PAGINA: 0001 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUIGI DI MAIO
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PAGINA: 0001 La seduta comincia alle 8,30.
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PAGINA: 0001 Missioni. (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 Missioni.
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PAGINA: 0001 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono ottantasette.
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PAGINA: 0001 PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bellanova, Bindi, Bobba, Michele Bordo, Boschi, Brescia, Bressa, Brunetta, Cicchitto, Damiano, De Girolamo, Dellai, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Galan, Gasbarra, Giacomelli, Guerra, Legnini, Lotti, Madia, Manciulli, Meta, Pes, Pisicchio, Realacci, Ricciatti, Andrea Romano, Rughetti, Scalfarotto, Speranza, Valeria Valente, Velo, Vignali, Vito e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
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PAGINA: 0001 Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente. (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 8,35).
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PAGINA: 0001 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il disegno di legge n. 2385, di conversione del decreto-legge n. 58 del 2014, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico.
Il disegno di legge è stato assegnato alla VII Commissione in sede referente ed al Comitato per la legislazione, per il parere di cui all'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento.
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PAGINA: 0001 PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza, in data 15 maggio 2014, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VII Commissione (Cultura):
S. 1430 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2014, n. 58, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico» (Approvato dal Senato) (2385) – Parere delle Commissioni I, II, V, XI, e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
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PAGINA: 0002 Svolgimento di interpellanze urgenti. (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 8,40).
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PAGINA: 0002 RENATO BRUNETTA (FI-PdL) (Vedi RS). Illustra la sua interpellanza n. 2-00536 (Vedi All. A), concernente elementi ed iniziative in relazione alle vicende che hanno condotto alle dimissioni del Governo nell'autunno del 2011, anche alla luce di recenti notizie di stampa.
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PAGINA: 0002 RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, in questi giorni, attraverso le parole utilizzate dall'ex Ministro del Tesoro americano, Timothy Geithner, abbiamo avuto la prova decisiva del golpe europeo contro l'Italia per abbattere di Silvio Berlusconi. La democrazia dopo quei fatti del 2011 è sospesa. E la estromissione politico-giudiziaria del leader di Forza Italia è il coronamento di quella trama.
Contro l'Italia, in quell'estate-autunno del 2011, si è consumato un vero e proprio delitto. La democrazia fu violata abbattendo un Governo eletto dal popolo. Ci fu un complotto. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dopo aver resistito a mesi di pressioni, contrastando con successo la sequenza di scissioni pilotate dall'alto, dovette abbandonare dinanzi alle minacce gravissime che avrebbero spazzato via il sistema economico italiano. Erano venute alla luce già negli scorsi mesi, per bocca di diversi autorevoli personaggi, manovre condotte da altissimi vertici istituzionali in Italia e nelle sedi europee per cancellare l'esito della volontà del popolo sovrano nelle elezioni del 2008.
Il documento inequivocabile che certifica il complotto per uccidere la democrazia in Italia, eliminando Silvio Berlusconi, ha il sigillo dell'America di Barack Obama. Il Segretario al Tesoro, al tempo di quei fatti, Timothy Geithner, lo ha certificato in un recentissimo libro di memorie. Egli pone, quindi, alla ribalta la grande questione sollevata da Silvio Berlusconi dall'anno scorso e cioè che in Italia non c’è democrazia e la democrazia non è un lusso a cui, in tempi di crisi, si può rinunciare. Senza la sovranità popolare esercitata attraverso l'elezione di un Parlamento, e quindi di un Governo, siamo schiavi di altri poteri, che non hanno bisogno del voto per comandare, anzi vanificano il voto proprio per comandare meglio.
Cosa successe nell'estate-autunno del 2011 ? Ci fu una trama, dice Geithner. Un piano di alti officials (funzionari ? Ministri ? Commissari europei ? Autorità ? Burocrati ? Non sappiamo ancora) che domandarono attraverso di lui a Barack Obama di far cadere Berlusconi. Geithner dice: «Noi rifiutammo».
Berlusconi cadde comunque poco dopo. Obama rifiutò di premere il grilletto, ma si trovò evidentemente qualcun altro per dare compimento al complotto e costringere alle dimissioni Berlusconi, perché fu puntata alla tempia, non del nostro Premier, ma dell'Italia intera, della sua stessa sopravvivenza come sistema economico, la pistola dello spread, caricato mortalmente con una speculazione, con un imbroglio.
Ebbene, siamo «furiosi e disgustati», questi due aggettivi usati da Berlusconi non sono parole scritte sull'acqua dell'emotività, nascono da un giudizio sulla realtà. La testimonianza di Geithner è circostanziata e precisa, è lui a usare le parole «complotto», «piano», «trama», e doveva essere un congegno brutale quello che avrebbe dovuto cancellare Berlusconi e commissariare l'Italia a Cannes, in quell'inizio novembre del 2011, al G20, se Geithner a quegli esseri burocratici e potenti risponde usando la parola «sangue», «non ci sporcheremo le mani del suo sangue», dice agli «officials» europei anche a nome di Barack Obama. Quel sangue era di Berlusconi, ma era anche e soprattutto dell'Italia, che siamo sicuri sia caro a tutti. Anche perché non esiste solo la testimonianza del segretario del Tesoro americano, c’è quella del sottoscritto, in numerosi articoli, saggi, volumi, libri, o di Alan Friedman. Abbiamo la testimonianza di Zapatero, contenuta nel suo libro «Il dilemma: 600 giorni di vertigini», abbiamo quella recente del «Financial Times», che in un'inchiesta dell'editorialista Peter Spiegel è giunto alle medesime devastanti conclusioni.
Gli italiani non conoscono nessun dettaglio di quanto affermato da tutte queste testimonianze, non sono al corrente di @pagina=0003@quali soggetti, organizzazioni, poteri o Stati, vi siano coinvolti, né chi nelle istituzioni italiane ed europee, o nel sistema politico-economico, ne fosse al corrente o vi abbia partecipato. Dopo queste notizie il silenzio e l'ignoranza non possono più essere accettati. È in gioco il sentimento di fiducia civile e istituzionale che lega i cittadini alle istituzioni e tra di loro, malgrado le differenze politiche, economiche e sociali e la dignità di un intero popolo. Oggi in ballo non c’è la ricostruzione di alcuni fatti di cronaca, più o meno importanti; oggi è messa a repentaglio quell'unità intorno alla Costituzione e alla sovranità nazionale, senza la quale si rompe il patto civile e tutto diventa possibile.
Ci domandiamo: possono in questo momento le istituzioni italiane stringersi nelle spalle e far finta di nulla dinanzi a questo attentato gravissimo alla nostra sovranità nazionale e alla nostra Costituzione ? Possono dare un'interpretazione minimalista e superficiale dei fatti ? Può il Parlamento limitarsi a votare inutili fiducie a provvedimenti marginali o cimentarsi con riforme istituzionali rappezzate, ignorando questi fatti ? Abbiamo chiesto con forza, solennità e urgenza l'istituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare, dotata dei più ampi poteri che la Costituzione le assegna, e siamo francamente meravigliati che nessuna Procura della Repubblica abbia aperto un fascicolo dinanzi all'evidenza di un attentato contro la Costituzione dello Stato. Ma questo è un fascicolo che, se è una persona perbene, deve aprire anzitutto uno dei beneficiari a sua insaputa di questo abuso, ovvero l'attuale Presidente del Consiglio, a cui ho rivolto la mia interpellanza urgente.
Chiedo quindi al Presidente del Consiglio e al Governo quali sono le informazioni a disposizione dell'Esecutivo e quali iniziative si intendano adottare con urgenza immediata al fine di chiarire le gravissime circostanze riportate, per spiegare innanzitutto chi erano i funzionari, gli «officials» europei citati da Timothy Geithner e da quale autorità erano stati inviati per veicolare un messaggio così pericoloso da costituire un vero e proprio attentato alla sicurezza e alla democrazia del nostro Paese.
Vede, signor Presidente, vorrei finire con una piccola frase – se mi è consentito – del Mahatma Gandhi, «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci». Ecco, siamo nella fase finale di questo gioco, «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci».
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PAGINA: 0002 IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. (Vedi RS) Risponde all'interpellanza.
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PAGINA: 0003 IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in riferimento a quanto richiesto dall'onorevole interpellante desidero rappresentare quanto segue. Innanzitutto l'onorevole interpellante, il presidente Brunetta, ci ha chiesto di verificare quali fossero le notizie a disposizione del DIS.
Volevo innanzitutto informarlo che, in relazione all'atto di sindacato ispettivo, il DIS ci ha comunicato che «per quanto di competenza, sentite AISE e AISI, non dispone di elementi di conoscenza in ordine a quanto rappresentato nell'interpellanza urgente».
Quanto invece poi alla successiva parte dell'interpellanza nella quale il Presidente Brunetta chiedeva quali fossero le iniziative che la Presidenza del Consiglio intende intraprendere in questo caso, devo dire che non appare opportuno a questa Presidenza del Consiglio, in questo momento, assumere particolari iniziative. Infatti, in assenza di ulteriori elementi di fatto, le indiscrezioni di cui abbiamo letto in questi giorni, che erano legate appunto al libro dell'ex Segretario di Stato americano, Tim Geithner, che sono poi analiticamente riportate nell'atto di sindacato ispettivo dell'onorevole Brunetta, non sembrano tali da sovvertire un elemento fattualmente incontestabile e cioè che le dimissioni dell'allora Presidente del Consiglio, Berlusconi, maturarono all'interno di una dinamica che è completamente di @pagina=0004@politica interna e quindi ha a che fare con la politica interna e con la politica parlamentare. Mi riferisco, in particolare, alla debolezza intrinseca della maggioranza dell'allora Presidente Berlusconi, che poi è emersa in modo evidente agli occhi del Paese, di una democrazia che io credo sia viva e vegeta, al contrario di quello che diceva l'onorevole Brunetta. Quindi questi fatti parlamentari, consumatisi in quest'Aula, condussero il Presidente del Consiglio a rimettere il mandato nelle mani dello Stato e quei fatti sembrano oggettivamente essere ciò che condusse a quella decisione.
Il Quirinale, il 14 maggio, ha ricostruito in modo autorevole le vicende, dicendo che il Presidente del Consiglio responsabilmente e liberamente rassegnò le proprie dimissioni; ora crediamo che, ove mai fosse necessaria una conferma di ciò, essa è data, ancora una volta in modo del tutto fattuale, dalla constatazione che il partito politico di cui l'allora Presidente del Consiglio era il capo, il PdL, fu ancora una volta liberamente parte della coalizione che diede luogo, con un voto di fiducia, alla costituzione del Governo subentrante.
Ora, ci fossero state eventuali aspirazioni e identità esterne, che peraltro non vengono nel libro di Geithner spiegate – si parla di officials, che può essere chiunque, dal vigile urbano al capo del Governo e non ne sappiamo di più – quindi, ove mai arrivassero dettagli a confortare questa vicenda, questa indiscrezione e dare loro un minimo di credibilità, ebbene se queste aspirazioni poi si concretizzarono effettivamente in discussioni tra questi officials e Geithner, dobbiamo desumere che siano rimaste allo stato di meri auspici perché poi le azioni nelle quali queste aspirazioni avrebbero dovuto concretarsi e cioè il blocco di ogni sostegno all'Italia da parte del Fondo monetario internazionale, di fatto, non vennero mai a verificarsi anche perché l'Italia non chiese di avere accesso al sostegno del Fondo monetario internazionale.
Aggiungo anche una cosa: se mai ci furono e apparirono in pubblico dissonanze di talune cancellerie rispetto all'Esecutivo italiano, va anche detto che le più alte cariche dello Stato rintuzzarono prontamente quelle manifestazioni di dissenso e penso che anche questo debba essere preso in considerazione.
Per tutti questi motivi, la Presidenza del Consiglio, non ritiene di prendere in questo momento alcuna iniziativa, trattandosi di una vicenda che ai nostri occhi appare avere una caratura più «letteraria» che storica in questo momento.
Va da sé che, ovviamente, l'eventuale iniziativa dell'onorevole Brunetta o di altri parlamentari di chiedere l'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare rientra naturalmente nelle prerogative e nell'autonomia di queste Camere, che questo Governo chiaramente, rigorosamente rispetta.
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PAGINA: 0002 RENATO BRUNETTA (FI-PdL) (Vedi RS). Giudicati risibili i contenuti della risposta del sottosegretario, auspica che sia fatta chiarezza su una vicenda di particolare gravità per la nostra democrazia.
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PAGINA: 0004 RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, al di là della gentilezza del sottosegretario Scalfarotto, di cui lo ringrazio, prendo atto delle risibili risposte date dallo stesso.
Ci dice, nella sostanza, Scalfarotto, a nome della Presidenza del Consiglio dei ministri italiana, cioè a nome del Presidente del Consiglio, Renzi che io avevo interpellato, in primo luogo, che i servizi italiani non sanno nulla: non ci meravigliamo, onorevole Scalfarotto.
In secondo luogo, la Presidenza del Consiglio dei ministri non intende assumere iniziative. Anche di questo non ci meravigliamo, onorevole Scalfarotto.
Una precisazione, onorevole Scalfarotto. Non sono indiscrezioni; è un libro di 570 pagine, scritto da un ex Ministro del tesoro americano e sugli official, se lei conosce un po’ di procedura internazionale e di relazioni internazionali, ricordo che a parlare con un Ministro del tesoro americano normalmente vanno parigrado. Non vanno né i vigili urbani, né burocrati, né impiegati, ma vanno parigrado perché i sottosegretari, come lei ben sa, parlano con i sottosegretari, i ministri parlano con @pagina=0005@i ministri, i viceministri con i viceministri, gli ambasciatori con gli ambasciatori. Quindi, quando Geithner spiega official, evidentemente erano delle personalità che avevano accesso al Ministro del tesoro americano che, ricordo, è il Ministro del tesoro più importante al mondo.
Quando questa richiesta viene fatta a Geithner, Geithner non la considera un'indiscrezione o una richiesta, ma ne parla direttamente con il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Questa è la sequenza causale. La sua intelligenza, onorevole sottosegretario, mi darà atto che non si può soprassedere a una sequenza di questo genere che trova, come ho detto nella mia interpellanza urgente, pari livello di racconto o di valutazioni in altre testimonianze. Ce ne sarà un'altra mercoledì prossimo. Uscirà, per mia mano, su un libro di 300 pagine circostanziate, in cui si racconterà di tutto quel periodo: come arrivò la lettera della BCE, chi la scrisse, come non fu sottoscritto il decreto-legge cosiddetto «sviluppo» da parte del Presidente della Repubblica, mandando il Presidente Berlusconi a Cannes a mani vuote. Si racconteranno tante cose inedite e sulla base di queste altre cose inedite, assieme a tutte le altre recentemente edite, gli italiani avranno modo di ricostruire quell'estate-autunno.
Sottosegretario Scalfarotto, l'operazione verità è un bene comune. Quest'Aula non si può reggere, non può continuare a lavorare se non si fa chiarezza su quell'attentato alla nostra Costituzione. Ha un bel dire lei che i servizi non ne sanno nulla. Non ci meravigliamo. Risulta risibile, rispetto non alla sua persona, che rispetto, ma riguardo a quello che lei ha detto, cioè che la Presidenza del Consiglio non intende assumere iniziative, come se questo fosse un problema di Silvio Berlusconi, di Forza Italia, del presidente Brunetta. Questo è un problema di tutti, è un problema della nostra democrazia se official dell'Unione europea vanno dal più potente Ministro del tesoro americano a chiedere la destituzione, la caduta del Presidente del Consiglio di un Paese membro dell'Unione europea, di un Paese membro e fondatore dell'Unione europea, cosa, tra l'altro, che poi avvenne.
Non è affatto vero che tutto questo avvenne per motivi interni, di debolezza di quella maggioranza. Avvenne per un complotto, un complotto giudiziario-economico-finanziario che colpì non tanto e non solo Silvio Berlusconi ma il nostro Paese, perché le conseguenze di quel complotto le hanno patite gli italiani dal punto di vista democratico, dal punto di vista dell'impoverimento, dal punto di vista della perdita della loro dignità e della loro democrazia. Questo è il bene comune, di cui chiedo anche a lei, che so sensibile, che dobbiamo tutelare tutti insieme. Per questo ho chiesto la costituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta e per questo ho chiesto al Presidente del Consiglio Renzi, beneficiario a sua insaputa di questo complotto, di reagire e di attivarsi, perché questo finirà per legittimare anche il suo Governo.
In caso contrario, verrà travolto dalla verità che sta cominciando a venire a galla. Questo è un problema essenziale, esistenziale, per la nostra democrazia. Grazie, signor sottosegretario, grazie signor Presidente.
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PAGINA: 0002 EMANUELE SCAGLIUSI (M5S) (Vedi RS). Illustra la sua interpellanza n. 2-00505 (Vedi All. A), concernente chiarimenti ed iniziative in merito ad irregolarità contabili e amministrative relative al rapporto di lavoro dei docenti dell'Istituto italiano di cultura di Bruxelles.
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PAGINA: 0005 EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, illustro la mia interpellanza. Signor @pagina=0006@Viceministro, l'Istituto italiano di cultura di Bruxelles nel suo sito istituzionale afferma di essere un organismo del Ministero degli affari esteri italiano che ha l'obiettivo di promuovere e diffondere la lingua e la cultura italiana in Belgio attraverso l'organizzazione di iniziative culturali volte a favorire la circolazione delle idee, delle arti e delle scienze. Quindi, un ruolo importante che ha questo Istituto di cultura è quello di rappresentarci all'estero, di rappresentare la cultura italiana, una cultura millenaria, a Bruxelles.
Peccato, però, che da un'inchiesta de Il Fatto Quotidiano del 16 marzo è emerso che tale Istituto ha tenuto per anni i docenti a libro paga senza alcun contratto, nessuna ritenuta, niente tasse, zero contributi, anche per 10-15 anni, solo impegni a voce e mandati di pagamento, le ore e gli importi scritti a penna. Addirittura gli stessi docenti venivano sfruttati per insegnare al Parlamento europeo. Insegnare cosa, signor Viceministro ? Avete esportato in Europa la nostra esperienza in materia di lavoro nero ? O per caso era una anticipazione del Jobs Act, che poi Renzi ha portato in Parlamento, in cui si dà più precarietà a tutti i lavoratori ?
Risulta, inoltre, che gli stessi docenti tenessero corsi ai funzionari della Commissione europea, che fatturava regolarmente all'Istituto di cultura italiano, mentre i soldi pare finissero a professionisti abilitati ma irregolari da sempre. E chissà se qualcuno magari ci facesse anche la cresta.
Agli insegnanti restavano, come unica traccia di pagamento, i bonifici che giungevano da un conto – guarda un po’ – del Monte dei Paschi di Siena. Il risultato: il Ministero non aveva impegni scritti con gli insegnanti. L'Istituto continuava ad utilizzarli per i corsi a pagamento incassando corpose entrate senza pagare né tasse né contributi. Un ottimo affare, a discapito dei docenti però.
Come se non bastasse, alcuni insegnanti specializzati, laureati e abilitati, sono stati inquadrati e pagati come colf, malgrado facessero parte di un organismo del Ministero degli affari esteri. Ciò ha portato, inevitabilmente, a far emergere lo scandalo compromettendo, di fatto, ancora una volta, l'immagine dell'Italia in Europa, proprio in prossimità della presidenza del semestre europeo.
La cosa più grave, risultante sempre dall'indagine, è che la questione degli insegnanti a nero della rappresentanza culturale italiana a Bruxelles fosse ben nota alla Farnesina. Infatti, dall'inchiesta si evince che a Roma tanti ne erano al corrente, ma hanno preferito tirar dritto, ignorando i segnali di fumo che si levavano da Bruxelles. A sapere non erano solo i piani intermedi del Ministero, che hanno in gestione di istituti di cultura. Gli insegnanti avevano infatti tentato di fare uscire allo scoperto la situazione segnalandola direttamente agli organi politici della Farnesina e persino a parlamentari ed eurodeputati che consideravano potenzialmente sensibili alle loro denunce. Naturalmente nessuno ha mosso un dito.
Tuttavia l'ambasciatore italiano a Bruxelles, Alfredo Bastianelli, su indicazione della Farnesina, ha commissariato l'Istituto di cultura poiché, leggo testualmente: le irregolarità contabili ed amministrative impongono un'attenta azione di riordino. Il Ministero gli ha chiesto di assumere direttamente la guida dell'Istituto fino alla nomina di un nuovo direttore, il cui incarico non sarà rinnovato, come si legge in una nota del 28 gennaio.
Viceministro, malgrado quanto sopra esposto, qual è la situazione attuale ? Cosa è stato fatto ? Da quello che risulta nulla. A Bruxelles non si è mossa una foglia. I docenti continuano ad avere un contratto con un'agenzia interinale che brucia il 50 per cento dei compensi.
Nel frattempo il secondo trimestre si conclude il 28 giugno e ad oggi non vi è certezza che si svolgano i corsi intensivi che solitamente si avevano a luglio, anche perché da quando l'Istituto è commissariato molti iscritti hanno abbandonato i corsi e le attività del centro non sono più pubblicizzate neanche sul sito dell'Istituto stesso. Inoltre la nomina del nuovo direttore è in cottura da mesi, visto il declassamento dell'Istituto di Bruxelles.@pagina=0007@
Morale della favola il 1o luglio inizia il semestre italiano dell'Unione e noi a Bruxelles non abbiamo un direttore, ma un commissario diplomatico. Perché non viene firmato il decreto di nomina ? Come mai malgrado le reiterate segnalazioni degli insegnanti non si è dato ascolto alle contestazioni mosse all'ex direttore della Istituto italiano di cultura di Bruxelles, Federiga Bindi ? Quale soluzione si intende adottare in merito alla situazione dei docenti ?
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PAGINA: 0002 LAPO PISTELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. (Vedi RS) Risponde all'interpellanza.
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PAGINA: 0007 LAPO PISTELLI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, in riferimento al caso dell'impiego di insegnanti presso l'Istituto di cultura di Bruxelles, la Farnesina sta concludendo la propria attività di controllo e di verifica. L’ Ispettorato generale del Ministero degli affari esteri, insieme ai Servizi ispettivi del Ministero dell'economia e delle finanze, aveva svolto a maggio dello scorso anno un'ispezione presso l'Istituto di cultura di Bruxelles, rilevando, oltre ad altre criticità, carenze relative alle procedure di affidamento di consulenze e al ricorso a personale aggiuntivo impiegato a tempo determinato. Subito dopo la conclusione dell'ispezione, e quindi – sottolineo – prima delle segnalazioni degli insegnanti citate dall'onorevole interpellante – sono state poste in essere azioni volte a riscontrare i rilievi mossi dagli ispettori. La Farnesina ha prima chiesto al direttore pro tempore dell'Istituto italiano di cultura di Bruxelles di produrre tutta la relativa documentazione in suo possesso sulle carenze riscontrate, come si conviene fare. Questa documentazione è stata poi sottoposta al vaglio dei competenti Servizi ispettivi del Ministero dell'economia e delle finanze e l'azione approfondita di verifica è tuttora in corso, trattandosi, come potete immaginare, di un'azione complessa che deve essere svolta con rigore doveroso al fine di fare la massima chiarezza su tutti gli aspetti sollevati.
Allo stesso tempo la Farnesina, in raccordo con l'Ambasciata a Bruxelles, sta svolgendo un'azione di affiancamento e sostegno all'Istituto di cultura per regolarizzare la situazione amministrativo-contabile nel suo complesso, e ha perciò disposto di cessare ogni rapporto contrattuale irregolare; per il personale docente si è fatto, dunque, ricorso a società di lavoro interinale.
In un'ottica di più lungo periodo si fa presente che l'Istituto italiano di cultura di Bruxelles, avvalendosi del sostegno dell'Ambasciata in Belgio e dell'assistenza di esperti del locale ordinamento giuridico, sta provvedendo all'individuazione di una soluzione che consenta di coniugare il rispetto della normativa belga con i vincoli imposti dalla disciplina italiana.
Quanto al cosiddetto ed evocato commissariamento, voglio osservare che la normativa in materia prevede che, se non diversamente disposto, dal momento della cessazione del direttore dell'Istituto di cultura che ha, come veniva ricordato, terminato il suo mandato il 9 marzo scorso, sia l'Ambasciata competente ad assumerne la gestione interinale in attesa della nomina del nuovo direttore, e così è semplicemente avvenuto. È stato ora nominato un nuovo direttore, appartenente all'area promozione culturale del Ministero degli affari esteri, che assumerà servizio nelle prossime settimane.
Concludo sottolineando che queste verifiche doverose, che si auspica possano giungere molto rapidamente a termine e le cui conclusioni siamo pronti ovviamente a fornirvi in sede parlamentare; ma quando conclusioni ci saranno, si inseriscono in un quadro di attenzione prioritaria che il Governo cerca di dedicare alla trasparenza ed al pieno rispetto della normativa. E ribadisco, al tempo stesso, l'importanza fondamentale che attribuiamo alla promozione della cultura, anche con l'obiettivo di favorire una crescente e sempre più efficace azione di promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo.
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PAGINA: 0003 EMANUELE SCAGLIUSI (M5S) (Vedi RS). Reputa insoddisfacente la risposta del sottosegretario, evidenziando analoghi casi di irregolarità nella gestione di istituti di cultura italiani all'estero.
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PAGINA: 0008 EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, la risposta è un po’ insoddisfacente, in quanto la prassi vuole che sia nominato come reggente il vicedirettore, che in questo caso esisteva; adesso apprendo che è stato nominato un nuovo direttore, attendiamo... Diciamo che la nomina di Bastianelli sembra essere un tentativo di limitare ed arginare gli imbarazzi legati a questo istituto di cultura, allo sbando da tempo.
D'altronde mi auguro che la situazione non si ripeta anche per tutti gli altri istituti di cultura che vantano gestioni allegre: infatti il caso degli insegnanti di Bruxelles che abbiamo citato non è un caso isolato. All'istituto italiano di cultura di Parigi, ad esempio, l'Italia è stata trascinata in tribunale e condannata dalla magistratura francese per una serie di irregolarità nell'applicazione dei contratti dei professori. In Francia le cose sono andate anche peggio per lo Stato italiano rispetto alla situazione di Bruxelles, perché dopo sette anni e mezzo di processo Roma è stata costretta a reintegrare e risarcire i due ex professori dell'istituto di cultura e ora dopo vani tentativi di trincerarsi dietro all'immunità giurisdizionale, non sa più che pesci pigliare, ma continua a voler non applicare la sentenza. I due professori, come il resto del corpo docente impegnato in Francia, lavorano con contratti a prestazione d'opera rinnovati ogni sei mesi; fino al 2001, quando l'istituto italiano di cultura di Parigi ricorre ad un escamotage che si rivela però fatale: infatti affida i contratti degli insegnanti ad un'associazione privata, che figura così come intermediario, in modo da non far figurare nessun rapporto diretto fra i lavoratori e l'ente. Da quelle parti, in Francia, non si scherza col diritto del lavoro, e gli ispettori sul fisco francese ci mettono solo pochi mesi a scoprire il trucco, perché questa associazione culturale non è altro che una società paravento creata ad hoc per consentire all'ambasciata italiana di Parigi, che ha il controllo diretto dell'istituto di cultura, di evadere gli oneri fiscali e previdenziali. Succede insomma che alcuni docenti vanno fino in fondo e portano dieci anni di contratti al tribunale francese del lavoro, per rivendicare il riconoscimento di un vincolo di subordinazione derivante dall'impiego reiterato e continuato della loro professionalità. L'ambasciata e Farnesina si costituiscono in giudizio, cercando in tutti i modi di disinnescare l'attività della magistratura parigina con tipico savoir faire italiano: cercano infatti di far passare l'istituto culturale come rappresentanza diplomatica, e l'insegnamento dell'italiano come attività sovrana di pubblica utilità, insindacabile da un tribunale straniero Purtroppo per loro il giudice non abbocca, e il 7 novembre 2011 condanna l'Italia a reintegrare i due insegnanti e a risarcirli dei contributi mai versati, con cifre che variano dai 45 ai 50 mila euro.
La storia continua, perché ad oggi lo Stato italiano si è sempre rifiutato di applicare questa pronuncia del giudice. Il Ministero degli affari esteri francese, infatti, il 9 ottobre 2012 ha inviato all'ambasciatore italiano una nota ufficiale con la richiesta di esecuzione della sentenza emessa un anno prima, ma nulla si muove; e oggi come allora quella liquidazione è una controversia internazionale, ostaggio delle decisioni della Farnesina che si trincera dietro il silenzio e lo scaricabarile. Forse perché il caso rischia di diventare un precedente per tutte le situazioni pendenti nel resto della rete culturale italiana ? Forse perché se lo Stato pagasse i docenti potrebbe avere qualche speranza ? Non lo sappiamo di sicuro. Forse rimarremo col dubbio; quel che è certo è che si tratta dell'ennesima occasione persa per Stato italiano di riacquisire un minimo di dignità in ambito internazionale.
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PAGINA: 0003 MIRIAM COMINELLI (PD) (Vedi RS). Illustra la sua interpellanza n. 2-00478 (Vedi All. A), sulle iniziative volte a incrementare il personale del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente di Milano e di Brescia, al fine di contrastare l'attività delle ecomafie.
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PAGINA: 0009 MIRIAM COMINELLI. Signor Presidente, una premessa per illustrare quello che è il tema della mia interpellanza urgente di quest'oggi, che vuole porre l'attenzione su una realtà, quella regione Lombardia, che lo stesso Rapporto ecomafia 2013 di Legambiente ha definito come il triste il detentore del record di presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso nel ciclo dei rifiuti speciali e pericolosi, che da soli ammontano all'80 per cento di tutti i rifiuti che transitano in Lombardia.
Secondo la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti – Commissione bicamerale del Parlamento italiano, di cui, peraltro, colgo anche l'occasione per sollecitarne la ricostituzione anche in questa legislatura –, tramite l'inchiesta svolta, dal 2001, anno nel quale è stato introdotto nell'ordinamento italiano il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, nella sola provincia di Milano si sono svolte circa il 10 per cento di tutte le inchieste italiane del settore.
Faccio anche una parentesi per quanto riguarda la provincia da cui provengo, la provincia di Brescia, per dare un'idea di quella che è l'entità della realtà criminosa per quanto riguarda le cosiddette ecomafie, che, ad esempio, anche la presidente della corte d'appello di Brescia, Graziana Campanato, ha ben evidenziato nel suo intervento all'inaugurazione dell'anno giudiziario, dicendo che in questo territorio risulta che il sottofondo delle nostre strade è formato con rifiuti che sono altamente tossici. Non sono reati che vanno a colpire solo determinati settori, ma incidono sulla nostra salute, sulla nostra vita e sono tanto e più gravi di quelli contro il patrimonio.
La provincia di Brescia è stata oggetto di trasmissioni televisive, quali Presa Diretta di Rai 3, e di inchieste dei quotidiani nazionali, come la Repubblica, Il Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano, per numerosi casi di allarmi ambientali legati alle attività delle ecomafie: dai ritrovamenti di discariche abusive di rifiuti pericolosi seppelliti sotto il manto stradale della A4, alle cave trasformate in discariche illegali, fino agli impianti per lo smaltimento di rifiuti pericolosi chiusi e abbandonati con la loro pesante eredità sul territorio, tanto da essere definita dai media la «Terra dei Fuochi del Nord» per gli evidenti parallelismi con il territorio campano.
Ancora, sempre per dare qualche dato riguardo a quello che potrebbe succedere in futuro, all'interno della sola provincia di Brescia abbiamo la presenza di numerose attività industriali ed agricole che hanno notevole potenziale inquinante.
Quindi, in questo quadro, che risulta essere preoccupante, ci ritroviamo a dover agire con il personale in forza ai carabinieri del NOE di Brescia, che ha un organico di sole due o tre unità operative. Questo risulta essere un numero eccessivamente esiguo per il territorio che deve essere monitorato da questo corpo, anche perché la loro azione non riguarda solo la provincia di Brescia, ma riguarda anche quelle di Bergamo, Mantova e Cremona. Nonostante ciò, l'azione dei carabinieri del NOE è comunque significativa. Infatti, vorrei ricordare, ad esempio, il sequestro nel febbraio 2013 di un'area di circa 40 mila metri quadri a Cignone, a pochi chilometri da Cremona, nella quale sono stati rinvenuti 60 mila metri cubi di materiale inquinante oppure il sequestro, nel marzo 2013, di un'area di 300 mila metri quadrati, a cavallo tra i comuni di Ospitaletto e Travagliato, nel bresciano, che è stata trasformata in una maxi discarica abusiva di rifiuti pericolosi.
Però, come dicevo prima, l'organico di questo nucleo operativo è insufficiente, anche per quello che ci si aspetta da questo nucleo per il futuro, ovvero tutti i controlli che riguardano l'entrata in vigore @pagina=0010@del Sistri, che vedrà anche noi di Milano e Brescia impiegati in prima linea nel controllo del sistema di gestione dei rifiuti nelle aziende, fino alla questione che riguarda l'affiancamento del NOE ai tecnici dell'Arpa, in quanto essi non hanno, ad oggi, la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria, per non citare, infine, la questione dei controlli che riguardano tutta la partita di Expo 2015, che è arrivata alle cronache anche negli ultimi giorni.
