Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Conferenza interparlamentare 'Sfide del turismo sostenibile: promozione del patrimonio culturale e protezione dell'ambiente' Zagabria, 10-13 settembre 2014
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari    Numero: 31
Data: 05/09/2014
Descrittori:
AMBIENTE   PARLAMENTO
TURISMO   TUTELA DEI BENI CULTURALI E AMBIENTALI


Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

riunioni interparlamentari

 

 

 

 

 

Conferenza interparlamentare

“Sfide del turismo sostenibile: promozione del patrimonio culturale e protezione dell’ambiente”

Zagabria, 10-13 settembre 2014

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 31

 

5 settembre 2014


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

Il paragrafo “Turismo” è stato curato dal Servizio Studi, Dipartimento Attività produttive (' 066760.9574)

 

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I N D I C E

 

Scheda di lettura   1

Sfide del turismo sostenibile: la promozione del patrimonio culturale e la protezione ambientale  3

·        Le politiche europee sul turismo  3

-       Strategia del turismo marittimo e costiero (COM(2014)86) 3

-       La strategia macroregionale adriatico-ionica  4

-       Il Piano d’azione della strategia macroregionale adriatico-ionica  7

·        La promozione del patrimonio culturale per lo sviluppo del turismo sostenibile  9

-       La comunicazione "L'Europa, prima destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo" 9

-       La comunicazione “Verso un approccio integrato al patrimonio culturale per l'Europa” 10

-       I finanziamenti 11

Turismo (a cura del Servizio Studi) 13

·        Premessa  13

·        Le politiche nella XVII legislatura  13

·        Dati 15

·        Il titolo V e le competenze in materia di turismo  16

·        La giurisprudenza costituzionale  17

·        Il Codice del turismo e la sentenza n. 80 del 2012  19

·        Le funzioni amministrative  21

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Scheda di lettura



Sfide del turismo sostenibile: la promozione del patrimonio culturale e la protezione ambientale

 

Le politiche europee sul turismo

La Conferenza sembra inquadrarsi nell’ambito della strategia adriatico-ionica[1] che, presentata lo scorso giugno, assegna alla Croazia un ruolo specifico sul tema del turismo sostenibile.

La cornice della politica europea riguardante il turismo è costituita, in primo luogo, dal quadro tracciato dalla comunicazione "L'Europa, prima destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo" (COM(2010)352), in cui la Commissione si concentra su due concetti chiave: la necessità di un approccio sostenibile e la necessità di rafforzare la competitività del settore turistico europeo. In secondo luogo, nella comunicazione "Una strategia europea per una maggiore crescita e l'occupazione costiere e marittime turismo" (COM(2014)86), è definito il quadro per le sfide attuali e si propone una strategia dedicata a migliorare la sostenibilità e la competitività del settore.

 

Strategia del turismo marittimo e costiero (COM(2014)86)

La Commissione europea sottolinea che il turismo è un settore chiave dell'economia europea, anche se il Trattato di Lisbona assegna all’UE una competenza limitata al riguardo, facendo riferimento al completamento dell’azione degli Stati membri con lo specifico obiettivo di promuovere la competitività delle imprese dell'Unione in tale settore (art. 195 TFUE).

Peraltro, essendo un settore trasversale, le politiche per il turismo impattano su altre politiche europee quali la libera circolazione di persone, merci e servizi, le piccole e medie imprese, la tutela dei consumatori, l'ambiente e la lotta contro i cambiamenti climatici, i trasporti, la politica dei visti e la politica regionale nonché di recente le smart cities.

L’importanza del settore è confermata da un sondaggio Eurobarometro svolto all’inizio del 2012, secondo il quale nel 2011 sette cittadini europei su dieci (72%) hanno effettuato almeno un viaggio. Inoltre il turismo è un settore in crescita: nel 2013 il numero di pernottamenti nelle strutture turistico-ricettive dell'UE28 ha registrato il massimo storico di 2,6 miliardi, con un aumento dell'1,6% rispetto al 2012. Si tratta infatti del terzo ramo di attività socioeconomica dell'Unione.

 

 

presenzeturismo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda le statistiche sugli arrivi di turisti internazionali (di paesi terzi e intracomunitari), l'Unione europea rappresenta la prima destinazione turistica sul mercato mondiale.

 

La strategia macroregionale adriatico-ionica

All’interno del quadro generale si iscrive uno specifico pilastro, dedicato al turismo sostenibile, della strategia macroregionale adriatico-ionica presentata dalla Commissione europea nel giugno 2014.

La strategia, che si articola in una comunicazione (COM(2014)357) e in un piano di azione specifico (SWD(2014)190), si propone una più stretta cooperazione in settori come la promozione dell'economia marittima, la protezione dell'ambiente marino, il completamento dei collegamenti nel settore dei trasporti e dell’energia e la promozione del turismo sostenibile. Si tratta della prima strategia macroregionale dell’UE con un numero così elevato di paesi extraunionali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia) che hanno collaborato con Stati membri dell'UE (Croazia, Grecia, Italia e Slovenia).

Ciascun elemento del piano d'azione è stato coordinato da una coppia di paesi (uno Stato membro dell'UE e un paese non UE):

-    la Grecia e il Montenegro sulla "crescita blu";

-    l'Italia e la Serbia sul tema "Collegare la regione" (reti dei trasporti e dell'energia);

-    la Slovenia e la Bosnia-Erzegovina sulla "qualità ambientale";

-    la Croazia e l'Albania sul "turismo sostenibile".

Vi sono inoltre gli aspetti trasversali: il capacity building e la ricerca, l'innovazione e le piccole e medie imprese; la mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adattamento agli stessi, nonché la gestione del rischio di catastrofi.

