PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (Vedi RS)

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 11,10.

Missioni. (Vedi RS)

Missioni.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono settantuno.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Baretta, Biancofiore, Michele Bordo, Cirielli, Gregorio Fontana, La Russa, Antonio Martino, Porta, Venittelli e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge S. 1014, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 91 del 2013: Disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (approvato dal Senato) (A.C. 1628). (Vedi RS)

Discussione del disegno di legge: S. 1014 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senato) (A.C. 1628) (ore 11,12).

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle linee generali, della quale è stato chiesto l'ampliamento.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1628: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo.

  MILENA SANTERINI (SCpI) (Vedi RS), Relatore. Svolge la relazione sul disegno di legge di conversione in discussione.

  MILENA SANTERINI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame dispone la conversione del decreto-legge n. 91 del 2013, «Valore cultura», che reca disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo.
  Il decreto è composto da 16 articoli più gli aggiuntivi, che intervengono complessivamente nell'ambito dei beni e delle attività culturali e dello spettacolo, con un insieme di misure che sono riconducibili essenzialmente a tre grandi aree relative a: grandi progetti; cinema e spettacolo; interventi e stanziamenti vari per il rilancio di diversi enti e istituzioni culturali.
  Innanzitutto vorrei sottolineare la disponibilità dei parlamentari, dei colleghi della Camera, ad esaminare e ad approvare in tempi ristrettissimi questo decreto. E c’è un motivo, perché il decreto «Valore cultura» parla dell'Italia, parla di noi. Emerge in ogni articolo un patrimonio meraviglioso di cose belle: Pompei, Firenze, la grande lirica, il cinema, gli archivi, le biblioteche.
  Affiora, però, attraverso le misure che siamo chiamati ad esaminare, la «non politica» culturale di questi anni, l'abbandono dei beni, il degrado delle aree, la cattiva amministrazione, le pretese corporativistiche, le strategie di corta durata, il conflitto tra pubblico e privato che dovrebbero invece trovare coerenza e sinergia.
  Tutto questo impone una legge per recuperare, almeno in parte, ritardi e inadempienze.
   Il decreto, quindi, arriva tardi, ma non è mai troppo tardi per accorgersi che la valorizzazione della nostra bella Italia è una vera e propria strategia politica ed economica.
  In questo senso sottolineo ancora e ringrazio la disponibilità di tutti i colleghi ad esaminare in tempi così rapidi questo decreto, sottolineando anche che abbiamo già acquisito i pareri da parte di alcune Commissioni e altre esprimeranno il parere all'Assemblea.
  Sottolineando che il decreto viene presentato in tempi molto ristretti, vorrei anche osservare che non sempre sono stati permessi gli approfondimenti necessari. I colleghi porranno a ragione questioni di metodo: siamo ancora una volta costretti a lavorare in fretta su provvedimenti del Governo senza una valorizzazione del ruolo del Parlamento. Ciò è indubbio. Ma non avrebbe senso limitarsi a deprecare ciò che non è stato fatto, se abbiamo l'occasione di aprire una nuova pagina.
  Questa, infatti, è la speranza: che i fondi destinati a musei, archivi, musica siano messi a sistema, ne fruttino altri attraverso una gestione accorta, rilancino il turismo, rimettano in gioco i contributi privati, servano a formare giovani e a farne i protagonisti della rinascita della nostra cultura. La speranza, insomma, è che la cultura crei nuova cultura e, quindi, anche sviluppo economico e sociale.
  Si potrebbe, quindi, da un lato, osservare che alcune aree sono rimaste trascurate e altre privilegiate. Si potrebbe sottolineare che le risorse sono largamente insufficienti, ma anche che si lancia un aiuto a fondazioni in difficoltà. Da un lato, si apre ai contributi privati, ma in vari casi grandi e prestigiose fondazioni – penso a quelle di Milano – lamentano una forte centralizzazione e il rischio di perdere gli sponsor privati.
  Non si può negare, tuttavia, che al di là di continuità e discontinuità il decreto offra una serie di prospettive che lo caratterizzano. Vi è uno spiccato senso della cultura come bene sociale e penso alla valorizzazione delle aree intorno al bene culturale, ad esempio Grande Pompei. C’è una nuova visione delle tradizioni popolari, non più intese in senso di chiusura localistica, folklore provinciale, ritorno al passato, ma rivitalizzazione degli usi popolari. Ci sono i giovani e c’è la formazione, chiave di sviluppo.
  Quindi – passo all'esame più in dettaglio del decreto –, di rilievo è lo sforzo nel rispondere alle richieste, anche a livello internazionale, di una maggiore tutela e di un rilancio del sito archeologico di Pompei, luogo simbolo, uno dei luoghi simbolo della cultura italiana.
  Il lungo esame compiuto in prima lettura al Senato ha, inoltre, permesso l'approvazione di ulteriori misure di spesa rispetto al testo iniziale, che hanno trovato copertura. Ciò a significare quanto il tema della valorizzazione della cultura come fattore di crescita ed economia sia rilevante e preso in considerazione non solo come un buon proposito, ma come concreti interventi in specifici ambiti del settore culturale che attualmente versano in seria difficoltà. È questo il caso dei teatri e delle fondazioni lirico-sinfoniche. Queste ultime in particolare sono state oggetto di
una riorganizzazione dell'assetto della governance interna che ha destato, però, anche un certo dibattito.
  Le misure sono divise in tre capi. Il capo I reca disposizioni urgenti per il restauro, la tutela e la valorizzazione del patrimonio. Il capo II reca disposizioni per il rilancio del cinema, musica e spettacolo dal vivo. Il capo III mira ad assicurare efficienti risorse al sistema.
  L'articolo 1 riguarda interventi per il sito archeologico di Pompei. La norma è stata complessivamente oggetto di modifica al Senato e prevede un rappresentante che realizzi il cosiddetto «Grande Progetto Pompei». Sono previsti un direttore generale di progetto, coadiuvato da una struttura di supporto, e un vice direttore generale vicario. Si tratta di una struttura temporanea – lo vorrei sottolineare – di supporto, ma che prevede una unitarietà di funzioni per l'intera area archeologica. Qui è la novità: questo dovrebbe permettere di accelerare gli interventi e potenziarne l'efficacia, mentre le funzioni di tutela restano alla soprintendenza. Quindi lo scopo di questa unitarietà – qualcuno l'ha chiamata accentramento di funzioni – è principalmente di accelerare gli interventi di tutela.
  Vorrei anche dare conto di quello che alcuni colleghi dell'opposizione hanno osservato sulla preoccupazione riguardo alla possibilità che in un piano così rilevante possa esserci il rischio di infiltrazioni mafiose o camorristiche. Si ritiene che gli emendamenti approvati al Senato vadano in direzione di assicurare la legalità degli interventi e insieme la trasparenza delle procedure.
  Nelle more dell'operatività del nuovo assetto, la prosecuzione verrà assicurata da un comitato di pilotaggio del Grande Progetto Pompei.
  Inoltre, altri commi, nel testo modificato dal Senato, intendono rilanciare sotto il profilo economico e sociale il sito UNESCO «Aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata», prevedendo la costituzione dell'unità Grande Pompei e un comitato di gestione con autonomia amministrativa e contabile.
  L'aspetto originale di questa parte è quello di concepire la riqualificazione ambientale ed urbanistica dei comuni dell’hinterland interessati dal piano di gestione, anche per potenziarne l'attrattività turistica. Si considera cioè l'area archeologica non isolatamente dal contesto che vi è intorno, per accedervi o per soggiornarvi, nel caso dei turisti, ma come un'occasione di recupero complessivo delle zone limitrofe rispetto alla viabilità e alle strutture di accoglienza.
  Tra i compiti di indirizzo e pianificazione dell'unità «Grande Pompei» vi è poi la programmazione di un piano strategico di sviluppo delle aree interessate, che prevede interventi di promozione di erogazioni liberali e sponsorizzazioni e forme anche innovative di partenariato tra pubblico e privato (vorrei sottolineare anche con associazioni senza fini di lucro) e la predisposizione di accordi. Il piano prevede l'utilizzo dei giovani, per i quali è stato istituito, limitatamente – ahimè – al 2014, il fondo «Mille giovani per la cultura». Con un contributo di un milione si istituiscono tirocini temporanei senza limiti territoriali. Si tratta di percorsi formativi che intendono dare una possibilità anche a giovani che si affacciano ora al lavoro. Anche: certamente si vorrebbe favorire sia i giovani che già sono al lavoro in questo grande cantiere cultura, ma anche dare una possibilità a chi si affaccia ora. L'unità potrà avvalersi di una struttura amministrativa di supporto.
  Viene anche prevista la costituzione di nuovi soggetti: la soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia e quella speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e polimuseale di Napoli e Reggia di Caserta, con una quantificazione di spesa e un accordo poi di valorizzazione per un piano di sviluppo del percorso turistico-culturale integrato delle residenze borboniche. Anche in questo caso si prevede l'utilizzo di giovani tirocinanti.
  L'articolo 2, come già modificato in prima lettura, prevede un programma straordinario per lo sviluppo di attività di inventariazione, catalogazione e digitalizzazione
del patrimonio culturale italiano, da inserire nel quadro di una delle indicazioni della Commissione europea sull'Agenda digitale per l'Europa. Si tratta di un'indicazione che stabilisce, come sappiamo, l'adozione di soluzioni intelligenti, basate sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Il programma è attuato presso istituti e luoghi di cultura statale. Le risorse di questo programma straordinario, nel quale saranno utilizzati, a seguito di procedure concorsuali, 500 giovani di età inferiore a 35 anni, ammontano a due milioni e mezzo di euro nel 2014.
  L'articolo 2-bis – e vorrei sottolineare che è stato proposto dall'ANCI ed è stato introdotto al Senato – rinovella l'articolo 52 del codice dei beni culturali e del paesaggio, dettando una disposizione finalizzata alla promozione delle attività di artigianato tradizionale ed altre attività commerciali tradizionali, che sono riconosciute come espressione di identità culturali e collettive in base alla convenzione UNESCO: non solo i grandi monumenti, anche le umili botteghe potremmo dire, anche le umili imprese. Questo patrimonio immateriale vuole difendere le botteghe storiche, con le loro specificità locali, dal commercio standardizzato; attenzione: non dalla globalizzazione, ma dal commercio, potremmo dire, del pensiero unico. Spetterà ai comuni, pertanto, sentito il soprintendente, individuare i locali nei quali si svolgono queste attività, per promuoverli e salvaguardarli.
  Tra gli interventi per rilanciare concretamente gli istituti e i luoghi di cultura vi sono disposizioni, che, di fatto, ripristinando la procedura di contabilità del bilancio sospesa dalla legge finanziaria 2008, consentirà dal 2014 la riassegnazione allo stato di previsione della spesa del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo delle somme corrispondenti ai proventi (biglietti di ingresso e via dicendo) relativi a quegli istituti di cui si vuole assicurare la regolare apertura al pubblico.
  Altri articoli aggiuntivi introdotti a seguito dell'esame al Senato sono: l'articolo 3-bis, che autorizza la spesa di 400.000 euro per l'organizzazione del forum UNESCO sulla cultura a Firenze nel 2014, con un relativo impegno anche politico a realizzarlo successivamente a Monza nel 2015, ma extra provvedimento; l'articolo 3-ter, che modifica la lista in materia di sostegno per i siti italiani nella lista UNESCO ed estende anche alle aree di sosta i sistemi di mobilità in zone non contigue ai siti (è nello stesso spirito che dicevo prima, cioè la valorizzazione dei siti limitrofi); l'articolo 3-quater, che è volto a modificare la durata delle autorizzazioni paesaggistiche in corso di efficacia e a stabilire un termine preciso per l'esecuzione dei lavori, prevedendo che gli stessi possono essere conclusi entro l'anno successivo alla scadenza del quinquennio di durata dell'autorizzazione (questo dovrebbe forse arginare quella pletora di edifici incompiuti che deturpano il nostro paesaggio); l'articolo 3-quinquies, che reca anch'esso una novella al citato codice dei beni culturali e del paesaggio e specifica che l'iscrizione nell'elenco dei restauratori è consentita per alcuni settori che si riferiscono agli insegnamenti nei quali è stata conseguita appunto l'esperienza professionale maturata nel percorso formativo.
  L'articolo 4 reca previsioni normative volte a semplificare, senza oneri per la finanza pubblica, la normativa in alcuni punti: la recitazione di opere letterarie in alcuni luoghi, in base alla quale questo tipo di recitazione non è considerata pubblica purché eseguita per fini di promozione culturale (qui si tratta di sollecitare un impegno per la celere applicazione); l'accesso aperto ai risultati delle ricerche scientifiche finanziate con almeno il 50 per cento dei fondi pubblici (qui va detto che è in corso un dibattito tra i ricercatori, ma la dilazione permette ai giovani ricercatori di far valere titoli validi pubblicati su riviste scientifiche); e ancora l'unificazione delle banche dati del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo; il prezzo dei libri, materia nella quale si interviene novellando la legge n. 128 del 2011, escludendo
dall'applicazione della previsione sullo sconto massimo del venti per cento i libri venduti a scuole, istituzioni educative, istituzioni culturali. Per altro verso, deriva che lo sconto massimo per i libri venduti alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale parrebbe restare al 15 per cento. Su questo punto è stato annunciato un successivo ordine del giorno.
  Risorse da destinare alle istituzioni culturali: un incremento di 1,3 milioni di euro del Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio, riservando tale importo alle istituzioni culturali ammesse al contributo ordinario dello Stato, mediante una corrispondente riduzione del fondo ISPE, interventi strutturali di politica economica.
  Ulteriori articoli aggiuntivi sono: il 4-bis – che novella l'articolo 52 del codice dei beni culturali e del paesaggio, che consente ai comuni la promozione delle attività di artigianato tradizionale prevedendo l'adozione da parte delle direzioni regionali per i beni culturali e paesaggistici e delle sovrintendenze di determinazioni che contrastino l'esercizio di attività commerciali e artigianali nelle aree pubbliche che hanno un particolare valore archeologico, storico o artistico, in forma ambulante o su posteggio, e qualsiasi attività non compatibile con le esigenze di tutela del patrimonio. Qui siamo di fronte a un rafforzamento, a un'esplicitazione dei poteri del sovrintendente nel campo della difesa del decoro. Inoltre, l'articolo 4-ter riconosce a livello legislativo il valore storico-culturale del carnevale.
  Infine, l'articolo 5 dispone autorizzazioni di spesa per complessivi 22 milioni di euro per quanto riguarda contratti e progetti già avviati (si parla dei «Nuovi Uffizi», del «Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della shoah» di Ferrara) oppure si tratta di nuovi progetti (il restauro del Mausoleo di Augusto a Roma per il bimillenario della morte dell'imperatore) e di interventi di particolare rilevanza per la tutela dei beni culturali che presentano gravi rischi di deterioramento e per la celebrazione di particolari ricorrenze, per la cui individuazione verrà adottato un successivo decreto interministeriale, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti.
  Qui rendo conto del lavoro effettuato nella Commissione VII (Cultura) della Camera in cui è stata già a lungo dibattuta la questione dei criteri per la distribuzione di questi fondi. Sarà proposta in un successivo ordine del giorno l'individuazione di criteri il più possibile oggettivi e condivisi per l'utilizzo di questi fondi.
  Altri articoli riguardano la concessione di contributi a centri di interesse artistico che non cito espressamente, come il centro «Pio Rajna», il museo tattile statale «Omero» di Ancona e la tutela dei siti del patrimonio UNESCO in provincia di Ragusa.
  Le misure previste all'articolo 6 sono dirette a favorire la realizzazione di centri di produzione artistica e di musica.
  La nuova formulazione del comma 2 stabilisce che i beni possono essere locati, ovvero concessi, ad un canone mensile simbolico a cooperative di artisti, di giovani, individuando gli immobili tra quelli non utilizzabili per altre finalità istituzionali e che non possono essere trasferiti agli enti territoriali.
  Si tratta, quindi, qui di un'innovativa misura di valorizzazione di quelle cooperative di artisti e di giovani, non di singoli, che dimostrano di avere un adeguato progetto culturale.
  Il capo 2 del decreto-legge è riferito all'area cinema, attività musicali e spettacolo dal vivo.
  L'articolo 7 avvia le disposizioni del decreto-legge che riguardano gli incentivi al cinema e allo spettacolo. La norma, che è stata modificata, stabilisce un credito di imposta alle imprese produttrici di fonogrammi e di videogrammi musicali, nonché alle imprese organizzatrici e produttrici. Si sostiene insomma il mercato dei contenuti musicali e l'offerta di opere dell'ingegno.
  Il credito di imposta è concesso solo in relazione a opere prime o seconde, escludendo i campioni dimostrativi autoprodotti,
quindi opere originali – per così dire –, calcolato come percentuale del 30 per cento dei costi sostenuti.
  Il comma 8-bis, aggiunto al Senato, prevede una semplificazione per le richieste di autorizzazione di eventi di spettacolo dal vivo di piccola portata, sostituendo la licenza del questore ovvero dell'autorità locale di pubblica sicurezza con una SCIA. La semplificazione non riguarda ovviamente la normativa sulla sicurezza della persona ed è volta a semplificare la possibilità di organizzare spettacoli «autogestiti».
  L'articolo 8, interamente sostituito al Senato, dispone ai commi 1 e 7 che siano resi permanenti dal 2014 le misure di agevolazione fiscale.

  Intervengono nella discussione sulle linee generali il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo MASSIMO BRAY (Vedi RS) e i deputati GIOVANNA PETRENGA (PdL) (Vedi RS), SERGIO BATTELLI (M5S) (Vedi RS), SIMONA BONAFÈ (PD) (Vedi RS), GEA SCHIRÒ PLANETA (SCpI) (Vedi RS), MARCO DI LELLO (Vedi RS) (Misto-PSI-PLI), GIANLUCA BUONANNO (LNA) (Vedi RS) e GIUSEPPE BRESCIA (M5S) (Vedi RS).

