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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (Vedi RS)

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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

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  La seduta comincia alle 11,05.

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Missioni. (Vedi RS)

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Missioni.

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  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono settantacinque.

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  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Bonafede, Catania, Cimbro, Coppola, Damiano, De Menech, Epifani, Gelli, Guerra, Lauricella, Mannino, Meta, Piepoli, Sanga, Scanu e Schullian sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

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Annunzio della formazione del Governo e del conferimento di incarichi a Ministri. (Vedi RS)

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Annunzio della formazione del Governo.

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  PRESIDENTE (Vedi RS). Dà lettura della lettera inviata dal Presidente del Consiglio dei ministri nella quale si comunica la formazione del Governo ed il conferimento di incarichi a Ministri.

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  PRESIDENTE. Comunico che, in data 13 dicembre 2016, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni Silveri, ha inviato la seguente lettera:
  «Onorevole Presidente, La informo che il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data 12 dicembre 2016, ha accettato le dimissioni rassegnate il 7 dicembre 2016 dal Gabinetto presieduto dal dottor Matteo Renzi, nonché le dimissioni dalle rispettive cariche rassegnate dai Sottosegretari di Stato.
  Avendo accettato l'incarico di formare il Governo conferitomi in data 11 dicembre 2016, il Presidente della Repubblica mi ha nominato, con proprio decreto in data 12 dicembre 2016, Presidente del Consiglio dei Ministri.
  Con ulteriore decreto in pari data, il Presidente della Repubblica, su mia proposta, ha nominato Ministri senza portafoglio la senatrice dottoressa Anna Finocchiaro, l'onorevole dottoressa Maria Anna Madia, l'onorevole dottor Enrico Costa, il professor Claudio De Vincenti e l'onorevole dottor Luca Lotti.
  Sono stati altresì nominati Ministri: degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, l'onorevole avvocato Angelino Alfano; dell'Interno, il senatore dottor Domenico Minniti, detto Marco; della Giustizia, l'onorevole Andrea Orlando; della Difesa, la senatrice dottoressa Roberta Pinotti; dell'Economia e delle finanze, il professor Pietro Carlo Padoan; dello Sviluppo economico, il dottor Carlo Calenda; delle Politiche agricole alimentari e forestali, il dottor Maurizio Martina; dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, il dottor Gian Luca Galletti; delle Infrastrutture e dei trasporti, il dottor Graziano Delrio; del Lavoro e delle politiche sociali, il signor Giuliano Poletti; dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, la senatrice Valeria Fedeli; dei Beni e delle attività culturali e del turismo, l'onorevole avvocato Dario Franceschini; della Salute, l'onorevole Beatrice Lorenzin.
  Inoltre, il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data 12 dicembre 2016, adottato su mia proposta e sentito il Consiglio dei Ministri, ha nominato l'onorevole avvocato Maria Elena Boschi Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con le funzioni di Segretario del Consiglio medesimo.@pagina=0003@
  Infine, con mio decreto in pari data, sentito il Consiglio dei Ministri, ho conferito ai Ministri senza portafoglio, a norma dell'articolo 9 della legge 23 agosto 1988, n. 400, i seguenti incarichi: alla dottoressa Anna Finocchiaro i rapporti con il Parlamento; all'onorevole dottoressa Maria Anna Madia la semplificazione e la pubblica amministrazione; all'onorevole dottor Enrico Costa gli affari regionali; al professor Claudio De Vincenti la coesione territoriale e il Mezzogiorno; all'onorevole Luca Lotti lo sport.
  Firmato: Paolo Gentiloni»

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Sui lavori dell'Assemblea. (Vedi RS)

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Sui lavori dell'Assemblea.

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  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica le determinazioni assunte a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

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  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che il dibattito sulle comunicazioni del Governo si svolgerà secondo le seguenti articolazioni: dopo l'intervento del Presidente del Consiglio la seduta sarà sospesa per consentire al Presidente del Consiglio medesimo di recarsi al Senato per consegnare il testo delle dichiarazioni programmatiche. Dalle ore 13 alle ore 16 si svolgerà la discussione sulle comunicazioni del Governo. A partire dalle ore 16 avrà luogo la replica del Presidente del Consiglio, seguita dalle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta. A seguire avrà luogo la votazione per appello nominale.
  Il seguito dell'esame del decreto-legge terremoto avrà luogo a partire dalle ore 9,30 di mercoledì 14 dicembre, con inizio delle dichiarazioni di voto finale a partire dalle ore 12.

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Comunicazioni del Governo. (Vedi RS)

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Comunicazioni del Governo (ore 11,15).

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  PAOLO GENTILONI SILVERI, Presidente del Consiglio dei Ministri. (Vedi RS) Rende all'Assemblea le dichiarazioni programmatiche del Governo da lui presieduto.

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  PAOLO GENTILONI SILVERI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signore Ministre, signori Ministri, il Governo che si presenta a chiedere la @pagina=0004@fiducia è un Governo di responsabilità, garante della stabilità delle nostre istituzioni. È un Governo che intende concentrare tutte le proprie energie sulle sfide dell'Italia e sui problemi degli italiani.
  I compiti di un Governo sono chiaramente definiti dalla Costituzione e il suo profilo politico è iscritto nel quadro della maggioranza che ha sostenuto il Governo precedente e che non è venuta meno. Per qualcuno si tratta di un limite: io lo rivendico. Rivendico il grande lavoro fatto negli anni che abbiamo alle spalle, i risultati ottenuti, che hanno messo in moto le energie dell'Italia e che ci vengono riconosciuti a livello internazionale. Sono risultati di cui siamo orgogliosi e che fanno onore alla maggioranza che li ha sostenuti in questi tre anni di Governo.
  Non mi nascondo naturalmente che, pur nel quadro della medesima maggioranza, il Governo nasce in un contesto nuovo, creato dalla bocciatura nel referendum della riforma costituzionale e dalla conseguente scelta di dimissioni del Presidente Matteo Renzi. Questa scelta, che ha originato la crisi, non era obbligata, ma era stata ampiamente annunciata da Renzi nei mesi scorsi.
  Averla compiuta è stato un atto di coerenza che non solo noi del Governo e della maggioranza, ma, a mio avviso, tutti gli italiani che hanno a cuore la dignità della politica dovrebbero salutare con rispetto. Queste caratteristiche della crisi hanno determinato, sulla base della ferma guida del Presidente della Repubblica Mattarella, che voglio qui ringraziare di fronte a voi, i tempi rapidi del nuovo Governo e ne definiscono il programma.
  Lascio alla dialettica tra le forze politiche il dibattito sulla durata del nuovo Governo. Per quanto ci riguarda, vale la Costituzione: il Governo dura fin quando ha la fiducia del Parlamento. Spetta a me, piuttosto, indicare quali saranno le priorità della nostra azione, tesa a completare il lavoro fatto fin qui.
  La prima priorità è senz'altro l'intervento nelle zone colpite dal terremoto. Abbiamo avuto una risposta straordinaria di tutte le nostre forze dell'ordine, dei volontari, della Protezione civile, nell'emergenza, ma siamo ancora in emergenza, e dalla qualità della ricostruzione dipende la qualità del futuro di una @pagina=0005@parte rilevante del territorio dell'Italia centrale. E da questi passi che faremo dipende anche la forza che avremo nello sviluppare quel programma a lungo termine che abbiamo definito «Casa Italia» e che cerca di lavorare sulle cause profonde dei danni che vengono provocati dagli eventi sismici nel nostro Paese.
  Avremo un'agenda di lavoro molto fitta. Mi limito ad alcune priorità: ci metteremo al lavoro innanzitutto sul terreno internazionale, dove ci aspettano appuntamenti molto importanti.

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  PRESIDENTE (Vedi RS). Avverte che la seduta sarà sospesa per consentire al Presidente del Consiglio di recarsi al Senato per depositare il testo delle dichiarazioni programmatiche.
  La seduta riprenderà alle ore 13. Alla ripresa avranno luogo la discussione sulle comunicazioni del Governo, la replica del Presidente del Consiglio, le dichiarazioni di voto sulla mozione di fiducia e la relativa votazione per appello nominale.

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  PRESIDENTE. Grazie, signor Presidente del Consiglio.@pagina=0010@
  Colleghi e colleghe, la seduta sarà sospesa adesso per consentire al Presidente del Consiglio di recarsi al Senato per depositare il testo delle dichiarazioni programmatiche e riprenderà alle ore 13. Alla ripresa avranno luogo la discussione sulle comunicazioni del Governo, la replica del Presidente del Consiglio, le dichiarazioni di voto sulla mozione di fiducia e la relativa votazione per appello nominale.
  La ripartizione dei tempi per la discussione, stabilita a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti dei gruppi, è in distribuzione.
  La seduta è sospesa.

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  La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 13,05.

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(Discussione) (Vedi RS)

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(Discussione)

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  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo.

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  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo.
  È iscritto a parlare il deputato Matteo Mauri. Ne ha facoltà.

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  Intervengono nella discussione i deputati MATTEO MAURI (PD) (Vedi RS), NICOLA FRATOIANNI (SI-SEL) (Vedi RS), ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO (CI) (Vedi RS), WALTER RIZZETTO (FdI-AN) (Vedi RS), ROBERTO OCCHIUTO (FI-PdL) (Vedi RS), FABRIZIO CICCHITTO (AP-NCD-CpI) (Vedi RS), BRUNO TABACCI (DeS-CD) (Vedi RS), PINO PISICCHIO (Misto) (Vedi RS), SAMUELE SEGONI (Misto-AL-P) (Vedi RS), PIA ELDA LOCATELLI (Misto-PSI-PLI) (Vedi RS), MAURIZIO BIANCONI (Misto-CR) (Vedi RS), PAOLA BINETTI (Misto-UDC) (Vedi RS), CHIARA GRIBAUDO (PD) (Vedi RS), ALFREDO D'ATTORRE (SI-SEL) (Vedi RS), PAOLO ALLI (AP-NCD-CpI) (Vedi RS), EDMONDO CIRIELLI (FdI-AN) (Vedi RS), LELLO DI GIOIA (Misto-M.PPA-Mod) (Vedi RS), PIETRO LAFFRANCO (FI-PdL) (Vedi RS), MILENA SANTERINI (DeS-CD) (Vedi RS), ANNALISA PANNARALE (SI-SEL) (Vedi RS), MARCO DI MAIO (PD) (Vedi RS), FABIO RAMPELLI (FdI-AN) (Vedi RS) e SIMONE BALDELLI (FI-PdL) (Vedi RS).

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  MATTEO MAURI. Grazie, signora Presidente. Innanzitutto, Presidente, le vorrei dare, a nome di tutto il Partito Democratico, semplicemente il benvenuto in quest'Aula, da neopresidente, e mi faccia dire subito che ho molto apprezzato la sua frase di qualche giorno fa, quando, di fronte alla richiesta di disponibilità da parte del Capo dello Stato e di fronte all'indisponibilità di molti, lei ha detto che avrebbe accettato di comporre il Governo non per scelta, ma per responsabilità e che avrebbe svolto il suo compito con dignità. Queste sono le parole giuste di chi si considera un servitore dello Stato quando viene chiamato a un incarico così importante in una fase così delicata, perché questa – credo che sia chiaro a tutti – è una fase delicata, una fase delicata dal punto di vista istituzionale perché una riforma costituzionale di cui si parlava da anni e su cui si era inizialmente impegnato solennemente tutto il Parlamento è stata prima disconosciuta da una parte di coloro che hanno contribuito a scriverla e poi respinta dal voto referendario, perché, in conseguenza di quel voto, il Presidente Renzi si è dimesso, facendo una scelta di coerenza molto rara in questo Paese, e con lui ovviamente il Governo, e perché – come sappiamo bene tutti – non disponiamo di una legge elettorale immediatamente utilizzabile per andare al voto, visto che è sotto il vaglio della Corte costituzionale.
  Ma questa è una fase delicata – anche e soprattutto, direi – dal punto di vista economico e sociale perché, nonostante gli sforzi di questa maggioranza, nonostante le scelte di Governo che abbiamo saputo mettere in atto e nonostante i risultati certificati e concreti che abbiamo raggiunto, la crisi @pagina=0012@morde e morde ancora e se c’è una cosa che ci sta a cuore sono proprio le condizioni di vita concrete dei nostri concittadini. La realtà la vediamo benissimo, non abbiamo bisogno che qualcuno ce la spieghi, e capiamo perfettamente i problemi e le difficoltà che vivono ancora molti italiani, perché, mentre qualcuno urla e basta, noi i problemi li stiamo cercando di risolvere, quelli vecchi, che abbiamo ereditato dal passato, e quelli che ci troviamo addosso ogni giorno. Dicevamo prima delle difficoltà degli italiani, proprio quelle difficoltà che lei, Presidente Gentiloni, ha messo al centro anche oggi delle sue riflessioni, proprio quelle difficoltà che devono essere superate continuando nel lavoro riformatore di rilancio del nostro Paese e che sono all'ordine del giorno del suo Governo. Questa è la cosa che ci sta più a cuore. E lei, Presidente, anche oggi ha usato frequentemente la parola «responsabilità»; è una parola semplice, è un concetto semplice: quando la situazione si fa difficile per tutti, quando qualcuno ha bisogno del nostro aiuto, dovrebbe scattare in ognuno di noi il meccanismo del senso di responsabilità, si mettono da parte i nostri interessi personali o di parte e si mettono davanti a tutto gli interessi di chi ha bisogno del nostro aiuto. Vale nella vita di tutti i giorni, dovrebbe valere a maggior ragione anche in politica e dentro a queste Aule. E quando è l'Italia a chiedere una mano perché vive una fase delicata e difficile, quella mano non la si dovrebbe negare mai. All'apparenza è un concetto semplice, invece in realtà è un concetto molto poco praticato, perché spesso prevale l'interesse personale o di partito, perché c’è sempre qualcuno che preferisce far finta di niente, girarsi dall'altra parte e fare i propri piccoli conti. Questo è il motivo per cui, di fronte alla richiesta del Presidente della Repubblica di condividere il peso della responsabilità in questo momento, tanti qui dentro purtroppo hanno risposto di «no». Ma questo non è il nostro modo di fare, questo non è il nostro modo di intendere la politica e lo dimostra il fatto che solo qualche anno fa, quando c’è stato chiesto di esserci in un momento drammatico, noi abbiamo risposto: «presente», quando avremmo potuto fare diversamente, quando avremmo potuto facilmente capitalizzare subito un vantaggio elettorale, quando, non per un inciampo elettorale, come è capitato a noi oggi, ma per una @pagina=0013@gestione dissennata che noi avevamo denunciato per tempo, altri avevano portato l'Italia sull'orlo del baratro. Noi, anche in quel caso, abbiamo risposto: «Ci siamo ! Non ci conviene, ma ci siamo !», mentre altri, che quel disastro avevano contribuito a combinarlo, sgattaiolavano fuori, come se nulla fosse, dalla porta di servizio, più abituati a urlare che bravi a risolvere i problemi. Si potrebbe veramente dire, in questo caso, che il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
  In secondo luogo, Presidente Gentiloni, mi faccia fare i complimenti, i complimenti per essere riuscito a comporre, bene e in tempi molto rapidi, in una situazione obiettivamente complicata, il nuovo Governo; un Governo che ha al suo interno tutta la forza, le capacità e le competenze per guidare l'Italia in questo momento difficile.
  Ci sono alcune cose, che ho sentito dire in questi giorni, durante la crisi di governo, su cui vorrei fare una valutazione, a cui sinceramente tengo, perché è una valutazione di fondo. Perché, guardi, abbiamo sentito proprio di tutto o, per meglio dire, mi sembra proprio che c’è chi ha detto tutto e il contrario di tutto, sostenendo delle posizioni decisamente molto curiose.
  Per esempio, ho sentito dire da un'importante figura istituzionale di questa Camera, il Vicepresidente Di Maio in particolare, che il Presidente Renzi avrebbe dovuto rimanere in carica dopo le dimissioni, in attesa della sentenza definitiva della Corte e delle elezioni, cioè ancora per qualche mese. Ma come ? Ma lo stesso Di Maio non aveva mica chiesto a gran voce di votare «no» per «mandare a casa Renzi» ? E poi ci spiega, invece, che doveva rimanere lì. Curioso il ragionamento. Ma poi ci chiarisce meglio il suo pensiero e aggiunge che sarebbe dovuto rimanere per fare solo l'ordinaria amministrazione, perché – continuo a citare – «il nostro obiettivo (del Movimento 5 Stelle) è non mettere altri Governi nelle piene disponibilità dei loro poteri». Bene, in sostanza Di Maio ci spiega, un giorno sì e l'altro pure, che gli italiani sono in difficoltà e poi, in piena emergenza terremoto, con il sistema bancario sotto tiro, in attesa dell'attuazione delle norme sulla pensione anticipata, con i problemi che conosciamo e che, lei ha detto bene, si devono affrontare al Sud, la sua proposta qual è ? È quella di lasciare il Paese senza un Governo con pieni poteri ? Beh, un'idea decisamente bizzarra, direi. Ma di @pagina=0014@cosa avete paura, mi chiedo. Avrete mica paura di un Governo vero, di un Governo con pieni poteri ? Perché, in quel caso attenzione, il Governo c’è, e qui ce n’è uno.
  Poi mi vorrei sincerare di una cosa. Non vorrei che, a furia di ripetere le cose allo sfinimento, qualcuno abbia finito col credere alla propria propaganda. Spero che nessuno vorrà dire anche in quest'Aula che stiamo eleggendo un altro Presidente del Consiglio non eletto dal popolo. Ve ne prego. In quel caso, Presidente, le rinnovo in via preventiva il nostro benvenuto in quest'Aula, dove, meglio specificarlo, insieme al Senato si esercita la democrazia, in nome del popolo sovrano che si esprime attraverso il voto, perché questo è quello che vuole la democrazia parlamentare, perché questo è quello che prevede la nostra Costituzione.
  Comunque, in ogni caso, voglio tranquillizzare tutti i deputati presenti e assenti e pure i parlamentari europei, soprattutto quelli che di solito sono assenti. Lo dico in modo chiaro: il Partito Democratico c’è e non solo, statene sicuri, non ha paura di eventuali elezioni anticipate, ma è prontissimo ad affrontarle; e ci mancherebbe, non si è mai visto un giocatore di calcio che avesse paura di entrare a giocare una partita in uno stadio. Non appena ci saranno le condizioni, per la sentenza della Corte o, meglio ancora, per una legge fatta insieme, io dico, in Parlamento, noi saremo lì a giocare la nostra partita e a quel punto si vedrà chi ha solo parole o chi ha i fatti da mettere sul piatto della bilancia. Nel frattempo non staremo con le mani in mano, nel frattempo faremo tutto quello che sarà possibile con questo Governo, per fare il bene del nostro Paese.
  Invece, sempre riportando qualche posizione curiosa, Salvini l'altro giorno diceva: «Voglio il voto subito, appena dopo la sentenza della Corte, altrimenti noi scendiamo in piazza per una raccolta di firme per elezioni subito. Mattarella non può pensare di farci perdere ancora tempo.» Però, esattamente nella stessa intervista riesce anche a dire che ci vorrebbe il Mattarellum, una legge con un premio di maggioranza. Guardi, delle due l'una: o si aspetta la sentenza oppure si fa una legge elettorale in Parlamento; decida come vuole, ma decida. @pagina=0015@Sappia solo che per fare una legge in Parlamento in tempi accettabili, per di più se con un impianto maggioritario, serve un minimo di collaborazione sua e di altri.

