Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||||
Titolo: | Incontro con una delegazione della Commissione Affari etnici e religiosi della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CCPPC) (22 ottobre 2013) | ||||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 70 | ||||
Data: | 21/10/2013 | ||||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
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Camera dei deputati |
XVII LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Incontro con una delegazione (22 ottobre 2013) |
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n. 73 |
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21 ottobre 2013 |
Servizi responsabilI: |
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INDICE
Composizione della Delegazione della
Commissione affari etnici e religiosi
della Conferenza consultiva politica del popolo cinese (CCPPC) (a cura del Servizio Rapporti Internazionali)
La Repubblica popolare
cinese: scheda politico-parlamentare
§
Luci e ombre del
“decennio d’oro”.
§
Le nuove sfide per la
classe politica cinese
§
Gli indirizzi di
politica estera.
La Conferenza consultiva
politica del popolo cinese (a
cura del Servizio Rapporti Internazionali)
La Conferenza Consultiva Politica del Popolo
cinese è un organo politico consultivo costituito nel 1949, ed è da formato
delegati di organizzazioni e dalle fila del Partito Comunista Cinese che
controlla di fatto l’organo, nonché da personalità indipendenti. La Conferenza opera
come una sorta di Camera alta con funzioni consultive. L’Assemblea Nazionale
del Popolo e la Conferenza Consultiva Politica del Popolo cinese vengono
comunemente definite in gergo “Lianghui
- Le due Riunioni”.
On. Zhu Weiqun Presidente della Commissione Affari etnici e
religiosi[1] della Conferenza Consultiva Politica del Popolo
Cinese (CCPPC).
On. Dewacang Componente della Commissione Affari etnici e
religiosi, Vice Presidente del Comitato regionale della CCPPC della Provincia
di Gansu, Vicepresidente dell’Associazione Buddista della Provincia di Gansu,
Budda Vivente del Tempio Labuleng.
On. Zhou Ning Componente della Commissione Affari etnici e
religiosi, Rettore Vicario dell’Istituto Culturale Cinese
Dou Wen, Vice Capo di Gabinetto della Commissione Affari
etnici e religiosi
Liu Xingyuan Direttore del Gabinetto della Commissione Affari
etnici e religiosi
L’attuale
Costituzione della Repubblica popolare cinese, adottata nel 1982 (le precedenti
costituzioni sono quelle del 1954, del 1975 e del 1978), assegna il ruolo guida della società cinese al Partito
comunista che compone, insieme ad altri otto partiti riconosciuti, la
Conferenza consultiva politica del popolo cinese. A seguito delle riforme
costituzionali del 1988, 1993 e 1999 tale ruolo guida convive con “un’economia
socialista di mercato” e con il riconoscimento della proprietà privata.
La
Costituzione formale descrive come supremo
organo legislativo il Congresso generale del popolo, composto da 2.987 membri eletti indirettamente con
un mandato di cinque anni dai congressi municipali, provinciali e regionali. Il
presidente del Congresso generale del popolo, eletto dal Congresso stesso,
esercita le funzioni di Capo dello Stato. Il congresso generale si riunisce per una sola sessione annuale.
Quando non è in sessione gli affari correnti sono svolti dal Comitato permanente (7 membri), eletto
in seno al Congresso. Il Comitato esercita poteri di supervisione sul Consiglio di Stato, eletto anch’esso
dal Congresso con compiti esecutivi (è, in sostanza il governo cinese, composto
dal primo ministro, dai vice primi ministri e dai consiglieri di Stato). La Commissione militare centrale,
anch’essa eletta dal Congresso generale, è invece il più alto organo militare
dello Stato.
Per
Freedom House, la Cina è uno “Stato non libero”, mentre il Democracy Index 2011 dell’Economist Intelligence Unit la definisce
“regime autoritario” (cfr. infra “Indicatori
internazionali sul paese”).
Nella
costituzione materiale cinese, infatti, il principale
centro di potere rimane il partito comunista cinese: tutti i livelli
elettorali, tranne quelli relativi ai comitati di villaggio e dei piccoli
centri urbani, dove si registra una maggiore concorrenzialità (in presenza però
di organi dotati di scarso potere) vedono uno stretto controllo del partito,
che designa i candidati e controlla il processo elettorale.
Per
quel che concerne il concreto esercizio
delle libertà politiche e civili, il grande sviluppo vissuto negli ultimi
due decenni dalla società cinese e l’apertura all’esterno ha senza dubbio reso
più difficile il controllo sociale da parte delle autorità, tuttavia fonti
indipendenti confermano la presenza di realtà significative di repressione,
alcune delle quali evolutesi alla luce della nuova situazione.
La
libertà di stampa, nonostante la
vivacità delle discussioni private e gli sforzi di singoli giornalisti di
affrontare tematiche sensibili, come quelle legate alla corruzione o ai
problemi ambientali, appare pregiudicata: in particolare le autorità
governative consentono solo ai mezzi di
comunicazione di massa di proprietà statale di “coprire” i principali eventi,
previa intesa sulle immagini e i resoconti da mandare in onda. Le direttive del
partito forniscono inoltre a tutti i giornalisti e operatori dei media linee-guida la cui violazione espone ad
azioni legali e all’arresto.
La
Cina avrebbe anche elaborato tecnologie
avanzate e pervasive di controllo dei siti Internet (la Cina ha il più alto
numero di utenti Internet a livello globale: nel 2012 hanno toccato quota 564
milioni, con un aumento, nel solo ultimo anno, del 10%, grazie alla rapida
diffusione di tablet e smartphone). Anche le libertà di assemblea e di
associazione appaiono sottoposte a severe restrizioni: in particolare, sono state
stabilite misure per impedire ad eventuali manifestanti o sottoscrittori di
petizioni antigovernative di raggiungere la capitale Pechino, misure che
prevedono anche il ricorso da parte delle autorità locali alla detenzione
illegale.
Dal
punto di vista della libertà economica,
il 2012 Economic Freedom Index della
Heritage Foundation definisce la Cina, a dispetto delle riforme poste in essere
negli ultimi decenni, “prevalentemente non libera”. Secondo il rapporto, le
misure di liberalizzazione economica intraprese a partire dalla fine degli anni
Settanta (e culminate nell’ingresso nel WTO nel 2001) appaiono infatti aver
contribuito allo sviluppo di un robusto tessuto di medie imprese private e di
imprese agricole (la proprietà della terra rimane formalmente dello Stato ma i
privati possono scambiare affitti di lungo periodo). Tuttavia le grandi
industrie e, soprattutto, il sistema creditizio-finanziario appare sotto il
controllo statale (in particolare il credito risulterebbe allocato secondo
criteri politici e non di efficienza economica).
La tutela legale dei diritti di proprietà, compresa la
proprietà intellettuale appare debole,
così come permane una limitata libertà di movimenti valutari (la moneta cinese,
come è noto, non è convertibile) e, nonostante l’apertura al mercato
internazionale, permarrebbero significative restrizioni di tipo protezionista,
attraverso il ricorso a barriere non tariffarie.
Al
tempo stesso il rapporto 2010 dell’Organizzazione mondiale per il commercio
(WTO), nel mostrare apprezzamento per gli sforzi compiuti dalla Cina nella
liberalizzazione della propria economia, ha rilevato che la liberalizzazione
nel settore dei servizi (in particolare quelli bancari-finanziari) non risulta
completa, mentre le barriere non tariffarie e le politiche di sostegno alle
“innovazioni tecnologiche interne” costituiscono ostacoli all’apertura
commerciale (in particolare nel settore degli appalti pubblici). All’interno
del WTO la Cina ha, fino al 2016, lo status
di “economia non di mercato” che agevola l’adozione da parte degli altri
Stati di misure anti-dumping (la Cina
è destinataria del maggior numero di investigazioni anti-dumping in sede WTO).
Il
2013 ha rappresentato per la Cina l’inizio di un periodo di piena transizione
politica. Con il XVIII Congresso del Partito Comunista Cinese (svoltosi nel
novembre 2012) si è infatti concluso il decennio di presidenza di Hu Jintao (succeduto a Jiang Zemin agli
inizi del 2003).
L’avvicendamento
dei vertici del partito (e quindi del governo) non ha riservato alcuna
sorpresa. Com’era già stato indicato da tempo, a raccogliere le leve del
comando è stato Xi Jinping (già
vicepresidente, a partire dal 2011, della Repubblica e della Commissione
militare centrale).
