Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Audizione del Vicepresidente della Commissione europea, Jyrki Katainen
Serie: Documentazione per le Commissioni - Audizioni e incontri con rappresentanti dell'UE    Numero: 16
Data: 13/01/2015
Descrittori:
COMMISSIONE DELL' UNIONE EUROPEA   MISURE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE
PIANI DI SVILUPPO   PRESIDENTI E VICE PRESIDENTI


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Audizione del Vicepresidente della Commissione europea, Jyrki Katainen

13 gennaio 2015


Indice

Competenze del Vicepresidente Katainen|Le linee programmatiche del Vicepresidente Katainen e i primi orientamenti della Commissione europea per il 2015|La situazione macroeconomica|La revisione della Strategia Europa 2020|


Competenze del Vicepresidente Katainen

Nell'ambito della nuova Commissione europea, il Presidente Jean-Claude Juncker ha assegnato al Vicepresidente Jyrki Katainen (Finlandia) le competenze in materia di occupazione, crescita, politiche di investimento e competitività.

In relazione a tali materie, il Vicepresidente Katainen svolge Le funzioni di coordinamentofunzioni di indirizzo e coordinamento dell'attività dei seguenti otto Commissari:

  • Pierre Moscovici (responsabile per gli affari economici e finanziari);
  • Marianne Thyssen (occupazione, affari sociali, competenze e mobilità dei lavoratori);
  • Corina Creţu (politica regionale);
  • Elżbieta Bieńkowska (mercato interno, industria, imprenditoria e PMI);
  • Jonathan Hill (stabilità finanziaria, servizi finanziari e Unione dei mercati dei capitali);
  • Günther Oettinger (economia e società digitali);
  • Miguel Arias Cañete (azione per clima e energia);
  • Violeta Bulc (trasporti).

 Una delle novità più significative  della Commissione Juncker consiste infatti nella attribuzione a ciascuno dei 7 Vicepresidenti di compiti di raccordo e coordinamento dei Commissari che operano  nei settori di loro competenza.

Allo stato attuale non appare chiaro se il nuovo ruolo dei Vicepresidenti assicurerà una maggiore coerenza e organicità dell'azione della Commissione ovvero se possa comportare complicazioni.

In base alla lettera del Presidente Juncker con la quale si indicavano dettagliatamente le competenze dei diversi Commissari, l'attività del Vicepresidente Katainen dovrebbe essere focalizzata sui seguenti obiettivi:

  • l'attuazione del Piano per gli investimenti presentato il 26 novembre scorso, che dovrebbe mobilitare almeno 315 miliardi di euro di nuovi investimenti nei prossimi 3 anni (vedi Bolletino RUE "Un piano per gli investimenti in Europa, del 7 gennaio 2015);
  • la revisione intermedia della Strategia per la crescita e l'occupazione Europa 2020;
  • il coordinamento delle politiche economiche, in linea con gli obiettivi dell'economia sociale di mercato, e la promozione  e il monitoraggio delle riforme strutturali, tenendo conto dell'impatto sociale che esse producono;
  • il miglioramento del contesto imprenditoriale, per favorire nuovi investimenti in Europa;
  • la collaborazione con il Vicepresidente per il bilancio e le risorse umane, Kristalina Georgieva, in vista della revisione, nel 2016, del quadro finanziario pluriennale, al fine di concentare le risorse del bilancio dell'UE sull'occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività.


Le linee programmatiche del Vicepresidente Katainen e i primi orientamenti della Commissione europea per il 2015

In vista del voto dell'Assemblea plenaria del Parlamento europeo sulla Commissione Juncker, ciascun Commissario è stato audito dalle commissioni competenti del PE ed ha dovuto rispondere ad un questionario scritto. In particolare, Jyrki Katainen, nelle risposte fornite alle Commissioni affari economici e monetari (ECON), occupazione (EMPL), industria (ITRE), politica regionale (REGI) e trasporti (TRAN), ha annunciato le seguenti linee programmatiche:

