PAGINA: 0001 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
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PAGINA: 0001 La seduta comincia alle 10.
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PAGINA: 0001 Missioni. (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 Missioni.
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PAGINA: 0001 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono cento.
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PAGINA: 0001 PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Bonavitacola, Brambilla, Capezzone, D'Ambrosio, De Menech, Del Grosso, Epifani, Faraone, Ferrara, Formisano, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Ginefra, Meta, Schullian, Sereni, Tofalo, Villecco Calipari, Vitelli e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
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PAGINA: 0001 Sull'ordine dei lavori. (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 Sull'ordine dei lavori (ore 10,05).
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PAGINA: 0001 FABRIZIO CICCHITTO (NCD) (Vedi RS). Ricorda la figura di Renato Venditti, recentemente scomparso, di cui ripercorre la lunga e prestigiosa carriera di giornalista parlamentare.
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PAGINA: 0001 FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, reputo mio dovere morale ricordare in quest'Aula Renato Venditti, che è stato contemporaneamente un grande giornalista politico-parlamentare e un comunista. Con lui per una vita ho discusso, litigato, scherzato. Egli ha rappresentato, come giornalista parlamentare, per tanti anni, un punto di riferimento nel dibattito politico.
Era una di quelle persone che univano insieme la passione per il giornalismo e la passione per la politica. Batteva (come si suol dire) il marciapiede, qua intorno a questa Aula, raccoglieva le indiscrezioni, ma non le raccoglieva in una chiave di gossip, le raccoglieva per la battaglia politica. Come molti comunisti aveva due facce: era ortodosso nel rapporto e nel confronto con gli altri, con gli avversari, era eterodosso all'interno del suo partito e del suo giornale. Quindi era insieme punto di riferimento positivo e polemico per tutti noi. Quante volte io ho litigato con Renato per le cose che scriveva, per l'interpretazione opposte che davamo, ma, al fondo, era una grande personalità che è giusto ricordare non solo fuori da quest'Aula, ma anche in quest'Aula, perché nel Parlamento egli ha speso una parte cospicua della sua vita e lo ha fatto con una grande passione politica, con una grande capacità di ironia e di autoironia.
Parliamo di vicende e di storie che risalgono a qualche secolo fa, diciamo così, ma che hanno sempre un grande rilievo. Avendo tante volte discusso e contestato sul terreno politico le cose che Renato Venditti scriveva, ho ritenuto mio dovere morale ricordarlo in quest'Aula.
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PAGINA: 0001 Svolgimento di interpellanze e interrogazioni. (Vedi RS)
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PAGINA: 0002 Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 10,08).
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PAGINA: 0001 UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione Iacono n. 3-00881 (Vedi All. A), sulle iniziative volte a velocizzare l'iter burocratico relativo alla ricostruzione del ponte sul fiume Verdura nel territorio di Ribera (Agrigento).
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PAGINA: 0002 UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Il ponte Verdura si trova sulla strada statale 115 «Sud Occidentale Sicula», al km 136.000, tra i comuni di Caltabellotta e Ribera nella provincia di Agrigento.
Per quanto riferisce ANAS, in seguito al crollo avvenuto il 2 febbraio 2013, si è prontamente attivata ripristinando, il successivo 23 marzo, la circolazione a senso unico alternato sulla statale 115; il 13 maggio il tratto in questione è stato poi aperto al transito in entrambi i sensi di marcia, mediante l'esecuzione di un'opera provvisoria, in attesa della realizzazione del nuovo ponte.
Nella Conferenza dei servizi convocata dalla Prefettura di Agrigento, la stessa ANAS ha predisposto e concordato con gli enti interessati un protocollo di gestione dell'emergenza idraulica, tuttora in vigore, che prevede cinque livelli di allerta in relazione all'entità della portata raggiunta dal fiume Verdura, definiti in relazione al deflusso delle acque.
Quindi, sulla struttura del ponte provvisorio è stato realizzato un duplice sistema di monitoraggio: il primo si basa sul rilevamento dei tiranti idrici dell'asta fluviale che, utilizzando un'apparecchiatura di trasmissione dati in tempo reale, permette di conoscere costantemente le quote del tirante idrico e di prevenire il rischio idraulico; il secondo, invece, consente il monitoraggio topografico degli spostamenti plano-altimetrici dell'opera provvisionale tramite una stazione robotizzata a controllo remoto.
Grazie a tali sistemi, l'ANAS, anche in presenza di eventi atmosferici avversi, come le forti piogge, assicura di aver garantito il transito sull'infrastruttura in condizioni di assoluta sicurezza. Solo il 22 febbraio scorso, a causa della crescente portata idraulica del fiume Verdura, è stata disposta, a titolo precauzionale, una breve interruzione della circolazione veicolare.
Quanto al progetto per la nuova costruzione del ponte sul fiume Verdura, ANAS informa che il medesimo è stato completato in data 17 dicembre 2014 e il successivo 22 dicembre è stato pubblicato il relativo bando, utilizzando le risorse rese disponibili dal decreto legge n. 133 del 2014, cosiddetto «sblocca Italia». Circa la gara per la nuova costruzione del ponte Verdura, esperita lo scorso mese di marzo, si è in fase di esame delle offerte anomale. Si procederà, successivamente, all'aggiudicazione definitiva ed efficace e alla consegna dei relativi lavori.
Infine, quanto ai ritardi nei lavori di ricostruzione del ponte, segnalo che il protrarsi dei tempi di approvazione del progetto esecutivo è stato causato, principalmente, dai ritardi nel rilascio degli atti autorizzativi da parte degli enti regionali competenti. L'importo dell'investimento è pari a euro 10.865.677,27.
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PAGINA: 0002 MARIA IACONO (PD) (Vedi RS). Si dichiara soddisfatta della risposta, pur ribadendo l'importanza di ripristinare quanto prima la normale viabilità nelle aeree interessate dal crollo del ponte citato nell'interrogazione, di cui richiama l'importanza strategica.
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PAGINA: 0002 MARIA IACONO. Grazie Presidente, sì, sono soddisfatta anche se ho la necessità, @pagina=0003@sottosegretario e Presidente, di sottolineare alcune delle questioni che riguardano la centralità di questo ponte. Il crollo del ponte Verdura ha determinato, in questi due anni, un autentico tsunami alla già povera economia di un intero territorio, costituita prevalentemente da imprese agricole e commerciali a dir poco massacrate dall'improvvisa assenza di alternative viarie di collegamento con la provincia e con il resto della Sicilia.
Il ponte, come ricordava il sottosegretario, si trova sulla statale 115 che è l'unica arteria di collegamento della provincia di Agrigento con il resto dell'isola e tale episodio ha reso, di fatto, impraticabile tale collegamento, tagliando l'intero comprensorio territoriale fuori dal contesto economico siciliano e dunque nazionale. I danni al tessuto produttivo sono stati e continuano ad essere incalcolabili, perché questo fenomeno è stato acuito da una crisi devastante. È cresciuto il conflitto sociale, perché sull'onda dell'esasperazione sociale determinata dalle conseguenze economiche di questa vicenda sono nati innumerevoli comitati civici e movimenti spontanei i quali hanno giustamente alzato la voce e manifestato l'indignazione dell'opinione pubblica contro i ritardi della burocrazia. Ritardi che sono diventati, mi permetto di dire, quasi un'odissea che si è conclusa, come qui si ricordava, con la consegna del progetto esecutivo, a dicembre.
Ora io mi auguro che a questo punto dello stato dell'arte della vicenda ci si possa in qualche modo trovare in una fase assolutamente decisiva e cruciale imponendo la massima attenzione da parte del Governo nazionale. Dalla realizzazione di questo nuovo pronte e dalla programmazione di altre importanti opere viarie passa lo sviluppo economico di un intero territorio che ha straordinarie potenzialità, non soltanto agricole, ma anche turistiche, ma che da troppo tempo è inevitabilmente condannato alla marginalità più assoluta, proprio e anche a causa di una rete di collegamenti vetusti e fatiscenti che non possono, in alcun modo, supportare le legittime ambizioni di crescita e di sviluppo delle comunità interessate.
In tal senso sono assolutamente d'accordo con le recenti riflessioni del neo Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il quale ha voluto apertamente evidenziare come l'obiettivo centrale del Governo sia quello di dare impulso e priorità assoluta alle opere pubbliche più strategiche per fare ripartire lo sviluppo del Paese, mettendo da canto le opere faraoniche, con l'evidente obiettivo di fare ripartire tanti cantieri senza corruzione e rispettando i costi.
La Sicilia e la provincia di Agrigento costituiscono la plastica rappresentazione di un contesto territoriale dove la realizzazione di tante piccole ma strategiche opere possono determinare un oggettivo miglioramento della rete dei trasporti e dei collegamenti interni con il resto del Paese, accorciando in tal modo la distanza attualmente esistente tra l'economia isolana e i mercati nazionali ed internazionali, offrendo a quanti sanno e vogliono investire sulla Sicilia condizioni infrastrutturali tali da poter essere competitivi in Italia, in Europa e nel mondo. Ma la nostra rete stradale e autostradale di collegamento fra le varie province siciliane versa complessivamente in uno stato gravissimo di abbandono. Il crollo di questi giorni di uno dei piloni del viadotto dell'autostrada A19, che collega Palermo a Catania, è il segno emblematico di come la Sicilia in questo momento sia stata divisa in due. Credo si imponga una riflessione davvero fondamentale, importante. Voglio sottolineare ancora che ovviamente si tratta di crolli che hanno interessato tutto il territorio ma, ripeto, quello che è successo, a partire dalla provincia di Agrigento, la dice lunga sullo stato della nostra viabilità. Per questo penso che, in una terra dove ponti e viadotti cadono con una facilità disarmante ed inquietante, come fossero tessere di un domino, il Governo del Paese ha il dovere di dire una parola di chiarezza ed assumere iniziative finalmente concrete ed immediate, a tutela e salvaguardia di popolazioni stanche di essere @pagina=0004@considerate comunità di serie B. Quindi, con scelte giuste, avendo sviluppato una visione politica lungimirante e coraggiosa, la Sicilia potrebbe diventare davvero quella che Romano Prodi sognava come la California del Mediterraneo.
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PAGINA: 0002 UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione Causin n. 3-01064 (Vedi All. A), concernente chiarimenti in merito al cambio di incarico del capitano di fregata Gregorio De Falco.
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PAGINA: 0004 UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Con riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti, sono state assunte precise informazioni presso il Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto. Per offrire un quadro completo del contesto nel quale si è sviluppata la determinazione assunta nei confronti del capitano di fregata De Falco, il Comando generale evidenzia che, a conclusione dell'anno 2014, ha originato tra i 250 e i 300 ordini di trasferimento o di avvicendamento negli incarichi; ciò su un totale di 1.200 ufficiali in organico.
Peraltro, tale entità di provvedimenti è attualmente limitata dai vincoli di bilancio propri del processo di riduzione della spesa, a discapito di un più adeguato avvicendamento, funzionale anche all'arricchimento professionale del personale. Per tre importanti direzioni marittime (Napoli, Pescara e Livorno), nel 2014 sono stati disposti, rispettivamente, 23 a Napoli, 27 a Pescara e 19 a Livorno, cambi di incarico e trasferimenti. Su base nazionale, nell'ultimo quinquennio si sono registrati, per gli ufficiali, poco meno di 900 avvicendamenti, con una media annua di circa 180 trasferimenti e o cambi di incarico. I fattori che inducono a tali determinazioni sono legati a più esigenze che interagiscono per il migliore impiego delle risorse umane, ai fini di un ottimale assetto organizzativo: l'equilibrata distribuzione nelle dotazioni organiche degli uffici, vincolate ad apposite tabelle approvate dal Ministero della difesa; la funzionalità delle articolazioni del Corpo, per i servizi che è chiamato a garantire per il bene comune; la distribuzione dei trasferimenti e degli incarichi in relazione alle dinamiche proprie dello sviluppo di carriera del personale, che, per lo status militare rivestito, è di per sé soggetto a una mobilità più marcata di altri comparti dell'amministrazione pubblica.
Con mirato riferimento alla vicenda in esame, è opportuno precisare che, nelle proprie schede annuali di aspirazione, l'ufficiale ha manifestato dal 2005 in poi, con la sola eccezione del 2007, il desiderio di permanere nella sede cui è assegnato, vale a dire Livorno.
Inoltre, nel 2011, tra gli incarichi ai quali indica di aspirare, il comandante De Falco colloca anche quello di capo ufficio studi di direzione marittima: proprio l'incarico di carattere amministrativo oggi assegnatogli, benché riferito, allora, alla sede di Genova. Il mantenimento dell'ufficiale nella sede di Livorno è stato determinato anche dall'esigenza di assicurare all'amministrazione della giustizia la possibilità di continuare ad avvalersi del contributo del comandante De Falco nelle attività di inchiesta a seguito del «sinistro Concordia». Il successivo cambio di incarico nasce, dunque, dall'esigenza di una rimodulazione degli incarichi della Direzione marittima di Livorno, al pari di ciò che avviene presso tutti gli uffici marittimi e tutte le realtà militari. In conclusione, il disposto avvicendamento dell'incarico rientra nelle ordinarie e fisiologiche dinamiche di impiego del personale del Corpo; al momento, non si prevede, pertanto, di riportare il capitano di fregata Gregorio De Falco al suo vecchio ruolo. Ciò anche nella considerazione che la politica gestionale del Corpo non può che riconoscere @pagina=0005@pari dignità e rilevanza tanto agli incarichi operativi quanto ai compiti di carattere amministrativo, che, peraltro, al pari di quelli di ogni altro dipendente pubblico, non possono essere ordinariamente assegnati e mantenuti sine die, ma debbono essere correttamente soggetti ad una periodica turnazione.
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PAGINA: 0002 ANDREA CAUSIN (AP) (Vedi RS). Si dichiara insoddisfatto della risposta, evidenziando l'esistenza di taluni elementi non condivisibili nella vicenda della promozione del capitano De Falco.
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PAGINA: 0005 ANDREA CAUSIN. Signor Presidente, rappresentante del Governo, devo dichiararmi insoddisfatto della risposta. Non che mi attendessi altro, la risposta che mi è stata data è sicuramente puntuale sul piano amministrativo, ma fornisce l'idea che quanto verificatosi è una sostanziale operazione di promoveatur ut amoveatur. Dico ciò perché quanto accaduto nel caso del capitano di fregata Gregorio De Falco, secondo l'opinione pubblica e secondo gli atti processuali della vicenda del disastro e del soccorso della Concordia manifesta, l'esempio di un ufficiale che ha avuto una condotta irreprensibile in un'emergenza che si verificava per la prima volta nel nostro Paese in maniera drammatica, una condotta che, probabilmente, ha consentito di salvare molte vite. Siamo di fronte ad un ufficiale, ad un servitore dello Stato, che ha manifestato una particolare capacità nell'ambito operativo, non soltanto nell'ambito amministrativo. Al di là delle sue manifestazioni, anche nelle schede valutative e nelle dinamiche amministrative interne della Corpo della Marina, è chiaro, da quanto ha dichiarato in varie interviste il comandante De Falco, che non vi è una soddisfazione rispetto al fatto di essere trasferito da un incarico di tipo operativo in cui ha manifestato delle capacità eccelse ad un incarico amministrativo in cui sicuramente può dare meno nel suo compito di servitore dello Stato.
Rimane allora un ulteriore interrogativo al di là della risposta puntuale e circostanziata fornita dal Governo: questa operazione di promoveatur ut amoveatur nasconde un'irritazione per un eccesso di visibilità o qualche problema di eccesso di zelo nella condotta dell'ufficiale durante l'emergenza della Concordia ?
Per tali ragioni mi dichiaro insoddisfatto della risposta all'interrogazione; persone come il comandante De Falco, consentono di salvare ogni anno la vita a diverse persone, e sono molte le storie che non assurgono alla cronaca dei quotidiani, moltissime vicende di salvataggio in mare sia di unità mercantili sia di unità da diporto.
Mi auguro che queste persone che manifestano eccelse capacità nell'ambito operativo e che con grande coraggio affrontano l'emergenza in mare o dirigono le operazioni di soccorso in mare possano essere valorizzate in incarichi operativi e non magari collocate dietro una scrivania.
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PAGINA: 0002 UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione Nizzi n. 3-01083 (Vedi All. A), concernente elementi ed iniziative in merito al servizio navetta (cosiddetto interpista) presso l'aeroporto di Roma Fiumicino.
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PAGINA: 0005 UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, con riferimento ai quesiti posti dall'onorevole interrogante, occorre premettere che i mezzi adibiti al trasporto passeggeri nelle aree air-side, cioè dai gate di imbarco fino alle piazzole di sosta degli aeromobili, rientrano nella gestione delle diverse società di handling con le quali le compagnie aeree stipulano specifici accordi per la fornitura dei necessari servizi. Alle predette società sono affidate anche le attività connesse alla pulizia e all'igiene dei citati mezzi di @pagina=0006@trasporto, sebbene tali servizi siano generalmente oggetto di appalto di diverse imprese di pulizia.
L'attività di verifica dell'efficienza dei mezzi e delle relative manutenzioni è affidata al gestore aeroportuale, nel caso in esame alla società Aeroporti di Roma (AdR), sulla base dell'ordinanza n. 11 del 2006 della locale Direzione aeroportuale dell'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile (ENAC).
Qualora venissero riscontrate anomalie nel funzionamento dei mezzi, il gestore aeroportuale, in ottemperanza alla citata ordinanza, provvede al fermo dei mezzi fino al ripristino delle condizioni di sicurezza, così come previsto dalla vigente normativa in materia.
Inoltre, come riferisce il Ministero dell'interno, le Forze di polizia che operano in ambito aeroportuale, laddove venga riscontrata un'anomalia nell'efficienza dei citati mezzi, procedono alle azioni ritenute necessarie e provvedono al fermo del mezzo fino a che non siano ristabilite le condizioni per la circolazione in sicurezza.
Sempre in ordine alla sicurezza, l'ENAC informa che il gestore aeroportuale – su impulso della citata Direzione aeroportuale, da sempre impegnata nell'attività di sensibilizzazione nei confronti degli operatori aeroportuali per il mantenimento in efficienza dell'intero parco veicoli – ha da tempo avviato un'attività di controllo continuo finalizzata alla verifica dell'efficienza e della presenza della segnaletica esterna sui circa 3000 mezzi che circolano nell'area operativa.
In effetti, nel corso del 2014 tutti i prestatori di servizi di assistenza a terra che svolgono a Fiumicino il servizio di trasporto passeggeri, sono stati invitati ad effettuare, tramite proprie società di manutenzione, un test straordinario aggiuntivo sugli impianti frenanti dei mezzi, avendo cura di farsi rilasciare apposita attestazione di funzionalità. Inoltre, ai citati prestatori è stato richiesto di effettuare un controllo sugli interni dei propri mezzi interpista al fine di verificarne lo stato; tutti i prestatori dunque hanno fornito la prova dell'avvenuta verifica e, ove necessario, dei relativi interventi manutentivi.
Nel quadro delle attività volte al miglioramento del livello e della qualità dei servizi sullo scalo di Fiumicino, questo Ministero, tramite l'ENAC, darà ulteriore impulso affinché le competenti strutture operative sul territorio (la Direzione aeroportuale di Roma-Fiumicino evidentemente, il team ENAC di certificazione dell'aeroporto e la competente struttura di AdR deputata al controllo del parco mezzi circolante) possano assicurare una incisiva e costante opera di monitoraggio della qualità dei mezzi impiegati.
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PAGINA: 0002 SETTIMO NIZZI (FI-PdL) (Vedi RS). Si dichiara parzialmente soddisfatto della risposta, sottolineando il ripetersi di casi di inadeguatezza del servizio di navetta interpista erogato presso l'aeroporto Roma Fiumicino.
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PAGINA: 0006 SETTIMO NIZZI. Signor Presidente, in parte soddisfatto perché giustamente, con riferimento ai principi in base ai quali il Ministero e l'ENAC indicano alla società di gestione Aeroporti di Roma di effettuare quello che dovrebbe essere fatto per il buon funzionamento di questi servizi, niente di opinabile. Certo è però che i passeggeri – io sono un assiduo frequentatore degli aeroporti di Roma e del servizio navetta – spesso si trovano invece a dover essere trasportati in mezzi assolutamente inadeguati. Infatti, quando sei mesi fa presentai l'interrogazione e mandai le foto all'allora Ministro, la situazione di quel mezzo interpista non era sicuramente idonea al trasporto di esseri umani, con tutti i sedili rovinanti, le tappezzerie stracciate, con evidenti parti metalliche spigolose che avrebbero potuto, anche con un sistema frenante idoneo, in seguito ad uno sbandamento, causare danni alle persone.
Allora, mi dico: data la grave crisi nazionale che colpisce anche le aziende di handling e di trasporto interpista e dato che il cittadino o il passeggero paga i diritti portuali per avere un servizio adeguato, penso che un controllo più assiduo e molto più incisivo, con un blocco assoluto e una penalizzazione importante per @pagina=0007@le aziende che svolgono quel servizio, fosse o sia la cosa migliore da fare.
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PAGINA: 0003 UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. (Vedi RS) Risponde all'interrogazione Terzoni n. 3-01239 (Vedi All. A), concernente elementi ed iniziative in ordine al piano di riorganizzazione dell'ENAV ed ai relativi effetti sull'aeroporto Falconara Ancona.
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PAGINA: 0007 UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. In risposta ai quesiti posti dagli onorevoli interroganti, sono state assunte precise informazioni presso l'Ente nazionale di assistenza al volo (ENAV Spa), società che, come noto, fornisce il servizio del controllo del traffico aereo, nonché gli altri servizi essenziali per la navigazione aerea, nei cieli italiani e negli aeroporti civili nazionali, sulla base di contratti di programma e servizio stipulati tra Stato ed ENAV medesima.
Preliminarmente, la società ha evidenziato come – per effetto delle azioni di razionalizzazione ed efficientamento poste in essere sullo scalo di Ancona – non si determinerà alcuna modifica né alcun ridimensionamento del livello dei servizi forniti.
Quanto alle motivazioni poste alla base dello sforzo di efficientamento, ENAV rileva che lo sfavorevole momento congiunturale internazionale ha determinato una consistente flessione del traffico aereo assistito, fenomeno che è risultato particolarmente significativo sugli aeroporti a basso livello di traffico. I flussi e i relativi livelli di unità di servizio su tali aeroporti hanno registrato una flessione del 35 per cento rispetto al 2008, ultimo anno di crescita.
A tale dato congiunturale deve aggiungersi anche il dato strutturale e di contesto se si considera che, in coerenza con le previsioni della normativa comunitaria del «cielo unico europeo», dal 2015 i sistemi aeroportuali dei Paesi membri sono soggetti al regime di performance operativa ed economica comunitaria.
La Commissione europea ha definito gli obiettivi di efficienza economica cui gli Stati membri e i relativi provider designati, tra cui ENAV, dovranno adeguarsi per conseguire aumento della produttività e riduzione dei costi di esercizio.
Pertanto, su indirizzo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e di concerto con l'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC), ENAV ha posto in essere iniziative di razionalizzazione e ottimizzazione dei propri costi connessi agli orari di servizio, agli organici, alle configurazioni tecnologiche e agli interventi di manutenzione tecnica insistenti su circa venti aeroporti a basso traffico, tra i quali figura anche lo scalo di Falconara-Ancona.
L'analisi effettuata ha, infatti, permesso di identificare una nuova modalità tecnico-operativa di erogazione del servizio, basata su una ancor più rigorosa e stringente congruenza tra le risorse impiegate e il traffico servito, attraverso una modifica della struttura dei costi, ottenuta adottando soluzioni operative, organizzative e gestionali specifiche per le caratteristiche dei predetti aeroporti.
In particolare, il piano di standardizzazione delle dotazioni tecnologiche deriva da un'analisi approfondita che ha permesso di classificare gli aeroporti in questione in tre classi omogenee, tenendo conto sia delle caratteristiche fisiche degli aeroporti stessi che dei volumi di traffico da assistere.
Per ogni classe è stata individuata una dotazione tecnologica standard che consente di mantenere inalterati i livelli di safety, riducendo al contempo i costi di esercizio e, di conseguenza, gli oneri per l'utenza.
Ovviamente, a fronte dei predetti interventi di razionalizzazione della struttura dei costi, il livello di servizio di @pagina=0008@controllo del traffico aereo fornito da ENAV è rimasto invariato, in linea con quanto previsto dal contratto di programma e di servizio vigente.
Infine, per quanto concerne l'organico presente sullo scalo in oggetto, è previsto un adeguamento a partire dal prossimo biennio 2016-2017, garantendo personale operativo professionalmente formato e addestrato per i compiti e le mansioni da ricoprire, in ottemperanza alla vigente regolamentazione tecnica di settore approvata da ENAC.
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PAGINA: 0003 PATRIZIA TERZONI (M5S) (Vedi RS). Non si ritiene soddisfatta della risposta, giudicando non convincenti i dati forniti dal Ministero competente in merito alla situazione complessiva dell'aeroporto di Ancona ed esprimendo altresì perplessità sulle incongruenze del piano nazionale aeroporti.
