PAGINA: 0001 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI
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PAGINA: 0001 La seduta comincia alle 9,30.
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PAGINA: 0001 Missioni. (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 Missioni.
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PAGINA: 0001 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono ottantasei.
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PAGINA: 0001 PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Bellanova, Bindi, Bobba, Bocci, Michele Bordo, Boschi, Brescia, Bressa, Brunetta, Casero, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Ferranti, Fico, Fitzgerald Nissoli, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Galan, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Legnini, Lorenzin, Lotti, Madia, Merlo, Meta, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Ricciatti, Rughetti, Sani, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
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PAGINA: 0001 Seguito della discussione del disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 34 del 2014: Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 2208-B). (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 2208-B) (ore 9,37).
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PAGINA: 0002 (Trattazione degli ordini del giorno) (Vedi RS)
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PAGINA: 0001 (Esame degli ordini del giorno – A.C. 2208-B)
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PAGINA: 0002 PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che la Presidenza non ritiene ammissibile l'ordine del giorno Buonanno n. 9/2208-B/128 (Vedi All. A).
Avverte inoltre che l'ordine del giorno Basso n. 9/2208-B/153 (Vedi All. A) è stato ritirato dal presentatore.
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PAGINA: 0001 PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2208-B).
Avverto che la Presidenza, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, non ritiene ammissibile l'ordine del giorno Buonanno @pagina=0002@n. 9/2208-B/128 che risulta estraneo rispetto al contenuto del provvedimento in quanto relativo a misure volte a disincentivare l’import da Paesi nei quali non sono garantiti i diritti dei lavoratori. Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno Basso n. 9/2208-B/153 è stato ritirato dal presentatore.
Il deputato Kronbichler ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2208-B/86.
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PAGINA: 0003 Intervengono per illustrare gli ordini del giorno rispettivamente sottoscritti i deputati FLORIAN KRONBICHLER (SEL) (Vedi RS), MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS), ANNALISA PANNARALE (SEL) (Vedi RS), MATTEO BRAGANTINI (LNA) (Vedi RS), GIULIO MARCON (SEL) (Vedi RS), ROBERTO CAON (LNA) (Vedi RS), FRANCO BORDO (SEL) (Vedi RS), CRISTIAN INVERNIZZI (LNA) (Vedi RS), FRANCESCO detto CICCIO FERRARA (SEL) (Vedi RS), MARCO MARCOLIN (LNA) (Vedi RS), MARISA NICCHI (SEL) (Vedi RS), EMANUELE PRATAVIERA (LNA) (Vedi RS), MARCO RONDINI (LNA) (Vedi RS), ANTONIO PLACIDO (SEL) (Vedi RS) e GIANNI MELILLA (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0002 FLORIAN KRONBICHLER. Signora Presidente, premetto che noi non teniamo sufficientemente conto della gravità della crisi socio-economica che investe il nostro Paese ormai da anni e che ha avuto un impatto durissimo sul mondo del lavoro e sui livelli occupazionali. Tale situazione richiede interventi strutturali e di sistema e non certo solo queste misure recate dal decreto-legge in esame. Le disposizioni in materia di contratti di lavoro a tempo determinato e di apprendistato rappresentano un peggioramento dal punto di vista degli effetti che produrranno sull'occupazione e sulla precarizzazione dei rapporti di lavoro, che determina un sempre maggiore indebolimento dei diritti dei lavoratori, senza alcun vantaggio per l'occupazione e per la capacità degli imprenditori di migliorare le loro performance o restare sul mercato. Un paper del Fondo monetario internazionale, diffuso proprio in questi giorni, riconosce finalmente che il costo del lavoro è, testualmente, «sempre meno importante» per la competitività globale delle imprese italiane e che per dare competitività alle aziende servono sempre più gli sforzi e le riforme strutturali per – cito sempre il paper del Fondo monetario internazionale – «innovare ed espandere» le dimensioni d'impresa. L'incentivazione all'utilizzo del contratto a tempo determinato va a scapito del contratto a tempo indeterminato. Forma comune di rapporto di lavoro è quello a tempo indeterminato, nell'interesse del mercato del lavoro e dell'economia.
Mentre le modifiche all'apprendistato determinano un altro suo snaturamento, candidandolo a diventare il principale contratto precario del futuro fino a soppiantare tutti gli altri.
In particolare, sono numerose le storie di lavoratrici e lavoratori che hanno avuto più rapporti di lavoro con la stessa impresa fino ad un massimo di 36 mesi, ovvero tre anni, in parte senza causale e in parte con causali che variavano, pur non cambiando l'attività lavorativa svolta.
Il rinnovo ripetuto dei contratti a tempo determinato e l'assenza di casualità trasformano tale contratto in un rapporto di prova che può protrarsi fino a 36 mesi, senza neppure avere la garanzia dell'assunzione al termine del periodo.
Secondo gli ultimi dati OCSE in Italia è già precario il 52 per cento dei giovani sotto i 25 anni: il doppio rispetto al 2010. Tali dati dimostrano che il ricorso a forme di contratti, come quello a tempo determinato, non porta ad un aumento dei posti di lavoro, né ad una maggiore stabilizzazione degli stessi posti di lavoro. Quindi con questo ordine del giorno vogliamo impegnare il Governo a prendere finalmente le opportune iniziative, soprattutto legislative, al fine di ristabilire la centralità del contratto di lavoro a tempo indeterminato, a garanzia del mercato del lavoro e dell'economia, oltre che delle lavoratrici e dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0002 MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, passando adesso all'illustrazione dell'ordine del giorno che ho presentato, non entrerò nel merito del provvedimento assolutamente insufficiente, che non affronta il problema dell'occupazione, che non mette una lira, meglio un euro, a favore dei disoccupati. Però almeno in questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo, che nella discussione in Commissione aveva perlomeno dimostrato un'apertura in tal senso rispetto ad un nostro emendamento che ricalcava quanto abbiamo scritto in questo ordine del giorno, che la sanzione per quelle aziende, @pagina=0003@che sforano il 20 per cento, non sia incamerata dallo Stato e, quindi, si traduca semplicemente in una nuova multa per andare ad ingrossare le casse pubbliche ma che la sanzione, per chi sfiora il 20 per cento, sia corrisposta dal datore di lavoro, al momento della cessazione del rapporto, al prestatore di lavoro. Infatti, con questo limite, che è stato indicato durante i vari passaggi tra Camera e Senato, accade che le aziende che sforano il 20 per cento, immagino in breve tempo, dovranno lasciare a casa – a meno che non trasformino a tempo indeterminato ma in un momento di difficoltà economica lo vedo molto difficile – quei lavoratori che avevano quella modalità di contratto.
Allora, noi chiediamo che quella sanzione venga almeno corrisposta come risarcimento a quel lavoratore che si trova a piedi senza più alcun tipo di reddito. Spero che il Governo e il sottosegretario Bobba, di cui conosco la sensibilità, abbia compreso questo, malgrado altre posizioni di altri rappresentanti del Governo. Ma dire che – lo ripeto in modo da essere più chiaro – se si sfora il 20 per cento c’è la sanzione vuol dire che l'azienda dovrà andare o ad assumere a tempo indeterminato (e non credo che tutte lo faranno perché non ne hanno la possibilità) oppure dovranno lasciare a casa qualcuno allo scadere del contratto. A quel punto noi chiediamo che quella sanzione venga corrisposta a quel lavoratore che viene lasciato a casa.
Sottosegretario, mi auguro sia disponibile ad accogliere questo ordine del giorno perché immagino che questo provvedimento l'abbiate previsto non per incamerare altri soldi dalle aziende ma per andare ad affrontare la situazione, per quanto ci riguarda in modo non condivisibile, ma perlomeno vi chiedo di farlo in modo equo. PAGINA: 0003 ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, con questo ordine del giorno noi intendiamo mettere in rilievo un problema importante, cioè quello del rischio di incompatibilità tra l'articolo 1 di questo decreto-legge e il diritto comunitario, con il rischio di una procedura di infrazione, mi verrebbe da dire l'ennesima per quanto riguarda l'Italia, da parte della Commissione europea, che avrebbe numerosissime conseguenze sul piano economico e procedurale, ma anche naturalmente sul piano della credibilità e dell'autorevolezza, che sempre questo gran numero di infrazioni mina, nei confronti del nostro Governo.
L'articolo 1, come sappiamo, contiene disposizioni tese a facilitare il ricorso ai contratti a tempo determinato in un'ottica che, con questo decreto-legge, chiamiamo ancora una volta di «semplificazione», ma che nella sostanza, lo sappiamo bene, in realtà parla di precarizzazione, cioè rivela lo snaturamento del contratto a termine, contraddicendo la direttiva europea che lo regola, la direttiva sui contratti a tempo determinato, e contraddicendo il principio di legge secondo cui «la forma comune di rapporto di lavoro è quello a tempo indeterminato».
Questa famosa direttiva, la n. 1999/70/CE del 1999, ci aiuta a dire una cosa molto semplice e molto chiara: il contratto a termine deve essere l'eccezione e deve essere un'eccezione giustificata da quella che è una situazione peculiare e particolare dello stato occupazionale e settoriale della nostra industria, mentre i contratti a tempo indeterminato, al di fuori di particolari stagioni o di ordinativi particolarmente grandi, non possono invece che costituire la norma.
Questa direttiva, la n. 1999/70/CE del 1999, è stata recepita dal decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, che, nel corso degli anni, ha subito emendamenti numerosi e radicali; si fa riferimento a «principi generali e i requisiti minimi relativi al lavoro a tempo determinato, riconoscendo», appunto, come dicevo poco fa, «che la loro applicazione dettagliata deve tener conto delle realtà specifiche delle situazioni nazionali, settoriali e stagionali. Esso indica la volontà delle parti @pagina=0004@sociali di stabilire un quadro generale che garantisca la parità di trattamento ai lavoratori a tempo determinato, proteggendoli dalle discriminazioni, e un uso dei contratti di lavoro a tempo determinato accettabile sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori».
Il punto è sostanzialmente sempre lo stesso: i lavoratori che possono accedere a contratti a tempo determinato devono essere garantiti nella parità di trattamento, nella parità delle condizioni, nell'essere liberi da abuso e discriminazioni al pari dei lavoratori che, invece, hanno il vantaggio oggi – ed è ormai davvero un privilegio – di poter accedere a contratti a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda le condizioni di impiego, i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili per il solo fatto di avere un contratto o rapporto di lavoro a tempo determinato, a meno che non sussistano ragioni oggettive.
Per prevenire gli abusi derivanti dall'utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, gli Stati membri, previa consultazione delle parti sociali a norma delle leggi, dei contratti collettivi e delle prassi nazionali, e/o le parti sociali stesse, dovranno introdurre, in assenza di norme equivalenti per la prevenzione degli abusi e in un modo che tenga conto delle esigenze di settori e/o categorie specifici di lavoratori, una o più misure relative a: ragioni obiettive per la giustificazione del rinnovo dei suddetti contratti o rapporti; la durata massima totale dei contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato successivi; il numero dei rinnovi dei suddetti contratti o rapporti. PAGINA: 0004 MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, questo ordine del giorno è molto semplice; già nella norma di questo decreto è stato previsto che il limite del 20 per cento – quel famoso limite del 20 per cento – dei contratti a tempo determinato, su base dei contratti a tempo indeterminato di un'azienda, non si applichi per quanto riguarda gli enti di ricerca. Noi chiediamo che questo limite non venga applicato, si valuti anche che non venga applicato anche per tutte quelle imprese che facciano ricerca e sviluppo molto motivati e molto pressanti.
Questo perché ? Per dare un contributo alla ricerca che devono fare le nostre imprese – penso a quelle di una certa @pagina=0005@dimensione minima – per ammodernare il proprio prodotto o anche semplicemente la propria strategia di marketing e che, dunque, a mio avviso, dovrebbero avere la possibilità, per un tempo consentito solo da contratti a tempo determinato, di prendere figure particolari per fare, magari, un progetto su un singolo loro prodotto, su una linea di prodotti o sul marketing.
Tali imprese, magari, non possono supportare una spesa continua per un personale di altissimo livello a tempo indeterminato per un periodo molto lungo e, dunque, magari, gli può servire un contratto con queste persone, con queste professionalità di altissimo livello, che possono servire per un anno o due. In questo modo, si può dare veramente quella spinta alle nostre aziende perché possano rinnovarsi e veramente avere un miglioramento delle linea dei propri prodotti, del proprio prodotto, oppure anche del processo di prodotto.
Questo è veramente uno spirito molto costruttivo, anche perché, se immaginate che è vero che i nostri imprenditori e i nostri lavoratori hanno grande capacità di innovare, però è anche vero che, ormai, con gli ultimi strumenti e con le ultime ricerche, necessitano anche di avere grandissime professionalità per periodi limitati. Probabilmente, magari, l'imprenditore, negli anni Sessanta o Settanta, riusciva ad avere l'intuizione e, dopo, con la sua capacità di darsi da fare e di inventare il prodotto, riusciva ad arrangiarsi e a trovare la soluzione. Adesso, servirebbero veramente queste professionalità anche per ridurre i tempi di ricerca e di sviluppo e riuscire ad essere ancora di nuovo competitivi nel mercato internazionale.
Dunque, veramente, chiediamo al Governo, che spero mi stia ascoltando – anche se vedo che sta messaggiando, ma siamo tutti multitasking, dunque, immagino che stia ascoltando –, di valutare tutto ciò, anche perché si tratta di un impegno a valutare la possibilità; non è un impegno stringente e, a mio avviso, con le motivazioni che ho appena espresso, potrebbe essere veramente molto utile per tutto il settore delle nostre aziende e delle nostre professionalità. PAGINA: 0005 GIULIO MARCON. Gentile Presidente, con questo ordine del giorno Sinistra Ecologia Libertà vuole sollevare il tema delle disposizioni in materia di apprendistato previste da questo decreto-legge. Ricordo che l'articolo 2 contiene delle disposizioni specifiche in materia che modificano un precedente decreto legislativo, il n. 167 del 2011, e la legge n. 92 del 2012.
Nel decreto-legge in discussione l'obbligo della forma scritta rimane per il contratto e per il patto di prova mentre per il piano formativo individuale viene ridotto ad una formulazione sintetica da inserire nel contratto, rispetto alla prima versione, alla versione originale del decreto-legge, che cancellava la forma scritta e la redazione del piano prova. Questo ci sembra, comunque, non un grande passo in avanti, ma sostanzialmente una conferma della prima versione, anche se leggermente modificata. Ricordo che con il decreto-legge viene soppressa la condizione che consentiva l'assunzione di nuovi apprendisti nelle aziende che occupano almeno 10 dipendenti, alla condizione di aver assunto almeno il 50 per cento degli apprendisti impiegati in precedenza dallo stesso datore di lavoro. Ricordo, altresì, che in base a quanto previsto da questo decreto-legge la condizione rimane applicabile esclusivamente per i datori di lavoro che occupano almeno 50 dipendenti, che abbiano assunto appena il 20 per cento degli apprendisti già impiegati in precedenza.
Noi riteniamo che le modifiche apportate al contratto di apprendistato rivelino, non tanto un intento semplificatorio, quanto il tentativo, che è in atto già da molto tempo, di trasformare tale forma di contratto in un nuovo modello, in un contratto modello per lo sfruttamento del lavoro precario, e non finalizzato realmente @pagina=0006@alla formazione dei lavoratori e delle lavoratrici e, quindi, facendo venire meno, sostanzialmente, la natura di questo contratto a causa mista, formativa e lavorativa. Grazie a tale impiego distorto del contratto di apprendistato, tutte le altre forme di contratti non standard o precari, non avranno ragione d'essere. Sostanzialmente si usa l'apprendistato come una sorta di cavallo di Troia per promuovere una nuova tipologia di lavoro precario che noi duramente contestiamo. Di lavori precari ne abbiamo avuti tanti in questi anni, tanti contratti di lavoro atipici che, non solo non hanno creato posti di lavoro in più, ma i posti di lavoro che hanno creato sono precari, incerti e hanno sostituito lavori e contratti di lavoro con delle regole e con dei diritti con contratti che, appunto, introducono forme di precarietà, di assenza di tutele e di ricatto dei datori di lavoro rispetto ai lavoratori stessi.
Tra l'altro, il contratto di apprendistato stenta a decollare come contratto a causale mista; si tende erroneamente a descrivere la disaffezione per tale contratto agli appesantimenti introdotti dalla riforma Fornero nel mercato del lavoro, ma si tratta, come ricordavo prima, di una falsità, ed il carattere strumentale delle nuove disposizioni è chiaro a tutti; gli organi di stampa lo hanno segnalato, ma soprattutto il sindacato, la CGIL ha ricordato come questa disposizione, di fatto, introduce una maggiore precarietà nel mercato del lavoro.
Per questo noi, con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo quattro cose. Chiediamo, innanzitutto, al Governo di contrastare il tentativo di trasformare il contratto di apprendistato in un contratto nel quale, scomparsa o fortemente ridotta la componente formativa, vengano sfruttati i vantaggi fiscali e contributivi che esso assicura, per creare ulteriore precariato. Questa è la prima cosa che chiediamo con questo ordine del giorno.
In secondo luogo vogliamo chiedere che il Governo valuti gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate nella premessa di questo ordine del giorno, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a rivedere al più presto la disciplina dell'obbligo di mettere per iscritto il piano formativo individuale.
In terzo luogo chiediamo di individuare, e questo lo si può fare insieme alle regioni, le risorse necessarie per assicurare la formazione pubblica a favore degli apprendisti, riportando gli stanziamenti almeno ai livelli del 2008 e rivedendo l'efficacia dei piani formativi. PAGINA: 0006 ROBERTO CAON. Signor Presidente, il mio ordine del giorno chiede di fare un po’ di chiarezza in merito a quello che si sta per legiferare; lo leggo perché così si interpreta meglio. In particolare, considerate le disposizioni relative al limite percentuale del 20 per cento di utilizzo dei rapporti a tempo determinato calcolato sul numero dei lavoratori a tempo indeterminato in forza al 1o gennaio dell'anno di assunzione ed il rinvio alla contrattazione collettiva nazionale per l'individuazione, anche in misura non uniforme, di limiti quantitativi di utilizzazione dell'istituto del contratto a tempo determinato, e preso atto del rischio, nelle ipotesi che la contrattazione collettiva regolamenti misure percentuali inferiori, di una sovrapposizione di norme sulla stessa fattispecie, @pagina=0007@contemplanti peraltro conseguenze diverse in caso di violazione, vogliamo impegnare il Governo ad emanare provvedimenti di propria competenza che chiariscano i dubbi espressi in premessa. PAGINA: 0007 FRANCO BORDO. Signor Presidente, signor sottosegretario, per illustrare il mio ordine giorno vorrei partire da quella che è stata un'occasione che mi è stata data da venti imprenditori del mio territorio, imprenditori che si raggruppano nel consorzio del polo della meccanica di Castelleone, in provincia di Cremona. Quindici giorni fa mi hanno invitato per mostrarmi la loro attività e anche le loro problematiche. Parlando del lavoro e della necessità di creare posti di lavoro, di quello che è l'andamento del loro mercato, delle loro attività, mi è stato detto in modo molto chiaro, da questi rappresentanti del settore produttivo, da questi rappresentanti di imprese, che di questo «decreto lavoro» loro non sentivano e non sentono per niente il bisogno, per il modo in cui è stato costruito, per questa precarietà che introduce, per questo svilimento dell'apprendistato.
Il polo della meccanica che ho incontrato, venti aziende che hanno anticipato la start up di due o tre anni rispetto a tutte le altre aziende che oggi si trovano a lanciarsi in questo settore, mi ha chiesto: onorevole, porti nell'Aula dei deputati il bisogno che abbiamo di personale formato; noi abbiamo bisogno di tornisti, di fresatori, di bravi meccanici; noi mandiamo indietro commesse, richieste dall'interno, dal mercato nazionale, oppure commesse che provengono dall'estero, perché non abbiamo lavoratori formati per poter dare risposte al mercato. Questo mi è stato detto da parte degli imprenditori che recentemente ho incontrato. Con questo decreto voi non affrontate minimamente questo aspetto; anzi, metterete ancora maggiormente in discussione, di fatto, la formazione.
Le nostre aziende, che sono quel tessuto fatto per il 90 per cento da piccole e medie aziende produttive, che vanno dall'industria all'agricoltura, dal settore primario al commercio, hanno bisogno di formazione, di supporto da parte dello Stato, di interventi e di programmi che possano sviluppare la ripresa. Come poterlo fare ? Noi lo diciamo nel nostro ordine del giorno, per stare dentro quella parolina che ho capito che questi piccoli imprenditori conoscono molto meglio di tanti economisti italiani e anche di uomini del nostro Governo.
Quella parolina è «riflazione»: che è quell'insieme dei fattori che danno luogo ad una crescita della domanda e ad una ripresa dell'attività economica dell'impiego. La riflazione ha come caratteristica essenziale quella di gonfiare nuovamente il valore della domanda in un'economia anemica, in seguito ad una recessione o per avere subìto una dura deflazione. È possibile e necessaria una strategia di crescita e di riduzione della disoccupazione, che non comporti licenziamenti, riduzione del potere d'acquisto dei lavoratori.
Di questo e di questa cura ha bisogno il nostro sistema economico e produttivo: di un piano, di piani strategici di intervento. Allora, col nostro ordine del giorno, a margine di questo scellerato decreto-legge, noi chiediamo al Governo di impegnarsi per poter creare nuova occupazione davvero; e diciamo che rileviamo che ci sono circa 6 miliardi di fondi europei utilizzabili per sostenere la crescita a nuova occupazione. Il primo miliardo di euro è attivabile dalla riprogrammazione dei fondi europei 2007-2013, che è stato assegnato a fine 2013 dal Governo Letta per il reimpiego di disoccupati, cassintegrati, donne e under 29. Un miliardo, a cui si aggiungono 500 milioni di euro di cofinanziamento, e vengono dal Programma europeo Youth Guarantee, che punta a garantire occupazione e formazione per giovani under 25. Poco meno di 4 miliardi sono la quota di fondi strutturali 2014-2020, destinata all'Obiettivo 8, denominato @pagina=0008@«Obiettivo occupazione», per la creazione di nuovi posti di lavoro previsto dall'Accordo di partenariato.
Una parte consistente di queste risorse, non inferiore a 3-4 miliardi, proviene dalla riprogrammazione del precedente programma, dicevamo: dalla rimodulazione del programma europeo Youth Guarantee e da una parte che è anticipabile della nuova programmazione finanziaria 2014-2020, secondo l'Unione europea, purché le risorse siano anticipate dallo Stato: è su questo che l'Italia deve muoversi, è qui che deve trovare le risorse, successivamente rimborsate dall'Unione europea, a rendiconto avvenuto. PAGINA: 0008 CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, noi riteniamo che con questo decreto-legge il Governo in minima parte sia intervenuto sulla questione del mercato del lavoro: pochi correttivi, tra l'altro neanche quelli che in questo momento sarebbero necessari per una situazione, che crea comunque grandissimo disagio sociale soprattutto ai più giovani, ed è inutile stare qui a ripetere le statistiche sui dati della disoccupazione in Italia, che sono sempre più un problematici. Ecco, sarebbero state sicuramente ben altre le misure necessarie a far sì che quello che è il dramma sociale ed è diventato, sta diventando addirittura un dramma generazionale, ecco, in qualche modo fosse stato ricondotto in un alveo di correttezza nei confronti soprattutto delle generazioni future.
Ma riteniamo che, visto che l'impeto riformatore fa parte del DNA di questo Governo, dovrebbe far parte del DNA di questo Governo, così come è più volte affermato dal Presidente del Consiglio Renzi, soprattutto in questi giorni di fine campagna elettorale; visto che sulla riforma Fornero voi siete intervenuti, appunto per quanto riguarda il mercato del lavoro, ebbene, forse sarebbe più opportuno intervenire su un'altra materia, che è stata oggetto di intervento da parte del mai sufficientemente denigrato Ministro Fornero: mi riferisco ovviamente alla riforma pensionistica. Perché vorrei ricordare ancora a tutti, soprattutto al Partito Democratico, che è l'azionista di maggioranza di questo Governo, e che la riforma Fornero l'ha votata in tutte le sue parti (perché anche questo va sottolineato), che qui in Italia esiste un altro dramma veramente sociale, e di fronte al quale la classe politica dovrebbe arrossire, che è il dramma degli esodati.
Siete riusciti a creare una categoria assolutamente inedita all'interno della società, presumo all'interno di qualunque tipo di società occidentale, e malgrado i buoni propositi più volte riproposti in tutte le sedi – in piazza, in televisione, anche all'interno di questa Aula – onorevoli colleghi, ebbene gli esodati ancora esistono; e soprattutto quello che dovrebbe essere uno dei primi interventi da parte di qualunque tipo di Governo, e ripeto, porre mano a una situazione devastante come quella che voi avete creato con la riforma Fornero giace invece sullo sfondo, quasi lì all'orizzonte che non si sa quando più o meno raggiungibile, di qualunque vostro proposito.@pagina=0009@
Vedete, al di là del discorso del lavoro, che oggi è assolutamente fondamentale, perché come tutti sappiamo e come tutti sicuramente anche voi saprete, visto che come noi siete in giro per la campagna elettorale in questi giorni, quando si incontrano i cittadini le richieste più frequenti riguardano o il lavoro dei figli, perché ci sono casi di cittadini, in alcuni casi pensionati – anzi la stragrande maggioranza dei casi sono pensionati che si trovano dopo una vita di lavoro a dover comunque pensare a sostenere ancora i propri figli e quindi vengono a chiedere cosa si può fare – oppure riguarda proprio il caso di quelli che vorrebbero essere pensionati, ma che ancora oggi non lo sono.
Ripeto, è qualcosa di fronte al quale tutta la classe politica, in particolar modo quelli che hanno votato questa vergognosa riforma Fornero sulle pensioni, dovrebbe veramente avere a cuore questa situazione. Ciò perché vorrei ricordare a tutti, e ancora una volta al Partito Democratico, che ha espresso, a partire dal 2011, due Presidenti del Consiglio, che la riforma Fornero non è una riforma costituzionale, la riforma Fornero non è iscritta nel marmo, la riforma Fornero è qualcosa che potrebbe essere a sua volta riformata o meglio abrogata. E quello che non riusciamo a capire a distanza di un anno e mezzo, anche di due anni, da quando si sono capiti i devastanti effetti nei confronti della società di questa riforma, è perché c’è stato un Governo Letta che si è ben guardato dal metter mano a questa situazione. Adesso c’è un Governo Renzi che parla di tutto salvo che di riformare quella malefica riforma Fornero e con questo ordine del giorno vogliamo richiamarvi alle vostre responsabilità. Anche perché, se non lo sapeste ve lo dico io, c’è una raccolta di firme per la possibilità appunto che venga il prima possibile realizzato un referendum di abrogazione di questa riforma. Però è una cosa a cui dovreste pensare voi. PAGINA: 0009 FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno intendiamo impegnare il Governo affinché venga introdotto il principio secondo il quale anche per i contratti precari, a tempo determinato e di apprendistato, valgono le stesse tutele e gli stessi istituti contrattuali previsti dal contratto di lavoro a tempo indeterminato. Lo chiediamo perché state per approvare una legge che precarizza in maniera selvaggia i rapporti di lavoro e incentiva l'utilizzo dei contratti di lavoro a tempo determinato e di apprendistato, a discapito di quelli a tempo indeterminato. Basti pensare alle modifiche apportate al contratto di apprendistato laddove si prevede che l'assunzione di nuovi apprendisti sarà sempre possibile anche se l'azienda non procede all'assunzione degli apprendisti precedentemente impiegati, visto che il limite di assunzione del 20 per cento vale solo per le imprese con oltre 50 dipendenti, ovvero l'1 per cento delle imprese italiane.
Con questo ordine del giorno quantomeno vorremmo che vi fosse un'uguaglianza di trattamento tra i lavoratori e le lavoratrici rispetto ad alcuni diritti essenziali come la maturazione delle ferie, i congedi per la maternità, i congedi parentali, quelli per malattia e infortunio, gli scatti di anzianità e l'avanzamento di carriera, che incidono direttamente sulla crescita del salario, il trattamento di fine rapporto e i versamenti contributivi. Il nostro intento è quello di porre un argine alle minori retribuzioni e tutele e ai gravi riflessi negativi dei contratti di lavoro precari sulla vita contributiva dei lavoratori e sul loro futuro pensionistico.
Vi chiediamo di votare quindi a favore di questo ordine del giorno per dare un segnale di attenzione, seppur piccolo, a quei milioni di lavoratori e lavoratrici giovani e meno giovani, che da domani saranno ancora più invisibili, soli e ricattati grazie a un decreto che non aumenta @pagina=0010@l'occupazione, indebolisce i diritti e le tutele e accresce la precarietà.
Vorrei dire che abbiamo, in questi ultimi anni, detto che il vero problema di questi anni era l'accesso al lavoro di una nuova generazione e che il problema era e rimane la precarietà, il tema della precarietà. Ci aspettavamo – e concludo – che, da un decreto che si chiama «lavoro», si desse una prima risposta e cioè come mettere fine a vent'anni di precarizzazione che hanno dimostrato che più si deregolamenta il lavoro e meno cresce l'occupazione. Non cresce l'occupazione, diminuiscono i diritti e diminuiscono i salari. Ecco, noi ci aspettavamo che il «decreto lavoro» rispondesse dando un primo segnale, mettendo da parte le politiche della precarizzazione e introducendo norme che rendano anche a chi, come i giovani e a la nuova generazione si aspetta di guardare al futuro, una certezza e cioè un lavoro stabile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0010 MARCO MARCOLIN. Signor Presidente, il decreto-legge non va nella direzione dell'impresa e cioè non c’è un intervento strutturato per abbassare il cuneo fiscale e il costo del lavoro è troppo elevato per l'impresa. Consideriamo che non è la tipologia contrattuale a creare occupazione, ma è la domanda imprenditoriale a creare occupazione.
Allora, senza il sostegno all'impresa, affinché questa possa creare ricchezza e distribuirla e quindi creare nuova occupazione, credo che il decreto-legge debba contenere proprio interventi sulla defiscalizzazione e sulla decontribuzione, interventi per almeno 25 miliardi, come dal nostro ordine del giorno. Infatti, se la spesa pubblica è di 800 miliardi all'anno – credo che per poco più di un 3 per cento si possa intervenire – ritengo si possano trovare le risorse per dare sostegno vero all'impresa.
Non basta questo decreto: serve veramente una riforma strutturale per rendere le imprese competitive – e nella zona dove abito le imprese guardano soprattutto al manifatturiero e guardano verso l'estero – nei mercati delle esportazioni, mercati che oggi sono bloccati; basti pensare all'Electrolux dove il costo del lavoro di un dipendente vale circa 25, 30 euro l'ora, mentre in Polonia vale dagli 8 ai 10 euro. Quindi, non penso che le multinazionali possano essere competitive con questo sistema.
Servono chiaramente investimenti sul cuneo fiscale per ridare competitività alle nostre imprese, per poter mantenere e sviluppare occupazione. Agire sul cuneo fiscale è una leva eccezionale in un ambito e in un mercato favorevole quale l'esportazione, che è solo da riattivare.
Credo che con questo nostro ordine del giorno si dia una risposta vera perché il lavoro non si trova per decreto, ma si trova creando occupazione e dando la possibilità all'impresa e agli imprenditori di fare impresa. PAGINA: 0010 MARISA NICCHI. Signor Presidente, per un decreto-legge che si chiama «decreto lavoro» non parlare di quella che è la priorità di questo Paese, cioè la creazione di lavoro femminile, è una grave deficienza. Noi, con questo ordine del giorno, vogliamo sottolineare questa priorità, questa importanza, perché il mercato del lavoro italiano è cambiato. Alla ripartizione classica tra lavoro autonomo e lavoro dipendente si è aggiunta una forte precarizzazione, che viene chiamata, in modo più accettabile, flessibilità, e invece è una precarizzazione molto forte, precarizzazione del lavoro e della vita, che coinvolge molte donne italiane, anzi, la prevalenza delle donne italiane, mentre il ruolo della donna è sempre diverso, è cambiato, rappresenta un mutamento importante della società italiana.
La donna non è più destinata a ricoprire un ruolo domestico: è protagonista @pagina=0011@del mercato del lavoro, vuole lavorare, vuole diventare madre, ha una soggettività politica e sociale molto forte, chiede autonomia e uno spazio di riconoscimento che oggi è messo in discussione, non tanto dalla sua soggettività, quanto dagli ostacoli sociali che questo decreto non affronta minimamente.
Il contributo delle donne nelle professioni del lavoro è determinante, rappresenta una variabile per la competitività dell'intero sistema Italia. Inoltre, se non bastasse, bisogna tenere conto del fatto che il contributo lavorativo delle donne è determinante nei bilanci delle famiglie, che sono falcidiati, tagliati da una crisi sociale feroce. Oggi, alla classica funzione materna delle donne, si aggiunge anche quella di contribuire, da parte delle donne, con il proprio reddito, con il proprio lavoro, anche alla cura economica dei propri figli.
È quindi fondamentale sostenere gli sforzi delle donne italiane, perché è inaccettabile metterle di fronte a una scelta drammatica come quella di dover optare se scegliere di diventare madri o continuare a lavorare. È una scelta che, purtroppo, molte donne italiane sono costrette ad affrontare. L'ISTAT ci parla di dati drammatici, per citare una ricerca (citiamo quella dell'ISTAT come una delle più autorevoli ricerche). Si dimostra che ancora la gran parte delle donne italiane ha di fronte a sé questa scelta, tant’è che vi sono meno figli, più figli unici e una difficoltà a fare il secondo figlio.
Il motivo di questo impedimento delle nascite è il lavoro. Le donne lavoratrici, infatti, denunciano di trovarsi di fronte ad una scelta netta tra l'essere madri o continuare a lavorare. Sempre l'indagine ISTAT dimostra che il 63 per cento delle neo-madri che erano inserite nel mercato del lavoro al momento del parto, una volta uscite, non sono più riuscite ad entrarvi. Bisogna dunque scegliere che strada prendere: costruire un mercato del lavoro caratterizzato dalla presenza di pochi lavoratori giovani, precari, prevalentemente uomini, su cui far gravare i costi di tutele e garanzie destinate ad altri e di cui essi, certamente, non potranno usufruire, oppure costruire un mercato del lavoro più inclusivo, un mercato del lavoro di donne e uomini di tutte le generazioni, favorendo, quindi, attraverso questo lavoro, il finanziamento di una serie di ammortizzatori sociali che consentano, per esempio, alle giovani donne di scegliere con serenità di essere madri, senza dover abbandonare la propria attività lavorativa.
Occorre creare, quindi, ammortizzatori sociali per le donne, per le lavoratrici, per le famiglie italiane, per il futuro del nostro Paese, e quindi finanziare interventi a sostegno della maternità, e il rafforzamento e anche la modifica degli istituti di garanzia, per esempio sostenendo l'universalità del sostegno alla maternità.
Occorre prevedere anche la modifica delle forme di sostegno, per esempio il periodo obbligatorio di congedo e quello facoltativo. PAGINA: 0012 EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno. Noi come Lega Nord abbiamo più volte, durante la discussione negli ultimi giorni, sia all'interno di questa Aula, sia all'esterno nelle piazze, criticato questo decreto-legge che nelle intenzioni del Governo ha come fine il rilancio dell'occupazione. Noi lo abbiamo criticato perché le misure sono inidonee e in molti casi anche parziali e non tengono conto di molti aspetti.
Questo ordine del giorno ha l'obiettivo, ha la volontà, di rimarcare l'eterno dualismo che riguarda l'occupazione in questo Paese: tra quando si parla e si guarda al mercato del lavoro privato e quando si guarda invece al mercato del lavoro pubblico. Due mondi che dovrebbero essere simili e complementari, ma che in realtà hanno regole completamente diverse. Sempre una parte politica ben definita di questo Paese, la sinistra, ha sostenuto che gli ambiti siano diversi. I recenti fatti di cronaca di corruzione ci mostrano che il pubblico dovrebbe avere delle regole ben più precise, ben più severe e soprattutto nel 2014, in un mondo in continua evoluzione, e di continua sfida, si dovrebbe guardare al settore pubblico come ad un settore che crea opportunità al Paese e non che invece lo blocca. Per fare questo si sono attivati moltissimi canali, tra cui il canale della formazione, dell'istruzione, con un'università sempre più orientata alla formazione dei giovani talenti che si affacciano con competenze manageriali al pubblico, ma poi a questi tantissimi giovani non viene data la possibilità di entrare per illogici parametri che ci costringono al blocco del turn over e così via. Quindi, visto che con la riforma Fornero si era inserita una logica di flessibilità in uscita per il mercato del privato, che aveva come obiettivo quello di favorire la performance dei dipendenti in entrata e in uscita, insomma un mercato del lavoro più libero, ma soprattutto più meritocratico – questa era la logica – noi vorremmo, io vorrei, con questo ordine del giorno, richiamare la vostra attenzione, onorevoli colleghi, affinché venga incardinato questo principio anche all'interno del settore pubblico.
Quindi, l'impegno del dispositivo di questo ordine del giorno è di procedere a una riforma del mercato del lavoro che contempli anche la flessibilità in uscita per il settore del pubblico impiego (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). PAGINA: 0012 MARCO RONDINI. Signor Presidente, l'evento Expo – che si farà perché si deve fare, al netto delle inchieste che ci liberano di un sistema criminale che cercava di incistarsi per imporre le proprie logiche – è un'occasione per migliaia di piccole imprese, che andranno a beneficiare dell'indotto della manifestazione. Ma questa non può essere un'occasione persa per quelle imprese di piccole dimensioni, che più hanno risentito della crisi e nel riguardo delle quali i Governi Monti e Letta hanno fatto poco, poco o nulla. Occorre, quindi, liberare il lavoro da vincoli inutili, dannosi, che frenano la competitività, penalizzando le piccole imprese che cercano disperatamente di uscire dalla crisi. Liberare le aziende da ceppi, lacci e lacciuoli è condizione imprescindibile perché queste riescano appieno a partecipare ed a cogliere l'occasione che è rappresentata da Expo. Ed è chiara la perdita di occupazione di persone, che sono già impiegate, alla quale si va incontro, a causa delle disposizioni di cui all'articolo 2-bis, ai sensi delle quali le misure di cui al presente decreto-legge in materia di contratti a termine e di apprendistato trovano applicazione per i soli contratti stipulati dopo l'entrata in vigore del decreto medesimo. Va ricordato inoltre il grido di allarme lanciato dall'Unione artigiani di Milano, che ha calcolato che nella sola provincia di Milano le nuove disposizioni renderanno disoccupate ben 2.400 persone, perché rischiano di non poter essere assunti o comunque di non poter avere il rinnovo del contratto.@pagina=0013@
Quindi e alla luce di queste considerazioni – e veramente lo chiediamo a nome e per conto di quelle aziende che faticosamente sono sopravvissute a questa crisi – chiediamo l'impegno da parte del Governo ad emanare urgenti provvedimenti di propria competenza, che rimedino alle inaccettabili storture normative di cui in premessa, rispetto alle quali ci siamo espressi, appunto, in premessa. PAGINA: 0013 ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che presentiamo interviene in ordine ad una questione sempre e lungamente dibattuta, mai concretamente affrontata, che è quella che consiste nell'enorme varietà di tipologie contrattuali oggi in uso nel nostro Paese.
Il decreto-legge all'articolo 1, comma 1, nonostante la discussione in atto tra le forze politiche nelle Aule del Parlamento a proposito di contratti di lavoro a tutela crescente, ribadisce che con questo provvedimento non si modificherà l'articolazione attuale delle tipologie di contratto di lavoro. Esse sono della più svariata forma, distinte in contratti di lavoro a tempo subordinato, parasubordinato, autonomo e rapporti di lavoro speciali.
Noi poniamo questa questione anche qui stamattina, non in ossequio ad un astratto principio di semplificazione, ma perché abbiamo, per così dire, il sospetto fondato – è ovvio che si tratta di una certezza – che attraverso questa serie infinita di strumenti passi, di fatto, nel nostro Paese l'elusione sistematica del principio ribadito anche in sede europea (direttiva 1999/70/CE), attraverso il quale si sancisce che la forma comune di rapporto di lavoro è quella del tempo indeterminato.
