Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari comunitari | ||
Titolo: | Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea - Anno 2015 | ||
Riferimenti: |
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Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 226 | ||
Data: | 06/04/2016 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | XIV - Politiche dell'Unione europea |
Servizio
Studi
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Dossier n. 310
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Dipartimento Affari
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Documentazione e ricerche n. 226
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dossier:
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utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti
originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte.
I
N D I C E
Introduzione
La relazione consuntiva 3
Il contenuto del dossier 7
Politiche orizzontali e settoriali
§ Capitolo 1 (Politiche per il mercato interno dell’Unione) 11
§ Capitolo 2 (Concorrenza, aiuti di Stato, tutela dei consumatori) 16
§ Capitolo 3 (Fiscalità e Unione doganale) 20
§ Capitolo 4 (Politiche per l’impresa) 29
§ Capitolo 5 (Ricerca, sviluppo tecnologico e spazio) 32
§ Capitolo 6 (Agenda digitale europea e l’Italia) 35
§ Capitolo
7 (Riforma delle pubbliche
amministrazioni, mobilità dei dipendenti pubblici, semplificazione) 36
§ Capitolo
8 (Ambiente) 38
§ Capitolo
9 (Energia) 41
§ Capitolo
10 (Trasporti) 42
§ Capitolo 11 (Agricoltura e pesca) 45
§ Capitolo 12 (Politiche di coesione) 49
§ Capitolo 13 (Occupazione e affari sociali) 52
§ Capitolo 14 (Tutela della salute) 57
§ Capitolo 15 (Istruzione, gioventù, sport) 60
§ Capitolo 16 (Cultura e turismo) 66
§ Capitolo 17 (Inclusione sociale e politiche per le pari opportunità) 70
§ Capitolo 18 (Affari interni) 73
§ Capitolo 19 (Giustizia) 82
L’impatto della partecipazione
delle Camere alla fase ascendente dell’Unione Europea
Camera dei
deputati
§ Affari
costituzionali (Commissione I) 91
§ Bilancio
(Commissione V) 94
§ Ambiente
(Commissione VIII) 98
§ Attività
produttive (Commissione X) 100
§ Lavoro
(Commissione XI) 113
Senato della Repubblica
§ Affari
costituzionali, affari
della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato
e della Pubblica amministrazione (1ª Commissione) 119
§ Affari
esteri e migrazioni (3ª Commissione) 121
§ Programmazione
economica bilancio (5ª Commissione) 122
§ Finanze
e tesoro (6ª Commissione) 125
§ Agricoltura
e produzione agroalimentare (9ª Commissione) 126
§ Industria,
commercio, turismo (10ª Commissione) 129
§ Industria,
commercio, turismo (10ª Commissione)
e Territorio, ambiente, beni
ambientali (13ª Commissione) 131
§ Lavoro,
previdenza sociale (11ª Commissione) 135
§ Territorio,
ambiente, beni ambientali (13ª Commissione) 136
§ Politiche
dell’Unione europea (14ª Commissione) 138
Consigli Europei
§ Camera
dei deputati e Senato della Repubblica 145
La Relazione consuntiva sulla partecipazione
dell'Italia all'Unione europea (anno 2015) è stata trasmessa alle Camere il
15 marzo scorso[1], in adempimento degli obblighi previsti
all’articolo 13 della legge n. 234 del 2012, che fissa al Governo un termine di
presentazione entro il 28 febbraio di ogni anno.
Relazione
consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea
La Relazione consuntiva viene presentata dal
Governo alle Camere ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della legge n. 234 del
2012. In base a tale disposizione, la relazione dovrebbe essere trasmessa alle
Camere, entro il 28 febbraio di ogni anno, «al fine di fornire al Parlamento
tutti gli elementi conoscitivi necessari per valutare la partecipazione
dell'Italia all'Unione europea» nell'anno precedente.
A
questo scopo, il documento deve indicare:
a) gli sviluppi del processo di integrazione europea, con particolare
riguardo alle attività del Consiglio europeo e del Consiglio, alle questioni
istituzionali, alla politica estera e di sicurezza comune nonché alle relazioni
esterne dell'Unione europea, ai settori della giustizia e degli affari interni
e agli orientamenti generali delle politiche dell'Unione;
b) la partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'UE e in
generale alle attività delle istituzioni europee per la realizzazione delle principali
politiche settoriali, con particolare riferimento alle linee negoziali che
hanno caratterizzato l'azione italiana,
c) l'attuazione in Italia delle politiche di coesione economica, sociale e
territoriale, l'andamento dei flussi finanziari verso l'Italia e la loro
utilizzazione, con riferimento anche alle relazioni della Corte dei conti
europea, accompagnati da una valutazione di merito sui principali risultati
annualmente conseguiti;
d) il seguito dato e le iniziative assunte in relazione ai pareri, alle
osservazioni e agli atti di indirizzo delle Camere.
Si
tratta dunque, secondo l'impianto della legge n. 234 del 2012 del principale
strumento per l'esercizio della funzione di controllo ex post del Parlamento sulla condotta del Governo nelle sedi
decisionali dell'Unione europea.
In
particolare, la Relazione dovrebbe consentire al Parlamento di verificare se ed
in quale misura il Governo si è attenuto all'obbligo, previsto dall'articolo 7
della medesima legge, di rappresentare a livello europeo una posizione coerente
con gli indirizzi espressi dalle Camere in merito a specifici atti o progetti
di atti; la medesima disposizione impone al Presidente del Consiglio dei
Ministri ovvero il Ministro per le politiche europee di riferire regolarmente
alle Camere del seguito dato agli indirizzi parlamentari e, nel caso in cui il
Governo non abbia potuto conformarsi agli indirizzi in questione, di riferire
tempestivamente alle Camere, fornendo le appropriate motivazioni della
posizione assunta.
A
differenza della Relazione programmatica – che indica le grandi priorità e
linee di azione che il Governo intende perseguire a livello europeo nell'anno
di riferimento – il documento in esame dovrebbe recare un rendiconto
dettagliato delle attività svolte e delle posizioni assunte dall'Italia
nell'anno precedente, al fine di consentire alle Camere di verificare
l'adeguatezza e l'efficacia dell'azione negoziale italiana e la sua rispondenza
rispetto agli indirizzi parlamentari.
Il
documento (Doc. LXXXVII, n. 4) è articolato in cinque parti.
La parte prima è dedicata agli sviluppi
del processo di integrazione europea e
alle questioni istituzionale e consta, a sua volta di tre capitoli aventi contenuto eterogeneo.
Il
primo capitolo illustra brevemente le realizzazioni delle due Presidenze
semestrali del Consiglio dell’UE nel 2015 (Lettonia e Lussemburgo); il secondo
concerne le questioni istituzionali, con particolare riferimento all’Accordo
interistituzionale “Legiferare meglio”, al negoziato UE-Regno Unito sul cd.
BREXIT, alla riforma del Tribunale UE, alla Rule
of Law e Adesione dell’UE alla CEDU, nonché ai rapporti con le Istituzioni
dell’Unione europea; nel terzo capitolo, intitolato «il coordinamento delle
politiche macroeconomiche», si tratta delle questioni riconducibili alle
politiche economiche, monetarie, fiscali e di bilancio, al Piano di
investimenti per l’Europa (Piano Juncker) e all’Unione bancaria e servizi
finanziari.
La parte seconda illustra l'azione svolta
dal Governo nell'ambito delle principali
politiche orizzontali e settoriali
dell'Unione. Si tratta della parte più rilevante del documento, contenente
indicazioni dettagliate relative a questioni specialistiche e tecnicamente
complesse, per ciascuna politica o settore di attività dell'Unione.
La parte terza della relazione è
incentrata sul tema della dimensione
esterna dell’Unione europea ed illustra, l’azione governativa in materia di
politica estera e di sicurezza comune, nonché in materia di allargamento,
politica di vicinato e di collaborazione con paesi terzi.
La parte quarta, concernente l’attività di
comunicazione e formazione
sull’attività dell’Unione europea, dà conto delle iniziative assunte in materia
di comunicazione sulle attività dell'Unione e illustra le attività svolte dal
Governo nella fase di formazione della posizione italiana su progetti di atti
dell'UE.
La parte quinta concerne il coordinamento
nazionale delle politiche europee, con particolare riguardo al ruolo e alle
attività del Comitato interministeriale per gli affari dell'UE (CIAE) e del
Comitato Tecnico di Valutazione (CTV), agli adempimenti di natura informativa e
accesso agli atti delle Istituzioni dell’Unione europea, al contenzioso dinanzi
alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, nonché alle misure legislative e
non legislative poste in essere da Parlamento e Governo per l'attuazione del
diritto dell'UE nell'ordinamento italiano e per la soluzione delle procedure di
infrazione.
Di
particolare interesse sono i dati relativi ai flussi di atti e documenti
trasmessi dal Governo alle Camere, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 234
del 2012, nell’ambito del c.d. meccanismo di informazione qualificata: su oltre
6.600 atti e documenti dell'UE presi in esame dal CIAE, circa 47 progetti di
atti legislativi e 80 documenti prelegislativi, sono stati segnalati dal
Governo in ragione della loro particolare rilevanza; inoltre, sui progetti di
atti legislativi sono state inviate 28 relazioni tecniche predisposte dalle
amministrazioni competenti.
La Relazione
è accompagnata da cinque allegati,
che includono:
- l'elenco dei Consigli dell’Unione europea e dei Consigli europei svoltisi nel corso del 2015, con l'indicazione dei temi trattati, delle deliberazioni legislative assunte e delle attività non legislative svolte,
- le tabelle riepilogative dei flussi finanziari dell’UE all’Italia nel medesimo anno,
- l’elenco delle direttive recepite nel 2015,
- i seguiti dati agli atti di indirizzo parlamentare, incluse le risoluzioni approvate dalle Camere prima dei Consigli europei,
- un elenco degli acronimi.
Con riguardo
alla rispondenza della struttura e
dei contenuti alla previsione di cui all’articolo 13, comma 2 della legge n.
234 del 2012, si rileva che la relazione consuntiva per l’anno 2015 presenta
una struttura complessivamente coerente con le previsioni legislative,
relativamente agli strumenti di partecipazione dell’Italia all’Unione
europea.
La Relazione
reca in linea generale l’indicazione della linea politica di azione seguita dal
Governo sui principali dossier esaminati nelle sedi decisionali europee,
evidenziandone in diversi casi anche l’evoluzione a fronte di profili di
criticità del negoziato.
Sono inoltre
richiamati gli atti di indirizzo adottati dalla Camera e al Senato con
riferimento a specifici progetti o questioni, sebbene non in tutti i casi sia
precisato in quale misura essi siano stati tenuti in considerazione nella
formazione della posizione italiana, limitandosi ad un generico richiamo alla
coerenza della posizione del Governo con le raccomandazioni adottate in sede
parlamentare.
Sotto
questo profilo, si segnala che l’allegato IV della relazione consuntiva per il
2015 presenta due tabelle contenenti gli estremi dei seguiti dati dal Governo
agli atti di indirizzo parlamentare, includendo anche le risoluzioni approvate
da Senato e Camera prima dei Consigli europei svoltisi nel 2015. Oltre a
rendere la relazione più completa delle precedenti (per gli anni 2013 e 2014),
ciò agevola la verifica della coerenza complessiva dell’azione europea del
Governo con gli orientamenti del Parlamento, in accoglimento di quanto
richiesto dalla Camera dei deputati con la risoluzione 6/00151 del 30 giugno
2015.
Il presente dossier non contiene
la sintesi integrale dei contenuti della relazione consuntiva.
Esso si limita a fornire una breve
sintesi delle principali politiche
dell’Unione europea per l’anno 2015, come presentate dal Governo nella
Parte seconda della Relazione.
Si
tratta, precisamente, delle politiche
orizzontali, come le politiche per
il mercato unico e la competitività, in linea con le Strategie della
Commissione europea in materia di beni e servizi, mercato unico digitale,
energia e mercato dei capitali, e di
quelle settoriali, quali le
politiche di natura sociale o volte al rafforzamento dello spazio di libertà,
sicurezza e giustizia in Europa ed oltre i suoi confini.
Il dossier intende invece fornire
elementi di raffronto tra l’attività svolta dalla Camera e dal Senato nell’ambito
del dialogo politico avviato dalla Commissione europea (vale a dire
l’approvazione di documenti, da parte delle Commissioni parlamentari, sui
progetti di atti normativi e su altri documenti dell’Unione europea) e le posizioni poi sostenute dall’Italia nel
corso del negoziato, nonché gli
esiti dello stesso, come si evincono dalla Relazione.
In particolare, nel dossier si dà
conto dell’impatto della partecipazione
delle Camere alla fase ascendente dell’Unione europea, indicando in due
apposite tabelle gli atti di indirizzo parlamentare approvati nel 2015, rispettivamente,
dalla Camera e dal Senato, di cui vengono evidenziati i seguenti elementi
informativi:
-
gli estremi dell’atto dell’Unione
europea esaminato dalle Commissioni competenti;
-
una sintesi del documento finale
o della risoluzione approvati dalli Commissioni competenti;
-
quanto riportato dalla Relazione
sulla posizione assunta dal Governo italiano nel seguito dell’esame dell’atto
dell’Unione europea nell’ambito delle
istituzioni dell’Unione;
-
quanto riportato dalla Relazione
sull’esito dell’esame delle istituzioni dell’Unione europea, ricomprendente
l’eventuale adozione di un regolamento o di una direttiva ovvero altre
determinazioni assunte dall’Unione europea e, ove presente, sull’adozione di
misure nazionali di attuazione.
Infine, un’ulteriore tabella indica
gli atti di indirizzo parlamentare adottati nel 2015 dalle Camere in sede di comunicazioni
del Presidente del Consiglio in occasione dei Consigli europei, evidenziando il seguito dato dal Governo alle
risoluzioni approvate in Assemblea, come indicato nella Relazione consuntiva.
Capitolo 1
(Politiche per il mercato interno
dell’Unione)
Il
Governo riferisce preliminarmente sui documenti
strategici di ampio respiro adottati dalla Commissione europea nel corso
del 2015. Su ognuno di essi le principali priorità nazionali sono state
elaborate e presentate in occasione della partecipazione del Governo alle
consultazioni lanciate dalla Commissione europea. Si tratta, in particolare, di
:
1)
la strategia per il mercato
unico dei beni e servizi (COM(2015)
550).
La Comunicazione afferma la
necessità di giungere alla creazione di un reale mercato unico dei beni e dei
servizi, che ancora presenta troppi ostacoli e restrizioni, in particolare nel
settore dei servizi. Si individuano le azioni specifiche da adottare tra il
2016 ed il 2017.
Tra le iniziative prospettate, il
Governo afferma di considerare prioritarie quelle relative a PMI e start-up. Riferisce quindi degli sforzi
prodigati per promuovere l'avanzamento dei dossier
in materia di indicazioni geografiche (IIGG) e di sicurezza dei prodotti (cd.
"made in").
Si esprimono perplessità sulla
diffusione di forme non regolate di professionalizzazione della sharing economy, in virtù del rischio di
concorrenza sleale e opacità fiscale.
La Commissione europea definisce
l'economia collaborativa (sharing economy)
come "un complesso ecosistema di servizi a richiesta e di
uso temporaneo di attività sulla base di scambi attraverso piattaforme
online". I cinque settori principali sono la finanza peer to peer, lo staffing on-line, la condivisione e scambio di alloggio, il car sharing e lo streaming di video e musica.
Si rilevano altresì alcune lacune
nella Strategia, nella misura in cui essa non contiene riferimenti alla
politica industriale e alla politica per la concorrenza e aiuti di Stato;
2)
la strategia per il mercato
unico digitale (COM(2015)
192), in merito alla quale viene
sottolineata l'importanza di una riforma del diritto d'autore che permetta il
pieno utilizzo delle possibilità offerte dalle tecnologie digitali.
La strategia è finalizzata allo
sviluppo di un'economia digitale in grado di espandere i mercati e creare nuova
occupazione attraverso il superamento della frammentazione esistente. Al fine
di dare una prima attuazione alla strategia, la Commissione europea ha altresì
presentato due comunicazioni:
a)
su un quadro normativo più
moderno e più europeo sui diritti d'autore, che tenga conto della dichiarazione
digitale (COM(2015)
626), accompagnata dalla proposta di
regolamento COM(2015)
627, sulla portabilità
transfrontaliera dei servizi di contenuti online
nel mercato interno);
b)
sui diritti in materia di
contratti digitali (COM(2015)
633), accompagnata da due proposte
di direttiva, sulla fornitura di contenuti digitali (COM(2015)
634) e sulla vendita a distanza di
beni materiali (COM(2015)
635).
L'Italia ha espresso il proprio
sostegno a misure tese a facilitare il commercio on-line in un quadro giuridico che non consenta discriminazioni
geografiche sui prezzi e limiti il fenomeno del geo-blocking[2],
definito "un'inaccettabile discriminazione basata sulla territorialità, in
contraddizione ai principi di un mercato unico e senza barriere";
3)
il piano d'azione per l'Unione
dei mercati dei capitali (COM(2015)
468).
Il piano d'azione dettaglia
l'impegno a predisporre entro il 2019 gli elementi costitutivi di un'Unione dei
mercati dei capitali "ben regolamentata e integrata, comprendente tutti
gli Stati membri, affinché tutta l'economia possa beneficiare al massimo dei
vantaggi offerti dai mercati di capitali e dagli enti finanziari e non bancari".
Sul piano d'azione - ed i
documenti che lo compongono[3]
- il Governo non esprime un giudizio definitivo, il quale dipenderà largamente
dalla forza ed efficacia con cui la Commissione porterà avanti il progetto. In
particolare, su alcuni aspetti si riferisce l'auspicio di un approccio più
ambizioso (ad es. maggiore spinta alla convergenza delle leggi fallimentari,
ampliamento del focus a tutte le
piccole e medie imprese, maggiore incisività nel promuovere la disponibilità di
informazioni relative alle PMI).
La
relazione fa altresì riferimento alle azioni poste in essere per l'attuazione
delle seguenti direttive:
1)
direttiva 2006/123/CE
relativa ai servizi nel mercato interno, rispetto alla quale si è effettuata
un'opera di mappatura delle criticità esistenti. In particolare, si è
verificata l'operatività degli "Sportelli unici per le attività
produttive" (SUAP) e del portale www.impresainungiorno.gov.it
;
2)
direttiva 2013/55/UE
sul riconoscimento delle qualifiche professionali.
La direttiva prevede un
riconoscimento automatico per un numero limitato di professioni sulla base di requisiti
minimi di formazione armonizzati (professioni settoriali), un sistema generale
di riconoscimento dei titoli legati alla formazione e un riconoscimento
automatico dell'esperienza professionale.
La relazione illustra la
complessa attività di coordinamento per garantirne il recepimento, avvenuto con
decreto legislativo 28 gennaio 2016, n. 15;
3)
direttiva 2005/36/CE,
anch'essa relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali. In merito
la relazione dettaglia l'attività condotta dal punto nazionale di contatto
incaricato di offrire informazione e assistenza ai cittadini che presentino
richiesta di riconoscimento della propria qualifica professionale.
In
tema di proprietà intellettuale, si
riferisce sul dibattito sull'aggiornamento del diritto d'autore, rendendolo più
adeguato all'evoluzione dell'industria creativa. L'obiettivo prioritario - a
giudizio del Governo - dovrebbe essere la ricerca di soluzioni in grado di
assicurare un'adeguata remunerazione di tutti gli operatori dell'industria
della cultura. In particolare gli intermediari / operatori delle reti
elettroniche dovrebbero essere richiamati ad un ruolo più deciso.
Anche
il quadro dei media audiovisivi è stato oggetto di riesame al livello europeo,
nella prospettiva del suo adeguamento al XXI secolo.
Gli
obiettivi perseguiti dal Governo in materia di proprietà intellettuale sono
elencati in maniera puntuale. Tra essi si ricordano: consentire la cooperazione
tra autorità degli Stati membri e Commissione e consentire lo scambio di
esperienze e best practice.
Si
dettaglia inoltre l'adozione della posizione europea da assumere all'interno
dell'Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale (OMPI).
Per
quanto concerne la proprietà industriale,
si ricorda l'importanza del cd. "pacchetto marchi" (direttiva
2015/2436/UE e regolamento
2015/2424/UE),
approvato in una versione coerente con le priorità politiche e strategiche del
Governo.
Oltre
a rendere più accessibile, efficiente e meno oneroso per le imprese il deposito
di marchi industriali, il pacchetto istituisce l'Ufficio dell'Unione europea
per la proprietà intellettuale (Euipo).
Un
compromesso finale è stato anche concordato sulla proposta di direttiva sui
segreti commerciali (COM(2013)
813). La relazione evidenzia che il
testo lascia un margine di intervento per gli Stati membri, a scapito di standard minimi di protezione
equivalenti e vincolanti per tutto il mercato interno. Ne deriva il rischio di
un possibile uso strumentale delle eccezioni previste, finalizzato proprio alla
divulgazione delle informazioni commerciali riservate.
Il
dibattito in Plenaria al Parlamento europeo sulla proposta di direttiva è
previsto, indicativamente, per il 14 aprile 2016.
In
vista della scadenza del termine per il recepimento (17 aprile 2016), il
Governo ha lavorato ai fini dell'attuazione nell'ordinamento nazionale delle
tre direttive appalti pubblici e
concessioni (direttive 2014/23/UE,
2014/24/UE
e 2014/25/UE).
I lavori si sono svolti in parte al livello europeo (al livello di Commissione
e di Gruppi di esperti) e in parte in ambito nazionale. Con legge 28 gennaio
2016, n. 11[4],
infatti, sono stati posti i principi e criteri direttivi per l'adozione dei
decreti legislativi di attuazione.
Tra
questi, rileva la delega al Governo per la redazione di un"nuovo codice
dei contratti e delle concessioni" per il riordino, organico e puntuale,
dell'intera materia.
Il
relativo schema di decreto (Atto
del Governo n. 283)
è stato presentato alle Camere il 5 marzo 2016 ed è attualmente all'esame delle
Commissioni permanenti competenti[5].
In
tema di diritto societario¸ la relazione
dà conto del progredire del negoziato sulle seguenti proposte di direttiva:
1)
sui diritti degli azionisti
(COM(2014)
213). Il Parlamento europeo si è
fatto promotore dell'inserimento dell'obbligo di una rendicontazione analitica
separata, e molto dettagliata, per ogni Paese terzo o Stato membro in cui le
imprese sono stabilite. Si tratta di una posizione contrastata in Consiglio,
che lascia prevedere un negoziato non facile;
2)
sulla società a responsabilità
limitata a socio unico (COM(2014)
212). E' stato adottato un
orientamento generale nonostante forti resistenze da parte di numerosi Stati
membri sulla possibilità di registrazione on-line
delle imprese.
Il
Governo dichiara il proprio forte sostegno alle iniziative preannunciate volte
a sostenerne l'effettività del principio
del mutuo riconoscimento nel settore delle merci.
Il
mutuo riconoscimento è un principio cardine del mercato interno, in base al
quale un prodotto legalmente fabbricato e commercializzato in uno Stato membro
può circolare liberamente negli altri Stati dell'UE.
Una
delle ipotesi avanzate è quella di far confluire il mutuo riconoscimento nel
settore delle merci nel sistema IMI (Internal
Market Information). A questo fine si riferisce dell'avvio di una riflessione
interna con le amministrazioni competenti per il necessario coordinamento delle
azioni in vista dei prossimi step
negoziali e operativi.
