Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Riunione della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo (AFET) Bruxelles, 8 novembre 2016
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari    Numero: 72
Data: 07/11/2016
Descrittori:
PARLAMENTO EUROPEO   POLITICA ESTERA
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Documentazione per le Commissioni

riunioni interparlamentari

 

 

 

Riunione della Commissione Affari esteri del Parlamento europeo (AFET)

Bruxelles, 8 novembre 2016

 

 

 

 

Senato della Repubblica

Servizio Studi                  Dossier europei

n. 39

Camera dei deputati

Ufficio Rapporti con l’Unione europea

n. 72

 


 

 

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Dossier n. 72

 

 

 

 

 

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INDICE

Ordine del giorno

Schede di lettura  1

La nuova Strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’UE  3

Il processo di attuazione della nuova Strategia globale  4

La nuova strategia globale  5

Recenti iniziative per il rilancio della cooperazione europea nel settore della difesa  17

Le priorità per la sicurezza e difesa della nuova Strategia globale  18

Verso un Piano di azione per la difesa e la sicurezza  20

Iniziative della Commissione europea  22

I contributi di alcuni Governi degli Stati membri 24

Il contributo del Governo Italiano   26

Appendice: Statistiche su spesa per la difesa  32

Attività della Commissione affari esteri del Parlamento europeo sulle prospettive della politica estera e di sicurezza comune  33

Bosnia e Unione europea  39

I programmi di politica estera dei due candidati alla presidenza degli Stati Uniti   45

L'Ucraina e l'Unione europea: ultimi sviluppi 49

 


 


Schede di lettura




La nuova Strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’UE

L’Alta Rappresentante, Federica Mogherini, ha presentato al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2016 la nuova strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’UE.

La nuova strategia aggiorna e sostituisce, alla luce del mutato contesto globale, la strategia europea in materia di sicurezza approvata dal Consiglio europeo nel dicembre 2003.

La nuova Strategia globale si concentra in particolare su:

·        l’interconnessione tra sicurezza interna ed esterna dell’UE e il rafforzamento della coerenza tra la dimensione esterna e quella interna delle politiche dell’UE, con particolare riferimento agli ambiti dello sviluppo sostenibile, della migrazione, della lotta al terrorismo, della cibersicurezza e della sicurezza energetica;

·        il rafforzamento della resilienza delle democrazie, degli Stati e delle società, ossia della loro capacità di resistenza e riforma in relazione a crisi interne ed esterne, con particolare riferimento agli Stati posti in prossimità dei confini orientali e meridionali dell’UE;

·        un approccio integrato alle situazioni di conflitto, sviluppando la capacità dell’UE di intervenire tempestivamente in tutte le fasi del ciclo di un conflitto ed ai diversi livelli di governance locale, nazionale, regionale e globale e di promuovere una pace sostenibile mediante accordi globali sulla base di partenariati regionali e internazionali;

·        il rilancio della politica estera e di sicurezza dell’UE che, pur riconoscendo il ruolo della NATO per la difesa collettiva, deve dotarsi di capacità sia per contribuire all’Alleanza atlantica sia per agire autonomamente se e quando necessario in particolare attraverso: una maggiore cooperazione e pianificazione tra gli Stati membri nel settore della difesa, anche facendo ricorso alla cooperazione rafforzata tra gruppi di Stati membri; lo sviluppo di maggiori capacità di risposta rapida alle situazioni di crisi; maggiori investimenti nella sicurezza e difesa, anche nel settore della ricerca; la creazione di una forte industria europea della difesa;

·        la promozione di ordini regionali cooperativi, attraverso partenariati regionali ed internazionali e lo sviluppo di una governance globale basata sul diritto internazionale, la tutela e promozione dei diritti umani ed uno sviluppo sostenibile.

Il processo di attuazione della nuova Strategia globale

L’Alta Rappresentante, Federica Mogherini, ha presentato al Consiglio affari esteri dell’UE del 17 ottobre 2016 una roadmap per l’attuazione della Strategia globale che individua cinque aree prioritarie per il periodo 2016-2017:

1.  rafforzare la resilienza nei paesi vicini dell'UE e nelle regioni circostanti e definire un approccio integrato ai conflitti e alle crisi internazionali;

2.  sicurezza e difesa. In particolare l’Alta Rappresentante intende presentare un piano di attuazione su sicurezza e difesa che dovrebbe essere esaminato prima dal Consiglio "Affari esteri" del prossimo 14 novembre e successivamente ricevere l’avallo politico in occasione del Consiglio europeo dell’15 e 16 dicembre 2016. Elementi chiave del piano di attuazione saranno: a) la definizione del livello di capacità civili e militari necessarie al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza dell’UE; b) lo sviluppo di tali capacità, anche attraverso un centro unificato per la pianificazione e la gestioni di missioni e operazioni (una sorta di Quartier generale da istituire a Bruxelles); c) la previsione di strumenti finanziari idonei a sostenere tali sforzi (su tale profilo si rimanda per approfondimenti alla scheda “Recenti iniziative per il rilancio della cooperazione europea nel settore della difesa”);

3.  rafforzare la coerenza tra le politiche interne e le politiche esterne dell’UE;

4.  aggiornare le strategie regionali o tematiche dell’UE;

5.  rafforzare le azioni di diplomazia pubblica dell’UE.

 

Il Consiglio affari esteri dell’UE del 17 ottobre 2016 ha adottato delle conclusioni sulla Strategia globale nelle quali si concorda sulle aree prioritarie di intervento proposte dall’Alta Rappresentante e in particolare:

·       sottolinea l’importanza del coinvolgimento degli Stati membri durante l'intero processo della attuazione della Strategia globale;

·       per quanto riguarda la coerenza tra politiche interne ed esterne dell’UE indica la necessità di concentrarsi su migrazione, lotta al terrorismo e contrasto delle minacce ibride;

·       in tema di sicurezza e difesa sottolinea l’importanza dei lavori della Commissione europea per la presentazione di un piano per rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea. Dovrebbero inoltre essere portati avanti rapidamente e in maniera complementare i lavori sull'attuazione della dichiarazione congiunta firmata a Varsavia dai leader delle istituzioni dell'UE e della NATO;

·       per quanto riguarda la revisione e aggiornamento di talune strategie esistenti dell’UE, verranno valutate azioni relativamente alla diplomazia del clima, diplomazia energetica, diplomazia economica e diplomazia culturale.

La nuova strategia globale

Aree di azione

Di seguito si sintetizzano le priorità della Strategia globale secondo le differenti aree di azione.

Sicurezza e difesa

(Su tale profilo si rimanda per approfondimenti alla scheda “Recenti iniziative per il rilancio della cooperazione europea nel settore della difesa”).

Lotta al terrorismo

TerrorismoSono essenziali maggiori investimenti e solidarietà in materia di antiterrorismo. A tal fine occorre incoraggiare una maggiore condivisione di informazioni e una più intensa cooperazione in materia di intelligence tra Stati membri e agenzie dell'UE.

In ordine all'antiterrorismo gli Stati membri devono attuare la legislazione in materia di esplosivi, armi da fuoco e codici di prenotazione (PNR), nonché investire nelle capacità di individuazione e nel rintracciamento transfrontaliero delle armi.

L’UE si adopererà per combattere la radicalizzazione, ampliando i partenariati con la società civile, gli attori sociali, il settore privato e le vittime del terrorismo, nonché mediante il dialogo interculturale e interreligioso.

A tale proposito si ricorda che dopo aver presentato la comunicazione “Attuare l'Agenda europea sulla sicurezza per combattere il terrorismo e preparare il terreno per l'Unione della sicurezza” (COM(2016)230), la Commissione europea, il 14 giugno 2016, ha presentato la comunicazione “Sostenere la prevenzione della radicalizzazione che porta all'estremismo violento” (COM(2016)379), che definisce sette aree specifiche di intervento: 1) contrastare la propaganda terroristica e gli incitamenti all'odio illegali online; 2) affrontare il problema della radicalizzazione nelle carceri; 3) promuovere un'istruzione inclusiva e i valori comuni dell'UE; 4) promuovere una società inclusiva, aperta e resiliente e interagire con i giovani; 5) rafforzare la collaborazione internazionale aiutando i paesi terzi che si confrontano con sfide analoghe nella lotta alla radicalizzazione attraverso strategie di enforcement e approcci rispettosi dei diritti umani; 6) sostenere la ricerca, la raccolta di informazioni, il monitoraggio e le reti; 7) prestare attenzione alla dimensione securitaria con misure di contrasto immediate e a lungo termine, come i divieti di viaggiare verso paesi terzi a fini terroristici.

Cibersicurezza

CibersicurezzaL'UE intende rivolgere maggiore attenzione alla cibersicurezza, dotandosi dei mezzi necessari per tutelarsi contro le minacce informatiche, mantenendo nel contempo un ciberspazio aperto, libero e sicuro.

Ciò comporterà il potenziamento delle capacità tecnologiche volte ad attenuare le minacce e della resilienza delle infrastrutture, delle reti e la promozione di sistemi innovativi di tecnologia dell'informazione e della comunicazione (TIC) che garantiscano a un tempo la disponibilità e l'integrità dei dati e la sicurezza all'interno dello spazio digitale europeo.

Le questioni riguardanti la cibersicurezza devono permeare tutti i settori politici e, in tale ambito, saranno necessari il rafforzamento della cooperazione con gli Stati Uniti e la NATO e lo sviluppo di partenariati pubblico-privato.

Sicurezza energetica

Sicurezza energeticaIn linea con gli obiettivi dell'Unione dell'energia, l'UE punterà a diversificare le sue fonti energetiche, le sue rotte e i suoi fornitori, in particolare nel settore del gas, nonché a promuovere gli standard di sicurezza nucleare più elevati nei paesi terzi.

Dovranno essere rafforzate le relazioni con paesi produttori di energia e di transito affidabili sostenendo inoltre la creazione di infrastrutture che consentano a fonti diversificate di raggiungere i mercati europei.

Gli accordi vincolanti in materia di infrastrutture con i paesi terzi - suscettibili di avere effetti diversificati sulla sicurezza dell'approvvigionamento all'interno dell'Unione o ostacolare il funzionamento del mercato interno dell'energia - devono essere trasparenti e tutte le nuove infrastrutture devono essere pienamente conformi alla normativa UE.

Sul piano interno, l'UE si adopererà per un mercato interno dell'energia pienamente funzionante, si concentrerà sull'energia sostenibile e sull'efficienza energetica e svilupperà in maniera coerente infrastrutture a flusso invertito, di interconnessione e di stoccaggio di gas naturale liquefatto (GNL).

Politica di allargamento

AllargamentoLa politica di allargamento dell’UE dovrà essere credibile e basata su una rigorosa ed equa condizionalità.

In tale ambito, le sfide della migrazione, della sicurezza energetica, del terrorismo e della criminalità organizzata sono condivise tra l'UE, i Balcani occidentali e la Turchia.

La sfida strategica per l'UE è quella di promuovere le riforme politiche, lo Stato di diritto, la convergenza economica e relazioni di buon vicinato nei Balcani occidentali e in Turchia e nel contempo perseguire coerentemente la cooperazione in diversi settori.

Il Presidente della Commissione europea Juncker, ad inizio del suo mandato, ha comunque indicato di escludere la possibilità di nuove adesioni all’UE nel breve e nel medio periodo. Tra i paesi dei Balcani occidentali, l’unico che ha già aderito all’UE è la Croazia dal 1° luglio 2013. I paesi della regione dei Balcani che hanno al momento lo status di paese candidato sono: ex Repubblica iugoslava di Macedonia (dal dicembre 2005, i negoziati di adesione non sono ancora stati avviati); Montenegro (dal dicembre 2010, i negoziati di adesione sono stati avviati dal giugno 2012); Serbia (da marzo 2012, i negoziati di adesione sono stati avviati dal gennaio 2014);Albania (da giugno 2014, i negoziati di adesione non sono ancora stati avviati). Bosnia Erzegovina e Kosovo sono ancora qualificati come “potenziali candidati”.

