XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 65 di lunedì 5 agosto 2013
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI
La seduta comincia alle 9,30.
MANFRED SCHULLIAN, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 2 agosto 2013.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Archi, Baretta, Berretta, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Bray, Brunetta, Capezzone, Carrozza, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dellai, Dell'Aringa, Di Lello, Epifani, Fassina, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Legnini, Letta, Lupi, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Pes, Pisicchio, Realacci, Sani, Santelli, Sereni, Speranza, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 896 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o luglio 2013, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena (Approvato dal Senato) (A.C. 1417-A) (ore 9,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1417-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o luglio 2013, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere sulle proposte emendative presentate, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 1417-A).
Ricordo che nella stessa seduta del 2 agosto 2013 sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti.
(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1417-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione approvato dal Senato, nel Testo recante la modificazione apportata dalla Commissione (vedi l'allegato A della seduta del 2 agosto 2013 – A.C. 1417-A). Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 1417-A). Ha chiesto di parlare il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.
Pag. 2 MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, continuiamo una discussione che abbiamo iniziato la scorsa settimana in discussione sulle linee generali e oggi siamo sul complesso degli emendamenti.
Noi, Presidente, vogliamo rimarcare la netta contrarietà del gruppo della Lega Nord e Autonomie a questo provvedimento, perché riteniamo che la questione che grava nel Paese riguardo al sovraffollamento delle carceri, sia sicuramente una questione da affrontare, ma non si può affrontare mandando chi ha commesso dei reati, anche molto gravi, a scontare la pena presso il proprio domicilio.
Su questo abbiamo avuto modo di fare presente la nostra posizione, anche con forza, durante pure la discussione del progetto di legge di iniziativa parlamentare che avevamo denominato, esattamente come questo decreto-legge, sempre svuotacarceri, anche se il termine non è adatto in quanto le carceri non le svuota, ma semplicemente non fa nemmeno entrare in galera chi ha commesso ed è stato condannato per molti reati che riteniamo di gravissimo allarme sociale.
Su questo noi abbiamo cercato di presentare degli emendamenti che andassero ad affrontare la questione dal punto di vista concreto e non demagogico perché questo provvedimento principalmente si basa su una demagogia, ovvero... mi dica lei, Presidente, quando posso continuare.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Fedriga. Gentilmente, il collega Fedriga non riesce a parlare. Abbassiamo un po’ la voce, grazie.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Come dicevo, abbiamo presentato degli emendamenti per cercare di affrontare in modo non demagogico il problema. Questo è un provvedimento che si basa assolutamente sulla demagogia, ovvero trova delle soluzioni che soluzioni non sono. Infatti, non diminuirà assolutamente il numero di carcerati e, quindi, il sovraffollamento delle carceri non sarà un problema risolto, ma si fa passare un messaggio, che dopo si traduce in atti concreti: quello della non certezza della pena. È chiaro che la giustificazione per la quale si dice che la pena è garantita, ma semplicemente non si svolge in carcere, non regge dal punto di vista sostanziale perché, quando si permette a queste persone di scontare la pena comodamente sul proprio divano di casa, non si può pensare e non si può parlare soprattutto di certezza della pena.
L'unica soluzione che si può andare a intraprendere in modo concreto è quella, in primo luogo della costruzione o della messa in sicurezza di nuovi impianti carcerari, e, in secondo luogo, riniziare quella virtuosa opera, che aveva iniziato Maroni quando era Ministro dell'interno, ovvero riattivare gli accordi bilaterali al fine di far scontare ai detenuti la pena nel loro Paese di origine.
Riteniamo che questo sia il passaggio chiave che possa risolvere il problema del sovraffollamento carcerario, perché voglio ricordare che circa un terzo dei detenuti nelle nostre galere proviene da Paesi stranieri.
PRESIDENTE. Onorevole Colletti, gentilmente, possiamo lasciare libero il rappresentante del Governo. Grazie.
MASSIMILIANO FEDRIGA. La ringrazio, signor Presidente, dell'attenzione che mi rivolge. Quindi, come dicevo, l'unica via d'uscita è questa. Una via d'uscita che rappresenterebbe anche, per i nostri cittadini, un momento di estrema chiarezza, perché riteniamo che, in un momento di difficoltà economica, pensare di continuare a spendere centinaia di euro al giorno per ogni singolo detenuto, che oltretutto proviene da Paesi esteri, sia quanto meno ingiusto. Se si riuscisse a mettere in atto questo tipo di accordi bilaterali, sicuramente, riusciremmo a risolvere la situazione sia dal punto di vista economico, sia, soprattutto, dal punto di vista della possibilità di avere delle carceri con un numero adeguato di detenuti.
Questo provvedimento voluto dal Governo, invece, questo decreto, va nella Pag. 3direzione opposta: non vuole, non intende e non riuscirà a risolvere il problema; continua, invece, a cercare di rendere impuniti, non punire, coloro che hanno commesso dei reati molto gravi. Fortunatamente, grazie anche all'intervento della Lega, qualche reato siamo riusciti ad escluderlo. Ricordo che il testo giuntoci dal Senato ricomprendeva anche...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fedriga, io capisco che, ovviamente, ci sono dei problemi. Se è necessario, sospendiamo la seduta e facciamo in modo, però, che l'onorevole Fedriga possa avere l'attenzione del presidente della Commissione e di tutti gli altri colleghi. Non si può fare un Comitato dei nove mentre è in corso la discussione sul complesso degli emendamenti. Quindi, vi pregherei di dirmi se è necessario – onorevole presidente della Commissione, onorevole Ferranti, mi rivolgo anche a lei –, interrompere per qualche minuto. Allora, però, consentiamo la discussione. Prego, onorevole Fedriga.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie signor Presidente. Come dicevo, noi abbiamo cercato di presentare degli emendamenti e, già grazie al nostro intervento, abbiamo escluso quello che al Senato ci era stato trasmesso, ovvero la possibilità di svolgere agli arresti domiciliari la pena anche per coloro che hanno commesso reati molto gravi, quali, ad esempio, il reato di stalking.
Su questo, ricordo che si era aperto un dibattito approfondito anche su quel provvedimento di cui parlavamo prima, d'iniziativa parlamentare, sul quale la maggioranza non aveva voluto ascoltarci. Anzi, ricordo che la maggioranza aveva obiettato che non si potevano escludere fattispecie specifiche, in quanto si rischiava di andare verso problemi di interpretazione della norma, problemi di costituzionalità, in quanto pene che, comunque, rientravano all'interno di quel tipo di casistica. Ciò considerando, oltretutto, che la questione dello stalking è stata una norma approvata all'unanimità durante la scorsa legislatura da Camera e Senato e che noi ritenevamo, e riteniamo, di grandissima importanza. Basti vedere anche i fatti di cronaca avvenuti negli ultimi mesi, che non c’è dubbio destino un allarme sociale molto forte, non c’è dubbio che comportino dai reati di persecuzione a reati molto più gravi.
Se non riusciamo ad intervenire con la dovuta fermezza e certezza, rischiamo che le vittime non vedano più una luce nel loro percorso nel rivolgersi alla giustizia. Su questo, come dicevo, siamo soddisfatti di aver raggiunto un risultato, ma vorremmo di più.
Vorremmo di più, perché abbiamo affrontato questo provvedimento senza alcun tipo di preconcetto ideologico, ma con la volontà di raggiungere un risultato con la maggioranza, affinché si potesse mettere in primo piano non coloro che commettono il reato, ma coloro che lo subiscono.
Noi, più volte, abbiamo voluto sottolineare che le norme devono essere fatte per tutelare coloro che, principalmente, sono i soggetti deboli della nostra società, coloro che subiscono i reati, i quali, purtroppo, troppe volte, non vedono riconosciuti i loro diritti, non vedono un iter della giustizia che procede rapidamente e dà soddisfazione alle loro richieste di giustizia.
Oltre a questo, con queste norme, noi, anzi voi, voi maggioranza, voi Governo, andate a diminuire ancora di più quelle certezze che da troppo tempo, ormai, mancano nel nostro Paese.
A tal fine, invito la maggioranza, il relatore e il Governo – che, mi rendo conto, non sono particolarmente interessati, ma non importa, Presidente, sono convinto che leggeranno con attenzione il resoconto stenografico, dal momento che stanno risolvendo le questioni di cui sto parlando – ad accogliere dei nostri suggerimenti che non vogliono essere una battaglia di bandiera o una battaglia di parte, ma vogliono essere una battaglia nell'interesse di tutti, di tutti i cittadini.
Noi crediamo fermamente che attraverso gli interventi che abbiamo proposto si possano andare a mettere delle toppe a dei buchi che il Governo ha creato con questo decreto-legge; già allo stato attuale Pag. 4ricordo che i soggetti, non solamente quelli che hanno commesso un reato, ma anche i soggetti recidivi, essendo il decreto-legge in vigore, sono già fuori dalle patrie galere. I soggetti recidivi sono coloro i quali commettono la stessa tipologia di reato in cinque anni, vuol dire soggetti che è indubbio che rappresentano un problema sociale, che rappresentano una difficoltà per la comunità nella quale questi soggetti vivono poiché continuano imperterriti a portare avanti il reato o i reati per i quali sono già stati condannati.
Quindi, mi domando con quale tipo di ratio si possa pensare di andare ad includere in questi benefici coloro che sono recidivi, coloro i quali non hanno fatto per sbaglio, una volta, un errore, ma coloro i quali, con estrema lucidità ed estrema pervicacia, continuano a ripetere questo genere di reati.
Per questo non riusciamo a comprendere l'ostinazione che hanno la maggioranza e il Governo a non voler affrontare e risolvere questo problema; non possiamo immaginare come, dal punto di vista logico, non serve un giurista per capirlo, si possa pensare di dare il beneficio a soggetti di questo tipo.
Se l'intento è quello di non andare a infierire su chi ha commesso un errore, personalmente, signor Presidente, le dico chiaramente che non lo condivido, però posso comprenderlo. Non riesco, però, proprio a comprendere coloro i quali non vogliono prevedere le giuste conseguenze per coloro i quali più volte commettono questo tipo di reato. Non si tratta di un errore fatto per sbaglio o in un momento di difficoltà, sono più errori fatti ripetutamente in un arco temporale molto breve. Questo noi l'abbiamo fatto presente in Commissione giustizia e l'abbiamo fatto presente in tutte le Commissioni che hanno dato il parere su questo provvedimento, ma non siamo stati ascoltati.
Ci auguriamo che nella giornata odierna, vedendo anche i molti colloqui che stanno avvenendo, anche in questo momento, si possa trovare una soluzione con senso di responsabilità e senza chiusure da parte della maggioranza che porterebbero semplicemente, lo ripeto, a un danno per tutti i cittadini e non per la Lega Nord che, ovviamente, sta cercando di battersi per far tornare un principio di giustizia in questo provvedimento che non ci convince per nulla.
Oltretutto, se permette, Presidente, vorrei ringraziare i colleghi, soprattutto l'onorevole Molteni, che hanno seguito il provvedimento in questi mesi e che hanno cercato, anche con molta forza, di fare presente queste questioni.
Diciamo che non c’è stata parimenti una disponibilità da parte della maggioranza, in particolar modo in Commissione, nella quale, oltretutto, non è stato nemmeno dato un tempo adeguato per riuscire a svolgere in modo approfondito e soprattutto in modo serio la discussione dei diversi emendamenti che abbiamo presentato.
Quando abbiamo presentato gli emendamenti, che sono consultabili anche in quest'Aula, e che sono diversi, ovviamente non l'abbiamo fatto perché ci piace scrivere tanto e firmare molti emendamenti, lo facciamo perché riteniamo che non si possa far andare avanti in modo veloce un provvedimento che riteniamo estremamente dannoso.
Per questo cerchiamo di avere più tempo possibile proprio da mettere a disposizione della maggioranza, della relatrice e del Governo al fine di poter riflettere e condividere perlomeno alcuni dei punti che noi abbiamo proposto. È chiaro che se venissero accolti questi tipi di suggerimenti noi saremmo più che disponibili a rivedere la nostra posizione, per quanto riguarda l'attività d'Aula, perché evidentemente i punti critici che riteniamo ci siano ancora verrebbero superati.
Per questo, in questo mio primo intervento che faccio a nome del gruppo della Lega Nord invito maggioranza e Governo a tenere in considerazione questa disponibilità che il gruppo della Lega dà, per cercare di arrivare ad un punto che non posso immaginare sia comune, perché ovviamente partiamo da presupposti molto differenti, ma perlomeno che possa permettere un iter veloce del provvedimento, Pag. 5o meglio più rapido, in quanto, ripeto, le criticità più gravi verrebbero eliminate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Biffoni. Ne ha facoltà.
MATTEO BIFFONI. Signor Presidente, colleghi, Governo, diceva Voltaire: non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri, perché da esse si misura il grado di civiltà di una nazione.
Se prendessimo questo principio alla lettera, l'Italia precipiterebbe nel fondo di ogni classifica di civiltà e democrazia. Lo dicono i numeri, per la seconda volta, della Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, e soprattutto ciò che può vedere chiunque, operatore del diritto, educatore, cittadino, a cui capita di visitare un penitenziario. I numeri sono impietosi: nelle prigioni italiane ci sono circa 66 mila detenuti, in assoluta maggioranza uomini (le donne non sono più di 3 mila), ma le carceri potrebbero ospitare una quantità di detenuti di poco più della metà di questa popolazione. Il tasso di affollamento delle carceri italiane è del 142,5 per cento (oltre 140 detenuti ogni 100 posti), mentre la media europea è del 99,6 per cento; il 30 per cento è rappresentato da stranieri e il 15 per cento da affetti da patologie psichiatriche. Il carcere è divenuto un contenitore del disagio sociale, spesso. Il numero dei detenuti in attesa di giudizio è di 14.140 sul totale, cioè circa il 21 per cento. Ora, io non mi voglio dilungare sulla situazione effettiva delle carceri, immaginando che sia bagaglio culturale consolidato di tutti i parlamentari presenti. E immagino sia chiaro a tutti che sia materia su cui è necessario intervenire, perché la situazione delle 206 carceri italiane è drammatica, e non da oggi. Tanti l'hanno denunciato autorevolmente, da molti anni lo ribadisce con forza il Presidente della Repubblica, ma si è fatto poco, e la realtà di fronte a cui dobbiamo metterci è stupefacente.
Accanto a questa questione vi è poi una ragione tecnica, legata alla riconsiderazione di quali sono i soggetti che hanno effettivamente la necessità di scontare la pena in carcere. L'intervento e il lavoro emendativo è stato fatto. Il provvedimento serve dunque a prevedere misure che favoriscono l'adozione di efficaci meccanismi di decarcerizzazione in relazione a soggetti di non elevata pericolosità, ferma restando la necessità dell'ingresso in carcere dei condannati per reati di particolare allarme sociale.
E fissiamo anche un altro punto, perché non è uno svuotacarceri: il decreto non svuota affatto le carceri in quanto non prevede né indulti né amnistie e anche perché uno degli interventi principali riguarda la possibilità di sospendere l'ordine di carcerazione nei confronti di soggetti già liberi o che comunque tornerebbero in libertà. È il classico primo passo che non serve a risolvere in toto il problema e che, se davvero, come si legge nella nota ministeriale, si pone l'ambizioso obiettivo di indicare una nuova filosofia dell'espiazione della pena, necessiterà di approfondimenti e di veri interventi strutturali. Ancora non siamo a questo, ma certo è un importante passaggio.
In ottica sovraffollamento, è necessario essere consapevoli che non tutto sarà risolvibile in assenza di riforme strutturali, che passano anche da nuove o riammodernate strutture e da una nuova riformulazione complessiva del codice di procedura penale. Perché non è semplice contemperare le esigenze di alleggerimento di una tensione carceraria non più sostenibile (davvero, colleghi, a chi non l'ha ancora fatto, si rechi in visita a un istituto carcerario, o si faccia consegnare i dati, parli con chi nelle carceri lavora) con quella di sanzionare adeguatamente chi delinque, e quindi garantire la sicurezza pubblica; ma certo, il passaggio che oggi si compie segna una risposta importante a tutte le sollecitazioni che in maniera unanime abbiamo raccolto durante le numerose audizioni in Commissione.
Passaggio che, una volta accolti gli emendamenti in discussione, servirà a dare una risposta al problema del sovraffollamento: Pag. 6non solo in un'ottica di civiltà del Paese e dignità della persona, ma anche per rispondere all'obbligo che la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ci ha assegnato e che andrà a scadenza – lo vorrei ricordare a tutti noi – il 27 maggio 2014, adottando provvedimenti che possano permettere una riduzione del numero dei detenuti o comunque portino ad un numero di ingressi ridotto.
Ed è bene ricordare (per quanto non sia l'aspetto economico quello che conta in una vicenda come quella di cui stiamo parlando) che per la sentenza Torreggiani l'Italia è stata condannata a pagare la cifra di 10.600 euro per 56 mesi di detenzione degradante. La Corte ha già ricevuto più di 550 ricorsi da altri detenuti, che sostengono di essere tenuti in celle dove avrebbero non più di tre metri quadri a disposizione.
Tutti i cosiddetti operatori del diritto hanno chiaramente espresso l'auspicio per un intervento più deciso. L'Unione delle camere penali ha salutato il decreto-legge non tanto con occhio pioviggino e tutti ci hanno confermato che gli emendamenti del Senato avrebbero contribuito a neutralizzare i già non certo epocali effetti del decreto-legge. Noi abbiamo lavorato per invertire questo percorso, nell'ottica di restituire alla società un cittadino, non un criminale più formato e più incattivito dalle modalità con cui sconta la pena, magari per un reato a bassa intensità di pericolo; e pur agendo nel confine di una mediazione politica era importante, come è stato fatto, arrivare all'esito deciso.
Anche dopo gli interventi del Senato, su una cui parte sono state espresse fin da subito gravi perplessità, si mantiene la custodia cautelare in carcere per i reati di più grave impatto, includendovi, attraverso inasprimento sanzionatorio, l'odioso delitto di stalking e il finanziamento illecito ai partiti. Si evita che ci siano automatismi carcerari per i casi di scarso allarme sociale, forti del fatto che i dati del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia ci riferiscono che i detenuti che scontano la pena in misura alternativa hanno una recidiva intorno al 18-20 per cento, mentre quelli che vanno in carcere fino al 70-80 per cento, implementando perciò le opportunità offerte dalla legge n. 354 del 1975, «Norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà», sul lavoro all'esterno, contando sul fatto che questa sia la forma di esecuzione della pena, in determinati contesti e condizioni, che porta maggiori benefici alla collettività e al detenuto, e cercando pertanto di favorirne il pieno reinserimento lavorativo attraverso misure di sostegno (in questo senso si interviene sulla condizione carceraria dei tossicodipendenti). Inoltre, si coinvolgono nel lavoro del Commissario straordinario del Governo le Commissioni parlamentari competenti.
Concludo citando quel Don Ciotti il cui nome è molto risuonato in questo consesso ultimamente, che in tempi non sospetti ha espresso sulle carceri un concetto che mi sento di condividere: «Le carceri – ha precisato – non possono essere luogo di degradazione, con pezzi sovraffollati e fatiscenti, dove la dignità e i diritti delle persone detenute e di chi lavora con grande impegno – agenti, educatori, insegnanti, personale medico, cappellani, volontari – vengono calpestati». Secondo Don Ciotti, nessuno vuole mettere in discussione il principio di responsabilità penale, e «chi infrange la legge – ha spiegato – è giusto che ne paghi le conseguenze. In nessun caso, però, la pena deve essere afflittiva: non deve dare alla privazione della libertà il sapore della sopraffazione. È il dettato della Costituzione a stabilirlo, nell'interesse di tutti: vittime, detenuti, personale carcerario e società intera. Un carcere umano, capace di coniugare la pena con l'attenzione della persona – ha concluso – è un carcere che non riproduce e moltiplica la violenza, ma permette a chi ha sbagliato di ricredersi e di risarcire materialmente e moralmente il danno e le ferite prodotte».
Ecco il senso del lavoro che è stato fatto in Commissione, e che stiamo facendo in Aula. È un primo passo, lo ripeto: era giusto, necessario compierlo. Pag. 7Non si tratta di praticare una posizione lassista, che metta a rischio le sicurezze degli italiani: ma un carcere concepito in modo inumano è una forma di isolamento che non recupera i detenuti, ma anzi li predispone a nuovi comportamenti criminosi. Per affrontare questa situazione, ci vogliono misure di emergenza e un intervento di più lungo periodo. Pertanto, mi auguro che il cammino per riportare la pena detentiva e la condizione delle carceri italiani verso una completa e definitiva riorganizzazione non si fermi qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUSIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo capito con questo provvedimento, che assomiglia molto a quello recentemente approvato qui alla Camera, che il sistema carcerario italiano e la sua struttura è un dato di fatto immodificabile. La popolazione carceraria conseguentemente deve adattarsi a questa struttura data, una specie di «letto di Procuste»: se vi sono troppi carcerati e troppi delinquenti semplicemente se ne mandano in giro un po’, oltretutto sapendo bene per esperienza fatta che questo tipo di provvedimenti, che seguono quelli del 2006 del Governo Prodi, dell'indulto, quello della legge Severino, non sono affatto risolutivi del problema. L'esempio più eclatante è quello dell'indulto del Governo Prodi, che dopo quattro anni ha rivisto la popolazione carceraria ritornare esattamente ai livelli pre-indulto.
Noi abbiamo fatto varie proposte, fra l'altro quella di completare carceri che sono già in una fase quasi finale, poiché prevedono solo un collaudo, un allacciamento con la rete viaria e fognaria, oppure, come alternativa, anche quella di usare caserme dismesse o edifici pubblici dismessi dove, con un livello di protezione inferiore, poter ospitare quei detenuti che si sono macchiati di reati minori.
L'altra proposta della Lega, che qui voglio ribadire, è quella di trovare accordi internazionali per far scontare le pene ai carcerati in casa loro. Tra l'altro questo è un preciso impegno assunto dal Governo durante un question time, e su questo noi vogliamo impegnare ancora in quest'occasione il Governo e attendiamo risposte in questo senso.
Oltretutto il provvedimento, con un accordo internazionale che preveda di far scontare la pena dei detenuti in casa loro, avrebbe anche un forte effetto deterrente considerato per esempio, ma a mo’ di esempio, che in Romania per un furto si rischiano 15 anni e se li fanno tutti. È chiaro che se uno deve decidere dove andare a rubare probabilmente sceglierà l'Italia, visto il nostro lassismo confermato con questo provvedimento.
Quindi, con questo decreto-legge ancora una volta si palesa la volontà del Governo e di questa maggioranza di adottare solo soluzioni tampone e provvisorie per risolvere l'annoso problema del sovraffollamento delle carceri. Credere di risolvere il problema liberando i detenuti è solo un mal strutturato espediente che provocherà solo effetti pregiudizievoli alla sicurezza del nostro Paese ed effetti destabilizzanti del nostro sistema.
Il decreto-legge prevede infatti la concessione della liberazione anticipata, della sospensione della pena e della detenzione domiciliare per molti crimini, estendendo di gran lunga le ipotesi attualmente in previsione.
Rispetto alla formulazione del decreto-legge addirittura il Senato, con voto contrario ovviamente della Lega Nord, ha ulteriormente esteso i casi di applicazione di questi benefici. Tali rimedi risultano, dal testo del decreto-legge, come licenziato dalla Commissione, esclusi solo per limitate ipotesi di reato. Tali esclusioni sono, per contro, del tutto insoddisfacenti. Infatti, a seguito di queste modifiche alle norme del codice di procedura, criminali che si sono macchiati di reati di gravissimo allarme sociale e di una forte pericolosità, oggi potranno avvalersi della liberazione anticipata e della sospensione della pena.Pag. 8
Gravi risultano poi le prescrizioni riguardo a coloro per i quali sia stata riconosciuta l'applicazione della recidiva. Pur avendo il Senato in sede di esame accolto alcuni emendamenti proposti dal gruppo della Lega Nord, il testo del decreto-legge oggi in esame prevede ancora la sciagurata ipotesi di concessione ai recidivi, e senza i limiti della sospensione della pena, dei benefici del permesso premio e della semilibertà.
La recidiva dimostra in sé una propensione al reato ed alla vita delinquenziale che di certo, all'opposto, deve escludere del tutto la possibilità di avere benefici. Ciascuno deve avere la possibilità di ravvedersi, ovviamente, e a tutti dovrebbe essere concessa la possibilità di redimersi, ma di certo il pentimento è qui sopravvalutato, anzi forse nemmeno valutato, dato che in questa sede il Governo non ha nemmeno discusso di umanità e ravvedimento, ma solo di espedienti per poter svuotare le carceri, individuando il solo rimedio che ha trovato, cioè liberare i criminali anche se delinquenti reiterati.
Quindi, liberazione anticipata, sospensione della pena, detenzione domiciliare, benefici ai recidivi. Ecco, il riassunto. Ma non solo: parliamo anche di concessione della misura cautelare in carcere solo per reati con pene gravi, non inferiori ai cinque anni, così escludendo la possibilità di adottare queste importanti ed – è giusto dirlo – anche, a volte, abusate misure per molte ipotesi delittuose, non paghi delle scellerate decisioni. Pure, si prevede la possibilità di concedere i lavori di pubblica utilità in luogo delle pene detentive e pecuniarie ai criminali, qualora tossicodipendenti o assuntori di sostanze stupefacenti o psicotrope.
In tal senso, pertanto, il solo fatto di essere tossicodipendenti, o assuntori di stupefacenti o sostanze psicotrope è titolo per poter accedere ai lavori di pubblica utilità: solo perché si è tossicodipendenti si possono commettere reati e, semplicemente, espiare la propria pena lavorando per la collettività. Il lavoro per la collettività, a nostro giudizio, invece, deve essere, in questo senso, un'aggiunta e non un modo di espiare la pena.
Signori colleghi, il legislatore non può fare norme ed incidere sul nostro sistema giudiziario solo per raggiungere l'obiettivo di superare il problema del sovraffollamento delle carceri. Il tema delle carceri, per quanto spinoso, – e siamo consapevoli che questo problema è drammatico – deve essere affrontato in ben altro modo, predisponendo nuove strutture penitenziarie e, soprattutto, approntando le soluzioni opportune e necessarie per la notevole presenza di stranieri, che stanno scontando la pena presso gli istituti italiani. Al contrario, il Governo inverte i fattori del ragionamento: non si determina la misura delle carceri dal numero dei criminali, ma si determina il numero dei criminali in ragione della misura delle carceri.
La proroga delle funzioni del Commissario per le carceri, inserita nel decreto-legge, non fa che confermare come l'attuale Governo, in tutta sintonia, e in modo consequenziale a quanto fatto dal precedente Governo Monti, stia dimostrando la propria totale inadeguatezza, l'inadempimento e l'incapacità di affrontare il problema delle carceri. Tra l'altro, questo ed altri provvedimenti, che incidono sulla popolazione carceraria, sono qui posti in discussione prima ancora di aver concluso le indagini conoscitive che, tra l'altro, nemmeno sono iniziate in Commissione giustizia. Come si fa ad elaborare soluzioni prima di conoscere esattamente i confini ed i limiti del problema ? La soluzione adottata con questo provvedimento è quella semplicistica e cieca di liberare criminali. Ma dico: volete proprio dirlo alle persone offese, alle vittime e ai familiari di chi è stato vittima, appunto, di un reato ? Diteglielo, poi, voi, colleghi, che il delinquente, il criminale e colui che ha rovinato una vita è libero, a casa sua, a godersi il riposo ! Poniamoci, dunque, la domanda – e non è cosa da poco – di come può reagire la vittima, o i suoi familiari. Se la giustizia non offre giustizia, se il crimine non è pagato, come potrà ottenere soddisfazione la sete di giustizia ? Pag. 9Sono questioni, che non sono di pura disquisizione politica, ma che devono essere tenute in debita considerazione.
Solo il rigore della legge, il rigore nell'applicazione e la certezza della pena possono funzionare da deterrente per un crimine, che, peraltro, negli ultimi tempi, sta registrando una notevole impennata.
PRESIDENTE. Comunico che i colleghi del gruppo Lega Nord e Autonomie hanno concluso con questo gli interventi sul complesso degli emendamenti, ritirando i rimanenti iscritti a parlare.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Nastri che, però, non vedo in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Chiarelli che non vedo in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Taglialatela. Non essendo in aula s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Prendo atto che non è presente in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ignazio La Russa. Prendo atto che non è presente in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Massimo Corsaro. Prendo atto che non è presente in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Totaro. Prendo atto che non è presente in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato.
Infine, ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Prendo atto che non è presente in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,09).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
A questo punto, sospendo la seduta, in modo che vi sia anche la possibilità, per il relatore e per il Governo, di concludere l'esame ed esprimere i pareri alla ripresa della seduta, che sarà alle ore 10,30.
La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,30.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame articolo unico – A.C. 1417-A)
PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, si sono esauriti gli interventi sul complesso degli emendamenti. Avverto che i deputati Vittorio Ferraresi e Tancredi Turco hanno ritirato tutte le proposte emendative di cui sono primi firmatari. Avverto inoltre che la Commissione affari costituzionali ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 1417-A).
Ricordo che nella seduta del 2 agosto 2013 la Presidenza si era riservata di dichiarare eventuali inammissibilità di proposte emendative.
A tale proposito, la Presidenza, con riferimento agli emendamenti che intervengono sulle pene di singole fattispecie di reato, ha considerato ammissibili soltanto quelli che sono strettamente consequenziali rispetto all'intervento di cui alla lettera 0a) del comma 1 dell'articolo 1 del provvedimento, che ha innalzato da quattro a cinque anni la pena in relazione alla quale, ai sensi dell'articolo 280 del codice di procedura penale, può essere disposta la custodia cautelare in carcere.
In particolare, sono state considerate ammissibili le proposte emendative che, innalzando le pene di singoli reati, intendono far sì che delitti esclusi dall'ambito di applicazione della custodia in carcere a seguito dell'intervento di cui alla citata lettera 0a) vi rientrino nuovamente.Pag. 10
Viceversa non sono stati considerati ammissibili gli emendamenti che incidono sulla pena di reati per i quali in precedenza non era comunque possibile applicare la custodia in carcere, al fine di rendere ora applicabile tale misura cautelare. In applicazione di tale criterio la Presidenza non ritiene ammissibile l'articolo aggiuntivo Colletti 1-bis.0101, che innalza da tre a cinque anni la pena prevista dall'articolo 346-bis del codice penale per il reato di traffico di influenze illecite.
La Presidenza non ritiene altresì ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, la seguente proposta emendative: articolo aggiuntivo Colletti 1-bis.0102, volto a modificare la fattispecie di false comunicazioni sociali in danno della società, dei soci e dei creditori, di cui all'articolo 2622 del codice civile.
Invito quindi il relatore, ad esprimere il parere della Commissione e poi il Governo.
Colleghi tutti, stiamo ascoltando il parere del relatore e del Governo in maniera che poi dopo, quando votiamo, non c’è bisogno di ripetere ogni volta le motivazioni del Governo. Quindi, se prestiamo un attimo di attenzione, ci fa del bene anche per il prosieguo dei lavori.
DONATELLA FERRANTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere è favorevole su tutti gli emendamenti della Commissione che ho così riepilogato: 2.1000, 3-bis.1000, 4.1002, 4.1000, 4.1001, 4.1003. Per le restanti proposte emendative vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo ?
GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo sul primo di una serie di emendamenti che noi abbiamo presentato con riferimento all'articolo 1, in modo particolare a seguito della modifica che è stata fatta al Senato e poi confermata anche durante il dibattito in Commissione, in merito al tema della carcerazione preventiva e in merito quindi all'applicazione delle misure cautelari. Noi crediamo che la scelta che è stata operata dal Senato e poi confermata dalla Commissione giustizia e che oggi è in discussione con questo provvedimento sia una scelta assolutamente sbagliata ovvero quella di portare la carcerazione preventiva, e quindi l'applicazione delle misure cautelare per i reati tentati o consumati, fino a un massimo di pena di cinque anni.
Noi abbiamo ritenuto questa una scelta profondamente sbagliata, anche perché sono numerosissimi e anche di gravissimo allarme sociale i reati rispetto ai quali, con la carcerazione preventiva a cinque anni, non verrà più applicata la medesima.
Si è tentato di correggere, e lo diremo, poi, ancora successivamente, un gravissimo errore che si stava commettendo, ovvero quello di far sì che non fosse più soggetto alla carcerazione preventiva un reato di gravissimo allarme sociale, che, tra l'altro, è stato oggetto di dibattito non solo nella precedente legislatura, ma anche in quella attuale, con riferimento a tutta una serie di temi legati alla violenza sulle donne.
Mi riferisco, in modo particolare, all'articolo 612-bis del codice penale, ovvero al reato di stalking, al reato di atti persecutori. Si è adottata una soluzione, che noi, ovviamente, non abbiamo condiviso, che è quella per cui, per far rientrare il reato di stalking all'interno della carcerazione preventiva per i reati con pene fino a cinque anni, si è deciso di aumentare la pena massima del reato di stalking a cinque anni, escludendo, proprio per dare anche un segnale...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Molteni. Colleghi, stiamo semplicemente urlando, Pag. 11più che parlando, tutti ! Prego, onorevole Molteni.
NICOLA MOLTENI. ... escludendo un reato che, tra l'altro, è oggetto di dibattito, non solo rispetto all'opinione pubblica, ma anche con tutta una serie di proposte in Commissione affari costituzionali, che è il reato di finanziamento illecito ai partiti.
A nostro avviso, la scelta che è stata adottata tenta, da un lato, di tenere unire una maggioranza e, dall'altro lato, di escludere il reato, o meglio, di far sì che anche il reato di stalking possa essere ricompreso all'interno del principio dell'articolo 280, comma secondo, del codice di procedura penale, ovvero all'interno della carcerazione preventiva.
A nostro avviso, però, lo strumento utilizzato è uno strumento che non ha assolutamente alcuna logica: non ha logica all'interno del diritto, in quanto noi portiamo la pena per il reato di stalking da quattro a cinque anni senza un minimo di dibattito.
Tra l'altro, voglio anche ricordare che la determinazione del reato di stalking, che è stata oggetto di una discussione, di un'approfondita discussione, nella precedente legislatura, era stata tarata in modo tale che potesse avere, anche da un punto di vista della proporzionalità della pena, un senso logico e un senso oggettivo nell'applicazione del diritto.
Per cui, noi abbiamo presentato tutta una serie di emendamenti, alcuni dei quali verranno discussi e votati, compreso quello adesso in discussione, cioè l'emendamento 1.30, che vanno nella direzione di far percepire come, con riferimento, ripeto, alla carcerazione preventiva, serviva maggiore attenzione.
Questa è una scelta politica che è stata fatta. Tra l'altro, voglio anche ricordare che sul tema della carcerazione preventiva, rispetto al quale sarebbe necessario un dibattito, un dibattito importante, vi sono proposte di legge in tal senso, tra l'altro a firma proprio del relatore di questo provvedimento. Questo per dire che sul tema della carcerazione preventiva bisognava e bisogna operare in modo organico e sistematico, e non così come si è operato con questo provvedimento.
PRESIDENTE. Avverto che sono stati ritirati gli emendamenti Colletti 3-bis.1, 3-bis.2, 3-bis.3, 4.34 e 4.33.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.
ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo per fare una riflessione su questa materia importantissima. Mi rivolgo alla collega Ferranti e al Governo per sottolineare una serie di cose che, secondo me, hanno una grandissima rilevanza.
Noi, finora, abbiamo parlato dell'importanza di includere, al di là del sistema carcerario, nei rapporti sociali, all'interno di enti e strutture sociali, tutte le persone che hanno commesso dei reati che, a loro volta, hanno uno sfondo sociale, in qualche modo, in quanto dovuti a indigenze economiche o situazioni particolari che hanno spinto a commettere reati di un certo tipo.
Quello che io oggi, però, sono qui a sottolineare è che, quando parliamo di inclusione, la mia ansia mi spinge a pensare che, molto spesso, noi avviciniamo la persona con svantaggio a un'altra situazione di svantaggio, creando quello che, in qualche modo, poi è stato legittimato con il servizio civile, che è stata l'obiezione di coscienza.
Se voi ricordate, per non fare il militare si arrivava all'obiezione di coscienza. Tutte le strutture sociali hanno trovato delle risposte lavorative attraverso l'obiezione di coscienza, ed oggi, invece, con il servizio civile, si è creata una forma di lavoro nero da 500-600 euro. Quello in cui io credo quindi è che senz'altro è importante reinserire, reintegrare le persone che hanno commesso un reato, ma mi chiedo quanto sia giusto e corretto farlo senza professionalizzare il soggetto. Credo che non dobbiamo assolutamente pensare ad una inclusione sociale, ad un recupero sociale, senza professionalizzazione e Pag. 12senza preparazione. Per tanti anni, quando ero delegata all’handicap a Roma, mi sono occupata, nel carcere di Rebibbia, di fare corsi per moltissimi detenuti, tramite i quali potessero ottenere poi un attestato, un domani, per andare a fare gli operatori sociali. Questo è avvenuto, ma il riconoscimento di questo attestato è stato molto blando, per cui poi, quasi sempre, non riuscivo a reintegrare queste persone come si doveva. Affinché non diventi uno «svuota carceri», ma abbia un senso, questo atto, in cui io credo fortemente, penso che dovremmo immaginare anche una pratica o comunque un «beneplacito», che lo renda professionalizzato, altrimenti non farebbe altro – concedetemi un termine forse un po’ troppo romanesco – che avvicinare gli «sfigati» agli «sfigati», creando un limite vero e concreto, poi, nelle risposte del disagio. Grazie
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Hanno votato tutti ? No ? Chimienti, Currò, Caso, Vacca... Ci siamo ? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 332
Votanti 275
Astenuti 57
Maggioranza 138
Hanno votato sì 16
Hanno votato no 259.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
(Il deputato Bolognesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario)
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Colletti 1.9 e Molteni 1.45.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, al Senato è stata modificata la portata del limite per la custodia cautelare in carcere, portato da quattro a cinque anni. Inizialmente in Commissione tutte le forze politiche, tranne il PdL, erano d'accordo nel tornare alla formulazione originaria, ovvero da cinque anni a quattro anni. Durante la notte c’è stato un accordo, ovviamente, tra le forze di maggioranza, per il quale è stato lasciato il limite di cinque anni ed è stata portata la pena massima dello stalking a cinque anni per farlo rientrare nella custodia cautelare in carcere, ed è stato escluso il finanziamento illecito dei partiti. Tutto giusto, per carità. Siamo d'accordo su queste esclusioni. Certamente altri reati meritavano di essere esclusi e altri reati meritavano di dare l'opportunità al giudice di valutare la custodia cautelare in carcere.
Con questo emendamento riportiamo la norma in oggetto alla sua formulazione originaria. Ci sembra un emendamento di buon senso, ci sembra un emendamento che, visto anche l'orientamento positivo che aveva inizialmente in Commissione, possa essere votato da tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per confermare le parole della collega Colletti: con riferimento a questo emendamento noi vogliamo riportare nel perimetro di quanto giusto sia l'applicazione delle misure cautelari rispetto a quanto era stato discusso e dibattuto all'interno della Commissione. Io voglio ricordare che, in un primo momento di confronto all'interno della Commissione, proprio con riferimento a questo emendamento – quindi un emendamento che sopprimeva la lettera 0a) e portava da cinque a quattro anni la carcerazione Pag. 13preventiva e quindi riportava la configurazione naturale del testo del codice di procedura penale, con riferimento all'articolo 280, comma 2 –, la Commissione, in una prima analisi, in una prima verifica degli emendamenti, aveva dato parere favorevole sulla necessità di riportare la carcerazione preventiva a quattro anni, a differenza di quanto poi è stato poi modificato rispetto al testo del Senato, proprio perché il tema della carcerazione preventiva e il tema delle misure cautelari è cosa seria, importante ed opportuna, rispetto alla quale sarà chiamato – mi auguro il prima possibile – il Parlamento a dover discutere e a doverlo affrontare, proprio perché noi stiamo parlando di chi va in carcere prima ancora di una sentenza definitiva di condanna.
Un tema così importante, un tema così delicato non può essere oggetto di un emendamento fatto al Senato e poi confermato dalla Camera all'interno di un provvedimento che parla di tutt'altro, perché ricordiamo che questo provvedimento parla di esecuzione della pena e non di carcerazione preventiva.
Abbiamo sempre convenuto tutti all'interno della Commissione che il tema della carcerazione preventiva andasse affrontato, ma andasse affrontato in modo sistematico attraverso i tanti provvedimenti che sono stati depositati e rispetto ai quali c’è un dibattito già avviato.
Riteniamo che inserire, per una chiara forzatura politica da parte di una forza politica ben definita, all'interno di questo testo, che è un testo che ovviamente noi non condividiamo e che abbiamo contrastato sin dalla sua genesi, questa forzatura non faccia bene, per prima cosa, al diritto stesso per come è stato imposto e poi non fa bene a un tema così importante e così delicato come il tema della carcerazione preventiva. Quindi, chiediamo nulla di più con questo emendamento che tornare alla formulazione originaria del codice di procedura penale e affrontare – cosa che probabilmente si sarebbe dovuta fare prima di tutti questi provvedimenti sugli «svuota carceri», che non produrranno assolutamente gli effetti che voi pensate – il tema della carcerazione preventiva con una visione preventiva rispetto a quanto si è fatto sin qui.
Noi crediamo che questo testo, contenente questa norma, rappresenti una visione assolutamente miope del tema delle carceri e soprattutto un modo asistematico per affrontare una tematica che, invece, andrebbe affrontata, ovvero quella della carcerazione preventiva, in maniera precedente rispetto a tutto il resto.
Concludo dicendo che noi con il testo oggi in discussione portiamo la carcerazione preventiva per gli innocenti da quattro a cinque anni e con il provvedimento che andiamo a discutere noi andiamo a far sì che coloro i quali, a testi vigenti, a normativa vigente, dovrebbero scontare la pena in carcere, quindi sono condannati con sentenza definitiva, non sconteranno più la pena in carcere ma con delle misure alternative sicuramente meno afflittive rispetto al carcere stesso.
È un emendamento di buon senso, è un emendamento che il Partito Democratico inizialmente aveva condiviso e mi auguro che ci sia l'onestà intellettuale e politica per accogliere questo emendamento, che – ripeto – porta la carcerazione preventiva da cinque a quattro anni, consentendo che tutta una serie di reati gravi possano tornare ad essere soggetti al carcere preventivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici Colletti 1.9 e Molteni 1.45, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Totaro, Causi, Villecco Calipari, Giorgis, Giammanco, Catania, Di Lello, Sannicandro...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 14
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 352
Votanti 345
Astenuti 7
Maggioranza 173
Hanno votato sì 75
Hanno votato no 270.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.59.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, questo emendamento si inserisce nel solco di quanto abbiamo sinora detto insieme al collega del MoVimento 5 Stelle. Siamo sempre in riferimento all'articolo 280, comma 2, del codice di procedura penale. Parliamo sempre di carcerazione preventiva. E noi, con questo emendamento che lanciamo come sfida e come provocazione rispetto alle scelte sbagliate o, meglio, alla conferma di scelte sbagliate che sono state fatte dal Senato, chiediamo che la carcerazione preventiva, che oggi è applicabile a reati per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni che, con questo provvedimento, verranno portati a cinque anni – ripeto che questo è un provvedimento che parla di carceri, questo è un provvedimento che parla di sospensione dell'ordine di esecuzione della pena, è un provvedimento che fa riferimento all'ordinamento penitenziario e non al tema della carcerazione preventiva – lanciamo una sfida soprattutto a quelle forze politiche che, con riferimento al tema della carcerazione preventiva, mostrano una sensibilità particolare e chiediamo che la carcerazione preventiva, oggi, applicabile a reati per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni venga portata a tre anni, in modo tale che tutta una serie di reati di particolarissimo allarme sociale, reati particolarmente gravi, possano rientrare all'interno dell'applicazione delle misure cautelari.
È evidente che, con questi emendamenti, noi cerchiamo di attirare l'attenzione del Parlamento affinché possa prevalere il buonsenso di capire che il tema della carcerazione preventiva non aveva alcuna logica tale da essere inserita all'interno di questo provvedimento. Questo è un provvedimento che fa danni sotto altri punti di vista, che non risolve minimamente il problema del sovraffollamento delle carceri, anzi crea insicurezza non solo tra i cittadini ma, in modo particolare, rischia di mistificare le vittime dei reati. Inserire all'interno di questo provvedimento anche il tema della carcerazione preventiva è una forzatura politica, e non ci saremmo mai aspettati che un partito come il Partito Democratico potesse seguire il PdL su questo tema. Mi auguro, quindi, che ci sia ancora un ravvedimento con questo emendamento e con altri che successivamente abbiamo presentato, per riportare a logica quanto oggi è previsto all'interno del nostro codice di procedura penale in materia di applicazione di misure cautelari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.59, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Murer...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 348
Votanti 287
Astenuti 61
Maggioranza 144
Hanno votato sì 14
Hanno votato no 273.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 15Molteni 1.162, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Totaro, Fiano, Basso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 354
Votanti 293
Astenuti 61
Maggioranza 147
Hanno votato sì 15
Hanno votato no 278.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.191.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
Onorevole Molteni, che dobbiamo fare ?
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, non è facile potersi coordinare...
PRESIDENTE. Lei mi segua, io le do la pagina e anche il posizionamento sulla pagina.
NICOLA MOLTENI. Voglio sottolineare che noi abbiamo presentato parecchi emendamenti rispetto ai quali poi abbiamo fatto alcune segnalazioni. Non è francamente facile potersi coordinare rispetto a questo testo.
Presidente, siamo sempre sull'articolo 1, siamo sempre con riferimento all'applicazione delle misure cautelari e qui siamo all'articolo 274, comma 1, lettera c), sempre con riferimento all'applicazione delle misure cautelari.
Mi ripeto, ma semplicemente perché credo che il tema non è in questo momento particolarmente soppesato dall'Aula stessa. Capisco che siamo ad agosto – e quindi siamo ormai prossimi alle ferie –, però credo che su questo tema serva una riflessione particolare da parte dell'Aula rispetto alla configurazione del testo, rispetto alle finalità del testo, rispetto agli obiettivi che questo provvedimento si pone. Circa gli obiettivi ripeto che noi siamo fortemente contrari proprio perché questo provvedimento non sortirà alcuno di quei benefici sul sistema carcerario sui quali qualcuno ritiene opportuno invece continuare ad insistere. Siamo sempre con riferimento all'applicazione delle misure cautelari. Riteniamo che aver aumentato da quattro a cinque anni il reato di stalking per poterlo includere all'interno dell'applicazione delle misure cautelari ed escludere unicamente il finanziamento illecito ai partiti non sia sufficiente, proprio perché vi sono altri reati particolarmente gravi che andrebbero inclusi.
L'emendamento in riferimento all'articolo 274 è nulla di più che una integrazione e una completezza rispetto alla modifica del reato della carcerazione preventiva da quattro a cinque anni. Veramente invito l'Aula a una riflessione ulteriore, proprio perché, con riferimento al tema delle misure cautelari e della carcerazione preventiva, ci possa essere un dibattito a sé stante, fatto in maniera approfondita e sistematica, proprio perché andiamo a toccare in maniera importante e sensibile il tema della carcerazione preventiva. Ne farlo qui, in quest'Aula, durante il mese di agosto, su un provvedimento, tra l'altro, che nella navetta tra Camera e Senato e rispetto al decreto attualmente in vigore, ha subito delle modifiche gravi e importanti, credo si stia commettendo un gravissimo errore di natura giuridica. Questo tema andrebbe affrontato e discusso separatamente e, quindi, mi auguro ci sia il buon senso di quest'Aula e il buon senso dalla maggioranza. E mi appello in modo particolare ai colleghi del Partito Democratico che su questo tema hanno sempre avuto una sensibilità particolare, similare a quella della Lega, affinché possano sospendere questo tipo di introduzione all'interno di un testo, proprio perché ci possa essere un dibattito molto più sereno, molto più chiaro, molto più sistematico partendo ad esempio da un testo, dal testo della collega Ferranti, che trovava molti punti di condivisione.Pag. 16
Questo emendamento concede al Parlamento l'ennesima possibilità per poter sospendere il dibattito sulla carcerazione preventiva e poterlo spostare all'interno di una sede più idonea rispetto a questa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.191, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 356
Votanti 294
Astenuti 62
Maggioranza 148
Hanno votato sì 16
Hanno votato no 278.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
(Il deputato Pilozzi ha segnalato di aver espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario; il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Passiamo all'emendamento Molteni 1.38, a pagina 10 del fascicolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Presidente, con questo emendamento noi andiamo ad intervenire con riferimento ad una specifica che è stata introdotta in questo testo. Una specifica che è sicuramente opportuna, ma con riferimento ad una fattispecie rispetto alla quale qui facciamo riferimento a determinati reati, cioè al reato di stalking e al reato di maltrattamenti in famiglia, in cui si va a specificare l'idoneità del domicilio.
È ovviamente lodevole il tentativo di specificare con riferimento a determinati reati rispetto ai quali non vi sarà più la custodia cautelare in carcere, ma vi sarà la possibilità, su valutazione discrezionale da parte del giudice, di poter applicare i domiciliari. Noi crediamo che specificare l'idoneità dei domiciliari per questi tipi di reato, cioè per il reato di stalking e per il reato di maltrattamenti in famiglia, vada sicuramente bene.
Ma noi diciamo un'altra cosa: diciamo che con riferimento a questi reati, come il reato di stalking, ovviamente, la specifica viene fatta a tutela della persona offesa e della vittima del reato, e va benissimo; ma, con riferimento a determinati reati, come il reato di stalking o il reato di maltrattamenti in famiglia, qualcuno mi deve spiegare come è possibile disporre la custodia cautelare in carcere e, quindi, far scontare la pena a colui il quale commette il reato, magari di maltrattamenti in famiglia, all'interno dello stesso luogo in cui risiede e vi è la vittima del reato.
Io credo che la specifica vada bene, ma che il buonsenso prevalente debba portare a far sì che, con riferimento a questi due reati di particolare allarme sociale, la custodia cautelare sia unicamente una custodia cautelare in carcere e non ai domiciliari.
Io mi auguro che quest'Aula si renda conto di quello che c’è scritto all'interno di questo testo. Il nostro emendamento va esattamente nella direzione tale per cui, votandolo, chi commette determinati reati – in modo particolare, lo stalking e i maltrattamenti in famiglia – non potrà beneficiare della possibilità di scontare la pena non in carcere, come è giusto che sia, ma ai domiciliari, a stretto contatto con la vittima del reato stesso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.38, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Cuperlo, Arlotti, Sereni, Sorial... Ci siamo ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 363
Votanti 358
Astenuti 5
Maggioranza 180
Hanno votato sì 79
Hanno votato no 279.
(La Camera respinge - Vedi votazioni).
Passiamo all'emendamento Molteni 1.72.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, con questo emendamento e con i successivi quattro emendamenti, noi andiamo a chiedere una cosa assolutamente semplice: cioè che, con riferimento a determinate fattispecie di reato, quelle indicate, appunto, negli emendamenti stessi – mi riferisco, in modo particolare, agli articoli 423-bis (gli incendi boschivi), 612-bis (lo stalking), 624-bis (il furto in appartamento o il furto con scippo) o 572 (maltrattamenti in famiglia) –, noi andiamo a chiedere proprio di smontare la ratio di questo provvedimento.
Questo provvedimento, questo decreto «svuota carceri», con il combinato disposto del disegno di legge sulla messa alla prova e sulle pene detentive e sulle pene alternative al carcere, va nella direzione di far sì che per determinati reati – e voglio ricordare che sul provvedimento precedente il limite di pena era quello di sei anni – si continui ad applicare la custodia cautelare in carcere.
Voi pensate di risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri facendo sì che con riferimento a reati, non di natura bagatellare, come voi andate dicendo, ma bensì con riferimento a reati di grave, gravissimo allarme sociale si possa scontare la pena non più in carcere, ma ai domiciliari; come se scontare la pena ai domiciliari, comodamente seduti sul divano di casa, guardando la TV, sia la stessa cosa che scontare la pena, invece, in carcere. Quindi, noi, con questi emendamenti, con questa serie di emendamenti sui quali insistiamo, insistiamo proprio perché con riferimento a questi reati, e stiamo parlando, lo ripeto, di reati gravi, di reati gravissimi, la pena continui a essere scontata all'interno del carcere.
Quindi, non condividiamo, ovviamente, la ratio di questo provvedimento; lo abbiamo già detto, lo continuiamo a ripetere e lo ripeteremo fino all'esasperazione che questo provvedimento è un provvedimento tampone, è un provvedimento che non andrà, assolutamente, a risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri.
Qualcuno ci dice che questo provvedimento lo dobbiamo fare perché ce lo chiede l'Europa, è vero, peccato però che l'Europa non ci dice cosa fare per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri; l'Europa ci dice: avete un problema di sovraffollamento delle carceri, bene, risolvetelo. Gli strumenti che voi oggi state utilizzando per risolvere questo problema saranno strumenti assolutamente inefficaci, tali per cui siamo assolutamente convinti che nel momento in cui avremo la certificazione che questo provvedimento, come i provvedimenti precedenti e mi riferisco al decreto Alfano prima, al decreto Severino poi e al provvedimento e al disegno di legge sulla messa alla prova, non produrranno i risultati che voi sperate – ovvero ridurre di 20, 25 mila la soglia dei detenuti presenti nelle nostre carceri, che oggi è pari a 66 mila – voi porterete e sarete costretti a portare in Parlamento un provvedimento di amnistia. Lì, la Lega continuerà a fare le proprie barricate, perché in questo momento noi abbiamo bisogno di maggiore sicurezza, di maggiore certezza della pena, e non di pene alternative al carcere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.72, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Bargero, Villecco Calipari, Orfini, Gadda, Duranti...Pag. 18
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 362
Votanti 300
Astenuti 62
Maggioranza 151
Hanno votato sì 15
Hanno votato no 285
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
(La deputata Palma ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.73.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, anche questo emendamento va a risolvere un problema molto grave: per alcune tipologie di reati, appunto quello di furto con scippo, che è stato richiamato prima, lo stalking, la violenza verso i minori, verso i privati, si è esclusa totalmente la possibilità di fare gli arresti domiciliari. In fondo, sembra una cosa abbastanza assurda che per certe tipologie di reati molto gravi, molto odiosi dal punto di vista sociale, si possa dare questa possibilità. Noi riteniamo che per certi reati la pena principale debba essere la detenzione in carcere. È vero che la problematica del perché è stato fatto questo decreto, così come verranno fatti, di sicuro, altri provvedimenti, è una sola e cioè quella di dire che siccome l'Europa ci condannerà perché le nostre carceri sono strapiene e dunque i nostri detenuti in carcere stanno male, perché troppo stretti, non hanno la PlayStation, non hanno la possibilità di ricrearsi e di avere una vita normale, allora, noi, voi volete fare un provvedimento per tentare di liberare questi delinquenti. Ciò senza invece fare un percorso veramente costruttivo, un percorso dove chi sbaglia deve scontare la pena e magari avere, anche, la possibilità di redimersi, di capire di aver fatto qualcosa di sbagliato verso delle altre persone, ma soprattutto anche verso la società e dunque di fare un vero percorso di recupero.
Inoltre, di dare la possibilità, magari, ad esempio, per liberare le carceri, di costruirne di nuove, oppure di utilizzare tantissime caserme che abbiamo dismesso per i reati più piccoli. Oppure, cosa ancora più semplice, si potrebbero stipulare degli accordi bilaterali con i Paesi di origine di questi detenuti – perché ci sono tantissimi detenuti che non sono del nostro Stato – per far scontare le pene nei Paesi di origine. Magari, con questi accordi bilaterali, potremmo prevedere la possibilità di costruire noi stessi le carceri, in fondo ci costerebbe molto molto meno costruire le carceri nei Paesi di origine dei detenuti e far scontare loro la pena là. Così andremo a risolvere il problema, un problema serio, per carità, un problema vero, ma senza scaricare tutta questa problematica sui cittadini normali.
Infatti, se si libera semplicemente una persona per, ripeto, alcuni reati molto odiosi come stalking, violenza verso i minori e furto con scippo, semplicemente concedendo gli arresti domiciliari non risolviamo il problema, non diamo un segnale di correttezza, non diamo il segnale che chi sbaglia deve pagare e deve capire di avere sbagliato.
Addirittura, in questo provvedimento avevate introdotto anche la possibilità per i recidivi, dunque per chi ha commesso più volte lo stesso reato, di dire: adesso ti perdoniamo. No, prima deve dimostrare lui di aver capito di aver sbagliato. Deve dimostrare lui, nei fatti, di aver fatto qualcosa di errato, di aver fatto qualcosa che ha danneggiato altre persone, che ha danneggiato la società intera, perché se non facciamo così di sicuro non andremo a risolvere il problema, ma andremo semplicemente ad aumentare l'insicurezza dei cittadini.
In fondo, succede molto spesso, con persone che vengono da altri Paesi, con romeni e via dicendo, che mi dicono che molte volte dei delinquenti abituali dei loro Paesi vengono in Italia perché sanno Pag. 19che, se delinquono in Italia per alcuni reati come furto e via dicendo, sconteranno una pena, se verranno presi, molto molto inferiore rispetto a quella che sconterebbero nei loro Paesi di origine.
Dunque, se noi non diamo un segnale di fermezza, di decisione e di correttezza dicendo che chi sbaglia paga, veramente avremo un'invasione di questi delinquenti, perché preferiscono venire in Italia. Infatti, piuttosto che scontare otto anni di carcere in Romania per furto preferiscono fare un furto in Italia, che al massimo si prendono, se vengono individuati, qualche anno, che dopo non scontano neanche in carcere, ma semplicemente agli arresti domiciliari davanti alla televisione bevendosi una bella birra fresca, e così scontano la pena.
Questa è una cosa veramente indegna di un Paese civile. Un Paese civile deve dimostrare di saper difendere i propri cittadini e deve saper dimostrare, anche con le pene, di far rispettare le leggi, perché, altrimenti, un reato che non ha conseguenze effettive e fattive di sicuro è un reato che non ha un deterrente perché venga ad essere commesso di nuovo verso i cittadini.
Dunque, per questo abbiamo presentato questi emendamenti, ne abbiamo presentati altri, ne presenteremo ancora e continueremo a fare una battaglia durissima a questi provvedimenti che non sono d'aiuto né per la società, né per gli individui che sono all'esterno del carcere, né di sicuro per i rei colpevoli di reati gravissimi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.73, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Rosato, Sorial, Giordano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 367
Votanti 303
Astenuti 64
Maggioranza 152
Hanno votato sì 16
Hanno votato no 287.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.77.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, in merito a questo punto, ieri ero con mia mamma, che ha 81 anni, e insieme a mia mamma c'erano le sue amiche...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Buonanno. Colleghi, gentilmente ! Grazie.
GIANLUCA BUONANNO. C'erano le sue amiche, più o meno di quell'età: tutte persone comunque con la patente, persone che hanno ancora una forte attitudine alla vita sociale. Stando con loro, ho posto una domanda, cercando di essere il più neutrale possibile. Ho detto: siccome domani parliamo di un provvedimento in cui, nella sostanza, ci sono partiti che propongono, invece di mandare in carcere dei delinquenti, di mandarli agli arresti domiciliari, vi faccio degli esempi.
A queste signore, che stavano ascoltando, ho detto: se uno facesse un furto a casa vostra, quindi un furto con scasso, voi sareste contente di sapere che questa persona, invece di andare in carcere, va a casa sua agli arresti domiciliari ? Se vostra figlia o vostra nipote o vostra cugina (ovviamente non ho detto la sorella) subissero lo stalking da parte appunto di uno stalker, sareste contente di vederlo in casa agli arresti domiciliari ? Ovviamente le risposte sono state tutte negative ! Addirittura – adesso glielo dico in dialetto – una delle amiche mia mamma...
PRESIDENTE. No, non me lo dica in dialetto, onorevole Buonanno: me lo dica in italiano.
GIANLUCA BUONANNO. Scusi: a Roma voi parlate romano, io posso parlare nel mio dialetto.
PRESIDENTE. Sì, ma qui dentro parliamo in italiano, onorevole Buonanno. La ringrazio.
GIANLUCA BUONANNO. Va bene. Allora glielo traduco subito, non è che uno ci tiene a parlare...
PRESIDENTE. Me lo deve dire semplicemente in italiano.
GIANLUCA BUONANNO. Va bene. La signora in questione, l'amica di mia mamma, mi ha detto: duma i numar !, cioè «diamo i numeri !»
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, le ho detto che lo deve dire in italiano, se lo vuole dire.
GIANLUCA BUONANNO. Ho capito. «Diamo i numeri !»
PRESIDENTE. Ecco ! Bene.
GIANLUCA BUONANNO. Nel senso che provvedimenti del genere alla gente comune, che non è che vota specificatamente la Lega piuttosto che altri partiti, sembrano improponibili.
Ho promesso allora oggi a queste signore, amiche di mia mamma (e magari anche mie elettrici), di dire in Aula queste cose: è improponibile ed è impossibile far capire alla gente, perché non lo vogliono, che provvedimenti del genere vengono applicati da questo Governo. Va bene che c’è il problema delle carceri; ma c’è anche da dire che ci sono circa 25 mila stranieri, che costano all'anno allo Stato circa 1 miliardo e mezzo di euro: siccome siamo sempre alla ricerca di soldi, 1 miliardo e mezzo di euro per mantenere 25 mila stranieri, che oltre ad essere venuti in Italia, sono venuti anche e soprattutto e solo per delinquere, mi sembra assurdo. Magari cercare di incentivare quel che già l'ex Ministro dell'interno Maroni aveva fatto negli anni passati, cioè rimandarli al loro Paese, sarebbe invece già un grande risultato, con un risparmio di soldi, e il problema delle carceri non esisterebbe più.
Ma quello che più mi preme è ribadire quello che la gente comune pensa, perché qui dentro molta gente, molti parlamentari probabilmente vivono su un altro pianeta: la gente comune, quando gli si spiega in maniera chiara, limpida e la più semplice possibile quali sono i provvedimenti che questo Governo intende adottare, si spaventa, cioè dice: ma qua diamo i numeri davvero ! Va bene la questione della crisi, va bene che ci sono tanti problemi, va bene che questo è un Paese disorganizzato, va bene tutto quello che si vuole, ma questo provvedimento è una chiara scelta da parte del Governo di fare in modo che i delinquenti, invece che stare in galera, se ne stiano a casa loro.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANLUCA BUONANNO. Dopodiché, se non li si controlla – come purtroppo non accadrà, perché le forze dell'ordine sono poche rispetto ai problemi che ci sono – è evidente che la delinquenza aumenterà; e, sotto l'aspetto della sicurezza, le persone, soprattutto quelle anziane, si ritroveranno ancora più in difficoltà.
Questo è un modo semplice per spiegare, signor Presidente, che questo provvedimento veramente dà i numeri: ma i numeri nel senso del cervello, perché i numeri veri sono questi. Questi provvedimenti sono di uno Stato che non pensa al proprio popolo, ma pensa esclusivamente ai numeri, per mandare fuori dalla galera determinate persone ! Se questo è un ragionamento da fare, poi non ci dobbiamo stupire perché in Italia, alla fine, succedono cose molto strane.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
Pag. 21PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per ricordarle che l'Aula più e più volte ha visto interventi in lingue locali: in romagnolo, in lombardo, in siciliano, in piemontese.
Quindi, la inviterei cortesemente a non interrompere e non limitare la volontà espressiva che spesso e volentieri riconduce anche, come era il caso dell'onorevole Buonanno, a momenti di vita vissuta nel quotidiano, nel contatto con la gente, dove fortunatamente ancora non si parla solo l'italiano, ma si parla anche la propria lingua. In quest'Aula ciò è stato riportato più e più volte; quindi, la inviterei cortesemente a non interrompere un collega che, già come è successo altre volte, vuole esprimersi nella propria lingua.
PRESIDENTE. Innanzitutto, onorevole Pini, la ringrazio; ovviamente il Presidente decide e ha facoltà di interrompere un collega perché rientra nelle responsabilità che esercita. Potrei leggerle numerosi precedenti, – ne ho uno in mano –, nei quali viene ripetutamente richiamato il deputato a parlare la lingua italiana che peraltro è anche un fatto oggettivo. Ci sono tante persone che magari non conoscono quel dialetto e che ascoltano attraverso la radio e la televisione e che avrebbero, credo, il diritto di comprendere quello che viene detto dal deputato. Ci sono i resoconti stenografici, ci sono mille ragioni utili anche a chi sta parlando per fare in modo che quello che si dice sia comprensibile a tutti.
Detto questo, non credo minimamente di essere stato scortese nei confronti dell'onorevole Buonanno, gli ho solo suggerito di parlare in italiano perché è utile per tutti, tutto qui.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.77, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 369
Votanti 303
Astenuti 66
Maggioranza 152
Hanno votato sì 15
Hanno votato no 288.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.75.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, anche in questo caso l'emendamento presentato dal gruppo della Lega Nord, a prima firma Molteni, vuole escludere determinati reati, fra cui lo stalking e il maltrattamento in famiglia o verso fanciulli, dalla possibilità dei domiciliari. L'emendamento prevede esplicitamente che in caso di reati di cui agli articoli 562, secondo comma, e 612-bis terzo comma, del codice penale, la detenzione è quella della custodia cautelare in carcere, di cui all'articolo 285.