Chi è Xi Jinping
Nato nel 1953, come molti dei suoi colleghi nel
Politburo è un cosiddetto “principino”: è infatti figlio di Xi Zhongxun, un
eroe della Lunga Marcia e membro fondatore del Partito comunista cinese di cui
fu vice presidente. Sebbene Xi inizialmente sia cresciuto nel comfort del
Zhongnanhai, il quartiere dove risiedevano i leader del partito, durante la
rivoluzione culturale, quando suo padre fu espulso da Mao Zedong, venne mandato
nelle province povere nel nord-ovest dello Shaanxi per “imparare dalle masse”.
Le difficoltà di quegli anni lo indussero a diventare “più rosso dei rossi” al
fine di sopravvivere e ritagliarsi un ruolo nel paese. Si unì al Partito
comunista nel 1974 e ne scalò velocemente la gerarchia divenendo segretario
locale nell’Hebei, dal 1982 al 1985. Nel 1985 si trasferì nel Fujian, dove
continuò a fare carriera fino a diventare governatore della provincia nel 2000.
Nello Zhenjiang, dove si trasferì poco dopo per assumere la carica di
governatore e capo del partito dal 2002 al marzo 2007, i notabili locali e gli
intellettuali hanno affermato di aver avuto un periodo di rara e prolungata
apertura durante il suo governo. Si formarono migliaia di nuovi gruppi – molti
dei quali associazioni di uomini d’affari che rappresentavano le molte piccole
industrie della regione. Candidati indipendenti poterono sedere negli organi
politici locali. Il periodo di Xi in Zhenjiang dal 2002 al 2007 vide una rapida
crescita dei gruppi non governativi, incluse le associazioni industriali e i
sindacati, i quali contrattarono sui salari e mantennero le proteste lavorative
al minimo. Le chiese cristiane clandestine operarono in relativa tranquillità,
anche se, secondo le associazioni per i diritti umani, come Chinese Human Rights Defenders Network,
negli anni di Xi in Zhenjiang non mancarono le persecuzioni di dissidenti,
cristiani e attivisti sindacali e per i diritti umani. Dopo la caduta del
segretario del partito di Shangai, Chen Liangyu, a causa di uno scandalo di
corruzione, Xi fu nominato segretario nella città nel 2007. Solamente sei mesi
dopo fu nominato al Comitato centrale del Politburo e informalmente scelto come
successore di Hu Jintao. Nell’ottobre 2010, Xi venne nominato vice presidente
della Commissione militare centrale, nomina che rafforzò ancora la sua posizione.
Contestualmente,
è stato designato Primo Ministro Li
Keqiang. Sono stati inoltre nominati Vicepremier: ZHANG Gaoli, LIU Yandong,
MA Kai e WANG Yang.
Considerato
un “cauto riformatore”, membro del Partito dagli inizi degli anni 70, Li Keqiang ha studiato giurisprudenza
all’Università di Pechino (il primo ateneo a riprendere l’insegnamento del
diritto dopo la rivoluzione culturale). La sua ascesa politica iniziò nel 1983,
quando entrò a far parte della Lega della gioventù comunista. Ha sostituito Wen
Jiabao dal marzo scorso ed è anche membro del Comitato permanente dell'ufficio
politico del Partito Comunista Cinese.
Gli altri cinque membri del Comitato
permanente sono:
Zangh Dejiang – Considerato di
stampo conservatore..
Yu Zhengsheng – Ingegnere, 67
anni, ha già ricoperto diversi ruoli istituzionali, come quello di Vice
Ministro delle costruzioni. Nel 2007 ha sostituito Xi Jinping alla guida del
partito di Shangai. Alla stregua di Xi, fa parte della generazione dei figli
dei rivoluzionari.
Liu Yunshan – è considerato
colui che da sempre cerca di controllare le fonti di informazione cinesi, dai
media fino ad internet. 65 anni, ha lavorato per anni nella Mongolia interna
come reporter, per poi entrare nelle file dell’apparato di propaganda del
Partito Comunista.
Wang Qishan – 64 anni, è
l’unico membro del nuovo Comitato centrale ad essere stato amministratore
delegato di una società (la Construction China Bank). È considerato un esperto
di finanza ed ha ricoperto la carica di sindaco di Pechino, quando ha
sostituito il primo cittadino in carica dopo lo scandalo dello scoppio
dell’epidemia di Sars nel 2003.
Zhang Gaoli – 66 anni, è
considerato un riformista nel campo dell’economia. Ha iniziato la sua ascesa
politica nel 1997 con la nomina a sindaco di Shenzen. Nel 2007 è stato inviato
nella Città di Tianjin per rimettere in ordine l’amministrazione cittadina,
colpita da un grave scandalo di corruzione.
Il
decennio sotto la guida di Hu Jintao è stato di grande rilievo per la crescita
economica del paese. Ma è stato allo stesso tempo un decennio di stagnazione
dal punto di vista politico.
Negli
ultimi dieci anni, l’economia cinese è cresciuta del 150%, attestandosi come seconda
economia al mondo (obiettivo raggiunto nel 2011). Contestualmente, il PIL
pro capite si è più che quintuplicato,
passando da 1.135 a 6091 dollari l’anno (2012).
Nel
2003, per la prima volta un astronauta cinese è andato nello spazio (senza
alcun aiuto internazionale). Nel 2006 è stata ultimata la costruzione della
ferrovia che corre da Qinghai al Tibet, che è la più lunga del mondo.
Nel
2008 Pechino ha ospitato le Olimpiadi (anche se i Giochi sono stati una
conquista del predecessore di Hu Jintao, Jiang Zemin).
Nel
2010 infine si è tenuto l’Expo a Shangai.
Nonostante
questi importanti risultati conseguiti nell’ultimo decennio (già definito dai
media cinesi “il decennio d’oro”), diversi analisti internazionali hanno
sottolineato come durante questo periodo la dirigenza cinese abbia evitato di
affrontare le pressanti questioni sociali e strutturali. L’ossessione per la stabilità, considerata fattore
necessario per qualunque strategia di azione, ha portato il Presidente cinese a
tacitare il dibattito sulle riforme politiche del sistema e sulla tutela dei
diritti umani e delle libertà individuali. La scelta di Xi Jinping quale nuovo
Presidente, considerato “rosso dentro e
fuori”, non consente di sperare in alcun cambiamento radicale dal punto di
vista politico.
In
questo quadro, il frequente riferimento nel pensiero di Hu Jintao (rispetto al
quale quello del suo successore non segna certo un punto di rottura) al “socialismo
con caratteristiche cinesi”, non lascia intravedere la possibilità di
riforme democratiche nel breve – medio periodo.
Nel
suo discorso di fine mandato, il Presidente Hu Jintao ha racchiuso in dieci
punti principali i risultati del lavoro svolto durante gli ultimi anni:
-
Lo stato delle politiche di riforma e apertura alla
luce della crescita economica;
-
Il potenziamento dello sviluppo industriale ed
agricolo;
-
La crescita qualitativa del livello di vita della
popolazione;
-
Lo sviluppo di un sistema legislativo moderno ed in
linea con la costruzione della democrazia popolare;
-
Lo sviluppo della cultura e della ricerca
scientifica;
-
L’estensione dei fondamentali piani assicurativi e
assistenziali;
-
La modernizzazione delle forze armate;
-
L’intensificazione della cooperazione politica ed
economica con i territori ad amministrazione speciale al fine della loro
reintegrazione;
-
La crescita della capacità diplomatica
internazionale;
-
La centralità della concezione scientifica nello
sviluppo del paradigma del Partito.
La
nuova leadership cinese si trova a raccogliere un’importante eredità dalla
generazione precedente.
La
linea di governo del nuovo Presidente, Xi Jinping, non dovrebbe scostarsi molto
da quella del suo predecessore.
La
strada tracciata è quella di una strategia globale che proietti la Cina in modo
pacifico e sostenibile come punto di riferimento economico e politico
internazionale.
Dopo
l’impetuosa crescita economica degli ultimi decenni, quasi totalmente trainata
dalle esportazioni e poco dal consumo interno, la strategia del nuovo governo
sembra essere quella di trovare nuovi spunti per sostenere lo sviluppo. Come
quello di agire sulla società e riequilibrare l’economia, trasformandola da un
modello basato sulle esportazioni ad un modello di crescita trainato dalla domanda interna.
Alla
nuova leadership tocca il compito di trovare le ricette per invertire la
tendenza negativa registrata nel 2012 a causa del rallentamento della
produzione industriale e del contestuale rallentamento degli investimenti
in beni immobili e nelle vendite al dettaglio (indicatori fondamentali per
valutare lo stato di salute della domanda interna).