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  NICOLA FRATOIANNI. Grazie signora Presidente.
  Signor Presidente del Consiglio, signori e signore del Governo, questa mattina un importante istituto bancario italiano, UniCredit, ha annunciato il proprio piano industriale, nel quale dichiara un obiettivo di 4,7 miliardi di utile entro il 2019 e annuncia altri 6.500 esuberi, per un totale di 14 mila, entro il 2019; il titolo, naturalmente, è subito schizzato in Borsa. Vedete, parto da qui, perché qui credo ci sia il segno più drammatico di un Paese malato, che è però il Paese reale, quello che, temo, la maggioranza di questo Parlamento, questo Governo continui a non vedere. Quello che oggi avete offerto qui è uno spettacolo che a noi pare soprattutto grottesco. Siamo di fronte al Governo Renzi, senza Renzi, siamo di fronte a un Governo che, all'indomani di un voto, quello del 4 dicembre, che con 20 milioni di «no» ha seppellito la pessima «deforma» costituzionale, promuove la Ministra che l'aveva immaginata, ideata e sostenuta, a Sottosegretaria unica alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi. Siamo qui di fronte a un Governo che, di fronte a milioni di giovani italiani che hanno rispedito indietro i bonus che dovevano in qualche modo mettere un po’ di fumo sulla condizione insopportabile di precarietà e marginalità e di assenza di futuro che attanaglia un'intera generazione, hanno detto no alla loro condizione, rifiutando quel dato, anch'esso impressionante, che ci racconta di un'Italia nella quale a novembre del 2016 sono arrivati a 110 milioni i voucher venduti in questo Paese. Sì i voucher, un pezzo di carta che si compra perfino in tabaccheria e che serve a legalizzare nuove forme di schiavitù nel mondo del lavoro, in uno dei Paesi del G7, nel 2016. E a questi «no», ai «no» di questa generazione avete risposto confermando qui, in questo Governo, il «Ministro» dei voucher. Siete il Governo che ha promosso il «Ministro» del Kazakistan agli Esteri, forse per valorizzarne le prove di esperienza internazionale. Siete il Governo che parla di Mezzogiorno, finalmente vorrei dire, qui sì forse c’è una @pagina=0018@discontinuità – nel Governo precedente pareva perfino difficile pronunciarla la parola Mezzogiorno – e tuttavia lo fate in un modo un po’ curioso. Avete tirato fuori di nuovo un Ministero, quello alla coesione territoriale, che è stata una buona idea, forse una delle poche, del Governo Monti – lo aveva costruito il Ministro Barca, allora – eppure siete riusciti a scorporarlo dal Ministero agli affari regionali e siete riusciti a scorporarlo perfino da una delega assai importante, che non è passata nella grande comunicazione, quella al CIPE, assegnata all'ex sottosegretario, oggi Ministro, Luca Lotti, Ministro dello sport e dell'editoria, deleghe con le quali il CIPE c'entra assai poco o forse a me sfugge la relazione tra questi incarichi di Governo e il CIPE, cioè lo strumento operativo che dovrebbe garantire l'efficacia di un Ministero alla coesione, in particolare di un Ministero al Mezzogiorno. Insomma, avete fatto anche qui un po’ un pasticcio che sembra consegnare l'attenzione al Mezzogiorno doverosa in vero a una foglia di fico, a un'operazione sostanzialmente di propaganda, e siete riusciti a dirci qui questa mattina – lo ha fatto lei, Presidente del Consiglio – che l'Italia – lo sapevamo, per la verità – è un Paese forte al punto da aver smentito le profezie catastrofiste che, lei ha detto, qualcuno aveva fatto sull'esito del referendum.
  Signor Presidente del Consiglio, quel qualcuno sta seduto lì accanto a lei, nei banchi del Governo e di questa maggioranza. Non è stato qualcuno a caso a raccontare agli italiani e alle italiane che se avesse vinto il «no» sarebbero arrivate le cavallette, che se avesse vinto il «no» lo spread sarebbe schizzato a vette impossibili (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e Misto-Conservatori e Riformisti), che se avesse vinto il «no» sarebbe finita ogni possibilità di immaginare un futuro per il nostro Paese. Siete stati voi ! Ebbene, ha vinto il «no» e niente di tutto questo è successo. Abbiamo perfino sentito poco fa, da un collega del Partito Democratico, un lungo elogio della saggezza della nostra Costituzione, quella che avevate provato a stravolgere con un pessimo impianto di riforma. Insomma, lo ripeto: uno spettacolo che ci pare grottesco.
  C’è una cosa, però, che le riconosco ed è quello che avevamo chiesto a lei, che chiediamo a questo Governo, e cioè di segnare almeno su un punto un elemento di discontinuità. @pagina=0019@Su questo vigileremo affinché questo Governo rispetti il ruolo del Parlamento almeno sulle regole. Lei qui lo ha ribadito: il Governo non sarà protagonista sulla legge elettorale. Ce lo auguriamo; ce lo auguriamo dopo lo spettacolo – qui sì, non grottesco ma indecoroso – di un Governo e di una maggioranza che ha imposto al Parlamento una legge elettorale con tre voti di fiducia, una legge elettorale che quella sera fu dichiarata la migliore d'Europa – l'avrebbero copiata tutto in sei mesi; ve lo ricordate ? – e che rapidamente è diventata orfana di madre e di padre. Su questo vigileremo, perché questa scelta, quella di dare al Parlamento lo spazio per discutere di una legge elettorale omogenea che porti rapidamente il Paese alle urne, è l'unica scelta che può restituire agli italiani e alle italiane il sacrosanto diritto democratico di scegliere il proprio Parlamento e poi anche il proprio Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

PAGINA: 0019

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, onorevoli colleghi, anch'io mi unisco al benvenuto al Presidente del Consiglio. È chiaro che questo Governo nasce in condizioni particolari. Tutte le forze politiche, almeno teoricamente, dicono che si deve andare a votare immediatamente e questo ha determinato il fatto che è stato impossibile avere una maggioranza più ampia, come lei oggi ha rilevato. Il fatto che si stia guardando verso un'eventuale campagna elettorale ha fatto anche sì che, mentre una parte delle opposizioni si è rifiutata di far parte o di collaborare al Governo in maniera normale, altre, che fino a qualche settimana fa ci hanno insegnato che stavano difendendo la Costituzione, le istituzioni parlamentari e l'equilibrio dei poteri, vanno a discutere in piazza, discutono sui social e dicono che non vengono a votare e non partecipano al dibattito parlamentare nel pieno rispetto della Costituzione, ma di questo siamo abbastanza abituati.
  È un momento particolare e lei ha giustamente detto che il Governo accompagnerà, senza diventare un attore principale, il percorso sulla legge elettorale. Credo ovviamente che @pagina=0020@un contributo del Governo a portare avanti il lavoro sarà utile, ma credo che debba essere il Parlamento a fare la legge elettorale. Credo che debba essere il Parlamento, non la Corte costituzionale. Io su questo ho trovato assurdo chi ha detto: «Aspettiamo la sentenza della Corte e basta». Abbiamo sentito anche addirittura qualcuno – parlo della Lega Nord – che ha detto che andrà in piazza per andare a votare con la legge elettorale così come è.

PAGINA: 0024

  WALTER RIZZETTO. Presidente, Presidente Gentiloni, che dire ? Benvenuto in questo incubo, nel senso che c’è un qualcosa che sta girando in rete in questi giorni – una frase abbastanza simpatica – che io voglio ricordarle: il Partito Democratico incarica il Partito Democratico di formare un nuovo Governo del Partito Democratico dopo le dimissioni del Governo del Partito Democratico per il fallimento del referendum del Partito Democratico.
  Presidente, già da queste poche parole lei capisce in che guaio è andato ad infilarsi. C'era un bel film, una volta, Presidente – la mettiamo in modo ironico, in questo caso –, il cui titolo era: Tutti gli uomini del Presidente. Bene, forse avete emendato il titolo di quel film chiamandolo «Tutti gli uomini del presidente precedente, ovvero di Matteo Renzi», perché non abbiamo visto nessun cambio di rotta. Noi abbiamo chiesto elezioni subito; abbiamo chiesto che la Consulta e i parlamentari lavorassero giorno e notte, anche prima della fine di gennaio, per poter andare al voto il prima possibile, che è quello esattamente che vi hanno chiesto agli elettori italiani in seno al voto referendario del 4 dicembre.

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  ROBERTO OCCHIUTO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, pensavamo che il voto degli elettori di qualche giorno fa avesse chiarito bene la posizione degli italiani, oltre che sulla riforma anche sul Governo Renzi. Il voto del 4 dicembre è stato un voto per incenerire il renzismo, per archiviare un'esperienza di Governo fatta di continui annunci e di nessuna concreta realizzazione, condotta secondo la narrazione falsa di un Paese in crescita che, invece, nella percezione degli italiani, è in grande affanno sui temi dello sviluppo, del lavoro, della sicurezza, senza una prospettiva di fiducia per le giovani generazioni; di un Paese, secondo il Governo, autorevole in Europa e nella comunità internazionale ed invece, nella realtà, poco incisivo, isolato, incapace di ottenere la benché minima considerazione fuori dai suoi confini.
  Pensavamo che gli italiani avessero parlato chiaramente, invece la lista dei Ministri che lei ha presentato – e purtroppo anche il suo intervento di oggi – raccontano la stessa storia: il suo sembra un Governo Renzi senza Renzi. Signor Presidente del Consiglio, noi apprezziamo il suo profilo moderato, lontano dagli eccessi di spavalderia ai quali i mesi precedenti ci avevano abituati; siamo anche sicuri di poterci aspettare da lei meno annunci, probabilmente anche meno slide, ma più serenità e rispetto istituzionale.
  Abbiamo anche apprezzato il suo richiamo al rispetto delle istituzioni. Lei ha detto poco fa: «Il Governo rispetterà le @pagina=0027@opposizioni e le istituzioni», ma che cos’è ? Un richiamo autocritico rispetto al Governo di cui ha fatto parte, che è stato guidato da Renzi fino a qualche giorno fa ? Perché di rispetto delle istituzioni e delle opposizioni, fino a qualche giorno fa, non ne abbiamo avuto la benché minima traccia.
  Non ci piace affatto, signor Presidente, che lei abbia voluto assegnare a questo nuovo – si fa per dire – Governo la missione di proseguire il lavoro di innovazione prodotto dal precedente Esecutivo. È questo quello che lei ha detto. Ma mi chiedo: quale lavoro di innovazione da proseguire ? Quale prosecuzione sulla strada della crescita ? I dati ci raccontano cose diverse, i cittadini lo sanno bene e ve lo hanno detto con chiarezza il 4 dicembre. Possibile che ancora non lo abbiate capito ?
  La verità è che Renzi e i tre Governi nati nel palazzo, dal 2011 ad oggi, hanno impoverito gli italiani, hanno aumentato la pressione fiscale, hanno reso il nostro Paese ininfluente in politica estera, non hanno saputo fronteggiare in alcun modo le ondate migratorie, hanno reso i cittadini meno sicuri, hanno tolto ai giovani il loro diritto di poter guardare al futuro con ottimismo e fiducia. In ultimo, il Governo precedente ha lacerato le istituzioni, allontanandole ancora di più dai cittadini. Il destino personale di un leader politico e di Governo, Matteo Renzi, è stato sistematicamente anteposto, proprio da Renzi, al rispetto delle istituzioni, che gli esponenti della politica dovrebbero, invece, limitarsi a servire, senza pensare, come è sembrato, di volerle possedere.
  Anche il clima di difficoltà nel quale il suo Governo, Presidente Gentiloni, inizia la sua esperienza è figlio degli errori di chi l'ha preceduto. Le sono state lasciate soltanto macerie e lei, invece, che fa ? Rivendica i meriti di chi queste macerie ha prodotto (Applausi del deputato Brunetta). L'unico elemento di fiducia, per le nostre istituzioni, è stato, in questi giorni, il Presidente della Repubblica, per la saggezza e il profilo che ha saputo tenere nella gestione di questa delicata fase della vita del Paese. Il Presidente Mattarella è stato l'emblema di quella serenità decidente che sempre le istituzioni dovrebbero saper dimostrare e comunicare ai cittadini.
  Signor Presidente del Consiglio, noi saremo all'opposizione del suo Governo in modo chiaro ed inequivocabile, ma non @pagina=0028@parteciperemo al coro di quelli che hanno interesse a sfasciare le istituzioni del Paese per ricavarne un poco dignitoso consenso elettorale. Da lei ci saremmo aspettati di più, però. Il Governo fotocopia che oggi ci presenta non è un buon inizio. Il suo predecessore ha diviso il Paese; lei cerchi di non continuare su quella strada. Altro che Governo in continuità, Renzi ha balcanizzato anche il campo della sinistra; lei cerchi di ricostituirlo. Noi lavoreremo nel nostro campo, in quello di centrodestra, all'opposizione del suo Governo e per costruire un'alternativa alla sinistra, ma ci auguriamo, per il bene del Paese, che ci possa essere un corretto e sereno confronto dialettico tra sinistra e centrodestra, altrimenti si consegnerebbe l'Italia a quelli che utilizzano la rabbia e l'invidia sociale per acquisire un facile, ma inutile consenso elettorale.
  Un'unica disponibilità offriamo, quella a discutere, insieme alla sua maggioranza e alle altre forze parlamentari, una legge elettorale che possa accompagnare il nostro Paese alle elezioni velocemente, nei prossimi mesi; una legge elettorale da approvare al più presto, armonizzando l'elezione della Camera con quella del Senato, che garantisca una corrispondente rappresentanza parlamentare alla rappresentanza popolare, oggi non più bipolare nel nostro Paese.
  Nessuna disponibilità, invece, ad assecondare e a sostenere le scelte del suo Governo, tanto più perché, come proprio lei ha dichiarato, saranno scelte in continuità con il Governo precedente. Anzi, chiederemo con forza che ci possa essere una reale attenzione ai problemi dei nostri concittadini colpiti dal terremoto, che in queste ultime settimane, mentre sono ancora costretti a vivere al freddo con i loro figli, hanno visto il Governo occuparsi soltanto della campagna elettorale referendaria. Chiederemo con forza un cambio di passo sulla politica estera, che faccia ritornare il nostro Paese protagonista sulla scena internazionale, come lo è stato fino al 2011. Chiederemo di saper fronteggiare, anche attraverso scelte più incisive proprio in politica estera, il problema dei migranti.

