XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 30 di giovedì 6 giugno 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 9,35.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 4 giugno 2013.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Archi, Brunetta, Cirielli, Dambruoso, Dellai, Gregorio Fontana, Fontanelli, Gebhard, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Merlo, Pisicchio, Simoni, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative, anche normative, a tutela del personale del comparto scuola in ordine alla decorrenza dei requisiti di accesso al sistema pensionistico – n. 2-00070)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Centemero n. 2-00070, concernente iniziative, anche normative, a tutela del personale del comparto scuola in ordine alla decorrenza dei requisiti di accesso al sistema pensionistico (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Centemero se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, intendo illustrare e mi permetta di correggere l'accento sul mio cognome, Centèmero.

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa.

  ELENA CENTEMERO. Mi scuso anch'io di questo intervento, però credo che sia importante pronunciare correttamente i nomi delle persone.
  Questa interpellanza urgente riguarda un problema relativo al pensionamento nel comparto scuola, la «quota 96» sostanzialmente. Per «quota 96» si intendono quei docenti e il personale del comparto scuola (ATA) che avrebbero maturato o hanno maturato, nel corso dell'anno scolastico 2011-2012, i requisiti per il pensionamento. «Quota 96» perché appunto è composta dalla somma di 60 anni di età più 36 di contribuzione oppure 61 di età, chiaramente anagrafica, e 35 di contribuzione.
  Che cosa è successo sostanzialmente ? È successo che nel comparto scuola esiste la possibilità di andare in pensione soltanto a partire dall'anno scolastico successivo e, quindi, dal 1o settembre – in questo caso dal 1o settembre del 2012 – nonostante si possano maturare i requisiti Pag. 2antecedentemente. Nella fattispecie, però, durante l'anno scolastico 2011-2012 è intervenuta la famosa o famigerata «riforma Fornero», la legge n. 214 del 2011, dimenticandosi completamente di quella che è la specificità del comparto scuola che è regolato da norme specifiche che non sono mai state abrogate perché norme specifiche non possono essere abrogate appunto da norme ordinarie come la legge n. 214, appunto dell'ex Ministro Fornero. All'interno di questa legge era prevista una clausola di salvaguardia che escludeva dal pensionamento chi avesse maturato, al 31 dicembre 2011, i requisiti.
  Questo è successo anche e soprattutto nel comparto scuola, nel senso che una platea, stimabile dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca tra le 3.000 e le 3.500 unità, pur avendo maturato o maturando i requisiti entro il 31 agosto del 2012, non ha potuto usufruire sostanzialmente della finestra per andare in pensione proprio perché è intervenuta la legge Fornero che non ha tenuto conto di alcune norme specifiche, in modo particolare dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 351 del 1998 che vincola la cessazione del servizio, nel comparto scuola appunto, all'inizio dell'anno scolastico o dell'anno accademico successivo alla data in cui la domanda è presentata. Generalmente, la domanda presentata e la circolare ministeriale sono antecedenti al 31 dicembre dell'anno appunto solare.
  Inoltre, il citato decreto del Presidente della Repubblica ha come contrappeso una seconda norma, che è ancora in vigore, cioè l'articolo 59 della legge n. 449 del 1997 che, oltretutto, è stata anche richiamata da una circolare, relativa alla cessazione del servizio il 1o settembre del 2013, dell'ufficio scolastico regionale della Lombardia. Questo articolo prevede sostanzialmente che per il personale del comparto scuola resta fermo, ai fini dell'accesso al trattamento pensionistico, che la cessazione dal servizio ha effetto dall'inizio dell'anno scolastico successivo, però con decorrenza dalla stessa data del relativo trattamento economico nel caso di prevista maturazione del requisito entro il 31 dicembre dell'anno.
  Sostanzialmente, quindi, ci troviamo di fronte ad una situazione di palese ingiustizia. Questi 3.000-3.500 docenti e appartenenti al personale ATA da me e da altre persone vengono considerati un po’ come gli esodati e, quindi, li definiamo esodati del mondo della scuola.
  Più volte si è intervenuto nella scorsa legislatura sia nel «milleproroghe», sia nella spending review, sia nella discussione della legge di stabilità. Tutti quelli che sono stati i tentativi di andare a modificare e a sanare questa ingiustizia hanno sempre avuto il veto da parte del Governo, nonostante questo, comunque, possa comportare un beneficio immediato per le casse dello Stato, nel senso che la cessazione dal servizio a fine carriera da parte di questo personale permetterebbe innanzitutto di assumere dei giovani – e credo che ciò sia importante per quanto riguarda il personale nell'ambito della scuola – e quindi un esborso, per quanto riguarda il compenso stipendiale dello Stato, inferiore rispetto a quello, appunto, relativo al personale che è alla soglia della pensione.
  Quindi, noi chiediamo ai Ministri interpellati, quindi al Ministro del lavoro e delle politiche sociali e al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che cosa si intenda fare per porre termine a questa ingiustizia – che è stata oltretutto anche riconosciuta da tribunali del lavoro ed è stata riconosciuta anche all'interno di quelle che sono state decisioni del Consiglio di Stato – e quindi quale sia la procedura che i Ministeri interpellati intendono mettere in atto per salvaguardare, innanzitutto, la dignità di lavoratori che io ho incontrato personalmente e le cui storie sono davvero molto significative e molto importanti, perché si sono visti deprivare di un diritto nell'arco dell'anno scolastico in corso, diritto che è stato spostato a volte più avanti, dai quattro ai nove anni, pensando poi soprattutto a quei docenti che hanno a che fare, nell'ambito della scuola, Pag. 3con ragazzi di diverse età e che hanno, quindi, un'importante funzione educativa.

  PRESIDENTE. La ringrazio e mi scuso ancora per l'errore di pronuncia.
  Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Carlo Dell'Aringa, ha facoltà di rispondere.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, l'onorevole Centemero – con il presente atto parlamentare – richiama l'attenzione sugli effetti prodotti sul personale appartenente al comparto scuola dalla riforma pensionistica introdotta dal decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto «salva Italia»).
  Come è noto, la riforma del sistema pensionistico ha previsto l'applicazione di nuovi requisiti di accesso al pensionamento a decorrere dal 1o gennaio 2012. Si tratta, in particolare, dell'innalzamento a 66 anni del requisito anagrafico richiesto per il conseguimento della pensione di vecchiaia (in presenza di un'anzianità contributiva minima pari a 20 anni), nonché dell'innalzamento dell'anzianità contributiva ad almeno 42 anni e 1 mese per gli uomini e a 41 anni e 1 mese per le donne per il conseguimento della pensione anticipata.
  Faccio presente che tutte le deroghe e le salvaguardie in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge «salva Italia» sono state previste unicamente a protezione di particolari categorie di soggetti, che, con l'entrata in vigore delle nuove disposizioni in materia pensionistica, si sarebbero ritrovati privi di retribuzione e di pensione.
  Fatte queste premesse, la ratio dell'intervento normativo del precedente Esecutivo sembra consistere nella difficoltà di individuare specificità di carattere previdenziale del comparto scuola tali da giustificare una regolamentazione differenziata rispetto alla generalità dei lavoratori interessati dalla recente riforma.
  Dal punto di vista pensionistico, infatti, l'unica differenza rispetto ai dipendenti civili di altri comparti è costituita dall'obbligo, per il personale della scuola, di accedere al pensionamento il 1o settembre di ogni anno. Questa circostanza non è apparsa al legislatore del 2011, di per sé sola, idonea a giustificare una deroga alle nuove previsioni generali di cui al citato articolo 24 del decreto-legge «salva Italia».
  Faccio presente, inoltre, che con circolare n. 23 del 12 marzo 2012, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha diramato le indicazioni operative per le cessazioni dal servizio del personale del comparto scuola a decorrere dal 1o settembre 2012. Tale circolare, in coerenza con quanto statuito dal Dipartimento per la funzione pubblica con circolare n. 2 dell'8 marzo 2012, precisa che i requisiti per l'accesso al trattamento di quiescenza, previsti dalla normativa precedente a quella introdotta dall'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, devono essere posseduti alla data del 31 dicembre 2011 e che la domanda di cessazione andava presentata dagli aspiranti entro il 30 marzo 2012 mediante la procedura «istanze on-line» disponibile nel sito Internet del Ministero dell'istruzione.
  Faccio presente, infine, che l'eventuale slittamento al 31 agosto 2012 del limite entro cui possono essere riconosciuti i requisiti pensionistici maturati prima della riforma potrebbe risultare difficilmente armonizzabile con il generale sistema pensionistico, in quanto introdurrebbe, per un solo comparto, una deroga ai requisiti previsti per la generalità dei lavoratori assicurati presso il sistema pensionistico obbligatorio.
  Del resto, la proposta di reintrodurre la cosiddetta «quota 96» sarebbe difficilmente armonizzabile anche con la normativa previgente di cui alla legge n. 247 del 2007, con la quale il legislatore aveva fissato a decorrere dal 2013 la maturazione della cosiddetta quota 97, per l'accesso, appunto, alla pensione di anzianità.
  Da ultimo, ma non di minore importanza, occorre osservare, in ogni caso, che la proposta in questione, laddove accolta, Pag. 4genererebbe certamente maggiori oneri per il sistema pensionistico che dovrebbero rinvenire adeguata copertura.
  Tuttavia, per finire, pur non nascondendo l'oggettiva complessità e la delicatezza delle implicazioni recate dalla proposta in questione, avrò cura di esaminare ulteriormente con gli uffici del Ministero che rappresento e con gli uffici del Ministero dell'economia e delle finanze l'effettiva percorribilità della proposta di cui all'atto in oggetto.

  PRESIDENTE. La deputata Centemero ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ELENA CENTEMERO. Signor Presidente, evidentemente ringrazio il Governo proprio per l'ulteriore riflessione che intende fare sulla questione di un comparto così importante nel nostro Paese, per vedere se vi siano margini e spazi per salvaguardare i diritti del personale docente e del personale ATA. È chiaro che non posso ritenermi soddisfatta della prima parte della risposta, perché, appunto, non riconosce l'importanza, il valore e il ruolo del personale docente, soprattutto all'interno dell'istituzione scolastica.
  Mi permetto di far presente che, per quanto riguarda il comparto scuola, noi abbiamo una situazione anche di esuberi, oltreché la necessità di inserire dei giovani all'interno dello stesso comparto. Proprio ieri, in audizione presso le Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro) il Ministro D'Alia, riferendosi agli esuberi della spending review – anche se so benissimo che la spending review è relativa al taglio dell'organico del 10 e del 20 per cento dei comparti della pubblica amministrazione escluso ovviamente il comparto scuola – ha previsto proprio la possibilità di una sorta di prepensionamento, laddove ci sia personale in esubero. Ecco, nel comparto scuola in alcuni casi abbiamo anche questa situazione. Per cui, credo che vada valutata nel complesso una situazione piuttosto difficile, una situazione che esige un'attenzione particolare, soprattutto perché il comparto scuola ha una specificità notevole, che è quella, soprattutto per quanto riguarda i docenti, di avere a che fare con studenti di età diverse e con problematiche piuttosto complesse che si sono andate acuendo nel corso nel tempo.

(Iniziative, anche normative, volte a risolvere le problematiche connesse all'applicazione della riforma pensionistica al personale del comparto scuola, nonché ad individuare le necessarie risorse – n. 2-00071)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Migliore n. 2-00071, concernente iniziative, anche normative, volte a risolvere le problematiche connesse all'applicazione della riforma pensionistica al personale del comparto scuola, nonché ad individuare le necessarie risorse (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Pannarale se intenda illustrare l'interpellanza Migliore n. 2-00071, di cui è cofirmataria, o si riservi di intervenire in sede di replica.

