Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
| |
---|---|
Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri |
Titolo: | Incontro con una delegazione della Commissione Affari esteri dell'Assemblea Nazionale Turca (8 novembre 2016) |
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 264 |
Data: | 08/11/2016 |
|
Camera dei deputati |
XVII LEGISLATURA |
|
|
|
Documentazione e ricerche |
Incontro
con una delegazione (8 novembre 2016) |
|
|
|
|
|
|
|
n. 264 |
|
|
|
8 novembre 2016 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi Dipartimento
Affari esteri ( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it |
Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi ed Uffici della Camera: |
Servizio Rapporti Internazionali ( 066760-3948 – * cdrin1@camera.it Ufficio Rapporti con
l’Unione europea ( 066760-2145 / 066760-2146 – * cdrue@camera.it |
La
documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle
esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e
dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la
loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla
legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia
citata la fonte. |
File:
es0440.docx |
INDICE
Rapporti tra l’Unione europea e la
Turchia (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)
§ La relazione 2015 della Commissione europea sul pacchetto
allargamento
§ Accordi UE-Turchia in tema di migrazione
§ Accordo di riammissione UE-Turchia
§ Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione dei
giornalisti in Turchia
§ Relazioni commerciali e
assistenza finanziaria
Rapporti parlamentari Italia –
Turchia (a cura del Servizio Rapporti
Internazionali)
Profilo
biografico (a cura del Servizio Rapporti
Internazionali)
(…)
La Turchia ha ottenuto lo status di paese candidato dal Consiglio europeo di Helsinki del dicembre 1999
ed ha avviato i negoziati di adesione
con l’Unione europea il 3 ottobre 2005.
I
negoziati di adesione si articolano in 35 capitoli divisi per politica. Allo stato attuale sono stati aperti negoziati su 16 capitoli di cui uno è stato concluso (scienza e ricerca – nel giugno 2006).
Sono
aperti al momento i seguenti 15 capitoli: impresa e politica industriale (marzo
2007); controllo finanziario; statistica (giugno 2007); reti transeuropee;
salute e protezione dei consumatori (dicembre 2007); diritto delle imprese;
proprietà intellettuale (giugno 2008); libera circolazione dei capitali;
società dell'informazione (dicembre 2008); fiscalità (giugno 2009); ambiente
(dicembre 2009); sicurezza alimentare (giugno 2010); politica regionale (giugno
2013), politica economica e monetaria (dicembre 2015).
Da ultimo, il 30 giugno 2016 è stato
aperto il capitolo 33 relativo alle disposizioni
finanziarie e di bilancio.
La Commissione europea ha
manifestato l’intenzione di rilanciare
la discussione sull’apertura dei capitoli
23 e 24 dei negoziati di adesione (relativi rispettivamente a sistema giudiziario e diritti fondamentali
e giustizia, libertà e sicurezza),
che potrebbero fornire alla Turchia una guida alle riforme da realizzare in
tali ambiti. Si
ricorda che l’apertura di tali capitoli è però attualmente bloccata dal veto di Cipro (l’apertura dei negoziati di adesione deve infatti essere decisa
all’unanimità dal Consiglio dell’UE).
Si ricorda che – in conseguenza della mancata applicazione del Protocollo di Ankara nei confronti della
Repubblica di Cipro da parte della Turchia (v.oltre) – sono, inoltre sospesi i capitoli negoziali relativi
a: libera circolazione delle merci, diritto di stabilimento e libera
prestazione dei servizi, servizi finanziari, agricoltura e sviluppo rurale,
pesca, politica dei trasporti, unione doganale e relazione esterne.
In una dichiarazione
congiunta del 4 novembre scorso, l’Alta
Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, e
il Commissario responsabile per la
politica di vicinato e di allagamento, Johannnes Hahn, hanno espresso grave preoccupazione per l’arresto di numerosi deputati del Parlamento turco
con l’accusa di attività terroristica e richiamato il Governo turco al rispetto
della democrazia parlamentare, dello stato di diritto e dei diritti
fondamentali.
Il 10 novembre 2015 la Commissione europea ha presentato la
comunicazione annuale relativa al pacchetto
allargamento - la prima presentata dall’attuale Commissione europea
insediatasi nel novembre 2014 - con la quale delinea la strategia a medio
termine dell’UE per la politica di allargamento e presenta le raccomandazioni
per i paesi coinvolti nel processo di allargamento (la prossima relazione annuale sull’allargamento dovrebbe essere
presenta nel mese di novembre 2016).
La
Commissione indica che, considerato le sfide che i paesi dell'allargamento
devono affrontare, nessuno di loro
sarà pronto ad aderire all'Unione europea nel corso del mandato dell'attuale
Commissione europea (che scade nel 2019).
