Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Timor Est | ||
Serie: | Schede Paese politico-parlamentare Numero: 1 | ||
Data: | 20/03/2013 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari |
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Timor est
20 marzo 2013
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Profilo storico
Posta l'Oceano indiano e l'Oceano pacifico, e tra due continenti, l'Asia e l'Oceania, Timor est è un piccolo Stato (15.000 km quadrati e 924.000 abitanti, secondo il censimento del 2004) che occupa la parte orientale dell'isola, situata ne ll'arcipelago delle piccole Sonda, mentre la parte occidentale della stessa isola è una provincia indonesiana. Il paese è prevalentemente montuoso caratterizzato da un clima tropicale.
Timor orientale è stata soggetta, dall'inizio del XVI secolo, alla dominazione portoghese, basata sullo sfruttamento delle risorse dell'isola, principalmente il sandalo ed il marmo. I coloni portoghesi si disinteressarono completamente dello sviluppo del territorio: fu solo negli anni Sessanta del secolo scorso che Dili, la capitale, cominciò ad avere luce elettrica. Servizi igienici, idrici, scuole e ospedali, furono impiantati soltanto nel decennio successivo mentre il resto del paese, in particolare le zone rurali, continuava ad essere poverissimo ed arretrato.
Durante la fase coloniale a Timor Est si susseguirono tentativi di ribellione contro i Portoghesi, le quali non nascevano dal bisogno d'indipendenza, ma dalla necessità di contrastare alcuni aspetti della colonizzazione. Una prima serie di ribellioni scoppiò tra il 1719 e il 1769 ed un'altra tra il 1861 e il 1907, quest'ultima caratterizzata dall'opposizione del tentativo portoghese di sostituire le autorità locali a vantaggio di altre scelte dai colonizzatori.
Con la fine della dominazione coloniale, nel 1974, in coincidenza con l'avvento della democrazia in Portogallo, si formarono a Timor Est i primi partiti politici di stampo nazionalista: vennero costituite l' União democratica timorense (UDT) formata da esponenti della borghesia locale, di tendenze conservatrici e favorevole all'autonomia. Nello stesso periodo nacque la Associacão social democratica timorense (ASDT), formata da impiegati statali, insegnanti ed ex seminaristi.
Questo processo si attuò in un clima di crescente radicalizzazione di massa, che portò in pochi mesi l'ASDT a denominarsi Frente Revolucionaria de Timor-Leste Independente (FRETILIN) con accentuati caratteri anticoloniali, indipendentisti e socialisti. Il FRETILIN, grazie al suo attivismo ed alle posizioni radicali, superò rapidamente nei consensi l'UDT. Nel gennaio 1975 entrambi si ritrovarono nel governo di coalizione che doveva pilotare l'isola verso il suo assetto istituzionale definitivo.
L'invasione indonesiana ed il difficile accesso all'indipendenza
All'inizio degli anni Settanta venne scoperto un vasto giacimento di idrocarburi nel mare di Timor e nel 1972 l'Australia firmò un accordo con l'Indonesia che gli assicurava il controllo dell'85% della zona. Il 7 dicembre 1975 cominciò l'invasione indonesiana, su larga scala con attacchi marittimi ed aerei, appoggiata dall'Australia sia sul piano politico che diplomatico. Questa fu la più grande operazione militare degli indonesiani dalla Guerra di Indipendenza con gli olandesi.
Nel luglio 1976, dopo una serie di saccheggi da parte delle forze armate di Giacarta, l'annessione fu formalizzata da parte dell'Indonesia che occupò militarmente la parte rimasta al Portogallo (Timor orientale) per poi annetterla come ventiseiesima provincia, con l'assenso di Lisbona.
Tale annessione non fu mai riconosciuta dalle Nazioni Unite. Nel 1975 il FREITLIN, il Fronte di liberazione nazionale, proclamò l'indipendenza dell'ex colonia portoghese, e da allora ha condotto una strenua lotta di resistenza duramente repressa dal governo indonesiano, con uccisioni, torture e massacri.
Dopo due decenni di conflitto - che si stima abbia provocato oltre 100.000 vittime - tra l'esercito indonesiano e le forze del FRETILIN , fu solo il superamento della Guerra fredda e la fine della lunga carriera politica di Suharto a gettare le premesse per l'indipendenza di Timor Est.
La crisi del 1999 e la Missione ONU
Dopo la crisi del regime di Suharto (maggio 1998), infatti, il movimento indipendentista riprese forza, mentre il nuovo presidente indonesiano B.J. Habibie avviò colloqui diplomatici con il Portogallo.
Nel gennaio 1999, anche in seguito alle pressioni delle Nazioni Unite, Habibie annunciò la disponibilità a concedere l'indipendenza alla regione qualora un referendum avesse respinto il progetto formulato dal governo di concedere ampia autonomia a T.E., ma all'interno dello Stato indonesiano.
