Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||||
Titolo: | La crisi greca: i dati e la sua evoluzione | ||||
Serie: | Bollettino commissioni Numero: 24 | ||||
Data: | 01/07/2015 | ||||
Descrittori: |
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1° luglio 2015 |
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n. 24 |
La crisi greca: i dati e la sua evoluzione |
Secondo Eurostat, nel 2013 il PIL della Grecia ammontava a 182,4 miliardi di euro.
Fatta 100 la media UE, nel 2014 il PIL pro capite greco risultava pari al 72% (nel 2008, all’inizio della crisi, era al 93%).
Tale drastica riduzione deve essere attribuita alla perdurante e grave recessione che ha colpito l’economia greca, senza soluzione di continuità dal 2008 al 2013, con un andamento marcatamente più negativo rispetto alla media dell’area euro.
La caduta cumulata del PIL greco dal 2008 al 2013 è infatti risultata pari al 26,6%, a fronte di una riduzione cumulata dell’area euro dell’1,6%.
Le previsioni di febbraio della Commissione europea attribuivano alla Grecia una crescita, nel 2015, del PIL del 2,5%, con una netta inversione di tendenza rispetto ai precedenti anni; già a maggio, tuttavia, alla luce del deterioramento del quadro macroeconomico, le previsioni di crescita venivano riviste al ribasso e collocate a +0,5%.
La seguente tabella riporta l’andamento dei principali indicatori macroeconomici della Grecia dal 2008 ad oggi, e (Fonte: Commissione europea, previsioni economiche):
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2008 % |
2009 % |
2010 % |
2011 % |
2012 % |
2013 % |
2014 % |
PIL |
-0,2 |
-3,2 |
-3,5 |
-5,5 |
-2,8 |
-3,9 |
+0,8 |
Rapporto deficit/ PIL |
-9,8 |
-15,6 |
-10,3 |
-10,2 |
-8,7 |
-12,3 |
-3,5 |
Rapporto debito/ PIL |
113 |
129,3 |
144,9 |
171,3 |
156,9 |
175,0 |
177,1 |
Nelle più recenti previsioni della Commissione europea, il debito pubblico greco è previsto in aumento, e si collocherebbe oltre il 180% del PIL nel 2015, sempre a causa del peggioramento dei dati macroeconomici; va al riguardo osservato che nelle previsioni del febbraio scorso, la Commissione europea ipotizzava una riduzione del debito pubblico che si sarebbe collocato al 170% del PIL.
In base al monitoraggio che la Commissione europea effettua sullo stato di attuazione della Strategia per la crescita e l’occupazione Europa 2020, è significativamente aumentata nel corso degli anni 2008-2014 la quota di popolazione greca a rischio povertà, così come il tasso di disoccupazione. Si segnala altresì che il tasso di occupazione ha subito una riduzione di 13 punti percentuali dal 2008:
Disoccupazione |
7,7 |
9,5 |
12,6 |
16,6 |
18,4 |
27,5 |
26,5 |
Popolazione a rischio povertà |
28,1 |
27,6 |
27,7 |
31 |
34,6 |
35,7 |
36 |
Occupazione |
66,3 |
65,6 |
63,8 |
59,6 |
55 |
52,9 |
53,3 |
(Fonte: Commissione europea)
Si segnala, in particolare, che la disoccupazione giovanile, a marzo 2015, ha raggiunto in Grecia il 49,7%.
Il 14 marzo 2012, l’Eurogruppo ha concordato un programma di aiuti alla Grecia per un importo complessivo di 164,5 miliardi di euro fino al 2014 - di cui 144,7 a carico del Fondo transitorio europeo di stabilizzazione dell’eurozona (European Financial stability facility – EFSF), e 19,8 miliardi a carico del Fondo monetario internazionale (FMI).
In considerazione dell’aggravamento della situazione sociale in Grecia, il 27 novembre 2012 i ministri dell’Eurogruppo hanno concordato, ad integrazione dell’accordo del 14 marzo 2012, le seguenti misure:
Fino ad agosto 2014 sono stati erogati 153,8 miliardi di euro.