Penso che, se ci fosse un po’ di buonsenso in quest'Aula, questo emendamento dovrebbe trovare il voto favorevole dei colleghi perché non stiamo parlando di reati che, seppur come tutti i reati deprecabili, non hanno un impatto sulla tenuta della sicurezza sociale o comunque dell'allarme sociale, ma sono reati molto impattanti sui quali riteniamo debba essere esclusa la possibilità di una custodia che non sia quella carceraria.
A tal fine abbiamo presentato questi emendamenti perché riteniamo doveroso cercare di intervenire su questo provvedimento, come abbiamo sottolineato e ho avuto modo di sottolineare durante la discussione sul complesso degli emendamenti, al fine di ridare delle regole, soprattutto per alcune tipologie di reato, che possano dare quella certezza della custodia carceraria che riteniamo indispensabile. Infatti, la certezza della pena non si Pag. 22ha solamente con riferimento a quanto tempo una persona sta a casa in caso di arresti domiciliari, ma la certezza della pena si ha anche proprio nelle modalità della detenzione del soggetto che ha commesso reati. Quindi riteniamo che, per questa fattispecie, la detenzione carceraria sia indispensabile.
Se l'intento della maggioranza è quello di andare ad alleggerire il carico delle carceri con il numero dei detenuti, noi sappiamo – come sa meglio di noi la maggioranza – che questo non è il provvedimento che andrà a risolvere questa situazione, o che andrà nella direzione di alleggerire il numero di detenuti. Anzi, questo provvedimento semplicemente è un provvedimento prettamente ideologico, che vuole dare una sorta di salvacondotto a determinati tipi di reati che, secondo la maggioranza e secondo, purtroppo, anche una parte dell'opposizione, non ricoprono un delitto per il quale è necessario il carcere.
L'unica via percorribile è – come ripetiamo, ma lo vogliamo ripetere più volte perché speriamo che, prima o poi, qualcuno accolga il nostro appello – quella della costruzione di nuovi carceri e, in secondo luogo, la possibilità per i detenuti stranieri, di scontare la pena nel loro Paese d'origine. Alternative non esistono, a meno che qualcuno non si sogni – come, purtroppo, i sentori attuali ci portano a pensare – di proporre qualche amnistia o qualche indulto. Questo perché ovviamente andrebbe a distruggere tutto quel sistema di diritto che cerchiamo con fatica di tenere in piedi e, dall'altro lato – come abbiamo visto in casi analoghi passati – non risolve perché – dopo pochi mesi – le carceri sono piene esattamente come prima.
Dunque, o riusciamo e abbiamo il coraggio di mettere in atto una misura strutturale, che possa creare un sistema per il quale le emergenze vengono meno, oppure inseguiamo semplicemente delle situazioni che non risolviamo e – ripeto – i primi che andiamo a colpire sono le vittime di questi reati stessi, che non trovano gratificata la loro giusta e doverosa esigenza di giustizia.
Per questo, chiediamo di guardare con attenzione ai colleghi di maggioranza e opposizione – concludo, signor Presidente – l'emendamento Molteni 1.75 perché riteniamo che, se andiamo ad escludere perlomeno alcuni reati particolarmente pericolosi per la tenuta del sistema sociale, penso che tutti insieme riusciamo a fare un buon servizio al Paese e riusciamo a mettere in prima fila le vittime del reato e non i carnefici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.
ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, solo per dire che le comprensibili preoccupazioni dei colleghi della Lega sono superate dal tenore letterale della norma già vigente per i maltrattamenti in famiglia, fattispecie punita, nel massimo, sei anni e, se aggravata, ancora di più e, per quanto riguarda il reato di molestie insistenti, ovvero lo stalking, abbiamo già introdotto una modifica nel testo uscito dalla Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.75, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Scalfarotto, Lavagno, Rizzetto, Abrignani, Di Maio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 372
Votanti 304
Astenuti 68
Maggioranza 153
Hanno votato sì 16
Hanno votato no 288.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, questo è un emendamento di assoluto buonsenso, che si colloca esattamente nel rispetto delle modalità con cui oggi le comunicazioni, in modo particolare in ambito giuridico, assumono una delle vesti principali.
Con questo emendamento, andiamo a chiedere che, con riferimento all'articolo 386, comma 3, del codice di procedura penale, ovvero con riferimento ai doveri della polizia giudiziaria, in caso di arresto o fermo, con l'obbligo da parte della polizia giudiziaria di porre immediatamente a disposizione del pubblico ministero l'arrestato o il fermato, il relativo verbale, che deve essere comunicato al pubblico ministero entro le ventiquattro ore, venga comunicato, non solo per via telematica, così com’è stato novellato dal testo del Senato, ma – e questo è un emendamento di assoluto buonsenso – attraverso il mezzo della posta certificata elettronica, che oggi è uno dei metodi comunicativi abituali e usuali all'interno dell'ambito giuridico. Avviene tra avvocati, avviene tra cancellerie.
Noi chiediamo che oltre al mezzo telematico, che è una dicitura anche abbastanza indeterminata, questo tipo di comunicazione e il verbale di fermo o di arresto venga comunicato e notificato al pubblico ministero anche attraverso il mezzo della posta certificata.
Io so che su questo emendamento c’è parere negativo da parte del Governo e del relatore. Chiedo un ravvedimento, proprio perché credo che la formulazione che noi introduciamo, attraverso l'emendamento, sia più corretta e sia più idonea e consona rispetto a quelli che sono gli strumenti abitualmente e usualmente adoperati all'interno dell'ambito giuridico.
Quindi, invito il relatore e il Governo a mutare il parere. Andiamo a definire in modo più corretto, anche da un punto di vista giuridico di applicazione di quelli che sono gli strumenti oggi adoperati, una formula che ormai è diventata di assoluta abitualità nel mondo giuridico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicola Molteni 1.29, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Giuditta Pini, Rostan, Abrignani, Di Lello, Pilozzi... Abbiamo votato tutti ? Non abbiamo votato tutti. Giancarlo Giordano... Abbiamo votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 378
Votanti 377
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato sì 87
Hanno votato no 290.
(La Camera respinge – Vedi votazioni)
(Il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, con questo emendamento andiamo ad intervenire su una delle parti principali di questo provvedimento in materia di «svuota carceri», ovvero andiamo a chiedere la soppressione del numero 1, con riferimento all'articolo 1, comma 1, lettera b), ovvero con riferimento a quelle modifiche che sono state apportate in materia di esecuzione della pena introducendo all'articolo 656 del codice di procedura penale il comma 4-bis.
Qual è lo strumento e qual è la ratio di questa norma e la ratio sottesa all'interno Pag. 24di questo provvedimento ? È sostanzialmente quello di poter anticipare o, meglio, di potere applicare, in materia di esecuzione della pena e in materia di sospensione dell'esecuzione della pena, una sorta di virtuale calcolo sulla liberazione anticipata. Voglio ricordare che la liberazione anticipata, ai sensi dell'articolo 54 dell'ordinamento penitenziario, comporta una riduzione di pena, ogni 6 mesi, di 45 giorni e sostanzialmente si chiede di andare ad applicare in maniera virtuale preventiva, sul calcolo di pena rispetto alla richiesta che il pubblico ministero fa al magistrato di sorveglianza, l'applicazione di questo ricalcolo, in modo tale da andare sostanzialmente ad anticipare preventivamente la liberazione anticipata e, quindi, di andare ad incidere sull'ordine di sospensione della pena per evitare, secondo le intenzioni dei proponenti, di far sì che coloro i quali dovrebbero scontare legittimamente la pena in carcere, grazie all'applicazione di questo ricalcolo sulla sospensione dell'ordine di esecuzione della pena con riferimento alla liberazione anticipata, non debbano andare in carcere e potere beneficiare immediatamente, grazie alla sospensione della pena, delle misure alternative al carcere.
Questa è la ratio di questo provvedimento e, quindi, con questo provvedimento voi volete incidere sugli ingressi e, quindi, impedire che soggetti che legittimamente dovrebbero scontare la pena in carcere, in base al cumulo di pene che vengono calcolate, anziché scontare la pena in carcere possano beneficiare dell'ordine di sospensione della pena stessa e possano scontare la pena ai domiciliari.
Questa è sostanzialmente la ratio di questo articolo che noi chiediamo di sopprimere, perché riteniamo, secondo il principio basilare della certezza della pena, che chi sbaglia debba scontare la pena in carcere, se la pena prevista è la pena del carcere. Questo provvedimento – voi lo sapete benissimo – e la ratio di questa norma non andranno ad incidere in maniera sistematica con riferimento al problema del sovraffollamento delle carceri, ma date nuovamente, come è già stato detto, come è stato ribadito e come continueremo a ribadire durante la discussione di questo provvedimento, un senso di impunità e un senso di ingiustizia, soprattutto nei confronti delle vittime dei reati. Noi crediamo che chi sbaglia debba pagare interamente la propria pena. Se la pena prevista è la pena del carcere, è giusto che il carcere venga sostanzialmente applicato. Quindi questo emendamento che noi proponiamo chiede sostanzialmente di sopprimere questo tipo di intenzione che voi andate ad applicare con riferimento all'ordine di sospensione dell'esecuzione della pena per ripristinare il meccanismo precedente, ovvero, nel momento in cui c’è un ordine di carcerazione, l'ordine di carcerazione viene eseguito all'interno del carcere e non con strumenti alternativi che voi andate ad introdurre.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.
ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, solo per chiarire che questo articolo ha a che vedere con la liberazione anticipata, che viene già applicata per la pena scontata come privazione della libertà personale. L'unica modifica che viene fatta è che, posto che la custodia cautelare a tutti gli effetti oggi viene conteggiata come pena scontata nella determinazione della pena poi da scontare con i provvedimenti che arrivano sull'esecuzione della pena, si rende possibile che la liberazione anticipata possa essere chiesta con riferimento anche alla custodia cautelare come pena già scontata, il che evita di dover avere queste detrazioni successivamente all'ingresso in carcere. Quindi, stiamo parlando di persone che sono già libere e che in questo modo hanno un provvedimento più razionale su una pena già scontata. La questione degli arresti domiciliari non ha niente a che vedere e non si esclude che poi si trascorra un periodo in carcere. È un problema di determinazione o rideterminazione della quantità di pena da scontare.
Pag. 25 PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.32, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Murer, Carbone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 391
Votanti 390
Astenuti 1
Maggioranza 196
Hanno votato sì 17
Hanno votato no 373.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
Prendo atto che l'emendamento Colletti 1.10 è ritirato.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Colletti 1.11 e Molteni 1.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, con questo emendamento andiamo a riportare la formulazione attuale in materia di esecuzione della pena. Oggi per condanne con pena fino a tre anni e per condanne con pena fino a sei anni in materia di stupefacenti c’è la possibilità di poter applicare l'ordine di sospensione dell'esecuzione della pena, in modo tale da poter consentire al condannato di poter accedere a delle misure alternative rispetto al carcere. Voi nel testo aggiungete ai tre e ai sei anni già previsti anche quattro anni, quindi la possibilità di poter chiedere la sospensione dell'ordine di esecuzione della pena per reati fino a quattro anni. Detto in modo molto semplice, fino a condanne per reati con pena fino a quattro anni nessuno sconterà più la pena in carcere. Quindi alzate di un anno la soglia per poter accedere alla sospensione dell'ordine di esecuzione della pena.
Vi riferite, poi, ovviamente, all'articolo 47-ter dell'ordinamento penitenziario, che è strutturalmente legato alla detenzione domiciliare. Quindi, voi alzate a quattro anni la soglia per non dover accedere al carcere, da tre a quattro anni.
Noi, con questo emendamento, chiediamo che si possa tornare alla formulazione originaria: nel momento in cui una persona viene condannata a tre anni di carcere, può chiedere la sospensione, il pubblico ministero può chiedere la sospensione dell'ordine di esecuzione della pena. Con una pena a quattro anni no, con una pena a quattro anni una persona finisce in carcere e poi, da lì, si applica quanto previsto dall'articolo 656 del codice di procedura penale.
Quindi, chiediamo di sopprimere la possibilità di aggiungere il termine di quattro anni per poter accedere all'ordine di sospensione dell'esecuzione della pena, e quindi, conseguentemente, accedere alle misure alternative al carcere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Colletti 1.11 e Molteni 1.35, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carbone, Colonnese, Scalfarotto, Malpezzi, Giuliani, Segoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 388
Votanti 387
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato sì 89
Hanno votato no 298.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo all'emendamento Molteni 1.91. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, questo emendamento va, nei fatti, Pag. 26ad avere gli stessi effetti dell'emendamento che aveva illustrato prima il mio collega: in pratica, riportare da quattro a tre anni la possibilità di sospensione della pena. Ci sembra assurdo che, per poter tenere le carceri libere, abbastanza spaziose, noi dobbiamo prevedere che, nel caso di reati con una pena fino a quattro anni, una persona può non scontare niente.
Significa quasi dire a tutti i cittadini: «Voi potete benissimo delinquere, potete benissimo commettere un reato. L'importante è che non vi sia inflitta una pena superiore ai quattro anni. In questo modo potete rimanere liberi, almeno per la prima volta». Se in seguito verranno commessi altri delitti, verranno infrante altre leggi, altre regole, allora si potrà andare in carcere. Questo vuol dire semplicemente togliere un deterrente molto importante che uno Stato moderno, normale, deve prevedere per i propri cittadini e per gli ospiti che vengono da Paesi stranieri.
Un soggetto deve sapere che se viene in Italia, qualsiasi reato commetta deve essere condannato. La condanna deve contenere almeno un elemento di «fastidio», per non dire qualcosa di peggio; se un soggetto sbaglia deve essere sottoposto ad una sanzione non solo pecuniaria, ma anche detentiva, cioè andrai in carcere per quattro anni, andrai a fare qualcosa per lo Stato.
Se si viene condannati ad una pena inferiore ai quattro anni e quest'ultima viene sospesa vuol dire permettere a tutti, soprattutto a coloro che provengono da Paesi stranieri, di non preoccuparsi, di delinquere e se beccati – ma sappiamo benissimo che è difficile trovare chi ha compiuto questi reati come il furto e così via – di fare in modo di non avere una condanna superiore a 4 anni. In questo modo potranno rimanere liberi e riprovarci un'altra volta. Invece, dovremmo essere veramente più rigidi. Uno sbaglia, uno viene qua e delinque, benissimo, bisogna individuarlo «tu verrai immediatamente condannato – e non con tempi un po’ troppo lunghi, come accade certe volte – e subito dovrai scontare la pena. E se sei un ospite nel nostro Stato, andrai a scontare la pena nel Paese di origine». Probabilmente, infatti, succede troppo spesso che questi ospiti non delinquono nei Paesi di origine, perché là forse le carceri sono un po’ più rigide, forse perché là la legge è un po’ d'ora e dunque non sgarrano – come si suole dire – neanche per reati, magari, più piccoli.
A volte può capitare, in alcune zone turistiche, che turisti, anche di altri Paesi – non cito nessun Paese perché non accada che vi siano turisti che possano offendersi, però capita; è provato, dal punto di vista anche sociale, che si lascino andare a delle piccole irregolarità che nel loro Paese neanche si andrebbero a pensare. Perché ? Per un motivo molto semplice: perché sanno che qua, per i reati più piccoli, ma anche per quelli più importanti – e noi vogliamo portarli fino a quattro anni –, non succederà assolutamente niente. Io ricordo sempre una notizia che avevo letto qualche anno fa negli Stati Uniti d'America: un turista italiano aveva semplicemente saltato la fila per superare i controlli della dogana – faceva una furbata, era un giovane, voleva scherzare – e i poliziotti americani lo hanno fermato, lo hanno ottenuto tre giorni nella cella di detenzione dell'aeroporto ed immediatamente è stato espulso. Questa è serietà ! Uno deve sapere che se sgarra ci sarà una pena adeguata al reato che ha commesso. Questo deve valere sia per gli ospiti sia, soprattutto, per i cittadini, perché sennò, veramente, la nostra società andrà in decadenza e troveremo sempre molto, ma molto, difficile che ci sia una società normale, anche perché sarà difficile spiegare ai giovani perché non bisogna delinquere, quando chi delinque certe volte viene trattato meglio dei cittadini onesti che vengono vessati dalle tasse, che vengono vessati da mille regole e invece chi delinque certe volte è trattato veramente con i guanti e certe volte gli si chiede scusa se lo abbiamo fermato e gli abbiamo creato disturbo. Per questo motivo Pag. 27noi chiediamo che venga votato questo emendamento, come anche altri emendamenti che sono semplicemente emendamenti presentati dalla Lega Nord, emendamenti di buonsenso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.91, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piras... Ce l'ha fatta Vignali ? Abbiamo votato tutti ? Colleghi però vi invito, se ci riusciamo, a stare in Aula, altrimenti su ogni voto perdiamo... e ne abbiamo parecchi, di voti. Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 390
Votanti 389
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 90
Hanno votato no 299.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Carocci e Stumpo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.97.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, questo emendamento, come l'emendamento precedente, sempre a prima firma Molteni, vuole riportare a tre anni la possibilità per non scontare in carcere gli anni di detenzione. Portare a quattro anni vuol dire che andiamo a ricomprendere tutti i reati, perché qui non stiamo parlando di massima pena che può essere commisurata rispetto al reato commesso, ma stiamo parlando della pena effettivamente inflitta al condannato. In questo caso, portare a quattro anni, vuol dire che andiamo ad allargare le maglie delle possibilità di scontare la pena all'interno degli istituti carcerari, ridando nuovamente quel messaggio di impunità che da troppi anni il nostro Paese continua a portare avanti.
Abbiamo avuto casi recenti di cronaca, purtroppo drammatica, che hanno visto persone lasciate libere di circolare sul territorio nazionale, e ciò ha portato a dei fatti gravissimi, e persone che avevano già visto la loro condotta andare sotto processo ed essere condannati, ma purtroppo con il sistema di giustizia del nostro Paese hanno avuto comunque la possibilità di poter circolare liberi sul territorio nazionale.
Adesso noi con questo provvedimento andiamo ad ampliare questa platea di soggetti, andiamo ad allargare le maglie, andiamo a dare nuovamente quella insicurezza ai cittadini e questo sicuramente non è il periodo per intervenire in tale direzione. Anzi, noi crediamo che questo periodo non ci sia mai, noi crediamo che per ragionare sui giusti e doverosi diritti dei detenuti di avere una detenzione umana bisogna ragionare sulla possibilità di ampliare il numero delle carceri e di far scontare le pene nei Paesi di origine. Alternative non ce ne sono, sono solo dei palliativi e purtroppo, questo Governo e a questa maggioranza stanno cercando di strizzare un occhio non a chi subisce il reato, ma a chi commette reato.
Noi su questo non possiamo ovviamente accodarci alle richieste e alle proposte che hanno questa maggioranza e questo Governo e con determinazione stiamo cercando di motivare i nostri emendamenti, in modo assolutamente non strumentale, ma cercando di entrare nel merito e facendo capire e sperando di far capire alla maggioranza che esistono delle alternative all'impunità. Esistono delle alternative agli sconti di pena, esistono delle alternative a scontare la pena ai domiciliari, esistono delle alternative a non far Pag. 28andare la gente in carcere. Se è giusta la rieducazione che ci deve essere all'interno degli istituti carcerari, è anche tanto giusto però che i detenuti, soprattutto chi commette reati di allarme sociale, stiano all'interno degli istituti carcerari.
Non si può pensare di lavarsi le mani e lavarsi le coscienze dicendo: «Tanto in carcere non ci andate». Su questo noi vogliamo rimarcare con fermezza la nostra posizione, che si distingue da tutti gli altri gruppi parlamentari, ma di questo noi siamo orgogliosi, perché chi commette dei reati deve avere la pena commisurata da scontare all'interno degli istituti carcerari. Esiste già una normativa, già purtroppo abbiamo visto pene applicate e anche sentenze emesse in modo molto disomogeneo l'una dalle altre; perlomeno non andiamo ad agevolare questa disomogeneità rispetto alla corte che va giudicare il colpevole dando questa discrezionalità enorme, per la quale non si ha nemmeno lo stesso giudizio con lo stesso tipo di reato. La discrezionalità non è dare possibilità di decidere, ma è prevedere diversi trattamenti nei confronti di soggetti che commettono il medesimo tipo di reato.
Quindi, invito su questo a riflettere: riportiamo almeno a tre anni questa possibilità. Non penso che, portandola a quattro, si vada a risolvere – ripeto – il problema del sovraffollamento carcerario, ma semplicemente andiamo nella direzione di un'impunità a cui noi ci opponiamo con convinzione durante questa discussione e questo viene espresso con i voti del gruppo Lega Nord.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.97, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Giuditta Pini, Di Lello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 398
Votanti 397
Astenuti 1
Maggioranza 199
Hanno votato sì 91
Hanno votato no 306.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.36.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, parlerò una lingua nordica italiana questa volta. Ho sentito prima una collega, che tra l'altro è avvocato, che mi ha stupito per come ha difeso e cercato di spiegare che ci sono tutta una serie di sconti.
In primo momento ero un po’ distratto e pensavo si riferisse ai discount, ai supermercati, visto che parlava di sconti e poi di sconti ancora; io sono un frequentatore di supermercati, di discount, perché mi piace stare in mezzo alla gente, mi piace fare la spesa, e mi piacerebbe sapere quanti miei colleghi sanno quanto costano certe merci perché mi sa che non lo sanno, ma, al di là di questo, il fatto stesso di parlare di sconti sugli sconti sugli sconti per chi è un delinquente, per chi è recidivo fa capire il contesto dell'argomento di cui stiamo parlando. E ribadisco: la gente comune (circa 55 milioni di persone, se non 60 milioni) cosa penserà sentendo dire (chi magari ci ascolta alla radio) che ci sono gli sconti sugli sconti per chi ha commesso il reato e poi c’è anche lo sconto perché magari si è comportato bene e poi c’è un altro sconto perché è arrivata un'altra legge che ha scontato quella precedente ? Insomma, apriamo un discount allora ! Facciamo il discount della giustizia così i delinquenti vanno e sanno già che cosa possono ottenere in base a quello che commettono.
Invece, dovrebbe valere un principio che è l'esatto contrario, cioè ci dovrebbe Pag. 29essere ben chiaro il fatto che chi si comporta bene deve essere tutelato fino in fondo e chi si comporta male e soprattutto i recidivi, perché nella vita magari uno può sbagliare una volta, non può essere premiato con lo sconto sullo sconto per poi andare agli arresti domiciliari. E questo è un fatto che insomma fa capire quanto vi sia di ingiustizia in questo Paese. Perché se il problema delle carceri è il sovraffollamento, bisogna fare in modo che ci siano più carceri o riempiamo le carceri che sono rimaste vuote ma, quando sento anche in quest'aula parlare di dignità dei carcerati, a me viene l'orticaria perché, prima della dignità dei carcerati, c’è la dignità di chi subisce il reato, c’è la dignità di chi si comporta bene e non solo la dignità di chi ha commesso i reati.
E quando prima si citava il fatto che un Paese può essere giudicato da come sono fatte le carceri, va bene; allora, se andiamo nei Paesi esteri ce ne sarebbero talmente tanti di carceri che fanno veramente schifo nel vero senso della parola e italiani che sono andati in quelle carceri sono marciti all'interno di esse e sono stati trattati come animali. Se qualcuno legge i giornali, in certi Paesi arabi o dell'Asia sono stati trattati come animali e nessuno dice niente. In quest'Aula non c’è nessuno che si scandalizza se c’è un italiano che viene trattato come un animale nei Paesi come la Tunisia, l'Algeria, il Marocco, nessuno dice niente perché altrimenti passiamo per razzisti.
Ma quando però si legge che c’è gente, come ho letto io, che ha trascorso dei mesi in carcere, bevendo l'acqua e i rifiuti degli altri carcerati, che non ne potevano nemmeno farsi una doccia, che stavano come dei cani in dieci o dodici in posti dove dovevano stare in due o in tre, allora questo mi fa capire che ci sono sempre due pesi e due misure, purtroppo (Applausi polemici del deputato Chaouki).
Poi però questo Stato così molto attento agli italiani, cosa fa ? Se sbagli a non fare uno scontrino, se sbagli a non pagare la multa il giorno giusto, se sbagli una virgola, se passi magari con il rosso, ti fanno un mazzo così ! Però, attenzione, quando invece uno delinque, va tutto bene, anzi, se ammazzi anche le persone dopo un giorno, due o tre sei già fuori di galera. Complimenti !
Quanti genitori sentiamo dire: hanno ammazzato mia figlia e mio figlio la seconda volta perché dopo due o tre giorni il delinquente è fuori: quello deve stare in galera sino alla fine perché ha ammazzato delle persone e deve stare in galera ! Non esiste solo Silvio Berlusconi perché una parte politica ha solo in mente Silvio Berlusconi ! C’è tanta gente normale che soffre le pene di chi, invece, commette reati e non subisce mai nulla ! Questa è la vergogna di questo Paese !
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, non l'ho interrotta, ovviamente è inutile che le dica che sia il gesto che l'espressione gentilmente...
GIANLUCA BUONANNO. Ho fatto così !
PRESIDENTE. Ecco, non lo deve fare, onorevole Buonanno. Anche perché mi costringe a fare quello che non vorrei fare. La pregherei, dato che ne è consapevole, di non farlo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.
MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, molto brevemente volevo rassicurare l'Aula: non c’è alcuno sconto di pena in nessun caso nel provvedimento che stiamo approvando.
La seconda cosa: volevo rassicurare, a fronte di queste preoccupazioni, ricordando che in quest'Aula c’è gente che si sta occupando anche degli italiani all'estero in prigione. C’è un condannato a morte, Anthony Farina, negli Stati Uniti d'America, italiano. Suo fratello sta uscendo dal carcere per lo stesso crimine. Addirittura si tratta di un caso in cui la persona non ha mai sparato – i testimoni hanno testimoniato in tal senso – e in questo momento è condannata a morte. Stiamo lavorando su molti terreni, sicuramente Pag. 30su quello di liberare l'Italia dall'infamia di avere un carcere illegale (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Duranti, Gadda, Palma...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 397
Votanti 320
Astenuti 77
Maggioranza 161
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 302.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1.110.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, oggi il Governo Letta festeggia i cento giorni di vita. Proprio oggi sono cento giorni che si è insediato il Governo Letta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia). Gran parte delle emergenze, gran parte delle priorità che cento giorni fa il Governo Letta si era...
PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo parlare l'onorevole Molteni.
NICOLA MOLTENI. ... impegnato a risolvere... Oggi noi siamo nella paradossale e surreale situazione che, dopo cento giorni, nel mese di agosto, con una crisi politica in corso, anziché essere in quest'Aula a dibattere e a discutere di lavoro e di occupazione, a pensare alle nostre imprese che chiudono, a pensare ai nostri imprenditori che falliscono, ai nostri imprenditori che delocalizzano, a trovare delle soluzioni per poter ridurre e abbattere la pressione fiscale che oggi ha raggiunto livelli gravosi nel nostro Paese, anziché pensare a come abbattere la burocrazia, anziché pensare a come aiutare i nostri enti locali a poter utilizzare le risorse che hanno, ma non possono utilizzare, anziché pensare ai problemi reali di lavoratori, imprenditori, pensionati e giovani, noi siamo inchiodati, per l'ennesima volta, per la seconda volta in pochi mesi, a discutere di carceri, a discutere dei detenuti, a pensare che il problema del nostro Paese, il problema principale, la priorità del nostro Paese è il problema del sovraffollamento delle carceri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
Chi ci ascolta, le persone che ci stanno ascoltando, credo provino profonda indignazione per un Parlamento assolutamente apatico rispetto ai problemi reali del Paese. Oggi ci si preoccupa di quali garanzie, di quali sconti, di quali liberazioni anticipate dare ai detenuti, ovvero a coloro i quali hanno commesso reati gravi, con grave offesa nei confronti delle vittime, di coloro i quali i reati li hanno subiti: credo che questo Parlamento non stia facendo una cosa buona, non stia facendo una cosa positiva. Voglio ricordare che questo non è il primo decreto «svuota carceri», questa è il secondo decreto «svuota carceri». Lo dice la Lega, l'abbiamo detto, l'abbiamo ribadito e lo continuiamo a ripetere, ma l'ha detto anche il Ministro Cancellieri a cui portiamo, ovviamente, i nostri saluti di buona e pronta guarigione.
Ma qualche mese fa, qualche settimana fa, il Ministro Cancellieri, in un'intervista a la Stampa, ha detto: «Meno gente nelle carceri» – intervista al Ministro Cancellieri – «così toglieremo 4 mila detenuti dalle celle». Questa è la reale portata di questo provvedimento: far sì che chi deve e dovrebbe scontare la pena in carcere non la sconti più in carcere, ma la sconti attraverso meccanismi di pena alternativi.Pag. 31
Io credo che noi con questo provvedimento si crei una grande sfiducia nel Paese, una grande sfiducia nei confronti delle persone oneste, delle persone perbene; una grande sfiducia anche nei confronti delle forze dell'ordine: tutti pronti a riempirsi la bocca a difesa delle forze dell'ordine, a encomiare e a elogiare il lavoro delle forze dell'ordine, ma oggi noi andiamo a disperdere quello che è il lavoro delle forze dell'ordine. Da un lato, le forze dell'ordine arrestano i criminali e i delinquenti e, dall'altro lato, voi, con questo provvedimento, date misure di clemenza e perdonistiche a chi ha commesso dei reati, oltre che a creare una grandissima sfiducia nei confronti delle vittime dei reati, che non vogliono vendetta. Attenzione, le vittime dei reati non vogliono vendetta per i reati che hanno subito: pretendono e giustamente chiedono una giustizia giusta, quella giustizia giusta che voi oggi state negando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.110, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Madia, Giacomelli, Pesco, Sorial. Abbiamo votato tutti ? Capodicasa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 399
Votanti 396
Astenuti 3
Maggioranza 199
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 378.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
Passiamo all'emendamento Molteni 1.111.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, chiedo scusa per il mio accento marcatamente e, magari, eccessivamente orobico, ma spero che il mio modo di esprimermi sia comprensibile alla totalità dell'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Sicuramente sì.
CRISTIAN INVERNIZZI. Bene, fa piacere, grazie. È chiaro che tutti questi emendamenti presentati dalla Lega Nord abbiano una finalità: è chiaro che qui si scontrano due visioni della giustizia, due visioni dell'amministrazione della stessa, due visioni della protezione anche della società.
È chiaro, infatti, che la sinistra, coloro o i partiti qui presenti che si rifanno a questa tradizione vedono in un provvedimento di questo tipo, sicuramente, la concretizzazione della loro visione della società, che è chiara, come è già stato anche detto da un esponente che siede in quest'Aula, che tra l'altro occupa lo scranno più alto solitamente. Mi rifaccio al caso della vittima diventata carnefice: cioè, è sempre colpa della società, è sempre colpa degli altri, quando qualcuno compie un reato e, quindi, bisogna interrogarsi su quali sono le responsabilità della società nei confronti di coloro che, poi, decidono di delinquere; e, quindi, ci si occupa sempre della vittima che diventa carnefice, quasi mai della vittima che rimane tale e che non compie nulla, ma che subisce soltanto i reati.
Bene, se questo è chiaro, quello che mi lascia un po’ perplesso, è che in questa strana alleanza che appoggia questo Governo, comunque, ci sia una comunità di intenti tale su un provvedimento di questo tipo. Mi sembra di aver capito, negli ultimi giorni, che adesso, ci sarà – o meglio, ho capito chiaramente, negli ultimi giorni –, una forte richiesta della riforma in questo Paese di tutto il comparto giustizia. E io Pag. 32non voglio richiedere a questo punto, ma visto che adesso parte della maggioranza, una parte importantissima della maggioranza farà richiesta di questo tipo, perché non cominciamo, allora, almeno in questo ambito della giustizia – cioè, quando magari quelli che commettono reati così gravi, di così grave allarme sociale finiscono in galera –, ecco, perché non cominciamo, allora, anziché a riformare, a lasciare stare quella poca parte della giustizia in Italia che funziona, anziché, poi, magari, dover mettere mano anche a questo ?
Infatti è chiaro, lo sappiamo tutti, è inutile negarlo, che questo non è un provvedimento definitivo sulle carceri. Come sempre è capitato con provvedimenti di questo tipo, altrimenti sarebbero stati risolutivi quelli fatti sotto il Governo Prodi, ovvero sotto il Governo Monti, a distanza di pochi mesi, poi, ci si ritrova sempre in quest'Aula dove si parla di svolte epocali, si parla di concezione nuova della punizione, ma, in verità, si sa, c’è una cronica incapacità, in questo Paese, di risolvere le emergenze che poi, appunto, non sono più tali, ma diventano delle sclerosi del sistema, quasi irreparabili. Quindi, magari, anzi, sicuramente, diamoci appuntamento da qui a pochi mesi, a un anno, per votare l'ennesimo provvedimento svuotacarceri, per votare l'ennesimo provvedimento o, magari, speriamo che così non sia, l'amnistia o l'indulto, e a certificare, ancora una volta, l'incapacità, anche di questo Parlamento, di dare risposte serie, di dare risposte concrete.
Sappiamo, e mi dispiace, che ci sia solo la Lega che in questo momento fa ostruzionismo o meglio fa una battaglia politica nei confronti di un argomento di questo tipo. Mi auguro che quando il Governo e parte della maggioranza che lo compone avrà trovato una sorta di suo equilibrio, magari anche coloro che fino a poco tempo fa condividevano con noi battaglie di questo tipo, e so che ciò viene richiesto dal nostro elettorato e dal loro, tornino nell'alveo di una concezione della giustizia che metta in primo piano coloro che i reati li subiscono e non sempre coloro che i reati li commettono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1.111, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Onorevole Raciti, magari se lei si accomoda al suo posto è più facile la procedura di voto... no, non ci aiuta neanche questo... forse sarà necessario un intervento... ci siamo riusciti, bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 402
Votanti 401
Astenuti 1
Maggioranza 201
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 383.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Colleghi, prima di passare al prossimo emendamento, la Presidenza ritiene utile, ma solo per informare sull'andamento dei nostri lavori, ricordare che abbiamo ancora 62 emendamenti da esaminare e votare, più gli eventuali ordini del giorno, e che c’è stata una richiesta alla Presidenza affinché alle 18,30 vi sia la diretta televisiva, per poi arrivare al voto finale. In più, perdiamo qualche minuto, ogni volta, perché colleghi sono fuori e devono rientrare per votare, quindi vorrei semplicemente dire che la matematica non è un'opinione, abbiamo un quadro di fronte in ragione del quale se vogliamo mantenere le 18,30 come orario per le dichiarazioni di voto, dobbiamo dare una rivisitazione all'andamento della nostra seduta.
Ricordo che sospenderemo la seduta dalle ore 13,30 fino alle 15, anche perché Pag. 33vi sono importanti esigenze da parte delle Commissioni per l'esame di altri provvedimenti.
Quindi, al quadro che vi ho fatto si deve aggiungere l'esigenza di sospendere dalle 13,30 alle 15.
Ricordo che l'emendamento Colletti 1.12 è stato ritirato, così come l'emendamento Colletti 1.13.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 1-bis. 102.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di portare la pena per il reato di stalking, che la Commissione ha aumentato a cinque anni, fino a sei anni. Visto che la Commissione ha ritenuto il reato di stalking meritevole di un innalzamento della pena massima per rientrare nei cinque anni di carcerazione preventiva, e quindi visto che c’è stata una particolare sensibilità da parte della Commissione e di tutte le forze politiche per innalzare il limite per un reato così grave, io credo che, nella discrezionalità e nella valutazione oggettiva che è stata fatta, il reato di stalking possa essere portato a sei anni.
Quindi, invitiamo tutte le donne in modo particolare, ma non solo, a votare questo importante inasprimento del reato di stalking, proprio per dare a tutti coloro i quali, uomini e donne – in modo particolare, donne –, sono vittime e subiscono questo reato, una pena maggiormente aggravata per a coloro che commettono questo tipo di reato.
Non ho alcun dubbio – visto che tra l'altro ci stanno ascoltando anche parecchie persone e che sul tema stalking e sulla violenza nei confronti delle donne in generale, anche all'interno di quest'Aula, vi è stato un ampio dibattito importante con riferimento a diversi atti parlamentari –, quindi noi crediamo e chiediamo che questa possa essere una misura, cioè l'aumento della pena massima per reato di stalking da cinque anni a sei anni, che tutto il Parlamento possa adottare all'unanimità, dando un segnale importante, soprattutto in questo momento in cui i reati e gli atti persecutori nei confronti delle donne sono purtroppo in aumento e che scadono – ahinoi – in gravi episodi di violenza.
Quindi, invito tutto il Parlamento a votare questo emendamento che porta da cinque a sei anni la pena massima per il reato di stalking.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 1-bis.102, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Rosato, Adornato, Giammanco, Rizzetto, Capodicasa, Gadda, Ginefra, Toninelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 401
Votanti 400
Astenuti 1
Maggioranza 201
Hanno votato sì 92
Hanno votato no 308.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Colletti 1-bis.0100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, con questo articolo aggiuntivo semplicemente aumentiamo il massimo della paese edittale per il reato di malversazione ai danni dello Stato. È un reato che purtroppo accade sempre più spesso in una realtà come l'Italia, dove i soldi dello Stato vengono male sfruttati. Quindi, è un reato specifico per quanto riguarda, ad esempio, i finanziamenti della Comunità europee e quant'altro. In tutte le statistiche Pag. 34è provato, da parte degli organismi internazionali, quanto, attraverso la malversazione, venga anche a cadere il fenomeno della corruzione. Quindi, riteniamo che aumentare almeno il massimo della pena edittale per evitare che rientri nella modifica della procedura cautelare in carcere sia una proposta emendativa di totale buonsenso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Colletti 1-bis.0100, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Turco, Gadda...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 402
Votanti 401
Astenuti 1
Maggioranza 201
Hanno votato sì 92
Hanno votato no 309.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Cirielli 2.100 e Molteni 2.245.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, con l'articolo 2 di questo provvedimento voi andate a modificare la legge 26 luglio 1975 n. 354, che prevede le norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà.
In particolare, andate a modificare l'articolo 21, che riguarda il lavoro all'esterno. Inoltre prevedete un aumento dei giorni per quanto riguarda i permessi premio, portando la possibilità di avere un permesso premio, oggi previsto per 20 giorni, fino a 30 giorni; e il limite annuale di permessi premio, fissato in 60 giorni, lo portate addirittura a 100 giorni. In più, prevedete che tutti i condannati ad una pena che arriva fino a quattro anni possano accedere alla possibilità di chiedere i permessi premio.
Distraete in questa maniera l'attenzione delle forze dell'ordine, che già denunciano tutti i giorni l'impossibilità di svolgere correttamente le proprie mansioni a causa di fondi che mancano, e a causa del fatto che sono sotto organico, perché impegnate queste forze dell'ordine, che dovrebbero di fatto garantire la sicurezza sul territorio, nel controllare che le persone che godono di questi permessi premio poi tornino realmente dietro le sbarre, e non si diano alla macchia.
Ma vi è una cosa più incredibile che introducete con questo articolo: i cittadini che trovassero la pazienza di leggere il testo di questo articolo rimarrebbero stupefatti, perché dopo il danno riuscite ad introdurre anche la beffa ai danni delle vittime dei reati. Voi riuscite ad introdurre all'interno dell'articolato questa frase, che leggo: «I detenuti e gli internati possono essere inoltre assegnati a prestare la propria attività a titolo volontario e gratuito a sostegno delle famiglie delle vittime dei reati da loro commessi». Ma stiamo scherzando ? È veramente una cosa incredibile ! La persona che magari si è introdotta in casa mia e ha commesso un furto in casa mia, il giorno dopo il magistrato la assegna affinché mi dia una mano a sbrigare le faccende di casa. Dopo il danno, il danno di rimettere in libertà, a piede libero dei delinquenti, voi riuscite anche a perpetrare la beffa nei confronti delle vittime. Siete veramente una cosa incredibile ! Varrebbe la pena che i cittadini leggessero ogni tanto, perché spesso le leggi sono scritte in una lingua che ai comuni mortali non è comprensibile; ma questo passaggio è ben comprensibile ai cittadini: rimarrebbero veramente meravigliati di quali capacità siete riusciti a portare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cirielli 2.100 e Molteni 2.245, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Carbone, Scalfarotto, Di Lello, Rostan, Brandolin...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:.
Presenti 410
Votanti 335
Astenuti 75
Maggioranza 168
Hanno votato sì 17
Hanno votato no 318.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 2.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, parlerò con le mani dietro la schiena, così non farò gesti: può stare tranquillo (Commenti).
In merito a questo punto, vorrei fare una cosa, come deputato. Perché ognuno qui dentro si assume le sue responsabilità: io, facendo giusto o sbagliato, mi assumo le mie, e ognuno si assume le sue, quando parla, quando vota.
Nel provvedimento precedente, quando abbiamo chiesto che la pena per il reato di stalking passasse da cinque a sei anni, ho guardato poi nel tabellone il voto definitivo e ho visto che la stragrande maggioranza dell'Aula ha votato contro, cioè ha votato contro su un reato così ripugnante dove tante volte le donne, non solo di quest'Aula ma del Paese – poi ovviamente anche gli uomini, ma siccome molto spesso vengono colpite le donne più che gli uomini – ... il vedere che invece in quest'Aula le donne di tanti colori politici hanno votato contro questa nostra proposta di aumentare la pena per gli stalker mi ha fatto riflettere molto. Mi ha fatto riflettere su una cosa che molto spesso capita in quest'Aula, dove l'ipocrisia diventa imperante, dove alla fine qui dentro si dice una cosa, nelle piazze se ne dice un'altra, nelle interviste televisive se ne dice un'altra e, magari pensando a una rubrica che per parecchio tempo c’è stata sullo stalking, soprattutto da parte della Hunziker e della Bongiorno su un noto settimanale, Chi, dove si parlava appunto di questo reato e di come si poteva cercare di difendere e di dare voce per una legge che poi è stata fatta, il vedere che in quest'Aula non si voglia votare l'aumento di pena per chi, molto spesso purtroppo, non solo fa minacce e crea dei problemi, ma addirittura ammazza le persone – non più tardi di dieci giorni fa è morta una donna dopo che aveva fatto una decine di denunce rispetto a chi la molestava e continuava a dire che le avrebbe fatto pagare il conto – e vedere adesso in quest'Aula votare in questa maniera mi fa sorridere in maniera amara.
Mi fa sorridere ancora di più, perché vedere donne di sinistra che molto spesso in tutti gli organi di stampa dicono e si strappano le vesti sul fatto che le donne devono essere difese, sulla libertà delle donne e, poi, in un provvedimento del genere, si mettono a votare non per aumentare la pena agli stalker, ma facendo finta di niente, magari un po’ distratte, magari per ordine di partito, magari chissà per cosa, è veramente una cosa inquietante, perché poi alla fine passano per maschilisti coloro che, come il sottoscritto, dicono determinate cose, e passano per salvatori della patria coloro che invece, quando è ora di votare, votano l'esatto contrario rispetto a quello che dovrebbero fare, e vedere gente di sinistra che ha la fede a sinistra, ma il portafoglio a destra mi fa ancora più pensare che, alla fine della fiera, chi è veramente di sinistra, come il sottoscritto – infatti mi hanno definito «compagno Buonanno» – e chi invece pensa e si vende di sinistra in realtà Pag. 36è uno che vive la vita un po’ così, perché tanto quello che conta è avere il sedere al caldo.
Io penso che in un provvedimento del genere, e cioè per lo stalking, avrebbero dovuto tutti votare in quest'Aula a favore di quello che la Lega ha proposto, perché aumentare da cinque a sei anni la pena per questo orribile reato avrebbe dato una risposta importante, democratica, a un Paese dove alla fine non si capisce più cosa vuole il potere politico, perché ripeto – per chi ci ascolta alla radio – è chiaro che SEL, PD, PdL, Scelta Civica hanno votato per non aumentare le pene agli stalker, mentre esclusivamente la Lega e i 5 Stelle hanno votato per aumentare la pena degli stalker, questo gli italiani lo devono sapere, perché ogni volta che c’è un reato del genere, se c’è ancora qualcuno in quest'Aula che va dire «che schifo, deve rimanere in galera, che vergogna, aiutiamo queste vittime» in realtà sono solo degli ipocriti !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Morani. Ne ha facoltà.
ALESSIA MORANI. Signor Presidente, solo per informare l'Aula circa il punto che stiamo votando, perché mi pare che gli interventi, soprattutto l'ultimo, stiano deviando un po’ la discussione da quello che invece è un punto...
PRESIDENTE. Onorevole Morani, questo lo lasci per favore stabilire alla Presidenza.
ALESSIA MORANI. Le spiego perché, stiamo deviando la discussione rispetto al punto, all'emendamento che dobbiamo votare, perché l'emendamento soppressivo che è stato proposto riguarda il lavoro di pubblica utilità, che noi riteniamo invece essere un punto molto importante di questo decreto-legge.
Non votare questo punto importante significa non dare la possibilità ai detenuti di svolgere lavori di pubblica utilità che riguardano progetti volti al sostegno delle famiglie delle vittime dei reati da loro commessi. Questo non significa, come è stato detto in precedenza, che, ad esempio, nel caso della vittima di un furto, si fa entrare il detenuto che ha commesso il furto dentro casa della vittima del reato, ma è assolutamente altro. Si tratta, invece, di progetti che possono essere svolti presso lo Stato, le regioni, le province, i comuni, le comunità montane, le unioni dei comuni, le aziende sanitarie locali, e che sono di utilità pubblica.
Infine, credo sia importante anche la norma che riguarda i permessi premio per i minori, che sono aumentati da 20 a 30 giorni, proprio perché la concezione che noi abbiamo della pena non è quella di una mera afflizione, ma è soprattutto quella della rieducazione di coloro che commettono reati.
Quindi, invito tutti a votare con serenità contro l'emendamento in esame, perché stiamo parlando di mantenere un punto molto importante di questo decreto-legge.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 2.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carbone, Di Gioia, Fraccaro, Lainati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 410
Votanti 333
Astenuti 77
Maggioranza 167
Hanno votato sì 17
Hanno votato no 316.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 2.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo.Pag. 37
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gasbarra, Lavagno, Gelmini, Malpezzi, Fantinati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 405
Votanti 404
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato sì 94
Hanno votato no 310
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Dal Moro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cirielli 2.8, Colletti 2.12 e Molteni 2.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carrescia, Minardo, Verini, Giorgetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 413
Votanti 412
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato sì 97
Hanno votato no 315.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Molteni 2.22 e Cirielli 2.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, brevemente, semplicemente per inquadrare all'Aula a cosa si riferisce l'articolo 2. L'articolo 2 non si riferisce solo – come ha detto prima la collega – all'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario, ovvero alla possibilità che viene concessa ai detenuti di poter esercitare il lavoro all'esterno; l'articolo 2 e gli emendamenti che noi abbiamo presentato, che rappresentano una delle grandi vergogne di questo provvedimento, si riferiscono anche alla possibilità, che era stata fortunatamente e accuratamente tolta durante il dibattito al Senato, ma che è stata ripristinata in modo indecente alla Camera, una serie di benefici ai recidivi, non ai recidivi semplici, ma ai recidivi pluriaggravati, ovvero il riferimento è a coloro i quali, nell'arco di cinque anni, da recidivi, commettano reati della stessa indole, ovvero il riferimento è a quei criminali e a quei delinquenti che hanno una propensione tendenziale a delinquere, che hanno il crimine nel DNA, coloro i quali possono essere tranquillamente definiti dei veri e propri criminali seriali.
Ebbene, noi, con l'articolo 2, andiamo a riproporre per i recidivi tutta una serie di benefici, che vedremo poi successivamente, alcuni dei quali sono stati parzialmente tolti e riportati alla configurazione del Senato, grazie alle pressioni politiche fatte dalla Lega, però in questo caso si va a ridare ai recidivi tutta una serie di benefici. Mi riferisco, in modo particolare, alla possibilità di poter accedere anch'essi alla sospensione dell'ordine di esecuzione della pena, alla possibilità di concedere ai recidivi la possibilità di cui alla legge «ex Cirielli», alla possibilità di accedere alle misure detentive alternative al carcere, alla possibilità di far sì che i recidivi semiliberi possano godere di tutta una serie di privilegi e benefici, dei quali oggi usufruiscono solo ed esclusivamente altri detenuti. Qui si sta scrivendo una delle pagine più tristi della lotta al crimine e della lotta alla delinquenza che questo Governo possa fare.
Quindi, questo è un provvedimento vergognoso, è uno «svuota carceri», un indulto mascherato, un provvedimento che dà clemenza e indulgenza a chi ha commesso reati, ma l'elemento particolarmente grave è che, nei confronti dei recidivi, vengono attribuiti alcuni benefici che prima non erano attribuiti. Io mi Pag. 38sorprendo – e lo ribadisco – che gli amici del PdL, dai quali all'epoca vennero scritte e introdotte alcune norme all'interno del codice di procedura penale, da un lato, e all'interno dell'ordinamento penitenziario, dall'altro lato, oggi assecondino la volontà del Partito Democratico di reintrodurre questo tipo di benefici o, quanto meno, di non escludere alcune preclusioni ai recidivi pluriaggravati. Questa pagina è vergognosa e lo vogliamo dire soprattutto a quelle persone che ci stanno ascoltando. Vogliamo ribadire che in quest'Aula, se c’è una forza politica contraria, che ha fatto opposizione, che continuerà a fare opposizione e che ha fatto ostruzionismo affinché questo decreto non vedesse la luce è la Lega Nord. Per noi, oggi bisogna parlare di altro: altre sono le priorità, altre sono le emergenze, altre sono le urgenze del Paese, certamente non concedere benefici a chi ha dimostrato, nel corso della sua storia e nel corso della sua vita, di essere un criminale con una tendenza al crimine particolarmente accentuata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Molteni 2.22 e Cirielli 2.101, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 406
Votanti 330
Astenuti 76
Maggioranza 166
Hanno votato sì 19
Hanno votato no 311.
(La Camera respinge – Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 2.246, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Murer ... Hanno votato tutti ? Bene, mi pare abbiamo votato tutti... No. Galgano, Agostini, Bratti... Roberta Agostini ha votato. Ci siamo ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 407
Votanti 329
Astenuti 78
Maggioranza 165
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 311.
La Camera respinge – (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 2.24, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ci siamo ? Censore... Romano sta votando. Hanno votato tutti ? Direi di sì.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 412
Votanti 411
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato sì 96
Hanno votato no 315.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 2.102, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carrescia, Di Gioia, Albanella, Malpezzi... Ci siamo ? Bene, mi pare che hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 410
Votanti 332
Astenuti 78
Maggioranza 167
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 314.
La Camera respinge – (Vedi votazioni).
(La deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 2.103, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Madia, Luigi Gallo, Russo... Russo ha votato. Patriarca... Ancora l'onorevole Madia non riesce a votare. Adesso sì. Hanno votato tutti ? Patriarca no. Bene. Mi pare che a questo punto abbiamo votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 411
Votanti 331
Astenuti 80
Maggioranza 166
Hanno votato sì 17
Hanno votato no 314.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 2.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, con questo emendamento andiamo a cancellare un comma dell'articolo 47-ter dell'ordinamento penitenziario, aggiunto dalla famigerata «legge Cirielli», ovvero soprannominata, dai colleghi del PD, «legge salva Previti».
Allora, andiamo a citare qualcosa. «Cercano di salvare Previti con altra norma ad personam» (Massimo D'Alema). «Purtroppo, alcune norme quando le avremo abolite – per inciso, adesso abbiamo l'opportunità di abolirne almeno una – avranno fatto effetto e chiuderemo le stalle quando i buoi saranno scappati, perché molte leggi sono legate a scadenze precise.
Una volta al Governo faremo subito un provvedimento per sospendere gli effetti delle leggi ad personam e dopo le riscriveremo» (ottobre 2005). Stiamo ancora aspettando.
La Cirielli è una legge a fini privati, è stato compiuto un altro grave strappo istituzionale. Ebbene, rammendiamo questo strappo istituzionale, siamo qui apposta.
«Una Camera a gettoni decide secondo interessi penali e criminali di questo o quell'esponente della maggioranza» (Luciano Violante, 15 dicembre 2004). Parliamo di un amico di Berlusconi, neanche di un nemico, di Violante. «La salva Previti è una porcata» (Anna Finocchiaro, 14 dicembre 2004). «Ci avevano dato dei matti quando abbiamo parlato di scandalo; lo scambio eccolo qua, la salva Previti» (Gavino Angius, 5 luglio 2005), e via discorrendo. Titolo di la Repubblica: «L'opposizione grida allo scandalo contro una legge ad personam scritta direttamente nello studio dell'avvocato Previti». Ora finalmente dopo otto anni, anzi sette anni e mezzo, abbiamo l'opportunità, grazie ad un emendamento del MoVimento 5 Stelle, di cancellare questa norma «salva Previti». Oltretutto abbiamo trovato che non è solo «salva Previti» perché, aiutando gli ultrasettantenni, salva anche un noto pregiudicato che ha fatto una manifestazione ieri proprio qui vicino.
MAURIZIO BIANCONI. Ma piantala imbecille !
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, la richiamo all'ordine. La prego. Onorevole Bianconi, la prego !
ANDREA COLLETTI. Invito sempre la Presidenza a togliere la sambuca almeno la mattina (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevole Colletti, prego anche lei di mantenere...
MAURIZIO BIANCONI. Vergogna ! Idiota ! Me ne vado da me ! (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi ! Onorevole Bianconi, la prego. Onorevole Bianconi ! Onorevole Colletti, la prego di concludere il suo intervento sull'emendamento. Onorevole Colletti, per favore !
ANDREA COLLETTI. È una necessità per far funzionare quest'Aula...
PRESIDENTE. Onorevole Colletti, la prego di concludere il suo intervento. Le sono rimasti due minuti e cinquanta secondi (Il deputato Bianconi si avvicina al banco del deputato Colletti – Gli assistenti parlamentari si interpongono tra il deputato Colletti e il deputato Bianconi).
MAURIZIO BIANCONI. Come hai detto ? Voglio sapere cosa ha detto quando sono uscito. Mascalzone !
PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, la richiamo all'ordine.
ANDREA COLLETTI. Glielo ripeto.
PRESIDENTE. Onorevole Colletti, la prego di concludere il suo intervento sull'emendamento in questione.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, se mi lascia concludere. Se lei mi dà la parola io concludo.
PRESIDENTE. Gliela do, però lei concluda il suo intervento.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, io concludo se me la dà. Grazie mille. Quindi, questo emendamento, oltre a togliere una norma del «salva Previti», toglie ovviamente anche una norma del «salva Berlusconi», perché lo è diventata in automatico. Ora ci domandiamo: ma come voteranno il PD e SEL su questa norma che abroga un pezzo del «salva Previti» ? Allora, io la risposta già ce l'ho purtroppo, ma facilmente la vedremo da tabellone elettronico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
DONATELLA FERRANTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, ho evitato di intervenire su alcuni aspetti che magari potevano riportare gli interventi a quello che è il testo del decreto-legge, però non posso non intervenire su questo emendamento. In realtà, qui si vuole eliminare qualcosa che non c’è nel decreto-legge e che sta nella legge dell'ordinamento penitenziario, articolo 47-ter, comma 01, che – qui poi si fanno nomi – però in realtà prevede che possano scontare la pena esecutiva alla detenzione domiciliare gli ultra settantenni, escludendo peraltro una serie di reati, che sono quelli dell'articolo 4-bis e altri reati molto gravi ed escludendo questa possibilità laddove si tratti di un recidivo. Ecco, questo comma dell'articolo 47-ter è fuori da qualsiasi modifica del decreto-legge e non è stato preso in considerazione dalla Commissione perché è fuori anche del tema specifico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Pag. 41PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.
DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, stavo ragionando su quello che ha dichiarato il mio collega Colletti; poi, vista la reazione dell'onorevole Bianconi, credo che voterò a favore come il mio gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.
VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, colleghi, certo che sentir dire da una collega che questo emendamento, che va comunque a modificare una norma dell'ordinamento penitenziario, e comunque in generale di questo stiamo parlando, è fuori tema, quando nei decreti che fate e che facciamo, che sono decreti omnibus, c’è veramente di tutto, è veramente sorprendente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono veramente allibito. Fuori tema, addirittura !
Colleghi del PD, dopo che nel 2004 avete fatto un'opposizione veramente stringente su questa norma e dopo che sono stati fatti una serie di girotondi, quindi anche con una forza mediatica imponente, fuori da quest'Aula, votare questo emendamento mi sembra veramente il minimo di coerenza, il minimo, veramente, di rispetto verso i cittadini italiani.
Ora noi abbiamo questa occasione. Quindi, coraggio, colleghi del PD: scongelatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
PRESIDENTE. Onorevole Ferranti, lei è già intervenuta. Non posso darle nuovamente la parola.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 2.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Scanu...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato sì 94
Hanno votato no 321.
La Camera respinge – Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Vedi votazioni).
Prendo atto che gli emendamenti Colletti 2.14 e 2.15 sono ritirati dai presentatori.
Passiamo all'emendamento Cirielli 2.9.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 2.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Turco, Beni, Luigi Gallo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 418
Votanti 340
Astenuti 78
Maggioranza 171
Hanno votato sì 16
Hanno votato no 324.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo all'emendamento Colletti 2.16. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, il capoverso 1-quater va a modificare il regime di competenza territoriale per le istanze di applicazione della detenzione domiciliare. In questo caso, vincola l'istanza al tribunale di sorveglianza competente in relazione al luogo di esecuzione.Pag. 42
In realtà, vi sono alcune norme che prevedono che l'istanza venga accentrata al tribunale di sorveglianza di Roma, come, ad esempio, nel caso dell'articolo 41-bis.
Quindi, con questo emendamento chiediamo solo che venga cambiata la norma in oggetto per quanto riguarda la competenza territoriale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 2.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carbone, Di Lello, Luigi Gallo, Mannino, Paglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 415
Votanti 404
Astenuti 11
Maggioranza 203
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 319.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto).
Prendo atto che l'emendamento Colletti 2.17 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Molteni 2.29 e Cirielli 2.10, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Locatelli... Abbiamo votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 409
Votanti 408
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 390.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 2.104, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gadda, Murer... ha votato... l'onorevole Caparini è a posto. Abbiamo votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 418
Votanti 336
Astenuti 82
Maggioranza 169
Hanno votato sì 17
Hanno votato no 319.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).
Passiamo alla votazione dell'emendamento della Commissione 2.1000, sul quale, la Commissione, ovviamente, e il Governo hanno espresso parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole da parte del gruppo della Lega Nord su questo emendamento della Commissione, perché sostanzialmente questo emendamento è stato fortemente voluto dalla Lega. Ricordo che rispetto al decreto oggi vigente, il Senato aveva cancellato tutte le preclusioni dell'applicazione della legge «ex Cirielli», togliendo sostanzialmente tutta una serie di benefici e di vantaggi premiali ai recidivi pluriaggravati. La Commissione giustizia alla Camera ha reintrodotto in toto, o quasi, complessivamente tutti i benefici a favore dei recidivi. Con questo emendamento si vanno sostanzialmente a riapplicare le limitazioni previste dalla legge «ex Cirielli», e, quindi, si vanno a togliere una parte delle preclusioni Pag. 43che sono previste per i recidivi. Questo è un emendamento, ovviamente, di buonsenso, fortemente voluto dalla Lega; ovviamente, non modifica e non stravolge in positivo il testo del decreto, che per noi rimane un testo fortemente sbagliato e rispetto al quale la nostra opposizione rimane assolutamente completa e totale. Con questo piccolo emendamento, però, si va a proporre un minimo di aggiustamento rispetto al testo votato dalla Commissione, che era sostanzialmente diverso rispetto al testo votato dal Senato. Si tratta quindi di un piccolo passaggio importante, al fine di limitare, in modo particolare, con riferimento ai permessi premio e alla possibilità di applicare ai recidivi determinati benefici solo ed esclusivamente una volta, quelle che erano le prescrizioni previste dalla legge «ex Cirielli». Quindi il nostro voto è favorevole a questo emendamento, ferma restando la nostra assoluta contrarietà sull'impianto del provvedimento e la nostra assoluta contrarietà rispetto agli altri benefici previsti per i recidivi che sono stati inseriti nel testo della Camera a differenza di quanto accaduto al Senato, dove questi benefici erano stati tolti. Per cui c’è un piccolissimo passo in avanti all'interno di un complesso e di una struttura che rimane per noi fortemente negativa e fortemente sbagliata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, l'onorevole Molteni mi ha tolto l'incarico di spiegare perché Sinistra Ecologia Libertà non potrà votare a favore di questo emendamento, seppure della Commissione. Tecnicamente è come ce l'ha raccontata all'onorevole Molteni, politicamente però questa è la domanda. Noi abbiamo avuto quattro anni di follia legislativa, tra il luglio 2002 e il febbraio 2006. Da una parte, c’è la legge Bossi-Fini e, dall'altra, c’è la legge Fini-Giovanardi, quindi immigrazione e droghe, in mezzo c’è questa sciagurata legge del dicembre 2005 che è la legge cosiddetta «ex Cirielli», che è una delle principali responsabili della situazione delle carceri ed è anche probabilmente responsabile del fatto che oggi noi viviamo meno sicuri, non più sicuri.
In quest'Aula – avremo modo poi in dichiarazione di voto finale di tirarla un po’ più lunga – abbiamo ascoltato cose surreali, per cui i responsabili diretti, perlomeno sul piano politico, sul piano legislativo, di una parte dei reati commessi nel Paese – perché funziona al contrario con le leggi criminogene – oggi si ergono e si sono eretti in quest'Aula a difensori delle parti lese, delle vittime, quando quelle stesse vittime, quelle stesse parti lese dovrebbero venire a bussare alla porta di chi ha firmato quelle leggi e ha introdotto quei meccanismi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). Questa è la verità.
Allora, Sinistra Ecologia Libertà non voterà a favore di questa minima abrogazione, è portatrice di un progetto di legge di abrogazione integrale della legge «ex Cirielli». Qua abroghiamo un comma e due articoletti. Uno lo salviamo e riguarda la possibilità di concedere la semilibertà ai recidivi, che la Cirielli negava, e gli altri due li gettiamo in pasto alla Lega Nord per i nostri lavori.
Si parla dell'affidamento in prova ai servizi sociali, ad esempio; cosa c’è di criminale in questo tentativo in linea con l'articolo 27 della Costituzione, qualcuno me lo spiegherà. Sinistra Ecologia Libertà, per farla breve, non voterà favorevolmente su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1000 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Romele, Spadoni, Vargiu, Luigi Gallo, Giacomelli...Pag. 44
Dichiaro chiusa la votazione.
Lei ha votato, onorevole Giammanco.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 425
Votanti 314
Astenuti 111
Maggioranza 158
Hanno votato sì 311
Hanno votato no 3.
La Camera approva (Vedi votazioni).
(La deputata Giammanco ha segnalato di aver erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore; la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).
L'emendamento Cirielli 2.105 risulta precluso dall'approvazione dell'emendamento della Commissione 2.1000.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Molteni 3.4 e Cirielli 3.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Prima ho sentito il collega del MoVimento 5 Stelle che si domandava perché la sinistra, PD e SEL, votavano in una maniera difforme rispetto a quello che lui si auspicava. Lo invito, così come mi ha chiesto un giornalista l'altro giorno, quale libro avrei portato in vacanza...
PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Buonanno, colleghi gentilmente, anche alla mia sinistra, gentilmente abbassate il volume della voce. Onorevole Sannicandro, la prego...
GIANLUCA BUONANNO. Passo andare avanti, signor Presidente ?
PRESIDENTE. Sì onorevole Buonanno, la stiamo ascoltando.
GIANLUCA BUONANNO. Ci mancherebbe. Allora, mi è stata fatta questa domanda che è stata fatta a tanti colleghi: che libro avrei portato in vacanza.
Allora io ho risposto: un libro di Luigi Pirandello che nacque ed Agrigento nel 1867 ed è morto poi nel 1936 che, nel 1925, pubblicò...
PRESIDENTE. Colleghi, gentilmente...
GIANLUCA BUONANNO. Uno, nessuno e centomila, questo famoso romanzo. Al collega del MoVimento 5 Stelle suggerisco di leggersi questo romanzo perché da quel romanzo si capisce già che, nel 1925, Pirandello aveva anticipato quello che fu poi il futuro della sinistra italiana cioè che, a seconda dei momenti – uno, nessuno e centomila – ci si rende conto che la realtà può essere cambiata a seconda dei momenti.
E allora proprio perché, cambia la realtà, suggerisco due cose sia al PD che a SEL. Il PD, in realtà, secondo me, potrebbe chiamarsi – uso il condizionale – partito pro domo mia... (Dai banchi dei deputati del gruppo Partito Democratico si grida: Pro domo mea ! – Commenti) nel senso che, a seconda delle situazioni, lo cambia. Mentre SEL, visto che sono stato sgridato e quindi non lo citerò più, piuttosto che Sinistra e Libertà aggiungerei «anche per i recidivi».