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  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, una fonte al di sopra di ogni sospetto, cioè il professor Carlo Smuraglia, presidente dell'ANPI, ha affermato, proprio ieri, che la battaglia referendaria non aveva per oggetto la crisi del Governo, ma aveva per oggetto la sconfitta – appunto – della riforma costituzionale. Quindi, quello di Renzi è stato, per molti aspetti, un atto di generosità politica, del quale noi dobbiamo dargli atto. Ma ciò implica anche un'analisi del voto, nel senso che, per un verso, a mio avviso, c’è stata una compagnia dei refrattari, da destra e da sinistra, incentivata anche dalla personalizzazione fatta da Renzi, che si è scatenata contro una riforma nel complesso moderata e ragionevole, così moderata e ragionevole che essa, su alcuni aspetti, era diversa da quella che ha presentato Forza Italia nel 2005. Il presidente Berlusconi ha parlato di una deriva autoritaria, ma nella sua riforma – io condivido e condividevo questo aspetto – si parlava di rafforzamento del Governo in modo molto più incisivo di quanto non sia stato fatto nella riforma che è stata battuta, per cui noi ci ritroveremo con il bicameralismo, con le province, con il CNEL e così via.
  Ma noi dobbiamo anche esaminare un dato: a mio avviso, fra il «sì» e il «no», fra la compagnia dei refrattari e la compagnia dei riformisti c'era un sostanziale pareggio di forze. A mutare del tutto i rapporti di forza c’è stato l'inatteso @pagina=0030@concorso di un pezzo della società italiana, per larghi aspetti spoliticizzato, costituito da una larga parte di giovani e di coloro che si trovano in condizione di povertà. È un'area assai vasta, che, fra l'altro, ha riguardato la stragrande maggioranza del Mezzogiorno. Questa parte della società italiana, a mio avviso, non ha votato tanto contro la riforma, ma piuttosto ha voluto esprimere una protesta sociale contro tutto e contro tutti, in primo luogo contro il Governo Renzi, visto che Renzi aveva così personalizzato lo scontro.
  Ora, è su questo nodo fondamentale che va aperta la riflessione. Allora, io sono totalmente d'accordo con il giornalista La Spina, che su La Stampa ha affermato che sarebbe disastroso che l'Italia abbandonasse quattro fonti fondamentali del renzismo: la revisione di alcuni tabù della sinistra italiana, lo sforzo di adeguamento della nostra legislazione a una realtà del costume morale e civile molto cambiata, la necessità di una maggiore efficienza del sistema istituzionale e politico, l'urgenza di una profonda riflessione dell'Unione europea sulla quale i cittadini del continente sono, in larga misura, profondamente critici. Tutto ciò vuol dire che bisogna partire da qua per trarre, però, una lezione dal voto referendario, che riguarda l'esigenza di fare i conti con la evidente condizione di sofferenza di un pezzo cospicuo della società italiana che ha aggiunto il suo «no» indifferenziato a quello mirato delle componenti politiche o culturali, dei comitati e dei partiti. Ciò implica una riflessione equilibrata, critica e anche autocritica, della stessa esperienza di Governo. A mio avviso, Renzi è stato moderatamente renziano nell'elaborazione della riforma costituzionale; forse troppo renziano nella sua campagna referendaria e probabilmente poco renziano nella politica economica. Il Governo Renzi ha meritoriamente aperto una contestazione nei confronti del rigorismo dell'Unione europea e ha giocato negli interstizi dei vincoli comunitari: da un lato, ha tagliato spese e tasse, che però ha messo su altre poste, probabilmente ha ecceduto in bonus parcellizzati, ha però avuto il grande merito di aver sostenuto le imprese e in parte il reddito e il risparmio di una parte almeno delle famiglie.
  Tutto ciò ha prodotto modifiche che vanno dallo 0, all'1 per cento del PIL, che non vanno sottovalutate, perché raggiunte con un grande sforzo. Ma ciò non ha prodotto quel salto di @pagina=0031@qualità, che solo forti tagli alla spesa e altrettanto forti riduzioni alla pressione fiscale avrebbero prodotto sulla crescita, che è intorno al 2 per cento e non viene percepita da giovani precari o senza lavoro e dall'area di povertà delle famiglie e della società.
  Su questo nodo i riformisti del centro e i riformisti di sinistra devono concentrare la loro attenzione, perché gli altri, in primo luogo il MoVimento 5 Stelle, puntano a ben altro: a far saltare il sistema. Anche quest'assenza del debba dal dibattito parlamentare è tipico di chi fa una sorta di Aventino alla rovescia, perché vuole far saltare il sistema. E, allora, questo vuol dire, però, che il Governo Gentiloni deve misurarsi – e questo io lo ritrovo nell'esposizione del Presidente del Consiglio – con questo nodo essenziale, insieme alla legge elettorale, che però va affidata a livello parlamentare, coinvolgendo parte dell'opposizione disponibile, cioè in primo luogo Forza Italia. Ma non prendersi il tempo minimo necessario per intervenire sul piano economico e sociale vuol dire proprio non fare i conti con la lezione del voto, che in larga parte prescinde dai requisiti dei quesiti referendari, ma che, invece, riguarda i nodi della questione economica e sociale, la povertà di circa il 25 per cento delle famiglie e la disoccupazione del 36 per cento dei giovani.
  Allora, in questo quadro, giustamente grillini e leghisti vogliono il voto subito. Se i riformisti di sinistra e quelli centristi andassero all'appuntamento del voto privi di un confronto e di un'azione politica su questi nodi, si condannerebbero ad un'altra sconfitta non più recuperabile. È per questo che io non capisco francamente l'atteggiamento di chi, sul piano giornalistico e anche sul piano politico, mima gli slogan leghisti e del MoVimento 5 Stelle, quasi una sorta di suggestione dannunziana della bella morte, o è inconsapevolmente suggestionato da questi slogan. No, i riformisti devono fare la loro parte e devono, quindi, intervenire immediatamente per dare una risposta ad una area della società italiana, che si è espressa andando molto al di là del nodo del referendum. Questa è la scommessa che, a nostro avviso, è di fronte al Governo Gentiloni. Noi ritroviamo la consapevolezza di questa scommessa nel discorso che il Presidente ci ha fatto oggi. È un'impresa probabilmente difficilissima, qualcuno @pagina=0032@potrebbe dirla una missione impossibile, ma o ci misuriamo su questi nodi o, altrimenti, se non ci misuriamo con essi, siamo subalterni ad una cultura, che è un'anti cultura, che è quella dello scontro frontale, del linguaggio che lei giustamente, Presidente, ha stigmatizzato, della riproposizione e della continuazione dello spettacolo, al quale abbiamo partecipato anche o assistito nel corso di questi mesi.
  Da questo punto di vista e dal punto di vista più generale, io mi auguro che su questo punto il Governo Gentiloni esprima una discontinuità rispetto a tutto quello che è successo nei mesi passati, una discontinuità per partire da quello che si è ottenuto nei mesi passati. Lei ha evocato la crescita, noi dobbiamo partire da quegli elementi di crescita per portarli molto avanti. È questa la scommessa, di fronte alla quale i riformisti devono dare una risposta, per misurarsi contro gli sfascisti dell'estrema destra e dell'estrema sinistra.

PAGINA: 0033

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, ho apprezzato le sue dichiarazioni programmatiche che mi sono apparse sobrie e realistiche: sobrie per lo stile, che segnala una certa discontinuità, utile a far riprendere nel Paese un dialogo costruttivo; realistiche perché ha riconosciuto il contesto politico nuovo, in cui nasce il suo Governo. L'esito referendario è ormai un fatto. Le dimissioni di Renzi ne sono state la conseguenza. Il ruolo del Presidente Mattarella – preciso – è inappuntabile, nell'evitare un rinvio alle Camere del Governo Renzi e nel far nascere il suo Governo.
  Quello che emerge è la solidità delle nostre istituzioni parlamentari, così come costruite dalla Costituzione vigente. E smettiamola con la storia dei Governi non eletti dal popolo ! Non se ne può più. Questa posizione è tanto strumentale, quanto trasversale, perché l'abbiamo sentita echeggiare in diversi versanti. I sessantaquattro Governi della storia repubblicana sono nati in Parlamento con la fiducia. È questa la caratteristica peculiare delle democrazie parlamentari. Non è utile fingere di essere entrati in una democrazia presidenziale.
  È vero che l'eccesso di leaderismo, su cui è nata e si è consumata la Seconda Repubblica, ha portato a storpiare il carattere di una democrazia parlamentare e a far nascere dei dubbi anche all'interno di coscienze parlamentari profonde. Questo è stato un grave errore, che, tradotto in un presidenzialismo di fatto senza contrappesi, ha portato alla crisi del regionalismo. Abbiamo davanti a noi l'esperienza di questi ultimi decenni di regionalismo senza contrappesi. Così è stato e con conseguenze non appropriate e non utili a una gestione equilibrata delle istituzioni.
  Non mi pare intelligente riproporre questo schema politico nella dimensione nazionale, anzi mi sembrerebbe distruttivo. Anche per queste ragioni va rivisto profondamente l'impianto dell'Italicum. Ho apprezzato il fatto che lei dice che il suo Governo accompagnerà il processo di confronto all'interno del Parlamento e, quindi, che è lontano dall'apposizione di fiducie.
  Deve prendere atto che, in questa fase così delicata, in cui sono nati e si sono affermati nuovi soggetti, serve una precisa fotografia dalla rappresentanza politica del Paese. Senza una @pagina=0034@precisa fotografia è difficile affrontare i temi dalla governabilità: quello che si vuole buttar fuori dalla porta rientra dalla finestra.
  E poi – ed è la parte finale del suo intervento – condivido il fatto che va ricostruito un clima di dialogo fecondo nel Paese. Attraverso di esso si può affermare il rispetto delle istituzioni. La seminagione dell'odio, del non rispetto per chi la pensa diversamente, fosse anche un avversario politico, dileggia le istituzioni. E così dileggiano le istituzioni i comportamenti anti-istituzionali. Per queste ragioni è saggio non ricercare una rivincita affrettata, che mi sembra, oltre che irrealistica, vagamente provocatoria nei confronti degli elettori. Appare una sfida nei confronti degli elettori, che in realtà hanno votato per una cosa diversa, rispetto alla quale noi vorremmo oggi assegnare o riassegnare a loro l'attenzione. Non ne abbiamo bisogno. Il suo Governo può essere una speranza per ricostruire un clima migliore nel Paese. Sbaglia chi vuole appiccicargli una scadenza, non solo perché questo non sta in piedi e perché è in contrasto con il richiamo del Presidente della Repubblica a un Governo nella pienezza dei suoi poteri, ma perché non ci può essere un Governo a metà. Il Governo che ottiene la fiducia delle Camere è nella pienezza dei suoi poteri. Niente di più e niente di meno.
  Lei ha indicato poi una serie di temi su cui c’è concordanza: la ricostruzione post-terremoto e Casa Italia, gli impegni internazionali in particolare richiamando l'ingresso dell'Italia nel Consiglio di sicurezza dell'ONU e il rilancio dell'Europa utilizzando pienamente il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. Su questo punto vorrei dirle che lei fa bene a ricordare il ruolo dell'Italia tra i sei Paesi fondatori e oggi probabilmente tale ruolo va fatto ripartire dai diciannove Paesi che hanno in tasca la stessa moneta tra i quali ci sono, guarda caso, i sei Paesi fondatori. Poi c’è stato un allargamento che ha aggiunto altri: alcuni di questi hanno considerato l'Europa come se fosse un taxi e troviamo le contraddizioni evidenti. Tra l'altro alcune di queste capitali sono quelle che hanno agitato la nostra gioventù – penso a Budapest, penso a Praga – quanto abbiamo tremato per quelle popolazioni, quanto abbiamo sperato che arrivasse, dopo una primavera, una democrazia compiuta. L'idea allora che lì ci sia @pagina=0035@oggi un freno nei confronti della costruzione di un'Europa che sia nelle condizioni di raggiungere gli obiettivi per cui è nata è una cosa che ci stringe il cuore.
  Sviluppo economico e Mezzogiorno: bene ha fatto a riproporre un Ministro della coesione e, tra l'altro, un Ministro che sarà sicuramente capace. Il Mezzogiorno comprese le isole è, secondo me, un punto di equilibrio necessario se vogliamo dare nerbo e forza allo sviluppo economico dell'intero Paese. Da ultimo la questione delle banche. Forse vi sono state troppe incertezze in questi ultimi mesi, un po’ troppo tatticismo, l'idea che si potesse aspirare ad una soluzione di mercato quando il mercato appariva inadeguato per l'affollamento che c'era con domande specifiche a proposito dal rafforzamento del capitale degli istituti: c'era un po’ di affollamento e quindi richiedeva probabilmente un punto fermo. Per troppo tempo abbiamo escluso che si potesse determinare un intervento diretto, mentre invece questo sarà necessario e si vedeva già che era necessario. Quindi è bene predisporre tutti gli strumenti perché si possa compiere tale intervento perché noi non possiamo permetterci una nuova Lehman Brothers. È una lezione che abbiamo già imparato, mi auguro, e l'Occidente dovrebbe aver già mandato a memoria. Non è replicabile uno schema di questa natura. Quindi tra le altre cose questo Governo ha un compito immediato di intervenire su questa materia assai complessa. Per tutte queste ragioni ci auguriamo non solo che il suo Governo ottenga la fiducia sia in questo ramo del Parlamento che nell'altro e, da questo punto di vista, noi come gruppo parlamentare le assicuriamo il nostro voto di fiducia ma vorremmo che il suo Governo fosse in grado di dispiegare non solo le ragioni di questa fiducia ma di avviare una fase politica importante di cui il nostro Paese ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PAGINA: 0035

  PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente. Presidente Gentiloni, il dibattito di oggi non ha nulla di rituale. Siamo infatti di fronte ad un Governo che viene in Parlamento dopo aver consumato con rara velocità tutti i passaggi che l'avrebbero condotto al voto di fiducia. È un Governo che sorge per @pagina=0036@la sua struttura nel solco precedente di cui rappresenta una continuità. È un Governo tuttavia cui incombono responsabilità e urgenze peculiari legate al contesto politico e sociale del Paese dopo l'esito del voto referendario. La prima responsabilità è quella di concorrere a creare un clima di normalizzazione della dialettica politica dopo sette mesi di campagna elettorale che non sempre è riuscita a mantenere toni entro la soglia dell'accettabilità. Non sarà possibile aiutare il Paese a mettersi in marcia se non saremo capaci di recuperare il senso di una civile dialettica tra le forze politiche, forze che saranno chiamate qui in Parlamento – l'ha sottolineato il Presidente – a costruire le regole elettorali dopo la sentenza della Consulta. La seconda fondamentale responsabilità riguarda la questione sociale. I dati ISTAT sono inquietanti: più di un quarto del Paese è in gravissima difficoltà economica, soprattutto a sud ma non solo. È il dovere della politica e del Governo farsi carico di quelle urgenze.

PAGINA: 0037

  SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. L'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi e la sua sodale Maria Elena Boschi hanno paralizzato per oltre sei mesi l'attività del Governo e del Parlamento con l'intento di portare a casa una riforma costituzionale che gli italiani non volevano ma che stava tanto a cuore alla grande finanza internazionale che notoriamente non tiene in gran conto il benessere della collettività ma che pensa soltanto al profitto di pochi a discapito di molti, mentre quel miserabile Governo aumentava la precarietà giovanile e buttava miliardi di euro che i nostri figli dovranno ripagare con il proprio sangue con nuove future tasse o con un'inaccettabile riduzione dei servizi minimi che lo Stato dovrebbe dare ai suoi cittadini e che non potrà dare; mentre il Governo Renzi faceva crescere a dismisura il debito pubblico per pagare le sue mancette elettorali che poi non sono servite a nulla; mentre il Governo Renzi rendeva l'Italia un Paese così vivibile che il numero di nostri concittadini che ha dovuto lasciare l'Italia per andare a cercare una speranza all'estero è salito del 6 per cento rispetto all'anno precedente; mentre in campo ambientale si è scelto il vecchio, il fossile e si sono buttati circa 400 milioni di euro perché Renzi voleva consentire le trivellazioni petrolifere nei mari italiani e così ha deciso di separare quel referendum dal voto per le elezioni amministrative in modo da evitare che si raggiungesse il quorum; @pagina=0038@mentre il Governo Renzi scriveva leggi come quelle sulle banche popolari o sul pubblico impiego che sono state bocciate dalla Consulta, 23 mila universitari hanno lasciato il Sud; mentre il Governo Renzi pagava con i soldi nostri la vergognosa campagna di comunicazione del fertility day di cui peraltro siamo ancora in attesa di conoscere come sia stata aggiudicata la gara. Undici milioni di italiani nel frattempo hanno rinunciato a curarsi a causa delle difficoltà economiche, mentre il Governo Renzi ha fatto una riforma della scuola che fa così schifo che neppure in questo Esecutivo di riciclati avete avuto voglia di tenervi il Ministro che ha scritto quella legge. Mentre le riforme del Governo Renzi riducevano il numero degli occupati, avete deciso di non assumere migliaia di bidelli nelle scuole pubbliche avendo prorogato gli appalti di servizi di pulizia scolastica benché il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione abbia scritto al Parlamento e alla procura della Repubblica per fermare questa illegalità. Questa misura vi serviva per tenere in schiavitù migliaia di precari che lavoravano per le cooperative di servizi delle scuole e tenerli in ostaggio per farvi le vostre filiere di voti. Mentre il Governo Renzi consentiva che fallissero quattro banche, il padre dell'ex Ministro Boschi sedeva nel consiglio di amministrazione di una di queste.

