta ad una fase successiva – che rivolgo al sottosegretario – l'attenzione sulle scelte opportune che si faranno sul palinsesto, che dev'essere invece massima. Se il relatore su questo mi dà dei chiarimenti, io potrei prendere in esame l'istanza di ritiro dell'emendamento.

PAGINA: 0050

  LORENZA BONACCORSI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Ribadisco quanto già espresso prima. Con i nostri emendamenti abbiamo voluto definire l'ambito e, quindi, il richiamo nettamente all'articolo 19, lettera b), del codice degli appalti. Ci riferiamo, quindi, esattamente a quel tipo di «merceologia» – chiamiamola così –, questo significa che, se la RAI deve acquisire un format, ad esempio, la fiction «Montalbano», rientra in questo caso specifico; se deve fare un'acquisizione di mobili o sedie, viene invece presa in considerazione la normativa del codice degli appalti senza deroghe.

PAGINA: 0013

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto del ritiro dell'emendamento Sammarco 3.14.

PAGINA: 0050

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Sammarco 3.14 lo ritirano.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PAGINA: 0013

  Intervengono sull'articolo aggiuntivo Caparini 3.03 i deputati DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS) e TRIFONE ALTIERI (FI-PdL) (Vedi RS).

PAGINA: 0051

  DAVIDE CAPARINI. Finalmente parliamo di come finanziare il servizio pubblico e, quindi, affrontiamo il tema tanto odiato e mal sopportato del canone RAI.
  Signor sottosegretario, iniziamo col dire che il canone RAI si può non pagare: io non lo pago da decenni, come, del resto, immagino tanti miei colleghi qui dietro di me. Voi pagate il canone RAI (Dai banchi dei deputati dei gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini si grida: Mai, mai pagato !) ? Perfetto.
  Quindi, sottosegretario, è un esercizio di un diritto non pagare il canone RAI, come lei ben sa e come addirittura la stessa RAI spiega dalle sue pagine web, in cui illustra le modalità con cui dismettere l'apparecchio ovvero chiederne il suggellamento. Quindi, io la invito, la prossima volta che risponde ai colleghi che trattano di questo o che invitano a non pagare il canone RAI, che non si tratta affatto di un'azione illegale, come lei ha sostenuto, ma è prerogativa del cittadino-consumatore.
  Stendiamo, invece, un velo pietoso su come la RAI, in questi anni, ha esercitato il suo potere nei confronti di coloro che legittimamente hanno fatto obiezione fiscale e che, a volte, si sono trovati a fronteggiare abusi, nonché violazioni delle norme del codice di consumo.
  Detto questo, che il provvedimento in discussione non sia una riforma lo dice il fatto stesso che qui non stiamo affrontando uno dei gangli fondamentali di un qualsiasi tipo di riforma, ovvero come finanziare il servizio pubblico radiotelevisivo. Noi qua – lo diciamo chiaramente – chiediamo l'abolizione del canone RAI, lo facciamo in maniera articolata e diamo anche la spiegazione di come reperire le risorse per il servizio pubblico radiotelevisivo; non per finanziare il carrozzone RAI, perché sono due cose completamente diverse.
  Noi siamo convinti che 1,73 miliardi di euro, ovvero 1.730 milioni di euro, non possono essere drenati dalle tasche dei cittadini contribuenti ad una sola concessionaria di servizio pubblico.
  Soprattutto in un momento in cui il comparto dell'editoria e tutto ciò che ruota intorno al pluralismo dell'informazione, che ricordiamo, non essere solo la RAI ma essere, anche grazie alla sentenza della Corte costituzionale che lo ha ampiamente riconosciuto, il panorama di tutti coloro che contribuiscono a vario titolo alla formazione del libero pensiero e alla democrazia del Paese, tutti questi soggetti oggi sono in gravissima sofferenza e tutte le risorse ricadono solo ed esclusivamente su RAI Radiotelevisione italiana. Allora noi chiediamo di fare, questo sì, una svolta realmente riformista, a prendere con coraggio una decisione che avrebbe dovuto essere presa in passato. Noi abbiamo chiesto più volte ai nostri partner di Governo di affrontare la questione e purtroppo abbiamo sempre trovato un muro contro muro, devo dire, caro sottosegretario, che lei sta riuscendo nell'opera che Tremonti per esempio non è riuscito a compiere in tanti anni di Governo, ovvero inserire il canone RAI nella bolletta elettrica. Quindi l'eterogenesi dei fini si compie in una riforma che è peggiore della Gasparri e che attua i desiderata di Tremonti, vedete voi cosa state votando, però, detto questo, noi ribadiamo un concetto che è fondamentale, il canone RAI è una truffa ai danni del consumatore, ai danni dei cittadini e dev'essere abolito e sostituito con dei metodi moderni, equi e soprattutto progressivi nel rispetto della Costituzione di raccolta delle @pagina=0052@risorse che devono andare a finanziare il servizio pubblico, non la RAI ed esclusivamente la RAI.

PAGINA: 0052

  TRIFONE ALTIERI. Signor Presidente, grazie a questo emendamento del collega Caparini possiamo parlare e affrontare un tema che sarebbe assolutamente centrale in un provvedimento che ha l'ambizione di chiamarsi riforma del servizio radiotelevisivo italiano, perché va da sé che il finanziamento della RAI è oggi il tema più importante di qualunque Governo e Parlamento che si approcci a questo tema con un'idea di riforma. Fino ad ora non abbiamo parlato, abbiamo parlato di problemi sì altrettanto interessanti ma che non sono vitali e fondamentali per una modernizzazione del servizio pubblico radiotelevisivo. Innanzitutto il canone, come è stato già detto, e su questo ci sono dei dati che sono anche nei documenti che accompagnano questo provvedimento, che indica come gli italiani non hanno una grande considerazione dei programmi del servizio pubblico, tant’è che solo il 5 per cento ne declina questi come servizi di qualità. Questo che vuol dire ? Che i cittadini italiani non solo ritengono il canone una ingiusta tassa, una tassa di possesso o la prima tassa di scopo in questo Paese ma dall'altra parte non ne condividono nemmeno ad oggi il ritorno, la risposta, perché la qualità del servizio pubblico non è adeguata ai tempi, non è adeguata alla richiesta dei cittadini italiani. Quindi questo canone, oltre ad essere una forma anacronistica di finanziamento di un servizio pubblico, andrebbe anche rivisto all'interno di cosa è oggi il servizio pubblico, cosa chiedono i cittadini come servizio pubblico; l'offerta della RAI Radiotelevisione italiana risponde ai canoni di servizio pubblico ? Soddisfa le esigenze dei cittadini italiani ? Abbiamo parlato in quest'aula di possibilità di trasmettere in fasce orarie più importanti le manifestazioni culturali, la musica lirica, lo spettacolo dal vivo che invece trovano spazio nel servizio pubblico solo a tarda ora su canali minori. Quindi, il servizio pubblico va tutto rivisitato e quindi anche il suo stesso finanziamento. Come anche è servizio pubblico o di pubblico interesse anche l'informazione libera e plurale che viene svolta ogni giorno da centinaia di emittenti locali sul territorio italiano.
  Questo servizio pubblico, questo servizio di pubblico interesse, oggi è a rischio chiusura. Noi stiamo mettendo a rischio la pluralità dell'informazione del nostro Paese, perché, invece, quell'importantissimo servizio di interesse pubblico non è più oggetto di alcun sostegno da parte dello Stato.
  Allora, io chiedo a quest'Aula: il servizio d'informazione, reso a livello locale dalle emittenti tv e dalle radio, è servizio pubblico ? È utile ai cittadini ? Va a coprire uno spazio fondamentale nella pluralità dell'informazione ? Io ritengo di sì. Allora, anche lì, se c’è una tassa sul servizio pubblico di informazione, questa non può che ricomprendere anche quel servizio che svolgono quelle emittenti locali. Perciò, andrebbe rivisto, in un provvedimento che si chiama «riforma del sistema radiotelevisivo italiano», anche il finanziamento della stessa RAI, anche il finanziamento del servizio pubblico, di quale servizio pubblico e, secondo me, anche del servizio pubblico che rendono le emittenti locali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PAGINA: 0014

(Esame dell'articolo 4) (Vedi RS)

PAGINA: 0053

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3272-A)

PAGINA: 0014

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD) (Vedi RS), Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Esprime il parere per la maggioranza sulle proposte emendative riferite all'articolo 4.

PAGINA: 0053

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Grazie, Presidente. I pareri sono contrari.

PAGINA: 0014

  ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), Relatore di minoranza. Esprime il parere di minoranza sulle proposte emendative riferite all'articolo 4.

PAGINA: 0053

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Brunetta 4.1, Vacca 4.8 e Nesci 4.17.
  Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Brunetta 4.23 ed esprimo parere contrario sugli emendamenti Marazziti 4.205, Rampelli 4.206 e Costantino 4.37.
  Esprimo parere favorevole sull'emendamento Franco Bordo 4.40, mentre il parere è contrario sugli emendamenti Santerini 4.209, Caparini 4.211 e 4.213 e Rampelli 4.215.
  Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Gigli 4.217, Caparini 4.218, Pili 4.219 e Capelli 4.55.
  Infine, esprimo parere contrario sull'emendamento Caparini 4.59 e sull'articolo aggiuntivo Brunetta 4.03.

PAGINA: 0014

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico (Vedi RS). Concorda con il parere espresso dal relatore per la maggioranza.

PAGINA: 0053

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

PAGINA: 0014

  Interviene sull'ordine dei lavori il deputato ELIO VITO (FI-PdL) (Vedi RS), cui rende precisazioni la PRESIDENTE (Vedi RS).

PAGINA: 0054

  ELIO VITO. Presidente, premesso che non sono interessato a sostenere una ragione piuttosto che un'altra in merito all'organizzazione dei nostri lavori, né sono abituato a fare il tifo per concludere in fretta l'esame dei provvedimenti o per partire ad una certa ora, piuttosto che a un'altra, il giovedì, ma, affinché lei garantisca, come sempre fa, quelle condizioni di neutralità, di imparzialità e di correttezza nello svolgimento dei nostri lavori, la seduta si suddivide, come è noto, in antimeridiana e pomeridiana.
  L'orario di termine della seduta antimeridiana, di norma, è stabilito alle ore 13,30. Si può arrivare, ove vi sia accordo, alle ore 14, orario nel quale sono convocate diverse Commissioni, anche con audizioni molto importanti. La invito, quindi, quanto meno a fornire all'Assemblea le dovute informazioni rispetto al termine della seduta antimeridiana, posto che l'inizio della seduta pomeridiana è stabilito dall'ordine del giorno alle ore 15 con il question time. Credo che questa informazione sia dovuta e non sia nella disponibilità del capogruppo di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Sinistra Ecologia Libertà).

PAGINA: 0054

  PRESIDENTE. Onorevole Vito, la Presidenza aveva avuto un'informazione, che mi sembra superata dai fatti, cioè l'ipotesi che si potesse concludere l'intero provvedimento in mattinata. Mi sembra che questa ipotesi non sia realistica. È vero, però, che per richiesta dei gruppi – e non mi interessa, in questo caso, dire più di un gruppo che di un altro, perché non è questo il tema – noi, questa mattina, abbiamo iniziato alle ore 10, che non è esattamente l'ora di norma dell'inizio delle votazioni.
  Per cui, l'opinione della Presidenza sarebbe di proseguire, se possibile, fino alla fine degli emendamenti; se non è possibile, fino alle ore 14,30, in maniera tale da ricominciare, poi, alle ore 15, con il question time. Mi pare una cosa ragionevole. Sono le ore 14,10: abbiamo ancora una ventina di minuti di voti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nesci 4.17, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PAGINA: 0014

  Interviene sull'emendamento Marazziti 4.205 il deputato MILENA SANTERINI (PI-CD) (Vedi RS), che lo ritira.

PAGINA: 0055

  MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Noi lo ritiriamo, specificando, però, che con questo emendamento si volevano dare alcune linee direttrici al Governo per delineare il perimetro in cui si muove ovviamente un'azienda pubblica come la RAI. In particolare, citavamo le trasmissioni per gli italiani all'estero, la conservazione degli archivi e le misure per le persone che hanno disabilità sensoriali. Riteniamo, quindi, che avrebbe dovuto e potuto essere approvato perché, anche se il provvedimento naturalmente parla di governance e non stiamo entrando nel merito dei contenuti del contratto di servizio, considerava il perimetro da dare al Governo su cui muoversi nei successivi passi.

PAGINA: 0015

  Interviene sull'emendamento Santerini 4.209 il deputato MILENA SANTERINI (PI-CD) (Vedi RS), che lo ritira; interviene quindi sull'emendamento Caparini 4.211 il deputato DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS).

PAGINA: 0056

  MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Anche in questo caso ritiriamo l'emendamento, però, anche in questo caso io vorrei dire che noi avremmo voluto prevedere, nei successivi passaggi, che le disposizioni fossero volte a sviluppare canali e contenuti destinati alla programmazione culturale e formativa. Questo aspetto, poiché coincide con la mission stessa della RAI, non mi sembrava pleonastico e avrebbe dovuto trovare spazio già in questo provvedimento.

PAGINA: 0056

  DAVIDE CAPARINI. Ne faremo un uso parsimonioso, la ringrazio per avermi dato comunque la parola. Questo emendamento introduce un argomento che più volte è stato affrontato in tema di contratto di servizio ma sempre ampiamente evaso dalla RAI, ovvero la presenza di trasmissioni a carattere culturale con particolare attenzione alle forme artistiche dal vivo, al teatro, alla danza, insomma un posizionamento di quella che è la ricchezza dal punto di vista culturale del nostro Paese in prima serata. Una battaglia che abbiamo sempre perso in Commissione di vigilanza in occasione di ogni rinnovo del contratto di servizio ed io credo, a questo punto, che debba essere l'Aula ad affermare un principio che il concessionario del servizio pubblico non può esimersi dall'esaltare, dal dare visibilità, e dal contribuire a far crescere uno dei tantissimi aspetti della ricchezza culturale del nostro Paese.

PAGINA: 0015

  Interviene sull'emendamento Gigli 4.217 il deputato GIAN LUIGI GIGLI (PI-CD) (Vedi RS), che lo ritira; intervengono quindi sull'emendamento Caparini 4.218 i deputati DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS) e VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD) (Vedi RS), relatore per la maggioranza per la IX Commissione.

PAGINA: 0057

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. In considerazione dell'ora e del livello di attenzione che scende fra i colleghi anche a causa della ipoglicemia, credo che posso consegnare agli atti questo mio appassionato appello in favore dell'attivazione – finalmente – della produzione televisiva in lingua friulana; una lingua che – voglio dire solo questo – interessa almeno 500 mila persone di madre lingua friulana. Lo lascio agli atti, però, chiedendo al Governo, un impegno che abbiamo brevemente concordato con il sottosegretario Giacomelli ad accogliere un ordine del giorno affinché nel contratto di servizio con la concessionaria previsto dall'articolo 12 della legge n. 482 del 1999 possa essere risolta questa annosa questione che discrimina una delle minoranze più cospicue dal punto di vista linguistico di questo Paese.

PAGINA: 0057

  DAVIDE CAPARINI. Bene, allora, Gigli e tutti coloro che stavano per prendere la parola potranno farlo ora sempre con la compiacenza della Presidenza e abusando della pazienza dei colleghi, qui stiamo parlando dell'attuazione di una legge, che è stata fatta nell'ormai lontano 1999 in attuazione della carta europea delle lingue regionali e minoritarie.
  Attuazione della quale, nel corso degli anni, abbiamo avuto, con partenze e ripartente, pause e ripensamenti da parte della concessionaria del servizio pubblico, un'applicazione a dir poco schizofrenica. Allora, noi siamo qui in sede di delega, lo specifico: in sede di delega. Quindi, un gruppo dell'opposizione, che ha votato contro la delega, comunque chiede al Governo e dà facoltà al Governo di legiferare in materia di applicazione di quelle che sono le norme per la tutela delle minoranze linguistiche e di tutte le lingue riconosciute dalla Carte europea delle lingue regionali. Quindi gli autonomisti, gli amanti della cultura e delle identità locali, gli amanti anche della libertà di pensiero e di espressione e soprattutto delle nostre tradizioni millenarie credo che potranno vedere con favore questo emendamento @pagina=0058@che è onnicomprensivo, ovvero, come il precedente emendamento Gigli 4.217 o come l'emendamento successivo Pili 4.219, che parla della Sardegna, tiene conto di tutte le realtà minoritarie, che poi minoritarie per il sottoscritto non sono, e anche delle lingue regionali che hanno diritto di avere visibilità e la possibilità di essere a pieno titolo riconosciute anche dal servizio pubblico radiotelevisivo.

PAGINA: 0058

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. Grazie, Presidente, lo avevo segnalato.

PAGINA: 0016

  Interviene sull'emendamento Pili 4.219 il deputato MAURO PILI (Misto) (Vedi RS).

PAGINA: 0058

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Io trovo irragionevole il parere del Governo e anche del relatore di maggioranza perché su questo tema in Sardegna, in particolar modo, ma credo anche in Friuli, si è sviluppato un dibattito in queste settimane e in questi mesi. Tutti hanno chiesto non di intervenire nel contratto di servizio, ma di intervenire sulla norma. Ci sono dichiarazioni di tutte le forze politiche che hanno chiesto di intervenire su questo testo perché si tratta del recepimento di una norma costituzionale. La legge n. 482 dice che bisogna riconoscere le minoranze linguistiche anche nell'attuazione stessa di queste procedure. Stiamo parlando, per essere più chiari, di lingue minoritarie, che vengono tutelate in Italia dalla stessa RAI, per esempio, quelle che hanno alle spalle nazioni come la Francia e la Germania e invece vengono palesemente discriminate quella sarda e quella friulana. Credo che sia un atto grave quello di non tener conto di un fatto costituzionale sul quale il Governo e la maggioranza si assumono una responsabilità grave contro la Sardegna e contro il Friuli.

PAGINA: 0016

  Intervengono sull'emendamento Capelli 4.55 i deputati ROBERTO CAPELLI (PI-CD) (Vedi RS), GIAN PIERO SCANU (PD) (Vedi RS), VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO (PD) (Vedi RS), relatore per la maggioranza per la IX Commissione, ANNALISA PANNARALE (SEL) (Vedi RS) e ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0059

  ROBERTO CAPELLI. Presidente, io mi rifaccio agli interventi precedenti sottolineando solo una cosa per quanti potranno ancora dedicare attenzione a questo argomento. Al Senato è stato respinto pari emendamento dicendo che magari ci sarebbe stata la disponibilità da parte del Governo di rivederlo in fase di trattazione della legge alla Camera. Ora siamo in discussione alla Camera e prendo atto comunque della disponibilità data dal Governo per le vie brevi al parere favorevole sull'ordine del giorno che rimanda al contratto di servizio. Ma io mi rifaccio all'articolazione del parere favorevole della Commissione parlamentare per le questioni regionali che invita la Commissione di merito a valutare l'opportunità di introdurre norme che tutelino, nell'ambito della programmazione e dell'organizzazione, le minoranze linguistiche, con particolare riferimento alla lingua sarda e a quella friulana, come previsto dalla legge n. 482 del 1999 poc'anzi ricordata.
  Bene, io mi chiedo se è materia del contratto di servizio, perché lo stesso trattamento giustamente non è stato riservato alle lingue che vengono riconosciute invece nell'articolato di legge ? Ci sarà pure una motivazione che sarebbe opportuno conoscere. È chiaro che questo non è un voto politico. Io, ovviamente, non la pongo su questo piano. È un voto di merito, un voto, non dico di coscienza, ma di valutazione obiettiva, che non cambierà il corso della storia d'Italia, che non cambierà rapporti economici, politici, sociali. O meglio, sociali forse sì. È un riconoscimento, un riconoscimento che già si è avuto a tre livelli giuridici di promozione della lingua sarda: quello internazionale, quello dello Stato italiano e, ovviamente, quello regionale. Riconoscimento che poi trovò appunto attuazione nella legge n. 482 del 1999. Colleghi, io non parlo alla Lega, al PD, a Scelta Civica, al MoVimento 5 Stelle o a quant'altro, ma parlo semplicemente alla ragione, alla ragione di riconoscere un diritto. I sardi non vi chiedono di riconoscere il catalano, il logudorese, il nuorese e le varie articolazione della lingua sarda, ma è un riconoscimento al pari di quello che vi chiederemo per l'insularità, già riconosciuto dall'Europa e sul quale torneremo probabilmente nella legge di stabilità. Sono riconoscimenti non dovuti alla richiesta di privilegi, ma è un riconoscimento di storia, di cultura, di condizioni geografiche, di identità che, badate bene, sono identità che non vanno sollecitate, ma abbracciate. Abbracciate, quindi, da una valutazione di tipo personale. Io non lo sto chiedendo al Governo Renzi, all'opposizione... C’è qualcuno che può dubitare di quello che dico, padronissimo di farlo. Io, però, sollecito la ragione. Non è da tutti, lo capisco. Vi chiedo, però, un attimo di attenzione prima di pranzo. L'ora non è delle migliori, non voglio sollecitare l'impazienza di alcuni e dico semplicemente: valutate l'opportunità di dare risposta a delle ragioni che provengono da quell'isola che è periferia dell'impero.

PAGINA: 0059

  GIAN PIERO SCANU. Grazie, Presidente. Non intendo rompere le uova nel paniere ad alcuni colleghi che hanno manifestato irritazione perché io ho chiesto @pagina=0060@la parola. Desidero semplicemente invitare gli amabilissimi e competentissimi relatori a rivolgere esplicitamente in questa sede un invito al Governo affinché questo si impegni ad inserire anche la lingua sarda insieme a quella friulana in occasione del primo passaggio utile. Non chiedo miracoli in questa sede, la moltiplicazione dei pani e dei pesci... (Commenti)

PAGINA: 0060

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO, Relatore per la maggioranza per la IX Commissione. La ringrazio, Presidente. Ringrazio i colleghi che sono intervenuti in Aula con i loro preziosissimi contributi. Vorrei significare a loro e a tutta l'Aula che un dibattito approfondito su questo tema è stato fatto in Commissione. Mi sono testimoni anche i rappresentanti dei gruppi delle opposizioni e in Commissione è stato raggiunto un accordo per il quale taluni colleghi hanno ritenuto di ritirare gli emendamenti e presentare degli ordini del giorno che contengono la materia che è stata richiamata. Su questo il Governo in Commissione si è impegnato ad esprimere un parere positivo sui suddetti ordini del giorno per cui da questo punto di vista, Presidente, mi sembra di confermare il parere che avevo già espresso.

PAGINA: 0060

  ANNALISA PANNARALE. Mi dispiace per questo intervento, Presidente, però quando si fanno anche delle forzature sugli orari non ci si deve poi irrigidire se il dibattito viene agito dai colleghi e dalle colleghe. Anch'io avrei preferito intervenire senza cali di attenzione che credo siano fisiologici però credo che sia opportuno dire brevemente qualcosa, visto che poi finirà la serie degli emendamenti che hanno a che fare con le deleghe al Governo. Vorrei dirlo anche al relatore Peluffo: è vero che c’è stata una discussione in Commissione, tuttavia ribadisco che è piuttosto bizzarro, quando si è in sede di esame e di votazione degli emendamenti, sentirsi rispondere dalla maggioranza e dal Governo: avete ragione su tutto, potete fare tranquillamente una risoluzione e questo è accaduto mentre stiamo esaminando la riforma della RAI. Allora non c’è nulla che possa impedire alla maggioranza e al Governo di migliorare quelle che sono deleghe e principi direttivi all'interno di questo articolo. Non c’è nulla: ci sono stati emendamenti assolutamente importanti contro il gioco d'azzardo, sull'educazione sentimentale, questi sulle minoranze linguistiche. Stiamo parlando di riforma RAI. Allora non lo impedisce, però bisogna dire in maniera chiara che si è scelto di non intervenire in sede di riforma RAI e di manifestare apertamente un certo carattere di blindatura nonostante tutta la sensibilità comunque ulteriormente manifestata dal Governo e dal relatore anche in questo momento. Ma si è scelto di non intervenire nonostante noi abbiamo come titolo: deleghe al Governo in materia di disposizioni e di riassetto normativo.

PAGINA: 0061

  ROBERTO FICO. Signor Presidente, proprio per non dimenticarci mai, ricordo a tutta l'Aula che in Commissione di vigilanza abbiamo lavorato per circa sette mesi e mezzo sul contratto di servizio.
  Anche le tutele per le lingue, come la lingua sarda e anche altre minoranze linguistiche, le abbiamo tutte inserite nello strumento principe che è il contratto di servizio ovvero il contratto che regola i rapporti tra lo Stato e la RAI. Ora, il punto del nostro lavoro, abbiamo raggiunto quasi un parere all'unanimità, è che ancora non è stato firmato né dalla RAI né dal Ministero dello sviluppo economico che sono coloro che devono firmare il contratto di servizio. L'abbiamo chiesto a gran voce da mesi, perché in quel contratto c’è anche tutta la tipologia di divieti pubblicitari rispetto al gioco d'azzardo e rispetto ai bambini in età prescolare che subiscono spot televisivi di ogni genere. Lì dentro ci sono tutte le normative per i sottotitoli e, quindi, per tutte le persone che hanno handicap auditivi; all'interno di quel contratto di servizio c’è la tutela di tutte le persone più deboli e ci si para dietro il fatto che non ci sono i soldi, che ci sarebbero dei buchi, quando, poi, già l'ho detto ieri, la RAI ha sprecato milioni e milioni di euro, li ha buttati letteralmente dalla finestra.
  Quando c’è poi da fare un lavoro serio sul contratto di servizio, la RAI e il Ministero dello sviluppo economico, alla fine, si tirano indietro. Abbiamo gli strumenti ma non li usiamo, abbiamo gli strumenti e non li usiamo e, quindi, c’è un Parlamento che ci gira attorno, una Commissione che ci gira attorno per fare documenti, documenti, documenti, energia, energia, energia, per poi arrivare a un emerito niente, quando già abbiamo tutto, va solo applicato.

PAGINA: 0016

  PRESIDENTE (Vedi RS). Rinvia il seguito del dibattito al prosieguo della seduta.

PAGINA: 0061

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capelli 4.55, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PAGINA: 0017

  La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 15.

PAGINA: 0017

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. (Vedi RS)

PAGINA: 0061

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PAGINA: 0017

  GUIDO GUIDESI (LNA) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-01777 (Vedi All. A), concernente iniziative in merito ai problemi connessi al rischio alluvioni e alla manutenzione degli alvei dei fiumi e dei torrenti.

