XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 823 di giovedì 29 giugno 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA ROSSOMANDO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Bernardo, Bratti, Caparini, Capelli, Causin, D'Alia, Dambruoso, Di Gioia, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Garavini, Giachetti, La Russa, Lauricella, Locatelli, Losacco, Lupi, Manciulli, Marcon, Antonio Martino, Pes, Piepoli, Pisicchio, Rampelli, Francesco Saverio Romano, Rosato, Schullian, Sottanelli, Tabacci, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoventinove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Amedeo Laboccetta, proclamato in data 28 giugno 2017, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Cosimo Latronico, con lettera in data 28 giugno 2017, ha reso noto di essere stato designato rappresentante della componente “Conservatori e Riformisti” nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.

Comunico, altresì, che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera in pari data, ha reso noto che il deputato Cosimo Latronico è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica “Conservatori e Riformisti”.

Modifica nella denominazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che il vicepresidente del gruppo parlamentare Misto, Cosimo Latronico, in rappresentanza della componente politica “Conservatori e Riformisti”, con lettera pervenuta in data 28 giugno 2017, ha reso noto che la nuova denominazione della componente è: “Direzione Italia”.

Seguito della discussione del disegno di legge: Legge annuale per il mercato e la concorrenza (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 3012-C) (ore 9,39).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 3012-C: Legge annuale per il mercato e la concorrenza.

Ricordo che, nella seduta di ieri, si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3012-C)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi. Le modifiche apportate dal Senato al disegno di legge sulla concorrenza non hanno stravolto il provvedimento originario, ma ne hanno anzi ampliato la portata, introducendo alcune disposizioni riguardanti la cultura e la circolazione di beni di interesse storico e culturale.

Gli obiettivi perseguiti dalle misure contenute in questo disegno di legge sono chiari e della massima importanza: implementare la concorrenza in alcuni mercati e liberalizzare determinati settori economici strategici per lo sviluppo di nuove iniziative.

Sono da evidenziare con forza tutte quelle disposizioni che mirano a riequilibrare il rapporto tra consumatori e produttori di beni o servizi, troppo spesso sbilanciato a favore dei secondi. In particolare, penso all'eliminazione di una serie di vincoli contrattuali con i fornitori di servizi di telefonia, televisivi e comunicazioni elettroniche, così come è positiva l'introduzione di ulteriori e specifiche tutele a favore del consumatore in molti settori, a partire da quello dell'energia.

Infatti, un Paese che tutela e alimenta una sua concorrenza nel mercato, tutelando i consumatori, è un Paese che guarda avanti e che sicuramente può attirare quelle risorse e quegli investimenti di cui ha bisogno per intercettare la ripresa economica. Esprimo, quindi, il voto favorevole della componente socialista al presente disegno di legge, che pone le basi per un positivo processo di trasformazione dei nostri mercati. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfreider. Ne ha facoltà.

DANIEL ALFREIDER. Grazie, Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi. Avremmo auspicato che il voto di oggi alla Camera fosse il voto definitivo per l'approvazione del disegno di legge sulla concorrenza. Siamo convinti, come ha affermato il Ministro Calenda, che, in materia di incentivi alla concorrenza e di liberalizzazioni, sia necessario giocare all'attacco, condividiamo il giudizio secondo cui rafforzare il livello di concorrenza sia non soltanto indispensabile ai fini dell'innovazione e della competitività delle imprese, ma costituisca anche la condizione per investimenti strutturali e una maggiore equità sociale.

Fra i diversi punti di merito del disegno di legge sulla concorrenza, come autonomie, abbiamo proposto e sostenuto alla Camera e ribadito al Senato in prima lettura misure di liberalizzazione a sostegno dell'offerta dei servizi da parte delle imprese alberghiere.

Riteniamo - lo ribadiamo - importante che, in riferimento ai portali di prenotazione on line, le imprese alberghiere abbiano la facoltà di offrire liberamente i loro servizi sui diversi operatori on line, anche valutando le diverse percentuali di commissione sul mercato, togliendo la clausola che impone il miglior prezzo indipendentemente dalle diverse commissioni degli operatori. Vi sono ulteriori misure, come le disposizioni da noi proposte e accolte per garantire il danneggiato, diverso dall'assicurato, la possibilità di scegliere un autoriparatore di propria fiducia. Altre questioni rimangono aperte, anche dal nostro punto di vista, come ad esempio la riduzione dei controlli, pagamenti e sanzionamenti per i piccoli impianti fotovoltaici, vincoli che rappresentano un modello burocratico penalizzante per imprese e consumatori, o inoltre l'impegno che come autonomie abbiamo riproposto al Governo per un'effettiva armonizzazione della legislazione nazionale con quella della provincia autonoma di Bolzano in ordine all'obbligo di bilinguismo per i notai, e speriamo che, con l'approvazione dell'ordine del giorno, si riesca a risolvere quanto prima. Annuncio il voto favorevole del nostro gruppo, contenti di questo provvedimento e sperando che possa avere attuazione al più presto. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Latronico, anzi vicepresidente Latronico. Ne ha facoltà.

COSIMO LATRONICO. Sì Presidente, la ringrazio molto. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, l'approvazione nel luglio del 2009 della legge che ha istituito la legge annuale per il mercato e la concorrenza sul modello dell'allora legge comunitaria, che doveva costituire per il Parlamento l'appuntamento annuale per discutere le segnalazioni dell'Antitrust e in generale per promuovere la concorrenza, riesaminando gli assetti normativi in senso ad essa più favorevole, colmando una carenza nel sistema della tutela della concorrenza in Italia, riteniamo che, nel caso di specie, abbia mancato i suoi obiettivi.

È una legge che obbliga i Governi ad emanare ogni anno un provvedimento di liberalizzazione, che, nel nostro caso, nel 2012 abbiamo parzialmente assolto con il decreto “Cresci Italia”, nel febbraio del 2015 il Governo Renzi, dopo moltissimi rinvii, varò il decreto concorrenza. Sono passati due anni, 860 giorni da allora, e oggi siamo qui - forse - per il penultimo atto.

Per l'ennesima volta, non sono state rispettate, intanto, le aspettative temporali del provvedimento, con buona pace dei cittadini, dei consumatori, delle imprese, che continuano ad attendere benefici che la concorrenza dovrebbe portare. Una legge annuale prevedeva due prerequisiti: un Governo con una chiara rotta, con una chiara visione, e una maggioranza coesa in grado di resistere alle inevitabili spinte, ai tanti interessi in gioco, capace di fare scelte chiare e risolute in una direzione. In mancanza di tali prerequisiti il provvedimento, come è evidente a tutti, non può che deragliare o trasformarsi in un provvedimento omnibus, con parti che contraddicono altre parti, che si contraddicono con lo spirito di fondo che dovrebbe permeare l'intero provvedimento: la concorrenza, la valorizzazione dell'interesse dell'utenza.

Presidente e colleghi, io penso che, forse, questo Parlamento, o più realisticamente il prossimo Parlamento, dovrebbe ripensare complessivamente lo strumento della legge annuale sulla concorrenza, uno strumento che è nato con una logica condivisibile e che si è trasformato nel suo esatto opposto. Così non poteva che essere.

Come non pensare che riunire in un unico provvedimento tematiche eterogenee non provocasse una naturale convergenza sull'obiettivo comune di tutte le forze, a torto o ragione, contrarie ai cambiamenti, cioè quello di bloccare o quantomeno ritardare il più possibile l'approvazione del disegno di legge. Anche in questo caso abbiamo assistito ad un'abnorme dilatazione dei tempi: 66 soggetti auditi, 208 al Senato, associazioni di categoria, sindacati, consumatori, authority di regolamentazione, 240 sedute parlamentari, un disegno di legge che si è dilatato dagli iniziali 32 agli attuali 52 articoli, diventati 193 commi dell'unico articolo approvato con il voto di fiducia del Senato; un iter, insomma, al rallentatore, dovuto ai temporeggiatori e alla maggioranza che, per tensioni interne, hanno rimandato più volte l'esame del provvedimento. Lo scontro sotterraneo in atto in queste ultime settimane fra la cosiddetta area renziana del PD e il Ministro Calenda, signor sottosegretario, è risultato abbastanza evidente. E alla fine di tutto questo, cosa abbiamo ottenuto? Ai grandi proclami dell'allora Governo Renzi, cosa è seguito? Pochi e timidi accenni di liberalizzazione.

Qualcuno in questi giorni sottolineava ironicamente come la norma qualificante di maggior impatto del provvedimento sia quella che toglie a Poste Italiane il monopolio della consegna di multe e di atti giudiziari.

Noi non vogliamo essere pessimisti, ma siamo comunque convinti che all'economia del Paese sarebbe servita una vera rivoluzione economica, in grado di stimolare crescita e occupazione, fatta di ricette liberali, di meno lacci, lacciuoli, di meno scartoffie, di meno burocrazia e di meno tasse. Di tutto questo avremmo voluto vi fosse ancora maggiore visione, con più coraggio e più determinazione. Insomma, un'occasione persa.

PRESIDENTE. Concluda.

COSIMO LATRONICO. Concludo, Presidente. Se si vuole ripartire, il Paese ha bisogno che in Italia si superi l'incertezza normativa. C'è già chi investe in Italia e deve scontrarsi con infrastrutture obsolete, con una burocrazia inefficiente, con una giustizia civile che è quella che conosciamo; figuriamoci se poi si dovesse trovare di fronte a norme che, come queste, mutano di anno in anno, di Commissione in Commissione.

Per tutte queste ragioni, il voto dalla componente Direzione Italia non può che essere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto, che non vedo in Aula: presumiamo che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, Governo, colleghi, il gruppo parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico esprime il voto favorevole a questo provvedimento. Si tratta del primo disegno di legge annuale per la concorrenza e l'apertura dei mercati, quindi, lo dice la parola stessa, molto resterà da fare.

Ha per obiettivo quello di rimuovere gli ostacoli della regolazione e l'apertura dei mercati, alla promozione della concorrenza, alla tutela del consumatore, considerato come l'arbitro di un mercato moderno, all'attuazione delle politiche europee in materia di concorrenza. E questa preoccupazione deve valere su scala nazionale e, come dimostra il caso Google, nella dimensione europea, che giustamente ostacola e sanziona gli abusi di posizione dominante.

L'iter del provvedimento è stato molto tormentato: ha subito l'effetto navetta Camera-Senato con pause allarmanti, che dimostrano il nostro rapporto controverso con le politiche della concorrenza. La concorrenza piace soprattutto se riguarda gli altri. Invece, la concorrenza è uno strumento di misurazione dell'efficacia e della qualità del mercato e dovrebbe quindi interessare tutti i cittadini, anche quelli che forniscono taluni servizi, perché, a loro volta, tutti sono beneficiari, quando sono consumatori, del buon funzionamento delle regole del mercato; e questo corrisponde indubitabilmente all'interesse generale. La parcellizzazione o la resistenza a un sano principio della concorrenza fa inevitabilmente emergere il radicamento degli interessi particolari. La loro tutela indiscriminata confligge con l'interesse generale, anche quando si ammanta di socialità.

Ad esempio, abbiamo sentito in quest'Aula le discussioni sulle assicurazioni, con riferimento specifico all'RC auto. Se devo assicurare un rischio geologico o sismico, non posso certo prescindere dalle mappe che descrivono tali fenomeni sul territorio. Anche i sinistri hanno una loro mappatura; prescinderne vuol dire non conoscere il meccanismo assicurativo. Il rischio non è una siringa - è stato fatto appunto l'esempio del tema del costo della siringa nelle diverse aree del Paese, che dovrebbe essere allargato al tema del rischio -, sono cose nettamente diverse; e le frodi assicurative non riguardano solo le compagnie assicurative, ma la cultura di un Paese. Così come l'evasione fiscale non riguarda solo l'Agenzia delle entrate e quindi lo Stato, ma l'etica civica di una comunità.

È bene che questo disegno di legge sulla concorrenza venga finalmente approvato e si ponga una parola conclusiva al percorso della navetta Camera-Senato, eventualmente anche con un voto di fiducia nel prossimo passaggio al Senato. Abbiamo votato fiducie al Governo su argomenti certamente meno decisivi.

Il disegno di legge contiene diverse segnalazioni pervenute dall'Autorità della concorrenza e del mercato, dall'Antitrust: forse si poteva fare di più e si dovrà fare di più, ne sono perfettamente convinto, ma ora si deve concludere. E non c'è solo il settore assicurativo, ma quello delle comunicazioni, per l'eliminazione dei vincoli tuttora presenti nei contratti con i fornitori dei servizi di telefonia, televisivi e di comunicazioni elettroniche. Quanti fastidi derivano in questo ambito per il cittadino consumatore e quanti raggiri si pongono in atto!

E, ancora, nel settore dell'energia va ripreso il principio diretto ad eliminare il regime di maggiore tutela, che dovrebbe operare in via transitoria nei settori del gas e dell'energia elettrica: qui va piuttosto affermata con forza la tutela del consumatore. Lo stesso concetto vale nei delicati settori dei servizi professionali, dei servizi bancari, dei servizi sanitari - ieri abbiamo ascoltato il Bertani di Bersani, che richiama la necessità di un'attenzione particolare al settore della farmaceutica -, dei servizi di trasporto pubblico locale.

Troppo spesso, il cittadino consumatore, più che arbitro, è vittima sacrificale. Questa condizione, fastidiosa per la qualità della cittadinanza, incide negativamente sull'efficienza del nostro sistema economico, e ci impedisce di crescere in maniera più solida come Paese e di pervenire a più elevati standard qualitativi. Parliamo della realtà della vita dei cittadini e non di un'astratta disputa ideologica: mi auguro che questa impostazione faccia finalmente breccia nella coscienza del Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, intervengo in sostituzione della collega Galgano, che ha avuto un piccolo contrattempo. La sostituisco esprimendo la posizione per la verità un po' complessa del nostro gruppo su questa vicenda.

Noi ritenevamo che la legge annuale sulla concorrenza fosse un atto importante, oltre che un atto dovuto, ma il fatto stesso che la legge annuale del 2015 sia in discussione oggi alla Camera, con inevitabile ulteriore passaggio al Senato, beh, è un segno che abbiamo sbagliato qualcosa. Insomma, questa legge sulla concorrenza, più che una legge annuale, sembra una sorta di decreto multifunzione che interviene in tutti i campi dello scibile umano, cercando di fare dei piccoli aggiustamenti ora qua ora là. Questo metodo è evidentemente sbagliato, che rende meno positivo un provvedimento che invece sarebbe stato per sua natura decisamente positivo.

È un provvedimento che noi abbiamo auspicato fin dall'inizio, che riteniamo comunque complessivamente utile al Paese; un provvedimento che dovrebbe consentire di migliorare molte relazioni economiche e quindi favorire energie nuove. La concorrenza è la base di qualsiasi sistema economico libero. Incentivare la concorrenza significa incentivare la libertà ed incoraggiare l'iniziativa, favorire quindi lo sviluppo e la crescita del Paese, che di crescita e sviluppo ha assolutamente bisogno.

Detto tutto questo, qual è il rischio? È che, volendo mettere troppa carne al fuoco, la cottura dei singoli pezzi risulti a volte sbagliata, e questi magari diventano anche indigesti. Il collega Tabacci poco fa accennava al problema delle farmacie, ma l'intervento del collega Bersani di ieri meriterebbe da solo una lunga trattazione.

Il problema delle farmacie è un esempio da prendere in seria considerazione di una serie di piccoli interventi normativi che alla fine sono diventati fra loro contraddittori e hanno confuso l'idea stessa di farmacia. Per tutti noi, da sempre, da svariati secoli, la farmacia era la bottega dove esercitava la sua professione il farmacista, oggi la farmacia è diventata progressivamente un esercizio commerciale, ma la posizione originaria non è mutata: la farmacia è sempre la bottega del farmacista.

Ora, una serie di interventi fra loro contraddittori, ripeto, hanno fatto sì che questa materia meriti una ridefinizione complessiva.

Credo che, nell'ambito di un'auspicata rivisitazione delle norme in materia di sanità, anche un intervento sulle farmacie debba essere un intervento da fare, da attuare in modo organico, come mi pare ieri auspicasse la collega Lenzi, posizione che non posso che sottoscrivere. Per sintetizzare la posizione del nostro gruppo, noi avevamo in questa sede, in questo passaggio, e ancora in Aula, chiesto che il testo licenziato dal Senato, pur con qualche difetto che ora ricordavo, ma nella sua complessiva positività, venisse mantenuto tale e quale, per evitare un ulteriore passaggio e un ulteriore ritardo nell'applicazione delle molte norme utili che sono contenute in questa legge.

Questa nostra posizione non è stata accettata, gli emendamenti che avevano il solo scopo di mantenere intatto il testo del Senato sono stati respinti, in Aula sono stati approvati altri emendamenti, che, quindi, ampliano ancora la sfera di intervento del Senato. Per queste ragioni, il gruppo di Civici e Innovatori si asterrà sul voto finale di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, siamo giunti alla terza lettura di un provvedimento che si aspettava da tanto tempo, e sicuramente, come tutte le leggi, poteva essere migliore e migliorabile. Comunque, il lavoro fatto in queste settimane dalle Commissioni finanze e attività produttive, anche grazie all'ottimo intervento dei relatori, ha cercato di migliorare il testo proveniente dal Senato, soprattutto per uno degli aspetti più importanti di questa legge, ovvero quello riguardante l'energia. Ricordo che nel testo presentato dal Governo vi erano una serie di disposizioni volte ad eliminare il regime di maggior tutela che opera transitoriamente nei settori del gas e dell'energia elettrica.

Nel corso dell'esame alla Camera in prima lettura, tale gruppo di disposizioni è stato modificato e integrato, soprattutto con l'inserimento di norme a tutela dei consumatori, mantenendo comunque intatta l'intenzione iniziale di liberalizzare la vendita ai clienti finali di energia in Italia con l'eliminazione dei prezzi regolamentati. Adesso, con le modifiche intervenute in Commissione, si prevede la fine dell'obbligo di passare al mercato di salvaguardia per quei consumatori che al 1° luglio 2019 non avranno ancora scelto il proprio fornitore. Ci sarà, quindi, una prima fase di assestamento, ma poi ci auguriamo che la liberalizzazione avrà la meglio. La telefonia mobile, in questo senso, è stata un esempio; adesso le tariffe, infatti, sono scese talmente tanto che sono entrate nel paniere dei beni comuni. Contemporaneamente, è importante non svalutare il fondamentale ruolo dell'Autorità dell'energia come organo antitrust, che, devo dire, è stato di fondamentale importanza anche attraverso le audizioni svolte in Commissione finalizzate ad avanzare proposte per migliorare l'impianto originario del testo.

Non ci nascondiamo che siano intervenute ulteriori piccole modifiche; sicuramente, però, non tali da mettere in discussione la sostanza del testo, che ci auguriamo, perciò, possa avere un passaggio molto rapido al Senato, ai fini di dare un segnale positivo al mercato e ai consumatori. Rimuovere ostacoli regolatori all'apertura dei mercati rappresenta per noi di ALA-Scelta Civica una priorità assoluta, che, unita alla promozione dello sviluppo della concorrenza, può consentire al nostro Paese di riagganciare una ripresa economica che stenta ancora a decollare. Non meno importante la tutela dei consumatori, che nessuno vieta possa andare di pari passo con la liberalizzazione dei mercati.

In questo testo ci sono importanti novità: riguardano i professionisti, gli avvocati, i notai, i dentisti; forse non tutte condivise, ma improntate a una visione moderna ed europea. In questo senso, le novità sono da accogliere certamente con favore. Privilegi piccoli, ma non insignificanti, sono stati rimossi, e nuovi operatori potranno prestare un servizio con modalità innovative, economie di scala, costi inferiori per i cittadini e per il sistema Paese. Liberalizzare l'economia vuol dire creare nuove opportunità di investimento, occupazione e crescita, e vuol dire anche, e si è visto, scontentare tanti potentati e tanti interessi. La concorrenza, infatti, non è un oscuro concetto economico, né una filosofia vuota; la concorrenza è, anzitutto, un metodo e la consapevolezza che la libertà di scelta è un'arma potente nelle mani dei cittadini, perché consente loro di scegliere i prodotti migliori, più convenienti, più innovativi. In una parola, i prodotti che meglio rispondono ai loro bisogni.

Da convinti europeisti, inoltre, auspichiamo l'applicazione di tutti quei principi del diritto dell'Unione europea in materia di libera circolazione e apertura dei mercati, nonché delle politiche europee in materia di concorrenza. Una volta riaperto il provvedimento, anche noi avevamo proposto in Commissione i pochi emendamenti, certamente non ostruzionistici, ma nel merito del provvedimento, che avevano il semplice obiettivo di rappresentare un impulso per lo sviluppo economico del Paese; purtroppo non sono stati approvati, e questo ci rammarica, perché le piccole innovazioni al testo sarebbe state certamente positive. Ma, in ogni caso, siamo favorevoli affinché questo provvedimento veda la luce al più presto. Le poche, quattro, modifiche presentate dovrebbero, perciò, consentire al Senato di approvarlo prima dell'estate: un piccolo segno di vitalità per un Parlamento che non riesce neanche a darsi le proprie regole attraverso l'approvazione di una legge elettorale.

