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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (Vedi RS)

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PRESIDENZA DELVICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

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  La seduta comincia alle 10.

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Missioni. (Vedi RS)

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Missioni.

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  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che i deputati in missione sono ottantotto.

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  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Attaguile, Baretta, Battelli, Bellanova Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borghi, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Antimo Cesaro, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, De Rosa, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Fava, Fedriga, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni, Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Grillo, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Meta, Migliore, Miotto, Orlando, Pisicchio, Polverini, Portas, Rampelli, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, @pagina=0002@Rughetti, Sani, Sarti, Scalfarotto, Scanu, Tabacci, Valeria Valente, Velo e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

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Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare. (Vedi RS)

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Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

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  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica che il deputato Francesco Saverio Romano ha reso noto di essere stato eletto presidente del gruppo parlamentare Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia – MAIE in sostituzione del deputato Giulio Cesare Sottanelli, dimissionario.

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  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 11 novembre 2016, il deputato Francesco Saverio Romano ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare Scelta Civica verso i cittadini per l'Italia – MAIE ha proceduto in data 10 novembre 2016 alla sua elezione a presidente del gruppo in sostituzione del deputato Giulio Cesare Sottanelli, dimissionario.

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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili (A.C. 4110-A). (Vedi RS)

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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili (A.C. 4110-A) (ore 10,10).

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(Discussione sulle linee generali) (Vedi RS)

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(Discussione sulle linee generali – A.C. 4110-A)

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  PRESIDENTE (Vedi RS). Dichiara aperta la discussione sulle linee generali, della quale è stato chiesto l'ampliamento.

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  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.@pagina=0003@
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle, Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che le Commissioni V (Bilancio) e VI (Finanze) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la Commissione finanze, deputato Giovanni Sanga.

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  GIOVANNI SANGA (PD) (Vedi RS), Relatore per la maggioranza per la VI commissione. Svolge la relazione per la maggioranza sul disegno di legge in discussione per le parti rientranti nella competenza della VI commissione.

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  GIOVANNI SANGA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Grazie Presidente. Il decreto-legge prevede una serie di misure a favore dei contribuenti e dei cittadini che, come vedremo meglio in seguito, sono state potenziate in modo significativo nel corso dell'esame parlamentare. Colgo qui l'occasione per ringraziare tutte le parti politiche di aver partecipato attivamente alla discussione e di aver consentito l'approfondimento nel merito delle questioni, con l'obiettivo comune di migliorare il provvedimento.
  Lascio agli atti una relazione articolata, che tiene conto dei cambiamenti puntuali che sono stati apportati; mi limito in questa sede ad alcune considerazioni. Anzitutto, il decreto al nostro esame contribuisce in modo consistente alla manovra di bilancio in corso di attuazione, portando una dote iniziale di ben 4 miliardi e 260 milioni di euro per l'anno 2017. Tale dote nel corso dell'esame parlamentare è stata incrementata di 300 milioni di euro sempre per il 2017 e di 1 miliardo e 100 milioni di euro per l'anno 2018. Le maggiori entrate derivano da misure finalizzate a migliorare il rapporto tra lo Stato e il contribuente, attraverso un ruolo attribuito all'amministrazione fiscale che si sta evolvendo da mero ricevitore passivo di dichiarazioni fiscali, sottoposte a controlli successivi, a promotore della tax compliance dei contribuenti mediante l'acquisizione e la processabilità in tempo reale dalle informazioni riguardanti le transazioni commerciali e i connessi pagamenti operati dalle aziende. Tale approccio, avviato con la dichiarazione precompilata e introdotto lo scorso anno, si arricchisce ora con l'acquisizione periodica dei dati delle fatture, volti a consentire un'azione di confronto pre-dichiarativo improntato alla trasparenza, e con il nutrito pacchetto di semplificazioni fiscali, introdotto nel corso dell'esame parlamentare, @pagina=0004@che intende proprio promuovere una nuova stagione di rapporti con il fisco.

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  PAOLO TANCREDI (AP) (Vedi RS), Relatore per la maggioranza per la V commissione. Svolge la relazione per la maggioranza sul disegno di legge in discussione per le parti rientranti nella competenza della V commissione.

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  PAOLO TANCREDI, Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Grazie Presidente, pochi minuti intratterrò l'Aula per raccontare il lavoro del Commissioni riunite sulla parte dall'che va dall'articolo 8 all'articolo 15 del decreto, sicuramente meno importante, meno corposa diciamo, del decreto e del testo che abbiamo analizzato in questi giorni ma anche essa oggetto di importanti modifiche da parte delle Commissioni riunite che vorrei appunto in questi pochi minuti sintetizzare. All'articolo 8, per esempio, c’è una di quelle esigenze indifferibili e urgenti che davano proprio titolo alla seconda parte del decreto e che sono state appunto oggetto della parte bilancio del testo che è il rifinanziamento del Fondo dell'occupazione con il recupero importanti risorse, circa 600 milioni, che vengono dalla annualità 2016 e sono state riportare nel 2017; nel corso dei lavori delle Commissioni riunite si sono reperiti ulteriori 19 milioni, che vanno a finanziare appunto l'esigenza del Fondo dell'occupazione sul 2017. L'articolo 9 non è stato modificato dalle Commissioni riunite si tratta come è noto del finanziamento, anche questo urgente e indifferibile della missione in Libia per quanto riguarda i progetti Ippocrate e Unsmil legato alle Nazioni Unite.
  All'articolo 10, invece, c’è un finanziamento di ulteriori investimenti per il piano di Ferrovie dello Stato per le reti su ferro, per 320 milioni di euro sul 2016 e 400 milioni di euro sul 2018 del contratto di programma. Le Commissioni riunite hanno qui inserito una particolare attenzione che deve esserci, da parte del Ministero, rispetto all'utilizzo di queste risorse sui presidi per la sicurezza. Questa parte, forse, qualcuno potrebbe considerarla ridondante, in quanto già nel contratto di programma, che appunto si finanzia, c’è una particolare @pagina=0011@attenzione agli aspetti legati alla sicurezza e alle infrastrutture legate alla sicurezza, ma il testo inserito all'interno del decreto enfatizza, appunto, questo aspetto che sappiamo essere delicatissimo, anche alla luce degli incidenti avvenuti di recente.
  L'articolo 10-bis, inserito nel lavoro in Commissione, va a finanziare un'infrastruttura importante, la Saronno-Milano, anche essa un'infrastruttura ferroviaria, e all'articolo 11 c’è il molto discusso testo sul finanziamento, sull'aiuto di 600 milioni di euro alla regione Campania per il pagamento di debiti verso la società controllata EAV. Da questo punto di vista, la Commissione bilancio ha inserito l'obbligo per il MIT di una relazione annuale, questa è una novità; noi sappiamo che il contratto di programma con le Ferrovie è oggetto di parere delle Commissioni di Camera e Senato, ma si è voluto, con questa iniziativa, inserire una relazione del Ministero delle infrastrutture concentrata sulla criticità finanziaria delle società esercenti il trasporto pubblico locale, una criticità che non è solo della regione Campania e delle società della regione Campania, è una criticità che esiste sia nel settore ferro che nel settore gomma ed è assolutamente uno scoglio per una buona gestione delle risorse dedicate al trasporto pubblico locale, ma anche per l'auspicabile futuro ingresso nel mondo delle gare e della competitività del nostro settore trasporti. La Commissione ha anche inserito un testo in cui invita il MEF a fare attenzione alla localizzazione territoriale; parliamo, Presidente, di risorse che insistono sul Fondo di sviluppo e coesione e sappiamo che il Fondo di sviluppo e coesione, per come si è formato, ha dei vincoli, è una cornice di impiego territoriale che, appunto, nel testo del decreto, all'esito del lavoro delle Commissioni riunite, risulta enfatizzato rispetto agli impegni del Ministero. L'articolo 12, per me, è molto importante, introduce anche un regime nuovo del rapporto tra lo Stato e i comuni e premia con 500 euro a migrante quei comuni che hanno fatto nell'anno 2016 accoglienza. È un riconoscimento della disponibilità verso lo Stato, in un'emergenza in cui si trovano in questo momento lo Stato e il Paese, a comuni che si sono sacrificati per accogliere i migranti. A questi comuni, appunto, andrà un contributo che potrà essere utilizzato anche come spesa corrente di 500 euro per migrante accolto. Le Commissioni hanno introdotto anche delle specifiche @pagina=0012@deroghe al Patto di stabilità e ai vincoli finanziari a questi comuni, in particolare le stesse elasticità che vengono garantite ai comuni che si accorpano in unioni.