Politica di vicinato

VicinatoL’UE si impegna nell’ambito della politica europea di vicinato (PEV) a sostenere dei paesi del partenariato orientale e del Mediterraneo meridionale nell'attuazione degli accordi di associazione, compresi gli accordi di libero scambio (ALS) globali e approfonditi.

Verranno, inoltre, valutate nuove modalità per approfondire ulteriormente i partenariati su misura come: la creazione di uno spazio economico con i paesi che attuano ALS globali; l'ampliamento delle reti transeuropee e della comunità dell'energia; lo sviluppo delle connessioni fisiche e digitali.

Saranno inoltre potenziati i collegamenti a livello della società civile attraverso una maggiore mobilità, scambi culturali e educativi, la cooperazione nel settore della ricerca e attraverso le piattaforme della società civile.

Resilienza nelle regioni circostanti

Regioni circostantiL'UE perseguirà un approccio poliedrico alla resilienza nelle regioni che la circondano, oltre quelle interessate dalla politica di allargamento o vicinato, attraverso politiche calibrate a sostegno di una governance inclusiva e responsabile, essenziale per la lotta contro il terrorismo, la corruzione e la criminalità organizzata e per la tutela dei diritti umani.

In tali regioni l'UE adotterà un approccio integrato alle politiche umanitarie, di sviluppo, migratorie, commerciali, di investimento, infrastrutturali, sanitarie, dell’istruzione e della ricerca, e migliorerà la coerenza orizzontale tra l'UE e i suoi Stati membri.

La resilienza della società sarà rafforzata intensificando le relazioni con la società civile. L'UE cercherà, inoltre, di migliorare la resilienza energetica e ambientale.

Politica migratoria

MigrazioneUno dei punti centrali dell’azione dell’UE volta a sostenere la resilienza riguarderà i paesi di origine e di transito dei migranti e dei rifugiati.

L’UE intende potenziare in misura considerevole gli sforzi umanitari in tali paesi, concentrandosi sull'istruzione, le donne e i minori. Dovranno essere sviluppati - insieme ai paesi di origine e di transito - approcci comuni e su misura alla migrazione che coprano sviluppo, diplomazia, mobilità, migrazione legale, gestione delle frontiere, riammissione e rimpatrio.

Insieme ai paesi di origine dovranno essere affrontate le cause profonde degli spostamenti forzati e combattuta la criminalità transfrontaliera.

Dovranno essere migliorate le capacità dei paesi di transito in materia di accoglienza e asilo dei migranti, promuovendo l'istruzione, la formazione professionale e le possibilità di sussistenza dei migranti.

I flussi irregolari dovranno essere interrotti rendendo più efficaci i rimpatri e garantendo i canali di migrazione legali e circolari esistenti.

Si dovrà lavorare per un sistema europeo comune di asilo più efficace, che tuteli il diritto di chiedere asilo garantendo l'arrivo sicuro, regolamentato e legale di rifugiati che cercano protezione internazionale nell'UE.

Al tempo stesso, la cooperazione con i partner internazionali dovrà garantire responsabilità e solidarietà globali condivise. A tal fine verranno istituiti partenariati più efficaci in materia di gestione della migrazione con le agenzie dell'ONU, gli attori emergenti, le organizzazioni regionali, la società civile e le comunità locali.

Occorrerà, infine, superare la frammentazione delle politiche che riguardano la migrazione. La questione della migrazione dovrà entrare sia nelle diverse politiche e strumenti esterni, da diplomazia e PSDC a sviluppo e clima, sia nelle politiche interne concernenti gestione delle frontiere, sicurezza interna, asilo, occupazione, cultura e istruzione.

Politica di sviluppo

Politica di sviluppoLa politica di sviluppo dell’UE deve diventare più flessibile e maggiormente allineata con le priorità strategiche. Si ribadisce l’impegno collettivo a raggiungere l'obiettivo dello 0,7% dell'APS/RNL (rapporto tra gli aiuti pubblici allo sviluppo e Reddito nazionale lordo). Gli strumenti finanziari della politica di sviluppo dovrebbero essere resi più flessibili nell’ambito della programmazione pluriennale e in particolare dovrebbe essere resa più flessibile la disponibilità di somme limitate per attività in loco, segnatamente per la prevenzione dei conflitti e il sostegno alla società civile. Parallelamente, occorre anche considerare la possibilità di ridurre il numero di strumenti, così da rafforzare la coerenza e flessibilità dell’UE, aumentando al contempo l'importo complessivo destinato allo sviluppo.

Coordinamento dell’azione diplomatica esterna

Strumenti dell’azione diplomatica esternaL'UE si impegna a rafforzare il Servizio per l’azione esterna dell’UE (SEAE) e ad assicurare un migliore coordinamento a livello di istituzioni e di Stati membri.

La rete delle delegazioni dell’UE nel mondo dovrà essere rafforzata, dotandole delle competenze necessarie e valorizzando l'esperienza acquisita nella regione.

Occorrerà migliorare il sistema di allerta rapida di prevenzione dei conflitti dell'UE attraverso una maggiore condivisione delle informazioni e una comunicazione, un'analisi e una pianificazione della risposta congiunte tra le ambasciate degli Stati membri, le delegazioni dell'UE, i servizi della Commissione, i rappresentanti speciali dell'UE e le missioni in ambito PSDC.

Ordini regionali

Russia

RussiaLa gestione delle relazioni con la Russia rappresenta per l’UE una sfida strategica. Un approccio coerente e unitario deve restare il fondamento della politica dell'UE nei confronti della Russia. Modifiche sostanziali nelle relazioni fra l'UE e la Russia presuppongono il pieno rispetto del diritto internazionale e dei principi su cui si basa l'ordine di sicurezza europeo. L’UE non riconoscerà l'annessione illegale della Crimea da parte della Russia, né accetterà la destabilizzazione dell'Ucraina orientale. L’UE si impegna a rafforzare la resilienza dei paesi del vicinato orientale e sostenere il loro diritto a determinare liberamente il proprio approccio all'UE.

Al tempo stesso, l'UE e la Russia sono interdipendenti. È quindi necessario dialogare con la Russia per esaminare i punti di disaccordo e collaborare se e quando convergano i rispettivi interessi. Oltre che su temi di politica estera, si potrebbe avviare un dialogo selettivo su alcune questioni quali il clima, l'Artico, la sicurezza marittima, l'istruzione, la ricerca e la cooperazione transfrontaliera. Il dialogo dovrebbe riguardare anche legami più profondi a livello delle società mediante la facilitazione dei viaggi per gli studenti, la società civile e il mondo degli affari.

Mediterraneo, Medio Oriente e Africa

L'UE seguirà cinque linee d'azione:

1.   Maghreb e in Medio Orientenel Maghreb e in Medio Oriente sosterrà la cooperazione funzionale multilaterale, in particolare su questioni quali la sicurezza delle frontiere, i traffici illegali, l'antiterrorismo, la non proliferazione, la disponibilità di risorse idriche e alimentari, l'energia e il clima, le infrastrutture e la gestione delle catastrofi.

Verrà promosso il negoziato riguardo ai conflitti regionali in Siria e in Libia. Per quanto concerne il conflitto israelo-palestinese, l'UE opererà a stretto contatto con il Quartetto (ONU,UE, Russia e Stati uniti), la Lega araba e tutti i soggetti principali per mantenere la prospettiva di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati in base alle linee di confine del 1967 con scambi di territori equivalenti;

2.   Turchiaapprofondirà la cooperazione settoriale con la Turchia, sforzandosi nel contempo di agganciare la democrazia del paese ai suoi criteri di adesione, tra i quali la normalizzazione delle relazioni con Cipro. L'UE proseguirà il processo di adesione, attenendosi a criteri di condizionalità rigorosi ed equi, e impegnandosi in un processo di dialogo sulla lotta al terrorismo, sulla sicurezza regionale e sui rifugiati. Altri settori di dialogo con la Turchia riguarderanno un'unione doganale moderna, la liberalizzazione dei visti, l'istruzione, l'energia e i trasporti;

3.   Paesi del golfo e Iranperseguirà un dialogo equilibrato con i paesi del Golfo, continuando a collaborare con il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) come con i singoli paesi della regione. Sulla base dell'accordo sul nucleare iraniano e sulla sua attuazione, l'UE svilupperà gradualmente il dialogo con l'Iran in settori quali commercio, ricerca, ambiente, energia, lotta ai traffici illegali, migrazione e scambi sociali. Approfondirà il dialogo con l'Iran e i paesi del CCG in tema di conflitti regionali, diritti umani e antiterrorismo, cercando di impedire l'effetto di contagio delle crisi in corso;

4.   Nord africa, Africa subsahariana Corno d’Africa e Medio Orienteappoggerà la cooperazione tra il Nord Africa e l'Africa subsahariana, nonché tra il Corno d'Africa e il Medio Oriente alla luce delle loro crescenti interconnessioni e allo scopo di far fronte alle sfide condivise in materia di sicurezza e di sfruttare le opportunità economiche. Dovranno essere affrontate più sistematicamente le dinamiche transfrontaliere nell'Africa settentrionale e occidentale, il Sahel e le regioni del lago Ciad anche grazie a legami più stretti con l'Unione africana, la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS) e i paesi del G5 Sahel (Mauritanie, Mali, Burkina Faso, Niger et Tchad);

5.   Africainvestirà nella pace e nello sviluppo dell'Africa, intensificando la cooperazione per la crescita e l'occupazione in Africa e promuovendo un salto di qualità degli investimenti europei in Africa, anche attraverso accordi di partenariato economico.

L’UE continuerà a sostenere gli sforzi a favore della pace e della sicurezza in Africa, assistendo le organizzazioni africane nella loro opera di prevenzione dei conflitti, di lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, di gestione della migrazione e delle frontiere, attraverso la diplomazia, la politica di sicurezza e di difesa comune e lo sviluppo, come pure tramite fondi fiduciari a difesa delle strategie regionali.

Relazioni transatlantiche

Relazioni transatlanticheLe priorità dell’UE nelle relazioni transatlantiche saranno:

·       l’approfondimento del partenariato con la NATO attraverso lo sviluppo coordinato della capacità di difesa, esercitazioni parallele e sincronizzate;

·       un'agenda commerciale ambiziosa e regolamentata nell’ambito dei negoziati con gli Stati Uniti, per un partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) e dell'accordo economico e commerciale globale (CETA) con il Canada;

Si ricorda che i negoziati per il TTIP sono sostanzialmente sospesi, anche in vista dello svolgimento delle elezioni presidenziali negli Stati uniti. L’accordo CETA, invece, è stato firmato lo scorso 30 ottobre, dopo aver superato l’opposizione del Parlamento belga della regione Vallone che impediva la firma dell’accorda da parte del Belgio. In attesa della ratifica dell’accordo da parte di tutti gli Stati membri (l’accordo è stato infatti ritenuto misto dalla Commissione europea), l’accordo, dopo l’approvazione da parte del Parlamento europeo, entrerà provvisoriamente in vigore per le parti relative a materia sottoposte a competenza esclusiva dell’UE.

·       la cooperazione con gli USA - che nell’ambito dell’Agenda sulla sicurezza resta il partner principale dell’UE - e il Canada sulla gestione delle crisi, l'antiterrorismo, la cibersicurezza, la migrazione e l'azione per l'energia e il clima;

·       partenariati più forti con l'America latina e i Caraibi. L’UE cercherà di giungere a un accordo di libero scambio con il Mercosur, svilupperà le relazioni con Cuba e investirà in rapporti socio-economici più profondi con i paesi dell'America latina e dei Caraibi attraverso agevolazioni in materia di visti, scambi di studenti, gemellaggi, cooperazione nella ricerca e progetti tecnici.