PAGINA: 0039

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, la rapidità con la quale il suo Governo si è insediato evidenzia, se ce ne fosse bisogno, le urgenze che abbiamo di fronte nazionali ed internazionali e che giustamente hanno prevalso su tutto. Sui temi nazionali vogliamo, anzi, dobbiamo dare senso e gambe a quella che agli occhi esterni è apparsa una contraddizione istituzionale, cioè dimissioni del Governo e, in parallelo, atto di consenso parlamentare. Ma era urgente e indifferibile approvare la legge di bilancio, che ora ha bisogno degli strumenti di attuazione per tradurre in azione la filosofia che ha ispirato per buona parte la manovra economica. Merito e bisogno, binomio caro ai socialisti, e futuro. Noi socialisti poniamo alla sua attenzione un solo significativo tema della legge di bilancio: il contrasto alla povertà assoluta – sono un milione e 600 mila le famiglie in povertà assoluta – e alla povertà educativa, che colpisce un milione di minori, per i quali va spezzata la trasmissione intergenerazionale della povertà, perché, se sei povero da piccolo, è alto il rischio che tu lo sia da adulto.
  Le scadenze internazionali sono numerose e molto impegnative, anche qui ne indichiamo una sola: il Consiglio europeo. Ci toglie una forte preoccupazione la sua partecipazione al Consiglio europeo di giovedì e venerdì, non potevamo certo farci sostituire ad un Consiglio che vede all'ordine del giorno migrazioni e sicurezza. Si discuterà di migration compact nella versione minimalista rispetto alla nostra proposta originale, che certamente non ci soddisfa. Si discuterà dell'attuazione della dichiarazione UE-Turchia, Paese al quale la UE ha appaltato il contenimento dei migranti, chiudendo gli occhi di fronte a tante violazioni dei diritti umani e pure dello Stato di diritto. Pensiamo ai nostri colleghi parlamentari incarcerati. Soprattutto, si discuterà della riforma del sistema europeo comune di asilo. Si definisce «comune», ma sappiamo bene che comune non è, e per questo Dublino, anche nella sua @pagina=0040@ultima versione, va riformato, e tocca soprattutto a noi, che ben lo conosciamo, indicarne la disfunzionalità, la necessità di riformarlo e la direzione della riforma. È un compito difficile quello che spetta a lei e al suo Governo, e per questo le auguriamo buon lavoro, a lei e al suo Governo. I socialisti voteranno la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

PAGINA: 0040

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Incredulità, imbarazzo, questi sono i sentimenti, gli stati d'animo che noi proviamo di fronte a questo Governo, alla sua composizione. Pochi giorni fa, sfoderando il suo sorriso migliore, colei che era Ministro con tre deleghe, mi pare, nel passato Governo, immerite sui è incredibilmente passata a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dichiarava: «Renzi ha detto una cosa molto semplice: se perdiamo, andiamo a casa. Ma questo è un elemento di serietà». Si allungava altri dieci secondi e ripeteva: «Se perdiamo, quindi, è normale andare a casa, è un atto di serietà». Hanno perso, ma seri non sono stati; a casa c'erano stati giusto per un cambio di biancheria e poi sono tutti tornati dove erano. Ma lo stesso Renzi ce lo ha detto più volte: «Se perdo il referendum, considero fallita la mia esperienza politica». Quindi, lui è un fallito, lo ha detto da sé. «Se si perde il referendum, vado a casa. Se perdo mi dimetto, torno a fare il libero cittadino», come se fosse stato qui un cittadino vincolato.
«Se perdo, si troveranno un altro Premier e un altro segretario».
  Presidente, Renzi non è segretario di un partito che piglia lo 0,01 per mille; è segretario del partito che ha avuto per segretario Berlinguer. Se il segretario del partito che ha avuto per segretario Berlinguer dice che se ne va e non se ne va, mi sembra che la cosa riguardi l'attendibilità complessiva del sistema. Non è più la scelta di uno: è la credibilità complessiva del sistema che ne risente. Se n’è andato Cameron, se n’è andato Sarkozy; non se n’è andato, però, Renzi. Non c’è stato quell'atto di serietà che veniva detto poco tempo fa.
  In più abbiamo questo Governo, circondato da tutti i Ministri, praticamente, che c'erano prima. È un governo @pagina=0041@fotocopia. Il renzismo non è morto, come diceva Renzi; il renzismo vive, mandando a quel paese la sincerità che doveva esserci nei confronti del popolo italiano.

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  PAOLA BINETTI. Presidente, nuovo Presidente del Consiglio, il nuovo Governo Gentiloni, a cui facciamo i migliori auguri, nasce in continuità con il precedente Governo, e speriamo che questo contribuisca a mettere in sicurezza disegni di legge approvati, ma inspiegabilmente non ancora operativi per molte persone che sperimentano una sensazione di spaesamento o, peggio ancora, di impegni e di promesse non mantenute. Vorremmo che fosse questo il primo impegno di questo Governo: quelle cose che sono sospese, che sono lì per lì per essere concluse, per piacere, concludetele, rendetele operative, date una risposta di serietà e di sicurezza, che nel lavoro di oggi sia anche in qualche modo un riflesso veramente di efficacia ed efficienza al Governo di ieri. Cito ad esempio, ma è soltanto un esempio che mi è particolarmente caro, ma non solo a me, quello che accade con gli stessi livelli essenziali di assistenza, fermi da oltre dieci anni, annunziati, finanziati, ma non ancora attuati. Ma vogliamo anche sottolineare una cosa: che vorremmo che si trattasse di un Governo capace di @pagina=0043@cogliere gli elementi di perplessità, di critica che il rifiuto delle riforme costituzionali ha comportato. Il 60 per cento dei «no» non può essere archiviato come un incubo da dimenticare o come una sorta di incidente di percorso, senza particolare importanza. Questo Governo non può fare finta di nulla: quel «no» si estendeva dalle riforme anche ad alcune posizioni assunte dal Governo, non condivise dalla maggioranza degli italiani. Non serve un ottimismo di facciata che segnali progressi e miglioramenti del tutto ipotetici, di cui gli italiani non trovano traccia nella loro vita.
  È stato detto da molti colleghi nella diagnosi che è così lucida e così chiara: la povertà è cresciuta, il divario sociale è più accentuato, il risparmio privato si è volatilizzato, la disoccupazione dei giovani è un dato di fatto, la pressione fiscale è ancora un macigno per le piccole e medie imprese. Ma c’è un dato, in questi pochi minuti, in questi pochi secondi che mi restano, che vorrei sottolineare e che mi risulta del tutto incomprensibile. Solo un Ministro è stato sostituito, il Ministro della pubblica istruzione, e devo dire, onestamente, che è stato sostituito con un nuovo Ministro, a cui pure facciamo gli auguri, ma di cui è abbastanza probabile che molte delle posizioni possano non essere condivise, come testimoniano una serie di disegni di legge presentati.
  Noi saremo molto vigilanti su questo. Non vorremmo che l'unico cambiamento di fatto, strutturale, importante, in un Ministero di riferimento forte come la pubblica istruzione, invece di costituire davvero un passo avanti di soluzione di problemi, di garanzia di libertà di insegnamento, di garanzia di diritto dei genitori all'educazione dei propri figli, entrasse in quella sorta di melassa su cui abbiamo espresso ripetutamente il nostro dissenso. E quindi, per questo, saremo molto attenti e molto precisi nell'osservazione e nella valutazione delle proposte.

PAGINA: 0043

  CHIARA GRIBAUDO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio, ci apprestiamo a votare la fiducia, oggi, al suo Governo, il sessantaquattresimo della Repubblica italiana, il terzo di questa XVII legislatura. Numeri, questi, che @pagina=0044@sottolineano l'eccezionalità con cui l'Esecutivo vede la luce e la straordinarietà dei compiti di cui tra poco dirò. Ma credo che un primo ringraziamento vada doverosamente rivolto al suo predecessore in questa carica, Matteo Renzi. Leggo in queste ore molti fare altrettanto, sottolineando soprattutto la coerenza, incontestabile ed inusuale nella patria dei paracadute e delle porte girevoli, rappresentata dalle dimissioni dopo l'esito del referendum costituzionale. È un'antica attitudine italica, quella di condividere gli start e di personalizzare di stop, così come lo è dimenticare ciò che c’è stato in mezzo. Per chi, come me, non ha votato Matteo Renzi in due congressi, ma gli ha votato la fiducia per molte volte in Parlamento, il senso del ringraziamento nasce invece proprio per il lavoro svolto insieme in questi mille giorni, non sempre sulle stesse posizioni, ma di certo dalla stessa parte. Sì, perché per chi ancora crede che una parte ci voglia, nella società come nella politica, e che la sua funzione sia non quella di alzare recinti più stretti, ma di conquistare diritti più larghi, sapere di lavorare per questo obiettivo comune costituisce un legame dal valore antico, che va oltre le età politiche ed anche quelle anagrafiche.
  Il lavoro iniziato mille giorni fa riprese, rilanciandolo infatti, il percorso improntato alla responsabilità nazionale che il PD già aveva assunto dopo le elezioni del 2013, quelle per intenderci in cui tutti, anche chi ora se lo dimentica, erano usciti sconfitti, consegnando il Paese ad un rischio gravissimo. Mi lasci dire perciò, per aiutare la nostra analisi, che quello in cui questo Governo vede la luce oggi non è un contesto del tutto nuovo: è invece strettamente conseguente da un lato al percorso riformatore che lei ha pure ricordato, riconoscendo – cito testualmente – «i risultati che hanno fatto onore alla maggioranza e le energie dispiegate, che hanno rimesso in moto il Paese».
  Dall'altro lato questo Governo, in gran parte riconfermato nei suoi componenti, sa di nascere ancora pienamente dentro la fase politica che fin qui abbiamo vissuto e tuttora viviamo. In ogni caso lei ha fatto bene a ricordare che l'Italia è un Paese grande e solido, non aperto a scorribande finanziarie e non disposto a cedere sulle proprie convinzioni, prime fra tutte, ad esempio, quelle che ci portano a chiedere un'Europa non più @pagina=0045@ostaggio dell’austerity e degli egoismi nazionali, ma che si misura nella solidarietà e nell'accoglienza dei migranti. Penso che tanto più oggi, nell'occasione in cui un nuovo Governo riceve la fiducia, non vada dimenticato allora l'obbligo di continuità e di coerenza che abbiamo con quanto sin qui fatto per consentire all'Italia di dare tutta insieme un colpo di reni, iniziare a divincolarsi dalla crisi, dagli storici vizi e ritardi, e guardare con un po’ più di fiducia al futuro, accettando anche la sfida di rilanciare il proprio ruolo nel quadro europeo ed internazionale.
  I prossimi impegni del G7 e nel Consiglio di sicurezza ONU potranno dare prova di questo percorso, partito da più lontano: uno sforzo portato avanti in condizioni difficili, segnando – ricordiamolo – anche nella dimensione interna alcuni risultati storici. Sarebbe molto lungo elencarli tutti, però alcuni li voglio dire: penso alle unioni civili, penso al tema della riforma del lavoro, penso al tema degli sgravi fiscali, agli 80 euro; e la legge sul caporalato, il terzo settore, il «dopo di noi». Insomma, una serie di elenchi che se volete sembrano solo titoli, ma che hanno una conseguenza reale nella vita delle persone tutti i giorni, a cui seguono dei numeri, dei numeri importanti, ancorché naturalmente noi auspichiamo che migliorino, e che possano migliorare con il passare del tempo: penso a quelli sul PIL, alla diminuzione del debito pubblico, alla diminuzione dei disoccupati. Certo, è ancora poco; ma bisogna continuare a lavorare in questa direzione.
  Il suo Governo, oggi, raccoglie quindi questa eredità, perché non si disperda a causa del colpo di coda di una crisi di Governo nata fuori dal Parlamento, per rispettare la parola data ai cittadini italiani. Ma voglio dirlo chiaramente: la considerazione dei risultati ottenuti e dei dati di fatto che ho ricordato non sostituisce né alleggerirà la profonda analisi che tutte le forze politiche, nessuna esclusa, quindi anche il Partito Democratico, dovranno fare sui bisogni dei cittadini che ancora premono per ricevere risposta, e a cui ancora non si è riusciti adeguatamente a rispondere. Ho apprezzato e sottolineo perciò tra questi il riferimento da lei fatto ai problemi che riguardano la parte più disagiata della nostra classe media, alle partite IVA, il lavoro dipendente, che devono essere al centro dei nostri sforzi per far ripartire la nostra @pagina=0046@economia: un lavoro quindi che dovrà continuare in futuro con maggiore intensità e pieno un mandato popolare, per dare ancora frutti.

PAGINA: 0049

  ALFREDO D'ATTORRE. Grazie, Presidente. Noi abbiamo senz'altro apprezzato i toni più misurati del Presidente del Consiglio incaricato, più consoni alla sua funzione e abbiamo anche comprensione, sincera comprensione per il pesante fardello che il Presidente si è caricato sulle sue spalle. Ci permetta però di dirle con franchezza, Presidente Gentiloni, che c’è un tratto, un tratto di fondo che ci sembra percorrere il suo discorso qui oggi e che ha guidato anche la composizione di questo Esecutivo, di questo Esecutivo fotocopia sostanzialmente rispetto al Governo Renzi. Questo tratto di fondo, questo filo rosso è la rimozione della realtà, di quella realtà che si è manifestata il 4 dicembre col voto di oltre 30 milioni di italiani e con 19 milioni e mezzo di «no». Ecco nel suo discorso oggi è come se quel voto non ci fosse stato, se quel pronunciamento popolare non contasse nulla, non recasse con sé un messaggio, eppure, Presidente, era stato proprio il suo predecessore, non richiesto da nessuno, a fare di quel voto un pronunciamento, un giudizio di Dio sulla intera attività del Governo. Ora la rimozione della realtà arriva fino al punto da venir meno, rispetto agli impegni che pure erano stati assunti e al passo indietro. Ora, io non so quale idea si abbia del passo indietro, ma se il segretario del PD rimane saldamente alla guida del partito di maggioranza relativa e di fatto è il regista dell'attuale Esecutivo e, dei due suoi più stretti collaboratori, la Ministra Boschi diventa la figura chiave a Palazzo Chigi e @pagina=0050@l'onorevole Lotti viene elevato al rango dei ministri, in un quadro che prevede la conferma di quasi tutti i ministri esterni, beh si tratta di un ben singolare passo indietro e cambio di fase.
  Noi le chiediamo, Presidente, di tener conto della necessità non soltanto di un cambio di toni, ma di un cambio di analisi e di una diversa narrazione rispetto a quella che finora è stata offerta al Paese e che è stata sonoramente bocciata. Lei ancora oggi ci ha richiamato l'idea di un Paese che si è rimesso in cammino, che aspira a giocare un ruolo importante in Europa, il cui sistema bancario non darebbe nessuna preoccupazione. Ora forse davvero è il caso di ascoltare il messaggio popolare e di riconoscere, oltre alle difficoltà indubbie del nostro Paese, il messaggio di sofferenza e di disagio sociale che è venuto da quel voto. Si è affacciato qualche timido segnale di autocritica, ad esempio sul Mezzogiorno; questo comporterà il fatto che si supera la retorica del masterplan, degli accordi con le singole regioni, gonfi di risorse che in realtà non ci sono, e si mette in campo una svolta vera per il Mezzogiorno, a partire dalla riattivazione della «clausola Ciampi», il 45 per cento di investimenti bloccati per il sud, come chiediamo da mesi. Sulla scuola è stata cambiata la Ministra uscente, uno dei pochissimi cambiamenti. Prelude questo, Presidente, a un ripensamento anche sulla «Buona scuola», significa che il Governo ha capito che quel provvedimento è stato uno dei più clamorosi errori fatti dal Governo Renzi e che nel voto del 4 dicembre c’è anche un giudizio su quello.
  Sul tema del lavoro, noi abbiamo avuto tre milioni di cittadini che hanno chiesto, firmando e sottoscrivendo i referendum della CGIL, di rimettere in discussione i cardini del Jobs Act, a partire dalla distruzione dell'articolo 18 e dalla legalizzazione senza alcun limite dei voucher. Che cosa intende fare il suo Governo ? Intende mettere mano, correggere o abolire il Jobs Act o consentire il pronunciamento popolare dei cittadini dopo questi milioni di firme raccolte ? Infine, sulla legge elettorale: il suo Governo viene dopo quello di Renzi, che ha messo la fiducia sull’Italicum.

