Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: XI Conferenza delle Commissioni parlamentari per l'integrazione europea degli Stati che partecipano al Processo di Stabilizzazione e Associazione dell'Europa sudorientale (COSAP)Tirana, 22-24 ottobre 2015
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari    Numero: 45
Data: 20/10/2015
Descrittori:
COMMISSIONI COMITATI E CONSIGLI DELL' UNIONE EUROPEA   EUROPA ORIENTALE
UNIONE EUROPEA     
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Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

riunioni interparlamentari

 

 

 

 

 

XI Conferenza delle Commissioni parlamentari

per l’integrazione europea degli Stati che partecipano

al Processo di Stabilizzazione

e Associazione dell’Europa sudorientale (COSAP)

 

Tirana, 22-24 ottobre 2015

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 45

 

20 ottobre 2015


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

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I N D I C E

 

Programma

Scheda di lettura   1

L’UE e i Balcani occidentali 3

·         La posizione dell’Italia  3

·         Il Processo di stabilizzazione ed associazione  4

·         Il pacchetto allargamento  7

Le iniziative promosse dall’Unione europea in materia di cooperazione regionale nei Balcani occidentali 13

·         Strategia adratico-ionica  13

·         Il Processo di Berlino  14

·         Le altre iniziative  15

Scheda Paese dell’Albania (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale) 19

Biografie dei relatori 41

 

Bozza di dichiarazione congiunta                                       55

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Scheda di lettura



 

 

L’UE e i Balcani occidentali

Come ribadito in più occasioni dalle istituzioni europee, la prossima fase del processo di allargamento dovrebbe riguardare i paesi dei Balcani occidentali.

I paesi della regione dei Balcani che hanno ottenuto lo status di paese candidato sono Montenegro, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Serbia e Albania. Sono attualmente in corso i negoziati di adesione con il Montenegro (dal 29 giugno 2012) e con la Serbia (21 gennaio 2014), mentre per gli altri paesi il processo non è ancora stato avviato. Bosnia Erzegovina e Kosovo sono ancora qualificati come “potenziali candidati”.

La posizione dell’Italia

L’Italia è assolutamente favorevole alla progressiva integrazione nell’UE dei paesi dei Balcani occidentali e al loro rafforzamento istituzionale. Essi rappresentano una priorità per l’Italia sotto il profilo politico, in virtù della tradizionale e privilegiata proiezione italiana verso la direttrice adriatico-ionica.

L’Italia sostiene attivamente il processo di consolidamento della sicurezza e della stabilità nella regione, non soltanto attraverso un intenso dialogo politico bilaterale e una proficua collaborazione in numerosi settori, ma anche tramite un’efficace azione di concerto internazionale, sia a livello UE, sia grazie alla partecipazione al gruppo di dialogo informale sui Balcani “QUINT”, insieme a Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania, con l’obiettivo di rendere irreversibili i progressi sin qui realizzati ed incoraggiare concretamente il percorso europeo di tutti i paesi, mantenendo i Balcani al centro delle priorità della comunità internazionale.

L'Italia contribuisce inoltre alla stabilizzazione della regione con una forte presenza militare a cui si aggiunge una crescente componente civile nell’ambito delle missioni internazionali operanti nei Balcani occidentali: nel 2014 l’Italia è stata il terzo Paese contributore alla missione della NATO KFOR in Kosovo (mediamente circa 600 unità in teatro) e dal settembre 2013 l’Italia detiene il comando della missione. L’Italia, con circa 36 unità, è un contributore importante della missione civile europea EULEX Kosovo, avviata il 16 febbraio 2008 e prorogata sino al giugno 2016.

La Bosnia-Erzegovina ospita inoltre una presenza italiana nel quadro dell’operazione militare EUFOR Althea, che comprende attualmente oltre 900 uomini.

Oltre a rappresentare un'area di interesse prioritario sul piano politico e della sicurezza, i Balcani occidentali costituiscono per l'Italia una regione di forte e radicata presenza economica, sia in termini di interscambio commerciale che di investimenti. Complessivamente, con Slovenia, Croazia, Serbia, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Albania, Montenegro ed ex Repubblica jugoslava di Macedonia, l’interscambio nel 2013 ammonta a 16 miliardi 552 milioni di euro. L’Italia è anche primo partner commerciale con la Serbia e con la Croazia, oltre che con l’Albania.

Il Processo di stabilizzazione ed associazione

Attualmente, le relazioni tra l’Unione europea e i paesi dei Balcani occidentali si svolgono prevalentemente nel quadro del Processo di stabilizzazione ed associazione (PSA), istituito nel 1999.

Lo stato di avanzamento del processo viene costantemente seguito dalla Commissione che, attraverso la pubblicazione di una relazione annuale, fornisce indicazioni sui progressi realizzati dai paesi dei Balcani occidentali rispetto alla situazione dell’anno precedente. Tale relazione rappresenta l’indicatore principale per valutare se ciascun paese sia pronto per una relazione più stretta con l’UE. L’ultima relazione annuale è stata pubblicata il 16 ottobre nel 2013.

Le componenti principali del PSA sono quattro: accordi di stabilizzazione ed associazione, elevato livello di assistenza finanziaria, misure commerciali e dimensione regionale.

a) Accordi di stabilizzazione ed associazione

Lo strumento operativo del PSA è costituito dalla stipula, con ciascun paese della regione, di un accordo di stabilizzazione ed associazione (ASA).

Gli ASA prevedono la cooperazione politica ed economica e la creazione di aree di libero scambio (vedi infra) con i paesi interessati. Sulla base dei principi democratici comuni, dei diritti umani e dello Stato di diritto, ciascun ASA istituisce strutture di cooperazione permanenti. Il Consiglio di stabilizzazione e associazione, che si riunisce annualmente a livello ministeriale, vigila sull'applicazione e sull'attuazione dell'accordo. Inoltre, un comitato parlamentare di stabilizzazione e di associazione garantisce la cooperazione tra i parlamenti dei paesi dei Balcani occidentali e il Parlamento europeo in seguito all'entrata in vigore dei vari ASA.

Accordi di stabilizzazione ed associazione sono già in vigore con la ex Repubblica iugoslava di Macedonia[1], l’Albania[2], il Montenegro[3] e la Serbia[4]. L'UE e la Bosnia-Erzegovina hanno sottoscritto un ASA il 16 giugno 2008, ma la sua entrata in vigore è stata congelata. L'UE e il Kosovo hanno avviato i negoziati per un ASA nell'ottobre 2013 e un accordo è stato siglato nel luglio 2014; si tratta di un accordo che riguarda esclusivamente l'UE e che gli Stati membri non dovranno ratificare (cinque Stati membri non riconoscono il Kosovo quale Stato indipendente).

b) Assistenza finanziaria

A partire dal 1° gennaio 2007 l’assistenza finanziaria ai paesi dei Balcani occidentali viene fornita attraverso lo strumento di preadesione, denominato IPA, che sostituisce  i precedenti programmi.

Nell’ambito del periodo di programmazione finanziaria 2007-2013 i Balcani occidentali hanno beneficiato di assistenza per un totale di circa 5,17 miliardi di euro, di cui: 1.183,6 milioni di euro alla Serbia; 167 al Montenegro; 614,87 alla ex Repubblica iugoslava di Macedonia; 465,1 al Kosovo; 550,3 alla Bosnia Erzegovina e 498 all’Albania[5]  (i restanti 1,6 miliardi di euro erano destinati alla Croazia e a programmi regionali multi beneficiari).

Nell'ambito del quadro finanziario pluriennale dell’UE per il periodo 2014-2020, l’importo totale destinato allo strumento di preadesione – che si rivolge anche alla Turchia - è di circa 12 miliardi di euro. Per l’anno 2015, i finanziamenti sono stati così distribuiti (in milioni di euro):

 

Albania                                                                       86.9

Bosnia Erzegovina                                                     39.7

ex Repubblica iugoslava di Macedonia                     88.9

Kosovo                                                                       85.9

Montenegro                                                               35.6

Serbia                                                                        201.4

Programmi multi beneficiari                                      365.0

c) Misure commerciali

Nel marzo 2000, il Consiglio europeo ha dichiarato che la conclusione di accordi di stabilizzazione e di associazione con i paesi dei Balcani occidentali doveva essere preceduta da una liberalizzazione asimmetrica degli scambi. Conformemente a questa dichiarazione, il regolamento del Consiglio n. 2007/2000 del 18 settembre 2000 prevede misure commerciali eccezionali, stabilendo che i prodotti originari dei paesi della regione possono essere importati nella Comunità senza restrizioni quantitative e in esenzione dai dazi doganali o da altre imposte di effetto equivalente. Tale regime preferenziale è stato prolungato fino al 31 dicembre 2015, con il regolamento (UE) n.1336/2011 del 13 dicembre 2011.

d) Dimensione regionale

Il PSA non è semplicemente un processo bilaterale tra l’UE e ciascun paese della regione. Già in occasione del Vertice UE-Balcani di Zagabria del 2000, le Parti hanno posto una grande enfasi sulla centralità della cooperazione regionale nell’ambito del processo.

In materia di cooperazione regionale, i principali obiettivi della politica dell’UE sono:

·         incoraggiare i paesi della regione a sviluppare relazioni reciproche comparabili a quelle esistenti tra gli Stati membri;

·         creare una rete di accordi bilaterali di libero scambio, eliminando qualsiasi barriera alla circolazione dei beni nella regione;

·         integrare gradualmente i Balcani occidentali nelle reti infrastrutturali della vicina Europa in materia di trasporti, energia, gestione delle frontiere;

·         promuovere la collaborazione tra i paesi della regione in materia di crimine organizzato, immigrazione e altre forme di traffico illegale.

Per ulteriori informazioni si rimanda al capitolo “Le iniziative promosse dall’Unione europea in materia di cooperazione regionale nei Balcani occidentali”.

Esenzione dal visto

Da dicembre 2009, i cittadini dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, del Montenegro e della Serbia beneficiano dell'esenzione dal visto nello spazio Schengen; tale esenzione per i cittadini di Albania e Bosnia-Erzegovina è invece in vigore da novembre 2010. A gennaio 2012 è stato inoltre avviato un dialogo con il Kosovo sulla liberalizzazione dei visti al fine di vigilare sulle riforme necessarie al raggiungimento dei pertinenti standard dell'UE. In risposta agli abusi del regime di esenzione dal visto, incluse molte richieste d'asilo illegittime, a gennaio 2011 la Commissione ha istituito un meccanismo di monitoraggio successivo alla liberalizzazione dei visti. A settembre 2013 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sul meccanismo di sospensione dei visti. Nel dicembre 2013 il Consiglio ha introdotto tale meccanismo modificando il pertinente regolamento.

Il pacchetto allargamento

Ogni anno, generalmente in autunno, la Commissione presenta il cosiddetto pacchetto allargamento, con il quale fa il punto del processo in corso. Non essendo stato ancora pubblicato il nuovo pacchetto, le informazioni più recenti risalgono all’ottobre 2014.

La Commissione ha consolidato l’approccio degli ultimi anni, che pone maggiormente l'accento sulla realizzazione delle riforme fondamentali già dalle prime fasi del negoziato con i paesi candidati: accanto a stato di diritto e governance economica, la Commissione ha aggiunto la riforma della pubblica amministrazione.

Lo stato di diritto è al cuore del processo di allargamento: a partire dal 2012, ai paesi candidati è richiesto di affrontare questioni come la riforma giudiziaria, la lotta al crimine organizzato e alla corruzione nella fase iniziale del processo di adesione, dimostrando una solida base di risultati sostenibili.

Basandosi sull’ esperienza del semestre europeo,  nel corso del 2013 la Commissione ha migliorato gli strumenti di cooperazione con i paesi dell’allargamento per rafforzare la governance economica, inclusi i programmi nazionali di riforma economica, ponendo l’accento sulla stabilità fiscale e sulle riforme strutturali per migliorare competitività e crescita.

Con il pacchetto del 2014, la Commissione pone l’accento sulla riforma della pubblica amministrazione e sul rafforzamento delle istituzioni democratiche che rimangono deboli nella maggior parte dei paesi dell’allargamento, con limitate capacità amministrative, alto livello di politicizzazione e mancanza di trasparenza.

Per quanto riguarda in particolare Balcani occidentali, la Commissione ricorda che la chiara prospettiva di adesione all'Unione, concessa loro dagli Stati membri, esercita un importante effetto stabilizzatore e puntella i progressi verso il rispetto delle condizioni necessarie. In questo panorama, secondo la Commissione le relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale rivestono un ruolo essenziale, un ambito questo che ha registrato progressi, anche se restano sul tappeto una serie di questioni. In una regione così di recente teatro di conflitti, è necessario un impegno costante per risolvere le questioni bilaterali tra i paesi dell'allargamento e con gli Stati membri, eventualmente anche sotto gli auspici dell'ONU, e per voltare la pagina di una pesante eredità storica.  

Per quanto riguarda gli aspetti economici, prosegue una ripresa modesta: secondo le ultime previsioni della Commissione, i paesi candidati dei Balcani occidentali dovrebbero crescere in media dell'1,6%. Ciò nonostante, tutti i paesi sono alle prese con grandi sfide economiche strutturali, con alti tassi di disoccupazione e bassi livelli di investimenti esteri. Queste le principali sfide individuate dalla Commissione:

-     rafforzare il risanamento di bilancio riducendo il deficit e attuando riordini credibili del settore pubblico;

-     potenziare la gestione dei conti pubblici, compresi la gestione e la riscossione delle entrate, l'elaborazione e l'esecuzione del bilancio, la contabilità e la rendicontazione e il controllo esterno;

-     alleviare l'elevato onere dei prestiti in sofferenza;

-     ristrutturare e migliorare la governance delle imprese di Stato;

-     migliorare il tessuto imprenditoriale, anche tramite l'economia digitale, sostenendo lo sviluppo del settore privato, semplificando la regolamentazione e promuovendo gli investimenti nella ricerca;

-     migliorare le reti energetiche e di trasporto e sviluppare la connettività;

-     creare mercati del lavoro funzionanti, anche garantendo la necessaria flessibilità, migliorare l'occupabilità dei lavoratori e garantire che il sistema di istruzione e di acquisizione delle competenze siano più rispondenti alle esigenze del mercato del lavoro.

Nonostante nell'ultimo anno si siano registrati una serie di sviluppi positivi, i paesi dei Balcani occidentali sono di fronte all'importante sfida di rafforzare lo stato di diritto e, in particolare, di migliorare il funzionamento e l'indipendenza del sistema giudiziario e di potenziare la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata.

In molti casi sono necessari ampi riordini per garantire sistemi giudiziari indipendenti ed efficienti che assicurino processi equi, amministrati da una magistratura imparziale e responsabile, nominata e promossa secondo principi meritocratici. Molti paesi si sono dotati di strategie di riforma del sistema giudiziario la cui attuazione però è ancora in una fase iniziale e numerose questioni sono ancora irrisolte.