La Commissione rileva che la Turchia è un partner chiave dell’UE, con il quale è
cruciale aumentare il dialogo politico e
la cooperazione, anche in considerazione del fatto che la Turchia è uno dei
paesi più esposti al flusso dei migranti in provenienza della Siria e
dall’Iraq.
La Commissione rileva che il percorso riformatore intrapreso dalla
Turchia ha subito un arresto per lo
svolgimento di ripetute procedure elettorali, un forte confronto tra le forze
politiche e il deterioramento della situazione della sicurezza complessiva del
paese.
In particolare, la Commissione evidenza
delle lacune nel sistema giudiziario; nell’esercizio
della libertà di espressione e riunione, che ha continuato a deteriorarsi.
La risoluzione della questione curda è
al momento sospesa.
La
Commissione rileva che, per quanto riguarda l’acquis comunitario la Turchia ha nel complesso raggiunto un buon
grado di allineamento con la legislazione dell’UE in molti settori.
La Commissione europea formula le seguenti
raccomandazioni:
· occorre ridare
slancio alle riforme nel settore dello
stato di diritto e della tutela dei diritti fondamentali;
· la Turchia ha una
economia di mercato funzionante con una crescita moderata, ma deve comunque affrontare squilibri macroeconomici e realizzare ulteriori riforme di natura
strutturale;
· la Turchia deve
progredire ulteriormente nel processo di
normalizzazione delle relazioni con Cipro.
|
Nelle
previsioni economiche della Commissione
europea, diffuse il 5 maggio 2016,
i principali indicatori macroeconomici della Turchia dovrebbero avere il
seguente andamento:
PIL % |
Rapporto deficit/PIL % |
Rapporto debito/PIL % |
Inflazione % |
Tasso di disoccupazione |
|||||
2016 |
2017 |
2016 |
2017 |
2016 |
2017 |
2016 |
2017 |
2016 |
2017 |
3,4 |
3,6 |
-1,7 |
-1,6 |
32,1 |
31,4 |
9,0 |
8,5 |
10,7 |
10,8 |
·
il
perdurare di un moderato ritmo di
crescita economica, grazie anche al basso livello del costo del petrolio.
La crescita nel 2015 si è attestata
al 3,4% (valutazione sui dati dei
primi tre trimestri del 2015) e in crescita (3,6% prevista nel 2017),
caratterizzata da un aumento della
domanda interna, con una propensione alla spesa al consumo aumentata del 4,5% e prevista in ulteriore crescita (il Governo ha aumentato il salario minimo
del 30% a partire dal gennaio 2016);
·
un forte aumento dell’inflazione, che si
colloca all’8,8% (rispetto all’obiettivo programmato del 5%), dovuto anche ad
una forte deprezzamento della lira turca nei confronti delle principali valute;
·
una
sostanziale moderata stabilità delle
finanze pubbliche, con un deficit al 1,4% del PIL, mentre lo stock del debito
pubblico si colloca al 33% del PIL e
dovrebbe avvicinarsi al 30% negli anni successivi;
·
il tasso di disoccupazione si colloca per
il 2015 al 10,5%.
L’UNHCR
ha stimato che nel 2015 circa 860 mila
migranti partiti dalla Turchia
sarebbero giunti via mare in Grecia.
Il flusso senza precedenti nel 2015 sarebbe determinato dalla presenza in
Turchia di circa 2,2 milioni di profughi provenienti dalla Siria. Al momento, secondo l’UNHCR i
profughi siriani in Turchia sarebbero 2,7
milioni. La Commissione europea ha stimato che per la gestione dei profughi
la Turchia ha impiegato finora risorse per circa sette miliardi di euro. Il trend dei migranti dalla Turchia alla
Grecia del 2016 è tuttavia in forte diminuzione: circa 170 mila arrivi nei primi dieci mesi. Si ritiene che la rapida diminuzione
del flusso sia, tra l’altro, la conseguenza della misure previste dai recenti
accordi UE Turchia. In particolare, secondo la Commissione europea se nelle tre settimane precedenti l’applicazione
della Dichiarazione UE-Turchia del 18
marzo 2016 (vedi infra) circa 27 mila persone erano entrate
irregolarmente nelle isole greche, nelle tre settimane successive sarebbero
stati constatatati solo circa 6 mila
arrivi irregolari. Il trend dei mesi di agosto, settembre e ottobre 2016 si
attesta a circa 3 mila sbarchi al
mese
Piano
d’azione del novembre 2015
Negli
ultimi mesi si sono tenuti una serie di incontri tra UE e Turchia in materia di
migrazione, con particolare riguardo alla questione dei flussi che dalle coste turche raggiungono l’UE tramite
le isole greche, spesso nel
tentativo di proseguire lungo la rotta
cosiddetta dei Balcani occidentali.
In
esito a tali negoziati sono stati raggiunti, a più riprese, i seguenti accordi.
