Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Ufficio Rapporti con l'Unione Europea
Titolo: Riunione dei Presidenti delle Commissioni competenti in materia di cultura, scienza e istruzione "Uniti nella diversità: gli aspetti dello sviluppo politico e sociale delle lingue e delle culture dell'UE" - Vilnius, 26-27 settembre 2013
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari    Numero: 11
Data: 24/09/2013
Descrittori:
ATTIVITA' CULTURALI   COMMISSIONI PERMANENTI
ISTRUZIONE   LINGUE
UNIONE EUROPEA     


Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

riunioni interparlamentari

 

 

 

 

 

 

Riunione dei Presidenti delle Commissioni competenti in materia di cultura, scienza e istruzione

 

"Uniti nella diversità: gli aspetti dello sviluppo politico
e sociale delle lingue e delle culture dell'UE"

 

Vilnius, 26-27 settembre 2013

 

 

 

 

 

 

 

n. 11

 

24 settembre 2013


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

Il capitolo ‘Protezione e promozione della lingua come elemento del patrimonio culturale: la Convenzione UNESCO del 2005’ è stato curato dal Servizio Studi, Dipartimento cultura, scienze e istruzione (' 0667603255).

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I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.


 

I N D I C E

 

Schede di lettura   1

L’Unione europea e la diversità linguistica   3

·         Strategia per il multilinguismo  4

·         Le diverse attività dell’UE   8

-        Servizi di traduzione  8

-        Direzione generale istruzione e cultura  8

-        La piattaforma della società civile per il multilinguismo  8

-        Joint Research Centre (JRC) 9

-        Direzione ricerca e innovazione  9

-        Agenda digitale  12

-        META-NET  13

-        Il Parlamento europeo  14

Protezione e promozione della lingua come elemento del patrimonio culturale: la Convenzione UNESCO del 2005  
(a cura del Servizio Studi) 17

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Schede di lettura


 
L’Unione europea e la diversità linguistica

L’Unione europea considera la diversità linguistica una componente inalienabile del nostro patrimonio culturale: come contenuto nella risoluzione adottata dal Consiglio nel 2008 “la diversità linguistica e culturale è parte intrinseca dell'identità europea ed è allo stesso tempo un retaggio condiviso, una ricchezza, una sfida e una risorsa per l'Europa”

Il principio dell’uguaglianza fra le lingue è quindi presente nei trattati istitutivi e la tutela della diversità linguistica è da sempre al centro della politica dell’UE.

Come disposto dall’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea, “essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo”. Anche la Carta di diritti fondamentali sancisce il rispetto della diversità culturale, religiosa e linguistica da parte dell’Unione europea (articolo 22) e vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata sulla lingua (articolo 21).

Sulla base di quanto disposto inoltre dagli articoli 20 e 23 del Trattato sul funzionamento dell’UE, ogni cittadino ha il diritto di presentare petizioni al Parlamento europeo, di ricorrere al Mediatore europeo, di rivolgersi alle istituzioni e agli organi consultivi dell'Unione in una delle lingue dei trattati e di ricevere una risposta nella stessa lingua. Inoltre, i regolamenti e gli altri atti normativi dell'UE sono pubblicati in tutte le lingue ufficiali e di lavoro sulla Gazzetta ufficiale dell’UE. 

Lo status di lingua ufficiale e di lavoro è sancito dal regolamento sul regime linguistico, che viene modificato a seguito degli allargamenti dell’UE. I membri del Parlamento europeo hanno il diritto di utilizzare una qualsiasi delle lingue ufficiali dell'UE per i loro interventi in Parlamento.

L’UE oggi conta oltre 500 milioni di cittadini, 28 Stati membri, 3 alfabeti e 24 lingue ufficiali, di cui alcune sono diffuse a livello mondiale. Inoltre, il patrimonio europeo comprende circa 60 altre lingue, parlate in particolari regioni o da specifici gruppi. Anche gli immigrati hanno apportato un'ampia varietà di lingue: si stima che attualmente siano presenti almeno 175 nazionalità all'interno dei confini dell'UE.

Le istituzioni dell'UE possiedono più testi multilingui di ogni altra istituzione a causa della necessità di rendere disponibile la normativa comunitaria in ciascuna delle lingue ufficiali. I loro servizi di traduzione lavorano con 253 coppie di combinazioni linguistiche possibili e producono all'incirca 1,5 milioni di pagine tradotte all'anno. La Commissione europea dispone di uno dei maggiori servizi di traduzione al mondo, con circa 1 750 linguisti e 600 addetti ai servizi di supporto. Il servizio di interpretazione della Commissione impiega 600 interpreti permanenti, un pool di 3 000 interpreti freelance e 250 addetti ai servizi di supporto.

