DOCUMENTI ESAMINATI NEL CORSO DELLA SEDUTA
COMUNICAZIONI ALL'ASSEMBLEA

Seduta n. 721 di martedì 10 gennaio 2017

 


INTERROGAZIONI

Iniziative di competenza riguardanti una presunta situazione di incompatibilità di un giudice del tribunale fallimentare di Piacenza, anche in relazione alla procedura fallimentare che interessa la Rdb spa – 3-02224

a)

   MELILLA e FANUCCI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
   già in data 23 settembre 2015 è stata presentata, dal primo firmatario del presente atto, al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministero dello sviluppo economico un'interpellanza parlamentare (n. 2-01087), riguardante la società Rdb spa, al fine di chiedere interventi a tutela dei lavoratori licenziati, ma a tutt'oggi non è pervenuta alcuna risposta, nonostante la gravità dei fatti enunciati;
   nel frattempo, per quanto riguarda la società Rdb spa, sono intervenuti fatti nuovi e più precisamente si è proceduto alla vendita di rami di azienda, ma senza che questo abbia costituito alcun obbligo per la riassunzione diretta delle maestranze; infatti, nell'atto notarile 12 settembre 2015, al punto 9.1, viene sancito che «non viene trasferito con i complessi aziendali nessun dipendente, giusto accordo sindacale sub m»;
   tale accordo sindacale, invece, prevede assunzioni con modalità ivi disciplinate, con la possibilità di usufruire di benefici fiscali e/o previdenziali. Ad avviso degli interroganti, attraverso tali accordi si è potuto beneficiare di fatto di risparmi fiscali e previdenziali da parte dell'acquirente non previsti nei bandi di gara;
   da tali fatti emergerebbe pertanto un’«anomalia» nella gestione della vendita dei complessi aziendali della citata società, con modalità che hanno permesso di usufruire di vantaggi, a giudizio degli interroganti discutibili, utilizzando le fattispecie contrattuali previste dal cosiddetto jobs act (di cui alla legge n. 183 del 2014);
   a quanto risulta agli interroganti, tali anomalie riguarderebbero il tribunale di Piacenza, con specifico riguardo alla composizione del collegio fallimentare del tribunale di Piacenza, per il quale si evidenzia che il dottor Giuseppe Bersani, dopo aver svolto la carica di giudice fallimentare in Piacenza per oltre 10 anni (termine massimo per svolgere tale delicata funzione) ed essere stato quindi assegnato alla funzione di giudice delle indagini preliminari, di fatto, continuerebbe a far parte del collegio fallimentare;
   infatti, dall'esame delle tabelle del tribunale di Piacenza 2014/2016, pur evidenziandosi incompatibilità di detto giudice (pagina 36 in doc. 4) che indicano come il predetto possa permanere in Piacenza a svolgere il ruolo penale, mentre la moglie, avvocato Sabrina Fermi, è rigorosamente vincolata a svolgere funzioni di carattere civile e della famiglia, a pagina 115 viene inspiegabilmente assegnato il predetto al collegio fallimentare;
   a pagina 36 si legge: «Analoga segnalazione vale anche per il giudice dottor Bersani ed il coniuge avvocato Sabrina Fermi, non essendosi sinora creata e non ravvisandosi, allo stato, alcuna situazione di incompatibilità, dato l'impegno assunto e rigorosamente rispettato dal coniuge del dottor Bersani di limitare la propria attività professionale al settore civile e della famiglia in particolare, mentre il magistrato attualmente opera solo nel settore penale, quale componente dell'ufficio gip/gup. In proposito, si devono richiamare la delibera sia del Consiglio Giudiziario presso la Corte d'Appello di Bologna, in data 23 novembre 2009, sia del Consiglio superiore della magistratura che hanno ritenuto l'insussistenza di incompatibilità proprio per la ragione appena esposta»;
   sulla base di quanto dichiarato al Consiglio superiore della magistratura dal magistrato Bersani, non sarebbero stati ravvisati profili di incompatibilità, in quanto l'avvocato Fermi si sarebbe occupata solamente di diritto civile e in particolare di diritto di famiglia, mentre il dottor Bersani esclusivamente di diritto penale (si confrontino le tabelle citate);
   a prescindere dalla circostanza che la partecipazione del dottor Bersani ai collegi della sezione fallimentare esula dall'ambito penale e rientra nell'ambito civile, sembrano tuttavia emergere diversi elementi che contraddicono la limitazione di attività dell'avvocato Fermi al settore civile: iscrizione dell'avvocato Fermi all'elenco dei gratuito patrocinio nel settore penale, partecipazione quale esperto in convegni in materia penale e fallimentare, incarichi giudiziali conferiti all'avvocato Sabrina Fermi dalla dottoressa Marina Marchetti, presidente della sezione civile e fallimentare, della quale fa parte anche il dottor Bersani;
   di recente, è stato anche depositato un esposto, a firma dei precedenti commissari straordinari, indirizzato al giudice delegato del fallimento della Rdb spa – istanza per la revoca di un curatore la cui condotta è stata stigmatizzata – che potrebbe essere di ausilio per comprendere appieno e nell'insieme l'attuale situazione della sezione «fallimentare» del tribunale di Piacenza –:
   di quali elementi disponga il Governo in merito a quanto esposto in premessa;
   se i Ministri interrogati, ciascuno in base alle proprie competenze, abbiano attivato o intendano attivare i propri poteri ispettivi in relazione alle situazioni esposte;
   quali orientamenti intendano esprimere, in riferimento a quanto esposto in premessa e, conseguentemente, quali iniziative si intendano intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, circa la situazione delle società Rdb spa e delle controllate Rdb Hebel spa e Rdb Terrecotte s.r.l. e in particolare se si intendano assumere le iniziative di competenza volte alla tutela dei lavoratori coinvolti dai menzionati licenziamenti. (3-02224)