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PAGINA: 0008 PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario, per la risposta. Siamo soddisfatti ? Per il Ministero è tutto a posto, ma non siamo convinti delle risposte date perché a noi risultano dei dati un po’ diversi. Infatti, si afferma che non si determinerà alcun ridimensionamento dei livelli di servizi forniti ma, ad esempio, il numero minimo di operatori della torre di controllo per ogni turno passerà da tre a due, i quali dovranno svolgere anche compiti di osservazione meteo.
Poi, abbiamo i dati di traffico: secondo ENAV i flussi sono diminuiti, con una flessione del 35 per cento rispetto al 2008, anno, tra l'altro, di ultima crescita; i dati in nostro possesso, invece, indicano una realtà ben diversa. Infatti, i dati di Assaerotrasporti, facendo l'esempio dei dati relativi a decolli e atterraggi nel 2014, risultano: 12.764 per Assaerotrasporti, appunto, e 9.161 per ENAV, con una differenza di ben il 28 per cento.
Ora, per Assotrasporti l'ultimo anno di crescita non è il 2008 ma è il 2011 ed i movimenti tra il 2008 e il 2014 sono diminuiti dell'11 per cento, mentre il traffico dei passeggeri è aumentato del 15 per cento e il traffico cargo è aumentato dell'8,5 per cento. Questo grazie all'apertura di nuove tratte verso l'est Europa, con voli con grandi quantitativi di passeggeri e nuove compagnie low cost. In più, l'estensione dei cargo ad altri vettori, come la Fedex ed altri.
Inoltre, non capiamo perché Ancona viene inserita immeritevolmente in una classe E da ENAV, che comprende aeroporti chiusi al traffico commerciale, mentre Ancona ha traffico commerciale. Invece, ad esempio, l'aeroporto di Rimini, nonostante non svolga più traffico commerciale da ottobre 2014, è in una categoria superiore a quella di Ancona e – ripeto – Rimini è in Emilia-Romagna e in quella regione ci sono quattro aeroporti, mentre nelle Marche abbiamo solo e unicamente Ancona.
Abbiamo, quindi, il piano nazionale aeroporti del Ministero dei trasporti che classifica Rimini, Ancona e Parma come scali di interesse nazionale. ENAV, invece, considera gli scali romagnoli strategici, mentre l'unico scalo – e ripeto: l'unico scalo – della regione Marche come aeroporto minore o a basso traffico. Quindi, da parte di ENAV c’è un vero e proprio declassamento tecnico operativo, mentre per il Ministero tale aeroporto dovrebbe essere di interesse nazionale.
Inoltre, per quanto riguarda il sistema ATIS, con lo spegnimento del sistema ATIS i controllori del traffico aereo in servizio ad Ancona sono tenuti a fornire il bollettino meteo ed altre informazioni ausiliarie a tutti gli aeromobili in contatto tramite frequenza operativa una o più volte, in caso di variazioni repentine. Considerando che nel periodo estivo il traffico aereo, attualmente eterogeneo, aumenta notevolmente, con picchi elevati in particolari orari e nei giorni festivi, è facile prevedere frequenze operative intasate, con ritardi o addirittura l'impossibilità di effettuare comunicazioni radio di elevata importanza. Non comprendiamo come tale sistema, implementato negli anni passati, quando la mole della comunicazione radio era inferiore a quella odierna, possa essere dismesso a causa del livello di traffico attuale.
Quindi, sottosegretario, non posso essere soddisfatta, perché esistono ancora troppe incongruenze. Le chiedo, quindi, di andare a fondo nello studio di questi dati, @pagina=0009@di capirci un po’ meglio, perché le Marche hanno bisogno del loro unico aeroporto, non declassificato, ma potenziato, perché la regione Marche è una di quelle regioni che è stata colpita più duramente nel tessuto industriale. Abbiamo picchi di disoccupazione che arrivano al 17 per cento e se si cerca di potenziare le Marche a livello di turismo, quindi di sviluppare il turismo, a noi l'unico aeroporto serve e serve anche potenziato.
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PAGINA: 0003 PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il deputato Kronbichler rinunzia ad illustrare la sua interpellanza n. 2-00424 (Vedi All. A), sulle problematiche riguardanti la pianificazione della gestione del Parco nazionale dello Stelvio.
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PAGINA: 0009 PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze Kronbichler ed altri n. 2-00424 e Plangger ed altri n. 2-00492 e all'interrogazione Rostellato ed altri n. 3-01431, concernenti problematiche riguardanti la pianificazione della gestione del Parco nazionale dello Stelvio, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
Chiedo all'onorevole Kronbichler se intenda illustrare la sua interpellanza, per quindici minuti, o se si riservi di intervenire in sede di replica.
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PAGINA: 0003 ALBRECHT PLANGGER (Misto-Min.Ling.) (Vedi RS). Illustra la sua interpellanza n. 2-002492, vertente sul medesimo argomento.
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PAGINA: 0009 ALBRECHT PLANGGER. Signor Presidente, non voglio leggere l'interpellanza perché risale all'aprile 2014 e ormai non è più tanto attuale, però vorrei sottolineare due o tre punti solo per spiegare un po’ la mia posizione.
L'attuale amministrazione del Parco risale alla costituzione del consorzio nel 1993 e tutto quello che è successo dopo il 2010 è stato frutto dell'amministrazione che è stata svolta negli ultimi ventidue anni, che è stata, almeno dal punto di vista dei sindaci e anche della popolazione residente della nostra parte della provincia di Bolzano, un'amministrazione fallimentare. Il piano del Parco, a distanza di ventuno anni, non è stato adottato; la zonizzazione prevista, a distanza di ventuno anni, non è stata fatta; non è stato fatto nessun progetto speciale né quello che era previsto sia sul regime idraulico sia sulla gestione delle attività agrosilvopastorali. Tutte queste cose non sono state fatte. Il finanziamento statale, purtroppo, era insufficiente. Ha sopperito un po’ il contributo delle due province, specialmente della provincia di Trento, che ha dato tanti soldi e anche la provincia di Bolzano, però mancavano i soldi della regione Lombardia, che aveva più della metà e non ha contribuito quasi per niente.
Perciò, si doveva cambiare e nel 2010 tra il Governo e le due province autonome è stato siglato il patto di Milano, nel quale si stabiliva che i soldi per la gestione futura del Parco sarebbero venuti proprio dalle province autonome e dal fondo dei comuni confinanti. Lì ci sono 80 milioni e, di questi 80 milioni, una parte viene destinata alla futura gestione del Parco.
Il problema più grave del Parco è, però, un problema italiano e non tanto estero, perché all'estero fanno le cose in modo diverso; il fatto è che il Parco si vuole tuttora fare sulla proprietà altrui. In tutta quella zona c’è poco terreno demaniale, c’è tanta proprietà comunale con gli usi civici e ci sono tante interessenze silvopastorali private, e ognuno tutela la sua proprietà, però non c’è la volontà di pagare né un indennizzo né un affitto.@pagina=0010@
E proprio lì sorge il problema, perché il Parco nazionale è vicino al Parco nazionale svizzero, che ha già compiuto i dieci anni e che, per questo, non è stata una cosa fallimentare, ma una cosa buona, che ha funzionato bene. Però, proprio per questo caso, in Svizzera pagano un indennizzo; gli svizzeri pagano l'affitto, e allora, se pagano l'affitto, se cade un albero, l'albero può rimanere a terra e non devono pascolare le pecore; se si pagano gli indennizzi possono pascolare i cervi. E lì c’è la differenza, e il nostro interesse è di adeguarsi al Parco nazionale della Svizzera, che è un vero parco, che ha una tutela speciale.
In questo senso, siamo d'accordo che dobbiamo cambiare queste cose, e allora si potrà fare un vero Parco. Cioè, la nostra popolazione vuole avere un parco, però la differenza tra il Parco svizzero e il Parco nazionale dello Stelvio è che, in Svizzera, nel Parco non vive neanche una persona, non c’è una casa abitata, mentre da noi ci abitano 3 o 4 mila persone. Anche lì bisogna fare le differenze e perciò siamo convinti che la strada che è stata intrapresa sia la strada giusta.
Questa volta i comuni vogliono un parco, vogliono un parco unitario e, anche questa volta, sarà la volta dei comuni, che vogliono veramente un parco che ha anche il nome del parco, però bisogna cambiare, e su certe cose non bisogna investire troppo sulle infrastrutture. Bisogna pagare l'affitto e, pagando l'affitto ai comuni, pagando l'affitto alle interessenze, allora si potrà lasciare pascolare i cervi e, allora, si potrà lasciare la natura com’è; senza contributi e senza indennizzi il Parco non avrà fortuna.
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PAGINA: 0003 SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. (Vedi RS) Risponde alle interpellanze nn. 2-00424 (Vedi All. A) e 2-002492 nonché all'interrogazione Rostellato n. 3-01431 (Vedi All. A), vertente sul medesimo argomento.
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PAGINA: 0010 SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. L'intesa prevista ai sensi dell'articolo 1, comma 515, della legge n. 147 del 2013 e dell'articolo 11, comma 8, del decreto-legge n. 91 del 2014 è stata sottoscritta lo scorso 11 febbraio tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, province autonome di Trento e Bolzano e regione Lombardia.
Con essa si è concordato che le funzioni gestionali e i relativi oneri finanziari sono trasferiti dallo Stato alle due province autonome di Trento e Bolzano e alla regione Lombardia, e che la stessa intesa acquisterà efficacia con l'entrata in vigore delle norme di attuazione previste dallo Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige e dall'atto legislativo di recepimento per la regione Lombardia.
La configurazione unitaria del Parco dello Stelvio sarà assicurata attraverso la previsione di un unico piano e di un unico regolamento del Parco, predisposto dalle due province autonome e dalla regione per le parti di rispettiva competenza territoriale, sulla base dei principi della legge-quadro sulle aree protette, la n. 394 del 1991, e sulla base degli indirizzi e linee guida formulati da un comitato di indirizzo e coordinamento.
Su tali atti, nonché sulle relative proposte di modifica, il Ministero dell'ambiente si è riservato, ai fini dell'approvazione, un parere vincolante. Al predetto comitato di indirizzo e coordinamento, nel quale sono rappresentati, oltre al Ministero dell'ambiente, alle due province autonome e alla regione, i comuni del Parco, le associazioni di protezione ambientale e l'ISPRA, compete altresì la formulazione di indirizzi e linee guida per la ricerca scientifica, la biodiversità, la didattica e la comunicazione, il potenziamento del rapporto con la rete internazionale dei parchi, la valorizzazione del capitale naturale e culturale e la promozione del turismo sostenibile.
Si ritiene che, sulla base di tale accordo, sussistano i presupposti affinché possano essere perseguite le finalità istitutive del Parco dello Stelvio, nel rispetto della sua valenza di area protetta a livello nazionale, nonché valorizzare la sua funzione di tutela e sviluppo transfrontaliero, considerata, appunto, la sua vicinanza con @pagina=0011@altre aree protette, quali il Parco Nazionale Svizzero, il Parco naturale provinciale Adamello-Brenta e il Parco regionale dell'Adamello, come correttamente ricordato dagli interroganti.
Si segnala, con l'occasione, l'urgenza di pervenire al più presto al recepimento della richiamata intesa negli ordinamenti delle province autonome di Trento e Bolzano e della regione Lombardia, al fine di dare un sollecito avvio alla nuova forma gestionale, anche prima della scadenza degli attuali organi, prevista per il 31 maggio dal decreto-legge n. 192 del 2014, il cosiddetto «milleproroghe».
Quanto alle risorse destinate al funzionamento del Parco, si segnala, in ultimo, che il Parco è stato finanziato mediante un meccanismo della copertura delle spese di natura obbligatoria con un importo di oltre 5 milioni di euro all'anno e di circa 660 mila euro per azioni a tutela della biodiversità.
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PAGINA: 0003 FLORIAN KRONBICHLER (SEL) (Vedi RS). Rilevato come le recenti novità intervenute nell'assetto organizzativo del Parco nazionale dello Stelvio abbiano in parte superato taluni quesiti posti nell'atto ispettivo, manifesta comunque preoccupazione per le conseguenze della frammentazione gestionale in atto presso il suddetto ente parco.
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PAGINA: 0011 FLORIAN KRONBICHLER. Grazie Presidente e grazie signora sottosegretaria. Con questa interpellanza veniamo molto post festum, perché l'obiettivo che mi ponevo con essa è già svanito nel frattempo. L'interpellanza risale al febbraio dell'anno scorso; nel frattempo, un mese fa, al più tardi, la commissione paritetica dei 12 per il Trentino-Alto Adige/Südtirol ha già votato all'unanimità la bozza di norma di attuazione che, in pratica, definisce il Parco nazionale in quel senso che noi abbiamo ritenuto troppo lesivo dei principi di un parco nazionale.
Io concordo con l'analisi del collega Plangger. Dissento, invece, per quello che riguarda la terapia. Proprio l'essere un territorio spartito tra una regione ordinaria e due province a statuto speciale è l'elemento su cui da cinque anni si è scatenata un'offensiva autonomista delle nostre due province, mentre le altre due parti, lo Stato e anche la regione ordinaria della Lombardia, intorno al Parco nazionale dello Stelvio si sono contraddistinti, come ha già detto il collega, per un disinteresse proprio scandaloso. Addirittura, la regione Lombardia si è ricordata del Parco nel 2005 quando c'erano i campionati mondiali, facendo tutte le strutture contro i principi del parco e poi per le Olimpiadi. Ma vi è stato un disimpegno: di questo ne devo dare atto.
Da parte della nostra provincia da sempre c'era voglia di eliminare il Parco, almeno di ridurlo già nei suoi confini e anche nei contenuti. Dobbiamo ammettere che adesso diventiamo proprietari del Parco. La norma di attuazione in pratica sancisce il principio per cui ognuno è padrone in casa sua. Ci saranno tre padroni: la regione Lombardia, per la parte più grande, e, per una parte un po’ più piccola (comunque grande), la provincia autonoma di Bolzano e, per una piccola parte, il Trentino. E, in pratica, possono fare quello che vogliono. Ci saranno tre parchi provinciali, sicuramente denazionalizzati. Io non ho nessuna paura, non sono un difensore sfegatato della nazionalizzazione, anche del parco nazionale, però c’è un concetto che vale in tutti gli Stati e se adesso la norma prevede il mantenimento della configurazione e della denominazione, ciò viene già presentato quasi come una cessione, come un compromesso, ossia continua a chiamarsi parco nazionale. Le popolazioni della mia provincia di lingua tedesca osteggiavano il Parco perché lo sentivano – e ciò è alla base di tutti i tentativi della riforma fino ad ora – come un'imposizione fascista, come un relitto fascista. Adesso, però, quest'anno il Parco compie proprio ottant'anni e c’è da sperare che non si festeggi il compleanno con un'esautorazione di questa bellissima zona. La zona resterà chiaramente, però che sia e che rimanga tutelata. C’è già stata un'offensiva, nel 2012, fermata dal Presidente della Repubblica Napolitano che non ha firmato allora quel decreto dello smembramento di fatto.
Io faccio il portavoce di quasi tutte le associazioni protezionistiche dell'Italia che @pagina=0012@hanno inviato un appello al Presidente del Consiglio, associazioni che mettono in guardia dalla soppressione dell'ente Parco, un consorzio che aveva personalità giuridica, sostituito adesso da un comitato di coordinamento formato da nove saggi (chiamiamoli così), che dovrebbero coordinare e fornire indirizzi.
È un comitato, però, privo di personalità giuridica, di personale, di mezzi, ossia di soldi e di bilancio, tanto da non poter nemmeno provvedere (e ciò sull'onda di questa voglia di far fare tutto gratis), a far fronte al diritto al rimborso della partecipazione alle sedute. Quindi, c’è il rischio che sarà una sorta di salotto inutile ed ininfluente, che certo non è elemento di garanzia dell'unitarietà insita nella norma di attuazione così formulata: sull'unitarietà hanno ceduto un po’ coloro che volevano più «separazione», che, poi, da noi si chiama sempre più «autonomia», che è un termine più nobile. Le associazioni chiedono che quel comitato sia dotato di personalità giuridica e di effettivi poteri per tutto quello che riguarda le funzioni unitarie del Parco nazionale.
Il secondo punto, poi, riguarda il venir meno degli strumenti fondamentali del governo di ogni parco nazionale: il piano del Parco e il regolamento. Secondo l'intesa sottoscritta – che lei, signora sottosegretaria, ha citato –, questi strumenti dovrebbero venire redatti in modo indipendente dai tre gestori, ciascuno per il proprio pezzetto di territorio. Lei ha parlato, signora sottosegretaria, di unicità, di unico piano e di unico regolamento ma io non riesco a leggerlo dalla norma. Ognuno fa per conto suo e questa denazionalizzazione del Parco dello Stelvio rappresenta sicuramente anche un precedente per la sua importanza e notorietà internazionale, come sostengono le associazioni. Infatti, in nessuna parte dell'Europa, finora, ci risulta che sia mai stato cancellato un parco nazionale. La lettera non è cancellata nemmeno qui – questo è vero –, però dichiararmi soddisfatto della sua risposta mi riesce difficile, perché difficile è il caso che lei deve sostenere.
Mi è antipatico anche, da autonomista convinto che sono, dovermi appellare allo Stato, in questo caso al Ministro dell'ambiente, affinché si avvalga della sua intesa vincolante, chiamiamolo quasi del suo diritto di veto, in tutte le questioni. Non ci dovrebbe essere, ma, purtroppo, lo ritengo importante, perché c’è da diffidare. Io diffido di chi fa da promotore di questa riforma del Parco nazionale, perché, in fondo, si è fatto di tutto, ma si è partiti non da un atteggiamento in positivo, cioè di fare un parco, magari, ancora più bello: noi siamo molto fieri, di solito, ed anche presuntuosi, diciamo così, di fare i primi della classe, però su questo abbiamo accettato questa norma.
Questa norma è stata accettata dai rappresentanti della maggioranza politica in provincia, da chi fondamentalmente lo voleva delimitare, quasi lo voleva eliminare, da chi voleva far fuori il Parco. Il Parco è stato demonizzato anche per i suoi effetti svantaggiosi nei confronti della popolazione che ci abita: tutte queste cose ovviamente vengono e devono essere prese in considerazione; devono essere tutelate, perché un parco non può vivere solo come ha dovuto vivere fino ad adesso per i divieti. Se la regione Lombardia e lo Stato adesso lamentano questa frammentazione, anche certe associazioni protezionistiche devono farsi questa autocritica: si sono limitati a non far niente, che per la salvaguardia di un parco nazionale non è sufficiente.
Non è soltanto – diciamo così – il «non costruire» o altro che basta per aver avere un parco. Quindi, colpa anche nostra, colpa delle amministrazioni; adesso che è già così, io non voglio combattere battaglie perse e mi auguro che si verifichi quanto detto da lei, signora sottosegretaria, che inizi adesso una nuova era in un senso anche solidale tra le province, la regione e lo Stato, il quale faccia pure il sorvegliante, in senso democratico ovviamente, e spero allora – diciamo così – di poter augurare un buon compleanno a questo nostro Parco nazionale dello Stelvio ottantenne.
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PAGINA: 0004 ALBRECHT PLANGGER (Misto-Min.Ling.) (Vedi RS). Si dichiara soddisfatto della risposta, manifestando particolare apprezzamento per le recenti novità introdotte nell'assetto gestionale del Parco nazionale dello Stelvio.
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PAGINA: 0013 ALBRECHT PLANGGER. Sì, grazie, Presidente. Io sono soddisfatto, ringrazio la signora sottosegretaria, prendo atto anche con soddisfazione che si vuol chiudere – per iniziare, dopo, un percorso nuovo – il vecchio: entro il 30 maggio e prima che scadano gli incarichi al presidente o al direttore.
Al collega Kronbichler posso dire: niente paura del nuovo, al vecchio non vogliamo più tornare; nessuna delibera si farà in futuro senza il voto positivo del rappresentante del Ministero dell'ambiente: se non alza la mano, non si deciderà niente; ma in ordine a ciò dico di non aver paura, e noi – questo lo assicuro alla signora sottosegretaria – assicuriamo la nostra volontà di fare un percorso comune con il Ministero e anche di tenere assieme il Parco. Questa è la mia premessa, che faccio in questa sede.
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PAGINA: 0004 GESSICA ROSTELLATO (Misto-AL) (Vedi RS). Si dichiara parzialmente soddisfatta della risposta, rilevando l'esistenza di talune perplessità in ordine alla nuova organizzazione introdotta per la gestione del Parco nazionale dello Stelvio.
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PAGINA: 0013 GESSICA ROSTELLATO. Grazie Presidente, sì, ringrazio la sottosegretaria Velo e mi dichiaro parzialmente soddisfatta, in quanto avremmo preferito maggiori rassicurazioni da parte del Governo sul mantenimento della sicurezza e della tutela del Parco dello Stelvio.
Questa intesa dell'11 febbraio ha creato parecchie preoccupazioni soprattutto tra le associazioni ambientaliste e i dipendenti anche, che si sono ritrovati, in qualche modo, trasferiti alle province autonome di Trento e Bolzano e all'ente che la regione Lombardia ancora deve definire.
Io capisco che il Consorzio non sia stato un'esperienza positiva e, quindi, andava superato, però è anche vero che questa nuova organizzazione, comunque, è una cosa mai sperimentata; quindi credo sia normale, anche per gli enti, per i comuni, per le persone che vivono in quella zona, che vi sia un po’ di titubanza nei confronti di questo cambiamento, che comunque è una grande svolta.
Può essere che, magari, tra dieci anni ci ritroveremo a dire: è stata la soluzione giusta, perché prima le cose non funzionavano e, invece, in questo modo, siamo riusciti veramente a gestire il Parco nel migliore dei modi. Certo, lascia un po’ perplessi il fatto che questo Comitato di indirizzo dia solo delle linee generali a cui attenersi e che, quindi, effettivamente i tre enti – le due province e la regione Lombardia – possano effettivamente, poi, mettere in atto delle azioni anche diverse all'interno dello stesso Parco e, quindi, magari anche a pochi chilometri di distanza che le cose vengano gestite in maniera leggermente diversa.
Nonostante ciò, auspichiamo che effettivamente questa intesa riesca a garantire una migliore gestione del Parco, però chiediamo un impegno da parte del Ministero di continuare a vigilare seriamente sulla gestione del Parco nazionale e che non venga sottovalutata alcuna segnalazione che arrivi dai territori e dalle associazioni ambientali.
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PAGINA: 0004 ALESSIO MATTIA VILLAROSA (M5S) (Vedi RS). Rinunzia ad illustrare la sua interpellanza n. 2-00703 (Vedi All. A),concernente elementi ed iniziative in ordine all'incidente verificatosi in data 27 settembre 2014 presso la Raffineria di Milazzo (Messina).
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PAGINA: 0013 ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, avrei voluto illustrare ma siccome l'interpellanza è molto vecchia, preferisco prima ascoltare e poi replicare.
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PAGINA: 0004 SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare (Vedi RS). Risponde all'interpellanza.
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PAGINA: 0014 SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie Presidente, come è stato detto, l'incidente è occorso nella notte del 27 settembre 2014 presso la raffineria Mediterranea e a seguito dell'incidente il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha immediatamente inviato una notifica preliminare dell'evento alla Commissione europea, nelle more di avviare la procedura prevista dall'articolo 24 del decreto legislativo n. 334 del 1999.
Dalle informazioni subito acquisite dalle autorità locali era risultato che l'incidente non aveva nell'immediato provocato alcun problema di rilievo, né per il personale della raffineria, né per la popolazione residente nelle zone circostanti. L'ARPA Sicilia si era subito adoperata per verificare i dati ambientali forniti dai sistemi di monitoraggio, non rilevando concentrazioni anomale degli inquinanti monitorati, né il superamento dei limiti di legge. Era stato immediatamente organizzato un piano di attività che comprendeva il monitoraggio al suolo delle ricadute dei fumi in termini di analisi di microinquinanti organici persistenti (quali diossine e IPA) e di contaminanti inorganici (quali metalli pesanti). Nello stesso tempo si procedeva al prelievo di campioni di acqua, compresa quella di mare, vegetazione e aria. L'attività di controllo si è protratta fino a quando è stata ritenuta utile e significativa dall'ARPA Sicilia e dalle autorità locali.
È importante riferire che in occasione dell'evento e una volta acquisiti tutti i dati conoscitivi, la prefettura di Messina ha ritenuto di non attivare il piano di emergenza esterno, regolarmente redatto, in quanto l'incendio era contenuto all'interno della raffineria e non comportava pericoli per la popolazione. Rientrando poi l'impianto di cui si tratta tra quelli autorizzati con AIA, l'avvenuta pubblicazione da parte della Commissione UE delle conclusioni sulle BAT consente oggi di poter programmare a breve, una volta completato l'aggiornamento dei modelli con cui presentare le istanze, un procedimento di riesame nell'ambito del quale prendere in considerazione, tra l'altro, le problematiche inerenti la sicurezza dell'esercizio dell'impianto, alla luce dell'evento dello scorso settembre, nonché di procedere a un riscontro da parte dei competenti enti territoriali circa la compatibilità di tale esercizio con la garanzia di adeguati livelli di qualità dell'ambiente sanitario.