  MASSIMO BRAY, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signor Presidente, colleghi, consentitemi innanzitutto di ringraziare tutti i membri della Commissione per l'esame attento fatto del decreto-legge, il personale degli uffici, il relatore, onorevole Santerini, il presidente, onorevole Galan.
  Il percorso che abbiamo intrapreso definendo il decreto «valore cultura» è mosso da un'idea di cultura come bene comune e come diritto fondamentale dell'individuo. È l'avvio di un percorso che vorremmo poter portare avanti. Siamo consapevoli che la cultura è un dovere verso i cittadini, verso coloro che verranno dopo di noi. Questo perché siamo convinti che dobbiamo tornare a pensare a un futuro per il nostro Paese, ed è un dovere che dobbiamo assumere qui, nel prestigio di quest'Aula, nel rispetto di tutti voi. Ecco perché il significato di questo decreto, che è un significato di attenzione alla storia del nostro Paese. La scelta è quella di credere che la tutela dello straordinario patrimonio artistico deve essere al centro della nostra attenzione.
  Come è stato detto, il decreto ha un carattere di cambiamento nelle politiche che si vogliono dare da parte del Governo e del Parlamento, consentitemi di dire di tutto il Parlamento, alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali. Sono scelte politiche che mettono al centro i beni culturali nella convinzione che la loro valorizzazione sia una delle leve principali per il futuro del nostro Paese. Ecco perché il decreto segna un percorso ben preciso, un percorso che parte dal rilancio di Pompei. È un rilancio volto a farne il simbolo delle buone politiche che il Paese sa attivare nei confronti degli obblighi di tutela e valorizzazione di uno dei patrimoni più importanti e straordinari del mondo. Ma rilancio vuol dire rispetto degli impegni che andremo a prendere, valorizzazione dei beni culturali e delle professionalità, rispetto della legalità.
  Voglio ricordare che un Piano della legalità è attivo già oggi a Pompei, ed è coordinato dal prefetto, per seguire tutte le necessarie procedure in termini di trasparenza e sicurezza. Voglio ricordare che la governance di Pompei è stata pensata nel rispetto delle competenze: la soprintendenza, il comitato guida, il direttore generale. Il «progetto Pompei» non riguarda, infatti, solo il sito, ma l'intero territorio e la volontà del Governo è quella di fare di Pompei una destinazione di eccellenza del turismo culturale del nostro Paese.
  Nel decreto abbiamo poi affrontato il problema delle Fondazioni lirico-sinfoniche, con la volontà di difendere la tradizione del bel canto, una delle esperienze culturali che hanno fatto la storia di questo Paese. Il settore delle quattordici Fondazioni ha registrato nell'ultimo decennio una delle crisi economiche e finanziarie più gravi della loro esistenza. I limiti della riforma del 1996, che decise di trasformare i teatri d'opera da enti pubblici in fondazioni di diritto privato, e i crescenti costi di gestione, che non hanno trovato nella buona amministrazione e nel Fondo unico per lo spettacolo il necessario equilibrio finanziario, hanno comportato quella che, a mio avviso, è una profonda crisi strutturale.
  Ho l'obbligo di informare questo Parlamento di alcuni dati esemplificativi della situazione che mi sono trovato di fronte dal momento in cui ho iniziato a lavorare su questo tema. Le fondazioni hanno attualmente iscritto in bilancio debiti per oltre 340 milioni di euro; la maggior parte di essi ha consumato in maniera definitiva il patrimonio disponibile; alcune erano sul punto di essere liquidate, facendo così perdere all'Italia uno dei suoi patrimoni culturali. Cosa sarebbe successo se non avessimo affrontato questo problema ? Siamo realisti: avremmo potuto continuare a finanziare il debito, come è successo in questi diciassette anni, o cancellare con un tratto di penna una delle tradizioni più belle della cultura del Paese. Queste erano le due alternative.
  Davanti a queste condizioni, il Governo è intervenuto in maniera, ritengo, efficace, con l'adozione di provvedimenti che non sono solo risposte alle situazioni di crisi, ma vogliono sostenere il sistema attraverso un percorso virtuoso, controllato e verificato, con l'utilizzo di risorse straordinarie legate a questo scopo. Accanto a queste norme, il provvedimento indica anche un modello di governance, un modello di controllo, normative per evitare in ogni caso perdite dei posti di lavoro e sacrifici a carico dei lavoratori.
  Non ritengo che l'approccio di questo provvedimento sia statalista o centralista,
ritengo invece che si tratti di un intervento necessario, improcrastinabile e soprattutto organico, a tutela di un patrimonio che il mondo ci invidia e che non avremmo mai potuto accettare di veder scomparire.
  Con riferimento agli interventi sul cinema, il Governo ha finalmente stabilizzato un intervento fondamentale per il cinema italiano: il beneficio fiscale è tra i più efficaci d'Europa e ha permesso di aumentare sensibilmente le produzioni cinematografiche del nostro territorio nell'ultimo triennio, con notevoli investimenti dall'estero e permetterà ora di programmarli nel medio-lungo periodo, garantendo maggiore occupazione dei lavoratori di questo settore, l'attrazione di investimenti, il rilancio della filiera produttiva. Tutto questo è già avvenuto in alcune regioni con grandi effetti produttivi.
  Rispetto alla norma per favorire l'inventario dei nostri beni, voglio sottolineare soltanto il significato di questo articolo nel fatto che il Ministero deve redigere un programma straordinario di inventariazione, catalogazione e digitalizzazione del patrimonio culturale, che si baserà su scelte tecnologiche innovative e che, nell'ambito di questo programma, sono coinvolti 500 giovani di tutte le regioni per tirocini formativi che durano un anno. I tirocini si svolgono con progetti articolati su base regionale per garantire la prossimità ai luoghi di residenza e, alla fine del tirocinio, i giovani avranno acquisito competenze ed esperienze che diventeranno parte caratterizzante della loro formazione e dei loro curricula.
  Rispetto al provvedimento adottato per gli Uffizi e per il Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah (MEIS), voglio dire che la scelta si è rivolta a favorire i lavori di uno dei più importanti musei del mondo. Ho visitato le nuove sale degli Uffizi e ho potuto constatare personalmente come lo Stato e gli enti locali siano impegnati nel portare a compimento i lavori, consapevoli delle sfide che abbiamo di fronte. E i numeri sembrano darci ragione. Nel mese di agosto del 2013, agli Uffizi si è registrato un aumento dei visitatori del 9 per cento. A Ferrara, invece, abbiamo deciso di dare avvio al primo grande Museo dell'ebraismo italiano e della Shoah. Ritengo sia una scelta significativa soprattutto in questo momento, per sottolineare come il nostro Paese voglia impegnarsi nel credere che la cultura è lo strumento migliore per difendere i valori della nostra storia e alimentare i valori di tolleranza e rispetto delle culture e delle storie altre e raccontare le molteplicità dei punti di vista differenti dal nostro.
  Con i centri di produzione di arte contemporanea, come con gli strumenti per la promozione della musica contemporanea, abbiamo voluto favorire il riconoscimento delle moltissime esperienze nate in questi anni. Anche qui i giovani sono al centro della nostra attenzione, quei giovani che fanno delle forme della creatività e della cultura la loro risposta alla lunga crisi che stiamo vivendo. Credo molto alle scelte fatte sulla musica: con l'intervento fiscale, per la prima volta, si riconosce proprio alla musica, non solo classica, un valore oltre che culturale anche produttivo del nostro Paese. È un credito fiscale che costa poco alle casse dello Stato, ma sarà un volano importante per tutti i giovani che si affacciano a questa professione.
  Ritengo, poi – per rispondere alle numerose sollecitazioni che provengono anche da fuori del Parlamento –, che, ormai, una seria riforma del diritto d'autore e delle modalità di riscossione e distribuzione vada affrontata: è un impegno che voglio assumere qui, di fronte al Parlamento. E così mi sembrano particolarmente innovative le disposizioni che permetteranno al Ministero di riformare integralmente e celermente i criteri di erogazione dei contributi allo spettacolo dal vivo, secondo modalità non più legate al valore storico di un luogo di produzione, ma alla qualità e all'effettiva produttività dei soggetti.
  È sempre giustamente richiamata la necessità di attenzione verso alcuni tra i moltissimi siti di straordinaria importanza che il nostro Paese tutela. Alcune scelte importanti sono state fatte e voglio anche
ricordare che, al di fuori di questo emendamento, il Ministero ha mosso i primi passi, credo, nel segno giusto e corretto di tutela. Voglio ricordare che a Sibari sono stati assegnati 500 mila euro per l'emergenza e che, entro la fine del mese di settembre, è partito il bando per 18 milioni di euro. A Reggio Calabria è partito il bando per 10,5 milioni di euro e, nei primi mesi del 2014, c’è l'impegno a riportare i Bronzi nel loro museo.
  Nel primo giorno di questo mio impegno, ho sottolineato come dobbiamo valorizzare il rapporto tra Stato ed enti locali: dobbiamo tutti impegnarci a «fare sistema» per il raggiungimento di quegli obiettivi che devono servire a far crescere il nostro Paese e creare opportunità di lavoro. In molte delle iniziative intraprese in questi mesi – penso, per esempio, al lavoro fatto per la Reggia di Caserta –, le risposte mi sembrano positive e mi sembra che da parte di tutti ci sia la volontà di valorizzare la cultura.
  È stato anche richiamato il bisogno di chiarire il quadro del rapporto pubblico-privato: è un tema importante e delicato. La nostra Costituzione prevede il dovere dello Stato nei confronti della tutela. Credo che sarà nostro dovere definire tutte quelle da regole che consentano ai privati di partecipare alla valorizzazione, alla ricerca e alla tutela dei beni culturali, ma in un quadro di norme precise, avendo sempre ben chiaro il motivo per cui la Costituzione li tutela e per cui noi li manteniamo con le nostre tasse.
  Essi sono una scuola di cittadinanza, uno strumento di liberazione culturale, un mezzo, anzi, il mezzo migliore per costruire l'uguaglianza in tutte le sue accezioni.
  Voglio qui ricordare alcuni recenti episodi positivi del settore: dal cinema italiano che ha vinto a Venezia, alla tutela posta dal mio Ministero al murales di Keith Haring a Pisa, dai riconoscimenti internazionali a Michelangelo Pistoletto ai successi dell'Accademia di santa Cecilia, ma allo stesso tempo non posso non sottolineare come il decreto «valore cultura» nasca dopo un periodo non particolarmente felice. L'obiettivo del decreto-legge è stato in primis mettere in sicurezza il comparto della cultura nel nostro Paese, partendo da una situazione disastrosa sul piano delle risorse, del personale e delle strategie; senza questa messa in sicurezza, il comparto stava andando al collasso per implosione interna ed esplosione della rabbia esterna di fronte allo Stato che non dà risposte ai cittadini e a tutti i portatori di interessi in un settore che, a parole, tutti ritengono fondamentale per l'Italia.
  Voglio qui ricordare alcuni dati del bilancio del mio Ministero: nel 2008 erano poco più di 2 miliardi 37 milioni di euro, nel 2009 sono scesi a un miliardo 718 milioni di euro, nel 2010 a un miliardo 709 milioni di euro, nel 2011 a un miliardo 420 milioni di euro, nel 2013 siamo risaliti a un miliardo 546 milioni di euro; è poco, molto poco, moltissimo c’è da fare, ma oltre alle risorse occorre più innovazione, occorre la capacità di cambiare le procedure, il modo di lavorare, occorre molta formazione. Ho trovato un Ministero che dedicava poco più di 0,70 centesimi per ognuno del personale impegnato nel Ministero. Occorre legare sempre più la valorizzazione dei beni culturali all'attività di ricerca universitaria, ricordando che la tutela vuol dire ricerca, capacità di creare una sensibilità diffusa.
  Giustamente è stato sottolineato che dobbiamo prendere provvedimenti al più presto per il turismo. Alcune misure che vorremmo poter presentare al più presto mettono a punto quelle risposte dedicate proprio alla valorizzazione del turismo, che è uno dei settori più importanti per la crescita del Paese; dovranno essere risposte concrete in favore dei moltissimi lavoratori di questo comparto.
  Con il decreto-legge abbiamo voluto dare un segno forte, dopo quasi trent'anni, al valore delle idee, al significato che la cultura ha avuto nella storia del nostro Paese. L'epoca nella quale viviamo – permettetemi di dirlo – è caratterizzata, sebbene si tratti di una nozione ben nota, dal predominio dell'apparire sull'essere; è un fenomeno che pervade ogni aspetto della comunicazione della vita associata e che
può essere sintetizzato nel semplice assunto per il quale, mentre in passato si compariva perché ci si era guadagnati la notorietà con le proprie azioni in favore e in difesa dei beni pubblici, oggi, viceversa, si è famosi perché si compare, a prescindere da qualsiasi merito personale e da qualsiasi altra considerazione.
  Questo è lo spirito principale con il quale abbiamo voluto rivolgere i nostri sforzi alla difesa dei beni comuni, a quei principi deve ispirarsi la nostra azione e quella di tutti coloro che hanno l'opportunità di porre le proprie conoscenze e competenze al servizio degli altri. A questa scelta vorrei attenermi nel mio impegno di Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Sui frutti che nei prossimi mesi verranno da questo impegno e da questo lavoro ciascuno potrà poi esprimere il proprio giudizio.
  Amo molto un'espressione che utilizza il principe Myskin in una delle opere più importanti di Dostoevskij: la bellezza salverà il mondo, soprattutto nei momenti di maggiore crisi. È proprio vero, ma questo è ancora più vero se si possiedono gli strumenti adeguati per comprenderla e renderla pienamente parte della nostra esistenza. In questo la cultura e la formazione hanno un ruolo fondamentale e insopprimibile, soprattutto nel nostro Paese.
  Ernst Gombrich, il più grande storico dell'arte del Novecento era solito dire che riconosceva a prima vista i turisti italiani nelle sale del British Museum per una cosa particolare: è per il modo in cui guardano i quadri, dall'interesse innato verso la cultura, per una sorta di abitudine ed educazione al bello che sembra propria della loro storia, di ognuno di loro. Sono parole bellissime nei confronti del nostro Paese, dei nostri cittadini, di tutti noi.
  È nostro dovere far sì che questa peculiarità riconosciuta, riconosciuta da tutti, sia coltivata in ogni occasione, anche in circostanze come queste, difficili, perché solo quei cittadini consapevoli del valore del proprio patrimonio culturale, sensibili al bisogno di tornare a fare comunità, di salvare e difendere questo nostro Paese, si riconosceranno nel valore dei beni comuni (Applausi).

  GIOVANNA PETRENGA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento oggi all'esame di quest'Aula contiene misure che si attendevano da tempo a sostegno del settore culturale, che riveste fondamentale importanza per un Paese come l'Italia, che potrebbe e dovrebbe vivere di cultura. L'Italia è la nazione che per eccellenza può essere definita come patria dell'arte, la capitale mondiale della cultura. Ricordiamo che il patrimonio storico, artistico, archeologico e paesaggistico del nostro Paese è unico al mondo, e rappresenta un motivo di orgoglio e di vanto per l'Italia agli occhi del panorama internazionale. Basti pensare, infatti, che attualmente l'Italia detiene il maggior numero di siti inclusi nella lista del patrimonio dell'umanità stilata dall'UNESCO; ce ne sono ben quarantanove. La vastità di questo immenso e inestimabile patrimonio deve fare riflettere su come la cultura debba essere posta al centro delle politiche del Paese, non soltanto perché fa parte della sua storia, ma anche perché è proprio dalla cultura che può partire il rilancio dell'Italia. È importante investire nella cultura attraverso politiche di Governo che ne rendano effettiva la valorizzazione, la tutela e la manutenzione, e che ne consentano la piena fruizione da parte del pubblico.
  Il Ministro Bray ha sottolineato l'importanza di fare sistema, di porre in essere, cioè, un raccordo efficace di cooperazione tra istituzioni culturali, tra istruzione, cultura, turismo e imprese. Il binomio cultura-turismo può rappresentare un volano indispensabile per il rilancio socio-economico dell'Italia colpita dalla crisi economico-finanziaria originatasi a livello internazionale e che ha bisogno di diventare maggiormente competitiva sfruttando le enormi potenzialità derivanti dal patrimonio storico-culturale a disposizione. Le misure contenute nel provvedimento mirano ad incentivare il più possibile il reperimento dell'informazione culturale e scientifica in Italia, settore in cui sussiste un forte tasso di arretratezza rispetto agli altri Paesi europei, nonché a fronteggiare le difficoltà legate all'apertura al pubblico dei siti culturali e archeologici e a dare l'opportunità ai giovani, in settori come l'arte e la musica, di sviluppare appieno le proprie potenzialità. L'approvazione del provvedimento costituisce un passo significativo verso la promozione del sistema culturale italiano. Si tratta di un provvedimento che contiene diverse misure: si parte da quelle destinate alla tutela, al restauro e alla valorizzazione dei beni culturali italiani, con particolare riferimento al sito archeologico di Pompei per cui è istituita la figura di un manager pubblico, proveniente dalla pubblica amministrazione, a cui è affidato il compito di definire le emergenze e assicurare lo svolgimento delle gare e migliorare la gestione del sito. Una figura, dunque, istituita appositamente per la guida di un nuovo progetto Pompei, che rappresenta un tassello importante per far uscire dalla situazione di emergenza e di declino in cui si trova da diverso tempo l'intero sito archeologico di Pompei.
  Il provvedimento reca inoltre disposizioni urgenti per l'attuazione di un programma straordinario finalizzato alla prosecuzione dell'attività di inventariazione e digitalizzazione del patrimonio culturale italiano, prevedendo l'assunzione di 500 giovani con meno di 35 anni, laureati in discipline afferenti al programma o in possesso di specifici titoli di studio, da formare, per dodici mesi, nell'attività di inventariazione e digitalizzazione.
  Un ulteriore obiettivo del provvedimento è di favorire lo sviluppo dei musei italiani, consentendone, tra l'altro, un accesso più ampio da parte del pubblico.
  Di rilievo anche le misure per il rilancio del cinema, delle attività musicali e dello spettacolo dal vivo. Viene garantito il tax credit, che sarà esteso anche per il settore musicale, in modo da fronteggiare la crisi perenne che attraversa il mercato musicale italiano e per offrire sostegno ai giovani artisti.
  Con il decreto in esame arriva una boccata d'ossigeno anche per gli enti culturali vigilati dal MIBAC e i teatri stabili pubblici, per i quali non si applicheranno i tagli orizzontali previsti dalla spending review. Di estrema importanza poi le misure a sostegno delle fondazioni lirico sinfoniche, che versano in una situazione di estrema gravità, legata soprattutto alle difficoltà di gestione e per le quali si prevede che potranno accedere ad un fondo di 75 milioni di euro, che sarà gestito da un commissario straordinario. Vengono semplificate anche le donazioni che, fino a una certa somma, potranno essere effettuate senza oneri amministrativi a carico del privato, evitando così le lungaggini burocratiche.
  Concludo dicendo che apprezzo il tentativo di questo Governo di dare risposte concrete e significative al settore della cultura, delle attività culturali e allo stesso tempo auspico che si possa fare di più, anche attraverso il varo di ulteriori misure finalizzate ad un percorso organico volto ad ampliare la portata del sostegno del settore dei beni culturali e del turismo, affinché sia dato il giusto peso e la giusta attenzione al «valore cultura» con cui è stato denominato il provvedimento. Colgo l'occasione della presenza del ministro per ringraziarlo personalmente anche per quanto riguarda l'attenzione data alla Reggia di Caserta e mi auguro che gli aumenti che si sono registrati in queste ultime ore sulle accise, sui tabacchi lavorati, sui prodotti alcolici, non vadano ad incidere negativamente sulla bontà di questo decreto.

  SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, ministro, colleghi, riteniamo assolutamente doveroso tornare oggi a parlare di cultura, ne avvertivamo la necessità perché rappresenta un tema fondamentale per lo sviluppo personale e per l'intera società.
  «Con la cultura non si mangia», affermava l'ex Ministro dell'economia Giulio Tremonti, dimostrando così di avere una visione miope non solo della cultura ma anche dell'economia poiché la cultura può rappresentare il catalizzatore della ripresa economica in Italia, il fattore propulsivo per mantenere il Paese a galla.
  Noi sosteniamo, che di cultura non solo si mangia ma si vive e si cresce, ed un Paese che non riconosce il giusto valore alla cultura, inevitabilmente muore ! Non dobbiamo dimenticare che la cultura oggi porta all'Italia il 5,4 per cento della ricchezza prodotta, equivalente a quasi 75,5 miliardi di euro, e soprattutto dà lavoro a quasi un milione e quattrocentomila persone, ovvero al 5,7 per cento del totale degli occupati del Paese. E allargando lo sguardo dalle imprese che producono cultura in senso stretto, e a tutta la filiera della cultura, ossia ai settori attivati dalla cultura come il turismo legato alle città d'arte, il valore aggiunto prodotto schizza dal 5,4 al 15,3 per cento del totale dell'economia nazionale. Proprio per queste ragioni riteniamo che il Paese debba assolutamente puntare al rilancio, alla protezione e alla conservazione del nostro enorme patrimonio artistico e culturale.
  Nonostante il decreto contenga qualcuno dei provvedimenti da noi proposti e degli emendamenti che noi abbiamo fortemente voluto e reclamato, siamo estremamente critici riguardo ai metodi scelti e, inoltre, molte disposizioni non presentano il carattere d'impellenza richiesto per essere inseriti in una decretazione d'urgenza.
  Prendendo in considerazione il primo complesso di disposizioni che riguardano la tutela e la rivalorizzazione del sito archeologico di Pompei, abbiamo richiesto la soppressione dell'articolo 1 proprio perché disapproviamo l'istituzione di un nuovo apparato costituito dal direttore generale ed un nutrito staff di 25 funzionari (Unità Grande Pompei), che sostanzialmente duplica le funzioni della Sovrintendenza speciale, oltre a porre un eccessivo onere a carico dell'erario. Di conseguenza riteniamo assurdo nominare un direttore generale del Progetto Pompei in quanto tale figura non è assolutamente necessaria, anzi risulta essere una duplicazione del Sovrintendente che fino ad oggi ha gestito il sito archeologico.
  Entrando nel dettaglio, il decreto-legge stanzia circa 2,5 milioni di euro per mantenere tutto il nuovo apparato organizzativo: questo è un enorme spreco che potrebbe invece essere investito nel settore anche per creare occupazione. Inoltre al direttore generale vengono attribuite una serie di funzioni e di competenze che prevedono un eccessivo accentramento di potere in capo alla sua persona, e che possono facilmente entrare in conflitto con le attuali competenze della Sovrintendenza Speciale.
  Altro aspetto allarmante è rappresentato dal fatto che il direttore generale avrà la totale gestione di ben 105 milioni di euro stanziati dall'Unione europea, ed inoltre avrà la funzione di stazione appaltante. Questa impostazione rischia di non rispettare l'obbligo di attenersi ai criteri di trasparenza ed ai principi di legalità nella realizzazione delle opere.
  Accentrare un così esclusivo potere decisionale in tema di appalti in capo solo ad una persona, tenendo conto del difficile contesto sociale del territorio campano, aumenta di fatto il rischio di creare pressioni sul direttore generale, facilitando indirettamente le infiltrazioni stesse. Contestiamo fortemente, inoltre, la previsione di avvalersi, sia in fase progettuale che di attuazione, della società Invitalia, in quanto è un noto «poltronificio» che non risulta impiegare idonee professionalità in relazione agli interventi di cui al «Grande Progetto Pompei».
  Ci si domanda, inoltre, il motivo per cui il decreto-legge non abbia considerato il sito archeologico di Paestum, che si trova ad un livello di degrado disarmante, e né sia stato previsto un sistema di finanziamento atto a riqualificare la Reggia di Caserta, che necessita di interventi urgenti di restauro conservativo. Sarebbe opportuno e necessario impiegare i fondi stanziati da questo decreto-legge in opere di manutenzione, messa in sicurezza, restauro
e rivalutazione del patrimonio storico, artistico e culturale dell'area interessata, piuttosto che impiegare queste risorse in modo inappropriato, raddoppiando inutilmente le strutture già esistenti.
  Una delle pochissime note, diciamo positive, è costituita dall'attivazione dei mille tirocini riservati ad altrettanti giovani. Pur apprezzando questo tipo di intervento, dobbiamo evidenziare che l'istituto del tirocinio non è un contratto di lavoro; e quindi, oltre a non garantire l'effettivo inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, impedisce agli stessi di realizzare altri progetti lavorativi. Ciò perché il decreto-legge tace completamente riguardo ad un eventuale inserimento più stabile e duraturo dei giovani tirocinanti, nonostante ci sia urgente necessità di implementare la pianta organica della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, che allo stato attuale è carente rispetto a tutte le professionalità necessarie per l'efficace gestione di un sito archeologico tanto esteso.
  Nonostante apprezziamo lo sforzo, la solerzia e l'impegno a valorizzare il patrimonio artistico e culturale italiano con erogazioni a favore della cultura in generale, critichiamo aspramente anche le disposizioni previste all'articolo 5, soprattutto riguardo i criteri di ripartizione dei finanziamenti volti al recupero ed alla creazione di siti di rilevante interesse storico e culturale. Il riferimento è ai Nuovi Uffizi di Firenze ed al Museo nazionale dell'Ebraismo italiano e della Shoah. Ci sembra che questi finanziamenti vengano strumentalizzati per scopi prettamente propagandistici, in quanto centinaia di migliaia di realtà più piccole, ma non meno importanti dal punto di vista artistico, avrebbero bisogno di una maggiore valorizzazione, che manca completamente: ignorati e dimenticati da tempo, essi versano in grave stato di deterioramento e pagano le conseguenze della completa indifferenza e di scelte politiche insensate o dettate dalla convenienza personale.
  Il problema principale, quindi, non è costituito dai finanziamenti ma dalla loro entità, poiché sarebbe il caso di distribuire diversamente le già scarse risorse. Non siamo contrari a finanziare i Nuovi Uffizi e il Museo nazionale dell'Ebraismo italiano e della Shoah, ma riteniamo che questi poli abbiano già ricevuto cospicui finanziamenti, soprattutto perché leggi speciali attribuiscono loro finanziamenti strutturali sui quali possono contare anno per anno. Che protezione è stata prevista per la Valle dei templi di Agrigento ? Che misure avete previsto per la riqualificazione dei siti storici minori, ma non per questo di minore importanza culturale ?
  È apprezzabile l'intenzione del Governo di prendere in considerazione la situazione delle fondazioni lirico-sinfoniche, ma non condividiamo assolutamente le linee di intervento adottate nel decreto-legge, poiché le misure previste non sono assolutamente in grado di risanare la grave situazione debitoria in cui versano. Il decreto-legge, infatti, prevede un profondo piano di risanamento, eccessivamente rigido, che pare non lasci comunque scampo alle fondazioni in grave crisi. È necessario tenere presente che le fondazioni lirico-sinfoniche, per la loro peculiarità, non possono raggiungere un pareggio di bilancio, e pertanto sono estremamente sfavorite da questa previsione legislativa e sembrano tutte destinate alla liquidazione amministrativa coatta.
  Sottolineo un aspetto davvero fondamentale: il debito delle fondazioni liriche non è dovuto all'eccessiva spesa per i dipendenti, o alla pessima qualità delle opere presentate; anche perché dell'ultimo rapporto SIAE emerge che la lirica è un settore in crescita, forse l'unico, sia per qualità sia per pubblico. Il debito e la situazione in cui si trovano gli enti lirici oggi è la diretta conseguenza della pessima gestione amministrativa delle fondazioni stesse !
  Le posizioni apicali delle fondazioni sono assegnate sulla base di nomine politiche. Ai vertici delle fondazioni ci sono amici di soliti noti, ed ora le conseguenze della pessima gestione ricadono quasi
esclusivamente sui dipendenti, che già ridotti all'osso, subiscono un ulteriore taglio del 50 per cento. È questo il caso che si è verificato a Firenze con il Maggio, dove uno dei sindaci più assenteisti d'Italia ha nominato una sua protetta che ha gestito la fondazione in modo sconsiderato, provocando un disastro nel bilancio dell'ente.
  Un decreto d'urgenza non può e non deve sistemare un sistema malato che andrebbe cancellato e riscritto partendo dalle fondamenta, con una legge d'iniziativa parlamentare. Risulta chiara una mancanza di visione in grado di portare ad una riforma sostanziale delle fondazioni lirico-sinfoniche, che, nella condizione in cui versano adesso, non sono in grado di effettuare piani a lungo termine, fondamentali in queste attività, né di aprirsi ad innovazioni, sia in termini di eventi proposti che di servizi offerti.
  Ma, anche qui, si preferisce tamponare piuttosto che riformare il sistema. Affrontiamo in modo concreto i problemi che stanno attraversando ormai da anni le fondazioni liriche di Genova, Firenze e Cagliari. La disposizione che prevede l'applicazione delle norme del pubblico impiego ai dipendenti delle fondazioni è valida, ma da valutare per un motivo semplicissimo: occorre una decisione politica importante sulla condizione giuridica degli enti: o sono pubblici o sono privati. È positivo, invece, l'assoggettamento alle norme del codice dei contratti.
  È necessario affrontare il problema dalla radice, poiché genera confusione la commistione tra pubblico e privato nella gestione delle fondazioni lirico-sinfoniche. Le fondazioni sono rimaste a metà tra il pubblico ed il privato per via di una riforma errata e mai completata da parte dell'allora Ministro Veltroni. Queste sono state trasformate da enti pubblici a fondazioni di diritto privato, finanziati in quota parte dal FUS. Ciò non è stato, però, accompagnato dalle corrette forme di agevolazioni per l'ingresso dei privati negli enti lirici, tipo il tax-shelter, che imperversano in condizioni economiche devastanti, dovute al necessario rifinanziamento del personale ed allo scarso apporto dei privati, unitamente ai continui tagli al FUS.
  Il piano di risanamento è quindi oltre modo rigido e non può in alcun modo aiutare le fondazioni a risollevarsi dalla crisi, soprattutto perché introduce il principio del pareggio di bilancio da raggiungere in tre anni. È sicuramente positivo, però, che finalmente si giunga ad una produzione su base triennale, ma, al contempo, ci si domanda se non sia eccessivo prevedere che un'attività come questa sia in pareggio di bilancio, anche perché, essendo fondazioni private, non concorrono al debito pubblico.
  Il ricorso ad entrate di indebitamento è concesso solo nell'accesso ad un fondo di rotazione del MIBAC pari a 75 milioni. Briciole, visto che i teatri interessati al piano di risanamento sono, a detta del Ministro Bray, almeno 6 su 15. Non si capisce, ancora una volta, la nomina di un commissario governativo che abbia ampi poteri di incidere sui piani di risanamento a lui proposti.
  Come al solito, viene scelta una modalità errata a monte per salvare il sistema delle fondazioni liriche, che invece richiede una visione più ampia ed a lunghissimo termine, iniziando una seria riforma di governance, di contribuzione privata e di programmazione delle stagioni. Le colpe della politica, in questo disastro economico, sono abnormi e non possono affatto ricadere sulle spalle dei lavoratori di qualità del settore, tanto meno sulle spalle del settore culturale.
  Nonostante le tante criticità espresse, apprezziamo l'accoglimento delle nostre proposte in tema di produzioni cinematografiche e musicali. Con le semplificazioni previste dall'articolo 6 in materia di programmazione di musica dal vivo, le procedure per l'organizzazione e la gestione degli eventi risulteranno più snelle, come già sperimentato dalla legislazione anglosassone, e ciò produrrà enormi benefici sia in termini di diffusione della produzione musicale che in termini di fruizione della musica.

  Produrranno gli stessi benefici effetti anche le agevolazioni disposte dal tax credit sulle produzioni musicali, la stabilizzazione degli sgravi fiscali in tema di produzione cinematografica ed il sistema di contribuzione pubblica allo spettacolo dal vivo e al cinema. Apprezziamo particolarmente che sia stata adeguatamente considerata la nostra proposta emendativa, profondamente innovativa, che fornisce un aiuto concreto a tutti i giovani artisti o aspiranti tali che presentino progetti meritevoli. In assenza di questa contribuzione pubblica, molto probabilmente, questi artisti non avrebbero alcuna possibilità di manifestare il loro talento.
  Concludo dicendo che parlare di cultura significa per noi riconoscere e ritrovare le nostre radici e la nostra identità, ma vuole dire anche crescita in termini di prosperità del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SIMONA BONAFÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, bisogna andare indietro negli anni per recuperare un provvedimento interamente dedicato alla cultura e questo mi pare già di per sé un bel segnale di attenzione, peraltro in coerenza con quanto riportato dal Presidente Letta il giorno della fiducia alle Camere, quando promise che la cultura e la formazione sarebbero stati due asset strategici fondamentali su cui rilanciare lo sviluppo, anche economico, del nostro Paese.
  Con altrettanta chiarezza, egli disse che, dopo i drastici tagli lineari degli ultimi Governi, non avrebbe ulteriormente ridotto i finanziamenti pubblici alla cultura. Oggi, quindi, finalmente, possiamo dire che si torna ad investire. L'obiettivo tendenziale di medio periodo, già a partire dalla prossima legge di stabilità, non arrivo a dire che dovrebbe essere quello dell'1 per cento del PIL fissato anni fa da François Mitterrand e Jack Lang per la cultura francese, ma, quanto meno, questo sì, avvicinare la spesa dello Stato italiano ai livelli medi europei, perché non è pensabile che sia proprio l'Italia a detenere il primato del Paese in Europa che investe meno in cultura.
  Sacrificata infatti spesso sull'altare della riduzione del debito pubblico, la cultura dimostra non solo di poter sfamare il Paese ma di far mangiare già oggi quasi un quinto degli occupati italiani, contrariamente a quanto sostenuto da un ex illustre Ministro del passato Governo Berlusconi.
  E allargando lo sguardo alle imprese che producono cultura in senso stretto, ovvero industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico-artistico e architettonico, performing arts e arti visive, quindi allargando lo sguardo a tutta la filiera della cultura, ossia i settori attivati dalla cultura, il valore aggiunto prodotto – dati Unioncamere/Symbola 2012 – schizza al 15 per cento del totale dell'economia nazionale e impiega ben 4 milioni e mezzo di persone, equivalenti al 18 per cento degli occupati a livello nazionale. Insomma, questi dati per dire che questa è la risposta a chi sostiene che la cultura non produce PIL, la cultura è una delle vie italiane per combattere la crisi.
  Il grande storico dell'economia Fernand Braudel fa risalire al Rinascimento l'emergenza di un modello italiano fatto di arte, di cultura, di bellezza e di spirito di iniziativa che serve a trasformare il nostro patrimonio in un formidabile strumento di crescita, civile ed economica, una cultura sostenibile che è alla base della nostra identità e, appunto, del nostro sviluppo.
  Giusto allora partire, come ha fatto il Governo, dal valore cultura, il valore aggiunto cultura. È questo il senso dell'investimento sui 500 giovani per il 2014 che, con tirocini temporanei di 12 mesi andranno ad inventariare, catalogare e digitalizzare, così come chiesto dagli impegni assunti dal nostro Paese nell'ambito dell'Agenda digitale europea, il nostro patrimonio culturale. Un'opportunità di lavoro – seppure occasionale, va detto – per laureati disoccupati a cui si offre una formazione innovativa che andrà a fare curriculum e al tempo stesso un'azione di promozione e valorizzazione delle nostre ricchezze culturali. Bene anche la promozione e la tutela delle botteghe artigianali tradizionali delle città, che vuol dire riconoscere che l'artigianato non è solo economia, know how che ci rende riconoscibili in tutto il mondo, ma è anche espressione dell'identità culturale collettiva, proprio come stabilito dalle convenzioni UNESCO.
  Abbiamo apprezzato anche l'attenzione dedicata dal provvedimento all'imprenditoria culturale giovanile, attraverso la destinazione a canoni agevolati di beni immobili di proprietà dello Stato, tra cui principalmente caserme dismesse, in cui gli artisti potranno esprimersi creativamente e ricercare nuove forme di espressione, come accade peraltro già oggi negli altri Paesi europei. Troppo spesso infatti il nostro patrimonio viene identificato con ciò che viene dal passato, ma c’è un futuro sul quale investire.
  E come non riconoscere l'importanza di tutto il sistema di incentivi fiscali all'industria cinematografica, fiction e audiovisivi compresi, per il rilancio di un settore che ha fatto conoscere l'Italia del mondo. Il provvedimento contiene inoltre misure per risanare i debiti delle fondazioni lirico-sinfoniche con l'approccio che mi pare il più corretto e realistico possibile; giusto infatti reperire risorse per evitare il fallimento e quindi la dispersione di competenze importanti e la tradizione del bel canto, ma anche e soprattutto – come, va detto, più volte sollecitato dal sindaco di Firenze che, ricordo al collega 5 Stelle, protegge i propri teatri e non le persone – è evidente che dobbiamo andare ad aggredire quelli che sono i problemi strutturali, attraverso piani di risanamento e di nuove governance che partano dalla razionalizzazione dei costi di gestione, in primis – dobbiamo avere il coraggio di dirlo – quelli del personale.
  Altro settore su cui occorre mettere da subito pesantemente le mani è lo spettacolo dal vivo. Il rilancio della centralità dello spettacolo dal vivo, di tutto lo spettacolo, cuore pulsante del nostro sistema culturale ed economico – pensiamo a quante professionalità ci sono – passa non solo attraverso il reperimento di risorse aggiuntive del FUS, ma anche attraverso una riforma strutturale da avviare il prima possibile, tesa a semplificare, in un unico testo magari, la miriade di norme, di pratiche burocratiche e di pastoie che rendono difficile agli operatori lavorare nel settore e rallentano la produzione. Con questo provvedimento viene data una prima risposta in termini di semplificazione delle procedure per l'autorizzazione, ma dobbiamo andare avanti.
  Infine, non possiamo non dire che il modello di gestione dei beni e delle attività culturali che si è utilizzato in Italia fino ad oggi, che ha visto una totale e quasi esclusiva centralità dello Stato nella veste di conservatore, valorizzatore, gestore e promotore, non è più perseguibile. Occorre favorire con determinazione e fino in fondo il partenariato pubblico-privato a partire dal superamento del tabù che la cultura si deve alimentare solo di finanziamenti pubblici. Con questo provvedimento rendiamo possibili – e senza oneri per i privati – le donazioni fino a 10 mila euro, ma anche qui dobbiamo fare molto di più.
  Concludendo, questo provvedimento affronta con coraggio molte questioni che da troppo tempo aspettano risposte. Molto resta ancora da fare, ma solo se sapremo invertire una tendenza che troppo spesso non ha riconosciuto alla cultura il valore che le compete, potremo ridare un futuro al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  GEA SCHIRÒ PLANETA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, dopo anni di carestia finanziaria e politica imperdonabile in Italia, questo provvedimento, e la rapidità con cui è stato prodotto, sono un atto di conciliazione della nazione con la sua memoria. Già per questo motivo il parere del gruppo Scelta Civica è positivo, sia in merito all'impianto del decreto-legge nel suo insieme, sia in relazione a tutte quelle misure volte ad una parziale riorganizzazione strutturale e a un rifinanziamento di enti e istituzioni.
  Tuttavia, signor Ministro, non possiamo condividere, anche se forse comprendere vista la situazione attuale italiana, la limitatezza dei fondi stanziati e soprattutto la scelta politica di ricorrere ad un ulteriore aggravio delle imposte indirette, il cui effetto sui consumi è – questo sì – scontato e prevedibile. Nella nostra visione, la cultura, la storia, la memoria sono – dovrebbero essere – anche e soprattutto un dovere della politica verso la collettività nel suo complesso e la investe di responsabilità politiche ineludibili, appunto: lo Stato, nell'esercizio della sua funzione pubblica di tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale e artistico, e la società civile, nell'offerta di una partecipazione anche privata all'assolvimento dei medesimi compiti.
  Il provvedimento è composto da 16 articoli più gli articoli aggiuntivi, che intervengono complessivamente nell'ambito dei beni, delle attività culturali e dello spettacolo, con un insieme di misure che sono riconducibili essenzialmente a tre grandi aree relative ai grandi progetti, al cinema e allo spettacolo e agli interventi e stanziamenti vari per il rilancio di diversi enti e istituzioni culturali.
  Rilevante è lo sforzo nel rispondere alle richieste, anche a livello internazionale, di una maggiore tutela e del rilancio del sito archeologico di Pompei e degli altri luoghi della cultura in Campania.
  Il lungo esame compiuto in prima lettura al Senato ha inoltre permesso l'approvazione di ulteriori misure di spesa rispetto al testo iniziale, che hanno trovato idonea copertura nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, ciò a significare quanto il tema della valorizzazione della cultura nel nostro Paese come fattore di crescita dell'economia sia rilevante e preso in considerazione non solo con buoni propositi, ma con concreti interventi in specifici ambiti del settore culturale che attualmente versano in seria difficoltà. Per il «Grande Progetto Pompei» si è scelto di accentrare il potere decisionale in un unico comitato, a garanzia di una maggiore efficacia nella gestione e nel risanamento di un sito malato e costretto dalla storia in un contesto molto difficile. Positiva a nostro parere è l'istituzione della Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia.
  A questo proposito, con riferimento alla valorizzazione del patrimonio archeologico, è auspicabile un maggiore impegno del Ministero per i beni culturali per l'attuazione dei progetti della programmazione POIN (nella quale la regione Sicilia è legata alla regione Campania nella misura che prevede lo sviluppo delle aree del Sud Europa), che intercetti poli e grandi attrattori museali significativi nei territori della Sicilia orientale e centromeridionale, secondo itinerari di fruizione e assi di sviluppo incentrati intorno alle tematiche della Sicilia greca, alle città e paesaggi del barocco, ai siti UNESCO della Val di Noto, fino ai luoghi sicani ed elimi coincidenti con le principali aree archeologiche della provincia di Palermo, tenuto conto che fanno parte della stessa unità strutturale: Sicilia e Campania sono legate appunto dal progetto POIN.
  All'articolo 2, il programma «500 giovani per la cultura» è un segnale politico incoraggiante, come è già stato ricordato dai colleghi, nel felice quanto, finora, inusuale per il nostro Paese, collegamento della formazione qualificata con una pratica di tirocinio specialistico concreta e immediata. A questo proposito domando fermamente al Ministro di farsi carico di un progetto che ci dia una visione e dia aiuto ai tanti imprenditori per investire nel turismo culturale, come sincretismo di politiche economiche e di investimento, infrastrutturali, educative e, ultime solo perché sintesi e contenitore degli interventi richiesti, di politica culturale. Passando oltre, è ugualmente condivisibile l'articolo 3, che disciplina opportunamente le regole di apertura al pubblico degli istituti e dei luoghi della cultura. È condivisibile il principio che risponde a una idea necessaria e moderna di fruizione libera della cultura nelle sue varie forme.

