TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 883 di Mercoledì 8 novembre 2017

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   TONINELLI, CECCONI, COZZOLINO, DADONE, D'AMBROSIO e DIENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   nel 2012 la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha bocciato la legge elettorale varata in Bulgaria nel 2005, anche sulla base della violazione delle previsioni del «Codice di buona condotta in materia elettorale» della Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto, cosiddetta di «Venezia»;
   ad avviso degli interroganti, il nuovo sistema elettorale viola quelle previsioni in modo evidente sotto il profilo dell'uguaglianza degli elettori, dato che la circostanza per la quale il solo Governo, espressione di una parte politica e di una maggioranza contingente, sia deputato al disegno dei collegi uninominali, espone palesemente tale operazione alle forme di manipolazione note come «gerrymandering», violando apertamente le indicazioni del Codice, che specifica che «qualora le circoscrizioni elettorali debbano essere ridefinite si deve tenere in considerazione un parere espresso da una commissione indipendente, comprendente, preferibilmente, un geografo, un sociologo, una rappresentanza equilibrata dei partiti e, se del caso, dei rappresentanti delle minoranze nazionali» nonché che «lo scarto massimo ammissibile rapportato alla chiave di ripartizione non dovrebbe superare il 10 per cento, e in ogni caso non il 15 per cento, salvo che siano previste circostanze speciali (protezione di una minoranza, entità amministrativa a bassa densità di popolazione)» laddove è invece disposto nel testo della legge che tale scarto possa arrivare fino al 20 per cento (articolo 3, comma 1, lettera c), e comma 2, lettera c)), il doppio di quello previsto dal codice;
   la natura puramente maggioritaria del sistema elettorale previsto per l'attribuzione dei collegi uninominali fa sì che i risultati negli stessi possano essere facilmente influenzati attraverso forme di manipolazione nel loro disegno;
   autorevoli fonti di stampa riferiscono che tale manipolazione non sia meramente ipotetica ma sia già in atto, riportando che sul tema vi è «grande collaborazione» tra alcune forze politiche – Lega Nord e Forza Italia, in particolare la prima attraverso il vicesegretario Giorgetti e la seconda attraverso il capogruppo del gruppo parlamentare in Senato Romani – e il titolare del dicastero dell'interno (Corriere della Sera 30.10.2017) –:
   se il Governo non intenda procedere all'accoglimento delle disposizioni della Commissione di Venezia nella determinazione dei collegi non superando lo scostamento del dieci per cento, consentendo la partecipazione di rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari ai lavori della Commissione di cui il Governo si avvarrà per la determinazione medesima nonché a trasmettere alle Camere il lavoro di istruttoria propedeutica svolto ai sensi del DPCM 23 ottobre 2017. (3-03340)
(7 novembre 2017)

   SALTAMARTINI, FEDRIGA, ALLASIA, ATTAGUILE, BORGHESI, BOSSI, BUSIN, CAPARINI, CASTIELLO, GIANCARLO GIORGETTI, GRIMOLDI, GUIDESI, INVERNIZZI, MOLTENI, PAGANO, PICCHI, GIANLUCA PINI, RONDINI e SIMONETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 10 maggio sono state stuprate a Roma, in un boschetto in zona Collatino, due giovani quattordicenni, attirate con l'inganno in una trappola da due rom di nazionalità bosniaca, Mario Seferovic, ventunenne, detto «Alessio il sinto», e Bilomante Maikon Halilovic, ventenne;
   Seferovic, che sembra abbia già a suo carico dei precedenti come autore di reati contro il patrimonio, sarebbe stato l'unico dei due ad usare violenza nei confronti delle giovani, mentre Halilovic avrebbe collaborato allo stupro come «palo»;

   Seferovic risulterebbe altresì aver minacciato successivamente la madre di una delle giovani vittime, allo scopo di ottenerne il silenzio;
   Seferovic e Halilovic risultano risiedere in un campo rom situato nel Comune di Roma;
   quanto è avvenuto dimostra come sugli insediamenti rom della Capitale sia necessario intensificare la vigilanza –:
   quali iniziative il Governo intenda assumere per rivedere le norme concernenti le misure alternative al carcere che, di fatto, consentono a determinati soggetti la libertà di agire e di continuare a delinquere, macchiandosi di reati sempre più gravi. (3-03341)
(7 novembre 2017)