Passa, di fatto, attraverso questa serie infinita ed incontrollabile, questa selva di strumenti, la possibilità, come dichiara un sindacalista del NIdiL poche settimane fa, che una ragazza al primo contratto in possesso di una laurea possa lavorare 3 ore in tre mesi, prendendo 25 euro in busta paga.
Questa situazione noi crediamo sia diventata insostenibile: la varietà di questi strumenti maschera un'intenzione che non ha nulla a che vedere con la possibilità concreta di affrontare la drammaticità del tema della disoccupazione ed in particolare di quella giovanile nel nostro Paese ed ha unicamente il fine di precarizzare e privare di tutele e diritti – già scarsi per la verità – il lavoro nel nostro Paese.
È un'illusione quella secondo la quale flessibilizzare il mercato del lavoro, in una fase di disoccupazione dilagante e devastante, possa aiutare l'assorbimento di manodopera. È un'illusione che non ha riscontro in nessun dato, tant’è che in nessuno dei Paesi dell'Europa continentale esiste ed è in uso una varietà, come quella esistente in Italia, di forme e di contratti di lavoro.
Così come è un'illusione – e lo dice in maniera evidente anche il report recente del Fondo monetario internazionale – che il problema di questo Paese sia il costo del lavoro. Ciò che ci viene ribadito è quello che sappiamo, per la verità, già da tempo, che la difficoltà a competere delle imprese del nostro Paese dipende dal tasso di ricerca e innovazione che incorporano le nostre merci, i nostri servizi, i nostri prodotti.
Dunque, concludendo, noi crediamo che vada riposto sotto i riflettori il tema della varietà inconcepibile di relazioni di lavoro, che la norma oggi prevede siano utilizzabili nel nostro Paese, come uno degli strumenti attraverso il quale concretamente si elude l'obbligo di utilizzare il contratto di lavoro a tempo indeterminato come forma comune di relazione di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0013 GIANNI MELILLA. Signora Presidente, una prima operazione di pulizia politica sarebbe ripristinare il vero senso delle @pagina=0014@parole. Questo decreto parla di rilancio dell'occupazione e di semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese. In effetti, invece, tratta di altro: tratta di estendere la precarietà, di ridurre le tutele secondo una vecchia litania che, a partire dagli anni Novanta, ha interessato un po’ tutti i Governi europei.
Gli interventi di liberalizzazione del mercato del lavoro, anche con specifico riferimento al lavoro a termine, hanno fallito nel determinare nuova occupazione. Uno studio dell'OCSE proprio di questi giorni ha esaminato il famigerato indice di protezione del lavoro di un Paese, l'EPL. In Europa, tranne la Francia, l'Irlanda e l'Austria, tutti i Paesi hanno ridotto in maniera radicale le tutele sul lavoro. Basti pensare che dal 1990 in Italia l'indice di protezione del lavoro è sceso del 40 per cento, con risultati che sono, però, sotto gli occhi di tutti. Infatti, la maggiore flessibilità, o meglio precarietà, non ha assolutamente determinato una crescita dell'occupazione. Anzi, la disoccupazione è a livelli record. Frenare i salari, rallentando la domanda interna, non porta da nessuna parte.
Con questo decreto noi procediamo su questa strada fallimentare. I nostri ordini del giorno vogliono cercare di ridurre il danno affrontando varie problematiche. E ci dispiace che i deputati del MoVimento 5 Stelle abbiano rinunciato ad alcune ore di dibattito in cui poter, anche dal loro punto di vista, portare avanti problematiche che ci vedono sostanzialmente d'accordo. Tutto questo magari per accelerare di qualche ora la concessione dell'autorizzazione all'arresto di un deputato. Mi sembra veramente soccombere ad una logica forcaiola, che secondo me non ha alcuna ragione dinanzi, invece, all'enormità del decreto che noi stiamo approvando nella sua portata negativa.
Il mio ordine del giorno tratta degli stage. Gli stage sarebbero delle misure positive, perché potrebbero avvicinare il periodo scolastico a quello lavorativo, dare delle opportunità formative per i giovani, ma nei fatti questo istituto sta perdendo, anzi non ha mai avuto una grande utilità, perché le imprese in gran parte l'hanno utilizzato come possibilità di avere manodopera gratuita o a bassissimo costo, senza fornire in cambio neanche uno straccio di formazione.
Spesso accade che lo stagista sia lasciato solo, entro il mero orizzonte dell'osservazione o dell'esecutività di compiti distinti da quelli che egli attenderebbe di svolgere: esperienze di pura esecutività o di segretariato (fare fotocopie, rispondere al telefono, ricevere informazioni), lontanissime dagli obiettivi dell'attività immaginata.
Di qui il «paradosso» del tirocinio: ad un profilo istituzionale ed epistemologico chiaro si oppongono pratiche opache, che in molti casi si trasformano in occupazione gratuita a danno – a danno: questo è da rilevare – del mercato del lavoro.
L'articolo 1, comma 1, di questo decreto-legge contiene una premessa programmatica che rinvia all'adozione di un testo unico semplificato della disciplina dei rapporti di lavoro, nel quale devono trovare adeguata collocazione eventuali modifiche alla disciplina di legge.
Con il nostro ordine del giorno, noi vogliamo impegnare il Governo a trasmettere al Parlamento, entro tre mesi dall'entrata in vigore di questa legge di conversione del decreto-legge in esame, una relazione sulle modalità con le quali gli enti promotori, le aziende e i professionisti stanno adoperando questo istituto dello stage, mettendo in luce tutti gli aspetti e le criticità al fine di assumere le opportune iniziative, anche legislative, per riformare tale istituto e garantirne l'effettiva utilità formativa e di inserimento nel mondo del lavoro.
Inoltre noi chiediamo di assumere opportune iniziative legislative per rendere obbligatorio un emolumento economico e nello stesso tempo vorremmo che fosse soppresso un tetto per tale erogazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0003 Intervengono quindi sull'ordine dei lavori i deputati GIUSEPPE BRESCIA (M5S) (Vedi RS), che preannuncia il ritiro di ordini del giorno presentati dal suo gruppo, e ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS), che preannuncia l'intenzione di accettare le eventuali riformulazioni proposte dal Governo degli ordini del giorno presentati dal suo gruppo.
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PAGINA: 0015 GIUSEPPE BRESCIA. Un intervento sull'ordine dei lavori velocissimo, se mi è concesso. PAGINA: 0015 ETTORE ROSATO. Signora Presidente, visto che c’è questa fase di snellimento dei lavori d'Aula volevo dire che il gruppo del PD naturalmente accoglierà tutti i pareri e le valutazioni che il Governo esprimerà sui nostri ordini del giorno, quindi non ci sarà nessun appesantimento dei lavori sui nostri ordini del giorno, perché non li metteremo in votazione, accogliendo il parere espresso dal Governo.
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PAGINA: 0004 Intervengono altresì per illustrare gli ordini del giorno rispettivamente sottoscritti i deputati GIORGIO AIRAUDO (SEL) (Vedi RS), SERGIO BOCCADUTRI (SEL) (Vedi RS), CELESTE COSTANTINO (SEL) (Vedi RS), TITTI DI SALVO (SEL) (Vedi RS), DAVIDE CAPARINI (LNA) (Vedi RS), DANIELE FARINA (SEL) (Vedi RS), NICOLA FRATOIANNI (SEL) (Vedi RS) e LUIGI LACQUANITI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0015 GIORGIO AIRAUDO. Signora Presidente, colgo anche l'occasione per esprimere un certo sconcerto, perché io credo che quest'Aula non possa decidere qual è la priorità dei temi che affronta. Noi stiamo discutendo su quello per noi è un tema fondamentale, per molti nostri concittadini e concittadine, per un ritardo che noi segnaliamo – per quel che ci riguarda, come Sinistra Ecologia Libertà – su entrambi i Governi di questa legislatura che si sono succeduti: il tema del lavoro.
Io credo sia importantissimo discutere della domanda di autorizzazione concernente il deputato Genovese, ma è altrettanto importante che gli italiani e le italiane sappiano cosa si sta votando sul decreto-legge lavoro. Ed è per questo che abbiamo presentato questo ordine del giorno.
Il decreto-legge in esame, che voi ci avete presentato, si ripropone di rilanciare l'occupazione, ma sappiamo già che fallisce nel suo intento in modo clamoroso favorendo un'ulteriore precarizzazione dei rapporti di lavoro. Secondo i dati dell'OCSE, in Italia è lavoratore precario oramai il 52 per cento dei giovani sotto i 25 anni: il doppio rispetto al 2010. Il precariato è il frutto del ricorso a tipologie di contratti non a tempo indeterminato, che non sono stati in grado in tutti questi anni di arginare il problema della disoccupazione, che, invece, continua ad aumentare e ha raggiunto livelli drammatici.
Ciò dimostra che il ricorso a forme di contratti, come quello a tempo determinato, non porta ad un aumento dei posti di lavoro, né ad una maggiore stabilizzazione degli stessi. È a tutti noi chiaro che qualcuno spera per ragioni propagandistiche di usare il rimbalzo tecnico dei dati dell'ISTAT che, come sapete, registra il numero dei contratti, non i rapporti di lavoro, legati alla persona. In altre parole, se uno fa più contratti in un anno, risultano più posti di lavoro. È chiaro, quindi, che si va in cerca di qualche effetto mediatico.
I costi economici della disoccupazione sono incalcolabili e incidono direttamente sul prodotto interno lordo che non viene prodotto in percentuale di molto superiore al costo delle misure di sostegno al reddito dei disoccupati. Si tratta di 80 miliardi di euro di ricchezza reale che non viene creata, generando costi ulteriori derivanti dalla perdita di produttività del lavoro e comportando costi sociali quali povertà, @pagina=0016@perdita della casa, criminalità, denutrizione, abbandono scolastico, antagonismo etnico, crisi familiari, tensioni sociali che sono esplosive nel nostro Paese. I dati ISTAT relativi a febbraio 2014 riportano la spaventosa cifra di 3 milioni 248 mila disoccupati. Anche se il quadro economico mutasse e vi fosse un boom, che non è prevedibile e non è alla vista, non si riuscirebbe a creare lavoro per una tale mole di lavoratori e occorrerebbero non meno di 15 anni per riportare la disoccupazione a livelli che si possano considerare fisiologici, ma non si riuscirebbe comunque a tornare ai livelli precedenti.
Riteniamo, pertanto, che non vi sia altra possibilità – e bisognerebbe prenderne atto in quest'Aula – di creare lavoro e riassorbire l'enorme mole di disoccupati se non ricorrendo allo Stato come datore di lavoro di ultima istanza, attraverso la creazione di un piano nazionale per il lavoro basato su un programma nazionale di interventi pubblici, che si ispiri al New Deal statunitense che tra il 1933 e il 1943 riuscì a creare occupazione per circa 8 milioni e mezzo di lavoratori.
Pensiamo anche che questa norma andrebbe adottata in Europa. È importante porsi l'obiettivo minimo di creare un milione e mezzo di posti di lavoro in un triennio, non qualche rimbalzo percentuale statistico o cannibalizzando i posti di lavoro a tempo indeterminato che continuiamo a perdere. L'obiettivo di questo piano deve essere per noi quello di occupare lavoratori tra le persone inoccupate, disoccupate e occupate in cerca di altra occupazione, qualora il loro reddito sia al di sotto degli 8 mila euro, dando tuttavia la priorità – perché anche così si può redistribuire, redistribuire lavoro, non parzialmente reddito – a coloro che, a parità di altre condizioni, rientrano nella definizione di lavoratori svantaggiati, come prevede anche la stessa Comunità europea.
Un tale programma deve essere realizzato da tutte le amministrazioni dello Stato e dagli enti locali, ispirandosi ad interventi che, oltre ad assicurare la creazione di occupazione, consentano lo sviluppo di un nuovo modello produttivo al quale l'Italia deve ambire, ponendosi come obiettivo primario quello della tutela dell'ambiente e della salute, innanzitutto attraverso il recupero di aree urbane e rurali, degli ecosistemi e della biodiversità.
In conclusione, gli interventi, pertanto, sono da realizzarsi nei settori della protezione del territorio. Per il funzionamento del programma è possibile prevedere l'istituzione di un'agenzia. Questo ordine del giorno, quindi, impegna il Governo ad adottare, anche mediante provvedimenti di natura legislativa, un piano sperimentale per la creazione di nuovi posti di lavoro, per contrastare la piaga della disoccupazione, sulla base di quanto abbiamo indicato in questo medesimo ordine del giorno.
Non abbiamo bisogno dell'illusione della precarietà che cancella il lavoro stabile. Gli italiani e le italiane hanno bisogno di lavoro, di lavoro giusto, rispettando diritti e regole e ricordiamo a quest'Aula che le grandi opere generano lavoro precario, non solo corruzione. Ecco perché è sbagliato mettere in alternativa la battaglia contro questo decreto-legge alla battaglia giusta per portare in Aula l'autorizzazione a procedere del deputato Genovese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0016 SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, gentile sottosegretario, deputate e deputati, illustro un ordine del giorno che potrebbe sembrare non inerente direttamente con la materia del decreto-legge perché riguarda il fenomeno delle partite IVA. Per me lo è perché, guardando al mondo reale, noi sappiamo che spesso i datori di lavoro, invece di assumere una persona con un contratto di lavoro, chiedono, soprattutto ai giovani, di aprirsi una partita IVA. Dicono: apriti una partita IVA.
In questo modo, ovviamente, per il datore di lavoro l'operazione costa molto meno. Per i giovani, giustamente, per @pagina=0017@quelli che hanno meno di 35 anni – vorrei ricordare che nel 2012 sono state aperte in tutto 550 mila nuove partite IVA e di queste 210 mila da giovani, che, ovviamente le hanno aperte soltanto per entrare nel mondo del lavoro – è previsto un regime dei minimi, un'esenzione dell'IVA definita volgarmente «forfettone», che consente a questi giovani di non subire un doppio scacco, dal datore del lavoro ma anche dallo Stato avendo riguardo all'imposizione fiscale.
Infatti, loro aprono una partita IVA in molti casi non perché hanno una professionalità ma perché è necessario al fine di poter entrare nel mondo del lavoro. Ci sono state delle contestazioni inizialmente anche con l'Unione europea, perché questo era visto come un aiuto di Stato, poi successivamente si è consentita questa pratica grazie all'articolo 285 della direttiva 2006/112/CE che fissa a 5 mila euro il limite per l'esenzione e si era stabilito di poter continuare, stante lo stato delle cose, ad avere un'esenzione fino a trentamila euro soltanto per i giovani fino ai 35 anni e che rispettassero alcuni principi, ad esempio non avessero dipendenti, non facessero acquisti di beni strumentali superiori ai quindicimila euro, non distribuissero utili, in sostanza esattamente quello che fa chi apre la partita IVA proprio perché non ha un'alternativa, proprio perché non gli viene concesso di avere un contratto di lavoro.
Successivamente c’è stata la decisione 2013/678/UE del Consiglio dell'Unione europea che ha stabilito che fino al 31 dicembre 2016 possiamo agire ancora in deroga alla direttiva e innalzare a 65 mila euro il regime dei minimi, sempre con i criteri che abbiamo detto.
Questo, quindi, servirebbe non soltanto a consentire di allargare la platea – e il costo, fonte MEF, di questa operazione è di soli 29 milioni annui (ripeto: 29 milioni annui) – ma anche a molte start up formate da una singola persona, che magari ha speso moltissimi soldi per studiare e si trova ad offrire servizi a più aziende, di avere per i primi cinque anni – questo regime dei minimi non si può protrarre all'infinito ma soltanto per un tempo limitato – un regime fiscale agevolato.
Ecco perché, secondo me, questo ordine del giorno deve essere accettato dal Governo perché si tratta di accettare, accogliere questa deroga che ci è concessa dalla decisione del Consiglio dell'Unione europea, di applicarla; trovare le poche risorse che servono – 29 milioni di euro l'anno – e, quindi, consentire a moltissimi giovani – concludo, signor Presidente – visto che c’è questo ricatto, quasi questa imposizione di aprire una partita IVA, di non subire almeno da parte dello Stato un enorme peso del carico fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0017 CELESTE COSTANTINO. Signor Presidente, il decreto-legge introduce una disciplina con riferimento alla quale si prevede che, in caso di violazione dell'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo n. 368 del 2001 riguardante la percentuale complessiva di contratti a termine che un'azienda può stipulare nel corso dell'anno, non è più consentita la possibilità di convertire il contratto da tempo determinato a tempo indeterminato.
In particolare, è stato introdotto, in sede di conversione, un articolo nel quale si prevede che, in caso di violazione del limite percentuale del 20 per cento del numero di assunti a tempo indeterminato, si applica solo la sanzione pecuniaria pari al 20 per cento della retribuzione oggetto del contratto indebito per il primo lavoratore e pari al 50 per cento della retribuzione per ciascun lavoratore oltre il primo.
Noi crediamo che l'attuale formulazione letterale della norma presenti notevoli elementi di dubbia interpretazione. La molteplicità di soluzioni, a cui si presta la disposizione contenuta nel decreto-legge in esame, crea un evidente danno per la certezza del diritto, nonché per i diritti acquisiti dei lavoratori che abbiamo un @pagina=0018@contenzioso in corso nei confronti dei datori di lavoro.
Noi chiediamo, con questo ordine del giorno, che il Governo valuti l'opportunità di fornire un'interpretazione autentica della norma che abbiamo citato, in modo da garantire che la nuova disciplina si applichi solo nei confronti dei lavoratori che decideranno di impugnare il contratto a termine o di somministrazione a tempo determinato successivamente all'entrata in vigore della legge, cioè parliamo dei contratti che scadranno dopo l'entrata in vigore della legge, facendo salvi i diritti acquisiti da coloro che hanno in corso una causa con la propria azienda, al fine di evitare una disparità di trattamento ed anche impedire ulteriori dubbi interpretativi che contribuirebbero ad un aumento del contenzioso in materia.
Voi non rilanciate l'occupazione e create maggiore precarietà. Un vero e proprio capolavoro, questo decreto-legge: non tiene conto delle condizioni di almeno tre generazioni di questo Paese; la retorica del futuro, la retorica dei propri figli, del cambiamento, del cambiare verso, che ha mostrato, invece, il vero volto di questo Governo, riduce ancora di più le garanzie.
La propaganda, vi assicuro, può durare poco: si può essere grandi comunicatori, ma se si continua a comunicare solamente ed esclusivamente «aria fritta», i cittadini prima o poi se ne accorgeranno. Noi questo gioco lo stiamo svelando attraverso questi ordini del giorno, dove magari se ci fosse stata una maggiore presenza del Governo sarebbe stato anche opportuno e segno di rispetto e di dignità per chi in questo momento ci sta guardando, e siamo sicuri, però, che chi sta osservando questo dibattito sa e non vi ringrazierà per quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0018 TITTI DI SALVO. Signor Presidente, chiedo al sottosegretario Bobba un supplemento di attenzione, perché noi, con l'ordine del giorno che mi appresto ad illustrare, chiediamo di ripristinare l'iter parlamentare delle dimissioni in bianco. Lo ripeto fin quando il sottosegretario Bobba ha finito di telefonare; visto che è una richiesta al Governo ed è l'unico rappresentante del Governo, chiedo alla Presidente di fermarmi fin quando il Governo mi ascolta. PAGINA: 0019 DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno intendo affrontare un problema nodale, centrale per lo sviluppo economico del Paese e della Lombardia che mi pregio di rappresentare qui, di tante lavoratrici e tanti lavoratori che, ancora oggi, non percepiscono gli ammortizzatori sociali a cui avrebbero diritto.
Infatti, badate bene, sono circa 35 mila le lavoratrici e lavoratori oggi in attesa della cassa integrazione, degli ammortizzatori sociali a cui avrebbero diritto e che non vengono erogati a causa del mancato trasferimento, da parte del Governo alle regioni, degli importi dovuti, quelli pattuiti a fronte degli impegni che lo Stato ha preso nei confronti di queste lavoratrici e di questi lavoratori, in un momento di così grave difficoltà economica. Inoltre, sono anche settemila quelli che ne hanno fatto richiesta solo nel primo trimestre del 2014 per la regione Lombardia, problema che, mutatis mutandis, può essere esteso a tutte le regioni produttive, in particolar modo a quelle del nord, in particolar modo alla regione Emilia Romagna, al Veneto, che soffrono la medesima situazione come ha avuto, anche, modo di testimoniare il presidente della Conferenza Stato-regioni Vasco Errani quando, nell'ultimo incontro, ha sottolineato il fatto che mancano all'appello @pagina=0020@per il 2013 qualcosa come 679 milioni di euro e per il 2014 c’è già una stima di 821 milioni di euro. Alcune regioni sono corse ai ripari, facendo delle anticipazioni sociali, ma queste non sono ovviamente sufficienti in un momento in cui c’è una vera e propria esplosione di queste richieste. PAGINA: 0020 DANIELE FARINA. Signora Presidente, membri del Governo, colleghi, questo ordine del giorno chiede un impegno del Governo e lo chiede per sopprimere una tipologia contrattuale che anche per chi ci ascolta risulterà incomprensibile e che si chiama tecnicamente: somministrazione di lavoro a tempo indeterminato. In che cosa consiste ?
Un lavoratore è assunto a tempo indeterminato da un'azienda di servizi e questa azienda lo cede ad altre aziende a tempo indeterminato: è un non senso, una figura contrattuale illogica, che, però, ha un qualche utilizzo e di cui il Governo – povero lui – prevede una certa utilità. Sinistra Ecologia Libertà ieri ha indossato delle maschere bianche, delle maschere che non sono quelle di Anonymous, quelle cinematografiche, sono un'altra cosa: coprendosi il volto, i deputati di Sinistra Ecologia Libertà hanno dato un volto, hanno dato figura e voce a milioni di lavoratori che non ne hanno, sulla cui vita si gioca di nuovo – come accade da lustri – con questo provvedimento che si chiama «decreto lavoro» ma che forse potrebbe avere altre denominazioni totalmente contrarie, che cerca di raggiungere risultati e @pagina=0021@negli strumenti che utilizza va verso altre. Infatti, un Paese che investe in ricerca, sviluppo, in cultura e innovazione la metà di quanto fanno altri Paesi europei e ancora meno di quanto fanno altri Paesi del mondo accumula gradualmente un ritardo che è un ritardo sempre più grave, diventa sempre più largo. Dunque, quando si fa questo, la sfida globale si combatte deprezzando il costo del proprio lavoro. Questa, però, è una spirale iniziata molti anni fa sotto i Governi del centrodestra, i Governi Berlusconi, ma è una spirale senza fine che non ha un punto di arresto. La tesi fondamentale di queste politiche a cui assistiamo da anni è che qualunque lavoro è meglio di nessun lavoro. Certo ! Ma quando questa che dovrebbe essere eccezione, incidente transitorio, diventa appunto non l'eccezione ma la via maestra, comincia ad assomigliare, e ormai assomiglia, ad un ergastolo bianco. Ma questa generazione, sottoposta a questa misura non scritta, tornerà. L'avete spinta sotto un tranquillo sudario e pensate che vi resti fino al termine della propria esistenza lavorativa, che diventa anche esistenza in senso biologico, ormai. Tornerà, invece, questa generazione, e non sarà gentile con i responsabili di questo disastro. Ecco perché Sinistra Ecologia Libertà, nelle sua proposte, nel suo programma verso la sfida europea ha in cantiere altre ricette completamente diverse, e pensa che perseguire lungo questa strada di cui questo decreto è parte sia parte del male: una prosecuzione di una cattiva azione di Governo cui da tanti anni assistiamo.
Io credo che per questo il giudizio sia chiaro, il perché delle nostre azioni sia chiaro, siano chiare anche le responsabilità dei deputati che approveranno in via definitiva questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0021 NICOLA FRATOIANNI. Signora Presidente, l'ordine del giorno che presento dice di quanto questo Paese sia bizzarro: viviamo in un Paese nel quale ad ogni piè sospinto la politica, la comunicazione, lamentano la ferita dei cervelli che fuggono. Ci ripetiamo ad ogni tornante della vita pubblica del Paese che una delle questioni che più danneggiano la nostra competitività, la qualità del nostro sistema di ricerca, è una certa tendenza, di cui ci lamentiamo giustamente, dei nostri giovani ricercatori, di questi cervelli brillanti: pur nelle difficoltà di un sistema poco sovvenzionato e poco curato, mantengono una capacità competitiva di assoluto livello nel panorama europeo ma sono, ogni anno e in numero crescente, costretti a fuggire, ad emigrare, a cercare riparo all'estero da una politica ed un sistema che non li cura, non li valorizza.
Non ne fa, come sarebbe invece giusto e opportuno, una leva della crescita e della buona crescita nel nostro Paese. Eppure di fronte a questo, che appunto è il ritornello attorno a cui la retorica comune si esercita continuamente, questo decreto, il decreto Poletti, o forse dovremmo dire con più correttezza il decreto Sacconi, questo decreto fa un altro passo indietro; e in un decreto-legge che già aumenta in modo così pesante la precarietà, aumentando i tempi nei quali è possibile prorogare il contratto a tempo determinato, stabilisce che in tema di ricerca per gli enti pubblici e privati questi vincoli possano essere ulteriormente allentati: cioè si possa in quel settore – in un settore così strategico, ripeto, per il Paese, prima e più ancora che per i diritti di quei lavoratori, perché anche chi fa ricerca è un lavoratore – essere ancora più precari, ancora meno attenti ai diritti, ancora meno attenti alla valorizzazione di quel lavoro, così importante per tutti e tutte noi.
E allora, vorrei dire a questo Governo, che in questi due giorni, anche dalle presenze (non parlo della qualità, naturalmente, non ho nulla contro il sottosegretario, ma della quantità), ha dimostrato così poca attenzione a questo dibattito; ma purtroppo non è la prima volta: ci stiamo abituando. Vorrei dire a questo Governo che è davvero curioso che in epoca post-@pagina=0022@ideologica, nell'epoca in cui non c’è più la sinistra, non c’è la destra, è tutto nuovo, sia ancora invece così potentemente in vigore un'ideologia forte. Perché non so come chiamarla, signora Presidente, se non ideologia, e ideologia forte, quella della flessibilità, della precarietà.
Sono ormai vent'anni in questo Paese che ci raccontano che di fronte al dramma della disoccupazione, al dramma dei giovani che un'occupazione non la trovano più, e abbiam visto come quei dati sono andati crescendo giorno dopo giorno, anno dopo anno, c’è bisogno di semplificare; naturalmente, si semplificano sempre e solo le regole che hanno a che fare con i diritti di chi lavora. C’è bisogno di flessibilità, c’è bisogno di ulteriore precarietà. PAGINA: 0022 LUIGI LACQUANITI. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, nella giornata di ieri il presidente di Confindustria Squinzi, audito dalla Commissione attività produttive e dalla Commissione politiche dell'Unione europea di questa Camera in merito alla comunicazione della Commissione europea «Per una rinascita industriale dell'Europa», identificava, a mio avviso in modo puntuale e condivisibile, le condizioni necessarie per il rilancio del manifatturiero italiano su scala europea e mondiale. Sostenibilità ambientale, efficienza energetica, mobilità sostenibile, innovazione green, valutazione degli impatti climatici, sono solo alcuni dei temi enunciati, che non possono che trovarci d'accordo.
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PAGINA: 0004 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Vedi RS)
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PAGINA: 0022 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 11,20)
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PAGINA: 0005 Intervengono inoltre per illustrare gli ordini del giorno rispettivamente sottoscritti i deputati FABIO LAVAGNO (SEL) (Vedi RS) e TONI MATARRELLI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0023 FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, noi cerchiamo, con questo ordine del giorno, di entrare nel merito di una discussione che non c’è stata sul decreto, o meglio c’è stata ma è stata anestetizzata da tre fiducie. Ed è evidente quanto questo decreto, che potremmo ribattezzare «siamo tutti più precari» in qualche modo entri nella «carne viva» dei cittadini italiani, dei lavoratori e delle degenerazioni sul mondo del lavoro alle quali, negli ultimi vent'anni, questo Paese ha assistito.
L'ordine del giorno in questione ha come oggetto il lavoro accessorio, ovvero quelle attività lavorative occasionali che non superino come retribuzione annua i 5.050 euro. Sono contratti introdotti nell'ormai lontano 2003, più volte modificati e ogni modificazione, sia nella finanziaria del 2008 che in quella del 2010 che nella Riforma Fornero, non hanno teso a limitare questo tipo di precarizzazione strutturale del lavoro, prima riservata a studenti e pensionati, ma ad un ampliamento progressivo e costante dell'utilizzo di questo strumento.
Allora, vediamo che anche i settori in cui vengono utilizzati si stanno ampliando e si stanno ampliando quelli storici, dal settore commerciale all'agricolo, e assistiamo all'introduzione della possibilità che vengano utilizzati anche dagli enti locali.
Vediamo che questo tipo di contratto sta pienamente nell'atipicità che sembra essere un dogma delle politiche del lavoro del nostro Paese, come se questa atipicità fosse una modernità, come se la perdita dei diritti, progressiva nel mondo del lavoro, fosse sintomo di modernità. Non è riconducibile infatti a nessuna forma e a nessuna tipologia contrattuale tipica del lavoro subordinato o del lavoro autonomo. Siamo proprio in un limbo, un limbo dove molto spesso si annida anche l'illegalità o la possibilità, attraverso la modalità con cui questi contratti vengono svolti e vengono intesi tra datore di lavoro e lavoratore, @pagina=0024@di una grande illegalità perché non esiste un contratto scritto, ma molto spesso vengono anche presi semplicemente contratti di natura verbale e in questo è il ricorso quindi all'illegalità, al sommerso al pagare in nero, come si dice, il lavoro o a sottopagare in nero il lavoro: è un ricorso sempre più ricorrente.
Quindi, se prima queste modalità erano riservate a studenti e pensionati, sono state estese a tutti i settori produttivi e non abbiamo visto che aumentare abusi e forme di illegalità, appunto. Molto spesso abbiamo condannato – lo condannano parti sindacali – che circa un milione di persone sono costrette alla precarietà da questo tipo di forma contrattuale, dettata dall'impossibilità di ottenere, al termine della vita lavorativa, anche un minimo riconoscimento di carattere pensionistico. Pensione che – ricordiamolo – non è un premio alla fine dell'attività lavorativa, ma è semplicemente forma di retribuzione accantonata, differita, quindi anche la retorica sul modo pensionistico sarebbe opportuno lasciarla da parte.
Sempre per restare all'abuso di questo tipo di contratto, vediamo che è un rapporto di lavoro concluso verbalmente – come dicevo prima – in cui ci si può accordare su ore e compenso e in cui una parte della retribuzione illegalmente può essere messa fuori dal buono, dal voucher, come viene elegantemente definita la retribuzione in questo caso. Il voucher si configura quindi come un sistema di precarizzazione dei rapporti di lavoro, a detrimento dei lavoratori senza nessun riscontro positivo in termini di incrementi occupazionali. Abbiamo visto come la precarizzazione sia aumentata, ma in termini occupazionali questo non abbia avuto alcun significativo incremento in positivo. Pertanto, visto che anche questo decreto interviene su questo tipo di contratti, di forme contrattuali atipiche, chiediamo che si ponga una limitazione dell'uso di questo tipo di contratti e che, ancora una volta, non si vada invece verso un allargamento della maglie, proprio perché la legalità parte anche da un rispetto del mondo del lavoro.
Ci spiace che in questo dibattito sia solo il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà e in parte la Lega Nord a continuare a portare le ragioni su un tema di fondamentale importanza. Quando sbandieriamo la Costituzione ricordiamoci del primo articolo di questa Costituzione. È, dal nostro punto di vista, assolutamente scandaloso subordinare una speculazione di tipo elettorale, quindi del «caso Genovese» rispetto a un dibattito serio su queste tematiche (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0024 TONI MATARRELLI. Signor Presidente, il dibattito di oggi si inserisce in un contesto in cui il mondo del lavoro è duramente colpito dalla grave crisi economica: i livelli occupazionali continuano a diminuire, acuendo la crisi istituzionale, la crisi sociale e le condizioni di precarietà dei cittadini.
Il decreto in esame, anziché proporre interventi strutturali in grado di rilanciare l'economia, facendo ripartire i consumi e gli investimenti, contiene invece misure di ulteriore precarizzazione. Tale è, infatti, la scelta di rendere a casuale il contratto a tempo determinato e di consentirne la proroga fino a 36 mesi, aumentando il numero complessivo dei lavoratori che un'azienda può assumere con questa tipologia contrattuale.
Tali sono, ancora, le modifiche apportate al contratto di apprendistato, che si candida a diventare la tipologia di contratto precario per eccellenza del futuro: l'obbligo di predisporre il piano formativo individuale è stato ridotto ad una formulazione sintetica da inserire nel contratto ed è stato previsto che solo le aziende che impiegano più di 50 dipendenti, ossia meno dell'1 per cento nel nostro Paese, incorrono nel divieto di assumere nuovi apprendisti, se non hanno proceduto ad assumere almeno il 20 per cento degli apprendisti già precedentemente impiegati.
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PAGINA: 0005 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (Vedi RS)
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PAGINA: 0025 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 11,30)
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PAGINA: 0006 Intervengono per illustrare gli ordini del giorno rispettivamente sottoscritti i deputati SERENA PELLEGRINO (SEL) (Vedi RS), MARTINA NARDI (SEL) (Vedi RS), GIOVANNI PAGLIA (SEL) (Vedi RS), ILEANA CATHIA PIAZZONI (SEL) (Vedi RS), NAZZARENO PILOZZI (SEL) (Vedi RS), MICHELE PIRAS (SEL) (Vedi RS), STEFANO QUARANTA (SEL) (Vedi RS), GENNARO MIGLIORE (SEL) (Vedi RS), LARA RICCIATTI (SEL) (Vedi RS) e ARCANGELO SANNICANDRO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0025 SERENA PELLEGRINO. Signor Presidente, questo ordine del giorno ha come argomento i contratti di solidarietà, un argomento che credo sia sostanziale e fondamentale per continuare a procedere all'interno del nostro Stato, perché si possa parlare di solidarietà e di sussidiarietà e perché tutti quanti possano lavorare nel nostro Paese. I contratti di solidarietà rappresentano un valido strumento volto alla salvaguardia dei livelli occupazionali nei casi di crisi dell'impresa, attraverso la generalizzata riduzione dell'orario di lavoro aziendale e della retribuzione.
In particolare, i contratti di solidarietà cosiddetti «difensivi» sono finalizzati al mantenimento dell'occupazione mediante la riduzione dell'orario, al fine di evitare, in tutto o in parte, la riduzione o la dichiarazione di esuberanza di personale. Questo, ormai, avviene in tutta Italia, esempi ve ne sono continuamente. La condizione per beneficiare delle agevolazioni pubbliche è la stipulazione di un contratto collettivo volto ad evitare riduzioni di personale o ad incrementare l'occupazione tramite la riduzione dell'orario lavorativo, senza la necessità di specifiche causali, come accade, invece, per la cassa integrazione guadagni.
La nostra storia è piena, parte nel ’93-’94, procede nel ’95; continuamente si tratta di questo argomento, parliamo ogni giorno di contratto di solidarietà. Qual è purtroppo la situazione ad oggi ? La situazione ad oggi è che in questo decreto-legge in esame la disposizione dell'articolo @pagina=0026@5 è volta a stabilire specifici criteri per l'individuazione dei datori di lavoro beneficiari delle riduzioni contributive già previste a legislazione vigente in caso di ricorso al contratto di solidarietà. Si prevede che ciò possa avvenire nei limiti delle risorse finanziarie già disponibili. La norma rifinanzia anche la decontribuzione per le aziende che facciano ricorso ai contratti di solidarietà con uno stanziamento annuo di 15 milioni a partire dal 2014. Sono state, inoltre, anche eliminate le differenze di sgravio per territorio ed entità della riduzione di orario, relativamente ai datori di lavoro che stipulano contratti di solidarietà che prevedono la riduzione dell'orario di lavoro al fine di gestire esuberi, portando tale sgravio in tutti i casi alla misura del 35 per cento. Ma la situazione economica che l'Italia oggi sta attraversando richiede che si provveda con urgenza a rifinanziare in misura maggiore da quanto previsto da questo decreto-legge gli sgravi relativi alla contribuzione previdenziale e assistenziale a favore delle imprese e dei lavoratori che stipulano contratti di solidarietà per salvaguardare i livelli sia occupazionali che previdenziali.
Un tale intervento può essere in grado di risolvere numerose situazioni di crisi aziendali e occupazionali attualmente in corso. Noi sappiamo che adesso è proprio in corso il tavolo dell'Electrolux che ha dato una piccola soluzione, ma che per noi rimane sempre una soluzione patchwork che non sarà mai una soluzione chiara che procede in maniera lineare per il nostro futuro, per i nostri lavoratori. Si devono, dal nostro punto di vista, mantenere in Italia produzioni che rischiano di essere delocalizzate perché ciò porterebbe ulteriormente un grave danno per la nostra occupazione.
Quindi, noi chiediamo un impegno serio da parte del Governo, esattamente come è stato fatto negli ultimi vent'anni nei confronti di questo argomento, un impegno che tenda a facilitare l'utilizzo dei contratti di solidarietà che siano volti soprattutto a mettere a disposizione maggiori risorse su questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0026 MARTINA NARDI. Signor Presidente, voi ci chiedete spesso di confrontarci con quello che è il Paese reale. Bene noi lo facciamo, il Paese reale lo incrociamo, lo incontriamo tutti i giorni, incontriamo la precarietà come male ormai endemico di questo Paese e tentiamo, anche attraverso il nostro ostruzionismo, l'intervento in Aula, di portare l'attenzione invece sulla necessità che il Paese avrebbe, cioè quella di buona occupazione e di lavoro stabile.
Vi è in questo decreto-legge una questione che per certi versi ha quasi del ridicolo, cioè tentate con questo decreto-legge di aumentare la precarietà – lo abbiamo detto, lo abbiamo scritto, abbiamo manifestato il nostro disappunto – ma non però per chi effettivamente della precarietà, cioè del lavoro a tempo determinato, in questi anni comunque ne ha avuto oggettiva necessità (mi riferisco a tutti i lavoratori e le lavoratrici precari del pubblico impiego piuttosto che delle società a capitale pubblico) ovvero là dove non c’è il datore di lavoro che non vuole stabilizzare il lavoratore ma là dove invece non può stabilizzare il lavoratore e la lavoratrice.
Noi tutti quanti sappiamo che la normativa molto articolata del lavoro pubblico o semi pubblico è oggettivamente complessa: c’è il blocco del turn over da una parte e dall'altra c’è molto spesso l'incapacità anche economica di far fronte ad un concorso che è decisamente molto oneroso soprattutto per piccoli enti o piuttosto per il Patto di stabilità interno che blocca con i pensionamenti la possibilità effettiva di stabilizzare le figure professionali.
E neanche il decreto-legge n. 101 del 2013, quello che abbiamo votato qualche mese fa, chiarisce, per così dire, questa questione. Non vorrei che alla fine ci @pagina=0027@fossero anche i beffati. Quindi non solo si precarizza il mondo privato dell'occupazione – laddove invece i datori di lavoro potrebbero tranquillamente stabilizzare se ci fossero normative in questa direzione – ma invece chi non può oggettivamente stabilizzare metterà alla porta migliaia – centinaia e centinaia sicuramente – di ragazzi e di ragazze, che in questi anni hanno magari svolto un lavoro fondamentale per la pubblica amministrazione o, comunque, per enti o società ad intero capitale pubblico. Per le motivazioni che vi ho detto, aspettando magari il concorso, perderanno la loro occasione di lavoro.
Ecco, allora, con questo ordine del giorno, noi chiediamo di fare chiarezza su questo punto – e siamo consapevoli, lo ripeto, conosciamo il Paese reale: c’è differenza tra lavoro pubblico e lavoro privato – e chiediamo che perlomeno per quanto riguarda il lavoro pubblico ci sia un'attenzione maggiore invece a tutelare questi lavoratori e queste lavoratrici, che in maniera appunto quasi assurda si potrebbero trovare nell'unica condizione, cioè quella di essere messi alla porta e quindi diventare disoccupati, nell'ottica di un grande obiettivo: precarizzare tutto il mondo privato e licenziare coloro che sono in attesa, magari da molto tempo, della stabilizzazione all'interno di una società pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0027 GIOVANNI PAGLIA. Signor Presidente, anche di recente, ad un convegno, ho sentito il Ministro Poletti sostenere di essere, per così dire, un convinto sostenitore del metodo sperimentale, cioè di quell'idea per cui quando si affronta un problema, di cui si ha o non si ha un'idea – questo lo lascio giudicare –, si comincia con il buttare lì qualche proposta, si fa una legge, si fa un decreto-legge, poi si va a verificare a distanza di qualche tempo quale sia stato l'effetto che questo decreto ha avuto sulla società e sull'economia italiana e poi, eventualmente, qualora funzioni, si può lasciare che vada avanti, qualora non funzioni, si interviene nuovamente per tornare indietro sui propri passi.