  Ma forse la massima efficacia deriverebbe dall'assegnazione degli introiti derivanti dalla vendita dei biglietti direttamente ai singoli istituti, tenuto conto che i nostri biglietti sono tra i più bassi in Europa. Questo sarebbe un modo semplice per applicare concretamente il principio di autonomia responsabile sperimentato con successo in altri contesti.
  Desta particolare attenzione l'articolo 3-bis, introdotto al Senato, che disciplina la spesa stanziata per il Forum Unesco che si terrà a Firenze nel 2014. Tale norma sta a sottolineare una più ampia visione del patrimonio culturale quale espressione dell'identità collettiva e non solo individuale.
  Il decreto-legge in esame, infine, presta meritoria attenzione, come ho detto ricordandone i capi, anche alla produzione di arte contemporanea, allo spettacolo dal vivo, a tutte quelle forme di attività culturale che hanno reso famosa l'Italia nel mondo, in primo luogo i teatri d'opera.
  Su questo punto specifico si assegnano, forse con più determinazione che in altri ambiti, risorse importanti; tuttavia, le misure di riordino che si affiancano al rifinanziamento, cioè l'obbligo di redigere un piano di rientro dal debito e di rinegoziare il debito stesso e la riorganizzazione complessiva, anch'essa obbligatoria, della gestione degli organici, sembrano ancora dettate da condizioni emergenziali.
  La visione che ispira questo decreto è rispettosa dei bisogni e dell'immaginario culturale, primario ed evoluto dell'individuo e del cittadino, che è, e deve restare, il primo beneficiario del patrimonio culturale.
  Nel decreto-legge n. 91 troviamo per la prima volta una valorizzazione dei beni materiali e immateriali come ugualmente condivisibili e parte della stessa memoria collettiva, così come dello stesso progetto di identità nazionale.
  Siamo grati al Ministro per avere posto nello stesso articolo, il 5, l'avanzamento dei lavori dei Nuovi Uffizi con la realizzazione della nuova sede del Museo Nazionale della Shoah: onorare il passato della nostra nazione e il passato prossimo con la passione e la dignità che competono loro come radici comuni della medesima identità nazionale. È la stessa visione che ha generato in sede europea il principio d'eccezione culturale e su cui si fonderà, da quest'anno, la rielaborazione delle regole di scambio fra l'Unione europea e il resto del mondo.
  Vorrei però sottolineare un aspetto che ci lascia perplessi. Si è discusso e si sta discutendo il tema della copertura finanziaria del decreto cultura; anzi, dei decreti, poiché non dimentichiamo che tra poco arriverà in Aula il decreto-legge n. 104 che usa, in modo vessatorio, le stesse coperture generando complicazioni che sono l'opposto della semplificazione auspicata in tutte le sedi istituzionali ed europee.
  Questo è un aspetto fondamentale, non solo sotto il profilo quantitativo. La fonte primaria del finanziamento di questo provvedimento è a oggi rappresentata da un aggravio di tasse e accise su consumi e dallo storno di fondi destinati alle imprese. Si può fare meglio se alla volontà politica di investire in cultura si saprà unire il coraggio politico di trovare risorse qualitativamente accettabili, magari aggiuntive, magari non penalizzanti per quegli stessi cittadini che oggi, mi auguro, gioiranno con noi all'atto di approvazione di questo provvedimento.
  Mi permetto di chiedere uno studio più approfondito delle aliquote che potrebbero essere rimodulate virtuosamente.
  Avviandomi a concludere, credo, cari colleghi e Ministro Bray, stiamo approvando il primo provvedimento d'urgenza, dopo molti anni, dedicato interamente ai beni culturali. Questo testimonia la sensibilità delle istituzioni, di questo Governo e dei componenti di questa maggioranza governativa per questo tema rilevante, anzi fondante, per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  MARCO DI LELLO. Signora Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, io credo che oggi sia un bel giorno per quest'Aula e per l'Italia. La cultura torna ad avere valore e sulla cultura si costruisce uno dei pilastri per provare a rilanciare il Paese. Si torna ad investire e già questa è una straordinaria e positiva novità.
  Negli anni della crisi economica quasi tutti i Paesi europei avevano mantenuto o aumentato gli stanziamenti per sapere e cultura. Quasi tutti, tranne l'Italia. Siamo oggi al ventunesimo posto in Europa per spese in cultura, investiamo la metà, in termini percentuali, della media europea. Oggi c’è finalmente una prima positiva inversione di tendenza: Pompei torna ad essere priorità nazionale, ci sono anche Ercolano ed Oplonti. C’è un tentativo apprezzabile di visione unitaria e di riqualificazione urbana. Mancano però ancora, signor Ministro, strumenti efficaci: c’è un direttore generale, ma non se ne conoscono i poteri; c’è un comitato di gestione, ma non si capisce per far che. Il problema a Pompei e al suo comprensorio – consenta di dirlo a chi ha passato molti anni a difendere quel patrimonio culturale – è fatto anche e tanto da guide abusive che si contendono i turisti, è fatto anche da parcheggiatori abusivi o da parcheggi abusivi, da strutture ricettive non sempre all'altezza, da personale sottostimato, troppo spesso non qualificato. Pompei muore di mordi e fuggi. E come Pompei anche Caserta soffre di mali molto analoghi. Sono siti che nello scorso decennio hanno investito parecchie decine di milioni di euro di fondi europei, oltre cento milioni. Finché non avremo il coraggio e la forza di affrontare il tema della governance, io temo che rischieremo di continuare a rendere inefficaci tutte le risorse spese in questa direzione.
  È un tema, quello delle nuove forme di gestione – lo ricordava prima di me anche la deputata Bonafè – che da troppi anni si evita di affrontare. Per la reggia di Caserta si prevedeva una sperimentazione gestionale che è in un accordo di programma del 2001, firmato molti Ministri per i beni culturali fa – era una Ministra all'epoca. Dopo due lustri e mezzo siamo ancora fermi lì, alle enunciazioni di principio. Un'occasione persa, non per questo una battaglia persa, perché per tanti siti minori questa di una sperimentazione gestionale e dell'allargamento ai privati può essere addirittura una battaglia di sopravvivenza.
  Nel decreto si affronta il deficit delle fondazioni di lirica sinfonica: giusto cercare nuovi standard di gestione, ma può lo Stato – e quindi il Governo – fingere di non vedere che i continui tagli al flusso sono tra le principali cause del deficit ? Ed è giusto far ricadere la responsabilità sui lavoratori, con tagli al personale e tagli agli emolumenti ? I lavoratori del San Carlo hanno sbagliato, io credo, a scendere in sciopero e a far saltare la prima sabato scorso, ma i lavoratori del San Carlo, con i tagli di questo decreto, diverranno i principali contribuenti della fondazione San Carlo. Daranno più del comune e della provincia: almeno diamo loro un posto in consiglio di amministrazione.
  Anche per questo annuncio la presentazione di un ordine del giorno che renda più sopportabili i sacrifici richiesti. Spiace che questo ramo del Parlamento non abbia avuto il tempo necessario per affrontare e anche magari migliorare ulteriormente questo decreto. Mi appello a lei, signora Presidente, cui rinnovo la stima per come difende le prerogative della Camera, perché questo non avvenga più, perché non può arrivarci un decreto dal Senato a sette giorni dalla scadenza. Cinquecento giovani potranno fare, grazie a questo decreto, un'importante tirocinio: un'occasione per loro, cui noi, tutti quanti noi, dovremmo dare un futuro e dunque continuare ad investire nella cultura, renderla centrale nell'azione di Governo, utilizzare nuovi modelli gestionali. Io credo che questi rappresentino il modo migliore per garantire un futuro lavorativo a questi 500 ragazze e ragazzi che avranno oggi un'opportunità, per evitare di farne 500 precari. Non mancano dunque spunti positivi, ma dobbiamo insieme condividere l'ambizione di andare oltre, di risolvere i tanti nodi ancora innanzi a noi in questo campo. Allora dunque un primo passo, ma
senz'altro un passo positivo e per questo preannuncio sin da adesso, onorevole Ministro, come i deputati e la deputata socialista voteranno favorevolmente a questo decreto (Applausi).

  GIANLUCA BUONANNO. Signora Presidente, sempre molto elegante: complimenti, signora Presidente. Grazie, signor Ministro, di essere qua presente. Magari non lo è più domani, ma comunque oggi è ancora Ministro, quindi le sottopongo una serie di ragionamenti che riguardano appunto il suo settore. Glielo dico non da deputato, come la stragrande maggioranza della gente che c’è qua dentro, glielo dico da amministratore.
  Infatti, la prima cosa che mi sarei aspettato da un Ministro, non solo da lei, ma da chi l'ha fatto anche prima e da chi lo farà pure dopo, è quella di interagire innanzitutto con i sindaci che sono, a mio giudizio, coloro che nel territorio sono le sentinelle. Sono quelli che potrebbero fare molto per questo Paese, ma che non vengono sfruttati se non per fare gli esattori per conto dello Stato. Infatti, il Governo attuale, come hanno fatto tanti altri Governi, e io sono vent'anni che faccio l'amministratore e, quindi, ne ho visti di tutti i colori, chiede ai sindaci dei sacrifici che poi devono essere demandati ovviamente alla gente, ai cittadini, e si impongono delle cose ai sindaci e non si danno più i soldi. E la cosa più ridicola che ho visto ultimamente è che questo Governo, dove lei fa anche il Ministro, riesce a fare e a dare la disponibilità ai comuni di predisporre il bilancio di previsione del 2013 entro il novembre del 2013. Complimenti.
  In altre parole, noi sindaci – io in questo caso adesso faccio il prosindaco perché la legge mi vieta di fare ancora il sindaco, anche se la gente mi avrebbe votato come mi ha sempre votato – non sappiamo oggi quanti soldi ci arriveranno e non sappiamo niente di quello che è il bilancio di un comune. Sto parlando degli 8.103 comuni italiani, non sto parlando del mio in particolare, anche se io faccio il prosindaco da una parte e il vicesindaco dall'altra perché mi diverte e sto a fare palestra e mi piace stare in mezzo alla gente. Il problema vero è che facendo così non si ricava nulla e se un Governo che dice di fare e di progettare il futuro fa in modo che a novembre uno fa il bilancio di previsione quando l'anno finisce a dicembre, è detto tutto di questo Paese da «repubblica delle banane», perché dovrebbe essere che il bilancio di previsione si dovrebbe fare al massimo a gennaio o a febbraio dell'anno, non a novembre, senza sapere nulla.
  Mi scusi, signor Presidente, poi vado proprio nello specifico. Signor Ministro, gli amministratori di tutta Italia vedono, ad esempio con la Tares, che è un'altra cosa e, cioè, la nuova tassa sui rifiuti, che i cittadini pagheranno delle stangate mica da ridere, soprattutto le famiglie più numerose. E questo è un altro dato per dire che il Governo pensa alle famiglie numerose, e meno male che ci pensa. Il Governo predispone dei coefficienti nella tabella dove pagheranno tutti di più, commercianti, famiglie e via dicendo, e chi pagherà di meno ? Le banche. Siete riusciti a fare in modo che le banche, con un coefficiente più basso, riescano a pagare l'immondizia meno rispetto agli anni precedenti, mentre tutti gli altri pagheranno di più. Ma come si fa a ragionare in questa maniera ? Poi si dice che non ci sono i soldi. Questa certamente è una piccola cosa, ma invece di tassare di più nella Tares, che poi vanno tutti i soldi a Roma perché una parte di quei soldi dell'immondizia avete inventato di mandarla a Roma, non si poteva far pagare di più le banche ? Non si può fare in modo che invece che alle banche, che sono state uno di quelli che hanno mandato allo sfacelo questo Paese, basta vedere cosa è successo con il Monte dei Paschi di Siena, si dia un aiuto concreto, ad esempio, nell'ambito della cultura ? Ma questo Paese se ha una ricchezza più di tutte le altre, signor Ministro, qual è ? È il turismo e la cultura. E noi, che abbiamo questo petrolio che ci invidia tutto il mondo, non siamo capaci di sfruttare né il turismo né la cultura.
  Cito alcuni dati. Noi, nel nostro Paese, dalla Valle d'Aosta fino a Lampedusa, siamo capaci di incassare circa 100 milioni di euro con tutto quello che abbiamo. Il Louvre, solo il Louvre, incassa molto di più di tutti i musei d'Italia. Ma ci rendiamo conto di come siamo aggiustati ? Ci rendiamo conto di quello che questo Paese non è capace di fare ? Poi guardiamo i dati delle persone che vanno nei musei o nei siti. Signor Presidente, non sto inventando storie, sto dicendo dei numeri veri, che riguardano magari anche lei che si impegna tanto nel sociale. Allora, ci sono 16 milioni di persone che vanno nei musei o nei siti e pagano. Ce ne sono 20 milioni, di persone che non pagano. Questo è il Paese dove più gente non paga di quelli che pagano. Mi dovete spiegare perché 20 milioni di persone non pagano e ce ne sono solo 16 milioni che pagano. Chi sono questi 20 milioni di persone ? Perché si devono sempre dare entrate gratuite ? Qual è il motivo ?
  Se tutti pagassero, probabilmente alcuni discorsi che vengono fatti oggi in quest'Aula non ci sarebbero. Mi rendo conto che magari è giusto non far pagare talune categorie, ma è possibile che 20 milioni non pagano e, al contrario, soltanto 16 milioni pagano ? Mi sembra un'assurdità e questi sono dati: non me li invento io.
  Poi, come sempre nel nostro Paese, uno dice: facciamo un museo che è importante. Benissimo: nel 2003 si era pensato di fare – ho sentito prima un intervento – il museo per l'ebraismo italiano e la Shoah. Sono partiti con 15 milioni nel 2003, poi riconfermati nel 2007. Adesso sono diventati 40, e ne servono altri 30. Ma come mai ogni volta che questo Paese deve fare qualcosa accade che il costo x diventa y e poi diventa anche z ? Perché non siamo capaci di partire con una cifra e di fare questa cosa e poi era anche discutibile che questo museo fosse così determinante per il nostro Paese e se dovessimo poi spendere ulteriori soldi per fare questo museo o se, magari, era più importante – questo è il mio giudizio personale – che questi soldi andassero a tutti quei musei che abbiamo in giro per il Paese, a tutte le ricchezze che abbiamo in giro per il Paese che invece non ricevono un centesimo – un centesimo ! – nulla.
  Come vi dicevo prima, facendo l'amministratore da vent'anni, ho visto una serie di situazioni. La mia città si chiama Varallo Sesia e ha il sacro monte più importante del mondo. Non so se lei lo conosce. Se lei è Ministro, mi auguro di sì. Il Sacro Monte di Varallo è il più importante del mondo, patrimonio dell'UNESCO. Sa quanti soldi mi ha dato lo Stato per fare cose ? Se mi guarda glielo faccio vedere io bene (tra l'altro, il Sacro Monte è di proprietà del comune, neanche della curia): mi ha dato zero. Gli unici soldi che sono riuscito a trovare è perché sono andato con il cappello in mano a fare quello che altri... Ho visto anche che il sindaco di Firenze, va con il cappello in mano: solo che lui ha il cappello grosso e prende anche otto milioni di euro per gli Uffizi e poi dopo, per il resto di Italia, ce ne sono solo altri otto. Cioè Firenze ne ha otto e tutto il resto di Italia ne ha altri otto. È fortunato: si vede che ha un cappello fortunato.
  Se il Sacro Monte di Varallo, che è il più importante del mondo, non riesce a fare quello che serve – ho dovuto restaurare il campanile facendo un mutuo, come comune, perché di proprietà della città di Varallo, e nessuno mi ha dato una mano sennò crollava il campanile – come facciamo noi a mantenere un patrimonio del genere ? Vittorio Sgarbi, che conoscete tutti, indica come il Sacro Monte di Varallo e la città di Varallo siano uno dei dieci posti più belli d'Italia: peccato che sia sconosciuto ai tanti, perché non ha ovviamente la grandezza di Roma, di Firenze e di Venezia, ma è una bellissima città, così come tutta la Val Sesia. Sembra uno spot pubblicitario ma in realtà quello che dico è vero, e lo penso. Se lei verrà un giorno, signor Ministro, se sarà ancora Ministro, sono contento anche di ospitarla, perché nei suoi confronti ho stima, non ho assolutamente
niente contro di lei e mi è piaciuto quello che ha fatto questa estate, perché quello che fa lei, nel mio piccolo, lo faccio anch'io. Lei, quando è andato alla Reggia di Caserta, mi ha divertito, mi ha entusiasmato perché finalmente c’è un Ministro che va a vedere come stanno le cose anzitutto senza avvertire nessuno. Infatti, quando avverte qualcuno, si mettono tutti in riga, ripuliti, verniciati, sistemati e poi, come diceva mia nonna... solo che adesso devo usare termini più eleganti altrimenti il Presidente mi sgrida: «sopra sopra liscio liscio, sotto sotto....». La rima fa...posso dirla ?

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, io voglio brevemente intervenire per due motivi: uno, per denunciare per l'ennesima volta l'abuso che i Governi fanno dei decreti-legge.
  In secondo luogo, intervengo per rispondere qui, nella sede più opportuna a nostro avviso, a dire il vero l'unico luogo deputato ad ospitare il dibattito politico, alle menzogne dette dal Presidente del Consiglio in diretta televisiva.
  Ma andiamo per ordine, partiamo da una definizione. Dicesi decreto legge un atto normativo di carattere provvisorio avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità ed urgenza. Allora, io vorrei capire una cosa: è possibile considerare caso straordinario di necessità ed urgenza il sito archeologico di Pompei, un sito che ha una storia millenaria con dei problemi prevedibilissimi, logici, per una città disabitata che ha subito ciò che ha subito, cioè bombardamenti, terremoti eccetera ? È chiaro a tutti che si tratta di un patrimonio da tutelare, ma proprio perché lo sappiamo tutti, perché non facciamo una legge ? Perché questo Parlamento deve subire periodicamente e sempre più di frequente l'umiliazione di dover diventare un mero organo di ratifica ? Perché non si discute mai una legge di iniziativa parlamentare che con il suo normale iter darebbe a tutti la possibilità di esprimere la propria posizione con calma, senza l'ansia della scadenza dei sessanta giorni ? Sessanta, non novanta, ex Ministro dell'istruzione di Gelmini.
  Abbiamo dovuto ricevere dal Senato questo provvedimento senza poterlo modificare, con buona pace del nostro ruolo di parlamentari e della separazione dei poteri tra esecutivo e legislativo, che a nostro avviso rappresenta un pericolo grave per la democrazia.
  Nel tempo che mi rimane voglio rivolgermi direttamente ai cittadini, a cui è stato rivolto un grave torto. Andare in televisione a mentire spudoratamente agli italiani dovrebbe costituire reato per un Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Presidente Letta ha affermato che il PD è l'unico partito ad avere sempre voluto il ritorno al Mattarellum, eppure c'era anche lui il giorno in cui SEL, MoVimento 5 Stelle e Giachetti votarono a favore dell'abrogazione del Porcellum proposta dal suo stesso partito, bocciata dal suo stesso partito e da lui in persona, che votò contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Poi Letta ha continuato a mentire vantandosi di aver puntato su istruzione e cultura, di averli messi al centro delle sue intenzioni di Governo. Come ? Quando ? Forse quando il suo Governo bocciava la nostra mozione che voleva il ripristino di 8 miliardi per scuola, università e ricerca ? Sì, forse allora (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Vedi RS)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 13,05)

  Intervengono altresì nella discussione sulle linee generali i deputati GIANCARLO GIORDANO (SEL) (Vedi RS) e ROBERTO RAMPI (PD) (Vedi RS).

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, signor Ministro, penso che in una discussione del genere non si possa che partire dai dati della realtà. I dati della realtà di oggi sono che l'ISTAT registra lo sfondamento del 40 per cento della disoccupazione giovanile nel suo ultimo rapporto; e quando si parla di cultura, quando si parla di provvedimenti come quello che ella ci propone, non si può non tener conto di questa durissima realtà: che non si risolve con slogan e piazzate, ma con una politica seria, che faccia dei passi veri verso la soluzione dei problemi.
  Lo voglio dire con chiarezza: il nostro voto sarà positivo rispetto a questo provvedimento, il voto di Sinistra Ecologia Libertà, ma il giudizio non lo è, può esserlo solo parzialmente. Ne abbiamo dibattuto, già conosce il mio pensiero. La cosa che più risalta di questo provvedimento in questo momento è il tentativo, ammirevole nella condizione data, di colmare i danni fatti negli anni, di colmare i tagli scellerati a settori come la cultura e la scuola, che in questi anni hanno visto molti operatori al lavoro.
  Penso che il provvedimento testimoni un cambio di rotta: di questo va dato atto in particolar modo al Ministro. Penso, però, che il cambio di rotta, l'inversione – come qualcuno l'ha chiamata – sia molto timida: le risorse sono insufficienti. Non c’è – bisogna riconoscerlo – la pretesa di un provvedimento di impianto; c’è la consapevolezza di dover inseguire alcune emergenze, sono state trattate. Le fondazioni lirico-sinfoniche ad esempio, 75 milioni per queste, con le criticità e le complicazioni che sono state testimoniate anche dall'ultimo intervento: perché anche lì c’è un problema da approfondire e vedere se non stiamo solo creando e ripercorrendo la via di una criticità da rincorrere anche l'anno prossimo.
  Lo stesso equilibrio di bilancio lo dovranno osservare le università, tra un po’ le scuole probabilmente: è diventato un dogma, il nuovo ideologismo di una politica che sa fare solo di conto, e che probabilmente non riesce neanche a far quello.
  Ho sempre creduto – e lo voglio ribadire – che su queste materie c’è bisogno di futuro, anche per un Governo che intende impiantare una politica che sia un po’ più in là di un semplice respiro, di un semplice sollievo. Nel decreto-legge ci sono molti interventi che tentano di portare sollievo a criticità importanti: molto si è discusso di Pompei, molto si è dibattuto della formula con cui si tenta di dare una risposta. Mi piace lì l'impianto di utilizzare le risorse europee; mi piacerebbe ancor di più che un Governo come il nostro parlasse di Pompei non tanto agli italiani e all'Italia, ma al mondo, e ne parlasse con il mondo, visto che è Patrimonio dell'Umanità e visto che si trova in una di quelle regioni che sono un patrimonio enorme di questo Stato in sé e per sé, e che sono anche forse le regioni più problematiche.
  Mi piace del decreto-legge l'idea che ci si prenda cura di alcuni siti, l'idea del sollievo di Caserta; mi piace di meno che ci si dimentichi di Paestum, che è un sito importante.
  Mi piace l'idea che si ponga mano a disastrosi tagli e si diano segnali veri di attenzione a quello che dovrebbe essere il nostro «petrolio», quello vero; altro che le trivellazioni che si immaginano ! Il giudizio è parzialmente positivo, il voto lo sarà convintamente, perché, a guardare al combinato disposto dei due decreti, si vede ancora meglio il segno di una politica che ci prova, quanto meno, sia pure nelle insufficienze e nella precarietà che abbiamo sotto i nostri occhi.
  Però vi è un punto critico e di criticità enorme da sollevare. Glielo dico così, signor Ministro, a mo’ di battuta: in questo Paese i vizi, le accise su alcool e tabacchi, sostengono la cultura; in un Paese normale la cultura sosterrebbe le virtù. Ed è ancora paradossale che in questo Paese le questioni come Pompei, come Ercolano, come la Reggia di Caserta e tutti gli altri siti che vengono, in qualche modo, sollevati da una politica che ha dimenticato anche il territorio e le bellezze di cui avrebbe dovuto prendersi cura, vengano vissuti come problemi, e non come risorse.
  Io penso che anche l'approccio gentile, anche il garbo con cui lei ha voluto
affrontare, debbo dire anche in estrema solitudine, la vicenda complessa che ha da gestire e da governare, testimoniano un'attenzione e un cambio di prospettiva. Io glielo dico e le affido il giudizio che noi esprimiamo: è un cambio insufficiente; insufficiente per le risorse, dicevo, e insufficiente per la forza politica che può sostenere lo sforzo che lei ha voluto intraprendere. Probabilmente, è un primo passo. Ci dobbiamo accontentare di questo, aspettando che qualcuno faccia un secondo passo un po’ più deciso ed importante (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

  ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, signori colleghi, signor Ministro, io credo che, quando il Presidente Letta, in quest'Aula, nella dichiarazione di presentazione del suo mandato, ha parlato di cultura e l'ha messa al centro di un progetto politico di valorizzazione che teneva insieme un'idea di sviluppo economico e un'idea di sviluppo civile, perché lo sviluppo, se non è insieme economico e civile, non è sviluppo vero, molti di noi sono rimasti sorpresi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (Vedi RS)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 13,15)

  Interviene inoltre nella discussione sulle linee generali il deputato NICOLA FRATOIANNI (SEL) (Vedi RS).