   SCOTTO, BOSSA, NICCHI, LAFORGIA, MARTELLI, GIORGIO PICCOLO, ZAPPULLA, ROBERTA AGOSTINI, ALBINI, BERSANI, FRANCO BORDO, CAPODICASA, CIMBRO, D'ATTORRE, DURANTI, EPIFANI, FAVA, FERRARA, FOLINO, FONTANELLI, FORMISANO, FOSSATI, CARLO GALLI, KRONBICHLER, LACQUANITI, LEVA, MATARRELLI, PIERDOMENICO MARTINO, MOGNATO, MURER, PIRAS, QUARANTA, RAGOSTA, RICCIATTI, ROSTAN, SANNICANDRO, SIMONI, SPERANZA, STUMPO, ZACCAGNINI, ZARATTI e ZOGGIA. — Al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno. — Per sapere – premesso che:
   la Fondazione Idis-Città della Scienza di Napoli, si trova in una situazione di crisi economica e di ingente disavanzo finanziario, che sta comportando, tra l'altro, il blocco dell'erogazione degli stipendi;
   a fronte di questa ennesima crisi, veniva presentata una proposta di budget previsionale per il 2017. Più in dettaglio, presentava due ipotesi di budget: una prima ipotesi prevedeva la messa in mobilità di 13 unità lavorative, un accordo sindacale per la riduzione del 15 per cento della retribuzione di tutti i dipendenti e l'esternalizzazione di attività attualmente facenti capo a uffici e dipendenti della Fondazione; una seconda ipotesi contemplava un'integrazione straordinaria al contributo annuale della Regione;
   il 20 ottobre i lavoratori di Città della Scienza, dichiarano lo stato di agitazione con conseguente blocco delle attività della struttura;
   il 24 ottobre i lavoratori apprendono che il presidente ha chiesto alla regione Campania il commissariamento di Fondazione Idis;
   il 27 ottobre le richieste dell'assemblea dei lavoratori vengono riprese e ribadite dalla Segreterie CGIL Campania e CGIL Napoli e dalla Filcams Campania e Filcams Napoli, che con una lettera indirizzata alla regione Campania, sottolineano l'urgenza dell'intervento della regione stessa, sia per far fronte agli adempimenti pendenti sia per predisporre un nuovo piano industriale della Fondazione;
   l'intera area sarà interessata nei prossimi anni dall'impiego di ingenti risorse per la rigenerazione urbana con interventi di bonifica ambientale e di realizzazione delle opere infrastrutturali, come attesta l'accordo interistituzionale tra Governo, regione Campania e Comune di Napoli del 19 luglio scorso –:
   quali iniziative si intendano adottare, nel rispetto delle proprie prerogative, al fine di consentire il rilancio della Fondazione Idis e più in generale delle prospettive dello Science Center di Città della Scienza e dell'area di Bagnoli, in maniera tale da garantire anche la stabilità del posto dei lavoratori impiegati e la regolare corresponsione delle retribuzioni.
(3-03342)
(7 novembre 2017)

   PALESE e OCCHIUTO. — Al Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno. — Per sapere – premesso che:
   le mappe regionali contenute nel settimo rapporto sulla politica di coesione pubblicato il 9 ottobre 2017 dalla Commissione Europea dimostrano come tra il 2008 e il 2015 in molte regioni europee l'indice del reddito medio pro capite sia diminuito rispetto alla media Ue;
   in Italia, e in particolare nel Mezzogiorno, tutti gli indicatori mostrano una situazione estremamente preoccupante specie dal punto di vista del reddito e della disoccupazione giovanile ma anche per la qualità delle Amministrazioni regionali;
   secondo la stessa Commissione Ue tali Regioni, tra cui appunto quelle del Mezzogiorno d'Italia, non sono abbastanza arretrate da poter competere con quelle più povere ma non sono neanche abbastanza avanzate da essere autonome e poter competere;
   sulla base di questi dati, la Commissione ritiene opportuni tre interventi da mettere in atto nel prossimo quadro pluriennale di sostegno, quindi dal 2020 in poi, tra cui la modifica degli attuali criteri di ripartizione dei fondi strutturali tra gli Stati membri: non più solo il reddito pro capite come avviene oggi ma anche l'età e la composizione della popolazione, i cambiamenti climatici, la disoccupazione, il tasso di migrazione;
   questa modifica comporterebbe una diminuzione delle risorse destinate all'est Europa con un conseguente aumento di quelle destinate agli Stati membri dell'Ue;
   se tale modifica dovesse essere approvata e se l'attuale entità dei fondi strutturali fosse confermata anche dal 2020 in poi, in base ad alcune simulazioni, in Italia potrebbero arrivare circa 10 miliardi in più rispetto alla programmazione 2014-2020;
   nel quadro economico attuale e considerando gli ultimi dieci anni caratterizzati dalla grave crisi economica che in Italia si è aggiunta ad una atavica difficoltà di convogliare la spesa pubblica nazionale verso investimenti e grandi opere, i fondi strutturali costituiscono praticamente gli unici fondi che finanziano le politiche di sviluppo e coesione e, quindi, gli interventi infrastrutturali e sociali nelle Regioni del Mezzogiorno –:
   se il Ministro interrogato intenda sostenere con ogni mezzo in sede europea la proposta di modifica dei criteri di ripartizione dei fondi strutturali della prossima programmazione, nonché adottare iniziative per ripristinare con legge, come fatto in passato da altri Governi italiani, il vincolo di destinazione di tutte le risorse destinate alle politiche di coesione, destinando l'85 per cento alle Regioni del Mezzogiorno ed il restante 15 per cento a quelle del Centro-Nord. (3-03343)
(7 novembre 2017)