Cari colleghi, sicuramente il provvedimento poteva essere più coraggioso sotto alcuni aspetti, ma, indubbiamente, la strada intrapresa sembra essere positiva, e, seppure all'opposizione di questo Governo, non ostacoleremo l'iter di questo disegno di legge; per cui, annuncio il voto favorevole a nome del gruppo ALA-Scelta Civica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Civati. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CIVATI. Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo, sono qui per annunciare il voto contrario del gruppo di Sinistra Italiana e di Possibile, e aggiungo, a titolo personale, con qualche elemento di dispiacere, perché sono tra coloro che a sinistra individuano nella concorrenza e nella promozione di una concorrenza leale un elemento fondamentale, non solo per la qualità del sistema economico, ma per la riduzione stessa delle disuguaglianze e l'apertura della nostra società, non solo dal punto di vista dell'impresa e dei consumatori, ma della cittadinanza nel suo complesso.

La concorrenza dovrebbe spingere dal basso verso l'alto chi attualmente non ha aderenze, amicizie, accesso, ampliando l'offerta per i consumatori, premiando chi si impegna, chi rischia e chi investe grazie all'apertura dei mercati regolamentati, in modo da evitare privilegi, soprattutto in un Paese come il nostro, che potremmo definire, a malincuore, il Paese delle rendite e delle concentrazioni asimmetriche. Rendite e concentrazioni di cui hanno fatto negli anni tesoro, in senso proprio, molti sedicenti liberali, per i quali il liberalismo è a senso unico, è inteso nel senso di farsi gli affari propri. In questo senso, e di qui l'amarezza, il testo che ci apprestiamo a votare rappresenta una ulteriore grande occasione mancata, una legge tardiva, timida, manchevole, controproducente proprio negli obiettivi che dichiara, e che, invece, impedisce al Paese di raggiungere. Si tratta di una vera odissea, iniziata - lo ricordo - il 20 febbraio del 2015 e determinata - non giriamoci intorno - soprattutto dalle divisioni della maggioranza, che, di fatto, è costretta a riportare il disegno di legge al Senato.

Potremmo dire, con una battuta, che al Calenda si risponde con le calende, quelle greche. Avrei compreso - non condiviso, sia ben chiaro - una votazione finale, la decisione di chiudere questo testo in questa sessione di voto alla Camera; dopo tanto tempo sarebbe stato auspicabile e devo dire che, non sono retroscenista, non ho retropensieri, ma il dubbio che ci sia un intento dilatorio, come qualcuno della stessa maggioranza ha fatto capire, è venuto anche a noi. Ciò che mi preme sottolineare, dal punto di vista dei contenuti e del merito, si ricollega a quanto ha dichiarato ieri in Aula l'onorevole Bersani, che d'ora in poi sarebbe meglio chiamare Bertani, in ragione della citazione che ha portato all'attenzione dell'Aula.

Un intervento che dimostra, dal punto di vista politico, storico-politico potremmo dire, come si sia perduto lo spirito di un'intera tradizione negli ultimi anni al Governo e all'opposizione del Paese, dal momento che si registra un passo indietro significativo rispetto a ciò che si era tentato di fare in altri momenti e in altri passaggi della storia repubblicana, anche recente, in riferimento a uno dei temi più delicati. Ieri si è parlato, in queste ore si è parlato molto delle assicurazioni, che sono sicuramente un elemento di attenzione da parte di tutti, ma Bersani-Bertani si riferiva soprattutto alla questione della sanità, al costo dei farmaci, alla possibilità di arrivare a comporre una questione che, insomma, ci trasciniamo da anni, ovvero la possibilità di una liberalizzazione dei farmaci di fascia C.

Una soluzione, come è stato ricordato dall'onorevole Galgano, che avrebbe comportato risparmi per 500 milioni di euro, secondo le stime, all'anno, la creazione di nuovi posti di lavoro e anche di nuove aziende, di nuove realtà produttive e commerciali. Forse non ne abbiamo bisogno, verrebbe da dire; stiamo così bene in questo Paese e, dunque, perché fare una misura di cui discutiamo da anni e che lo stesso centrosinistra ha sempre caldeggiato? Va tutto bene già così e non c'è motivo di insistere. Meglio ritrovarsi in soluzioni più contenute che, tutto sommato, non cambino lo status quo. Tutt'al più si fa una concorrenza dall'alto verso il basso, facendo arrivare capitali e controlli da fuori e non da sotto, potremmo dire.

E lo stesso vale per altre questioni. Cito un'altra occasione mancata in questa discussione: un nostro emendamento perorava la causa dell'autoproduzione di energia, della possibilità che ci fosse per un piccolo produttore di energia - immaginate un borgo isolato, piuttosto che un'attività commerciale - di cederla ai vicini, in un rapporto molto chiaro e pulito in tutti i sensi. Infatti, l'energia sarebbe molto pulita e anche questa forma di contratto.

Anche questo non c'è stato modo di inserire in questa discussione. Io penso che sia molto sbagliato, perché l'efficienza energetica e la possibilità di aprire il mercato, senza fare sbilanci o strane operazioni, avrebbe creato un'opportunità in più, sia dal punto di vista ambientale sia economico. Anche su questo, devo dire, ci siamo limitati a misure molto, molto parziali.

E potremmo dire - e non è una novità in questa legislatura - che il titolo del provvedimento non rappresenta il suo contenuto, non si ritrova nel suo contenuto. Io sono dispiaciuto - e lo dico a nome del gruppo di Sinistra Italiana - Sinistra Ecologia Libertà - Possibile - perché questo Paese non deve più perdere occasioni, non deve più perdere appuntamenti, deve provare a forzare quando si tratta di liberarsi delle corporazioni e dai loro condizionamenti, deve provare davvero quella rivoluzione liberale di cui parlano tutti, perché ormai è diventato molto popolare parlarne e molto poco poi attuarla e fare in modo che tutte le forme di limitazione del mercato non verso la concorrenza e verso la sua apertura siano veramente sbaragliate,

Ecco, io temo che non ci si potesse aspettare di più - e, come sapete, è una mia opinione da tanti anni - da un cartello politico che mischia destra e sinistra, che dice che non esistono più, che tutto sommato ha associato un cambiamento, quasi sempre immaginario, a una conservazione, quasi sempre plasticamente rappresentata.

Devo dire che questa discussione sulla concorrenza, così limitata e così poco ambiziosa, ci fa pensare che davvero questo sarà un monumento che - non so se come la lapide citata ancora da “Bersani - Bertani” - rimarrà nella storia di questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la legge annuale per il mercato e la concorrenza, dopo due anni, approda in seconda lettura alla Camera, per ritornare al Senato con un'ulteriore lettura, sperando che sia la fine del “ddl concorrenza”, nel senso che non venga approvato in questa legislatura, perché, nelle varie modifiche e nei vari passaggi che ci sono stati, si è trasformato in un provvedimento omnibus con 193 commi, in cui si parla di tutto e di più.

Ci sono alcuni temi di cui vorrei discutere e parlare in questo breve intervento e, in particolare, vorrei toccare alcuni temi - non tutti - sulle assicurazioni. Il tema dell'assicurazione RCA è per noi molto importante e fin dall'inizio abbiamo dedicato una buona parte del nostro lavoro nell'intento di stabilire un equilibro tra le diverse posizioni rappresentate nel settore: compagnie assicurative, imprese di riparazioni, periti e assicurati.

Il testo ha subito modifiche senza dubbio importanti e positive, anche se dobbiamo constatare che il settore assicurativo risulta ancora troppo chiuso alla concorrenza e, per gran parte, assoggettato agli interessi delle compagnie assicurative.

Una misura senz'altro utile a favorire la concorrenza del settore sarebbe stata quella di introdurre la possibilità di recesso anticipato decorso un anno dalla prima stipula dal contratto di assicurazione obbligatorio, senza oneri, spese o penalità a carico dell'assicurato.

Questa norma è già prevista negli ordinamenti di altri Paesi europei come, ad esempio, in Francia, dove è entrata in vigore lo scorso anno e ha già prodotto risultati positivi in termini di riduzione del tasso di concentrazione sul mercato delle compagnie assicurative. Ma, come abbiamo visto, voi avete voluto scegliere altro.

L'articolo 1, comma 6, in particolare, disciplina gli sconti obbligatori praticati dalle compagnie di assicurazione a favore degli assicurati che accettino di installare sul veicolo la cosiddetta “scatola nera”. Uno sconto aggiuntivo e significativo viene applicato alla clientela residente nelle province a maggior tasso di sinistrosità che abbia installato sul veicolo la scatola nera e non abbia provocato sinistri con responsabilità esclusiva o concorrente negli ultimi quattro anni. Per noi è importante che tale meccanismo incentivante non ricada sugli automobilisti ubicati in territori a minor tasso di sinistrosità.

In generale la disciplina, seppure rivista rispetto al testo licenziato da questa Camera, è ancora incerta, rischiando di risultare inefficace soprattutto per quanto concerne l'individuazione e l'applicazione delle percentuali di sconto obbligatorio.

Inoltre, su un altro tema, come quello delle comunicazioni, laddove il testo prevede di eliminare una serie di vincoli che sono oggi presenti nei contratti con i fornitori di servizi di telefonia, televisivi e di comunicazioni elettroniche, ci siamo preoccupati di garantire la possibilità ai consumatori di aderire, tra le diverse offerte degli operatori, a quelle che maggiormente rispondono ai propri bisogni e alle proprie abitudini di consumo.

Sul problema che avete creato solo ed esclusivamente voi, quello targato PD, quello che viene definito il problema fra taxi e Uber, il testo contiene una delega al Governo per adottare un decreto legislativo che revisiona la disciplina degli autoservizi pubblici non di linea (taxi, NCC eccetera). Una revisione volta a contrastare i fenomeni di abusivismo come quello preoccupante di Uber sarebbe certamente condivisibile.

Desta molta preoccupazione il fatto che si sia voluta inserire tra i criteri direttivi l'indicazione di adeguare l'offerta di servizi a nuove forme di mobilità che si svolgono con applicazioni web - proprio quelle che utilizza esclusivamente Uber - e che utilizzano piattaforme tecnologiche per l'interconnessione dei passeggeri e dei conducenti. La preoccupazione più motivata, vista la volontà del Governo esplicitata nel mille proroghe anche con l'emendamento Lanzillotta, è quella di non tutelare i lavoratori che, provvisti di regolare licenza, svolgono il servizio di trasporto con taxi.

Inoltre, sui costi energetici sostenuti dall'Italia, che sono i più alti in Europa e che rappresentano una delle principali cause dello svantaggio competitivo delle nostre aziende nei confronti della concorrenza, le misure adottate dal Governo non appaiono affatto incisive nel rendere il settore più aperto alla concorrenza e, quindi, nel contribuire alla riduzione dei costi delle bollette energetiche a carico degli utenti. Quest'ultimo tema nel testo viene affrontato solo marginalmente con riguardo alle maxi bollette, tema di cui si è parlato molto nelle Aule parlamentari.

In tema di fonti rinnovabili, il Governo ha qui trovato occasione per intervenire nuovamente sul fotovoltaico con un atteggiamento a dir poco schizofrenico. Se fuori dal Parlamento lo stesso si vanta di credere nello sviluppo delle rinnovabili come soluzione valida ed alternativa alle fonti fossili, dall'altra interviene per tagliare gli incentivi su determinati impianti di piccola taglia, quelli in uso nelle abitazioni private.

Poi, parlando ulteriormente di banche, come è già successo questa settimana, riteniamo urgente l'adozione di misure volte ad aumentare la protezione e la tutela dei consumatori che, notoriamente, rispetto alle banche e agli istituti di credito hanno una forza contrattuale ed economica molto più debole. Infatti, anche quando assume delle posizioni nei confronti dei poteri forti questo Esecutivo lo fa sempre in maniera timidissima, quasi come a voler accattivarsi con le briciole i consumatori che hanno veramente capito da quale parte sta il Governo di fronte a provvedimenti quali il “salva banche”, relativo al mancato ristoro dei risparmiatori truffati.

Allo stesso modo, sulla locazione finanziaria è necessario per lo meno prevedere, per venire incontro alle esigenza e agli imprevisti dei consumatori che spesso sono colpiti da momenti di difficoltà economica improvvisi, che possa costituirsi l'inadempimento dell'utilizzatore dell'immobile concesso in leasing soltanto dopo un maggior numero di rate non pagate e che le rate non evase siano almeno consecutive.

Per chiudere, sui vari temi, sui beni culturali abbiamo ritenuto di dover intervenire sulla circolazione internazionale dei beni culturali. Tale misura infatti rischia di disperdere un importante patrimonio artistico. La norma, infatti, porta da 50 a 70 anni il limite di anzianità delle opere da assoggettare al controllo dell'ufficio esportazione delle soprintendenze, quindi si potranno esportare senza limiti le opere, ad esempio, di De Chirico e da altri importanti autori moderni, favorendo mercati d'arte magari senza troppi scrupoli e case d'asta.

Inoltre, si introduce una soglia di valore entro la quale basta l'autocertificazione. Molte opere minori, ma pregevoli, potrebbero facilmente uscire dal nostro Paese e non ritornare in più. In ogni caso la materia avrebbe dovuto essere trattata separatamente in un luogo deputato, cioè nella Commissione cultura e con un provvedimento ad hoc.

Vista la schizofrenia del Governo, visto l'atteggiamento del Governo del PD sulle proposte della Lega Nord e della minoranza non riprese e non applicate nel testo emendativo per migliorare il testo uscito anche un mese fa dal Senato, il nostro parere è favorevole con unico auspicio: che il Senato abbia più lungimiranza della Camera e affossi definitivamente il “ddl concorrenza” (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Voteremo a favore ovviamente del disegno di legge, come abbiamo fatto sia nel primo passaggio alla Camera, che il nostro gruppo al Senato.

Non abbiamo condiviso la decisione del PD di modificare questo provvedimento così come è arrivato dal Senato e abbiamo detto le ragioni sia in Commissione, che in Aula, e non perché questo testo lo riteniamo perfetto.

Sono tanti i punti sui quali noi manteniamo una distanza critica. Noi avremmo voluto - e ci auguriamo che possa valere se mai si farà per la seconda legge annuale sulla concorrenza - un testo che fin dall'inizio intervenisse sui veri blocchi del mercato in Italia e i blocchi sono là dove ci sono monopoli e oligopoli pubblici e privati. Non ci si venga invece a dire, come si fa in Italia ormai da dieci anni, che c'è da liberalizzare il mercato là dove ci sono le piccole imprese, che il problema è liberalizzare i benzinai, i farmacisti, i carrozzieri, i taxisti, gli NCC.

Io capisco che, per la cultura di qualcuno in quest'Aula, questi siano visti come dei rapaci rentier, ma sono dei poveri cristi, dei piccolissimi imprenditori, che rischiano in proprio del proprio e che spesso fanno fatica anche arrivare alla fine del mese.

Detto questo, però, questo testo contiene anche numerosi aspetti positivi. Ripeto: non è perfetto, ma noi ritenevamo e riteniamo che andasse chiuso definitivamente qui alla Camera. Le quattro modifiche volute dal PD, più quella ottenuta ieri dai Cinquestelle, secondo noi rischiano di far morire definitivamente questo disegno di legge al Senato, dove è stato diciotto mesi. Noi condividevamo alcune di queste modifiche. Non condividevamo quella che reintroduce il tacito consenso.

Eravamo a favore anche di altre, ma come abbiamo detto, e, come era possibile, ritenevamo più compatibile con un quadro generale intervenire su altri provvedimenti in corsa che ci sono e sui quali era possibilissimo intervenire, compreso su quella parte che condividiamo dell'energia, che poteva benissimo andare in altri provvedimenti, tenendo pure conto che entra in vigore nel 2019.

La seconda lettura al Senato è durata diciotto mesi ed è stata in Commissione. Noi speriamo che non ce ne vogliano altrettanti per portare fuori questo provvedimento, perché evidentemente scavalcherebbero la legislatura. Noi ci auguriamo che il Governo mantenga l'impegno che ha preso pubblicamente di chiederne l'approvazione rapida e senza modifiche, evidentemente al Senato, entro la pausa estiva.

Questo è un provvedimento che il Governo, e anche il Governo precedente, avevano inserito nel Piano nazionale di riforma, è una delle promesse di riforma che abbiamo fatto all'Unione europea in cambio della flessibilità. Se non l'approviamo, quando sarà settembre, ottobre, e affronteremo la legge di bilancio, questa mancata realizzazione di una promessa su cui ci siamo impegnati, la pagheremo e la pagheremo in termini economici seri, in termini di minor flessibilità e tutti credo abbiamo coscienza di quello che questo voglia dire, di cosa comporti per il Paese, per i cittadini e per le imprese.

Ripeto: mi auguro che al Senato questo provvedimento venga approvato subito, entro l'estate, certamente se non lo fosse, chi ha voluto queste modifiche dovrà assumersene tutta la responsabilità politica. Ribadisco comunque, evidentemente, il nostro voto a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zoggia. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZOGGIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, discutiamo e votiamo oggi un provvedimento che ha avuto forse una delle più lunghe gestazioni parlamentari conosciute. Dalla prima presentazione sono passati ben ventotto mesi, era il 20 febbraio 2015 quando il testo è stato presentato alla Camera. Questo testo ha avuto diversi stop and go ha subito un cambio di Ministro e nel complesso non possiamo certo dire - e questa è la nostra posizione, la posizione di Articolo 1 - che questo tempo sia stato utilizzato per migliorare il testo e venire incontro alle esigenze e ai bisogni dei lavoratori. Si è avuta la netta sensazione che fosse in corso una prova muscolare tra alcuni rappresentanti del Governo e il segretario politico del maggior partito di maggioranza e certamente questa cosa non ha prodotto quei risultati che noi e molti cittadini italiani, credo, si aspettavano dal provvedimento.

Una prima critica di fondo va mossa in questa direzione: ma siamo proprio sicuri che il disegno di legge debba diventare ogni 8 o 10 anni un decreto monstre che contiene tutto e l'opposto di tutto? Non sarebbe forse meglio in un'epoca di sharing economy pensare a una legge annuale sulla concorrenza, ma una legge annuale vera, anziché esercitarci su una legge annuale che ha un valore prevalentemente burocratico, perché il Parlamento e il Governo dovrebbero esercitare un esame continuo delle trasformazioni che i bisogni e i servizi subiscono nel nostro Paese? Perché si vuole lavorare, invece, su pratiche che sono ormai superate dalla vita di tutti i giorni? Perché non si prende atto che i bisogni sono cambiati e che le esigenze sono diverse? Non c'è forse un collegamento tra quello di cui si sta discutendo oggi e il fatto che in Italia ci sono 12 milioni di persone che non riescono più a garantirsi cure mediche adeguate?

Io penso che noi dovremmo discutere di questo e quindi secondo il nostro gruppo, il gruppo di Articolo 1, siamo abbondantemente sotto a questo livello di necessità. Siamo al paradosso di interventi normativi più lenti delle novità di mercato, sottoposto a cambiamenti repentini. Credo si debba costruire un nuovo modo di affrontare temi come questi, piuttosto che avventurarsi in disegni di legge omnibus, che spaziano dalle telecomunicazioni, alle poste, ai taxi; sarebbe più efficace confezionare provvedimenti per singoli settori.

Ci dovrebbe essere, insomma, una diversa visione prospettica nell'affrontare un disegno di legge come quello di oggi. Bisognerebbe partire dei reali bisogni dei consumatori, bisognerebbe promuovere forme di consumo più consapevoli, basate più sul riuso, anziché sull'acquisto, e sull'accesso, invece che sulla proprietà.

Una seconda critica è più di merito: perché, se si è deciso di modificare il disegno di legge qui alla Camera, si è deciso di modificarlo nei punti che riguardano esclusivamente le assicurazioni, il telemarketing, l'energia, gli odontoiatri e non si è, invece, voluto affrontare anche altri temi decisivi?

Io capisco, noi capiamo da questo atteggiamento solo una cosa: capiamo che si poteva modificare il provvedimento licenziato dal Senato. Quindi, non esiste un problema di tempistica, ma esiste un problema che alcune questioni sono state considerate non trattabili; e qui esiste il problema: su molti temi che noi consideriamo decisivi per i consumatori non si è voluto neanche aprire la discussione. Questo atteggiamento, collegato ad altre cose che tra poco dirò, non consente al mio gruppo di esprimere il parere favorevole.

Parliamo, per esempio, di farmacie. I dieci anni passati dall'avvio del processo di liberalizzazione avrebbero potuto essere utilizzati per avvicinarci gradualmente ad una situazione in cui ogni laureato in farmacia potesse aprire la sua farmacia, come fanno altri professionisti del settore medico; d'altronde, nessuno vieta ad un dentista, convenzionato o meno, di aprire il suo studio. Perché nel disegno di legge sulla concorrenza non c'è la libera vendita dei farmaci di fascia C? Perché di fronte alla protezione del settore si consente l'ingresso delle società di capitali?