  ANNALISA PANNARALE. Sì, signor Presidente, la illustro. Signor Presidente, Governo, penso che meriti di essere ulteriormente illustrata questa interpellanza che ha come oggetto effettivo un errore, un refuso direbbe qualcuno, uno sbaglio legislativo che ha privato lavoratori e lavoratrici della scuola, circa 3.500 tra docenti e personale ATA, del diritto acquisito a poter andare in pensione.
  Sono le donne e gli uomini di «quota 96», così come è conosciuta questa imbarazzante vicenda, e dietro questo riferimento numerico ci sono persone in carne ed ossa che, grazie ad una svista operata dalla riforma del sistema previdenziale del Governo Monti, la cosiddetta riforma Fornero, da circa un anno e mezzo sono sospese tra un servizio che dovrebbero aver esaurito e che devono continuare ad espletare ed una pensione per la quale hanno già tutti i requisiti e alla quale tuttavia non possono ancora accedere.Pag. 5
  La riforma Fornero, infatti, nel prevedere una norma di salvaguardia a tutela dei diritti pensionistici maturati prima della sua entrata in vigore, non ha considerato che la scuola, in virtù di un decreto del Presidente della Repubblica del 1998, è l'unico settore del comparto pubblico che accede alla pensione un solo giorno all'anno, il 1o settembre, con cessazione del servizio a inizio dell'anno scolastico o accademico successivo alla data in cui la domanda viene presentata.
  La riforma Fornero, fissando il termine per la normativa previgente al 31 dicembre 2011, non ha tenuto conto della specificità del comparto scuola. Chi, quindi, aveva maturato i requisiti per andare in pensione il 1o settembre 2012, alla fine cioè dell'anno scolastico 2011/2012, non ha avuto la possibilità di accedere alla pensione nonostante fosse già in possesso di tutti i requisiti necessari.
  È evidente che, nonostante le disposizioni speciali vigenti sul comparto scuola nel decreto del Presidente della Repubblica, nonostante la riforma Fornero abbia stabilito la non retroattività, la stessa, emanata nel mezzo dell'anno scolastico, ha prodotto di fatto un effetto retroattivo per questi lavoratori e lavoratrici che hanno visto negato il diritto legittimo a far valere i propri requisiti secondo la normativa previgente. Tutto l’iter parlamentare che è immediatamente seguito dopo è stato un susseguirsi di contraddizioni, di dinieghi, di anomalie, di mancata volontà politica a risolvere un errore legislativo ingiustificabile, riconosciuto e ad oggi non ancora risolto. Un errore che ha strozzato le aspettative di lavoratori e lavoratrici che già sulla soglia della pensione, già pronti a chiudere la porta di anni di lavoro per abbracciare nuovi tempi di vita, sono stati bloccati e costretti a rivedere possibilità e progetti; e tra questi anche maestre delle scuole dell'infanzia e della scuola primaria che forse a sessant'anni avrebbero finalmente tutto il diritto a fare le nonne a casa, al parco, o dove le porta il desiderio e, invece, devono farlo in classi affollate di 25, 30 bambini e bambine curiose, belle, attive, energiche, ma anche molto faticose, a sessant'anni. Questi sono racconti veri, reali che ho sentito fare da questi tenaci protagonisti di «quota 96» che ho avuto anche il piacere di incontrare.
  Allora, dobbiamo ricordarlo forse un po’ questo percorso parlamentare che è apparso così separato dalla vita di queste persone.
  Nel gennaio 2012 la Camera accoglie un ordine del giorno che impegnava il Governo a prevedere un intervento normativo finalizzato a introdurre il termine del 31 agosto 2012 per il personale del comparto scuola. L'8 marzo del 2012 il Dipartimento della funzione pubblica con una circolare applicativa della riforma Fornero ribadisce la specificità del comparto scuola. Solo quattro giorni dopo, il 12 marzo, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca applica la riforma Fornero senza considerare la specificità del comparto scuola che è basata sull'anno scolastico e non su quello solare.
  Nel luglio 2012 la V Commissione del Senato respinge un emendamento al disegno di legge, detto spending review, in accoglimento al parere contrario del Governo che per bocca del sottosegretario Polillo dice, rispetto all'emendamento: «pur affrontando una questione giusta, risulta comportare un onere finanziario di notevole entità».
  Chiedo allora al Governo da quando in questo Paese, che ha scritto libertà e democrazia in una Costituzione così avanzata, i diritti sono validi ed esigibili soltanto sotto copertura finanziaria.
  In occasione dell'approvazione del disegno di legge prima menzionato, fu invece approvato un emendamento che per la prima volta introduceva la data del 31 agosto quale termine utile per accedere al trattamento pensionistico, secondo le norme previgenti, limitando però l'applicazione ai soli docenti in esubero, cioè a quelli che facendo parte delle classi sovrannumerarie non devono essere sostituiti per immissioni in ruolo: un ulteriore passaggio che ha aggiunto disparità a disparità, dentro un quadro di presunta compatibilità di bilancio.Pag. 6
  Questo assurdo percorso parlamentare si è concluso poi nel novembre 2012, quando con l'approvazione della legge di stabilità passata con la fiducia non c’è stata più alcuna possibilità di discutere emendamenti che non fossero stati approvati in Commissione. Nel frattempo, questi lavoratori e lavoratrici che sono stati lasciati soli non sono rimasti a guardare: hanno combattuto con ostinazione, si sono organizzati in comitati, si sono in molti casi affidati alla via giudiziaria, come molto spesso accade in questo Paese per colmare vuoti normativi. Ricordiamo sentenze dei tribunali del lavoro di Oristano, di Torino, di Siena, di Venezia; devo dire che merita poi particolare attenzione la sentenza del tribunale di Roma del 2012, che su un ricorso individuale ha stabilito che, dal momento che la riforma cosiddetta Fornero si occupa esclusivamente della riforma dei requisiti per il trattamento pensionistico, e non anche dei problemi connessi alla sua decorrenza, deve ritenersi che tale ultimo aspetto continui ad essere regolato dalla vecchia normativa. Dunque la riforma cosiddetta Fornero ridefinisce il trattamento pensionistico e non si occupa di decorrenza dei tempi, che per il comparto scuola nello specifico deve continuare a fare riferimento alla normativa previgente.
  Questa – e chiudo l'illustrazione – in sintesi la storia di «quota 96»: una storia che deve tenere per conto della rabbia e della fatica di donne e uomini che da un anno e mezzo sono costretti a battersi nel silenzio delle istituzioni, per far valere un loro diritto acquisito e violato da una legge. Questi lavoratori e lavoratrici non possono più aspettare, continuano ad essere intrappolati in una situazione di disagio sociale, e devono essere messi invece subito nella condizione di poter finalmente accedere alla pensione dal 1o settembre 2013. Chiediamo al Governo quali atti, quali iniziative intenda assumere per restituire in tempi rapidi e certi un diritto sottratto e risolvere le problematiche interpretative e applicative determinate dalla riforma cosiddetta Fornero, in violazione palese della legge (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Carlo Dell'Aringa, ha facoltà di rispondere.

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con l'interpellanza in esame si chiede al Governo quali iniziative intenda assumere, al fine di reintrodurre per l'accesso al pensionamento del personale del comparto scuola, la cosiddetta «quota 96», ovvero il possesso di almeno 60 anni di età e di 36 di anzianità contributiva, con particolare riguardo al personale la cui posizione sia stata incisa dalla riforma pensionistica del dicembre 2011.
  In via preliminare voglio ricordare che, con l'entrata in vigore dell'articolo 24, comma 5, del decreto-legge n. 201 del 2011, dal 1o gennaio 2012 la decorrenza per l'accesso al pensionamento del personale del comparto scuola od Afam (Alta formazione artistica, coreutica e musicale) rimane disciplinata da norme che prevedono l'applicazione di una sola finestra annuale. Questa la situazione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 10,05)

  CARLO DELL'ARINGA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Infatti, per i soggetti che maturano i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre di ogni anno torna ad applicarsi l'articolo 59, comma 9, della legge n. 449 del 1997; il quale comma prevede l'accesso al pensionamento dal 1o settembre dell'anno in cui si maturano i requisiti per la pensione, e non già, tranne alcune eccezioni, dal 1o settembre dell'anno successivo, come stabilito dalla previgente normativa (l'articolo 21, comma 1, della legge n. 148 del 2011).
  Tuttavia, come ho già avuto modo di precisare nel rispondere alla precedenza interpellanza dell'onorevole Centemero, Pag. 7eventuali modifiche normative intese ad introdurre il predetto slittamento necessiterebbero in ogni caso di uno specifico intervento normativo, ancora una volta con individuazione della relativa copertura finanziaria in relazione ai maggiori oneri che ne deriverebbero; e questa decisione dovrebbe essere necessariamente rimessa alla collegiale valutazione del Governo.
  D'altra parte, il Governo seguirà con la massima attenzione anche l'evoluzione del contenzioso giurisdizionale attualmente esistente in questa delicata materia con l'auspicio che l'operato della magistratura possa autorevolmente chiarire gli aspetti sistemici, anche di ordine costituzionale, connessi alla materia evidenziata dall'interpellanza.
  Desidero chiudere come ho chiuso nel precedente caso, cioè che non nascondo non solo la complessità, ma l'estrema delicatezza delle questioni implicite nella proposta e quindi ripeto ancora che avrò cura di esaminare ulteriormente con gli uffici del Ministero che rappresento e anche con quelli del Ministero dell'economia e delle finanze la percorribilità della proposta che è stata presentata.