Asia

AsiaL'UE avvierà un dialogo con la Cina sulla base del rispetto dello stato di diritto, a livello sia interno che internazionale. L'UE approfondirà inoltre gli scambi e gli investimenti con la Cina, cercando di ottenere parità di condizioni, un'adeguata tutela dei diritti di proprietà intellettuale, maggiore collaborazione sulla tecnologia di punta e un dialogo sulle riforme economiche, i diritti umani e l'azione per il clima.

In parallelo, l'UE approfondirà la sua diplomazia economica nella regione, adoperandosi per la conclusione di accordi di libero scambio con partner strategici, quali Giappone e India, nonché gli Stati membri dell'ASEAN, nella prospettiva di un possibile accordo UE-ASEAN.

L’UE intende contribuire maggiormente alla sicurezza asiatica, in particolare attraverso partenariati, anche sulla sicurezza, con il Giappone, la Repubblica di Corea, l'Indonesia e altri paesi. Continueranno a essere sostenuti i processi di sviluppo dello Stato e di riconciliazione in Afghanistan insieme con i suoi partner regionali e internazionali e verrà promossa la non proliferazione nella penisola coreana.

Nell'Asia orientale e sudorientale l’UE si impegna a difendere la libertà di navigazione, sostenere il rispetto del diritto internazionale, incluso il diritto del mare e le sue procedure arbitrali.

In Asia centrale e meridionale verrà approfondita la cooperazione nella lotta al terrorismo, ai traffici illegali e alla migrazione, rafforzando la connettività riguardo a trasporti, scambi ed energia.

Nelle regioni dell'Indo-Pacifico e dell'Asia orientale, l'UE promuoverà i diritti umani e appoggerà le transizioni democratiche.


 


 

Recenti iniziative per il rilancio della cooperazione europea nel settore della difesa

Negli scorsi mesi si è registrata una costante intensificazione del confronto politico sul tema del rafforzamento della cooperazione europea nel settore della difesa e della sicurezza.

Per un verso, si registra l’esplosione di crisi e di conflitti in prossimità dei confini esterni orientali e meridionali dell’Europa; la crisi Russo-Ucraina, il conflitto in Siria, che ha avuto un immediato impatto su paesi limitrofi, anche in termini flussi di rifugiati, la perdurante instabilità in Libia.

In questo scenario si colloca, in coerenza con un trend di lungo termine, che ha avuto inizio a partire dagli anni ’90 e che con la Presidenza Obama si è accentuato, il progressivo disimpegno da parte degli Stati Uniti nei confronti del continente europeo, a vantaggio di un ricollocamento delle priorità strategiche degli Stati uniti in tale ambito nel Pacifico.

Per altro verso, il ripetersi di gravi attentati terroristici in Europa hanno suscitato un diffuso stato di allerta per quanto riguarda la sicurezza e la conseguente richiesta di un maggior coordinamento a livello europeo.

Da ultimo, l’esito del risultato del referendum sull’uscita del Regno unito dall’UE, uno dei paesi che in passato aveva manifestato resistenze allo sviluppo di piene capacità dell’UE in termini di difesa e sicurezza che non fossero sotto l’ombrello della NATO, ha rilanciato alcune iniziative (promosse in particolare dalla Francia e dalla Germania) per rafforzare la cooperazione europea in materia di difesa.

La prospettiva di un rilancio della difesa europea allo stato appare l’unico “cantiere” di natura istituzionale che è possibile avviare a Trattati vigenti, sulla base di tutta una serie di disposizioni già vigenti e che non sono state ancora pienamente sfruttate.

Ambizione e autonomia strategicaIn questo contesto si colloca la nuova Strategia globale, presentata dall’Alta Rappresentante, Federica Mogherini, al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2016, la quale, pur riconoscendo il ruolo della NATO per la difesa collettiva, afferma che l’UE deve dotarsi di capacità ed autonomia strategica sia per contribuire all’Alleanza atlantica sia per agire autonomamente se e quando necessario

Si ricorda che il dibattito sul rilancio della cooperazione europea in materia di difesa ha preso le mosse dal Consiglio europeo del dicembre 2013, interamente dedicato ai temi della difesa, e dall'individuazione, in quella sede, di tre grandi obiettivi, o clusters, sui quali concentrare l'azione futura:

-       accrescere l'efficienza, la visibilità e l'impatto della PSDC;

-       favorire lo sviluppo di capacità comuni;

-       rafforzare l'industria europea della difesa.

Le priorità per la sicurezza e difesa della nuova Strategia globale

Ambizione e autonomia strategicaLa Strategia globale indica che l’UE deve dotarsi di capacità ed autonomia strategica in particolare attraverso le seguenti priorità:

·       utilizzare pienamente le disposizioni dei Trattati in merito alla cooperazione rafforzata tra gruppi di Stati membri in materia di difesa;

Si ricorda che il Trattato di Lisbona ha previsto forme di cooperazione rafforzata specifiche per il settore della difesa. Il Trattato sull’ UE (artt. 42, paragrafo 6 e 46), come modificato dal Trattato di Lisbona, prevede che gli Stati membri che rispondono ai criteri più elevati di capacità militari possono stabilire una cooperazione strutturata permanente nell’ambito dell’Unione. Per istituire una cooperazione strutturata permanente non è richiesta alcuna soglia minima di Stati membri e il Consiglio la autorizza a maggioranza qualificata;

·       Cooperazione e pianificazione nazionaliattrezzarsi per affrontare le sfide che presentano una dimensione sia interna che esterna, quali il terrorismo, le minacce ibride, la sicurezza informatica ed energetica, la criminalità organizzata e la gestione delle frontiere esterne;

·       migliorare la convergenza strategica tra gli Stati membri in termini di sviluppo e il mantenimento delle capacità di difesa, con l’obiettivo di una più stretta cooperazione nelle politiche di investimento e dell’ottimizzazione dell'uso delle risorse nazionali, da conseguire attraverso la sincronizzazione graduale e il reciproco adeguamento dei cicli di pianificazione della difesa nazionale. Un processo di riesame coordinato annuale a livello di UE per discutere dei piani di spesa militare degli Stati membri potrebbe instillare maggiore coerenza nella pianificazione della difesa e nello sviluppo di capacità. Tale processo deve avvenire coerentemente con il processo di pianificazione della difesa della NATO;

·       Spesa per la difesagli Stati membri devono destinare una quota sufficiente di spesa alla difesa, usare le risorse nel modo più efficiente e soddisfare l'impegno collettivo di destinare all'approvvigionamento di materiali e alla ricerca tecnologia almeno il 20% degli stanziamenti complessivi per la difesa;

·       Capacità di risposta rapida
e Battlegroups
Interoperabilità e convergenzale capacità dovrebbero essere sviluppate all'insegna della massima interoperabilità e convergenza e, se possibile, essere messe a disposizione per sostenere l'UE, la NATO, le Nazioni Unite e altre iniziative multinazionali. Una strategia settoriale, da sottoporre all'approvazione del Consiglio, dovrebbe specificare ulteriormente il livello civile-militare dell'impegno, dei compiti, dei requisiti e delle priorità in termini di capacità;

·       Intelligence, sorveglianza e ricognizionerafforzare la capacità di risposta rapida in ambito PSDC. A tal fine gli Stati membri devono potenziare la schierabilità e l'interoperabilità delle rispettive forze mediante attività di formazione ed esercitazioni. Occorre eliminare gli ostacoli procedurali, finanziari e politici che impediscono lo schieramento dei gruppi tattici (Battlegroups), si frappongono alla costituzione della forza e riducono l'efficacia delle operazioni militari PSDC. Occorre, inoltre, potenziare ulteriormente le missioni civili incoraggiando la costituzione della forza, accelerando lo schieramento e fornendo la formazione adeguata sulla base di programmi validi in tutta l'UE.

·       gli Stati membri devono migliorare la capacita di monitoraggio e controllo con implicazioni in termini di sicurezza. Ne consegue la necessità di investire in intelligence, sorveglianza e ricognizione (compresi i sistemi aerei a pilotaggio remoto), comunicazioni satellitari, accesso autonomo allo spazio e osservazione terrestre permanente;

·       Sicurezza digitaleFinanziamento della ricerca nella difesaoccorre poi investire nelle capacità digitali per rendere sicuri i dati, le reti e le infrastrutture critiche nello spazio digitale europeo;

·       Industria europea della difesail finanziamento dell'UE in ricerca e tecnologia della difesa, dovrebbe condurre alla definizione di un vero e proprio programma nel prossimo ciclo di bilancio pluriennale 2021-2027;

·       promuovere l’industria europea della difesa attraverso un mercato interno equo, funzionante e trasparente, approvvigionamenti sicuri e un dialogo strutturato con le industrie del settore della difesa e il coinvolgimento delle piccole e media imprese.

Verso un Piano di azione per la difesa e la sicurezza

Il Vertice informale dei Capi di Stato e di governo di Bratislava del 16 settembre 2016

Il Vertice informale dei 27 Capi di Stato e di Governo (ad esclusione del Regno unito) che si è svolto a Bratislava il 16 settembre 2016 ha approvato una dichiarazione sul futuro dell’UE e una tabella di marcia con alcune iniziative. Per quanto riguarda, in particolare, il settore della sicurezza esterna e della difesa, la tabella di marcia prevede che

·       il Consiglio europeo di dicembre 2016 adotti una decisione su un piano di attuazione concreto in materia di sicurezza e difesa e sui modi per utilizzare al meglio le possibilità offerte dai trattati, in particolare in materia di capacità;

·       l’avvio immediato dell'attuazione della dichiarazione congiunta con la NATO (v. oltre).

A margine del Vertice NATO che si è svolto l’8 e 9 luglio 2016 in Polonia, l'UE e la NATO hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta sull'intensificazione della cooperazione pratica in settori selezionati, tra cui:

-       il contrasto alle minacce ibride, anche mediante l'elaborazione di procedure coordinate;

-       la cooperazione operativa in mare e in materia di migrazione;

-       il coordinamento relativo a cibersicurezza e difesa;

-       lo sviluppo di capacità di difesa coerenti, complementari e interoperabili;

-       l'agevolazione di un'industria della difesa più forte e di una maggiore ricerca nel campo della difesa;

-       il potenziamento del coordinamento relativo alle esercitazioni;

-       la creazione di capacità di difesa e sicurezza dei partner a est e a sud.

Il piano di attuazione della Strategia globale per la sicurezza e difesa su iniziativa dell’Alta Rappresentante

L’Alta Rappresentante, Federica Mogherini, nell’ambito della presentazione della roadmap per l’attuazione della Strategia globale in occasione del Consiglio affari esteri dell’UE del 17 ottobre 2016, ha indicato che intende presentare un piano di attuazione su sicurezza e difesa che dovrebbe essere esaminato prima dal Consiglio "Affari esteri" del prossimo 14 novembre e successivamente ricevere l’avallo politico in occasione del Consiglio europeo dell’15 e 16 dicembre 2016.

Elementi chiave del piano di attuazione su sicurezza e difesa saranno:

·       la definizione del livello di capacità civili e militari necessarie al raggiungimento degli obiettivi di sicurezza dell’UE;

·        lo sviluppo di tali capacità, anche attraverso un centro unificato per la pianificazione e la gestioni di missioni e operazioni (una sorta di Quartier generale);

·        la previsione di strumenti finanziari idonei a sostenere tali sforzi.

L’Alta Rappresentante ha sottolineato che il raggiungimento degli obiettivi del piano dipenderà dal livello di impegno politico degli Stati membri.