Tutto questo premesso, la mia interpellanza, che è stata sottoscritta anche dai colleghi delle altre province che interessano questo nucleo operativo, è per chiedere che ci sia un incremento di questo nucleo operativo, per chiedere se non sia necessario, anche attraverso ulteriori stanziamenti, l'innalzamento del monte ore individuale del personale, anche per le azioni future, e poi per chiedere se non sia il caso di istituire una speciale cabina di regia tra le diverse Forze dell'ordine e gli enti locali delle province che prima ho citato – quindi, oltre alla provincia di Brescia, quelle di Bergamo, Mantova e Cremona – per fare il quadro della situazione, al fine di tutelare al meglio la sicurezza dei cittadini.
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PAGINA: 0003 SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare (Vedi RS). Risponde all'interpellanza.
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PAGINA: 0010 SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in merito alle problematiche segnalate dagli interpellanti, non si possono ovviamente non condividere le preoccupazioni espresse in ordine alla gravità del fenomeno malavitoso che si sta manifestando con tutta la propria virulenza. Sul punto, anche il richiamo alle indagini, che sono peraltro ancora in corso, circa i possibili «appetiti» delle organizzazioni criminali alimentati dalle risorse impegnate per la realizzazione dei lavori per l'Expo, hanno trovato proprio di recente una tragica conferma.
Del resto, come sottolineato dalla prefettura di Brescia, dai riscontri investigativi condotti sul territorio nazionale, sta emergendo che il fenomeno dei reati in materia ambientale tende ad assumere connotazioni sempre più diffuse, e ciò in considerazione del fatto che attraverso lo smaltimento illegale dei rifiuti si abbattono costi collaterali, anche di rilevante entità, posti a carico delle attività imprenditoriali.
Sovente, i crimini ambientali, connessi a reati contro la pubblica amministrazione, sono commessi da persone organiche o contigue alle organizzazioni criminali, che gestiscono rapporti illegali con soggetti istituzionali deputati all'amministrazione e al controllo del territorio.
Anche per questo, l'allarme ambientale derivante dalla presenza di discariche illegali legate alla attività delle cosiddette «ecomafie» va inquadrato in un contesto più ampio, ovvero quello riconducibile al ciclo dei rifiuti che, particolarmente nella realtà provinciale bresciana, in questi ultimi anni, ha assunto contorni decisamente delicati.
Non è un caso che la situazione delle discariche e delle cave della provincia era stata oggetto di attività ispettiva della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Inoltre, specifici controlli su alcuni impianti sono stati a suo tempo disposti ed effettuati dal Gruppo Interforze Antimafia, appositamente istituito presso la medesima citata prefettura in un'ottica di prevenzione di fenomeni d'illegalità nel settore.
Sulla tematica, pertanto, risulta essere stata opportunamente sensibilizzata da più parti la competente regione Lombardia, in vista della redazione del «piano rifiuti», ed alcuni enti locali bresciani hanno formulato richiesta di intervento della VI Commissione regionale ambiente, sottolineando l'interesse generale della tutela della popolazione al fine di ristorare la stessa dell'impatto ambientale che lo smaltimento rifiuti produce inevitabilmente sulla qualità della vita dei residenti.
Per quanto attiene il possibile incremento dei Nuclei Operativi Ecologici (NOE) del Comando carabinieri per la @pagina=0011@tutela dell'ambiente presenti a Milano e a Brescia, i quali dipendono, a loro volta, dal Gruppo carabinieri per la tutela dell'ambiente di Treviso, corre l'obbligo di precisare che essi hanno una forza organica complessiva superiore rispetto agli omologhi comandi che operano presso altri ambiti regionali. In particolare, il NOE di Milano ha la forza organica, a livello nazionale, superiore a quella dei reparti paritetici – fatta sola eccezione per quello di Napoli, che è il più grande in assoluto –, mentre quello di Brescia ha un numero di militari commisurato alle esigenze del territorio di riferimento.
Per ovviare, poi, alle problematiche legate ad un'eventuale carenza di personale assegnato presso i Nuclei chiamati ad un impegno maggiore a regime ovvero solo in via temporanea, è prassi che vengano effettuate manovre d'impiego perequative di personale dell'Arma, necessariamente già specializzato sulla materia, al fine di bilanciare i volumi di forza nell'ambito dei Nuclei Operativi Ecologici operanti sul territorio nazionale, avuto riguardo alle esigenze operative, appunto, delle aree di rispettiva competenza.
Ciò non vuol dire, naturalmente, che, nell'ambito del quadro di illegalità sopra delineato, l'opera e l'attività di tutte le Forze dell'ordine operanti sul territorio non potrebbero non trovare significativo giovamento da un incremento strumentale ed operativo, a regime, delle risorse di cui attualmente dispongono, con particolare riferimento a quelle unità specializzate nel perseguimento dei reati in materia ambientale, impiegate nell'azione di contrasto della criminalità nel campo e per il conseguimento delle finalità di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica.
A fronte di esigenze condivisibili come quelle appena esaminate, si rende necessario, tuttavia, fare i conti con la realtà, e, in particolare, con le limitate risorse a disposizione, necessarie per garantire altrettanta sicurezza sul resto del territorio nazionale.
Il tema è, comunque, all'attenzione di tutte le autorità interessate, sia a livello territoriale, che centrale, che non mancheranno, nell'ambito della propria competenza, di attivare tutte le iniziative, appunto, di competenza.
Per quanto attiene all'attivazione di una possibile cabina di regia, questo Ministero, quale organo centrale, è molto attento a tutte le situazioni critiche nel territorio nazionale, in particolar modo, ovviamente, per le aree cosiddette SIN – siti di interesse nazionale –, in riferimento alle quali è titolare del relativo procedimento di bonifica. In particolare, in merito alle questioni segnalate dagli interpellanti, si rappresenta che proprio per il SIN di Brescia, questo Dicastero ha avviato un tavolo tecnico di confronto con le amministrazioni locali e territoriali e gli enti scientifici nazionali per condividere le strategie di interventi per la bonifica del sito e accelerare le procedure amministrative di approvazione degli stessi.
Ovviamente, se ci fossero iniziative territoriali che richiedessero un impegno del Ministero, anche relativamente agli altri territori, e venissero queste sollecitazioni dai territori stessi e dall'amministrazione regionale, il Ministero sarà a disposizione, come ha sempre fatto, dei territori interessati. Allo stesso modo, come Governo non possiamo che auspicare, nell'autonomia ovviamente delle attività parlamentari, che anche il Parlamento si doti di uno strumento apposito, quale la Commissione, per supportare le attività di prevenzione e controllo sul territorio nei cosiddetti reati ambientali. Aggiungo che è in discussione nell'altro ramo del Parlamento il provvedimento sui cosiddetti ecoreati: anche quello è uno strumento che, se approvato in tempi rapidi, può supportare le iniziative che sono state illustrate in questa interpellanza e nella risposta.
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PAGINA: 0003 MIRIAM COMINELLI (PD) (Vedi RS). Ringrazia il sottosegretario e si dichiara soddisfatta della risposta.
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PAGINA: 0011 MIRIAM COMINELLI. Signor Presidente, sì, mi dichiaro soddisfatta e ringrazio la sottosegretaria per il quadro che ha fatto all'interno della sua risposta, che presenta come al Governo sia ben chiara @pagina=0012@quella che è la situazione critica dei nostri territori. Mi unisco anch'io nuovamente al sollecito per quanto riguarda l'istituzione della Commissione bicamerale di inchiesta e riporterò la risposta del Governo agli enti locali interessati delle diverse province per l'eventuale attivazione del tavolo di regia che si occupi di monitorare i diversi territori. Per quanto riguarda l'incremento del personale dei NOE, mi fanno ben sperare le parole che ho sentito per bocca della sottosegretaria Velo, la quale sostiene che, pur nella ristrettezza delle risorse, ci dovrebbe essere l'impegno di tutti gli attori coinvolti per avere una situazione migliore anche da questo punto di vista.
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PAGINA: 0004 GIANNI MELILLA (SEL) (Vedi RS). Illustra l'interpellanza Migliore n. 2-00507 (Vedi All. A), su elementi in merito al progetto «Ombrina 2» per l'estrazione di petrolio in Abruzzo.
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PAGINA: 0012 GIANNI MELILLA. Signor Presidente, brevemente vorrei illustrarla. Il progetto «Ombrina» nasce nel 2002 e prevede la ricerca, la coltivazione e la produzione di idrocarburi nel mare Adriatico di fronte alla costa teatina. Paradossalmente, proprio un anno prima, nel 2001, viene istituito dal Parlamento il Parco nazionale della costa teatina. Il Parco nazionale della costa teatina si inserisce in un contesto che vede la regione Abruzzo come la regione verde d'Europa, con circa il 40 per cento del suo territorio protetto. Non esiste paragone in nessun'altra regione italiana, né europea, per quantità di territorio tutelato da parchi nazionali. Ve ne sono quattro di parchi nazionali in Abruzzo, c’è un'area protetta marina nazionale e ci sono trenta riserve nazionali statali e regionali.
È una scelta di sviluppo compatibile che la regione Abruzzo ha fatto e che ha confermato, sia quando governava il centrosinistra, che quando ha governato il centrodestra, nel senso che a nessuno è mai venuto in mente di rimettere in discussione questo modello originale di sviluppo locale.
Naturalmente questo progetto «Ombrina» si accompagnava ad altri progetti di sfruttamento di risorse petrolifere, di gas e petrolio, di idrocarburi, che entravano in contrasto evidente con questa scelta. Alcune giunte regionali non hanno assolutamente contrastato i vari progetti che, oltre a «Ombrina 2», andavano avanti, mentre invece le popolazioni li hanno contrastati con forza e in alcuni casi hanno vinto, il Centro oli, per esempio, in provincia di Chieti, la raffineria sul lago di Bomba, e anche su «Ombrina 2» c’è stato un movimento imponente: forse la più grande manifestazione popolare di tutti i tempi si è svolta, nell'aprile dell'anno scorso a Pescara, con quasi 50 mila persone, un'enormità per una regione piccola come l'Abruzzo; addirittura hanno sfilato, hanno aderito non solo comitati, forze della cultura, quasi tutti i sindaci, quasi tutte le forze politiche, tre diocesi, l'intera Chiesa, anche coinvolta contro questo progetto di petrolizzazione, al punto tale che, a livello nazionale, il passato Governo, anzi il Governo Monti per la verità, nel disegnare con Passera il futuro energetico del nostro Paese, individuava alcune regioni come distretti petroliferi e, tra queste regioni, addirittura c'era anche l'Abruzzo.
C’è un lungo iter di ricorsi, di valutazione di impatto ambientale, su cui una parola definitiva l'ha detta il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, l'anno scorso, con il Ministro Orlando, il quale, l'8 luglio del 2013, ha invitato la Direzione generale per la valutazione ambientale del Ministero dell'ambiente a disporre un supplemento di istruttoria ai fini della sottoposizione alla @pagina=0013@procedura di autorizzazione integrata ambientale (AIA). La multinazionale titolare di questa concessione, la Medoil gas, ha proposto ricorso contro questo provvedimento dell'allora Ministro dell'ambiente Orlando, su cui si è pronunciato il TAR del Lazio il 16 aprile 2014 rigettando il ricorso della Medoil gas.
Ora, noi vorremmo capire alcune cose. Innanzitutto, il Ministero dell'ambiente ha detto che nel 2012 la regione Abruzzo, guidata dal centrodestra, dal Presidente Chiodi, che si straccia anche lui le vesti contro questo progetto, ma sembra che non dette il parere nel 2012 al Ministero dell'ambiente. E c’è stato un «giallo» circa il fatto che il presidente della giunta regionale abruzzese si sia giustificato, dicendo che questo parere non lo aveva dato in quanto il Ministero dell'ambiente non aveva mandato la richiesta. Il Ministero dell'ambiente sostiene di aver mandato la richiesta: o mente il Ministero dell'ambiente o mente la regione Abruzzo. Quindi, questo è uno dei quesiti che io ho posto al Ministro dell'ambiente.
Poi, noi vorremmo sapere, a questo punto, se il Governo intenda rivedere l'articolo 35 del decreto-legge sullo sviluppo del Ministro Passera, che in modo improvvido e scellerato aveva dimezzato il limite al di là del quale si possono realizzare progetti di ricerca e di produzione di idrocarburi, portandolo da 12 miglia a 6 miglia.
Ora, non dimentichiamo che quella distanza di 12 miglia era stata assunta dopo i gravissimi incidenti del golfo del Messico che, come è noto, hanno prodotto dei danni enormi, non solo all'ambiente, ma all'economia e, quindi, alle popolazioni del golfo del Messico. Vorremmo sapere qual è l'iter amministrativo, a questo punto, della richiesta autorizzativa del progetto «Ombrina» e a che punto è questo approfondimento deciso dal Ministro Orlando l'anno scorso; poi, vogliamo sapere anche se il Governo, anche dinanzi alle difficoltà economiche che vive il nostro Paese, non intenda rivedere il regime fiscale e delle royalties particolarmente favorevoli alle multinazionali nel settore degli idrocarburi, le quali hanno una grande convenienza ad investire nel nostro Paese.
Ecco, questo è il quadro della situazione, ma io sbaglierei se non evidenziassi, qui, nella sede più alta della nostra democrazia, come il popolo abruzzese, nella sua generalità, sia contrario a questi progetti e che noi non intendiamo, nel modo più assoluto, trasformare la regione verde d'Europa in un distretto petrolifero. Ci sono forze politiche che, magari, hanno anche idee diverse, ma che rispetto a questa vicenda, dal Partito Democratico al MoVimento 5 Stelle, a Sinistra Ecologia Libertà, si sono ritrovate insieme, stando però alla fine dei cortei che si fanno, perché davanti c’è un popolo intero che chiede al Governo coerenza rispetto a questa scelta scellerata fatta dal Governo Monti e, in particolare dal cosiddetto decreto sviluppo dell'allora Ministro Passera, in relazione ad una regione meravigliosa, una regione che ha deciso sua sponte di destinare il 40 per cento del proprio territorio a parchi naturali. Ecco, ora si vuole violentare questa scelta attraverso autorizzazioni per trivellazioni petrolifere, sia in mare, in questo caso, ma addirittura anche a terra.
Voglio, infine, evidenziare come in una regione come l'Emilia Romagna, dopo aver preso atto della possibilità di una relazione tra le estrazioni di gas e di petrolio e il sisma, il terremoto che c’è stato, anche a seguito di diverse tecnologie estrattive, si sia deciso di sospendere qualunque autorizzazione. Bene, quello che vale per l'Emilia Romagna deve valere anche per le altre regioni italiane e questo lo si può fare soltanto se da parte del Governo si assuma una posizione chiara, sia in materia ambientale che in materia di sicurezza, della salute dei cittadini, e che, anche, a livello energetico, di politica energetica, si abbia la capacità di rivedere scelte sbagliate.
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PAGINA: 0004 SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare (Vedi RS). Risponde all'interpellanza.
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PAGINA: 0014 SILVIA VELO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, la questione sollevata dagli interpellanti riguarda il procedimento amministrativo di rilascio di autorizzazioni di competenza del Ministero dello sviluppo economico, il cui iter è regolamentato da norme puntuali il cui integrale rispetto sostanzia il principio della certezza del diritto e su questo l'onorevole Melilla ha detto chiaramente. Operiamo nell'ambito di una norma su cui il giudizio dell'onorevole Melilla è chiarissimo, ma è una norma a cui sono tenuti ad attenersi gli uffici preposti, in questo caso, alla valutazione ambientale, fermo restando, come detto, che il rilascio dell'autorizzazione è di competenza del MISE.
In particolare, si fa riferimento ad una istanza avente ad oggetto le coltivazioni di idrocarburi liquidi e gassosi, denominata D30 B.C.-M.D., meglio nota come Ombrina Mare, presentata in data 18 dicembre 2008 dalla Medoilgas Italia Spa, Società del gruppo inglese Mediterranean 0il & Gas Plc.
Il giacimento per la cui coltivazione è stata presentata la predetta istanza di autorizzazione, veniva rinvenuto nell'ambito del programma di ricerca già autorizzato con il permesso B.R. 269.GC del 2006. Il relativo progetto di sviluppo del giacimento prevede la realizzazione a circa 6,5 chilometri dalle coste della provincia di Chieti, su un fondale di circa 20 metri, prevalentemente sabbioso, delle seguenti strutture: una piattaforma di produzione gas ed olio da cui si dipartiranno da un minimo di 4 a un massimo di 6 pozzi di produzione; una nave serbatoio per il trattamento e lo stoccaggio della produzione di olio; sealines ed ombelicali per il trasferimento dell'olio tra la piattaforma e la nave serbatoio; sealines per il trasferimento del gas alla piattaforma esistente Santo Stefano Mare 9, per complessivi 17 chilometri circa di tubazioni sommerse di vario diametro.
L'istanza di valutazione d'impatto ambientale, quale procedura indispensabile e propedeutica per il rilascio eventuale della autorizzazione richiesta, veniva presentata il 3 dicembre 2009. La competente Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS (in seguito denominata Commissione VIA-VAS) esprimeva, in merito, un primo giudizio negativo di compatibilità ambientale (il parere n. 241 del 7 ottobre 2010), che, in particolare, trovava fondamento nelle limitazioni areali all'attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi introdotte dalle disposizioni recate dall'articolo 6, comma 17, del D.Lgs. n. 152/2006, così come modificato dal successivo D.Lgs. n. 128/2010, le quali costituivano un impedimento oggettivo a qualsiasi valutazione di carattere positivo dell'istanza.
Quest'ultima norma, infatti, aveva introdotto il divieto di effettuare tali attività sia all'interno del perimetro delle aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale, che entro le 12 miglia dal perimetro delle stesse, nonché, per i soli idrocarburi liquidi, nella fascia marina compresa entro le cinque miglia dalle linee di base del perimetro costiero nazionale.
Si provvedeva ovviamente, di conseguenza, a rendere la prevista comunicazione di preavviso di rigetto ai sensi appunto dell'articolo 10-bis della legge n. 241/90. Non veniva, tuttavia, dato immediatamente seguito al parere negativo con il rigetto dell'istanza in ragione della presenza di elementi significativi nelle osservazioni fornite a riscontro dalla società istante, e ciò anche in considerazione del fatto che era prossimo il pronunciamento da parte del Consiglio di Stato in merito ad una richiesta di parere formulata da questo Dicastero circa l'esatta interpretazione da dare al sopraccitato articolo 6, comma 17.
Nelle more della definizione del procedimento di VIA interveniva, quindi, l'articolo 35, comma 1, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, il quale, modificando e integrando il ripetuto articolo 6 comma 17, del D.Lgs. n. 152/2006 (in ordine al quale, si ricorda, il parere della Commissione VIA-VAS non era che potuto essere negativo) faceva salvi taluni procedimenti @pagina=0015@autorizzatori e concessori le cui istanze erano state presentate prima della entrata in vigore della norma stessa.
Rientrando, così, nella fattispecie derogatoria anche l'istanza presentata dalla società Medoilgas, la Commissione VIA-VAS procedeva a concludere l'istruttoria tecnica, esprimendosi in data 25 gennaio 2013 con parere n. 1154, favorevole con prescrizioni. La procedura prevede che il conseguente e relativo decreto venisse sottoposto alla firma dei due Ministri concertanti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.
La regione Abruzzo, che ha più volte sostenuto di non essere mai stata invitata a esprimere il proprio parere in merito al progetto «Ombrina», sebbene le fossero state trasmesse due note, una di richiesta di parere e l'altra di sollecito, ha avuto notizia che era prossima l'emanazione del provvedimento conclusivo di compatibilità ambientale e si era comunque premurata di trasmettere il proprio parere negativo qui pervenuto in data 4 marzo 2013. Sebbene già terminate, come riferito, le procedure valutative, veniva ritenuto possibile e opportuno trasmettere alla Commissione VIA-VAS il sopracitato parere della regione Abruzzo per le considerazioni del caso. Con l'occasione veniva richiesto alla predetta Commissione di valutare anche le ulteriori osservazioni successivamente pervenute da parte del comune di Lanciano e dell'associazione comuni vastesi. La Commissione VIA-VAS, esaminata l'ulteriore documentazione, con un nuovo parere n. 1192 del 3 aprile 2013, ha confermato integralmente il precedente parere del gennaio 2013, precisando ulteriormente, con l'occasione, gli aspetti relativi all'autorizzazione all'emissione in atmosfera ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006 all'articolo 264. La procedura seguita, tuttavia, non era comprensiva dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), benché introdotta anche per gli impianti localizzati in mare su piattaforme off-shore dall'articolo 24, comma 1, lettera i), del decreto legge n. 5 del 2012, come modificato dalla legge di conversione n. 35 del 2012. Quanto sopra in ragione del fatto che, ai sensi dell'articolo 4, comma 5, del decreto legislativo n. 128 del 2010, le procedure di VAS, VIA ed AIA avviate precedentemente l'entrata in vigore dello stesso decreto, sono concluse ai sensi delle norme vigenti al momento dell'avvio del procedimento. Il procedimento di cui trattasi, quindi, essendo stato avviato in data dicembre 2009, e cioè antecedentemente l'entrata in vigore dell'obbligo che assoggetta ad AIA anche gli impianti come quello in argomento, è stato conseguentemente concluso in applicazione delle norme allora in vigore. Tuttavia, pur considerato tutto quanto sopra riferito ed evidenziato, attesa la rilevanza del progetto nonché la specificità del contesto ambientale e sociale interferito (che, si ricorda, ha sempre espresso – come è stato detto – parere negativo circa la realizzazione dell'opera), considerata la particolarità della collocazione dell'impianto nelle zone già sottoposte a divieto di attività, questo Dicastero ha ritenuto più opportuno, in via precauzionale, l'espletamento di una valutazione ambientale più ampia, comprensiva appunto della procedura di AIA. Conseguentemente, si è proceduto a comunicare alla società istante l'esigenza di un supplemento di istruttoria, rappresentando alla medesima la necessità di integrare lo studio di impatto ambientale e gli elaborati progettuali con le informazioni relative all'autorizzazione ambientale prevista all'articolo 29-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006, dando informazione del deposito di tali integrazioni tramite avvisi a mezzo stampa. Di ciò è stata data comunicazione anche a tutte le amministrazione coinvolte nella procedura di VIA-AIA. Allo stato si è in attesa delle determinazioni della società, la quale non ha ancora provveduto ad adempiere a quanto richiesto. È noto, peraltro, agli interpellanti che sulla decisione assunta da questo Dicastero di assoggettare preliminarmente il progetto ad AIA prima del rilascio del decreto VIA è stato proposto dalla società Medoilgas ricorso al giudice amministrativo del TAR @pagina=0016@Lazio, il quale si è espresso per il non accoglimento il 16 aprile scorso. Per quanto riferito, si sottolinea che non è stato ad oggi ancora emanato alcun decreto di compatibilità ambientale in merito al progetto di cui trattasi. Appare opportuno precisare, altresì, che, comunque, il decreto di compatibilità ambientale per sua natura non autorizza la realizzazione dell'opera, in quanto trattasi di un provvedimento propedeutico e vincolante che si inserisce all'interno del procedimento autorizzativo posto in capo, come già riferito, al Ministero dello sviluppo economico.
Infatti, in caso di esito positivo della fase propedeutica di valutazione di impatto ambientale, il predetto Dicastero, e per esso la competente Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche, potrà avviare la Conferenza di servizi decisoria per acquisire gli ulteriori atti autorizzativi per la realizzazione del progetto (pareri degli enti locali; autorizzazioni del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, delle Capitanerie di Porto, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e di eventuali altri enti interessati). In tale sede, peraltro, tutti i soggetti coinvolti potranno esprimersi nel senso e nella misura da loro ritenuta opportuna.
Per quanto sopra sommariamente riferito circa l'iter amministrativo del progetto «Ombrina Mare 2», appare quasi superfluo precisare che la valutazione d'impatto ambientale dei progetti presentati non può essere preconcetta e basata esclusivamente sul «sentito» dell'opinione pubblica e sulle pur legittime istanze degli amministratori territoriali locali, la cui partecipazione alla procedura di VIA è espressamente regolata dal decreto legislativo n. 152 del 2006. Essa è, piuttosto, la risultanza di una complessa istruttoria tecnica condotta da un organismo che opera autonomamente, quale la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS, che esprime il proprio parere sulla base di dati oggettivi indipendentemente da valutazioni di altra natura che attengono più propriamente la sfera politica.
Dal canto suo, il Ministero dello sviluppo economico sul punto specifico ha tenuto a sottolineare che il Governo, attraverso i Ministeri competenti, sta assicurando il corretto svolgimento dell'iter amministrativo, ancora in corso, analizzando in modo opportuno tutti gli aspetti tecnici, sia quelli minerari e impiantistici sia quelli ambientali.
In merito al quadro complessivo delle richieste di sfruttamento degli idrocarburi nel tratto abruzzese del Mare Adriatico e dei progetti già in produzione, si rappresenta che tutte le informazioni relative possono essere reperite sul sito web del Ministero dello sviluppo economico.
In particolare, riferisce lo stesso Dicastero, nel tratto di mare antistante le coste abruzzesi complessivamente insistono attualmente quattro permessi di ricerca e sette concessioni di coltivazione. Inoltre, ci sono due istanze di rilascio di permesso di ricerca e due istanze di rilascio di concessione di coltivazione.
Inoltre, sul sito web del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sono riportati tutti i progetti inerenti ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare relativamente ai quali sono in corso le procedure di VIA. Sullo stesso sito sono pubblicati tutti i decreti di compatibilità ambientale di tutti i progetti a partire dagli anni Novanta sino ad oggi.
Relativamente alla domanda dell'onorevole interpellante sull'opportunità di convocare una riunione tra i Ministeri competenti, la regione Abruzzo e gli enti locali interessati, nonché le organizzazioni economiche e ambientaliste, si rappresenta come questo Dicastero si sia già reso disponibile ad audizioni con rappresentanti politici e delle amministrazioni locali. In ogni caso, si evidenzia comunque come la procedura di VIA di per sé sia un procedimento trasparente e partecipato e tutti i soggetti coinvolti e interessati hanno avuto la possibilità di rappresentare le proprie osservazioni sul progetto.
Anche il Ministero dello sviluppo economico, dal canto suo, ha manifestato la più ampia disponibilità ad un nuovo confronto con i soggetti interessati e, quindi, @pagina=0017@a proseguire i contatti e il dialogo già in essere con essi, anche in previsione del possibile prosieguo dell'iter amministrativo di cui si è già prima riferito.
In ultimo, si ritiene opportuno precisare che il regime fiscale delle royalty italiano non risulta essere così sfavorevole nei confronti degli operatori petroliferi.
Risulta, infatti, anche da studi condotti da terzi, per esempio Nornisma Energia, in uno studio del gennaio 2012, che la tassazione italiana risulta essere allineata alle realtà europee con grande tradizione nel settore petrolifero ed abbondanza di risorse nel sottosuolo.
La pressione fiscale complessiva è data dalla somma di due componenti: le royalty (che oscillano tra il 7 e il 10 per cento del fatturato generato dalla produzione e che incidono, dunque, su circa il 26 per cento dell'utile) e la fiscalità generale (IRES, IRAP, Robin Tax, addizionale Robin Tax, che grava per circa il 42 per cento).
Il livello di tassazione complessiva è, quindi, stimabile al 72 per cento e, diversamente da Paesi quali la Norvegia, dove è presente la tassazione più alta, il 78 per cento, e il Regno Unito, non sono previsti una serie di benefici in termini di recupero totale o parziale dei costi di esplorazione, atti a stimolare un alto livello di investimenti e, quindi, di produzione di idrocarburi.
Chiariti questi aspetti, si chiarisce, tuttavia, che il Ministero dello sviluppo economico sta lavorando per dare applicazione all'ordine del giorno, approvato alla Camera il 2 aprile scorso, dove, tra l'altro, si impegna il Governo a «incrementare, per le nuove concessioni di coltivazione, le aliquote delle royalty fino al 50 per cento rispetto a quelle attualmente vigenti in funzione della produttività degli impianti, anche per individuare – cito testualmente l'ordine del giorno – misure compensative a favore delle comunità rivierasche interessate, mutuando schemi quali quello dell'articolo 16 del decreto-legge 24 gennaio 2001, n. 1».
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PAGINA: 0004 GIANNI MELILLA (SEL) (Vedi RS). Si dichiara profondamente insoddisfatto della risposta, rilevando come permanga una mancanza di chiarezza sulla vicenda evocata nell'atto ispettivo e denunciando la scarsa autonomia della politica nei confronti dei poteri economici.
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PAGINA: 0017 GIANNI MELILLA. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio la sottosegretaria Silvia Velo per la sua risposta. Naturalmente, non posso essere soddisfatto, perché questa è una vicenda lunga, una vicenda che si trascina da molti anni, in cui ci sono zone opache, leggi che sono state fatte per sanare situazioni, interessi evidenti, conflitti di interessi evidenti, subalternità del Governo alle grandi multinazionali che operano in questo campo e, quindi, tutto ciò mi fa essere estremamente scettico sull'autonomia della politica rispetto a grandi potentati economici e finanziari. La Medoil Gas ha assoldato, tra virgolette, negli ultimi tempi anche come amministratore Chicco Testa, ex grande ambientalista, presidente della Lega ambiente, che adesso difende questi interessi e, quindi, ci rendiamo conto di come in questo Paese spesso non si riesce a capire niente, non si riesce a capire per quale motivo uno Stato non deve avere la schiena dritta nei confronti di questi potentati.
L'Adriatico non è il Mare del Nord. L'Adriatico è un lago, è un mare chiuso. Qui parliamo di un progetto, per 40 milioni di barili di petrolio, che insiste su un'area marina profonda appena 20 metri. Parliamo di una costa densamente abitata da centinaia e centinaia di migliaia di persone, con attività produttive prevalenti nel settore turistico che da tempo hanno fatto del mare una grande risorsa. Ora prevediamo lì piattaforme petrolifere e addirittura una nave, tra virgolette, raffineria, sebbene si dica che non è una raffineria ma che è una nave di stoccaggio di produzione di olio. Va bene, chiamiamola come volete, ma sta di fatto che chi andrà al mare in quella zona, parco nazionale della costa teatina, a 6 chilometri vedrà una grande piattaforma e, dietro questa grande piattaforma, una nave.
La legge prevedeva che non si poteva fare entro 12 miglia. Il Ministro Passera ha fatto un «decreto sviluppo» che ha dimezzato il limite entro cui si può fare e, guarda @pagina=0018@caso, Ombrina è a 6 miglia dalla costa. Ci sono molti scienziati che hanno messo a fuoco l'incongruità di questa scelta. Vorrei citare la fisica Maria Rita D'Orsogna, giuristi come Enzo Di Salvatore e comitati, come il comitato nazionale No Triv, che si occupano di questa scelta scellerata della coltivazione, della ricerca e della produzione di idrocarburi, non solo in Abruzzo, non solo nel mare Adriatico ma in tante altre aree del nostro Paese, che hanno prodotto studi scientifici a cui naturalmente il nostro movimento fa riferimento.
Ma soprattutto al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare vorrei sommessamente dire: ma perché dobbiamo sprecare soldi, milioni e milioni di euro, per fare i parchi nazionali e poi nei parchi nazionali prevedere piattaforme, raffinerie, pozzi per la produzione di idrocarburi ? Il Ministero dello sviluppo economico, a cui compete anche la politica energetica, deve sapere quello che poi fa il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Non è possibile che in Abruzzo noi facciamo una scelta di questo tipo e, a distanza di dieci anni – perché è nel cuore del Parco nazionale della Costa Teatina, proprio al centro del Parco nazionale della Costa Teatina, tra Ortona e Vasto, che viene a collocarsi questo progetto Ombrina 2 – non viene perimetrato il parco. Sicuramente ci sono responsabilità locali, dei sindaci di centrodestra che hanno ostacolato, aizzando anche le popolazioni locali, dicendo che il parco non avrebbe promosso lo sviluppo, ma sicuramente c’è una grande responsabilità del Ministero dell'ambiente. Per quale motivo ancora non si perimetra quel parco ? Io la risposta ce l'ho: il parco non viene perimetrato perché ci sono interessi economici che vanno contro la perimetrazione e contro l'attuazione piena di una legge dello Stato italiano che ha istituito il Parco nazionale della Costa Teatina. Quindi noi abbiamo chiesto, in primo luogo, al Ministero dell'ambiente di perimetrare il Parco nazionale della Costa Teatina, sostituendosi ovviamente agli enti locali che non l'hanno proposto in questo senso in modo rapido, e in secondo luogo noi vi chiediamo di modificare l'articolo 35 del decreto sviluppo, perché non è possibile, dinanzi a incidenti che hanno avuto una portata spaventosa come quello del Golfo del Messico... ma immaginiamoci che cosa potrà succedere se un incidente del genere accade in un lago, tra virgolette, come è il Mare Adriatico, un mare basso, dai fondali bassi, delicatissimo dal punto di vista degli equilibri ecologici ed ambientali.
E qui io penso che noi non dobbiamo pensare che qui siamo in presenza soltanto di una specie di volontà popolare che non si incontra invece con esigenze e valori di natura scientifica. No, noi qui siamo in presenza di una magica simbiosi tra l'aspirazione di un popolo a vedere valorizzate le proprie bellezze naturali e paesaggistiche e la possibilità di uno sviluppo economico e sociale sostenibile e mi sembra assurdo che il Governo non si renda conto di come una regione virtuosa, che ha fatto una scelta di destinare il 40 per cento del suo territorio a parchi nazionali, debba vedere compromessa questa sua scelta per gli interessi di multinazionali straniere, non a caso straniere, le quali strumentalizzano, le quali si introducono in modo subdolo e opaco nei centri del potere politico per condizionare le scelte energetiche e di sviluppo locale non solo dell'Italia, ma io dico anche dell'Europa, perché poi questo è un problema che ha una valenza che va anche al di là del nostro Paese. Quindi, sottosegretario, al di là della sua risposta precisa nei termini burocratici, io devo assolutamente manifestare una mia profonda insoddisfazione per questa subalternità che noi abbiamo nei confronti di queste multinazionali.