Come anticipato, lo scopo della Commissione è integrare meglio la riforma della pubblica amministrazione nel processo di allargamento. In tal senso sono già attivi o sono in fase di creazione con i paesi dei Balcani occidentali "gruppi speciali sulla riforma della pubblica amministrazione", destinati a  far avanzare i lavori, attorno ad alcune questioni principali: quadro strategico della riforma; definizione e coordinamento delle politiche; gestione delle risorse umane puntando su efficienza e meritocrazia; rendicontabilità e trasparenza dell'amministrazione; accessibilità delle informazioni e mezzi di ricorso giudiziario e amministrativo; miglioramento dei  servizi per cittadini e imprese.

Albania

L'Albania ha presentato domanda di adesione all'UE il 28 aprile 2009, pochi giorni dopo l'entrata in vigore dell'ASA UE-Albania. Nel 2013, la Commissione ha rilevato progressi positivi del paese e ha pertanto raccomandato di riconoscergli lo status di paese candidato, che è stato concesso dal Consiglio europeo nel giugno 2014. L'effettivo avvio dei negoziati dipenderà dagli ulteriori progressi dell'Albania.

La decisione del Consiglio europeo è al tempo stesso un riconoscimento dei suoi sforzi in materia di riforme e un incoraggiamento ad accelerare il processo. A novembre 2013 la Commissione ha istituito un dialogo ad alto livello con l'Albania per aiutare il paese a mantenere lo slancio impresso al processo di integrazione nell'UE e monitorare l'andamento delle riforme in funzione delle priorità fondamentali a cui è subordinato l'avvio dei negoziati di adesione. A maggio 2014 l'Albania ha adottato una tabella di marcia in cui le riforme previste sono illustrate e strutturate in funzione delle priorità fondamentali.

Secondo la Commissione, nonostante i progressi compiuti, permangono tuttavia numerose carenze, specie per quanto riguarda lo stato di diritto:  il paese dovrà portare avanti la riforma della pubblica amministrazione onde rendere quest'ultima più professionale e meno politicizzata; attuare un riordino dell'intero sistema giudiziario per rafforzarne l'indipendenza, l'efficienza e la rendicontabilità; intensificare la lotta alla corruzione e adottare altre energiche misure per combattere la criminalità organizzata, onde costituire una solida casistica di indagini proattive, azioni penali e condanne in entrambi i settori; adottare misure efficaci per migliorare la tutela dei diritti umani, in particolare della comunità rom, combattere la discriminazione e assicurare il rispetto dei diritti di proprietà. Il governo non ha realizzato le priorità concordate per quanto riguarda la libertà di espressione e dei media.

Bosnia-Erzegovina

La Bosnia-Erzegovina è un potenziale candidato che, tuttavia, non ha ancora presentato domanda di adesione all'UE. Come anticipato, l’entrata in vigore dell’ASA è stata congelata, perché il paese non soddisfa le condizioni necessarie. Al momento è in vigore soltanto l'accordo interinale sugli scambi e le questioni commerciali, ma la relativa attuazione è problematica.

Il processo di integrazione europea è tuttora in una fase di stallo: manca ancora la volontà di tutti i leader politici di avviare le riforme necessarie per progredire verso l'adesione all'UE. Si osservano progressi limitatissimi per quanto riguarda le questioni politiche ed economiche e la conformità con gli standard europei.

Vista l'impossibilità di concordare a livello politico le strategie nazionali necessarie per potere usufruire dell'assistenza dello strumento di preadesione in settori come l'energia, i trasporti e l'ambiente, i finanziamenti in questi ambiti sono stati considerevolmente ridotti e si è optato per un'erogazione diretta dell'assistenza ai cittadini.

Ex Repubblica jugoslava di Macedonia

L'ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha presentato domanda di adesione all'UE a marzo 2004 e, a dicembre 2005, le è stato riconosciuto lo status di paese candidato. Nel 2009, la Commissione ha raccomandato l'avvio dei negoziati di adesione con il paese, raccomandazione avallata dal Parlamento europeo e da allora ribadita in ogni relazione della Commissione sui progressi compiuti dal paese e in ogni risoluzione del PE. Il Consiglio, tuttavia, non ha ancora accolto tale raccomandazione. La controversia da lungo tempo irrisolta con la Grecia sulla questione della denominazione «Macedonia» nonché le più recenti tensioni con la Bulgaria costituiscono ostacoli importanti.

Nella relazione 2014, la Commissione esorta le autorità ad adoperarsi risolutamente per fugare le preoccupazioni circa l'accentuarsi della politicizzazione e delle carenze relative all'indipendenza della magistratura e alla libertà di espressione. Dal canto suo, la Commissione conferma il proprio impegno a sostenere gli sforzi profusi dal paese, anche attraverso un dialogo inclusivo ad alto livello sull'adesione, per attuare tutte le riforme connesse all'UE e, di conseguenza, sfruttare appieno il potenziale delle relazioni tra le parti.

Kosovo

Come la Bosnia-Erzegovina, il Kosovo è un potenziale candidato. Dopo la sua dichiarazione unilaterale d'indipendenza a febbraio 2008, l'UE ha affermato che il Kosovo aveva una chiara «prospettiva europea». Tutti gli Stati membri, tranne cinque (Cipro, Grecia, Romania, Slovacchia e Spagna), hanno riconosciuto la sua indipendenza. Nella regione, la Serbia e la Bosnia-Erzegovina non hanno riconosciuto il Kosovo.

In seguito al raggiungimento di un accordo storico nell'aprile 2013 tra Belgrado e Pristina per quanto riguarda la normalizzazione dei rapporti, il Consiglio europeo ha deciso di avviare i negoziati relativi a un ASA nel giugno 2013; l'accordo è stato siglato nel luglio 2014. La futura integrazione del Kosovo nell'UE, così come quella della Serbia, rimane strettamente legata ai risultati e all'attuazione del dialogo ad alto livello tra il Kosovo e la Serbia agevolato dall'UE.

Nonostante i progressi realizzati, la Commissione segnala che le sfide da affrontare sono molteplici: la situazione per quanto riguarda lo Stato di diritto, compresa l'indipendenza della magistratura, e gli scarsi risultati ottenuti nella lotta alla criminalità organizzata destano ancora notevole preoccupazione; è necessario un maggiore impegno per ovviare alle carenze individuate durante il dialogo sulla liberalizzazione dei visti, adoperandosi anche per ridurre i rischi che la potenziale liberalizzazione comporterebbe in termini di sicurezza e migrazione; servono urgentemente riforme economiche strutturali per ridurre l'elevata disoccupazione; occorre inoltre intraprendere in via prioritaria riforme importanti, come la riforma elettorale e la riforma della pubblica amministrazione, e adottare misure per tutelare le minoranze.

Il Kosovo deve dunque impegnarsi attivamente per realizzare il suo programma di riforma collegato all'UE nonché le priorità evidenziate nello studio di fattibilità del 2012 e nelle ultime relazioni sui progressi compiuti.

Montenegro

Il Montenegro ha presentato domanda di adesione all'UE a dicembre 2008, oltre due anni dopo la sua dichiarazione d'indipendenza (riconosciuta da tutti gli Stati membri). Al paese è stato riconosciuto lo status di paese candidato a dicembre 2010 e a giugno 2012 sono stati avviati i negoziati di adesione. Conformemente al nuovo approccio dell'UE al processo di adesione, i capitoli negoziali sulla riforma giudiziaria e i diritti fondamentali (capitolo 23) e sulla libertà, la sicurezza e la giustizia (capitolo 24) sono stati avviati in una fase iniziale del processo negoziale, a dicembre 2013.

Nonostante i progressi compiuti dal paese, la Commissione  rileva tuttavia ritardi nell'attuazione di un certo numero di misure, in particolare le riforme legislative volte a combattere la corruzione. Il Montenegro deve adottare rapidamente una normativa adeguata sul finanziamento dei partiti politici. Permangono inoltre serie preoccupazioni riguardo alla libertà di espressione e dei media ed è necessario accelerare le indagini sui casi di violenza nei confronti dei giornalisti. Per mantenere lo slancio del percorso verso l'adesione è indispensabile rafforzare la capacità amministrativa per le questioni connesse all'integrazione nell'UE. Occorre inoltre depoliticizzare e rendere più professionale la funzione pubblica. Il paese deve proseguire l'attuazione delle riforme economiche, affrontando in particolare il problema dell'alto tasso di disoccupazione, e migliorare il contesto imprenditoriale.

Serbia

La Serbia ha presentato domanda di adesione all'UE a dicembre 2009 e, a marzo 2012, quando Belgrado e Pristina hanno raggiunto un accordo sulla rappresentazione regionale del Kosovo, le è stato riconosciuto lo status di paese candidato. Riconoscendo i progressi compiuti dalla Serbia verso una normalizzazione delle relazioni con il Kosovo, in particolare nell'ambito del dialogo in corso tra Belgrado e Pristina agevolato dall'UE, il Consiglio europeo in occasione della riunione di giugno 2013 ha approvato la raccomandazione della Commissione di avviare i negoziati di adesione con la Serbia. I negoziati di adesione con la Serbia sono stati ufficialmente avviati il 21 gennaio 2014.

A parere della Commissione, il paese deve prendere ulteriori provvedimenti per garantire l'efficienza e l'indipendenza della magistratura e adottare atti legislativi fondamentali come la legge sul gratuito patrocinio, la legge sugli informatori e la legge sui conflitti di interesse. Occorre inoltre garantire nella pratica il pieno rispetto dei diritti fondamentali, compresa la protezione dei gruppi vulnerabili; in particolare desta preoccupazione il deterioramento delle condizioni per un pieno esercizio della libertà di espressione. È necessario ovviare alle carenze della pubblica amministrazione e dare un maggior seguito alle conclusioni degli enti normativi indipendenti.

Infine, la Serbia deve mantenere l'impegno a favore della cooperazione regionale e la partecipazione attiva e costruttiva al processo di normalizzazione delle relazioni con il Kosovo, che ha registrato notevoli progressi. La Commissione ricorda che, come per i capitoli sullo Stato di diritto, il quadro negoziale richiede che il processo di normalizzazione delle relazioni con il Kosovo proceda di pari passo con l'avanzamento globale dei negoziati.

 

 

 

 


 

Le iniziative promosse dall’Unione europea in materia di cooperazione regionale nei Balcani occidentali

La cooperazione regionale è secondo l’Unione europea un fattore essenziale per la stabilità politica e la prosperità economica della regione dei Balcani occidentali. L’importanza attribuita dall’UE alla cooperazione regionale è ribadita in molti documenti, ultimo dei quali la Strategia per l’allargamento 2014-2015 presentata dalla Commissione l’8 ottobre 2014, in cui si sottolinea come la cooperazione regionale contribuisca alla riconciliazione, alle relazioni di buon vicinato e a un clima favorevole alla soluzione delle questioni bilaterali pendenti. Tale cooperazione è ritenuta fondamentale anche per lo sviluppo economico dei Balcani occidentali e per affrontare problemi comuni quali la criminalità organizzata, la gestione delle frontiere, il cambiamento climatico o l’inquinamento ambientale. La cooperazione regionale è inoltre indispensabile per far progredire il programma di integrazione nell’UE in settori quali la sicurezza dei cittadini, l’energia o i trasporti. In considerazione di tale importanza, la Commissione valuta anche i progressi della cooperazione regionale nelle relazioni periodiche sui progressi realizzati dai paesi candidati e potenziali candidati.

Al momento, nonostante i progressi realizzati, restano in piedi alcune dispute bilaterali; le questioni più problematiche connesse con la cooperazione regionale sono la disputa greco-macedone sulla denominazione del paese e l’incerto sviluppo del processo di normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo.

Strategia adratico-ionica

Un contributo all’ulteriore approfondimento del processo di integrazione dei Balcani occidentali viene – oltre che dalla strategia per il Danubio[6] - dalla strategia adriatico-ionica, di cui l’Italia si è fatta promotrice e che, approvata dal Consiglio europeo di ottobre 2014, è stata inaugurata a novembre 2014, durante la Presidenza italiana dell’UE. La strategia è rivolta ad otto paesi – di cui quattro Stati membri (Croazia, Grecia, Italia e Slovenia) e quattro paesi dei Balcani occidentali, che non fanno ancora parte dell’UE (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia) - e a 70 milioni di cittadini. Come sostenuto dall’Italia, si tratta di un'area politicamente rilevante sia per le ambizioni di chi (Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Serbia) ambisce a entrare nell’Unione europea, sia per il ponte ideale che lancia verso il Mediterraneo e l'Asia grazie alla sua particolare posizione geografica. Scopo di questa iniziativa è coinvolgere nel processo decisionale relativo allo sviluppo delle aree in oggetto tutti gli attori interessati – Stati, regioni, enti locali, amministrazioni – per affrontare in maniera trasversale e transnazionale questioni di comune interesse.

La strategia ha l'obiettivo di promuovere una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva, in linea con Europa 2020. Ciò potrà essere conseguito promuovendo una prosperità economica e sociale sostenibile mediante la crescita e la creazione di posti di lavoro, migliorando l'attrattiva della regione, la sua competitività e connettività, preservando al tempo stesso l'ambiente ed assicurandosi che gli ecosistemi costieri e marini restino sani ed equilibrati.

Inoltre, la strategia è anche intesa come strumento in grado di contribuire all'integrazione europea dei Paesi candidati o potenziali candidati grazie all'allineamento delle singole politiche nazionali a quelle dell'UE. La Commissione ha individuato quattro obiettivi primari:

-     Crescita blu (Grecia e Montenegro);

-     Collegare la regione: reti di trasporto ed energia (Italia e Serbia)

-     Qualità ambientale (Slovenia e Bosnia-Erzegovina);

-     Turismo sostenibile (Croazia ed Albania).

Sono poi stati identificati due aspetti trasversali:

-     Sviluppo di capacità per un'attuazione efficiente e per sensibilizzare l'opinione pubblica e aumentare il sostegno;

-     Ricerca e innovazione per stimolare i posti di lavoro altamente qualificati, la crescita e la competitività.

Il Processo di Berlino

Tra le iniziative più recenti volta a favorire la cooperazione regionale si segnala il c.d. Processo di Berlino, fortemente voluto dalla Germania e inaugurato con il Vertice tenutosi a Berlino il 28 agosto 2014, inteso come "catalizzatore" per il rafforzamento della cooperazione regionale e la promozione della crescita economica della regione.

La secondo riunione si è tenuta a Vienna nell’agosto 2015[7] ed è stata in parte dedicata al tema delle pressioni migratorie sui paesi della regione e sulla “rotta balcanica”. Lo sviluppo economico è rimasto comunque il tema centrale dell’incontro. Sono stati approvati 10 progetti infrastrutturali per energia e trasporti per 615 milioni di euro, di cui un terzo da fondi europei di pre-adesione (IPA), e il resto tramite prestiti delle banche europee (la banca europea per la ricostruzione e sviluppo e la banca per gli investimenti) e della banca tedesca d’investimento KfW.