Il Consiglio affari esteri dell’UE del 17 ottobre 2016 ha poi adottato delle conclusioni sulla Strategia globale nelle quali in particolare per quanto riguarda la sicurezze e la difesa:

-       ha concordato sulla presentazione del piano di attuazione al Consiglio affari esteri del 14 novembre e al Consiglio europeo del prossimo dicembre;

-       ha sottolineato l’importanza dei lavori della Commissione europea per la presentazione di un piano per rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea e che;

-       ha indicato che dovrebbero essere portati avanti rapidamente e in maniera complementare i lavori sull'attuazione della dichiarazione congiunta firmata a Varsavia dai leader delle istituzioni dell'UE e della NATO.

Iniziative della Commissione europea

Quartier generale missioni UEDiscorso sullo Stato dell’Unione di JunckerIl Presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, nell’ambito del discorso sullo stato dell’Unione, pronunciato davanti al Parlamento europeo il 14 settembre 2016, in merito al rafforzamento della politica di difesa dell’UE ha:

·       rilevato l’opportunità di creare una struttura permanente, sorta di quartier generale unico, per organizzare le missioni civili e militari, che agisca in maniera complementare con le strutture NATO;

·       Cooperazione strutturataIndustria europea difesaindicato la necessità di rilanciare la cooperazione nell’industria europea per la difesa. Juncker ha indicato che la mancanza di una vera e propria politica UE in materia di difesa ha dei costi stimati per l’Europa tra i 25 e i 100 miliardi di euro l'anno;

·       evocato la necessità di ricorrere alla disposizioni relative alla cooperazione strutturata permanente nel settore della difesa;

·       Fondo europeo per la difesapreannunciato l’intenzione di proporre, entro la fine dell'anno, l’istituzione di un Fondo europeo di difesa, per finanziare progetti di ricerca ed innovazione in tale ambito.

Parallelamente al piano di attuazione della Strategia globale per quanto riguarda la sicurezza e difesa che verrà presentato dall’Alta Rappresentante (v. sopra), la Commissione europea, sotto la responsabilità dal Commissario per il mercato interno e la politica industriale, Elżbieta Bieńkowska, sta elaborando un European Defense Action Plan (EDAP), che dovrebbe vertere in particolare per rilanciare il settore della difesa nell’ambito del mercato interno, delle politiche europee per l’industria e la ricerca e che dovrebbe essere presentato entro la fine del 2016.

European Defense Action Plan (EDAP)L’EDAP dovrebbe vertere in particolare prevedere:

·       l’istituzione - a partire dal prossimo periodo di programmazione finanziaria dell’UE 2021-2027 e nell’ambito del Programma Quadro per la ricerca - di un programma specifico di ricerca in ambito di difesa;

·       l’introduzione di incentivi fiscali e finanziari quali la possibilità di modificare le regole della Banca europea per gli investimenti (BEI), che vietano finora investimenti nel campo della difesa, l’accesso ai fondi strutturali e di investimento europei, e l’esenzione dell’Iva per i programmi di cooperazione europea per agevolare gli investimenti congiunti nel settore della difesa;

·       una maggiore applicazione delle normative esistenti in materia di acquisizioni e trasferimenti intra-comunitari, oltre che un rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti.

Il vice presidente della Commissione europea, Jyrki Katainen, in una intervista rilasciata al quotidiano britannico Financial Times il 15 settembre 2016, ha indicato che la Commissione europea starebbe valutando la possibilità di un piano per l'emissione di "bond per la difesa europea" per finanziare investimenti in droni, cyber-difesa e navi, nell'ottica di un coordinamento militare più stretto, all'indomani del voto sulla Brexit.

Piano emissione di Bond per la difesa europeaCome primo passo Katainen ritiene che i Paesi membri dovrebbero rimuovere le restrizioni alla Banca europea di investimenti (BEI), in modo tale che possa finanziare progetti innovativi e al confine tra uso militare e civile. Katainen ha indicato che la modifica al mandato della Bei potrebbe essere condotta in tempi brevi, ma che l'obiettivo più ambizioso, medio termine, è invece quello di stabilire una struttura - simile al fondo salva Stati - per permettere ai Paesi di mettere assieme i capitali e attrarre soldi dai mercati privati con "bond per la difesa europei".

Katainen ha però espresso contrarietà alla proposta che sarebbe stata avanzata dalla Francia (proposta in parte fatta propria anche dal Governo italiano nel non paper – v. Supra) di prevedere un trattamento speciale alle spese per la difesa nell’ambito delle regole previste dal patto di Stabilità e crescita

I contributi di alcuni Governi degli Stati membri

In vista del Consiglio informale sulla difesa del 26 e 27 settembre alcuni Governi hanno fatto circolare dei documenti e non paper contenti proposte per rilanciare la discussione sulla difesa europea. In particolare, il Governo italiano ha presentato due documenti, i Governi di Francia e Germania hanno presentato un documento congiunto (v. oltre).

Il contributo congiunto di Italia, Francia e Germania e Spagna

Lettera congiunta di Italia, Francia, Germania e SpagnaA seguito del Consiglio UE informale del 26 e 27 settembre 2016 dedicato ai temi della difesa e sulla base di una sostanziale convergenza delle proposte dei differenti contributi, i Ministro della difesa di Italia, Francia e Germania, con anche l’adesione di quello della Spagna hanno poi deciso di indirizzare ai loro omologhi una lettera congiunta nella quale in particolare si indica la necessità di rinforzare la autonomia strategica dell’UE nel settore della difesa, sia nell’ambito delle strutture decisionali ed operative che della dimensione industriale.

Nella lettera si indica che l’obiettivo non è quello di creare un esercito europeo, ma di rafforzare l’autonomia dell’UE nell’ambito della partnership strategica tra l’UE e la NATO nell’ottica di un mutuo rafforzamento e di evitare inutili duplicazioni.

Nella lettera si avanzano, in particolare, in modo non esaustivo, le seguenti proposte:

·       prevedere riunioni ad hoc della Commissione europea dedicate ai temi della sicurezze e difesa ed prevedere che i Ministri della difesa degli Stati membri possano riunirsi in riunioni ordinarie a livello di Consiglio dell’UE (attualmente non vi è una riunione ordinaria del Consiglio dell’IE dedicata esclusivamente ai temi della difesa, ma le riunioni dei Ministri della difesa, avvengono a margine delle riunioni del Consiglio affari esteri e in modo informale);

·       rafforzare la capacità dell’UE di pianificare e condurre missioni PSDC e prevedere un meccanismo adeguato per il loro finanziamento. Nella lettera, anche se non si cita esplicitamente la nozione di un “Quartier generale europeo”, si indica la necessità di sviluppare questa capacità in modo permanente presso le strutture di gestione delle crisi a Bruxelles;

·       rafforzare gli strumenti già esistenti per la cooperazione tra Stati membri nello sviluppo delle capacità e prevedere incentivi finanziari per ulteriormente promuovere l’innovazione e la ricerca nel settore della difesa;

·       promuovere una più profonda integrazione tra i processi di sviluppo delle capacità tra UE e la NATO, conseguendo una maggiore convergenza tra le azioni dei singoli Stati membri con l’obiettivo di una maggiore sinergia ed efficienza. In particolare, si propone di istituire un Commando medico europeo che promuova le sinergie tra i diversi servizi medici degli Stati membri;

·       mantenere e rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea, rendendola efficiente e competitiva e in grado di fornire le capacità militari richieste dall’UE e dagli Stati membri.

Nella lettera di indica la preferenza di dare un seguito a queste proposte in una Unione a 28 o 27 (con rispetto della Brexit), ma anche che la cooperazione strutturata permanente è uno strumento fondamentale per avanzare da parte di quelli Stati membri che desiderano fare progressi sostanziali in tale ambito.

Si indica, infine, che il rafforzamento della difesa europea deve essere aperto ai contributi di tutti i paesi membri della NATO che non sono membri dell’UE, incluso, eventualmente, quelli che il Regno unito vorrà offrire.

L'articolo Gentiloni-PinottiIl contributo del Governo Italiano

Un primo contributo sulla Strategia globale e sulle iniziative cui conferire priorità immediata è stato fornito dal Governo italiano, seppure in via informale, tramite un articolo firmato dai Ministri degli esteri e della difesa, Gentiloni e Pinotti, e pubblicato in contemporanea sui quotidiani La Repubblica e Le Monde.

La soluzione a trattati invariatiNell'articolo si prospettano due possibili vie per un rilancio della PSDC:

·       la prima, già prevista dai Trattati in vigore, si propone di dotare l'UE di un'accresciuta autonomia d'azione, rafforzando le capacità militari comuni, con una maggiore cooperazione tra gli Stati membri e un rafforzamento dell'industria europea della difesa, sfruttando il potenziale inespresso di alcune disposizioni del Trattato di Lisbona, tra cui l'articolo 44 (riguardante le missioni effettuate da un gruppo di Stati per conto dell'UE) e il 46 (cooperazione strutturata permanente)";

·       I due Non paper italiani Una "Schengen della difesa"la seconda, più ambiziosa, consisterebbe nel lancio, da parte di un gruppo di Stati membri, di una sorta di Unione per la difesa europea. Nell'ottica di questa - che i due ministri definiscono una "Schengen della difesa" - un gruppo di Stati membri potrebbe accelerare la sua integrazione nel campo della difesa mettendo in comune un certo numero di competenze e risorse, sulla base di un modello condiviso e di un accordo costitutivo che ne stabilirebbe le finalità oltre che le modalità operative. Tale ipotesi potrebbe essere portata avanti, nella fase iniziale, da un gruppo ristretto di Paesi, tra cui i fondatori, per poi essere aperto a tutti gli Stati membri, anche in vista di una successiva incorporazione nei Trattati.

Il Governo italiano ha poi fatto circolare nel mese di settembre 2016 un documento intitolato “La visione Italiana per una difesa europea più forte”, incentrato sui profili politico ed istituzionali di una difesa europea, ed un altro intitolato “European Defence action plan, dedicato al profilo del rafforzamento della politica industriale e di ricerca nel settore della difesa.

Nel documento “La visione Italiana per una difesa europea più forte”, il Governo italiano presenta in particolare le seguenti proposte:

·       in ambito politico istituzionale occorre definire una “Strategy for the European Defense”, che indentifichi gli obiettivi da realizzare nel medio e lungo termine individui i modi per perseguirli e le capacità necessarie per realizzarli. Allo stesso tempo occorre sfruttare a pieno le disposizioni dei Trattati vigenti in ambito di difesa europea e in particolare gli artt. 42, paragrafo 6 e. 46 del TUE. Nell’orizzonte di lungo termine occorrerà pensare a rafforzare la dimensione della difesa all’interno del Servizio per l’azione esterna, in particolare tramite il rafforzamento delle capacità dell’EUMS (EU Military Staff) e dell’EUMC (EU military Committee) nelle attività di supporto all’Alto Rappresentante per le questioni strategico militari, e dell’EDA (European Defense Agency) e OCCAR quali agenzie devolute allo sviluppo delle capacità e al procurement;

·       in ambito operativo occorre: rivitalizzare il concetto dei EU Battlegroup, affrontando i problemi che ne hanno fino ad ora ostacolato l’impiego e cioè: la mancanza di obiettivi comuni per il loro impiego, la mancanza di impegno politico e un maccanismo di finanziamento comune molto più ampio che copra i costi per il deployment/re-deployment e quelli di gestione; sviluppare un sistema di formazione ed addestramento militare comune, basato sullo sfruttamento delle esistenti aree di eccellenza nazionali, e che potrebbe nel tempo portare ad una specializzazione dei diversi paesi in specifici settori addestrativi; stabilire un quartier generale permanente responsabile della pianificazione e conduzione, attraverso comandi operativi subordinati, di tutte le operazioni e missioni dell’UE in ambito PSDC; stabilire una Forza multinazionale europea;

·       in ambito industriale e tecnologico, occorrerà promuovere: incentivi fiscali per progetti di cooperazione militare volti a raggiungere le capacità necessarie; incentivi per l’innovazione tecnologica; un mercato europeo della difesa più aperto e competitivo (su questi aspetti v. sotto)