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PAGINA: 0004 ANNALISA PANNARALE (SEL) (Vedi RS). Illustra la sua interpellanza n. 2-00538 (Vedi All. A), concernente elementi in merito all'avvio del Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking ed iniziative per garantire i finanziamenti per la prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne.
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PAGINA: 0019 ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, sottosegretario Scalfarotto, in realtà dedicherò pochi minuti all'illustrazione di questa interpellanza, perché penso che il quadro reale cui fa riferimento sia già tristemente noto a tutti noi. Maggiore spazio vorrei, invece, riservare ad una interlocuzione sulle risposte del Governo che spero siano non soltanto chiare, ma già indicative di un impegno attivo e concreto e dell'avvio di un percorso efficace, all'altezza della sfida culturale, perché sappiamo bene che combattere la violenza di genere, rimuovere le molteplici e antiche forme di discriminazione, di abuso e di violenza degli uomini contro le donne richiede uno sforzo, un salto, un ribaltamento culturale di grande portata. Lo abbiamo sempre detto: non di emergenza si tratta, neanche di vicende private, raptus di follia, eccessi di amore e così via. La violenza contro le donne è una questione pubblica e culturale, strutturale e politica, ha a che fare con relazioni squilibrate tra i sessi, con un sistema di potere codificato nel possesso, nel controllo, nella sopraffazione della donna da parte dell'uomo.
Quest'Aula già in due diversi e importanti passaggi, la ratifica della Convenzione di Istanbul, e il decreto-legge cosiddetto contro il femminicidio poi convertito in legge il 15 ottobre 2013, ha avuto l'occasione di confrontarsi nel merito del processo di liberazione dalla violenza contro le donne e sulle misure e gli strumenti più adeguati di prevenzione e di contrasto. Il decreto-legge n. 93 del 2013 ha previsto tra le misure urgenti e concrete la costruzione di un piano nazionale contro la violenza e uno stanziamento per i centri antiviolenza, e la case rifugio, nell'ambito del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, di 10 milioni di euro per l'anno 2013, 7 milioni per il 2014 e 10 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2015. Dunque parliamo di 17 milioni complessivi per l'anno passato e per quello già abbondantemente in corso, non ancora assegnati a quei centri antiviolenza e a quei presidi territoriali nevralgici che operano ogni giorno, in maniera volontaria e faticosa, spesso in solitudine e nell'indifferenza dell'istituzioni e delle Forze dell'ordine, senza fondi stabili e continuativi, come prevede invece l'articolo 8 della Convenzione di Istanbul. Sono centri fondamentali, insostituibili, che si occupano sia della prevenzione del fenomeno, sia del sostegno e dell'accoglienza delle donne vittime di violenza. Centri che da troppo tempo continuano a svolgere questa attività reticolare di sensibilizzazione, di supporto e di presa in carico delle donne abusate grazie al lavoro volontaristico e competente di operatrici, avvocate e psicologhe, donne che mettono a disposizione le proprie conoscenze e la propria esperienza per liberare altre donne da un fenomeno tanto diffuso e radicato quanto poco analizzato e poco conosciuto. Il decreto-legge contro il femminicidio ha giustamente previsto un incremento nello stanziamento di fondi per i centri antiviolenza. Certo è uno stanziamento ancora scarno, ma sicuramente migliorativo rispetto ad una situazione precedente di indeterminatezza economica e rispetto all'intenzione di pianificare annualmente una somma costante.
A distanza però di molti mesi dall'approvazione di questo decreto-legge, questi fondi essenziali non sono stati ancora assegnati a quella rete di associazioni e di servizi territoriali che continuano senza i supporti adeguati l'attività di sradicamento della violenza contro le donne. Questo ci sembra grave, ci sembra incomprensibile, perché o questo Governo, dopo aver dichiarato la ferma intenzione di contrastare la violenza di genere, predispone in tempi rapidi strumenti, strutture e criteri applicativi del decreto-legge, oppure – devo dire – ancora una volta abbiamo @pagina=0020@utilizzato il corpo delle donne come strumento di facile consenso in vista di proposte di Governo magari meno attrattive o meno popolari.
E dal Governo allora noi questa mattina ci aspettiamo risposte chiare ed inequivocabili, coerenti con le intenzioni, ma soprattutto con i bisogni reali di lotta contro la violenza e gli abusi sulle donne. Peraltro le interrogazioni precedenti, e sono numerose, compresa quella della nostra collega Titti Di Salvo, non hanno ancora avuto risposta; e dobbiamo dire che non soltanto non aver nominato un Ministro o una Ministra per le pari opportunità, non aver nemmeno affidato la delega alle pari opportunità con un percorso così cruciale da istruire, da strutturare, da realizzare, beh, non ci sembra francamente il segnale di una centralità che venga finalmente data alla questione di genere nell'agenda di Governo.
Allora, noi, sottosegretario, le chiediamo chiarezza, non soltanto sull'assegnazione dei finanziamenti, ma anche sulla situazione relativa alla predisposizione e all'avvio del piano nazionale contro la violenza; sull'azione di monitoraggio del fenomeno, di aggiornamento di dati, che sono così difficili, che sono così scarni; sullo stato di costruzione di un sistema strutturato e integrato tra istituzioni pubbliche, enti, presidi sanitari e associazioni, operatori e operatrici, nonché sulle misure che questo Governo intenderà attivare immediatamente per rilanciare con determinazione politiche incisive sul tema della prevenzione e del contrasto alla violenza di genere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e della deputata Pia Elda Locatelli).
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PAGINA: 0004 IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri (Vedi RS). Risponde all'interpellanza.
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PAGINA: 0020 IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Pannarale, in particolare io voglio ringraziarla, a titolo anche mio personale e del Governo, per aver sollevato il problema, per avere aperto ancora una volta la discussione su un tema di cui secondo me più parliamo e meglio è. È uno di quei temi che non vanno mai lasciati quiescenti: io credo che si tratti di una spina inserita nella carne viva del nostro Paese, un Paese che non affronta questo tipo di problemi, che spesso forse anche per motivi culturali vengono considerati problemi magari di secondaria importanza rispetto ai temi dell'economia, del lavoro, che pure sono fondamentali. Sono temi che invece fanno parte integrante della vita dei nostri concittadini e della vita del nostro Paese.
Vengo alle risposte che mi ha chiesto, sperando che esse siano di sua soddisfazione; ma è chiaro che questo è un viaggio che non si chiude mai, e quindi probabilmente dichiararsi soddisfatti non è neanche auspicabile: non si è mai soddisfatti fintanto che non si eradica non soltanto la violenza, ma anche la disuguaglianza fra i generi, e le cose alle quali ella saggiamente faceva riferimento. Comunque veniamo al contenuto dell'interpellanza.
In linea con quanto stabilito dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (la cosiddetta Convenzione di Istanbul), che è stata ratificata dall'Italia con la legge 27 giugno 2013, n. 77, il Governo ha adottato il 14 agosto 2013 il decreto-legge n. 93, convertito poi in legge il 15 ottobre sempre del 2013 (era il n. 119), dal titolo «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di proiezione civile e di commissariamento delle province».
La suddetta Convenzione di Istanbul entrerà – e questa è una buona notizia – in vigore il 1o agosto 2014, essendo avvenuta la ratifica da parte del decimo Stato membro, che era una delle condizioni perché la Convenzione entrasse in vigore. E al riguardo si evidenzia, come sappiamo, che l'Italia è stata uno dei primi Stati a ratificarla, facendosi promotrice in numerose sedi internazionali di azioni di sensibilizzazione per gli altri Paesi.@pagina=0021@
Il citato decreto-legge n. 93 del 2013 prevede all'articolo 5 l'adozione da parte del Ministro delegato alle pari opportunità, previa intesa in sede di Conferenza unificata, di un Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, che dev'essere elaborato con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza, in sinergia con la nuova programmazione dell'Unione europea per il periodo 2014-2020.
Tenuto conto della complessità degli interventi da porre in essere per l'adozione del suddetto Piano, il compito di elaborarlo è stato affidato ad una task force interistituzionale, che è stata costituita il 22 luglio, che riunisce tutti i Dipartimenti e i Ministeri interessati: quindi pari opportunità, giustizia, interno, salute, istruzione, esteri, difesa, economia e finanze, lavoro, sviluppo economico.
Ovviamente sono coinvolti anche i rappresentanti delle autonomie territoriali e del mondo dell'associazionismo. Questa task force viene coordinata dal Dipartimento per le pari opportunità, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Al fine di giungere in tempi rapidi all'elaborazione del piano, i lavori di questa task force sono stati organizzati costituendo sette sottogruppi tematici di lavoro, ai quali partecipano i rappresentanti delle amministrazioni statali, delle associazioni, delle regioni e degli enti locali e sono denominati «Codice rosa»; «Comunicazione»; «Valutazione del rischio»; «Formazione»; «Educazione»; «Reinserimento delle vittime» e «Raccolta dati».
Ciascun sottogruppo, affidato all'amministrazione statale competente per materia, che partecipa alla suddetta task force, sta ultimando l'elaborazione delle diverse proposte di intervento, che sono finalizzate alla aree che elenco: innanzitutto al sostegno delle vittime di violenza, mediante il loro reinserimento sociale e lavorativo e al recupero dei soggetti responsabili di atti di violenza nelle relazioni affettive (questo è previsto dall'articolo 5, comma 2, lettera g), del decreto-legge citato, il n. 93 del 2013); il secondo sottogruppo sta elaborando le proposte in materia di formazione dei diversi soggetti coinvolti nella presa in carico delle vittime, come, per esempio, gli operatori sociosanitari, le Forze dell'ordine, i volontari del soccorso, gli operatori dei centri antiviolenza eccetera (in questo caso ci muoviamo nell'ambito dell'articolo 5, comma 2, lettera e) sempre del citato decreto-legge); terza area di intervento, valutazione dei fattori di rischio cui sono esposte le vittime di violenza (in questo caso ci muoviamo nell'ambito dell'articolo 5, comma 2, lettera g), del citato decreto-legge); quarto gruppo, quarta area, corretta rappresentazione dei generi nel sistema dei media e della comunicazione (articolo 5, comma 2, lettera b), del citato decreto-legge); alla realizzazione di specifici percorsi formativi per i docenti contro la violenza di genere e per il rispetto delle differenze e della diversità (articolo 5, comma 2, lettera c), del citato decreto-legge); alla definizione di un sistema integrato di informazioni statistiche adeguato a misurare il fenomeno della violenza contro le donne (articolo 5, comma 2, lettera h)); infine, all'elaborazione di procedure di intervento omogenee all'interno delle strutture di Pronto Soccorso per la tutela e l'assistenza delle vittime di violenza domestica e sessuale (articolo 5, comma 2, lettera d)).
All'ultimazione dei lavori dei sottogruppi tematici che ho appena elencato, che sono coordinati – dicevo – dal Dipartimento per le pari opportunità, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, sarà compito dello stesso Dipartimento investire la task force per la condivisione del piano. Attesa la complessità delle azioni che si intendono perseguire con il piano, il Governo conta di poter adottare lo stesso entro il prossimo mese di ottobre.
In ordine alle risorse finanziarie stanziate per l'attuazione del piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, è stato incrementato – per l'anno 2013 – il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità di 10 milioni di euro (articolo 5, comma 4, @pagina=0022@del citato decreto-legge), stanziando, successivamente, con l'articolo 1, comma 217, della legge 27 dicembre 2013. n. 147 (legge di stabilità 2014), risorse finanziarie aggiuntive pari a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016. Tali risorse saranno allocate sulle diverse aree d'intervento una volta completato il piano in questione.
Per quanto riguarda, invece, il potenziamento delle forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli attraverso modalità omogenee di rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza, secondo quanto previsto dal sopra richiamato articolo 5, comma 2, lettera d), del decreto-legge n. 93 del 2013, sono stati, inoltre, stanziati ed assegnati, dall'articolo 5-bis, comma 1, dello stesso decreto-legge, 10 milioni di euro per l'anno 2013, 7 milioni di euro per l'anno 2014 nonché 10 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015.
Tali risorse, secondo quanto previsto dall'articolo 5-bis, comma 2, del sopra citato decreto-legge devono essere annualmente ripartite tra le regioni dal Ministero delegato per le pari opportunità, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, tenendo conto dei criteri stabiliti nella disposizione stessa.
Quindi, al fine di accelerare i tempi del riparto delle risorse da trasferire alle regioni per il finanziamento dei centri antiviolenza, il Governo ha predisposto la bozza di decreto, accorpando le risorse riferite agli esercizi finanziari 2013 e 2014, per un complessivo importo pari ad euro 17 milioni, che verrà trasmessa, nei prossimi giorni, alla Conferenza Stato-regioni per la prevista intesa. È intenzione del Governo, infatti, erogare le suddette risorse entro il mese di luglio.
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PAGINA: 0004 ANNALISA PANNARALE (SEL) (Vedi RS). Pur ringraziando il sottosegretario per la risposta, lamenta il ritardo nell'attuazione di politiche di contrasto alla violenza di genere.
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PAGINA: 0022 ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, io ringrazio il sottosegretario Scalfarotto, che è sempre persona attenta verso qualunque terreno che abbia a che fare con contraddizioni profonde e con discriminazioni da contrastare. Però devo dire che ci siamo trovati, con la sua risposta, davanti all'articolazione di uno scadenzario teorico, in realtà, che era stato già attuato, pensato ed ideato con il precedente Governo Letta e con la Viceministra Guerra e che temo ad un certo punto si sia bloccato. Siamo in evidente ritardo.
Lei ci ha ricordato che il 22 luglio 2013 è stata istituita la task force interministeriale, che aveva peraltro già avviato sottogruppi, tavoli di lavoro, un confronto tra istituzioni, associazioni e centri antiviolenza, individuando appunto quelle misure volte alla prevenzione, al sostegno, al rafforzamento, alla presa in carico delle donne vittime di violenza, ma ci risulta che, ahimè, con il cambio di Governo non sia stata innescata un'ulteriore accelerazione del percorso, ma un arresto inspiegabile, che non soltanto rischia di cancellare lo stesso lavoro pregresso di cui lei ha parlato, ma che nel frattempo ha fatto chiudere case rifugio, che erano centri nevralgici fondamentali per quelle donne senza punti di riferimento e davanti ad una condizione di estrema sofferenza sociale.
Peraltro, nella mia illustrazione le ponevo il problema di una delega, dell'assegnazione di una delega alle pari opportunità, e non è soltanto un punto simbolico – per quanto devo dire che, in un mondo che continua a parlare al maschile e che continuare a rappresentarsi al maschile e che tiene le donne in una condizione costante di subalternità, l'irruzione del simbolico è sempre un elemento potente e che agisce sull'immaginario –, ma è anche un punto di efficacia, un punto di agibilità operativa, appunto, nell'attuazione e nell'applicazione di misure e strumenti e, quindi, nella stessa realizzazione del Piano.
Chi ha in questo momento la responsabilità di coordinare, la responsabilità di @pagina=0023@convocare in maniera costante e in maniera continuata tavoli di confronto, di attività sinergica tra le istituzioni, gli enti locali, le associazioni che operano sul territorio ?
E del resto, non è un caso che si stanno susseguendo appelli di associazioni e di centri antiviolenza, che continuano, appunto, ad invocare una presenza del Governo ed una capacità di rispondere finalmente in modo concreto a quelli che erano indirizzi, buone intenzioni e linee guida che avevano riempito, appunto, il decreto-legge del 14 agosto 2013, n. 93.
Del resto, un piano efficace intanto ha bisogno di tempo, perché si tratta di una rivoluzione culturale, di una rivoluzione sentimentale, che ha bisogno di una lunghissima attività di educazione. Ha bisogno di una mappatura dei bisogni della realtà, di una presenza uniforme e sistemica, di una rete di centri sicuri, che siano efficienti, che siano adeguatamente supportati e finanziati da risorse certe e costanti.
E questi centri, che operano sui territori in condizioni così precarie e difficili, andrebbero accompagnati, andrebbero sostenuti, andrebbero agevolati nella loro funzione pubblica di prevenzione e di presa in carico delle donne e, invece, si ritrovano a dover anche denunciare i ritardi e le inadempienze del Governo, con il mancato rinnovo, appunto, del Piano nazionale e l'impossibilità di dare continuità ai progetti e di dare continuità ad un'attività complicatissima che viene fatta nei vari territori.
Eppure, noi lo sappiamo quanto l'elemento della continuità e della stabilità di questi centri sia necessario per non lasciare per strada le donne, per non perdere la loro fiducia, la loro capacità di affidamento, per non vanificare gli sforzi enormi che si devono fare per rendere una donna consapevole dell'abuso e capace di rompere finalmente con anni di violenza familiare subdola e devastante.
E, allora, questi centri, piuttosto che preoccuparsi della loro sopravvivenza e del rischio di chiusura, dovrebbero essere irrobustiti, subito ! Dovrebbero essere sistematizzati in una rete salda e integrata di coordinamento con le amministrazioni e fra i presidi territoriali.
Del resto, così come le associazioni di donne, i soggetti organizzati, le referenti dei centri antiviolenza erano stati auditi nell'iter precedente alla discussione degli emendamenti sul decreto-legge, e questo l'avevamo considerato un passaggio importante, un passaggio di avanzamento, quei fili e quei rapporti con questi soggetti vanno immediatamente riattivati, affinché in tempi rapidi si possa concludere quel confronto che era stato già attivato e avviato tra le istituzioni e le associazioni nell'ambito di quella task force interministeriale di cui lei ha parlato.
E, poi, un piano che sappia combattere davvero la violenza ha anche obiettivi che hanno a che fare con un profilo formativo e culturale che sappia, appunto, modificare nel profondo immaginario collettivo e consapevolezza. Parliamo, quindi, della necessità di prevenire il fenomeno della violenza attraverso l'informazione, attraverso la sensibilizzazione degli operatori, dei mezzi di comunicazione, per un'informazione, anche commerciale, che sia rispettosa della rappresentazione di genere e della figura femminile, anche attraverso l'adozione di codici di autoregolamentazione da parte degli operatori stessi. Parliamo della necessità di una formazione adeguata delle forze dell'ordine e degli operatori, che devono essere in grado di entrare in contatto con una donna vittima di violenza, di riconoscere l'abuso, il livello del rischio di reiterazione di quella violenza. Devono essere in grado di capire se una donna avrebbe bisogno di non essere lasciata sola. Avrebbero bisogno di capire che ad una donna non si può rispondere «provi ad andare d'accordo» con suo marito o con il suo compagno. Devono essere capaci di riconoscere le numerose forme di violenza che non sono sempre fisiche, ma sono anche psicologiche e altrettanto invasive e pericolose.
Del resto, l'Organizzazione mondiale della sanità ha definito la violenza tra le mura domestiche la prima causa di morte @pagina=0024@o di invalidità permanente nel mondo delle donne tra i 14 e i 50 anni di età. Stiamo parlando, quindi, di costi umani, di costi personali, di costi sociali, di costi sanitari, di costi economici che sono pesantissimi e che richiedono misure urgenti e un investimento serio nei presidi formativi. E per noi la scuola è fondamentale. L'investimento in una programmazione didattica curricolare ed extracurricolare delle scuole di ogni ordine e grado è fondamentale. È fondamentale che si aprano queste scuole all'educazione sentimentale, ad un'altra educazione all'amore, alle emozioni, ad una nuova qualità delle relazioni tra uomini e donne, perché un fenomeno così culturalmente profondo e strutturato ha bisogno di azioni altrettanto profonde di questo tipo.
Allora, io, davvero, sottosegretario Scalfarotto, le chiedo da questo momento di seguire con costanza e con grande attenzione questo percorso che abbiamo davanti, perché dobbiamo intrecciare e fare interagire differenti e molteplici strade, che devono avere tutte la stessa attenzione, lo stesso rilievo e la stessa dignità. Abbiamo bisogno di criteri che siano trasparenti e chiari; abbiamo bisogno di risorse che siano certe e costanti; abbiamo bisogno di finanziamento continuo; abbiamo bisogno di non far più chiudere centri antiviolenza e case rifugio. E serve, soprattutto, un'opera sistemica di educazione, che, poi, è la pratica più rivoluzionaria che noi conosciamo per leggere, interpretare e cambiare il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0005 PIA ELDA LOCATELLI (Misto-PSI-PLI) (Vedi RS). Illustra la sua interpellanza n. 2-00541 (Vedi All. A), concernente elementi ed iniziative in relazione a manifestazioni di ispirazione neofascista previste a Rovetta e a Lovere, in provincia di Bergamo, il 24 e il 25 maggio.
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PAGINA: 0024 PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, io credo di riuscire a farlo.
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PAGINA: 0005 IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri (Vedi RS). Risponde all'interpellanza.
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PAGINA: 0025 IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sì, soprattutto una parola, sempre in tempo record, per ringraziare, onorevole Presidente e onorevoli colleghi, l'onorevole Locatelli per questa interpellanza, ma anche per la sua brevissima ma significativa introduzione, perché ha richiamato poi il centro, il nucleo della mia risposta, è cioè che la passione repubblicana accesa – che mi creda, onorevole Locatelli, condividiamo – deve però evidentemente tenere conto dell'osservanza rigorosa della nostra Costituzione, la quale tutela nel modo più ampio, all'interno di limiti precisi, il diritto di manifestare.
Arrivo brevissimamente alla risposta. Lei richiama la nostra attenzione su questa manifestazione che si terrà a Rovetta e chiede di conoscere le iniziative che si intendono prendere per prevenire iniziative che si ispirano all'ideologia fascista, direi.
Da circa venti anni, l'ultima domenica di maggio, presso il cimitero di Rovetta, simpatizzanti o appartenenti a formazioni di estrema destra si riuniscono per commemorare l'eccidio di quarantatré soldati repubblichini della Legione d'Assalto «Tagliamento», fucilati il 28 aprile 1945.
Anche quest'anno, il Comitato onoranze di Rovetta ha preavvisato alla questura di Bergamo l'intenzione di svolgere in quel luogo, per domenica 25 maggio, una cerimonia religiosa che sarà officiata dal sacerdote Giulio Tam, peraltro sospeso «a Divinis», e alla quale aderiranno parenti delle vittime e reduci di guerra.
Per le ore 16,30 di sabato 24 maggio è stata, inoltre, preavvisata la deposizione nel lago di Lovere di una corona di fiori. Entrambe le iniziative sono state oggetto, onorevole Locatelli di approfondite analisi nel corso di riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia tenutesi presso la prefettura, tanto nella giornata di ieri che lo scorso 6 maggio. In tale sede, considerata la natura commemorativa nonché la distanza dei luoghi di svolgimento delle cerimonie dai seggi elettorali, non si è ritenuto di doverne impedire lo svolgimento, soprattutto perché non si trattava di comizi né di riunioni di propaganda elettorale e, appunto, in queste riunioni, non si è ravvisata la violazione della legge 4 aprile 1956, n. 212. In passato, @pagina=0026@bisogna dire che tale cerimonia si è svolta senza evidenziare turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Va osservato, più in generale, che il diritto di riunione, e qui mi rifaccio al punto della nostra Costituzione, è espressamente riconosciuto dalla nostra Legge fondamentale che, dopo aver affermato che «I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi», precisa che per le riunioni in luogo pubblico «deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica». Tale disposizione e i successivi interventi della giurisprudenza costituzionale e di merito offrono la cornice entro la quale deve essere applicata la normativa del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
Spetta, dunque, in concreto, alle autorità di pubblica sicurezza valutare le circostanze e le condizioni che, di volta in volta, appaiano necessarie per consentire riunioni o manifestazioni, ovvero, al contrario, inducano a vietarle o a farle svolgere secondo modalità differenti da quelle previste dagli organizzatori. Nella più stretta osservanza delle citate norme e dello spirito che le impronta, le autorità di pubblica sicurezza garantiscono concretamente, quindi, l'esercizio del diritto di riunione a ogni gruppo che voglia organizzare iniziative volte a sostenere le proprie opinioni, purché il tutto avvenga «pacificamente e senz'armi» e, comunque, sempre nel pieno rispetto dei diritti altrui, parimenti garantiti nell'ordinamento vigente, compatibilmente con le norme che disciplinano l'ordinata convivenza civile.
A tale scopo, le citate autorità definiscono adeguati servizi di ordine pubblico, la cui gestione è costantemente ispirata a criteri di equilibrio e di prudenza, in modo da contemperare i diritti costituzionalmente garantiti di riunione e di libera espressione del pensiero con le esigenze di tutela della sicurezza e della pubblica e privata incolumità. Gli eventuali fatti illeciti posti in essere durante le manifestazioni vengono, naturalmente, monitorati con grande attenzione da personale di polizia specializzato e le persone individuate come responsabili vengono tempestivamente deferite all'autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza.
Voglio assicurare infine, che le forze di polizia dedicano la massima attenzione alle attività dei gruppi politici estremisti e delle frange più radicali. In particolare, l'azione di contrasto delle forme di intolleranza politica si sviluppa sia con l'adozione di misure di carattere preventivo sia con indagini di polizia giudiziaria. Nel descritto contesto, vengono perseguiti anche i fatti riconducibili alle fattispecie previste e punite dalla legge n. 645 del 1952, citata dall'interpellante.
Sotto tale profilo, giova ricordare che l'eventuale provvedimento di scioglimento di gruppi o movimenti che si ispirano al nazismo e al fascismo, può essere adottato soltanto dopo che una sentenza penale irrevocabile abbia accertato il verificarsi, in concreto, della fattispecie della riorganizzazione del disciolto partito fascista.
Questo è quanto le dovevo, onorevole Locatelli; come lei diceva, giustamente, la passione repubblicana e democratica si rafforza nel rispetto delle regole, anche quando questo comporta notevole fatica, e credo che questo sia il caso.
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PAGINA: 0005 ANTONIO MISIANI (PD) (Vedi RS). Dichiara di non potersi ritenere soddisfatto della risposta e richiama la pericolosità di manifestazioni di ispirazione neofascista.
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PAGINA: 0026 ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, desidero ringraziare il sottosegretario Scalfarotto, ma non posso dirmi soddisfatto della risposta e dei contenuti della replica. Condivido il giudizio storico che ha espresso la collega Locatelli sui fatti di Rovetta, ma il raduno in oggetto non è una composta riunione di reduci della Repubblica Sociale Italiana, è la maggiore adunata neofascista di questo Paese che dal 1986 coinvolge e porta, in provincia di Bergamo, centinaia di nostalgici del fascismo, teste rasate, con una simbologia che rappresenta una offesa nei confronti di una terra e di un popolo, quello bergamasco, che come tante parti di questo @pagina=0027@Paese si è battuto contro l'oppressione nazifascista, pagando un prezzo altissimo, anche per mano della divisione «Tagliamento», un prezzo fatto di omicidi, di stupri, di distruzioni e di tutti i danni morali e materiali che ha portato la tragedia della Seconda guerra mondiale e che sono parte della storia della Resistenza. Noi riteniamo che questo raduno violi la Costituzione, che sancisce il divieto di riorganizzare sotto qualunque forma il disciolto partito fascista.
Viola la legge vigente che considera reato l'apologia di fascismo e reato l'incitazione alla violenza e all'odio e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali e la simbologia e i contenuti e le parole che vengono usate durante queste adunate sono una palese e grave violazione della normativa vigente. Fatto ancor più grave, quest'anno l'adunata si svolge in concomitanza con il 25 maggio, con un grande momento di democrazia: le elezioni europee e amministrative che peraltro, come tutti gli appuntamenti elettorali, inibiscono, il giorno delle elezioni, qualunque tipo di manifestazione dal contenuto politico e propagandistico.
Per tutti questi motivi, nel rispetto naturalmente dei legittimi contenuti della replica del sottosegretario Scalfarotto, noi non possiamo dirci soddisfatti.
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PAGINA: 0005 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che lo svolgimento delle restanti interpellanze urgenti avrà luogo al termine della trattazione degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno per i quali sono previste votazioni.
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PAGINA: 0027 PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno che potranno riprendere al termine delle votazioni.
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PAGINA: 0005 Esame e votazione di questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge S. 1413, di conversione, con modificazioni del decreto-legge n. 47 del 2014: Misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per EXPO 2015 (approvato dal Senato) (A.C. 2373). (Vedi RS)
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PAGINA: 0027 Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge: S. 1413 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015 (Approvato dal Senato) (A.C. 2373) (ore 10,35).
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PAGINA: 0005 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che sono state presentate le questioni pregiudiziali Grimoldi n. 1, Nuti n. 2 e Lombardi n.3.
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PAGINA: 0027 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della questione pregiudiziale Grimoldi ed altri n. 1 presentata al disegno di legge già approvato dal Senato, n. 2373: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015 (Vedi l'allegato A – A.C. 2373).
Avverto che questa mattina sono state presentate anche le questioni pregiudiziali Nuti ed altri n. 2 e Lombardi ed altri n. 3, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 2373).
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
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PAGINA: 0006 MASSIMO FELICE DE ROSA (M5S) (Vedi RS). Illustra le questioni pregiudiziale Nuti n. 2 e Lombardi n. 3.
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PAGINA: 0028 MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, come al solito ci troviamo di fronte a un decreto omnibus che ha trattato con urgenza degli elementi che non hanno tutta questa urgenza e che potrebbero essere discussi tranquillamente in Parlamento. Abbiamo avuto pochissimo tempo: questo decreto è arrivato l'altro ieri notte, abbiamo avuto quattro ore per la discussione, dopodiché siamo andati a votare subito gli emendamenti e c’è stata subito una chiusura in Commissione.
Ci chiediamo come sia possibile su un argomento così importante – sull'emergenza abitativa e su un fatto come Expo che si sta rilevando in tutti i suoi risvolti con una immensa gravità che coinvolge addirittura la politica ai più alti livelli – decretare con urgenza delle decisioni su questi argomenti senza passare dal Parlamento, senza passare dalle Commissioni, senza passare da una discussione ampia e democratica.
Questi decreti hanno un peso rilevante; non è il primo decreto con un peso rilevante e che va a modificare vari testi di legge e che sono disomogenei, non hanno una materia unitaria. Il titolo per esempio parla, appunto, di emergenza abitativa ma non l'affronta e non la risolve. Abbiamo, all'interno di questo decreto-legge, la dismissione dell'edilizia residenziale pubblica: praticamente si fa un regalo ai privati, si svende il patrimonio dello Stato, non si aiutano i cittadini in difficoltà e si trova la scusa per poter svendere appunto quello che è di tutti. Quindi questi edifici pubblici che sono stati costruiti con i soldi pubblici e che dovrebbero essere edilizia residenziale pubblica, non privata da vendere. E la scusa è venderla per ricavare altri soldi per incentivare nuove costruzioni, cosa che va contro ogni senso perché stiamo discutendo di consumo del territorio in questo Parlamento dall'inizio della legislatura. Allora ci stiamo prendendo in giro probabilmente.
Viene tutelato chi sta meglio, non viene assolutamente tutelato chi è emarginato, gli incapienti.
In questo decreto si sono infilati anche articoli sulle case mobili. Allora qui abbiamo delle infiltrazioni al Senato, ci sono delle lobby e il Partito Democratico dovrebbe accorgersene di questo, perché non è possibile, non è la prima volta che al Senato si inseriscono praticamente... . La senatrice Granaiola, se non sbaglio, già aveva tentato sulla sdemanializzazione delle spiagge in Versilia, probabilmente deve fare qualche favore alle cooperative. Bene, adesso è riuscita a far passare un emendamento che non c'entra niente con l'emergenza abitativa e con Expo, a parte che dobbiamo già collegare Expo ed emergenza abitativa e non riusciamo a farlo noi nella nostra testa, non so, probabilmente il Governo riesce. Bene, con questo emendamento riesce a inserire un regalo a chi ha campeggi, a chi è interessato all'abusivismo, perché queste case mobili non vengono considerate per quanto riguarda la Tasi, l'IMU, gli oneri concessori, vengono completamente condonate. Allora vedremo nascere in tutte le parti d'Italia dei begl'insediamenti con case mobili, tanto non paga niente nessuno e abbiamo risolto. Bene, bella tutela del territorio.