È una classica liberalizzazione al contrario: si rischia di creare degli oligopoli con effetti negativi per i consumatori, in quanto nei mercati chiusi i prezzi tendono a crescere. Il futuro delle farmacie dovrà necessariamente essere più ampio di quello attuale, potendosi anche occupare di servizi utili per i cittadini, essendo un presidio diffuso sul territorio. Insomma, stiamo facendo il contrario di quello che andrebbe fatto: si liberalizza il capitale, non la vendita dei farmaci. Così non va bene, è un cambio di direzione che ci preoccupa tantissimo.

Sull'energia: perché superare l'Acquirente unico? Così facendo, si crea un'ottima occasione per qualche azienda e un rischio serio per i piccoli risparmiatori, perché si prendono 24 milioni di piccoli consumatori di elettricità, sino ad oggi serviti dalla tariffa base detta di maggior tutela, e si scaraventano nel mercato libero in balia di quattrocento rivenditori di elettricità, che si contendono i clienti da spennare facendo pagare loro l'elettricità più di prima.

Quando è stato liberalizzato il mercato elettrico è stato istituito l'Acquirente unico, ente pubblico che compra elettricità all'ingrosso per le famiglie e le imprese che non hanno scelto un nuovo fornitore in regime libero, ma si sono tenute il vecchio. In pratica, lo Stato ha costituito un gigantesco gruppo d'acquisto con 24 milioni di partecipanti, che riesce a spuntare il prezzo più basso. I 12 milioni di utenti che danno credito alle asfissianti telefonate dei call center, che ti promettono fantastici risparmi, pagano l'elettricità, in media, il 20 per cento in più, secondo i dati dell'Autorità per l'energia.

Quindi, in conclusione, le modifiche introdotte al disegno di legge sulle assicurazioni, sul telemarketing e sugli odontoiatri non cambiano il segno del nostro giudizio. Anzi, sulle assicurazioni il divario tra nord e sud si è allargato e, invece, si doveva cercare di trovare il mezzo per valorizzare e far risparmiare tutti i consumatori. Sui beni culturali è stato detto: liberalizzare significa tutelare i risparmiatori. Cosa c'entra questa parte dei beni culturali? Parliamo di beni dal valore di 13.500 euro, che, ovviamente, sono autocertificati, che sono comunque e diventano patrimonio universale. Potremmo continuare con i notai, potremmo continuare con i trasporti: tutte cose che non si sono volute affrontare.

Il gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista si asterrà, con rammarico: il rammarico di aver perso una grande occasione per provare a riannodare i fili con i consumatori italiani, sempre più vessati, sempre più sfiduciati da una modalità di legiferare che ha, nei titoli, messaggi roboanti, ma, nei fatti, amare delusioni (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Forza Italia, fin dall'inizio dell'iter di questo provvedimento, si è battuta affinché le misure contenute nel testo andassero di pari passo con la tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori. Ci siamo battuti con i nostri emendamenti nel tentativo di migliorare il testo proprio in questa direzione.

Ci siamo battuti durante il complesso, articolato e lunghissimo iter, dando voce alle categorie più deboli e recependo il più possibile le esigenze delle singole categorie audite nella consapevolezza che, andando a modificare l'ormai consolidato sistema concorrenziale, avremmo attribuito e contribuito a rivoluzionare dei settori importanti del sistema produttivo italiano e ci siamo battuti senza risparmiarci.

Abbiamo fatto il nostro dovere, quello che da sempre contraddistingue chi sposa la causa di Forza Italia, e ci siamo per questo dedicati al difficile compito di mediazione tra gli interessi degli utenti consumatori e quelli operativi delle imprese e, comunque, in genere, dei lavoratori autonomi. Spesso la mediazione di Forza Italia si è rilevata dirimente, in altri casi, purtroppo, non ci è stato concesso margine d'azione e, in altri casi ancora, è stato in punto impossibile intervenire tutti soli, laddove il testo intendeva mettere l'una contro l'altra le categorie, a tutto svantaggio, poi, del cittadino utente.

Da parte nostra c'è stata la massima collaborazione e condivisione delle finalità della legge, ma resta la netta perplessità in alcuni ambiti di singoli capi. Abbiamo votato emendamenti con la maggioranza laddove in linea con il nostro modo di fare politica, che prevede lo snellimento di tutte quelle dinamiche che portano all'eccesso di regolazione: i famosi lacci e lacciuoli che gravano inesorabilmente sulle imprese, messe all'angolo da un impianto di tre livelli di regole - l'Unione europea, Parlamento nazionale e regioni - che, sovente, arresta lo sviluppo e l'efficienza economica. E abbiamo lavorato sempre con l'obiettivo di rendere questo provvedimento migliore.

La sensazione che resta oggi, però, è quella di aver perso una grande occasione e questo provvedimento, almeno nelle intenzioni, poteva essere fondamentale per tentare di risollevare la nostra economia, precipitata in una spirale recessiva da anni e bistrattata dal susseguirsi di azioni di Governo totalmente inefficaci e inadeguate, quando non deleterie.

Da economista addetta ai lavori mi rallegrerei volentieri se le misure adottate attraverso il disegno di legge sulla concorrenza fossero realmente un segnale forte di ripresa per la nostra economia. Siamo di fronte, invece, a tentativi timidi, micro-interventi che poco hanno a che vedere con il rilancio stabile e duraturo per il nostro Paese. Ed è un peccato, è un peccato perché questo provvedimento, come abbiamo già detto in prima lettura, era, è e potrebbe essere una grande occasione per rimediare a tutte le azioni scellerate prodotte da chi ci ha governato negli ultimi sei anni. Un provvedimento con degli obiettivi apparentemente condivisi anche dall'Europa e dall'OCSE e, quindi, anche da Forza Italia.

È stata la stessa Unione europea ad individuare, tra le cause della difficoltà in cui versa la nostra economia, proprio l'eccesso e la complessità delle regole, sia legislative che amministrative; ed è per questo che questo provvedimento aveva bisogno di un altro approccio, che consentisse un'inversione di tendenza che, purtroppo, ahinoi, non potrà esserci con questi deboli interventi spacciati come il preludio alla rinascita economica, ma, agli occhi di chi ha una visione concreta e a lungo termine della realtà, sono, invece, più vicini a palliativi di lieve incidenza.

Siamo tutti d'accordo sul fatto che il mercato deve essere reso più libero possibile e sull'esigenza prioritaria di tutelare i consumatori, ma questo obiettivo non può essere perseguito con norme sostanzialmente dirigistiche e punitive per il mondo dell'impresa, perché impresa significa lavoro e, quindi, benessere per tutti.

Già il testo iniziale del disegno di legge non era pienamente soddisfacente, in quanto risentiva di questa impostazione, secondo noi, distorta, ma ora il provvedimento risulta, in alcuni punti, aver perso il contatto con la nostra quotidianità, soprattutto per ciò che manca, cioè nelle fasi oppressive. Abbiamo avuto l'impressione che molte dichiarazioni pubbliche relative al disegno di legge sulla concorrenza da parte della maggioranza avessero il sapore della captatio benevolentiae, della “captatio voti” - passateci la locuzione -, evitando di entrare nel merito dei punti critici di questo testo e del tentativo fallito di renderlo più efficace con le proposte emendative. Questa non è la buona politica, non è la politica di Forza Italia. La politica deve saper anticipare i bisogni delle persone, non lasciarsi trascinare da sentimenti di pancia, spesso dettati dalla paura del nuovo e della non conoscenza.

Sull'importante Capo V, concernente l'energia, abbiamo da subito contestato il modus operandi recente delle aziende fornitrici, che consiste nel martellare i cittadini con una propaganda incessante per convincerli a stipulare contratti di libero mercato che, nella maggior parte dei casi, hanno prodotto amare sorprese: bollette aumentate in misura notevole, anche in presenza di un calo evidente dei costi energetici su scala mondiale. I prezzi del petrolio e, di conseguenza, del gas naturale sono letteralmente crollati e, dato che l'Italia produce energia elettrica prevalentemente bruciando petrolio e gas, non si vede come si giustifichi, nel mercato libero, l'aumento delle tariffe. È, quindi, assolutamente necessario garantire una piena trasparenza e confrontabilità delle tariffe elettriche e del gas per evitare che la liberalizzazione si trasformi in un Far West a danno dei consumatori.

La stessa eliminazione del regime di maggior tutela nel settore dell'energia elettrica, fissata dal testo al 1° luglio 2019, è una questione molto delicata da affrontare, visto che oggi quel regime garantisce a 20 milioni di consumatori domestici e a quattro milioni di piccole e medie imprese la fornitura di energia a prezzi inferiori a quelli del libero mercato, come rilevato peraltro dalla stessa Autorità di settore. Su questo tema, in particolare, abbiamo denunciato quanto introdotto dal Senato in merito agli utenti che, entro la data del 1° luglio 2019, non avrebbero optato autonomamente per il gestore del mercato libero. Per questi, infatti, era stato previsto l'affidamento ad un servizio di salvaguardia gestito dagli operatori che si sarebbero aggiudicati questo servizio tramite gara: un meccanismo che avrebbe portato necessariamente all'adozione di politiche di prezzo più alte di quelle attuali. Qualora non avessero scelto un fornitore, anche perché magari privi degli strumenti tecnologici o culturali per sceglierne uno online al giusto prezzo, i consumatori sarebbero stati impacchettati e messi all'asta ad un prezzo comunque più alto di quello che si trova sul libero mercato che, per inciso, ha già oggi i prezzi più elevati.

Grazie all'approvazione di un emendamento a prima firma Brunetta, già approvato peraltro presso le Commissioni in sede referente, siamo riusciti a sottrarre al regime delle aste per aree territoriali, ed inevitabilmente ai prezzi più alti, almeno quei consumatori - e parliamo quindi di milioni di famiglie - che per inesperienza o pigrizia non avrebbero scelto subito il proprio fornitore di mercato libero: una disposizione di buonsenso, che garantisce per il momento maggiore tutela soprattutto alla tipologia più fragile di utenti.

Il nostro gruppo si è speso a tutela dei consumatori sempre e comunque, contrastando tutte le politiche vessatorie che negli anni hanno messo in ginocchio migliaia di famiglie. A questo proposito ricordo che abbiamo presentato un emendamento, che riprende il dispositivo della mozione Baldelli, la n. 1-00967, un emendamento improntato, come del resto lo è la mozione, alla tutela dei consumatori, sempre in relazione al mercato dell'energia, un mercato che vale nelle sue identiche formulazioni, nelle sue identiche tutele a favore del cittadino consumatore, sia per il mercato idrico che per il mercato del gas.

Il dispositivo, sostanzialmente, stabiliva la moratoria per i maxi-conguagli, che arrivano ciclicamente a migliaia di famiglie, studi professionali, attività commerciali, conguagli pluriennali di importo insostenibile per i bilanci familiari e aziendali, già convalescenti a causa della crisi che da anni sta coinvolgendo il nostro Paese. Non è accettabile che l'utente - e stiamo parlando ovviamente di utenti non protagonisti di condotta dolosa - si ritrovi improvvisamente a dover pagare maxi-conguagli di migliaia di euro, mettendo a rischio il bilancio di una famiglia, di un'impresa o di una qualsivoglia attività. La soluzione deve essere la sospensione dei pagamenti per queste persone, per verificare che le condizioni che si sono applicate siano delle condizioni di rispetto del codice del consumatore, di tutela del mercato e non si caratterizzino come pratiche aggressive, perché inviare ad un cittadino un conguaglio pluriennale di migliaia di euro con l'intimazione di pagamento pena – pena, lo sottolineo - la sospensione dei servizi di fornitura di corrente, acqua e gas - servizi vitali, chiaramente - equivale a mettere in atto un vero e proprio ricatto, una prepotenza vergognosa che non può esistere in un Paese che si professi democratico e rispettoso dei diritti dei cittadini come dovrebbe essere il nostro.

La conferma della bontà di questa azione contro questa pratica vessatoria, nonostante l'emendamento in questione sia stato respinto, è arrivata poi dal Governo stesso, che si è detto pronto a trovare sul tema una soluzione con uno strumento ad hoc, anche in sede legislativa.

Ed ecco che lo ribadiamo: a fronte di pochi passaggi positivi, ai quali abbiamo volentieri collaborato, permane in ultima analisi un testo insoddisfacente e contraddistinto da diverse lacune che peseranno poi sulle spalle dei cittadini.

Non siamo riusciti a convincere i colleghi su tante cose, per esempio sui servizi sanitari e sulle farmacie, abbiamo avuto anche noi paura che si accentuasse troppo il carattere commerciale di alcune farmacie a scapito della tutela della salute dei cittadini. Con questa legge poi, anziché promuovere la concorrenza e il pluralismo, si premiano le concentrazioni in un settore delicato come la tutela della salute, una ricetta che altrove in Europa ha portato alla scomparsa dei presidi posti nelle località più svantaggiate sul piano economico e geografico, con il risultato di compromettere l'equo accesso al farmaco delle popolazioni.

Con il rifiuto degli emendamenti al DDL concorrenza, presentati per disegnare una razionale delimitazione alla presenza dei capitali nella titolarità delle farmacie, sia apre la strada alla nascita di un oligopolio nella distribuzione del farmaco. A differenza di quanto avviene per le società di professionisti, nel caso delle farmacie non è prevista la riserva della maggioranza delle società alla componente professionale e questo può determinare una minore tutela del cittadino, visto che il professionista della salute deve rispondere ad una proprietà che non è tenuta al rispetto del codice deontologico, ma segue solo regole di mercato.

Aver lasciato al 20 per cento il tetto del numero di farmacie che ciascuna società può possedere a livello regionale, fa sì che cinque sole società - e lo vorrei ripetere, cinque sole società - possano detenere tutte le farmacie di una regione. In realtà, non sarà neppure necessario ipotizzare questo scenario, perché secondo i dati di mercato è sufficiente detenere le prime 5 mila farmacie e controllare, quindi, l'80 per cento del fatturato del mercato nazionale.

Il provvedimento, in alcuni casi, non ha nemmeno raggiunto quell'apprezzabile punto di incontro tra le parti coinvolte, ad esempio nella parte che riguarda l'assicurazione, in particolare l'assicurazione obbligatoria per responsabilità civile auto, dove non si è affrontato in modo efficace il problema di fondo del settore, cioè che in Italia il livello dei premi è troppo elevato rispetto alla media dei premi in ambito europeo.

Per quanto riguarda i servizi professionali, in ultimo, al di là delle buone intenzioni di semplificare e liberalizzare il settore, il tutto appare un po' confuso e contraddittorio. Il testo, secondo noi, ha di fondo un difetto insopportabile: per liberalizzare, finisce per complicare, per di più mettendo le categorie l'una contro l'altra, creando disparità.

Noi abbiamo perso due volte, abbiamo perso tanti mesi di lavoro ed un'importante occasione, avremmo potuto correggere una distorsione. Anziché favorire la concorrenza, questa maggioranza ha preferito mantenere lo status quo e in alcuni casi per non pestare i piedi a qualche lobby, in altri per non perdere amici, o guadagnare sponde in altri ancora, si è genuflessa alla propria ideologia anacronistica …

PRESIDENTE. Concluda.

CATIA POLIDORI. … dannosa e contraria alle libere professioni e alla libera economia. Lo scotto da pagare, ancora una volta, sarà interamente a carico di famiglie ed imprese. È per questo, e per altro, che Forza Italia voterà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Vorrei riportare all'interno di quest'Aula il fatto che stiamo trattando la legge annuale della concorrenza 2015. Sono passati soltanto due anni e questa grandissima maggioranza e questo grande Partito Democratico, in due anni, non è ancora riuscito a fare licenziare dai due rami del Parlamento una legge per la concorrenza.

È stato detto più volte, anche dai relatori, che i prossimi provvedimenti sulla concorrenza dovranno essere più snelli, non toccare così tante tematiche. Ricordo a tutti che il compito del relatore è quello di accettare e sopprimere parti del testo, quindi comprendiamo il loro mea culpa, ma dall'altro lato c'erano opportunità di tagliare parti per semplificare il provvedimento, magari dando la luce al contenuto in maniera più rapida.

Viene data colpa sempre a questo bicameralismo, per cui per diciotto mesi il provvedimento ha sonnecchiato alla grande all'interno delle Aule del Senato, immaginando che al Senato ci sia un'altra maggioranza e immaginando che al Senato non ci sia il Partito Democratico, che invece ha addirittura anche la presidenza della Commissione Industria al Senato. In tutto ciò è evidente come il Governo ne possa chiedere anche una calendarizzazione quanto meno urgente e, quindi, spingere nelle capigruppo per una calendarizzazione del provvedimento; per cui, se arriviamo oggi, dopo due anni, non ci venite a raccontare che avevate fretta dell'approvazione di questo provvedimento, perché di fatto siete stati incapaci di gestirlo per due anni.

I contenuti sono tutt'altro che rassicuranti per il consumatore. Partiamo da quanto sbandierato, anche dalla relatrice e da esponenti del Partito Democratico campano, sul fatto che l'automobilista virtuoso finalmente veniva riconosciuto tale in tutta Italia e, quindi, c'era un'unità di trattamento, un'uniformità di trattamento in tutta Italia rispetto all'automobilista virtuoso, che avrebbe goduto degli stessi sconti in tutta Italia. Lo ricordo a tutti, abbiamo cercato di reintrodurlo, perché al Senato qualcuno l'ha soppresso, e il Partito Democratico ha votato contro questa proposta, pur sapendo che ormai il provvedimento era già aperto, quindi con una coscienza allarmante. Pertanto, ancora una volta, c'è un ritardo totale e un favore immenso alle compagnie di assicurazione che potranno continuamente fare cartello locale e tendenzialmente avere prezzi più alti in quelle zone che loro considerano ad alta densità abitativa e ad alto rischio di incidenti e dove - guardate un po' - loro traggono i loro maggiori utili e benefici. Quindi, questa bella misura per la concorrenza non è per il consumatore, ma è a tutela degli interessi assicurativi.

Andiamo avanti e affrontiamo il nodo particolarmente triste dell'abolizione del servizio di maggior tutela, che viene posta a luglio 2019. Tornando indietro, credo che il giorno successivo rispetto a quello in cui era stato approvato il provvedimento qui alla Camera, i callcenter telefonici di qualsiasi compagnia energetica ti chiamavano dicendo: guarda che domani sparisce la maggior tutela, presto, corra con noi nel mercato libero, perché poi lei sarà senza diritti! Queste telefonate, oltre averle ricevute il sottoscritto, le hanno ricevute tante persone e tanti cittadini italiani e, con questo meccanismo fraudolento, il Governo oggi ha permesso, ancora una volta, di andare avanti con questa incertezza in cui la signora Maria, che ancora oggi non ha alcuna coscienza del fatto che sparisca o meno la maggior tutela, è in balìa dei callcenter; e voi la fate rimanere all'interno di questo bel clima di incertezza in cui, alla fine della fiera, andrà a pagare di più.

Sì, perché oggi è già evidente che il servizio di maggior tutela costa meno rispetto a quello del mercato libero. Perché? Perché, essendo un macro-aggregatore di utenti, sconta un prezzo più basso di quello del libero mercato e questo dà fastidio agli operatori monopolistici, che vogliono cercare di rifarsi dei propri utili all'interno di questa platea di soltanto 30 milioni di consumatori. È possibile che non vi rendiate conto che è un favore immenso, quello che voi oggi fate al mercato dell'energia, lasciando aperta questa finestra del mercato libero e abolendo quello del servizio di maggior tutela? Aumenteranno i costi.

Ma la cosa più triste è che all'interno di questo testo avete deciso di dare una delega in bianco al Governo. Cioè, non siete stati capaci di capire se servivano le aste, messe al Senato, perché arriviamo alla Camera e viene soppressa la parte delle aste che riguarda teoricamente i consumatori che non accederanno al libero mercato. Ma non è detto che il Governo poi nel decreto non dirà che quella parte potrà essere soggetta ad aste, perché non è scritto né vietato.

Quindi, quale sarà il meccanismo che avete pensato di affidare a questo sapiente Governo per la gestione del servizio di maggior tutela e di quei clienti che non sceglieranno? Ciò perché oggi c'è solo un'unica soluzione, che è il servizio universale. Lo ricordo a tutti: il servizio universale è quel servizio che interviene quando il fornitore di energia viene meno e quindi c'è una condizione di mercato che, per definizione, è svantaggiosa per il cliente, in modo tale che chi la subisce è propenso a cambiare immediatamente fornitore.

Non avete accettato emendamenti che reinserivano il regime di servizio universale, che definivano il servizio universale e, nella definizione di servizio universale, noi intendiamo quei clienti svantaggiati da un punto di vista economico, che magari da condizioni immediate sono in difficoltà nel pagamento delle bollette, ma anche quelli che abitano in località difficilmente raggiungibili e per cui la compagnia di fornitura o di distribuzione dovrà, in questo caso, valutare in che modo sarà conveniente portarti l'energia a casa tua. È evidente che anche in questo caso non viene definita questa parte, che quindi rimarrà in questo fantomatico decreto ancora da emanare.