   OLIVERIO, SANI, FIORIO, LUCIANO AGOSTINI, ANTEZZA, CARRA, COVA, CUOMO, DAL MORO, DI GIOIA, FALCONE, MARROCU, MONGIELLO, PALMA, PRINA, ROMANINI, TARICCO, TERROSI, VENITTELLI, ZANIN, MARTELLA, CINZIA MARIA FONTANA e BINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   il 4 novembre del 2016 è entrata in vigore la legge 199 per il contrasto al caporalato in agricoltura che ha rafforzato gli strumenti penali per la lotta contro questa piaga intollerabile;
   il fenomeno dell'intermediazione illegale e dello sfruttamento lavorativo in agricoltura – secondo stime sindacali e delle associazioni di volontariato – coinvolge circa 400.000 lavoratori in Italia, sia italiani che stranieri, ed è diffuso in tutte le aree del Paese e in settori dell'agricoltura molto diversi dal punto di vista della redditività, abbracciando un arco di produzioni che vanno dal pomodoro ai prodotti della viticoltura;
   il provvedimento, fortemente voluto dal partito democratico e approvato senza voti contrari, si inserisce comunque in un quadro di azioni già messe in atto dal Governo e risponde all'esigenza particolarmente avvertita di compiere un ulteriore e decisivo passo in avanti nella battaglia contro questa vera e propria piaga sociale;
   ad un anno dalla sua entrata in vigore si rilevano segnali molto positivi sull'applicazione di tale legge che ha previsto anche un potenziamento delle azioni di prevenzione del fenomeno; si registrano pertanto positivi aumenti dei controlli ed un'applicazione puntuale della norma come, tra l'altro, dimostrata dalle inchieste in corso da parte della magistratura su inaccettabili episodi di sfruttamento;
   inoltre, il numero limitato di episodi dimostra una responsabilizzazione di tutta la filiera agricola che si trova a subire la concorrenza sleale di chi si pone volontariamente fuori dalla legalità;
   in particolare, recenti inchieste giornalistiche, anche estere, stanno evidenziando importanti problemi di trasparenza e legalità nella filiera del pomodoro Made in Italy;
   gli impegni del Governo su questo tema sono stati confermati e rilanciati in una riunione del 18 ottobre 2017 a cui hanno partecipato i ministri Martina, Orlando, Poletti e Minniti insieme all'Inps, ai sindacati, alle organizzazioni agricole ed all'industria alimentare –:
   quali iniziative si stiano mettendo in campo per intensificare la lotta al caporalato, per rafforzare la rete del lavoro agricolo di qualità, per potenziare la trasparenza nei rapporti di filiera e per valorizzare il Made in Italy agroalimentare, con particolare riferimento alla filiera del pomodoro. (3-03344)
(7 novembre 2017)