Ora, a parte il fatto che credo pochi in quest'Aula potrebbero e dovrebbero condividere un simile approccio, quando parliamo di lavoratrici e di lavoratori e in particolar modo di giovani, perché noi non siamo cavie, la società non è fatta di cavie e non è esattamente il luogo in cui sperimentare soluzioni, di cui non sia abbia fin dall'inizio una qualche previsione sulla loro incidenza rispetto alla vita personale, concreta, umana, quotidiana. Tuttavia, anche se così fosse, noi con questo ordine del giorno chiediamo che da qui a sei mesi il Governo torni in quest'Aula e relazioni rispetto agli effetti.
Nell'illustrare l'ordine del giorno però voi noterete che noi non parliamo d'Italia, ma parliamo di Spagna e lo facciamo per una ragione molto precisa, perché qualche volta, anche chi voglia utilizzare il metodo sperimentale, non ha bisogno di sperimentare su se stesso, ma può ragionevolmente rifarsi agli esempi che ha di fronte, guardando situazioni molto vicine a sé.
Una di queste situazioni è quella spagnola che, tra il 2012 ed il 2014, ha approvato provvedimenti esattamente in linea con quello che voi oggi ci proponete. Il risultato – leggo i dati – è che a distanza di due anni in Spagna il 50,8 per cento dei disoccupati è rimasto per più di un anno senza lavoro. Il 32,7 per cento è rimasto per più di due anni senza lavoro ed il 22,1 per cento per più di tre anni, a fronte di una disoccupazione che è balzata al 25 per cento. In due anni il tasso di tutela della disoccupazione è diminuito di 3 punti, l'86 per cento dei giovani sotto i trent'anni non riceve, esattamente come il 65 per cento delle donne ed il 51 per cento @pagina=0028@degli uomini con più di trent'anni, alcun tipo di ammortizzatore sociale e l'indennità media di disoccupazione si è abbassata. Questi sono gli effetti che in Spagna ha prodotto un provvedimento simile a quello che voi oggi approvate.
Vado oltre. Qual è l'effetto che si intende avere con questo tipo di decreto-legge ? È quello di produrre crescita economica.
Allora, io vorrei anche capire cosa sia questa crescita economica, perché se penso ad un altro Paese mediterraneo, il Portogallo, che di recente è stato citato come caso di scuola del successo delle politiche di austerità – se la Grecia è il cattivo alunno che, per sua responsabilità, continua a soffrirne degli effetti, gli stessi effetti in Portogallo avrebbero prodotto risultati mirabolanti – c’è un problema: che gli stessi che dicono che lì ora le cose vanno bene, che tutto è sotto controllo, ci dicono che la disoccupazione sta al 14 per cento e che nei prossimi anni, pur avendo una crescita in grande aumento, non si produrrà alcun risultato positivo.
Allora quello che io vi chiedo è: quando parlate di crescita, di cosa state parlando ? Infatti, io ho imparato che la crescita ha un senso, la crescita può diventare un valore, quando si accompagna alla crescita di una società, quando c’è occupazione, quando c’è il lavoro, quando gli effetti di quella ricchezza che viene prodotta vengono distribuiti su un largo raggio di persone. Ma in questo momento in Italia io devo immaginare che tutte le misure che state mettendo in cantiere, a partire da questa, produrranno certo un peggioramento delle condizioni di vita di chi lavora, produrranno certo un destino di precarietà per tutte le giovani, per tutti i giovani e i meno giovani di questo Paese, perché ora potremmo produrre questi contratti anche a 50 anni e se ci si trova in un momento di temporanea disoccupazione.
Voi precarizzate la società e, a fronte di questo, cosa avremo ? Avremo una riduzione dei diritti, avremo una riduzione dei salari e non avremo un posto di lavoro in più. Lo dite anche voi, lo avete scritto di fatto nel documento di economia e finanza, il DEF: non c’è un posto di lavoro in più. E sapete perché ? Ce lo ha detto anche il Fondo monetario internazionale di recente, il problema di questo Paese non è il costo del lavoro; il problema di questo Paese è il nanismo delle sue imprese, il problema è la lentezza della giustizia, il problema è una corruzione endemica.
Però c’è un problema: per affrontare queste cose la politica dovrebbe guardare anche a se stessa e fare un ragionamento serio sulle riforme che servono alla società italiana per cambiare passo. Mentre, invece, precarizzare il lavoro e abbassare il costo del lavoro è ancora una volta la solita ricetta che praticate da vent'anni, con i risultati che abbiamo: più disoccupazione, più povertà e più disuguaglianza. PAGINA: 0028 ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, la visione di questo decreto-legge di Sinistra Ecologia Libertà è già stata illustrata molto bene da tanti colleghi che sono intervenuti. Insisto, però, sul cercare di mettere a fuoco una questione che va anche oltre la divisione su quello che è il ritenere che un'ulteriore precarizzazione del mondo del lavoro possa effettivamente produrre lavoro.
Sappiamo tutti che rendere più facile la possibilità dei contratti a tempo, in realtà può forse servire all'emersione di lavoro nero, ma sappiamo anche che oggi non c’è più neanche lavoro nero; non è questo il punto. La domanda non c’è e questo decreto va appunto in un'altra direzione, quella semplicemente di poter mettere i lavoratori ancora di più alla mercé dei datori di lavoro.
Infatti, dietro un punto, che è già stato illustrato bene dalla collega Costantino, cioè far diventare la sanzione per chi sfora il limite di assunzione a tempo una sanzione @pagina=0029@pecuniaria, piuttosto che un obbligo di assunzione a tempo indeterminato, c’è questa idea in maniera molto chiara. Lo dico perché una delle ragioni delle difficoltà del nostro Paese – lo sappiamo tutti, credo che su questo siamo veramente tutti d'accordo – è questo senso di impunità, questo senso di confusione, questo senso per cui l'azienda virtuosa nel nostro Paese in realtà non è premiata, perché contemporaneamente chi ha aziende, chi produce in modo sleale, chi utilizza lavoro in modo sleale in realtà ha un canale persino privilegiato. In questo modo nemmeno le leggi del mercato, nemmeno le leggi della concorrenza possono effettivamente produrre risultati.
E allora veramente noi chiediamo al Governo di ripensarci, tanto più che questa Camera aveva approvato una modifica sostanziale al decreto da questo punto di vista e aveva previsto esattamente questo: il fatto che quando quel limite del 20 per cento viene sforato la sanzione è banalmente la regolarizzazione di quella che deve essere la situazione, cioè la trasformazione dei contratti in più a tempo determinato semplicemente in contratti a tempo indeterminato.
Sappiamo benissimo che una sanzione pecuniaria non è assolutamente un deterrente. Sappiamo benissimo che quella sanzione è un prezzo che molti saranno disponibilissimi a pagare, perché consente loro di avere non una maggiore flessibilità, ma un maggior potere sul lavoratore, sulla contrazione dei suoi diritti. Pertanto chiediamo veramente, con questo ordine del giorno, che il Governo si possa impegnare a rivedere questa decisione e a poter considerare di riprevedere in maniera seria il fatto che, se si decide di mettere un limite, con tutte le questioni che sappiamo – quanto questo limite, per via di altre norme contenute in questo decreto e anche oltre, in realtà è così labile, è davvero troppo debole – ma se c’è un limite vuol dire che c’è una considerazione a monte, ossia il fatto che, entro un certo limite, quel tempo determinato può servire; oltre è chiaramente qualcosa che non ha a che vedere con le necessità dell'azienda, ma appunto semplicemente con la riduzione dei diritti dei lavoratori.
Quindi ancora una volta ribadiamo la necessità che il Governo si impegni a far si che quella violazione comporti l'assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0029 NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, ci tengo a chiamarla Presidente, Presidente, perché credo che sia importante, da parte di tutti i parlamentari, portare rispetto per la carica che in questo momento lei ricopre e credo che sia importante, anche quando è il Presidente Boldrini a presiedere l'Aula, che tutti i parlamentari si rivolgano alla Presidente in modo giusto ed appropriato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Io credo che questo sia uno dei modi migliori per lavorare in maniera corretta e in maniera fruttuosa in quest'Aula.
Io presento un ordine del giorno sul decreto lavoro, che giunge in quest'Aula alla terza fiducia. Ebbene, qui c’è una prima anomalia, diciamo così, del sistema italiano, del sistema democratico di questo Paese. L'impressione che si ha è che c’è una maggioranza che scrive leggi e costruisce leggi non nell'interesse dei cittadini e in questo caso dei lavoratori, ma che scrive leggi e presenta leggi esclusivamente per mantenere in piedi un Governo. E dall'altra parte c’è una minoranza, spesso anche chiassosa – e per fortuna non tutte le opposizioni di questo Parlamento – che, anziché lavorare per migliorare quelle leggi e per mitigarle, sembra che lavorino solo, a prescindere dal merito delle leggi, per far cadere un Governo.
Io credo che il compito nostro e di tutti parlamentari, invece, sia quello di approvare leggi che vadano negli interessi dei cittadini e appunto negli interessi dei lavoratori. È per questo che noi siamo @pagina=0030@costretti a presentare solo ordini del giorno. Non ci è stata data la possibilità di discutere sul merito di questa legge poiché, appunto, è stata proposta la questione di fiducia per ben tre volte. Questa è la terza volta, caso abbastanza bizzarro, diciamo così: fiducie che alla Camera vengono approvate su un testo, poi stravolto al Senato, votata una nuova fiducia e poi si torna qui e ancora si rimette la fiducia.
Ebbene, questo ordine del giorno che cosa dice essenzialmente ? Dice che c’è un pezzo che noi riteniamo, di questo decreto-legge, anche positivo, ovvero quello che mette o tenta di mettere un tetto ai lavoratori precari nelle aziende. Però lo si fa in maniera furbesca, perché si inserisce un tetto, ma non si dice in che modo poi questo tetto possa essere rispettato perché, come tutti sappiamo, i centri per l'impiego e le aziende non danno il numero dei propri lavoratori, non lo danno mai in tempo e quindi non si può mai calcolare se hanno o meno superato il tetto dei lavoratori precari.
Noi che cosa diciamo ? Semplicemente che venga dato ai sindacati, da parte dei centri per l'impiego e da parte delle aziende, il numero effettivo dei lavoratori impiegati ed il numero effettivo dei lavoratori precari impiegati, così che i sindacati possano controllare se quel tetto viene o meno superato.
Questo, a nostro avviso, è un ordine del giorno di buonsenso che il Governo assolutamente può prendere in considerazione visto che abbiamo anche la delega sul lavoro. Anzi, quella delega sul lavoro riguarda anche i centri per l'impiego perché sappiamo che i centri per l'impiego, anche dopo la riforma Delrio, chiamiamola così, vengono regionalizzati. Questo è il motivo per cui noi facciamo questa battaglia e perché noi su questa legge abbiamo deciso di fare ostruzionismo. E dispiace che altri gruppi, ogni volta che vi è una legge fondamentale, una legge importante, trovino sempre la scusa per non opporsi in maniera decisa. È successo sulla legge elettorale, con la scusa della ghigliottina; è successo sulla legge del finanziamento pubblico. Anzi, non dimentichiamo che sulla legge elettorale, importanti esponenti dei gruppi di minoranza preferivano guardare le partite sull'iPad piuttosto che capire che cosa avveniva in Aula. Poi, infatti, intervistati da qualche trasmissione televisiva all'uscita della Camera, non sapevano neanche di che cosa trattasse la legge elettorale. Ebbene, noi vogliamo stare invece nel merito e vogliamo anche in questo caso evitare che venga approvata una legge contro i lavoratori italiani, una legge che precarizza ancora di più il mondo del lavoro. Per questo noi facciamo ostruzionismo e lo facciamo con orgoglio, a prescindere da quello che è il calendario di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0030 MICHELE PIRAS. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, chiedendo che si incrementino i livelli occupazionali dei vigili del fuoco, nei fatti andiamo ad evidenziare una delle punte d'apice del processo di precarizzazione che ha caratterizzato e segnato il Paese negli ultimi decenni. Precarietà, stagionalità e insufficienza degli organici, infatti, sono la cifra della condizione di un servizio essenziale alla sicurezza delle persone, persino alla tutela della vita delle stesse. E scoprire quanto si sia spinto oltre il processo di scardinamento del lavoro in questo Paese rischia di lasciare attoniti, di stordire e disorientare anche il più distratto osservatore delle condizioni nelle quali lavorano i vigili del fuoco italiani. È doloroso per me ricordare le tragedie della mia isola, ma mi corre l'obbligo di dire, a lei, signor Presidente, e al Governo, che meno di un anno fa in Sardegna sono andati in fumo migliaia di ettari di bosco e di macchia mediterranea e che una persona è morta e che la causa del propagarsi degli incendi risiede anche nelle carenze di organico e nel violento processo di precarizzazione del lavoro del servizio antincendio. Un caso appunto emblematico di ciò che è già accaduto in Italia.@pagina=0031@
Vede, Presidente, negli ultimi vent'anni abbiamo attraversato l'era di una vera e propria sbornia iperliberista, una crociata vera e propria che ha mirato, fino a giungere qui, allo scardinamento della disciplina contrattuale e dei diritti dei lavoratori, spesso definiti come rigidità, lacci o limiti apposti al libero dispiegamento dei fattori di mercato e dell'impresa. Vede, Presidente, il provvedimento che licenziamo in queste ore, il decreto Poletti, non sarebbe così grave se non fosse successo ciò che è successo negli ultimi decenni.
Tra pacchetto Treu, che, come ricordiamo, è nato per rispondere alla cosiddetta disoccupazione intellettuale e tramutatosi nella generalizzazione dei co.co.co, legge n. 30 del 2003 e riforma Fornero, in questo Paese è stata innestata una dose di flessibilità che nemmeno un cavallo potrebbe tollerare. Il tutto in nome di una presunta maggiore facilità per l'impresa italiana nella gestione dei rapporti di lavoro.
Premessa teorica di tutta l'operazione: il rilancio dell'impresa, l'aumento del tasso di occupazione, la riduzione del tasso di disoccupazione, la ripresa della produttività del lavoro. Ciò che è accaduto nel Paese ce lo racconta innanzitutto l'ISTAT nel recente report del 12 dicembre 2013, sia utilizzando la lente del tasso di disoccupazione, che utilizzando quella della produttività del lavoro. Sul primo punto, sono note ai più le cifre di un vero e proprio dramma sociale che da Sud a Nord, isole comprese, ma particolarmente nel Meridione d'Italia, si accanisce particolarmente sulle giovani generazioni e sulle donne, ma non solo. Ma se si osservasse l'andamento della produttività del lavoro nel ventennio 1992-2012, si scoprirebbe che abbiamo raggiunto i livelli più bassi dal dopoguerra, decisamente più bassi del ventennio precedente, quello, per intenderci, egemonizzato dal tanto vituperato articolo 18 e dallo Statuto dei lavoratori.
Ma se non fosse l'ISTAT si potrebbe citare Mario Draghi nel 2010 o Visco più recentemente il 31 marzo di questo anno. Cito Mario Draghi: «senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione nei rapporti di lavoro precari si indebolisce l'accumulazione di capitale umano specifico con effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità».
Quindi, che cos’è l'ideologia se non la determinazione di una falsa coscienza operata sulla mistificazione della realtà ? E l'idea che attraverso la flessibilizzazione in ingresso e in uscita si favorisca la ripresa occupazionale è una palese mistificazione disarticolata dai dati reali e misurata dall'ISTAT, quindi è un'ideologia che è costata al Paese già una generazione, la mia, senza più futuro né certezze a cui è stato letteralmente sottratto il diritto a costruire e persino sognare un futuro.
In nome di questa ideologia si è saccheggiato il Paese delle sue migliori risorse deprimendo la creatività e ricacciando in esilio le migliori menti e lo si è fatto continuando a negare l'evidenza sociale dei fatti. Non è con un'ulteriore dose di precarietà che si può rilanciare il Paese, serve piuttosto un intervento pubblico massiccio, serve ripensare il modello di sviluppo sotto il profilo della qualità ambientale e sociale. A quando questa operazione ? Quando un New Deal ? Quando finalmente agli annunci seguiranno i fatti di un vero e proprio piano per l'occupazione ? In attesa trepidante non possiamo che dirvi che ciò che state facendo oggi è l'esatto opposto di ciò che servirebbe alle imprese, l'esatto opposto di ciò che servirebbe ai giovani e l'esatto opposto di ciò che servirebbe al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0031 STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, sottosegretario, cari colleghi, sono sinceramente un po’ preoccupato quest'oggi. Trovo che nell'Aula ci sia poco fermento e pure stiamo parlando di lavoro, il tema che è in testa a tutti i @pagina=0032@sondaggi per l'interesse dei cittadini, il tema su cui hanno fallito le classi dirigenti di questo Paese negli ultimi anni e, rispetto al quale, ci dovrebbe essere una gara tra Governo e opposizione per un grande dibattito nel Paese e in quest'Aula per cercare la ricetta giusta e far ripartire il Paese. Ancora una volta si pensa di affrontare il tema lavoro con il mercato del lavoro, pensando che di nuovo regole che vanno a flessibilizzare ancora di più siano la risposta, quando ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che il punto è come far ripartire la domanda interna, il punto è come uscire da quelle politiche di austerità che hanno bloccato gli investimenti necessari.
Ora in Italia la flessibilità mi pare che l'abbiamo già abbondantemente sperimentata, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Oggi siamo addirittura alle mani libere, siamo alla liberalizzazione del contratto a termine grazie alla acausalità.
Ora naturalmente la ragione non è il periodo di prova, che è già previsto nel contratto a tempo indeterminato. Stiamo rendendo i lavoratori sottoposti al ricatto delle continue proroghe del loro contratto di lavoro; siamo anche contro quella che è la direttiva europea che, quando parla di contratti a termine, parla di ragioni obiettive. Siamo contro la nostra Costituzione nel momento in cui il contratto a tempo indeterminato non lo consideriamo più come il contratto normale per i lavoratori italiani. Ora, nel mio ordine del giorno, sottopongo un'altra questione specifica che è quella del contratto a partita IVA. Questo è nato e dovrebbe essere riservato ai lavoratori autonomi. La realtà è un po’ diversa. Sappiamo benissimo che i lavoratori che sono sottoposti a questo tipo di contratto, se non sono liberi professionisti, sono sottoposti e devono iscriversi alla gestione separata dell'INPS, hanno alcune prestazioni, non ne hanno altre come il congedo parentale o l'indennità di disoccupazione. Ma il problema vero è che, nella realtà, sempre di più assistiamo al fenomeno di partite IVA con un solo committente che naturalmente è lavoro subordinato mascherato che serve a favorire il datore di lavoro a fini elusivi.
Credo che occorra scoraggiare in maniera drastica le imprese da questo punto di vista e ci attendiamo con questo ordine del giorno che il Governo su questo batta un colpo. Gli strumenti ci sono, ci possono essere, ad esempio quando oltre i due terzi del fatturato siano legati e si riferiscano ad un solo committente e naturalmente al di sopra di una certa soglia di reddito.
Concludo con una annotazione più di carattere generale: io credo che sia a rischio la tenuta politica e sociale del nostro Paese. Guardate che se il nostro Paese franerà, franerà sulla mancanza di lavoro e sulla mancanza di redditi per tante famiglie. Ora io temo che questo problema non lo si risolva né con la rendicontazione degli scontrini, né andando a fare la spesa con la «compagna» Picierno. Io trovo sconcertante che un dibattito così importante veda l'interesse di due gruppi parlamentari e tutti gli altri siano silenti, a dimostrazione che la distanza tra noi e il Paese reale è davvero quasi incolmabile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0032 GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, mi scuso anche per l'inconveniente precedente, colleghe e colleghi, la nostra iniziativa parlamentare di illustrare, non con un ostruzionismo ma con una illustrazione approfondita, che vorrebbe non essere solitaria all'interno di quest'Aula, le ragioni per le quali noi non abbiamo condiviso, ovviamente, né il taglio degli emendamenti operato con la fiducia, né la superficialità con la quale si sta trattando da parte di tutte le componenti di questo Parlamento, tanto quelle di maggioranza tanto quelle di opposizione, un tema così delicato, mi fa venire in mente quanto, in questo periodo di campagna elettorale, ciascuno selezioni il proprio tema di interesse sulla base di quello che ritiene @pagina=0033@essere più clamoroso e non sulla base di quanto sia importante in sé il tema.
Ciascuno di noi sa benissimo, all'interno di quest'Aula, che questo decreto-legge, che già non andava bene, è stato peggiorato al Senato per un accordo fatto con il Nuovo Centrodestra, e soprattutto sa che è un'iniziativa che non ha il carattere della universalità, della generalità, dell'impegno a creare nuovi posti di lavoro, né a garantire che quelle persone – che non sono protette, che non sono in grado di reggere una competizione sempre più devastante proposta dalla crisi, essendo dei lavoratori precari – abbiano alcun tipo di misura di protezione universale. È, quindi, un'iniziativa parziale, è un'iniziativa devastante sul piano dei rapporti di lavoro, è un'iniziativa nella quale noi avremmo voluto al nostro fianco almeno chi, nel corso di questi anni, si è rivolto migliaia di volte a quei precari, che, invece, oggi vengono sacrificati sull'altare di una pagina de il Fatto Quotidiano, come avviene nel caso del MoVimento 5 Stelle.
Noi in questo ordine del giorno vogliamo ribadire la necessità – così come avevamo fatto e come facciamo sempre, e non sulla base di convenienze elettorali – di quanto sia importante sistematizzare sia gli ammortizzatori sociali, sia introdurre un reddito minimo garantito per i disoccupati: disoccupati che, nel nostro Paese, solo nel 17 per cento dei casi riescono ad accedere a misure di sostegno al reddito.
Noi siamo convinti che si debba avere una capacità di riconversione di un sistema nel quale il lavoro è diventato un «bene scarso», e anche poco protetto dopo questo decreto-legge, e che quindi si possa introdurre per norma – e non semplicemente per contratto, come qualcuno vorrebbe – uno standard minimo di sopravvivenza di coloro i quali sono impegnati nel mondo del lavoro o che, in virtù di questa ulteriore precarizzazione, il lavoro lo perderanno molto frequentemente e saranno sempre più sottoposti ai ricatti di chi legalmente potrà sfruttare la manodopera.
Noi per questo motivo chiediamo, vedete, il reddito minimo garantito. Lo chiediamo perché lo chiediamo finalizzato alla costruzione di una piena occupazione. Non lo chiediamo come una misura astratta, che magari penalizzi altri lavoratori, come ho sentito da altre parti, come nel caso della proposta del MoVimento 5 Stelle, lo chiediamo perché debbano essere garantiti i diritti individuali dei lavoratori. Rispondete a questo punto ! Non state lì in silenzio ritirando gli emendamenti, ritirando la vostra voce, che tante volte ci avete fatto sentire più o meno condivisibile.
Diteci se siete d'accordo sul reddito minimo garantito, sul salario minimo orario, sulla riorganizzazione dei sistemi (Commenti)... PAGINA: 0033 LARA RICCIATTI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, come ormai tutti sappiamo ed andiamo predicando da tempo, cercando anche ipotetiche soluzioni, il sistema degli ammortizzatori sociali in deroga @pagina=0034@non regge, non regge più; e ora che anche la Corte dei Conti ce lo ha confermato, dobbiamo impegnarci tutti per cercare di capire che questo sistema deve essere superato, ma serve un regime che preveda una copertura universalistica per i lavoratori e le lavoratrici delle aziende in crisi temporanea, estendendo a tutti e a tutte i benefici della cassa integrazione e gli oneri di contribuzione per le imprese e nuovi meccanismi di tutela del reddito per coloro che perdono il lavoro.
Tuttavia, mentre si fa ciò, si deve superare una vera e propria vergogna per il nostro Paese: lavoratori e lavoratrici che sono stati in cassa integrazione e che da agosto o, in altri casi, da settembre, non hanno ancora ricevuto un euro di quanto è loro dovuto. Il debito verso questi lavoratori, per un'indennità, che nella stragrande maggioranza di casi è l'unica fonte di reddito, deve essere pagato dallo Stato.
Le regioni hanno più volte posto il problema al Governo, arrivando a dire che erano pronte a restituire allo Stato la delega sulle autorizzazioni se non si fosse arrivati alla riforma e al pagamento del dovuto. Le regioni hanno ribadito questa loro posizione anche nell'incontro di due settimane fa con il Ministro Poletti, che, riconoscendo la gravità della situazione, si è preso l'impegno di formulare una proposta per risolvere i problemi relativi al pregresso 2013 e di arrivare rapidamente a nuove regole per la fase di passaggio e poi per la riforma.
Ciò deve avvenire al più presto, perché non si può consentire che ci siano lavoratrici e lavoratori che non riscuotono l'indennità da mesi, aziende che licenziano anche per situazioni in cui si potrebbero utilizzare sospensioni temporanee del lavoro tipiche della cassa integrazione, e uno Stato che dà l'idea di disinteressarsi al dramma di migliaia e migliaia di famiglie.
La regione Toscana, ad esempio, ha utilizzato le risorse per gli ammortizzatori in deroga destinando alla cassa il 93,3 per cento e solo il 6,7 per cento alla mobilità. È possibile, quindi, utilizzare lo strumento come sostegno reale alle aziende ed ai lavoratori e alle lavoratrici in crisi temporanea.
Anche per questo non è più tollerabile ogni ulteriore ritardo nei pagamenti, tanto più di fronte ad una spinta ai licenziamenti che, nell'incertezza del momento, è ormai nei fatti, come riconosce l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge in esame, il quale modifica la disciplina del contratto a tempo determinato in ragione della perdurante crisi occupazionale e l'incertezza dell'attuale quadro economico, nelle more dell'adozione di un testo unico semplificato dei rapporti di lavoro, nonché l'articolo 5, in materia di contratti di solidarietà, quali strumenti utili a superare momenti di crisi produttiva e del mercato evitando il massiccio ricorso alla cassa integrazione.
Per questi motivi, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di impegnarsi a finanziare adeguatamente ed in tempi brevi la cassa integrazione in deroga per il pregresso 2013 e per tutto il 2014.
Guardate, care colleghe e cari colleghi, questa non è una richiesta che avanza solo ed esclusivamente il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà, ma è un grido di dolore, è una richiesta di aiuto che avanza dal Paese, di chi chiede azioni alla politica per provare a mantenere le famiglie – perché le famiglie che conosciamo noi con 80 euro non ci fanno la spesa per due settimane –, per cercare di garantire dei diritti a quelle persone, a cui, oggi, lo Stato quei diritti non glieli sta garantendo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0034 ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, egregi colleghi, con questo ordine del giorno noi chiediamo che venga cancellato dal nostro ordinamento giuridico il contratto di somministrazione di lavoro. Di che cosa si tratta ? L'espressione non indica bene il suo contenuto. Forse, se ricordiamo la vecchia denominazione, lo capiamo meglio: «appalto di manodopera».@pagina=0035@
Forse, se parliamo di caporalato legalizzato lo capiamo ancora di più. Forse, se facessimo l'esperienza di frequentare, per esempio, un centro ippico, scorgeremmo dei cavalli legati con la capezza ad una staccionata che il proprietario mette a disposizione di eventuali acquirenti. I quali acquirenti, dopo avere usufruito della prestazione di questo animale, non pagano esclusivamente il costo del mantenimento dell'animale, ma pagano, anche, nel prezzo, evidentemente, pure il lucro di impresa che deve essere riconosciuto. Ora, il contratto di somministrazione di lavoro è esattamente questo: è la possibilità, oggi riconosciuta legalmente, di poter affittare esseri umani. Questo è ed è stato così anche nel passato. La possibilità di affittare gli esseri umani, di locare gli esseri umani è prevista addirittura dal diritto romano: locatio operarum, tanto per citare in latino l'istituto giuridico in questione. Ora questa aberrazione etica, giuridica ed economica, fino a una certa epoca, era vietata; nel 1960, in Italia, fu fatta una legge che era intitolata, appunto, divieto di interposizione fittizia di manodopera, divieto di appalto di manodopera e la trasgressione era punita con la sanzione penale. Negli anni 2000 ciò che era illecito, penalmente illecito, è diventato, invece, lecito: oggi, degli essere umani possono affittare altri esseri umani, ma lo possono fare soltanto se si tratta di gente possidente, perché le società che affittano il personale devono poter garantire che, poi, questo personale lo possano remunerare; ecco perché devono lasciare una fideiussione. Non è consentito invece ai poveracci, agli straccioni, ai morti di fame di affittare ancora del personale, come avviene, purtroppo, nelle campagne, nelle periferie delle grandi città, di Torino e Milano. Esperienza diffusissima nel campo dell'agricoltura, nel campo dell'edilizia, nel campo dell'allevamento del bestiame e via discorrendo.
Si tratta di una norma che è stata inventata, o meglio, di un fenomeno che è diventato lecito per assecondare le esigenze delle imprese nell'attuale momento storico, perché, come abbiamo già diffusamente esposto nella discussione sulle linee generali, le imprese, oggi, non soltanto parcellizzano il ciclo produttivo a livello mondiale sui cinque continenti, ma sempre hanno bisogno di perfezionare questa parcellizzazione del ciclo produttivo e del rapporto di lavoro all'interno della stessa azienda, secondo il principio che il lavoratore lo devo usare quando mi serve, nel luogo dove mi serve. Il contratto di somministrazione non fa altro che raggiungere e consentire questo obiettivo. E consente anche un altro obiettivo: il definitivo acclaramento che dietro il lavoro non c’è un lavoratore, ma che il lavoro è merce, tant’è vero che il contratto che lega colui il quale dà in affitto le persone e coloro i quali prendono in affitto le persone è un contratto commerciale, tra di loro, con tutto ciò che questo implica. Si tratta di un contratto immorale sul piano etico, sul piano giuridico e anche sul piano economico, che serve soltanto a mantenere intatto il predominio del datore di lavoro all'interno dell'azienda, acquistando merce non avendo l'intralcio di considerarlo persona. Per questo noi chiediamo che questo contratto venga soppresso (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0007 Intervengono infine per illustrare gli ordini del giorno rispettivamente sottoscritti i deputati ARTURO SCOTTO (SEL) (Vedi RS), ALESSANDRO ZAN (SEL) (Vedi RS), FILIBERTO ZARATTI (SEL) (Vedi RS), FILIPPO BUSIN (LNA) (Vedi RS) e TIZIANO ARLOTTI (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0036 ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, questo ordine del giorno impegna il Governo a porre rimedio ad una forma contrattuale particolarmente odiosa per i precari e, a detta delle stesse imprese, inutile e inapplicabile. Il job on call, o lavoro a chiamata, va interdetto se esso ha come finalità la sostituzione dei lavoratori in sciopero o di quelle unità produttive che nel corso dei mesi precedenti hanno operato licenziamenti o cassa integrazione.
Insomma, bisogna impedire che il job on call divenga il passepartout per rimpiazzare lavoro sicuro con lavoro insicuro. D'altra parte, le misure contemplate nel «decreto Poletti» avranno purtroppo un effetto praticamente nullo rispetto al dramma numerico e sociale della disoccupazione che sconvolge l'Europa: tre milioni e mezzo di disoccupati in Italia, più del doppio rispetto al 2007; 19 milioni in tutto il continente. Nel corso degli ultimi 25 anni, le politiche di liberalizzazione del lavoro si sono rivelate poco incisive o per nulla incisive, soprattutto nell'Italia di Treu, di Maroni e di Sacconi. Lo dice l'OCSE, attraverso l'indice di protezione lavoro. Non c’è dunque nessun nesso tra la deregulation del mercato del lavoro e l'aumento dell'occupazione. Chi l'afferma avrà difficoltà a dimostrare il contrario; lo dicono i dati. Ma voi, signori del Governo, siete molto bravi a propagandare voi stessi, invadendo il sistema informativo, propagandando la retorica dei fatti. Purtroppo, talvolta questi fatti finiscono per rivelarsi dei «fattoidi», ovvero una dichiarazione che viene fabbricata, affermata e costruita come un dato della realtà, pur essendo priva di qualsiasi fondamento. Insomma, sottosegretario Bobba, talvolta vi presentate come il Governo dei fatti ma in realtà siete il Governo dei «fattoidi», delle cose finte che passano per essere vere. Ma c’è anche l'opposizione dei «fattoidi», caro Presidente.
Cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, avete rinunciato alla scelta di far decadere questo decreto pur di votare un'autorizzazione all'arresto, che prima o poi sarebbe arrivata in Aula. Perché ? Forse incatenandovi ai banchi del Parlamento, avete smarrito la facoltà dell'uso della parola oppure per voi l'estetica di un gesto pesa di più della fatica dell'approfondimento del merito ? Io credo che il merito sia sempre la stella polare per chi fa politica e vuole cambiare la società. Purtroppo, la legge che andrete ad approvare determinerà un aumento della sofferenza sociale di questo Paese e la marginalizzazione definitiva delle giovani generazioni, condannate a non avere né potere né voce (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0036 ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, colleghi, forse non è bastato ciò che è stato fatto dai Governi che si sono succeduti in questi anni, che hanno tutti ugualmente utilizzato la ricetta della precarizzazione, passando di decreto in decreto, convinti che questa ricetta potesse far crescere l'occupazione. Oggi il risultato che ci troviamo è di un'Italia tra i Paesi peggiori in Europa, con una disoccupazione che sfiora il 13 per cento (l'hanno detto molti colleghi), circa 4 milioni di giovani neodiplomati e neolaureati inattivi che lottano quotidianamente per ricercare invano un qualunque posto per arrivare a fine mese, senza dimenticare i precari, i cinquantenni licenziati o in cassa integrazione, costretti a svolgere prestazioni occasionali, in nero, molte volte, per mantenere le proprie famiglie, ormai strozzate da una crisi senza precedenti. Sono reduce da un viaggio-studio a Bruxelles, di due giorni, organizzato dalla rappresentanza della Camera dei deputati. Con la Commissione europea abbiamo analizzato in modo dettagliato qual è la situazione dell'Italia rispetto agli altri Paesi europei.
Colleghi, l'Italia figurava sempre sulla posizione destra, assieme ai Paesi come Lituania, Estonia, Romania, mentre, alla sinistra, c'erano Paesi come Francia, Germania e altri che avevano investito, e hanno investito in questi anni: non con decreti-legge che hanno aumentato la precarietà, @pagina=0037@ma con investimenti ingenti nelle infrastrutture pubbliche, migliorando la situazione della burocrazia, intervenendo con azioni di crescita, ad esempio puntando sulla green economy, puntando sulla conversione ecologica dell'economia, dando alle aziende la possibilità di avere una burocrazia più amica e più attenta alle esigenze delle piccole e medie imprese; cioè hanno costruito un pacchetto di azioni volte ad aumentare il lavoro, non attraverso l'impoverimento dei lavoratori, ma attraverso il rafforzamento del sistema Paese. Noi ci troviamo invece in un Paese, il nostro, che ha accentuato in modo inverosimile il precariato, liberalizzando ulteriormente i contratti a termine e affossando ancor di più i diritti dei lavoratori, dove più volte invece l'Europa ha posto l'attenzione sulle azioni insufficienti che il nostro Paese ha messo in campo.
Allora, concludo, Presidente. Questo decreto-legge rischia veramente di trasformarsi in un'ennesima semplificazione malfatta, una semplificazione che complica già largamente la situazione del lavoro in Italia. Noi rischiamo di produrre una società di futuri poveri: lo dico in modo chiaro ed evidente. Oggi tutti i miei colleghi quarantenni, ma anche trentenni, giovani, giovanissimi, possono trovare un lavoro solo attraverso il precariato. Noi sappiamo che il precariato porta altro precariato; e un ragazzo, una persona adulta, che a quarant'anni si ritrova in condizioni di precarietà, non potrà trovare un lavoro a tempo indeterminato: diventerà un futuro povero, perché sarà oggetto di ricatti, e non avrà un sistema previdenziale che gli consentirà di avere un futuro sereno. E dunque noi veramente stiamo, con questo ulteriore decreto-legge, costruendo una società di futuri poveri, che non avrà alcuna speranza. Dunque, non solo gli ordini del giorno che noi abbiamo presentato, ma chiediamo al Governo veramente di rivedere e di prestare attenzione ad alcune questioni di merito che noi abbiamo posto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0037 FILIBERTO ZARATTI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, penso sia molto grave che, su un decreto-legge fondamentale, come quello che riguarda il rilancio dell'occupazione, questo Parlamento sia stato espropriato del diritto di parlare, del diritto di discutere, di confrontarsi. Tanto più che a presentare questa continua richiesta di fiducie – ben tre sul decreto-legge lavoro – è un Governo il cui Presidente è un Presidente che non si è mai sottoposto al consenso popolare; e si espropria la Camera dei deputati, il Senato della Repubblica, che sono formati dai rappresentanti dei cittadini, del diritto di confrontarsi e di discutere su un tema così importante e fondamentale, come quello del rilancio dell'occupazione.
Tanto più che la situazione che vive questo Paese è una situazione drammatica; e i dati sull'occupazione sono stati recitati dai miei colleghi: diventa sempre più complicato il poter sopravvivere in una società come questa. Ma non tutti si trovano nella stessa condizione: mentre aumentano i disoccupati, e in modo particolare i disoccupati giovani, la Borsa di questo Paese nel 2013 guadagna il 16,5 per cento e raggiunge il record storico di 21.700 punti. Questo significa che al tempo della crisi, c’è chi diventa più ricco: i ricchi diventano più ricchi, e i poveri diventano più poveri.
E questo noi lo dovremmo ricordare in queste nostre discussioni, perché, altrimenti, perdiamo la misura delle cose. Che la situazione sia drammatica si evince dai dati Istat, dove per esempio risulta che le famiglie, dove nessuno lavora, sono aumentate del 18,3 per cento rispetto al 2012: sono 175 mila in più ! E se noi lo raffrontiamo con i dati di due anni prima, l'aumento è del 56,5 per cento.
Quindi, ci dobbiamo rendere conto di come tante famiglie si trovano nella condizione di poter sopravvivere grazie a dei redditi marginali che non derivano direttamente dal lavoro. È il Mezzogiorno la @pagina=0038@parte ovviamente più colpita del nostro Paese, dove ci sono ben 598 mila famiglie dove nessuno lavora. Allora, io penso, care colleghe e cari colleghi, che l'altra faccia di questo problema è che la povertà aumenta sempre di più: sono il 32,3 per cento i minori italiani che si trovano a rischio povertà; sono il 28,4 per cento gli adulti che si trovano a correre questo rischio. Niente lavoro, poco lavoro e aumento della povertà nel nostro Paese. E questo Governo cosa fa ? Fa un decreto che non risolve il problema del rilancio dell'occupazione e contemporaneamente non mette neanche in campo quelle misure necessarie ad attenuare gli effetti della crisi. Non garantisce i diritti fondamentali al cibo, alla casa, alla salute, all'istruzione per milioni e milioni di nostri concittadini. Io penso, e noi chiediamo questo attraverso questo ordine del giorno, che il Governo si deve impegnare ad adottare un piano pubblico di rilancio dell'occupazione, un piano che possa liberare risorse pubbliche, un piano che ci faccia uscire da questo disgraziato Patto di stabilità, un piano che aumenti la spesa e questo Paese ha bisogno di spesa. Questo Paese ha bisogno di opere pubbliche, di ferrovie, di scuole, di mettere in sicurezza il territorio. Questo Paese ha bisogno di lavoro e ha meno bisogno però che si continuino a garantire gli enormi guadagni che si garantiscono in borsa.