La consultazione popolare, svoltasi sotto l'egida dell'ONU nel 1999, segnò la larga vittoria degli indipendentisti. Nonostante Habibie dichiarasse di accettare il risultato, le milizie indonesiane scatenarono una sanguinosa reazione mettendo a ferro e fuoco l'intero territorio e deportando migliaia di timoresi nella zona occidentale dell'isola.
Tuttavia, pressato dall'opinione pubblica internazionale e in particolare dagli Stati Uniti, Habibie fu costretto ad accettare l'invio di una forza di pace dell'ONU, guidata dall'Australia, mentre il Parlamento indonesiano ratificò l'esito del referendum e predispose il ritiro dell'esercito. In attesa della costituzione di un governo locale, alla fine del 1999. Timor est passò quindi sotto l'amministrazione provvisoria delle Nazioni Unite, la United Nations Transitional Administration in East Timor (UNTAET), con il compito di guidare il paese verso la piena indipendenza, che venne raggiunta il 20 maggio del 2002.
Nel 2002 Xanana Gusmão, uno dei protagonisti del movimento per l'indipendenza, si affermò nelle prime elezioni presidenziali: nello stesso arco di tempo le Nazioni Unite inviarono un'altra missione UNMISET (United Nations Mission of support in East Timor, conclusasi il 31 dicembre scorso), con l'incarico di affiancare e supportare le autorità locali nei primi passi del nuovo Stato.
Nel 2005 Timor est ed Indonesia firmarono un accordo per la definitiva delimitazione dei confini; subito dopo i caschi blu dell'ONU lasciarono il Paese. Tuttavia la difficile situazione sociale e lo scoppio di gravi violenze di strada condussero nel 2006 al ritorno di contingenti stranieri.
Nel 2007 le elezioni presidenziali furono vinte dal premio Nobel per la pace J. Ramos-Horta, leader del Partito indipendente, principale avversario del FRETILIN. Nelle successive elezioni parlamentari la FRETILIN ottenne la maggioranza relativa, senza avere il controllo dell'Assemblea. Si aprì una fase di stallo, risolta nel corso dell'estate 2007 con la nomina a primo ministro di Gusmão.
Gli sviluppi più recenti
Il 2012 è stato un anno cruciale per il consolidamento democratico del piccolo Stato lusofono: ad aprile si sono svolte infatti le consultazioni per eleggere il terzo presidente della storia di Timor orientale e successore del presidente Ramos-Horta, sconfitto al primo turno del 17 marzo.
Nel turno di ballottaggio, si sono confrontate due il ballottaggio sono due figure di spicco della resistenza armata all'occupazione indonesiana Francisco "Lú Olo" Guterres, esponente FRETILIN e Taur Matan Ruak, già Capo di Stato maggiore dopo l'indipendenza, candidato indipendente che gode del sostegno della formazione di Gusmão, e che ha prevalso con il 61% dei voti.
Nel luglio 2012 si sono tenute invece le elezioni per il rinnovo del Parlamento: le consultazioni si sono svolte in un clima calmo ed in modo molto ordinato. Quasi l'80% degli aventi diritto al voto si è presentato ai seggi dove osservatori locali e internazionali non hanno riscontrato irregolarità. I risultati dello spoglio hanno decretato il FRETILIN, come il partito più votato con il 29% dei suffragi. Il partito di Gusmão, il Congresso Nazionale per la Ricostruzione di Timor Est (CNRT), di centro-sinistra, si è piazzato secondo con il 24% dei voti 3 37 seggi.
Dopo una fase d'incertezze, in agosto, segnata dal contrasto tra i Lorosae, nativi dell'est, e Loromonu, nativi dell'ovest del paese, Gusmão è stato incaricato di formare il nuovo Esecutivo, composto da 16 ministri: 3 in più rispetto all'esecutivo precedente. Incarichi che l'opposizione ha definito "non necessari".
Il contesto istituzionale
ll sistema politico del paese si fonda sul multipartitismo e sulla divisione dei poteri all'interno di un sistema di stampo parlamentare, mutuato dal modello della Costituzione portoghese del 1974.
Il Primo ministro rappresenta la figura chiave nell'architettura istituzionale di Timor Est: viene nominato dal Capo dello Stato, eletto direttamente ma dotato di poteri piuttosto limitati.
Il quadro economico
L'economia di Timor Est è molto fragile e dipendente dagli aiuti internazionali, il cui ammontare corrisponde al 35% della disponibilità annuale del paese. La disoccupazione è molto diffusa e i due terzi della popolazione vivono di pesca ed agricoltura. La carenza di infrastrutture non permette ancora uno sviluppo economico in grado di sopperire alle necessità della popolazione.
Nel 2001 è stato firmato un accordo con l'Australia in base al quale è garantita a Timor Est la possibilità di sfruttare il 90% delle riserve di petrolio e di gas presenti nel mare che separa i due paesi.
Ancora oggi il paese deve affrontare i gravi problemi del sottosviluppo, dovuti alla fragilità della sua economia e alla dipendenza quasi totale dagli aiuti internazionali. Il tasso di disoccupazione si aggira intorno al 50% e quasi la metà della popolazione è analfabeta.