Passiamo a Expo, dopo tutto quello che è successo in questi giorni, il «compagno G», gente che era già coinvolta in tangenti e che ci ritroviamo ancora una volta al centro della cupola che riesce a controllare i lavori di Expo e che è collegata alla politica, bene, nonostante tutto questo, avete il coraggio di far passare un decreto che va a parlare ancora di appalti e li rende più elastici, più permeabili alla criminalità. Il sistema degli appalti pubblici italiani, con le mille modifiche che sono state fatte ai vari decreti, è diventato un brodo di cottura per le tangenti. Abbiamo addirittura i saldi sulle tangenti ultimamente, perché è stata dimostrata la qualità della classe politica che gestisce questo Paese, quindi anche sulle tangenti ci sono stati i saldi, in più dobbiamo denunciare anche tutte le opere collegate, la città della salute. Queste persone stanno mettendo le mani su tutti i lavori pubblici più importanti italiani e noi cosa facciamo ? In questo decreto, senza omogeneità di trattazione, andiamo a parlare di semplificare gli appalti, togliere i controlli @pagina=0029@e la trasparenza. Ma con che criterio ? Poi parliamo di patto contro la mafia, mafia free. Di cosa stiamo parlando ? Homo homini lupus, diceva Hobbes, e noi Lupi ce l'abbiamo purtroppo, vuol dire che l'uomo è il più pericoloso predatore di sé stesso. Lupi si sta mangiando la Lombardia, che è la mia terra, e tutta l'Italia. La sta riempiendo di cemento per i suoi interessi e iniziamo a vedere i primi collegamenti, i primi collegamenti con le cooperativa rosse, i primi collegamenti con CL, i primi collegamenti anche con le imprese di destra. Quindi in questo sistema noi non possiamo, con un sistema del genere in cui in qualunque altro Stato il Ministro cadrebbe, salterebbero molte teste all'interno del Parlamento, in un sistema del genere dopo aver scoperto tangenti di ogni tipo e regalie noi arriviamo qui e mettiamo dentro un decreto sull'emergenza abitativa norme sugli appalti di Expo, ma vi rendete conto ? Lupi incarna del tutto questa situazione italiana, ricordo Greganti del PC, Frigerio della DC, Catozzo, ex sindacalista, quindi vediamo come sono tutti collegati, e l'UDC. Bene, in tutto questo noi ravvisiamo che il Capo dello Stato debba bloccare questa legge, questo decreto-legge, debba bloccarlo perché questo decreto-legge è incostituzionale, è incostituzionale e anche nel merito va a trattare troppi argomenti disparati. Non accettiamo più questa dittatura in cui il Governo decide e il Parlamento viene preso solamente in giro, perché semplicemente da noi passano i decreti senza poterli neanche discutere e sentirci dire per l'ennesima volta che non ci possiamo fare niente in Commissione, non ci possiamo fare niente in Aula, non possiamo farlo tornare al Senato perché la settimana prossima abbiamo una settimana di vacanza per fare le elezioni europee. Bene, per noi questo non è un motivo per non trattare un decreto, non è un motivo per fare un decreto d'urgenza su situazioni così importanti senza affrontarle nel merito in Commissione e senza dare la possibilità di un dibattito democratico. Non si possono più inserire gli argomenti più disparati all'interno di questi decreti, il Senato ha fatto ciò che non si deve fare, la Corte costituzionale ha già bocciato i decreti fatti così.
Gli argomenti estranei non possano essere approvati all'ultimo all'interno di un decreto e qui – ripeto – la norma sui campeggi, le norme sugli appalti e l'Expo non c'entrano niente con l'emergenza abitativa.
Per l'ennesima volta, abbiamo una dittatura del Governo, che cerca di far passare dei decreti contro la Costituzione e contro le stesse regole che il Parlamento si è dato. Quindi, per questo noi chiediamo che tutti votino per la pregiudiziale di costituzionalità e la pregiudiziale di merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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PAGINA: 0006 MARCO RONDINI (LNA) (Vedi RS). Illustra la questione pregiudiziale Grimoldi n. 1.
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PAGINA: 0029 MARCO RONDINI. Signor Presidente, il provvedimento in esame di conversione in legge del decreto-legge del 28 marzo 2014 n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015 presenta profili di incompatibilità con diverse norme costituzionali, con il diritto comunitario e con la giurisprudenza costituzionale...
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PAGINA: 0006 Intervengono sulle questioni pregiudiziali presentate i deputati DORINA BIANCHI (NCD) (Vedi RS) e ROBERTO MORASSUT (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0032 DORINA BIANCHI. Signor Presidente, il Nuovo Centrodestra voterà contro la pregiudiziale di costituzionalità presentata al decreto-legge che si occupa di misure urgenti per l'emergenza abitativa e per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015. Il provvedimento all'esame di oggi ha tutti i requisiti di necessità e di urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione. Si tratta infatti di un provvedimento che, pur nella sua non omogeneità, contiene misure destinate a risolvere il drammatico problema dell'emergenza abitativa, nonché a rilanciare il settore edilizio e a favorire la realizzazione dell'Expo 2015, evento che, come qui tutti noi riconosciamo, è di rilevanza internazionale e che siamo convinti non può essere disatteso.
Il provvedimento, quindi, costituisce lo strumento più idoneo per fronteggiare la situazione abitativa cui sono interessate numerose famiglie, singoli, anziani, che non hanno un reddito sufficiente per pagare un affitto e non possono permettersi di comprare una abitazione, situazione che comporta, complice anche la grave crisi di questi anni, una sicura emergenza sociale. In tale contesto, risultano urgenti le disposizioni relative al fondo affitti e al fondo morosità incolpevole, destinate a risolvere il problema dell'abitazione per le fasce più deboli della popolazione, nonché le norme che riguardano la riduzione dell'aliquota sulla cedolare secca al 10 per cento, che permette una più idonea regolarizzazione dei contratti di affitto.
Norme urgenti, in secondo luogo, sono quelle che riguardano l'ampliamento dell'offerta degli alloggi di edilizia residenziale pubblica con il piano di recupero degli stessi e l'utilizzo dei proventi della vendita delle case di edilizia residenziale pubblica per realizzare nuovi alloggi che possono sviluppare l'edilizia e contribuire a creare nuova occupazione. Si tratta certo di norme diversificate ma che sono destinate a incidere su una situazione e che richiedono la necessità e l'urgenza di intervenire subito in quanto destinate a fronteggiare una situazione straordinaria che riguarda una platea enorme di cittadini.
Voglio ricordare qui come la stessa Corte costituzionale ha precisato che l'urgente necessità di provvedere può riguardare una pluralità di norme accomunate dalla natura ordinaria delle fattispecie @pagina=0033@disciplinate ovvero anche dall'intento di fronteggiare situazioni straordinarie complesse e variegate che richiedono interventi oggettivamente eterogenei, ma indirizzati all'unico scopo di approntare rimedi urgenti a situazioni venutesi a determinare. L'oggetto quindi, secondo la Corte, può riguardare materie diverse, purché accomunate da uno scopo unitario, la stessa logica che sollecita a una azione immediata, in quanto condizionata a sua volta dalla complessità e dalla varietà delle situazioni che si intende fronteggiare, può risultare assai giusta. Quindi, noi ribadiamo il voto contrario del gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra alla pregiudiziale di costituzionalità presentata. PAGINA: 0033 ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, come gruppo Partito Democratico voteremo contro le pregiudiziali proposte dal gruppo della Lega Nord e dal MoVimento 5 Stelle, che sostanzialmente sollevano tre punti, in particolare la questione pregiudiziale sollevata dal gruppo della Lega Nord.
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PAGINA: 0006 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha testé stabilito di anticipare a questo punto la trattazione del punto 5 dell'ordine del giorno.
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PAGINA: 0034 PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Grimoldi ed altri n. 1, Nuti ed altri n. 2 e Lombardi ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
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PAGINA: 0007 Seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti n. 1-00439, Santerini n. 1-00455, Brunetta n. 1-00459, Rampelli n. 1-00461, Palazzotto n. 1-00466, Fiano n. 1-00467 e Dorina Bianchi n. 1-00468: Iniziative in relazione all'operazione Mare Nostrum e al rafforzamento dei controlli alle frontiere. (Vedi RS)
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PAGINA: 0035 Seguito della discussione delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00439, Santerini ed altri n. 1-00455, Brunetta ed altri n. 1-00459, Rampelli ed altri n. 1-00461, Palazzotto ed altri n. 1-00466, Fiano, Andrea Romano ed altri n. 1-00467 e Dorina Bianchi e Leone n. 1-00468 concernenti iniziative in relazione all'operazione Mare Nostrum e al rafforzamento dei controlli alle frontiere (ore 11,08).
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PAGINA: 0007 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che è stata presentata l'ulteriore mozione Currò n. 1-00469 (Vedi All. A).
Avverte altresì che è stata presentata la risoluzione Di Lello n. 6-00073 (Vedi All. A).
Per consentire al rappresentante del Governo di completare la valutazione sugli strumenti di indirizzo presentati, sospende brevemente la seduta.
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PAGINA: 0035 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00439, Santerini ed altri n. 1-00455 (Nuova formulazione), Brunetta ed altri n. 1-00459, Rampelli ed altri n. 1-00461, Palazzotto ed altri n. 1-00466, Fiano, Andrea Romano ed altri n. 1-00467 e Dorina Bianchi e Leone n. 1-00468 concernenti iniziative in relazione all'operazione Mare Nostrum e al rafforzamento dei controlli alle frontiere (Vedi l'allegato A – Mozioni).
Avverto che dopo conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di giovedì 8 maggio 2014, sono state presentate le mozioni Brunetta ed altri n. 1-00459, Rampelli ed altri n. 1-00461, Palazzotto ed altri n. 1-00466, Fiano ed altri n. 1-00467, Dorina Bianchi e Leone n. 1-00468, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto altresì che è stata presentata in data odierna la mozione Currò ed altri n. 1-00469 (Vedi l'allegato A – Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.
Avverto infine che è stata presentata la risoluzione Di Lello ed altri n. 6-00073 (Vedi l'allegato A – Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni e sulla risoluzione all'ordine del giorno.
Cinque minuti ? Va bene, allora sospendo per cinque minuti la seduta, che riprenderà alle 11,15 per dare modo al Governo di organizzarsi. La seduta è sospesa.
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PAGINA: 0007 La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,15.
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PAGINA: 0007 GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. (Vedi RS) Esprime parere favorevole sulle mozioni Santerini n. 1-00455 (Nuova formulazione) (Vedi All. A), Fiano n. 1-00467 (Vedi All. A), Dorina Bianchi n. 1-00467 (Vedi All. A), Currò n. 1-00469 (Vedi All. A) e sulla risoluzione Di Lello n. 6-00073 (Vedi All. A); esprime parere favorevole, purché riformulati, sui restanti documenti di indirizzo.
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PAGINA: 0035 GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, mi permetta, prima di esprimere il parere, di rappresentare la posizione del Governo, che dà un giudizio positivo dell'operazione Mare Nostrum in termini di raggiungimento degli obiettivi che tale operazione si era prefissa, la quale sta continuando sulle linee guida che animano le nostre politiche dell'immigrazione e del controllo delle frontiere, in primo luogo con la cooperazione bilaterale con la Libia, con i Governi del Medio Oriente e, in secondo luogo, sollecitando le organizzazioni, gli organismi internazionali ad assumere, insieme a noi, con maggiore impegno il controllo delle frontiere e la gestione dei flussi migratori, che proprio in questi giorni appaiono chiaramente non un problema relegabile alla responsabilità di un singolo Stato, quanto piuttosto un problema di dimensione che travalica le capacità organizzative e le capacità politiche di ogni singola nazione.
Come già in passato furono gestite crisi importanti, in particolare le crisi emergenziali della Spagna, per esempio, attraverso la cooperazione di vari Paesi, l'Italia chiede di nuovo l'applicazione di quel modello, vista la gravità e la concreta possibilità che questo fenomeno continui ad alimentarsi, stante l'instabilità politica di tutta l'Africa che si affaccia sul Mediterraneo e dell'Africa subsahariana.
Per questo motivo, salutiamo con assoluta positività molte delle sollecitazioni arrivate dall'Aula, dai parlamentari, dai gruppi parlamentari, che ringrazio tutti per i preziosi suggerimenti, le azioni concrete che sottraggono questo argomento a facili demagogie e a facili semplificazioni e tentano di entrare nel merito di una questione così complessa, che interpella – @pagina=0036@ripeto – non solo le politiche di un singolo Stato, ma le politiche europee.
Per cui, Presidente, esprimiamo parere favorevole sulle mozioni presentate, con alcune riformulazioni e con l'eccezione delle parti relative alla sospensione dell'operazione Mare Nostrum, che il Governo – come ho già detto – intende proseguire, considerati i suoi risultati dal punto di vista umanitario.
Il parere, pertanto è contrario sull'inciso «a sospendere immediatamente l'operazione Mare Nostrum» della mozione Giorgetti ed altri n. 1-00439, sull'inciso «ad interrompere immediatamente la missione Mare Nostrum» della mozione Brunetta ed altri n. 1-00459 e sull'inciso «a sospendere con decorrenza immediata l'operazione Mare Nostrum» della mozione Rampelli ed altri n. 1-00461.
Il parere è, altresì, invece integralmente favorevole sulle mozioni Fiano ed altri n. 1-00467, Santerini ed altri n. 1-00455 (Nuova formulazione), Dorina Bianchi e Leone n. 1-00468 e anche sulla mozione...
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PAGINA: 0008 (Dichiarazioni di voto) (Vedi RS)
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PAGINA: 0037 (Dichiarazioni di voto)
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PAGINA: 0008 FABIO RAMPELLI (FdI-AN) (Vedi RS). Non accetta la riformulazione della sua mozione n. 1-00461 (Vedi All. A) e dichiara che il suo gruppo esprimerà voto favorevole su tutti gli strumenti di indirizzo volti a sospendere l'operazione Mare Nostrum.
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PAGINA: 0037 FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, Ministro e colleghi deputati, intanto riteniamo che sia un fatto positivo che l'Aula possa pronunciarsi in ordine alle mozioni che sono state presentate da tutti i gruppi su una questione che ormai definire emergenziale è in sé un errore, perché è perfettamente stratificata e si è perfettamente normalizzata, anche in virtù di quello che ha messo in campo il Governo, nella sua composita e singolare formazione, quindi dal Partito Democratico, passando per il cosiddetto Nuovo Centrodestra.
Penso che sarebbe un errore formidabile continuare a non immaginare che possa essere lì, di fronte a noi, nel Mar Mediterraneo, un potenziale rischio e, quindi, un potenziale pericolo, quando lo viviamo quotidianamente, nella sua drammaticità, @pagina=0038@sia nelle conseguenze socio-economiche, per quelli che sono i flussi migratori già ricevuti, ma non trattati dalla nostra nazione e dal nostro sistema, sia per quello che attiene al depauperamento autentico che si sta promuovendo, attraverso un'incapacità di formulare delle soluzioni di prospettiva per tutti i Paesi, soprattutto quelli africani, ma non soltanto, da cui provengono questi flussi.
Infatti, come voglio dire in premessa, proprio per tentare di sottolineare la drammaticità di questa circostanza, è giocoforza che quelli che vengono via dalla Somalia, dall'Etiopia, dall'Eritrea, dai Paesi maggiormente a rischio, dove ci sono anche scenari di guerra o, comunque, di guerre civili, più o meno striscianti, ma anche dai Paesi che sono semplicemente afflitti – il semplicemente è tra virgolette – dalla povertà più assoluta, e si avventurano con le carovane, le cui immagini sono scolpite nella nostra mente, attraversando faticosamente il deserto per recarsi principalmente in Libia e a Tripoli e, quindi, da lì salire sui cosiddetti barconi della morte, sono le persone più attive, sia da un punto di vista intellettuale, che da un punto di vista fisico. Sono le persone più giovani; sono le persone sulle quali una nazione in difficoltà deve fare conto per provare ad affrontare le proprie difficoltà e superarle.
La risposta Mare Nostrum, e qualunque altra risposta le somigliasse, quindi una risposta fintamente buonista, è una risposta negativa per questa duplice ragione: da un lato, si svuota delle energie migliori il Terzo mondo e, dall'altro, non si creano le necessarie misure di integrazione per favorire comunque quella speranza con la quale, appunto, migliaia e migliaia di persone nel corso del tempo sono, prima arrivate sulle nostre coste, e, poi, hanno tentato distribuirsi nel cosiddetto mondo occidentale, a cominciare dagli altri Paesi europei.
Il nostro giudizio, quindi, in termini di dichiarazione di voto, sarà completamente favorevole su tutte quelle mozioni che esplicitamente chiedono la sospensione, il ripensamento, l'interruzione della missione Mare Nostrum. Infatti – e qui arriva il secondo punto che intendo sviluppare – bisogna piantarla di nascondersi dietro a un dito e fare demagogie da quattro soldi. Qui c’è un'impostazione ideologica che, purtroppo, devo definire sinistrorsa. Mi piacerebbe, invece, poter ragionare anche con i colleghi della sinistra, perché sono convinto che tra loro ci sono persone che hanno desiderio di capire come affrontare e portare a soluzione il dramma che si sta trasferendo sulle coste italiane e, comunque, sull'Europa in genere.
Il punto da cui si deve partire non può che essere quello che vede dall'inizio dell'operazione Mare Nostrum un incremento esponenziale delle trasmigrazioni e degli sbarchi. Infatti, se l'operazione, viceversa, avesse stabilito una capacità di gestione e di regolamentazione di questi flussi, non staremmo probabilmente qui a discutere di una decina di mozioni parlamentari al riguardo. Invece, non è così. L'informazione è ufficiale: decine di migliaia di immigrati, prima ancora di essere sbarcati ad Augusta, piuttosto che a Lampedusa o a Portopalo, nelle coste della Sicilia, si sono riversati su questi trabiccoli, queste barche o presunte tali, questi pescherecci del tutto inopportuni, e hanno affrontato dei rischi su cui l'operazione Mare Nostrum è intervenuta per una parte minimale. Se, quindi, abbiamo a cuore la possibilità di intervenire da un punto di vista umanitario e di solidarizzare e, soprattutto, di difendere il diritto alla vita per l'uomo in quanto tale, a prescindere dall'area geografica in cui è nato, noi dobbiamo bloccare le navi prima. Anzi, magari si potesse parlare di navi. Le navi erano quelle che prendevano gli emigranti italiani quando si trasferivano in America. Quelle erano navi, erano vaporetti. E gli emigranti italiani, quando andavano in cerca di fortuna, ci andavano con un pezzo di carta in mano, che era timbrato dall'autorità competente; ci andavano con tutti gli accertamenti sanitari; ci andavano dopo aver messo da parte un po’ di quattrini ed essere riusciti a pagarsi anche questo trasferimento; ci andavano in buon ordine; ci andavano talvolta, addirittura in @pagina=0039@fila per due, in giacca e cravatta. Sempre con la valigia di cartone legata con lo spago, ma ci andavano nel rispetto delle regole.
Ora, la questione che noi dobbiamo cercare di capire – mettendo da parte i presupposti ideologici e, quindi, questa sorta di ostilità pregiudiziale – è che, se non blocchiamo queste imbarcazioni della morte, noi non riusciamo a fermare questo fenomeno che, purtroppo, si costituisce anche di drammi autentici, che nessuno di noi vorrebbe poter vedere e a cui nessuno di noi vorrebbe assistere, ma che, purtroppo, a intervalli regolari avviene e nessuno qui – nessuno ! – può dimostrarci che, casomai potenziando l'operazione Mare Nostrum, noi riusciremo ad evitare delle vittime. Semmai, possiamo dimostrare, come già è accaduto nelle ultime settimane, che questa operazione corrisponde a un riversamento incontrollato di decine di migliaia di persone, che vanno esattamente lì, nelle braccia spalancate dei trafficanti di uomini e di donne, e dei trafficanti di schiavi, i quali, poi, magari perché il mare è in tempesta, magari perché l'imbarcazione è troppo carica, magari perché non sono presenti a bordo le norme più elementari di sicurezza, magari per altre ragioni, anche per lo stato dell'imbarcazione stessa, almeno nel 10 per cento dei casi, non giungono a destinazione ! Una parte di questi casi noi li monitoriamo, un'altra parte di questi casi noi non sappiamo neanche che esistono, però sappiamo che migliaia e migliaia di persone innocenti finiscono in fondo al mar Mediterraneo anche per la nostra incapacità di guardare in una cornice e in una prospettiva precisa il nostro rapporto con il Terzo mondo e con l'Africa in particolare.
Ecco perché, nella nostra mozione, non si dice soltanto di sospendere l'operazione Mare Nostrum, si dice di potenziare Frontex...
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PAGINA: 0008 PIA ELDA LOCATELLI (Misto-PSI-PLI) (Vedi RS). Rileva l'esigenza di rivolgere maggiore attenzione e risorse all'emergenza umanitaria dei migranti, come previsto dalla risoluzione Di Lello n. 6-00073 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0040 PIA ELDA LOCATELLI. La ringrazio, signor Presidente. 19 mila vite umane salvate: è questo il risultato dell'operazione Mare Nostrum, avviata lo scorso 18 ottobre dopo il drammatico naufragio di Lampedusa. Basterebbe questo dato per mettere a tacere quanti sostengono che l'operazione vada sospesa. I recenti drammatici episodi confermano che essa non solo non va messa in discussione, ma, al contrario, va mantenuta e potenziata con l'aiuto dell'Agenzia europea Frontex.
I migranti non arrivano nelle nostre coste perché sanno che verranno salvati, come sostengono coloro che vorrebbero chiudere Mare Nostrum, ma perché non hanno altra scelta. Gli sconvolgimenti politici avvenuti in Africa dopo la cosiddetta primavera araba e le guerre civili in Libia, Egitto e Siria sono la causa di un esodo ormai strutturale: scappano dalla guerra, dalle bombe, dalla violenza e dagli stupri, fuggono da Stati dove non c’è libertà, non c’è pane e non c’è giustizia, dove i diritti degli uomini e delle donne vengono sistematicamente calpestati.
Salvarli è la nostra priorità, questa è la vera emergenza. Da soli, però, non possiamo farcela e, per questo, nella nostra risoluzione, chiediamo al Governo di intraprendere ogni iniziativa affinché la sede di Frontex sia trasferita in Italia dalla Polonia; chiediamo di distribuire in maniera più equa ed equilibrata sui diversi porti del sud dell'Italia gli approdi delle unità navali di assistenza ai migranti; di garantire adeguate risorse da destinare ai comuni cui compete il compito di prima accoglienza e della successiva assistenza, istituendo un capitolo di spesa ad hoc anche per i minori; di adoperarsi perché dalla Commissione europea sia adottato ogni strumento opportuno a valutare e governare la nuova situazione creatasi alle frontiere italiane e mediterranee della UE, compresa la realizzazione di una conferenza sull'immigrazione per trovare, insieme, soluzioni condivise per rispondere in modo coordinato e corresponsabile all'emergenza umanitaria.
A tal fine abbiamo rivolto un appello al candidato del Partito del Socialismo Europeo alla presidenza della Commissione, l'attuale presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, chiedendogli di assumere, una volta sperabilmente insediato, un preciso impegno in tal senso. L'appello gli è stato spedito l'altro ieri e questa mattina presto ci è giunta la sua risposta, con la quale dice di condividere la nostra preoccupazione e amarezza e con la quale dice che la gestione delle frontiere non è un affare di Lampedusa o della guardia costiera italiana, è responsabilità europea e, quindi, sempre Martin Schulz, assicura noi che la questione dell'immigrazione sta alta sull'agenda del suo programma come presidente della Commissione e condivide, anzi, dà il benvenuto alla nostra idea di una conferenza che analizzi le azioni necessarie, a livello di Unione europea, per mettere fine a questa situazione. Quindi, avremo una sponda anche da parte della Commissione europea.
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PAGINA: 0008 MILENA SANTERINI (PI) (Vedi RS). Nel ritenere indispensabile un cambiamento delle politiche dell'immigrazione, prevedendo un maggiore coinvolgimento dell'Unione europea, prende atto con soddisfazione del parere favorevole espresso dal Governo sulla sua mozione n. 1-00455 (Nuova formulazione) (Vedi All. A).
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PAGINA: 0040 MILENA SANTERINI. Signor Presidente, noi prendiamo atto con soddisfazione del parere favorevole dato dal Governo alla nostra mozione e vorrei ripartire dalle storie di chi, in questo momento, sta viaggiando per mare verso le nostre coste. Vorrei ricordare, ad esempio, che Nesrine, 33 anni, palestinese, è nata nel campo profughi di Yarmouk a Damasco e ha riassunto così tredici mesi di fuga dalla guerra siriana insieme alle due figlie di sette e dieci anni, profughi palestinesi in Siria, un dramma nel dramma; è scappata in Egitto, è andata in un barcone, stipata per mare, pochi giorni a Pozzallo, nuova fuga in treno, ora, da Milano, è partita per il nord Europa.
I siriani fuggono da tre anni di guerra, passano attraverso l'Egitto, la Libia, si imbarcano, raggiungono la Sicilia e, poi, @pagina=0041@Milano, dove solo in questi ultimi mesi sono stati accolti 1.100 profughi. Alcuni sono stati incarcerati in Egitto. Dal 14 aprile, 144 profughi siriani, tra cui 63 bambini, sono trattenuti in due stanze, in condizioni igieniche disastrose; ci chiedono di aprire un canale umanitario, rispettando la loro condizione di rifugiati che hanno diritto all'asilo. I siriani, d'altronde, progettano di raggiungere il nord Europa, la Svezia, la Germania, la Danimarca, la Norvegia, dove ci sono i parenti e soprattutto una lunga e consolidata tradizione di accoglienza.
Ma ci sono anche gli eritrei, a centinaia in questo momento a Milano. Abdu, 17 anni è partito tre anni fa dall'Eritrea, sogna di raggiungere la Norvegia; Amed, 19 anni, ha passato nove mesi nelle prigioni di Kufra, in Libia, dove le condizioni sono disumane e poi ancora Mali, Nigeria, Pakistan.
In una recente audizione, un funzionario del Ministero dell'interno con involontaria ironia ha detto: qui arriva l'universo mondo. È proprio così, arriva l'universo mondo e, forse, conviene cominciare a pensare in modo globale.
Non voglio ricordare qui i dati dell'arrivo nel 2014, molto superiori allo scorso anno, ma sappiamo che Mare Nostrum è uno dei motivi di orgoglio per l'Italia, nel complesso di una politica di accoglienza che finora è stata insufficiente. Ci permette di non vergognarci di fronte alle stragi, come per il naufragio del 3 ottobre 2013 dove morirono 366 persone, e non distogliere lo sguardo davanti al Mediterraneo diventato un cimitero.
Sono, lo sappiamo, cinque navi al giorno più elicotteri che pattugliano lo stretto: è uno sforzo che non sempre riesce a salvare, come nell'ennesimo naufragio, il 12 maggio, a sud di Lampedusa. Ma sappiamo che circa 20 mila naufraghi sono stati messi in salvo e arrestati 200 scafisti. Numerosi gli interventi sanitari, perché sappiamo che, prima del viaggio in mare, ci sono violenze in Libia o nel deserto del Sinai, come testimonia l'attivista per i diritti umani, Alganesh Fessaha, che ieri ha riscattato 155 persone (molte donne e bambini) dalle mani dei trafficanti. Italia, Grecia e Spagna sono i Paesi che sopportano l'onere di affrontare la situazione degli sbarchi, ma servirebbe, lo sappiamo, una maggiore solidarietà a livello europeo; e il semestre a guida italiana è un'occasione non solo per discutere ma per esigere su questi temi, perché l'Italia oggi ha l'autorevolezza dei fatti per essere ascoltata. È il momento di voltare pagina nella politica sulle immigrazioni. La risposta non è chiudere i fondi ma scegliere con decisione alcune linee di azione coinvolgendo l'Unione europea. Credo siamo d'accordo tutti nel richiedere alla Commissione un ulteriore sostegno e maggiore assistenza finanziaria all'operazione di salvataggio e soccorso nello sforzo messo già in atto dall'Italia per far fronte all'ingente flusso di sbarchi ed evitare nuove vittime.
La solidarietà europea non è una concessione: è stabilita agli articoli 67 e 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione, che, in materia di immigrazione e di asilo, parlano di principio di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri. Presso le istituzioni europee va sostenuta la revisione delle norme del regolamento Dublino III (certo, in fase di collaudo, lo sappiamo), con la possibilità di far richiedere ai rifugiati domanda di asilo già nei Paesi di transito e non solo nel primo Paese di arrivo, per evitare i viaggi della morte per mare. Ma anche in assenza e nelle more di una revisione di Dublino III possono essere realizzati uno o più uffici europei permanenti dell'immigrazione in territorio nord africano, per consentire ai profughi che ne abbiamo diritto il successivo reinsediamento in tempi brevi verso tutti i Paesi dell'Unione, con preferenza per quelli dove hanno legami familiari.
Possiamo proporre alla Commissione la creazione di un centro d'accoglienza europeo per immigrati già sul territorio europeo per avviare le richieste di asilo. In Italia si potenzi lo SPRAR, il sistema di protezione, oggi insufficiente; si proceda nella distribuzione dei profughi nelle regioni e nei comuni (Roma, da sola, ha @pagina=0042@messo a disposizione 2.500 posti), con buona pace di quelli che vorrebbero accogliere, sì, ma dicendo: non nella mia città. Sosteniamo gli enti locali, come il comune di Milano, che ha visto un ingente afflusso di profughi siriani in transito per il nord Europa (750 solo negli ultimi giorni). Il riassetto e la distribuzione nella rete di accoglienza va migliorato e i sistemi di accoglienza devono essere pianificati dalla Direzione centrale dei servizi civili, perché, anche stando a recenti fatti di cronaca, hanno mostrato numerose carenze ed inadeguatezze. Concludo dicendo che non dovremmo tardare nel rinforzare una cooperazione efficace per realizzare l'integrazione euro-africana, perché solo la cooperazione con la Africa, specie nei Paesi di provenienza, costituisce la risposta più lungimirante alle attuali emergenze umanitarie e ai flussi dei profughi (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).
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PAGINA: 0009 NICOLA MOLTENI (LNA) (Vedi RS). Reputa fallimentari l'operazione Mare Nostrum e, complessivamente, le politiche governative in materia di immigrazione (Deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie espongono cartelli recanti la scritta «Clandestino è reato», che gli assistenti parlamentari, su invito del Presidente, rimuovono).
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PAGINA: 0042 NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, innanzitutto ci chiediamo dove sia il Ministro Alfano e dove sia il Presidente Renzi: hanno messo la faccia su tutto però oggi sono colpevolmente assenti, quando avrebbero dovuto mettere la faccia sull'operazione Mare Nostrum, e hanno lasciato un povero sottosegretario a difendere quella che è un'operazione fallimentare. Mare Nostrum, cara collega che è intervenuta poc'anzi, non è un motivo di orgoglio per il Paese: Mare Nostrum è una vergogna di questo Paese ed è una vergogna di questo Governo e del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Più 823 per cento di immigrati clandestini sbarcati sul nostro territorio negli ultimi quattro mesi; più 30 mila immigrati clandestini accolti negli ultimi quattro mesi; più 80 mila immigrati clandestini o presunti profughi dal 1o gennaio 2013.
Trecentomila euro al giorno per l'accoglienza, 9 milioni di euro al mese per l'accoglienza, 36 euro al giorno per ogni immigrato clandestino, 15 euro di ricariche telefoniche, 2,50 euro per comprarsi le sigarette, casa, vitto, alloggio in hotel a quattro stelle a carico dei cittadini italiani, spese di assistenza sanitaria... (Proteste dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico – Applausi e commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
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PAGINA: 0009 GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. (Vedi RS) Rende talune precisazioni circa la natura dell'operazione Mare Nostrum, nonché in merito alle politiche di immigrazione (Il Presidente richiama all'ordine i deputati Gianluca Pini, per due volte, e Molteni).
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PAGINA: 0044 GRAZIANO DELRIO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, io volevo intervenire perché sono state dette una serie di gravi inesattezze che tendono a offuscare la verità di quest'operazione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie)...
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PAGINA: 0009 Interviene il deputato DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS), nel corso del cui intervento il PRESIDENTE (Vedi RS) richiama all'ordine il deputato Chaouki.
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PAGINA: 0047 DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, non ho mai sentito così tante baggianate, così tante balle proferite in quest'Aula in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) e io sono qui dal 1996. Quindi, purtroppo, sono qui da tanto tempo (Una voce dai banchi del gruppo del Partito Democratico: È ora che te ne vai !)... PAGINA: 0047 PRESIDENTE. Facciamo esprimere Caparini, facciamo esprimere Caparini !
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PAGINA: 0010 Intervengono per richiami al Regolamento i deputati ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS), MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS), ROCCO BUTTIGLIONE (PI) (Vedi RS), ILEANA CATHIA PIAZZONI (SEL) (Vedi RS), MARIANO RABINO (SCpI) (Vedi RS), ADRIANO ZACCAGNINI (Misto) (Vedi RS), al termine del cui intervento il Presidente richiama all'ordine il deputato Invernizzi; interviene infine per un richiamo al Regolamento nonché il deputato FABIO RAMPELLI (FdI-AN) (Vedi RS).