È per questo che io penso che dobbiamo chiedere con forza che questo Parlamento ritorni ad essere centrale nelle scelte fondamentali del nostro Paese che riguardano la vita dei cittadini, che riguardano il lavoro, che riguardano l'occupazione, che riguardano la possibilità dei nostri giovani di avere un futuro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0038 FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, molto semplicemente l'ordine del giorno chiede che vengano emanate delle circolari esplicative che facciano chiarezza su quel limite del 20 per cento di contratti a tempo determinato sul totale dei dipendenti dell'azienda perché il decreto-legge prevede percentuali diversificate in base ai settori e questo non è chiaro e l'incertezza può avere un effetto contrario all'obiettivo che ci si è preposti.
Detto questo, però vorrei svolgere anche delle considerazioni generali su questo decreto e vorrei rilevare che – sono stato attento a tutto il dibattito e anche agli interventi dei colleghi – se l'unica variabile che noi azioniamo per rendere più competitivo il nostro sistema è quella del costo del lavoro e dell'aumento della precarizzazione, questo non sarà che il primo di una serie di decreti e se non interverranno dei decreti in questo senso, il sistema di autoregolazione del mercato, perché quello del lavoro è un sistema che segue determinate regole del mercato, ci penserà appunto il mercato ad aumentare la precarizzazione e a diminuire i salari e in generale i diritti dei lavoratori. E questo perché ? Perché per nostre precise scelte, alcune imposte dalla Unione europea e da noi subite con una certa debolezza politica, tutte le altre variabili che incidono sul sistema competitivo delle nostre imprese, da cui dipende anche poi l'aumento del tasso di disoccupazione, sono state bloccate.
Noi non possiamo svalutare, non possiamo fare le cosiddette svalutazioni competitive perché siamo bloccati in un sistema di valuta – l'euro – unica europea, che per noi è notoriamente troppo forte. Non possiamo agire sull'ammodernamento, come è stato citato, del sistema logistico, che ci vede in ritardo rispetto ai nostri competitor almeno europei e non possiamo farlo per i vincoli del Patto di stabilità. Non agiamo sul sistema giustizia, e sappiamo quanto è penalizzante per il nostro sistema imprese, dato che la giustizia è lenta e non arriva a definire le cause; abbiamo una burocrazia che non è minimamente intaccata dai provvedimenti, né di questo né dei precedenti Governi.
Quindi in questo scenario, in cui l'unica variabile su cui decidiamo di incidere è @pagina=0039@quella del costo del lavoro, è chiaro che i più deboli, cioè i lavoratori, saranno i più penalizzati. Lo abbiamo già visto anche in occasione del cosiddetto periodo emergenziale del 2011, quando l'Italia sembrava dovesse fallire. L'unica riforma degna di nota è stata la riforma Fornero che ancora una volta è andata a penalizzare sempre e soltanto i dipendenti, i pensionati, i più deboli.
Mi dispiace – volevo sottolinearlo – che nel dibattito pubblico giustamente si parla di una lotta all'evasione, di migliorare la distribuzione della ricchezza all'interno del nostro Paese – tutte cose condivisibili – ma non si centra quello che è il vero nodo della questione e cioè che, se per nostra volontà, blocchiamo tutte le variabili che possono incidere sul sistema competitivo, noi saremo sempre perdenti e a rimetterci saranno sempre i più deboli. Che una valuta troppo forte porti disoccupazione e quindi porti a un calo del potere contrattuale dei sindacati e di conseguenza dei lavoratori questo lo dice purtroppo solo la Lega; manca completamente dal dibattito e avevo il piacere di sottolinearlo, perché qualcuno si unisse a noi in questa battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). PAGINA: 0039 TIZIANO ARLOTTI. Signor Presidente, il decreto che va in approvazione ha ripristinato l'apprendistato anche a tempo determinato per lo svolgimento di attività stagionali, molto utili nel settore del turismo, del commercio, ma anche dell'artigianato, per favorire esperienze di alternanza scuola/lavoro. È una scelta importante perché favorirà l'alternanza non solo scuola-lavoro, ma offrirà anche la possibilità di avvicinare al mondo del lavoro i ragazzi in un momento di crisi acuta.
Nel solo settore turistico, a livello nazionale, si stima che siano circa 80 mila gli interessati e con l'indotto delle attività stagionali si possono superare abbondantemente le 100 mila unità. Quindi, la possibilità di assumere apprendisti stagionali consentirà di far riemergere, fra le altre cose – e oggi non era possibile – e contrastare il fenomeno del lavoro nero e irregolare.
Sarà quindi anche possibile procedere all'assunzione di apprendisti a tempo determinato, se le singole regioni e province autonome avranno definito un sistema di alternanza scuola-lavoro e i contratti collettivi di lavoro stipulati dalle associazioni di datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale prevedano specifiche modalità di utilizzo del contratto di apprendistato anche a tempo determinato per lo svolgimento di attività stagionali.
È per questo motivo che ho presentato l'ordine del giorno, dove si impegna il Governo sostanzialmente, in primo luogo, ad attivarsi con urgenza, visto e considerato che siamo ormai ad inizio stagione e quindi i tempi sono stretti, per verificare con le regioni e le province autonome se abbiano già definito un sistema di alternanza scuola-lavoro e, in caso negativo, solleciti le stesse ad adempiere per consentire di poter favorire immediatamente opportunità lavorative che la nuova norma prevede.
L'altro aspetto è quello di verificare, anche nelle funzioni che sono connesse all'attività del Governo, in particolare del Ministero, e a sollecitare le associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro, laddove non siano ancora previste specifiche modalità di utilizzo del contratto di apprendistato a tempo determinato, e quindi sollecitare anche l'attivazione dei rispettivi tavoli di contrattazione, visto che i contratti collettivi nazionali di lavoro sono molteplici. Credo che sia una cosa importante, sia un provvedimento veramente che consente di dare un'opportunità di lavoro in un momento di crisi, ma soprattutto consente anche di offrire un'opportunità di avvicinamento al lavoro, che diversamente non sarebbe avvenuto in molti casi nelle forme regolari. Chi vi parla viene da un territorio che è uno dei più importanti distretti turistici d'Europa, dove abbiamo qualche migliaio di unità che saranno @pagina=0040@interessate a questo provvedimento e tante altre lo saranno anche in giro per l'Italia, laddove il lavoro stagionale sarà molto efficace.
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PAGINA: 0007 PRESIDENTE (Vedi RS). Dà conto degli ulteriori ordini del giorno ritirati dai presentatori.
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PAGINA: 0040 PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
Avverto che sono stati ritirati tutti gli ordini del giorno presentati dai deputati appartenenti al gruppo del MoVimento 5 Stelle, ad eccezione dei seguenti: Ciprini n. 9/2208-B/2 , Chimienti n. 9/2208-B/3, Rizzetto n. 9/2208-B/6, Rostellato n. 9/2208-B/27, Baldassarre n. 9/2208-B/28, Cominardi n. 9/2208-B/37, Bechis n. 9/2208-B/48 e Tripiedi n. 9/2208-B/63.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?
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PAGINA: 0007 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali (Vedi RS). Accetta gli ordini del giorno Chimienti n. 9/2208-B/3 (Vedi All. A), Ricciatti n. 9/2208-B/108 (Vedi All. A), Donati n. 9/2208-B/142 (Vedi All. A), Ginefra n. 9/2208-B/143 (Vedi All. A), Tullo n. 9/2208-B/145 (Vedi All. A), Galperti n. 9/2208-B/146 (Vedi All. A), Bini n. 9/2208-B/147 (Vedi All. A), Marantelli n. 9/2208-B/148 (Vedi All. A), Cenni n. 9/2208-B/149 (Vedi All. A), Morassut n. 9/2208-B/150 (Vedi All. A), Senaldi n. 9/2208-B/151 (Vedi All. A), Ginato n. 9/2208-B/154 (Vedi All. A), Dallai n. 9/2208-B/155 (Vedi All. A), Folino n. 9/2208-B/156 (Vedi All. A), Culotta n. 9/2208-B/157 (Vedi All. A), Paris n. 9/2208-B/159 (Vedi All. A), Giorgio Piccolo n. 9/2208-B/160 (Vedi All. A), Albanella n. 9/2208-B/162 (Vedi All. A), Gribaudo n. 9/2208-B/165 (Vedi All. A), Incerti n. 9/2208-B/167 (Vedi All. A), Giacobbe n. 9/2208-B/168 (Vedi All. A), Boccuzzi n. 9/2208-B/169 (Vedi All. A), Gnecchi n. 9/2208-B/170 (Vedi All. A), Martelli n. 9/2208-B/172 (Vedi All. A), Impegno n. 9/2208-B/173 (Vedi All. A) e Petitti n. 9/2208-B/174 (Vedi All. A).
Accetta, purchè riformulati, gli ordini del giorno Crivellari n. 9/2208-B/1 (Vedi All. A), Ciprini n. 9/2208-B/2 (Vedi All. A), Rizzetto n. 9/2208-B/6 (Vedi All. A), Baldassarre n. 9/2208-B/28 (Vedi All. A), Tripiedi n. 9/2208-B/63 (Vedi All. A), Marcon n. 9/2208-B/90 (Vedi All. A), Franco Bordo n. 9/2208-B/91 (Vedi All. A), Giancarlo Giordano n. 9/2208-B/93 (Vedi All. A), Ferrara n. 9/2208-B/96 (Vedi All. A), Lacquaniti n. 9/2208-B/98 (Vedi All. A), Pellegrino n. 9/2208-B/109 (Vedi All. A), Di Salvo n. 9/2208-B/110 (Vedi All. A), Aiello n. 9/2208-B/112 (Vedi All. A), Migliore n. 9/2208-B/113 (Vedi All. A), Duranti n. 9/2208-B/114 (Vedi All. A), Nicchi n. 9/2208-B/116 (Vedi All. A), Pizzolante n. 9/2208-B/122 (Vedi All. A), Fedriga n. 9/2208-B/123 (Vedi All. A), Allasia n. 9/2208-B/124 (Vedi All. A), Borghesi n. 9/2208-B/125 (Vedi All. A), Caon n. 9/2208-B/130 (Vedi All. A), Giancarlo Giorgetti n. 9/2208-B/132 (Vedi All. A), Invernizzi @pagina=0008@n. 9/2208-B/134 (Vedi All. A), Marcolin n. 9/2208-B/136 (Vedi All. A), Molteni n. 9/2208-B/137 (Vedi All. A), Gasparini n. 9/2208-B/144 (Vedi All. A), Miccoli n. 9/2208-B/163 (Vedi All. A), Cinzia Fontana n. 9/2208-B/166 (Vedi All. A) e Baldelli n. 9/2208-B/175 (Vedi All. A).
Accoglie quindi come raccomandazione gli ordini del giorno Rostellato n. 9/2208-B/27 (Vedi All. A), Cominardi n. 9/2208-B/37 (Vedi All. A), Bechis n. 9/2208-B/48 (Vedi All. A), Kronbichler n. 9/2208-B/86 (Vedi All. A), Fratoianni n. 9/2208-B/92 (Vedi All. A), Matarrelli n. 9/2208-B/95 (Vedi All. A), Airaudo n. 9/2208-B/97 (Vedi All. A), Placido n. 9/2208-B/99 (Vedi All. A), Boccadutri n. 9/2208-B/100 (Vedi All. A), Melilla n. 9/2208-B/106 (Vedi All. A), Quaranta n. 9/2208-B/107 (Vedi All. A), Ragosta n. 9/2208-B/115 (Vedi All. A), Piras n. 9/2208-B/120 (Vedi All. A), Zaratti n. 9/2208-B/121 (Vedi All. A), Grimoldi n. 9/2208-B/133 (Vedi All. A), Ghizzoni n. 9/2208-B/135 (Vedi All. A), Prataviera n. 9/2208-B/139 (Vedi All. A), Caparini n. 9/2208-B/141 (Vedi All. A), Arlotti n. 9/2208-B/152 (Vedi All. A), Simoni n. 9/2208-B/158 (Vedi All. A), Baruffi n. 9/2208-B/161 (Vedi All. A), Maestri n. 9/2208-B/164 (Vedi All. A) e Binetti n. 9/2208-B/171 (Vedi All. A).
Non accetta infine i restanti ordini del giorno presentati.
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PAGINA: 0040 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, sull'ordine del giorno Crivellari n. 9/2208-B/1 il Governo esprime parere favorevole con riformulazione: impegna il Governo a valutare l'opportunità di considerare.
Sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/2208-B/2 il Governo esprime parere favorevole con riformulazione: impegna il Governo a valutare la possibilità di avviare e sostenere.
Sull'ordine del giorno Chimienti n. 9/2208-B/3 il Governo esprime parere favorevole.
Sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/2208-B/6 il Governo esprime favorevole con riformulazione. È una riformulazione che utilizzerò anche in altri ordini del giorno che parlano del reddito di cittadinanza. La riformulazione è la seguente: impegna il Governo ad assumere iniziative per allargare l'applicazione del reddito di inserimento sulla base dei risultati della sperimentazione in corso prevista dalla legge di stabilità – e poi a seguire – predisponendo un piano, e così via.
L'ordine del giorno Rostellato n. 9/2208-B/27 lo accoglierei come raccomandazione, nel senso che tutti gli ordini del giorno che o rinviano al disegno di legge delega sul lavoro o allargano a materie che non erano in alcun modo previste all'interno di questo decreto li accoglierò come raccomandazione, in quanto il contenuto è condivisibile, ma appunto gli argomenti sono pertinenti alla delega per certuni e sono invece pertinenti ad altre materie del tutto estranee alla dimensione lavoristica.
L'ordine del giorno Baldassarre n. 9/2208-B/28 lo accoglierei, però con una riformulazione che dice: impegna il Governo a valutare la possibilità di porre in essere ogni ulteriore iniziativa utile al rilancio dell'occupazione anche con specifico riferimento alla opportunità – qui cancellerei: procedere all'abrogazione dell'articolo e così via – di mitigare gli impatti negativi dell'articolo 24, e così via.
Gli ordini del giorno Cominardi n. 9/2208-B/37 e Bechis n. 9/2208-B/48 li accoglierei come raccomandazione.
L'ordine del giorno Tripiedi n. 9/2208-B/63 lo accoglierei però con una riformulazione: impegna il Governo ad operare una seria riforma degli ammortizzatori sociali che prevede un investimento significativo sulla formazione accompagnata – anche qui la formula precedente – dall'allargamento di un reddito di inserimento già previsto dalla normativa vigente.
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PAGINA: 0008 ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS). Accetta tutte le riformulazioni proposte dal Governo degli ordini del giorno presentati dal suo gruppo.
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PAGINA: 0045 ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per dire che su tutti i nostri ordini del giorno accettiamo la riformulazione del Governo. Se ci sarà qualche particolare, qualche collega lo segnalerà, ma non dovrebbe esserci.
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PAGINA: 0008 Intervengono i deputati DAVIDE TRIPIEDI (M5S) (Vedi RS), che accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2208-B/63 (Vedi All. A), e FLORIAN KRONBICHLER (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0045 DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, io accetto la riformulazione, ma non accetto che vengano usati i lavoratori come scusa per fare ostruzionismo perché non si vuole mandare in galera un delinquente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà)... PAGINA: 0045 FLORIAN KRONBICHLER. Signor Presidente, un ordine del giorno, si dice, non si nega a nessuno, figuriamoci una raccomandazione. Però, era un ordine del giorno, questo qui, inteso ad impegnare il Governo a prendere proprio di petto il problema di questa legislatura e speriamo pure della prossima. Noi di Sinistra Ecologia Libertà siamo preoccupatissimi. Il @pagina=0046@Governo non offre risposte adeguate alla grave crisi occupazionale in cui versa questo Paese.
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PAGINA: 0009 Interviene il deputato ANNALISA PANNARALE (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0046 ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, Governo, so che c’è un po’ di fretta però penso che sia il caso di intervenire su questo ordine del giorno. Peraltro, ancora una volta, il Governo non ha ritenuto di dover valutare la compatibilità con il diritto comunitario ma, a parte questo, è veramente triste vedere l'Aula della Camera ridotta ad una specie di ufficio preposto ad approvare in maniera tecnica e burocratica i decreti sbagliati che ci propone il Governo, ed è altrettanto triste essere lasciati soli in quella che consideriamo una battaglia di civiltà e soli anche grazie all'indifferenza che ha mostrato in terza lettura quello che è il più numeroso gruppo di opposizione della Camera. Collega Tripiedi, noi ora stiamo discutendo il decreto Poletti, noi ora stiamo discutendo dei diritti dei lavoratori @pagina=0047@e delle lavoratrici e questi diritti hanno la stessa dignità di tempo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) di quello che poi discuteremo perché il prossimo punto all'ordine del giorno è un altro e allora ne discuteremo. Ma ora ci sono diritti che dovrebbero avere la stessa dignità, ed è assurdo che dobbiamo addirittura giustificarci per quella che è la questione cruciale, per la necessità di mettere al centro di quest'Aula quella che è la questione nevralgica di questo Paese.
E allora davvero non capiamo come sia possibile che quello che sarà l'eventuale arresto di un politico – e lo deciderà questa Camera prendendosi tutto il tempo per poter discutere e per poter confrontarsi – debba mettere in secondo piano quella che è la condizione di schiavitù cui ormai sono ridotti i lavoratori e le lavoratrici in questo Paese. Stiamo parlando di 4 milioni di precari, stiamo parlando dell'ISTAT che certifica nel 2013 il fatto che i contratti precari dei giovani ormai superano in valore assoluto i contratti a tempo indeterminato e che la direttiva, oggetto di questo ordine del giorno, ha definito come contratto-norma e non invece quello che è diventato ormai contratto eccezione.
Allora, ci chiediamo: non sarebbe stato più dignitoso che tutti i gruppi di opposizione portassero la voce dei lavoratori e delle lavoratrici con parole e con azioni in quest'Aula e non sarebbe stato più utile che le azioni nostre e le azioni vostre potessero essere messe in comune per bloccare il decreto-legge di un Governo che è l'ennesima risposta sbagliata ad una situazione che avrebbe avuto bisogno di ben altro studio, di ben altro confronto, di ben altro approfondimento ? Del resto, non più tardi di tre mesi fa, la Commissione europea aveva segnalato la violazione da parte del Governo italiano della direttiva 1999/70/CE a proposito di 140 mila precari della scuola, cioè aveva dichiarato: l'Italia sta abusando del precariato. Noi, dopo tre mesi, riteniamo che l'unica risposta possibile sia la legalizzazione della precarietà che peraltro non è soltanto violazione e lesione di diritti delle persone ma è anche sottrazione di qualità, di professionalità, di competenze, di conoscenze a quello che dovrebbe essere un sistema produttivo molto più avanzato, molto più capace di essere competitivo sul piano dell'innovazione e della ricerca e non invece di una riduzione continua di diritti, di tutele, di salari e di retribuzioni.
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PAGINA: 0009 Intervengono i deputati NAZZARENO PILOZZI (SEL) (Vedi RS), STEFANO FASSINA (PD) (Vedi RS) e ARCANGELO SANNICANDRO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0048 NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, io sinceramente non capisco questo parere, tra l'altro il sottosegretario ha tenuto a dire «negativo», non parere contrario. Io prendo atto: proprio negativo ! Io sono contento perché è chiaro che l'ordine del giorno è positivo, in questo caso, sottosegretario, cioè perfetto, e quindi veramente io immagino che in questa negatività ci fosse qualche termine, qualche parola utilizzata. Ho perso tempo a capire quale potesse essere, per il sottosegretario, per il Governo, la parolaccia presente in questo ordine del giorno. Forse quella parola brutta è la parola «sindacali», non lo so, forse è l'unica parola che il sottosegretario ritiene che possa dare adito ad un parere negativo.
Quindi, io invito il Partito Democratico, la maggioranza, il Parlamento a votare a favore di questo ordine del giorno: un ordine del giorno che va nella direzione di dare applicazione ad una parte della legge presente nel decreto-legge Poletti, perché altrimenti non potrebbe essere applicata, ovvero quello che è un obbligo semplice, di trasparenza – noi ci riempiamo la bocca sulla trasparenza – da parte delle imprese e del Centro dell'impiego di comunicare ai sindacati quanti sono i lavoratori a tempo indeterminato e quanti sono i lavoratori impiegati a tempo determinato, in modo da poter verificare se il tetto previsto dalla legge è o meno rispettato. Questo è quello che si chiede in questo ordine del giorno ed oggettivamente è strano che si voti contro un ordine del giorno che serve per fare applicare un provvedimento presente nel decreto-legge.
Detto questo, poi, è chiaro che noi continuiamo a fare l'ostruzionismo da soli e a fare opposizione da soli a questo decreto-legge, così come abbiamo fatto sulla legge elettorale e così come abbiamo fatto sulla legge sul finanziamento pubblico ai partiti. E dispiace che l'onorevole Tripiedi, che adesso è andato via e che io ricordo per aver impedito una riunione della Commissione affari costituzionali, occupandola, che doveva trattare del tema della legge elettorale, dando la possibilità a quella maggioranza spuria, fatta da Forza Italia e dal Partito Democratico, di venire subito in Aula senza che noi facessimo la discussione in Commissione della legge elettorale, a me dispiace (Commenti del deputato De Lorenzis)... io c'ero, guarda, è inutile che fai quei gesti, ti qualificano per quello che sei... PAGINA: 0049 STEFANO FASSINA. Signor Presidente, intervengo per esprimere il mio voto favorevole a questo ordine del giorno, perché interviene su un punto importante; importante in assoluto, perché si tratta di dare trasparenza a dei dati che i Centri dell'impiego ricevono già dalle aziende. Quindi, non c’è alcun ulteriore carico burocratico nei confronti delle aziende: c’è semplicemente una disponibilità, su richiesta, di questi dati. Ed è un punto importante anche perché, come sappiamo, nel passaggio al Senato, la sanzione prevista per lo sforamento della soglia del 20 per cento è stata profondamente annacquata. Quindi, a mio avviso, il Governo farebbe bene a rivedere l'orientamento e la valutazione espressa nei confronti di questo ordine del giorno, perché l'impegno va nella direzione di applicare in modo corretto le disposizioni del decreto-legge che ci accingiamo a convertire. PAGINA: 0049 ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, intervengo soltanto per ricordare che questa direttiva europea, che è stata più volte citata, è stata già ritenuta invalicabile dalla Corte costituzionale italiana, perché, nel 2000, con la sentenza n. 41, fu bloccato il referendum che il Partito Radicale aveva proposto, capeggiato allora dall'onorevole Capezzone. Si chiedeva con quel referendum di abrogare tutte le norme che sostanzialmente impedivano un ricorso facile ai contratti a tempo determinato.
Ora, faccio presente che la Corte ritenne impossibile praticare il referendum e, in base a questa direttiva, questa questione è stata già riposta davanti alla Corte costituzionale. Per cui, il decreto-legge n. 34 non solo confligge con la direttiva europea, ma anche, sotto altri profili, con la nostra Carta costituzionale. Quindi, io credo che il Governo farebbe bene ad essere prudente su queste cose e a non assumere un atteggiamento disinvolto, che è stato assunto per esempio con l'Italicum, disprezzando la sentenza n. 1 della Corte costituzionale, e così come accade in tante altre occasioni.
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PAGINA: 0009 Interviene per un richiamo al Regolamento il deputato GENNARO MIGLIORE (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0049 GENNARO MIGLIORE. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
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PAGINA: 0010 La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.
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PAGINA: 0010 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Vedi RS)
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PAGINA: 0050 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
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PAGINA: 0010 Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. (Vedi RS)
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PAGINA: 0050 Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
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PAGINA: 0010 GIORGIO AIRAUDO (SEL) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-00818 (Vedi All. A), sugli elementi ed iniziative di competenza in merito al recente piano industriale del gruppo Fiat-Chrysler.
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PAGINA: 0050 GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, l'interrogazione ha uno scopo: chiedere, attraverso il Ministro, al Governo se non ritenga, visto l'ultimo piano del gruppo FIAT-Chrysler, recentemente annunciato dall'amministratore delegato Sergio Marchionne (il nono piano da quando l'amministratore delegato ha preso la guida di FIAT e oggi anche di Chrysler), di chiedere alla FIAT come questo piano incida sul Paese, visti i ripetuti piani non conclusi rispetto a ciò che prospettavano gli stessi piani. Noi siamo a chiedere se il Governo non ritenga di chiedere all'amministratore delegato come intende mantenere gli impegni verso il Paese, visto anche il fortissimo indebitamento e la fortissima liquidità che hanno visto i mercati e gli analisti criticare profondamente quel piano e punirlo nelle Borse.
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PAGINA: 0010 FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.
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PAGINA: 0050 FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Airaudo dicendo che sappiamo bene che ormai le imprese devono fare i conti con mercati che sono sempre più aperti, dinamici, competitivi, e quindi non possiamo più pensare che quell'azienda, la FIAT, possa essere la @pagina=0051@stessa fabbrica di stampo italiano degli anni Ottanta. In questo quadro globale, che naturalmente tutti bene conosciamo, il piano industriale esposto dal gruppo FIAT-Chrysler-Automobiles appare certamente sfidante ed ambizioso. In particolare, il dichiarato e progressivo incremento dei volumi produttivi nel nostro Paese con uno spostamento della gamma verso i segmenti a più alto contenuto tecnologico è un elemento importante al quale la filiera automotive nazionale guarda con molto interesse. E lo sviluppo anche dei brand Jeep e Alfa Romeo potrà contribuire a bilanciare le debolezze nel mercato dell'auto europeo e potrà aumentare la produzione in linea con la buona internazionalizzazione che noi abbiamo nella filiera automotive italiana.
Per quel che riguarda in particolare la produzione in Italia, ricordo che la FIAT ha comunque avviato la fabbricazione a Grugliasco dei nuovi modelli Maserati, così come sono in stato avanzato di completamento gli investimenti per la ristrutturazione delle linee di Melfi per produrre i nuovi SUV a marchio Jeep e 500X. Anche gli investimenti negli stabilimenti di Mirafiori e Cassino appaiono confermati dal piano presentato il 6 maggio scorso.
Venendo comunque alla specifica richiesta dell'interrogante, appare evidente come non rientrino nelle attribuzioni ministeriali l'approvazione e la validazione del piano industriale in questione, né anche – cito l'interrogante – la rilevazione di opacità nel bilancio dell'azienda, su cui eventualmente opereranno enti competenti.
Comunque, è evidente che, atteso il valore strategico della FIAT, che non sfugge a nessuno, è ovvio che le strutture ministeriali e anch'io, le assicuro, in prima persona, manterremo alta l'attenzione sull'evoluzione delle attività e dei piani del gruppo, non soltanto per prevenire, come lei paventava, un eventuale rischio di depauperamento di attività in Italia, ma direi, ancor di più, soprattutto, per salvaguardare competenze, know-how e capacità industriale nel nostro Paese.
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PAGINA: 0010 GIORGIO AIRAUDO (SEL) (Vedi RS). Dichiara di non potersi ritenere soddisfatto della risposta del Ministro, dalla quale si evidenzia il rischio che il piano industriale del gruppo Fiat-Chrysler non arrechi benefici all'economia italiana nel suo complesso
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PAGINA: 0051 GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, io non posso ritenermi soddisfatto della risposta del Ministro, che ringrazio per la sua gentilezza, per un'attenzione su cui non avevo dubbi. Però, Ministro, noi siamo di fronte a impegni più volte reiterati per il nostro Paese e siamo ad un grande utilizzo degli ammortizzatori sociali per i lavoratori delle imprese; grande utilizzo che, attraverso un'inchiesta de Il Sole 24 Ore (giornale che lei conosce bene), del giornalista Malan, se non ricordo male, ha dimostrato che all'azienda conviene usare la cassa integrazione piuttosto che investire o chiudere. Cioè, abbiamo un'impresa che sta utilizzando, non solo nella sua storia, nel suo passato, risorse pubbliche (che ha abbondantemente avuto) ma che usa anche le risorse degli ammortizzatori sociali dei lavoratori. Io ho un sospetto che, per correttezza, in quest'Aula, per rispetto a lei e a questo Governo e soprattutto per rispetto ai nostri lavoratori e alle nostre lavoratrici, non posso non sollevare, cioè temo che siamo di fronte ad una bad company nel nostro Paese che viene tenuta in piedi dagli ammortizzatori sociali, per un'operazione che si sta proponendo, nella scalata e nelle acquisizioni azionarie che il nuovo gruppo FIAT-Chrysler avrà, di portare degli interessi agli azionisti che non necessariamente corrispondono agli interessi dei cittadini italiani, delle lavoratrici e dei lavoratori.
Per cui concludo chiedendo un intervento del Governo che punti a rassicurare il Paese, a garantire quegli impegni e non continui ad inseguire piani che vengono diluiti nel tempo e garantiti più dalle casse integrazioni che da ciò che questa impresa sta apportando in termini di lavoro al Paese.
Ricordo l'ultima cosa: nel 2010 la FIAT promise 500 mila Alfa prodotte e vendute in questo Paese, l'altro anno se ne sono prodotte e vendute 74 mila. È difficile pensare che saranno 400 mila nel 2018. @pagina=0052@Chiedete che, nell'interesse del Paese, garantiscano il lavoro in Italia e la produzione dell'auto in Italia.
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PAGINA: 0010 MASSIMO ENRICO CORSARO (FdI-AN) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-00819 (Vedi All. A), su chiarimenti in merito ai contenuti di un provvedimento all'esame del Governo in materia di incentivi per il settore delle energie rinnovabili.
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PAGINA: 0052 MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signora Ministro, il settore delle energie rinnovabili in Italia coinvolge circa cinquecento gruppi aziendali, ha la capacità di dare lavoro a decine di migliaia di operatori; si occupa del settore idroelettrico, solare, eolico, del biogas e delle biomasse e a questo vanno aggiunti una miriade, centinaia di migliaia di microproduttori che, anche sotto il profilo privato, hanno realizzato impianti nelle case e nelle abitazioni.
Si ha voce che il Governo stia lavorando ad un decreto cosiddetto «spalma incentivi» che prevede dei tagli retroattivi agli incentivi che sono stati corrisposti al settore delle energie rinnovabili, un settore peraltro che in termini di retroattività delle disposizioni governative è già stato più volte chiamato a pagare in termini di eliminazione dei prezzi minimi garantiti, di introduzione dell'IMU, di eliminazione dell'indicizzazione della tariffa incentivante del primo conto energia, dell'inclusione delle stesse energie rinnovabili nella cosiddetta Robin Hood Tax.
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PAGINA: 0011 FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.
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PAGINA: 0052 FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Corsaro dicendo che il Governo intende certamente mantenere un atteggiamento di sostegno allo sviluppo delle fonti rinnovabili e in generale della green economy che però, io credo, non possa essere disgiunto anche dall'esigenza di assicurare prezzi accessibili e competitività industriale. Ricordo un dato: il prezzo dell'elettricità, soprattutto per le piccole e medie imprese italiane, che sono l'ossatura produttiva di questo Paese, è mediamente più elevato del 30 per cento rispetto ai prezzi praticati alle imprese di altri Paesi comunitari.
Per attenuare questo gap di prezzo sono necessarie diverse misure: alcune agiranno su leve e assetti di mercato che possono dare risultati solo nel medio termine, altre invece che dovranno essere adottate in tempi brevi. In tale ambito non si può ignorare che gli incentivi alle fonti rinnovabili ammontano a circa 12 miliardi l'anno e pesano per oltre il 20 per cento sul totale della bolletta elettrica; in particolare il fotovoltaico è il settore cresciuto più rapidamente, da 0 a oltre 6,7 miliardi di euro l'anno e in poco tempo.
In via generale la piena integrazione delle rinnovabili nel nostro sistema elettrico richiede certamente ancora sforzi nella direzione di ridurre i costi e le inefficienze di sistema legate soprattutto alla necessità di completare l'adeguamento infrastrutturale e a organizzare la gestione economica.
Venendo specificatamente al cosiddetto «spalma incentivi» occorre innanzitutto, io credo, ribadire che la spalmatura volontaria degli incentivi previsti nel decreto-legge @pagina=0053@«Destinazione Italia» è in corso di definizione e dovrà determinare la rimodulazione volontaria degli incentivi dilazionata nel tempo e bilanciata peraltro dall'accesso ad ulteriori interventi di rifacimento o di ripotenziamento dell'impianto.
Ora stiamo lavorando, e ci stiamo lavorando con un'ampia consultazione, per inserire questi interventi in una più ampia spending review pluriennale della bolletta elettrica che punta all'obiettivo complessivo di equità tariffaria andando ad incidere su tutti i settori. In questo ambito si interverrà certamente anche sul fotovoltaico comunque senza intaccare il volume complessivo degli incentivi.
Questi interventi sono comunque in fase di perfezionamento, sempre mediante un metodo di dialogo e di confronto con operatori economici e finanziari. In tal modo stiamo andando a verificare concretamente la fattibilità di soluzioni che, fermo restando – ribadisco, fermo restando – il sostegno al settore delle fonti rinnovabili, portino ad attenuare l'impatto annuo degli incentivi sulla bolletta elettrica per contribuire al rilancio dell'economia e del lavoro.
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PAGINA: 0011 MASSIMO ENRICO CORSARO (FdI-AN) (Vedi RS). Pur ringraziando il Ministro per la risposta, ritiene che le iniziative del Governo in materia di incentivi per le energie rinnovabili possano essere condizionate da interessi non coincidenti con quello nazionale.
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PAGINA: 0053 MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la risposta ma devo segnalare che purtroppo lei non ha fugato nel suo intervento il dubbio che una volta di più il Governo e quindi lo Stato, con le azioni del Governo, si appresti ad attivare una verifica in corso d'opera di un patto che è stato sottoscritto con una realtà importante del nostro sistema economico e produttivo, ovvero la retroattività di condizioni sulla base delle quali gruppi industriali operativi hanno disposto un piano di investimenti, un piano industriale, un piano di assunzioni in termini di economia dello sviluppo. Questa circostanza farebbe venir meno una volta di più non solo la credibilità del sistema nazionale, perché chi d'ora in poi potrebbe credere a qualunque parola e a qualunque impegno assunto dallo Stato se sa che poi, in corso d'opera, quelle condizioni sulla base delle quali sono stati realizzati gli investimenti e gli impianti di programmazione industriale vengono meno per il solo fatto che il Governo decide di modificarli dopo che gli accordi sono stati presi, cosa che farebbe un torto evidentemente al sistema imprenditoriale, comporterebbe il blocco di investimenti che in questo settore – e Dio sa se ne abbiamo bisogno – stanno per venire in Italia anche dall'estero, determinerebbe la costruzione di un ulteriore fallimento di un altro settore che saremmo destinati ad abbandonare. La nostra industria ha già perso per strada la chimica, la siderurgia, per quanto è stato detto poco fa sappiamo che stiamo perdendo per strada anche la realtà dell'industria automobilistica, e sarebbe davvero un peccato se perdessimo anche questo primato. Per non parlare degli effetti sull'occupazione e della perdita di gettito fiscale che finirebbe per impattare quella ricostruzione dei termini che sono stati fatti. Ecco, Presidente, concludo per dire che questo Governo e il Governo che lo ha preceduto, hanno già fatto delle scelte dubbie, hanno favorito le aziende del tabacco contro la sigaretta elettronica...
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PAGINA: 0011 PIERPAOLO VARGIU (SCpI) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-00820 (Vedi All. A), sulle iniziative per garantire un'adeguata presenza di specifiche professionalità mediche sull'intero territorio nazionale.
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PAGINA: 0054 PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, signor Ministro, l'interrogazione che illustro prende spunto da ciò che è successo nella ASL di Foggia, una ASL del meridione d'Italia, dove il direttore generale, forse in modo provocatorio ma sicuramente efficace, ha scritto alle ambasciate di alcuni Paesi stranieri per richiedere i medici che non riusciva a reperire sul mercato locale. Io credo che il problema della programmazione delle risorse sanitarie, quindi in particolar modo delle risorse umane e delle professioni sanitarie – medici, infermieri ma anche specialisti poi usciti dalla laurea in medicina – sia particolarmente importante e avvertito, in particolare in regioni come la mia, la Sardegna, dove gli handicap, compresi quelli legati alla situazione di insularità, pongono in grave difficoltà ogni attività di programmazione sanitaria e ovviamente è molto più difficile riuscire a garantire in prospettiva...
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PAGINA: 0011 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.
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PAGINA: 0054 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Vargiu. Il problema della carenza dei medici in Italia è da anni all'attenzione del Ministero della salute. Dai dati in possesso del Ministero risulta che nei prossimi anni si assisterà ad un esodo di tali professionisti dal mercato del lavoro. Sul presupposto che l'età media di pensionamento sia di 66 anni, il picco dovrebbe registrarsi nell'anno 2022. È tuttavia necessario osservare che l'Italia ha attualmente un numero di medici cosiddetti professional active superiore alla media europea.
Vi sono 3,9 medici per mille abitanti in Italia contro una media di 3,5 medici per mille abitanti nei Paesi dell'Unione europea (fonte Eurostat, dati riferiti al 2010), e che nel medio periodo la diminuzione dei medesimi sarà contrastata anche attraverso i processi di stabilizzazione del personale medico precario già previsti dalla normativa vigente. Ritengo pertanto che al momento non si possa parlare di emergenza medici ma, dai dati che noi abbiamo e anche dall'attualità, con il blocco del turnover abbiamo piuttosto avuto un blocco anche del flusso delle nuove generazioni all'interno della professione.
Però, ritornando all'emergenza medici, negli ultimi anni, i vincoli finanziari e il blocco delle assunzioni hanno alimentato una sacca di disoccupazione dalla quale il servizio sanitario nazionale può comunque attingere per assicurare un adeguato turnover delle risorse umane. In ogni caso, già a decorrere dall'anno accademico 2008-2009, il Ministero ha sostenuto l'incremento numerico delle immatricolazioni ai corsi di laurea in medicina e chirurgia che, sempre nei limiti della capacità formativa degli atenei, ha subito un incremento attestandosi a quota 9.983 posti per l'anno accademico 2014-2015.
Con riferimento alla problematica del numero dei contratti di specializzazione, che come è noto non presenta profili di competenza esclusiva del Ministero della Salute, va anche ricordato che la legge @pagina=0055@n. 147 del 2013 ha autorizzato un'ulteriore spesa di 30 milioni di euro per l'anno 2014 e 50 milioni di euro a decorrere dall'anno 2015. Tali risorse dovrebbero garantire il finanziamento di circa un ulteriore migliaio di contratti di formazione specialistica.
Lo scorso aprile, insieme al Ministro Giannini, ho formalmente posto il problema all'attenzione del Presidente del Consiglio dei ministri al quale ho segnalato la necessità di reperire risorse aggiuntive al fine di poter garantire la copertura di almeno 4 mila e cinquecento contratti per il prossimo anno accademico 2013-2014, a fronte dei circa 3.300 attualmente finanziabili.
Segnalo inoltre che, con l'articolo 21, comma 3-bis, del decreto-legge n. 104 del 2013, si è stabilito che con decreto interministeriale si provveda non solo alla riduzione, rispetto a quanto previsto nel decreto ministeriale del 1o agosto 2005, della durata dei corsi di formazione medico-specialistica, ma anche alla riorganizzazione delle classi e delle tipologie di corsi di specializzazione medica, così da determinare risparmi di spesa da reinvestire in nuovi contratti di formazione specialistica. Per quanto concerne poi la sentita esigenza di una maggiore professionalizzazione degli specializzandi, prevede la modalità per l'inserimento dei medici in formazione specialistica ammessi al biennio conclusivo del corso all'interno dell'attività ordinaria delle unità operative delle aziende sanitarie del Servizio sanitario nazionale facenti parte della rete formativa.
Questo per dire che per quanto riguarda l'anno accademico...
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PAGINA: 0011 PIERPAOLO VARGIU (SCpI) (Vedi RS). Dichiara di ritenersi soddisfatto della risposta del Governo, auspicando comunque una più congrua programmazione sanitaria sul piano dell'accesso formativo.
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PAGINA: 0055 PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, nel dichiararmi soddisfatto della risposta del Ministro Lorenzin, che conferma che le attività che sta svolgendo il Ministero vanno nella direzione giusta, ovviamente spero che le attività che il Governo in questo senso sta svolgendo siano indirizzate al raggiungimento dell'obiettivo e non vadano solo nella direzione giusta.