  NICOLA FRATOIANNI. Signor Presidente, signor Ministro, la discussione che facciamo oggi in quest'Aula e che continueremo nel pomeriggio, la discussione su questo decreto, è la discussione su un pezzo della storia recente e meno recente di questo Paese. È la discussione su un paradosso, un grande paradosso italiano, ed è la discussione su una doppia violenza che la cultura di questo Paese, nelle sue tante accezioni, nelle sue bellezze, negli uomini e nelle donne che la tengono in vita ogni giorno, ha subito in questi anni, per la verità con qualche tratto anche di trasversalità politica che l'ha accompagnata. È la violenza dei tagli, quella che ha fatto di questo settore un settore di risulta, marginale dal punto di vista delle strategie di un Paese che prova, o che dovrebbe provare, a riconquistare una capacità competitiva in Europa e nel mondo.
  È la violenza di una cultura della non cultura, che ha lavorato in profondità – dobbiamo riconoscerlo –, che ha lavorato perché passasse un'egemonia di fondo, quella egemonia sintetizzata mirabilmente nell'espressione che nell'ottobre del 2010 l'allora Ministro Giulio Tremonti pronunciò in questo luogo quando disse: «Con la cultura non si mangia» e poi non contento aggiunse: «Non si vive con la cultura, allora vado alla bouvette e mi faccio un panino con la cultura e comincio dalla Divina Commedia». Quella frase, molto di più di una boutade politica, è lo specchio della storia di questi ultimi anni, della storia di classi dirigenti cieche, incapaci di misurarsi con quel paradosso di cui è fatto un Paese, l'Italia, nel quale ci sono oltre 4.300 musei, oltre 46.000 beni architettonici vincolati, oltre 12.000 biblioteche, 34.000 luoghi di spettacolo, oltre 47 (48 da qualche tempo) siti Unesco.
  L'Italia è il Paese con il più alto numero di siti Unesco tutelati del mondo. Eppure, a fronte di questo dato, di questa ricchezza straordinaria, della quale tutti nel discorso pubblico si riempiono frequentemente la bocca, con un grado di retorica talvolta insopportabile, l'investimento, in termini percentuali sul PIL, che questo Paese fa da anni su questo vasto e strategico settore, è appena dello 0,11 per cento, a fronte di una media europea molto più alta. Solo la Germania – Germania anche qui tante volte indicata come punto di riferimento, come grande locomotiva, capace di trainare la tenuta europea dentro la crisi – investe l'1,35 per cento di un PIL peraltro un po’ più grande del nostro.
  Ecco, noi dovremmo partire da qui. E lo devo dire, signor Ministro, al netto di un decreto che, come il mio collega onorevole Giordano ha avuto modo di dire e come dirà oggi in sede di dichiarazione di voto la collega Costantino, indica dal nostro punto di vista il tentativo di costruire e mettere in campo qualche tratto di controtendenza; al netto di questo tentativo, che noi le riconosciamo perfino personalmente e al netto di un decreto che contiene alcuni elementi indubbiamente positivi: penso alla reintroduzione ed al reintegro del tax credit per il cinema, penso alla sperimentazione del tax credit per la musica, alla sperimentazione sul recupero e riutilizzo di beni immobili per costruire laboratori di sperimentazione artistica. Devo dirle che in alcune di queste misure non faccio fatica a scorgere anche il segno di qualche sperimentazione che in questi anni in qualche parte d'Italia è stata costruita: penso alla Puglia, penso ad un programma come quello per le politiche giovanili, «Bollenti spiriti», che sul terreno del recupero e della riutilizzazione a fini di sostegno dell'impresa culturale e creativa ha prodotto qualche elemento di avanguardia interessante in questo Paese. Al netto di questo ed al netto anche di elementi che invece non ci convincono: penso che sulle fondazioni liriche si è fatto qualche passo, ma che ancora continuiamo a misurare una difficoltà, in particolare quando continuiamo a far pagare il peso di queste difficoltà alle spalle dei lavoratori; penso che sul tema delle borse lavoro continuiamo a ripercorre strade che, pur motivate da buone intenzioni, finiscono per riprodurre, come in un circolo vizioso dal quale non si esce mai, una dimensione di precarietà che anche qui caratterizza il mercato del lavoro dei beni culturali e della cultura italiana molto più del mercato del lavoro analogo in altri Paesi europei. Al netto di tutto questo resta però appunto il senso di un'occasione perduta. Ed anche qui – lo dico con chiarezza e mi avvio veramente a chiudere – è un'occasione perduta probabilmente non da lei, ma da un Governo strutturalmente incapace di dare la risposta dovuta a questo paradosso. Infatti, o la cultura torna ad essere non solo il terreno su cui l'esercizio retorico si spreca, ma la misura di un diverso impianto strategico rispetto alle modalità con cui immaginare l'uscita dalla crisi di un Paese come il nostro, oppure banalmente ogni intervento rischia, per quanto non inutile, per quanto positivo, di tradursi in un segno generale di inefficacia.
  Allora – e concludo su questo – come le avevo anticipato noi, con questi elementi di valutazione, diamo un giudizio comunque positivo sul suo sforzo. Per questo lo sosterremo, anche nonostante questa discussione sia stata ancora una volta mortificata. Adesso io non voglio tirarla lunga con la discussione sulla decretazione d'urgenza: l'ho già fatto, l'abbiamo fatto, come anche oggi colleghi del MoVimento 5 Stelle ci hanno ricordato, lo abbiamo fatto insieme tante volte in quest'Aula.
  Tuttavia, non è possibile che una delle due Camere venga preventivamente messa nella condizione di dover scegliere tra la decadenza di un decreto-legge e l'impossibilità
di intervenire per modificarlo nel merito. Questo è un altro segno di come ancora una volta rischiamo, su un terreno così importante, di privarci della possibilità di un approfondimento e di una possibilità di miglioramento di cui pure avremmo avuto bisogno. Queste sono le cose che io volevo dirle, auspicandomi e auspicando che con la fine di questo grande imbroglio delle larghe intese, la fine che speriamo domani sia sancita dalle Aule di questo Parlamento, la fine definitiva di questo grande imbarazzo, possa aprirsi in queste Aule o attraverso un nuovo passaggio elettorale una stagione capace di fare quei passi che anche la sua buona volontà non ha potuto compiere fino in fondo in questo contesto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara chiusa la discussione sulle linee generali e prende atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
  Rinvia quindi il seguito del dibattito alla parte pomeridiana della seduta.

  PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con votazioni. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Vedi RS)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni. (Vedi RS)

Missioni.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta sono settantatré.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Capezzone, Leone e Sani sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  La seduta, sospesa alle 15,01, è ripresa alle 15,20.

Seguito della discussione dei disegni di legge: S. 888 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012 (approvato dal Senato) (A.C. 1572); S. 889 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013 (approvato dal Senato) (A.C. 1573). (Vedi RS)

Seguito della discussione dei disegni di legge: S. 888 – Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 1572) e S. 889 – Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 1573).

(Esame degli articoli – A.C. 1572) (Vedi RS)

(Esame degli articoli – A.C. 1572)

  Interviene per dichiarazione di voto sull'articolo 1 il deputato ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS).

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per porre l'attenzione, comunque, sul provvedimento che stiamo esaminando, sia pure in una fase difficile per questo Parlamento, per verificare e per dare atto alla Commissione e al relatore del lavoro analitico e puntuale svolto con la collaborazione del Governo, su qual’è lo stato di salute dei conti pubblici nel nostro Paese, rammentando che questo serve per poter programmare, per poter essere presenti in maniera attiva su quei tavoli europei che definiscono anche le politiche di sviluppo dell'Unione europea e, quindi, dei conti pubblici del nostro Paese.
  Riteniamo, Presidente, che dal dibattito di questi giorni non possa che nascere un Governo rafforzato, e il rafforzamento del Governo sta proprio anche nella sua capacità di utilizzare quelle risorse che ci sono – poche e limitate, come sappiamo – per intervenire sui punti critici dell'economia del nostro Paese, in particolare quelli dello sviluppo. Anche il lungo dibattito di queste ore, il lungo dibattito che c’è stato in sede di discussione sulle linee generali, e prima in sede di Commissione, credo abbia aiutato tutto il Parlamento a raggiungere una consapevolezza del fatto che questi temi sono la priorità su cui dobbiamo ragionare ed intervenire.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che è stata chiesta la votazione nominale.

  PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

(Dichiarazioni di voto finale) (Vedi RS)

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1572)

  ANDREA ROMANO (SCpI) (Vedi RS). Dichiara il voto favorevole del suo gruppo sul provvedimento in esame, preannunziando analogo orientamento sul disegno di legge n. 1573.

  ANDREA ROMANO. Signor Presidente, colleghi deputati, i provvedimenti che discutiamo oggi abbondano di dati e tabelle, sia sulla gestione finanziaria del 2012 che sulla previsione di bilancio per il 2013: dati e tabelle che il relatore, l'onorevole Rughetti, ieri ha riassunto in modo chiaro e completo. Ma tra i tanti dati e le numerose tabelle che troviamo in questi provvedimenti, non poteva esserci la notizia più importante, ovvero quella che abbiamo appreso oggi dall'ISTAT, e che ci racconta di un Paese nel quale la disoccupazione giovanile ha superato ormai il 40 per cento: un livello pari a quello raggiunto nel 1977, nel momento più nero della nostra storia repubblicana, un momento nel quale l'Italia si trovò concretamente a rischio di esclusione dalla comunità internazionale, sulle soglie di un declino economico e sociale che avrebbe potuto condannare l'intero Paese ad una stagione di povertà e di emarginazione.
  Dal 1977 ci separano più di trent'anni..., Presidente...

  STEFANO BORGHESI (LNA) (Vedi RS). Ritiene che i disegni di legge di rendiconto e di assestamento siano emblematici di politiche di bilancio fallimentari del Governo in carica e del precedente Esecutivo.

  STEFANO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi siamo qui ad esaminare il rendiconto dell'anno 2012 e subito dopo esamineremo anche l'assestamento del 2013.
  Diciamo che entrambi questi provvedimenti sono il frutto di politiche da noi non condivise, che nei fatti non hanno tenuto conto dei reali bisogni della nostra gente e che, nei fatti, non sono riusciti a risolvere i problemi che affliggono questo Paese.
  Infatti, il dato proprio di oggi, uno dei più preoccupanti, che vede l'indice di disoccupazione giovanile sforare il tetto del 40 per cento, è sicuramente un indice gravissimo e la dimostrazione che le politiche di bilancio fatte in questi anni non hanno assolutamente dato gli effetti sperati, anzi sono state politiche di bilancio volte ad aumentare la tassazione, volte ad aumentare una pressione fiscale che è tra le più alte d'Europa e che è divenuta oramai insostenibile; sono state tutte politiche di bilancio che – come purtroppo noi avevamo detto e preannunciato con largo anticipo – non hanno dato i risultati tanto annunciati.
  Quindi, questa è la certificazione di dati di bilancio che vanno nella direzione opposta di una crescita. È evidente che nel 2012 vi è stata una riduzione del PIL rispetto al 2011 pari al 2,4 per cento ed è stata una riduzione non solo in termini percentuali, ma anche in termini nominali per circa lo 0,8 per cento.
  Sempre nel 2012, le spese correnti sono aumentate in percentuale sul PIL e c’è stato un significativo incremento della spesa per interessi. Nel contempo, poi, sono aumentate anche le entrate complessive e, di conseguenza, la pressione fiscale nel 2012 si è attestata al 44 per cento, a fronte di un 42,4 dell'anno precedente. Quindi, abbiamo assistito ad ulteriori aumenti di tassazione, ad ulteriori vessazioni che non hanno purtroppo portato dei risultati concreti. Così come si era chiuso il 2012, abbiamo visto che anche i primi mesi del 2013 sono stati largamente al di sotto delle aspettative, infatti, le previsioni iniziali di bilancio sono state fortemente viste al ribasso; abbiamo dei dati ISTAT che confermano una forte decrescita che si attesta attorno al -1,7 per cento del PIL per l'anno in corso. Quindi, vediamo che tutti i principali indici economici sono negativi. Vi è stato un calo dei consumi, vi è stato un calo degli investimenti, vi è stato un calo delle importazioni, vi è stato un calo della domanda interna e addirittura anche le esportazioni hanno subito dei rallentamenti. Quindi, tutti gli indici macroeconomici più importanti, che vediamo qui che riassunti nel rendiconto e nell'assestamento del 2013 sono negativi e sono fortemente al di sotto di quelle che erano le aspettative. Quindi, non possiamo che valutare con estrema serietà e con molta criticità questi due provvedimenti che, di fatto, certificano il fallimento delle politiche del Governo Monti, prima, e del Governo Letta, poi. Quindi, abbiamo visto che, dalle relazioni, vi è stato un netto, nettissimo peggioramento delle stime; in particolare, vediamo che anche l'ISTAT ha rivisto al ribasso tutte le principali componenti della domanda e soprattutto anche le principali componenti relative agli investimenti. Quindi, di conseguenza, noi prendiamo tristemente atto del rendiconto 2012 e di questi risultati che nei primi mesi del 2013 confermano una fase di forte decrescita e una fase di forte recessione della nostra economia. Purtroppo, non vediamo quei timidi segnali tanto annunciati da questo Governo, che vorrebbe farci credere in un'imminente ripresa economica, magari a partire dai primi mesi del 2014. Tutti gli indicatori, che qui sono citati, vanno nella direzione esattamente opposta.
  Quindi, siamo più che mai convinti che, a fronte di politiche che non hanno fatto altro che aumentare la tassazione e, di conseguenza, contrarre i consumi e i principali dati macroeconomici, queste politiche sono state effettivamente sbagliate e hanno prodotto dei risultati fortemente negativi.
  Alla luce di questo, noi ribadiamo che l'unica soluzione per uscire da questa crisi e, quindi, per poter dare delle risposte concrete al mondo del lavoro, al mondo delle imprese, al mondo produttivo, è solo ed esclusivamente una, ossia l'applicazione dei costi e dei fabbisogni standard, che da tanto e troppo tempo stiamo aspettando e che da tanto e troppo tempo ci vengono negati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Quindi, questa è l'unica soluzione per questo Paese, per uscire da una crisi che si fa sempre più pesante giorno dopo giorno.
  Pertanto, fino a quando questo Governo non riuscirà a capire quelle che sono le reali necessità di questo Paese e le reali soluzioni per la risoluzione di questi problemi, riteniamo che non si possa continuare su questa strada, che come vediamo, purtroppo, oggi ha prodotto dei risultati fortemente negativi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  SERGIO BOCCADUTRI (SEL) (Vedi RS). Dichiara il voto contrario del suo gruppo sui disegni di legge di rendiconto e di assestamento.

  SERGIO BOCCADUTRI. Gentile Presidente, Viceministro, colleghe deputati e colleghi deputati, io ovviamente, come gli altri colleghi, intervengo per motivare il nostro voto su questo provvedimento e su quello successivo che, mio malgrado e nostro malgrado, sono in qualche modo connessi nella loro natura non più tanto, appunto, legislativa, ma politica.
  Il Rendiconto del 2012 per noi, appunto, è un giudizio politico sul Governo Monti, sul quale ci siamo più volte espressi e sul quale anche la crisi di oggi dimostra, appunto, che quella «politica dei due tempi» non ha funzionato. L'assestamento di bilancio che avremmo voluto votare è, invece, un giudizio sui primi mesi del Governo Letta e anche di questo, appunto, avremmo voluto altro.
  Noi riteniamo che una politica diversa era possibile dopo il Governo Monti. Si sarebbero potute avviare riforme strutturali, assicurando un maggior ruolo del pubblico nella gestione delle banche ed una tassazione stabile e reale sulle transazioni finanziarie. Si sarebbe potuto destinare una quota adeguata del PIL alla formazione e alla ricerca, adottare una tassazione sui grandi patrimoni...

  ROCCO PALESE (PdL) (Vedi RS). Dichiara il voto favorevole del suo gruppo sui disegni di legge di rendiconto e di assestamento.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, anche il gruppo del Popolo della Libertà effettua una dichiarazione di voto che comprende i due provvedimenti perché strettamente collegati e connessi, sia quello del rendiconto del 2012 sia quello dell'assestamento di bilancio. Mi limiterò quindi a fare solo delle brevi considerazioni sulle questioni relative al provvedimento di rendiconto e di assestamento di bilancio 2013 che è alla nostra attenzione, essendo state già analiticamente discusse le cifre in sede di discussione generale. In sostanza, anche ascoltando l'analisi dei colleghi, sia sul rendiconto del 2012 sia sull'assestamento 2013, si mostrano cifre principalmente con il segno negativo.

  LAURA CASTELLI (M5S) (Vedi RS). Dichiara il voto contrario del suo gruppo sul disegno di legge in esame.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, questo, per noi cittadini, è il primo Rendiconto su cui siamo chiamati ad esprimerci ed è la prima volta che noi cittadini abbiamo la possibilità reale di leggere a fondo che cosa è successo nel corso dell'anno intero, che cosa è stato fatto con i nostri soldi. Vi possiamo dire la verità ? Ci è parso di vedere totale disinteresse da parte di molti colleghi rispetto a questi pesantissimi faldoni.
  Dunque, parliamo dell'anno 2012, l'anno del Governo tecnico Monti, avallato dai partiti di destra e di sinistra. Ricordiamo che il Governo Monti a noi italiani lo avete raccontato come la panacea di tutti i mali: ci avete raccontato che, senza un Governo tecnico, saremmo finiti nel baratro e che era l'unico modo per salvaguardare i nostri interessi, quelli veri, quelli scevri da lobby e dalle caste. Addirittura, il PD votava la fiducia con felicità ed orgoglio, condividendo in Aula questo concetto...

  MAINO MARCHI (PD) (Vedi RS). Dichiara il voto favorevole del suo gruppo sui disegni di legge di rendiconto e di assestamento.