La strategia non accederà a finanziamenti aggiuntivi dell'UE, ma dovrebbe mobilitare i finanziamenti esistenti a livello nazionale e unionale nonché attirare investimenti privati. In particolare, all'attuazione della strategia contribuiranno i fondi strutturali e di investimento europei (Fondi ESI), nonché lo strumento di preadesione (IPA).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Dai dati del sito della Commissione europea, risulta che, con riferimento ai Paesi UE che partecipano alla strategia, il settore del turismo costiero e marittimo relativo all’Adriatico e allo Ionio nel 2013 ha generato il seguente valore aggiunto:

 

Valore aggiunto del settore del turismo costiero (2013)

 

Grecia

8.710 milioni di euro

Italia

7.170 milioni di euro

Croazia

710 milioni di euro

Slovenia

54 milioni di euro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


A tali valori corrisponde il seguente numero di posti di lavoro:

 

Numero di posti di lavoro nel settore del turismo costiero (2013)

 

Italia

206.580

Grecia

98.000

Croazia

33.667

Slovenia

2.150

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Con riferimento, in particolare, al turismo sostenibile, l’obiettivo di tale pilastro, coordinato da Croazia e Albania, è lo sviluppo del potenziale della regione in termini di turismo innovativo, sostenibile, responsabile e di qualità. La diversificazione dei prodotti e dei servizi turistici e il superamento della stagionalità, ad avviso della Commissione, permetteranno di stimolare le imprese e creare posti di lavoro. La promozione a livello mondiale del "marchio" adriatico-ionico di prodotti e servizi turistici accrescerà la domanda.

Due sono, in particolare, le direttrici lungo le quali si potrebbero sviluppare le azioni della strategia. In primo luogo, la diversificazione dell’offerta turistica, sfruttando le potenzialità del clima del clima e del mercato per creare una dinamica fortemente orientata alle imprese e basata sulle migliori pratiche. Ciò, grazie al superamento del turismo stagionale tradizionale, potrebbe comportare la diversificazione e il miglioramento della qualità dell'offerta turistica, fondamentale per prodotti e servizi turistici sostenibili.

In secondo luogo, ulteriori misure da adottare dovrebbero riguardare standard e regole comuni, la riduzione dell'impatto ambientale del turismo di massa, il miglioramento delle competenze e il coinvolgimento di tutte le parti interessate (pubbliche, private, visitatori) nella promozione di un concetto di turismo sostenibile e responsabile.

La comunicazione individua già due obiettivi da raggiungere entro il 2020:

·     l’aumento del 50% degli arrivi di turisti fuori stagione;

·     la creazione di 5 nuovi itinerari turistici macroregionali.

 

Il Piano d’azione della strategia macroregionale adriatico-ionica

Il Piano di azione reca il dettaglio delle misure che si intendono adottare per il raggiungimento degli obiettivi. In primo luogo, esso sottolinea la necessità di legare la sostenibilità del turismo alle prospettive commerciali e di business, chiamando in causa, in particolare, il Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionio (AIC Forum), che collega le camere di commercio della maggior parte dei paesi che partecipano alla strategia. Un ulteriore passo è costituito dalla eliminazione delle attuali barriere amministrative e burocratiche per facilitare lo sfruttamento delle opportunità commerciali. A tale proposito, il Piano di azione fa riferimento ad una tavola rotonda dedicata al turismo, in particolare dedicata al Project Management dell'Unione europea e alla Corte Internazionale dell'Adriatico e dello Ionio, con cui si intende influenzare le politiche a favore delle PMI in modo da aumentare l’attrattiva turistica della macroregione.

Il Piano d’azione, con riferimento al turismo sostenibile, individua due direttrici da seguire, per ognuna delle quali elenca, indicativamente, le azioni che si intendono intraprendere.

 

Diversificazione dell’offerta turistica

La diversificazione di prodotti e servizi può essere un modo sia per attirare un numero maggiore e di diverso tipo di turisti, sia per prolungare le stagioni turistiche, creando nuovi e migliori posti di lavoro per l'economia della Regione. La strategia dovrebbe sviluppare una forte dinamica commerciale e business-oriented basata sulle migliori pratiche (soprattutto a livello transnazionale e/o interregionale) e dovrebbe essere attuata attraverso piani d'azione regionali integrati di sviluppo territoriale, in coerenza con piani di trasporto sostenibili e piani per la qualità dell'aria.

Lo sviluppo sostenibile nella regione adriatico-ionica dovrebbe basarsi sui vantaggi climatici e di mercato, non ancora adeguatamente sfruttati. Inoltre, non risultano adeguatamente sviluppate né integrate in più ampie strategie di sviluppo regionale molte forme alternative e potenzialmente sostenibili di turismo (ad esempio, industrie creative culturali e l'imprenditorialità culturale), che potrebbero il vantaggio turistico socio-economico della Regione.

Tra le azioni indicativamente delineate dal Piano di azione, si segnalano:

-    la costruzione di un brand di prodotti e servizi turistici;

-    il miglioramento dell’offerta turistica sostenibile;

-    la valorizzazione del settore della nautica da diporto;

-    l’implementazione di azioni di R&S nel settore del turismo sostenibile;

-    percorsi tematici e sostenibili;

-    promozione del patrimonio culturale adriatico-ionico;

-    miglioramento dell'accessibilità dei prodotti e servizi turistici adriatico-ionici;

-    aggiornamento dei prodotti locali.

 

Gestione del turismo sostenibile e responsabile (innovazione e qualità)

Le attuali attività di turismo intensivo sono molto importanti e redditizie. Tuttavia, a causa di una gestione non sempre attenta, si producono anche effetti negativi (produzione di rifiuti, pressione sulla fornitura di acqua, impatto sulla terra e la biodiversità, ecc) sull’ambiente costiero, marino e dell'entroterra.

La cooperazione tra le zone costiere dell’Adriatico e dello Ionio nella gestione del turismo sostenibile è attualmente piuttosto limitata. Sono pertanto necessarie azioni indirizzate agli operatori del turismo e volte, in primo luogo, a meglio definire e comprendere il concetto di "sviluppo sostenibile" (per esempio, interventi per promuovere la definizione di norme e regole generalmente accettate e il miglioramento della cooperazione tra enti pubblici e associazioni turistiche private). Tra le conseguenze positive di un approccio comune si avranno l’aumento dei flussi turistici e l'accesso a nuovi mercati turistici, maggiori opportunità di business, la diffusione di nuove tecnologie e know-how, una maggiore occupazione e lo sviluppo delle imprese, una maggiore efficienza nell’uso delle risorse e la conservazione del capitale naturale e del patrimonio culturale.

L'industria del turismo ha anche bisogno di costruire reti di trasferimento di innovazione, al fine di sviluppare meglio i propri prodotti e servizi e per aumentare la qualità e valore. Le esigenze di sostenibilità, tuttavia, devono essere collegate alle prospettive commerciali. Gli obiettivi di questo filone di azioni mirate sono il rafforzamento della cooperazione tra enti pubblici e soggetti privati, la promozione delle PMI turistiche competitive e innovative, il superamento della stagionalità e la promozione della sostenibilità del settore turistico.