Iniziative relative alla carenza di personale, anche amministrativo, degli uffici giudiziari, con particolare riferimento al tribunale di Verona – 3-02674, 3-02676, 3-02677, 3-02678

B)

   TURCO, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e SEGONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   recenti notizie di stampa rappresentano un quadro allarmante della situazione dei tribunali italiani in relazione alla produttività ed al numero di cause civili trattate;
   nelle sedi di tribunali di prima istanza i giudici nel 2015 hanno definito ciascuno 262 processi di contenzioso civile: alcuni uffici hanno superato di molto questa soglia, altri ne hanno portato a termine la metà;
   consistenti sono le differenze: presso il tribunale di Foggia i giudici in media definiscono 644 procedimenti l'anno, a Bolzano 91 e a Napoli nord 85, dati che vanno interpretati tenendo conto della carenza sia di magistrati sia di personale amministrativo e del carico di lavoro a carico di ciascun tribunale;
   secondo i dati messi a disposizione dal Ministero della giustizia e riportati dai quotidiani nazionali solo 28 tribunali su 140 non hanno carenze d'organico fra i magistrati togati;
   considerando le scoperture tra i magistrati ed il personale amministrativo, solo sei tribunali su 140 hanno le piante organiche e, in 15 sedi, i posti vacanti superano il 30 per cento, con il picco di Bolzano che si avvicina al 50 per cento;
   nelle corti d'appello le cause civili possono durare in media due anni e dieci mesi ed in Corte di cassazione si superano i tre anni;
   alcuni articoli di cronaca locale attestano che il tribunale civile di Verona è appena sotto la media nazionale per numero di giorni necessari (785) per conseguire una decisione di primo grado e, sebbene questo dato consegni al tribunale di Verona una produttività al di sopra della media nazionale, appare in ogni caso eccessiva di fronte alla domanda di giustizia del tessuto socio-economico veronese;
   la mancanza di personale giudicante, oltre che amministrativo, contribuisce negativamente sulla velocità di gestione dei processi, provocando così un ovvio allungamento dei tempi decisionali del tribunale, già oberato da un endemico arretrato giudiziario che si aggrava quotidianamente;
   sul tema, il primo firmatario del presente atto aveva presentato l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04370, il 22 dicembre 2014, nella quale si evidenziava la stessa carenza cronica di personale nelle sezioni dei procedimenti penali nel tribunale di Verona;
   la soluzione adottata dal presidente del tribunale di Verona è stata quella di fissare due udienze in meno al mese per ciascun magistrato per consentire così di «liberare» una parte del personale delle cancellerie dall'assistenza in udienza e consentire loro di fare il proprio lavoro senza affanno;
   a tale carenza di personale si aggiunge la repentina decadenza dei giudici di pace in servizio sino al 31 maggio 2016 per intervenuto raggiungimento dei limiti di età anagrafica in forza delle disposizioni del decreto legislativo n. 92 del 2016 diretto a costituire la riforma della magistratura onoraria, riscrivendo anche il mandato dei giudici di pace;
   il fatto ancor più aberrante è costituito dalla mancanza, ad oggi, dell'emanazione e dell'entrata in vigore dei decreti attuativi che dovranno descrivere le modalità ed i limiti per poter svolgere i nuovi concorsi dei giudici onorari di pace (GOP) –:
   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta;
   se e quali elementi abbia attualmente a disposizione per poter quantificare e fornire dati aggiornati sulla consistenza numerica del personale amministrativo di cancelleria, di magistrati togati ed onorari, nonché dei giudici di pace in ruolo, rispetto al numero previsto dalla pianta organica dei tribunali e degli uffici dei giudici di pace in Italia e, in particolare, presso il tribunale e ufficio del giudice di pace di Verona;
   se possa fornire dati ed informazioni relativamente a quanto personale sia assegnato ad altri compiti, in Italia ed in particolare presso il tribunale e l'ufficio del giudice di pace di Verona;
   se e quali iniziative di competenza intenda promuovere in merito alla necessità di garantire un'effettiva organizzazione delle attività di cancelleria presso i tribunali in Italia e, in particolare, presso il tribunale e l'ufficio del giudice di pace di Verona;
   se e per mezzo di quali iniziative ritenga opportuno intervenire, per quanto di competenza, al fine d'incrementare l'organico del personale giudicante ed amministrativo nei tribunali e negli uffici del giudice di pace italiani, onde ovviare alla carenza venutasi a determinare. (3-02674)