Nel non paper intitolato “European Defence action plan” si avanzano proposte nelle seguenti aree:

·       Incentivi fiscali e finanziari: L'individuazione di incentivi finanziari o fiscali a sostegno di nuovi programmi cooperativi europei è ritenuto un obiettivo prioritario. I criteri per individuare i programmi realmente europei a cui applicare le facilitazioni potrebbero essere: a) la rispondenza alle lacune capacitive identificate a livello europeo; b) lo sviluppo e acquisto comune di equipaggiamenti o infrastrutture destinati a supportare la Politica di sicurezza e difesa comune. Andrebbero rimossi gli ostacoli che impediscono alla Banca europea per gli investimenti di considerare eleggibili per i suoi finanziamenti progetti e programmi europei nell’ambito della difesa. La direttiva IVA 2006/112/CE andrebbe modificata riconoscendo ai programmi intergovernativi europei lo stesso trattamento di esenzione dell’IVA attualmente previsto a favore della NATO. Gli Stati membri dovrebbero esentare dall’IVA tutti gli acquisti di equipaggiamenti rientranti nell’area di applicazione delle direttiva 2009/81/CE relativa al coordinamento delle procedure per l’aggiudicazione di taluni appalti di lavori, di forniture e di servizi nei settori della difesa e della sicurezza. Andrebbe valutata la possibilità di concordare - per una fase di sperimentazione pluriennale – l’esclusione dalla regole del Patto di stabilità e crescita dei finanziamenti per 3/4 nuovi programmi europei in materia di difesa;

·       sicurezza degli approvvigionamenti: La Commissione Europea, insieme all’Agenzia per la difesa europea (EDA) e agli Stati Membri, dovrebbe individuare e attuare un percorso progressivo e controllato che tenga conto dei possibili impatti sull’autonomia operativa degli Stati Membri e della creazione di un mercato europeo per la difesa più aperto e competitivo, che consenta di arrivare rapidamente ad una semplificazione dei trasferimenti intracomunitari di equipaggiamenti e componenti militari destinati ad essere utilizzati dalle Forze Armate europee, attraverso una lista comune di prodotti che escluda solo quelli particolarmente sensibili o classificati e quelli che sono assoggettati a regimi internazionali di controllo che impongono un controllo puntuale delle movimentazioni;

·       attività di interesse strategico a livello europeo: la Commissione Europea, insieme all’EDA e agli Stati Membri dovrebbe considerare prioritaria l’individuazione delle attività di interesse strategico, prevedendo il loro accesso privilegiato alle diverse forme di sostegno finanziario europeo, a partire da quelli destinati alla ricerca e all’innovazione tecnologica;

·       ricerca ed innovazione tecnologica: La Commissione dovrebbe: a) prevedere che nel prossimo programma quadro di ricerca i progetti non debbano più avere un focus esclusivamente civile, superando la rigida dicotomia tra ricerca in campo civile e ricerca nel settore della difesa; b) prevedere, al suo interno o separatamente, l’istituzione di un programma europeo di ricerca nel settore della difesa, dotato di adeguate risorse finanziarie con cui avviare specifici programmi di ricerca e innovazione nel campo delle attività di interesse strategico a livello europeo.

Documento Franco-tedesco

I ministri della difesa di Francia e Germania, Jean-Yves Le Drian e Ursula von der Leyen, hanno trasmesso l’11 settembre 2016 all’Alta Rappresentante, Federica Mogherini, un documento congiunto intitolato “Revitalizing CSDP – Toward a comprehensive, realistic and credible Defence in the EU” contenente proposte volte a configurare una difesa europea, alcune delle quali potranno essere prese in considerazione nell’ambito di una cooperazione strutturata permanente tra alcuni Stati membri dell’UE, pur essendo aperte a tutti i Paesi che vorranno partecipare.

In particolare nel documento si avanzano le seguenti proposte:

·       istituire un quartier generale europeo per il coordinamento delle missioni militari e civili dell’UE in ambito PSDC;

·       rafforzare la forza EUROCORPS. L'EUROCORPS è una forza multinazionale a livello di Corpo d'Armata nata nel 1992. Partecipano ad Eurocorps come paesi membri i seguenti paesi: Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Spagna. Hanno status di paesi associati i seguenti Grecia, Italia, Polonia, Romania e Turchia. ll Comando di EUROCORPS ha sede a Strasburgo;

·       creare un comando europeo medico, di assistenza alle operazioni e missioni PSDC;

·       istituire capacità di trasporto (di terra, aria, e mare) in vista di futuro Hub logistico europeo;

·       migliorare l’attività di sorveglianza ed intelligenge satellitare (situational awarness) in aree di sicurezza strategica per l’Europa, in particolare attraverso un quadro di cooperazione per un miglior accesso, attraverso il centro satellitare dell’UE, alle immagini satellitari fornite dai sistemi nazionali di osservazione satellitare militare francese (Camposante Spatiale Optique – CSO) e tedesco (Syntthetic Aperture Radar – SARah);

·       istituire un corso base di formazione per ufficiali;

·       ampliare la tipologia dei costi comuni delle missioni dell’UE in ambito PSDC, finanziabili a carico dell’UE attraverso il meccanismo Athena attraverso una sua revisione del nel 2017;

·       sviluppare una effettiva partnership in materia di sicurezza e difesa con gli paesi africani;

·       istituire un programma europeo di ricerca in materia di difesa nell’ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale dell’UE (2021-2027), avviando già per il periodo 2017-2017, nel quadro dell’attuale pluriennale (2014-2020), una azione preparatoria per il finanziamento di attività di ricerca in ambito di difesa con un bilancio di 90 milioni di euro;

·       intensificare la cooperazione UE- NATO, in particolare nell’ambito della cybersicurezza, lotta alle minacce ibride, intelligence e sorveglianza satellitare;

·       migliorare la capacità di dispiegamento dei Gruppi tattici europei (EU Battle groups);

·       migliorare il processo di generazione delle forze nell’ambito delle missioni e operazioni dell’UE in ambito PSDC;

·       stimolare la cooperazione in materia di industria della difesa tra Stati membri, attraverso forme di incentivi, inclusi misure fiscali non distorsive del mercato, e attraverso il ricorso a finanziamenti da parte della BEI;

·       membri nelle quattro capacità identificate come prioritarie dal Consiglio europeo del dicembre 2013: sviluppo di un programma di sistemi aerei pilotati a distanza; sviluppo della capacità di rifornimento in volo; comunicazione satellitare concentrare la cooperazione in materia di difesa tra Stati statale di prossima generazione; cooperazione civile/militare nell’ambito della cibersicurezza;

·       promuovere un maggiore coordinamento e trasparenza nei processi nazionali di sviluppo e pianificazione delle capacità nell’ambito di una procedura volta a configurare un semestre europeo per la difesa, che in analogia con il semestre europeo di coordinamento per le politiche economiche, promuova il coordinamento delle politiche di pianificazione nazionali in materia di difesa.

 


 

Appendice: Statistiche su spesa per la difesa

Tabella relativa ai primi quindici Stati per spesa nel settore della difesa

 

Posizione

Stato

Spesa 2015 (miliardi di $)

Variazione spesa

2006-2015

(%)

Quota mondiale

(%)

Spesa in percentuale PIL nel 2015 (%)

Spesa in percentuale PIL nel 2006 (%)

1

USA

596

- 3.9

36

3.3

3.8

2

Cina

(215)

132

(13)

(1.9)

(2.0)

3

Arabia Saudita

87.2

97

5.2

13.7

7.8

4

Russia

66.4

91

4.0

5.4

3.5

5

Regno Unito

55.5

-7.2

3.3

2.0

2.2

6

India

51.3

43

3.1

2.3

2.5

7

Francia

50.9

-5.9

3.0

2.1

2.3

8

Giappone

40.9

-0.5

2.4

1.0

1.0

9

Germania

39.4

2.8

2.4

1.2

1.3

10

Corea del Sud

36.4

37

2.2

2.6

2.5

11

Brasile

24.6

38

1.5

1.4

1.5

12

Italia

23.8

-30

1.4

1.3

1.7

13

Australia

23.6

32

1.4

1.9

1.8

14

Emirati Arabi Uniti

22.8

136

1.4

5.7

3.2

15

Israele

16.1

2.6

1.0

5.4

7.5

Totale primi 15

 

1.350

 

81

 

 

Totale Mondiale

 

1.676

 

100

2.3

2.3

Fonte: Trends in World Military expenditure, 2015, SIPRI, aprile 2016

I dati relativi alla Cina sono stimati


 

Attività della Commissione affari esteri del Parlamento europeo sulle prospettive della politica estera e di sicurezza comune

La Commissione affari esteri del PE ha all’esame alcuni progetti di relazioni relativi alle prospettive della politica estera e di sicurezza comune. Si tratta in particolare dei seguenti progetti di relazione:

·       sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune (relatore on. Elmar Brok, Gruppo PPE,Germania);

·       sull’Unione europea della difesa (relatore on. Urmas Paet, gruppo ALDE, Estonia).

·       sull’attuazione della politica estera di sicurezza e difesa comune (relatore on. Ioan Mircea Pascu, Gruppo S&D, Romania).

La Commissione affari esteri e la Commissione affari costituzionali del PE hanno, inoltre, nominato relatori gli onn. Michael Gahler (Gruppo PPE, Germania ) e Esteban González Pons, (Gruppo PPE, Spagna) per la presentazione di una relazione congiunta sulle implicazioni costituzionali, giuridiche e istituzionali di una politica comune di sicurezza e di difesa: possibilità offerte dal trattato di Lisbona. I relatori non hanno ancora presentato il progetto di relazione.

Il progetto di relazione dell’on Brok, una volta approvato in Commissione affari esteri, dovrebbe essere esaminato dalla plenaria del PE il 12 dicembre 2016, i progetti di relazioni degli onn. Paet e Pascu invece dovrebbero essere esaminati, una volta approvati in Commissione affari esteri, dalla plenaria del PE il 22 novembre 2016.

Nei suddetti progetti di relazione si avanzano, in particolare, le seguenti proposte ed osservazioni che qui si sono raggruppate per le seguenti aree tematiche:

Strategia Globale

·       Un'efficace attuazione della strategia globale dell'UE richiede un forte impegno e volontà politica da parte degli Stati membri e risorse adeguate, in particolare nel settore della sicurezza e della difesa (progetto di relazione Brok);

·       la strategia globale dovrebbe essere rivista periodicamente, in corrispondenza con il ciclo elettorale e l'entrata in carica di ciascuna nuova Commissione europea, al fine di verificare se i suoi obiettivi e le sue priorità sono ancora adeguati(progetto di relazione Brok).

Attuazione della Strategia globale per la sicurezza e difesa

·       Si incoraggia il Consiglio europeo a condurre la graduale definizione di un'Unione europea della difesa (UED), nell'ottica di giungere al suo conseguimento nel prossimo quadro finanziario e politico pluriennale dell'UE (QFP) 2021-2027 (progetto di relazione Paet);

·       occorre rendere operativi gli strumenti previsti dal Trattato di Lisbona, in particolare la cooperazione strutturata permanente (PESCO: Permanent Structured Cooperation);

·       si invita a creare all’interno della Commissione europea un gruppo di lavoro permanente sulle "questioni di difesa" presieduto dal VP/AR (progetto di relazione Paet).