Il
cd. "sistema IMI" è uno strumento elettronico multilingue concepito
per migliorare la comunicazione e la collaborazione tra le amministrazioni
degli Stati membri nell'applicazione della legislazione del mercato interno.
Nel
corso del 2015 la rete IMI si è sviluppata con l'inclusione di nuovi settori
legislativi strategici. Sono infatti stati avviati progetti pilota relativi a:
1)
appalti pubblici (direttiva
2014/24/UE) ai
fini dello scambio di informazioni per verificare la documentazione fornita dai
partecipanti a procedure di aggiudicazione di appalti transfrontalieri;
2)
restituzione di beni culturali
illegittimamente esportati fuori di uno Stato membro (direttiva
2014/60/EU). Gli
Stati membri potranno scambiare notifiche e richieste di informazioni
relativamente ai beni culturali illecitamente usciti da un paese membro.
Capitolo 2
(Concorrenza, aiuti di Stato, tutela dei consumatori)
Antitrust
Il
Governo ha preso parte alla discussione sui seguiti della Comunicazione della
Commissione del 9 luglio 2014 (COM(2014) 453 final “Dieci anni di applicazione
delle norme antitrust ai sensi del regolamento (CE) n. 1/2003: risultati e
prospettive future”) nella quale si prefigurano iniziative per rafforzare la cooperazione all’enforcement
(all’applicazione delle norme europee in materia di concorrenza) da parte delle Autorità antitrust nazionali.
L’obiettivo
è intensificare del livello di convergenza tra gli Stati membri, con
particolare riferimento alla posizione istituzionale delle Autorità di
concorrenza, alle procedure e alle sanzioni vigenti presso gli Stati membri.
A
novembre, la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica su eventuali
miglioramenti da apportarsi al Regolamento CE n. 139/2004, sulle concentrazioni
tra imprese. La Commissione non ha formalizzato proposte.
Concorrenza
– Risarcimento del danno in caso di violazione delle regole antitrust
In
ordine alla direttiva 2014/104/UE
sul risarcimento del danno per violazioni delle disposizioni del diritto della concorrenza degli Stati membri e dell’UE, il Governo ha avviato una
serie di analisi e di approfondimenti in vista del suo recepimento entro il 27 dicembre 2016.
In
particolare, nel mese di gennaio 2015 è stato attivato presso la PCM –
Dipartimento per le politiche europee, un Tavolo
tecnico (MISE, Giustizia, AGCM) per enucleare le principali direttrici
sulla base delle quali avviare la predisposizione dello schema di decreto
legislativo di recepimento.
La
direttiva 2014/104/UE è inserita nell’allegato B della legge di delegazione
europea n. 9 luglio 2015, n. 114, la quale reca, all’articolo 2, principi e
criteri direttivi di delega specifici per il recepimento della stessa.
Aiuti di Stato
Avuto riguardo al processo di modernizzazione della disciplina degli
aiuti di Stato[6],
conclusosi nel 2014 con l’emanazione di nuove disposizioni europee in materia[7],
il Governo riferisce in merito agli interventi adottati al fine di garantire un
maggiore e più efficiente controllo
degli aiuti di Stato.
Nozione
di aiuto di Stato
In merito alla nozione di aiuto di Stato, la
Commissione europea ha avviato consultazioni con gli Stati membri - in particolare sulla presenza di aiuti di
Stato nel finanziamento pubblico di infrastrutture - in vista della emanazione di una apposita
Comunicazione, prevista nel secondo semestre del 2016.
Il Governo ha promosso un
dibattito inter-istituzionale sul tema, a livello centrale e territoriale, che
ha dato vita, su aspetti specifici, ad appositi tavoli di coordinamento. Si
cita, in particolare, il Tavolo di coordinamento che ha curato l’analisi della natura di aiuto dei finanziamenti in
materia di cultura, al fine di predisporre delle linee guida alla cultura,
da sottoporre all’attenzione della Commissione europea.
Settore
aeroportuale
Il Governo ha costituito un
Gruppo di lavoro per predisporre una bozza di regime quadro nazionale per la
disciplina degli aiuti di Stato da notificare alla Commissione europea con
l’obiettivo di semplificare ed accelerare l’attuazione di misure di aiuto.
Piattaforma
europea European Competition Network – Electronic transmission
Il Governo segnala di aver
attivato nel 2015 9 (più 5 utenze “viewer”) utenze sulla piattaforma europea European Competition Network – Electronic
transmission che consente di formulare quesiti in tema di modernizzazione
degli aiuti di Stato e, nella specie, relativi all'interpretazione delle nuove
norme in materia di aiuti di Stato. Tali utenze saranno mantenute dal 1°
febbraio 2016 nell’ambito del sistema WiKi che sostituirà il Sistema ECN ET.
Servizi
di interesse economico generale
Il 5 novembre 2015 è stato
emanato il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che individua le
modalità per la predisposizione delle relazioni periodiche riguardanti gli
aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico
previste dall’articolo 45-bis della legge n. 234 del 2012.
Tutela
dei consumatori
Nel
corso del 2015, il Governo ha seguito i lavori preparatori a livello europeo
della proposta di revisione del Regolamento
sulla cooperazione per la tutela dei consumatori (Reg. (CE) 27 ottobre 2004 n. 2006/2004), che sarà sottoposta al
Consiglio presumibilmente nel corso del primo semestre 2016.
Il
Governo segnala il ruolo attivo
dell’Italia nel procedimento europeo per l’adozione del cd. pacchetto sicurezza/sorveglianza di cui
fanno parte:
·
la proposta di Regolamento sulla
sorveglianza del mercato,
·
la proposta di Regolamento sulla
sicurezza dei prodotti.
I negoziati sono in fase di stallo a causa del mancato
accordo tra gli Stati membri sull’obbligatorietà dell’indicazione di origine
sui prodotti non agricoli, c.d. “Made in”
(art 7 della proposta di Regolamento sicurezza).
A
ottobre 2015 si è concluso l’iter legislativo di approvazione
della Direttiva relativa ai pacchetti turistici e ai servizi turistici
assistiti, cd. Direttiva “Viaggi
tutto compreso” n. 2015/2302
del 25 novembre 2015, che ha abrogato la pregressa, risalente al
1990 (Dir. n. 90/314/CEE. La nuova Direttiva - che dovrà essere recepita entro il 1° gennaio 2018 - estende
le tutele previste per i pacchetti turistici tradizionali anche ai servizi turistici combinati acquistati tramite internet (ad es. volo, hotel, noleggio auto, escursioni, ecc.)
offerti da uno stesso soggetto o da soggetti diversi ma in partnership tra di loro, e pagati con un’unica transazione. Il provvedimento è finalizzato a rafforzare le
tutele per i viaggiatori, disponendo in ordine alla risoluzione del contratto e
al rimborso del versato, in caso di aumento sopravvenuto del prezzo del
pacchetto oltre una certa soglia, o di avvenimenti non prevedibili relativi al
luogo di destinazione.
Il Governo richiama inoltre
l’entrata in vigore – il 18 ottobre 2015 – del Regolamento n. 2015/1775 che modifica il Regolamento 1007/2009
del Parlamento europeo e del Consiglio sul commercio
dei prodotti derivati dalla foca e il relativo Regolamento di esecuzione
(UE) 1850/2015, rilevando al riguardo come i lavori preparatori del
regolamento in questione siano stati seguiti in linea con le posizioni
nazionali espresse nella risoluzione della 13ª Commissione Senato, doc.
XVIII n. 90 del 29
aprile 2015. In base alle disposizioni UE, gli Stati membri debbono individuare
le autorità competenti (non risulta ancora nessuna determinazione in materia).
Per
quanto concerne la fase discendente, con l’adozione del D.Lgs. 6 agosto 2015, n. 130 si è concluso l’iter di recepimento della
Direttiva n. 2013/11/UE sui metodi alternativi di risoluzione delle
controversie per i consumatori (ADR – Alternative Dispute Resolution).
Il D.Lgs. contiene anche norme esecutive del connesso Regolamento UE sulla risoluzione delle controversie online dei consumatori n. 514/2013 e
Reg. n. 2015/1051.
Il
D.Lgs. n. 130/2015 modifica ed integra il Codice del Consumo (D.Lgs. n.
205/2006), inserendo nella Parte V un nuovo Titolo II-bis sulla Risoluzione extragiudiziale delle
controversie, costituito dall’articolo 141 novellato e da nove nuovi
articoli da 141-bis a 141-decies. Il Governo osserva – nella relazione
- che si tratta di un riconoscimento
normativo al modello della conciliazioni paritetiche, ciò anche alla luce
dell’obbligo di predisposizione dell’elenco degli organismi ADR, contenuto
all’art. 20 della Direttiva.
Capitolo 3
(Fiscalità e Unione doganale)
In tema di fiscalità si registra un sempre maggiore allineamento dell'Unione
europea agli standard internazionali
formulati in sede OCSE in materia di BEPS (base
erosion and profit shifting).
Il "progetto BEPS"
muove dalla constatazione che le strategie poste in essere dalle imprese per
sfruttare vuoti legislativi o differenze di regolamentazione tra i diversi
Stati al fine di minimizzare l'impatto della tassazione hanno un costo stimato
tra i 100 ed i 240 miliardi di dollari all'anno. A tale fenomeno, di dimensione
globale, l'OCSE ha cercato di fornire una soluzione globale tramite l'adozione
del cosiddetto "pacchetto BEPS": 15 azioni, che identificano i
principali settori di intervento necessari per affrontare l'erosione della base
fiscale e lo spostamento dei profitti. Alla loro elaborazione hanno contribuito
i paesi OCSE e del G 20. Le misure proposte variano dall'elaborazione di standard minimi completamente nuovi alla
revisione degli standard esistenti,
ad approcci comuni che faciliteranno la convergenza delle pratiche nazionali ad
indicazioni sulle migliori prassi. Pur costituendo strumenti giuridicamente non
vincolanti - di soft law -, vi è
l'aspettativa che i Paesi che hanno partecipato alla loro elaborazione ne
curino l'attuazione. Per maggiori dettagli, si rinvia al sito
OCSE.
Per quanto concerne la fiscalità diretta, si segnalano i
seguenti dossier:
1)
la proposta di direttiva del
Consiglio relativa a una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle
società (CCTB, COM(2011)
121).
La
proposta intende rimuovere ostacoli fiscali che impediscono lo sviluppo del
mercato comune, quali l'esistenza di 28 regimi fiscali diversi a cui devono
adeguarsi le società che operano nel mercato unico. La Commissione europea, nel
proprio programma di lavoro per l'anno 2016 (COM(2015)
610, Allegato IV), ha preannunciato
il ritiro della proposta, che ipotizza l'introduzione di una CCTB facoltativa.
Ha dichiarato l'intento di lavorare invece nella direzione di una CCTB
obbligatoria, almeno per le multinazionali;
2)
la direttiva interessi e canoni" (direttiva 2003/49/CE del
Consiglio del 3 giugno 2003 concernente il regime fiscale comune applicabile ai
pagamenti di interessi e di canoni fra società consociate di Stati membri
diversi), ai fini del possibile inserimento di una clausola anti-abuso e
dell'introduzione di una clausola sul livello di tassazione minimo effettivo,
che assicuri che interessi e royalties
subiscano un'adeguata forma di tassazione in almeno uno degli Stati membri;
3)
l'approvazione della direttiva
2014/107/UE[8],
che amplia il ricorso allo scambio automatico di informazioni al fine di
prevenire l'evasione e l'elusione fiscale. Tale testo incorpora lo standard CRS
(common reporting standard),
elaborato dall'OCSE. Di tale testo legislativo il Governo dettaglia la
trasposizione nell'ordinamento italiano tramite:
a)
la legge 18 giugno 2015, n. 95[9],
che definisce il quadro normativo necessario per il funzionamento delle
iniziative di scambio automatico. Regola, ad esempio, le comunicazioni
obbligatorie all'Agenzia per le entrate (art. 4), gli obblighi di adeguata
verifica e acquisizione di dati sui conti finanziari ed alcuni pagamenti (art.
5), gli obblighi di comunicazione tra istituzioni finanziarie per
l'applicazione del prelievo alla fonte (art. 8);
b)
un decreto
ministeriale, del
28 dicembre 2015, che dà attuazione alla sopra citata legge n. 85/2015 ed alla
direttiva 2014/107/UE.
L'entrata
in vigore della direttiva ha comportato due conseguenze:
a)
la
necessità di abrogare le previgenti direttive 2003/48/CE e 2014/48/CE in
materia di tassazione dei redditi da risparmio. L'abrogazione formale ha avuto
luogo con la direttiva
2015/2060/UE[10];
b)
la
firma, da parte della Commissione europea, di accordi negoziali sullo scambio
automatico di informazioni fiscali con Liechtenstein (29 ottobre), San Marino
(8 dicembre) e Svizzera (27 maggio). Sono state, inoltre, poste in essere le
attività propedeutiche per la firma di accordi analoghi con Andorra e
Principato di Monaco.
In tema di scambio di
informazioni si segnala altresì la recente proposta COM(2016)
25[11]
del 28 gennaio 2016, la quale propone di istituire uno scambio, automatico ed
obbligatorio, di informazioni in materia di rendicontazione paese per paese.
Per quanto concerne la fiscalità indiretta, la relazione
riporta:
1)
le discussioni avviate sul
trattamento fiscale dell'economia digitale al fine di modernizzare il sistema
IVA per l'e-commerce
transfrontaliero. Una delle opzioni allo studio al livello OCSE, all'interno
del piano di azione BEPS, è rappresentata dall'applicazione di una ritenuta
alla fonte ai pagamenti effettuati da soggetti residenti in un Paese all'atto
dell'acquisto di prodotti o servizi digitali presso un e-commerce provider estero;
2)
la conclusione, all'interno
dell'EU VAT Forum, di una prima fase di
sperimentazione di un ruling IVA
transnazionale, al quale l'Italia sta valutando l'adesione.
L'istituto del "tax ruling"
consiste nella facoltà riconosciuta al contribuente di richiedere all’amministrazione
finanziaria una valutazione sulla disciplina tributaria applicabile,
concretamente, ad un fatto, atto o negozio che lo riguarda, al fine di
conoscerne a priori il giudizio ed evitare, a posteriori, le
conseguenze sfavorevoli derivanti da un comportamento rischioso.
Dettagli sul progetto pilota,
avviato nel giugno 2013 fino al 2018, sono disponibili sul sito della
Commissione europea;
3)
l'aggiornamento
sullo stato di alcuni dossier europei,
tra i quali si segnalano: il prosieguo dei lavori sulla proposta di direttiva
sul trattamento dei voucher (COM(2012) 206); il ritiro
della proposta di direttiva sulla dichiarazione IVA standard (COM(2013)
721); l'inizio di una riflessione
sulla possibilità di tassare le sigarette elettroniche ed i prodotti similari;
4) l'inizio
di una convergenza delle posizioni degli Stati cooperanti sulla proposta di
cooperazione rafforzata sull'imposta su tutte le transazioni finanziarie (COM(2013)
71).
Si ricorda che una precedente proposta rivolta a
tutti gli Stati membri dell'Unione (COM(2011) 594)[12] non aveva avuto
seguito in Consiglio. L'attuale proposta prevede che l'imposta sulle
transazioni finanziarie sia introdotta nella forma di cooperazione rafforzata
tra un numero limitato di Stati (Belgio, Germania, Estonia, Grecia, Spagna,
Francia, Italia, Austria, Portogallo, Slovenia, Slovacchia) a
condizione che almeno una delle parti coinvolte nella transazione sia stabilita
sul territorio di uno Stato membro partecipante e che alla transazione prenda
parte un ente finanziario stabilito sul territorio di uno Stato membro
partecipante.
La relazione consuntiva riferisce tra l'altro
dell'individuazione di un orientamento di massima sul principio della
territorialità per la tassazione delle azioni. Con riferimento ai prodotti
derivati si registra un accordo sul fatto che l'imposta debba avere un'ampia
base imponibile con aliquote basse, in modo da rendere minimo l'effetto delocalizzante;
5)
l'inserimento
dell'Italia nella rete di cooperazione permanente imperniata sugli uffici
centrali di collegamento (CLO - Central Liaison Office) istituiti nei paesi UE
e nel network "Eurofisc".
In tema di contrasto
all'evasione fiscale internazionale:
1)
si
preannuncia, sulla base dei lavori OCSE in materia di BEPS, l'imminente
elaborazione di una bozza di
"direttiva anti BEPS".
Il 28 gennaio 2016 la Commissione
europea ha presentato la proposta di direttiva
del Consiglio recante norme contro le pratiche di elusione fiscale che incidono
direttamente sul funzionamento del mercato interno (COM(2016) 26).
Si propone di intervenire sulle pratiche che incidono direttamente sul
funzionamento del mercato interno in sei settori specifici: deducibilità degli
interessi, imposizione in uscita, clausola di switch-over, norma generale antiabuso, norme sulle società
controllate estere (CFC) e disallineamenti da ibridi;
2)
si
dà conto dell'approvazione della già citata direttiva
2014/107/UE.
In particolare il Governo riferisce di avere, nel
corso delle negoziazioni, prestato particolare attenzione alle indicazioni
contenute nella risoluzione Doc
XVIII, n. 95 del 2 luglio 2015,
della 6a Commissione permanente del Senato.
In tema di contrasto all'evasione fiscale
internazionale, si segnala anche la recente Comunicazione della Commissione
europea su una strategia esterna per un'imposizione effettiva (COM(2016) 24 del 28 gennaio
2016). In questo testo si afferma la necessità di:
1)
riesaminare i criteri di buona governance dell'UE in modo che siano
chiari, coerenti e riconosciuti a livello internazionale. Il riferimento è ad
un'aumentata trasparenza fiscale e ad una concorrenza fiscale più leale;
2)
migliorare
la cooperazione in materia di buona governance
fiscale mediante accordi con i Paesi terzi;
3)
aiutare
i Paesi in via di sviluppo a rispettare le norme di buona governance fiscale;
4)
sviluppare
un processo dell'UE per valutare ed elencare i Paesi terzi, dotandosi di
strumenti più forti per rispondere ai paesi che rifiutano di rispettare le
norme della buona governance;
5)
rafforzare
il legame tra i fondi dell'UE e la buona governance
fiscale, vietando che fondi UE siano investiti o canalizzati verso Paesi terzi
che non rispettino principi di "concorrenza fiscale leale con l'UE".
Per
quanto concerne le politiche relative all’Unione doganale, la relazione
anzitutto fa il punto sui principali atti normativi emanati, o da emanare,
in materia doganale.
Assistenza tra Stati membri
In
primo luogo, si segnala la revisione del Regolamento (CE) n 515/97,
relativo alla mutua assistenza
tra le autorità amministrative degli Stati membri e alla
collaborazione tra queste e la Commissione per la corretta applicazione
delle normative doganale e agricola, ad opera del Regolamento 2015/1525 del 9 settembre 2015
La
revisione, riferisce il Governo, ha il duplice
obiettivo di rafforzare l’attività di contrasto alle frodi doganali e di
supportare una moderna gestione informatica degli adempimenti, grazie
all’utilizzo di strumenti telematici gestiti a livello centralizzato, ma
accessibili anche alle autorità competenti degli Stati membri.
Infrazioni doganali
In relazione
alla proposta di Direttiva sul quadro giuridico dell’Unione relativo alle
infrazioni e alle sanzioni doganali - COM(2013)884, dopo una prima parte
dell’anno 2015 in cui è stato seguito il programma di lavoro adottato durante
il semestre di Presidenza, la seconda parte dell’anno ha visto rallentamenti
nei lavori a causa della lettera, predisposta dal Regno Unito e cofirmata da
molti altri Stati membri, in cui alcuni ministri delle Finanze non hanno
riconosciuto l’esigenza di uniformare le sanzioni doganali nell’Unione europea
e chiedono alla Commissione il ritiro
della proposta. La relazione segnala che l’Italia
ha promosso, insieme ad altri Stati membri, un’iniziativa a favore della prosecuzione dei lavori; si reputa
infatti che un certo grado di armonizzazione in materia permetterebbe un
trattamento più uniforme degli operatori economici all’interno dell’Unione
Europea, in special modo in vista dell’adozione del Codice Doganale
dell’Unione. La Commissione ha confermato di non accogliere la proposta di ritiro della Direttiva in esame.
L'esame da parte della plenaria
del Parlamento europeo è previsto per la seduta del 13 settembre 2016.
Tutela del marchio
Per
quanto riguarda invece il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati
membri per la riforma del sistema europeo sui marchi d'impresa, la relazione
segnala la rilevanza per le
Amministrazioni doganali delle norme sulla tutela
delle merci in transito ai fini della lotta alla contraffazione. Si rileva
come il Governo abbia partecipato attivamente al negoziato in ambito europeo.
Il pacchetto legislativo UE per la riforma del marchio comprende anzitutto il Regolamento n. 2015/2424 del Parlamento europeo e del Consiglio;
esso, entrato in vigore il 23 marzo 2016, consente agli utenti di registrare un
marchio europeo con procedure più accessibili, grazie ad una riduzione dei
costi e della complessità, a un incremento della rapidità e della certezza del
diritto e ad una migliore tutela contro la contraffazione. Il regolamento
rivede anche le imposte da pagare all’Ufficio, compresa una riduzione
complessiva dell’ammontare delle stesse, in particolare, nel caso delle tasse
di rinnovo dei marchi. A partire dal 23 marzo 2016 l’Ufficio per
l’Armonizzazione nel Mercato Interno (UAMI) ha assunto la nuova denominazione
di Ufficio dell’Unione europea per la
proprietà intellettuale (EUIPO); il marchio comunitario è chiamato marchio dell'Unione europea.
Il pacchetto si completa con la Direttiva (UE) 2015/2436 del Parlamento
europeo e del Consiglio sul ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri
in materia di marchi d'impresa; essa intende ravvicinare non solo le disposizioni di diritto sostanziale, ma
anche le norme procedurali riguardanti la registrazione del marchio in UE; si
intende inoltre garantire che i marchi d'impresa registrati abbiano la stessa
protezione negli ordinamenti giuridici di tutti gli Stati membri.
Atti di delega, di esecuzione e
transitori del Codice doganale dell’Unione Europea – UCC (Reg. UE 952/2013)
Premessa:
il nuovo codice doganale
Il regolamento (UE) n. 952/2013 ha istituito il nuovo Codice doganale dell'Unione,
abrogando il precedente Codice doganale comunitario disciplinato dal
regolamento (CE) n. 450/2008. Esso allinea la disciplina doganale europea al
quadro giuridico introdotto con il Trattato di Lisbona, con l'obiettivo di
rafforzare l'armonizzazione delle procedure e dei controlli doganali, anche
mediante la riduzione delle deroghe nazionali e l'informatizzazione
dei processi a livello UE.
Per
quanto concerne l'applicabilità delle nuove disposizioni, il nuovo Codice
doganale prevede una duplice scadenza: un gruppo limitato di norme (elencate
dal primo comma dell'articolo 288) si applica immediatamente, ossia già dalla
data di entrata in vigore (30 ottobre 2013); tutte le altre disposizioni
diverranno applicabili a partire dal 1° maggio 2016, una
volta adottati ed entrati in vigore gli atti
della Commissione relativi al Codice (atto
delegato - AD e atto di esecuzione -
AE).