PAGINA: 0062

  GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, la nostra interrogazione fa riferimento agli eventi atmosferici eccezionali e non, comunque agli eventi atmosferici che si susseguono ormai da tempo, da anni, nel nostro Paese e che, soprattutto, hanno conseguenze devastanti dal punto di vista della sicurezza e della quotidianità dei singoli territori che ne subiscono le conseguenze. Mi riferisco soprattutto alle esondazioni dei fiumi e dei torrenti e al fatto che molte di queste situazioni, molte di queste conseguenze, dipendano, dal nostro punto di vista, principalmente da una causa, che è quella della mancanza di pulizia degli alvei dei fiumi. Siamo per cui a chiedervi se avete constatato questa situazione e come intendete intervenire.

PAGINA: 0017

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.

PAGINA: 0062

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Voglio intanto, prima di tutto, ringraziare l'onorevole interrogante, perché mi permette di fare chiarezza su uno dei problemi più emergenti di questo Paese: il dissesto idrogeologico. Noi abbiamo messo in campo un Piano operativo nazionale contro il dissesto idrogeologico per un periodo di tempo molto lungo, consapevoli che il lavoro che abbiamo da fare per rimettere in sesto il nostro territorio è appunto un lavoro lungo, che non si risolve nel breve periodo. Il nostro Piano copre gli anni dal 2014 al 2020. Prima di tutto, ci siamo assicurati l'avvio dei lavori più urgenti nelle aree soggette a frequenti esondazioni. A questo fine, è stato individuato uno stralcio costituito da 127 interventi nelle aree metropolitane urbane che presentano un alto livello di popolazione esposta al rischio di alluvione, con un costo, per finanziare questi 127 interventi, di oltre 1 miliardo 300 milioni di euro, di cui 1 miliardo 100 milioni vengono da risorse statali. Il Piano stralcio, per chiarezza, è costituito da una sezione attuativa nella quale sono riportati una lista di 33 interventi che sono immediatamente cantierabili. Sono interventi importanti, perché solo questi 33 interventi necessitano di 654 milioni di euro di risorse statali. Questi, ripeto, sono immediatamente esecutivi e già finanziati con una delibera del CIPE e da una sezione programmatica che invece deve essere ancora finanziata – spero di riuscire a finanziarla entro pochi mesi – con risorse appunto che si renderanno disponibili a questo scopo. Le regioni interessate hanno ricevuto già dal Ministero gli schemi degli accordi di programma che saranno da me firmati nei prossimi giorni appena acquisita proprio la disponibilità delle regioni. Cioè, sto aspettando che le regioni facciano le verifiche necessarie sulla bozza di accordo di programma che abbiamo mandato per sottoscriverla. Questo atto è propedeutico all'avvio delle procedure di gara, chiaramente, e all'apertura dei cantieri. Io credo che questo possa avvenire in tempi molto brevi. La lista è già stata definita applicando il DPCM del 28 maggio 2015, dove c'erano i criteri, che sono già condivisi con tutti i soggetti coinvolti.
  Sulle iniziative del Governo rivolte alla pulizia dei fiumi e dei torrenti, come richiedeva lei, pur precisando che i compiti e le attività relative alla pulizia idraulica non spettano al mio Ministero ma ricadono nelle competenze regionali, comunque, nell'ambito del Piano stralcio, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare finanzia anche interventi che prevedono opere di manutenzione degli alvei, quali sfalcio di tratti arginali e ricostruzione dei tratti interessati da fenomeni di sifonamento. Tutto questo, ripeto, è per noi una priorità assoluta, per la quale abbiamo incominciato un lavoro che penso possa dare i primi frutti in breve tempo. Ripeto: i primi frutti, perché è un lavoro molto lungo.

PAGINA: 0017

  Replica il deputato GUIDO GUIDESI (LNA) (Vedi RS).

PAGINA: 0062

  GUIDO GUIDESI. Signora Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la risposta; @pagina=0063@prendo la seconda parte della sua risposta, perché la prima riguarda interventi nel Piano contro il dissesto idrogeologico che il suo Ministero ha avanzato, però nello specifico noi intendiamo incentrare il nostro lavoro, rispetto alla difficoltà che c’è rispetto al normale decorso dei fiumi e dei torrenti, proprio per la mancata pulizia dei fiumi.
  Ci sono casi – lei lo saprà benissimo e meglio di me – di fiumi o torrenti il cui alveo oramai ha raggiunto il livello delle abitazioni; e questo non riguarda abusi edilizi o operazioni cattive, chiamiamole così, degli amministratori locali, ma riguarda proprio una legislazione nata da un fondamentalismo ambientale alquanto becero, che blocca queste situazioni, cioè blocca la normale pulizia dei fiumi, da cui il normale abbassamento degli alvei dei fiumi per farli scorrere in maniera normale e come da tradizione. Questo comporta anche il continuo innalzamento degli argini per situazioni emergenziali, tanto che oramai abbiamo dei comuni e dei paesini rivieraschi completamente in ombra rispetto a queste situazioni.

PAGINA: 0017

  MARIANO RABINO (SCpI) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-01778 (Vedi All. A), concernente elementi in merito agli obiettivi raggiunti dalla Struttura di missione per il dissesto idrogeologico e orientamenti del Governo sulle risorse da stanziare per la messa in sicurezza del territorio.

PAGINA: 0063

  MARIANO RABINO. Signora Presidente, la precedente interrogazione del collega Guidesi dice quanto sia attuale il tema. Vede, Ministro, per preparare l'interrogazione mi sono informato, e ho scoperto che probabilmente non esiste al mondo un Paese come il nostro, con caratteristiche morfologiche quasi uniche: con un'aggrovigliata geofisica del sottosuolo, per la sua natura geologica in gran parte giovane, caratterizzata da terreni argillosi e sabbiosi incoerenti e/o malamente ancorati alla roccia dura e stabile, che ci rende tra i Paesi più franosi del mondo; 486 mila delle 700 mila frane in tutta l'Unione europea, infatti, sono italiane.

PAGINA: 0017

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.

PAGINA: 0063

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signora Presidente, voglio intanto @pagina=0064@ringraziare l'onorevole Rabino per il quesito posto e anche per le considerazioni che ha fatto. Non c’è dubbio che questo Paese ha una vulnerabilità propria, dovuta anche alle sue condizioni morfologiche; però mi permetta di dire con estrema trasparenza e chiarezza che anche noi ci abbiamo messo del nostro. La morfologia dell'Italia non basta a spiegare oggi la debolezza del nostro territorio. Il nostro territorio è debole perché per decenni non abbiamo fatto la manutenzione necessaria del territorio, e abbiamo fatto azioni che hanno contribuito a rendere un territorio già fragile ancora più fragile. Mi riferisco agli abusi edilizi da una parte; e dobbiamo dirlo con forza, mai più condoni edilizi in questo Paese.
  Dobbiamo pensare al consumo del suolo che abbiamo fatto in misura superiore a quello che ci potevamo permettere. È stato quindi un insieme di cause a determinare questo fattore.
  Come dicevo prima, stiamo portando avanti un piano pluriennale contro il dissesto idrogeologico. Con estrema serietà e responsabilità ribadisco che abbiamo iniziato un lavoro che richiede molto tempo per gli interventi che abbiamo già finanziato, perché comunque sono interventi molto corposi; tra fare la gara, aprire il cantiere ed effettuare il lavoro – stiamo parlando di lavori edili in certi casi importanti – ci vuole tempo, alcune volte occorrono anni. Le risorse che impieghiamo oggi produrranno i propri risultati fra mesi e, in alcuni casi, fra anni. È un lavoro che va continuato nel tempo, perché la manutenzione di un territorio richiede costanza, richiede continuazione e ripetitività negli interventi. Se lo richiede nelle nostra abitazioni, figuratevi su un territorio vasto tutto il Paese.
  Abbiamo già fatto qualcosa per immettere più risorse nel sistema. Vi devo dire che io non ho mai pensato che il tema fosse solo quello delle risorse. In questo Paese quando non si vuole affrontare un problema si dice non ci sono i soldi. Non sempre il problema è questo, certo più risorse abbiamo e più potremo intervenire, ma noi dobbiamo anche riuscire a spendere bene e in fretta i soldi che abbiamo.
  Abbiamo semplificato molto il sistema, quest'anno nella legge di stabilità c’è un'ulteriore novità: lo sblocco degli avanzi di amministrazione dei comuni. Io credo che una parte di queste risorse potrà essere investita proprio in attività che riguardano la manutenzione del territorio.

PAGINA: 0017

  Replica il deputato MARIANO RABINO (SCpI) (Vedi RS).

PAGINA: 0064

  MARIANO RABINO. Signor ministro io la ringrazio, lei ha proprio citato in chiusura questa possibilità: lo sblocco del Patto di stabilità, stiamo parlando di circa 700 milioni di euro, per i comuni virtuosi che potranno utilizzare gli avanzi di cassa. Occorre, però, signor ministro, fare di più perché lei ha citato, se non ricordo male, circa 130 interventi urgenti, molti dei quali già cantierabili (circa 30), ma il Piano per la riduzione del rischio idrogeologico prevede 3335 interventi, anche piccoli, ritenuti necessari per mettere in sicurezza il territorio per un valore di 8,4 miliardi di euro.
  Noi dobbiamo considerare veramente eccezionale il problema, lei ha ragione quando dice che non è solo una questione di risorse; parlo del mio territorio, il magnifico territorio delle Langhe, del Roero e del Monferrato – fortunatamente non ci sono state delle vittime e quindi capisco la priorità che si dà ai centri urbani particolarmente antropizzati – ma un territorio come il nostro, riconosciuto dall'Unesco come patrimonio mondiale dell'umanità, in ragione di frane e alluvioni rischia di vedersi attaccato, di risultare fragile e gracile e perdere quel valore ambientale di attrattiva turistica. Bisogna provare ad ottenere a Bruxelles e in Italia la possibilità di consentire ai comuni di fare investimenti sulla prevenzione, quindi oltre a quei 700 milioni di euro provenienti dal monte sbloccato del Patto di stabilità, dobbiamo chiedere di più all'Europa e anche, come Paese, investire di più. Consentire ai comuni, ora che le province hanno meno competenze e vanno a chiudersi @pagina=0065@trasferendo alcune competenze in capo alle regioni, di intervenire, anche a debito, perché si tratta di salvare la bellezza dei territori come nel caso delle Langhe, del Roero e del Monferrato, ma tante volte anche di salvare la vita delle persone.

PAGINA: 0017

  ARTURO SCOTTO (SEL) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-01779 (Vedi All. A), concernente misure urgenti a favore dei territori colpiti dai recenti eventi alluvionali e iniziative volte a stanziare risorse pluriennali al fine dell'avvio di un efficace piano per la messa in sicurezza del territorio nazionale.

PAGINA: 0065

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, signor Ministro, Benevento è in ginocchio. Abbiamo pianto i morti, abbiamo calcolato gli sfollati, contato i danni che rischiano di cancellare un'intera economia, un territorio che, per il 96 per cento dei comuni, è a rischio idrogeologico. Ha colpito molto la vicenda del pastificio Rummo, un'eccellenza italiana nel mondo, ma sono più di 70 le aziende oggi ferme. Occorre dichiarare lo stato di emergenza, occorre intervenire immediatamente per risollevare un'area devastata da un'alluvione che ha colpito anche altri territori della regione.

PAGINA: 0018

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.

PAGINA: 0065

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signora Presidente, onorevole Scotto, mi associo alle sue preoccupazioni, mi associo assolutamente alle preoccupazioni che ha lei. Oggi è Benevento, poco tempo fa era la Sardegna, alcuni giorni prima sono state altre zone d'Italia. Purtroppo è vero quello che abbiamo detto in tutte le interrogazioni della giornata odierna, abbiamo un territorio molto debole e oggi dobbiamo fare i conti anche con gli effetti – forse, come ci dicono alcuni climatologi – dei cambiamenti climatici che rendono la situazione ancora più difficile. Io mi recherò nelle prossime ore, ma non recherò io disturbo alle operazioni che si stanno facendo proprio a Benevento e nella zona colpita, per rendermi conto di persona dei danni. Abbiamo già iniziato tutte le attività propedeutiche per poter concedere lo stato di emergenza. Io non le posso dire ufficialmente che concederemo lo stato di emergenza, perché quello è un atto che si fa a valle della ricognizione dei danni che ci sono stati sul territorio con un atto che non compete a me ma che compete al Consiglio dei ministri nella sua collegialità. Ho un po’ di esperienza però, ahimè, è un'esperienza che non avrei voluto avere, è un'esperienza a cui come Ministro dell'ambiente avrei fatto volentieri a meno; le posso dire che dai dati che ho tutto fa pensare che, come in altri casi, purtroppo ci siano ancora una volta gli estremi per lo stato di emergenza, ma su questo, ripeto, non posso prendere io impegni ufficiali per conto di altri. Sono anch'io molto preoccupato per le attività industriali, lo sono sempre, in tutti i casi, in tutti i territori che ho visitato. In quella zona non le nego, onorevole, che sono particolarmente preoccupato, perché è già una zona industrialmente più debole di altre e quindi lì il rischio che noi abbiamo di perdere posti di lavoro e perdere economia è ancora più forte. Quindi anche per questo ci sarà una particolare attenzione da parte mia per quelle zone.

PAGINA: 0018

  Replica il deputato ARTURO SCOTTO (SEL) (Vedi RS).

PAGINA: 0065

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, ritengo molto utile che lei si rechi a Benevento e apprezzo questa scelta, così @pagina=0066@come apprezzo l'impegno che mi auguro venga mantenuto per concedere lo stato di emergenza. I tempi sono molto stretti e tra un post su facebook e un tweet del Presidente del Consiglio forse convocare il Consiglio dei Ministri in tempi rapidi sarebbe scelta buona e giusta, ma dobbiamo uscire dalla logica dell'emergenza, signora Presidente. Occorre un piano vero per il riassetto idrogeologico, un piano, non un elenco di micro-interventi, non un elenco della spesa. È questa la vera grande opera pubblica di cui il Paese ha bisogno; sono 40 i miliardi calcolati dalle regioni, voi al momento ne avete programmato solo uno, di cui l'80 per cento è ancora bloccato da studi di progettazione e di fattibilità. Sono dati del Ministero dell'ambiente. Nella legge di stabilità non avete dedicato al riassetto idrogeologico neanche una slide; cosa deve accadere più per considerare frane e alluvioni un'emergenza nazionale ? Troppe volte la mia regione ha dovuto fare i conti con l'assenza completa di politiche di difesa del territorio. Il governatore De Luca ha fatto addirittura un pezzo della propria campagna elettorale sul condono e il neo-alleato Verdini ha inserito la sanatoria sugli abusi edilizi in Campania tra i «pizzini» da inviare a Renzi per dare il proprio voto sulla stabilità. Signor Ministro, i campani devono continuare a preoccuparsi ?

PAGINA: 0018

  MARIO SBERNA (PI-CD) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-01780 (Vedi All. A) concernente elementi ed iniziative in merito ai rischi connessi al fenomeno dei siti internet che vendono farmaci per l'interruzione di gravidanza.

PAGINA: 0066

  MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Gentile Ministra, lei ormai mi conosce e sa che non mi rassegnerò mai a vivere in un Paese che consente di sopprimere i propri figli fin dal seno delle madri. Dell'interruzione volontaria di gravidanza lei ci ha parlato in una meritoria relazione che ci ha fatto sulla diminuzione del numero di aborti che passano dai consultori familiari. Tuttavia, siamo di fronte ad un fenomeno nuovo. Prolificano, cioè, i siti che vendono i farmaci per l'aborto, che spiegano, cioè, come fare un aborto con pillole di uso comune, che hanno lo stesso effetto dell'RU486: forti contrazioni dell'utero, distaccamento del feto dalla placenta e, quindi, la sua eliminazione. Sembra di essere tornati alle pompe per le biciclette, di nefasta memoria.
  Questi siti presentano queste offerte in maniera accattivante, garantendo poche domande, anonimato, prezzi scontati, tutela della privacy e tacendo, evidentemente, sugli immani rischi che le pratiche suggerite comportano per la salute delle donne che le praticano.

PAGINA: 0018

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.

PAGINA: 0066

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Grazie, Presidente. Il fenomeno dei cosiddetti «aborti fai da te» rientra in quello più generale degli aborti clandestini, @pagina=0067@la cui ultima stima risale al 2012. Nella relazione presentata al Parlamento, nel mese di ottobre 2014, le stime sugli aborti clandestini, effettuate dall'Istituto superiore di sanità e riferite al 2012, indicano una stabilizzazione del fenomeno negli ultimi anni, almeno per quanto riguarda le donne italiane. Quindicimila erano gli aborti clandestini stimati per le italiane nel 2015 e tra i 12 mila e i 15 mila casi nel 2012, con una notevole diminuzione rispetto agli anni Ottanta e Novanta: 100 mila erano i casi stimati nel 1983, 72 mila nel 1990, 43.500 nel 1995. Nel 2012, per la prima volta, si è effettuata una stima anche per le donne straniere, che è risultata compresa tra i 3 mila e i 5 mila aborti clandestini l'anno. È pertanto evidente che il fenomeno degli aborti clandestini è molto diminuito nel tempo e si è stabilizzato negli ultimi anni, anche se ovviamente continua a destare preoccupazione.
  Per quanto riguarda l'aborto spontaneo, i dati ISTAT, relativi agli anni 2010-2012, mostrano un andamento sostanzialmente stabile: 73.722 nel 2010, 76.334 nel 2011 e 73.810 nel 2012. In particolare, per la fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni, le dimissioni per aborto spontaneo sono: 1.221 nel 2010, 1.321 nel 2012 e 1.194 nel 2013, corrispondenti a percentuali che vanno dall'1,6 per cento all'1,7 per cento.
  In un articolo dell'Istituto superiore di sanità e dell'ISTAT sul rapporto «Osservasalute» del 2013 è riportato, attraverso una dettagliata analisi dei dati, che l'abortività spontanea è un fenomeno fortemente connesso all'età della donna e che il rapporto di abortività spontanea standardizzato conferma una sostanziale stabilità negli anni (più 9,4 per cento fra il 1998 e il 2011, per rispondere ai quesiti che ci sono stati rivolti per iscritto).
  Nello stesso articolo è richiamata l'indagine ISTAT sui tassi di abortività, sia volontaria sia spontanea, per classi di età e cittadinanza, che conferma che, a fronte di un calo generale in tutte le classi di età del ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza, sia da parte di donne italiane sia da parte di donne straniere, non si è assistito ad un incremento diffuso dei tassi di aborto spontaneo. In sintesi, non ci sono evidenze dell'aumento di aborti spontanei tra le giovanissime e neppure dell'aumento, in tutte le classi di età, degli aborti spontanei connessi al cosiddetto «aborto fai da te».
  Per quanto riguarda i siti che vendono medicinali online, sottolineo che, in base al recente decreto legislativo n. 17 del 2014, le farmacie online autorizzate devono essere riconoscibili e, quindi, distinguibili da quelle illegali attraverso il logo comune, un bollino di sicurezza condiviso e coerente a livello europeo, rilasciato a cura del Ministero della salute.
  Inoltre, sempre in tema di contrasto della vendita online di medicinali senza controllo a rischio per la salute, ricordo il mio particolare impegno perché la normativa del 2014 contemplasse anche l'oscuramento dei siti non autorizzati ovvero di quelli che vendono online medicinali che richiedono la prescrizione medica.

PAGINA: 0018

  Replica il deputato GIAN LUIGI GIGLI (PI-CD) (Vedi RS).

PAGINA: 0067

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente, grazie, Ministro. Io non so come vengano effettuate queste stime; dubito, però, che esse possano cogliere tutta l'ampiezza e la gravità del fenomeno. Il mio sospetto, cioè, è che gran parte di questa compravendita di farmaci online, non permessa in quelle forme – come lei ha giustamente ricordato – dal nostro ordinamento, in realtà poi sfugga all'osservazione, e cioè che il fenomeno «fai da te» sia molto più consistente di quello che noi immaginiamo.
  E potrei metterci altri ambiti, dei quali pure abbiamo fatto oggetto di interrogazione il Ministero della salute, come lei ricorda: mi riferisco alla cosiddetta finta donazione di gameti, acquistati dalle nostre regioni all'estero su @pagina=0068@quelle che ritengo essere finte donatrici, pagate; mi riferisco al fenomeno delle maternità surrogate o uteri in affitto, che dir si voglia.
  Tutta questa roba continua ad essere presente sui siti del nostro Paese, senza che la polizia postale sia stata in alcun modo allertata e senza che nessuno di essi sia stato oscurato. Quindi, potrei – ma non è il caso certamente adesso – rifarle la domanda: ma, su azione del Ministero, quanti di questi siti sono stati spenti ? Ecco, questo sarebbe un tema interessante.
  Credo che la polizia postale andrebbe attivata in generale per il rispetto della vita umana, ma ancora di più, se vogliamo, per quanto riguarda l'evitare forme di sfruttamento, ma, nel caso specifico, segnalato dal collega Sberna, anche per la tutela della salute delle donne, sulla quale mi permetto solo di dare un suggerimento.

PAGINA: 0018

  ROCCO PALESE (FI-PdL) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-01781 (Vedi All. A) concernente orientamenti ed iniziative di competenza in relazione alla cosiddetta sindrome di Pandas.

PAGINA: 0068

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, nel mese di settembre 2015, alla presenza dei delegati di oltre 25 Paesi, si è svolto a Como il primo convegno europeo sulla sindrome di Pandas, ovvero il «disordine autoimmune pediatrico associato allo streptococco beta-emolitico di gruppo A», sigla coniata nel 1997 dalla dottoressa americana Susan Swedo.
  Tale patologia consiste in un disturbo connesso ad una reazione autoimmune scatenata da malattie infettive dell'infanzia, determinando sintomi quali: assunzione di cibo altamente restrittiva, ansia, depressione, tic motori e vocali, difficoltà nella scrittura, sintomi neurologici, disturbi nel sonno e della frequenza urinaria e altri sintomi psichiatrici.
  Secondo numerosi neurologi dell'infanzia e dell'adolescenza, che hanno partecipato al convegno di Como, la Pandas è considerata attualmente una tragedia, non perché manchino le opzioni terapeutiche, ma perché non si è in grado di riconoscerla e, inoltre, l'assenza di una comune ammissione dell'esistenza rischia di accrescere le difficoltà per i pazienti colpiti.
  Pertanto, si chiede quali orientamenti intenda esprimere il Ministro interrogato nei riguardi della citata sindrome di Pandas e se...

PAGINA: 0018

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione.

PAGINA: 0069

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Il disturbo pediatrico autoimmune noto come sindrome di Pandas, ovvero disordine autoimmune pediatrico associato allo streptococco beta-emolitico di gruppo A, può essere associato ad infezioni da streptococco beta-emolitico streptococcus pyogenes, che, come noto, è la principale causa di faringotonsillite batterica in età pediatrica.
  L'insorgenza della patologia è subdola e difficile da diagnosticare, anche in considerazione del fatto che non sono al momento disponibili biomarcatori validati a supporto delle valutazioni psicomotorie da parte dei medici pediatri e dei neuropsichiatri infantili.
  Tale incertezza diagnostica ha determinato ondivaghi atteggiamenti circa l'esistenza stessa della sindrome, dando vita a tentativi terapeutici difficilmente giudicabili e ad un abuso di trattamenti antibiotici e immunomodulanti, con intuibile impatto sulla salute individuale.
  L'ipotesi che alcuni casi di disturbi neuropsichiatrici dell'infanzia e dell'adolescenza possano essere causati o accentuati da meccanismi autoimmunitari legati alle infezioni da streptococco è tuttavia plausibile e costituisce oggetto di apposite ricerche. A tale proposito menziono una serie di recenti importanti iniziative della comunità scientifica nazionale ed europea, volte ad accrescere la conoscenza di base clinica per la prevenzione e cura della sindrome di Pandas, quali la conferenza sulla sindrome di Tourette e sui disturbi ticcosi, svoltasi a Londra nel giugno 2015, il convegno su Pandas, tenutosi recentemente a Como, ma soprattutto il progetto multicentrico finanziato dalla comunità europea, che, potendo sfruttare le potenzialità che solo una casistica a livello europeo può garantire, si propone di indagare il possibile coinvolgimento dell'infezione da streptococco nell'insorgenza della sintomatologia ticcosa in età pediatrica. Esperti in microbiologia, neuropsichiatria infantile e modellistica animale dell'Istituto superiore di sanità e dell'università degli studi «La Sapienza» di Roma sono coinvolti nel progetto multicentrico, che terminerà i suoi lavori nel 2017.
  Concludo evidenziando come solo all'esito degli studi epidemiologici e sperimentali, volti ad accrescere le conoscenze sulla diffusione della patologia e la possibile identificazione di biomarcatori utili per una diagnosi efficace ai fini di interventi terapeutici mirati, potranno essere avviate adeguate iniziative di informazione, volte ad una maggiore sensibilizzazione sul tema dei pediatri di base e dei neuropsichiatri infantili.

PAGINA: 0018

  Replica il deputato ROCCO PALESE (FI-PdL) (Vedi RS).

PAGINA: 0069

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, con soddisfazione apprendo dalla Ministra che la comunità europea ha attivato un progetto importante di ricerca, anche con una data in cui è auspicabile che si venga a capo di questa sindrome, che è veramente insidiosa così com’è stata descritta.
  Per rendere pregnante, soprattutto per chi ci ascolta, è significativo questo titolo: «Non è la schizofrenia: dodicenne guarisce con antibiotico». La mamma scopre che è Pandas e promuove un convegno mondiale a Como. Per Federico, dodici anni, terza media, la diagnosi era di quelle che gettano nello sconforto una famiglia: schizofrenia. Ma la mamma non si è arresa. In quella diagnosi c'era qualcosa che non la convinceva. Ha tirato fuori la sua mentalità da scienziata (è @pagina=0070@stata in passato ricercatrice alla NASA) e si è messa a leggere tutti i più recenti articoli scientifici su sintomi che suo figlio mostrava. E lo ha salvato, scoprendo che Federico, nome di fantasia, aveva una rara sindrome dal nome buffo, Pandas. La vicenda è alla base del convegno internazionale e del perché, poi, la Comunità europea ha intrapreso e finanziato questa importante iniziativa.
  Quindi, è auspicabile che quanto prima si addivenga ad un punto fermo rispetto a questa patologia anche da parte della comunità scientifica. Comunque sono soddisfatto anche dell'iniziativa che il Ministro ha annunziato per i pediatri e i medici di medicina generale in riferimento a quella che deve essere una corretta informazione, attesa la grave situazione per una malattia subdola e sfuggente rispetto a quello che riguarda in particolare questa sindrome.

PAGINA: 0019

  VITTORIA D'INCECCO (PD) (Vedi RS). Illustra l'interrogazione Lenzi n. 3-01782 (Vedi All. A) concernente iniziative urgenti volte a garantire la copertura vaccinale della popolazione italiana, anche tramite adeguate campagne informative.