Al Ministro Lorenzin vorrei aggiungere la riflessione su una criticità ulteriore, che forse non era ben presente nella sua risposta. Non c’è un problema soltanto di programmazione sanitaria complessiva, ma c’è anche un problema di programmazione sanitaria nelle aree del Paese. Mi spiego meglio: se l'accesso alla facoltà di medicina e l'accesso alle scuole di medicina avviene con graduatoria nazionale, ci sono delle regioni – io penso alla Sardegna – che hanno un gap dal punto di vista formativo, che tende ad escludere gli studenti sardi, per motivi di minore attività di formazione, dall'accesso alle scuole di medicina, dall'accesso alla facoltà di medicina e dall'accesso ai percorsi formativi delle professioni sanitarie.
Ora, questo comporta anche che in tante altre regioni del sud già da oggi non ci sia la reperibilità di professionisti sul mercato. Quindi, quello che è successo a Foggia succede anche nelle altre realtà italiane, soprattutto in specialità come la laurea nazionale in sociologia, in radiologia, in quella dei servizi, che poi sono fondamentali.
Allora, è importantissimo che si inizi a riflettere su quale possa essere il modo per garantire un accesso formativo, che sia poi utile a coprire le carenze in regioni dove i professionisti non vanno a lavorare perché è più conveniente professionalmente, economicamente e per opportunità andare a lavorare nelle regioni del nord.
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PAGINA: 0012 ANIELLO FORMISANO (Misto-CD) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-00821 (Vedi All. A), sulle problematiche relative al piano di riconversione del presidio ospedaliero Maresca di Torre del Greco (Napoli) nell'ambito del piano di rientro dai disavanzi sanitari della Campania.
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PAGINA: 0056 ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signora Ministro, noi già abbiamo affrontato questa questione nella seduta dell'11 settembre 2013 e rispetto ad allora devo dirle, con franchezza, che poco o niente si è mosso, anzi forse qualche cosa è peggiorata.
Eppure, in quella occasione lei ebbe modo di affermare che riconosceva che la disciplina della gestione sanitaria, nelle regioni sottoposte a piano di rientro, ad oggi privilegia gli obiettivi di equilibrio di bilancio e di stabilità finanziaria rispetto a quelli, altrettanto fondamentali e ineludibili, degli standard qualitativi e quantitativi e che era sua idea registrare un cambiamento di rotta per garantire, nel rispetto degli equilibri di bilancio, che in realtà in regione Campania sono già raggiunti, un'inversione di tendenza vera.
Dopo spiegherò qual è, dal nostro punto di vista, il minimo indispensabile per registrare l'inversione di tendenza. Però, vorrei proporle, pubblicamente e solennemente: perché non va lei a rendersi conto di persona a Torre del Greco di cosa si sta parlando ? È la terza volta che il Parlamento è interessato. Evidentemente, 350 mila abitanti vogliono vedersi lo Stato a fianco nella gestione dei loro problemi.
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PAGINA: 0012 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.
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PAGINA: 0056 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole Formisano, accolgo con piacere il suo appello e, quindi, verrò all'ospedale di Boscotrecase per rendermi conto visivamente di come sta procedendo la regione sul piano della riorganizzazione aziendale e di qual è la situazione sul territorio.
Per quanto riguarda, invece, gli aspetti più specifici, come ho avuto modo di riferire in quest'Assemblea, il decreto di commissariamento ad acta recante il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera della regione Campania prevede che il presidio ospedaliero «Maresca», di Torre del Greco, sia riconvertito in struttura ospedaliera di tipo riabilitativo, disponendo che le unità operative per acuti confluiscano nell'ospedale di Boscotrecase. Quindi, io verrò a visitarli tutti e due, Boscotrecase e Maresca, in modo tale che noi riusciamo a vedere e a capire sul campo come si attua la programmazione e l'accorpamento delle due strutture. Questo viene fatto – è stato proposto dalla regione – con lo scopo di perseguire gli obiettivi di razionalizzazione, maggiore efficienza ed economicità del sistema sanitario.
Il decreto citato, nel caso di strutture pubbliche di ricovero caratterizzate da contiguità interterritoriale di cui una sia di maggiori dimensioni, ne prevede l'integrazione in un unico presidio, con la finalità di accorpare unità operative della medesima disciplina, di razionalizzare le necessarie dotazioni tecnologiche e di riordinare i processi di acquisizione di beni e servizi. In particolare, la struttura di Boscotrecase viene individuata quale spoke della rete cardiologica. La riorganizzazione programmata dei punti nascita comporta per il Maresca che il relativo punto nascita, con annessa neonatologia, confluisca nel presidio di Boscotrecase. Il punto nascita del presidio ospedaliero di Boscotrecase, con un numero di parti inferiore a 500, è programmato per assorbire l'utenza che affluisca dal «Maresca».
Nelle more della realizzazione della nuova azienda ospedaliera, l'Ospedale del mare, in cui è programmato uno stone center al fine di dare pieno avvio all'integrazione @pagina=0057@delle attività urologiche della provincia di Napoli, le professionalità dell'unità operativa di urologia presenti nel «Maresca» saranno trasferite presso il presidio ospedaliero «San Gennaro» di Napoli, per poi confluire nella nuova azienda, struttura polifunzionale tuttora in costruzione. Qui bisogna monitorare che queste cose accadano nei tempi e nelle modalità previste per evitare, come a volte è capitato nel passato, che poi invece intere realtà rimangano scoperte. Rispetto alla risposta resa in data 11 settembre 2013, segnalo che nell'ultima versione del programma operativo 2013-2015, revisionato nel marzo 2014, si dà conto dell'avvenuta chiusura del punto nascita del «Maresca».
Osservo, inoltre, che tenuto conto che lo standard dei posti letto stabilito normativamente è non superiore a 3,7 posti letto per 1.000 abitanti, il valore complessivo dei posti letto della regione Campania risulta essere in linea con lo stesso. Tuttavia, rimane sensibilmente insufficiente la dotazione dei posti letto per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, pari a circa 0,3 posti letto per mille residenti.
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PAGINA: 0012 ANIELLO FORMISANO (Misto-CD) (Vedi RS). Nel ringraziare il Governo per la risposta, invita il Ministro a recarsi sul posto per prendere atto della gravità della situazione denunciata nell'atto di sindacato ispettivo.
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PAGINA: 0057 ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, soprattutto grazie signora Ministro, perché il fatto che lei venga sul posto a capire di cosa stiamo parlando taglia la testa al toro a tutte le strumentalizzazioni che fin qui si sono registrate.
Grazie per averci dato il rapporto abitanti-posti letto che è 3,6 in tutta Italia e che nella zona interessata è 0,3, quindi siamo ben al di sotto, al di sotto, al di sotto, degli standard minimi attraverso i quali si eroga la sanità pubblica in Italia. Le suggerirei – lo dico nel suo interesse – di parlare un po’ meno di questo fantomatico Ospedale del mare, perché da lì si fanno dipendere tante cose che poi non avvengono perché, fino a quando non sarà un'opera compiuta, non dobbiamo tenerne conto e dobbiamo realizzare gli interventi sanitari sulla base di quel che oggi è, non di quel che sarà.
E quel che oggi è glielo hanno detto i suoi tecnici – lo ripeté anche a settembre – è che, nelle more che tutto ciò avvenga, a Torre del Greco dovrebbero esistere, perché lo ha detto il Ministero, sedici posti letto di chirurgia, ventidue posti letto di medicina, dieci posti letto per la gastroenterologia, sedici posti letto per il servizio psichiatrico e settanta posti letto per la riabilitazione e lungodegenza. Questo è il piano che il suo subcommissario ha stilato e la ringrazio per aver detto in questa sede che poi si procederà ad una revisione, perché di questo si tratta. Questa è una scelta scellerata che è stata fatta: due presidi a distanza di due chilometri l'uno dall'altro. Poi lei, quando verrà, capirà di cosa parliamo per il Maresca e di cosa parliamo per l'ospedale di Boscotrecase. E le voglio dire che il dato che lei cita per la Campania, di rapporto abitanti-posti letto, è un dato che si consuma tutto nella città di Napoli e non va bene, perché la provincia non deve essere martoriata rispetto @pagina=0058@alla città capoluogo, verso la quale si porta rispetto. Parliamo di un bacino di utenza di 350 mila abitanti, Ministro. Venga perché capirà di persona quello che aride carte probabilmente non consentono di comprendere e grazie per la disponibilità.
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PAGINA: 0012 DORINA BIANCHI (NCD) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-00822 (Vedi All. A), sulle iniziative per il trattamento dei pazienti colpiti da epatite C, con particolare riferimento ai tempi per la procedura autorizzativa di un nuovo medicinale a base del principio attivo «sofosbuvir».
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PAGINA: 0058 DORINA BIANCHI. Signor Presidente, signor Ministro, noi oggi le chiediamo una particolare attenzione per le tante persone affette dal virus della epatite C in Italia. Vogliamo ricordarle che l'Italia è il Paese europeo con maggior numero di persone affette da questa malattia e più morti per tumori primitivi del fegato. Voglio ricordare che ogni anno in Italia per questa patologia e per le sue complicanze muoiono circa 8 mila italiani e che è di questi giorni la notizia che è stato registrato un nuovo medicinale a base del principio attivo «sofosbuvir», in grado di modificare l'evoluzione di questa malattia. Le chiediamo i tempi in cui si riuscirà ad avere la possibilità di accedere a questo farmaco.
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PAGINA: 0012 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.
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PAGINA: 0058 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio per questa domanda, perché ci troviamo di fronte ad un fatto veramente rivoluzionario per la medicina in Italia e nel mondo. Sono 500 mila i malati di epatite C nel nostro Paese e 9 mila i morti l'anno. È una malattia che è considerata cronica ma in realtà miete vittime e ha un altissimo tasso infettivo. I nuovi farmaci che sono già presenti, cioè sono già stati registrati da EMA, sono farmaci che eradicano completamente la malattia in dodici settimane e che di fatto costituiscono una rivoluzione vera nell'arco medico. Il tema vero è il prezzo di questi farmaci che è un prezzo molto, molto alto e che implicherà delle scelte anche complesse che non potrà assumere solo il Ministro della salute, ma che dovrà assumere tutto il Governo. Noi abbiamo predisposto, ho predisposto, un piano dell'epatite C per l'eradicazione della malattia in qualche anno e domani, 15 maggio, avrà luogo la riunione congiunta della Commissione tecnico-scientifica e del Comitato prezzi e rimborso dell'Agenzia italiana del farmaco, nel corso della quale è previsto l'incontro con i rappresentanti dell'azienda farmaceutica produttrice del «sofosbuvir», al fine di negoziare il prezzo del farmaco e concludere la procedura autorizzativa nel rispetto del prescritto termine di cento giorni, che giungerà a scadenza il 19 giugno prossimo. L'Italia è uno dei primi Paesi in Europa ad aver avviato il procedimento di negoziazione del prezzo del farmaco con l'obiettivo di individuare le migliori condizioni economiche per la sua rimborsabilità a carico del Servizio sanitario nazionale.
Ricordo che in altri Paesi europei il «sofosbuvir» è stato immesso sul mercato a prezzo libero. In particolare, la Germania e l'Austria hanno reso disponibile il medicinale al prezzo di realizzo industria, pari a 49 mila euro per 12 settimane di trattamento – vi faccio presente che sono 500 mila gli ammalati nel nostro territorio –, e la Francia a 56 mila euro. Tenuto conto dei diversi sistemi di contrattazione del prezzo di rimborso dei farmaci vigenti nei diversi Paesi dell'Unione europea, ritengo opportuno che le diverse agenzie regolatorie nazionali attivino un percorso @pagina=0059@di armonizzazione dell'accesso ai farmaci nel territorio dell'Unione stessa, anche per evitare disparità di trattamento tra i pazienti europei e favorire il noto fenomeno dell'esportazione parallela dei farmaci, all'origine di carenze o indisponibilità dei farmaci stessi sul mercato nazionale.
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PAGINA: 0012 DORINA BIANCHI (NCD) (Vedi RS). Prende atto delle informazioni rese dal Ministro ed auspica una costante attenzione del Governo sulla malattia richiamata nell'atto di sindacato ispettivo.
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PAGINA: 0059 DORINA BIANCHI. Ministro, noi apprendiamo con soddisfazione quello che lei ci sta dicendo e le chiediamo, appunto, una grande attenzione, perché i portatori cronici di epatite C oggi in Italia sono circa 1,6 milioni, più concentrati nelle regioni del Sud e nell'età superiore ai 65 anni. Noi ci rendiamo conto che questo non significa soltanto sofferenza per i pazienti, ma anche per le tante famiglie che vengono a contatto con questa malattia, e siamo preoccupati perché, come lei, crediamo che una malattia così presente nel nostro Paese abbia anche la necessità di garantire ai pazienti equità e omogeneità di accesso al medicinale su tutto il territorio nazionale.
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PAGINA: 0013 MARCO RONDINI (LNA) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-00823 (Vedi All. A), sulle misure sanitarie per tutelare i cittadini in relazione al flusso di immigrati provenienti dal Mediterraneo, con particolare riferimento alla diffusione di un'epidemia del virus ebola in varie aree dell'Africa.
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PAGINA: 0059 MARCO RONDINI. Signor Presidente, dal mese di gennaio di quest'anno si sta manifestando in Guinea una seria epidemia di febbre ebola, che ha già provocato numerose vittime tra anziani, adulti e bambini, oltre a centinaia di casi di contagio. L'allarme epidemia è stato lanciato da Medici senza frontiere e l'Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato l'allarme per gli aeroporti di Parigi, Bruxelles, Madrid, Francoforte e Lisbona.
Sono questi, infatti, gli scali che collegano l'Europa alla Guinea. Benché nelle dichiarazioni ufficiali il Ministero dalla salute minimizzi il pericolo di diffusione e contagio della malattia, siccome ogni giorno sbarcano sulle nostre coste migliaia di immigrati provenienti anche dalle zone dove si sta sviluppando l'epidemia e queste persone vengono poi ospitate dallo Stato...
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PAGINA: 0013 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.
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PAGINA: 0059 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, rassicuro gli onorevoli interroganti che il Ministero @pagina=0060@della salute segue costantemente e con la dovuta attenzione gli eventi relativi all'epidemia di malattia da virus ebola ed è in contatto con l'Organizzazione mondiale della sanità e l'Unione europea. Le informazioni ufficiali indicano che, al 12 maggio 2014, l'epidemia in Guinea si può considerare in via di contenimento. Infatti, il numero di casi segnalati da tale Paese è fermo a 233 e dal 9 maggio 2014 non sono più stati confermati nuovi casi della malattia.
Per quanto riguarda la Liberia, dal 13 marzo 2014, data di inizio del primo caso confermato in laboratorio, i casi segnalati compatibili con ebola sono 12, di cui solo 6 confermati in laboratorio, 2 probabili e 4 sospetti. Nessun nuovo caso confermato si è manifestato in Liberia a partire dal 6 aprile 2014. I casi inizialmente segnalati da Sierra Leone, Mali e Nigeria sono stati esclusi dagli esami di laboratorio, per cui i focolai del virus ebola sono circoscritti alla Guinea e alla Liberia. L'Organizzazione mondiale della sanità non raccomanda per questo evento la restrizione dei viaggi internazionali e la malattia è sottoposta a costante monitoraggio, con azioni sul campo.
Tuttavia, pur essendo considerato remoto, il rischio di importazione di malattie da virus ebola per l'Italia come per gli altri Paesi europei, il Ministero della salute ha messo in atto ogni necessaria iniziativa volta a potenziare la vigilanza sanitaria sia nel territorio nazionale che nei punti di ingresso transfrontalieri marittimi ed aerei. Sono state emanate circolari e raccomandazioni inviate alle regioni e province autonome, agli uffici di sanità marittima, alle aree di frontiera, alle amministrazioni interessate, al Ministero della difesa.
Anche se l'epidemia è in fase declinante la messa in atto delle misure di sorveglianza presso i porti, gli aeroporti, punti d'ingresso internazionali del nostro Paese, continuerà fino alla dichiarazione di cessazione dell'epidemia ed oltre. Peraltro le caratteristiche del nostro sistema sanitario nazionale e l'efficienza dei sistemi di sorveglianza a livello locale, regionale e nazionale sono in grado di evitare l'innesco di fenomeni epidemici.
Per quanto riguarda i flussi migratori irregolari, gli immigrati giungono sulle nostre coste dopo molti giorni, o a volte mesi di cammino e periodi di soste in prossimità dei luoghi d'imbarco, nel caso della febbre emorragica da virus ebola, il periodo d'incubazione ovvero il periodo in cui un soggetto può cominciare a divenire infettante per gli altri va da due a tre giorni, ad un massimo di ventuno. L'infettività è più elevata nei giorni e nelle ore che precedono immediatamente l'insorgenza della sintomatologia.
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PAGINA: 0013 MARCO RONDINI (LNA) (Vedi RS). Sottolinea i limiti evidenti dell'operazione Mare Nostrum ed auspica iniziative più efficaci del Governo volte ad evitare l'arrivo incontrollato di immigrati provenienti dal Mediterraneo.
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PAGINA: 0061 MARCO RONDINI. Guardi Ministro è difficile rimanere insensibili di fronte le immagini che rimbalzano sugli schermi televisivi e che ci raccontano il dramma di chi affida la propria sorte alle carrette del mare e a organizzazioni senza scrupoli che sull'immigrazione lucrano. Difficile rimanere insensibili alle immagini che ci mostrano donne e bambini impauriti scampati miracolosamente alla morte. E, quindi, evocare il rischio di un'epidemia di ebola può sembrare un esercizio di cattivo gusto, ma noi sosteniamo invece, e lo facciamo con forza, che l'attività di quella sorta di traghetto per l'Italia che è l'operazione Mare Nostrum vada assolutamente fermata. Noi riteniamo che il Governo con questa operazione, insieme al combinato disposto della cancellazione del reato d'immigrazione clandestina, dia segnali e compia azioni che favoriscono, di fatto, i criminali che gestiscono le traversate della speranza ed ora ponga anche a rischio la salute delle nostre popolazioni, sottovalutando assolutamente l'allarme lanciato da Medici senza frontiere e dagli allarmi lanciati dall'Organizzazione mondiale della sanità. Le nostre iniziative sono, al contrario di quanto potrebbe sembrare, salutari schiaffi che diamo a un Esecutivo piegato a logiche buoniste e la vostra risposta, tesa ad assicurarci e ad assicurare che voi avete la situazione sotto controllo, non ci convince affatto, così come non convince quell'opinione pubblica la cui ragione cercate in qualche modo di addormentare.
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PAGINA: 0013 IGNAZIO ABRIGNANI (FI-PdL) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-00824 (Vedi All. A), sulle iniziative per il pieno riconoscimento della categoria degli osteopati.
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PAGINA: 0061 IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, signor Ministro, la mia interrogazione riguarda vicende relative agli osteopati e ai chiropratici, in particolare a una recente risposta del Ministero della salute che, rispondendo all'interrogazione proposta in merito al profilo professionale degli osteopati, ha precisato che le attività svolte dall'osteopata rientrano nel campo delle attività riservate alle professioni sanitarie.
Tale orientamento da parte del Ministero comporta una duplice e illogica conseguenza per gli osteopati, di fatto impossibilitati a qualificarsi a causa della mancanza sia di percorsi riconosciuti dallo stesso Ministero che del modello della autoregolamentazione previsto dalla legge n. 4 del 2013.
A questo punto le chiedo se il Governo intende attivarsi per un riconoscimento della professionalità della categoria degli osteopati, anche alla luce del fatto che, oltre ad essere già stata approvata una legge che comprendeva gli osteopati nella categoria delle professioni riconosciute, sia la Commissione che il Parlamento europeo stanno chiedendo a gran voce la limitazione delle attività riservate secondo il principio della libera circolazione.
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PAGINA: 0013 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.
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PAGINA: 0062 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti per aver posto all'attenzione di questa Assemblea tematiche riferite al riconoscimento della professionalità della categoria degli osteopati, in ordine alla quale ritengo necessario ed urgente assumere specifiche iniziative legislative.
Come è noto, l'osteopatia è una pratica sanitaria manuale nata come medicina indipendente negli Stati Uniti, dove è attualmente riconosciuta. Si è diffusa successivamente in Europa, inizialmente in Inghilterra e in Francia, Stati che per primi hanno approvato leggi per la regolamentazione di tale professione. In Italia tale professione è iniziata negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso ed è proseguita come pratica svolta da professionisti formatisi all'estero. Sono poi nate delle scuole che hanno, nel corso degli anni, potenziato ed equiparato il livello didattico a standard di livello europeo.
L'osteopatia si rivolge in particolare a tutti i disturbi di origine funzionale per ripristinare in tutti i distretti del corpo la corretta mobilità, con lo scopo di migliorare la fisiologia dei sistemi nervoso, linfatico ed endocrino e degli apparati dirigente, respiratorio, cardiocircolatorio, urogenitale, visivo, uditivo, vestibolare. Nelle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità del 2010 l'osteopatia viene definita professione sanitaria di contatto primario, con competenze di diagnosi gestionale e trattamento dei pazienti.
Ciò premesso e consapevole della rilevanza della questione in esame, colgo l'occasione per anticipare che ho dato mandato ai miei uffici di avviare un lavoro istruttorio e di confronto con le principali rappresentanze della professione di osteopata al fine di elaborare una proposta normativa volta ad istituire anche in Italia la professione di osteopata. Per tale strada garantiremo la dovuta dignità professionale ai numerosi operatori del settore, che ad oggi sono ancora costretti ad operare confrontandosi con un assetto normativo alquanto incerto. Ritengo che tale soluzione normativa sia l'unica in grado di disciplinare in modo compiuto la predetta professione.
Inoltre, l'attenzione che anche il Parlamento sta rivolgendo all'argomento mi induce a ritenere che i tempi siano ormai maturi per intervenire in tal senso. Già nelle prossime settimane nell'ambito del disegno di legge di mia iniziativa, recante disposizioni in materia sanitaria, il cui iter, come è noto, è già stato avviato al Senato, tale obiettivo potrà essere colto in tempi brevi, contando soprattutto sul proficuo e necessario supporto del Parlamento.
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PAGINA: 0013 IGNAZIO ABRIGNANI (FI-PdL) (Vedi RS). Si dichiara soddisfatto della risposta del Governo, dalla quale si evince che è stato intrapreso l'iter per addivenire al riconoscimento della categoria degli osteopati.
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PAGINA: 0062 IGNAZIO ABRIGNANI. È indubbio, signor Ministro, che mi dichiaro soddisfatto della sua risposta, proprio perché lei risponde al problema. Sono oltre 2 milioni gli italiani che si rivolgono agli osteopati per varie sindromi dolorose del sistema osteomuscolare, richiedendo, a fronte di manipolazioni vertebrali complesse, competenze specifiche.
Tuttavia, come diceva lei, nel nostro ordinamento, a differenza di altri Paesi, quali per esempio Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, in assenza di una disciplina della professione di osteopata, non esistono percorsi di qualificazione riconosciuti dai Ministeri della sanità e dell'istruzione, dell'università e della ricerca, tali da ricomprendere l'osteopatia tra le professioni sanitarie.
Come dicevo nella mia interrogazione, una tutela giuridica per la professione di osteopata era stata fornita e potrebbe essere fornita dalla legge 14 gennaio 2013, n. 4, recante disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi, che prevede proprio un modello di autoregolamentazione basato sul rispetto delle norme UNI, assicurando di fatto una forma di garanzia per gli utenti per la scelta degli operatori accreditati nel settore. @pagina=0063@Nella suddetta legge si prevedeva, peraltro, anche la possibilità di costituire delle associazioni a carattere professionale su base volontaria, volte, da un lato, a valorizzare le competenze degli associati e, dall'altro, a garantire il rispetto delle regole deontologiche e, dunque, la tutela degli utenti.
Il percorso che lei oggi indica per andare verso un riconoscimento della professione di osteopata, che preveda, da una parte, garanzia per chi opera e, dall'altra parte, tutela per chi subisce queste manipolazioni mi sembra la strada sicuramente da percorrere. Noi seguiremo questo iter, che mi sembra inizia al Senato, magari intervenendo in questa normativa che lei ha iniziato. Per cui ci riteniamo soddisfatti.
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PAGINA: 0014 ANDREA CECCONI (M5S) (Vedi RS). Illustra l'interrogazione Zolezzi n. 3-00825 (Vedi All. A), sulle iniziative per il monitoraggio epidemiologico delle aree del territorio nazionale inquinate, con particolare riferimento a quelle rientranti nei siti di interesse nazionale.
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PAGINA: 0063 ANDREA CECCONI. Signor Presidente, oggi interpelliamo il Ministero della salute per sapere quali azioni intenda mettere in atto per proseguire il monitoraggio epidemiologico delle aree del territorio nazionale inquinate, con particolare riferimento alla popolazione pediatrica.
Il riferimento è alla popolazione pediatrica, ai nostri figli, perché, come si legge nello studio epidemiologico «Sentieri», da poco pubblicato, i bambini che vivono e giocano nelle aree inquinate del nostro Paese hanno una possibilità di morire – di morire e non di ammalarsi – più alta del 4 per cento rispetto ai bambini che vivono in aree non inquinate.
Lo studio «Sentieri», finanziato dal Ministero della salute, ci riporta dei dati allarmanti, che descrivono un Paese della «Terra di fuochi» e non solo nel napoletano, casertano, tarantino, ma anche a Mantova, Massa Carrara, Trieste, Siracusa e Brescia: ben 44 siti industriali altamente inquinati.
Ma il dramma di tutto ciò è rappresentato dal fatto che lo studio dell'Istituto Superiore di Sanità sui bambini che vivono tra i veleni non è stato realizzato. Costerebbe solo 350 mila euro e non è stato realizzato. Si trovano i fondi per lo studio della sigaretta elettronica (410 mila euro), sullo stress da lavoro (480 mila euro)...
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PAGINA: 0014 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.
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PAGINA: 0063 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, la questione della tutela della salute ed in particolare di quella pediatrica in relazione all'inquinamento ambientale è una priorità di sanità pubblica sia nazionale che internazionale. In tale contesto, tenuto conto della particolare rilevanza e delicatezza della questione, legata proprio all'inquinamento ambientale ed al suo impatto sulla salute dei cittadini, segnalo il mio impegno personale come Ministro della salute, insieme a quello dei Ministri dell'ambiente e delle politiche agricole, nel dare compiuta e tempestiva attuazione alle norme contenute nel disegno di legge del 10 dicembre 2013, n. 136, il cosiddetto decreto «Terra dei fuochi». Sono state infatti predisposte le direttive dei Ministri il 23 dicembre 2013 ed il 28 febbraio 2014, dell'8 e del 16 aprile 2014, che delineano le modalità @pagina=0064@operative di individuazione dei territori più a rischio, indicando i siti interessati sia della regione Campania sia del territorio pugliese di Taranto e Statte.
In estrema sintesi, con tali direttive vengono definite le attività di analisi e pubblicazione dei dati sanitari aggiornati sulla base della metodologia dello studio «Sentieri», con la precipua finalità di valutare lo stato di salute dei residenti nei siti in questione e di identificare gli effettivi rischi sanitari dei cittadini residenti, consentendo di implementare le azioni specifiche di prevenzione e miglioramento delle procedure diagnostiche, terapeutiche e di accesso ai servizi sanitari (ricordo a tutti che abbiamo finanziato per 50 milioni di euro).
Come è noto, peraltro, in ordine alla specifica questione sollevata dagli onorevoli interroganti, tenuto conto che come Ministro della salute dedico una particolare attenzione alla salute in età pediatrica, ricordo che l'Istituto Superiore di Sanità sta conducendo, con aggiornamenti continui, il già citato studio «Sentieri». Al momento attuale è in fase di completamento uno specifico aggiornamento di tale studio, riguardante proprio la popolazione in età pediatrica, i cui risultati, appena disponibili, saranno resi noti.
Lo stesso Istituto ha elaborato il progetto «Sentier kids», rivolto alla realizzazione di un sistema di osservazione permanente che consenta di monitorare nel tempo lo stato di salute dei bambini che risiedono in aree fortemente inquinate, favorendo lo sviluppo di mirati interventi di prevenzione primaria.
L'acquisizione dei dati coinvolge le classi di età pediatrica, adolescenziale e giovanile esposte nei 44 siti di interesse nazionale tra le bonifiche incluse nello studio «Sentieri».
Il progetto «Sentier kids» intende istituire un osservatorio permanente per monitorare lo stato di salute dei bambini che risiedono nei siti contaminati. Inoltre è stato finanziato, nel 2013, dal centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie, un progetto di durata biennale dal titolo «Valutazione di impatto sulla salute: linee guida e strumenti per valutatori e proponenti».
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PAGINA: 0014 ALBERTO ZOLEZZI (M5S) (Vedi RS). Sottolinea la grave situazione nella quale versano in particolare gli istituti scolastici, nelle cui strutture si trovano spesso materiali inquinanti, quali l'amianto.
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PAGINA: 0064 ALBERTO ZOLEZZI. Signor Presidente e signora Ministro, Matteo Renzi, appena messo a capo del Governo – dalla «Ruota della fortuna» e non dagli elettori – ha visitato numerose scuole e spero che si sia reso conto che ci sono circa 3 mila scuole infarcite di amianto, alcune vicine alle centrali biogas, che possono emettere diossina senza alcun controllo ed altre in aree SIN, dove circa un milione di bimbi e ragazzi sono appunto residenti. Abbiamo riesumato lo studio «Sentieri» appunto nel decreto emergenza ambientale. È stato il MoVimento 5 Stelle a parlarne.
I dati relativi al periodo 2003-2009 li attendevamo. Infatti, nonostante siano disponibili da pare un paio d'anni, non stavano emergendo. Sono stati pubblicati sulla rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia. Non è accettabile che il Ministero non abbia pubblicizzato i dati stessi, ottenuti oltretutto con un finanziamento pubblico. Forse perché stiamo aspettando le elezioni. I bimbi, appunto, sotto l'anno di vita hanno una serie di problemi. A Mantova, per esempio, l'incremento di mortalità oncologica nella fascia di età tra zero e un anno è del 64 per cento; tra uno e 14 anni del 23 per cento. Il monitoraggio infantile deve essere anche esteso agli accessi infantili in ospedale. Circa gli adulti, sono emersi dati sconcertanti che nessuno sta pubblicizzando: l'incremento dei tumori di tiroide, mammella e pleura. Pertanto, auspichiamo che vada avanti il monitoraggio estendendolo a un vero e proprio referto epidemiologico sulla salute. Auspichiamo che il Ministero della salute, con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, accelerino le procedure di bonifica dei SIN per non aumentare l'ulteriore esborso per il Ministero della salute. Ma ormai in Italia è difficile. Nell'area Expo 2015 pare sia difficile persino realizzare @pagina=0065@le vie d'acqua per gli interramenti di materiali in questi siti avvenuti nel corso degli ultimi decenni. Se si realizzassero queste vie, verrebbero tirati fuori forse chissà quali materiali...
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PAGINA: 0014 GIAN LUIGI GIGLI (PI) (Vedi RS). Illustra la sua interrogazione n. 3-00826 (Vedi All. A), sulle iniziative per l'implementazione di una scheda di raccolta dati sull'attuazione della legge n. 194 del 1978 in materia di interruzione volontaria della gravidanza.
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PAGINA: 0065 GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, signor Ministro, il titolo stesso della legge n. 194 del 1978 indica che, oltre a regolamentare l'interruzione volontaria di gravidanza, essa ha per fine quello della tutela sociale della maternità. Oltre a tutelare la gestante per quanto riguarda il lavoro, la legge impone ai consultori di aiutare a superare le cause che inducono la donna a interrompere la gravidanza potendo a questo scopo avvalersi anche delle associazioni di volontariato. Quando la richiesta di interruzione volontaria di gravidanza sia motivata dalle condizioni economiche, sociali o lavorative, il consultorio e la struttura socio-sanitaria hanno il compito di esaminare con la donna le possibili soluzioni ai problemi proposti aiutandola a rimuovere le cause che la porterebbero ad interrompere la gravidanza, anche mettendo a disposizione un sostegno finanziario. Nell'annuale relazione ministeriale sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978 brilla, però, l'assenza di ogni informazione sull'implementazione degli aspetti preventivi della legge n. 194 stessa. Chiedo, pertanto, al Ministro cosa è stato fatto a distanza dell'impegno preso un anno fa...
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PAGINA: 0014 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.
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PAGINA: 0065 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, in data 18 luglio e 18 settembre 2013 si è riunito presso il Ministero della salute il tavolo tecnico appositamente costituito per il monitoraggio dell'applicazione della legge n. 194 del 1978, a cui sono stati invitati a partecipare tutti gli assessori regionali, proprio allo scopo di avviare un monitoraggio sulle attività di IVG e sull'obiezione di coscienza nelle singole strutture di ricovero e nei consultori familiari. Il tavolo ha elaborato due schede di raccolta dati, una relativa alle singole strutture con almeno un ginecologo in organico e una relativa ai consultori. Lascio a disposizione degli onorevoli entrambe le schede, allegato 1 e allegato 2. In data 14 ottobre 2013 dette schede sono state formalmente inviate alle singole regioni per l'attivazione della raccolta dei dati. Nella scheda di rilevazione per i consultori è stato richiesto il numero delle donne che hanno effettuato il colloquio previsto dalla legge n. 194 del 1978, il numero di certificati rilasciati, il numero di donne che hanno effettuato controlli post IVG in vista della prevenzione di IVG ripetute e il numero di ginecologi obiettori e non, a tempo pieno e parziale, con contratto a tempo determinato e non. A tutt'oggi, non tutte le regioni hanno restituito le schede compilate nonostante sia ormai scaduto il termine fissato nel 10 @pagina=0066@dicembre 2013. La direzione competente del mio Dicastero sta sollecitando le regioni mancanti per la consegna dei dati che saranno inseriti nella prossima relazione al Parlamento sull'attuazione della legge n. 194 del 1978.
Colgo l'occasione per segnalare che l'iniziativa sopra riferita di monitoraggio capillare sull'intero territorio nazionale è stata la prima ad essere attivata con tali caratteristiche dall'approvazione della legge n. 194 del 1978. Anche per questo motivo la raccolta dati si è rivelata non semplice considerata la significativa difformità territoriale dell'organizzazione dei consultori che mutano spesso per numero a causa di accorpamenti e distinzioni fra sedi principali e distaccate.
Rassicuro gli onorevoli interroganti che i risultati del monitoraggio appena disponibili saranno discussi nell'ambito del tavolo tecnico ministeriale. Comunico inoltre che nella scheda non sono state richieste le motivazioni che portano le donne alla scelta dell'IVG perché, da esperienze degli operatori di settore, spesso si tratta di motivazioni concomitanti e riconducibili comunque a situazioni personali difficilmente codificabili in formulazioni generali. Una rilevazione più approfondita delle attività consultoriali relative all'applicazione della legge n. 194 sarà comunque effettuata dopo l'esame dei risultati del monitoraggio di cui sopra. È il caso di ribadire comunque che il ricorso ai consultori rimane ancora limitato. Infatti, come ho indicato nella recente relazione al Parlamento del 2013, un altro punto critico dell'applicazione della legge n. 194 è l'ancor basso ricorso al consultorio familiare per la documentazione e la certificazione (40,7 per cento nel 2011), specialmente al sud e isole, anche se in aumento principalmente per il maggior ricorso ad esso da parte delle donne straniere (54, 2 per cento rispetto al 33, 9 relativo alle italiane).
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PAGINA: 0014 GIAN LUIGI GIGLI (PI) (Vedi RS). Si dichiara insoddisfatto della risposta del Governo auspicando iniziative in sintonia con lo «spirito» della legge n. 194 del 1978.
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PAGINA: 0066 GIAN LUIGI GIGLI. Grazie signor Ministro, ma, salvo ricredermi dopo aver preso visione delle schede, debbo dichiararmi insoddisfatto. Mi pare di capire, infatti, che nella scheda venga richiesto solo il numero dei colloqui ma non venga fatta alcuna menzione delle cose che noi volevamo, vale a dire sapere quali interventi preventivi sono stati messi in atto, quali fondi sono stati spesi, quali sostegni sono stati dati alle gestanti in difficoltà proprio per poter prevenire l'aborto. Se tutto questo non viene fatto, non viene nemmeno saputo, mi consenta di dirle che allora non c’è da stupirsi che il ricorso al consultorio sia basso, peraltro non bassissimo ancora – siamo al 40 per cento – perché in effetti uno che cosa va a fare nel consultorio ? Soltanto a ricevere un certificato che può farsi fare anche altrove, non va certamente a ricevere un aiuto. Allora le chiedo se invece non sia da cambiare proprio l'atteggiamento del nostro sistema sanitario nei confronti dell'aborto in virtù proprio di quello che la legge n. 194 prevede cioè della tutela sociale della maternità. Si tratta di andare al di là di quello che viene normalmente inteso come un diritto soggettivo e che invece, per quanto riguarda la legge, è nient'altro che la dolorosa presa d'atto di un male sociale che dovrebbe essere nostro dovere, per quanto possibile, contenere non attraverso la sanzione ma attraverso proprio la prevenzione e l'educazione. È questo tipo di sforzo che si vorrebbe ma se non c’è nemmeno il dato di conoscenza su ciò che oggi viene fatto e su ciò che si potrebbe fare, non aiuteremo @pagina=0067@mai le gestanti in difficoltà e tradiremo lo spirito stesso della legge n. 194.
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PAGINA: 0014 DANIELA SBROLLINI (PD) (Vedi RS). Illustra l'interrogazione Lenzi n. 3-00827 (Vedi All. A), sui tempi e modalità riguardanti la sottoscrizione del Patto per la salute 2013-2015.
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PAGINA: 0067 DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, signora Ministro, oggi, con questa interrogazione, il nostro gruppo le chiede di arrivare in tempi brevi e certi alla firma del nuovo Patto per la salute. Come lei sa, c’è grande attesa e grande preoccupazione da parte delle regioni per quanto riguarda la riorganizzazione della rete ospedaliera, per la definizione dei costi standard e per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza proprio perché questo Patto per la salute potrebbe davvero diventare un vera e propria riforma del Servizio sanitario nazionale. Ciò vorrebbe dire rafforzare ancora di più il carattere pubblico e universalistico della sanità e avere anche certezza del budget complessivo del Fondo sanitario nazionale. Quindi noi la ringraziamo per essere qui oggi con noi e le chiediamo ovviamente di essere molto precisa nelle sue risposte.
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PAGINA: 0014 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute (Vedi RS). Risponde all'interrogazione.
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PAGINA: 0067 BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, essere proprio precisa mi sarà praticamente impossibile visto che ho solo tre minuti per descrivere quello che è in atto. Come i colleghi sanno, il Patto per la salute è un elemento centrale della nostra azione di riqualificazione della spesa sanitaria ma anche di una nuova programmazione della spesa sanitaria. I lavori che sono cominciati con l'accordo nella Conferenza Stato-regioni hanno avuto un allungamento dei tempi originari dovuti al cambio di Governo e poi all'incertezza derivante dal budget finanziario.
Per le regioni era essenziale non avere ulteriori tagli lineari. Questo obiettivo è stato raggiunto e, quindi, in questo momento i nostri tecnici del Ministero e della Conferenza Stato-regioni stanno lavorando per definire gli aspetti che erano rimasti sospesi prima del mese di maggio.
Pensiamo che saremo in grado di affrontare in modo politico, in Conferenza Stato-regioni, tutti gli aspetti conclusivi tra i primi giorni di giugno e la metà di giugno.
Quindi, il Patto sta arrivando a conclusione. Il punto centrale del Patto è, ovviamente, quella che è stata definita una spending interna, cioè la possibilità di risparmiare e reinvestire in sanità; i LEA sono l'unico articolo che è stato approvato definitivamente da entrambe le parti e riguardano uno stanziamento di 900 milioni di euro in tre anni per il riaggiornamento dei livelli essenziali di assistenza.
I costi standard, per fortuna, li abbiamo già applicati, il Fondo è stato ripartito nel 2013 con i criteri dei costi standard che sono a regime, ormai, nel nostro Stato. Quello che noi ci poniamo come obiettivo è una maggiore efficienza, una razionalizzazione della spesa, ma anche una nuova fase in cui i LEA, cioè i livelli essenziali di assistenza, divengano veramente l'elemento principe dell'offerta sanitaria.
Stiamo cercando, quindi, nuovi modelli, di sviluppare una nuova armonizzazione tra l'esigenza di erogare una sempre maggiore appropriatezza della prestazione e di mantenere, al contempo, anche i costi in regime.