  PRESIDENTE. La deputata Pannarale ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Migliore n. 2-00071.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, Governo, devo dire che apprezzo il tentativo di provare a trovare delle risposte ad istanze che sono così urgenti e ad una questione che è stata riconosciuta dal segretario essere particolarmente complessa e delicata. L'impegno, io mi auguro, deve essere quello di trovare delle soluzioni che non siano troppo dilatorie perché il 1o settembre è alle porte e perché non possiamo ancora chiedere a questi lavoratori e a queste lavoratrici di continuare a lavorare in ragione di un errore che è stato commesso dal legislatore.
  È chiaro che questo Governo avrebbe dovuto, senza inciampi, tener conto della specificità del comparto scuola, l'errore è stato commesso, l'errore è stato riconosciuto ma ora questo sbaglio non può continuare ad essere perpetrato su questa categoria. Del resto, c’è un senso profondo nel fatto che la scuola, che è spazio di educazione, di conoscenza, di cultura e di crescita abbia dei regolamenti propri, ordinati da leggi speciali che differiscono dalle leggi generali della pubblica amministrazione.
  Il Governo precedente, devo dire piuttosto distratto, aveva dimenticato che quest'anno scolastico si colloca a cavallo di due anni solari e che l'esigenza della continuità didattica infatti impedisce di considerare per chi lavora – insegnanti e personale ATA – la conclusione di ogni periodo tanto più l'uscita dal servizio con l'anno solare. Insomma, è difficile pensare che un insegnante possa abbandonare la sua classe al 31 dicembre, eppure quella che dovrebbe essere una verità elementare è stata negata e questo ha significato violare un diritto acquisito.
  Noi di Sinistra Ecologia Libertà vigileremo sull'urgenza di trovare una copertura finanziaria immediata alla soluzione di un diritto violato perché siamo in un Paese in cui da troppo tempo le compatibilità di bilancio stanno regolando tutte le scelte che hanno a che fare con i diritti del lavoro, con i diritti dei servizi di cittadinanza, con il diritto all'educazione, con quello alla salute e alla prevenzione, i docenti portano addosso i segni di quello che è stato il più potente e pervasivo attacco alla Costituzione, alla possibilità di futuro per questo Paese, perché aver «scarnificato» la scuola, aver aziendalizzato l'università, aver mortificato con il blocco del turn over e con contratti precari e stipendi bassi – che, ricordo, sono i più bassi d'Europa – la classe docente, aver reso sempre più nozionistica la didattica che invece dovrebbe aiutare a dare strumenti per leggere il mondo, per interpretarlo e per cambiarlo in maniera responsabile e consapevole significa aver bloccato questo Paese nell'incapacità di rispondere alle domande del presente e di organizzare una prospettiva di benessere per tutto e per tutti.Pag. 8
  Allora, appare veramente insopportabile che i docenti e tutto il personale della scuola debbano continuare a subire discriminazioni in questo caso di natura economica, lavorativa e pensionistica, ma anche rispetto alla stessa qualità della vita. La scuola oggi andrebbe risarcita e non penalizzata, la classe docente andrebbe aiutata e guidata verso un rinnovamento e non bloccata a supporto di dati statistici che raccontano di come la nostra classe docente sia la più vecchia d'Europa.
  Allora, la nostra Costituzione non contempla la possibilità che un diritto costituzionale possa essere strappato da un problema di copertura finanziaria. Sappiamo bene che la prima copertura verrebbe dal risparmio ottenuto dall'avvicendamento di questi lavoratori con altri più giovani, che, per effetto delle norme vigenti, rappresentano un costo di gran lunga inferiore, pari alla differenza tra la posizione stipendiale a zero anni di servizio e quella a trentacinque o a trentanove anni di servizio.
  Noi vigileremo – lo ribadisco – affinché il Governo possa provvedere in tempo brevissimo a questa copertura per dare ai lavoratori e alle lavoratrici di «quota 96» finalmente una certezza su quello che accadrà loro dal 1o settembre 2013. Sappiamo che la Commissione sta per incardinare oggi un disegno di legge. Sappiamo che ci sono degli iter da seguire e, allora, chiediamo a questo Governo che si è candidato a dare risposte ai mille rivoli di disagio sociale – prima, devo dire, che venga costretto a far fronte ad altri indennizzi di altri ricorrenti – di considerare quanto sia scarso il tempo utile, magari per una circolare applicativa del MIUR, che vada a correggere quella circolare ministeriale del 12 marzo 2012, spostando la data dal 31 dicembre 2011 al 31 agosto 2012, come prevede la normativa speciale per il comparto scuola.
  In un Paese, la cui struttura civile e democratica vive sui principi costituzionali del lavoro e della rimozione di ogni ostacolo di natura economico e sociale al benessere di tutto e tutti, non si possono scambiare i diritti acquisiti per privilegi e non si può normare né illegittimità né distrazione. Noi di Sinistra Ecologia Libertà non siamo distratti e, rispetto alla risoluzione di questa questione, rimarremo vigili (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Elementi ed iniziative di competenza in relazione allo sviluppo delle indagini che coinvolgono il prefetto Francesco La Motta – n. 2-00072)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Di Maio n. 2-00072, concernente elementi ed iniziative di competenza in relazione allo sviluppo delle indagini che coinvolgono il prefetto Francesco La Motta (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Di Maio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, chiedo di illustrarla.
  Grazie, Presidente, Governo, colleghi deputati, ci troviamo qui oggi a parlare di una vicenda estremamente delicata, riguardante un prefetto, un servitore dello Stato, che è colpito da gravissime accuse. Si tratta del prefetto Francesco La Motta.
  Innanzitutto, ritengo opportuno, affinché sia chiara a tutti la portata della vicenda, svolgere una premessa per ripercorrere gli ultimi anni della carriera di questo prefetto, servitore dello Stato. Dal 2003 al 2006, ha ricoperto la carica di direttore centrale per l'amministrazione del Fondo edifici di culto, FEC, presso il Dipartimento delle libertà civili e dell'immigrazione del Ministero dell'interno, e ha amministrato il cosiddetto patrimonio concordatario, che, almeno in teoria, dovrebbe assicurare la tutela e la salvaguardia di beni di altissimo pregio storico-artistico. Secondo quanto risulta dal sito del Ministero, l'obiettivo del Fondo, infatti, sarebbe «assicurare la tutela e la valorizzazione, la conservazione e il restauro di beni di proprietà, costituiti, per la maggior parte, da edifici sacri, spesso di grande Pag. 9interesse storico-artistico, ma anche dalle opere d'arte, dagli arredi in essi custoditi, da immobili produttivi di rendite, da aree boschive e da un fondo librario antico».
  Il 27 dicembre 2006, il prefetto La Motta è stato nominato vice direttore vicario del SISDE e, a seguito della riforma dei servizi segreti, dal 5 novembre 2007, è stato nominato vice direttore dell'Agenzia per le informazioni e la sicurezza interna. Il prefetto La Motta resta vice direttore dell'AISI fino a marzo 2013, data del pensionamento, pur mantenendo anche in seguito, a quanto risulta ai deputati interpellanti, ufficio, contratto di consulenza e autista, nonostante quanto previsto dal comma 9 dell'articolo 5 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, laddove viene fatto espresso divieto di «attribuire incarichi di studio e di consulenza a soggetti già appartenenti ai ruoli delle stesse e collocati in quiescenza, che abbiano svolto, nel corso dell'ultimo anno di servizio, funzioni e attività corrispondenti a quelle oggetto dello stesso incarico di studio e di consulenza».
  Dal quadro che ho delineato, emerge con una certa chiarezza che il prefetto La Motta ha goduto – e probabilmente tuttora gode – tra le forze politiche che si sono alternate nell'ultimo decennio al governo del Paese, di una fortissima stima bipartisan, che assume contorni inquietanti alla luce delle notizie diffuse sulla stampa nelle ultime settimane che mi accingo ad illustrare.
  Si apprende, infatti, dai principali organi di stampa che il prefetto Francesco La Motta, dopo che il suo nome era già emerso nelle indagini napoletane sulla cosiddetta P4 per alcuni contatti con Luigi Bisignani, sarebbe coinvolto in alcune indagini molto delicate. Secondo le accuse riportate da tali organi di stampa, si apprende che il prefetto, negli anni in cui era a capo del FEC, avrebbe deciso di inviare circa 10 milioni di euro alla banca Hottinger in Svizzera, tramite Rocco Zullino, cittadino svizzero, e Eduardo Tartaglia, di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, produttore cinematografico e cugino dello stesso prefetto La Motta. Zullino e Tartaglia sarebbero stati fermati dai PM della procura di Napoli il 7 maggio scorso: il primo con l'accusa di associazione mafiosa e riciclaggio aggravato dal favoreggiamento della criminalità e il secondo per riciclaggio aggravato. L'accusa, secondo i pubblici ministeri, sarebbe di aver riciclato 7 milioni di euro del clan camorristico dei Polverino. Mentre li intercettavano, gli uomini dei carabinieri di Napoli avrebbero scoperto che i due amici del prefetto La Motta avrebbero gestito anche i soldi del FEC. È a questo punto che i PM di Napoli Marco Del Gaudio, Antonello Ardituro e Cristina Ribera avrebbero stralciato la questione del FEC e inviato le carte a Roma, dove il PM Paolo Ielo avrebbe indagato il prefetto stesso per peculato e corruzione. Sempre secondo quanto si apprende da fonti di stampa, nell'interrogatorio dello scorso 13 maggio, il finanziere svizzero Zullino avrebbe dichiarato che «il FEC ha versato totalmente 8 milioni, il prefetto La Motta ne ha prelevati in tutto 6 o 7. Nel 2009 la posizione era totalmente prosciugata». Tuttavia, tali dichiarazioni susciterebbero lo scetticismo dei pubblici ministeri.
  A questo punto, chiunque si chiederebbe: ma come è possibile che il prefetto La Motta abbia potuto assumere simili decisioni in solitudine ? Chi sapeva, all'interno del Dipartimento e del Ministero ? Infatti, secondo quanto si apprende dalla stampa, lunedì 3 giugno scorso, presso la procura della Repubblica di Roma, sarebbero stati sentiti come persone informate sui fatti, dai PM di Roma e Napoli, ben sette alti funzionari del Ministero dell'interno, ovvero tutta la struttura che sovrintende alla gestione dei fondi del FEC, e pare che l'indagine si stia allargando anche al viceprefetto Rosa Maria Frisari, contitolare del potere di firma sul conto del FEC.
  Peraltro, sempre da fonti di stampa, si apprende, a questo proposito, che una volta venuto a conoscenza della vicenda, attraverso una comunicazione dell'istituto di credito svizzero che comunicava l'avvenuto prosciugamento dei conti intestati al FEC, lo scorso 5 aprile il Ministro dell'interno Pag. 10Anna Maria Cancellieri avrebbe nominato una commissione d'inchiesta interna, concedendo tre settimane di tempo, e le cui attività lo scorso 30 aprile sono poi state prorogate fino al 30 maggio. Ad oggi non abbiamo notizia delle risultanze di tale commissione d'inchiesta.
  Secondo fonti di stampa, la contestazione di corruzione si riferisce ad alcuni vantaggi personali, anche economici, che La Motta avrebbe ottenuto durante la gestione degli edifici di culto e, in questo senso, la decisione di sottoporlo a perquisizione mira a scoprire se possa aver compiuto illeciti anche durante la sua permanenza al vertice dell’intelligence. Oltre a tutto questo, i PM della procura di Napoli starebbero indagando su un presunto legame con il produttore cinematografico Tartaglia, arrestato per i suoi rapporti con il clan Polverino e cugino della moglie del prefetto.
  Da fonti di stampa emerge, infatti, che La Motta sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati anche per i reati di partecipazione in associazione per delinquere, favoreggiamento personale continuato e aggravato e rivelazione di segreto d'ufficio. I PM, infatti, vorrebbero verificare le affermazioni del pentito Roberto Perrone, ritenuto molto attendibile dai magistrati, il quale parla di alcuni interventi di La Motta che, oltre ad aver fornito informazioni a Tartaglia, avrebbe fatto da deus ex machina anche in altre occasioni, come nel caso dell'acquisto dell'arsenale della Marina militare di La Spezia, su cui la camorra vorrebbe mettere le mani.
  Alla luce di tutto questo, vorremmo sapere se vi siano ulteriori elementi a conoscenza del Governo in merito ai fatti sopra esposti; se il Governo stesso abbia intenzione di revocare l'incarico di consulenza che, a quanto risulta, la struttura di intelligence avrebbe assegnato al prefetto Francesco La Motta, non solo alla luce della accuse che indurrebbero ad una grandissima cautela ma anche alla luce di quanto previsto dal comma 9 dell'articolo 5 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 135, sulla cosiddetta spending review; quali siano, al momento dello svolgimento del presente atto, le risultanze della commissione d'inchiesta interna disposta dal Ministro Cancellieri, i cui lavori si sarebbero dovuti concludere entro il 31 maggio scorso; se il Governo non ritenga di avviare ulteriori indagini interne, volte a fare chiarezza sulle attività e sulla gestione passate del prefetto La Motta, soprattutto alla luce dell'estrema delicatezza degli incarichi da lui ricoperti; se al Governo risulti chi abbia autorizzato il prefetto La Motta al trasferimento del denaro all'estero o, per lo meno, chi fosse a conoscenza di ciò; quali provvedimenti il Governo intenda assumere, al fine di cercare di recuperare questi dieci milioni di euro che, secondo le accuse, il prefetto La Motta avrebbe distratto dai fini istituzionalmente predefiniti.
  Confidiamo che l'Esecutivo sia consapevole della gravità delle accuse che stanno colpendo questo prefetto e che abbia quindi tutto l'interesse di fare piena luce a tutti livelli, a trecentosessanta gradi, su queste oscure vicende (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'interpellanza degli onorevoli Di Maio e Lombardi chiede al Governo, come è stato ricordato, elementi informativi circa la vicenda che ha coinvolto il prefetto Franco La Motta, in qualità di direttore centrale per l'amministrazione del Fondo edifici di culto, incarico rivestito dal predetto funzionario dal 25 febbraio 2003 al 15 dicembre 2006.
  Tale vicenda vede implicato il prefetto La Motta, insieme ad altre persone, in indagini preliminari, attualmente in corso, per i reati di peculato, corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio e falsità ideologica in atto pubblico, cui stanno attendendo le procure di Napoli e Roma.
  Da questo punto di vista, voglio rispondere all'onorevole Di Maio assicurando che da parte del Ministero dell'interno e del Pag. 11Governo c’è tutto l'interesse a fare piena luce su questa vicenda e, quindi, non c’è alcuna volontà di ostacolare questo percorso nell'interesse del Paese del resto.
  I fatti oggetto di accertamento penale riguardano, tra l'altro, lo ricordava l'onorevole Di Maio, la sottrazione di un'ingente somma di denaro, ammontante a poco più di 10 milioni di euro, proveniente da rendite patrimoniali che erano state investite, al pari di altre risorse, in prodotti finanziari per effetto di una complessa attività contrattuale con operatori di diritto svizzero riconducibili alla banca, che è stata ricordata, con sede a Zurigo.
  Giova precisare che su sollecitazione della stessa Direzione centrale del Ministero dell'interno, al cui vertice era subentrato altro funzionario, si è potuto prendere atto della circostanza che le rendicontazioni formali in possesso dello stesso ufficio, l'ultima delle quali risalente alla data dell'11 luglio 2012, e attestanti una disponibilità patrimoniale di poco superiore all'investimento iniziale, risultavano essere state non prodotte dalla citata banca svizzera.
  In effetti, l'amministrazione da qualche tempo, anche in conseguenza della crisi che ha colpito il mercato dei prodotti finanziari, aveva deciso di avviare una nuova e più prudente strategia di investimento, orientata all'acquisizione di titoli governativi emessi dai Paesi dell'eurozona, contestualmente procedendo alla dismissione di forme di investimento finanziario che non avessero queste caratteristiche.
  E proprio a seguito di questa nuova strategia, dopo ripetute interlocuzioni con l'istituto elvetico avviate sin dal giugno 2012, è stato possibile appurare il forte ammanco patrimoniale subito dal FEC.
  Venuta a conoscenza di tale grave circostanza, l'amministrazione ha immediatamente dato avvio ad un'inchiesta, costituendo una commissione, nominata dal Ministro dell'interno pro tempore il 5 aprile scorso, composta da qualificati esperti estranei all'amministrazione stessa, la quale ha concluso i suoi lavori lo scorso 17 maggio.
  L'approfondita relazione consegnata dalla citata commissione, che ha consentito un'esaustiva ricostruzione dei fatti, confermando i fattori di rischio dell'investimento, non in linea con i canoni di prudenza dell'investitore pubblico, è stata partecipata alla procura regionale del Lazio della Corte dei conti e alla procura della Repubblica di Roma.
  Parallelamente, la competente articolazione ministeriale, giovandosi delle indicazioni fornite dalla predetta commissione, ha avviato le necessarie procedure legali a difesa degli interessi erariali e per il recupero del capitale investito.
  Per quanto attiene, invece, alla posizione del prefetto La Motta, si informa che il funzionario è stato sollevato definitivamente dall'incarico di consulenza presso l'AISI il 15 maggio scorso.

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Maio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  LUIGI DI MAIO. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto per le risposte datemi dal sottosegretario, ma la mia soddisfazione è relativa, in quanto fatti del genere, che in qualche modo portano alla luce ogni tanto nel nostro Paese intrecci tra politica, parti dello Stato e organizzazioni camorristiche mi inquietano non poco, e inquietano, credo, non poco anche questo Parlamento.
  Spero che si possa arrivare a far luce su questa questione quanto prima, che la magistratura possa far luce su questa questione quanto prima, e il mio invito a tutte le parti politiche è a tenere, in qualche modo, i riflettori puntati su questa vicenda e non fare in modo che, come in tante altre vicende di commistione tra parti dello Stato e distrazione di ingenti patrimoni e così via, tutto finisca poi nel dimenticatoio e anche sentenze importantissime vengano, in qualche modo, non considerate, come all'inizio, dalla stampa e dagli organi di informazione. In questo, credo che le forze politiche abbiano una grande responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 12