PAGINA: 0070

  VITTORIA D'INCECCO. Grazie Presidente. Signor Ministro, il calo ormai ben noto delle coperture vaccinali rispetto agli obiettivi di un piano delle importanti malattie esantematiche – che sono contenute nella nostra interrogazione, ma che io non cito per esigenze di tempo – desta ormai grande preoccupazione e ha acceso il dibattito sull'obbligatorietà o meno delle vaccinazioni.
  Le implicazioni derivanti da una riduzione significativa delle coperture lei ben sa che, oltre al rischio epidemico, possono causare l'insorgenza di gravi malattie – di queste gravi malattie –, che ormai erano state debellate e può anche accadere, purtroppo, che esse non siano riconosciute in tempo e trattate in modo mirato dagli operatori sanitari, con conseguenze anche letali, come già è successo.
  È importante, quindi, una corretta ed inequivocabile informazione nei confronti degli operatori sanitari e delle famiglie ed è necessario migliorare l'organizzazione nelle sedi che erogano l'offerta.
  Quindi, le chiediamo quali misure urgenti e concrete intenda adottare per un'adeguata copertura vaccinale che tuteli, senza differenze geografiche, tutta la popolazione e se non ritenga necessario predisporre nell'immediato una campagna...

PAGINA: 0019

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.

PAGINA: 0070

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Grazie, Presidente. Ringrazio veramente gli onorevoli interroganti per aver sollevato la questione in esame, in quanto mi consente, in questo autorevole consesso, di porre alcuni chiarimenti su questa questione.
  Vaccinare vuol dire investire sul benessere, soprattutto dei giovani e dei bambini, rafforzare il patrimonio della prevenzione a valenza nazionale e proteggere le persone più fragili. Siamo tutti consapevoli che l'introduzione dei vaccini costituisce l'intervento di sanità pubblica più importante per l'umanità, nel senso non solo dell'evidenza del ruolo sociale @pagina=0071@ed etico a cui assolve, ma anche perché ha determinato una svolta nella storia dell'uomo in termini di riduzione della suscettibilità alle infezioni, riduzione dei costi sanitari e sociali legati alle malattie infettive e degli eventuali esiti invalidanti e possiamo dire riduzione delle tante morti che hanno flagellato i secoli scorsi.
  Ad oggi, la vaccinazione è la misura di prevenzione più efficace ed innocua. Infatti, se confrontata con l'immunoprofilassi passiva, essa comporta meno rischi, dalle reazioni allergiche allo shock anafilattico.
  Svolte queste considerazioni di carattere generale, non posso non sottolineare che il successo dei programmi nazionali vaccinali si fonda sul raggiungimento e il mantenimento delle coperture di cicli vaccinali completi, a livelli tali da prevenire e controllare efficacemente la diffusione delle malattie infettive prevenibili con il vaccino. Gli ultimi due piani nazionali, quello del 2005-2007 e quello del 2012-2014, frutto di intesa in Conferenza Stato-regioni, hanno fornito indirizzi per le strategie vaccinali da applicare su tutto il territorio, improntate a criteri di equità e standardizzazione dell'offerta vaccinale.
  Ciononostante, i dati recentemente forniti dall'Istituto superiore di sanità descrivono una situazione che non può che destare preoccupazione ed è proprio per porre rimedio a tali criticità che ho voluto fosse elaborato il nuovo piano nazionale di prevenzione vaccinale, attualmente all'esame della commissione salute della Conferenza delle regioni, che, oltre ad ampliare l'offerta vaccinale da parte del Servizio sanitario nazionale, al fine di recuperare la cultura delle vaccinazioni, prevede l'adozione di un piano di comunicazione istituzionale recante iniziative volte a fornire alla popolazione le informazioni dettagliate sui rischi delle complicanze delle malattie prevenibili con i vaccini e i benefici della vaccinazione, nonché la condivisione dei contenuti informativo-educativi sul tema nei programmi delle scuole e dei corsi universitari.
  Quanto, poi, alle specifiche questioni poste dagli interroganti, mi limito a ricordare che l'ordinamento vigente attribuisce ai soli ordini professionali il potere di disciplinare i suoi medici e, pertanto, spetta agli stessi ordini valutare se e quando una mancata prestazione sanitaria possa tradursi in un comportamento deontologicamente non corretto.
  Quanto, invece, alla possibilità che sia previsto il divieto per i bambini non vaccinati di frequentare la scuola dell'obbligo, ricordo che la normativa vigente prevede, nei casi di mancata presentazione della certificazione comprovante l'avvenuta vaccinazione, che il dirigente scolastico comunichi, entro cinque giorni, il nominativo alla ASL di competenza, affinché la stessa intervenga per i tempestivi adempimenti.
  Il sistema vigente è pertanto finalizzato a far scattare l'allerta e consentire alle ASL, informate tempestivamente, di intervenire, senza tuttavia pregiudicare il diritto all'istruzione dei bambini, proprio per evitare che gli stessi siano doppiamente penalizzati.
   Ogni eventuale modifica al predetto sistema, finalizzata a rendere maggiormente effettiva la copertura vaccinale, non può pertanto che essere rimessa ad una decisione del Parlamento.

PAGINA: 0019

  Replica il deputato DANIELA SBROLLINI (PD) (Vedi RS).

PAGINA: 0071

  DANIELA SBROLLINI. Grazie, signora Presidente, grazie signora Ministro, per la sua puntuale risposta. Guardi, lei ha usato parole giuste, così come ha fatto la mia collega D'Incecco prima. Vaccinare vuol dire appunto proteggere, prevenire, proprio perché in questi anni abbiamo visto quante malattie sono state debellate. Noi siamo ovviamente favorevoli a questo nuovo piano nazionale che adesso è al vaglio appunto della Conferenza Stato-regioni che, se non sbaglio, è convocata per il 5 novembre. Le chiediamo ovviamente di adottare strumenti sempre più forti, più efficaci e capillari su tutto il territorio nazionale, perché appunto i dati cominciano ad essere davvero preoccupanti.
  Sappiamo che in alcune regioni ci sono delle situazioni sicuramente più gravi rispetto @pagina=0072@ad altre, come purtroppo accade molto spesso nel nostro Paese. Quindi, c’è la necessità di un monitoraggio costante, di vigilare attentamente, come sta già facendo il Ministero, ma io chiedo ancora di più: informare, informare, informare le famiglie, nelle scuole, gli stessi pediatri, cioè mettere davvero un piano di azione talmente forte da far comprendere soprattutto alle giovani coppie, perché purtroppo spesso i social, che sono così immediati nella comunicazione, fanno una cattiva informazione. E noi come legislatori, come parlamentari e rappresentanti dei territori dobbiamo assolutamente spiegare bene quello che potrebbe accadere, se ci fossero casi di bambini non vaccinati nelle nostre scuole, nei luoghi frequentati dalle famiglie, anche perché l'Italia – e concludo –, come tutti sapete, dal settembre 2014, è stata anche designata come capofila, a livello europeo e internazionale, di una campagna di strategie e vaccinazioni nel mondo. Quindi noi abbiamo ancora di più – colleghe e colleghi – una responsabilità maggiore anche rispetto a quello che ci chiede l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PAGINA: 0019

  RAFFAELE CALABRÒ (AP) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-01783 (Vedi All. A) concernente iniziative volte a garantire la soglia di sicurezza della copertura vaccinale nel nostro Paese.

PAGINA: 0072

  RAFFAELE CALABRÒ. Signor Presidente, signor Ministro, ritorno sul tema delle vaccinazioni. Piano nazionale prevenzione vaccinale: i dati recenti dell'Istituto superiore di sanità ci dicono che la copertura vaccinale nel nostro Paese ormai è al limite della sicurezza. Il tasso di vaccinazione è arrivato al di sotto degli obiettivi minimi che ci si era proposti nel piano vaccinale del 2012-2014, quello a cui faceva lei riferimento un attimo fa. Per sottolineare alcuni dati: siamo al di sotto del 95 per cento per polio, tetano, difterite, epatite B; siamo al di sotto dell'86 per cento per morbillo, parotite e rosolia. Cioè, siamo al di sotto dei valori soglia di sicurezza della nostra popolazione. Che vuol dire questo ? Che le conseguenze sono non solo sul piano individuale del singolo bambino, che può incorrere in queste patologie, ma le conseguenze possono essere sul piano collettivo molto importanti, interessando l'intera popolazione e annullando anni di lavoro che è stato fatto per prevenire malattie di questa entità. Signor Ministro, cosa intende fare il Governo su questo grave problema ?

PAGINA: 0019

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.

PAGINA: 0072

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Signor Presidente, approfitto di questa interrogazione perché appunto l'onorevole Calabrò ha fornito i dati. I dati sono veramente allarmanti, ma vorrei tradurre questi dati poi in cosa accade realmente sui nostri territori. Quando una bambina di 40 giorni muore per la pertosse, pertosse, una malattia che era di fatto scomparsa, perché quella bambina muore ? Perché il virus ha viaggiato attraverso persone non vaccinate e ha raggiunto una bambina troppo piccola per essere vaccinata. Quella famiglia lì come potrà mai essere risarcita da una perdita del genere ? Questo è l'effetto gregge; per la pertosse, per la poliomielite, per la meningite, per il morbillo, per malattie che erano state debellate dal nostro territorio e che possono provocare la morte dei nostri figli se non menomazioni irreparabili, irrimediabili per tutta la loro vita.
  Allora, che nel 2015 i Paesi occidentali si trovino a dover riaffrontare questa emergenza è un problema grandissimo, grandissimo. Abbiamo dati di percentuali su sondaggi fatti tra i genitori che purtroppo si sono legati a credenze, a falsi miti, a leggende metropolitane, che girano sul web, che girano su riviste non autorizzate, @pagina=0073@non validate dalla comunità scientifica internazionale e mondiale, che collegano il tema delle vaccinazioni alla comparsa di malattie come l'autismo o come l'epilessia. Non esiste alcuna correlazione con queste malattie. Questo è stato sancito chiaramente da decine e decine di studi dei più importanti centri scientifici al mondo: centri indipendenti, studi indipendenti, cluster fatti su migliaia di casi, come l'ultimo effettuato negli Stati Uniti.
  Questa è una questione di sicurezza nazionale e di salute pubblica. Come Ministero noi ce ne stiamo occupando in modo molto forte, ormai da anni. Abbiamo presentato questo nuovo piano di vaccinazione, questo nuovo piano vaccini, che – come ho già detto – è all'esame della Conferenza Stato-regioni. Io spero che possa passare al più presto. Ritengo che il tema delle risorse non possa essere il tema da affrontare in questo caso. Infatti, le risorse per una copertura vaccinale totale del nostro territorio devono essere trovate. Si devono trovare e si possono trovare. Cominciamo a fare campagne di informazione e di copertura, anche su nuove patologie che possono riemergere o emergere in modo diverso sul nostro territorio.
  Noi assistiamo ad un paradosso e concludo così. Il paradosso è che abbiamo i Paesi del terzo e del quarto mondo che ci chiedono aiuto per vaccinare i loro figli e noi rinunciamo a vaccinare i nostri. In un mondo globale, dove più di 4 milioni di persone al giorno prendono l'aeroplano, dove viaggiano le merci, le persone sui treni, in un mondo in cui non ci sono più confini, credo che riappropriarci di una cultura scientifica, che faccia perno sull'evidenza scientifica e non su falsi miti che circolano in luoghi non autorizzati, sia un dovere anche di questo Parlamento, che può fare tanto in materia di formazione, informazione e divulgazione.

PAGINA: 0019

  Replica il deputato RAFFAELE CALABRÒ (AP) (Vedi RS).

PAGINA: 0073

  RAFFAELE CALABRÒ. Grazie, signor Ministro. Io credo che lei abbia detto con chiarezza e molto bene, con la passione che la contraddistingue in queste situazioni, che oggi noi siamo sopraffatti da notizie false che corrono sul web. Ripeto le sue parole. Questo è estremamente vero. Oramai conosciamo tutti il famoso episodio dell'autismo: quanta gente ha pensato che la vaccinazione contro il morbillo potesse determinare autismo nei bambini per un articolo falso, pubblicato su una rivista importante da qualcuno che poi è stato smentito ed è stato radiato dall'ordine dei professionisti e dei medici del suo Paese ? È questo il livello in cui siamo oggi, è questo il livello che dobbiamo combattere, perché oramai siamo di fronte a una psicosi crescente nell'opinione pubblica.
  Ma vorrei aggiungere un altro dato. Talvolta, per fortuna in rarissimi casi, ci troviamo anche in indicazioni di attenzione e precauzioni inutili, false, che vengono suggerite addirittura dai medici, addirittura dai pediatri. Credo che questo debba essere affrontato anche nell'analisi che si sta facendo per il nuovo piano di prevenzione vaccinale. Io credo che il nuovo piano di prevenzione vaccinale debba avere come obiettivo sicuramente l'educazione sanitaria della popolazione, ma anche quello della formazione sanitaria, di quella cultura scientifica aggiornata che va data ai medici. Infatti, non possiamo permetterci il lusso che medici del sistema sanitario nazionale diano indicazioni diverse da quello che il sistema nazionale sta affrontando con tanta chiarezza.
  Soprattutto, mi fa piacere che lei abbia fatto riferimento anche alle patologie di ritorno. Probabilmente in questo Paese stiamo anche andando incontro a qualche rischio per patologie che avevamo completamente superato.

PAGINA: 0019

  MASSIMO PARISI (Misto-ALA-MAIE) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-01784 (Vedi All. A) concernente iniziative per contrastare la diffusione della meningite, anche attraverso campagne di sensibilizzazione volte a incrementare la somministrazione di vaccini, con particolare attenzione alla situazione della Toscana.

PAGINA: 0074

  MASSIMO PARISI. Grazie Presidente, questa interrogazione si inserisce bene o male nel solco di quelle che mi hanno preceduto a conferma dell'attualità di questo tema, ma chiede di illuminare, di accendere un faro su una situazione specifica, che è la situazione in questo momento della mia regione, della Toscana, ossia su un problema che sta suscitando notevole allarme sociale e, cioè, il rilevarsi di un dato molto preoccupante ed anomalo per quello che riguarda la diffusione dei casi di meningococco. Nel 2015 la Toscana ha registrato un picco assolutamente inusuale: oltre un terzo dei casi segnalati nei primi quattro mesi dell'anno si sono verificati in Toscana. E si sono verificati casi di una diffusione del ceppo più grave, del ceppo di tipo C. Purtroppo, ci sono state anche delle vittime; ci sono stati sette decessi, non solo nelle fasce considerate a rischio di età, ma in varie fasce di età. E in tutto ciò quello che preoccupa ulteriormente è che la campagna che nelle province coinvolte è stata avviata per la vaccinazione non sta dando ancora i risultati auspicati. A motivo di ciò, le chiediamo se nel piano biennale per le vaccinazioni di cui abbiamo parlato si prevede anche di intervenire su questo specifico aspetto.

PAGINA: 0019

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione.

PAGINA: 0074

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Presidente, il Ministero della salute sta seguendo con particolare attenzione l'evolversi dei casi di meningite batterica verificatisi in Toscana e riceve dall'Istituto superiore di sanità periodici aggiornamenti sui risultati di laboratorio relativi alla tipizzazione dei ceppi batterici che hanno dato origine ai casi in parola, cioè nell'ambito delle azioni centrali sulla sorveglianza delle malattie batteriche invasive. Preciso che l'aumento di frequenza dei casi di tale malattia è stato rilevato solo in un'area circoscritta del territorio della Toscana e nelle altre regioni non risulta alcun aumento della casistica. Le indagini sulla virulenza e patogenicità dei ceppi batterici coinvolti sono tuttora in corso e sono condotte parallelamente ad un'indagine investigativa epidemiologica volta ad approfondire i meccanismi e le modalità di trasmissione della malattia. Allo stato, i casi non sembrano, peraltro, correlati tra di loro.
  Sulla base dei dati disponibili, preciso che ad oggi dal territorio toscano sono pervenute all'Istituto superiore di sanità ventotto segnalazioni di malattie invasive da meningococco C, con un'età media di 31 anni, quindi non nella fascia dei bambini. Gran parte dei casi registrati sono stati tipizzati dall'Istituto superiore di sanità e hanno caratteristiche molecolari similari appartenenti ad uno stesso ceppo del complesso clonale 11. L'eccesso dei casi invasivi da meningococco potrebbe essere determinato anche da una più elevata circolazione della popolazione di questo ceppo. L'Istituto ha quindi proposto di valutare la presenza di portatori di ceppi di meningococco nella popolazione e di indagare se la prevalenza è più elevata nell'area maggiormente colpita da malattie invasive da meningococco C. Anche la regione Toscana, sempre particolarmente attenta all'offerta attiva e gratuita delle vaccinazioni previste dal vigente piano nazionale di prevenzione vaccinale, ha adottato opportune misure di sanità pubblica quali l'antibioticoprofilassi nei contatti dei casi, bloccando in maniera efficace il possibile contagio – infatti, non sono stati registrati casi secondari – nonché una campagna vaccinale straordinaria anti-meningococcica che prevede l'immunizzazione degli adolescenti e degli adulti fino a 45 anni di età, con un'offerta prioritaria ai soggetti a rischio per condizioni fisiopatologiche, stanziando allo @pagina=0075@scopo, con delibera di giunta regionale, la somma di 9 milioni di euro. Questo per far comprendere come, poi, quando ci troviamo di fronte ad una recrudescenza di una malattia di questo genere, bisogna fare un grande investimento per cercare di bloccare l'epidemia. Ritornando alle interrogazioni precedenti, questo è un caso che ci fa comprendere come sia necessaria una copertura vaccinale completa, stare attenti alle vaccinazioni e seguirne l'andamento nel corso delle generazioni.
  La regione Toscana ha, infine, attivato un numero verde per rispondere alle richieste di informazioni provenienti dai cittadini. Nel piano nazionale di prevenzione ci sono, ovviamente, misure di rafforzamento, sia per le vaccinazioni già presenti, sia per le nuove vaccinazioni.

PAGINA: 0019

  Replica il deputato MASSIMO PARISI (Misto-ALA-MAIE) (Vedi RS).

PAGINA: 0075

  MASSIMO PARISI. Presidente, Ministra, io la ringrazio e la ringrazio per l'attenzione che il Governo sta sicuramente impiegando nel seguire questa vera e propria emergenza. Mi permetto, però, di aggiungere che siamo di fronte anche a un problema concreto proprio sull'aspetto che lei citava, quello della diffusione della vaccinazione e dei piani straordinari. Infatti, in queste ore sugli organi di informazione toscani vi è un dato che, per esempio, riguarda il fatto che il 45 per cento dei medici di famiglia ha deciso di non fare la vaccinazione. E parlando solo di una fascia a rischio, quella che forse ci sta più a cuore a tutti, quella fra gli 11 e i 20 anni di età, meno di un terzo al momento, nonostante la campagna varata e nonostante quello che è stato fatto, è ricorso al vaccino.
  E aggiungo, Ministro, sempre per sensibilizzare il Governo sulla situazione toscana che è vero che non riguarda tutta la regione ma stiamo parlando di un'area geografica contigua alla città metropolitana di Firenze, in particolar modo alla città di Empoli che investe centinaia di migliaia di persone. Dunque, la invito a continuare nell'attività di monitoraggio e di sensibilizzazione e anche, ove fosse possibile, dal momento che è in discussione il piano biennale che lei citava nella risposta alle altre interrogazioni, ad aprire un focus specifico all'interno della Conferenza Stato-regioni sul caso Toscana perché purtroppo questa vicenda si sta trascinando. Ormai è un anno, lei ha già risposto peraltro ad un'interrogazione su questo tema ma i casi continuano evidentemente ad esserci con eventi purtroppo luttuosi.

PAGINA: 0020

  GIORGIA MELONI (FdI-AN) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-01785 (Vedi All. A) concernente iniziative in relazione alla diffusione degli apparecchi da gioco destinati ai minorenni denominati ticket redemption e per il contrasto alla ludopatia.

PAGINA: 0075

  GIORGIA MELONI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, nel servizio della giornalista Nadia Toffa, andata in onda sul Le Iene viene e poi su Open space si è dimostrata in Italia la diffusione di apparecchi che sono molto simili alle slot machine ma hanno la particolarità di essere dedicati ad un pubblico di minori e di bambini. Parliamo sostanzialmente di macchine che, pur non dando premi in denaro, di fatto favoriscono tra i bambini il problema del gioco d'azzardo. Il servizio ci ha anche ricordato quale sia oggi il fenomeno del gioco d'azzardo in Italia. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità circa due milioni di persone sono a rischio ludopatia, un milione i giovani circa che hanno investito i loro soldi nel gioco d'azzardo, insomma un grande fenomeno e lei è d'accordo perché nel suo Ministero ci sono 50 milioni di euro dedicati alla lotta alla ludopatia però leggiamo – concludo, Presidente – che il Governo nel disegno di legge di stabilità @pagina=0076@starebbe varando una serie di ulteriori provvedimenti, ulteriori aiuti alle società del gioco d'azzardo per continuare a moltiplicare la presenza delle slot machine. Allora le chiedo che cosa intende fare il Governo per limitare e impedire la diffusione di slot machine dedicate i minori e come si concili il tentativo del Ministero della salute di combattere la ludopatia con il tentativo del Ministero dell'economia e delle finanze di continuare a moltiplicare le slot machine in Italia.

PAGINA: 0020

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione.

PAGINA: 0076

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Rispondo alla presente interrogazione esclusivamente per gli aspetti riconducibili ai profili sanitari della dipendenza da gioco patologico. Ho creduto di ricostituire, come previsto dalla legge di stabilità per il 2015, presso il Ministero della salute l'Osservatorio sulla ludopatia, già operante presso i Monopoli di Stato prima, al quale oltre al compito di individuare le misure più efficaci per contrastare la diffusione del gioco d'azzardo, il fenomeno della dipendenza grave, e affidato anche la funzione di monitoraggio della dipendenza da gioco d'azzardo e dell'efficacia dell'azione di cura e prevenzione del fenomeno. Ovviamente l'Osservatorio avrà anche il compito di monitorare il fatto che non ci siano azioni che incitano i minori ad avvicinarsi al gioco d'azzardo. Mi soffermo solo brevemente a sottolineare l'opportunità e la fondatezza della scelta del legislatore che nel rideterminare la composizione dell'Osservatorio ha previsto l'istituzione del medesimo presso il Ministero della salute proprio per rimarcare la precipua volontà di attribuire al medesimo una funzione segnatamente mirata alla prevenzione sanitaria su tutte le fasce di età e direi in particolare su quella di minori. Ecco perché auspico che a breve l'Osservatorio sia operativo perché allo stesso è attribuito il compito di predisporre anche le linee di azione finalizzate a garantire alle persone affette da gioco d'azzardo patologico tutte le possibili prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione. Inoltre, sempre rimanendo sul tema dell'iniziativa in materia di dipendenza da gioco patologico, colgo questa occasione per ricordare che nel prossimo decreto di aggiornamento dei LEA, il cui finanziamento è stato previsto nel disegno di legge di stabilità, è prevista nell'area delle dipendenze patologiche anche la presenza dei destinatari dei trattamenti descritti come persone con dipendenze patologiche, inclusa la dipendenza da gioco d'azzardo con comportamenti di abuso patologico di sostanze. Nell'ambito dell'assistenza territoriale, domiciliare e territoriale ad accesso diretto, il Servizio sanitario nazionale garantisce alle persone con dipendenze patologiche inclusa la dipendenza dal gioco d'azzardo la presa in carico multidisciplinare e lo svolgimento di un programma terapeutico individualizzato che include le prestazioni mediche specialistiche, diagnostiche e terapeutiche, psicologiche e psicoterapeutiche e riabilitative necessarie e appropriate.
  Inoltre, per le persone con dipendenze patologiche, incluse la dipendenza da gioco d'azzardo, incluse le persone con misure alternative alla detenzione e al regime di detenzione domiciliare che necessitano di assistenza semiresidenziale e residenziale, il Servizio sanitario nazionale garantisce, previa valutazione multidimensionale e definizione di un programma terapeutico individualizzato e presa in carico, trattamenti terapeutico-riabilitativi e trattamenti pedagogico-riabilitativi con programmi differenziati per intensità, complessità e durata. I trattamenti includono le prestazioni necessarie ed appropriate.

PAGINA: 0020

  Replica la deputata GIORGIA MELONI (FdI-AN) (Vedi RS).

PAGINA: 0076

  GIORGIA MELONI. Grazie Presidente. Ministro Lorenzin, io la ringrazio e comprendo che chiaramente lei risponde per @pagina=0077@la parte di sua competenza, però la sua competenza è la salute dei cittadini e, allora, lei non può far finta di non sapere che, mentre lei fa tutte queste affascinanti campagne per combattere la ludopatia, lo stesso Governo del quale lei fa parte fa l'esatto contrario. Allora, sarebbe coerente se lei, mentre fa queste campagne contro la ludopatia, andasse in Consiglio dei ministri a votare contro la legge di stabilità per spiegare allo Stato italiano che pensare di continuare a fare cassa con il gioco d'azzardo significa guadagnare oggi dei soldi facili, ma pagare domani dei costi sociali altissimi, che sono quelli che stiamo pagando.
  L’Economist dice che nel 2014 gli italiani hanno perso al gioco d'azzardo 17 miliardi di euro, i dati del gioco legale dicono che la spesa per le famiglie buttata in gioco d'azzardo è, più o meno, di un decimo, 85 miliardi di euro lo scorso anno solo il gioco legale. Che cosa vogliamo aspettare ? Oppure dobbiamo continuare a pensare che il motivo per il quale in ogni legge di stabilità c’è una marchetta fatta alle società del gioco d'azzardo sia che poi non sono così infondate quelle notizie secondo le quali questi signori del gioco d'azzardo che fanno soldi facili con concessioni di Stato e guadagnano parecchio senza rischiare mai nulla sono, anche, spesso, i finanziatori dei politici che scrivono le leggi di stabilità ? Dobbiamo pensare che questo è il problema ?
  Allora io mi aspetto che lei, che è rimasta la nostra ultima speranza, Ministro Lorenzin, per competenza, ci aiuti a fare questa battaglia contro la diffusione del gioco d'azzardo, a spiegare ai suoi colleghi che stanno sbagliando tutto. Chiediamo alcune cose semplici: possiamo trattare il gioco d'azzardo come le sigarette ? Possiamo vietare la pubblicità del gioco d'azzardo ? Possiamo scrivere, come facciamo sui pacchetti di sigarette che il fumo provoca il cancro, che le slot machine e il gioco d'azzardo producono miseria, povertà, droga e suicidio ? Quello che voi scrivete sul sito del Ministero della salute. Si può fare, si può intervenire sulla leva fiscale come abbiamo fatto con le sigarette. In Lombardia, l'assessore Beccalossi ha fatto una legge che disincentiva o incentiva i gestori sul piano fiscale: ti aumento le tasse se metti le macchinette, ti tolgo le tasse se togli le macchinette. È semplice, ha funzionato.