 

 La coesistenza di molte lingue in Europa è, insieme, un simbolo forte dell'aspirazione dell'Unione europea a essere unita nella diversità, uno dei fondamenti del progetto europeo e una necessità. La diversità linguistica rappresenta incontestabilmente uno degli aspetti peculiari dell'UE, nella misura in cui interessa le vite sociali, culturali e professionali dei suoi cittadini nonché le attività economiche e politiche dei suoi Stati membri.

Strategia per il multilinguismo

Il multilinguismo è diventato ormai una politica di livello europeo e sarà promosso mediante una serie di azioni nell’ambito dei programmi di istruzione, formazione e ricerca, quali i programmi per l’apprendimento delle lingue, la ricerca sulla diversità linguistica e sulle tecnologie del linguaggio umano e i programmi sui contenuti digitali.

Gli Stati membri sono i principali responsabili delle decisioni politiche nel campo delle lingue, comprese quelle regionali e minoritarie, per le quali la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie del Consiglio d'Europa offre un quadro globale. Numerose altre organizzazioni prendono decisioni sul terreno in questioni linguistiche: istituti d'istruzione, autorità regionali e locali, parti sociali, media e servizi. La Commissione collabora con gli Stati membri e le parti interessate, nel rispetto del principio di sussidiarietà, per garantire che gli obiettivi siano condivisi e li assiste nei loro sforzi, in particolare facilitando lo scambio di buone prassi.

In questo contesto la Commissione ha collaborato con gli Stati membri dal 2002  per raggiungere l'obiettivo di Barcellona di offrire ai cittadini la possibilità di comunicare in due lingue, oltre che nella propria lingua materna, in particolare sviluppando un indicatore per la competenza linguistica, presentando un'azione strategica e raccomandazioni, e includendo la conoscenza delle lingue straniere fra le principali competenze dell'apprendimento permanente.

Nella comunicazione del 2005 Una nuova strategia quadro per il multilinguismo la Commissione ha ribadito il valore della diversità linguistica e l’importanza di accrescere le competenze linguistiche dei cittadini, in particolare in un contesto di crescente concorrenza mondiale, e ha esortato gli Stati membri ad adottare provvedimenti supplementari per promuovere la diffusione del multilinguismo individuale e una società che rispetti le identità linguistiche di tutti i suoi cittadini.

Con la comunicazione del 2008 Il multilinguismo: una risorsa per l'Europa e un impegno comune (COM (2008) 566) la Commissione va oltre la questione dell'istruzione per trattare il tema delle lingue in un contesto più ampio, sulla base di un approccio inclusivo che, nel limite delle risorse esistenti, garantisca l’inserimento  del multilinguismo in vari settori delle politiche europee, e allarghi il contesto del multilinguismo alla coesione sociale e alla prosperità.

In un'Unione europea multilingue, ciò significa che: i) ognuno dovrà avere l'opportunità di comunicare adeguatamente per realizzare il proprio potenziale e sfruttare al massimo le possibilità offerte da un'UE moderna e innovativa; ii) ognuno dovrà avere accesso a una formazione linguistica adeguata o ad altri mezzi volti a facilitare la comunicazione, in modo che non vi siano indebiti ostacoli linguistici per poter vivere, lavorare o comunicare nell'UE; iii) per spirito di solidarietà, anche chi non è in grado di imparare altre lingue dovrà disporre di mezzi di comunicazione appropriati, che gli permettano di accedere all'ambiente multilingue.

In particolare, la Commissione propone una serie di misure concrete e rivolge agli Stati membri alcune raccomandazioni, al fine di permettere ai cittadini e alle imprese comunitarie di sfruttare le opportunità offerte dal multilinguismo, nonché di dimostrare che le lingue possono aumentare le opportunità di integrazione, di accesso e la solidarietà, a beneficio dell'intera società europea.

Tali misure e raccomandazioni si concentrano sulle persone, sulla loro capacità di utilizzare varie lingue e sulla loro possibilità di accedere alla cultura, di partecipare come cittadini attivi e di beneficiare di migliori opportunità di comunicazione, inclusione, occupazione e attività economica. L'obiettivo principale è quindi quello di sensibilizzare al valore e alle opportunità della diversità linguistica dell'UE e incoraggiare l'eliminazione delle barriere al dialogo interculturale.

Sulla base della comunicazione della Commissione, il Consiglio ha adottato nel novembre 2008 una strategia per il multilinguismo, che invita gli stati membri ad affrontare la questione sotto i seguenti aspetti:

Il multilinguismo per il dialogo interculturale, la coesione sociale e la costruzione europea

Ciascuna delle numerose lingue nazionali, regionali, minoritarie e delle comunità migranti parlate in Europa arricchisce il patrimonio culturale comune dell’UE, e la loro condivisione favorisce il dialogo e il rispetto reciproco. Secondo la Commissione, se la padronanza delle lingue nazionali resta un fattore fondamentale per favorire l’integrazione e lo svolgimento di un ruolo attivo nelle società europee, tuttavia, le persone di madrelingua diversa possono anche essere considerate come risorse linguistiche da utilizzare e valorizzare.