(Chiarimenti in merito alla partecipazione del Ministro dell'interno alla manifestazione nazionale organizzata dal Popolo della Libertà a Brescia l'11 maggio 2013 – n. 2-00077)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bonafede ed altri n. 2-00077, concernente chiarimenti in merito alla partecipazione del Ministro dell'interno alla manifestazione nazionale organizzata dal Popolo della Libertà a Brescia l'11 maggio 2013 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Bonafede se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, illustro l'interpellanza. Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario, premesso che a seguito della condanna del senatore Berlusconi a quattro anni di detenzione e cinque di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale nell'ambito del processo sui diritti TV Mediaset, confermata in data 8 maggio 2013 dalla corte di appello di Milano, nonché della successiva richiesta, da parte della procura di Napoli, di rinvio a giudizio per corruzione e finanziamento illecito ai partiti per la cosiddetta «compravendita di senatori», sabato 11 maggio, a Brescia, si è svolta una manifestazione nazionale organizzata dal Popolo della Libertà, abbinata ai comizi elettorali per la tornata elettorale amministrativa del 26 e 27 maggio ultimo scorso, recante il titolo «Tutti con Silvio – vieni anche tu !», la quale, secondo una nota ufficiale dello stesso Popolo della Libertà, invitava il partito a «scendere in piazza in difesa di Silvio Berlusconi».
  Durante il corso di tale manifestazione, il senatore Berlusconi, dicendosi amareggiato per l'assedio e la violenza dell'ultima settimana contro la propria persona, ha espressamente accusato lo stato della giustizia di calpestare il diritto alla libertà dei cittadini, nonché di intervenire nella vita democratica del Paese per eliminare politicamente lo stesso senatore Berlusconi; conseguentemente, l'Italia sarebbe ormai «un Paese malato, una democrazia malata».
  A tale manifestazione ha aderito il segretario del Popolo della Libertà, Ministro in indirizzo, nonché Vicepresidente del Consiglio dei ministri, preannunciando, altresì, la propria partecipazione attraverso il tweet «Oggi pomeriggio a Brescia, Tutti a fianco al Presidente Berlusconi».
  In data 28 aprile 2013, il Ministro in indirizzo, nonché Vicepresidente del Consiglio dei ministri, ha prestato giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica, ricoprente anche la carica di Presidente del Consiglio superiore della magistratura, pronunciando la seguente formula rituale indicata all'articolo 1, comma 3, della legge n. 400 del 1988: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione».
  In base al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 330, tra le principali funzioni attribuite al Ministero dell'Interno vi è quella di assicurare la tutela dell'ordine e della sicurezza e il coordinamento delle forze di Polizia.
  Premesso che in virtù degli articoli 101 e 104 della Costituzione, «La giustizia è amministrata in nome del popolo», «I giudici sono soggetti soltanto alla legge» e «La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere». Considerato che la spontanea presenza di una personalità investita di così rilevanti e delicati incarichi istituzionali sul palco di una manifestazione impropriamente, ma esplicitamente finalizzata a difendere il singolo imputato, il senatore Berlusconi, è già di per sé chiaramente inopportuna; che tale inopportunità si palesa con incontrovertibile evidenza se si considera, in particolare, che sul palco in questione si assisteva alla paradossale enunciazione di slogan tipici di un comizio di partito, indirizzati contro l'attività – costituzionalmente regolata e garantita – di magistrati impegnati nello svolgimento delle proprie funzioni pubbliche; che in virtù di quanto poc'anzi esposto, nascono fondati dubbi in capo alla Pag. 13capacità del Vicepremier e Ministro in indirizzo di poter ricoprire, in ossequio al ricordato giuramento, i propri incarichi istituzionali in seno all'Esecutivo, nell'esclusivo interesse della nazione; che la precipua funzione del Ministero dell'Interno, relativa alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, non può prescindere da un indispensabile, leale ed efficiente coordinamento con l'autorità giudiziaria, quest'ultima, tuttavia sostanzialmente delegittimata dallo stesso Vicepremier e Ministro in indirizzo che, in qualità di segretario del Popolo della Libertà, non può che considerarsi il principale ideatore e responsabile della citata manifestazione a difesa dell'imputato, senatore Berlusconi, nei confronti del sistema giudiziario italiano.
  Considerato che, ai fini della prassi parlamentare, la presente interpellanza urgente fa seguito ad una tempestiva richiesta del gruppo parlamentare alla Camera del MoVimento 5 Stelle di ricevere un'informativa urgente del Vicepremier e Ministro in indirizzo su quanto accaduto a Brescia, informativa mai avvenuta per l'indisponibilità sin qui manifestata del Governo a riferire, sul punto, al Parlamento.
  Tutto ciò premesso e considerato, si chiede al Ministro in indirizzo se condivida le valutazioni espresse dal senatore Berlusconi durante la ricordata manifestazione, alla quale il Ministro ha convintamente aderito, secondo le quali lo stato della giustizia «calpesta il diritto alla libertà dei cittadini», dando pertanto luogo ad un «un Paese malato, una democrazia malata». Si chiede, inoltre, se non ritenga che la propria spontanea adesione e partecipazione ad una manifestazione organizzata in contrasto ad un potere dello Stato costituzionalmente garantito sia incompatibile con l'obbligo di terzietà, propedeutico ed inscindibilmente connaturato al giuramento di fedeltà alla Repubblica, di leale osservanza della Costituzione e delle leggi e di esercizio delle proprie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Signor Presidente, il comizio che ha avuto luogo a Brescia sabato 11 maggio si inserisce nell'ambito delle manifestazioni indette dal Popolo della Libertà a sostegno del proprio candidato alla carica di sindaco della città lombarda.
  Vorrei da questo punto di vista ricordare che parliamo di una tornata elettorale che riguardava soltanto ed esclusivamente amministrazioni comunali. Parliamo, quindi, di una tornata elettorale in cui non erano coinvolte assemblee legislative – quindi, non soltanto elezioni politiche, ma anche elezioni per il rinnovo di consigli regionali –, ma soltanto elezioni in una tornata elettorale, in tutto il Paese, che riguardava esclusivamente il livello comunale.
  Del resto nella stessa giornata altre iniziative di partito si sono svolte con la partecipazione di esponenti di Governo.
  Il significato elettorale della manifestazione di Brescia è del resto reso palese senza alcun dubbio dalle stesse forme esteriori che lo hanno caratterizzato, ampiamente documentate dai mass media. La presenza dell'onorevole Alfano, Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro dell'interno, è dunque da ascrivere in tutta evidenza al suo ruolo di segretario politico dello stesso partito organizzatore di una manifestazione per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco di quella città.
  Ciò premesso, nel corso dell'evento il Presidente del partito del Popolo della Libertà, senatore Silvio Berlusconi, ha espresso proprie considerazioni su una vicenda giudiziaria che lo riguardava. Quanto alla presenza dell'onorevole Alfano ad una manifestazione di carattere partitico, in cui è stata affrontata per una minima parte di intervento, molto più lungo e articolato, una questione della quale l'interpellante ha ricordato comunque anche la complessità e l'importanza rispetto alla vita del Paese, è bene ricordarlo, Pag. 14è stata, come dire, una manifestazione non da protagonista. Egli non ha esternato, non ha fatto interventi ma era lì in qualità di segretario del partito. È quindi doveroso fare una pacata riflessione, riflessione peraltro che nei giorni successivi si è aperta alla luce del sole, in termini pubblici, all'interno della maggioranza e dello stesso Governo, incentrandosi sempre sulla scelta ma non certo sul diritto di partecipare o meno all'evento.
  L'assunzione di responsabilità di Governo comporta senz'altro obblighi istituzionali di terzietà ma non può rappresentare una limitazione delle proprie condizioni politiche, riducendone o addirittura annullandone ogni libera forma di espressione (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Il deputato Alfonso Bonafede ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la disponibilità. Vorrei tanto poter pronunciare con serenità la frase di rito «non mi ritengo soddisfatto della sua risposta», ma questa frase non riesce ad esprimere il senso di reale insoddisfazione che, ne sono certo, non è solo mia ma anche di tanti italiani. La sua è una risposta che chiaramente sminuisce il desiderio di tanti cittadini di sapere, una volta per tutte, quanto le istituzioni di questo Paese siano ancora drammaticamente legate alle sorti giudiziarie personali del senatore Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  I cittadini che chiedono una risposta a questa domanda sono tanti, sono gli stessi a cui il Governo chiede quotidianamente di fare sacrifici perché l'Italia tutta possa rialzarsi. Sono gli stessi cittadini che pagano le tasse nella convinzione che un giorno non loro, i cittadini non sono così ingenui, ma almeno i loro figli, potranno credere seriamente che i soldi pagati con le tasse si tradurranno in welfare. Infine sono quegli stessi cittadini che subiscono sempre più inermi i tempi della giustizia civile e penale ma che non penserebbero mai, neppure nel loro peggiore incubo, di sottomettere e subordinare l'Italia alle proprie personali sfortune.
  E lei, signor sottosegretario, cosa risponde oggi ? Ci dice che la manifestazione era un comizio elettorale in cui veniva sostenuto un sindaco uscente, insomma utilizza uno scudo pseudo-formale o meglio un cavillo propagandistico dietro cui è possibile immaginare che un Ministro possa servire e contestualmente attaccare le istituzioni di questo Paese.
  La magistratura, in Italia come in tutto il mondo, è un pilastro della democrazia ma voi promettete una speranza di futuro in cui l'Italia potrà rialzarsi ma in realtà indicate un diversivo che induca i cittadini a guardare oltre le nefandezze di questa classe politica e mentre lo fate, nello stesso istante in cui il cittadino è disposto per l'ennesima volta a fidarsi di voi, minate le colonne portanti già precarie su cui poggia il tempio della democrazia italiana.
  Quello che vorrei fosse chiaro è che questa interpellanza non ha nulla a che vedere con il senatore Berlusconi e con i suoi processi, perché i suoi processi non hanno nulla a che vedere con questa Aula e con l'istituzione che tutti noi abbiamo il dovere e l'onore di custodire e rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questa interpellanza riguarda il Ministro Alfano e la sua capacità di concepire il proprio ruolo al di là e al di fuori delle logiche del partito; riguarda la sua capacità, nel corso del suo incarico di Governo, di guardarsi allo specchio e di vedere il Ministro dell'interno e non il segretario del partito di Silvio Berlusconi.
  In occasione dei fatti di Brescia, il Ministro ha avuto modo di affermare che «il PdL non abbassa la sua bandiera, non prevede nessun appiattimento della sua politica e continua a stare accanto al suo leader Berlusconi». Io vorrei ricordare al Ministro che ha l'obbligo di non sventolare più alcuna bandiera che non sia il tricolore italiano. Quante volte dovremo ancora Pag. 15sentir parlare, da parte del PdL, di guerra civile, di toghe rosse, di guerra dei vent'anni ? E per favore basta con lo slogan secondo cui i giudici con le sentenze non rispetterebbero i milioni di italiani che hanno votato Berlusconi. Ma qual è il concetto di democrazia che avete ? Qual è il concetto di democrazia cui fa riferimento il Ministro Alfano ? Vi riempite la bocca di parole come «riforma» e date vita a finti dibattiti tra presidenzialismo e semipresidenzialismo, ma la verità è che non c’è alcuna forma di democrazia moderna in cui il voto dei cittadini possa essere utilizzato come strumento per sottrarsi alla giustizia.
  Noi rispettiamo le decisioni del popolo, siamo portatori di un messaggio culturalmente rivoluzionario e autenticamente riformista, che pretende una democrazia dal basso i cui protagonisti siano i cittadini. Siamo pronti a lottare con tutte le nostre forze perché la sovranità torni effettivamente al popolo italiano. Ma questo non c'entra esattamente nulla con la campagna propagandistica a cui siamo costretti ad assistere quotidianamente. Noi pretendiamo che quella propaganda non passi attraverso la voce di un Ministro della Repubblica italiana, che ha giurato di esercitare le sue funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione. Noi lo pretendiamo perché è la Costituzione che lo pretende.
  Chi oggi afferma costantemente che la Costituzione va cambiata dovrebbe prima di tutto comprendere, per essere credibile, che la Costituzione va rispettata nella sua laica sacralità in ogni suo articolo, anche nell'affermazione dell'articolo 104, secondo cui la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. Altrimenti, sorge il dubbio legittimo che chi vuole cambiare la Costituzione vuole in realtà asservirla alle proprie contingenti esigenze.
  L'articolo 104 non è un errore di battitura, è più semplicemente una delle espressioni del principio della separazione dei poteri, che è alla base di tutte le democrazie moderne. Montesquieu, il padre di quel principio, nel 1748 fondava la sua teoria sull'idea che chiunque abbia potere è portato ad abusarne, egli arriva sin dove non trova limiti; perché non si possa abusare del potere occorre che il potere arresti il potere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Per concludere, sottosegretario, io la ringrazio per la disponibilità, ma colgo l'occasione per ribadire con forza che il MoVimento 5 Stelle continuerà a considerare inaccettabile la partecipazione di Ministri della Repubblica in manifestazioni in cui sono attaccati, anche solo a fini propagandistici, organi e poteri costituzionali. Ove tali comportamenti dovessero ripetersi, il MoVimento 5 Stelle vaglierà attentamente la facoltà di sollecitare una mozione di sfiducia individuale.
  Noi abbiamo il dovere oggi di coltivare il sogno di un Paese capace di rialzarsi, non solo come economia, ma anche come democrazia, un Paese in cui un giorno un Ministro della Repubblica, incontrando un parlamentare coinvolto in processi, potrà dirgli che il Parlamento italiano è troppo impegnato a pensare al futuro dei cittadini per pensare alle sorti dei processi di un singolo cittadino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

(Iniziative volte a salvaguardare le aspettative degli idonei del concorso pubblico a 814 posti di vigile del fuoco – n. 2-00066)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Giammanco n. 2-00066, concernente iniziative volte a salvaguardare le aspettative degli idonei del concorso pubblico a 814 posti di vigile del fuoco (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Giammanco se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, la illustro e interverrò anche dopo. Presidente, onorevoli colleghi, con la mia interpellanza vorrei dare una risposta a tanti giovani e giovanissimi che hanno Pag. 16superato un concorso pubblico pensando di poter dare finalmente certezze e serenità al proprio futuro, ma che si ritrovano, ancora oggi, dopo diverso tempo, con un nulla di fatto.
  Mi riferisco agli idonei del concorso pubblico bandito nel 2008 per 814 posti di vigile del fuoco.
  A scanso di equivoci e a onor di chiarezza, vorrei anche sottolineare che la mia iniziativa non intende in alcun modo penalizzare i cosiddetti volontari o discontinui del Corpo nazionale dei vigili del fuoco: nessuno – lo ripeto – vuole ostacolare o penalizzare il loro percorso lavorativo, ma più semplicemente la mia iniziativa chiede al Ministero dell'interno e a lei, sottosegretario Bocci, la necessaria chiarezza su una questione che sembra ancora non vedere una soluzione e che sicuramente destabilizza lo stato d'animo di tanti giovani e giovanissimi – lo ripeto – che vi sono coinvolti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 10,45)