In
particolare, il 29 novembre 2015, in occasione del vertice UE-Turchia, l'Unione europea e la Turchia hanno dato
l'avvio a un Piano d'azione comune
con l'obiettivo di migliorare la cooperazione per il sostegno ai rifugiati siriani beneficiari di protezione temporanea
e alle comunità che li ospitano in Turchia, e per impedire i flussi migratori irregolari verso l'UE.
Tra
i punti principali del Piano: la predisposizione da parte dell’UE di un Fondo per la Turchia a favore dei
rifugiati corrispondente a tre miliardi
di aiuti; l’intensificazione della cooperazione
sui migranti che non necessitano di protezione internazionale, al fine di
impedire i viaggi verso la Turchia e l’UE, e di garantire l’applicazione delle
disposizioni bilaterali vigenti in materia di riammissione; l’attuazione del rimpatrio
rapido nei rispettivi Paesi di origine; l’applicazione a partire dal giugno
2016 dell’accordo di riammissione
UE-Turchia.
Il
vertice è stato seguito da altre due
riunioni, il 7 e 18 marzo 2016,
in esito alle quali sono state adottate Dichiarazioni
finali recanti, tra l’altro, l’impegno ad attuare il piano d’azione comune
attivato il 29 novembre.
La
Dichiarazione del 18 marzo 2016
In
particolare, l’attuazione del Piano è stata messa a punto con la Dichiarazione UE - Turchia del 18 marzo 2016. In tale occasione i
leader dell'UE e della Turchia hanno raggiunto un accordo sui seguenti punti:
a) il rinvio
in Turchia di tutti i nuovi migranti
irregolari e i richiedenti asilo
le cui domande sono state dichiarate
inammissibili e che hanno compiuto
la traversata dalla Turchia alle isole greche, a decorrere dal 20 marzo 2016, nel pieno rispetto del diritto dell'UE e
internazionale;
b) l’impegno UE a reinsediare un cittadino siriano dalla Turchia per ogni siriano
rinviato in Turchia dalle isole greche,
accordando priorità ai migranti che non sono entrati o non abbiano tentato di
entrare nell’UE in modo irregolare (cosiddetto programma 1:1);
c) la Turchia adotterà qualsiasi misura
necessaria per impedire l'apertura di
nuove rotte terrestri o marittime per la migrazione illegale;
d) una volta terminati gli attraversamenti
irregolari, verrà attivato un programma
volontario di ammissione umanitaria;
e) l'UE accelererà ulteriormente l'erogazione dei 3 miliardi di euro assegnati in base a precedenti accordi e mobiliterà altri 3 miliardi di euro una volta che queste risorse saranno state
utilizzate e a condizione che gli impegni siano soddisfatti;
f) l'UE e la Turchia si adopereranno per
migliorare la situazione umanitaria in
Siria.
Nell’ambito
di tale Dichiarazione, infine, i leader dell'UE e la Turchia hanno convenuto di
accelerare l'adempimento della
tabella di marcia sulla liberalizzazione
dei visti, nonché di rilanciare
il processo di adesione della Turchia
all’UE .
Secondo la terza relazione sui progressi compiuti
in merito all'attuazione della dichiarazione UE-Turchia, pubblicata il 28
settembre 2016, dalla Grecia alla Turchia sono state rimpatriate 580 persone,
mentre i cittadini siriani reinsiediati negli
Stati UE ammonterebbero a oltre mille.
Per quanto riguarda l’attuazione dello strumento finanziario per i rifugiati in
Turchia, la Commissione ha riferito che, al 28 settembre 2016, sono stati stanziati 2.239 milioni di euro, di cui assegnati 1.252, ed effettivamente erogati 467 milioni di euro.
Il
dialogo sulla liberalizzazione dei visti
per i cittadini turchi che intendono
entrare nell’Unione europea, avviato nel dicembre 2013, ha registrato una forte
accelerazione con i negoziati UE Turchia degli ultimi mesi.
In
particolare, in occasione del vertice UE-Turchia del 18 marzo, quest’ultima si
è impegnata ad accelerare ulteriormente il completamento della tabella di marcia per l’esenzione dei visti.
Il
dialogo sulla liberalizzazione dei visti si basa su una tabella di marcia che
prevede la soddisfazione di 72 requisiti
raggruppati in cinque blocchi tematici: sicurezza
dei documenti, gestione delle
migrazioni, ordine pubblico e sicurezza, diritti fondamentali e riammissione
dei migranti irregolari.
Nella
dichiarazione congiunta rilasciata a seguito del vertice, i 28 capi di Stato e
di Governo si sono impegnati a revocare l’obbligo del visto per i cittadini
turchi al più tardi entro fine giugno
2016, ribadendo la necessità che siano soddisfatti tutti i 72 parametri
della tabella di marcia.
La
proposta di esenzione del visto per la Turchia
Da
ultimo, il 4 maggio 2016, la Commissione
europea ha dato seguito a tale impegno presentando una proposta di revoca dell’obbligo del visto per i cittadini turchi,
a condizione che le autorità turche si allineino alla tabella di marcia per un regime di esenzione dal visto.