PAGINA: 0051

  PAOLO ALLI. Grazie, signora Presidente, signor Presidente Gentiloni, l'esordio del suo intervento di questa mattina è stato concentrato sulle tematiche internazionali. Credo che questo non sia solo esito del suo ruolo precedente, quel ruolo di Ministro degli esteri che lei ha ottimamente ricoperto, ma sia frutto di una consapevolezza che siamo dentro un contesto sempre più globale e che il nostro Paese si misura dentro questo contesto e dentro le evoluzioni epocali che stanno @pagina=0052@caratterizzando questo stesso contesto, per cui parlerò brevemente nel mio intervento di questo aspetto. Lei ha già citato gli eventi che attendono il nostro Paese nei prossimi mesi, la Presidenza di turno del G7, il seggio al Consiglio di sicurezza dell'ONU che saremo chiamati tra poco ad occupare, la celebrazione dei Trattati di Roma e poi lei ha citato il tema dei rapporti con l'Unione europea, circoscrivendolo alla revisione dei regolamenti di Dublino, che certamente sono l'aspetto più importante per noi in questo momento, un aspetto fondamentale. Credo però che il tema del rapporto con l'Unione europea – che è troppo spesso concepito come altro rispetto al nostro Paese, mentre l'Italia è parte fondamentale dell'Unione europea, così come l'Unione europea è il riferimento fondamentale per noi – sia assai più ampio ed evidentemente investe tutte le tematiche relative all'economia, alle regole finanziarie. Ma vorrei fare una sottolineatura particolare: in questo momento credo che l'argomento della difesa e della sicurezza comune europea meritino un'attenzione particolare proprio nel momento in cui l'Alto rappresentate, Federica Mogherini, dopo la Brexit, ha rilanciato questo tema all'attenzione comune. Questo è un elemento fondamentale nella lotta al terrorismo.
  Ecco, vede, signor Presidente, io sono poco appassionato alla discussione su come sono state attribuite le deleghe al Governo, sulle persone, sul rinnovamento, sono molto più appassionato invece all'idea che lei ci rassicuri qui sul fatto che il lavoro politico sull'Europa, che possa contribuire a quella costruzione degli Stati Uniti d'Europa, sarà una delle priorità del suo Governo. Poi c’è la situazione complessiva mondiale caratterizzata da questa delicata transizione che sta avvenendo negli Stati Uniti; il suo Governo si troverà ad affrontare l'inizio dell'era Trump, un'era densa di domande, di incertezze, di aspetti strettamente problematici. Lei ha citato il rapporto con la Russia, io credo che le prime scivolate del Presidente Trump sul rapporto con la Cina debbano preoccuparci. Non è chiaro come sarà affrontata la tematica in Medioriente, in una situazione in cui purtroppo sembra che non si vada verso una stabilizzazione di quella regione, ma @pagina=0053@piuttosto verso ulteriori elementi di instabilità, quindi con tutte le domande che ne conseguono rispetto al tema della lotta al terrorismo.
  Il tutto con una Cina sempre più assertiva sul piano globale. Noi certamente siamo molto appassionati ai nostri temi, al referendum e quant'altro, però quello che sta accadendo attorno a noi ha una dimensione così ampia e così vasta che rischia di travolgerci, se noi non staremo dentro il contesto globale con una posizione molto precisa, molto chiara, dentro le alleanze che storicamente hanno contraddistinto e continuano a contraddistinguere il nostro Paese, soprattutto sul piano della sicurezza globale, e mi riferisco all'Europa certamente, ma anche alla NATO.
  In questo contesto così complesso l'Italia è chiamata certamente a rafforzare ulteriormente con la credibilità internazionale che è stata conquistata grazie al lavoro del Governo Renzi negli ultimi anni e grazie al contributo che molti di coloro che continuano a sedere al Governo anche in questa nuova edizione, diciamo, del Governo hanno contribuito a costruire. Quindi una credibilità internazionale in sede europea, in sede globale che anche io personalmente posso testimoniare nelle mie numerose occasioni di dialogo con il mondo della NATO; tra l'altro una forte credibilità rafforzata anche dall'eccellente livello della nostra diplomazia.
  Credo che la partecipazione al Consiglio europeo di giovedì è già un segnale molto importante, perché c’è una grande attesa a livello internazionale per il dopo referendum, che molti hanno paragonato alla Brexit, che in realtà con la Brexit ha una coincidenza nella dinamica che ha generato il risultato, cioè la dinamica del voto contro, ma questo è un altro capitolo. Quindi la gestione del dopo referendum ha tranquillizzato l'opinione pubblica internazionale; ora serve un impegno ancora più forte su questi fronti e sono lieto che lei già ci abbia rassicurato su questo e sarò altrettanto lieto se potrà fornire ulteriori rassicurazioni ed elementi. Quindi, auguri al nuovo Governo, auguri a lei, auguri in questo contesto particolare anche al Ministro degli esteri Alfano, che si troverà a raccogliere un'eredità particolarmente pesante. Questa consapevolezza rafforza la decisione, ovviamente, del nostro gruppo di sostenere e di votare la fiducia al nuovo Governo.

PAGINA: 0054

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, signor Presidente del Consiglio, come è noto il nostro partito Fratelli d'Italia ha avuto sempre un atteggiamento di grande collaborazione con il Dicastero da lei guidato e ha apprezzato spesso non soltanto i toni, ma anche la sostanza degli interventi, al di là di qualche superficialità, di qualche opacità da parte del suo Dicastero nella vicenda della gestione dell'Expo, così come qualche ultima gaffe che ci ha lasciato non poco sorpresi, come la vicenda di Israele e del voto all'Unesco, che ci ha imbarazzato molto, così come anche qualche dichiarazione, un po’ improvvida come capo della diplomazia italiana, rispetto alle elezioni statunitensi. Ecco, magari dichiarazioni che si potevano accettare più da un capo politico che non dal capo della Farnesina. Tuttavia ci saremmo aspettati in questo incarico a un uomo di Governo, un incarico politico che magari di per sé non ci convinceva, nel senso che sarebbe stato più logico, dopo i milioni di «no», che il suo partito di maggioranza desse un chiaro segnale di discontinuità, innanzitutto con un nome esterno, magari una carica istituzionale, per fare un Governo che dovesse portarci il più rapidamente possibile alle elezioni.

PAGINA: 0056

  LELLO DI GIOIA. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente, signori e signore del Governo,
mi consentirete in questo momento di rivolgere un grazie al Presidente Renzi che con grande umiltà, con grande onestà intellettuale e con senso di responsabilità si è dimesso pur avendo ancora la maggioranza.
  Le dichiarazioni di questa mattina, da parte sua, dichiarazioni chiare, con garbo, ma con fermezza, stanno a dimostrare che vi è un grande spazio politico-sociale di affrontare i problemi di questo Paese. Lei ha elencato i problemi internazionali, i problemi europei, gli impegni, ma ha sottolineato con grande dovizia di particolari i problemi sociali di questo Paese, le debolezze, pur avendo, negli anni passati, avuto crescita che sicuramente negli anni ancora più lontani non abbiamo verificato. Lei ha detto con chiarezza che vi è oggi la necessità di dare risposte a quel ceto medio, alle cosiddette partite IVA, perché stanno scendendo pian piano verso il livello di povertà. Ecco qui è il senso, il senso anche di aver costruito, realizzato questo Ministero per il Mezzogiorno d'Italia, cioè ridare voce a quelle situazioni di debolezza, a quella povertà che vi è e nel Mezzogiorno d'Italia vi sono situazioni di grande difficoltà, vi sono debolezze, ma vi sono anche forze. Signor Presidente, io la ringrazio infinitamente perché nell'agenda politica degli anni passati non vi è mai stato un problema centrale del Mezzogiorno. Lei lo ha inserito con grande responsabilità e con grande coraggio. A coloro che sistematicamente rievocano la Costituzione vorrei semplicemente dire che la Costituzione non si evoca soltanto, ma bisogna rispettarla. Noi la rispettiamo, perché il suo Governo è legittimo e per questo noi le daremo il voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento PPA-Moderati).

PAGINA: 0056

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, colleghi, signor Presidente del Consiglio, il suo stile e la sua sobrietà non possono @pagina=0057@impedirci di vedere però le cose come stanno. Il suo non è un governo di responsabilità; il suo è un Governo di scopo: non quello di fare la legge elettorale, di mantenere gli impegni internazionali del Paese, ma quello di dare tempo per la rivincita a colui che è stato pesantemente sconfitto nel referendum, Matteo Renzi, quel politico che dagli italiani voleva il plebiscito e da 19 milioni di italiani ha avuto il benservito. Presidente, il suo non è il Governo della responsabilità; il suo è il governo del demerito, perché alcune conferme in alcuni dicasteri gridano vendetta: più si è fatto male più si è stati confermati, più si è fatto male e più si è stati addirittura promossi. L'unica rimandata non è perché la riforma della scuola fosse soltanto pessima, ma perché non aveva più né un partito né una corrente a sostenerla.
  Signor Presidente, il suo è il Governo dell'inganno, me lo lasci dire, perché nasce su indicazioni di chi aveva in tante circostanze detto che se avesse perso il referendum non avrebbe lasciato solo Palazzo Chigi ma avrebbe lasciato la politica. 29 dicembre: «È del tutto evidente che se perdo il referendum considero fallita la mia esperienza politica»; 12 gennaio: «Con un gesto di coraggio e dignità ho detto che se si perde il referendum smetto di fare politica»; 15 gennaio: «Ho già preso il solenne impegno, molto solenne: se perderemo il referendum lascio la politica» e ce ne sono molte altre. Devo dire che la stessa cosa vale per la prima donna sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, che aveva detto che condividendo il progetto politico del Presidente Renzi – il 22 maggio 2016 da Lucia Annunziata In 1/2 ora – avrebbe anche lei lasciato la politica. Condividono il percorso, cioè quello di aver ingannato gli italiani.
  Il suo, signor Presidente, rischia di essere ancora volta il Governo dello scambio, perché ci sono molti Ministri che sono stati fautori di mance e mancette di natura elettorale nel tentativo di convincere gli italiani a votare «sì» al referendum. Gli italiani non si sono fatti prendere in giro. Signor Presidente, lei ha detto una cosa importante, però: ha detto che vuole discontinuità nel confronto pubblico, che la sua stella polare sarà il rispetto delle istituzioni. Io le voglio credere e questa sì che sarebbe una vera discontinuità, perché fino ad oggi il suo partito e il suo leader delle istituzioni si sono serviti, @pagina=0058@non le hanno servite, al punto da suscitare la giusta ironia da parte dei social; il PD ormai è stato ribattezzato «poltrone e divani», non Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Signor Presidente, noi continueremo nella nostra opposizione ferma, decisa, seria e responsabile. Questi sono motivi ampiamente sufficienti per dirle «no». Noi siamo però qui a dirle «no» perché noi le istituzioni le rispettiamo e voteremo «no» in quest'Aula. Noi le rispettiamo a differenza di quanto le rispetti chi con la nascita di questo Governo ha voluto dare uno schiaffo in faccia a 19 milioni di italiani. Noi le negheremo la fiducia perché, signor Presidente, l'unica stella polare che ci guida è soltanto l'interesse dell'Italia e l'interesse degli italiani. Viva l'Italia e speriamo che questa storia duri molto poco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

PAGINA: 0058

  MILENA SANTERINI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente, abbiamo di fronte un'Italia divisa, ma non sto pensando al referendum. Il referendum è stato una battaglia politica che ha visto certo posizioni distanti ma anche alleanze improvvisate, frutto di insoddisfazioni e di strumentalizzazioni politiche.

PAGINA: 0060

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Presidente Gentiloni, signore e signori del Governo, ci saremmo aspettati una qualche severità verso se stessi, un po’ di umiltà o, almeno, di buonsenso. Ci saremmo aspettati che qualcuno di voi avesse avvertito quello scossone potente che questo Paese ha dato alla politica e al Governo con il voto referendario, un voto profondamente politico, sociale, generazionale; un voto marcatamente segnato dal disagio in tutte le sue forme, in tutte le sue età, in tutti gli angoli di questo Paese.
  Oggi guardo ai banchi del Governo – di un Governo nuovo nato già vecchio – e mi sembra che manchino completamente gli occhi per vedere questo disagio, per vederne quella reazione rabbiosa che ha saputo trasformarsi in una grande opposizione democratica e costituente. Ho ascoltato con attenzione ogni sua parola, Presidente Gentiloni, nella speranza di @pagina=0061@rintracciare una soluzione esplicita di responsabilità, uno sforzo di giudizio critico sul proprio operato, ma l'autocritica, si sa, è esercizio rivoluzionario. Oggi, invece, siamo davanti alla rimozione di tutto quel terreno di sofferenze e di precarietà che è stato allargato e definito dalle politiche antisociali del Governo Renzi. Lavoro e precarietà non sono stati neanche citati nelle sue linee programmatiche, come se fosse possibile ignorare il voto di una così grande moltitudine di persone. È cambiato lo stile, certo, Presidente, indubbiamente (un approccio meno arrogante, meno autocentrato), ma cosa cambia di indirizzi politici fallimentari che hanno sottratto diritti e moltiplicato disuguaglianza ? Dov’è quello scarto capace di farsi carico di responsabilità così gravi ? Il suo Governo, Presidente Gentiloni, è una risposta sorda e sbagliata. La riconferma nei Ministeri degli stessi autori delle riforme più invasive del Governo Renzi appare un insulto ad un esercizio costituzionale così importante come il voto di milioni di persone a tutela della Carta costituzionale, della propria sovranità, del diritto a decidere del proprio futuro.
  Non più tardi di ieri i dati ufficiali del Ministero del lavoro hanno certificato il fallimento del Jobs Act: quasi il 19 per cento di contratti a tempo indeterminato in meno nell'ultimo trimestre del 2016, rispetto al trimestre dell'anno precedente. Lo avevamo detto: con la fine degli incentivi si sarebbe sgonfiato il mercato drogato dei nuovi contratti. Persino l'indennità di disoccupazione per i lavoratori con contratto di collaborazione non è stata confermata per il 2017. Presidente Gentiloni, la riconferma del Ministro Poletti è la sua dignitosa risposta ai precari e agli sfruttati dei voucher ? Ha parlato di green economy, ma questo capitolo, che noi consideriamo strategico per il futuro sostenibile del nostro Paese, pensa davvero di scriverlo con quello stesso Ministro dell'ambiente che in questi mesi ha continuato a firmare autorizzazioni alle compagnie petrolifere per trivellare i nostri mari e la qualità del nostro territorio ? Ha citato la Costituzione come bussola che guiderebbe il nuovo Governo, eppure tra i banchi del Governo siede ancora chi, mettendo la sua prima firma sulla riforma costituzionale appena bocciata, ha tentato un attacco senza precedenti alla Costituzione, trasformandola in un campo militare di lacerazione velenosa del Paese. O la Ministra @pagina=0062@Madia, che ha appena conquistato l'incostituzionalità della Corte con la sua riforma che privatizza tutti i servizi sociali !
  Non avete cambiato nulla, perché rivendicate tutte le politiche che hanno impoverito il Paese e legalizzato lo sfruttamento moderno del lavoro. In realtà una pedina l'avete modificata, la Ministra del MIUR. Bene, Presidente, forse avete compreso la rabbia e la mortificazione che avete seminato nel mondo della scuola, però non basta cambiare la Ministra se poi si decide di non spendere una sola parola sulla scuola, sul mondo universitario, sul diritto allo studio, sullo smantellamento della ricerca pubblica. Non esiste futuro possibile se il sistema scolastico ed universitario continuano ad essere marginalizzati, ma nelle sue priorità programmatiche di questa mattina, Presidente, non abbiamo trovato traccia di tutto questo, e questo è un po’ folle. La legge n. 107, la riforma che avete sarcasticamente chiamato «Buona scuola», è quella che ha definito per legge la precarizzazione della figura del docente, che ha negato la libertà costituzionale di insegnamento ed è quella che continua a tenere nell'immobilità migliaia di insegnanti precari. Non ho sentito nulla sulla crisi profonda del nostro sistema universitario, che in dieci anni ha visto il Fondo di finanziamento ordinario ridursi del 22 per cento, le immatricolazioni calare del 20 per cento, il personale docente ridursi del 17 per cento ! Nulla sulla sottrazione permanente di risorse per la ricerca ! E in questo quadro generale così preoccupante, la situazione nel Mezzogiorno è ancora più pesante. Saremo vigili, molto vigili, con la nuova ministra Fedeli, che avrà il dovere di cambiare radicalmente passo. Lo deve agli studenti, lo deve ai docenti umiliati, lo deve ai ricercatori ancora e troppo dimenticati.