  GABRIELLA GIAMMANCO. Mi riferisco ai 2.000 idonei del concorso pubblico che hanno superato tutti i test e le visite mediche previste dalle norme e che risultano quindi pronti per l'assunzione. Ma penso anche al resto degli idonei, circa 4.000 giovani, suddivisi tra personale volontario dei vigili del fuoco (con determinati requisiti che poi dirò) e civili, molti dei quali anche loro iscritti regolarmente negli elenchi dei volontari.
  Ciò premesso, vorrei ricordare che la Corte costituzionale ha più volte riconosciuto nel concorso pubblico la forma ordinaria di reclutamento per il pubblico impiego, ciò anche in linea con l'articolo 97 della Costituzione e recentemente lo stesso Consiglio di Stato, nell'adunanza plenaria n. 17 del 2012, ha confermato la contrarietà a modalità differenti dalla selezione pubblica, confermando di fatto il dettato costituzionale e l'orientamento espresso dalla Corte.
  Per questo motivo, con riferimento al Corpo dei vigili del fuoco, il procedimento di stabilizzazione introdotto dalla finanziaria del 2007 si è configurato come una procedura eccezionale e limitata nel tempo, tanto è vero che nel 2008 il decreto-legge n. 112, convertito dalla legge n. 133 del 2008, ha eliminato la possibilità di operare nuove stabilizzazioni dall'anno 2010.
  Anche l'allora Ministro dell'interno Cancellieri, il 22 dicembre 2011, ha dichiarato testualmente – sottosegretario Bocci, le riporto le parole del Ministro Cancellieri – che «il processo di stabilizzazione si è concluso nel 2010 e ha consentito di mettere in servizio personale già qualificato. Ora non sono più possibili ulteriori stabilizzazioni.
  Il Ministero dell'interno ha avviato la procedura ordinaria del concorso a 814 posti di vigile del fuoco, prevedendo comunque – lo voglio sottolineare – una riserva del 25 per cento per il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che, alla data di indizione del bando, sia iscritto negli appositi elenchi da almeno tre anni e abbia effettuato non meno di centoventi giorni di servizio. La relativa graduatoria, pertanto, costituisce l'unico serbatoio per le assunzioni dei prossimi anni».
  Ecco, sono state proprio queste le parole del Ministro Cancellieri, che allora guidava il Dicastero dell'interno, che lei oggi rappresenta, e pronunciate tra l'altro proprio in quest'Aula, nell'Aula della Camera dei deputati. Pertanto, nel 2010 l'unica graduatoria in vigore era quella del concorso pubblico per titoli ed esami ad 814 posti e – lo ripeto – la graduatoria della cosiddetta stabilizzazione era scaduta, anche perché i volontari erano già stati inseriti, per il 25 per cento, nel bando di concorso.
  In modo del tutto inusuale, però, il decreto-legge n. 79 del 2012 ha prorogato (anche se in realtà era appunto già scaduta) al dicembre 2014 la validità della graduatoria della stabilizzazione, ciò – bisogna dirlo – in palese contraddizione con quanto sostenuto dalla Corte costituzionale, Pag. 17che ha sottolineato che la facoltà di introdurre deroghe al principio del concorso pubblico può essere contemplata solo quando ci siano straordinarie esigenze di interesse pubblico idonee a giustificarla. Ma appare evidente che, in presenza di un concorso pubblico e di personale che sulla base di questo è risultato idoneo, non sussistano straordinarie esigenze che giustifichino la possibilità di ignorare il suddetto concorso e il suo esito, anche perché – lo voglio ripetere – il bando del concorso ha già riservato il 25 per cento dei posti al personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Ciò anche in virtù del decreto-legge n. 78 del 2009, in cui, in pratica, è stata decretata la fine della stabilizzazione, disponendo che nel triennio 2010-2012 nei concorsi pubblici venisse riservata una percentuale non superiore al 40 per cento dei posti in favore del personale da stabilizzare.
  Contravvenendo a questo principio, però, con il DPCM 21 gennaio 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale lo scorso 11 aprile, l'amministrazione ha autorizzato l'assunzione di 136 nuove unità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, attingendo dalla graduatoria scaduta, ma poi prorogata inspiegabilmente, della cosiddetta stabilizzazione il 50 per cento dei posti, quindi più di quanto era stato previsto.
  Tale procedura ha, quindi, finito per assumere un carattere discriminante nei confronti degli idonei del concorso pubblico, che ha causato una serie di contenziosi da parte dei candidati che hanno superato le prove selettive per individuare i migliori.
  Alla luce di quanto esposto, quindi, signor sottosegretario, vorrei capire come il Ministero che lei rappresenta intenda procedere affinché si faccia luce, una volta per tutte, su tale questione e ciò soprattutto per dare chiarezza alle migliaia di soggetti coinvolti, tra idonei del concorso, ma anche volontari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che hanno iniziato, proprio per la situazione confusa che si è venuta a creare, una vera e propria guerra tra poveri, che fa male a loro, fa male alle loro famiglie, fa male a tutti i cari che, naturalmente, sono coinvolti in questa vicenda.
  Da lei, signor sottosegretario, vorrei quindi chiarezza sui tempi e sui modi nei quali si intende procedere per dare serenità a queste categorie di lavoratori, senza – lo ripeto – voler discriminare nessuno, ma per salvaguardare le legittime aspettative dei tanti giovani idonei del concorso pubblico che si sono messi in gioco, che hanno superato le diverse prove selettive e che ora, giustamente, si aspettano di vedere realizzato un sogno.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Gianpiero Bocci, ha facoltà di rispondere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, la stabilizzazione del personale volontario dei vigili del fuoco costituisce una procedura speciale derogatoria alla norma generale che prevede l'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni mediante concorso. Tale procedura è stata disciplinata con decreto del Ministro dell'interno del 30 luglio 2007 e ha consentito di immettere personale già qualificato nei ruoli operativi del Corpo e, al contempo, di non disperdere le professionalità acquisite in anni di servizio volontario.
  La relativa graduatoria, riguardante 6.080 candidati, approvata nel 2008, è stata chiusa il 31 dicembre 2010. Sulla base delle risorse disponibili sono state stabilizzate 1.943 persone. Ai fini dell'assunzione di nuovo personale, il Ministero ha bandito, nel corso del 2008, anche un concorso per 814 vigili del fuoco, prevedendo comunque una riserva del 25 per cento dei posti per il personale volontario iscritto in appositi elenchi da almeno tre anni e con almeno centoventi giorni di servizio. La procedura concorsuale, conclusa nel 2010, ha coinvolto circa 11 mila candidati e la relativa graduatoria ha costituito, Pag. 18negli anni successivi, l'unica fonte per sopperire alle carenze di personale.
  Successivamente, per fare fronte alle evidenti conseguenze derivanti dall'esaurimento dell'efficacia delle graduatorie del procedimento di stabilizzazione e del concorso a 814 posti, con il decreto-legge 20 giugno 2012, n. 79, sono stati prorogati i termini di validità delle medesime fino al 31 dicembre 2014. L'intervento normativo ha, pertanto, delineato un doppio e parallelo bacino di approvvigionamento da cui attingere le nuove risorse, garantendo pari rilievo ad entrambe le graduatorie.
  Nel silenzio della norma circa le quote da utilizzare per la procedura di stabilizzazione, l'amministrazione ha ritenuto di attingere personale in misura pari al 50 per cento da ciascuna graduatoria, in modo da assicurare l'uniformità di trattamento rispetto agli interessi coinvolti, in linea anche con pregresse disposizioni normative in materia di assunzione di personale dei vigili del fuoco. In particolare, nel 2013, in base alle predette graduatorie, sono state assunte e avviate al 72o corso di formazione 136 unità, già sottoposte a visita medica e alle prove di selezione motoria.
  In conclusione, desidero sottolineare che, anche con risorse limitate dall'attuale contingenza economica, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha svolto e continuerà a svolgere con efficacia la missione di preminente interesse pubblico finalizzata alla sicurezza della vita umana e all'incolumità delle persone. In questa prospettiva, il Ministero dell'interno porrà in essere, con forte impegno, ogni possibile azione nel perseguimento di quegli obiettivi ritenuti strategici per il mantenimento delle capacità operative del Corpo e del suo ruolo centrale tra gli apparati dello Stato chiamati a garantire la sicurezza del Paese.

  PRESIDENTE. La deputata Giammanco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, intanto desidero ringraziare il sottosegretario per la sua risposta. Io naturalmente per l'esaustività mi ritengo soddisfatta, per quanto vorrei fare alcune riflessioni: spesso – me lo consenta – nelle procedure legislative e nei giochi anche politici, mancano la semplicità, la linearità, la chiarezza. Vorrei che almeno su questo fossimo un po’ tutti d'accordo, nel senso che non è accettabile che quanto detto da un Ministro, quindi dal Ministro Cancellieri, proprio in questa sede, sia stato poi, subito dopo, contraddetto – tra l'altro sul finire della legislatura e, quindi, anche allo scadere del Governo Monti – da un provvedimento furtivo, che ha avuto l'obiettivo palese di riaprire un po’ i giochi. Ciò anche perché, per quanto riguarda il 50 per cento della possibilità che hanno, appunto, i volontari di essere nuovamente stabilizzati, non vi è una norma specifica, però ho sottolineato che nel decreto-legge n. 78 del 2009, che aveva riaperto un po’ i giochi, si era detto che, nel triennio 2010-2012, nei concorsi pubblici sarebbe stata riservata una percentuale non superiore al 40 per cento dei posti in favore del personale da stabilizzare: quindi si è comunque un po’ sforato questo dato.
  Io vorrei che si riflettesse su questi aspetti e che in futuro vi fosse maggiore rispetto verso queste categorie di lavoratori, che non possono essere illuse, poi disilluse, poi nuovamente illuse, e che poi, tra l'altro, spesso e volentieri, proprio in seguito a queste vicende legislative e politiche, si fanno una guerra tra di loro, perché diventa veramente una guerra tra poveri, una guerra tra bande e tra persone che alla fine non hanno alcuna colpa, se non quella di volere lavorare e di volere con dignità portare avanti la vita di tutti giorni con le proprie famiglie.
  Quindi, mi auguro che il Ministro dell'interno tenga conto di tutto questo e che dia le giuste risposte alle aspettative di questi lavoratori e mi associo, naturalmente, al saluto a tutto il Corpo dei vigili del fuoco, che anch'io rispetto profondamente e che stimo.

Pag. 19

(Orientamenti del Governo in merito al piano di riorganizzazione di Selex Es, al fine di salvaguardarne la produzione e i livelli occupazionali, con particolare riferimento agli stabilimenti di Campi Bisenzio (Firenze) – n. 2-00074)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Nardella n. 2-00074, concernente orientamenti del Governo in merito al piano di riorganizzazione di Selex Es, al fine di salvaguardarne la produzione e i livelli occupazionali, con particolare riferimento agli stabilimenti di Campi Bisenzio (Firenze) (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Giovanna Palma se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIOVANNA PALMA. Signor Presidente, buongiorno, onorevoli colleghi, innanzitutto ringrazio il rappresentante del Governo per l'attenzione che vorrà dare al tema che sottopongo oggi dall'Aula. Parliamo della Selex, un sistema industriale dell'elettronica per la difesa e le telecomunicazioni, che fa capo a Finmeccanica e che occupa in tutta Italia, in vari stabilimenti, centinaia di persone.
  C’è grande preoccupazione tra i lavoratori, soprattutto tra quelli di Selex Galileo e Selex Elsag, entrambe nei loro settori aziende leader per posizione di mercato e tecnologie. Un piano di riorganizzazione e razionalizzazione del gruppo individua ben 2.529 esuberi complessivi, di cui 1.938 solo in Italia, e la chiusura di circa 25 stabilimenti in Italia e in Gran Bretagna.
  Sono numeri molto significativi, soprattutto in un momento di grande crisi economica come quello che stiamo già vivendo, numeri che attivano sentimenti di angoscia profonda nei lavoratori e nelle loro famiglie. Non sono ancora ben definiti i contorni delle scelte strategiche e, quindi, non sono individuabili con precisione i luoghi dove andranno ad abbattersi questi tagli occupazionali.
  C’è preoccupazione negli insediamenti dell'area fiorentina, dell'area dell'amiata, oltre che a Pisa, a Cecina e a Bologna. Ma, soprattutto, c’è anche preoccupazione nel Sud, nell'area metropolitana di Napoli, in particolare a Capodichino, a Giugliano in Campania, Ponte Riccio e a Bacoli Fusaro. Qui ci sono insediamenti storici di Finmeccanica, dell'ex Selenia, poi Alenia, poi in parte Selex. Sono stabilimenti già fortemente provati nell'ultimo decennio da tagli, prepensionamenti e riduzioni di organico. Il sito del Fusaro, nel 2012, aveva in organico ben 550 dipendenti: sono usciti dall'azienda per esodo incentivato 85 unità e con l'attuale piano di mobilità altre 113 lasceranno anticipatamente l'azienda entro i primi mesi del 2014.
  Inoltre, il piano di riassetto dei siti campani della Selex prevede la chiusura dello stabilimento di via Capodichino, portando i 60 dipendenti al Fusaro. Infine, lo stabilimento di Giugliano: all'inizio del 2012 aveva in organico ben 470 dipendenti, all'inizio del 2014 ve ne saranno 320, con un saldo negativo di ben 150 unità. A tutti questi vanno aggiunti i contraccolpi sull'indotto: le società di sviluppo software, le società di vigilanza e la stessa mensa. Si calcolano circa 200 posti di lavoro in meno. Si perdono quindi salari, si gettano famiglie nell'angoscia e soprattutto si tagliano le ali al futuro.
  Il polo napoletano, come quello toscano, sviluppava, infatti, competenze e innovazioni, e così costruiva anche una prospettiva territoriale. In Campania, la Selex, nell'ottica di sviluppare nuovi prodotti, aveva costruito nel 2012 un contratto di programma con la regione con lo scopo di far evolvere i due siti verso le nuove tecnologie, coinvolgendo tutta la filiera delle piccole e medie imprese e dei centri di ricerca: un'operazione per 40 milioni di euro con un finanziamento pubblico pari al 70 per cento. Questa era una prospettiva che seminava fiducia e ottimismo sul territorio. La notizia, invece, di un nuovo ridimensionamento fa arretrare questa prospettiva. Lo smantellamento diventa anche la smobilitazione di Pag. 20una speranza, per una zona dove la mancanza di lavoro si salda ad un disagio sociale già significativo.
  Noi ci facciamo interpreti di questa situazione di profondo disagio e per questo la rappresentiamo qui al Governo chiedendo se e come intenda operare sulla vicenda, tenendo presente l'obiettivo di garantire che le scelte di Finmeccanica vadano nella direzione dello sviluppo, del rilancio produttivo, della tutela dei settori e stabilimenti, che non solo danno lavoro e fiducia a territori già piegati dalla crisi, ma rappresentano anche un'importantissima risorsa strategica per il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

  CARLO CALENDA, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, gentili deputati, il 1o gennaio 2013 è stata costituita la Selex Electronic Systems attraverso la concentrazione delle attività di Selex Galileo, Selex Elsag e Selex Sistemi Integrati. L'obiettivo della sua costituzione è il perseguimento di un miglior posizionamento competitivo nel settore di riferimento. La finalità della nuova azienda è quella di essere un forte punto di riferimento per i clienti ed i partner, offrendo eccellenza tecnologica nei sistemi elettronici e soluzioni per garantire maggiore sicurezza e efficienza alla comunità.
  Per raggiungere questo obbiettivo, Selex ha avviato un percorso finalizzato a una politica di investimenti mirata allo sviluppo di nuovi prodotti e al mantenimento di quelli core; la realizzazione di economie di scala necessarie a raggiungere la massa critica per poter competere sul mercato globale; un piano di riorganizzazione aziendale orientato a creare un'azienda snella, efficiente e maggiormente competitiva. L'azienda, al fine di concretizzare gli orientamenti strategici su indicati e per supportare quanto previsto dal piano industriale, sta già intervenendo sulle seguenti aree: razionalizzazione del portafoglio prodotti, per aumentare la profittabilità, la competitività e la crescita sostenibile della società; ottimizzazione dell'ingegneria e della produzione, focalizzandole su centri di eccellenza ed internalizzando le attività pregiate; efficienza negli acquisti; ottimizzazione delle strutture di staff, attualmente distribuite in ben 39 siti in Italia; razionalizzazione dei siti, dunque, per evitare la dispersione e le sovrapposizioni esistenti, che riducono sensibilmente la capacità competitiva dell'azienda; il dimensionamento degli organici, in Italia, con un intervento in due direzioni: la riduzione strutturale delle risorse indirette e l'efficienza operativa dei diretti.
  In particolare, il piano di ridimensionamento degli organici è condizionato, a giudizio dell'azienda, dal raggiungimento dei target di acquisizione degli ordini nel periodo del piano industriale 2013-2017.
  Sulla base di tali orientamenti è iniziato con le organizzazioni sindacali un confronto che ad oggi ha prodotto i seguenti risultati: accordo di protocollo firmato, all'inizio del confronto, con le organizzazioni sindacali sul piano industriale (il 20 febbraio), nel quale l'azienda si è impegnata a non intraprendere nessuna azione unilaterale senza il preventivo confronto con i sindacati; accordo con Federmanager e la RSA dei dirigenti per la riduzione di 120 dirigenti in tre anni; accordo per la collocazione in mobilità di 810 unità; accordo per la chiusura di quattro siti in Italia.
  Il confronto con i sindacati sta proseguendo costruttivamente e sono stati calendarizzati ulteriori incontri di approfondimento di cui l'ultimo, in ordine di tempo, è stato effettuato lo scorso 23 aprile.
  L'azienda, parallelamente al confronto nazionale, sta effettuando incontri sindacali a livello territoriale per illustrare nei dettagli il piano industriale e il Ministero è in costante contatto con le regioni interessate.
  Relativamente alla gestione degli esuberi, l'azienda, pur in un quadro giuslavoristico che riduce di fatto gli ammortizzatori sociali, è interessata a concordare con i sindacati l'utilizzo di tutte le leve che Pag. 21consentano di limitare significativamente il disagio sociale dei dipendenti interessati.
  Premesso che, al momento, per volontà delle parti, si è deciso di non aprire un tavolo nazionale presso il Ministero, lasciando all'autonomia, appunto, delle parti la ricerca di una soluzione condivisa, nel caso in cui la vicenda non pervenisse ad una soluzione positiva e condivisa, in termini di produttività ed occupazione, il Ministero è a disposizione per svolgere un ruolo più attivo per favorire la ricerca di una soluzione a tutela dell'occupazione e della competitività dell'azienda e del settore nel suo complesso. Grazie.