In
particolare viene richiesto alla Turchia di adeguarsi alla tabella per quanto
riguarda la lotta contro la corruzione,
la protezione dei dati, la collaborazione con le autorità
giudiziarie di tutti gli Stati membri, una cooperazione rafforzata con EUROPOL e la revisione della legislazione e delle pratiche antiterrorismo.
La proposta segue la procedura legislativa
ordinaria, richiedendo l’approvazione di Parlamento europeo e Consiglio UE.
A tal proposito si ricorda che durante la
seduta del 12 maggio 2016 dell’Assemblea plenaria del Parlamento europeo molti
eurodeputati hanno espresso serie preoccupazioni per la mancanza di progressi
da parte della Turchia nel soddisfare le precondizioni necessarie per
l'esenzione, per i cittadini turchi, dal visto d'ingresso nell'UE,
Inoltre, secondo quanto riportato dalla
stampa nei giorni scorsi, il Presidente turco, Recep Tayyp Erdogan, avrebbe
annunciato l’intenzione della Turchia di non voler modificare la propria legge
antiterrorismo, che costituisce uno dei 72 criteri concordati con la
Commissione europea per ottenere il regime di esenzione dei visti.
Si
segnala inoltre che insieme alla proposta di esenzione dei visto per i
cittadini Turchi (e in relazione ad analoghe misure per quanto riguarda
Georgia, Ucraina, e Kosovo), la Commissione europea ha presentato una proposta
di revisione del meccanismo di sospensione
della liberalizzazione dei visti. In particolare la riforma: rende più agevole
il procedimento che porta alla sospensione
dell’esenzione che potrà essere chiesta dagli Stati membri non più solo in “situazioni di emergenza”,
ma, più in generale, quando la “liberalizzazione dei visti comporta un serio aumento della migrazione irregolare, delle domande di asilo infondate o degli esiti negativi dati alle domande di
riammissione”. Inoltre la riforma attribuisce alla stessa Commissione europea
la possibilità di attivare il
meccanismo di sospensione di propria
iniziativa, se è in possesso di informazioni concrete e affidabili in
merito a una qualsiasi delle circostanze che gli Stati membri possono
notificare o al fatto che il paese terzo
non sta cooperando in materia di riammissione, in particolare qualora con
tale paese terzo sia stato concluso un accordo di riammissione a livello di UE.
Il 16 dicembre 2013 il Commissario agli
affari interni dell’UE, Cecilia Malmstrom,
e il Ministro degli interni turco Guler Muammer hanno firmato un accordo di riammissione fra UE e Turchia.
L’accordo è stato poi ratificato dal Parlamento turco il 26 giugno 2014 ed è
entrato in vigore il 1° ottobre 2014.
Infine il Parlamento turco ha approvato l’entrata
in vigore delle disposizioni sui cittadini dei paesi terzi contenute
nell’accordo di riammissione UE-Turchia a decorrere dal 1° giugno. La legge è
stata firmata dall’ufficio del Presidente il 18 maggio e pubblicata nella
Gazzetta ufficiale della Turchia il 20 maggio.
L’accordo
di riammissione UE-Turchia stabilisce, su base di reciprocità, procedure per la riammissione di
persone entrate (o soggiornanti) in modo irregolare nel territorio di una delle
parti firmatarie e provenienti dall’altra.
In tal modo gli immigrati entrati (o soggiornanti) illegalmente nell'Unione attraverso la
frontiera turca saranno riaccettati
dalla Turchia qualora espulsi dall'Ue: tale regime si applicherà anche a parti
invertite.
L'accordo
riguarda la riammissione sia dei cittadini degli Stati membri dell'Unione
europea e della Turchia, sia di tutti gli altri soggetti (cittadini di paesi terzi ed apolidi) che entrino o soggiornino
irregolarmente sul territorio di una parte firmataria e provengano direttamente
dal territorio dell'altra.
L’accordo non
riguarda i rifugiati che scappano dalle zone di conflitto e sono in cerca
di un rifugio, in quanto protetti dalle norme internazionali e dal diritto
dell’Unione europea. A questo proposito, la Turchia è inclusa tra i Paesi di origine sicuri dalla proposta di regolamento presentata
dalla Commissione europea nel settembre 2015, che istituisce un elenco comune dell'UE di paesi di origine sicuri ai
fini della direttiva 2013/32/UE del Parlamento europeo e del Consiglio recante
procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca della protezione
internazionale (COM (2015) 452). In base alla
suddetta proposta, le richieste di asilo di cittadini turchi o apolidi
provenienti dalla Turchia possono essere oggetto di esame accelerato, essendo
statisticamente più improbabile che la domanda di protezione internazionale sia
pienamente motivata. Va peraltro rilevato che, in sede di Consiglio, alcuni Stati membri hanno manifestato
delle perplessità sull'inclusione
della Turchia in tale elenco, che allo stato attuale include anche i Paesi
balcanici (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, ex Repubblica jugoslava di
Macedonia, Montenegro e Serbia).