  MAINO MARCHI. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore sia del rendiconto 2012 sia dell'assestamento 2013. Il rendiconto 2012 è il rendiconto di un anno difficile. Vi sono due dati positivi per la finanza pubblica che emergono: l'indebitamento netto, che scende al 3 per cento – e questo ci ha permesso l'uscita dal processo di infrazione per deficit eccessivo nel 2013 – e l'avanzo primario, che sale al 2,5 per cento. Ma contestualmente il debito pubblico aumenta al 127 per cento, gli interessi sul debito pubblico del 10,7 per cento, da 78 miliardi a quasi 87, e questo dimostra che lo spread non è un'invenzione, non è un falso problema, ma ha degli effetti concreti.
  Il PIL è calato del 2,4 per cento in termini reali, in diminuzione anche il PIL nominale e la disoccupazione è salita all'11 per cento. Quindi dati contraddittori certamente. Il 2012 è un anno con un solo Governo per tutto l'anno, il Governo Monti, ma questi risultati non sono solo l'esito del Governo successivo al Governo Berlusconi, ma al contrario risentono delle politiche degli anni precedenti. Il 2012 incorpora varie manovre di finanza pubblica: la legge finanziaria per il 2010 (Governo Berlusconi), la manovra estiva del 2010 (Governo Berlusconi), la legge di stabilità 2011 (Governo Berlusconi), la prima manovra estiva del 2011 (Governo Berlusconi), la seconda manovra estiva del 2011 (Governo Berlusconi), la legge di stabilità 2012 (ancora Governo Berlusconi). E dopo questi sei provvedimenti, per non citarne altri, che tutti hanno inciso sul 2012, c’è il «salva Italia», alla fine del 2011, con il Governo Monti, e la spending review di metà 2012, sempre con il Governo Monti. Questi ultimi due provvedimenti hanno cercato, anche con errori, come quello degli esodati, di metterci una pezza, di evitare il default, di abbassare lo spread e questi risultati li hanno ottenuti. Ma il disastro di fondo è stato determinato dalle politiche economiche precedenti e anche diversi aumenti di tasse sono stati decisi allora. In questi giorni si parla di IVA: ma vogliamo ricordarci che il primo aumento, dal 20 al 21 per cento, è stato deciso nel corso della conversione in legge di quel decreto-legge che era la seconda manovra estiva del Governo Berlusconi del 2011 ? E viene deciso perché quel decreto-legge e quello precedente scontano un'analisi inadeguata della situazione reale e ricette ritenute non credibili dai mercati, tanto poco credibili che il Governo, tra le varie misure, oltre a prevedere una copertura a regime di 20 miliardi tra maggiori entrate e minori spese, attraverso tagli all'assistenza e tagli alle detrazioni e agevolazioni fiscali, deve aggiungere l'aumento ulteriore, rispetto a quello dal 20 al 21 per cento, dell'IVA come clausola di salvaguardia.
  Con il «salva Italia» il Governo Monti elimina le altre due ipotesi, impraticabili per quell'ammontare, e mantiene solo l'aumento dell'IVA dal luglio 2012, aumento che riesce ad evitare nel 2012 con il decreto-legge sulla spending review. E la legge di stabilità 2013, relatori alla Camera gli onorevoli Baretta e Brunetta, lo prevede solo per l'aliquota dal 21 al 22 da luglio 2013. Quindi quest'ultimo aumento dell'IVA il PdL l'ha approvato. Poi il Governo Letta l'ha spostato al primo ottobre e se non fosse stata messa in discussione la stabilità politica si sarebbe potuto evitare fino almeno a fine 2013.
  Il 2012 non è isolato dai contesti precedenti nemmeno per quanto riguarda l'andamento dell'economia. Dopo la recessione del 2008 e 2009, questa più pesante degli altri paesi europei, e dopo la ripresina del 2010, più debole degli altri Paesi europei, alla fine del 2011 ricomincia la recessione che continua pesantemente nel 2012 ed è ancora in corso, anche se potremmo essere vicini ad un'inversione di tendenza se la politica non farà pazzie.

(Esame degli articoli – A.C. 1573) (Vedi RS)

(Esame degli articoli – A.C. 1573)

(Trattazione degli ordini del giorno) (Vedi RS)

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze (Vedi RS). Accetta, purché riformulati, gli ordini del giorno presentati.

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mongiello n. 9/1573/1, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo le parole: «a valutare la necessità», con le parole: «a valutare l'opportunità».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Capodicasa n. 9/1573/2, a condizione che sia riformulato. Nell'impegno, «a verificare lo stato di spesa delle risorse di cui alla delibera CIPE 8/2012», invece che «prevedere», «valutare»; e, anche alla riga successiva, sostituire «valutare», a «prevedere» l'intervento risolutivo.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che il deputato Mongiello accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1573/1 (Vedi All. A).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mongiello n. 9/1573/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Capodicasa n. 9/1573/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

  Interviene il deputato ANGELO CAPODICASA (PD) (Vedi RS), che accetta la riformulazione proposta del suo ordine del giorno n. 9/1573/2 (Vedi All. A).

  ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione perché è sempre meglio di niente, però, il tema che abbiamo sollevato con l'ordine del giorno è tale che, probabilmente, avrebbe meritato da parte del Governo che vi fosse contenuta una formulazione un po’ più impegnativa. Comunque, la accettiamo.

(Dichiarazioni di voto finale) (Vedi RS)

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1573)

  TOMMASO CURRÒ (M5S) (Vedi RS). Dichiara il voto contrario del suo gruppo sul disegno di legge in esame.

  TOMMASO CURRÒ. Signor Presidente, colleghi, Ministri, da un'attenta analisi della legge di assestamento del bilancio previsionale 2013 e delle note del Servizio di bilancio si denota che per l'anno 2013 vi è stato un ulteriore peggioramento della finanza pubblica. In particolar modo, il saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, si è attestato a circa -121 miliardi di euro, con una variazione di 29 miliardi di euro rispetto alla previsione di bilancio.
  In tale contesto, evidenzio che il risparmio pubblico non solo rimane di segno negativo, ma, anzi, peggiora di 15 miliardi e che il saldo primario, stimato positivo nel bilancio previsionale, si attesta su valori negativi, raggiungendo la cifra di 29 miliardi di euro. Tutto ciò evidenzia, inoltre, che vi è stata una riduzione delle entrate fiscali per complessivi 11 miliardi e un aumento dei pagamenti fiscali per circa 18 miliardi.
  Allo stesso tempo, l'articolo 2 autorizza l'aumento di emissioni di titoli del debito pubblico da 24 a 80 miliardi e con un emendamento ulteriore il Governo, al Senato, ha deciso di alzare ancora di più l'asticella, portando il tetto a 98 miliardi di possibile indebitamento. Tutto ciò non per dare aiuto alle imprese come si vuole fare credere, ma solo per pagare debiti già esistenti che una gestione a dir poco fantasiosa ha creato negli anni. È automatico, dunque, pensare che se si è speso tanto e male nei Ministeri e che, pur perseguendo da anni dolorose politiche di austerità, purtroppo, ad oggi, non se ne colgono – dati alla mano – né i frutti né le intenzioni. Inoltre, dove sono i risultati del commissario per la spending review ?
  Peraltro, corre l'obbligo di ricordare come, ogni anno, i provvedimenti di assestamento siano divenuti un'operazione ipocrita dei Governi che, ribaltando le previsioni suggerite dalle migliori intenzioni, amplificano, poi, aggiustamenti corposi a debito, assestando – quelli sì – sonori schiaffoni alle casse pubbliche e alle tasche dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tale pratica si evidenzia, vieppiù, se si considera il paradosso dell'aumento dell'IVA che giusto oggi viene ulteriormente maggiorata passando dal 21 al 22 per cento. Nella relazione introduttiva si legge che una delle cause principali dell'assestamento è stato il minor gettito fiscale, soprattutto delle imposte indirette, a causa di un quadro macroeconomico di crisi generalizzata che ha provocato un minore gettito IVA per circa dieci miliardi di euro. Pur riconoscendo nella crisi la causa di tale contrazione, ci domandiamo preoccupati quale sarà la risposta dei cittadini e delle famiglie di fronte al nuovo aumento. Noi presupponiamo una minore propensione marginale al consumo, una ulteriore contrazione del mercato dovuta al possibile aumento dei prezzi e, per chi può, un sensibile aumento della propensione marginale al risparmio, con ulteriori ripercussioni economiche di natura recessiva. Il risultato sarà che si aumenta l'IVA per incassare, poi... minor gettito con l'IVA (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Volendo allargare la visuale a contesti più generali di economia e finanza, ma soprattutto di vivibilità e sostenibilità per i cittadini, non si possono eludere alcune considerazioni di fondo come, ad esempio, che l'austerità ha stancato, perché insostenibile nei fatti e non perché il nostro non sia un popolo incline al sacrificio; ha stancato perché comporta un peso umanamente insostenibile e perché, a ben vedere, non risponde ad alcuna logica di giustizia né politica, né economica e, per di più, è vissuta come una gratuita vessazione imposta da un contesto europeo ingiusto ed incapace, evidentemente, di soddisfare i bisogni dei singoli popoli. Il frutto della nostra rendicontazione e degli assestamenti di bilancio è sempre a debito per la cronica mancanza di scelte coraggiose, per la mancata revisione dei trattati internazionali, perché non si selezionano bene i tagli della spesa pubblica, per la mancanza di una crescita in armonia con l'aumento reale del valore dei servizi e dei beni economici, per l'assenza di un piano industriale che valorizzi le vocazioni locali e che, ad un tempo, imposti solide basi per la cosiddetta green economy nei comparti energetici alternativi alle consuete fonti fossili e ad una nuova politica dei trasporti. La spesa pubblica ci vuole, sì, ma deve essere modulata chirurgicamente sul nostro sistema statale, nelle piccole e medie infrastrutture, nel giusto sostegno al welfare, senza le degenerazioni delle furbizie e dei ladrocini a cui siamo abituati da tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), in una seria politica di investimenti nella ricerca e nello sviluppo, anticamere di un nuovo successo italiano nell'industria.
  Le casse vanno rimpolpate prendendo i soldi dove sempre ci sono stati e dove mai sono stati cercati con la forza di uno Stato serio, dalla lotta all'evasione alle economie criminali delle mafie, dall'esportazione illegale di valuta nei paradisi fiscali alle concessionarie delle macchine mangiasoldi e dei giochi in genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ). È da lì, signori, che uno Stato come l'Italia dovrebbe finalmente cominciare a riappropriarsi della propria sovranità nell'operare scelte di politica economica.
  Giusto a titolo di esempio, per meglio comprendere come lo Stato alloca le proprie risorse per creare sviluppo, solidarietà e coesione, vorrei rilevare come siano irrisorie le spese previste e poi assestate, riportate nella tabella del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, riferite alla disabilità. Cito a titolo di esempio la voce per il sostegno agli alunni handicappati, termine peraltro desueto e
retrogrado (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle ) che dai circa 85 mila euro previsti per il 2013 giunge, come spesa assestata, a circa 130 mila euro. Sorte analoga è toccata a tutte quelle voci di spesa che prevedevano il sostegno ai disabili nelle scuole e che poi, nel rimpallo con gli enti locali, procurano, data la cronica carenza di fondi per il trasporto, le attrezzature speciali e lo stesso personale dedicato, umiliazione alle famiglie e ai loro figli meno fortunati; solo stanziamenti nell'ordine di decine di migliaia di euro quando poi, e lo dico veramente in modo laico, vengono previsti annualmente decine di milioni di euro, 41 milioni 331 mila per il 2013, dallo stesso Ministero, per l'insegnamento della religione cattolica e per le attività alternative ad essa correlata. Una discrasia alla quale bisognerebbe rimediare con somma urgenza per riportare un po’ di equilibrio nella destinazione di spesa e che ritengo non sia degno di un Paese civile, al di là di qualsiasi colore si rappresenti.
  In conclusione Presidente, non condividendo noi le scelte di politica e di bilancio operate dai governi precedenti e da quello attuale con cui sussiste una continuità di intenti e di visione politica, voteremo contro a questo provvedimento.

Sull'ordine dei lavori. (Vedi RS)

Sull'ordine dei lavori (ore 16,35).

  PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che non è stato ancora espresso il prescritto parere della V Commissione sul provvedimento di cui al successivo punto all'ordine del giorno; sarà pertanto necessario sospendere la seduta.

  PRESIDENTE. Colleghi, dovremmo ora passare al seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo. Non è stato tuttavia ancora espresso il prescritto parere da parte della Commissione bilancio. Per consentire lo svolgimento di tale adempimento dobbiamo sospendere la seduta. Chiedo al presidente della Commissione bilancio, onorevole Boccia, di quanto tempo necessiti la Commissione.

  FRANCESCO BOCCIA (PD) (Vedi RS), Presidente della V Commissione. Ritiene che alla V Commissione siano sufficienti trenta minuti per esprimere il parere di propria competenza.

  FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, in trenta minuti siamo convinti di poter tornare in Aula.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Ne prende atto ed avverte che la seduta sarà sospesa fino alle 17,10.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle 17,10.

  La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (Vedi RS)

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione del disegno di legge S. 1014, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 91 del 2013: Disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (approvato dal Senato) (A.C. 1628). (Vedi RS)

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1014 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2013, n. 91, recante disposizioni urgenti per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo (Approvato dal Senato) (A.C. 1628).

(Esame dell'articolo unico) (Vedi RS)

(Esame dell'articolo unico – A.C. 1628)

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dà conto delle proposte emendative dichiarate inammissibili dalla Presidenza.
  Avverte che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato l'emendamento Luigi Gallo 1.14.
  Comunica altresì che, a seguito di errori tipografici, le proposte emendative Marzana 1.4 e Buonanno 1.44 e 7.3 si intendono correttamente numerate, rispettivamente, 1.48, 1.49 e 7.03.

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A – A.C. 1628), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 1628).
  Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 1628).
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1628).
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in Commissione: Di Gioia 1.02, che introduce, nell'ambito di un decreto-legge, una norma di delega in materia di artisti interpreti ed esecutori della musica e di audiovisivo; Giancarlo Giordano 8.1, che introduce contributi per l'ammodernamento di sale cinematografiche; Giancarlo Giordano 8.2, che prevede disposizioni in materia di costi di noleggio di prime visioni cinematografiche.
  La Presidenza non ritiene altresì ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto recante misure ulteriori rispetto a quelle contenute nel provvedimento e nelle proposte emendative giudicate ammissibili in sede referente, l'articolo aggiuntivo Rampelli 3-quinquies.050, non previamente presentato in Commissione, che prevede un finanziamento a favore della Società di studi fiumani.
  Avverto che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato dal presentatore l'emendamento 1.14 Luigi Gallo.
  Avverto infine che, per un errore tipografico, l'emendamento Marzana, a pagina 9 del fascicolo, è stato erroneamente numerato come 1.4. Deve invece intendersi correttamente numerato come 1.48.
  Allo stesso modo, l'emendamento Buonanno, a pagina 12 del fascicolo, che è stato erroneamente numerato come 1.44, deve intendersi correttamente numerato come 1.49.
  Avverto inoltre che l'articolo aggiuntivo Buonanno a pagina 24 del fascicolo, deve intendersi correttamente numerato come 7.03.
  Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti la deputata Chiara di Benedetto. Ne ha facoltà.

  Interviene sul complesso delle proposte emendative presentate il deputato CHIARA DI BENEDETTO (M5S) (Vedi RS).

  CHIARA DI BENEDETTO. Signor Presidente, dopo un accorato e prolungato esame del decreto giunto alla Camera nelle ultime ore della giornata di giovedì scorso e dopo una proficua discussione in VII Commissione svoltasi nelle prime ore della giornata di venerdì, dopo ancora una attenta valutazione dei 134 emendamenti presentati al suddetto decreto, tutti metodicamente respinti nell'arco di ben 50 minuti di votazioni, siamo finalmente in Aula per l'ultimo atto di questa, lasciatemi passare il termine, ulteriore pantomima legislativa.
  Voglio subito sottolineare quanto sia da ritenere inopportuno e poco lungimirante l'uso della decretazione d'urgenza così come ormai viene utilizzata anche per interventi nei settori culturali e dello spettacolo, vittime da sempre proprio della stessa tendenza, per niente interrotta da questo decreto e da questo Governo, ad agire attraverso misure emergenziali e non piuttosto attraverso una pianificazione pluriennale, organica, completa ed efficiente che tali settori attendono e che, ahinoi, continueranno ad attendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Presidente, mi dispiace ricordarlo ogni volta, però se è possibile l'attenzione da parte del Ministro, dato che il decreto è sui beni culturali.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che gli emendamenti Polidori 4-bis.50, 4-bis.51, 4-bis.52 e 4-bis.53 sono stati ritirati.

  PRESIDENTE. Avverto che gli emendamenti Polidori 4-bis.50, 4-bis.51, 4-bis.52 e 4-bis.53 sono stati ritirati dalla presentatrice. Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti il deputato Buonanno. Ne ha facoltà.

  Interviene altresì sul complesso delle proposte emendative presentate il deputato GIANLUCA BUONANNO (LNA) (Vedi RS).

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, sono qua, è abituata a vedermi di là e adesso mi sono già spostato al centro, vede, la politica italiana cambia così velocemente...

  MILENA SANTERINI (SCpI) (Vedi RS), Relatore. Invita al ritiro di tutte le proposte emendative presentate, esprimendo altrimenti parere contrario.

  MILENA SANTERINI, Relatore. Signora Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1.

  MASSIMO BRAY, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. (Vedi RS) Concorda.

  MASSIMO BRAY, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Signora Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  Intervengono sugli identici emendamenti Battelli 1.1 e Buonanno 1.17 i deputati SERGIO BATTELLI (M5S) (Vedi RS) e GIANLUCA BUONANNO (LNA) (Vedi RS).

  SERGIO BATTELLI. Signora Presidente, riteniamo necessario sopprimere l'articolo 1, proprio perché disapproviamo l'istituzione di un nuovo apparato costituito dal direttore generale e da una équipe stabile di 25 funzionari che sostanzialmente duplica le funzioni della sovrintendenza speciale, oltre a porre un eccessivo onere a carico dell'erario. Di conseguenza riteniamo assurdo nominare un direttore generale del progetto Pompei, in quanto tale figura non è assolutamente necessaria, anzi risulta essere una duplicazione del sovrintendente che oggi gestisce il sito archeologico.
  Inoltre al direttore generale viene attribuita una serie di funzioni e di competenze che prevedono un eccessivo accentramento di potere in capo alla sua persona e che possono facilmente entrare in conflitto con le attuali competenze della soprintendenza speciale. Sopprimere l'articolo 1 vuole dire mantenere l'attuale situazione gestionale ed organizzativa ed è un significativo risparmio in termini di tempi di intervento e di risorse economiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANLUCA BUONANNO. Signora Presidente, se non sfrutto questa occasione oggi quando la sfrutto io ?

  Interviene sull'emendamento Simone Valente 1.2 il deputato SIMONE VALENTE (M5S) (Vedi RS).

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, non accetto l'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto per esporre il mio emendamento.

  Intervengono sull'emendamento Battelli 1.4 i deputati SERGIO BATTELLI (M5S) (Vedi RS) e GIANLUCA BUONANNO (LNA) (Vedi RS).

  SERGIO BATTELLI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, visto che non posso parlare sui miei, parlo su quelli degli altri !

  SIMONE VALENTE (M5S) (Vedi RS). Insiste per la votazione del suo emendamento 1.5.

  SIMONE VALENTE. No, signora Presidente, insistiamo per la votazione.

  Intervengono sull'emendamento Di Benedetto 1.7 i deputati SIMONE VALENTE (M5S) (Vedi RS) e GIANLUCA BUONANNO (LNA) (Vedi RS).

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, vorrei spiegare questo emendamento partendo dallo scorso 20 settembre, quando io e alcuni miei colleghi abbiamo effettuato un sopralluogo nel sito archeologico di Pompei per vederci chiaro e per testare con mano le reali necessità di cui abbisogna la risorsa culturale. Abbiamo voluto incontrare la soprintendente speciale e tutti coloro che quotidianamente lavorano in loco. Ebbene, molte cose interessanti sono venute fuori e ci sarebbero le condizioni per trasformare Pompei in un sito d'eccezione. La dottoressa Cinquantaquattro, la soprintendente, ci ha ricordato – sue parole – la necessità di una continuità amministrativa. Io volevo agganciarmi proprio a questo e allora mi chiedo: qual è la ragione per cui una nuova struttura deve essere creata ? Il decreto nomina, infatti, un direttore generale ed anche un vicedirettore generale, e l'introduzione del vicedirettore generale è una modifica apportata al Senato, molto probabilmente per accontentare qualcuno, perché bisognava dare una poltrona a qualcuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Noi non siamo contrari a tutto quello che viene fatto a Pompei, anzi, e lo abbiamo detto a Pompei, in Commissione e qui, ma restiamo sempre contrari sulle modalità. Mi auguro che, visto quello che avete approvato finora, almeno questi fondi rimanenti vengano spesi bene, e sto parlando dei ben 105 milioni di euro. Lo auspichiamo, signor Ministro, e speriamo che lei sia il garante di questo. Un altro aspetto allarmante su cui si fonda questa proposta emendativa è rappresentato dal fatto che il direttore generale avrebbe la totale gestione dei 105 milioni di euro stanziati dalla UE.
  Inoltre, il comma 1, lettera b), conferisce al direttore generale la funzione di stazione appaltante. Su questo voglio soffermarmi. Questa impostazione rischia di non ottemperare all'obbligo di attenersi ai criteri di trasparenza e ai principi di legalità nella realizzazione delle opere. Nonostante sia stato fatto un protocollo di intesa tra la prefettura di Napoli e la soprintendenza speciale di Napoli e Pompei e siano state adottate le misure per contrastare l'infiltrazione mafiosa, accentrare un così esclusivo potere decisionale in tema di appalti in capo ad una sola persona, tenendo conto del difficile contesto sociale del territorio campano, di fatto aumenta i rischi di creare pressioni sul direttore generale, facilitando indirettamente le infiltrazioni stesse. E un esempio clamoroso di cosa voglia dire dare tutto il potere nelle mani di una sola persona lo abbiamo visto in questi ultimi vent'anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, sono anche contento oggi perché per lei per quarantasette volte mi dovrà nominare. Mi fa anche piacere il fatto che continui a nominarmi. Riguardo invece al comma in questione, vorrei dire che il mio collega ha parlato di poltrone, io più che di poltrone parlerei di divani, perché talmente tanta gente mettiamo lì a dover gestire 105 milioni di euro, che non è poco. Mi piacerebbe anche sapere da lei, signor Ministro, quanti soldi sono stati spesi per il sito di Pompei in questi ultimi vent'anni. Mi piacerebbe.
  Ovviamente non mi può rispondere oggi ma siccome immagino che la seduta ci sarà anche domani, se non finiamo, mi piacerebbe che lei domani potesse darci una risposta su quanti soldi sono stati spesi negli ultimi anni a Pompei e quanti soldi sono stati spesi anche nell'ambito di quelle che sono le forze lavorative e organizzative di Pompei, per capire quante persone stanno dietro la scrivania a fare «pinule» o a decidere qualcosa e magari deciderla male, quanti lavorano o dovrebbero lavorare in quello che io chiamo il campo di battaglia, e vedere esattamente, poi, alla fine il risultato finale.
  Perché qui parliamo sempre, una volta sono 100 milioni, una volta sono 20 milioni, una volta sono 50 milioni, mi piacerebbe capire se Pompei a quest'ora potrebbe essere il sito più bello, non solo sotto l'aspetto archeologico ma anche più efficiente e più competitivo, perché con tutti i soldi che gli abbiamo dato più che Pompei magari poteva diventare anche New York.