È evidente che il servizio di maggior tutela è un servizio che oggi rappresenta delle problematiche e, se non create delle regole del gioco chiare, gli operatori ci sguazzano, tant'è che ci sono denunce da parte di piccoli fornitori di energia davanti all'Antitrust rispetto ai grossi monopolisti e abbiamo un'istruttoria aperta contro Enel, ACEA ed A2A per una predominanza nel mercato, per una concorrenza ipoteticamente sleale sul fatto che i clienti che erano forniti nel servizio di maggior tutela, guarda caso, sono passati al mercato libero e con lo stesso fornitore, immaginando quindi - il che è evidente - che il fornitore abbia già tutti i dati e i profili di consumo dell'utente. Ma, se non andate a regolamentare queste situazioni, ritorniamo a un monopolio di fatto. Forse è questo che vi piace, perché l'emendamento - a detta del collega senatore Mucchetti - è stato scritto da Enel, quindi il Partito Democratico ha potato in Aula, in approvazione, un emendamento scritto da Enel, secondo sempre lo stesso Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, noi abbiamo tentato di correggere in più parti con emendamenti questo testo, e in un punto abbiamo cercato di inserire anche un concetto che è allarmante in questi giorni, in cui l'Autorità dice di voler riconoscere dei costi ai soggetti che sono obbligati al debranding, cioè a togliere il marchio che riconduce distribuzione e vendita sotto lo stesso marchio. Fondamentalmente l'Autorità dice che va bene, dobbiamo riconoscergli dei costi, perché alla fine è un'imposizione legislativa, come se a chi fabbrica il formaggio, una volta che gli cambiano le dimensioni del simbolo da mettere sulla forma gli viene riconosciuto il costo della stampa della nuova carta. Non è così, mentre per i grossi monopolisti tutto va bene, e addirittura gli viene riconosciuto. Ma dove li troviamo quei soldi? Sempre dalle mani del consumatore, quello che dovrebbe essere tutelato all'interno di questo provvedimento, e invece viene bistrattato continuamente.

Presidente, un altro aspetto allarmante di questo provvedimento è stato anche quello sugli odontoiatri, dove finalmente siete riusciti forse a darvi un senso, cercando la soppressione e pensando che forse la professione venga prima di quell'utile finanziario.

Peccato che in altri rami, come quelle ingegneristico, non l'avete fatto e, quando passate su un ponte, pensate a lungo a chi possa aver fatto i calcoli strutturali, visto che nelle società di ingegneria c'è uno che firma e 150-200 dipendenti senza titolo abilitativo che possono lavorare ed elaborare quei calcoli.

Presidente, chiudo dicendo questo: il provvedimento non è stato migliorato come volevamo, è un provvedimento che per noi ha un grande assente, che è la tutela del consumatore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi qui vediamo in maniera marcata e netta la tutela degli interessi finanziari assicurativi e monopolistici dei regimi dell'energia in Italia che governano questo Paese da quarant'anni: comprendiamo che per il Partito Democratico scostarsi da questi interessi sia veramente difficile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Presidente, ringrazio la Presidenza per questa correzione informale. Mi scuso con l'Assemblea tutta, ma, essendo stato contagiato dalla schizofrenia del Governo, come dicevo prima, volevo correggere il parere, perché il nostro voto sarà assolutamente contrario al disegno di legge sulla concorrenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Presidente, come si è visto anche stamattina, abbiamo avuto una discussione franca, seria ed approfondita su questo provvedimento. Da questo punto di vista, formulo due prime osservazioni, anche a nome del mio gruppo. Innanzitutto, è già stato detto, per primo dal collega Monchiero, della necessità di cambiare nella preparazione di queste legge annuale sulla concorrenza. Qui avevamo l'attenuante che era la prima che veniva messa in campo, ma è chiaro che un testo che diventa così ampio - già inizia con molte materie, poi diventa così ampio nella trattazione parlamentare, perché diciotto mesi al Senato non sono passati invano - è un testo che ha delle difficoltà nella conversione.

L'inserimento poi anche di “normette”, che spesso stravolgono realtà più ampie - qui ne abbiamo visti alcuni esempi - è assolutamente dannoso. Allora, è chiaro che, siccome queste diventeranno probabilmente una cara consuetudine delle annualità ripetitive, forse una concentrazione di argomenti più selezionata e una programmazione pluriennale può essere la via giusta.

La seconda questione è la chiarezza sul contenuto delle proposte emendative, non solo di quelle presentate dal mio gruppo, ma anche di quelle di molti altri gruppi. Noi abbiamo presentato proposte che andavano nel merito di un provvedimento già così ampio e abbiamo presentato delle proposte che tenevano conto di reali questioni, non, come ho sentito dire, di letture politiciste di qualcuno contro qualcun altro o di scontri personali.

Lo dico perché nella realtà le principali modifiche apportate sono state quelle sui due commi introdotti in sede di Senato, su un emendamento parlamentare, credo, proposto dal gruppo MoVimento 5 Stelle, che stravolgevano, quando si parla delle normette, il codice sulla protezione dei dati personali. In un intento, in un'eterogenesi dei fini, una norma che doveva formalmente avere una protezione maggiore, fornire una protezione maggiore agli utenti, apriva le strade al telemarketing selvaggio, cioè alla possibilità di terzi di telefonare a chiunque in qualunque momento, anche se presente nel registro delle opposizioni; lo dico perché questo colpisce le fasce deboli della popolazione. Sentivo un autorevole collega del MoVimento 5 Stelle che parlava delle telefonate sul cambio del mercato elettrico del fornitore: certo, questa norma li aiutava moltissimo.

Noi abbiamo operato anche sulla liberalizzazione, sul passaggio al mercato libero. Abbiamo deciso, in quest'Aula, di rimuovere il tema delle aste, cioè il cliente deve passare al mercato libero nella piena consapevolezza della scelta che esso compie, con informazione e con cognizione di causa. Le aste erano semplicemente una trasformazione in soggetto passivo che apriva una gara fra le aziende. Ho capito qui che ci sono tutte delle discussioni, ci sono state discussioni su quali sono gli ispiratori. Bene, credo che il voto in quest'Aula abbia speso una parola di chiarezza su questo tema: 370 persone contrarie a questo meccanismo e 17 a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non credo che questo sia un tema di lobby, visto come si è comportata questa Camera.

Poi dico anche la questione degli errori di formulazione, il cosiddetto dentista senza laurea: noi abbiamo fatto una norma, probabilmente non ben scritta, come succede in questi casi, in cui, se io vado da un professionista odontoiatria, deve avere i requisiti di legge; se il professionista lavora all'interno di uno studio, un poliambulatorio appartenente a una società, deve essere titolato il direttore sanitario, e sugli altri abbiamo qualche dubbio. Abbiamo sanato questa cosa, un errore di scrittura che poteva mettere in discussione la salute delle persone; quindi, noi non siamo andati su temi di grande impatto politico, abbiamo guardato la sostanza del bene dei cittadini, e lo abbiamo fatto usando una filosofia di lavoro precisa.

Lo dico anche ad altre forze della maggioranza: siamo intervenuti su un numero limitato di argomenti, in maniera estremamente chirurgica, perché le modifiche siano ridotte in numero e consentano, stante l'esistenza del sistema bicamerale perfetto, una lettura rapida nella Camera alta, nel Senato; e questo dovrebbe garantire un passaggio veloce, come dicevo. Dispiace questo, abbiamo dovuto fare questa scelta, dispiace che alcuni temi, come quello delle assicurazioni o del servizio universale, siano stati meno trattati.

Sulle assicurazioni voglio spendere una parola, anche per quanto ha detto ieri molto bene e con molta cognizione il collega Impegno: noi sulle assicurazioni abbiamo fatto un passo avanti sulle RC-auto, abbiamo stabilito il principio che il conducente virtuoso, che si sottopone anche a dei controlli, ha diritto a degli sconti. Questo non era un principio di norma prima di questo testo, e questo vale anche per le aree ad alta sinistrosità. È vero che su questo non siamo alla fine di un percorso; resta un lavoro da fare, il primo passo lo abbiamo compiuto e compiremo quelli successivi. Così come il tema delle bollette per noi è centrale nel passaggio al libero mercato, è presente nel testo, faremo delle misure e stiamo lavorando anche in parallelo. Quindi, questo documento, questo testo, lo dico anche per i colleghi, non era quell'intangibile gioiello che qualcuno ci voleva indicare, ma era un testo importante, quel testo che, con la sua consueta onestà intellettuale, l'amico Vignali definisce non perfetto, ma di buona qualità.

E quindi, siccome il meglio spesso è nemico del bene, noi diamo un giudizio complessivamente positivo su questo primo testo di disegno di legge sulla concorrenza; riteniamo di avervi apportato modifiche importanti e riteniamo che sia il caso di approvarlo al più presto per il bene del Paese, ma di approvarlo al più presto, con queste modifiche, per il bene degli italiani. Per queste ragioni, noi non solo voteremo convintamente a favore di questo testo modificato, cosa che mi pare anche abbastanza scontata in quest'Aula, quindi non comunico una novità assoluta, ma ci adopereremo anche perché ci sia una celere trattazione in Senato, come è già stato detto dalla Ministra Finocchiaro a nome del Governo e come il mio gruppo si impegnerà a fare nella Camera alta del Parlamento. In quella sede ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Noi voteremo qui convintamente, avendo fatto una trattazione veloce, questo provvedimento, e ci impegneremo, quindi, per una sua celere trattazione e approvazione anche presso il Senato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Prego i colleghi di prendere posto.

Ha chiesto la parola la relatrice, onorevole Fregolent, immagino per un ringraziamento. Prego.

SILVIA FREGOLENT, Relatrice per la maggioranza per la VI Commissione. Grazie, Presidente, è esattamente così. Volevo ringraziare, anche a nome dell'onorevole Martella, gli uffici che hanno consentito a noi relatori di portare a termine i lavori, i presidenti della VI Commissione, Bernardo e della X, Epifani, e il sottosegretario Gentile, che è stato disponibile e che ha colto gli elementi di modifica che la Camera voleva fare, e per questo lo ringrazio.

(Coordinamento formale - A.C. 3012-C)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3012-C )

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3012-C: "Legge annuale per il mercato e la concorrenza" (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Biondelli ed altri; Zolezzi ed altri; Baroni ed altri; Vargiu ed altri; Amato ed altri; Paola Boldrini ed altri; Binetti: Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione (A.C. 913-2983-3115-3483-3490-3555-3556-A) (ore 11,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 913-2983-3115-3483-3490-3555-3556-A: Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione.

Ricordo che nella seduta del 26 giugno si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore Burtone è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore Baroni e il rappresentate del Governo vi hanno rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 913-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato, nel testo della Commissione.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, tale ultimo parere contiene tre condizioni formulate ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 913-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MASSIMO ENRICO BARONI, Relatore. Grazie, Presidente. Relativamente all'articolo 1 esprimo parere contrario sugli emendamenti 1.25 Catalano, 1.27 Labriola e 1.26 Catalano. Relativamente a questi tre emendamenti c'è il parere contrario della Commissione Bilancio.

PRESIDENTE. Sì, questo poi lo dico io. Passiamo all'emendamento 1.21 Miotto.

MASSIMO ENRICO BARONI, Relatore. Parere favorevole sugli emendamenti 1.21 Miotto e 1.70, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Il parere è, altresì, favorevole sugli identici emendamenti 1.23 Lenzi e 1.24 Fossati, purché siano riformulati.

PRESIDENTE. La riformulazione la dica perché diventano identici, mi pare di capire, a seguito della riformulazione che lei sta per dire. Prego.

MASSIMO ENRICO BARONI, Relatore. Al comma 6 aggiungere, in fine, le parole: “nonché con enti e associazioni scientifiche che da almeno dieci anni operino senza fine di lucro nell'ambito dell'accreditamento dei sistemi di rilevazione dei tumori secondo standard nazionali e internazionali, della formazione degli operatori, della valutazione della qualità dei dati, della definizione dei criteri di realizzazione e sviluppo di banche dati nazionali e dell'analisi e interpretazione dei dati, purché i predetti soggetti siano dotati di codici etici e di condotta che prevedano la risoluzione di ogni conflitto di interesse e improntino la loro attività alla massima trasparenza, anche attraverso la pubblicazione sui rispettivi siti Internet degli statuti e degli atti costitutivi, della composizione degli organismi direttivi, dei bilanci, dei verbali e dei contributi e sovvenzioni a qualsiasi titolo ricevuti”.

PRESIDENTE. Allora, nel caso in cui i primi firmatari di questi due emendamenti accettassero la riformulazione, li porremo poi in votazione come identici e, quindi, congiuntamente. Il Governo?

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.25 Catalano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Prima di fare l'intervento, voglio chiedere se su questo emendamento c'era il parere negativo della Commissione Bilancio.

PRESIDENTE. Sì, c'è il parere negativo della Commissione Bilancio.

IVAN CATALANO. Le posso chiedere la motivazione del parere negativo della Commissione Bilancio? Perché non riesco a fare in tempo ad avere il materiale da leggere. È stato messo in distribuzione, ma non c'è il tempo di averlo. Ho chiesto agli assistenti e non… Se si può capire il motivo del parere contrario della Commissione bilancio e poi anche dei relatori e del Governo su questo emendamento. Poi faccio l'intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Catalano, quando il parere è in distribuzione, è onere dei deputati procurarselo. Non è che la Presidenza può fungere da elemento esplicativo rispetto agli atti della Commissione Bilancio. Ad ogni buon conto, adesso lei ce l'ha; se intende intervenire, io le do la parola, altrimenti lo poniamo in votazione.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente, intervengo. Il mio emendamento prende un principio che, secondo me, dovrebbe essere un principio chiave della normativa nel nostro Paese, secondo il quale il dato è un bene pubblico. I dati del registro tumori, secondo me e per come è scritto l'emendamento, dovrebbero essere dati pubblici, dati che dovrebbero essere garantiti in consultazione a tutti i cittadini e non soltanto a chi vuole fare ricerca o a chi è dentro un'associazione attiva o a maggior rappresentanza, come è scritto nel testo. A mio avviso, chiunque deve avere la possibilità di analizzare i dati, di poterli consultare, di poter fare ricerca, anche se non è membro di un'associazione. Questo perché i dati devono essere pubblici, devono essere aperti alla consultazione.

Chiaramente, la previsione dell'intervento del Garante per eliminare quelli che sono i dati sensibili per una consultazione puramente di carattere informativo e non di ricerca è mantenuta nel testo dell'emendamento. Però, quello che chiedo è di eliminare la burocrazia che chiede, appunto, l'appartenenza a un'associazione che faccia accordi con il Ministero, eccetera, per la consultazione dei dati e per elaborare quelle che sono ricerche scientifiche sugli stessi dati.

Quindi, questo è l'intento del mio emendamento. Non comprendo quale possa essere la motivazione di carattere economico per la quale non possa essere approvato un emendamento di questo tipo, perché non comporta oneri, Presidente. Infatti, il testo già prevede l'istituzione del registro, la consultazione già è prevista e chiede semplicemente di rendere i dati pubblici. Non c'è nessun onere a carico di nessuna amministrazione e ci sono solo quelli già previsti dalla legge.

Quindi, non capisco dove sia la problematica di natura finanziaria e non capisco il parere contrario del Governo e dei relatori in questo senso, se non per mantenere questi dati chiusi, mantenere questi reati consultabili solo a un certo tipo di cittadino e non a chiunque volesse consultarli, lavorare e fare ricerca da semplice cittadino, che vuole avere informazioni ed elaborare le proprie informazioni e fare proprie ricerche indipendenti, senza essere iscritto a nessuna associazione attiva o rappresentante di realtà scientifiche o realtà che si occupano di sanità.

Dunque, non vedo quale sia il problema, se non, appunto, quello di mantenere la cosa chiusa e riservata soltanto a pochi che vogliono fare questo tipo di studio. Quindi, io non riesco a capire tutti questi pareri contrari.

PIERO LONGO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. Ella ha detto - ed è una frase che sentiamo spesso - che un documento è in corso di distribuzione…

PRESIDENTE. In distribuzione.

PIERO LONGO. In distribuzione, sì, che è una situazione non conclusa e ha detto anche che il singolo parlamentare deve farsi parte attiva per procurarselo. A mio parere, non funziona così; se c'è un documento, o è distribuito o non è distribuito. Altrimenti, si continua ancora con dei topoi, come quello che lei ha adoperato, che non sono soddisfacenti, a mio parere.

PRESIDENTE. Collega Longo, noi abbiamo 630 colleghi in quest'Aula e non possiamo dare in mano ciascun documento che, però, e in distribuzione, nel senso che è disponibile, per chi è interessato, al lato destro e al lato sinistro dell'Aula. Poi, oltre a questo ci sono anche i bollettini della Commissione bilancio, dove evidentemente ci sono i resoconti sommari della discussione che c'è stata.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.25 Catalano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.27 Labriola.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Presidente. Non vorrei riaprire la polemica sui pareri e per quale motivo sono stati dati. Da tanti anni mi occupo della situazione sanitaria ed ambientale e, conseguentemente, dei referti epidemiologici e delle conseguenze in determinate aree del nostro Paese che sono state catalogate come SIN e sono state, tra l'altro, derubricate andando a far parte del registro regionale. Quindi, vorrei capire per quale motivo c'è il parere contrario, perché è previsto che questi dati verranno raccolti nel registro tumori nazionale o verranno esclusi? E se verranno esclusi, per quale motivo? Auspico che il relatore, la Commissione e il Governo chiariscano questo punto che per me è molto importante. I dati già in possesso del Ministero sui SIN entreranno o non entreranno a far parte del registro tumori a livello nazionale?

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Immagino che chieda di intervenire per rispondere alla questione posta. Prego, ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE, Relatore. Presidente, è chiaro che questi dati confluiranno nei registri regionali e quindi anche in quelli nazionali. Sono territori assai importanti dal punto di vista epidemiologico e quindi è scontato che questo avverrà.

Se la collega vuole ulteriormente sottolineare questo aspetto, può presentare un ordine del giorno in modo da impegnare ulteriormente il Governo, però voglio dare parole rassicuranti che il percorso della codificazione non potrà non contenere quello che verrà rilevato in quei territori.

PRESIDENTE. Onorevole Labriola, evidentemente se deve presentare un ordine del giorno l'emendamento dovrebbe essere ritirato. Quindi, volevo capire…

VINCENZA LABRIOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Se deve annunciare questo, posso darle la parola.

VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Presidente. Ritiro l'emendamento e presento un ordine del giorno volendo specificare, in un secondo, che se questi dati entreranno a far parte immediatamente del registro tumori a livello nazionale dovrebbe dare conseguentemente e immediatamente risposte sul discorso sanitario e sulle bonifiche. Per quello è importante per me sottolinearlo, perché sono tanti anni che questi territori sono stati inseriti nei SIN che hanno dei dati a livello epidemiologico molto importanti e molto rilevanti, però nulla si è fatto sia sotto il profilo della sanità, sia sotto il profilo delle bonifiche.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.26 Catalano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Questo emendamento chiede che nel registro tumori nazionale confluiscano anche le informazioni relative ai cittadini che sono in capo alle Forze armate e di sicurezza, questo perché non tutti lo sanno, ma i dati sanitari dei militari non vengono gestiti come i dati civili, ma in un registro a parte, nell'Osservatorio epidemiologico della difesa.

Ora io volevo capire prima di decidere se ritirare o meno l'emendamento, perché con una collega abbiamo presentato un ordine del giorno, il perché questo emendamento comporti oneri per la finanza pubblica e per quale motivo c'è il parere contrario dei relatori. Io vorrei che venisse esplicitata questa cosa qua, dopodiché mi riservo di intervenire, Presidente, per un eventuale ritiro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Solo per segnalare un paradosso da cui bisogna uscire in quest'Aula. C'è un recentissimo film si chiama The Circle il cui mantra è: un segreto è una bugia. Io vorrei rassicurare che la trasparenza non può e non deve essere uno strumento di percussione della riservatezza e della competenza. Non si può pretendere che tutto sia assolutamente trasparente dando a questo valore un carattere assoluto. È evidente che questi sono dati che hanno una loro caratteristica, una loro riservatezza, una loro pertinenza, e quindi mi sembra, sull'altro emendamento non sono intervenuto, che se si insiste nel volere scambiare la trasparenza con un valore assoluto, non si faccia una buona cosa a norma di legge.

MASSIMO ENRICO BARONI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI, Relatore. Grazie Presidente. Volevo rassicurare il collega Catalano che abbiamo preso in carico con grande attenzione il suo emendamento. Ci siamo interrogati, siamo arrivati a risposte che sono assolutamente esaustive e comprensibili. Noi invitiamo a fare un ordine del giorno relativamente a questo emendamento, ma tenga presente il collega Catalano che le SDO, che sono la maggiore fonte delle banche dati e dei dati che vanno a compilare i 44 registri tumori che verranno messi in rete (perché viene istituita la rete dei registri tumori italiani), sono già all'interno. Per cui ogni militare che viene curato attraverso il Sistema sanitario nazionale affluisce all'interno del circuito del sistema sanitario nazionale e le schede di dimissioni ospedaliere non prevedono la qualifica professionale. Quello a cui noi invitiamo è chiedere all'interno dell'odg se relativamente al regolamento che verrà emanato sul registro tumori, sia possibile inserire una casella da fleggare per quanto riguarda l'appartenenza alle Forze armate, all'interno delle stesse SDO, come sottospecifica.

Questo è il tipo di percorso corretto che andrebbe fatto: intervenire sul regolamento affinché nel momento della compilazione del singolo registro del tumore, che normalmente è di tipo territoriale, possa essere compresa questa casellina, altrimenti noi avremmo un doppione, siccome i dati vengono anonimizzati, la stessa persona verrebbe contata due volte.