·
sottolinea
che il fallito colpo militare del 15
luglio 2016 non può essere usato dal Governo turco come pretesto per soffocare ulteriormente
l'opposizione legittima e per impedire ai giornalisti e ai media di
esercitare la libertà di espressione ed invita il Governo turco a ridurre la portata delle misure di
emergenza antiterrorismo;
·
invita
le autorità turche a liberare i
giornalisti e gli operatori dei media che sono detenuti senza una prova inconfutabile di attività criminale;
·
è
profondamente preoccupato per la
chiusura di più di 150 organi d'informazione; chiede che essi siano
riaperti, la loro indipendenza sia ripristinata e il personale licenziato sia
riassunto, conformemente al giusto processo.
Il
Commissario europeo, Johnannes Hahn,
responsabile per la politica di vicinato e l’allargamento, in una dichiarazione
del 31 ottobre scorso ha condannato l’arresto dell’editore e di
alcuni giornalisti del quotidiano turco Cumhuriyet, il principale giornale
dell’opposizione, indicando che ciò costituisce una grave violazione del
diritto di liberta di espressione.
Sulla
base dei negoziati riavviati nel maggio
2015, sembrerebbe che nel corso del 2016 siano stati conseguiti progressi sostanziali nei negoziati che
potrebbero condurre ad una riunificazione di Cipro sulla base di un accordo
consensuale nei prossimi mesi.
I negoziati
erano stati sospesi nell’ottobre 2014
in seguito ai rilevamenti marittimi avviati dalla Turchia,
mirati a compromettere le trivellazioni e la ricerca di idrocarburi nella zona
economica di competenza cipriota.
Si ricorda che nel febbraio 2014
il Presidente della Repubblica di Cipro, Nicos Anastasiades, e l’allora
Presidente di Cipro del Nord, Dervis Eroglu, si sono incontrati negli uffici
dell'Onu presso il vecchio aeroporto di Nicosia alla presenza della
responsabile delle Nazioni Unite a Cipro, Lisa Buttenheim.
Nel corso dell'incontro era stata approvata
una tabella di marcia per i negoziati.
La "nuova" Cipro
dovrebbe configurarsi come "una
federazione bi-comunale e bi-zonale", nel cui ambito il paese sarà
"un'entità legale unificata sul
piano internazionale e con un'unica sovranità".
L'accordo dovrebbe poi essere sottoposto
a due referendum simultanei nelle due comunità.
Nell’ultima
relazione sullo stato dell’allargamento,
presentata il 10 novembre 2015, la Commissione europea ha espresso
apprezzamento per il sostegno offerto dalla Turchia alla ripresa di colloqui
sotto la guida dell’ONU intesi a trovare una soluzione alla questione cipriota
ed ha indicato che è importante che tali
colloqui registrino rapidi progressi. La Commissione ricorda che, in linea
con le posizioni reiterate negli scorsi anni, la Turchia deve rispettare senza indugio l’obbligo di
attuare pienamente il protocollo aggiuntivo (cosiddetto “Protocollo di
Ankara” – v. oltre) e realizzare progressi verso la normalizzazione delle relazioni con la Repubblica di Cipro. Questo
potrebbe dare un nuovo impulso al
processo di adesione della Turchia all’UE.
A seguito del risultato
negativo del referendum del 24 aprile 2004 sul piano di unificazione
dell’isola proposto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, il 1° maggio
2004 Cipro ha aderito all’UE come un’isola divisa[1], vale a dire con
la sostanziale eccezione della parte settentrionale a prevalenza turca. La legislazione dell’UE è infatti sospesa -
per effetto del regime di deroga del protocollo n. 10 al Trattato di adesione
del 16 aprile 2003 - nella parte
settentrionale dell’isola, su cui la Repubblica di Cipro non esercita un
controllo effettivo.
In
considerazione del risultato del referendum del 2004 l’Unione europea ha
adottato il regolamento n. 866/2004,
inteso a gestire il movimento di beni e persone attraverso la cosiddetta linea verde che separa le aree
controllate dal governo cipriota dal resto dell’isola.
In aggiunta al regolamento
sulla “linea verde”, l’Unione europea ha intrapreso altre iniziative con
l’obiettivo di porre fine all’isolamento della parte settentrionale dell’isola
e di facilitare la riunificazione di Cipro, promuovendone lo sviluppo economico
e sociale. Tra di esse si ricorda il regolamento
CE 389/2006, adottato il 27 febbraio 2006, che ha istituito uno strumento
di sostegno finanziario per promuovere
lo sviluppo economico della comunità
turco-cipriota.