Rispetto
alla disciplina precedente, il nuovo codice doganale reca anzitutto un numero
minore di disposizioni operative, concernente solo il fulcro della disciplina
doganale, rinviando alla legislazione di attuazione (atti delegati e atti
esecutivi) la regolamentazione di dettaglio. Tra le principali novità del
codice doganale si segnalano:
·
rappresentanza di dogana: viene confermata la distinzione tra quella diretta
(il rappresentante doganale agisce in nome e per conto di un'altra persona), e
quella indiretta (il rappresentante doganale agisce in nome proprio ma per
conto di un'altra persona), stabilendo che il rappresentante, salvi casi
particolari, debba essere stabilito nel territorio doganale dell'UE;
·
concorrenza tra i rappresentanti
doganali: è
espressamente previsto che il rappresentante doganale che soddisfi i criteri
specifici previsti dal regolamento possa prestare i propri servizi anche in uno
Stato membro diverso da quello in cui è stabilito;
·
semplificazione: il regolamento dispone che le autorità doganali
non possano imporre al rappresentante di presentare, per ciascuna
operazione, prove del potere di
rappresentanza (ovvero del potere di agire in nome e per conto di altra
persona), qualora egli sia in grado - a richiesta - di fornire la prova dei
propri poteri. Si tratta di una significativa innovazione, soprattutto per gli
spedizionieri doganali, che svolgono in maniera continuativa attività di
rappresentanza in dogana. Sempre in tema di semplificazione, si dispone che le
imprese possano sdoganare le merci con una procedura centralizzata, anche se le
stesse sono entrate nello Stato attraverso canali diversi. In altre parole, le
autorità doganali possono autorizzare una persona a presentare, presso l'ufficio
doganale competente del luogo in cui è stabilita, una dichiarazione doganale
per le merci presentate in dogana presso un altro ufficio. A seguito di tale
innovazione potrà pertanto accadere che le merci siano presentante presso un
ufficio doganale, che dovrà effettuare i consueti controlli fisici, mentre la
dichiarazione doganale, dalla quale nascerà l'obbligo del pagamento dei
diritti, potrà essere presentata presso un altro ufficio. L'ufficio doganale
presso il quale è presentata la dichiarazione: verifica che le merci siano
vincolate al regime doganale in questione; effettua i controlli per la verifica
della dichiarazione in dogana; se del caso, chiede che l'ufficio doganale
presso il quale sono presentate le merci effettui i controlli doganali per la verifica
della dichiarazione in dogana; espleta le formalità doganali per la riscossione
dell'importo del dazio all'importazione o all'esportazione corrispondente a
un'eventuale obbligazione doganale;
·
scambio di informazioni: le autorità doganali e gli operatori economici
possono scambiarsi informazioni, anche non specificamente richieste ai sensi
della normativa doganale, ai fini della cooperazione reciproca per identificare
e contrastare i rischi di frode;
·
sanzioni: il codice doganale fa propri i principi giurisprudenziali
della Corte di giustizia in materia di proporzionalità, effettività e
dissuasione, pur senza armonizzare completamente le norme sanzionatorie. In
particolare, il regolamento stabilisce che le sanzioni amministrative possono
consistere in un onere pecuniario imposto dalle autorità doganali, se del caso
anche applicato in sostituzione di una sanzione penale, o nella revoca,
sospensione o modifica di qualsiasi autorizzazione posseduta dall'interessato.
A tale riguardo, si segnala che l'articolo 303 del DPR n.43/73 (Testo unico
delle leggi doganali) appare non in linea con i principi sanciti dalla Corte di
giustizia, dal momento che prevede, in caso di accertamento di maggiori diritti
doganali per un importo superiore a 4.000 euro, una sanzione da 30.000 euro a
dieci volte l'importo dei diritti evasi.
Al Codice del 2013 sono stati
successivamente affiancati i regolamenti
(UE) n. 2446/15, 2447/16 e 341/2016, che recano alcune norme applicative
del Codice le quali hanno anche carattere sostanziale.
La
relazione
La relazione dà atto della
partecipazione del Governo alle riunioni del Comitato Codice doganale (CCD) in
seno al quale è stato discusso l’Atto
delegato necessario alla completa attuazione del Codice. Si segnala in
particolare che, rispetto all’adozione
dell’Atto Delegato, avvenuta in data 21 ottobre 2015, il Governo italiano
ha espresso voto favorevole, con
riserva limitatamente alla mancanza delle norme procedurali concernenti le
deroghe all’obbligo di presentazione delle merci in dogana, previste dall’art.
181, paragrafo 1, lettera b) del
Codice doganale.
Il richiamato articolo 181
chiarisce infatti che negli atti di esecuzione del Codice doganale la
Commissione specifica norme procedurali concernenti, tra l’altro, la deroga
all'obbligo di presentazione delle merci (di cui all'articolo 182,
paragrafo 3) nell'ambito dello sdoganamento centralizzato. Il nuovo Codice
doganale consente infatti alle autorità doganali, su richiesta, di esonerare
dall'obbligo di presentazione delle merci, che si considerano svincolate al
momento dell'iscrizione nelle scritture del dichiarante, a specifiche
condizioni.
Il Governo rileva che la
Commissione ha considerato l’atto adottato nella formula del “no opinion”: è mancato il requisito del
65 per cento della popolazione a favore, ma non si è registrata neanche una
maggioranza qualificata contro l’adozione. La Commissione è fermamente
intenzionata a rispettare la tempistica di completa applicazione del Codice,
nonostante l’opposizione di numerosi Stati Membri.
Le questioni informatiche sono state stralciate dal testo per essere inserite nell’Atto di delega sulle
disposizioni transitorie (TDA): al riguardo si ricorda che il Regolamento Delegato 341/2016/UE reca misure transitorie, relative ai mezzi per lo scambio e l'archiviazione di
dati di cui all'articolo 278 del Codice.
Il nuovo Codice intende infatti
garantire la totale informatizzazione
sia dei processi di sdoganamento, sia dello scambio di dati e delle decisioni
rilasciate da tutte le autorità doganali comunitarie: tuttavia il menzionato
articolo 278 consente di utilizzare mezzi
di scambio e di archiviazione delle informazioni diversi dai procedimenti
informatici su base transitoria, al più tardi fino al 31 dicembre 2020, se i sistemi elettronici necessari per
l'applicazione delle disposizioni del codice non sono ancora operativi.
Riforma della governance dell’Unione Doganale
Il Governo riferisce che la
Commissione ha recepito le osservazioni degli Stati Membri sulla proposta di
riforma, tra le quali quelle del Governo italiano relative al Codice e alla riforma
della governance dei due Gruppi
doganali al Consiglio (il Gruppo Unione Doganale ed il Gruppo di Cooperazione
Doganale) a seguito di specifico mandato contenuto nelle Conclusioni del
Consiglio sulla riforma della governance
dell’Unione doganale, adottate a maggio del 2014. Tale esercizio, limitato alle
attività del Consiglio, si affianca al più ampio lavoro che la Commissione sta
portando avanti, sempre in risposta alle menzionate Conclusioni del Consiglio,
e che porterà alla presentazione di una Comunicazione della Commissione al
Parlamento Europeo ed al Consiglio contenente le cosiddette blueprints di riforma della governance dell’unione doganale. Nel
corso del 2015 è continuata la discussione sui nuovi modelli di governance
tra le opzioni individuate durante la presidenza italiana.
In particolare, la discussione si
è focalizzata su un progetto pilota, teso ad individuare il forum istituzionale ideale - tra quelli
esistenti - per definire gli orientamenti
strategici nel settore doganale, nonché predisporre un documento che
rappresenti il Quadro Strategico di Politica Doganale (Customs Strategic
Policy Framework – CSPF). Relativamente al forum, è stata condivisa l’idea dell’Italia dell’utilità di un
innalzamento del livello politico di discussione delle tematiche doganali. Gli
attuali due Trii di presidenza (Italia, Lettonia e Lussemburgo con Paesi Bassi,
Repubblica slovacca e Malta) hanno quindi discusso, anche in sessioni
informali, l’intero progetto pilota, incluso il CSPF.
È, inoltre, continuata l’attività
di collaborazione e impulso alla prevenzione, all’accertamento e alla
repressione delle violazioni doganali-comunitarie e nazionali, attraverso gli
strumenti previsti dalla Convenzione
c.d. “Napoli II”.
Adottata a Bruxelles il 18
dicembre 1997, la Convenzione riguarda la mutua
assistenza e la cooperazione fra amministrazioni doganali con lo scopo di
rafforzare la cooperazione nella lotta contro le violazioni dei regolamenti
doganali nazionali e comunitari. La Convenzione ha sostituito il precedente
accordo di Napoli siglato nel 1967. La Convenzione ha istituito un ufficio
centrale, designato all’interno dell’amministrazione doganale di ciascuno Stato
membro, col compito di coordinare le domande di assistenza provenienti da tutto
il territorio comunitario.
Al riguardo il Governo, nelle
more dell’emanazione del provvedimento ministeriale attuativo dell’Ufficio
centrale di coordinamento, accoglie e inoltra direttamente le richieste da e
per gli Organi collaterali esteri.
Capitolo 4
(Politiche per l’impresa)
In tema di servizi di comunicazione elettronica, di radiodiffusione e postali,
la relazione indica i principali temi di dibattito nel corso del 2015. Tra
questi si segnala la possibile revisione della direttiva 2010/13/UE,
sui servizi di media audiovisivi,
anche alla luce della recente sentenza della Corte di giustizia C-347/14.
La
controversia portata all'attenzione della Corte era relativa ad un quotidiano on-line, sul cui sito Internet erano
pubblicati video con servizi editoriali di diversa durata. Interpretando
l’articolo 1, paragrafo 1, lettera a), i), e lettera b), della direttiva, la
Corte ha stabilito che il concetto di "programma" comprende anche la
messa a disposizione, in un sottodominio del sito Internet di un quotidiano, di
filmati di breve durata consistenti in brevi sequenze estratte da notizie
locali, sportive o di intrattenimento. Ha inoltre stabilito che -
nell'individuazione dell'obiettivo principale di un servizio di messa a
disposizione di filmati offerto nell’ambito della versione elettronica di un
quotidiano, rilevante ai fini della definizione di "servizio di media
audiovisivo" - "occorre esaminare se detto servizio abbia in quanto
tale un contenuto ed una funzione autonomi rispetto a quelli dell’attività
giornalistica del gestore del sito Internet in questione, e non costituisca
solamente un complemento inscindibile da tale attività, in particolare per i
legami che l’offerta audiovisiva presenta con l’offerta testuale."
La revisione
potrebbe tradursi nell'estensione del campo di applicazione materiale della
direttiva ai servizi Internet, l'estensione del campo di applicazione
geografico ai fornitori di contenuti di paesi terzi destinati a pubblico
europeo, la revisione delle regole per le comunicazioni commerciali.
Con riferimento
ai servizi postali, si segnalano tra
gli altri i dibattiti sulla raccolta di dati statistici per il mercato dei
pacchi postali UE e lo sviluppo dell'e-commerce.
L'azione a
favore della politica industriale si
è svolta all'interno del Gruppo di alto livello competitività e crescita del
Consiglio.
Istituito
su iniziativa della Presidenza italiana, il gruppo di alto livello svolge
compiti non legislativi nel settore della competitività, occupandosi di: monitorare
lo stato di integrazione del mercato unico; fornire orientamenti sulle azioni
UE in materia di competitività e crescita; promuovere lo scambio di
informazioni e le migliori pratiche; assistere il Consiglio
"Competitività" nel monitoraggio e nell'integrazione della
competitività, specie quella industriale, in tutte le pertinenti iniziative
politiche al livello dell'UE (cd. "mainstreaming"). Il Gruppo si
riunisce a livello di alti rappresentanti degli Stati membri, con la
partecipazione di un rappresentante di alto livello della Commissione.
Proprio la
realizzazione del "mainstreaming" è stata perseguita nelle riunioni
del trio di Presidenza alle quali ha partecipato l'Italia nel corso del 2015.
In particolare, l'Italia si è fatta promotrice di un dibattito a livello
consiliare sul settore siderurgico europeo all'interno della discussione sulle
problematiche delle industrie energivore.
La relazione
riassume quindi le principali misure di
carattere industriale adottate al livello nazionale nel 2015, anche a
seguito degli indirizzi forniti dalla X Commissione permanente della Camera dei
deputati[13]. Tra queste si
ricordano, in estrema sintesi:
1)
il
finanziamento di un credito agevolato alle PMI per acquisto di beni tecnologici
per il periodo 2014-2016;
2)
l'istituzione
di un regime di agevolazione fiscale sui redditi derivanti dalle opere di
ingegno assieme ad un credito di imposta del 25 per cento su investimenti
incrementali in ricerca e sviluppo nel quinquiennio 2015-2019;
3)
la
pubblicazione di un bando del Fondo per la crescita sostenibile, finanziato con
300 milioni di euro per investimenti innovativi, che sostiene progetti di
ricerca e sviluppo di piccola e media dimensione.
In tema di indicazione
di origine dei prodotti, il Governo riferisce:
a)
delle
complesse negoziazioni sulla proposta di regolamento per la sicurezza dei
prodotti di consumo (COM(2013) 78) ed in
particolare sull'art. 7 della proposta, sull'indicazione di origine
obbligatoria per i prodotti non agricoli. Al fine di superare la situazione di
stallo profilatasi in Consiglio, il Governo ha sostenuto l'ipotesi di
compromesso proposta dalla Presidenza lettone in base alla quale l'obbligo di
indicazione di origine avrebbe potuto essere limitato ad alcuni settori
particolarmente sensibili (calzature e ceramica). Gli sforzi italiani sono tesi
ad evitare lo stralcio dell'art. 7;
b)
dell'attuazione
del regolamento (UE)
n. 1169/2011 sulla fornitura di informazioni
sugli alimenti ai consumatori. Al livello europeo hanno avuto luogo discussioni
per la definizione delle linee guida per l'attuazione; al livello nazionale è
stata predisposta la normativa nazionale di trasposizione.
Tra le attività
svolte a beneficio delle micro, piccole
e medie imprese, si cita tra l'altro l'entrata in vigore del decreto-legge
24 gennaio 2015, n. 3, convertito con la legge 24 marzo 2015, n.33. L'art. 4 ha
istituito la categoria delle "PMI innovative", ammettendole alle
agevolazioni già previste per le start-up
innovative. Questa norma è stata citata dalla
Commissione europea come "buona prassi" all'interno del rapporto
2015 Small Business Act - Italia.
Per quel che
concerne la metrologia legale e gli
strumenti di misura, l'anno 2015 è stato caratterizzato dai lavori per il
recepimento delle direttive 2014/31/UE (strumenti per
pesare a funzionamento non automatico) e 2014/32/UE (strumenti di
misura). Il termine per il recepimento è il 19 aprile 2016.
Si segnala che il 19 febbraio
2016 sono stati presentati gli schemi di decreto legislativo per il recepimento
delle due direttive:
1)
atto del Governo n.
272 per la direttiva 2014/31/UE. La
10a Commissione permanente del Senato ha reso in merito parere non
ostativo con osservazione il 22 marzo 2016;
la X Commissione permanente della Camera dei deputati ha reso parere
favorevole il 30 marzo 2016;
2)
atto del Governo n.
273 per la direttiva 2014/32/UE. La
10a Commissione permanente del Senato ha reso in merito parere non
ostativo con osservazioni il 22 marzo 2016; la X Commissione permanente della Camera
dei deputati ha reso parere favorevole con osservazioni il 30 marzo 2016.
In tema di servizi assicurativi
il Governo dà conto dell'iter di
approvazione, ormai nella fase finale, sulla proposta di direttiva
sull'intermediazione assicurativa (COM(2012)
360).
Riferisce quindi del completamento dell'iter di recepimento della direttiva
2009/138/UE con il decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 174.
La direttiva
2009/138/UE (cd.
Solvibilità II) introduce un nuovo regime di vigilanza prudenziale al fine di
tutelare gli utenti del servizio assicurativo.
Infine la relazione
accenna ad alcune proposte di regolamento di natura tecnica il cui iter di
approvazione si è concluso nel corso dell'anno 2015. Si tratta, in particolare
degli atti relativi a:
1)
apparecchi
a gas (COM(2014) 258);
2)
impianti
a fune (COM(2014) 187);
3)
dispositivi
di protezione individuale (COM(2014) 186).
Capitolo 5
(Ricerca, sviluppo tecnologico e spazio)
La relazione dà conto del
considerevole contributo fornito alle attività di ricerca e sviluppo tecnologico promosse in ambito europeo e delle
iniziative attivate dal Governo per
accrescere l'impatto di tali attività sul miglioramento della vita dei
cittadini.
In particolare, nel corso del 2015 è stata garantita la partecipazione
italiana all'ottavo Programma "Horizon 2020" ed è stata assicurata la
gestione della Rete nazionale dei punti di contato (CNP) operante come
sportello di assistenza rivolto alle istituzioni di ricerca, alle università e
alle PMI. Sempre nell'ambito di "Horizon 2020" è stato ottenuto
il finanziamento di diversi progetti a
partecipazione italiana e sono stati lanciati tre nuovi bandi per progetti di
ricerca sul cancro, agricoltura, e valorizzazione delle aree urbane finanziati
mediante lo strumento ERANET Co-fund che garantisce il sostegno a progetti di
ricerca con fondi sia nazionali che comunitari. L'Italia ha inoltre partecipato
a tutte le iniziative nell'ambito dello Strumento di programmazione congiunta (Joint Programming Initiatives-JPI) per
la cooperazione transfrontaliera nel settore della ricerca, contribuendo al
finanziamento di attività di ricerca e sviluppo in materia di ambiente marino e
alimentazione. Tra le iniziative riguardanti l'ambiente marino, la relazione segnala la strategia condivisa per la
crescita sostenibile nei paesi europei del Mediterraneo e la firma, nell'ambito
dell'iniziativa EXPO AQUE-Venezia 2015, di una dichiarazione di intenti dei
Ministri europei della ricerca volta all'implementazione della strategia per la
"Crescita Blu" del Mediterraneo.
Nell'ambito delle Iniziative
tecnologiche congiunte (Joint tecnology
Initiatives - JTI), volte a rafforzare gli orientamenti strategici comuni
in settori cruciali per la crescita e la competitività, il Governo ha
partecipato ad attività di ricerca nei settori dei trasporti, dell'energia,
della salute e dello sviluppo tecnologico. Il Governo ha poi assicurato la
partecipazione al Programma di cooperazione internazionale scientifica e
tecnologica (COST), mirante a ridurre la frammentazione della ricerca
nell'ambito dello Spazio europeo di ricerca (ERA). Il programma è finanziato
attraverso un fondo per il quale nel periodo 2014-2020 sono stati stanziati
1.000.000 di euro, ai quali l'Italia contribuisce con 108.400,00 euro. E' stata
inoltre assicurata la partecipazione alle attività del Comitato per lo Spazio
europeo della Ricerca (ERAC), ed è stato intrapreso un percorso di consultazione
degli stakeholder del sistema
nazionale di ricerca volto alla definizione di una strategia nazionale per la
realizzazione dell'ERA.
Il Governo ha poi svolto un ruolo
attivo nell'ambito del Forum strategico europeo sulle infrastrutture di ricerca
(ESFRI), volto a definire una tabella di marcia per l'individuazione e la
realizzazione di grandi infrastrutture
di ricerca di interesse paneuropeo. Tra esse priorità è stata data ad ELIXIR,
la rete bioinformatica per le scienze della vita, di cui l'Italia è divenuta
membro.
Il Governo ha poi definito la Strategia nazionale per la ricerca e l'innovazione (SNR&I), che, in
linea con gli indirizzi formulati dall'Ue, funge da filo conduttore per la
scelta delle priorità da realizzare da parte dell'Amministrazione centrale e
delle regioni, evitando la frammentazione delle azioni. La Strategia definisce
interventi puntuali in materia di sviluppo sostenibile, incremento della
produttività e della competitività del sistema produttivo, la ricerca e
l'innovazione industriale delle imprese, da realizzare mediante strumenti
finanziari con una elevata componente innovativa.
Nel 2015 è stato poi approvato il
Programma Operativo Nazionale
"Ricerca e innovazione 2014-2020" rivolto all'intero territorio
meridionale, finanziato con i fondi strutturali con una dotazione di circa
1.300 milioni di euro.
In materia di finanziamenti il Governo ha avviato la messa a punto
di strumenti finanziari in grado di fare leva su risorse pubbliche e private
per la realizzazione di grandi progetti di innovazione industriale relativi a
cinque driver di crescita: industria integralmente ecologica; salute, benessere
e sicurezza delle persone; agenda digitale italiana e smart communities; creatività e patrimonio culturale, aeorospazio.
Per quanto riguarda le iniziative
di settore, il Governo si è impegnato nell'implementazione del Regolamento
Reach[14]
relativo alla registrazione delle sostanze chimiche coordinando gli strumenti
di assistenza alle imprese, tra cui l'helpdesk
nazionale e la rete di sportelli territoriali facenti capo alla Rete europea
Enterprise Europe network.
La relazione illustra inoltre le
attività del Governo nel settore della
ricerca spaziale, dando conto della partecipazione ai processi decisionali
europei e dell'attivazione, presso la Presidenza del Consiglio, di una Cabina
di regia Spazio per la definizione della politica nazionale nel settore
spaziale sulla base del "Piano Strategico Space Economy", che
presenta lo stato dell'arte e le prospettive dei programmi spaziali europei.
Il Governo ha continuato ad
impegnarsi nell'ambito delle relazioni di collaborazione tra l'UE e l'Agenzia
spaziale europea (ESA), con riferimento alla modifica dell'accordo esistente
sulla base dell'esperienza acquisita dall'Ue nei programmi di navigazione
satellitare "Galileo" e "Copernicus", ai quali il Governo
continua a partecipare. Nel dicembre 2015 nell'ambito del programma Copernicus
è stato firmato a Roma un contratto per realizzazione di nuove sentinelle
(Sentinel 1C e 1D), interamente finanziate dall'UE, alla cui realizzazione
partecipa anche l'industria italiana. Inoltre, l'Italia partecipa al quadro di
sostegno alla Sorveglianza dello Spazio e al Tracciamento (SST), istituito nel
2014[15],
facendo parte, da giugno 2015 del Consorzio di Stati volto al coordinamento
delle attività operative tra cui il rilevamento e l'elaborazione dati. Il
Quadro di sostegno mira a valutare e ridurre i rischi di collisioni per le
operazioni in orbita o per il lancio di veicoli spaziali e a impedire la
proliferazione di detriti spaziali.
Infine, la relazione dà conto
delle iniziative nel campo dello sviluppo di tecnologie innovative e abilitanti
promosse dall'Italia. In particolare, sono state analizzate le possibili
applicazioni delle nanotecnologie ai sistemi di trasporto spaziale, per
valutare la creazione di infrastrutture preliminari per la costruzione di un
network integrato per la telemedicina. L'Italia ha inoltre promosso un'attività
di ricerca sull'Osservazione della terra, volta ad analizzare i fenomeni
naturali e i processi che li governano, consolidando così una presenza di primo
piano a livello mondiale. Attraverso l'ASI (Agenzia Spaziale Italiana),
infatti, l'Italia è divenuta leader mondiale nell'osservazione della terra con
satelliti radar, grazie alla realizzazione della costellazione COSMO-SkyMed,
fortemente incoraggiata e finanziata a livello nazionale dal Ministero
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sia attraverso il Fondo ordinario
per il funzionamento degli enti pubblici di ricerca (FOE) sia con un capitolo
specifico ad hoc destinato al
finanziamento dei programmi spaziali strategici nazionali in corso di
svolgimento.