PAGINA: 0021

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,15.

PAGINA: 0021

Missioni. (Vedi RS)

PAGINA: 0077

Missioni.

PAGINA: 0021

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta sono centododici.

PAGINA: 0077

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Michele Bordo, Caparini, Capelli, Catania, Centemero, Costantino, D'Uva, Dambruoso, Di Lello, Epifani, Fava, Fico, Gregorio Fontana, Garofani, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Losacco, Manciulli, Manfredi, Mattiello, Mazziotti Di Celso, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Tabacci, Valeria Valente e Vecchio sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centododici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

PAGINA: 0021

Si riprende la discussione. (Vedi RS)

PAGINA: 0078

Si riprende la discussione.

PAGINA: 0021

(Ripresa esame dell'articolo 4) (Vedi RS)

PAGINA: 0078

(Ripresa esame dell'articolo 4 – A.C. 3272-A)

PAGINA: 0021

  Intervengono sull'emendamento Caparini 4.59 i deputati DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS), TRIFONE ALTIERI (FI-PdL) (Vedi RS), ROCCO PALESE (FI-PdL) (Vedi RS), ROBERTO OCCHIUTO (FI-PdL) (Vedi RS), il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ANTONELLO GIACOMELLI (Vedi RS) e il deputato ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0078

  DAVIDE CAPARINI. Grazie, Presidente, così diamo anche modo e tempo ai colleghi di rientrare in Aula. Questo per noi è un emendamento molto importante. Alcuni già hanno avuto modo di sottolineare come il servizio pubblico si esplichi sotto varie forme e sono molti i soggetti che erogano servizio pubblico. In questo emendamento, che è sempre riferito alla delega – quindi è importante sottolineare che stiamo parlando di una delega al Governo – poniamo l'attenzione su coloro che, non solo a detta della Lega Nord, ma a detta di sentenze della Corte costituzionale, sono soggetti di servizio pubblico radiotelevisivo, ovvero le emittenti locali, che in questi anni sono state soggette a una normativa perlomeno poco certa.

PAGINA: 0079

  TRIFONE ALTIERI. Signora Presidente, a quello che ha appena detto il collega Caparini vorrei aggiungere che la stessa Commissione di vigilanza RAI a febbraio ha approvato una risoluzione sul progetto di riposizionamento dell'offerta informativa della RAI nel nuovo mercato digitale. In questo documento viene esaltato il ruolo dell'informazione locale, prevedendo anche una collaborazione con le emittenti locali che forniscono un servizio di qualità; questo proprio per sottolineare l'importanza della pluralità dell'informazione e l'importanza del ruolo che le emittenti locali svolgono sull'informazione regionale.
  Di conseguenza, va da sé che il Governo e questo Parlamento debbano impegnarsi in maniera congrua a sostenere la possibilità di permanenza e di esistenza di una corretta, libera e plurale informazione a livello locale; cosa che oggi è molto minacciata dalla crisi, che sta portando diverse di queste emittenti a chiudere. Di conseguenza, la proposta in questo emendamento di intervenire per favorire con strumenti concreti, con finanziamenti la pluralità di informazione a livello locale, è qualcosa che non può essere rinviata ulteriormente, perché oggi è molto urgente; ancora peggio se su un tema così delicato c’è il silenzio del Governo.
  Questo emendamento, così come altri che erano stati proposti, sono fulcro di un sistema di servizio pubblico che non può disconoscere il ruolo delle emittenti locali, così come è previsto anche dalla suddivisione delle frequenze, che prevede per legge che un terzo delle frequenze sia destinato al servizio di informazione locale. Quindi, se un terzo delle frequenze per il servizio pubblico è destinato all'emittenza locale, è giusto anche che parte dei proventi del canone siano destinati a questo importante ruolo che giocano le emittenti locali nel servizio pubblico.

PAGINA: 0079

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, non ripeto quello che già i colleghi che mi hanno preceduto su questo emendamento e altri hanno espresso in riferimento all'attenzione che deve esserci sull'emittenza locale. Prendo la parola, nel dichiarare anche il voto favorevole su questo emendamento, perché auspico, spero che in questa legge di stabilità, di cui ancora non abbiamo il testo, non ci sia, come c’è stata ogni anno, la riduzione delle risorse di trasferimento alle emittenti locali; e che ogni anno dobbiamo poi «rincorrere» per poter ristabilire anche la possibilità di avere una minima dotazione finanziaria.
  Per questo motivo, mi piacerebbe sapere se il rappresentante del Governo in Aula ha qualche notizia più attinente, soprattutto in riferimento al recupero, in base alle leggi oggi vigenti sulle emittenti locali, delle risorse sottratte addirittura in corso di esercizio sugli anni 2011-12-13-14 e anche sul corrente anno, perché il Governo è insolvente nei confronti delle TV private ed è giusto che vi sia questo ristoro. In caso di ricorso, infatti, e farebbero a farlo a tutti i livelli si concretizzerebbe un debito fuori bilancio con l'obbligo di pagamento da parte dell'autorità giudiziaria delle somme dovute per legge per gli anni che ho citato alle emittenti private.

PAGINA: 0079

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente. Anche io intervengo per sottoscrivere l'emendamento del collega Caparini che pone una questione di indubbia rilevanza. @pagina=0080@Mi rendo conto che il provvedimento all'ordine del giorno riguarda soprattutto la governance della RAI, ma è evidente che, contenendo all'articolo 4 una delega al Governo per il riassetto del settore radiotelevisivo, sia utile sollevare questo tema. Il sistema dell'emittenza radiotelevisiva italiana non è un sistema marginale nell'economia dell'informazione televisiva, vorrei per inciso ricordare che conta circa 2500 giornalisti, più di quelli della RAI, ed è però un settore estremamente trascurato. Ci sono degli strumenti per intervenire, il Governo potrebbe farlo promuovendo per esempio una credit tax simile a quella che opera per il sistema cinematografico.
  Sarebbe utile che il Governo, però, ci dicesse qual è la sua opinione, perché è un settore che troppe volte viene colpevolmente ignorato.

PAGINA: 0080

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, credo sarebbe scortese non raccogliere tanti inviti ad esprimersi. Peraltro su questo punto il Governo lo ha già fatto. Lo ha fatto sin dall'inizio della sua attività, lo ha fatto anche registrando la situazione dell'emittenza locale che è stata determinata negli anni passati, sia sulla questione delle frequenze, dove sono state assegnate all'emittenza locale anche frequenze che negli accordi internazionali non erano assegnate all'Italia, sia rispetto ad una incertezza di inquadramento normativo in cui l'emittenza locale è stata colpevolmente lasciata.
  Quando abbiamo presentato il nostro testo al Senato, nella delega che il Senato ha abrogato era comunque contenuta una indicazione preciso anche per quello che riguarda il nostro punto di vista sull'emittenza locale. Noi pensiamo che sia tempo di affrontarla in forma complessiva e radicale, partendo da un dato. Io vengo professionalmente da quel settore, si tratta di un settore importante e vitale, ma non è un settore, così come non lo è per nessuna altro, dove è tutto oro quello che luccica. Vi sono molti impegnati veramente a svolgere il ruolo di editore e vi sono anche molte altre figure. Noi pensiamo che si debba procedere ad un riconoscimento della funzione che è svolta, che non è una forma impropria di servizio pubblico. Il servizio pubblico è declinato in forma unitaria ed è un soggetto che lo svolge. Noi pensiamo che l'emittenza locale, assicurando il pluralismo, la libera voce e le cronache delle comunità locali svolga una funzione di pubblico interesse e che debba essere riconosciuta con chiarezza arrivando a riformulare la disciplina che riguarda il finanziamento di questo compito.
  Ad oggi, ma è sempre stato così anche negli anni passati, tutto si basa sul sistema dei contributi, in sostanza una voce che è lasciata di volta in volta alla bontà dei Governi di turno determinare e che cambia durante l'anno assottigliandosi e che è fissata in base ad alcuni criteri a nostro avviso troppo larghi, che non hanno mai favorito una effettiva premialità nei confronti di coloro che correttamente investivano nel giornalismo, nella professione editoriale e che hanno prodotto una distribuzione a pioggia.
  Per cui, l'intenzione del Governo – l'avremmo fatto con la delega, ma, rispettosi della volontà del Parlamento, non l'abbiamo ripresentata qui alla Camera; è stata bocciata, come ricorderete, anche da gruppi che ora sollecitano un'iniziativa analoga – è quella di procedere a un inquadramento giuridico più corretto, a individuare una forma di finanziamento più certa e non rimessa di volta in volta allo stato d'animo o alle necessità dei governanti di turno e a individuare modalità di elargizione che facciano perno, d'accordo con le associazioni, esattamente su quei requisiti di professionalità, di formazione, di attività editoriale, di innovazione tecnologica, di relazione col territorio, di disponibilità alla funzione di pubblico interesse, che facciano emergere dunque l'editoria di qualità che in ogni regione italiana esiste.@pagina=0081@
  Naturalmente questa è una riforma che solo apparentemente è facile. Credo che i colleghi dei diversi gruppi che si occupano di questo settore sappiano bene la fatica che si fa a inserire le questioni che riguardano questo settore nella normativa generale.
  Per questo, il Governo, pur non avendo una delega specifica, utilizzerà gli strumenti normativi più adeguati per favorire, anche nel confronto con il Parlamento, esattamente l'affermazione di questo punto, che dovrà a nostro avviso risolvere in via definitiva un inquadramento e togliere dalle incertezze sia sull'uso delle frequenze, sia sui finanziamenti, l'emittenza locale italiana.

PAGINA: 0081

  ROBERTO FICO. Grazie, Presidente. Alcune cose, sottosegretario Giacomelli, che ha detto ci potrebbero vedere anche d'accordo, ma per noi rimane impossibile il fatto di dare una delega in bianco – perché si tratta di una delega in bianco – al Governo sul testo unico dei servizi dei media, così come volevate darvi la delega in bianco sulla riforma del canone, che è stata per fortuna stralciata in Senato.
  Allora, noi siamo contrari in generale alle deleghe, perché non capiamo per quale motivo voi, in una legge che si chiama del riordino del sistema della RAI e bla bla bla, che poi sappiamo solo che va a occupare, tramite la nomina dell'amministratore delegato, il servizio pubblico, vi date anche una delega in bianco totale sul testo unico del servizio dei media. Allora, noi questa delega qui non ve la vogliamo dare, ma soprattutto vogliamo dire che queste materie vanno discusse, come il canone RAI, dal Parlamento e la delega che voi volevate dare sul canone RAI diventa assurda, perché adesso che pretesto utilizzerete ? Il pretesto che voi la fate discutere dal Parlamento, ma mettendola nella legge di stabilità, dove ci sono mille leggi e leggine e il Parlamento andrà di fretta, quando la riforma del canone è una materia di competenza strettamente parlamentare e il Parlamento deve avere tutto il tempo di discuterla, come è nelle sue competenze, e non di corsa per approvarla nella legge di stabilità, che deve essere approvata entro la fine dell'anno. Questo ci sembra assurdo.
  Quindi, se noi diciamo che anche la riforma del canone è una materia parlamentare, dobbiamo avere il tempo giusto per discuterla, non si può certo arrivare con un pacchetto chiuso, che voi avete bello e fatto, lo mettete in stabilità, date mandato ai vostri di non fare nessun emendamento e dobbiamo per forza approvarla entro il 31 dicembre e le persone, magari, all'improvviso si troveranno il canone nella bolletta elettrica, perché l'ha deciso una persona in dispetto a tutto il Parlamento.
  Soprattutto, le deleghe in bianco che voi vi date significano esautorare il Parlamento, perché già in questo momento ci sono i tempi contingentati, già avete applicato l'articolo 85-bis del Regolamento della Camera, già state facendo una riforma del Senato con la quale praticamente regalerete il Senato ai politici, già state occupando la RAI, io non so più che cosa volete farci con questo Parlamento. Il Parlamento praticamente non è più sovrano, non è più autonomo e non tratta più le sue materie che la Costituzione gli dà proprie.
  Il potere legislativo viene sostituito completamente dal potere dell'Esecutivo e i termini di democrazia, i termini di confronto, i termini di dibattito sono sempre più preclusi e lo vediamo anche con questa corsa che ci state facendo fare nel parlare di una riforma, come quella della RAI, che è fondamentale e importante. Così farete con la legge di stabilità, dove all'interno inserirete il canone e così, alla fine, state disegnando un'Italia che non ci piace da nessun punto di vista ! Questo filo rosso che collega tutto, collega la riforma della RAI con la riforma del Senato, con la riforma del Regolamento della Camera dei deputati e con l'Italicum, disegna un mondo, un'Italia che ha poco a che fare con la democrazia, ma dove c’è un autoritarismo @pagina=0082@che non ha precedenti, da tanti e tanti anni nella storia della nostra Repubblica.
  Io vi chiedo di fare attenzione, ma, soprattutto, chiedo attenzione a tutti i cittadini italiani, perché devono comprendere bene le false riforme che state facendo voi, che più che riforme sono delle deformazioni della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0021

  Interviene per dichiarazione di voto sull'articolo 4 il deputato ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0082

  ROBERTO FICO. Presidente, chiudiamo, purtroppo, questo articolo dicendo due semplici cose. Nel merito siamo in completo disaccordo a dare una delega al Governo che esautora il Parlamento dalle proprie funzioni e, soprattutto, siamo contrari a dare una delega a voi, di cui non ci fidiamo in alcun modo.

PAGINA: 0021

(Esame dell'articolo 5) (Vedi RS)

PAGINA: 0082

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 3272-A)

PAGINA: 0021

  LORENZA BONACCORSI (PD) (Vedi RS), Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Esprime il parere di maggioranza sulle proposte emendative riferite all'articolo 5.

PAGINA: 0083

  LORENZA BONACCORSI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Grazie, Presidente. Le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 5, ad eccezione dell'emendamento 5.800 delle Commissioni e del subemendamento Coscia 0.5.800.2.

PAGINA: 0022

  ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), Relatore di minoranza. Esprime il parere di minoranza sulle proposte emendative riferite all'articolo 5.

PAGINA: 0083

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Simone Valente 5.2 e 5.51, Fratoianni 5.53 e sul subemendamento Pannarale 0.5.800.1, mi rimetto all'Aula sul subemendamento Coscia 0.5.800.2 ed esprimo parere favorevole sull'emendamento 5.800 delle Commissioni.

PAGINA: 0022

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico (Vedi RS). Concorda con il parere della relattrice per la maggioranza.

PAGINA: 0083

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Parere è conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza.

PAGINA: 0023

  Intervengono sull'emendamento Simone Valente 5.2 i deputati ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS) e MIRELLA LIUZZI (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0083

  ROBERTO FICO. Presidente, qui, all'articolo 5 di questo disegno di legge, vi è il vero motivo dell'accelerazione di questa legge terribile. E il vero motivo è che, per la prima volta – credo che non sia mai successo nella storia della RAI –, il direttore generale, già nominato, in corsa, diventa amministratore delegato e diventa un «superuomo» al «super-comando» della televisione pubblica. Aspetteremo i fatti del nuovo direttore generale, Campo Dall'Orto: Campo dall'Orto è un animatore della Leopolda insieme a Renzi. Qualsiasi persona può andare su YouTube e vedere i video del Presidente del Consiglio e di Campo Dall'Orto abbracciati.
  Ora, questa persona, con l'articolo 5, avrà super poteri e potrà fare il bello e cattivo tempo all'interno della televisione pubblica. È chiaro che siamo preoccupati, anzi, preoccupatissimi, perché a breve ci saranno le elezioni per comuni fondamentali d'Italia, come Napoli, Milano, Roma e Bologna ed è chiaro che il potere governativo sta facendo una corsa per occupare posti e postazioni, per riuscire a gestire al meglio la campagna elettorale.
  Abbiamo visto, anche in queste ore, le dimissioni del vicedirettore di Rai Tre da responsabile di Ballarò e capiamo che tutto si sta muovendo affinché la RAI venga occupata e la campagna elettorale venga gestita in modo e in forma tranquilla dagli uomini di Renzi al posto giusto. E l'accelerazione deriva solo da questo, perché a luglio abbiamo votato i consiglieri di amministrazione.
  Quindi, della fretta di fare questa riforma, ora, in questi modi, con il contingentamento dei tempi, con gli articoli che tagliano gli emendamenti, nella Camera dei deputati, non ce n'era assolutamente bisogno e abbiamo fatto tutto per questo articolo 5, per dare i poteri a Campo Dall'Orto, l'amministratore delegato, e gestire in tranquillità le future campagne elettorali, fino ad arrivare alle elezioni nazionali.
  Questo è il vostro piano, questo è il vostro progetto e io qui ho il sospetto e il dubbio più grandi, perché altrimenti non ci sarebbe mai stata quest'accelerazione e non ci sarebbe mai stato un articolo 5 così scandaloso, che dà i poteri di amministratore delegato in corsa ad un direttore generale già nominato ! Non era mai successo. Campo Dall'Orto addirittura si siederà in consiglio di amministrazione all'improvviso. All'improvviso, da che era direttore generale. Ma come è possibile ? Lei, sottosegretario, ha qualche altro esempio di cambiamento in corsa nel passato ? Ha dei precedenti che ci avrebbero fatto comprendere come andava una @pagina=0084@situazione del genere ? Cosa è successo ? Perché questa persona, in questo momento, con una legge in corsa, deve avere il cambio delle mansioni ? Deve diventare non solo amministratore delegato, ma aggiunge anche i poteri di direttore generale ! È un DG più AD. Questo diventa !
  E, secondo me, è poco serio farlo a così breve tempo dai comuni che vanno al voto e dalle elezioni nazionali. Secondo me l'opposizione di questo Paese, che è il MoVimento 5 Stelle ha ragione ad avere tutti i sospetti e ogni tipo di dubbio. Come ho già detto prima, alla fine, io spero che il tempo non ci dia ragione, ma sono sicuro, purtroppo, che appena avrete votato al Senato questo disegno di legge a novembre, due settimane dopo, arriveranno le nomine. E, su quelle nomine, valuteremo la managerialità di Campo Dall'Orto o l'asservimento al Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0084

  MIRELLA LIUZZI. Grazie, Presidente. Questo emendamento racchiude anche e dà una spiegazione del perché ad agosto, in tutta fretta, abbiamo votato il nuovo consiglio di amministrazione con la vecchia legge Gasparri, legge che lo stesso Renzi aveva detto che non sarebbe mai più stata applicata.
  Con quest'articolo, l'articolo 5, non solo si danno pieni poteri all'attuale direttore generale e lo si trasforma in amministratore delegato, ma in questo modo si legittima anche la fretta nel votare questo disegno di legge, che non aveva nessuna scadenza e che poteva essere trattato con molta più calma. Ma, allo stesso tempo, si conferma la fretta che c'era stata ad agosto, quando in tutta fretta abbiamo dovuto fare subito dei nomi. La Commissione di vigilanza RAI ha dovuto votare immediatamente il nuovo consiglio di amministrazione prima dell'estate, con tutta l'opinione pubblica ovviamente distratta da altri fatti.
  Questo ovviamente è uno dei tanti fulcri di questo disegno di legge ed è un'altra critica che il MoVimento 5 Stelle farà presente fin dall'inizio della discussione al Senato.

PAGINA: 0023

  Interviene sull'emendamento Fratoianni 5.53 il deputato NICOLA FRATOIANNI (SEL) (Vedi RS).

PAGINA: 0085

  NICOLA FRATOIANNI. Signora Presidente, questo emendamento interviene su uno degli elementi centrali di questo disegno di legge, che si fa fatica, francamente, a chiamarla riforma.
  Ciò perché propone in modo molto semplice di rimettere in ordine quello che francamente si è configurato come un comportamento truffaldino. Questa doveva essere la grande riforma della RAI – ma avremo modo di dirlo con un po’ più di tempo in sede di dichiarazione di voto – ma è diventata la montagna che partorisce il topolino, un piccolo ritocco della governance, il cui centro è solo questo. In nome della necessità di liberare la RAI dal peso dei partiti abbiamo scoperto che il Governo ha fatto una legge per liberare la RAI dal Parlamento e consegnarla al Governo, all'Esecutivo e alla sua possibilità di controllare la più importante infrastruttura di comunicazione, di informazione e, per certi versi, di formazione della democrazia di questo Paese.
  Solo che, siccome – diciamo la verità – i tempi non coincidevano con l'urgenza di ristabilire un elemento di comando e di controllo, così come immaginato nella nuova stagione dell'egemonia renziana, al Senato una manina ha fatto un'operazione, una di quelle che si fanno di notte, ha cambiato con questa norma, con questo articolo in particolare i poteri del direttore generale. E ha detto: Sapete che c’è ? Li abbiamo rinominati con la «legge Gasparri» – è stato poco fa ricordato: si tratta di quella legge che mai più avremmo dovuto vedere e che, in confronto a questa, rappresentava persino un esempio di pluralismo, e lo dico con qualche dispiacere – però al direttore generale diamo, già da ora, le funzioni di amministratore delegato. Ecco, questo punto è il senso di questa legge.
  Per questo, noi proponiamo con questo emendamento di ristabilire un elemento persino di razionalità: avete nominato con la «legge Gasparri» il CdA e mi pare normale che il direttore generale, nominato con quella legge, abbia i poteri che quella legge prevede e non i poteri che oggi vi inventate con questa norma.

PAGINA: 0023

Intervengono sul subemendamento Pannarale 0.5.800.1 le deputate ANNALISA PANNARALE (SEL) (Vedi RS) e LORENZA BONACCORSI (PD) (Vedi RS), relatrice per la maggioranza per la VII Commissione.

PAGINA: 0085

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Solo per puntualizzare meglio: questo è un subemendamento all'emendamento delle Commissioni, che in effetti ha accolto parzialmente un nostro emendamento @pagina=0086@precedente all'articolo 1, cioè la proposta di una grande consultazione pubblica in vista del rinnovo della concessione.
  Io ho già avuto modo di riconoscere una parziale apertura rispetto a questo. Noi manteniamo questo subemendamento perché riteniamo tuttavia che la nostra formulazione sia un po’ più garante e soprattutto più ampia nei criteri rispetto a quello che ha alla fine recepito la Commissione. Noi chiedevamo – e chiediamo – di poter aprire una consultazione pubblica sulla mission, su quelli che sono gli indirizzi strategici, che è esattamente quello che è mancato in questo disegno di legge. Questo in effetti viene un po’ troppo chiuso nella riformulazione dell'emendamento, nella quale si parla di obblighi del servizio.
  E soprattutto chiedevamo che a gestire, a seguire, ad accompagnare questa consultazione pubblica fosse l'Agcom e non il Mise, come invece voi proponete in questo emendamento. Ora, poiché dobbiamo davvero restituire il senso del servizio pubblico ai cittadini e alle cittadine, cioè ripristinare il fatto che il servizio pubblico significa servizio per altre persone e non servizio dello Stato – in questo caso del Governo –, noi pensiamo che questo subemendamento possa ancora migliorare quella che è stata la proposta finale delle Commissioni.

PAGINA: 0086

  LORENZA BONACCORSI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Signor Presidente, rubo soltanto poco tempo per ribadire che questo emendamento è stato presentato dai relatori, proprio perché riteniamo che la discussione che si deve aprire rispetto al rinnovo della concessione venga innanzitutto istruita – come ricordava la collega Pannarale, quindi tutto nasce da un emendamento presentato in Commissione dalla collega Pannarale – da una grande consultazione pubblica. Ecco io credo che questo sia davvero un passaggio cui noi tenevamo e che ci siamo impegnati ad inserire nel provvedimento, perché crediamo che la consultazione pubblica (ovviamente, per consultazione pubblica si intende definire il perimetro del servizio pubblico e quindi gli obblighi del servizio pubblico) possa comunque e fondamentalmente disegnare quel servizio pubblico di cui parliamo così tanto. Quindi, credo che interpreti in tutto e per tutto davvero l'importanza che i relatori danno al momento della consultazione pubblica e riteniamo che sia giusto che lo faccia non l'autorità, ma i contraenti del rinnovo della concessione e quindi Ministero e RAI (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PAGINA: 0023

  Intervengono sull'emendamento 5. 800 delle Commissioni i deputati BRUNO TABACCI (PI-CD) (Vedi RS) e DALILA NESCI (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0087

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, colgo l'occasione di questo voto pressoché conclusivo per fare un'osservazione molto rapida.
  L'articolo 5 parla dell'attribuzione delle funzioni di amministratore delegato in una società come la RAI che svolge le funzioni di servizio pubblico. Io avevo già provato a suo tempo a contestare la «legge Gasparri» nel corso del suo percorso legislativo; inevitabile la tentazione che la politica interferisca con la gestione della RAI: non me ne abbia il sottosegretario Giacomelli, ma è un problema che si è posto prima che arrivasse il Governo Renzi e si pone anche oggi. Forse, se l'azienda fosse stata più leggera la questione di chi guida sarebbe meno decisiva: più leggera, meno ingombrante. Già nel 2007 nel libro di Laterza su politiche ed affari mi ero permesso di sostenere che, per evitare che la RAI, come Alitalia, continuasse ad essere una mucca da mungere erano necessarie due semplici mosse.
  La prima: privatizzare Raiuno togliendo il tetto della pubblicità, che favoriva Mediaset, e consentendo l'incrocio tra aziende editoriali e televisione. In questo modo l'acquisto della prima rete da parte di un editore avrebbe determinato la piena concorrenza nel mercato della raccolta pubblicitaria; il canone si sarebbe ridotto a meno della metà. Voi fate uno sforzo adesso ma in realtà si tratta di un artifizio, ma attraverso un'operazione molto più radicale che snellisse la RAI si sarebbe potuto offrire un servizio pubblico a meno di 40 euro all'anno. Due reti bastavano ampiamente per la funzione di servizio pubblico.
  La seconda mossa era la riforma dell'Auditel. Questo oggi è il certificatore che opera in pieno conflitto di interessi e stabilisce di fatto il valore della pubblicità. A quel punto con due mosse la competizione sul mercato della qualità dell'offerta informativa e delle sue capacità professionali avrebbe ridotto al minimo il ruolo condizionante della politica. Così avremmo avuto occasione di avere qualche inguardabile panino in meno e la qualità professionale del nostro giornalismo ne sarebbe uscita rafforzata. Ma siamo ancora a questo punto, anche se cambiano le maggioranze. Mi auguro che da questo voto favorevole allo sforzo del Governo Renzi nasca in realtà una forte inversione di tendenza, ma mi pare di capire che il dibattito complessivo non ha dato spazio ad aprire il cuore alla speranza. Ho l'impressione di aver ascoltato delle cose che avevo già sentito (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia – Centro Democratico).