   D'ARIENZO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'UNEP, l'ufficio che si occupa di notifiche, esecuzioni e protesti, presso il tribunale di Verona sarebbe a rischio paralisi a causa dell'eccessivo carico di lavoro e della forte carenza di personale in servizio. A causa di tale situazione pare che il dirigente abbia rassegnato le dimissioni dall'incarico, che non sarebbero state accettate;
   nel dettaglio dalla stampa locale si legge che:
    «servono ore, a volte giorni, per depositare una notifica e le pratiche di sfratto vengono spesso eseguite all'ultimo giorno. La situazione è al limite dell'accettabile, sia per gli utenti, ovvero gli avvocati che depositano gli atti, sia per i dipendenti, costretti a turni massacranti e ad una mole di lavoro sempre più pressante. Il tutto in un clima ad altissimo stress»;
    «il problema riguarda la pianta organica, che già rispetto alla media nazionale è sottostimata. Verona, per numero di abitanti e per attività gestisce una mole di pratiche che è tre volte superiore alla media nazionale, ma a questo non corrisponde un maggior numero di personale»;
    «la situazione è già stata segnalata al Ministero e ad oggi non vi sono segnali a favore della soluzione»;
   il disagio è evidente e la situazione è peggiorata notevolmente perché, a causa delle recenti modifiche normative, che hanno coinvolto il Ministero della giustizia, mentre in precedenza gli UNEP di Soave e di Legnago avevano in carico molti paesi ed a Verona era riservato circa il 50 per cento del territorio provinciale, ora, dopo l'accorpamento dei tribunali di Soave e Legnago a quello di Verona, sul NEP sono ricaduti tutti i paesi della provincia, senza però il relativo personale ivi precedentemente impegnato;
   l'UNEP in questione dovrebbe avere in pianta organica 40 dipendenti ma, al momento attuale, ve ne sono solo 27; di questi unicamente 12 unità espletano servizio all'esterno, con un carico di 99 comuni, 268 frazioni, per un totale di 908.492 abitanti su un territorio vasto kmq 3.097,19 (fonte Istat 2009);
   l'emergenza, che dura da anni ed è diventata ormai endemica ed epidemica, si è aggravata per il trasferimento di due ufficiali giudiziari al NEP di Roma e di un altro, proveniente da Legnago, a Venezia;
   in questa situazione emergenziale la corte d'appello di Venezia, con un provvedimento del 24 gennaio 2014 ha anche applicato il dirigente del NEP di Verona al NEP di Padova per due giorni alla settimana;
   ad aprile un ulteriore funzionario giudiziario andrà in pensione ed altri due, in possesso dei requisiti per il pensionamento, ma che avrebbero manifestato la volontà di continuare a lavorare, saranno costretti a pensionarsi, perché impiegati in condizioni proibitive;
   tenendo conto che da anni non vengono indetti concorsi ed il turn over è bloccato da oltre un decennio, è chiaro che l'UNEP di Verona sarà presto al completo collasso;
   i lavoratori in servizio, che non hanno orario d'ufficio (ormai neppure una vita privata), pur operando con sacrifici ed orari disumani, non riescono più a sopperire alla storica inadeguatezza dell'organico a causa dell'enorme mole di lavoro, ad erogare servizi efficienti ed a soddisfare i bisogni dell'utenza, per cui all'UNEP di Verona non vi è più da molto tempo il necessario clima di distensione tra i lavoratori presenti e tra questi e i professionisti, che si rivolgono all'ufficio;
   il clima generale di malessere è aggravato anche dai forti ritardi nel pagamento degli stipendi, se si pensa che a gennaio gli ufficiali giudiziari hanno percepito lo stipendio di novembre 2013 –:
   se il Ministro interrogato non ritenga urgentissimo risolvere la grave questione segnalata sia in passato sia con questa interrogazione;
   quali progetti siano in essere per favorire la velocità degli adempimenti da svolgere e che caricano quell'ufficio in maniera rilevante;
   se risultino possibili a breve, pur nella consapevolezza che le soluzioni tampone non sono la soluzione ottimale, spostamenti di personale almeno per risolvere temporaneamente la condizione emergenziale di quell'ufficio;
   quale altra iniziativa possa essere posta in essere al fine di scongiurare la grave eventualità di uno sciopero del personale, magari prolungato nel tempo, che bloccherebbe definitivamente il servizio, già oggi non corrispondente alle esigenze del territorio veronese. (3-02676)