Capitolo 6
(Agenda digitale europea e l’Italia)
Il documento riporta le principali
iniziative del Governo relative all’attuazione
dell’Agenda digitale europea. Si dà in particolare conto dell’approvazione
della Strategia per la banda ultra larga e della Strategia per la crescita
digitale (3 marzo 2015). Nel quadro delineato da tali documenti programmatici
l’Italia ha posto in essere i seguenti interventi:
- attuazione di quanto previsto dalla direttiva 2010/45/UE in tema di fatturazione elettronica. Si segnala che si è proceduto alla ricezione di più di 20 milioni di fatture, con un margine di errore inferiore al 10 per cento (dati al mese di novembre 2015);
- rilascio nel mese di giugno, da parte dell’Agenzia per l’Italia Digitale, della nuova versione del sito dati.gov.it, il portale degli open data della pubblica amministrazione italiana;
- emanazione, il 28 luglio 2015, da parte dell’Agenzia per l’Italia Digitale dei regolamenti SPID, con cui il Sistema Pubblico di Identità Digitale di cittadini e imprese (SPID) è entrato nella sua fase attuativa;
- emanazione, nel mese di ottobre 2015, delle nuove specifiche attuative delle linee guida per i pagamenti elettronici. È inoltre proseguito il percorso di adesione da parte delle amministrazioni pubbliche al sistema “PagoPA”;
- pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DPCM n. 178 del 29 settembre 2015 recante “Regolamento in materia di Fascicolo Sanitario Elettronico”(e-Health);
- presentazione, il 21 novembre 2015, delle Linee Guida di design per i siti web della pubblica amministrazione, con indicazioni e strumenti per la creazione di siti web che possano supportare il percorso di digitalizzazione della PA;
- pubblicazione, nel mese di dicembre 2015, della versione 1.0 di GeoDCAT-AP (Geo Data Catalogue vocabulary – Application), l'estensione del profilo europeo DCAT-AP per la descrizione di set di dati geospaziali e dei relativi servizi.
Il Governo riferisce la propria
partecipazione alle principali iniziative europee nel campo della modernizzazione del settore pubblico
nel corso del 2015, sottolineando:
- il contributo dell’Italia al processo di rilancio della rete EUPAN (European Public Administration Network/ Rete europea della pubblica amministrazione), con particolare riferimento al semestre italiano di Presidenza EUPAN. L’anno 2015 si è chiuso con l’approvazione di nuove linee guida per il funzionamento della rete;
- il sostegno dell’Italia all’Istituto europeo di pubblica amministrazione (EIPA – European Institute of Public Administration), che eroga formazione per le amministrazioni degli Stati membri e organizza un premio biennale per le amministrazioni;
- la partecipazione, tramite il Dipartimento della funzione pubblica, all’EUPAE – European Public Administration Employers, l’organizzazione europea dei datori di lavori delle pubbliche amministrazioni. Nel corso del 2015 è stato approvato un Accordo vincolante sui diritti di informazione e consultazione dei dipendenti delle amministrazioni dei governi centrali.
Il Governo si è inoltre impegnato
nel sostegno alla mobilità
internazionale ed europea dei funzionari pubblici italiani, assicurando, in
particolare, il rilascio delle autorizzazioni al
collocamento fuori ruolo dei dipendenti pubblici ai sensi della L. 1114/62 (al
31 dicembre 2015 risultavano collocati fuori ruolo in base a tale disciplina
360 unità circa, buona parte delle quali presso istituzioni europee). Inoltre,
in seguito all’entrata in vigore del D.P.C.M. 184/2014 (relativo ai distacchi
di personale della pubblica amministrazione presso l'Unione Europea, le
organizzazioni internazionali o Stati esteri) sono state definite le strategie
di migliore distribuzione dei funzionari pubblici italiani presso le
Istituzioni UE. Lo stesso D.P.C.M. ha favorito l’utilizzo delle professionalità
acquisite dai distaccati italiani al momento del rientro, avviando
contestualmente una banca dati alla quale le Amministrazioni accederanno per
acquisire informazioni e avvalersi del personale.
In relazione alle politiche
europee di semplificazione normativa
ed amministrativa, il Governo sostiene le iniziative del cd.
“pacchetto better regulation”,
presentato dalla Commissione europea a maggio 2015, che contiene misure volte
ad aumentare la trasparenza del processo decisionale comunitario, migliorare la
qualità della nuova legislazione e promuovere una revisione regolare e costante
della legislazione esistente, affinché le politiche europee raggiungano gli
obiettivi prefissati nel modo più efficiente ed efficace. Il ruolo svolto dagli
Stati membri, tra cui l’Italia, è risultato strategico nel contesto
dell’Accordo siglato a dicembre 2015 tra Consiglio, Parlamento e Commissione
“Legiferare meglio”, teso a garantire che gli atti legislativi dell’UE siano
più semplici e chiari.
Il Governo riferisce inoltre di
aver sostenuto il potenziamento della piattaforma REFIT – Regulatory Fitness and Performance Programme/Programma di controllo
dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione, istituita al fine di
verificare che la legislazione europea risponda allo scopo per la quale è stata
introdotta e produca i risultati attesi.
Il Governo ha sottoscritto,
insieme a numerosi altri Stati membri, una lettera indirizzata al Vice
Presidente della Commissione europea, in cui viene evidenziata la necessità di
stabilire una serie di obiettivi di riduzione degli oneri regolatori in settori
specifici. Ha inoltre proseguito la collaborazione a livello UE attraverso la
partecipazione alle riunioni dei gruppi di lavoro sulla better regulation.
Nell'ambito delle politiche in
materia di uso efficiente delle risorse
e rifiuti, il Governo ha conferito particolare importanza al tema dell'economia circolare, monitorando la
preparazione della nuova proposta di revisione del "Pacchetto
rifiuti", a seguito del ritiro del primo pacchetto sull'economia circolare
presentato nel 2014. Al fine di rappresentare le istanze italiane già in questa
fase, nell'ambito del dibattito informale sulla proposta ha organizzato nel
maggio 2015 un incontro con alcuni Paesi europei per avviare un confronto sui
contenuti del nuovo pacchetto e per rivolgere alla Commissione europea un
appello comune volto ad un coinvolgimento più trasparente degli Stati membri
nel processo preparatorio. Inoltre, sia durante il semestre di presidenza
italiana che dopo, il Governo si è impegnato attivamente per il riconoscimento
delle potenzialità economiche delle politiche ambientali e per l'inserimento
dell'economia circolare tra le priorità della Commissione europea per il 2016.
Nel rappresentare ad essa le proprie priorità e nel sostenere il legame tra
l'economia circolare e crescita e occupazione, il Governo ha tenuto conto anche
degli indirizzi formulati del Senato[16].
Ha partecipato inoltre alla
dodicesima Conferenza delle parti della Convenzione di Basilea (COP12) sul
confronto dei movimenti trasfrontalieri dei rifiuti pericolosi, tenutasi a
maggio 2015, presentando la propria posizione negoziale.
Per quanto concerne le politiche
in materia di aria, l'azione del Governo si è
concentrata sulla partecipazione ai negoziati sulla proposta di direttiva sui
medi impianti di combustione, su cui era stato adottato un approccio generale
durante la presidenza italiana che è stato confermato per la quasi totalità nel
testo definitivo adottato in prima lettura nel giugno 2015[17]. Il Governo, inoltre, ha contribuito
attivamente al negoziato sulla proposta di revisione della direttiva NEC in
materia di limiti nazionali di emissione per alcuni inquinanti[18]
- su cui è stato raggiunto un orientamento generale nel dicembre 2015 -
ottenendo per l'Italia obiettivi di riduzione che, seppur ambiziosi, risultano
raggiungibili.
Il Governo, nell'ambito delle
politiche per la salvaguardia del suolo,
ha partecipato all'Expert Group on Soil istituito
dalla Commissione europea al fine di avviare un confronto in vista della
preparazione di una futura proposta legislativa.
Relativamente alle politiche in
materia di clima, il Governo si è
concentrato sulle iniziative della Commissione europea volte a dare attuazione
al Quadro 2030 per il clima e l'energia adottato nell'ottobre 2014. Tra esse la modifica del sistema europeo di scambio quote di emissione di gas e
effetto serra (ETS)[19],
nell'ambito della quale il Governo ha sostenuto il rafforzamento del sistema
anche mediante l'istituzione di una riserva stabilizzatrice di mercato e la sua
entrata in funzione anticipata.
Nel dare conto di ciò la relazione afferma che
"il Governo italiano, anche su indicazione del Parlamento (13a Commissione
Senato, Doc XVIII n. 98, approvata il 14/10/2015), ha sostenuto l'entrata
in funzione anticipata della riserva". Da una lettura del documento citato
tale indicazione non risulterebbe espressa, lasciando presupporre una diversità
di fonte.
Il
Governo ha partecipato attivamente alla fase negoziale iniziale relativa alla
presentazione della proposta e della valutazione di impatto da parte della
Commissione europea, chiedendo e ottenendo alcuni chiarimenti tecnici. Nella
successiva fase negoziale terrà conto degli
indirizzi specifici formulati sia dal Senato che dalla Camera dei
deputati[20].
A tale proposito la relazione cita la Risoluzione
del Senato DOC XVIII, n. 92, e non fa riferimento invece alla Risoluzione DOC
XVIII, n. 98 approvata dalla 13a Commissione del Senato sulla proposta.
Per quanto riguarda i settori non
regolati dal sistema ETS il Governo ha partecipato a due consultazioni
pubbliche volte alla preparazione di una proposta legislativa attesa per la
prima metà del 2016. In materia di cambiamenti
climatici il Governo ha sostenuto la proposta di emendamento del Protocollo
di Montreal per la riduzione della produzione e del consumo di
idroflorocarburi. Il Governo ha poi
partecipato alla Conferenza di Parigi
sul clima, contribuendo ai negoziati internazionali per la definizione
dell'Accordo adottato nel dicembre 2015. Anche in questo caso il Governo ha
tenuto conto della posizione espressa dal Senato[21]
sostenendo l'importanza di un impegno a livello globale e non circoscritto alla
sola azione dell'Unione europea. Per quanto riguarda le politiche per lo sviluppo sostenibile e la biodiversità il Governo ha preso parte
ai processi originati dalla Conferenza RIO+20 del 2012, partecipando alla
riunione del Foro Politico di alto livello sullo sviluppo sostenibile svolto
sotto l'egida dell'ECOSOC (Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite)
ed ha seguito il processo negoziale intergovernativo per l'Agenda post 2015,
conclusosi con l'approvazione nel settembre 2015 a New York dell'Agenda 2030
per lo sviluppo. In questo contesto ha svolto un ruolo primario nell'ambito del
Consiglio UE per il consolidamento delle posizioni negoziali da rappresentare
in sede internazionale. Ha inoltre partecipato alla terza Conferenza delle
Nazioni Unite sul finanziamento allo sviluppo svoltasi ad Addis Abeba nel
luglio 2015 sostenendo l'importanza di un'Agenda ambiziosa e confermando il
proprio impegno a cooperare con i piccoli stati insulari in via di sviluppo (SDS- Small Island developing countries).
La relazione illustra le attività
del Governo nell'ambito della realizzazione
dell'Unione dell'energia. In particolare, in seno al Consiglio Trasporti,
telecomunicazioni ed energia (TTE) il Governo è stato impegnato
nell'individuazione di un sistema di Governance
adeguato, efficiente e trasparente, basato sulla semplificazione,
sulla riduzione degli oneri amministrativi e su regole chiare, secondo gli
indirizzi espressi dalla Camera dei deputati e dal Senato[22].
Il sistema di Governance è stato
approvato dal Consiglio TTE nel novembre 2015[23].
In quella stessa data è stato approvato anche l'orientamento generale sulla
proposta di regolamento sull'etichettatura energetica[24].
Il testo, accolto con favore dalla delegazione italiana, è in linea con le
raccomandazioni fornite anche in questo caso dal Parlamento[25].
Inoltre, in vista della revisione del
Regolamento sulla sicurezza degli
approvvigionamenti del gas[26],
il Governo ha partecipato alla Consultazione pubblica indetta dalla Commissione
europea, facendo rilevare il limite costituito dalle infrastrutture fisiche per
l'importazione e il fatto che solo un numero limitato di importatori è in grado
di utilizzarle, a discapito della liquidità dei mercati regionali. Il Governo
ha sottolineato l'esigenza di indicare ex
ante le misure di solidarietà da attuare nei casi di emergenza, sulla base
di analisi dei rischi condotte a livello regionale e tenendo conto della
condizione fisica delle reti di gas. Per quanto concerne le infrastrutture, il
Governo ha sostenuto che l'obiettivo del 10% di
interconnessioni elettriche al 2030 non debba essere unico per tutti gli
Stati membri, in ragione delle diversità geografiche e socio-economiche.
Il Governo ha inoltre partecipato
al dibattito sull'attuazione della strategia
di sicurezza energetica[27],
nell'ambito del quale ha sostenuto lo sviluppo di un mercato globale del GNL e
la necessità che l'UE orienti l'azione esterna e la politica di vicinato
tenendo conto dell'esigenza di diversificazione delle forniture, concentrandosi
sui rapporti con i Paesi extra UE. Infine, ha sostenuto che in materia di
sicurezza energetica ogni Stato membro debba essere libero di costruire il
proprio insieme di politiche.
Il Governo riferisce sulle
proprie attività nel corso del 2015, nei vari settori del trasporto aereo, del
trasporto stradale, del trasporto ferroviario e del trasporto marittimo,
sottolineando:
per il
trasporto aereo:
la preparazione della c.d. Strategia per l’Aviazione per l’Europa, che è stata l’attività principale del 2015
e caratterizzerà l’attività negoziale delle istituzioni europee dai primi mesi
del 2016, in quanto porterà all’adozione di una serie di atti tra cui la
revisione del Regolamento n. 868/2004 e le linee guida per la interpretazione
delle disposizioni relative a proprietà e controllo dei vettori UE . A livello
interno la Strategia affronta il problema della congestione nei cieli e negli
aeroporti e sottolinea l'esigenza di procedere nei negoziati Cielo Unico
Europeo II-plus e bande orarie (bloccati dalla disputa fra Spagna e Regno
Unito, circa la sovranità territoriale sull’area in cui sorge l’aeroporto di
Gibilterra) e per il migliore utilizzo degli aeroporti regionali. Ulteriori
approfondimenti saranno svolti in merito ad alcune rilevanti problematiche
rimaste irrisolte in materia di diritti dei passeggeri, quali le soglie per la
compensazione, il risarcimento in caso di voli in coincidenza, le circostanze
straordinarie e le carenze impreviste di sicurezza.
per il trasporto stradale:
l’adozione
di numerosi provvedimenti in settori ritenuti dall’Italia prioritari tra cui:
-
in tema di sicurezza stradale la
Direttiva 2015/413/UE in materia di scambio transfrontaliero di informazioni
sulle infrazioni in materia di sicurezza stradale e il Regolamento UE n.
2015/758 relativo ai requisiti di omologazione per lo sviluppo del sistema e-call di bordo basato sul servizio 112;
-
il Regolamento delegato (UE)
2015/962 in materia di mobilità intelligente, relativo alla predisposizione nel
territorio della UE di servizi di informazione sul traffico in tempo reale.
Sono in corso inoltre negoziati
su alcuni provvedimenti volti a ridurre l’impatto del settore sull’ambiente tra
cui proposta di Regolamento sulla riduzione delle emissioni inquinanti dei
veicoli ((COM) 2014/0012).
per il trasporto
ferroviario:
sono
in corso di esame, nell’ambito del Gruppo Trasporti Terrestri del Consiglio europeo,
le proposte normative della Commissione europea che costituiscono il cosiddetto
“quarto pacchetto ferroviario”, un sistema integrato di norme per migliorare i
servizi ferroviari UE da più punti di vista: le proposte di direttiva dell’interoperabilità dei sistemi
ferroviari, e sulla sicurezza ferroviaria ed il regolamento dell’agenzia
europea per le ferrovie (ERA). Questi tre provvedimenti costituiscono il c.d.
“pilastro tecnico”.
Vi sono poi i provvedimenti del
c.d. Pilastro politico, relativo agli aspetti di mercato, che comprendono le
proposte sulla separazione contabile, la trasparenza finanziaria del gestore,
gli obblighi di servizio pubblico e la liberalizzazione del mercato
ferroviario, tra cui la proposta di modifica del regolamento 1370/2007 (PSO – Pubblic
Service Obligations) sull'apertura del mercato dei servizi di trasporto
ferroviario nazionale e locale di passeggeri anche mediante apposita previsione
di gare per l’affidamento dei servizi pubblici, che mira alla creazione di
condizioni trasparenti e non discriminatorie per l’accesso di nuovi operatori e
la modifica della direttiva “governance” 2012/34/UE, che mira
all’apertura del mercato domestico del trasporto passeggeri e al rafforzamento
della governance del gestore della rete.
Nel corso del 2015 sono stati
realizzati progressi sul IV Pacchetto ferroviario e il 10 dicembre 2015 il
Consiglio ha adottato la sua posizione in prima lettura su tutti e tre i
progetti di direttive che costituiscono il c.d. “Pilastro tecnico. La
Presidenza Lussemburghese ha incentrato i suoi lavori più sul Pilastro
politico, al fine di mantenere l’unitarietà del IV Pacchetto come sostenuto da
alcuni stati, fra i quali l’Italia. Per il 2016 si tratta di trovare l’intesa
in particolare con il Parlamento europeo, al fine di giungere quanto prima ad
una condivisione degli articolati, con proposte di compromesso accettabili da
tutte le parti in causa, sui due dossier OSP (Obblighi di Servizio Pubblico) e Governance.
per il trasporto marittimo:
nel settore portuale il governo italiano ha seguito e
continuerà a seguire nel 2016, la proposta di Regolamento sull’accesso al
mercato dei servizi portuali e la trasparenza finanziaria dei porti ed in
particolare il tema della clausola sociale prevista come obbligatoria, per la
sua incidenza negativa sulle procedure di affidamento del servizio di rimorchio
nei porti nazionali.
Il Governo ha poi partecipato
alle attività di cui al “Pacchetto Naiades 2”, il secondo programma d’azione
europeo per promuovere il trasporto merci sulle vie navigabili d’Europa.
Con il decreto legislativo 29
luglio 2015 n. 129 è stata attribuita alla Autorità per i trasporti la
competenza ad applicare le sanzioni previste in caso di violazione del
regolamento 1177/2010 sui diritti dei passeggeri, anche a mobilità ridotta, via
mare e nelle vie navigabili interne.
L’Italia sta inoltre seguendo
l’evoluzione della Politica marittima integrata dell’Unione, avviata cinque
anni fa, che prevede un approccio più coordinato tra le questioni marittime nei
diversi settori interessati, ad esempio la questione della crescita economica
basata su diversi settori marittimi. Altre attività hanno riguardato il Sistema
comunitario di allerta rapido per prodotti pericolosi RAPEX (Rapid Alert
System for non-food dangerous products), tramite il quale le Autorità
nazionali degli Stati membri notificano alla Commissione europea i prodotti che
rappresentano un rischio grave per la sicurezza dei consumatori.
Capitolo 11
(Agricoltura e pesca)
In materia di agricoltura, la relazione si sofferma
in primo luogo sugli adempimenti normativi per l'attuazione dei regolamenti di
riforma della PAC, con particolare riferimento all'applicazione del nuovo
regime di pagamenti diretti avviato con la presentazione della domanda unica
2015. Il Governo ha inoltre acquisito l'orientamento favorevole della IX
Commissione del Senato (Doc.
XVIII n. 89) sulla
proposta di regolamento che fissa il tasso di adattamento dei pagamenti diretti
(COM
(2015) 141) e
assicurato la partecipazione al processo di definizione della legislazione
europea su questioni orizzontali all'interno dell'OCM unica e al processo di
semplificazione, tenendo in considerazione gli impegni assunti in sede
parlamentare nazionale e in particolare le risoluzioni conclusive in
Commissione agricoltura della Camera dei deputati n. 7-00373
del 16 ottobre 2014 e n. 8-00056
del 15 maggio 2014.
Per quanto concerne i singoli
settori, si segnalano in particolare:
-
Per il settore zootecnico, le misure di sostegno al mercato avicolo a
seguito di taluni casi di influenza aviaria, e di gestione dell'ammasso privato
di carni suine; l'approvazione, nell'ambito del Programma nazionale di sviluppo
rurale, di una misura specifica per la tutela della biodiversità animale;
l'adozione di un piano di gestione degli allevamenti bovini iscritti al libro
genealogico delle cinque razze italiane da carne; la predisposizione di un
decreto ministeriale che, nel quadro del regolamento
(UE) n. 653/2014,
soppressivo del sistema di etichettatura facoltativo e istitutivo di
un'etichettatura facoltativa delle carni, consente di riportare in etichetta
informazioni diverse da quelle obbligatorie e considerate ad alto valore
aggiunto;
-
Per il settore lattiero-caseario, oltre a garantire la gestione della
complessa fase di conclusione del regime delle quote latte - con particolare
riferimento alle problematiche legate al superamento della quota nazionale
nella campagna 2014-2015 -, il Governo ha dato attuazione al programma europeo
"Latte nelle scuole" e al regime temporaneo di aiuto all'ammasso
privato per taluni formaggi, e ha difeso l'impianto normativo nazionale sul
divieto di utilizzo di latte concentrato o in polvere nei prodotti
lattiero-caseari, oggetto di una procedura di infrazione;
-
Per il settore cerealicolo-saccarifero, i provvedimenti relativi agli
impegni sottoscritti in ambito G20 sulla istituzione del sistema AMIS,
finalizzato a rafforzare la collaborazione tra i maggiori paesi produttori e
definire la disponibilità di stock di cereali e soia da notificare annualmente
alla Commissione europea;
-
Per il settore oleario, i programmi di sostegno volti al miglioramento
della qualità e della tracciabilità degli oli di oliva, oltre a una serie di altre azioni a tutela della qualità e di
una corretta informazione dei consumatori.
La relazione si sofferma quindi:
-
Sullo sviluppo rurale, sottolineando le intense attività a supporto delle
autorità di gestione regionali nella fase di chiusura della programmazione
2007-2013 e sull'approvazione del programma nazionale per il 2014-2020 (decisione
C (2015) 8312), per
un importo complessivo di 2 miliardi e 100 milioni, dedicati alla gestione del
rischio in agricoltura, alle infrastrutture irrigue e alla biodiversità
animale;
-
Sulle agro-energie, dove l'impegno, in attuazione della direttiva
n. 28/2009 sulle
energie rinnovabili e del pacchetto clima-energia 2030, si è concentrato
sull'incremento dell'efficienza energetica nel settore primario e sulla
diffusione e razionalizzazione delle fonti agricole rinnovabili;
-
Sui meccanismi di monitoraggio
delle emissioni del settore agricolo,
dove, in applicazione del regolamento
n. 525/2013, il
Governo ha lavorato alla definizione degli obiettivi regionali in materia di
fonti rinnovabili e delle modalità di gestione dei casi di mancato
raggiungimento degli stessi (cd. Burden
sharing);
-
Sugli OGM, per i quali viene data evidenza all'emanazione, al termine di
negoziati coordinati dalla Presidenza italiana, della direttiva
2015/412/UE, la
quale consente agli Stati membri la possibilità di limitare o vietare la
coltivazione nel proprio territorio degli OGM autorizzati ai sensi del regolamento
(CE) n. 1829/2003 o
della direttiva
2001/18/CE, e
detta misure transitorie per l'applicazione di limitazioni o del divieto per
gli OGM autorizzati, in corso di autorizzazione o di rinnovo
dell'autorizzazione prima del 2 aprile 2015.