PAGINA: 0063

  MARCO DI MAIO. Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, Ministri, onorevoli colleghi e colleghe, sedendo in questi banchi, da questa parte dell'emiciclo, non sorprenderà che prenda la parola per dichiarare il mio sostegno a questo Governo e al suo Presidente, Paolo Gentiloni, a cui rivolgo i più sinceri auguri di buon lavoro. Credo però sia opportuno motivare le ragioni di questo voto, che non sono certo limitate alla comune appartenenza e militanza politica, bensì a motivazioni di maggior radicamento e profondità che lei ha bene indicato nell'intervento di questa mattina e anche con le parole espresse in questi giorni.
  Intanto occorre ricordare che l'Italia, pur di fronte al miglioramento di molti indicatori del quadro macroeconomico nazionale e di fronte ai risultati conseguiti anche grazie alle riforme approvate in questa legislatura, continua però a registrare una vasta fetta, troppo ampia, di cittadini che vivono in condizioni di sofferenza, di disagio sociale, di difficoltà oggettive, in particolare tra i giovani, che sono spesso disorientati e alla ricerca di un futuro che sembrano non trovare; @pagina=0064@persone che dalla politica e dalle istituzioni si attendono impegni, risposte, azioni e responsabilità. È pensando a loro, pensando ai nostri concittadini colpiti dal terremoto, pensando ai bisogni del nostro Paese, pensando a chi lavora, a chi produce, a chi un lavoro non ce l'ha e cerca di trovarlo in questa nostra Italia che oggi non possiamo sottrarci dal dare al Paese un Governo nella pienezza dei suoi poteri.
  Questo voto di fiducia discende anche dal rispetto e dalla condivisione nei confronti del lavoro svolto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui vanno il nostro sostegno e il nostro apprezzamento per la determinazione e la rapidità con cui ha saputo affrontare questa crisi di Governo, garantendo a tutti i gruppi, a tutti i 23 gruppi tra Camera e Senato, pari dignità. Non è stato solo un gesto formale ma anche sostanziale, come del resto sostanziale era la nostra proposta, esplicitata al Capo dello Stato e a tutti gli altri gruppi parlamentari, di offrire a ogni forza politica presente in Parlamento l'opportunità di compiere un gesto di generosità nei confronti degli italiani: assumersi per un periodo rigorosamente limitato di tempo, di fronte alla ben nota e oggettiva impossibilità di andare immediatamente a nuove elezioni, l'onere e l'onore di governare insieme il nostro Paese. Una chiamata alla responsabilità comune, a fronte di emergenze significative che dovremo comunque affrontare, a cui non si è voluto rispondere, dimostrando che per una parte dei partiti che siedono dentro quest'Aula gli interessi di parte, i calcoli politici, a volte dettati anche dall'avere più o meno poltrone, vengono purtroppo prima dell'interesse nazionale. Ne prendiamo atto assieme al fatto che il gesto di Matteo Renzi, piuttosto inusuale per la politica italiana, rimane il più responsabile di tutta questa vicenda. Dimettersi per coerenza, nonostante ci fossero i numeri in Parlamento per rimanere al proprio posto, credo che sia un atto che in pochi avrebbero compiuto e che da pochi abbiamo visto compiere nella storia della nostra Repubblica. Anche da qui vogliamo ringraziarlo per il lavoro svolto insieme nei 1.019 giorni del suo Governo e per la sua coerenza. La nostra è dunque una decisione diversa da chi preferisce voltare le spalle alla responsabilità nazionale. L'Italia non può permettersi di vivere mese di stallo politico e istituzionale in attesa che il quadro giuridico e @pagina=0065@legislativo venga ben delineato e ci consenta al più presto di andare a nuove elezioni, che rimane per noi un obiettivo non rinunciabile e da perseguire nel più breve tempo possibile.
  Per questo ci assumiamo assieme alle altre forze di maggioranza un carico di responsabilità che forse sarebbe stato più popolare lasciare ad altri. Eppure, qualcuno ha il dovere di assumerselo, perché stupisce doverlo ricordare in quest'Aula, che ha visto nascere e crescere le nostre istituzioni e in cui si tende a dare per scontato che tutti i colleghi conoscano la Costituzione. Ma nel nostro ordinamento ci sono regole e vincoli che governano il funzionamento delle istituzioni che sono immutati fin dalla nascita della Repubblica e che non sono aggirabili. Sono regole che tutti noi siamo tenuti a rispettare. Andare immediatamente a nuove elezioni, come qualcuno va gridando dentro e fuori questo palazzo, più fuori che dentro, sarebbe di fatto impossibile. Sappiamo che pende un giudizio della Corte costituzionale sulla legge elettorale per la Camera, che non sarà espresso, quanto meno, prima della fine di gennaio. È un fatto noto a tutti, anche a quelli che, per comodità mediatica e politica, in queste ore fanno finta di stracciarsi le vesti e gridano, ancora una volta e inutilmente, allo scandalo.
  Poi, è giunta l'ora che si facciano un esame di coscienza anche quei colleghi parlamentari che continuano a giocare sull'ambiguità, accusando questo Governo di non essere legittimo perché non eletto dai cittadini, come hanno fatto con il precedente e con quello precedente ancora. Allora, voglio dare una notizia a questi colleghi: nessuno dei 64 Governi che si sono susseguiti nei settant'anni della storia repubblicana è mai stato eletto dai cittadini, perché non lo prevede la nostra Costituzione, che all'articolo 92 affida al Presidente della Repubblica il compito di conferire l'incarico di formare un Governo. Allora, i casi sono due: o questi colleghi non conoscono la Costituzione oppure mentono sapendo di mentire e, francamente, non saprei distinguere il più grave tra questi due casi.
  C’è, poi, un vincolo a cui tutti noi dovremmo sentirci legati, che è quello della verità e della misura. Abbiamo sentito dichiarare e attuare, purtroppo, da parte di alcuni partiti delle opposizioni l'ipotesi di abbandonare i lavori di quest'Aula, @pagina=0066@evocando addirittura l'Aventino. Allora, mi permetto umilmente, con la massima umiltà possibile, di consigliare una lettura a questi colleghi: il discorso che proprio qui, in quest'Aula, in questo Emiciclo, pronunciò il deputato Giacomo Matteotti il 30 maggio del 1924 per denunciare i brogli, gli inganni e le violenze compiuti dai fascisti nelle elezioni di quell'anno. Quel discorso fu per lui una dichiarazione di morte: di lì a pochi giorni, infatti, gli squadristi lo rapirono e lo uccisero, facendone trovare, solo qualche giorno dopo, il cadavere. Da quell'episodio drammatico e sconvolgente nacque la clamorosa secessione dell'Aventino da parte di alcune forze dell'opposizione, che volevano così protestare e tentare di bloccare il Governo Mussolini, lo strapotere fascista, la vera deriva autoritaria e violenta del nostro Paese. Ora, con tutto il rispetto e alla luce di questi quasi quattro anni di legislatura, qui dentro non vedo nessun Giacomo Matteotti come non vedo, grazie a Dio, nessun Benito Mussolini. Lasciamo stare l'Aventino, che qualcuno vuole trasformare grottescamente in un flash mob, e recuperiamo, invece, il senso della misura. Si abbia rispetto per noi stessi, per l'istituzione che rappresentiamo, per gli italiani, per la storia di questo Paese. Si può non condividere, non essere d'accordo, criticare aspramente, non si può, però, continuare a raccontare cose false, irrealizzabili, impossibili da attuare e una verità che non esiste. È un modo di far politica cui non ci rassegneremo mai. Per questo, Presidente, Ministri, colleghi, rimbocchiamoci le maniche e impegniamoci da subito per realizzare il programma del Governo che oggi si andrà ad insediare ufficialmente e formalmente e affrontiamo insieme le priorità che l'Italia ha di fronte. Non buttiamo via queste settimane di lavoro con inutili polemiche tra partiti e dentro i partiti. Si completino i progetti in essere, si affrontino le emergenze, si accompagni l'Italia alle elezioni non appena ci saranno le condizioni, ovvero una legislazione elettorale coerente tra Camera e Senato. Buon lavoro a lei, Presidente Gentiloni, e al suo Governo e buon lavoro anche a tutti noi, colleghi, nell'interesse preminente del Paese che, lo voglio ricordare, siamo tutti chiamati pro tempore a rappresentare. Buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PAGINA: 0067

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, colleghi deputati, membri del Governo, nelle democrazie avanzate, quando i popoli parlano, i Parlamenti ascoltano. Nelle democrazie compiute, quando un Governo subisce un clamoroso rovescio, non fa finta di dimettersi, ammette i propri errori – la qualcosa, per un certo momento, sembrava quasi essere miracolosamente accaduta – e restituisce lo scettro del comando ai cittadini.

PAGINA: 0069

  SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente e grazie anche al Presidente Gentiloni, per l'attenzione con cui sta seguendo questo dibattito, e mi auguro che dia anche dei contributi positivi.
  Il punto di partenza, Presidente Gentiloni. Infatti abbiamo ascoltato un discorso con un programma ambizioso, di ampio respiro. Il punto di partenza è molto chiaro: questo è un Governo che si forma non dopo che qualcuno ha vinto le elezioni; questo è un Governo che si forma dopo che qualcuno @pagina=0070@ha perso un referendum. Credo che sia un punto di partenza molto importante. Questo qualcuno è Renzi.

PAGINA: 0003

  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara chiusa la discussione sulle comunicazioni del Governo. Avverte che è stata presentata la mozione di fiducia Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Formisano, Locatelli n. 1–01448 (Vedi All. A). Sospende quindi la seduta che riprenderà alle ore 16 con ripresa diretta televisiva.

PAGINA: 0070

  PRESIDENTE. Scusate, colleghi, potete abbassare il tono della voce ? Perché al telefono si può stare, ma nel rispetto di chi parla. Prego, Vicepresidente.

PAGINA: 0004

  La seduta, sospesa alle 15,30, è ripresa alle 16,05.

PAGINA: 0004

Missioni. (Vedi RS)

PAGINA: 0074

Missioni.

PAGINA: 0004

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta sono settantasette.

PAGINA: 0074

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Piccoli Nardelli e Rossomando sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

PAGINA: 0004

Si riprende la discussione. (Vedi RS)

PAGINA: 0074

Si riprende la discussione.

PAGINA: 0004

(Replica del Presidente del Consiglio dei ministri) (Vedi RS)

PAGINA: 0074

(Replica del Presidente del Consiglio dei ministri)

PAGINA: 0004

  Interviene in replica il Presidente del Consiglio dei ministri PAOLO GENTILONI SILVERI (Vedi RS).

PAGINA: 0074

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Presidente del Consiglio. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, credo che abbiamo avuto una discussione utile. Penso che sia stato inevitabile che una parte rilevante della discussione si sia concentrata più che sui programmi e sugli obiettivi del nostro fare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, sull'analisi di quello che è accaduto negli ultimi dieci giorni, delle modalità, delle ragioni, del modo in cui è nato questo Governo. Lo ritengo assolutamente logico anche se dal mio punto di vista è una delle ultime volte che vorrei soffermarmi su questo @pagina=0075@perché ritengo mio dovere come Presidente del Consiglio – resta ovviamente importantissima la discussione politica, la discussione tra i partiti e tra forze parlamentari – concentrarmi sulle cose da fare. Ma stiamo al tema di cui moltissimo si è discusso oggi nel corso di questa prima fase del dibattito. Adesso sentiremo le dichiarazioni di voto. Ho sentito dire che noi non avremmo riconosciuto la sconfitta referendaria. Ma io devo dire che – la canzone diceva «Se stasera sono qui» – se stasera sono qui è perché abbiamo riconosciuto le ragioni della... (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica – ALA per la costituente libera e popolare – MAIE, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori). Lo abbiamo fatto. Lo ricordava nel suo intervento il presidente Cicchitto: il Presidente del Consiglio si è dimesso. Abbiamo invitato tutte le forze parlamentari a concorrere alla formazione di un nuovo Governo che era necessario e alla quale ci richiamava il Presidente della Repubblica perché tutti sappiamo – tutte le forze parlamentari lo hanno ripetuto nelle consultazioni con il Presidente della Repubblica – che occorre intervenire sulle regole per portare il Paese al voto. Quindi abbiamo chiesto un concorso generale a questo compito e come hanno ricordato diversi intervenuti – penso all'onorevole Gribaudo e all'onorevole Di Maio – non c’è stata questa disponibilità e le forze della maggioranza precedente si sono assunte la responsabilità di andare avanti. Si sono prese un rischio dal punto di vista politico ? Certamente si sono prese un rischio ma si sono prese questo rischio esattamente nel rispetto dei doveri costituzionali che sono previsti nel nostro ordinamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica – ALA per la costituente libera e popolare – MAIE, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori) e dobbiamo, credo, riconoscere un minimo di coerenza ai nostri comportamenti.
  Non ci si può rimproverare di esserci attenuti alle responsabilità che la nostra Costituzione prevede. Siamo una Repubblica parlamentare che le caratteristiche, le modalità attraverso le quali, con l'indirizzo del Presidente della Repubblica, si formano i Governi sono, da circa settant'anni, quelle che conosciamo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica – ALA per la costituente libera e @pagina=0076@popolare – MAIE, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori). Poi si discute da anni di repubbliche presidenziali, di elezioni dirette e vedremo ma comunque le elezioni dirette non si fanno con i referendum se anche ci fosse questa opportunità e non mi sembra, credo, che si possa accettare. Infatti se c’è stata una cosa davvero bella di questi mesi di campagna referendaria, che a me non sono piaciuti moltissimo, la cosa davvero bella è stata una discussione pubblica enorme sulla Costituzione italiana. Ora, dieci giorni dopo, non possiamo far sì che questa discussione enorme svanisca nel nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica – ALA per la costituente libera e popolare – MAIE, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori) cioè che la Costituzione venga improvvisamente dimenticata. Abbiamo addirittura i super-paladini della centralità del Parlamento e della sua sovranità che nel momento più importante della vita parlamentare, che è il momento della discussione e della votazione della fiducia sul Governo, non ci sono (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica – ALA per la costituente libera e popolare – MAIE, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori). Ma vi sembra logico ? Noi vogliamo talmente bene al Parlamento che non ci andiamo. Credo che questa logica non ci aiuti. Credo che il Governo non abbia interesse a proseguire in questo tipo di discussioni. Io l'ho fatto semplicemente per rispetto della discussione reale che c'era stata qui. Abbiamo una nostra responsabilità come Governo che, se avrà la fiducia delle Camere, sarà un Governo a pieno titolo. Eserciteremo la nostra responsabilità sui contenuti e sui programmi, sulle domande che ci rivolgono i nostri concittadini e i nostri concittadini ci chiedono questo. Non ci chiedono altri quattro mesi di discussione se è legittimo o non legittimo, sovrano o non sovrano perché la Costituzione c’è e regola i nostri rapporti ordinamentali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica – ALA per la costituente libera e popolare – MAIE, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori).
  Sui temi che ci vedranno impegnati nei prossimi giorni e nelle prossime settimane nel tempo di lavoro del Governo, certamente vi è la questione europea e, dentro la questione @pagina=0077@europea, soprattutto nel Consiglio europeo di questa settimana sarà centrale il tema migratorio. Ne hanno parlato i colleghi Locatelli, Alli ed altri. Penso che deve essere molto chiaro che la posizione italiana sulla questione non è una posizione che vuol far dispetto a qualcuno. Ogni tanto la posizione italiana in Europa viene dipinta come fosse una posizione di guastafeste. Noi non siamo guastafeste di nessuno ma non possiamo neanche essere il Paese che si fa carico dei flussi migratori per conto dell'intera Unione europea senza una necessaria, sufficiente solidarietà degli altri Paesi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica – ALA per la costituente libera e popolare – MAIE, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori). Quindi sono convinto che interpreterò il sentimento comune al Parlamento quando discuteremo di questa riforma, delle cosiddette regole di Dublino che riguardano l'accoglienza e quando ci confronteremo con posizioni che, a mio parere, non sono accettabili.

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(Dichiarazioni di voto) (Vedi RS)

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(Dichiarazioni di voto)

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  Intervengono per dichiarazione di voto i deputati LELLO DI GIOIA (Misto-M.PPA-Mod) (Vedi RS), PIA ELDA LOCATELLI (Misto-PSI-PLI) (Vedi RS), ROCCO BUTTIGLIONE (Misto-UDC) (Vedi RS), RENATA BUENO (Misto-USEI-IDEA) (Vedi RS), RUDI FRANCO MARGUERETTAZ (Misto-Min.Ling.) (Vedi RS), LUCA PASTORINO (Misto-AL-P) (Vedi RS), DANIELE CAPEZZONE (Misto-CR) (Vedi RS), GIORGIA MELONI (FdI-AN) (Vedi RS), LORENZO DELLAI (DeS-CD) (Vedi RS), ENRICO ZANETTI (SC-ALA CLP-MAIE) (Vedi RS), GIOVANNI MONCHIERO (CI) (Vedi RS), MASSIMILIANO FEDRIGA (LNA) (Vedi RS), MAURIZIO LUPI (AP-NCD-CpI) (Vedi RS), ARTURO SCOTTO (SI-SEL) (Vedi RS), RENATO BRUNETTA (FI-PdL) (Vedi RS), GIULIA GRILLO (M5S) (Vedi RS) e ETTORE ROSATO (PD) (Vedi RS).