A partire dal 2011, l’assistenza prosegue in forma di allocazioni annuali di circa 30
milioni di euro.
Non
è stata invece mai approvata la proposta
di regolamento del Consiglio presentata dalla Commissione il 7 luglio 2004
(COM(2004)466) per agevolare gli scambi tra la parte settentrionale dell’isola
e l’UE, prevedendo l’applicazione di un regime preferenziale ad una serie di
beni, prodotti o trasformati a Cipro, ammessi sul territorio doganale dell’UE.
La proposta della Commissione non ha finora incontrato il favore del governo
cipriota che riteneva che tali misure comportassero di fatto un riconoscimento
politico della comunità turca da parte dell’UE.
Per quanto riguarda il tema dell’adesione della Turchia all’UE, Cipro si
è espressa in linea di principio a favore. In occasione del Consiglio europeo
di dicembre 2004, che ha deciso l’apertura dei negoziati di adesione, ha
tuttavia condizionato il proprio assenso alla firma da parte di Ankara del protocollo che estende ai dieci nuovi Stati
membri, compresa la Repubblica di
Cipro, l’Accordo di associazione
stipulato nel 1963 con la Comunità europea (cosiddetto Protocollo di Ankara). In occasione della firma del
protocollo, avvenuta il 29 luglio 2005, la Turchia
ha allegato una dichiarazione in cui riafferma di non riconoscere la Repubblica di Cipro. Il 21 settembre 2005, in
una controdichiarazione, l’Unione europea ha precisato fra l’altro che la
dichiarazione della Turchia è unilaterale, non fa parte integrante del
protocollo e non ha effetti giuridici sugli obblighi che derivano al paese
dall’applicazione dell’accordo.
La
Commissione europea ha più volte invitato la Turchia ad applicare il Protocollo integralmente e in maniera non discriminatoria e
a eliminare tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, comprese
le restrizioni sui mezzi di trasporto nei confronti di Cipro. In più occasioni
le istituzioni dell’Unione europea hanno ribadito che tale applicazione integrale è considerata determinante per il buon proseguimento
dei negoziati di adesione della Turchia.
L’Unione europea è il primo partner
commerciale della Turchia: circa il 40%
del commercio estero della Turchia è indirizzato verso l’Unione europea.
Secondo
gli ultimi dati disponibili, nel 2015
l’UE ha importato beni dalla Turchia
per un controvalore di 61,6 miliardi di
euro (erano 54,3 miliardi di euro nel 2014) ed ha esportato in Turchia beni per 79,1
miliardi di euro (erano 74,6 miliardi di euro nel 2014). Per quanto
riguardo i servizi, l’UE ha
importato nel 2014 servizi per 15,7
miliardi di euro e ne ha esportati per un controvalore di 11 miliardi di
euro.
Le
relazioni commerciali tra UE e Turchia sono governate da un’Unione doganale entrata in vigore il 31 dicembre 1995 (la Turchia è l’unico paese terzo ad avere una Unione doganale con l’UE)
e che si applica a tutti i prodotti industriali, ma da cui sono esclusi i prodotti agricoli (ad
eccezione dei prodotti agricoli lavorati), i servizi e gli appalti pubblici. I negoziati per una estensione e
approfondimento dell’Unione doganale tra UE e Turchia anche ai servizi ed agli
appalti pubblici, avviati nel 1996, sono stati poi sospesi nel 2002
Per
quanto riguarda l’assistenza
finanziaria, l’Unione europea ha previsto, per il periodo di programmazione finanziaria 2014-2020 e
nel quadro delle risorse complessive di 11,7 miliardi di euro destinate allo
strumento di preadesione IPA II, uno stanziamento per la Turchia pari a 4.453,9
milioni di euro per l’intero periodo (tale
stanziamento non comprende gli aiuti finanziari per i rifugiati in Turchia per
i quali si rimanda al relativo paragrafo precedente).
Sulla
base di un accordo firmato il 4 giugno 2014, la Turchia potrà partecipare
al programma UE per la ricerca e lo sviluppo tecnologico Horizon 2020 per il periodo 2014-2020. La Turchia è associata ai
programmi di ricerca e sviluppo tecnologico dell’UE sin dal 2003; nell’ambito
del ciclo di programmazione finanziaria 2007-2013, enti di ricerca pubblici e
privati della Turchia hanno partecipato a circa 950 progetti ricevendo circa
200 milioni di euro.
· I rapporti sono eccellenti e gli incontri parlamentari sono
frequenti. Nel 2005 è stato inoltre siglato un Protocollo di Collaborazione tra la Camera dei Deputati e la Grande
Assemblea Nazionale Turca.