PRESIDENTE. Onorevole Catalano, deve ritirarlo?

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Sono confortato dal…

PRESIDENTE. No, onorevole Catalano, mi ascolti: non è il Governo, il relatore non riapre la discussione.

IVAN CATALANO. Le sto rispondendo, Presidente, mi ha fatto una domanda.

PRESIDENTE. Lei non può interloquire con il relatore, onorevole Catalano, ci sono delle regole molto chiare in quest'Aula. Lei può dirci se ritira l'emendamento a questo punto.

IVAN CATALANO. Se me lo fa dire, Presidente. Glielo stavo dicendo: siccome mi ha confortato il relatore, concordo con l'idea di fare l'ordine del giorno, ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Perfetto.

IVAN CATALANO. Presidente, se mi fa finire di parlare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Miotto, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.70, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Allora, io adesso vorrei capire se l'onorevole Lenzi e l'onorevole Fossati, entrambi accettano le riformulazioni? Perfetto.

Allora a questo punto, questi emendamenti diventano identici e li poniamo in votazione entrambi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.23 Lenzi e 1.24 Fossati, nei testi riformulati, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 913-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE, Relatore. Signore Presidente, sugli emendamenti 2.70, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e 2.20 Fossati, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.70, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.20 Fossati, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 913-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 913-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Relatore, c'è l'emendamento 4.50 della Commissione, immagino che il parere sia favorevole, ma ce lo dica. Prego.

MASSIMO ENRICO BARONI, Relatore. Favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.50 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 913-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 913-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE, Relatore. Sull'articolo aggiuntivo 6.01 Murer, invito al ritiro o parere contrario, mentre sull'articolo aggiuntivo 6.070, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 6.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Siamo all'articolo aggiuntivo 6.01 Murer, su cui c'è l'invito al ritiro: onorevole, viene ritirato? La ringrazio.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.070, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo…

Cosa succede? Revochiamo l'indizione della votazione.  

Onorevole Nesci, lei vuole intervenire sull'articolo aggiuntivo 6.070, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento? Prego.

DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Volevo intervenire brevemente, perché il MoVimento 5 Stelle ha fortemente voluto questo testo di legge, proprio perché molte delle famiglie di tutti noi qui presenti e di quelli che ci ascoltano, spesso, sono state dilaniate da patologie e da mali che, se messe in rete, avrebbero dato il quadro sanitario del livello di salute dell'individuo e anche della salubrità ambientale.

Voglio ringraziare, ovviamente, i proponenti di questi provvedimenti e anche l'interlocuzione seria e leale che c'è stata con i colleghi di maggioranza in Commissione affari sociali. Voglio anche ringraziare particolarmente il nostro collega Alberto Zolezzi: purtroppo, essendo stato sanzionato dalla Presidenza, non è stata possibile la sua presenza qui, in Aula, visto che si vota in abbinamento anche la sua legge importantissima, che istituisce finalmente il referto epidemiologico nel controllo sanitario della popolazione. Riguardo al tema degli emendamenti…

PRESIDENTE. Mi perdoni un istante. Colleghi, per favore, riusciamo a creare un clima in cui un collega possa parlare? Per cortesia, se liberiamo i banchi del Governo. Onorevole Miotto, mi usi la cortesia, sta parlando la collega. Prego.

DALILA NESCI. Con riferimento a questi articoli 6 e 7, che riguardavano, appunto, le disposizioni finanziarie, avremmo voluto veramente delle risorse per dare anche una visione più ampia di questa legge che istituisce, finalmente, la rete dei registri dei tumori e, finalmente, come dicevo, il referto epidemiologico. Quindi, speriamo che in questo ci sia, anche in futuro, l'interlocuzione con il Governo per ampliare i contenuti di questa legge.

Questa legge è importantissima e mi rivolgo a tutti i governatori delle regioni, in cui il registro dei tumori non è ancora stato istituito. Sappiamo bene che sono materie concorrenti con lo Stato, per cui ci deve essere necessariamente un lavoro ed una sensibilità da parte delle regioni per istituire questi registri e questa legge vuole fare esattamente questo.

Quindi, anche un richiamo a quei governatori che ancora non hanno adempiuto a questo importante compito. Quindi, grazie per il lavoro svolto a tutti quanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.070, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 913-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se non vi sono interventi per l'illustrazione, invito il rappresentante del Governo a esprimere i pareri.

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Ordine del giorno Brignone n. 9/913-A/1, favorevole. Ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/913-A/2, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Nesi n. 9/913-A/3, favorevole. Ordine del giorno Burtone n. 9/913-A/4, sempre con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Catalano n. 9/913-A/5, favorevole. Ordine del giorno Ciracì n. 9/913-A/6, favorevole. Ordine del giorno Labriola n. 9/913-A/7, favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Gullo n. 9/913-A/8, contrario. Ordine del giorno Palese n. 9/913-A/9, favorevole. Ordine del giorno Prodani n. 9/913-A/10, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Galgano n. 9/913-A/11, favorevole. Ordine del giorno Vargiu n. 9/913-A/12, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Mucci n. 9/913-A/13, favorevole. Ordine del giorno Marzano n. 9/913-A/14, favorevole. Ordine del giorno Amato n. 9/913-A/15, favorevole e ordine del giorno Rizzetto n. 9/913-A/16, accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Passiamo a questo punto alla votazione degli ordini del giorno.

Brignone, ordine del giorno n. 9/913-A/1, è favorevole. Cristian Iannuzzi, ordine del giorno n. 9/913-A/2, accoglie la riformulazione, perfetto. Nesi, ordine del giorno n. 9/913-A/3, è favorevole. Burtone, ordine del giorno n. 9/913-A/4, accoglie la riformulazione. Catalano, ordine del giorno n. 9/913-A/5, è favorevole. Ciracì, ordine del giorno n. 9/913-A/6, è favorevole.

Labriola, ordine del giorno n. 9/913-A/7, accetta la riformulazione?

VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Presidente. Non capisco la riformulazione da parte del Governo. Se i relatori hanno detto che questi dati verranno presi in considerazione e inseriti nel registro tumori, perché il Governo dice: “a valutare l'opportunità di”? Allora, o mentono i relatori o il Governo non sa cosa fare di questi dati già previsti nei vari studi del Ministero e, quindi, invito il Governo a cambiare il parere, perché è in netta contrapposizione con quello che hanno detto prima i relatori. Altrimenti, lo mettiamo in votazione.

PRESIDENTE. Chiede di intervenire anche il relatore, prego.

MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente; collega, ci sarebbero da levare in via prioritaria dei dati.

PRESIDENTE. Onorevole Baroni, lei interviene in dichiarazione di voto su questo, perché abbiamo terminato la fase dell'esame degli emendamenti, se no è il Governo che deve dirci se cambia o no il parere. Se lei vuole fare la dichiarazione di voto, ovviamente, da deputato è libero di farla, ha cinque minuti e la può fare.

MASSIMO ENRICO BARONI. Il problema di questo ordine del giorno, io capisco e mi metto completamente nelle scarpe di un deputato di quel territorio e soprattutto dei cittadini che hanno aspettative, hanno ancora aspettative, perché purtroppo non è stato fatto molto o in molti casi quello che è stato fatto è stato fatto male e ha peggiorato persino la situazione. Per quanto riguarda l'inserimento, non è possibile inserire in via prioritaria dei dati, già in possesso dell'Istituto superiore di sanità relativi alla situazione sanitaria e oncologica dei SIN laziali, perché non è chiaro il tentativo di impegnare il Governo per come vengono costruiti i registri tumori e come vengono messi in rete gli oltre 40 registri tumori che al momento danno una copertura a macchia di leopardo sul territorio italiano.

Di fatto la possibilità che questi dati siano di tipo oncologico relativamente alle malattie, cioè agli oltre 400.000 nuovi malati italiani sul territorio e agli oltre 180.000 morti che muoiono di tumore ogni anno, questi dati non sarebbero presenti e, qualora fossero presenti, sarebbero comunque presi dal registro tumori di riferimento del SIN, quindi sarebbe comunque una ridondanza. Il riferimento andava fatto all'attuazione del regolamento.

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. La riformulazione, onorevole Labriola, può essere fatta nel modo che ho proposto oppure togliendo le parole: “in via prioritaria”. Per cui, una delle due riformulazioni, per noi va bene.

PRESIDENTE. L'onorevole Labriola, mi pare che accolga la riformulazione che sopprime le parole: “in via prioritaria”. Giusto?

VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Presidente. Basta che si tolga: “a valutare l'opportunità di”, rinuncio al termine in maniera “prioritaria”.

PRESIDENTE. Allora, formalmente, il Governo ha cambiato la proposta di riformulazione e lei formalmente l'ha accettata. Così diamo anche un corso regolare alla vicenda.

Ordine del giorno n. 9/913-A/8 Gullo, su cui c'è il parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA. Presidente, questo è un altro punto molto delicato del registro tumori e della prospettiva che lo stesso si pone.

L'ordine del giorno impegna il Governo ad assumere iniziative per conferire un assetto speciale alle ASL di riferimento delle aree interessate dei SIN nazionali, per porle in una situazione più diretta con le strutture statali competenti, proprio per la peculiarità della grave situazione sanitaria e per garantire i livelli minimi di assistenza ai malati. Visto che il registro tumori si pone come obiettivo quello di rendere più efficiente e meno costoso il Servizio nazionale rispetto ai dati epidemiologici, non capisco perché non si valuti questa opportunità di metterlo a regime, già con i dati che abbiamo, di cui siamo in possesso, in modo specifico nei SIN, per dare impulso alla sanità.

Non ci dimentichiamo che Taranto è una città in cui ci sono dei problemi di mortalità e di incidenze tumorali molto alti. Però, sulla sanità abbiamo avuto solo promesse, solo capitoli di spesa che non sono state mai effettuate e lo stesso sottosegretario Faraone, in Commissione affari sociali, ultimamente mi ha risposto che il presidente Emiliano aveva presentato un piano di riforma oncologico eccezionale, ma De Vincenti dice che non ci sono i 70 milioni, perché Emiliano non ha fatto il piano di riforma ospedaliero per spendere quei 70 milioni.

Allora, non vorrei che questa norma fosse uno spot e non si voglia mettere mano al discorso sanitario, che è fondamentale in determinate zone, soprattutto del Sud Italia, dove c'è una carenza sanitaria paurosa, dove il governatore Emiliano a Taranto compra una maglietta per il pediatra oncologico, mentre a Bari inaugura un reparto di oncologia il più all'avanguardia possibile, quando nel mio territorio ci sono persone che non possono neanche uscire dalla città per curare i propri figli, i propri genitori, i propri mariti e le proprie mogli.

Quindi, io chiedo al Governo e, nella fattispecie, al sottosegretario Faraone, di rivedere il parere a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Mi pare di capire che il Governo non intende intervenire.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Molto velocemente, invito a leggere il testo dell'audizione dell'AIRTUM Puglia, che è presente in Commissione affari sociali, che spiega e leva ogni dubbio alle domande e alle questioni poste dalla collega Labriola.

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Al di là del merito dell'ordine del giorno, qui la nostra contrarietà è espressa rispetto ad una iniziativa che non è competenza del Governo, cioè l'assetto delle ASL. Sono competenze regionali, per cui è chiaro che il nostro parere è contrario; non è competenza nostra disquisire sull'assetto speciale delle ASL.

PRESIDENTE. Onorevole Faraone, mi perdoni, lei quindi mantiene il parere? Va bene. Allora lo poniamo in votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Conformemente al parere espresso dal Governo, Presidente, se c'è una caratteristica che ha il nostro Sistema sanitario nazionale, è quella di garantire i livelli essenziali secondo un principio di equità a tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo in cui risiedono. Non è quindi la natura o la specialità addirittura attribuita ad un'azienda sanitaria quello che ne farebbe discendere un livello di garanzia, nella tutela della salute, diverso rispetto ad altri territori. So bene quali sono i problemi, che ci sono a livello nazionale, di eterogeneità nella rete dei servizi, nell'offerta sanitaria, e tuttavia guai se accettassimo di codificare l'idea che cambiano le prestazioni, cambia il diritto alla salute in relazione alla residenza della popolazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/913-A/8 Gullo, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Sull'ordine del giorno n. 9/913-A/9 Palese, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/913-A/10 Prodani, la riformulazione è accolta. Sul n. 9/913-A/11 Galgano, favorevole; n. 9/913-A/12 Vargiu, va bene? Va bene. Ordine del giorno n. 9/913-A/13 Mucci, favorevole; n. 9/913-A/14 Marzano, favorevole, n. 9/913-A/15 Amato, favorevole. Onorevole Rizzetto, invece, il suo è accolto come raccomandazione, va bene? Va bene.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 913-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. A noi pare un passaggio importante per questa legislatura, seppure non dico derubricato, ma trattato in qualche ora, ma va bene, ci mancherebbe altro, ci pare sicuramente un passaggio molto, molto importante, per cui il gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, sottosegretario, non farà mancare il suo voto favorevole.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Mi perdoni, collega Rizzetto.

WALTER RIZZETTO. Non si preoccupi.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, se riusciamo a uscire in silenzio, facciamo un atto di grande generosità e anche di grande educazione. Per favore, allora… Prego, onorevole Rizzetto.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Stavo dicendo che la rete nazionale rispetto al registro dei tumori, dei sistemi di cosiddetta sorveglianza, rispetto anche ai referti epidemiologici, secondo noi è un passaggio sicuramente importante; importante, perché negli anni, Presidente, sottosegretario, i malati di tumore, purtroppo, hanno dovuto passare le pene dell'inferno per vedersi riconosciuti dei cosiddetti diritti. In termini di prevenzione, diagnosi, cura, programmazione sanitaria, ci pare evidentemente un qualcosa di fondante da qui agli anni a venire, soprattutto per quanto riguarda gli studi rispetto all'incidenza delle malattie oncologiche, la cui mappatura è evidentemente cambiata negli ultimi anni.

Quindi, lo rinnovo, Presidente, sottosegretario, se avesse la cortesia di ascoltare pochi secondi quanto stiamo per dire… capisco i colleghi, ma magari il Governo…

PRESIDENTE. Se liberiamo i banchi del Governo, per favore. Collega Farina, per favore, liberiamo i banchi del Governo, perché il Governo è comunque interlocutore anche nelle dichiarazioni di voto. Prego.

WALTER RIZZETTO. Imbarazzante, comunque va bene. Dicevo, rispetto a questo passaggio non faremo mancare il nostro voto favorevole, chiedendo comunque un'attenzione sempre maggiore alle cosiddette reti oncologiche, soprattutto in funzione delle regioni, perché, laddove ci sia stato un punto di caduta in questo iter, in questo percorso, è proprio la differenza, secondo noi, tra regione e regione, ovvero gli obiettivi, secondo il gruppo che in questo caso rappresento, devono essere sicuramente misurabili attraverso degli indicatori predefiniti in termini di raggiungimento dei livelli regionali e ogni regione deve applicare un protocollo univoco per quanto riguarda la cura, ma anche lo stesso registro delle malattie. Questo - e vado velocemente a chiudere - per evitare dei percorsi di migrazione da regione a regione, che sono stati toccati poco da questo tipo di provvedimento, ma che, secondo noi, sono sicuramente molto importanti in funzione del fatto che una persona che vuole curarsi, purtroppo, di una malattia grave come un tumore deve avere la possibilità di potersi curare nella regione.

Qui, proprio, Presidente, guardi io non lo so, scusi Presidente Baldelli, io capisco tutto … Sottosegretario! È la terza volta…

PRESIDENTE. Ha ragione, collega Rizzetto. Per favore! Allora, collega Rizzetto, lei non può pretendere, lei può chiedere il silenzio dei colleghi intorno ed è giusto. Il sottosegretario è presente in Aula, la sua attenzione lei può attirarla, ma non può…

WALTER RIZZETTO. Poco mi interessa, so come funzionano, Presidente, le dinamiche d'Aula, ma, se il sottosegretario, per ben tre volte, mentre un gruppo parlamentare va a fare una dichiarazione di voto, si intrattiene con altri colleghi, lei lo sa meglio di me che ogni volta il Presidente richiama il Governo all'ordine.

PRESIDENTE. No, più che altro evitiamo che i colleghi vadano al banco dei nove e chiederei cortesemente anche se riusciamo a liberare l'emiciclo, così che abbiamo un po' più d'ordine. Prego.

WALTER RIZZETTO. Rinnovo, raramente mi era capitato di fare una dichiarazione di voto così imbarazzante. Comunque, il nostro voto sarà favorevole. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Finalmente l'Italia potrà dotarsi di un registro nazionale per i tumori, che include anche, a pieno titolo e a pieno diritto, i tumori rari, che sono un po' stati, fino adesso, la Cenerentola anche all'interno del dibattito scientifico, ma soprattutto dei modelli organizzativi che riguardano i tumori rari, le malattie rare.

Sappiamo bene che, come affermano sempre più spesso gli esperti, non esiste il cancro, esistono solo i malati di cancro e sono tutti diversi tra di loro, ma avere un registro nazionale, confezionato su criteri chiari e condivisi, aggiornato in tempo reale, permette di avere un importante punto di riferimento lungo i quattro assi portanti: assistenza e ricerca, programmazione e valutazione. Finora disponiamo di registri regionali, alcuni dei quali eccellenti, ma in molti casi costruiti su parametri diversi da regione a regione, per cui non sono facilmente confrontabili né tanto meno accorpabili per avere dei risultati in qualche modo condivisi.

Il Registro nazionale dovrebbe aiutare a creare un modello omogeneo di raccolta dati per poter assumere decisioni che abbiano un respiro nazionale e vadano quindi oltre gli steccati delle singole regioni. Tenendo conto che in Italia il numero delle persone con una diagnosi di tumore continua a crescere - erano 2,6 milioni nel 2010 e oltre 3 milioni nel 2015, e di questi si può considerare guarita soltanto una persona su quattro -, possiamo dire che sono oltre un milione le persone in età lavorativa con diagnosi di cancro, pari a circa il 30 per cento di tutti i casi prevalenti. In Italia, nel 2015, ogni giorno almeno 300 dei 1.000 nuovi casi di tumore sono stati diagnosticati a persone in età lavorativa, impegnate concretamente in attività professionali e ci sono circa 130 mila casi nuovi tra i 15 e i 64 anni, pari ad un terzo di tutte le nuove diagnosi, di cui oltre 70 mila sono donne in età attiva.

Il costo del cancro non è solo un costo socio-sanitario, ma anche previdenziale e questo ci permette di capire perché dal registro dei tumori si possono fare delle previsioni e quindi anche avere un'idea di quelle che saranno poi le persone che potrebbero uscire, per esempio penso quest'anno alla misura adottata della possibilità di andare in pensione in modo anticipato, perché molte volte la malattia divora una parte della nostra vita e anche una parte del tempo che ci è dato di vivere.

Il paziente con neoplasia rappresenta l'esempio più significativo in cui malattia e disabilità sono presenti simultaneamente, interagendo tra di loro e determinando un fabbisogno riabilitativo peculiare rispetto a quello conseguente ad altre patologie. Un assetto normativo e organizzativo che non consideri adeguatamente tale evidenza presenta una vistosa insufficienza, i cui effetti negativi sono destinati a moltiplicarsi e a generare a cascata costi per spesa inappropriata.

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLA BINETTI. Un minuto soltanto, Presidente. In questi anni, stiamo assistendo ad una vera e propria rivoluzione, grazie ai risultati ottenuti dalla ricerca medica e scientifica in oncologia, considerando anche i progressi della medicina di precisione, che sempre più consentirà di guarire dal cancro, quanto meno di cronicizzare la malattia, permettendo ai malati il ritorno ad una vita normale, con una buona qualità di vita, grazie alla riduzione degli effetti collaterali delle terapie.

Il registro nazionale offre un particolare supporto ai tumori rari - come dicevo all'inizio -, di cui è naturalmente più difficile la diagnosi, in genere ritardata nel tempo proprio per la rarità del quadro patologico, rendendo possibile un'attività di ricerca più mirata anche sul piano farmacologico, e consente una divulgazione dei dati essenziali che più e meglio rispondono ai bisogni dei pazienti.

Solo un buon registro nazionale, posto in rete con altri registi analoghi, permette di fare di un caso singolo un modello di apprendimento, trasformando la sperimentazione di alcune aree di eccellenza in un'esperienza condivisa, che ponga anche i malati e le associazioni in condizioni di collaborare.

È solo trovando il giusto punto di sintesi tra la medicina di precisione e la cosiddetta medicina narrativa che si potrà fare della qualità in oncologia il punto di incrocio tra assistenza, ricerca e organizzazione.

Infine, penso che il referto epidemiologico, novità assoluta di questo disegno di legge, potrà rappresentare un punto di sintesi interessante per misurare lo stato di salute dei diversi spazi, delle diverse regioni e dei diversi comuni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciracì. Ne ha facoltà.

NICOLA CIRACI'. Presidente, credo che sia una vittoria di questo Parlamento l'approvazione dell'istituzione e la disciplina della rete nazionale dei registri tumori, dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione. Lo dico da parlamentare che viene dalla Puglia, dalle province di Brindisi e di Taranto, che sono due province impegnate da anni, insieme alla regione Puglia, in una battaglia per l'istituzione di questo registro.