   RAMPELLI, CIRIELLI, LA RUSSA, GIORGIA MELONI, MURGIA, NASTRI, PETRENGA, RIZZETTO, TAGLIALATELA e TOTARO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
   negli ultimi dieci anni le attività legate alla pesca ed al diporto nautico del canale dei Pescatori di Ostia versano in gravi difficoltà economiche a causa della sabbia accumulata sui fondali che lo rende impraticabile e ne ostruisce l'uscita, una situazione che sta mettendo in ginocchio diportisti e pescatori che svolgono la propria attività lungo il canale di Fusano;
   dal 2012 ad oggi i pescatori hanno perso tre quarti delle giornate lavorative utili e, quindi, anche tre quarti del loro guadagno, e attualmente la situazione è talmente grave che l'uscita è completamente ostruita e il canale è del tutto impraticabile;
   oltre ai pescatori professionisti stanno subendo gravi danni sia i diportisti sia la locale associazione per le immersioni subacquee, che non riesce più ad uscire con i gommoni per portare i turisti nelle secche di Tor Paterno, più grande area marina protetta del mediterraneo, con le evidenti ripercussioni negative sul turismo;
   già da alcuni anni parte dei pescatori professionisti residenti nella zona sono stati costretti a spostare le loro imbarcazioni al porto-canale di Fiumicino, e anche alcuni diportisti si sono spostati al Porto Turistico o sul Tevere;
   i lavori per il dragaggio dei fondali del canale sono stati, negli anni, oggetto di diversi bandi ma non sono mai stati eseguiti, e questo ha determinato una condizione di forte inquinamento ambientale oramai non più risolvibile con interventi di manutenzione ordinaria ma che deve essere affrontata con interventi straordinari volti alla bonifica totale del canale, riportandolo agli originari cinque metri di profondità;
   il bando per il triennio 2017-2019, attualmente in essere, i cui lavori prevedono interventi di «manutenzione frequente nei mesi invernali», di «manutenzione normale nelle stagioni intermedie», di «manutenzione bassa nei mesi estivi», per una spesa complessiva di poco meno di duecentonovantamila euro, è perciò del tutto inadeguato a risolvere la situazione di emergenza venutasi a creare nel Canale;
   nell'attesa di un intervento risolutivo e nelle more della sua messa in atto i pescatori e tutti gli altri operatori del Canale continuano a trovarsi nell'impossibilità di lavorare –:
   se non ritenga di adottare iniziative volte a riconoscere un indennizzo per i pescatori e gli altri operatori del Canale dei Pescatori per il periodo già trascorso in cui, a causa delle inadempienze dell'amministrazione, non hanno potuto svolgere le proprie attività e fino a quando non sarà stata ripristinata la totale navigabilità e fruibilità del sito. (3-03345)
(7 novembre 2017)

   MARCON, PELLEGRINO, GREGORI, FRATOIANNI, AIRAUDO, CIVATI, FASSINA, DANIELE FARINA, PAGLIA e PLACIDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   il 13 luglio 2016 l'Unesco aveva diffuso un documento nel quale si evidenziava la condizione di rischio al quale è esposto uno degli ecosistemi più fragili, ricchi e complessi quale è la laguna di Venezia a causa di pratiche poco rispettose dell'ambiente tra le quali i transiti di grandi navi commerciali e passeggeri nella laguna di Venezia;
   da fonti di stampa si apprende che il 7 novembre 2017 a Roma presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si sarebbe svolta una riunione in merito alla road map che dovrebbe portare il transito delle grandi navi da crociera lontano dal canale della Giudecca, come previsto dal decreto Clini-Passera, tutt'ora in vigore benché inapplicato;
   i comitati ambientalisti e parte considerevole della cittadinanza veneziana hanno denunciato le soluzioni emerse dal Comitatone come strutturalmente inadeguate, dannose sul piano ambientale e foriere di rischi per la città. Esse infatti non hanno nemmeno il vaglio della valutazione d'impatto ambientale;
   il nuovo progetto prevede che le navi non entreranno più dalla bocca di porto del Lido ma da quella di Malamocco, che attraversano già ora le porta-container, percorreranno il canale dei petroli costeggiando le fabbriche. Alcune, le più grandi, si fermeranno a Marghera; le altre continueranno per il canale Vittorio Emanuele (il quale dovrà subire importanti escavi del fondale, con tutti i problemi ambientali che ciò comporta) fino alla Marittima, l'attuale terminal su cui sono stati investiti oltre cento milioni di euro;
   la soluzione prospettata presenta molti elementi critici, tra gli altri gli effetti impattanti negativi sulla morfodinamica ed idrodinamica lagunare e i rischi di incidenti rilevanti, alcuni evidenziati perfino dall'Autorità portuale e dalla Capitaneria di porto, come già avvenuto nei pareri negativi della Commissione valutazione impatto ambientale per il progetto Contorta-Sant'Angelo-Marittima e per Marghera prima zona industriale;
   è stato accertato che i lavori di escavo della Laguna stanno trasformando e devastando irrimediabilmente tale ecosistema, insieme agli effetti deleteri che i fenomeni di moto ondoso ed inquinamento atmosferico determinano su di esso e sulla città intera –:
   quali siano i motivi per i quali il Governo non ha proceduto fino ad ora a trovare le soluzioni alternative di navigazione prefigurate dal decreto Clini-Passera, rispettose della tutela dell'ecosistema nella laguna di Venezia e richieste dall'Unesco. (3-03346)
(7 novembre 2017)