Tra i vari progetti volti a creare un mercato unico per l’energia nei Balcani, anche il tratto tra Albania e Macedonia dei gasdotto TAP, diretto in Puglia. Sul fronte trasporti, saranno rifatti i ponti sulla Sava tra Bosnia e Croazia, la rete ferroviaria tra Kosovo, Serbia, e Macedonia, e il “treno blu di Tito” sulla linea Belgrado-Bar. I progetti sono stati selezionati dall’agenda della connettività che i sei paesi hanno predisposto dopo il vertice di Berlino allo scopo di individuare gli interventi prioritari per favorire la connettività della regione al suo interno e con l’UE.

Sulla questione delle dispute bilaterali, i paesi dei Balcani hanno firmato una dichiarazione in cui si impegnano “a non bloccare, o incoraggiare altri a bloccare, il progresso dei vicini nel cammino di integrazione europea”, ma a risolvere le proprie dispute bilaterali tramite negoziati o arbitrato, e a fare rapporto annuale sulla questione ai prossimi incontri del processo di Berlino. I governi della regione si sono inoltre accordati per la creazione entro il 2016 di un Regional Youth Cooperation Office, per rafforzare i contatti e la conoscenza tra i giovani dei diversi paesi sull’esempio dell’ufficio franco-tedesco per i giovani, aperto nel 1963.

Le altre iniziative

L’UE è coinvolta in numerose altre iniziative volte a promuovere la cooperazione regionale:

·     la Commissione fornisce finanziamento alle attività di cooperazione regionale attraverso i programmi multibeneficiari dello strumento finanziario di preadesione (IPA) che per il periodo 2014-2020 ha allocato 2,9 miliardi di euro per attività che affrontano i temi comuni della regione. Il rafforzamento dell'integrazione regionale e della coopera­zione territoriale rappresenta infatti uno dei quattro obiettivi dell’assistenza fornita nell’ambito dell’IPA;

·     la Commissione è membro del Consiglio di cooperazione regionale (CCR) che nel 2008 ha sostituito il patto di stabilità per l’Europa sud orientale e si configura come un quadro di cooperazione gestito a livello locale. E’ il braccio operativo del South East European Cooperation Process (SEECP), un forum per il dialogo diplomatico e politico istituito nel 1996 a seguito dei conflitti nella ex Jugoslavia. Il lavoro del CCR si concentra su cinque aree prioritarie: sviluppo economico e sociale; infrastrutture ed energia; giustizia e affari interni; cooperazione in materia di sicurezza; formazione del capitale umano. Il CCR promuove inoltre la cooperazione a livello parlamentare, quale sesta area prioritaria trasversale. Come ricordato in più documenti dalla Commissione, il Consiglio di cooperazione regionale svolge un ruolo determinante nell'orientare e nel monitorare la cooperazione regionale. Nel 2013 è stata inaugurata la strategia SEE (South East Europe) 2020, che si prefigge di contribuire a migliorare le condizioni di vita nella regione e porre l’attenzione su competitività e sviluppo, in linea con l’impostazione di Europa 2020. Tra gli obiettivi da raggiungere entro il 2020: creare 1 milioni di nuovi posti di lavoro, portando il tasso di occupazione dal 39.5% al 44.4%; incrementare il commercio regionale totale da 94 a 210 miliardi di euro; portare il PIL per capita della regione dall’attuale 36% al 44% della media UE; aggiungere 300.000 persone altamente qualificate alla forza lavoro;

·     dal punto di vista economico il passo più importante è rappresentato dall’estensione dell’Accordo centro europeo di libero scambio (CEFTA) a Serbia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Albania e Moldavia, promossa dalla Commissione europea. Il CEFTA, creato nel 1992 da Polonia, Cecoslovacchia e Ungheria, è stato successivamente esteso a Slovenia, Romania, Bulgaria, Croazia ed ex Repubblica iugoslava di Macedonia. Dopo l’adesione all’Unione europea della maggior parte dei suoi membri, il 19 dicembre 2006 il CEFTA è stato esteso ai paesi dei Balcani occidentali;

·     il Trattato sull’energia, firmato nell’ottobre 2005, istituisce una comunità energetica tra l’UE e i paesi dell’Europa sud-orientale. Modulato sulla base della Comunità del carbone e dell’acciaio, il trattato è inteso a creare un mercato integrato dell’elettricità e del gas in una serie di paesi dell’Europa sud-orientale che non fanno parte dell’Unione europea attraverso un assetto normativo e commerciale stabile;

·     per quanto riguarda i trasporti, si segnala che nel 2006 la Commissione Europea e i paesi dell’Europa sud orientale hanno firmato un accordo sullo spazio aereo comune, relativo a regole e standard comuni sulla sicurezza e sulla completa liberalizzazione del traffico aereo. L'accordo sullo Spazio aereo comune europeo innalza gli standard di sicurezza e gestione del traffico aereo e crea condizioni di maggiore concorrenza per i passeggeri aerei. Sulla base di una proposta della Commissione e dopo l’approvazione da parte del Consiglio del mandato negoziale, sono stati avviati inoltre nel giugno 2008 i negoziati per un trattato sulla comunità dei trasporti. Obiettivo del trattato è quello di istituire un mercato delle infrastrutture e dei trasporti terrestri e marittimi e di allineare la legislazione dei paesi della regione all’acquis comunitario in materia. Una volta in vigore sostituirà l’Osservatorio dei trasporti dell’Europa sud orientale, un'organizzazione regionale istituita nel 2004 fra la Commissione e i governi di Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro e Serbia e la missione dell'ONU in Kosovo;

·     programmi di cooperazione transfrontaliera finanziati dall’UE promuovono inoltre i contatti tra le persone, finanziando attività congiunte che coinvolgano soggetti interessati locali (quali organizzazioni non governative, attori economici e sociali, amministrazioni locali e regionali) da entrambi lati della frontiera comune. Tali programmi includono anche investimenti a piccola scala e attività preparatorie in materia di infrastrutture a larga scala che incoraggino i contatti e gli scambi tra le persone, nonché iniziative di mobilità nel settore dell’istruzione universitaria, attraverso il programma Erasmus +. Per il periodo 2014-2020 a tali attività sono stati destinati circa 370 milioni di euro;

·     la scuola regionale dell'amministrazione pubblica (ReSPA) – che è stata creata su iniziativa della Commissione - è operativa dal 2011 e organizza attualmente circa 2.500 giorni di formazione all’anno. I principali obiettivi della scuola sono:

-   aiutare a migliorare la cooperazione regionale nel settore;

-   rafforzare le capacità della pubblica amministrazione come richiesto dal processo di integrazione europea;

-   sviluppare risorse umane in linea con i principi dello spazio amministrativo europeo;

-   organizzare attività per lo scambio di migliori pratiche.

·     il Regional Network for Accession (RENA) finanziato dall’UE e gestito dalla Commissione è il quadro della cooperazione regionale per i Balcani occidentali e la Turchia nel settore dell’ambiente e del cambiamento climatico. Rende possibile la cooperazione a livello politico (attraverso riunioni dei ministri competenti) a tecnico. Quattro i gruppi di lavoro: su investimenti strategici; cambiamento climatico; cooepraizone transfrontaliera; compatibilità ambientale.

·     lanciato ufficialmente nel 2009, il Western Balkans Investment Framework (WBIF) è un’iniziativa congiunta di Commissione, Banca per lo sviluppo del Consiglio d’Europa, Banca europea per la ricostruzione e sviluppo e Banca per gli investimenti e governi dei paesi dei Balcani occidentali. E’ un’iniziativa finanziaria innovativa, che mette insieme sovvenzioni e prestiti da parte della Commissione, delle istituzioni finanziarie internazionali e di donatori bilaterali per progetti infrastrutturali. Nel 2014: finanziati 159 progetti; 0.3 miliardi di euro di sovvenzioni allocati per pianificazione e preparazione di progetti; 2.8 miliardi di euro di prestiti sottoscritti; 13.1 miliardi di euro di investimenti totali.



Scheda Paese dell’Albania

(a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)


 

 


 

 

 

 

 

 

Scheda Paese: Albania

 

Struttura istituzionale e dati di base

 

Superficie:

kmq 28.748

 

Popolazione:

3,020 milioni (stime luglio 2014)

Capo dello Stato:

Bujar Nishani (Partito Democratico, eletto  l’11 giugno 2012)

Capo del Governo:

Edi Rama (Partito Socialista, dal 14 settembre 2013)

Ministro degli Esteri:

Ditmir Bushati (Partito Socialista – dal 14 settembre 2013)

Struttura del Parlamento:

monocamerale (140 seggi  – mandato 4 anni)

PIL

2014: $ 13 mld.; +2,1% variazione reale (dati -fonte: EIU)

Interscambio con l’Italia (ISTAT)

€ 2.141 milioni (2014)

 

Quadro politico

Le elezioni politiche del 23 giugno 2013 si sono svolte nel complesso in maniera calma, ordinata e con limitate denunce di irregolarità, come confermato dagli osservatori internazionali. La coalizione “Alleanza per un’Albania Europea”, guidata dal Partito Socialista (PS), ha ottenuto la maggioranza assoluta nel Parlamento - 84 su 140 seggi, con il 58% dei voti - grazie anche all'inaspettato successo del secondo partito della coalizione, il Movimento Socialista per l'Integrazione (LSI) di Ilir Meta, che ha ottenuto 17 seggi, quadruplicando la propria presenza in Parlamento. Il PS si è confermato maggiore partito albanese, con circa il 41% delle preferenze. Netta la sconfitta della coalizione del Partito Democratico (PD), guidata dal precedente Premier Sali Berisha, che si è fermata al 39% delle preferenze (57 seggi, di cui 46 per il PD).

Il Parlamento si è riunito il 9 settembre 2013, e il 14 settembre 2013 si è insediato l’Esecutivo guidato dal leader del Partito Socialista, Edi Rama (con Ilir Meta alla Presidenza dell’Assemblea Parlamentare). Le linee guida dell’azione del governo Rama sono improntate alle riforme necessarie per il prosieguo del percorso europeo dell’Albania.   

Il programma è centrato sul consolidamento dello Stato di diritto e la ripresa economica. Fin dal suo avvio, l’Esecutivo ha avviato un pacchetto di incisive misure volte al riordino della pubblica amministrazione e dei conti pubblici, al rafforzamento della “rule of law”, al rilancio dell’economia e alla lotta alla corruzione.

I leader dei partiti d’opposizione avevano sottolineato l’intenzione di fornire il proprio contributo ad un dialogo costruttivo con la maggioranza e di non rinunciare ai propri legittimi meriti per quanto fatto dal precedente Governo in direzione di Bruxelles. Nondimeno, si era subito riacceso il confronto tra maggioranza e opposizione, che sotto la guida del leader del PD Basha - aveva boicottato le attività parlamentari da luglio a dicembre 2014, adducendo a giustificazione lo strapotere della maggioranza, il non rispetto da parte di quest’ultima dei principi costituzionali a difesa della minoranza e degli organismi indipendenti nonché la presenza di elementi legati alla criminalità tra le fila dei parlamentari che sostengono il Governo. Il 23 dicembre 2014 l’opposizione ha posto fine al boicottaggio sulla base di un accordo raggiunto grazie all’intermediazione del Parlamento europeo e che prevedeva, inter alia, l’impegno di ambo le parti ad adoperarsi per approvare – ove possibile – per “consensus” le leggi che prevedono la maggioranza qualificata e contribuire all’emanazione di una legge per impedire l’eleggibilità nelle cariche pubbliche di elementi con un passato criminale. Dopo una fase di relativa tregua tra le opposte fazioni, il confronto si è riacceso a fine febbraio 2015 in seguito al caso del Deputato Socialista Doshi, autore di un intervento pubblico molto critico del Governo e quindi espulso dal Partito ed arrestato, dopo reciproci scambi di gravi accuse. L’opposizione intende proseguire la protesta ad oltranza e con ogni strumento, incluso il boicottaggio delle attività parlamentari.

La dialettica è salita di tono anche con il Presidente della Repubblica Bujar Nishani - due volte Ministro dell’Interno ed ex Ministro della Giustizia del PD, eletto nel 2012 con i soli voti del centrodestra - in merito alla possibile sostituzione dei vertici degli organi giudiziari e di quelli di sicurezza (funzionale all’attuazione delle riforme volute da Rama), nonché per i contrasti mai sopiti di quest’ultimo con la stessa opposizione in merito alla riforma del settore della Pubblica Amministrazione e allo spoil system.

Alle elezioni amministrative del 21 giugno 2015 la coalizione di Governo si è assicurata la stragrande maggioranza dei sindaci (45 contro 15 all’opposizione) e i più importanti comuni.

 

Quadro economico

L’Albania è un Paese con forti potenzialità di crescita e stabile sotto l’aspetto istituzionale, tuttora impegnato nel processo di riforme tese all’avvicinamento agli standard occidentali. Negli ultimi anni ha compiuto significativi progressi verso un’economia di mercato moderna e, pur risentendo degli effetti della crisi economica internazionale, mostra attualmente un tasso di crescita positivo. L’ultimo rapporto della Commissione Europea evidenzia un miglioramento del clima di fiducia nell’economia, mentre le imprese sono in buone condizioni di pagamento grazie alla decisione del Governo di liquidare gli obblighi arretrati. Nella regione l’Albania è uno dei Paesi per i quali vi sono previsioni ottimistiche e, al momento, gode di una stabile situazione macroeconomica. Il Paese ha tuttavia un eccessivo debito pubblico (anche se sono in atto sforzi per ridurlo) e dipende tuttora dall’aiuto pubblico allo sviluppo, da donatori internazionali e da investimenti dall’estero. Le rimesse estere restano il maggior sostegno all’economia albanese.

Il PIL nel 2014 è stato pari a 13 miliardi di dollari, con una crescita del 2,1% (fonte: EIU, in linea con le stime dell’Istituto di Statistica locale: +2%). Il FMI ha recentemente confermato le proprie stime di crescita al 2% anche nel 2015, mentre la Commissione Europea per lo stesso anno prevede una crescita del 3%. Per quanto riguarda le fonti locali, il Governo albanese prevede una crescita economica del 2,7% a fine anno. Secondo gli ultimi dati, nel 1° trimestre 2015 l’economia è cresciuta del 2,8% rispetto allo stesso trimestre 2014 (fonte: Istituto di Statistica locale, dati calcolati con un nuovo metodo recentemente adottato). Le prospettive di medio termine sono favorevoli: la Commissione Europea prevede una crescita per il 2016 del 4% e per il 2017 del 4,5%. In base alle previsioni FMI, la crescita accelererà a partire dal 2016 (oltre il 4%).

Il 6 agosto 2015 il Consiglio di Sorveglianza della Banca d’Albania, dopo aver esaminato il report mensile di politica monetaria, ha deciso di mantenere invariato il tasso di interesse al 2% (dopo i  numerosi interventi di diminuzione del tasso di interesse che si erano susseguiti nell’ultimo anno).

Nel 2014 il tasso di inflazione è stato pari all’1,6% (dati – fonte EIU; + 2,7% secondo il Ministero delle Finanze albanese) e nel 2015 è previsto all’1,8% (fonte: EIU).

La produzione industriale nel 2014 ha segnato un aumento dello 0,4% (dati - fonte: EIU) e nel 2015 è prevista al 4,1% (fonte: EIU).