Gli Stati membri sono invitati a sviluppare la riflessione sul concetto di lingua adottiva personale – "una lingua da studiare intensamente e da parlare e scrivere correttamente il cui apprendimento è legato alla conoscenza del paese o dei paesi in cui è utilizzata", secondo quanto  proposto dal gruppo consultivo per il multilinguismo istituito dalla Commissione in occasione dell'Anno europeo del dialogo interculturale 2008 - e riconosce grande importanza al superamento delle barriere linguistiche in ambito locale.

Gli Stati membri sono inoltre invitati a:

·      aumentare la sensibilizzazione dei benefici della diversità linguistica e dell'apprendimento delle lingue tra il pubblico, in particolare i giovani in formazione iniziale, tanto nell'insegnamento generale che professionale;

·      offrire ai migranti, specie ai giovani, un insegnamento della lingua del paese di accoglienza come elemento essenziale di un'integrazione e di un'occupabilità positive, pur rispettando le lingue dei loro paesi d'origine.

Il multilinguismo per la prosperità

La Commissione, tenuto conto che le lingue possono rappresentare un vantaggio competitivo per le imprese dell'UE, ricorda che il Business Forum for Multilingualism – proprietari e dirigenti aziendali europei riuniti in funzione consultiva nei confronti della Commissione - ha presentato raccomandazioni per accrescere la competitività e migliorare l'occupabilità tramite una migliore gestione della diversità linguistica, ad esempio, includendo il multilinguismo in tutte le strategie per lo sviluppo del capitale umano. Su tali basi, gli Stati membri sono invitati a:

·      sostenere la messa a disposizione e l'apprendimento di un'ampia gamma di lingue onde consentire alle imprese, in particolare alle PMI, di estendere il loro accesso alla totalità dei mercati mondiali, in particolare quelli emergenti;

·      incoraggiare una maggiore presa in considerazione delle competenze linguistiche nello sviluppo della carriera dei lavoratori, in particolare nelle piccole e medie imprese;

·      mobilitare i fondi strutturali europei, se del caso, per fornire corsi di lingua specifici nel quadro della formazione professionale continua e dell'istruzione degli adulti;

·      valorizzare e utilizzare le competenze linguistiche dei cittadini provenienti da contesti d'immigrazione come mezzo per rafforzare il dialogo interculturale e la competitività economica.

L'apprendimento permanente

La Commissione rileva che in quasi la metà degli Stati membri gli studenti non hanno la possibilità di studiare due lingue nel corso dell'istruzione obbligatoria, in contrasto con l’obiettivo a lungo termine di aumentare il multilinguismo individuale, in modo che ogni cittadino possieda competenze pratiche in almeno due lingue oltre alla propria, definito dal Consiglio europeo di Barcellona nel marzo 2002. In tale contesto, gli Stati membri sono invitati ad offrire a tutti l'opportunità reale di padroneggiare la/e lingua/e nazionale/i e altre due lingue, fornendo un’offerta di qualità e diversificata per l’insegnamento delle lingue, anche attraverso strumenti innovativi (quali le tecnologie digitali di comunicazione e l'insegnamento a distanza), nonché a migliorare la formazione di tutti gli insegnanti anche promuovendone la mobilità.

I mezzi d'informazione, le nuove tecnologie e la traduzione

I mezzi d'informazione, le nuove tecnologie e i servizi di traduzione umana e automatica possono avvicinare ai cittadini la crescente varietà di lingue e culture dell'UE e fornire i mezzi per superare le barriere linguistiche, nonché svolgere anche un ruolo importante per ridurre queste barriere e consentire ai cittadini, alle imprese e alle amministrazioni nazionali di sfruttare le possibilità offerte dal mercato unico e dalla globalizzazione dell'economia.

In particolare, la traduzione umana e quella automatica costituiscono una parte importante della politica del multilinguismo. Entrambe possono facilitare lo scambio di informazioni tra le autorità nazionali e migliorare la cooperazione amministrativa transfrontaliera.

Ad esempio, il sistema di informazione del mercato interno (IMI) è stato istituito per permettere agli Stati membri di scambiare informazioni in tutte le lingue ufficiali dell'UE e quindi sostiene gli obblighi di cooperazione amministrativa in vari ambiti della normativa comunitaria. La traduzione automatica è utilizzata anche per offrire una maggiore trasparenza in merito agli appalti pubblici e nelle procedure dell'Ufficio europeo dei brevetti.