Nonostante
questa flessione, l’interscambio tra la Cina e i paesi europei, tra cui
l’Italia, continua a mantenersi di un volume consistente. In particolare, verso
il nostro paese la Cina esporta principalmente articoli di abbigliamento,
mentre importa da noi perlopiù macchinari industriali.
Tra
i temi principali dell’agenda di governo sono state incluse le modalità per
garantire una crescita economica socialmente sostenibile e più inclusiva e la
progressiva diminuzione del divario tra ricchi e poveri.
In
questo frangente, la nuova leadership s’innesta nel solco già tracciato dalla
precedente dirigenza, in sintonia anche con quanto già approvato dalla quinta
sessione plenaria del XVII Comitato centrale del Partito comunista cinese
riguardo le linee-guida del dodicesimo piano quinquennale (2011-2016). Tali
linee sono state ispirate dal concetto di “crescita inclusiva” e di
“integrazione dello sviluppo economico con il miglioramento della vita della
popolazione”.
Rispetto
al precedente piano di crescita economica, che poneva l’accento su temi quali
la ricerca energetica e lo sviluppo delle infrastrutture, nell’ultima
pianificazione si riscontrano aspetti orientati maggiormente verso il sociale,
tra cui relazioni sindacali armoniose e crescita globale coordinata e
sostenibile.
Nell’ultimo
Congresso è stato poi stabilito l’obiettivo del raddoppiamento dell’attuale
livello di PIL e di reddito dei cittadini entro il 2020.
Nonostante
lo sviluppo di nuovi temi di discussione nel panorama della società cinese e la
focalizzazione su nuovi obiettivi di crescita economica, la leadership che si
appresta a guidare la Cina nel prossimo decennio terrà nel complesso una linea
simile a quella della precedente, soprattutto, come evidenziato, dal punto di
vista politico.
A
parte una nuova incombenza per il neopresidente, ovvero la riforma della burocrazia cinese.
Lo
scorso marzo infatti ha preso il via la più importante (dopo quella del 1998) riorganizzazione della struttura
amministrativa cinese. Uno degli obiettivi di Xi Jinping è quello di ridurre il ruolo delle imprese pubbliche
per facilitare le forze di mercato.
Il
Ministero delle Ferrovie sarà soppresso e assorbito dal ministero dei
Trasporti, così come la Commissione per la pianificazione familiare (che ha
promosso la famosa politica del figlio unico) sarà assorbita dal ministero
della Salute. È stato invece pensato un nuovo
super–ente per la sicurezza dei mari, che assembla le funzioni di vari
ministeri, pur rimanendo formalmente all’interno del Ministero dei Trasporti, a
conferma che la priorità delle Cina in politica estera è oggi il controllo
delle rotte marittime.
L’Amministrazione
oceanica nazionale, che attualmente dirige la China Marine Surveillance, avrà il controllo anche della Guardia
Costiera del Ministero di Pubblica Sicurezza, del Comitato legale della pesca
del Ministero dell’Agricoltura e della Polizia Marittima anticontrabbando
dell’Amministrazione Generale delle Dogane.
L’Amministrazione
oceanica nazionale avrà collegamenti stabili con il Ministero della Terra e
delle Risorse e svolgerà attività di tutela della legge sotto diretta
indicazione del Ministero della Pubblica Sicurezza.
Questa
riorganizzazione giunge in un periodo in cui Pechino fa largo affidamento sulle
forze di polizia navale per dar forza alle proprie rivendicazioni sui mari. Le
unità di pattugliamento e sorveglianza sono state rafforzate per poter
controllare il gran numero di isole, isolotti e atolli per i quali la Cina è in
competizione con i paesi confinanti, mentre si costruiscono nuove navi per la China Marine Surveillance.
Il
dimezzamento dei ministeri corrisponderà al dimezzamento della burocrazia
cinese. Questa importante riforma costituirà il primo banco di prova per la leadership di Xi Jinping. Consentirà di
misurare il livello della sua autorevolezza.
Al
tempo della riforma apportata da Jiang Zemin la situazione era ben diversa: nel
1998 Pechino era in fermento per l’inefficienza del suo apparato statale,
imprese pubbliche comprese. La crisi finanziaria asiatica aveva messo a dura
prova il paese, mentre sull’altra sponda, gli Stati Uniti vivevano un momento
assai favorevole. La rivoluzione delle imprese statali, che da strumenti di
governo si trasformarono in vere e proprie aziende, lasciò sul campo milioni di
lavoratori. Ma fu inevitabile per porre un freno allo spreco e all’inefficienza
che rischiava di far precipitare la Cina.
Oggi,
alle porte della nuova riforma burocratica, lo scenario non è più lo stesso.
Gli Stati Uniti e il mondo occidentale in generale faticano ad uscire dalla
crisi finanziaria esplosa nel 2008, mentre la Cina continua a far registrare
dati economici importanti e costituisce una locomotiva per tutta l’Asia. Per
questo il compito di Xi Jinping sarà arduo.
Durante
il suo mandato Hu Jintao ha spesso sottolineato i “Cinque principi di coesistenza
pacifica” (rispetto reciproco della sovranità e dell’integrità
territoriale; reciproca non – aggressione; reciproca non – interferenza negli
affari interni; uguaglianza e beneficio reciproco; coesistenza pacifica) quali
linee guida per la politica estera cinese.
Xi
Jinping non potrà esimersi dal continuare sulle stesse direttrici tracciate dal
suo predecessore: una proiezione della potenza economica cinese in maniera
pacifica e sostenibile.
Dagli
interventi tenuti in alcuni occasioni pubbliche (visita di Joe Biden a Pechino
nell’agosto 2011, visita dello stesso Xi Jiping a Washington nel febbraio
2011), il neo Presidente cinese ha lasciato intendere la concordanza di
pensiero e di vedute con la precedente gestione politica e di governo. Ovvero
che non transigerà su quelli che sono stati definiti i core interest del Paese, come le questioni di Taiwan e del Tibet.
Nonostante
la natura pacifica della politica estera cinese, la difesa è comunque un settore in continua evoluzione. Questo perché,
secondo la teoria della leadership, una maggiore esposizione internazionale
comporta l’aumento dei fattori di rischio per il paese, anche a livello
interno. Sulla scorta di tali convinzioni, a partire dal 2001, la Cina ha
destinato risorse crescenti al budget militare, che in soli dieci anni è
aumentato del 214%, passando da 41 a
quasi 130 miliardi di dollari.
Lo
scorso anno è ufficialmente entrata in servizio la prima portaerei cinese della storia (anche se non è di produzione
interna, bensì si tratta di un’ex portaerei sovietica, acquistata dall’Ucraina
nel 1998 e rimessa a nuovo dall’industria militare cinese).
Il
piano di potenziamento della flotta rientra in quella necessità di controllo su
un’ampia parte del Mar cinese meridionale, essenziale per il transito delle
merci. Tale strategia espansiva ha provocato un contenzioso con il Vietnam (per
le isole Paracel), con le Filippine e più recentemente con il Giappone,
riguardo le isole Senkaku/Diaoyu, site nel Mar cinese orientale.
In
merito alle isole contese, un importante dovere di Xi Jinping sarà quello di
proseguire sulla strada del dialogo con Taiwan,
tracciata molto sapientemente da Hu Jintao. Gli sforzi dell’ormai ex Presidente cinese hanno consentito,
secondo alcuni analisti, di gettare le basi per una possibile riunificazione.
Indicatori
internazionali sul paese[2]:
Libertà politiche e civili: “Stato non libero”
(Freedom in the World 2013 - Freedom House); “Regime autoritario” (141 su 167 –
Economist 2011)
Indice della libertà di stampa: 187 su 197 – “Non
libera” (Freedom of the press 2012 – Freedom House)
Llibertà di Internet: “Non libero” (Freedom of the
net 2012 – Freedom House)
Libertà religiosa: gravi limitazioni alla libertà
religiosa e violenza da parte di istituzioni (ACS); libertà religiosa
riconosciuta dalla Costituzione ma limitata possibilità di registrazione di
gruppi religiosi e limitazioni alle attività dei gruppi non registrati (USA)
Libertà economica: Stato “prevalentemente non
libero” (2011: 138 su 183; 2010: 135 su 179)
Corruzione percepita (2011): 75 su 183
Variazione PIL 2011: + 9,3 per cento
Proteste non insurrezionali (Xinjiang e Tibet)
Nella fase costitutiva della Repubblica Popolare
Cinese, la Conferenza Consultiva Politica ha svolto dapprima un ruolo
assimilabile a quello di un’assemblea costituente e poi, sino al 1954, quello
di principale organo legislativo (successivamente attribuito all’Assemblea
Nazionale del Popolo).