  Interviene sull'emendamento D'Uva 1.6 il deputato FRANCESCO D'UVA (M5S) (Vedi RS).

  FRANCESCO D'UVA. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo sopprimere le parole: «alla progettazione e» dalla lettera b) del comma 1, dell'articolo 1. In questo momento viene chiesto di avvalersi del supporto fornito alla progettazione e all'attuazione degli interventi dall'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa Spa, ovvero Invitalia.
  Ecco noi non riteniamo necessario avvalerci anche del supporto per la progettazione di questa Agenzia; questa Agenzia, infatti – forse siamo gli unici a dirlo al microfono ma non siamo gli unici a dirlo in Transatlantico, in Commissione, in altri posti, né in Parlamento né tantomeno in altri organi istituzionali – è più famosa, diciamo, per le poltrone che altro. Quindi non ci sembra il caso di avvalerci del loro supporto; inoltre non riteniamo nemmeno abbiano le strutture adeguate per fornire questo servizio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  Intervengono sull'emendamento Marzana 1.3 i deputati SIMONE VALENTE (M5S) (Vedi RS) e GIANLUCA BUONANNO (LNA) (Vedi RS).

  SIMONE VALENTE. Grazie Presidente, insistiamo per la votazione e, con questo emendamento, auspichiamo che venga inserito un ulteriore disposto con il quale intendiamo garantire il rispetto dei tempi di lavoro, prevedendo l'applicazione di penali in caso di ritardi nell'esecuzione dei lavori.
  Intendiamo, inoltre, prevedere clausole contrattuali che dispongano l'immediata rescissione del contratto nel caso in cui l'informativa prefettizia antimafia rilevasse il pericolo di infiltrazioni mafiose. Questo perché succede spesso che vengano firmati protocolli bellissimi, ma nei contratti d'appalto non vengono mai inserite le clausole che garantiscono la legalità della ditta appaltatrice e questo rende successivamente impossibile la rescissione del contratto. È una norma semplice, di buon senso, che intende assicurare che queste piccole clausole vengano inserite nel contratto d'appalto. Nulla di impossibile: solo buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, in questo comma, si nota una cosa che ovviamente attiene al discorso che stiamo facendo adesso, ma, a mio giudizio, vale un po’ per tutto: se non diamo – come è giusto che sia – delle disposizioni per fare in modo che ci siano delle clausole ben chiare, è evidente che si rischia, ogni volta che si parte con una cifra o con una tempistica, di arrivare ad un'altra.
  Proprio stamattina, parlando ad esempio del Museo dell'ebraismo italiano e della Shoah, ho fatto un esempio molto semplice e calzante anche con riguardo a quello che stiamo dicendo adesso. Nel 2003, furono stanziati 15 milioni di euro per il Museo; nel 2007 è stato confermato questo stanziamento, poi siamo arrivati a 40 milioni di euro e adesso ne servono altri 30, per un totale di 70, almeno fino ad oggi.
  Se in questo Paese, ogni volta che si deve fare qualcosa, si parte da una cifra e si arriva poi ad un'altra e le tempistiche sono lunghissime, è un'altra di quelle correzioni che bisogna fare assolutamente, un po’ come per i mondiali di calcio. Si ricorda lei, signor Presidente, quando il presidente dei mondiali di calcio, dell'organizzazione, era il presidente Montezemolo, come furono gestiti i nuovi stadi e come poi vennero finiti magari anche dopo ? E si ricorda che le stazioni ferroviarie non si sono mai neanche aperte, mentre furono spesi i soldi ? C’è stato di tutto e di più. Allora, visto che noi parliamo di cultura, visto che Montezemolo, che dice di essere un grandissimo imprenditore, ha sbagliato i mondiali di calcio del Novanta e ha fatto spendere un sacco di miliardi di lire in più rispetto a quello che era stato previsto, perché non vediamo invece di fare in modo che le cose possano funzionare meglio anche nel settore della cultura e facciamo in modo... adesso è scappato il Ministro: forse ha saputo che non farà più il Ministro...

  Intervengono sull'emendamento Luigi Gallo 1.8 i deputati LUIGI GALLO (M5S) (Vedi RS) e GIANLUCA BUONANNO (LNA) (Vedi RS).

  LUIGI GALLO. Signora Presidente, abbiamo già denunciato come il MoVimento 5 Stelle disapprova l'istituzione di un nuovo apparato costituito dal direttore generale e dal vicedirettore. È un emendamento che è stato inserito al Senato, come hanno già ricordato i miei colleghi, per soddisfare l'appetito bipartisan di poltrone del Governo delle larghe intese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sostanzialmente, come detto, si duplicano le funzioni della soprintendenza speciale. Ricordo, una soprintendenza già speciale per Pompei e oggi arriva il superdirettore e il supervice. Al superdirettore vengono attribuite una serie di funzioni e di competenze che prevedono un eccessivo accentramento di potere, per non dimenticare la stazione appaltante, per 105 milioni di euro. Poiché la figura del direttore generale è di importanza determinante all'interno del grande progetto Pompei, intendiamo introdurre un ulteriore criterio con questo emendamento di revoca rafforzando, in tal modo, l'apparato sanzionatorio a suo carico. Nel caso in cui non rispetti i tempi previsti per la realizzazione delle opere previste dal cronoprogramma sarebbe revocato dal suo incarico. Nello specifico, se dopo 12 mesi dal suo insediamento non raggiungesse il 50 per cento degli obiettivi prefissati, si procede alla rimozione dell'incarico.
  Lo stesso emendamento è stato presentato al Senato e non è stato accolto. Per come si sta svolgendo ora l'Assemblea probabilmente non verrà accolto neanche qui alla Camera. Quindi, è chiaro che voi al Governo, i partiti della maggioranza, volete una struttura e un direttore inefficiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANLUCA BUONANNO. E poi, scusi, non è colpa mia: se ho le braccia corte, cosa devo fare ? Mi devo mettere... non so, faccio così, signor Presidente (sale su una sedia)...

  Intervengono sull'emendamento Vacca 1.9 i deputati GIANLUCA VACCA (M5S) (Vedi RS) e GIANLUCA BUONANNO (LNA) (Vedi RS).

  GIANLUCA VACCA. Signora Presidente, questo emendamento è una sorta di clausola di salvaguardia, anche se sappiamo che le clausole di salvaguardia, di fronte alla cupidigia dei partiti, difficilmente sono funzionali, però noi ci proviamo, ci abbiamo provato.
  Praticamente, chiede che le personalità che dovrebbero fare parte della struttura di supporto al direttore generale del progetto provengano, ovviamente, dalla pubblica amministrazione e siano soggetti di elevata professionalità, di notoria indipendenza e comprovata esperienza. Anche questa sembra una norma di buonsenso, che in una situazione normale, probabilmente, poteva essere votata, ma sappiamo benissimo che adesso non verrà accolta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, ovviamente, anche in questo caso siamo concordi con i colleghi dei 5 Stelle. Non vorrei, però, che l'elevata professionalità... non avvenga poi come è successo proprio ieri a Messina, dove hanno arrestato due persone per la falsificazione del concorso dove il capo dell'università voleva fare entrare il figlio in aiuto con un collega. Allora, elevata professionalità certo che sì, e poi verificare esattamente anche i gradi di parentela, perché in questo Paese, alla fine, entra Tizio, e poi entra dalla finestra Caio, per poi entrare dalla cantina Sempronio.

  Interviene sull'emendamento Brescia 1.10 il deputato GIUSEPPE BRESCIA (M5S) (Vedi RS).

  GIUSEPPE BRESCIA. Signor Presidente, non accolgo l'invito e vorrei spendere due parole.

  Interviene sull'emendamento Chimienti 1.12 il deputato SILVIA CHIMIENTI (M5S) (Vedi RS).

  SILVIA CHIMIENTI. Signora Presidente, ogni anno visitano Pompei circa due milioni e mezzo di turisti da tutto il mondo. Pompei è un sito unico al mondo, un gioiello, una testimonianza talmente preziosa che meriterebbe non soltanto la manutenzione ordinaria, ma una cura e un'attenzione scrupolosissime e tali da renderla il vanto, il fiore all'occhiello dell'intero patrimonio culturale italiano.
  Nel 79 d.C. un'eruzione del Vesuvio fermò il tempo di questa città romana, la congelò in un attimo eterno e grazie a quella che fu una sciagura, una catastrofe, oggi possiamo conoscere a fondo anche gli aspetti della civiltà materiale, le abitudini e la quotidianità della società romana del I secolo d.C. I problemi di Pompei non risiedono solo nella mancanza di risorse, nell'incuria a cui la si è abbandonata negli ultimi decenni, ma anche e soprattutto nella carenza di personale destinato alla custodia ed alla sorveglianza delle aree del sito. Tra il personale dei siti archeologici della soprintendenza vi è una palese sperequazione di carico di lavoro. Se siti come Boscoreale o Stabia, appare poco più grandi di 9.000 metri quadrati, pur registrando pochi visitatori al giorno contano nove custodi in servizio, gli scavi di Pompei dispongono di una media di solo 28 custodi in servizio, che devono garantire la sicurezza di un bene archeologico esteso su oltre 780.000 metri quadrati e che devono far fronte ad una media di 12.000 turisti al giorno.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (Vedi RS)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 19)

  Intervengono altresì i deputati GIANLUCA BUONANNO (LNA) (Vedi RS), ROCCO BUTTIGLIONE (SCpI) (Vedi RS), LUIGI GALLO (M5S) (Vedi RS) e SIMONE VALENTE (M5S) (Vedi RS).

  GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, bentornato. Per la prima volta dall'inizio dell'esame del provvedimento noi non siamo d'accordo su quello che propone il gruppo del MoVimento 5 Stelle. Infatti, se sotto l'aspetto della logica del discorso ha un senso dire che dobbiamo avere il personale per poter far funzionare meglio Pompei, perché ci sono tante zone dove è chiuso l'accesso al pubblico, dove ci sono delle cose da sistemare e via dicendo, noi siamo contrari perché noi diciamo: facciamo lavorare quelli che già ci sono. Vorremmo sapere dal signor Ministro quanta gente «lavora» a Pompei, cioè quanta gente paghiamo per stare a Pompei – così forse è detta meglio –, quanta gente sta lì a Pompei, quanta gente manteniamo a Pompei, quanta gente sta in mutua a Pompei, quanta gente si dà da fare per Pompei ? Dopodiché lei, signor Ministro, domani mattina se viene in Aula – o magari mi telefona, faccia come crede – mi dice: a Pompei ci sono 10 persone in mutua, 4 persone che hanno un'unghia incarnita e non vengono a lavorare, altri invece che hanno mal di testa. Quindi noi vorremmo sapere queste cose, perché altrimenti non si spiega perché, con tutti i soldi che diamo a questo sito così importante, non riusciamo a fare le cose più elementari.
  Ribadisco: prima di chiamare anche altra gente, chiami l'accalappiacani. Ma a Pompei e nelle zone limitrofe c’è qualcuno che può eseguire quello che deve fare un sindaco per legge ? Perché al Sud – e io ci vado tutti gli anni in ferie al Sud – i cani sono sempre in giro randagi e sono dentro anche a Pompei. I sindaci del Nord si devono adeguare e cercano di fare in modo che i cani stiano al loro posto, vengano presi e messi al canile e se qualcuno dei proprietari sbaglia viene multato e a questo punto paga anche la sanzione. Al Sud invece i cani vanno in giro come cavolo vogliono, compreso nel sito così importante di Pompei. Le chiedo, signor Ministro: si può anche adeguare ai sindaci della zona, per fare in modo che facciano quello che nel resto del Paese è la normalità ?
  Oppure al Sud, come al solito, la normalità non esiste perché tutto è anormale e chiedono sempre soldi perché mancano i soldi, manca il personale e manca tutto ? Vogliamo, invece, avere un personale più efficiente ? Lei, signor Ministro, per avere la nostra fiducia, faccia in modo che quello che le ho detto adesso venga attuato già da domani mattina e io le voterò a favore.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, io mi pongo una domanda: il problema di Pompei è avere più custodi ? Forse no. Il problema di Pompei è un problema di personale ? Forse no o forse sì. Il problema di Pompei è prima di tutto un problema di regole, e in questo provvedimento io rendo atto al Ministro di un tentativo di creare strutture che possono ridefinire le regole. Il primo problema di Pompei è che non riescono a spendere i soldi, come in generale nel sistema dei beni pubblici in Italia. La capacità di spesa del Ministero è alquanto ridotta. E perché non siamo in grado di spendere i soldi ? Perché abbiamo carenze di personale. Non accanitevi contro il direttore o il vicedirettore, può darsi che ci sia una spartizione. Ma il problema di avere della gente che sa fare gli appalti è un problema vero, è il problema, il problema fondamentale della gestione del nostro patrimonio culturale. Avere gente che sa fare gli appalti, che non è facile, perché la normativa degli appalti è una normativa che è fatta non considerando la specificità della difesa del patrimonio culturale. Non è la stessa cosa fare un appalto per fare un grattacielo a Milano e fare un appalto per rimettere a posto una pietra a Pompei. Hai bisogno di persone con competenze specifiche. E il tema del massimo ribasso o i meccanismi dell'appalto usuale fanno fatica a funzionare. E questo è un problema che noi dovremmo cercare di risolvere anche con l'Unione europea, ponendo la questione dell'eccezione culturale, che gli appalti per i beni culturali si fanno in un modo diverso dagli appalti normali.
  E poi dobbiamo vedere anche un'altra questione. Noi abbiamo un problema drammatico di qualificazione del personale. Abbiamo archeologi bravissimi, che non sanno fare gli appalti, e amministrativi bravissimi che sanno fare gli appalti, ma non capiscono di che cosa si tratta quando si va a fare l'appalto di Pompei. Allora c’è il problema, da un lato di assumere personale nuovo che sia formato secondo caratteristiche diverse, e, dall'altro, di creare delle équipe le quali mettano assieme in modo equilibrato competenze di un tipo e competenze dell'altro. Se non partiamo da lì, a Pompei possiamo dare tutti i soldi che vogliamo, non serviranno a nulla perché non saranno spesi.
  E poi c’è un problema normativo che riguarda i rapporti sindacali. Ventotto custodi sono pochi o tanti ? Il problema non è se sono pochi o tanti, ma è: i custodi in più che mi servono dove li posso prendere ? Esiste la possibilità di portare della gente da altri settori della pubblica amministrazione lì dentro in modo che lo Stato non spenda di più, ma abbia più custodi ? È un problema di relazioni sindacali. È un problema di relazioni sindacali a Pompei trattare per poter lavorare con le cooperative, con le iniziative che emergono sul territorio. Mica si può gestire il patrimonio culturale italiano soltanto in modo burocratico. Devi dialogare con il territorio, ma lo puoi fare ?
  Ecco, io vorrei che parlassimo di più di questi problemi e meno in modo ossessivo del fatto se avere una struttura in più burocratica è così dannoso. Abbiamo bisogno di una struttura perché se non facciamo gli appalti, se non impariamo a fare gli appalti, non andremo da nessuna parte. Poi non voglio intervenire se la struttura così come delineata sia fatta bene o fatta male. Ho qualche riserva, ma apprezzo lo sforzo che è stato fatto per affrontare il problema (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, accetto l'invito di Buttiglione di affrontare questo tema nel merito, perché noi ci siamo stati a parlare con il soprintendente di Pompei e sul tema degli appalti sono stati già definiti dei protocolli con la procura, dei protocolli adeguati contro le infiltrazioni camorristiche. Quindi, c’è un lavoro già avviato e noi con questa nuova struttura mettiamo di nuovo un punto zero da cui dover ripartire. Per quanto magari qualcuno dice che è una struttura più snella, ma comunque non si potrà fare a meno di interfacciarsi con gli organi con cui già il soprintendente si è interfacciato e, quindi, duplichiamo un lavoro senza un motivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, per specificare che le nostre proposte vanno in parte nella direzione che auspicava l'onorevole Buttiglione, ovvero la nostra proposta era quella di usare la stazione unica appaltante che è quella che forse garantirebbe la massima trasparenza e impedirebbe le infiltrazioni mafiose. Allora noi diciamo perché, invece, di usare la stazione unica appaltante conferiamo al direttore generale il potere di essere stazione appaltante ?
  Un altro aspetto è quella delle tempistiche che sono determinate dal codice dei contratti e quindi su queste poco si può influire. Però, riguardo agli appalti, mi domando anche come mai a Pompei sono stati fatti appalti con il metodo del massimo ribasso al 54 per cento, al 55 per cento. Mi domando questo, ed è questo che ci dobbiamo domandare e andarlo a chiedere in Europa soprattutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  Intervengono sull'emendamento Marzana 1.48 i deputati MARIA MARZANA (M5S) (Vedi RS), SIMONE VALENTE (M5S) (Vedi RS), ARCANGELO SANNICANDRO (SEL) (Vedi RS), GIANLUCA BUONANNO (LNA) (Vedi RS) e FRANCO BORDO (SEL) (Vedi RS).

  MARIA MARZANA. L'oggetto di questo emendamento consiste nelle priorità. Sappiamo bene che questo Governo e questa maggioranza hanno una visione diversa rispetto alle priorità per il nostro Paese. Un esempio per intenderci: la spesa per gli F-35 è una priorità mentre i posti di lavoro possono pure aspettare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Nello specifico in questo emendamento proponiamo una scala di priorità diversa per quanto riguarda gli interventi da effettuare nell'area archeologica. Riteniamo che si dovrebbe procedere anzitutto alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata. Successivamente sarebbe necessario intervenire sulle infrastrutture per migliorare le vie d'accesso ai siti archeologici e permettere un'agevole fruizione da parte dei visitatori. Infine riteniamo necessario e opportuno effettuare interventi di riqualificazione urbana dove si trovano i siti.