Stabile nell’ultimo decennio il tasso di disoccupazione, che resta elevato, soprattutto tra i giovani.  Nel 2014 il tasso di disoccupazione è pari al 14%, mentre nel 2015 è del 13,8% (stime - fonte: EIU-FMI). Resta alto il tasso del lavoro nero. Nel 2014 il PIL pro-capite annuo ammonta a 11.377 dollari e nel 2015 a 11.885 dollari (stime - fonte: EIU-FMI).

L’economia albanese è dominata dai servizi, seguiti da agricoltura e industria. Il settore privato copre più dell’80% del PIL. Il Governo albanese ha lanciato nel 2011 un programma per il sostegno del settore, grazie anche alla BERS: tra gli interventi previsti, il progetto Lungomare di Valona. L’agricoltura, che copre circa un quinto del PIL, resta arretrata, pur raccogliendo la percentuale più alta di forza lavoro (ca. il 30% del totale) e, secondo fonti locali, nel 2015 è il settore che sta crescendo di più.

L’attenzione del Governo e dei principali investitori esteri, principalmente italiani, si concentra sul settore energetico. L’Albania ha rilevanti risorse di idrocarburi, ma l’88,5% delle fonti energetiche è costituita da energia elettrica, quasi esclusivamente idroelettrica, di cui il Paese ha un enorme potenziale, stimato in 2.000-2.500 MW, secondo in Europa solo a Norvegia e Svizzera. Il settore energetico presenta elementi di incertezza, determinati principalmente dalla volatilità del prezzo dell’energia, da una rete obsoleta e dalla grave situazione finanziaria dell’ente di produzione elettrica KESH. Negli ultimi tempi il predetto Ente ha accumulato ingenti debiti nei confronti dei produttori locali (tra cui anche cinque imprese italiane), che per oltre 11 mesi non hanno ricevuto il pagamento delle fatture (il Governo albanese ha però annunciato un’ipotesi di rientro del debito per 60 milioni di dollari entro 6 mesi); inoltre, con delibera adottata dal Consiglio dei Ministri il 26 novembre 2014, si è deciso di variare unilateralmente il meccanismo di determinazione del prezzo dell’energia a suo tempo fissato nei contratti di concessione idroelettrica, riducendo il prezzo di vendita del 30% (decisione poi estesa anche all’energia prodotta e venduta nel 2013 e nel 2014). Il settore ha visto il fallimento del processo di privatizzazione dell’Ente elettrico di distribuzione OSSH (dopo una controversia con la società ceca CEZ, cui era stata affidata nel 2009 la distribuzione dell’energia). Ad ottobre 2014 il Governo ha avviato un’operazione congiunta OSSH-Polizia di Stato per contrastare i mancati pagamenti delle fatture e ridurre le perdite in rete. Il 30 aprile 2015 il Parlamento albanese ha approvato la legge sulla riforma del settore energetico, che nel periodo gennaio-maggio 2015 ha registrato una performance positiva, con introiti in aumento del 53% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (fonte: locale).

Dal punto di vista infrastrutturale, si registrano ancora seri disagi legati all’inadeguatezza della rete stradale e ferroviaria: gli investimenti in questo settore costituiscono una percentuale importante del bilancio pubblico nazionale.

Quanto ai conti pubblici, secondo l’ultimo rapporto della Banca Mondiale, il disavanzo di bilancio rimane ampio, nonostante siano notevoli gli sforzi che l’Albania sta facendo per aumentare le entrate, ampliare la base di prelievo e professionalizzare l’amministrazione fiscale. Nel 2014 il deficit di bilancio, secondo le ultime stime EIU, è pari al 5,2% del PIL. Nei primi cinque mesi del 2015 il deficit è diminuito del 17% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (dati – fonte: locale). Stando alle ultime previsioni EIU, nel 2015 il deficit di bilancio sarà pari al 4,6% del PIL. Per il 2015 il tasso del debito pubblico dovrebbe essere ridotto di soli 0,3 punti percentuali, con l'obiettivo di proseguire con la sua costante diminuzione, fino a farlo scendere al 65,5% nel 2017 (fonte: locale). Nel 2014 il debito pubblico è stato pari al 71% del PIL (fonte: FMI).

Nel marzo 2014 il Governo, con il supporto di prestiti di FMI e Banca Mondiale, ha adottato una strategia per eliminare i debiti arretrati e prevenirne in futuro. Di recente il Governo ha inserito tra le priorità la legge sui fallimenti, al fine di ridurre i cattivi crediti, mentre la lotta all’evasione avrebbe fatto aumentare le entrate fiscali e le nuove imprese (nel 2015 si sarebbero registrate finora circa 26mila nuove attività).

Il programma dell’attuale Governo è quello di attuare un nuovo modello economico per assicurare una crescita economica sostenibile, incentrato su alcuni settori-chiave (manifatturiero, energetico, turistico, agricolo, agro-industriale, istruzione e servizi), sulla produzione interna e sulle esportazioni, su un aumentato sostegno alle PMI e sull’eliminazione di economia sommersa e corruzione. Il Governo albanese intende sostenere lo sviluppo di istituzioni creditizie, favorire la creazione di strumenti bancari a favore dell’agricoltura, contrastare i monopoli e incentivare il partenariato pubblico-privato. Il Governo ha inoltre promesso 300.000 nuovi posti di lavoro e si pone come obiettivo la riduzione del debito pubblico a livelli gradualmente sostenibili e controllabili.

Tra i primi provvedimenti adottati dal Governo vi è stata la rimozione di alcune tasse sulle piccole imprese e misure di facilitazione sulle barriere fiscali. Lo scorso dicembre è stata approvata dal Parlamento albanese la Finanziaria 2015, che prevede una spesa di circa 3,37 miliardi di euro ed entrate per circa 2,96 miliardi di Euro. Rispetto al precedente, il nuovo bilancio contiene una previsione di spesa leggermente più alta (+170 milioni di euro) a fronte di entrate nettamente superiori (+360 milioni di euro), con un deficit previsto pari a 415 milioni di euro, considerevolmente diminuito rispetto a quello del bilancio 2014 (€ 645 mln.). La manovra prevede per il 2015 un tasso di crescita del 3%. Il progetto di bilancio 2016 sarà presentato alla fine di ottobre. Nel pacchetto fiscale, in vigore dal 1° gennaio 2015, sono state abolite 15 imposte e apportate modifiche all'IVA. Il pacchetto fiscale del 2013 aveva già introdotto cambiamenti, , con al posto della precedente flat tax, una nuova tassazione progressiva dei redditi personali. Ad inizio 2015 è entrata in vigore la riforma delle pensioni, che prevede il progressivo aumento dell’età pensionabile delle donne, fino al raggiungimento della parità con gli uomini. Per quanto riguarda le PMI, il Governo ha stanziato un finanziamento triennale di circa 64.400 euro per sostenere le PMI tramite contributi sotto forma di voucher.

Il Fondo Monetario Internazionale, che ha esaminato l’Albania ex art. IV dell’Accordo di adesione, ha approvato il 28 febbraio 2014 il programma triennale allo scopo di finanziare riforme-chiave e sostenere lo sviluppo dell’Albania nel medio periodo, congiuntamente al pacchetto di misure fiscali varato di comune accordo tra Istituzioni finanziarie e Governo albanese. Il programma triennale è sostenuto da un “Extended Fund Facility” (EFF), che prevede un prestito di ca. 330 milioni di euro in nove rate. Gran parte dei fondi dovrebbe servire a portare il debito pubblico sotto il 60% del PIL. Lo scorso mese di febbraio si è conclusa la revisione della seconda e terza fase del programma economico dell'Albania che, secondo il FMI, procede secondo il piano prestabilito.

Il settore estero continua ad essere caratterizzato da un aumento del deficit delle partite correnti che, unito al deficit della bilancia commerciale, non è adeguatamente controbilanciato da un incremento delle rimesse dall’estero, in costante diminuzione. Secondo i dati della Banca d’Albania, nel 2013 le rimesse degli emigranti albanesi, pari a € 497 milioni, sono calate ai più bassi livelli degli ultimi 10 anni. Gli ultimi dati sembrano indicare un rallentamento del declino delle rimesse: nel periodo gennaio-settembre 2014 sono state pari a 391 milioni di euro (-3,5% rispetto allo stesso periodo del 2013 e  -16% su base annua – fonte: Banca d’Albania).

L’agenzia internazionale Moody's ha confermato il rating sul debito sovrano dell'Albania a B1, con outlook stabile, mentre l’agenzia Standard & Poor’s nell’ottobre 2014 ha rivisto l’outlook da stabile a positivo, mantenendo invariato il rating B sul credito sovrano del Paese.

Il sistema bancario, di dimensioni ridotte e al di sotto degli standard europei, presenta indici positivi in termini di stabilità e di prospettive di sviluppo. Sebbene caratterizzato da un’eccessiva diffusione di piccole banche commerciali sotto-capitalizzate ed estremamente competitive, il settore viene ritenuto dagli osservatori internazionali solido ed in grado di resistere alle pressioni derivanti dalla persistente crisi finanziaria internazionale. Resta il problema dei cattivi mutui. Nati solo a partire dal 1992, gli istituti bancari attualmente operanti sono 16. Il mercato finanziario albanese è controllato per oltre il 50% dall’austriaca Raiffeisen Zentralbank. Seguono, per diffusione sul territorio e per solidità finanziaria, la National Commercial Bank e l’Intesa San Paolo Bank. Il FMI ha più volte invitato il Governo albanese a rafforzare la sorveglianza e a seguire con attenzione la situazione finanziaria internazionale, che potrebbe avere ripercussioni anche sul mercato locale, quasi totalmente dominato da istituti di credito stranieri, che detengono il 90,8% degli assets finanziari totali. Il 1° semestre 2015 ha segnato un andamento positivo per il sistema bancario: secondo i dati dell’Associazione delle Banche albanese, 13 banche hanno  chiuso la prima metà dell’anno con una performance finanziaria positiva (comprese le italiane Intesa Sanpaolo e Veneto Banca). Non risultano restrizioni generali o settoriali per gli operatori stranieri sulla possibilità di operare. Il settore non bancario rimane ridotto, ammontando i suoi assets al 5,4%, e comprende assicurazioni, pensioni private e fondi di investimento. Destano preoccupazione l’elevata incidenza dei non performing loans e la debole crescita economica. Nel 2014 la riserva valutaria lorda è cresciuta di circa 177,35 milioni di euro, registrando a fine dicembre 2.192,34 milioni di euro, con un aumento dell’8% (dati – fonte: locale).

 

Rapporti economico-commerciali

La bilancia commerciale albanese è strutturalmente in deficit, con importazioni maggiori delle esportazioni. Tra il 2010 e il 2014 le esportazioni albanesi hanno registrato una grande espansione, crescendo mediamente del 20,8% rispetto ad un incremento di appena il 5,4% delle importazioni. Di conseguenza anche il disavanzo commerciale ha registrato un leggero miglioramento pari all’1,3% (fonte: Istituto di Statistica locale). Nel 1° semestre 2014, al contrario, il disavanzo della bilancia commerciale è aumentato del 27,5% rispetto al 1° semestre 2013 (dati - fonte: locale). Nel 2013 il volume dell’interscambio complessivo dell’Albania è ammontato a 5,4 miliardi di euro, (+2,7% rispetto al 2012; dati – fonte: Istituto di Statistica locale). Nel 2014 le esportazioni albanesi verso i Paesi UE rappresentano il 77,4% del totale (+4,8% rispetto all’anno precedente), mentre le importazioni albanesi dai Paesi UE costituiscono il 61,1% (+1,4%) (fonte: locale).

Nel periodo 2010-2014 le esportazioni albanesi hanno registrato una considerevole crescita verso Italia, Grecia, Kosovo e Turchia ed una maggiore diversificazione. Sempre più forte è la presenza tedesca, sia per numero di imprese che per investimenti e per scambi commerciali. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto di Statistica locale, nel periodo gennaio-aprile 2015 l’Italia si è confermata 1° Paese cliente (quota di mercato 49,8%) e 1° Paese fornitore (quota di mercato 29,8%). Nel 2014 l’Italia è stata il principale partner commerciale dell’Albania, con un volume di interscambio che ha raggiunto 2,1 miliardi di euro (+4,3%) (dati – fonte: Istituto di Statistica locale). Nel 2014 il principale Paese fornitore dell’Albania è stata l’Italia (29,8%), mentre la Germania, con il 9,7%, ha superato Grecia (9,4%) e Turchia (7,1%), piazzandosi al secondo posto; i principali Paesi clienti sono stati: Italia (52%), Kosovo (7,3%), Spagna (6,5%), Turchia (3,9%) e Grecia (3,5%) (fonte: locale). Nel 2014 il nostro Paese detiene il 36,8% del volume complessivo dell’interscambio commerciale dell’Albania con l’estero, pari al 55,5% del suo interscambio con il mercato della UE (fonte: Istituto di Statistica locale). Nel 2013 i principali partner commerciali dell’Albania sono stati: Italia (37,47% dell’interscambio commerciale complessivo), Grecia (7,05%), Cina (6,11%), Turchia (5,53%), Germania (5,2%) e Spagna (4,22%).

Per quanto riguarda le principali voci merceologiche delle importazioni albanesi, nel 2013 figurano al primo posto: macchinari, attrezzature e pezzi di ricambio; alimenti, bevande e tabacco; minerali, combustibili ed energia, prodotti chimici e di plastica, materiali edili e metalli. Quanto alle esportazioni albanesi, rivestono un ruolo di primo piano: minerali, combustibili ed energia, prodotti tessili e calzature; materiali edili e metalli.

Con riferimento agli investimenti diretti esteri (IDE), l’Albania è l’unico Paese balcanico ad aver mantenuto una certa stabilità nell’attrarre investitori stranieri, avendo avviato negli ultimi anni una serie di riforme in campo fiscale e legislativo per semplificare le procedure di avvio delle attività e favorire l’ingresso di operatori economici stranieri. L’Albania è estremamente competitiva grazie alla presenza di manodopera, anche qualificata, a costi contenuti (il costo del lavoro è stimato inferiore di circa un terzo a quello della maggior parte dei Paesi dei Balcani e dell’Est Europa). L’Agenzia albanese per gli investimenti (AIDA) ha stanziato fondi (circa 360mila euro) per sostenere nuove imprese. Lo scorso aprile l’Albania ha istituito per la prima volta il Consiglio degli investimenti, con l’aiuto della BERS. Di recente è stata approvata dal Parlamento albanese la legge “Sugli investimenti strategici”, che mira non solo ad attirare investimenti stranieri, ma anche ad incentivare quelli nazionali  in sei settori strategici (minerario, energetico, trasporti e infrastrutture, turismo, agricoltura, zone economiche ed aree di sviluppo prioritarie), prevedendo un piano di investimenti ed un fondo attinente. Persistono seri ostacoli per un clima imprenditoriale pienamente attraente per gli investitori (certezza del diritto, business climate, lotta al crimine).