Una
parte consistente del capitolo relativo all'agricoltura è dedicata al settore dei prodotti di qualità. Il
Governo ha profuso un impegno significativo sia all'adozione dei regolamenti
delegati e di esecuzione del regolamento
n. 1308/2013 - cd.
"regolamento OCM unica" - in materia di protezione delle DOP e delle
IGP dei vini, sia a livello di accordi bilaterali, regionali e plurilaterali,
al fine di garantire, ove possibile, un riconoscimento delle indicazioni
geografiche e la massima tutela da fenomeni di contraffazione e pirateria.
L'Italia ha visto riconosciute 7
denominazioni (DOP/IGP) nell'ambito dei prodotti agroalimentari a denominazione
d'origine e sono state registrate 15 modifiche dei disciplinari di produzione
di denominazioni già esistenti, nonché 45 per vini DOP e IGP.
È stata inoltre avviata la
predisposizione del decreto recante le condizioni di utilizzo dell'indicazione
facoltativa di qualità "prodotto di montagna", in applicazione del regolamento
n. 1151/2012
Il Governo ha infine profuso un
particolare impegno nell'esame della proposta di riforma del settore dell'agricoltura biologica (COM
(2014) 180), per
il quale i negoziati, dopo una lunga fase di stallo, hanno ripreso slancio, con
il raggiungimento di un accordo politico a giugno all'interno del Consiglio
agricoltura e l'approvazione con emendamenti del Parlamento europeo nella
sessione di ottobre.
La relazione si sofferma infine
sul tema dei controlli ufficiali,
sottolineando come, in tema di verifica delal conformità dei prodotti
alimentari siano stati segnalati 102 casi di abusi di indicazioni geografiche
protette a carico di 16 prodotti, nonché 550 casi alle piattaforme web Alibaba
e E-bay a tutela delle produzioni di qualità. Le procedure concluse con
successo, vale a dire con la rimozione dal web del prodotto irregolare o con il
ritiro del prodotto dal mercato, sono state più del 70% del totale.
Sono stati effettuati inoltre
circa 7000 controlli - anche da parte del Corpo forestale dello Stato,
culminati nell'accertamento di 194 reati, la denuncia di 266 persone,
l'irrogazione di oltre 1200 sanzioni amministrative per un valore di quasi due
miliardi e il sequestro di 85 tonnellate di prodotti e 5523 ettolitri di
bevande, per un valore presunto di circa 4,5 miliardi di euro.
Per quanto concerne il settore
della Pesca, l'attività del Governo
si è concentrata in primo luogo sulle riforme della Politica comune (PCP), a
partire dal regolamento cd. "omnibus" (n.
812 del 20 maggio 2015), che ha
richiesto una serie di interventi di riallineamento del quadro normativo
nazionale. Il Governo ha inoltre esaminato e discusso varie proposte di
regolamenti concernenti le misure tecniche e di gestione della pesca, e ha
partecipato a negoziati e rinnovi di protocolli di accordi tra Unione europea e
Paesi terzi.
Informazioni più dettagliate sono
fornite, tra l'altro, per quanto
concerne la proposta di regolamento relativa alle misure di gestione e
conservazione delle specie di acque profonde (giunta a un testo di compromesso
da parte della Presidenza di turno), e la proposta di regolamento recante la
trasposizione nel diritto dell'Unione delle raccomandazioni approvate in seno
alla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM), nonché sulla
proposta sui contingenti tariffari a favore del mercato unionale, che
stabilisce il quantitativo di specie ittiche da immettere sul mercato per
consentire un pù regolare approvvigionamento delle industrie.
Con specifico riferimento alla risoluzione
- Doc.
XVIII n. 85 -
approvata il 21 gennaio 2015 dalla IX Commissione del Senato e relativa a una
consultazione sulle possibilità di pesca nel 2015, il Governo ha avviato le
procedure per individuare le specie target che identificano le attività di
pesca, in previsione dell'obbligo di
sbarco che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2017, in ottemperanza a quanto
previsto dal regolamento
n. 1380/2013.
Particolare rilievo è infine
dato, nella relazione:
-
Alla ricerca scientifica nel settore della pesca marittima e
dell'acquacoltura, preziosa per perseguire gli obiettivi di sostenibilità del
settore, anche in ottemperanza a tutte le indicazioni comunitarie che
richiedono supporto scientifico e programmazione (Piani di gestione)
impossibili da predisporre senza basi scientifiche formalmente riconosciute
dagli organi scientifici europei;
-
All'approvazione, da parte della
Commissione, del programma operativo
nazionale unico per il FEAMP (con decisione n. C(2015)8452),
nel quale è prevista l'attivazione di tutte le priorità UE individuate
dall'art. 6 del regolamento
n. 508/2014, e in
particolare la promozione di una pesca e di un'acquacoltura sostenibili e
dell'attuazione della PCP, l'aumento dell'occupazione e della coesione
territoriale, misure per favorire la commercializzazione e la trasformazione e
a sostegno delle PMI di settore. In allegato al PON pesca è stato inoltre
presentato alla Commissione europea un piano
d'azione per lo sviluppo, la competitività e la sostenibilità della pesca
costiera artigianale, con interventi finalizzati alla difesa dell'occupazione,
al ricambio generazionale, alla salvaguardia delle tradizioni locali nonché
allo start-up di nuove imprese;
-
Allo svolgimento a Milano, nel
maggio 2015, della riunione plenaria della Commissione
generale per la pesca nel Mediterraneo (GFCM), in occasione della quale è
stata istituita una task force incaricata di sviluppare una "strategia per
lo sviluppo sostenibile dell'acquacoltura nel Mediterraneo e nel Mar Nero"
e sono state approvate due raccomandazioni che prevedono l'istituzione di altrettanti
piani di gestione, relativi alla pesca dei piccoli pelagici nell'Adriatico e le
attività di pesca delle specie demersali nel Canale di Sicilia.
Capitolo 12
(Politiche di coesione)
In materia di politiche di coesione, la relazione
evidenzia come nel corso del 2015 siano stati completati i lavori di
definizione della legislazione secondaria in attuazione dei Regolamenti sui
fondi strutturali e di investimento 2014-2020, e dà conto delle riunioni
organizzate dalle presidenze lettone e lussemburghese per discutere aspetti
rilevanti del nuovo ciclo di programmazione (contributo della politica di
coesione a un'economia a basse emissioni di carbonio; valore aggiunto della
cooperazione territoriale europea; priorità degli Stati membri in tema di
semplificazione delle regole di accesso ai fondi e di utilizzo degli stessi).
Ricorda altresì come nel gennaio
del 2015 la Commissione europea abbia adottato la comunicazione "Sfruttare al meglio la flessibilità
consentita dalle norme vigenti del Patto di stabilità e crescita" (COM
(2015) 12), nella quale vengono ribadite
le condizioni in base alle quali gli Stati membri non soggetti al braccio
correttivo del Patto di stabilità possono beneficiare della "clausola di
investimento". Proprio in base ai contenuti chiarificatori della
comunicazione, l'Italia ha richiesto, con il Documento programmatico di
bilancio presentato lo scorso ottobre, l'attivazione della clausola per gli investimenti pubblici, con deviazione temporanea
dal percorso di convergenza verso l'Obiettivo di medio periodo di 0,3 punti
percentuali del PIL, pari a 5,1 miliardi (corrispondenti a investimenti per
11,3 miliardi). Tale flessibilità è volta a facilitare il cofinanziamento nazionale di programmi e progetti finanziati dall'UE,
che, per 2,2 miliardi di euro, riguarda i programmi dei Fondi strutturali.
Per quanto concerne i negoziati con la Commissione europea per il
completamento della programmazione 2014-2020, essi si sono sostanzialmente
conclusi con l'adozione di 51 programmi operativi (12 nazionali - PON - e 39
regionali - POR, di cui tre pluri-fondo delle regioni Calabria, Puglia e
Molise). Il Governo inoltre, dando seguito a una specifica sollecitazione
rivolta dalla Commissione agli Stati membri, ha predisposto un programma
apposito per le PMI, dotato di 100 milioni di risorse comunitarie a valere sul
FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale).
Con il completamento della
programmazione FESR e FSE (Fondo sociale europeo), sono disponibili risorse complessive per 51,7 miliardi,
di cui 31,6 di risorse comunitarie. Nel corso del processo, anche in
accoglimento della risoluzione
S.7/00150, approvata dalla 14a
Commissione del Senato il 18 dicembre 2014, è stata riservata particolare
attenzione alla verifica sull'attuazione dei Piani d'azione previsti
dall'Accordo di partenariato per il soddisfacimento delle condizionalità ex ante (previsti dall'art. 19 del Regolamento
UE n. 1303/2013):
verifica che ha comportato la revisione di alcuni Piani già definiti, in
accordo con la Commissione. In proposito, sono stati recentemente trasmessi
alla Commissione europea la Strategia nazionale di specializzazione
intelligente e l'allegato infrastrutture, che dovrebbero soddisfare le
condizionalità previste sui temi della ricerca e innovazione e delle
infrastrutture di trasporto.
Nel 2015 è stata inoltre
completata la pianificazione dei programmi dell'Obiettivo cooperazione territoriale europea (CTE): l'Italia
partecipa a 19 di questi programmi, per un totale di risorse assegnate pari a
1,136 miliardi.
Per quanto concerne il precedente
periodo di programmazione 2007-2013,
sono proseguite anche nel 2015 le attività di accelerazione della spesa sia attraverso un'intensificazione
dell'azione delle Task Force operanti in tre regioni dell'obiettivo
convergenza, sia con l'adozione di ulteriori decisioni di riduzione del
cofinanziamento nazionale in favore di azioni coerenti con quelle previste
nell'ambito del Piano di azione coesione, per un ammontare di 980 milioni di
euro circa. Tali misure hanno consentito di raggiungere buoni risultati in
termini di utilizzo delle risorse, in vista della certificazione finale delle spese, che andrà presentata entro marzo
2017, data in cui sarà possibile trarre un bilancio definitivo del ciclo di
programmazione.
Alla data del 31 dicembre 2015, e
a fronte di una dotazione complessiva di 45,8 miliardi, i Programmi operativi degli Obiettivi convergenza e competitività hanno
certificato alla Commissione spese per un totale di 36,9 miliardi, 3,8 in
più rispetto al livello raggiunto a fine 2014. In valore percentuale, sono
state certificate spese pari all'80,6% delle risorse a livello nazionale (77,1%
nelle regioni della Convergenza e 87,7% nelle regioni Competitività). La spesa residua da certificare ammonta a
poco più di 9 miliardi di euro.
La relazione sottolinea infine
come, a seguito della riprogrammazione delle risorse ai sensi della legge
di stabilità 2015 (art.
1, commi 118, 122 e 123 della legge 23 dicembre 2014, n. 190), il Piano di azione coesione (PAC) ha visto
ridurre la propria dotazione finanziaria da 11,6 a 8,1 miliardi di euro.
Durante il 2015 diversi programmi operativi, aderendo al PAC, hanno ridotto la
quota di cofinanziamento statale, per un importo complessivo di circa 844
milioni di euro: con l'adozione delle relative decisioni comunitarie, la
dotazione del PAC dovrebbe pertanto attestarsi a circa 9 miliardi. Il Piano di
azione coesione ha contribuito allo sviluppo di progetti di rilievo con
particolare riguardo alla Società dell'informazione (diffusione della banda
larga e ultra-larga): ai trasporti e alla mobilità (progetti infrastrutturali
in ambito ferroviario e statale), all'occupazione (promozione di misure di
politiche attive e passive del lavoro e di incentivi all'occupazione) e
all'energia (efficientamento energetico di scuole ed edifici pubblici). Infine,
come previsto dalla Legge
di stabilità 2016,
talune specifiche risorse PAC potranno essere destinate all'estensione
dell'esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate
nel 2017 in favore dei datori di lavoro privati, operanti nelle regioni
Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia. Puglia, Calabria e Sardegna.
Capitolo 13
(Occupazione e affari sociali)
Partecipazione al processo
normativo in materia di lavoro
Il Governo elenca quali sono gli obiettivi realizzati nel corso del
2015, tra quelli indicati nella “relazione programmatica dell’azione del
Governo in ambito UE per l’anno 2015”:
-
attraverso l’emanazione di sette
decreti attuativi delle deleghe contenute nella L. 183/2014 (cd. Jobs act)
sono stati realizzati gli obiettivi volti ad una maggiore inclusività del mercato del lavoro e ad
un rafforzamento delle politiche attive del lavoro.
Più nel dettaglio, sono stati
emanati:
il D.Lgs. 22/2015 relativo all'introduzione di nuovi ammortizzatori
sociali in caso di disoccupazione involontaria;
il D.Lgs. 23/2015, sul contratto a tutele crescenti;
il D.Lgs. 80/2015, sulla conciliazione tra tempi di vita e di lavoro;
il D.Lgs. 81/2015 relativo al riordino dei contratti di lavoro e alla
disciplina delle mansioni;
il D.Lgs. 148/2015 sulla riorganizzazione della disciplina degli
ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro.
il D.Lgs. 149/2015 relativo all'attività ispettiva in materia di
lavoro e legislazione sociale, con l’istituzione dell’Ispettorato nazionale del
lavoro;
il D.Lgs. 150/2015 in materia di servizi per il lavoro e politiche
attive, con la creazione della nuova Agenzia nazionale per le politiche attive
del lavoro (ANPAL).
Alla realizzazione di una
maggiore inclusività del mercato del lavoro ha contribuito anche lo sgravio contributivo per le nuove
assunzioni disposto dalla Legge di Stabilità 2015 e prorogato, a condizioni
diverse, dalla Legge di Stabilità 2016.
Al riguardo, si ricorda che, come disposto dalla
Legge di Stabilità 2015, per le assunzioni a tempo indeterminato intercorrenti
nel 2015, i datori di lavoro privati hanno diritto ad uno sgravio contributivo
nel limite di 8.060 euro su base annua e per un periodo massimo di 36 mesi. Il
suddetto sgravio contributivo è stato prorogato dalla Legge di Stabilità 2016
per i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato relativi ad assunzioni decorrenti dal 1°
gennaio 2016 e stipulati entro il 31 dicembre 2016 e consiste nell’esonero dal versamento del 40% dei
complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro (con esclusione
dei premi e contributi dovuti all’INAIL per l’assicurazione obbligatoria contro
gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali), nel limite di 3.250 euro
su base annua e per un periodo massimo di 24 mesi.
-
l’obiettivo di promozione della sicurezza, della
protezione sociale dei lavoratori e della tutela delle condizioni di lavoro
verrà conseguito attraverso le disposizioni volte alla promozione del welfare
aziendale introdotte dalla Legge di Stabilità 2016 che prevede che
determinati benefici (servizi di assistenza ad anziani, servizi di istruzione,
ecc.), definiti attraverso la contrattazione aziendale ed erogabili dal datore
di lavoro anche sotto forma di voucher spendibili sul mercato, godano di un
trattamento fiscale molto favorevole;
-
in merito all’obiettivo della lotta alla povertà, la relazione
evidenzia quanto disposto in materia dalla Legge di Stabilità 2016 che
istituisce il Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale (a cui
sono assegnati 600 milioni di euro per il 2016 e 1.000 milioni di euro a
decorrere dal 2017), al fine di garantire l'attuazione di un Piano nazionale
per la lotta alla povertà e all’esclusione, adottato con cadenza triennale;
-
il Governo italiano ha risposto
alla consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europea, con cui la
Commissione stessa ha avviato un riesame della direttiva 2009/50/CE, che si
applica a cittadini di paesi terzi
altamente qualificati che chiedono di essere ammessi nel territorio di uno
Stato membro per svolgere un lavoro per più di tre mesi (nonché ai loro
familiari) e permette loro di chiedere a tal fine un permesso di soggiorno
(Carta Blu UE);
-
dando seguito agli atti di
indirizzo parlamentare espressi dalle Commissioni lavoro della Camera e del
Senato, il Governo ha espresso parere favorevole all’incremento del prefinanziamento iniziale relativo
all’iniziativa “Garanzia giovani”
nell’ambito del negoziato che ha portato all’approvazione del Regolamento (UE)
2015/779. Il suddetto prefinanziamento è stato portato a circa 1 miliardo di
euro, attraverso l’aumento della percentuale di prefinanziamento sulla
dotazione complessiva (pari a 3,2 miliardi di euro) e portandola dall’1% (1,5%
per gli Stati membri che beneficiano di un'assistenza finanziaria) al 30%.
Politiche per l’occupazione
Nell’ambito
delle politiche per l’occupazione, il Governo si sofferma su quelle giovanili,
evidenziando in particolar modo il trend positivo registrato in Italia dal
programma europeo “Garanzia giovani”
(diretto a fronteggiare il fenomeno della disoccupazione giovanile attraverso
l'attuazione, sia a livello nazionale che territoriale, di misure volte a
favorire l'occupabilità dei giovani fino ai 25 anni), sottolineando
l’incremento registrato nel 2015 delle registrazioni al programma e delle prese
in carico da parte dei centri per l’impiego (71% dei soggetti registrati), la
circostanza che tutte le Regioni hanno avviato le procedure per rendere
operative le misure previste dal programma, nonché i risultati positivi
derivanti dall’utilizzo del bonus occupazionale (un incentivo riconosciuto alle
imprese per le assunzioni di giovani con specifici requisiti).
Viene inoltre
sottolineato come il tema dello sviluppo
delle politiche giovanili sia stato posto dall’Italia all’attenzione degli
Stati membri in diversi eventi organizzati nel corso del 2015 presso le sedi
UE, suggerendo, tra l’altro, di agire puntando sul potenziamento delle capacità
e sulla responsabilizzazione dei giovani (Youth
empowerment). Viene poi sottolineato il contributo rilevante reso
dall’Italia per l’attuazione del programma Erasmus +, il programma dell’Unione
europea per gli anni 2014-2020, dedicato all’istruzione, alla formazione, alla
gioventù e allo sport e rivolto a tutti i cittadini europei, che racchiude
tutti i programmi di apprendimento e mobilità offerti dall’UE.
Tutela delle condizioni di lavoro e attività
ispettiva
In materia il Governo, in ambito comunitario:
-
ha
seguito lo sviluppo dei lavori del Comitato
consultivo di Lussemburgo per la revisione dell’acquis in materia di salute
e sicurezza in previsione della emanazione della futura strategia europea per
gli anni 2016-2020;
-
ha
partecipato ad alcune iniziative nell’ambito della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali;
-
ha
aderito a specifici progetti finanziati dalla Commissione europea al fine di
rafforzare la cooperazione amministrativa e la reciproca informazione tra gli
Stati membri in materia di distacco
transazionale di lavoratori nell’ambito di forniture di servizi all’interno
dell’Unione Europea;
-
ha
contribuito al consolidamento delle strategie nazionali nell’ambito del nuovo “Quadro strategico sulla salute e sicurezza
sul lavoro 2014-2020” della Commissione europea.
In ambito nazionale, in particolare:
-
in
attuazione delle deleghe contenute nel richiamato Jobs act (vedi supra) ha approvato i decreti
legislativi n. 23/2015 e n. 81/2015 concernenti la disciplina del contratto di lavoro a tutele crescenti
e il riordino delle tipologie contrattuali vigenti, al fine di limitare quanto
più possibile le forme di lavoro precario, nonché il decreto legislativo n.
149/2015, di razionalizzazione e
semplificazione dell'attività ispettiva in materia di lavoro e legislazione
sociale, per garantire sia la tutela delle condizioni di lavoro, sia
l’emersione del lavoro sommerso;
-
ha
stipulato un Protocollo di intesa con
ACI (Automobile Club d’Italia), per l’accesso alle informazioni contenute
nel Pubblico Registro Automobilistico, al fine di contrastare le forme di caporalato,
soprattutto in edilizia ed agricoltura.
Sicurezza sociale
Nell’ambito dei
lavori della Commissione amministrativa per il coordinamento dei sistemi di
sicurezza sociale, il Governo ha affrontato in particolare la questione
relativa alla tutela dei lavoratori
distaccati, sottolineando la necessità di individuare un punto di
equilibrio ottimale tra diritti di libera circolazione, prestazione di servizi
e lotta al dumping sociale.
L’attività del Governo in materia di sicurezza
sociale è stata diretta anche al rafforzamento del ruolo del Comitato di protezione sociale, con
l’intento di superare le criticità sollevate, nel settore pensionistico, dalla
dicotomia tra la dimensione finanziaria e quella sociale.
Politiche di integrazione europea
La relazione evidenzia, in particolare:
-
l’attività
di programmazione integrata in materia di politiche
migratorie;
-
l’attivazione
di percorsi individualizzati di supporto all’autonomia e all’integrazione socio lavorativa di giovani
donne migranti (Progetto Malaika);
-
il
progetto “INSIDE - INSerimento Integrazione nordsuD InclusionE", per l’inserimento socio-lavorativo dei titolari
di protezione internazionale ospitati nel Sistema di Protezione per
richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR);
-
il
progetto “Giovani 2G”, finalizzato a
sostenere nuove iniziative imprenditoriali o di autoimpiego per giovani tra i
18 e i 30 anni provenienti da Paesi non appartenenti all’UE.
Al riguardo, si ricorda che,
nell'ambito delle misure a sostegno
dell'autoimpiego e dell'autoimprenditorialità previste dal Piano nazionale
per l'attuazione della Garanzia giovani, il Ministero del lavoro e delle
politiche sociali, attraverso un accordo di finanziamento stipulato con
Invitalia, ha istituito un Fondo rotativo nazionale per l'accesso al credito
agevolato dei giovani under 30
iscritti al programma che intendono avviare iniziative di autoimpiego e
autoimprenditorialità, operativo da metà gennaio 2016.
Politiche
sociali, lotta alla povertà e all’esclusione sociale
La relazione
evidenzia la continuità dell’impegno del Governo nel sostegno all’economia sociale anche mediante la
programmazione e l’avvio delle attività tese a valorizzare il ruolo delle
organizzazioni del Terzo settore
nell’ambito dell’asse prioritario
“Sistemi e modelli d’intervento sociale” (obiettivo specifico 9.7
“Rafforzamento dell’economia sociale” del PON Inclusione 2014/2020), in linea
con le previsioni del disegno di legge delega per la riforma del Terzo settore,
dell’impresa sociale e per la disciplina del Servizio civile universale (A.C. 2617). Il
disegno di legge citato è stato approvato con modifiche dal Senato il 30 marzo
scorso e verrà trasmesso alla Camera per l’esame in seconda lettura.
Il Governo,
ancora nell’ambito del Programma Operativo Nazionale “Inclusione” 2014-2020, ha contribuito
all’attuazione di politiche di intervento a livello nazionale per favorire una
maggiore inclusione sociale delle fasce sociali in condizione svantaggiata,
colpite da povertà e/o da altre forme di discriminazione.
In tale
prospettiva, oltre a diverse misure contenute nella legge di stabilità, va
ricordato che è all’esame delle Commissioni riunite XI e XI della Camera il
disegno di legge del Governo (A.C. 3594) recante delega
in tema di norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle
prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (collegato alla
legge di stabilità 2016).