  • la stabilità macroeconomica è un presupposto indispensabile per ogni decisione di investimento e di occupazione;
  • occorre creare il giusto contesto normativo finanziario e settoriale per gli investimenti privati e garantire il miglior uso possibile delle risorse pubbliche nazionali e dell'UE;
  • è necessario ottimizzare il ruolo della BEI e delle banche di investimento pubbliche nazionali e favorire gli investimenti;
  • occorre incoraggiare l'attuazione delle riforme strutturali a livello nazionale. Al riguardo si segnala che nella Valutazione delle riforme strutturali e flessibilitàcomunicazione presentata dalla Commissione europea il 13 gennaio 2015 per il "Miglior uso della flessibilità nell'ambito delle regole esistenti del Patto di stabilità e crescita", nell'escludere modifiche alla disciplina vigente, la Commissione europea ha fornito alcuni chiarimenti sulla valutazione delle riforme strutturali. In particolare, per i Paesi che non sono soggetti a procedure di disavanzo eccessivo si afferma che la Commissione europea terrà conto dell'impatto delle riforme, purché attuate, suggerendo al Consiglio di ammettere una deviazione temporanea dall'obiettivo del pareggio a medio termine entro il limite dello 0,5% del PIL (per l'Italia circa 8,5 milioni di euro); per i Paesi su cui pende una procedura per disavanzi eccessivi la Commissione potrebbe raccomandare la concessione di un termine più ampio per il rientro;
  • occorre un maggiore sforzo di riforma relativamente alla fiscalità, in particolare per quanto riguarda la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, all'efficienza dei sistemi di previdenza sociale e, più in generale, della pubblica amministrazione;
  • occorre promuovere il completamento del mercato unico in alcuni settori chiave (energia, trasporti, economia digitale e telecomunicazioni);
  • va completata l'Unione bancaria e realizzata un'Unione dei mercati dei capitali;
  • occorre investire nel capitale umano, modernizzando i sistemi di istruzione e formazione, utilizzando appieno la Garanzia per i giovani, strumento chiave per contribuire alla lotta contro la disoccupazione giovanile;
  • è necessario promuovere un mercato del lavoro più aperto e inclusivo, migliorando l'efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro e dei servizi pubblici per l'impiego e affrontando la segmentazione del mercato del lavoro;
  • va annesso un carattere prioritario alle politiche a sostegno dei gruppi vulnerabili e della lotta contro l'esclusione sociale e la povertà.

Il 16 dicembre 2014 la Commissione europea ha Il programma di lavoro della Commissionepresentato il proprio programma di lavoro per il 2015 che, relativamente ai settori di competenza del Vicepresidente Katainen, contempla i seguenti obiettivi prioritari:

  • l'attuazione del citato Piano per gli investimenti; la Commissione dovrebbe presentare il 13 gennaio la proposta di regolamento per l'istituzione del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), costituito  fondo fiduciario dedicato in seno alla Banca europea per gli investimenti (BEI), con una dotazione finanziaria, a titolo di garanzia, di 21 miliardi di euro;
  • una maggiore equità fiscale, mediante un piano d'azione per la lotta all'evasione e alla frode fiscali, contenete misure a livello UE per passare a un sistema secondo il quale il Paese in cui sono generati gli utili sia anche il Paese di imposizione, e grazie allo scambio automatico di informazioni sui ruling fiscali e alla stabilizzazione delle basi imponibili dell'imposta sulle società;
  • un'Unione economica e monetaria più integrata, perseverando negli sforzi per promuovere la stabilità economica e attrarre gli investitori verso l'Europa;
  • la creazione di un'Unione dei mercati dei capitali, al fine di ridurre la frammentazione dei mercati finanziari dell'UE.

 

Il 28 novembre scorso la L'Analisi annuale della crescitaCommissione europea ha presentato l'Analisi annuale della crescita per il 2015 che individua tre pilastri principali in materia di politica economica e finanziaria:

1) il rilancio degli investimenti;

2) un rinnovato impegno per le riforme strutturali;

3) il perseguimento della responsabilità di bilancio.

In particolare, la Commissione raccomanda agli Stati membri di concentrarsi su una serie di riforme chiave: rendere più dinamico il mercato del lavoro e lottare contro l'elevato tasso di disoccupazione; garantire l'efficienza e l'adeguatezza dei sistemi pensionistici e di protezione sociale; creare mercati dei prodotti e dei servizi più flessibili; migliorare le condizioni di investimento per le imprese e la qualità degli investimenti in ricerca e innovazione (R&I); e rendere le pubbliche amministrazioni in tutta Europa più efficienti.

Nell'Analisi vengono riportati alcuni esempi positivi di riforme strutturali poste in essere da alcuni Paesi membri. Per quanto riguarda l'Italia, si segnala il fatto che il nostro Paese ha adottato nel 2013 una serie di misure volte ad aumentare la concorrenza e la trasparenza nei mercati del gas e dell'energia elettrica. Le iniziative prese dal governo italiano hanno contribuito ad affrontare l'annosa questione degli elevati prezzi dell'energia in Italia e, secondo stime dell'autorità di regolazione dell'energia, a ridurre i prezzi al consumo.