Secondo gli ultimi dati della Banca d’Albania, gli investimenti diretti esteri in Albania si concentrano sempre più nell’industria delle materie prime, soprattutto nell’estrazione del petrolio: nel 2014 circa il 58% degli investimenti ha riguardato l’industria estrattiva, seguita da settori quali comunicazioni, energetico ed immobiliare. 

Secondo la Banca di Albania, nel periodo 2000-2014 lo stock degli IDE in Albania ha superato i 4,5 miliardi di euro. Secondo la stessa fonte, nel 2014 il flusso di IDE in entrata in Albania è stato pari a 869 milioni di euro (nel 2013 era stato di 945 milioni di euro). Secondo gli ultimi dati della Banca d’Albania, i flussi di IDE hanno segnato una considerevole crescita nel 1° trimestre 2015, arrivando a 258 milioni di euro (+53% rispetto allo stesso periodo del 2014, pari a 90 milioni di euro in più rispetto al predetto periodo - dati – fonte: locale). Per il periodo 2015-2017 la Commissione Europea prevede una crescita degli investimenti esteri, principalmente nel settore energetico.

In base ai dati più recenti della Banca di Albania, nel 2014 il principale Paese investitore per flussi di IDE è stato il Canada, seguito da Grecia, Olanda, Svizzera e Turchia; nello stesso anno l’Italia si è posizionata al 6° posto, con investimenti pari a circa 38 milioni di euro. In base ai dati di stock della stessa Banca di Albania, nel 2014 i principali Paesi investitori sono risultati: Grecia (1.169 milioni di euro), Canada (755 milioni di euro), Italia (526 milioni di euro), Olanda (505 milioni di euro) e Turchia (394 milioni di euro).

Quanto al numero di imprese con capitale straniero e misto operanti in Albania, alla fine del 2013 l’Italia si è posizionata al 1° posto, con circa 400 imprese, seguita da Grecia e Turchia (fonte: locale). Proprio la Turchia vanta una forte presenza e, con circa 300 imprese nel Paese, si pone in diretta concorrenza con le nostre aziende.

E’ in atto nel Paese una forte crescita della concorrenza interna. L’imprenditoria locale si mostra sempre più aggressiva anche in settori strategici (energia elettrica).

Sono state quasi interamente completate sia le piccole che le grandi operazioni di privatizzazione dei settori strategici. Un discorso a parte merita il processo di privatizzazione dell’azienda petrolifera albanese a capitale statale, Albpetrol, fallito clamorosamente nel 2013 e per il quale non vi sono ad oggi indicazioni circa un suo possibile riavvio. La Albpetrol, secondo fonti locali, avrebbe recentemente venduto all'asta 100.000 tonnellate di greggio per un ammontare di circa 31 milioni di dollari. L'incasso darebbe respiro alle casse dello Stato, in difficoltà a seguito del calo degli introiti fiscali nei primi 4 mesi del 2015.  Oltre a completare la vendita delle residue partecipazioni statali del Governo nelle aziende già privatizzate, sono in atto le procedure di vendita della compagnia assicurativa INSIG e delle joint ventures concluse dallo Stato con imprese straniere. Le riforme economiche intraprese dai vari Governi hanno puntato principalmente alla privatizzazione. Il Governo albanese intende concludere la vendita delle 21 compagnie statali, inclusa la privatizzazione delle azioni rimanenti presso la società di telecomunicazioni Albtelecom.

Dal punto di vista energetico, è stato stipulato un accordo finanziario per la costruzione della linea di interconnessione Albania-Kosovo, mentre il progetto TAP genererà notevoli benefici anche per le imprese italiane, alcune già coinvolte (Sicilsaldo, Technip, Banca Intesa). Di particolare interesse per il TAP è il porto di Durazzo per il trasporto di materiali da costruzione ed attrezzature.

Con riferimento alla protezione degli investimenti stranieri, secondo il Doing Business Report 2015 della Banca Mondiale, l’Albania è salita alla 68ma posizione (su 189 Paesi), con un balzo di 40 posizioni rispetto alla 108ma posizione dell’anno precedente.

Per quanto riguarda le condizioni di assicurabilità, il Paese è stato confermato nel 2015 dal rating OCSE nella 6^ categoria di rischio Paese (su sette); è prevista l’apertura senza condizioni per tutti i rischi (sovrano, bancario e privato).

 

Politica estera

Dopo l’ingresso nella NATO l’1 aprile 2009, la priorità nella politica estera albanese è l’integrazione nell’Unione Europea.

Nella regione, Tirana persegue una politica moderata volta a migliorare i rapporti con i Paesi vicini. Le relazioni con il Kosovo (prontamente riconosciuto dall’Albania), il Montenegro e la Macedonia rimangono molto intense, anche in virtù dei legami etnici. Gli albanesi costituiscono, infatti, il 91% della popolazione in Kosovo (oltre due milioni), il 25% (circa 500.000) della popolazione macedone ed il 5% (circa 30.000) del Montenegro. Il tema della “Grande Albania” (ovvero il ricongiungimento a Tirana delle comunità albanesi presenti nei Paesi limitrofi), sembrerebbe in buona parte accantonato, anche a seguito dei fermi richiami della comunità internazionale, pur con periodici episodi di “ricadute” (anche di recente con alcune dichiarazioni del Premier Rama). La politica estera albanese è infatti caratterizzata dalla volontà di approfondire, in modo pragmatico, le relazioni bilaterali con i propri vicini, mirando ad ottenere specifici quadri di garanzia per le comunità albanesi senza porre in discussione i confini statuali. Il Governo Rama ha adottato un approccio volto al miglioramento dei rapporti bilaterali con tutti i paesi vicini, ed è al momento esente da quella retorica nazionalista emersa nell’ultima parte della precedente legislatura. Il Premier Rama ha infatti sempre avuto - al pari del suo alleato Meta – una visione lucida e moderna del ruolo del proprio Paese in quest’area e delle opportunità derivanti dalla prospettiva europea dei Balcani.

A partire dal 2014 Tirana ha intrapreso un'azione volta a rafforzare il proprio ruolo in ambito regionale e a consolidare l’immagine di Paese responsabile, avviato senza alcuna esitazione lungo il percorso di integrazione europea, e che considera il miglioramento dei rapporti con i vicini quale parte integrante di tale processo. Ciò anche in qualità di Presidente di turno del SEECP (giugno 2014-giugno 2015), organizzazione volta a promuovere la cooperazione regionale, con particolare riferimento alla stabilità, alla sicurezza e all’integrazione dei Paesi membri nelle strutture europee ed euro-atlantiche (i Paesi membri, oltre all’Albania, sono Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Grecia, Macedonia, Moldova, Montenegro, Romania, Serbia, Slovenia e Turchia).

Per quanto concerne le relazioni con il Kosovo, a partire dall’incontro tra i leader dei due Paesi di Prizren (Kosovo) l’11 gennaio 2014, definito da più parti “storico”, è stato inaugurato un “tavolo strategico” di confronto bilaterale che si svolge con cadenza regolare. L’ultimo incontro a livello di Premier si è svolto il 23 marzo 2015 a Tirana.

Le relazioni con la Macedonia sono buone grazie all’impegno albanese di contribuire a stemperare le tensioni interetniche sempre latenti nello Stato macedone, ma anche grazie alla condivisione dell’obiettivo prioritario di adesione all’UE, al cui fine i due Paesi si garantiscono appoggio reciproco.

Vi sono stati significativi miglioramenti nei rapporti con la Serbia, che tuttavia presentano anche alcune criticità, dovute al mai del tutto tramontato nazionalismo panalbanese e ai lasciti del recente passato. Di particolare importanza è stata la visita a Belgrado del PM albanese Rama del 10 novembre 2014 (inizialmente prevista ad ottobre e poi rimandata in seguito alle polemiche tra i due Paesi dopo gli scontri avvenuti durante la partita di calcio tra le rispettive nazionali nello stesso mese di ottobre). Si è trattato difatti della prima visita di un PM albanese in Serbia dal 1946 a oggi, cui è seguita quella del Premier serbo a Tirana a fine maggio 2015.

Con il duplice obiettivo di favorire il consolidamento del rapporto tra Tirana e Belgrado (fondamentale anche e soprattutto in chiave di cooperazione regionale) e di rafforzare ulteriormente il ruolo del nostro Paese nei Balcani Occidentali come Paese di riferimento strategico e “sponsor” del percorso di integrazione europea della Regione, l’Italia ha organizzato il 23 gennaio 2015 a Roma la prima Trilaterale Esteri Italia-Albania-Serbia, con la partecipazione dell’On. Ministro, del Ministro degli Esteri albanese Bushati e del Ministro degli Esteri serbo Dacic. Tra i temi in discussione, il percorso europeo della regione e la cooperazione nei settori energetico e infrastrutturale.

I rapporti con la Grecia, pur a fronte di alcuni retaggi del passato su questioni di minoranze e la delimitazione della Zona Economica Esclusiva, potrebbero essere riconfigurati dal progetto di gasdotto TAP, che convoglierà il gas dall’Azerbaijan verso l’Italia, e considerato una priorità strategica da Atene e Tirana.

 

Relazioni con l’Unione Europea

Le relazioni tra Unione Europea ed Albania si inquadrano nell’Accordo di Stabilizzazione e di Associazione (ASA) firmato il 12 giugno 2006 ed entrato in vigore l’1 aprile 2009. Il Governo di Tirana ha presentato ufficialmente la domanda di adesione alla UE il 28 aprile 2009 e consegnato il 13 aprile 2010 le risposte al questionario della Commissione.

Il Consiglio Europeo del 26/27 giugno 2014 ha concesso all’Albania lo status di Paese candidato. Per superare le perplessità di alcuni Paesi – fra cui Regno Unito, Francia, Germania e Repubblica Ceca - la decisione è stata accompagnata da una serie di raccomandazioni a Tirana affinché si impegni nelle riforme della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario, nella lotta alla corruzione e al crimine e tutela dei diritti fondamentali.

Per poter avviare i negoziati di adesione, si attende ora di verificare l’impegno di Tirana ad ottemperare alle raccomandazione nei tre settori prioritari sopra indicati, attraverso l’attuazione della roadmap adottata dal Governo nello mese di maggio 2014 e l’avvio di incisive misure per il rafforzamento della rule of law. In particolare, come indicato da ultimo nel Progress Report della Commissione UE di ottobre 2014 e nelle conclusioni in tema di Allargamento adottate dal Consiglio Affari Generali del 16 dicembre 2014, l’Albania dovrà: 1) proseguire nella riforma della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario; 2) intensificare la lotta alla corruzione ed al crimine organizzato, specie per quanto concerne la coltivazione e il traffico di stupefacenti; 3) rafforzare la tutela dei diritti fondamentali e delle minoranze; 4) garantire la libertà di espressione, specie dei media; 5) proseguire nell’attuazione delle riforme economiche. Si evidenzia inoltre come il processo di riforma debba essere accompagnato dalla costituzione di un National Council for European Integration, volto ad aggregare il consenso di forze politiche e società civile.

Le elezioni parlamentari del 2013 sono state "un test cruciale" (superato con successo) della tenuta delle istituzioni democratiche del Paese. "Passi in avanti" erano stati compiuti dall’Esecutivo precedente a guida PD, con il sostegno del PS, allora all’opposizione, che aveva conseguito  l’adozione della legge sui tribunali amministrativi, la revoca dell’immunità per i funzionari pubblici di alto livello e i giudici e l’aumento dei sequestri di beni criminali, ed aveva ottenuto dall’allora Commissario europeo per l’Allargamento Stefan Fule l’avvio di un “High Level Dialogue”.

L’Albania partecipa alla Strategia UE per la Regione Adriatico-Ionica (EUSAIR), lanciata il 18 novembre 2014 durante il Semestre di Presidenza italiana del Consiglio UE. EUSAIR ha un forte significato politico per i Paesi coinvolti – 4 UE (Italia, Slovenia, Croazia, Grecia) e 4 non-UE (Serbia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Albania) -, facilita il percorso europeo dei Balcani, e favorisce la collaborazione fra Paesi dell’area su politiche convergenti e basate su standard comunitari.

 

Rapporti bilaterali

La vicinanza geografica e gli intensi rapporti politico-economici esistenti tra i due Paesi rendono l’Italia il primo partner commerciale dell’Albania, cui contribuisce anche il nostro convinto sostegno alla prospettiva europea e l’intenso dialogo politico bilaterale a tutti i livelli. Tra gli incontri più rilevanti svoltisi recentemente si ricordano le visite del Ministro della Giustizia  Orlando e quella del Ministro Gentiloni a Tirana il 7 settembre (al centro dei colloqui il sostegno italiano al percorso europeo di Tirana, la collaborazione tra polizie, l’assistenza giudiziaria nel contrasto a criminalità e corruzione nonché il trasferimento detenuti). A suggello di tale specialità di rapporti il Presidente del Consiglio pro-tempore, Berlusconi, e il Primo Ministro pro-tempore, Berisha, hanno firmato il 12 febbraio 2010 una Dichiarazione congiunta di Partenariato Strategico che ha gettato le basi per un deciso salto di qualità nelle relazioni tra Italia e Albania. In coerenza con il convinto sostegno italiano al percorso europeo di Tirana e con l’eccellente stato dei rapporti bilaterali, il 5 marzo 2014 il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha effettuato una visita di Stato in Albania, la prima di un Capo di Stato italiano dal 1999. Il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha visitato Tirana il 5 maggio 2014. Il 30 dicembre 2014, in conclusione del Semestre di Presidenza italiana della UE, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha visitato Tirana.

Quanto ai contatti fra Ministri degli Esteri, oltre alla summenzionata visita del 7 settembre, si ricorda l’incontro del Ministro Gentiloni con l’omologo Bushati a Roma il 23 gennaio 2015, immediatamente prima e in preparazione della prima Trilaterale Esteri Italia-Albania-Serbia. Quest’ultima, nata su iniziativa italiana, ha permesso di porre le basi per una futura collaborazione a più livelli tra i tre Paesi su tematiche quali energia, infrastrutture, cooperazione regionale e lotta al terrorismo. La stretta cooperazione tra i due Paesi trova ulteriore sbocco in ambito giustizia/affari interni, con numerosi progetti bilaterali avviati, fra cui il progetto di assistenza alle forze dell’ordine e alla magistratura PAMECA IV. 

L’Albania ha assicurato il proprio sostegno alla candidatura italiana al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il biennio 2017-2018. Le elezioni avranno luogo nell’autunno del 2016.

Secondo i dati del Ministero dell’Interno al 30 settembre 2012, la comunità albanese in Italia ammonta a 375.362 unità (gli ultimi dati di fonte locale indicano che sono quasi mezzo milione gli emigrati albanesi in Italia) e costituisce il 47% del totale (fonte: OECD). L’immigrazione albanese nel nostro Paese ha raggiunto un buon livello di integrazione socio-economica, anche grazie a piccoli-medi imprenditori (oltre 25 mila), che rappresentano il 7,8% degli imprenditori stranieri in Italia (quarti, dopo marocchini, romeni e cinesi). Gli ultimi dati disponibili, relativi al periodo 2009-2013, indicano un aumento dei rientri degli emigrati albanesi nel proprio Paese (fonte: Istituto di Statistica locale–OIM), nella maggior parte volontari, dovuti a ragioni economiche, poiché riguarderebbero Grecia (70,8%) e Italia (23,7%), particolarmente colpite dalla crisi. Per quel che concerne gli italiani in Albania, ad oggi sono circa 19mila, dei quali, circa 15mila hanno un contratto di lavoro dipendente (fonte: ICE). L’Italia, con il nostro sistema universitario, continua ad essere il Paese di riferimento per i giovani albanesi.