All'esito, infine, della visita ispettiva straordinaria effettuata dall'ISPRA per verificare il rispetto delle condizioni autorizzative potenzialmente connesse all'evento incidentale di cui si tratta, in considerazione dell'accertata violazione di talune prescrizioni relative all'attività di ispezione e manutenzione del parco serbatoi del decreto AIA, a seguito della comunicazione resa dalla stessa ISPRA al prefetto, si sta procedendo alla comunicazione da parte di quest'ultimo delle sanzioni amministrative previste dalla norma.
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PAGINA: 0004 ALESSIO MATTIA VILLAROSA (M5S) (Vedi RS). Non si ritiene soddisfatto della risposta, lamentando colpevoli ritardi nell'informare le popolazioni interessate in merito all'incidente evocato nell'interpellanza e sottolineando altresì le conseguenze per la salute derivanti dall'alto tasso di inquinamento esistente nelle zone limitrofe all'area industriale nei dintorni di Milazzo.
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PAGINA: 0014 ALESSIO MATTIA VILLAROSA. No, Presidente, naturalmente non sono soddisfatto, principalmente perché questo è un incidente – così come ha ribadito il sottosegretario – di ottobre 2014, è un incidente per cui non è vero, come sento, che in occasione dell'evento la prefettura ha attivato il piano regolarmente redatto. Caro sottosegretario, noi non abbiamo perso tempo, a differenza purtroppo – devo ammetterlo – del Governo, perché sei mesi per un incidente del genere, con la popolazione che vive a 50 metri dell'impianto – 50 metri – con bambini anche di un anno... Vorrei vedere il sottosegretario, dopo un incidente avvenuto all'una di notte, che riceve un'informazione solo ed esclusivamente su internet – quindi chi non ha internet a Milazzo può anche morire – ricevendo l'informazione di stare a casa, con una nube di fumo @pagina=0015@tossica enorme, che copre (perché questo è accaduto) l'intero condominio. La comunicazione è stata di rimanere a casa.
Noi non abbiamo perso tempo, anche con la collega Mannino, con la collega Grillo, con D'Uva, con Zafarana, la nostra collega giù in regione Sicilia, abbiamo fatto numerosi accessi agli atti, dodici accessi agli atti. La prefettura ci rispondeva che, con specifico riferimento alla consultazione della popolazione, la prefettura nel 2008 ha provveduto a una preventiva consultazione attraverso dei consigli comunali aperti. Chi c'era nel consiglio comunale aperto ? Si fa la comunicazione alla popolazione a casa del comune, non in giro, non in strada, non nei luoghi sensibili. Si fa un consiglio comunale, si dice che è aperto e allora ci si pulisce la coscienza e si pensa di aver informato la popolazione. Non è questo il modo, secondo noi, di operare. Inoltre, ci sono dei problemi sul piano di emergenza esterno; ci sono dei problemi che nell'accesso agli atti della prefettura vengono riscontrati: non c’è stato un aggiornamento secondo le prescrizioni di legge. Quindi, anche su questo vi chiedo di mettervi d'accordo.
Io ero lì, ci sono passato, caro sottosegretario, il giorno prima; alle 6 di sera, Presidente, tornavo da Catania con la macchina e vicino all'autostrada, sono circa cinque o sei chilometri, ho iniziato a sentire una puzza incredibile. Noi purtroppo siamo abituati a sentire quella puzza in quel territorio, perché abbiamo una raffineria, abbiamo un'acciaieria, abbiamo un'ex fabbrica di amianto. Presidente, è scioccante, su 220 ex dipendenti, 180 sono morti prematuramente. Lo ripeto, 180, e quella fabbrica va ancora bonificata. Abbiamo un impianto a idrogeno che se fosse scoppiato sarebbe arrivato a 20 chilometri di distanza dall'impianto e c’è uno studio Sentieri, credo che lo conosciate, almeno lei, sottosegretario, che parla dell'incidenza dei tumori e delle malattie proprio nei nostri territori. Guardi, fa veramente male: in entrambi i generi i ricoveri per tutte le cause si discostano dall'atteso. Nelle donne si osserva un eccesso di ricoveri per tutti i tumori maligni, mentre sono in difetto i ricoveri per le malattie del sistema circolatorio. In entrambi i generi si osserva un difetto nei ricoveri per le malattie dell'apparato digerente; negli uomini i ricoveri per l'apparato urinario si discostano dall'atteso. Nelle donne si osserva un eccesso di ricoveri per tumori maligni della mammella e dell'utero; negli uomini è presente un difetto dei ricoveri per tumori maligni della proposta e un eccesso di tumori maligni alla tiroide. Le malattie cerebrovascolari sono in eccesso in entrambi i generi. In entrambi i generi le malattie respiratorie acute sono in difetto, le croniche-ostruttive e l'asma in eccesso. Guarda caso, proprio malattie respiratorie. Negli uomini è presente un eccesso di ricoveri dovuto a pneumoconiosi, la malattia epatica cronica e la cirrosi sono in difetto in entrambi i generi. Nefriti, sindromi nefrosiche e nefrosi sono in eccesso negli uomini.
Lo sa che cosa vogliono costruire, Presidente, al posto di una centrale elettrica ? Un inceneritore, proprio lì. C’è una via, vorrei ricordarlo, che si chiama via Passo Vela e la chiamano via delle parrucche – una volta l'ho già raccontato in Aula – perché vi passa un elettrodotto e hanno deciso di farne un altro aereo, anche se ormai si fanno solo interrati, nello stesso territorio, e questa via la chiamano la via delle parrucche, perché in ogni casa, lo ripeto, in ogni casa, c’è almeno una persona che porta la parrucca, ma non per piacere, perché malata, di leucemia. Non le sembra impressionante vivere in un Paese che con tranquillità nomina una via del proprio territorio via delle parrucche, perché piena di malati e nessuno fa niente ?
La prima comunicazione, come dicevo, è arrivata alle due di notte, ma non è stata informata la popolazione, ve lo posso assicurare, perché ho vissuto quella vicenda – sono andato il giorno dopo con il prefetto, con i Vigili del fuoco –, non è stata informata la popolazione. Non c'era una macchina dei Vigili del fuoco in giro nel territorio per informare i cittadini che non capivano, si dicevano: cosa facciamo, @pagina=0016@usciamo, stiamo a casa, c’è un punto ? Capisco che ci vogliono i soldi per gestire un'emergenza, per far stare a casa, negli alberghi o in altri luoghi i cittadini, ma se la salute non la mettiamo al primo posto... che Paese civile è ?
Inoltre, vi è un altro fatto scioccante sul quale le chiedo, sottosegretario, di informarsi. Avvenuto l'incidente, una nube di fumo enorme, creata da 600 mila litri di virgin naphtha – 600 mila litri di virgin naphtha ! –, per tre giorni continua a girare nei cieli del nostro territorio, mi interesso e l'ARPA mette due colonnine mobili – due colonnine mobili, Presidente ! – per monitorare l'evento, ma se rispetto alla raffineria il fumo andava di là, loro le hanno messe di qua. Rispetto alla città, il fumo andava verso San Filippo del Mela e Santa Lucia del Mela, verso le montagne, e loro hanno messo le due nuove colonnine mobili a mare. Io ho telefonato e – mi prendo la responsabilità di quello che sto dicendo – sa cosa mi hanno risposto ? «Normalmente il vento tira da quel lato, quindi le colonnine le abbiamo messe da quel lato». Lo sa qual è stata la seconda risposta ? «Le colonnine mobili hanno necessità di molta energia – ma che colonnine mobili sono se hanno bisogno di molta energia ? – e quindi dovevano stare vicino a un edificio comunale, pubblico, che potesse garantirgli la giusta energia». Che colonnine mobili sono ? A cosa ci servono queste colonnine mobili se vengono messe in direzione opposta e necessitano di un'energia di cui non dovrebbe necessitare una colonnina mobile ? Tali erano le risposte sulle colonne mobili.
Cosa intendete fare per il territorio, per informare realmente ? Un nostro europarlamentare, Corrao, ha già installato con soldi suoi delle colonnine, dei nasi elettronici, per verificare. Non lo dobbiamo fare noi ! Non lo dobbiamo fare noi ! Sono passati sei mesi e lì non è successo niente, non è cambiato niente ! Ripeto: perché i controlli non ci sono stati ? Concludo come avevo iniziato il mio discorso, dicendo che tornavo da Catania a Milazzo in autostrada e ho iniziato a sentire questo forte odore; c'era la mia ragazza a fianco, ho chiesto cosa fosse quell'odore così forte e lei ha detto che ci eravamo abituati, però sinceramente così forte non lo avevamo mai sentito. Allora, dalle 6 del pomeriggio a mezzanotte e cinquanta tutti sentivano quel forte odore strano e particolare, perché il tetto di quel serbatoio era piegato e quindi uscivano i fumi; uscivano i fumi all'esterno e nessuno della prefettura, di chi doveva occuparsi di questa cosa – nessuno ! – ha fatto una telefonata chiedendo se stava succedendo qualcosa, se c'era un problema. Chi aveva la responsabilità di controllare, dov'era ? Dalle 6 del pomeriggio all'una di notte i miasmi erano impressionanti ! Lavoravano su quel tetto, sembra ci sia stata di una scintilla, perché cercavano di rialzarlo per un problema al galleggiante, ed è scoppiato l'incendio, quindi c'erano più di sei ore di tempo per potere verificare cosa stava accadendo alla raffineria. Quindi, glielo dico: controlli – parlo per Milazzo ma credo sia una cosa generalizzata in Italia – e preventivi non esistono; informazioni alla popolazione, non esistono; e l'incidenza dei tumori in questi luoghi è in crescita ovunque. Ve lo chiedo cortesemente, non da deputato ma da cittadino italiano: non affrontate più queste cose con questa leggerezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
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PAGINA: 0004 Sull'ordine dei lavori. (Vedi RS)
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PAGINA: 0016 Sull'ordine dei lavori (ore 11,20).
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PAGINA: 0004 Intervengono sull'ordine dei lavori i deputati GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE (PD) (Vedi RS) e CLAUDIA MANNINO (M5S) (Vedi RS).
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PAGINA: 0016 GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, la ringrazio. Intervengo perché ormai è nota all'opinione pubblica, non solo italiana, la vicenda accaduta in Sicilia proprio nei giorni scorsi: il collasso @pagina=0017@di un viadotto lungo l'autostrada Catania-Palermo. Non è il primo caso, perché ci sono state altre problematiche che hanno toccato la rete viaria della nostra Sicilia, però ci troviamo di fronte ad una situazione molto critica, molto delicata, perché viene spezzata di fatto la Sicilia e non c’è possibilità di un collegamento agevole tra la Sicilia orientale e la Sicilia occidentale.
Non è tempo di polemiche, ma è tempo di lavoro e di proposte. Noi sappiamo che oggi pomeriggio il Governo sarà presente sul posto, andrà il ministro Graziano Delrio. La nostra richiesta al Governo, per suo tramite, Presidente, è di venire in Aula a riferire sulle proposte concrete che esso intende portare avanti oppure, in subordine, che riferisca nelle Commissioni competenti, perché in Sicilia vi è molta preoccupazione. La Sicilia ha molti problemi di natura economica e sociale, a questi si aggiunge ora questo fatto che sta piegando una parte importante della realtà economica siciliana. Vogliamo quindi un'attenzione forte da parte del Governo. PAGINA: 0017 CLAUDIA MANNINO. Sì, grazie Presidente. Non ripeto quanto già detto dal collega. Faccio però due considerazioni. Non ritengo accettabili le dichiarazioni del Governo che in questi giorni ha detto di non sapere nulla della situazione delle infrastrutture siciliane in quanto è assolutamente falso. Elenco semplicemente: il crollo di pochi giorni fa, causato da un dissesto idrogeologico iniziato nel 2005; il 30 dicembre 2014 si è verificato un crollo sul viadotto Scorciavacca; il 7 luglio il viadotto Petrulla; il 28 maggio il viadotto Geremia II; il 2 febbraio 2013 il crollo del viadotto sul fiume Verdura.
Si tratta di cedimenti che noi abbiamo puntualmente segnalato sia a livello nazionale che regionale. Quindi, come prima cosa: correttezza dell'informazione.
Come seconda cosa: abbiamo proposto emendamenti alla legge di stabilità per avviare la trasparenza sulle manutenzioni ordinarie e sulle assegnazioni delle gare che Anas avvia nella regione siciliana, ma sono stati bocciati. Abbiamo chiesto di avviare con Anas di avviare una campagna di controllo delle infrastrutture con le tecnologie che sono a disposizione con un emendamento alla legge di stabilità 2014, ma anche questo è stato bocciato dalla maggioranza e dal Governo.
Pertanto, l'unica strada che noi chiediamo di intraprendere a questo Governo, al di là del triangolo amoroso tra i vari Incalza di turno, i Lupi o il Presidente del Consiglio...
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PAGINA: 0005 La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 15.
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PAGINA: 0005 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (Vedi RS)
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PAGINA: 0017 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO
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PAGINA: 0005 Missioni. (Vedi RS)
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PAGINA: 0017 Missioni.
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PAGINA: 0005 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta sono centoquattro.
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PAGINA: 0017 PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, @pagina=0018@i deputati Adornato, Bindi, Boccia, Fioroni e Manciulli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
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PAGINA: 0005 Seguito della discussione delle mozioni De Girolamo n. 1-00653, Scotto n. 1-00680, Famiglietti n. 1-00685, Cariello n. 1-00688, Palese n. 1-00689, Di Lello n. 1-00764, Matarrese n. 1-00765, Labriola n. 1-00766 e Barbanti n. 1-00770: Interventi a favore del Mezzogiorno. (Vedi RS)
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PAGINA: 0018 Seguito della discussione delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-00653, Scotto ed altri n. 1-00680, Famiglietti ed altri n. 1-00685, Cariello ed altri n. 1-00688, Palese ed altri n. 1-00689, Di Lello ed altri n. 1-00764, Matarrese ed altri n. 1-00765, Labriola ed altri n. 1-00766 e Barbanti ed altri n. 1-00770 concernenti interventi a favore del Mezzogiorno.
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PAGINA: 0005 Sull'ordine dei lavori. (Vedi RS)
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PAGINA: 0018 Sull'ordine dei lavori (ore 15,05).
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PAGINA: 0005 Interviene la deputata STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI-PdL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0018 STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie Presidente. Le recenti notizie relative al crollo in Sicilia del viadotto Himera che ha spaccato in due l'isola, con danni incalcolabili dal punto di vista economico, crollo che segue di pochi mesi il crollo del viadotto di Agrigento appena inaugurato; il vergognoso scaricabarile a cui stiamo assistendo in queste ore tra il governo Crocetta di sinistra e il Governo nazionale; le dimissioni annunciate, gravissime in questo contesto, del presidente dell'ANAS Pietro Ciucci; il crollo del soffitto della scuola di Ostuni di ieri che fortunatamente non ha causato vittime, ci inducono a chiedere con urgenza un'informativa da parte del Governo.
Presidente, il Presidente Renzi all'inizio del suo mandato aveva promesso agli italiani che avrebbe messo in sicurezza il futuro, a partire dall'edilizia scolastica e dal dissesto idrogeologico. Qui crolla tutto: venga con urgenza il Governo a riferire sulla situazione delle nostre opere pubbliche e su cosa si intende mettere in campo.
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PAGINA: 0005 Si riprende la discussione. (Vedi RS)
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PAGINA: 0018 Si riprende la discussione di mozioni.
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PAGINA: 0005 CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. (Vedi RS) Esprime il parere del Governo sulle mozioni presentate.
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PAGINA: 0018 CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, do i pareri sulle mozioni presentate anche alla luce degli interventi che l'allora sottosegretario alla Presidenza Graziano Delrio, oggi Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, aveva fatto in quest'Aula.
Il parere è favorevole sulla mozione De Girolamo ed altri n. 1-00653. Per la mozione Scotto ed altri n. 1-00680 (Nuova formulazione), il parere è favorevole con una riformulazione: la riformulazione consiste nell'espungere dagli impegni quello che dice: «a confermare la percentuale di riparto del Fondo per lo sviluppo @pagina=0019@e la coesione assegnando l'85 per cento delle risorse al sud e il 15 per cento al centro-nord». La riformulazione consiste nell'espungere questo impegno in quanto per norma di legge varata dal Parlamento, parlo della legge del 27 dicembre 2013 n. 147, la legge di stabilità per il 2014, le percentuali di riparto sono stabilite per legge nell'80 per cento a favore delle aree del Mezzogiorno e nel 20 per cento a favore delle aree del centro-nord. Quindi, questo impegno non è recepibile. Il resto degli impegni della mozione Scotto ed altri n. 1-00680 (Nuova formulazione) sono accettati.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Famiglietti ed altri n. 1-00685.
Il Governo esprime parere favorevole sulle mozioni Cariello ed altri n. 1-00688, Palese ed altri n. 1-00689, Di Lello ed altri n. 1-00764, Matarrese ed altri n. 1-00765, Labriola ed altri n. 1-00766 e Barbanti ed altri n. 1-00770.
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PAGINA: 0006 (Dichiarazioni di voto) (Vedi RS)
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PAGINA: 0019 (Dichiarazioni di voto)
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PAGINA: 0006 Intervengono per dichiarazione di voto i deputati SEBASTIANO BARBANTI (Misto-AL) (Vedi RS), LELLO DI GIOIA (Misto-PSI-PLI) (Vedi RS), ROBERTO CAPELLI (PI-CD) (Vedi RS), EDMONDO CIRIELLI (FdI-AN) (Vedi RS), STEFANO ALLASIA (LNA) (Vedi RS), SALVATORE MATARRESE (SCpI) (Vedi RS) e ANTONIO PLACIDO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0019 SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, sul tema dello sviluppo del sud si sono pronunciate molte parole, sono state avanzate molte proposte, sono stati annunciati molti progetti. Qual è stato il risultato ? Nessuno, perché le parole sono rimaste tali e le proposte sono morte sulla carta e i progetti sono serviti spesso solo per arricchire qualche amico e per creare clientele sul territorio, alimentando lo sconforto di chi è utile solo nel momento della creazione del consenso.
Anche in questo caso le proposte non mancano ed alcune, se fossero attuate realmente dal Governo, risulterebbero rivoluzionarie, pur nella loro logica normalità. Lo sfruttamento del potenziale del sud presente in materia di produzione di energia tramite fonti rinnovabili, per non parlare del potenziale dell'industria, della cultura, del turismo sostenibile e dello sport: questa è la vera ricchezza del sud.
Le occasioni non mancano anche a breve, visto che in Calabria saranno a luglio ospitati, per esempio, i mondiali di kitesurf a Gizzeria, un evento che muoverà circa 80-100 mila persone. È un lustro per questa regione e per l'Italia intera, visto che i competitor in questo settore erano città ben note e ben qualificate come Abu Dhabi o San Francisco.
Ma le persone che partiranno da tutto il mondo per raggiungere questa località come lo faranno ? Attraverso, per caso, un'autostrada Salerno-Reggio Calabria che, grazie anche al crollo recente del viadotto Italia, ora è tagliata dal resto dell'Italia ? O con i treni, con i treni, grazie alle tratte sulle lunghe percorrenze, l'assenza cronica di investimenti che riguardano il trasporto ferroviario o un trasporto regionale che è più simile ad un colabrodo e una ferrovia ionica che è da Far West ? Ci sono ancora i trenini diesel con una singola corsia, non penso che questa sia una soluzione congeniale.
Resta il solo trasporto aereo, l'aeroporto di Lamezia Terme, che ora è entrato negli aeroporti di interesse strategico, ma sempre che ovviamente, bontà loro, i vertici della Sacal che gestisce l'aeroporto, riescano a fare squadra con i vertici di palazzo Campanella – e qui stendo un velo pietoso purtroppo sul governo della regione – o con il Governo nazionale a sostegno di questa iniziativa che può dare lustro alla Calabria, all'Italia intera, a tutto il sud in particolare.
Non possiamo neanche più perdere la più piccola occasione, perché in Calabria e nel sud siamo arrivati – lo dice la Svimez – al sesto anno di crisi, ce ne aspettano altri due. Siamo passati dall'emergenza produttiva a quella sociale, attraverso il crollo dell'occupazione. Non serve elencare freddi numeri per arrivare a dire che ormai la popolazione che vive a sud dello @pagina=0020@stivale è arrivata ad una situazione di difficoltà nell'affrontare anche la vita quotidiana.
Inoltre, cosa fa il Governo ? Con una manovra scellerata nel DEF prevede nel 2015 un taglio della spesa pubblica che sarà del 6,2 per cento nei confronti del PIL, al sud più del doppio rispetto al nord, che sarà del 2,9 per cento, con un effetto ovviamente depressivo sull'economia del Mezzogiorno e un ampliamento dei divari regionali. Sono questi gli effetti di una spending review tutta all'italiana, poco definita e poco realizzata, che non si è tradotta in un taglio degli effettivi sprechi, bensì nel taglio generalizzato di investimenti pubblici e di incentivi alle imprese, mentre servirebbe trasformare gli sprechi in spesa produttiva per i servizi pubblici, fortemente carenti specie nelle aree svantaggiate del Paese.
E non è andata meglio negli anni passati: nel 2013 il taglio è stato pari al 2,2 per il centro-nord, mentre per il sud la riduzione è stata del 4,5. Stessa performance, se così vogliamo chiamarla, nel 2014, dove il sud ha patito un taglio del 5,5 mentre il centro-nord del 2,8.
Rendiamoci conto che, piaccia o meno, esiste una questione meridionale e le possibili soluzioni per evitare che si consumi il dramma collettivo sono totalmente assenti dalle linee guida di tutti i documenti economici presentati dal Governo e anche dal Governo europeo.
In questi ultimi anni l'assenza di una politica economica è stata nascosta dal problema del risanamento dei conti pubblici, fatti pagare, direttamente o indirettamente, dagli strati più deboli della popolazione, con un coinvolgimento sempre più marcato di un ceto medio, economicamente diventato ormai borderline. Il nostro Mezzogiorno, oltre alla miopie della mancata universalità dell'area euro e agli opportunismi che ne sono scaturiti, sta scontando l'inadeguatezza di una classe politica europea che ha fatto perdere importanti appuntamenti per lo sviluppo, condannando il Mezzogiorno a una concorrenza spietata dovuta all'ingresso nell'Unione europea dei Paesi dell'Est. Questo, unito al venire meno delle risorse nazionali ordinarie, ha provocato il collasso.
Continuiamo a chiedere di mobilizzare le risorse di questo territorio con politiche generali, nazionali, che puntino sul funzionamento della pubblica amministrazione e del welfare, che adesso possa essere funzionale. Scuola, sanità, giustizia e rendere più puro l'ambiente dove si vive: è impossibile ancora pensare che ci sono zone come il crotonese, come la Pertusola o, come nel cosentino, la Legnochimica dove ancora non si parla di bonifiche, dove ancora si muore di tumore, vista l'alta incidenza dei tumori. È impossibile pensare che, ancora una volta, sui dossier sulle navi dei veleni non si riesce a trovare una soluzione o a scoprire una verità, quando nei litorali adiacenti, in questo caso il Tirreno cosentino, si stanno pescando dei tonni deformi, con spina bifida. E mi vengono a parlare che non è possibile che lì vi siano tumori. Chissà cosa c’è interrato in quel mare, quali fusti ancora nasconde.
Ci uniamo, come già abbiamo fatto più di una volta, nella richiesta di una logica di sistema che sia qualificata da una prospettiva progettuale a lungo termine. Prioritario è il rilancio degli investimenti, concordato in sede europea con dei vincoli e dei controlli verso la partecipazione delle regioni, al fine di garantire l'efficace raggiungimento degli obiettivi, spesso deviati da opportunismi locali. Bisogna fare in modo che l'Agenzia per la coesione territoriale migliori la capacità di impiego dei fondi strutturali, sia quelli che rimangono del 2007-2013, sia quelli della prossima programmazione. Allo stesso tempo, per garantire sostegno alla domanda e per proteggere dall'indigenza le famiglie, scongiurando il ricatto della miseria, occorrerebbe attivare uno strumento di contrasto alla povertà, al fine di contribuire, con sussidi di disoccupazione e all'impiego, ad iniziative particolari, una sorta di Piano Marshall. Ricordiamo che c’è ancora una vertenza, Getek e Infocontact. Stiamo parlando @pagina=0021@di oltre 2 mila famiglie che rischiano di rimanere senza lavoro. È una crisi generalizzata.
Servirebbe, insomma, fare sentire ancora cittadini italiani milioni di persone che non ci credono più e, forse, neanche ormai ci sperano più (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera). PAGINA: 0021 LELLO DI GIOIA. Grazie, Presidente. Mi scuso anche per l'assenza precedente, ma ho saputo semplicemente da pochissimi minuti che dovevo intervenire.