Devo dire che con i dati a macchia di leopardo, alla scienza sicuramente è stato impedito di fare dei passi avanti, al contrario di adesso, con questa istituzione, per la quale siamo convinti e contenti di aver portato, come Direzione Italia, il nostro contributo, facendo approvare un ordine del giorno che instaura l'obbligatorietà della registrazione nella rete tumori alla prima diagnosi da parte del medico, in similitudine alla denuncia per le malattie infettive.

Chiaramente, questo passo avanti è stato fatto, ma adesso dobbiamo avere anche la certezza dei dati. Sicuramente, siamo felici di aver portato a casa l'approvazione di questa legge, che ci ha visti impegnati per quasi due anni.

Sono convinto che adesso tocca davvero al Ministero della sanità impegnarsi nella migliore realizzazione. Credo che in questa fase sia davvero importante per il nostro Paese, colpito sempre più spesso dal problema dei tumori, presenti in ogni famiglia, investire anche delle risorse importanti. Per questo, come Direzione Italia, chiaramente diamo il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, in Italia come in altri Paesi, i registri tumori sono nati per iniziativa spontanea di clinici e di ricercatori, spesso su base localistica o al massimo regionale; basta infatti ricordare l'importanza che hanno rivestito e rivestono i registri dei tumori, che monitorano da quasi cinquant'anni, costantemente, l'andamento dei tumori nei vari territori, raccogliendo e aggiornando anno per anno i dati sulle malattie, i casi di sopravvivenza, le modalità di diagnosi, oltre che l'andamento o il calo, viceversa, delle patologie oncologiche. Inoltre, i registri di mortalità e di patologie forniscono dati preziosi per definire le politiche di intervento preventivo e assistenziale. Tuttavia, l'hanno fatto finora in maniera scoordinata.

Inoltre, come è noto, l'entrata in vigore del codice in materia di protezione dei dati personali, sulla privacy appunto, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, a partire dal 31 dicembre 2006, ha di fatto causato la mancata legittimazione normativa per tutti i registri tumori e di altre patologie, se non espressamente previsti da disposizioni normative nazionali o regionali.

La proposta di legge qui presentata si propone di intervenire su questo stato di fatto, che si prolunga da troppo tempo, attivando quei registri di mortalità, che sono evidentemente necessari per l'interesse pubblico e la raccolta di tutti gli altri dati connessi appunto alle patologie oncologiche.

Sono, dunque, i registri dei tumori il modello che questa legge prende ad ispirazione, che forniscono informazioni essenziali ai fini della programmazione sanitaria, della prevenzione del controllo delle patologie oncologiche, nonché per la valutazione degli interventi necessari al fine di informare i cittadini malati.

Attualmente i registi devono essere accreditati dall'Associazione italiana dei registri dei tumori (in sigla Airtum), che verifica le procedure che vengono attuate, che devono rispettare precisi standard di qualità definiti a livello internazionale. Appare evidente, però, la necessità che siano le istituzioni pubbliche, sia nazionali che regionali, a farsi carico di istituire e gestire registri del genere.

La legislazione è già intervenuta, con l'articolo 12, comma 11, del decreto-legge n. 179 del 2012, contenente misure urgenti sulla crescita, in cui sono stati previsti sistemi di sorveglianza e registri di mortalità per tumori e altre patologie. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 marzo 2017 ha definito le modalità di identificazione dei sistemi di sorveglianza suddetti, individuando 31 sistemi di sorveglianza presso l'Istituto superiore di sanità e il Ministero della salute e 15 registri di patologie di rilievo nazionale, grazie ai quali sarà possibile la raccolta sistematica dei dati nel rispetto della riservatezza.

Il provvedimento che ci accingiamo a votare è un provvedimento di iniziativa parlamentare, che istituisce e disciplina la rete nazionale dei registri di tumori e dei sistemi di sorveglianza, integrando in qualche modo lo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

Gli obiettivi e i benefici attesi sono molteplici e non riguardano solo la prevenzione, la diagnosi e la cura di queste importanti patologie, ma riguardano anche la verifica della qualità delle cure e la valutazione dell'assistenza sanitaria e della ricerca scientifica condotta sui temi oncologici; riguardano la programmazione sanitaria e il miglioramento dell'efficienza degli interventi.

Le norme si propongono anche di controllare la spesa sanitaria, dato che, attraverso i registri, sarà possibile monitorare l'evoluzione delle varie patologie, concentrando e razionalizzando gli interventi, riducendo i costi dell'assistenza sanitaria, senza tuttavia ridurre i servizi offerti dall'assistenza stessa, anzi rendendoli più efficaci. Aiuteranno anche al controllo epidemiologico delle malattie oncologiche e infettive collegate; aiuteranno la semplificazione della procedura di scambio dei dati ai fini di ricerca, anche, come è stato richiamato dall'onorevole Binetti, nel campo dei tumori rari.

Inoltre, sarà possibile lo studio e il monitoraggio dei fattori di rischio, con ricadute importanti anche nel campo della medicina del lavoro, attraverso il monitoraggio dei fattori di rischio di origine professionale.

È prevista la stipula di accordi di collaborazione con le organizzazioni di volontariato, con le associazioni di promozione sociale nel settore oncologico e con le associazioni attive nel campo dell'assistenza socio-sanitaria.

È prevista altresì l'istituzione e la disciplina del referto epidemiologico, come macrodato corrispondente alla fotografia dello stato di salute complessivo di una comunità, ottenuto dall'esame epidemiologico delle principali informazioni riguardanti l'incidenza delle malattie, i decessi, le criticità di origine ambientale, professionale e socio-sanitaria.

È disciplinato, infine, il conferimento da parte delle regioni e delle province autonome dei dati dei registri di patologie riguardanti numerose malattie di grande rilievo sociale, dal diabete agli eventi coronarici, e dei registri cerebrovascolari, prevedendo che tale attività costituisca un adempimento ai fini della verifica dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza. Quindi, un provvedimento, a nostro avviso, molto positivo, che, tuttavia, non è esente da alcune critiche.

Esso presenta due importanti limiti, a mio avviso: il primo limite è, purtroppo, tipico delle modalità della produzione legislativa nel nostro Paese, che rendono difficile per i non addetti ai lavori la lettura stessa delle norme, a causa del continuo rinvio a testi precedenti, in una sorta di gioco di scatole cinesi. Nel caso specifico, dal decreto-legge n. 179 del 2012 siamo passati al DPCM del 3 marzo 2017, e quindi alla legge oggi in esame.

Questo stesso provvedimento, poi, già contiene all'articolo 1 il rimando ad un regolamento esecutivo, da adottare entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge per l'individuazione e la disciplina dei dati che potranno essere inseriti nella rete, per le modalità del loro trattamento, per i soggetti che potranno accedervi e per i dati ai quali si potrà accedere, per le misure per la sicurezza di essi e per le modalità per il diritto di accesso ai dati personali da parte degli interessati. Ma, soprattutto, l'intervento di oggi ha il limite di essere ancora una volta legato a una specifica patologia, per quanto di enorme rilievo, quale quella oncologica. L'importanza dei registri dei tumori fa ritenere necessario allargare, come ho detto, il raggio di azione e procedere all'istituzione di registri di patologie riferiti a malattie di rilevante interesse sanitario, come tutte quelle che sono state individuate anche dal Piano sanitario nazionale, nel rispetto della normativa sulla privacy.

Ciò costringerà inevitabilmente il legislatore a ulteriori interventi per quanto riguarda le altre patologie di interesse sociale. Sarebbe stato, quindi, più opportuno, a nostro avviso, un provvedimento di carattere generale per l'istituzione di registri relativi a tutte le patologie di rilevante interesse sanitario, identificato dal richiamato DPCM del 3 marzo 2017, uniformando, per quanto possibile, le modalità di raccolta e di accesso e lasciando, semmai, a decreti del Ministro della salute l'adozione di norme specifiche di settore.

Malgrado queste riserve, il nostro giudizio complessivo su questo provvedimento resta, tuttavia, altamente positivo. Confidiamo che esso possa fare da modello e da apripista per un riordino generale della materia; ci auguriamo anche che possa contribuire a migliorare le cure per i pazienti oncologici, a garantire un minor spreco delle risorse, allocandole laddove è più necessario e dove il risultato potrà essere più efficace. Auspichiamo, infine, che possa contribuire all'avanzamento delle conoscenze e a far progredire la ricerca scientifica italiana in campo oncologico (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catalano. Ne ha facoltà.

IVAN CATALANO. Grazie, Presidente. Il gruppo Civici e Innovatori aveva presentato una proposta di legge che è stata abbinata al testo oggi in votazione e non può che esprimere un voto favorevole al testo, in quanto ci fa fare enormi passi avanti nella gestione delle informazioni di carattere sanitario.

Benché il testo istituisca soltanto un registro per quanto riguarda i tumori, con un ordine del giorno, che siamo riusciti a fare approvare dall'Aula, noi abbiamo proposto un'espansione delle patologie che il registro può individuare, comprendendo altre patologie che, comunque, sono rilevanti dal punto di vista sanitario.

La possibilità di raggruppare tutti i dati provenienti dai singoli registri dei tumori regionali, ma anche da altre realtà, come durante il dibattito abbiamo potuto accertare, che sono, ad esempio, la corte dei militari, consentirà di avere un quadro migliore delle informazioni sanitarie, un'accurata informazione epidemiologica sulle malattie tumorali e su come vengono suddivise nel territorio nazionale. Consentirà di avere dei dati molto accurati, con cui il legislatore potrà intervenire anche in maniera economica, potrà decidere in modo migliore come allocare le risorse in ambito nazionale del Servizio sanitario nazionale, potrà fare investimenti più mirati e capire meglio come gestire in maniera più efficace ed efficiente le risorse pubbliche. Fino a quando questa legge non diventerà effettiva, con l'approvazione definitiva da parte del Parlamento, noi abbiamo un sistema disomogeneo di dati, abbiamo diversi registri che sono nati più o meno in maniera spontanea.

Alcune regioni hanno fatto dei registri molto efficaci e molto efficienti e il recente sviluppo del fascicolo sanitario elettronico darà la possibilità di avere dati sempre più aggiornati; però, il fatto che fossero suddivisi in vari registri comportava un dato disomogeneo, un dato spesso e volentieri incoerente, un dato che non poteva essere utilizzato, difficilmente aggregabile, che non dava un aspetto generale accurato di quella che poteva essere l'informazione epidemiologica, che al legislatore servirebbe per poter legiferare in modo opportuno nella gestione anche delle risorse, ma anche negli aspetti di prevenzione, ma anche negli aspetti di promozione di alcune terapie, oppure altri aspetti che, comunque, nell'ambito delle politiche della prevenzione, sono messi in campo dal Governo, ma anche dal Parlamento con i suoi atti legislativi.

Quindi, questa proposta di legge ci fa fare un passo in avanti su tre fattori: sull'uniformità del dato, sulla chiarezza del dato e sull'utilità del dato. Grazie al passo avanti su questi tre fattori, avremo, quindi, la possibilità di usare le informazioni sanitarie in modo corretto, e questo è un principio che, secondo me, deve essere esteso in tutta la nostra legislazione. Noi dobbiamo sempre di più capire che i dati sono importanti, i dati sono importanti anche per legiferare, ma, soprattutto, i dati sono un bene pubblico, e, come bene pubblico, noi dobbiamo trattarli sempre in modalità aperta. Più questi dati saranno aperti alla consultazione e all'elaborazione anche da parte di singoli cittadini, più sarà garantita anche la ricerca scientifica e la libertà di ricerca scientifica, come la nostra Costituzione sancisce.

Per queste motivazioni, quindi, il nostro gruppo voterà favorevolmente al testo e l'unica nota è che, comunque sia, benché ci sia una clausola di invarianza finanziaria nel testo di legge, capiamo benissimo che, senza le risorse opportune, tutto ciò non può venire fatto in modo efficace ed efficiente; quindi ci aspettiamo anche uno stanziamento economico a favore di questo nuovo registro e di tutte le attività che da esso possono derivare, affinché tutte le buone pratiche possano essere messe in campo nel modo più efficace ed efficiente (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente, per la parola. Governo, colleghi, prima di parlare di un sistema strutturato di aggregazione di dati, di una rete dei registri dei tumori, tuttora mancante nella dimensione nazionale, vorrei ricordare che parliamo di persone malate che ogni giorno convivono con disturbi, difficoltà, che vorrebbero un tempo del lavoro adeguato rispetto alla loro ridotta capacità fisica di persone psicologicamente provate. E parliamo di famiglie che devono adeguarsi a cicli di terapie, al dolore di una persona cara, a trasformazioni fisiche che devono elaborare l'idea che ci si possa trovare di fronte alla perdita di un congiunto. In Italia le cifre sono importanti, 3 milioni e 100 mila persone malate, un numero di persone colpite da tumore che ogni anno si incrementa di quasi 400 mila unità, e ragioniamo di circa 180 mila decessi ogni anno.

Parliamo di malattie che ricorrono in percentuali significative in aree del Paese che presentano criticità ambientali e che, nonostante le denunce e l'alta incidenza di alcune patologie, è praticamente impossibile bonificare, perché alcuni agenti inquinanti possono resistere anche epr 100 anni.

Parliamo di malattie professionali, di insediamenti industriali altamente contaminanti, di un radicato sistema di traffici illeciti, che porta a scorie materiali pericolose, a smaltire in modo errato e molto redditizio i rifiuti. Ragionare sulla possibilità di avere una precisa rappresentazione di ciò che finora è stato parcellizzato consente di sorvegliare e studiare i casi, di fare valutazioni strategiche e finalizzare risorse per ottenere un sistema sanitario nazionale capace di fornire servizi efficienti e obiettivi misurabili.

Una priorità alla quale non possiamo derogare e che in Commissione ha messo tutti d'accordo. Avere un quadro preciso di riferimento offre la possibilità di pianificare e rendere incisiva la prevenzione, di ridurre il divario fra le varie aree del Paese; significa offrire standard diagnostici e terapeutici adeguati, frutto di una programmazione oculata e di investimenti mirati.

Un Registro nazionale dei tumori che codifichi le informazioni e le renda disponibili per studi e ricerche consentirà anche di ottenere un attendibile profilo di salute della popolazione, con uno spaccato per area geografica, per tipologia di tumore, protocollo seguito, anni di cura, guarigioni o decesso del paziente. Il registro nazionale dovrà rispondere all'esigenza del rigore scientifico e, nell'interesse dei pazienti, fornire le migliori diagnosi e cure possibili. Questo strumento costituirà un insieme di informazioni rispettose della privacy nella disponibilità del Ministero, un flusso di dati regolamentati dai quali capire l'ampiezza della copertura finanziaria da trovare per essere coerenti con la necessità di assicurare cure adeguate e soprattutto dove necessarie. Considerati i grandi passi compiuti dalla ricerca oncologica ed i risultati raggiunti dalle terapie, possiamo dire che di tumore oggi si può guarire, così come la prevenzione primaria e secondaria, le campagne di informazione, gli screening dei corretti stili di vita hanno contribuito, in maniera significativa, a ridurre la mortalità, almeno per il tumore al seno e per quello al colon.

L'Italia vanta centri di eccellenza nella cura dei tumori dislocati in molte regioni. Il fatto che vengano applicati protocolli internazionali consente ai malati - senza rinunciare ad un buon livello di cura - di non spostarsi più da una regione all'altra, fatto questo che consente di ridurre i disagi di lunghi viaggi e prolungate degenze a fronte di limitate giornate di day hospital nel luogo di residenza. Finora la rete delle informazioni è stata frammentata ed eterogenea. L'Associazione italiana registri tumori nel 1997 ha posto le basi per crearne uno solo ed è riuscita ad aggregare informazioni in quasi il 70 per cento del territorio nazionale, pur con delle percentuali differenti nelle varie regioni. Razionalizzare i dati e le informazioni aiuterà anche a tagliare gli sprechi e renderà più incisivo l'intervento dello Stato, a tutto vantaggio della salute e dei cittadini. Pertanto, condividendo le ragioni che hanno portato a riflettere compiutamente sull'esigenza di una Rete nazionale dei registri dei tumori preannuncio, sul provvedimento che stiamo per approvare, il voto favorevole del gruppo Scelta Civica - ALA - MAIE.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brignone. Ne ha facoltà.

BEATRICE BRIGNONE. Grazie. Presidente, onorevoli colleghi, il testo unificato che ci accingiamo a votare oggi in Aula è la sintesi di sette proposte di legge ed è il frutto di un intenso e unitario lavoro svolto dalla Commissione affari sociali. Istituire la Rete nazionale dei registri dei tumori, se utilizzato in modo corretto, potrà essere un valido strumento per la prevenzione primaria in sanità. Tra i tanti ambiziosi obiettivi che il registro si propone ne sottolineiamo uno particolarmente importante, cioè la rilevazione di eventuali differenze nell'accesso alle cure erogate al paziente oncologico in relazione alle condizioni socioeconomiche e all'area geografica di provenienza, anche in riferimento a cause di malattia derivanti da inquinamento ambientale. Tale obiettivo deve essere finalizzato a predisporre utili strumenti atti a ridurre le disuguaglianze sociali affinché le cure necessarie si rendano accessibili a tutti. Questa legge, una volta approvata, deve poter favorire una vera programmazione di interventi mirati sui territori per bonificare le aree inquinate e cercare risorse finanziarie e professionali da investire per campagne di screening sulla popolazione a rischio.

Auspicando che il Ministero della salute, in sede di successivo decreto, individui, in tempi brevissimi, soluzioni fattibili al concreto funzionamento del registro, in particolare per quanto riguarda le tipologie dei dati immessi, il loro trattamento, i soggetti che possono accedervi e la relativa sicurezza, è ora necessario guardare al futuro e approvare un testo condiviso affinché la piena attuazione del registro tumori rappresenti lo strumento necessario d'indagine, di cui il nostro Paese sicuramente oggi necessita. È uno strumento scientifico di monitoraggio indispensabile per la programmazione degli interventi di prevenzione e contrasto delle malattie, in grado di fornire dati disponibili su incidenza, sopravvivenza, prevalenze e mortalità. Per questi obiettivi il gruppo di Sinistra Italiana - Sinistra Ecologia Libertà - Possibile voterà convintamente a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. È un provvedimento atteso, quello di cui ci apprestiamo a concludere l'esame in Aula oggi, che incontra le aspettative del mondo scientifico, del mondo della ricerca, dei medici e dei pazienti. Un provvedimento che mette ordine in uno spazio, quello dei registri dei tumori, che, per tanti anni, è stato lasciato alla buona volontà e alla capacità organizzativa dei singoli attori del sistema.

Nati a partire dalla fine degli anni Ottanta, i registri dei tumori sono cresciuti all'ombra della legge statale per oltre trent'anni e solo nel 2012 è stata istituita la Rete nazionale del registro dei tumori, un progetto, però, che a distanza di quattro anni resta realizzato a macchia di leopardo. Uno dei problemi riguarda la privacy: non esiste, al momento, un regolamento nazionale sull'accesso ai dati sensibili dei pazienti ai fini delle indagini. Gli epidemiologi incaricati di raccogliere le informazioni sanitarie dei malati hanno cercato di bypassare la questione con risultati che sono spesso solo il frutto dell'esperienza e della capacità dei singoli. Negli uffici del Garante della privacy sono coscienti di questa annosa questione. A tal proposito nel provvedimento viene rimessa ad un regolamento esecutivo da adottarsi l'individuazione e la disciplina dei dati che possono essere inseriti nella rete, le modalità del loro trattamento, i soggetti che possono avere accesso alla rete, i dati ai quali si può accedere, le misure per la custodia e la sicurezza dei dati, le modalità per garantire agli interessati l'esercizio dei diritti di accesso ai dati personali.

Il provvedimento istituisce e disciplina la Rete nazionale del registro dei tumori e dei sistemi di sorveglianza. Supera, quindi, il problema della difficoltà di aggregazione dei dati provenienti dai singoli registri regionali, stabilendo parametri a cui uniformarsi per la raccolta e la gestione dei dati epidemiologici. Infatti, con i registri costituiti in modo uniforme sarà possibile finalmente tendere a una raccolta di dati sistematica. A caratterizzare il provvedimento che istituisce il registro dei tumori nazionali sono, in particolare, il suo rigore e il porre l'attenzione sul diritto del paziente, a cui sempre si dovrebbe tendere quando si parla di sanità in generale.

Altro punto qualificante per noi è quello esplicitato all'articolo 2, che consente la stipula di accordi di collaborazione per le finalità della legge, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, con le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale più rappresentative ed attive nella tutela della salute umana e della prevenzione oncologica nonché con le associazioni attive nel campo dell'assistenza socio-sanitaria. Questo coinvolgimento è un riconoscimento secondo noi dovuto a chi ha dimostrato negli anni di essere un attore importante.