Con l’Albania è in vigore dal 1° agosto 1998 un Accordo sulla riammissione delle persone alla frontiera, con Protocollo esecutivo, firmato a Tirana il 18 novembre 1997: si tratta del primo Accordo di questo tipo siglato dall’Albania con un Paese occidentale.

Le relazioni commerciali bilaterali sono eccellenti. L’Italia è il primo partner commerciale dell'Albania, detenendo nel 2014 una quota del 36,8% dell’interscambio complessivo di Tirana con l’estero (dati – fonte: Istituto di Statistica locale), con un volume di interscambio pari a 2,1 miliardi di euro (+4,3% rispetto al 2013) (dati – fonte: Istituto di Statistica locale). Nel 2014 l’Italia si è riconfermata primo Paese fornitore (quota di mercato 29,8%) e primo Paese cliente dell’Albania (52%) (dati – fonte: Istituto Nazionale di Statistica locale). Nel periodo gennaio-aprile 2015 l’Italia risulta nuovamente 1° Paese fornitore (quota di mercato 29,8%) e 1° Paese cliente (quota di mercato 49,8%) (dati - fonte: Istituto di Statistica locale).

Secondo gli ultimi dati ISTAT, nel 2014 l’interscambio commerciale bilaterale è stato pari a 2.141 milioni di euro, con un aumento del 5,1% rispetto al 2013; nel 2014 le esportazioni italiane verso l’Albania sono ammontate a € 1.271 milioni (+4,2%), mentre le importazioni italiane dall’Albania hanno raggiunto il valore di € 870 milioni (+6,2%), con un saldo attivo per l’Italia pari a € 401 milioni circa. Secondo gli stessi dati Istat nel 1° semestre 2015 l’interscambio commerciale bilaterale, pari a  € 997 milioni, è rimasto invariato rispetto allo stesso periodo del 2014; nel 1° semestre 2015 le esportazioni italiane verso l’Albania sono ammontate a € 601 milioni (+9%), mentre le importazioni italiane dall’Albania hanno raggiunto il valore di € 396 milioni (-11,2%), con un saldo attivo per l’Italia pari a € 204 milioni circa.

Nonostante il mercato albanese abbia dimensioni ristrette e il reddito pro-capite resti ancora basso, il suo progressivo innalzamento induce a ritenere possibile, nel medio termine, un aumento della richiesta di prodotti di qualità del Made in Italy, come nel settore agroalimentare, dove si è registrato negli ultimi anni un incremento dei prodotti italiani di alta qualità. La catena di supermercati Conad è cresciuta moltissimo negli ultimi anni ed attualmente ha circa 30 punti vendita nel Paese (10 di proprietà di Conad Adriatico e 20 affiliati di imprenditori locali).

Nel 2013 i principali prodotti importati in Italia dall’Albania sono stati: articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili; prodotti delle miniere e delle cave; articoli di abbigliamento (anche in pelle e pelliccia); prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature); prodotti alimentari. Le principali esportazioni dell’Italia verso l’Albania sono state: coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio; articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili; articoli di abbigliamento (anche in pelle e pelliccia); prodotti alimentari; prodotti tessili (fonte: ISTAT).

Sul fronte degli investimenti esteri diretti, l’Italia occupa il primo posto per numero di imprese con capitale straniero e misto: la nostra presenza è assicurata da circa 400 piccole e medie imprese attive perlopiù nel settore manifatturiero, delle costruzioni e dei servizi, oltre che da due grandi banche, Intesa San Paolo (la terza del Paese con una quota del 12,5% del mercato bancario) e Gruppo Veneto Banca/BIS (dodicesima, con l’1,9% di share), e da taluni gruppi industriali medio-grandi principalmente nei settori del cemento, dell’agroalimentare e dell’energia: Italcementi, Colacem, Coca-Cola Albania (di proprietà italiana per il 72%), Conad, Gruppo Sol, Gruppo Pir. Intesa San Paolo,  svolge un ruolo chiave come finanziatore di piccole e medie imprese, in particolare del settore agricolo. Il 9 luglio scorso è stata inaugurata a Tirana la sede della società farmaceutica Dompé. Negli ultimi anni si è sviluppato il settore dei call center che, sfruttando la grande conoscenza della lingua italiana, ha registrato incrementi esponenziali: oltre 50 i call center nel Paese, tutti rivolti al mercato italiano, con oltre 10.000 addetti. Recentemente molti imprenditori italiani stanno puntando anche sul sud dell’Albania, con investimenti che non si limitano settore turistico.

In base agli ultimi dati della Banca di Albania, nel 2014 il flusso di investimenti italiani in Albania è ammontato a circa 38 milioni di euro e l’Italia è risultata al 6° posto per flussi di IDE (nel 2013 i flussi di IDE italiani nel Paese erano ammontati a 83 milioni di euro). Secondo i dati di stock della stessa Banca di Albania, nel 2014 l’Italia si è posizionata al 3° posto tra i principali Paesi investitori con 526 milioni di euro di stock IDE.

L’Albania è, tra i Paesi della regione balcanica, quello con la maggiore vocazione e apertura culturale verso l’Italia, come testimoniato dalla diffusa conoscenza della lingua italiana, ma anche di cultura e modelli di consumo del nostro Paese. A dimostrazione dell’interesse albanese verso i nostri investitori, si segnala la recente istituzione del Gruppo parlamentare per il sostegno degli investimenti italiani in Albania. Il 5-6 dicembre 2014 si è svolto a Tirana un incontro dei Gruppi parlamentari di amicizia Italia-Albania, il primo nella capitale albanese e il secondo dopo quello di Roma nel luglio dello stesso anno. Le imprese italiane, da parte loro, guardano al mercato albanese con crescente interesse, attratte dai confortanti dati sulla crescita (la più alta della regione) e dai notevoli progressi in termini di good governance politica ed economica, unanimemente riconosciuti dagli osservatori internazionali.

Il settore di maggiore interesse per l’Italia è quello energetico, nel quale il nostro Paese gioca un ruolo rilevante: numerosi i progetti, in corso di realizzazione o di prossimo avvio, che vedono interessate o già impegnate varie società italiane, soprattutto nel settore delle energie rinnovabili (idroelettrico), ma con grandi spazi per l’esportazione di progettazione, macchinari ed apparecchiature elettriche e di software per la gestione degli impianti, settori di assoluta eccellenza del Made in Italy, nonostante il quadro di riferimento normativo non sia ancora perfettamente definito. I potenziali investimenti italiani nel settore energetico ammontano a circa € 3 miliardi. Attualmente sono 5 le aziende italiane che hanno investito in Albania nella costruzione e gestione di centrali idroelettriche, per investimenti complessivi pari a oltre 100 milioni di euro. Nell’ultimo anno gli investitori privati del comparto energetico albanese, incluse le aziende italiane, si sono dovuti confrontare con i forti ritardi (oltre 11 mesi) nei pagamenti per l’energia da essi prodotta e con la decisione unilaterale e retroattiva del Ministero dell’Energia albanese di variare il criterio di determinazione dei prezzi, sensibilmente ridotti. Va segnalata la questione della società italiana Hydro Energy (Gruppo Sol), che ha realizzato un impianto idroelettrico in Albania con un finanziamento del nostro Ministero dell’Ambiente, della cui erogazione è incaricato il Ministero dell’Economia albanese, che non ha però ancora versato buona parte delle somme dovute. Nel mese di febbraio 2015 è stata sottoscritta a Monaco un’Intesa tra il Ministero dell’Energia albanese e l’impresa tedesca Max Streicher per uno studio di fattibilità in vista della realizzazione di una linea di interconnessione elettrica tra Italia ed Albania; al progetto dovrebbero partecipare l’operatore di trasmissione albanese OST e, negli auspici albanesi, Terna. I finanziamenti necessari sono stimati pari ad almeno 500 milioni di euro. Terna è coinvolta nella realizzazione dell’elettrodotto in Montenegro, che potrà accogliere anche l’energia prodotta in Albania. Kinexia, società attiva nel settore delle energie rinnovabili, in associazione temporanea di imprese con la locale Albania Landfil Energia, si è aggiudicata la gara per la realizzazione e la gestione della nuova discarica di Manez Albania, nella regione di Durazzo, per un investimento complessivo di ca. 20 milioni di euro.

Si segnala l’interesse italiano strategico nel TAP (Trans Adriatic Pipeline), progetto di gasdotto che dovrebbe portare in Italia il gas naturale del giacimento azero di Shah Deniz II, passando per la Grecia e, appunto, l’Albania. Il tratto del gasdotto in territorio albanese sarà lungo 209 km., comporterà investimenti per circa 800 milioni di euro e richiederà la realizzazione di 100 km. di strade di accesso. Ad aggiudicarsi il principale lotto di lavori stradali per oltre 60 milioni di euro è stato il consorzio formato dall’impresa di costruzione locale Gener2 e dall’italiana Sicilsaldo. Tra le altre società italiane coinvolte nel TAP, la Technip ha ottenuto il contratto per il monitoraggio ed il controllo di tutte le opere che verranno realizzate in Albania. Se si aggiunge l’incarico di Banca Intesa quale banca agente, i ritorni per il nostro Paese dalla realizzazione in Albania del gasdotto sono soddisfacenti. Inoltre, l’Azerbaijan ha finanziato uno studio di fattibilità per la realizzazione di una rete per portare il gas nelle principali aree industriali (di cui l’Albania è priva): in caso di realizzazione, si potrebbero aprire ulteriori prospettive per le nostre aziende. Con la firma del Decreto di autorizzazione il 20 maggio 2015 da parte del Ministro dello Sviluppo Economico Guidi, si è conclusa la lunga fase procedurale: l’inizio dei lavori è previsto nel 2016 ed il completamento dovrebbe avvenire entro il 2020, sebbene la Regione Puglia abbia presentato ricorso al TAR contro la decisione di stabilire il punto di approdo del TAP presso San Foca. La società Snam Rete Gas dovrà farsi carico di connettere il TAP alla rete di distribuzione nazionale ed è altresì interessata all’acquisto di una partecipazione azionaria.

Un altro settore di grande interesse in un’ottica di medio-lungo periodo è l’agricoltura, che presenta opportunità per i fornitori italiani di macchine ed impianti ad alto contenuto tecnologico per il settore. Nel breve-medio periodo, vi sono buone opportunità nel settore turistico e, per la fornitura di materie prime e macchinari italiani, in quello manifatturiero (calzaturiero e tessile).

Nei trasporti, Italferr si è aggiudicata la gara per la realizzazione dello studio di fattibilità del Centro intermodale di trasporto di Tirana. Nel trasporto aereo sono emerse nuove opportunità a seguito del recente fallimento della società Belle Air, che collegava 19 città italiane, con conseguenze di carattere finanziario (buco di circa 20 milioni di euro). Le compagnie che operano su Tirana (unico aeroporto del Paese) sono: Alitalia/Air One, Blue Panorama (dopo il fallimento di Belle Air) e Balkan Express. Verso Blue Panorama le Autorità albanesi nutrono però forti perplessità. Nel settore marittimo, a partire dal 31 luglio 2015 Grandi Navi Veloci  effettua una nuova linea giornaliera di traghetto tra i porti di Bari e Durazzo. Sono state prospettate opportunità per le aziende italiane durante la missione in Albania del Ministro della Difesa, Sen. Pinotti, nel settembre 2014 (in particolare fornitura di armamenti leggeri e di veicoli).

In generale, considerato che l’Albania possiede un sistema produttivo simile a quello italiano, basato essenzialmente su PMI, la compatibilità e la complementarietà dei due sistemi costituiscono un elemento di attrazione del flusso degli investimenti dall’Italia. Penalizzante per la piena efficacia della nostra azione economica nel Paese è l’assenza di operatori italiani dai grandi settori strategici del Paese (come telecomunicazioni e assicurazioni), fatta eccezione per quello bancario. Di conseguenza, nonostante il ruolo di primo partner economico di riferimento svolto dall’Italia per anni, scarsa è la presenza di grandi gruppi italiani, alcuni dei quali hanno peraltro manifestato interesse per questo mercato, ma sono stati finora scoraggiati dall’incertezza sui diritti di proprietà immobiliare, dalla diffusa corruzione e dalla carenza di infrastrutture. In quest’ambito potrebbe rivelarsi funzionale agli interessi italiani l’azione del FMI. Condizione indispensabile per i nostri investitori è un netto miglioramento del clima imprenditoriale e dello stato di diritto ed un efficace contrasto alla corruzione. Per quanto riguarda i principali problemi segnalati da società italiane e da associazioni imprenditoriali già operanti in Albania, oltre ad annosi contenziosi tra imprese italiane e Governo albanese riconducibili a vicende legate alla crisi del 1997, vi sono ritardati rimborsi IVA e problemi doganali. Più di recente, si segnalano rilevanti contenziosi nel settore minerario/estrattivo ed agricolo/agroalimentare.

Molti gli incontri e le iniziative di promozione economica con l’Albania: in occasione della visita a Tirana nel 2013, l’allora Ministro degli Esteri Bonino ha incontrato gli imprenditori italiani. Il 4 dicembre 2013 il Primo Ministro Rama ha incontrato gli imprenditori italiani presenti in Albania e, dopo la visita a Bari e Roma nello stesso mese di dicembre, Rama si è recato a Milano (gennaio 2014), in Veneto e Friuli-Venezia Giulia (settembre 2014). Dal 5 al 7 maggio 2014 si è svolta a Tirana la prima edizione della “Settimana italiana in Albania”, inaugurata dal Presidente del Senato Grasso e dal Primo Ministro albanese Rama, evento senza precedenti per numero e qualità di imprese italiane (circa 200). Il 13-14 maggio 2015 si è svolta a Tirana la prima missione di sistema dell’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) in Albania che, per dimensioni, numero di partecipanti e settori rappresentati ha costituito il naturale seguito della prima Settimana italiana in Albania. A conferma dell’interesse albanese, l’evento è stato inaugurato dallo stesso Primo Ministro albanese Rama. Recentemente il Ministro dei Trasporti albanese Haxhinasto si è recato a Brescia, dove ha visitato aziende pubbliche di trasporto e gestione dei rifiuti, anche in vista di possibili progetti da sviluppare in Albania. Infine i giovani imprenditori di Confindustria Italia hanno incontrato a Tirana il 22 settembre 2015 il Governo albanese; in tale occasione si è anche svolto il Forum di Business Italia-Albania..

L’Albania partecipa a Expo 2015 (cluster “Bio-mediterraneo”).