Per quanto concerne il perseguimento delle politiche di risanamento delle finanze pubbliche, apprezzati i progressi registrati per cui il disavanzo medio nell'UE è passato al 4,5% del PIL nel 2011 a circa il 3% nel 2014, nonchè la riduzione del numero dei Paesi soggetti alla procedura per disavanzi eccessivi (da 24 nel 2011 a 11 nel 2014), l'Analisi ribadisce la necessità di politiche di bilancio responsabili e favorevoli alla crescita, in linea con il patto di stabilità e crescita, tenendo conto della particolare situazione di ciascun Paese.

Come risulta dalla tabella seguente, il miglioramento non è peraltro omogeneo, in particolare all'interno dell'UEM: infatti, alcuni Paesi (tra cui Francia e Spagna) continuano a registrare anche nel 2015 valori significativamente superiori al 3%.

Indebitamento  netto delle P.A. – Confronti internazionali - Dati di consuntivo 2008-2013 e previsioni 2014- 2015 (% del PIL)
Indebitamento netto
delle P.A.
CONSUNTIVO Commissione UE OCSE
Commissione UE e FMI
novembre
2014
novembre 2014
  2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2014 2015
UE – 28 - - -6,4 -4,5 -4,2 -3,2 -3,0 -2,7 - -
Area euro - - -6,1 -4,1 -3,6 -2,9 -2,6 -2,4 -2,6 -2,3
Italia -2,7 -5,3 -4,2 -3,5 -3,0 -2,8 -3,0 -2,7 -3,0 -2,8
Francia -3,2 -7,2 -6,8 -5,1 -4,9 -4,1 -4,4 -4,5 -4,4 -4,3
Germania 0,0 -3,0 -4,1 -0,9 +0,1 +0,1 +0,2 0,0 +0,2 0,0
Spagna -4,4 -11,0 -9,4 -9,4 -10,3 -6,8 -5,6 -4,6 -5,5 -4,4
Regno Unito -5,1 -10,8 -9,6 -7,6 -8,3 -5,8 -5,4 -4,4 -5,5 -4,4
USA -7,0 -13,5 -11,3 -9,9 -8,6 -5,8 -4,9 -4,3 -5,1 -4,3

 

Merita sottolineare l'affermazione per cui i Paesi con un maggior margine di bilancio hanno più ampie possibilità di stimolare la domanda interna e gli investimenti: si tratta tuttavia di un'affermazione che non si traduce in un indirizzo specificamente rivolto ai singoli Paesi interessati.


La situazione macroeconomica

La caduta del PILL'andamento del PIL nell'area euro è risultato meno positivo che nell'UE nel suo complesso. 

La crisi economico-finanziaria iniziata nel 2008 ha prodotto una generale contrazione del PIL in tutta l'Unione europea; l'andamento nel periodo 2008-2013 denota situazioni assai differenziate tra i diversi Paesi membri, come risulta dai seguenti dati (Fonte: Eurostat):

Variazione PIL 2008-2013

UE-27                      -1,2%

Eurozona                -1,6%

Francia                   +0,4%

Germania               +4,3%

Italia                         -8,3%

Regno Unito           -1,3%

Spagna                   -5,6%

In particolare, i Paesi del Mediterraneo registrano i dati più negativi: al riguardo, merita segnalare la contrazione cumulata nel periodo di riferimento in Grecia, che è risultata pari a -26,6%

Analoghe considerazioni possono farsi anche con riferimento alle previsioni per l'anno in corso e per il 2015. Anche in questo caso, infatti, l'area euro registrerebbe un andamento del PIL meno favorevole dell'UE nel suo complesso. Più marcato è il differenziale rispetto agli USA.