Il libro bianco sulla sicurezza e difesa

·       L’attuazione della Strategia globale in materia di sicurezza e difesa dovrebbe sostenuta da un Libro bianco sulla sicurezza e la difesa, che dovrebbe specificare livello di ambizione, compiti, requisiti e priorità in termini di capacità per la difesa europea, e i cui primi dovrebbero essere disponibili nel primo semestre del 2017 (progetto di relazione onn. Brok e Paet). Il Libro bianco dovrebbe, in particolare, contemplare le seguenti iniziative:

-       l'azione preparatoria sulla ricerca nel campo della politica di sicurezza e di difesa comune, con inizio nel 2017 e vigenza fino al 2019 e un successivo programma di ricerca sulla difesa;

-       il sostegno al dispiegamento di battaglioni internazionali negli Stati membri sul fianco orientale;

-       una conferenza delle parti interessate sullo sviluppo di una politica europea comune delle capacità e degli armamenti;

-       un processo di riflessione sugli investimenti diretti esteri nelle industrie e nei prestatori di servizi chiave nel settore della difesa e della sicurezza, nell'ottica di sviluppare una legislazione a livello dell'Unione;

-       un processo di riflessione sulla normalizzazione del duplice uso, nell'ottica di sviluppare una legislazione a livello dell'Unione;

-       un sistema a livello dell'UE per il coordinamento della circolazione rapida del personale, degli equipaggiamenti e delle forniture delle forze di difesa;

-       gli elementi iniziali del piano d'azione europeo di difesa;

-       i primi progetti UE-NATO in materia di lotta alle minacce ibride, cooperazione operativa anche in mare, migrazione, cibersicurezza e difesa, capacità di difesa, rafforzamento della base industriale e tecnologia di difesa, esercitazioni e costruzione delle capacità di sicurezza e difesa dei nostri partner a est e a sud; (Progetto di relazione on. Paet).

Iniziative da assumere da parte del Consiglio UE e del Consiglio europeo

·       Si invita il Consiglio "Affari esteri e difesa" di novembre e il Consiglio europeo di dicembre, a prevedere:

-       l’istituzione di un quartier generale civile-militare permanente, che rafforzi la pianificazione strategica e operativa dell'UE;

-       il potenziamento degli strumenti di reazione rapida dell'UE, in particolare migliorando ulteriormente l'utilizzabilità dei gruppi tattici, rendendo operativo l'articolo 44 e facendo maggior uso di Eurocorps per missioni e operazioni della UE in ambito PSDC;

-       l’estensione del finanziamento comune delle operazioni in ambito PSDC, anche attraverso una revisione del meccanismo Athena (progetto di relazione Brok).

Coordinamento e finanziamento delle politiche di difesa e sicurezza

·       Aumentare a livello europeo i finanziamenti nell’ambito della politica di sicurezza e difesa, cogliendo l’opportunità offerte dalla revisione in corso del quadro finanziario pluriennale (progetto di relazione Brok). A livello nazionale gli Stati membri dovrebbero destinare alla difesa il 2% del PIL e spendere il 20% del proprio bilancio per la difesa negli equipaggiamenti principali e nella ricerca (progetto di relazione Paet);

·       si sostiene lo sviluppo di incentivi e strumenti innovativi di finanziamento e di investimento in materia di difesa, anche attraverso la Banca europea per gli investimenti e la creazione un "semestre europeo per la difesa"(progetto di relazione Brok);

Per semestre europeo, si intende un processo, che - in analogia con il semestre europeo di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri dell’UE - promuova il coordinamento a livello europeo delle singole politiche di difesa nazionali, verso una maggiore cooperazione ed integrazione nello sviluppo della capacità di difesa;

·       è necessario promuovere un'industria europea della difesa competitiva che garantisca una catena di approvvigionamento sostenibile (progetto di relazione Pascu).

Sicurezza interna ed esterna e cooperazione UE- NATO

·       E’ necessario sviluppare una politica di sicurezza coerente che comprenda sia la dimensione interna che quella esterna, ed affronti aspetti quali la lotta al terrorismo, la sicurezza informatica, la sicurezza energetica, le minacce ibride, la comunicazione strategica e le infrastrutture critiche. A tal fine si esortano i servizi di sicurezza degli Stati membri a potenziare il coordinamento fra loro e invita tutti gli Stati membri ad adempiere all'obbligo giuridico di condividere le informazioni di intelligence con Europol ed Eurojust nel quadro della lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata (progetto di relazione Brok);

·       sostiene pienamente la maggiore cooperazione tra la NATO e l'UE nell'ambito della sicurezza informatica, della migrazione e della risposta alle minacce ibride (progetto di relazione Brok).

Priorità in ambiti regionali

·       Occorre definire una strategia nuova e più realistica per le relazioni dell'UE con la Russia, basate su una dissuasione credibile ma anche sul dialogo in settori di interesse comune; pone l'accento sul fatto che le sanzioni si sono dimostrate il più efficace mezzo di dissuasione dell'aggressione russa; rammenta che la piena attuazione dell'accordo di Minsk è una condizione indispensabile per la sospensione delle sanzioni; insiste sul fatto che l'UE dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di imporre ulteriori sanzioni nel caso in cui la Russia continui a violare il diritto internazionale(progetto di relazione Brok);

·       sottolinea la necessità di sviluppare un nuovo approccio nei confronti dell'Africa, garantendo migliori opportunità per gli scambi commerciali, gli investimenti e la crescita economica e sostenendo i paesi africani nella costruzione di istituzioni democratiche, trasparenti ed efficaci(progetto di relazione Brok);

·       sottolinea inoltre la necessità di intensificare la lotta contro il terrorismo islamista e si esorta l'UE a intraprendere sforzi diplomatici concertati, insieme agli Stati Uniti d'America e agli altri alleati internazionali, per convincere i partner della regione, quali Turchia, Arabia Saudita e Iran, della necessità di una strategia comune nei confronti di tale minaccia globale (progetto di relazione Brok);

·       si evidenzia l'importanza di trovare una soluzione sostenibile al conflitto in Siria e si invita l'UE a usare il proprio peso nei confronti di attori chiave quali l'Iran, l'Arabia Saudita e la Russia per garantire che assumano una posizione costruttiva; evidenzia il fatto che dovrebbe essere preso in considerazione il ricorso a sanzioni nel caso in cui alcuni degli attori coinvolti non rispettassero i propri impegni (progetto di relazione Brok).

Diplomazia parlamentare

·       Evidenzia il ruolo della diplomazia parlamentare e l'esigenza di un ruolo rafforzato dei parlamenti nell'attuazione della politica estera e di sicurezza comune, anche attraverso una cooperazione più intensa tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali in materia di politica estera e di sicurezza dell'UE (progetto di relazione Brok).

 


 

Bosnia e Unione europea

Come ribadito in più occasioni dalle istituzioni europee, la prossima fase del processo di allargamento dovrebbe riguardare i paesi dei Balcani occidentali.

Posizione della Commissione europea su allargamentoIl Presidente della Commissione europea Juncker, ad inizio del suo mandato, ha comunque indicato di escludere la possibilità di nuove adesioni all’UE nel breve e nel medio periodo. Tale posizione è stata da ultimo ribadita dalla Commissione europea in occasione dell’ultima relazione annuale sull’allargamento presentata a novembre 2015 nella quale si indica che, considerate le sfide che i paesi dell'allargamento devono affrontare, nessuno di loro sarà pronto ad aderire all'Unione europea nel corso del mandato dell'attuale Commissione europea (che scade nel 2019).

La domanda di adesione della Bosnia La Bosnia Erzegovina ha ufficialmente presentato la domanda di adesione all’UE il 15 febbraio 2016 ma non figura ancora tra i "potenziali candidati".

Il 20 settembre 2016, il Consiglio ha approvato le sue conclusioni sulla domanda di adesione, nelle quali, ribadendo le proprie precedenti conclusioni del 15 dicembre 2015 e il proprio inequivocabile impegno a favore della prospettiva europea della Bosnia Erzegovina, ha espresso pieno compiacimento per "i progressi significativi compiuti nell'attuazione del programma di riforme" e ha invitato la Bosnia a proseguire negli sforzi, "tenendo conto del calendario del piano d'azione concordato dalle autorità della Bosnia Erzegovina, a beneficio dei suoi cittadini e in stretta cooperazione con l'Unione europea, le istituzioni finanziarie internazionali e i partner internazionali, nonché la società civile".

Spetterà ora alla Commissione europea - in base alla procedura prevista dall'art. 49 del TUE, presentare il suo parere. Il Consiglio ha chiesto alla Commissione che, al momento di elaborarlo, presti particolare attenzione all'esecuzione della sentenza Sejdic-Finci, con la quale, nel 2009, la Bosnia Erzegovina è stata condannata per violazione della Convenzione europea sui diritti dell'uomo per la parte della sua Costituzione che limita il diritto all'elettorato passivo alle minoranze etniche presenti sul suo territorio.

La posizione dell’Italia

L’Italia è assolutamente favorevole alla progressiva integrazione nell’UE dei paesi dei Balcani occidentali e al loro rafforzamento istituzionale. Essi rappresentano una priorità per l’Italia sotto il profilo politico, in virtù della tradizionale e privilegiata proiezione italiana verso la direttrice adriatico-ionica.

L’Italia sostiene attivamente il processo di consolidamento della sicurezza e della stabilità nella regione, non soltanto attraverso un intenso dialogo politico bilaterale e una proficua collaborazione in numerosi settori, ma anche tramite un’efficace azione di concerto internazionale, sia a livello UE, sia grazie alla partecipazione al gruppo di dialogo informale sui Balcani “QUINT”, insieme a Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania, con l’obiettivo di rendere irreversibili i progressi sin qui realizzati ed incoraggiare concretamente il percorso europeo di tutti i paesi, mantenendo i Balcani al centro delle priorità della comunità internazionale.

Missione EUFOR Althea La Bosnia-Erzegovina ospita una presenza italiana nel quadro della missione militare dell’UE EUFOR Althea, che comprende attualmente oltre 900 uomini.

La missione militare EUFOR Althea, avviata nel 2004, in sostituzione della missione SFOR della NATO, ha contribuito al mantenimento della sicurezza in Bosnia e Erzegovina. Il contingente EUFOR – inizialmente composto da 7.000 unità - è costituito da 600 unità circa. Obiettivi della missione sono: sostegno agli sforzi della Bosnia-Erzegovina per garantire un ambiente sicuro; formazione e capacity-building per il Ministero della difesa e le forze armate. La missione, alla quale partecipano 17 Stati membri, tra cui l’Italia, più cinque Paesi partner (Albania, Cile, Ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Svizzera e Turchia), ha un bilancio di 14 milioni di euro.

Il Processo di stabilizzazione ed associazione

Attualmente, le relazioni tra l’Unione europea e i paesi dei Balcani occidentali si svolgono prevalentemente nel quadro del Processo di stabilizzazione ed associazione (PSA), istituito nel 1999.

Le componenti principali del PSA sono quattro: accordi di stabilizzazione ed associazione, elevato livello di assistenza finanziaria, misure commerciali e dimensione regionale.

a) Accordi di stabilizzazione ed associazione

Accordi di stabilizzazione e associazione Lo strumento operativo del PSA è costituito dalla stipula, con ciascun paese della regione, di un accordo di stabilizzazione ed associazione (ASA).

Dall'entrata in vigore dell'ASA con il Kosovo il 1° aprile 2016, sono attualmente in vigore ASA con tutti i sei paesi dei Balcani occidentali. L'ASA con la Bosnia è in vigore dal giugno 2015.

Gli ASA prevedono la cooperazione politica ed economica e la creazione di aree di libero scambio con i paesi interessati. Sulla base dei principi democratici comuni, dei diritti umani e dello Stato di diritto, ciascun ASA istituisce strutture di cooperazione permanenti. Il Consiglio di stabilizzazione e associazione, che si riunisce annualmente a livello ministeriale, vigila sull'applicazione e sull'attuazione dell'accordo.

b) Assistenza finanziaria

A partire dal 1° gennaio 2007 l’assistenza finanziaria ai paesi dei Balcani occidentali viene fornita attraverso lo strumento di assistenza preadesione, denominato IPA, che sostituisce i precedenti programmi.