Tra le azioni indicativamente delineate dal Piano di azione, si segnalano:

-    la creazione di una Rete di imprese di turismo sostenibile e cluster;

-    la facilitazione dell’accesso ai finanziamenti per le nuove start-up innovative;

-    la promozione della Regione sui mercati mondiali;

-     il superamento del turismo stagionale;

-    la formazione delle competenze professionali e imprenditoriali nel turismo;

-    la facilitazione della circolazione turistica;

-    un’azione mirata per un turismo più sostenibile e responsabile, anche attraverso l'utilizzo di indicatori per misurare lo sviluppo sostenibile a livello di destinazione.

 

 

La promozione del patrimonio culturale per lo sviluppo del turismo sostenibile

 

Il patrimonio culturale è un tema centrale nell’Agenda politica dell’Unione Europea. Sin dall'adozione dell'Agenda europea per la cultura nel 2007, l’Unione europea ha posto tra le sue priorità strategiche la salvaguardia e la promozione del patrimonio culturale, inteso come l’insieme delle risorse ereditate dal passato, in tutte le forme e gli aspetti - materiali, immateriali e digitali -, ivi inclusi i monumenti, i siti, i paesaggi, le competenze, le prassi, le conoscenze e le espressioni della creatività umana, nonché le collezioni conservate e gestite da organismi pubblici e privati quali musei, biblioteche e archivi. Dette risorse, uniche e non rinnovabili, rappresentano per la società un grande valore, dal punto di vista culturale, ambientale, sociale ed economico, e la loro gestione sostenibile rappresenta pertanto una scelta strategica per il 21° secolo.

 

La comunicazione "L'Europa, prima destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo"

Nel quadro tracciato dalla comunicazione "L'Europa, prima destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo" (COM(2010)352) del 2010 la Commissione europea sottolinea l’importanza del ruolo svolto dal patrimonio culturale europeo nel creare e potenziare il capitale sociale, in quanto esso possiede la capacità di:

·        promuovere la diversità e il dialogo interculturale, contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza ad una più ampia comunità e una comprensione e un rispetto maggiori tra i popoli;

·        contribuire a ridurre le disparità sociali, agevolare l'inclusione sociale, la partecipazione culturale e sociale e promuovere il dialogo intergenerazionale e la coesione sociale;

·        offrire possibilità di sviluppo delle competenze, della conoscenza, della creatività e dell'innovazione;

·        rappresentare un efficace strumento educativo ai fini dell'istruzione.

 

Il patrimonio culturale rappresenta altresì un potente motore di sviluppo locale e crea considerevoli esternalità, in particolare tramite la valorizzazione del turismo culturale sostenibile; sostiene lo sviluppo e la riqualificazione sostenibili delle aree rurali e urbane, come dimostrato dalle iniziative intraprese da molte regioni e città europee; ed infine crea occupazione. Esso svolge pertanto un ruolo di primo piano nel conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 per una "crescita intelligente, sostenibile e inclusiva".

 

Il 27% dei viaggiatori dell'UE afferma che il patrimonio culturale è un fattore essenziale nella scelta di una destinazione. Nel 2013 il 52% dei cittadini dell'UE ha visitato almeno un monumento o un sito storico e il 37% un museo o una galleria d'arte nei rispettivi paesi, mentre il 19% ha visitato un monumento o un sito storico in un altro paese dell'UE[2].

Tra le azioni previste dalla comunicazione, con riferimento al turismo culturale la Commissione invita gli Stati membri a sviluppare di una strategia coerente per una promozione diversificata dell'offerta turistica e per valorizzare meglio il patrimonio comune dell'Europa, basata in particolare sul marchio del patrimonio europeo[3] e su altre azioni, come le giornate europee del patrimonio[4] ed il premio dell'Unione europea per il patrimonio culturale “Europa nostra”[5].

 

La comunicazione “Verso un approccio integrato al patrimonio culturale per l'Europa”

Con la comunicazione COM(2014)477 la Commissione europea risponde all'invito rivoltole dal Consiglio nel maggio 2014 di "proseguire l'analisi dell'impatto economico e sociale del patrimonio culturale nell'UE e contribuire allo sviluppo di un approccio strategico relative al patrimonio culturale come risorsa strategica per un'Europa sostenibile”[6].

Nel documento, presentato il 22 luglio 2014, la Commissione presenta una relazione secondo la quale la promozione e la salvaguardia del patrimonio culturale europeo si trovano attualmente ad affrontare importanti sfide legate alle trasformazioni di carattere culturale, ambientale, sociale, economico e tecnologico che interessano tutti gli aspetti della vita contemporanea. Il settore si trova ad un bivio a causa della riduzione dei bilanci pubblici, del calo della partecipazione alle attività culturali tradizionali e della diversificazione del pubblico potenziale dovuta all'urbanizzazione, alla globalizzazione e al cambiamento tecnologico. La relazione evidenzia tuttavia anche le opportunità che si offrono agli Stati membri e agli stakeholder di cooperare più strettamente in una dimensione transfrontaliera per assicurare che il patrimonio culturale rechi un contributo più sostanziale alla crescita e alla creazione di posti di lavoro.

Secondo i vecchi approcci si cercava di proteggere il patrimonio culturale “isolandolo” dalla vita quotidiana; nei nuovi approcci prevale invece l'intenzione di renderlo parte integrante della comunità locale. Inoltre la digitalizzazione e l'accessibilità on-line consentono forme di impegno senza precedenti e aprono nuove fonti di reddito. Gli strumenti di e-learning promuovono un più ampio accesso ai contenuti culturali nelle abitazioni, nelle scuole e nelle università e consentono di generare, riutilizzare e valorizzare i contenuti, aumentando il valore del patrimonio culturale[7].

La Commissione sollecita quindi una cooperazione più intensa, a livello di UE, per condividere le idee e le pratiche ottimali che potrebbero alimentare la governance e le politiche nazionali in tema di patrimonio culturale. Nella comunicazione inoltre si accoglie con favore l'approccio definito dalla direttiva dell'UE sulla valutazione di impatto ambientale - che richiede che si tenga conto dell'impatto dei progetti sul patrimonio culturale - nonché dal regolamento generale di esenzione per categoria, che ammette gli aiuti di Stato per questo settore; si auspica un approccio analogo a sostegno del patrimonio nel processo decisionale più ampio a livello unionale, nazionale e regionale.