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  LELLO DI GIOIA. Grazie signora Presidente.
  Signor Presidente del Consiglio, la rapidità con cui si è risolta questa crisi dimostra che la maggioranza, quella passata e quella attuale, identica, ha la grande volontà di riprendere il cammino delle riforme, il cammino del rilancio economico e sociale, un cammino interrotto sicuramente dal referendum del 4 dicembre, referendum che noi non vogliamo affatto sottovalutare. Abbiamo capito chiaramente che la maggior parte di questo 60 per cento è formato da gente, da cittadini, da giovani, che hanno la necessità di spingere questa maggioranza ad effettuare riforme, richieste di lavoro come giustamente lei sottolineava qualche secondo fa, richieste di un'aspettativa di vita diversa, richiesta di avere soprattutto la certezza di un proprio futuro.@pagina=0080@
  L'ho detto nelle dichiarazioni nella discussione generale, apprezziamo notevolmente il fatto che lei abbia creato il Ministero per il Mezzogiorno. Il Mezzogiorno è una grande risorsa per il Paese, è una risorsa importante per fare in modo che si metta in evidenza e soprattutto si metta in moto il veicolo dello sviluppo, della crescita del nostro Paese. Noi siamo convinti che lei sarà ed è un Premier autorevole; l'abbiamo capito dalle sue dichiarazioni e le sue conclusioni quest'oggi ce l'hanno confermato.

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  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie signora Presidente.
  Signor Presidente del Consiglio, avevamo indicato al Presidente della Repubblica la necessità di una figura dal profilo internazionale e lei, per la sua storia di serio professionista della politica, per la sua esperienza di livello internazionale, per il suo stile che, senza dubbio, rappresenta un elemento di discontinuità con il passato più recente, è persona che ci rassicura.
  Avevamo fatto presente al Presidente della Repubblica anche la necessità, in questo difficile passaggio, di una responsabilità corale e lo abbiamo chiesto per il Paese, ma questo non ha trovato consenso tra le forze politiche. Noi socialisti ribadiamo la necessità di continuare a perseguire questo obiettivo, in particolare nel momento in cui saremo chiamati a definire la nuova legge elettorale e l'armonizzazione delle leggi per eleggere Camera e Senato. Bisogna creare le condizioni perché le regole del gioco siano stabilite con il @pagina=0081@consenso il più largo possibile, e senza azioni di forza. Noi socialisti abbiamo avanzato una proposta che si pone l'obiettivo, in tema elettorale, di contemperare rappresentatività e governabilità ed insieme consentire a cittadini e cittadine di scegliere in modo diretto e consapevole i rappresentanti parlamentari, la mettiamo a disposizione.
  Delle urgenze più impellenti abbiamo già detto nel dibattito: in primis la lotta alla povertà estrema cui aggiungiamo anche quella da lei indicata come prima priorità, gli interventi nelle zone colpite dal terremoto. Per gli appuntamenti internazionali, condividiamo quanto da lei illustrato, non aggiungiamo altro, anche per avere qualche secondo per esprimere un po’ di delusione, un po’ di delusione, che credo di potermi consentire anche per un rapporto di lealtà che sento nei suoi confronti.
  Come le avevamo detto nell'incontro che lei ha voluto con i gruppi parlamentari, abbiamo sperato che il suo Governo tornasse all'applicazione del principio paritario nella sua composizione, invece le figure femminili, che sono di grande competenza e che noi apprezziamo, sono rimaste al di sotto della soglia di un terzo, che è considerata la soglia minima perché la voce femminile abbia il peso che merita. Ne siamo dispiaciuti e ci auguriamo che lei ponga rimedio a questo squilibrio, perché tale è, nel completamento della squadra di Governo. La componente socialista voterà comunque la fiducia. Grazie.

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  ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, il Presidente della Repubblica è riuscito ad evitare una crisi politica e probabilmente anche economica senza via d'uscita, ed ha varato la nascita di un nuovo Governo. È stato sconfitto chi voleva andare immediatamente a nuove elezioni per cercare una rivincita sul risultato del referendum, per questo, l'UDC faciliterà con il suo voto la nascita del nuovo Esecutivo. Siamo invece delusi della composizione di questo Governo e anche dalle dichiarazioni iniziali del Capo del Governo. Esse non hanno elementi di discontinuità con l'Esecutivo precedente e non mostrano un serio tentativo di intendere le ragioni del «no», che anche l'UDC ha rappresentato nel corso della campagna referendaria.
  Il voto ha evidenziato il disagio sociale profondo di un ceto medio impoverito, la situazione drammatica del Mezzogiorno, la crescita del numero dei poveri, degli emarginati, di quelli che guardano al futuro con preoccupazione, con rabbia e senza speranza. Sembra che ormai l'unico ad ascoltare questa parte dimenticata ed emarginata del Paese sia Papa Francesco. Di questo Esecutivo non facciamo parte e non intendiamo farne parte nel futuro; ci tiriamo fuori dal mercato dei sottosegretari che è in pieno corso di svolgimento. Abbiamo l'impressione che questo Esecutivo nasca sotto tutela e con l'intenzione di portarci rapidamente a una nuova prova di forza per ribaltare il risultato del referendum. Speriamo che da tale tutela lei, signor Presidente, sappia liberarsi. La aspettiamo sui singoli provvedimenti, è lì che dovrà effettivamente conquistare la nostra fiducia. Il Paese ha rigettato la cultura del maggioritario, adesso ha bisogno di ritrovare le grandi tradizioni politiche che hanno alimentato la sua vita nel passato. Ha bisogno di ritrovare la cultura della mediazione di Aldo Moro e dei democratici cristiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC)

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  RENATA BUENO. Presidente, caro Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, cari Ministri, l'Italia è un Paese costituzionalmente composto da cittadini, non soltanto i 60 milioni nel territorio italiano ma altri 60 milioni sparsi nel mondo; di questi, più di 4 milioni con diritto al voto, rappresentati da 12 eccellenti deputati in questa casa. Però non siamo solo voti, Presidente, siamo cittadini di serie A. Mi dispiace perché nella campagna referendaria abbiamo visto una grande polemica sul voto dei cittadini all'estero. Piuttosto, è brutto sentire un tale D'Alema che dice: gli italiani all'estero non pagano le tasse e non devono opinare sulla Costituzione. Voglio dire a questo signore e a tutti che ci ascoltano che noi siamo italiani come tutti gli altri e non costiamo nemmeno 1 euro a questo Stato, ma siamo, sì, i più grandi collaboratori di questo Paese nel mondo. Perciò, Presidente, voglio qui confermare le mie parole rilasciate al Presidente Mattarella nelle consultazioni: registrare la nostra partecipazione in questo momento politico. Il Governo Renzi ha dato una grandissima attenzione agli italiani all'estero, e vogliamo dire che la visione degli italiani all'estero verso l'Italia è veramente bella. Abbiamo dato il voto «sì» con grande valore a questo Paese, in questo senso vogliamo ancora appoggiare questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Unione Sudamericana Emigrati Italiani).

PAGINA: 0083

  RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Presidente, signor Presidente del Consiglio, i deputati delle minoranze linguistiche del Trentino Alto Adige e della Valle d'Aosta hanno condiviso il richiamo del Presidente dalla Repubblica alla necessità di un sistema elettorale omogeneo per le Camere, in assenza del quale, a nostro giudizio, sarebbe da irresponsabili andare ad elezioni. Ne consegue il nostro sostegno ad un Governo che sia politico e soprattutto un Governo nella pienezza dei suoi poteri. Un Governo, come lei ha affermato, signor Presidente, che non per scelta ma per senso di responsabilità nasce nell'ambito dalla maggioranza che ha sostenuto il Governo precedente.
  Con la fiducia al Governo riceve un mandato pieno ad operare. Vi sono provvedimenti di riforma già all'esame del @pagina=0084@Parlamento che attendono; vi sono scadenze nazionali e internazionali che devono essere assolutamente affrontate con un ruolo ancor più importante e decisivo nell'ambito dell'Unione europea. Oggi alcune tra le forze di opposizione hanno annunciato che non saranno presenti in Aula per la fiducia al suo Governo, è una loro scelta, ovviamente, vi sono però responsabilità del Parlamento che secondo noi nessuna forza politica potrà eludere. Abbiamo sostenuto e ribadiamo come sia prerogativa delle Camere affrontare il punto cruciale della riforma elettorale. È del Parlamento la responsabilità di scrivere e di approvare una legge elettorale, un sistema elettorale chiaro e compatibile con il sistema bicamerale, che adesso, dopo l'esito del referendum, rimane così com’è.
  Il suo Governo, Presidente Gentiloni – vogliamo esserne convinti –, sarà per noi un interlocutore affidabile. Vi è un rapporto di collaborazione reale tra Governo e Autonomie, in continuità con il Governo precedente, che è possibile fare ulteriormente crescere mettendo mano alle questioni che rimangono sul tavolo della discussione. Per queste ragioni, signor Presidente del Consiglio, i deputati del nostro gruppo voteranno la fiducia al suo Governo. Buon lavoro, Presidente Gentiloni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PAGINA: 0084

  LUCA PASTORINO. Signora Presidente, invece, in discontinuità, io annuncio il voto contrario della componente che rappresento, quella di Alternativa Libera-Possibile. Lo facciamo convintamente, senza alzare i toni, perché non siamo abituati a farlo, ripercorrendo le parole dette, le promesse non mantenute, dopo aver ascoltato la composizione di questo nuovo Esecutivo, denominato da lei, signor Presidente, come Esecutivo di responsabilità. È un po’ anche vero, però non c’è soltanto la responsabilità costituzionale od ordinamentale, c’è anche la responsabilità verso i cittadini e le persone.
  In quest'Aula abbiamo sentito questa mattina parole di elogio al grande lavoro fatto dal Governo Renzi, ai grandi risultati, non abbiamo però udito una sola parola di ripensamento alle politiche fino ad oggi condotte. Non una parola @pagina=0085@su una doverosa, seria e responsabile – adesso sì – analisi del voto in termini di autocritica, di un minimo di autocritica. La realtà fuori da qui, signor Presidente, è un'altra, e la narrazione fatta questa mattina da parte sua e dal nuovo Governo è una narrazione completamente estranea alla narrazione della vita di tutti i giorni. L'esito del voto referendario, al di là del merito di una pessima riforma e del terrore disseminato nel corso della campagna elettorale dal Governo, ha messo in evidenza un messaggio molto chiaro, un messaggio che va al di là dell'antipolitica, sempre presa ad esempio quasi a voler giustificare o nascondere le mancanze o le carenze di un'azione di governo: è il messaggio dei cittadini, che hanno annunciato con voce tutto il loro malessere sociale, le disuguaglianze. È un messaggio che dice che la politica non si sta occupando delle cose che servono al Paese.
  Le emergenze del Paese sono la lotta contro la povertà e azioni concrete contro le disuguaglianze. L'abbiamo visto anche sui giornali di oggi: la povertà si è allargata a macchia d'olio e ha finito col mettere in ginocchio intere famiglie, ed è raddoppiata nell'arco degli ultimi dieci anni (più 141 per cento). Si tratta di famiglie che non hanno più i soldi per gli alimenti, per la casa, per nulla ! Questi sono i dati veri di oggi. Stamane, invece, abbiamo ascoltato soltanto elogi al Governo precedente e solo una breve parentesi, quasi conclusiva, a titolo di accenno, a iniziative rivolte – sono sue parole – alla parte disagiata della popolazione, facendo riferimento alla classe media. Ma la realtà è un'altra: responsabilità e aderenza alla realtà di tutti i giorni avrebbe dovuto voler dire comunque discontinuità non solo nel confronto pubblico, come da lei annunciato, ma nelle politiche e nelle persone che fino ad oggi hanno portato avanti politiche che si sono rivelate sbagliate a volte dannose.

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  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, come preannunciato da Raffaele Fitto, noi Conservatori e Riformisti non voteremo la fiducia a questo Governo, come non l'abbiamo mai votata al precedente. Da questi banchi non si grida, si cerca di ragionare. Per tre anni vi avevamo indicato una strada possibile (un taglio shock delle tasse, della spesa, del debito), ma l'avete respinta. Avete preferito gli «zero virgola» e gli 80 euro e oggi l'Italia contende a Grecia e Finlandia la maglia nera della crescita europea. Vi avevamo proposto una grande rinegoziazione in Europa, ma avete preferito le sceneggiate di Renzi dopo i vertici, che mascheravano un sistematico inchino a Berlino e a Bruxelles durante i vertici. Vi avevamo proposto iniziative di mercato serie ed efficaci sulle banche; avete preferito le bugie e alcuni inutili cerotti che ora saltano ad uno ad uno. Anche sulle riforme c'eravamo mossi nel merito. Il nostro «no» era andato da lì, diversamente da altri. Vi avevamo proposto il presidenzialismo, l'abolizione secca del Senato, un tetto fiscale in Costituzione: avete rifiutato tutto.
  Oggi – lo diciamo con rispetto personale per il Presidente del Consiglio – vi ripresentate qui come se nulla fosse accaduto, anzi premiando chi è stato punito dagli elettori. Il 60 per cento degli italiani ha bocciato la tua riforma ? Diventi sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio. La Consulta ha bocciato la tua riforma della pubblica amministrazione ? Ti rifanno Ministra della pubblica amministrazione. Sarà interessante sentirvi parlare di meritocrazia in futuro. Lo diciamo senza asprezza anche a persone molto giovani: volevate prendere il potere, ma per il momento è il potere che ha preso voi. Dicevate: «Ce ne andremo, lasceremo la politica» e, invece, siete ancora lì, imbullonati. Politicamente nel PD c’è un doppio e opposto calcolo di palazzo. Da una parte, vi è il calcolo di Renzi: avere un Governo amico – lui spera che sia a tempo –, mantenere un controllo sudamericano della RAI, fare il piano delle nomine pubbliche e poi ripresentarsi. Dall'altra parte, vi è il calcolo opposto, quello degli antirenziani del PD, che dicono: «Intanto si parte, poi piano piano @pagina=0088@cucineremo Renzi. Palla lunga e pedalare». Sono due calcoli di palazzo opposti degni del 1979 o del 1981.
  Avete solo dimenticato un dettaglio: il Paese reale, un ceto medio impaurito, impoverito, giustamente arrabbiato, che trasformerà ogni elezione in un'occasione di vendetta. La cosa più importante oggi è guardare fuori e capire cosa accade nell'Italia, nella grande periferia in cui siamo immersi.
  Se così tanti cittadini dicono: «Siete un altro Governo non eletto dal popolo», vi servirà a poco fargli la lezioncina, con il ditino alzato, sugli articoli 92 e 94 della Costituzione. Pensateci, oppure sarete proprio voi i migliori testimonial della rabbia e della protesta. Per queste ragioni, non avete e non avrete la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

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  GIORGIA MELONI. Presidente, sono l'unica che si chiama «il deputato» ?

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  LORENZO DELLAI. Signora Presidente, Presidente del Consiglio, al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, verso il quale rinnoviamo la nostra deferente stima, il gruppo Democrazia Solidale Centro Democratico ha assicurato piena disponibilità a sostenere un nuovo Governo. Lo confermiamo in questa sede, come già hanno detto i colleghi Tabacci e Santerini, nessun Ministro è espressione della nostra area politica e parlamentare, noi rispettiamo questa decisione, evidentemente legata a logiche che ci vedono estranei. Ciò nondimeno sosteniamo con convinzione lo sforzo, l'unico possibile, per una responsabile transizione al voto, il quale avverrà, secondo Costituzione, quando il Presidente della Repubblica riterrà doveroso sciogliere le Camere. E ci impegniamo a dare il nostro leale e libero contributo anche in questa fase finale della legislatura, come abbiamo lealmente fatto con i Governi presieduti da Enrico Letta e da Matteo Renzi, ai quali va il nostro sincero ringraziamento. Abbiamo condiviso il discorso programmatico del Presidente, ispirato a onestà intellettuale e chiarezza e condividiamo, anche, la giusta rivendicazione di ciò che è stato fatto in questi tre anni. Al Governo, ora, compete assicurare il pieno presidio politico e istituzionale delle questioni sociali, economiche e bancarie emerse col loro preoccupante carico di urgenza, nonché dei passaggi europei e internazionali. Apprezziamo che il Presidente abbia riconosciuto come centrale il tema della legge elettorale per la Camera e il Senato e, soprattutto, condividiamo che il Governo accompagni e non pretenda di guidare una discussione che deve vedere il Parlamento nella sua sovranità. Auspichiamo che su questo terreno si realizzino convergenze oltre i confini della maggioranza di governo; abbiamo colto segnali pur cauti di disponibilità da Forza Italia e anche da sinistra e noi non ci associamo alle previsioni di chi fa il gufo sulla capacità del Parlamento di assumere decisioni su questo punto in tempi ragionevoli. Confidiamo che la pacata e sobria determinazione del Presidente del Consiglio associata con quella del Presidente della Repubblica possa smentire nei fatti le dietrologie più gettonate sulla nascita di questo Governo. Se fossero vere, queste dietrologie, esse darebbero conferma di una visione della politica che confonde la rappresentanza con la rappresentazione e trasforma la contesa politica in una partita a @pagina=0095@poker. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, le difficoltà che l'Italia vive hanno radici lontane, sarebbe ingeneroso addebitarle al protagonista principale di questa ultima fase politica, non meno di quanto sarebbe arbitrario sostenere che il mondo è iniziato con lui. Paese di passioni forti e istituzioni fragili, così, Aldo Moro, con penetrante lucidità, definiva il nostro Paese.