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  PIETRO LAFFRANCO (FI-PdL) (Vedi RS), Relatore di minoranza per la VI commissione. Svolge la relazione di minoranza sul disegno di legge in discussione per le parti rientranti nella competenza della VI commissione.

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  PIETRO LAFFRANCO, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Presidente, onorevoli, molti, colleghi, ci accingiamo ad affrontare in quest'Aula, dopo il lungo lavoro svolto in Commissione – e prendo l'occasione per ringraziare, se non altro della loro disponibilità e del loro impegno, @pagina=0014@i relatori per la maggioranza, oltre che i colleghi con cui abbiamo tentato di far notare le pecche, numerose, di questo decreto, che siedono all'opposizione –, l'ennesimo decreto che non avrebbe dovuto essere tale, che non avrebbe dovuto essere tale perché non ha in sé i requisiti di necessità e urgenza richiesti dalla Costituzione per l'emanazione di questo tipo di provvedimento. La verità è che il Governo, per non affrontare l'Aula parlamentare, ormai, utilizza solo lo strumento del decreto-legge e, poi, successivamente, immagino, lo vedremo, quello dell'apposizione della questione di fiducia. Si strozza il dibattito in Aula, perché si ha timore che le questioni vengano chiaramente alla luce, che i cittadini italiani, di cui ormai si fa assai volentieri a meno, perché non si chiamano più al voto e non si chiamano più alle forme di partecipazione popolare – siamo ormai al terzo Presidente del Consiglio in carica non eletto da nessuno, neppure indirettamente, come prevede ormai la prassi costituzionale italiana – e, quindi, si utilizza questo strumento. Pazienza, io fossi stato in chi di dovere non lo avrei firmato, ma pazienza. Pazienza però non c’è nell'analizzare i contenuti del decreto, perché questo decreto che essenzialmente contiene questioni di natura fiscale, ma poi ne contiene delle altre che rendono il provvedimento certamente né organico né omogeneo, ha ormai, come accade in questi ultimi mesi in maniera costante, un'unica finalità, da parte del Governo, anzi, chiedo scusa al Vice Ministro Casero qui presente, da parte del Presidente del Consiglio, il quale Presidente del Consiglio ha soltanto un obiettivo, quello di vincere il referendum del 4 dicembre e, quindi, ogni provvedimento che porta con sé discussioni, complicanze e quant'altro viene eliminato dall'agenda parlamentare, viceversa, vengono portate all'attenzione del Parlamento – anzi, vengono prima annunciate ai cittadini e, poi, portate all'attenzione del Parlamento – tutte quelle misure spot che ad avviso, secondo noi sbagliato, del Presidente del Consiglio potrebbero consentirgli di ottenere qualche consenso in più. Questo decreto non fa alcuna eccezione.
  Non si spiegherebbero diversamente, ad esempio, le misure contenute in un decreto fiscale – non si capisce che cosa c'entrino – a favore dei comuni alle prese con l'accoglienza dei @pagina=0015@migranti. A tal proposito, mi permetto di dire che quando si fa propaganda per il referendum parlando della riduzione delle spese sarebbe, certamente, più intelligente risparmiare su questo capitolo di bilancio, che ai cittadini italiani costa appena 4 – dico 4 – miliardi l'anno: parlo dell'accoglienza degli immigrati in Italia. Basterebbe rimandarne a casa qualcuno in più e hai voglia a risparmiare 48 milioni, come pare si risparmi da questa riforma, che tanto non entrerà in vigore. Si occupa, poi, del fondo di occupazione, del trasporto regionale, degli investimenti di Ferrovie dello Stato. Abbiamo visto anche degli strani emendamenti approvati su una strana tratta al nord delle Ferrovie, mi pare Milano-Saronno, una cosa del genere. Onestamente, non si capisce come sia stato possibile che la Milano-Saronno o qualcosa di questo genere rientrasse nel decreto fiscale: 16 milioni di «marchetta». Poi, qualcuno ce le dovrà spiegare queste cose, perché qua non funziona così.
  Dunque, la nostra contrarietà, la contrarietà del gruppo di Forza Italia, è stata innanzitutto una contrarietà all'impianto di questo decreto, che non doveva essere un decreto, che contiene norme di tutti i tipi e che ha l'unica finalità, come dicevo poc'anzi, di tentare di far guadagnare al Presidente del Consiglio qualche voto, cosa che, come dicevo prima, non avviene ormai più perché al Presidente del Consiglio non crede più nessuno. Questo decreto dovrebbe impiantare una sorta di riforma della riscossione, una sorta di rottamazione delle cartelle esattoriali, per cui si cerca di spiegare ai cittadini: guardate che noi vi facciamo pagare meno tasse, sostanzialmente, vi facciamo risparmiare (dopo averli massacrati). In realtà, la riforma della riscossione – scopriremo nel corso di questo intervento, almeno noi cercheremo di farlo scoprire ai colleghi che hanno la pazienza di ascoltarci, ma, soprattutto, a chi ha la pazienza di seguirci da casa – serve soltanto a far cassa. Cioè, va dato atto al Presidente del Consiglio che il suo è un imbroglio sottile: si fa credere che si diminuiscono le tasse, che si rottamano le cartelle, che si abolisce Equitalia, strizzando l'occhio agli elettori moderati, perché era un'antica proposta del centrodestra l'abolizione di Equitalia, in realtà, si istituisce un'agenzia per la riscossione che fa capo, addirittura, alla Presidenza del consiglio, la quale Presidenza ogni anno @pagina=0016@darà gli indirizzi. Praticamente, Renzi pensa di stabilire addirittura le linee guida della riscossione in Italia: ormai, basta che stabilisca anche chi sono gli arbitri delle partite di calcio e ha stabilito tutto. Quindi, in realtà, non solo si cerca di fare cassa, ma si istituisce un sistema ancora più pervasivo, invasivo, penetrante nei confronti dei contribuenti italiani. Quindi, è un imbroglio sottile: dobbiamo dire che il Presidente dei Consiglio è diventato, politicamente, un raffinato imbroglione. Ma ci siamo qua noi apposta per smascherare l'imbroglio. Agenzia per la riscossione con dei poteri formidabili, con dei poteri da «Grande fratello fiscale», con non soltanto dei meccanismi che, poi, noi metteremo in evidenza, ma anche con dei dati, da tabelle: dall'aumento dei pignoramenti si stimano 483 milioni di euro di maggiori entrate.

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  DANIELE PESCO (M5S) (Vedi RS), Relatore di minoranza per la VI commissione. Svolge la relazione di minoranza sul disegno di legge in discussione per le parti rientranti nella competenza della VI commissione.