L’erogazione dei contributi finanziari è stata subordinata al rispetto di alcuni criteri quantitativi e alla valutazione dei progressi compiuti. Il programma di assistenza finanziaria doveva concludersi a febbraio 2015.
Dopo serrati negoziati con gli Stati membri dell’Eurozona, il Governo greco in carica dopo le elezioni del 25 gennaio 2015, ha ottenuto, il 27 febbraio 2015, una proroga di quattro mesi del programma di assistenza, a fronte dell’impegno di presentare un elenco completo di riforme, da concordare in stretto coordinamento con la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale.
Il negoziato in sede di Eurogruppo si è basato sulla proposta presentata dal Governo greco e sulle relative controproposte avanzate dai creditori.
Il Governo greco ha proposto l’obiettivo dell'1% di avanzo primario per il 2015 e del 2% per il 2016, che comporterebbe manovre pari all’1,5% del PIL nel 2015 e al 2,8% nel 2016.
I creditori hanno chiesto un avanzo primario dell’1%, 2%, 3% e 3,5% rispettivamente per gli anni 2015, 2016, 2017 e 2018.
La Grecia spende circa il 17,5% del PIL per le pensioni, di cui solo il 57% risulterebbe coperto dal versamento dei contributi previdenziali; la restante parte graverebbe sulle fiscalità generale.
Il Governo greco ha proposto l’avvio di un graduale processo di limitazione dei pensionamenti anticipati a partire dal 2016, con l'intento di eliminarle del tutto entro il 2025 (portando l’età di pensionamento a 67 anni, a 62 per chi ha 40 anni di contributi), senza peraltro incidere sulle cosiddette categorie speciali (addetti ai lavori pesanti o disabili). Complessivamente, le misure sul sistema pensionistico dovrebbero essere pari, nel biennio, a 1,8 miliardi di euro (0,37% del PIL per il 2015 e 1,05% per il 2016).
In particolare, la proposta del Governo greco prevede:
- le restrizioni ai pensionamenti anticipati (60 milioni di euro nel 2015 e 300 milioni di euro nel 2016);
- l'aumento dei contributi pensionistici del 3,9% (350 milioni di euro nel 2015 e 800 milioni di euro nel 2016);
- l’aumento dei contributi per le pensioni integrative dal 3% al 3,5% (120 milioni di euro nel 2015 e 250 milioni di euro nel 2016);
- l’incremento dei contributi per l'assistenza sanitaria dei pensionati, dal 4% al 5% per le pensioni principali (135 milioni di euro nel 2015 e 270 milioni di euro nel 2015) e dallo 0% al 5% per le pensioni integrative (240 milioni di euro nel 2016).
I creditori propongono di introdurre da subito (1° luglio 2015) forti disincentivi al pensionamento anticipato, elevando progressivamente l’età pensionabile a 67 anni (o 62 e 40 anni di contributi) entro il 2022. Inoltre, i contributi per l'assistenza sanitaria dei pensionati dovrebbero essere portati al 6%.
Nella lettera inviata il 30 giugno dal primo ministro Tsipras si dichiara la disponibilità ad attuare immediatamente la riforma delle pensioni, con alcune limitate clausole transitorie.
Il Governo greco propone un sistema articolato su tre aliquote (23%, 13% e il 6%), che dovrebbe generare 680 milioni di euro di nuove entrate (lo 0,38% del PIL) nel 2015 e un ulteriore miliardo e 360 milioni (0,74% del PIL) nel 2016. L’aliquota ridotta (13%) verrebbe applicata su prodotti alimentari, alberghi e forniture di acqua ed energia elettrica. L’aliquota ridottissima (6%) verrebbe applica su libri, medicinali e teatri.
I creditori accettano la tripartizione ma chiedono una revisione delle aliquote a fine 2016 (per verificare gli effetti sul gettito), nonché la cancellazione dello sconto IVA del 30% a vantaggio delle isole.