· Il 15 giugno 2016 la Camera dei deputati - unitamente al
Parlamento greco – si è aggiudicata
il bando finanziato con fondi UE
per la realizzazione in Turchia di un progetto di TWINNING (gemellaggio) in favore della Grande Assemblea Nazionale
dal titolo “Empowerment of the Role of
Parliament in the Protection and Promotion of Human Rights by Strengthening the
Administrative Capacity of Parliament”. Il progetto avrà durata di 27 mesi
(con inizio a fine 2016 e conclusione nel 2019). Il progetto riguarda la
Commissione di Indagine sui Diritti Umani istituita presso il Parlamento Turco,
ed è finalizzato a migliorare la conoscenza dei parlamentari e dei funzionari
circa i diritti e le libertà fondamentali garantiti dalla Corte Europea sui
Diritti Umani; rafforzare le competenze della Commissione affinché venga
garantita la piena attuazione della Convenzione Europea sui Diritti Umani attraverso
il monitoraggio sull’attuazione delle sentenze della Corte Europea dei Diritti
Umani e un miglior raccordo/dialogo con i parlamenti dei paesi membri.
La Camera
dei deputati si era aggiudicata anche nel 2007 un progetto di gemellaggio in
favore della GNAT (in quel caso unitamente all’Assemblea Nazionale ungherese). Si trattava di un programma di circa
12 mesi di affiancamento, corsi, seminari e visite rivolto a parlamentari e
funzionari della Grande Assemblea Nazionale turca (GNAT), al fine di rafforzare
la struttura responsabile per i rapporti con l’UE e di prestare ausilio al
legislatore turco per adeguare l’ordinamento ai principi comunitari.
· L’11 luglio 2016 il Presidente del Parlamento turco, Isamil
Kahraman, ha avuto un colloquio con
la Presidente Boldrini (lotta al
terrorismo, flussi migratori, i rapporti fra Turchia ed UE, collaborazione
interparlamentare fra i due Paesi, sono stati i temi); il Presidente Kaharaman era
a Roma per partecipare alla riunione del primo Bureau organizzato dalla Presidenza italiana dell’Assemblea
Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, ospitato dal Senato. Il
Presidente Kahraman ha incontrato anche il Presidente Grasso.
· L’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo, è un
esercizio parlamentare multilaterale di cui l’Italia esercita la presidenza annuale di turno dal 29 maggio 2016. A
conclusione del bureau dell’11 luglio è stata approvata una dichiarazione
congiunta contro il terrorismo.
Si segnala che fanno parte del nuovo
Bureau di Presidenza dell’AP-UpM, oltre al Parlamento italiano e al Parlamento europeo, anche il Parlamento turco e
il Parlamento egiziano.
· Tra gli incontri, si
segnala, da ultimo quello dell’Ambasciatore
turco, Adnan Sezgin, con i componenti
del Gruppo di collaborazione parlamentare il 27 luglio 2016. Alla riunione
hanno partecipato i deputati Caterina
Pes, Coordinatrice della parte italiana, Gianfranco Librandi, Franco Bruno, Elena Centemero, Marisa Nicchi.
I colloqui si sono incentrati sul golpe
in Turchia.
· In precedenza, avevano
avuto luogo, tra gli altri, i seguenti incontri: quello del 28 gennaio 2016, tra le Commissioni Affari esteri e Politiche dell'Unione europea di Camera e Senato, e
l’allora Ministro degli Affari europei
e Capo negoziatore della Turchia, Volkan Bozkir
(la Commissione XIV aveva già incontrato il Ministro Bozkir a marzo 2015). A febbraio 2015 vi è stata la
visita di una delegazione del Parlamento turco; la delegazione ha
incontrato la Commissione esteri della Camera, i deputati Pes e Librandi
(componenti del Gruppo di collaborazione parlamentare) e Piccoli Nardelli
parlando di: questione del genocidio armeno, la politica interna turca, il
terrorismo internazionale, l’ISIS, la crisi in Libia e il ruolo della Turchia.
Il 18 febbraio 2016 l’onorevole
Caterina Pes, Coordinatrice per la
parte italiana del Protocollo, ha incontrato il Coordinatore della parte turca
del Protocollo, onorevole Ercoşkun
(AKP). Più recentemente, il 22 giugno
2016 il Ministro per gli Affari dell’UE e Capo negoziatore turco, Ömer Çelik ha incontrato il Presidente
della Commissione politiche dell’Unione europea, Michele Bordo (temi del colloquio: crisi migratoria, crisi siriana,
processo di adesione e questione visti); il 18 maggio 2016 il Comitato
parlamentare Schengen ha svolto un incontro con l’Ambasciatore di Turchia in Italia, Aydin Adnan Sezgin, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla gestione del
fenomeno migratorio nell’area Schengen; l’Ambasciatore
Sezgin ha poi incontrato il 16 giugno 2016 il Presidente della delegazione parlamentare del CdE Michele Nicoletti.