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  DANIELE PESCO, Relatore di minoranza per la VI Commissione. Presidente, ci troviamo a discutere l'ennesimo decreto «macedonia» della maggioranza e del Governo. Dico della maggioranza perché sappiamo benissimo che le cose che arrivano dal Governo sono praticamente fatte in piena simbiosi con la maggioranza che sostiene questo Governo. Si tratta di un decreto incostituzionale, perché tratta argomenti diversissimi tra loro, e incostituzionale soprattutto perché, per l'ennesima volta, non viene rispettato l'articolo 3 della Costituzione, quello che sancisce che tutti i cittadini sono uguali. Perché ? Alla fine, anche in questo decreto, vi è disparità. E ve lo dico subito, lo si può citare tranquillamente sulla base di due articoli in discussione in questo decreto: uno è quello sulla voluntary disclosure, che viene praticamente rieditata e si dà la possibilità, anche a chi ne ha fatto uso l'anno scorso, di poter fare emerge i propri capitali pagando un pochino meno sanzioni e soprattutto non incappando nei reati penali per aver portato all'estero o aver imboscato in Italia dei patrimoni. Ebbene, queste persone potranno continuare a farlo come hanno fatto, continueranno a farlo per sempre, perché tanto sanno che prima o poi arriverà il classico condono – chiamiamolo così – col quale potranno a mettere apposto tutti i loro comportamenti scorretti nei confronti del fisco e degli altri cittadini italiani. Ma questo decreto è incostituzionale anche per un altro articolo, che crea molta differenza tra i vari cittadini, tra quelli che hanno avuto la possibilità di pagare le tasse e l'hanno fatto onestamente e @pagina=0023@coloro i quali invece le tasse non le hanno ancora pagate e si trovano quindi ad aver problemi con cartelle di Equitalia. Sappiamo benissimo che in questo momento ci sono tantissime famiglie che purtroppo in questa situazione economica generale del Paese non hanno risorse per poter adempiere a questi obblighi, a questi doveri, però vi sono anche tantissime persone che magari l'hanno fatto di loro spontanea volontà, il fatto di non pagare tasse, quindi si trovano a dover pagare cartelle che, guarda caso, con questo decreto del Governo potranno essere alleggerite di una bella fetta riferita alle sanzioni e alle more. Insomma, è un bel favore fatto dal Governo italiano, in questo momento, a poche settimane dal voto di una importante riforma costituzionale, che vedrà ridotti i diritti elettorali democratici dei cittadini italiani. Ebbene, per far votare «sì» a questa riforma il Governo e il Presidente del Consiglio dei ministri Renzi che cosa propongono ? Un bel condono per far felici tutti i cittadini italiani. Bene, siamo molto contenti di questo, ma, soprattutto, speriamo che, invece, i cittadini abbiano l'accortezza di andarsi a leggere la riforma costituzionale per capire le obbrobriosità che sono comprese in questa riforma. Ma andiamo avanti, perché non siamo qui a parlare del referendum costituzionale, ma di questo decreto. Si tratta di un decreto che era già articolato in diversi, molti articoli, che riguardavano molti argomenti diversi tra loro, ed è stato rimpinguato durante l'analisi in Commissione. Ad esempio, abbiamo trovato il testo di un emendamento, che è stato approvato, concernente procedure riferite alle tasse, in particolare sulle accise, e, se andate a leggerlo sul testo, è composto da dieci pagine di articolo, approvato come emendamento. Quindi, è una procedura abbastanza articolata, rispetto alla quale, magari, si sarebbe potuto discutere un pochino anche in Commissione finanze. In realtà, viene praticamente inserito tout court all'interno del testo di questo decreto. Insomma, non c’è sembrato abbastanza rispettoso nei confronti dei colleghi, che magari avrebbero voluto proporre alternative rispetto a questo problema. Ma andiamo avanti, veniamo alle cose più interessanti di questo decreto. Questa graditissima maggioranza che cosa fa ? Sempre per acquisire consenso elettorale, propone dei temi già portati avanti dalla minoranza e dal MoVimento 5 Stelle. Ebbene, uno di questi @pagina=0024@temi è proprio l'abolizione di Equitalia. Dobbiamo un pochino tornare al passato per parlare in modo completo di questo argomento, in quanto, ben più di due anni fa, il MoVimento 5 Stelle portò una proposta di legge in Aula per discutere proprio l'abolizione di Equitalia e l'internalizzazione del processo di riscossione nell'Agenzia delle entrate. Ebbene, l'arrogante supponenza della maggioranza fece in modo di bocciare con un solo emendamento tutto l'articolato di quella proposta di legge, come per dire: «A noi questa cosa non interessa; vi facciamo vedere quanto siamo spocchiosi e ve la bocciamo con un solo emendamento». Ci ricordiamo benissimo quei giorni perché per noi è stato un giorno tristissimo. Infatti, noi abbiamo portato la nostra proposta, volevamo condividerla con tutta l'Aula, volevamo che l'Aula la modificasse per arricchirla e, invece, quest'Aula, grazie a questa maggioranza così arrogante e spocchiosa, l'ha bocciata con un solo emendamento. Noi volevamo farlo per fare giustizia, per dare la possibilità agli italiani di avere un interlocutore onesto per la riscossione, ma soprattutto un ente pubblico, l'Agenzia delle entrate, ossia l'ente che in primis decide sulle tasse dei cittadini. Ebbene, questa maggioranza e questo Governo fanno il contrario di quello che facciamo noi: al posto di internalizzare, quindi di creare un unico vero ente che possa fare l'accertamento e la riscossione, fa finta di abolire Equitalia, gli cambia il nome e la natura giuridica e crea un altro ente. Poi dovremo capire bene se è ente pubblico o non pubblico, perché è un ente pubblico economico e sappiamo bene che ha molte particolarità che lo avvicinano molto a un ente privato. Ebbene, questo ente è un ente strumentale dell'Agenzia delle entrate, ma, comunque, è separato dall'Agenzia delle entrate. Equitalia, quindi, rimarrà come prima e, in più, la riscossione verrà gestita come prima. Vi sono 700 miliardi di non riscosso: sono le cartelle non riscosse da Equitalia. Questo cosa vuol dire ? Che fino a oggi la riscossione è stata svolta male e attuata male. Chi ci ha rimesso sono stati solo i poveri cittadini, quelli che hanno pochi soldi e poche risorse per difendersi e hanno dovuto vedersi pignorare la casa o l'auto senza poter intervenire. Logicamente 700 miliardi di non riscosso hanno un nome e un cognome: il nome è «grandi» e il cognome è «evasori». I grandi evasori sono stati lasciati @pagina=0025@in pace da Equitalia e dall'Agenzia delle entrate. Invece, i piccoli hanno dovuto soccombere, come al solito, rimettendoci le proprie risorse perché non sono economicamente in grado di difendersi e questa è veramente una gravissima vergogna. Questa situazione continuerà ancora, perché Equitalia non cambia, cambierà solo nome e praticamente – lo ripeto – la forma giuridica, ma tutto resterà come prima, a partire dal personale.

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  LUIGI CASERO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze (Vedi RS). Dichiara di riservarsi di intervenire nel prosieguo del dibattito.

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  LUIGI CASERO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, il Governo si riserva di intervenire.

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  Interviene nella discussione sulle linee generali i deputati EDOARDO FANUCCI (PD) (Vedi RS), cui rende precisazioni il PRESIDENTE (Vedi RS), intervengono quindi i deputati RAFFAELLO VIGNALI (AP) (Vedi RS), SEBASTIANO BARBANTI (PD) (Vedi RS), IGNAZIO ABRIGNANI (SCCI-MAIE) (Vedi RS), GIOVANNI PAGLIA (SI-SEL) (Vedi RS), LORENA MILANATO (FI-PdL) (Vedi RS), MAURO PILI (Misto) (Vedi RS).