Concludo, dicendo che diamo in definitiva un parere assolutamente favorevole su questo provvedimento, che tende a colmare un vuoto normativo e può diventare anche uno strumento propedeutico importante per implementare azioni di prevenzione fondamentali per la tutela della salute delle nostre comunità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. I registri dei tumori nascono con l'obiettivo di raccogliere attivamente le informazioni relative ai casi di tumore diagnosticati in una determinata area geografica. La necessità di affrontare le problematiche connesse all'oncologia in tutti i suoi aspetti è infatti d'importanza fondamentale per la tutela della salute dei cittadini. L'istituzione di un registro nazionale dei tumori quindi, come fa presente la proposta di legge in esame, è fondamentale perché permette di riunire i dati relativi ai rischi delle patologie tumorali per la salute e consente allo Stato e alle regioni una programmazione, con interventi diretti alla tutela della collettività dai medesimi rischi. Nel tempo peraltro - lo ricordavano prima - alcuni registri dei tumori sono nati per iniziativa spontanea di clinici patologi e operatori della sanità pubblica che in questo modo sono riusciti a valutare l'efficacia degli interventi di prevenzione primaria in aree ad alto rischio.

Accertata, quindi, la grande importanza che essi hanno ricoperto per la salute pubblica, diventa fondamentale oggi istituire una rete dei registri dei tumori su tutto il territorio nazionale. Infatti, attraverso questi importanti strumenti, si possono conoscere l'andamento delle patologie tumorali, i tempi di sopravvivenza, l'indice di mortalità e l'aumento o la diminuzione di una determinata patologia oncologica rispetto agli anni precedenti, dati questi che sono assolutamente essenziali per la cura di queste patologie. Le malattie oncologiche, infatti, si confermano sotto vari profili un fenomeno estremamente significativo per il nostro sistema sanitario, con una complessa e rilevante domanda di assistenza. L'istituzione del registro nazionale dei tumori permette, dunque, di acquisire una conoscenza dei rischi per la salute pubblica che è un elemento fondamentale per accrescere le politiche sanitarie di contrasto a questi fenomeni.

Inoltre, i registri sono strumenti indispensabili per l'analisi, l'organizzazione e la valutazione dell'efficacia degli interventi di prevenzione primaria in aree ad alto rischio e per indicare poi quali aree di prevenzione rafforzare.

Insomma, un progetto di legge, quello in esame oggi, che fornisce uno strumento fondamentale per una valutazione, un'analisi attenta, capace di offrire una mappatura del territorio riguardo l'andamento dei tumori, rendendo possibile l'effettuazione di studi epidemiologici dei territori e degli insediamenti esposti al rischio di inquinamento, in modo da conoscere in maniera concreta l'incidenza in queste aree delle varie patologie tumorali.

Il registro nazionale è configurato come una struttura continuativa e sistematica che, mediante l'ausilio di strumenti elettronici, raccoglie, organizza ed elabora, i dati provenienti dai registri regionali. Tali dati devono essere personali, anagrafici, e sanitari di buona qualità, validati scientificamente secondo gli standard qualitativi previsti in sede internazionale dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell'OMS, relativi a casi diagnosticati di neoplasia anche in età pediatrica, ai fini di studio e di ricerca scientifica in campo medico, biomedico ed epidemiologico nell'ambito della finalità di interesse pubblico.

Le risposte alle domande relative all'andamento dei tumori sul territorio, ai tempi di sopravvivenza, alle modalità di diagnosi, all'indice di mortalità, all'aumento o alla diminuzione di una determinata patologia oncologica rispetto agli anni precedenti sono appunto indispensabili ai fini della programmazione sanitaria delle politiche per la prevenzione e per il controllo della patologia oncologica, nella valutazione degli interventi, nonché, cosa non meno importante, della necessità di dare informazioni e indicazioni corrette ed esaurienti ai cittadini che sono affetti da tale patologia. È evidente allora come solo grazie all'istituzione di questo registro dei tumori è possibile avere questo tipo di informazioni che risultano indispensabili per affrontare questo genere di patologie.

Il progetto di legge individua il titolare del trattamento dei dati contenuti nel registro nazionale ed impegna i titolari del trattamento dei dati sensibili contenuti nel registro e nei registri regionali a trattare i dati mediante l'utilizzo di codici identificativi, in modo da tutelare - questo è un altro dato importante - l'identità e la riservatezza degli interessati. Si tratta pertanto di un progetto di legge di estrema importanza che permette davvero di tutelare e salvaguardare la salute dei cittadini. Infatti, se si vuole sorvegliare l'andamento della patologia oncologica, occorre assumersi il compito di ricercare attivamente le informazioni, codificarle, archiviarle e renderle disponibili per studi e ricerche; solo in questo modo si riusciranno ad avere informazioni esatte per avviare una politica sanitaria di contrasto, di contrasto reale, a questo tipo di patologia. Diventa, quindi, essenziale per il nostro Paese l'approvazione di questa proposta di legge che è uno strumento fondamentale per attivare una politica sanitaria di prevenzione dell'odiosa patologia che purtroppo si conferma un fenomeno estremamente rilevante nel nostro Paese. È per questi motivi, Presidente, che annuncio il voto convinto e favorevole del gruppo di Alternativa Popolare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fossati. Ne ha facoltà.

FILIPPO FOSSATI. Grazie, Presidente. Noi siamo arrivati, abbiamo costruito questo provvedimento, che a me sembra un buon provvedimento, con un lavoro che ha sempre avuto come una sorta di percorso parallelo: l'andamento del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che è arrivato infatti il 3 marzo del 2017, cioè soltanto pochi mesi fa, decreto che istituisce i registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza, ne alloca la responsabilità, e soprattutto rende possibile un utilizzo e un inquadramento ai sensi della normativa sulla privacy, che come molti altri colleghi hanno ricordato ha per tanti anni contrastato la possibilità di utilizzare bene i dati a disposizione del Ministero e delle regioni. Abbiamo lavorato in parallelo e io credo alla fine abbiamo ottenuto un risultato, perché abbiamo scelto la dimensione - così recita il testo che oggi approviamo - delle rete.

La dimensione della rete è qualche cosa che, essendo una rete, mette insieme alcuni nodi, fa in modo che si possa poi, utilizzando la dimensione della dislocazione territoriale dei nodi della rete, averne una lettura complessiva e poterli utilizzare in modo interattivo, reagendo dalla dimensione nazionale, alla dimensione regionale, a quella degli operatori che trattano i dati concretamente in prima persona. Quindi, una rete come strumento che possa far funzionare meglio, sia più utile per mettere a disposizione della comunità scientifica, dei cittadini e - perché no? - della dimensione politico-istituzionale nelle scelte di priorità che deve fare, i dati relativi a questa patologia devastante e importante, come è la patologia oncologica, la patologia dei tumori.

Tra l'altro, questo ci consente di fare un'operazione che non è stata sempre scontata nella discussione che abbiamo fatto ovvero la scelta di mantenere una caratteristica della costruzione della rete dei registri tumori di questo Paese, perché non è che la istituiamo oggi, c'è. C'è perché dalle regioni, dalle scuole di operatori di sanità pubblica, di epidemiologia, di oncologia più avvertite, è nato da decenni in alcune zone di questo Paese un lavoro importantissimo che è un lavoro molto vicino alla clinica, un lavoro di analisi dei dati, di raccolta sul campo dei dati, che ha sviluppato oltre a una buona conservazione e analisi dei dati, anche delle politiche sul territorio che hanno fatto l'eccellenza della epidemiologia oncologica italiana. Nasce dallo studio epidemiologico, dall'inizio, dagli albori della raccolta dei dati sulle patologie oncologiche, la politica degli screening che si è diffusa in diverse regioni e poi si è allargata, anche se con fatica, al territorio nazionale. Nasce l'analisi dei dati basata anche sull'influenza dei fattori ambientali, sull'influenza dei fattori professionali nella determinazione della diagnosi oncologica. Quindi, è un fatto di cultura straordinario per il nostro Paese che poteva invece essere in qualche modo diminuito nella sua importanza, se non sostituito, da un'impostazione basata più sulla statistica degli esiti, sui dati delle morti o sui dati anagrafici, invece che anche (naturalmente perché la statistica degli esiti è fondamentale) sulla statistica della storia della patologia, della storia personale della patologia.

Quindi, abbiamo fatto un'operazione che salva questa impostazione culturale, la rimette al centro e investe sulla continuità nelle eccellenze (da allargare al territorio nazionale), sull'investimento nelle eccellenze, garantendo, se tutto andrà in porto bene, anche dei dati innovativi, perché la costruzione di una rete che si fonda su dati omogenei, su dati d'indagine, può lavorare su nuove connessioni per una lettura più complessa del dato di malattia, può arricchire la massa di informazioni e la qualità delle informazioni in mano al pubblico, al nostro Ministero e alle regioni.

L'altra innovazione, è quella del referto epidemiologico che in relazione con il lavoro della rete può finalmente dare anche questo.

In alcune regioni già lo si fa, chiamandolo in modo diverso, alcune regioni lo chiamano rapporto sulla salute dei cittadini, indagine sullo stato di salute, ma insomma noi, finalmente, potremmo pensare di orientare le priorità delle politiche sanitarie e della salute pubblica su un punto acclarato di notizia su qual è l'andamento delle principali patologie, qual è la risposta in termini di prevenzione, cosa sta succedendo alla salute degli italiani. E mi sembra un fatto, anche questo, di civiltà, un fatto importante.

I punti critici del decreto: io credo che ce ne sia sostanzialmente uno, ossia il fatto che non si riesca a finanziare questi interventi in modo adeguato. Noi ci siamo trovati di fronte a questo, anche con riferimento agli ultimi emendamenti, che tentavano di far partire la Rete con un po' di risorse per sostenere questo tipo di attività; occorreva rafforzarlo, rispetto a quello che le regioni altrimenti dovranno fare, raschiando il barile del Fondo sanitario nazionale per quello che è di loro competenza utilizzare. Noi pensavamo che un effetto di start, di partenza, sarebbe stato utile darlo, ma non c'è questa possibilità.

Io qui voglio dire che, a mio avviso, forse, c'è stato anche troppo zelo da parte della Commissione bilancio e del Governo, per esempio, nel rapporto, che auspichiamo, con gli enti del terzo settore, le associazioni scientifiche, i centri di ricerca e le università nello sviluppare la tenuta dei registri e l'utilizzo dei dati e delle campagne per rafforzare la mobilitazione attorno alla cura di queste patologie, pensando che le collaborazioni si facciano in legge a titolo gratuito.

Sappiamo che non può essere così. Già succede: il territorio nostro è pieno di iniziative che, attorno all'intervento, alla sensibilizzazione, allo studio della casistica delle patologie tumorali mette insieme, in sinergia, esperienze diverse della società civile, delle istituzioni scientifiche e delle autorità sanitarie. Sono settori su cui si investe un briciolo, ma quella briciola serve a mobilitare cittadini, mobilitare intelligenze, mobilitare competenze. Mi sembra che si sia fatta un'operazione stavolta miope e, probabilmente, anche non dovuta.

Detto questo, il mondo continuerà. È importante che, nel provvedimento, invece, si sia fatto riferimento a questo effetto vero di rete che nel Paese si produce; c'è un'attenzione sociale e una mobilitazione sociale attorno a questi temi: noi, in questo modo, la mettiamo al servizio di un moderno sistema di lettura e di utilizzo di dati (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA. Grazie, Presidente. Colleghi, l'istituzione della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza rappresenta senza alcun dubbio un traguardo importante per il Sistema sanitario nazionale. Solo la piena conoscenza di ciò che accade nelle emergenze sanitarie, nella loro completezza e complessività, può consentire una pianificazione ottimale degli interventi su tutto il territorio nazionale, con l'obiettivo di rendere più incisiva l'azione a tutela della salute, della vita dei nostri concittadini.

Realtà fino ad oggi nate spontaneamente su iniziativa di singoli territori, i registri dei tumori dovranno sempre più essere in grado di interagire tra loro, di scambiare informazioni rapidamente e in modo efficace con il Sistema sanitario nazionale, dalla Valle d'Aosta a Lampedusa, allo scopo di orientare i processi di prevenzione e assistenza nel campo delle patologie neoplastiche.

Il testo unificato che ci troviamo oggi a convertire, oltre a rappresentare un punto di sintesi tra tutti i testi presentati, tiene conto di quello che il recente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha approvato il 3 marzo scorso. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stabilisce chiaramente il tipo di dati che si possono raccogliere, chi può avere accesso, le misure necessarie per garantire la sicurezza, indispensabili per prevenire possibili attacchi informatici.

Il referto epidemiologico viene definito, ai fini della presente legge, come il dato aggregato e macrodato corrispondente alla valutazione dello stato di salute complessivo di una comunità. L'istituzione del Registro dei tumori nazionale e dei sistemi di sorveglianza è, dunque, solo un primo passo che mette in moto un meccanismo di raccolta omogenea dei dati. Riteniamo fondamentale che la Rete non sia apparato autoreferenziale, ma che sia in grado di dialogare e di confrontarsi con chi da tempo indaga sull'inquinamento ambientale e le drammatiche conseguenze.

Questa è, dunque, una norma che punta a curare il problema, ma non interviene sulla prevenzione. Prevenire implica un'attenta politica di risanamento ambientale, partendo proprio dai siti più inquinati e dove la mortalità infantile per carcinoma è in aumento: parlo, per esempio, di Taranto e della “terra dei fuochi”. Il problema è palesemente a monte: bisognerebbe intervenire con bonifiche ambientali serie e non limitarsi alla messa in sicurezza, perché da tempo è ampiamente dimostrato come gli effetti dell'inquinamento ambientale non si esauriscono con la sospensione o chiusura delle fonti inquinanti, bensì durano per decenni.

Si pensi alle emissioni inquinanti dell'Ilva, i cui effetti sulla salute sono stati esposti dal rapporto conclusivo 2016 dello “Studio di coorte sugli effetti delle esposizioni ambientali ed occupazionali sulla morbosità e mortalità della popolazione residente a Taranto” o alle devastanti conseguenze dell'inquinamento da amianto riportate nel sito dell'Osservatorio nazionale amianto.

Dunque, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia e ribadendo al tempo stesso le perplessità espresse, la salute delle persone e dei bambini residenti in aree a rischio, già individuate e valutate, è un patrimonio indispensabile per il futuro del nostro Paese: le istituzioni preposte non possono perdere altro tempo prezioso.

Ricordiamo che l'istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione non ucciderà certamente il male, ma sicuramente potrà servire per studiarne cause ed effetti, aiutare i medici a debellare le forme. Motivo per cui, come ho già detto, annuncio il voto favorevole di Forza Italia, pensando e volendo credere che questo sia il primo punto per cui, poi, il Governo metta a sistema un modo di agire sulla sanità che tenga conto delle competenze Stato-regioni, ma che, allo stesso tempo, possa, in qualche modo, prevedere che si possa intervenire in quei siti, in quei territori in cui ormai è ampiamente monitorato ed acclamato che c'è un problema oncologico e di patologie legate all'inquinamento. Quindi, che si trovi un modo per poter rafforzare questo nell'immediato, senza perdere più altro tempo, perché, in alcuni territori, ventotto anni di mancanze di bonifiche hanno portato alla conseguenza di avere una situazione sanitaria che sta sfuggendo di mano, senza mai per questo intervenire sull'aspetto sanitario.

Al contempo, per dar seguito e chiarezza, definendo questa legge e inquadrandola in un disegno più ampio, noi diciamo che va bene il Registro dei tumori, si intervenga sulla sanità e non si perda altro tempo per le bonifiche, perché tutto parte da lì. Il nostro territorio è malato, noi siamo malati, i nostri concittadini sono malati: cerchiamo di dare delle risposte nell'immediato e in maniera concreta, non solo parole al vento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Finalmente possiamo dire di aver superato un vuoto normativo che ha causato grosse difficoltà nella gestione dei sistemi di sorveglianza. Grazie al MoVimento 5 Stelle, che ha chiesto la calendarizzazione in propria quota, in quota opposizione, del Registro dei tumori, è stato possibile dare un grosso impulso al Ministero della salute per far pubblicare un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri che era previsto già dal “decreto Balduzzi”, dal 2012; così come proprio al momento, al 16 giugno 2016, mancavano circa settecento decreti attuativi, Presidente.

Questo, a nostro avviso, il registro tumori, il referto epidemiologico è uno dei più potenti strumenti di prevenzione primaria e non potevamo permettere un'inerzia da parte del Ministero della salute nell'emanare il decreto attuativo. Una volta emanato il decreto attuativo, ci siamo interrogati se - a nostro avviso, con i colleghi della maggioranza e con il Comitato ristretto che ha fatto ben 13 sedute di incontro e di approfondimento, la maggior parte delle quali senza il DPCM in oggetto e solo nella parte finale delle proprie sedute con il DPCM a disposizione - volevamo provare a estendere e a rendere maggiormente concreto quello che, lo ripeto ancora una volta, riteniamo il più potente strumento di prevenzione primaria per quanto riguarda le neoplasie e le patologie oncologiche. Prevenzione primaria, lo ricordiamo, Presidente, significa evitare che le persone si ammalino; finalmente, possiamo dire, quindi, in questo contesto nazionale che è gravato e appesantito da un eccessivo invecchiamento demografico, che inevitabilmente si è tradotto in un correlato carico sanitario oncologico.

L'altro dato per nulla trascurabile è relativo al mancato superamento delle diseguaglianze tra Nord e Sud. Lo diciamo in ogni provvedimento, in ogni decreto, e questa cosa riguarda, ineluttabilmente, tristemente, la sanità italiana. Un divario storico che si riflette anche nella mancanza dei registri che coprono l'intero territorio e che non permette di monitorare zone con una maggiore incidenza di patologie oncologiche che, stranamente, sono coincidenti in zone che prima erano aree a minore rischio. Stiamo parlando di uno strumento funzionale alla valutazione e alla programmazione sanitaria che è stato imbrigliato in questa inerzia, in questo colpevole silenzio, dal 2012 ad oggi, fino alla presa in carico della Commissione, dell'intera Commissione affari sociali; è stato imbrigliato da un'eccessiva frammentazione e l'Italia è l'unico caso, in Europa, ad avere 44 registri di media e piccola dimensione, tra l'altro, non integrati a livello regionale e nazionale, che hanno generato uno spreco di risorse e di mezzi. Insufficienza dei dati - 44 registri che coprono solo il 50, in fase di accreditamento si arriverà al 70 della popolazione del Paese -, aggiornati con grande difficoltà di accesso ai dati e, soprattutto, con un ritardo imbarazzante che rende inutilizzabili alcune di queste informazioni. Difficoltà di accesso per finalità e ricerca; è mancato un riferimento normativo coerente che è stato fortemente limitante per la comunità scientifica e dannoso per l'intera collettività.

Il Registro nazionale è, dunque, necessario per efficientare e ottimizzare le risorse, quelle stesse risorse che il Governo e ogni maggioranza piange che non ci sono, per standardizzare, informatizzare, incrociare i flussi informativi; l'utilizzo a pieno titolo di tutti i dati sanitari necessari scientificamente validati secondo standard qualitativi previsti dall'Associazione Internazionale per la ricerca sul cancro, potrà garantire, quindi, questa attività sistematica, efficace ed efficiente, nel momento in cui la rete nazionale dei registri dei tumori avrà una copertura speriamo molto presto del 100 per cento. Immaginate quanti nessi causali potranno essere forniti proprio dai nostri ricercatori, nel fornire evidenze scientifiche, quindi, preziose, come abbiamo detto, per la ricerca e per l'attività di prevenzione. Il corretto utilizzo e le potenzialità del Registro tumori possono e devono essere messe al servizio dei cittadini, ricordiamolo, non è roba da legulei o da addetti ai lavori. Il primo obiettivo è la diagnosi precoce, ma, se possibile, si deve cercare di intervenire addirittura prima dell'insorgenza della malattia. La fase preventiva è poco valorizzata da interventi mirati, generalmente si rimanda al periodo dopo la diagnosi; pensiamo agli screening, sono interventi generalmente utilizzati nella cosiddetta prevenzione secondaria, diagnosi precoce nell'identificazione della malattia che consente di curare soggetti che però sono già ammalati, signor Presidente. L'obiettivo è di guarire i pazienti e rallentare la progressione di una malattia che è già in corso.

Con il Registro tumori noi spostiamo questo obiettivo alla fase precedente alla diagnosi. Nella fase di prevenzione primaria il focus è il potenziamento dei fattori che migliorano lo stile di vita, correggendo gli aspetti che possono causare la comparsa di gravi malattie. La correlazione tra rischio territoriale e rischio di salute è una base conoscitiva essenziale; pensiamo alla “terra dei fuochi”, all'Ilva di Taranto, agli sversamenti in Basilicata, in Lucania, alla zona di Priolo Gargallo. Per quanto ci riguarda, in questa fase, nella fase comunque della diagnosi, è necessario intervenire tempestivamente, qualora la prevenzione primaria abbia fallito e noi non abbiamo messo le condizioni minime essenziali in tutti questi anni per supportare e permettere che il Ministero della salute non fallisca o fallisca in maniera minimale in fase di prevenzione primaria, perché scatta solo in quel momento, quando arriva la diagnosi, la prevenzione secondaria. E allora è in questa fase che è necessario, in quanto, se con gli screening si riduce la frequenza dei casi esistenti della malattia, con la prevenzione primaria, come abbiamo detto, ne evitiamo la comparsa.