Credo che il momento sia pronto, i tempi siano maturi, credo che questo sia un obiettivo che insieme alle regioni potremmo raggiungere in modo molto efficace con una quantificazione e una misurazione @pagina=0068@degli obiettivi che ci siamo dati e delle performance che vogliamo raggiungere.
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PAGINA: 0014 DONATA LENZI (PD) (Vedi RS). Apprezza la imminente sottoscrizione del Patto per la salute 2013-2015 ed assicura l'impegno del suo gruppo per la relativa attuazione.
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PAGINA: 0068 DONATA LENZI. Signor Presidente, noi apprezziamo molto il fatto che a giugno potremo vedere il Patto per la salute; lei sicuramente comprende che proprio perché è un atto di straordinaria importanza, complesso, di riordino e valorizzazione del sistema sanitario nazionale nel suo universalismo, noi non possiamo, come Parlamento, stare soltanto a guardare. Alla costruzione di questo Patto vogliamo contribuire, l'iniziativa di oggi andava anche in questa direzione e ci impegneremo anche in seguito.
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PAGINA: 0015 La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,10.
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PAGINA: 0015 Missioni. (Vedi RS)
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PAGINA: 0068 Missioni.
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PAGINA: 0015 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta sono novantacinque.
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PAGINA: 0068 PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balduzzi, Biondelli, Bobba, Boccia, Bonifazi, Brescia, Antimo Cesaro, Di Lello, Epifani, Ferrara, Fico, Gregorio Fontana, Migliore, Pes, Ravetto, Ricciatti, Rigoni, Sani, Speranza, Tofalo, Valeria Valente, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
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PAGINA: 0015 Su un lutto del deputato Andrea Martella. (Vedi RS)
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PAGINA: 0068 Su un lutto del deputato Andrea Martella.
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PAGINA: 0015 PRESIDENTE (Vedi RS). Rinnova, anche a nome dell'Assemblea, le espressioni della partecipazione al dolore del deputato Andrea Martella, colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
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PAGINA: 0068 PRESIDENTE. Comunico che il collega Andrea Martella è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
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PAGINA: 0015 Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali. (Vedi RS)
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PAGINA: 0068 Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
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PAGINA: 0015 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali il deputato Gian Luigi Gigli, in sostituzione del deputato Mariano Rabino, dimissionario.
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PAGINA: 0068 PRESIDENTE. Comunico che è stato chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali il deputato Gian Luigi Gigli, in sostituzione del deputato Mariano Rabino, dimissionario.
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PAGINA: 0015 Trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge. (Vedi RS)
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PAGINA: 0068 Trasferimento a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge n. 100, 702 e 1250.
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PAGINA: 0015 PRESIDENTE (Vedi RS). Propone il trasferimento alla XII Commissione in sede legislativa del testo unificato delle proposte di legge nn. 100, 702 e 1250.
(Così rimane stabilito).
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PAGINA: 0068 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali la sottoindicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla XII Commissione (Affari sociali):
Binetti: «Disposizioni in materia di donazione del corpo post mortem e di utilizzo dei cadaveri a fini di studio, di ricerca scientifica e di formazione» (100); Grassi ed altri: «Disposizioni in materia di donazione del corpo post mortem a fini di studio e di ricerca scientifica» (702); Dorina Bianchi: «Disposizioni in materia di @pagina=0069@utilizzo del cadavere per scopi di studio, di ricerca e di formazione» (1250). (La Commissione ha elaborato un testo unificato).
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PAGINA: 0015 Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2208-B. (Vedi RS)
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PAGINA: 0069 Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2208-B (ore 16.15).
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PAGINA: 0016 Interviene sull'ordine dei lavori il deputato GIUSEPPE BRESCIA (M5S) (Vedi RS), che chiede di rinviare ad altra seduta il provvedimento d'urgenza in esame e di passare immediatamente alla trattazione del punto 2 dell'ordine del giorno. Dopo precisazioni del PRESIDENTE (Vedi RS), intervengono il relatore per la maggioranza CARLO DELL'ARINGA (PD) (Vedi RS) ed il relatore di minoranza MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS).
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PAGINA: 0069 GIUSEPPE BRESCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori. Posso ? PAGINA: 0069 PRESIDENTE. Onorevole Brescia, come lei sa, questo è un decreto-legge per il quale è prevista una scadenza per la conversione, quindi la ragione per la quale bisognerebbe andare avanti è legata al fatto che abbiamo una data di scadenza in base alla quale va convertito il decreto-legge.
Però, se lei insiste nonostante questo, io darò la parola sulla proposta da lei avanzata, dopo aver ascoltato il relatore, se viene lasciato libero... Onorevole Fassina, onorevole Nicchi... Non vorrei, però dobbiamo avere il parere del relatore perché c’è stata una richiesta.
Onorevole relatore, l'onorevole Brescia, il capogruppo del MoVimento 5 Stelle, ha fatto una richiesta di rinvio ad altra seduta del provvedimento. Il Presidente ha spiegato che la richiesta è ammissibile, ancorché questo sia un provvedimento che prevede una scadenza, peraltro a breve, di cui dobbiamo tenere conto. Tuttavia, siccome la proposta è ammissibile, prima di dare la parola a un oratore a favore e a un oratore contro rispetto alla proposta avanzata, devo chiedere qual è il parere dei relatori. PAGINA: 0069 CARLO DELL'ARINGA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, chiedo scusa se mi ero distratto. Il relatore per la maggioranza dà parere contrario. PAGINA: 0069 MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, essendo noi, anche come relatore di minoranza, assolutamente contrari a questo decreto, che non va ad affrontare assolutamente i problemi del lavoro e della disoccupazione nel Paese, per quanto ci riguarda, più in là viene spostato il termine per discuterlo, più si bloccano i lavori su questo decreto vergogna, più siamo d'accordo. Quindi, per noi il parere è favorevole.
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PAGINA: 0016 Dopo un intervento a favore del deputato TITTI DI SALVO (SEL) (Vedi RS) ed uno contrario del deputato ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS), la Camera, con votazione elettronica senza registrazione di nomi, respinge la proposta formulata dal deputato Brescia.
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PAGINA: 0070 TITTI DI SALVO. Signor Presidente, mi scuso se ho alzato la voce per attirare l'attenzione, ma avevo capito che si passasse già al voto. Ci teniamo molto, come gruppo, a dire pubblicamente all'Aula che noi sosteniamo la proposta che è stata fatta precedentemente dal capogruppo del MoVimento 5 Stelle di anticipare in Aula la discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni per poi proseguire successivamente con la fine dell'esame degli ordini del giorno sul decreto lavoro.
Come voi sapete, noi pensiamo che quel decreto sia pesantemente contro gli interessi del Paese, quindi siamo orientati a mantenere questo giudizio nel prosieguo dei lavori dell'Aula. PAGINA: 0070 ETTORE ROSATO. Signor Presidente, in primo luogo faccio rilevare che noi abbiamo già votato contro le richieste di rinvio di questo provvedimento, quindi mi sembra paradossale votare una seconda volta. Capisco che la Presidenza ritenga di autorizzare questo, ma noi comunque non la consideriamo una procedura corretta.
La seconda questione è che comprendiamo il legittimo interesse dei gruppi di opposizione – che si sono peraltro palesati con le valutazioni favorevoli della Lega Nord e di SEL con il MoVimento 5 Stelle – di tentare di far decadere questo decreto e tutti gli altri decreti, ma noi, invece, questi decreti li vogliamo convertire. Siamo qui per fare questo e quindi procediamo con il loro esame, così come abbiamo detto con determinazione fin dall'inizio. Non mi sembra ci sia alcun elemento per non procedere con queste votazioni.
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PAGINA: 0016 Interviene il deputato ALESSANDRO ZAN (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0070 ALESSANDRO ZAN. Signor Presidente, questo ordine del giorno – e su questo sono dispiaciuto che il Governo abbia dato parere contrario – vuole praticamente disciplinare in maniera organica quello che è l'esercizio del diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo indeterminato da parte dei datori di lavoro che ricorrono a contratti a tempo determinato. Questo @pagina=0071@ovviamente perché i lavoratori non sono delle cavie, non sono degli oggetti ma sono delle persone che hanno prestato servizio presso quella azienda e, dunque, giustamente hanno la precedenza per poter essere assunti con un contratto a tempo indeterminato.
Sono molto colpito, purtroppo, che il MoVimento 5 Stelle, che ha sempre fatto del tema del lavoro un tema centrale della loro lotta politica, oggi abbia rinunciato, guarda caso, a questa battaglia perché evidentemente dei lavoratori al MoVimento 5 Stelle non importa così tanto. A loro interessa esclusivamente speculare su un tema scottante per avere una visibilità evidentemente in vista delle prossime elezioni europee.
E lo ritengo, guardate, una sconfitta per tutto il Parlamento perché più volte l'Europa ha alzato la voce contro l'Italia per le azioni insufficienti messe in campo nell'ambito della strategia per l'occupazione. L'abbiamo detto più volte, con il decreto Poletti, da ultimo arrivato, e a seguire poi una riforma dopo l'altra, a partire dal 1997: la disoccupazione giovanile risulta la terza più alta d'Europa solo dopo Spagna e Grecia. Persino la Polonia ha avuto un aumento dell'occupazione giovanile con performance di crescita molto più alte di quelle italiane.
Ecco che allora le riforme sul diritto del lavoro, a cui di volta in volta abbiamo affidato le sorti del mercato nella ricerca disperata di uno slancio, non hanno avuto evidentemente gli effetti desiderati.
Allora dobbiamo renderci conto, colleghi, che le norme non sono gettoni per acquistare la propensione delle aziende a sottoscrivere contratti o a rinnovarli per cinque volte senza garantire alcuna stabilità e, anzi, calpestando la dignità del lavoratore fino a renderlo un numero. Non è così che si crea occupazione.
L'occupazione si crea – come dicevamo prima – con una riforma della giustizia, con una attenzione della burocrazia alle piccole e medie imprese, con degli investimenti pubblici che consentano, ad esempio sul tema del dissesto idrogeologico e della messa in cura del territorio, di creare nuovi posti di lavoro di qualità soprattutto per le nuove generazioni. Non è aumentando la precarizzazione generale, cioè impoverendo tutti, che si potrà arrivare a migliorare la qualità dell'occupazione e anche la quantità dell'occupazione in questo Paese.
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PAGINA: 0016 Intervengono il deputato GIULIO MARCON (SEL) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/2208-B/90 (Vedi All. A) ed il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS), che propone un'ulteriore riformulazione dell'ordine del giorno Marcon n. 9/2208-B/90 (Vedi All. A), non accettata dal presentatore.
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PAGINA: 0071 GIULIO MARCON. Signor Presidente, è possibile che il Governo ripeta la proposta di riformulazione ? Se il sottosegretario Bobba è così gentile. PAGINA: 0071 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, la riformulazione è, nella formula standard «impegna il Governo a valutare l'opportunità di» e poi di cancellare @pagina=0072@il primo paragrafo degli impegni, mentre invece vanno bene il secondo, il terzo e il quarto.
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PAGINA: 0017 Intervengono il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS) e il deputato FRANCO BORDO (Vedi RS).
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PAGINA: 0073 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, potrei accettare questo ordine del giorno se il proponente fosse d'accordo nell'eliminare l'inciso, sempre nel primo paragrafo dell'impegno: «scomparsa o fortemente ridotta la componente formativa». PAGINA: 0073 FRANCO BORDO. Si, signor Presidente. L'ordine del giorno – come aveva detto il sottosegretario – è accolto dal Governo con questa modifica formale...
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PAGINA: 0017 Interviene il deputato MARTINA NARDI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0075 MARTINA NARDI. Signor Presidente, noi siamo un po’ contro le raccomandazioni in generale e quindi, con nostro dispiacere, siamo contro anche questa raccomandazione.
Al di là delle battute, questo è un tema molto serio, sottosegretario, è un tema che riguarda migliaia di ragazzi e di ragazze, che troppo spesso sono costretti a guardare all'estero come unica soluzione di vita, da una parte, e dall'altra la perdita vera per il nostro Stato di cervelli che possono produrre invece innovazione, intelligenza, perché parliamo di ricercatori in questo ordine del giorno. Capisco anche lo spirito di poter prolungare il loro contratto a tempo determinato, ma è o non è un vero problema di questo Paese tenere i ricercatori italiani in Italia e dare loro una certezza e una qualità di vita e, quindi, anche di futuro ? E lo possiamo fare e lo dobbiamo fare, sforzandoci un po’ di più. Il decreto null'altro fa che prorogare i trentasei mesi. Questo non basta, non vuol dire risolvere il problema, vuol dire semplicemente spostare il problema.
Noi qua, con il nostro ordine del giorno, abbiamo tentato di costruire una possibile soluzione, tra l'altro non ci arroghiamo neanche il diritto di pensare che sia l'unica soluzione quella che noi proponiamo, ma ci sarebbe piaciuto vedere un Governo che, su un tema così centrale, che ha riempito anche le nostre campagne elettorali, ha riempito le discussioni tra le formazioni politiche presenti in quest'Aula e che bene o male sta anche al centro della discussione della campagna elettorale che ci apprestiamo a concludere per le elezioni europee, come dire, provasse a trovare una soluzione credibile che si sostanzi, che abbia e che dia la possibilità di dare una risposta a due tematiche: quella del lavoro buono per centinaia di giovani, ma anche e soprattutto quella di far sì che questi cervelli non scappino altrove, ma rimangano in Italia, abbiano una certezza, abbiano la possibilità di costruirsi un futuro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0017 Intervengono i deputati CELESTE COSTANTINO (SEL) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta dal Governo all'ordine del girono Giancarlo Giordano n. 9/2208-B/93 (Vedi All. A) e MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS).
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PAGINA: 0076 CELESTE COSTANTINO. Signor Presidente, non accettiamo la riformulazione e intervengo. Nell'articolo 1 del decreto-legge sono contenute le disposizioni per facilitare il ricorso ai contratti a tempo determinato, quindi il lavoro a termine, in un'ottica che è considerata di semplificazione, ma che nella sostanza rivela lo snaturamento del contratto a termine, contraddicendo in primis la direttiva europea che lo regola e contraddicendo poi il principio di legge secondo cui la forma comune di rapporto di lavoro è quella a tempo indeterminato. Con questo decreto si indeboliscono ulteriormente le tutele e i diritti dei lavoratori e si sancisce la totale precarizzazione del lavoro, sia privato che pubblico. Proprio sul lavoro pubblico è pendente dinanzi alla Corte di giustizia un rinvio pregiudiziale operato dalla Corte costituzionale in materia di personale precario della scuola, con particolare riferimento al problema della stabilizzazione del personale assunto da vari anni su posto vacante. Secondo i decreti legislativi del 2001 e del 2007, i precari della scuola assunti con impiego complessivo superiore ai trentasei mesi avrebbero dovuto beneficiare della trasformazione del rapporto di lavoro a termine in rapporto a contratto a tempo indeterminato. Tuttavia, il legislatore ha adottato una normativa speciale al fine di escludere il comparto scuola dalla disciplina generale. È per questo motivo che con questo ordine del giorno vogliamo che il Governo si impegni a risolvere, anche con provvedimenti di urgenza, il problema del precariato all'interno della scuola, ristabilendo il rispetto della direttiva europea in materia di contratti a tempo determinato nel settore pubblico, in particolare in quello scolastico, e procedendo ad assunzioni a tempo indeterminato.
Da questa riformulazione non avviene nulla di tutto questo e per queste ragioni chiediamo che venga messo in votazione. PAGINA: 0076 MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, su questo ordine del giorno, se nel dispositivo ci si fosse riferiti solo alla scuola, avremmo votato favorevolmente. Purtroppo, vi è un passaggio che dice «nel settore pubblico in generale, in particolare in quello della scuola». Non capisco, quindi, se l'intenzione dei presentatori è quella della stabilizzazione di qualsiasi contratto a tempo determinato nel settore pubblico.
Questo vuole dire anche i contratti a tempo determinato, per esempio, stipulati da quei sindaci, da quei presidenti di regione, da quegli assessori per il loro personale. Noi stiamo dicendo che tutti devono essere stabilizzati a tempo indeterminato ? Su questo noi non possiamo essere favorevoli. Una cosa è il problema della scuola, che capiamo e che possiamo condividere, una cosa è se si va generalizzare questo problema, perché si rischia di portare all'interno anche delle situazioni che, secondo noi, non devono essere stabilizzate, ma, anzi, sono contratti in sé a tempo determinato proprio per la modalità di prestazione di lavoro che svolge il lavoratore.
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PAGINA: 0018 Interviene il deputato ILEANA CATHIA PIAZZONI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0077 ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, devo dire che, ovviamente, se mi baso sulle ragioni di Governo, non mi stupisce il parere contrario a questo ordine del giorno. Tuttavia, se mi dovessi, invece, basare su quelle che sono le considerazioni generali di quelle posizioni che sono state anche espresse da larga parte della maggioranza di Governo su questo tema, resto stupita, proprio perché questa questione è stata addirittura inserita nel provvedimento, presentato inizialmente senza alcun limite, proprio dal lavoro della Commissione.
Quindi, si tratta di una questione non solo annunciata, ma anche accolta come qualcosa che effettivamente faceva fare un forte passo in avanti a questo decreto. Ora, sappiamo benissimo quali sono stati i mal di pancia, la querelle che si è scatenata proprio su questo punto e chi è stato a spingere per un passo indietro di questa natura. Vorrei solo che fosse chiaro che dire che la sanzione pecuniaria, inserita al posto dell'obbligo di assunzione, è comunque un passo in avanti è assolutamente falso.
Sappiamo tutti che la sanzione non darà l'effetto che si voleva dare introducendo quell'obbligo e sappiamo anche che questo, secondo me, aggrava persino la situazione, per una ragione: perché mette, come sempre, la questione dei diritti delle persone parificata alle questioni monetarie, come se, in qualche modo, la violazione di diritti fondamentali possa essere ricompensata da una multa, da qualcosa che si può pagare in denaro.
Ripeto: tutto questo è proprio un disincentivo per chi vuole essere datore di lavoro e vuole essere datore di lavoro onesto, per colui che, anche in difficoltà, vuole comunque poter usare e usufruire delle nuove possibilità di flessibilità, ma, nello stesso tempo, non ha ragione alcuna di poter approfittare di quegli strumenti per ridurre i diritti dei suoi lavoratori.
In questo caso essenzialmente, gli diciamo, gli viene detto, che non ha ragione per potersi mettere in questa situazione perché chi invece punta sull'altro meccanismo potrà cavarsela con una piccola multa. Allora questo veramente è per noi un punto fondamentale e diciamoci la verità: non lo è soltanto per Sinistra Ecologia Libertà, perché tutte le organizzazioni sindacali, che pure hanno una posizione variegata sul complesso del decreto-legge, su questo punto unanimemente hanno espresso la loro totale contrarietà e, possiamo anche dirlo, un po’ lo scoramento di fronte al fatto che anche laddove si è fatta una battaglia importante e si è ottenuto un piccolo passo in avanti poi, sempre per questioni che nulla hanno a che vedere con l'interesse dei lavoratori, si torna un passo indietro; ciò è veramente la cartina tornasole che l'obiettivo non è affatto quello di mitigare la precarietà, ma di aumentarla. Chiedo pertanto che sia messo in votazione.
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PAGINA: 0018 Interviene il deputato ILEANA CATHIA PIAZZONI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0078 ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, a nome dei presentatori chiedo che venga posto in votazione.
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PAGINA: 0018 Interviene il deputato FRANCESCO detto CICCIO FERRARA (SEL) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2208-B/96 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0078 FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Signor Presidente, non accetto la riformulazione. Penso che dovevamo fare un'altra cosa con il decreto lavoro e la dovevamo fare anche perché – vorrei ricordarlo anche ai colleghi del Partito Democratico – abbiamo fatto una campagna elettorale ponendo al centro il tema delle precarietà affrontando, come dire, un'emergenza del Paese. Era chiaro a tutti e tutte che in questo Paese il tema della precarietà era il tema di civiltà, di come si usciva da una situazione drammatica che ha visto migliaia e migliaia di giovani non vedere il lavoro o vederlo qualche volta per poche settimane. Ciò determina, di fatto, e lo dico senza alcuna polemica verso le aziende e le imprese, una cosa sostanzialmente grave dal punto di vista anche etico in questo Paese: è come se l'impresa si appropriasse della vita delle persone. Per cui, uno che va a lavorare non sa mai se quello è il lavoro che può avere domani e dopodomani, se può prospettarsi la sua vita, se può guardare al suo futuro.
Appunto, lo avevamo chiamato emergenza, perché pensavamo che da questa situazione questi giovani, la nuova generazione ne doveva uscire con il lavoro, con il lavoro buono. E per il lavoro buono si comincia anche dai decreti buoni. Io anche qui vorrei ricordarlo: abbiamo avuto e abbiamo una normativa, tante normative che regolamentano i contratti di lavoro a tempo determinato, che, anziché produrre occupazione, non solo non hanno prodotto occupazione e hanno mantenuto alto il livello di disoccupazione – qui in Italia la percentuale dei giovani che non vedono il lavoro sfiora oramai tetti che arrivano quasi al 50 per cento –, ma addirittura abbiamo creato una disparità tra i contratti a tempo determinato e, quindi, tra i giovani: i nostri figli che insieme vanno a lavorare per quei pochi mesi hanno contratti diversi, hanno remunerazioni diverse, hanno diritti diversi, a seconda dei luoghi, a seconda delle aziende e anche a seconda dei luoghi dove vivono. Quindi, non si tratta solo di una disparità con quelli che hanno un contratto a tempo indeterminato, ma anche tra di loro.
Allora con questo ordine del giorno noi ci permettiamo di fare almeno un'osservazione. Dentro questo quadro, per noi inaccettabile – perché appunto non si combatte la precarietà facendola diventare @pagina=0079@una legge che addirittura la struttura –, pensavamo quanto meno di ridurre un danno e di dire: «Bene, ma almeno questi lavoratori precari possono avere alcuni diritti come ce li hanno quanto meno i lavoratori a tempo indeterminato».
E per questa ragione noi pensiamo che sia utile che questo Parlamento voti questo ordine del giorno per avere un'uguaglianza di trattamento dei lavoratori rispetto ad alcuni diritti essenziali: penso alle ferie, penso ai congedi per la maternità, penso ai congedi parentali, alla malattia, all'infortunio, agli scatti di anzianità, all'avanzamento di carriera. Peraltro, tutte queste cose incidono anche sulla crescita del salario.
Per questa ragione noi pensiamo che il Governo dovrebbe rivedere la sua posizione ed accogliere l'ordine del giorno così come noi lo abbiamo presentato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0018 Interviene il deputato GIORGIO AIRAUDO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0079 GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, questo per noi è un punto decisivo e la raccomandazione non è sufficiente, perché è dall'inizio di questa legislatura che noi chiediamo ai due Governi che si sono succeduti di mettere al centro della loro iniziativa il lavoro. Sembrava che il nuovo Premier volesse metterlo al centro e, invece, ci ha presentato un decreto, ci ha «messo sopra» tre fiducie e allora noi almeno proviamo a dirvi che potete recuperare con gli esami di riparazione.
Impegnatevi a varare un piano per il lavoro, che dia risposta e lavoro buono a centinaia di migliaia di italiani, non che cerchi di raschiare il fondo del barile della disperazione, lavorando sulle illusioni, «cannibalizzando» il lavoro che c’è. Ed è per questo che pensiamo che questo ordine del giorno abbia bisogno di qualcosa di più impegnativo di una raccomandazione: lavoro e un piano per il lavoro dove i Governi si assumano la responsabilità di attivarlo, questo lavoro.
Cosa che io credo dovrebbe interessare anche alle imprese. Per queste ragioni, se davvero volete affrontare il problema dell'emergenza lavoro, votate questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0018 Interviene per un richiamo al Regolamento il deputato MASSIMO FELICE DE ROSA (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS).
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PAGINA: 0080 MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Presidente, l'articolo è il 96-bis e successivi. In Commissione ambiente è arrivato, è stato calendarizzato per questa sera il decreto sulle emergenze abitative e su Expo. Questo decreto non è ancora arrivato dal Senato e sono già state le date le scadenze per questa sera per gli emendamenti. Sembra che tutto si debba decidere alla Conferenza dei presidenti di gruppo di questa sera. Io invito a non violare il Regolamento e a dare dei tempi congrui per le Commissioni per lavorare, perché c’è gente qua fuori che sta protestando su questo decreto e non possiamo far finta di non sentire i cittadini. La campagna elettorale della settimana prossima è meno importante di questo decreto, che riguarda i cittadini e che riguarda proprio Expo, dove diciamo che abbiamo un po’ di punti deboli da parte della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
A me sembra che se non ci fosse la presenza di deputati che sono anche candidati alle elezioni europee, probabilmente non ci sarebbe tutta questa fregola sulle elezioni europee. Allora io chiedo alla Presidenza di prendere e tenere in molta considerazione la decisione che prenderà questa sera sulla calendarizzazione di questo decreto. Noi siamo disponibili ad affrontare questo decreto e a stare qui anche la settimana prossima a parlarne, perché non è un decreto che deve passare sotto tono, fatto velocemente solamente per consentire la campagna elettorale del PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0080 PRESIDENTE. Onorevole De Rosa, la rassicuro sul fatto che informerò ovviamente immediatamente il presidente della Commissione, Realacci, e contestualmente anche il Presidente della Camera, ed ovviamente avrò modo di farle sapere.
Passiamo all'ordine del giorno Lacquaniti n. 9/2208-B/98. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Lacquaniti n. 9/2208-B/98, accettato dal Governo, purché riformulato.
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PAGINA: 0019 Interviene il deputato LUIGI LACQUANITI (SEL) (Vedi RS), che accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2208-B/98 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0080 LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, accetto l'integrazione al testo dell'impegno richiesto dall'ordine del giorno, chiedendo tuttavia che venga ugualmente messo ai voti e non prima di aver fatto ancora qualche riflessione, poiché sono riconoscibili da qualche tempo segnali che parrebbero disegnare quella ripresa economica che da tempo tutti attendiamo. Ora non sappiamo se questi segnali siano autentici, non sappiamo nemmeno se saranno confermati dall'andamento reale dell'economia nazionale ed europea nei prossimi mesi. Sappiamo però che qualsiasi ripresa economica sarà vana e sarà inefficace se non sarà accompagnata dalla giusta cura dei lavoratori all'interno dell'azienda, dal giusto trattamento loro riservato.
Innanzi ad una disoccupazione giovanile altissima, che non accenna a calare, innanzi ad un'incidenza di oltre il 50 per cento di contratti a tempo determinato ed innanzi ad una assoggettamento dei lavoratori alle regole della flessibilità, dobbiamo constatare come le scelte di politica del lavoro dell'ultimo decennio si sono rivelate in larga parte inefficaci. E anche considerando l'imprevedibilità di un futuro tutto da costruire, che imporrà nuove forme nei rapporti di lavoro, nuovi modi di lavorare, nuovi parametri e dimensioni dell'esistenza nel rapporto tra la vita e il @pagina=0081@lavoro dei singoli, è tuttavia con l'oggi che dobbiamo fare i conti, con una realtà che è ancora fatta di dimensioni organizzative e prospettive produttivistiche novecentesche del lavoro.
È a queste dimensioni organizzative che, quindi, voi vorreste imporre ancora le regole della flessibilità. Il provvedimento oggi in esame vuole provare a dare una risposta a queste problematiche, ce ne rendiamo conto, ma le risposte a nostro avviso sono insufficienti, sterili e ingiuste. Il panorama delle imprese italiane è caratterizzato da aziende con scarsa propensione all'innovazione, scarsa apertura ai mercati esteri, scarsa attenzione alla dinamicità produttiva. Dinamicità che non significa disponibilità del lavoratore a essere precarizzato. In un panorama che vede l'assoluta prevalenza delle piccole e medie imprese e la tendenza per il prossimo futuro all'ulteriore rafforzamento di questa prevalenza, in un quadro di questo tipo, o le aziende italiane si apriranno ad una dimensione innovativa, si apriranno efficacemente ai mercati esteri, o saranno destinate a soccombere. Qui, dunque, è la risposta per rendere competitive le aziende italiane e in ultimo per il rilancio del manifatturiero del Paese. E, allora, torno alla riflessione fatta al principio di questo intervento, la giusta cura dei lavoratori in azienda, il giusto trattamento loro riservato, che si traducono anche in crescita aziendale. Vi sono imprese in questo Paese che quasi non hanno avvertito la crisi economica grazie a scelte di forte innovazione, di formazione dei lavoratori, di distribuzione ai lavoratori di utili, di loro coinvolgimento fattivo nella gestione e nelle scelte aziendali. E non si tratta nemmeno di novità, di originalità italiana. Basta guardare a quello che succede alla parte più avanzata dell'imprenditoria tedesca. Ma al principio viene ad essere la formazione. Accetto, quindi, l'integrazione suggerita all'impegno richiesto dall'ordine del giorno, ma con l'avvertenza che quella condizione posta dal Governo all'incentivazione della formazione, compatibilmente con le risorse disponibili, non divenga un alibi per lasciare le cose come stanno.
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PAGINA: 0019 Intervengono il PRESIDENTE (Vedi RS), che rende precisazioni in merito alla questione sollevata dal deputato De Rosa, e il deputato ANTONIO PLACIDO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0081 PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lacquaniti n. 9/2208-B/98, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione). PAGINA: 0082 ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, non comprendiamo – e non è semplicemente un espediente ostruzionistico – la ragione di questo atteggiamento del Governo. E non lo comprendiamo perché già la cosiddetta riforma del mercato del lavoro n. 92 del 2012 premetteva la necessità di andare ad una semplificazione della serie infinita di forme attraverso cui oggi passano nel nostro Paese i rapporti di lavoro.
Questo provvedimento, quello che stiamo discutendo oggi, invece, in maniera esplicita, al comma 1 dell'articolo 1 dice che non è in discussione, non sarà modificata l'articolazione attuale delle tipologie di contratto di lavoro. Se c’è un intento, che peraltro è rimbalzato più volte anche nel confronto interno alla Commissione lavoro, largamente condiviso tra le forze politiche di andare ad una semplificazione e ad una riduzione del numero di tipologie di contratti, credo sia possibile utilizzare questa sera una forma leggermente più vincolante di quella che correntemente si ritiene possa essere una raccomandazione. Insomma non si può, da un lato, bocciarci la proposta e dall'altro dire di rivolgere una supplica al Governo. Questa è una materia ampiamente discussa in ordine alla quale gli orientamenti che sono maturati tra le forze politiche sono ampiamente consolidati. Tutti ritengono che utilizzare questa quantità di forme di lavoro non aiuti né le imprese né i lavoratori. Dunque non si capisce davvero perché non si possa utilizzare l'approvazione dell'ordine del giorno così come esso è formulato. Né mi pare che l'approvazione stasera di un ordine del giorno di questo tenore entri in rotta di collisione con la discussione che si sta svolgendo al Senato sulla delega lavoro. Mi pare, invece – ed è questa la ragione per la quale siamo contrari all'accoglimento come raccomandazione ed invitiamo il Governo a ritornare sulla posizione che ha espresso stamattina – che tutti i dati di cui disponiamo, gli studi e le statistiche citate a profusione in questi giorni e in queste settimane dicano in maniera inequivocabile che, dietro la congerie di queste forme contrattuali, si nasconda in realtà molte volte il tentativo di contrabbandare per forme di lavoro autonomo forme di lavoro in realtà subordinato e si nascondano dunque tentativi, nemmeno tanto occulti, di eludere il contenuto e la forma della direttiva europea che vincola al rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato come forma comune di rapporto di lavoro.
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PAGINA: 0020 Intervengono il deputato SERGIO BOCCADUTRI (SEL) (Vedi RS), il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS) che accetta l'ordine del giorno Boccadutri n. 9/2208-B/100 (Vedi All. A) e il deputato ARCANGELO SANNICANDRO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0083 SERGIO BOCCADUTRI. Signor Presidente, no, non posso accettare la raccomandazione perché questo ordine del giorno nasce sostanzialmente da un'iniziativa del Governo. È forse il caso che l'Aula lo sappia. Perché non è che la deroga .... PAGINA: 0083 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, faccio uno strappo alla regola che ci eravamo dati e accolgo l'ordine del giorno Boccadutri n. 9/2208-B/100. PAGINA: 0083 ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, indubbiamente il parere del Governo non poteva che essere contrario ed è stato motivato correttamente da parte del sottosegretario. In effetti, noi chiediamo che venga eliminata dall'ordinamento giuridico del lavoro questa sconcezza che è il contratto di somministrazione. Quale contratto di somministrazione rappresenta, come dire, la summa di tutti i vizi che la disciplina sul lavoro ha accumulato in questi anni. Innanzitutto, con questo contratto è pacifico che il lavoratore non viene più considerato tale, ma semplicemente merce, tant’è vero che @pagina=0084@il contratto che lega l'utilizzatore al somministratore è un contratto commerciale e non è un contratto di lavoro. Poi è un contratto che realizza l'isolamento del lavoratore; vi sono imprese che sostanzialmente potrebbero essere tali senza avere un vero e proprio dipendente, ma soltanto lavoratori affittati sul mercato dell'affitto del lavoro, cioè i lavoratori somministrati.
Quindi, in ogni caso, anche se un lavoratore entrasse come lavoratore somministrato in una azienda di quindici, venti, cento, mille dipendenti è sempre un lavoratore estraneo che in quanto tale non potrebbe mai riscoprire un vincolo di solidarietà e di comunità con i suoi compagni di lavoro e non corre il rischio, cosa che appunto l'impresa sta attenta ad evitare, di essere sindacalizzato, di scoprire una coscienza comune con gli altri suoi colleghi.
Poi, il contratto di somministrazione realizza un'altra cosa, realizza la deresponsabilizzazione dell'impresa. Innanzitutto perché l'impresa con la parcellizzazione del ciclo produttivo a livello addirittura mondiale non fa altro che adattare i propri rischi al minor rischio possibile scegliendosi la nazione dove meglio può operare e compensare con le retribuzioni più basse di questo luogo eventuali retribuzioni più alte di un altro luogo.
Ma un'impresa non soltanto con questo sistema evita, riduce il rischio di impresa, ma è anche un'impresa deresponsabilizzata rispetto ai lavoratori, perché se il lavoratore è merce usa e getta, per quale motivo un imprenditore dovrebbe curarne la formazione, per quale motivo dovrebbe curarne la sicurezza ? È evidente che può sempre approfittare della grande massa di riserva di disoccupati che vi è dietro i cancelli. D'altronde, è ben noto che a fronte dei 500 milioni più o meno di lavoratori attivi che esistono nelle zone più ricche dell'Europa, vi è un miliardo e mezzo di disperati che premono dietro le porte della fortezza Europa.
Quindi è un contratto che mette insieme, ripeto, come se fosse una summa, tutti i vizi dell'attuale deprecabile registrazione del lavoro. E non è il caso di dire «mi meraviglio che il Governo abbia fatto questo», eccetera, perché il Governo, dobbiamo credere al presidente Renzi, è in perfetta sintonia con la politica del centrodestra. Lui, quando si è incontrato con Berlusconi, ha detto: «ho scoperto una profonda sintonia». Quindi, caro collega, compagno mio che ha detto «questo è un decreto Poletti firmato Sacconi»: non è proprio così, perché si tratta...
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PAGINA: 0020 Interviene il deputato DANIELE FARINA (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0084 DANIELE FARINA. Grazie Presidente. Colleghi, il parere del Governo è negativo su questo ordine del giorno perché tenderebbe a modificare alcuni elementi compresi @pagina=0085@nell'articolato, ma credo che sarebbe cosa buona, visto che tra i motivi addotti dal Governo per questo decreto, uno dei principali, dei più gettonati, diciamo, dei più venduti è stata la necessità di un rilancio dell'occupazione. Le cifre sono drammatiche, e credo che non serva a nessuno ripeterle. Ma per dare consistenza a quella che era, è e, temo, resterà una aspirazione, occorrerebbe avere un'idea di carattere macroeconomico. L'idea non c’è, non c’è qui, in questo decreto, e non c’è nell'azione complessiva di questo Governo come non c'era nel Governo Letta e come non c'era nel Governo Monti.
È come quando, in materia di giustizia, si mette mano al codice penale o di procedura senza mai oneri per lo Stato, ovvero si muove la carta senza mettervi le risorse: poi ci si lamenta della perdurante catastrofe della giustizia. Se voi, membri del Governo, pensate di uscire da uno stato di disoccupazione di massa, come quello che stiamo attraversando, senza spendere, anche in deficit, se necessario, o senza modificare la struttura della tassazione, o un po’ di tutte e due le cose, tra cinque o magari dieci anni saremo ancora qui inchiodati suppergiù a quei numeri, a quelle cifre che però, numeri e cifre, in realtà rappresentano cittadini, rappresentano persone e rappresentano dolore.
Il parere negativo del Governo, in qualche modo, non mi sorprende, anzi, mi compiaccio, perché siamo in due: lei, sottosegretario, dà parere negativo sul mio ordine del giorno, io lo do su tutto il vostro provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0020 Interviene il deputato MARISA NICCHI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0085 MARISA NICCHI. Signor Presidente, questo ordine del giorno rimanda e dà parere negativo su un tema che è maturo: non si capisce perché il Governo, che vuole innescare un processo di rinnovamento profondo in questo Paese, non si ponga il problema di superare e abolire dei nefasti acronimi come Co.Co.Co e Co.Co.Pro, cioè quei famosi contratti a collaborazione coordinata e continuativa che oramai si sono dimostrati delle vere e proprie trappole in cui la vita di tanti giovani, di tante donne e uomini è stata bloccata. Infatti, questo tipo di contratti, al netto di una limitata fetta di lavori che potrebbe essere congeniale a questa modalità, è stato usato per mascherare la precarizzazione di lavori subordinati, di lavoro dipendente.
È una maschera a cui oggi nessuno crede più, perché oramai sono troppo conosciuti. Troppe sono state le prove che hanno dimostrato che – altro che sirene dell'autonomia del lavoratore dipendente ! – questo è soltanto lavoro a disposizione, lavoro senza diritti, lavoro senza tutele.
Per di più, è una modalità di lavoro, tanto decantata e anche sperimentata e su cui si insiste pervicacemente, che è anche fallimentare, perché queste modalità di lavoro certo non hanno aumentato un posto di lavoro. La precarietà ha solo prodotto sofferenza, spreco di energie e svalorizzazione delle persone, non ha certo contribuito ad aumentare un posto di lavoro.@pagina=0086@
Per questo motivo noi chiediamo il voto favorevole su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0021 Interviene il deputato ARTURO SCOTTO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0086 ARTURO SCOTTO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
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PAGINA: 0021 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (Vedi RS)
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PAGINA: 0086 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 17,30)
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PAGINA: 0021 Interviene il deputato FABIO LAVAGNO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0087 FABIO LAVAGNO. Signor Presidente, spiace per il parere contrario su questo ordine del giorno da parte del Governo, così come spiace che si perda ancora una volta di vista quali sono le priorità di questo Paese.
Ricordo a me stesso, ricordo ai miei colleghi di Sinistra Ecologia Libertà, ma lo ricordo soprattutto a chi costituì con noi una coalizione per cambiare questo Paese, che ambivamo a governare questo Paese e a cambiarlo a partire appunto dalle priorità e ponendo al centro le persone, i diritti, il lavoro e lo sviluppo di questo Paese.
Su questo tema oggi ci troviamo alla terza lettura di questo decreto molto delusi, perché non si dà una risposta seria, ancora una volta la politica pone la propria poca credibilità nei propri limiti.
Ci spiace che questo avvenga e che, invece di dare risposta al lavoro e alla fame di lavoro che questo Paese ha, gli si risponda ancora con una deregolamentazione e ancora con la precarizzazione del lavoro, con le stesse ricette che negli ultimi vent'anni non hanno creato lavoro, non hanno creato sviluppo, non hanno creato crescita per il nostro Paese e, anzi, hanno fatto sì che dal nostro Paese molto si perdesse e molto si disperdesse.
L'oggetto di questo ordine del giorno è in qualche modo esemplare delle politiche del lavoro di questi ultimi anni e, in particolare, delle ricette a cui non si pone mano per rimediare alle storture che sul mercato del lavoro si sono fatte in questi anni.