Assistenza finanziaria Dal 1° gennaio 2014 lo Strumento comunitario di Assistenza pre-Adesione IPA è stato sostituito da IPA II valido fino al 31 dicembre 2020.

Nell'ambito del quadro finanziario pluriennale dell’UE per il periodo 2014-2020, l’importo totale destinato allo strumento di preadesione – che si rivolge anche alla Turchia - è di 11,7 miliardi di euro, di cui 165,8 milioni stanziati per la Bosnia nel periodo 2014-2017.

Nell’ambito del precedente periodo di programmazione finanziaria 2007-2013 i Balcani occidentali hanno beneficiato di assistenza per un totale di circa 5,17 miliardi di euro, di cui 550,3 milioni alla Bosnia Erzegovina.

 


c) Dimensione regionale

Cooperazione regionale Il PSA non è semplicemente un processo bilaterale tra l’UE e ciascun paese della regione. Già in occasione del Vertice UE-Balcani di Zagabria del 2000, le Parti hanno posto una grande enfasi sulla centralità della cooperazione regionale nell’ambito del processo.

In materia di cooperazione regionale, i principali obiettivi della politica dell’UE sono:

·       incoraggiare i paesi della regione a sviluppare relazioni reciproche comparabili a quelle esistenti tra gli Stati membri;

·       creare una rete di accordi bilaterali di libero scambio, eliminando qualsiasi barriera alla circolazione dei beni nella regione;

·       integrare gradualmente i Balcani occidentali nelle reti infrastrutturali europee in materia di trasporti, energia, gestione delle frontiere;

·       promuovere la collaborazione tra i paesi della regione in materia di crimine organizzato, immigrazione e altre forme di traffico illegale.

d) Esenzione dal visto

Liberalizzazione dei visti Tutti i paesi dei Balcani occidentali ad eccezione del Kosovo beneficiano di un regime di esenzione dal visto nello spazio Schengen.

Le raccomandazioni della Commissione europea

Il 10 novembre 2015 la Commissione europea ha presentato l'ultima (a tutt'oggi) comunicazione annuale relativa al pacchetto allargamento, con la quale delinea la strategia a medio termine dell’UE per la politica di allargamento e presenta le raccomandazioni per i Paesi coinvolti nel processo di allargamento.

Si ricorda che il pacchetto allargamento riguarda i paesi dei Balcani occidentali e la Turchia.

Raccomanda-zioni specifiche per la BosniaPer quanto concerne infine le raccomandazioni specifiche alla Bosnia contenute nella comunicazione del 10 novembre 2015, la Commissione rilevava che la Bosnia-Erzegovina ha ripreso il cammino di riforme, volte a promuovere il processo di avvicinamento all’UE, e formulava le seguenti raccomandazioni:

·       gli impegni formalmente assunti attraverso il programma di riforme approvato dal Governo a luglio 2015 devono essere tradotti in pratica, in particolare per quanto riguarda le riforme nell’ambito dello stato di diritto e della lotta alla corruzione ed alla criminalità organizzata;

·       la cornice istituzionale e legale per la protezione dei diritti fondamentali necessita di adeguamenti sostanziali e la legislazione adottata deve essere pienamente applicata, in particolare per quanto riguarda la non discriminazione verso le comunità LGBTI e le minoranze;

·       occorre completare le riforme nel sistema giudiziario;

·       è necessario rafforzare la pubblica amministrazione e istituire un meccanismo di coordinamento per gli affari europei in vista dei futuri negoziati di adesione;

·       in ambito economico, occorre ridurre le rigidità del mercato del lavoro al fine di aumentare l’occupazione.


 


 

I programmi di politica estera dei due candidati alla presidenza degli Stati Uniti

I programmi dei due candidati alla Presidenza degli Stati Uniti in materia di politica estera presentano differenze significative, di toni e anche di sostanza, e alcuni punti comuni, specie per quanto attiene alla politica commerciale. Si tenta, qui di seguito, di fornire una breve sintesi comparativa, per grandi aree tematiche, partendo dai due principali discorsi tenuti in materia, rispettivamente il 27 aprile 2016 (Trump) e il 3 giugno 2016 (Clinton).

-      Sui rapporti con l'Unione europea, va in primo luogo segnalata la posizione differente assunta in tema di Brexit: favorevole all'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, quella di Trump, il quale tende a vedere nell'UE un competitor economico e dunque a considerare con favore qualunque indebolimento della sua architettura istituzionale; contraria, in linea con la posizione del Presidente Obama, quella di Clinton. Dove invece le posizioni dei due candidati sembrano coincidere è nella volontà di non dare seguito ai negoziati sul TTIP, considerati da entrambi potenzialmente dannosi agli interessi dei lavoratori americani, e più in generale nella tendenza a guardare con sospetto al multilateralismo, incluso il TPP, l'accordo con dodici paesi dell'area del Pacifico sul quale l'amministrazione Obama ha concentrato i propri sforzi e che entrambi i candidati dichiarano di voler denunciare e/o rivedere. Più in generale, Trump ha attaccato con violenza il NAFTA e l'ingresso della Cina nel WTO, definendoli "i due disastri dell'era Clinton";

-      Sui rapporti con la NATO, Trump ha assunto una posizione fortemente critica, segnalando come solamente 4 dei 28 membri dell'alleanza abbiano raggiunto l'obiettivo minimo del 2% del PIL in spese per la difesa, per poi aggiungere: "I paesi che noi stiamo difendendo devono pagare i costi di tale difesa, e se ciò non accade gli Stati Uniti devono essere pronti a lasciare che i suddetti paesi di difendano da soli". Ha altresì segnalato l'esigenza di rivedere al più presto la missione e la struttura interna dell'Alleanza Atlantica, per adattarla ai nuovi scenari e strapparla al retaggio della Guerra Fredda. Clinton insiste invece sulla necessità di preservare quella rete di alleanze nella quale consiste la vera forza degli Stati Uniti (riferendosi non solamente alla NATO, ma all'azione compiuta, nelle vesti di Segretario di Stato, per rafforzare i sistemi missilistici di Giappone e Corea del Sud, come deterrente verso il rischio nucleare rappresentato dalla Corea del Nord).

-      Sulla politica in Medio Oriente e la lotta contro l'ISIS, Trump propone un piano d'azione che unisca intervento militare, alleanze con i Paesi del mondo arabo a rischio di infiltrazioni "radicali" e una stretta alla politica migratoria per evitare di "importare terroristi". Trump propone altresì una politica più decisamente filo-israeliana, e dichiara di voler denunciare l'accordo con l'Iran sul nucleare. Clinton sottolinea la necessità di garantire continuità all'azione anti-ISIS già in corso (bombardamenti aerei e supporto alle forze di terra curde e arabe, accompagnati da un'intensa azione diplomatica); di assicurare la sicurezza interna senza ricorrere a strette anti-migratorie che ritiene inutili o addirittura dannose; di vegliare sulla piena e corretta attuazione da parte iraniana dell'accordo sul nucleare, che va comunque considerato un successo e che, a lungo termine, dovrebbe costituire una garanzia anche per la sicurezza di Israele.

-      Trump propone un incremento delle spese militari, considerate parte essenziale di un più generale rilancio dell'economia, e considera primario un rafforzamento del predominio statunitense in tema di armamenti. Clinton sottolinea come i piani del suo rivale in materia economica condurrebbero a un forte, ulteriore incremento del debito pubblico, senza incidere realmente sui settori fondamentali per rafforzare il benessere collettivo (infrastrutture, istruzione e innovazione);

-      Trump suggerisce una profonda revisione nei rapporti con la Russia e con la Cina, basata sulla convinzione che gli Stati Uniti siano tuttora in una posizione di forza e in grado quindi di imporre i propri interessi ("La Cina rispetta la forza, e lasciandole prendere il sopravvento sul piano economico ne abbiamo perso il rispetto"). Clinton sottolinea come ciò che differenzia maggiormente gli Stati Uniti da Russia e Cina sia il sistema di alleanze costruito nel corso dei decenni ("Mosca e Pechino invidiano profondamente il nostro sistema di alleanze in tutto il mondo, perché non dispongono di niente che sia paragonabile. Se Trump dovesse vincere, al Cremlino farebbero festa"), e invita pertanto a un approccio mirato, che punti a rafforzare le aree di interesse comune, nel rispetto delle differenze e con un occhio di riguardo al rispetto della democrazia e dei diritti umani nei due Paesi.

 

 


 


 

L'Ucraina e l'Unione europea: ultimi sviluppi

I rapporti tra Ucraina e Unione europea si collocano organicamente all'interno della Politica europea di vicinato (PEV), che ha per base giuridica l'articolo 8 del TEU, in base al quale l'UE "sviluppa con i paesi limitrofi relazioni privilegiate al fine di creare uno spazio di prosperità e buon vicinato fondato sui valori dell'Unione e caratterizzato da relazioni strette e pacifiche basate sulla cooperazione".[1]

Lanciata nel 2003 con la comunicazione Wider Europe, la PEV si proponeva un'integrazione progressiva dei Paesi limitrofi, da realizzare tramite l'implementazione di impegnative riforme politiche, economiche e istituzionali e l'adozione di un sistema di valori comuni.

Finanziamento della PEVIl montante complessivo dei fondi 2007-2013 destinati alla PEV è stato pari a poco più di 12 miliardi di euro. La percentuale destinata ai sei paesi del partenariato orientale (in tutto, circa tre miliardi di euro, inclusivi dei fondi destinati alla cooperazione regionale nell'area) è del 25% circa.

Per il periodo 2014-2020, lo Strumento europeo per la PEV (ENPI) è stato rifinanziato per un ammontare di 15,4 miliardi. La ripartizione dei fondi (ancora in itinere) dovrebbe rispecchiare la tradizionale divisione in 2/3 e 1/3, rispettivamente per il partenariato meridionale e orientale.

Il Partenariato orientale

Lanciato nel 2009 in occasione del Vertice di Praga, il Partenariato orientale si propone l'obiettivo di rafforzare la dimensione orientale della Politica europea di vicinato (PEV), in modo complementare rispetto all'iniziativa dell'Unione per il Mediterraneo, che coinvolge i partner del vicinato meridionale.

Gli strumentiI partner coinvolti sono Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina. Le relazioni dell'UE con tali paesi si articolano in tre tipologie principali di strumenti:

- Relazioni contrattuali nuove e approfondite, tramite accordi di associazione - progressivamente subentranti a quelli di partenariato - e la creazione di zone di libero scambio globali e approfondite (DCFTA);

- Mobilità dei cittadini e liberalizzazione dei visti in un ambiente sicuro e ben gestito, da promuovere tramite accordi di riammissione e facilitazione del visto, nella prospettiva di instaurare veri e propri regimi di esenzione;

- Rafforzamento della cooperazione settoriale, in particolare nel settore energetico, e facilitazione della partecipazione dei paesi partner ai programmi e alle agenzie dell'Unione.

Il Vertice di VilniusL'accelerazione nei negoziati per accordi di associazione, avviati con Ucraina, Moldova, Georgia, Armenia e Azerbaigian avrebbe dovuto conoscere un primo, importante sbocco in occasione del Vertice di Vilnius di novembre 2013, i cui esiti, invece, sono stati fortemente contrastati. Solo Moldova e Georgia hanno infatti finalizzato i propri accordi di associazione con l'UE. L'accordo con l'Ucraina, "saltato" in occasione del Vertice, è stato poi "recuperato" e rilanciato, dopo la deposizione del presidente Yanukovich e i moti di piazza contro gli orientamenti filorussi e antieuropei assunti dal suo Governo. Nel marzo e nel giugno 2014 rispettivamente, sono state firmate le due parti dell'accordo: il dispositivo politico e il vero e proprio accordo di libero scambio. Poco prima del Vertice, anche l'Armenia si era sfilata dai negoziati, accettando le offerte della Russia per l'ingresso nell'Unione euroasiatica, mentre l'Azerbaigian è a tutt'oggi troppo lontano dagli standard richiesti dall'UE per finalizzare un accordo di associazione, specie per quanto attiene alle riforme democratiche e al rispetto dello Stato di diritto.