Nel settembre 1949, presieduta da Mao Zedong, essa
si riuniva per approvare il “Programma Comune”, al contempo patto
costituzionale di natura provvisoria e strumento di “transizione verso il
socialismo”. Vi sedevano per la più gran parte i rappresentanti del Partito
Comunista, affiancati nondimeno dai delegati dei Partiti minori, delle
associazioni patriottiche, delle organizzazioni sindacali, nonché da intellettuali
non affiliati ad alcuna forza partitica e dai rappresentanti delle minoranze
etniche e dei Cinesi d’oltremare. Il Programma annoverava 60 articoli,
proclamava la Repubblica Popolare (poi fondata il 1° ottobre 1949) e assicurava
il potere al popolo secondo la formula della “dittatura democratica”.
Le Costituzioni poi redatte negli anni susseguenti
(1954, 1975, 1978), sino all’ultima tuttora in vigore (1982) e più volte
novellata, hanno conferito alla Conferenza un precipuo ruolo consultivo e di
camera di compensazione tra le forze politiche della Cina, nel solco dei
“fronti di unità” sperimentati della prima fase repubblicana cinese tra Guomindang e Partito Comunista e alla
stregua dei “fronti nazionali” tipici del comunismo russo-europeo.
Il preambolo della Costituzione vigente (unico
passo che menziona la Conferenza Consultiva) recita, infatti, quanto segue: “la Conferenza Consultiva Politica del Popolo
Cinese è un’organizzazione ampiamente rappresentativa del fronte unito, la
quale ha giocato un ruolo storico significativo che continuerà ad avere nella
vita politica e sociale del Paese, promuovendo segnatamente l’amicizia con il
Popolo, la spinta alla modernizzazione socialista nonché all’unità e alla
riunificazione del Paese”.
Il ruolo di Presidente del Comitato Nazionale è
storicamente appartenuto a un altolocato membro del Partito Comunista Cinese.
Predecessori di Jia Qinglin sono stati, in ordine cronologico: Mao Zedong, Zhou
Enlai, Deng Xiaoping, Deng Yingchao, Li Xiannian e Li Ruihuan.
La Conferenza Consultiva Politica si suddivide tra
“Comitato Centrale” (nazionale) e Comitati “regionali” (a livello di Provincia,
Prefettura e Contea) con il primo in funzione di “guida” dei secondi. I membri
del Comitato Centrale, circa 3000, si riuniscono in plenaria (tendenzialmente
in occasione della plenaria dell’Assemblea Nazionale del Popolo) una volta
l’anno. Il loro mandato è quinquennale.
Vi prendono parte, oltre ai rappresentanti del
Partito Comunista, quelli degli otto partiti c.d. democratici: il Comitato
rivoluzionario del Guomindang, la
Lega democratica cinese, l’Associazione cinese per la costruzione democratica
nazionale; l’Associazione cinese per la promozione democratica, il Partito
democratico degli operai e contadini, il Partito Zhi Gong (rappresentativo di quanti, membri della diaspora cinese,
hanno fatto ritorno nel Paese), la Società Jiu
San (oggigiorno per lo più rappresentativo delle istanze intellettuali
della classe media) e la Lega per l’autonomia democratica di Taiwan. Posto di
rilievo è assegnato infine alle minoranze etniche (come noto la Cina annovera
in tutto 56 nazionalità).
Presidente
dell’Assemblea Nazionale del Popolo |
ZHANG DEJIANG (da marzo 2013)
|
Rappresentanze diplomatiche
Ambasciatore
d’Italia a Pechino |
ALBERTO
BRADANINI (da gennaio 2013)
|
Ambasciatore
della RPC a Roma (facente funzioni) |
HAN QI,
Consigliere, Incaricato d'Affari a.i., (17/07/2013)
|
XVII LEGISLATURA
Nota sintetica dei rapporti parlamentari tra la
Camera dei Deputati italiana e dell’Assemblea Nazionale del Popolo della Repubblica Popolare Cinese
I rapporti parlamentari tra le due Assemblee si
sono sviluppati e sono in continuo sviluppo a partire dalla visita ufficiale in Cina del Presidente
Luciano Violante (27-30 settembre 2000) nella XIII legislatura, che ha portato alla firma, nel 2001, di un
Protocollo di cooperazione bilaterale, il quale prevede la costituzione di una Commissione parlamentare di collaborazione,
che nella XVI Legislatura ha tenuto due riunioni: la terza in Cina nel 2009
e la quarta a Roma, presso la Camera dei deputati, nell’ottobre 2011.
La Camera,
inoltre, è stata il primo Parlamento ad ospitare nel 2009, nel corso della Presidenza italiana del G8, una sessione
allargata, che ha visto la partecipazione della Cina (insieme ai Presidenti
delle Camera basse di Brasile, Egitto, India, Messico e Sud Africa). La riunione
outreach dell’VIII Riunione dei Presidenti delle Camere Basse del G8
parlamentare che si è svolta a Roma, presso la Camera dei deputati, il 13
settembre 2009, è stata dedicata a “Il contributo dei Parlamenti nella
lotta al traffico della droga e al crimine organizzato”. Alla riunione è
intervenuto il Vice Presidente dell’Assemblea nazionale del Popolo Hua
Jianmin.
Il Presidente
della Camera Fini ha ricevuto la visita delle prime quattro cariche del paese:
il Presidente della Repubblica Hu Jintao,
il 6 luglio 2009; il Primo Ministro Wen
Jiabao, il 7 ottobre 2010; il Presidente dell’Assemblea Nazionale del
Popolo, Wu Bangguo, il 21 maggio
2009; il Presidente del Comitato Nazionale della Conferenza Consultiva Politica
del Popolo Cinese e quarta carica dello stato, Jia Qinglin, il 28 novembre 2012.
A livello di
visite presidenziali, si registra la missione in Cina della Vicepresidente Rosy
Bindi nel maggio 2011, mentre gli incontri
a livello di Commissioni parlamentari dall’inizio della legislatura sono
stati 16.
Inoltre, la
sezione bilaterale di amicizia Italia-Cina dell’UIP ha effettuato due missioni, rispettivamente a gennaio e a dicembre
2010.
La cooperazione si svolge altresì sul piano
multilaterale attraverso il dialogo parlamentare euroasiatico,
partecipando agli incontri dell’ASEP (Asia-Europe Parliamentary Partnership).
Si ricorda, infine, che nel 2010 si è
celebrato il 40° anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due paesi;
l’anno culturale della Cina in Italia (ottobre 2010-ottobre 2011) e l’inizio
dell’EXPO di Shangai.
Corrispondenza |
Il Presidente Zhang Dejiang
ha inviato alla Presidente Boldrini una lettera di congratulazioni a seguito
della sua elezione alla presidenza della Camera, a cui la Presidente ha
risposto con lettera del 28 marzo 2013.
Il 22 aprile 2013 la
Presidente Boldrini ha inviato una lettera di cordoglio al Presidente Zhang a
seguito del violento terremoto che ha colpito la provincia del Sichuan[3].
Protocollo di
collaborazione |
E’ in vigore un Accordo di collaborazione
parlamentare tra Italia e Cina, sottoscritto nel 2001. Esso prevede
la costituzione di una Commissione parlamentare di collaborazione Italia –
Cina, composta da un Presidente e da otto deputati per parte, che si
riunisce una volta l'anno, alternativamente in Italia ed in Cina,
per avviare il dialogo su temi di comune interesse. Spetta al Presidente della Camera designare i deputati che faranno
parte della Commissione.
La prossima riunione dovrebbe tenersi in Cina.
La Commissione di
collaborazione per la XVI legislatura è stata presieduta dall’on. Lorenzo Cesa.
La Camera dei Deputati ha ospitato a Roma,
nel 2011, la quarta riunione della Commissione
Cooperazione
multilaterale |
Il Dialogo Eurasiatico
La Cina assieme ad
altri Paesi asiatici partecipa al dialogo euro-asiatico dell’ASEM (Asia Europe Meeting)[4] e, quindi, agli incontri dell’Asia-Europe
Parliamentary Partnership (ASEP) che definiscono la parte parlamentare
della cooperazione.