Il tema è il lavoro accessorio, non come accessorio o come complemento, ma il lavoro accessorio dei buoni lavoro, quello del lavoro pagato con i voucher che nella sua istituzione, nel 2003, doveva essere ridotto a fasce limitate di lavoratori, a pensionati e studenti in particolare, per fare uscire ed emergere l'illegalità di questi contratti di lavoro e che, con l'andare del tempo, si è sempre più ampliato estendendosi a diversi settori: ha coinvolto dapprima i settori agricoli, che fanno della stagionalità il 90 per cento della propria forza lavoro, ed ha coinvolto anche gli enti @pagina=0088@locali; ha ridotto, quindi, ad una strutturazione la precarietà del lavoro e l'utilizzo di questo tipo di lavoro a chiamata, che riduce notevolmente i costi per il datore di lavoro, ma marginalizza totalmente i diritti per il lavoratore. Si tratta, infatti, di forme contrattuali su cui i contributi pensionistici sono minimi, su cui si paga praticamente nulla di tasse, in cui non esistono garanzie per malattia o per maternità, non c’è un trattamento di fine rapporto.
Ebbene, non ci stupisce che, di fronte a un provvedimento che non ha avuto praticamente discussione e che, a ogni passaggio parlamentare, è passato per tre fiducie e se possibile è stato peggiorato, in questa sede, su questo ordine del giorno, tutto sommato marginale, ci sia un parere contrario.
Ciò perché ne rappresenta la filosofia, la filosofia che non dà risposte al lavoro, se non risposte sbagliate, quelle della precarietà e di una precarietà strutturale, della paura del futuro che i giovani hanno per questo Paese e della non risposta in termini anche europei rispetto a questo.
Mi si dirà che il contratto accessorio, il contratto di lavoro a chiamata e contratti di questo genere esistono anche negli altri Paesi europei: sì, è vero, in alcuni Paesi esistono, in altri no. Ad esempio, in Svezia e in Danimarca non esistono affatto e, laddove esistono, in Germania, in Francia e in Inghilterra sono ben limitati; sono ben limitati a determinate sfere di intervento e sono soprattutto portati all'emersione di un'illegalità.
Ci appare invece che in Italia, purtroppo, siano volti ad una riduzione ancora dei diritti dei lavoratori e ad un incremento, ancorché occulto, di questa illegalità sul mondo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0021 Interviene il deputato GIANNI MELILLA (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0088 GIANNI MELILLA. Signor Presidente, la formazione politica e la sensibilità del sottosegretario lo aiuteranno a capire il motivo per il quale debba intervenire.
È necessario disciplinare gli stage. Lo stage rappresenta il modo più immediato per entrare in un'azienda, il primo contatto per un giovane, a volte anche per uno studente con il mondo del lavoro. Per i tirocinanti le attività svolte hanno un valore di credito formativo da inserire nel curriculum; per gli studenti che frequentano la scuola secondaria tali crediti formativi verranno considerati in sede di esame di stato alla fine del ciclo di studi.
Per questo, tale istituto è da ritenersi in linea di massima utile al fine dell'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Però dobbiamo riconoscere, caro sottosegretario, che spesso viene utilizzato da parte di aziende e professionisti al solo fine di utilizzare una manodopera gratuita o a bassissimo costo, senza fornire in cambio neanche una reale formazione.
Di qui, l'evidente paradosso e la contraddizione del tirocinio rispetto ad un profilo istituzionale abbastanza chiaro e teoricamente positivo, che però è reso vano da una pratica opaca che lo trasforma in una occupazione che danneggia il mercato del lavoro.@pagina=0089@
Per questo, noi riteniamo con questo ordine del giorno di impegnare il Governo in tre mesi a riferire al Parlamento sulla situazione degli stage, su come vengono utilizzati nel nostro Paese e a prendere le misure più opportune anche su base legislativa, oltre che regolamentare, per riformare tale istituto al fine di garantirne l'effettiva utilità formativa e di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
Il lavoro flessibile produce occupazione e questa è stata la promessa miracolosa che ha legittimato in questi anni il progressivo smantellamento delle tutele del lavoro, dal «pacchetto Treu» fino a quelle della Fornero.
La realtà purtroppo è diversa. La flessibilità produce profonde diseguaglianze e ha costi sociali che non si possono sottacere. La flessibilità costa fatica fisica e nervosa; costa rapporti familiari instabili per il continuo riadattamento ad un nuovo contesto.
Ma ancora di più, costa alla persona per la sensazione, rinnovata ogni giorno, che la propria esistenza dipenda da altri. Costa la certezza amara che non è possibile guidare la propria vita come si vorrebbe. Costa la comprensione che la libertà è, alla prova dei fatti, una parola priva di senso.
L'OCSE ha elaborato un modello matematico in base al quale si calcola l'indice di protezione del lavoro di un Paese, il cosiddetto EPL. Ebbene, in Italia dal 1990, a seguito di ripetute e fallimentari controriforme legislative, controriforme rispetto alla Costituzione italiana che, invece, tutela il diritto al lavoro, l'indice di protezione del lavoro è sceso del 40 per cento. I risultati sono estremamente amari e chiari: più precarietà e più flessibilità si sono accompagnate non a maggiore occupazione ma al record della disoccupazione e alla perdita di centinaia e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Frenare i salari rallentando la domanda interna non porta da nessuna parte, come riconosce anche l'OCSE. Al Ministro dell'economia e delle finanze, il professor Padoan, che è uno dei massimo esponenti dell'OCSE – ha rivestito incarichi di grandissimo rilievo –, noi consiglieremmo di parlare al Presidente Renzi e di dirgli che cosa pensa l'OCSE della flessibilità.
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PAGINA: 0021 Intervengono il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS) che accetta l'ordine del giorno Quaranta n. 9/2208-B/107 (Vedi All. A), nonché i deputati STEFANO QUARANTA (SEL) (Vedi RS) e GIOVANNA MARTELLI (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0089 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, intervengo per dire che ho ripensato e rivisto il parere. Esprimo un parere favorevole sull'ordine del giorno Quaranta n. 9/2208-B/107 e, così come è, non lo accolgo più come raccomandazione. PAGINA: 0090 STEFANO QUARANTA. Signor Presidente, era anche, diciamo, un atto di riconoscimento rispetto alla sensibilità che è stata dimostrata in questo caso, nel senso che io ho colto, anche nel parere che era stato dato precedentemente, un'attenzione rispetto a questo ordine del giorno. Vorrei sottolineare un fatto, però, perché questo mi preme. Come avranno capito i sottosegretari, che hanno seguito pazientemente questi lunghi interventi, noi avremmo voluto fare un altro tipo di discussione. Avremmo voluto ragionare di come creare lavoro, di politica industriale, di come scommettere sull'innovazione del nostro Paese. Di fatto, stiamo ragionando, ancora una volta, di mercato del lavoro e, sostanzialmente, di una liberalizzazione dei contratti a termine.
Però, io ho posto una questione concreta, che è la questione delle famose partite IVA. Mi fa piacere che ci sia questa sensibilità, perché oggi nel nostro Paese esistono sostanzialmente due tipologie di partite IVA: ci sono i lavoratori autonomi, che accedendo alla gestione separata INPS hanno diritto a certe prestazioni ma devono essere aiutati, e anche in maniera forte, su molte altre.
Penso al tema dell'integrazione al reddito, penso alla certezza nei pagamenti; e poi ci sono invece le false partite IVA, che di fatto sono lavoro subordinato, che non sono garantite. Soprattutto il caso è evidente quando si tratta di lavoratori che di fatto hanno un unico committente o datore di lavoro. Ora il fatto di chiedere con quest'ordine del giorno di avere almeno una particolare attenzione per questo... Insomma, mi fa piacere che da questo punto di vista ci sia questo accoglimento. Lo vorrei sottolineare perché, tra tante ombre, forse c’è una piccola luce. PAGINA: 0090 GIOVANNA MARTELLI. Signor Presidente, anche noi per ringraziare il Governo per aver accettato quest'ordine del giorno, perché riteniamo che la vera lotta alla precarietà sia la lotta alle false partite IVA, che ormai assumono da tempo le sembianze del lavoro subordinato. Quindi, ringraziamo il Governo per aver accettato l'ordine del giorno e ci sentiamo di condividerlo in toto.
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PAGINA: 0022 Intervengono i deputati LARA RICCIATTI (SEL) (Vedi RS) e VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0090 LARA RICCIATTI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire innanzitutto per ringraziare i sottosegretari, che non solo stanno ascoltando qua in Aula con noi tutta la discussione e tutta... PAGINA: 0091 VINCENZA BRUNO BOSSIO. Signor Presidente, volevo dire che come Partito Democratico aderiamo e votiamo a favore di questo ordine del giorno, anche alla luce delle dichiarazione del Premier a Reggio Calabria dove, di fronte ai lavoratori in cassa integrazione e mobilità in deroga, si è impegnato già da subito, al prossimo Consiglio dei ministri, a pagare le mensilità pregresse del 2013 e del 2014.
Detto questo, però, sono convinta, noi siamo convinti, che si debba andare ad una seria riforma degli ammortizzatori sociali. Non è più possibile che ci si siano varie forme di ammortizzatori sociali, bisogna andare ad una riorganizzazione con l'individuazione di un sistema universalistico che possa rispondere a quella che è una situazione ormai drammatica in tutto il Mezzogiorno: oltre il 50 per cento della popolazione calabrese, ma anche meridionale, in alcune realtà meridionali, o non lavora oppure ha un lavoro precario. La maggior parte delle famiglie meridionali o non ha reddito o ha un monoreddito sotto i mille euro al mese. Io credo che su questa questione nei prossimi giorni, con un Governo come quello che abbiamo @pagina=0092@adesso con il Premier Renzi che si impegna ad essere un Governo delle riforme, non si potrà che riformare effettivamente quella che è la questione principale in questo momento: affrontare la povertà, affrontare la disoccupazione, affrontare la precarietà non come elemosina, ma come un diritto individuale e fondamentale all'esistenza. C’è sicuramente il diritto al lavoro, e su questo dobbiamo sviluppare soprattutto gli investimenti nella direzione della crescita, ma c’è anche un diritto che l'Unione europea una volta tanto ci chiede, anche se non ci impone, di assicurare a tutti quanti il diritto a un'esistenza dignitosa e quindi anche un diritto al reddito minimo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0022 Intervengono il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Pellegrino n. 9/2208-B/109 (Vedi All. A), e il deputato SERENA PELLEGRINO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0092 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo lo accetta senza riformulazione. PAGINA: 0092 SERENA PELLEGRINO. Lo mettiamo in votazione perché ci piace vedere tutto verde quando poi sono votati. Ringraziamo, quindi, il Governo per averlo accolto. Per noi questo è sostanziale, i contratti di solidarietà sono sostanziali, l'abbiamo detto prima quando abbiamo illustrato l'ordine del giorno, evidentemente il sottosegretario ha colto nella mia illustrazione l'essenza fondamentale dei contratti di solidarietà.
Non vogliamo mai più ritrovarci in situazioni come quelle che oggi si stanno concludendo con la vertenza su Electrolux. Ma questo ordine del giorno deve essere poi fattivo per il Governo, non può essere soltanto: «Accogliamo l'ordine del giorno – come si è sempre detto – perché non si nega a nessuno». Deve diventare operativo affinché non ci debbano mai più essere casi come Electrolux e questa deve diventare una grande campagna a livello mediatico e nazionale perché ci sono mille altre realtà che non hanno la forza di Electrolux e, quindi, si potrebbero trovare in situazioni analoghe. Quindi, vogliamo questo ordine del giorno concreto, stabilizzato e vogliamo che la solidarietà sia un principio fondante della nostra Costituzione.
Chiedo che venga messo in votazione e mi auguro ovviamente che i nostri colleghi lo votino favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0022 Intervengono i deputati TITTI DI SALVO (SEL) (Vedi RS), CHIARA GRIBAUDO (PD) (Vedi RS), STEFANO FASSINA (PD) (Vedi RS), il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS), che propone una riformulazione dell'ordine del giorno Di Salvo n. 9/2208-B/110 (Vedi All. A), nuovamente il deputato TITTI DI SALVO (SEL) (Vedi RS) e il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS), nonché i deputati ANDREA VECCHIO (SCpI) (Vedi RS), MARIALUISA GNECCHI (PD) (Vedi RS) e CLAUDIO COMINARDI (M5S) (Vedi RS);interviene quindi sull'ordine dei lavori il deputato MAURIZIO BIANCONI (FI-PdL) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS).
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PAGINA: 0093 TITTI DI SALVO. Signor Presidente, noi non accettiamo la riformulazione e spiego perché. Stiamo parlando delle dimissioni in bianco, quindi, di una legge che è stata abrogata nel 2008, a tre mesi dalla sua entrata in vigore, dal Governo Berlusconi; il Ministro del lavoro allora era Sacconi. È stato creato un comitato di donne molto diverse per culture politiche, per formazione, per età, per professione, per ripristinare quella legge, in modo che si prevenisse il ricatto e l'abuso delle dimissioni in bianco, quello per il quale ancora oggi le giovani ragazze vanno a lavorare fasciate per nascondere la gravidanza, ancora oggi !
La legge Fornero, di fronte alla mobilitazione nazionale che il 25 febbraio 2012 toccò tutte le piazze d'Italia, tutte le prefetture, rinominò il tema, ma non risolse il problema, perché ciò che c’è nella legge Fornero è una verifica a posteriori dell'abuso commesso. La legge di cui stiamo parlando, invece, parla di prevenire quell'abuso.
Italia Bene Comune mette il ripristino della legge contro le dimissioni in bianco nel suo programma elettorale. Si apre la XVII legislatura; il primo giorno, il 15 marzo, Sinistra Ecologia Libertà deposita una proposta di legge per ripristinare la norma contro la pratica delle dimissioni in bianco. Successivamente il Partito Democratico ne presenta una propria. La Commissione lavoro elabora un testo base. A questo punto, in virtù del fatto che Sinistra Ecologia Libertà ha chiesto la procedura d'urgenza e in quota spettante all'opposizione noi, rinunciando a portare in Aula altre proposte di legge, abbiamo chiesto che questa proposta di legge venisse in Aula, la proposta di legge è venuta in Aula, è stata votata positivamente a maggioranza dall'Aula, con il voto contrario del MoVimento 5 Stelle, di Scelta Civica e del Nuovo Centrodestra, che l'ha «giurata» a questa legge non condividendola. Ora al Senato è successo questo: la Commissione lavoro del Senato ha cancellato il percorso autonomo di questa proposta di legge e l'ha inserita nella legge delega, con il voto della maggioranza della Commissione lavoro del Senato.
Ci sono due temi. Il primo è come si fa a non capire che riguardo a questo tema occorre che il Parlamento si assuma la responsabilità di togliere finalmente questo abuso, prevenendo l'abuso stesso ? E come si fa a violare le prerogative dell'opposizione ?
Questa legge non sarebbe stata votata né portata qui se Sinistra Ecologia Libertà non l'avesse proposta in sua quota, rinunciando a far arrivare in Aula altre proposte.
Come è possibile che poi, al Senato, l'accordo di maggioranza, che ha compreso anche il Partito Democratico – la senatrice Ghedini aveva dichiarato che le dispiaceva, ma che comunque votavano a favore – come è possibile, ripeto, immaginare che si possano violare le prerogative dell'opposizione inserendo questa legge in un «percorso morto» ?
Ora, per questa ragione la proposta del sottosegretario, che ringrazio sempre, perché i sottosegretari da qui non si sono @pagina=0094@mossi, hanno ascoltato, ma non è questo il punto... ma è per questo che noi insistiamo: con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo di ripristinare la prerogativa dell'opposizione nel diritto a vedere non approvata una legge, questo certo spetta al Parlamento, sceglierà il Parlamento, al Senato, se votare o no a favore. E io voglio vedere chi vorrà votare contro.
Ma non è questo il punto: il punto è ripristinare il diritto dell'opposizione ad un percorso autonomo di questo iter. La Camera l'ha votato, il Senato lo voti. Infilarlo in una legge delega è molto scorretto. C’è un tema di contenuto e c’è un tema democratico.
Per questa ragione noi non possiamo accettare la proposta di riformulazione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0094 CHIARA GRIBAUDO. Signor Presidente, io faccio mie le parole dell'onorevole Di Salvo, perché poco tempo fa ci siamo ritrovati in quest'Aula ad affrontare il tema delle dimissioni in bianco e per questo chiedo davvero al Governo di voler accogliere, così com’è scritto, questo ordine del giorno. Dico ciò perché rappresenta per noi... ma lo dico soprattutto pensando alle giovani donne, che molto spesso si trovano di fronte alla scelta di dover scegliere tra la sottoscrizione di un contratto da una parte e dall'altra devono già firmare un foglio sulle dimissioni in bianco, che verrà tirato fuori contro di loro alla prima occasione utile. Ebbene, guardate, non è certamente un atto di civiltà questo.
E non possiamo non ricordare che questa discriminazione, peraltro, è in qualche modo già all'interno dell'ordinamento: ci sono degli strumenti all'interno della Carta dei diritti fondamentali, penso all'articolo 30 della Carta fondamentale dei diritti dell'uomo, ma penso anche agli articoli 35 e 37 della nostra Costituzione, che ci dicono quanto è importante riuscire a ridare un senso di speranza e di dignità profonda al lavoro ed alle donne che lavorano.
Poi questo non è solamente un percorso che riguarda le donne, ma è un percorso che riguarda tutti. E allora noi non possiamo però, in un momento in cui ci sono già tantissime difficoltà e in cui andiamo a fare un lavoro, come quello che abbiamo fatto in questo decreto, di venire incontro alle esigenze che vengono dal mondo dell'impresa e dal mondo che produce, non tener conto delle esigenze di chi invece si trova nella vita sempre in una situazione di precarietà.
Per questa ragione, io chiedo con forza davvero al Governo che ripensi a questo ordine del giorno e che venga accolto così com’è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0094 STEFANO FASSINA. Signor Presidente, mi associo alle parole appena pronunciato dall'onorevole Gribaudo. Siamo in una situazione che è grave per quanto riguarda un diritto fondamentale. Sappiamo tutti che il disegno di legge delega non ha tempi brevi, anche nel migliore dei casi non ha tempi brevi. La formulazione originale dell'ordine del giorno non pare essere particolarmente impropria. Quindi davvero anch'io mi associo e chiedo al Governo di rivedere la posizione, per dare un segnale importante, dopo il lavoro fatto da quest'Aula su un tema così importante. PAGINA: 0094 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, vorrei proporre una diversa riformulazione, che credo vada nel senso indicato dalla proponente, cioè l'onorevole @pagina=0095@Di Salvo, ovvero l'inciso: «nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto», che vuol dire anche il ripristino, perché rispettare vuol dire anche ripristinare ciò che non è stato fatto «delle prerogative parlamentari delle opposizioni». PAGINA: 0095 TITTI DI SALVO. Signor Presidente, come ho detto prima, io chiedevo che venisse ripristinato il diritto dell'opposizione all'iter della legge. Quindi, è quello che abbiamo chiesto: ripristinando il diritto delle opposizioni. Io chiedo che venga scritto «ripristinando» perché vuol dire che c’è un'ammissione che quel diritto è stato violato. PAGINA: 0095 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, ho detto «nel ripristino», se vogliamo. Per me il rispetto ricomprende anche il ripristino perché se si rispetta un diritto... PAGINA: 0095 ANDREA VECCHIO. Signor Presidente, io intendo intervenire per dichiarare il mio voto favorevole a questo ordine del giorno perché io per quarantacinque anni, prima di essere qua, ho fatto l'imprenditore e mai, dico mai, mi sono sognato di fare firmare una lettera di dimissioni in bianco (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). L'ho considerata sempre una pratica indegna e truffaldina e, quindi, io voto a favore di questo ordine del giorno. PAGINA: 0095 MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, io volevo solo ricordare che la legge contro le dimissioni in bianco era stata una legge del Ministro Damiano. Il Ministro Sacconi l'ha modificata e la Ministra Fornero l'ha modificata di nuovo. Invece l'Aula, questa volta, aveva votato una proposta di legge partita da SEL, con un'ulteriore proposta del Partito Democratico, come ha detto la collega di SEL.
Volevo, quindi, ricordare il percorso, ma ricordarlo perché evidentemente ancora, rispetto a tutto quello che riguarda il diritto del lavoro e in particolare le donne, sono molte le situazioni nelle quali in modo più o meno palese si esercitano delle discriminazioni. Io comunque sono molto contenta che ci siano anche dei colleghi in quest'Aula, datori di lavoro, che possano vantarsi, in tutta la propria carriera, @pagina=0096@di non aver mai fatto firmare un foglio di dimissioni in bianco. Vorrei che tutti potessero dirlo e vorrei che per tutti fosse così. Vorrei anche ricordare che in questo decreto-legge sul lavoro abbiamo messo due cose positive rispetto alle donne in gravidanza: il diritto di precedenza rispetto ai contratti a termine e la valutazione, come prestazione effettiva di lavoro, dell'eventuale periodo di astensione obbligatoria per raggiungere sei mesi per l'eventuale stabilizzazione con contratto a tempo indeterminato. In questo provvedimento, quindi, due cose a favore delle donne lavoratrici sono state messe. Siccome la scorsa legislatura è stata tutta una legislatura contro le donne, abbiamo anche presentato un ordine del giorno in cui invitiamo il Governo e il Parlamento, in questa legislatura, in ogni provvedimento sul lavoro, ad intervenire a favore dell'occupazione femminile e a favore delle donne e a favore della conciliazione famiglia-lavoro per uomini – per uomini – e per donne. È importante, quindi, anche questo. Dico anche che l'ordine del giorno, così come l'aveva presentato SEL, era ovviamente un invito rispetto al Senato di mantenere quello che era stato il percorso alla Camera, quindi di legge con iter parlamentare.
Purtroppo in Senato non è successo così. La formulazione del sottosegretario Bobba ovviamente non sta a noi accettarla o non accettarla, però vorrei sottolineare la volontà di questa maggioranza della Camera che l'aveva votato e speriamo che anche il Senato si renda conto che su questi interventi è il caso di riflettere e pensare come riuscire a lavorare a favore del mondo del lavoro tutto e, in particolare, contro la disoccupazione, contro le discriminazioni tra uomini e donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0096 CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, ma, dico io, che ipocrisia da parte del PD dopo che, con questo decreto-legge, preprecarizzano il precarizzabile nel mondo del lavoro, pensano di lavarsi la coscienza con un ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Sulle dimissioni in bianco, tra l'altro ? Sulle stesse su cui noi abbiamo denunciato che, fuori dalla Commissione lavoro, c'era Confindustria che dava dei suggerimenti su come intervenire, faceva passare, si può dire, sottobanco le modifiche, gli emendamenti alla proposta. Inoltre, prendiamo atto come gruppo, con i vari interventi da parte del PD, che si stanno facendo autostruzionismo da soli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per evitare di discutere l'autorizzazione a procedere per quanto riguarda un presunto, presunto delinquente. Ripeto: presunto, lo dovremo vedere e valutare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0096 MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Non ritengo che il collega sul quale dobbiamo votare sia come lo ha definito il collega del MoVimento 5 Stelle. Il collega sul quale dobbiamo votare è, secondo la Costituzione italiana, un innocente; però ha diritto al voto. Qui ci stiamo prendendo in giro, non so da quanto, per non passare a questo voto. Il partito della maggioranza... PAGINA: 0096 PRESIDENTE. Sì, ma l'intervento sull'ordine dei lavori lo concedo alla fine della discussione. Adesso siamo in fase di discussione degli ordini del giorno. La ringrazio. Altrimenti apriamo un dibattito @pagina=0097@su questo tema e non è il caso. Altrimenti, poi andiamo in contraddizione con quello che...
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PAGINA: 0022 Intervengono il deputato ERASMO PALAZZOTTO (SEL) (Vedi RS), il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS) che propone una riformulazione dell'ordine del giorno Palzzotto n. 9/2208-B/111 (Vedi All. A), non accettata dal deputato ERASMO PALAZZOTTO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0097 ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, non è un vezzo quello di voler discutere questi ordini del giorno, di voler stare in quest'aula a presentarli e a metterli in votazione anche quando questi sono stati accettati dal Governo ma è l'unico modo che abbiamo, grazie ad una scelta di questa maggioranza, in particolar modo del Partito Democratico, che non permette una discussione vera su un provvedimento che noi riteniamo andare a toccare uno dei nervi scoperti in questo momento nel nostro Paese. E lo voglio dire ai colleghi del Partito Democratico perché riflettano sulla modalità anche frettolosa con cui si sta provvedendo ad emanare queste norme rispetto alle quali probabilmente poi, tra qualche anno, ci renderemo conto dei danni che avranno prodotto per dire che nessuno di noi è d'accordo sull'averle approvate ma le abbiamo approvate tutte. E lo vorrei dire anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle perché io capisco che in un momento come questo il tintinnare delle manette possa essere uno stimolo dentro il campo da gioco della campagna elettorale ma io – penso e dico, e da siciliano – ho più volte provato ad aprire un dibattito pubblico, serio e complesso su che cosa è oggi la questione morale nel nostro Paese.
Penso che non sia questo il modo di affrontare il tema della questione morale e che, invece, la questione che riguarda un singolo deputato di questa Camera vada affrontata nei modi e nei tempi che i Regolamenti prevedono e senza pensare di derubricare una discussione come questa. Lo dico perché la vicenda dell'onorevole Genovese, comunque essa si concluda, non cambierà la vita delle persone... PAGINA: 0098 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, proporrei al proponente, Palazzotto, questa riformulazione. Se accettasse la riformulazione, in quel caso darei un parere positivo. La riformulazione è la seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di una revisione, anche alla luce delle novità introdotte dai recenti provvedimenti legislativi dell'articolo 8 (...)» e così via.
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PAGINA: 0023 PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che i presentatori dell'ordine del giorno Aiello n. 9/2208-B/112 (Vedi All. A) accettano la riformulazione proposta dal Governo ed insistono per la votazione.
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PAGINA: 0098 PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Palazzotto non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2208- B/111.
Passiamo quindi ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palazzotto n. 9/2208-B/111, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
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PAGINA: 0023 Intervengono i deputati MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS), ARTURO SCOTTO (SEL) (Vedi RS) e VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0099 MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, dispiace dover intervenire. PAGINA: 0099 ARTURO SCOTTO. Grazie Presidente. Vede, noi non siamo abituati a fare clientelismo, non lo facciamo per scelta e non lo sappiamo fare e sentirsi chiamare clientelisti da chi ha difeso le quote latte nel corso degli ultimi anni in questa maniera è davvero incredibile. Grazie. (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico). PAGINA: 0099 VINCENZA BRUNO BOSSIO. Vorrei rispondere una volta per tutte su questa questione degli LSU e LPU della Calabria; tra l'altro, abbiamo approvato nella legge di stabilità del 2013 una quota di 50 milioni di euro proprio in direzione della stabilizzazione per mettere mano, finalmente, ad un processo di equità perché i @pagina=0100@lavoratori LSU e LPU calabresi sono gli unici che non sono stati messi in quel processo di stabilizzazione del 2007 e sono gli unici che lavorano con la pubblica amministrazione in nero, cioè senza contributi. Noi stiamo proseguendo dopo la legge di stabilità del 2013 e per questo votiamo e voto a favore di questo ordine del giorno, stiamo finalmente ripristinando la legalità nella pubblica amministrazione anche nelle regioni del Mezzogiorno e anche in Calabria, perché noi siamo cittadini italiani.
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PAGINA: 0023 Intervengono il deputato TITTI DI SALVO (SEL) (Vedi RS) che non accetta la riformulazione proposta dell'ordine del giorno Migliore n. 9/2208-B/113 (Vedi All. A) e il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS) che accetta l'ordine del giorno Migliore n. 9/2208-B/113 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0100 TITTI DI SALVO. Signor Presidente, a nome dei presentatori, non accetto la riformulazione, per un motivo preciso: il Parlamento ha discusso e votato, mesi fa, sulla base di diverse mozioni presentate sul reddito minimo, una mozione, che è stata votata all'unanimità, che sull'argomento cita la risoluzione europea dell'ottobre 2010 in cui si dice che il reddito minimo è uno strumento di inclusione. Direi che la riformulazione proposta è cosa diversa, quindi chiedo che venga rimessa la stessa formulazione già votata all'unanimità dall'Aula. Infatti, non capisco perché sullo stesso argomento ci sono proposte differenti di impegno del Governo; una era quella votata all'unanimità – all'unanimità ! Tutto verde, come dice la mia collega – mentre qui, invece, viene riproposta un'altra cosa, che non c'entra nulla. PAGINA: 0100 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, posso anche accettarlo; era semplicemente per omogeneità con gli altri ordini del giorno, visto che c’è già una legislazione che definisce un reddito di inserimento. Sarà una formulazione diversa, ma la finalità è del tutto analoga. È una questione nominalistica. Se è per questo, va bene anche la formulazione indicata dall'ordine del giorno Migliore n. 9/2208-B/113.
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PAGINA: 0023 Intervengono il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS), il deputato GIORGIO AIRAUDO (SEL) (Vedi RS) che non accetta la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Duranti n. 9/2208-B/114 (Vedi All. A) e il deputato LUIGI GALLO (M5S) (Vedi RS).
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PAGINA: 0101 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, chiedevo di limitare il dispositivo di impegno alle prime tre righe: «ad adottare le opportune iniziative, anche legislative, per far fronte alla situazione illustrata». PAGINA: 0101 GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, negli ultimi anni le risorse per gli ex LSU della scuola sono state ridotte e l'occupazione di questi lavoratori è messa a rischio anche dalle scadenze degli appalti in corso (ce ne siamo occupati in quest'Aula) e dallo svolgimento delle nuove gare da parte della CONSIP. Per molti di loro, già in cassa integrazione, sta per scattare quella a zero ore: tra pochi mesi potrebbero rimanere disoccupati. Nel 2012 il MIUR ha speso per il finanziamento degli appalti e la cassa integrazione 320 milioni di euro, ma se assumesse gli ex LSU come personale ATA spenderebbe, invece, 260 milioni di euro (a proposito di spending review), risparmiando 60 milioni.
Soltanto negli ultimi mesi si contano una molteplicità di interventi normativi e pattizi tutti di carattere provvisorio, di mero rinvio, cioè stiamo allungando l'agonia a questi lavoratori senza soluzione e senza dare risposta ai servizi di pulizia delle scuole dove vanno i nostri figli e i nostri nipoti o le nostre figlie o le nostre nipoti. Forse sarebbe meglio prevedere, per queste figure, l'assunzione perché ci costerebbero di meno e creeremo occupazione. PAGINA: 0101 LUIGI GALLO. Signor Presidente, ci associamo alle richieste del deputato di Sel. Il MoVimento 5 Stelle sta seguendo da inizio giugno questa vicenda che ha portato sia il Governo Letta che il Governo Renzi a fare delle scelte incredibili, dove si parte con un intervento di risparmio dopodiché oggi con il decreto-legge alla Camera addirittura questo Governo aggiunge altri 150 milioni di euro di proroga in più rispetto a quelli che hanno già speso e questo senza capire poi come verranno ben utilizzati questi soldi. Lo vogliamo dire che tre lotti di questo appalto sono andati alla Manutencoop il cui presidente oggi è indagato per gli scandali Expo ? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E adesso diamo altri soldi alle cooperative rosse senza magari sapere bene come verranno spesi. Allora questi intermediari non servono perché non servivano prima e non servono adesso. Bisogna assolutamente intervenire a internalizzare il servizio e i lavoratori altrimenti ci saranno sempre soldi per le solite tasche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
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PAGINA: 0024 Interviene il deputato ILEANA CATHIA PIAZZONI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0102 ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, insistiamo per la votazione.
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PAGINA: 0024 Intervengono il deputato MARISA NICCHI (SEL) (Vedi RS), il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS), che propone un'ulteriore riformulazione dell'ordine del giorno Nicchi n. 9/2208-B/116 (Vedi All. A), accettata dal presentatore, che insiste per la votazione, nonché i deputati MASSIMO ENRICO CORSARO (FdI-AN) (Vedi RS), GIANNI MELILLA (SEL) (Vedi RS), LARA RICCIATTI (SEL) (Vedi RS) e FABIO LAVAGNO (SEL; interviene quindi per un richiamo al Regolamento il deputato ROCCO BUTTIGLIONE (Vedi RS) (PI) (Vedi RS).
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PAGINA: 0102 MARISA NICCHI. Signor Presidente, noi non accettiamo la riformulazione perché su un tema centrale si ripropone la solita formula magica: se ci sono le compatibilità di bilancio. Ecco noi questo non lo accettiamo perché questo tema che noi abbiamo proposto, l'incremento dell'occupazione femminile, è il tema centrale, quello di creare occupazione, e su questo il Governo mette le condizioni, mentre va spedito sulla solita strada, quella di precarizzare, di rendere – si dice – più flessibile perché sembra – e tutto smentisce questa affermazione – che i problemi del nostro Paese siano legati alla rigidità dei contratti di lavoro. Invece noi pensiamo che il problema non sia la flessibilità del mercato del lavoro, ma creare nuovo lavoro, creare buon lavoro, per esempio come fa questo ordine del giorno attraverso un piano per i servizi degli asili nido, che è buon lavoro. Vorrei dire che proprio leggendo e guardando l'impostazione di questo decreto, è ben difficile pensare per esempio quanto possano essere soddisfatte le donne. Pensiamo al fatto per esempio che spezzettando i contratti di lavoro in cinque volte in tre anni noi rendiamo più difficile poter accedere alla possibilità di avere un posto di asilo nido perché difficilmente una donna potrà esibire uno dei requisiti che spesso viene richiesto, che è quello di presentare un contratto di lavoro annuale. E il decreto, la filosofia del decreto, mette in discussione, tale requisito, laddove esistono i servizi che noi invece vogliamo incrementare. Invece questo è il momento di ricostruire una nuova domanda di lavoro che metta insieme vita produttiva e vita riproduttiva ed è incredibile – questo lo chiedo @pagina=0103@al Governo, a questo Governo che è un Governo di metà donne e metà uomini – che si possa accettare il doppio tempo. Prima si precarizza, poi forse si vedrà lavoro. Noi abbiamo la precarizzazione... PAGINA: 0103 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, propongo una nuova riformulazione all'onorevole Nicchi: «impegna il Governo a prendere le opportune iniziative, attraverso un piano pluriennale volto a favorire...» e poi a seguire. PAGINA: 0103 MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, una delle poche circostanze nelle quali fino ad oggi il Partito Democratico era sembrato assolutamente ed unanimemente monolitico era il fatto che in sede di votazione degli ordini del giorno, quando il proponente insisteva per la votazione nonostante il Governo avesse già dato il proprio parere favorevole, il Partito Democratico in modo assolutamente determinato aveva sin qui stabilito di votare contro l'ordine del giorno nonostante il pronunciamento favorevole del Governo, quasi a punizione dell'insistenza di chi comunque voleva porlo in votazione. Siccome oggi cade anche quest'ultima certezza che il PD ci aveva garantito, piacerebbe sapere quali siano le eventuali castagne dal fuoco che il gruppo di SEL sta togliendo all'abbraccio del Partito Democratico perché oggi il Partito Democratico stia consentendo questo tipo di atteggiamento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0103 GIANNI MELILLA. Signor Presidente, è inammissibile che una materia riguardante milioni e milioni di lavoratori precari possa essere banalizzata e umiliata dalle sciocchezze dette testé da un collega di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Noi stiamo facendo l'opposizione al decreto sul lavoro. PAGINA: 0103 LARA RICCIATTI. Signor Presidente, solo per dire al caro collega Corsaro che noi qui stiamo cercando di difendere e di portare la voce... PAGINA: 0104 ROCCO BUTTIGLIONE. Intervengo per un richiamo al Regolamento. Il Regolamento prevede che gli interventi che si discostano dal tema all'ordine del giorno non sono ammissibili e vanno spostati a fine seduta.
Vogliamo riprendere la discussione sull'ordine del giorno ?
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PAGINA: 0024 Interviene il deputato CELESTE COSTANTINO (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0105 CELESTE COSTANTINO. Signor Presidente, credevo che un impegno del Governo, che in questo momento è al telefono e, quindi, non può ascoltare questo intervento...
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PAGINA: 0025 Interviene il deputato MARTINA NARDI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0106 MARTINA NARDI. Signor Presidente, io chiedo seriamente al Governo di ripensare al proprio giudizio, cioè al parere contrario che ha espresso su questo ordine del giorno, perché è assurdo, come ho detto nella illustrazione quest'oggi ma lo voglio ripetere con forza, che si liberalizzi il mercato del lavoro e si precarizzi ulteriormente il mondo del lavoro, soprattutto nel settore privato, cioè là dove effettivamente le imprese potrebbero e dovrebbero essere costrette, invece, a stabilizzare lavoratori e lavoratrici.
E, invece, però, poi ci sono dei beffati, cioè coloro che comunque non potranno essere stabilizzati, perché il loro datore di lavoro è un soggetto pubblico o comunque a capitale pubblico e, quindi, per le normative in vigore, per la complessità della materia del lavoro pubblico, oggettivamente si troveranno da domani mattina fuori dal proprio posto di lavoro, quando invece magari stanno aspettando che vengano fatti i concorsi o magari alcuni lo hanno anche già vinto il concorso o comunque sono in graduatoria, sono ad aspettare il famoso turnover che, come dire, potrebbe andare nella direzione della risoluzione della propria vita.
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PAGINA: 0025 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (Vedi RS)
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PAGINA: 0106 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 18,55)
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PAGINA: 0025 Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS) che propone una riformulazione dell'ordine del giorno Nardi n. 9/2208-B/119 (Vedi All. A), accettata dal presentatore.
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PAGINA: 0106 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, vorrei proporre all'onorevole Nardi una riformulazione e, nel caso la accetti, il parere diventa favorevole. La riformulazione è la seguente: «impegna il Governo a valutare la possibilità che, in via del tutto eccezionale, possa derogarsi ai limiti di cui in premessa, affinché la pubblica amministrazione e le società partecipate...». A seguire tutto il resto del testo.
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PAGINA: 0025 Intervengono i deputati MICHELE PIRAS (SEL) (Vedi RS), MASSIMO ENRICO CORSARO (FdI-AN) (Vedi RS) e ILEANA CATHIA PIAZZONI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0107 MICHELE PIRAS. Signor Presidente, io penso che valga la pena, visto il tema trattato da questo ordine del giorno, che il Governo possa ripensare ad assumersi un impegno piuttosto che – diciamo – declassificare questo ordine del giorno ad una raccomandazione. Perché il tema riguarda un settore molto delicato sul quale interviene questo ordine del giorno, cioè quello del corpo dei vigili del fuoco, che versa in uno stato di emergenza denunciato dagli operatori di settore, denunciato dagli addetti ai lavori, dalle associazioni di volontariato, particolarmente in occasione dell'insorgenza di incendi oppure di calamità naturali.
Abbiamo operato dei tagli, dei blocchi di assunzioni che sono durati per troppo tempo, e che hanno causato lo spostamento della funzionalità e dell'operatività di questo settore verso la linea di confine borderline con l'impossibilità di operare con le macchine ferme, con i tempi d'intervento che si dilungano e che valgono, anche i tempi di intervento, spesso vite umane, la salvezza di vite umane. Per cui il costo sociale che si rischia di pagare da una spending review operata su un settore come questo è decisamente superiore rispetto alle risorse impiegate.
Per questo vorremmo che il Governo assumesse questa emergenza e questo impegno in maniera più vincolante di quanto non sia stato proposto.
È un tipico caso nel quale il combinato disposto tra i tagli e i processi di precarizzazione mette a rischio la tenuta dei servizi. Perciò, faccio appello al Governo che è qui presente e faccio appello a tutta l'Aula perché faccia proprio questo ordine del giorno.
Un'ultima battuta me la si consenta, perché noi qui stiamo combattendo una battaglia che crediamo valga la pena di combattere e che crediamo non possa essere messa in secondo ordine rispetto ad altre questioni. Certo, comprendo la fascinazione, l'ebbrezza, a volte isterica, che può esercitare il sentir tintinnare le manette, ma la battaglia sui diritti del lavoro, sulle garanzie del lavoro, non è una battaglia che si possa subordinare a niente.