   TURCO, BRUGNEROTTO, BECHIS, COMINARDI, CHIMIENTI, BALDASSARRE, MUCCI, RIZZETTO e ROSTELLATO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il presidente del tribunale di Verona, dottor Gianfranco Gilardi, ha recentemente emesso un provvedimento nel quale limita ad un'udienza a settimana l'attività di ciascun giudice monocratico penale, nell'intento di poter vedere una riduzione dei tempi decisionali dall'agosto 2016;
   anche qualora restino fissate le udienze già in calendario, per le prossime date di fissazione d'udienza, si dovrà tener conto della riduzione;
   allo stato attuale, ciascun giudice penale monocratico celebra un'udienza a settimana e altre due al mese, per un totale di sei udienze al mese ciascuno;
   nel tribunale di Verona operano otto magistrati monocratici e due magistrati onorari, unitamente al tribunale collegiale che tiene quattro udienze al mese per ogni collegio, oltre alle udienze straordinarie: ogni mese, quindi, vengono tenute tra 90 e 110 udienze penali;
   la riduzione del numero di udienze sarebbe da imputare alla carenza di personale non giudicante; poiché è obbligatoria la presenza di un assistente in aula, che deve necessariamente assistere alle udienze, questo viene però distolto dal lavoro di cancelleria, quale preparare le udienze, notificare gli avvisi e scaricare le sentenze;
   ed è proprio la carenza di personale nelle cancellerie il dato con cui il tribunale si deve confrontare;
   lo stesso presidente del tribunale di Verona, dottor Gianfranco Gilardi, in un'intervista spiega che «la chiusura delle sezioni distaccate non ha risolto molto perché ci sono comunque i pensionamenti ai quali non seguono nuove assunzioni, così inesorabilmente i numeri calano e al momento l'unica cosa da fare era quella di ridurre il numero delle udienze»;
   i tempi medi per la fissazione dell'udienza «filtro», tranne nei procedimenti con detenuti, sono di sei mesi, ed il processo vero e proprio slitta di almeno altri 6-7 mesi prima di entrare nel vivo dell'esame dei testimoni;
   tenendo conto che al giudice monocratico arrivano una percentuale altissima di fascicoli con reati che a breve si prescriveranno, se non nel primo grado di giudizio, di sicuro in Appello, conseguentemente la soluzione adottata è stata quella di fissare due udienze in meno al mese per consentire al personale delle cancellerie di fare il proprio lavoro senza affanno;
   il presidente della sezione penale, dottor Sandro Sperandio, comunque, rassicura «[...] la produttività della sezione penale è superiore a quella stabilita dai cosiddetti «flussi»: a Verona ogni magistrato emette 300 sentenze all'anno, qualcuno le supera, e le statistiche in Italia ne prevederebbero la metà.» –:
   se sia a conoscenza della situazione descritta;
   se e quali elementi abbia attualmente a disposizione, per poter quantificare e fornire dati aggiornati sulla consistenza numerica del personale di cancelleria in ruolo, rispetto al numero previsto dalla pianta organica del tribunale di Verona, quanti di essi svolgano le proprie funzioni effettivamente presso il tribunale, quanti siano invece eventualmente assegnati ad altri compiti;
   se e quali provvedimenti intenda promuovere in merito alla necessità di garantire una effettiva efficiente organizzazione delle attività di cancelleria presso il tribunale di Verona;
   se e per mezzo di quali provvedimenti ritenga opportuno intervenire al fine d'incrementare l'organico del personale non giudicante nel tribunale di Verona onde ovviare alla carenza d'organico venutasi a determinare. (3-02677)