Capitolo 14
(Tutela della salute)
In materia di politiche a tutela della salute, la relazione
sottolinea in primo luogo come il Governo italiano abbia svolto per tutto il
2015 una complessa azione a livello internazionale nell'ambito della sanità
pubblica, al quale, pur non essendovi, tra le Country Specific Recommendations formulate nell'ambito del semestre
economico europeo, alcun richiamo diretto in tal senso, si è accompagnato un
forte impegno a proseguire sulla strada di un coerente programma nazionale di
riforma, incentrato sulle seguenti azioni fondamentali:
-
Un ripensamento del Servizio
sanitario in un'ottica di sostenibilità ed efficacia, attraverso la stesura del
nuovo Piano nazionale di prevenzione 2014-2018;
-
Il Patto per la salute per il
triennio 2014-2016, con una razionalizzazione dei processi di spesa e della
rete ospedaliera centrale e regionale che garantisca un equilibrio tra il
sistema delle prestazioni e quello dei finanziamenti;
-
Il ridisegno del perimetro dei
Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), al fine di modulare le prestazioni
assistenziali alle innovazioni cliniche e tecnologiche degli ultimi anni;
-
La revisione del sistema di
remunerazione delle prestazioni sanitarie e dei servizi migliori, attraverso
una puntuale riforma della cure primarie;
-
L'adozione, nell'agosto del 2015,
della legge-cornice sull'autismo, strumento normativo destinato a tutelare
salute e benessere sociale delle persone con disturbi dello spettro autistico.
La relazione procede quindi a
delineare un quadro dettagliato dell'azione del Governo in una serie di settori
di primaria importanza per quanto concerne la tutela della salute, e
segnatamente:
-
Il settore della prevenzione. L'impegno del Governo si è
concentrato in particolare sul fronte della prevenzione delle malattie croniche
trasmissibili (l'Italia, tra l'altro, è partner, nell'ambito del Programma
salute dell'UE 2014-2020, dell'Azione Comune CHRODIS, per la lotta alle
malattie croniche e la promozione dell'invecchiamento sano per tutto il ciclo
della vita); della tutela della salute dei migranti, con particolare
riferimento alla definizione, in linea con quanto previsto dalla direttiva
2011/95/UE (cd.
"direttiva qualifiche"), delle Linee Guida relative agli interventi
di assistenza, riabilitazione e trattamento dei disturbi psichici dei rifugiati
e delle persone che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di
violenza psicologica, fisica o sessuale, e all'avvio del percorso di
discussione e confronto per l'elaborazione di un piano nazionale ad hoc per la
tutela della salute dei migranti, in linea con quanto previsto dall'Agenda
europea sulla migrazione;
del controllo delle infezioni correlate all'assistenza e della resistenza agli
antimicrobici - anche alla luce delle Conclusioni
del Consiglio sulla sicurezza dei pazienti e la qualità delle cure;
alle politiche vaccinali - anche qui, in linea con specifiche Conclusioni
del Consiglio; sulla
sorveglianza e il controllo della Malattia da Virus Ebola (MVE); sulla lotta
contro la diffusione dell'HIV, anche alla luce del Piano d'azione della
Commissione per il periodo 2014-2016;
-
La programmazione sanitaria. Sono state in particolare rafforzate le
strategie in tema di miglioramento della qualità, della sicurezza e
dell'appropriatezza delle cure, focalizzando l'attenzione sulla Health Information (HI) e sullo Health Systems Performance Assessment (HSPA);
l'Italia ha partecipato al progetto internazionale della Commissione europea
BRIDGE, volto ad assicurare la raccolta e la disponibilità dei dati utili alle
politiche sanitarie, a migliorare la disponibilità e l'utilizzo degli
indicatori per la sorveglianza dello stato di salute nella popolazione e la
performance sanitaria, e a sviluppare un sistema informativo sostenibile e
standardizzato; è proseguita l'implementazione del Programma nazionale esiti
(PNE), attivato nel 2010 e volto a sviluppare la valutazione degli esiti degli
interventi sanitari in ambito ospedaliero; è stato attuato, sulla base delle
proposte contenute all'interno delle Conclusioni del Consiglio sulla sicurezza
dei pazienti - approvate durante il semestre italiano di Presidenza dell'UE -,
un programma nazionale con la definizione di atti per indicare standard
uniformi in tema di qualità e sicurezza delle cure da rispettare ai fini
dell'accreditamento istituzionale delle strutture sanitarie;
-
Il settore dei dispositivi medici e medico-diagnostici in
vitro, che ha acquisito nell'UE un'importanza sempre maggiore, sia in
termini di assistenza sanitaria che di impatto sulla spesa pubblica, rendendo
necessaria una profonda revisione del quadro normativo europeo, attraverso
proposte di regolamenti nate dall'esigenza di migliorare la sicurezza dei
pazienti e creare nel contempo una legislazione sostenibile e propizia
all'innovazione. Nel corso del suo semestre di Presidenza, l'Italia, nonostante
il permanere di posizioni non condivise da tutti gli Stati membri, è riuscita a
compilare un nuovo testo per ciascuna delle due proposte di regolamento (COM
(2012) 541 e COM
(2012) 542), che
è stato reso disponibile a inizio 2015 per il prosieguo dei lavori all'interno
del Consiglio, costituendo la base per un accordo politico che ha consentito
l'avvio dei negoziati con il Parlamento europeo;
-
Le professioni sanitarie e la sanità elettronica. In materia, il
Governo ha portato avanti le attività legate al progetto triennale denominato Joint Action on European Health Workforce
Planning and Forecasting, finalizzato alle creazione di una piattaforma di
scambio e collaborazione tra Stati membri, per sviluppare metodologie di
previsione dei fabbisogni che consentano una programmazione efficace del
personale sanitario e la diffusione e la qualità dei dati sulla forza lavoro
nel settore sanitario tra Paesi;
-
Il settore della sicurezza alimentare, della sanità animale e dei farmaci veterinari. Per quanto riguarda
la prima, il Governo ha seguito l'iter dell'intensa produzione normativa
connessa all'igiene degli alimenti di origine animale nonché quello degli atti
delegati che la Commissione è tenuta a predisporre in tema di Alimenti
destinati a una Alimentazione Particolare (ADAP), e ha proseguito nelle
attività di collaborazione con la Commissione europea e gli altri Stati membri
per pervenire al mutuo riconoscimento dell'equivalenza delle legislazioni
vigenti in materia di sanità animale e di sicurezza nelle produzioni
alimentari, con organizzazione di visite ispettive insieme alle delegazioni di
Paesi terzi (cinesi, giapponesi, israeliane, taiwanesi, filippine). In coerenza
con le indicazioni fornite dal Parlamento attraverso la risoluzione Doc.
XVIII n. 93, della
9a Commissione del Senato, ha sostenuto la proposta di regolamento
relativa alla fissazione del tenore massimo in acido erucico negli oli e grassi
destinati al consumo umano, nonché negli alimenti con aggiunta di oli e grassi.
In tema di sanità animale,
l'attività del Governo si è svolta in tutto il settore dei piani di controllo
ed eradicazione delle malattie infettive degli animali e delle zoonosi, mentre
non è stato possibile programmare le attività e le scadenze connesse all'iter
della proposta di regolamento sulla sanità animale (COM
(2013) 260),
segnalata in sede programmatica per la sua assoluta importanza. Il Governo
segnala infine, in tema di farmaci
veterinari, che sono proseguiti i lavori connessi alla relativa proposta di
regolamento (COM
(2014) 558), come
anche della proposta relativa alla fabbricazione, all'immissione sul mercato e
all'utilizzo di mangimi medicati (COM
(2014) 556), con
il pieno coinvolgimento, al fine di definire e aggiornare costantemente la
posizione negoziale italiana, delle associazioni di categoria nazionali e delle
amministrazioni interessate.
Capitolo 15
(Istruzione, gioventù, sport)
Politiche
per l’istruzione e la formazione
Con riferimento alla partecipazione italiana ai processi europei,
la relazione richiama, anzitutto, il documento “Nuove
priorità per la cooperazione europea in materia di istruzione e formazione”,
adottato nel Consiglio Istruzione del 23 novembre 2015, che ha definito il
nuovo ciclo di lavoro per il quinquennio 2016-2020.
In particolare, il documento
conferma le quattro priorità strategiche
del ciclo 2010-2015 (consentire che l’apprendimento
permanente e la mobilità
divengano una realtà; migliorare qualità
ed efficacia di istruzione e
formazione; promuovere equità, coesione
sociale, cittadinanza attiva; incoraggiare la creatività e l’innovazione,
inclusa l’imprenditorialità), riducendo da 13 a 6, invece, i settori prioritari
di intervento, ognuno dei quali contribuisce all’attuazione di uno o più
obiettivi strategici.
Richiama, inoltre, un ulteriore
documento adottato dal Consiglio Istruzione del 23 novembre 2015 in materia di contrasto
all’abbandono scolastico,
che ha sottolineato la necessità di risposte inclusive da parte di tutti i
soggetti interessati, anche non appartenenti al settore istruzione, nonché la
necessità di agire sul fronte della prevenzione.
Inoltre, fa presente la
partecipazione ai gruppi di lavoro europei per la costruzione e il
rafforzamento di indicatori e parametri per
la misurazione della performance nel processo Istruzione
e formazione 2020 e la partecipazione alla settima indagine Eurostudent
(2012-2015) sulle condizioni di vita e
di studio degli studenti universitari in Italia.
Con riferimento alle azioni poste in essere a livello nazionale,
richiama, fra gli altri:
- gli interventi per l’innalzamento della qualità dell’insegnamento previsti dalla L. 107/2015, con particolare riferimento alle azioni per la stabilizzazione del personale docente e per la promozione dello sviluppo professionale, e a quelli per lo sviluppo della didattica laboratoriale e per l’alternanza scuola-lavoro per gli studenti;
- l’avvio dei progetti proposti da 209 reti di scuole per il contrasto della dispersione scolastica;
- le azioni per l’innalzamento delle competenze chiave degli studenti;
- la prosecuzione, per il periodo 2015-2017, dell’esperienza delle Sezioni Primavera, destinate ai bambini fra i due e i tre anni, sulla base dell’Accordo quadro in Conferenza unificata del 30 luglio 2015;
-
l’attivazione di 126 Centri provinciali per l’istruzione
degli adulti e l’emanazione, con DM 12 marzo 2015,
delle relative Linee guida, nonché la collaborazione con l’ISFOL per la
realizzazione delle attività finalizzate ad attuare la Risoluzione del
Consiglio UE su un'agenda europea rinnovata per l'apprendimento degli adulti (2011/C 372/01) e
con l’INDIRE, nell’ambito del programma Erasmus plus,
per dare attuazione alle attività connesse con la piattaforma
EPALE (Electronic
platform for adult learning in Europe). Qui le informazioni sulla piattaforma EPALE presenti sul
sito dell’INDIRE;
- il rafforzamento degli Istituti tecnici superiori (ITS), oggetto, per la prima volta, di monitoraggio e valutazione, che ha evidenziato che almeno il 79,8% dei diplomati risulta occupato ad un anno dal diploma. Qui il comunicato stampa del MIUR del 5 novembre 2015;
- il rafforzamento dell’apprendistato, con la possibilità di conseguire, durante il relativo periodo, anche un titolo di istruzione;
- il completamento, nell’ambito del Sistema nazionale di valutazione, della fase di autovalutazione delle scuole, con la pubblicazione dei relativi risultati. Qui il comunicato stampa del MIUR del 3 novembre 2015;
- l’attivazione di 106 sportelli per l’autismo presso i Centri territoriali di supporto e lo sviluppo di sistemi di supporto tecnico alle disabilità sensoriali e ai bisogni educativi speciali;
- le iniziative per l’innovazione, fra le quali l’implementazione dell’Anagrafe nazionale degli alunni con i dati relativi alla scuola dell’infanzia, la realizzazione del portale unico per le iscrizioni (dedicato sia alle scuole secondarie di secondo grado, sia all’istruzione e formazione professionale gestita dalle regioni), l’aggiornamento del portale “Scuola in chiaro”, l’approvazione del Piano nazionale Scuola digitale previsto dalla L. 107/2015 (sul quale convergono, nel quinquennio 2015-2020, € 1094,5 mln, provenienti dalla stessa L. 107/2015 e dai Fondi strutturali europei);
- la conclusione delle operazioni relative al PON “Competenze per lo sviluppo” e al PON “Ambienti per l’apprendimento”, destinate, nell’ambito della programmazione 2007/2013, alle regioni dell’Obiettivo convergenza, e l’avvio del “PON per la scuola-competenze e ambienti per l’apprendimento 2014/2020.
In
particolare, per i due PON relativi alla programmazione 2007/2013, si mette in
evidenza il raggiungimento di importanti livelli di performance sia sul fronte degli impegni finanziari, sia su quello
dei pagamenti verso gli istituti scolastici beneficiari, con il raggiungimento,
al 31 dicembre 2015, del 100% della spesa;
- la promozione della mobilità internazionale di studenti e docenti universitari, attraverso, fra l’altro:
a) la
destinazione a tale obiettivo di specifiche risorse (fra le quali, Fondo
giovani, FFO, fondo per le università non statali, prosecuzione del programma
Rita Levi Montalcini);
b) l’accredito
di nove corsi di Master
congiunti Erasmus Mundus,
che sono programmi di studio internazionali, offerti da consorzi internazionali
di atenei provenienti da almeno 3 paesi aderenti, al termine dei quali viene
rilasciato un unico titolo studio internazionale;
c)
la valutazione delle istituzioni
italiane che si sono candidate alla Erasmus
Charter for Higher Education
– che rappresenta una condizione preliminare per la partecipazione a iniziative
di mobilità per l'apprendimento dei singoli e/o alla cooperazione per
l'innovazione e le buone pratiche nell'ambito del programma –, dichiarandole
tutte eleggibili;
d) il
lancio del sistema di “Garanzia
europea ai prestiti Erasmus,
che finanzia gli studenti che intendano frequentare un corso di
specializzazione al di fuori del proprio paese;
- le
iniziative per incrementare il
numero delle iscrizioni e ridurre il
tasso di abbandono dei corsi universitari, fra le quali il supporto
all’orientamento e la distribuzione delle risorse anche sulla base dei
risultati conseguiti dagli studenti e del costo standard per studente.
In
particolare, la relazione evidenzia che nel 2015 il 20% del FFO
è stato distribuito sulla base dei risultati delle università e la parte
restante sulla base delle caratteristiche strutturali, dimensionali e di
contesto delle università, tenendo conto del costo standard per studente. Tale
criterio ha pesato per il 25% della quota base nel 2015 e si prevede di
portarlo almeno al 30% nel 2016;
- il rafforzamento delle banche dati pubbliche relative al sistema universitario fra le quali l’Anagrafe degli studenti, Universitaly, Bilanci atenei, PR0 3 (relativo alla programmazione triennale 2013-2015);
- l’avvio del programma CHEER (Consolidating Higher Education Experience of Reforms: norms, networks and good practices in Italy), la cui gestione è affidata alla CRUI, che intende consolidare a livello nazionale le riforme dello Spazio europeo dell’istruzione superiore.
- I temi trattati nel progetto CHEER riguardano, fra l’altro, le procedure di valutazione e riconoscimento dei titoli di studio esteri nelle università e nelle istituzioni AFAM, l’assicurazione della qualità e l’accreditamento, i percorsi internazionali;
-
gli interventi mirati a rafforzare
l’internazionalizzazione, l’interdisciplinarietà e il raccordo con il mondo del
lavoro dei dottorati di ricerca (ad
esempio, attraverso l’incremento del numero di corsi di dottorato in
convenzione con università straniere o attivati d’intesa con le imprese) e la
prosecuzione del lavoro per il completamento dell’Anagrafe dei dottori e dei
dottorati di ricerca;
-
l’innovazione del sistema di ripartizione dei
finanziamenti fra le Istituzioni AFAM
in senso maggiormente orientato ai risultati raggiunti (D.I. 17 novembre 2015, n. 904) e
l’attribuzione delle risorse disponibili per gli interventi strutturali e
l’acquisto di strumenti a supporto della didattica sulla base di una procedura
selettiva basata sull’urgenza e la qualità degli interventi (DM 11 agosto 2015, n. 602).
Al contempo la relazione
fa presente che il percorso avviato con il “Cantiere AFAM” e il documento
“Chiamata alle arti” non si è ancora concluso.
Al riguardo si ricorda che il 13 ottobre 2014 sul sito del MIUR è stata
data notizia dell'avvio del cantiere AFAM chiamato a predisporre un Rapporto per ridefinire il futuro del settore.
Fra gli obiettivi del cantiere, la revisione della governance, la
razionalizzazione della distribuzione dell'offerta formativa secondo criteri e
indicatori di accreditamento, l'avvio di percorsi formativi di III livello
(dottorati), nuove regole di distribuzione del finanziamento ordinario con
l'individuazione di quote premiali crescenti, lo stato giuridico del personale.
Con comunicato del 15 dicembre 2014 il MIUR ha pubblicato il documento "Chiamata alle arti" elaborato dal cantiere AFAM, evidenziando che lo stesso conteneva varie
domande aperte che dovevano costituire il punto di partenza per una fase di
ascolto ampia a attenta con i mondi di riferimento e gli esperti di settore, ai
fini dell'elaborazione delle proposte di riforma.
Politiche
della gioventù
La relazione sottolinea come nel
2015, durante la Presidenza lettone, l’Italia abbia partecipato ai lavori del
Consiglio dei Ministri dell’Istruzione, della Gioventù, della Cultura e dello
Sport dell’Unione europea (EYCS), impegnandosi a promuovere sia una visione
condivisa del concetto di "qualità" nell'animazione socio-educativa,
sia un maggiore riconoscimento dell'animazione socio-educativa e del suo ruolo
per favorire la partecipazione dei giovani alla vita sociale. Il nostro Paese
ha poi contribuito ad identificare tre linee direttrici su cui lavorare:
- educare ogni individuo ad utilizzare gli
strumenti democratici nelle realtà sociali di cui è parte;
- promuovere e sviluppare la partecipazione
sociale e culturale dei giovani per rafforzare l’accesso alla vita democratica;
- intensificare iniziative volte a ricostruire
e rafforzare il rapporto tra i giovani e le istituzioni nazionali ed europee.
L’Italia ha partecipato alla
preparazione del Piano
di lavoro dell‘UE per la gioventù
(2016-2018), centrato sui temi della disoccupazione e della crisi giovanile,
proponendo lo sviluppo di politiche giovanili coordinate per garantire
l'autonomia dei giovani e l’accesso ai diritti, con una particolare attenzione
ai giovani esclusi o a rischio di esclusione sociale.
Nel secondo semestre 2015,
durante la Presidenza lussemburghese, l’Italia ha partecipato ai lavori del Consiglio
EYCS dell’Unione europea, contribuendo all’elaborazione dei seguenti atti
approvati nel corso nella sessione Gioventù tenutasi il 23 novembre 2015:
- relazione
congiunta 2015 del Consiglio e della Commissione
sull'attuazione di un quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di
gioventù (2010-2018);
- risoluzione del Consiglio e dei
rappresentanti dei governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio, su
un Piano di lavoro dell'Unione europea per la gioventù per il 2016-2018. Su
tale tema il nostro Paese ha enfatizzato il richiamo all’accesso ai diritti dei
giovani, l’importanza di affrontare le sfide emergenti che l’Europa si trova ad
affrontare in materia di immigrazione e accoglienza dei rifugiati, evidenziando
il contributo che il Consiglio EYCS sessione “Gioventù” può dare alle politiche
per l’inserimento sociale degli immigrati, costituiti in larga parte da
giovani, in particolare attraverso l’animazione socio-educativa e le attività
di apprendimento non formale e informale. Infatti la situazione di
marginalizzazione, esclusione sociale e di disagio che si trovano a vivere
molti giovani, anche a seguito della crisi, può influire negativamente sugli
stili di vita, facendo aumentare i comportamenti a rischio.
Nel
corso del Consiglio EYCS del 23 novembre 2015 si è svolto un dibattito
orientativo sul “Ruolo della politica giovanile e dell'animazione
socio-educativa per i giovani nel contesto della migrazione - favorire la
sensibilizzazione alle altre culture e l'integrazione dei migranti”. In
preparazione del dibattito, la Presidenza aveva chiesto agli Stati Membri di
trasmettere esempi di buone prassi nazionali, che sono state raccolte in un
compendio. L’Italia ha segnalato alcune buone prassi sviluppate a livello
nazionale per promuovere l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati.
Dal
dibattito sono emersi una serie di elementi, tra i quali, la necessità di un
approccio integrato che coinvolga i settori dell’istruzione, del lavoro, della
cultura e dello sport, e il supporto alle famiglie, in particolare a livello
regionale e locale; l’animazione socio-educativa come strumento di integrazione
per contribuire alla comprensione interculturale tra la popolazione locale e
gli immigrati.
L’Italia ha poi contribuito
all’attuazione del nuovo programma “Erasmus+”, in quanto membro nazionale del
Comitato di programma per la parte gioventù e Autorità nazionale di vigilanza
dell’Agenzia Nazionale per i Giovani.
Nel corso del 2015, l’Italia ha
anche assicurato la partecipazione costante alle riunioni del gruppo di esperti
istituito con la risoluzione
del Consiglio del 20 maggio 2014 su un piano di lavoro UE per la gioventù
(2014-2015), allo
scopo di definire "il contributo specifico dell’animazione socio-educativa
(Youth Work) e dell’ apprendimento informale e non formale per affrontare le
sfide che i giovani si trovano ad affrontare, in particolare il passaggio dalla
scuola al mondo del lavoro ". Il gruppo ha esaminato una vasta gamma di
iniziative in tutta l'UE, per evidenziare quelle che utilizzano metodologie di Youth Work atte a sostenere e promuovere
l'occupabilità dei giovani. Il lavoro finale sarà la stesura di un rapporto in
grado di fornire una guida per tutti
coloro che lavorano con i giovani o che si occupano di supportare la loro
occupabilità, con un’attenzione particolare alle persone non impegnate nello
studio, né nel lavoro e né nella formazione(c.d. Neet).
Politiche
per lo sport
Con riferimento alla partecipazione italiana ai processi UE,
la relazione evidenzia che, nel contesto dei negoziati svoltisi nel 2015, in
linea con quanto previsto dal Piano
di lavoro dell’UE per lo sport 2014-2017,
la posizione italiana è stata tesa ad aumentare la cooperazione fra scuole e
associazioni sportive, elaborare modelli innovativi per i corsi di educazione
fisica, promuovere il ruolo di modelli dei genitori e degli atleti di alto
livello, trarre vantaggio dai grandi eventi sportivi svolti in Europa per
aumentare la motivazione dei giovani.
Si ricorda che il Piano di lavoro dell'UE per lo sport 2014-2017
mira ad integrare e rafforzare l'impatto delle attività avviate nel quadro del programma Erasmus + nel campo dello sport.
Con riferimento alle azioni poste in essere a livello nazionale,
richiama l’organizzazione, a settembre, della prima Settimana
europea dello sport.
In questa settimana si sono
svolte iniziative a livello europeo, nazionale, regionale e locale, avendo
riguardo a 4 temi: l'educazione ambientale, i luoghi di lavoro, le attività
all'aperto e i centri di fitness.
Qui
maggiori informazioni.
Evidenzia,
inoltre, che si sta preparando il disegno di legge di ratifica della Convenzione internazionale del Consiglio d’Europa
contro il match-fixing, ossia la manipolazione dei risultati sportivi.
Capitolo 16
(Cultura e turismo)
Politiche
per la cultura e l’audiovisivo
La relazione
sottolinea che per la prima volta l’Italia ha negoziato con la Commissione UE
un PON interamente dedicato allo sviluppo del patrimonio culturale: si tratta
del PON
“Cultura e sviluppo”, con una dotazione finanziaria di € 490 mln (di cui € 368,2 a valere sui fondi strutturali
europei – FESR - ed € 122,7 mln di cofinanziamento nazionale).