Io credo che non dobbiamo scomodare i grandi meridionalisti del secolo scorso per capire le difficoltà che oggi sta attraversando il Mezzogiorno d'Italia... PAGINA: 0021 ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, vorrei richiamare un attimo l'attenzione del Viceministro De Vincenti perché, quando ho avuto l'incarico da parte del gruppo di rappresentare la nostra posizione sulle mozioni discusse, ho pensato che fosse l'occasione per parlare, all'interno della questione del Mezzogiorno anche della questione Sardegna, ma ho deciso @pagina=0022@di non farlo. Nel senso che vorrei estrapolare, signor Viceministro, la questione Sardegna dedicandola – spero Presidente – alla discussione della prossima mozione, già calendarizzata per il 27. Capisco bene che sarà difficile discuterla, per il semplice motivo che, nella morsa tra Italicum, DEF, scuola e quant'altro, probabilmente sarà soggetta ad un altro rinvio, ma credo che il Viceministro capisca bene quanto sia differente trattare quella realtà storica, culturale, geografica, costituzionale, economica e sociale in un modo particolare e con un'attenzione particolare, che richiamo per l'ennesima volta all'attenzione anche della Presidenza, per una corretta calendarizzazione di quella mozione.
E quindi vorrei soffermarmi su una realtà più vasta, non meno importante, anzi molto più importante, che è quella del Mezzogiorno, realtà portata all'attenzione per la seconda volta in quest'Aula dalle mozioni su cui il Governo ha espresso parere favorevole, su tutte. Quindi, questo mostra una sensibilità da parte del Governo nei confronti dell'atavico problema del Mezzogiorno, e mi è venuto in mente, al di là delle dichiarazioni dell'allora sottosegretario Delrio, quanto disse il Presidente Renzi, nel corso del suo primo intervento in Aula, nel corso della replica sulla fiducia al Governo, all'atto della presentazione del Governo.
Il Presidente Renzi replicò così a chi in Senato sottolineava come non avesse mai pronunciato la parola Mezzogiorno nel suo intervento di insediamento.
«Mi avete detto» – disse Renzi – «che non ho parlato di Mezzogiorno: avrei potuto dire le solite frasi sulla questione meridionale, ma bastano parole in libertà per avere fiducia ?». Io, personalmente, devo dire che ho apprezzato di quella risposta ciò che evidentemente sottintendeva: questo Governo farà parlare i fatti, basta con le parole sul Mezzogiorno, di cui sono piene, ho visto, le discussioni in ogni legislatura.
Tant’è che sono andato a rivedere gli atti del passato e, purtroppo, siamo costretti a ripeterci, questo dà un'indicazione ben precisa: non vi è stata un'azione efficace nel passato che abbia cambiato la storia di quel territorio, del Mezzogiorno. Quindi, ho apprezzato quelle parole, quella risposta del Presidente Renzi; ma anche le parole, devo dire al Presidente Renzi, possono lasciare segni, segni intangibili, soprattutto quando non dette in libertà.
Infatti, quelle spese in quest'Aula – vorrei dire al Presidente – non dovrebbero mai e in alcun modo essere parole dette in libertà. E così quelle di Giuseppe Mazzini risuonano ancora oggi come un ammonimento recente, un ammonimento di grande attualità: «L'Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà».
Sono poche parole, ma pesanti. Ma non voglio, ovviamente, ulteriormente soffermarmi su utili e significativi richiami storici. Vorrei guardare avanti... PAGINA: 0024 EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, innanzitutto ringrazio il Parlamento per un dibattito così importante, anche quelle forze della maggioranza che hanno voluto portare all'attenzione nuovamente la questione meridionale. È chiaro che, però, se si discute soltanto per discutere, senza intervenire con provvedimenti strutturali e concreti, facciamo accademia. Allora, a fronte di questi atti parlamentari, che oggi approveremo, ai quali Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale darà il proprio sostegno, ci aspettiamo risposte concrete da parte del Governo e speriamo che quelle forze di maggioranza, che oggi hanno sostenuto in maniera corretta alcune ragioni, non dell'Italia meridionale, ma dell'Italia nel suo complesso, siano poi coerenti nel portare avanti la loro presenza in maggioranza.
E, allora, non ci vuole certo il rapporto Svimez, con tutto il rispetto degli studiosi e di coloro che lo mettono in atto con duro impegno e con dura fatica, anche con riferimento alle graduatorie annualmente espresse da Il Sole 24 Ore che, sulla qualità della vita, vedono tutte le province e le città meridionali agli ultimi posti per ogni indicatore, non ci vogliono questi segnali per far capire quotidianamente ad ognuno di noi, che appunto lo verifichiamo, soprattutto noi che viviamo al sud, che è in atto una crisi drammatica. Una crisi drammatica che i Governi di larghe intese (PD, Forza Italia ed altri), in questi ultimi tre anni, hanno drammaticamente esaltato. Infatti, innanzitutto la stretta finanziaria, ossia la fine dei trasferimenti per i comuni, le province e le regioni, ha colpito sicuramente tutte le realtà nazionali, ma, ovviamente, in maniera assai più grave, i comuni, le regioni e le province che rappresentano l'Italia meridionale, così come abbiamo detto finora.
Ed è chiaro che, purtroppo, il calo dell'offerta pubblica in un momento difficile si va già a innestare in una vera e propria crisi industriale che sta portando l'Italia meridionale a una vera e propria desertificazione. Parliamo tanto di Grecia, ma il PIL dell'Italia meridionale in alcune regioni è inferiore al PIL della Grecia. La situazione finanziaria, soprattutto per una mancata politica di stimolo agli istituti di credito, che raccolgono i soldi al sud e li investono al nord – c’è, poi, infatti, una politica creditizia anche a due velocità –, mette in condizione le imprese meridionali di essere veramente in grave difficoltà. Ed è chiaro che, conseguentemente, abbiamo un calo dell'occupazione e, in generale, una disoccupazione che è veramente drammatica, che è ben oltre il dato nazionale e, per quanto riguarda i giovani e le donne, raggiunge cifre prossime al 50 per cento. Ed è ovvio che, in questo clima, non ci si può stupire se ha preso il via una nuova emigrazione, una emigrazione forte dei giovani meridionali, non soltanto più nel nord Italia, ma anche all'estero, che è la cosa peggiore. Ed è un'emigrazione che colpisce soprattutto i giovani più formati scolasticamente e più preparati e, quindi, rappresenta un ulteriore impoverimento importante del tessuto umano e territoriale dell'Italia del sud.
C’è una vera e propria crisi sociale. Anche sull'emergenza povertà sono le famiglie meridionali quelle che soffrono maggiormente. E c’è, ovviamente e logicamente, una nuova crisi demografica. Per la prima volta, i decessi hanno superato le nascite, cosa che non accadeva quasi da duecento anni, in piena epoca di grande depressione dell'Italia meridionale e anche pre-unitaria. E, d'altro canto, se andiamo a vedere la cartina geografica delle autostrade, delle strade e delle ferrovie e confrontiamo l'Italia meridionale con l'Italia settentrionale, troviamo una cosa vergognosa: la Basilicata non ha un'autostrada e non ha l'alta velocità; non esistono @pagina=0025@un'autostrada e l'alta velocità tra Reggio Calabria e Taranto. Andiamo a verificare gli assi e i corridoi dei trasporti est-ovest, ovest-est dell'Italia settentrionale e vedremo un'autentica vergogna. Allora, io credo che uno Stato serio, anziché regalare soldi per comprare il consenso, perché siamo tornati a panem et circenses, come avveniva ai tempi dell'Impero romano, dovrebbe intervenire sulle infrastrutture. Noi avremmo bisogno innanzitutto di dotare l'Italia meridionale di infrastrutture uguali o perlomeno tendenzialmente simili all'Italia settentrionale, altrimenti l'Italia meridionale non potrà mai decollare.
E, vedete, anche i dati della politica nazionale dimostrano che il nord è in ripresa ed è in ripresa perché ha le infrastrutture; ed è in ripresa perché, siccome c'erano le infrastrutture, ci sono le industrie. Da tale punto di vista questo Governo, come tutti i Governi delle larghe intese, che, purtroppo, sono stati appoggiati fortemente da Berlusconi, ha abbandonato completamente l'Italia meridionale.
Concludiamo, sostenendo, ancora una volta, che Fratelli d'Italia si esprimerà favorevolmente e sosterrà, ovviamente, queste mozioni. Per noi l'impegno per la questione meridionale è innanzitutto una questione nazionale. Riteniamo che non ci sia bisogno né di assistenzialismo né di clientelismo conseguente, ma, innanzitutto, di infrastrutture, di una politica creditizia che metta in condizione gli imprenditori di non essere salassati dagli amici di Renzi, cioè dalle banche, e di avere quel credito, invece, che possa consentire di rilanciare gli investimenti, il PIL e, quindi, l'occupazione. Una politica sociale non clientelare né assistenziale, fatta di interventi seri che stimolino il lavoro, che stimolino l'occupazione e diano una nuova dignità all'Italia meridionale e a tutta la nazione italiana. PAGINA: 0025 STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente, innanzitutto ringrazio il Governo per la sua presenza e faccio gli auguri per il nuovo incarico: ho lasciato la scorsa settimana il Viceministro e lo trovo questa settimana sottosegretario, una promozione un po’ ambigua, un po’ diversa. Le regole della politica sappiamo benissimo che sono stravaganti e non sono assolutamente lineari, però le auguro un buon lavoro, avendo una massima stima nei suoi confronti e nei confronti della sua collega lì vicino, non di tutto il Governo di certo.
Oggi, stiamo discutendo di mozioni concernenti interventi a favore del Mezzogiorno: sicuramente, potevamo tranquillamente proporne una decima, essendo già nove in essere dei vari gruppi politici. Potevamo, come nelle scorse legislature, proporre una mozione nostra, dove andavamo a smontare il sistema delle mozioni, ma non abbiamo voluto farlo, coscienti del sistema delle mozioni stesse, anche vedendo e valutando gli impegni fotocopia. Mi scuso per la cattiveria politica che sto utilizzando nell'esprimere il giudizio su queste mozioni, una uguale all'altra e alla rincorsa di chi è stato più bravo a redigerle.
Indubbiamente, anche dalla discussione che si è svolta fino ad adesso si è potuto vedere, e si riconosce da parte di tutti i gruppi politici, un'Italia a due velocità, su tutti i fronti. Potremmo tranquillamente vedere queste mozioni anche a favore del nord: se dovessi tranquillamente cancellare la parola «Mezzogiorno» e scrivere «nord» o, come la mia città, «Torino», sicuramente, potrei notare delle similitudini e dei disagi economici industriali. Dovuti a cosa ? Sicuramente, non solo ed esclusivamente alla territorialità – poi, potremo anche entrare nel merito delle mozioni stesse e dei problemi –, ma sicuramente alle politiche che sono state svolte: a Torino dal PD, che, negli ultimi vent'anni, gestisce il potere nella città e nella provincia e, alternativamente, anche nella regione stessa del Piemonte, e che lo ha gestito in modo tale che si depauperasse, si desertificasse, come è descritto nella mozione, la possibilità di creare nuove imprese.@pagina=0026@
I dati sconcertanti – quelli del nord, come quelli del sud – sulle associazioni di categoria sono allarmanti, non guardando assolutamente un territorio rispetto ad un altro. Chi sta patendo maggiormente, sicuramente, può essere un territorio disagiato, come può essere Torino, come può essere il sud, ma noi vogliamo assolutamente evitare che si continui a perpetrare quel sistema che, in questi anni, si è portato avanti, che è l'assistenzialismo. Noi vogliamo ribadire il concetto che non siamo assistenzialisti e vorremmo evitare di trovare ciò nelle mozioni, con una corretta dialettica politica ed un esercizio assolutamente più che simpatico nel discutere i problemi del Paese, per arrivare al nocciolo del problema.
Il nocciolo del problema è la mancanza della politica industriale che questo Governo sta portando avanti; prima con Monti, poi con Letta e, successivamente, oggi, con Renzi; sta portando avanti una politica industriale un po’ raffazzonata, a spot. Lo abbiamo visto nei decreti ad hoc per la salvaguardia della città di Taranto, dell'Ilva di Taranto, ma, ancora di più, del porto di Taranto. Sicuramente si tratta di interventi necessari per il rilancio industriale del territorio e non solo, perché un giorno... PAGINA: 0027 SALVATORE MATARRESE. Grazie Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, esaminiamo la mozione sul Mezzogiorno nella piena consapevolezza che il Mezzogiorno merita di più di una mozione o di tante mozioni, perché sicuramente è la parte di questo Paese che è rimasta più indietro e colpevolmente è rimasta più indietro per l'assenza dello Stato che non ha consentito mai, direi dall'unità d'Italia se non dal dopoguerra, di consentire al Sud di diventare una parte integrante di questo Paese.
Il sud supera i suoi problemi se diventa parte integrante dell'Italia e se l'Italia prende consapevolezza che il sud non può essere lasciato indietro. Il sud ha le risorse per poter superare la sua crisi, che sono risorse comunitarie; ma è anche vero che l'azione dei Governi molto spesso ha utilizzato queste risorse comunitarie del sud per andare a ripianare i conti pubblici. Ne abbiamo evidenza nei Fondi di coesione, dove dal 2008 al 2013 ben 20 miliardi di euro sono stati spostati per risanare il debito pubblico; e ne abbiamo avuto evidenza recentemente, nella legge di stabilità, dove 4,5 milioni del piano di azione e coesione e 1,8 milioni del piano di sviluppo sono andati a destinazioni del tutto estranee a quelle che sono le finalità del sud. Quindi non ci meravigliamo se il sud è in questa condizione e non ce ne possiamo neanche dolere più di tanto, a questo punto, se consideriamo che, in un Paese dove la parte più debole è al sud, con una crisi di questa entità, è chiaro che il sud arriva a livelli economici di desertificazione, a perdere 121 mila imprese, di cui 88 mila solo nei primi sei mesi del 2014, e da una disoccupazione che è la più bassa dal dopoguerra a meno di 6 milioni di occupati. Sono dati drammatici che dovrebbero necessitare azioni concrete e sicuramente non solo mozioni, per quanto numerose.
Le risorse comunitarie meritano una programmazione più adeguata perché possano essere efficaci. Noi possiamo sicuramente dire che quello che è mancato al sud è un'azione e una spesa efficace e qualificata, che non è una spesa che rincorrere l'occupazione ma una spesa che rincorre lo sviluppo, che valorizza le caratteristiche intrinseche del sud, che non solo l'industria ma anche il turismo, l'ambiente, l'agricoltura. Sono azioni che meritano una programmazione non frazionata come quella del nostro Paese, che è su tre livelli (ministeri, enti locali e regioni), ma merita una cabina di regia reale, che integri i fabbisogni, le reali necessità e veda soprattutto a lungo tempo e non vada a seguire il consenso, spesso della politica, che nulla ha portato al sud; anzi, ha portato a un sud che molto spesso sembra essere con la mano tesa a chiedere risorse al nord. Ma così non è, perché il sud non chiede risorse; il sud chiede di avere quelle risorse che l'Europa dà al sud perché possa, unitamente alle spese e alle risorse che lo Stato deve mettere, superare le sue difficoltà e guardare al futuro con certezza e con maggiore tranquillità. Non è ammissibile che lo Stato sostituisca le proprie risorse con quelle comunitarie, come da sempre avviene da quando le risorse comunitarie, che sono prima per le aree sottosviluppate, sono destinate, dalla Comunità europea, al sud per lo sviluppo; non è ammissibile che lo Stato sostituisca di fatto le risorse che dovrebbe dare per il sud. Quindi, se questo differenziale non viene colmato, è evidente che il sud non può che continuare ad essere indietro. Il primo punto dal quale partire è il corretto utilizzo delle risorse, che sono tante per il sud; rivisitazione del Patto di stabilità interno, che penalizza soprattutto al sud, soprattutto in ambito delle infrastrutture, dove ai cronici ritardi delle pubbliche amministrazioni si sommano anche le difficoltà nel reperimento delle risorse, quindi non è stata una buona azione quella di ridurre la quota di cofinanziamento. Sarebbe stato meglio prorogare o @pagina=0028@replicare la misura del 2014, che prevedeva 1 miliardo di euro esenzione dal cofinanziamento regionale per consentire un acceleramento della spesa, come è avvenuto nelle regioni più virtuose, tra le quali anche la Puglia, che hanno saputo meglio di tante altre utilizzare queste risorse.
Ma è proprio l'utilizzo delle risorse che lascia perplesso chi vede l'Italia dal sud, come quando nella legge di stabilità si tolgono risorse ai piani di azione e coesione mentre le regioni assumono impegni concreti per venire incontro ai fabbisogni delle imprese. E mi riferisco alla Puglia, dove addirittura, retroattivamente, adesso c’è un problema di impegni presi e di risorse tolte, e quando si cerca di intervenire sul microcredito alle imprese in una crisi così drammatica, o sul rifacimento delle scuole, che sono tutti programmi nel piano di Governo, nell'azione di Governo, ma che in realtà le regioni, che hanno utilizzato le risorse europee, non possono realizzare. Allora, ci si domanda che coordinamento c’è tra l'effettiva voglia di portare il sud a livelli diversi e le azioni concrete, che, invece, questo Governo enuncia ma non realizza, per il sud. Quindi, se il sud è a livello di desertificazione penso sia arrivato il momento di interventi legislativi seri e di una programmazione a medio e lungo termine che veda la presenza di uno Stato autorevole, anche dal punto di vista della legalità, perché il sud non diventi sempre quella maglia nera dell'illegalità ma sia anche un sud virtuoso. Infatti, esiste anche un sud diverso, che è anche legalità, che è anche lavoro, che è anche industria e che è anche impegno, che è la maggiore risorsa che questo sud ha. Quindi, uno Stato autorevole, ma uno Stato capace di programmare.
Quindi, che l'Agenzia di coesione sia effettivamente un elemento aggiuntivo, migliorativo dell'efficacia della spesa e della programmazione e che abbia effettivamente poteri reali di supporto e anche di sostituzione per le regioni inadempienti, perché è inammissibile avere tanta disoccupazione, tanta mancanza di lavoro e tante risorse non spese. Quindi, maggiori poteri all'Agenzia di coesione, maggiore presenza accanto alle regioni più in difficoltà nella spesa e un reale segnale al sud che esiste uno Stato che si muove con una vera intenzione di mettere a frutto il suo sforzo reale per riportare il sud al livello che merita. Ma anche interventi che vadano a riqualificare il patrimonio culturale, il patrimonio archeologico che il sud possiede in grande quantità. Non a caso le regioni del sud primeggiano a livello di turismo, come ad esempio la Puglia. Potrebbero essere occasione di impiego per i giovani, potrebbe crearsi un sistema di valorizzazione dei giovani, di avvicinamento al lavoro come promotori di questo bene archeologico, di questo bene che è nel territorio per la promozione del territorio e di queste bellezze che sono appunto di natura archeologica. Quindi, una sinergia anche dei Ministeri della cultura e degli altri interessati affinché si creino delle opportunità di lavoro per i giovani che possano appunto aiutare a far conoscere le bellezze di questo sud.
Favorire accordi di programma con investitori esteri, come è capitato in Sardegna per l'ospedale San Raffaele, potrebbe costituire un miglioramento nell'attrattività del sud, che merita maggiore attrattività in quanto dobbiamo considerare complessivamente perché gli investitori esteri si fermano a Roma e non scendono mai al sud. Quindi, creare un sistema Paese che favorisca gli investimenti, ridurre la burocrazia, favorire azioni del Governo affinché questi accordi di programma possano avere finalità reali per gli investitori, perché sappiamo tutti che nel nostro Paese gli investimenti non hanno tempo e, soprattutto, non hanno certezza di ritorno economico.
Quindi, il sud chiede di avere ciò che ha diritto ad avere; uno Stato che lo riporti alla parità con il nord, in una visione integrata di Paese che non veda più sud e nord, ma veda l'Italia impegnata in una ripresa economica che non può non considerare che il sud, nel suo essere indietro rappresenta una domanda interna, come lo è stata la Germania dell'est @pagina=0029@per la Germania dell'ovest, i bisogni del sud possono essere per il nord industriale il mercato reale interno. Su questo noi dobbiamo riflettere per come non riusciamo a far diventare il sud quello che dovrebbe essere: un serbatoio di domanda. Molto spesso noi portiamo le produzioni industriali al sud quando magari potrebbero essere assorbite al sud e prodotte al nord. Questo significa rivedere la programmazione industriale di questo Paese, che deve mettere al sud al centro, perché solo facendo rinascere il sud può rinascere questo Paese. Può essere davvero lo strumento per riportare l'Italia a superare la crisi.
Questo nelle parole presenti in tutti i discorsi di tutti gli insediamenti di Governo, nei fatti però noi registriamo, da meridionali, l'esatto contrario e, quindi, ne patiamo drammaticamente le conseguenze.
Scelta Civica dichiara voto favorevole a tutte le mozioni, con l'auspicio davvero concreto che quanto scritto nelle mozioni stesse possa trovare impegni reali di interventi legislativi, economici e finanziari a favore del sud e a favore dell'Italia, perché il sud, torno a dire, è davvero un'opportunità per questo Paese, sarebbe un peccato non cogliere questa opportunità e sarebbe un peccato continuare a dire al sud che siamo sempre meridionali, aggregati all'Italia, e penalizzati dallo stesso sistema Paese, che in realtà dovrebbe dare diverse risposte a tutto il popolo meridionale.
Ribadiamo, quindi, il voto favorevole e chiediamo un'azione concreta e reale con misure che possiamo misurare, di programmazione a medio lungo termine e di interventi reali per il Mezzogiorno e per l'Italia in genere (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). PAGINA: 0029 ANTONIO PLACIDO. Grazie, Presidente. Il parere favorevole a tutte le mozioni, fatta salva la leggera correzione proposta in rapporto alla nostra, da parte del Governo, è sintomatico, a nostro giudizio, di un atteggiamento pilatesco. Si può essere favorevoli a tutte le mozioni perché si è, sostanzialmente, indifferenti ai contenuti di ciascuna. Si può essere favorevoli a tutto e al contrario di tutto, anche in qualche caso ad approcci politici e culturali molto distanti, perché evidentemente questo è l'approccio che il Governo ha scelto in rapporto al Mezzogiorno.
D'altro canto, l'atteggiamento, pur garbato e come sempre attento, del sottosegretario Delrio, allorché, nella seduta del 23 marzo, ha concluso la discussione avviata sul tema odierno, era improntato alle stesse caratteristiche: un cauto ottimismo fatto di buone intenzioni e rassicurazioni in ordine alle necessità del taglio sul piano di azione e coesione di 3 miliardi e mezzo, su un accordo di partenariato che parte ed è partito, sebbene sia fatto ancora di 52 programmi, alla faccia della selettività e della finalizzazione, a proposito di un'Agenzia per la coesione, grazie a cui si sono evitati disimpegni peggiori e grazie alla quale invece riusciremo a conseguire gli obiettivi che ci stanno davanti.
Il dibattito e le sollecitazioni che sono venute avanti nella discussione sono stati riassunti citando e parafrasando i grandi del passato dal sottosegretario Delrio, dicendo che il Governo riuscirà a fare in modo che nei prossimi due o tre anni l'Italia sarà quello che il Mezzogiorno sarà. Intendiamoci: il ministro attuale Delrio non ha detto nulla di particolarmente urticante, nulla di scandaloso, ha rivendicato i meriti, pochi per la verità dell'azione di Governo e delle azioni intraprese, ma ha sostanzialmente elencato un insieme di buoni propositi che, in quanto tali, sarebbero finanche per tutti condivisibili. Peccato che il problema non sia più questo. Peccato cioè che questa linea di galleggiamento, fatta nelle migliori delle ipotesi di efficientamento della spesa, di accelerazioni, di lotta agli sprechi e alle inerzie, pure necessarie ben inteso, non sia più sufficiente. E ce lo dicono la drammaticità senza precedenti dei dati Svimez e Bankitalia, di recente pubblicati. Non @pagina=0030@basta più una navigazione ordinaria, non è più sufficiente l'omessa e pur auspicabile buona amministrazione per invertire tendenze, delle quali evidentemente non si coglie il segno e la gravità. Cosa volete che conti rispetto alla spirale demografica devastante che ha investito il Mezzogiorno, al declino riproduttivo che ha invertito tendenze di lungo periodo generali del nostro paese, a cui in tanti pure hanno fatto riferimento !