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PAGINA: 0048 ETTORE ROSATO. Signor Presidente, sull'articolo 60. Dopo quindici minuti di urli sguaiati dei colleghi leghisti, io cerco di moderare i toni e di farle presente che sono successe in quest'Aula alcune cose che per noi risultano inaccettabili e su cui chiediamo che l'Ufficio di Presidenza assuma provvedimenti, perché altrimenti noi consentiamo che qui tutto si faccia, ci sia un richiamo che magari fa anche piacere a chi viene qui in quest'Aula a fare volutamente delle provocazioni, e tutto si esaurisca qui. La prima questione: i cartelli in Aula. È inaccettabile che in ogni occasione in cui la Lega pensa di avere qualcosa di interessante da dire a qualcuno faccia la sceneggiata con i cartelli – i pesci, i missili o qualsiasi altra cosa – e questa sia una cosa che non abbia nessun effetto. La seconda questione riguarda le parole rivolte nei confronti del sottosegretario Delrio, è inaccettabile. È inaccettabile che ci si rivolga nei confronti del @pagina=0049@Governo come si è rivolto il collega Caparini. Sono inaccettabili – terza questione – le provocazioni utilizzate non solo nei confronti di tutti gli italiani – chi è nato qui e chi qui non è nato – ma anche nei confronti del mio collega Chaouki. Sono tutte cose inaccettabili e per cui chiediamo che vengano presi dei provvedimenti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà e Per l'Italia). PAGINA: 0049 MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, noi prendiamo atto che, secondo la maggioranza, un partito di opposizione – il richiamo è allo stesso articolo di Rosato – non può neanche dire la verità ai cittadini dicendo che il Governo sta raccontando balle. È questo quanto ha detto il collega Caparini al Ministro Delrio e penso che stia nel dibattito parlamentare anche dire che il Governo viene in quest'Aula a mentire all'Aula e ai cittadini dando dei dati falsi. Potranno contestarlo, anche se contesterebbero una semplice verità – ma questo è un tema politico – ma non possono impedirci di dirlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). PAGINA: 0049 ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, un richiamo al Regolamento per unirmi alla domanda di garantire con più efficacia che i lavori si svolgano nel clima di serenità e di civiltà che il Regolamento prevede, ma anche per dire che mi sento personalmente offeso quando si dice che sono sprecati dei soldi che sono serviti a salvare la vita di essere umani perché... PAGINA: 0049 ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, intervengo per associarmi alla richiesta del collega Rosato, aggiungendo anche che, oltre a quello che è stato già elencato, ci sarebbe anche la questione di considerare il fatto che in quest'Aula non si è esenti del rispetto delle leggi italiane, l'immunità parlamentare non ci deroga da questo rispetto. Per fortuna in questo Paese l'incitamento all'odio razziale è ancora un reato (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie ). PAGINA: 0050 MARIANO RABINO. Signor Presidente, anche io mi voglio riferire all'articolo 60 e unirmi alle considerazioni del collega Rosato. Guardi, signor Presidente, credo che davvero vada investito l'Ufficio di Presidenza di una sessione, ma di una sessione che duri un po’, perché questo Parlamento sta diventando lo spettacolo delle gazzarre italiane. Non è possibile che ogni argomento, ovviamente soprattutto quando ci si approssima alle scadenze elettorali, ogni occasione, ogni provvedimento, ogni legge, diventi oggetto di gazzarra, di spettacolo. È inaccettabile che tutte le volte vengano fuori i manifesti, i cartoni, i cartoncini, coriandoli di ogni genere, non è possibile che di fronte ai nostri spettatori che sono giovani in questo caso si dia un tale spettacolo dei lavori parlamentari. Si può dire quello che si pensa, lo si può dire anche con forza, anche con una grandissima determinazione, ma bisogna... PAGINA: 0050 ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, sempre sull'articolo 60. Io la invito a sottoporre all'Ufficio di Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) lo stesso invito degli altri, il mio richiamo si riferisce sia a ciò che è successo ieri, e quindi alla grande gazzarra per scopi prettamente elettorali, e la stessa questione viene riproposta oggi in Aula da un altro gruppo. Quindi questo atteggiamento non è accettabile per l'ordinato prosieguo dei nostri lavori e la possibilità di dibattere nel merito i provvedimenti e dunque le richiedo di avanzare questa proposta formalmente (Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Commenti del deputato Zaccagnini). PAGINA: 0050 FABIO RAMPELLI. Posso anche proseguire, se non ci sono altri richiami al Regolamento, con i miei quattro minuti residui sul dibattito in corso.
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PAGINA: 0010 MARIANO RABINO (SCpI) (Vedi RS). Richiama l'esigenza di rimodulare le politiche europee di immigrazione, in relazione all'esigenza di affrontare più efficacemente una grave emergenza umanitaria (Il Presidente richiama all'ordine il deputato Prataviera e dispone l'esclusione dall'Aula dei deputati Allasia e Gianluca Pini).
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PAGINA: 0051 MARIANO RABINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, l'operazione militare ed umanitaria nel Mar Mediterraneo, denominata Mare Nostrum, è stata avviata nell'ottobre scorso a seguito dell'impressionante naufragio in cui, nelle acque di Lampedusa, hanno perso la vita ben 366 migranti: una tragedia immane che obbliga il nostro Paese ad una riflessione profonda e a chiedere di intervenire per evitare il ripetersi di tali sciagure.
Si tratta di drammi che dovrebbero suscitare la ribellione morale di chiunque abbia senso civico, rispetto della dignità umana, perché ci sono circostanze in cui l'indifferenza non è ammessa, ma anche la strumentalizzazione diventa vergognosa. Del resto, dal Mediterraneo viene la nostra storia, e ancora oggi ciò che lì accade ci riguarda direttamente.
E invece è accaduto di nuovo, com'era prevedibile: ci sono altri morti in quel tratto di mare che separa la Libia dall'Italia; ci sono altri naufraghi che porteranno sempre con sé l'immagine di figli, mogli, mariti, fratelli e sorelle travolti dalle onde mentre cercavano di realizzare il sogno di arrivare in Europa, di costruirsi una nuova vita.
L'impossibilità per molti di loro di potersi trasferire liberamente in altri Paesi dell'Unione europea, ove spesso risiedono familiari e parenti già da tempo integrati ed insediati, ha portato all'ulteriore conseguenza per la quale molti potenziali beneficiari di protezione internazionale rifiutano di farsi riconoscere una volta giunti in Italia nella speranza di poter, magari di nuovo clandestinamente, raggiungere i propri familiari nei Paesi del nord Europa, come sta avvenendo purtroppo proprio in questi giorni con i profughi siriani accampati nella stazione di Milano.@pagina=0052@
A distanza di quasi sette mesi dalla tragica vicenda di Lampedusa il flusso di migranti verso le coste siciliane è stato incessante e continua ad esserlo: il 12 maggio a Porto Empedocle sono arrivati 97 immigrati somali, salvati dal pattugliatore Vega della Marina militare, in aggiunta ai 340 del pattugliatore Peluso della Guardia costiera e ai 67 imbarcati sul traghetto di linea European Voyager. Un altro, solito risvolto di un'emergenza umanitaria di cui non si può dire che manchi la consapevolezza su tutti i fronti.
«È responsabilità degli Stati membri dell'Unione europea quella di mostrare solidarietà e di agire per ridurre il rischio che tali drammi si ripetano. È tempo di tradurre le parole in atti»: questo il commento del commissario agli Affari interni, Cecilia Malmström, che già nell'ottobre scorso si impegnò a far partire con la massima urgenza il programma Frontex per il pattugliamento del Mediterraneo, garantendo lo stanziamento dei fondi necessari per pianificare gli interventi necessari a regolare il flusso delle partenze nei Paesi di origine.
Si ipotizzò addirittura di aprire proprio negli Stati africani uffici di assistenza per i richiedenti asilo. Mentre le istituzioni comunitarie preannunciano parole di scandalo, in mare ed a terra ci sono uomini, i nostri soccorritori, che si fanno in quattro, dalla mattina alla sera, impotenti di fronte a quest'emergenza annunciata e continua, stanchi al punto da non riuscire più a gioire per un bambino salvato o per una donna sottratta ad anni di stupri e deserto.
Così, dietro l'operazione Mare Nostrum, emerge uno scoraggiamento che buca anche la cortina dell'operazione solidale ed umanitaria. Lo scorso 13 marzo, la Commissione europea ha dato un importante segnale, sollecitando formalmente una discussione in Parlamento su questi temi, anche in vista del prossimo Consiglio d'Europa, che in Grecia affronterà il problema del diritto d'asilo e della cooperazione con i Paesi Terzi.
Il 1o luglio l'Italia assumerà la Presidenza del Consiglio dei ministri europeo, l'ultima occasione che ha il Governo italiano per farsi valere è pretendere che il problema dei flussi migratori diventi una questione da affrontare tutti insieme, perché la gestione delle centinaia di migliaia di persone che fuggono dalla miseria e dalle guerre non rimanga di nostra esclusiva competenza.
Occorre portare avanti questa battaglia per il bene del nostro Paese e dell'Europa intera, che su questi temi non ha oggettivamente ancora elaborato una visione politica comune ed un progetto di difesa delle frontiere e di accoglienza dei richiedenti asilo degna di una grande potenza mondiale.
Se infatti l'Italia rappresenta geograficamente la porta verso l'Africa dell'Unione europea, è giusto che sia quest'ultima ad assumersi la responsabilità di fronteggiare un fenomeno epocale, che coinvolge non solo il nostro Paese, ma tutto il continente. D'altronde, solo l'Europa può affrontare per via diplomatica i problemi di politica internazionale che sottendono al boom dei flussi migratori, stipulando magari accordi più incisivi con i Paesi da cui i profughi provengono, nonché adottando tutte le misure necessarie a predisporre una strategia comune di difesa delle frontiere marittime, di soccorso in acque internazionali e di accoglienza dei richiedenti asilo in tutti i Paesi europei.
Occorre, come già precedentemente assicurato, un potenziamento immediato dell'attività svolta da Frontex ed un maggiore impegno di tutti i Paesi nel pattugliamento delle acque internazionali, intensificandolo con le operazioni come Mare Nostrum, che finora hanno visto coinvolti prevalentemente ed esclusivamente operatori italiani.
Negli ultimi anni si è determinato un profondo cambiamento dei flussi migratori, non più a carattere solo emergenziale o meramente economico, ma sempre più legati all'instabilità politica di alcuni Paesi della sponda sud del Mediterraneo, che hanno portato ad un vero e proprio cambiamento nella composizione degli stessi, @pagina=0053@sempre più caratterizzati da migranti spinti dalla necessità di fuggire da luoghi devastati da guerre e persecuzioni.
Sul piano programmatico è necessario rivedere l'intero sistema di ingressi e di riconoscimento del diritto di asilo e di protezione internazionale, partendo proprio dal Trattato di Dublino del 2003, che in questi anni ha fortemente e significativamente penalizzato gli Stati più esposti agli sbarchi, i quali, oltre a dover far fronte a misure di soccorso e prima accoglienza, devono procedere all'esame di tutte le domande presentate al momento dell'arrivo sul territorio nazionale, con un notevole aggravio di adempimenti e di impiego di risorse in attesa di definizione delle pratiche attivate. Per una più equa redistribuzione anche del carico di procedure, basterebbe un'interpretazione più elastica del Trattato, che permetta, già dal momento dell'avvio della richiesta di protezione, la possibilità di inserire, accanto al Paese di arrivo, anche il Paese dell'Unione dove già vivono membri dello stesso nucleo familiare e nel quale il richiedente vorrebbe legittimamente ottenere asilo.
Ci auguriamo vivamente che il Governo adotti ogni iniziativa utile, nelle opportune sedi europee, volta a trasformare l'operazione Mare Nostrum in un'operazione dell'Unione europea, sulla base della consapevolezza che le vite salvate in mare aperto sono un valore assoluto, ed a predisporre un piano integrato delle misure di accoglienza a livello europeo, oltre a promuovere un più stretto coordinamento delle attività di pattugliamento del Mediterraneo e le attività di cooperazione operativa con i Paesi d'origine e di transito dei flussi.
Queste sono grandi questioni, questioni che meritano risposte complesse, non semplificate. E dispiace che colleghi miti e ragionevoli nelle sedi di Commissione parlamentare, come Molteni, Caparini, appena entrino nell'Aula del Parlamento, della Camera si facciano prendere dalla sindrome pentastellata, e cioè l'idea che qui si debba scatenare, appena c’è un fotografo o una televisione, uno show o una gazzarra.
E vedete, la vera vergogna, cari colleghi della Lega, non sono i soldi spesi per salvare vite umane – e l'ho ricordato, salvare le vite umane è un valore assoluto –, ma la vera vergogna sono i milioni di euro pubblici finiti a pagare le auto del Trota, le mutande dei vostri consiglieri, non quelli spesi per salvare vite umane (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico) ! Voi conoscete bene i problemi dell'Africa: basta chiedere al vostro precedente tesoriere, che trattava in diamanti della Tanzania (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
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PAGINA: 0011 La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 12,40.
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PAGINA: 0011 Interviene per un richiamo al Regolamento il deputato MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS).
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PAGINA: 0054 MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io faccio riferimento al Capo XI del Regolamento, che riguarda le procedure disciplinari e l'ordine delle sedute. Il collega Pini, è vero, era stato richiamato due volte prima dell'ultimo suo richiamo. È altrettanto vero che lei, l'ultima volta, l'ha richiamato perché, secondo lei, forse nella fase concitata, in modo irruento, però semplicemente stava venendo verso la Presidenza per portare le rimostranze del nostro gruppo verso le parole espresse da un collega in quest'Aula. Lei poteva ritenere che le rimostranze fossero accettabili o non fossero accettabili, però riteniamo che sia stata scorretta l'espulsione nei confronti del collega Pini.
Ripeto, posso capire che, nella confusione dell'Aula, lei abbia interpretato male un atto, perché effettivamente era una situazione convulsa ed il collega Pini si è avvicinato a lei velocemente, ovviamente per la situazione che si stava creando. Però ritengo altrettanto che, spiegata la situazione, buonsenso vorrebbe che la Presidenza si rendesse conto di questa precisazione e, dunque, andasse a risolvere una situazione che per noi è inaccettabile: cioè, il fatto che un collega venga espulso perché si avvicina in modo concitato alla Presidenza senza fare alcun atto che, secondo noi, comporta un richiamo all'ordine, visto che in quest'aula, in queste sedute – e mi sono testimoni penso tutti i colleghi – ne abbiamo viste ben di peggio che un collega che si avvicini al banco della Presidenza per cercare di parlare con la Presidenza. Ne abbiamo viste ben di peggio e non mi sembra che, delle volte, sia stato utilizzato nemmeno un richiamo all'ordine, mentre in questo caso addirittura c’è stata l'espulsione. PAGINA: 0054 PRESIDENTE. La ringrazio. La questione sarà sicuramente analizzata dall'Ufficio di Presidenza e, comunque, il collega Pini può chiedere sempre alla Presidenza di essere riammesso nella seduta pomeridiana e, quindi, la Presidente Boldrini potrà valutare anche il caso, quindi smentire o meno me.
Ha facoltà di parlare il deputato Rabino, che a questo punto ha 30 secondi, proprio per le conclusioni.
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PAGINA: 0011 MARIANO RABINO (SCpI) (Vedi RS). Dichiara che il suo gruppo esprimerà voto favorevole sulla mozione Fiano n. 1-00467 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0054 MARIANO RABINO. Signor Presidente, proprio per le conclusioni: per tutte le ragioni esposte, il gruppo parlamentare di Scelta Civica invita i colleghi parlamentari ad andare a riscoprire il valore di un quadro di Francisco Goya: «Il sonno della ragione produce mostri» ed esprime il voto favorevole alla mozione sottoscritta dal nostro gruppo, la mozione Fiano, convinti @pagina=0055@come siamo di portare in Europa una nuova e condivisa proposta politica sui fenomeni migratori (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
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PAGINA: 0011 FABIO RAMPELLI (FdI-AN) (Vedi RS). Reputa improprie le accuse di razzismo rivolte a legittime posizioni politiche in materia di immigrazione.
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PAGINA: 0055 FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, chiedo scusa anche alla collega Dorina Bianchi, ma era proprio a tutela del suo intervento, oltre che della possibilità di svolgere il mio. Io sono abbastanza perplesso, se non addirittura rammaricato, di quello che accade in Aula ogni volta che si parla di temi sensibili, e questo certamente lo è.
Mi rifiuto di pensare che in quest'Aula esistano delle persone che si ispirano a ideologie razziste o, addirittura, interi partiti e gruppi politici e sono pressoché certo che, intimamente, ogni collega, di qualunque opinione e formazione, la pensi allo stesso modo. E penso proprio che, per queste ragioni, occorre essere seri, guardare le cose in profondità, proprio se si vogliono esorcizzare anche le proteste, con le loro forme folcloristiche, che talvolta vengono messe in campo per attenzionare il circuito mediatico che – va detto – spesso è distratto proprio in merito alle questioni di sostanza, come quella che stiamo affrontando.
Voglio dire al collega Rabino e voglio dire anche al collega Buttiglione che non credo siano razzisti coloro che difendono rigorosamente i propri confini in altre parti del mondo.
Possiamo dire che gli Stati Uniti d'America, che hanno diciamo così una strutturazione del rapporto con altri popoli del pianeta particolarmente farraginosa e comunque disincentivante, sono razzisti ? Possiamo dirlo del Canada ? Possiamo dirlo della Gran Bretagna ?
Io penso che siano delle considerazioni assurde quelle che ciascuno, magari per portare acqua al proprio mulino, cerca di dimostrare, dicendo appunto a chi vorrebbe che fossero tutelati i confini dell'Italia che è un razzista.
Anche perché, da un lato noi abbiamo il dovere della solidarietà e, dall'altro, dobbiamo, però, spiegare, caro collega Buttiglione, che cosa c’è di umanitario nell'accogliere presuntamente e teoricamente decine di migliaia, centinaia di migliaia di persone che vengono dai Paesi poveri per poi non potergli consentire una vita dignitosa, per vederle dormire sotto le pensiline delle stazioni, in mezzo ai cartoni nei parchi pubblici; per vederle consegnate, non potendo fornirgli un lavoro, nelle mani della malavita organizzata, nelle attività della prostituzione e del suo controllo, nel traffico di sostanze stupefacenti, nel circuito della criminalità organizzata tout court. Cosa c’è di umanitario a vederle morire di stenti o fare la fila davanti ad associazioni confessionali o alla Caritas per avere un piatto di minestra ? Io penso che non sia questo l'umanitarismo a cui vogliamo ispirarci.
E dobbiamo essere ancora più chiari perché, badate bene, fosse necessario spendere un solo euro per salvare le vite umane, noi metteremmo a disposizione, ciascuno intimamente, tutto quello che possiamo avere di nostro, ma qui il punto è un altro ed è incontestabile. Il punto è che da quando abbiamo messo in atto l'operazione Mare Nostrum noi abbiamo di fatto, certo non per volontà, ma indirettamente, aumentato anche il numero delle vittime perché maggiore è stato il numero di immigrati che si sono riversati sulle coste del nord Africa per imbarcarsi nei pescherecci della morte e, quindi, talvolta non riuscire ad arrivare sulle coste italiane. Questo è un ragionamento di buonsenso, non c’è ideologia, c’è una semplicità assoluta. Non si devono fare questi ragionamenti urlando, ma si devono fare intimamente, guardandosi dentro di sé e guardandosi anche allo specchio.
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PAGINA: 0011 DORINA BIANCHI (NCD) (Vedi RS). Richiamato il carattere innovativo dell'operazione Mare Nostrum, sollecita un ruolo diverso e più incisivo dell'Unione europea in materia di immigrazione.
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PAGINA: 0056 DORINA BIANCHI. Signor Presidente, io mi chiedo se sia dignitoso da parte di questo Parlamento aver permesso di fare degli spot elettorali, ieri al MoVimento 5 Stelle su Genovese, e oggi alla Lega Nord su Mare Nostrum. Io credo che oggi noi abbiamo assistito soltanto a demagogia e a spot elettorali. E ho fiducia nei tanti che fuori da quest'Aula ci hanno ascoltato e che hanno capito, con spirito critico e anche umanità, l'orgoglio che noi dobbiamo portare come Paese Italia al di fuori dell'Europa per aver salvato tante vite umane.
Le bugie hanno le gambe corte e la Lega Nord deve riconoscere che, nel 2011, quando Maroni era Ministro dell'interno, furono circa 63 mila gli immigrati, nonostante fosse presente il reato di immigrazione clandestina. E io chiedo alla Lega Nord dove sia, cosa abbia fatto Salvini in Europa in questi anni, al Parlamento europeo, per far sentire la voce dell'Italia e la voce della Lega Nord contro l'immigrazione.
Io sono, invece, orgogliosa di questo Governo, del Ministro Alfano e del nostro Parlamento, perché da ottobre si sono salvati circa 19 mila migranti. E sono orgogliosa quando, circa alle ore 13 di lunedì scorso, un ATR della Guardia costiera italiana ha raccolto l'SOS di un barcone di migranti in difficoltà a un centinaio di chilometri da Lampedusa, nei pressi di una piattaforma petrolifera. Subito è scattata l'operazione salvataggio da parte dei mezzi impegnati nell'operazione Mare Nostrum. Un intervento che ha consentito di salvare oltre 200 persone su 400 migranti che si trovavano a bordo di questo barcone. In quel momento, ognuno di noi ha avuto una netta sensazione di quanto grande sia il cuore del nostro Paese e dei suoi uomini generosamente impegnati nell'operazione umanitaria – uomini e donne ai quali va la nostra riconoscenza e il nostro immenso ringraziamento – e di quanto, nello stesso tempo, fossimo soli in Europa.
Perché è vero che questa ennesima tragedia ha sollevato ondate di dolore, compassione e solidarietà in tutti i paesi dell'Unione, ma è altrettanto vero che non sono le dichiarazioni e le parole gli strumenti idonei ad affrontare un fenomeno epocale e di immense dimensioni come quello dell'immigrazione. Il nostro Paese, pur avendo, sì, è vero, delle difficoltà, dei problemi interni, lo sta affrontando, e lo sta affrontando, devo dire, con immenso dispiacere, da solo, con le risorse che sottrae alle sue necessità e che, invece, dedica a donne, bambini e uomini disperati di altri Paesi.
Per questo noi del Nuovo Centrodestra denunciamo, sicuramente, un clima surreale, perché da una parte ci sono i morti, la disperazione e la fatica degli uomini che lottano per salvare le vite umane, e dall'altro ci sono le carte, le dichiarazioni, i distinguo dei vertici dell'Unione europea. Noi non sappiamo di quali altre indicazioni abbia bisogno la commissaria Cecilia Malmström per poter intervenire, sappiamo solo che, per il nostro Governo, gliele ha illustrate in numerose circostanze il Ministro Angelino Alfano. Uno: l'accoglienza umanitaria va fatta in Africa. Due: il soccorso in mare deve farlo l'Europa, issando le sue bandiere sulle navi di Mare Nostrum. Tre: Frontex deve stabilire la sua sede in Italia. Quattro: i migranti debbono ricevere asilo politico in tutti i Paesi europei.
Forse dovremmo portare le prove che le nostre coste non segnano solo i confini della nostra nazione, ma oggi rappresentano i confini dell'Europa. Forse dovremmo convincere l'Unione europea che siamo al cospetto di un fenomeno sovranazionale di proporzioni bibliche o forse dovremmo solo affermare che questa Europa non è l'Europa che vogliamo e che si manifesta con tutta la sua inadeguatezza, per di più nel momento in cui fa appello a tutti i cittadini europei, perché si impegnino in un voto che rafforzi e consolidi l'Unione europea.
Ma noi vogliamo con forza l'Europa. Al contrario, però, vogliamo un'Europa forte, solidale, l'Europa che hanno sempre sognato i nostri padri fondatori, con gli italiani in testa. L'Europa che metta il tema del Mediterraneo al centro delle @pagina=0057@priorità dell'Unione europea e che gestisca l'immigrazione su scala comunitaria. È evidente che questo Governo dovrà, e io spero saprà, sono convinta che saprà farsi sentire in Europa, chiedendo di far fronte comune a questo immenso, complesso e drammatico fenomeno, ma è altrettanto chiaro che ci aspettiamo risposte rapide e convincenti.
Noi ringraziamo il Governo per aver espresso parere favorevole alla nostra mozione. Aggiungo anche che, se circostanze come quella citata ci sollecitano a riflettere sui nostri rapporti con l'Europa, altrettanto dobbiamo fare al nostro interno, perché le problematiche sin qui emerse non investono solo il piano sovranazionale. Nel nostro Paese il fenomeno viene vissuto e affrontato su diversi piani e con modalità e fini spesso contrastanti. Il Governo cerca di dare risposte commisurate al valore della posta in gioco – ne danno prova la generosità e l'impegno forte delle popolazioni che subiscono il primo impatto delle ondate migratorie e alle quali rivolgiamo un caloroso ringraziamento – e affronta con coraggio i disagi e le problematiche create da tale fenomeno. Ma c’è anche chi cerca di utilizzare in chiave politica elettoralistica un argomento la cui valenza richiederebbe un approccio diverso, più responsabile, più all'altezza dei valori in campo, perché si può ragionare sui modi, sulle quantità e sulla qualità degli interventi, ma non si può confliggere con la finalità dell'operazione, quando in ballo ci sono la vita e la morte degli uomini, delle donne e dei bambini.
È bene ricordare loro che l'operazione Mare Nostrum ha consentito di salvare oltre 19 mila migranti dall'inizio della missione il 18 ottobre scorso. Il nostro intervento ha meritato, tra gli altri, l'apprezzamento dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che ha sottolineato la qualità e la generosità dell'operato della nostra Marina militare, impegnata nel salvataggio di persone che fuggono dai propri Paesi di origine per sfuggire a guerre, persecuzioni e condizioni di vita impossibili sotto il profilo sociale ed economico.
Lo stesso Alto commissario ha auspicato, altresì, che gli altri Stati membri dell'Unione europea seguano il modello dell'Italia, il modello di Mare Nostrum. Spero che questo auspicio venga trasformato, grazie al nostro Governo che guiderà il semestre europeo, dalle parole in fatti concreti (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).
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PAGINA: 0011 ERASMO PALAZZOTTO (SEL) (Vedi RS). Giudica inadeguata l'operazione Mare Nostrum, rilevando l'esigenza di una risposta strutturale, oltre che emergenziale, alla questione dell'immigrazione.
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PAGINA: 0057 ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, noi riteniamo del tutto inadeguata la risposta che Mare Nostrum fornisce ad un fenomeno strutturale come l'immigrazione, così come il nostro Governo ci ha detto in più occasioni, in quest'Aula, ultimamente. Dico questo perché Mare Nostrum nasce sull'onda emotiva di una tragedia che ha scosso le coscienze del nostro Paese, le coscienze d'Europa, quella del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, le cui immagini raccapriccianti ancora in questi giorni stanno facendo il giro dei blog, dei siti Internet e, devo dire, continuano a suscitare non poco dolore e indignazione davanti a una tragedia di quelle dimensioni. Ma quella è solo la punta di un iceberg, lo dico perché i numeri dei morti in mare, nel Mediterraneo, nel tentativo di attraversare e di raggiungere il nostro Paese e, più in generale, le coste dell'Europa, ha raggiunto dei livelli insopportabili per un Paese civile. Noi parliamo di più di 12 mila morti di cui non è stata trovata neanche la metà dei corpi; noi parliamo di un enorme cimitero in cui abbiamo trasformato il mar Mediterraneo, quella striscia di mare che separa noi dal continente africano.
Allora, noi vorremmo provare, anche se capiamo che è difficile in una fase di campagna elettorale, a discutere di una questione come l'immigrazione fuori della retorica e dalla propaganda elettorale. Vorremmo provare a guardare, in realtà, che cos’è un fenomeno strutturale come quello dell'immigrazione. Noi cogliamo il dato positivo: da un po’ di tempo questo @pagina=0058@Governo comincia a parlare dell'immigrazione come fenomeno strutturale e non emergenziale. Devo dire che non ci voleva molto, bastava guardare i numeri dei flussi che in questi anni sono stati plasticamente rappresentati che ci dicono, sì, di una modificazione, ma di una costante e cioè di un fenomeno che non dipende da una legge interna del nostro Stato o da un Governo o meno che siede su quegli scranni, ma dipende, invece, da quello che succede fuori dai nostri confini nazionali e fuori anche dai confini dell'Unione europea.
Allora, noi dovremmo andare a vedere la modificazione di questi flussi, la natura di quei flussi. Se noi andiamo a vedere, scopriamo che il 73 per cento delle persone che arrivano sulle nostre coste sono persone che hanno diritto a fare richiesta di asilo secondo la Convenzione di Ginevra, oltre che secondo la nostra Costituzione e le nostre leggi. Quindi, non sono immigrati clandestini, come li chiamano i colleghi della Lega, ma sono profughi, sono rifugiati, sono persone che scappano da guerre, persecuzioni, sono donne che sono state vittime di abusi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Allora, noi dovremmo riportare la verità rispetto alle cose di cui discutiamo e non continuare a fare propaganda. Poi, dovremmo, però, guardare al fatto che se a quella risposta emergenziale che è Mare Nostrum non seguono delle risposte strutturali rispetto a questo fenomeno, continueremo sempre ad avere delle tragedie come quelle che sono accadute, nei giorni scorsi, sempre al largo delle coste di Lampedusa, perché per quante navi potremmo mettere a pattugliare, a monitorare il Mediterraneo ci sarà sempre una carretta del mare che valicherà quel confine, quella barriera che noi abbiamo costruito, fosse anche per farli sbarcare sulle nostre navi. Ma noi abbiamo bisogno di mettere in campo politiche strutturali e di ripensare l'immigrazione dal punto di vista complessivo.
Ripensare l'immigrazione dal punto di vista complessivo significa, sì, giustamente, rimettere in discussione le politiche migratorie dell'Unione europea, ridiscutere il regolamento Dublino III, che permette appunto di individuare l'Italia anche come un Paese di transito e di facilitare i ricongiungimenti familiari, ma significa anche ripensare l'immigrazione nel suo complesso, quindi dai rapporti che abbiamo con i Paesi da cui queste persone fuggono – che sono molto spesso ambigui da una parte del nostro Governo – fino al sistema di accoglienza che noi abbiamo, che fa acqua da tutte le parti. Allora, vorrei dirlo, perché altrimenti corriamo il rischio di essere ridicoli in Europa quando facciamo delle rivendicazioni azzardate: se dicessimo che il peso dei rifugiati deve essere equamente distribuito in Europa e andassimo a vedere quali sono i numeri dei rifugiati nei vari Paesi europei, scopriremmo che forse gli altri Paesi potrebbero mandarci dei rifugiati in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Infatti, noi stiamo facendo delle tragedie davanti a numeri esigui; noi parliamo di flussi che negli ultimi anni sono arrivati, dall'apice dei 65 mila nel 2011, quando Ministro dell'interno era Roberto Maroni e appunto c'erano tutte le leggi anticlandestinità volute dalla Lega, al flusso di 30 mila unità dell'anno scorso.
Per fare il paragone, vorrei dire che la Germania, soltanto nel 2013, ha raccolto più di 125 mila rifugiati, che la Francia ne ha accolti più di 60 mila, che il Libano, in questo momento, accoglie 1 milione e mezzo di profughi che fuggono dalla Siria senza dire una parola (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Noi dobbiamo parlare di questo e dobbiamo parlare del fatto che dall'altra parte del nostro mare si stanno consumando delle tragedie su cui noi abbiamo delle responsabilità. Lo voglio dire al sottosegretario Delrio, che poco fa parlava dei rapporti con la Libia, degli incentivi che noi diamo rispetto alla guardia costiera libica: in questo momento, anche grazie alle nostre responsabilità, al disastro che l'Italia insieme alla Francia, ai Paesi dell'Unione europea e agli Stati Uniti ha creato in quel Paese, non c’è più un @pagina=0059@Governo con cui trattare; non c’è più un Governo a cui chiedere il rispetto dei diritti umani; e noi stiamo perseguendo una politica voluta dall'allora Governo Berlusconi, che trattava con Gheddafi la costruzione di lager e di gabbie dove le donne venivano stuprate, quando fuggivano dalle guerre (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Allora noi dovremmo subito mettere in discussione quei trattati, dovremmo smettere di dare soldi a dei Governi che non sono in grado di garantire il rispetto dei diritti umani e cominciare invece a capire quali sono le azioni di cooperazione che i nostri Paesi possono mettere in campo per migliorare la condizione dei Paesi di transito, garantendo, per esempio, che non debbano andare in Libia, che, proprio per questo motivo, è la base di tutte le organizzazioni criminali che organizzano la tratta degli esseri umani. Noi dovremmo permettere a quei profughi siriani di fare la richiesta d'asilo direttamente in Egitto, in modo tale da non dover finire nelle gabbie del Governo libico, da dove poi partono per arrivare sulle carrette del mare.
E poi vorrei dire un'altra cosa, la vorrei dire al Ministro Alfano, che si è replicato come qualche anno fa fece il Ministro Maroni nella paura di un esodo biblico (600-800 mila persone in attesa di partire): siccome i flussi di questi mesi sono dei flussi stabili che ci permettono di immaginare che ci sarà un lieve aumento degli arrivi rispetto all'anno passato ma comunque inferiori al 2011, quando il Ministro Maroni parlava di più di 1 milione di persone e ne arrivarono 65 mila sulle nostre coste, a meno che non stiano organizzando un «carretta bombing», cioè che in un giorno solo salgano tutti e 800 mila su una barca e arrivino in un giorno solo, questa è un'enorme menzogna ! È vero che ci sono nel nord Africa più di 800 mila profughi siriani, ma è vero che la maggior parte di loro troverà ospitalità nei campi profughi in Tunisia, in Libano e in Egitto, dove li accolgono facendo meno tragedie di quelle che sta facendo il nostro Paese.
E poi vorrei parlare della solitudine dell'Italia. L'Europa ha speso e spende per il sistema di protezione delle frontiere diversi miliardi di euro; all'Italia, solo nel settennato scorso, è toccato mezzo miliardo, che è arrivato per garantire i sistemi di accoglienza ma soprattutto per i respingimenti; e l'Europa ha stanziato per Frontex, il sistema di protezione delle frontiere, 7 miliardi di euro per il settennato che va dal 2014 al 2020. La domanda che io pongo ai colleghi del Partito Democratico, al Governo e a tutti coloro con cui abbiamo condiviso un impianto, anche rispetto al valore di Mare Nostrum, cioè l'idea che noi proviamo a salvare delle vite e non a militarizzare il nostro confine, è: a cosa serve oggi avere due operazioni militari, di fatto, nel Mediterraneo (anche se Mare Nostrum battesse bandiera europea), una per militarizzare il confine e l'altra per fare monitoraggio e soccorso ?