Pertanto, alla fine, si trovano tutti insieme a votare provvedimenti che vanno contro le persone oneste di questo Paese e che vanno invece a privilegiare le persone che si comportano male. Infatti tra un po’, da parte di qualcuno della sinistra, arriverà anche il provvedimento che dirà che ci saranno anche le crociere pagate dallo Stato per chi è recidivo ma, siccome bisogna premiarli lo stesso, gli facciamo fare un giro in barca e tanto paga lo Stato perché comunque la filosofia di questo Paese è premiare chi si comporta male e continuare a bastonare chi si comporta bene ! Andando avanti così, questo sì che è un Paese da Terzo mondo, signor Presidente !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Molteni 3.4 e Cirielli 3.3, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Giammanco... Segoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 401
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(Il deputato Richetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario; la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 3-bis.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, chiederei su questo emendamento una particolare attenzione dell'Aula. Voglio entrare proprio nel merito di questo emendamento soppressivo perché vorrei sottolineare ai colleghi che non fanno parte della Commissione giustizia e che non hanno avuto modo di leggere approfonditamente il provvedimento, che l'articolo 3-bis prevede un credito di imposta, badate bene, per le imprese che assumono detenuti o ex detenuti di 700 euro al mese.
Voi sapete il decreto-legge sul lavoro, che è in Commissione oggi, quanto prevede di incentivo per chi assume un giovane disoccupato che non ha commesso alcun tipo di reato ? Massimo 650 euro al mese. Noi stiamo votando quest'oggi un provvedimento che prevede di dare un maggior incentivo non a chi assume una persona onesta, che magari vive una situazione di crisi ma non per questo commette delitti e che prende meno soldi rispetto al detenuto che è stato in galera. Addirittura, per chi non ha goduto delle misure alternative ovvero per i detenuti che si sono comportati in modo peggiore dentro il carcere, finita la pena, non si danno 18 mesi di questi incentivi ma se ne danno addirittura 24. Andiamo a premiare i peggiori in assoluto e non andiamo, invece, ad aiutare i giovani o le persone disoccupate che hanno perso il lavoro in questo momento di difficoltà economica e andiamo ad aiutare chi ha commesso reati. Per questo vi invito ad un'attenta riflessione. Guardate, voglio sottolineare il messaggio che esce domani o dopodomani quando voterete il decreto-legge lavoro che aiutate di più i detenuti che hanno commesso reati rispetto a chi è un cittadino onesto e vive la crisi economica.
Noi ne prenderemo atto e cercheremo di farne prendere atto anche ai cittadini di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirò Planeta. Ne ha facoltà.
GEA SCHIRÒ PLANETA. Signor Presidente, solo per precisare che sono norme differenti, sul credito di imposta per i giovani e sull'apprendistato, sulle prime assunzioni. In quel caso noi parliamo di riqualificazione, qualificazione di gente adulta e, quindi, non si possono mettere sullo stesso piano le due cose.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 3-bis.19, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Buttiglione... Rotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 426
Votanti 337
Astenuti 89
Maggioranza 169
Hanno votato sì 19
Hanno votato no 318.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 3-bis.200, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Leone, Santerini, Grassi, La Marca, Censore...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 423
Votanti 337
Astenuti 86
Maggioranza 169
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 319.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 3-bis.26, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Tidei, Segoni, Tripiedi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 403.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 3-bis.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malpezzi, De Menech, Carrescia, Garavini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 423
Votanti 421
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato sì 17
Hanno votato no 404.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3-bis.1000 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Sbrollini, Bianconi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 428
Votanti 325
Astenuti 103
Maggioranza 163
Hanno votato sì 311
Hanno votato no 14.
La Camera approva (Vedi votazioni).Pag. 47
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 3-bis.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Malpezzi, Vignali, Sbrollini, Pellegrino... Ci siamo ? Brandolini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 424
Votanti 422
Astenuti 2
Maggioranza 212
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 404.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).
Segnalo che è precluso dall'approvazione dell'emendamento della Commissione l'emendamento Molteni 3-bis.23.
Passiamo all'emendamento Colletti 4.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, con questo decreto-legge si è prorogato il commissario straordinario che era già stato indicato con il decreto del Presidente della Repubblica del dicembre 2012. Ebbene, in realtà, un commissario per l'emergenza carceri – che è un'emergenza che, però, va avanti da anni e anni e, quindi, ormai, non è più, in realtà, un'emergenza, perché le emergenze vere sono i terremoti, gli accadimenti naturali, non quelle create dalla politica o dalle amministrazioni pubbliche –, questo commissario va avanti da quattro anni, dal 2010. Questo era prima un commissario delegato, poi, ovviamente, il Governo Monti ha cancellato tutti i commissari delegati e, visto che si era anche cancellato il commissario per l'emergenza carceri, si è visto bene di utilizzare elusivamente un'altra norma del 1988 per nominare un commissario straordinario, che, praticamente, fa la stessa cosa del precedente commissario.
Cosa ha fatto il precedente commissario per l'emergenza carceraria in due anni e mezzo ? Ha fatto ben zero posti carcere. E tra le altre cose, cosa ha fatto in questo tempo ? Ha dato, però, molte consulenze a destra e a manca per fare ben zero posti carcere. E, giustamente, visto che questo commissario è servito così tanto ad aumentare la capienza regolamentare delle carceri, si è visto bene di dire: bene, prolunghiamolo, è stato così utile ! Zero per due, nell'ottica di chi ha approvato questo decreto-legge, farà due, magari, non farà zero ! Per noi, zero per due fa sempre zero. E, quindi, se il precedente commissario è stato pressoché inutile, anzi, deleterio perché ha sprecato soldi, ugualmente, sarà l'attuale commissario straordinario.
Dopo, in dichiarazione di voto, presenteremo specificatamente, con numeri alla mano, perché è inutile la figura del commissario straordinario e perché, entro due anni, si potrebbe risolvere questa emergenza sfruttando le normali categorie del diritto, sfruttando non le deroghe, sfruttando non le norme a commissario, non sfruttando, magari, l'opportunità che hanno i commissari di fare il bello e il cattivo tempo. Noi abbiamo visto nel passato a cosa sono serviti i commissari: ci ricordiamo tutti i commissari per i grandi eventi, i commissari per il G8, e lo spreco di risorse.
Ma, purtroppo, questo è un cane che si morde la coda: noi torniamo sempre a creare l'emergenza, a tenere l'emergenza, a farla andare avanti per anni, per poi trovare un nuovo commissario. E l'emergenza non serve solo per trovare un commissario e fare degli sporchi affari, ma serve anche, nel prossimo futuro, magari, a chiedere l'amnistia; amnistia che qualcuno, adesso, oggi pomeriggio, andrà a Pag. 48chiedere al Presidente Napolitano. Allora, domandiamoci: questo commissario, in realtà, serve davvero a risolvere l'emergenza, serve a risolvere questo sovraffollamento oppure serve a fare altro ?
Noi dimostreremo più tardi, carte alla mano, che serve a fare altro, a fare i soliti affari tra pochi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sofia Amoddio. Ne ha facoltà.
SOFIA AMODDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sarò molto breve; questa norma è necessaria, è necessario prorogare il commissario straordinario fino al 2014 perché non è assolutamente vero che il commissario straordinario non ha incentivato nuovi posti nelle carceri, anzi, egli ha permesso e ha concluso l'anno scorso con 750 nuovi posti carcerari, ha consegnato l'istituto di Arghillà, che era fermo da oltre vent'anni, ha riaperto un istituto a Sassari ed entro il 22 settembre di quest'anno verrà completato l'istituto di Cagliari; inoltre, ha tantissimi altri ruoli di programmazione, di manutenzione e di ristrutturazione delle carceri. Questo è necessario proprio perché siamo in un clima di emergenza carceraria, come già detto dall'Unione europea, e ciò che voglio sottolineare è che è necessaria la proroga della figura del commissario, in questo momento, perché, nel realizzare un nuovo istituto carcerario, sono competenti ben quattro ministeri; l'attività del commissario cerca di unificare in un'unica figura le competenze di quattro ministeri per accelerare i tempi e consegnare allo Stato italiano nuovi posti in carcere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Giulia Sarti. Ne ha facoltà.
GIULIA SARTI. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire che quanto diceva la collega, in realtà, non è esatto, perché i nuovi posti creati non sono stati realizzati affatto grazie al commissario delegato Franco Ionta, il precedente commissario, ma piuttosto grazie al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e grazie al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, bisogna essere chiari quando si parla di questi dati. Non capiamo e non capiremo mai come si voglia difendere la figura di un'unica persona quando si parla di un tema così delicato come le condizioni dei detenuti, perché affidare, prorogare ed ampliare i poteri nelle mani di un'unica persona non può essere mai una cosa giusta, e abbiamo gli esempi dei danni che sono stati provocati in passato, come ha ribadito prima il mio collega Colletti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Vignali, Nesci, Piccione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 103
Hanno votato no 319.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 4.400, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Di Vita...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato sì 103
Hanno votato no 323.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 4.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulia Sarti. Ne ha facoltà.
GIULIA SARTI. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire che con questo emendamento, se proprio non vogliamo togliere questo articolo 4 dal decreto-legge, chiediamo che almeno la figura del commissario straordinario sia soppressa, e vorremmo che i poteri fossero affidati al capo del DAP, quindi del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, che è l'organo che dovrebbe essere deputato appositamente ad occuparsi di carceri e di edilizia carceraria.
DONATELLA FERRANTI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, intervengo solo perché sull'articolo 4 credo sia importante fare anche un minimo di precisazione, per come è impostato, appunto, il decreto. Prima del decreto con il quale, nella scorsa legislatura, con il Governo Monti, fu affidato l'incarico di commissario straordinario al prefetto Sinesio, il commissario straordinario per le carceri era, appunto, il capo del DAP, e proprio nell'occasione in cui valutammo la scissione dei due ruoli – con l'affidamento al commissario straordinario come prefetto, quindi carica prefettizia, ma comunque con scissione dei ruoli, a prescindere dalla carica che ricopriva il prefetto Sinesio – fu fatta proprio una valutazione di maggior snellimento e anche efficacia degli interventi, in quanto il piano carceri che fu varato nel 2010 in realtà è stato fermo per uno o due anni, nonostante fosse finanziato.
Quindi ritornare indietro con questo decreto credo francamente sia alquanto poco economico, oltre che razionale e non rispondente anche all'articolo 97 della Costituzione, che ci dice, appunto, che dobbiamo tendere al buon andamento della pubblica amministrazione. Ma la cosa importante che bisogna rilevare è che quando si parla di commissario straordinario e di poteri in deroga abbiamo tutti gli occhi attenti; non appartiene soltanto ad una forza politica questa attenzione. Vorrei rammentare, e lo dico adesso anziché intervenire volta per volta, che questo decreto va sostanzialmente non solo a prorogare ma a ridefinire i poteri del commissario straordinario, a prevedere un'attività specifica di programmazione e ad individuare anche che questa attività di programmazione riguardi lo Stato e gli enti territoriali per la territorializzazione dell'esecuzione penale, che è uno degli aspetti positivi a cui si deve tendere. In particolare, sotto il profilo dei controlli, tutti gli atti del commissario sono soggetti al controllo di regolarità amministrativa e contabile della Corte dei conti. Non solo: i risultati della gestione commissariale dovranno essere annualmente trasmessi al Ministero della giustizia e alla sezione di controllo della Corte dei conti con uno stato di attuazione dei compiti assegnati. Inoltre, il commissario riferirà trimestralmente al Ministro della giustizia e al Ministro delle infrastrutture per l'attività svolta, anche al fine delle funzioni di indirizzo, vigilanza e controllo sull'attività delle Commissioni. Inoltre, la Commissione tutta, migliorando il testo venuto dal Senato, ha previsto che vi sia non soltanto una relazione annuale al Parlamento sui risultati raggiunti dal commissario, ma vi sia un'attività semestrale alle Commissioni di riferimento preventiva, cioè del programma che intende realizzare il commissario straordinario sulle carceri in relazione Pag. 50all'attuazione del piano carceri. Credo che tutta questa serie di paletti e di percorsi, sia contabili che amministrativi, di vigilanza e di controllo, serva appunto ad andare avanti e a cercare finalmente di uscire dall'emergenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, vedo che l'una e mezzo incombe e quindi sarò brevissimo. Sinistra Ecologia Libertà non seguirà la strada intrapresa dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, pur riconoscendo in generale che le figure commissariali in questo Paese ovviamente hanno presentato criticità molto evidenti, però parliamo di una figura diversa e, tra l'altro, questo commissario è a titolo gratuito, nonostante vi sia una serie di criticità. Abbiamo lavorato, come diceva anche la relatrice Ferranti, per un monitoraggio molto stretto dell'operato del commissario stesso, che ha poteri obiettivamente rilevanti nel campo dell'edilizia penitenziaria e soprattutto della manutenzione cosiddetta straordinaria.
Non lo seguiremo (concludo con questo), perché creare un'artificiale contrapposizione, sul passato e sul futuro, tra il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e la figura del Commissario secondo noi non è un buon modo di tentare di intervenire su questa difficile materia. Guarderemo nei prossimi mesi, terremo sotto osservazione, anche attraverso la diversa calendarizzazione della rendicontazione – chiamiamola così – del Commissario il suo operato, e allora forse potremmo fare una discussione un po’ meno ideologica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, sulla figura del Commissario due valutazioni. La prima: ci chiediamo quale sia la necessità di ampliare i poteri di un Commissario, che è stato nominato attraverso un decreto del Presidente della Repubblica, attraverso un decreto-legge. Perché dobbiamo ampliare questi poteri utilizzando un decreto-legge ? Io credo che sia il solito strumento: si utilizza il decreto-legge, nel quale poi vengono inseriti tutta una serie di norme, tutta una serie di provvedimenti che invece potrebbero essere affrontati e discussi maggiormente nel merito, e non con un decreto-legge. Questa è la prima anomalia, rispetto alla quale invito tutti i colleghi dell'Aula a riflettere.
La seconda valutazione è invece di merito. Fermo restando che il principio della trasparenza dev'essere un principio-cardine per qualunque tipo di atto amministrativo (e ovviamente anche noi vogliamo, chiediamo e pretendiamo che anche da parte del Commissario straordinario ci sia l'assoluta trasparenza rispetto alla straordinarietà del ruolo e rispetto agli atti straordinari, proprio per la funzione che andrà a compiere), il problema vero per noi non è quello del commissario, di chi fa che cosa: che sia il commissario, che sia il Ministero, che sia il DAP. Il problema per noi è che le cose vengano fatte ! Ed è questa la modalità rispetto alla quale noi chiediamo che il problema del sovraffollamento delle carceri venga affrontato: non attraverso delle misure indultive o clemenziali, come quelle di cui stiamo discutendo abbondantemente, oltre ogni ragionevole necessità in questi mesi, ma in maniera strutturale, in maniera complessiva, attraverso da un lato la costruzione di nuove carceri, e dall'altro lato attraverso l'implementazione e la ristrutturazione di tutte le strutture carcerarie in disuso, abbandonate che abbiamo nel nostro Paese.
La Presidente ci ha fatto giustamente pervenire l'elenco dei lavori in corso d'opera; voglio però ricordare che ci sono tantissime strutture oggi nel nostro Paese che sono abbandonate, che sono in disuso, che sono inutilizzate: rispetto alle quali, se riattivassimo un processo di edilizia carceraria serio e compiuto, potremmo recuperare tutta una serie di posti all'interno delle carceri, tali per cui non dovrebbe il Pag. 51Parlamento essere chiamato ad affrontare problemi emergenziali, d'urgenza, occasionali, tampone come questo.
Per cui noi insistiamo in maniera chiara affinché il problema del sovraffollamento delle carceri venga risolto da un punto di vista strutturale attraverso nuove carceri, più carceri. Abbiamo più volte chiesto... vediamo che il sottosegretario non c’è più. Abbiamo più volte chiesto al Governo e al Ministro...
PRESIDENTE. Il sottosegretario è in Aula.
NICOLA MOLTENI. Il sottosegretario per la giustizia. Abbiamo più volte chiesto, anche al sottosegretario stesso, di avere una rendicontazione chiara e completa dei 650 milioni del Piano carceri investiti nei precedenti Governi dal Ministro Alfano e dal Ministro Maroni. Da questo punto di vista abbiamo ricevuto qualche risposta, ma assolutamente insufficiente. Il problema non è di chi fa cosa: il problema è che serve un investimento serio e importante sulle carceri, per poter avere carceri idonee ed adeguate; e non dover così affrontare il problema con questi tipi di provvedimenti, che non risolveranno assolutamente il problema del sovraffollamento delle carceri, che indurranno questa strana e complicata maggioranza, tra pochi mesi, a portare attenzione dell'Aula della Camera una vera e propria amnistia.
PRESIDENTE. Colleghi, ovviamente finiamo il voto, ma ricordo che alle 13,30 avremmo dovuto sospendere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schirò Planeta. Ne ha facoltà.
GEA SCHIRÒ PLANETA. Signor Presidente, sarò brevissima. Per il collega: la lettera e) dell'articolo 4 dice: «individuazioni di immobili nella disponibilità dello Stato o degli enti pubblici territoriali, dismessi eccetera eccetera»; quindi è implementato nella legge. E oltretutto, la figura del Commissario è un accordo tra il capo dell'amministrazione penitenziaria e il capo dell'amministrazione minorile. Questo provvedimento nasce per esigenze di vivibilità, perché siamo in infrazione europea, ed è una figura necessaria e di garanzia in questo momento: per questo si era resa precedentemente necessaria.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 417
Votanti 400
Astenuti 17
Maggioranza 201
Hanno votato sì 88
Hanno votato no 312.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Colleghi, sospendo, come precedentemente annunciato, a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15.
La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Berretta, Biancofiore, Borletti Dell'Acqua, Di Lello, Fico, Fontanelli, Kyenge, La Russa, Lorenzin, Giorgia Meloni, Gianluca Pini, Pistelli, Realacci, Sani, Speranza, Valeria Valente e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta Pag. 52dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1417-A.
(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 1417-A)
PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato da ultimo respinto l'emendamento Colletti 4.5.
Passiamo quindi all'emendamento Colletti 4.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, rimango sorpreso sempre, oltre che dalle sue capacità nel presiedere l'Assemblea, anche dal suo intuito. Devo dire, signor Presidente, che lei, ogni volta, ci conferma le sue qualità che, non solo, sono note a tutti, ma unanimemente apprezzate...
PRESIDENTE. Anche le sue, onorevole Baldelli.
Testo sostituito con errata corrige volante
SIMONE BALDELLI. La ringrazio molto, Presidente (Applausi). Troppo buoni, grazie...
Intanto, vorrei chiedere alla Presidenza la verifica sulle Commissioni, perché io giungo dalla Commissione lavoro che, in questo momento, è riunita in sede di Commissioni congiunte, ma ora vedo qui la Presidente Polverini. Tuttavia, le chiederei intanto se si può fare una verifica.
L'emendamento 4.6 è un emendamento a prima firma del collega Colletti, che si riferisce alla nota questione del commissario. L'obiettivo dell'emendamento è quello di trasferire i poteri del suddetto commissario all'amministrazione penitenziaria. Sono stati diversi gli emendamenti che hanno toccato questo argomento, è stato affrontato anche in Commissione e anzi sarebbe forse stato più interessante ascoltare l'opinione di alcuni colleghi della Commissione al riguardo piuttosto che la mia che, pur stimando e apprezzando molto il lavoro che la Presidente Ferranti, i relatori dei vari provvedimenti e i componenti della Commissione giustizia fanno quotidianamente, non faccio parte – come è noto – di questa commissione.
Purtuttavia, la questione del commissario è stata affrontata e, in qualche modo, anche messa a punto attraverso emendamenti di merito che sono stati accolti su questo ruolo. Il commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ha sostanzialmente poteri di programmazione dell'attività di edilizia penitenziaria, si occupa della manutenzione straordinaria, della ristrutturazione, del completamento e dell'ampliamento delle strutture penitenziarie esistenti, segue la valorizzazione anche dei beni e degli immobili penitenziari, individua gli immobili nella disponibilità dello Stato per la riconversione alle finalità previste, si raccorda con il Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziale e con il Capo del dipartimento per la giustizia minorile.
In questo senso, proprio la lettera f) del primo comma dell'articolo 4 rende una posizione di conflitto con il testo dell'emendamento dell'onorevole Colletti, nel senso che trasferire le funzioni del commissario all'amministrazione penitenziaria, intanto, fa evaporare la figura del commissario, ma non considera probabilmente il fatto che lo stesso commissario ha – come prevede la lettera f) – funzioni di raccordo con il Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria stessa.
Quindi, diciamo, da un lato c’è il coinvolgimento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e, comunque, se nel testo diamo per acquisita la figura del commissario è di tutta evidenza, Presidente, che ci risulta assai difficile poter approvare emendamenti che poi sostituiscano la figura del commissario una volta con l'amministrazione penitenziaria, un'altra volta con altri dipartimenti e che, quindi, sostanzialmente fanno evaporare una figura come quella del commissario, Pag. 53che è stata voluta e rafforzata in un provvedimento come questo, dove peraltro nello stesso articolo se ne trova ...
SIMONE BALDELLI. La ringrazio molto, Presidente (Applausi). Troppo buoni, grazie...
Intanto, vorrei chiedere alla Presidenza la verifica sulle Commissioni, perché io giungo dalla Commissione lavoro che, in questo momento, è riunita in sede di Commissioni congiunte, ma ora vedo qui la Presidente Polverini. Tuttavia, le chiederei intanto se si può fare una verifica.
L'emendamento 4.6 è un emendamento a prima firma del collega Colletti, che si riferisce alla nota questione del commissario. L'obiettivo dell'emendamento è quello di trasferire i poteri del suddetto commissario all'amministrazione penitenziaria. Sono stati diversi gli emendamenti che hanno toccato questo argomento, è stato affrontato anche in Commissione e anzi sarebbe forse stato più interessante ascoltare l'opinione di alcuni colleghi della Commissione al riguardo piuttosto che la mia che, pur stimando e apprezzando molto il lavoro che la Presidente Ferranti, i relatori dei vari provvedimenti e i componenti della Commissione giustizia fanno quotidianamente, non faccio parte – come è noto – di questa commissione.
Purtuttavia, la questione del commissario è stata affrontata e, in qualche modo, anche messa a punto attraverso emendamenti di merito che sono stati accolti su questo ruolo. Il commissario straordinario del Governo per le infrastrutture carcerarie ha sostanzialmente poteri di programmazione dell'attività di edilizia penitenziaria, si occupa della manutenzione straordinaria, della ristrutturazione, del completamento e dell'ampliamento delle strutture penitenziarie esistenti, segue la valorizzazione anche dei beni e degli immobili penitenziari, individua gli immobili nella disponibilità dello Stato per la riconversione alle finalità previste, si raccorda con il Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziale e con il Capo del dipartimento per la giustizia minorile.
In questo senso, proprio la lettera f) del primo comma dell'articolo 4 mette in luce una posizione di conflitto con il testo dell'emendamento dell'onorevole Colletti, nel senso che trasferire le funzioni del commissario all'amministrazione penitenziaria, intanto, fa evaporare la figura del commissario, ma non considera probabilmente il fatto che lo stesso commissario ha – come prevede la lettera f) – funzioni di raccordo con il Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria stessa.
Quindi, da un lato c’è il coinvolgimento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e, comunque, se nel testo diamo per acquisita la figura del commissario è di tutta evidenza, Presidente, che ci risulta assai difficile poter poi approvare emendamenti che poi sostituiscano la figura del commissario una volta con l'amministrazione penitenziaria, un'altra volta con altri dipartimenti e che, quindi, sostanzialmente fanno evaporare una figura come quella del commissario, Pag. 53che è stata voluta e rafforzata in un provvedimento come questo, dove peraltro nello stesso articolo se ne trova ...
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, mi duole dirle che manca un minuto alla conclusione del suo intervento.
SIMONE BALDELLI. Termino, Presidente, solo per finire il ragionamento. Dico che se ne prorogano i poteri fino al 2014 (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. La ringrazio, anche per la sua puntualità.
Colleghi, ne approfitto, mentre vi invito a prendere posto, per rallegrarci con il collega Edoardo Fanucci, che ha avuto un bimbo, Lapo, e anche ovviamente con la mamma (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
È la prima votazione alla ripresa pomeridiana. Quindi, diamo il tempo a tutti i colleghi di prendere posto. Pregherei i colleghi che stanno entrando di affrettare... Nel frattempo, rassicuro l'onorevole Baldelli che le Commissioni sono state tutte sconvocate, per consentire ai colleghi di venire in Aula. Abbiamo votato tutti ? No. Onorevole Vignali. No, chiedo scusa, è l'onorevole Fucci. Ho sbagliato. Onorevole Bini. Onorevole Calabria. Hanno votato tutti ? Mi pare di sì.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 380
Votanti 363
Astenuti 17
Maggioranza 182
Hanno votato sì 73
Hanno votato no 290.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1002 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Giacomelli, Mazzoli, Rostan, Cesaro, Berlinghieri, Ferraresi, Parrini, Polverini, Rizzetto, Bindi, Petraroli, Abrignani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 402
Votanti 304
Astenuti 98
Maggioranza 153
Hanno votato sì 303
Hanno votato no 1.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Rubinato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 401
Votanti 380
Astenuti 21
Maggioranza 191
Hanno votato sì 79
Hanno votato no 301.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 4.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, questo è uno dei tanti emendamenti in cui cerchiamo di sopprimere alcune parti che ovviamente non ci piacciano e su cui siamo contrari dell'articolo 4, ovvero dei poteri dati al commissario straordinario. Già abbiamo detto, lo diremo e continueremo a dirlo, che la figura del commissario straordinario è inutile. Oltretutto è inutile soprattutto per quanto riguarda questo emendamento in cui si va a sopprimere la lettera b), ove tra le funzioni vi è: manutenzione straordinaria, ristrutturazione, completamento, ampliamento strutture penitenziarie esistenti. Ebbene, basta vedere i dati sul sito www.pianocarceri.it e si nota che dei diciassette padiglioni che avrebbe dovuto costruire il commissario non è stato intanto cantierizzato nemmeno un padiglione. Nel 2012 il commissario Sinesio è venuto in audizione alla Camera e aveva detto che entro ottobre 2012 sarebbe iniziata la cantierizzazione dei diciassette padiglioni. Ebbene siamo ad agosto 2012 ed è stata iniziata solo la precantierizzazione del nuovo padiglione di Siracusa. Questo a dimostrare che il commissariato è inutile. Servono risorse, ma serve una struttura tecnica, che in questo caso c’è già e ce l'ha il DAP, l'unico ente che è riuscito a creare dei posti carceri in questi ultimi anni, ben 1.678, a fronte di zero del commissario delegato e del commissario straordinario. Allora, sinceramente ci domandiamo: perché togliamo competenza al DAP, che ha dimostrato di poter funzionare in questi ultimi anni, e la diamo al commissario, che ha dimostrato di non funzionare in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Gallo Luigi, Tartaglione, Ruocco, Binetti, La Marca, Dall'Osso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 426
Votanti 408
Astenuti 18
Maggioranza 205
Hanno votato sì 88
Hanno votato no 320.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1000 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Turco, Paris, Rostan, Fraccaro, Calabrò...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 429
Votanti 412
Astenuti 17
Maggioranza 207
Hanno votato sì 409
Hanno votato no 3.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Prendo atto che l'emendamento Colletti 4.22 è stato ritirato dai presentatori.
Passiamo all'emendamento Colletti 4.23. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, dai dati che tutti possono visionare e che hanno, sicuramente, sia il commissario, sia il capo del DAP, dottor Tamburino, sia, soprattutto, il Ministro Cancellieri – che abbiamo notato, purtroppo, forse a causa anche dell'incidente, silente su questo provvedimento – è indicato che, in realtà, vi è bisogno solo di un nuovo penitenziario.
Più precisamente, in base alle capienze regolamentari delle varie carceri e del fabbisogno territoriale – invito tutti a Pag. 55leggerselo – vi è bisogno di un mero nuovo carcere nel napoletano e casertano, perché lì vi è più bisogno di nuove carceri, non potendo essere ampliate quelle attuali.
Noi, in Commissione, abbiamo presentato un emendamento proprio per specificare meglio la portata di questo comma, ove andavamo a ridurre la realizzazione di nuovi penitenziari, e quindi con l'utilizzo del termine al plurale, attraverso una riformulazione al singolare, ovvero prevedendo la realizzazione di un nuovo penitenziario, sito nella regione Campania, proprio perché non si può allargare troppo la competenza del commissario.
È sempre scorretto dare troppi poteri a una persona sola ! In questo modo, andavamo a vincolare il potere del commissario su un'opera strategica, perché, ovviamente, se questo piano vuole funzionare, deve essere strategico, non deve essere generalizzato.
Vorremmo che ci spiegassero, quindi, anche dagli altri partiti, dove vogliono mettere i nuovi penitenziari, se hanno un'idea oppure se lasciano tutto alla mercé del commissario, che, giustamente, è stato nominato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Brandolin, Paris, Fregolent, Santerini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 429
Votanti 408
Astenuti 21
Maggioranza 205
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 323.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Hanno votato tutti ? No ? Abrignani, Bossa... Abbiamo votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 428
Votanti 426
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 342.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(La deputata Di Salvo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 4.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, questo è proprio l'emendamento che citavo prima, ove vincoliamo il potere del commissario alla costruzione di un nuovo penitenziario solo nella regione Campania. Ebbene, uno dei problemi all'interno della politica penitenziaria è dato dal fatto che molti detenuti di origine campana o calabrese sono in realtà detenuti lontano dai territori di origine, quindi lontano dalle famiglie. Avvicinarli alle famiglie aiuterebbe anche il percorso rieducativo e riabilitativo, attraverso anche istituti di mediazione familiare. Come detto prima, l'unica esigenza di nuove carceri è solo della Campania. Non c’è alcuna necessità di costruire nuove carceri al di fuori della Campania. Quindi ci sembra un emendamento, davvero, di buonsenso, di strategia, un emendamento fatto leggendosi le carte, carte che sono disponibili, carte che ci hanno dato in Commissione. Non vedo quindi perché non dovrebbe essere votato.
DONATELLA FERRANTI. Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
Pag. 56PRESIDENTE. Ne ha facoltà
DONATELLA FERRANTI. Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, intervengo perché altrimenti alla fine passa poi il messaggio che le carte non tutti le possono leggere: noi le abbiamo lette. Questi sono gli atti che ci ha mandato il commissario straordinario, anche a seguito dell'indagine conoscitiva che abbiamo svolto. Francamente non capisco questo emendamento, alla luce del fatto che tra i nuovi istituti penitenziari già previsti nel piano carceri ce n’è proprio uno in Campania, a Nola, per 900 posti. Nell'emendamento si parla di almeno 500. In base alle indicazioni che risultano già dalla programmazione effettuata, in Friuli Venezia Giulia, a San Vito al Tagliamento c’è un progetto preliminare in fase di conferenza dei servizi, per 300 posti, a Brescia vi è il recupero di vari beni demaniali per mille posti, in Sicilia, a Catania, per circa 450 posti, in fase di valutazione delle offerte da parte della Commissione individuata ai sensi della legge sugli appalti. Questo è ciò che risulta dagli atti che sono stati trasmessi dal commissario straordinario e distribuiti a tutti i componenti della Commissione. Quindi, quando poi leggo un emendamento secondo cui deve esserci in regione Campania almeno un istituto, francamente non riesco a comprendere, da relatore, a che cosa si faccia riferimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Hanno votato tutti ? Pesco, Villecco Calipari... Ci siamo ? No, non ci siamo... l'onorevole Villecco Calipari ha votato. Hanno votato tutti ? Prego, onorevole Sarti... Rotta... Pregherei i colleghi che sono appena entrati, di accelerare, grazie. Mazziotti Di Celso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato sì 82
Hanno votato no 354.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.24, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Magorno, Malpezzi, Bonifazzi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 439
Votanti 420
Astenuti 19
Maggioranza 211
Hanno votato sì 82
Hanno votato no 338.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.11, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ragosta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 436
Votanti 416
Astenuti 20
Maggioranza 209
Hanno votato sì 83
Hanno votato no 333.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Approfitto per dirvi che nella notte tra il 1o e il 2 agosto abbiamo avuto un'altra Pag. 57nascita, che è quella di Sebastian, che è il figlio dell'onorevole Renate Gebhard. Complimenti all'onorevole Gebhard (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1001, della Commissione con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Carrescia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 433
Votanti 412
Astenuti 21
Maggioranza 207
Hanno votato sì 408
Hanno votato no 4.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Magorno, Rostan, Nardella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 442
Votanti 421
Astenuti 21
Maggioranza 211
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 337.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Segnalo che gli emendamenti Colletti 4.25 e Colletti 4.13 sono preclusi dall'approvazione dell'emendamento della Commissione 4.1001.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Magorno... Paolucci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 438
Votanti 418
Astenuti 20
Maggioranza 210
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 334
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.26, con il parere contrario della Commissione e del Governo, riportato a pagina 74 del fascicolo degli emendamenti.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Sbrollini... Palma...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 441
Votanti 420
Astenuti 21
Maggioranza 211
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 336
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.27, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Turco... Di Lello... Galgano... Giorgis...
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 58
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 441
Votanti 422
Astenuti 19
Maggioranza 212
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 337
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.37, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Turco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 439
Votanti 418
Astenuti 21
Maggioranza 210
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 334.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
(I deputati Rotta e Airaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.36, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Piras... Russo... ancora Piras non riesce a votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 443
Votanti 422
Astenuti 21
Maggioranza 212
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 337
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.28, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Sani, Ventricelli, Madia, Gallinella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 444
Votanti 423
Astenuti 21
Maggioranza 212
Hanno votato sì 85
Hanno votato no 338.
La Camera respinge (Vedi votazioni).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1003 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ventricelli, Nicchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 442
Votanti 419
Astenuti 23
Maggioranza 210
Hanno votato sì 413
Hanno votato no 6.
La Camera approva (Vedi votazioni).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Molteni 4.40 e Colletti 4.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo stemperare un po’. Infatti, ho Pag. 59visto delle agenzie di stampa che hanno detto che avevamo un po’ bisticciato e, invece, lei sa la stima che...
PRESIDENTE. Mai, onorevole Buonanno, mai.
GIANLUCA BUONANNO. ... fuma mia dal mal, fuma mia dal mal, come si dice in dialetto da noi.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Buonanno.
GIANLUCA BUONANNO. Dicevo, signor Presidente, che in questo ultimo scorcio del provvedimento, nella pausa, sono uscito e ho trovato una signora abbastanza anziana proprio fuori qui da Montecitorio che mi ha fermato...
PRESIDENTE. Colleghi !
GIANLUCA BUONANNO. ... mi ha fermato dicendomi: compagno Buonanno. Allora, io sono rimasto un po’ sorpreso da una parte, ma dall'altra mi ha fatto piacere. Mi ha fatto tutto un discorso sul fatto della sinistra, dei comunisti o cosiddetti tali e, alla fine del discorso, mi ha detto sostanzialmente questo e, cioè: lei vada dentro la Camera dei deputati e, se avrà occasione di parlare, dica chiaramente che bisogna cambiare tutto in questo Palazzo e bisogna fare in modo che veramente i delinquenti rimangano in galera e le persone perbene possano stare tranquille. Allora, io ci ho pensato un po’ e ho deciso ovviamente di dire queste cose di questa signora, che molto spesso è anche qui fuori, ma anche di fare un ragionamento su quello che è il provvedimento. Si tratta di un ragionamento molto semplice. Questo è un Paese dove la parola meno usata e che, invece, dovrebbe essere più seguita sarebbe la meritocrazia. La meritocrazia significa, ovviamente, che uno se si comporta bene, uno che fa bene le cose, deve essere ovviamente... mi fermo, arriva il Presidente della Camera...
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 15,40)
GIANLUCA BUONANNO. Posso, Presidente ?
PRESIDENTE. La prego, continui.
GIANLUCA BUONANNO. La ringrazio. Ci siamo visti sabato sera... (Commenti), ero ai Fori Imperiali.
Stavo facendo un ragionamento, signor Presidente, sul fatto della meritocrazia, sul fatto che effettivamente la gente avrebbe bisogno di queste cose e in questo provvedimento, invece, si vede l'esatto contrario. Allora, nell'esatto contrario, una cosa che vorrei dire alla sinistra, proprio perché io veramente mi sento un compagno è la seguente: care compagne e cari compagni, sono vicino a voi, ma da una parte c’è Sinistra e Libertà che, a questo punto, dopo questo provvedimento, la chiamerei di più Sinistra e Impunità, mentre il Partito Democratico, PD, diventa un po’ il partito dei delusi, cioè delusi dal fatto che, se vogliono governare questo Paese nel futuro in maniera più cospicua rispetto al Governo attuale, secondo me non dovrebbero fare questi tipi di provvedimenti perché si invoglia a delinquere.
Si invoglia a fare in modo che, comunque, nell'immaginario collettivo, a chi commette dei reati, alla fine, o non succeda niente o succeda veramente poco.
E allora, siccome nella sinistra, fin quando ero piccolo – ovviamente di età e non di statura, perché lì sono rimasto uguale –, è successo che si diceva che la sinistra era antropologicamente superiore agli altri, in questo caso, dopo tutti quelli che sono stati i voti di oggi, dopo tutta quella che è stata la discussione di oggi, sinceramente, sono contento di essere inferiore alla sinistra, perché votare dei provvedimenti del genere significa, effettivamente, non dare la meritocrazia al popolo che la richiede, ma, sostanzialmente, dire alla gente: fate quello che volete, tanto non vi capiterà niente. Perché l'impunità diventa imperante per tutti, tranne che per una persona: Silvio Berlusconi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Molteni 4.40 e Colletti 4.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Ci siamo ? Madia... Hanno votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 355
Astenuti 88
Maggioranza 178
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 333).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.29, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Hanno votato tutti ? Mottola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 425
Astenuti 18
Maggioranza 213
Hanno votato sì 87
Hanno votato no 338).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.30, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Scalfarotto, Madia, Sorial... Hanno votato tutti ?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 428
Astenuti 19
Maggioranza 215
Hanno votato sì 90
Hanno votato no 338).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.31, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Sbrollini, Malpezzi, Malisani, Manfredi, Mazzoli... Ci siamo ? Hanno votato tutti ? Rossi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 426
Astenuti 21
Maggioranza 214
Hanno votato sì 87
Hanno votato no 339).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 4.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signora Presidente, con questo emendamento aggiungiamo solo una parola, aggiungiamo un «non». Con questa parola intendiamo dire che non vogliamo che il commissario deroghi alla normativa di legge. Bisogna smetterla con le continue deroghe alla legge, si creano emergenze per poi derogare alla legge per poter fare affari sulla pelle dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Pag. 61 PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.18, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Scalfarotto, Sorial, Madia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 421
Astenuti 24
Maggioranza 211
Hanno votato sì 87
Hanno votato no 334).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.32, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Bargero, Lauricella, Nesci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 425
Astenuti 22
Maggioranza 213
Hanno votato sì 88
Hanno votato no 337).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 4.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signora Presidente, in questo e nel prossimo emendamento sopprimiamo una parte del comma 7 in cui è previsto che il commissario possa stipulare dei contratti a tempo determinato. Abbiamo visto dal precedente commissario delegato che ha fatto zero posti carcere, ma ha speso più di un milione di euro di consulenze e di contratti a tempo determinato. Sarebbe interessante che i giornalisti o anche altri parlamentari visionassero davvero chi sono queste persone che sono state contrattualizzate e magari unissero i vari puntini di queste persone, si troverebbero un quadro a dir poco desolante.
Con questi due emendamenti ripetiamo che non è necessario nuovo personale, perché sia all'interno del Ministero della giustizia sia all'interno del DAP c’è personale a sufficienza, quindi basterebbe distaccare il personale presente, presso le strutture del commissario straordinario. In questo comma già vengono distaccate quindici unità ulteriori alle quindici già distaccate con il decreto del Presidente della Repubblica del 2012, a questo punto a che serve altro personale ?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.9, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Cancelleri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 425
Astenuti 22
Maggioranza 213
Hanno votato sì 88
Hanno votato no 337).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.19, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Mazzoli... Carfagna... Roberta Agostini...Pag. 62
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 424
Astenuti 22
Maggioranza 213
Hanno votato sì 88
Hanno votato no 336).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.38, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 426
Astenuti 21
Maggioranza 214
Hanno votato sì 87
Hanno votato no 339).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 5.100, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Mazzoli, Venittelli, Vacca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 362
Astenuti 88
Maggioranza 182
Hanno votato sì 21
Hanno votato no 341).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1417-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1417-A).
Avverto che la Presidenza, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, non ritiene ammissibili, in quanto del tutto estranei rispetto al contenuto del provvedimento, i seguenti ordini del giorno: Molteni n. 9/1417-A/4, che è volto ad impegnare il Governo a formulare una proposta organica di riforma della magistratura onoraria, astenendosi dal ricorrere a provvedimenti temporanei; Attaguile n. 9/1417-A/5, che fa riferimento alla nuova dislocazione sul territorio degli uffici giudiziari; Bragantini n. 9/1417-A/6, che impegna il Governo ad adottare un provvedimento normativo correttivo dei decreti legislativi in tema di soppressione di alcuni uffici giudiziari.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il prescritto parere.
GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Colletti n. 9/1417-A/1 e Ferraresi n. 9/1417-A/2 purché l'impegno sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo ad informare preventivamente le Commissioni parlamentari competenti su eventuali programmi di vendita, dismissione, perequazione o permuta, anche con terzi e anche se enti pubblici, da attuarsi, anche attraverso il commissario straordinario del Governo, degli istituti penitenziari San Vittore di Milano, Piazza Lanza di Catania e Regina Coeli di Roma».
Questo parere riguarda i primi due ordini del giorno. Il Governo esprime parere favorevole e quindi accetta l'ordine del giorno Binetti n. 9/1417-A/3.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Colletti n. 9/1417-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, non accettiamo la riformulazione e chiediamo di andare al voto sull'impegno al Governo a non vendere, a non dismettere e a non perequare gli Istituti San Vittore di Milano, Piazza Lanza a Catania e Regina Coeli di Roma.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colletti n. 9/1417-A/1, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Rosato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 407
Astenuti 9
Maggioranza 204
Hanno votato sì 397
Hanno votato no 10).
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Ferraresi n. 9/1417-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/1417-A/3, accettato dal Governo.
Poiché è stato stabilito che le dichiarazioni di voto finale con ripresa televisiva diretta abbiano inizio a partire dalle 18,30, dovremmo sospendere l'esame del provvedimento.
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intanto mi scuso con il Governo per questa incomprensione sull'ordine del giorno: glielo dirò personalmente dopo.
Vorrei chiedere se fosse possibile anticipare, con il consenso di tutti i gruppi naturalmente, la valutazione della pregiudiziale di costituzionalità sul decreto-legge sul lavoro, in maniera da avvantaggiarci rispetto ai tempi del nostro calendario d'Aula (Applausi).
PRESIDENTE. Per me va bene: se non ci sono obiezioni, direi di procedere in tal senso.
(Così rimane stabilito).
Discussione del disegno di legge: S. 890 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, recante primi interventi urgenti per la promozione dell'occupazione, in particolare giovanile, della coesione sociale, nonché in materia di Imposta sul valore aggiunto (IVA) e altre misure finanziarie urgenti (Approvato dal Senato) (A.C. 1458) (per l'esame e la votazione della questione pregiudiziale presentata) (ore 16).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della questione pregiudiziale Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1 presentata al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1458: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, recante primi interventi urgenti per la promozione dell'occupazione, in particolare giovanile, della coesione sociale, nonché in materia di Imposta sul valore aggiunto (IVA) e altre misure finanziarie urgenti.
Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più Pag. 64di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
Il deputato Fedriga ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Giancarlo Giorgetti n. 1, di cui è cofirmatario.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, abbiamo presentato come gruppo della Lega Nord la questione pregiudiziale sulla materia costituzionale perché riteniamo che il provvedimento in esame, ovvero il decreto «lavoro», vada a ledere il principio di uguaglianza, sancito dalla Costituzione, dei cittadini presenti sul territorio nazionale. Dico questo perché il provvedimento – lo stiamo discutendo, anzi andiamo iniziato a discuterlo...
PRESIDENTE. Per favore, un po’ di silenzio, lasciatelo parlare. Prego onorevole Fedriga, continui.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Abbiamo iniziato a discutere questo provvedimento, anzi ad accennare la discussione di questo provvedimento, proprio oggi nelle Commissioni riunite XI e VI, quindi la Commissione lavoro e la Commissione finanze, e da subito è emerso e abbiamo cercato di fare emergere anche come gruppo parlamentare in Commissione le disuguaglianze che va a creare questo stesso provvedimento. Infatti, voglio ricordare che all'articolo 1 del provvedimento vengono stanziati dei fondi per l'incentivo all'assunzione dei giovani disoccupati, in questo caso però vengono stanziati dei fondi riservati esclusivamente al Mezzogiorno del nostro Paese per 500 milioni di euro e per tutte le altre aree del Paese, quindi Centro e Nord, soltanto 298 milioni. Non solo, vengono prese delle misure, Presidente, le voglio ricordare questo, per quanto riguarda la lotta alla povertà, la cosiddetta «carta povertà» esclusivamente per chi vive situazioni... Presidente, ho difficoltà ad intervenire con questo brusio.
PRESIDENTE. Lo immagino che ha difficoltà, per favore ! È possibile un po’ di attenzione, per favore ? Continui.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Stavo dicendo che in questo provvedimento viene anche presa una misura specifica per la lotta alla povertà, la cosiddetta «carta povertà»; è una misura però indirizzata esclusivamente per il Mezzogiorno del Paese. In questo provvedimento si incentivano anche l'auto-imprenditorialità giovanile, anche in questo caso esclusivamente per i giovani del Sud del Paese.
Presidente, io credo che ai giovani disoccupati, a chi vive situazioni di disagio, economico principalmente, soprattutto vedendo il periodo di crisi che stiamo attraversando, ai giovani che vogliono avviare un'attività imprenditoriale proprio per contrastare le difficoltà occupazionali che stanno vivendo in questo periodo, a questi soggetti è necessario dare le stesse opportunità malgrado, secondo Governo e maggioranza, vivano nel Centro-nord del Paese.
Noi pensiamo che sia contro i principi costituzionali creare dei disoccupati «di serie A» e dei disoccupati «di serie B», crediamo che sia contro i principi costituzionali considerare chi vive una povertà, magari la povertà assoluta, qualcuno «di serie A» e qualcun altro «di serie B», rispetto all'area di residenza.
Stiamo cercando ovviamente nel provvedimento di intervenire nel merito, ma crediamo che sia stato leso il principio di uguaglianza che sancisce la nostra Costituzione. Avere pochi fondi a disposizione – e capisco che sono pochi, anzi pochissimi – però non legittima il Governo stesso a fare delle differenziazioni così evidenti e così discriminatorie verso i cittadini del centro-nord. Io voglio ricordare che esiste una provincia nella mia regione, che è la provincia di Pordenone, dove dall'inizio della crisi economica, a livello percentuale e proporzionale ovviamente, c’è stato il più elevato numero di imprese che hanno chiuso e, di conseguenza, di cittadini che hanno perso il lavoro. Io vorrei capire con quale coraggio questo Parlamento e questo Governo andranno a spiegare a questi stessi cittadini, che stanno vivendo una situazione di estrema difficoltà, che può e anzi purtroppo in alcuni casi è sfociata Pag. 65nella povertà, come si andrà a spiegare che per loro i fondi non vengono messi a disposizione.
Come si andrà a spiegare a loro che per loro la povertà non esiste, per il Governo ? Come si andrà a spiegare a costoro – magari a giovani che vogliono aprire un'attività – che per loro non c’è alcun tipo di incentivo e alcun tipo di aiuto ? Noi su questo ci stiamo battendo. È uscito in questi giorni su diversi quotidiani, principalmente dell'area del Mezzogiorno del Paese, il titolo: «La Lega contro i disoccupati del Sud». Ebbene, non è così: noi semplicemente siamo a favore e per aiutare i disoccupati del Nord, siamo anche per aiutare i casi di emergenza sociale presenti nel centro-nord del Paese e riteniamo assolutamente ingiusto e iniquo adottare delle misure che escludano questi soggetti.
Non è che un disoccupato che vive in un'area, per adesso – ma credo ancora per poco – più ricca del Paese, semplicemente perché, laboriosa, ha contribuito di più a pagare le tasse e a creare la ricchezza in questo Paese, debba essere discriminato, anzi vorrei sottolineare che chi vive in queste aree ha un costo della vita decisamente superiore rispetto ad altre del Paese e noi quindi andiamo a penalizzare ulteriormente chi deve confrontarsi con una situazione così difficile.
Per questo, invito i colleghi a fare un'attenta riflessione perché, dopo questa questione pregiudiziale, purtroppo, l'impressione che abbiamo è che ci sia poco, se non nessun tempo, per discutere e approfondire il decreto stesso.
La nostra preoccupazione è che, visto il calendario molto ristretto e i molti decreti emanati in poco tempo non ci sia data la possibilità di approfondirli, di discuterli e di modificarli. Voglio ricordare ai colleghi che il «decreto lavoro» arriva alla Camera – non è mai stato esaminato precedentemente nel nostro ramo del Parlamento, ma è stato toccato solo in Senato – e c’è il forte rischio, se non la certezza, che questo ramo del Parlamento non avrà alcun tipo di possibilità di migliorarlo e di correggere queste storture. La pregiudiziale che abbiamo presentato va proprio in questa direzione: cercare di dare quell'uguaglianza, di cui noi parliamo in modo molto convinto in molti provvedimenti. Ma, dopo, quando c’è da agire concretamente in questa direzione, tutti votano in modo differente rispetto ai nobili principi pronunciati durante le discussioni e durante i mesi all'interno dell'Aula della Camera.
Quindi, io chiedo veramente di lasciare da parte le appartenenze partitiche, chiedo e faccio un appello principalmente ai colleghi deputati che vivono nel centro e nel Nord del Paese: con quale coraggio andranno di fronte al giovane che non trova lavoro, magari da mesi, che magari ha il padre in cassa integrazione, o addirittura è disoccupato, che magari ha il fratello che, come lui, non trova lavoro, con quale coraggio questi colleghi eletti nei vari schieramenti politici diranno: «Beh, per te non c’è niente, per te, maggioranza e Governo hanno voluto in modo scientifico escludere qualsiasi tipo di beneficio, o perlomeno lasciarne pochissimi, quasi nulli, per aiutarti ad affrontare questo momento di difficoltà economica».
Io chiedo di valutare questo con molta attenzione perché, oltre tutto, nel provvedimento che abbiamo appena finito di trattare – anzi finiremo, con il voto finale, tra poche ore – si vanno ad aiutare invece non i giovani disoccupati onesti del centro-nord, ma coloro che hanno commesso dei reati, coloro che sono detenuti, o ex detenuti, con un incentivo all'assunzione addirittura di 700 euro al mese. E non sono provvedimenti differenti – come qualcuno ha voluto in modo errato ricordare durante la mattinata – perché proprio nel «decreto lavoro» vengono stanziati 5,5 milioni per garantire lavoro ai detenuti, mentre non vengono aiutati i giovani del centro e del Nord.
Quindi, Presidente, io spero che veramente ci sia questo richiamo al senso costituzionale, di cui tutti più volte – e più volte troppi – in modo estremamente strumentale richiamano. Ma quando c’è veramente – come in questo provvedimento – da garantire il principio di uguaglianza Pag. 66e da dare le stesse opportunità, gli stessi diritti a tutti i giovani – perché principalmente, ovviamente, in particolar modo all'articolo 1 parliamo di quello – in questo caso, tutti fanno marcia indietro.
Tutti si «tappano» gli occhi e non vedono la palese discriminazione che sta avvenendo e fra poco, nella giornata di domani presumibilmente ma sicuramente in quella di oggi in Commissione, i colleghi di maggioranza voteranno. Non si percepisce la drammaticità della situazione che evidentemente stanno vivendo molti cittadini anche nelle aree da cui provengo, come il Friuli Venezia-Giulia, come Trieste, ma come tutto il Nord del Paese, e si preferisce fare finta di nulla e dire: «Beh, questo è quello che ha voluto il Governo». Addirittura, la maggioranza non ha presentato neanche un emendamento migliorativo...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MASSIMILIANO FEDRIGA. ... e concludo, Presidente. Neanche un emendamento migliorativo, dicevo, perché mi sembra che in questo momento più che piegarsi alle esigenze di chi vive la crisi maggioranza e Governo si stanno piegando alle esigenze di una stabilità finanziaria che, come abbiamo visto, non esiste, perché il nostro debito pubblico continua ad aumentare, perché non si trovano ancora risorse per affrontare casi emergenziali e si continua semplicemente a cercare di tirare a campare.
A questo punto, io credo che a campare non debba essere il Governo, ma devono essere i cittadini del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sergio Pizzolante. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, colleghi, naturalmente io credo e il nostro gruppo crede che il provvedimento sia sul piano della costituzionalità del tutto legittimo e sul piano politico assolutamente opportuno in questa fase storica del nostro Paese. Non è vero che ci sono risorse, in questo provvedimento, solo per il Sud e non per il Nord. Ci sono risorse per il Sud e anche risorse per il Nord. Ci sono soluzioni normative nuove, che hanno un impatto positivo sui giovani e sull'occupazione del Sud ma, anche e soprattutto, per certi versi sui giovani e sull'occupazione al Nord. Penso, per esempio, a tutte le parti relative alla riforma della «riforma Fornero», che ripristina meccanismi di flessibilità per le nostre aziende, per i nostri giovani e per l'accesso al lavoro dei nostri giovani, che hanno un valore enorme per il sistema industriale del Nord ma anche per il sistema delle attività turistiche, per esempio, del Centro e del Nord Italia, oltre che del Sud.
Quindi, è un provvedimento che affronta questioni che riguardano tutto il Paese e i giovani di tutto il Paese. Naturalmente, c’è un problema di limitatezza delle risorse. Queste risorse vengono distribuite tenendo conto di quelle che sono le emergenze ed è evidente che al Sud ci sia un'emergenza occupazionale tra i giovani di portata strategica per questo Paese. È evidente che è un intervento che tiene conto delle aree depresse del Paese e delle aree svantaggiate del Paese. Sempre, quando si interviene con iniziative pro crescita, per iniziative di incentivazione alla crescita e allo sviluppo, si tiene conto, nell'attività normativa, di dare un vantaggio alle aree che sono, scusate il gioco di parole, svantaggiate o depresse. Lo si fa in Italia, lo si è fatto in Italia, lo si fa in Europa e lo si fa nel resto del mondo. Quindi, non c’è nessuna discriminazione nei confronti di nessuno.
Altro ragionamento è che questo non è l'intervento onnicomprensivo sulla questione della crescita e sulla questione dell'emergenza occupazionale fra i giovani. Questo è il primo intervento. Ne seguiranno altri, nei prossimi mesi, capaci di affrontare questo problema così grave e così devastante per il nostro Paese. È impensabile un provvedimento onnicomprensivo che affronta contemporaneamente Pag. 67tutti i problemi e tutte le emergenze di tutte le aree del Paese contemporaneamente.
Servirebbero risorse illimitate che non ci sono ed è ipocrita chi pensa e dice che lo si possa fare. Questo è un primo intervento con risorse limitate, che serve a dare una risposta, che è una risposta concreta, pratica, ma anche psicologica, cioè una risposta tesa a dire che il Governo si occupa di queste emergenze, che il Governo interviene. È un'occasione per dare fiducia e per dare speranza ai giovani in un momento così delicato e così preoccupante. C’è anche questa dimensione della proposta, del progetto e del provvedimento. Per questo io ritengo che non ci siano le condizioni di illegittimità dal punto di vista costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgis. Ne ha facoltà.
ANDREA GIORGIS. Signor Presidente, sullo specifico della questione di legittimità, essendo il merito già stato ampiamente discusso in Commissione, poi successivamente verrà affrontato qui in Aula, a me non pare che si possano rilevare quei profili che vengono indicati nella pregiudiziale che è qui all'oggetto di analisi. Innanzitutto per due ragioni. In primo luogo, le risorse che vengono destinate in misura significativa, in misura maggiore, ad una parte solo dell'Italia, le regioni del Sud, sono risorse che provengono da fondi europei specificamente destinati a contrastare la disoccupazione giovanile nel Sud dell'Italia, o meglio sono fondi europei che fanno parte, come è indicato nella scheda illustrativa, del cosiddetto piano di azione e coesione, e dunque sono fondi che hanno per loro stessa natura un vincolo di destinazione.
Inoltre, nella pregiudiziale viene denunciata la violazione dell'articolo 3 della Costituzione, per violazione del principio di uguaglianza. A questo proposito, oltre naturalmente al vincolo comunitario, bisogna ricordare che la giurisprudenza consolidata della Corte costituzionale, fin dalla sentenza n. 3 del 1957, poi in seguito con le sentenze n. 89 del 1996 e n. 450 del 1997, fino alle più recenti decisioni, ha sempre ha chiarito che il principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione impone al legislatore non di trattare tutte le situazioni in maniera uguale, ma di trattare in maniera uguale le situazioni uguali e in maniera diversa le situazioni diverse. Questo provvedimento che noi andremo ad approvare tiene conto di un'indicazione europea e, tenendo conto dell'indicazione europea, prevede una disciplina differenziata per zone dell'Italia che si trovano in condizioni economiche differenziate, e dunque la misura legislativa è perfettamente conforme a quel principio di uguaglianza così come interpretato dalla Corte costituzionale e – ripeto – deve essere inteso come dovere di trattare in maniera uguale situazioni uguali e in maniera diversa situazioni diverse.
Il tasso di disoccupazione giovanile relativo nel Sud è significativamente più consistente del tasso di disoccupazione giovanile nel Nord. Naturalmente, se mi è permesso spendere un minuto al di fuori dello specifico della pregiudiziale di costituzionalità, è indubbio che i principi della Costituzione di cui all'articolo 3, secondo comma, e all'articolo 4, impongono alla Repubblica di rimuovere tutti quegli ostacoli che impediscono l'effettivo esercizio dei diritti di libertà e dei diritti di partecipazione e in sostanza prescrivono alla Repubblica di adoperarsi per garantire a tutti i cittadini quel fondamentale diritto che è sancito nell'articolo 4, che è il diritto al lavoro. Tuttavia, per rendere possibile l'attuazione di questi principi, occorrono risorse e, in un contesto di risorse scarse, ahimè, dobbiamo prendere atto che questi provvedimenti rappresentano comunque una forma di attuazione dei principi costituzionali, seppure non così consistente come noi vorremmo, ma pur tuttavia orientata nel verso di iniziare ad affrontare quelle situazioni che sono particolarmente gravi. Dunque, più che una pregiudiziale di costituzionalità, questa appare come una sorta di pregiudiziale contro Pag. 68l'Europa e, anche per queste ragioni, credo che debba essere respinta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, diceva una volta Vladimir Ilyich Lenin, nella sua polemica contro Rosa Luxemburg, che «le galline non voleranno mai in alto come le aquile, ma, talvolta, le aquile volano più in basso delle galline». Il collega Fedriga è sicuramente un'aquila; oggi, però, sta volando più in basso delle galline, e vediamo perché.
Cosa stiamo facendo con questo provvedimento ? Stiamo inondando di denari il Mezzogiorno d'Italia a danno dei disoccupati del nord ? No ! Questo provvedimento sta derubando il Mezzogiorno d'Italia di somme ingenti, che erano, in qualche modo, già attese e che non verranno date.
Infatti, il punto di partenza di questo documento sapete qual è ? È il fatto che noi non riusciamo a spendere i fondi europei, che sono dati esplicitamente per la coesione territoriale, e quindi sono dati alle aree in ritardo di sviluppo; e che la coesione territoriale sia un obiettivo legittimo e costituzionale, sia sul piano dell'ordinamento interno che sul piano dell'ordinamento europeo, è cosa pacifica. Quindi, questi sono soldi europei dati per colmare il ritardo di sviluppo e che non possono, non potevano in alcun modo essere spesi fuori dell'area in ritardo di sviluppo, e cioè del Mezzogiorno. Sto parlando del grosso del provvedimento; poi, vi sono altre disposizioni che riguardano, invece, anche il Nord.
Non potevano essere comunque spesi fuori di quell'area territoriale, ma non venivano spesi. E perché non venivano spesi ? Perché non eravamo in grado di spenderli ? Non eravamo in grado di spenderli perché il principio dell'Unione europea è che io metto una lira dove tu ne metti un'altra. Ma noi non eravamo in grado di cofinanziare i progetti europei, e quindi vi erano i soldi europei, ma non vi erano i soldi italiani corrispettivi. Allora abbiamo ottenuto un grande privilegio. L'Unione europea, per aiutarci a spendere questi soldi, ci dice: va bene, io metto i soldi che avevo detto prima; voi, invece di mettere una lira per ogni lira che metto io, mettete mezza lira.
Dal punto di vista del Mezzogiorno, questo vuole dire che la somma delle risorse destinate al Mezzogiorno viene diminuita del 25 per cento. Stiamo discutendo di una diminuzione di risorse del 25 per cento dei fondi che dovrebbero colmare il ritardo del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese. È veramente impossibile venirci a dire che stiamo privilegiando il Mezzogiorno: gli stiamo portando via un quarto dei denari che gli toccavano, e non basta.
Infatti, se volessimo andare a fondo, qualche collega della Lega, a volte, mi chiede: ma come mai abbiamo speso tanti soldi nel Mezzogiorno e lo sviluppo non è aumentato ? Incapacità delle classi dirigenti meridionali ? Certo, ma, chiamato dall'incapacità delle classi dirigenti meridionali, vi è anche il fatto che noi non spendiamo i fondi europei, arriviamo all'ultimo momento e, all'ultimo momento, per non restituirli, sapete cosa facciamo ?
Ve lo dico io, fuori dai denti, che cosa facciamo (tanto è noto che non sono politicamente corretto): noi, con i soldi europei, con i soldi che dovrebbero colmare il ritardo dello sviluppo, facciamo manutenzione ordinaria, facciamo opere che dovrebbero essere fatte ordinariamente nel Mezzogiorno come in qualunque altra parte d'Italia; però le facciamo con i soldi dell'Unione europea.
In questo modo, derubiamo il Mezzogiorno due volte: un quarto delle risorse, con questo provvedimento, glielo togliamo e, per il resto, le risorse che gli diamo, in buona parte, noi non gliele diamo davvero: sostituiamo con i soldi europei i soldi che l'Italia avrebbe dovuto spendere per sostenere lo sviluppo meridionale. Allora, per favore, non veniteci a fare le prediche sul disoccupato di Pordenone, che ha tanti problemi a cui dobbiamo fare fronte, ma non possiamo farvi fronte con denari che noi stiamo diminuendo, che sono una Pag. 69parte di quelli che erano destinati ad una finalità specifica, che era quella di superare il ritardo dello sviluppo.
Certo, vi sono problemi a Pordenone ? Per amor di Dio, certo che vi sono ! Dobbiamo affrontarli ? Dobbiamo affrontarli, ma non facciamo le guerre dei poveri, tanto più quando, come in questo caso, noi non stiamo dando, ma stiamo togliendo risorse al Mezzogiorno.
Vedo con piacere che vi è una clausola per cui si andrà a vedere non solo l'efficienza della spesa, la capacità di spendere tutto, ma anche l'efficacia della spesa, come spendiamo. Se davvero questa parte del provvedimento sarà realizzata, ne vedremo delle belle (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia) !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.
TIZIANA CIPRINI. Presidente, intervengo a nome del MoVimento 5 Stelle in qualità di portavoce di una regione del Centro Italia che da sempre è stata non belligerante ed estranea alla lotta tra Nord e Sud, tra settentrione e meridione. Il MoVimento 5 Stelle non vuole essere strumentalmente utilizzato per fare una lotta tra poveri. Pertanto siamo oltre la logica spartitoria del territorio e riconosciamo l'Italia intera, nella sua interezza. Il MoVimento 5 Stelle è oltre il Nord e il Sud e riconosce l'Italia tutta come comunità. Pertanto, in questa misura, riscontriamo una mancanza di criterio nella allocazione delle risorse. Non c’è, ancora una volte, in questa logica di distribuzione a pioggia delle risorse, una visione integrata del sistema economico Italia e non c’è una cura nella destinazione degli investimenti e nei criteri di spesa. Il MoVimento 5 Stelle ritiene che distribuire a pioggia le risorse non serva, ma, anzi, quello che occorre fare – e che il MoVimento 5 Stelle pretende – è un controllo, una attenzione alla trasparenza e alla legalità nell'allocazione delle risorse. Pertanto, ci impegneremo affinché l'Unione europea riconsideri questa questione del Mezzogiorno, in quanto, per noi, esiste l'Italia, l'Italia intesa come comunità, al di là del Settentrione e del Meridione oppure del Centro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Schirò, Pizzetto... Stanno arrivando tutti... Bargero, Di Vita, Ferranti, Rostan, Bosco, Losacco, Grassi... A questo punto mi pare che ci siamo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 344
Astenuti 80
Maggioranza 173
Hanno votato sì 19
Hanno votato no 325).