In tale contesto, gli Stati membri sono invitati a:

·      informare meglio il pubblico, in particolare i professionisti europei, sui dispositivi nazionali ed europei di sostegno alla traduzione di testi letterari, scientifici o tecnici, incluso il contenuto culturale e creativo on line, alla sopratitolazione delle opere destinate agli spettacoli dal vivo e alla sottotitolazione delle opere audiovisive e dei film;

·      coordinare e rafforzare i diversi tipi di sostegno di cui godono, a titolo dei programmi europei vigenti, le azioni a favore della traduzione;

·     sviluppare le possibilità e la qualità della formazione ai mestieri della traduzione e rafforzare l'informazione su tali mestieri nonché sull'offerta di formazione presso le categorie interessate (alunni, studenti universitari, imprese...);

·      sostenere la costituzione di reti di basi di dati terminologiche multilingui per facilitare il lavoro dei traduttori e degli interpreti;

·      incoraggiare lo sviluppo delle tecnologie della lingua, in particolare nel settore della traduzione e dell'interpretazione, favorendo la collaborazione tra Commissione, Stati membri, collettività locali, organismi di ricerca e imprese, da una parte, e provvedendo alla convergenza dei programmi di ricerca, all'individuazione dei settori d'applicazione e all'estensione delle tecnologie a tutte le lingue dell'Unione, dall'altra;

·      avviare una discussione sulla pertinenza e la fattibilità, a termine, di un programma specifico di sostegno alla traduzione che sia in grado di far fronte alle sfide culturali, tecnologiche e professionali che questa implica.

Le diverse attività dell’UE

La Commissione europea e in generale le istituzioni dell’UE compiono molte azioni nei settori correlati del multilinguismo, della traduzione umana e automatica e delle tecnologie del linguaggio.

Servizi di traduzione

Si stima che le istituzioni dell’UE spendano circa un miliardo di euro l’anno per mantenere la loro politica di multilinguismo, che consiste nella traduzione di testi scritti e nell’interpretariato di comunicazioni orali. Secondo alcune stime, il mercato europeo per la traduzione, l’interpretariato, la localizzazione del software e la globalizzazione dei siti web si aggira intorno a 8.4 miliardi di euro e ci si aspetta che aumenti del 10% all’anno.

Uno degli ambiti di interesse per l’UE è dunque rappresentato dallo sviluppo e dal potenziamento delle tecnologie del linguaggio e della traduzione automatica, per le quali l’Europa è attualmente uno dei mercati più avanzati.

Fornendo prodotti e servizi multilingue, come la ricerca di informazione interlinguistica e i sistemi di traduzione automatica, la Commissione europea si prefigge di raggiungere l’ambizioso obiettivo di generalizzare l’accesso alle informazioni a tutti i cittadini europei.

Direzione generale istruzione e cultura

La direzione generale istruzione e cultura ha tra le sue missioni la promozione dell’apprendimento delle lingue per rafforzare le capacità dei cittadini di fare pieno uso delle opportunità disponibili in Europa. Allo stesso tempo promuove il multilinguismo per preservare la diversità linguistica in Europa e come collegamento con le altre culture.

La piattaforma della società civile per il multilinguismo

La piattaforma è stata istituita nel 2009 dalla Commissione europea per considerare il multilinguismo e la diversità linguistica da una prospettiva più ampia. I membri della piattaforma sono essenzialmente organizzazioni non governative (ONG) e la piattaforma non è aperta ad autorità nazionali o regionali. Nel 2011 la piattaforma ha pubblicato una relazione contenente raccomandazioni per la promozione del multilinguismo nell’UE, in cui si sottolinea l’importanza del tema delle lingue a rischio e si suggeriscono azioni per sostenere tali lingue. In particolare, la relazione propone l’adozione di un piano europeo per promuovere l’uguaglianza delle lingue e il loro l’uso, con particolare riguardo per quelle a rischio di estinzione, Il piano dovrebbe essere globale, inclusivo, centrato sui cittadini e coerente con le altre politiche e gli altri obiettivi dell’UE. La relazione punta sulla necessità di rendere più facile l’accesso ai finanziamenti dell’UE per le ONG del settore e propone di istituire una linea di bilancio specifica per azioni nei confronti delle lingue a rischio di estinzione.

 

Joint Research Centre (JRC)

Il centro congiunto di ricerca (Joint Research Centre - JRC) utilizza tecnologie del linguaggio da oltre dieci anni con l’obiettivo di gestire il flusso di informazioni dell’UE e superare le barriere linguistiche sostenendo Commissione e Stati membri.

A questo fine sono stati sviluppati interessanti strumenti per il recupero, l’analisi e la visualizzazione di informazioni con un focus sul multilinguismo. Il centro ha sviluppato strumenti di tecnologia del linguaggio (text mining, computational linguistics) per oltre venti lingue e analizza oltre 150.000 articoli on line ogni giorno a partire dal 2004, in modo da creare un meta dati di valori.