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  EDOARDO FANUCCI. Presidente, in realtà avevo preparato una relazione di cui non farò menzione né riferimento: ritengo questa l'occasione per replicare ai colleghi di minoranza. Lascio le mie parole perché sarebbero non necessarie, vista la relazione da parte dei relatori di maggioranza a cui mi rifaccio: una esplicita relazione che fa menzione di tutti i vantaggi che porta questo decreto-legge.
  Tengo ad utilizzare i minuti che ho a disposizione, dicevo, per replicare a quanto esposto dai relatori di minoranza. In particolar modo voglio cominciare da Laffranco, quando attacca con forza e veemenza l'utilizzo del decreto-legge per trattare di materie che a suo avviso sarebbero estranee. Bene, voglio dirlo a Laffranco ma lo dico anche a Pesco, che ha utilizzato tale argomento nel suo intervento: c’è solo uno strumento per evitare questo tipo di interventi. È uno strumento @pagina=0033@che noi avremo tra pochi giorni ormai, la possibilità di intervenire con questo strumento, che è la riforma costituzionale: il 4 dicembre avremo l'occasione per dare una nuova centralità al Parlamento, un nuovo spazio anche per i provvedimenti di legge che questo Parlamento potrà affrontare con maggior certezza nei tempi e nelle modalità. L'abuso dei decreti-legge è una pratica che risale nel tempo: tutti i Governi hanno utilizzato questa tecnica, perché è il sistema istituzionale che lo determina. Noi abbiamo una possibilità per superarlo e la possibilità è data ai cittadini, con il 4 dicembre la riforma costituzionale ci consentirà di fare grandi passi in avanti in questo tempo e lo dico non perché qui, in questo decreto, utilizziamo strade diverse rispetto a quella che dobbiamo percorrere, ma perché Laffranco e Pesco hanno utilizzato il loro intervento per strumentalizzare il referendum costituzionale. In una occasione come questa, dove dobbiamo parlare del merito del provvedimento, lo ritengo inaccettabile e meritava quindi una risposta.
  Con riferimento ad altri interventi, ci sono state anche delle offese pesanti, in particolar modo nel primo di Laffranco, dove parla del Presidente del Consiglio come «un raffinato imbroglione», certamente non parole consoni a quest'Aula, dove dovremmo attenerci al merito delle questioni, alle polemiche – anche dure –, ma sui contenuti e non sulle barbare offese alle persone che non sono nemmeno qui in Aula per difendersi. Allora lo faccio io, utilizzando quello che in effetti ci è più consono, ovvero la forza della ragione, la forza delle semplificazioni contenute in questo decreto, a partire dall'abolizione degli studi di settore, l'abolizione dello spesometro, il superamento di Equitalia così come la conosciamo oggi, la rottamazione vera delle cartelle. Per replicare sia a Pesco che a Laffranco, mentre noi oggi discutiamo della bontà di questo provvedimento, in queste ore, in questi momenti, di fronte alle varie agenzie di Equitalia in giro per l'Italia, c’è la fila di persone che in assoluta buona fede si stanno informando, per poi ricorrere a questa procedura che oggi è aperta e che terminerà, il contribuente avrà la possibilità di accedervi fino al 23 gennaio 2017. Quelle istanze sono già on line e i cittadini vogliono poter usufruire di questa facoltà – non un obbligo, ma una facoltà –, che oggi c’è. In questi anni ne abbiamo @pagina=0034@sentito parlare, l'abbiamo sentita richiedere, e oggi questa possibilità è diventata realtà. In questo contesto, come si fa a parlar male di un provvedimento che consente di rottamare non il dovuto, perché il dovuto noi lo continuiamo a richiedere al contribuente, ma rottamare le sanzioni, rottamare gli interessi di mora. Abbiamo trasformato – lo abbiamo detto più volte – quelle cartelle in mostri; noi rendiamo più civili quelle cartelle, torniamo a valutare la buona fede del contribuente e lo facciamo partendo anche dall'umanità di chi vuole affrontare il fisco con un atteggiamento diverso, rispettando quello che nello Statuto del contribuente è già oggi previsto, la buona fede del contribuente, il rispetto anche delle parti, l'idea che ci possa essere un fisco davvero amico. Così come abbiamo fatto con le dichiarazioni precompilate, oggi ci sarà la possibilità di un dialogo costruttivo tra fisco e contribuente, dove vi sarà addirittura l'invio di una mail, di un sms, per ricordare di pagare le imposte; quindi non soltanto un intervento successivo, ma un intervento preventivo, tipico di chi vuole affrontare le questioni dal basso, per capire anche le ragioni delle difficoltà di chi, di fronte a una crisi come quella che abbiamo vissuto – in realtà non abbiamo ancora finito di vivere –, è stato costretto – costretto ! –, in alcuni casi, a non poter pagare. E oggi noi troviamo l'opportunità per rimetterlo in carreggiata e lo facciamo anche con la serenità di chi – approfitto di questa possibilità – ha sottoscritto e ha depositato in Parlamento una proposta di legge per aggiornare la legge «salva suicidi», per le vittime di questo sistema. Noi, da un lato, interveniamo con una legge, già oggi in vigore, che si definisce «salva suicidi», noi depositiamo una legge per favorire l'implementazione di questa norma, gli effetti dilatori di questa norma, e in alcuni casi remissoria, gli effetti che ci consentirebbero di vedere anche una parte di questo debito rimesso, e al tempo stesso attuiamo dei procedimenti concreti per favorire il contribuente. Lo facciamo, ad esempio, anche migliorando il testo in Commissione.

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  PRESIDENTE. Onorevole Fanucci, le devo una precisazione: chi presiede normalmente si trova nella difficile situazione di dover valutare se degli interventi e delle frasi che vengono pronunciate eccedono da un diritto che deve essere garantito a ciascuno, cioè di esprimere liberamente il proprio pensiero; nella fattispecie, il Presidente non è intervenuto sulla @pagina=0038@frase, a cui lei fa riferimento, dell'onorevole Laffranco perché era tutta dentro un ragionamento politico e «il raffinato imbroglione» che, diversamente sarebbe stata un'accusa personale nei confronti del Presidente del Consiglio, la Presidenza l'ha interpretata come una accusa politica dentro un ragionamento politico che riguardava una parte del provvedimento e non un'accusa personale. Diversamente, la Presidenza sarebbe intervenuta.
  È iscritto a parlare l'onorevole Pagano, che però non vedo in aula, quindi si intende che vi abbia rinunciato.
  È iscritto a parlare l'onorevole Vignali ne ha facoltà.

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  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie Presidente, come Area popolare diamo un giudizio molto positivo sia sul decreto 193 emanato dal Governo che sul lavoro fatto nelle Commissioni bilancio e finanze e ringraziamo per l'importante lavoro fatto i relatori Tancredi e Sanga e i vice ministri Casero, Morando e Zanetti che hanno seguito il provvedimento per il Governo.

PAGINA: 0041

  SEBASTIANO BARBANTI. Grazie, Presidente. Io penso che in quest'Aula si debba cercare di alzare sempre l'asticella della dialettica politica; lo dobbiamo, ovviamente, ai cittadini e lo dobbiamo alle classi che ci seguivano poco fa sulle tribune; l'ultima cosa che dobbiamo offrirgli è uno spettacolo per cui vengono, in questo caso dalle opposizioni, raccontate una serie di inesattezze, di bugie che ledono l'intelligenza degli italiani, sono una vera offesa all'intelligenza degli italiani e, in alcuni casi, io ritengo che le opposizioni non abbiano neanche letto @pagina=0042@il provvedimento. Se l'abolizione di Equitalia era un cavallo di battaglia di tutte le opposizioni, allora perché votare «no» ora che lo facciamo ? All'uscita del decreto-legge si gridò allo scandalo perché si paventava un condono delle cartelle esattoriali, una volta capito che non era un condono ma era il pagamento di ciò che era giusto e di ciò che era dovuto, immediatamente, le opposizioni hanno gridato alla truffa. Ma, ditemi, i tempi del condono sono finiti, erano altri i partiti politici che facevano condoni e che, ovviamente, favorivano la logica dei furbetti. Il tempo dei furbetti è finito, è finito il tempo di coloro che non pagavano e attendevano amnistie o condoni.