Dal punto di vista culturale, l'italiano è la seconda lingua parlata dopo l'albanese e la lingua straniera più parlata: sebbene non esistano dati puntuali in merito, si presume che circa il 60% della popolazione comprenda la nostra lingua e almeno il 50% sappia esprimersi in italiano. Tale fattore, dovuto alla storica eredità della nostra presenza nel Paese, rappresenta oggi un aspetto importante nelle relazioni bilaterali, con ricadute positive sul piano economico. Tuttavia oggi l’italiano è sempre più esposto alla concorrenza dell’inglese, di lingue emergenti come il tedesco, nonché – in alcune aree – di modelli culturali di matrice islamica. Inoltre il contesto è molto meno favorevole alla diffusione dell’italiano rispetto a quanto avveniva negli anni Novanta.

 

La Cooperazione italiana in Albania

A partire dai primi anni ‘90, la Cooperazione italiana è stata molto attiva in Albania attraverso la definizione di accordi bilaterali, siglati in sede di diverse Commissioni Miste. Alla luce del volume degli aiuti bilaterali e multilaterali stanziati dal 1992 ad oggi (oltre € 750 milioni), l’Italia riveste un ruolo di primo piano all’interno della comunità dei donatori, essendo stata a lungo il primo donatore bilaterale. Attualmente l’Italia è il secondo donatore bilaterale (e il terzo in assoluto dopo Unione Europea e Germania). L’Albania resta il principale Paese beneficiario degli aiuti della Cooperazione italiana nei Balcani. Al momento sono attive iniziative che ammontano in totale a circa 295 milioni di euro. Tale impegno finanziario deriva dalle risorse rese disponibili dai residui delle programmazioni precedenti (circa 244 milioni di Euro) e dal Protocollo di cooperazione 2010-2012, del valore di € 51 milioni, firmato dall’ex Ministro degli Esteri, Frattini, il 12 aprile 2010 a Tirana. Dal 2010 la Cooperazione italiana in Albania si concentra in tre settori prioritari – agricoltura, settore privato e sviluppo sociale - con una progressiva exit strategy per gli altri. Il 25 luglio 2014 l’allora Ministro degli Esteri Mogherini ed il suo omologo albanese Bushati hanno firmato un documento di intesa politica, che conferma il sostegno dell’Italia allo sviluppo socio-economico dell’Albania e al suo percorso di integrazione nella UE nel triennio 2014-2016, con 81,7 milioni di euro al Paese tramite credito d’aiuto, dono e conversione del debito. La nuova programmazione consolida i settori strategici del precedente Protocollo (settore privato, agricolo e sociale), riorganizzati ed allineati al nuovo quadro strategico nazionale per l’Albania;  garantisce le risorse per il completamento delle iniziative in corso e programmate e si pone in stretto coordinamento con la programmazione IPA 2014-2020. Nel 2014 la Cooperazione ha vinto la selezione per la gestione del programma IPA 2013 “Strengthening national capacity in nature protection”, dell’ammontare di 4 milioni di euro, evento senza precedenti per la Cooperazione italiana. Il Governo italiano, attraverso la Cooperazione, sosterrà anche la riforma amministrativa e territoriale albanese con un contributo di 800mila euro, destinato al Fondo multi-donatori del progetto “Supporto al programma di riforma amministrativa e territoriale” (Star), di cui l’Italia è il donatore principale. Il 23 luglio 2015 l’Ambasciatore d’Italia a Tirana, Massimo Gaiani, e il Ministro dell’Energia albanese, Gjiknuri, hanno firmato un memorandum per l’impiego di 16,4 milioni di euro di prestito agevolato messi a disposizione dalla Cooperazione Italiana a sostegno del settore energetico albanese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DATI STATISTICI

 

TABELLA PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI

(Valori in milioni di dollari USA se non diversamente indicato)

 

2012

2013

2014

2015

(previsioni)

2016

(previsioni)

PIL (mld. US$)

13,0

12,6

13,0

12,4

(b)*

13,3

(c)*

Var.% PIL reale

1,4

1,1

2,1

2,7

3,3

Composizione del PIL %§

n.d.

Agricoltura 21,9

Industria   22,0

Servizi      56,1

Agricoltura 22,6

Trasp.comm.le 18,4

Industria 14,2

n.d.

n.d.

Reddito pro capite (US$ a PPP)*

8.020

8.240

11.377

(b)

11.885

(b)

12.609

(c)

Produzione industriale (crescita %)

5,0

13,5

0,4

4,1

5,0

Disoccupazione (%)°

13,4

(b)

15,6

(b)

14,0

(b)*

13,8

(b)*

13,5

(c)*

Inflazione (media %)

2,0

1,9

1,6

1,8

2,3

Deficit pubbl/PIL (%)

-3,4

-5,0

-5,2

(b)

-4,6

-3,2

Debito pubbl/PIL (%)**

62,0

70,0

71,0

70,8

67,7

Riserve (escluso oro)

2.515,7

2.712,3

2.604,2

n.d.

n.d.

Val. LK:Euro

Tasso medio di cambio

139,1

140,3

140,2

139,5

139,0

Investimenti diretti esteri (flussi netti in milioni €)**

648

923

835

(c)

1.080

1.280

Bilancia partite correnti (saldo)

-1.258

-1.380

-1.770

-1.190

-1.350

Bilancia commerciale (saldo)

- 2.860

-2.519

-2.825

-2.443

-2.596

Esportazioni Fob

1.124

1.412

1.232

1.159

1.204

Importazioni Fob

3.984

3.931

4.057

3.602

3.800

Principali esportazioni

1. Minerali, combustibili ed energia

1. Minerali, combustibili ed energia

1. Tessili e calzature

n.d.

n.d.

2. Tessili e calzature

2. Tessili e calzature

2. Minerali, petrolio ed energia

n.d.

n.d.

3. Materiali da costruzione

3. Materiali da costruzione

3. Materiali da costruzione

n.d.

n.d.

Principali importazioni

1. Minerali, combustibili ed energia

1. Macchinari

1. Macchinari

n.d.

n.d.

2. Macchinari

2. Alimentari, bevande e tabacco

2. Alimentari, bevande e tabacco

n.d.

n.d.

3. Alimentari, bevande e tabacco

3. Minerali, petrolio ed energia

3. Minerali, petrolio ed energia

n.d.

n.d.

Principali Paesi fornitori°°

1. Italia

1. Italia

1. Italia

n.d.

n.d.

2. Grecia

2. Grecia

2. Germania

n.d.

n.d.

3.Germania, Turchia

3. Cina

3. Grecia

n.d.

n.d.

4. Serbia, Montenegro

4. Turchia

n.d.

n.d.

Principali Paesi acquirenti°°

1. Italia

1. Italia

1. Italia

n.d.

n.d.

2. Spagna

2. Spagna

2. Kosovo

n.d.

n.d.

3. Kosovo

3. Kosovo

3. Spagna

n.d.

n.d.

4. Turchia

4. Grecia

n.d.

n.d.

Debito estero

(stock in mld $ - fonte WB)

5

6,9

(b)*

7,9

(b)*

7,5

(b)*

7,9

(c)*

Rimesse estere

(milioni €)°°°

n.d.

497

391

(genn.-sett.)

n.d.

n.d.

Legenda: a=reale; b=stime; c=previsioni. Fonti: EIU Country Report (3° trimestre 2015)//*EIU-FMI/**FMI/°Commissione Europea/°°Istituto di Statistica locale/°°°Banca d’Albania/§SACE.

 

 

 


 

 

Biografie dei relatori



 

Ilir META

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ilir Meta è il Presidente del Parlamento della Repubblica di Albania, eletto il 10 settembre 2013.

Nato il 24 marzo 1969 a Skrapar, si è laureato in Economia politica presso la Facoltà di Economia dell'Università di Tirana nel 1992, dove ha anche proseguito gli studi post-laurea.

E’ il leader del Movimento Socialista per l'Integrazione di Albania (LSI), che attualmente fa parte della coalizione di governo guidata dal Partito Socialista.

E’ deputato dal 1992.

 

Tra il 2009 e il 2011, Ilir Meta è stato Vice Primo Ministro, Ministro degli Affari Esteri nonché Ministro dell'Economia, del Commercio e dell'Energia.

Rimane uno dei più forti sostenitori e fautori dell'integrazione regionale ed europea per tutti i paesi dei Balcani occidentali, come mezzo per rafforzare ulteriormente la stabilità e la pace nella regione.

Nel marzo 2012, è stato premiato quale "personalità più positiva nella politica estera per il 2010" dall'Istituto Internazionale per il Medio Oriente e i Balcani.

Ilir Meta è stato docente presso la Facoltà di Economia dell'Università di Tirana. Ha tenuto lezioni in diverse università e accademie all'estero, tra cui l'Università di Harvard, la London School of Economics e l'Accademia europea di Berlino.


 

Majlinda BREGU

 

Majlinda Bregu

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Majlinda Bregu (nata il 19 maggio 1974 a Tirana) è un politico albanese ed è stata Ministro dell'integrazione europea nel governo Berisha.

 

 

Istruzione:

 

·         2001-2005: dottorato di ricerca, Università di Urbino, in "Sociologia dei fenomeni culturali e del processo normativo";

·         2001-2003: master in studi sociali, Università di Tirana;

·         1997-2004: attività di ricerca presso il Mc Gill University di Montreal, Canada; l’Istituto per la Ricerca e le Politiche Sociali (NOVA), Oslo, Norvegia e l’Università Viadrina, Germania;

·         1992-1996: laurea in scienze sociali, Università di Tirana.

 

Attività professionale:

 

·         2004-2005: coordinatrice nazionale dell'Istituto di genere, Università di Tirana;

·         1996-2007: docente presso l'Università di Tirana, facoltà di scienze sociali; "Metodi di ricerca e di genere";

·         1996-2004: giornalista televisiva

 

Attività politica:

 

·         da settembre 2013: Presidente della Commissione parlamentare per l'integrazione europea, Capo delegazione del gruppo di amicizia Albania-Italia;

·         marzo 2007 - settembre 2013: Ministro per l'integrazione europea e portavoce del governo;

·         luglio 2005 - marzo 2007: Capo della delegazione parlamentare albanese, al Parlamento europeo e membro della Commissione parlamentare per gli affari sanitari e sociali. Presidente della sottocommissione sui minori e l'uguaglianza di genere;

·         aprile 2004: membro del Consiglio Nazionale del Partito Democratico;

·         gennaio 2004: coordinatrice della politica sociale presso il Comitato orientamento politico e membro del Partito Democratico.

 

 

Romana VLAHUTIN

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Romana Vlahutin è laureata presso la facoltà di Lettere e Filosofia e Scienze Sociali dell’Università di Zagabria; Master presso la Kennedy School of Government JF, Università di Harvard (settori di studio: gestione dei conflitti e sicurezza internazionale).

 

Giornalista e redattrice presso BBC, CNN, WTN
Ricercatrice nel Council on Foreign Relations, Washington Office.
Dal 2000 lavora al Ministero degli Affari Esteri, come diplomatica del Dipartimento politico della Croazia - Ambasciata a Washington.
Responsabile analisi e pianificazione politica presso il Ministero degli Affari Esteri.
Capo del Dipartimento politico e vice ambasciatore croato a Belgrado (2004-2010).
Direttore politico della Missione OSCE in Kosovo (2006-2007).

 

 


 

 

Knut FLECKENSTEIN

Knut FLECKENSTEIN

Nato il 20 dicembre 1953, Bad Nauheim (Germania)

Carriera politica

·         dal 1974: membro del Partito Socialdemocratico tedesco (SPD);

·         1994-2004: membro del direttivo regionale della SPD di Amburgo;

·         2007-2009: membro del direttivo regionale della SPD di Amburgo.

Funzioni svolte nelle istituzioni dell'UE

Dal 2009: deputato al Parlamento europeo. Vice Capogruppo dell'Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici

Dal 2014: membro della Commissione per gli affari esteri e delle seguenti delegazioni

·         Delegazione all'Assemblea parlamentare Euronest;

·         Delegazione alla commissione di cooperazione parlamentare UE-Russia;

·         Delegazione alla commissione parlamentare di associazione UE-Moldova.

 

 


 

Ditmir BUSHATI

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Ditmir Bushati è nato a Scutari, in Albania il 24 marzo 1977 ed è Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Albania dal settembre 2013.

In precedenza, ha presieduto il Comitato parlamentare per l'integrazione dell'Unione europea.

Laureato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Tirana nel 1999 con il massimo dei voti, ha conseguito un master in diritto internazionale pubblico dell'Università di Leiden nei Paesi Bassi (2001). E’ stato un ricercatore per gli affari europei presso il Centro Europeo di diritto pubblico dell'Università di Atene.

Prima della sua carriera politica è stato leader della società civile e direttore fondatore del Movimento europeo in Albania.

Membro del ECFR (Consiglio europeo per gli affari esteri).

Direttore dell’ufficio per l’armonizzazione giuridica presso il Ministero dell'Integrazione europea albanese. In tale veste ha fatto parte del team di negoziazione dell'Accordo di stabilizzazione ed associazione con l'Unione europea (ASA).

Consulente per gli affari europei del vice primo ministro; Consigliere giuridico alla Corte Costituzionale, presso l'Ufficio del Presidente della Repubblica di Albania e presso il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia.

Eletto come membro del Parlamento dal Partito socialista per il distretto di Tirana nel 2009, e rieletto nelle elezioni parlamentari del giugno 2013.

In qualità di deputato ha presieduto il Comitato parlamentare per l'integrazione europea (2011-2013) ed è stato membro della commissione parlamentare mista UE-Albania (2009-2013). Nel novembre 2011, è stato eletto membro del Comitato Direttivo del Partito Socialista d'Albania.

Ha tenuto conferenze sul diritto europeo e il processo di allargamento dell'UE presso istituzioni e università in Albania e in Kosovo.

Ha pubblicato numerosi saggi e articoli scientifici in settori connessi al processo di allargamento dell'Unione europea, al diritto internazionale pubblico e al diritto europeo.

Vesna PUSIĆ

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Nata a Zagabria il 25 marzo 1953

Primo Vice Ministro e Ministro degli affari esteri e europei

Istruzione

       1984: laureata in sociologia presso la facoltà di Filosofia dell'Università di Zagabria;

       1976: laureata presso la facoltà di Filosofia dell'Università di Zagabria.

 

Carriera politica

       dal 2012: Primo Vice Primo Ministro;

       dal 2011: Ministro degli affari esteri ed europei;

       2006-2012: Vice presidente del Partito popolare croato – I liberali democratici (HNS);

       2008-2011: Presidente del Comitato Nazionale per il monitoraggio dei negoziati di adesione tra la Croazia e l'Unione europea;

       2008-2011: Presidente del gruppo parlamentare HNS-HSU;

       2003-2007: Vice Presidente del Parlamento croato;

       2000- 2011: membro del Parlamento croato;

       2000-2008: Presidente del HNS;

       Membro del HNS sin dalla sua istituzione nel 1990.

 

Carriera professionale

       1993-1998: fondatrice e direttrice di Erasmo Gilda, associazione non governativa, apartitica per la promozione della democrazia culturale;

       dal 1988: professore ordinario;

       dal 1978: impiegata presso il Dipartimento di sociologia della Facoltà di Filosofia, Università di Zagabria;

       1976-1978: impiegata presso l’Istituto di sociologia a Lubiana (Slovenia).