(I deputati Gianni Farina e Zampa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 18,30 per lo svolgimento, con ripresa televisiva diretta, delle dichiarazioni di voto finale sul disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni del decreto-legge 1o luglio 2013, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena (A.C. 1417-A).
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 18,30.
Pag. 70PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1417-A.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1417-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o luglio 2013, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena.
Ricordo che, prima della sospensione della seduta, si è esaurito l'esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1417-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, questo provvedimento non è un indulto, non è certamente una amnistia mascherata, ma è un provvedimento di civiltà. Noi crediamo che sia necessario, oggi più che mai, avere in questo Paese la possibilità di pene alternative. Basta pensare che il 95 per cento delle persone che non hanno avuto durante il loro percorso carcerario pene alternative, di fatto delinquono. La percentuale si abbassa notevolmente nel momento in cui queste persone hanno avuto percorsi alternativi.
Noi crediamo che ce ne sia la necessità, perché uno Stato forte, una democrazia forte, ha necessità di avere delle pene alternative per ridare appunto la dignità agli uomini, e il nostro Paese – mi avvio ovviamente alle conclusioni per i tempi ristretti che abbiamo – deve attuare queste procedure.
Noi siamo un Paese democratico, e noi socialisti, che abbiamo girato le carceri, sappiamo quali sono le sofferenze, le drammaticità, le difficoltà, e chiediamo anche che quei 25 mila detenuti che sono oggi ancora in attesa di giudizio, possano avere un rapido giudizio, quindi una giustizia giusta.
È per questo che i socialisti voteranno a favore di questo provvedimento, augurandosi che ben presto si possa realizzare definitivamente una riforma della giustizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, forse non è inutile ricordare che questo decreto trova origine non in una perversa filosofia del diritto, che si diverte a scombinare la certezza della pena; le ragioni giuridiche e le ragioni concrete da cui muove il decreto sono scritte nella Costituzione e nella Convenzione europea. Sono scolpite nel comma terzo dell'articolo 27 della Costituzione e sono ribadite dall'articolo 3 della Convenzione europea: nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o a trattamenti inumani o degradanti. E sono denunciate dai 22 mila detenuti in più rispetto alla capienza delle nostre carceri, 22 mila persone costrette a vivere in condizioni contrarie al senso di umanità.
Ciò che occorre chiarire con forza allora, affinché non esistano margini di ambiguità, è che non si tratta di uno sconto di pena. Le pene rimangono così come sono state erogate, restano le condanne, non si scalfisce la certezza della pena. Si cambia l'esecuzione della pena in alternativa al carcere e in coerenza con l'obiettivo del recupero sociale e della riabilitazione, divisato dalla nostra Costituzione, che corregge, in senso moderno e coerente con il suo spirito solidaristico, il principio della pena come valore in sé, Pag. 71come retribuzione senza altra ragione se non quella afflittiva.
Questo provvedimento, dunque, è motivato da ragioni che ogni cittadino può apprezzare, perché di buon senso. La sua applicazione è esclusa per categorie di detenuti per reati maggiori e la cui pericolosità sociale o la carica di offesa al valore sociale sia tale da indicarne, come nel caso del reato di stalking, l'esclusione.
È un provvedimento necessario, dunque, che già questa Camera aveva discusso e approvato, prima che il Senato ne facesse oggetto di nuovi interventi, non tutti coerenti con l'ispirazione originaria.
È un provvedimento che si confronta con la realtà concreta delle carceri italiane, non trascurando di considerare anche i profili strutturali degli istituti, che riguardano l'edilizia penitenziaria e il personale di custodia. Il voto favorevole – mi avvio a conclusione – del Centro Democratico, rappresenta un gesto di apprezzamento per un provvedimento, certamente imperfetto, ma sostanzialmente giusto che traccia il solco per interventi giuspenalistici nuovi, alternativi alla istituzionalizzazione per i reati minori e non violenti, e in linea con la migliore tradizione giuridica italiana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI. Signor Presidente, il gruppo Fratelli d'Italia voterà convintamente contro questo provvedimento e, anzi, vogliamo denunciare come in quest'Aula si stia proiettando un vecchio film, già visto e rivisto troppo volte dagli italiani. Il Governo e la maggioranza che lo sostiene si presentano al cospetto del Parlamento e chiedono la conversione dell'ennesimo decreto-legge «svuota carceri», un provvedimento sul quale il nostro giudizio è prossimo più meno a quello che il ragionier Fantozzi aveva del film «la Corazzata Potëmkin».
Infatti faccio notare che questo è il terzo decreto-legge cosiddetto «svuota carceri» che il Parlamento italiano è chiamato a convertire in appena tre anni: nel 2010 quello voluto dall'allora Ministro Alfano; nel 2012 quello del Governo Monti; nel 2013 arriva immancabile anche il provvedimento del Governo Letta, senza contare il provvedimento sulla messa alla prova che quest'Aula ha ugualmente approvato non più tardi in di tre/quattro settimane fa e che sempre un indulto mascherato, nei fatti, nasconde.
Così noi abbiamo sostituito, con questa nuova moda, l'abitudine in voga durante la Prima Repubblica di presentarsi ogni quattro-cinque anni con un provvedimento di indulto o di amnistia. È stato così fino al 1990, poi c’è stata una tregua di circa 13 anni interrotta dall'indultino prima del 2003 e, poi, dal vero e proprio indulto varato dal Governo Prodi nel 2006. Da allora stiamo facendo di tutto per riprendere il nostro storico ritmo.
E oggi ancora volta siamo costretti a sentire cose già dette, argomentazioni già esposte, promesse già tradite, rassicurazioni alle quali ormai non crede più neanche chi le dispensa. L'Italia ha un problema di sovraffollamento carcerario e ancora di più ha un problema complessivo di giustizia che non funziona. Verissimo, le condizioni carcerarie dell'Italia sono ben distanti da quelle di una qualunque nazione civile. Benissimo. Motivo per il quale però ci saremmo aspettati che questo Governo delle larghe intese, questo Governo di salvezza nazionale, che può vantare una maggioranza composta circa dal 72 per cento dei deputati e dal 76 per cento dei senatori, si presentasse in quest'Aula con un serio e articolato piano di riforma del sistema carcerario e di politica detentiva. Un provvedimento dotato di soluzioni di lungo periodo, di misure strutturali, che indicasse una soluzione reale al problema annoso del sovraffollamento carcerario.
Non è stato così ! E non lo dice la sottoscritta. Lo dice il Ministro Cancellieri che candidamente dichiara che questo è un provvedimento tampone che serve ad affrontare l'emergenza. Sono sessant'anni che abbiamo questa emergenza ed è esattamente questo modo di affrontare i problemi Pag. 72che ha condotto l'Italia nella condizione nella quale si trova, non solamente in tema di giustizia, ma in tema di infrastrutture, in tema di mercato del lavoro, in tema previdenziale, in tema economico. Quando alla politica si richiede la capacità di disegnare soluzioni di ampio respiro, soluzioni lungimiranti, soluzioni strutturali.
E vediamola questa emergenza. Allora in Italia ci sono circa 66 mila detenuti, poco più di 100 detenuti ogni 100 mila abitati, che è un'incidenza sensibilmente più bassa di quella che c’è nella media europea, che si attesta intorno ai 130 detenuti ogni 100 mila abitanti. Quindi il problema non è che in Italia ci sono più detenuti della media europea, ma è che in Italia ci sono meno carceri della media europea.
Come si risolve il problema ? Un qualunque bambino di cinque anni direbbe: costruendo nuove carceri.
E invece no, qual è la soluzione geniale che il Governo Letta ci porta ? La soluzione che ci viene portata è trovare il modo per arrivare complessivamente ad una popolazione carceraria pari a circa la metà della media europea.
E questo lo si vuole fare non con una prodigiosa ondata di onestà in Italia, ma lo si vuole fare più banalmente grazie a un sistema detentivo molto più blando di quello che esiste nel resto d'Europa. In buona sostanza, noi vorremmo fare dell'Italia la nazione nella quale in assoluto diventa più vantaggioso delinquere. Ecco le grandi soluzioni del Governo delle larghe intese. Questo nuovo modo di intervenire sul sovraffollamento delle carceri, è ancora più deleterio dei provvedimenti di clemenza, dell'amnistia e dell'indulto, perché i provvedimenti di clemenza intervengono in un determinato momento a favore di una serie di condannati, ma non cambiano le regole del gioco. Questi decreti, invece, vogliono risolvere il problema carcerario rendendo di fatto sempre più difficile il ricorso alla detenzione, indipendentemente dai reati commessi. Il dato di partenza non è più qual è la giusta pena per un determinato reato. Il dato di partenza diventa: qual è complessivamente la capienza delle nostre carceri ? E tutto il sistema della giustizia si piega a questo obiettivo. Vi rendete conto di quanto sia surreale questo ragionamento ?
La domanda dovrebbe essere un'altra, come abbiamo detto già qualche settimana fa e lo ribadiamo. La domanda dovrebbe essere: qual è la congrua pena per reati come: atti di terrorismo con ordigni esplosivi, frode nelle pubbliche forniture, attentati alla sicurezza dei trasporti, crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, incesto, maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli, furti in abitazione, furto con strappo ? E non è un elenco che ho fatto a caso di reati, ma sono esattamente i reati che vengono beneficiati da questi provvedimenti. Credete che gli anni di detenzione previsti per questi reati siano troppi ? Allora abbiate il coraggio di venire in quest'Aula e di pretendere e di proporre una diminuzione delle pene previste per questi reati. Ma se, invece, come la stragrande maggioranza degli italiani, ritenete che le pene previste dal nostro codice per questi reati siano pene congrue, allora non avete diritto di inventare uno stratagemma di fatto per limitare la pena senza avere il coraggio di modificare il codice. Questo è il tema. Perché altrimenti è molto peggio di un'amnistia o di un indulto, diventa una vera e propria truffa ai danni del popolo italiano.
Ed è in ogni caso una strategia fallimentare, perché per funzionare ha bisogno di provvedimenti sempre più estremi. Ogni provvedimento deve spingersi più in là di quello precedente e quello che era stato escluso per buonsenso o per pudore una volta, la volta successiva viene inserito. Con questo decreto-legge siamo arrivati al grottesco. Addirittura siamo arrivati al fatto di introdurre una misura che avrebbe di fatto impedito la possibilità della custodia cautelare in carcere per il reato di stalking. È stato un emendamento di Fratelli d'Italia – ne andiamo fieri – ad aver corretto questa stortura, perché abbiamo proposto l'innalzamento della pena massima da quattro a cinque anni consentendo di fatto la carcerazione preventiva Pag. 73per il reato di stalking che questo Governo aveva tentato di eliminare. E se abbiamo corretto una stortura, troppe altre ce ne sono.
La domanda che continuiamo a farci, Presidente, e a fare al Governo e alla maggioranza è: come si pretende che gli italiani abbiano fiducia per uno Stato che fa pagare loro la sua incapacità di risolvere i problemi ? Noi sappiamo per certo che, ogni volta che c’è un provvedimento di clemenza, una significativa percentuale di coloro che vengono rimessi anzitempo in libertà, torna a delinquere. Quando nel 2006 fu varato l'indulto del Governo Prodi e furono rimessi in libertà circa 26 mila detenuti, dopo appena un anno oltre 5 mila di quei detenuti era tornato nelle patrie galere. Che cosa significa questo ? È corretto dire che di quegli oltre 5 mila reati il mandante era lo Stato italiano per la sua incapacità di risolvere in maniera strutturale il problema del sovraffollamento delle carceri ? Noi pensiamo che sia corretto dirlo ed è il motivo per cui continuare a perseverare è particolarmente diabolico in questo caso.
È per questo – e concludo – che lo Stato italiano, la giustizia, la politica hanno perso di credibilità agli occhi dei cittadini in Italia. E con questo ennesimo provvedimento di annullamento delle pene di reati commessi ai danni della povera gente, questo Governo e questa maggioranza abdicano al loro principale compito che è quello di risolvere i problemi degli italiani e non di crearne di nuovi e getta le basi per la definitiva delegittimazione popolare, non solo di questo Governo, ma dello Stato italiano tutto. E Fratelli d'Italia in nessun modo intende rendersi complice di questa vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, oggi sono esattamente cento giorni da quando il Governo Letta si è insediato e da quando il Governo Letta ha ricevuto la fiducia alla Camera. Pensavamo di aver visto il peggio con il precedente Governo Monti ma, purtroppo, ci dobbiamo ricredere: il Governo Letta di oggi è drammaticamente peggiore del precedente Governo Monti.
In questi cento giorni, nessuna delle priorità, nessuna delle emergenze, nessuna delle esigenze del Paese è stata affrontata e risolta. Il risultato di questi cento giorni di Governo Letta è totalmente fallimentare: cento giorni di annunci, cento giorni di proclami, di promesse mancate, di chiacchiere, di liti, di rinvii, di decisioni prima annunciate e, poi, repentinamente smentite; tre mesi in cui il Paese e, soprattutto, il nord del Paese, sta decisamente peggio di prima.
Non avete risolto nessuna emergenza: non avete risolto e sciolto il nodo dell'IVA e dell'IMU, anzi, avete creato nei cittadini incertezze e illusioni; la pressione fiscale continua ad essere la più alta in Europa; le nostre aziende falliscono, le nostre botteghe e i nostri negozi commerciali chiudono, le imprese delocalizzano; la disoccupazione è cresciuta e quella giovanile tocca picchi record; la burocrazia non smette di mordere e di frenare lo sviluppo, anzi, voi l'avete peggiorata, l'avete aumentata, introducendo un ulteriore balzello a carico delle imprese, il DURT; gli enti locali, i comuni e le province sono al collasso, non riescono a chiudere i bilanci preventivi; in sostanza, non avete fatto nulla sul Patto di stabilità e avete continuato a rapinare i comuni, in modo particolare, i comuni virtuosi del Nord.
In compenso, però, questo Governo, in questi cento giorni, si è contraddistinto su due versanti, due sono state le priorità di questo Governo. Primo: aver continuato a dare soldi a pioggia al Sud, al Mezzogiorno, prima, nel decreto «lavoro», poi, sanando i debiti della sanità di sei regioni del Sud e, poi – vergogna nelle vergogne –, avete stanziato 10 milioni di euro ancora per il terremoto del Belice, terremoto del 1968. Una vergogna che grida vendetta ! E la seconda priorità, il secondo elemento che ha contraddistinto l'azione di questo Governo, in questi primi sei Pag. 74mesi, è stato il tema delle carceri: non un provvedimento svuota carceri, bensì due svuota carceri; provvedimenti «svuota carceri» voluti, in modo particolare, da una sinistra che non guarda più ai problemi dei lavoratori, ai problemi degli esodati, dei cassintegrati, ma una sinistra con il cuore che batte unicamente a favore degli stranieri, dei rom, degli zingari e dei delinquenti.
Vedete, questo provvedimento, questo «svuota carceri» – perché credo che vada definito con il nome opportuno e idoneo – è uno svuota carceri a tutti gli effetti: questo è un indulto mascherato e vergognoso, che richiama, nella sostanza, nei modi, nelle forme, nei benefici che vengono concessi ai delinquenti, esattamente l'indulto voluto dal Governo Prodi nel 2006. Nel 2006, come oggi, un presidente diverso, ma una stessa maggioranza: la medesima maggioranza, centrodestra e centrosinistra che approvano dei provvedimenti che danno benefici e premi ai detenuti, ai criminali, ai delinquenti e che offendono le vittime dei reati.
Sì, perché con questo provvedimento voi guardate con attenzione unicamente ai criminali, a coloro i quali commettono reati, commettono reati di particolare gravità sociale, quei reati che oggi turbano le nostre famiglie, e vi siete dimenticati, vi siete totalmente dimenticati delle persone offese, delle vittime reati, di coloro i quali i reati li subiscono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
Per la Lega – che è stata l'unica forza politica che nel 2006 ha votato contro l'indulto del Governo Prodi e che oggi voterà ancora contro questo indulto mascherato – c’è un principio, c’è un principio sacrosanto. Tutti si riempiono la bocca di questo principio durante la campagna elettorale e poi, quando arrivano nell'Aula del Parlamento si dimenticano di aver sostenuto quel principio che è il principio della certezza della pena, è il principio della certezza del diritto che si concretizza in un valore: chi sbaglia paga e chi sbaglia paga interamente la propria pena e se la pena prevista è il carcere, si paga col carcere, non ci sono sconti, non ci sono benefici, non ci sono provvedimenti di liberazione anticipata. Se una persona si macchia di un reato grave, di un reato gravissimo è giusto che paghi con il carcere.
Vedete, questo provvedimento crea sostanzialmente sfiducia, mina il principio della certezza della pena, ma mina un altro principio, un altro valore che per la Lega è assolutamente fondamentale e cioè la sicurezza dei cittadini. Per noi la sicurezza dei cittadini è prioritaria rispetto a tutto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Soprattutto in un momento dove la richiesta di sicurezza da parte del popolo è altissima, soprattutto in un momento in cui il numero dei reati aumenta, soprattutto in un momento in cui le denunce verso determinati reati, verso i reati predatori, verso i furti, le rapine, i furti nelle abitazioni stanno raggiungendo livelli record, oggi, la risposta che voi date, che la maggioranza e il Governo danno di fronte al bisogno e alla richiesta di maggiore sicurezza da parte dei cittadini è uno svuota carceri, è un indulto mascherato, è la garanzia dell'impunità per legge nei confronti di chi si macchia di questi reati ! Voi create sfiducia verso i cittadini onesti, create sfiducia verso le vittime dei reati, la parte lesa, rispetto alla quale va la nostra solidarietà, ma soprattutto create sfiducia anche nei confronti delle forze dell'ordine che noi ringraziamo per il lavoro di controllo, di monitoraggio e di tutela del territorio. Oggi, le forze dell'ordine esercitano il controllo sul territorio, arrestano i delinquenti e voi, con questo provvedimento, li mettete in libertà o fate scontare la pena ai domiciliari.
Vedete, scontare la pena in carcere, come dovrebbe essere per chi si macchia di reati particolarmente gravi e di reati particolarmente efferati, dovrebbe essere la regola. Voi, oggi, introducete un altro principio: le condanne e le pene gravi non vengono più scontate in carcere ma vengono scontate ai domiciliari. Scontare una pena in carcere, anziché scontarla ai domiciliari fa una grandissima differenza; scontare una pena, scontare una pena Pag. 75grave seduti comodamente sul divano di casa è un'ingiustizia ed è un'offesa, in modo particolare, per chi il reato lo subisce.
In questi giorni abbiamo assistito ad un crimine efferato: una donna, una gioielliera di Saronno è stata uccisa, è stata massacrata, è stata rapinata. Io vi chiedo e chiedo al Governo, chiedo alla maggioranza che sostiene questo Governo: nei confronti dei familiari di questa povera donna, cosa andrete a raccontare se l'assassino, il criminale che ha commesso questo efferato crimine, anziché finire in carcere e scontare la pena in carcere, sconterà la pena comodamente seduto sul divano di casa ? Questa è un'ingiustizia rispetto alla quale non vogliamo essere complici né di questo Parlamento, né di questo Governo, né di questa maggioranza. È per questo che se l'Europa ci richiama al problema del sovraffollamento delle carceri noi diciamo: è vero, c’è un problema di sovraffollamento delle carceri ma la soluzione e i rimedi che noi diamo per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri non sono i provvedimenti svuota carceri, non sono gli indulti mascherati, non sono gli atti di clemenza e «perdonistici» degli svuota carceri. Noi diciamo due cose per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri: costruiamo nuove carceri, ampliamo e modifichiamo le carceri esistenti e soprattutto facciamo scontare a quei 23 mila detenuti stranieri – il 30 per cento della popolazione detenuta presente nelle nostre carceri, percentuale che al Nord raggiunge picchi del 70, 80 per cento, e che tra l'altro manteniamo e paghiamo per tenerli all'interno delle nostre carceri – la pena nei propri Paesi di origine (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Queste sono le ricette che noi formuliamo, queste sono le soluzioni che noi portiamo; questo Governo ha tradito ogni aspettativa, ogni criterio di esigenze di priorità dei nostri cittadini.
Addirittura non avete i soldi per poter dare lavoro alla nostra gente e introducete con questo provvedimento un credito di imposta di 700 euro per le imprese che assumono detenuti. Non ci sono soldi per i nostri lavoratori, non ci sono soldi per nostre imprese, trovate invece i soldi per criminali e delinquenti. Vi dovete vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) !
La Lega non sarà complice di questo svuotacarceri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, noto che la retorica della sicurezza evidentemente non dà più i bei frutti di un tempo, se siamo costretti ad alzare i toni e a far raggiungere al nostro dibattito punte di falsificazione evidente. Ma d'altronde, c’è stato un tempo in questo Paese in cui era dominante la vulgata, la leggenda, che nelle patrie galere si stava meglio che al Grand Hotel. Qualche eco, anzi, tanti echi, sono venuti, sono risorti anche in quest'Aula, nel corso della nostra discussione, ma se gli italiani e le italiane avessero la possibilità di fare un giro nelle carceri della Repubblica ne uscirebbero allucinati, con poche eccezioni. Allora noi lavoriamo perché quelle eccezioni di civiltà diventino la norma. E il tema non è tanto l'Europa con la sentenza Torreggiani, quanto il fatto che oggi è possibile trarre un bilancio degli effetti delle leggi approvate lungo un quadriennio di follia legislativa che è corso dalla legge Bossi-Fini sull'immigrazione alla Fini-Giovanardi sulle droghe passando per la ex Cirielli sulla recidiva. Possiamo trarre un bilancio, perché quella follia ha provocato un disastro nell'idea tragica ed ideologica che più persone mettevamo in galera più eravamo sicuri. Bene, oggi possiamo trarlo questo bilancio, e dopo che abbiamo reso le galere un inferno ci rendiamo conto che siamo meno sicuri di allora e che quelle leggi sono state un tragico fallimento, che però hanno dei responsabili con nome e cognome. E bisogna chiederlo proprio a coloro che si oppongono a questo provvedimento il perché siamo oggi meno sicuri, Pag. 76a coloro che hanno votato quelle leggi e che oggi, insieme al MoVimento 5 Stelle, scavano la vena delle sottoculture giustizialiste e della forca. Ma non siamo risentiti con i colleghi della Lega, quanto indignati con coloro che all'epoca ci vedevano benissimo e hanno cavalcato spregiudicatamente la vita di migliaia di persone inventando persino reati nuovi. Quelle responsabilità dovrebbero essere oggi sottoposte alle vittime dei reati, perché a quelle porte dovrebbero bussare per le conseguenze di quelle leggi sciagurate. Eppure, invece, alcuni di costoro, dei responsabili del disastro, occupano ancora posti di responsabilità nella Repubblica. Questo credo che non sia accettabile. Voi potete raccontare in eterno agli italiani che questo provvedimento è un indulto, che non è; che è un'amnistia mascherata, che non è. Potete accusare gli altri di volere l'impunità, come avete fatto con noi. Voi, che avete militato in Governi che hanno approvato ogni sorta di scudi e condoni, chiamate questo testo svuota carceri (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà), ma in realtà pone semplicemente un freno all'ingresso in carcere. Lavora a monte piuttosto che a valle, ci riavvicina a quella legge Gozzini, che ha dimostrato di saper funzionare molto meglio delle sue modificazioni. Ma d'altro canto, riusciamo a concepire un confronto con quella civiltà giuridica ? Gozzini contro Giovanardi o Pisapia padre contro Bossi o Fini ? Questo non è possibile, ovviamente (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà). E ai colleghi del MoVimento 5 Stelle dico: avete passato buona parte del dibattito sulle linee generali su questo provvedimento a parlare di Berlusconi e oggi a parlare di Previti, su un provvedimento che non riguarda né l'uno né l'altro, e non avete speso una parola per quelle migliaia di poveracci che forse usufruiranno di questo provvedimento.
Non una parola ! Anzi: pioggia di emendamenti per tenerceli, all'interno delle carceri, o per farceli andare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !
Il buonismo, il cosiddetto buonismo di sinistra, non c'entra niente con tutto questo: è una valutazione politica sugli effetti delle leggi approvate, e sul fatto che occorre cambiare strada. È in moto finalmente un pensamento generale, un ripensamento se volete, sulla pena e sul carcere, sulla pericolosità di comportamenti oggi fattispecie penali e forse domani no; e sulla oggettiva pericolosità invece del carcere, padre e fucina di incrudimento. Sinistra Ecologia Libertà, che è all'opposizione di questo Governo, sostiene però questo processo generale, e voterà a favore di questo provvedimento. Avremmo voluto fare di più e fare meglio; però diciamo che abbiamo appena cominciato (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gitti. Ne ha facoltà.
GREGORIO GITTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Scelta Civica per l'Italia rispetto a questo provvedimento dichiara il proprio convinto voto favorevole. Infatti questo provvedimento si inserisce in una strategia più ampia, che deve puntare a modificare la cultura della politica giuridica, giudiziaria in questo Paese.
Il carcere per noi è un fattore criminogeno: non uso mezze parole per definirlo in questo modo; e le disposizioni urgenti, di cui passerò adesso in rassegna per qualche commento, le più significative, vengono dopo l'approvazione del primo importante provvedimento sulle misure alternative al carcere. È ora di dire con grande chiarezza a coloro i quali fanno della giustizia un luogo di strumentalizzazione e di accuse infondate, solo a danno evidentemente di coloro i quali subiscono il carcere e di coloro i quali sono parti offese dal reato, che dal nostro punto di vista ogni riforma va inquadrata nell'ambito di un ripensamento delle fattispecie penali; quindi di una semplificazione, di un aggiornamento – chiamiamolo anche, secondo un termine gergale, depenalizzazione –, e in un ripensamento completo Pag. 77delle misure alternative, quindi dell'apparato sanzionatorio.
Da questo punto di vista, ciò non vuol dire arretrare di un centimetro rispetto all'azione di contrasto del crimine: anzi, consentirà maggiormente di concentrare le attività di polizia giudiziaria sui fatti più clamorosi, che minano la nostra democrazia e gli assetti costituzionali dello Stato.
Da questo punto di vista, il provvedimento prende in considerazione anche il tema della custodia cautelare, che è evidentemente un fattore di ingolfamento delle strutture carcerarie. Scelta civica si è impegnata in modo particolare perché il reato del finanziamento illecito ai partiti e la fattispecie dello stalking potessero essere considerati a questi fini, innalzando la pena edittale per lo stalking e facendo una deroga appunto per il finanziamento illecito dei partiti stessi. Ma qui voglio sottolineare l'urgenza di un ripensamento sistematico della custodia cautelare: anche questo sarà un tema di cui occuparci fra poco.
Rispondo infine rivendicando con orgoglio un'iniziativa che rimonta ad un ordine del giorno di Scelta Civica, a firma Sberna-Schirò: il fatto che il Governo abbia accolto il nostro ordine del giorno e abbia indicato nella quota di 350 euro, e non di 700 euro come è stato falsamente detto prima nella dichiarazione di voto del collega Molteni, un credito di imposta per le imprese che utilizzino il lavoro dei detenuti.
Da questo punto di vista vorrei ulteriormente aggiungere che il nostro gruppo ha favorito all'articolo 4 l'inserimento della lettera e) a proposito delle strutture carcerarie. Si ascolta fino alla noia il tema della costruzione ex novo di strutture carcerarie che debbano rispondere ad un'esigenza di sovraffollamento; non voglio insistere ulteriormente sull'opera di ripensamento e di riforma che dovremo presto fare sulle fattispecie di reato in termini di sistemazione a cui ho appena fatto cenno, ma anche dal punto di vista della logistica e quindi della scelta della struttura carceraria deve essere inserito un modo nuovo di pensare questi luoghi che debbono trovare, anche in un momento di crisi economica e finanziaria dello Stato, delle soluzioni nuove. Abbiamo cioè individuato immobili che al momento sono nella disponibilità dello Stato e degli enti pubblici territoriali e che siano dismessi e che possano essere volti alla riconversione, alla permuta e alla valorizzazione di strutture carcerarie che possano essere ripensate anche in termini – ripeto – di logistica, di organizzazione, di architettura in un modo nuovo, che possano cioè trovare anche in questi luoghi degli standard innovativi di inserimento di nuove forme anche di socializzazione e soprattutto di forme di lavoro che possano dare spazio a forme di reinserimento dei carcerati come lavoratori una volta usciti da questi luoghi.
Da questo punto di vista vorrei infine ricordare e contestare quanto è stato detto fino adesso con riferimento al tema della questione degli arresti domiciliari: un'importante disposizione è quella che andando a riformare l'articolo 284 del codice di procedura penale prevede un nuovo comma 1-bis il quale dà indicazione, dà criterio al giudice – e lo voglio dichiarare qui perché venga rintracciato anche nel dibattito e quindi anche nella ricostruzione dei lavori parlamentari – un'indicazione interpretativa, una cosiddetta «ratio legis» secondo cui il giudice, nel provvedimento di disposizione del luogo degli arresti domiciliari, deve valutare l'idoneità del domicilio in modo da assicurare le esigenze di tutela della persona offesa dal reato, il contrario di quanto è stato – ripeto – infondatamente dichiarato precedentemente a questo mio intervento. Le persone offese dal reato devono trovare nella disposizione dell'arresto domiciliare delle modalità concrete che possano evidentemente costituire un criterio concreto di tutela (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Signor Presidente, è l'atto finale anche per questo Pag. 78provvedimento, è il momento della verità; ancora una volta ho sentito in questo dibattito parlare di svuota-carceri, di indulto mascherato, di amnistia. Allora vorrei che fosse chiaro una volta per tutte: con questo provvedimento non un detenuto lascerà le carceri, se parlate di svuota-carceri ne parlate impropriamente. Questo provvedimento non ha niente a che vedere con l'amnistia e l'indulto.
Se confondete questo provvedimento con l'indulto o con l'amnistia, vuol dire che non conoscete gli istituti e fate disinformazione. È il momento della serietà, della responsabilità e del senso dello Stato. Deve finire questo terrorismo psicologico da parte delle opposizioni che, di fronte a questi provvedimenti, continuano a inculcare nell'opinione pubblica, specialmente nell'opinione pubblica più debole – parlo delle persone e dei cittadini anziani, delle vecchiette – dei concetti e delle situazioni che non esistono. Se continuiamo a dire che c’è preoccupazione e continuiamo a creare preoccupazione nella gente, noi diciamo un falso e non siamo né seri, né responsabili, e questo non è consentito a nessuno.
Questo è un provvedimento che serve esclusivamente – alla fine dei primi cento giorni – come dicevano poc'anzi, a portare avanti un ulteriore elemento nell'interesse di quei provvedimenti che la gente capisce e apprezza. Questo, come gli altri, fatti da questo Governo e da questa maggioranza. Ed allora, siamo stanchi di sentire cose che non hanno nessun legame con la realtà. Noi vorremmo che voi leggeste quello che dicono i sindacati della polizia penitenziaria perché sono loro che vivono quotidianamente con i detenuti, che hanno rapporti quotidiani e quindi capiscono cosa significano le esigenze del detenuto e cosa significa sistema carcerario. Loro invitano a fare tre cose: obbligatorietà del lavoro in carcere e, con questo provvedimento, continuiamo in quella direzione, ma è ancora poco – sono il primo a dirlo – se pensiamo che, nelle venti ore che stanno in cella i detenuti, solamente pochi sono avviati al lavoro. Secondo elemento: accelerare i tempi del processo e, da qui a poco, ci dedicheremo anche a questa materia. Terzo elemento: diminuire i tempi della custodia cautelare e, allora, questo provvedimento, anche da questo punto di vista, interviene in questa materia; occorre diminuire i tempi della carcerazione preventiva perché un Paese che ha una civiltà giuridica come la nostra non può andare contro la Costituzione, che dice che il carcere bisogna riservarlo solo quando la sentenza è passata in cosa giudicata e non può andare, soprattutto, contro quello che è il nostro codice, che dice che la carcerazione in carcere è il caso eccezionale. E, allora, se tutti sappiamo il significato che la parola «eccezionale» indica, ci rendiamo conto di come l'eccezionalità noi la usiamo ben poco nel sistema carcerario, ma la detenzione in carcere è diventata l'abitudine da parte dei magistrati.
E allora, se questi sono gli elementi a cui bisogna fare riferimento, valutiamo attentamente questo provvedimento perché – ripeto – i cittadini, nel momento in cui si rendono conto che il lavoro è serio e che gli obiettivi sono precisi, accettano qualsiasi cosa, al di là del terrorismo. Lo ripeto: la realtà carceraria è quella che è; possiamo anche non intervenire, al di là di quello che dice l'Europa nei nostri confronti: è una scelta che possiamo fare e che dobbiamo fare. Abbiamo una popolazione carceraria che supera di un terzo quelli che sono i posti in carcere, ma con questo – ripeto – non è che noi cacciamo nessuno. Noi, con questo provvedimento, consentiremo a qualcheduno – ma poche unità – di quelli che dovrebbero andare e che, fino a questo momento, vanno in carcere e transitano attraverso il carcere per pochi giorni. Infatti, non ha nessun senso rimanere in carcere per una settimana, per venti giorni o per un mese. Noi diciamo che questo percorso iniziale di carcerazione preventiva può essere ridotto rispetto all'entità della pena e alziamo l'asticella da quattro a cinque anni. Questa è la verità. Non mi sembra che ci sia allarme sociale in questo.
Non mi sembra che vi possa essere preoccupazione da parte dei cittadini, né Pag. 79penso che una forza politica seria possa costruire tutto sulla paura, speculando su un sentimento di cui si dovrebbe avere rispetto da parte di tutti e non certo utilizzandolo strumentalmente.
E, allora, ripeto, siccome ci si è resi conto anche che i tempi per le riforme sono lunghi, si interviene in questa materia e, per la prima volta, si ha un provvedimento strutturale, così come è stato quello che abbiamo varato qualche giorno fa con riferimento alla detenzione domiciliare e alla messa alla prova. Questo perché ? Perché abbiamo un'inversione e un indirizzo nuovo. La detenzione preventiva rappresenta uno di quegli elementi che una società civile e un Paese democratico devono affrontare seriamente e serenamente, cosa che noi stiamo facendo. Certo, non togliendo la custodia cautelare per tutti i reati, ci mancherebbe altro ! Noi siamo i primi a capire che per determinate ipotesi di reati gravi, gravissimi – e sono tutti quelli che è inutile che vi elenco perché li conosciamo tutti – non vogliamo consentire certo che il rapinatore, lo stupratore, il violentatore o l'assassino non vadano a finire in carcere. Ma, non possiamo consentire che in un sistema civile chi risponde di reati che hanno un impatto sociale e di allarme sociale molto relativo devono assolutamente e tragicamente, per alcuni di loro, finire in galera, per uscire dopo qualche giorno. E questo è quello che noi diciamo in questo provvedimento.
Ma, questo provvedimento non si ferma solo a questo. Questo provvedimento affronta altre situazioni di importanza direi anche qui storica rispetto a tutto il sistema giudiziario italiano. E un riferimento io lo devo fare, soprattutto per ciò che riguarda il lavoro. C’è la possibilità di essere avviati al lavoro immediatamente. Che significa ? Significa che noi cerchiamo di dare a chi è detenuto o a chi si trova in una determinata situazione la possibilità di essere avviato al lavoro e, quindi, di reinserimento nella società. Si può dire e giustamente si può pensare che abbiamo tanta gente che non lavora e possiamo, dunque, pensare ai detenuti ? Dobbiamo pensare ai detenuti come dobbiamo pensare ai giovani che non lavorano e questo Governo e questa maggioranza stanno lavorando in questo senso, non solo e non tanto per i detenuti.
Ulteriore punto che affronta ...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONIO MAROTTA. ... Concludo. Ulteriore punto che affronta questo provvedimento e che qui mi piace ricordare, tra i tanti, è l'istituzione o, per lo meno, la ridefinizione del lavoro del commissario straordinario del Governo, con compiti e attribuzioni. La critica che è stata sollevata con riferimento a questa figura è: ma come è possibile che noi abbiamo un Dipartimento del Ministero della giustizia, il DAP, con un proprio capo, che è a questo preposto, e noi dobbiamo creare questa figura. Bene, la verità si vede nei fatti. Se solo riuscissimo a essere sereni nei ragionamenti e nelle riflessioni, vedremmo che il capo dipartimento ha una serie di impegni e deve affrontare una serie di problematiche...
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
ANTONIO MAROTTA. ... per cui – e mi avvio alla conclusione – il lavoro preciso della ristrutturazione o della creazione di nuovi posti nelle carceri purtroppo è stato impedito. Perché ? Perché lo ha fatto per due anni, per tre anni, e purtroppo il sistema non è migliorato. Allora, questa è la novità. Si crea un organismo che, peraltro, è autonomo finanziariamente, perché non costa niente e ha una sua struttura che non costa niente allo Stato e si dà una competenza specifica per la soluzione di un problema che veramente è il problema dei problemi.
È per questi motivi che io dico che Il Popolo della Libertà voterà questo provvedimento, come quello precedente, con la massima serenità e consapevolezza che la gente capirà e che ci sarà ancora una volta al fianco perché noi affrontiamo i problemi concreti della società (Applausi dei Pag. 80deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, ebbene ci apprestiamo a votare questo ennesimo decreto-legge, decreto-legge che è stato soprannominato dalla stampa svuotacarceri. Allora, ci chiediamo: ma quante carceri svuoterà questo decreto-legge ? Ebbene, in realtà forse nessuna delle notizie precisa di quanto. Abbiamo ricevuto nelle varie settimane numeri vari, da 4 mila detenuti, a 2 mila, forse 6 mila, insomma sembra che più che cifre, il Governo abbia cercato di fare un terno al lotto. Purtroppo questo terno al lotto non ha funzionato molto bene.
Ora, noi purtroppo su questo decreto-legge, almeno sui primi tre articoli, non eravamo contrari assolutamente, ma come ogni provvedimento che ci proviene dal Governo c’è qualcosa di buono e poi c’è qualcosa di pessimo. E allora noi siamo qui proprio per denunciare ciò che c’è di pessimo in questo decreto. In realtà, ciò che poteva essere fatto e ciò che speravamo è che venissero fatte modifiche a leggi che aumentavano a dismisura i detenuti, come la Bossi-Fini o la Fini-Giovanardi, e su queste in realtà nulla è stato fatto, perché ovviamente deve decidere il Parlamento. Ben venga, magari fosse il Parlamento finalmente a decidere, magari a settembre, per cambiare queste leggi, leggi peraltro fatte da una parte di questa maggioranza. Però, poi dobbiamo valutare tutto il decreto nella sua interezza, e allora vediamo questo benedetto-maledetto articolo 4, dove sostanzialmente viene prorogato il commissario straordinario. Ora, il commissario vi era già dal 2010 e in ben tre anni e mezzo il commissario ha costruito nuovi posti detentivi pari a zero, zero nuovi posti detentivi in tre anni e mezzo. E noi pretendiamo di voler far uscire dall'emergenza carceraria l'Italia in meno di un anno, dovendo far fare magari 15 mila posti detentivi a un commissariato, che non era sempre lo stesso, che in tre anni e mezzo ha fatto ben zero posti detentivi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
Allora sinceramente tutto questo non ci appare serio, non ci appare serio per quanto riguarda le modalità per arrivare a superare questa emergenza, che emergenza non è, perché non si può chiamare emergenza qualcosa che ormai abbiamo da cinque, sei e passa anni. Questa emergenza, come ci ha detto in audizione il prefetto Sinesio, è stata provocata dalla politica stessa e dall'inerzia dei Ministeri e della pubblica amministrazione, ed è indecente che questa politica che ha provocato l'emergenza ora faccia finta di volerla superare attraverso questo decreto-legge.
Cosa prevede questo decreto-legge ? Andiamo a leggere questo articolo 4. Ebbene, prevede la vendita e dismissione di edifici penitenziari, edifici penitenziari che fanno gola a molti speculatori. Basta vedere gli edifici penitenziari di San Vittore a Milano, di Regina Coeli a Roma, o di piazza Lanza a Catania. Penso che qui in quest'Aula molti sanno a chi fa comodo un'eventuale vendita di questi edifici, come la vendita di altri penitenziari che in realtà sono nel centro città e hanno un valore commerciale molto alto e fanno gola ai soliti palazzinari che gravitano nei palazzi della politica.
Ebbene, si vuole magari costruire nuove carceri attraverso il project financing. Abbiamo visto nel passato a cosa è servito il project financing; è servito a fare debiti su debiti che si sono propagati poi nelle amministrazioni future. Ed è in questo modo, attraverso queste forme di partenariato pubblico-privato, che noi andiamo ad incidere nel futuro, dando tutta la spazzatura ai prossimi Governi che ci saranno, perché questo è il modo di legiferare di questo Parlamento e lo è stato negli ultimi vent'anni. Tra i poteri del commissario viene a crearsi anche la possibilità di cartolarizzare il patrimonio immobiliare. Abbiamo visto anche nel recente passato, negli anni Duemila, cosa hanno portato le cosiddette cartolarizzazioni.Pag. 81
Si creava una società ad hoc, magari con sede in Olanda e in Lussemburgo, per svendere immobili agli amici degli amici, per creare solo consulenze inimmaginabili. E poi cosa si è avuto ? Il nulla, il nulla si è avuto ! La realtà è che con questo decreto si fanno affari e si lucra sulle spalle dei detenuti e dei familiari dei detenuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È solo questo che è presente in questo decreto !
Si vuole utilizzare un'emergenza, un sovraffollamento, non per risolverlo, perché, in realtà, lo scopo della politica, purtroppo, non è quello di risolvere i problemi delle persone, ma di crearne ulteriori, per far scattare l'emergenza e poi lucrarci ancora sopra. Noi, come MoVimento 5 Stelle, a questo continuo comportamento non ci stiamo e facciamo continuamente la nostra battaglia per denunciare queste storture del sistema. E queste storture del sistema, prima o poi, verranno fuori, nonostante l'informazione, magari, non le faccia venire fuori subito e le televisioni siano zittite perché appaltate ai partiti politici. Ma, prima o poi, ce ne accorgeremo, perché metteremo così tanta carne al fuoco che i cittadini, lì fuori, saranno nauseati da questa puzza moribonda che proviene da qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti).
PRESIDENTE. Deputato, non è tollerabile !
ANDREA COLLETTI. Mi scuso per le parole, innanzitutto. Mi scuso davvero. Non volevo assolutamente, ma, purtroppo, non avendo preparato il discorso, è quello che mi è uscito...
PRESIDENTE. Deputato, vada avanti, senza, ovviamente, offendere l'assise in cui sediamo.
ANDREA COLLETTI. Spesso si offende da sola, quindi recederò dal mio intendimento.
PRESIDENTE. Deputato, vada avanti. La richiamo all'ordine per la prima volta.
ANDREA COLLETTI. Precedentemente abbiamo presentato un ordine del giorno, per cercare, almeno, di non far fare troppi affari agli speculatori; ordine del giorno che quest'Aula ha votato praticamente concordemente, e di questo ne siamo anche abbastanza orgogliosi.
Noi speriamo che, nel prossimo futuro, in quei mesi che ci aspettano da qui alla fine della proroga del commissario straordinario, il Governo, ma anche il Parlamento, controllino quegli atti, controllino fortemente che, a dispetto dell'emergenza, nessuno lucri sui diritti dei detenuti e delle loro famiglie, perché noi vi controlleremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ermini. Ne ha facoltà.
DAVID ERMINI. Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, sarebbe facile, oggi, su un argomento come quello dell'esecuzione carceraria, fare delle facili polemiche, usare della facile demagogia e strappare, magari, un applauso.
Vorrei, invece, provare a motivare il nostro voto favorevole con un ragionamento che, forse, non potrà convincere chi ormai ha deciso di essere contrario a prescindere, ma sarei contento se almeno riuscissi a provocare una domanda, un perché, un se o un ma, se almeno riuscissi a provocare un battito di pensiero nel cuore di tutti.
Su un argomento come questo è facile assumere posizioni manichee. Invece, la capacità di governo, di essere alla guida di una comunità, di tutelare interessi generali, si misura proprio in questi momenti. Sostanziare la parola politica sta in questo, sta nel riuscire sempre a mettersi dalla parte dell'altro, quando noi sosteniamo, anche convintamente ed in piena legittimità, le nostre ragioni. Infatti, come diceva Don Milani, la politica è uscire insieme dai problemi, e non si può uscire insieme se non ci comprendiamo con umiltà, senza arroganza e senza pensare di Pag. 82essere i portatori della ragione, ma osservando il muoversi delle cose con semplicità e comprendendo le ragioni anche di chi riteniamo debba avere torto.
Vedete, tutto si può dire, in politica tutto si può dire, ma non accettiamo – lo dico agli amici della Lega – che loro soli si facciano paladini dei diritti delle persone offese. Noi siamo coloro che vogliono, in primo luogo, la tutela delle vittime del reato e delle persone offese.
Siamo noi che proponiamo la cultura della giustizia riparativa che contempla in primo luogo la necessità del risarcimento del danno verso chi ha subito il reato e della eliminazione delle conseguenze dannose del reato.
Sarebbe facile, ma meno responsabile, urlare per un minimo di visibilità, ma non costruire niente, perché poi veramente niente si fa per le parti offese, che oggi invece noi cerchiamo di tutelare. Ma quante inesattezze e quante bugie ! Ma quello che fa più male è proprio sentirle pronunciare in quest'Aula. Non è vero che gli omicidi sconteranno le pene a casa. Solo l'ultimissimo periodo, se avranno avuto un periodo di rieducazione e sotto il controllo, come sempre, della magistratura di sorveglianza. Fanno male le frasi che abbiamo sentito, ma vorrei semplicemente rispondere con una frase, una frase di Bob Kennedy, che, dopo l'omicidio di Martin Luther King in un momento particolarmente drammatico, pronunciò questa frase: «Dobbiamo riconoscere la vanità delle false distinzioni, le false distinzioni fra gli uomini, e dobbiamo trovare il nostro modo di crescere nello sforzo di crescere tutti. Dobbiamo riconoscere di fronte a noi stessi che il futuro dei nostri figli non può essere costruito sulle disgrazie di qualcun altro» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
La stessa legge sulla messa alla prova, sulla detenzione domiciliare e sul processo agli irreperibili, è stato il primo passo verso una giustizia più rispettosa dei diritti dell'uomo, più moderna, più europea, vorrei dire, decisamente più civile, e tutti sappiamo quanto è necessario riportare l'Italia ad un livello di civiltà carceraria pari a quello degli altri Stati europei. Sessantaseimila sono i detenuti e sappiamo che le nostre carceri potrebbero ospitarne poco più della metà. Questo significa che il livello della vita carceraria è sotto il livello di umanità e di rispetto dei diritti dell'uomo. Le sentenze della Corte europea hanno più volte condannato il nostro Paese. Questo però non è un provvedimento «svuota carceri». È veramente un passo verso una migliore civiltà giuridica, e sotto questo aspetto lo dobbiamo valutare.
Fra l'altro, finora, sembra che l'Italia non abbia compreso che l'esecuzione di pene alternative alla carcerazione comporta anche una diminuzione delle recidive: chi sconta la pena in carcere ha più possibilità di delinquere di nuovo, mentre chi utilizza misure alternative ha una più ampia possibilità di risocializzazione e rieducazione. Le statistiche su questo parlano chiaro. Questo comporta non solo una maggiore possibilità di reinserimento nella vita della comunità per chi ha sbagliato, ma anche un minor numero di ricadute nel crimine. Ecco perché è importante questo passaggio culturale e di cambiamento di pensiero nell'esecuzione della pena. È ovvio che questa possibilità sia offerta esclusivamente per la parte finale del residuo pena e dopo un attento vaglio da parte della magistratura. Infatti non si tratta di automatismi, che sono spesso aridi, crudeli ed ingiusti, ma si arriva alla decisione attraverso osservazione da parte degli uffici della sorveglianza e da parte delle forze dell'ordine. Chi è pericoloso socialmente non potrà mai avere la possibilità che questa e le altre leggi consentono.
Oggi, nel suo intervento, il collega del mio gruppo Biffoni ha citato Voltaire, che diceva «Non fateci vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri, perché è da esse che si misura la civiltà di una nazione» (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà). Ebbene, purtroppo oggi il modello di civiltà del nostro Paese è molto basso.
Io vorrei ricordare una grande persona, Nelson Mandela, il quale afferma «Si dice Pag. 83che non si conosce veramente una nazione finché non si sia stati nelle sue galere. Una nazione dovrebbe essere giudicata da come tratta non i cittadini più prestigiosi, ma i cittadini più umili».
Vedete, il carcere è un luogo di espiazione e in esso si perde la libertà, ma non si perdono i diritti, soprattutto quelli naturali. Durante la loro visita ai detenuti due grandi papi, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, hanno parlato della speranza e la risposta più bella fu l'abbraccio di Giovanni XXIII al detenuto che gli chiedeva con le lacrime agli occhi se per lui ci fosse una speranza. Giovanni XXIII rispose: «Ho messo i miei occhi nei tuoi occhi». Il nostro Paese ha il diritto e il dovere di infondere speranza a chi ha la voglia di essere protagonista positivo della propria risocializzazione, una speranza che anche noi dobbiamo avere, perché per uscire dai momenti difficili occorre una coscienza comune, che sarebbe giusto avere sia sulle vicende pratiche e logistiche, ma anche sui principi e sui valori fondanti del nostro vivere come comunità.
Lo dico con grande serenità e con grande umiltà dopo aver sentito la dichiarazione di voto del MoVimento 5 Stelle. Hanno ragione a chiedere trasparenza e cancellazione degli sprechi, chi è che non lo vuole ? Anche se oggettivamente la questione del commissario straordinario ha avuto delle risposte esaustive all'interno del nostro dibattito, soprattutto con l'impegno al recupero e alla creazione di nuove strutture carcerarie proprio con il lavoro del commissario straordinario, che ha consentito ad oggi di ospitare oltre 3 mila nuovi detenuti e sono state apportati anche correttivi per una migliore trasparenza.
Ma se il MoVimento 5 Stelle intende discutere, va bene lo stesso, discutiamo. Se hanno le loro convenzioni fanno bene a portarle avanti, ma vi garantisco che avrei preferito – e come lo avrei sognato ! – da tanti giovani sentire lo stesso zelo, la stessa foga, lo stesso piglio anche nella difesa di quei principi a cui la Corte europea ci ha richiamati e che rappresentano la nostra vera civiltà (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà). I valori sono i valori e su questi dobbiamo basare la nostra forza di convinzione politica.
Io vorrei anche, insieme a voi, insieme a tutti noi, insieme al Parlamento, che tutti facessimo la nostra parte, perché tutti abbiamo diritto a un futuro, anche chi ha sbagliato e perché mai più, mai più, mai più possa succedere quello che talvolta è accaduto quando un poliziotto penitenziario ha aperto la porta della cella e ha trovato una persona che si era uccisa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).
Siamo un grande Paese – concludo, Presidente –, siamo un grande Paese, un Paese che ha il senso del rispetto e che è in grado di comprendere la prima tutela che è quella delle vittime del reato e delle parti offese, ma anche di aiutare chi si dimostra volenteroso e disponibile verso le persone colpite dalla propria condotta e chiede un cammino verso una vita normale.
Capisco che può non sembrare facile spiegare il perché si debba dare solidarietà a chi ha commesso un reato e ha ferito altre persone, ma nella nostra Costituzione, la nostra bella e viva Costituzione, vi sono scolpiti i grandi principi della libertà, dell'uguaglianza e della solidarietà. Essere solidali con chi ha sbagliato può essere difficile, ma è la prova di una grande civiltà, che solo grandi pensieri, grandi uomini e grandi Paesi hanno avuto.
Il Partito Democratico voterà a favore di questo provvedimento, nella convenzione e nella consapevolezza di guidare, con umiltà, ma con grande fermezza, il nostro Paese nella tutela dei principi ispiratori della nostra comunità e del nostro vivere insieme (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.Pag. 84
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto, a titolo personale, il deputato Maurizio Bianconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, questo provvedimento è lo svuota carceri parte seconda. Avevo votato in dissenso dal gruppo contro lo svuota carceri parte prima, voterò ancora in dissenso dal gruppo contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
Guardi, Presidente, che questo provvedimento, come quello che l'ha preceduto, non incide granché sulla sicurezza di questo Paese. Questo è un Paese dove il 90 per cento ed oltre di reati rimangono impuniti; quindi, questi non sono i provvedimenti che incidono sulla sicurezza. E direi che anche tutta la retorica che ho sentito sotto questo profilo non è che la condivida poi molto.
Ma voto contro perché, in nome del politicamente corretto, di cui abbiamo sentito adesso un mirabile esempio nel collega che mi ha preceduto, si ingenera in chi delinque la convenzione che in Italia nessuno paghi veramente e che commettere reati in questo Paese sia sostanzialmente a costo, o meglio, a rischio zero. Insomma, una specie di Bengodi, dove tutto si può senza pagar gabella.
Dall'altro lato, non si tiene in conto che a una comunità già provata, incerta, impaurita, fiaccata da mille vicissitudini si infligge anche questa sensazione di impunità, di uno Stato lassista, debole e più facile a piegarsi che a garantire i suoi cittadini. È per questo che voterò, a titolo personale, contro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
(Coordinamento formale – A.C. 1417-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1417-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1417-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Romele... Bossa... Cominardi... Tripiedi... Tentori....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 896 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o luglio 2013, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena» (Approvato dal Senato) (1417-A):
Presenti 424
Votanti 423
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 317
Hanno votato no 106
(La Camera approva) (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Sinistra Ecologia Libertà e Scelta Civica per l'Italia – Vedi votazioni).
(Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).
Sull'ordine dei lavori (ore 19,44).
ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 85PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 19,45)
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, per proporre, dopo aver sentito l'orientamento dei gruppi, un'organizzazione dei nostri lavori che tenga conto che non è stata deliberata dalla Conferenza dei presidenti di gruppo la seduta fiume per questa notte e che, facendo un rapido calcolo dei tempi degli interventi sul prossimo provvedimento cioè quello dell'omofobia, raggiungeremo già la mezzanotte.
Quindi volevo proporre alla Presidenza di posticipare a domani mattina alle 9, se lei ritiene, la discussione sulle linee generali del provvedimento sulla diffamazione a mezzo stampa, per poi far seguire la discussione sulle linee generali del decreto-legge sul lavoro e sull'IVA, che nel frattempo stasera verrà concluso in Commissione, e pensare di iniziare le votazioni, cioè la fase degli emendamenti, domani dalle 14,30: quindi, comprimendo un po’ forse la discussione sulle linee generali nella mattinata di domani ma garantendo un tempo per l'inizio dell'esame degli emendamenti al decreto-legge «lavoro» dalle 14,30. Questo dopo aver sentito un po’ l'orientamento favorevole di tutti i gruppi.
PRESIDENTE. Onorevole Rosato, quindi la sua proposta è di rinviare alla seduta di domani a partire dalle 9 lo svolgimento della discussione sulle linee generali della proposta di legge in materia di diffamazione. Poi avviare sempre domani, a partire dall'11,30, l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di lavoro e successivamente iniziare le votazioni sul decreto-legge in materia di lavoro a partire dalle 14,30. È così ?
Se non vi sono obiezioni, per me va bene questa proposta.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, noi abbiamo espresso il parere favorevole per spostare a domani mattina la discussione sulle linee generali del provvedimento in materia di diffamazione; a seguire benissimo la discussione sulle linee generali sul decreto-legge in materia di lavoro però, non essendo i tempi della discussione contingentati poiché quello sul lavoro è un decreto-legge, adesso dire che tassativamente alle 14,30 si inizia a votare...
PRESIDENTE. Non ho detto tassativamente.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Perfetto, perfetto.
PRESIDENTE. Ho detto «a partire». Poi non possiamo stabilire adesso a che ora. D'accordo.
Va bene, allora se non vi sono obiezioni, accettiamo questa proposta.
(Così rimane stabilito).
Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Scalfarotto ed altri; Fiano ed altri; Brunetta ed altri: Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia (A.C. 245-280-1071-A) (ore 19,47).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge A.C. 245-280-1071-A d'iniziativa dei deputati Scalfarotto ed altri; Fiano ed altri; Brunetta ed altri: Disposizioni in materia di contrasto dell'omofobia e della transfobia.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.
Avverto, inoltre, che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1, Giorgia Meloni e Cirielli n. 2 e Pagano ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 245-280-1071-A)Pag. 86 che, non essendo state preannunciate nella Conferenza dei presidenti di gruppo, saranno esaminate prima di passare all'esame degli articoli del provvedimento.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 245-280-1071-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
La Commissione II (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore deputato Leone.
ANTONIO LEONE, Relatore. Signor Presidente, il testo all'esame dell'Assemblea affronta il tema della lotta contro l'omofobia e la transfobia sotto il profilo della sanzione penale, prevedendo che alcune condotte...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po’ di attenzione, sta parlando l'onorevole Leone.
ANTONIO LEONE, Relatore. ... omofobiche o transfobiche siano punite dall'ordinamento come reato, in ragione del loro particolare disvalore. Nel nostro ordinamento non vi è una normativa specifica volta a punire queste condotte. Le ragioni di questo «vuoto normativo» non devono essere imputate esclusivamente alle diverse sensibilità esistenti su una materia di forte impatto emotivo, ma anche all'oggettiva difficoltà tecnica che comporta l'individuazione di una sanzione penale in materia così sensibile. Infatti, quando il legislatore intende introdurre nell'ordinamento una nuova fattispecie di reato, deve sempre porsi il problema della determinatezza della stessa fattispecie al fine di non dar luogo a questioni di legittimità costituzionale per violazione del principio di tassatività del precetto penale, ai sensi dell'articolo 25, secondo comma, della Costituzione, ovvero anche solo per non ingenerare incertezze o quantomeno dubbi interpretativi da parte dei diversi interpreti di volta in volta chiamati ad applicare la norma.
Nel caso specifico dell'introduzione di una nuova fattispecie penale volta a sanzionare le discriminazioni di tipo omofobico, è stata da più parti sottolineata la necessità di scongiurare l'introduzione nel nostro ordinamento di un reato di opinione che risulterebbe di dubbia legittimità per potenziale contrasto con il diritto, costituzionalmente garantito, alla libera manifestazione del pensiero.
Prima di passare all'illustrazione della soluzione adottata dalla Commissione giustizia, che è arrivata in Aula, vorrei, però, fare una precisazione che ritengo doverosa ogni qual volta, come nel caso in esame, si deve affrontare in sede parlamentare il tema della tutela dei diritti della persona. In particolare, voglio sottolineare che la tutela piena dei diritti dell'individuo non si consegue esclusivamente attraverso la norma penale, bensì attraverso altre vie che devono arrivare alla testa delle persone, dei ragazzi. Il rispetto degli altri con tutte le loro diversità è un fatto culturale e non certo esclusivamente di diritto penale. Non voglio dire che la norma penale non serve in concreto, ma unicamente che non è sufficiente per combattere certi atteggiamenti. Anzi, approvare una legge che punisce questi fenomeni rappresenta un forte messaggio anche in vista della creazione di un clima culturale in cui il diverso da sé non è un nemico da distruggere, ma è una persona come tutte le altre e come tale merita rispetto.
Fatta questa precisazione che mi sembra doverosa, passo al testo in esame. L'emendamento predisposto dai relatori ed approvato dall'intera Commissione, che ha integralmente modificato il testo unificato in precedenza adottato dalla Commissione stessa, rappresenta un risultato importante. Esso, infatti, è il frutto di una mediazione tra forze politiche che in passato Pag. 87avevano manifestato sul tema dell'omofobia posizioni molto diverse, se non addirittura inconciliabili, almeno in apparenza. Vale la pena qui ricordare il fatto che io mi trovo ad essere correlatore in questo provvedimento perché individuato e chiamato dal mio gruppo al fine di giungere in maniera condivisa ad un testo che non vedesse del tutto contrarie le varie anime esistenti all'interno dei gruppi facenti parte dell'attuale maggioranza. Tra l'altro, io non faccio, com’è noto, neanche parte della Commissione giustizia.
Il testo del provvedimento che viene presentato in Assemblea è stato notevolmente snellito rispetto a quello iniziale, specie nelle parti maggiormente controverse ed appare idoneo a superare, sotto il profilo tecnico, le principali obiezioni che erano state poste, individuando fattispecie di reato sufficientemente determinate.
Da un punto di vista sostanziale, lo sforzo è stato quello di redigere un testo volto a conformare il nostro ordinamento a quanto disposto in materia di discriminazioni dall'articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che individua, tra le politiche ed azioni della stessa Unione, anche quella di contrasto delle discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale, evitando, al contempo, l'introduzione di un reato di opinione.
Per dare una rappresentazione geografica – mi si passi il termine –, ma sicuramente anche politica del fenomeno, mi sembra utile ricordare che norme contro l'omofobia sono state introdotte nei Paesi europei sia nella Costituzione che nel codice penale. Le Costituzioni di Finlandia, Islanda, Austria, Danimarca, Irlanda, Belgio, Lussemburgo, Germania, Serbia, Montenegro e Cipro vietano categoricamente ogni manifestazione omofobica o transfobica. Hanno, invece, inserito nel loro codice penale norme analoghe la Norvegia, l'Olanda, la Svezia, la Gran Bretagna, la Spagna, la Svizzera e l'Ungheria.
La norma in esame ha evitato di introdurre nell'ordinamento una nuova legge speciale, ma è intervenuta con la tecnica della novella, integrando il testo della legge Reale-Mancino. In particolare, sono state ampliate le fattispecie incriminatrici previste dall'articolo 3 della stessa legge per gli atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, nel senso di ricomprendere anche gli atti di discriminazione fondati sull'omofobia e transfobia.
Più in particolare, si prevede che chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o fondati sull'omofobia o transfobia è punito con la reclusione fino ad un anno e sei mesi e con la multa fino a 6 mila euro. Volutamente non si è voluto toccare la fattispecie alla propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico. Si è ritenuto che incidere anche su questa fattispecie avrebbe potuto comportare il rischio di formulare un reato di opinione. Questo rischio, invece, non vi è assolutamente in relazione alle condotte discriminatorie.
Tanto per essere chiari, non può essere considerato un atto discriminatorio, né tanto meno di istigazione alla discriminazione, il dichiarare di essere contrari al matrimonio tra omosessuali ovvero all'adozione di parte dei medesimi. Tuttavia, non posso neanche non tener conto che, nel corso dell'esame in Commissione da parte di deputati appartenenti a diverse forze politiche, è stato paventato il rischio di una strumentale o, comunque, non corretta applicazione concreta della nuova fattispecie penale. Secondo costoro, in questi casi, il nuovo reato si trasformerebbe in un reato di opinione. Personalmente, ritengo che tale rischio non possa sussistere, in quanto significherebbe prefigurare un'applicazione distorta da parte della magistratura di una norma formulata correttamente.
Insomma, contraddico in maniera forte coloro i quali vanno propugnando che con l'approvazione di questa norma ogni opposizione ai matrimoni gay sarebbe perseguibile penalmente. Beh, io sono pronto, un minuto dopo l'approvazione di questa legge, a ribadire la mia contrarietà ai matrimoni gay, senza essere masochisticamente portato a farmi mettere sotto processo. Pag. 88Del resto, a normativa vigente, sono punibili anche coloro che si oppongono allo ius soli ?
Tuttavia, se si vuole evitare, ad abundantiam, qualsiasi rischio di applicazione distorta della norma penale in questione, si potrebbe introdurre nel testo una norma di chiusura che riprenda alcuni degli emendamenti presentati dai vari gruppi in questa fase, che sono volti a specificare che le disposizioni in materia di orientamento sessuale previste dal testo in esame non si applicano nel caso in cui le idee sulle persone oggetto di tutela da parte dello stesso siano diffuse limitatamente all'ambito educativo, didattico, accademico, scientifico, letterario, teologico, catechistico, purché non incitino alla discriminazione, all'odio e alla violenza. Se questa precisazione serve a sgombrare qualsiasi dubbio circa l'effettiva portata dell'intervento normativo che ci accingiamo a fare, ritengo che dovremmo farla.
L'altra modifica all'articolo 3 della legge Reale si riferisce la lettera b) del comma 1. Si punisce con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi fondati sull'omofobia o transfobia. In questo caso, il rischio di reato di opinione non sussiste in alcun modo.
L'ultima modifica è relativa al comma 3 del citato articolo 3. In particolare viene vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull'omofobia o transfobia. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell'assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.
La Commissione, invece, ha deciso di riflettere ulteriormente, in vista dell'esame da parte dell'Assemblea sulla questione della previsione di una circostanza aggravante da applicare nel caso in cui il reato sia stato commesso per motivi fondati sull'omofobia o transfobia. In sostanza occorre stabilire se ogni reato possa essere aggravato in tal senso, ampliando le ipotesi di aggravanti comuni previste dall'articolo 61 o estendendo la circostanza aggravante prevista dall'articolo 3 della legge Mancino ai casi di omofobia o transfobia, ovvero prevedere una circostanza aggravante da applicare solo ad alcuni reati escludendone altri, come ad esempio quelli contro l'onore, sulla base di una scelta già compiuta dalla Commissione giustizia nella scorsa legislatura.
PRESIDENTE. Deputato Leone, concluda.