Il centro assiste la Commissione nella distribuzione delle risorse multi lingue. tra le quali il JRC-Aquis, il più grande corpus di questo tipo nel mondo,  e il DGT Translation Memory (DGT-TM), una collezione di frasi e loro traduzioni derivati dall’acquis comunitario e da altri documenti, che rappresenta anni di memoria collettiva di tutte le traduzioni dell’UE. Entrambi gli strumenti coprono 22 lingue e coinvolgono tutti le 231 possibili combinazioni di coppie di lingue, il che vuol dire che prevedono anche gli accoppiamenti meno utilizzati, quali per esempio estone-maltese.

Direzione ricerca e innovazione

Come indicato anche dalla Commissione, il modo più naturale per superare le barriere linguistiche sarebbe certamente quello di imparare le lingue straniere. Eppure, considerando la quantità delle lingue d’Europa – circa ottanta, tra lingue ufficiali e non – l’apprendimento delle lingue non basta da solo per le necessità della comunicazione, del commercio e del trasferimento dell’informazione tra tutti i confini linguistici. Senza il supporto della tecnologia, per esempio la traduzione automatica, la diversità linguistica dell’Europa rischia di rappresentare un ostacolo insormontabile per i cittadini europei e per l’economia, il dibattito politico e il progresso scientifico.

In particolare, le tecnologie del linguaggio[1] hanno un ruolo chiave per fornire una soluzione sostenibile, economica e socialmente vantaggiosa al problema creato dalle barriere linguistiche.

Già alla fine degli anni Settanta l’UE aveva compreso la grande importanza della tecnologia del linguaggio per accompagnare il processo di integrazione europea, quando cominciò a finanziare i primi progetti di ricerca nel settore che portarono allo sviluppo delle pionieristiche macchine per la traduzione. Dopo un lungo periodo in cui i finanziamenti venivano concessi in modo relativamente poco concertato, pochi anni fa la Commissione Europea ha istituito – nell’ambito della direzione innovazione e ricerca - un dipartimento dedicato alle tecnologie del linguaggio e alla traduzione automatica.

Il sostegno alle tecnologie del linguaggio da parte dell’UE sta aumentando a seguito dei costanti allargamenti e della sfide poste dalli mercati globalizzati. Sempre pìù numerose sono le transazioni online e sempre più consumatori che usano il web non conoscono l’inglese; mentre qualche anno fa l’inglese poteva essere considerata la lingua franca del web la mole di contenuti online in altri linguaggi sta esplodendo, lascando all’inglese solo per il 29% delle informazioni disponibili. Ciò significa che il linguaggio è una significativa barriera ad un vero mercato unico digitale europeo ma anche all’accesso ai servizi online.

Al momento l’Unione Europea sostiene diversi progetti (EuroMatrix e EuroMatrixPlus (dal 2006),  iTranslate4 (dal 2010), CLARIN, META-NET e FLaReNet) che conducono ricerca di base e applicata e producono risorse per la creazione di tecnologie linguistiche di alta qualità per tutte le lingue europee. Questi sforzi hanno già portato un certo numero di risultati notevoli. I servizi di traduzione dell’Unione Europea, per esempio, attualmente utilizzano il software di traduzione automatica open-source MOSES, che è stato sviluppato principalmente attraverso progetti di ricerca europei.

 I progetti nel settore per il periodo 2007-2013 sono stati finanziati attraverso il tema tecnologie dell’informazione e della comunicazione del Settimo programma quadro e attraverso il Programma di Sostegno alle Politiche per le Tecnologie dell'Informazione e la Comunicazione.

 Il primo promuove la ricerca nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in Europa; in particolare la cosiddetta sfida n. 4 del tema tecnologie dell’informazione e della comunicazione riguarda le tecnologie per i contenuti digitali e per il linguaggio volte a

Il secondo programma interviene quando la ricerca ha raggiunto uno stadio maturo e si prefigge di rendere organizzazioni e PMI consapevoli dei vantaggi delle tecnologie. Il tema n. 6 del programma è il web multilingue (fornitura di infrastrutture linguistiche aperte e di servizi online multilingue) per stimolare la comunicazione multilinguale e per contribuire alla creazione di un mercato unico europeo digitale.

Nell'ambito delle azioni previste nel prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020, la Commissione europea ha presentato il 30 novembre 2011 un pacchetto di proposte relative all'istituzione di un nuovo strumento di finanziamento per la ricerca e l'innovazione nell'UE (programma Orizzonte 2020 - Horizon 2020).

Il nuovo strumento è destinato a riunire in un unico programma i finanziamenti erogati dall’UE - nell'attuale periodo di programmazione finanziaria 2007-2013 - a sostegno dell'intera catena dell'innovazione nell’ambito del settimo quadro del Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico (7PQ), del Programma per la Competitività e l'Innovazione (CIP) e dei finanziamenti per l'Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT).