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  ENRICO ZANETTI. Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, Scelta Civica e ALA condividono assolutamente l'opportunità della formazione di un Governo che accompagni il Parlamento mentre elabora una legge elettorale omogenea per le due Camere, che restano – consentitemi di aggiungere purtroppo – chiamate entrambe a dare la fiducia al Governo, con la speranza, posto che la certezza non può esservi, ma almeno la speranza che si possano così avere maggioranze omogenee e quanto meno evitare la certezza che così non sia, riportando il Paese nella migliore delle ipotesi all'inizio di questa legislatura, invero molto molto sfortunata e auspicabilmente da non veder ripetere. Allo stesso modo, mentre accompagna il Parlamento in questa fondamentale attività, è chiaro che serve un Governo in grado di garantire stabilità e di garantire risposte sul fronte delle principali emergenze, che lei ha ricordato nel suo discorso, così come la rappresentanza negli appuntamenti internazionali. Proprio per questo, Scelta Civica e ALA, già in sede di consultazioni presso il Quirinale, davanti al Capo dello Stato, hanno dato la loro disponibilità a partecipare a quella che non sarà certamente una scampagnata piena di onori nel lungo periodo, ma sicuramente un periodo di transizione complesso, auspicabilmente breve – non un giorno di meno con inutili frette, ma nemmeno un giorno di più del necessario – e con varie decisioni complesse da assumere. Una disponibilità, peraltro, richiesta e auspicata da tutte le forze politiche che fossero state disponibili ed assumersela, ed è fisiologico che il nostro gruppo parlamentare, così come quello del Senato – nati dalla confluenza e dalla convergenza di due forze, l'una, Scelta Civica, da sempre nella maggioranza anche del precedente Esecutivo, l'altra, ALA, non in maggioranza ma sempre vicina nei passaggi più delicati delle riforme a sostegno dell'azione riformatrice del Governo Renzi – accogliessero per l'appunto questo appello. Era, sostanzialmente, qualcosa di naturale, anche nella consapevolezza @pagina=0099@che molti altri, in modo strumentale, lo avrebbero rigettato. Abbiamo, però, preso atto, dalla formazione del suo Governo, di una scelta invero peculiare e che francamente non capiamo, perché, anziché avere scelte tese ad aumentare il perimetro di maggioranza, o quantomeno a confermarlo, abbiamo invece avuto, come aumento, l'aumento dei dicasteri, nella conferma per il resto di uno schema precedente su due forze politiche, con l'esclusione quindi di una piattaforma parlamentare importante, che si era resa disponibile e che, come ricordavo già prima, aveva dato contributi direttie indiretti, e importanti, all'azione di Governo.

PAGINA: 0101

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio, io potrei dire che noi ci siamo detti tutto ieri mattina e dato che non avevamo chiesto nulla, non abbiamo nulla da pretendere, ma una dichiarazione di voto di fiducia è una dichiarazione che si fa per il pubblico, per i cittadini, per quest'Aula e quindi ho il dovere di chiarire le ragioni del nostro voto favorevole alla nascita del suo Governo. Noi eravamo andati dal Presidente della Repubblica chiedendogli di adoperarsi per la nascita di un nuovo Governo, per la semplice ragione che il Paese non può stare senza Governo e poi per una ragione più contingente: che noi non crediamo che si possa andare alle elezioni in un momento come questo, con una legge elettorale qualsiasi, né con una legge elettorale votata nella notte di Natale o in quella di Capodanno, a colpi di maggioranza.
  Abbiamo detto al Presidente della Repubblica e abbiamo ripetuto a lei, signor Presidente del Consiglio, che noi auspicavamo che sulla legge elettorale si costruisce un consenso, consenso che oggi non c’è e che per essere costruito richiede @pagina=0102@un minimo di tempo, ma richiede anche la volontà di non ripetere gli errori del passato e per non ripetere gli errori del passato, noi crediamo che la sua persona sia una persona che ci dà sufficiente fiducia. Lei, nel suo sobrio intervento di stamane e nella sua moderatissima e corretta replica di oggi pomeriggio, ha accennato ad alcuni punti programmatici, altri punti su cui è urgente l'esigenza di un Governo, sui quali lei con poche parole ha annunciato quale sarà la sua posizione.
  Noi crediamo che sia auspicabile che mentre il Parlamento è impegnato a costruire una legge elettorale degna di questo Paese, una legge elettorale che possa durare più della durata di una singola maggioranza, una legge elettorale che vada bene per qualche decennio. È ora di finirla – naturalmente lo ripeteremo, questo concetto, quando si parlerà di questo, ma è ora di finirla – con maggioranze che si costruiscono una legge elettorale fatta a propria misura e poi vengono anche qui a dare lezioni di democrazia. La democrazia nasce dal fatto che sulle regole fondamentali, la Costituzione in primis e la legge elettorale subito dopo, ci debba essere una condivisione. Pero giocare a calcio, tutti applichiamo il medesimo regolamento. Se ognuno si fa un regolamento che va bene per sé, la partita dura poco. Per tornare però al tema di fondo di questo Governo, ripeto, di cui noi riteniamo l'assoluta necessità, signor Presidente, io devo anche esprimerle qui da un lato un piccolo compiacimento: noi abbiamo apprezzato l'istituzione del Ministero dello sport e anche di quello per il Mezzogiorno, erano due problematiche importantissime e ingiustamente dimenticate da qualche tempo, che credo lei abbia fatto bene a colmare; al tempo stesso però, poiché ieri le avevamo chiesto di segnare una discontinuità che fosse in linea con la sua persona, con il suo modo di essere, noi non possiamo non sottolineare come il Governo che lei ha presentato sia troppo simile a quello precedente. Lo consideriamo un limite, signor Presidente, e glielo diciamo con franchezza oggi. Avremmo potuto evitare questo argomento, ma dato che amiamo parlare chiaro e dire ciò che ci piace e ciò che non ci piace, noi le diciamo con fermezza e con serenità che avremmo preferito un Governo che fosse più diverso rispetto @pagina=0103@a quello precedente: date le circostanze, avrebbe certamente aiutato a costruire quel clima di concordia in questa Aula a cui mi riferivo prima.
  Voglio concludere questo breve intervento, perché rispetto a questo non ho molte altre cose da dire e nulla da rivendicare, citando l'ultima parte del suo intervento, signor Presidente, in cui lei ha fatto presente che è necessario un ritorno alla serietà nella forma. Lei a sua volta citava il vicepresidente di questa Assemblea, Vandelli, che aveva fatto evidentemente un intervento non ascoltato, ma che evidentemente aveva fatto un richiamo a questa esigenza fondamentale. Ebbene, signor Presidente, questa è davvero un'esigenza fondamentale: la serietà nella forma non è condizione sufficiente per un buon Governo, ma è condizione necessaria. Noi veniamo da decenni in cui si è dimenticata la serietà nella forma; poiché lei anche nella figura, nel suo modo di parlare, nel suo modo di essere, rappresenta la serietà della forma, questo è un elemento in più per votare con convinzione la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Applausi Civici e Innovatori).

PAGINA: 0103

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Oggi la Camera è chiamata a votare la fiducia al Governo Renzi-bis, una fotocopia dell'Esecutivo precedente, dove sotto la maschera del Presidente Gentiloni si nasconde la piovra renziana, che con i suoi tentacoli mira alla gestione del potere e delle poltrone indipendentemente dalla volontà popolare, quella volontà espressa chiaramente e con grande partecipazione il 4 dicembre scorso.

PAGINA: 0106

  MAURIZIO LUPI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, sono due le ragioni per cui il gruppo di Area Popolare-Nuovo Centrodestra centristi per l'Italia voteranno sì alla fiducia
che lei ha chiesto a questo Parlamento. La prima ragione sta nella premessa e nella prima parte del suo discorso, quando ha parlato di continuità nell'azione legislativa. E per noi la continuità nell'azione legislativa significa rispondere alla domanda, una domanda semplice, che anche chi è qui in Parlamento e chi sta seguendo il nostro dibattito si pone: è stato utile, ha dato risultati concreti, è servita quell'azione di responsabilità, che nel novembre del 2013 ha visto, non solo la nascita del nostro gruppo parlamentare e della nostra forza politica, ma l'assunzione di responsabilità da parte di molti e @pagina=0107@di tanti, per portare fuori questo Paese dalla crisi economica e da un’impasse istituzionale che aveva preso tutte le istituzioni ?
  La prima ragione sta sempre nel rispondere a questa domanda. Ci siamo assunti una responsabilità, l'abbiamo fatto con la coscienza della diversità delle nostre identità, della nostra proposta politica, e con il coraggio delle nostre azioni e delle nostre storie. In questi tre anni c’è stato qualche risultato, qualche risposta, qualche corrispondenza a questa azione di responsabilità, non per noi, non per il nostro risultato o per il nostro consenso, ma per l'interesse, neanche del Paese, ma dei milioni di cittadini, dei milioni di famiglie e delle migliaia e dei milioni di imprese ? È accaduto qualcosa ? Ha avuto un risultato concreto ? Ecco, la prima ragione sta nella continuità nel rivendicare, non con orgoglio, ma con serietà, i risultati concreti e la responsabilità di un'azione che ha prodotto qualcosa. Per noi ci sono, ma lo ridiciamo, perché non è solo la memoria, ma è innanzitutto la coscienza di un lavoro, di un risultato e anche del tanto lavoro e dei tanti risultati ancora che si dovranno fare.
  Ci sono nomi che sono entrati nella memoria e nel dibattito in questi anni dei cittadini, ma che dicono concretamente che cosa si è fatto. Jobs act: parolaccia inglese, ma 588 mila posti di lavoro in più. Sono ragioni concrete, sono uomini, donne, persone, a cui non abbiamo dato una risposta, ma abbiamo permesso di avere un po’ più di dignità nell'azione comune, nel dare la possibilità a chi dà lavoro, cioè alle imprese, di giocare la loro partita. Sono sufficienti ? No, c’è da lavorare ancora. Fino a che c’è un disoccupato nel nostro Paese, dobbiamo rimboccarci le maniche e fare e dare risposta alla dignità della persona e dell'uomo.
  Riduzione della pressione fiscale. Da anni è stata la nostra battaglia, è la battaglia costitutiva di un centrodestra di forza moderata, che dice: non è possibile la pressione fiscale che esiste in questo Paese. In questi tre anni, qualcosa è accaduto ? Cosa si è fatto ? L'IMU, bene o male, è stata eliminata, piaccia o non piaccia.

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  ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Noi pensiamo, signor Presidente Gentiloni, che lei sia una persona seria, pacata e sincera. Lei ha detto che siede sui banchi del Governo perché ha riconosciuto una sconfitta. Avrebbe dovuto aggiungere un'altra frase per completezza: la Costituzione si è mostrata ancora una volta più forte di chi ha provato a trasformare il referendum del 4 dicembre in un plebiscito. Infatti questo Paese ha riconosciuto nella Carta, nelle sue radici democratiche e antifasciste, l'ultimo strumento di coesione nazionale dopo dieci anni di crisi sociale e di delegittimazione continua delle istituzioni nate dalla Resistenza. Oggi ActionAid ci racconta una fotografia completamente diversa rispetto a quella che lei ha descritto: radiografa una questione sociale gigantesca.

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  RENATO BRUNETTA. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente Gentiloni, la ringrazio per il tono che lei ha utilizzato in quest'Aula e il suo fair play, sinceramente non eravamo più abituati e questo è certamente un bene, rispetto merita rispetto. Nondimeno, signor Presidente, sento un grande malessere in quest'Aula, sento un grande malessere in quest'Aula e nel Paese, un grande malessere per lo stato della nostra democrazia.@pagina=0115@
  Mi consenta una riflessione. Nel 2013 il PD, il suo partito, ottenne il 25,43 per cento dei voti, il Movimento di Grillo il 25,56.

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  GIULIA GRILLO. Presidente, siamo qui, ora, in quest'Aula, perché vogliamo dirvi quello che tanti cittadini vorrebbero dirvi ma non possono. Portiamo la loro voce, ancora di più dopo aver tastato il Paese nella sua cruda realtà, dopo avere visto un'onda popolare spazzare via la narrazione di un successo e l'arroganza del potere. Un potere schiaffato in faccia spudoratamente, un potere che trasmette chiaramente l'idea che i cittadini non contano nulla, che le decisioni viaggiano sopra la loro testa, che non li riguardano, che devono anzi astenersi dall'occuparsi della cosa pubblica.
  Presidente, complimenti, è già riuscito nell'impresa da record di replicare immediatamente quella stessa arroganza. Oggi si presenta in Parlamento per chiedere la fiducia: scusi, ma la fiducia a chi ? La fiducia al Ministro Alfano, per la scriteriata gestione del caso Shalabayeva, con cui ha restituito due persone, fra cui una bambina, al regime dittatoriale che li perseguitava, o per la brillante gestione degli ultrà del Feyenoord, che hanno messo Roma a ferro e fuoco ?
  La fiducia al Ministro Madia, perché la Corte Costituzionale ha bocciato la sua riforma della pubblica amministrazione ? E dove l'avete riconfermata ? Naturalmente alla pubblica amministrazione. La fiducia al Ministro Padoan, per i risultati ottenuti nel crollo della ricchezza finanziaria degli italiani, per il calo di decine di miliardi dei depositi bancari ? O la fiducia al Ministro Lorenzin, per cosa ? Per la campagna sul Fertility day, con cui invitava le donne italiane a fare figli sapendo bene che non hanno né lavoro, né stipendi adeguati, né tantomeno un'organizzazione sociale che permetta loro di usufruire di asili pubblici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? A proposito di voucher, chiedete la fiducia anche sul Ministro Poletti ? Certo, a lui non poteva non andare un premio, dopo i mirabolanti risultati raggiunti dal Jobs Act: la disoccupazione giovanile con punte, al Sud, del 60 per cento e la disoccupazione generale all'11,6 per cento.

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  ETTORE ROSATO. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, questa è una crisi particolare, singolare. Non si ricorda una crisi in cui il Presidente del Consiglio si dimette avendo la fiducia di Camera e Senato, una fiducia ampia, conseguita con l'approvazione e sull'approvazione della legge di bilancio. Ma è una crisi generata da dimissioni che sono portate dalla coerenza, manifestata durante la campagna elettorale, di un Presidente del Consiglio che ha detto: «Questa riforma costituzionale è al centro dell'attività di questa legislatura». Lo è stata dal primo giorno di questa legislatura. Lo è stata quando è nato il primo Governo. Lo è stata quando è nato il Governo Renzi. Per coerenza il Presidente del Consiglio si è dimesso. Lo ha fatto nel rispetto delle istituzioni, lo ha fatto nel rispetto dei cittadini, lo ha fatto per rispetto dei suoi gruppi parlamentari. Non l'ha fatto, come abbiamo visto stanotte, di nascosto, con un video, così come è stato dimesso un assessore di Roma, con quel del sistema vergognoso di nascondere le cose, senza assumersi la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo ha fatto in diretta televisiva, dicendolo agli italiani.
  Questo non è il Governo che noi volevamo, lo sa benissimo Paolo Gentiloni, a cui ci lega un rapporto di stima da parte di tutto questo gruppo. Noi avevamo un'altra proposta politica, siamo andati a dirlo al Presidente Mattarella: abbiamo chiesto @pagina=0122@che ognuno si assuma le sue responsabilità in questa fase, una fase che deve guidarci al voto, abbiamo chiesto a tutti i gruppi politici di costruire un Governo insieme. Questo non è stato possibile, naturalmente, perché c’è stata un'assenza di responsabilità da parte dei gruppi di opposizione. È un'assenza di responsabilità che abbiamo ascoltato anche oggi. Abbiamo sentito perfino una lezione da Forza Italia sull'occupazione degli spazi televisivi – è stato bellissimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) – oppure sulla divisione del Paese – è stato fantastico – da parte di chi questo Paese l'ha diviso per vent'anni. Noi abbiamo proposto un Governo di responsabilità perché pensiamo che ci debba essere un'assunzione di responsabilità da parte delle forze politiche. Non è stato possibile. Ci siamo assunti noi la responsabilità. Lo ha fatto il Presidente Mattarella, a cui va il nostro ringraziamento per la gestione della crisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) con una rapidità straordinaria e con un senso delle istituzioni che noi abbiamo molto apprezzato e a cui ci siamo sempre rimessi.
  Presidente Gentiloni, lei avrà da parte del nostro gruppo una fiducia ampia, solida, motivata anche dalle ragioni che oggi ha espresso nelle sue linee programmatiche, con cui ha dichiarato le priorità e ha parlato delle emergenze di questo Paese, con cui ha spiegato che noi lavoriamo giorno dopo giorno. Peraltro, questo Governo non è a caso un Governo che parla, per molti aspetti, di continuità nelle persone che stanno alla guida dei diversi Dicasteri. Non è un caso, c’è un motivo politico ed è quello di poter essere operativi da subito, è quello di non essere un Governo che ha un orizzonte di legislatura. È un Governo che deve affrontare le cose e deve affrontarle con prontezza. Quindi, questa continuità è motivata nel rispetto del mandato che il Presidente della Repubblica ha dato. Così come anche le persone nuove che siedono al Governo con lei sono persone a cui va la nostra fiducia, a cui va il nostro ringraziamento. Siamo convinti che questi Ministri porteranno un'innovazione nei settori dove serve, porteranno un contributo utile al nostro lavoro.