ANTONIO LEONE, Relatore. Mi avvio a concludere; di questa questione si tratterà in maniera sicuramente approfondita nel prosieguo dei nostri lavori e vado veramente alle conclusioni. Il testo approvato dalla Commissione, pertanto, non contiene alcuna definizione delle nozioni di omofobia o transfobia, in quanto si è ritenuto trattarsi di nozioni il cui significato è comunemente noto e che ogni tentativo di definizione normativa potrebbe comportare il rischio di strumentalizzazioni applicative.
Voglio sicuramente ribadire che l'articolo unico licenziato dalla Commissione non rappresenta nel modo più assoluto una apertura ai matrimoni fra omosessuali; voglio sottolinearlo, rimane intatta la mia personale posizione. Va spesa qualche parola sulla paventata presunta illiberalità di questa legge che combatterebbe le opinioni non con le opinioni ma a colpi di galera. Basterebbe ricordare in proposito certe situazioni, anche nell'ambito della stessa chiesa, certi preti in Italia minacciavano di scomunicare chi non avesse votato in un certo modo, mi riferisco all'allora Democrazia Cristiana, e scacciavano dalle chiese i conviventi; sono passati sessant'anni da quegli episodi.
Il commissario dei diritti umani del Consiglio di Europa Thomas Hammarberg Pag. 89che lavora su un progetto paneuropeo sull'omofobia e la transfobia aveva auspicato di recente che il nostro Parlamento potesse approvare finalmente la legge contro l'omofobia. Bene, non continuiamo a farci riprendere da chi non ha alcun titolo per farlo. Non continuiamo a fare richiamare un Paese, il nostro, che può ancora tentare, con scelte adeguate, di rimanere la culla del diritto e della civiltà.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Leone, anche per lo sforzo comparativo della sua relazione con altri Paesi dell'Unione europea. Questo ci aiuta sempre ad inquadrare il fenomeno.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Scalfarotto.
IVAN SCALFAROTTO, Relatore. Signora Presidente, signora Viceministro, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, Matthew Shepard nacque a Casper, nel Wyoming, il 1o dicembre del 1976. Era il primo figlio di Dennis e Judy Shepard. I suoi genitori vissero per un certo periodo in Arabia Saudita, dove suo padre lavorava per una compagnia petrolifera, così Matthew si diplomò presso la scuola americana in Svizzera. Poi si iscrisse a scienze politiche, all'Università dello Wyoming. Suo padre lo ricorda come «un giovane uomo ottimista e aperto». Subito dopo la mezzanotte del 7 ottobre 1998 Matthew, che aveva allora 21 anni, incontrò in un bar Aaron McKinney e Russell Henderson. Shepard chiese loro un passaggio a casa. Fu derubato, picchiato selvaggiamente, legato ad una staccionata e lasciato lì a morire.
Matthew fu trovato 18 ore dopo, vivo e in stato di incoscienza, da un ciclista di passaggio, che inizialmente lo aveva scambiato per uno spaventapasseri. Aveva una frattura dalla nuca fino oltre l'orecchio destro. Parte del cervello era stata danneggiata in modo tale da risultare compromessa la capacità del suo corpo di regolare il battito cardiaco, la temperatura corporea e altre funzioni vitali. I medici giudicarono le sue lesioni troppo gravi per poter essere operate. Matthew non riprese più conoscenza e rimase sempre in rianimazione. Morì alle 0.53 del 12 ottobre 1998 nell'ospedale di Fort Collins, in Colorado. La polizia arrestò McKinney e Henderson poco dopo, trovando l'arma insanguinata, le scarpe della vittima e la carta di credito nel loro camion. Il processo ai due aggressori accertò che l'unica ragione per cui Matthew era stato aggredito e ucciso era il fatto che fosse gay.
Il 29 ottobre 2009 il Presidente Obama ha promulgato una legge che punisce l'odio nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender. Si chiama il Matthew Shepard Act.
Andrea, invece, era di Roma e aveva 15 anni. Si è ucciso nella sua città il 22 novembre del 2012, l'anno scorso. Lo ricordiamo tutti come «il ragazzo dai pantaloni rosa», perché aveva, appunto, dei pantaloni rosa, e poi metteva lo smalto rosa, e aveva anche un quaderno, sempre rosa. Non sappiamo se fosse omosessuale oppure no. Sappiamo però che il suo comportamento non era quello giusto, quello che i suoi compagni di scuola si aspettavano da lui. Un ragazzo non mette lo smalto, non si veste di rosa. E infatti qualcuno sul muro della scuola aveva scritto: «Non vi fidate del ragazzo con i pantaloni rosa, è frocio». Così Andrea si è stretto una sciarpa intorno al collo, si è lasciato andare, ed è morto con i suoi 15 anni. Il giorno dopo qualcuno scrisse su un blog: «Chiamatela pure omofobia se volete, anche se io ancora non riesco a capirlo questo termine. Omo-fobia: paura dei gay ? Paura di chi viene periodicamente pestato a morte ? Paura di chi subisce ogni giorno, sotto la nostra indifferenza, violenze psicologiche ? A me più che paura sembra odio, perché l'odio è sempre più facile, perché l'amore deve essere corrisposto, l'odio no. Perché l'odio crea facilmente gruppo: si trova un bersaglio e gli si indirizza contro tutto il nostro odio, come se un odio condiviso fosse più giustificabile».
Ecco, negli Stati Uniti oggi esiste il Matthew Shepard Act. Qui da noi in Italia, no. Nessuno ha ancora dato una legge che ricordi Andrea e i suoi pantaloni rosa e Pag. 90che aiuti a evitare che si ripetano casi come il suo. La legge per quelli coi pantaloni rosa non è ancora stata varata, così come non è ancora stata varata una legge che protegga dall'odio le persone transessuali e transgender, un gruppo talmente odiato in tutto il mondo da essere l'unica minoranza di cui io abbia notizia che ha dovuto inventarsi una celebrazione, il TDOR (Transgender Day of Remembrance), per ricordare i propri morti uccisi per ragioni di odio. Per chi ancora non lo sapesse, il TDOR si celebra ogni 20 novembre, tutti gli anni, dal 1999.
È per questo che siamo qui questa sera, per cominciare il cammino che ci conduca finalmente ad approvare una legge non tanto contro l'omofobia, la paura dei gay, ma contro l'odio verso di essi. Una legge di civiltà, in nessun modo ideologica, che serva in primo luogo a dire al Paese che la nostra comunità nazionale ripudia ogni forma di odio, incluso quello omofobico e transfobico. Una legge, poi, che spieghi bene che l'omofobia e la violenza omofobica sono due cose ben diverse. Perché l'omofobia, per essere tale, proprio come il razzismo, non richiede necessariamente la violenza fisica.
In qualità di relatore di questo provvedimento voglio innanzi tutto indicare il metodo con il quale, con il mio collega Antonio Leone, che voglio subito ringraziare per la collaborazione leale e fattiva, ci siamo mossi. Nel lavorare a questa legge abbiamo voluto in ogni modo provare a creare una legge di tutto il Parlamento, una legge che appartenga a tutto il Paese come patrimonio collettivo e condiviso. Non una legge di parte, né una legge la cui approvazione costituisca la vittoria di qualcuno e la sconfitta di qualcun altro.
Si dice che la salute di una democrazia si misura dal modo in cui tratta le sue minoranze. Se guardiamo come l'Italia tratta le persone gay, lesbiche, bisessuali e trans c’è da dire che la nostra democrazia è in un pessimo stato di salute. Per questo motivo Leone ed io abbiamo voluto procedere ascoltando tutti, tenendo le preoccupazioni di tutti nella massima considerazione. Abbiamo cercato di agire con prudenza e con rispetto, maneggiando la nostra responsabilità di legislatori come si maneggia una materia fragile e preziosa, consapevoli della delicatezza estrema del nostro lavoro: un tessuto delicatissimo, un ponte strettissimo, come uno di quei ponti fatti di corda, quelli che oscillano pericolosamente sopra una cascata nei film di Indiana Jones, un ponte necessario a collegare due posizioni lontanissime, forse addirittura opposte: la posizione di chi invoca la propria libertà di coscienza e di pensiero, e quella di chi chiede di poter vivere liberamente nella dignità e nel rispetto.
Due libertà entrambe fondamentali, di cui una limita l'altra, ma anche due parti della stessa materia di cui è fatta la democrazia. Due parti intimamente legate, come lo yin e lo yang, inseparabili e fatte in modo da dare ciascuna vita all'altra. Una però molto yang, maschile, solare: la libertà di pensiero. L'abbiamo vista agitarsi dalle pagine dei giornali, nei blog, nelle discussioni parlamentari, tanto nella Commissione giustizia che nelle altre Commissioni. L'altra libertà, quella di vivere senza essere offesi, privati del rispetto e picchiati, è una libertà molto più yin, molto più femminile, molto più lunare, più silenziosa, esile, aerea. L'abbiamo vista e sentita meno, ma è la ragione stessa per cui siamo qui. Perché senza la libertà delle persone gay, lesbiche, bisessuali e trans di vivere in pace, protette dall'odio, dalla violenza e dalla discriminazione, questa democrazia non è una democrazia. Due libertà, due diritti, due giuste pretese. Chi ne invoca una ricordi sempre che ha senso solo se esiste anche l'altra.
Il principio di cui chiediamo l'approvazione da parte dell'Aula, viene introdotto nel nostro ordinamento non con una nuova legge: al contrario, come diceva Antonio Leone, quella che vi proponiamo di utilizzare è una legge che già esiste da molto tempo nel nostro ordinamento. È la legge cosiddetta Reale-Mancino, una legge del 1993: la legge cosiddetta Reale è del 1975, la cosiddetta Mancino del 1993.
In buona sostanza chiediamo di equiparare l'odio basato sull'omofobia e la Pag. 91transfobia a quello che già da 20 anni viene riconosciuto nel nostro ordinamento, basato su motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi; anche contro le minoranze linguistiche ! In questo modo si rimuove l'irrazionale differenza che esiste nel nostro Paese, per esempio, tra l'apporre uno striscione gravemente razzista in uno stadio, il che può – almeno in teoria – configurare una condotta antigiuridica, e l'apporre il medesimo striscione, riportante le medesime parole di dileggio, però nei confronti delle persone omosessuali. In questo caso lo striscione non è più un reato: si tratta di una libera espressione del pensiero; posto che la legge penale non prevede che l'omofobia sia una forma d'odio perseguita dalla legge, e posto che in una democrazia, in uno Stato di diritto, tutto ciò che non è vietato è, deve essere, permesso.
Senza una legge contro l'omofobia e la transfobia, come ci ha confermato il prefetto Francesco Cirillo in un'audizione alla Commissione giustizia, nemmeno l'OSCAD, che è l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori della Polizia, è in grado di tenere una contabilità delle aggressioni, dei pestaggi e delle violenze: se non c’è una legge che qualifichi questi reati come reati d'odio, non ci sono nemmeno i numeri e non c’è neanche la possibilità di monitorare il fenomeno.
Il testo approvato dalla Commissione è il risultato del raggiungimento di un punto di incontro di posizioni contrapposte, che, come ho ricordato, in alcuni momenti sono sembrate inconciliabili. La scelta della Commissione è stata quella di adottare un testo unificato delle diverse proposte, e poi di approvare un emendamento dei relatori che ha rimodulato il testo finale.
La disposizione centrale del testo unificato era l'articolo 3, che prevedeva l'estensione integrale della legge cosiddetta Reale-Mancino, una legge appunto che dal 1993 estende la punizione contro il razzismo alla discriminazione e alla violenza, ho detto addirittura anche agli appartenenti alle minoranze linguistiche del nostro Paese. Sono almeno 20 anni che il Parlamento prova a fare questa cosa, allargare la legge cosiddetta Mancino, e non riesce: ogni volta si trova una motivazione diversa, che dipende dal testo della legge.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
IVAN SCALFAROTTO, Relatore. Per esempio si è detto spesso che le parole «identità di genere», «orientamento sessuale» sono parole che non hanno una loro definizione. Questo non è vero, perché sono parole che troviamo già nel nostro ordinamento.
D'altro canto, l'obiezione di fondo, in realtà, poi di fatto è un'altra: il problema, il timore è che si vada ad introdurre un reato d'opinione. Questo non è, perché la legge cosiddetta Mancino, come ho detto, vige da più di 20 anni; e in questi 20 anni è stata applicata con grande prudenza, è stata vagliata dalla Corte costituzionale, della Corte di Cassazione: mai nessuno ha detto che si trattasse di un reato d'opinione. Viene quindi da chiedersi anche perché questa preoccupazione sorga proprio oggi.
In realtà, tanto per essere chiari, dichiarare – come diceva Leone – che si è contrari ai matrimoni omosessuali o all'adozione, dev'essere ovviamente parte dell'opinione: se così non fosse, chiunque si dichiari contrario allo ius soli dovrebbe essere perseguito ai sensi della legge cosiddetta Mancino, cosa che non è.
Peraltro – voglio dirlo subito – la legge di cui discutiamo assolutamente non vuole limitare la libertà di pensiero. C’è quella frase famosa attribuita a Voltaire, che dice: «Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo». Tutti i parlamentari dovrebbero attenersi a questo principio, e noi così faremo !
So che ci sono emendamenti, che sono stati presentati per chiarire, questo punto.
PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.
IVAN SCALFAROTTO, Relatore. Penso che dovremmo dare assolutamente una risposta, un'approvazione a questi emendamenti.Pag. 92
Mi faccia dire soltanto un'ultima cosa, Presidente: il timore che si ha è che questa legge sia l'apertura a matrimoni gay, unioni e quant'altro. Voglio subito rassicurare tutti: qui questo non accadrà. Mi viene da dire anche «purtroppo», perché, per poter passare ad un riconoscimento di diritti dovremmo probabilmente avere una visione, che tante volte – diciamoci la verità – nel nostro Paese la politica non ha: la visione di una politica che è laica, nel senso che rispetta la fede e i convincimenti di ognuno, ma che legifera per tutti i cittadini. Questo noi purtroppo non siamo ancora riusciti a farlo !
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Scalfarotto.
IVAN SCALFAROTTO, Relatore. Concludono dicendo che, come anticipava il mio collega, abbiamo dovuto lasciare fuori, per poter consentire l'arrivo in Aula di questo testo, l'aggravante che la legge cosiddetta Mancino prevede.
Dico subito che è un compromesso che io ho subito obtorto collo solo per amore di questa legge, per fare in modo che arrivasse in quest'Aula, però deve essere molto chiaro che non è più pensabile che noi approviamo una legge la quale è fatta per combattere le discriminazioni e quindi introduce una discriminazione, per cui difende in un modo più forte ed efficace le persone sulla base della loro origine etnica, della loro nazionalità o religione, e molto meno le persone sulla base del loro orientamento sessuale e dell'identità di genere; finiremmo come nel Sudafrica dell’apartheid dove il numero e la qualità dei diritti dipendeva dal colore della pelle, per cui i bianchi avevano i diritti, i mulatti così così e i neri non ne avevano. Poiché la legge Mancino è fatta su due pilastri, se noi non approviamo entrambi pilastri e cioè la creazione dei reati di omofobia e di transfobia e l'aggravante, noi abbiamo un edificio che non si tiene.
Concludo dicendo soltanto che lascio agli atti la relazione nella versione più lunga che avevo preparato, perché noi abbiamo avuto il dispiacere di sapere che il fatto che la nostra Commissione abbia votato con il voto sostanzialmente unanime – ha votato contro la Lega Nord e si è astenuto il MoVimento 5 Stelle per motivi opposti – decidendo di non tenere in considerazione il parere della Commissione affari costituzionali, so che è stato considerato una sorta di sgarbo istituzionale, ma voglio garantire che così non è, le motivazioni sono tutte nella mia relazione, noi abbiamo rispettato molto profondamente il lavoro fatto dalla Commissione affari costituzionali, ma abbiamo anche difeso le nostre prerogative, abbiamo fatto un lungo lavoro di grande ascolto, di grande partecipazione, su un testo penale che è appunto di competenza della nostra Commissione.
Grazie, voglio soltanto augurare a tutti buon lavoro, so che sarà un provvedimento appassionante sul quale lavorare insieme, ne abbiamo molto bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà – Congratulazioni).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
PRESIDENTE. Grazie, anche per la sintesi. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.
COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, devo dire che ho ascoltato con attenzione i relatori già in Commissione perché ho seguito questo provvedimento anche in Commissione e devo dare atto – l'ha detto anche prima l'onorevole Scalfarotto – che entrambi i relatori hanno lavorato per cercare di approvare un testo condiviso, che tenesse conto di tutte le osservazioni, di tutti gli interventi che ci sono stati in Aula.
Anche il Governo ha cercato di intervenire, è una materia, un argomento molto importante su cui occorre l'attenzione – non solo ovviamente la presenza qui anche Pag. 93del Viceministro, che ringrazio, lo dimostra – di tutti, sia nel Governo che in questa Assemblea, perché è un argomento che ha dei profili certamente giuridici, ma ha anche profili che vanno al di là del tecnicismo e del diritto, e quindi occorre davvero che tutti possano contribuire per cercare una sintesi e cercare di portare avanti un testo che, come è stato detto prima dal relatore, veniva licenziato in Commissione, tra l'altro con una votazione molto... insomma la maggioranza ha votato il testo compatta, un testo che tiene conto di varie osservazioni.
Però io mi voglio rifare – cerco di essere breve – a quello che ha detto l'onorevole Scalfarotto: deve essere una legge di tutto il Parlamento, una legge che tuteli e punisca ogni forma di odio e che non sia ideologica. Io sottoscrivo queste parole dell'onorevole Scalfarotto e, proprio perché deve essere una legge di tutto il Parlamento, mi auguro – come Governo, fin dove sarò delegato nel seguire questo provvedimento – che si tenga conto di tutto il Parlamento, così come è stato detto dal relatore, e quindi necessariamente occorre riflettere anche sul parere della Commissione affari costituzionali, perché non possiamo dire che vogliamo che sia una legge di tutto il Parlamento se poi non si tiene conto delle osservazioni, secondo me puntuali, che sono state espresse in Commissione affari costituzionali.
E, allora, quale deve essere l'obiettivo – e lo affido a voi – nel dibattito parlamentare ? L'obiettivo deve essere quello di punire severamente ogni forma di odio e di violenza, spinto – a maggior ragione – da atti di discriminazione, perché l'odio e la violenza non devono essere mai giustificati, a maggior ragione, se spinti da qualcosa di discriminatorio. Quindi, ci deve essere un'attenzione forte da parte del legislatore, e una risposta altrettanto significativa. Occorre però non rischiare – e su questo deve essere fatta ancora un po’ di chiarezza – e occorre che tutte le libertà siano rispettate e che, quindi, sia rispettata anche la libertà di manifestazione del pensiero. Il passaggio della Commissione affari costituzionali accende una luce su questo punto, una luce – devo dire – anche in punta di piedi perché la riduce poi alla proposta di un avverbio e suggerisce l'espressione «apertamente». Certo è che la lettera a) della legge Mancino, parla di «propaganda di idee» e siamo tutti d'accordo che questo intervento normativo non vada ad incidere sulla propaganda di idee; occorre anche specificare bene in cosa consista la condotta, laddove si parla di «istigazione a commettere» perché ci sono varie forme di istigazione e occorre riflettere perché dobbiamo rispettare anche il principio di tassatività e di determinatezza, sancito dall'articolo 25 della Costituzione.
Io penso che, con buona volontà, si possa chiarire bene perché, anche ascoltando i relatori, il senso è quello di trovare un senso di equilibrio che possa garantire tutte le libertà. Quindi, con un po’ di buona volontà, si può chiarire, escludere e consentire anche che, chi liberamente vuole educare, insegnare e vuole scientificamente suggerire qualcosa ai propri allievi – e penso anche a tutto il mondo cattolico, delle università cattoliche, delle scuole cattoliche – deve essere libero di poter insegnare e di poter lanciare determinati segnali.
Quindi, una legge forte, una legge condivisa da tutti, deve tenere conto anche di queste realtà, anche di queste situazioni perché, in questo modo, penso che si possa davvero evitare ogni equivoco e non lasciare lo spazio all'interprete. Quindi, la formulazione può essere quella suggerita dalla Commissione affari costituzionali: si possono trovare altri tipi di formulazione, però, secondo me, quella merita attenzione. Tra l'altro, siccome occorre ascoltare tutte le Commissioni, rimane poi il problema, già detto dai relatori della Commissione, che tra l'altro ha segnalato quella dell'Unione europea, dell'aggravante, perché rimane anche il problema dell'aggravante, che rimane in piedi, anche se i relatori hanno voluto accantonarlo per trovare un testo condiviso. Anche su quello esistono e si possono trovare delle soluzioni; certo è che devono essere sicuramente puniti, e si può far ricorso anche Pag. 94ad altri tipi di aggravante: pensiamo all'articolo 61 n. 1 del codice penale, all'articolo 61, n. 11, del codice penale, laddove si puniscono comunque comportamenti per delitti non colposi contro la vita, l'incolumità individuale, la personalità individuale, la libertà personale, la libertà morale e quando il fatto è stato commesso per motivi fondati sull'omofobia e la transfobia. Quindi, i temi aperti sono tanti: mai come in questo caso penso che sia importante seguire il dibattito, ascoltare tutti e capire in che modo si possa trovare un punto di equilibrio. Certo è – e voglio darne atto ai relatori – che la loro pazienza e il loro impegno ha portato comunque questo provvedimento, grazie anche al presidente della Commissione giustizia, in Aula.
Già questo è un risultato, comunque, per la politica, perché senza ipocrisia e guardandoci negli occhi si può trovare davvero una legge giusta, che tenga conto di tutti i punti. Oggi c’è ancora un punto aperto da chiarire e proprio perché occorre davvero il consenso di tutti – e questo è quello che sta a cuore almeno a me personalmente, che rappresento oggi il Governo come sottosegretario per la giustizia – questo punto penso che meriti attenzione.
Mi riservo di intervenire di nuovo in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Silvia Chimienti. Ne ha facoltà.
SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, il testo di legge per il contrasto all'omofobia e alla transfobia su cui siamo chiamati a discutere oggi, composto di un unico articolo, è fortemente emblematico. È il simbolo di cosa è diventato il nostro Paese, l'Italia del compromesso e della non decisione, in cui si preferisce improvvisare soluzioni al ribasso piuttosto che svoltare una volta per tutte.
Non ha importanza di cosa si tratta, se di mafia, di lavoro o semplicemente di diritti della cittadinanza e, dunque, dei diritti di tutti. Siamo e resteremo il Paese delle occasioni mancate e dei veti incrociati, ancora più violenti e determinati perché figli di una legge elettorale che ha generato una maggioranza di Governo incapace di qualsiasi slancio innovativo, continuamente vittima di sé stessa e dei suoi reciproci ricatti, come ci insegnano anche le vicende delle ultime ore.
Oggi discutiamo di omofobia e transfobia partendo da un testo monco, prosciugato dei suoi significati più innovativi, appiattito durante i suoi mille passaggi in Commissione giustizia e bersaglio di logiche di potere e di apparato, consumatesi dentro e fuori dal palazzo, che ne hanno progressivamente allentato la portata.
Il testo, così come è, si discosta anni luce da ciò che l'Europa ha sancito da tempo e che tutte le associazioni richiedono a gran voce ma soprattutto, se approvato nella sua attuale versione senza l'aggravante, stabilirebbe che fra le minoranze oggettivamente colpite da violenza di matrice discriminatoria ce n’è una che viene tutelata meno delle altre. Un messaggio anticostituzionale e profondamente antieuropeo, se si pensa che la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, approvata 13 anni fa, recita solennemente, all'articolo 21, che è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, oltre che sulle altre cose, sulle tendenze sessuali.
Questa norma, che ha aperto la strada alla lotta all'omofobia in Europa, è stata preceduta da una tragica vicenda, avvenuta due anni prima in America e che è già stata ricordata qualche minuto fa in quest'Aula. Matthew Shepard, studente di 21 anni, venne picchiato a sangue da due coetanei perché omosessuale e lasciato per 18 ore legato ad una staccionata. La sua morte, dopo giorni di agonia, fu uno shock per tutti gli Stati Uniti e commosse il mondo intero, ma permise che la parola «omofobia» smettesse finalmente di essere un vocabolo sconosciuto alla società, spingendo molti Stati ad adottare una legislazione efficace per combatterla. Molti Stati ma non l'Italia, in cui evidentemente nemmeno le morti di Matteo, studente modello torinese di 16 anni, suicidatosi per le persecuzioni omofobe, o di Davide, Pag. 95impiccatosi a 15 anni davanti al fratellino, o di Paolo Seganti, 38 anni, torturato e ucciso a Roma perché gay, e di tanti altri ragazzi, sono bastate a sbloccare un immobilismo legislativo che è imperdonabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Secondo l'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea l'omofobia nel 2009 danneggia la salute e la carriera di quasi 4 milioni di persone in Europa e l'Italia è il Paese dell'Unione europea con il maggior tasso di omofobia sociale, politica e istituzionale. Vogliamo citare, restando in ambito europeo, le molteplici raccomandazioni adottate dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa fin dal 1981, relative alla discriminazione fondata sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere, oppure la raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, datata 2010, che richiama i fenomeni secolari di omofobia e di transfobia e la cruciale risoluzione del Parlamento europeo sull'omofobia del 2006, in cui si invocano ulteriori azioni a livello di Unione europea per sradicare l'omofobia e promuovere una cultura della libertà, della tolleranza e dell'uguaglianza tra i cittadini e negli ordinamenti giuridici.
Un'altra risoluzione del Parlamento europeo del 24 maggio 2012 condanna con forza tutte le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere e deplora vivamente che tutt'ora all'interno dell'Unione europea i diritti fondamentali delle persone LGBT non siano sempre rispettati appieno. Invita pertanto gli Stati membri a garantire la protezione di lesbiche, gay, bisessuali e transgender dai discorsi omofobi e di incitamento all'odio ed alla violenza e ad assicurare che le coppie dello stesso sesso godano del medesimo rispetto, dignità e protezione riconosciuti al resto della società. Ebbene, il nostro Paese non si è mai adeguato a queste raccomandazioni e non ha mai dato un seguito alle molteplici direttive citate. Tuttavia, non sono mai state intraprese procedure di infrazione nei nostri confronti. Non ci sono state multe da pagare. In questo caso l'allineamento all'Europa sarebbe solo una questione di civiltà e non economica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Troppo poco ? Evidentemente sì. Eppure, le varie legislazioni nazionali degli Stati membri hanno da tempo adottato norme antidiscriminatorie che menzionano esplicitamente l'orientamento sessuale, dalla Francia al Regno Unito, alla Spagna. Secondo un recente studio risultiamo insieme alla Bulgaria fanalino di coda a livello comunitario sul piano giuridico, rispettivamente con il 18 per cento e il 19 per cento delle leggi giudicate a prova di pregiudizio antigay. Ma non siamo di fronte ad una novità. La storia si ripete ciclicamente. Ogni volta che in Italia si è tentato di squarciare il velo delle reticenze e del pregiudizio in tema di omofobia e transfobia il copione è stato sempre lo stesso. Alcuni organi di informazione che ritengono di farsi portavoce del messaggio cristiano, spalleggiati da esponenti di correnti cattoliche o presunte tali in seno ai partiti politici, hanno messo in atto una vera e propria strategia del terrore diffondendo falsi allarmismi sulle conseguenze che l'approvazione di una legge seria contro l'omofobia avrebbe.
Ancora negli ultimi giorni sono stati versati fiumi di inchiostro sui pericoli di questa legge, paventando una sorta di bavaglio al libero pensiero e millantando una parificazione tra chi commette violenza o discriminazione e chi per motivi religiosi o morali indichi nella famiglia tradizionale la via preferibile. Ebbene, queste sono tutte menzogne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e i cittadini, soprattutto i credenti, devono conoscere la verità. Questa legge non mette in pericolo la libertà di espressione; questa legge amplia la libertà di espressione delle persone e tutela il diritto di vivere liberamente in una società che finalmente un giorno lontano possa rinnegare qualsiasi forma di odio e violenza fondate sulla discriminazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È consapevolmente ipocrita trincerarsi dietro lo slogan della minaccia alla libertà di espressione che è un diritto tutelato dalla Pag. 96Costituzione e per cui noi del MoVimento 5 Stelle saremmo i primi a batterci qualora avessimo anche solo il sentore che fosse in pericolo. Noi vorremmo semplicemente l'estensione della legge Mancino-Reale anche ai casi di reati fondati sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere. Questa legge dal 1981 ad oggi non è mai stata dichiarata incostituzionale. Altrettanto ingiusto, e forse assai più grave, è utilizzare a proprio piacimento la religione e le argomentazioni assurde circa le tradizioni centenarie della chiesa cattolica, ergendosi a depositari esclusivi di verità e di dogmi morali che nulla hanno a che vedere con l'insegnamento originario di Gesù Cristo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voglio citare proprio lui, quel Gesù Cristo umile, difensore degli emarginati e degli ultimi, primo grande rivoluzionario della storia. Sapete cosa disse ? Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati, perdonate e vi sarà perdonato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Com’è stato possibile che queste sue parole e tante altre ancora, quali ad esempio ama il prossimo tuo come te stesso, vengano oggi dimenticate e travisate ? Com’è possibile che si rimanga sordi persino alle affermazioni di Papa Francesco che pochi giorni fa ha pronunciato al mondo intero parole di grande impatto affermando: «se una persona è gay e cerca il signore, chi sono io per giudicarlo ?
Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Gli omosessuali sono fratelli». Sono parole del Papa.
Vorrei ricordare queste parole a chi è nemico di una vera legge sull'omofobia, a chi ha presentato emendamenti in Commissione privi di senso, a chi ha maneggiato impropriamente le armi del cattolicesimo nel tentativo di ostacolare il più possibile l'approvazione del testo. Vorrei ricordare che, mentre nelle stanze del potere si consumano giochi politici al ribasso, il numero delle vittime dell'odio omofobo e transfobico continua a crescere, e approvare un testo efficace è un nostro dovere morale.
L'occasione che ci si presenta davanti è storica e non possiamo davvero accontentarci di approvare una norma al ribasso e senza effetti concreti, che non vada a tutelare realmente le minoranze, ma che sia solo uno slogan vuoto e senza contenuto, buono per i titoli di giornale ma non per le persone.
Accontentarsi oggi vorrebbe dire mettere una pietra tombale sui diritti civili delle minoranze omosessuali, bisessuali, transessuali e transgender per il prossimo ventennio. Noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo accettarlo.
Vorrei concludere citando delle bellissime parole pronunciate poche settimane fa da un lord inglese in un contesto simile a quello in cui ci troviamo noi oggi: «Mi avete dato dignità dove una volta vi era la paura, mi avete dato speranza dove una volta vi era oscurità, mi avete dato eguaglianza dove una volta vi era il pregiudizio. Coloro che vogliono riformare radicalmente questo luogo, che vengano con i loro piani. Lasciate che io dica loro: siate testimoni di questo giorno, siate testimoni di questa legge, giudicateci in base alla creazione delle libertà che proteggiamo o estendiamo. Questo luogo è speciale e sono orgoglioso di farne parte. La mia vita e le vite di molti altri saranno, oggi, migliori di quanto lo fossero ieri, e io ringrazio la Camera dei Lords per questo».
Grazie. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. La legge contro l'omofobia fu presentata per la prima volta nel 1999 dal Presidente del Consiglio D'Alema, e successivamente è stata ripresentata senza successo sia sotto i governi Prodi che sotto i governi Berlusconi. E molto probabilmente sarà associata al Governo Letta, il governo delle «larghe intese», perché non è legge di parte, ma tipica legge trasversale.Pag. 97
Sono fermamente convinta che la vigente normativa in materia di reati contro la persona sia già sufficientemente adeguata a punire i comportamenti che con la proposta di legge in esame si intendono perseguire, e non ci sia la necessità di introdurre nuovi reati o aggravanti. Sono anche convinta che l'introduzione dei reati di omofobia e transfobia potrebbe avere ricadute sulle norme del Codice civile che regolamentano il matrimonio tra uomo e donna e le altre norme in materia di famiglia e minori, dove si parla di padre e madre, uomo e donna.
Per questo ho presentato un emendamento che faccia da clausola di salvaguardia, una sorta di garanzia contro lo stravolgimento del quadro normativo attuale, che a mio avviso costituisce la base della coesione sociale nel nostro Paese, proprio attraverso il modello di famiglia previsto dalla nostra Costituzione. Un emendamento che con questa legge dica un «no» chiaro alla violenza e non faccia di questa legge una sorta di manifesto, un piano inclinato per introdurre successivamente altre norme che riguardano matrimonio ed adozione.
C’è infatti un punto di principio in questa proposta di legge che è condiviso da tutti, a cominciare da me: ed è il no chiaro e determinato a qualsiasi forma di violenza e di discriminazione contro chiunque e quindi anche nei confronti delle persone omosessuali, come prevede l'articolo 3 della nostra Costituzione: «Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli (...)».
Nonostante la chiarezza di questo punto cardine della nostra democrazia, c’è però la diffusa convinzione che troppo spesso gli omosessuali siano vittima di violenza e di aggressione proprio in tanto in quanto omosessuali e quindi si chiede una norma ad hoc, che invoca l'estensione della legge Mancino anche all'omofobia e alla transfobia. Vale la pena ricordare che la legge Mancino, approvata il 25 giugno 1993 per lottare contro i crimini d'odio, punisce tanto la violenza quanto l'incitamento alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. E noi diciamo un «no» convinto all'odio, in qualunque forma, in qualunque situazione, in qualunque contesto. Un »no« anche quando la violenza si trasferisce nelle parole, nei pregiudizi, e nelle espressioni forse meno immediatamente chiare e percettive.
Ma il «no» alla violenza, il «no» al pregiudizio, il «no» alla discriminazione non deve, però, contestualmente, essere anche un «no» alla libertà di pensiero. Voglio, però, segnalare fin dall'inizio di questa discussione sulle linee generali uno strano paradosso. Nella precedente legislatura l'onorevole Paola Concia presentò una proposta di legge dal titolo: «Misure contro gli atti persecutori e contro la discriminazione e la violenza determinate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere».
L'approvazione delle pregiudiziali di incostituzionalità non permisero neppure che si aprisse il dibattito. Paola Concia affermò in quella occasione che: «È evidente che chi non vota la legge contro l'omofobia e la transfobia si schiera dalla parte dei violenti, diventandone inevitabilmente complice». Si sarebbe creato, quindi, il paradosso che, se la legge fosse passata, chi non l'aveva votata sarebbe incorso nelle sanzioni previste dalla legge stessa.
Che gli omosessuali non debbano essere oggetto di alcuna violenza e neppure di alcuna discriminazione è questione assodata e condivisa, ed è per questo che, istintivamente, non ho difficoltà ad auspicare che il nostro Parlamento vari la proposta di legge di cui tanto si discute in questi giorni. Devo dire che mi rammarico molto che il dibattito si svolga in un Parlamento quasi vuoto, a ore notturne, e quindi senza quella partecipazione convinta che una proposta di legge di questo tipo, che tocca il tema dei diritti umani, avrebbe meritato: non la considero un'operazione di grande rispetto nei confronti dei proponenti della stessa proposta di legge.Pag. 98
Però possiamo continuare ad interrogarci sull'omosessualità ? Possiamo parlare delle sue cause, della sua natura, del suo rilievo esistenziale, delle sue mille varianti ? Ed è questo il punto di maggiore delicatezza in questa proposta di legge: il rischio che si trasformi in reato d'opinione qualcosa che non ha nulla a che vedere con la violenza, né con l'istigazione alla violenza, ma costituisce, semplicemente, un punto di vista diverso, discutibile, magari anche sbagliato da parte di chi la pensa diversamente, ma, pur tuttavia, semplicemente attinente alla libertà di opinione, altro diritto pienamente tutelato dalla nostra Costituzione, non solo all'articolo 2, ma, ancor più esplicitamente, all'articolo 21: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
Potrebbe, ad esempio, apparire come reato, in quanto giudicato segno e sintomo di discriminazione e di omofobia, l'opporsi al matrimonio gay o all'adozione da parte delle coppie gay, cosa particolarmente rilevante, se si tiene conto che, proprio in questo momento, al Senato, si stanno discutendo questi disegni di legge.
L'approvazione della legge limiterebbe la discussione, in potenziale contraddizione con l'articolo 68 della stessa Costituzione, che afferma: «I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni».
Vi è un punto che, se da un lato rivela la delicata fragilità di questa proposta di legge, dall'altro, sottolinea l'intenso, positivo lavoro di confronto che vi è stato tra i gruppi, a cominciare dalle persone le cui posizioni apparivano, almeno inizialmente, più distanti, e di questo do atto ai tanti colleghi presenti in Aula, a cominciare dal relatore, l'onorevole Scalfarotto.
È il lavoro preliminare fatto nei diversi gruppi parlamentari e tra i gruppi sulle definizioni usate nel primitivo testo Scalfarotto. Le definizioni dei concetti di gender, orientamento sessuale e di identità di genere alla base del primitivo provvedimento sono opportunamente scomparse dall'attuale versione. I concetti in questione, sia quello di gender che di attrazione sessuale o di percezione di sé del soggetto, hanno, infatti, una forte soggettività, che li sottrae a possibili verifiche esterne al soggetto stesso. Chi può dire da chi si sente attratta una persona e come percepisce se stessa, se non la persona stessa ? E quindi ogni discriminazione diventa possibile nell'ambito dell'autopercezione.
La teoria del gender, come è noto, sostiene che la femminilità e la mascolinità siano costruzioni culturali indotte, dalle quali bisogna liberarsi per stabilire un'autentica uguaglianza tra gli esseri umani, con conseguenze imprevedibili sul piano antropologico e nella vita comune.
«Dire che la femminilità e la mascolinità sono costruzioni sociali indotte equivale a relativizzare una differenza oggettiva tra maschi e femmine»: lo affermava Robert Stoller nel celebre saggio Sesso e genere, non a caso del 1968, per giungere alla conclusione che la natura, in un certo senso, è irrilevante e i generi possono essere infiniti, dal momento che, separandoli dalla natura, non ha più senso nemmeno parlare di categorie.
La questione riguarda tutti noi, perché è un fatto di libertà, di coscienza e di ragione; implica una riflessione sull'identità della persona, colta nella sua differenza fondamentale tra uomo e donna; coinvolge la proiezione sociale della famiglia, perché far famiglia non è solo un affare privato; mette in evidenza come ci siano delle richieste che la famiglia pone alla società e alla politica non più rinviabili, in una naturale e forte interazioni di diritti e di doveri di reciprocità.
Cosa è accaduto e cosa sta accadendo in Europa nella lotta contro l'omofobia ? Diversi Stati europei hanno introdotto nei loro ordinamenti, soprattutto nell'ultimo decennio, una serie di strumenti normativi per una migliore tutela legale delle persone omosessuali e transessuali contro ogni eventuale discriminazione per orientamento sessuale. Ma occorre ricordare che nei Paesi in cui è stato approvato il matrimonio omosessuale generalmente è Pag. 99stato preceduto da due leggi: l'introduzione del reato di omofobia e il riconoscimento dei diritti delle persone gay.
La maggior parte dei Paesi europei hanno previsto esplicitamente il reato di discriminazione e hanno introdotto il movente omofobo quale circostanza aggravante per taluni reati. Le notizie che arrivano dall'Europa ove simili leggi sono già in vigore, suscitano non poche perplessità. Lo abbiamo visto in questi giorni anche in Francia a proposito del recente dibattito sull'adozione da parte delle coppie omosessuali. Dire che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna può essere rubricato come omofobo e perseguito. La legge, interpretando ideologicamente i diritti di alcuni, limita la libertà di altri, quella stessa libertà di opinione e religiosa che pure fa parte dei diritti a cui la legge stessa si appella.
Da una parte, dunque, nessuno dev'essere offeso o tantomeno maltrattato, o discriminato nella vita sociale e lavorativa, per come vive la sua affettività e, in particolare, la sua sessualità. Dall'altro, devono rimanere libere, senza tentazioni di condizionarle attraverso iniziative legislative collaterali, la riflessione e la manifestazione del pensiero sul significato antropologico della differenza fra i sessi e sull'etica della sessualità, ma anche la discussione sui riflessi giuridici che siano da riconnettersi al sussistere di forme relazionali diverse dal matrimonio quale rapporto legalmente sancito tra una donna e un uomo.
Qual è quindi il nostro timore ? C’è il timore, fondato, fondato proprio dall'esperienza europea, che possa essere messa in discussione la verità naturale del matrimonio, il fatto che l'uomo e la donna sono uguali in quanto persone e complementari, in quanto maschio e femmina. Ci sono argomentazioni di ordine sociale e sappiamo anche che le legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali sono contrarie ad una consolidata visione del matrimonio, perché conferiscono garanzie giuridiche, analoghe a quelle dell'istituzione matrimoniale.
Mi avvio a concludere: l'emendamento di garanzia che noi abbiamo presentato va proprio in questa direzione e recita così: «Ai sensi della presente legge non costituiscono discriminazione o incitamento alla discriminazione la libera espressione e la manifestazione di convincimenti ed opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, né assetti normativi o condotte conformi a leggi diverse dalla presente». E questo ovviamente è per noi, come ben sa anche il nostro relatore, un emendamento assolutamente vincolante (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Zan. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO ZAN. Presidente, signori del Governo, cari colleghi, non più di qualche settimana fa a Torino, dei ragazzi sono stati brutalmente aggrediti all'uscita da un locale e presi addirittura a cinghiate. Ma non stiamo parlando dell'Iran. Stiamo parlando dell'Italia, del nostro Paese. Ci sono stati ragazzi aggrediti perché si tenevano per mano o perché si scambiavano un bacio. Roma è stata teatro negli ultimi anni di aggressioni nei confronti di omosessuali e sono quelle che hanno fatto più notizia nella cronaca della stampa. Però ci sono tante notizie e tanti fatti che non sono stati riportati. Oppure a Sassari, una settimana fa: due ragazzi sono stati pestati perché si pensava fossero omosessuali. Mettendo assieme questi fatti ne viene fuori un bollettino di guerra, nel nostro Paese, nel nostro civile Paese. Poi, però c’è anche una omofobia meno nota, che riguarda il mondo del lavoro, che riguarda la scuola, la famiglia, l'accesso a diritti di parità. C’è l'omofobia politica, ebbene sì, quella che risuona nelle Aule parlamentari, nelle dichiarazioni di alcuni politici, nelle mancate decisioni che avvolgono il ceto parlamentare e dei partiti. I gay, le lesbiche e i trans in questo Paese sono una di quelle minoranze che in Italia non hanno diritti riconosciuti, non hanno alcuna tutela, non esistono per la legge. Sono dei fantasmi. Io mi chiedo: questo Parlamento si dovrebbe occupare di cosa, Pag. 100se non delle storie vere, delle vite delle persone, dei progetti di vita delle persone, di quei ragazzi e di quelle ragazze che soffrono quotidianamente per una loro condizione personale, perché vengono sistematicamente insultati da una cultura dell'omofobia che è entrata e che è ancora nelle vene di questo Paese ?
Più volte abbiamo avuto modo di dire e constatare quanto il contesto europeo e occidentale sia molto diverso, quanto l'Italia sia indietro, quanto l'argomento diritti civili sia fondamentale per recuperare un divario che ci vede quasi ultimi in Europa. Tutti argomenti e ragioni che però non trovano un'adeguata risposta da parte della politica. C’è, di contro, anche una parte della politica che mette sotto accusa di volta in volta addirittura l'esistenza di lobby gay, si scaglia contro quello che definisce il politically correct sui diritti, si appella alla libertà di coscienza nell'espressione del voto fino adesso a giungere alla richiesta, qualche tempo fa, di una moratoria su quello che chiama i «temi etici». Ma di cosa stiamo parlando ? Stiamo parlando di discriminazioni e avvenimenti che accadono ogni giorno contro le persone.
Poi ci sono quelli che temono di non essere più liberi di esprimere delle opinioni – sentivo poco fa l'onorevole Binetti –, quelli che vorrebbero essere però liberi di insultare, quelli che si sentono i depositari della rappresentanza, anche dei cattolici, quelli che cercano un po’ di visibilità sui media parlando male delle persone omosessuali.
Con questa legge non viene punita l'opinione, né viene limitata. Viene punito chi incita all'odio, non chi esprime un'opinione. Incitare all'odio è un reato, lo ha affermato la stessa Corte costituzionale. L'opinione chiaramente non è un reato, manifestare una opinione è previsto ed è garantito dalla nostra Costituzione. Qui stiamo parlando di odio. Dovrebbe essere buona cosa pensare che chi ha una responsabilità culturale, prima ancora che politica, nell'indicare le regole che tutelano i diritti fondamentali di ciascuno è lo Stato, che ha il dovere di proteggere coloro che sono vittime di aggressione, di discriminazioni e di odio solo perché vivono una determinata condizione personale. È come se noi discriminassimo delle persone che hanno i capelli neri o gli occhi azzurri, ed è la stessa identica cosa.
Tutto questo dovrebbe muovere le famose coscienze, fare perno sui sentimenti di libertà e di giustizia e dare corpo a quei valori su cui si basa la difesa dei diritti umani. Invece no, nella scorsa legislatura la legge contro l'omofobia è stata bloccata un'altra volta. La collega Binetti citava il 1999, ma ci sono colleghi che hanno parlato in quest'Aula e che continuano ancora a parlare dicendosi tutti d'accordo sulla necessità di porre fine alla violenza omofoba e transofoba in questo Paese, però continuano, con pregiudiziali di incostituzionalità e con strumenti di ostruzionismo parlamentare, a cercare di bloccare la legge.
Allora, io mi chiedo è possibile trovare una soluzione a questo vuoto normativo, legislativo in questo Paese ? In che Paese viviamo in questo momento ? Viviamo in un Paese in cui se ti aggrediscono perché sei gay, lesbica o trans non vengono riconosciute aggravanti al reato, viviamo in un Paese in cui vale di più la libertà di chi insulta. E sì, perché finora in questo Paese – dobbiamo dirlo, signora Presidente – hanno avuto cittadinanza solo quelli che hanno insultato e offeso le persone omosessuali, però non hanno avuto cittadinanza i tanti ragazzi e le tante ragazze che a scuola sono stati aggrediti, verbalmente e con violenza, per la loro condizione personale.
Allora, questa è ipocrisia, cari colleghi, questa è solo ipocrisia. È questo che sta avvenendo contro questa legge. È una legge che è arrivata in quest'Aula, noi abbiamo votato «sì» in Commissione Giustizia. Questo testo base non ci soddisfa perché è monco, manca della parte delle aggravanti, senza le quali la legge sarebbe inapplicabile e sarebbe incompleta.
Allora, quello che vogliamo far passare è che chi vuole estendere la legge Mancino non sono pericolosi censori della libertà di Pag. 101opinione, è un falso ideologico di cui chi ne è espressione dovrebbe vergognarsi.
Signora Presidente, ieri probabilmente, se non ricordo male, o l'altro ieri, Piero Ostellino in un editoriale sul Corriere della Sera ha criticato la discussione e l'eventuale approvazione di una legge anti omofobia, argomentando le sue ragioni e dicendo che si vedrebbe, a suo dire, una discriminazione al contrario se fossero previste aggravanti per i reati di odio omofobico.
Ma diciamo che, alla fine, la risposta Ostellino se la dà da solo, concludendo il suo articolo, perché dice: «Ad una persona di normale buon senso non verrebbe mai in mente, nel mondo in cui viviamo, non dico di picchiare, ma neppure di insultare e discriminare l'omosessuale. In tutta evidenza, non c’è bisogno di una legge contro l'omofobia. Impegnarne il Parlamento è un anacronismo, persino ridicolo e pericoloso. La smania iperlegislativista non realizza la democrazia ma ne è la patologia che distrugge le libertà liberali». Ecco, tutti quelli che la pensano in questo modo, signora Presidente, io mi chiedo: ma dove vivono ? Ma le leggono le cronache dei giornali, o si limitano a leggere i loro stessi articoli ? Forse a loro sono sfuggite le aggressioni all'uscita dei locali gay. Sfuggono le aggressioni nei confronti delle persone trans, sfuggono gli atti di discriminazione nei confronti dei più giovani, che sono quelli che in numero maggiore si rivolgono alle associazioni e ai centri omofobia e che sono poi quelli che sono spinti al suicidio ?
Allora, caro Ostellino, qualora vivessimo in un Paese di normale buon senso, per usare le sue parole, a nessuno verrebbe di non tutelare una minoranza che può ed è soggetta a forme di discriminazione e di violenza. Che si provi a guardare l'esempio e le scritte sui muri quando inneggiano all'odio contro i gay o agli ebrei. E pensa che questi siano esternazioni o invenzioni di strani liberali ? Allora, guardiamo le statistiche e i dati sulle aggressioni e le violenze. Proviamo ad uscire dal salotto dell'astratto liberalismo e a farci un giro nelle nostre città. Certo, a nessuno verrebbe in mente di aggredire qualcuno perché eterosessuale. Questo sì, ma per arrivare a che nessuno venga aggredito perché gay o nero o ebreo serve anche tutelare le vittime o le potenziali vittime. Si fa così ovunque. Solo da noi ci si ricorda di essere liberali quando arriva in discussione in Parlamento una legge che tutela i gay o le persone trans. Per poi dimenticarselo quando si chiedono diritti come il matrimonio che stabilisce pari diritti.
Ebbene, onorevole Binetti, io non mi vergogno di dire che siamo favorevoli al matrimonio tra persone dello stesso sesso (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e di deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle). È assolutamente ipocrita. Stiamo parlando di due persone che chiedono, di fronte ad un pubblico ufficiale, di avere dei diritti in cambio dell'adempimento di doveri. Cosa cambia se queste due persone sono dello stesso sesso o sono di sesso diverso ? Non si vogliono bene entrambi, non hanno un progetto di vita comune, non chiedono di rispettare un patto con lo Stato ? Il matrimonio è il matrimonio civile o il matrimonio religioso ? Stiamo parlando di un istituto giuridico civile, non di un istituto giuridico confessionale. Allora, anche questa è omofobia sotterranea, anche questa: ma, per carità, il matrimonio no ! Ma, per carità, il resto no ! Stiamo solo mettendo una pezza un po’ qua e un po’ là.
Concludo, signora Presidente, questa legge dovrebbe vedere l'unanimità del Parlamento, ovviamente con le aggravanti inserite e dovrebbe essere una di quelle leggi di cui farsi vanto e orgoglio, com’è stata l'approvazione della Convenzione di Istanbul all'unanimità da parte di questo Parlamento. C’è una disparità che è in sé una ulteriore discriminazione tra gli omosessuali italiani e gli omosessuali di altri Paesi europei. Chi si oppone è chiaramente favorevole al perdurare di discriminazioni. È complice di quelle forme di discriminazione e anche di aggressioni che a parole si condannano, però ogni volta che arriva la legge in Aula si cerca di affossarla. È ora che il Parlamento si assuma la responsabilità Pag. 102di legiferare; è ora che la politica dica un «no» chiaro e definitivo alla violenza che è generata dall'odio e dalla discriminazione. Non solo per i gay, le lesbiche e i trans, ma per la civiltà del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.
ELENA CARNEVALI. Gentile Presidente, signori del Governo e onorevoli colleghi, l'approvazione della legge contro l'omofobia è urgente. È urgente perché è nostro primario compito, come parlamentari, rispondere fattivamente, e anche adeguatamente, alle istanze di tutti – e, sottolineo, tutti – i cittadini che hanno dato a noi l'importante e delicatissimo compito di legiferare anche sul fronte dei diritti, compito di cui sentiamo il peso dell'attuale inadeguatezza.
Ringrazio sentitamente i relatori, i commissari, gli onorevoli, per il delicato, paziente, rispettoso lavoro che è stato svolto. Saremmo noi i primi a compiere atti discriminatori nei confronti di una parte, ormai non più tanto esigua nella società contemporanea della popolazione italiana, che ha il coraggio e anche la fatica di non nascondere la propria omosessualità e la propria transessualità, se non ci dedicassimo e non dedicassimo la giusta attenzione a questo tema, così importante. Tutti i cittadini hanno il diritto di vivere con tranquillità il proprio orientamento sessuale e di sentirsi tutelati da una legge che contrasti l'istigazione e gli atti di omofobia e di transfobia, che sia chiara, che sia efficiente, in linea con le normative più lungimiranti di tanti altri Paesi europei. Una legge che nulla ha a che vedere con la violazione del principio di uguaglianza o con il reato di opinione, come lo stesso onorevole Leone ci ha rassicurato.
Molto è stato fatto perché quello che vorremmo approvato sia il più possibile condivisibile, con una larga maggioranza, senza derogare alla volontà di fare passi avanti in termini di giustizia, in termini di tutela, in termini di civiltà e di una cultura del rispetto della persona e delle differenze. È necessario, inoltre, che il testo estenda le aggravanti previste dall'articolo 3 della legge Mancino ai reati di origine transomofobica. Non vogliamo incasellare le persone con orientamento sessuale o transessuale in categorie; vogliamo soltanto tutelare ogni loro diritto e ci auguriamo che ciò possa essere compreso e condiviso come il patrimonio di cui l'onorevole Scalfarotto ha ricordato nel suo intervento.
Prima di allargare il campo a tutta l'Italia e l'Europa, vorrei leggervi un estratto di una lettera che mi è stata inviata anche dal presidente dell'Arcigay locale di una città come la mia, Bergamo, una città del Nord, per spiegare come sia ancora difficile attualmente in ogni parte del Paese essere liberamente omosessuali e transessuali. Mi scrive: «A noi preme che venga estesa la legge Reale-Mancino senza distinzioni tra discriminazioni basate sulla razza o sull'orientamento sessuale o l'identità di genere, perché anche a Bergamo ci sono state e ci sono, come abbiamo potuto vedere, aggressioni verbali e fisiche. Questa non è una battaglia di civiltà solo perché ha le ricadute sui 10 mila iscritti e soci, ma su tutte le persone che non sono iscritte e sulle loro famiglie e sui loro amici, che sono stanchi ed indignati per l'arretratezza civile a cui siamo consegnati». Abbiamo notizia ogni giorno sui media locali e nazionali di episodi di razzismo omofobico. Pochi giorni fa a Torino – è già stato ricordato – sono stati picchiati quattro ragazzi. A Roma è stato appiccato un incendio al liceo Socrate, che si è sempre distinto per il suo impegno per una diffusione del contrasto dell'omofobia. Omofobia come paura e avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità. Finché non si approva una legge che introduca i reati di omofobia, saremo civili solo a metà.
È vergognoso che in un Paese come l'Italia, che rifiuta ogni forma di odio, nel 2012 sette persone abbiano perso la vita in Pag. 103seguito ad aggressioni omofobiche e transfobiche e molte altre siano state ferite. È vergognoso che la legislazione italiana risulti al penultimo posto, prima della Bulgaria, nella classifica europea in fatto di equiparazione dei diritti. Dobbiamo agire concretamente. L'Europa e i singoli Stati lo stanno già facendo. L'Unione europea sancisce, nell'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali, il divieto di qualsiasi discriminazione fondata sulle tendenze sessuali. Il Trattato dell'Unione europea afferma, all'articolo 10, che l'Unione mira a combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza, l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale. L'articolo 19 prevede che il Consiglio può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni. Il Programma di Stoccolma 2010-2014, adottato dal Consiglio europeo nel dicembre 2009, indica tra le sue priorità la lotta contro l'omofobia, perché la diversità è una fonte di ricchezza per l'Unione e l'Unione e gli Stati membri devono garantire un ambiente sicuro, in cui le differenze siano rispettate e i più vulnerabili siano tutelati.
A questi testi, si aggiungono tre risoluzioni del Parlamento europeo in tema di omofobia: quella del 6 aprile del 2007, quella del 24 maggio del 2012 e quella del dicembre del 2012.
Leggi mirate di contrasto all'omofobia sono state emanate in Belgio, in Danimarca, in Francia, in Germania. E si sono occupati di questa materia anche la Norvegia, i Paesi Bassi, il Portogallo, il Regno Unito, la Spagna e la Svezia. Non possiamo essere europeisti a corrente alternata oppure ad intermittenza ! Insomma, come spesso accade, purtroppo, l'Italia è indietro.
Bisogna guardare avanti, ampliare e migliorare le leggi. Mi riferisco alla legge Reale che, nel 1975, ha reso esecutiva la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e al decreto Mancino, che ha introdotto, tra le forme di discriminazione da combattere, le intolleranze per motivi religiosi. Nel 2006, i testi sono stati migliorati e nella scorsa legislatura qualche passo in avanti è stato fatto, ma ancora è necessario fare qualcosa di più per estendere il campo anche alle discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere della vittima.
Combattere le discriminazioni legate all'orientamento sessuale e garantire i diritti delle persone LGBT fa parte di uno degli impegni che il Partito Democratico ha assunto in termini di diritti. Noi ci rivedremo a settembre – sono convinta – per concludere l'iter della legge. È un'ultima chiamata a cui responsabilmente non possiamo sottrarci. Bisogna partire anche da qui per essere un Paese veramente civile, nella speranza che, un giorno, la parola «omofobia» sia cancellata definitivamente dai nostri vocabolari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.
MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, intanto correggo immediatamente la collega che ha appena parlato. Per quanto riguarda l'incendio del liceo di Roma, non era per motivi omofobi: purtroppo, era per altri motivi, sempre gravi. Questo per precisazione.
Poi, che ci siano delle violenze verso persone che hanno un orientamento sessuale differente, purtroppo, è vero, è da condannare, è da difendere le persone; come ci sono violenze per molti altri futili motivi compiute verso altre persone. Nella mia città, è stato aggredito ed è morto un ragazzo perché aveva i capelli lunghi ed è stato scambiato per un esponente di sinistra. Questo è un altro fatto grave. Bisognerebbe andare a capire perché ci sono queste persone che compiono delle violenze per motivi futili, che possono essere, appunto, motivi legati all'orientamento sessuale, motivi religiosi, motivi politici o altre differenze fisiche, come, ad esempio, se si portano gli occhiali. Quanti ragazzi, da giovani, sono stati presi in giro per differenze fisiche, perché sono un po’ Pag. 104obesi, perché sono grassottelli, perché hanno gli occhiali, perché magari hanno problemi di deambulazione e zoppicano, oppure per altri grandissimi motivi.
Ed è per questo che non riusciamo a capire perché fare una legge solo per una tipologia di violenza verso una caratteristica di una persona. Perché non facciamo leggi verso altre caratteristiche, per tutte le caratteristiche, dicendo che questi sono tutti futili motivi ed elencando tutti i motivi ? Ciò se vogliamo essere chiari. Ma, a nostro avviso, neanche serve, perché lo prevede l'articolo 3 della Costituzione che non devono esserci differenze davanti alla legge per motivi religiosi, di razza, di nazione, politici e via dicendo.
Tant’è vero che la Commissione affari costituzionali ha dato un parere favorevole, però, evidenziando «in particolare come vada valutato il rispetto del principio di tassatività e determinatezza della fattispecie penale, poiché gli elementi previsti dal testo sono suscettibili di ricomprendere situazioni ampie e indeterminate e si fondano su situazioni e scelte soggettive – anziché su posizioni oggettive – attenendo la sfera individuale della persona e con carattere potenzialmente mutevole nel tempo e quindi di difficile verifica». Ciò in base all'articolo 25. Come aveva dato, sempre nella legislatura scorsa, parere favorevole, a condizione che fosse adeguatamente definita la nozione di orientamento sessuale, sempre in base all'articolo 25. Perché, dopo, noi abbiamo l'articolo 3 della Costituzione, secondo il quale, appunto, siamo tutti uguali per vari motivi.
Allora, può succedere che una persona venga offesa verbalmente o fisicamente per orientamenti sessuali e il suo diritto alla difesa è più tutelato di quello che magari viene offeso, sempre dal punto di vista verbale o fisico, per altri motivi, perché magari è, come si suol dire, ciccione, lo dico perché sono un po’ in soprappeso e dunque posso dirlo e nessuno si potrà offendere, oppure perché ha un'ideologia politica differente.
Se ricevo uno schiaffo perché sono della Lega e di Verona la mia offesa, dallo Stato, viene valutata meno che se fosse un'offesa per altri motivi; non mi sembra corretto e non è costituzionale. Questi sono i motivi, ce ne sono molti altri, che ci dicono che questa legge non serve e che è una legge pericolosa; è una legge pericolosa perché quando abbiamo sentito il collega di SEL dire che chi parla contro i matrimoni gay potrebbe fare una cosa sbagliata, io rivendico di essere contrario al matrimonio tra omosessuali e per un motivo molto semplice, non perché è un matrimonio civile o religioso, ma perché lo Stato tutela il matrimonio, e dunque la famiglia, tra uomo e donna, in quanto essi hanno la possibilità di avere una prole e dunque di continuare la società.
Questo è il concetto di matrimonio e il motivo perché difendo il matrimonio. Se dopo loro vogliono regolare il loro rapporto affettivo o anche patrimoniale in altra maniera si può benissimo, ma non è una famiglia, non è un matrimonio. È come dire che io, dal momento che sono contrario all'adozione da parte di coppie omosessuali, se passasse una legge simile e magari ci fossero delle ulteriori evoluzioni, potrei essere inquisito e potrei essere condannato.
Chi ci dice che dopo, in base a questo provvedimento, non ci sia qualche giudice o la Corte costituzionale o qualche altra legge successiva che dice: non bisogna discriminare e dunque tutte le coppie sono uguali. Allora se tutte le coppie sono uguali, non si può più dire coppie eterosessuali o coppie omosessuali e dalle legge bisogna espungere tutti questi termini; dunque, vuol dire legalizzare l'adozione da parte di tutte le coppie. Questo è un altro concetto, è un'altra pericolosità.
Dunque, sentire addirittura il collega di SEL che parla di omofobia politica (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)... io l'ho lasciata parlare, non ho commentato, forse perché l'Aula è vuota – questa è una tematica così importante per questo Stato che i banchi di tutti i partiti che portano avanti questo provvedimento sono praticamente vuoti – si sente maggiormente se qualcuno critica il collega, però vorrei esprimere la mia idea. Possiamo ancora, finché non c’è il Pag. 105provvedimento, esprimere la propria idea ? Spero di sì. Si parlava, appunto di omofobia politica, cosa vuol dire ? Vuol dire che se qualcuno porta avanti queste idee significa che deve essere condannato, condannato, come si suol dire quando si fanno le condanne per la legge Mancino, per essere rieducato ? La libertà di pensiero e la libertà di opinione riguardano, a mio avviso, tutte le libertà delle persone, finché non scadono nelle libertà delle altre persone di essere offese e denigrate. Ma se uno esprime il suo pensiero in modo pacato, in modo argomentato, giusto o sbagliato che sia, siamo tutti uomini, nessuno ha la verità in mano, ha il diritto di poterlo esprimere. Sentire veramente che ci si rifà alla legge Mancino – che già è una legge per molti versi anticostituzionale e che ha creato e potrebbe creare ulteriori problemi, soprattutto sulle libertà di pensiero – questo non vuol dire, veramente, andare a ledere un principio basilare di una democrazia come la nostra, perché se veramente cominciamo a dire che delle idee sono sbagliate, anzi, è giusto, uno può dire che l'idea dell'avversario politico è sbagliata, ma dire che c’è un magistrato che può dire che le idee dell'avversario politico sono sbagliate e bisogna rieducarlo, ritorniamo veramente non a un regime liberale ma a un regime che impone cosa sia giusto e impone cosa sia sbagliato.
I concetti sbagliati, anche pesanti, e soprattutto quello che succede, che indubbiamente ci accomuna per la condanna alle violenze, ma per qualsiasi motivo, non solo per gli orientamenti sessuali, per qualsiasi motivo, si combatte non impedendo di parlare chi dice cose aberranti. Anzi, certe volte si combattono lasciandoli pure parlare, ma dimostrando nelle discussioni, nei dibattiti e nell'educazione che quelle idee e quei pensieri sono sbagliati. Del nazismo non abbiamo detto che è sbagliato impedendo di parlare del nazismo, ma ne abbiamo – e il lavoro sarà ancora lungo, purtroppo, per il comunismo poi dobbiamo ancora cominciare il lavoro – parlato e abbiamo fatto vedere nei fatti perché l'ideologia nazista, comunista e tutte le ideologie totalitarie erano sbagliate, aprendo il dibattito, perché impedendo semplicemente la discussione non si risolve il problema, non si è mai risolto, perché tutti i regimi dittatoriali che hanno impedito la libertà di parola e di pensiero non hanno vinto, alla fine hanno perso, perché le idee che sono bandite hanno più presa, sono più facili da far proprie da parte di alcune persone e di alcuni giovani. Infatti, dicono: se l'hanno vietato c’è un motivo, perché è un'idea pericolosa. Se invece si dimostra che non è pericolosa, ma è un'idea stupida, un'idea stupida e sbagliata, allora si ha più forza e si viene veramente a contrastare quell'idea e quel progetto.