L’ASEP (Asia-Europe Parliamentary Partnership) rappresenta
il versante parlamentare dell’ASEM[5]. Le riunioni hanno cadenza biennale. Al termine
della riunione si approva una dichiarazione finale, che è poi presentata
al Vertice governativo ASEM. L’ultima riunione dell’ASEP, la settima, si è
tenuta nel Laos dal 3 al 5 ottobre 2012. La riunione è stata dedicata a: “Asia-Europe
Parliamentary Partnership for Sustainable Development”. La Camera non ha
partecipato. IlParlametno cinese ha partecipato alla riunione con una
delegazione guidata dall’on. Nan Zhenzhong, Vice presidente della Commissione
affari esteri.
Si segnala che il Parlamento italiano ospiterà la
prossima riunione ASEP, la IX, nel 2014.
Le precedenti
riunioni ASEP si sono tenute:
la sesta riunione
(ASEP VI), a Bruxelles, dal 26 al 28 settembre 2010. La Camera dei deputati è
stata rappresentata dagli onorevoli Lino Duilio (PD) e Alberto Torazzi (Lega
Nord Padania).
la quinta (ASEP V)
a Pechino dal 18 al 20 giugno 2008 (la Camera non ha partecipato)
la quarta (ASEP
IV) a Helsinki (Finlandia) dal 4 al 6 maggio 2006;
la terza (ASEP
III) ad Hue City, in Vietnam, dal 25 al 27 marzo 2004;
la seconda (ASEP
II) a Manila, nelle Filippine, dal 26 al 28 agosto 2002;
la prima (ASEP I)
a Strasburgo, presso il Parlamento europeo, nel 1996. In questo caso si
trattava di un incontro propedeutico e nell’incontro, peraltro, erano stati
coinvolti solo i Parlamenti dei 10 Paesi asiatici e il Parlamento europeo.
Atti di
indirizzo e controllo |
Concorrenza sleale e
difesa del made in Italy
Interrogazione a risposta immediata in
Assemblea n. 3-00109 presentata
dall’on. Prataviera sulla posizione del governo italiano in ambito
comunitario sull'adozione di dazi antidumping sulle importazioni di
fotovoltaici di provenienza della Repubblica popolare cinese; il governo ha
risposto in aula il 16 giugno 2013 osservando, tra l’altro, che:
- il 6 settembre del 2012
l’UE ha avviato il procedimento antidumping con riguardo all'importazione di
pannelli fotovoltaici di provenienza dalla Cina e il 5 giugno 2013 la
Commissione ha imposto dei dazi provvisori dell'11,8%per i primi due
mesi e, successivamente, tra il 37,3 e il 67,9% per i mesi successivi. Sono
misure di carattere provvisorio che potranno assumere un carattere definitivo
qualora non si intervenga attraverso un negoziato a risolvere la questione
direttamente con la Repubblica Popolare cinese.
La
posizione italiana rispetto ai dazi antidumping e antisovvenzione è
favorevole, lo consideriamo uno strumento importante della politica
commerciale europea che, com’è noto, è una competenza esclusiva dell'UE. Per
tali considerazioni, oltre che di quelle di tutela di una crescente industria
del nostro paese in tale, che abbiamo sostenuto l'iniziativa europea e che
continueremo a sostenerla anche nel quadro del negoziato.
Interrogazione a risposta orale 3-00336
dal sen. Mazzoni il 4 settembre 2013, sulla concorrenza sleale di paesi extra
UE, prima fra tutti la Cina, a danno delle aziende italiane che operano
soprattutto in settori, come quello del tessile, strategici per il
nostro export; in essa si chiede si chiede di sapere se il governo non ritenga
di sollecitare la richiesta, già condivisa dal Parlamento UE, di introdurre una
norma europea che preveda l'obbligo di indicazione dell'origine dei prodotti
del tessile-abbigliamento quantomeno sui prodotti importati nel mercato
interno. L’iter è in corso.
Interrogazione a risposta orale 3-00259 presentata
dal sen. Candiani sull’indagine antidumping e antisovvenzione sulle
importazioni europee di vino, aperta dalla Cina il 1° luglio 2013, ad essa
il governo ha risposto il 9 ottobre 2013 evidenziando, tra l’altro, che:
la Commissione europea ha invitato gli Stati membri a favorire la
registrazione delle aziende esportatrici di vino presso le autorità governative
cinesi per ottenere il riconoscimento dello status di
"cooperante" e, quindi, l’applicazione di dazi più vantaggiosi
(importanza strategica del mercato cinese per molte aziende vinicole europee e
non c’è interesse a una guerra commerciale); con la Commissione europea è stata
definita la strategia negoziale che l’Unione europea sosterrà con il Governo
cinese. Tale posizione sarà, in prima battuta, quella di dimostrare alle
autorità cinesi che l’Europa non finanzia azioni di sostegno alle esportazioni
del vino e che le misure dirette alla fase produttiva non possono danneggiare
gli interessi cinesi nel settore.
Sullo stesso tema l’interrogazione a risposta orale 3-00216 del
sen. Formigoni, a cui il governo ha risposto il 24 luglio 2013;
l’interrogazione a risposta immediata in commissione 5-00776 dell’on. Caon a
cui il governo ha risposto il 31 luglio 2013; l’interrogazione a risposta in
commissione 5-00543 dell’on. Fiorio del 5 luglio 2013 (iter in corso).
Interrogazione a risposta in commissione
5-01108 dell’on. Fantinati del 2 ottobre 2013 sulla difesa del made in
Italy e azioni contro il «dumping» cinese. Iter in corso.
Interrogazione a risposta scritta 4-00588
dell’on. Realacci del 27 maggio 2013 sulle importazioni di pomodori cinesi e
la loro lavorazione sul territorio italiano ed europeo (iter in corso).
Altri temi
Interrogazione a risposta scritta 4-01138 presentata dall’on. Ghizzoni il 4 luglio 2013
sui tirocini di formazione speciali per l'abilitazione all'insegnamento
della lingua cinese. Iter in corso.
Interrogazione a risposta scritta 4-00564
presentata dal sen. Mazzoni il 17 luglio 2013 sulla comunità cinese di Prato
e le difficoltà di integrazione. Iter
in corso.
Interrogazione a risposta scritta 4-00295 presentata
dal sen. Mazzoni il 3 giugno 2013 sui trasferimenti illeciti di denaro da
Prato alla Cina. Iter in corso.
Cooperazione
amministrativa |
Il 24 novembre
2008, una delegazione di funzionari cinesi della Commissione per gli Affari
Legislativi (LAC) ha effettuato una visita di studio alla Camera. La LAC è un
organo di funzionari dell’Assemblea Nazionale Cinese, che ha la funzione di
redigere proposte di legge e di fornire, inoltre, supporto informativo e
documentale al Comitato Permanente[6] e ai deputati dell’Assemblea del Popolo Cinese.
Nella fattispecie, tale Commissione, è incaricata della revisione del sistema
giuridico cinese. Gli aspetti costituzionali del federalismo e il federalismo
fiscale sono stati i temi oggetto dell’incontro con i funzionari della Camera.
Il 17 giugno
2004 è stata in visita alla Camera una delegazione dell’Ufficio Legislativo
del Consiglio di Stato (governo) guidata dal Vicepresidente dell’Ufficio
legislativo Wang Yongqing. La delegazione ha incontrato il vice Segretario
Generale, dott. Alessandro Palanza e alcuni funzionari del Servizio studi.
Il 16 e il 17
luglio 2002 si è svolto presso la Camera uno stage per funzionari
dell’Assemblea del Popolo.
XVI LEGISLATURA
Nella XVI legislatura le relazioni
parlamentari con la Cina, in costante sviluppo a partire dalla XIII
legislatura, sono stati intense e caratterizzate da visite di alto
livello. Si ricordano, in proposito, gli incontri con il Presidente della Camera Fini delle prime quattro cariche del paese:
Jia Qinglin[7], Presidente del Comitato Nazionale della
Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese e quarta carica dello Stato
(novembre 2012); il Primo Ministro Wen
Jiabao[8] (ottobre 2010); il Presidente della Repubblica Hu Jintao[9] (luglio 2009); il Presidente dell’Assemblea
Nazionale del Popolo, Wu Bangguo[10] (maggio 2009).
A questi si aggiungono gli altri incontri
bilaterali svolti dalla Vicepresidenza della Camera; si segnala in particolare
che la Vice Presidente della Camera, on. Rosy Bindi, ha incontrato:
- una delegazione della Federazione Nazionale delle
donne cinesi, guidata dalla Vice Presidente Song Xiuyan (14 settembre 2011)
- il Vice Presidente della Conferenza Consultiva
Politica del Popolo Cinese, on. Wang Gang (14 settembre 2011)
- una delegazione della Commissione affari
giuridici e interni dell’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese guidata dall’On.