PAGINA: 0087

  DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Noi abbiamo un dubbio su quest'ultimo emendamento 5.800. Vorremmo capire se è già chiaro ai relatori e, quindi, che si lasciasse agli atti come si intende modificare l'articolo 49, comma 1, del testo unico che dice che la concessione scade a maggio 2016.
  Questo è un nodo che forse non si è affrontato in maniera chiara prima. Da come abbiamo recepito noi, nella discussione che si è svolta in Commissione, la concessione alla RAI è stata data a vita. I @pagina=0088@relatori in qualche caso hanno detto di «no», quindi, vorremmo che si chiarisse una volta per tutte e, soprattutto, la domanda è: con quale strumento voi volete rinnovare o meno la concessione ? Altrimenti perderebbe di significato l'emendamento. Pregherei lo stesso Governo di porre attenzione perché vi è un riferimento ad una nuova concessione alla RAI sull'ultima parte dell'emendamento.
  Nella prima parte dell'emendamento si prevede che: «Il Ministero dello sviluppo economico, in vista dell'affidamento della concessione del servizio pubblico generale radiotelevisivo, avvia una consultazione pubblica sugli obblighi del servizio medesimo, garantendo la più ampia partecipazione». Su ciò ovviamente siamo d'accordo. Nella seconda parte dell'emendamento si prevede che «Il Ministero dello sviluppo economico trasmette alla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per il prescritto parere lo schema di contratto di servizio con la società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo almeno sei mesi prima della scadenza del contratto vigente.». a seguire vi è poi questa specifica: «In sede di prima applicazione, lo schema di contratto di servizio è trasmesso entro sei mesi dall'affidamento della concessione successivo alla scadenza di cui all'articolo 49, comma 1, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177».
  Quindi, non so, spero che uno dei relatori per la maggioranza voglia intervenire o anche il Governo perché non so se voi avete lo stesso nostro dubbio. Vorremmo, però, una risposta effettivamente esaustiva.

PAGINA: 0023

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (Vedi RS)

PAGINA: 0088

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 17,05)

PAGINA: 0023

  Intervengono altresì sull'emendamento 5. 800 delle Commissioni i deputati LORENZA BONACCORSI (PD) (Vedi RS), relatrice per la maggioranza per la VII Commissione, e ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), che chiede la votazione per parti separate dell'emendamento 5. 800 delle Commissioni

PAGINA: 0088

  LORENZA BONACCORSI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Grazie Presidente, il rinnovo della concessione avviene, come da legge Gasparri, con una norma e, quindi, immagino che il Governo interverrà con una norma per il rinnovo della concessione che ha già dichiarato che sarà di durata decennale.

PAGINA: 0088

  ROBERTO FICO, Relatore di minoranza. Presidente, io non so se adesso è possibile dividere l'emendamento perché noi saremmo chiaramente favorevoli alla prima parte, mentre vorremmo una sostituzione oppure levare il finale, praticamente togliere i riferimenti all'articolo 49, comma 1, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, così da mantenere il parere favorevole. Anche lo studio della Camera dei deputati...

PAGINA: 0024

  Interviene sull'ordine dei lavori il deputato ARTURO SCOTTO (SEL) (Vedi RS), cui rende precisazioni la PRESIDENTE (Vedi RS).

PAGINA: 0089

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Ieri il Presidente del Consiglio su Facebook ha detto che oggi, entro questa giornata, avremmo avuto la possibilità e il privilegio di leggere finalmente l'articolato del disegno di legge di stabilità dopo la presentazione delle slide. Signora Presidente, è un fatto molto grave che dopo sei giorni né il Senato né la Camera né il Quirinale abbiano questo testo. Le chiediamo di trasferire questo problema... (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PAGINA: 0089

  PRESIDENTE. Presidente Scotto, sono interventi da fine seduta, però, abbia pazienza.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione....Revoco l'indizione della votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fico. Ne ha facoltà.

PAGINA: 0024

  Interviene per dichiarazione di voto sull'articolo 5 il deputato ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0089

  ROBERTO FICO. Prenderò esattamente trenta secondi per ribadire il concetto grave che è contenuto nell'ultimo articolo di questo disegno di legge. State facendo, sottosegretario – lo dico anche a tutto il Governo e alla maggioranza che adesso voterà questo articolo 5 – un atto gravissimo. Il direttore generale diventa in corsa, dopo essere già stato nominato, amministratore @pagina=0090@delegato: un qualcosa che non è mai accaduto soprattutto di un amministratore delegato con pieni poteri che girava a braccetto alla Leopolda con il Presidente del Consiglio. Siamo molto preoccupati e credo che abbiate fatto una accelerazione su questo provvedimento per trasferire immediatamente i poteri al nuovo direttore generale, al nuovo amministratore delegato. Adesso, questo disegno di legge andrà al Senato, sarà blindato, non tornerà alla Camera, lo voteranno al Senato e, due settimane dopo, ci saranno le nomine dei nuovi direttori. E allora lì si misurerà l'indipendenza di Campo Dall'Orto e si misurerà la buona o la mala fede del Governo nella nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0024

(Trattazione degli ordini del giorno) (Vedi RS)

PAGINA: 0090

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3272-A)

PAGINA: 0024

  PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che l'ordine del giorno Alfreifer n. n. 9/3272-A/45 (Vedi All. A) è stato ritirato dai presentatori.

PAGINA: 0090

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3272-A).
  Avverto che l'ordine del giorno Alfreider n. 9/3272-A/45 è stato ritirato dal presentatore.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

PAGINA: 0024

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. (Vedi RS) Esprime il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati.

PAGINA: 0090

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Grazie Presidente, sugli ordini del giorno Pili n. 9/3272-A/1 e Boccadutri n. 9/3272-A/2 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Franco Bordo n. 9/3272-A/3 il parere del Governo è favorevole con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare quali indirizzi da inserire nel contratto di servizio», e poi seguono i punti citati, togliendo il verbo iniziale.
  Sull'ordine del giorno Crippa n. 9/3272-A/4 il parere è contrario, mentre sull'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3272-A/5 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/3272-A/6 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare con appositi strumenti normativi il divieto assoluto di qualsiasi (...)», e così via.
  Sull'ordine del giorno Allasia n. 9/3272-A/7 il parere è favorevole, mentre sull'ordine del giorno Attaguile n. 9/3272-A/8 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Bossi n. 9/3272-A/9 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad inserire nel contratto di servizio una specifica previsione (...)», e così via.
  Sugli ordini del giorno Busin n. 9/3272-A/10, Fedriga n. 9/3272-A/11 e Giancarlo Giorgetti n. 9/3272-A/12 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Caparini n. 9/3272-A/13 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di adottare un piano di interventi e di incentivi (...)», e così via. Con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Rosato n. 9/3272-A/14 il parere è favorevole.@pagina=0091@
  Sull'ordine del giorno Blazina n. 9/3272-A/15 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a prevedere opportune iniziative per garantire alla sede slovena RAI piena operatività (...)» e così via. Con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/3272-A/16 il parere è favorevole, mentre sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3272-A/17 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Molteni n. 9/3272-A/18 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a che in sede di contratto di servizio vengano inserite (...)», e così via. Con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3272-A/19 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/3272-A/20 il parere è favorevole con una riformulazione; l'impegno del Governo si ferma alle parole: «a tutti i cittadini italiani», con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Rondini n. 9/3272-A/21 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/3272-A/22 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare la possibilità di modificare (...)», e così via; con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Saltamartini n. 9/3272-A/23 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Malisani n. 9/3272-A/24 il Governo propone una riformulazione. Va bene, ma l'impegno è il secondo con questa riformulazione: «impegna il Governo a inserire nel contratto di servizio e nel rinnovo delle convenzioni la previsione dell'obbligo (...)», e così via. Con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Russo n. 9/3272-A/25 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad approfondire gli effetti applicativi delle disposizioni di cui in premessa al fine di valutare l'adozione (...)», e così via...
  Sull'ordine del giorno Brunetta n. 9/3272-A/26 il parere è favorevole con una riformulazione. Se ci si ferma, nel primo capoverso dell'impegno alle parole: «compensi dei dirigenti pubblici» e si espunge quindi da: «in tal modo», fino a: «IRPEF» – il secondo capoverso dell'impegno va bene – con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Cani n. 9/3272-A/27 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: togliere dall'impegno al Governo le parole: «e di verifica». Con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Sammarco n. 9/3272-A/28 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «ad approfondire in sede di sottoscrizione del contratto di servizio la possibilità che la concessionaria si impegni a trasmettere (...)», e così via. Con questa riformulazione il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Burtone n. 9/3272-A/29 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «in considerazione dell'appuntamento di Matera 2019 a promuovere ogni opportuna e legittima iniziativa perché il servizio pubblico prepari, promuova e valorizzi questo appuntamento», e poi riprende il testo: «anche in relazione (...)», e così via.
  Sull'ordine del giorno Plangger n. 9/3272-A/30 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad inserire nel contratto di servizio la tutela delle lingue minoritarie». Sull'ordine del giorno Coppola n. 9/3272-A/31 il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno Pannarale n. 9/3272-A/32 e Giancarlo Giordano n. 9/3272-A/33 il parere è contrario.
  L'ordine del giorno Giulietti n. 9/3272-A/34 è analogo a uno già presentato, quindi il parere è favorevole con la seguente riformulazione: ci si ferma alle parole «a tutti i cittadini italiani». Sull'ordine del giorno Santerini n. 9/3272-A/35 il parere è favorevole se riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare ogni possibile iniziativa volta a favorire lo sviluppo (...)» e così via; poi, ai @pagina=0092@successivi capoversi dell'impegno, si toglie l'espressione «a sostenere», in quanto già retti dal verbo principale. Sugli ordini del giorno Catalano n. 9/3272-A/36 e Sottanelli n. 9/3272-A/37 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Pinna n. 9/3272-A/38 il parere è favorevole purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di inserire, in occasione del primo rinnovo del contratto di servizio, elementi volti a rafforzare la originaria funzione culturale, formativa ed educativa del servizio pubblico, assicurando (...)», e così via. Sull'ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/3272-A/39 il parere è contrario. Sull'ordine del giorno Vargiu n. 9/3272-A/40 il parere è favorevole con una riformulazione un po’ ampia; però, se c’è una disponibilità, per me si può dare parere favorevole, se viene accettata la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare ogni opportuna iniziativa che valorizzi nel servizio pubblico il ruolo della Sardegna, in particolare la capacità di produzione di trasmissioni a forte valenza identitaria e che contribuisca a rafforzare le competenze linguistiche locali e la capacità di scambio con altri Paesi nel Mediterraneo». Sull'ordine del giorno Galgano n. 9/3272-A/41 il parere è favorevole, purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni di cui in premessa al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a mettere a disposizione della conoscenza di tutti anche i compensi dei titolari di contratti artistici». Sugli ordini del giorno Quintarelli n. 9/3272-A/42 e Rampelli n. 9/3272-A/43 il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno Gigli n. 9/3272-A/44 il parere è favorevole, purché riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo ad affrontare nel contratto di servizio il tema della produzione radiotelevisiva in lingua friulana, nel rispetto della legge n. 482 del 1999». Sull'ordine del giorno Alfreider n. 9/3272-A/45 il parere è contrario, ma forse è stato ritirato.

PAGINA: 0024

  Intervengono i deputati FRANCO BORDO (SEL) (Vedi RS), DAVIDE CRIPPA (M5S) (Vedi RS), il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ANTONELLO GIACOMELLI (Vedi RS), e nuovamente il deputato DAVIDE CRIPPA (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0092

  FRANCO BORDO. Signora Presidente, accetto la riformulazione. Gli argomenti contenuti in questi ordini del giorno sono molto importanti e – come dibattuto in Commissione – c’è un impegno perché vengano valutati e portati avanti nella @pagina=0093@decisione relativa al contratto di servizio. Esprimiamo una soddisfazione in questo senso. Noi continueremo la nostra opera, anche con altri strumenti di indirizzo verso il Governo.

PAGINA: 0093

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente, vorrei comprendere il parere contrario del Governo su questo ordine del giorno, perché di fatto questo rispecchia un problema oggi estremamente attuale. Sulla concessione a Lottomatica e, quindi, sulla possibilità da parte di alcuni esercenti di avere questo servizio di Lottomatica, essere obbligati da Lottomatica stessa a installare un televisore di proprietà... Da parte in questo caso di Gtech, la concessionaria; comunque, per esemplificare: vengo obbligato a installare un monitor che di fatto pubblica le estrazioni del Gioco del Lotto. Chi deve pagare il canone RAI speciale ? In questo caso viene addebitato a quei soggetti che hanno il gioco direttamente in sede. Peccato che la proprietà del televisore sia in capo invece a Gtech !
  Allora, c’è un corto circuito da un punto di vista formale in questa situazione, perché, se è una tassa che può essere ricondotta ad un possesso dello strumento, in realtà, se vengo obbligato ad installare un monitor da parte del concessionario, dall'altro lato, non possiamo pretendere che sia colui che incassa per conto dello Stato le giocate legate al Lotto quello che deve pagare anche il canone RAI speciale, in quanto non possessore del bene. Noi qui chiedevamo che fosse trasferito in carico al concessionario, nonché proprietario degli schermi, togliendo dai singoli esercenti questo onere: perché in qualche modo sembra ancora di più un atteggiamento vessatorio verso quegli esercenti, ancor più visto anche quel che è legato a queste tipologie di giochi. Quindi, non vorremmo andare sempre a scaricare su coloro i quali sono lo sportello di utenza finale anche l'addebito del canone RAI, in quanto esso potrebbe essere posto al concessionario.

PAGINA: 0093

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signora Presidente, mi pare utile chiarire la fattispecie.
  Il canone speciale è dovuto in quanto l'utilizzo di un mezzo si fa a fini commerciali, quindi in questo caso è sempre l'esercente, nella fattispecie. Capisco che questo rientra in uno schema contrattuale in cui l'esercente deve scegliere: se vuole svolgere quel tipo di servizio, deve accettare quelle regole; però, questo appartiene alla fattispecie della contrattazione tra soggetti, non alla normativa che ci riguarda.
  Esemplifico: se un fornitore di vino obbligasse, per avere quel vino, a... Noi non possiamo entrare nel merito della scelta del rapporto tra esercente e soggetto ! Capisco quello che lei dice, però la normativa fa riferimento esattamente all'esercente.

PAGINA: 0093

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo per l'intervento, ma ci terrei a far presente che non stiamo parlando di una rivendita di vino, ma stiamo parlando di un concessionario. Di fatto il tabaccaio esercita una concessione dello Stato e, se questa concessione viene gestita da parte di queste società in maniera impropria, perché li obbliga ad installare un monitor e a far pagare il canone RAI, vi sto chiedendo se non sia opportuno rivedere in qualche modo gli strumenti di concessione all'interno delle concessioni che vengono rilasciate, per obbligare, visto che si tratta di una concessione @pagina=0094@dello Stato, ad essere uno strumento commerciale direttamente del concessionario e non dell'esercente finale, perché chi è il concessionario che svolge quell'attività commerciale per cui ha avuto una autorizzazione da parte dello Stato, in questo caso è Gtech, ma non diciamo che sia il tabaccaio a dover pagare il canone, perché chi beneficia in principio è la Gtech in quanto concessionaria dello Stato.
  Quindi, il suo ragionamento sarebbe perfetto se noi in qualche modo il canone speciale lo facessimo pagare alla parte commerciale, che è di Gtech e non del tabaccaio finale, che è l'ultimo punto di collegamento tra le utenze. Il concessionario di per sé è Gtech e, quindi, chiediamo di votare sull'ordine del giorno qualora non cambiaste parere.

PAGINA: 0025

  Interviene il deputato ROCCO PALESE (FI-PdL) (Vedi RS).

PAGINA: 0094

  ROCCO PALESE. Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3272-A/5.

PAGINA: 0025

  Intervengono il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico ANTONELLO GIACOMELLI (Vedi RS) e la deputata GIANNA MALISANI (PD) (Vedi RS).

PAGINA: 0096

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, mi sono reso conto di non avere letto con completezza la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno Malisani n. 9/3272-A/24 e non vorrei equivoci. Quindi, preferisco rileggerla: «impegna il Governo a considerare la possibilità, nel decreto legislativo di cui all'articolo 4, comma 2, di prevedere la diffusione di trasmissioni radiofoniche (...)» e così va il primo capoverso. Il secondo capoverso può rimanere così come è.

PAGINA: 0096

  GIANNA MALISANI. Grazie, Presidente. Io accetto la riformulazione proposta dal sottosegretario. Voglio solo sottolineare che, nell'ambito del dibattito in Commissione, vi era stato, diciamo, l'impegno da parte del Governo ad accettare il senso dell'emendamento presentato in Commissione, che oggi è un ordine del giorno, e anche di altri ordini di giorno che volgono alla tutela delle lingue minoritarie tutelate dalla legge n. 482 del 1999.
  Inoltre, ricordo anche al sottosegretario che anche la Commissione parlamentare per le questioni regionali invitava il Governo a valutare l'opportunità di introdurre la tutela della legge n. 482 del 1999.
  Quindi, credo che sia giunto proprio il momento, nella riforma e nei principi di cui andrete a discutere, come Governo, nell'ambito della delega, di affrontare seriamente, una volta per tutte, questo punto della tutela delle lingue minoritarie riconosciute dalla legge n. 482 del 1999. Comunque, accetto la riformulazione.

PAGINA: 0025

  Interviene il deputato ROCCO PALESE (FI-PdL) (Vedi RS).

PAGINA: 0096

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. Intendo sottoscrivere l'ordine del giorno Russo n. 9/3272-A/25 e, poi, sull'ordine @pagina=0097@del giorno Brunetta n. 9/3272-A/26, se accetta la riformulazione, sottoscrivo anche quest'ordine del giorno.

PAGINA: 0025

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che i presentatori ritirano l'ordine del giorno Mazziotti di Celso n. 9/3272-A/39 (Vedi All. A).

PAGINA: 0097

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cani n. 9/3272-A/27, Sammarco n. 9/3272-A/28, Burtone n. 9/3272-A/29 e Plangger n. 9/3272-A/30, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Coppola n. 9/3272-A/31, con il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pannarale n. 9/3272-A/32, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pannarale n. 9/3272-A/32, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PAGINA: 0025

  Interviene il deputato ROCCO PALESE (FI-PdL) (Vedi RS).

PAGINA: 0098

  ROCCO PALESE. Grazie, per sottoscrivere questo importante ordine del giorno.

PAGINA: 0026

(Dichiarazioni di voto finale) (Vedi RS)

PAGINA: 0099

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3272-A)

PAGINA: 0026

  Intervengono per dichiarazione di voto finale i deputati PINO PISICCHIO (Misto) (Vedi RS), GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA (Misto-ALA-MAIE) (Vedi RS), FABIO RAMPELLI (FdI-AN) (Vedi RS), NICOLA FRATOIANNI (SEL) (Vedi RS), DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS), BRUNO MOLEA (SCpI) (Vedi RS), MILENA SANTERINI (PI-CD) (Vedi RS), VINCENZO GAROFALO (AP) (Vedi RS), PAOLO RUSSO (FI-PdL) (Vedi RS), ROBERTO FICO (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni la PRESIDENTE (Vedi RS), e ALESSIA ROTTA (PD) (Vedi RS). Interviene infine per un breve ringraziamento la presidente della VII Commissione FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD) (Vedi RS).

PAGINA: 0099

  PINO PISICCHIO. Grazie, Presidente. La riforma della governance della RAI si muove all'interno di una filosofia che privilegia i profili dell'efficienza e della rapidità di decisione, filosofia che si addice ad una grande azienda che agisce nel mercato della comunicazione, un mercato, peraltro, incentrato su un segmento assai complesso e conflittuale, come può essere quello della televisione.
  In questa luce deve, evidentemente, essere letto l'impulso allo snellimento della forma di governo della RAI, che resta evidentemente pienamente in ambiente pubblico, così come definito in ambito comunitario dal Trattato istitutivo dell'Unione europea e dal Protocollo di Amsterdam del 1997.
  Ciò che rimane ancora intoccato dalla riforma è la prospettazione di una nuova missione, capace di esprimersi coerentemente con il ruolo che compete al servizio pubblico in un contesto affollato di media. La RAI – lo si ricorda spesso e quasi con ritualità afasica – è la maggiore azienda culturale del Paese. Ha avuto un ruolo enorme nel costruire una lingua comune degli italiani. Penso al ruolo pedagogico avuto negli anni della ripresa, penso a quanti personaggi, come Alberto Manzi, hanno dato all'identità collettiva di questo Paese.
  Bene, forse oggi è venuto il momento di rimettere mano alla missione della RAI, che poi, a ben vedere, resterà ancora la vecchia missione: offrire a quest'Italia, spesso smarrita, spesso divisa, spesso conflittuale e raccontata in modo sgangherato @pagina=0100@dai talk show, la possibilità di riconoscersi in un'identità comune, quella della nuova Italia, che crede in sé stessa e costruisce il suo futuro (Applausi di deputati del gruppo Misto).

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  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Grazie, Presidente. Questo progetto di legge era da tempo che si aspettava per mettere fine ad una situazione che aveva suscitato molte critiche.
  Però, purtroppo, oggi quello che si può dire di questo disegno di legge, che la Camera si appresta ad approvare, è che non passerà certo alla storia come una riforma epocale. Forse, anzi, potrebbe essere definita come un'occasione persa. Questa non è una riforma di sistema: la tanto vituperata «legge Gasparri» sul sistema televisivo resta in piedi nella sua interezza, se non per alcune modifiche relative alla governance dell'azienda radiotelevisiva pubblica.
  Le modifiche più rilevanti sono sicuramente quelle relative alla composizione e al metodo di nomina del consiglio di amministrazione e alla figura dell'amministratore delegato, che va a sostituire quella del direttore generale. I componenti del consiglio di amministrazione saranno eletti due dalla Camera e due dal Senato, con un voto limitato a un solo candidato; uno sarà designato dall'assemblea dei dipendenti RAI; due saranno indicati dall'azionista, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze.
  Nutriamo dei dubbi, per quanto riguarda i membri del consiglio di amministrazione di nomina parlamentare, sia in ordine ai soggetti che saranno chiamati a votarli, sia in ordine al metodo con cui lo si farà. Il combinato disposto della riforma costituzionale – che ci auguriamo vedrà la luce al più presto – e di questa riforma RAI consegnerà alle regioni, tramite il nuovo Senato, la possibilità di eleggere ben due membri su sette del consiglio di amministrazione. Ci pare troppo e sproporzionato rispetto ai poteri che avrà la Camera dei deputati, unica espressione diretta della volontà politica degli italiani, che nominerà altri due membri.
  Ma anche il metodo di votazione scelto per l'indicazione dei consiglieri di nomina parlamentare non ci convince. Il voto limitato ad un solo candidato non dà garanzia dell'elezione di un membro di maggioranza e uno di minoranza. La darebbe, se il nostro fosse un solido sistema bipartitico o bipolare, ma che questo non lo sia è evidente dalla situazione che appare oggi nella Camera.
  Con un buon coordinamento strategico, sfruttando la non unitarietà delle opposizioni, la maggioranza potrà portare a casa, al Senato ma soprattutto alla Camera, entrambi i membri da nominare. Mi spiego meglio, con l'Italicum, il partito di maggioranza avrà 340 seggi, potrà quindi dividere il proprio sostegno a due candidati garantendo ad ognuno di essi 170 voti. Col panorama politico odierno, sarebbe difficile immaginare un'opposizione in grado di garantire unitariamente lo stesso consenso ad un altro candidato.
  Questo vulnus si sarebbe potuto risolvere con un metodo di votazione diverso: il voto contestuale ma separato tra la maggioranza e la minoranza. Un metodo con cui, separatamente, la maggioranza e la minoranza votano i propri candidati senza rischio di ingerenze dal campo avverso. È il metodo con cui i consigli comunali eleggono i propri rappresentanti nelle assemblee delle unioni dei comuni. È un metodo che funziona e che ci avrebbe evitato il rischio di avere un consiglio di amministrazione della RAI composto da cinque o sei membri di maggioranza – compresi quelli di nomina governativa – su un totale di sette.
  Su questo punto crediamo servirebbe un supplemento di riflessione nel prossimo passaggio parlamentare presso il Senato della Repubblica. Del resto, approvando una riforma del servizio televisivo pubblico, non possiamo non tenere a mente le pronunce della Corte costituzionale sul tema, come la n. 225 del 1974, con la quale la Corte stessa ha affermato che il @pagina=0101@servizio pubblico è chiamato a garantire il conseguimento di precisi obiettivi, tra i quali l'imparzialità, la completezza e l'apertura dell'informazione a tutte le correnti culturali, e ha stabilito che, rispetto a tali finalità, la legge debba garantire che gli organi direttivi dell'ente concessionario non siano costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente espressione esclusiva o preponderante del Governo.
  In questa riforma però ci sono, a nostro avviso, ad avviso dell'Alleanza Liberalpopolare Autonomie, anche cose che rappresentano decisamente un cambio di passo, e sicuramente una è la figura dell'amministratore delegato ed i compiti che le sono stati assegnati.
  La RAI, la prima azienda culturale italiana, aveva bisogno di un alto dirigente che ne assicurasse l'unità della conduzione. I poteri del direttore generale non erano tali da poterla garantire, quelli dell'amministratore delegato lo saranno e per questo accogliamo con favore anche l'innovazione apportata dalle Commissioni in sede referente, che gli hanno attribuito anche il potere di nomina dei dirigenti di primo livello, sentito, ovviamente, il parere del Consiglio di Amministrazione.
  Altro discorso sarà verificare come l'amministratore delegato userà questi poteri che gli sono stati conferiti. Noi auspichiamo li usi per addivenire ad una riforma generale dell'offerta culturale che per esempio non può non passare dalla riorganizzazione dell'offerta. Prima o poi, anche in vista della scadenza della concessione del servizio pubblico generale del prossimo anno, si dovrà riflettere sui cambiamenti tecnologici che muovono milioni di utenti da una piattaforma all'altra anche a scapito della TV generalista. Una riorganizzazione, per esempio, del numero dei canali televisivi, anche arrivando ad una loro riduzione, potrebbe divenire presto un passo ineludibile.
  Mi avvio a concludere ricordando che questa legge non affronta tanti temi importanti, temi che dovranno essere ripresi, crediamo presto, in una norma più generale sulla riorganizzazione del sistema televisivo. Il tema della privatizzazione della RAI non viene toccato, eppure già da dieci anni sono vigenti le norme che la rendono, almeno in parte possibile. Anche il tema del canone è rimasto fuori da questo provvedimento, ma non bastano le novità annunciate dal Governo in merito ad una sua riduzione di 13 euro ed alle diverse modalità di riscossione che saranno adottate: il discorso sul canone RAI va al più presto ripreso e approfondito. È chiaro che se la RAI può raccogliere pubblicità, evidentemente anche senza limite, non si giustifica in alcun modo il pagamento del canone. Senza pubblicità e potenziando i programmi specifici di un servizio pubblico, il canone può continuare ad esistere. Non sono chiaramente possibili soluzioni intermedie pasticciate e dannose per la stessa RAI.
  Presidente, colleghi, sul provvedimento in esame, su cui abbiamo espresso dubbi inerenti alcune disposizioni sulla composizione del CDA e compiacimento per il nuovo ruolo gestionale assegnato all'amministratore delegato, il nostro gruppo, il gruppo dell'ALA si asterrà, in attesa che nuovi provvedimenti ci dicano dove vogliamo portare il servizio radiotelevisivo e soprattutto dove vogliamo collocare la RAI del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE).