 
Pubblicazioni, affiliazioni, premi

       Autrice di tre libri di testo universitari - Democrazie e dittature (Novi Liber, 1998), Legislatori e amministratori (Novi Liber, 1992), Democrazia industriale e società civile (Sociological Association di Croazia, 1986);

       co-autrice di: Democrazia industriale in Europa e relazioni industriali europee (Clarendon Press, Oxford, 1981);

       ha pubblicato più di cinquanta articoli scientifici in riviste nazionali ed internazionali.

 

 

Gentian ELEZI

 

Gentian Elezi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nato a Elbasani, in Albania, il 29 agosto 1981.

Nel mese di ottobre 2013 è stato nominato Vice ministro per l'Integrazione europea.

 

Sta completando un dottorato di ricerca in Studi Europei presso il Dipartimento di Scienze Politiche, Università del Sussex, Regno Unito. Nel 2007 ha conseguito un Master in politiche europee, presso la stessa università.

Laureato presso l'Università degli Studi di Milano, in Scienze Politiche/Economia Applicata (2005).

Negli anni 2005-2008, ha lavorato come esperto di politica commerciale presso l’ACIT (Centro Albanese per la competitività e il commercio internazionale), progetto USAID Albania.

Dal 2008 al 2011 è stato docente di materie europee presso l’Università europea di Tirana (UET). Dal 2012 tiene lezioni sul tema "Modelli e istituzioni di sviluppo" presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Tirana. Ha condotto corsi di formazione ed è autore di testi in materia di integrazione europea e sviluppo economico.

Dal 2010 al 2013 ha ricoperto la carica di direttore esecutivo del Centro Albanese per la competitività e il commercio internazionale.


 

 

Edith HARXHI

 

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Esperta nel campo della diplomazia e delle relazioni esterne, ha completato i suoi studi in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali nel Regno Unito nel 1996 e da allora ha giocato un ruolo importante nella diplomazia albanese. Ha conseguito il Dottorato in Relazioni Internazionali presso l'Università di Ankara, in Turchia.

Autrice di numerose pubblicazioni scientifiche, dedicate in particolare alla sicurezza della regione, ha lavorato in stretta collaborazione con le istituzioni americane e delle Nazioni Unite (UNMIK) in Kosovo. Ha ricoperto la carica di Vice Ministro degli affari esteri dell'Albania.

Attualmente è il Presidente del Centro di politica albanese, un think tank indipendente che svolge un ruolo cruciale nel processo di definizione delle politiche nella regione.


 

Danielle AUROI

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Nata il 29 febbraio 1944 a Clermont Ferrand.

Presidente della Commissione affari europei e membro della Commissione difesa dell’Assemblea Nazionale francese

 

Mandati parlamentari

·         da ottobre 2014: membro della Commissione difesa dell’Assemblea nazionale francese;

·         tra giugno 2012 e ottobre 2014: membro della Commissione affari esteri dell’Assemblea nazionale francese;

·         dal giugno 2012: Presidente della Commissione affari europei dell’Assemblea Nazionale francese;

·         dal 1999 al  2004: deputato al Parlamento europeo, membro delle Commissioni agricoltura, energia, ricerca e parità di genere.

Mandati locali

·         dal 2008 al 2012: Vice Presidente per lo sviluppo sostenibile del comune di Clermont Ferrand;

·         dal 1999 al 2014: consigliere comunale a Clermont-Ferrand;

·         dal 1992 al 1995 e dal 1998 al 1999: consigliere Regionale dell'Alvernia;

·         dal 1989 al 1999: Vice Sindaco di Clermont-Ferrand, responsabile delle associazioni e dell’ambiente.

Geografa di formazione ed insegnante, si è dedicata all’attività sindacale e all’associazionismo militante (pacifista, antinuclearista, femminista e terzo-mondista). Nel 1988 aderisce al partito dei verdi.

 

Edgar MAYER

Portraitaufnahme des Bundesratsmitglieds

 

 

 

 

 

Nato a Feldkurch (Vorarlberg), Austria, il 18 ottobre 1953

Dal 2004: membro del Bundesrat, Partito popolare austriaco (ÖVP)

Gennaio-giugno 2013: Presidente del Bundesrat

Carriera politica

·         Dal 2003: Vice presidente e Presidente nazionale dell’Associazione dei Lavoratori (Österreichische Arbeitnehmerinnen- und Arbeitnehmerbund - ÖAAB), Vorarlberg;

·         dal 1991 al 2012: Presidente locale della medesima associazione;

·         da luglio 2015: Vicepresidente del gruppo parlamentare del Partito popolare austriaco;

·         da gennaio 2015: Presidente del Partito popolare austriaco;

·         dal 2001 al 2012: Presidente Nazionale del gruppo dei sindacalisti cristiani (FCG), Vorarlberg;

·         dal 1997 al 2004: Presidente dell'Unione dei dipendenti comunali;

·         dal 2003 al 2012: Vice Presidente della Federazione austriaca dei sindacati (ÖGB);

·         dal 2009: membro della Camera del lavoro, Vorarlberg;

·         dal 2011 al 2015: Vice Presidente della Camera del lavoro, Vorarlberg.

Carriera professionale

·         dal 2006 al 2010: project Manager (Strategia e Project Management), città di Feldkirch;

·         dal 2003 al 2006: direttore del "Bureau per il volontariato";

·         dal 1998 al 2003: direttore del Servizio Civile;

·         dal 1995 al 1998: Capo del Dipartimento degli Affari Sociali e delle abitazioni;

·         dal 1983 al 1995: funzionario amministrativo, settore dell’edilizia, città di Feldkirch;

·         dal 1974 al 1983: appartenente al personale di polizia;

·         dal 1973 al 1974: ha fatto parte delle truppe delle Nazioni Unite, a Cipro.

 

 

Taulant BALLA

 

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Nato il 12 agosto 1977 a Librazhd, in Albania.

 

Dal 2005 deputato del Parlamento albanese - gruppo parlamentare del Partito socialista.

 

Membro della Commissione per l'integrazione europea.

 

Laurea in scienze politiche e post-laurea presso l'Università Al.I.Cuza di Iasi, in Romania.

 

Esperienze professionali maturate in alcuni centri universitari a Konstanz (Germania), Londra (Regno Unito), Parigi (Francia).

 

 
Attività professionale
 
Collaborazione con il Dipartimento Relazioni Internazionali della ZPS, dando un contributo di rilievo allo sviluppo e al rafforzamento delle relazioni con l'Internazionale socialista il Partito socialista europeo e molti partiti e organizzazioni.
 
Consigliere politico del Vice Primo Ministro e Ministro per l'Integrazione, Ermelinda Mexi, del ministro delle Finanze, Arben Malaj e membro del personale politico del Primo Ministro albanese, Fatos Nano.

 

 

 


 

BOZZA DI DICHIARAZIONE CONGIUNTA

 

XI Riunione della Conferenza delle Commissioni parlamentari per l’integrazione europea dei paesi partecipanti al Processo di Stabilizzazione e di associazione dell'Europa sudorientale (COSAP)

 

 

 

La XI Riunione della Conferenza delle Commissioni parlamentari per l'integrazione europea dei paesi partecipanti al Processo di Stabilizzazione e di associazione dell'Europa sudorientale (COSAP) si è svolta a Tirana il 22 e 24 ottobre 2015.

 

All’incontro hanno partecipato i membri delle Commissioni parlamentari per l’integrazione europea di Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Repubblica di Serbia.

 

I membri della commissione per l'armonizzazione europea della Grande Assemblea Nazionale della Turchia e del Comitato per l'integrazione europea del Parlamento del Kosovo hanno partecipato alla riunione in qualità di osservatori.

 

Hanno partecipato alla riunione in qualità di ospiti: il Rappresentante del Parlamento europeo, il Presidente della Commissione per gli affari europei del Bundesrat austriaco, il Presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera dei deputati italiana, il Ministro degli Affari esteri di Albania, il Ministro per l'Integrazione europea dell'Albania, il Capo della delegazione UE in Albania, rappresentanti della società civile e del corpo diplomatico.

 

Come parte del regolare scambio di opinioni sui temi del Processo di Stabilizzazione e di Associazione e sulle questioni dell’allargamento dell'UE, i partecipanti alla riunione COSAP XI a Tirana:

 

1. Certi che la politica di allargamento dell'UE contribuisce a benefici reciproci di pace, sicurezza e prosperità in Europa, sostengono i progressi verso il rispetto delle condizioni necessarie, comprese quelle del Processo di Stabilizzazione e di Associazione, le relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale inclusiva.

 

2. Approvano e sostengono fortemente la capacità dei partecipanti al processo di stabilizzazione e di associazione a proseguire nelle riforme connesse con l'integrazione europea in un modo inclusivo e irreversibile. Invitano ad una attuazione più efficace delle riforme in particolare nel settore dello stato di diritto, compresa la politica anticorruzione, la riforma giudiziaria, e la lotta contro la criminalità organizzata.
 
3. Fiduciosi che la chiara prospettiva di adesione all'UE è un fattore chiave di stabilizzazione nella regione, accolgono con favore le dichiarazioni e le iniziative intraprese al vertice di Vienna 2015, per sviluppare ulteriormente la cooperazione tra i Paesi dei Balcani occidentali nell’affrontare le sfide comuni.
 
4. Sostengono i preparativi dei governi dei Paesi membri della COSAP volti a realizzare progressi nei settori contemplati nel vertice di Vienna. A questo proposito, ribadiscono il pieno sostegno al lavoro del Processo di cooperazione del Sud-Est Europeo (SEECP), del Consiglio per la cooperazione regionale e della strategia regionale 2020.
 
5. Riconoscono il forte sostegno politico del processo Berlino alla prospettiva europea dei Balcani occidentali, e la dinamica positiva creata per la cooperazione regionale.
 
6. Sollecitano la creazione del Forum parlamentare nel quadro del processo di Berlino. Benché i governi nazionali siano attori chiave per proporre e attuare le riforme, il sostegno parlamentare alle riforme intraprese è un requisito per garantire i progressi del processo.
 
7. Informati circa la volontà politica e le misure concrete in corso da parte dei nostri governi per la creazione del Fondo Balcani occidentali (WBF), come strumento adeguato per promuovere la cooperazione nella regione, abbiamo espresso la disponibilità a sostenere attivamente tutte le procedure di ratifica necessarie, nei nostri rispettivi Parlamenti.
 
8. Invitano il Consiglio europeo a prendere in considerazione i progressi compiuti da Paesi candidati e potenziali candidati nell'attuazione delle riforme e chiedono un impegno più attivo dell'UE a intensificare ulteriormente il processo di adesione.

 

9. Esprimono piena disponibilità ad attuare le riforme necessarie, con una particolare enfasi sullo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali, sul rafforzamento delle istituzioni democratiche, sulla governance economica e il miglioramento della competitività economica, e sulla riforma della pubblica amministrazione, nel pieno rispetto dell'approccio ad  affrontare per primi gli aspetti fondamentali, approvato dal Consiglio nel dicembre 2011.
 
10. Sottolineano la necessità di adottare e attuare pienamente le strategie per la riforma della pubblica amministrazione e i relativi piani d'azione al fine di rendere il settore pubblico diventare più efficiente e professionale. Sollecitano la creazione di un settore pubblico qualificato e stabile, in grado di svolgere tutti i complessi compiti relativi al processo di integrazione dell'UE, inclusa la trasposizione dell’acquis comunitario nella legislazione nazionale, il coordinamento delle politiche settoriali, la gestione dell'assistenza preadesione dell'UE, ecc .
 
11. Invitano i governi degli Stati membri della COSAP a rendere il processo di integrazione il più trasparente e inclusivo possibile, attraverso il coinvolgimento e l'informazione della società civile e dell’opinione pubblica sulle riforme connesse all’integrazione europea.
 
 
12. Forniscono pieno sostegno alla gestione del nuovo strumento di assistenza preadesione IPA - II 2014-2020, che fornisce le risorse finanziarie per settore ai paesi del processo di stabilizzazione e di associazione per aiutare l'adozione e l'attuazione delle riforme politiche, istituzionali, giuridiche, amministrative, sociali ed economiche necessarie.
 
13. Incoraggiano il rafforzamento della cooperazione regionale tra le commissioni per gli affari europei/ integrazione europea in materia di promozione dei valori europei, scambio di buone pratiche nell’adozione e nell'armonizzazione della legislazione nazionale con l'acquis, rafforzando della funzione di controllo parlamentare, programmi di assistenza internazionale e transfrontaliera / progetti regionali.
 
14. Accolgono con favore la partecipazione del Kosovo alla COSAP come membro a pieno titolo, con pari diritti quale importante contributo alla cooperazione e alla stabilità regionale e incoraggiano il Parlamento del Kosovo a partecipare pienamente e a offrire il suo contributo per l'integrazione europea della regione dei Balcani occidentali.
 
15. Approvano il regolamento come modificato.
 
16. Esprimono gratitudine all'Assemblea Nazionale della Repubblica d'Albania per l’organizzazione della XI Conferenza COSAP e manifestano pieno sostegno al Parlamento che assumerà la prossima Presidenza, il Parlamento della Bosnia ed Erzegovina.

 

 



[1] L’Accordo di stabilizzazione ed associazione tra UE e ex Repubblica iugoslava di Macedonia è entrato in vigore il 1° aprile 2004.

[2] L’Accordo di stabilizzazione ed associazione tra UE e Albania è entrato in vigore il 1° aprile 2009.

[3] L’Accordo di stabilizzazione ed associazione tra UE e Montenegro è entrato il vigore il 1° maggio 2010.

[4] L’Accordo di stabilizzazione ed associazione tra UE e Serbia è entrato il vigore il 1° settembre 2013.

[5] I restanti 2,3 miliardi di euro sono distribuiti tra la Croazia, la ex Repubblica iugoslava di Macedonia e i programmi regionali multi beneficiari.

[6] Istituita nel 2001, coinvolge nove Stati membri dell’UE (Germania, Austria, Ungheria, Repubblica ceca, Repubblica slovacca, Slovenia, Bulgaria, Romania e Croazia) e cinque paesi non UE (Serbia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Ucraina e Moldavia). La strategia per il Danubio, come le altre strategie macro-regionali dell’UE, permettono di sperimentare un tipo di cooperazione unico, fondato sull'idea che le sfide comuni a più regioni specifiche, siano esse di natura ambientale, economica o di sicurezza, possono essere affrontate con successo solo mediante uno sforzo collettivo, e che una pianificazione congiunta consente di impiegare i fondi disponibili nel modo più efficace.

[7] Vi hanno partecipato i Capi di Governo, i Ministri degli Esteri ed i Ministri dello Sviluppo Economico dei 6 Paesi dei Balcani Occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia), di Germania, Austria, Francia, Italia, Croazia e Slovenia, ed inoltre il Presidente della Commissione UE, l'Alto Rappresentante UE per gli Affari Esteri e il Commissario UE per l’Allargamento.