   ARTINI, TURCO, BALDASSARRE, BARBANTI, BECHIS, MUCCI, PRODANI, RIZZETTO e SEGONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   alcuni organi di stampa locale riportano un'intervista del dirigente amministrativo reggente della Procura del tribunale di Verona, dottor Giuseppe Montecalvo, che denuncia la mancanza di personale amministrativo nello stesso Tribunale;
   il dirigente dichiara che si è di fronte a carenze di organico capaci di provocare una perdita di professionalità degli operatori del tribunale, e che destano particolare preoccupazione i ruoli di cancelliere e funzionario giudiziario, già oggi sono in numero esiguo;
   inoltre, le professionalità che sono prossime alla pensione non hanno collaboratori giovani ai quali insegnare e quando lasceranno l'ufficio si potrebbero verificare gravi disagi;
   al momento, la carenza di organico nel tribunale di Verona è al 15 per cento rispetto a quanto previsto dal Ministero, per alcuni ruoli, quale quello di cancelliere, nel 2015 si arriverà ad una presenza del solo 50 per cento; già oggi mancano 5 cancellieri su di una pianta organica di 14;
   la questione non è di poco conto, in quanto, sono proprio i cancellieri ed i funzionari a gestire i consulenti tecnici, gli interpreti ed i periti, effettuando tutta una serie di incombenze, notifiche ed avvisi, che la legge richiede per proseguire i giudizi sia civili sia penali permettendo che i procedimenti seguano il loro corso;
   si potrebbe, perciò, presentare una situazione nella quale, la carenza di personale venga a contribuire negativamente sulla rapidità di gestione delle pratiche provocando così un allungamento dei tempi della giustizia, già rallentata da un'enorme mole di lavoro;
   ulteriormente risulta difficile sperare in un miglioramento a breve termine, in quanto, non vi sono concorsi per cancellieri e funzionari all'orizzonte e l'unica possibilità che appare plausibile s'individua nel trasferimento di personale da altri enti che stanno provvedendo a riduzioni di personale;
   anche in questo caso, si tratterebbe di personale «maturo» che contribuirà ad innalzare l'età media degli operatori della giustizia, quando, invece, sarebbe auspicabile avere forze fresche da affiancare agli operatori esperti e prossimi alla pensione perché possano giorno dopo giorno acquisire le competenze e le professionalità richieste per svolgere questi delicati compiti all'interno delle cancellerie;
   il dirigente, dottor Montecalvo, intravede una soluzione per ovviare a questa situazione: far progredire di carriera i funzionari ed i cancellieri che sono già nella scala gerarchica, ad esempio l'assistente giudiziario ha le competenze per sostituire un cancelliere;
   si potrebbe così ristrutturare la pianta organica attuale inserendo il personale proveniente dall'esterno in ruoli meno apicali, altrimenti si rischierebbe che queste stesse risorse, che vengono trasferite da altri enti, vuoi per età, vuoi per anzianità di carriera, finiscano per essere inserite in livelli gerarchici più alti delle persone che da decenni già operano nelle cancellerie del tribunale di Verona;
   in uno scenario siffatto appare quanto mai doveroso riconoscere l'operato ed il prezioso supporto del personale amministrativo: funzionari, assistenti e cancellieri, che consentono alla macchina della giustizia di funzionare –:
   se sia a conoscenza della situazione descritta;
   se ed in quali modi ritenga opportuno intervenire al fine di assicurare il proprio impegno a rafforzare l'organico del personale amministrativo presso il tribunale di Verona onde sopperire alla mancanza di operatori determinatasi anche dalle circostanze espresse più sopra;
   se conosca o sia in grado di fornire dati relativamente alla carenza di organico del personale amministrativo nei tribunali ordinari italiani, quanti siano in pianta organica, quanti svolgano le proprie funzioni effettivamente all'interno dei tribunali, quanti siano invece distaccati e presso quali istituzioni ovvero enti pubblici e di quali funzioni siano stati investiti all'esterno dei tribunali stessi;
   se e quali provvedimenti intenda adottare affinché sia reintegrato il numero di operatori del personale amministrativo necessario all'efficiente esercizio delle funzioni giurisdizionali nel tribunale di Verona. (3-02678)