Cosa volete che conti qualche milione di euro di fondi strutturali in più meglio investiti al sud nei prossimi anni ! Insomma, o si possiede la percezione della profondità dei danni arrecati al tessuto connettivo della società meridionale dal ventennio di disinvestimento che abbiamo alle spalle sommato agli effetti disastrosi della crisi e delle politiche di austerità che l'aggravano, oppure si discute di altro, di pannicelli caldi utili in tempi normali o buoni per tutte le stagioni. Abbiamo tentato di insistere in apertura di questa discussione sui mutamenti strutturali, sull'inversione di segno e di senso che ha finito per snaturare le stesse politiche di coesione. Abbiamo detto che, se esse diventano sostitutive invece che aggiuntive, di politiche generali inesistenti se cioè viene meno permanentemente l'elemento dell'addizionalità, esse allargano divergenze e squilibri invece che produrre convergenze. Non lo diciamo noi, lo dicono i numeri che fotografano la desertificazione produttiva sociale e democratica prodottasi negli ultimi 15 anni al sud.
Abbiamo detto che i vincoli del fiscal compact agiscono a danno del Mezzogiorno secondo una dinamica cumulativa che lo danneggia più che proporzionalmente rispetto finanche ai demeriti accumulati dalle sue classi dirigenti a causa di performance macroeconomiche che condizionano pesantemente l'indirizzo delle stesse politiche di coesione su scala europea. Abbiamo detto di un prelievo fiscale che, spostandosi sempre più verso il basso in sede regionale e locale, perde di progressività e scava al sud fossati di disuguaglianza sociale oltre che approfondire squilibri territoriali. Abbiamo detto di un sistema scolastico ed universitario meridionale al collasso che respinge invece che accompagnare il percorso di formazione delle giovani generazioni.
Abbiamo detto anche di capitale umano che ormai fugge irreversibilmente dal sud e che arresta la mobilità sociale e rende asfittico il panorama civile meridionale. Cosa altro occorre per comprendere che siamo in presenza di processi che configurano ormai mutamenti qualitativi, strutturali, avvenuti o già in corso, non più semplicemente di cronici aggravamenti di tendenze in atto ? Se ne ha compiutamente la percezione da parte del Governo ? Non ci sembra. Quali risposte si approntano ? Come si fa a non cogliere che siamo ad un punto di svolta drammatico nel processo di avvitamento del Mezzogiorno dentro una spirale perversa ? È in crisi l'intero paradigma mercatista che ha retto le politiche per il sud nell'ultimo trentennio in tutte le sue versioni, nessuna esclusa, anche quelle più innovative, sofisticate ed intelligenti, animate dalle migliori intenzioni che puntavano sul localismo virtuoso, sulla valorizzazione delle classi dirigenti locali, sul rovesciamento di ogni approccio dall'alto.
Non lo diciamo noi, anche questo fatevelo raccontare dal professor Cassano che siede nelle nostre file e che ha coordinato su questo una ricerca di tre importanti università meridionali. Ve lo spiegherà meglio lui che la mercatizzazione dei fattori produttivi ha prodotto una erosione progressiva delle istituzioni pubbliche e delle basi della convivenza collettiva e che la riproposizione pedissequa del medesimo paradigma in condizioni di accelerazione e di approfondimento della crisi produce subalternità e marginalità dei ceti produttivi meridionali. Ecco perché dunque torna in grande stile il tema di un intervento pubblico in grado di selezionare secondo altre logiche gli interventi e le priorità.
Di più Stato c’è bisogno e se si vuole anche indirizzare il mercato si abbia almeno, a fronte di questo disastro, il coraggio di dirlo. È giunto il momento di abbandonare la vulgata asfissiante che ci @pagina=0031@ha accompagnato negli ultimi decenni. Più Stato per politiche di sostegno al reddito che investano su persone giovani, più Stato per la riqualificazione ambientale...
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PAGINA: 0006 Intervengono altresì per dichiarazione di voto i deputati ALESSANDRO PAGANO (AP) (Vedi RS), PAOLO RUSSO (FI-PdL) (Vedi RS), GIROLAMO PISANO (M5S) (Vedi RS), FRANCESCO CARIELLO (M5S) (Vedi RS), LUIGI FAMIGLIETTI (PD) (Vedi RS), EMANUELE PRATAVIERA (Misto) (Vedi RS), PINO PISICCHIO (Misto) (Vedi RS) e VINCENZA LABRIOLA (Misto) (Vedi RS).
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PAGINA: 0031 ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente, ne approfitto e ringrazio per la presenza il Viceministro De Vincenti, che certamente sarà attento alle dinamiche di quanto oggi si sta dibattendo.
Io esordirei in questa dichiarazione di voto facendo leva su un fatto assolutamente incontrovertibile: la ritrovata centralità da un punto di vista geopolitico, dell'Italia e in particolare del Mezzogiorno, che è sempre stato una piattaforma nel Mediterraneo. Oggi però con i nuovi equilibri internazionali dovuti ai successi economici dei Paesi dell'Estremo Oriente, la centralità del Mezzogiorno nel mondo è un fatto incontrovertibile. Il sottosegretario Delrio, quando ci fu il dibattito iniziale, ebbe modo di apprezzare un passaggio del mio intervento e che oggi richiamo nuovamente e cioè che la fine del Regno delle Due Sicilie nel 1860 fu dovuta al fatto che l'Inghilterra di Palmerston aiutò il Regno di Piemonte Sardegna, nella conquista del Regno del Due Sicilie.
Il motivo principale di quella guerra derivò dal fatto che il canale di Suez, aperto nel 1859, metteva in vantaggio competitivo la flotta mercantile del Regno delle Due Sicilie, che allora era la più importante al mondo dopo quella della Gran Bretagna. Questo fatto rischiava di essere una minaccia autentica per la potenza inglese. A distanza di 160 anni si stanno, oggi ripresentando esattamente le stesse condizioni di allora. Il Canale di Suez sta per essere dragato e raddoppiato nei volumi e così le supernavi mercantili e petrolifere non avranno più l'esigenza di aggirare l'Africa per arrivare nei porti del nord e in particolare ad Amburgo. Oggi le supernavi hanno l'esigenza di attraccare in una base logistica mediterranea e da lì, attraverso il «ferro e la gomma», arrivare nei mercati del Nord. Quindi, caro sottosegretario, oggi ci stiamo giocando una grande partita geopolitica ed è chiaro che l'Italia deve vincere questa partita soprattutto in due ambiti; primo: la valorizzazione logistica dei porti; secondo: la nuova sfida infrastrutturale. Per i motivi elencati in premessa, quei motivi che segnarono la fine del Regno delle Due Sicilie, per gli @pagina=0032@stessi motivi, i nuovi potentati del nord Europa di fatto anche oggi non vogliono lo sviluppo del sud d'Italia. PAGINA: 0033 PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Di quale Mezzogiorno stiamo provando a ragionare ? Quello arretrato sul piano infrastrutturale ? Quello ricco di storia e di tradizioni ? Quello discriminato più volte, emarginato ? Parliamo dell'area più povera d'Italia e fortemente permeata da gravissimi fenomeni criminali ? O di un'area policromica, unica nelle sue opportunità di sviluppo, che può essere volano e leva per l'intero Paese ?
Intanto registro, devo dirlo, che il Mezzogiorno e la questione meridionale sono stati sottilmente cancellati dal dibattito politico nazionale e meno male che questo Parlamento ha ritenuto di porre questa attenzione. Ma intanto proviamo non solo a ragionare del passato ma anche di ciò che sta accadendo, di ciò che sta facendo questo Governo. Qualche esempio ? Cominciamo dalla scuola. «Scuola Nuova» era un programma fantasmagorico del Governo, che ha prodotto investimenti per il 91 per cento al Nord e per il 9 per cento nel Mezzogiorno.
Ma poi ce n'era un altro di programma e di iniziativa del Governo: Scuole sicure. Ebbene, Scuole sicure ha prodotto investimenti per il 90 per cento al nord e per il 10 per cento al sud. Ma poi – ed ecco la vera soluzione – vi è un progetto: Scuole belle; questo sì ha consentito l'investimento del 70 per cento di queste risorse al sud. Per fare cosa ? Per pagare quegli LSU da sempre utilizzati nelle scuole del Mezzogiorno, perché sistemassero alla men peggio proprio quelle scuole. Parimenti, al nord viene utilizzato, per le medesime attività degli LSU, il personale ATA, per il quale non sono previste assunzioni al sud, ma solo al nord. Insomma, risultato Scuole buone: in realtà, solo scuole al nord. Provo a dare qualche altro elemento di criticità, per far comprendere come questo Governo ha approcciato la questione del Mezzogiorno. Penso al riparto delle risorse per asili e mense scolastiche in età prescolare. Il criterio @pagina=0034@scelto per il riparto 2013, 2014 e, ahinoi, 2015 è stato quello della spesa storica. Insomma, chi più aveva continuerà ad avere di più, chi meno aveva e, quindi, aveva maggiore esigenza, maggiore bisogno di investimenti infrastrutturali, meno ha, il che ha determinato che due grandi città del sud – faccio l'esempio, tra le tante – Messina e Giugliano, due città che hanno più di 100 mila abitanti, non hanno ottenuto un euro a questo fine, a vantaggio di Verona, di Firenze e di tutte le altre città del nord, che sono strutturalmente e storicamente dotate di asili nido e di mense scolastiche.
Ma qual è la questione che noi vorremmo porre come elemento centrale di questa discussione ? Guardate, ogni anno vanno via tanti di quei ragazzi dal Mezzogiorno, tante di quelle famiglie dal Mezzogiorno del nostro Paese, che scompare una città come Avellino. Negli ultimi vent'anni, è scomparsa una provincia intera, come fosse l'intera provincia di Salerno, che viene cancellata e deportata. Perdiamo energie, perdiamo vivacità, perdiamo intelligenze, perdiamo storie personali, perdiamo storie familiari, perdiamo cultura. È irreparabile questo danno.
Proverei a suggerire al Governo un ulteriore elemento di riflessione, non più del 2013, del 2014, ma di queste ore. Dico questo per rilevare come l'approccio alle questioni del Mezzogiorno mi sembra un approccio distratto o peggio colpevole. Mi riferisco ai tagli previsti nel DEF alle città metropolitane. I criteri che sono stati scelti per questi tagli sono il numero degli occupati, il reddito medio dei lavoratori dipendenti e, addirittura, anche la tariffa della RC auto, che di per sé è già un'ulteriore gabella, un'ulteriore tassa nel Mezzogiorno d'Italia. È evidente che con questi criteri si è determinato un risultato per il quale i tagli a Torino sono più o meno di 20 milioni di euro e i tagli in una città come Napoli sono più o meno 70 milioni di euro. E allora, al di là delle mozioni che qui presentiamo, che qui sosteniamo, avrei piacere di comprendere qual è l'esercizio del Governo diretto, qual è l'azione, qual è l'approccio, qual è la dinamica che porta a questi drammatici risultati.
Noi vorremmo che la spesa fosse concentrata e migliorata. Non penso solo alla spesa europea, che rappresenta solo il 5 per cento della spesa nel Mezzogiorno. Penso che, forse, sia necessario mettere in campo un'iniziativa che migliori la spesa complessiva, che la focalizzi, la concentri, la orienti, che possa essere davvero volano di una prospettiva di crescita dell'intero Paese.
Ma, intanto, provate a garantire ciò che c'era, non vi chiediamo altro. Provate a garantire ciò che c'era, e mi riferisco al cofinanziamento nazionale, alle iniziative per investimenti nel Mezzogiorno. Né ci rassicura, anzi, ci preoccupa, che il «tesoretto» così formato potrebbe essere utilizzato per nuovi programmi. Siamo certi che, di volta in volta, saprete cogliere da quel «tesoretto» a piene mani, sottraendo risorse al Mezzogiorno del nostro Paese.
Si tratta di uno scippo che non solo in sé è un elemento di criticità, ma rappresenta anche un indice: indica da che parte il Paese vuole andare, e va nella direzione sbagliata. Insomma, vengono sottratte risorse con la presunta considerazione che queste risorse sono sottratte perché nel passato vi è stata una minore capacità di spesa, una sorta di favola di Fedro riveduta e corretta.
E devo dire che la Presidenza italiana del semestre europeo ci è apparsa particolarmente scialba e priva di una parola d'ordine su questo tema. Nel Mezzogiorno non vi sono meno aziende che al nord: sono solo più piccole, nane, atomizzate, prive di una rete di sistema. E allora, probabilmente, andrebbe messa in campo un'iniziativa capace di lavorare proprio su quel fronte, capace, cioè, di reggere questo sistema, questo reticolo di imprese, partendo proprio dalla capacità e dagli imprenditori che ancora esistono e resistono nel Mezzogiorno.
Non serve nuova deportazione, non servono imprenditori d'oltralpe che giungono da noi. Serve sostenere quel reticolo delle imprese, aiutarle su alcuni aspetti, @pagina=0035@prima che su altri: sul piano infrastrutturale, sul piano del credito, sul piano della sicurezza. Sono tre questioni che diventano centrali per quel reticolo di imprese che ancora oggi, a fatica, resiste nel Mezzogiorno del nostro Paese.
E, allora, potremmo prendere ad esempio alcuni filoni, alcune filiere. Penso a quella agricola, che rappresenta non solo un modello e un'opportunità di sviluppo, ma anche un modello etico di rappresentazione del domani, della società del domani. Per queste ragioni, noi voteremo a favore di queste mozioni, esprimendo, però, un elemento di singolarità: non ci convince il parere del Governo favorevole a prescindere e su tutte, come fosse una sorta di relegare questa questione a marginale e a superarla quanto prima in Parlamento con il minore danno possibile.
Noi avremmo preferito che il Governo indicasse una strada, quella strada, e comprendere quale strada, per il Mezzogiorno del nostro Paese; non un'azione pragmatica, ma anche un'iniziativa con una visione di carattere strategico. Ad oggi, questa visione strategica non l'abbiamo registrata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). PAGINA: 0035 GIROLAMO PISANO. Grazie, Presidente. Io lascerò la dichiarazione di voto al mio collega Cariello, che interverrà dopo di me, e mi limiterò ad un cappello tecnico della situazione.
Noi sappiamo che, essendo correlato al livello di sviluppo, il prelievo fiscale è strutturalmente più elevato nelle regioni centro-settentrionali, mentre la spesa pubblica è più uniformemente distribuita sul territorio nazionale, dovendo essere assicurato a tutti i contribuenti per Costituzione lo stesso livello di servizi pubblici. Ciò genera flussi redistributivi netti a favore del Mezzogiorno, grazie ai quali le regioni meridionali beneficiano di una spesa pubblica superiore alla propria capacità fiscale. A ciò deve sommarsi la spesa aggiuntiva connessa al perseguimento esplicito del riequilibrio territoriale, le famose politiche per il Mezzogiorno per le quali manca il Ministero.
Questo in teoria. In pratica, nel contesto dell'economia dualistica italiana, la disciplina di bilancio, se attuata con correzioni di finanza pubblica dagli effetti asimmetrici sui territori, è destinata ad ampliare i divari regionali. Le misure di controllo della spesa pubblica si sono tradotte in un ridimensionamento notevole del livello degli investimenti pubblici, più che della parte corrente della spesa pubblica.
In secondo luogo, si è ridotta in misura altrettanto rilevante l'intensità del sostegno alle attività produttive. Secondo le stime rese note di recente dalla Banca d'Italia relativamente agli anni della crisi, la spesa corrente ha mostrato una dinamica sostanzialmente omogenea dal punto di vista territoriale. Nel biennio 2009-2010 c’è stata una media annua di riduzione dell'1,4 per cento nel Mezzogiorno e dell'1,6 per cento nel centronord, mentre nel 2011-2012 si è contratta in maniera più accentuata al Sud, di meno 2,6 per cento, contro l'1,3 per cento del centronord.
Nel quadriennio 2009-2012 le componenti di spesa corrente che hanno conosciuto la caduta più marcata sono state la spesa per l'istruzione, con meno 14,6 per cento nel Mezzogiorno e meno 8,1 per cento nel centronord. La spesa per la sanità è diminuita del 6,7 per cento nel Mezzogiorno e solo del 2,9 per cento nel centronord. Nello stesso periodo anche la spesa in conto capitale ha conosciuto una dinamica decrescente più accentuata nel Mezzogiorno che nel centronord, con tassi di riduzione annui dell'11,8 per cento, contro il 10,8, quindi un punto percentuale in più.
Contemporaneamente all'inasprimento dei vincoli di finanza pubblica, negli anni Novanta si è affermato un orientamento sempre più restrittivo dell'Unione europea in tema di aiuti di Stato alle imprese, anche per i vincoli sempre più stringenti @pagina=0036@della finanza pubblica dettati dalle caratteristiche del processo di unificazione monetaria e per la crescente sfiducia nella capacità della pubblica amministrazione. Studi di Cappellani nel 2013 riportano che per l'Europa a 27 il sostegno pubblico alle imprese si è sostanzialmente dimezzato nel corso degli anni Novanta, passando dallo 0,87 per cento allo 0,47 per cento del PIL, per poi oscillare intorno a tale livello anche nel corso degli anni Duemila, con fasi alterne di relativo incremento e ripiegamento. In Italia, secondo i dati della Commissione europea del 2013, il trend decrescente è stato più marcato: dall'1,39 per cento del 1992 si è passati allo 0,37 per cento del 1999, cioè più di un punto percentuale.
Dallo studio delle manovre di finanza pubblica considerate nelle stime Svimez-Irpet del 2014, che includono i principali provvedimenti legislativi varati dal 2010 al 2014, si desume che il valore cumulato della correzione apportata ai conti pubblici sia di circa 104 miliardi di euro nel 2014 e di quasi 110 miliardi di euro nel 2015.
Ma come si è distribuito l'onere della correzione complessiva tra le due macroaree ? Nel triennio il centronord ha contribuito per circa il 70 per cento, mentre il Mezzogiorno per il rimanente 30 per cento. In particolare, oltre il 77 per cento del totale delle maggiori entrate è stato reperito nel triennio dal centronord, che ha anche sopportato un onere di riduzione delle spese pari a circa il 63 per cento. Questo dato è naturalmente condizionato dalle differenze tra le due macroaree in termini di base imponibile e di popolazione residente. Controllando per il PIL, infatti, il quadro si rovescia: l'onere a carico del Mezzogiorno risulta superiore a quello imposto al centronord, pari al 9,5 per cento del PIL, a fronte del 6 per cento. Questo risultato si è prodotto non tanto dal lato delle entrate, perché il carico fiscale è solo lievemente superiore al Sud, quanto a causa di una riduzione più marcata della spesa.
I tagli alle spese in conto capitale penalizzano il Mezzogiorno in maniera ancora più evidente. A determinare questo risultato contribuiscono i tagli al Fondo per le aree sottoutilizzate e al Fondo per lo sviluppo e la coesione, con i quali si è realizzata una quota significativa dei risparmi previsti a carico dei Ministeri dai decreti-legge n. 78 del 2010 e n. 98 del 2011.
In termini di indebitamento netto, secondo le elaborazioni Svimez-Irpet, tali risparmi hanno superato i 300 milioni di euro nel 2011, i 2 miliardi di euro nel 2012 e i 4 miliardi di euro nel 2013, senza essere compensati da rifinanziamenti attuati con leggi di stabilità per il 2013 e per il 2014. In definitiva, nelle valutazioni di Svimez-Irpet, nel biennio 2014-2015, la politica economica ha effetti sostanzialmente neutrali nel caso del centronord.
Viceversa, nel Mezzogiorno i tagli alle spese in conto capitale esercitano un effetto depressivo sull'economia dell'area, amplificando i divari regionali. Il ragionare sugli effetti della spending review riporta necessariamente al tema della cosiddetta «austerità espansiva», una parabola che attribuisce virtù terapeutiche non tradizionali, nel senso keynesiano, al taglio della spesa pubblica, che sarebbero generate dalle aspettative di future riduzioni di imposte capaci di alimentare un ottimistico slancio espansivo di spesa. Stiamo parlando, ad esempio, degli 80 euro di Renzi. Una terapia del genere, già di dubbia rilevanza, rappresenta una vera e propria provocazione del buonsenso se si tiene conto del contesto specifico (crisi finanziaria prima, dell'economia reale poi e con una disoccupazione di massa dilagante) nel quale questa narrazione veniva proposta per giustificare le linee guida della politica economica. Com'era prevedibile, l'illusione del caso italiano è miseramente fallita e ci si è ostinati a non tener conto della natura dualistica del sistema italiano: Nord e Sud. Una dimenticanza pagata a caro prezzo da tutti, dalle realtà più deboli del Sud, ma anche dal resto del Paese, con il crollo del suo mercato interno che ha amaramente scoperto il costo di questa omissione.@pagina=0037@
Sorprende, quindi, la sicurezza con la quale il taglio delle spese e delle tasse continui a rappresentare l'asse portante delle attuali politiche di bilancio, presentato addirittura come ovvio ingrediente, se non l'architrave, di una possibile politica espansiva. In realtà, questa verità assiomatica è smentita brutalmente dalla pratica in questi anni. Forse, sarebbe da raccomandare un'attenzione a meccanismi fuori moda, ma che, quando si arriva a intaccare la «carne viva» del sistema, riacquistano una ben pregnante vitalità, affrontando così con coraggio un'avventurosa, ma necessaria uscita dal sentiero impraticabile del mainstream che ci sta imponendo l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0037 FRANCESCO CARIELLO. Grazie Presidente, vorrei fare una premessa alla nostra mozione e, comunque, a questa dichiarazione. Non dimentichiamo che questa Camera ha già discusso mozioni per il Mezzogiorno nelle sedute di novembre, trovando già una convergenza e svolgendo anche un'ampia discussione sulle mozioni stesse. Oggi ci si aspettava una continuità rispetto a quella discussione già avvenuta. Evidentemente, a più di tre mesi dalla stessa discussione, per il Mezzogiorno non si è fatto puntualmente nulla. Presidente, chiedo l'attenzione dell'Aula, per cortesia. PAGINA: 0040 LUIGI FAMIGLIETTI. Signor Presidente, a distanza di pochi mesi siamo a discutere in quest'Aula nuovamente di Mezzogiorno. Il Ministro Delrio, sia nella seduta dell'11 novembre scorso, sia in occasione della discussione sulle linee generali di queste mozioni, ha avuto modo di ricordare il lavoro svolto dall'Esecutivo con il coinvolgimento diretto del Presidente Renzi che, ogni tre mesi, regolarmente, sta visitando le regioni del Sud. Ciò a dimostrazione di una volontà e di un impegno che mancava da tempo e che sostengono lo sforzo del Governo nel ricondurre le azioni per il Sud in un quadro strategico di riferimento, nel dire basta alle proroghe e nel rilanciare la convinzione che il Paese sarà quello che nei prossimi anni sarà il Mezzogiorno. Abbiamo fatto una battaglia comune, anche con il collega Russo di Forza Italia, con la collega Bossa e con altri colleghi, sulla vicenda degli asili nido e Delrio ha annunciato che, entro l'anno, oltre ventimila nuovi posti negli asili nido saranno a disposizione per le famiglie del Mezzogiorno, perché dobbiamo anche interrogarci sul perché le regioni meridionali non hanno utilizzato i fondi europei a disposizione per realizzare gli asili nido.
Tuttavia, dobbiamo anche tenere conto che Graziano Delrio ha annunciato anche che partirà, a breve, il piano della banda ultralarga: il 100 per cento del territorio meridionale avrà una copertura di 30 mega e il 50 per cento di 100 mega e questo tutto con fondi pubblici. Poi ci sarà un piano nazionale di efficientemente energetico e, a breve, sarà annunciato il piano della logistica e delle infrastrutture per il Sud.
Tuttavia, non possiamo negare quello che hanno detto anche i colleghi degli altri partiti, e cioè che in questi anni di crisi economica purtroppo il divario storico tra nord e sud d'Italia si è ampliato, e per la prima volta lo dice anche l'Unione europea, nelle raccomandazioni specifiche all'Italia in vista del prossimo incontro bilaterale. Dice l'Unione europea che il divario nord-sud è un ostacolo per la crescita dell'intero Paese. Le differenze dei tassi di occupazione spiegano i due terzi del divario del PIL pro capite tra Mezzogiorno e centro-nord; i differenziali di produttività tra nord e sud del Paese spiegano l'altro terzo del differenziale di PIL. Quindi esistono differenze strutturali in molti settori, in particolare per la qualità della governance, per il sistema di istruzione, contesto imprenditoriale e gap infrastrutturale. Quindi l'obiettivo comune, l'obiettivo che il Partito Democratico ritiene debba essere raggiunto, è proprio quello del superamento del dualismo tra nord e sud del Paese, obiettivo che, devo ammettere, è finalmente un obiettivo comune di tutta l'Aula di questa Camera. Anche il deputato della Lega Nord ha riconosciuto che è importante per il Paese recuperare questo gap. Quindi, lavoro, istruzione e sanità sono i tre cardini per il ripristino della condizione di cittadinanza; infrastrutture, credito e servizi sono i tre cardini per una nuova politica di sviluppo.