Liu Zhenhua, Vice Presidente della Commissione (9 giugno 2011)
- La Vice
Presidente Bindi, ha svolto anche una missione in Cina dal 15 al 19 maggio
2011, per partecipare al Secondo Forum di Alto livello dei partiti politici
sino-europei dove ha incontrato l’onorevole Chen Zhi Li, l’on. Ma Wempu, il
Vice Ministro Li Jinjun. La Vice Presidente Bindi ha quindi visitato il Padiglione italiano presso l’Expo di
Shanghai, tra i pochi scelti come sede dell'esposizione permanente.
- Il 19
novembre 2009 una delegazione della Commissione Istruzione, scienza, cultura e sanità dell’ANPC guidata
dall’on. Tang Tianbiao, Vicepresidente della Commissione, ha incontrato
il Vicepresidente della Camera, on. Rocco Buttiglione, che ha ricoperto
l’incarico di ministro dei Beni e delle Attività culturali e si è recato in
Cina per l’evento “l’Anno della Cultura italiana”.
Di impatto, altresì, il numero di incontri a livello di Commissioni
parlamentari nella XVI legislatura, 16
(vedi infra), a cui si aggiungono
la visita in Cina effettuata dalla
Vicepresidente Bindi a maggio 2011,
su invito del Partito comunista cinese e le due missioni della sezione bilaterale di amicizia Italia-Cina
dell’UIP, guidata dall'On. Barbi a gennaio
e a dicembre 2010.
La Commissione
parlamentare di collaborazione (presieduta per la parte italiana dall’on.
Cesa), istituita sulla base dell’Accordo di collaborazione parlamentare tra
Italia e Cina, si è riunita due volte: in Cina nel 2009 e a Roma,
presso la Camera dei deputati, nel 2011.
******
Nel 2010 si è celebrato il 40° anniversario
delle relazioni diplomatiche tra i due paesi; l’anno culturale della Cina in
Italia (ottobre 2010-ottobre 2011) e l’inizio dell’EXPO di Shangai.
Protocollo –
Commissione di collaborazione |
La Commissione per la XVI
legislatura è stata presieduta dall’on. Lorenzo Cesa (UDCPTP) ed era composta dagli onorevoli Antonio Borghesi
(IDV), Francesco Colucci (PdL), Paola Goisis (LNP), Giuseppe Moles (PdL),
Francesco Nucara (Misto) e Antonello Soro (PD)[11].
La parte cinese della Commissione era
presieduta dall’onorevole Ma Wenpu, Vice Presidente Commissione
Affari Esteri e Presidente del Gruppo d’Amicizia Cina-Italia dell’Assemblea
Nazionale cinese; ne facevano inoltre parte gli onn. Xu Genchu, Vice Presidente
della Commissione e membro della Commissione Esteri, Xie Jinrong, Meng Wei, Jun
Chengjie, Wang Wenrong, Hou Yibin e Zhen Quan.
La Camera dei Deputati ha ospitato a Roma, il 17 e
il 18 ottobre 2011, la quarta riunione della Commissione[12]. Erano presenti per la parte cinese gli onorevoli
Ma Wenpu, Wang Wenrong e Hou Yibin.
La riunione è stata articolata in 5 sessioni: 1) Il
piano quinquennale e il piano 2020 dell'UE: nuove opportunità di cooperazione
tra Europa e Cina; 2) Politiche energetiche e sviluppo sostenibile; 3) Il
partenariato economico e commerciale; 4) Condizione femminile in Italia e Cina:
presenza femminile nelle istituzioni e nelle professioni, confronto sulla
politiche di genere nei due Paesi; 5) Il progetto Marco Polo e le prospettive
di sviluppo degli scambi di studenti e dell'interscambio culturale.
Incontri della
Commissione
La Commissione di collaborazione parlamentare
italo-cinese guidata dal Presidente, on. Lorenzo Cesa, ha effettuato i seguenti
incontri:
Incontri delle
Commissioni |
Nella XVI legislatura si sono registrati i seguenti
incontri:
COMITATO DIRITTI UMANI (COMMISSIONE AFFARI
ESTERI) L’8 luglio 2009 presso il Comitato Permanente sui Diritti Umani,
nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla violazione dei diritti umani nel
mondo, ha avuto luogo l'audizione di rappresentanti del World
Uyghur Congress. Il 5 maggio 2009, ha audito Rebiya
Kadeer, Presidente del World Uyghur Congress, rappresentante del popolo
uiguro, della regione dello Xinjiang, nel Turkestan orientale. L’11 novembre 2008 il Comitato Permanente
ha audito il Presidente del National Democratic Party of Tibet, Chimi Yung
Drung. Il 6 ottobre 2008 il Presidente del
Comitato permanente sui diritti umani, on. Furio Colombo, e la Vice
Presidente della Commissione Affari esteri, on. Fiamma Nirenstein, hanno
avuto un colloquio con John Kamm, Presidente della Fondazione Dui Hua (una
Fondazione istituita nel 1999 con il fine di promuovere il rispetto dei
diritti umani in Cina). Si segnala, infine, che nell’ambito dell’indagine conoscitiva
su diritti umani e democrazia, il 17 aprile 2012 si è
svolta l’audizione di Ning Lan, e Zhao Lili, Rappresentanti dell'Associazione
italiana Falun Dafa. |
Cooperazione
multilaterale |
Sul piano multilaterale, come già detto, il Parlamento cinese e il
Parlamento italiano partecipano all’Asia-Europe Parliamentary Partnership
(ASEP).
All’ultima riunione che si è tenuta nel Laos dal 3 al 5 ottobre 2012, la Camera
non ha partecipato.
Si ricorda che il Parlamento del Belgio ha, invece, ospitato la
precedente riunione, ASEP VI, che si è svolta a Bruxelles dal 26 al 28
settembre 2010. La Camera dei
deputati è stata rappresentata dagli onorevoli Lino Duilio (PD) e Alberto
Torazzi (Lega Nord Padania). Al termine della riunione è stata approvata
una dichiarazione finale, che è stata sottoposta al Vertice ASEM, tenutosi a
Bruxelles dal 4 al 5 ottobre 2010.
*****
Si segnala, altresì, che fino al 2007, sono stati organizzati incontri
dei giovani parlamentari euroasiatici
(under 40) su iniziativa dell’ ASEF[13], Asia-Europe
Foundation. L’ASEF è una fondazione in ambito ASEM istituita nel 1997, con sede
a Singapore. Fino al 2007 la
fondazione ha promosso due iniziative: la riunione dei giovani parlamentari
eurasiatici, Asia Europe Young Parlamentarians Meeting (AEYPM), e il
Seminario dei Giovani Leaders dell’Asia e dell’Europa (AEYLS). Tali iniziative non rientrano più tra i
programmi della Fondazione.
Si ricorda,
tuttavia, che all’ultimo incontro, il sesto, dei giovani parlamentari
eurasiatici (AEYPM6), che si è svolto a L’Aja dal 28 febbraio al 3 marzo 2007,
aveva partecipato l’On. Sandro Gozi (Ulivo). Il precedente incontro dei Young
Parliamentarians Meeting dell’ASEF si era svolto a Guilin (Cina) dal 23 al 26
ottobre 2003. Nell’ottobre 2002 la riunione dei giovani parlamentari era
stata invece ospitata dalla Camera dei deputati a Venezia. In precedenza
i giovani parlamentari eurasiatici si sono incontrati, nel novembre 1998, a
Cebu nelle Filippine, nell’aprile 2000 a Cascais in Portogallo e, nel novembre
2001 a Bali in Indonesia.
Dimensione parlamentare del G8
Nel
2009, nel corso della
presidenza italiana del G8, la Cina è stata invitata a partecipare
(insieme ai Presidenti delle Camera basse di Brasile, Egitto, India,
Messico e Sud Africa) alla riunione outreach dell’VIII Riunione dei
Presidenti delle Camere Basse del G8 parlamentare che si è svolta a Roma,
presso la Camera dei deputati, il 13 settembre 2009, e che è stata
dedicata a “Il contributo dei Parlamenti nella lotta al traffico della droga e
al crimine organizzato”. Alla riunione è intervenuto il Vice Presidente
dell’Assemblea nazionale del Popolo Hua Jianmin.
La Cina è stata
invita a partecipare alla riunione dei Presidenti delle Camere dei Paesi G8,
nel formato outreach, insieme a
Brasile, India e Sud Africa. La riunione si è svolta a Parigi il 9 e il 10
settembre 2011. Il Parlamento cinese però non ha partecipato.