I finanziamenti

A sostegno dell'Agenda europea per la cultura è stata sviluppata una serie di strumenti di nuova generazione che, ad avviso della Commissione, devono essere conosciuti meglio e promossi con maggiore enfasi. L'UE sostiene iniziative di conservazione congiunte di primaria importanza, finanzia la ricerca e partecipa all'elaborazione di nuovi e più aperti dibattiti circa il patrimonio europeo; contribuisce inoltre alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica tramite premi e altre iniziative, spesso in cooperazione con la società civile.

La conservazione, la promozione e la gestione del patrimonio culturale sono ora adeguatamente sostenute nel quadro dei Fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE).

Nel periodo 2007-2013 il Fondo europeo di sviluppo regionale ha destinato 3,2 miliardi di euro alla protezione e alla conservazione del patrimonio culturale[8], 2,2 miliardi di euro allo sviluppo di infrastrutture culturali e 553 milioni di euro ai servizi culturali, di cui ha beneficiato anche il patrimonio culturale.

Nel periodo 2014-2020 il patrimonio culturale dovrebbe beneficiare di investimenti dell'UE ancora maggiori, ad esempio per il tramite dei Fondi strutturali e di investimento europei SIE (con un bilancio complessivo di 351 miliardi di euro per la politica regionale), di Orizzonte 2020 (80 miliardi di euro per la ricerca) e del programma "L'Europa creativa" (1,5 miliardi di euro per le industrie culturali e creative). In diversi ambiti vi sono inoltre importanti opportunità strategiche e di finanziamento legate al patrimonio culturale come, ad esempio, negli ambiti dello sviluppo locale e regionale, dell'istruzione, del sostegno alle PMI e del turismo.

Il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale continuerà a sostenere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale rurale (1,2 miliardi di euro sono stati investiti nel periodo 2007-2013) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca finanzierà progetti di sviluppo di tipo partecipativo che promuovono il patrimonio culturale, compreso il patrimonio culturale marittimo, nelle zone vocate all'industria della pesca. Ad esempio il vasto patrimonio culturale subacqueo (relitti navali e siti archeologici sommersi dall'innalzamento dei livelli del mare) è in gran parte nascosto e messo a repentaglio dalle crescenti attività umane in mare e il suo potenziale economico resta latente.

 


Turismo

(a cura del Servizio Studi)

 

Premessa

Negli ultimi dieci anni uno dei settori economici che ha avuto la crescita maggiore a livello mondiale è il turismo. Infatti, la spesa dei turisti per viaggi all'estero è raddoppiata e si prevede che nei prossimi dieci anni aumenti di un ulteriore 50%. Nel 2011, più di un miliardo di persone ha effettuato un viaggio all'estero per turismo. L'Italia ha ancora un ruolo rilevante nel turismo internazionale, ma stenta a tenere il passo della crescita del settore e tende a perdere quota di mercato nei confronti dei suoi tradizionali concorrenti europei, evidenziando una notevole perdita di competitività.

Il turismo esprime inoltre un notevole potenziale per ciò che riguarda la comunicazione e l'integrazione interculturale, due elementi rilevanti in un mondo divenuto multi-polare. Il turismo offre inoltre grandi opportunità per l a valorizzazione del nostro straordinario patrimonio storico e artistico, sia rispetto alla comunicazione delle identità dei territori, ma soprattutto in termini di attrazione di nuove risorse per la loro conservazione e rivalutazione.

 

Le politiche nella XVII legislatura

Tra le priorità del Governo cui è strettamente legata la ripresa economica del Paese, il Documento di economia e finanza 2014 include il turismo, soprattutto per le insite opportunità in termini di attrazione di risorse – con circa il 50% dei flussi provenienti dall'estero – e di creazione di nuovi posti di lavoro. Secondo questa visione i settori del turismo e della cultura risultano profondamente interconnessi, in quanto è proprio dalla valorizzazione economica dell'immenso patrimonio culturale del nostro Paese (costituito da musei, monumenti, bellezze naturali, prodotti tipici e artigianali) che scaturisce il turismo. Gli obiettivi che il Governo intende perseguire per il settore del turismo sono riconducibili alla riforma dell'intera gestione del sistema turistico nazionale. In particolare i due filoni di intervento maggiormente significativi per l'attuazione di una nuova e più organica politica del turismo, capace di sviluppare le potenzialità attrattive di capitale straniero, sono articolati da un lato nel rafforzamento degli investimenti per l'adeguamento delle strutture, dall'altro nella ridefinizione delle competenze attraverso la riforma del Titolo V, che attribuisca allo Stato le attività di promozione, indirizzo e coordinamento delle politiche turistiche.

 

Nello specifico il Governo intende:

·     adottare tempestivamente il Piano Strategico Nazionale del Turismo;

·     introdurre strumenti finanziari per incentivare gli imprenditori ad ammodernare le strutture, quali meccanismi di credito d'imposta e ammortamenti brevi di durata massima di tre anni;

·     definire misure di stimolo alla crescita dimensionale delle imprese turistiche e all'attrazione di developer turistici;

·     riconoscere, in conformità con le regole dell'Unione europea, per 3 anni benefici fiscali e contributivi alle imprese che si aggregano (anche sotto forma di rete d'impresa). Rafforzare ed estendere gli incentivi alle reti di impresa, con specifica attenzione alle imprese turistiche e culturali;concedere incentivi a investimenti greenfield (aree edificabili) e brownfield (aree industriali dismesse) per sviluppo turistico che creino posti di lavoro;

·     creare percorsi di semplificazione delle procedure amministrative mirate sia a favorire investimenti stranieri nel settore, sia a facilitare le attività delle imprese turistiche e culturali italiane;

·     avviare un piano per la digitalizzazione che punti a rafforzare la presenza dei territori, delle destinazioni e delle imprese ricettive ed extra-ricettive sul web;

·     sviluppare una strategia di marketing digitale;

·     riformare gli Enti Pubblici e integrare le attività delle Amministrazioni Centrali competenti con il coinvolgimento delle Regioni;

·     definire una normativa nazionale unitaria per la classificazione alberghiera(in linea con gli standard europei e internazionali);

·     definire la nozione di ‘progetto turistico a valore strategico' che può essere attribuita ai progetti privati che realizzino investimenti di particolare rilevanza e che siano suscettibili di aumentare la capacità competitiva del nostro sistema d'offerta;

·     incentivare gli investimenti superiori a una soglia minima, con particolare riguardo allo sviluppo di poli turistici selezionati, soprattutto nel Mezzogiorno;

·     definire un normativa nazionale per il rilancio del turismo giovanile;

·     riqualificare l'istruzione turistica con l'obiettivo di rendere maggiormente attrattive le professionalità del settore;

·     incentivare le attività turistiche a basso impatto ambientale.