PAGINA: 0048

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, il decreto-legge in esame introduce nuove disposizioni in materia fiscale con l'obiettivo di semplificare le norme già esistenti, facilitando il rapporto tra fisco e contribuente. Questo decreto-legge, secondo noi, costituisce un passo avanti verso una più equa compartecipazione al sistema tributario da parte dei cittadini e, aggiungo, contribuisce alla modernizzazione del Paese.
  Prendo atto anche che il lavoro svolto dalle Commissioni è stato importante: un lavoro proficuo, che mi è parso serio, non solo perché impegnato ad affrontare temi particolarmente complessi e delicati, ma anche per la qualità di questo lavoro, che ha dimostrato la competenza delle Commissioni riunite bilancio e finanze della Camera, impegnate su questo testo di semplificazione fiscale e tributaria. Rendo, pertanto, anche onore al lavoro svolto dai due relatori, aiutati dai sottosegretari presenti del Governo. Un lavoro che è andato ben oltre il tema della semplificazione, entrando nel merito dei contenuti veri e propri degli argomenti posti all'attenzione dell'Aula dal decreto del Governo.@pagina=0049@
  Il provvedimento giunto in Aula è stato, dunque, in parte modificato e uscirà migliorato da questo ramo del Parlamento al momento dell'approvazione finale. Il carattere del testo che è stato presentato dal Governo, è rimasto, a mio giudizio, lo stesso, vale a dire quello di un provvedimento di manutenzione di alcune norme fiscali, di semplificazione di alcuni adempimenti fiscali e vorrei ricordare anche di potenziamento della lotta all'evasione fiscale. L'obiettivo del lavoro in Commissione consisteva nel valutare, all'interno della cornice del provvedimento, i possibili miglioramenti. Credo di poter dire che ve ne siano stati, grazie anche al contributo di tutti i colleghi, anche dell'opposizione.
  Un provvedimento questo che consentirà di liberare risorse e quindi di procedere a ridurre il carico fiscale, non solo ai cittadini ma anche alle imprese. Queste non sono questioni a mio parere di interesse della maggioranza o della minoranza parlamentare, ma della maggioranza dei cittadini italiani, di quei 60 milioni di cittadini che stanno vivendo ancora oggi una congiuntura economica non certo positiva, che si protrae ormai da molto tempo e che speriamo, anche attraverso l'approvazione di norme di riforma come queste, possa essere superata rapidamente.
  Su questo è bene aver presente che la responsabilità di non fermarsi nell'azione riformatrice del Paese deve essere di maggioranza, di opposizione, del Governo e del Parlamento intero. Più che ai riflessi mass mediatici di questi bisogna essere affezionati al concreto lavoro che si svolge e alle norme che si elaborano, quindi essere attenti alle questioni che interessano veramente i cittadini. Si sa bene che, al di là di tutto, ciò che resta sono le norme scritte, dal momento in cui il Parlamento le approva, il Presidente della Repubblica le promulga e la Gazzetta Ufficiale le pubblica. Sono queste le leggi con le quali i cittadini hanno a che fare tutti i giorni. Pertanto, bisogna dar via le strumentalizzazioni presenti e passare alla produzione legislativa, anche su provvedimenti come questi.
  Il segnale che abbiamo colto dal Governo ci è sembrato andare nella giusta direzione, ovvero quello di recuperare un rapporto di trasparenza, di giustizia e di responsabilità tra cittadino e fisco. Oggi questo rapporto è inficiato, e lo è @pagina=0050@sicuramente per una pressione fiscale che per troppi anni è stata in costante crescita, per una altrettanto crescente e costante sfiducia del cittadino verso lo Stato e anche per un atteggiamento di non correttezza da parte di alcuni cittadini italiani.
  Quando dico pressione fiscale non intendo soltanto quante tasse si pagano ma anche i numerosi e continui adempimenti mensili che i cittadini e le imprese devono portare avanti. Ci sono tre elementi essenziali in questi problemi, e questo provvedimento certo non risolve tutti i problemi, ma si inserisce all'interno di questo schema, ossia il rapporto tra cittadino e fisco, che è difficile, forse in assoluto il più difficile all'interno di un sistema democratico. Ricordo le due grandi riforme fiscali che sono state fatte all'interno del nostro Paese, quella Vanoni e Visentini, che hanno proposto un rinnovamento del sistema fiscale nell'intento di definire con assoluta certezza l'area contributiva nazionale e gli indici di capacità contributiva dei singoli soggetti, cercando di dare un volto moderno e quindi dinamico all'edificio fiscale italiano. Un edificio fiscale, però – bisogna darne atto –, che oggi appare quanto mai obsoleto e necessitante di una revisione. Quindi, il decreto sul quale oggi stiamo dibattendo risponde a un'urgenza che non è più rinviabile. Ed è apprezzabile – e questa è sicuramente una considerazione importante – che il Governo voglia recuperare un rapporto di credibilità tra cittadino, Stato e fisco. La gravità dell'attuale momento storico è in fondo sotto gli occhi di tutti e noi dobbiamo cercare di farvi fronte, anche cercando di fermare chi, strumentalizzando, vuole approfittarsi anche di questa problematica.
  Il Governo aveva l'obbligo di rispondere a tre tipologie di soggetti: il cittadino, inteso come singolo contribuente, le famiglie e le imprese. Noi di Scelta Civica auspicavamo un intervento di questo tipo: promuovere un fisco più certo e contemporaneamente più semplice, che consente di alleggerire gli adempimenti formali per cittadini ed imprese per aiutare a recuperare un rapporto di fiducia, di trasparenza e di giustizia. Ciò perché, come dicevo, non sta solo nel peso eccessivo del fisco il problema: i problemi dei sistemi fiscali si annidano anche nella loro farraginosità, complessità ed opacità.@pagina=0051@
  Le modalità con cui la società Equitalia Spa effettua la riscossione si sono rivelate alla fine strumenti vessatori nei confronti di imprese, artigiani, commercianti e famiglie. La società, infatti, fa lievitare considerevolmente il livello effettivo di tassazione, in quanto ai tributi pregressi, come sappiamo, sono aggiunti aggi, spese di riscossione, penali e interessi, che sommati tutti insieme arriverebbero a toccare quasi il tasso di usura. Il risultato è stato l'ulteriore inasprimento della pressione fiscale. Questi poteri e le modalità con i quali sono stati affidati non hanno certo portato i risultati sperati in termini di lotta all'evasione e di riscossione dei crediti, ma hanno anzi addirittura aumentato la distanza fra il cittadino e le istituzioni. L'attività di Equitalia ha dimostrato e dimostra i suoi limiti, giacché si sono utilizzati strumenti normativi e amministrativi spesso criticabili per la loro rigidità ed inadeguatezza rispetto ai debitori e più in generale dell'economia reale.