· A dicembre 2014 è stata
approvata la Legge n. 5/15 “Ratifica dell'Accordo di cooperazione tra
Italia e Turchia sulla lotta ai reati
gravi, in particolare contro il terrorismo e la criminalità organizzata”, e
a marzo 2015 è stata approvata la Legge n. 35/15 “Ratifica
dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Turchia sulla previdenza sociale”.
· Sulla base del Protocollo di collaborazione bilaterale,
sottoscritto nel 2005, dai rispettivi Presidenti delle Camere, ciascun
parlamento designa un coordinatore incaricato di promuovere la cooperazione in
tale ambito, svolgendo periodici seminari,
l’ultimo dei quali, il VI, ha avuto luogo dal 13 al 15 ottobre 2014 a Istanbul. Il prossimo Seminario sarà
ospitato dalla Camera dei deputati.
Si
segnala che, ai fini dell’attuazione del Protocollo, è stata designata l’onorevole
Cateriana Pes quale Coordinatrice
della parte italiana e che gli altri componenti sono: Franco Bruno (Misto),
Gianfranco Librandi (CI); Elena Centemero (FI PdL - Berlusconi Presidente),
Marisa Nicchi (Sel). Coordinatore per la parte turca è l’on. Ali ERCOŞKUN
(AKP); gli altri componenti sono Ahmet Berat ÇONKAR (AKP), Harun KARACAN (AKP),
Ahmet AKIN (CHP), Altan TAN (HDP).
· Sul piano multilaterale, la Turchia invia delegazioni alle Assemblee
parlamentari della NATO, del Consiglio d'Europa e dell'OSCE e
dell’Unione per il Mediterraneo. Dal
18 al 21 novembre 2016 si terrà ad
Istanbul la 62ma Sessione annuale dell’Assemblea parlamentare della NATO.
In
occasione delle elezioni parlamentari anticipate del 1° novembre 2015, hanno
partecipato quali osservatori
parlamentari, per l’Assemblea parlamentare dell’OSCE: i senatori Luigi
Compagna, Cristina De Pietro, Emma Fattorini, e gli onorevoli Federico
Fauttilli e Marietta Tidei. Per l’Assemblea del CdE l’on. Elena Centemero e il
senatore Paolo Corsini.
· All’interno della UIP è stata costituita la sezione di
amicizia Italia-Turchia la cui presidenza è stata affidata a Marta Grande
(M5Stelle). Ne fanno parte gli onorevoli Dambruoso, Kronbichler e Rigoni, e
i senatori Borioli, Amoruso, Mussini.
L’8 novembre 2016 la delegazione parlamentare turca incontrerà, alle ore
17:30, anche la sezione di amicizia UIP.
Si
segnala che è stato costituito un Intergruppo parlamentare spontaneo di
amicizia con la Turchia “Turchia in Europa subito” cui hanno aderito gli
onorevoli Schirò, Rampi, Carloni, Gitti, Ciracì, Aiello, Raciti, Locatelli e i
senatori Ricchiuti e Margiotta.
· Si segnala inoltre che anche presso il Parlamento turco è stato costituito un gruppo interparlamentare di amicizia con l’Italia presieduto dall’on. Ertan Aydin.
Profilo biografico
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
Taha Özhan (1977) dal 2015 è un parlamentare
del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP).
È laureato alla New School for Social
Research di New York e ha una specializzazione in politica economica globale.
Ha ottenuto un Ph-D in relazione politiche internazionali alla Keele
University, in Gran Bretagna. La sua tesi ha trattato la questione della
trasformazione della politica estera turca verso il Medio Oriente dal 2002.
Özhan ha assunto la carica di presidente
della Fondazione per la ricerca in campo politico, economico e sociale (SETA),
un think-tank turco che ha sede ad Ankara.
Ha approfondito i suoi studi accademici in
politica economica e successivamente anche in politica estera e interna.
In qualità di direttore della SETA, Özhan ha
condotto varie ricerche in Turchia e nel contesto regionale. Durante un periodo
di significative trasformazioni, ha avuto l’opportunità di seguire da vicino le
vicende del Medio Oriente e i suoi protagonisti, concentrandosi sulla
trasformazione politica in Turchia e in tutta la regione. Ozhan ha anche insegnato
presso la Columbia University e la State University di New York.
È impegnato attivamente all’interno del
partito AKP.
Dopo la nomina di Davutoğlu a Primo
ministro della Turchia, nell’agosto 2014 Özhan ha lasciato la SETA per assumere
l’incarico di Capo consigliere del Primo Ministro.
Ha pubblicato numerosi scritti in inglese e
in turco e numerosi articoli su quotidiani nazionali e internazionali.
[1] In quell’occasione, le istituzioni dell’UE hanno espresso il proprio rammarico per l’occasione perduta e hanno manifestato il proprio apprezzamento per il voto favorevole espresso dalla maggioranza della comunità turco-cipriota. In particolare, si era espresso favorevolmente circa il 65% dei votanti nella zona turca a fronte del 25% di voti favorevoli registrati nella zona greca.