Come possa il Registro tumori rispondere a queste esigenze è dato dall'efficienza con la quale si intende potenziarlo, perché, purtroppo, questa legge non prevede finanziamento. Noi mettiamo a rete l'esistente, la fotografia, il lavoro enorme che ha fatto il Ministero della salute nell'andare a controllare e identificare, all'interno di un tabellario, tutti i registri tumori e i registri delle malattie ad essi correlate esistenti. Tutto questo dovrà avvenire ovviamente nelle modalità previste dal Garante della privacy; è inutile soffermarci su questo dato, perché si crea un'altra discussione. I flussi di dati immessi nella rete e inseriti con continuità, da oggi, con continuità e cadenza regolare, verranno pubblicati sul Ministero della salute. Il Ministero della Salute sarà responsabile direttamente e indirettamente e noi puntiamo un faro proprio sulle 3.100.000 persone che sono malate di tumore, le 365.000 persone che, ogni anno si ammalano; anche oggi, abbiamo mille nuove diagnosi di tumore - perché sono mille al giorno - con la fine di questa giornata. Anche oggi, purtroppo, noi contiamo, perché abbiamo i dati alla mano, in questo momento, il 10 per cento, circa 185.000 persone, che ogni anno muoiono di questa patologia che i nostri nonni e i nostri bisnonni chiamavano il male oscuro. In questo modo sarà possibile concentrarsi sulla prevenzione secondaria in modo più mirato, proprio perché abbiamo dato spazio e la diffusione è dedicata alla prevenzione primaria. C'è ancora tanto da fare, le informazioni da condividere sono tantissime. L'abbiamo detto: 3.100.000, il 5 per cento della popolazione, ognuno di noi, in media, dovrebbe conoscere 15 persone malate di tumore. I nuovi casi sono 365.000, mille al giorno. Il numero dei decessi è pari a 185.000 persone l'anno. Si devono monitorare, anche, i fattori di rischio di origine professionale, attraverso lo scambio di dati tra sistemi informativi già esistenti, e di questo ringraziamo il parere della Commissione lavoro. Solo così è possibile tutelare e migliorare la qualità di vita nei luoghi di lavoro e rendere organiche e complete le informazioni immesse nella rete nazionale dei registri. Un sistema di prevenzione completo, circolare, olistico deve consentire di individuare in tempo le criticità di origine socio-sanitaria, ambientale e lavorativa; quindi, deve includere anche l'esistenza del referto epidemiologico.

Come conferma la Protezione civile sul rischio sanitario e ambientale, molte realtà del territorio nazionale hanno sperimentato o vivono situazioni tali da richiedere un intervento normativo a carattere d'urgenza per la tutela dell'incolumità pubblica. Il rischio sanitario è quasi sempre conseguente ad altri rischi, tant'è che spesso è definito rischio di secondo grado ed emerge quando si creano situazioni critiche che possono incidere sulla salute umana. Ermanno Leo dice che aumentano le guarigioni e sono guarigioni legate alla predisposizione dei cittadini nell'aderire ad una cultura della prevenzione e di screening che consentono diagnosi della malattia agli esordi. Bisognerebbe percorrere una strada nuova, con dei check quinquennali per capire se si sta andando avanti nella direzione giusta.

Noi, con il Registro tumori prevediamo dei check annuali, arrivare ad una situazione della malattia e a un aumento delle guarigioni, con diagnosi precoce, quando la malattia è quasi impercettibile. Bisogna avere il coraggio di essere veloci nei cambiamenti. Tutto è migliorabile, il passato deve servire alla creazione del nuovo.

PRESIDENTE. A proposito di velocità, onorevole Baroni, la invito a concludere.

MASSIMO ENRICO BARONI. Il passato deve servire alla creazione del nuovo e il futuro può essere già qui. Grazie al MoVimento 5 Stelle, alla Commissione affari sociali, a tutti quanti, alla relatrice ombra, se vogliamo chiamarla così, onorevole Miotto, al mio collega Burtone e a tutta la Camera, che ha fatto dichiarazione favorevole rispetto a questa proposta di legge. Noi diciamo che il futuro è già qui. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 StelleCongratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paola Boldrini. Ne ha facoltà.

PAOLA BOLDRINI. Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi. Oggi ci apprestiamo a votare in Aula un provvedimento molto delicato, che tocca la sensibilità di molti di noi. Purtroppo, molti di noi sono già entrati in contatto con questa patologia, le patologie tumorali.

Dopo un ampio e costruttivo dibattito in Commissione - devo dire anche con le altre forze politiche, qui è già stato detto anche prima -, oggi approviamo una legge che prevede la Rete nazionale dei registri dei tumori e del referto epidemiologico dello stato di salute dei nostri territori. Sembra impossibile pensare che il nostro Paese, così all'avanguardia su farmaci e terapie rivolte ai malati oncologici - ricordo i passi avanti fatti nelle terapie oncologiche, oggi dobbiamo dire che di tumore si guarisce per fortuna, e nel nostro Paese sono stati messi in campo strumenti significativi: il Piano nazionale dell'oncologia 2011-2013 e il Piano di prevenzione nel campo oncologico 2014-2018, con circa 200 milioni di euro, con una storia importante e con illustri scienziati che hanno dato tanto per raggiungere obiettivi importanti per la guarigione di pazienti oncologici, uno su tutti, come non ricordare, il professor Umberto Veronesi -, non abbia una legge che istituisca il registro dei tumori, che accomuni i dati dei vari registri regionali.

Ma non partiamo dall'anno zero, voglio rassicurare tutti. I registri tumori operano da tempo nel nostro Paese, sono registri avviati già in anni passati, si risale addirittura al 1967, ma come purtroppo spesso avviene in sanità - e lo sappiamo - non tutte le regioni o addirittura non tutte le province si sono dotate di uno strumento così importante, creando una situazione eterogenea. C'è stata un'accelerazione dal momento in cui si è istituita l'Airtum, già citata anche prima, l'Associazione italiana registri tumori, che già nel 1997 ha messo le basi per creare i registri tumori. Nel 2010 i registri tumori presenti in Italia erano 29 e coprivano il 35 per cento della popolazione italiana e, come riferisce il Terzo rapporto dell'Airtum 2016, ora sono 44 i registri accreditati e coprono il 57 per cento e vorrebbero tendere ad arrivare al 100 per cento della popolazione residente in Italia. Però, come anche si è anticipato, la percentuale della popolazione coperta è massima nel Nord Est, il 69 per cento, nel Nord Ovest, il 55 per cento, intermedia nel Sud, 40 per cento, minima al Centro, 26 per cento.

Le informazioni raccolte dai registri tumori includono dati anagrafici, sanitari, essenziali per lo studio dei percorsi diagnostico-terapeutici, per la ricerca delle cause del cancro, per la valutazione di trattamenti più efficaci, per la progettazione di interventi di prevenzione, per la programmazione delle spese sanitarie. L'esigenza di questo sistema efficace di raccolta sistematica di dati anagrafici sanitari ed epidemiologici è già stata accolta tempo fa dal legislatore. Ricordiamo, uno su tutte, la legge Balduzzi, che considerava fondamentale per il riconoscimento dei registri tumori in Italia; si tratta dell'articolo 12 del decreto-legge n. 179 del 2012, che al comma 10 contiene proprio la norma che istituisce, oltre al fascicolo sanitario elettronico e sistemi di sorveglianza nel settore sanitario, i registri di mortalità, tumori e altre patologie, trattamenti ai fini della prevenzione, diagnosi e cura, programmazione sanitaria e verifica della qualità delle cure. Il primo decreto, il DPCM 3 marzo 2017, purtroppo vede la luce quattro anni dopo. È stato approvato in via definitiva molto recentemente, il n. 109 del 12 maggio 2017; con esso si individuano e disciplinano sistemi di sorveglianza e registri di mortalità tumori e altre patologie, 31 sistemi di sorveglianza, quindi registri di patologie di rilevanza nazionale. Ora siamo in attesa del regolamento, che andrà sottoposto al parere del Garante della privacy, che in sede di audizione ha già precisato come deve avere un ruolo essenziale in quanto è tenuto a delineare le garanzie fondamentali per la protezione dei dati, essendo dati strettamente sensibili quelli trattati nei registri: è un altro ulteriore passaggio di grande importanza, che però deve avere il suo percorso, per avere l'effettiva messa in vigore delle norme previste nel decreto n. 179 del 2012.

Con questa proposta di legge, che accomuna vari testi che sono stati presentati in Commissione affari sociali, dobbiamo dirlo, vi è stato l'impulso necessario all'approvazione del DPCM, che attendeva da anni la sua pubblicazione, creando la rete dei registri tumori regionali, nonché dei registri di sorveglianza, completando quindi questo disegno che nel 2012, a distanza di cinque anni, aveva preso l'avvio, ma che solo ora verrà completato.

Devo dire che il testo di legge che ci apprestiamo oggi ad approvare è stato migliorato dai pareri anche delle Commissioni, soprattutto, in particolare, la Commissione lavoro, che ha messo l'attenzione dei fattori di rischio di origine professionale attraverso lo scambio di dati a livello informativo per la prevenzione nei luoghi di lavoro, di cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 81 del 2008. Inoltre, spero proprio che venga accolto il suggerimento di inserire nel regolamento previsto da questa legge anche i dati riferiti alle forze armate e di sicurezza, perché di fatto, da quando non esiste più la leva obbligatoria, i militari sono da considerarsi dei lavoratori.

L'importanza, inoltre, della rete dei tumori e del referto epidemiologico come strumento utile per verificare l'importanza della prevenzione attuata attraverso screening sanitari programmati dal Ministero della salute e ricompresi nei LEA, come anche gli stili di vita per migliorare la salute delle persone che da attento monitoraggio dovrebbero portare a registrare minori patologie oncologiche.

Importante altresì è l'aggiunta del coinvolgimento delle associazioni di promozione sociale con basi scientifiche, tramite la stipula di accordi per dare valutazione e importanza a chi si occupa da anni dei registri dei tumori e alle quali viene riconosciuta l'esperienza.

Altro fattore fondamentale è quello di sostenere, monitorare, gli studi epidemiologici, finalizzati all'analisi dell'impatto dell'inquinamento ambientale sull'incidenza della patologia oncologica, attraverso uno studio integrato delle matrici ambientali e umane. I dati dovranno essere validati scientificamente secondo gli standard qualitativi previsti in sede internazionale dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell'Organizzazione mondiale della sanità, al fine di uniformarci ai dati di livello scientifico a livello internazionale.

Fondamentale inoltre è la prevista relazione annuale alla Camera per monitorare l'attuazione di questa legge. Credo che questa legge, signori colleghi, sia un passaggio importante per il nostro Paese e auspico che anche l'iter al Senato abbia una via celere e ritrovi i finanziamenti necessari. Per questi motivi dichiaro il parere favorevole del Partito Democratico. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Immagino per un ringraziamento. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE, Relatore. Sì, anche a nome del collega Baroni, desidero esprimere un ringraziamento ai dirigenti e ai funzionari della XII Commissione, per l'apporto tecnico che hanno dato al nostro lavoro, ed un apprezzamento alle associazioni di volontariato, al mondo scientifico e accademico, che hanno dato dei contributi significativi per dar vita ad una legge che darà una risposta sul piano della prevenzione, della cura e della riabilitazione della malattia oncologica.

MARIO MARAZZITI, Presidente della XII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Presidente Marazziti, di solito è norma che lo faccia uno, ma visto che i colleghi stanno prendendo posto, approfittiamo. Prego.

MARIO MARAZZITI, Presidente della XII Commissione. Il punto d'arrivo di un disegno di legge che vede al primo nome la firma della sottosegretaria Biondelli, quindi è un disegno di legge che cammina da molto tempo, mi impone di ringraziare anche tutti i componenti della Commissione per una bella pagina di collaborazione istituzionale, perché è stato davvero un lavoro collettivo di maggioranza e opposizione, in collaborazione con il Ministero della salute. Per questo mi premeva di sottolinearlo.

(Coordinamento formale - A.C. 913-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 913-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 913-2983-3115-3483-3490-3555-3556-A: "Istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione".

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 17) (Applausi).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data odierna, i deputati Salvatore Matarrese e Pierpaolo Vargiu, già iscritti al gruppo parlamentare Civici e Innovatori, hanno dichiarato di aderire alla componente politica Direzione Italia, del gruppo parlamentare Misto. Il rappresentate di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Interventi di fine seduta (ore 13,10).

PAOLO COVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO COVA. Presidente, intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione n. 4-15426, del 1° febbraio 2017, che riguarda il procedimento penale che si sta svolgendo a Bolzano sul caso di doping di Alex Schwazer. Faccio questo intervento perché il giudice aveva disposto l'analisi del DNA delle urine di Alex Schwazer entro il 31 gennaio 2017, ma ad oggi c'è ancora un'opposizione da parte della IAAF a concedere queste urine per l'analisi presso il RIS di Parma, per cui avevo sollecitato il Ministro ad intervenire per far sì che si possano eseguire queste analisi. Credo sia un caso grave, da affrontare soprattutto per fare chiarezza sul sistema dell'antidoping, sia a livello nazionale che internazionale.

PRESIDENTE. La ringrazio, collega Cova, e mi scuso con lei per il rumore che c'è stato in Aula. Colleghi, per favore, le votazioni sono terminate, nessuno è obbligato a rimanere in Aula; quelli che intendano rimanerci, per cortesia cerchino di farlo in silenzio.

ROBERTO OCCHIUTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, intervengo per segnalare al Governo, per il suo tramite - peraltro abbiamo chiesto già nella seduta di ieri di poter audire qui in Aula il Ministro Minniti - ciò che sta accadendo in diversi porti del Paese, ma nello specifico in Calabria. Stamattina, nel porto di Reggio Calabria, sono sbarcati 1.065 migranti, e nel porto di Corigliano altri 1.035 migranti. Si tratta di migranti sbarcati da navi di ONG oppure da navi che battono comunque bandiera non italiana. Ieri il Ministro Minniti aveva annunciato che avrebbe chiuso i porti, aveva annunciato che avrebbe utilizzato delle procedure straordinarie, per evitare questa situazione di assoluta emergenza. Oggi, nella sua regione, che è anche la mia regione, in Calabria, sbarcano 2.000 migranti. Si tratta, peraltro, di sbarchi che avvengono, come nel caso di Corigliano, in piccoli comuni, che non sono attrezzati per l'accoglienza, in comuni che non hanno nemmeno gli hotspot. Siamo molto preoccupati per le questioni che riguardano la sicurezza, soprattutto nella procedura di identificazione di questi migranti, perché non ci sono strutture che abbiano competenze e risorse per poter procedere all'identificazione. È una situazione fortemente avvertita dalla popolazione calabrese, ma anche dalla popolazione delle altre regioni interessate dagli sbarchi in queste ore. Vorrei dire che a Salerno, per esempio, ne sono sbarcati altri 1.200. Per il suo tramite, vorrei che fosse invitato il Governo ad intervenire, anche con una certa solerzia. Peraltro, ieri abbiamo chiesto che il Ministro venisse audito attraverso un'informativa qui alla Camera. Colgo l'occasione per ribadire la richiesta che il gruppo di Forza Italia già ieri ha rivolto per il tramite della Presidenza al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Occhiuto. Lo considero un intervento rafforzativo della questione già posta ieri autorevolmente dal presidente del suo gruppo e per cui la Presidenza è in attesa di una risposta in termini di disponibilità da parte del Governo.

CLAUDIA MANNINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CLAUDIA MANNINO. Presidente, intervengo a fine seduta per sollecitare l'attenzione sul disegno di legge concorrenza, che abbiamo approvato oggi in terza lettura; una concorrenza che ovviamente dovrà ancora aspettare, visto che quanto meno dovremo aspettare la quarta lettura. Ma nello specifico voglio sollevare l'attenzione su una novità inserita in Senato nel provvedimento, in particolare al comma 176 dell'articolo 1, che è di fatto inapplicabile. Infatti, questo comma prevede che, al fine di facilitare la circolazione delle opere d'arte di valore inferiore a 13.500 euro a livello internazionale, queste debbano essere registrate dai soggetti interessati per mezzo di un'autocertificazione in un apposito registro, che era previsto dal regio decreto n. 773 del 1931, che è stato abrogato col decreto-legge n. 222 del 2016.

Di conseguenza, l'autocertificazione, a cui i soggetti interessati devono sottoporre le proprie opere e registrarle, di fatto è inapplicabile, e l'intera circolazione delle opere d'arte è di conseguenza inapplicabile. Per una giusta interpretazione e sollecitando anche l'interesse costituzionale del patrimonio artistico, è ovvio che questa libera circolazione si debba attenere al passaggio di tutte le opere d'arte, a prescindere dal loro valore economico, presso i competenti uffici di esportazione. Quindi, sollevo l'attenzione su questo comma, per mezzo di lei, Presidente, affinché il Governo verifichi e controlli puntualmente affinché non si applichi questa autocertificazione, e che tutte le opere d'arte, a prescindere dal loro valore economico, passino attraverso gli appositi uffici per l'esportazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mannino. Ovviamente il disegno di legge concorrenza è stato oggetto dell'attenzione dell'Aula, di emendamenti e di spunti di discussione, quindi in questo momento l'Assemblea ne ha terminato l'esame e a questo punto sarà compito del Senato occuparsi di eventuali profili che dovessero essere valutati ai sensi anche di quello che lei sostiene. Però, l'esame non è più nella disponibilità di questa Assemblea e verrà trasmesso all'altro ramo del Parlamento.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, con il presente intervento volevo sollecitare le varie interrogazioni fatte in merito alla rete ospedaliera della regione siciliana, ma in più volevo chiedere al Ministro della salute di buttare un occhio nella scrittura della rete ospedaliera della regione siciliana, per un semplice motivo, perché va bene la spendingreview, va bene l'efficientamento degli ospedali e tutto quello che volete, ma attualmente troviamo l'ospedale di Barcellona declassato a un cronicario, senza servizi, nemmeno i servizi di emergenza-urgenza; non abbiamo un servizio di urologia in tutta la costa tirrenica, dal “Papardo” fino a Cefalù (il Papardo è a Messina); non abbiamo nessun servizio oncologico in tutta la costa tirrenica, fino a Messina; abbiamo il declassamento di tutta l'area tirrenica di otorinolaringoiatria e un problema con nefrologia e dialisi; abbiamo un ulteriore problema relativo al trasporto ospedaliero, il famoso problema sul 118, che non si riesce a risolvere in tutta la provincia di Messina, perché manca personale e ci sono carenze di fondi, e abbiamo un sistema di elisoccorso inadeguato e scarno nei collegamenti con le isole Eolie.

Ricordiamo che Lipari è un'isola e, quando c'è maltempo, non ci si può muovere dall'isola, neanche con l'elicottero, a volte. Mistretta stessa identica cosa: un luogo in cui, quando nevica, per arrivare all'ospedale più vicino, ci vuole un'ora e un quarto. Quindi, quello che chiedo, va bene, la competenza è regionale, ma il diritto alla salute è uguale in tutte le regioni d'Italia; quindi, chiedo al Ministro della salute di dare un occhio, di controllare con più attenzione ciò che stanno facendo alla regione siciliana sulla rete ospedaliera, perché, ripeto, i siciliani hanno diritto, come tutti gli altri italiani, di avere una rete ospedaliera e dei servizi sanitari degni di essere chiamati servizi sanitari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente, per sollecitare la risposta alle interrogazioni n. 4-16106 e n. 4-16258.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Russo. La Presidenza si farà parte diligente nel sollecito. Ricordo che alle ore 14 è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 30 giugno 2017, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 13,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 i deputati Ciprini, Tripiedi e Vignaroli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 1 i deputati Famiglietti e Paris hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 2 il deputato Tripiedi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 3 il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 5 alla n. 10 le deputate Covello e Tartaglione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 15 i deputati Menorello e Bossio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 16 il deputato Zaratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 17 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3012-C - voto finale 378 342 36 172 218 124 105 Appr.
2 Nominale TU pdl 913 e abb.-A - em. 1.25 388 388 0 195 24 364 104 Resp.
3 Nominale em. 1.21 395 394 1 198 394 0 103 Appr.
4 Nominale em. 1.70 396 396 0 199 396 0 103 Appr.
5 Nominale em. 1.23, 1.24 rif. 394 394 0 198 394 0 103 Appr.
6 Nominale articolo 1 396 396 0 199 396 0 103 Appr.
7 Nominale em. 2.70 398 398 0 200 398 0 103 Appr.
8 Nominale em. 2.20 394 394 0 198 394 0 103 Appr.
9 Nominale articolo 2 398 398 0 200 398 0 103 Appr.
10 Nominale articolo 3 395 395 0 198 395 0 103 Appr.
11 Nominale em. 4.50 396 396 0 199 396 0 103 Appr.
12 Nominale articolo 4 403 403 0 202 403 0 103 Appr.
13 Nominale articolo 5 394 394 0 198 394 0 103 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 17)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 6 396 396 0 199 396 0 103 Appr.
15 Nominale art. agg. 6.070 387 374 13 188 371 3 103 Appr.
16 Nominale odg 9/913 e abb.-A/8 374 297 77 149 40 257 102 Resp.
17 Nominale TU pdl 913 e abb.-A - voto finale 353 353 0 177 353 0 101 Appr.