PAGINA: 0052

  GIOVANNI PAGLIA. Presidente, questo decreto affronta per l'ennesima volta temi delicati per questo Paese, come sempre accade quando si mettono le mani attorno ai temi del fisco, dell'evasione fiscale, della riscossione, perché parliamo evidentemente di questioni che, in un'Italia che ha un'evasione fiscale stimata fra i 100 e i 200 miliardi di euro l'anno, in cui la riscossione o meglio la possibilità di riscossione ha dimostrato negli anni tutti i suoi limiti, al punto da avere percentuali molto ridotte nella capacità di incassare ciò che eventualmente si sia accertato, è chiaro che metterci le mani determina appunto scelte politiche importanti. Scelte politiche che, soprattutto per la prima parte di questo decreto, cioè quella che attiene alla soppressione di Equitalia, noi avremmo ritenuto più corretto fare attraverso un percorso parlamentare, attraverso un percorso che desse all'Aula e al Parlamento – soprattutto e prima alle Commissioni – tutte le possibilità di discutere nel merito, e di discutere non solo e non tanto se in questo Paese debba esistere un ente per la riscossione chiamato Equitalia o un ente per la riscossione chiamato in un altro modo, ma si discutesse soprattutto di quelli che sono @pagina=0053@gli strumenti e le modalità con cui lo Stato si rapporta con quei cittadini che evidentemente non hanno fatto il proprio dovere fino in fondo con il fisco.
  È chiaro, infatti, che pagare le tasse non piace a nessuno, non piace nemmeno a chi, come me, per esempio, ordinariamente, al di là di questo preciso momento della mia vita, in una famiglia monoreddito pago un'aliquota marginale vicino al 40 per cento sui miei redditi. Cioè, per 1.000 o 2.000 euro di guadagno significa che un certo pezzo, 400 euro, possono andare allo Stato, e non parliamo evidentemente di redditi alti. Eppure, ogni volta che parliamo di fisco in questo Paese dovremmo ricordarci che ci sono milioni di persone – penso ai lavoratori dipendenti e ai pensionati – che pagano sempre, pagano fino all'ultimo centesimo, e pagano, loro sì, sempre in modo progressivo. Cioè, in un Paese in cui si continuano ad inserire, anche nella prossima legge di bilancio, norme per cui ci sono sempre più tasse che vengono pagate in modo forfettario, sempre più tasse che vengono pagate con cedolari fisse, il lavoro dipendente continua a pagare in modo assurdamente progressivo sotto molti aspetti, cioè con aliquote molto alte anche sui redditi molto bassi, e senza avere nulla in cambio in termini di servizi, perché i servizi calano mese dopo mese, anno dopo anno, legge di bilancio dopo legge di bilancio e l'età di pensionamento, per stare a quello che era l'altro grande pezzo di welfare del mondo del lavoro di questo Paese, si allontana.
  Quindi, siamo in questo quadro, e devo dire che da questo punto di vista non si fa assolutamente nulla, mentre si va, anche con questo decreto, per l'ennesima volta a strizzare l'occhio a chi ha evaso le tasse, perché in questo decreto abbiamo più di un condono: abbiamo la voluntary, che condona di fatto chi ha portato i soldi all'estero o li ha nascosti come contante o valori al portatore, e abbiamo l'eliminazione delle sanzioni e degli interessi di mora per tutti quelli che le tasse non le hanno pagate proprio e poi sono stati accertati come evasori o hanno avuto qualche programma. Ma vedremo dopo.
  Partiamo dall'articolo 1: l'abolizione di Equitalia. Anche qui non si può non partire da un passaggio: ci sono 8 mila persone in Italia che fanno il più brutto lavoro del mondo, perché @pagina=0054@essere l'agente della riscossione è il più brutto lavoro del mondo, cioè dover andare da persone che sono state, per diverse ragioni, intimate di pagamento e che si ritrovano, talvolta, anche in condizione di difficoltà e pretendere che quel pagamento venga effettuato non è un mestiere che piacerebbe fare a tutti: è difficile, crea problemi, anche per la sicurezza personale talvolta, e a questi lavoratori non si dice mai grazie. Anzi, una politica in odore di populismo, sia di maggioranza e, a questo punto, anche di Governo, altro non fa che quotidianamente addebitare ad Equitalia, in questo caso, e comunque alla riscossione del dovuto problemi che sono da tutt'altra parte. Infatti, è evidente che persino quando arrivano cartelle che non dovrebbero arrivare non è certo Equitalia la responsabile, ma piuttosto chi le cartelle gli passa. Eppure la cosa più semplice, la cosa che fa incassare più immediato consenso e la cosa che evita di affrontare le cose per quello che sono e mettere le mani dove andrebbero messe è quella di scaricare la responsabilità sull'ultimo anello della catena. Questo si è scelto di fare anche questa volta e credo che questo sia particolarmente grave perché è stato il Governo a farlo. Lo ha fatto per una ragione esclusivamente elettoralistica: prima del referendum costituzionale bisognava andare da chi deve dei soldi allo Stato e ha cartelle nelle mani a dire che Equitalia viene abolita. Dopodiché, ovviamente Equitalia non viene abolita; Equitalia cambia la sua ragion d'essere ed Equitalia cambia nome: non sarà più una Spa, ma sarà un ente pubblico economico, non si chiamerà più Equitalia ma, presumibilmente, Agenzia della riscossione. Tutto qui, continuerà a fare esattamente il mestiere di prima perché, fuor di ogni demagogia, quel mestiere serve, è indispensabile ad un Paese che ha l'evasione fiscale con i livelli che ho detto prima e che proverebbe ogni tanto a voler recuperare qualche risorsa, anche per chi tutti i giorni paga – e non può farne a meno – tutte le tasse fino all'ultimo centesimo.
  Equitalia diventa un ente pubblico non economico per la stravagante – sotto molti aspetti – motivazione, così come ha detto il Presidente del Consiglio, che chi riscuote crediti per conto dello Stato non può fare profitti su questa attività. Noi su questo principio, peraltro, siamo assolutamente d'accordo: chi fa servizi per ordine dello Stato e, quindi, per conto della @pagina=0055@comunità, in ultima istanza, non dovrebbe percepire profitti da quell'attività. È curioso che di questa cosa il Governo e la maggioranza si rendano conto solo ed esclusivamente quando c’è Equitalia di mezzo, dopo aver imposto e imponendo tutti i giorni in questo Paese che sull'energia elettrica, sui trasporti pubblici, sull'acqua, su qualsiasi servizio di cui hanno bisogno i cittadini, sempre di più, c’è un margine di guadagno che viene riconosciuto a chi lo svolge, mentre, invece, questo deve sparire sulla riscossione dei crediti. Ma questo – ripeto – lo prendiamo come un primo passo in avanti rispetto ad una uscita dalla logica del profitto sui servizi pubblici e in ordine ad una logica di servizio. Quello su cui, però, francamente non saremo e non saremo mai d'accordo – su cui, anche in questo caso, colpevolmente e sempre in modo populista e demagogico il Governo si spende – è la questione dell'aggio. Con un emendamento si apre la possibilità – per fortuna, solamente la possibilità per il momento – che l'aggio, cioè il costo vivo di quella riscossione, oggi previsto al 6 per cento, cioè in una percentuale che la stessa direttrice dell'Agenzia delle entrate ci dice insufficiente a coprire i costi della riscossione, sia abbassato ancora. Ed è bene che si sappia che quando l'aggio si abbassa, evidentemente, quei costi della riscossione, che invece non spariscono, semplicemente si trasferiscono – questi sì – anche sulle tasche di qualcun altro, cioè dei contribuenti onesti e corretti, che si troverebbero così a dover pagare anche il costo della riscossione di ciò che viene effettivamente incassato e anche di ciò che non lo è, con la presa in giro di dover pagare due volte: pagare le tasse e pagare le spese di recupero. Credo che questo sia inaccettabile e non si può essere demagoghi fino a questo punto, cioè fino all'idea che per cancellare una spesa da una parte non si ha, poi, il coraggio ovviamente di dire che quella spesa finirà da un'altra. Infatti, si lavora come dei maghi da quattro soldi ormai in questo Paese, facendo sparire le cose e facendo sempre finta che queste puntualmente non debbano necessariamente ricomparire altrove quando si parla di costi, perché i costi non spariscono, al massimo si trasferiscono fino a che il servizio è in piedi.@pagina=0056@
  Questo decreto è stato talmente frettoloso che ci mette davanti anche ad un altro problema, sempre restando ad Equitalia.