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  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, abbiamo avuto modo già di anticipare la nostra contrarietà rispetto a questo DDL per ragioni molteplici che, se ci facciamo attenzione, un po'emergono da molti gruppi che hanno preso la parola in queste ore.
  Talvolta, anche interventi critici, provenienti dalla stessa maggioranza, nel senso interventi di perplessità, di insoddisfazione latente, ma, comunque, pur sempre, interventi che lasciano capire che si @pagina=0102@sta di fronte ad un provvedimento che non entra nel merito delle esigenze di riforma radicale della RAI, del Servizio pubblico radiotelevisivo.
  Vedendo quel che è accaduto in questi anni, in questa sorta di tentativo di mettere insieme un disegno neocentrista che ha minimizzato le forze dell'opposizione, che erano entrate robuste – praticamente un pari e patta – nelle elezioni politiche più recenti, l'acquisizione prima del Nuovo Centro-destra di Alfano al Governo, qualche pezzo che si è staccato persino da SEL, qualche pezzo che è confluito nel gruppo Misto e si è parcheggiato, nell'attesa di trovare asilo politico all'interno della grande «balena bianca» del Partito democratico, poi, più di recente, l'operazione fatta, prima con il senatore Bondi e poi con Verdini e il suo gruppo, ci domandiamo, dopo aver assistito ad una serie di tentativi, di prove tecniche di trasmissione sulla flessibilità del lavoro, sul jobs act, sull'abolizione dell'articolo 18, più di recente sull'abolizione dell'IMU sulla prima casa, dell'abolizione dell'IMU agricola e dell'IRAP agricola, la legge di stabilità, che sta per atterrare con questi 26 miliardi di spesa ed una copertura per soli 15 miliardi (un inno al deficit, ad una nuova stagione di deficit che implementerà inevitabilmente il debito pubblico e continuerà a mettere polvere sotto il tappeto per le future generazioni che dovranno provare a toglierla), l'abolizione per metà del Senato, alla renziana maniera, l'abolizione per metà delle province (in realtà, si abolisce soltanto il diritto di cittadini a votare e a partecipare democraticamente a queste istituzioni), la nuova legge elettorale, ecco, se comprendiamo le ragioni di un disegno neo-centrista, quasi della realizzazione di un nuovo partito unico, per affrontare, nella maniera maldestra che abbiamo riassunto qui, i temi cardine che ci hanno accompagnato in questi due anni, non capiamo la ragione per la quale non si abbia avuto il coraggio di affrontare di petto la materia della RAI.
  Questa riforma non è una riforma, è una leggina; è una leggina di circostanza che si preoccupa solo e soltanto paradossalmente di dare altri strumenti di propaganda a chi governa.
  È una legge, come hanno detto altri colleghi, come abbiamo già detto noi nella giornata di ieri, quando abbiamo illustrato dalla parte di Fratelli d'Italia, le pregiudiziali di costituzionalità, che interviene soltanto sugli organigrammi, sulla governance della RAI, togliendo peso ai partiti. Noi abbiamo chiesto che fossero spazzati via i partiti dalla RAI, ma certo non per dare più spazio al Governo, perché quando il Governo entra a gamba tesa, come fanno altri Governi europei, richiamati dall'Europa alle proprie responsabilità e al dovere del pluralismo nell'informazione, quando lo si fa, sostituendo ai partiti, al Parlamento, alla politica in quanto tale il Governo, si scivola verso il rischio regime; quello che accade con il nuovo Consiglio di amministrazione, che passa da 9 a 7 componenti, come si è detto. Ma io vorrei sottolineare il fatto che se si aumenta il peso del Governo e si diminuiscono i consiglieri di amministrazione, significa che si aumenta ancor di più in maniera esponenziale il peso specifico di Governo nel Consiglio di amministrazione.
  Sono due i componenti su sette, sono due poi quelli designati dal Senato, sono due quelli designati dalla Camera, con un voto che comunque non garantisce la certezza matematica della presenza dell'opposizione all'interno del Consiglio di amministrazione.
  Poi c’è la trasformazione della figura del direttore generale in amministratore delegato; una trasformazione che prevede, in buona sostanza, un altro pezzo saliente – si cala l'asso da parte della Presidenza del Consiglio – vale a dire la nomina è ancora una volta del Governo. Siamo molto preoccupati per questa deriva.
  Non ci vuole molto – basta osservare i dati dell'Agcom piuttosto che quelli dell'Osservatorio di Pavia – per capire come oggi si distribuisce nell'informazione la presenza delle varie sensibilità politiche in campo. C’è una netta trasbordante prevalenza sia del Governo sia della maggioranza, @pagina=0103@mentre tutte le opposizioni insieme non raggiungono il 25-30 per cento di presenza televisiva. E parliamo non già di un pericoloso magnate che detiene la proprietà dei network televisivi privati, ma parliamo di quella radiotelevisione pubblica che ha le concessioni da parte dello Stato e che dovrebbe per definizione essere titolata ad agire in maniera sobria e nel rispetto di tutte le opinioni.
  Abbiamo citato ieri, nel corso della discussione sulla pregiudiziale, interventi monumentali fatti in quest'Aula sull'esigenza di una maggiore democratizzazione del servizio radiotelevisivo da parte di Marco Pannella piuttosto che di Giorgio Almirante. Mi pare che, purtroppo, nonostante quelle denunce, per quel che riguarda Marco Pannella denunce ancora attuali, invece che migliorare questo servizio lo si va peggiorando. Avrebbe un senso mettere le mani sulla governance del servizio radiotelevisivo pubblico se si decidesse una volta per tutte di cambiare verso, segno e direzione alla Tv di Stato, se si decidesse di fare accettare alla Tv pubblica la sfida del mercato, della competitività: se si decidesse viceversa anche di agire sul canone cioè sulla tassazione: sradicando il fenomeno della evasione oppure semplicemente abolendo il canone e dichiarando la Tv di Stato una divisione commerciale capace, quindi, di stare in piedi con i soli introiti provenienti dal circuito commerciale, cioè dal circuito della pubblicità.
  Il Governo chiede deleghe su questo disegno di legge, deleghe in particolare sul canone e immagino che, da qui a qualche settimana, ne parleremo ancora quando discuteremo in Aula della legge di stabilità che prevede anche un diverso regime di tassazione da parte dello Stato sulla RAI. Deleghe che comunque non vengono esercitate o che non sono chiare nei loro indirizzi su diverse altre questioni. Ricordo che quando fu istituita Raitre fu immaginata una vocazione importante della RAI proprio in quanto servizio pubblico nel suo rapporto con i territori e le regioni. Non c’è uno straccio di disegno, non c’è una visione per provare a far diventare le regioni e, quindi, le reti regionali, un motore per una RAI capace di occupare e di saturare il mercato facendo riferimento alle tipicità regionali, alle eccellenze, alle peculiarità, alle identità, alle vocazioni, alle attività socio-economiche e produttive che possono trasformarsi in contributi, in inserzionisti, in sponsorizzazioni. Anche da questo punto di vista stiamo parlando a vanvera, perché niente di tutto ciò compare né nel DDL né nelle intenzioni di questo Governo.
  Queste sono le ragioni fondamentali che ci vedono dalla parte opposta rispetto a coloro i quali sosterranno questo provvedimento, animati da preoccupazione rispetto alla minaccia di totalitarismo mediatico attraverso una gestione malsana della televisione di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale).

PAGINA: 0103

  NICOLA FRATOIANNI. Grazie signora Presidente, Sinistra Ecologia Libertà voterà contro questa legge. Per la verità, quando il Governo e Matteo Renzi annunciarono la volontà assai ambiziosa di riformare la RAI, il sistema radiotelevisivo, questa grande infrastrutturazione culturale del Paese, avevamo preso per buona questa ambizione. Ci eravamo disposti a partecipare e, forse con qualche eccesso di presunzione, anche a contribuire ad alimentare una discussione che potesse in qualche modo aprire, non solo le porte del Parlamento, ma coinvolgere il Paese su una questione che consideriamo una questione centrale per la democrazia nel nostro tempo. Vedete, dentro la società della comunicazione, un'infrastruttura come la RAI svolge obiettivamente una funzione decisiva sul terreno innanzitutto della formazione e della qualità della democrazia nel nostro Paese. Quando il servizio pubblico entra, come entra ancora oggi, nelle case della stragrande maggioranza degli italiani e svolge lì una funzione decisiva di informazione e di orientamento culturale, @pagina=0104@mettere le mani su quell'infrastruttura richiede, o meglio avrebbe richiesto, appunto una grande discussione capace di guardare a quello che produce quell'azienda, ai suoi contenuti, perfino ai suoi linguaggi, agli strumenti, alle piattaforme, alle nuove domande che l'innovazione tecnologica pone in un settore così strategico e decisivo.
  Avevamo per questo proposto una legge che aveva alcuni capisaldi. Il primo, considerare la RAI, per queste ragioni che ho appena detto, un bene comune, cioè una struttura fondamentale per garantire a tutti l'accesso all'informazione e alla formazione in un tempo come quello che viviamo dove, appunto, la comunicazione svolge un ruolo sempre più decisivo. In secondo luogo, avevamo immaginato un sistema duale che potesse in qualche modo, da un lato mettere al riparo le necessità gestionali di quella che resta pur sempre una grande azienda e, dall'altro, però, che potesse, con il comitato di indirizzo e valutazione, attraverso un meccanismo largo di coinvolgimento delle forze sociali e culturali del Paese, perfino dei cittadini e dei lavoratori, determinare alcuni elementi di controllo sugli indirizzi generali, capaci di determinare un riequilibrio dei poteri e degli interessi. Avevamo proposto, nella nostra legge, di affrontare il tema del canone, oggi tornato agli onori della cronaca – ci avete detto che lo metterete in bolletta – a partire da una parola e da un concetto che, come abbiamo visto anche in questa finanziaria, è sempre più sconosciuto a questo Governo, ossia quello di progressività. Inoltre, volevamo dire anche per il canone «facciamo in modo che venga pagato sulla base delle diverse condizioni di possibilità e di disponibilità economica».
  A tutto questo è stato risposto, come spesso accade, senza una risposta. Quella che doveva essere una grande riforma è diventata una piccola opera di manutenzione. Avete scelto di concentrare tutti i vostri sforzi sull'unico punto di vero interesse di questo Governo e del Presidente del Consiglio: la governance. Avete messo mano, con piccoli ritocchi, alla Gasparri, quella legge tante volte definita, non solo da voi, ma da tante parti del Paese democratico e progressista, come un obbrobrio, come un attentato alla libertà di informazione. Ecco, ve lo voglio dire, siete riusciti a fare perfino peggio. Avete, in nome della necessità di liberare la RAI dal giogo e dal peso dei partiti, peraltro condivisa da un'ampia trasversalità in questo Parlamento e nel Paese, con un capolavoro trasformato questo slogan nel suo contrario.
  Avete liberato la RAI dal Parlamento, dal pluralismo, dal dibattito generale e l'avete consegnata al Governo, all'Esecutivo cioè proprio a chi dovrebbe avere poco a che fare con una struttura come la RAI che svolge la funzione di cui ho detto poco fa. Lo avete fatto in nome di un'idea, quella di tenere sotto controllo l'informazione, di escludere ogni elemento di equilibrio dei poteri. Lo avete fatto dentro quel filo rosso che caratterizza tanta parte della vostra agenda. Avete dato i superpoteri a un manager che potrà da solo determinare le scelte di nomina dei direttori, che potrà da solo determinare gli indirizzi nei quali si muoverà l'azienda, potrà entrare per primo nella scelta del personale. Avete assegnato questi superpoteri anche in questo caso con un ulteriore capolavoro: lo avete fatto con una norma transitoria perché, siccome avevate dovuto rinominare il consiglio di amministrazione con quella legge Gasparri tanto odiata, avete trovato il modo di dire: vabbe’, sta lì con la legge Gasparri ma intanto il direttore generale assume i poteri dell'amministratore delegato come se fosse stato nominato con la nuova normativa. Insomma l'avete costruita bene questa operazione: avete ottenuto tutto e subito, il massimo della spartizione e contemporaneamente il massimo del controllo da parte dell'Esecutivo. Noi non ci stiamo: per questo voteremo contro questa riforma, per questo continueremo a vigilare non solo nelle Commissioni deputate ma a vigilare nel Paese e nel Parlamento per denunciare tutte le volte in cui la cultura politica che sta dietro a questa piccola e pessima legge produrrà concretamente i @pagina=0105@suoi effetti. Li abbiamo già visti del resto. Abbiamo visto subito che cosa significa per voi riformare la RAI. L'abbiamo visto quando i deputati del partito di maggioranza hanno chiesto che venisse il direttore di Raitre in Commissione a rispondere di un fatto scandaloso dal loro punto di vista: la scelta di invitare qualcun altro che non fossero solo loro nei principali talk show. Lo abbiamo visto quando qualche altro esponente di quella Commissione ha dichiarato, sempre riferendosi a quella rete e, in particolare, alla sua testata giornalistica, il Tg3: non avete capito chi ha vinto, non avete capito che l'aria è cambiata. Noi contro quella cultura politica ci siamo sempre battuti. Vorrei ricordarlo fino ad un po’ di tempo fa ci siamo battuti persino insieme a voi, cari colleghi e care colleghe del Partito Democratico. Noi non abbiamo cambiato idea. Continueremo ad opporci. Non capiamo perché l'avete cambiata voi o forse lo capiamo troppo bene ma è una cosa che non ci fa piacere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PAGINA: 0105

  DAVIDE CAPARINI. Poca roba, veramente poca roba questa presunta riforma non è altro che un'opera di maquillage della tanto vituperata, odiata, osteggiata, legge Gasparri che, grazie all'accordo evidente che avete fatto con il partito di presunta opposizione ovvero Forza Italia, ci ha consegnato, consegnerà al Paese poco altro che un ritorno al passato. Noi ci aspettavamo una riforma vera, una riforma con tutto ciò che una riforma comporta ovvero la definizione del servizio pubblico cioè cosa bisogna finanziare e come deve essere finanziato, chi poi è in grado di espletare tale servizio pubblico e noi abbiamo pensato e abbiamo avanzato proposte nei moltissimi emendamenti, che non siamo neanche riusciti ad illustrare né a votare in aula perché il dibattito su quella che poi in effetti una riforma non era è durato troppo poco ed è stato anche in alcune parti necessariamente troppo superficiale. Tuttavia noi abbiamo suggerito che il servizio pubblico, così come la stessa Corte costituzionale ha più volte ribadito, non è chi lo eroga ma è cosa il soggetto eroga. Quindi svincolare la concessione dalla RAI, secondo noi, era il primo passo per fare un'opera realmente riformatrice. Dopodiché la questione del controllo: noi ormai abbiamo una latitanza costante sul controllo dell'operato della RAI.
  Nessuno ha la possibilità, se non alcune parti, come l'AGCOM, di poter intervenire, al punto tale che la commissione di vigilanza, lo abbiamo detto e ribadito, è diventata un club di retorica in cui si audiscono i direttori, in cui si viene addirittura presi in giro dai dirigenti, dai manager strapagati della RAI; si viene umiliati, alcune volte, da risposte che sono una presa in giro. È una commissione di vigilanza che non riesce, quindi, ad arrivare al punto della questione, ovvero, c’è un contratto di servizio, ovvero il patto tra lo Stato e l'erogatore del servizio pubblico, che viene puntualmente disatteso. Allora, da qui, la necessità, l'impellenza, l'urgenza, in alcuni casi, da parte di molti colleghi e da parte anche della Lega Nord, di proporre, in legge, alcune parti ampiamente disattese negli anni da parte della RAI, da parte della concessionaria del servizio pubblico. Anche qui, purtroppo, la maggioranza ha completamente latitato, anzi, si è girata dall'altra parte.
  L'unica cosa di portata di questo provvedimento è il fatto che avete dato corpo allo slogan: la RAI, la mamma degli italiani; visto che la mamma è per sempre, anche la RAI sarà per sempre, vita natural durante. La RAI non si discuterà più, la RAI rimarrà per sempre il concessionario pubblico del servizio radiotelevisivo. Vedete voi come siamo messi.
  Dopodiché, proprio perché partite da questo principio per cui la RAI è per sempre, ne mutuate anche le vecchie, pessime abitudini, ovvero la lottizzazione, voi vi ricordate, lo sapete, questa parola è stata inventata da Ronchey proprio parlando dell'occupazione manu militari, da @pagina=0106@parte dell'allora Partito comunista, della RAI. Non so se ve lo ricordate: un democristiano, un comunista e uno bravo, questo era il criterio di assunzione, allora, in RAI. Poco siamo distanti da questa logica, perché dal berlusconismo, quindi dalla legge Gasparri, siamo passati al renzismo e quindi alla legge Gasparri al quadrato, ovvero, all'intervento diretto, massiccio da parte del Governo, attraverso un amministratore delegato che si fa bellamente i cavoli suoi, senza alcun controllo. Ormai, è chiaro, la politica, lo sappiamo, conta come il due di briscole, ma il problema vero è che, oltre a non contare niente, la politica continua a recedere, passo dopo passo, lasciando spazio a tutti gli altri. In questo caso lo spazio lo abbiamo lasciato al Governo, abbiamo abdicato al controllo che avevamo – parziale, marginale, ma che c'era – attraverso la nomina nel consiglio di amministrazione; il controllo della politica, ovvero del Parlamento, dei rappresentanti dei cittadini, a meno che non vogliate dirmi che noi abdichiamo anche a questo ruolo, dopo di che, una volta che lo abbiamo deciso, possiamo andarcene anche tutti in vacanza e dare le dimissioni così non pesiamo sulle tasche dei cittadini, ma finché vogliamo o ambiamo a svolgere questo ruolo, il punto fondamentale è che qui, voi avete deciso, la maggioranza ha deciso di abdicare completamente al Governo.
  Quindi, quelle telefonate che abbiamo sentito anche in passato, le intercettazioni o le anticipazioni sui libri di Vespa o le ricostruzioni delle varie lottizzazioni della RAI con i cambi di Governo oggi sono state istituzionalizzate. La telefonata, se intercettata, comunque sarà nell'ambito di quella che è la nuova legge, quindi, vi siete anche messi al riparo dalle future indagini della procura.
  Detto questo, veniamo alle proposte; le proposte quali sono ? Noi, ovviamente, prendendo atto che la mamma è per sempre e quindi la RAI sarà per sempre, abbiamo detto: ve bene, allora, è roba pubblica ? Perfetto, trattiamola come se fosse un'azienda pubblica, ma con tutti i crismi, con tutti i doveri. Allora, c’è un tetto per gli stipendi ? Applichiamolo, non facciamoci prendere per i fondelli, e guardo il Governo. Ma, caspita, c’è una norma, e voi lo sapete, fatta dal Governo Monti, che dà la possibilità di superare questo tetto per i manager nel momento in cui vengono emessi dei bond e, guarda caso, si insedia il nuovo direttore generale, che adesso diventerà amministratore delegato, e sottoscrive 350 milioni di obbligazioni e, quindi, si può aumentare lo stipendio.
  Dopodiché, il presidente cosa fa ? Io sono già direttrice di Rai News: mi becco 300 mila euro lordi – 300 mila euro lordi, direttrice Rai News ! – e allora cosa faccio ? Sono gentile, carina e anche generosa, opto per l'emolumento di consigliere di amministrazione (66 mila euro), per un totale di 366 mila euro. Ho capito, ma, signori, vogliamo continuare a farci prendere per il culo così ? Perché questo è il risultato ! Questa è la cifra di chi noi, anzi voi avete nominato in RAI. Caspita, ma se li nominate, almeno fate come ha fatto Monti e dategli un mandato nel rispetto dei tetti salariali che lo stesso Governo nominante aveva dato ! Infatti, plauso alla Tarantola, che allora si tagliò, si decurtò della metà lo stipendio. La trasparenza, la trasparenza ! Noi non sappiamo ancora quanto ci costano ! Dobbiamo attenerci a comunicati ufficiali della RAI per sapere quanto costano i direttori, quanto costano i programmi, dopo che la Commissione di vigilanza – e qui non è una questione di destra, sinistra, alto, basso, magro o grasso, ma è proprio un problema di capacità della politica di farsi ascoltare e soprattutto di incidere – ha fatto decine di documenti, ha approvato delibere affinché il cittadino, il contribuente, possa sapere quanto costano questi programmi, quanto costa quel conduttore, ma tutto è rimasto lettera morta.
  Abbiamo proposto delle norme per quanto riguarda una questione etica: può un concessionario pubblico fare pubblicità ai giochi (di Stato) ? Noi siamo convinti di no. Perlomeno, lo deve fare con dei criteri massimi di serietà e di rispetto di uno di @pagina=0107@quei cancri della nostra società, ovvero della ludopatia dilagante, ma anche qui assolutamente lettera morta.
  Abbiamo chiesto di promuovere e valorizzare le produzioni italiane, di utilizzare il servizio pubblico per quello che è stato nel passato e per quello che dovrebbe essere, ovvero la vetrina del Paese, ovvero il soggetto che valorizza il made in Italy, che valorizza la cultura, che valorizza l'identità; quello che dovrebbe fare il servizio pubblico ! Ma è possibile che io debba guardare la BBC per vedere un documentario decente sulla storia di questo Paese ? È possibile che ci si debba abbonare a Sky e guardare le emittenti e i produttori americani per guardare un servizio decente sulle nostre città ?
  Detto questo, chiudo, Presidente, con il canone: 1.730 milioni di euro ! Questo è quello che noi ogni anno diamo al baraccone RAI. Dreniamo tutte le risorse per quello che dovrebbe essere il servizio pubblico nella sua più ampia accezione multimediale, quindi dall'editoria, alla carta stampata, a Internet e al web. Tutto questo non può andare ad un solo concessionario, lo continuiamo a ribadire.

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  BRUNO MOLEA. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge all'esame di quest'Aula si inserisce in un quadro più generale di cambiamento del settore televisivo, che incide non solo sui cosiddetti assetti tecnologici e di mercato, ma che ci obbliga anche a riflettere sul ruolo che il servizio pubblico radiotelevisivo può svolgere nel nuovo contesto e in quale modo questo ruolo si coniuga con lo sviluppo concorrenziale dei mercati.
  Da diversi anni il settore televisivo deve affrontare sfide imposte dalla nuova era digitale, che segna inevitabilmente un cambiamento che incide fortemente sull'intero settore, sulle nuove modalità di consumo e soprattutto sui nuovi assetti produttivi e distributivi. L'esigenza di una riforma della RAI muove da rilievi che abbracciano importanti e specifici aspetti del funzionamento del servizio pubblico radiotelevisivo, e dalla constatazione delle disfunzioni che vi sono connesse; disfunzioni che da tempo e da più parti vengono avvertite, creando una conseguente ed evidente situazione di disagio. Disagio che negli ultimi tempi è andato peraltro crescendo, rendendo sempre più urgente un intervento volto a modificare alcuni momenti nodali del governo dell'azienda.
  È necessario inoltre ricordare che il sistema radiotelevisivo, a garanzia del pluralismo dei mezzi di comunicazione, si conforma espressamente ai principi di tutela della concorrenza, sia nel mercato radiotelevisivo e dei mezzi di comunicazione di massa sia nel mercato della pubblicità, vietando a tal fine la costituzione o il mantenimento di posizioni lesive del pluralismo ed intendendo assicurare la massima trasparenza degli assetti societari. In ragione di ciò si pone l'esigenza di tenere in vita il servizio pubblico, in modo da garantirne realmente l'efficacia operativa, in un contesto di mercato il più possibile aperto ed idoneo a favorire il libero gioco della concorrenza.
  Riqualificare il ruolo della RAI, riconoscerle una maggiore indipendenza attraverso nuove regole di governance, svilupparne l'efficienza e la qualità anche attraverso un'organizzazione societaria ed organizzativa moderna fondata su regole che consentano scelte strategiche, contenere i costi e l'effettività del finanziamento pubblico sono priorità per garantire valori quali pluralismo e imparzialità dell'informazione, oltre ad uno sviluppo efficiente dei mercati televisivi che oggi sono in continua trasformazione.@pagina=0108@
  Il rilancio della RAI è, infatti, importante per il rilancio del Paese. Può portare con sé un valore per il rafforzamento di un settore strategico, anche dal punto di vista occupazionale: ovvero quello dalla nostra industria legata all'innovazione tecnologica, ai nuovi media digitali e all'audiovisivo.
  La RAI può e deve essere un fattore decisivo per vincere la sfida dell'internazionalizzazione. La RAI dovrà finalmente avere piena consapevolezza che le spetta il compito enorme, tanto più importante in questo momento, di contribuire a ripensare una nuova cultura europea ed euromediterranea.
  Il legame tra la RAI e la società italiana è stato e continua ad essere fortissimo, ed è dovuto alla capacità, nei decenni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, di svolgere una funzione di modernizzazione, di avanzamento e di inclusione sociale. Per queste ragioni annuncio che Scelta Civica voterà a favore di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