In concreto le misure a favore del turismo sono ricomprese in diversi provvedimenti.

La legge di stabilità per il 2014 (L. 147/2013), al fine di favorire il sistema produttivo, ha autorizzato la spesa di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015 e di 100 milioni di euro per il 2016 per un sostegno finanziario alle imprese attraverso finanziamenti agevolati nella forma di contratti di sviluppo nel settore industriale e nel settore turistico.

Il decreto legge competitività (decreto-legge145/2013, convertito con modificazioni dalla L.9/2014) ha previsto, al fine di migliorare la capacità di attivazione della dotazione di beni storici, culturali e ambientali, nonché dei servizi per l'attrattività turistica di specifiche aree territoriali, un finanziamento sino ad un massimo di 500 milioni di euro per i progetti presentati da comuni con una popolazione compresa tra i 5.000 e i 150.000 abitanti.

In questo quadro è di particolare rilevanza il decreto legge artbonus e turismo (decreto legge 83/2014, convertito con modificazioni dalla L 106/2014), che introduce strumenti per sostenere il patrimonio culturale e rilanciare il settore turistico. Più in particolare, in materia di turismo sono previste due tipologie di credito d'imposta: il primo a favore degli esercizi ricettivi singoli o aggregati con servizi extra-ricettivi o ancillari, nella misura del trenta per cento dei costi sostenuti, per investimenti ed attività di sviluppo per la digitalizzazione ricettive, il secondo nella misura del trenta per cento delle spese sostenute per interventi di ristrutturazione edilizia ed abbattimento delle barriere architettoniche. Sono previste anche disposizioni di diversa natura che mirano alla fruibilità del patrimonio culturale e turistico italiano, come per esempio l'adozione di un piano straordinario della mobilità turistica e la convocazione ad parte del MiBACT di apposite conferenze di servizi per semplificare e velocizzare il rilascio di atti autorizzativi di varia natura relativi alla realizzazione di circuiti nazionali di eccellenza. Inoltre è prevista la concessione ad uso gratuito di immobili pubblici non utilizzati a fini istituzionali a forme associative composte in prevalenza da giovani per la promozione di percorsi pedonali o ciclabili. Infine, si rinvia al 31 ottobre 2014 il decreto per l'individuazione dei siti turistici di particolare interesse nei quali per le guide turistiche occorre una speciale abilitazione, demandando al medesimo decreto di stabilire anche i requisiti necessari per ottenere l'abilitazione stessa. Da ultimo si provvede al riordino e alla razionalizzazione dell'ENIT-Agenzia nazionale per il turismo,con la contestuale liquidazione di Promuovi Italia S.p.A.

Si segnala infine che in data 15 aprile 2014 sono state discusse e votate alcune mozioni in materia di turismo e che il 16 aprile 2014 si è svolta l'Audizione del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, sulle linee programmatiche del suo Dicastero. Infine il 17 aprile 2014 sono state esaminate e approvate dalla X Commissione Attività Produttive alcune risoluzioni in materia di revisione organica della disciplina relativa all'esercizio della professione di guida turistica.

 

Dati

Il settore turistico offre un contributo significativo alla produzione del nostro PIL e dell'occupazione del Paese. Il contributo totale del turismo al PIL diretto, indiretto e indotto si attesta su un valore di oltre 161 miliardi di euro nel 2012. Nello stesso anno il settore ha contribuito a garantire circa 2.700.000 occupati. Il turismo contribuisce con il 10,3 per cento del PIL e con l'11,7 della forza lavoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Il titolo V e le competenze in materia di turismo

La riforma costituzionale del Titolo V (legge costituzionale n. 3/2001) ha reso il turismo una materia di competenza "esclusiva" per le Regioni ordinarie, alla stregua di quanto previsto per le Regioni speciali che già prima del 2001 erano dotate di tale competenza . Il turismo rientra dunque tra le materie "residuali" (art.117, comma 4), in riferimento alle quali le Regioni non sono più soggette ai limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi statali

Questo mutamento del titolo competenziale delle Regioni è stato confermato in più occasioni dalla Corte costituzionale, a partire dalla sentenza n. 197/2003.

Nonostante ciò, è necessario sottolineare che, per numerosi e rilevanti profili della disciplina del turismo, il riferimento alla legislazione statale appare tuttora preponderante.

Innanzitutto si devono considerare i rilevanti condizionamenti che possono derivare alla potestà legislativa regionale dall'intervento del legislatore statale in altre materie affidate espressamente alla sua competenza, esclusiva o concorrente, che presentano profili di connessione o sovrapposizione con la materia del turismo. In particolare, si segnalano materie quali la tutela della concorrenza; i rapporti internazionali e con l'UE; la tutela dell'ambiente e dei beni culturali, nonché le competenze concorrenti in materia di professioni; governo del territorio (comprendente l'urbanistica e l'edilizia); grandi reti di trasporto e di navigazione.

Inoltre si deve sottolineare che, secondo i più recenti indirizzi della Corte costituzionale, anche la competenza regionale più ampia comunque non esclude a priori la possibilità per la legge statale di attribuire funzioni amministrative al livello centrale e di regolarne l'esercizio, in base ai principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione (art. 118 Cost.),

Dal punto di vista istituzionale, va segnalata la mediazione operata nelle sedi di concertazione nazionale, e in particolare nella Conferenza Stato-Regioni, il cui rilievo è senz'altro accresciuto dopo la riforma costituzionale del 2001. In questa sede lo Stato e le Regioni hanno concluso accordi, che hanno condotto, nella sostanza, ad un esercizio "congiunto" di competenze normative su numerosi e rilevanti profili concernenti il turismo che, in base ai criteri formali di riparto delle competenze, avrebbero dovuto essere assegnati all'uno o all'altro livello. Il sistema degli accordi e delle intese ha così consentito di superare situazioni di impasse e di interpretare in senso conforme alla Costituzione molte disposizioni normative precedenti alla riforma, che assegnavano al legislatore statale l'esercizio esclusivo di poteri normativi o di indirizzo.