Dunque, per questo motivo noi siamo contrari. Siamo contrari perché il provvedimento, a nostro avviso, va in contrasto con vari articoli della nostra Costituzione, e ne ho citati due: l'articolo 3 ed il 25. Inoltre, potrebbe essere una legge che va ad aprire le porte a leggi cui noi siamo totalmente contrari, che ho già spiegato: quella del matrimonio tra omosessuali e delle adozioni da parte di omosessuali; perché riteniamo che una società debba avere delle basi solide, e le basi solide sono quelle fondate sulla famiglia, che non va distrutta, perché la famiglia è una sola. Esiste solo una famiglia, non esiste un tipo di famiglia, secondo me, ed è quella fra un uomo e una donna, che possono avere dei bambini. Può capitare che non ci sia il padre, per mille motivi, ma tendenzialmente noi vogliamo questa famiglia. Infatti, soprattutto per i bambini, che sono gli individui più deboli da tutelare, tutti i trattati psicologici hanno dimostrato che hanno bisogno di una figura paterna e materna. È per questo che noi siamo per la famiglia tradizionale, la famiglia normale, la famiglia come concepita nella Costituzione. Dico di più, proprio l'altro giorno mi è capitato di leggere su una rivista che vi sono stati degli studi che attestano che ci siano discriminazioni per differenze fisiche. Questo studio, fatto soprattutto negli Stati Uniti e in altri Paesi, tende a dimostrare che le persone che sono in sovrappeso hanno, soprattutto nei Pag. 106colloqui di lavoro, meno possibilità di superarli; e le donne che sono in sovrappeso hanno uno stipendio medio più basso delle colleghe normopeso. Ciò vuol dire che adesso dobbiamo fare una legge per difendere quelli che sono in sovrappeso ? Mi sembra una cosa un po’ assurda, e se fosse veramente così andremmo a fare così tante leggi, per qualsiasi differenza fisica – e per fortuna ce ne sono tantissime nel mondo – e non andremmo veramente a risolvere il problema, ma semplicemente ad intasare il nostro codice e a far sì, quando ci sono troppe leggi e troppe casistiche, che la legge diventi ancora più lenta e che sia ancora più interpretabile dalle persone. Noi dobbiamo fare poche leggi, chiare e non interpretabili, il meno interpretabili. Dunque, per questi motivi e molti altri che illustreranno i miei colleghi, noi siamo contro questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Eugenia Roccella. Ne ha facoltà.
EUGENIA ROCCELLA. Signor Presidente, prima di tutto devo dire che sono molto dispiaciuta che questo dibattito sia stato confinato in notturna, su un provvedimento delicato come questo sull'omofobia, ma anche coinvolgente. Ricordo fra l'altro che c’è stata già una seduta notturna in Commissione giustizia, in cui si è liquidato velocemente il testo unificato senza neanche prendere in esame gli emendamenti proposti dai parlamentari: quindi non vorrei che diventasse un'abitudine, e che andassimo di notturna in notturna senza mai fare un dibattito veramente ampio, un dibattito che si rifletta anche nel Paese, non ideologico, dettagliato però, che entri nel merito del provvedimento.
Il tempo concesso dalla veloce liquidazione del testo nella Commissione referente, e dalla altrettanto rapida calendarizzazione della discussione in Aula, non ha invece certamente favorito quegli approfondimenti che le numerose ambiguità e zone grigie del testo unificato avrebbero richiesto. Al contrario, tutto questo sembra finalizzato ad eludere tali approfondimenti, facendo passare sulla testa dei cittadini norme che potrebbero mettere a rischio diritti e libertà fondamentali: prima fra tutte quella di opinione e di pensiero.
Non mi sembra che sia estremamente utile al nostro dibattito inanellare racconti di aggressioni (che certamente ci sono, lo sappiamo benissimo), di violenze e di singoli episodi contro omosessuali o transessuali: sappiamo benissimo, appunto, che di questi episodi ce ne sono moltissimi anche su altri fronti, e che non possiamo certo metterci a fare il confronto fra chi è più perseguitato, chi subisce maggiori violenze. Il problema, da legislatori, è quello di tutelare il più possibile in modo largo tutti quelli che possono essere vittime di discriminazioni o di violenze, e soprattutto di tutelare quelli che, tra l'altro, non hanno voce.
Non so se sia così grave e urgente il problema dell'intolleranza omofobica nel nostro Paese: a me onestamente non sembra che sia proprio così come viene dipinto, come è stato dipinto dai racconti drammatici che sono stati fatti, almeno se sono veri i dati proposti dalle indagini internazionali che indicano l'Italia fra le nazioni più avanzate al mondo nell'accettazione dell'omosessualità: il 74 per cento. Il dato è contenuto nel rapporto del Pew Research Center, intitolato «Dove l'omosessualità è più accettata». Secondo lo studio l'Italia si piazza al quarto posto mondiale, dietro gli Stati Uniti e il Canada, fra i Paesi che hanno fatto i più grandi passi avanti nell'accettazione dell'omosessualità negli ultimi anni, dal 2007 al 2013.
È qualcosa di cui abbiamo un riscontro anche semplice: pensiamo per esempio ai casi di Crocetta e di Vendola. Mi ricordo che quando Vendola fu candidato in Puglia, si diceva che non sarebbe mai stato eletto, in un paese meridionale, in un paese dove vigevano sicuramente pregiudizi omofobici. Oppure penso a quanto lavoro è stato fatto sul piano culturale: Pag. 107perché credo che è lì, soprattutto, che bisogna incidere, molto più che sul piano legislativo.
Però una legge sull'omofobia noi siamo disponibili a farla: c’è una larga disponibilità a fare una legge su questo tema. Quello che lascia perplessi, però, è lo strumento individuato per tutelare la comunità LGBT dalle violenze e dalle discriminazioni: si è scelto di introdurre un nuovo reato (quindi non un'aggravante, ma una fattispecie nuova) estendendo una norma incriminatrice introdotta nel 1993 della legge cosiddetta Mancino in tema di repressione della discriminazione razziale.
A parte l'incertezza in ordine alle ragioni e ai fini della condotta discriminatoria, ciò che risulta in primo luogo incerto è quale condotta si potrà concretamente ritenere discriminatoria in ragione degli orientamenti sessuali della parte lesa. E così ci si chiede quando si può parlare di discriminazione penalmente perseguibile, e quando si potrà dire di aver agito per omofobia in assenza di una specificazione normativa di un tale concetto. Secondo la Cassazione e svariati tribunali, l'espressione per esempio «sporco negro» utilizzata nell'atto della consumazione di un reato di altro tipo – per esempio, di percosse – denota inequivocabilmente l'intento discriminatorio razziale, con conseguente applicazione della relativa aggravante.
La stessa risulta però inapplicabile se invece l'offeso venisse apostrofato con l'espressione «sporco terrone» o, non so, «tossico», «disgraziato», o altri insulti che colpiscono diversi tipi di condizione di vulnerabilità.
Considerato che nelle leggi vigenti le uniche definizioni di discriminazione sono formulate con riferimento alla discriminazione razziale, ci si chiede se sia a tali definizioni che bisognerebbe far riferimento anche per le discriminazioni motivate da omofobia e transfobia. Ma è possibile e corretto, per fattispecie così diverse come la discriminazione razziale e quella per ipotesi motivata da omofobia e transfobia, applicare estensivamente le norme che definiscono la prima ? Il prodotto di questa scelta legislativa non potrebbe urtare contro il principio di tassatività e determinatezza della norma penale ? E che senso avrebbe corredare la discriminazione cosiddetta «omofobica» o «transfobica» di tutela penale e non fare altrettanto per i meridionali, nel caso dell'insulto «terrone» ? Parlo di un fatto ovviamente accaduto e finito in tribunale. Gli obesi, come ha ricordato Bragantini, che ormai per esempio in America sono veramente oggetto di discriminazioni molto pesanti, i balbuzienti, i disabili, e qualunque altra condizione di fragilità.
Per avere un'idea della varietà e ampiezza delle possibili ricadute della criminalizzazione dell'omofobia nel testo attuale, basta esaminare la giurisprudenza civile e penale formatasi sulla legge Mancino, per la quale sono riprovevoli anche atti privi di istigazione all'odio, manifestati senza alcun comportamento violento, come la richiesta da parte di un comune di un certificato per accedere a determinati servizi, rivolto agli stranieri, o i «no ai campi nomadi» sui manifesti affissi da un partito o da un'associazione di cittadini.
È dunque molto alto il rischio che la norma venga interpretata e applicata in modo da limitare fortemente la libertà di pensiero e di espressione, e non tanto per tutelare omosessuali e transessuali da violenze e discriminazioni più sostanziali. Se consideriamo la lettera del testo attuale e la giurisprudenza formatasi sulla discriminazione razziale, la possibilità che si arrivi a forme di dittatura del politicamente corretto tali da impedire la libera manifestazione di opinioni diverse, è molto concreta, ed è molto concreta se vediamo come leggi simili sono state applicate in Europa. Io ho sentito citare continuamente l'Europa, gli Stati europei che hanno fatto molto prima di noi leggi di questo genere, e portarli ad esempio – come sempre – di civiltà, ma poi andiamo a vedere che cosa ha prodotto questa legislazione nei diversi Paesi europe: ha prodotto – non sto qui a raccontarlo, ma potremmo anche occuparcene – discriminazioni, Pag. 108ingiustizie, repressione della libertà di pensiero e di espressione in moltissimi casi.
Vorrei concludere; Ivan Scalfarotto ha ricordato il caso di Andrea e dei pantaloni rosa, ed ha detto che questo ragazzo non è detto che fosse omosessuale, la famiglia lo nega e alcuni amici lo negano, ma questo non è importante, ma questo è proprio il punto: e allora, se non era omosessuale, era meno bisognoso di tutela ? Aveva meno diritto ad una tutela ?
Vorrei concludere soltanto ricordando che la possibilità di fare una legge condivisa c'era e forse c’è ancora, come è stato ricordato più volte anche in Commissione da esponenti della Lega Nord, bastava adottare l'impostazione della proposta di legge Carfagna-Brunetta per esempio, che istituiva un'aggravante agganciata all'articolo 61 del codice penale e allargata, oltre che all'orientamento sessuale, anche proprio a tutti i fattori personali previsti dal trattato di Lisbona, una soluzione ragionevole che non avrebbe protetto soltanto omosessuali e transessuali, ma anche tutte le fragilità personali che possono portare ad essere vittime di odio, violenza, bullismo e discriminazione.
Si è voluta prendere un'altra strada; Ivan Scalfarotto dice che si è cercata una soluzione condivisa e non si è voluta fare una legge di bandiera, a me sembra esattamente l'opposto, mi sembra che si sia voluta fare una legge di bandiera. Vorrei ringraziare il sottosegretario Ferri per l'intervento equilibrato e per l'invito ad ascoltare anche le preoccupazioni di chi è contrario a quel testo, per cercare di arrivare ad un ampio consenso. Io spero anche che si ripensi al rifiuto della Commissione giustizia di accogliere le condizioni poste dalla Commissione affari costituzionali, come la condizione che segna un paletto tra il reato di opinione e l'idea che ci sia una possibilità generica di istigazione a commettere discriminazione e invece l'idea che ci sia un'esplicita istigazione a commettere discriminazione.
Questo paletto mi sembra un punto di contenuto importante e, dalle parole invece di Scalfarotto, mi è sembrato che non averlo accolto fosse non una questione di bon ton istituzionale, ma una questione di contenuto. Spero che invece su questo si possa tornare indietro e spero che ancora ci sia la volontà di fare una legge ampiamente condivisa. Io penso che lo possiamo fare e che possiamo fare anche una legge rivolta a tutti, non solo a chi ha la capacità e la forza di rappresentazione politica, sociale e culturale, ma anche a chi non ha voce (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fabio Rampelli. Non è in Aula, quindi si intende che vi abbia rinunciato. È iscritto a parlare il deputato Gigli. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI GIGLI. Signor Presidente, nei colloqui che hanno preceduto l'arrivo in Aula di questo testo, i proponenti hanno sempre dichiarato che era loro intenzione solo di realizzare uno strumento per tutelare la dignità delle persone che hanno orientamenti sessuali diversi rispetto a quelli che il loro sesso biologico lascerebbe presupporre, proteggendole da oltraggi, discriminazioni o, peggio ancora, violenze.
Se queste erano le vere intenzioni, questa legge nasce male. Per proteggere le persone omosessuali e transessuali si è scelto infatti di utilizzare lo strumento della legge Reale-Mancino che con loro non c'entra nulla, non potendosi certo a loro proposito parlare di discriminazioni per motivi razziali o etnici o falsamente religiosi.
Inoltre, se l'orientamento sessuale può essere causa di discriminazione o di violenza, tuttavia è lecito chiedersi se in Italia, Paese in cui l'omosessualità è stata depenalizzata un secolo prima di Paesi come il Regno Unito, gli omosessuali e transessuali siano davvero una minoranza discriminata e vi fosse dunque urgenza di questa legge.
Se in ottanta Paesi del mondo l'omosessualità è considerata un crimine e in sette è punita con la pena di morte, nel rapporto appena citato dalla collega Roccella Pag. 109«Where homosexuality is most accepted», del Pew Research Center, solo due mesi fa, l'Italia viene classificata come l'ottavo Paese più tollerante al mondo nei confronti dell'omosessualità.
E il Sondaggio Swg, «Scenari di un'Italia che cambia», del giugno scorso ha rilevato, su un campione di 1.500 persone, le categorie sociali più odiate, e, mentre evidenzia il preoccupante dato per cui il 12 per cento degli interpellati considera «nemici» gli immigrati e c’è persino un 1 per cento che considera «nemici» i «terroni», indica che nessuno degli intervistati ha dato questa risposta a riguardo degli omosessuali. Potremmo concludere – l'ha già citato l'onorevole Zan – che «In tutta evidenza, non c’è bisogno di una legge contro l'omofobia e voler impegnare su di essa il Parlamento è un anacronismo persino ridicolo o pericoloso. La smania iperlegislativista non realizza la democrazia, ma ne è la patologia che distrugge le libertà liberali». Questa citazione – come ha detto Zan – non appartiene a qualche cattolico oscurantista, ma è stata pubblicata solo due giorni fa su Il Corriere della sera da un convinto liberale come Piero Ostellino.
È vero che discriminare una persona o usarle violenza per ragioni sessuali è particolarmente odioso, ma la normativa vigente in materia di reati contro la persona è ampiamente sufficiente, grazie anche all'aggravante prevista per i motivi abbietti, a punire i comportamenti che la proposta di legge in esame intende perseguire, senza introdurre per questo nuovi reati che attribuirebbero privilegi a favore di una categoria di persone in virtù dei suoi comportamenti sessuali, operando di fatto una discriminazione al contrario.
Pare però che per i proponenti di questa legge tutto ciò non bastasse ed è forse allora opportuno chiedersi il perché. Non bastava forse perché si voleva una legge-simbolo chiamata ad assolvere un compito pedagogico, minacciando la pena, non per tutelare il bene comune, ma per educare i cittadini ad una visione del mondo e della società, e per gettare discredito su chi ritiene che le differenze biologiche e psicologiche tra maschio e femmina costituiscono il presupposto ineliminabile per la famiglia, come società naturale fondata sul matrimonio e come cellula fondamentale del corpo sociale. Ce l'ha mostrato poco fa proprio l'onorevole Zan, sospettando appunto sentimenti omofobi in chi si ostina a sostenere la famiglia fondata da un uomo e una donna. Colui che ritiene valida la legge naturale viene dunque sospettato di essere omofobo e quindi potenzialmente violento, indotto per questo a sentirsi in colpa.
Non bastava, tuttavia, anche perché forse l'obiettivo non dichiarato è quello di intimidire la libertà di espressione, la libertà di insegnamento e la libertà delle istituzioni religiose di potere continuare a insegnare che Dio li creò maschio e femmina e che la famiglia e il matrimonio possono realizzarsi solo nell'unione tra un uomo e una donna. Si è voluto forse intimidire chi si ostina a fondare il bene comune, l'organizzazione sociale sul diritto naturale, senza per questo mai mancare di rispetto ad alcuno, discriminarlo o usargli violenza. Se è vero che nel corso del lavoro in Commissione è stato separato il reato di propaganda dall'istigazione alla discriminazione resta, tuttavia, il rischio del reato di opinione.
Vi è poi motivo di ritenere che questo provvedimento, se non sarà modificato dall'Aula, potrà essere usato come «cavallo di Troia» per impugnare davanti ai tribunali le decisioni intenzionalmente discriminatorie, ma non per questo offensive o violente, che un'istituzione debba trovarsi costretta ad adottare per tutelare i propri fini ispiratori e i propri valori di riferimento. Esso potrebbe, inoltre, essere usato per smantellare, in nome della non discriminazione, le leggi sulla famiglia, sull'adozione e sulla procreazione artificiale.
Sono questi che ho manifestato solo dei timori infondati ? Ne sarei molto lieto. Tuttavia, se davvero il mio non è solo vuoto allarmismo e non vi sono, invece, secondi fini ed obiettivi nascosti dietro questo progetto, allora occorre dirlo con chiarezza, per tranquillizzare una parte Pag. 110significativa della società italiana che è molto allarmata. Ad esempio, si escluda esplicitamente che sarà considerata istigazione alla discriminazione quella di un insegnante che in una scuola pubblica si azzarderà a definire il matrimonio tra uomo e donna come «l'unica forma di unione corrispondente al diritto naturale e utile al bene comune della società». Oppure, che sarà considerata istigazione alla discriminazione quella di un giurista, che teorizzerà l'inopportunità di riconoscere alle coppie omosessuali il diritto di adottare figli. Si escluda anche ogni ipotesi di discriminazione per l'attività di uno psicologo che si ostinasse a sostenere che un bambino, per crescere bene, ha bisogno di un padre e di una madre.
Ma, se anche fosse negata ogni eventualità che possano verificarsi casi come quelli che ho descritti e fossimo rassicurati che nessuno sarà incolpato di istigazione alla discriminazione per l'espressione delle sue opinioni, altri quesiti resterebbero tuttavia aperti. Dovremmo ancora chiederci, infatti, come potrebbe essere giudicata la discriminazione, questa volta intenzionale, di un candidato al sacerdozio a cui venisse negato l'ingresso in seminario, a motivo della sua omosessualità. Come potrebbe essere valutata la discriminazione, ancora intenzionale, posta in atto da una scuola cattolica che rifiutasse di assumere un insegnante perché sostenitore di una visione della sessualità e della famiglia in contrasto con le finalità educative della scuola stessa. Come sarebbe giudicata, ancora, un'associazione che mobilitasse l'opinione pubblica italiana ad opporsi democraticamente all'avanzare di una società per la quale ogni opzione è uguale, non esiste più una verità sui sessi e l'identità sessuale costituisce solo una questione di sensibilità personale, del tutto irrilevante per la costruzione del bene comune.
Peggio ancora, chi ci esclude che dopodomani una coppia di italiani omosessuali, regolarmente sposati all'estero, non si rivolga alla Cassazione per sostenere l'illiceità delle norme che impediscono di adottare figli a una coppia dello stesso sesso ? Infine, possiamo escludere che questa legge possa essere utilizzata per contestare il principio per cui nel nostro Paese il matrimonio è possibile solo tra un uomo e una donna ?
Sono certo che i sostenitori di questa legge replicheranno che i miei timori sono del tutto infondati. Allora, mi permetto di chiedergli di dimostrare la loro buona fede, non avendo paura di inserire una clausola di salvaguardia, che aiuti a interpretare l'autentico significato che il legislatore ha inteso dare alla nuova legge. Anche se qualcuno tra loro ritiene questa clausola di salvaguardia pleonastica, essa tranquillizzerà noi e quella parte dell'opinione pubblica che teme le conseguenze di questa legge. Il rispetto della dignità delle persone omosessuali e transessuali è doveroso, ma non può significare per noi l'accettazione di una società in cui non esiste verità naturale, ed ogni valore diviene indistinto, nel nome di un relativismo politicamente corretto.
Onorevoli colleghi, questo provvedimento nato male, è già stato per fortuna significativamente migliorato nel corso del suo iter parlamentare. Chiedo ora ai proponenti di dimostrarci che la loro intenzione è solo quella di proteggere la dignità e la sicurezza delle persone omosessuali e transessuali.
Se questo è vero, diano via libera all'approvazione degli emendamenti proposti per migliorarla, permettendo di votarla anche a coloro che, pur non avendo nulla contro gli omosessuali e rispettandoli come persone, vogliono che questa legge non possa assumere un valore simbolico per plasmare la nostra società attorno all'ideologia del gender, a chi desidera che venga eliminata ogni possibilità di usare questa legge per reati di opinione, a chi vuole – e vado a concludere – che sia anche riconosciuta piena libertà di espressione e di organizzazione alle istituzioni e alle associazioni autorizzate e riconosciute che operano secondo le finalità loro proprie nel rispetto dei legittimi statuti, a chi infine vorrebbe che fosse detto con chiarezza che questa legge non potrà essere Pag. 111utilizzata per mettere in discussione il diritto di famiglia e le leggi sull'adozione e la procreazione.
Si tratta di ridurre il rischio che l'applicazione giurisprudenziale possa interpretare ed estendere in modo creativo l'orizzonte di questa legge, applicazione giurisprudenziale favorita proprio dal tipo di provvedimento, i cui confini indistinti lasciano ampi margini all'interpretazione dei pubblici Ministeri. Sarebbe bello, se queste richieste fossero soddisfatte, poter vedere questa legge approvata da un larghissimo schieramento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Businarolo. Ne ha facoltà.
FRANCESCA BUSINAROLO. Signor Presidente, faccio una piccola premessa relativamente al triangolo rosa che stiamo indossando noi del MoVimento 5 Stelle. Vuole ricordare il marchio di stoffa che veniva attribuito agli omosessuali che venivano internati nei lager nazisti. Ovviamente adesso gli omosessuali e chi fa parte della comunità LGBT non viene più internato, ma comunque c’è una sorta di ghettizzazione. Vengono relegati nel lager del silenzio e della mancanza di un diritto umano universale.
Ma vado al mio discorso e cercherò di essere più tecnica che generalista. Quindi, parto dicendo che ogni anno, il 17 maggio, la comunità LGBT internazionale celebra la giornata internazionale contro l'omofobia e in tutta Italia svariati enti locali partecipano alle celebrazioni o danno il loro patrocinio. Lo stesso Capo dello Stato riceve gli esponenti delle associazioni LGBT o invia loro un messaggio ufficiale, ma nonostante tutto ciò abbiamo qualche difficoltà nel definire nel nostro ordinamento giuridico i reati connessi alle condotte criminali motivate da odio o violenza nei confronti di orientamenti sessuali o identità di genere. È molto importante che questo Parlamento ricordi queste date e sia cosciente dell'eventuale testo che voterà in tutti i suoi aspetti tecnici. Tra questi vi è anche il giusto riconoscimento alle categorie LGBT che necessitano di tutela e identificazione giuridica da parte dell'organo istituzionale che ne ha facoltà. Voi, onorevoli colleghi, avete il potere e il dovere morale e civico di dare risposta a migliaia se non milioni di gay, lesbiche, bisessuali, transessuali e transgender italiani, che si trovano in uno stato di discriminazione e talvolta vittime di abusi che non possono più essere nascosti sotto il tappeto, come avete fatto in questi ultimi anni.
Nella Repubblica italiana il divieto di discriminazione – lo sapete – è regolato dall'articolo 3 della Costituzione: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza discriminazioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È evidente che l'orientamento sessuale rientra tra le condizioni personali e sociali. Questo è la Costituzione che ce lo dice.
Dal punto di vista penale, invece, le discriminazioni sono disciplinate dalla legge Mancino, nata come decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, che disciplina le misure in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa. È stata convertita in legge il 25 giugno del 1993 con la legge n. 205, che è oggi il principale strumento legislativo per la repressione dei crimini di odio.
Ma vediamo ora come la base dell'impianto della proposta di legge n. 245 è stata successivamente modificata in Commissione giustizia. Ora il testo presentato, il nuovo testo, a firma sempre dei relatori onorevoli Scalfarotto e Leone, nella prima formulazione aveva mantenuto un impianto che andava ad identificare nell'articolo 1 le categorie interessate dalla modifica della legge Mancino-Reale in due specifiche categorie: orientamento sessuale e identità di genere.
Un'imprecisione grave nella definizione, che il M5S ha cercato in Commissione di correggere, ma invano. Questa maggioranza, inoltre, ha prodotto un testo anomalo e ridotto ad un mero accordo al ribasso tra due forze politiche che stanno dimostrando grande superficialità in tema Pag. 112di diritti umani: mi rivolgo a voi deputati del PD e deputati del PdL. Nonostante ciò, noi del MoVimento 5 Stelle siamo qui per difendere proprio quei diritti universali sanciti dall'Europa alle Nazioni Unite e a cui l'Italia, come stato membro, deve adeguarsi.
Il testo licenziato dalla Commissione giustizia ha ridotto ulteriormente le innovazioni proposte dalla proposta di legge n. 245. Nel testo originale si faceva espresso riferimento all'abrogazione della multa accessoria in sostituzione della reclusione, inoltre, ora la circostanza aggravante per condotte motivate da omofobia o transfobia è stata omessa, sono definitivamente scomparsi i termini «orientamento sessuale e identità di genere» oltre che il «ruolo di genere», ed infine è stata abrogata la modifica all'articolo 1 del decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, in cui vi era un riferimento esplicito alle pene accessorie di cui il tribunale potrebbe disporre: tra queste, importantissimo, lo svolgimento di lavoro in favore di organizzazioni di assistenza e/o promozione sociale e di volontariato, quali quelle operanti nei confronti delle persone disabili, delle persone tossicodipendenti, delle persone anziane, delle persone straniere extracomunitarie o in favore delle associazioni di tutela delle persone omosessuali, bisessuali, transessuali o transgender.
Sarebbe stato preferibile mantenere l'impianto originario della proposta di legge, che, all'articolo 1, definiva l'identità sessuale come dimensione soggettiva, da parte degli individui, del proprio essere sessuati e come parte della comprensione profonda che ogni persona ha di se stessa.
Tuttavia, questa definizione è stata tolta. Gli emendamenti proposti dal MoVimento 5 Stelle in Commissione Giustizia hanno cercato di ricostruire le nozioni di «identità di genere», reinserendo opportunamente la nozione di «ruolo di genere», in modo da definire tassativamente le due definizioni del nuovo testo. Si è cercato anche di esplicitare meglio il tipo di attrazione connessa al concetto di «orientamento sessuale». Ma vediamo qual è la definizione presente nelle linee guida dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: si intende orientamento sessuale la capacità emotiva, affettiva e sessuale di attrazione di ogni persona nello stabilire una relazione intima e sessuale con individui dello stesso genere, di genere opposto o di entrambi i generi.
L'emendamento depositato in Commissione giustizia dal Movimento 5 Stelle avrebbe superato le imprecisioni rilevate nel testo base, ispirandosi alle linee guida della European Union Agency for Fundamental Rights, che sono state di fatto respinte a seguito delle modifiche nell'ultima versione licenziata dalla Commissione giustizia.
Abbiamo cercato di reinserire la nozione di «ruolo di genere», che garantisce la tutela anche per le persone transgender, che non seguono il percorso di adeguamento chirurgico, rifiutando la logica binaria dei sessi.
Riteniamo perciò corretto reintrodurre la nozione di «identità di genere», inserendo riferimenti per il «ruolo di genere», inteso quest'ultimo come «l'espressione in un insieme di manifestazioni esteriori conformi o contrastanti con le aspettative convenzionali dell'essere uomo o donna».
Le nozioni di «orientamento sessuale» e di «identità di genere» trovano già oggi precisi riferimenti in alcune leggi vigenti e, come tali, sono state già codificate: in questo modo una legge penale che dovesse fare riferimento a loro, troverebbe già concetti giuridicamente formulati e ammessi dall'ordinamento. Le fonti normative si rinvengono nel diritto interno (nazionale o regionale) oltre che in quello europeo.
Ricordiamo che la proposta di legge presentata dal deputato Ivan Scalfarotto, peraltro condivisa e firmata da parecchi esponenti del Movimento 5 Stelle, nella sua formulazione originaria, intendeva contrastare le discriminazioni fondate su omofobia e transfobia. Alla luce del testo attuale, però, il rischio è quello di produrre una legge priva di una circostanza aggravante, priva delle definizioni di categoria adeguate e priva dell'opzione lungimirante Pag. 113che avrebbe consentito di rieducare condannati presso associazioni legate al mondo LGBT. Si tratta di una responsabilità che il PD dovrà assumersi al netto delle sue dichiarazioni, del voto in aula contro i nostri emendamenti e delle richieste dell'intero movimento LGBT italiano.
Noi auspichiamo una presa di coscienza in nome dei diritti umani universali, noi auspichiamo che questo Parlamento non usi la vita delle persone che subiscono violenza fisica, umiliazione verbale e discriminazione per il proprio tornaconto politico ed equilibrio di Governo. La dignità della vita umana e la sua tutela non è in deroga a nessuna vicenda processuale, a nessun tipo di accordo aprioristico di equilibrio politico.
Concludo, signor Presidente, e sono stata anche abbastanza breve: nel 2010 il Segretario generale delle Nazioni Unite ha detto: «Come uomini e donne di coscienza, noi rifiutiamo ogni discriminazione in generale, ed in particolare quella fondata sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere. Dove c’è tensione tra le attitudini culturali e i diritti umani universali, i diritti devono vedere la luce». E ancora: «Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono». Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Barbara Pollastrini. Ne ha facoltà.
BARBARA POLLASTRINI. Signora Presidente, signori sottosegretari, il gruppo del PD è impegnato con piena convinzione nel tagliare il traguardo di questa proposta di legge, una proposta di legge saggia ed equilibrata. Dico all'onorevole Roccella che il tempo non è mancato: sono venti anni, dico venti anni, che il nostro Parlamento sta discutendo e si sono sommati rinvii, rimozioni e bocciature, che, in sintesi, hanno aiutato un relativismo indifferente in un periodo in cui il nostro Paese, anche nel tempo più recente, è segnato da – qualcuno, che è veramente più autorevole di me, così lo ha definito – un'anestesia delle coscienze nei rispetti di questo e di altri diritti umani.
Intanto si sono prodotte ferite, ferite a chi si è sentito più solo nell'affrontare la confessione del proprio figlio per un amore che non è mai meno intenso, donante e pulito di un'altra forma di amore, o a chi, come è stato ricordato, ha perso la fiducia addirittura nel vivere, e tante violenze, come quella duplice, terribile, che ha colpito qualche mese fa una donna a cui è stato detto: ti colpisco – fino a picchiarla alla morte – come donna e per il dispregio che provo nel tuo essere una donna lesbica.
Allora noi stiamo discutendo di qualcosa che attiene, appunto, a quel principio, sacro e laico insieme, dei diritti umani. La proposta che ci è stata sottoposta stasera dai due relatori, e con passione dall'onorevole Scalfarotto, si ispira proprio ad uno dei principi essenziali della nostra Costituzione: il valore della dignità della persona, mai come oggi attuale e, se ci pensiamo, unificante nel disegnare il profilo delle civiltà in questo secolo globale.
La genesi della nostra Carta è legata alla tragedia della guerra e coeva a quell'olocausto che vide ebrei, zingari e omosessuali – voglio dire all'onorevole Bragantini: omosessuali, non obesi – categorie all'epoca additate, nella diversità, a subire la tragedia di un male assoluto, che mai dovrà uscire dalle nostre coscienze.
Un provvedimento, lo so, come quello che ci è stato proposto è solo un tassello, ma in questo caso un tassello importante in termini culturali e di norme penali. Quello che ci è stato proposto è un testo snello, che estende la legge Mancino ai reati di persecuzione, discriminazione e istigazione di gruppo e di singoli contro omofobia e transfobia.
Noi, come gruppo del Partito Democratico, avremmo voluto obiettivi più avanzati, anche con il riconoscimento dell'identità di genere e il riferimento più netto ad un'aggravante specifica, ma siamo qui con la volontà di compiere un primo atto significativo con questo testo unificato. Il dibattito dirà se vi sono le condizioni, Pag. 114come noi, peraltro, gradiremmo, per migliorare e rafforzare questo testo, ma dobbiamo raggiungere il traguardo.
Mi permetto di chiudere su altri due titoli che riguardano i nostri propositi. Uno è la limpidezza dei nostri propositi: questa proposta di legge è contro l'omofobia e la transfobia, non sono norme per il matrimonio gay (a cui personalmente sono favorevole) e neppure per le unioni civili (e i tempi, anche in questo caso, sarebbero più che maturi). Ne discuteremo, e spero presto. Ma ora non è questa la materia. Non ci si rifugi in alibi. Lo preciso perché mi è capitato di leggere e sentire, anche questa sera, delle falsità, ad esempio, sul fatto che questa legge limiterebbe i diritti dei bambini e delle famiglie. Non è così ! Qui semmai si tratta di aggiungere un dovere, un dovere di civismo, di tolleranza, di comunità. «Chi sono io per giudicare ?» ha detto pochi giorni fa un Papa straordinario. Chi siamo noi per rimuovere, per rinviare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) norme sagge ed equilibrate ?
Quanto al tema delicato della libertà di espressione, io penso che il testo non si presti ad equivoci, ma se è possibile migliorare, miglioriamolo. D'altronde, il deputato Scalfarotto anche stasera ha detto: «Ascoltiamo anche le obiezioni che sono state mosse nel dibattito della I Commissione». I nostri relatori hanno mostrato di volere, di saper ascoltare, per dare al Paese una legge largamente condivisa. Noi ci rivolgiamo non ad una parte politica di questo Parlamento, ma a tutte le forze del Parlamento, alle singole coscienze del Parlamento.
E quanto – mi permetta quest'ultima chiosa – ad una parte del dibattito di questa sera, che ha detto che in questo passaggio, carico di una crisi economica drammatica, non sarebbe e non è il caso di discutere di questi temi, io voglio dire soltanto una cosa: è un vecchio riflesso questo, uno spartito già eseguito, e solo e sempre per non fare nulla, anzi eseguito normalmente per dividere, fare lobby, questo sì, in questo caso sì, dei diritti e trasformarli in regalie (i diritti dell'ambiente divisi da quelli del lavoro, i diritti dei gay e i diritti dei portatori di differenti abilità, a loro volta divisi, quelli dei migranti divisi dai diritti della libertà religiosa). Ma a farne le spese, di norma, sono quelli che hanno meno voce o non ne hanno affatto. Penso che se c’è una cosa che ci insegna anche la storia delle donne è che l'unità dei diritti è l'unico modo per allargare la casa dei doveri ed è l'unico modo per mettere al centro quella che dovrebbe essere la bandiera di un'Europa rinnovata: i diritti umani come chance di crescita e di condivisione. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ileana Piazzoni. Ne ha facoltà.
ILEANA CATHIA PIAZZONI. Presidente, colleghe e colleghi deputati, quando si scontrano due diritti è sempre difficile stabilire quale sia la strada giusta da seguire. Ma il punto del nostro dibattito è proprio questo: davvero con questa proposta di legge ci troviamo di fronte al rischio di limitare il diritto alla libertà di opinione, così come previsto dalla Costituzione ? Come si dovrebbe ben sapere, il diritto di manifestare il proprio pensiero non è tutelato incondizionatamente. Davanti a questo diritto sono posti dei limiti che derivano dall'esistenza di beni e interessi diversi che sono allo stesso modo protetti dalla Costituzione. Allora la mia opinione è che le obiezioni che si sollevano all'introduzione del reato di omofobia e transfobia, si basino banalmente sull'omofobia e la transfobia. Si basino cioè sull'idea che le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali non abbiano il diritto di essere quel che sono e quindi sia legittimo per chiunque affermare la non ammissibilità del loro essere e dei loro diritti.
Presidente, nonostante si viva in questo tempo oscuro, una sorta di medioevo per il nostro Paese, io sono certa che un giorno non molto lontano le opinioni qui espresse contro questa proposta di legge verranno considerate alla stregua delle Pag. 115affermazioni degli schiavisti, dei sostenitori dell'apartheid o di chi pensava che concedere il diritto di voto alle donne fosse una aberrazione.
Ma oggi siamo ancora costretti ad ascoltare affermazioni secondo le quali mancherebbe nel nostro ordinamento la nozione di orientamento sessuale o di identità di genere, in quanto si tratterebbe di una caratteristica mutevole frutto di scelte legate alla propria sfera personale e, nello specifico, alla vita sessuale, come l'obesità o la tossicodipendenza, diceva l'onorevole Roccella.
È inutile tentare di nascondersi dietro a un dito: dietro alla contrarietà a questa proposta di legge, non ci sono i timori di tenaci libertari. C’è solo la convinzione che discriminare le persone omosessuali e transgender sia una cosa non solo giusta, ma giustificata da un approccio etico e morale sul tema dei diritti della persona e della sua libertà di espressione e di realizzazione individuale.
Basta leggere l'articolo di Tommaso Scandroglio sulla Nuova Bussola Quotidiana, sito web legato ai più retrivi ambienti cattolici, intitolato «Discriminazione dei gay ? A volte si deve», secondo cui anche il richiamo di Papa Bergoglio alla necessità di non discriminare le persone omosessuali starebbe a significare che l'omosessualità è contro natura perché – cito testualmente – «Il non discriminare è, per il catechismo, il primo passo per aiutare queste persone a vincersi».
La stessa fonte ci illumina ancora spiegando che «la tendenza sessuale non costituisce una qualità paragonabile alla razza, all'origine etnica, eccetera perché, diversamente da queste, la tendenza omosessuale è un disordine oggettivo e richiama una preoccupazione morale». In altre parole: razza ed etnia sono condizioni naturali, l'omosessualità no. E sarebbe proprio questo l'obiettivo del movimento LGBTQI: usare questa legge per affermare – pensate ! – «la naturalità dell'essere omosessuale e transessuale».
Ebbene, onorevole Presidente e onorevoli colleghe e colleghi, in quest'Aula in cui ci è stato concesso l'onore di rappresentare il popolo italiano, io voglio affermare esattamente questo: la naturale variabilità dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere. L'essere eterosessuali o omosessuali è una condizione della persona; non è una scelta, non è un vizio, non è un vezzo, non è una malattia né nessun'altra forma di patologia della quale ci si possa in qualche modo liberare.
Nel 1990, l'Organizzazione mondiale della sanità ha rimosso l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali e, quindici anni dopo, la data del 17 maggio è stata proclamata Giornata mondiale contro l'omofobia.
L'orientamento sessuale è una condizione ascritta all'uomo, che l'individuo non sceglie, non determina, ma che al massimo può decidere di manifestare o meno all'esterno, a volte con grande difficoltà e tra mille conflitti. Lo stesso vale anche per l'identità di genere.
L'orientamento sessuale e l'identità di genere, come fattori di rischio soggettivi nel diventare vittime di reati, sono già oggi contenuti nella nostra legislazione e addirittura indicati dai Trattati fondativi dell'Unione europea. Gli articoli 10 e 19 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea stabiliscono, rispettivamente, che l'Unione mira a combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione e le convinzioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale e ad adottare ogni provvedimento necessario per evitare il ripetersi di queste circostanze. E, ancora, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea vieta qualunque discriminazione fondata, tra le altre, sull'orientamento sessuale.
È chiara, quindi, la volontà di camuffare, dietro lo schermo apparentemente neutro e politicamente corretto delle argomentazioni giuridiche, un giudizio negativo sull'omosessualità e transessualità, che è di matrice etica e morale, dunque non neutrale e non laico, certamente estraneo al campo di chi sostiene a spada tratta la libertà personale.
Altrettanto fuorvianti sono le obiezioni mosse sulla base di una presunta violazione del principio di uguaglianza. Ribaltando Pag. 116l'essenza stessa del principio, si vuoi far credere che, tutelando finalmente chi viene discriminato in ragione del suo orientamento sessuale o della sua identità di genere, verrebbero introdotte nuove forme di discriminazione.
Vorrei ricordare a tutti i fautori di tale pensiero che il compito della Repubblica di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini» sta a significare chiaramente la necessità di rimuovere, anche ponendo limiti e sanzioni, quei comportamenti e quelle azioni che ledono la dignità delle persone e ne vincolano la libertà, facendole vivere in un clima di terrore e paura causato da continue ingiurie e vessazioni.
Voglio personalmente invitare gli estensori delle obiezioni a questa legge – lette anche su importanti quotidiani nazionali –, soprattutto laddove sostengono che essa rischia di rendere gli omosessuali e i transessuali dei privilegiati, ad andarle a spiegare a Luigi Esposito e Nicolas Garcia, i due ragazzi selvaggiamente picchiati da un gruppo di giovani nella notte del 24 aprile scorso, sul cui caso ho anche presentato un'interrogazione.
Tutti e tre gli aggressori, infatti, nonostante la convalida dell'arresto, sono stati subito rilasciati, senza l'applicazione di alcuna misura cautelare. Solo in seguito i ragazzi hanno potuto ottenere giustizia e risarcimento. Anche se, in realtà, non esiste il risarcimento sufficiente a compensare una violenza, perché troppo profonde sono le ferite che lascia in termini di vulnerabilità e paura: pensate al ragazzo dai pantaloni rosa, impiccatosi a seguito del clima che lo circondava; a Giulio e Simone, che sono stati presi di sorpresa in pieno centro a Firenze da una gang che li ha mandati all'ospedale, solamente perché si stavano tenendo per mano e si sono scambiati un bacio; a Guido Allegrezza, vittima di una aggressione che gli ha lasciato il volto talmente tumefatto che la sua fotografia è diventata l'oggetto di una campagna virale sui social network. Una delle innumerevoli aggressioni rimaste senza colpevoli, nonostante la determinatezza delle vittime nel denunciare e chiedere giustizia. Soprattutto perché le aggressioni avvengono vigliaccamente con la logica del branco che agisce senza poter essere riconosciuto. Come si può essere ciechi di fronte alla sistematicità di queste aggressioni e di queste violenze ? Come si può pensare che le teorizzazioni possano avere la precedenza sull'incolumità personale di libere cittadine e liberi cittadini di questa Repubblica ? Com’è possibile restare ancora sordi agli appelli del Presidente della Repubblica, della Corte costituzionale e della Corte di cassazione ?
Quello che si vuole garantire con questa legge è il ripristino della legalità e l'attestazione forte e definitiva di alcuni diritti umani e civili fondamentali. Ma l'affermazione di tali diritti non può rimanere un guscio vuoto, privo di reale incidenza. Per questo motivo riteniamo necessario l'inserimento di una definizione dell'omofobia e della transfobia ai fini della legge penale e la reintroduzione delle aggravanti di reato. Se c’è il rischio di un eccessivo spazio interpretativo da parte giudice, scusate ma perché non votate il nostro emendamento ? E soprattutto perché avete fatto togliere in la definizione dalla proposta originaria ?
Oggi, in quest'Aula, abbiamo la possibilità di ristabilire quell'uguaglianza fino a questo momento calpestata con sprezzo e noncuranza, anche in quest'Aula da personaggi in cerca di autore tanto per rimanere su Pirandello, ma ciò sarà in concreto possibile solo al di fuori dei compromessi a ribasso che hanno continuato a depotenziare il testo pervenuto in Assemblea.
L'Europa e le altre grandi nazioni nel mondo, nonostante una crisi che morde ferocemente, sono state capaci di moltiplicare gli spazi di libertà e di tutela per chi vive una condizione di oggettiva compressione dei diritti, civili e umani.
L'Italia brilla per arretratezza e per indifferenza. Altrove, le persone dello stesso sesso possono formare nuclei familiari riconosciuti e tutelati dalla legge, le adozioni sono valutate in funzione del bene dell'infanzia, e non di un pregiudizio Pag. 117ideologico, le persone transessuali e transgender trovano imprescindibile dignità nel lavoro e nel riconoscimento dei loro diritti. Finanche i diritti delle persone intersessuali all'estero stanno assumendo rilievo crescente. In Italia tutto questo non accade. In Italia non esistono le unioni civili neanche per le coppie di persone di sesso diverso. In Italia è tabù la sola idea di matrimonio tra persone dello stesso sesso. In Italia non esiste l'adozione per i single, né per le persone transessuali o omosessuali. In Italia una persona che cambia sesso, purtroppo, rischia di compromettere interamente la sua stessa esistenza.
Onorevole Presidente, non è più procrastinabile una presa d'atto da parte delle istituzioni, rispetto a una situazione ignobile di barbarie diffusa. Solo mostrando una risposta inequivocabile sarà possibile cominciare a recidere le pericolose spire in cui la violenza ha silenziosamente avvolto la nostra società, la nostra politica e i mezzi di comunicazione, rendendo pericoloso addirittura condurre la vita di tutti giorni per tanti, troppi cittadini. E, infine, il nostro Paese ha bisogno di riforme strutturali che non siano solo economiche. Questa legge è solo un primo piccolo passo verso una profonda modernizzazione sociale che deve investire il diritto di famiglia e la realizzazione di un welfare attuale che tuteli l'individuo. Solo così sarà possibile riportare l'Italia sulla via della civiltà, all'altezza del ruolo che si addice a uno dei Paesi fondatori dell'Unione Europea.
Perché, guardate, con buona pace di molti degli intervenuti questa sera, la realtà per fortuna è molto più avanti delle istituzioni e, fingendo di non saperlo, purtroppo saremo noi a essere travolti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.
RAFFAELE CALABRÒ. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, da sempre la convocazione delle Camere nel mese di agosto è stata associata alla necessità di approvare provvedimenti di natura economica o comunque per licenziare decreti-legge in scadenza. E, invece, oggi siamo qui a discutere della proposta di legge per il contrasto dell'omofobia e della transfobia, un provvedimento che ha subito un'accelerazione agli occhi di molti ingiustificata e in un certo qual senso sospetta. Molti in quest'Aula sono stati pronti ad additare come integralisti cattolici, bigotti al servizio della Chiesa, coloro che, come me, hanno invitato ad una moratoria, alla riflessione su un tema, quale la tutela dei diritti degli omosessuali, che senz'altro va affrontato, ma con approfondito dibattito, con calma e buonsenso.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 22,05)
RAFFAELE CALABRÒ. Carissimi colleghi, che vi piaccia o no, sulla bontà del provvedimento che ci accingiamo a discutere, non è in atto una guerra tra guelfi e ghibellini, tra cattolici e laici. Sono tanti, infatti, i liberali d'antan che nutrono dubbi e perplessità sulla rapidità dell’iter e sulla necessità della legge. Ne cito alcuni come testimoni di un dibattito che, come dicevamo, meriterebbe un surplus di approfondimento. Piero Ostellino, sul Corriere della Sera di qualche giorno fa, del 4 agosto, scrive: «Non riesco a capire perché picchiare un omosessuale sarebbe un'aggravante, mentre picchiare me, che non ho particolari qualificazioni sessuali, sarebbe meno grave. Del resto, la nostra Costituzione, all'articolo 3, già esclude la discriminazione per ragioni di sesso, oltre che religiose, politiche e sociali». E, ancora, Pierluigi Battista su twitter: «Il paradosso della battaglia parlamentare contro l'omofobia è che invece di abolire i reati di opinione, rischia di introdurne di nuovi». È appropriatissima l'espressione utilizzata da Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia, nell'editoriale del 23 luglio, la quale ha dichiarato che il provvedimento prossimo al voto «è il risultato della sudditanza Pag. 118culturale di troppi ai velleitari editti di quel politically correct che qualcuno vorrebbe instaurare come religione di Stato».
Quanto è accaduto in Commissione affari sociali, dove nel dare il parere si è scelto di non entrare nel merito della proposta di legge, pur trattandosi di un tema che innegabilmente chiama in causa la tutela dei diritti umani, cosa che ha portato il PdL a votare contro il semplice nulla osta, non è forse il primo segnale di sudditanza culturale verso il politically correct professato da una parte del Paese che non rappresenta la maggioranza del Paese ? Qualcuno obietterà che sono stati tanti gli episodi di violenza contro i gay, i transessuali, reati che vanno fermati e stigmatizzati come incivili, ma non dimentichiamo che negli ultimi anni sono aumentati in maniera allarmante ed esponenziale le donne uccise nel nostro Paese, una drammatica conta che non sembra arrestarsi.
Allo stesso modo, sono in crescita i casi di bullismo nelle nostre scuole, contro quei ragazzini che appaiono incapaci di difendersi. Forse, onorevoli colleghi, dovremmo occuparci di più di educare i nostri giovani al rispetto dell'altro, al rispetto della vita, soprattutto di chi appare più fragile, siano disabili, donne, bambini o gay, al rispetto dei valori della tolleranza e all'abiura di ogni forma di violenza. Ci sono altri aspetti della legge che richiedono un dibattito meditato, potendo creare un vulnus pericoloso. Innanzitutto, i termini omofobia e transfobia hanno un'accezione incerta e comunque ancora non prevista dal nostro ordinamento giuridico, per cui il loro effettivo contenuto giuridico sarà determinato dalla giurisprudenza, con evidenti rischi di pronunce radicalmente difforme tra loro. In secondo luogo, il rischio di introdurre il reato d'opinione può adombrare e restringere la sfera della libertà, della democrazia e del diritto.
Uno degli articoli più belli della nostra Costituzione è senz'altro l'articolo 21, sulla libertà di espressione, una norma scolpita per dare onore a quanti sono morti perché non hanno rinunciato a manifestare le proprie idee, giuste o sbagliate che fossero. E comunque le opinioni, anche quelle sbagliate, vanno contrastate e combattute con altri opinioni e non prevedendo sanzioni o la galera. In virtù di questa legge molte associazioni e movimenti pro family rischiano sequestri, persino lo scioglimento, soltanto perché contrari ai matrimoni tra omosessuali, o potrebbero finire sotto processo per istigazione all'odio per motivi di orientamento sessuale.
È compito del Parlamento porsi al fianco di chi subisce aggressioni, maltrattamenti e discriminazioni, come sancito dalla nostra Carta costituzionale. E senz'altro si può fare di più, ma non avremo ottemperato al nostro compito approvando questa legge frettolosa e per certi versi discriminante e liberticida.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.
MARCO RONDINI. Signor Presidente, noi critichiamo questa legge, ma non per questo siamo europeisti a corrente alternata. Fatichiamo a riconoscerci, invece, in una comunità che agevola, magari, leggi liberticide come quella oggi all'esame o come la legge Mancino, che è estesa ora a perseguire anche il reato di omofobia, che dobbiamo ammettere, nella sua applicazione, ha spesso perseguito semplicemente chi aveva il torto di mettere in discussione, a parole, il dogma dell'uguaglianza.
Noi siamo contro questo provvedimento, perché stabilisce che la legge non è uguale per tutti, in quanto un'aggressione fisica ai danni di un omosessuale è più grave di un'aggressione ad un uomo o una donna che omosessuale non è. Si va a sanzionare chi ha il solo torto di pensare e parlare male secondo la vulgata del politicamente corretto, che è, poi, la tomba del buonsenso.
È con provvedimenti come questi che, secondo noi, si disarticolano le comunità. Non è certo con una legge che si vincono i pregiudizi, semmai, la battaglia andrebbe combattuta sul piano culturale, ma evitando di punire chi, a torto o a ragione, ad Pag. 119esempio, ritiene che la famiglia naturale vada avvantaggiata e, quindi, privilegiata, rispetto ad altri tipi di unione.
Domani, chi, intervenendo in pubblico esprimesse una preferenza per la famiglia naturale potrebbe vedersi contestata l'istigazione o la discriminazione dalle varie associazioni dell'antirazzismo, quell'antirazzismo in servizio permanente effettivo, che tanti danni hanno causato all'integrazione e alla lotta contro le discriminazioni, a causa del giacobinismo che, spesso, ne informa l'agire. Così come accadeva per la legge Mancino, poteva essere perseguito chi, magari, raccoglieva semplicemente delle firme contro un campo nomadi abusivo. Domani sarà vietato diffondere il proprio pensiero, se questo esprime preferenza per la tutela della famiglia naturale.
Il relativismo imperante che informa il legislatore del mondo occidentale è per noi una malattia, una grave malattia, che mina la stabilità delle nostre comunità, e questa malattia induce cattivi legislatori a colpire la libertà di pensiero. Chi ci dice che l'esprimere preferenza non verrà perseguito come intento discriminatorio ? Cosa significa concretamente discriminare ? Chiunque sia mosso da spirito sincero e volontà di chiarezza non potrà esimersi dal notare una cosa: discriminare significa scegliere e, quindi, nella scelta potrà essere ravvisata la discriminazione.
Non è esagerato dire che, alla base della tranquillità sociale, del quieto vivere e della ricerca della felicità c’è proprio la libertà di scelta, che viene messa in discussione proponendoci l'impossibilità di scegliere, perché la scelta diventa già atto discriminatorio. Una società in cui venga vietata la possibilità di scegliere è una società priva della possibilità di decidere il proprio futuro, è una società schiava dei politici, dei filosofi o dei burocrati. A rigore, nel momento in cui una persona si sposa discrimina tutte le altre donne e – perché no – tutti gli altri uomini. È un ragionamento per assurdo, eppure è questa la logica a cui ci conducono i nemici per partito preso della libertà di scelta, nella quale ravvisano la discriminazione.
È curioso, poi, che sia discriminatorio qualunque atto che non privilegi quei gruppi sociali ritenuti, a torto o a ragione, minoritari o indifesi. Se si offende un extracomunitario allora si è razzisti, ma se i ruoli si rovesciano, allora, è colpa della società o di chi non ha saputo mettere l'interlocutore a proprio agio. In ogni situazione analoga, in pratica, si tende ad identificare il concetto di debole con quello di giusto o di ragione. E si dà il via ad un razzismo alla rovescia, una discriminazione di Stato e, come tale, obbligatoria: non è più una scelta, ma un'imposizione.
Bene, simili provvedimenti producono risultati opposti a quelli voluti e risultano offensivi della dignità di chi si vorrebbe tutelare. È un sacrosanto diritto di ogni individuo, insomma, quello di poter scegliere e, quindi, forse, di discriminare qualcuno o qualcun altro in base a criteri personali.
Una società in cui non è più possibile scegliere, non è, come dicevo prima, una società libera e uno Stato che imponga un certo tipo di scelta piuttosto che un altro, cioè che prenda decisioni a nome nostro, è uno Stato schiavista. Questo forse potrà andare bene ai seguaci di Adolf Hitler o di Joseph Stalin, ma di sicuro non va bene a noi.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Locatelli. Non è presente in Aula, s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare il deputato Turco. Ne ha facoltà.
TANCREDI TURCO. Signor Presidente, la legge sull'omofobia che oggi abbiamo iniziato a discutere in Aula è un provvedimento che da tanti anni, troppi, l'Italia e l'Europa ci chiedono e speriamo, veramente, che questa sia la volta buona. È una legge assolutamente necessaria che deve finalmente porre un freno a quegli episodi di discriminazione e di odio insensato contro alcuni cittadini che, purtroppo, troppo spesso viviamo, leggiamo giornalmente nelle pagine di cronaca dei giornali e sentiamo nei telegiornali. Solo Pag. 120poche settimane fa quattro ragazzi sono stati picchiati a Torino perché gay; secondo uno studio dell'Arcigay, negli ultimi quarant'anni, oltre centocinquanta sono i morti legati all'omofobia e alla transfobia, senza considerare il fatto che esiste una reale difficoltà ad identificare precisamente il numero delle vittime, in quanto esiste anche la paura nel denunciare gli abusi e uscire allo scoperto in un Paese privo di tutele specifiche.
Il testo unificato delle proposte di legge che stiamo discutendo, così come licenziato dalla Commissione giustizia, è però, inspiegabilmente, il frutto di un accordo tra PD e PdL che ha puntato al ribasso rispetto al testo iniziale a prima firma Scalfarotto e Zan, che è stato firmato anche da tantissimi deputati del MoVimento 5 Stelle e che avrebbe, finalmente, portato l'Italia verso una vera tutela dei diritti umani.
Questo provvedimento sull'omofobia, così come ora è, e così come potrebbe essere approvato, risulterebbe assolutamente vuoto e inefficace qualora il testo venisse definitivamente mutilato della circostanza aggravante prevista dalla legge Mancino che aumenta la pena nei casi motivati da odio o violenza nei confronti dei crimini anche di natura omofobica o transfobica.
Del testo originale del provvedimento che prevedeva, appunto, l'applicazione della circostanza aggravante prevista dalla legge Mancino non resta nulla. Il testo che è arrivato oggi in Aula intende solo modificare la rubrica del titolo della legge Mancino, estendendola alla omofobia e alla transfobia senza, tra l'altro, considerare i transessuali e i bisessuali.
Un altro enorme problema di questo testo unificato di proposte di legge consiste nella determinatezza della norma; quale forma di omofobia vogliamo punire ? L'omofobia psico-patologica, quella interiorizzata, quella istituzionale, quella detta discriminatoria ? I termini omofobia e transfobia risultano, infatti, di difficile interpretazione perché non sono definiti in nessuna sentenza ed in nessuna legge del nostro ordinamento giuridico e obbligano, così, il giudice ad interpretazioni che potrebbero compromettere la portata dell'estensione della legge. Non esiste un atto normativo vigente che faccia espresso riferimento a questi due concetti. La proposta di legge originaria, invece, usava e definiva i termini di orientamento sessuale o identità di genere, adeguandosi alle direttive dell'Unione europea, pur esistendo solo studi scientifici e atti di indirizzo interni all'Unione europea. Tra questi ultimi, il più importante è senz'altro costituito dalla risoluzione del Parlamento europeo del 18 gennaio 2006 che invitava gli Stati membri ad istituire la giornata internazionale contro l'omofobia. Questa risoluzione non è un atto normativo anche se contiene una precisa e puntuale descrizione del termine omofobia, declinato secondo varie accezioni. La declinazione dell'omofobia in varie sottocategorie può rappresentare un problema per la norma penale, perché va ad incidere sul necessario criterio di determinatezza.
Sulla scorta delle varie definizioni contenute nella risoluzione e comunemente accettate in ambito internazionale, si può dire che l'omofobia che ci interessa è quella discriminatoria, ma allora occorre codificarla e descriverla bene, altrimenti il giudice non sarebbe in grado di applicarla.
E questo, così come per il termine omofobia, vale, a maggior ragione, per il termine transfobia, omologo di omofobia per le persone transessuali e transgender. Dunque questo è un primo scoglio da superare per una codificazione penalmente rilevante ed efficace del concetto di omofobia, più ancora che la sua assenza dal nostro attuale ordinamento giuridico. Ogni anno, il 17 maggio, si celebra la giornata internazionale contro l'omofobia e lo stesso Capo dello Stato partecipa inviando un messaggio ufficiale. Nonostante ciò abbiamo ancora il problema di definire penalmente quale omofobia vogliamo considerare reato. Il principio di determinatezza si radica sull'importanza della precisazione e della formulazione dell'illecito penale e dei suoi elementi Pag. 121costitutivi, richiedendo al legislatore uno sforzo costante di puntualizzazione di termini e di locuzioni.
Ed ecco perché noi del MoVimento 5 Stelle vogliamo che venga inserito nella legge che cosa si debba intendere esattamente per omofobia. E cioè, riportandosi alla risoluzione del Parlamento europeo del 18 gennaio 2006, ad «una paura e un'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo». Tale definizione deve intendersi ovviamente anche alla transfobia, intesa come avversione specifica nei confronti delle persone transessuali o transgender. Questo, quindi, è uno degli altri scogli da superare per una codificazione penalmente rilevante del concetto di omofobia.
Riteniamo, perciò, che questa legge vada assolutamente modificata, perché, così come è ora, il termine transfobia sembra più un sinonimo di omofobia invece di un fenomeno giuridicamente a sé stante. I diritti, Presidente e colleghi, non hanno colori politici, hanno invece un'enorme portata democratica e civile, e vi chiediamo di sostenerli con forza proprio in questi travagliatissimi e convulsi giorni. Noi invitiamo tutte le forze politiche a sostenere gli emendamenti che il MoVimento 5 Stelle ha presentato, al fine di migliorare e rendere presentabile questa legge.
Gli emendamenti che vengono riproposti in Aula hanno il solo ed unico scopo di riportare la legge verso il buon senso e verso un miglioramento della stessa legge, e prevedono: la reintroduzione dell'aggravante nella legge Mancino; la reintroduzione dei termini e delle definizioni di orientamento sessuale o identità di genere secondo le direttive dell'Unione europea; la rieducazione del condannato presso associazioni di volontariato LGBT; l'impegno da parte del Governo a promuovere una campagna nazionale contro l'omotransfobia.
Spero, e mi auguro, che quando arriverà il momento di votare i nostri emendamenti non si voti secondo le indicazioni fornite dal segretario d'Aula in seguito agli accordi tra i partiti di maggioranza, ma che i singoli deputati della maggioranza votino liberi i nostri emendamenti, in modo da poter avere finalmente una legge seria, forte ed incisiva contro l'omofobia.
Ce lo chiede il Paese, ce lo chiede l'Europa, e ce lo chiedono le tante associazioni e le centinaia di migliaia di cittadini che ogni giorno devono affrontare le ingiustizie, le angherie, le violenze e i soprusi legati all'omofobia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e del deputato Scalfarotto).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bazoli. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, giunge oggi in Aula una proposta di legge di cui si discute da tanti anni e che è finalizzata a inserire nel nostro ordinamento penale norme che tutelino omosessuali e transessuali da forme di discriminazione, odio e violenza; una proposta che ha come obiettivo di garantire una tutela rafforzata a favore di minoranze che sono storicamente nel mirino dell'intolleranza, ma che coinvolge temi importanti e delicati della nostra vita civile, che hanno a che fare con orientamenti sessuali e affettività, questioni, dunque, che vengono catalogate tra i temi eticamente sensibili.
Per questo, nel lungo, acceso e faticoso dibattito pubblico che ha accompagnato in tutti questi anni i tentativi del Parlamento di affrontare il tema, si è assistito ad una progressiva radicalizzazione di posizioni; e sono stati usati spesso toni e argomenti forti e non di rado anche un po’ strumentali, di cui è rinvenibile qualche traccia anche nella discussione che si è avuta nelle settimane scorse in Commissione giustizia, e un po’ anche questa sera.
Ricordo per un verso che molti hanno parlato, a proposito di questa disciplina, di norme di civiltà, richiamandosi ed appellandosi alle volte anche alla loro appartenenza religiosa: quasi ad attribuire patenti di esclusiva ispirazione etica e morale Pag. 122ai promotori, e così di fatto squalificando coloro che avanzavano, anche in perfetta buona fede, dubbi o perplessità. Altri, d'altro canto, hanno evocato il lobbismo del mondo omosessuale quale unica matrice dell'iniziativa normativa, disconoscendo fondamento agli obiettivi chiari e semplici della legge, e adombrando finalità di pura promozione di orientamenti sessuali ritenuti incompatibili con i principi su cui si regge la nostra comunità. E di certo non mancherà chi si richiamerà a Papa Francesco, e alle parole da lui pronunciate a proposito dei gay, che a me pare invece non debbano correre il rischio di essere banalizzate all'interno di una contrapposizione prettamente politica.
Questa radicalizzazione, questo approccio spesso un po’ pregiudiziale ed in qualche misura ideologico al tema non ha di certo aiutato ad affrontare nel modo corretto, a mio avviso, le questioni delle quali ci dobbiamo occupare; e a ciò si deve in larga misura, credo, il fatto che dopo molti anni ancora non si sia stati in grado di individuare soluzioni legislative equilibrate ed accettabili.
Allora vale la pena di fare una premessa, per ribadire qual è l'approccio che a me sembra il migliore per affrontare questioni così delicate. E vorrei al riguardo provare a rispolverare un termine, che per me rappresenta il criterio più importante al quale dovremmo informare la nostra attività di legislatori: vale a dire la laicità, lo sforzo di affrontare laicamente le questioni. Che non dev'esser intesa, si badi, come indifferenza ai valori in cui si crede, alle proprie convinzioni, ma proprio come criterio ispiratore dell'azione e delle scelte del legislatore, che deve sforzarsi di valutare i fenomeni ed i fatti umani in modo razionale ed approfondito, rifuggendo, ove possibile, da approcci moralistici o moraleggianti, per valutare, laicamente appunto, l'opportunità di dare risposte legislative, e in tal caso individuare le soluzioni più idonee ed equilibrate.
E questo approccio vale tanto di più quando si ragiona di temi che coinvolgono le profonde convinzioni etiche e religiose di ciascuno, la propria soggettiva visione delle cose e del mondo. In questi casi l'attitudine non può che essere quella di individuare le soluzioni più largamente condivise dentro il Parlamento e fuori di esso, nella società italiana; quelle soluzioni cioè figlie di una sintesi alta, e non certo quelle che si possono coagulare attorno alle contingenti maggioranze politiche che di volta in volta si formano in Parlamento, per loro natura effimere e volatili. Solo così infatti, solo con questo sforzo di reciproca comprensione, è possibile delineare le norme più solide e durature nel tempo: norme cioè che, proprio per gli argomenti eticamente sensibili che toccano e per la larga condivisione di cui sono figlie, possono avere l'ambizione di definire e delineare un fondamento civico e civile, una spina dorsale della nostra comunità.
È proprio alla luce di queste preliminari considerazioni, allora, che mi sento di poter dire che questo complessivo testo di legge, comprensivo anche degli emendamenti proposti dai relatori, che arriva dopo diversi tentativi che per successive approssimazioni ci hanno portato all'attuale proposta, è un testo largamente soddisfacente. In questa proposta infatti ritrovo la sobrietà e la semplicità che sono proprie della chiarezza degli obiettivi del legislatore, ed insieme lo speciale riconoscimento di molte delle preoccupazioni, a mio avviso legittime e fondate, che erano state espresse dai perplessi e dai dubbiosi.