SEGONI, ARTINI, BALDASSARRE, BECHIS e TURCO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   la Fluorsid, industria chimica ricompresa tra le attività a rischio d'incidente rilevante, ubicata nell'agglomerato industriale dell'area vasta di Cagliari (Macchiareddu), è balzata recentemente agli onori della cronaca per l'azione investigativa da parte della procura di Cagliari che ipotizza un «disastro ambientale provocato da emissioni in aria non controllate di polveri (con una caratterizzazione chimica particolare) e di anidride solforosa e illecito smaltimento (sotterramento non autorizzato) di rifiuti industriali anche pericolosi». Attualmente, risulta autorizzata con un provvedimento di autorizzazione integrata ambientale emanato nel mese di luglio 2015 (Dec-Min-0000131-9/7/2015) a seguito di modifiche impiantistiche e di un riesame della precedente autorizzazione (Gab-Dec-2011-0233-12/11/2011);
   il decreto legislativo n. 152 del 2006, oltre a dettare i criteri per le autorizzazioni ambientali citate, tratta anche della valutazione della compatibilità ambientale (VIA) di opere/progetti/impianti. Tutte queste disposizioni legislative dovrebbero condurre ad un quadro di prescrizioni e limiti per un esercizio compatibile con l'ambiente e la salute umana delle attività antropiche;
   antecedentemente al provvedimento di autorizzazione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha emanato nel mese di agosto 2012 un provvedimento di compatibilità ambientale (Dva-Dec-2012-0000431-7/8/2012), che permette alla società Fluorsid di raddoppiare la produzione di acido solforico da 170.000 t/a 340.000 t/a e quindi anche dei processi produttivi e delle materie prime correlate e, di conseguenza, anche delle emissioni di polveri e gas;
   dall'esame del provvedimento di compatibilità ambientale, si evincono delle prescrizioni di monitoraggi aggiuntivi (nei nuovi punti di emissione e con centraline di rilevamento economicamente gestite dalla società), che discendono anche da un quadro ambientale della qualità dell'aria, descritto dalla regione Sardegna, già critico a quel tempo e attualmente confermato dalla relazione annuale per il 2015 dell'Arpas –:
   se non ritenga necessario, in relazione agli ultimi eventi di cronaca, valutare l'esigenza di promuovere un riesame approfondito in ordine alle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale attuale, anche alla luce del fatto che all'interno dell'A.I.A. non sono state recepite tutte le prescrizioni del provvedimento di V.I.A. predisposto sempre all'interno del Ministero. (3-03347)
(7 novembre 2017)

   MOTTOLA e BOSCO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   nel nostro Paese il settore della green economy ha molte eccellenze. Sono infatti circa 385.000 le imprese che vi fanno riferimento per un «giro d'affari» ormai prossimo ai 200 miliardi di euro ed in grado di creare nuova occupazione come nessun altro settore industriale;
   bisogna pertanto favorire gli investimenti selettivi e mirati per favorire la crescita di queste imprese che costituiscono un valore aggiunto capace di implementare il tessuto economico produttivo del Paese e contribuire in questo modo alla crescita del prodotto interno lordo;
   la green economy costituisce pertanto un grande potenziale di sviluppo che deve essere assecondato perché questo settore può avere, come detto, enormi effetti positivi non solo sulla crescita economica ed occupazionale, ma anche per un miglioramento della sostenibilità ambientale e della qualità della vita –:
   quali iniziative il Governo intenda adottare, oltre a quelle già attivate, per implementare gli investimenti per le imprese che si occupano di green economy in modo da coniugare effetti positivi sia sull'ambiente che sullo sviluppo del tessuto produttivo. (3-03348)
(7 novembre 2017)