Prodotto interno lordo – Confronti internazionali - previsioni 2014-2015 (variazioni % a prezzi costanti)
PIL
Commissione UE
OCSE
novembre 2014
novembre 2014
 
2014
2015
2014
2015
UE – 28
1,3
1,5
-
-
Eurozona
0,8
1,1
0,8
1,1
Francia
0,3
0,7
0,4
0,9
Germania
1,3
1,1
1,3
1,1
Italia
-0,4
0,6
-0,4
0,2
Regno Unito
3,1
1,7
3,0
2,7
Spagna
1,2
1,7
-
-
USA
2,2
3,1
2,2
3,1

 

Per quanto concerne il PIL pro capitePIL pro capite, i dati Eurostat confermano le considerazioni di cui sopra circa l'andamento della crisi nei singoli Paesi, nell'UE e nell'eurozona. In particolare, il PIL pro capite della Grecia, è crollato di oltre il 25%.
PIL pro capite, variazione percentuale cumulata nel periodo 2008-2013 (Fonte: Eurostat)

 Variazione cumulata

2008-2013

UE-28 -2,3
Area euro -3,6
Francia -0,8
Germania +2,3
Italia -9,5
Regno Unito -2,2
Spagna -8,6
USA +2,0
L'andamento negativo dell'eurozona è più marcato quando si considera il dato sul L'aumento della disoccupazionetasso di disoccupazione; rispetto al 2008, il tasso è infatti passato dal 7,5% all'11,6% nel 2014.
In sostanza, con l'esplosione della crisi si sono accentuati i divari all'interno dell'UE; emerge una vera e propria divaricazione tra alcuni Paesi che hanno sostanzialmente recuperato il vistoso arretramento del 2009 e altri che invece continuano a registrare risultati negativi.  
Disoccupazione – Confronti internazionali - Dati di consuntivo 2008-2013 e previsioni 2014-2015 (in % della forza lavoro)
DISOCCUPAZIONE

CONSUNTIVO

Commissione UE

OCSE

Commissione UE e FMI

novembre 2014

novembre 2014

 

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2014

2015

UE-28

7,0

8,9

9,6

9,6

10,4

10,8

10,3

10,0

-

-

Area euro

7,5

9,6

10,2

10,1

11,3

11,9

11,6

11,3

11,4

11,1

Francia

7,4

9,1

9,3

9,2

9,8

10,3

10,4

10,4

9,9

10,1

Germania

7,5

7,8

7,1

5,9

5,5

5,3

5,1

5,1

5,1

5,1

Italia

6,7

7,8

8,4

8,4

10,7

12,2

12,6

12,6

12,4

12,3

Regno Unito

5,6

7,6

7,8

8,0

7,9

7,5

6,2

5,7

6,2

5,6

Spagna

11,3

17,9

19,9

21,4

24,8

26,1

24,8

23,5

24,5

23,1

USA

5,8

9,2

9,6

8,9

8,1

7,4

6,3

5,7

6,2

5,6

Anche in questo caso, nell'ambito dell'area euro particolarmente elevato è il dato relativo alla Grecia, che - a fronte di un tasso di disoccupazione nel 2008 7,7% - nel 2014 registra una percentuale di disoccupazione del 26,8%.
Lo scoreboard socialeL'accentuazione degli effetti negativi della crisi sul piano sociale, peraltro confermata anche dai risultati emersi in sede di attuazione della Strategia Europa 2020 (vedi infra), ha indotto le istituzioni dell'UE ad assumere l'impegno di integrare nelle procedure di coordinamento delle politiche economiche un sistema di monitoraggio e valutazione dei potenziali squilibri che si possono determinare nel quadro occupazionale e sociale degli Stati membri.
Si può peraltro osservare che, in sede di prima attuazione, in occasione del quarto Rapporto sugli squilibri macroeconomici degli Stati membri, presentato il 28 novembre scorso, nonostante la Commissione affermi che la disoccupazione e gli altri indicatori sociali restano molto preoccupanti in diversi Paesi, agli stessi indicatori sociali è attribuito un carattere meramente ausiliario per cui essi non rientrano tra i parametri rilevanti ai fini della valutazioni degli squilibri macroeconomici.  

Nella medesima Analisi annuale della crescita, la seguente tabella mette in evidenza i Paesi in cui gli indicatori sociali presentano valori più preoccupanti e i relativi trend:

Valori Trend Indicatori occupazionali Indicatori sociali
Disoccup. Disoccup.  NEET Reddito lordo disponibile delle famiglie Rischio di povertà Disuguaglianza
Italia Belgio, Italia, Romania Croazia, Italia, Cipro, Ungheria, Romania Variazioni negative più marcate: Grecia, Spagna, Italia, Cipro, Ungheria, Slovenia Grecia, Lituania, Portogallo, Romania Grecia, Bulgaria, Italia, Lituania, Romania, Portogallo
- Grecia, Croazia, Cipro - Bulgaria, Grecia, Spagna  Italia  
Spagna, Portogallo, Slovacchia Spagna, Grecia, Croazia, Cipro, Portogallo, Slovacchia - Lettonia Lettonia
Lussemburgo, Paesi Bassi, Finlandia Paesi Bassi, Austria Belgio, Paesi Bassi, Austria, Finlandia  Danimarca, Lussemburgo, Cipro, Malta, Paesi Bassi, Slovenia, Svezia Cipro, Germania, Ungheria,Malta, Slovenia

Quanto L'eurozona in deflazioneall'inflazione, occorre sottolineare che gli ultimi dati Eurostat, diffusi il 7 gennaio 2015, evidenziano che la zona euro sta attraversando una fase di deflazione, dal momento che l'andamento su base annuale registrato a dicembre 2014 è -0,2%.