La legge allora propone di estendere le fattispecie di reato già previste dalle cosiddetta legge Reale, nonché l'aggravante di cui alle cosiddetta legge Mancino, che puniscono gli atti di discriminazione, odio e violenza causati da motivi etnici, nazionali, religiosi o razziali, alle condotte motivate da omofobia e transfobia.
Una proposta normativa molto semplice, che non inventa nulla ma si inserisce in testi di legge già in vigore, con l'obiettivo di offrire una tutela particolare a beneficio di persone che per il loro orientamento sessuale sono spesso finite nel mirino di avversione ed intolleranza. E voglio dire a questo riguardo che io conosco gli argomenti Pag. 123di chi dubita che oggi in Italia sia ancora così acuta e pressante l'emergenza che riguarda la condizione delle persone omosessuali, in una società che anche recenti indagini – è vero – attestano aver avuto un'evoluzione certamente positiva, in termini di accettazione delle diversità, negli ultimi decenni.
E tuttavia a me pare non si possa in nessun modo dimenticare non solo che i fenomeni di scarsa tolleranza quando non di aperta ostilità sono ancora largamente presenti anche nella società italiana, ma anche che una tutela rafforzata appare in linea con le raccomandazioni provenienti da numerosi enti ed istituzioni internazionali, da Amnesty international al Parlamento europeo fino all'ONU, ed è altresì coerente – questa tutela rafforzata – con una delle priorità del Programma di Stoccolma in tema di libertà, sicurezza e giustizia, adottato dal Consiglio europeo nel dicembre 2009, che dice espressamente che la diversità è una fonte di ricchezza per l'Unione e che occorre continuare a lottare con determinazione contro le discriminazioni, il razzismo, l'antisemitismo, la xenofobia e l'omofobia.
Una tutela, dunque, che non può essere sminuita, denegata o messa in discussione, neppure richiamando altre categorie di persone, dai disabili ai menomati di qualunque natura, che meriterebbero analoghe previsioni, poiché non vi è dubbio che quei fenomeni di intolleranza ed ostilità che hanno riguardato il mondo omosessuale in genere, abbiano avuto in passato ed anche oggi caratteristiche spesso endemiche e socialmente diffuse, ciò che dunque giustifica oggi una speciale protezione normativa, come d'altro canto raccomandato dalle istituzioni ed enti internazionali prima ricordati.
Accanto a ciò, peraltro, grazie a quello sforzo ed attitudine alla ricerca di una larga condivisione, anche al di là ed oltre gli steccati ed i confini delle proprie appartenenze, e lasciatemi dire grazie al lavoro costruttivo che ha unito i proponenti e i relatori, e una presenza cattolica che io definirei mite ed attenta diffusa in tutti gli schieramenti, grazie a tutto questo a quel testo semplice, a quegli obiettivi chiari, si è pensato di aggiungere una speciale scriminante volta a garantire la compatibilità tra tutele e libertà di opinione, tra repressione e libera manifestazione di orientamenti culturali e opzioni legislative.
Una scriminante quindi di natura eminentemente liberale e che punta ad evitare quei rischi paventati da molti, e cioè che questa legge, i cui obiettivi e finalità sono chiari e direi largamente condivisi, possa diventare pretesto o grimaldello per impedire o limitare il libero dibattito civile e politico in ordine a scelte che, in particolare, coinvolgono orientamenti sessuali, affettività e diritto di famiglia, temi come matrimonio, filiazione, adozione. Temi sui quali il confronto, così come avviene in tutte le democrazie, deve essere aperto e libero, e le scelte ed opzioni non costrette o compromesse dentro una nozione di discriminazione che, se riferita agli orientamenti sessuali e male intesa, correrebbe il rischio di predisporre a soluzioni forzate, anche di natura normativa.
In tutto ciò dunque, in questa semplice proposta di legge che tenta di dare una risposta attesa da molti settori dell'opinione pubblica italiana ed internazionale e non solo dalla comunità omosessuale, ed insieme a rassicurare e fugare i dubbi e le perplessità non privi di fondamento manifestati da tanti altri mondi vitali della società italiana, in tutto ciò io trovo allora le premesse per una soluzione vera e possibile, per un esito una volta tanto all'altezza di un tema impegnativo ed eticamente delicato, per una prova non trascurabile di intelligenza, spirito unitario e collaborativo del mondo politico, che sono certo produrrà effetti positivi anche sul senso di comune appartenenza alla nostra comunità civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fucci. Ne ha facoltà.
BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come membro della Commissione affari sociali, Pag. 124nella quale si è sviluppato un dibattito molto intenso durante l'esame in sede consultiva del provvedimento, ritengo doveroso intervenire per esprimere, anche in questa sede, le mie forti riserve sulla presente proposta di legge.
Proprio per questo, in apertura d'intervento, desidero richiamarmi all'articolato dibattito svoltosi nella mia Commissione di appartenenza. Questo dibattito si è concluso, nella seduta del 30 luglio, con l'approvazione di un parere dal quale è stata stralciata, tra le premesse, quella inizialmente prevista dal relatore che avrebbe dovuto riportare le preoccupazioni espresse da parte di alcuni deputati intervenuti nel dibattito (compreso chi parla) per richiamare la necessità di evitare che, dall'applicazione del provvedimento, venga posta in discussione la libertà di espressione del pensiero e di organizzazione (ovviamente pacifica e rispettosa dell'altrui esistenza) di quanti sostengono e manifestano a favore della famiglia biologica o in opposizione, per esempio, alle ipotesi di matrimonio tra persone del medesimo sesso.
Questa considerazione di carattere generale, che ho avuto modo di esprimere anche nell'ambito del dibattito pubblico di queste ultime settimane, andava a mio parere fatta in quanto premessa indispensabile per sviluppare, più nel dettaglio, le mie osservazioni sul merito del provvedimento. Critiche che riguardano entrambe le novità normative introdotte, ovvero: l'inserimento, in primis, nell'ambito della legge n. 654 del 1975 di ratifica della Convenzione contro il razzismo, tra le condotte di istigazione, violenza e associazione finalizzata alla discriminazione anche quelle fondate sull'omofobia o sulla transfobia e il riferimento – secondo punto – nell'ambito della legge Mancino, al divieto di associazioni, organizzazioni, movimenti o gruppo fondati sull'omofobia o transfobia che, in tale formulazione, rischia di far sì che un principio di per sé giusto, ovvero l'affermazione del rispetto per gli altri, apra la porta a una giurisprudenza che potrebbe sanzionare anche associazioni, organizzazioni, movimenti o gruppi che si battono, ovviamente – e lo ripeto con forza – con strumenti leciti e senza alcun genere di violenza, in difesa della famiglia naturale o contro l'introduzione di leggi sui matrimoni tra omosessuali.
Inoltre, vi sono sul piano tecnico ulteriori complessità per le quali, anche per motivi di sintesi, mi richiamo direttamente a quanto affermato, nell'esame in sede referente, dal capogruppo del PdL in Commissione giustizia.
È in base a queste considerazioni che rimango fermo nell'idea che sarebbe stato assai più consono sostenere – dovendo legiferare in materia – la tesi di fondo della proposta di legge n. 1071 degli onorevoli Brunetta e Carfagna, peraltro tradotta in un emendamento da noi presentato al provvedimento durante l'esame in sede referente in Commissione giustizia, che ipotizza un intervento non nella legge Mancino, bensì molto più logicamente nel codice penale, attraverso la previsione dell'omofobia quale aggravante collegata ai reati contro la persona, ma – e qui sta il punto dirimente – alla pari di qualsiasi altra forma di discriminazione.
Il principio sostenuto dalla proposta di legge Brunetta-Carfagna richiamava espressamente l'articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, secondo cui nel territorio dell'Unione europea costituiscono fattori di discriminazione vietati il sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le condizioni personali, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale. Questa sarebbe stata a mio parere – considerando che anche il parere sul provvedimento espresso dalla Commissione affari costituzionali fa riferimento all'articolo 61 del codice penale – la prospettiva più giusta con cui guardare al tema della lotta a ogni genere di discriminazione e dell'affermazione della dignità della persona in quanto tale e al di là dei propri orientamenti sessuali.
Dico, in definitiva, che bisogna fare molta attenzione al modo in cui andiamo a legiferare, soprattutto con riferimento a quello che si configura come una vera e propria fattispecie di reato d'opinione per Pag. 125chi sostenga – lo ripeto ancora – per esempio, la propria contrarietà all'equiparazione tra matrimonio naturale e matrimonio tra omosessuali. Faccio queste considerazioni anche perché, ferme restando le mie posizioni, ho grande considerazione e consapevolezza su come il dibattito da noi affrontato sia molto delicato e inevitabilmente evidenzi la legittima esistenza di posizioni diverse anche all'interno di un medesimo gruppo politico (come – sarebbe ipocrita nasconderlo – avviene anche nel gruppo del PdL).
Spero quindi, Signor Presidente e onorevoli colleghi, che nel prosieguo dei nostri lavori vi sia la possibilità, nonostante la delicatezza anche politica del tema, di un dibattito serio, articolato e sereno.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.
GIULIA DI VITA. Signor Presidente, colleghi rimasti ancora in Aula, siamo finalmente giunti in Aula con questo testo che qualcuno ha il coraggio di chiamare «proposta di legge contro l'omofobia» perché, insomma, ormai l'abbiamo capito: qui si gioca con le parole. Assistiamo giornalmente all'arte di dire il nulla ma con mille belle parole. Ma che sia una legge vuota è comunque riconosciuto, oltre che da stuoli di associazioni LGBT, giustamente preoccupate, perfino da organizzazioni internazionali come Amnesty International – immagino che tutti i colleghi abbiano ricevuto la lettera appello in casella postale – e anche dai suoi vivi sostenitori, il PD in primis, seguiti a ruota come sempre da SEL, come è stato tra l'altro affermato precedentemente, che ripetono ormai da settimane come un mantra (un mantra che, tra l'altro, non abbiamo ancora capito se serve a convincere i cittadini o se stessi): «In Aula la legge verrà migliorata. Abbiamo gli emendamenti pronti e li presenteremo».
Ma che strano. Proprio quegli stessi emendamenti che il MoVimento 5 Stelle ha presentato in Commissione giustizia, come Regolamento recita, perché pare proprio che nelle Commissioni si possa lavorare alle proposte di legge, illustrarle, discuterle, emendarle, votarle. Qualcuno oserebbe addirittura dire che le Commissioni servono proprio a questo. Pazzesco ! E invece no. Volete sapere come si fanno le leggi in realtà, quelle poche poi di iniziativa parlamentare ? Le leggi, in realtà, si fanno nei corridoi, per telefono, chiacchierate fra pochi, finti o verosimili colpi di scena, teatrali prese di posizione, provocazioni. Insomma, in poche parole, gioco di accordi. Tutto qui dentro si basa e va avanti a furia di accordi. E non avremmo niente da ridire se gli accordi o i tanto ricercati compromessi puntassero al meglio e, anzi, è proprio questo il nostro obiettivo. Ma qui dentro non c’è assolutamente modo di realizzarlo.
Davanti ad ogni nostra richiesta di confronto e collaborazione, almeno su temi fondamentali come questo, non ci è stata data nessuna alternativa, nemmeno uno straccio di «contentino», che ne so tipo approvare il meno invasivo dei nostri emendamenti. No, niente ! La via è sempre soltanto una: assecondare in toto i vaneggiamenti del PD, proprio come ha fatto SEL, nei suoi giochetti con il PdL, in nome del bene della legge. Ed eccolo il bene della legge. Siamo passati da una proposta di legge buona, che aveva il consenso di PD, SEL, MoVimento 5 Stelle e Scelta Civica, a una versione bizzarra, ma ancora salvabile, con il consenso di PdL, PD e SEL, ad una vuota e indecente, con il consenso di PdL, SEL, PD e Scelta Civica. Questo l'egregio traguardo dei professionisti della politica e dell'arte della mediazione. Un ottimo risultato, complimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma, raccontiamolo l’iter di questa proposta di legge. Il PD, nella persona di Scalfarotto, primo firmatario, ci invita a firmare una proposta di legge contro l'omofobia – quella lo era davvero – che senza esitazione abbiamo appoggiato, anche perché la stessa identica l'abbiamo presentata noi in Senato. Firmano anche SEL e Scelta Civica. Già se ci facciamo quattro conti siamo già ben oltre la maggioranza del Parlamento. La proposta approda, Pag. 126poi, in Commissione giustizia, grazie all'impegno serrato del PD, che di questo ringraziamo vivamente. Ma qui cominciano i guai. Comincia tutta una serie di contrattazioni, ovviamente non in Commissione ma in altre sedi, che ha portato a una prima bozza di testo unificato, così dall'oggi al domani, senza che noi firmatari della proposta di legge fossimo stati almeno avvisati e che ci ha messo subito in allarme, a partire dalla strana coppia di relatori. Ma, mai e poi mai avremmo pensato che si sarebbe potuto andare ancora più giù di così. Ancora non avevamo visto niente.
Probabilmente sarò ingenua e sprovveduta, però avevo pensato per un attimo che, vista l'unione di intenti tra PD, SEL e MoVimento 5 Stelle sulla proposta originale, questa avrebbe potuto vedere la luce subito, senza tanti impedimenti, magari affinando addirittura qualche aspetto. Niente di più sbagliato, ovviamente. Anzi, abbiamo assistito all'esatto contrario. Abbiamo ascoltato, ad esempio, la storiella che ci è stata anche qui ripetuta che dice: «È importante l'unanimità del Parlamento per dare un messaggio forte alla popolazione, un messaggio di unità di fronte alla nazione su questi temi», il che avrebbe giustificato il gioco al ribasso sulla pelle dei cittadini. Che dire, punti di vista.
Ma, poi, l'unanimità a tutti i costi è forse garanzia di qualità ? Non è piuttosto un'immensa ipocrisia che probabilmente sotto nasconde qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
Pare che gli italiani siano ancora così ingenui da non capirlo ? Ma ancora il bello deve arrivare. Dopo aver sentito la storiella dell'importanza dell'unanimità del Parlamento, il giorno dopo assistiamo ad una scena che, se non fosse tragica, potrebbe essere addirittura divertente: ci siamo ritrovati in Commissione il PdL che presenta circa 300 emendamenti ostruzionistici sul testo base concordato col PD ! Alla faccia dell'unanimità ! Ma almeno vi eravate sentiti ? A quel punto era fatta, l'unica carta da giocare rimasta per il PD eravamo noi e il nostro sostegno per tornare alla proposta di legge originale ! E invece no ! E ancora no ! Anche senza scuse si continua imperterriti ad accontentare le voglie di chi questa legge proprio non la vuole.
Il momento del voto degli emendamenti poi è stato sublime: tutti i nostri sono stati bocciati con orgogliosi voti contrari di PD e SEL, tranne qualche eccezione, c’è chi si è astenuto per pudore. E anche lì abbiamo sentito altre strane storie del tipo «ma noi siamo d'accordo con voi, i vostri emendamenti sono sacrosanti per questo votiamo «no». Voteremo «sì» in Aula, non vi preoccupate». Questi dettagli in TV o nelle interviste non li sentiamo mica. Perché come potere spiegare alla gente che si è d'accordo ma si vota «no» ? Oppure che si hanno i numeri per dare agli italiani la potenzialmente migliore legge del mondo, ma si preferisce di no ? Me ne rendo conto, è difficile da spiegare. Insomma, per farla breve davanti ai miei occhi si è palesato il passaggio dalla campagna elettorale alla realtà: parole forti, gay pride, slogan tra gli applausi scroscianti e le speranze di tanti cittadini si infrangono come schiuma contro lo scoglio del palazzo.
Togliendo le maschere di questo teatrino, caro Presidente, c’è solo una verità da dire, ovvero che questo Parlamento con questi rappresentanti non è ancora pronto per dare agli italiani ciò che si meritano. Il PD se avesse voluto non avrebbe nemmeno avuto bisogno dei nostri voti e l'avrebbe di sicuro fatto se il PD esistesse davvero. Lo dico con sincera amarezza Presidente, perché almeno in questa battaglia sui diritti universali dell'uomo io ci credevo davvero. Quelle che alcuni chiamano le correnti del PD sono dei veri e propri partiti a sé stanti che non riescono a convergere nemmeno su temi di tale rilevanza e urgenza.
E infine voglio che sia molto chiaro che a noi non è mai interessato mettere la bandierina su questa o su quella proposta, prova ne è il fatto che abbiamo firmato senza remore la proposta del PD e che per settimane abbiamo pregato il PD di portare avanti la proposta di legge del PD. È stato davvero inaccettabile questo comportamento, Pag. 127ma ci siamo adattati. Siamo stati gli unici a lottare contro gli stessi paladini dei diritti LGBT di questo Parlamento, per ottenere prima il meglio, poi il dovuto, poi almeno il sufficiente, per poi sentirci rivolgere per giunta assurdi ricatti morali tipo «eh ma se vi astenete la gente potrebbe pensare che voi siete omofobi, poi lo spiegate voi ai vostri elettori» oppure «state attenti che poi passa che la legge è stata approvata da PD e PdL e voi, che tanto tenete ai diritti, resterete fuori dai giochi». Tanto, basta scrivere nella rubrica della legge la parola omofobia e l'articolo di giornale esce facile.
A chi importa se omofobia nell'ordinamento giuridico italiano non significa nulla, perché non è prevista nemmeno una definizione e non ci sono precedenti ? Ma alla fine che siano pure altri a prendersi il merito di una buona, basta che sia buona, proposta di legge, chi se ne importa. Quello che conta è dare ai tanti cittadini vittime di violenza omofoba una tutela seria. Vorrei ricordare che si parla di circa cento casi all'anno in Italia. È nostro dovere assicurare loro quello che i cittadini LGBT in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e perfino Grecia già hanno, quello che avete millantato per anni in campagna elettorale, in TV, nei giornali, nei dibattiti.
I nostri emendamenti al testo di legge li conoscete già ormai, tra qualche giorno avrete la possibilità di votarli, così come avete promesso non a noi, ma ai vostri cittadini. Oppure presentateli voi, noi non avremo alcun problema a votarli favorevolmente, sempre che anche quelli non siano, ancora una volta frutto del compromesso al ribasso. Noi siamo sempre qui, non abbiamo bisogno di accordi o alleanze per votare ciò che è giusto senza sconti, e lo facciamo per il ragazzo dai pantaloni rosa, per Luigi e Nicolas, Valentina e Rachele, Matteo, Paolo, Valentino, Estrela, Juan Carlos, Louis, Samanta e tutti coloro, tra cui molti adolescenti, costretti ancora oggi a vivere nella paura, sapendo di non poter contare nemmeno sulla protezione dello Stato a cui appartengono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sberna. Ne ha facoltà.
MARIO SBERNA. Signor Presidente, premetto che il mio discorso parte da una convinzione, dimostrabile con gli interventi progressivi che si sono sviluppati in tutti coloro che hanno legiferato sul tema dell'omosessualità, attraverso un crescendo di richieste fotocopia sulle quali noi siamo al passo due.
La convinzione è, appunto, che si parli di qualcosa di odioso e inaccettabile, come la violenza e l'ingiuria nei confronti di persone, il passo due appunto, per arrivare ad obiettivi lobbistici diversi. Sul passo due in quanto tale, è scontato, questo Parlamento non potrebbe agire in modo diverso: chi fra noi non è contro ogni violenza sulle persone ?
Tuttavia, ogni legge ha delle conseguenze, è sempre propedeutica ad altro ed arriva in Parlamento in base non tanto all'urgenza di questo specifico obiettivo, ma, magari, con diverse gradazioni da Paese a Paese, ad un altro e più alto obiettivo.
Alcuni enti locali hanno provato a superare la normativa nazionale, approvando l'istituzione di un registro delle unioni civili, cioè il passo uno. Pisa è stato il primo comune a dotarsi di questo strumento nel 1997: un flop totale. In quindici anni al registro si sono iscritte una cinquantina di coppie: quelle omosessuali si contano con le dita di una mano.
Dunque, saranno anche il 10 per cento della popolazione, ma non sembrano così interessati ai diritti mancati. Le prime coppie iscritte si sono già separate, alcune si sono cancellate dal registro. Altrove non è andata meglio, nonostante da anni il dibattito politico e massmediatico venga sistematicamente occupato dai diritti negati delle coppie omosessuali, al punto che, e questo è senz'altro un bene, il nostro Paese si colloca ai primissimi posti al mondo per accettazione e, direi, maggioritaria Pag. 128simpatia verso le persone omosessuali.
Posso sbagliarmi, ma tutto questo tam tam sui diritti negati degli omosessuali, sostenuto dai riflettori dei media su questa o quella battaglia, è una minoranza della minoranza che li percepisce come indispensabili. Non farà statistica, ma noi parlamentari, su altri temi, siamo stati invasi nelle caselle mail da lettere di cittadini; a favore di questo provvedimento, me ne sono arrivate solo un paio.
Fuori dai cancelli delle aziende in cassa integrazione si parla d'altro, così come al mercato della frutta o in coda per l'ISEE. Pare che la povertà in cui stiamo inesorabilmente scivolando, mentre peraltro i ricchi sono sempre più ricchi, sia considerata dai più la priorità.
Conosco diversi omosessuali: coabitano, si danno una mano in casa, si vogliono bene, si sentono coppia. Bene. Si sentono discriminati ? Mi pare di no. Noto anche un'altra cosa: se un maschio e una femmina si baciano in un luogo pubblico, vengono redarguiti dai vigili e nessuno ne parla più. Se, invece, il vigile urbano redarguisce una coppia omosessuale per lo stesso motivo, quella sera stessa in piazza vi sarà una manifestazione, una richiesta di sospensione dal servizio per il vigile e un'interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio.
La carriera nelle aziende in cui si sono conosciuti i miei amici gay e lesbo non ha trovato ostacoli. Al contrario, diverse donne con contratto a tempo determinato e promessa di un full-time sono state gentilmente accompagnate alla porta appena hanno comunicato al loro datore di lavoro di aspettare un bambino.
Vi sono mille modi per mettere la donna di fronte ad una scelta: dimissioni in bianco firmate prima dell'assunzione, contratti non rinnovati, allontanamento dalla sede del lavoro più vicina a casa. Problemi di questo tipo non mi sembra appartengano ad un omosessuale, che, almeno in linea di principio, può spendere tutto se stesso per il lavoro. Questi riguardano la mamma lavoratrice, ma registro il fatto che, almeno a livello di urgenza e priorità assoluta, l'infelicità di queste donne non fa perdere il sonno a chi stabilisce i lavori d'Aula.
Ciascuno degli omosessuali che coabitano e che io conosco fa un 730 ed un ISEE. Per usufruire di eventuali servizi pubblici, il reddito di ciascuno dei due vale uno, mentre chi è coniugato somma il reddito. E così vi è chi ha accesso agevolato ai servizi, mentre i coniugati no. Meglio separati che coniugati !
Nei giorni scorsi ho visto i risultati di un sondaggio promosso sulle famiglie numerose in Italia. Alla domanda: «Siete mai stati vittime di discriminazioni, soprusi, insulti e minacce per il semplice fatto di essere famiglia numerosa ?», quasi il 28 per cento delle famiglie hanno risposto: «sì, spesso», mentre il 23,51 per cento hanno risposto: «sì, è capitato almeno una volta». Le derive neomalthusiane sono tutte lì da vedere. Butto là una provocazione: non è che i veri discriminati siano altri ?
Una famiglia numerosa è quella gravata da enormi problemi e per i cui diritti, benché costituzionalmente garantiti, questo Parlamento non ha manifestato mai nemmeno un centesimo della sollecitudine con cui è stato portato per approvazione il presente provvedimento.
Se vi è in Italia un soggetto discriminato, e non solo dal punto di vista della giustizia retributiva, questo è la famiglia, nonostante si stia parlando del cuore pulsante della società. Questo stesso Governo ha il Ministero per le pari opportunità, ma non si è degnato nemmeno di un sottosegretariato per la famiglia.
Ma in questo Parlamento nessuno si è accorto che nel 2008 i bambini sotto la soglia di povertà in Italia erano il 10 per cento e oggi sono il 30 per cento, collocando il nostro Paese al penultimo posto tra i Paesi cosiddetti sviluppati ? In soli cinque anni siamo riusciti ad impoverire un terzo dei nostri figli: ma, secondo voi, e lo chiedo a tutti, e in particolare alla Presidenza, quale deve essere la priorità assoluta dell'agenda di questo Parlamento ?Pag. 129
Dobbiamo certamente combattere ogni ingiuria, insulto, violenza e discriminazione, e lo Stato ha il dovere di proteggere i cittadini omosessuali da prevaricazioni e persecuzioni, ma non dobbiamo, per questo, perdere il senso della misura, delle urgenze, dei drammi reali e concreti che si stanno consumando sotto i nostri occhi assonnati.
Stiamo perdendo – ho concluso – le nostre generazioni future, stiamo facendo carta straccia dell'articolo 31 della Costituzione. Ci siamo messi a guardare il dito, mentre la luna si sta adombrando sempre più. È giunta l'ora di farla splendere nuovamente (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vignali. Ne ha facoltà.
RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo ora discutendo è un provvedimento di grande delicatezza. Premetto che ritengo l'omofobia un atteggiamento odioso e che non lo condivido nel modo più assoluto. Ma vorrei svolgere qualche riflessione sul piano laico. Lo faccio innanzitutto citando un editoriale che ha scritto sabato scorso sul Corriere della Sera Piero Ostellino. Ne cito alcuni brani: «Per quanto abbia cercato di individuare (le eventuali, ma assai recondite) ragioni eticamente immanenti al progetto di legge contro l'omofobia («avversità nei confronti dell'omosessualità»), non riesco a capire perché picchiare un omosessuale sarebbe un'aggravante, mentre picchiare me – che sono «solo» un essere umano senza particolari, selettive e distintive, qualificazioni sessuali – sarebbe meno grave. Picchiare qualcuno è un reato. Punto, basta e dovrebbe bastare». Peraltro ricordo che il nostro codice penale prevede già l'aggravante per motivi futili o abbietti e l'omofobia rientra sicuramente tra i motivi abbietti. «Del resto la nostra stessa Costituzione» prosegue Ostellino «all'articolo 3, già esclude la discriminazione per ragioni di sesso, oltre che religiose, politiche e sociali. Mi pare, invece, che il progetto di legge sull'omofobia ripristini alla rovescia la discriminazione, creando un surreale, e inquietante, precedente. Poiché, in certi ambienti, la solidarietà omosessuale rasenta il (legittimo) lobbismo, che facciamo, allora ? Approviamo una legge che tuteli gli eterosessuali contro questa forma indiretta di discriminazione omosessuale nei loro confronti ? Ma c’è anche un altro versante della proposta di legge contro l'omofobia che merita una riflessione. La cultura dell'espansione indiscriminata dei diritti rischia, di questo passo, di portare, prima o poi, a sostenere che il cittadino biondo, con gli occhi azzurri e di pura razza ariana – che, poi sarebbe, oggi, il titolare del pensiero unico «politicamente corretto» – debba godere di uno statuto speciale rispetto a chi la pensa diversamente. La strada che porta all'inferno del totalitarismo è notoriamente costellata di buone intenzioni...».
E conclude dicendo: «In tutta evidenza, non c’è bisogno di una legge contro l'omofobia, e impegnarne il Parlamento è un anacronismo persino ridicolo e pericoloso. La smania iper legislativista non realizza la democrazia, ma ne è la patologia che distrugge le libertà liberali».
Io credo che ci sia qualche problema che la riflessione di Ostellino solleva e non credo che nessuno possa accusare Piero Ostellino di bigottismo. Io condivido le sue considerazioni sulla non necessità di una legge come questa (ritengo che il codice penale già sia chiaro), come pure quella sulla pericolosità.
Innanzitutto, e lo dico – mi dispiace che non sia in Aula – al collega relatore Leone – che stimo oltre ad essere un caro amico –, non ha fugato i miei dubbi sulla questione che con questa norma si introduca di fatto un reato di opinione, contrario all'articolo 21 della Costituzione. Peraltro faccio notare che in Commissione giustizia il parere della Commissione affari costituzionali non è stato nemmeno guardato, è stato completamente ignorato.
E non hanno fugato i miei dubbi perché credo anche io che ci sia un problema – lo ha già detto qualche collega – legato alla giurisdizione che seguirà questa Pag. 130norma. Chi ci garantisce che i giudici non interpreteranno in modo creativo questa norma ? E faccio un esempio: basta guardare in Internet, facendo una ricerca con Google, e si vedrà che chi nella scorsa legislatura aveva manifestato una posizione contraria alla legge sull'omofobia è stato bollato come omofobo. Non solo, i nostri nomi – vado verso la conclusione, Presidente – sono stati taggati con l'immagine sull'omofobia. E se questo domani fosse considerato da un magistrato notizia di reato ?
Vado avanti, potrei dire altre cose, ma vado velocemente alla conclusione. Io credo che questo provvedimento possa creare dei seri problemi nelle sue conseguenze, e io che sono affezionato alla democrazia faccio fatica francamente ad accettarlo.
E chiudo, allora, citando una massima di Voltaire, un autore che non fa parte della mia cultura ma che ho sempre apprezzato e che condivido: «Non approvo quel che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo». Questo è il portato della tradizione occidentale, anche dei lumi, non buttiamola per fretta senza una ponderazione attenta delle conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giuseppe Civati. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CIVATI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io vorrei partire da una considerazione molto laica e molto rasserenante. Ho sentito parole grosse e molto pesanti anche questa sera, le ho lette sui mezzi di informazione. Si parla di «can-can», di «norma pericolosissima», di «discussione sbagliata ora», di «moratoria», «ci sono altre priorità», «è un fatto secondario» oppure «un liberticidio» ed «è un passaggio delicatissimo per la vita democratica e costituzionale di questo Paese». A me non sembra niente di tutto questo. Mi sembra che noi affrontiamo un argomento con grandissimo ritardo, un po’ quello di questa sera: siamo qui in pochi ad ore tarde a discuterne. Non si tratta affatto di un fatto rivoluzionario, ma di una banalissima questione, un riconoscimento di un atto di civiltà, che io considero riporta l'Italia agli standard europei che forse convengono a un Paese come il nostro.
Non drammatizzerei la questione, non ne farei una bandiera; ci sono altre questioni che riguardano l'argomento che sono molto più significative e rilevanti, sono state citate un po’ a sproposito questa sera, ma sicuramente sarebbe appassionante in quest'Aula aprire una discussione sulle unioni civili e i matrimoni gay che, peraltro, mi vedrebbero assolutamente favorevole.
Questa sera stiamo discutendo di qualcosa di diverso, di minore ma altrettanto importante per la sua dimensione, anche perché – lo sottolineo con forza – ho sentito negli ultimi interventi un po’ banalizzare la questione dei diritti civili e dei diritti umani, come se fossero cose secondarie rispetto ai fatti economico e sociali che riguardano la vita del nostro Paese. E non credo che si possa dire così, perché sono altrettanto importanti; lo sono in un momento di crisi, anche forse culturale, e di grande disagio sociale. Lo sono altrettanto le questioni che stiamo affrontando.
Tra l'altro, questa norma e la discussione che stiamo facendo sono un'occasione per dare forse un'opportunità di rispetto verso i nostri concittadini, verso chi porta con sé una differenza, e tornerò immediatamente su questo tema che ha un alto significato per me istituzionale. Devo dire che spero che la discussione entri nel vivo, nel merito e bene hanno fatto tutti quelli che hanno richiamato le proposte emendative.
Lo dico a proposito di differenze perché non vorrei che noi fraintendessimo il concetto di uguaglianza. Il concetto di uguaglianza non nega le differenze, si basa dal punto di vista costituzionale proprio sul loro riconoscimento, sulla possibilità cioè di avere una netta affermazione della nostra sensibilità, della nostra pienezza del diritto e della nostra individualità. Quindi, non è affatto una battaglia di Pag. 131parte. Non lo è perché in quest'Aula abbiamo sentito criticare questa impostazione da destra e da sinistra, abbiamo sentito richieste per migliorare il testo o per renderlo meno netto e meno forte. Quindi, è una discussione che avviene – credo – da un punto di vista assolutamente equilibrato.
Poi, da parte nostra c’è sicuramente la volontà di affermare con nettezza che noi non dobbiamo avere paura. Ecco, in questi anni forse c’è stata una fobia per l'omofobia, c’è stata in quest'Aula, c’è stata nel dibattito politico, c’è stata una paura, un nervosismo e un fastidio verso questo argomento, che forse la dice lunga, non tanto sulla pericolosità di questa legge verso le differenti opinioni – perché questa mi sembra assolutamente destituita di ogni fondamento –, ma sul fatto che questo Paese deve affrontare con maggiore schiettezza e serenità argomenti come il presente. Per cui, per uscire dalla paura anch'io sono convinto che ci siano delle cose che noi potremmo inserire in questo testo: una maggiore definizione della questione dell'orientamento sessuale – come è stato richiamato nel dibattito –, forse un riferimento, anzi un riferimento che in questo momento non c’è a una aggravante specifica e alla volontà cioè di segnare, anche da un punto di vista formale, legislativo e sostanziale l'impatto di una nuova legge in questo senso.
Questo perché ? Perché io credo che noi dobbiamo fare un passaggio di maturità e con questo concludo. Il nostro Paese è un Paese straordinario, è un Paese che ha un sacco di problemi dal punto di vista dei diritti civili. Prima ho sentito confondere la questione femminile con la questione dell'omofobia, che è il segno di un'altra questione che è la questione maschile, che è la vera questione dal punto di vista etico e civile di tanti nostri comportamenti dal punto di vista sociale.
Io vorrei che questa richiesta e queste differenze risaltassero per quello che sono, tutelate dalla nostra Costituzione. È un'occasione di rappresentanza di tanti nostri concittadini. Non saranno arrivate tante e-mail ma, in questo momento, sono anche un po’ emozionato nel raccontare una legge che può parlare ad una grande parte della popolazione italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Santerini. Ne ha facoltà.
MILENA SANTERINI. Signor Presidente, colleghi, vorrei inserire la riflessione che stiamo facendo questa sera in un contesto storico più ampio e cioè il contesto dei diritti umani e della loro storia ...
PRESIDENTE. Deputata Santerini, se può cambiare microfono, perché abbiamo un disturbo in questo.
MILENA SANTERINI. Inserire la riflessione di questa sera in un contesto storico più ampio, quello del percorso dei diritti umani che attraversa l'epoca moderna, trova le radici nella Dichiarazione di indipendenza del 1776, quella del 1789 e, infine, nel 1948. È stata definita questa una storia dell'empatia umana come l'insopprimibile vicinanza all'altro: il sentire con l'altro ci fa accorgere della sofferenza altrui e ci porta a non volere e a non sopportare il dolore degli altri esseri umani.
Le neuroscienze con la scoperta dei neuroni specchio ci hanno spiegato questa nostra naturale empatia, queste risonanze emotive che sentiamo quando percepiamo il disagio degli altri. Questo non significa ovviamente che l'uomo sia naturalmente buono. La storia di guerre, genocidi, la faticosa, faticosissima affermazione dei diritti umani negati ogni giorno soprattutto verso i più deboli ci dicono, anzi, a cosa possa arrivare l'uomo nei comportamenti violenti, nel disprezzo, nelle discriminazioni. Ma sono il contesto di competizione per le risorse, sono la paura, sono l'istinto di vendetta a soffocare quell'empatia e quello spirito di fraternità peraltro affermato dall'ispirazione cristiana molto limpidamente.
La storia dei diritti umani è, quindi, la storia di come nel tempo si tenti di Pag. 132liberare la naturale empatia umana dalle incrostazioni di odio e di vendetta. Nel tempo, infatti, abbiamo cominciato a considerare insopportabile quello che prima era visto come normale (pensiamo alla schiavitù, alla tortura, alla pena di morte) e ad all'allargare la famiglia dei diritti chiedendo che vadano difesi soprattutto giuridicamente con le leggi e con le norme.
Oggi discutiamo una legge che porta a considerare come le discriminazioni verso le persone omosessuali siano da stigmatizzare proprio in quanto espressione di pensiero prevenuto, paura di ciò che noi stessi rendiamo estraneo o nemico, voglia di umiliare o schiacciare. Certo, sono molto d'accordo, non sarebbe necessario proteggere (è stato detto) con una specifica normativa ciò che è affermato già con l'articolo 3 della nostra Costituzione sulla pari dignità di tutti. Si potrebbe dire che non è necessario sancire un'aggravante. Tuttavia credo però che proprio la fatica nell'affermare tali diritti possa oggi giustificare una sottolineatura particolare, e forse, forse le donne forse, non tutte, che si trovano a fronteggiare da secoli un'ottusa, a volte sottile a volte esplicita, discriminazione sanno capire quando c’è anche bisogno, come in questo caso, di un riconoscimento ulteriore, magari giuridicamente superfluo. Ribadire anche in modo ridondante la difesa dei diritti di tutti trova la sua giustificazione se, appunto, gettiamo uno sguardo sulle discriminazioni oggi e sulla difficile affermazione nel tempo dello spirito di fraternità tra le persone anziché di odio o aggressività.
Non mi fermo, quindi, nel ribadire quello che tutti ci unisce qui, il principio dell'uguaglianza, della non discriminazione, fondamento delle società democratiche, affermato da tutti i documenti della normativa europea, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione e, ancor prima, dalla legge n. 654 del 1975 che ratifica la Convenzione contro il razzismo adottata dall'ONU e dalla legge n. 205 del 1993, la cosiddetta legge Mancino, che, appunto, introduce l'aggravante delle finalità di discriminazione di odio etnico.
Ora si va a inserire tra le condotte di istigazione alla violenza, anche quelle fondate sull'omofobia, oltre che ai crimini per odio razziale ed etnico. Sono forme molto diverse tra loro. Il razzismo si basa principalmente su un concetto, la razza, che non è operante per gli studiosi di genetica. Le razze, infatti, non esistono, non perché siamo tutti uguali, ma perché siamo tutti diversi. L'antisemitismo aggiunge al razzismo una dimensione storica specifica e una pulsione genocidaria. L'islamofobia trova le sue radici in una storia di contrasto medievale, ma emerge nuovamente in un Occidente che, nella globalizzazione, ha bisogno di un nemico. Si potrebbe continuare con l'antigitanismo, con le sue tonalità di opposizione ai rom in quanto tali.
Oggi l'omofobia sceglie un termine, fobia, non del tutto efficace, utile forse se si pensa alle paure, ma troppo psicologico se pensiamo alla sua natura di fenomeno sociale. È comunque opportuno che questa pericolosa costellazione venga affrontata insieme e combattuta, non solo con gli strumenti della legge, ma con quelli culturali che educano al rispetto e alla comprensione della complessità. Proprio perché consideriamo molto serio questo problema, vogliamo ricordare la cautela con cui abbiamo difeso, accanto al principio di rispetto delle persone omosessuali, anche il principio di libertà d'opinione – mi riferisco agli emendamenti di cui ha parlato la collega Binetti – e ricordare la possibilità di aprire una riflessione in questo campo così delicato evitando ogni rischio di ideologia, di irrigidimento e un eccesso di normazione, l'iperpenalizzazione della società, che dimostra comunque una debolezza, cioè credere che le patologie della convivenza si possano risolvere soltanto per via punitiva. La discussione sul carcere di questi giorni dimostra il contrario, che non si può porre fiducia solo nelle soluzioni di tipo giustizialista.
C’è chi teme con qualche ragione che questo sovrapporsi di richieste di diritti sia una sorta di piano inclinato che conduce la società ad una sempre maggiore richiesta Pag. 133di diritti individuali di gruppo. Al di là di questo legittimo timore, vorrei invitare a riflettere su come siano l'alterità e le differenze che hanno portato a creare disuguaglianze sociali. Il colore della pelle, il sesso, le caratteristiche fisiche, la diversità di lingua o di cultura hanno rappresentato il motivo per mettere in gerarchie le persone, i gruppi e i popoli, ma differenze e disuguaglianze sono due concetti diversi. Noi oggi ribadiamo che contestiamo la disuguaglianza e la discriminazione. Siamo consapevoli che la cultura ha creato ruoli che servono a creare subalternità, ma, allo stesso tempo, questo non significhi neutralizzare la differenza sessuale o negarla. Non converrebbe a nessuno. Forse dovremmo con più umiltà imparare ad articolare meglio ciò che è natura e ciò che è cultura evitando, sia di sacralizzare la natura, sia di credere che tutto sia solo una costruzione culturale.
Se vogliamo vincere insieme la cultura del disprezzo, occorre evitare ogni riduzionismo perché non è eliminando la differenza, anche sessuale, che combatteremo le disuguaglianze (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pagano. Ne ha facoltà.
Testo sostituito con errata corrige volante
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, l'omofobia è un atteggiamento odioso e che non appartiene a chi parla, così come non appartiene alla stragrande maggioranza di questo Paese visto che in tutti i campi, moda, cultura, televisione, politica, esiste la piena parità e le uguali opportunità. Pur nondimeno, chi ha fortemente insistito per l'approvazione di tale legge – e quindi funzionale a tale obiettivo l'inserimento nel calendario dell'Aula, nonostante il periodo e nonostante tanti provvedimenti, anche formalmente urgenti, a cominciare dai decreti-legge necessari per rilanciare l'economia – dovrebbe poi spiegare perché la discussione stia avvenendo con tali modalità, in ora notturna e in margine ai lavori.
È cosa assai strana, rispetto alla quale non esistono, almeno a mia memoria, precedenti, in concomitanza con i lavori di Commissione, almeno fino ad un'ora e mezza fa, due.
A ciò deve, inoltre, aggiungersi quanto è accaduto lo scorso 21 luglio, quando in Commissione giustizia, convocata anche in quel caso in seduta notturna, si procedette al contingentamento dei centinaia di emendamenti presentati, riducendoli ad una decina solamente e mortificando così il ruolo e la funzione della rappresentanza parlamentare. Questi atti che ho appena spiegato, signor Presidente, rappresentano i primi episodi di grave discriminazione rispetto a chi volesse portare avanti tesi diverse rispetto a quelle oggi culturalmente dominanti.
Quindi, delle due l'una: o il provvedimento non era più importante, visto che lo stiamo portando in discussione in notturna e, allora, non è il caso nemmeno di impiegare questo tempo per la discussione in questa nottata mitica del 5 agosto, oppure continua ad esserlo, ma lo si vuol far passare senza un effettivo approfondimento. Ed è questo l'aspetto che io voglio sottolineare stasera, perché tanto, a settembre, avremo modo di dibattere su tante altre cose.
Perché discuterlo adesso significa una serie di cose. Primo: un disprezzo per la dialettica democratica, riducendo l'esposizione della ragione contro – lo dico tra virgolette – tale legge a mero esercizio verbale, confinandolo alle ore notturne, senza quel confronto che in una materia così delicata è essenziale. Secondo: un timore che le ragioni espresse da chi si oppone a tale legge vengano ascoltate da qualcuno in più rispetto ai pochi intimi che sono presenti qui questa sera e che possa far sorgere qualche dubbio anche a chi ascolta. È la convenzione – terzo – che si debba arrivare al risultato a prescindere, perché così impone l'ideologia del culturalmente corretto e dei più forti. Quarto: non tenere in alcun conto i rilievi non già confessionali verso questa legge, bensì di difesa della libertà di espressione, di insegnamento e di ricerca scientifica. Sottolineo «non confessionali», perché lei avrà notato, signor Presidente, come in Pag. 134questo dibattito non se sia avuto nessun tipo di rilievo di questo genere, per fortuna.
Il fatto che una parte della sinistra, su pressione di determinate lobby, abbia così insistito perché questo provvedimento venisse approvato con modalità tali da non garantire il normale confronto democratico, soffocandolo nella discussione in una maniera a dir poco inquietante e che sembra evocare scenari politici stile ventennio, in una situazione oltretutto complicata da un ingorgo istituzionale senza precedenti, conferma il sospetto che vogliono far passare, comunque e in qualunque caso, questa legge, nonostante i numerosi vizi di incostituzionalità di cui è affetta. Naturalmente, queste argomentazioni liberticide intrise di incostituzionalità – sottolineiamo che è stata presentata una questione pregiudiziale a firma di parlamentari del PdL – saranno oggetto di approfondimento e di denunce non solo in quest'Aula, ma anche nel Paese.
Quello che noi oggi abbiamo qui portato all'attenzione dell'opinione pubblica, quindi, comincia a trasparire in tutta la sua drammatica evidenza e l'aver limitato a pochi minuti l'intervento in Aula di ciascun oratore – come questo di fatto è avvenuto con il timing che è stato stabilito –, non è che l'ulteriore tentativo di censura: meno si parla di questa legge, infatti, tanto più velocemente si riuscirà ad approvarla, anche se si tratta di una legge bavaglio, che limiterà fortemente la libertà di opinione e di espressione.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, l'omofobia è un atteggiamento odioso e che non appartiene a chi parla, così come non appartiene alla stragrande maggioranza di questo Paese visto che in tutti i campi, moda, cultura, televisione, politica, esiste la piena parità e le uguali opportunità. Pur nondimeno, chi ha fortemente insistito per l'approvazione di tale legge – e quindi funzionale a tale obiettivo l'inserimento nel calendario dell'Aula, nonostante il periodo e nonostante tanti provvedimenti, anche formalmente urgenti, a cominciare dai decreti-legge necessari per rilanciare l'economia – dovrebbe poi spiegare perché la discussione stia avvenendo con tali modalità, in ora notturna e in margine ai lavori.
È cosa assai strana, rispetto alla quale non esistono, almeno a mia memoria, precedenti, in concomitanza con i lavori di Commissione, almeno fino ad un'ora e mezza fa, due.
A ciò deve, inoltre, aggiungersi quanto è accaduto lo scorso 21 luglio, quando in Commissione giustizia, convocata anche in quel caso in seduta notturna, si procedette al contingentamento dei centinaia di emendamenti presentati, riducendoli ad una decina solamente e mortificando così il ruolo e la funzione della rappresentanza parlamentare. Questi atti che ho appena spiegato, signor Presidente, rappresentano i primi episodi di grave discriminazione rispetto a chi volesse portare avanti tesi diverse rispetto a quelle oggi culturalmente dominanti.
Quindi, delle due l'una: o il provvedimento non era più importante, visto che lo stiamo portando in discussione in notturna e, allora, non è il caso nemmeno di impiegare questo tempo per la discussione in questa nottata mitica del 5 agosto, oppure continua ad esserlo, ma lo si vuol far passare senza un effettivo approfondimento. Ed è questo l'aspetto che io voglio sottolineare stasera, perché tanto, a settembre, avremo modo di dibattere su tante altre cose.
Perché discuterlo adesso significa una serie di cose. Primo: un disprezzo per la dialettica democratica, riducendo l'esposizione della ragione «contro» – lo dico tra virgolette – tale legge a mero esercizio verbale, confinandolo alle ore notturne, senza quel confronto che in una materia così delicata è essenziale. Secondo: un timore che le ragioni espresse da chi si oppone a tale legge vengano ascoltate da qualcuno in più rispetto ai pochi intimi che sono presenti qui questa sera e che possa far sorgere qualche dubbio anche a chi ascolta. È la convenzione – terzo – che si debba arrivare al risultato «a prescindere», perché così impone l'ideologia del culturalmente corretto e dei più forti. Quarto: non tenere in alcun conto i rilievi non già confessionali verso questa legge, bensì di difesa della libertà di espressione, di insegnamento e di ricerca scientifica. Sottolineo «non confessionali», perché lei avrà notato, signor Presidente, come in Pag. 134questo dibattito non se sia avuto nessun tipo di rilievo di questo genere, per fortuna.
Il fatto che una parte della sinistra, su pressione di determinate lobby, abbia così insistito perché questo provvedimento venisse approvato con modalità tali da non garantire il normale confronto democratico, soffocandolo nella discussione in una maniera a dir poco inquietante e che sembra evocare scenari politici stile «ventennio», in una situazione oltretutto complicata da un ingorgo istituzionale senza precedenti, conferma il sospetto che vogliono far passare, comunque e in qualunque caso, questa legge, nonostante i numerosi vizi di incostituzionalità di cui è affetta. Naturalmente, queste argomentazioni liberticide intrise di incostituzionalità – sottolineiamo che è stata presentata una questione pregiudiziale a firma di parlamentari del PdL – saranno oggetto di approfondimento e di denunce non solo in quest'Aula, ma anche nel Paese.
Quello che noi oggi abbiamo qui portato all'attenzione dell'opinione pubblica, quindi, comincia a trasparire in tutta la sua drammatica evidenza e l'aver limitato a pochi minuti l'intervento in Aula di ciascun oratore – come questo di fatto è avvenuto con il timing che è stato stabilito –, non è che l'ulteriore tentativo di censura: meno si parla di questa legge, infatti, tanto più velocemente si riuscirà ad approvarla, anche se si tratta di una legge «bavaglio», che limiterà fortemente la libertà di opinione e di espressione.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
Testo sostituito con errata corrige volante
ALESSANDRO PAGANO. Su questo, con tutti i mezzi democratici che ci sono dati, proseguiremo la battaglia – mi avvio alla conclusione signor Presidente –, a maggior ragione, dopo le cose che abbiamo sentito in Aula.
Che conclusioni fare rispetto al ragionamento appena sentito, in maniera sintetica, signor Presidente. Primo: abbiamo evidenziato quello che ha detto il Governo. Il sottosegretario Cosimo Ferri che, fra l'altro, è un addetto ai lavori, è un magistrato, ha sottolineato che deve essere una legge di tutto il Parlamento. Ha rifatto in questo le parole di uno dei due relatori, l'onorevole Scalfarotto. Ma qui c’è già un secondo problema che dobbiamo evidenziare e che ci lascia inquieti, perché, anche in questo caso, c’è stato un elemento fondamentale, che è quello che è stato dibattuto in Commissione affari costituzionali, che non è stato assolutamente ripreso dalla Commissione giustizia. Sempre il relatore, onorevole Scalfarotto, sottolineava che è stato – virgolettato – uno sgarbo istituzionale non recepire le osservazioni della Commissione affari costituzionali. Ma io mi consento di dissentire, con grande rispetto, onorevole Scalfarotto, perché non è questo un...
ALESSANDRO PAGANO. Su questo, con tutti i mezzi democratici che ci sono dati, proseguiremo la battaglia – mi avvio alla conclusione signor Presidente –, a maggior ragione, dopo le cose che abbiamo sentito in Aula.
Che conclusioni fare rispetto al ragionamento appena sentito, in maniera sintetica, signor Presidente ?. Primo: abbiamo evidenziato quello che ha detto testé il Governo. Il sottosegretario Cosimo Ferri che, fra l'altro, è un addetto ai lavori, è un magistrato, ha sottolineato che deve essere una legge di tutto il Parlamento. Ha rifatto in questo le parole di uno dei due relatori, l'onorevole Scalfarotto. Ma qui c’è già un secondo problema che dobbiamo evidenziare e che ci lascia inquieti, perché, anche in questo caso, c’è stato un elemento fondamentale, dibattuto in Commissione affari costituzionali, che non è stato assolutamente ripreso dalla Commissione giustizia. Sempre il relatore, onorevole Scalfarotto, sottolineava che è stato – virgolettato – «uno sgarbo istituzionale non recepire le osservazioni della Commissione affari costituzionali». Ma io mi consento di dissentire, con grande rispetto, onorevole Scalfarotto, perché non è questo un...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ALESSANDRO PAGANO. Signor Presidente, siamo ormai ad una cosa tra pochi intimi.
PRESIDENTE. Le regole servono a garantire il dibattito.
ALESSANDRO PAGANO. Non penso che i trenta secondi che stiamo tirando siano un problema.
PRESIDENTE. Si avvii a conclusione, l'ho invitata a concludere.
Testo sostituito con errata corrige volante ALESSANDRO PAGANO. Non penso che questo sia uno sgarbo ma sia senz'altro qualcosa di importante, e anche che il Governo abbia ribadito, qui, che il dettame degli affari costituzionali, quello che è stato già detto, deve essere ripreso; ritengo che sia fondamentale, così com’è fondamentale trovare una convergenza come quella che è stata trovata, per esempio, nel provvedimento sul femminicidio, che ci dimostra concretamente che questo Parlamento, in questo momento storico, sa trovare punti di convergenza. Per quanto mi riguarda per la nostra parte politica la buona volontà c’è tutta, ci aspettiamo, naturalmente, analogo comportamento e analogo rispetto democratico. ALESSANDRO PAGANO. Non penso che questo sia uno sgarbo ma sia senz'altro qualcosa di importante, e anche che il Governo abbia ribadito, qui, che il dettame degli affari costituzionali deve essere ripreso; ritengo che sia fondamentale, così com’è fondamentale trovare una convergenza come quella che è stata trovata, per esempio, nel provvedimento sul femminicidio, che ci dimostra concretamente che questo Parlamento, in questo momento storico, sa trovare punti di convergenza. Per quanto mi riguarda per la nostra parte politica la buona volontà c’è tutta, ci aspettiamo, naturalmente, analogo comportamento e analogo rispetto democratico.
Pag. 135PRESIDENTE. La ringrazio, vorrei semplicemente precisare che la calendarizzazione è avvenuta secondo le normali regole della Conferenza dei presidenti di gruppo con la condivisione dei gruppi; la discussione a quest'ora è semplicemente la prassi costante del fatto che dopo le votazioni si inizia la discussione sulle linee generali e con il decreto-legge abbiamo finito alle 20.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giuliani. Ne ha facoltà. Non c’è...
FABRIZIA GIULIANI. No, no, lo so che è tardi, però mi lasci il tempo di accedere il microfono, abbia pazienza ancora un poco.
PRESIDENTE. Prego, deputata.
FABRIZIA GIULIANI. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, non c’è dubbio che la norma che andiamo a discutere sia il compimento di un percorso lungo; lo hanno evocato anche altri prima di me. È il risultato di una discussione e di un lavoro intenso che ha attraversato non solo il nostro Paese, ma l'intero Consiglio d'Europa e i Paesi che ne fanno parte. Credo dobbiamo anche ringraziare i colleghi che nelle scorse legislature hanno provato a istruire questo lavoro e avrebbero voluto, avrebbero desiderato portarlo a compimento. Ora, credo che nonostante l'ora tarda si debba riflettere in modo critico e produttivo sulle ragioni del protrarsi di questa discussione e sulle difficoltà che ha vissuto, complessivamente, il nostro Paese, non solo noi, le istituzioni, la politica, ma anche il Paese intero, a varare una misura che ha come obiettivo esplicito la lotta alla discriminazione fondata sull'omofobia e sulla transfobia. Specie a fronte, altri lo hanno ricordato prima di me e davvero non mi ci soffermo, del presentarsi e ripresentarsi di atti, offese violente e violenze vere e proprie di cui sono oggetto le persone omosessuali e transessuali e soprattutto, credo sia questo il punto, del senso comune che le consente con questa frequenza e spesso con efferatezza.
Dobbiamo riflettere perché, e questo è il dato che io per primo vorrei sottolineare, questa legge non riguarda una minoranza, questo è un provvedimento che ci riguarda tutti. Sarebbe davvero una grave miopia politica considerare le misure sull'omofobia che oggi discutiamo come una norma per pochi, un atto di una pura tutela di minoranze, anche se io considero gli atti di tutela delle minoranze, e molti altri con me, come cose degnissime. Al contrario, la storia europea, la storia delle nostre società pluraliste negli ultimi decenni ci dice come la capacità di leggere la trama delle relazioni del tessuto sociale, la capacità di riconoscere e identificare forme discriminatorie e perseguirle, ovunque e comunque si manifestino, sia una capacità necessaria al mantenimento dell'equilibrio democratico, alla tenuta della nostra vita civile nazionale e transnazionale, al modo in cui noi pensiamo e guardiamo alla cittadinanza europea.
Questa consapevolezza è dell'oggi, ma è anche un portato della nostra storia, è la nostra Costituzione a dirci, con forza e rigore, a quali principi ci si debba ispirare e a quali principi si debba ispirare il lavoro giuridico quando vuole tradurre i valori che ispirano la vita democratica nella sua pienezza, quale via si debba perseguire nel suo aggiornamento se non se ne vuole tradire l'autentico principio ispiratore. Il contrasto alla discriminazione è enunciato con molta chiarezza nella prima parte del nostro dettato costituzionale. Si dice lì con efficacia come la discriminazione nel corso della storia possa assumere forme e obiettivi diversi, ma resti sempre identica a se stessa nella lesione che infligge al principio di uguaglianza che ispira la democrazia, e non si scambi questo per relativismo. Uguaglianza e rispetto della differenza, lo hanno detto anche altri prima di me, questo è il crinale; io sono persuasa anche che questo sia il cuore della sfida europea; è nel patrimonio prodotto dai drammi che hanno segnato la storia novecentesca del nostro continente, l'esigenza di riconoscere Pag. 136le differenze che segnano la nostra umanità accanto all'affermazione del principio di uguaglianza.
È il nostro tratto distintivo l'idea, il principio, che la differenza, le differenze che ci attraversano come esseri umani, non contraddicano l'uguaglianza del nostro essere umani. Humboldt, che era un grande filosofo cosmopolita, evocando questo punto diceva: la nostra comune umanità.
Ma proprio alla luce di queste considerazioni, credo che la norma contro l'omofobia, come altre analoghe questioni che toccano la vita, la sessualità, gli affetti e le relazioni – è giusto, lo hanno detto anche altri che la pensano diversamente da me – non sono solo questioni di diritti.
Non credo che per affrontare le sfide che oggi ci pone il nostro tempo, possiamo effettivamente richiamarci solo a quel linguaggio. Per rendere attivo quel percorso di civilizzazione che intreccia i processi politici in atto, occorre aggiornare le culture politiche che abbiamo alle spalle, dalle quali veniamo, e che sono culture politiche in larga parte esauste. Occorre aggiornare una cultura che vada oltre la sacrosanta affermazione dei diritti, che sono fondati sulle prerogative individuali, ma sia capace anche di metterne in luce i legami e le dipendenza tra gli esseri umani. Non solo le rivendicazioni, ma anche le relazioni, perché questa è la grammatica con la quale oggi possiamo parlare di un'estensione degli spazi di libertà. L'unanimità nel condannare l'abuso, l'offesa, la violenza, deve tradursi in atti concreti, come facciamo oggi, e deve anche misurarsi con le cause più profonde di questi fenomeni. Perché solo se la si riconosce, se la si porta fuori dal silenzio, dalla marginalità, l'offesa, l'insulto, l'aggressione, solo in questo modo una comunità è in grado di difendersi dal germe dell'intolleranza, che come i topolini di quel libro di Camus, si annida dove non immaginiamo, dove non avremmo mai pensato, ma può sempre uscire e seminare il contagio quando è più difficile difendersi, e a volte può essere anche un po’ tardi.
Non è difficile, io credo, poter identificare il confine della violenza, dell'insulto e dell'aggressione rispetto all'espressione delle proprie credenze più intime e dei propri convincimenti. I singoli, le singole, ognuno di noi, le comunità lo sanno. Certo, si può strumentalizzare ogni cosa, ogni frase, si può usare il linguaggio anche contro l'altro, ma il rispetto e la dignità ognuno di noi sa bene cosa siano. Più difficile è, invece, dare un nome al silenzio in cui molte offese sono rimaste segregate per molto tempo, uscire dall'indistinto che non merita nemmeno un nome, dal disagio dettato dai confini di un ritenuto senso comune che la paura di un cambiamento già in atto ha preteso immobile.
E questa è la seconda parola che ricorre tanto nel nostro dibattito oggi, e dobbiamo avere la forza di guardarla in faccia: la paura. Questo è il punto. Dietro ogni atto violento c’è paura e angoscia dell'ignoto. E invece per governare i processi e confrontarsi occorre sconfiggere la paura che, lo vediamo, si riflette e attraversa anche questa discussione. Come possiamo essere legislatori efficaci se per prima abbiamo paura noi ? Paura e timore di un piano inclinato secondo il quale qualunque apertura può portare a richieste eccessive e inaccettabili. Io credo che questa diffidenza, questo timore, devono essere superati. Per dare spessore e profondità alla condivisione di misure così importanti e delicate per tutti, occorre il coraggio del confronto, ma soprattutto occorre il coraggio di chiamare le cose come stanno, di vedere la vita per quella che è, le forme di vita per quello che sono, l'esperienza che ciascuno di noi ha della vita, della pluralità con la quale si manifesta e si esprime, e questa pluralità è drammaticamente lontana dalla rappresentazione patinata e univoca che spesso ci viene data di essa. Dobbiamo avere la forza di riconoscere la pluralità delle relazioni e della vita. La vita e le vite, privato e pubblico, personale e politica, erano le parole del pensiero delle donne, ma ci tornano utili oggi, perché – e davvero vado a chiudere – non pensiamo che la crisi che attraversa questo nostro tempo, la Pag. 137crisi che attraversa la politica, sia fatta di compartimenti stagni, di camere separate. La crisi della democrazia e dei partiti, come la crisi della rappresentanza, come sappiamo, è figlia della distanza, della separazione, dell'incomprensibilità che divide la politica rispetto alla vita, la sua concretezza. Sembrano, talvolta, la politica e la vita esperienze remote. Rompere il monolite di una rappresentazione unica delle relazioni, aprire la strada alla comprensione di esperienze dolorose, come la discriminazione, affermando che rappresentano per tutti una ferita, che sono una ferita inferta al nostro vivere insieme. Non ha nulla del linguaggio remoto e a volte freddo del politicamente corretto, ma forse è il solo modo per riacquistare questi due termini.
Così si stabilisce un nesso, davvero vitale e necessario, tra godimento dei diritti umani e pienezza della cittadinanza...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABRIZIA GIULIANI....senza il quale viene meno – e ho concluso davvero – la qualità di ogni spazio democratico. A partire da qui faccio un appello a tutte le forze politiche a fare un passo avanti, nel segno del coraggio e del confronto: perché ne va della forza della politica, ne va del nostro stare insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Scuvera. Ne ha facoltà.
CHIARA SCUVERA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, Viceministra Guerra, sicuramente il testo che oggi è all'esame è assottigliato rispetto a quello originario che abbiamo sottoscritto, e anche rispetto a quello unificato; peraltro l'unificazione dipende anche dal lavoro parlamentare, che normalmente si fa in Commissione.
Ciò nondimeno – e questo lo dico soprattutto agli amici del MoVimento 5 Stelle – questo testo, questo passaggio rappresenta una svolta epocale per l'affermazione dei diritti civili nel nostro Paese. E per questa ragione, per la sua stessa ragione, per questa sua ragion d'essere, il testo va sostenuto, tenendo conto anche degli emendamenti che potranno ancora essere apportati in senso migliorativo.
L'ispirazione innovativa di questa riforma, la svolta che essa rappresenta dal punto di vista giuridico e sociale, è sottolineata con convinzione da noi democratici e democratiche: finalmente l'omofobia e la transfobia vengono annoverate tra i motivi delle gravi condotte violente e discriminatorie previste dalle leggi cosiddette Mancino e Reale; leggi di cui sarebbe comunque auspicabile la completa estensione: per esempio con riferimento all'aggravante, come ha sottolineato nel suo parere anche la Commissione politiche dell'Unione europea.
L'aggravante verrà introdotta non per una convinzione securitaria. Non è questa la ragione, perché anche noi siamo convinti che l'investimento forte vada fatto sull'educazione, sulla prevenzione: questo è il primo passaggio forte ! Tant’è che anche a me è dispiaciuto che dal testo definitivo fosse espunta quella norma, che conteneva delle forti misure sulla rieducazione, sulla risocializzazione. Ecco perché oggi noi abbiamo votato a favore del decreto-legge su una nuova visione dell'esecuzione delle pene; invece il MoVimento 5 Stelle ha votato contro, in netta contraddizione con quello che ci viene a dire oggi.
Perché va reintrodotta quell'aggravante ? Perché non possono esserci discriminazioni di «serie A» e discriminazioni di «serie B»: è questa la ragione, è questo che ci dice l'articolo 3 della Costituzione.
Con questa legge l'Italia sarà più europea, si allineerà ad altri grandi Paesi che hanno affrontato il fenomeno disegnando un ambito legislativo specifico: perché questo è il punto ! Con questa legge l'Italia dà voce a quei ragazzi e a quelle ragazze che subiscono oggi gravi disagi esistenziali e discriminazioni per il proprio orientamento sessuale. Con questa legge forse si dà voce, seppure molto tardivamente, a quei ragazzi e a quegli adolescenti che hanno perso la vita a causa dell'ingiuria, Pag. 138del dileggio, dell'insulto; e si stima che rappresentino il 30 per cento del totale dei suicidi degli adolescenti.
Perché per così tanti anni nel nostro Paese questo tema è stato caricato di ideologismi, di pregiudiziali non attinenti alla questione discriminatoria ? Perché la legge non è mai riuscita ad approdare in Aula, nonostante il faticoso lavoro di tanti parlamentari, che coraggiosamente hanno cercato davvero che l'Italia avesse una legislazione più avanzata dal punto di vista dell'attuazione dell'articolo 3 della Costituzione ? Perché non è qualcosa di così trascendentale, alla fine !