Si segnala infine che nel Piano strategico per il turismo, presentato dal Governo nella XVI legislatura, e non portato ad attuazione, uno specifico punto era dedicato alla necessità di una revisione del titolo V nell'ottica di restituire allo Stato il ruolo di propulsore del settore. Al riguardo tra gli obiettivi era indicata:

·     la necessità di modificare il Titolo V della Costituzione facendo rientrare il Turismo tra le materie a legislazione concorrente tra Stato e Regioni/Province Autonome;

·     definire le materie per le quali il Governo deve essere responsabile in ambito turistico (es. strategia del Paese sul Turismo Internazionale) e quelle per cui Regioni mantengono autonomia (es. promozione e valorizzazione delle specificità locali);

·     definire ruoli e responsabilità, anche in termini di governance, non solo tra Stato e Regioni/Province Autonome, ma anche tra Province e Comuni in merito alle attività di comunicazione e promo-commercializzazione delle destinazioni locali.

 

La giurisprudenza costituzionale

In base alla giurisprudenza della Corte costituzionale nonostante la materia del turismo appartenga «alla competenza legislativa residuale delle Regioni, ai sensi dell'art. 117, quarto comma, Cost. (sent. n. 94 del 2008, n. 214 e n. 90 del 2006), non è esclusa la possibilità «per la legge di attribuire funzioni legislative al livello statale e di regolarne l'esercizio», vista l'importanza del settore turistico per l'economia nazionale. Come ha rilevato la Corte «la chiamata in sussidiarietà a livello centrale è legittima soltanto se l'intervento statale sia giustificato nel senso che, a causa della frammentazione dell'offerta turistica italiana, sia doverosa un'attività promozionale unitaria; d'altra parte, l'intervento deve essere anche proporzionato nel senso che lo Stato può attrarre su di sé non la generale attività di coordinamento complessivo delle politiche di indirizzo di tutto il settore turistico, bensì soltanto ciò che è necessario per soddisfare l'esigenza di fornire al resto del mondo un'immagine unitaria. Infine, lo Stato deve prevedere il coinvolgimento delle Regioni, non fosse altro perché la materia turismo, appartenendo oramai a tali enti territoriali, deve essere trattata dallo Stato stesso con atteggiamento lealmente collaborativo (Corte cost., sent. n. 214 del 2006, punti 8-9 diritto; sent. n. 76 del 2009, punti 2-3)».

L'attribuzione della materia "turismo" alle Regioni non ha impedito dunque alla Corte di affermare la legittimità di norme statali (ovvero l'incostituzionalità di norme regionali) che disciplinavano alcuni aspetti in qualche maniera coinvolti nella materia in oggetto.

Al riguardo si può ricordare che, ad avviso della Corte, non rientrano nella materia «turismo»:

·     la disciplina delle professioni turistiche: con le sent. n. 271/2009, n. 222/2008 e n. 132/2010 (superando un precedente, meno perspicuo, orientamento, espresso dalla sent. n. 459/2005) la Corte ha affermato che rientra pienamente nella materia «professioni» (oggetto di competenza legislativa concorrente ai sensi del comma 3 dell'art.117 Cost.) anche la disciplina delle professioni turistiche. Ne consegue che lo Stato è legittimato a dettare i principi generali in materia e, precisamente, norme in tema di: individuazione dei profili professionali, requisiti e titoli necessari per l'esercizio di tali professioni, definizione degli ordinamenti didattici, istituzione di albi;

·     la disciplina dei rapporti civilistici coinvolti: la sent. n. 369/2008 ha dichiarato l'incostituzionalità della normativa regionale che subordinava all'autorizzazione dell'assemblea condominiale l'esercizio – nella propria unità immobiliare – dell'attività di bed & breakfast, ritenuta invasiva della materia dell'ordinamento civile (di competenza esclusiva statale ex art. 117, comma 2, Cost.), perché limitativa del diritto di proprietà;

·     la disciplina della fissazione e della riscossione dei canoni d'uso per le concessioni dei beni demaniali marittimi (sent. n. 94/2008, n. 88/2007, n. 180/2010);

·     la disciplina del meccanismo di regolazione tariffaria per il calcolo della variazione annuale massima dei diritti aeroportuali, che la sent. n. 51/2008 ha ricondotto alle materie dell'ordinamento civile e della tutela della concorrenza;

·     la disciplina dei principi generali in materia di bevande ed alimenti trattati e somministrati nelle aziende di agriturismo, aspetti riconducibili alla materia «tutela della salute» (sent. n. 339/2007);

·     l'imposizione alle Regioni di obblighi di fornire informazioni ad organismi nazionali, che la sent. n. 339/2007 ha ricondotto alla materia del «coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell'amministrazione statale e regionale».

Si deve inoltre segnalare la ricorrente affermazione, nella giurisprudenza della Corte, della necessità di un intervento unitario del legislatore statale in materia di turismo in considerazione delle esigenze di valorizzare tale settore (fondamentale risorsa economica del Paese) a livello interno e internazionale e di ricondurre ad unità la grande varietà dell'offerta turistica italiana (sent. n. 76/2009, n. 88/2007, n. 214/2006).