Sul dibattito per quanto concerne il reddito di cittadinanza, siamo consapevoli che occorre uno strumento di contrasto dell'indigenza, uno strumento, però, che sia immune dal virus dell'assistenzialismo, perché altrimenti rischiano di ingenerarsi patologie ancora peggiori. È evidente, poi, l'urgenza di una policy specifica per attirare gli investimenti nel Mezzogiorno e consolidare le realtà produttive già esistenti. Noto con piacere che oggi il Governo è qui rappresentato, oltre che dal sottosegretario Sesa Amici, anche dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio De Vincenti. PAGINA: 0041 EMANUELE PRATAVIERA. Grazie, Presidente. Noi, al contrario del collega del @pagina=0042@PD, siamo contrari a tutte queste mozioni in quanto si limitano a chiedere, ma allo stesso tempo non impegnano a garantire il rispetto ed il rigore dei conti pubblici e la gestione delle tasse al sud. Al contrario, anzi, chiedono sgravi, sconti, trattamenti differenziati solo ed unicamente a favore del meridione. In tutta la sua potenza si manifesta il partito trasversale meridionale, quello che noi vogliamo continuare a contrastare, soprattutto in un momento, oggi più che mai, in cui le uniche mozioni che noi dovremmo approvare sono quelle che chiedono il ripristino della legalità in quel territorio. Perché la legalità per un territorio equivale alla salute per una persona, per un cittadino: se stai bene riesci in qualche maniera, impegnandoti, a migliorarti, così come, se in un territorio vige un certo grado di legalità, quest'ultimo riesce, impegnandosi, a migliorare. Quello dovrebbe essere l'obiettivo a cui puntare e su cui lavorare.
Per noi è facile dire, oggi più che mai, padroni a casa nostra, per rivendicare che quei tremilacinquecento euro di tasse, che noi indistintamente paghiamo, da dipendenti pubblici o privati, autonomi, pensionati, giovani e meno giovani, vanno a finire nelle casse dello Stato e non ritornano sotto alcuna forma in Veneto. Noi siamo contro l'assistenzialismo, perché di fatto queste mozioni continuano a voler mantenere un sistema assistenzialista a favore di potentati locali e dei politici locali, che rendono sempre più dipendenti e, quindi, sempre più schiavi quei territori, il contrario di ciò che vorremmo realizzare in quanto di fatto questo non produce alcun beneficio e non produce alcuna ripresa per quei territori. Dovreste chiedere solo rigore e legalità, non soldi. PAGINA: 0042 PINO PISICCHIO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, vorrei dichiarare il mio voto favorevole su tutte le mozioni sul Mezzogiorno, e mi sia consentito di farlo per una ragione che va oltre i contenuti delle singole mozioni, in quanto intendo compiere un gesto politico più radicale. Voterò dunque a favore del ritorno nell'ordine del giorno della Camera della questione meridionale, da troppo tempo rimossa nel dibattito pubblico nazionale, quasi fosse un avanzo di qualche cattiva coscienza del passato. Gli psicologi la chiamano scotomizzazione, un processo con cui il soggetto occulta o esclude dall'ambito della sua coscienza un ricordo sgradevole. Chi ha operato questa rimozione nell'inconscio collettivo italiano non lo so.
So che possiamo anche nascondere i dati dell'ISTAT o dello SVIMEZ. Possiamo anche far finta che non ci sia una specificità del Sud, ma sono certo che se non riporteremo nel quadro delle priorità della politica del Governo la questione meridionale questo nostro paese non riuscirà più a riprendere fiato. Queste mozioni almeno hanno il merito di ricordarlo. Grazie. PAGINA: 0042 VINCENZA LABRIOLA. Grazie Presidente. Esponenti del Governo, onorevoli colleghi, la crescita economica sociale e culturale del Mezzogiorno è la vera sfida sulla quale si gioca il futuro dell'Italia. È vero gli ultimi dati SVIMEZ sono allarmanti ed è indiscutibile che la ripresa economica sociale e culturale dell'Italia sarà tanto immediata e strutturale quanto più efficaci saranno le politiche messe in campo affinché il Mezzogiorno agganci questa volta davvero la ripresa. Un obiettivo dal quale non si riparte da zero. Nel Mezzogiorno sono presenti realtà produttive solide e purtroppo semisconosciute o peggio ignorate dalle istituzioni nazionali. Si parla di realtà economiche che si fanno strada come fiori attraverso il manto di cemento dell'indifferenza politica; non si devono definire isole felici ma sono il volano o il driver – se si preferisce – del riscatto del Mezzogiorno e della ripresa dell'intero paese. Nel Mezzogiorno dobbiamo partire proprio da queste eccellenze @pagina=0043@per cercare di cambiare il presente e il futuro. Noi, donne e uomini nel sud, non vogliamo la cassa del Mezzogiorno, aiuti di Stato. Ciò che auspichiamo è che vengano messe in campo concretamente tutte le forze per porre le basi per poter far nascere il fiore della speranza e della opportunità politica sociale ed economica che manca e che costringe i nostri giovani ad emigrare. L'alternativa quindi è ricominciare, scommettere su se stessi, sui propri figli, sulle proprie figlie, tornare a sognare, darsi obiettivi ambiziosi. Solo così il Mezzogiorno e il paese Italia potrà farcela. Grazie.
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PAGINA: 0006 CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. (Vedi RS) Precisa il parere precedentemente espresso sulla mozione Cariello n. 1-00688 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0043 CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, solo per correggere un parere che ho dato in precedenza sulla mozione Cariello ed altri 1-00688, chiedendo all'onorevole Cariello e agli altri presentatori se sono d'accordo su una piccola riformulazione, che consiste, nel primo impegno, nell'eliminare quella parentesi che dice «con particolare priorità per la regione Puglia», che mi sembra riduttiva rispetto all'impianto complessivo della mozione e all'impegno che il Governo ritiene di accettare che è in qualche modo più ampio.
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PAGINA: 0006 Interviene il deputato FRANCESCO CARIELLO (M5S) (Vedi RS), che accetta la riformulazione proposta della sua mozione n. 1-00688 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0043 FRANCESCO CARIELLO. Signor Presidente, confermiamo l'accettazione della riformulazione.
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PAGINA: 0007 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che, come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse.
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PAGINA: 0043 PRESIDENTE. Quindi accetta la riformulazione.
Passiamo ai voti. Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione De Girolamo ed altri n. 1.00653, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
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PAGINA: 0008 Seguito della discussione della proposta di legge: Disposizioni per favorire l'integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia (A.C. 1949-A). (Vedi RS)
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PAGINA: 0045 Seguito della discussione della proposta di legge: Disposizioni per favorire l'integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l'ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva (1949-A) (ore 17,10).
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PAGINA: 0008 (Esame dell'articolo unico) (Vedi RS)
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PAGINA: 0045 (Esame dell'articolo unico – A.C. 1949-A)
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PAGINA: 0008 TAMARA BLAZINA (PD) (Vedi RS), Relatrice. Esprime il parere sull'unica proposta emendativa presentata.
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PAGINA: 0045 TAMARA BLAZINA, Relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario.
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PAGINA: 0008 SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. (Vedi RS) Concorda.
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PAGINA: 0046 SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, è l'emendamento Fossati 1.5, o l'articolo aggiuntivo Simonetti 1.01 ?
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PAGINA: 0008 Interviene sull'articolo aggiuntivo Simonetti 1.01 il deputato GUIDO GUIDESI (LNA) (Vedi RS).
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PAGINA: 0046 GUIDO GUIDESI. Presidente, voglio intervenire in funzione della proposta emendativa che abbiamo presentato, spiegandone le motivazioni ed anche in dichiarazione di voto, invitando la maggioranza...
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PAGINA: 0008 (Trattazione dell'unico ordine del giorno) (Vedi RS)
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PAGINA: 0047 (Esame di un ordine del giorno – A.C. 1949-A)
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PAGINA: 0008 SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. (Vedi RS) Esprime il parere del Governo sull'unico ordine del giorno presentato.
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PAGINA: 0047 SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sull'unico ordine del giorno presentato, Fossati n. 9/1949-A/1.
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PAGINA: 0009 Interviene il deputato FILIPPO FOSSATI (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0047 FILIPPO FOSSATI. Signor Presidente, il motivo della presentazione dell'ordine del giorno, riassunto dal sottosegretario, è il senso di questa legge, perché il senso di questa legge è importante: garantire un diritto di partecipazione all'attività sportiva ai minori stranieri, se hanno iniziato la loro carriera sportiva in Italia. È un fatto importante, un fatto di civiltà; non voglio intervenirci più di tanto, molti altri lo hanno fatto nella discussione generale. Io credo sia importante far capire, a chi ci sta ascoltando e apprezzerà questa proposta di legge, che questo diritto si estende sino a tutto il complesso dell'attività sportiva, quindi anche alla partecipazione alle manifestazioni nazionali e internazionali con le federazioni sportive, alla rappresentanza del nostro Paese, al diritto alla vittoria. Infatti, fino ad oggi avveniva questa cosa strana per cui si poteva partecipare, ma non vincere. Io credo che nel diritto delle persone che fanno sport ci sia anche il diritto alla vittoria, oltre che alla sconfitta, ed è molto bello che noi lo affermiamo anche per i nostri amici e concittadini che vengono da lontano.
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PAGINA: 0009 (Dichiarazioni di voto finale) (Vedi RS)
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PAGINA: 0048 (Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1949-A)
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PAGINA: 0009 Intervengono per dichiarazione di voto finale i deputati MARCO DI LELLO (Misto-PSI-PLI) (Vedi RS) e MILENA SANTERINI (PI-CD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0048 MARCO DI LELLO. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare l'importanza di questo provvedimento, che all'apparenza non sembra tale. Quando abbiamo iniziato la legislatura, i parlamentari Socialisti depositarono un'interrogazione ai Ministri dell'interno e dello sport per chiedere come mai occorressero ben undici certificati diversi alla Federcalcio per poter tesserare un giovane calciatore figlio di extracomunitari. Oggi grazie al provvedimento che ci accingiamo a votare, tutto questo sarà una pagina girata di un passato che non vogliamo che torni. Lo consideriamo una tappa importante verso il riconoscimento dello ius soli, per fare del nostro Paese un Paese sempre più laico e accogliente, che favorisce l'integrazione. Dunque, voteremo convintamente a favore di questo provvedimento. PAGINA: 0048 MILENA SANTERINI. Signor Presidente, noi voteremo favorevolmente questa proposta di legge sull'integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia, attraverso l'ammissione nelle società sportive che appartengono alle federazione nazionali.
Ci sembra un passo avanti importante per affermare non solo che lo sport unisce e non divide – e questo non è sempre affermato nel nostro Paese, anzi, viene contraddetto spesso dai tristi fenomeni di razzismo nello sport – ma, soprattutto, è una modifica normativa necessaria per ovviare a quelle discriminazioni a cui andavano incontro ragazzi che, avendo iniziato pratiche sportive, non potevano poi proseguirle all'interno delle federazioni nazionali. In questo senso, chiaramente, veniva impedita e limitata la loro integrazione.
Mentre noi voteremo sicuramente, in modo convinto, questo provvedimento, vorrei sottolineare che questo tema è direttamente connesso a quello della cittadinanza, su cui noi vorremmo riportare l'attenzione di un Parlamento spesso distratto. Sappiamo che vi sono più di dieci proposte in discussione, in questo momento, in Parlamento e ci attendiamo di fare un ulteriore passo avanti, perché stiamo parlando di un'intera generazione, che cresce nel nostro Paese, che rischia di restare straniera, un'intera generazione quasi bloccata in un limbo, e, in un mondo globale, questo ritardo italiano è totalmente anacronistico.
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PAGINA: 0009 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Vedi RS)
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PAGINA: 0048 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,25)
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PAGINA: 0009 Intervengono altresì per dichiarazione di voto finale i deputati ROBERTO SIMONETTI (LNA) (Vedi RS) e BRUNO MOLEA (SCpI) (Vedi RS).
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PAGINA: 0049 ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Sulla scia di quanto è stato già enunciato dal collega Guidesi precedentemente sugli emendamenti, noi abbiamo una posizione contraria proprio perché parte dell'iniziativa che sta alla base di questa proposta di legge, lo ius soli, è una sorta di cavallo di Troia per riuscire ad arrivare dove volete arrivare: dare lo ius soli a tutti coloro che nascono sul nostro territorio, cosa che noi, invece, non condividiamo.
Altra partita che non condividiamo è la bocciatura del mio emendamento che prevedeva una quota minima di giocatori, di ragazzi, che le squadre avrebbero dovuto obbligatoriamente osservare, affinché vi sia possibilità che i vivai dei nostri ragazzi possano essere poi utilizzati, in una prospettiva futura, sia in campo professionistico che in campo amatoriale.
Infatti, altrimenti, succede che vi sono delle squadre, come quelle di calcio, composte squisitamente da non italiani, da giocatori comunitari, o, addirittura, completamente da giocatori extracomunitari. Questo non va bene, soprattutto nello sport di base, perché non si dà la possibilità ai nostri ragazzi di poter sognare effettivamente di diventare campioni, benché lo possano essere. Quindi, preannunzio un voto contrario a questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini). PAGINA: 0049 BRUNO MOLEA. Presidente, colleghi, lo sport è un'attività che si fonda su valori educativi, sociali e culturali essenziali. Al pari della scuola, è un importante fattore di inserimento, di partecipazione alla vita sociale, di tolleranza, di accettazione delle differenze altrui e, soprattutto, di rispetto delle regole.
In un mondo in cui coesistono individui, comunità e culture differenti, si pone come necessario focalizzare l'attenzione pubblica sui problemi della relazione, dell'incontro e della coesistenza come basi di un processo educativo nel quale lo sport diventi occasione di incontro e di confronto tra le persone.
Difatti, lo sport è oggi riconosciuto unanimemente come strumento primario di educazione informale, e quindi l'attività sportiva indirizzata ai minori si propone, di fatto, come uno strumento di tutela dei valori fondamentali della persona e di adesione ad un modello di rapporti basato sul rispetto delle regole, dell'autodisciplina e dell'aggregazione, costituendo per i ragazzi, quindi, un'occasione di maturazione e di crescita.
In tal senso l'attività sportiva risulta particolarmente efficace per favorire percorsi positivi di integrazione e di inclusione sociale tra ragazzi italiani e stranieri.
Oggi un numero sempre maggiore di istituzioni politiche e sociali considerano le attività sportive come un mezzo per promuovere l'inclusione sociale delle minoranze, un terreno dove le comunità immigrate e le società ospitanti possono interagire positivamente con maggiore efficacia, uno strumento per contribuire alla coesione e all'integrazione sociale di gruppi vulnerabili.
La proposta di legge oggi all'esame di questa Assemblea interviene su un aspetto complesso e delicato del mondo dello sport e cioè il tesseramento degli atleti minori stranieri. In particolare, con questa proposta di legge si propone di assicurare @pagina=0050@il tesseramento dei minori stranieri residenti in Italia presso le società sportive appartenenti alle federazioni nazionali o presso gli enti di promozione sportiva, con le stesse procedure previste per i cittadini italiani.
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PAGINA: 0009 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (Vedi RS)
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PAGINA: 0050 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 17,30).
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PAGINA: 0009 Intervengono infine per dichiarazione di voto finale i deputati ROSANNA SCOPELLITI (AP) (Vedi RS), ANTONIO PALMIERI (FI-PdL) (Vedi RS), SIMONE VALENTE (M5S) (Vedi RS), MARA CAROCCI (PD) (Vedi RS), MARIA VALENTINA VEZZALI (SCpI) (Vedi RS) e GIANCARLO GIORDANO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0051 ROSANNA SCOPELLITI. Grazie Presidente, il gruppo parlamentare Area Popolare voterà a favore di questo provvedimento. La proposta di legge all'esame dell'Assemblea ha, infatti, lo scopo di garantire il tesseramento dei minori stranieri residenti in Italia presso le società sportive appartenenti alle federazioni nazionali con le stesse procedure previste per i cittadini italiani. Attualmente, il regime giuridico previsto per il tesseramento è stabilito dagli statuti e dai regolamenti delle federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate e degli enti di promozione sportiva, sulla base dei principi stabiliti dal CONI. Il presente provvedimento, pertanto, intende superare le regole e le procedure che impediscono il tesseramento dei giovani non in possesso della cittadinanza italiana nel momento del passaggio dall'attività sportiva di base a quella agonistica.
È quanto mai doveroso, quindi, eliminare la discriminazione in atto nei confronti di giovani, figli di genitori provenienti da Paesi fuori dall'Unione europea, ma nati e cresciuti nel nostro Paese, per proseguire l'attività sportiva già intrapresa o alla quale intendono dedicarsi. Oggi, infatti, i giovani stranieri residenti in Italia, per i quali lo sport può rappresentare un'importante occasione di integrazione, si vedono negare in maniera inaccettabile e discriminatoria il diritto di praticare attività sportiva. Attualmente, alcune federazioni nazionali hanno adottato disposizioni volte ad equiparare gli atleti stranieri nati in Italia agli atleti italiani. In particolare, ricordo la Federazione italiana hockey: con la deliberazione n. 153/2013 del 28 settembre 2013, il consiglio federale ha stabilito che gli atleti di nazionalità non italiana, ma nati in Italia, sono da considerarsi italiani a tutti gli effetti per tutti gli eventi organizzati e autorizzati dalla Federazione. Di conseguenza, le procedure per il tesseramento da seguire sono le stesse valide per gli atleti italiani. La stessa procedura è stata poi adottata dalla Federazione pugilistica italiana e dalla Federazione hockey e pattinaggio.
Dal quadro normativo vigente emerge poi con chiarezza la necessità di una riforma legislativa, un intervento teso, da un lato, a rendere omogenea la regolamentazione del tesseramento per le diverse discipline sportive, eliminando... PAGINA: 0052 ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente, se volessimo riassumere con un quarto di tweet il provvedimento che stiamo in questo momento esaminando, potremmo dire che esso serve a rendere i ragazzi stranieri meno stranieri. Questa è l'origine e lo scopo di questo provvedimento.
Come è già stato ricordato, abbiamo lavorato in Commissione cultura in modo, direi, coeso e compatto su questo provvedimento, e di questo voglio ringraziare il collega Lainati. Così come ringrazio il collega Occhiuto per aver sottolineato, nel suo intervento in apertura del dibattito in Aula, la necessità che, oltre questo provvedimento, che va a risolvere un bisogno puntuale e concreto in modo non ideologico, ma in modo sostanziale, ci sia comunque da parte di tutte le forze politiche – e, ovviamente, in primo luogo del Governo – il fatto di rimettere mano e di dare accelerazione a quel disegno di legge delega, grande legge sullo sport, sul quale stiamo lavorando in Commissione da parecchi mesi, sul quale, anche in questo caso, stiamo lavorando insieme, con l'obiettivo di dare a tutti coloro che vogliono fare pratica sportiva nel nostro Paese la possibilità di poterlo fare anche a prescindere dalle condizioni di reddito o dalle condizioni di disabilità.
Da questo punto di vista, annunciando il voto favorevole di Forza Italia, concordo anche – lo ha appena ricordato l'onorevole Scopelliti e la relatrice lo ha messo opportunamente nel suo testo e su questo punto l'allora sottosegretario Delrio fu molto chiaro nei miei confronti in Commissione – sul fatto che qui non c’è alcuna forma di ius soli surrettizio, per così dire, ma, appunto, come ho detto, la risoluzione di un problema molto preciso, che riguarda primariamente le federazioni. Infatti, chi, come il sottoscritto, viene dalla periferia (nel mio caso, dalla periferia milanese) e viene dal mondo degli enti di promozione sportiva (nel mio caso, dal Centro sportivo italiano), sa bene che nelle realtà di questo tipo questa integrazione c’è già e non c’è bisogno di questo provvedimento. Viceversa, all'interno delle federazioni, c’è bisogno – come anche il presidente Malagò aveva auspicato in Commissione – di questo nostro intervento, che sia di spinta e di incoraggiamento @pagina=0053@a che queste federazioni si mettano al passo nel modo più celere possibile.
Quindi, chiudo il mio intervento: vi ringrazio per l'attenzione e confermo il voto favorevole di Forza Italia. Anche io auspico, come ha fatto il collega Molea, che i senatori siano celeri e sportivi nell'approvare, senza toccare ulteriormente, questo provvedimento in modo celere. Grazie e buon lavoro a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). PAGINA: 0053 SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente, attualmente, le procedure per il tesseramento sono fissate dagli statuti e dai regolamenti delle federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate e degli enti di promozione sportiva sulla base dei principi stabiliti dal CONI. Al riguardo, possiamo evidenziare che occorre senza alcun dubbio rimuovere le regole e le procedure che impediscono il tesseramento dei giovani non in possesso della cittadinanza italiana nel momento del passaggio dall'attività sportiva di base a quella agonistica. Infatti, il mancato tesseramento può impedire ai giovani talenti, figli di genitori di persone residenti non in Paesi dell'Unione europea o nati e cresciuti in Italia, che hanno iniziato un percorso sportivo di poter proseguire l'attività per motivi legati al possesso della cittadinanza.
Sottolineiamo soprattutto – questo è importante, perché è un principio fondante di questa legge – la valenza di integrazione sociale che assume l'attività sportiva non professionale. Annunciamo, pertanto, il voto favorevole, però, dobbiamo sottolineare alcune cose importanti; la prima è il rammarico per aver perso, a nostro avviso, un'importante occasione per discutere in quest'Aula di una riforma organica del sistema sportivo professionistico, ossia la riforma di un settore che, come abbiamo visto nel corso della storia italiana, è capitato spesso anche sotto il giogo della mala politica ed è stato interessato da gravi problematiche di carattere economico-finanziario. Questa proposta poteva tranquillamente essere inserita, con un emendamento, nella proposta di legge n. 1680 che stiamo esaminando in Commissione cultura; questo lo abbiamo fatto presente anche durante la discussione di questo provvedimento, avanzando, appunto, la proposta. Ci sembrava una proposta di buonsenso, anche per l'efficienza di tutto il Parlamento.
Ma ritorniamo alle perplessità che abbiamo e, forse, ai timori che abbiamo su questa norma, considerando il contesto, ovvero il regno di illegalità all'interno del quale questa legge si muoverebbe e si muoverà. Ci sono dei pericoli che noi vogliamo evidenziare, prendendo ad esempio un contesto problematico come quello del mondo del calcio. Il rischio è senza dubbio che si generi la corsa all'importazione di giovani calciatori stranieri da tesserare come italiani, costruendo così un mercato che, tra le altre cose, affosserebbe i nostri vivai giovanili. Sì, perché se da una parte stiamo agevolando la multietnicità dei nostri vivai e, di conseguenza, delle nostre nazionali, dall'altra non stiamo affrontando e risolvendo, invece, il male cronico dei vivai italiani, ossia la carenza di una rete nazionale di promozione sportiva di base che permetta a tutti i ragazzi di scegliere lo sport che preferiscono e di trovare strutture e persone in grado di sviluppare le qualità.
Già, perché il problema dell'Italia negli ultimi anni è quello dell'impossibilità cronica di sfornare atleti di alto livello in qualunque disciplina sportiva, perché non ci sono strategie serie e politiche del CONI in tal senso, del CONI, ma anche di tutta la politica. Il CONI, con i suoi oltre 400 milioni di euro incassati dallo Stato, ne divora circa la metà in burocrazia e stipendi, il resto va alle federazioni, con in testa il calcio che la fa da padrone, a discapito di tutte le altre discipline.
Questo si lega, in realtà, al secondo vero problema, ossia il riconoscimento della cittadinanza ai fini sportivi, argomento su cui bisognerebbe riflettere attentamente, @pagina=0054@su cui bisognerebbe discutere ampiamente in questo Parlamento e che, però, non si è fatto in questi mesi.
Concludo, dicendo che è senz'altro prematuro parlare degli effetti, come ho citato, che scaturiranno da questo provvedimento e, quindi, voteremo favorevolmente, nella speranza che tutto lo sport dilettantistico possa trovare giovamento dall'applicazione di questa norma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0054 MARA CAROCCI. Grazie Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto, e che hanno annunciato il voto favorevole del loro gruppo, hanno ampiamente valorizzato gli aspetti positivi di questo provvedimento. Infatti, questa legge è ampiamente condivisa da quasi tutti i gruppi e anche dal Governo, in quanto intende permettere ai minori che non hanno la cittadinanza italiana, ma vivono regolarmente in Italia, almeno dall'età di 10 anni, di poter essere tesserati con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani, presso società sportive appartenenti alle federazioni nazionali o presso associazioni di promozione sportiva. Si intende così recuperare un'assenza che ormai è inspiegabile, cioè l'assenza di una legge nazionale sullo ius soli sportivo, potremmo chiamarlo così. Questa assenza risulta fonte di notevoli ostacoli burocratici per le società sportive italiane che intendono far crescere tutti i loro atleti, non solo quelli con cittadinanza italiana.