Il PON Cultura e sviluppo è
destinato a Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia ed ha come
principale obiettivo la valorizzazione del territorio attraverso interventi di
conservazione del patrimonio culturale, di potenziamento del sistema dei
servizi turistici e di sostegno alla filiera imprenditoriale collegata al
settore.
Gestito dal Mibact – che si
avvale delle sue articolazioni territoriali nell’ambito di una strategia di
raccordo e di coordinamento con le amministrazioni regionali delle cinque
regioni, con le quali saranno sottoscritti specifici Accordi Operativi di
Attuazione (AOA) - il PON dà attuazione alle scelte strategiche ed agli
indirizzi definiti dall’Accordo di Partenariato tra l’Italia e la Commissione
Europea, che considera il patrimonio culturale un asset potenzialmente decisivo
per lo sviluppo del Paese. Qui la pagina dedicata sul sito del
Mibact.
Evidenzia,
inoltre, che si sono conclusi i cicli di investimento relativi alla programmazione
2007-2013, e in particolare al Programma
operativo interregionale “Attrattori culturali, naturali e turismo”, che, per la parte di investimento sugli
attrattori culturali, ha conseguito il quasi pieno utilizzo della dotazione
finanziaria disponibile.
Richiamando
la risoluzione della 7^ Commissione del Senato sulla comunicazione della
Commissione UE “Verso un approccio integrato al patrimonio culturale per
l’Europa” (COM(2014)477 definitivo) (si tratta della risoluzione Doc. XVIII, n. 83, approvata il 26 novembre 2014), fa altresì
presente che il Governo si è adoperato per il rafforzamento e l’integrazione
delle politiche in materia di cultura e turismo nell’ambito delle strategie
europee.
Sottolinea,
poi, la proposta di costituire presso l’UNESCO un meccanismo procedurale e
operativo per il coordinamento degli interventi di urgenza nelle aree di crisi,
includendo la componente culturale nelle
missioni di pace.
Al riguardo si ricorda che il 16
febbraio 2016 è stata siglata l’intesa tra il Governo italiano e l’Unesco per
la costituzione della task force italiana nel contesto della coalizione globale
Unesco Unite4Heritage.
La task force è composta da un primo nucleo di Carabinieri del Comando tutela
patrimonio culturale, storici dell’arte, studiosi e restauratori dell’Istituto
Superiore per la conservazione e il restauro, dell’Opificio delle pietre dure,
dell’Istituto Centrale per la conservazione e il restauro del patrimonio
archivistico e librario e dell’Istituto centrale per il catalogo e la
documentazione. In futuro entreranno a far parte di questa unità anche docenti
universitari. La task force interverrà su richiesta di uno Stato membro che sta
affrontando una crisi o colpito da una catastrofe naturale per stimare i danni
sul patrimonio culturale, pianificare operazioni per misure di salvaguardia del
patrimonio culturale e naturale colpito, fornire supervisione tecnica e
formazione per assistere i restauratori locali nelle azioni di tutela, prestare
assistenza al trasporto in sicurezza di beni culturali mobili, contrastare il
saccheggio e il traffico illecito di beni culturali. Qui maggiori informazioni. Si veda,
inoltre, la risposta del 3 marzo 2016
all’interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-07974.
Ricorda
che, in tema di beni illecitamente
esportati, il Governo ha collaborato all’elaborazione di un modulo del
sistema IMI (Internal market information system) specifico per i beni
culturali, come previsto dalla direttiva 2014/60/UE (recepita con d.lgs. 2/2016).
In
ordine al diritto d’autore,
evidenzia che l’Italia ha sottolineato che, per un’efficace tutela dello stesso
nell’era digitale, occorre bilanciare la garanzia di un ampio accesso alla
conoscenza e all’informazione con una adeguata tutela giuridica e una adeguata
remunerazione degli autori e degli altri titolari di diritti per l’utilizzo
delle loro opere.
Al riguardo, si ricorda che
nell’all. B del disegno di legge di delegazione europea 2015, attualmente in
corso di esame alla Camera (A.C. 3450), è inserita la direttiva 2014/26/UE,
sulla gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi e sulla
concessione di licenze multiterritoriali per i diritti su opere musicali per
l’uso on line nel mercato interno.
In
materia di utilizzo di opere orfane
(d.lgs. 163/2014), la relazione evidenzia che l’Italia ha collaborato con
l’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno, presso il quale è attiva
una banca dati delle opere orfane pubblicamente accessibile.
Con
riferimento a biblioteche e archivi,
l’Italia ha partecipato a vari progetti.
In particolare,
nell’ambito di Europeana, biblioteca digitale, ha partecipato all’attuazione di Europeana Sounds e di Europeana Food and Drink, mentre in tema di archivi ha partecipato al progetto APEx, il
portale europeo degli archivi, e ha perseguito politiche mirate a tenere in
adeguato conto le esigenze di conservazione di documenti senza che se ne alteri
il valore probatorio.
Le
principali iniziative di promozione dei musei
sono state “La notte dei musei” e “Le giornate europee del patrimonio”.
Nel
settore dello spettacolo, la relazione
fa presente che sono state realizzate iniziative per il sostegno di progetti di
giovani con meno di 35 anni e per la formazione e il perfezionamento
professionale.
Qui
l’iniziativa Movin’Up.
Con
riferimento all’audiovisivo, infine,
la relazione evidenzia che l’azione è stata indirizzata verso due macroaeree di
intervento, ossia la promozione
all’estero delle opere italiane – attraverso incentivi all’export e il
rafforzamento delle coproduzioni e delle relazioni bilaterali e multilaterali –
e la modernizzazione del quadro
normativo in relazione al diritto d’autore nell’epoca digitale e al
sostegno dell’industria creativa.
In particolare, si intende
assicurare la tutela degli interessi dei titolari dei diritti, l’ampia
circolazione dei contenuti audiovisivi digitali, la revisione della direttiva
sui servizi di media audiovisivi, il superamento della distinzione fra servizi
lineari e non lineari, l’ampliamento del campo di applicazione ai nuovi
operatori della rete attivi nel settore audiovisivo, e si intende valutare
l’opportunità di attenuare, in alcuni casi, il principio del Paese di origine.
Politiche
per il turismo
La
relazione evidenzia che nel 2015 il Governo si è adoperato per rafforzare le pratiche di turismo sostenibile basato
sulla stretta interdipendenza tra turismo e cultura e integrazione con i piani
paesaggistici del territorio.
Vengono
citate le novità introdotte nel settore, tra cui le agevolazioni fiscali per favorire la competitività del settore
turistico, attraverso la sua digitalizzazione e la ristrutturazione e
riqualificazione degli alberghi.
L’art. 10, comma 1 del D.L. n.
83/2014 (e relativo D.M. attuativo 7 maggio 2015) riconosce alle imprese
alberghiere esistenti al 1 gennaio 2012 un credito
d’imposta (per il periodo d'imposta in corso al 1 giugno 2014 e per i due
periodi successivi) del 30 per cento delle spese sostenute fino ad un massimo
di 200.000 euro per interventi di ristrutturazione edilizia e di eliminazione
delle barriere architettoniche. Il limite massimo di spesa previsto è 20
milioni di euro per l'anno 2015 e 50 milioni per gli anni dal 2016 al 2019. Il
10 per cento di tale limite massimo è destinato, per ciascun anno, alle imprese
alberghiere per interventi quali acquisto di mobili e componenti d'arredo. Il sottosegretario al Ministero dei beni attività culturali e turismo, on. Dorina
Bianchi, in risposta ad un question time
in X Commissione alla Camera del 22
marzo u.s. ha evidenziato il successo dell’applicazione del beneficio (le
richieste di accesso a febbraio 2016 sono state superiori alle disponibilità
per l’anno), auspicando che eventuali nuove misure di agevolazione fiscale
degli investimenti di riqualificazione turistica possano essere estesi a tutte
le imprese turistiche, come è avvenuto per il tax credit digitalizzazione,
di cui all’articolo 9 del medesimo D.L. n. 83/2014, ricomprendendo quindi i
campeggi ed i villaggi turistici.
La
relazione evidenzia che il Governo ha promosso un nuovo modello di governance, coerentemente con le
Conclusioni del Consiglio del 4 dicembre 2014: "Favorire il turismo facendo leva sul patrimonio culturale, naturale e
marittimo europeo", con la convocazione degli Stati Generali del
Turismo da cui sono emerse le linee di sviluppo della politica turistica
italiana nei prossimi anni (approccio bottom-up).
Il
sottosegretario al Ministero dei beni attività culturali e turismo, on. Dorina
Bianchi, in risposta ad un question time
in X Commissione alla Camera del 22
marzo u.s. ha evidenziato che la Direzione
Generale del Turismo del MIBACT ha avviato l’elaborazione del Piano Strategico di Sviluppo del Turismo in
Italia. La DG Turismo ha incaricato l’Agenzia nazionale per l’attrazione
degli investimenti e lo sviluppo d’impresa s.p.a. (Invitalia S.p.A), società in house del Ministero dell’Economia e
delle Finanze, di fornire un adeguato supporto di assistenza tecnica per la
realizzazione delle attività sopra menzionate.
Viene
inoltre richiamato l’avvio del Piano
straordinario della mobilità turistica
per valorizzare le aree minori (previsto dall’articolo 11 del decreto-legge n.
83 del 2014) e l’impegno per la per valorizzazione del patrimonio immobiliare
dismesso per consentirne la gestione da parte di imprese giovanili e imprese
sociali.
Nel corso del 2015, il Governo ha
inoltre partecipato agli eventi promossi dalle Presidenze lettone e
lussemburghese: l’European Tourism Forum
(ETF) e alla Pilot action sul turismo del programma di finanziamento COSME, “Facilitating EU transnational
tourism flows for seniors and young people in the low and medium seasons” e
“Supporting competitive and sustainable growth in the tourism sector”.
La relazione evidenzia che si tratta dell’unico
programma di finanziamento diretto che prevede una linea dedicata al turismo.
La relazione segnala la
partecipazione italiana alla Strategia
europea per la macro-regione adriatico-ionica EUSAIR.
Capitolo 17
(Inclusione sociale e politiche per le
pari opportunità)
Politiche
per la tutela dei diritti e l’empowerment delle donne
Il Governo, nel 2015, ha
elaborato il primo Piano d’azione
nazionale contro la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani (ex art. 9
del D.Lgs. 24/2014), il quale (in linea con la strategia comunitaria per
l’eradicazione della tratta degli esseri umani (2012 – 2016) – COM (2012)) 286
definisce le strategie pluriennali di intervento per la prevenzione e il
contrasto al fenomeno, nonché le azioni finalizzate alla sensibilizzazione,
all'emersione, alla prevenzione, e all'integrazione sociale delle vittime.
Sul fronte della lotta alla violenza nei confronti delle
donne, il Governo italiano ha proseguito e concluso positivamente la sua
azione di coordinamento e diffusione del progetto europeo finanziato
nell’ambito del Programma PROGRESS della Commissione europea, dal titolo “FIVE
MEN” (Fight Violence against woMEN). Nell’ambito dello stesso programma,
inoltre, sempre nel 2015, il Governo è stato impegnato nella realizzazione e
conclusione del progetto “Women mean business and economic growth” (“Donne
significano affari e crescita economica”), finalizzato alla promozione della
presenza equilibrata di donne e uomini nelle posizioni apicali dei luoghi
decisionali dell’economia, anche con la creazione di un nuovo insieme di dati
sulla presenza delle donne nei consigli delle società italiane e un’analisi
sull’impatto della L. 120/2011 (relativa alle quote di genere negli organi di
amministrazione e controllo delle società quotate e delle società pubbliche).
Oltre a ciò, al fine di
assicurare il sostegno ad iniziative
imprenditoriali femminili e di favorire maggiori occasioni di occupazione
(in linea con la strategia Europa 2020), sono proseguite anche nel 2015 le
attività inerenti la Sezione speciale del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI
- denominata “Sezione speciale “Presidenza del Consiglio dei Ministri-
Dipartimento per le Pari opportunità” (istituita nel 2013 e dedicata
all’imprenditoria femminile); ed è stata data attuazione al Protocollo di
Intesa per lo sviluppo e la crescita dell’imprenditorialità e dell’autoimpiego
femminili, attraverso interventi volti a favorire l’accesso al credito per le
lavoratrici autonome e per le imprese a prevalente partecipazione femminile.
Infine, per promuovere l’accesso
e l’avanzamento di carriera delle donne nei settori della scienza, della
tecnologia, dell’ingegneria e della matematica (STEM), in cui le donne sono
sottorappresentate, il Governo ha continuato anche nel 2015 l’azione di
coordinamento di 2 progetti europei finanziati dal 7° Programma quadro per la
ricerca della Commissione europea (STAGES - Structural Transformation to
Achieve Gender Equality in Science-, conclusosi nel dicembre 2015, e
TRIGGER - Transforming Institutions by Gendering contents and Gaining
Equality in Research, attualmente in corso.
Politiche
per la parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni
Nel corso del 2015, il Governo ha
rivisto la Strategia nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti 2012
-2020, per assicurarne una maggiore operatività ed efficacia a livello locale;
continuando a sviluppare il sistema di governance, insieme ad azioni di
sensibilizzazione su modelli, progetti pilota e sperimentazioni soprattutto in
ambito scolastico, socio-sanitario e nel mondo del lavoro – anche in sinergia
con l’Agenzia per i diritti fondamentali (Fundamental Rights Agency - FRA), la
Commissione europea, il Consiglio d’Europa e tutte le altre Organizzazioni con
cui collabora (per es. Equinet).
Inoltre, al fine di migliorare
l’operatività del Centro di contatto Antidiscriminazioni, nel 2015 il servizio
è stato reso maggiormente fruibile ed è proseguita l’attività di formazione
attraverso una rimodulazione dell’offerta. Un focus particolare è stato
dedicato al tema dell’hate speech (incitamento all’odio) sul web, attraverso
incontri formativi, protocolli e sinergie con i principali gestori dei social
network (Google, Facebook e Twitter). Oltre a ciò, è stato inoltre messo a
regime il Fondo di Solidarietà per la tutela giurisdizionale delle vittime di
discriminazioni, per garantire l’anticipazione delle spese legali.
E’ inoltre proseguita l’attività
di coordinamento sulla proposta di direttiva in materia di antidiscriminazione,
concretizzatosi nella predisposizione di un nuovo testo. In particolare, nella
sezione dedicata alla disabilità, l’attività ha comportato alcuni progressi,
anche se si sta attendendo l’adozione della proposta di direttiva della
Commissione, la quale mira ad introdurre condizioni di accesso semplificate a
beni e servizi fondamentali nel mercato interno per le persone affette da
disabilità
In merito alla promozione di
azioni sul “Diversity Management”, sono stati sostenuti modelli, progetti
pilota e sperimentazioni per l'inserimento nel mondo del lavoro di specifiche
categorie svantaggiate, attraverso la formazione dei candidati e dei
responsabili delle risorse umane e la realizzazione di tre “Career Days”,
rivolti alle aziende e alle categorie discriminate nel mondo del lavoro.
Il Governo ha infine elaborato la
Strategia Nazionale di contrasto e prevenzione delle discriminazioni basate
sull’orientamento sessuale e identità di genere, articolata su 4 assi
prioritari - educazione, lavoro, sicurezza e media- in merito ai quali sono state
svolte attività di sensibilizzazione, informazione e formazione.
Controllo delle frontiere e
immigrazione irregolare
Nella relazione consuntiva per
l'anno 2015 il Governo riferisce di aver sostenuto, in uno "spirito di
leale collaborazione", l'azione della Commissione volta ad affrontare
l'intensificarsi della pressione migratoria, a partire dall'adozione, il 13
maggio 2015, dell'Agenda europea sulla migrazione.
L'Agenda
europea sulla migrazione è stata presentata dalla Commissione europea come
risposta immediata alla situazione di crisi nel Mediterraneo e con l'intento di
indicare le iniziative a medio e lungo termine che, attraverso soluzioni
strutturali, permettano di gestire la questione migratoria in tutti i suoi
aspetti. Le azioni immediate proposte nella prima parte dell'Agenda dovrebbero,
infatti, rappresentare lo schema sul quale impostare la risposta da dare a
eventuali crisi analoghe che dovessero verificarsi su un qualsiasi versante
delle frontiere esterne dell'UE[28].
In particolare, la relazione
evidenzia che l'Italia:
-
ha svolto un ruolo concreto nell'attivazione dei cd. hotspot ("punti di crisi"), necessari per
identificare i migranti richiedenti protezione internazionale e distinguerli
dai migranti irregolari. Al 31 dicembre 2015 risultavano operativi i centri di
Lampedusa e Trapani (nella tabella di
marcia presentata alla Commissione e al Consiglio, l'Italia si è impegnata a
istituire sei punti di crisi, cinque in Sicilia e uno in Puglia. Secondo quanto
da ultimo riferito dalla stessa Commissione nella "Prima relazione sulla
ricollocazione e il reinsediamento"[29], al 16 marzo 2016 risultano
operativi quattro punti di crisi, a Lampedusa, Trapani, Pozzallo e Taranto);
-
ha stimolato gli Stati membri e
le istituzioni dell'UE a realizzare una concreta politica europea in materia di
rimpatri, soprattutto attraverso gli accordi
di riammissione fra l'Unione europea e i Paesi terzi;
-
ha sollecitato il rafforzamento delle sinergie fra organismi
e sistemi, quali Frontex, SIS II, Eurosur, Europol ed Eurojust, nella
gestione delle frontiere e nella repressione dei reati connessi
all'immigrazione illegale (fra le altre azioni svolte, si ricorda l'istituzione
da parte di Frontex, dell'European
Regional Task Force a Catania e il rafforzamento dell'operazione Triton);
-
ha appoggiato le forme di
collaborazione operativa fra gli Stati membri confluite in EUNAVFOR MED, operazione avviata a seguito della decisione (PESC)
2015/778 del Consiglio, del 18 maggio 2015[30],
e dell'approvazione del relativo Piano operativo da parte del CoPS-Comitato
Politica e Difesa, il 19 giugno 2015[31].
La decisione
istitutiva dell'operazione militare EUNAVFOR MED era stata sollecitata dalla
Commissione nell'Agenda europea sulla migrazione, in cui si auspicava il
supporto a un’operazione di
politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) nel Mediterraneo volta a smantellare le reti di trafficanti, e ha dato seguito alla dichiarazione adottata dal Consiglio europeo straordinario
del 23 aprile 2015. Gli orientamenti politici forniti
dai ministri della Difesa e degli Esteri nelle riunioni informali del 3 e 5
settembre 2015 hanno autorizzato l'operazione a procedere, nel rispetto del
diritto internazionale, a fermi, ispezioni, sequestri e dirottamenti in alto
mare di imbarcazioni sospettate di essere usate per il traffico o la tratta di
esseri umani. Il comitato politico e di sicurezza ha inoltre convenuto che il
nome di EUNAVFOR MED dovesse essere cambiato in "Sophia".
Azione
esterna in materia migratoria
Il
Governo sottolinea di aver lavorato intensamente per promuovere la
"consapevolezza circa l'urgenza di una risposta pienamente europea alla
crisi migratoria e dei rifugiati". Riferisce quindi di aver portato avanti
le seguenti azioni:
-
in seguito alla grave tragedia
avvenuta al largo delle coste libiche, ha ottenuto la convocazione, il 23 aprile 2015, di un Consiglio europeo straordinario
interamente dedicato all'emergenza migratoria. Fra le decisioni adottate in
quell'occasione, vengono ricordate: l'aumento delle risorse per l'operazione
Triton, il lancio di un'operazione nell'ambito della Politica di sicurezza e
difesa comune (poi concretizzatasi in EUNAVFOR MED - Sophia), una maggiore
cooperazione con i Paesi terzi (in particolare i Paesi africani) al fine di
affrontare le cause profonde della migrazione e combattere il traffico di
esseri umani, il rafforzamento dei princìpi di solidarietà e responsabilità
(anche attraverso iniziative volte alla ricollocazione dei potenziali
beneficiari di protezione internazionale dagli Stati in prima linea agli altri
Stati dell'UE);
-
nel quadro di incontri bilaterali
a livello ministeriale e di vertice e attraverso l'azione della rete
diplomatica, ha sostenuto le proposte presentate dalla Commissione europea,
nell'ambito dell'Agenda europea sulla migrazione, con l'intento di istituire un
sistema di accoglienza più equo. In particolare: le proposte volte ad attivare
il sistema di risposta di emergenza
(previsto dall'art. 78, par. 3, del Trattato sul funzionamento dell'unione
europea) per il ricollocamento di 160.000 persone in evidente bisogno di
protezione internazionale, poi adottate con decisione del Consiglio (vd. la
decisione
(UE) 2015/1523, del 14
settembre 2015, che istituisce misure temporanee nel settore della protezione
internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia, la quale prevede un
meccanismo di ricollocazione temporanea ed eccezionale, su un periodo di due
anni, di 40.000 richiedenti con evidente bisogno di protezione internazionale,
e la decisione
(UE) 2015/1601, del
22 settembre 2015, che istituisce misure temporanee nel settore della
protezione internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia, per la
ricollocazione di 120.000 richiedenti); la proposta
di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio di modifica del
regolamento (UE) n. 604/2013 (cd. "regolamento Dublino III) (COM(2015)450),
che dovrebbe istituire un meccanismo permanente di ricollocazione in caso di
crisi[32];
una più ampia revisione del
"sistema Dublino" (che la
Commissione dovrebbe proporre a breve);
-
ha sostenuto la necessità di un
rafforzamento delle frontiere esterne dell'Unione, appoggiando fra l'altro la proposta della Commissione europea relativa
all'istituzione di una Guardia costiera e di frontiera europea (COM(2015)671),
del 15 dicembre 2015.
La proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla guardia
costiera e di frontiera europea e che abroga il regolamento (CE)
n. 2007/2004, il regolamento (CE)
n. 863/2007 e la decisione
2005/267/CE del Consiglio intende istituire una Guardia costiera
e di frontiera europea che provveda a una gestione europea integrata delle
frontiere esterne, attraverso una gestione efficace della migrazione e la
garanzia di un livello elevato di sicurezza interna nell'Unione europea, salvaguardando
nel contempo la libera circolazione delle persone al suo interno. La Guardia
costiera e di frontiera europea dovrebbe essere composta da un'Agenzia europea
della guardia costiera e di frontiera e dalle autorità nazionali preposte alla
gestione delle frontiere, comprese le guardie costiere nella misura in cui
svolgono compiti di controllo di frontiera, secondo il principio di
responsabilità condivisa[33];
-
è stato attivo nella promozione
dei dialoghi e della cooperazione nel quadro del cd. "Approccio globale su
migrazione e mobilità", a sostegno dei Partenariati per la mobilità (come nel caso del Libano) e delle Agende comuni su migrazione e mobilità
(con la Nigeria e con l'Etiopia);
-
ha fortemente sostenuto i quadri
di dialogo regionali noti come processi
di Rabat e di Khartoum, che investono, rispettivamente, i Paesi dell'Africa
settentrionale, centrale e occidentale e i Paesi del Corno d'Africa (Tunisia,
Egitto e, in prospettiva, la Libia). La relazione riferisce fra l'altro che,
nel corso dei negoziati che hanno preceduto il vertice sulla migrazione di La
Valletta dell'11 e 12 novembre 2015, il nostro Governo ha ottenuto che
l'attuazione del relativo Piano d'azione venga assicurata nell'ambito dei due
processi (nei cui comitati direttivi l'Italia ha un "riconosciuto ruolo
proattivo").