Anche in materia di La situazione della finanza pubblicafinanza pubblica, la crisi ha comportato un forte incremento del debito in tutti i Paesi, ivi compresa la Germania che, tuttavia, a differenza dei partners dell'UEM, il prossimo anno dovrebbe registrare un miglioramento del dato.  


Debito delle P.A. – Confronti internazionali - Dati di consuntivo 2008-2013 e previsioni 2014-2015  (% del PIL)

Debito delle P.A.

CONSUNTIVI

Commissione UE

OCSE

Commissione UE e FMI

novembre 2014

novembre 2014

 

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2014

2013

UE – 28

60,9

72,9

78,4

81,3

85,0

87,1

88,1

88,3

-

-

Area euro

68,5

78,3

83,8

86,4

90,8

93,1

94,5

94,8

94,3

94,6

Italia

102,3

112,5

115,3

116,4

122,2

127,9

132,2

133,8

130,6

132,8

Francia

67,8

78,8

81,5

85,0

89,2

92,2

95,5

98,1

95,8

99,3

Germania

64,9

72,4

80,3

77,6

79,0

76,9

74,5

72,4

74,3

71,1

Spagna

39,4

52,7

60,1

69,2

84,4

92,1

98,1

101,2

96,7

99,5

Regno unito

51,6

65,9

76,4

81,9

85,8

87,2

89,0

89,5

87,9

89,5

USA

72,8

86,1

94,8

99,0

102,5

104,2

105,1

104,6

109,7

110,1

 

 


La revisione della Strategia Europa 2020

La Strategia Europa 2020, definita dal Consiglio europeo nelle riunioni di marzo e giugno 2010, delinea gli obiettivi e gli strumenti dell'Unione europea e degli Stati membri in materia di crescita e occupazione per il decennio 2011-2020.

L'attuazione della nuova strategia è stata iscritta – anche al fine di prevenire le difficoltà che avevano impedito il conseguimento di molti degli obiettivi della Strategia di Lisbona – nella procedura del semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio nazionali.

In particolare, gli Stati membri devono stabilire le misure per il conseguimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020 nell'ambito dei programmi nazionali di riforma da presentare nell'ambito della citata procedura, unitamente ai programmi di stabilità.

Gli obiettivi della strategia UE 2020

La Strategia 2020 si articola intorno a cinque obiettivi principali:

  • portare al 75% il tasso di occupazione, anche mediante una maggiore partecipazione dei giovani, dei lavoratori più anziani e di quelli poco qualificati e una migliore integrazione dei migranti nella popolazione attiva;
  • promuovere l'inclusione sociale, in particolare attraverso la riduzione della povertà,mirando a liberare almeno 20 milioni di persone dal rischio di povertà e di esclusione;
  • migliorare le condizioni per la ricerca e lo sviluppo, in particolare allo scopo di portare al 3% del PIL la spesa per investimenti pubblici e privati combinati in tale settore;
  • ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20% - rispetto ai livelli del 1990 - o del 30%, se sussistono le necessarie condizioni, ovvero nel quadro di un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012;
  • migliorare i livelli d'istruzione, in particolare riducendo i tassi di dispersione scolastica al di sotto del 10% e aumentando la percentuale delle persone tra i 30 e i 34 anni che hanno completato l'istruzione terziaria o equivalente almeno al 40%. Il Consiglio europeo ha ribadito la competenza degli Stati membri a definire e attuare obiettivi quantitativi nel settore dell'istruzione. 

 

Con riferimento alle competenze del Vicepresidente Katainen, assumono particolare rilievo i primi due obiettivi (promozione dell'occupazione e lotta contro l'esclusione sociale).