  PRESIDENTE. Il deputato Nardella ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  DARIO NARDELLA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per questa risposta che tocca molti aspetti dell'interpellanza che è stata illustrata dalla collega Palma. Tuttavia, vi sono, a mio avviso, alcuni elementi che vale la pena sottolineare.
  Anzitutto, mi permetto di ricordare che stiamo parlando di una delle aziende più importanti del gruppo Finmeccanica che, a sua volta, è il primo gruppo industriale italiano per investimenti nell'alta tecnologia, in attività di ricerca e sviluppo, nonché il secondo gruppo manifatturiero italiano.
  Sono dati noti, ma dati che alla luce della crisi economica italiana, una crisi nella quale la crisi manifatturiera è l'elemento di gravità maggiore, ci allarmano in maniera particolare. Del resto, sappiamo anche che l'impegno dello Stato in un gruppo così rilevante porta il Governo ad una responsabilità ancora maggiore poiché si tratta di risorse pubbliche che convergono su un gruppo che ha un mercato di riferimento internazionale.
  Siamo anche noi al corrente, come è stato testé ricordato, della trattativa in corso con i sindacati e ci auguriamo che questa possa concludersi al più presto e positivamente. Del resto non vogliamo entrare negli aspetti di merito della trattativa stessa, che non sono di nostra competenza. Tuttavia, vorrei far notare al Governo che nel piano industriale che è stato presentato dall'ingegner Giulianini, a capo del nuovo gruppo di Selex, si parla di un impegno di investimenti di un miliardo di euro in cinque anni.
  Ebbene, per una azienda che ha come prospettiva la crescita di un fatturato da 3,6 a 4,2 miliardi nel 2017, significherebbe che lo stock totale di investimenti corrisponderebbe ad appena un ventesimo dell'impegno complessivo su cinque anni. Un ventesimo rispetto al fatturato immaginato.
  Stiamo parlando di 200 milioni di euro all'anno: 200 milioni di euro all'anno per un gruppo di queste dimensioni, con i numeri che sono stati ricordati dalla collega Palma, sono una cifra a nostro avviso non adeguata a corrispondere a quegli obiettivi strategici di rilancio.
  Stiamo parlando di un gruppo che interessa 12 regioni del nostro Paese; stiamo parlando di un gruppo che tocca proprio quei settori che ieri il Ministro Zanonato ha voluto ricordare di fronte alle Commissioni congiunte di Camera e Senato, vale a dire l'innovazione tecnologica, la valorizzazione delle alte professionalità, i rapporti con il mondo della ricerca e dell'università, la capacità del nostro Paese di rilanciare l’export manifatturiero ad alto valore aggiunto nel mondo. Stiamo parlando di un gruppo che «incrocia» il cuore di un progetto di rilancio del Paese; e non possiamo credere che questo progetto così ambizioso possa basarsi su un investimento di 200 milioni all'anno per cinque anni.
  Chiediamo quindi, e ci aspettiamo che il Governo sia non solo uno spettatore passivo, ma un attore, come è stato anche ricordato, ma con ancora più convinzione, dinamico accanto a questa azienda, che possa affiancarla rafforzando l'impegno anche in termini economici, dando all'azienda stessa la possibilità di sviluppare politiche più coraggiose.
  Perché ? Perché è chiaro che la razionalizzazione non può essere un aspetto meramente quantitativo. Ci aspettiamo che non vi siano impatti negativi sui costi Pag. 22sociali, e che soprattutto in questa riorganizzazione si possano sottolineare, valorizzare le competenze, le vocazioni naturali dei vari siti, in Campania come in Toscana, in Liguria come in Lombardia e nel Lazio.
  Ma per far questo il Governo sa bene che non si possono tralasciare alcuni punti di fondo, e mi avvio a concludere. Non possiamo più commettere errori che sono stati commessi, come nel caso del bando indetto dall'Agenzia spaziale italiana per la realizzazione del satellite ottico Opsis, che ha di fatto escluso in particolare, con i criteri, la Selex Galileo di Campi Bisenzio, azienda fiorentina appunto parte di questo gruppo, leader internazionale nella realizzazione di satelliti.
  Così come ci aspettiamo che vi sia un impegno definitivo, chiaro sul progetto Tetra: un progetto di sicurezza nazionale che si aggancia ad un piano europeo di copertura del nostro territorio, che ha delle forti implicazioni non solo sulla sicurezza dei cittadini, ma sull'applicazione delle nuove tecnologie per gestire operazioni di sicurezza nei nostri territori. Non vorremmo che il progetto Tetra diventasse il caso del ponte dello Stretto di Messina nel mondo delle nuove tecnologie. È un progetto che è stato avviato: l'anno scorso il Parlamento è riuscito a garantire, con l'accordo del Governo, 10 milioni nel 2013, 50 nel 2014, ma sappiamo bene che questa è una piccola boccata di ossigeno che serve solo a far sopravvivere questo progetto, ma non traccia una prospettiva definitiva per un sistema che deve riguardare tutto il territorio nazionale, e non soltanto specifiche aree.
  Pertanto – e chiudo davvero – ci aspettiamo che il Governo sia parte attiva nel garantire maggiori risorse, proprio in virtù di quel piano di politica industriale che il Ministro Zanonato ha evidenziato di fronte alle Commissioni congiunte. Ci aspettiamo che la razionalizzazione non si muova come un'accetta su numeri, ma che sia in grado di valorizzare i siti; per quanto mi concerne, ovviamente, la preoccupazione maggiore riguarda il caso toscano e del sito dell'area metropolitana di Firenze, dove è in prospettiva la chiusura per un accorpamento. Ci aspettiamo pertanto che questa razionalizzazione venga fatta non con l'idea di giocare in difesa, ma con l'obiettivo di giocare in attacco, per un rilancio che sappia davvero valorizzare a livello internazionale le capacità professionali che molti dei siti del gruppo Selex sono in grado di assicurare.
  Saremo vigili, sono molti i deputati interessati a questo tema perché come ho ricordato sono molte le regioni toccate da questo obiettivo.
  Pertanto, ringraziamenti al Governo, ma anche l'assicurazione che seguiremo con estrema attenzione gli sviluppi, non solo dal punto di vista delle scelte del management ma dal punto di vista dell'impegno del Ministero dello sviluppo economico accanto all'azienda.

(Iniziative per l'annullamento del provvedimento che ha disposto la ripetizione delle elezioni del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili svoltesi il 15 ottobre 2012 e per la conseguente proclamazione delle liste vincitrici – n. 2-00073)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Zanetti n. 2-00073, concernente iniziative per l'annullamento del provvedimento che ha disposto la ripetizione delle elezioni del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili svoltesi il 15 ottobre 2012 e per la conseguente proclamazione delle liste vincitrici (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Zanetti se intenda illustrare la sua interpellanza o si riservi di intervenire in sede di replica.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, intendo illustrarla. Come il Presidente ricordava, questa interpellanza riguarda la mancata proclamazione, a tutt'oggi, del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili che avrebbe dovuto insediarsi il 1o gennaio 2013 a Pag. 23seguito delle elezioni per il suo rinnovo che si erano regolarmente tenute il 15 ottobre 2012.
  Si tratta di un'interpellanza urgente che, oltre che firmata dal sottoscritto, è firmata anche da altri due deputati, anch'essi dottori commercialisti come me, Alessandro Pagano del gruppo parlamentare Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Giovanni Sanga del gruppo parlamentare Partito Democratico, quarto firmatario Gregorio Gitti, appartenente al mio gruppo parlamentare come primo firmatario e referente per la giustizia del nostro gruppo.
  Riepilogo brevemente i fatti riportati nell'interpellanza urgente, tutti qui debitamente documentati in modo incontrovertibile negli esatti termini in cui nell'interpellanza stessa sono esposti.
  Le elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti per il periodo 2013-2016 sono state stabilite nella data del 15 ottobre 2012 con il decreto 14 luglio 2012 dal Ministero della giustizia, decreto che stabilì anche nel 15 settembre 2012, cioè un mese prima, il termine ultimo entro cui dovevano essere presentate le liste presso il Ministero. Entro tale data furono depositate due liste, apparentate tra loro, che sostenevano la candidatura a presidente di Claudio Siciliotti, che era il presidente nazionale uscente, e due liste apparentate tra loro che sostenevano la candidatura a presidente di Gerardo Longobardi, presidente uscente dell'ordine di Roma. Due liste apparentate per ciascuno perché il meccanismo di voto prevedeva che per l'ultima volta dottori commercialisti e ragionieri commercialisti confluissero in una medesima squadra, ma votando separatamente i rispettivi componenti.
  Per la validità delle liste della «componente dottori», il decreto legislativo n. 139 del 2005, istitutivo dell'albo unico dei dottori commercialisti ed esperti contabili, prevede che debbano essere compresi i candidati di almeno quattro regioni diverse per ciascuna macroarea, nord, centro e sud. Dalla documentazione presentata dal candidato presidente Gerardo Longobardi emergeva da subito la carenza di questo requisito con riguardo alla macro area nord; nello specifica c'erano quattro candidati del nord ma appartenenti a tre regioni diverse.
  Nei giorni immediatamente successivi al termine perentorio di presentazione delle liste emergeva però che, nonostante il candidato Giorgio Sganga figurasse nella lista come iscritto all'albo dell'ordine di Paola, in provincia di Cosenza – ove peraltro da decenni risiede ed opera – in realtà si era trasferito il 6 agosto 2012 da tale ordine a quello di Aosta, praticamente un trasferimento di ordine limitrofo. Sulla natura fittizia di questo trasferimento, peraltro incontrovertibilmente acclarata dalla procura di Aosta, torneremo tra brevissimo. Intanto è sufficiente ricordare che la sua emersione si palesava comunque inidonea a sanare la mancanza del requisito territoriale poc'anzi ricordato, posto che l'articolo 68 del decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, è molto chiaro nella lettera della norma laddove dispone che tale requisito debba essere decennale.
  La chiarezza letterale è coerente anche con l'evidente ratio normativa di assicurare che i candidati siano reale espressione dei territori di appartenenza e di evitare appunto che succedano cose di questo tipo. Con un'interpretazione però sorprendente, il funzionario del Ministero a ciò preposto respingeva l'eccezione di illegittimità della lista e la ammetteva alla competizione elettorale del 15 ottobre 2012. A quel punto le elezioni si svolgevano regolarmente nella data prevista del 15 ottobre 2012 e il computo dei voti esercitati da parte di tutti i 144 ordini territoriali vedeva prevalere di sei voti le liste apparentate con il candidato presidente Claudio Siciliotti, quindi l'altra lista, quella sulla cui regolarità giuridica non c'erano dubbi di sorta.
  I componenti delle liste con candidato presidente Gerardo Longobardi contestavano, però, a quel punto, la validità di 16 voti espressi dai consigli degli ordini di Bari ed Enna che, per quanto espressi all'unanimità dei loro componenti in carica, a favore delle liste candidato presidente Pag. 24Claudio Siciliotti, ritenevano non potessero essere esercitati per questioni di natura procedurale attinenti alle sopravvenute dimissioni dei rispettivi presidenti locali. Il Ministero sospendeva, a quel punto, i lavori della commissione elettorale che avrebbe dovuto proclamare il vincitore e affrontare nel merito la contestazione circa la validità dei voti espressi, in un contesto in cui, peraltro, non mancano precedenti amministrativi che depongono a favore del fatto che quei voti andavano considerati regolari.
  Poi, dopo quasi due mesi, il Ministero decideva di non decidere e disponeva l'annullamento delle elezioni e l'indizione di nuove, scelta doppiamente sorprendente se si considera che, nel provvedimento stesso con cui si disponeva l'annullamento e la ripetizione, il Ministero riconosceva formalmente la natura fittizia del trasferimento last minute del candidato Giorgio Sganga da Paola ad Aosta, alla luce delle risultanze delle indagini della polizia giudiziaria disposte dalla procura di Aosta, indagini dalle quali emergeva che il domicilio professionale risultava trasferito, in realtà, presso l'abitazione di due muratori calabresi che, peraltro, sentiti sul punto, avevano dichiarato di non saperne nulla. Se non ci fosse da piangere, questa sarebbe la parte che fa ridere.
  Non basta, però: c’è un'ulteriore chicca da aggiungere a questo vero e proprio museo della surrealtà. Infatti, successivamente alla reindizione delle elezioni, un funzionario del Ministero della giustizia chiedeva e otteneva dal commissario straordinario, nel mentre insediatosi, di esplicitare, nelle linee guida per le elezioni nuove, che il requisito territoriale delle liste era da intendersi decennale, con ciò ammettendo in modo formale il marchiano errore interpretativo precedentemente commesso dall'altro funzionario, che aveva invece ammesso la lista della «componente dottori», con candidato presidente Gerardo Longobardi, e questo anche a prescindere da qualsivoglia valutazione sull'effettività o fittizietà del trasferimento del candidato Giorgia Sganga da Paola ad Aosta il 6 agosto del 2012.
  Le nuove elezioni, calendarizzate per il 20 febbraio 2013, con nuove liste presentate, non si sono svolte perché, nel mentre, sopravveniva pronuncia sospensiva del Consiglio di Stato che riteneva non infondati i ricorsi presentati da alcune componenti delle liste che esprimevano come candidato presidente Claudio Siciliotti, cioè la lista che non aveva avuto censure di sorte in ordine alla regolarità di presentazione e che, nel computo dei voti aveva pure preso sei voti in più.
  All'esito di tutto questo, l'unica domanda che verrebbe da porsi è: se c’è una lista che era irregolare e, ciononostante, è stata ammessa erroneamente in diritto a misurarsi con un'altra lista e se quest'altra lista ha poi comunque prevalso pure sul campo di sei voti, ebbene perché siamo ancora qui, a distanza di otto mesi, a discutere di una vicenda ormai assolutamente chiara in tutti i suoi contorni ?
  Se però, siamo ancora qui a discuterne è per le domande che, più modestamente, il sottoscritto e gli altri firmatari pongono a codesto Ministero, nella piena consapevolezza di porre le proprie domande a chi, all'epoca dei fatti, non lo presiedeva, essendo invece da poco subentrato. In primo luogo, se non ritenga che la perdurante assenza di un Consiglio nazionale alimenti il clamore mediatico e costituisca un danno di immagine per la categoria dei commercialisti ben superiore a quello che si sarebbe determinato e si determinerebbe se il Ministero della giustizia procedesse alla proclamazione del vincitore di elezioni regolarmente tenutesi, lasciando poi alle aule giudiziarie il compito dei pronunciarsi sui ricorsi che, quale che fosse stata, o sarà la decisione assunta, si determinerebbero comunque, nel pieno diritto di ciascuno di difendere in sede giudiziaria le proprie legittime ragioni. In secondo luogo, se non ritenga, pertanto, opportuno annullare in autotutela il provvedimento che ha disposto la ripetizione delle elezioni regolarmente tenutesi lo scorso 15 ottobre 2012 e procedere alla proclamazione delle liste apparentate vincitrici, tenendo conto, prima ancora delle valutazioni da assumere in merito ai voti Pag. 25contestati, di quanto chiarito dagli stessi funzionari del Ministero in merito alla necessità della sussistenza del requisito decennale di iscrizione nell'ordine locale, con conseguente invalidità palese di una delle due liste presentate. In terzo luogo, se non ritenga che debba essere oggetto di attenta valutazione la condotta di quei funzionari che, con un'interpretazione contraria a quanto affermato dal dettato normativo, hanno ammesso alla competizione elettorale del 15 ottobre 2013 una lista palesemente carente di un requisito poi confermato come necessario da altri funzionari del Ministero stesso, determinando – essi sì, per davvero – i presupposti per una vicenda idonea a generare clamore mediatico e danno di immagine alla categoria dei commercialisti.
  Tutte domande queste che trovano ampia eco e condivisione anche all'interno della categoria interessata, come testimoniano le numerose lettere e fax di sostegno alla presente interpellanza urgente che sono pervenute e che sono state mandate anche al Ministero da parte di oltre 50 ordini territoriali, mentre non mi risulta che alcun ordine abbia ritenuto di dover addirittura scrivere contro e moltissimi semplicemente non hanno scritto, perché sono ormai esausti di una vicenda che, anche per le ragioni che abbiamo evidenziato, cominciano a non capire più.
  Chiedo, pertanto, sul punto di conoscere la risposta del Ministero.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giuseppe Berretta, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE BERRETTA, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con riferimento all'interpellanza urgente oggi in discussione, si rappresenta come i fatti relativi alle vicende delle elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili per il quadriennio 2013-2016, pur dettagliatamente ricostruiti dagli interpellanti, possono essere riassunte nei seguenti termini.
  Con decreto ministeriale datato 14 luglio 2012 era fissata la data del 15 ottobre 2012 per lo svolgimento delle citate elezioni. Tale data era individuata dal Ministero su espresso parere formulato dal Consiglio nazionale uscente. Erano presentate, nei termini indicati dal Ministero, due gruppi di liste contrapposte, due per la componente dei dottori commercialisti e due per la componente dei ragionieri commercialisti. La lista contraddistinta dal motto «Insieme per la professione: la forza dell'identità», capeggiata dal dottor Gerardo Longobardi, presentava tra i candidati il dottor Giorgio Sganga.
  In data 25 settembre 2012 si adottava provvedimento di ammissione di tutte le liste presentate, ivi compresa quella in cui figurava lo Sganga. Il giorno 15 ottobre si svolgevano le elezioni citate, cui partecipavano anche i consigli dell'ordine di Bari ed Enna, i cui presidenti avevano tuttavia da tempo rassegnato le rispettive dimissioni e, pertanto, a mente dell'articolo 16 del decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, erano sciolti di diritto. A seguito di ricorso proposto in data 19 ottobre 2012 dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Aosta, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, con provvedimento del 21 novembre, annullava il trasferimento del dottor Giorgio Sganga presso l'ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Aosta.
  Il dottor Siciliotti proponeva ricorso innanzi al TAR Lazio avverso il provvedimento del direttore generale della giustizia civile, datato 25 settembre 2012, di ammissione alle liste. Con provvedimento del 5 novembre 2012, il capo Dipartimento per gli affari di giustizia, preso atto della pendenza di contenziosi giudiziali riguardo a diversi aspetti della procedura elettorale, sospendeva i lavori della commissione ministeriale competente alla proclamazione dei risultati elettorali.
  Con successivo decreto ministeriale dell'11 dicembre 2012, il Ministro disponeva lo scioglimento del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, nominando un commissario straordinario, nella persona del dottor Giampaolo Leccisi, per il disbrigo dell'ordinaria Pag. 26amministrazione e per provvedere agli adempimenti necessari al regolare svolgimento delle nuove elezioni; la revoca del decreto ministeriale del 14 luglio 2012 e di tutti gli atti conseguenti; la ripetizione delle elezioni svolte il 15 ottobre 2012, con fissazione della data del 20 febbraio 2013; lo scioglimento della commissione elettorale, nominata ai sensi dell'articolo 68, comma 13 del decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139.
  Avverso detto provvedimento erano proposti, da parte del dottor Siciliotti ed altri e della dottoressa Cavaliere ed altri, due distinti ricorsi al Tribunale amministrativo regionale del Lazio che, in data 8 febbraio 2013, rigettava entrambe le domande cautelari. In data 11 febbraio 2013 il Presidente del Consiglio di Stato, sempre in sede cautelare, in riforma delle ordinanze da ultimo menzionate, accoglieva la domanda cautelare e disponeva la sospensione del decreto ministeriale 11 dicembre 2012 nella sola parte in cui prevedeva l'indizione delle nuove elezioni per il rinnovo del Consiglio nazionale, previste per il 20 febbraio 2013, invitando il TAR Lazio ad una sollecita definizione del merito della controversia, per il quale è stata fissata l'udienza del 19 giugno 2013.
  Da tale ricostruzione dei fatti, emerge con chiarezza che la vicenda è oltremodo complessa e tuttora oggetto di controversie giudiziali. Sulla base di tali premesse non si ritiene di dovere intervenire, al fine di una soluzione delle problematiche sollevate, con un provvedimento di annullamento in autotutela dell'atto con il quale sono state indette le nuove elezioni del Consiglio nazionale dei commercialisti.
  Ed invero, prima di assumere tutti gli opportuni e consequenziali provvedimenti amministrativi, si ritiene di dovere attendere le decisioni nel merito delle diverse autorità giudiziarie adite, tenuto conto, a tal proposito, della prossima pronuncia di merito da parte del giudice amministrativo prevista, come già detto, per il 19 giugno prossimo venturo: ciò per la necessità di evitare l'insorgere di ulteriore contenzioso, che determinerebbe, inevitabilmente, il protrarsi della situazione di instabilità ed incertezza paventata dagli interpellanti.
  Intendo sottolineare, peraltro, che il Ministro della giustizia segue comunque con la massima attenzione gli sviluppi della vicenda e si riserva, come detto, una compiuta valutazione di tutti gli aspetti ad essa afferenti all'esito delle decisioni che verranno assunte prossimamente dai giudici.