Soprattutto, quest'assenza è fonte di penalizzazione e discriminazione per ragazzi e ragazze che in Italia sono nati o sono cresciuti, che vi frequentano la scuola, ma che lo Stato ancora non riconosce come cittadini. Occorre dunque rimuovere le regole e le procedure che impediscono il tesseramento dei giovani non in possesso della cittadinanza italiana nel momento del passaggio dall'attività sportiva di base a quella agonistica. Si intende permettere a coloro che hanno iniziato un percorso sportivo di poter proseguire l'attività, innanzitutto per coltivare il loro talento, ma anche per affermare il valore di integrazione sociale che assume l'attività sportiva non professionale. Ragazze e ragazzi che praticano uno sport, che crescono e si integrano con i loro compagni e compagne, che sperimentano lo spirito di gruppo e di condivisione di regole – come è stato già ben sottolineato – con i loro coetanei e coetanee, attualmente si vedono negare in maniera inaccettabile e discriminatoria questo diritto. Non so se ai colleghi contrari a questa legge è mai capitato di conoscere uno di questi ragazzi. A me è successo: un ragazzino di 14 anni, che gioca a basket, che con le lacrime agli occhi, e con lui sua mamma, mi si è presentato quando gli si è prospettata la difficoltà di proseguire la sua attività sportiva. Ma se lo sport, come siamo convinti tutti, si fonda su valori educativi, sociali e culturali essenziali, se è un importante fattore di inserimento, di accettazione delle differenze e, come dicevamo, di rispetto delle regole, non possiamo che auspicare che anche oggi, in quest'Aula, questa proposta di legge veda la stessa ampia condivisione che ha già ottenuto in Commissione.
Si intende, infatti, assicurare l'accesso alla pratica sportiva agonistica non professionistica del minore in quanto tale, quindi della persona, pur non entrando il provvedimento nel complesso problema della cittadinanza.
Detto questo, auspichiamo anche che si tratti di un primo passo verso l'apertura della discussione sull'accesso alla cittadinanza italiana dei minori stranieri stabilmente residenti nel nostro Paese. Per questo motivo, dichiaro il voto convintamente favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0054 MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, intervengo a titolo @pagina=0055@personale poiché ritengo la proposta in esame un valore aggiunto, e non solo per il mondo dello sport. Infatti, in questo caso si propone come strumento di tutela dei valori fondamentali della persona e di adesione ad un modello di rapporti basato sul rispetto delle regole dell'integrazione e dell'inclusione sociale fra minori stranieri ed italiani. Tuttavia, devo precisare che il testo rappresenta solo un passo in avanti, ma non il traguardo in ambito sportivo-agonistico.
La proposta di legge estende la possibilità di tesserare minori stranieri con determinati requisiti, anche alle discipline associate e agli enti di promozione sportiva, ma non modifica nulla sull'assegnazione dei titoli o di altro, poiché interviene solo sul tesseramento e sul diritto di partecipare a competizioni nazionali e nulla cambierà nell'autonomia statutaria delle federazioni, che comunque seguono e seguiranno le linee guida del CONI. Di fatto, i minori stranieri possono partecipare anche ai campionati italiani, ma non possono aggiudicarsi il titolo nazionale proprio perché non italiani. PAGINA: 0055 GIANCARLO GIORDANO. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole a questo provvedimento di Sinistra Ecologia Libertà. Noi lo intendiamo come una finestra dalla quale si scorge il futuro di un Paese che si offre, che offre opportunità, che riconosce diritti a chi, venendo da lontano, ha deciso di far nascere i propri figli qui; come un gesto emancipativo del diritto naturale, quel diritto che ha a che fare con il luogo in cui si nasce, ma anche con la terra che si calpesta.
Non voglio eccedere in retorica, perché il provvedimento, pur essendo composto di un solo articolo, si presterebbe a questa retorica, ma questo paese ha bisogno di leggi che vadano in questa direzione, che segnino una tendenza, che diano un segnale e che parlino a chi in questo momento, in questo Paese girandosi vede verso di se molto spesso troppo odio e troppa esclusione. Il fatto che noi partiamo dai più giovani o dai giovani è un fatto importantissimo, perché è da lì che si ricostruisce una società democratica ed è da lì che si costruisce una coscienza comune, probabilmente dallo sport, così come dalla scuola, ad esempio, ancora di più.
Ringrazio anche io il collega Molea e la Commissione per tutto il lavoro fatto per raggiungere questo risultato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0010 Sull'ordine dei lavori. (Vedi RS)
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PAGINA: 0056 Sull'ordine dei lavori (ore 17,55).
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PAGINA: 0010 CINZIA MARIA FONTANA (PD) (Vedi RS). Chiede di rinviare ad altra seduta il seguito della discussione delle mozioni iscritte al punto 4 dell'ordine del giorno.
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PAGINA: 0056 CINZIA MARIA FONTANA. Grazie Presidente. Come concordato con il Governo e come anticipato ai gruppi, il gruppo del Partito Democratico chiede che il punto 4 all'ordine del giorno, cioè la discussione delle mozioni Speranza, Dellai ed altri n. 1-00769, Zaccagnini ed altri n. 1-00776, Benedetti ed altri n. 1-00778, Gelmini ed altri n. 1-00779, Guidesi ed altri n. 1-00780 e De Girolamo ed altri n. 1-00782 concernenti iniziative in merito alla cosiddetta Carta di Milano, in relazione ad Expo 2015, venga rinviata ad una seduta della prossima settimana.
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PAGINA: 0010 Dopo un intervento del deputato CARLO SIBILIA (M5S) (Vedi RS), la Camera, con votazione elettronica senza registrazione di nomi, approva la proposta avanzata dalla deputata Cinzia Maria Fontana.
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PAGINA: 0056 CARLO SIBILIA. Presidente, in realtà la mia voleva essere una precisazione sull'ordine dei lavori. È opportuno, per la serietà che ci contraddistingue, fare questo tipo di valutazioni sempre all'interno delle riunioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, perché poi questo ci fornisce la possibilità di organizzare i lavori in maniera più semplice. Su questa richiesta noi ci asterremo, tuttavia mi auguro che la stessa disponibilità possa essere recepita quando le altre forze politiche fanno identiche richieste. Non ho avuto modo di sentire le motivazioni, mi sarebbe piaciuto avere qualche motivazione un po’ più dettagliata.
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PAGINA: 0010 Seguito della discussione delle mozioni Spessotto n. 1-00531, Scotto n. 1-00777, Busin n. 1-00786 e Segoni n. 1-00789: Realizzazione del corridoio di viabilità autostradale dorsale Civitavecchia-Orte-Mestre. (Vedi RS)
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PAGINA: 0057 Seguito della discussione delle mozioni Spessotto ed altri n. 1-00531 (Nuova formulazione), Scotto ed altri n. 1-00777, Busin ed altri n. 1-00786 e Segoni ed altri n. 1-00789, concernenti la realizzazione del corridoio di viabilità autostradale dorsale Civitavecchia-Orte-Mestre (ore 18).
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PAGINA: 0010 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che è stata presentata l'ulteriore mozione Marantelli n. 1-00805 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0057 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Spessotto ed altri n. 1-00531 (Nuova formulazione), Scotto ed altri n. 1-00777, Busin ed altri n. 1-00786 e Segoni ed altri n. 1-00789, concernenti la realizzazione del corridoio di viabilità autostradale dorsale Civitavecchia-Orte-Mestre (Vedi l'allegato A – Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di mercoledì 8 aprile 2015, sono state presentate le mozioni Busin ed altri 1-00786 e Segoni n. 1-00789, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
Avverto, inoltre, che in data odierna è stata presentata la mozione Marantelli ed altri n. 1-00805. Il relativo testo è in distribuzione.
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PAGINA: 0010 UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti (Vedi RS). Esprime il parere del Governo sulle mozioni presentate.
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PAGINA: 0057 UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie Presidente, sulla mozione Spessotto ed altri n. 1-00531 (Nuova formulazione), il parere è contrario sul primo e terzo impegno, mi riferisco alla parte dispositiva naturalmente. Il parere è favorevole sul secondo, laddove è scritto: «ad assumere iniziative per avviare in tempi rapidi un programma di interventi urgenti per la messa in sicurezza del tracciato dell'attuale strada statale n. 309, Romea e della superstrada E-45, finalizzato alla riqualificazione e al potenziamento delle infrastrutture esistenti al fine di migliorare la viabilità e la sicurezza su queste arterie;».
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PAGINA: 0010 (Dichiarazioni di voto) (Vedi RS)
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PAGINA: 0058 (Dichiarazioni di voto)
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PAGINA: 0010 Intervengono per dichiarazione di voto i deputati SAMUELE SEGONI (Misto-AL) (Vedi RS), FILIPPO BUSIN (LNA) (Vedi RS), GAETANO PIEPOLI (PI-CD) (Vedi RS), MARIO CATANIA (SCpI) (Vedi RS), FILIBERTO ZARATTI (SEL) (Vedi RS), ANDREA CAUSIN (AP) (Vedi RS), ARIANNA SPESSOTTO (M5S) (Vedi RS) e DANIELE MARANTELLI (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0058 SAMUELE SEGONI. Grazie Presidente. Ci troviamo di fronte ad una serie di mozioni sulla Civitavecchia-Orte-Mestre, che sono perlopiù condivisibili. Nel poco tempo a mia disposizione volevo sottolineare uno dei punti di originalità proposti da Alternativa Libera che potrebbe muovere dalla Civitavecchia-Orte-Mestre per essere utilizzato come caso di studio e generalizzato a tutt'Italia.
Premettendo che recentemente in Commissione ambiente c’è stato un interessante studio presentato dal Cresme e dal Servizio Studi della Camera che ha dimostrato scientificamente il fallimento della legge obiettivo del 2001 e di tutte le finanze di progetto ad esse collegate; per esempio, ha mostrato che soltanto il 4,3 per cento delle opere previste dalla legge obiettivo è stato completato. La percentuale sale a circa l'8 per cento se si prendono in considerazione i lotti invece che le opere stesse. Lo studio evidenzia che c’è una particolare criticità nelle cosiddette grandi opere, che tra l'altro mostrano tutti i loro limiti anche semplicemente leggendo le cronache quotidiane sui giornali, molto spesso sono soprattutto le cronache giudiziarie.@pagina=0059@
Il neo-Ministro Delrio aveva timidamente aperto, rispondendo a domande dei cronisti, ma anche ad atti di sindacato ispettivo, dicendo che la divisione tra grandi opere e piccole opere andrebbe superata in favore della dicotomia tra opere utili e opere inutili, lasciando intravedere uno spiraglio per rivedere le proprietà infrastrutturali dell'Italia, e del Governo appunto. Dall'esito dei pareri dati dal sottosegretario sembra che il Ministro faccia marcia indietro, perché ancora manca una cosa: manca fare in modo che le opere non vengano imposte. Ossia, Alternativa Libera punta su un dibattito pubblico, su un confronto, su delle procedure partecipate che per ogni infrastruttura dimostri l'utilità e il grado di gradimento e di necessità dei vari territori e delle comunità locali. Ci si può spiegare meglio con un esempio: se prendiamo la Civitavecchia-Orte-Mestre, ma anche qualsiasi altra grande opera – penso per esempio all'autostrada tirrenica, al Mose, all'Expo, e chi più ne ha più ne metta – se voi fate esprimere i consigli comunali dei territori attraversati o interessati da queste opere è evidente che larga parte delle opposizioni, e a volte anche delle maggioranze, voteranno contrarie a queste opere, e, per il principio della democrazia rappresentativa, ne consegue che larghe fette della popolazioni sono contrarie a queste opere, quindi non sono necessarie e vengono imposte dall'alto.
Viceversa, sono convinto che più o meno in ogni comune esiste una piccola o una media opera, chessò, un ponte, una variante, anche un intervento necessario di manutenzione straordinaria che il consiglio comunale approverebbe alla unanimità ma che un referendum della popolazione porterebbe delle maggioranze schiaccianti prossime all'unanimità. Ecco noi aspiriamo a far sì che il Governo selezioni le priorità infrastrutturali e tramite procedimenti di questo tipo, facendo in modo che le infrastrutture non vengano imposte ma il Governo dovrebbe eseguire – dopo tutto, è un potere esecutivo – le volontà, le azioni suggerite dalle comunità locali in base alle loro necessità e ai bisogni. Prendiamo atto che dai pareri espressi dal Governo sugli impegni delle mozioni così non è. PAGINA: 0059 FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, la premessa doverosa che quest'opera, la Civitavecchia-Orte-Mestre, è comunque un'opera di rilevanza strategica perché come variante può essere considerata appunto un'opera complementare del collegamento nord-sud che rientra nei famosi corridoi TEN-T considerati strategici della comunità europea per i collegamenti infrastrutturali del nostro continente. La seconda questione che va assolutamente posta in premessa è che l'opera è comunque rilevante perché, per quanto si possa chiedere la manutenzione della E45 e la manutenzione e messa in sicurezza della Romea, di certo queste non possono costituire un'arteria a scorrimento veloce di cui invece c’è assolutamente bisogno, soprattutto per collegare il porto di Ravenna, che è uno dei porti, come posizione più importanti, storici anche, d'Italia con i Paesi dell'est, che sono la parte più dinamica dal punto di vista economico e imprenditoriale nel continente europeo. È certo che non vanno assolutamente trascurati gli eventi recenti che hanno visto il malaffare e in genere le azioni illecite inquinare, per così dire, i più grandi appalti e le grandi opere che hanno caratterizzato il nostro Paese, ma questo non deve dare il via ad una campagna populista e generalista che vuole che tutte le opere pubbliche debbano essere per forza abolite o non perseguite perché le grandi opere sono portatrici di illeciti e corruzione. Questo non può essere accettato e va valutata la questione nello specifico, soprattutto vanno coinvolte, alla luce anche degli accadimenti, quindi va usata un'ulteriore dose di prudenza, vanno quindi coinvolti eventuali comitati, associazioni, soprattutto amministrazioni locali che vengono interessate da quest'opera che, come si sa, attraversa gli @pagina=0060@interessi di territori di rilevanza dal punto di vista della produzione agricola, i siti di interesse comunitario, zone a protezione speciale e parchi regionali. Fatta questa premessa e con le dovute cautele a cui ci ha richiamati anche il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, il quale ha chiesto una certificazione preventiva all'Anac della corretta esecuzione degli appalti e quindi del rispetto della legalità, della trasparenza, della correttezza delle opere pubbliche appaltate dalla regione Veneto, ecco, con questi criteri e con queste ulteriori prudenze l'opera va comunque valutata nella sua utilità e nella sua dimensione strategica e nell'inserimento appunto come variante nei corridoi TEN-T previsti dalla comunità europea. Detto questo, ovviamente i temi che appunto proponiamo per impegnare il Governo sono questi e siamo favorevoli alla vostra mozione, siamo invece contrari, se non per la parte che riguarda la messa in sicurezza della Romea che, a va sans dire, è una delle strade più pericolose d'Italia sia per numero di incidenti per chilometro lineare sia per incidenza della mortalità di questi stessi incidenti.
Per quanto riguarda, invece, gli altri capoversi delle altre mozioni, sentiamo appunto questo pregiudizio sfavorevole, che non può essere accettato. Bisogna affrontare con serenità – anche con serenità, oltre che con la dovuta cautela – temi importanti come le opere strategiche per il Paese, senza trascurare le dovute e necessarie opere di manutenzione.
Per cui, preannunzio il voto favorevole sulla nostra mozione e il voto contrario su tutte le altre mozioni presentate. PAGINA: 0060 GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, è chiaro che quando si parla di grandi opere c’è sempre il problema di riuscire a decifrare l'interesse generale ad esse sottostante e anche se non si esclude che questo interesse generale possa essere racchiuso anche con riferimento all'attenzione e agli interessi di singole comunità territoriali, mi pare che, per quanto riguarda le mozioni in esame, – e noi aderiamo, in particolare, alla mozione della maggioranza su questo tema – la materia rischia di essere veramente sfuggente e ingovernabile.
Noi sappiamo, onorevoli colleghi, che la presentazione e approvazione dell'allegato infrastrutture del DEF rende la discussione di queste mozioni abbastanza superflua. Da quell'allegato, infatti, è stata espunta l'opera che era ricompresa dal 2001 nell'elenco delle infrastrutture strategiche, di cui alla delibera CIPE n. 121 del 2001, in conformità a quanto previsto dalla «legge obiettivo», il cui progetto preliminare fu approvato dal CIPE nel 2013 e indirettamente riconfermato dal decreto «sblocca Italia» attraverso il meccanismo della defiscalizzazione, che avrebbe portato nelle casse del progetto circa 2 miliardi, superando così i rilievi della Corte dei conti sulla delibera del CIPE.
Se il DEF non ritiene più strategica tale opera, ne consegue che anche quella norma citata dello «sblocca Italia» dovrà ritenersi superata da un documento di valenza sicuramente superiore a quella introdotta successivamente, e non direttamente dal Governo all'interno del citato decreto «sblocca Italia».
A parte queste considerazioni, è chiaro che noi dobbiamo chiederci se e quanto un'opera sia utile, stanti soprattutto anche le ristrette risorse finanziarie a disposizione. Ora, il Ministro Delrio ha avuto modo di dichiarare: «Le uniche grandi opere sono quelle utili, che possono essere anche riparare una scuola o mettere in sicurezza il costone di una montagna». Se rivolgiamo questa domanda all'opera in questione la risposta sarà, ahimè, totalmente negativa. Un'opera che attraversa cinque regioni e che, nei suoi circa 400 chilometri, necessiterà di 139 chilometri di ponti, 64 di gallerie, 20 di cavalcavie, 226 sottovie e 83 svincoli. Nel suo incedere attraverserà cinque regioni, undici province, 48 comuni. Ebbene, con un impatto considerevole anche su zone tutelate dal @pagina=0061@punto di vista paesaggistico e culturale, è chiaro che la risposta non può essere che racchiusa in questa complessa, analitica e variegata radiografia.
Ben altra natura e utilità avrebbe avuto, comunque, l'adeguamento e l'ammodernamento della strada statale «Romea», che avrebbe comunque affiancato la nuova opera e che da anni non registra un intervento di manutenzione, nonostante sia considerata una delle strade più pericolose. Ma proprio scorrendo i dati del traffico della «Romea», ci si accorge di quanto inutile sarebbe stata la realizzazione di quell'opera, visto che la circolazione commerciale sulla strada n. 309 è crollata, dal 2008, di circa il 30 per cento. Infine, il corridoio non è ricompreso tra quelli infrastrutturali e intermodali considerati strategici dalla Commissione europea.
E, allora, la nota domanda, quasi pleonastica, cui prodest, rimane, in un certo qual modo, con una risposta automaticamente racchiusa nella domanda stessa, alla luce di queste valutazioni, senza lasciare cadere il piccolo particolare che si tratta di una delle opere coinvolte nell'inchiesta «Sistema».
Per tali motivi il gruppo Per l'Italia – Centro Democratico voterà a favore della mozione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico). PAGINA: 0061 MARIO CATANIA. Signor Presidente, sono moltissimi anni che viene discusso il tema della realizzazione di un percorso autostradale sulla direttrice Orte-Mestre. Ebbene, questo tema è stato ampiamente discusso in varie sedi a livello tecnico, ma mai in passato, e ancor meno oggi, è stato dimostrato che i flussi autostradali esistenti e prevedibili sono tali da giustificare la costruzione di una nuova autostrada su questo percorso. I flussi previsti dieci o quindici anni fa non lo giustificavano, ancor meno lo giustificano oggi. Poiché ogni volta che si discute e si decide in termini di realizzazione di grandi infrastrutture è necessario sempre porre a confronto gli interessi in campo, occorre quindi ritenere, a nostro avviso, che, a fronte dei gravi disagi ambientali e dei contraccolpi di carattere negativo che la costruzione di un'autostrada avrebbe su questo territorio, i presumibili benefici non sarebbero tali da controbilanciare i danni ambientali indicati.
Per questa ragione noi – sinteticamente riassumo – prenderemo posizione su tutte le mozioni in votazione oggi, nel senso di non accordare favore alla costruzione di un percorso autostradale come quello indicato e di chiedere, viceversa, la messa in sicurezza del percorso stradale esistente, già in parte idoneo, ma che in altri aspetti abbisogna di interventi strutturali e di manutenzione particolarmente significativi per corrispondere alle esigenze dell'utenza (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia). PAGINA: 0061 FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, con noi finisce l'era delle grandi opere e si torna ad una concezione moderna, dove le opere sono anche lotta al dissesto idrogeologico, la mobilità urbana, le scuole. Il tema vero è uscire dalla logica delle emergenza e delle procedure straordinarie e rientrare nella normalità. Queste sono le parole del neo Ministro alle infrastrutture Delrio che, oltre a significare la più grande accusa alla gestione del Ministero da parte del suo predecessore, cioè dell'onorevole Lupi, rappresenterebbero pure una linea di svolta nelle politiche portate avanti dai Governi precedenti e ahimè, anche da quello in carica.
Sarebbe stato meraviglioso se oggi il rappresentante del Governo non fosse venuto qui a darci i suoi pareri sulle mozioni @pagina=0062@che riguardano la realizzazione della Civitavecchia-Orte-Mestre, perché, caro sottosegretario, le dichiarazioni da lei fatte, i pareri da lei espressi su queste mozioni, contrastano palesemente con quanto affermato dal Ministro Delrio, e cioè che le grandi opere sono inutili, che le grandi opere sono dannose, che bisogna uscire dalle gestioni straordinarie ed emergenziali, che bisogna tornare nella normalità.
Per tornare nella normalità, bisogna cominciare a dire che si è favorevoli alla modifica dello «sblocca Italia», che agevola e che permette la realizzazione di questa inutile e dannosa autostrada. Questo è un punto di verità, perché se non si lavora sulla verità, cari rappresentanti della maggioranza, noi facciamo un gravissimo errore. Quella autostrada è possibile realizzarla fino a quando non si abrogherà la «legge obiettivo» e fino a quando non si abrogherà la legge «sblocca Italia» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Questo è un elemento fondamentale, perché altrimenti, ancora una volta, si dicono le verità alla stampa e si afferma il contrario in quest'Aula, come sta facendo lei rispetto alle dichiarazioni del Ministro Delrio.
Penso che sia veramente evidente, alla luce delle cose che sono state dette in quest'Aula e di quello che è scritto nelle mozioni, che questa autostrada era un'opera inutile, o meglio, utile soltanto a chi la doveva costruire, a chi la doveva progettare, a chi la doveva gestire. Dieci miliardi dei contribuenti che andavano a finire nelle tasche dei soliti noti, cioè di quei signori che, intercettati al telefono, chiedevano al Ministro Lupi di mettere l'emendamentino all'interno dello «sblocca Italia».
A quelle persone era utile ed è utile questa opera, perché ai cittadini italiani non è utile per niente. È stato detto, lo ripeto, che gli studi di flusso del traffico su questa autostrada non hanno mai giustificato la progettazione di questa opera: era del tutto palese che non servisse al Paese.
Credo che abbiamo bisogno di più: avremo bisogno di un'inversione di tendenza, non delle dichiarazioni fatte alla stampa dal Ministro Delrio, che vengono smentite in Aula. Avremo bisogno di un Governo che cambia passo, che cambia davvero verso, che mette in sicurezza le strade del nostro Paese, a cominciare dalla Romea e dalla E45, che sono pericolose; che punti finalmente a potenziare il trasporto delle persone e il trasporto merci su fiume, su acqua; che realizzi le autostrade del mare, quelle che possono mettere a valore i nostri porti e che possono disingolfare le nostre autostrade da questo arcaico trasporto merci fatto su gomma.
Noi dovremmo lavorare in questa direzione, dovremmo lavorare a rafforzare la nostra rete ferroviaria; non quella dell'alta velocità, che serve soltanto a pochi, ma quella che riguarda i nostri pendolari, quella che permette di trasportare le merci su ferro. Tutto questo, caro rappresentante del Governo, caro sottosegretario e cari amici della maggioranza, si direbbe «ce lo chiede l'Europa». Una volta tanto quello che ci chiede l'Europa lo vogliamo fare, lo vogliamo realizzare ?
Questo Paese ha bisogno di essere modernizzato, ma ha bisogno di essere modernizzato su questo fronte, su queste proposte, su queste questioni. Invece, ancora una volta, ci troviamo in Parlamento a discutere di cercare di impedire un'opera devastante, un'opera che non serve, un'opera che va a modificare il nostro territorio, che incide su tante zone protette del nostro Paese, su tante zone ambientalmente di valore, siti di interesse comunitario, zone di protezione speciale, anch'esse indicate dall'Europa.
Infatti, quando parliamo di queste zone, non sono zone che riguardano il volere dei legislatori regionali o nazionali, ma è l'Europa che le inserisce in un quadro di protezione generale della natura. Allora, anche in questo caso l'Europa ci chiede di proteggere alcuni luoghi fondamentali del nostro territorio e del nostro paesaggio, e il vostro Governo, così ligio a eseguire gli ordini della Merkel e dell'Europa per quanto riguarda le tassazioni, l'aumento della disoccupazione, l’austerity, sia anche questa volta ligio a seguire l'Europa nel tutelare le zone di @pagina=0063@interesse comunitario, le zone di protezione speciale, ad aumentare il trasporto su mare, ad aumentare il trasporto su ferro non inquinante.