PAGINA: 0065

  LORENA MILANATO. Presidente e colleghi, il provvedimento al nostro esame oggi è solo l'ennesimo e direi anche, purtroppo, molto triste esempio di scollamento tra le politiche annunciate dal Governo e la realtà concreta dei fatti.
  Agli annunci trionfanti in merito alla rivoluzione fiscale in atto e alla soppressione di Equitalia ha fatto seguito un testo privo di qualsiasi visione riformatrice, utile per fare cassa e per piazzare qualche norma in grado di fare il gioco del Governo, in questo particolare momento di campagna referendaria in atto. Il risultato dell'operazione sarà, infatti, ben diverso da quello illustrato dalla propaganda del Premier. La montagna renziana ancora una volta ha partorito un topolino, trincerandosi dietro lo strumento della decretazione d'urgenza per dare l'impressione di fare tutto e subito.
  Le abnormità e le anomalie in questa vicenda sono più d'una. Partiamo da quella più evidente: non si era mai visto, infatti, un decreto-legge collegato addirittura a una manovra di bilancio triennale, che ancora deve essere approvata. Non si era mai visto poi un Governo talmente arrogante, da tentare di inserire in questo testo – che come ricordavo è stato dichiarato collegato alla manovra finanziaria e che, quindi, risponde agli stessi criteri di ammissibilità – delle disposizioni, poi già stralciate dal disegno di legge di bilancio. In particolar modo mi riferisco alle misure per il settore bancario e a quelle relative al progetto Ryder Cup. Pensate, 97 milioni di euro per il golf.
  Il Governo ha cercato di far rientrare dalla finestra quello che era già uscito dalla porta della stessa Commissione bilancio qualche giorno prima, perché aveva giudicato quelle stesse norme fuori dal contenuto della manovra finanziaria. A cosa si deve pensare quindi ? A mala fede ? A presa in giro ? Direi, in questa fase, solamente a dei comportamenti non propriamente legittimi e tantomeno corretti da parte del Governo.@pagina=0066@
  Ecco, noi non ci stiamo e abbiamo denunciato con forza quella che è una vera e propria truffa ai danni del Parlamento. Ma soprattutto, se oggi il Parlamento non sta vivendo un momento felice evidentemente, è una vera e propria truffa all'intero del Paese, a tutto il Paese intero.
  Il testo che abbiamo davanti è un provvedimento disomogeneo, chiaramente focalizzato a ottenere consenso da parte dei cittadini e da parte di diverse categorie. Ecco perché, dai contenuti legati a questioni fiscali, sbucano poi interventi che rispondono a necessità di governo e alcune misure che hanno l'amaro sapore di spot elettorali, utili, come dicevo, per la campagna referendaria che caratterizza questo periodo e che si chiuderà con l'appuntamento del prossimo 4 dicembre.
  È proprio per racimolare consenso che vengono introdotte norme per assicurare qualche euro in più ai comuni alle prese con l'accoglienza dei migranti – ai quali va però la nostra solidarietà, vista la sciagurata politica in materia di immigrazione portata avanti dal Governo – piuttosto che al fondo di occupazione, al trasporto regionale, fino a investimenti per le Ferrovie dello Stato o al finanziamento della linea Milano-Saronno o alla tax credit per il cinema.
  Come abbiamo avuto modo già di argomentare anche nella relazione di minoranza del collega Laffranco, la contrarietà di Forza Italia è, quindi, innanzitutto rispetto all'impianto filosofico del testo, che non ha una trama, se non quella, da una parte, di spendere per guadagnare consenso e, dall'altra, di impiantare una pseudo riforma della riscossione, accanto a una sorta di rottamazione delle cartelle esattoriali, con l'unico scopo di fare cassa e tentare così di far quadrare i conti, che purtroppo, però, non tornano.
  Equitalia, in realtà, cambia solo nome. Lo Stato con decreto-legge si è preso il diritto di disporre di una società privata, di cambiarle natura giuridica e di creare un ente pubblico economico di riscossione, sottoposto all'indirizzo e alla vigilanza del Ministero dell'economia e delle finanze. Tutto questo senza un'approfondita discussione in Parlamento in merito alle procedure, alle modalità di riscossione, senza un'analisi specifica dei risultati, dell'impatto e delle problematiche riscontrate in questi anni di attività di Equitalia. @pagina=0067@Semplicemente si decide che quella società deve cessare di essere una società per azioni, diventando un ente pubblico economico.
  Oltre ai numerosi dubbi interpretativi e applicativi del nuovo testo e ai vistosi e grossolani errori a cui il Governo ha cercato di porre rimedio nel corso dell'esame in Commissione, questo intervento normativo appare, in questo momento, inopportuno e privo di qualsiasi visione, se non quello dell'annuncio al telegiornale della sera in merito alla fantomatica soppressione di Equitalia. Noi avremmo preferito approfondire, ragionare, partire dai dati concreti in merito a quello che non ha funzionato in questi anni e, per questo, avevamo presentato una richiesta di stralcio di questa norma, con la preghiera di proseguire l'esame seguendo il normale iter parlamentare. Di sicuro le prospettive future della riscossione, così come impostata, risultano schiacciate da una politica opaca e assolutamente inadeguata ad affrontare quella che è una sfida di straordinaria importanza per lo sviluppo del nostro Paese.
  Anche gli annunci relativi alla rottamazione delle cartelle esattoriali si sono rivelati, nei fatti, vuoti e soprattutto ingannevoli, perché si tratta di misure che hanno il solo obiettivo di fare cassa; anche in questo caso, quindi, il risultato è diverso da quello propagandato. Il testo iniziale del provvedimento prevedeva un pagamento dilazionato in un massimo di quattro rate entro il 15 marzo 2018, con ben due terzi della somma complessiva da saldare entro il 15 dicembre 2017. Per questo, molti emendamenti di Forza Italia miravano a prevedere un numero maggiore di rate e una dilazione nel tempo, in modo da permettere ai contribuenti con più difficoltà di aderire alla procedura. I relatori hanno accolto quanto proposto solo in parte, definendo il pagamento di tre rate per il prossimo anno e di due per quello successivo, con l'estensione dell'efficacia della definizione agevolata per i ruoli ammessi fino al 2016 e lo slittamento del termine per l'adesione fino a dicembre 2018. In altre parole – è già stato detto – chi non ha problemi di liquidità ne approfitterà, mentre gli altri si terranno la cartella esattoriale così come già hanno deciso, optando per la rateizzazione lunga, avendo come unica alternativa quella di un finanziamento bancario, sicuramente @pagina=0068@meno conveniente. Forza Italia aveva anche chiesto di intervenire proprio su quei contribuenti, su quelle imprese in crisi, che già avevano avuto accesso al piano di lunga rateizzazione, ma non siamo stati ascoltati. Il Governo ha dimostrato così la vera natura di questa misura, che non ha niente a che vedere con qualcosa di favorevole nei confronti del contribuente.
  Altro vulnus critico del provvedimento, a chiara vocazione vessatoria, è la parte relativa ai nuovi adempimenti dei contribuenti. Se, da una parte, si stabilisce a decorrere dal primo gennaio 2017, per i soggetti passivi IVA, l'abrogazione della comunicazione dell'elenco clienti e fornitori, dall'altra il testo introduce due nuovi adempimenti da effettuare telematicamente ogni tre mesi: la comunicazione analitica dei dati delle fatture emesse e ricevute, la comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche IVA. Anche in questo caso il Governo stima che dalle nuove disposizioni si dovrebbero recuperare per il solo 2017 ben 2 miliardi di euro e oltre 4 miliardi nel 2018, una vera e propria beffa per i contribuenti, tra l'altro in palese contrasto con la semplificazione tante volte sbandierata proprio da questo Governo, a cui Forza Italia aveva cercato di porre rimedio proponendo una serie di emendamenti che prevedevano la soppressione di tutti gli aggravi burocratici in merito alle comunicazioni trimestrali, eliminando anche sanzioni per eventuali errori formali nella trasmissione.
  Un ultimo passaggio, ma sicuramente doveroso, sul «grande fratello» che si è scatenato nei confronti del contribuente: l'articolo 3 del testo consente all'Agenzia delle entrate di utilizzare le banche dati e le informazioni alle quali è autorizzata ad accedere anche ai fini dell'esercizio delle funzioni relative alla riscossione nazionale, nonché di acquisire le informazioni relative ai rapporti di lavoro e di impiego presenti nelle banche dati dell'INPS, per l'attivazione mirata delle norme relative al pignoramento di stipendi, salari o altre indennità. Inoltre, si consente al nuovo ente Agenzia delle entrate riscossione di accedere alle medesime informazioni per le attività di riscossione.