In questo quadro, sono stati ritenuti assistiti da un'effettiva esigenza di esercizio unitario a livello statale di funzioni amministrative, gli interventi legislativi dello Stato che prevedevano:

·     l'attribuzione al Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo il compito di assicurare il supporto tecnico-specialistico in favore di soggetti nazionali ed internazionali che intendono promuovere progetti di investimenti diretti a riqualificare il prodotto turistico nazionale (sent. n. 76/2009);

·     la previsione di stanziamenti diretti a rafforzare le capacità competitive delle strutture turistiche nazionali (sent. n. 94/2008, che ha ritenuto tuttavia necessaria la decreto attuativo);

·     l'adozione, da parte dello Stato, di un programma per lo sviluppo dell'agriturismo (sent. n. 339/2007: la norma statale dichiarata legittima prevede l'intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni);

·     la disciplina relativa alla realizzazione di insediamenti turistici di qualità di interesse nazionale (sent. n. 88/2007, che ha richiesto la necessità dell'intesa con le Regioni con riferimento alla fissazione dei requisiti che debbono essere posseduti

·     dai soggetti promotori);

·     l'istituzione di un ente nazionale (l'Agenzia nazionale del turismo) avente compiti promozionali dell'offerta turistica italiana sulla base di un'immagine unitaria della stessa

Sono state ritenute invece illegittime (in quanto invasive della competenza regionale), norme statali che regolavano:

·     l'istituzione di organismi centrali senza alcun coinvolgimento delle Regioni (sent. n. 339/2007, in riferimento all'istituzione dell'Osservatorio nazionale per l'agriturismo) ovvero con un coinvolgimento insufficiente in termini di componenti di provenienza regionale (sent. n. 214/2006, in riferimento all'istituzione del Comitato

·     nazionale per il turismo);

·     attività amministrative affidate agli uffici regionali secondo modalità proprie dell'avvalimento d'ufficio (sent. n. 88/2007);

·     in materia di agriturismo (sent. n. 339/2007): i criteri di prevalenza dell'attività agricola rispetto a quella turistica, i criteri che l'azienda agrituristica deve rispettare nella somministrazione di pasti e bevande, il procedimento amministrativo che consente l'avvio dell'esercizio di un agriturismo, le comunicazioni circa la sospensione dell'attività.

 

Il Codice del turismo e la sentenza n. 80 del 2012

La necessità di costituire un corpus organico di norme e un coordinamento sistematico delle disposizioni normative vigenti nel settore, dove insistono diversi livelli di Governo statale, regionale ed europeo, ha costituito il presupposto per l'emanazione del Codice del turismo). Il Codice del turismo, per promuovere il mercato del turismo e rafforzare la tutela del consumatore, avrebbe dovuto intervenire nella materia fissando punti di riferimento univoci al fine di un coordinamento tra Stato e Regioni, nell'ambito delle rispettive competenze. Inoltre avrebbe dovuto operare un riordino e una razionalizzazione complessiva delle disposizioni vigenti nella materia.

La Corte Costituzionale, tuttavia, ha dichiarato l'illegittimità di numerose disposizioni contenute nel provvedimento.

Con la sentenza n. 80/2012 la Corte ha dichiarato l'illegittimità di numerose disposizioni del decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79 (c.d. Codice del turismo), in quanto volte all'accentramento di funzioni rientranti nella competenza legislativa residuale delle Regioni

In particolare sono state dichiarate illegittime:

·     le norme riguardanti l'introduzione di principi in materia di turismo che consentano allo Stato di adottare norme "necessarie all'esercizio unitario delle funzioni amministrative in materia di turismo" ed "altre norme in materia";

·     l'approvazione di «princìpi in tema di turismo accessibile»;

·     la classificazione delle strutture ricettive;

·     classificazione degli standard qualitativi delle imprese turistiche ricettive;

·     la disciplina della pubblicità dei prezzi: la norma, che riprende in parte il contenuto dell'art. 1 della legge 25 agosto 1991, n. 284 (Liberalizzazione dei prezzi del settore turistico e interventi di sostegno alle imprese turistiche) emanata anteriormente alla riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione, configura l'obbligo per gli operatori turistici di comunicare alle Regioni e alle Province autonome i prezzi praticati, la cui imposizione rientra nella competenza legislativa esclusiva delle Regioni in materia turistica ed implica, di conseguenza, un'alterazione del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni stesse, quale emerge dopo la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3;

·     la classificazione e disciplina delle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere;

·     la classificazione e disciplina delle strutture ricettive all'aperto;

·     la definizione delle strutture ricettive di mero supporto;

·     la disciplina degli standard qualitativi dei servizi e delle dotazioni per la classificazione delle strutture ricettive;

·     norme sulla semplificazione degli adempimenti amministrativi delle strutture turistico-ricettive;

·     le «definizioni» in materia di agenzie di viaggio e turismo;

·     la disciplina dei procedimenti amministrativi in materia di turismo;

·     la definizione e disciplina dei «sistemi turistici locali», riferendosi a «contesti turistici omogenei o integrati, comprendenti ambiti territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese singole o associate

·     la disciplina delle agevolazioni in favore dei turisti con animali domestici al seguito;

·     la disciplina delle attività di assistenza al turista;

·     la norma che disponendo che l'apertura di filiali, succursali e altri punti vendita di agenzie, già legittimate ad operare, non richiede la nomina di un direttore tecnico per ciascun punto di erogazione del servizio, disciplina un aspetto di dettaglio nella materia "turismo", attribuita alla competenza legislativa residuale delle Regioni.

 

 

 

Le funzioni amministrative

Un primo elemento che accomuna tutti i sistemi amministrativi regionali è la natura delle funzioni amministrative mantenute in capo alle Regioni, che possono essere così schematizzate:

·     programmazione, di norma attraverso l'adozione di piani triennali di sviluppo turistico e dei relativi programmi annuali di attuazione di tutte le iniziative e coordinamento delle attività

·     dei diversi soggetti operanti nel territorio;

·     promozione dell'immagine unitaria della Regione all'Italia ed all'estero, anche attraverso le relazioni internazionali;

·     finanziamento e dei progetti di sviluppo del territorio e loro selezione (riconoscimento dei sistemi turistici locali e simili), incentivazione degli operatori del settore;

·     coordinamento della raccolta, elaborazione e diffusione dei dati concernenti la domanda e l'offerta turistica regionale.

Per lo svolgimento di queste competenze, le Regioni si avvalgono, oltre che della loro amministrazione diretta (Assessorati al turismo), di strutture rientranti nella c.d. "amministrazione regionale indiretta". I principali modelli organizzativi sono:

·     società per azioni, di cui la Regione conserva il capitale di maggioranza, nonché una serie di poteri di controllo;

·     "agenzie" di ambito regionale, per l'elaborazione e la concertazione delle linee strategiche e programmatiche per lo sviluppo delle attività di promozione e commercializzazione turistica.

Il ruolo regionale di "governo" del settore trova inoltre conferma in un complesso di funzioni che pongono la Regione al centro delle relazioni con gli altri soggetti istituzionali, a partire dallo Stato, attraverso la partecipazione alla Conferenza Stato- Regioni ed alla Conferenza Unificata.