Noi chiediamo in questa Aula che Frontex venga trasformata in un'operazione di monitoraggio e soccorso e non di respingimento e che venga cambiata la natura di quella operazione per archiviare Mare nostrum perché non devono essere i militari a fare queste operazioni.
Infine mi permetta, Presidente, concludendo vorrei che questa discussione noi la riaprissimo dopo la campagna elettorale anche per sottrarre alla propaganda becera che anche in questa Aula oggi si è manifestata da parte della Lega Nord. Lo dico perché tra un poco avremmo qualcuno che si presenterà in questa Aula anche con la colla per affiggere i manifesti perché siamo arrivati anche a esporre manifesti elettorali dentro l'Aula del Parlamento e questo non è tollerabile. E io vorrei dire, perché bisogna anche avere contezza delle cose che si dicono, e concludo, che le bugie dette in quest'Aula, dai soldi per le sigarette alle ricariche telefoniche, che sono tutte incluse...
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PAGINA: 0012 LAURA RAVETTO (FI-PdL) (Vedi RS). Evidenziate le contraddizioni delle politiche governative in materia di immigrazione, non accetta la riformulazione proposta dal Governo della mozione Brunetta n. 1-00459 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0060 LAURA RAVETTO. Signor Presidente, Ministro, il gruppo di Forza Italia come da lei suggerito nella sua analisi userà il cervello e non la pancia. Però il cervello, e soprattutto i numeri, ci dicono che nei primi quattro mesi del 2014 c’è stato un aumento dell'823 per cento degli arrivi di migranti verso l'Italia rispetto allo stesso periodo del 2013. Che da gennaio ad aprile 2014 si sono registrati 25 mila 650 arrivi in Sicilia e 660 in Puglia e Calabria e che è un fenomeno che continuerà perché già abbiamo la certezza, confermata da Frontex, che ci sono numerosi migranti sulle coste libiche che stanno cercando di partire. Che il primo quadrimestre del 2014 ha segnato un record degli ultimi cinque anni. Che nel regolamento di Dublino 3 rimane invariato il principio secondo cui il primo Stato di arrivo è quello competente a valutare le richieste di asilo e a sostenere gli oneri sociali ed economici corrispondenti e che l'Italia è e rimane il primo Paese di accoglienza per l'Unione europea rispetto alla sponda nord africana. Che Frontex ha fatto sapere che il budget del 2014 è inferiore a quello per il 2013 nonostante fosse stata richiesta una riserva di denaro extra budget che la Commissione europea ha negato. Un punto sul quale è intervenuto il portavoce del commissario agli affari interni Cecilia Malstrom, Michele Cercone, spiegando che in realtà il bilancio ha subito un aumento di circa 4 milioni di euro – e lo ripeto – 4 milioni di euro: Ministro non bastano a coprire neanche 15 giorni dell'operazione Mare nostrum.
Che all'avvio della missione il Ministro della difesa pro tempore quantificò in un 1 milione di euro al mese il costo della stessa e che attualmente la missione costa invece, sommate le indennità spettanti al personale e i costi della manutenzione necessaria per l'uso straordinario dei mezzi, tra i 10 e i 14 milioni di euro al mese. Che la missione doveva costituire un deterrente per organizzazioni criminali che gestiscono i viaggi dei migranti dalle coste dell'Africa territoriale verso l'Italia e che invece Mare nostrum incentiva fortemente la partenza dei migranti verso le nostre coste favorendo quindi gli illeciti profitti di tali organizzazioni.
È ormai affermata l'idea che basta partire dalle coste africane, chiedere soccorso alle autorità italiane per essere raccolti in mare dalle nostre navi militari, che sono utilizzate come impropri taxi del mare, magari a pochi chilometri dai porti di partenza, ed essere portati presso i centri di accoglienza italiani.
Ministro, partono con navi enormi su cui caricano piccole imbarcazioni fatiscenti sulle quali caricano i migranti e li abbandonano in mare. Ministro, il suo Governo vuole continuare ad essere complice di questo sistema ? Il cervello ci dice che i sacrifici, in particolare degli abitanti di Lampedusa e quelli, Ministro, di certo non si sono girati dall'altra parte, sono stati enormi tra gestione dei flussi e rimpatri coattivi per coloro che non hanno titolo all'accoglienza. Ingenti sono stati i danni anche sotto il profilo dell'immagine.
Posso chiedere l'attenzione del Governo ? È un tema delicato Presidente.
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PAGINA: 0012 TOMMASO CURRÒ (M5S) (Vedi RS). Sottolinea l'esigenza di affrontare con l'impegno di tutti la grave questione dell'immigrazione, evitando inaccettabili strumentalizzazioni.
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PAGINA: 0062 TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, gentili colleghi, rappresentanti del Governo, il 3 ottobre dell'anno scorso, a largo delle coste dell'isola di Lampedusa si verificava una delle tragedie del mare che, più di ogni altra, aveva indignato l'opinione pubblica italiana ed europea.
A distanza di mesi, il 12 maggio 2014, quel tratto di mare ha visto un'altra tragedia verificarsi: un barcone, con un carico di 400 persone, si è capovolto a largo delle coste della Libia e noi oggi ci ritroviamo di nuovo qui nell'Aula parlamentare per discutere di un tema, quello dell'immigrazione, che indigna molto quando provoca morti, ma che poi non viene mai affrontato, secondo il nostro avviso, per come dovrebbe essere affrontato, secondo quelle che sono le predisposizioni di un Paese civile.
Allora, cerchiamo noi oggi di fare un ragionamento, signori, mantenendo lontani quelli che sono i tentativi di strumentalizzazione elettoralistica di questo tema, perché vedete, cari colleghi, da tempo noi parliamo e discutiamo su questo aspetto, ma quello che a noi, come MoVimento 5 Stelle ci pare di cogliere, è che si ripete sempre il solito copione; i partiti cioè utilizzano la strumentalizzazione ideologica per brandire un'arma di parte, che forse funziona per il proprio elettorato, ma non aiuta a risolvere il problema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora, noi oggi, al di là di ogni polemica, vogliamo essere qui per testimoniare la nostra presenza e la nostra assunzione di responsabilità, ragionando su due livelli. Il primo livello riguarda proprio quello ordinamentale, quello della disciplina dell'immigrazione, quello dei diversi livelli istituzionali che sono coinvolti nella risoluzione di un problema, che ha radici millenarie, signori: il problema migratorio esiste e sussiste da quando è nato l'uomo. Sapete perché ? Perché l'uomo cerca sempre condizioni migliori di vita. Rispetto a questo fatto incontrovertibile e che non troverà mai fine, si possono avere due atteggiamenti: o si prende atto e si riconosce agli altri, agli ultimi e ai deboli, il diritto alla vita e all'autodeterminazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) o altrimenti si fa un'altra cosa, signori: si esce dall'ipocrisia e si dice a chiare lettere che noi vogliamo mettere dei muri, laddove dei muri dovremmo abbassare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora, signori, partiamo proprio dall'aspetto ordinamentale del tema migratorio. @pagina=0063@Noi il 25 maggio saremo chiamati alle elezioni europee e sul fronte immigratorio vediamo un altro capitolo di questa Europa, la sua totale assenza negli scenari dove c’è bisogno di vicinanza ai cittadini. È quello il problema, signori. Sono veri i numeri che hanno citato i miei colleghi: 250 milioni di euro gestiti da Frontex rispetto ai quali, signori, io domando a tutti voi: vi siete accorti di come questi 250 milioni di euro sono stati spesi ? Noi non ce ne accorgiamo. Può essere che magari Frontex sia un'ennesima struttura burocratica, che spende molto e produce poco ?
Allora, a fronte di questo, come possiamo noi essere oggi in disaccordo rispetto al fatto che esiste una struttura che è stata posta in essere dallo Stato italiano nel mare Mediterraneo che salva vite umane ? Come si fa a non essere d'accordo sul salvataggio delle vite umane in mare ?
Allora, mi rivolgo non già ai colleghi della Lega, ma mi rivolgo a quelle persone che votano la Lega: come possono voltarsi dall'altra parte ? Come possono voltare lo sguardo dall'altra parte a fronte di questa situazione, a fronte di questo stato di cose ?
Allora, in questa mozione noi chiediamo una cosa molto semplice, mentre tutti gli altri partiti mettono nei loro dispositivi d'impegno la Bibbia e il Corano dei massimi impegni possibili e immaginabili, tutte questioni che si risolveranno forse tra vent'anni o tra cinquanta, con un percorso lungo e travagliato, che deve vedere tutta la politica coinvolta nella risoluzione del problema. Noi chiediamo una cosa molto semplice.
Chiediamo un impegno chiaro, semplice: che gli oneri che oggi lo Stato si accolla per gestire questa situazione umanitaria vadano a gravare sul bilancio europeo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Gli strumenti ci sono e chiediamo al Governo che si impegni, attraverso quegli strumenti programmatici che sono posti proprio nelle disponibilità dei Governi dei Paesi membri, affinché vadano ad incidere, anche in vista del semestre europeo, e affinché l'Europa si faccia carico realmente, e non solo a parole, della questione immigrazione nel Mediterraneo.
Vede, caro Ministro, c’è una cosa seria di cui bisogna parlare qui. Noi possiamo spendere tutte le parole che vogliamo e gliele cito le parole. Sono le parole del Presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, quando, proprio a valle del naufragio del 3 ottobre, venne a fare una visita a Lampedusa. Allora, è interessante sentire le sue parole: «L'Europa sta con la gente di Lampedusa e con l'Italia. Quello che riguarda uno Stato membro della UE ci riguarda tutti. È quello che significa essere un'Unione, un'Unione fondata su valori quali la dignità umana, la libertà, la democrazia e la solidarietà. L'Unione europea non può accettare che migliaia di persone muoiano alle sue frontiere. Qui a Lampedusa l'Europa e l'Africa condividono una frontiera che promette speranza, ma che troppo speso sfocia in tragedie. Le sfide, a cui devono far fronte Lampedusa e l'Italia, sono sfide europee. Quello che posso promettere, però, è che la Commissione europea farà tutto il possibile, con i mezzi di cui dispone, per aiutare a cambiare le cose. Il nostro impegno non comincia oggi. Negli ultimi anni l'Unione europea ha già fatto notevoli sforzi. Le nostre capacità di reazione sono migliorate grazie a Frontex, l'agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne, che abbiamo rafforzato di recente. Ma dobbiamo intensificare le nostre azioni. Dobbiamo rafforzare la nostra capacità di ricerca e salvataggio e il sistema di sorveglianza per localizzare le imbarcazioni, così da poter lanciare le operazioni di salvataggio e portare le persone in salvo prima che sia troppo tardi. È questa la finalità del sistema Eurosur, che vogliamo vedere attivo già il 2 dicembre».
Capite, allora, che dalle parole di José Manuel Barroso ci sono tutti gli intendimenti, parrebbe, di un impegno serio della Commissione europea e di tutti gli organi istituzionali della UE. Ma c’è un problema, signori, che noi in un anno qui abbiamo imparato una cosa: abbiamo imparato che @pagina=0064@fare politiche pubbliche seriamente significa mettere soldi, significa aprire missioni, programmi e capitoli di spesa. Se non ci sono risorse non fai nessuna politica pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E questo ancora manca, signori.
Allora, io sono stanco anche di sentire e di vedere trattato il tema con meri calcoli ragionieristici: ma cosa è questa lista di numeri ? Nove milioni, 13 milioni, 2,5 euro per le sigarette ? Ma di cosa parliamo ? A parte il fatto che chi gestisce tutto il fenomeno migratorio lo fa prendendo parte di queste risorse. Non è che questi soldi vanno agli immigrati o a quei poveri disgraziati. Diciamoci le cose come stanno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma, in aggiunta, c’è da dire che c’è anche un'ignoranza di fondo. Quando noi parliamo di 9 milioni spesi al mese, non riusciamo a comprendere che questi vanno valutati al netto dei costi che comunque quelle navi, quelle risorse e quell'organico già avrebbe se non facesse nulla. Dobbiamo ringraziare i nostri militari ed essere orgogliosi di questo Paese, che mette a disposizione anche i militari per salvare le vite umane in mare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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PAGINA: 0012 EMANUELE FIANO (PD) (Vedi RS). Sollecita con forza un mutato approccio a livello europeo in materia di immigrazione, sottolineando il fallimentare risultato al riguardo dei governi di centrodestra.
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PAGINA: 0064 EMANUELE FIANO. Signor Presidente, le immagini che, in queste ore, sono circolate di due morti abbracciati sotto il mare Mediterraneo, nel mare del canale di @pagina=0065@Sicilia, ridanno uno spessore drammatico alle questioni che qui stiamo esaminando. C’è dunque una dimensione drammatica perché riguarda esseri umani, nostri fratelli e sorelle, e c’è una dimensione politica, perché noi non siamo qui per fare testimonianza o per scrivere elegie, ma per dire se, come rappresentanti di partiti politici, abbiamo delle soluzioni da proporre. Per questo vorrei iniziare dalle soluzioni che la mozione del Partito Democratico propone per il tema che oggi affrontiamo, che non è tutto il tema del fenomeno dell'immigrazione, che necessiterebbe il rispetto e un dibattito molto più lungo da parte di quest'Aula, ma è la questione specifica dell'operazione Mare Nostrum, che alcuni vorrebbero interrompere e che noi chiediamo venga ampliata. Innanzitutto noi chiediamo che l'operazione Mare Nostrum diventi un'operazione dell'Unione europea. Quei morti del Mediterraneo non sono morti dell'Italia, sono una vergogna per la civiltà quei morti senza nome e sono quindi una vergogna per tutti gli europei, di cui l'Italia nelle sue coste meridionali è la porta.
Per questo noi abbiamo bene in mente che la spinta, la richiesta, l'impegno che noi chiediamo oggi al Governo di assumere e che sentiamo ha assunto, dando parere favorevole sulla nostra e su altre mozioni, è innanzitutto quello di modificare il testo del regolamento Dublino III, che permetta finalmente l'ampliamento della possibilità di ricongiungimento dei richiedenti protezione internazionale ad altri familiari in altri Paesi europei, perché questo è il fenomeno più ingente che ci sta attraversando.
Ho sentito molto parlare i colleghi della Lega Nord oggi di clandestini. Forse è bene ricordare che di coloro che sono sbarcati sulle nostre coste – e 19 mila di loro non sono morti grazie all'operazione Mare Nostrum – il 97 per cento di coloro che sono sbarcati sono richiedenti asilo, non sono clandestini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono esseri umani che arrivano da situazioni di guerra, di disastro personale, familiare. Sono i dati del Ministero dell'interno. Dunque, coloro che qui sbarcando vorrebbero ricongiungersi alle loro famiglie in altra parte d'Europa e non lo possono fare, rimanendo per via del regolamento Dublino III sul suolo nazionale, richiedono a noi e quindi al Governo che quel regolamento venga modificato.
Chiediamo al Governo di perseguire il progetto del reciproco riconoscimento dello status di protezione internazionale rilasciato da uno Stato membro, da parte di tutti gli altri partner europei, in modo da permettere la libertà di stabilimento del beneficiario in ogni Stato dell'Unione europea. Chiediamo di adottare qualsiasi iniziativa utile affinché si possa valutare la possibilità, che già da altri è stata citata, che nei Paesi di origine o di transito siano istituiti i presidi dell'Unione europea per uno screening, un filtro preventivo su coloro che qui vogliono giungere. Chiediamo che venga adottata ogni iniziativa utile nelle sedi europee per predisporre un piano integrato delle misure di accoglienza a livello europeo. Questo è un tema dell'Europa che noi vorremmo. Queste sono soluzioni che il Governo deve pretendere dall'Europa. Però non vi è dubbio – lo dico a tutti noi – che i due giorni che abbiamo passato in questa Aula su due temi che riguardano, se posso così dire, la vita delle persone, in un caso di una persona, oggi di molte migliaia di persone...
Sono temi che vengono affrontati probabilmente, perlomeno quello di oggi, perché oggi è in corso una campagna elettorale. L'operazione Mare Nostrum inizia nell'ottobre dell'anno scorso, dopo la terribile strage che qui è già stata ricordata. Eppure, questo tema viene sollevato oggi in campagna elettorale.
Vorrei dire, Signor Presidente, per il suo tramite, ai colleghi della Lega Nord, al collega che prima ha parlato e che citava dei dati: voi avete governato questo Paese per nove anni con i Governi di centrodestra, avete governato questo Paese e i numeri che derivano dai ministeri che voi avete guidato, dalla banca dati del Ministero dell'interno, non danno ragione alle vostre politiche, danno torto; nel 2008 gli @pagina=0066@espulsi da questo Paese furono 4.320, su 10.539 arrivi, dopo l'approvazione del pacchetto sicurezza del Ministro Maroni, del Governo Berlusconi, nel 2010, gli espulsi furono 3.999, cioè solo il 28 per cento di coloro che erano arrivati fu rimpatriato contro il 49 per cento – il doppio circa – del 2003. Sempre nel medesimo anno, solo il 38 per cento di coloro che voi avete rinchiuso nei CIE è stato rimpatriato, il livello più basso dei sei anni precedenti.
Signor Presidente, mi rivolgo a lei, ma a chi vogliono dare lezione coloro che hanno governato questo Paese per nove anni, che hanno prodotto questi numeri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Commenti dei deputati dei gruppo Lega Nord e Autonomie) ? Coloro il cui fallimento è stampato nella banca dati del Ministero dell'interno. Esprimo, signor Presidente, per il suo tramite opinioni politiche suffragate da dati che ci derivano dalla banca dati del Ministero dell'interno.
E vorrei anche dire, signor Presidente, che l'Italia ha già subito una condanna da parte dell'Unione europea per le politiche d'immigrazione nel febbraio del 2011. Allora vorrei dire che, se per risolvere questo problema bisogna dire che chi c'era prima era bravo e che chi c’è adesso, per esempio il Governo Renzi, che da settanta giorni è in carica, è cattivo e ha causato le cose di cui stiamo parlando, noi non ci stiamo ! A noi interessano soluzioni politiche che l'Italia pretenda dall'Europa per salvare vite umane, per determinare che il tema dell'afflusso di immigrati in questo Paese, il tema dei richiedenti asilo in questo Paese, il tema dei profughi in questo Paese, è un problema di civiltà europea che l'Italia non può gestire da sola. Noi dobbiamo chiedere con forza all'Europa che assuma questo tema, ma non ci piegheremo all'idea che la politica utilizzi in campagna elettorale la vita delle persone, la vita delle persone per conquistare dei voti: prima c’è la vita umana dopo ci sono i voti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Perché nel Mediterraneo, con l'operazione Mare Nostrum, che costa 9 milioni al mese, sono state salvate 20 mila vite umane; per me 20 mila vite umane sono patrimonio universale, che vale molto di più di 20 mila voti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Allora noi abbiamo la forza di indicare al Governo esattamente dove andare a modificare i regolamenti, esattamente dove chiedere all'Europa di intervenire. Bisogna farlo con forza, perché, è vero, le critiche che sono risuonate in quest'Aula sull'abbandono sostanziale che c’è dall'Europa nei confronti del nostro Paese sono vere.
Ho sentito fare da un collega del MoVimento 5 Stelle, Currò, un'analisi che posso condividere sul tema globale del perché esista la migrazione dal sud al nord del mondo. È un tema di proporzione vastissima, ma noi abbiamo delle possibilità concrete di agire su quei fenomeni, se potessimo agire come un tempo si agiva, con gli accordi bilaterali nei Paesi del Nord Africa. Ma voglio ricordare, signor Presidente per il suo tramite, ai colleghi della Lega Nord, che sono cambiati i regimi in quei Paesi e che, in alcuni di quei Paesi, il nostro Paese non ha la possibilità di dialogare, non esistono Governi stabili in alcuni di quei Paesi. Ed è, dunque, una dimensione maggiore, quella della nostra Unione europea che può agire. È l'unica che può agire perché ha nel patrimonio del proprio statuto la difesa dei diritti umani. Quando la politica si occupa dei diritti umani non può pretendere di fare di questo oggetto di campagna elettorale. Noi siamo qui non per accusare nessuno, siamo qui per proporre soluzioni.
Perché abbiamo il cuore straziato dalle immagini che continuamente vediamo delle coste di Lampedusa e del Canale di Sicilia, ma la mente ben fredda per sapere che la politica può dare soluzione, quando mette i diritti e la vita umana al centro della propria azione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
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PAGINA: 0012 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che, come da prassi, le mozioni e la risoluzione saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse (All'atto dell'indizione della votazione, deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie espongono cartelli recanti la scritta «Clandestino è reato» e fanno uso di fischietti).
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PAGINA: 0067 PRESIDENTE. Come da prassi, le mozioni e la risoluzione saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che non avendo i presentatori delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00439, Brunetta ed altri n. 1-00459 e Rampelli ed altri n. 1-00461 accettato le riformulazioni proposte dal Governo, il parere su tali mozioni deve intendersi contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1- 00439, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
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PAGINA: 0012 PRESIDENTE (Vedi RS). Richiama all'ordine per due volte il deputato Caparini.
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PAGINA: 0067 Giorgio Piccolo, Rotta (I deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie fanno uso di fischietti)... Collega Caparini, è possibile rimuovere quel fischietto al collega Caparini ? Plangger, Dellai, Boccuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
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PAGINA: 0013 PRESIDENTE (Vedi RS). Richiama all'ordine per la seconda volta il deputato Molteni.
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PAGINA: 0068 Colleghi... Collega Molteni, la richiamo all'ordine per la seconda volta. No, no, l'ho richiamata prima, mi ricordo. Colleghi !
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PAGINA: 0013 PRESIDENTE (Vedi RS). Dispone l'esclusione dall'Aula del deputato Prataviera.
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PAGINA: 0068 Monaco, Bratti, Carrescia, Donati... di nuovo Carrescia... Chi altro non ha votato ? Sembra che abbiano votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione (Deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie fanno uso di fischietti).
Collega Prataviera, lei è espulso ! Forza, allontanate il collega Prataviera dall'Aula ! Questo è un comportamento irrispettoso di una fase di votazione, per me è gravissimo ! Quindi, allontanate il collega Prataviera dall'Aula ! Stava fischiando. Vuole la motivazione ? Stava fischiando con il fischietto ! Forza. Andiamo avanti (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
Comunico il risultato della votazione:
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PAGINA: 0014 PRESIDENTE (Vedi RS). Dispone l'esclusione dall'Aula del deputato Guidesi.
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PAGINA: 0068 Guidesi lei è espulso dall'Aula. Allontanate il collega Guidesi dall'Aula.@pagina=0069@
Dichiaro chiusa la votazione (I deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie fanno uso di fischietti).
Comunico il risultato della votazione:
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PAGINA: 0014 PRESIDENTE (Vedi RS). Richiama all'ordine per la seconda volta il deputato Caparini.
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PAGINA: 0070 La Camera approva (Vedi votazioni).
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PAGINA: 0014 Interviene sull'ordine dei lavori il deputato MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS).
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PAGINA: 0070 MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
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PAGINA: 0015 La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 14,05.
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PAGINA: 0015 Missioni. (Vedi RS)
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PAGINA: 0070 Missioni.
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PAGINA: 0015 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta sono ottantanove.
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PAGINA: 0070 PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Biondelli, Boccia, Brescia, Caparini, Antimo Cesaro, D'Ambrosio, Del Basso De Caro, Dellai, Di Lello, Gregorio Fontana, Migliore, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Sani, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
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PAGINA: 0015 Discussione del disegno di legge S. 1413, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge, n. 47 del 2014: Misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per EXPO 2015 (approvato dal Senato) (A.C. 2373). (Vedi RS)
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PAGINA: 0070 Discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015 (Approvato dal Senato) (A.C. 2373) (ore 14,07).
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PAGINA: 0015 PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle linee generali, della quale è stato chiesto l'ampliamento.
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PAGINA: 0070 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2373: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015.
Ricordo che questa mattina sono state respinte le questioni pregiudiziali Grimoldi ed altri n. 1, Nuti ed altri n. 2 e Lombardi ed altri n. 3.
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PAGINA: 0016 RAFFAELLA MARIANI (PD) (Vedi RS), Relatore. Svolge la relazione sul disegno di legge di conversione n. 2373.
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PAGINA: 0071 RAFFAELLA MARIANI, Relatore. Signor Presidente e onorevoli colleghi, l'VIII Commissione propone all'Assemblea l'approvazione del decreto in esame, che reca misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015, già approvato in prima lettura dal Senato.
Trattandosi di un provvedimento che da diverse settimane è all'attenzione delle cronache parlamentari, credo opportuno illustrare in termini non troppo analitici il suo contenuto.
Sottolineo però il dato politico di fondo, rappresentato dal fatto che il decreto-legge, dopo anni di vera e propria crisi delle politiche abitative, segna una positiva inversione di tendenza, offrendo l'esplicita dimostrazione della rinnovata volontà di affrontare in maniera organica il fenomeno grave dell'emergenza casa. I principali segnali sono stati formulati riattivando, ad esempio, strumenti importanti come il fondo per la morosità incolpevole o il fondo sostegno affitti, praticamente azzerato negli ultimi anni, cercando di ridare slancio ed incisività al settore della locazione rafforzando le misure esistenti ed introducendo nuove misure a sostegno degli affitti a canone calmierato, favorendo l'accesso degli inquilini alla proprietà degli alloggi e promuovendo l'incisivo programma di recupero e di riqualificazione dell'ingente patrimonio nazionale, rappresentato dal complesso degli immobili di edilizia residenziale pubblica.
Accanto a questo giudizio positivo sul contenuto del provvedimento, devo tuttavia svolgere due precisazioni critiche. La prima riguarda il fatto che, ancora una volta, la Camera è chiamata ad esaminare un decreto-legge in tempi strettissimi, in conseguenza del fatto che il Senato ha impiegato tre quarti dell'intero tempo a disposizione del Parlamento per la conversione in legge. Questo fatto increscioso ha oggettivamente pregiudicato la possibilità di svolgere un'accurata ed adeguata attività istruttoria in Commissione e reso estremamente difficile apportare al testo del decreto alcune modifiche ed integrazioni che a molti di noi sembrerebbero opportune. In tal senso invito i colleghi deputati dei gruppi di maggioranza e di opposizione a trasformare in ordini del giorno almeno le proposte emendative sulle quali più ampio è risultato il consenso dei gruppi in Commissione, sollecitando il Governo a farsi carico del loro contenuto e a verificare la possibilità di inserirli in una delle prossime iniziative legislative in materia.
La seconda considerazione critica riguarda poi la scelta di metodo, ancora una volta praticata dal Governo, di inserire in un provvedimento d'urgenza norme puntuali di modifica del codice degli appalti. Ritengo infatti – e in questo senso spero di interpretare i sentimenti di tantissimi colleghi oggi presenti in aula – che il codice degli appalti abbia certamente bisogno di essere sottoposto ad un'accurata opera di revisione e di semplificazione legislativa, ma questa opera non può più essere condotta con interventi sporadici ed emergenziali, come purtroppo è accaduto anche in questa occasione. Al contrario, proprio per la delicatezza e la complessità dei temi che affronta, una revisione del codice degli appalti deve essere portata avanti in modo organico e mettendo le Commissioni parlamentari competenti per materie in condizioni di lavorare ad un provvedimento che abbia come finalità esclusiva quella di una riforma organica.
Colleghi, dobbiamo tutti sentire la responsabilità, tanto più in un momento come questo, di assegnare al Parlamento il @pagina=0072@ruolo centrale che gli compete anche nella revisione efficiente ed efficace di norme che riconducono alla chiarezza, alla trasparenza ed alla massima tutela della concorrenza l'intero sistema degli appalti pubblici.
È un impegno che dobbiamo prendere e mi auguro che il Governo voglia raccogliere questo invito e questo richiamo.
Passando al contenuto del provvedimento, osservo anzitutto che l'articolo 1 aumenta di 100 milioni di euro gli stanziamenti di bilancio per il fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e di 225,92 milioni di euro il fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, stanziamenti che sono stati autorizzati dal decreto-legge n. 102 del 2013.
L'articolo 2, al comma 1, modifica in più punti la disciplina del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione contenuta nell'articolo 11 della legge n. 431 del 1998 al fine di: prevedere il finanziamento, con le risorse del Fondo, di iniziative non solo comunali, ma anche delle regioni; aggiungere, al novero delle iniziative, comunali o regionali, finanziabili dal Fondo, la costituzione di fondi di garanzia; rendere possibile la stipula delle convenzioni con le quali attuare le iniziative regionali e comunali, anche con imprese di costruzione ed altri soggetti imprenditoriali; chiarire che gli alloggi da concedere in locazione devono essere affittati a canoni concordati oppure, in base ad un'apposita modifica introdotta al Senato, che si proceda alla rinegoziazione delle locazioni esistenti per consentire alle parti, con il supporto delle organizzazioni di rappresentanza della proprietà e degli inquilini, la stipula di un nuovo contratto a canone inferiore; demandare alle regioni la definizione delle finalità di utilizzo del Fondo, sentiti i comuni, anche in forma coordinata con il Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, al fine di ottimizzarne l'efficienza; modificare i criteri che le regioni devono seguire nel ripartire le risorse ai comuni; prevedere l'applicazione delle procedure previste per gli sfratti per morosità alle locazioni degli alloggi reperiti con le risorse del Fondo, precisando che tale applicazione opera anche nei casi di rilascio per finita locazione. Il comma 1-bis dell'articolo 2, introdotto durante l'esame al Senato, prevede che l'applicazione da parte dei comuni delle disposizioni di cui all'articolo 11, comma 3, della legge n. 431 del 1998, al fine di contrastare l'emergenza abitativa, costituisce titolo di preferenza nell'assegnazione di contributi pubblici per qualsiasi tipo di edilizia economica e popolare. Il comma 1-ter dell'articolo 2, introdotto durante l'esame al Senato, disciplina le modalità di erogazione dei contributi in favore di inquilini morosi incolpevoli, a valere sulle risorse del relativo Fondo, al fine di prevedere che tali contributi siano erogati dai comuni in forme tali da assicurare la sanatoria della morosità.
Segnalo, poi, l'articolo 3, comma 1, che contiene una serie di disposizioni finalizzate, da un lato, ad accelerare il processo di definizione delle nuove regole di alienazione delle case popolari, vale a dire degli immobili di proprietà degli IACP o degli enti, comunque denominati, che li hanno sostituiti, e dall'altro a concedere contributi per l'acquisto di tali alloggi. La normativa consente peraltro anche la vendita degli immobili di proprietà dei comuni e degli enti pubblici anche territoriali. Le risorse derivanti dalle alienazioni sono destinate ad un programma straordinario di realizzazione e di manutenzione straordinaria degli alloggi di ERP. Osservo, inoltre, che lo stesso articolo 3 istituisce, nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, un fondo destinato alla concessione di contributi in conto interessi sui finanziamenti per l'acquisto degli alloggi di proprietà degli IACP, comunque denominati. La norma, come modificata durante l'esame al Senato, chiarisce opportunamente che i contributi sono destinati a finanziare l'acquisto degli alloggi da parte dei conduttori e che ai citati contributi hanno accesso anche i soci assegnatari di alloggi di cooperative edilizie a proprietà indivisa per l'acquisizione dell'alloggio posto in vendita a seguito di procedure concorsuali. Il @pagina=0073@nuovo comma 2-ter amplia, invece, la platea dei beneficiari del Fondo di garanzia per la prima casa, includendovi anche i conduttori di alloggi di proprietà degli IACP o degli enti, comunque denominati, che li hanno sostituiti.
L'articolo 4 prevede l'emanazione di criteri per la formulazione di un programma di recupero e di razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, finanziato, nel limite di 500 milioni di euro, con le risorse provenienti da finanziamenti revocati che erano stati in precedenza destinati alle infrastrutture strategiche. Il programma è finalizzato al recupero e alla razionalizzazione degli immobili di edilizia residenziale pubblica, sia attraverso il ripristino di alloggi di risulta, sia per il tramite della manutenzione straordinaria degli alloggi, anche ai fini dell'adeguamento energetico, impiantistico e statico e del miglioramento sismico degli immobili. Nel corso dell'esame al Senato il comma 1 dell'articolo 4 è stato modificato al fine di ampliare la portata del programma, oltre che agli immobili di proprietà degli IACP, anche agli immobili di proprietà dei comuni e degli enti di edilizia residenziale pubblica aventi le stesse finalità degli IACP. Viene altresì previsto uno stanziamento di ulteriori 67,9 milioni di euro, che vengono prelevati da un nuovo fondo destinato a raccogliere le risorse non utilizzate da alcuni programmi di edilizia residenziale, per il recupero di alloggi da assegnare agli inquilini appartenenti con priorità alle categorie meno abbienti che beneficiano della sospensione degli sfratti, a condizione che i soggetti appartenenti a tali categorie siano collocati utilmente nelle graduatorie comunali per l'accesso ad alloggi ERP. Sottolineo, inoltre, l'importanza della disposizione dell'articolo 4 che, nel disciplinare le procedure di monitoraggio dell'attuazione del programma, prevede che il Governo riferisca periodicamente alle competenti Commissioni parlamentari.