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  MILENA SANTERINI. Signora Presidente, nel dibattito che ha accompagnato alla Camera il disegno di legge che oggi discutiamo si è più volte ribadito che non si tratta di una riforma della RAI, nonostante questo sia il titolo del provvedimento. Infatti, possiamo dire che si tratta di una riforma del sistema di governance della RAI; ed è un momento importante, preliminare direi, ad una discussione – che sarà culturale – su cosa sia realmente il servizio pubblico, quali siano i suoi compiti nell'epoca che viviamo, quella della digitalizzazione e della condivisione rapida di contenuti e di informazioni. Il gruppo Per l'Italia – Centro Democratico, mentre annuncia il suo voto favorevole, ha presentato emendamenti, ordini del giorno, una proposta di legge a prima firma Marazziti, per dare un ulteriore, utile contributo al buon lavoro che hanno fatto le Commissioni.
  Certo ci sono state occasioni, varie occasioni in questi anni, come ha detto anche il collega Bruno Tabacci, di rendere più agile ed efficiente l'azienda: non sempre le abbiamo colte, queste occasioni; ma ora siano di fronte ad alcuni punti qualificanti. Li ripeto, li ricordo: si interviene sui contratti di servizio; il cuore del provvedimento interviene sul consiglio d'amministrazione e sull'amministratore delegato; c’è la riduzione dei membri del consiglio d'amministrazione, e si favorisce nella composizione del consiglio la presenza di tutti e due i sessi, un adeguato equilibrio tra professionalità ed esperienza, l'assenza di conflitti di interesse, e così via.
  Sono poi fissate anche alcune cause di incompatibilità con la carica di membro del consiglio. Importante appare anche la modifica di individuazione dei membri del CdA, stabilendo, come sappiamo, che devono essere indicati in parte dalla Camera e dal Senato, designati dal Consiglio dei ministri e dall'assemblea dei dipendenti RAI.
  Questo ha fatto discutere molto se il consiglio di amministrazione è stato politicizzato, se in questo modo stiamo deparlamentarizzando la RAI, se stiamo dando troppo potere all'Esecutivo.
  Certo, la nuova figura dell'Amministratore delegato, è una figura cardine e in questo, come in altri provvedimenti del Governo si assiste a una verticalizzazione della gestione, perché dovrà assicurare, in pratica da solo, sul modello di altre riforme che abbiamo visto in questi mesi, la coerenza della programmazione radiotelevisiva con le linee editoriali, ma è una verticalizzazione associata anche a trasparenza e semplificazione.
  Questo, dunque, è il quadro della legge in discussione, importante, ma si tratta di un primo passo verso una riforma complessiva ed organica dell'intero sistema radiotelevisivo pubblico. Crediamo necessario un dibattito approfondito, dentro e fuori il Parlamento, per costruire una nuova RAI. Il servizio pubblico radiotelevisivo, infatti, è la più vasta industria culturale del Paese ed è quindi necessario @pagina=0109@fare un passo ulteriore dopo l'approvazione della legge in discussione. Si deve riflettere su questioni di carattere prettamente culturale e valoriale. Non cadiamo nell'errore di seguire il passato, quando la RAI, monopolista di Stato, era in grado di offrire programmi di altissimo livello culturale, che, di fatto, hanno alfabetizzato un Paese che nel 1954, quando la televisione è apparsa, non aveva davvero una lingua – italiana – comune con la quale comunicare e capirsi. La Televisione, la RAI, ebbe il merito grandissimo di acculturare un Paese, creare una koinè, una lingua comune, divertendo ma facendo conoscere anche i classici: un ruolo, quindi, essenziale; ma non serve piangere su un passato mitico, che forse non tornerà.
  Il servizio pubblico si è dovuto confrontare, anche in un vuoto legislativo, con un sempre più aggressivo settore privato, volto, come logico, al profitto, e ha dovuto cedere, almeno in parte, omogeneizzandosi a questo per poter competere. Su questa situazione non facile si sono inseriti gli intrecci politici che ben conosciamo e che è inutile discutere oggi, anche se i rischi di «videocrazia» sono stati ben presenti in Italia e potrebbero esserlo ancor di più domani, visto anche il sistema dei media integrati, in particolare di quei social media sempre più convergenti. Questo sistema ha fatto crescere una domanda d'indipendenza e di trasparenza insieme con una richiesta di partecipazione diretta che, come sappiamo bene in questo Parlamento, non è immune da pratiche plebiscitarie e che sembra non ancora avuto risposte adeguate. E queste risposte possono venire anche dal settore radiotelevisivo pubblico modernamente inteso, che è luogo della qualità e che dobbiamo difendere dal soggiacere del tutto alle leggi di mercato.
  La stessa UE riconosce un ruolo importante al servizio pubblico radiotelevisivo, puntando sulla qualità della programmazione piuttosto che sulla rincorsa affannosa dell'audience e del sistema privato. Essere servizio pubblico è una necessità democratica e una responsabilità dei decisori politici. La mission della RAI è culturale o non è.
  Abbiamo quindi chiesto, al momento di rielaborare il contratto di servizio, di favorire lo sviluppo di ore e di canali destinati alla programmazione culturale, valorizzando, attraverso la comunicazione realizzata dal servizio pubblico, il patrimonio storico, artistico e culturale italiano in tutte le sue forme.
  Pensiamo poi che la RAI debba sostenere lo sviluppo, inoltre, di contenuti, tematiche e metodologie comunicative volte a prevenire e contrastare tutte le forme di discriminazione e di linguaggio d'odio. La TV ha un ruolo da svolgere contro lo hate speech proprio per la sua importanza in un sistema di social media convergenti come quello attuale.
  Chiederemo alla RAI di sostenere l'azione della scuola, dell'università e delle strutture formative nell'insegnamento delle lingue straniere – anche extraeuropee –, nell'alfabetizzazione informatica degli insegnanti, nell'utilizzo critico e consapevole del web da parte degli studenti, nello sviluppo delle tematiche interculturali e l'insegnamento della lingua italiana agli stranieri.
  Concludo. Mentre il nostro gruppo, Per l'Italia – Centro Democratico, apprezza la modifica del canone RAI, che era prevista anche nella nostra proposta di legge, che prevede il pagamento di un contributo che non potrà più essere evaso ma che sarà più basso dell'attuale, noi riteniamo che l'utente RAI, a fronte del canone, debba ricevere un servizio di qualità soprattutto su questo piano culturale e formativo e non solo di intrattenimento. In questo modo, ribadiamo che consideriamo il voto di oggi solo un primo passo, anche se importante, sulla via di una vera riforma, prima ancora culturale che di governance, di tutto il sistema radiotelevisivo pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

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  VINCENZO GAROFALO. Signora Presidente, il gruppo parlamentare Area Popolare voterà a favore del disegno di legge in materia di riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo, già approvato dal Senato. Oggi tale progetto giunge all'attenzione dell'Assemblea per la sua approvazione dopo un approfondito e serrato confronto in Commissione e in Aula, un confronto al centro del quale è stato posto soprattutto un elemento: l'importanza, cioè, del servizio pubblico radiotelevisivo che, in una società democratica, costituisce la più sicura garanzia circa il pluralismo dell'informazione e il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati.
  Si tratta prevalentemente di un provvedimento che riforma le metodologie di direzione e di gestione della RAI – è stato detto da tutti –, la cosiddetta governance, e che comunque costituisce un elemento fondamentale per avviare in futuro una riforma complessiva del sistema radiotelevisivo italiano. Il progetto di legge, pertanto, rappresenta la risposta alla necessità di riorganizzare e rilanciare il servizio pubblico, focalizzando l'attenzione su alcuni suoi aspetti fondamentali come l'accesso ad un'informazione corretta, la libertà di espressione (il tema del servizio pubblico, infatti, deve essere visto in relazione all'articolo 21 della Costituzione che, come è noto, sancisce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero), il pluralismo, gli ascolti, il mercato, l'indipendenza e la trasparenza.
  Parliamo di un testo legislativo che introduce l'allungamento del contratto di servizio, che da triennale diventa quinquennale, e la riduzione del numero dei membri del consiglio di amministrazione da nove a sette; un testo che definisce i requisiti alla base della scelta dell'amministratore delegato e dei componenti del consiglio di amministrazione, che ovviamente non dovranno solo avere degli ottimi requisiti manageriali, professionali e morali, ma dovranno anche rispondere in maniera chiara a tutti gli elementi che possono derivare da un conflitto di interessi.
  Vengono pertanto introdotte procedure di selezione attraverso candidature pubbliche, chiari e definiti compiti del consiglio di amministrazione e dell'amministratore delegato, nonché un forte controllo sull'operato dello stesso consiglio. Figura fondamentale diventa, pertanto, quella dell'amministratore delegato, il quale si trasforma in un capo azienda, con elevate competenze manageriali e quindi in grado di assumere decisioni e di essere chiamato a risponderne, in modo da assicurare l'unità della conduzione della RAI e quindi capace di svolgere pienamente la propria missione. Questo, anche se può sembrare un elemento soltanto indirizzato a definire e governare l'azienda, invece è un punto essenziale per il rilancio di un'azienda, dell'azienda RAI e finalmente l'amministratore delegato avrà tutti i poteri necessari per guidare un'azienda importante, non solo per gli effetti economici, ma soprattutto per il compito importante che il servizio pubblico e l'informazione devono tornare a svolgere.
  Un amministratore delegato che dovrà sottoporre all'approvazione del consiglio di amministrazione degli atti importanti, un piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, che dovrà prevedere le forme migliori per rendere conoscibili agli utenti le informazioni sull'attività del consiglio di amministrazione stesso, nonché dovrà utilizzare il sito Internet come elemento fondamentale di informazione e di comunicazione per tutte le attività dell'azienda, anche amministrative. In tal modo, quindi, la RAI si adeguerà alle più ampie forme di pubblicità e trasparenza, sia in relazione alle scelte di investimento e produzione che alle professionalità, interne ed esterne, di cui dovrà avvalere.
  Le modifiche introdotte sull'amministratore delegato e sul consiglio di amministrazione costituiscono prerogative che conferiscono maggiore autonomia e indipendenza, senza ledere, pertanto, il ruolo di centralità del Parlamento, che si esprime attraverso lo stesso consiglio, la cui maggioranza è individuata dalla Camera e dal Senato. Il provvedimento che stiamo votando, quindi, trova su questo @pagina=0111@punto un suo equilibrio, oltre che un bilanciamento tra le prerogative dell'azionista e quelle del Parlamento, che si conferma il riferimento primario.
  Essa è conforme alla giurisprudenza della Corte costituzionale, la quale aveva dato le seguenti indicazioni: stabilire le condizioni minime necessarie perché il monopolio statale risulti conforme ai principi costituzionali. Dice sempre la Corte costituzione che «la legge deve prevedere, tra l'altro, che gli organi direttivi dell'ente gestore (si tratti di ente pubblico o concessionario privato, purché appartenente alla mano pubblica) non siano costituiti in modo da rappresentare direttamente o indirettamente espressione, esclusiva o preponderante, del potere esecutivo e che la loro struttura sia tale da garantirne l'obiettività».
  In tale contesto assumono particolare rilevanza le modifiche relative alla nomina dei componenti del consiglio di amministrazione: due di essi, infatti, sono eletti dalla Camera, due dal Senato, uno viene designato dall'assemblea dei dipendenti RAI, due vengono indicati dall'azionista, su proposta del Ministero dell'economia e delle finanze.
  Questa riforma costituisce, in sostanza, un elemento fondamentale per la costruzione di una RAI capace di operare sul mercato, divenuto, negli anni, sempre più agguerrito in termini di concorrenza. Viene consentita, in sostanza, pur nell'ambito delle regole che governano il pubblico, quell'elasticità che può liberare le migliori energie sul mercato e ciò non riguarda esclusivamente il piano organizzativo, perché anche sul piano dell'immensa trasformazione tecnologica in corso la RAI sarà in condizione di aggiornare e di migliorare le proprie strutture di mezzi necessari ad espletare la propria attività in un quadro di trasparenza e di chiarezza, elementi dai quali non si può assolutamente prescindere.
  A tal proposito, noi, come gruppo di Area Popolare, abbiamo sottoposto all'attenzione dei relatori – e in parte prevalente avuto riconosciuto – il modo con il quale un'azienda pubblica deve operare e mi riferisco, ovviamente, all'emendamento che ha chiesto fortemente che l'azienda segua principi di trasparenza e di concorrenza per l'affidamento di tutti quelli che sono gli acquisti, anzi per tutti gli acquisti di beni e di servizi.
  Ribadisco, quindi, che il nostro gruppo voterà favorevolmente sul provvedimento in esame, che interviene sul sistema di governance del servizio pubblico della RAI con il preciso obiettivo di procedere a una sua riorganizzazione e a un rilancio, in modo che esso possa operare al fine di realizzare un prodotto di alta qualità e, soprattutto, in conformità con la propria missione.
  Rimangono aperte, però, le questioni dei contenuti e del tipo di servizio pubblico che deve esercitare il concessionario RAI. Bisogna, a nostro avviso, rilanciare la funzione educativa e informativa. La televisione deve diventare un elemento essenziale e moderno del sistema educativo del Paese, un obiettivo che può contribuire anche a rilanciare un'identità italiana, un'identità del Paese Italia. Questo e altri sono i temi che dovranno essere affrontati con gli altri provvedimenti che riguardano il servizio pubblico, che sono il contratto di servizio e la convenzione sulla concessione.
  Il rilancio dell'azienda, infatti, può portare un valore aggiunto per la crescita e per il rilancio del Paese, nonché per il rafforzamento di un settore strategico, ovvero quello indissolubilmente legato al comparto dedicato all'innovazione tecnologica, ai nuovi media digitali e dell'audiovisivo, con un'attenzione particolare, come abbiamo voluto anche inserire e sottoporre con il nostro ordine del giorno, alle professionalità e alla capacità nazionali, così come avviene in altri Paesi europei.
  La RAI – e concludo – deve costituire uno strumento di informazione indipendente e allo stesso tempo deve divenire un'azienda moderna, consapevole di ricoprire un ruolo fondamentale nella comunicazione televisiva del presente e del futuro, con capacità tecnologiche e intellettuali di qualità, capace di affrontare le sfide dell'era digitale con competenza e @pagina=0112@professionalità, ribadendo un concetto dell'esaltazione delle peculiarità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

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  PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Questa non è una riforma storica. Verrà ricordata come «fuori i partiti dalla RAI», cioè male, perché non sarà «fuori i partiti dalla RAI». Semmai «fuori taluni dalla RAI».
  In realtà, questo slogan è solo lo specchietto per le allodole. Non siamo davanti a una riforma epocale; siamo davanti ad una «riformicchia», che, a dispetto del titolo: «Riforma della RAI e del servizio pubblico radiotelevisivo», non tratta la vicenda con una dimensione di sistema.
  Il sistema radiotelevisivo, il ruolo svolto dalla RAI in quanto concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, non viene minimamente toccato. Nulla viene previsto, come, invece, sarebbe stato necessario, forse d'obbligo, per una riforma più ampia e complessiva della TV pubblica, circa la mission stessa della RAI.
  È una riforma sostanzialmente limitata, una «riformicchia» sostanzialmente limitata ai criteri di scelta della governance della televisione pubblica. Tra le altre cose, riduce il numero dei consiglieri da 9 a 7 componenti, comportando, di conseguenza, un'ulteriore presenza, in chiave proporzionale, maggiore proprio dei membri scelti da quel Governo che vorrebbe dire «fuori i partiti dalla RAI». L'esatto contrario !
  Il Governo, in quella che era la versione originaria del disegno di legge, già esaminato e licenziato dal Senato prima della pausa estiva, aveva avuto la presunzione – mi sia consentito – di inserire anche la questione annosa del canone RAI. Abbiamo visto come è finita la storia, probabilmente nella legge di stabilità, e quante criticità quella norma ancora consentirà.
  Molte cose non ci convincono, signor Presidente, di questo testo che ci apprestiamo ad esaminare in chiave finale; lo abbiamo detto fin dal primo momento e con coerenza.
  La prima vicenda riguarda la nuova figura dell'amministratore delegato, che viene introdotta in sostituzione dell'attuale direttore generale. È evidente che, così come è disegnata, è straordinariamente pervasiva, con poteri e autonomie amplissimi; una vera e propria estensione del Governo nella RAI. Basti pensare che il futuro amministratore delegato, o, come sarebbe più corretto dire, il dottor Campo Dall'Orto, che a breve, da direttore generale, assumerà tutti i poteri dell'amministratore delegato, avrà importanti poteri rispetto alla scelta di ogni dirigente, ad ogni livello, fino alla scelta circa la nomina e la collocazione aziendale di tutti i giornalisti, uscieri, elettricisti e, perché no, portantini.
  Su questo punto, in modo particolare, si è manifestata tutta la fretta colpevole e manifesta del Governo, per approvare subito, in tempi brevi, il provvedimento, proprio alla luce di quella figura dell'amministratore delegato, o meglio, dell'attuale direttore generale, che, in funzione della norma transitoria, svolgerà i compiti e le funzioni, appunto, dell'amministratore delegato.
  Il Governo aveva l'iniziale obiettivo di rendere assolutamente residuale, addirittura abolire, la Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI, ma ha dovuto rinunciare anche a questa pretesa perché indispensabile alla luce delle numerose sentenze della Corte costituzionale.
  Non posso non segnalare il fatto che la tanto bistrattata «legge Gasparri», di fatto, viene appena toccata da questo provvedimento, rimanendo, pertanto, pienamente valida nel suo impianto complessivo, a dimostrazione, una volta di più, della bontà di quel provvedimento, assolutamente in linea con le sentenze della Corte costituzionale, nel rispetto del rapporto tra Parlamento, Governo e servizio pubblico radiotelevisivo e del ruolo prevalente del Parlamento. Cito solo una delle numerose sentenze sul tema: la sentenza n. 225 del 1974, in cui la Corte costituzionale @pagina=0113@affermò con chiarezza la necessità di un sistema idoneo ad escludere il predominio dell'Esecutivo nell'ambito dell'ente gestore.
  La Corte, individuò dei precisi obiettivi per la RAI, volti a prevedere, per prima cosa, che gli organi direttivi dell'ente gestore – si tratti di ente pubblico o di concessionario privato purché appartenente alla mano pubblica – non fossero costituiti in modo da rappresentare, direttamente o indirettamente, espressione esclusiva e preponderante del potere esecutivo. In secondo luogo, che per la concretizzazione di quegli obiettivi indicati e per il relativo controllo fossero riconosciuti adeguati poteri al Parlamento, che istituzionalmente rappresenta l'intera collettività nazionale. In tal modo la Consulta aprì la strada, ancora oggi più che valida, verso la parlamentarizzazione del sistema radiotelevisivo pubblico, di fatto sottraendo la RAI al controllo diretto dell'Esecutivo. Controllo del Governo che diventa molto più evidente proprio con questo disegno di legge !
  In tema di trasparenza, come ha già richiamato in maniera puntuale ieri nel suo intervento il presidente Brunetta, è necessario preliminarmente ricordare che esiste già una normativa assolutamente precisa, ampia e variegata al riguardo, che prevede per tutti i dipendenti e le collaborazioni della RAI, la pubblicazione, a livello singolo e aggregato, di tutti i compensi, siano essi giornalisti, conduttori o che dir si voglia star. Tale normativa risulta fino ad ora completamente disattesa dalla RAI, che in passato è stata completamente opaca, non pubblicando nessun dato previsto per legge, né a livello singolo, né aggregato. In tempi recenti la RAI ha semplicemente pubblicato dati aggregati per fasce professionali, contravvenendo allo spirito e alla lettera di più leggi. Invocare la privacy e la tutela della competitività aziendale, come finora ha fatto la Rai, non ha alcuna giustificazione, perché si tratta di un ente pubblico e anche perché, nel mercato specifico, gli operatori del settore sono tutti perfettamente a conoscenza dei compensi della RAI e dei competitor.
  Il piano trasparenza contenuto nel disegno di legge prevede che vengano rese note, anche attraverso la pubblicazione sul sito Internet della RAI, le retribuzioni pari o superiori ai 200 mila euro di tutti i dirigenti, compresi i giornalisti. Un primo passo, sicuramente apprezzabile, ma non basta. E arriva, comunque, dopo una corposa normativa già presente – lo ripeto – nel nostro ordinamento e finora del tutto inattuata.
  Inoltre, così facendo, restano escluse, prima le cosiddette collaborazioni artistiche di quelle definite star RAI. Il Governo sul tema ha mancato di coraggio ? Certamente sì. Certamente a mancare è stata la visione d'insieme, che consentisse un intervento organico e coerente con le nuove sfide che la RAI si troverà ad affrontare, prima tra tutte, il rinnovo della concessione, in scadenza il prossimo anno.
  Non sono mancate le critiche di profilo tecnico, che sono giunte al provvedimento anche dal Comitato per la legislazione, che nel prescritto parere ha espresso più di qualche perplessità circa la delega alquanto indefinita, che il Governo si è attribuito all'articolo 4, che dilata oltremodo l'orizzonte della scelta discrezionale del Governo per il riassetto normativo. Il Governo è stato troppo concentrato a rendere la RAI ancora più legata, non tanto ai partiti politici, quanto direttamente a sé stesso, al Governo stesso, con buona pace del furbo e del mezzo pubblicitario del Premier Renzi, del «fuori i partiti dalla RAI».
  Per tutte queste ragioni, preannunzio convintamente il voto contrario di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

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  ROBERTO FICO. Grazie Presidente. Questa riforma – è chiaro come tutto il giorno, e anche ieri, abbiamo detto in Aula @pagina=0114@– non ci piace da nessun punto di vista. Mi ricordo quando il Presidente del Consiglio mesi fa annunciava in conferenza stampa che la RAI sarebbe stata liberata dai partiti e che finalmente la politica usciva fuori dalla porta del servizio pubblico radiotelevisivo.
  A queste parole è corrisposto, come al solito, un testo di legge che contraddiceva ogni cosa; quindi, alle parole non corrispondono mai i fatti. E una persona che ragiona in questo modo, ovvero che in conferenza stampa fa degli annunci e, puntualmente, il giorno dopo, con le carte scritte e i testi di legge, viene contraddetto da tutto, è un traditore, un traditore delle persone che lo eleggono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Io non so che faccia abbia questa persona ad andare nelle piazze e dire cose che puntualmente non fa, non fa con carte alla mano ! Noi, nonostante sapevamo di che pasta fosse fatta questa persona, abbiamo deciso di lavorare con il dialogo, con la pazienza, abbiamo interloquito con il sottosegretario Giacomelli, con i relatori di maggioranza al Senato, in aula, nelle Commissioni precostituite, nelle Commissioni competenti qui alla Camera dei deputati e tutti questi due giorni faticosi in quest'aula. Non hanno voluto approvare gli emendamenti dell'opposizione principale del paese. Non hanno voluto approvare emendamenti di buonsenso, di merito, nei quali chiedevamo che la RAI fosse definitivamente indipendente. Noi avevamo inquadrato un meccanismo dove all'interno c'era descritto il modo in cui potevamo nominare persone di merito, persone competenti, persone di comprovata indipendenza, e chiedevamo dei requisiti, per esempio, in positivo, ovvero queste persone dovevano avere un curriculum specifico per il ruolo che andavano a ricoprire, la competenza. Avevamo ridotto il consiglio di amministrazione da 9 a 5 e c'erano delle aree disciplinari, delle aree tecnico-scientifiche, delle aree economico-giuridiche, delle aree aurorali, in modo che la RAI potesse diventare quel processo di cambiamento che tanto serve a questo paese. La RAI doveva essere quel motore di cultura che difendeva i cittadini, elevava i cittadini, che si differenziata da una TV commerciale che produce esclusivamente consumatori, mentre noi vogliamo una TV pubblica che produca un cittadino di maggiore qualità, di maggiore competenza, che abbia uno sguardo diverso e un'opportunità diversa di guardare il mondo. Con questa riforma tutto questo non è più possibile.
  E allora mi chiedo: perché tutti questi emendamenti non sono stati accettati ? Perché tutto il lavoro fatto con la pazienza e il dialogo è stato buttato al vento ? Ed è stato buttato al vento, perché tanti emendamenti, quando sono arrivati in aula, al Senato – che erano stati anche approvati dai relatori di maggioranza – è arrivato il maxi emendamento governativo che ha annullato tutto, il che significa che una sola persona comanda tutto il Parlamento. E allora questo Parlamento a cosa serve più, Presidente ? A cosa ci serve parlare tutte queste ore se poi basta un uomo che comanda ?

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  PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Di Battista, non si fanno le foto. La ringrazio.