A tale riguardo, secondo gli ultimi dati Eurostat, diffusi in data 7 gennaio 2015 e riferiti al 2013, il Tasso di occupazionetasso di occupazione ha raggiunto il 68,4% nell'UE a 28; i Paesi con le migliori performances risultano essere la Svezia (79,8%), i Paesi Bassi (76,5%) e la Danimarca (75,6%); tra i Paesi di maggiori dimensioni economiche e demografiche, nel Regno Unito si è registrato un tasso del 74,9% di occupati, in Germania il 77,1%, in Francia il 69,6%, in Spagna il 58,6%, in Italia il 59,8% (soltanto Spagna, Grecia e Croazia registrano una percentuale più bassa). 

 Il Governo italiano ha fissato nel Documento di economia e finanza 2014 l'obiettivo del 67-69% nel 2020 (63% a medio termine).

Con riferimento al secondo obiettivo, secondo i dati Eurostat disponibili, riferiti al 2013, rispetto al 2010 (anno di avvio della Strategia) la quota di popolazione a Rischio di povertàrischio di povertà o esclusione sociale nell'UE-28 è aumentata di 4,3 milioni; in Italia di 2,5 milioni; nel Regno Unito, di 1,3 milioni; in Germania, di 25mila unità;  in Spagna, di 314mila unità; la Francia è l'unico tra i Paesi considerati che ha registrato un trend positivo, riducendo il numero di persone a rischio povertà di 483mila unità. 

Il Governo italiano ha fissato nel Documento di economia e finanza 2014 l'obiettivo di ridurre entro il 2020 di 2,2 milioni il numero di persone a rischio povertà.

Rispetto all'incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo, il 7 gennaio 2015 Eurostat ha reso noti i dati relativi alla quota di PIL investita  nel settore Ricerca e svilupporicerca e sviluppo tecnologico, a livello dell'UE e dei singoli Stati membri, nel 2013: nell'UE a 28 tale quota è pari al 2,02% del PIL, (+0,02% rispetto al 2012). In Italia la quota in termini percentuali del PIL risulta pari all'1,25% (in calo dello 0,01% rispetto al 2012). Gli investimenti più consistenti in R&S in percentuale del PIL sono stati registrati in Finlandia (3,32%), in Svezia (3,21% del PIL), Danimarca (3,05%), Germania (2,94%) e Austria (2,81%), mentre quelle più basse sono state rilevate in Lettonia (0,66%), in Bulgaria (0,65%), a Cipro (0,48%) e in Romania (0,39%). Si segnalano inoltre i dati di Francia, (2,23%), Regno Unito (1,63%) e Spagna (1,24%).

Il Governo italiano ha fissato nel Documento di economia e finanza 2014 l'obiettivo dell'1,53% nel 2020 (1,40% a medio termine).

Entro la primavera 2015 le Istituzioni dell'UE dovrebbero procedere ad una valutazione di medio termine sull'attuazione della Strategia, con l'indicazione dei risultati conseguiti e delle progressi da realizzare.

Il 5 marzo 2014 la Commissione europea ha presentato una comunicazione che opera un primo bilancio dell'attuazione della Strategia Europa 2020, in vista della revisione intermedia; nella comunicazione si riconosce che il perdurare della crisi economica e finanziaria ha avuto pesanti ripercussioni sul conseguimento degli obiettivi prefissati. Al momento del lancio della Strategia, infatti, la portata e la durata della crisi erano ancora ignote e gli scenari ipotizzabili per il decennio successivo variavano da una crescita forte, una ripresa fiacca o addirittura nulla.

La comunicazione passa quindi ad un esame dello stato di attauzione di ciascun obiettivo, rilevando, sulla scorta dei dati sopra richiamati, che l'Unione è prossima al raggiungimento degli obiettivi in materia di istruzione, clima ed energia, mentre è lontana dagli obiettivi su occupazione, ricerca e sviluppo e riduzione della povertà.

 

Successivamente, nel mese di maggio la Commissione ha avviato una consultazione pubblica sulla revisione della Strategia che si è conclusa il 31 ottobre. Nel caso dell'Italia sono stati trasmetti numerosi contributi da amministrazioni pubbliche, associazioni di categoria, singoli cittadini , pubblicati nel sito riservato alla consultazione.

Tenendo conto degli esiti della consultazione, la Commissione presenterà specifiche proposte per la revisione della Stretagia nei primi mesi del 2015.

 

Nel corso del secondo semestre 2014 la Presidenza italiana ha sottoposto all'ECOFIN e alle varie formazioni settoriali del Consiglio appositi questionari per raccogliere le posizioni degli Stati membri in materia, svolgendo in alcune delle medesime composizioni un dibattito orientativo.