Una seconda costante di tutte le leggi regionali è rappresentata dal riconoscimento del ruolo centrale dei comuni nella promozione dei sistemi integrati di offerta turistica e nella creazione di reti di cooperazione pubblico-privata.

Accanto alle tradizionali Pro loco (associazioni di diritto privato che, in ambito locale, promuovono il turismo e forniscono assistenza ai turisti), da lungo tempo, infatti, operano a livello locale organismi destinati alla promozione ed alla assistenza turistica in ambiti territoriali circoscritti, ovvero, alla promozione di un determinato segmento di offerta. La natura giuridica di questi soggetti è molto diversificata, ma analoga è la partecipazione contestuale di soggetti pubblici e privati e l'importante ruolo riconosciuto al loro interno agli enti locali, ed in particolare ai comuni.

Le funzioni comunali acquistano, peraltro, ulteriore significato se lette congiuntamente alle rilevanti competenze amministrative comunali in materia di pianificazione urbanistica ed edilizia, comprendenti la realizzazione e l'esercizio di strutture ricettive; alle competenze in materia di gestione del demanio marittimo e fluviale; alle competenze in materia di valorizzazione dei beni culturali e di promozione ed organizzazione di attività culturali: tutti aspetti che, sommati insieme, denotano l'importante ruolo del livello locale in materia di turismo.

Quanto alle funzioni amministrative di vigilanza e controllo sugli operatori turistici (ed in particolare sulle strutture alberghiere e simili; sulle agenzie di viaggio; sugli operatori delle professioni turistiche), l'entità delle competenze comunali varia invece notevolmente da Regione a Regione, a seconda del maggiore o minore peso attribuito alle Province dalla legislazione regionale.

Le stesse Province hanno assunto in molti casi un peso assai rilevante, tanto da essere individuate da alcune Regioni come enti ai quali spetta, in via residuale, l'esercizio di tutte le funzioni non conferite espressamente ad altri livelli di governo. Tale ruolo è stato ulteriormente valorizzato laddove alle Province non sono stati attribuiti solo compiti di vigilanza o di amministrazione attiva, ma anche il coordinamento delle attività di promozione (che ha portato in alcuni casi, alla sottoposizione alla loro direzione e vigilanza delle preesistenti aziende di promozione turistica, ridenominate spesso come agenzie), e l'elaborazione di atti di programmazione.

Ma l'attuale assetto amministrativo del turismo non si esaurisce nel segmento regionale/locale; al contrario, esso è caratterizzato dalla permanenza di strutture amministrative centrali che esercitano competenze in materia.

Il D.Lgs. n. 300/1999 aveva attribuito le residue funzioni statali al neo-istituito Ministero delle attività produttive, frutto dell'accorpamento – nel contesto della drastica riduzione dei Ministeri prevista dalla riforma Bassanini – di tutte le funzioni attinenti alle politiche nazionali rivolte al settore produttivo nel suo complesso.

La nuova modifica dell'assetto dei Ministeri operata dal Governo Prodi con il D.L. 18 maggio 2006, n. 181 (10), convertito nella legge n. 233/2006, ha sancito il trasferimento delle residue competenze statali in materia di turismo al Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e articolato in due uffici dirigenziali di livello generale, con relativa attrazione di competenze e di risorse finanziarie.

Nel 2013 il governo Letta affida le competenze del turismo al Ministero che assume dunque l'attuale denominazione di Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Articolo 1, comma 2 e 3 della legge 24 giugno 2013, n. 71).

In questo contesto lo Stato può svolgere un importante ruolo di indirizzo, considerando la proiezione internazionale delle attività di promozione turistica, nonché di coordinamento delle azioni da intraprendere, e garantire un adeguato sostegno alle iniziative delle regioni, delle autonomie locali e degli altri enti istituzionalmente competenti, volte allo sviluppo e alla promozione del turismo sul territorio.

 

 

 



[1] Cfr. infra.

[2] Sondaggio Eurobarometro sull'atteggiamento degli europei nei confronti del turismo, pubblicato a febbraio 2014.

[3] Il Marchio del Patrimonio Europeo (European Heritage Label), istituito dalla decisione n. 1194/2011/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 novembre 2011, mira ad accrescere la consapevolezza nei confronti di siti che hanno rivestito un ruolo significativo nella storia, nella cultura e nello sviluppo dell’Unione, evidenziandone la dimensione europea mediante attività informative ed educative. Suo obiettivo ultimo è il rafforzamento del senso di appartenenza all'Unione europea. Nel novembre 2013 i primi 4 siti hanno ricevuto per primi il marchio. Per il momento Svezia, Finlandia, Regno Unito, Irlanda e Croazia non partecipano all’iniziativa.

[4] Ogni anno, nel mese di settembre, in 50 paesi di tutta Europa oltre 20 milioni di persone hanno accesso a migliaia di siti normalmente chiusi al pubblico e possono partecipare ad eventi unici nell'ambito delle Giornate europee del patrimonio. Tale iniziativa, gestita a livello locale, è sostenuta congiuntamente dalla Commissione europea e dal Consiglio d'Europa.

[5] Il premio celebra i risultati esemplari conseguiti nell'ambito del patrimonio culturale. Finora sono 387 i siti e i progetti che hanno ricevuto questi prestigiosi riconoscimenti.

[6]   Conclusioni del Consiglio relative al patrimonio culturale come risorsa strategica per un'Europa sostenibile, adottate il 21 maggio 2014.

[7] A tal proposito si segnala la raccomandazione presentata dalla Commissione ad ottobre 2011 in cui si invitano gli Stati membri - nell’ambito delle azioni previste dall’Agenda digitale europea - ad intensificare le proprie iniziative per a mettere in comune le rispettive risorse (collezioni da essi detenute in biblioteche, archivi e musei) e a coinvolgere il settore privato sul fronte della digitalizzazione del materiale culturale. La digitalizzazione è infatti uno strumento essenziale per ampliare l’accessibilità al patrimonio culturale dell’Europa e promuovere la crescita nelle industrie culturali europee. I materiali digitalizzati dovrebbero essere resi disponibili attraverso Europeana, la biblioteca, l’archivio e il museo digitale d’Europa.

 

[8] Importanti lavori di conservazione, come quelli relativi al Partenone e al sito di Pompei, sono tra i progetti che hanno ricevuto un sostegno.