  PRESIDENTE. L'onorevole Zanetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, sono senz'altro soddisfatto di sentire che il Ministero, in particolare il Ministro, intende seguire con attenzione lo sviluppo dei fatti. Comprendo che, essendo così ravvicinata la prossima scadenza di pronunciamento da parte del TAR, abbia un senso ormai attenderla, essendo questione di due settimane. Certo, a forza di timori di alimentare troppo contenzioso, qui ne stiamo francamente alimentando in abbondanza. Poi non dimentichiamo che dopo il TAR c’è comunque il Consiglio di Stato che, quale che sia la decisione del TAR, verrà sicuramente adito dagli uni o gli altri. Io mi auguro che almeno con il TAR si possa a quel punto iniziare a pensare di intervenire su una vicenda che onestamente – io ho letto tutte le carte che stanno alla base dei singoli passaggi e di tanti altri che non ho citato, perché c’è anche troppa carne al fuoco – è complessa, però è chiara. Intanto, devo dire che con una parte della risposta sono meno soddisfatto: uno dei punti dell'interpellanza riguardava anche la valutazione delle responsabilità individuali. Il funzionario che ha ammesso quella lista il 15 ottobre è colui che ha determinato l'insorgenza di tutte le problematiche. Sarebbe stato sufficiente interpretare la norma come emerge chiaramente e come lo stesso Ministero poi ha detto che andava interpretata. Non è certo un cambio di interpretazione nell'invarianza normativa che può determinare un cambio di regole. Un cambio di interpretazione nell'invarianza Pag. 27normativa è semplicemente un riconoscimento di un errore di una interpretazione precedente. Sarebbe stato sufficiente che non ci fosse quel passaggio e la categoria dei dottori commercialisti non starebbe vivendo questo periodo semplicemente assurdo. Io vorrei capire ad esempio cosa succederà a chi ha assunto decisioni sulla cui buona fede io non entro, ma sulla cui evidente scarsa confidenza con la manipolazione del diritto ci sono considerazioni importanti da fare. Quando un cittadino o un contribuente sbaglia succedono delle cose. Vorrei che questo succedesse anche quando accade all'interno dei Ministeri. Però – ripeto – sono soddisfatto del fatto che l'organo politico stia seguendo da vicino una vicenda che, come abbiamo ricordato nell'interpellanza, si è dipanata quando l'organo politico attuale non presiedeva il Ministero. Confidiamo di non vedere da parte del TAR tra pochi giorni una sentenza del tipo: sì è tutto così, è tutto come viene rappresentato, sì in diritto c’è una lista che era giuridicamente non ammissibile, sì nel merito c’è una che ha preso sei voti più dell'altra, però ormai essendo passato tempo qua e là facciamolo lo stesso nuove elezioni. Spero davvero di non assistere a un film del genere e lo vedremo tra pochi giorni, quando avremo una sentenza che si baserà sulle carte che abbiamo esposto oggi. Probabilmente, sarà una sentenza che darà finalmente modo – e noi continueremo a seguire la vicenda – al Ministero di non rinviare ulteriormente una decisione che, a nostro avviso, deve essere assunta.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il periodo 10-28 giugno 2013 e programma dei lavori dell'Assemblea per il periodo luglio-agosto 2013.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il periodo 10-28 giugno 2013:

  Martedì 11 giugno (9,30-15)

  Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:
   n. 875 – Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma il 21 marzo 2002, e del relativo Protocollo di modifica, fatto a Roma il 13 giugno 2012;
   n. 841 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Lituania in materia di rappresentanze diplomatiche, fatto a Vilnius il 21 febbraio 2013.

  Discussione sulle linee generali delle mozioni:
   Luigi Gallo ed altri n. 1-00035 concernente misure a sostegno della scuola, dell'università e della cultura;
   Migliore ed altri n. 1-00045 relativa al diritto all'obiezione di coscienza in ambito medico-sanitario.

  Martedì 11 (dalle ore 15), mercoledì 12 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 13 giugno (antimeridiana e pomeridiana) (con votazioni)

  Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
   n. 875 – Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma il 21 marzo 2002, e del relativo Protocollo di modifica, fatto a Roma il 13 giugno 2012;
   n. 841 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Pag. 28Repubblica di Lituania in materia di rappresentanze diplomatiche, fatto a Vilnius il 21 febbraio 2013.

  Seguito dell'esame delle mozioni:
   Luigi Gallo ed altri n. 1-00035 concernente misure a sostegno della scuola, dell'università e della cultura;
   Migliore ed altri n. 1-00045 relativa al diritto all'obiezione di coscienza in ambito medico-sanitario.

  Esame della proposta di legge n. 482 ed abbinate – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (ove concluso dalla Commissione) (a partire da mercoledì 12 giugno, pomeridiana).

  Mercoledì 12 giugno (antimeridiana) avrà luogo lo svolgimento delle informative urgenti del Governo sugli sviluppi della situazione in Turchia e sugli incidenti verificatisi in occasione della manifestazione degli operai dell'ex Thyssen a Terni il 5 giugno scorso.

  Lunedì 17 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
   S. 576 – Conversione in legge del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 25 giugno 2013);
   n. 1012 – Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2013, n. 54, recante interventi urgenti in tema di sospensione dell'imposta municipale propria, di rifinanziamento di ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del Governo (da inviare al Senato – scadenza 20 luglio 2013).

  Discussione sulle linee generali delle mozioni:
   Colletti ed altri n. 1-00021 e Boccuzzi ed altri n. 1-00020 concernenti iniziative volte a garantire un adeguato risarcimento a favore delle persone che hanno subito danni da incidenti stradali;
   Ascani, Calabria, Tinagli, Prataviera, Giorgia Meloni, Alfreider ed altri n. 1-00070 concernente misure per il rilancio dell'occupazione giovanile.

  Martedì 18, mercoledì 19 e giovedì 20 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 21 giugno) (con votazioni)

  Seguito dell'esame dei disegni di legge:
   S. 576 – Conversione in legge del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell'area industriale di Piombino, di contrasto ad emergenze ambientali, in favore delle zone terremotate del maggio 2012 e per accelerare la ricostruzione in Abruzzo e la realizzazione degli interventi per Expo 2015 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 25 giugno 2013);
   n. 1012 – Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2013, n. 54, recante interventi urgenti in tema di sospensione dell'imposta municipale propria, di rifinanziamento di ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del Governo (da inviare al Senato – scadenza 20 luglio 2013).

Pag. 29

  Seguito dell'esame delle mozioni:
   Colletti ed altri n. 1-00021 e Boccuzzi ed altri n. 1-00020 concernenti iniziative volte a garantire un adeguato risarcimento a favore delle persone che hanno subito danni da incidenti stradali;
   Ascani, Calabria, Tinagli, Prataviera, Giorgia Meloni, Alfreider ed altri n. 1-00070 concernente misure per il rilancio dell'occupazione giovanile.

  Lunedì 24 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1139 – Conversione in legge del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61 recante nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale (da inviare al Senato – scadenza: 3 agosto 2013).

  Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
   n. 331 – Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili (ove concluso dalla Commissione);
   n. 67 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (ove concluso dalla Commissione).

  Discussione sulle linee generali delle proposte d'inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 5, 6 e 7 – Istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul contrasto della contraffazione e della pirateria in campo commerciale (ove concluso dalla Commissione).

  Discussione sulle linee generali delle mozioni:
   Marcon, Spadoni, Beni ed altri n. 1-00051 concernente la partecipazione italiana al programma di realizzazione dell'aereo Joint Strike Fighter – F35;
   Speranza ed altri n. 1-00017 concernente iniziative per la tutela e la sicurezza del territorio, con particolare riferimento al dissesto idrogeologico.