Il totale dei finanziamenti previsti dalla Commissione europea è pari a 80 miliardi di euro per il periodo dal 2014 al 2020, 26 miliardi in più rispetto al periodo di programmazione finanziaria 2007-2013 (l’entità dello stanziamento dovrà essere confermata alla luce dell’accordo raggiunto dal Consiglio europeo del 7 ed 8 febbraio 2013 sul quadro finanziario pluriennale dell’UE per il periodo 2014-2020).

La proposta della Commissione individua tre priorità o settori di intervento:

Ciascuna delle suddette priorità è articolata in una serie di obiettivi specifici.

Il pacchetto di misure proposte, illustrate in una comunicazione della Commissione del 30 novembre 2011, comprendono:

-     la proposta di regolamento relativa all’istituzione di un nuovo strumento di finanziamento per la ricerca e l'innovazione Horizon 2020;

-     la proposta di regolamento che ne stabilisce le regole di partecipazione;

-     la proposta di decisione che stabilisce il programma specifico d’esecuzione del programma quadro “Horizon 2020”;

-     la proposta di regolamento per le parti di "Horizon 2020" relative alla ricerca nucleare corrispondenti al trattato Euratom.

 Nel contesto della proposta relativa a Orizzonte 2020 la Commissione ha inoltre presentato:

Agenda digitale

La promozione della diversità culturale e dei contenuti creativi rientra in una delle sette linee di azione dell’Agenda digitale (COM (2010) 245), quella che prevede l'adozione di soluzioni intelligenti basate sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per affrontare le grandi sfide del futuro.

L’Agenda digitale europea (AGE) è una delle sette cosiddette iniziative faro della strategia Europa 2020 (Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (COM(2010)2020), lanciata a marzo 2010 dalla Commissione europea, con l’intento di uscire dalla crisi e di preparare l’economia dell’UE alle sfide del prossimo decennio. L’Agenda prevede sette grandi linee d'azione, per ognuna delle quali sono indicate misure specifiche, per un totale di 101 (di cui 78 a carico della Commissione e 23 a carico degli Stati membri).

I nuovi strumenti digitali possono infatti permettere una più ampia distribuzione di contenuti culturali e creativi; in particolare la digitalizzazione è uno strumento essenziale per ampliare l’accessibilità al patrimonio culturale dell’Europa e per promuovere la crescita nelle industrie culturali europee. Per finanziare la digitalizzazione su larga scala tuttavia secondo la Commissione occorre potenziare i finanziamenti pubblici e ricorrere a iniziative congiunte con i privati, a condizione che tali iniziative rendano accessibile online su ampia scala il patrimonio culturale comune dell'Europa.

Nell’ambito delle azioni individuate per tale settore, il 27 ottobre 2011 la Commissione ha pubblicato una raccomandazione sulla digitalizzazione, l’accessibilità on line e la conservazione digitale del materiale culturale in cui invita gli Stati membri a:

Sull’argomento è tornato il Consiglio che il 10 maggio 2012 ha adottato conclusioni in cui:

·   sottolinea la necessità di proseguire i lavori sulle norme tecniche applicabili alla digitalizzazione e ai metadati, a vantaggio sia dell'accessibilità che della conservazione a lungo termine dei materiali digitalizzati;

·   invita gli Stati membri a consolidare le rispettive strategie e obiettivi in materia di digitalizzazione di materiali culturali; migliorare le condizioni generali per l'accessibilità in rete e l'utilizzo dei materiali culturali; assicurare la conservazione digitale a lungo termine.

Tali attività fanno parte delle nuove infrastrutture per servizi digitali pubblici cui sono destinati finanziamenti per un totale di 9,2 miliardi di euro, nell’ambito del Meccanismo per collegare l'Europa 2014-2020 (Connecting Europe Facility – CEF).

Con uno stanziamento proposto di 50 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, il CEF è disegnato specificamente per promuovere crescita, occupazione e competitività attraverso investimenti infrastrutturali a livello europeo.

META-NET

La Commissione cofinanzia META-NET una rete di eccellenza composta da 60 centri di ricerca in 34 paesi, rivolta a costruire le basi tecnologiche di una società dell’informazione europea multilingue.

Secondo uno studio condotto da META-NET, la maggior parte delle lingue europee è di fronte al rischio di “estinzione digitale”.

Lo studio ha valutato per ogni lingua il livello di supporto fornito dalle tecnologie linguistiche in quattro aree diverse: la traduzione automatica, l’interazione vocale, l’analisi del testo e la disponibilità di risorse linguistiche. Il 70% delle lingue analizzate (21 su 30) si colloca al livello più basso, con “supporto debole o assente” per almeno una delle aree considerate. L’islandese, il lituano, il lettone e il maltese ottengono questo voto per tutte le aree. All’estremo opposto si trova l’inglese (“supporto buono”), seguito da olandese, francese, tedesco, italiano e spagnolo, con “supporto modesto”. Nessuna lingua viene considerata avere “supporto eccellente”. Lingue come basco, bulgaro, catalano, greco, ungherese e polacco mostrano un “supporto frammentario”, collocandosi nell’insieme delle lingue ad alto rischio.