PAGINA: 0069

  MAURO PILI. Grazie Presidente, onorevoli colleghi. Non mi soffermerò nemmeno un attimo sull'annosa vicenda di decreti-legge disomogenei, privi della urgenza e della straordinarietà. È una regola costituzionale, sacrosanta, che viene sistematicamente violata dal Capo dello Stato e dal Governo, che propone, e il Capo dello Stato, che ratifica. Si tratta di una provvedimento totalmente disomogeneo, che non tiene conto di nessun tipo di urgenza.
  Voglio però soffermarmi sulla credibilità di questo decreto, la credibilità che è alla base di ogni provvedimento che un Governo deve proporre sia al Parlamento che ai cittadini. Questo decreto è privo di qualsiasi credibilità istituzionale, politica e sostanziale. Voglio citare soltanto due elementi, per aggiungerne poi un terzo. I primi due elementi sono evidenti: mancano venti giorni alla scadenza referendaria e quindi vi è un tentativo palese, pacchiano, da parte del Governo, di accaparrarsi qualche voto con un decreto che, nella sostanza, non solo non interviene sulle questioni concrete e sostanziali, ma che, anzi, in molti casi le inasprisce in maniera pesante. Il secondo elemento è che questo decreto dice, con estrema chiarezza, che Equitalia esiste e continuerà a esistere con struttura analoga rispetto a quella precedente, non cambieranno nemmeno gli uffici, non cambieranno i funzionari e soprattutto non cambieranno le regole della riscossione. Basterebbero @pagina=0070@questi elementi, onorevole Presidente, per derubricare questo decreto nell'alveo delle barzellette di questo Governo, barzellette da quattro soldi, che vengono dispiegate nel vano tentativo di recuperare qualche voto visto che i sondaggi dichiarano ormai apertamente il fallimentare apporto di questa riforma costituzionale. Del resto, se non fosse un'estrema propaganda elettorale, per quale motivo si propone questo decreto in quest'Aula a venti giorni dalla scadenza elettorale ? Se fosse stato questo un punto nevralgico, come oggi da una parte e dall'altra si sostiene, delle azioni di governo, perché lo si fa dopo due anni e mezzo dall'insediamento di questo Governo ? È evidente che, se questa fosse stata un'azione dirimente delle scelte di governo, bene avrebbe fatto il Governo a presentarla due anni e mezzo fa e non alla vigilia di una consultazione referendaria. È evidente, lo sanno tutti, Renzi si accompagna con sondaggisti di varia natura, alcuni americani che, come si è visto, sbagliano tutte le previsioni, che gli hanno detto però un dato emblematico: se non si fanno azioni di imbroglio dell'opinione pubblica, non c’è possibilità di tentare di ribaltare il risultato e quindi nasce il decreto con decine di argomenti totalmente disomogenei, ma con il titolo che è quello di cancellare Equitalia. Ecco, l'affermazione «cancellare Equitalia», che è nel titolo di questo provvedimento, è totalmente destituita di fondamento, mi permetterà il Presidente di definirla del tutto falsa. Qui è il diversivo che viene proposto con uno spot sistematico: quattro slide, tweet a catena, le TV di Stato piegate e sottoposte, sottomesse al regime di Palazzo Chigi, che devono imporre nella tabella quotidiana dei propri TG appunto la notizia Equitalia viene cancellata, perché è il tema su cui i governi più tribali pensano di poter recuperare del consenso e in questo caso senza affrontare invece la partita più seria che è quella non della sola riscossione che è essa stessa un tema rilevante ma quella della pressione fiscale, che non solo non viene abbassata, ma che sistematicamente da una parte o dall'altra viene incrementata. Bisogna, da questo punto di vista, leggere attentamente il decreto è partire dal presupposto che il 4 dicembre che vinca o che perda nasce Equitalia bis con poteri aggiuntivi e ancora più oppressi di quanto non avesse la precedente Equitalia. Ovvero sempre rapina a mano armata, e cercherò @pagina=0071@di spiegare perché questa rapina a mano armata ha soltanto il cambio del cappuccio del rapinatore, che utilizzerà strumenti da spionaggio, da Gestapo, atteggiamenti che consentiranno di entrare nelle banche, nelle case e nelle aziende come un – grande fratello – che davvero metterà ancora di più questo tema della riscossione, ma soprattutto con la pressione fiscale, come elemento oppressivo dello Stato nei confronti delle famiglie e nei confronti di chi fa impresa.
  E si distingue non si distingue ancora tra chi evade e chi invece è costretto a sopportare la pressione fiscale indebita e ingiusta che non è e in nessun modo equa rispetto ai fondamenti che la Costituzione, quella vigente, impone. Ora, hanno scelto un'altra strada, prima ti sfondavano la porta a calci, ora ti entrano dentro la vita con spionaggio di vecchia memoria. Ti incrociano qualsiasi tuo movimento della vita e mettono a rischio anche la più elementare privacy delle famiglie. Ebbene, va detto con estrema chiarezza, l'articolo 1 dice con estrema limpidità che l'amministratore delegato di Equitalia è nominato commissario straordinario per l'adozione dello Statuto e gestione della fase transitoria. Quindi vuol dire che chi ha governato sino ad oggi, e governa sino ad oggi Equitalia, da domani sarà ugualmente a capo di Equitalia; cioè non cambia nemmeno il rappresentate, sarebbe stato più logico trovare una terza persona che fa la transizione, in realtà si prende colui che ha governato, colui che armato l'utilizzo della riscossione e lo si governa. Ma soprattutto si dice che tutto questo avverrà in continuità, è scritto nell'articolo 1, e si ribadisce con estrema chiarezza, che al fine di garantire la continuità e la funzionalità delle attività di riscossione è istituito un ente pubblico economico, cioè le parole sono chiare, nel testo di legge, a differenza di quello che si rappresenta all'esterno. «Si deve garantire la continuità e la funzionalità dell'attività di riscossione», è istituito un ente pubblico, cioè si cambia il nome, si cambia fintamente la ragione giuridica ma si tengono in piedi tutti quelli che erano i funzionari di Stato messi dentro l'agenzia, dentro Equitalia e si trasferiscono l'agenzia di Stato anch'essa per proseguire nell'operazione di rapina.
  È evidente che da questo punto di vista emergono elementi nevralgici e il primo è quello richiamato al comma 5 sul quale @pagina=0072@pochi si sono soffermati ma mi permetterà il Presidente di fare su questo un appunto, al comma 5 c’è scritto che viene stabilito un nuovo modello di remunerazione dell'agente di riscossione e che il Presidente del consiglio stabilisce quali sono le norme e le regole per pagare coloro che devono riscuotere; cioè questa agenzia sarà remunerata in base a un regolamento che stabile era il Presidente del consiglio dei ministri. Mi domando, se questa norma che è stata puntualmente riprodotta tenga conto per esempio della sentenza della Corte Costituzionale del 2010 che ha detto che bisogna assolutamente equiparare il costo della riscossione al costo del servizio.

PAGINA: 0003

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (Vedi RS)

PAGINA: 0003

(Repliche) (Vedi RS)

PAGINA: 0079

(Repliche – A.C. 4110-A)

PAGINA: 0003

  PRESIDENTE (Vedi RS). Prende atto che i relatori ed il rappresentante del Governo rinunziano alle replica.

PAGINA: 0003

  Interviene sull'ordine dei lavori il relatore per la maggioranza per la VI Commissione GIOVANNI SANGA (PD) (Vedi RS), il quale propone il rinvio del provvedimento nelle Commissioni, limitatamente agli articoli 2-bis e 7-sexies, nonché alla correzione di un errore materiale concernente un rinvio normativo di cui all'articolo 1, comma 13-bis.

PAGINA: 0080

  GIOVANNI SANGA, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PAGINA: 0003

  PRESIDENTE (Vedi RS). Constatato che è stata raggiunta un'intesa tra i gruppi nel senso di non procedere a votazioni nella seduta odierna, rinvia pertanto il seguito dell'esame del provvedimento alla seduta di domani.

PAGINA: 0003

Ordine del giorno della seduta di domani. (Vedi RS)

PAGINA: 0080

Ordine del giorno della seduta di domani.

PAGINA: 0003

  PRESIDENTE (Vedi RS). Comunica l'ordine del giorno della seduta di domani:

PAGINA: 0003

  La seduta termina alle 13,15.