L'articolo 5 introduce una specifica disciplina volta ad impedire che chiunque occupi abusivamente un immobile possa chiedere la residenza e l'allacciamento ai pubblici servizi. La norma stabilisce la nullità ex lege degli effetti degli atti emessi in violazione della nuova normativa. Si prevede, inoltre, il divieto, per coloro che occupano abusivamente alloggi di edilizia residenziale pubblica, di partecipare alle procedure di assegnazione di alloggi sociali per i successivi cinque anni.
È, inoltre, prevista una clausola di salvaguardia, fino al 31 dicembre 2015, degli effetti prodottisi e dei rapporti giuridici sorti sulla base dei contratti di locazione già registrati presso l'Agenzia delle entrate, nei casi di mancata registrazione del contratto entro i termini di legge, di indicazione di un affitto inferiore a quello effettivo e di registrazione di un contratto di comodato fittizio.
L'articolo 6 dispone che i redditi derivanti dalla locazione di alloggi sociali, di nuova costruzione o per i quali sono stati realizzati interventi di manutenzione straordinaria o di recupero, non concorrono alla formazione del reddito d'impresa ai fini delle imposte sui redditi né alla formazione del valore della produzione netta ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive, nella misura del 40 per cento. Tale previsione è valida fino all'eventuale riscatto dell'unità immobiliare da parte del conduttore e, comunque, per un periodo non superiore a dieci anni.
L'articolo 7, ai commi 1 e 2 reca agevolazioni fiscali per il triennio 2014-2016 in favore dei conduttori di alloggi sociali adibiti ad abitazione principale. Per effetto delle modifiche del Senato, i commi 2-bis e 2-ter intervengono sulla disciplina delle detrazioni IRPEF spettanti per le ristrutturazioni edilizie e l'acquisto di mobili, consentendo di usufruire della detrazione per le spese sostenute nel periodo 6 giugno 2013 – 31 dicembre 2014 per l'acquisto di mobili, anche ove dette spese superino quelle sostenute per i connessi lavori di ristrutturazione.
L'articolo 8 prevede la facoltà di inserire la clausola di riscatto dell'unità immobiliare e le relative condizioni economiche, nelle convenzioni che disciplinano le modalità di locazione degli alloggi sociali, @pagina=0074@alle condizioni previste nella norma (comma 1) ed è specificata la disciplina fiscale applicabile nelle ipotesi di riscatto dell'alloggio sociale (commi 2 e 3). Il comma 5 prevede l'applicazione delle disposizioni dell'articolo in questione ai contratti di locazione stipulati successivamente all'entrata in vigore del decreto-legge, a partire, quindi, dal 29 marzo 2014.
L'articolo 9 stabilisce l'applicazione, per il quadriennio 2014-2017, di un'aliquota ridotta al 10 per cento, in luogo del 15 per cento, per la cosiddetta «cedolare secca» per i contratti a canone concordato stipulati nei maggiori comuni italiani e nei comuni confinanti, negli altri capoluoghi di provincia o nei comuni ad alta tensione abitativa (comma 1) e il comma 2 estende il regime della cedolare secca anche per le abitazioni locate a cooperative edilizie per la locazione o a enti senza scopo di lucro, purché sublocate a studenti universitari e date a disposizione dei comuni con rinuncia all'aggiornamento del canone di locazione o assegnazione, sulla base di un'ulteriore modifica inserita nel corso dell'esame al Senato. Il comma 2-bis dell'articolo 9, consente l'applicazione dell'aliquota ridotta al 10 per cento della cedolare secca ai contratti di locazione stipulati nei comuni per i quali sia stato deliberato, negli ultimi cinque anni (la norma precisa «precedenti l'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto»«) lo stato di emergenza a seguito di eventi calamitosi. Il comma 2-ter dell'articolo 9, prevede l'aggiornamento da parte del CIPE dell'elenco dei comuni ad alta tensione abitativa entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Il comma 2-quater dell'articolo 9 disciplina la copertura degli oneri derivanti dai precedenti commi 2-bis e 2-ter, che sono valutati in 1,53 milioni di euro, per l'anno 2014, e 1,69 milioni di euro, a decorrere dal 2015.
L'articolo 9-bis assoggetta ex lege, dal 2015, al regime IMU previsto per l'abitazione principale, l'unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani pensionati iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, purché non locata o data in comodato d'uso. In sostanza, detti immobili godranno ex lege dell'esenzione da IMU, se non si tratta di immobili «di lusso».
L'articolo 10 reca, al comma 1, le finalità, alla base delle sue disposizioni, coincidenti con il perseguimento della riduzione del disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati attraverso l'aumento dell'offerta di alloggi sociali in locazione, senza consumo di nuovo suolo rispetto agli strumenti urbanistici vigenti, favorendo il risparmio energetico e la promozione, da parte dei Comuni, di politiche urbane mirate ad un processo integrato di rigenerazione delle aree urbanizzate e dei tessuti edilizi esistenti attraverso lo sviluppo dell'edilizia sociale. Il comma 5-bis dispone che il presente articolo è finalizzato, altresì, alla creazione di quote di alloggi da destinare alla locazione temporanea dei residenti di immobili di edilizia residenziale pubblica in corso di ristrutturazione o a soggetti sottoposti a procedure di sfratto.
Il comma 3 reca la nuova definizione di alloggio sociale, che è l'unità immobiliare adibita ad uso residenziale quando sia realizzata o recuperata da soggetti pubblici e privati, nonché dall'ente gestore comunque denominato, e da concedere in locazione, per ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi alle condizioni di mercato. Nel corso dell'esame al Senato è stato specificato che gli alloggi sociali sono altresì destinati alle donne ospiti dei centri antiviolenza e delle case rifugio di cui all'articolo 5-bis del decreto-legge n. 93 del 2013.
Il comma 4 stabilisce che l'articolo in esame si applica, nei comuni ad alta tensione abitativa (di cui alla delibera CIPE 13 novembre 2003), al patrimonio edilizio esistente, ivi compresi gli immobili non ultimati e gli interventi non ancora avviati provvisti di titoli abilitativi rilasciati entro la data di entrata in vigore del presente decreto-legge (tale termine è stato modificato durante l'esame al Senato; nel @pagina=0075@testo pubblicato del decreto-legge figura la data del 31 dicembre 2013) ovvero regolati da convenzioni urbanistiche stipulate entro la stessa data e vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge.
Il comma 5 elenca gli interventi urbanistico-edilizi ammessi per la realizzazione di alloggi sociali, mentre il comma 8 stabilisce che tali interventi non possono riguardare edifici abusivi o siti in aree ad inedificabilità assoluta e non sono ammessi nei centri storici qualora ricadenti nelle tipologie citate nella norma.
Il comma 6 affida alle regioni – entro il termine di 90 giorni (erano 60 nel testo iniziale del decreto-legge) dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto – per gli ambiti non disciplinati da norme o da convenzioni già stipulate, la definizione dei requisiti di accesso e di permanenza nell'alloggio sociale, nonché dei criteri di regolamentazione dei canoni di locazione e dei prezzi di cessione per gli alloggi concessi in locazione con patto di futura vendita.
Il comma 7 affida una serie di compiti ai comuni, che devono essere assolti entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e comunque anteriormente al rilascio del primo titolo abilitativo edilizio.
Dal punto di vista degli stanziamenti, il comma 10 destina fino a 100 milioni di euro delle risorse rese disponibili ai sensi dell'articolo 4, comma 2, del presente decreto e comunque anteriormente al rilascio del primo titolo abilitativo edilizio.
Dal punto di vista degli stanziamenti, il comma 10 destina fino a 100 milioni di euro delle risorse rese disponibili, ai sensi dell'articolo 4, comma 2, del presente decreto al finanziamento di alcuni interventi citati nella norma.
Il comma 10-bis si propone di contribuire ad assicurare i mezzi finanziari per la completa e rapida realizzazione di programmi di alloggi sociali finanziati con fondi nazionali e regionali. Per tale finalità viene consentita, anche in deroga a quanto previsto dalle relative norme di finanziamento, la cessione o il conferimento ai fondi immobiliari o agli altri soggetti contemplati dal comma 3, lettera a) dell'articolo 11 del decreto-legge n. 112 del 2008, di immobili residenziali realizzati da soggetti pubblici e privati con il concorso di un contributo pubblico, e destinati a concorrere all'aumento dell'offerta di alloggi sociali.
Il decreto contiene alcune disposizioni che riguardano gli alloggi destinati ai dipendenti impegnati nella lotta alla criminalità organizzata. Si tratta, in particolare, del comma 1-bis dell'articolo 3, che consente all'assegnatario degli alloggi destinati ai dipendenti statali impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, di continuare ad usufruire di detti alloggi, anche in seguito alla cessazione del servizio, nei casi e per i periodi di tempo indicati nella norma. Il comma 1-ter del medesimo articolo, inoltre, consente, agli enti proprietari, di vendere agli assegnatari gli alloggi finanziati in tutto o in parte nell'ambito del programma di ERP destinato ai dipendenti statali impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, prima dei termini ivi previsti.
Il comma 10-ter dell'articolo 10 contiene disposizioni finalizzate a consentire l'utilizzo, per la realizzazione di alloggi sociali, di aree o diritti edificatori che dovevano servire per la costruzione di alloggi, nell'ambito del Programma di ERP destinato ai dipendenti statali impegnati nella lotta alla criminalità organizzata ma per i quali non si è avuta una copertura finanziaria. L'articolo 10-bis prevede alcuni casi di revoca dei finanziamenti del Programma straordinario di edilizia residenziale destinato ai dipendenti statali impegnati nella lotta alla criminalità organizzata e disciplina il riutilizzo delle risorse. In particolare, si dispone la revoca del finanziamento statale qualora i soggetti attuatori non intendano concorrere al finanziamento medesimo ai fini della completa realizzazione dell'intervento di edilizia sovvenzionata. Si prevede, inoltre, che le risorse così revocate sono assegnate ai comuni in cui ricade l'intervento, per la realizzazione di interventi di ERP.@pagina=0076@
Viene altresì previsto che, qualora per l'intervento di edilizia agevolata il titolo abilitativo non sia stato rilasciato alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, il relativo finanziamento statale decada.
Lo stesso articolo dispone che gli enti pubblici territoriali interessati che intendono procedere alla prevista trasformazione urbanistica anche in assenza del finanziamento statale possono fare salve le previsioni urbanistiche dell'accordo di programma sottoscritto tra regione e comune, reso esecutivo mediante ratifica del consiglio comunale entro la data del 31 dicembre 2007.
Passando al contenuto delle altre disposizioni, segnalo che l'articolo 10-ter modifica l'articolo 3 del testo unico dell'edilizia al fine di escludere, dal novero degli interventi di nuova costruzione, i manufatti leggeri, anche prefabbricati e strutture di qualsiasi genere che non siano diretti a soddisfare esigenze meramente temporanee purché siano installati, con temporaneo ancoraggio al suolo, all'interno di strutture ricettive all'aperto, in conformità alla normativa regionale di settore, per la sosta ed il soggiorno di turisti.
L'articolo aggiuntivo 10-quater novella gli articoli 5, 9 e 10 del decreto legislativo n. 122 del 2005, recante la disciplina a tutela dei diritti patrimoniali degli acquirenti di immobili da costruire.
L'articolo 11 prevede che con i provvedimenti di assegnazione delle risorse del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, del Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, del Fondo per gli interventi di manutenzione e di recupero di alloggi abitativi privi di soggetti assegnatari, nonché del Fondo per il piano di recupero di immobili e alloggi di edilizia residenziale pubblica siano stabilite le modalità di utilizzo delle risorse assegnate, di monitoraggio degli interventi e di applicazione delle misure di revoca. La norma dispone che le risorse revocate restano destinate al contrasto del disagio abitativo e sono riprogrammate con decreto interministeriale.
I commi da 1 a 7 dell'articolo 12 recano disposizioni in materia di qualificazione delle imprese che hanno affidato lavorazioni in subappalto, al fine di colmare il vuoto normativo conseguente all'annullamento di alcune norme del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010 da parte del decreto del Presidente della Repubblica 30 ottobre 2013. Le disposizioni, in sintesi, provvedono a ridurre il numero delle categorie cosiddette superspecialistiche e delle categorie a qualificazione obbligatoria, riproducendo di fatto nella sostanza le norme del decreto ministeriale 24 aprile 2014, che hanno individuato le categorie di lavorazioni che richiedono l'esecuzione da parte di operatori economici in possesso di specifica qualificazione e che di fatto vengono «legificate». Ulteriori norme recate dall'articolo 12 attengono all'applicabilità delle nuove disposizioni, all'abrogazione di alcune norme del Regolamento su cui incidono le disposizioni medesime, alla salvaguardia dei rapporti giuridici, dei bandi e degli avvisi pubblicati nei mesi passati.
I commi da 8 a 10 dell'articolo 12 recano, invece, disposizioni in materia di raggruppamenti temporanei di imprese volte, per un verso, a sopprimere il principio di corrispondenza tra quote di partecipazione e quote di esecuzione dei lavori affidati a un raggruppamento e, per l'altro, a ridefinire la disciplina dei requisiti minimi di qualificazione che devono essere posseduti dagli operatori economici riuniti in raggruppamento temporaneo o in un consorzio. Ulteriori modifiche di carattere generale consentono, per un verso, di stabilire le quote di partecipazione al raggruppamento o consorzio entro i limiti permessi dai requisiti di qualificazione e, per l'altro, di far eseguire i lavori da parte dei concorrenti riuniti secondo le quote indicate in sede di offerta.
Il comma 11 dell'articolo 12 proroga, quindi, di due anni la norma transitoria, di cui al comma 19 dell'articolo 357 del regolamento di attuazione del codice dei contratti pubblici, in base alla quale è @pagina=0077@consentito comprovare i requisiti di partecipazione alle gare richiesti alle società operanti nell'attività di verifica dei progetti anche con attività di progettazione, direzione dei lavori o collaudo.
L'articolo 13 prevede una serie di misure riguardanti la realizzazione del grande evento Expo 2015, al fine di prorogare al 2015 la disciplina concernente l'utilizzo dei proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni e di consentire alla società Expo 2015 Spa di derogare alla disciplina vigente sui contratti pubblici, con riguardo ai contratti di sponsorizzazione e alle concessioni di servizi.
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PAGINA: 0016 PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
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PAGINA: 0077 PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
È iscritta a parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.
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PAGINA: 0016 Intervengono nella discussione sulle linee generali i deputati CHIARA BRAGA (PD) (Vedi RS), DORINA BIANCHI (NCD) (Vedi RS), FEDERICA DAGA (M5S) (Vedi RS) e MARTINA NARDI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0077 CHIARA BRAGA. Signor Presidente, per la prima volta dopo quasi 15 anni discutiamo di casa in quest'Aula, con un provvedimento organico, fortemente voluto dal Governo Renzi, che si prefigge lo scopo di affrontare un'emergenza abitativa che è cresciuta enormemente negli anni di questa lunga crisi e che ha coinvolto fasce sempre più ampie di popolazione, comprese quelle che fino a qualche tempo fa pensavano di poter trovare soluzioni sul libero mercato al proprio fabbisogno abitativo e che ora, invece, sono progressivamente scivolati verso una cosiddetta zona grigia che va ad allargare la platea di soggetti che sempre più chiedono una risposta urgente e puntuale.
Per la prima volta, dopo molti anni, rimettiamo al centro del nostro ragionamento, con questo decreto, e con le risposte contenute in questo provvedimento il bisogno dell'abitare e non, come invece è avvenuto con le vicende assai poco fortunate dei piani casa del Governo Lega – PDL, quelle spesso di una crescita incontrollata dell'edificazione e della produzione immobiliare che oggi lascia traccia su un territorio spesso compromesso nei suoi valori ambientali.
In questo senso il pacchetto di misure contenute nel decreto-legge ed ulteriormente migliorate nel corso della discussione al Senato merita di essere valorizzato, superando la polemica che caratterizza questa fase aspra della campagna elettorale.
Il decreto-legge mette a disposizione risorse economiche pubbliche importanti, come non si vedevano da tempo, su vari fronti: quello dell'edilizia residenziale pubblica – quella di proprietà delle vecchie IACP ma anche degli enti locali – stanziando 500 milioni di euro già nel 2014, provenienti da finanziamenti revocati, che prima erano destinati alle infrastrutture strategiche e sbloccando quasi altri 70 milioni da anni inutilizzati, destinati all'ampliamento dell'offerta di edilizia residenziale pubblica, in particolare attraverso @pagina=0078@la riqualificazione e la messa a disposizione di alloggi inutilizzati perché bisognosi di interventi di adeguamento. Non a caso l'articolo 4 parla di programma di recupero e valorizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Si prevede, poi, il rilancio di un piano di alienazione degli alloggi di ERP e di proprietà dei comuni e di altri enti pubblici territoriali, al servizio esclusivo degli inquilini aventi titolo, prevedendo una finalizzazione precisa ed esclusiva delle risorse generate da questa misura e destinandole, cioè, alla realizzazione di interventi puntuali di manutenzione e di riqualificazione statica-energitica dell'edilizia sociale e all'acquisto di nuovi alloggi. Tutte queste misure puntano ad una razionalizzazione del patrimonio di edilizia sociale, con criteri specifici che non prevedano consumo di nuovo suolo inedificato e che, al contrario, puntino al miglioramento delle prestazioni tecniche ed energetiche degli alloggi. Lo sottolineo a beneficio dei quanti tenteranno di far passare questa operazione positiva – così come quella prevista all'articolo 10 che prevede l'aumento di alloggi sociali in locazione attraverso politiche urbane dei comuni volte appunto a processi di riqualificazione urbana – come invece una operazione di bassa speculazione immobiliare. Non è così e chi agita questi argomenti evidentemente lo fa solo per mancanza di altri argomenti nel criticare un provvedimento importante e atteso per migliaia di famiglie e di cittadini oggi in difficoltà.
Queste misure rispondono, insomma, all'esigenza di ampliare la disponibilità di alloggi sociali da destinare alle oltre 600 mila famiglie in lista di attesa, che hanno i requisiti per l'accesso ad alloggi di ERP e che oggi si vedono impedite dall'esercitare questo diritto dal fatto che molti alloggi sono inagibili, perché costruiti in epoche passate e sono inadeguati dal punto di vista delle dotazioni strutturali, igienico-sanitarie o anche perché indebitamente occupate da soggetti che non ne hanno titolo. Su questo punto voglio toccare un articolo del decreto-legge, l'articolo 5, che interviene con una serie di misure severe, ad esempio, che prevedono l'esclusione per 5 anni – peraltro nella formulazione di un emendamento proposto al Senato dai colleghi del 5 Stelle – per l'inclusione nella graduatoria per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. L'articolo 5 prevede anche altre misure di contrasto all'occupazione abusiva degli alloggi impedendo la richiesta di allacciamento e il rilascio della residenza. Io voglio spendere una parola su questo punto sul quale, peraltro, sono state sollevate alcune perplessità anche dallo stesso dossier redatto dagli uffici della Camera. La risposta di rispetto di regole, di legalità previste nel decreto-legge non può essere messa in discussione, ma perché si traduca in azioni positive è necessario applicarla nel pieno rispetto del riconoscimento dei diritti fondamentali dei cittadini e, quindi, coordinarla con la normativa vigente – ad esempio, in materia anagrafica – e dando corso proprio a quelle misure che consentano, attraverso un ampliamento della platea di alloggi di edilizia sociale, di far fronte ad un fabbisogno abitativo sempre più esteso.
Ma, signor Presidente, voglio dare risalto anche ad un'altra parte importante di questo decreto, quella che interviene sul fronte delle locazioni, che da sostegno ad un settore ancora troppo debole nel nostro Paese, che in realtà può contribuire a costruire risposte sostenibili al bisogno dell'abitare: vengono aumentate significativamente le dotazioni finanziare del Fondo sostegno affitti e del Fondo per la morosità incolpevole – introdotti dallo scorso Governo – per complessivi 325 milioni, rendendoli strutturali per i prossimi anni. Vorrei ricordare che questi strumenti, in particolare il Fondo sostegno affitti, era stato completamente azzerato dai Governi di centrodestra, a fronte di una crescita esponenziale delle domande di accesso.
Parliamo di circa 350 mila famiglie e 70 mila che hanno i requisiti per accedere al Fondo morosità. Vogliamo dirlo subito, sono risorse importanti, particolarmente @pagina=0079@apprezzabili perché vengono in un momento di forti ristrettezze economiche per il Paese, ma probabilmente non sufficienti; siamo sicuri che il Governo non mancherà di garantire la piena funzionalità di questi fondi, anche attraverso alcune modifiche già introdotte con il decreto alla disciplina ad esempio del Fondo sostegno affitti, ma anche superando il ritardo che riguarda l'emanazione del decreto ministeriale che regolamenta la materia di erogazione dei fondi di morosità.
Sempre sul fronte delle locazioni, il decreto-legge interviene anche sul fronte delle locazioni a canone concordato, in particolare agendo con una riduzione dal 15 al 10 per cento dell'aliquota della cosiddetta cedolare secca per questa tipologia di contratti. Siamo particolarmente soddisfatti di questa scelta, che il PD sostiene da tempo, anche alla luce dei dati che registrano un parziale fallimento della disciplina attuale della cedolare secca; questa maggiore differenziazione di aliquote tra affitti a canone di mercato e canone libero, aiuterà certamente a rendere più conveniente, soprattutto per la piccola e media proprietà, il canale concordato, con evidenti benefici a favore anche degli inquilini; positiva poi l'estensione del regime della cedolare secca alle abitazioni locate a cooperative edilizie e a enti senza scopi di lucro, destinate a studenti universitari, così come l'estensione territoriale ad altri comuni – oltre ai principali centri urbani e quelli ad alta tensione abitativa, per i quali il Governo si è impegnato ad aggiornare l'elenco nei prossimi 30 giorni – e ai contratti di locazione stipulati nei comuni per i quali sia stato deliberato negli ultimi 5 anni lo stato di emergenza a seguito di eventi calamitosi. Su questo punto chiediamo comunque al Governo di dare corso all'impegno pendente di riprendere il percorso di rinnovo della Convenzione nazionale per la realizzazione degli accordi per gli affitti a canone concordato e che necessita un aggiornamento rispetto al 2005 anche per tener conto delle modifiche di natura fiscale, normativa del mercato delle locazioni.
Infine, sempre sul fronte delle locazioni, vogliamo sottolineare come particolarmente positivo l'intervento a beneficio degli inquilini di alloggi sociali adibiti ad abitazione principale, le agevolazioni fiscali per i prossimi 3 anni, anche se probabilmente un più attenta e accurata formulazione avrebbe consentito di dare una risposta più puntuale in termini di equità, così come l'intervento sulle detrazioni IRPEF per l'acquisto di mobili, anche qualora le spese superino quelle sostenute per i lavori di ristrutturazione.
Signor Presidente, colleghi, noi siamo consapevoli che per le modalità di organizzazione dei lavori parlamentari questo ramo del Parlamento non avrà probabilmente margini di modifica e di miglioramento del provvedimento; voglio dirlo chiaramente, ci sono nel testo che ci è arrivato dal Senato punti che non ci convincono del tutto, mi riferisco all'articolo 10-ter, introdotto all'ultimo momento in Aula al Senato, che modifica la disciplina edilizia per le cosiddette case mobili, seppur limitate a strutture ricettive all'aperto. Questo articolo avrebbe potuto trovare una più puntuale formulazione, a maggior garanzia della salvaguardia e della tutela dei valori ambientali e paesaggistici del nostro territorio, così come l'inserimento di norme di modifica del codice degli appalti in un provvedimento d'urgenza, di cui ha già detto la relatrice e su cui anche come Partito Democratico, affermiamo con forza la convinzione che ci sia necessità di una revisione organica della materia, tanto più alla luce anche delle questioni di stretta attualità, ma che venga svolta nelle sedi e con le giuste modalità.
Complessivamente questo provvedimento merita il nostro pieno sostegno, sia per le parti che riguardano il suo cuore, e cioè le risposte in materia di emergenza abitativa, sia per quella parte marginale che è relativa però ad un evento particolare e importante, che è Expo; non c’è nessun abbassamento della guardia su quel fronte, anzi. Si stanziano 25 milioni di euro a favore del comune di Milano a integrazione degli oneri per l'organizzazione @pagina=0080@dell'evento Expo, che saranno esclusi dal Patto di stabilità; si confermano le agevolazioni fiscali sulle misure di facilitazione alla partecipazione all'evento; si prevede una proroga della deroga in materia di contratti pubblici esclusivamente per la società Expo, quindi senza intermediari, e solo ed esclusivamente per contratti di sponsorizzazione e concessioni di servizi collegati all'evento. Io so che qualcuno sprecherà questa occasione per urlare a vuoto per sperare di accaparrarsi qualche voto in più, sparando sul grande appuntamento che Expo rappresenta per il Paese. Spero di sbagliarmi e spero invece che la discussione che faremo e la rapida conversione in legge di questo decreto sia una buona risposta al bisogno reale, urgente di risposta di soluzioni abitative per migliaia di famiglie nel nostro Paese. Il Governo e il Partito Democratico hanno lavorato per questo al Senato e altrettanto faranno qui alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0080 DORINA BIANCHI. Signor Presidente, in relazione anche a quelle che sono le esigenze dell'Aula io depositerò gran parte del mio intervento, però senza non potere dire prima quello che noi rivendichiamo come Nuovo Centrodestra, cioè il protagonismo in questo intervento, anche come forza del centrodestra, insieme al Ministro Lupi, che è stato il titolare di questo provvedimento, non perché si interviene soltanto sull'Expo, che sicuramente noi reputiamo una grande possibilità per il nostro Paese di entrare nel mondo nel migliore modo possibile, ma anche per quanto riguarda l'emergenza abitativa, che costituisce nel nostro Paese, soprattutto in questo momento di crisi, un problema che interviene su molte famiglie, su molti uomini e donne che hanno la difficoltà di potere accedere ad una casa.
Rivendichiamo anche le disposizioni urgenti relative al Fondo affitti e al Fondo morosità incolpevole, destinate a risolvere il problema dell'abitazione delle fasce più deboli. Per la prima volta, tra l'altro, e sempre nella linea di volere diminuire le tasse in questo Paese, vi è la riduzione dell'aliquota della cedolare secca al 10 per cento, che permetta una più idonea regolarizzazione dei contratti di affitto. PAGINA: 0080 FEDERICA DAGA. Signor Presidente, noi stiamo discutendo un decreto che è arrivato in tutta fretta in quest'Aula ed è un decreto che non ha nessun tipo di discussione reale. Dicevo che grida vendetta questo decreto, perché è destinato ad aumentare l'emergenza abitativa e a creare nuovi processi di dismissione del patrimonio pubblico. Sono processi che coinvolgeranno migliaia di inquilini, moltissimi occupanti senza titolo delle case popolari degli enti e genererà altra emergenza sull'emergenza. Un decreto esclusivamente volto a costruire ancora case che continueranno a restare vuote e a produrre nuovi indebitati. Un decreto che non risolve i reali problemi che vivono i cittadini sulla questione dell'abitare e che mira a difendere solo i diritti dei proprietari, quei pochi, ormai, fortunati che hanno la possibilità di acquistare una casa, ma in realtà saranno sempre meno, mentre ricordiamo che la nostra Costituzione garantisce comunque la proprietà privata allo scopo di assicurare la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.
Questo decreto non tiene conto delle giovani generazioni precarie, che mai avranno accesso a un mutuo, e non inserisce le nuove categorie sociali più deboli tra quelle che possono accedere all'edilizia @pagina=0081@residenziale pubblica, come le persone sole, i nuclei monogenitoriali, i lavoratori precari, i migranti, gli studenti e gli anziani soli. In questo decreto manca una seria ricognizione sull'invenduto, che sia vincolante in primis per i comuni che dovrebbero effettuarla. Si prevede di continuare a consumare suolo offrendolo alla speculazione e ad escludere dal centro delle città le fasce sociali più basse. Dico, ma un censimento lo vogliamo fare ? Dato che in fondo i comuni si vendono patrimonio immobiliare e nelle delibere ci sono tutta una serie di elenchi, allora esistono questi censimenti da qualche parte.
Qui si invitano gli inquilini delle case popolare ad acquistare le abitazioni dove vivono con la formula del riscatto. Chi non potrà permetterselo dovrà lasciare l'alloggio e firmare un contratto a canone concordato, che costerà all'inquilino anche 10, 20 volte la quota pagata negli IACP. In più, il contratto concordato ha una scadenza, quindi è a tempo determinato, e il proprietario sarà un costruttore, un'impresa edile, un qualsiasi soggetto privato. L'equiparazione degli sfratti per finita locazione a quelli per morosità non sarà di aiuto e sappiamo bene che un soggetto privato ha quale scopo l'utile e non la semplice erogazione di un servizio, un diritto invece che può garantire solamente lo Stato.
Dalla metà degli anni Novanta ci sono stati una serie di fatti che sono intervenuti a cambiare la situazione: l'aumento vertiginoso del prezzo delle case e degli affitti rispetto ai redditi e ai consumi, la nuova domanda di case derivante dal forte aumento dei nuclei familiari, di dimensioni sempre più ridotte, una forte domanda abitativa legata ai flussi migratori.
L'emergenza si è manifestata sul territorio con un fenomeno quale l'aumento del numero degli sfratti per morosità, la crescita nelle aree urbane di alloggi di fortuna e baraccopoli, la crescita del disagio sociale diffuso, processi di indebitamento e impoverimento delle famiglie, tutti fattori che hanno contribuito a fare inserire di nuovo la questione abitativa all'interno dell'agenda nazionale. Come già detto altre volte, il diritto all'abitazione rientra nella categoria dei diritti fondamentali della persona e lo dice anche la Corte europea dei diritti dell'uomo. In forza di tale interpretazione, il diritto all'abitare rientra a pieno titolo tra i diritti fondamentali, dovendosi ricomprendere tra quelli individuabili nell'articolo 2 della Costituzione. Noi abbiamo presentato una serie di atti in questi mesi volti alla risoluzione della questione dell'emergenza abitativa, però la discussione di questa risoluzione è ferma perché ormai il Parlamento non conta nulla e dobbiamo votare solo ciò che ci propina il Governo, oltretutto in ventiquattro o trentasei ore.
E segnaliamo i punti focali che secondo noi potremmo adottare: agevolare il processo di riconoscimento del diritto all'abitare come un diritto costituzionale, procedere al censimento degli immobili vuoti su tutto il territorio nazionale, salvaguardare il patrimonio immobiliare pubblico, prediligendo politiche orientate al diritto all'abitare, e rendere immediatamente disponibili anche i beni riferiti al patrimonio immobiliare privato attualmente non utilizzato con delle agevolazioni, disporre la sospensione degli sfratti per finita locazione e morosità di qualsiasi tipo almeno per un anno, e ancora bloccare l'aumento degli affitti, i pignoramenti, gli sgomberi.
Insomma c’è una situazione abbastanza disastrosa che va assolutamente gestita. Incrementare e offrire a un numero maggiore di cittadini in difficoltà economica l'accesso al Fondo nazionale di sostegno per l'accesso alle case in locazione: in questo caso è stato incrementato, ma ci sono gli imprenditori che possono avere accesso a questo Fondo; adottare il meccanismo dell'autorecupero per evitare di realizzare nuove costruzioni e risolvere aspetti di degrado ambientale. Chiediamo che il Governo si impegni a restituire ai comuni la gestione degli affitti e dell'assegnazione delle case di residenza pubblica.
Ora tutta questa serie di soluzioni rimarranno probabilmente in Commissione, però, non si sa ancora quanto tempo, e vedremo come andrà a finire. Invece in questo decreto il punto di forza è quello @pagina=0082@della vendita-svendita del patrimonio immobiliare pubblico, qualsiasi esso sia, degli IACP, degli enti locali. I comuni si dovranno vendere il patrimonio immobiliare per costruirne dell'altro, però lo faranno le imprese private che avranno appunto accesso ai fondi per gli affitti.
E pensare di vendere delle case in questo momento, patrimonio pubblico, che per definizione appartiene ai cittadini, è un atto abbastanza insensato. Perché la vendita di un bene pubblico porta ad una liquidità che, una volta spesa per le contingenze del momento, si traduce in un impoverimento irreversibile di quello stesso patrimonio comune. A questo si aggiunge un aspetto di giustizia intergenerazionale: svendere – perché di questo si tratta – un pezzo così significativo di territorio a un privato significa perpetrare un'ingiustizia anche nei confronti delle generazioni che verranno e che di questa decisione non sono responsabili né spettatori.
Vendere in tempi di magra significa alienare il nostro futuro e restringere lo spazio pubblico in modo irreversibile, restringere anche lo spazio della democrazia e della partecipazione per chi verrà dopo di noi, perché non c’è più nulla. Nelle scorse settimane si sono susseguiti numerosi editoriali e interventi politici che invocavano l'ordine contro l'illegalità. Ora, dopo vent'anni ininterrotti di ubriacatura neo-liberista che ha preteso di affidare la soluzione del problema abitativo al mercato – ormai è tutto diventato mercato in questo Paese – si raccolgono dei frutti. E infatti in questi anni si è costruito moltissimo in Italia e in Europa, tanto che nel nostro Paese vi sono almeno un milione e mezzo di appartamenti nuovi invenduti, per contro le famiglie più deboli, i giovani, i precari, non riescono a trovare una casa, perché i valori immobiliari sono troppo alti. Coloro che hanno sostenuto la cancellazione dell'intervento pubblico nel settore abitativo dovrebbero ammettere il fallimento e aprire un'onesta fase critica, però è troppo difficile questo. Più facile è invocare l'ordine contro l'illegalità, ma credo che ci sia anche un altro motivo più utilitaristico di questo accanimento contro la parte più povera della società.