Secondo gli autori della ricerca l’italiano (http://www.meta-net.eu/whitepapers/e-book/italian.pdf), in quanto una delle grandi lingue dell’UE, si trova in una situazione migliore sia per quanto riguarda la maturità della ricerca che il livello di sviluppo delle tecnologie linguistiche. Tuttavia, l’italiano necessita ancora di ulteriori ricerche prima di poter avere soluzioni tecnologiche veramente efficaci pronte per l’uso quotidiano.

La percentuale di utenti Internet che parlano italiano subirà una diminuzione nel prossimo futuro e l’italiano potrebbe andare incontro al problema di essere sotto rappresentato nel Web, specialmente se paragonato all’inglese. La presenza “digitale” di una lingua in applicazioni e servizi basati su Internet è ormai un elemento cruciale per mantenere la vitalità culturale di quella lingua. E, d’altra parte, applicazioni e servizi su Internet sono sostenibili solo in presenza di adeguate infrastrutture e tecnologie.

La ricerca nel campo delle tecnologie del linguaggio è condotta in Italia in oltre 15 laboratori (secondo quanto riportato dallo studio EUROMAP) e la presenza italiana nella comunità di ricerca internazionale è attiva e rilevante. A partire dal 1997 è stato fatto uno sforzo considerevole in Italia nella ricerca sulle tecnologie del linguaggio, quando per questo settore è stata designata una politica di ricerca nazionale. Sempre secondo lo studio i finanziamenti a livello nazionale sono molto limitati, e lo stato attuale delle tecnologie del linguaggio non è sufficiente a garantire all’italiano una dimensione digitale proporzionata alla richiesta delle applicazioni e dei servizi dell’Internet del futuro.

Il Parlamento europeo

Al tema dell’estinzione delle lingue è dedicata la risoluzione del Parlamento europeo dell’11 settembre 2013, che invita l'Unione europea e gli Stati membri a mostrare maggiore sensibilità nei confronti della gravissima minaccia che molte lingue europee stanno affrontando e a impegnarsi strenuamente in una politica di salvaguardia e di promozione dell'eccezionale diversità del patrimonio linguistico e culturale dell'Unione, attuando politiche ambiziose e proattive di rilancio in seno alle comunità linguistiche interessate e destinando un bilancio sufficiente a tale scopo. Il PE raccomanda che tali politiche siano altresì volte a sviluppare una più ampia consapevolezza tra i cittadini dell'UE in merito alla ricchezza linguistica e culturale di tali comunità.

Il PE invita inoltre la Commissione e il Consiglio, nel quadro del mandato loro conferito dal trattato, ad adeguare le politiche dell'Unione europea e a stabilire programmi al fine di sostenere la preservazione delle lingue in pericolo e della diversità linguistica, mediante gli strumenti europei di sostegno finanziario per il periodo 2014-2020, tra cui: i programmi per la documentazione di queste lingue, come pure l'istruzione e la formazione, l'inclusione sociale, la gioventù e lo sport, la ricerca e lo sviluppo, il programma cultura e mezzi di comunicazione, i Fondi strutturali (Fondo di coesione, FESR, FSE, Cooperazione territoriale europea, FEASR) e tutti gli strumenti e le piattaforme di scambio concepiti per promuovere le nuove tecnologie, i media sociali e le piattaforme multimediali, includendo in questo settore il sostegno alla generazione di contenuti e di applicazioni.

Nella risoluzione il PE osserva che la digitalizzazione può essere un modo per prevenire la scomparsa delle lingue; esorta, pertanto, le autorità locali a raccogliere e pubblicare su Internet libri e registrazioni in tali lingue nonché tutte le altre manifestazioni di patrimonio linguistico.

Sull’argomento il Parlamento europeo ha inoltre commissionato uno studio (http://www.europarl.europa.eu/committees/it/cult/studiesdownload.html?languageDocument=IT&file=95664)



 

Protezione e promozione della lingua come elemento del patrimonio culturale: la Convenzione UNESCO del 2005

Con riferimento al tema dello sviluppo del multilinguismo e alla protezione della lingua come elemento del patrimonio culturale, occorre ricordare la Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali dell’UNESCO, conclusa a Parigi il 20 ottobre 2005, che ha la finalità, tra l’altro, di proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali e i loro contenuti e di integrare la cultura quale elemento strategico per le politiche di sviluppo nazionali e internazionali.