Perché così a lungo si è ostacolata la tutela dei diritti costituzionali delle persone, quei diritti che abbiamo il dovere di garantire per costruire un Paese più contemporaneo, un Paese in cui valga la pena anche di investire economicamente perché è un Paese in cui si vive bene ?
Questo, come è stato detto da tanti, non può essere un terreno di scontro tra destra e sinistra, la questione del reato di opinione è una falsa questione perché in realtà quello che viene sanzionato è la condotta fondata sui motivi di omofobia o transfobia, non c’è il reato di opinione. Non può essere la bandiera di questo o di quel movimento ma deve essere proprio il risultato, il traguardo raggiunto da una grande rete civica, una grande rete politica, perché queste istanze, queste voci vengono dal territorio, dalle associazioni che noi quotidianamente frequentiamo e di cui quotidianamente raccogliamo le istanze. Non sono temi da salotto, non sono temi astratti, sono temi che attengono alla vita di tutti i giorni e che possono condizionare anche il fatto che il nostro Paese rappresenti un sistema attrattivo. L'Europa può essere attrattiva se investe su diritti civili e welfare, sappiamo che questa può essere la nostra grande forza rispetto ad altre parti del mondo rispetto alle quali ci auguriamo che ci possa essere la stessa attenzione. Dobbiamo dimostrare di essere un grande Paese, in linea e all'altezza della grande storia illuminista e dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Marzano. Ne ha facoltà.
MICHELA MARZANO. Signor Presidente, quando stavo preparando l'intervento di oggi avevo iniziato con un «finalmente», finalmente ci siamo avevo scritto, finalmente ci siamo dopo mesi di polemiche e ostruzionismo, finalmente questa proposta di legge contro l'omofobia e transfobia approda in Aula, finalmente anche in Italia si potrà cercare di fare un passo avanti su un tema che ovunque in Europa ha smesso di suscitare polemiche.
Dopo aver ascoltato alcuni interventi questa sera in Aula, il finalmente mi si è strozzato in gola: come si può anche solo osare pensare che in Italia la situazione non sia drammatica, per quanto riguarda la protezione delle persone omosessuali, transessuali, bisessuali, come ci è stato suggerito dall'onorevole Roccella e ancora dall'onorevole Gigli ?
Come si può anche solo immaginare di confondere orientamento sessuale e identità di genere come una qualunque patologia, come per esempio l'obesità, e non perché l'obesità sia una patologia qualunque, ma perché naturalmente non si possono confondere orientamento sessuale, identità di genere con una patologia se non ricadendo nelle ennesime confusioni che per secoli hanno bloccato i dibattiti, creato discriminazioni e incitato all'odio.
Ma ancora, non basta, come si può strumentalizzare o cercare di strumentalizzare una legge necessaria e urgente come questa, per motivi strettamente politici di tatticismo, come ho sentito fare dall'onorevole Di Vita (e mi dispiace perché il testo che io stessa avevo votato è un testo che andava migliorato, perché nella sola definizione di identità sessuale c'erano degli errori, ma se se ne potrà riparlare) ? Come si può anche solo pensare di strumentalizzare una legge necessaria come questa ?
Certo, anche negli altri Paesi europei non tutti sono d'accordo sulla necessità di Pag. 139legiferare sulle unioni civili oppure sul matrimonio gay, al contrario anche in Francia e in Inghilterra, dove pure le coppie omosessuali posso ormai sposarsi, esistono nell'opinione pubblica dubbi e perplessità. In nessun altro Paese europeo però esistono dubbi sulla necessità di una legge contro l'omofobia e la transfobia, questa legge è urgente e necessaria, nonostante quanto abbiamo sentito ripetere oggi per esempio dall'onorevole Gigli, e non solo.
Negli altri Paesi europei, in nome dell'uguaglianza e della libertà di tutti, non si tollera più, da molto tempo, che alcune persone possano essere discriminate o, peggio ancora, insultate e picchiate solo perché non eterosessuali. In nome della dignità della persona, nessuno accetta che possano restare impuniti atti di violenza contro chi avrebbe, come sola colpa, quella di essere diverso e dico diverso tra virgolette. Come è possibile, allora, che in Italia ci siano ancora tante persone ostili ad una legge contro l'omofobia e la transfobia ? Perché ancora tanta ipocrisia nel nostro Paese ?
Come si fa anche solo a pensare che una legge di questo tipo possa essere sbagliata, come si è letto alcuni giorni fa in un articolo, citato più volte questa sera in Aula, sul Corriere della sera, dove si è invocata in modo surreale la possibilità che una legge contro l'omofobia possa creare nuove forme di discriminazione, con la scusa che l'allargamento della legge Mancino agli atti di omofobia e di transfobia possa mettere a repentaglio la libertà di opinione di alcuni ? Chi si oppone a questa legge in fondo vuole che in Italia non cambi mai niente. Sono i primi a dichiararsi sconvolti quando accadono fatti di violenza, ma non sono poi disposti a riconoscere che tante persone vengono insultate, offese, maltrattate, ferite e talvolta uccise proprio perché omosessuali o trans.
Hanno talmente tanta paura che questa legge possa poi aprire la porta ad un dibattito serio sulle unioni civili e sul matrimonio gay, che preferiscono non fare nulla per proteggere chi avrebbe come sola colpa quella di non essere eterosessuale. E allora pretendono che, con questa legge, nessuno potrebbe più esprimere opinioni contrarie ai matrimoni gay senza essere punito, che nessuno potrebbe più proclamare ad alta voce ciò che insegnerebbe il Vangelo dimenticandosi forse che il messaggio del Vangelo è – prima di tutto – un messaggio d'amore, un messaggio inclusivo e rispettoso di ogni diversità e differenza, fino a pretendere che una legge contro l'omofobia, introducendo nuove forme di discriminazione, violerebbe il principio di uguaglianza sancito dalla nostra Costituzione.
Signor Presidente, sono stati commessi due gravi errori in quest'Aula, argomentando in questo modo questa sera. Come si fa a confondere la libertà di opinione con l'utilizzo di quello che tutti conoscono come hate speech, discorso dell'odio ? Quando dire e fare – ci insegnano i filosofi del linguaggio comune – chi insulta fa cose, chi insulta compie atti di violenza. Mi permetta di utilizzare un'espressione volgare che è un insulto e che non dovrei utilizzare in quest'Aula, ma quando qualcuno dice: «frocio di merda» non sta esprimendo un'opinione.
È un insulto ed è l'insulto che questa legge pretende di punire. Se noi confondiamo espressioni di opinione con atti linguistici volti a esprimere odio, a suscitare odio e a suscitare violenza, noi non capiamo che si parla di due atti linguistici diversi e questo è un sintomo di un'ignoranza profonda che caratterizza ancora il nostro Paese.
Ugualmente, come si fa a confondere il significato stesso del principio di uguaglianza quando fin dai tempi di Aristotele – lo sappiamo tutti, lo dovremmo sapere tutti – l'uguaglianza implica sempre e solo il fatto di dare cose uguali a persone uguali e cose diverse a persone diverse, proprio per garantire a tutti una piena uguaglianza in termini di diritti. Ma, a forza di incaponirsi a difendere posizioni ideologiche, sono in tanti a far finta di non capire che l'uguaglianza non implica l'identità e che, anzi, la vera uguaglianza la si raggiunge solo quando si rispettano e Pag. 140si proteggono tutte le differenze. Uguali anche se diversi, uguali proprio perché diversi, uguali e liberi di essere se stessi, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e dalla propria identità di genere.
Termino, signor Presidente. «L'omosessualità non è un diritto – scrive Ostellino su Il Corriere della Sera –, è un dato di fatto, uno spicchio della realtà». In fondo ha ragione. Peccato, poi, che il ragionamento non segua le premesse e che Piero Ostellino, invece di concludere affermando che quello spicchio di realtà ha diritto all'esistenza, esattamente come il resto della realtà, conclude affermando che una legge contro l'omofobia sia un anacronismo. Lo sarebbe, signor Presidente, se omosessuali e trans potessero avere il diritto di vivere come tutti gli altri. Lo sarebbe, signor Presidente, se fossero riconosciuti diversi e uguali. Lo sarebbe se nel nostro Paese non esistessero discriminazioni e odio. Ma, purtroppo, signor Presidente, non è ancora così (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 245-280-1071-A)
PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori e il rappresentante del Governo rinunziano a intervenire in sede di replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Martedì 6 agosto 2013, alle 9:
1. – Discussione della proposta di legge (per la discussione sulle linee generali):
COSTA: Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante (C. 925-A).
e delle abbinate proposte di legge: PISICCHIO; GELMINI ed altri; DAMBRUOSO ed altri; LIUZZI e BUSINAROLO; MOLTENI ed altri (C. 191-1100-1165-1190-1242).
— Relatori: Costa e Verini.
ore 11,30 (con votazioni a partire dalle ore 14,30)
2. – Discussione del disegno di legge:
S. 890 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, recante primi interventi urgenti per la promozione dell'occupazione, in particolare giovanile, della coesione sociale, nonché in materia di Imposta sul valore aggiunto (IVA) e altre misure finanziarie urgenti (Approvato dal Senato) (C. 1458).
— Relatori: Causi, per la VI Commissione; Pizzolante, per l'XI Commissione.
La seduta termina alle 23,45.
TESTO INTEGRALE DELLE RELAZIONI DEI DEPUTATI ANTONIO LEONE E IVAN SCALFAROTTO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE NN. 245-280-1071-A.
ANTONIO LEONE, Relatore. Il testo all'esame dell'Assemblea affronta il tema della lotta contro l'omofobia e la transfobia sotto il profilo della sanzione penale, prevedendo che alcune condotte omofobiche o transfobiche siano punite dall'ordinamento come reato, in ragione del loro particolare disvalore.Pag. 141
Nel nostro ordinamento, non vi è una normativa specifica volta a punire queste condotte.
Le ragioni di questo «vuoto normativo» non devono essere imputate esclusivamente alle diverse sensibilità esistenti su una materia di forte impatto emotivo, ma anche all'oggettiva difficoltà tecnica che comporta l'individuazione di una sanzione penale in materia così sensibile.
Infatti, quando il legislatore intende introdurre nell'ordinamento una nuova fattispecie di reato, deve sempre porsi il problema della determinatezza della stessa fattispecie, al fine di non dar luogo a questioni di legittimità costituzionale per violazione del principio di tassatività del precetto penale, ai sensi dell'articolo 25, comma 2, Costituzione, ovvero anche solo per non ingenerare incertezze o dubbi interpretativi da parte dei diversi interpreti di volta in volta chiamati ad applicare la norma.
Nel caso specifico dell'introduzione di una nuova fattispecie penale volta a sanzionare le discriminazioni di tipo omofobico, inoltre, è stata da più parti sottolineata la necessità di scongiurare l'introduzione nel nostro ordinamento di un reato di opinione, che risulterebbe di dubbia legittimità per potenziale contrasto con il diritto, costituzionalmente garantito, alla libera manifestazione del pensiero.
Prima di passare all'illustrazione della soluzione adottata dalla Commissione Giustizia, vorrei, però, fare una precisazione, che ritengo doverosa ogni qualvolta, come nel caso in esame, si deve affrontare in sede parlamentare il tema della tutela dei diritti della persona.
In particolare, voglio sottolineare che la tutela piena dei diritti dell'individuo non si consegue esclusivamente attraverso la norma penale, bensì attraverso altre vie che devono arrivare alla «testa» delle persone, dei ragazzi. Il rispetto degli altri con tutte le loro diversità è un fatto culturale e non certo esclusivamente di diritto penale.
Non voglio dire che la norma penale non serve in concreto, ma unicamente che non è sufficiente per combattere certi atteggiamenti. Anzi, approvare una legge che punisce questi fenomeni rappresenta un forte messaggio anche in vista della creazione di un clima culturale in cui il diverso da sé non è un nemico da distruggere ma è una persona come tutte le altre e che come tale merita rispetto.
Fatta questa precisazione che mi sembra doverosa, passo al testo in esame.
L'emendamento predisposto dai relatori ed approvato dalla Commissione, che ha integralmente modificato il testo unificato in precedenza adottato dalla Commissione stessa, rappresenta un risultato importante. Esso, infatti, è il frutto di una mediazione tra forze politiche che in passato avevano manifestato sul tema dell'omofobia posizioni molto diverse, se non addirittura inconciliabili, almeno in apparenza.
Vale la pena qui ricordare il fatto che io mi trovo ad essere co-relatore in questo provvedimento perché individuato e chiamato dal mio Gruppo al fine dì giungere in maniera condivisa ad un testo che non vedesse del tutto contrarie le varie anime esistenti all'interno dei gruppi facenti parte dell'attuale maggioranza.
Non faccio parte neanche della Commissione Giustizia.
Il testo del progetto di legge che viene presentato in Assemblea è stato notevolmente snellito rispetto a quello iniziale, specie nelle parti maggiormente controverse, ed appare idoneo a superare, sotto il profilo tecnico, le principali obiezioni che erano state poste, individuando fattispecie di reato sufficientemente determinate.
Da un punto di vista sostanziale, lo sforzo è stato quello di redigere un testo volto a conformare il nostro ordinamento a quanto disposto in materia di discriminazioni dall'articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che individua tra le politiche ed azioni della stessa Unione anche quella di contrasto delle discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale, evitando al contempo l'introduzione di un reato di opinione.
Per dare una rappresentazione geografica, ma sicuramente anche politica del Pag. 142fenomeno, mi sembra utile ora ricordare che norme contro l'omofobia sono state introdotte nei paesi europei sia nella costituzione che nel codice penale. Le costituzioni di Finlandia, Islanda, Austria, Danimarca, Irlanda, Belgio, Lussemburgo, Germania, Serbia, Montenegro e Cipro, vietano categoricamente ogni manifestazione omofobica o trans fobica. Hanno invece inserito nel loro codice penale norme analoghe la Norvegia, l'Olanda, la Svezia, la Gran Bretagna, la Spagna, la Svizzera e l'Ungheria.
La norma in esame ha evitato di introdurre nell'ordinamento una nuova legge speciale, ma è intervenuta con la tecnica della «novella», integrando il testo della legge Reale-Mancino. In particolare, sono state ampliate le fattispecie incriminatrici previste dall'articolo 3 della stessa legge per gli atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, nel senso di ricomprendere anche gli atti di discriminazione fondati sull'omofobia o la transfobia.
Più in particolare, si prevede che chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi o fondati sull'omofobia o transfobia è punito con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro. Volutamente non si è voluto toccare la fattispecie alla propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico. Si è ritenuto che incidere anche su questa fattispecie potrebbe comportare il rischio di formulare un reato di opinione. Questo rischio, invece, non vi è assolutamente in relazione alle condotte discriminatorie.
Tanto per essere chiari non può essere considerato un atto discriminatorio né tantomeno di istigazione alla discriminazione il dichiarare di essere contrari al matrimonio tra omosessuali ovvero all'adozione da parte dei medesimi. Tuttavia, non posso neanche non tenere conto che nel corso dell'esame in Commissione da parte di deputati appartenenti a diverse parti politiche è stato paventato il rischio di una strumentale o comunque non corretta applicazione concreta della nuova fattispecie penale. Secondo costoro, in questi casi, il nuovo reato si trasformerebbe in un reato di opinione. Personalmente ritengo che tale rischio non possa sussistere in quanto significherebbe prefigurare una applicazione distorta da parte della magistratura di una norma formulata correttamente.
Insomma, contraddico in maniera forte quello che alcuni scienziati, non del diritto, vanno propugnando: cioè che con l'approvazione di questa norma ogni opposizione ai matrimoni gay sarebbe perseguibile penalmente. Ebbene, io sono pronto, un minuto dopo l'approvazione di questa legge, a ribadire la mia contrarietà ai matrimoni gay senza essere masochisticamente portato a farmi mettere sotto processo. Del resto, a normativa vigente, sono punibili anche coloro che si oppongono allo ius soli ?
Tuttavia, se si vuole evitare, ad abundantiam, qualsiasi rischio di applicazione distorta della norma penale in questione si potrebbe introdurre nel testo una norma di chiusura che riprenda alcuni degli emendamenti presentati dai vari Gruppi in questa fase che sono volti a specificare che le disposizioni in materia di orientamento sessuale previste dal testo in esame non si applicano nel caso in cui le idee sulle persone oggetto di tutela da parte dello stesso siano diffuse limitatamente all'ambito educativo, didattico, accademico, scientifico, letterario, teologico, catechistico, purché non incitino alla discriminazione, all'odio o alla violenza.
Se questa precisazione serve a sgombrare qualsiasi dubbio circa l'effettiva portata dell'intervento normativo che ci accingiamo a fare, ritengo che dovremmo farla.
L'altra modifica all'articolo 3 della legge Reale si riferisce alla lettera b) del comma 1. Si punisce con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi fondati sull'omofobia o transfobia. In questo caso il rischio di reato di opinione non sussiste in alcun modo.Pag. 143
L'ultima modifica è relativa al comma 3 del citato articolo 3. In particolare viene vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull'omofobia o transfobia. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell'assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.
La Commissione ha, invece, deciso di riflettere ulteriormente, in vista dell'esame da parte dell'Assemblea sulla questione della previsione di una circostanza aggravante da applicare nel caso in cui il reato sia stato commesso per motivi fondati sull'omofobia o transfobia. In sostanza occorre stabilire se ogni reato possa essere aggravato in tal senso ampliando le ipotesi di aggravanti comuni previste dall'articolo 61 o estendendo la circostanza aggravante prevista dall'articolo 3 della legge Mancino ai casi di omofobia o transfobia ovvero prevedere una circostanza aggravante da applicare solo ad alcuni reati escludendone altri, come ad esempio quelli contro l'onore, sulla base di una scelta già compiuta dalla Commissione giustizia nella scorsa legislatura. Di questa questione si tratterà in maniera sicuramente approfondita nel prosieguo dei nostri lavori.
Il testo approvato dalla Commissione pertanto non contiene alcuna definizione delle nozioni di omofobia e transfobia, in quanto si è ritenuto trattarsi di nozioni il cui significato è comunemente noto e che ogni tentativo di definizione normativa potrebbe comportare il rischio di strumentalizzazioni applicative della fattispecie. Sempre per non incorrere in possibili violazioni del principio costituzionale di determinatezza della fattispecie penale si è preferito fare riferimento alle nozioni di omosessualità e transessualità in luogo di quelle di orientamento sessuale ed identità di genere ovvero, come invece previsto dalla proposta di legge C. 245 Scalfarotto, quello di identità sessuale con le sue declinazioni di sesso biologico, orientamento sessuale, ruolo di genere e identità di genere.
Voglio sicuramente ribadire che l'articolo unico licenziato dalla Commissione (frutto al momento di un accordo fra PD e PDL) non rappresenta nel modo più assoluto un'apertura ai matrimoni fra omosessuali verso i quali resta, voglio sottolinearlo, intatta la mia personale opposizione.
Va spesa qualche parola, poi, sulla paventata presunta illiberalità di questa legge che combatterebbe le opinioni non con le opinioni ma a colpi di galera. Basterebbe ricordare in proposito, che da quando certi preti in Italia minacciavano di scomunicare chi non avesse votato democrazia cristiana e scacciavano dalle chiese i conviventi (chiamati sprezzantemente concubini), oppure, quando si diceva che i comunisti mangiavano i bambini, sono passati più di sessanta anni ed abbiamo scavalcato un secolo. La stessa chiesa riconosce indirettamente l'esistenza delle coppie conviventi, ne battezza i figli e si avvia a concedere la comunione ai divorziati. Da ultimo, non dimentichiamo le parole che Papa Francesco di ritorno dal Brasile ha usato nei confronti dei gay.
Il commissario dei diritti umani del Consiglio di Europa Thomas Hammarberg che lavora su un progetto pan europeo sulla omofobia e la trans fobia aveva auspicato di recente che il nostro parlamento potesse approvare finalmente la legge contro l'omofobia ricordando che, altrimenti, il nostro paese ne avrebbe pagato le conseguenze, soprattutto in termini di civiltà.
Bene, non continuiamo a farci riprendere da chi non ha alcun titolo per farlo. Non continuiamo a far richiamare un Paese, il nostro, che può ancora tentare, con scelte adeguate, di rimanere la culla del diritto e della civiltà.
IVAN SCALFAROTTO, Relatore. Matthew Shepard nacque a Casper, nel Wyoming, il 1o dicembre 1976. Era il primo Pag. 144figlio di Dennis Shepard e Judy Peck Shepard. I suoi genitori vissero per un certo periodo in Arabia Saudita, dove suo padre lavorava per una compagnia petrolifera, così Matthew si diplomò presso la scuola americana in Svizzera. Poi si iscrisse a Scienze Politiche, all'Università dello Wyoming. Suo padre lo ricorda come un «giovane uomo ottimista e aperto, con un dono molto speciale che gli consentiva di stabilire una relazione praticamente con chiunque. Era un tipo di persona con cui era facile fare amicizia ed era uno sempre alla ricerca di nuove sfide. Matthew aveva una grande passione per l'uguaglianza ed era uno che non aveva paura di battersi per l'accettazione delle differenze tra le persone».
Subito dopo la mezzanotte del 7 ottobre 1998 Matthew, che allora aveva 21 anni, incontrò in un bar Aaron James McKinney e Russell Arthur Henderson. Shepard chiese loro un passaggio a casa. Fu derubato, picchiato selvaggiamente, legato ad una staccionata e lasciato lì a morire.
Matthew fu trovato 18 ore dopo da un ciclista di passaggio, che inizialmente lo aveva scambiato per uno spaventapasseri, vivo e in stato di incoscienza. Aveva una frattura dalla nuca fino oltre l'orecchio destro. Parte del cervello era stata danneggiata in modo tale da risultare compromessa la capacità del suo corpo di regolare il battito cardiaco, la temperatura corporea e altre funzioni vitali. C'era inoltre circa una dozzina di piccole ferite sulla testa, sul collo e sulla faccia. È stato riportato che Matthew era stato colpito con una violenza tale da ricoprire il suo volto completamente di sangue, ad eccezione di dove era stato lavato dalle sue stesse lacrime. I medici giudicarono le sue lesioni troppo gravi per poter essere operate. Matthew non riprese più conoscenza e rimase sempre in rianimazione. Morì alle 00.53 del 12 ottobre 1998 all'ospedale Poudre Valley a Fort Collins, in Colorado. La polizia arrestò McKinney e Henderson poco dopo, trovando l'arma insanguinata, le scarpe della vittima e la carta di credito nel loro camion. Il processo ai due aggressori accertò che l'unica ragione per cui Matthew era stato aggredito e ucciso era il fatto che fosse gay. Il 29 ottobre 2009 il Presidente Obama ha promulgato una legge che punisce l'odio nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender. Si chiama il Matthew Shepard Act.
Andrea, invece, era di Roma e aveva 15 anni. Si è ucciso nella sua città il 22 novembre del 2012, l'anno scorso. Lo ricordiamo tutti come «il ragazzo dai pantaloni rosa». Perché aveva, appunto, dei pantaloni rosa. E poi metteva lo smalto rosa, e aveva anche un quaderno, sempre rosa. Non sappiamo se fosse omosessuale oppure no. Sappiamo però che il suo comportamento non era quello giusto, quello che i suoi compagni di scuola si aspettavano da lui. Un ragazzo non mette lo smalto, non si veste di rosa. E infatti qualcuno sul muro della scuola aveva scritto: “Non vi fidate del ragazzo con i pantaloni rosa, è frocio”. Così Andrea si è stretto una sciarpa intorno al collo, si è lasciato andare, ed è morto con i suoi 15 anni.
Il giorno dopo qualcuno scrisse su un blog: «Chiamatela pure omofobia se volete, anche se io ancora non riesco a capirlo questo termine. Omo-fobia: paura dei gay ? Paura di chi viene periodicamente pestato a morte ? Paura di chi subisce ogni giorno, sotto la nostra indifferenza, violenze psicologiche ? A me più che paura sembra odio, perché l'odio è sempre più facile, perché l'amore deve essere corrisposto, l'odio no. Perché l'odio crea facilmente gruppo: si trova un bersaglio e gli si indirizza contro tutto il nostro odio, come se un odio condiviso fosse più giustificabile.»
Ecco. Negli Stati Uniti oggi esiste il Matthew Shepard Act. Qui da noi in Italia, no. Nessuno ha ancora dato una legge che ricordi Andrea e i suoi pantaloni rosa, e che aiuti a evitare che si ripetano casi come il suo. La legge per quelli coi pantaloni rosa non è ancora stata varata. Così come non è ancora stata varata una legge che protegga dall'odio le persone transessuali e transgender, un gruppo talmente Pag. 145odiato in tutto il mondo da essere l'unica minoranza che ha dovuto inventarsi una celebrazione, il TDOR (Transgender Day of Remembrance), per ricordare i propri morti, uccisi per ragioni di odio. Per chi ancora non lo sapesse, si celebra ogni 20 novembre, tutti gli anni, dal 1999.
È per questo che siamo qui, oggi. Per cominciare il cammino che ci conduca finalmente ad approvare una legge non tanto contro l'omofobia, la paura dei gay, ma contro l'odio verso di essi. Una legge di civiltà, in nessun modo ideologica, che serva in primo luogo a dire al Paese che la nostra comunità nazionale ripudia ogni forma di odio, incluso quello omofobico e transfobico. Una legge, poi, che spieghi bene che l’«omofobia» e la «violenza omofobica» sono due cose ben diverse. Perché l'omofobia, per essere tale, proprio come il razzismo, non richiede necessariamente la violenza fisica.
In qualità di relatore di questo provvedimento voglio innanzi tutto indicare il metodo con il quale il mio collega Antonio Leone, che voglio subito ringraziare per la collaborazione leale e fattiva, e io ci siamo mossi. Nel lavorare a questa legge abbiamo voluto in ogni modo provare a creare una legge di tutto il Parlamento. Una legge che appartenga a tutto il Paese, come patrimonio collettivo e condiviso. Non una legge di parte, né una legge la cui approvazione costituisca la vittoria di qualcuno e la sconfitta di qualcun altro.
Si dice che la salute di una democrazia si misura dal modo in cui tratta le sue minoranze. Se guardiamo come l'Italia tratta le persone gay, lesbiche, bisessuali e trans c’è da dire che la nostra democrazia è in un pessimo stato di salute. Per questo motivo Leone e io abbiamo voluto procedere ascoltando tutti, tenendo le preoccupazioni di tutti nella massima considerazione.
Abbiamo cercato di agire con prudenza e con rispetto. Maneggiando la nostra responsabilità di legislatori come si maneggia una materia fragile e preziosa. Consapevoli della delicatezza estrema del nostro lavoro: un tessuto delicatissimo, un ponte strettissimo – di quelli fatti di corda, quelli che oscillano pericolosamente sopra una cascata – necessario a collegare due posizioni lontanissime, forse addirittura opposte. Quella di chi invoca la propria libertà di coscienza e di pensiero, e quella di chi chiede di poter vivere liberamente nella dignità e nel rispetto.
Due libertà entrambe fondamentali, di cui una limita l'altra ma anche due parti della stessa materia di cui è fatta la democrazia. Due parti intimamente legate, come lo yin e lo yang. Inseparabili e fatte in modo da dare ciascuna vita all'altra. Una però molto yang, maschile e solare: la libertà di pensiero. L'abbiamo vista agitarsi dalle pagine dei giornali, dei blog, nelle discussioni parlamentari, tanto nella Commissione Giustizia che nelle altre commissioni. L'altra libertà: quella di vivere senza essere offesi, privati del rispetto, picchiati, molto più yin, femminile, lunare. Più silenziosa, esile e aerea. L'abbiamo vista e sentita meno, ma è la ragione stessa per cui siamo qui. Perché senza la libertà delle persone gay, lesbiche, bisessuali e trans di vivere in pace, protette dall'odio, dalla violenza e dalla discriminazione questa democrazia non è una democrazia. Due libertà, due diritti, due giuste pretese. Chi ne invoca una, ricordi sempre che ha senso solo se esiste anche l'altra.
Il testo su cui chiediamo l'approvazione di quest'Aula non intende raggiungere il suo scopo con una nuova legge, al contrario. Ciò vi proponiamo è di utilizzare norme già da tempo in vigore nel nostro ordinamento. Con la proposta di legge della quale discutiamo, infatti, si estendono alle discriminazioni fondate sull'omofobia e la transfobia i reati puniti dalla legge n. 654 del 1975 (cosiddetta «Legge Reale») – che ha reso esecutiva la convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, fatta a New York il 7 marzo 1966 – legge poi modificata dal decreto-legge n. 122 del 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 205 del 1993 (cosiddetta «Legge Mancino»).
In buona sostanza si vuole equiparare l'odio basato sull'omofobia e la transfobia Pag. 146a quello, già riconosciuto e punito nel nostro ordinamento, basato su motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o contro gli appartenenti alle minoranze linguistiche. In questo modo si rimuove l'irrazionale differenza che esiste nel nostro Paese, per esempio, tra l'apporre uno striscione gravemente razzista in uno stadio, il che può – almeno in teoria – configurare una condotta antigiuridica, e l'apporre il medesimo striscione, riportante le medesime parole di dileggio, nei confronti delle persone omosessuali. In questo caso fino ad oggi non di reato si tratta, ma di semplice espressione del pensiero, posto che la legge penale non prevede che l'omofobia sia una forma d'odio perseguita dalla legge. E posto che in una democrazia, in uno Stato di diritto, tutto ciò che non è vietato è, deve essere, permesso.
Senza una legge contro l'omofobia e la transfobia, come ci ha confermato il Prefetto Francesco Cirillo in un'audizione in Commissione Giustizia, nemmeno ÌOSCAD (l'Osservatorio per la Sicurezza contro gli atti discriminatori della Polizia) è in grado di tenere una contabilità delle aggressioni, dei pestaggi, delle violenze contro gay, lesbiche, bisessuali e trans. Non c’è una legge che qualifichi questi come reati d'odio, non ci sono dunque nemmeno i numeri e la possibilità di monitorare il fenomeno.
Ma veniamo al testo approvato dalla Commissione. In primo luogo voglio sottolineare che si tratta di un testo che è il risultato del raggiungimento di un punto di incontro di posizioni contrapposte che, come ho già ricordato, in alcuni momenti sono sembrate addirittura inconciliabili. La scelta della Commissione è stata quella di adottare un testo unificato delle diverse proposte abbinate per poi approvare un emendamento dei relatori che ha rimodulato il testo finale oggi sottoposto all'Aula.
La disposizione centrale del testo base licenziato dalla Commissione era l'articolo 3 che stabiliva l'applicabilità integrale della Legge Reale-Mancino anche in materia di discriminazioni motivate dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere della vittima. In sostanza, senza andare a modificare la struttura normativa della legge Reale-Mancino si andava a completare il percorso avviato nel 1993, all'epoca dell'approvazione la Legge Mancino, per estendere ad altre categorie di persone le tutele della Legge Reale del 1975. La legge Mancino ha infatti esteso tali tutele alle vittime di atti di discriminazione e di violenza per motivi etnici, nazionali o religiosi (e in seguito anche alle minoranze linguistiche ex articolo 18-bis della Legge 15 dicembre 1999, n. 482).
La comunità LGHT italiana da sempre ha chiesto che tali norme siano modificate per includere le persone omosessuali e transessuali. Il testo unificato faceva questo passo di civiltà in più per tutelare le persone omosessuali e transessuali allo stesso modo di come l'ordinamento già tutela altre minoranze, categorie di persone, gruppi di minoranza, che per talune proprie caratteristiche personali vengono discriminate e odiate fino ad essere uccise o spinte al suicidio. Sembra una cosa semplice, sulla quale essere tutti d'accordo, eppure non è così.
Da almeno 20 anni il Parlamento si cimenta in questa operazione di adeguamento normativo di una disposizione legislativa che si dimostra quotidianamente lacunosa nel non prevenire e punire fatti di omofobia e transfobia che hanno lo stesso disvalore di fatti che invece sono puniti in quanto il motivo della discriminazione o della violenza attiene, ad esempio, all'etnia O alla nazionalità. La resistenza a questo adeguamento ha trovato varie giustificazioni che sono mutate in base alla formulazione del testo sottoposto al Parlamento. Si è detto per esempio che le nozioni di «orientamento sessuale» ed «identità di genere» sono indeterminate.
Un rilievo inspiegabile, posto che si tratta di definizioni ben conosciute dalle scienze sociali nonché dal nostro ordinamento. Si parla infatti:
– di «orientamento sessuale» si parla per esempio nel decreto legislativo n. 216/2003, di attuazione della direttiva 2000/78/CE, che stabilisce che parità implica assenza di qualsiasi discriminazione diretta o indiretta a causa della religione, Pag. 147delle convinzioni personali, degli handicap (o meglio: delle disabilitò), dell'età o dell'orientamento sessuale (articolo 2).
– di «identità di genere» poi parla, sempre per fare un esempio, la Convenzione di Istanbul recentemente ratificata da questo Parlamento.
Aggiungo che la preoccupazione, più volte espressa, che una «percezione di sé» non può dar luogo al fondamento di una norma penale non era ricevibile posto che la Legge Mancino tutela esplicitamente anche la discriminazione su base religiosa. L'appartenenza religiosa è sicuramente una cosa di cui il giudice non può conoscere tramite un esame obbiettivo (come per esempio l'origine etnica) ma esclusivamente sulla base di una dichiarazione della persona. Si tratta anche in quel caso di una condizione soggettiva e non immutabile nel corso della vita. Cionondimeno l'appartenenza a una religione crea uno stato di tutela da parte della norma penale, e questo senza che nessuno abbia giustamente mai rilevato alcun problema.
Sempre nell'ottica del massimo ascolto, per superare in radice questa obiezione si è comunque alla fine scelto di utilizzare la nozioni di omofobia e transfobia, che sono comunemente e pacificamente intese e utilizzate come l'equivalente del razzismo nei confronti, rispettivamente, delle persone orno e bisessuali (omofobia) e transgender o transessuali (transfobia).
L'obiezione di fondo è tuttavia un'altra. Si è spesso sostenuto, anche in Commissione, che l'estensione della legge Mancino ad ipotesi in cui la condotta discriminatoria abbia a proprio fondamento l'omosessualità o transessualità della vittima possa comportare l'introduzione nell'ordinamento di un reato di opinione, in contrasto con i principi costituzionali. Ebbene, in realtà questa preoccupazione non è fondata come risulta evidente dal solo fatto che la Corte Costituzionale non ha mai sancito l'illegittimità costituzionale della legge Reale- Mancino.
Dalla stessa applicazione giurisprudenziale della «legge Reale-Mancino» risulta chiaro che molte delle ipotesi di scuola che vengono oggi richiamate per dimostrare i rischi dell'introduzione di reati di opinione sono in realtà dei casi che nel diritto penale vengono ricondotti alla categoria dei «reati impossibili», in quanto la condotta non sarebbe idonea a ledere o a porre in pericolo il bene giuridico protetto. In sostanza in molti di quegli esempi addotti per dimostrare l'incostituzionalità o, quanto meno, l'inopportunità dell'estensione della legge Reale-Mancino alla discriminazione nei confronti di orno e bisessuali o transessuali, ciò che viene a mancare è la lesione del bene giuridico.
Tanto per essere chiari, dichiarare di essere contrari ai matrimoni tra omosessuali o alle adozioni da parte degli stessi non è per il diritto penale un atto di discriminazione. Se così non fosse dovrebbero oggi essere perseguiti penalmente tutti coloro che sono contrari allo ius soli in materia di cittadinanza. Costoro non vogliono che la cittadinanza sia estesa a certe persone in quanto non italiani sulla base della loro origine nazionale ed etnica, considerando irrilevante il fatto che siano nati in Italia. Non mi risulta che nessun giornalista o esponente politico che sostenga la propria contrarietà allo ius soli sia mai stato indagato per la violazione della Legge Mancino.
Peraltro questa legge non vuole e non deve diventare uno strumento di limitazione di nessuna opinione, nemmeno di quelle più controverse e abrasive. «Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo», dice la famosa frase attribuita a Voltaire che faccio mia senza alcun dubbio. E in questo senso si è lavorato per introdurre nella norma una clausola di garanzia che specifichi compiutamente, anche nel testo della Legge Mancino, il principio dell'articolo 21 della Costituzione: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e Pag. 148ogni altro mezzo di diffusione. Non si può essere soggetti ad autorizzazioni o censure. »
So che sono stati presentati emendamenti in tal senso sui quali si è compiuto un lungo lavoro di ascolto e di sintesi, e, in quanto relatore, mi riservo di esprimere il mio parere favorevole cosicché la norma rinveniente dal nostro voto rassicuri tutti coloro che sono preoccupati di eventuali compressioni della propria libertà di pensiero. Come ho detto, si tratta di una libertà preziosa che nessuno intende limitare. Questa legge è una legge, lo dico ancora una volta nella solennità di quest'aula, che vuole moltiplicare la libertà, non limitarla.
La realtà è un'altra ed è inutile girarci intorno: qualcuno teme che la legge sull'omofobia possa essere la prima crepa in quella diga che ha bloccato sin qui tutti i tentativi fatti per assicurare anche in Italia alle persone omosessuali e transessuali gli stessi diritti riconosciuti loro in tutti i Paesi del mondo industrializzato. La diga c’è, come si fa a non vederla, ma la legge sull'omofobia non costituirà (purtroppo, mi viene da dire) la crepa di quel muro. Di ben altro coraggio, di ben altra visione avremmo bisogno ! Quella visione, quel coraggio che hanno dimostrato leader di destra e di sinistra in tutta Europa e che in Italia corrisponde solo a un timido balbettio. Lo dico anche a chi ci ha detto: «Ma non avete nulla di più urgente da fare che una legge contro l'omofobia ?» Ebbene: il tema dei diritti delle persone LGBT è un tema centrale nelle agende politiche di tutto il mondo. In Francia, dove già vigevano i PACS, Franois Hollande mette nel suo programma il matrimonio ugualitario e lo fa diventare realtà in pochi mesi. Negli Stati Uniti il Presidente Obama schiera la sua amministrazione a favore del matrimonio ugualitario nella causa davanti alla Corte Suprema. A Londra David Cameron introduce il matrimonio egualitario spiegando a tutti di essere a favore del matrimonio non «nonostante il fatto di essere un conservatore» ma, al contrario, proprio «a causa del fatto di essere conservatore». E, si sa, i conservatori tengono all'istituzione matrimoniale.
Questa legge non sarà dunque lo strumento per introdurre nel nostro ordinamento né il matrimonio né altra forma minore di unione perché qui da noi, rispetto al resto del mondo occidentale, ancora facciamo fatica a vedere la politica come quella cosa che deve rispettare le convinzioni di ciascuno, senza dimenticare però di legiferare sempre per la generalità dei cittadini. Di qualsiasi origine, di qualsiasi fede. E qualsiasi sia il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere.
In queste condizioni, ciò che andiamo ad approvare è semplicemente una piccola legge di civiltà, una legge che serve semplicemente a colmare una vergognosa lacuna del nostro ordinamento, estendendo la portata applicativa di una legge che, nella sua struttura, è stata già dichiarata conforme alla Costituzione ed è stata prudentemente utilizzata nei nostri tribunali per la bellezza di vent'anni.
Una legge il cui testo è stato peraltro cambiato nel 2006, dal governo di destra dell'epoca, in senso restrittivo, proprio al fine di evitare la persecuzione delle semplici opinioni. In quell'intervento legislativo le condotte che costituivano reato vennero precisate e ristrette: la «diffusione» di idee basate sull'odio razziale cedette il passo alla più strutturata «propaganda». E il mero «incitamento» alla discriminazione non fu più ritenuto sufficiente, richiedendosi la condotta dell’«istigazione». Stupisce quindi che oggi si chieda da parte di esponenti del centrodestra di modificare ulteriormente un testo che hanno scritto essi stessi e che consideravano perfettamente garantista quando misero mano alla sua riforma.
Per quanto infondate siano tutte le critiche fatte all'estensione integrale della legge Legge Mancino, di queste si è dovuto comunque tener conto, al fine di evitare pesanti contrapposizioni in Commissione tra gruppi politici che avrebbero messo fortemente a rischio, se non compromesso del tutto, il proseguimento dell'iter Pag. 149legislativo. È stato quindi approvato un emendamento dei relatori che – oltre ad eliminare le disposizioni che eliminavano la pena pecuniaria per le condotte di istigazione, allargare alle associazioni gay i soggetti presso i quali poter prestare la sanzione accessoria dell'obbligo di prestare un'attività non retribuita a favore della collettività per finalità sociali o di pubblica utilità nel caso di violazione della legge Reale e fornire una definizione l'orientamento sessuale e l'identità di genere – modificava in alcuni punti l'articolo 3 della legge Reale, senza introdurre l'aggravante per i reati compiuti per ragioni di odio omofobico e transfobico prevista dall'articolo 3 della legge Mancino.
Si tratta di una scelta che non condivido in radice ma che ho accettato obtorto collo di assumere, d'intesa con l'altro relatore, solo per non bloccare l'iter legislativo e garantire l'arrivo del testo qui in Aula. Il testo che esaminiamo rappresenta sicuramente un grande passo in avanti, ma non basta. Non è accettabile che la legge Reale-Mancino tuteli in modo diverso taluni gruppi di minoranza (quelli che sono discriminati o subiscono atti di violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi), prevedendo una tutela differente e più ristretta per le persone omosessuali o transessuali. Avremmo il paradosso, come ha detto giustamente qualcuno, di avere una legge, nata per combattere le discriminazioni che ufficializza una discriminazione. Una situazione intollerabile, come quella del Sud Africa dell'apartheid, in cui i diritti erano modulati sul grado di pigmentazione della pelle: i bianchi a pieni diritti, i mulatti con meno diritti e i neri senza diritti.
Ma veniamo al nostro testo, per vedere cosa prevede e cosa resta invece escluso. Il testo sottoposto all'aula, all'articolo 1, comma 1, novella l'articolo 3 della cosiddetta legge Reale, inserendo tra le condotte di istigazione, violenza e associazione finalizzata alla discriminazione anche quelle fondate sull'omofobia o sulla transfobia. I commi 2 e 3 dell'articolo 1 novellano la cosiddetta legge Mancino (decreto-legge n. 122 del 1993), aggiungendo la discriminazione fondata sull'omofobia o transfobia nel titolo del provvedimento e nella rubrica del primo articolo.
Vediamo cosa rimane escluso. Come si è detto, il testo unificato presentato dai relatori prevedeva l'applicazione integrale della legge Mancino e, quindi, anche dell'aggravante prevista dall'articolo 3, secondo la quale per i reati punibili con pena diversa da quella dell'ergastolo – commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità – la pena è aumentata fino alla metà.
La mancata estensione di questa aggravante alle motivazioni omofobiche o transfobiche sarebbe un gravissimo errore che svilirebbe quello che abbiamo detto essere l'obiettivo dell'intervento legislativo che ci accingiamo a fare: adeguare l'ordinamento laddove punisce condotte poste in essere a causa dell'odio rivolto a gruppi di minoranza storicamente fatti oggetto di intolleranza, violenza e discriminazione. Nel momento in cui si decide di procedere in tal senso, la circostanza aggravante prevista dalla legge Mancino rappresenta una delle due colonne (l'altra è la modifica dell'articolo 1 della legge Reale, con l'introduzione delle fattispecie di reato create ex novo dalla medesima norma) sulle quali si basa l'impianto normativo dell'intervento normativo. Senza una delle due colonne, Fintero edificio crolla.
Non si comprendono davvero le ragioni della ritrosia che in Commissione si è registrata verso l'estensione dell'aggravante della legge Mancino da parte di coloro che, partendo da posizioni diverse alla fine hanno condiviso la modifica dell'articolo 1 della legge Mancino. Fatto questo passo, che comunque significa poter punire condotte che fino ad ora non sono considerate reato, dovrebbe venire di conseguenza il passo successivo dell'estensione Pag. 150dell'aggravante della legge Mancino, considerato che in questo caso si tratta di condotte che già sono considerate dei reati. Se si accetta che la violenza, l'odio e la discriminazione fondati sull'omotobia e la transtobia possano diventare reati, tanto di più si deve riconoscere che una condotta che già costituisce reato debba essere qualificata come «aggravata dall'odio omofobico o transfobico» come già accade oggi con i reati aggravati dall'odio razziale.
Alla luce della ratio della modifica dell'articolo 1 della legge Reale non si possono accettare soluzioni diverse dall'applicazione dell'aggravante della legge Mancino, la quale si riferisce alle stesse motivazioni punite dal predetto articolo 1. In questa ottica non appare assolutamente accettabile la soluzione di compromesso di prevedere un'aggravante da poter applicare solo ad alcuni reati, come quelli che comportano azioni violente, ma non ad altri, come, ad esempio, quelli che ledono l'onore della vittima. Che senso ha questa limitazione’ ? Ne ha solo uno: il pregiudizio, che ritorna, sui cosiddetti reati di opinione. È però sconcertante che questo pregiudizio su reati già esistenti sia manifestato da chi ha tranquillamente condiviso le modifiche all'articolo 1 della legge Reale che introduce nuove fattispecie di reato.
Prima di concludere mi vorrei soffermare sul parere della Commissione Affari costituzionali, chiamata a fornire un parere di legittimità, che la Commissione Giustizia, con il voto contrario della Lega e l'astensione di M5S per motivi opposti, non ha ritenuto di accogliere.
La Commissione Affari Costituzionali ha in primo luogo evidenziato che tenuto conto che quanto stabilito dal testo si potrebbe prefigurare una situazione normativamente differenziata rispetto ad altre situazioni analogamente meritevoli di tutela, in cui si commettono delitti contro la persona in ragione delle condizioni personali, così violando il principio di uguaglianza e la giurisprudenza delle Corti europee. A questa considerazione si potrebbe obiettare che se così fosse sarebbe da considerare viziato di incostituzionalità il testo vigente della legge Reale-Mancino, dato che esso esclude tutta una serie di situazioni analoghe a quelle ivi previste. Se così è, come si può considerare incostituzionale il testo in esame che mira a sanare in parte la lacuna della legge Reale ? Il resto sarà sanato da altre leggi, considerato che ogni condizione personale da introdurre nella legge Reale presenta le proprie peculiarità.
Un'altra obiezione che si è sollevata è quella della potenziale violazione dell'articolo 3 della Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza.
Secondo i sostenitori di questa tesi, chi subisce violenza per ragioni legate al proprio orientamento sessuale o identità di genere riceverebbe una protezione privilegiata rispetto a chi subisce violenza tout court. A questa obiezione deve rispondersi che, evidentemente, in questo caso ciò che rileva non è tanto la qualità soggettiva dell'identità sessuale della vittima del reato, quanto il motivo del reato stesso e cioè il fatto che il reo fosse stato spinto dall'odio omofobico o transfobico. Vale la pena citare a questo proposito la Sentenza 12 gennaio 2012, n. 563 della 5o sezione penale della Corte di Cassazione secondo la quale «Integra il reato di minaccia aggravato dalla circostanza della finalità di discriminazione o di odio etnico, razziale o religioso (articolo 612 cod. pen. e 3 decreto-legge n. 122 del 1993, conv. in 1. n. 205 del 1993), la condotta di colui che effettui telefonate all'indirizzo della persona offesa – nella specie docente di storia e studiosa delle persecuzioni razziali antisemite avvenute in Italia durante l'occupazione nazista – prospettandole alcuni mali ingiusti, rientranti nel genere di quelli praticati in un lager nazista (stupro etnico razziale), e manifesti odio nei confronti del popolo ebraico ed esultanza per le persecuzioni di cui è stato vittima, considerato che la finalità di odio razziale e religioso – integrante l'aggravante in questione – sussiste non solo quando il reato (nella specie minaccia) sia rivolto ad un appartenente Pag. 151al popolo ebraico, in quanto tale, ma anche quando sia indirizzato a coloro che, per le più diverse ragioni, siano accomunati dall'agente alla essenza e ai destini del detto popolo.
E in ogni caso voglio ricordare che esiste una legge, la Legge 5 febbraio 1992, n. 104, «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate», che all'articolo 36 prevede che per taluni reati, tra cui i delitti non colposi contro la persona, qualora l'offeso sia una persona handicappata la pena è aumentata da un terzo alla metà. È una norma che esiste, che riguarda esclusivamente una caratteristica della persona offesa, che stabilisce una differenza tra le vittime solo sulla base di questa particolare caratteristica personale, e che a nessuno di noi, né a nessuna persona di buon senso, potrebbe mai sembrare irragionevole o, men che mai, anticostituzionale.
Altro punto del parere che non può essere accolto se non travolgendo tutto il lavoro fatto dalla Commissione Giustizia è quello in cui si evidenzia la necessità di assicurare il rispetto del principio di libertà di espressione di cui all'articolo 21 della Costituzione evitando il rischio in particolare di scivolare sul delicato territorio dei reati di opinione e di introdurre nell'ordinamento illegittime violazioni delle libertà di manifestazione del pensiero, anche perché potrebbe risultare alquanto difficoltoso sul piano probatorio ricostruire i motivi che hanno determinato l'agire. Mi limito a dire che queste considerazioni investono l'intero impianto della legge Reale, che da decenni è passato con successo il vaglio di costituzionalità della Corte Costituzionale. Inoltre vorrei ricordare che non è la prima volta che una fattispecie penale richiede una ricostruzione probatoria dei motivi che hanno spinto l'imputato ad agire. Il fatto che questa ricostruzione sia più difficile di quella di elementi oggettivi è a tutti evidente, ma dovrebbe essere a tutti evidente che tutto ciò è del tutto irrilevante per il legislatore, a meno che non si voglia eliminare qualsiasi profilo soggettivo dal diritto penale.
Secondo la Commissione affari costituzionale gli elementi previsti dal testo, avendo per oggetto moventi interiori il cui accertamento obiettivo non è univoco, possono dar luogo alla presunzione di sussistenza ogni volta che la condotta illecita interessi soggetti di cui siano note l'omosessualità o la transessualità, e così introdurre una vera e propria inversione dell'onere probatorio. Mi limito a rispondere con una domanda: oggi questo rischio vi è anche per le persone delle quali è di tutta evidenza l'appartenenza ad una delle categorie (si pensi all'etnia) già previste dalla legge Reale ? Non direi proprio.
Non è condivisibile neanche il ragionamento secondo cui la questione della tutela penale della omofobia e transfobia troverebbe soluzione applicando gli elementi introdotti dell'aggravante generale «motivi abbietti o futili» di cui all'articolo 61, n. 1, del codice penale. Questo rilievo non tiene conto della ratio dell'estensione delle leggi Reale e Mancino, che può essere sintetizzata nell'obiettivo di colmare un vuoto normativo che determina una condizione di disuguaglianza per le persone omosessuali e transessuali rispetto alle categorie già tutelate da quelle leggi, oltre che rispondere agli innumerevoli, insistiti inviti che ci giungono in tal senso dalle istituzioni europee. A parte tutte le considerazioni legate ai motivi futili, mi limito a far notare che la questione della individuazione di una sanzione penale dell'omofobia e transfobia nasce proprio perché le norme vigenti non sono sufficienti. E non dico solo dal punto di vista penale, ma intendo anche dal punto di vista del messaggio culturale. Perché, vedete, a chi obietta che basterebbe applicare l'aggravante comune dei «futili motivi» si può serenamente obiettare che un'eventuale aggressione nei confronti di un gay, di una lesbica o di una persona transessuale o transgender è un atto grave che mina le fondamenta della società civile nella quale viviamo. In Pag. 152una democrazia e in uno Stato di diritto le persone, tutte, devono essere sempre libere di esprimere a pieno, nel rispetto della legge, la loro personalità. Va da sé quindi che il «motivo» in questo caso sarebbe non «futile» ma di inaudita gravità.
Vi è infine l'ultima questione sollevata, ma forse quella più rilevante ai fini del proseguimento dell'esame del testo unificato. Per le ragioni prima evidenziate in merito alle difficoltà probatorie della motivazione, che potrebbero addirittura tradursi in un'inversione dell'onere della prova, la Commissione affari costituzionali rileva che al fine del rispetto del principio di determinatezza e di tassatività delle norme incriminatrici (articoli 25 e 27 della Costituzione), risulta necessario richiedere che la condotta di istigazione sia esplicitata, non potendosi mai dedurla dalla opinione espressa (pure se rilevante ai sensi dell'articolo 595 del codice penale). Questa esplicitazione sarebbe garantita dalla specificazione che l'istigazione o la commissione di atti di discriminazione o di violenza debba essere fatta «apertamente». Anche in questo caso diverse considerazioni portano a non accogliere il rilievo dell'Affari costituzionali. Il primo è molto semplice: l'istigazione o la commissione di atti discriminatori sono nozioni che appartengono al nostro patrimonio giuridico che tiene conto di tutte le evoluzioni ermeneutiche della giurisprudenza. Perché solo oggi si sente l'esigenza di ancorare a qualcosa di oggettivo queste nozioni ? Se poi la soluzione viene trovata nella qualificazione di quelle condotte attraverso l'avverbio apertamente», si introduce nella fattispecie penale un elemento di indeterminatezza difficilmente superabile se non attraverso la mera discrezionalità (anzi, arbitrarietà) del giudice. Si vorrebbe sanare una presupposta indeterminatezza attraverso un avverbio indeterminato.
È paradossale che taluno abbia considerato la scelta della Commissione Giustizia, di non dar seguito a un parere condizionato della Commissione Affari Costituzionali, come un grave sgarbo istituzionale. Vi è stato anzi, come è naturale, pieno rispetto per quest'ultima Commissione, come dimostra il dibattito che c’è stato in Commissione Giustizia sul parere espresso. Pieno rispetto non significa però abdicare alle proprie competenze e alle proprie prerogative né tanto meno l'accettazione acritica di ciò che in un'altra Commissione viene stabilito in merito alla formulazione di una norma penale, che è tipica competenza della Commissione alla quale mi onoro di appartenere. Vorrei ricordare che l'esame in commissione Giustizia è ruotato tutto intorno alle questioni costituzionali di rispetto dei principi di libertà di manifestazione del pensiero e di determinatezza della norma penale. Si è trattato dunque da parte nostra unicamente di confermare scelte già fatte, e a lungo ponderate, in Commissione Giustizia.
L'Italia ricopre insomma senza alcun dubbio l'incomodo ruolo di fanalino di coda sul tema dei diritti delle persone LGBT in Europa e nel mondo occidentale. Sempre più paesi occidentali, non solo quelli pienamente industrializzati ma anche quelli dell'America Latina riconoscono non solo la piena dignità e protezione delle persone LGBT ma anche quell'uguaglianza che non conosce gradazioni: l'uguaglianza, infatti, o c’è o non c’è.
In psicologia è nota la «gerarchia dei bisogni» concepita dallo psicologo americano Abraham Maslow (è detta anche «Piramide di Maslow»). Come molti di voi sapranno la piramide di Maslow prevede che l'essere umano, una volta soddisfatti bisogni più elementari, si rivolga al soddisfacimento di bisogni più sofisticati: dai bisogni fisiologici si passa ai bisogni di sicurezza, poi a quelli di affetto, a quelli di stima e di successo e, infine, a quelli di realizzazione personale. Le persone omosessuali, bisessuali e trans in Italia sono ancora alle prese con il bisogno molto basilare della sicurezza personale. Non parliamo di una piccola minoranza: l'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che almeno il 5% della popolazione mondiale sia gay, lesbica, Pag. 153bisessuale o trans, senza significative differenze di latitudine o di status sociale. E come accade sempre in tema di diritti, lo abbiamo visto con i provvedimenti assunti in questa legislatura in tema di violenza contro le donne, è possibile con questa legge dare un segnale di inclusione e di rispetto non solo alle persone interessate ma a tutto il paese. È uno di quei casi in cui la norma penale ha un effetto simbolico che contribuisce a costruire la modernità di un paese e la cultura di una comunità. È nella consapevolezza di questa occasione e di questa responsabilità, che auguro a tutti noi buon lavoro.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ddl 1417 – em. 1.30 | 332 | 275 | 57 | 138 | 16 | 259 | 48 | Resp. |
2 | Nom. | em. 1.9, 1.45 | 352 | 345 | 7 | 173 | 75 | 270 | 48 | Resp. |
3 | Nom. | em. 1.59 | 348 | 287 | 61 | 144 | 14 | 273 | 47 | Resp. |
4 | Nom. | em. 1.162 | 354 | 293 | 61 | 147 | 15 | 278 | 46 | Resp. |
5 | Nom. | em. 1.191 | 356 | 294 | 62 | 148 | 16 | 278 | 46 | Resp. |
6 | Nom. | em. 1.38 | 363 | 358 | 5 | 180 | 79 | 279 | 45 | Resp. |
7 | Nom. | em. 1.72 | 362 | 300 | 62 | 151 | 15 | 285 | 44 | Resp. |
8 | Nom. | em. 1.73 | 367 | 303 | 64 | 152 | 16 | 287 | 44 | Resp. |
9 | Nom. | em. 1.77 | 369 | 303 | 66 | 152 | 15 | 288 | 44 | Resp. |
10 | Nom. | em. 1.75 | 372 | 304 | 68 | 153 | 16 | 288 | 43 | Resp. |
11 | Nom. | em. 1.29 | 378 | 377 | 1 | 189 | 87 | 290 | 43 | Resp. |
12 | Nom. | em. 1.32 | 391 | 390 | 1 | 196 | 17 | 373 | 43 | Resp. |
13 | Nom. | em. 1.11, 1.35 | 388 | 387 | 1 | 194 | 89 | 298 | 43 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 1.91 | 390 | 389 | 1 | 195 | 90 | 299 | 43 | Resp. |
15 | Nom. | em. 1.97 | 398 | 397 | 1 | 199 | 91 | 306 | 43 | Resp. |
16 | Nom. | em. 1.36 | 397 | 320 | 77 | 161 | 18 | 302 | 43 | Resp. |
17 | Nom. | em. 1.110 | 399 | 396 | 3 | 199 | 18 | 378 | 43 | Resp. |
18 | Nom. | em. 1.111 | 402 | 401 | 1 | 201 | 18 | 383 | 43 | Resp. |
19 | Nom. | em. 1-bis.102 | 401 | 400 | 1 | 201 | 92 | 308 | 43 | Resp. |
20 | Nom. | articolo agg. 1-bis.0100 | 402 | 401 | 1 | 201 | 92 | 309 | 43 | Resp. |
21 | Nom. | em. 2.100, 2.245 | 410 | 335 | 75 | 168 | 17 | 318 | 44 | Resp. |
22 | Nom. | em. 2.20 | 410 | 333 | 77 | 167 | 17 | 316 | 43 | Resp. |
23 | Nom. | em. 2.11 | 405 | 404 | 1 | 203 | 94 | 310 | 43 | Resp. |
24 | Nom. | em. 2.8, 2.12, 2.21 | 413 | 412 | 1 | 207 | 97 | 315 | 43 | Resp. |
25 | Nom. | em. 2.22, 2.101 | 406 | 330 | 76 | 166 | 19 | 311 | 43 | Resp. |
26 | Nom. | em. 2.246 | 407 | 329 | 78 | 165 | 18 | 311 | 43 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 2.24 | 412 | 411 | 1 | 206 | 96 | 315 | 43 | Resp. |
28 | Nom. | em. 2.102 | 410 | 332 | 78 | 167 | 18 | 314 | 43 | Resp. |
29 | Nom. | em. 2.103 | 411 | 331 | 80 | 166 | 17 | 314 | 43 | Resp. |
30 | Nom. | em. 2.13 | 415 | 415 | 208 | 94 | 321 | 43 | Resp. | |
31 | Nom. | em. 2.9 | 418 | 340 | 78 | 171 | 16 | 324 | 43 | Resp. |
32 | Nom. | em. 2.16 | 415 | 404 | 11 | 203 | 85 | 319 | 43 | Resp. |
33 | Nom. | em. 2.29, 2.10 | 409 | 408 | 1 | 205 | 18 | 390 | 43 | Resp. |
34 | Nom. | em. 2.104 | 418 | 336 | 82 | 169 | 17 | 319 | 43 | Resp. |
35 | Nom. | em. 2.1000 | 425 | 314 | 111 | 158 | 311 | 3 | 43 | Appr. |
36 | Nom. | em. 3.4, 3.3 | 420 | 419 | 1 | 210 | 18 | 401 | 43 | Resp. |
37 | Nom. | em. 3-bis.19 | 426 | 337 | 89 | 169 | 19 | 318 | 43 | Resp. |
38 | Nom. | em. 3-bis.200 | 423 | 337 | 86 | 169 | 18 | 319 | 43 | Resp. |
39 | Nom. | em. 3-bis.26 | 422 | 421 | 1 | 211 | 18 | 403 | 43 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | em. 3-bis.21 | 423 | 421 | 2 | 211 | 17 | 404 | 43 | Resp. |
41 | Nom. | em. 3-bis.1000 | 428 | 325 | 103 | 163 | 311 | 14 | 43 | Appr. |
42 | Nom. | em. 3-bis.18 | 424 | 422 | 2 | 212 | 18 | 404 | 43 | Resp. |
43 | Nom. | em. 4.10 | 423 | 422 | 1 | 212 | 103 | 319 | 43 | Resp. |
44 | Nom. | em. 4.400 | 426 | 426 | 214 | 103 | 323 | 43 | Resp. | |
45 | Nom. | em. 4.5 | 417 | 400 | 17 | 201 | 88 | 312 | 43 | Resp. |
46 | Nom. | em. 4.6 | 380 | 363 | 17 | 182 | 73 | 290 | 59 | Resp. |
47 | Nom. | em. 4.1002 | 402 | 304 | 98 | 153 | 303 | 1 | 58 | Appr. |
48 | Nom. | em. 4.20 | 401 | 380 | 21 | 191 | 79 | 301 | 58 | Resp. |
49 | Nom. | em. 4.21 | 426 | 408 | 18 | 205 | 88 | 320 | 57 | Resp. |
50 | Nom. | em. 4.1000 | 429 | 412 | 17 | 207 | 409 | 3 | 57 | Appr. |
51 | Nom. | em. 4.23 | 429 | 408 | 21 | 205 | 85 | 323 | 57 | Resp. |
52 | Nom. | em. 4.7 | 428 | 426 | 2 | 214 | 84 | 342 | 57 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | em. 4.35 | 436 | 436 | 219 | 82 | 354 | 56 | Resp. | |
54 | Nom. | em. 4.24 | 439 | 420 | 19 | 211 | 82 | 338 | 56 | Resp. |
55 | Nom. | em. 4.11 | 436 | 416 | 20 | 209 | 83 | 333 | 56 | Resp. |
56 | Nom. | em. 4.1001 | 433 | 412 | 21 | 207 | 408 | 4 | 56 | Appr. |
57 | Nom. | em. 4.12 | 442 | 421 | 21 | 211 | 84 | 337 | 56 | Resp. |
58 | Nom. | em. 4.14 | 438 | 418 | 20 | 210 | 84 | 334 | 56 | Resp. |
59 | Nom. | em. 4.26 | 441 | 420 | 21 | 211 | 84 | 336 | 56 | Resp. |
60 | Nom. | em. 4.27 | 441 | 422 | 19 | 212 | 85 | 337 | 56 | Resp. |
61 | Nom. | em. 4.37 | 439 | 418 | 21 | 210 | 84 | 334 | 56 | Resp. |
62 | Nom. | em. 4.36 | 443 | 422 | 21 | 212 | 85 | 337 | 56 | Resp. |
63 | Nom. | em. 4.28 | 444 | 423 | 21 | 212 | 85 | 338 | 56 | Resp. |
64 | Nom. | em. 4.1003 | 442 | 419 | 23 | 210 | 413 | 6 | 56 | Appr. |
65 | Nom. | em. 4.40, 4.15 | 443 | 355 | 88 | 178 | 22 | 333 | 55 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 77) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nom. | em. 4.29 | 443 | 425 | 18 | 213 | 87 | 338 | 55 | Resp. |
67 | Nom. | em. 4.30 | 447 | 428 | 19 | 215 | 90 | 338 | 55 | Resp. |
68 | Nom. | em. 4.31 | 447 | 426 | 21 | 214 | 87 | 339 | 55 | Resp. |
69 | Nom. | em. 4.18 | 445 | 421 | 24 | 211 | 87 | 334 | 55 | Resp. |
70 | Nom. | em. 4.32 | 447 | 425 | 22 | 213 | 88 | 337 | 55 | Resp. |
71 | Nom. | em. 4.9 | 447 | 425 | 22 | 213 | 88 | 337 | 55 | Resp. |
72 | Nom. | em. 4.19 | 446 | 424 | 22 | 213 | 88 | 336 | 55 | Resp. |
73 | Nom. | em. 4.38 | 447 | 426 | 21 | 214 | 87 | 339 | 55 | Resp. |
74 | Nom. | em. 5.100 | 450 | 362 | 88 | 182 | 21 | 341 | 55 | Resp. |
75 | Nom. | odg 9/1417/1 | 416 | 407 | 9 | 204 | 397 | 10 | 55 | Appr. |
76 | Nom. | Dl 1458 – Quest. preg. n. 1 | 424 | 344 | 80 | 173 | 19 | 325 | 54 | Resp. |
77 | Nom. | Ddl 1417 – voto finale | 424 | 423 | 1 | 212 | 317 | 106 | 52 | Appr. |