  Martedì 25 giugno (antimeridiana) (con votazioni)

  Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2013.

  Martedì 25 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 26 e giovedì 27 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 28 giugno) (con votazioni)

  Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 1012 – Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2013, n. 54, recante interventi urgenti in tema di sospensione dell'imposta municipale propria, di rifinanziamento di ammortizzatori sociali in deroga, di proroga in materia di lavoro a tempo determinato presso le pubbliche amministrazioni e di eliminazione degli stipendi dei parlamentari membri del Governo (da inviare al Senato – scadenza 20 luglio 2013), ove non concluso nella settimana precedente.

  Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1139 – Conversione in legge del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61 recante nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale (da inviare al Senato – scadenza: 3 agosto 2013).

  Seguito dell'esame delle proposte di legge:
   n. 331 – Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e Pag. 30disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili (ove concluso dalla Commissione);
   n. 67 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (ove concluso dalla Commissione).

  Seguito dell'esame delle proposte d'inchiesta parlamentare Doc. XXII, nn. 5, 6 e 7 – Istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul contrasto della contraffazione e della pirateria in campo commerciale (ove concluso dalla Commissione).

  Seguito dell'esame delle mozioni:
   Marcon, Spadoni, Beni ed altri n. 1-00051 concernente la partecipazione italiana al programma di realizzazione dell'aereo Joint Strike Fighter – F35;
   Speranza ed altri n. 1-00017 concernente iniziative per la tutela e la sicurezza del territorio, con particolare riferimento al dissesto idrogeologico.

  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
  Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.
  Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  È stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, del Regolamento, il seguente programma dei lavori per i mesi di luglio e agosto 2013:

  Luglio

  Esame del disegno di legge S. 783 – Disposizioni urgenti per il recepimento della direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione delle procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione – scadenza 4 agosto 2013).

  Esame dei progetti di legge nn. 664 e 1154 – Abolizione dei contributi pubblici e modifiche alla disciplina in materia di spese elettorali e agevolazioni a partiti e movimenti politici. Delega al Governo per l'adozione di un testo unico delle leggi concernenti agevolazioni in favore dei partiti (deliberata l'urgenza) (ove conclusi dalla Commissione)

  Esame dei disegni di legge di ratifica:
   S. 589 – Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) n. 186 sul lavoro marittimo, con Allegati, adottata a Ginevra il 23 febbraio 2006 nel corso della 94ma sessione della Conferenza generale dell'OIL, nonché norme di adeguamento interno (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione);
   S. 590 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo d'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura relativo al funzionamento in Italia, a Perugia, dell'UNESCO Programme Office on Global Water Assessment, che ospita il Segretariato del World Water Assessment Programme, fatto a Parigi il 12 settembre 2012 (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione).

  Esame delle mozioni Zaccagnini ed altri n. 1-00019 e Cenni ed altri n. 1-00015 concernenti iniziative in merito alla diffusione in agricoltura di organismi geneticamente Pag. 31modificati, con particolare riferimento all'esercizio della clausola di salvaguardia.

  Esame delle proposte di legge:
   n. 730 – Legge quadro in materia di interporti e di piattaforme logistiche territoriali;
   n. 251 ed abbinate – Modifica all'articolo 416-ter del codice penale, in materia di scambio elettorale politico-mafioso (ove concluso dalla Commissione);
   n. 245 – Modifiche alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, per il contrasto dell'omofobia e della transfobia (ove concluso dalla Commissione).

  Esame delle mozioni:
   Manlio Di Stefano ed altri n. 1-00022 e Migliore ed altri n. 1-00060 concernenti la definizione di un piano di rientro del contingente militare italiano dall'Afghanistan;
   Giorgia Meloni ed altri n. 1-00071 concernente iniziative a salvaguardia del bilinguismo nella toponomastica della provincia autonoma di Bolzano.

  Esame delle proposte di legge:
   nn. 925 e 1100 – Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante (ove concluso dalla Commissione);
   n. 750 – Modifica all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e altre disposizioni in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali (ove concluso dalla Commissione).

  Esame della mozione Fiorio ed altri n. 1-00052 concernente iniziative volte a ridurre gli sprechi alimentari.

  Esame delle proposte di legge nn. 463 e 525 – Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di acquisto della cittadinanza.

  Agosto

  Seguito dell'esame di argomenti previsti nel mese di luglio e non conclusi.

  Nell'ambito del programma potranno essere inseriti eventuali ulteriori disegni di legge trasmessi dal Senato.

  Nell'ambito del programma è inoltre previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 11,42).

  DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Signor Presidente, sul caso Alaco, in provincia di Vibo Valentia, lo scorso 16 aprile ho presentato, con altri deputati del MoVimento 5 Stelle, una interrogazione a risposta scritta, la n. 4-00244, al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute e al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  Le acque potabilizzate di questo invaso artificiale dell'Alaco, sulla cui salubrità vi sono molteplici dubbi, raggiungono ben 88 comuni calabresi, nel complesso circa 400 mila persone.
  Tutto l'impianto nacque male, secondo ricostruzioni largamente documentate di Pag. 32parlamentari, alcuni dei quali esercitarono sindacato ispettivo già nel lontano 1995, ma senza ricevere risposte.
  Stiamo parlando di un'opera di quello strano Sud, in cui l'impossibile diventa possibile, e viceversa. Difatti, nella fattispecie vi furono sei perizie di variante, nove sospensioni dei lavori e un aumento vertiginoso, ingiustificabile, dei costi. In pratica, fondi sottratti ai servizi, allo sviluppo di una comunità già gravata dalla disoccupazione, dall'emigrazione e, soprattutto, dalla ’ndrangheta. Sì, la ’ndrangheta ! Quella stessa associazione che ricompare puntualmente ovunque ci sia da mangiare denaro.
  In una recente inchiesta, figurano in compagnia amici di una cosca e gestori del servizio idrico legato all'Alaco. Come se non bastasse, risultano 26 gli indagati in un secondo procedimento, tra dirigenti e tecnici del gestore idrico SoRiCal, responsabili di aziende sanitarie provinciali, dirigenti regionali e dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente. Rammento gli altri 20 avvisi di garanzia a sindaci o ex sindaci di comuni serviti dal sistema dell'Alaco, che nel tempo avrebbero omesso di effettuare le analisi previste.
  Soprattutto, nei mesi scorsi, avvenne un fatto ancora non chiarito: in un campione di acqua dell'Alaco fu trovato del benzene.
  Ci furono ritardi nella trasmissione delle informazioni e poi l'Agenzia di protezione ambientale giustificò con una sua formula rasserenante, risibile secondo esperti, riferendosi a «composti aromatici del benzene». Morale: l'acqua dell'Alaco si può bere o no ? Ha senso mantenere in funzione un invaso così dubbio ? L'acqua, bene primario, non può mancare.

  PRESIDENTE. Deputata, dovrebbe concludere.

  DALILA NESCI. Concludo. Temendo l'avvelenamento, i cittadini dei comuni interessati si riforniscono ogni giorno alle fonti disponibili. È assurdo chiudere gli occhi di fronte a questa vicenda, quindi voglio risposta alla mia interrogazione n. 4-00244 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il suo sollecito sarà senz'altro inoltrato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Martedì 11 giugno 2013, alle 9,30:

  1. – Discussione dei progetti di legge (per la discussione sulle linee generali):
   Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma il 21 marzo 2002, e del relativo Protocollo di modifica, fatto a Roma il 13 giugno 2012 (C. 875-A).

  e dell'abbinata proposta di legge: GIANLUCA PINI (C. 901).
  — Relatore: Arlotti.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Lituania in materia di rappresentanze diplomatiche, fatto a Vilnius il 21 febbraio 2013 (C. 841).
  — Relatore: Quartapelle Procopio.

  2. – Discussione della mozione Luigi Gallo ed altri n. 1-00035 concernente misure a sostegno della scuola, dell'università e della cultura (per la discussione sulle linee generali).

  3. – Discussione della mozione Migliore ed altri n. 1-00045 relativa al diritto all'obiezione di coscienza in ambito medico-sanitario (per la discussione sulle linee generali).

Pag. 33

  (ore 15).

  4. – Seguito della discussione dei progetti di legge:
   Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma il 21 marzo 2002, e del relativo Protocollo di modifica, fatto a Roma il 13 giugno 2012 (C. 875-A).

  e dell'abbinata proposta di legge: GIANLUCA PINI (C. 901).
  — Relatore: Arlotti.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Lituania in materia di rappresentanze diplomatiche, fatto a Vilnius il 21 febbraio 2013 (C. 841).
  — Relatore: Quartapelle Procopio.

  5. – Seguito della discussione della mozione Luigi Gallo ed altri n. 1-00035 concernente misure a sostegno della scuola, dell'università e della cultura.

  6. – Seguito della discussione della mozione Migliore ed altri n. 1-00045 relativa al diritto all'obiezione di coscienza in ambito medico-sanitario.

  La seduta termina alle 11,45.

Pag. 34

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl di ratifica nn. 875 e abb. e 841 e abb.

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
 Partito Democratico 18 minuti
 MoVimento 5 Stelle 16 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
10 minuti
 Scelta civica per l'Italia 8 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 9 minuti
 Lega Nord e Autonomie 7 minuti
 Fratelli d'Italia 6 minuti
 Misto: 8 minuti
  Centro Democratico 2 minuti
  Minoranze linguistiche 2 minuti
  Socialisti italiani 2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 2 minuti
Pag. 35

Mozione n. 1-00035 – Misure a sostegno della scuola dell'università e della cultura

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 39 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
36 minuti
 Scelta civica per l'Italia 26 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 21 minuti
 Fratelli d'Italia 19 minuti
 Misto: 19 minuti
  Centro Democratico 6 minuti
  Minoranze linguistiche 6 minuti
  Socialisti italiani 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 36

Mozione n. 1-00045 – Obiezione di coscienza in ambito medico-sanitario

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 39 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
36 minuti
 Scelta civica per l'Italia 26 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 21 minuti
 Fratelli d'Italia 19 minuti
 Misto: 19 minuti
  Centro Democratico 6 minuti
  Minoranze linguistiche 6 minuti
  Socialisti italiani 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pdl n. 482 e abb. - Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia

Discussione generale: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 46 minuti
 Partito Democratico 52 minuti
 MoVimento 5 Stelle 38 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
37 minuti
 Scelta civica per l'Italia 33 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 33 minuti
 Lega Nord e Autonomie 31 minuti
 Fratelli d'Italia 31 minuti
 Misto: 31 minuti
  Centro Democratico 9 minuti
  Minoranze linguistiche 9 minuti
  Socialisti italiani 7 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 6 minuti
Pag. 37

Mozioni nn. 1-00021 e 1-00020 – Risarcimento a favore delle persone che hanno subito danni da incidenti stradali

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 39 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
36 minuti
 Scelta civica per l'Italia 26 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 21 minuti
 Fratelli d'Italia 19 minuti
 Misto: 19 minuti
  Centro Democratico 6 minuti
  Minoranze linguistiche 6 minuti
  Socialisti italiani 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Pag. 38

Mozione n. 1-00070 – Rilancio dell'occupazione giovanile

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 39 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
36 minuti
 Scelta civica per l'Italia 26 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 21 minuti
 Fratelli d'Italia 19 minuti
 Misto: 19 minuti
  Centro Democratico 6 minuti
  Minoranze linguistiche 6 minuti
  Socialisti italiani 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 39

Pdl n. 331 – Pene detentive non carcerarie e messa alla prova

Discussione generale: 7 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti
 Partito Democratico 58 minuti
 MoVimento 5 Stelle 40 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
40 minuti
 Scelta civica per l'Italia 35 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 34 minuti
 Lega Nord e Autonomie 32 minuti
 Fratelli d'Italia 31 minuti
 Misto: 32 minuti
  Centro Democratico 9 minuti
  Minoranze linguistiche 9 minuti
  Socialisti italiani 8 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 6 minuti
Pag. 40

Pdl n. 67 - Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Discussione generale: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 46 minuti
 Partito Democratico 52 minuti
 MoVimento 5 Stelle 38 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
37 minuti
 Scelta civica per l'Italia 33 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 33 minuti
 Lega Nord e Autonomie 31 minuti
 Fratelli d'Italia 31 minuti
 Misto: 31 minuti
  Centro Democratico 9 minuti
  Minoranze linguistiche 9 minuti
  Socialisti italiani 7 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 6 minuti
Pag. 41

Doc. XXII, nn. 5, 6 e 7 - Commissione parlamentare d'inchiesta sul contrasto della contraffazione e della pirateria in campo commerciale

Discussione generale: 6 ore e 30 minuti.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 46 minuti
 Partito Democratico 52 minuti
 MoVimento 5 Stelle 38 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
37 minuti
 Scelta civica per l'Italia 33 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 33 minuti
 Lega Nord e Autonomie 31 minuti
 Fratelli d'Italia 31 minuti
 Misto: 31 minuti
  Centro Democratico 9 minuti
  Minoranze linguistiche 9 minuti
  Socialisti italiani 7 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 6 minuti
Pag. 42

Mozione n. 1-00051 – Realizzazione dell'aereo Joint Strike Fighter-F-35

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 39 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
36 minuti
 Scelta civica per l'Italia 26 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 21 minuti
 Fratelli d'Italia 19 minuti
 Misto: 19 minuti
  Centro Democratico 6 minuti
  Minoranze linguistiche 6 minuti
  Socialisti italiani 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 43

Mozione n. 1-00017 – Dissesto idrogeologico

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 39 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
36 minuti
 Scelta civica per l'Italia 26 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 24 minuti
 Lega Nord e Autonomie 21 minuti
 Fratelli d'Italia 19 minuti
 Misto: 19 minuti
  Centro Democratico 6 minuti
  Minoranze linguistiche 6 minuti
  Socialisti italiani 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2013

Tempo complessivo per la discussione e per le dichiarazioni di voto: 3 ore.

Governo 30 minuti
Interventi a titolo personale 28 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 2 minuti
 Partito Democratico 35 minuti
 MoVimento 5 Stelle 18 minuti
 Popolo della Libertà – Berlusconi
 Presidente
17 minuti
 Scelta civica per l'Italia 12 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 11 minuti
 Lega Nord e Autonomie 10 minuti
 Fratelli d'Italia 9 minuti
 Misto: 10 minuti
  Centro Democratico 3 minuti
  Minoranze linguistiche 3 minuti
  Socialisti italiani 2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero 2 minuti