  SIMONE VALENTE. Signor Presidente, solo per spiegare l'ordine delle priorità e perché abbiamo messo al primo posto la manutenzione ordinaria. Pensiamo che questo sia uno dei problemi principali di Pompei e che in passato forse la manutenzione ordinaria veniva fatta e veniva fatta anche bene con personale specializzato. Sempre nella nostra visita che abbiamo fatto a Pompei ci è stato raccontato da chi il luogo l'ha vissuto negli anni passati che, una volta, quando un sito presentava dei pericoli di crollo o semplicemente magari erbacce da togliere, i vigilanti avvisavano le squadre specializzate perché intervenissero ed ecco che queste squadre specializzate si muovevano da una parte all'altra di Pompei e potevano intervenire facendo interventi magari su impianti elettrici, di falegnameria o comunque specializzati.
  Forse, questa sarebbe l'ottica in cui bisognerebbe intervenire per la manutenzione ordinaria e straordinaria del sito di Pompei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, intervengo su una questione, che è la seguente. Non so se noi ci stiamo rendendo conto che, con tutte le buone intenzioni, sostanzialmente, noi stiamo definendo quale dovrebbe essere la gestione del cosiddetto piano strategico. Da parecchi anni, soprattutto in relazione ad alcuni eventi, diciamo così, discutibili, sia sul piano dell'etica pubblica, sia sul piano della gestione delle risorse degli appalti, è nata la tendenza a disciplinare addirittura, come in questo caso, per legge quello che dovrebbe fare un manager – chiamiamolo in questa maniera –, un manager pubblico. Vi è una profonda contraddizione in termini in questo. Badate, prima che la legge, c’è il buon senso che dovrebbe ispirare le azioni di un amministratore pubblico. Faccio un esempio pratico.
  La famosa legge Merloni, che fu varata dopo Tangentopoli per mettere ordine nel settore degli appalti dei lavori pubblici, disciplinava e disciplina ancora nientepopodimeno che la scala delle priorità che gli enti pubblici – i comuni, per esempio – dovrebbero osservare quando fanno il piano per le opere pubbliche. Cosa dice quella legge ? Appunto, che quando si progetta un'opera pubblica, bisognerebbe innanzitutto vedere la sostenibilità, anche economica, per il dopo dell'opera pubblica. Se andate a leggere la Merloni – non voglio andare per le lunghe –, voi vedrete che, sostanzialmente, è tradotto in legge quello che fa ogni buon padre di famiglia. Quando si acquista un'autovettura in famiglia, normalmente, uno che fa ? Mette in conto il costo dell'autovettura, il costo dell'uso dell'autovettura, quanto costa l'assicurazione, quanto costerà eventualmente ripararla, e così discutendo.
  Migliaia di amministratori di buon senso, in Italia, senza bisogno delle leggi – parlo dei sindaci, praticamente, che io ho conosciuto –, quando progettano un'opera pubblica devono e hanno nella loro esperienza calcolato bene quello che andavano a fare. Perché non si tratta soltanto di costruire la palestra: poi, bisogna mettere in bilancio una somma a tale che, nel tempo, ti possa garantire anche la manutenzione della palestra, della scuola media, della scuola elementare, di quello che sia. Ripeto: non c’è bisogno della legge. Poi, arriva la Merloni, la quale dice o, meglio, pretende di condurre mano a mano l'amministratore per quello che dovrebbe fare.
  È evidente che quelle norme furono stabilite per fronteggiare la corruzione che Tangentopoli aveva evidenziato, però, alla fine, non c’è disciplina che tenga se la classe politica o amministrativa di un Paese ha perso il senso della cosa pubblica, l'etica pubblica, perché qualunque legge, per quanto stringente, può essere aggirata. Faccio un esempio pratico.
  Quando con la famosa legge Merloni si diceva che non si poteva fare il subappalto nelle opere pubbliche o, meglio, che si poteva fare, ma in una certa misura, che si potevano fare subappalti solo se preannunciati al momento della partecipazione e solo se il bando lo prevedeva – io lo ricordo perché, all'epoca, ero pubblico amministratore –, cosa si inventarono gli imprenditori ? Si inventarono il nolo a freddo e il nolo a caldo. Dovevi fare il movimento terra ? Un subappalto per il movimento terra, escavazione delle fondazioni, eccetera ? Si inventarono il nolo a caldo e il nolo a freddo: praticamente, quando prendevi in appalto l'escavatore era un nolo a freddo, se prendevi in appalto l'escavazione, cioè l'escavatore più l'escavatorista, si chiamava nolo a caldo. Praticamente, c’è sempre il tentativo da parte di qualcuno di corrompere qualcun altro e di aggirare le norme.
  Ciò ha indotto spesso i pubblici amministratori, i legislatori in questo caso, ad inventarsi una serie di paletti, di catene, di misure restrittive che poi, alla fine, che cosa producono ? Producono, innanzitutto, la possibilità di un enorme contenzioso, perché quante più norme noi qui facciamo e quanto più generiche le facciamo, come stiamo sperimentando con questi emendamenti, stasera, tanto più aumentano i passaggi burocratici...

  GIANLUCA BUONANNO. Mi ha confuso le idee. Io avevo le idee chiare, dopo l'intervento del collega di Sinistra Ecologia Libertà ce le ho un po’ confuse, adesso, sul fatto di come viene gestito l'ambito pubblico. Siccome lo faccio da vent'anni mi ha confuso le idee, cerco di rimetterle in quadro. Forse lei dovrà fare un corso accelerato di che cosa succede nell'ambito pubblico.

  FRANCO BORDO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, visto che il deputato Buonanno ha rivolto parecchie domande oggi alla Presidenza della Camera. Anch'io ne rivolgo un paio: se il deputato Buonanno è lo stesso che è il sindaco di Varallo e che con una lista civetta o direi truffa, denominata «Buonanno sindaco», presso il comune di Borgosesia, ha captato i voti e poi si è fatto eleggere vicesindaco, per cui ha mantenuto per un certo periodo tre poltrone, quella di deputato, quella di sindaco di Varallo e quella di vicesindaco di Borgosesia (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !

  PRESIDENTE (Vedi RS). Anche per venire incontro alle esigenze prospettate da vari gruppi, rinvia il seguito del dibattito alla seduta di domani.

  PRESIDENTE. Mi dispiace, ma devo toglierle la parola, ha finito il tempo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marzana 1.48, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo. (Vedi RS)

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

  Intervengono sull'ordine dei lavori i deputati MARTINA NARDI (SEL) (Vedi RS), DONATELLA AGOSTINELLI (M5S) (Vedi RS), LUCA FRUSONE (M5S) (Vedi RS), PAOLO PARENTELA (M5S) (Vedi RS), EMANUELA CORDA (M5S) (Vedi RS), ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS), DIEGO DE LORENZIS (M5S) (Vedi RS), GIAN PIERO SCANU (PD) (Vedi RS), SANDRA ZAMPA (PD) (Vedi RS), FEDERICA DIENI (M5S) (Vedi RS), ALESSANDRO DI BATTISTA (M5S) (Vedi RS) e ADRIANO ZACCAGNINI (Misto) (Vedi RS), per una precisazione il deputato ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS), nonché, per sollecitare la risposta a suoi atti di sindacato ispettivo il deputato GIANNI MELILLA (SEL) (Vedi RS).

  MARTINA NARDI. Signor Presidente, vorrei informare l'Aula che domenica la mia terra, la città di Massa, è stata colpita da una gravissima tromba d'aria che ha aggravato una situazione che già presentava gravissime condizioni dopo l'alluvione dell'anno scorso. La tromba d'aria ha causato gravi danni soprattutto alle strutture pubbliche, perché in quel tratto di lungomare della Versilia sono presenti strutture pubbliche, come la scuola alberghiera, una delle scuole di eccellenza che da tutta Italia, grazie al suo convitto, ospita centinaia e centinaia di ragazzi. Oggi questa scuola è senza il tetto, oggi questi ragazzi, e per molti giorni a venire, non potranno frequentare questo prestigioso istituto. Così come tanti, centinaia, ragazzi non potranno andare a fare ippoterapia per bambini disabili visto che sono state spazzate via tutte le stalle di una struttura comunale importante che svolge un ruolo significativo dal punto di vista proprio della socialità, della disabilità. Così come centinaia di bambini non potranno più andare nelle prossime settimane a giocare nei campi sportivi che sono stati sostanzialmente devastati.
  Oggi questa città, e lo fa attraverso la mia persona in questa Aula, lancia un grido di dolore al Governo perché intervenga; è stato chiesto lo stato di emergenza, noi ci auguriamo, tutti i cittadini di Massa, ma direi della Versilia, dei comuni vicini che anch'essi sono stati parzialmente danneggiati, che possa arrivare una risposta il prima possibile dal Governo.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Signor Presidente, intervengo per rispondere ad un articolo che qualche tempo fa è apparso su un quotidiano delle Marche: Il Resto del Carlino. L'articolo si intitola: «La regione ha tradito i patti. Chiederemo i danni». Parla Mario Pesaresi della Viridis Energia.
  Allora, chi è Mario Pesaresi della Viridis Energia ? È uno degli imprenditori più noti della regione Marche, socio al 50 per cento della Viridis Energia, una società che ha realizzato molteplici impianti a biomasse e a biogas nella regione. Allora, io vorrei sottolineare, e mi rivolgo indirettamente al Presidente della regione Marche, il Presidente Spacca, perché è stata dichiarata parzialmente incostituzionale la legge regionale in base alla quale sono stati autorizzati gli impianti senza valutazione di impatto ambientale, perché si teneva conto soltanto della taglia di questi impianti senza tener conto, invece, delle direttive comunitarie.
  Ora questa legge è stata dichiarata parzialmente incostituzionale; nonostante questo c’è chi ancora insiste sulla bontà di questi impianti, di queste centrali a biomasse.
  Ora noi vorremmo dire, siccome nessuno è intervenuto per smentire il titolo – ovvero si parla di patti tra questo imprenditore e la regione Marche – noi vorremmo sapere in che cosa consistono questi patti perché l'unico patto possibile è quello tra il presidente, la regione e i suoi cittadini, non tra presidente della regione e possibili imprenditori delle biomasse e biogas.
  Quindi noi vorremmo che qualcuno intervenisse per smentire questo titolo e in secondo luogo, siccome si parla di un'eventuale richiesta di risarcimento danni da parte di questo imprenditore, vorremmo dire che i danni li chiederanno i cittadini, e vorremmo dire anche un'altra cosa, che se prima, caro presidente Spacca, lei non ha receduto dalla sua volontà perché pensava forse ad una sconfitta di carattere politico, a questo punto ormai la sconfitta è di tutti i cittadini, soprattutto delle tasche dei cittadini, perché se paga la regione, in realtà pagano i cittadini della regione medesima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, oggi è il primo ottobre, entro il 30 settembre dovevamo votare per il rifinanziamento delle missioni all'estero, ad oggi i nostri militari sono lì, senza copertura economica e politica. Si parla di quasi 1 miliardo di euro per nove mesi, si parla di soldati che mettono a rischio la loro vita. Noi siamo indignati di come questo Governo abbia trattato la materia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); noi siamo indignati di fronte alla superficialità e all'incapacità di questo Governo, troppo preso dai guai di un condannato che sta affossando poco alla volta questo Paese, troppo preso a sopravvivere, a barcamenarsi tra improbabili maggioranze.
  Noi, all'insediamento dei Ministri, chiedemmo a gran voce una legge quadro per le missioni all'estero, proprio per innanzitutto risparmiare dei soldi per quanto riguarda queste missioni e per tutelare la vita dei nostri soldati, ma questo è il risultato di tutta questa assurda faccenda; noi veramente non abbiamo parole per dimostrare tutta la nostra indignazione e veramente non siamo in grado di far capire l'incapacità che abbiamo di fronte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PAOLO PARENTELA. Signor Presidente, colleghi deputati, è passato soltanto qualche mese da quando presentai un'interrogazione affinché si facesse chiarezza sulla situazione vergognosa in cui versa la sanità calabrese. Oggi raccogliamo...

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, oggi vorrei ricordare che è il compleanno di Stefano Cucchi. Stefano Cucchi ha perso la vita nell'ospedale di un carcere, nel silenzio e nell'abbandono totale, nell'abbandono di uno Stato, senza l'affetto dei suoi cari. Questo è gravissimo, perché significa che questo Stato non protegge i nostri ragazzi.
  Purtroppo, noi abbiamo a che fare con un Paese che lascia a piede libero dei condannati per frode fiscale e dei corrotti, che hanno portato vergogna in questo Paese, condannati per associazione esterna. Scusate, perdonatemi, ma sono commossa perché, quando parlo di queste vite, di queste vite abbandonate mi si stringe il cuore. Vi chiedo veramente di capire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vorrei, insieme a Stefano Cucchi, ricordare anche un'altra persona, che è stata letteralmente dimenticata, lontano dal suo Paese e dai suoi cari. Il suo nome è Enrico Forti, detto Chico, da dodici anni in galera in Florida per un delitto che, molto probabilmente, non ha mai commesso e un processo con molte ombre. Io chiedo pubblicamente in questa sede al Ministro Bonino di intervenire su questo caso. Verità, dunque, per Chico Forti e per tutte le persone abbandonate nelle patrie galere vergognose di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, per un appello a lei, che ho già fatto in altre sedi, ma che ribadisco qui. Oggi, in sede di Commissione Cultura, durante i lavori della Commissione che esaminavano i regolamenti, è stato fatto un video da parte dei collegi del gruppo del MoVimento 5 stelle, e postato su Facebook e sui social network, un video che, al di là dei contenuti, è stato fatto durante i lavori della Commissione.
  Come ho sostenuto in altre sedi, da parte del nostro gruppo non c’è una opposizione a fare video, foto o a salire sulle sedie, come oggi è accaduto: la nostra posizione è semplicemente quella che bisogna regolamentare le questioni. Oggi, una delibera dell'Ufficio di Presidenza, fatta a suo tempo, dice che è vietato fare fotografie o fare video che non siano autorizzati dalla Presidenza.
  Quindi, io pregherei lei, in quanto Vicepresidente, di segnalare la questione alla Presidente e che questa questione venga normata. Non voglio aprire una polemica, perché per me le sedute potrebbero essere tutte pubbliche e non ho nessuna difficoltà a sostenere questo, ma sostengo che, se ci sono delle regole, vanno rispettate e vanno rispettate da tutti. Quindi, pregherei che su questa materia ci fosse una posizione ufficiale da parte della Presidenza, urgente, perché altrimenti continueremo una prassi che sta creando, non solo dei malumori, ma un atteggiamento che non viene da noi compreso e diventa strumentale e strumentalmente viene utilizzato un atteggiamento da parte nostra assolutamente silenzioso di fronte a questo, nel rispetto di colleghi che stanno veramente superando un segno che per noi, invece, non dovrebbe essere superato.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, noi cittadini siamo dei portavoce e oggi io vorrei dare la mia voce a Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, e a tutti i sostenitori di Greenpeace.
  Il 18 settembre, la guardia costiera russa ha arrestato due attivisti di Greenpeace che stavano scalando la piattaforma petrolifera off-shore della compagnia Gazprom. Gli attivisti stavano protestando, ovviamente in maniera pacifica e non violenta, e si opponevano alle operazioni di trivellazione che nell'Artico quella compagnia sta effettuando. I due attivisti ovviamente sono stati trattenuti contro la loro volontà e, ovviamente, senza rappresentanza legale. Il 19 settembre, giovedì, la guardia costiera ha abbordato la nave di Greenpeace, Arctic Sunrise, e ha arrestato ulteriori 30 attivisti, tra cui l'italiano Christian D'Alessandro.
  Ovviamente, questo è un modo di procedere del tutto sproporzionato rispetto alla manifestazione che questi cittadini stanno compiendo per difendere il nostro pianeta. Noi chiediamo subito l'intervento del Ministro, sperando che sia sicuramente più risolutivo rispetto a quello che abbiamo visto con il caso Shalabayeva e i marò italiani e speriamo, in qualche modo, che il caso si possa risolvere nel migliore dei modi, perché riteniamo assurdo che si possano dare due mesi di reclusione per il reato di pirateria quando, invece, è soltanto una manifestazione di persone pacifiche che in qualche modo difendono i nostri diritti e il nostro futuro. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo sempre accanto a queste persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  GIAN PIERO SCANU. Signor Presidente, non era in programma che io intervenissi e lo faccio per non sottrarmi ad un dovere che è civico, prima ancora che politico. Ho ascoltato, così come è accaduto per tutti gli altri, l'intervento di un collega del MoVimento 5 Stelle, che ha ritenuto di dover imbastire il proprio ragionamento muovendo dalla notizia, che egli pensa di aver dato, riguardo alla mancata copertura delle missioni internazionali, all'estero quindi, da parte dei nostri militari.
  Non è questa la sede per entrare nel merito della utilità, dell'eticità e della correttezza di queste missioni. Però, siccome questa è ancora una sede solenne, vorrei chiarire che non è assolutamente vero ciò che il collega del MoVimento 5 Stelle, tra il tripudio degli altri colleghi, ha affermato. Ancorché in carenza di una copertura di decreto, esiste una piena e totale copertura, sia dal punto di vista giuridico sia dal punto di vista finanziario ed economico.
  Pertanto, propalare notizie che sono false, nei confronti di italiane e di italiani che si trovano all'estero certamente non in vacanza, è una cosa estremamente grave e non ci sarebbe niente di strano, signor Presidente, se di questa cosa, che interpella prima di tutto le nostre coscienze e poi, se ce l'abbiamo ancora, la nostra sensibilità politica, si facesse carico anche la stessa Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, grazie colleghi se vorrete prestare attenzione. Io credo che noi non possiamo lasciare trascorrere una giornata senza dare notizia anche in quest'Aula di quello che è avvenuto ieri a Scicli in Sicilia, dove abbiamo assistito e le cronache ci hanno consegnato una pagina nuova della tragedia umanitaria che si consuma così vicino al nostro Paese, questa volta accompagnata anche da dettagli assolutamente atroci: persone picchiate e buttate in mare, lasciate affogare, frustate perché scendessero dalla barca che le ha portate fino qui, a cercare speranza dove invece hanno trovato morte.
  Io mi rivolgo al Governo e a tutte le persone di buona volontà perché si faccia luce su queste cose.
  Voglio rivolgere da qui un grande ringraziamento al carabiniere che si è buttato in mare e a nuoto ha messo in salvo un po’ di queste persone – si chiama Floriddia, spero di pronunciare correttamente il suo cognome – e ai volontari e alle persone che sono accorse ad aiutare questi disgraziati. Io credo che si debba fare di tutto e che il Governo debba fare di tutto perché l'Europa affronti questo problema, che è un problema che riguarda tutto il continente e perché si faccia luce sugli scafisti e su questo racket delle vite umane (Applausi).

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, sono qui per mettere in luce un fatto che è accaduto ieri, ossia le dimissioni del sindaco di Benestare, un comune nella Locride, il quale ha mandato una lettera sia al Presidente della Repubblica, Napolitano, che al presidente della Camera, Boldrini, per denunciare l'ennesimo atto di violenza e di intimidazione subito in questa terra così difficile e abbandonata dallo Stato. Ecco, noi non possiamo lasciare solo questo primo cittadino e non possiamo lasciare soli i cittadini calabresi. Lo Stato deve fare qualcosa e non abbandonare gli uomini delle istituzioni che ogni giorno combattono contro la criminalità. Quindi, invito il Presidente della Repubblica e anche la Presidente Boldrini ad intervenire e a sostenere questo sindaco coraggioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, mi dispiace che la persona della quale parlerò non sia presente. Io sono solito dire le cose in faccia. Vorrei solamente far presente alla Presidenza un fatto increscioso. L'onorevole Roberto Rampi si è avvicinato alla collega cittadina Chiara Di Benedetto, sollevando delle normalissime critiche, il che va bene. Dato che ci stava disturbando nell'ascolto dell'altro nostro cittadino Frusone, gli abbiamo chiesto gentilmente di abbassare i toni e lui ha risposto: faccio il c... che vuole, fascista di merda, chiami i commessi. Parole testuali. Tenendo presente il fatto che, prima dell'arrivo del MoVimento 5 Stelle, molti nostri colleghi erano soliti fare quello che volevano in questa istituzione, riteniamo inaccettabili offese del genere e soprattutto le riteniamo inaccettabili se arrivano da persone che – lo ricordo ancora – governano con condannati o con bugiardi cronici come il Presidente Letta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, volevo fare un intervento in ricordo di Pavlos Fyssas, questo ragazzo è stato ucciso alcune settimane fa in Grecia da una squadra di Alba Dorada. Io non ho scritto un intervento, ma lo voglio soltanto ricordare. Voglio ricordare il fatto che era un militante contro il razzismo, contro l'odio e contro tutti i fascismi. In Europa abbiamo una situazione molto drammatica economicamente e in Grecia questa è emersa in maniera palese. Il tessuto sociale è sfaldato e ha portato all'emersione di una componente neonazista molto forte, ora presente in Parlamento. Fortunatamente, le autorità greche si sono mobilitate e hanno tagliato la testa in qualche maniera ad Alba Dorada e al suo leader, ma quello che vorrei lanciare io è un monito a questo Parlamento, a tutti i parlamentari e alla loro coscienza, al fatto di tenere sempre a mente che, a parte le proprie posizioni ideologiche e politiche, la nostra è una Costituzione antifascista che nasce dalla resistenza e che i fascismi purtroppo in Europa sono tuttora presenti. Lo vediamo anche dalle elezioni austriache. Quindi è importante che non ci siano situazioni in cui si fomenta l'odio, in cui si fomenta la violenza e si cerchi sempre di risolvere le questioni in maniera democratica, altrimenti ci ritroveremo come in Grecia in una situazione allucinante di violenza e di escalation, e soprattutto in una situazione che l'Europa ha già vissuto e che nessuno si augura che ritorni.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, non è un richiamo al Regolamento; è lo stesso motivo che ha fatto prendere la parola al collega Di Battista.
  Io non so, non ero lì, però conosco il collega Rampi: è un collega serio, che non usa i toni che sono stati riportati (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

Ordine del giorno della seduta di domani. (Vedi RS)

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica l'ordine del giorno della seduta di domani:

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani... Deputati, devo richiamare all'ordine qualcuno ?

  La seduta termina alle 19,55.