È per questa ragione che noi voteremo alcune delle mozioni, ad esclusione di quella della Lega Nord, e ci asterremo su quella del PD, perché sui punti fondamentali il PD – come al solito, devo dire, ahimè – ha un livello di grande ambiguità. Ripeto, per dire «no» alla Orte-Mestre è necessario cambiare la legge obiettivo e dire «no» allo «sblocca Italia» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0063 ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con molta attenzione gli interventi che si sono succeduti e ho letto con grande attenzione le mozioni, in particolare la prima depositata, che è quella del MoVimento 5 Stelle, che interroga in modo non banale questo Parlamento su due questioni importanti e su un terreno importante.
Il primo è questo: che le grandi opere o che alcune grandi opere in un Paese sono inutili. La seconda provocazione che contiene l'iniziativa del MoVimento 5 Stelle è che le grandi opere sono sempre e comunque un'occasione di corruzione. Queste sono le due provocazioni da cui muovono le mozioni che sono state presentate e successivamente anche il dibattito che oggi c’è in Aula.
Noi, invece, ci rifiutiamo di dare le risposte che sono state date dagli altri gruppi. Io in modo particolare sono fortemente sorpreso – conoscendo anche il dibattito che c’è stato in Veneto da parte del Partito Democratico nel corso degli anni su questa grande opera – che il Partito Democratico sia arrivato a presentare una mozione che, di fatto, avalla l'iniziativa del Ministro, cioè quella di derubricare quest'opera come opera di secondaria importanza e, di fatto, di prevedere passi successivi che porteranno alla non realizzazione, in primo luogo perché le grandi opere non sono soltanto delle questioni o delle iniziative di investimento inutile, sia che siano realizzate con fondi pubblici o che siano realizzate attraverso lo strumento del project financing, ma sono, invece, lo strumento indispensabile di modernizzazione di un Paese, affinché questo Paese possa agganciare le sfide di sviluppo economico, che sono sfide europee e che sono sfide mondiali in questo momento.
La Roma-Orte non è un'opera secondaria, è un'opera che collega trasversalmente il Paese – lo si ricordava prima –, che attraversa cinque regioni e che va a risolvere problemi che non sono soltanto di viabilità, ma sono problemi di collegamento commerciale e di movimento rapido delle merci.
La seconda questione è che la risposta negativa sulla Roma-Orte o un arretramento sulla Roma-Orte è la peggiore risposta che possa dare il Governo e che possa dare il Parlamento al tema della corruzione. Se di fronte agli episodi di corruttela che si sono effettivamente verificati la risposta di questo Parlamento è bloccare l'iniziativa sulle grandi opere, il nostro è un Paese destinato a non agganciare la ripresa.
Noi crediamo, invece, che questo tipo di ragionamento non sia ammissibile e che un Governo riformista e riformatore debba avere il coraggio di dare una risposta seria al tema della corruzione e una risposta seria al tema dell'ammodernamento del Paese. Ciò vuol dire che le grandi opere, sia che siano realizzate con investimenti pubblici che con il project financing, devono avere un controllo molto forte dello Stato, un controllo nei criteri. Si deve rivedere il codice degli appalti, in direzione di una grande semplificazione amministrativa. Lo ricordava anche Carlo Nordio, che ha indagato sulla vicenda del Mose: molto probabilmente quante più porte noi mettiamo, quanti più balzelli noi mettiamo sugli appalti, tanto più mettiamo in condizione chi concorre di oliare per aprire queste porte. Serve una grandissima opera di semplificazione e soprattutto, @pagina=0064@quando si fanno gli interventi con i privati, bisogna tracciare il perimetro netto di intervento dello Stato e il perimetro di intervento dei privati.
Io credo che la peggiore risposta che possa dare oggi il Parlamento è adottare iniziative di alleggerimento, di arretramento sul tema di un'opera così importante. Lo ricordavo prima: cinque regioni attraversate; due porti commerciali dell'Adriatico, che sono i porti più importanti, sono il porto di Ravenna e Porto Marghera, che sono porti importantissimi in termini di quantitativo di merci trasportate dal punto di vista della logistica e di merci che approdano nelle nostre infrastrutture portuali; il tema della sicurezza, la strada statale Romea è tristemente famosa per essere la strada statale con più incidenti mortali in Italia e anche con un indice altissimo di pericolosità. Qualcuno ha tirato fuori anche la storia dei flussi. È chiaro che i flussi sono diminuiti dal 2008 in poi, però i flussi di quell'arteria sono flussi che non sono bassi rispetto all'esigenza di fare una strada importante, sono flussi che giustificavano e giustificano la realizzazione di un'opera di questo tipo.
Per queste ragioni noi esprimeremo voto contrario sulle mozioni del MoVimento 5 Stelle e di SEL e ci asterremo sulle altre mozioni che sono state presentate. PAGINA: 0064 ARIANNA SPESSOTTO. Grazie, Presidente. Colleghi, sottosegretario, la mozione che vi chiediamo di approvare oggi in quest'Aula non rappresenta solo un semplice atto di indirizzo che ha come obiettivo quello di indicare al Governo di intraprendere un'azione di ferma opposizione nei confronti della costruzione dell'autostrada Orte-Mestre. Certo, soprattutto dopo le indagini della magistratura fiorentina, ci saremmo aspettati una presa di posizione più dura da parte del partito di maggioranza.
Noi non siamo qui solo per ribadire tutta la nostra contrarietà alla realizzazione di un'opera inutile e devastante, ma anche per manifestare il nostro sdegno, il nostro disgusto nei confronti di una politica infrastrutturale del tutto fuori controllo, per nulla trasparente e spesso corrotta, che è stata portata avanti impunemente dai Governi che negli anni si sono succeduti e che con i progetti di nuove grandi opere hanno arricchito le tasche degli amici di partito.
E mi riferisco anche al suo Governo, sottosegretario, perché anche voi avete contribuito a questo scempio. Vi ricordo che nello «sblocca Italia» avete inserito una norma ad hoc per poter defiscalizzare proprio la Orte-Mestre e, quindi, garantire gli interessi privati delle grandi lobby, appunto con questa defiscalizzazione di 2 miliardi di euro a un'opera inutile e insostenibile, che già la Corte dei conti aveva bocciato. Abbiamo letto tutti delle mille fatiche che Ercole Incalza, l'ex super dirigente del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha fatto in questi anni per tenere in piedi questo e altri progetti di opere inutili. Abbiamo letto delle telefonate a Bargone, presidente della società promotrice dell'opera, anche lui indagato dalla procura di Firenze insieme a Incalza e a Bonsignore, con le quali Incalza rassicurava, appunto, Bargone che avrebbe cercato in ogni modo di inserire quell'emendamento sulla Orte-Mestre nel primo decreto utile al vaglio del Governo. Quell'emendamento che, poi, per il tramite di alcuni parlamentari dello stesso partito dell'ex Ministro Lupi, è riuscito a presentare e che mirava niente meno che a modificare il Codice degli appalti per rendere fattibile l'insostenibile progetto della nuova autostrada Orte-Mestre.
Abbiamo appreso di scambi di favore enormi intorno a quest'opera, su cui la magistratura sta ancora indagando, ma mi auguro, insieme a tutti i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che questo ennesimo scandalo che ha investito le politiche infrastrutturali del nostro Paese possa anche rappresentare – e mi rivolgo in particolare al nuovo Ministro delle infrastrutture e dei @pagina=0065@trasporti Delrio – un'occasione per verificare puntualmente eventuali responsabilità, anche politiche, in questa vicenda di malaffare, affinché non si ripetano mai più vicende come quella a cui abbiamo assistito.
Per capire quanto sia devastante il progetto della Orte-Mestre, come hanno già ricordato i miei colleghi, è sufficiente citare alcuni numeri a dir poco spaventosi: 396 chilometri di asfalto attraverso i territori di cinque regioni, undici province e quarantotto comuni, con un consumo di suolo stimato tra i 600 e i 700 ettari, di cui il 90 per cento agricoli. Il progetto prevede 139 chilometri di ponti e viadotti, 64 chilometri di gallerie, 20 cavalcavia, 226 sottovia, 83 svincoli, 2 barriere di esazione e 15 aree di servizio. Inoltre, la nuova autostrada andrà a interferire e a deturpare per sempre 11 mila ettari di siti di interesse comunitario, 5.800 zone a protezione speciale e 8.300 ettari di parchi regionali. L'investimento complessivo previsto per la realizzazione dell'opera è stimato in quasi 10 miliardi di euro in regime di project financing, il metodo più utilizzato oggi per scavare buche nei conti dello Stato e per far pagare ai cittadini la differenza tra gli incassi percepiti e quelli preventivati dai concessionari. Il tutto da realizzarsi su una direttrice che ha registrato traffici in calo costante negli ultimi sette anni.
Tante falsità, tante bugie sono state dette per cercare di convincere l'opinione pubblica sulla presunta utilità di questo mostro di cemento. Ho sentito dire che la nuova autostrada Orte-Mestre non costerà nulla ai cittadini perché verrà realizzata interamente con il project financing. Questo è falso, perché, innanzitutto, ci priverà per sempre di un capitale naturale di valore inestimabile, ma, contemporaneamente, sottrarrà importantissime risorse alle reali priorità dei territori, cioè alla messa in sicurezza degli attuali tracciati della Romea killer e della E45, per i quali, invece, non è previsto neanche un centesimo.
Se la politica si ostina a puntare risorse in opere irrealizzabili e insostenibili, non si troveranno mai i soldi per sistemare le arterie esistenti. Ho anche sentito chi continua a spacciare la nuova autostrada come la soluzione dei problemi di sicurezza e di traffico della statale n. 309 e della E45. Anche questo è falso. Il progetto preliminare non contiene alcun provvedimento specifico per la riqualificazione della statale Romea. Sappiamo, inoltre, che per risolvere il problema del traffico delle code estive sulla Romea, statale n. 309 appunto, sarebbe sufficiente adeguare gli attuali svincoli di uscita in corrispondenza delle località balneari, senza progettare una nuova autostrada a pagamento. Ho sentito dire dall'ex Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, che la Orte-Mestre sarebbe addirittura un'opera strategica perché inserita nei corridoi europei TEN-T. Ma, indovinate, anche questa è un'affermazione del tutto errata: l'opera non è inserita in nessun corridoio europeo, né tantomeno è strategica, visto che costituirebbe solo un doppione delle arterie stradali esistente che, come ripeto, necessitano di una messa in sicurezza.
Le alternative alla costruzione dell'autostrada Orte-Mestre esistono, costano meno, sono realizzabili in tempi più brevi e sono più sostenibili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma la politica deve fare la sua scelta. Oggi abbiamo finalmente la possibilità, con questa mozione, di impegnarci seriamente a voltare pagina ripartendo da opere che siano veramente utili per i cittadini. Perché non è il fatto che la Orte-Mestre sia stata tolta dall'allegato infrastrutture del Documento di economia e finanza che ci farà dormire sonni tranquilli.
Questa mossa non ci dà la certezza che il Governo si sia convinto dell'inutilità di quest'opera e che non la reinserirà in uno dei prossimi documenti di programmazione, per questo chiediamo al Governo con questa mozione un segno tangibile di questa volontà di cambiare rotta, non solo con un no a questa opera inutile, ma con un impegno concreto a sistemare e a mettere in sicurezza anche le arterie esistenti.@pagina=0066@
Quello che il MoVimento 5 Stelle vi sta chiedendo, con un voto a favore di questa mozione, è il coraggio di cambiare rotta, di imprimere un'autentica inversione di tendenza a questa politica delle infrastrutture inaffidabile e inconcludente, segnata da scandali e scambi di favori, che è stata portata avanti, a partire dall'approvazione della criminogena «legge obiettivo», da tutti i Governi che si sono succeduti e che voi, del partito di maggioranza, oggi al Governo, avete la pesante responsabilità di non aver mai voluto cambiare pur avendone avuto la possibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
A questo sistema irragionevole con cui si decide la realizzazione delle grandi opere in Italia noi contrapponiamo una proposta di programmazione delle infrastrutture che sia trasparente, basata sulle reali necessità di cittadinanza e imprese, che si accompagni ad una seria e dettagliata analisi costi-benefici e che dimostri la reale utilità e redditività delle opere in via di progettazione e realizzazione. Ripartire dalle effettive necessità dei territori, riqualificare e potenziare le infrastrutture esistenti, garantire la funzionalità e sostenibilità dei trasporti: questo è quello che ci chiedono i cittadini e di cui noi ci facciamo portavoce.
Con la mozione al voto oggi noi stiamo indicando al Governo un'inversione di tendenza, attraverso un deciso ribaltamento delle priorità politiche a favore dei cittadini. Stiamo chiedendo la predisposizione di un serio piano generale della mobilità e della logistica, che metta in primo piano le esigenze di sicurezza e mobilità e non la costruzione di opere insostenibili per la comunità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Il MoVimento 5 Stelle è convinto che la realizzazione di interventi infrastrutturali di un tale impatto per i territori non possa e non debba prescindere dal confronto con la cittadinanza: ed è per questo motivo che desidero farmi portavoce, in quest'Aula, di queste istanze e consegnare al rappresentante del Governo alcune delle migliaia di firme di cittadini raccolte fino ad oggi, con una petizione pubblica che chiede al Governo di fermare subito questo mostro di cemento e mettere in sicurezza le arterie esistenti. E le chiedo, onorevole sottosegretario, di portarle al Ministro delle infrastrutture Delrio !
Il voto di oggi è l'occasione per fare il primo passo verso un cambio di rotta radicale nell'approccio alle opere pubbliche e alle politiche infrastrutturali che dovrebbero nascere dalle esigenze delle popolazioni e da una programmazione seria, trasparente e sostenibile, anziché, come succede da troppo tempo, esclusivamente da interessi privati. Ma le premesse che ci ha dato oggi il sottosegretario non sono delle migliori, non ci fanno ben sperare.
Lo scorso 2 aprile il neo Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio ha detto che le opere pubbliche, a prescindere dal fatto che siano grandi o piccole, devono essere innanzitutto utili alla comunità. La Orte-Mestre non è un'opera utile: non serve all'Italia e non serve ai cittadini. Ma le alternative proposte in questa mozione sì. È per questo che ci saremmo aspettati più coraggio da parte del partito del neo Ministro delle infrastrutture Delrio. Invece il partito di maggioranza ha presentato all'ultimo minuto una mozione con degli impegni del tutto flebili, addirittura spostando strumentalmente il dibattito, come fa sempre quando parliamo di Orte-Mestre, sulla Orte-Civitavecchia che non è neanche citata nella mia mozione. A noi lo stralcio dell'opera dal Documento di economia e finanza non basta come garanzia perché questo non ci garantisce che non verrà riproposta a breve questa grande opera inutile. Se il Ministro vuole mantenere la coerenza delle sue indicazioni, allora la sua maggioranza di Governo deve approvare in Aula questa mozione e tutti gli impegni in essa presenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0066 DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, oggi ci stiamo confrontando su @pagina=0067@diverse mozioni che hanno per oggetto la Civitavecchia-Orte-Mestre. Il Governo, nel suo allegato infrastrutture al DEF 2015, non inserisce questa opera tra le priorità. A partire da ciò, desideriamo svolgere alcune prime riflessioni sul tema delle grandi opere, di cui il Paese ha bisogno, destinate ad entrare nel vivo nelle prossime settimane quando discuteremo il DEF e l'allegato infrastrutture.
Da oltre un anno, nel Parlamento, nelle Commissioni competenti e soprattutto nel Paese, ci si è più volte confrontati sul tema delle cosiddette grandi opere. Il giudizio su 14 anni di esperienza della «legge obiettivo» è scandito dai dati: 285 miliardi stanziati, 23 impiegati (l'8 per cento).
Per un Paese che ha bisogno di infrastrutture materiali e immateriali, a Nord come a Sud, si tratta di un bilancio in rosso. E tutto ciò al netto dei fenomeni di malcostume, corruzione, infiltrazioni mafiose che inchieste e, in qualche caso, sentenze, hanno fatto emergere su questo tema in larga parte del Paese. C'era e c’è bisogno di cambiare passo se vogliamo realizzare le opere utili con efficacia, trasparenza, qualità. Le opere sono, sì, ferrovie, porti, strade, aeroporti, ma anche dissesto idrogeologico, mobilità urbana, scuole. Procedure d'emergenza, varianti in corso d'opera, general contractor che nominano i direttori generali, hanno generato fenomeni di corruzione inversamente proporzionali alle realizzazioni.
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PAGINA: 0011 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che, come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse.
Avverte altresì che non sono state accettate le riformulazioni proposte dal Governo ed è stata chiesta la votazione per parti separate delle mozioni Segoni n. 1-00789 (Vedi All. A) e Marantelli n. 1-00805 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0068 PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori delle mozioni Spessotto ed altri n. 1-00531 (Nuova formulazione), Scotto ed altri n. 1-00777 e Busin ed altri n. 1-00786 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e pertanto il parere deve intendersi contrario sul complesso di ciascuna mozione.
Avverto, altresì, che i presentatori della mozione Segoni ed altri n. 1-00789 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea, a seguire il primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, infine il secondo ed il terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.@pagina=0069@
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Spessotto ed altri n. 1-00531 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
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PAGINA: 0011 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che, sulla base di un'intesa intercorsa tra i gruppi e non essendovi obiezioni, i lavori dell'Assemblea non proseguiranno oltre.
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PAGINA: 0070 Mi pare vi sia un orientamento condiviso tra i gruppi nel senso di interrompere qui i nostri lavori.
Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.
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PAGINA: 0011 Su un lutto del deputato Giuseppe Fioroni. (Vedi RS)
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PAGINA: 0070 Su un lutto del deputato Giuseppe Fioroni.
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PAGINA: 0011 PRESIDENTE (Vedi RS). Rinnova, anche a nome dell'Assemblea, le espressioni della partecipazione al dolore del deputato Giuseppe Fioroni, colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
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PAGINA: 0070 PRESIDENTE. Comunico che il collega Giuseppe Fioroni è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
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PAGINA: 0012 Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo. (Vedi RS)
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PAGINA: 0070 Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19).
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PAGINA: 0012 Intervengo sull'ordine dei lavori i deputati ANGELO CERA (AP) (Vedi RS), ILEANA ARGENTIN (PD) (Vedi RS), CLAUDIO COMINARDI (M5S) (Vedi RS) e ROCCO BUTTIGLIONE (AP) (Vedi RS), nonché, per sollecitare la risposta ad un suo atto di sindacato ispettivo, il deputato DAVIDE TRIPIEDI (M5S) (Vedi RS).
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PAGINA: 0070 ANGELO CERA. Grazie Presidente, la demenziale condizione nella quale abbiamo votato la soppressione delle province ha messo queste in tantissime difficoltà. Una fra tutte riguarda... PAGINA: 0071 ILEANA ARGENTIN. Sì, Presidente, la ringrazio. Ho sentito in questa aula parlare più volte di eliminazione delle barriere architettoniche, tutti riempiendosi un po’ la bocca di questa questione che, pur rappresentando una priorità per il nostro Paese, continua a non essere tenuta presente dai nostri capitoli di bilancio. Tali capitoli, sia per quanto riguarda il decreto del Presidente della Repubblica n. 503 sia la legge n. 13, non sono stati riempiti neanche di un centesimo di euro.
Chiaramente, questa situazione rende difficile e complicata la possibilità di eliminare tutto ciò che, in qualche modo, rappresenta impossibilità di mobilità e di fruibilità per i soggetti svantaggiati. Ad ogni modo, Presidente, intendevo sollevarle e chiederle piena disponibilità affinché venga realmente creata una situazione migliore riguardo all'accessibilità perlomeno per i siti della Camera dei deputati, che non sono accessibili a tutti. Ad esempio, per i non vedenti c’è una grande fatica riguardo alla possibilità di interpretare le nostre giornate, così pure per i sordi: molte difficoltà.
Quindi, le chiedo se possiamo cominciare proprio dall'aula e, come Presidente, mi rivolgo a lei per chiederle che almeno il sito della Camera dei deputati sia, realmente, accessibile a tutti perché, come ho già detto, lo è soltanto per le persone che nel nostro immaginario collettivo sono disabili, cioè le persone su sedia a ruote, mentre i sordi e i non vedenti continuano ad avere grossissime difficoltà per ascoltare le nostre sedute. La ringrazio e la sollecito ancora sperando che la Boldrini si faccia carico del problema assieme ai Questori. PAGINA: 0071 CLAUDIO COMINARDI. Grazie Presidente. Sabato 11 aprile intorno alle 13,15 perde la vita a Pessano con Bornago, in un cantiere della Teem, nuova tangenziale est esterna milanese, infrastruttura legata ad Expo 2015 che, nonostante i sospetti di clamorosi ritardi sarà inaugurata il prossimo mese di maggio, il ventunenne bresciano di origini albanesi Klodian Elezi, da sempre residente a Chiari in provincia di Brescia.
Secondo le prime ricostruzioni, il giovanissimo operaio apprezzato in città per la sua passione per il calcio e non solo, regolarmente assunto dall'azienda bergamasca Iron Master, che sta completando con subappalto regolare i lavori per l'accesso al casello, risulterebbe aver perso l'equilibrio mentre insieme ad alcuni colleghi smontava un ponteggio senza imbracatura di sicurezza, morendo sul colpo dopo un volo di 10 metri.
Militari e tecnici dell'ASL, rilevate alcune irregolarità, hanno proceduto al sequestro di una parte dello spazio dove erano in corso i lavori.@pagina=0072@
Un destino che lega Klodian allo zio Sherbert Bashmeta, morto nel 2012 a Calcio, in provincia di Bergamo, durante i lavori per la realizzazione dell'autostrada Brebemi, altra opera che da tempo fa molto discutere su costi e reali benefici.
Poco più di un bambino che sabato pomeriggio, invece di essere su un campo di calcio a coltivare la propria passione, perde la vita in un cantiere.
Correre per compensare i ritardi accumulati da altri, trascurare le norme di sicurezza per comprimere i tempi, affrontare orari di lavoro impensabili, rendersi disponibili anche al fine settimana illudendosi di essere più fortunati di altri per il fatto di avere un lavoro con il quale contribuire al sostentamento della famiglia è l'ennesima truffa ideologica per la quale le spartizioni sono tutt'altro che eque, così la comunità clarense paga con la famiglia il prezzo più alto per realizzare opere inutili, con costi esorbitanti per la collettività. Queste non sono parole mie, questo ragazzo non lo conoscevo, sono le parole di un suo vicino di casa, Omar Legrenzi. Grazie. PAGINA: 0072 ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo momento è nei locali della Camera il marito di Asia Bibi, insieme con la figlia. Asia Bibi è una donna del Pakistan che cinque anni fa è stata incarcerata con l'accusa di blasfemia e successivamente condannata a morte e che gli sforzi della comunità internazionale non sono riusciti fino ad ora a far rilasciare.
La legge sulla blasfemia in Pakistan mette sostanzialmente nelle mani dei fanatici islamisti qualunque persona di qualunque religione che essi abbiano in odio; bastano delle testimonianze non verificate, non controllate, per ottenere condanne a morte.
Voglio ricordare qui un amico, Shahbaz Bhatti, che era Ministro per le minoranze in Pakistan, che, per l'impegno messo nell'ottenere giustizia per Asia Bibi, è stato barbaramente assassinato e insieme con lui un islamico, il Governatore dello Stato del Punjab; anche lui, a causa del fatto di essere un uomo retto e giusto davanti a Dio e davanti agli uomini, è stato barbaramente assassinato, sempre perché ha difeso i diritti di Asia Bibi.
Voglio portare queste cose a conoscenza della Camera e chiedere l'impegno di tutti noi come donne e come uomini prima di tutto, e anche delle forze politiche, per sollecitare il Governo ad un intervento deciso e serio. Io ho il massimo rispetto per la cooperazione economica, che sappiamo essere tanto importante per il futuro della pace in tutto il mondo, ma non possiamo dare l'impressione che continuiamo a fare affari senza la minima preoccupazione di difendere i diritti umani così barbaramente violati di Asia Bibi e, con lei, di milioni di cristiani in Pakistan e anche di non cristiani nel medesimo Pakistan. I rapporti politici, i rapporti commerciali, i rapporti culturali e la difesa dei diritti umani devono far parte in un modo indissolubile di un'unica politica estera italiana. Su questo io chiedo oggi l'impegno di quest'Aula e su questo torneremo a parlare con una mozione che proporremo al Parlamento. PAGINA: 0072 DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, chiedo anch'io la sollecitazione di un'interrogazione, la n. 4-02174, che riguarda Poste Italiane e il pensionamento dei dipendenti. Sono quasi due anni che abbiamo presentato questa interrogazione, chiediamo al Ministro e ai suoi uffici gentilmente di risponderci in maniera abbastanza celere perché non si può aspettare due anni per una risposta.
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PAGINA: 0012 Ordine del giorno della seduta di domani. (Vedi RS)
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PAGINA: 0072 Ordine del giorno della seduta di domani.
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PAGINA: 0012 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica l'ordine del giorno della seduta di domani:
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PAGINA: 0072 PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
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PAGINA: 0012 La seduta termina alle 19,10.
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