Per quanto concerne lo scenario internazionale, gli sviluppi interni in tutti i paesi del Partenariato orientale sono seguiti da vicino e spesso influenzati dalla Russia, che, negli ultimi anni, anche in reazione e in contrapposizione alle politiche dell'UE, ha assunto una forte iniziativa di espansione regionale (la cd. soft Russia), proponendosi quale partner politico, economico e commerciale. Va ricordato a tal proposito che cinque dei sei partner orientali dell'UE hanno dispute di natura territoriale in corso con la Russia, mentre il sesto partner - la Bielorussia - vede una presenza militare sempre più significativa della Russia al suo interno.

Il Vertice di Riga

Tenutosi il 21 e 22 maggio del 2015, il Vertice di Riga ha sostanzialmente registrato il rallentamento nell'evoluzione del partenariato orientale già oggetto di dibattito a partire dal Vertice di Vilnius, e ha individuato quattro linee d'azione sulle quali focalizzare i rapporti tra l'Unione europea e i suoi sei partner:

·       Le quattro linee d'azionerafforzamento delle istituzioni e della governance: con particolare riferimento all'indipendenza della magistratura, agli strumenti di lotta contro la corruzione, alle riforme della pubblica amministrazione, alla resilienza dei partner che si trovino a fronteggiare minacce alla rispettiva stabilità;

·       l'ulteriore sviluppo di ogni misura volta a facilitare la mobilità dei cittadini per motivi di viaggio e lavoro, e i contatti people-to-people, con l'obiettivo generale di pervenire, non appena le relative condizioni siano state soddisfatte, a un regime di esenzione dai visti per il maggior numero possibile di partner;

·       una cooperazione più stretta nelle aree a sostegno dell'economia e delle imprese, incentrata sulla creazione di un ambiente favorevole agli scambi e di un contesto di legalità diffusa, che favorisca l'operatività in particolare delle PMI;

·       un rafforzamento della sicurezza, della sostenibilità e della competitività nel settore dell'energia, che garantisca la massima diversificazione degli approvvigionamenti, e un forte impegno volto a potenziare le interconnessioni esistenti (dal corridoio meridionale del gas all'espansione dell'oleodotto del Caucaso meridionale).

L'ultima relazione sull'attuazione della PEV

Valutazioni sui Partner dell'estIl Vertice di Riga è stato preceduto, oltre che dal lancio della consultazione pubblica sul futuro della PEV (v. infra), dalla pubblicazione, il 25 marzo 2015, di quella che a tutt'oggi è l'ultima relazione sull'attuazione della politica di vicinato, relativa all'anno 2014 (JOIN (2015) 9).

Per quanto concerne in particolare i paesi del partenariato orientale, la Commissione e l'Alto Rappresentante:

·       Sottolineano l'impatto negativo degli eventi in Ucraina e delle pressioni sempre più forti esercitate dalla Russia su altri partner orientali;

·       Salutano la firma dei tre accordi di associazione con la Georgia, la Repubblica di Moldova e l'Ucraina, evidenziando come la nuova generazione di accordi contenga disposizioni su una zona di libero scambio globale e approfondito "che sanciscono le relazioni contrattuali più ambiziose mai instaurate con paesi del vicinato"[2];

·       In tema di democrazia e buon governo, sottolineano come il processo di democratizzazione sia proseguito regolarmente nella Repubblica di Moldova e in Georgia (in entrambi i Paesi si sono svolte elezioni parlamentari con modalità ritenute soddisfacenti dagli osservatori). Per quanto riguarda l'Ucraina, dopo aver ricordato che, per il periodo 2014-2020, l'UE ha mobilitato un pacchetto finanziario senza precedenti, pari a oltre 11 miliardi di euro (solo in minima parte derivanti dalla dotazione PEV), evidenziano come l'instabilità e la conflittualità dell'area abbiano inciso negativamente sui processi di riforma, di democratizzazione e di lotta alla corruzione;

·       Per quanto attiene alla cooperazione a livello politico e di sicurezza, hanno ricordato la presenza attiva dell'UE con la missione di monitoraggio EUMM Georgia, le missioni di assistenza alle frontiere (EUBAM) nella Repubblica di Moldova e in Ucraina, e la missione consultiva per la riforma del settore della sicurezza civile in Ucraina (EUAM Ucraina);

·       In tema di integrazione economica, si soffermano, oltre che sugli accordi di associazione - ricordando, peraltro, che le relazioni commerciali bilaterali con l'Ucraina sono state frenate, nel 2014, dall'adozione di nuove restrizioni commerciali da parte del Governo, per far fronte alla difficile situazione macroeconomica interna -, sulla firma, il 10 ottobre 2014, del Trattato che ha sancito l'inclusione dell'Armenia - come già della Bielorussia - nell'Unione economia eurasiatica (insieme a Russia e Kazakistan);

·       In tema di cooperazione finanziaria, hanno sottolineato infine come lo strumento europeo di vicinato, con la sua dotazione di 15,4 miliardi per il periodo 2014-2020, disponga di "un bilancio prevedibile e a lungo termine per sostenere le priorità di riforma concordate con ciascun paese", aggiungendo però che lo strumento stesso "non è adatto o sufficiente per coprire integralmente il fabbisogno, soprattutto quando la risposta a una crisi richiede un volume consistente di finanziamenti supplementari da erogare entro tempi brevi". In tal caso, esistono ulteriori strumenti integrativi, come lo strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace (IcSP), gli aiuti umanitari dell'UE (ECHO) o lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), e può essere necessario mobilitare finanziamenti aggiuntivi in funzione degli sviluppi nella regione interessata, come accaduto per Siria e Ucraina.

La revisione della Politica di vicinato

La comunicazione di novembre 2015Il 18 dicembre 2015, la Commissione e l'Alto rappresentante hanno presentato la comunicazione congiunta "Riesame della politica europea di vicinato" (JOIN (2015) 50), intervenuta al termine di una consultazione pubblica (conclusasi nel mese di giugno) che ha visto una partecipazione significativa (250 risposte) da parte degli Stati membri, dei governi partner, delle istituzioni dell'UE, delle organizzazioni internazionali, delle parti sociali, della società civile, delle imprese, dei gruppi di riflessione, del mondo accademico e dei cittadini, e alla quale hanno offerto il proprio contributo anche le Commissioni esteri di Camera e Senato.

Elementi di consensoDalla consultazione sono emersi i alcuni elementi generali di consenso, che costituiranno la base per la ripresa e il rilancio della PEV: l'estrema diversificazione nelle aspirazioni dei partner, che è impossibile ricondurre all'interno di un modello unico di relazioni; la necessità che la PEV rispecchi in modo più efficace e puntuale l'interesse dell'UE quanto quello dei paesi partner; l'opportunità di concentrare i partenariati su un numero più limitato di priorità, onde evitare la dispersione "a pioggia" degli interventi e ottimizzare l'utilizzo dei fondi; un maggiore coinvolgimento degli Stati membri, accompagnato dal rafforzamento della titolarità dei Paesi partner.

Il primo rapporto del Gruppo di sostegno per l'Ucraina

Lo scorso 28 ottobre, il Commissario europeo per il vicinato e l'allargamento, Hahn, ha presentato a Bruxelles il primo rapporto del Gruppo di sostegno per l'Ucraina, che copre un periodo approssimativo di 18 mesi (dal settembre del 2014 ai primi mesi del 2016). Istituito nella primavera del 2014 su iniziativa del Presidente della Commissione europea e in reazione immediata all'insediamento di un Governo ucraino favorevole alle riforme, il Gruppo si è concentrato immediatamente sulle riforme fondamentali per il Paese, individuando tre settori portanti:

·       Programmazione dei processi riformatori, governance e stato di diritto;

·       Governance economica;

·       Politiche settoriali, tra cui agricoltura, energia, infrastrutture, sanità, mercato del lavoro e istruzione.

Valutazione del Gruppo di sostegnoLa valutazione complessiva del rapporto sui progressi realizzati dall'Ucraina è positiva, e si sofferma in particolare:

·       Sull'adozione, da parte del Governo ucraino, di una seria normativa anti-corruzione, sull'istituzione della Procura generale e di un nuovo assetto in materia di appalti pubblici;

·       Sull'iniziativa della Commissione, che il 20 aprile 2016 ha presentato una proposta in materia di esenzione dal visto per i cittadini ucraini, ritenendo che il Paese risponda ormai a tutti i requisiti previsti in tema di liberalizzazione;

·       Sulle misure adottate in materia di trasparenza e di accesso del pubblico alle informazioni;

·       Sulle riforme nel settore energetico, che hanno contribuito ad accrescere la trasparenza dei mercati, a incentivare il risparmio energetico e a ridurre sensibilmente la dipendenza del paese dalle forniture di gas provenienti dalla Russia;

·       Sull'avanzamento dei preparativi per la privatizzazione di molte delle imprese a proprietà statale.

Il rapporto del Gruppo di sostegno quantifica infine i flussi finanziari destinati all'Ucraina, nei seguenti termini:

·       Flussi finanziari3,41 miliardi di euro in assistenza macro-finanziaria a partire dal 2014. Finora, sono stati versati 2,21 miliardi sotto forma di prestiti, spalmati in tre distinti programmi, e due ulteriori tranche da 600 milioni l'una dovrebbero rendersi disponibili per il 2016 e il 2017;

·       Nel 2015/2016, i finanziamenti si sono concentrati su alcuni settori prioritari, e segnatamente il decentramento amministrativo (100 milioni), lo sviluppo economico (90 milioni), la lotta alla corruzione (15 milioni), la riforma della pubblica amministrazione (104 milioni) e lo stato di diritto (52,5 milioni).

Le misure restrittive adottate dall'UE in risposta alla crisi in Ucraina

Le sanzioniIn conseguenza della crisi in Ucraina e dell'annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli da parte della Russia, il Consiglio ha imposto una serie di misure restrittive e di sanzioni economiche, così sintetizzabili:

·       restrizioni alle relazioni economiche con la Crimea e Sebastopoli, che includono un divieto di importazioni di beni da tali territori, restrizioni sugli scambi e gli investimenti relativi a taluni settori economici e progetti infrastrutturali e divieto di investimenti e di prestazione di servizi turistici in Crimea. Il 17 giugno 2016 tali misure sono state prorogate fino al 23 giugno 2017;

·       sanzioni economiche riguardanti gli scambi con la Russia in settori economici specifici e vincolate alla piena attuazione degli accordi di Minsk, prorogate lo scorso luglio fino al 31 gennaio 2017;

·       misure diplomatiche, che includono l'annullamento del vertice UE-Russia e la sospensione dei colloqui bilaterali sui visti, come sul nuovo accordo tra UE e Russia;

·       misure restrittive individuali che includono il congelamento dei beni e il divieto di viaggio per 146 persone e 37 entità responsabili di azioni che compromettono o minacciano l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina (prorogate lo scorso 15 settembre fino al 15 marzo 2017).

 

 

 

 



[1]  La PEV - inaugurata dalla Commissione con una comunicazione presentata l’11 marzo 2003 - si rivolge ai nuovi Stati indipendenti (Bielorussia, Moldova, Ucraina), ai paesi del Mediterraneo meridionale (Algeria, Autorità palestinese, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Libia, Marocco, Siria, Tunisia) e agli Stati del Caucaso (Armenia, Azerbaigian e Georgia).

 

[2] Si ricorda, in proposito, che il processo di ratifica dell'accordo di associazione con l'Ucraina ha subito una battuta di arresto a seguito dell'esito negativo del referendum promosso in proposito dal Governo dei Paesi Bassi, lo scorso aprile.