Si
segnala, tuttavia, che nelle ultime riunioni del G8 parlamentare (Stati Uniti a
settembre 2012 e Regno Unito settembre 2013) non è stato previsto il formato
outreach.
Forum globale dei
legislatori del Dialogo sui Cambiamenti climatici dei Paesi G8+5
Dal 2006 hanno
preso l’avvio i lavori del Forum globale dei legislatori del Dialogo sui
Cambiamenti climatici dei Paesi G8+5, che vede coinvolti i rappresentati
legislativi dei Paesi del G8 insieme a 5 paesi in fase di avanzato sviluppo
(Cina, India, Messico, Brasile e Sud Africa) e che si pone l’obiettivo di
discutere un accordo sui cambiamenti climatici “post-2012”, ovvero successivo
alla prima scadenza del Protocollo di Kyoto, sulla riduzione delle emissioni
dei gas serra, al fine di stabilire la più ampia convergenza sugli obiettivi
ambientali a livello mondiale.
Si segnala che il VI Forum si è svolto a
Roma, in occasione del turno di Presidenza italiana del G8, presso la Camera
dei deputati, dal 12 al 13 giugno 2009. Al Forum di Roma la delegazione
cinese era guidata dal Presidente della Commissione Ambiente dell’Assemblea Nazionale
del Popolo, Wang Guangtao, e
composta dagli onorevoli Xu Jianmin e Gu
Yidong della Commissione Ambiente, nonché dall’on. Jiang Jichu della Commissione esteri dell’Assemblea Nazionale del
popolo. La Cina ha ospitato la riunione del Forum dei Legislatori dei Paesi
G8+5 sui cambiamenti climatici nel novembre
2010, a Tianjin. La Camera non ha partecipato all’evento con una propria
delegazione.
UIP |
La sezione di amicizia italo-cinese in ambito UIP
era presieduta dall’on. Mario Barbi (PD). Ne facevano altresì parte
l’on. Ivan Rota (IdV), Lella Golfo (PDL), Osvaldo Napoli (PDL) e la Sen.
Barbara Contini (Per il Terzo Polo: ApI-FLI).
Si ricorda che la Sezione bilaterale amicizia Italia-Cina, ha effettuato due missioni in Cina (dal 4 al 10
dicembre 2010 e dal 18 al 22 gennaio 2010).
Il 28 maggio 2008, l’on Pier Ferdinando
Casini, in qualità di Presidente dell'Unione interparlamentare, ha
incontrato il ZHANG Zhijun, Vice Ministro del Dipartimento
Internazionale del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese.
Disegni di legge di ratifica |
C.5519 Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sul reciproco
riconoscimento dei titoli attestanti studi universitari o di livello
universitario rilasciati nella Repubblica italiana e nella Repubblica popolare
cinese, con Allegati, firmato a Pechino il 4 luglio 2005. Presentato alla Camera il 9 ottobre 2012, in corso di esame in
Commissione.
C.5507 Ratifica ed esecuzione del Trattato di
estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della
Repubblica popolare cinese, fatto a Roma il 7 ottobre 2010. Presentato alla Camera il 3 ottobre 2012; 31
ottobre 2012: In corso di esame in commissione.
C.5506 Ratifica ed esecuzione del Trattato tra il Governo
della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese in
materia di reciproca assistenza giudiziaria penale, fatto a Roma il 7
ottobre 2010. Presentato alla Camera il 3
ottobre 2012, 31 ottobre 2012: In corso di esame in commissione.
Legge n. 173/12 del 25 settembre 2012, GU n. 237
del 10 ottobre 2012 Ratifica ed
esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo
della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese,
firmato a Pechino il 4 dicembre 2004, con Nota di interpretazione dell'articolo
10 fatta il 19 marzo 2008 ed il 10 aprile 2008. Si segnala che nel corso dell’esame e approvazione da parte del Senato è
stato approvato l’Ordine del Giorno 9/2117/1 presentato dal Sen. Marcenaro con
il quale si impegna il Governo a ricorrere agli strumenti di natura diplomatica
e giuridica, incluso l'avvio della procedura di denuncia di cui all'articolo 17
dell'Accordo, qualora vengano riscontrati, nell'attuazione dell'Accordo da
parte delle competenti autorità cinesi, comportamenti censori ovvero
limitativi della libertà artistica o di espressione.
Legge n. 80 del 2010, Ratifica dell'Accordo tra il Governo
della Repubblica italiana e il Governo della regione amministrativa speciale di
Hong Kong della Repubblica popolare cinese concernente la mutua
assistenza in materia penale, fatto a Roma il 28 ottobre 1998.
ATTI INDIRIZZO E
CONTROLLO
Sono oltre
400 gli atti presentati che riguardano in maniera diretta o indiretta la
Cina ed in particolare concernenti la libertà
religiosa e i diritti umani (dal
Tibet ai casi individuali come quello del premio nobel Lu Xiaobo), la contraffazione e la concorrenza sleale,
l’ambiente e le questioni inerenti
la politica estera e i rapporti
bilaterali.
******************
Incontro del
Presidente Fini con il Dalai Lama
Si segnala che il 18 novembre 2009 il
Presidente della Camera, Gianfranco Fini ha ricevuto il Dalai Lama.
Nel corso del colloquio il Presidente Fini ha espresso
solidarietà e vicinanza al Dalai Lama e al popolo tibetano. Ha quindi ricordato
che la Camera dei deputati segue con attenzione e preoccupazione ciò che accade
in Tibet, sottolineando come la Camera nel marzo 2009 abbia votato una mozione
bipartisan nella quale si esprime preoccupazione per il popolo tibetano. Da
parte sua, la massima autorità spirituale tibetana ha espresso profonda
gratitudine per il sostegno del Presidente Fini e della Camera dei deputati
alla causa del Tibet.
Il Dalai Lama nella stessa giornata ha partecipato
ai lavori del V° Congresso mondiale dei parlamentari sul Tibet organizzato
dall’Intergruppo parlamentare per il Tibet presieduto dall’On. Matteo Mecacci,
che ha avuto luogo il 18 e 19 novembre 2009 presso la Camera dei deputati.
LEGISLATURE PRECEDENTI
Per quanto concerne la XV legislatura, vanno segnalati gli incontri bilaterali che
hanno riguardato l’allora Presidente della Camera Fausto Bertinotti.
Quest’ultimo infatti ha ricevuto il 17 dicembre 2007, la visita dell’allora
Ambasciatore cinese in Italia, Dong Jinyi. La richiesta di incontro in
realtà faceva seguito alla precedente visita alla Camera del Dalai Lama del 12
dicembre 2007[14], nei confronti della quale l’Ambasciatore cinese
intendeva esprimere le sue perplessità. Si ricorda che il Dalai Lama in tale
occasione aveva svolto un discorso[15] nella Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio di
fronte ad un centinaio di deputati ed alla presenza del Sottosegretario agli
Affari esteri, Gianni Vernetti, del
Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, e del Presidente della Commissione
Affari esteri, Umberto Ranieri.
Anche nella XIV
legislatura le relazioni parlamentari tra i due Paesi sono state
particolarmente intense.
Numerosi sono stati gli incontri del Presidente della Camera con delegazioni
cinesi. Tra questi si segnala, per la sua importanza, l’incontro, il 7 maggio 2004, con il Primo Ministro
cinese Wen Jiabao, in visita
ufficiale in Italia. Inoltre, il Presidente Casini ha incontrato nel luglio 2001 la Vice Presidente
dell’Assemblea Nazionale del Popolo della Repubblica Popolare cinese, He Luli, e il 15 novembre 2004 la Vice Presidente del Parlamento cinese, Wuyun Qimuge.
Si ricorda, in particolare, che il Presidente Casini è stato l’ultimo
Presidente della Camera a recarsi in Cina. Infatti, nella qualità di neo Presidente dell’Unione interparlamentare,
ha presieduto la quarta Conferenza
parlamentare sul WTO[16] tenutasi ad Hong
Kong dal 13 al 19 dicembre 2005 a latere della VI riunione ministeriale.
In tale occasione ha incontrato, sempre ad Hong Kong, la Vice Presidente Wuyun Qimuge.
Significativo, nel corso della legislatura, anche
il coinvolgimento di alcune Commissioni di merito che hanno contribuito ad
estendere la cooperazione parlamentare, di cui il Presidente della Camera è il
principale promotore, ad un numero più ampio di parlamentari.