Gli Stati aderenti alla Convenzione possono far valere il loro diritto sovrano nell’adozione di misure e di politiche necessarie a tali finalità, conformemente alla Carta delle Nazioni Unite e ai principi del diritto internazionale, ma, in base alla regola generale riguardante i diritti e gli obblighi sancita all’articolo 5, ciascuno Stato, adottando politiche di protezione e promozione delle diversità delle espressioni culturali sul proprio territorio, deve accertarsi della loro compatibilità con le disposizioni contenute nella Convenzione.

 Tra gli altri principi fondamentali riconosciuti all’articolo 2 della Convenzione, vi è inoltre il principio di eguale dignità e rispetto di tutte le culture (co. 3), di solidarietà e di cooperazione internazionale (co. 4) e di accesso equo (co. 7). In base a quest’ultimo principio, in particolare, l’accesso delle culture ai mezzi di espressione e di diffusione è riconosciuto come un elemento importante per valorizzare la diversità culturale e incentivare la comprensione reciproca.

 

Gli Stati, ai sensi dell’articolo 9, sono tenuti, tra l’altro, a fornire informazioni appropriate sulle misure adottate, mediante un rapporto quadriennale all’UNESCO, allo scopo di proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali sia sul proprio territorio che a livello internazionale e a condividere e a scambiare informazioni riguardanti tale finalità. Favoriscono e sviluppano l’educazione e la sensibilizzazione al pubblico (art. 10), la partecipazione della società civile (art. 11) e la promozione della cooperazione internazionale (art. 12).

Con riferimento a quest’ultimo punto, gli Stati aderenti si impegnano a consolidare la cooperazione bilaterale, regionale e internazionale allo scopo di creare condizioni propizie alla promozione delle diversità delle espressioni culturali, in particolare per facilitare il dialogo tra essi sulla politica culturale e promuovere l’impiego di nuove tecnologie al fine di rafforzare la condivisione di informazioni e la comprensione culturale.    

A quattro anni dall’approvazione della Convenzione, nel 2009, è stato redatto da parte dell’UNESCO un Rapporto mondiale sulla diversità culturale e il dialogo interculturale che persegue, tra l’altro, l’obiettivo di:

-      analizzare la diversità culturale in tutte le sue componenti, cercando di illustrare la complessità dei processi in corso;

-          mostrare l’importanza della diversità culturale in diversi ambiti di intervento (lingue, istruzione, comunicazione, creatività) per la salvaguardia e la promozione della diversità culturale stessa;

-          convincere i responsabili politici e le diverse parti coinvolte circa la necessità di investire nella diversità culturale quale dimensione essenziale del dialogo interculturale.

Il Rapporto mondiale è pertanto volto a dare conto delle nuove prospettive che emergono dall’analisi delle sfide della diversità culturale, individuando nuove soluzioni per orientare le trasformazioni in corso.

Per quanto riguarda più strettamente il tema oggetto del presente dossier, si segnala che il Rapporto si occupa, al capitolo 3, delle questioni legate alle lingue. In particolare viene sottolineato che le lingue non sono solo un mezzo di comunicazione, ma anche “il tessuto stesso delle nostre espressioni culturali, i vettori della nostra identità, dei nostri valori e delle nostre concezioni del mondo”.

In proposito, la raccomandazione formulata a conclusione del Rapporto indica l’opportunità di attuare politiche nazionali che mirino sia a salvaguardare la diversità linguistica che a incoraggiare il multilinguismo.

A tal fine, si raccomanda di:

·      facilitare l’uso delle lingue grazie a misure appropriate, educative, editoriali, amministrative e di altro tipo;

·      prendere, quando necessario, ogni provvedimento utile affinché siano insegnate, la lingua madre, una lingua nazionale e una lingua internazionale;

·      incoraggiare la traduzione con tutti i mezzi possibili, compreso l’uso delle nuove tecnologie, sia nel campo delle opere scritte che di quelle audiovisive, al fine di facilitare la circolazione internazionale delle idee e delle opere;

·      elaborare indicatori affidabili e confrontabili a livello internazionale per valutare l’impatto delle politiche linguistiche sulla diversità linguistica e promuovere le buone pratiche in materia.



[1] Il settore delle tecnologie del linguaggio produce software in grado di elaborare il linguaggio umano parlato o scritto. Esempi di questo tipo di software includono i correttori ortografici e grammaticali, gli assistenti personali interattivi sugli smartphones, i sistemi telefonici di dialogo, i sistemi di traduzione automatica, i motori di ricerca, e le voci sintetiche usate nei navigatori satellitari. I sistemi di tecnologia linguistica odierni si basano sostanzialmente su metodi statistici che necessitano di enormi quantità di dati scritti o parlati. Specialmente per lingue con relativamente pochi parlanti, acquisire la quantità di dati necessaria è molto difficile. Inoltre, i sistemi statistici di tecnologie linguistiche hanno dei limiti qualitativi intrinseci.