Iniziative di competenza volte all'introduzione di misure di controllo e di vigilanza sulle strutture e sulle attività socio-assistenziali dedicate alla cura e al sostegno delle persone non autosufficienti, al fine di prevenire e contrastare possibili maltrattamenti – 3-02008

C)

   BINETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   in questi giorni si assiste ad una preoccupante recrudescenza di gravi episodi di maltrattamento nei confronti dei disabili che vivono in istituti di accoglienza, sia anziani che minori, e questo fatto pone una serie di interrogativi sulla capacità del sistema sanitario di prevenire comportamenti che ledono profondamente la dignità delle persone accolte in questo tipo di strutture perché incidono pesantemente anche sulla loro qualità di vita;
   appaiono del tutto insufficienti le misure di controllo sulle strutture, sia sotto il profilo logistico che sotto quello igienico, ma soprattutto appare gravemente insufficiente la verifica della qualità della rete dei servizi socio-sanitari posti a tutela degli ospiti di queste strutture;
   la violenza nella terza età, ad esempio, non è solo una tematica complessa che riguarda il settore sociosanitario, ma rappresenta spesso un vero e proprio tabù sociale. Nel contesto assistenziale, gli anziani possono essere vittime di maltrattamenti sul piano relazionale, che assumono la valenza di una vera e propria violenza psicologica con pesanti ricadute anche sul piano del loro benessere fisico;
   il rapporto pubblicato dall'Organizzazione mondiale della sanità nel 2011 sui maltrattamenti alle persone anziane conferma come ogni anno in Europa ci siano non solo delle vere e proprie vittime di omicidio, non sempre riconosciute come tali nel momento cui si verifica il decesso, ma identificate successivamente, quando certi episodi si ripetono in determinate strutture e appare necessario un intervento della magistratura;
   l'Organizzazione mondiale della sanità ha calcolato che sono circa 10.000 gli anziani oggetto di abusi quotidiani da parte di operatori sociosanitari, familiari o altre persone. Le violenze si consumano nelle case di riposo, negli ospedali, fra le mura domestiche. Spesso chi è costretto da una malattia o da altre, circostanze legate all'avanzare dell'età ad affidarsi all'assistenza altrui perde la propria indipendenza e la propria capacità di autodeterminazione e non è più in grado di esternare i propri desideri e le proprie necessità, per cui aumentano i livelli di dipendenza dagli altri, fino ad approdare a vere e proprie forme di non autosufficienza;
   il personale che lavora in queste strutture è spesso numericamente inadeguato e sprovvisto di preparazione specifica per rispondere ai bisogni degli ospiti delle strutture, ma soprattutto manca di quella supervisione del lavoro ordinario che consente di verificare tempestivamente i rischi di burn out, a cui potrebbero seguire episodi di insofferenza e di maltrattamenti fino alla violenza –:
   in che modo il Governo, per quanto di competenza, intenda intervenire per porre fine a questi fatti di drammatica frequenza con iniziative volte sia a introdurre misure di controllo e di vigilanza sul piano socio assistenziale, sia a rivedere i profili di carattere penale, quando si ravvisano fatti che lo richiedano. (3-02008)