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  ALESSIA ROTTA. Presidente, colleghi, noi siamo qui a dire che crediamo nel servizio pubblico e nella possibilità di renderlo sempre migliore. Noi crediamo che la RAI sia un bene comune, come ha detto qualcuno in quest'Aula poco fa. Perciò, per noi, riformare il servizio pubblico radiotelevisivo significa mettere la RAI nelle migliori condizioni per poter riscoprire quella che è stata la sua funzione, quella di informare, di educare, di divertire; una funzione che ha definito il suo ruolo irrinunciabile di polo di promozione e di diffusione culturale e informativa nel nostro Paese. Senza fare retorica, è evidente che la RAI ha accompagnato e in parte anche determinato il successo e la crescita del nostro Paese, svolgendo la sua missione di servizio pubblico a fianco dei cittadini.
  Non ci nascondiamo, però, i numerosi problemi che attualmente ha la RAI; problemi complessi e problemi soprattutto sedimentati negli anni: la burocratizzazione estrema che la rende più simile ad un Ministero che a un'azienda culturale innovativa; l'ingerenza di centri di potere interni ed esterni che ha come lascito un'azienda che risponde, a molti dei suoi livelli, ad un criterio di lottizzazione; la legge Gasparri, fatta in nome di interessi privati, diversi da quelli del servizio pubblico e della collettività. La RAI oggi soffre una crisi che è molteplice, è economica, è progettuale ed è strategica e la vede incerta di fronte ai nuovi competitor che sono più veloci, come dimostra anche il progressivo e apparentemente inarrestabile calo della raccolta pubblicitaria, ma noi non ci rassegniamo. Il nostro obiettivo è semplice e ambizioso allo stesso tempo: costruire il servizio pubblico del futuro ponendo le condizioni per una governance che accompagni la trasformazione della RAI da broadcaster a media company, da tradizionale rete generalista ad una moderna azienda di cultura e di informazione, capace di essere presente e produrre contenuti per tutte le piattaforme, @pagina=0117@con particolare attenzione all'innovazione tecnologica. Le chiavi, per noi, per realizzare questa nuova RAI, sono la semplicità e la flessibilità per rimediare ad una struttura che appare ingessata e arroccata nei suoi confini; sono l'autonomia e la responsabilità per rimediare all'ingerenza esterna che toglieva fiato alla visione strategica necessaria; sono l'innovazione e l'apertura alle nuove sfide, contro un approccio conservatore, adagiato su rendite di posizione che possono solo condurre l'azienda al declino. A qualcuno questi sembrano dei dettagli; qualcuno ha definito questa riforma un topolino. Per noi, invece, sono forma e sostanza, perché serve una nuova architettura per rendere possibili i cambiamenti.
  Tra i punti qualificanti della riforma, è stato molto discusso quello dell'amministratore delegato, ma la prima condizione per valorizzare il ruolo competitivo della RAI è quella di dotarla di una guida chiara, riconosciuta, trasparente, efficiente, responsabilizzata. Un capo azienda che sia in grado di prendere le decisioni e di essere chiamato a risponderne. Serve una guida manageriale vera e non una figura politico-burocratica. L'amministratore delegato nomina i dirigenti, per le direzioni editoriali ha il parere vincolante del CdA e può firmare contratti fino a 10 milioni di euro con la massima autonomia sulla gestione economica. È una figura, dunque, sì, che ha maggiore libertà di azione, ma ha su di sé onori e oneri: più potere, ma anche più doveri. Ricordiamo, inoltre, che l'amministratore delegato deve essere votato dal CdA, che a sua volta lo può sfiduciare. È un'idea di direzione che per noi risponde ad un criterio di responsabilità. E noi sappiamo quanto questo Paese abbia bisogno di prendersi delle responsabilità. Non serve un Parlamento che nomini i politici nel consiglio di amministrazione della RAI, ma serve un Parlamento, invece, che svolga la sua funzione, che è quella di garanzia e di controllo, con la Commissione di vigilanza che riscopra il suo alto ruolo di indirizzo democratico nei confronti dell'azienda. Ci sarà un presidente di garanzia, che vigilerà sul pluralismo richiesto all'azienda come concessionaria di un servizio, come ricordiamo, essendo per noi fondamentale, pubblico. E ci saranno sette membri del CdA, non più sottoposti agli equilibri dei partiti in Commissione di vigilanza, ma espressione della politica nel suo più alto momento, ossia espressione della Camera e del Senato, del Governo che si assume direttamente la responsabilità di partecipare all'orientamento dell'azienda e dell'assemblea dei dipendenti i quali diventano così protagonisti della guida della RAI.
  Circa la nomina parlamentare dei membri del CdA – ne abbiamo sentito molto parlare in questi giorni – due alla Camera e due al Senato, questa norma per noi risponde all'obiettivo democratico rispettando i dettami della Corte costituzionale. A chi ci dice: fuori la politica, noi rispondiamo: dentro la democrazia ! E la democrazia per noi è rappresentata dalle nostre istituzioni, sempre e non a fasi alterne. Sulla funzione del CdA: Il CdA ritrova la sua funzione di guida strategica e plurale: approva il piano industriale, il piano editoriale, il preventivo di spesa e gli investimenti superiori ai 10 milioni di euro. La legge interviene anche sulle caratteristiche dei consiglieri, che devono essere scelti secondo molti criteri tra i quali la rappresentanza di genere, il pluralismo culturale e – aspettando la creazione di un fantomatico bollino di qualità perfetto e incontornabile che qualcuno vorrebbe trovare (sempre naturalmente per gli altri) questi per noi rappresentano valori veri come quelli della competenza professionale, come l'assenza di incarico politico-amministrativo negli anni precedenti con tutta una serie di incompatibilità e impossibilità ad essere nominati. Questo dispiacerà molto a Gasparri e alla sua parte politica che sono campioni del conflitto di interessi. Insomma non avremmo più casi del tipo «strutture delta» quando – lo ricordiamo bene – una dirigente RAI manipolò la programmazione per fare un piacere ad un'azienda concorrente. Ma a proposito di conflitto di interessi ne abbiamo sentito parlare a vanvera e purtroppo @pagina=0118@copiosamente in questi giorni in aula, a sproposito, da chi lo vive non appena arriva a qualsiasi grado di amministrazione. Il MoVimento 5 Stelle lo conosce benissimo visto che lo esercita alla prima buona occasione, ma qualsiasi buona prima occasione. Pensiamo alla regione Liguria dove la nomina del commercialista di Grillo non si è fatta attendere, ma pensiamo anche al sindaco di Pomezia che mette in giunta la sua compagna, alla parentopoli varia ed eventuale della sindaca di Quarto che mette come primo fornitore del suo comune il marito e la sua tipografia, alla senatrice Lezzi che assume la figlia del compagno perché così fan tutti. No, così non fanno tutti, così lo fate voi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
  E poi la vigilanza: la vigilanza, con questo disegno di legge, torna a fare la vigilanza e recupera i ruoli di indirizzo generale e di vigilanza. Nello spirito con cui nacque quella straordinaria riforma del 1975 che aprì la RAI ad una nuova creatività e al pluralismo.
  Vengo brevemente alle deleghe del Governo: abbiamo di fronte un percorso complesso (rinnovo della governance, riforma del canone, contratto di servizio e la scadenza della concessione ventennale). Il Governo è delegato ad adottare entro un anno dall'entrata in vigore della legge un piano di semplificazione dell'assetto normativo che ridefinisca i compiti del servizio pubblico tenendo conto dell'innovazione tecnologica. A chi ci accusa di scarsa meritorietà e scarsa trasparenza nel reclutamento di collaboratori e dipendenti vogliamo ricordare che solo pochi giorni fa si è concluso il concorso per la selezione di cento giornalisti RAI. Ebbene l'ultima volta si era svolto venticinque anni fa e poi mai più. Lo dico a beneficio di chi ha parlato in quest'aula: lo dico ai colleghi di SEL e anche della Lega. Siamo in ritardo ed è vero c’è molto da fare ma di questo vogliamo anche ringraziare chi come Forza Italia ci ha consegnato un'eredità che oggi non ci consente di procedere al passo che vorremmo. Ci riferiamo nel dettaglio all'infausta gestione del passaggio tra analogico e digitale a causa del quale oggi paghiamo i problemi dello spettro frequenziale e quindi allo sviluppo delle nuove tecnologie.
  E poi ci sono quelli che predicano l'evasione del canone RAI: i leader di Lega e MoVimento 5 Stelle, Salvini e Grillo.
  Che dopo averci ubriacato in questi giorni e non solo di inviti ed appelli alla morigeratezza dei costi e alla trasparenza e all'efficienza applaudono e incitano all'evasione del canone, perché la volta buona sarà sempre la prossima.
  A noi non pare accettabile questo ragionamento di chi pensa che il canone si potrà pagare solo nel momento in cui la RAI sarà perfetta e sanata. Tanto per iniziare, non si capisce con quali risorse potrà arrivare a questa perfezione vagheggiata o vaneggiata. Non cederemo a queste logiche ipocrite e dannose.
  Che cosa deve fare la RAI velocemente ed in sintesi. La RAI deve parlare un linguaggio per tutti, emozionando, coinvolgendo e informando. La RAI deve fare cultura ma deve dialogare con la scuola, perché se c’è un settore che ha visto mancare il servizio pubblico è proprio quello educativo.
  Il servizio pubblico deve ridefinire la propria strategia editoriale, mi avvio alla conclusione, signora Presidente, dicendo più che una conclusione una premessa: noi crediamo nel servizio pubblica ma ci crediamo talmente tanto che questa riforma della governance non è che il primo passo.
  Nel disegno di legge di stabilità ci sarà la riforma del canone per garantire alla RAI la certezza delle risorse e poi a maggio il rinnovo della concessione Stato-RAI, che non durerà per sempre, lo dico all'onorevole Caparini, ma durerà per dieci anni. Allora, noi siamo qui ad esprimere il voto favorevole del Partito Democratico, perché tra chi continua a dipingere il quadro come irrecuperabile, facendo caricature folcloristiche, salutando la lottizzazione come insuperabile ostacolo e chi scorda le proprie gravi responsabilità, noi siamo qui per scrivere una nuova @pagina=0119@storia possibile, quella che meritano l'Italia, i cittadini e la RAI che non rinunceremo a vedere tornare ad essere la prima impresa culturale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PAGINA: 0119

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI, Presidente della VII Commissione. Grazie Presidente, alla conclusione dell'esame del provvedimento di riforma della RAI voglio ringraziare, anche a nome del presidente Meta, i membri delle due Commissioni congiunte, Cultura e Trasporti, il sottosegretario Giacomelli, i relatori di maggioranza e di minoranza e gli uffici che ci hanno supportato nel lavoro di Commissione e di Aula, consentendoci un lavoro equilibrato, Presidente, e che noi riteniamo, anche, un lavoro proficuo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PAGINA: 0026

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara assorbite le abbinate proposte di legge.

PAGINA: 0119

  Dichiaro così assorbite le proposte di legge n. 420, 2846, 2922, 2924, 2931 e 2942.

PAGINA: 0027

Seguito della discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 146 del 2015: Misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione (A.C. 3315-A). (Vedi RS)

PAGINA: 0119

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 20 settembre 2015, n. 146, recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione (3315-A) (ore 19,27).

PAGINA: 0028

(Esame dell'articolo unico) (Vedi RS)

PAGINA: 0120

(Esame dell'articolo unico – A.C. 3315-A)

PAGINA: 0028

  PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che la Commissione ha presentato l'articolo premissivo 01.200. Dà quindi conto delle proposte emendative dichiarate inammissibili dalla Presidenza.
Ricorda infine che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo fermo restando l'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. I deputati del gruppo Misto Fassina e Gregori sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

PAGINA: 0120

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 3315-A) nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3315-A) e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3315-A).
  Avverto che la Commissione ha presentato il subemendamento 0.1.200 che è in distribuzione.
  Avverto che le Commissioni Affari costituzionali e Bilancio hanno espresso i prescritti pareri, (Vedi l'allegato A – A.C. 3315-A) che sono in distribuzione.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in Commissione: Polverini 1.63, 1.62, 1.67, 1.66, 1.65, 1.64, 1.68, 1.69, 1.70, 1.71, 1.72, 1.73, 1.74, 1.75, 1.76, 1.77 e 1.78; Simonetti 1.31; Pizzolante 1.79; Chimienti 1.04, 1.06 e 1.07; Ciprini 1.05 e 1.08.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, i deputati Fassina e Gregori, del gruppo Misto, sono stati invitati a segnalare, rispettivamente, l'emendamento da porre in votazione.
  Avverto che fuori della seduta sono stati ritirati dalla presentatrice gli emendamenti da Polverini 1.34, a pagina 4 del fascicolo, a Polverini 1.56, a pagina 8 del fascicolo; tutti quelli che ci sono in queste pagine.
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito le relatrici e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti segnalati per la votazione. Cominciamo con la relatrice per la maggioranza. Prego, relatrice Rotta.

PAGINA: 0028

  ALESSIA ROTTA (PD) (Vedi RS), Relatrice per la maggioranza. Esprime il parere per la maggioranza sulle proposte emendative presentate.

PAGINA: 0120

  ALESSIA ROTTA, Relatrice per la maggioranza. Presidente, il parere è favorevole sull'emendamento 01.200 della Commissione, per il resto, su tutti gli altri emendamenti, vi è un invito ritiro, altrimenti parere contrario.

PAGINA: 0028

  SILVIA CHIMIENTI (M5S) (Vedi RS), Relatrice di minoranza. Esprime il parere di minoranza sulle proposte emendative presentate.

PAGINA: 0120

  SILVIA CHIMIENTI, Relatrice di minoranza. Presidente, sull'emendamento 01.200 della Commissione mi rimetto all'Assemblea. Sugli emendamenti Airaudo 1.22 e gli identici Ciprini 1.1, Placido 1.23 e Polverini 1.25 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Cominardi 1.11, Tripiedi 1.3, Cominardi 1.4 e Fassina 1.127 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Simonetti 1.26 e Polverini 1.33, 1.57, 1.60, 1.58 e 1.59 il parere è contrario. Sugli emendamenti Chimienti 1.16, 1.100, 1.6, 1.7, 1.105, 1.103, 1.5 e 1.101 il parere è favorevole. Ritiro il mio emendamento Chimienti 1.104. Poi, sugli emendamenti Ciprini 1.13, Luigi Gallo, 1.15, Tripiedi 1.14 e Chimienti 1.8 il parere è favorevole. Sull'emendamento Simonetti 1.29 il parere è contrario. Sull'emendamento Simone Valente 1.12 il parere è favorevole.

PAGINA: 0028

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. (Vedi RS) Concorda con il parere della relatrice per la maggioranza.

PAGINA: 0120

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signora Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza.

PAGINA: 0028

  Interviene il deputato WALTER RIZZETTO (Misto-AL) (Vedi RS), cui rende precisazioni la PRESIDENTE (Vedi RS).

PAGINA: 0121

  WALTER RIZZETTO. Signora Presidente, chiedo scusa ma non ho capito, per l'articolo 1, il parere della relatrice di minoranza sull'articolo aggiuntivo Chimienti 1.04.

PAGINA: 0121

  PRESIDENTE. Questo articolo aggiuntivo è stato dichiarato inammissibile, quindi non abbiamo chiesto i pareri.

PAGINA: 0028

  PRESIDENTE (Vedi RS). Secondo le intese intercorse, rinvia il seguito del dibattito alla seduta di domani.

PAGINA: 0121

  PRESIDENTE. Quelli che non ho citato sono inammissibili; oppure non segnalati, evidentemente.
  Secondo le intese intercorse tra i gruppi, a questo punto interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9.

PAGINA: 0029

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo. (Vedi RS)

PAGINA: 0121

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,35).

PAGINA: 0029

  Intervengono sull'ordine dei lavori i deputati DONATELLA DURANTI (SEL) (Vedi RS), IRENE MANZI (PD) (Vedi RS), cui rende precisazioni la PRESIDENTE (Vedi RS), EMANUELE PRATAVIERA (Misto) (Vedi RS), ALESSANDRO DI BATTISTA (M5S) (Vedi RS), GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE (PD) (Vedi RS), ALESSIO MATTIA VILLAROSA (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni la PRESIDENTE (Vedi RS), MIRELLA LIUZZI (M5S) (Vedi RS) e MAURO PILI (Misto) (Vedi RS), che sollecita anche la risposta ad un suo atto di sindacato ispettivo, nonché, per sollecitare la risposta a propri atti di sindacato ispettivo, i deputati FEDERICO D'INCÀ (M5S) (Vedi RS), SIMONE VALENTE (M5S) (Vedi RS) e GIANLUCA VACCA (M5S) (Vedi RS).

PAGINA: 0121

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, ieri è venuto a mancare all'affetto dei suoi cari e di tutti coloro che l'hanno conosciuto il presidente dell'associazione Assodipro, Emilio Ammiraglia. Emilio Ammiraglia era un militare dell'aeronautica in pensione, è stato consigliere comunale; e dal 2003 ricopriva il ruolo di presidente dell'associazione Assodipro, spendendosi per il riconoscimento dei diritti costituzionali dei militari, a cominciare da quelli della libertà e delle tutele sindacali.
  Ho conosciuto Emilio Ammiraglia e il suo prezioso lavoro durante lo svolgimento della mia attività in Commissione difesa: ne ho apprezzato le capacità, il rigore e la passione che metteva nelle cose che faceva. Era persona perbene, Emilio Ammiraglia, che ha profuso il suo impegno in tutti gli ambiti, sociale e politico-amministrativo, ma soprattutto per il rispetto della Costituzione; in particolare di quell'articolo 52 che recita: «L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica». Voglio ricordare che se i militari possono iscriversi ad un partito politico lo devono alle battaglie di Emilio Ammiraglia.
  Per tutto ciò in queste ore molti lo ricordano come un combattente per i diritti. Da qui, questa sera, lo voglio ringraziare per tutto quello che ha fatto; e mi stringo in questo momento di lutto ai suoi familiari, e a chi ha condiviso con lui l'impegno dell'associazione che egli presiedeva (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PAGINA: 0121

  IRENE MANZI. Signora Presidente, proprio in queste ore, in cui stavamo approvando la riforma della RAI, ci ha lasciato uno dei volti più popolari dell'informazione pubblica radiotelevisiva: sto parlando della giornalista Maria Grazia Capulli.
  Nata 55 anni fa a Macerata, Maria Grazia Capulli è stata per anni uno dei volti più noti dell'informazione radiotelevisiva nazionale, capace di entrare con garbo, serietà, eleganza e professionalità nelle case degli italiani. «Un volto amico e rassicurante, solare, luminosa, intelligente e sensibile»: sono queste le parole che ricorrono costantemente in queste ore per ricordarla, da parte di tanti colleghi. Una professionista amata e ricordata, tanto a livello nazionale quanto a livello locale dalle tante associazioni, dalle istituzioni, dai colleghi che in questi anni hanno collaborato con lei; ricordata @pagina=0122@per la sua estrema sensibilità, per la disponibilità e l'attenzione costante verso gli altri. Il suo motto era una frase di Gandhi: «Sii tu il cambiamento che vorresti vedere nel mondo».
  In un'epoca di giornalismo spesso urlato e sopra le righe, quel garbo era la dimostrazione concreta che il cambiamento si può imporre attraverso il proprio comportamento, che un altro modo di raccontare le vicende della cronaca quotidiana è possibile senza urlato sensazionalismo, ma con cultura e professionalità. Una cultura e professionalità unita ad un sorriso luminoso e solare che da oggi mancheranno all'informazione radiotelevisiva e a cui mi auguro i suoi colleghi continueranno ad ispirarsi nel loro lavoro quotidiano per continuare a portare, come lei stessa sperava, un cambiamento concreto nel mondo (Applausi).

PAGINA: 0122

  PRESIDENTE. Deputata Manzi, la ringrazio per aver fatto questo ricordo di Maria Grazia, io stessa sarò ai suoi funerali, grazie ancora per averla ricordata.

PAGINA: 0122

  EMANUELE PRATAVIERA. Grazie, Presidente. Oggi e domani ricorre il 149o anniversario del referendum per l'annessione del Veneto all'Italia. Alla sua sinistra vi è una targa che ricorda come in quella occasione si sia tenuto un plebiscito, ma non fu così. La storia la scrive chi vince, e anche in questo caso è successo così. Infatti, nei libri di storia si può leggere: «tutto si svolse tra mirabile ordine e fra universali manifestazioni di gioia. I voti furono 641.758 per il Sì, 69 per il No e 275 voti nulli». La verità, ben nascosta dallo Stato italiano per un secolo e mezzo, è un'altra. Il voto non fu segreto e anzi fu sotto evidente pressione militare ! Per questo, nonostante i libri abbiano ben nascosto come sono andati veramente i fatti, oltre a più di mille anni di storia veneta, la memoria collettiva non ha dimenticato, come ha tra l'altro dimostrato il recente successo cinematografico veneto «Il Leone di vetro». Non solo perché in tutta Europa soffia forte la richiesta di emancipazione dei popoli, ma anche perché lo Stato italiano continua ad occuparsi prepotentemente, seppure siano trascorsi 149 anni, della questione veneta mai chiusa. Infatti, è notizia di pochi giorni fa che con l'accusa di terrorismo sono stati rinviati a giudizio 50 veneti colpevoli di aver tentato di trasformare una ruspa in copia più grande del tanko del 1996 che avrebbero portato in piazza in occasione della festa del 25 aprile, che in Veneto viene principalmente celebrata come San Marco, santo patrono del Veneto.
  Presidente, intervengo con queste argomentazioni per ricordare come questi giorni di autunno di 149 anni fa non siano affatto dimenticati in Veneto, ma anzi siano più vivi che mai. Viva San Marco (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera) !

PAGINA: 0122

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente Boldrini, se ricorda qualche mese nel corso di una seduta da lei presieduta denunciai il caso del sottosegretario Barracciu, all'epoca soltanto indagata, per una questione legata appunto al peculato, all'appropriazione per scopi privati di denaro pubblico. Oggi il sottosegretario alla cultura si è dimessa perché rinviata a giudizio e pare che il Premier non eletto da nessuno abbia dichiarato che un rinvio a giudizio è più grave di un avviso di garanzia. Ma è lo stesso Premier che sta difendendo De Luca che, al contrario, è stato condannato in primo grado ? È lo stesso Premier che dichiara che Verdini non è il mostro di Lochness, perché evidentemente gli interessa il suo voto, Verdini che è stato rinviato a giudizio cinque @pagina=0123@volte anche per corruzione e bancarotta fraudolenta ? O è lo stesso Premier che per avere i voti del Nuovo Centro Destra ha salvato Azzolini dall'arresto ?
  Ora, Presidente, io mi rivolgo ai cittadini italiani; da parte del Partito Democratico arriveranno attacchi di ogni tipo perché sanno che se dovessero perdere Roma e se il Movimento 5 Stelle dovesse mettere davvero mano a quelli che sono i bilanci, le determine, le delibere e scoprire tutto il marcio che loro hanno fatto a Roma, evidentemente scricchiolerebbe anche il Governo. Assisteremo quindi ad una campagna diffamatoria da parte del Partito Democratico sul Movimento 5 Stelle. Di fronte a queste nefandezze, questi arrestati, questi indagati, queste persone che si sono dimesse ricordiamo ai cittadini italiani che forse l'onestà non sarà la condizione sufficiente, ma è davvero necessaria per dare un po’ di aria fresca a questo Paese così martoriato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAGINA: 0123

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signora Presidente, quella di oggi è stata una giornata molto critica per diverse comunità siciliane dal punto di vista meteorologico. In modo particolare nella provincia di Catania ci sono state delle piogge alluvionali che hanno creato molti danni alla rete viaria urbana ed extra-urbana ma anche alle abitazioni e nelle campagne la produzione è stata totalmente messa in difficoltà, anzi, anche le piantagioni sono state danneggiate. Noi sappiamo che ci sono diverse regioni che hanno avuto problemi dal punto di vista meteorologico, in modo particolare in Irpinia, a Benevento. Abbiamo molto rispetto e solidarietà però chiediamo al Governo di fare un'attenta analisi per verificare quello che si è realizzato in più regioni e chiediamo che ci sia un intervento tempestivo e giusto. Si faccia una ricognizione dei danni e si diano segnali veri alle popolazioni.

PAGINA: 0123

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signora Presidente, semplicemente perché ho sentito prima il collega Scotto richiamare il rispetto della legge semplicemente, niente di più. Lei comunque ha bloccato la discussione perché non era il momento adatto, probabilmente questo è il momento adatto per chiederle di fare più pressioni possibili per avere la legge di stabilità, semplicemente perché proprio a norma di legge la presente legge doveva già essere già disponibile dal 15 ottobre. Sapete tutti che sono arrivate delle slide ma noi non lavoriamo sulle slide perché gli emendamenti li facciamo su un testo di legge, com’è giusto che sia. Quindi le chiederei cortesemente di fare il possibile per cercare di far rispettare semplicemente la legge.

PAGINA: 0123

  PRESIDENTE. Deputato Villarosa, lei sa che la legge è in discussione prima al Senato e poi da noi, dunque diciamo che noi siamo in seconda battuta quest'anno. Comunque, sì, capisco che i tempi sono importanti.

PAGINA: 0124

  MIRELLA LIUZZI. Signora Presidente, oggi abbiamo appreso delle dimissioni del sottosegretario Barracciu, perché rinviata a giudizio. Giustamente le dimissioni sono state un atto di buonsenso secondo il nostro parere ma il Governo Renzi ha sempre glissato sulla questione della moralità. Infatti nello stesso Governo Renzi c’è attualmente un sottosegretario, che è sottosegretario alla sanità, Vito De Filippo, che è attualmente rinviato a giudizio da diversi anni, con la consapevolezza dello stesso Governo Renzi. Lo stesso sottosegretario è stato condannato dalla Corte dei conti a risarcire di 2.641, 52 centesimi per rimborsi elettorali illegittimi.
  Nella sentenza della Corte dei conti c’è scritto che «l'esame dei documenti di spesa – circa 4 mila – ha fatto ritenere provata l'esistenza di un diffuso malcostume da parte dei consiglieri regionali, diretto ad ottenere un illegittimo rimborso di ingiustificate spese, principalmente di vitto ed alloggio».
  Dunque, se comunque c’è una questione di moralità e c’è una linea che questo Governo deve seguire, è anche giusto e corretto che un altro rinviato a giudizio, che siede nel Governo Renzi, debba fare le sue scelte e debba probabilmente seguire l'esempio della Barracciu. Adesso siamo arrivati a definire la Barracciu un esempio da seguire. Siamo veramente alla frutta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

PAGINA: 0124

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Nei mesi scorsi ho denunciato, con un'interrogazione parlamentare poi reiterata, l'aggressione di una ruspa verso il Gigante di Mont'e Prama, con una testa sfregiata, appunto, da una ruspa che opera nel sito più importante, sul piano archeologico, della Sardegna. Non c’è stata nessuna risposta a quella interrogazione e per questo sollecito, appunto, la Presidenza perché possa intervenire sul Governo.
  Stamane, però, ho pubblicato una foto aerea, che riguarda quel sito, dove si vede, in maniera molto chiara, che a distanza di tre mesi la stessa ruspa sta operando all'interno di quel sito archeologico. Come sappiamo, sono stati cacciati via gli archeologi sardi per fare entrare una cooperativa rossa, protetta dal Ministero che sta in tutti i modi cercando di coprire questo misfatto. Credo che sia assolutamente necessario che il Ministero dia risposta su questo punto.
  L'ultima questione riguarda lei, Presidente. La Commissione che è stata istituita sull'uranio impoverito è stata costituita, di fatto, ma non comunicata. Bisogna sapere per quale ragione ancora questa Commissione non si è insediata e perché non ha potuto ancora iniziare i suoi lavori. Stiamo parlando di una situazione gravissima, che ha messo a repentaglio la vita e la salute di tantissimi militari. È indispensabile che il Parlamento metta mano a quella vicenda e quella Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito possa iniziare finalmente a lavorare di fronte all'arroganza di molti.

PAGINA: 0124

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. A seguito del decreto ministeriale del 1o luglio 2014, il Governo ha deciso di modificare in maniera sconsiderata – definisco io – i criteri di assegnazione dei fondi del FUS, il Fondo unico per lo spettacolo, un Fondo che finanzia da anni le attività teatrali, della musica, circensi e dello spettacolo in generale.
  Ebbene, questi criteri, però, hanno influito in maniera estremamente negativa sul bilancio e sulla programmazione di tantissime istituzioni culturali, soprattutto sulla programmazione perché molti teatri hanno già fatto la programmazione e solo @pagina=0125@poco tempo dopo hanno saputo che riceveranno meno fondi. Questo è il caso del Teatro dell'Opera Giocosa del mio comune, Savona, dove appunto questo teatro, dopo aver fatto la storia in Liguria ma anche a livello nazionale, essendo l'unico teatro di tradizione ligure, si troverà, l'anno prossimo, una decurtazione di moltissimi fondi.
  Dico questo perché la situazione, dal punto di vista economico, la conosciamo. C’è una difficoltà sicuramente nel reperire fondi privati ma soprattutto dalle istituzioni, dagli enti locali, dal comune, dalla regione e dalla provincia – non ne parliamo neanche –, per cui questo potrà creare seri problemi in futuro.
  Io voglio fare un appello al Governo, in primis per rispondere all'accesso agli atti che hanno fatto tutte le istituzioni culturali, come l'Opera Giocosa, per avere i verbali delle commissioni giudicanti del Ministero e, quindi, per capire in che modo siano stati assegnati questi criteri.
  Il secondo punto è quello di rispondermi il prima possibile, per fare avere questi documenti e renderli pubblici.
  Il terzo è di rispondere alle interrogazioni parlamentari. Io ne ho presentate due, che ricordo: la 5-06646 e la 5-06682...

PAGINA: 0125

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Anche io intervengo per fare un sollecito di alcune interrogazioni ancora senza risposta, però, essendo la lista molto lunga – penso una sessantina di interrogazioni –, credo che sia meglio che consegni la lista agli uffici, in modo che possano, poi, direttamente inserire il numero delle interrogazioni e sollecitarle direttamente, senza che legga tutta quanta la lista.

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Ordine del giorno della seduta di domani. (Vedi RS)

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Ordine del giorno della seduta di domani.

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  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica l'ordine del giorno della seduta di domani:

PAGINA: 0125

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

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  La seduta termina alle 19,55.