Inoltre, una delegazione
della Commissione Affari Esteri della Camera si è recata in visita in Cina dal 6 al 14 novembre 2004; una delegazione della Commissione Affari
sociali si è recata in missione in India e Cina
dal 28 febbraio al 7 marzo 2005;
e una delegazione della Commissione
Trasporti della Camera si è recata in visita a Shangai, dal 12
al 22 maggio 2005.
***
Si ricorda
inoltre, inoltre, che la Camera dei deputati ha ospitato il 31 marzo 2004,
presso la sala del Mappamondo, la presentazione del libro “Deng Xiaoping e la
rivoluzione culturale” da parte dell’autrice Deng Rong, figlia del leader
cinese.
***
Nella XIII
legislatura di particolare rilievo è stata la visita ufficiale in Cina del Presidente della Camera dei Deputati,
Luciano Violante (27-30 settembre 2000), effettuata insieme a una
delegazione composta dagli onorevoli Augusto Fantozzi (Presidente della
Commissione Finanze), Marida Bolognesi (Presidente della Commissione Affari
sociali), Giovanni Saonara (Vice Presidente della Commissione Politiche UE),
Stefania Prestigiacomo, Simone Gnaga e Giancarlo Giorgetti (Gruppo giovani
deputati). Nel corso della visita si sono svolti colloqui, tra l'altro, con il Presidente dell'Assemblea Nazionale del
Popolo, Li Peng, il Ministro del Commercio Shui Guangsheng, il Primo Ministro Zhu Rongji, il
Presidente dell'Assemblea Nazionale del Popolo di Shanghai, Chen Tiedi e il
Sindaco di Shanghai, Xu Kuandi.
[1] Una
delle 9 Commissioni Speciali istituite nell’ambito della CCPPC.
[2]
Gli
indicatori internazionali sul paese, ripresi da autorevoli centri di ricerca,
descrivono in particolare: la condizione delle libertà politiche e civili
secondo le classificazioni di Freedom House e dell’Economist Intelligence Unit;
la posizione del paese secondo l’indice della corruzione percepita predisposto
da Transparency International (la posizione più alta nell’indice rappresenta
una situazione di minore corruzione percepita) e secondo l’indice della libertà
di stampa predisposto da Reporters sans Frontières (la posizione più alta
nell’indice rappresenta una situazione di maggiore libertà di stampa); la
condizione della libertà religiosa secondo i due rapporti annuali di “Aiuto
alla Chiesa che soffre” (indicato con ACS) e del Dipartimento di Stato USA
(indicato con USA); la condizione della libertà economica come riportata dalla
fondazione Heritage la condizione della libertà di Internet come riportata da
OpenNet Initiative; il tasso di crescita del PIL come riportato dall’Economist
Intelligence Unit; la presenza di situazioni di conflitto armato secondo
l’International Institute for Strategic Studies (IISS). Per ulteriori
informazioni sulle fonti e i criteri adottati si rinvia alle note esplicative
presenti nel dossier dossier Analisi dei
rischi globali. Indicatori internazionali e quadri previsionali (documentazione
e ricerche 29 luglio 2011) e nella nota Le
elezioni programmate nel periodo settembre-dicembre 2011 (9 settembre
2011).
[3] Anche
nella precedente legislatura, entrambe le parti hanno sentito l’esigenza di non
far mancare il proprio supporto a fronte di eventi naturali che hanno colpito
le popolazioni dei due paesi, come nel caso del terremoto in Abruzzo nel 2009 o
quello del Sichuan del 2008.
[4] Il processo intergovernativo ASEM (Asia Europe Meeting), è stato avviato nel 1996 tra i 15 Paesi membri dell'Unione europea e 10 Paesi dell'area asiatica (Brunei, Cina, Corea del Sud, Filippine, Giappone, Indonesia, Malesia, Singapore, Thailandia e Vietnam). In occasione del Vertice di Hanoi dell’ottobre 2004 sono entrati a far parte dell’organismo di cooperazione eurasiatico altri 13 paesi: Cambogia, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Laos, Lettonia, Lituania, Malta, Myanmar/Birmania, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Al vertice ASEM di Helsinki del 2006 era stato deciso di allargare la cooperazione a: Bulgaria, Romania, India, Pakistan, Mongolia e al Segretariato ASEAN (Association of South East Asian Nations). Tale allargamento è stato formalizzato in occasione del vertice ASEM di Pechino del 24 e 25 ottobre 2008 a cui tali paesi hanno partecipato per la prima volta. Nel corso del Vertice ASEM del 2010 Australia, Nuova Zelanda e Federazione Russa, hanno partecipato per la prima volta all’esercizio e ne sono divenuti pertanto membri. In occasione del Vertice di Vientiane (5-6 novembre 2012) anche Bangladesh, Svizzera e Norvegia hanno aderito all’ASEM, il primo nel gruppo asiatico, mentre per quanto attiene a Svizzera e Norvegia è stata concordata la costituzione di un “sottogruppo non-UE” all’interno del gruppo europeo, portando il numero totale a 51.
[5] Si segnala che il Parlamento del Myanmar/Birmania
nel 2012, ha preso parte per la
prima volta alla riunione dell’ASEP; in occasione della riunione di Helsinki
del maggio 2006 si erano infatti opposti alla sua partecipazione i
rappresentanti dei Parlamenti UE.
[6] Si segnala che il Comitato Permanente
dell’Assemblea Nazionale del Popolo, che si compone di 198 membri, è il vero
motore del Parlamento, esso garantisce infatti la continuità dei lavori tra una
sessione e l’altra dell’ANP.
[7] Tra
i temi al centro del colloquio:rafforzamento dei rapporti parlamentari e
l’ulteriore sviluppo del partenariato strategico attraverso la promozione degli
scambi tra vertici istituzionali, il rafforzamento degli scambi tra organi
legislativi e partiti politici, lo sviluppo dei rapporti fra l’Unione
Europea e la Cina con l’aiuto
dell’Italia, e il rafforzamento dei rapporti economici, commerciali e
culturali.
[8] Temi
del colloquio: rapporti bilaterali (presenza in Italia di 6000 imprese) governance mondiale dell’economia,
opportunità di riconoscere alla Cina lo status
di economia di mercato.
[9] Era
presente anche l’onorevole Lorenzo Cesa, presidente della parte italiana della
Commissione di collaborazione parlamentare italo-cinese. Temi del colloquio: lotta
alla povertà e difesa dei diritti umani; importanza del Partenariato Strategico
Globale Italia-Cina, forte crescita dell’interscambio commerciale e necessità di
promuovere la cooperazione nei settori della ricerca, dell’energia, ambiente e
turismo, e tra le PMI; crisi finanziaria internazionale e necessità di
sostenere i paesi in via di sviluppo.
[10] Erano
presenti anche l’on. Lorenzo Cesa, e il presidente della sezione di amicizia
UIP, on. Antonello Soro. Temi del colloquio: rafforzamento dei rapporti
bilaterali, crisi economica internazionale e la riforma organismi finanziari
internazionali.
[11] Cessato dal mandato parlamentare il 7 giugno 2012.
[12] Si ricorda che la Commissione di
collaborazione italo-cinese si è riunita precedentemente, la prima volta nella
XIV legislatura, nel luglio 2005, a Pechino, la seconda nella XV legislatura
nell’ottobre 2007, a Roma e la terza a Pechino dal 12 al 13 novembre 2009.
[13] L'ASEF, assieme ad altre iniziative di tipo economico e politico, è parte integrante del processo intergovernativo ASEM.
[14] Il Dalai
Lama era stato ricevuto dal Presidente del Senato e dal Presidente della Camera
anche il 12 ottobre 2006.
[15] Il leader religioso ha richiesto un sostegno
morale, pratico e concreto, affinché siano riconosciuti i diritti che spettano
ai tibetani e che sono sanciti pure nella Costituzione cinese. Sempre in tale
occasione, il Presidente della Camera, Bertinotti, ha confermato l’amicizia
italiana sia alla Cina che al popolo tibetano e l’importanza di includere nei
negoziati anche i rappresentanti dei religiosi tibetani. Ha altresì ribadito
l’importanza di sviluppare il dialogo interculturale. Il Dalai Lama ha
sottolineato che non è obiettivo del Tibet quello di ottenere l’indipendenza
dalla Cina.
[16] Si ricorda che la Conferenza parlamentare del
World Trade Organization è un’iniziativa congiunta dell’Unione
interparlamentare (UIP) e del Parlamento europeo mirante a rafforzare la democrazia
a livello internazionale e a dare una dimensione parlamentare alla cooperazione
multilaterale sulle questioni commerciali.