Le occupazioni in atto in molte città riguardano edifici dismessi come le caserme, gli uffici pubblici vuoti da anni. Esse sono, quindi, molto differenti da quelle degli anni Settanta, dove si era creata una vera e propria guerra dei poveri, con occupazioni di case popolari già assegnate a famiglie bisognose. La crisi sta creando nuovi poveri e oggi le occupazioni fanno emergere soltanto un grande spreco edilizio: centinaia di migliaia di capannoni, uffici, scuole e caserme sono completamente abbandonate e vuote. Occuparle per risolvere un bisogno primario non solo non provoca danni a nessuno, visto che, una volta liberati, gli edifici tornano al loro abbandono, ma dovrebbero aprire coraggiose politiche che pongano le premesse per la soluzione dei fabbisogni abitativi ancora esistenti e il rinnovo delle nostre città.
Insomma, il patrimonio pubblico come motore di una nuova fase di vita delle metropoli italiane: una prospettiva intollerabile per quei gruppi di potere che vogliono soltanto accaparrarsi al minor prezzo possibile la grande svendita del patrimonio immobiliare pubblico. Per questo si attacca frontalmente, con l'articolo 5, coloro che, non avendo più nulla da perdere, sono costretti ad occupare le case. Contro questo articolo, inserito in poche righe, si apre uno scontro frontale contro migliaia di cittadini, e senza residenza, come è scritto nell'articolo, non si può accedere ai diritti politici, neanche ai diritti fondamentali come la salute, perché non posso andarmi a segnare da un medico se non ho una residenza.
E in merito all'allacciamento dei servizi pubblici essenziali, l'articolo 5 vieta, in pratica, alle aziende erogatrici di servizi di somministrare le loro forniture per l'esecuzione di opere prive di permesso di costruire. Questo è quanto è scritto nel testo unico dell'edilizia, quindi si può dire che è evidente che si tratta di qualcosa di diverso, cioè l'abuso edilizio non necessita, @pagina=0083@non vuole un allacciamento, mentre, invece, i casi vanno tenuti ben distinti.
Con questo noi stiamo rischiando di creare nuovi invisibili. Chi occupa non può partecipare ai bandi di assegnazione delle case popolari per cinque anni: per qualche caso limite, vi debbono rimettere tutti gli altri, in sostanza. Si tratta di persone che la crociera non se la possono permettere e per questo decreto, personalmente, provo molta, molta, molta rabbia. Rabbia ma anche dignità, coraggio, forza, quella della legittimità e della giustizia sociale contro quella della legalità a tutti i costi.
Sono le emozioni che, da quando sono arrivata qui a Roma, quattro anni fa, vedo negli sguardi di centinaia di famiglie, quelle che sono costrette all'illegalità e a mobilitarsi per il diritto ad abitare, che sono costrette ad occupare per dare un tetto alla propria famiglia, mentre si lotta perché questo diritto venga garantito un po’ a tutti. Sono uomini, donne, anziani e tantissimi bambini, cittadini del mondo, cui questo diritto viene negato; negato dalle politiche di precarietà e di austerità che stanno affamando questo Paese; negato da anni di irresponsabilità da parte delle istituzioni di questo Paese, che tutto hanno fatto per garantire speculazioni e grandi opere inutili e nulla hanno fatto per garantire un diritto che dovrebbe essere riconosciuto dalla Costituzione.
Come si può costruire un futuro, una famiglia, progettare e contribuire a rendere questo un Paese migliore, se non si ha un tetto sulla testa o se, per averlo, sei costretto a rimanere sommerso dai debiti ? Qual è la legalità che vorreste difendere, se il primo ad essere illegale è lo Stato e le sue istituzioni, che, troppo spesso, le uniche risposte che sanno dare all'emergenza abitativa sono sgomberi e manganellate che offendono l'anima e feriscono i corpi di coloro che sono costretti a fare da soli quello che dovrebbe fare lo Stato ?
L'articolo 42 della Costituzione, infatti, ricordiamocelo, tutela, sì, la proprietà privata, ma consente anche che venga espropriata per motivi di interesse generale. Si perde la casa perché non si può più pagare un mutuo, non si accede all'abitazione perché la precarietà non permette di accedere al mercato degli affitti, ma, magari, si guadagna troppo per potere accedere ai bandi per le case popolari. È vergognoso quello che si sta discutendo e facendo oggi in quest'Aula, per la modalità con cui si decide sulla vita di milioni di persone in tutta fretta, solo per potersi sbrigare a chiudere le Camere per andare a fare campagna elettorale. Certo che è una cosa molto importante per alcuni dei partiti che sono qui presenti, i cui candidati alle europee sono anche deputati, se non, addirittura, i Ministri.
Ed è vergognoso il contenuto di questo decreto-legge. Noi abbiamo bandi bloccati, fermi da troppi anni con liste di attesa troppo lunghe. L'emergenza abitativa è un fenomeno dilagante e, ripeto, questo decreto-legge la aumenterà ulteriormente, aumenterà la massa dei poveri, degli emarginati e dei disperati, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare. E quale risposte darete come istituzione all'emergenza abitativa ?
Forse ancora quelle azioni di forza oppure regolamentando le manifestazioni perché questo sembra non si possa più fare in questo Paese. Personalmente, credo che chi indossa scarpe troppo costose non sia minimamente in grado di saper dare risposte alle esigenze di tutti i coloro che si trovano in una situazione emergenziale. Provo rabbia per tutti coloro che fino ad ora non hanno mai voluto risolvere questo problema del nostro Paese.
Si sta creando una macelleria sociale e tutto questo per ripristinare una legalità; quale legalità ? Quella degli arresti legati alla Tangentopoli dell'Expo di Milano ? È una legalità che non mi interessa, è una legalità che a me fa schifo e che questo Governo si può tenere tranquillamente tra le mani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Ripeto: si sta creando macelleria sociale ! Voglio continuare a poter guardare negli occhi tutte quelle persone che stanno fuori dal «Palazzo» e sarò sempre con loro, sarò sempre dallo loro parte.
Io voglio delle risposte serie coinvolgendo tutte queste persone in un processo @pagina=0084@partecipativo serio, perché non possono decidere altri per ciò che ci riguarda, ad un certo punto, se queste persone non sono in grado di darci delle risposte soddisfacenti, esaurienti e serie.
Si prendono, quindi, le case popolari e le si mette in vendita in deroga a quanto previsto; gli inquilini vengono spostati in case dai costruttori nelle periferie dimenticate, si firma un contratto concordato se se lo possono permettere, perché il privato non è obbligato a dare una casa senza garanzia e il costruttore ha attinto al Fondo per gli affitti destinati in origine a chi ha difficoltà. Si pensa di ripristinare la legalità quando il primo a non esserlo è lo Stato che non garantisce la dignità della persona e il diritto all'abitare, che precarizza le nostre vite.
Però bisogna essere ottimisti, e allora siamo ottimisti: vedrete che i cittadini tutti uniti avranno la meglio sui poteri forti e si riprenderanno ciò che a loro spetta. Vi ringrazio per l'ascolto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0084 MARTINA NARDI. Signor Presidente, prima di entrare nel merito della questione vorrei aprire il mio intervento con una critica severa in quest'Aula su quello a cui siamo stati costretti, tutta l'Aula, non solo le minoranze, ma anche e soprattutto la maggioranza, che avrebbe potuto e dovuto provare a cimentarsi con questo testo provando a costruire una possibile alternativa rispetto a delle questioni che anche in Commissione sono emerse come perlomeno complesse.
Invece siamo costretti ad una farsa, ad un'esercitazione dialettica fine a se stessa in quanto è già deciso, la tavola è apparecchiata e quindi non possiamo far altro che bere o affogare. Quindi, decisamente dedichiamo queste poche parole a noi stessi, ma sostanzialmente non produrranno alcun effetto. Io credo che questa cosa non sia tollerabile. Penso che su un provvedimento come questo, che riguarda migliaia di famiglie italiane, riguarda tantissima parte della popolazione, questa Camera avrebbe dovuto e potuto dire la propria. Non è tollerabile che, per non fare riaprire il Senato per due o tre ore, cosa che noi abbiamo chiesto, non si ponesse l'attenzione almeno su quei due o tre punti – io penso – ampiamente condivisi da quest'Aula.
Questo ci sconcerta, ci sconforta ed in qualche modo, almeno a me, produce una rabbia incredibile. Lo voglio dire con grande veemenza, perché parte di questo provvedimento – e poi entrerò nel merito – per quanto riguarda Sinistra Ecologia Libertà è condivisibile. È condivisibile, anzi dico ti più: noi andammo qualche mese fa dal Ministro Lupi e gli proponemmo un elenco di cose, che poi proverò ad articolare nella breve relazione che mi accingo a fare, ed abbiamo ritrovato, perlomeno, alcuni di quegli spunti articolati in questo decreto-legge.
Ma voteremo contrariamente – lo dico da subito e poi avremo modo di dirlo domani in sede di dichiarazione di voto – perché non è pensabile che non si possa intervenire per indicare questioni fondamentali e che si possa scippare all'Aula la possibilità di dire la propria. Avete, per così dire, già anticipato la riforma costituzionale. Peccato che ad essere chiuso non è stato il Senato della Repubblica, ma la Camera dei deputati. Continuo a dirlo, finché ci sarà spazio, che c’è ancora la possibilità di recuperare questo «strappo democratico» e che c’è ancora qualche ora davanti a noi per provare a costruire, perlomeno – lo ripeto –, su tre o quattro questioni un accordo anche di discussione, quindi emendativo, per provare ad apportare dei miglioramenti, io credo, a questo decreto-legge.
Arrivo al tema, cioè all'argomento che stiamo trattando. L'ho detto inizialmente e lo voglio ridire. Io penso che sia un fatto positivo – lo ha detto anche la collega Braga – e io penso che abbia ragione: dopo diversi anni di oscurantismo e di oblio, in cui la questione dell'emergenza abitativa era delegata a qualche marginale realtà territoriale e non teneva banco nelle Aule della Camera e del Senato e non @pagina=0085@teneva banco rispetto alla politica, invece oggi torna centrale e torna con un provvedimento del Governo.
Da questo punto di vista noi non possiamo fare altro che essere d'accordo e condividere il fatto che, invece, questa è un'emergenza del Paese, perché accanto all'emergenza del lavoro c’è l'emergenza della casa, anzi, le due cose si richiamano: la mancanza di lavoro crea ulteriormente disagio abitativo, crea ulteriormente la richiesta di un alloggio, perché si è poveri se non si ha lavoro, ma si è molto più poveri se, oltre al lavoro, manca anche la possibilità di avere un alloggio, quindi di avere una certezza, quindi di avere la possibilità seriamente di pensare con più serenità a ricercarlo il lavoro, perché si sa che poi non si è in grado di far fronte all'affitto, di far fronte al mutuo e si cade in quella che è una disperazione, che quotidianamente tocchiamo con mano e che conosciamo in tutte le parti del nostro territorio nazionale.
Quindi il fatto stesso, che si ponga la questione su questo tema, ci vede convintamente concordi. Così pure, dopo quasi tre anni di azzeramento di qualsiasi possibilità da parte del Governo centrale di rifondere il Fondo a sostegno degli affitti, ora invece si reintroduce. Anche se secondo noi in maniera limitata e avrebbe dovuto essere sicuramente maggiore l'impegno del Governo da questo punto di vista, quindi maggiore avrebbe dovuto essere lo stanziamento previsto, però registriamo che c’è un primo passo, che è un tentativo, un tentativo di rifondere denari al Fondo destinato appunto al sostegno agli affitti.
Noi pensiamo che sia un elemento positivo avere reintrodotto il Fondo destinato alla morosità incolpevole. Faccio sommessamente notare a quest'Aula, che però sono passati dieci mesi dalla votazione del decreto n. 102 e ad oggi – lo ricordava qualche collega prima di me – non ci sono ancora i decreti emanati dal Ministero. Quindi, siamo in una situazione anche un poco paradossale, per cui magari l'Aula vota anche cose positive, ma che poi faticano ad essere effettivamente operative sul territorio nazionale.
Da questo punto di vista faccio appello al Governo, che vi sia un'accelerazione, perché la domanda dell'abitare, la domanda rispetto alla morosità incolpevole, è una domanda cogente e quotidiana. Quanti sfratti in questi dieci mesi si potevano evitare e si poteva in qualche modo pensare di governare, così come aveva indicato l'emendamento, passato proprio nella conversione del decreto-legge n. 102, che dava ai prefetti la possibilità di governare la procedura degli sfratti ?
Ad oggi non risulta esserci, neppure in questa direzione, una direttiva e, quindi, c’è anche un senso di frustrazione, che vorrei proporre alla discussione quest'oggi, perché è del tutto evidente che il Parlamento prova a invertire anche una tendenza e poi, però, nella praticità, nella quotidianità questo non ha un risultato immediato, ma molto dilazionato nel tempo.
Così come credo che porre la questione del recupero degli alloggi sfitti da immettere a basso costo sul mercato sia un fatto positivo. Io faccio presente che ci sono, però, 650 mila persone che sono in attesa, in graduatoria, di una casa popolare in questo Paese. E molto probabilmente – e lo sanno bene i colleghi che vivono la quotidianità dei territori – ce ne sono altrettante che ancora non hanno fatto la domanda di case popolari e che aspettano l'uscita di un bando.
Stiamo parlando di un numero enorme, che riguarda i nostri cittadini e le nostre cittadine e crediamo che gli stanziamenti previsti non siano all'altezza della sfida. Infatti, è chiaro che una situazione di questo tipo, che appunto parla di numeri grandi, che riguarda intere fasce di popolazione, di impoverimento – e lo condivido, collega Braga –, di spostamento verso il basso di molti ceti che fino a qualche anno fa, invece, si potevano permettere di stare nel libero mercato rispetto agli affitti e che, quindi, oggi chiedono a noi una risposta, riguarda un numero di persone che avrebbe dovuto @pagina=0086@mettere alla prova questo Governo, quest'Aula con capacità, intelligenza e soprattutto anche con la volontà di provare a costruire un piano con più aspirazione.
Noi troviamo che ci siano delle misure – come le ho brevemente elencate – anche positive, perché segnano, come dicevo prima, un cambio comunque di atteggiamento rispetto a questo tema. Però non sono sufficienti e forse anche la discussione in quest'Aula avrebbe potuto provare a spostare ulteriormente, a far sì che si provasse a mettere in campo un vero e proprio piano che abbiamo conosciuto in questo Paese, un piano Fanfani, che ha comunque dato la casa a migliaia e migliaia di famiglie. Oggi siamo in quella stessa condizione, in cui c’è un Paese che chiede casa e c’è un Governo che timidamente prova a dare una risposta. Noi, invece, avremmo preferito far parte di una sfida, una sfida vera: la possibilità di costruire una risposta grande a una domanda grande. E, invece, è una scommessa per certi versi timida e, quindi, per certi versi persa.
Ci sono anche altri aspetti positivi sicuramente legati alla questione della cedolare secca, cioè il fatto che comunque si provi a immettere sul mercato del basso costo all'affitto più abitazioni, agevolando anche chi è proprietario di casa, incentivandolo in questa direzione, incentivando, quindi, canoni concordati. Però, colleghi, anche lì, peccato ! Abbiamo perso un'occasione, perché questo decreto – e mi auguro lo possa fare, con una discussione più compiuta e completa, un provvedimento che il più presto possibile possa arrivare in Aula – avrebbe dovuto rimettere mano all'idea stessa del canone concordato. Abbiamo una fotografia: non possiamo delegare ai sindacati dei proprietari di casa, da una parte, e degli inquilini, dall'altra. Questo in molti casi non produce l'accordo e là dove non vi è l'accordo non ci potrà essere questo tipo di agevolazione, penalizzando buona parte dei cittadini, anche se registriamo dei miglioramenti avvenuti nell'altra Camera, al Senato da questo punto di vista. Però è ancora – ripeto – un'occasione per certi versi persa.
È dal 2005, lo ricordava qualcuno prima di me, che si aspetta di avere un aggiornamento di una legge che doveva essere aggiornata ogni due anni. Mi pare che dal 2005 ad oggi siano passati più di due anni, però forse mi sbaglio io. Credo che, invece, questa poteva essere l'occasione: riformare, porsi il problema, andare a vedere e capire là dove è il problema sul canone concordato, anche perché, basta vedere i dati, non è vero che là dove si sono fatti gli accordi a canone concordato risultano esserci canoni molto al di sotto del mercato.
Troppo spesso registriamo accordi che, invece, hanno un sapore più estensivo, sono non competitivi per certi versi e quindi non hanno e non producono se non pochissimi benefici rispetto alla popolazione, in confronto invece ad una buona agevolazione che, ripeto, ci vede anche d'accordo, che è quella per i proprietari degli alloggi.
Quindi, da questo punto di vista, c'era bisogno di una riflessione vera, a tutto tondo, sulla vicenda del piano concordato, anche perché non è tollerabile che il pubblico, che emana provvedimenti e soprattutto denari, non abbia nessun potere neppure di convocare il tavolo per gli accordi; non ha nessun potere di determinare almeno il prezzo o comunque provare a costruire dei criteri, visto che se lo è autosottratto, perché, come dicevo prima, i criteri sono fermi dal 2005.
Io credo che anche aver comunque inizialmente previsto e poi modificato anche al Senato la grande questione dell'urbanistica sia un fatto non irrilevante, perché non si risolve il problema dell'emergenza abitativa se non si prova a sottrarre la parola «emergenza».
In altre parole, noi abbiamo bisogno di trasformare l'emergenza abitativa togliendola dall'emergenza, provando cioè a costruire una legislazione che ponga l'asticella e che abbia quindi un fiato lungo, che strutturi effettivamente un canale di finanziamento, perché tutti quanti noi @pagina=0087@sappiamo che, ancora oggi, molti dei programmi in giro per l'Italia – per non dire tutti – si basano sui fondi ex Gescal. Ma finiranno, colleghi, i fondi ex Gescal, sono ormai agli sgoccioli e noi non abbiamo una strutturazione alternativa, che consenta una continuità di finanziamento. Infatti, guardate: non credo che questo provvedimento non ci richiamerà, anzi ci chiamerà senz'altro, nel giro di pochissimo tempo – un anno, due anni – a dover reintervenire sulla questione, sempre citando l'emergenza abitativa. Abbiamo bisogno di sottrarre la parola «emergenza» invece di strutturare una proposta di medio-lungo periodo.
E questo – ci dispiace registrarlo – questo provvedimento lo fa in maniera troppo timida, perché anche il tema dell'urbanistica è accennato, rischia di essere male interpretato oppure, come nel caso dell'articolo 10-ter, introdotto al Senato, addirittura provoca un danno. Infatti, se anche la ratio di quell'articolo è condivisibile, cioè mette nelle condizioni il soggetto pubblico, che si trova di fronte ad una grande emergenza abitativa, di provare a dare una risposta anche attraverso situazioni temporanee, come possono essere le case mobili o i prefabbricati, non avendo introdotto il soggetto, cioè il comune o il soggetto gestore, questa norma varrà per tutti; e, quindi, domani mattina aspettiamoci che questa norma, anziché produrre un beneficio, per una disattenzione, chiamiamola così, del Senato, possa provocare un danno anche ambientale. Infatti, se da un lato noi avremmo voluto che fosse maggiore l'impegno del Governo rispetto al recupero di edifici esistenti, tralasciando la questione delle nuove costruzioni, al di là di questo, noi ci troveremo in una situazione in cui, invece, potranno proliferare una serie di abitazioni non stabili, ma che sono legittime e diventeranno legittime. Quindi, a questo potevamo porre rimedio: come minimo ad alcune questioni che, come dire, gridano vendetta, penso da parte di tutti i gruppi. Questa Camera poteva farsi carico di provare a dare una risposta.
Noi pensiamo che la questione degli occupanti abusivi, il famoso articolo 5, non si risolva.
Una grande questione, che ha a che fare soprattutto con la città di Roma, visto che oggettivamente il problema è soprattutto in questa realtà, non può essere affrontata soltanto con norme di negazione delle utenze che fanno parte del buon costume della vita e delle norme e del rispetto delle leggi, ma, invece, deve chiamare in causa, anche lì, uno sforzo per provare a dare una risposta vera a un problema reale che esiste in questa città in maniera particolare e che, comunque, è presente anche in altre grandi aree metropolitane.
E, allora, magari una questione su cui si abbia a che fare in maniera precisa, ad hoc, su cui si provi a confrontare idee. Infatti, io penso che la discussione in un'Aula parlamentare debba servire soprattutto al confronto per la costruzione di una risposta, la più completa e la più complessa, che possa effettivamente dare una risposta e non negando il problema. Non si risolve così, colleghi. Vi siete semplicemente messi la giacchetta buona, ma il problema rimarrà e rimarrà nella sua enormità. E sono convinta che quest'Aula tra pochissimo, invece, dovrà seriamente prendere provvedimenti e intervenire perché anche per la moratoria cinque anni sono pochi. Sono tanti per la vita degli esseri umani, ma per la pubblica amministrazione e per il funzionamento delle istituzioni, come sappiamo, sono pochissimi. Sono straconvinta, quindi, che, siccome non si avvierà un progetto così grandioso, come noi avremmo desiderato invece, di reperimento di nuovi alloggi, di risposte, di un nuovo progetto e appunto di un nuovo piano per l'abitare, ci ritroveremo questo problema tutto intero e, anzi, forse, anche ulteriormente aumentato.
Noi siamo qua, siamo disponibili ad un confronto, lo eravamo in queste ore, in questi mesi, lo siamo stati e, come dicevo prima, abbiamo posto da subito al Ministro la necessità, anche in maniera molto @pagina=0088@trasversale, di provare a costruire delle risposte. Una disponibilità, quindi, vera su questo punto.
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PAGINA: 0016 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Vedi RS)
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PAGINA: 0088 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 15,15)
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PAGINA: 0016 Interviene altresì nella discussione sulle linee generali il deputato MATTEO BRAGANTINI (LNA) (Vedi RS).
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PAGINA: 0088 MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, parliamo dell'atto Camera n. 2373: conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015. Il comma 1 dell'articolo 1 prevede un incremento del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, da 50 milioni di euro a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015. Tale Fondo era stato finanziato, con 50 milioni di euro, nell'agosto 2013 con il disegno di legge n. 102 del 2013.
In passato, il Fondo era molto più capiente. Addirittura, nel 1999 – non parliamo di secoli fa, o meglio parliamo di un millennio fa, però, dal punto di vista temporale, sono 15 anni – aveva una dotazione di 388 milioni di euro. Si condivide, e siamo i primi, il rifinanziamento del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, disposto con l'articolo 1, perché 50 milioni di euro erano veramente insufficienti per essere ripartiti tra tutti i comuni. Si ricorda, infatti, che, ai sensi del comma 5 dell'articolo 11 della legge n. 431 del 1998, le risorse del Fondo vengono ripartite, entro il 31 marzo di ogni anno, tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, mediante decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, previa intesa con la Conferenza Stato-regioni, sulla base dei criteri fissati dal DM 14 settembre 2005 e in rapporto alla quota di risorse messe a disposizione dalle singole regioni e province.
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PAGINA: 0016 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (Vedi RS)
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PAGINA: 0090 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (15,25)
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PAGINA: 0017 Interviene inoltre nella discussione sulle linee generali il deputato MASSIMO FELICE DE ROSA (M5S) (Vedi RS).
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PAGINA: 0096 MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, ringrazio il collega Bragantini per averci letto tutta la scheda tecnica del decreto e capisco l'inutilità di questa discussione, perché il Governo non ha annunciato la possibilità né di analizzare né di emendare e migliorare questo decreto, come al solito passa nelle Camere solo per pura formalità. Probabilmente Renzi con questo decreto ha fatto il passo più lungo della gamba perché se noi del MoVimento 5 Stelle non siamo potuti intervenire per migliorare il decreto e salvare alcune situazioni, probabilmente si troverà i cittadini a chiederne conto tra un po’ di giorni.
Mi concentrerò sull'articolo 13, quello su Expo. L'articolo 13 sulle emergenze abitative continua a percorrere il filone di concessioni e favori e continua a tutelare chi vuole sentirsi al di sopra della legge, in nome della necessaria emergenza, creata ad hoc come sappiamo, si concede alle imprese interessate e ai propri faccendieri di far prosperare i propri malaffari calpestando le leggi del nostro Paese e quindi i diritti di tutti noi. Con il comma 1 si permette al comune di Milano, in vista di Expo, di utilizzare anche per l'anno 2015 i proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal testo unico dell'edilizia per le spese di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del patrimonio comunale.
Allora, mi chiedo, questo va contro qualunque logica, se consideriamo che tutti, tutti i colleghi hanno più volte condannato l'abuso degli oneri di urbanizzazione per le spese correnti o per la manutenzione ordinaria. Questo è il Governo della deroga e dell'illecito. Non so più con chi mi devo confrontare perché all'interno delle Commissioni io trovo, anche solo nel PD, almeno tre linee su ogni programma, su ogni decreto. Posso citare la linea degli speculatori, la linea di chi ci fa l'occhiolino e poi si nasconde dietro al voto e chi invece galleggia, dando un contentino di qua e un contentino di là.
Come possiamo discutere con loro di alcuni temi ? Scendono a compromessi turandosi il naso su tutto. Accettano di governare con Alfano e Lupi e votano decreti di cui non condividono molte parti. Sono schiavi del loro stesso sistema. Stanno facendo solo arrabbiare di più gli italiani, che li sentono continuamente dichiarare falsità e li vedono fare l'esatto opposto. Noi qui dentro parliamo, esattamente dall'inizio della legislatura, di consumo di suolo, censimento degli edifici pubblici, oneri di urbanizzazione, tutela del paesaggio italiano, sovranità alimentare. Cercando di risolvere un problema, adesso in questo decreto lo risolvono ? No ! Creano altri mille problemi. Come minimo c’è un'incompetenza. Altro che politici navigati ! Qui ci troviamo di fronte a delle persone che non sanno di cosa stanno parlando.
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PAGINA: 0017 ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS). Chiede, ai sensi dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, la chiusura della discussione sulle linee generali.
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PAGINA: 0098 ETTORE ROSATO. Signor Presidente, la collega Malpezzi voleva dire semplicemente al collega De Rosa che noi il lavoro ce l'abbiamo già, lui è un disoccupato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Era solo una situazione logistica da chiarire.
Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento, noi volevamo chiedere e proponiamo, dopo aver consentito che su questo decreto ci sia un dibattito, così come il mio gruppo, il nostro gruppo, e la maggioranza hanno sempre garantito, e quindi che tutti i gruppi si esprimano, il «taglio» della discussione sulle linee generali, perché va distinta la discussione sul provvedimento, che è di merito, in cui è importante che maggioranza e opposizione si confrontino e dicano le loro legittime posizioni, anche diverse, da quello che è l'ostruzionismo, inutile che anche su questo decreto stiamo subendo. Ecco noi riteniamo che le due cose vadano distinte.
Ci piace un confronto con l'opposizione, ci piace poter ragionare con chi ha idee diverse. Ieri la Commissione ambiente ha discusso e votato 200 emendamenti, spesso in assenza dei proponenti, perché i proponenti non erano interessati ai loro emendamenti, ma la maggioranza li ha comunque esaminati tutti e votati tutti. E credo che quindi abbiamo dato la massima disponibilità a un impegno di confronto serio. Se poi invece si vuole fare unicamente ostruzionismo, con l'interesse di ledere l'interesse di migliaia e migliaia di cittadini che sono coinvolti in questo decreto, allora noi non possiamo starci. Quindi noi riteniamo che sia indispensabile «tagliare» questa discussione generale per procedere al seguito dell'esame.
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PAGINA: 0017 Interviene sull'ordine dei lavori il deputato ROBERTA LOMBARDI (M5S) (Vedi RS).
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PAGINA: 0098 ROBERTA LOMBARDI. Signor Presidente, in risposta all'affermazione dell'onorevole Rosato sulla discussione di ieri in Commissione a cui io ero presente. Infatti, per ristabilire un minimo di onestà storica, volevo dire che, nel momento in cui ci siamo seduti per affrontare la discussione con il tomo degli emendamenti, che ancora era in fascicolazione e che nessuno ha avuto il tempo di vedere, la relatrice di maggioranza ha candidamente ammesso che, siccome non c'era il tempo per esaminare gli emendamenti pervenuti, il parere del relatore di maggioranza a cui il Governo si è conformato era semplicemente negativo, perché non c'era il tempo @pagina=0099@di leggerli. Questo per ristabilire la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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PAGINA: 0017 Interviene contro la proposta avanzata dal deputato Rosato il deputato GIUSEPPE BRESCIA (M5S) (Vedi RS).
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PAGINA: 0099 GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, io penso che sia scandaloso chiedere di tagliare ancora una volta una discussione parlamentare, l'ennesima volta sull'ennesimo decreto, per porre l'ennesima questione di fiducia. Ormai siamo chiaramente in una dittatura della maggioranza. Questo è palese, e per quanto il partito si possa chiamare democratico, di democratico non c’è più nulla in quel partito.
Quindi, ovviamente, a nome del mio gruppo, ultimo baluardo della democrazia in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e Scelta Civica per l'Italia)...
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PAGINA: 0017 PRESIDENTE (Vedi RS). Indice la votazione nominale elettronica sulla proposta di chiusura della discussione formulata dal deputato Rosato.
(Segue la votazione)
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PAGINA: 0099 PRESIDENTE. Non mi pare vi siano interventi a favore.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, la richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del disegno di legge in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
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PAGINA: 0018 La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 17,05.
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PAGINA: 0018 PRESIDENTE (Vedi RS). Indice nuovamente la votazione nominale elettronica sulla proposta di chiusura della discussione formulata dal deputato Rosato.
(Segue la votazione)
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PAGINA: 0099 PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, la richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del disegno di legge in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
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PAGINA: 0019 La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 18,10.
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PAGINA: 0019 PRESIDENTE (Vedi RS). Indice nuovamente la votazione nominale elettronica sulla proposta di chiusura della discussione formulata dal deputato Rosato.
(Segue la votazione).
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PAGINA: 0100 PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, con registrazione dei nomi, la richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del disegno di legge in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
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PAGINA: 0020 La seduta, sospesa alle 18,15, è ripresa alle 19,35.
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PAGINA: 0020 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (Vedi RS)
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PAGINA: 0100 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
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PAGINA: 0020 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo appena svoltasi, è stata ritirata la richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del provvedimento, sono state ritirate le iscrizioni a parlare da parte dei gruppi e il Governo e il relatore hanno rinunziato alle repliche.
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PAGINA: 0100 PRESIDENTE. A seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo appena svolta, che ha registrato un consenso unanime, è stata ritirata la richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del provvedimento e sono state ritirate le iscrizioni a parlare da parte dei gruppi. Avendo il Governo e il relatore rinunciato alle repliche, come convenuto darò la parola alla Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, deputata Maria Elena Boschi.
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PAGINA: 0020 MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento (Vedi RS). Pone la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
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PAGINA: 0100 MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del Governo, autorizzata dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti né articoli aggiuntivi, dell'articolo @pagina=0101@unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015, nel testo della Commissione, identico a quello già approvato dal Senato.
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PAGINA: 0020 Sui lavori dell'Assemblea. (Vedi RS)
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PAGINA: 0101 Sui lavori dell'Assemblea.
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PAGINA: 0020 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica le determinazioni unanimamente assunte in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo relativamente al prosieguo dell'iter del disegno di legge di conversione n. 2373 e all'articolazione dei lavori dell'Assemblea nelle prossime settimane.
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PAGINA: 0101 PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto all'unanimità che dopo la posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2373 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni o per Expo 2015 (Approvato dal Senato – scadenza: 27 maggio 2014), nel testo approvato della Commissione identico a quello approvato dal Senato, la votazione per appello nominale avrà inizio lunedì 19 maggio alle ore 18, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 16.
Martedì 20 maggio, dalle ore 9 alle ore 12,30 avrà luogo l'esame degli ordini del giorno (il cui termine di presentazione è fissato per lunedì alle ore 12). Seguiranno, alle ore 12,30, le dichiarazioni di voto finale con ripresa televisiva diretta cui seguirà la votazione finale.
Martedì 27 maggio, alle ore 16, avrà luogo il seguito dell'esame del disegno di legge n. 2325 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, recante disposizioni urgenti in materia di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (Approvato dal Senato – scadenza: 31 maggio 2014).
Mercoledì 28 maggio, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2385 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2014, n. 58, recante misure urgenti per garantire il regolare svolgimento del servizio scolastico (Approvato dal Senato – scadenza: 7 giugno 2014), attualmente prevista per lunedì 26 maggio. Il seguito dell'esame avrà luogo nei giorni successivi.
Martedì 27 maggio sarà iscritta all'ordine del giorno la deliberazione dell'urgenza, ai sensi dell'articolo 69, comma 2, del regolamento, della proposta di legge n. 2299 – Soppressione della società Equitalia Spa e trasferimento delle funzioni in materia di riscossione all'Agenzia delle entrate, nonché determinazione del limite massimo degli oneri a carico dei contribuenti nei procedimenti di riscossione.
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PAGINA: 0020 Ordine del giorno della prossima seduta. (Vedi RS)
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PAGINA: 0101 Ordine del giorno della prossima seduta.
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PAGINA: 0020 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica l'ordine del giorno della prossima seduta:
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PAGINA: 0101 PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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PAGINA: 0020 La seduta termina alle 19,40.
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