Probabilmente qualcuno sarà soddisfatto, prima o poi si voterà; e abbiamo già detto che molti di noi voteranno a favore dell'arresto del deputato e speriamo che la magistratura possa accertare la sua innocenza perché io non mi vanterei mai di aver mandato qualcuno in galera, ma è una questione di culture politiche e capiamo anche che in queste occasioni, soprattutto in campagna elettorale, il voto spinto di idee e di coerenze possa poi diventare vanagloria.
Le nostre priorità, però, non ce le facciamo dettare da altri e non ci facciamo insultare quando facciamo delle scelte politiche; questo non è consentito dal Regolamento, ma prima del Regolamento non lo consentiamo noi.
Quando oggi io ho sentito il collega Tripiedi questa mattina inveire contro la sinistra sulla questione morale, i gesti d'insofferenza e le provocazioni verbali e gestuali, gli insulti da ultimo dell'onorevole Corsaro, ho ripensato ad un antico proverbio della mia terra che dice più o meno: orrios de ainu no volan a chelu, il raglio dell'asino non arriva al cielo; noi andiamo avanti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). PAGINA: 0108 MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire che nel mio intervento precedente, quando il Presidente di turno era l'onorevole Di Maio, perché lei ne sia giustamente informata, io non ho insultato, come è stato detto dai banchi di Sinistra Ecologia Libertà, alcuno.
Ho semplicemente rilevato come, curiosamente, in questa sede, l'atteggiamento del gruppo parlamentare del Partito Democratico sia radicalmente cambiato rispetto a quanto ci ha abituati a fare. È legittimo che il gruppo Sinistra Ecologia Libertà decida di chiedere di porre in votazione anche gli ordini del giorno sui quali il Governo ha dato parere favorevole, è curioso che il Partito Democratico, che sin qui aveva avuto un atteggiamento totalmente diverso, in modo silente copra questo atteggiamento.
La cosa curiosa è che si sono risentiti i colleghi del gruppo Sinistra Ecologia Libertà che io non ho insultato – lo ripeto – e continua l'assordante silenzio del gruppo del Partito Democratico. PAGINA: 0108 ILEANA CATHIA PIAZZONI. Signor Presidente, solo per spiegare al collega Corsaro che essere tacciati di fare qualcosa in cambio di qualcosa di non chiaro non è esattamente un complimento.
Capisco che per molti in questo Parlamento si è perso completamente di vista il significato della politica, tuttavia ribadiamo il fatto che continuare a mettere in secondo piano quelli che sono i diritti dei lavoratori semplicemente per una sterile polemica veramente dà il valore di se stessi a chi lo dice (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0025 Interviene il deputato FILIBERTO ZARATTI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0108 FILIBERTO ZARATTI. Signora Presidente, non accetto la raccomandazione proposta dal Governo e mi pare veramente bizzarro che il Governo non abbia deciso di dare un parere favorevole a questo ordine del giorno. Un ordine del giorno che chiede di approntare interventi di contrasto alla povertà, che chiede di mettere in campo un piano pubblico per il lavoro; un ordine del giorno che chiede di incrementare le risorse per garantire i diritti fondamentali al cibo, alla casa e alla salute, all'istruzione.
Ebbene, io penso che questo sia il segno del degrado del nostro Paese: il fatto che si debba essere qui in quest'Aula a chiedere il rispetto dei diritti fondamentali e più elementari di ogni essere umano. È incredibile che in questo Paese ci siano centinaia di migliaia di persone, milioni di persone sotto il livello di povertà, che ci siano persone che non abbiano il diritto alla casa – e le manifestazioni di questi giorni, anche in questa città, lo stanno dimostrando – che milioni di persone non abbiano accesso all'istruzione, così come viene stabilito e riconosciuto dalla nostra Costituzione, e che noi si debba essere qui a chiedere a questo Governo che si diano le possibilità di mettere in campo dei @pagina=0109@progetti che possano ovviare a questo tipo di problemi e che possano cercare di risolverli.
Io penso che questo Paese avrebbe bisogno di liberare un po’ di risorse pubbliche. Il Presidente del Consiglio è venuto in quest'Aula a presentare il suo Governo e in tutte le trasmissioni televisive alle quali partecipa, con una certa costanza e, con una certa abnegazione, con una certa fatica, ci ha detto che ci sarebbe stato un cambio, che ci sarebbe stato un altro passo, che ci sarebbe stata una svolta. Ma questa svolta sul lavoro, senza nuove risorse, senza denaro, senza soldi come è possibile metterla in campo ? Se non si esce dal Patto di stabilità e non si liberano le risorse, come è possibile affrontare i problemi dell'occupazione ? Come è possibile affrontare i problemi della messa in sicurezza del nostro territorio ? Come è possibile fare quelle ferrovie che servono, fare quelle case che servono, fare quelle scuole che servono ?
Io penso che qui ci sia, come dire, sempre l'imbonitore di turno che dai banchi del Governo viene a dirci che si farà tutto e, invece, non si fa nulla e la gente ha bisogno di lavoro. E questa battaglia – lo dico agli amici e ai nostri compagni del PD e agli amici del MoVimento 5 Stelle, di Fratelli d'Italia – noi la vogliamo fare fino in fondo, utilizzando tutti gli strumenti che il Regolamento ci consente, pure quello di discutere sugli ordini del giorno, visto che non ci fanno mai parlare, che si pone una fiducia dietro l'altra: oggi sul lavoro, domani ci sarà quella sul decreto casa.
Vogliamo discutere e discutiamo anche attraverso questo sistema. E se poi bisognerà votare per l'arresto del deputato Genovese lo faremo, lo faremo insieme a voi, lo faremo con grande coerenza e argomenteremo le nostre posizioni. Non abbiamo paura di nessuno e non abbiamo paura di dimostrare quali sono le nostre idee e quali sono le nostre proposte per il lavoro, per il nostro Paese. E di lavoro questo Paese ha davvero bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
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PAGINA: 0025 Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS).
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PAGINA: 0109 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signora Presidente, solo una precisazione: stamattina ho commesso un involontario svarione nella riformulazione, nell'ultimo periodo: «fermo restando» non «il minimo», ma «il massimo» di cinque proroghe, perché è quello che prevede la legge.
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PAGINA: 0026 PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Pizzolante n. 9/2208-B/122 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0109 PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pizzolante n. 9/2208-B/122 accettato dal Governo, purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Fedriga n. 9/2208-B/123. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno, accettato dal Governo, purché riformulato.
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PAGINA: 0026 Intervengono il deputato MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2208-B/123 (Vedi All. A), il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS) e nuovamente il deputato MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS).
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PAGINA: 0110 MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, non posso accettare la riformulazione: snatura l'impegno che chiedevo al Governo. Io voglio ribadire – e lo dico anche alla maggioranza – che semplicemente in questo caso noi chiediamo che, se un'azienda sfora il 20 per cento, ovviamente, nell'arco di un tempo che deciderà il datore di lavoro, per non pagare le sanzioni, dovrà rientrare all'interno di quel 20 per cento.
Quindi, viste queste norme restrittive che vuol fare la maggioranza, qualche lavoratore dovrà rimanere a casa, perché o gli tramutano il contratto in contratto a tempo indeterminato – ho dei dubbi che tutte le aziende tramuteranno tutti i contratti in eccesso in contratti a tempo indeterminato – oppure dovrà rimanere a casa.
Almeno possiamo dire che la sanzione che paga l'azienda non va allo Stato, che vuole prendere quindi altri soldi, ma va a quel lavoratore che rimane a casa ? Questo semplicemente dice l'ordine del giorno e ci sorprende che il Governo voglia riformularlo snaturando il senso dell'ordine del giorno stesso.
Quindi ci auguriamo o che il Governo ci ripensi oppure che la maggioranza, per una volta, con uno stimolo di orgoglio, sapendo anche come la pensano diversi colleghi all'interno della Commissione lavoro, voti in difformità rispetto al parere del Governo. PAGINA: 0110 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signora Presidente, vorrei dire all'onorevole Fedriga che, così come lui l'aveva formulato, evidentemente non posso accettarlo, perché una circolare non può disporre un comportamento, un indirizzo diverso da quello previsto dalla legge. Siccome la legge dice che le sanzioni vanno indirizzate, con uno specifico comma, al Fondo per l'occupazione, non possiamo con una circolare riscrivere la legge. Questo mi pare che sia nelle cose.
Il senso della mia riformulazione a me sembrava che andasse proprio nella direzione che l'onorevole Fedriga voleva, cioè nel dire che, se questo tipo di sanzione si rivelasse inefficace o comunque non consentisse di raggiungere l'obiettivo che lo stesso proponente indicava nel suo ordine del giorno, il Governo era disponibile, sulla base del monitoraggio già previsto nella legge, a riformulare il contenuto della norma. Ma se non riformuliamo il contenuto della norma, non può il Ministero intervenire con una circolare, altrimenti i Ministeri diventerebbero superiori al Parlamento, il che ovviamente non è possibile. PAGINA: 0110 MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, velocemente. Io posso capire i dubbi del Governo sulla circolare esplicativa, però non può neanche dire, il Governo, che rivediamo la norma. In quale senso ?
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PAGINA: 0026 Intervengono il deputato STEFANO ALLASIA (LNA) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2208-B/124 (Vedi All. A), il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS) e nuovamente il deputato STEFANO ALLASIA (LNA) (Vedi RS).
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PAGINA: 0111 STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, mi stupisco che il sottosegretario, così attento a una materia così importante per sua cultura ed estrazione sociale, ponga solo una valutazione e neanche una raccomandazione a questo impegno al Governo. Anche perché l'ordine del giorno proponeva esclusivamente di emanare una circolare interpretativa, in conformità al decreto-legge, giusto per qualificare e puntualizzare l'interfaccia che hanno i lavoratori con gli ispettori del lavoro. Infatti, riteniamo opportuno ci sia una chiarezza per evitare che poi gli stessi ispettori abusino, da un lato, del proprio potere e, dall'altro, i datori di lavoro abusino della legge stessa e la interpretino a proprio piacere. Chiedo pertanto di metterlo in votazione così com’è senza riformulazione. PAGINA: 0111 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, volevo solo dire al proponente che io non ho detto di trasformarlo in raccomandazione, ma di mantenerlo come ordine del giorno con questa piccola, diversa riformulazione. Mi sembrava, quindi, che fosse un parere più favorevole di quanto il proponente ha espresso adesso nel suo intervento. PAGINA: 0111 STEFANO ALLASIA. No, pongo in votazione perché lui propone di valutare l'opportunità, invece di emanare direttamente una circolare. Chiediamo espressamente che venga emanata una circolare, non chiediamo la luna.
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PAGINA: 0027 Intervengono il deputato STEFANO BORGHESI (LNA) (Vedi RS), che non accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2208-B/125 (Vedi All. A), il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS), che propone un'ulteriore riformulazione, non accettata dal presentatore, nonché il deputato MARCO MICCOLI (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0112 STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, no, non intendo accettare la riformulazione in quanto anche in questo caso riteniamo che vi debba essere un impegno forte da parte del Governo, quindi un'assunzione di responsabilità diretta.
Anche perché questo ordine giorno va in una direzione che noi riteniamo essere sacrosanta ossia quella di destinare la parte delle sanzioni per il superamento del 20 per cento direttamente all'aumento degli stanziamenti per gli ammortizzatori in deroga. Infatti, per questo tipo di ammortizzatori, è stato lanciato da più parti un allarme, vista l'insufficienza delle coperture per il fabbisogno che è stato ritenuto essere opportuno per il 2014.
Riteniamo che questo Governo durante l'approvazione di questo decreto-legge non ha messo minimamente mano ai problemi dei lavoratori; non parliamo poi della legge Fornero che, a nostro modo di vedere, dovrebbe essere abolita e abolita immediatamente ed è infatti anche per questo che da diverse settimane stiamo promuovendo una raccolta di firme per un referendum per l'abolizione di questa legge. Per quanto riguarda questo ordine del giorno, noi non riteniamo di accettare la riformulazione proposta dal Governo. Vogliamo metterlo in votazione in quanto riteniamo che questa misura debba essere indirizzata all'aumento degli stanziamenti per gli ammortizzatori in deroga che sono assolutamente insufficienti in questo momento. PAGINA: 0112 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, in questo caso proporrei all'onorevole Borghesi, in quanto il finanziamento degli ammortizzatori in deroga può rientrare nelle finalità previste dal Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, di mettere «indirizzandole anche all'aumento degli stanziamenti». Cioè quindi non è una finalità esclusiva ma può essere una finalità complementare a delle altre. In questo caso cancellerei il «valutare l'opportunità di». PAGINA: 0112 MARCO MICCOLI. Signor Presidente, anche per fare chiarezza e perché rimanga agli atti. Noi abbiamo passato rispetto alla discussione intorno agli ammortizzatori sociali in deroga, anche interloquendo con le regioni, una fase drammatica che prosegue. Penso che quando si tratta di parlare della carne viva della crisi economica, cioè quella dei lavoratori, bisogna sempre ricordare che per dimensioni le cifre di cui avevamo bisogno e che ogni sei mesi siamo costretti a ricercare sono cifre enormi.
Per questo il Governo, ma io dico anche il Partito Democratico, sta proponendo e si avvia a una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali in deroga, tenendo conto proprio del fatto che in questo Paese è stata considerata ammortizzatore sociale l'erogazione di assegni fini a se stessi, senza essere collegati con l'effettiva possibilità di ricollocazione, senza essere ricollegati ad effettivi progetti di riqualificazione di chi appunto cadeva in quella disperazione degli ammortizzatori sociali in deroga.
Quindi il fatto di non voler accettare la riformulazione del Governo la dice lunga sul livello di demagogia che viene adoperato anche nella formulazione degli ordini del giorno come questo. Pertanto, è utile ricordare la condizione di questi lavoratori, che noi abbiamo incontrato, abbiamo ascoltato, che ogni sei mesi, qualora vengano sottoposti a questo stress di avere la possibilità di ricevere un reddito, soggiacciono esclusivamente al fatto che ogni sei mesi il Governo deve trovare le risorse, e ciò non può essere demandato ad un ordine del giorno come questo.@pagina=0113@
Credo dunque sia doveroso, anche per il rispetto allo sforzo che il Governo ha appena fatto di riformulazione, fare anche chiarezza su come viene utilizzato in questa discussione un ordine del giorno. Dico ciò rispetto alla gravità e alla drammaticità che abbiamo passato in questi mesi per chi, come noi, ha avuto la sventura purtroppo di imbattersi nei nostri territori in lavoratori disperati che chiedevano il rinnovo di questi ammortizzatori sociali. Insomma, rendere chiara qual è stata la dimensione e qual è stata la drammaticità.
Per cui, noi non solo vogliamo denunciare questo modo demagogico di sottoporre gli ordini del giorno, ma anche dire che si apra un ciclo, finalmente, di riforme vere di questi ammortizzatori sociali, in cui non saremo più costretti a trovare ogni sei mesi risorse per far sì che, appunto, non si lascino soli nella disperazione i lavoratori, ma che si avvii un processo che mette insieme ammortizzatori sociali, formazione, lavoro e quant'altro affinché i lavoratori inizino e non finiscano un percorso che li porti alla ricollocazione del lavoro.
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PAGINA: 0027 Interviene per un richiamo al Regolamento il deputato MASSIMO FELICE DE ROSA (M5S) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS).
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PAGINA: 0113 MASSIMO FELICE DE ROSA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento. PAGINA: 0113 PRESIDENTE. Quale articolo del Regolamento ?
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PAGINA: 0027 Intervengono il deputato MATTEO BRAGANTINI (LNA) (Vedi RS), il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS) e il deputato PATRIZIA MAESTRI (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0114 MATTEO BRAGANTINI. Onorevole Presidente, io veramente non riesco a concepire e a capire il perché del parere contrario. Intanto il sottosegretario ha detto che non sì può con un ordine del giorno ovviamente cambiare la legge. Questo è ovvio, è normale, ma infatti si diceva e si dice in questo ordine del giorno: «a valutare la possibilità di adottare ulteriori iniziative normative (...)», ovviamente in futuro, per andare a prevedere quello che ho illustrato bene questa mattina, mi sembrava, presumo, spero, e cioè, appunto, di dare la possibilità alle imprese, e soprattutto a quelle di una certa dimensione, di poter superare quel limite del 20 per cento per i contratti a tempo determinato se fanno ricerca e sviluppo. Perché può capitare a tantissime piccole e medie imprese di aver bisogno per una durata limitata di tempo, uno o due anni, di avere un professionista, un esperto in una certa materia e dunque di avere bisogno di queste professionalità che non possono assumere in pianta stabile nell'azienda, ma che possono servire per quell'anno o due per ingegnerizzazione del prodotto, magari dopo due anni può servire uno per il marketing.
Ciò in modo da poter riportare, come è sempre stato, ad altissimo livello la nostra produzione e il nostro made in Italy. Per questo chiedo, veramente, al sottosegretario di rivedere il proprio parere. PAGINA: 0114 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie Presidente. Volevo precisare meglio la ragione del parere contrario, in quanto questo tema è stato largamente dibattuto, non tanto durante l'iter qui alla Camera, ma nella Commissione lavoro del Senato. La conclusione a cui si è giunti, che è contenuta in un comma specifico del decreto, è che il vincolo del 20 per cento sia esclusivamente relativo ad enti pubblici o privati che svolgono compiti primari o prevalenti di ricerca, mentre invece rimane un'altra opportunità, sempre in qualche modo derogatoria dei limiti, quella dei 36 mesi, che è in capo non ai soggetti datori di lavoro ma ai lavoratori, cioè a quei lavoratori che in qualunque tipo di entità, impresa o ente operino siano dediti esclusivamente ad attività di ricerca scientifica. Credo che la tematica sollevata dall'onorevole Bragantini sia peraltro in gran parte risolta nella contrattazione nazionale e territoriale locale, che proprio in ragione di specifiche necessità che lui ha evidenziato, definiscono, prescrivono dei limiti percentuali superiori a quelli della legge. Mi sembra dunque che il problema in sé non abbia un rilievo, mentre introdotto in disposizione normativa potrebbe creare uno squilibrio e anche una difficoltà nel conteggio dei lavoratori, considerando che le imprese che sono indicate ai sensi del regolamento CE n. 800/2008 ovviamente svolgono non in via esclusiva o in via primaria attività di ricerca ma anche diverse altre attività produttive. Per tale ragione, pur comprendendone le ragioni, non mi pare possibile accogliere l'ordine del giorno. PAGINA: 0114 PATRIZIA MAESTRI. Grazie Presidente. Io intervenivo per dire che il Senato, @pagina=0115@effettivamente, come ha già illustrato il sottosegretario onorevole Bobba, ha stabilito che il tetto del 20 per cento non trova applicazione nel settore della ricerca relativa ai contratti a tempo determinato che hanno come oggetto specifico l'attività di ricerca scientifica o altra strettamente connessa. Questa è una novità positiva, importante, che modifica quella che è stata una discussione qui alla Camera. Oltre al fatto che i contratti a termine che abbiano ad oggetto esclusivo attività di ricerca possono avere durata pari al progetto di ricerca al quale si riferiscono. Con questo decreto, quindi, si è trovato un corretto equilibrio tra le ragioni dell'impresa e le ragioni del lavoro. La proposta della Lega penso che al momento non sia attuabile: praticamente, allargare secondo il regolamento CE n. 800/2008, che definisce il criterio per le piccole e medie imprese che occupano meno di duecentocinquanta lavoratori, con fatturato che non supera i 50 milioni, con bilancio annuo che non supera i 43 milioni, rischia di allargare ulteriormente una flessibilità che in questo decreto ha trovato, dicevo, quel corretto equilibrio che è necessario. È certo che le piccole e medie imprese che sviluppano attività di quel tipo hanno bisogno di essere sostenute dal Governo, quindi io mi auguro che ci saranno prossimi provvedimenti che avranno questo impegno. Ma penso anche che ci sarà, previsto da questo decreto, e considero anche questo una cosa positiva, quel monitoraggio che ci consentirà, fra dodici mesi, di mettere in evidenza quelli che saranno stati gli esiti e di apportare le eventuali modifiche per migliorare il testo.
Dal momento che abbiamo tutti considerato che abbiamo in questo decreto una finalità, uno scopo, cioè sostenere occupazione, occupazione qualificata, occupazione buona, penso che la flessibilità già prevista sia comunque quella adeguata a questi istituti e non vada allargata ad altri.
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PAGINA: 0028 Interviene il deputato CRISTIAN INVERNIZZI (LNA) (Vedi RS) che non accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2208-B/134 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0116 CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, direi che sostanzialmente è inaccettabile la riformulazione proposta perché qui noi parliamo di legge Fornero, parliamo di riforma pensionistica che sappiamo quanti danni ha prodotto all'interno della società dello Stato italiano e sentire il sottosegretario che dice: «sì possiamo accettarla però riformulandola dicendo: mitigare gli effetti negativi», ma qui non c’è da mitigare gli effetti negativi, signor sottosegretario, qui c’è veramente da prendere questa disgraziata riforma e porla al macero. Guardi, il Governo Monti @pagina=0117@ha giurato il 16 novembre 2011 e il 6 dicembre presentò il famoso decreto «Salva Italia» che conteneva all'articolo 24 la riforma pensionistica. Ci impiegò sostanzialmente tre settimane a riformare le pensioni. Certo, è vero adesso grazie anche a notizie che ci giungono da oltreoceano magari sarebbe anche legittimo pensare che quella riforma che fece «carne di porco» sostanzialmente dei lavoratori italiani probabilmente era già stata pensata da qualcuno già qualche mese prima. Però diciamo che in tre settimane hanno fatto una riforma i cui effetti negativi sono riconosciuti da tutti e penso, pertanto, di non dire una novità, un qualcosa che è sconosciuta ai più se il fenomeno degli esodati è qualcosa che esiste solo da due anni in un modo sostanzialmente inspiegabile ed esiste soltanto in Italia.
Noi ci chiediamo: visto che governate ormai da due anni sostanzialmente – o meglio da due anni il Partito Democratico è azionista di maggioranza dei Governi che ci sono e parlo ovviamente sia del Governo Letta che dell'attuale Governo Renzi –, ma perché veramente non avete intenzione di porre mano ad una riforma di questo tipo ?
Perché, veda, affermare e dire a un gruppo di opposizione che presenta un ordine del giorno che chiede di abrogare una legge i cui effetti devastanti, ripeto, sono sotto gli occhi di tutti e dire che sì, lo accogliamo se sostanzialmente vi accontentate del fatto che noi diciamo che qualche effetto negativo effettivamente vi è da mitigare, non è insultante nei confronti dell'opposizione ma è insultante sostanzialmente nei confronti di quelle centinaia di migliaia di persone che non hanno fatto nulla di male, che non hanno cercato di eludere alcuna legge, che semplicemente pensavano di poter andare in pensione – perché questo era consentito – e che, a un certo punto, si sono trovati cornuti e mazziati.
Quello che noi chiediamo, signor sottosegretario, non sono i tavoli tecnici, che adesso sembra che questo Governo abbia intenzione di fare – anzi, uno l'ha già fatto il 7 maggio e l'altro non sappiamo quando ci sarà –, per affrontare il problema, perché il problema lo sapete perfettamente qual è.
Il problema è che c’è stata una riforma delle pensioni che avete votato tutti, perché – permettetemi anche di dire – così come ad ogni piè sospinto voi ricordate che le madri e i padri del Porcellum sono quei cattivoni della Lega, io vi ricordo che i padri e le madri della riforma Fornero sono quegli intelligentoni dei tecnici, sostenuti da quei grandi politici, anche del Partito Democratico.
Per cui, conoscete questa riforma – perché l'avete votata voi – e, signor sottosegretario, noi adesso veramente cominciamo a dire che la pazienza, non tanto della Lega Nord o dei gruppi di opposizione, ma delle persone che si trovano in quelle devastanti condizioni, probabilmente è al termine.
Si continua a dire che «sì, faremo», «sì, vedremo», «sì, in qualche modo sicuramente aggiusteremo» e io penso che, se fossi nei panni di un esodato, probabilmente comincerei veramente ad essere esasperato e pronto a fare anche quegli atti per cui poi noi magari qui in qualche modo ci alziamo – come quando qualcuno si suicida perché non ce la fa più – per un minuto di silenzio. E, sì, manifestiamo la nostra vicinanza verso queste persone che non ce la fanno più, ma scusate: questo spirito riformatore di cui voi siete animati, di cui attualmente il Presidente del Consiglio si fa tanto vanto, ma perché deve essere concentrato soltanto in una riforma – concludo, onorevole Presidente – e deve essere limitato alla riforma elettorale (che adesso non sappiamo che fine farà) o ad altri tipi di riforme (il taglio al Senato, la riforma del Senato) ? E mi rivolgo a lei, Presidente, auspicando che appunto il Governo capisca che la riforma vera da fare è quella della legge Fornero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). E non è sufficiente dire «mitighiamone gli effetti negativi», ma va cancellata. Per questo chiedo una presa di posizione chiara da parte dell'Aula della Camera.
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PAGINA: 0028 Interviene il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/2208-B/135 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0118 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, cambio il parere sull'ordine del giorno in esame e lo accetto così com’è.
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PAGINA: 0028 Interviene il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS), che propone una riformulazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2208-B/141 (Vedi All. A), accettata dal presentatore.
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PAGINA: 0119 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, farei una piccola riformulazione per poterlo accettare, in quanto avevo inteso, dal testo, che ci si riferisse esclusivamente alla regione Lombardia, mentre invece dovremmo formulare il dispositivo nel seguente modo: «(...) sbloccando immediatamente quelle necessarie a coprire l'intero fabbisogno per l'anno 2014 (...)», così intendendo, ovviamente, il fabbisogno nazionale e non relativamente ad un'unica regione.
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PAGINA: 0029 Interviene il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali LUIGI BOBBA (Vedi RS), che accetta l'ordine del giorno Arlotti n. 9/2208-B/152 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0120 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, non avevo visto bene. In effetti, accetto l'ordine del giorno Arlotti n. 9/2208-B/152 così come è, anche perché è del tutto opportuno e valido.
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PAGINA: 0029 Interviene il deputato ROCCO PALESE (FI-PdL) (Vedi RS), che accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/2208-B/175 (Vedi All. A), proposta dal Governo.
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PAGINA: 0121 ROCCO PALESE. Signor Presidente, accogliamo la riformulazione.
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PAGINA: 0029 LUIGI BOBBA (Vedi RS), Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Accetta, purché riformulato, l'ordine del giorno Rotta n. 9/2208-B/13 (Vedi All. A) e come raccomandazione l'ordine del giorno Zappulla n. 9/2208-B/56 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0121 LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Rotta n. 9/2208-B/13, con una piccola riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di (...)»
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zappulla n. 9/2208-B/56.
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PAGINA: 0029 PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Rotta n. 9/2208-B/13 (Vedi All. A).
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PAGINA: 0121 PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rotta n. 9/2208-B/13, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zappulla n. 9/2208-B/56, accolto dal Governo come raccomandazione.
Allora, colleghi, è così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati e dovremmo passare alle dichiarazioni di voto finale.
Ora, allo stato, risultano iscritti a parlare trentadue deputati. Lo svolgimento dei relativi interventi richiede diverse ore, sicché si dovrebbe procedere al voto a tarda ora, anche oltre la mezzanotte.
Poiché la prosecuzione notturna della seduta è prevista solo come eventuale, chiedo ai rappresentanti dei gruppi quale sia il loro orientamento in ordine al prosieguo dei nostri lavori. Avrei bisogno di avere un parere dai gruppi, andiamo ordinatamente.
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PAGINA: 0030 PRESIDENTE (Vedi RS). Chiede di acquisire l'orientamento dei gruppi circa il prosieguo dei lavori.
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PAGINA: 0121 PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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PAGINA: 0030 Intervengono i deputati TITTI DI SALVO (SEL) (Vedi RS), ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS), ANDREA ROMANO (SCpI) (Vedi RS), MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS), GIUSEPPE BRESCIA (M5S) (Vedi RS), che propone che si deliberi la seduta fiume, MASSIMO ENRICO CORSARO (FdI-AN) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS).
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PAGINA: 0121 TITTI DI SALVO. Signor Presidente, si può proseguire. PAGINA: 0121 ETTORE ROSATO. Signor Presidente, noi ci rimettiamo alla sua valutazione. Se bisogna deliberare una seduta fiume, ci vuole qualcuno che chieda la seduta fiume ed in questo caso daremo la nostra valutazione sulla seduta fiume. O c’è una rimodulazione delle richieste di intervento che consenta di votare entro la seduta notturna, oppure bisogna deliberare una seduta fiume, perché come da prassi, come la Presidenza insegna, le dichiarazioni di voto non si possono sospendere a metà. PAGINA: 0122 ANDREA ROMANO. Signor Presidente, ci rimettiamo alla sua valutazione. Da questo punto di vista è evidente che, insomma, su questo provvedimento è necessario che, essendo tra l'altro un decreto, si dia spazio a tutte le dichiarazioni di voto, così faremo anche noi. Quindi, quale sarà la sua valutazione a questa ci accorderemo. PAGINA: 0122 MASSIMILIANO FEDRIGA. Mi scusi, Presidente, io credo che in questo momento noi stiamo facendo delle considerazioni che comunque lasciano il tempo che trovano, perché o qualcuno fa la richiesta e si vota la seduta fiume oppure non si può andare avanti, perché altrimenti sforeremmo la previsione da calendario della seduta notturna. PAGINA: 0122 GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, noi abbiamo ben quattro ore davanti a noi fino a mezzanotte. Difficilmente con le dichiarazioni di voto si possono occupare tutte queste ore, quindi possiamo continuare tranquillamente, fare le dichiarazioni di voto e votare il decreto. Non c’è nessun problema.
Nel caso in cui si ponesse il problema tra quattro ore, allora chiederemo la seduta fiume. Non c’è nessun problema, possiamo andare avanti a lavorare, così come previsto dal calendario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0123 MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, noi, nell'associarci alla richiesta del gruppo del MoVimento 5 Stelle, vorremmo approfittare per appellarci, ove ne sia rimasta, ad un pizzico di onestà intellettuale alla parte sinistra dell'emiciclo, perché riconosca che se ciò di cui siamo testimoni oggi in quest'Aula fosse accaduto nel corso della scorsa legislatura, magari nelle ore precedenti la votazione per la richiesta di arresto nei confronti dell'allora deputato Papa, avreste chiamato i black bloc per venire qui davanti alla Camera. Quindi vergognatevi di quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale). PAGINA: 0123 PRESIDENTE. Allora colleghi, adesso si tratta di decidere se procedere oggi fino al voto finale, anche oltre la mezzanotte. Quindi su questo facciamo una votazione, io darò la parola a uno a favore e uno contro: chi interviene a favore della prosecuzione oltre la mezzanotte ?
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PAGINA: 0030 Dopo un intervento favorevole del deputato GIUSEPPE BRESCIA (M5S) (Vedi RS) e uno contrario del deputato LORENZO DELLAI (PI) (Vedi RS), la Camera, con votazione elettronica, senza registrazione di nomi, respinge la proposta di proseguire i lavori fino al voto finale, eventualmente oltre le 24.
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PAGINA: 0123 GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, torno a ribadire che il tempo a nostra disposizione è sufficiente, secondo me. Ci sarà bisogno di pochi minuti in più oltre la mezzanotte. Quindi non sarà un sacrificio, al massimo ridurremo noi di qualche minuto le nostre dichiarazioni di voto per venirvi incontro. Ad ogni modo vogliamo esprimere tutto il nostro dissenso nei confronti di questo provvedimento indegno che state «regalando» ai lavoratori italiani e penso che sia giusto e corretto da parte vostra concedere questa seduta fiume anche per dimostrare che non avete nessuna paura di rispettare il calendario deciso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che ha semplicemente posto la questione della procedura dell'arresto di un vostro deputato subito dopo la fine di questo provvedimento. Quindi lavoriamo a questo provvedimento, subito dopo vi potrete liberare di una persona che ha commesso dei reati, che forse ha commesso dei reati, quindi porteremmo un po’ di pulizia all'interno del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). PAGINA: 0123 LORENZO DELLAI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, noi non abbiamo particolari secondi fini in questo passaggio, diciamo però che la seduta fiume è una decisione di natura straordinaria, che fa seguito normalmente a fatti nuovi imprevisti, non era prevista questa possibilità nell'organizzazione dei nostri lavori. Per quanto riguarda il mio gruppo, non aveva previsto questo tipo di possibilità, di conseguenza non ravvisiamo che vi siano le ragioni necessarie e opportune per decidere in questo senso. Possiamo tranquillamente terminare i nostri lavori domattina e possiamo anche tramite una nuova convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo assolvere a tutti gli obblighi che riterremo di dovere evadere prima della sospensione di questa tornata dell'Aula. Penso che possiamo farlo con grande serenità senza né attribuire né costruire processi alle intenzioni a nessuno.
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PAGINA: 0030 PRESIDENTE (Vedi RS). Rinvia pertanto il seguito del dibattito alla seduta di domani.
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PAGINA: 0123 PRESIDENTE. A questo punto pongo in votazione a scrutinio palese con votazione elettronica senza registrazione di nomi la proposta di procedere oggi fino al voto finale, anche oltre la mezzanotte.
Dichiaro aperta la votazione.
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PAGINA: 0030 Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo. (Vedi RS)
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PAGINA: 0124 Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20,10).
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PAGINA: 0030 Interviene sull'ordine dei lavori il deputato MARISA NICCHI (SEL) (Vedi RS).
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PAGINA: 0124 MARISA NICCHI. Signor Presidente, ieri a Firenze si sono svolti i funerali di Andreea Cristina Zamfir, una donna rumena morta sotto il cavalcavia di Ugnano. Ai suoi figli va tutta la nostra addolorata vicinanza. Andreea Cristina Zamfir è una delle tante donne che lasciano i propri cari per venire a curare i nostri cari. Ed è di questi giorni la denuncia della sofferenza dei bambini lasciati, che arrivano perfino al suicidio, dalle mamme che vengono nel nostro Paese per cercare lavoro.
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PAGINA: 0031 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (Vedi RS)
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PAGINA: 0124 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 20,11)
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PAGINA: 0031 Intervengono altresì sull'ordine dei lavori i deputati VALENTINA PARIS (PD) (Vedi RS), TAMARA BLAZINA (PD) (Vedi RS), DAVIDE BARUFFI (PD) (Vedi RS), SANDRA ZAMPA (PD) (Vedi RS) e, per sollecitare la risposta a propri atti di sindacato ispettivo, il deputato ROBERTO RAMPI (PD) (Vedi RS).
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PAGINA: 0124 VALENTINA PARIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si è spento due giorni fa in Irpinia, la terra da cui provengo, un intellettuale militante del secolo scorso. Federico Biondi è stato uno storico e uno scrittore antifascista. Le due parole più importanti della sua vita sono state «sinistra» e «Avellino», vissute entrambe con quella capacità critica degli intellettuali di un'altra epoca, per cui egli seppe, dal 1953 al 1958, opporsi con forza a quel centralismo democratico che imperava in altre parti del mondo, non in Italia.
E poi, invece, seppe, negli anni ’70, capire come andava costruito quel ponte di dialogo con l'allora sindaco Aurigemma della DC, della sinistra di base di Avellino, scegliendo da subito il suo impegno amministrativo a partire da quella che doveva essere una nuova pianificazione urbanistica della nostra città.
Non erano cose scontate allora, non lo sono purtroppo tante volte nemmeno oggi. Ma all'epoca avevano una forza in più. Infatti, da quella idea di città veniva fuori il bisogno di riorganizzare uguaglianza e diritti per tutti i cittadini.
Il suo è stato un laboratorio, un laboratorio di alleanza democratica e ha lasciato a tanti di noi un suo scritto, che ovviamente ricorderemo, che è «Andata e ritorno: viaggio nel PCI di un militante di provincia». A lui va il nostro grazie, perché, grazie al suo ricordo e alla nostra @pagina=0125@capacità di fare memoria, forse riusciremo a dare anche un futuro a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0125 TAMARA BLAZINA. Signor Presidente, volevo informare quest'Aula di un fatto grave che sta succedendo a Trieste.
Negli ultimi giorni sono apparsi volantini e locandine, riportati anche dai diversi social network, che annunciano per il 31 maggio un concerto nazionalista, organizzato dagli skinheads e dal gruppo Unione difesa di Trieste.
La manifestazione dovrebbe tenersi in una piazza del centro, tradizionalmente frequentata da lavoratori stranieri, in particolare serbi, mentre le band partecipanti si ispirano al rock anticomunista e ariano.
I simboli e le fotografie riportate sui manifesti testimoniano in maniera inequivocabile che siamo di fronte ad una manifestazione di apologia del fascismo. Anche se dalle informazioni avute risulta che non sia stata concessa alcuna autorizzazione da parte degli organi preposti, il fatto sta destando tra la popolazione grande preoccupazione e sdegno, considerando in particolare il fatto che proprio Trieste ha sofferto molto, nel secolo scorso, a causa del nazionalismo, ma ha saputo fare, negli ultimi anni, della tolleranza e della convivenza tra le diverse comunità un suo tratto essenziale.
Non si capisce ancora se siamo in presenza solo di un cattivo scherzo e in questo caso andrebbero rimossi i manifesti. Se invece esiste veramente la possibilità che tale evento possa avere luogo, chiedo a lei ed in particolare al Governo che vengano prese, anche attraverso i suoi uffici territoriali, le misure necessarie per interdire lo svolgimento del concerto, di chiaro stampo fascista e nazista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0125 DAVIDE BARUFFI. Signor Presidente, come altri colleghi vorrei unirmi alla staffetta lanciata dall'onorevole Cécile Kyenge per leggere poche righe di una ragazza, Nausica. «Mi chiamo la Nausica, ho 21 anni, mia madre è del Capo Verde e mio padre è senegalese. Sono nata in Capo @pagina=0126@Verde perché mia madre non voleva affrontare la gravidanza e il parto qui in Italia: si sentiva troppo sola. All'età di un anno sono tornata in Italia con mia madre, per la precisione a Bergamo. Ho fatto qui tutte le scuole: elementari, medie e il liceo. Mi sono iscritta a Milano a giurisprudenza. Tre anni fa i miei genitori hanno ottenuto la tanto agognata cittadinanza italiana per residenza, dopo 25 anni di permanenza in Italia. Non me l'hanno potuta trasmettere perché avevo già compiuto 18 anni. È stata l'ennesima beffa nella mia vita. Ed eccomi qui a scrivere a voi, affinché cambiate la legge che mi impedisce di avere la cittadinanza che mi sento da quando sono nata. Nausica».
Io voglio raccogliere l'invito di Nausica e di tanti ragazzi e ragazze come lei, che meritano una risposta dal Governo, da quest'Aula e dal Parlamento perché sia riformato l'istituto della cittadinanza, essendo riconosciuti per quelli che sono: cittadini italiani tra cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). PAGINA: 0126 SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, anch'io mi unisco alla staffetta per ricordare la storia di Burlacu Razvan George, nato il 2 ottobre 1992 in Romania e trasferito nel territorio italiano nel 2006 per seguire sua madre. Un giovane che ha imparato in fretta l'italiano ed è diventato cittadino attivo, anche senza la possibilità del voto. Dopo un percorso mediocre al liceo scientifico «Einstein» di Torino, adesso George studia all'Accademia di Belle Arti con risultati più che meritevoli e degni di lode. Nutre un grande interesse per le animazioni in generale, lavoro che spera di avere in un futuro non troppo lontano. Sin da piccolo legge libri molto impegnativi ed intelligenti, odia le perdite di tempo ed è molto affascinato dall'hockey sul ghiaccio. Dal 2008 è impegnato all'interno di ACMOS, la cosiddetta scuola di cittadinanza attiva di Torino per eccellenza. All'interno di questa associazione lavora almeno un giorno alla settimana, impegnandosi mentalmente e fisicamente su molti argomenti. George ci chiede di ricordare ai nostri bambini, a coloro per i quali lavoriamo noi adesso, che il razzismo non si eredita, lo insegnano.
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PAGINA: 0031 Ordine del giorno della seduta di domani. (Vedi RS)
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PAGINA: 0126 Ordine del giorno della seduta di domani.
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PAGINA: 0031 PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica l'ordine del giorno della seduta di domani:
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PAGINA: 0126 PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
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PAGINA: 0031 La seduta termina alle 20,25.
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