Il Governo greco propone di imporre alle imprese con profitti superiori ai 500 milioni di euro una tassa speciale del 12%, che dovrebbe produrre 945 milioni di euro nel 2015 e 405 milioni nel 2016. Inoltre, a partire dal 2016 l'imposta sulle società passerebbe dal 26% al 29%, generando 410 milioni, mentre l'aumento del contributo di solidarietà a carico delle imprese dovrebbe produrre 220 milioni nel 2015 e 250 milioni nel 2016.
I creditori criticano la retroattività dell’imposta speciale del 12% e il fatto che possa essere annoverata tra le riforme strutturali (e quindi permanenti) richieste. Inoltre, chiedono l’anticipo del 100% dei pagamenti delle imposte sui profitti dichiarati di aziende e imprese individuali (al momento l’anticipo è dell’80%). Propongono altresì di eliminare i sussidi sulla benzina per gli agricoltori.
Il Governo greco propone tagli al settore della difesa (200 milioni nel 2016 e, in base alla lettera inviata dal Primo ministro Tsipras il 30 giugno 2015, 400 milioni nel 2017), imposte sulla pubblicità televisiva (100 milioni nel 2015 e 2016), aumento della tassa sul lusso e sugli yacht privati (47 milioni nel 2015 e 2016), nuove imposte su videolotterie e gioco d'azzardo elettronico (35 milioni nel 2015 e 225 milioni nel 2016) e la tassazione delle licenze di telefonia mobile (per le reti 4G e 5G) che dovrebbe generare 350 milioni nel 2016.
I creditori chiedono tagli alla difesa per 400 milioni di euro.
Va altresì segnalato che, contrariamente a quanto richiesto dai creditori, il Governo greco intende ripristinare il sistema di contrattazione collettiva e portare a termine i processi di privatizzazione solo a cifre ragionevoli.
In occasione della riunione dell’Eurogruppo del 26 giugno 2015, il Governo greco ha respinto le proposte avanzate da parte delle istituzioni (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) relative alle riforme da adottare come precondizione per sbloccare il sostegno finanziario previsto dal piano di assistenza vigente (vedi infra).
Il Governo greco ha contestualmente deciso di indire su tali proposte un referendum popolare, che si terrà domenica 5 luglio. Ai cittadini greci si richiede di pronunciarsi se deve essere accettato il progetto di accordo presentato dalla Commissione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale all’Eurogruppo del 25 giugno 2015. |
In una dichiarazione rilasciata dopo la prima parte della riunione, 18 membri dell'Eurogruppo (tutti, esclusa la Grecia) hanno espresso rammarico per il rifiuto unilaterale opposto dalle autorità greche, ed hanno ribadito che intendono fare uso di tutti gli strumenti a disposizione per preservare l'integrità e la stabilità della zona euro, complementari alle azioni che la Banca centrale europea intenderà prendere.
A tale riguardo, si segnala che il 28 giugno il Consiglio direttivo della BCE, in seguito alla decisione delle autorità greche di indire un referendum e al non prolungamento del programma di aggiustamento dell’UE per la Grecia, ha deciso di mantenere invariato fino a mercoledì 1° luglio (allorché il Consiglio si dovrebbe riunire di nuovo) il livello massimo stabilito per l’erogazione di liquidità di emergenza (Emergency liquidity assistance, ELA) alle banche greche, pari a 89 miliardi di euro.
E’ opportuno rilevare che, secondo fonti ufficiose, i fondi dell'ELA sarebbero di fatto già esauriti, in relazione ai massicci deflussi di depositi seguiti all'annuncio del referendum, che hanno indotto le autorità di Atene alla chiusura degli istituti di credito fino al 6 luglio (il giorno dopo il referendum) e all’introduzione di limiti per i prelievi via bancomat (massimo 60 euro al giorno). Si calcola che negli ultimi 7 mesi sarebbero stati ritirati dalle banche greche circa 45 miliardi di euro.
Il 30 giugno 2015 il Primo ministro greco, Alexis Tsipras, ha inviato una lettera al presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, e al Presidente del Board dei governatori del Meccanismo europeo di stabilizzazione (European stability mechanism, ESM) con la quale richiede, in base agli artt. 12[1] e 16[2] del Trattato istitutivo dell’ESM, di stipulare un accordo di due anni con il medesimo Fondo, per far fronte ai pagamenti del debito estero e interno.
Più specificamente, secondo una tabella allegata alla lettera, il Governo greco richiede una linea di credito di 29 miliardi, necessari per coprire il debito di 12,3 miliardi nel 2015, 7,1 nel 2016, e 9,6 nel 2017. Nel contempo, il Governo greco chiede una ristrutturazione del debito, al fine di renderlo sostenibile nel lungo termine.
Entro la fine dei due anni la Grecia ritiene di poter creare le condizioni per tornare ad avere accesso al mercato internazionale dei capitali e far fronte alle proprie esigenze di finanziamento.
Fino al momento in cui l’accordo entrerebbe in vigore, il Governo greco chiede di estendere il programma attuale di assistenza finanziaria; nella valutazione del Governo greco, si tratterebbe di un breve periodo di tempo, al fine di evitare un default tecnico.
Al riguardo, si ricorda che il 30 giugno, a mezzanotte, è scaduto il pagamento al Fondo monetario internazionale di una rata pari a 1,6 miliardi di euro. Tale inadempienza, tuttavia, non comporta automaticamente il default, bensì una situazione di ritardo da parte del debitore che, in base alle prassi, non dovrebbe essere dichiarata prima di 30 giorni. Il Portavoce del FMI, Gerry Rice, in una nota successiva alla scadenza del pagamento, ha precisato che il “Fondo ha ricevuto da Atene una richiesta di un prolungamento dei tempi per la restituzione delle somme dovute e che il Consiglio del FMI valuterà la richiesta, ma che la Grecia non potrà ricevere nuovi finanziamenti fino a che non avrà pagato gli arretrati”.
Il Ministero dell’economia e delle finanze italiano ha ufficialmente comunicato che “l'esposizione dell'Italia nei confronti della Grecia è pari a 35,9 miliardi di euro. Un'eventuale evoluzione negativa della crisi potrebbe avere conseguenze su altri soggetti finanziari ai quali l'Italia partecipa (i citati fondi di stabilizzazione dell’eurozona) ma la quantificazione dell'impatto diretto sull'Italia di una tale evoluzione non è praticabile con le informazioni attualmente disponibili ed anche negli scenari meno favorevoli è dubbio che vi siano effetti diretti.” La Germania sarebbe esposta per circa 52 miliardi, la Francia per 43 miliardi e la Spagna per 25 miliardi.
Si segnala che ciascuno Stato membro dell'Eurozona contribuisce all'EFSF in base alla quota di sottoscrizione del capitale della BCE, modificata secondo una chiave di conversione fissata dall'accordo istitutivo dell'EFSF. In particolare, di seguito si riportano le quote di Germania, Francia e Italia:
Paese |
Quota capitale BCE |
Chiave di conversione |
Chiave di conversione emendata |
Germania |
18,9% |
27,06% |
29,07% |
Francia |
14,22% |
20,31% |
21,83% |
Italia |
12,49% |
17,86% |
19,18% |
XVII legislatura – Documentazione per le Commissioni – Attività dell’UE, n. 24, 1° luglio 2015
Il bollettino è stato curato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (' 06 6760.2145 - * cdrue@camera.it)
[1] L’art. 12 stabilisce che, ove dispensabile per salvaguardare la stabilità finanziaria della zona euro nel suo complesso e dei suoi Stati membri, il MES può fornire a un proprio membro un sostegno alla stabilità, sulla base di condizioni rigorose commisurate allo strumento di assistenza finanziaria scelto. Tali condizioni possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite.
[2] L’art. 16 prevede che le condizioni associate ai prestiti del MES sono contenute in un programma di aggiustamento macroeconomico precisato in dettaglio nel protocollo d’intesa.