Il Piano d'azione adottato in occasione del vertice sulla migrazione
di La Valletta dell'11 e 12 novembre 2015, cui hanno preso parte i capi di
Stato e di governo dell'UE e dei Paesi africani parti del processo di Khartoum
e del processo di Rabat, individua cinque principali obiettivi: 1. intervento
sulle cause profonde della migrazione per contribuire alla creazione di pace, stabilità
e sviluppo economico; 2. miglioramento nell'organizzazione di canali di
migrazione legale; 3. protezione dei migranti e dei richiedenti asilo; 4. una
lotta più efficace allo sfruttamento e al traffico di migranti; 5. cooperazione
in materia di rimpatrio e riammissione[34];
-
è stato fra i negoziatori più
attivi degli impegni assunti in
occasione del vertice di la Valletta, per quanto concerne, in particolare,
la promozione della migrazione legale, la cooperazione allo sviluppo, il
rafforzamento dei sistemi locali di asilo, la lotta ai trafficanti di esseri
umani, una maggiore cooperazione in materia di rimpatri. Ha inoltre contribuito
a far sì che le risorse del Fondo
fiduciario lanciato in occasione del vertice (della consistenza iniziale di
1,8 miliardi di euro) siano specificamente destinate ad azioni da intraprendere
nell'ambito dei due processi;
-
ha sostenuto un forte
coinvolgimento della Turchia in relazione all'emergenza dei rifugiati lungo la
rotta del Mediterraneo orientale e dei Balcani occidentali, come poi elaborato
nel quadro del vertice UE-Turchia del 29
novembre 2015[35].
In occasione del vertice con la Turchia del novembre
2015 è stata adottata una Dichiarazione comune ed è stato avviato un piano
d'azione comune per far fronte alla crisi dei rifugiati provocata dalla
situazione in Siria. L'Unione europea
e la Turchia hanno inoltre convenuto di rilanciare il processo di adesione
della Turchia all'UE.
In particolare, l'UE si è impegnata a mettere a
disposizione della Turchia un importo iniziale di 3 miliardi di euro di
risorse supplementari per aiutarla a far fronte all'elevato numero di
rifugiati siriani attualmente nel paese. Con l'attuazione del piano d'azione,
le parti si sono impegnate a intensificare la loro cooperazione attiva sui
migranti che non necessitano di protezione internazionale, al fine di impedire
i viaggi verso la Turchia e l'UE, di garantire l'applicazione delle
disposizioni bilaterali vigenti in materia di riammissione, procedere al
rimpatrio rapido nei rispettivi Paesi di origine. Le parti hanno inoltre
convenuto di applicare, a partire dal giugno 2016, l'accordo di riammissione.
Il vertice è
stato seguito da altre due riunioni, il
7 e 18 e marzo 2016, con l'adozione di Dichiarazioni finali che hanno, fra
l'altro, ribadito l'impegno ad attuare il piano d'azione comune attivato il 29
novembre[36].
Asilo e migrazione legale
La relazione evidenzia che
l'attività del Governo italiano volta a segnalare la "grave situazione di
pressione" sul nostro sistema d'asilo ha trovato riscontro in quanto
preannunciato nell'Agenda europea sulla migrazione del 13 maggio 2015 nonché
nell'articolato pacchetto di proposte presentato successivamente dalla stessa
Commissione in attuazione dell'Agenda (vd. sopra).
Oltre alle citate proposte per la
ricollocazione e al progetto di riforma di Dublino, ricorda in questa sede la proposta di regolamento per l'istituzione
di una lista di Paesi di origine sicuri, ai fini dell'adozione delle
decisioni sulla protezione internazionale ai sensi della direttiva n.
2013/32/UE.
Il 9 settembre 2015 la Commissione h presentato
proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce
un elenco comune dell'UE di Paesi di origine sicuri ai fini della direttiva
2013/32/UE del Parlamento europeo e del Consiglio recante procedure comuni ai
fini del riconoscimento e della revoca della protezione internazionale, e che modifica la direttiva 2013/32/UE" (COM(2015)452). La proposta intende consentire un esame più
rapido delle domande di asilo di candidati provenienti da Paesi che
tutta l'Unione considera sicuri e accelerarne il rimpatrio qualora la
valutazione individuale della domanda confermi che non sussistono le condizioni
per la concessione dell'asilo. Nella lista dei Paesi di origine sicuri proposti
dalla Commissione figurano Albania, Bosnia Erzegovina, ex Repubblica jugoslava
di macedonia, Kosovo, Montenegro, Serbia e Turchia (in sede di primo esame della proposta di regolamento, alcuni Stati
membri hanno manifestato perplessità sull'inclusione della Turchia in tale
lista, e l'iter della proposta stessa ha subito un forte rallentamento)[37].
Sottolinea, in particolare, che
il pacchetto di proposte "rappresenta un riconoscimento politico
significativo rispetto a quanto da sempre sostenuto dal Governo italiano",
in linea con le indicazioni parlamentari (ricorda in proposito le risoluzioni
della 1a Commissione del Senato doc. XVIII n. 100 e doc. XVIII n.
101).
Ritiene
che le decisioni adottate in materia di ricollocazione rappresentino "un
punto fondamentale di svolta delle politiche migratorie dell'Unione
europea" e che la
proposta di riforma del regolamento
Dublino, pur ancora insufficiente, vada nella direzione auspicata dall'Italia.
Riferisce infine che l'Italia,
già nel corso del 2015, ha avviato un programma
nazionale di reinsediamento sulla base della raccomandazione dell'Unione
europea.
La "raccomandazione
(UE) 2015/914 della Commissione, dell'8 giugno
2015, relativa a un programma di reinsediamento europeo" ha invitato gli
Stati membri a reinsediare, in un periodo di due anni, 20.000 persone
provenienti da Paesi non appartenenti all'UE e con evidente bisogno di
protezione internazionale secondo l'UNHCR. In occasione del Consiglio Giustizia
e affari interni (GAI) del 20 luglio 2015, i ministri hanno trovato un accordo
in merito al reinsediamento, attraverso programmi multilaterali e nazionali, di
22.504 persone. Sulla base delle informazioni pervenute
dagli Stati partecipanti[38], risulta tuttavia che al 15 marzo sono state
reinsediate solo 4.555 persone, così distribuite: Austria (1.395), Belgio
(212), Repubblica ceca (52), Francia (15), Irlanda (251), Italia (96), Liechtenstein (20), Paesi Bassi (231), Norvegia (6),
Regno Unito (1.864), Svizzera (413).
Sicurezza interna e misure di
contrasto alla criminalità
Contrasto
al terrorismo
La relazione evidenzia che
l'Italia ha svolto un "ruolo di grande rilievo" nella formulazione e implementazione della
strategia dell'Unione nel campo della sicurezza, prima in qualità di
Presidente di turno dell'UE e poi come "partner costruttivo e affidabile
nella traduzione in pratica delle politiche concordate", soprattutto per
quanto concerne il fenomeno dei foreign fighters.
Ricorda, in particolare, le seguenti
misure prioritarie indicate dal Consiglio europeo del 12 febbraio 2015 e
successivamente rese operative dai Consigli Giustizia e affari interni (GAI):
-
l'incremento dello scambio di
informazioni fra le autorità antiterrorismo degli Stati membri e le Agenzie e
strutture UE di settore (Europol, Eurojust e Frontex), nonché dell'immissione
di dati relativi ai sospetti foreign
fighters sulla banca dati SIS II.
Il Sistema d’Informazione Schengen (SIS) è
un sistema automatizzato per la gestione e lo scambio di informazioni tra i
Paesi aderenti alla Convenzione di Schengen. Il SIS II è entrato in funzione il 9 aprile 2013 ed è un sistema IT
all'avanguardia che consta di un sistema centrale, un sistema nazionale in
ciascuno Stato Schengen e un'infrastruttura di comunicazione fra il sistema
centrale e i sistemi nazionali;
-
il miglioramento
dell'interoperabilità delle banche dati UE ai fini della prevenzione del
terrorismo e di altri reati gravi;
-
il potenziamento della sicurezza
nei trasporti, con il raggiungimento dell'accordo politico fra Parlamento
europeo e Consiglio sulla direttiva relativa al cd. "codice passeggeri" (PNR).
La proposta di direttiva
sull'uso dei dati del codice di prenotazione a fini di prevenzione,
accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e
dei reati gravi (COM(2011)23) è
stata presentata il 2 febbraio 2011. Il 4 dicembre 2015 il Consiglio ha
approvato il testo di compromesso concordato con il Parlamento europeo. Ai
sensi della proposta di direttiva, i vettori aerei dovranno fornire alle
autorità degli Stati membri i dati PNR per i voli in arrivo o in partenza
dall’UE. La direttiva dovrebbe inoltre consentire agli Stati membri, senza
obbligarli, di raccogliere i dati PNR in relazione a voli intra UE selezionati;
-
l'approvazione del regolamento di
attuazione sugli standard comuni di disattivazione delle armi da fuoco.
Il regolamento di esecuzione
(UE) n. 2015/2403 della Commissione, del 15 dicembre 2015, ha definito gli orientamenti
comuni sulle norme e sulle tecniche di disattivazione per garantire che le armi
da fuoco disattivate siano rese irreversibilmente inutilizzabili[39];
-
il rafforzamento delle strutture
dell'Unione di supporto all'azione di law
enforcement degli Stati membri (nuovo regolamento Europol, unità EU IRU - Internet
Referral Unit per il contrasto alla radicalizzazione sul web, il Centro europeo antiterrorismo ECT, avviato da Europol il 1° gennaio 2016).
Nel marzo 2013 è stata presentata dalla Commissione europea la proposta
di regolamento che istituisce l'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione
e la formazione delle autorità di contrasto (Europol) (COM(2013)173), per la riforma del quadro giuridico di Europol (essa intende, fra
l'altro, attuare le disposizioni previste nel Trattato sul funzionamento
dell’Unione europea relative al controllo democratico sull’operato dell'agenzia
da parte del Parlamento europeo e su quello associato dei parlamenti
nazionali). Il 10 marzo 2016 il Consiglio
Giustizia e affari interni (GAI) ha adottato la sua posizione in prima lettura;
-
strategie di prevenzione
dell'estremismo radicale violento;
-
campagne di comunicazione che
evidenziano le contraddizioni e le menzogne della retorica dell'islamismo
radicale violento ("contronarrazione");
-
la valorizzazione delle buone
pratiche europee di comunicazione in funzione anti-radicalizzazione (in base
all'esperienza del Syrian Strategic
Communication Advisory Team);
-
la sinergia fra istituzioni di law enforcement e industria del web e
dei social network a fini di prevenzione dell'estremismo violento e del
terrorismo;
-
l'intensificazione della
cooperazione con i Paesi terzi e con partner chiave come gli Stati Uniti.
Fra i principali risultati
conseguiti, la relazione evidenzia che l'Italia:
-
ha operato il maggior numero di
inserimenti di dati relativi ai foreign
fighters nel Sistema Informativo Schengen;
-
ha dato il via alla rete dei
punti di contatto nazionali per le investigazioni sui foreign fighters, considerata una delle migliori pratiche a livello
internazionale per la specializzazione e l'efficienza raggiunte;
-
ha consolidato la propria
presenza entro il cd. "Gruppo degli 11", un Foro informale di
consultazione fra gli undici Stati membri più colpiti dal fenomeno dei foreign fighters.
Contrasto
alla criminalità organizzata
La relazione riferisce che, nel
corso del 2015, l'Italia ha contribuito alla conoscenza e all'utilizzazione
degli strumenti di cooperazione strategica all'interno dell'Unione finalizzate
alle attività di contrasto delle forme gravi di criminalità.
Nel quadro del ciclo programmatico quadriennale 2014-2017
per il contrasto del crimine organizzato e delle altre forme gravi di
criminalità nell'Unione, evidenzia che l'Italia ha assunto un ruolo di
guida di tre priorità operative su quattro, ossia l'immigrazione illegale, la
contraffazione di beni e accise, le frodi intracomunitarie con soggetti
fittizi.
Il "Ciclo programmatico dell'Unione europea per
contrastare la criminalità organizzata e le forme gravi di criminalità
internazionale" è una metodologia adottata dall'Unione europea per
affrontare le principali minacce della criminalità che colpiscono l'UE. Le
priorità per il periodo 2014-2017 sono state adottate nel giugno 2013 (vd. doc. 12095/13).
Per quanto concerne in
particolare il favoreggiamento dell'immigrazione illegale da parte delle
organizzazioni criminali che controllano il traffico di migranti, l'Italia:
-
ha coordinato insieme a Europol
la squadra operativa congiunta denominata "JOT MARE" prevista
dall'azione 5.3 del Piano operativo, inserito nella priorità, a guida italiana,
EMPACT ("immigrazione illegale");
-
ha partecipato all'azione
operativa 2.3, denominata JOT COMPASS, finalizzata al contrasto ai gruppi
criminali organizzati che favoreggiano l'immigrazione illegale attraverso i
Paesi dell'Europa orientale e del Mediterraneo centrale.
Ricorda inoltre che è stata
inaugurata la già citata European
Regional Task Force di Catania, con il compito di cooperare con le squadre
di Frontex e gli uffici investigativi coinvolti negli arrivi illegali di
migranti via mare (Europol, Frontex, Eurojust, l'Ufficio europeo di sostegno
per l'asilo e la Polizia italiana).
Con riguardo alla
Giustizia, la relazione si sofferma - oltre che sulle misure di contrasto alla
criminalità (v. cap. 18) - sulle iniziative nel settore civile e in quello
penale.
In particolare, con
riguardo alla giustizia civile, la relazione richiama la
stretta correlazione fra giustizia civile e crescita economica, da un lato, e giustizia civile e tutela dei diritti fondamentali, dall’altro.
I tavoli di negoziato hanno riguardato le seguenti
proposte legislative:
- Proposta di regolamento che promuove la libera circolazione di cittadini e imprese semplificando l'accettazione di
alcuni documenti
pubblici nell'Unione europea
e modificando il Regolamento (UE)
n. 1024/2012. L’obiettivo della proposta è quello di semplificare le formalità amministrative rispettando, nel contempo, l'interesse pubblico generale di
garantire l'autenticità dei documenti pubblici.
- Progetto di revisione del Regolamento CE n.861/2007, che istituisce un procedimento europeo per le controversie di
modesta entità (c.d. Small Claim Procedures).
Il progetto è diretto a migliorare l'accesso alla giustizia da parte di cittadini e imprese grazie alla semplificazione della
procedura nelle controversie di
modesta entità con
conseguente riduzione dei costi.
Il 20 maggio 2015 è stato, invece, definitivamente
adottato il Regolamento UE 2015/848 del
Parlamento
europeo e del
Consiglio
relativo alle procedure
di insolvenza (rifusione), principalmente volto
a superare le criticità riscontrate in questi
dieci
anni di applicazione del
precedente regolamento.
Per quanto concerne gli interventi normativi che investono la correlazione
tra giustizia civile e
tutela dei diritti
fondamentali,
la relazione qualifica come “intensa” la partecipazione
dell'Italia ai negoziati relativi alle seguenti
proposte legislative:
- Proposta di regolamento relativo alla competenza, alla legge applicabile,
al
riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia di regimi patrimoniali
dei coniugi e proposta di
regolamento in materia di
effetti patrimoniali delle
unioni
registrate.
Tali proposte riguardano la competenza giurisdizionale, la legge
applicabile, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in
materia di regimi patrimoniali. La prima è relativa ai
rapporti matrimoniali, mentre la seconda
è relativa alle unioni registrate. Di
tali proposte, la Commissione Giustizia della Camera dei deputati ha avviato
l’esame giovedì 31 marzo 2016. Persiste, comunque,
rispetto all’ultimo testo delle proposte, l’opposizione di alcuni Paesi, cui si contrappongono altri Paesi che non accettano compromessi che possano introdurre principi potenzialmente discriminatori.
L'Italia
ha
inoltre aderito al
progetto di
elaborazione di un atto normativo comunitario che regoli i contratti di acquisto on line di contenuti
digitali e beni tangibili.
- Proposta di riforma del Regolamento n. 2201/2003 che
contiene norme uniformi per la risoluzione dei conflitti di competenza tra Stati membri
in materia di scioglimento del vincolo matrimoniale, di responsabilità genitoriale, di sottrazione di minori e disposizioni in tema di
riconoscimento e di esecuzione in un altro Stato membro
di decisioni, accordi e atti pubblici. Nel corso del 2015, il Governo ha inoltre proseguito la sua attiva partecipazione ai
tavoli tecnici costituiti
dal Consiglio sulle
“questioni generali”, puntualmente individuate nella relazione.
L’Italia, infine, ha
garantito
anche per il 2015
la sua
attiva
partecipazione
alla rete europea della giustizia civile e commerciale nonché alla
rete di
cooperazione legislativa dei Ministeri della giustizia degli Stati membri dell’Unione.
Con riguardo al settore penale, i negoziati relativi alle proposte normative ai quali l’Italia ha partecipato sono i seguenti:
- Proposta di direttiva relativa alla lotta alla frode
e alla protezione degli interessi finanziari dell’Unione europea, anche attraverso il diritto penale (PIF). La procedura sulla
proposta di direttiva per la tutela degli interessi finanziari dell'Unione Europea,
anche attraverso
il diritto penale (PIF), ha ricevuto recentemente nuovo impulso, a seguito della sentenza della Corte di Giustizia nella causa C-105/14 (sentenza “Taricco”).
Tale pronuncia ha ribadito l’obbligo per
gli Stati membri di adottare tutte le misure legislative e amministrative adeguate, al fine
di
permettere un efficace contrasto di tutti i comportamenti fraudolenti idonei a ledere gli interessi finanziari dell’Unione.
-Proposta di regolamento sulla creazione dell’ufficio del Pubblico Ministero
Europeo. Sulla proposta di regolamento
relative alla creazione di
una
Procura europea
(European Public Prosecutor’s Office - EPPO), la relazione sottolinea che l’Italia ha seguito l’intenso lavoro
tecnico svolto sotto Presidenza lussemburghese, al fine di garantire una Procura efficiente, indipendente
e con reali poteri d'indagine.
Il risultato raggiunto in sede di accordo generale parziale, in occasione del
Consiglio GAI del
3 dicembre 2015, non è apparso
soddisfacente. Il consenso degli Stati
membri si è, infatti,
coagulato su un
testo che rischia di costruire una struttura
debole. L’Italia ha, quindi, espresso parere negativo sul testo,
evidenziandone i nodi critici.
-Proposta di
direttiva sulle garanzie
procedurali per i
minori sottoposti a indagini o imputati in un
procedimento penale.
Nel corso del
2015 è proseguito l’iter della proposta di
direttiva relativa ai diritti dei minori indagati o imputati
in procedimenti penali, giungendosi ad un accordo di compromesso in sede di Consiglio GAI del 3 dicembre 2015. Il testo licenziato non
è, tuttavia, apparso soddisfacente per
l’Italia, che persegue l’armonizzazione della disciplina normativa europea in senso maggiormente
garantista per i minori sottoposti a procedimento penale.
-Proposta di direttiva sul
rafforzamento
di alcuni aspetti della presunzione d'innocenza e
del
diritto ad essere presente nei procedimenti
penali. Si è concluso a dicembre 2015 il
trilogo del Consiglio UE con il Parlamento europeo e la Commissione sulla proposta di
direttiva relativa al
rafforzamento di
alcuni aspetti della presunzione di innocenza e di alcuni corollari del suddetto principio. Il
testo che è attualmente sottoposto al vaglio dei giuristi linguisti.
-Proposta di
direttiva sul gratuito
patrocinio
per persone sottoposte
a indagini o imputate private della
libertà e nei procedimenti relativi al
mandato d’arresto europeo. Il negoziato sulla
proposta di direttiva sul
gratuito patrocinio ha
registrato disparità di vedute. L’Italia, insieme al gruppo di Stati
membri “storici” dell’Unione, ha continuato a sostenere, in armonia con il Parlamento europeo, un approccio ambizioso
per mantenere un livello di tutela elevato.
-Proposta di Direttiva in materia di lotta al terrorismo, destinata a sostituire
la Decisione Quadro n.
2002/475/JHA.
La
nuova proposta
presentata dalla
Commissione europea il 2 dicembre 2015, per l’adozione di una Direttiva in materia di lotta al terrorismo, è oggetto di un intenso lavoro di
studio e preparatorio, in previsione del negoziato che avrà luogo in sede al gruppo Diritto penale sostanziale (DROIPEN) del Consiglio UE a
partire dal 7 gennaio 2016.
Non ha,
invece, avuto sviluppi, durante il 2015,
il negoziato sulla
Proposta
di regolamento per la
riforma dell’Agenzia dell'Unione Europea
per
la cooperazione
giudiziaria penale (Eurojust) .
Nell’ambito del
diritto penale economico-finanziario,
il Governo, nel
2015,
ha intensificato l'applicazione dei provvedimenti internazionali (Regolamenti,
Direttive e Accordi e Convenzioni bi/multilaterali),
di polizia
(Europol, Schengen
e Interpol), giudiziari (Convenzione di Strasburgo ed Eurojust) e di cooperazione spontanea anche con
il proficuo apporto fornito tramite il network degli Ufficiali Esperti
e di collegamento
(ex D.Lgs. 68/2001).
È stata, in parallelo,
rafforzata l'azione di
contrasto all'immissione e al rimpiego di denaro di origine illecita
nei
circuiti legali dell'economia attraverso la rete di uffici
nazionali per il recupero dei beni (Asset Recovery
Office - ARO ).
La collaborazione internazionale di polizia è stata realizzata anche attraverso la
partecipazione ad apposite task forces. E' stato,
inoltre,
garantito un costante contributo a Europol, con la comunicazione di informazioni in merito ai
sequestri di valuta effettuati dalle unità operative del Governo Con riguardo all’azione di
contrasto al fenomeno del terrorismo e del suo
finanziamento, la relazione
evidenzia l’implementazione dell’interscambio informativo intercorso con i c.d. focal point.
Il Governo, infine, ha proseguito l’azione di contrasto al traffico internazionale di stupefacenti, anche mediante la costante collaborazione con l'organizzazione Maritime Analysis and Operations Centre-Narcotics (MAOC-N).
Affari costituzionali (Commissione I)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE CAMERA |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un
meccanismo di ricollocazione di crisi e modifica il regolamento (UE) n.
604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, che
stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro
competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata
in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide (COM(2015)450
final). Proposta di
decisione del Consiglio che istituisce misure temporanee nel settore della
protezione internazionale a beneficio dell'Italia, della Grecia e
dell'Ungheria (COM(2015)451
final). Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un elenco
comune dell'UE di paesi di origine sicuri ai fini della direttiva 2013/32/UE
del Parlamento europeo e del Consiglio recante procedure comuni ai fini del
riconoscimento e della revoca della protezione internazionale, e che modifica
la direttiva 2013/32/UE (COM(2015)452
final). |
I tre progetti di atti normativi, adottati in attuazione dell’Agenda
europea sulla migrazione, sono stati esaminati congiuntamente dalla I
Commissione a partire dalla seduta del 24 settembre 2015 fino
all’approvazione del documento finale nella seduta del 14 ottobre 2015 (doc. XVIII, n. 26). Il Documento esprime una valutazione positiva - evidenziando come a
fronte della intensificazione dei flussi migratori, l’adozione dell’Agenda
europea sulla migrazione e la rapidità nella predisposizioni dei primi
provvedimenti attuativi rappresenti una svolta importante nell’approccio
adottato dalla Commissione europea -con alcune osservazioni. Con riferimento alla proposta di regolamento (COM(2015)450 final) e
alla proposta di decisione (COM(2015)451 final) è stata, in particolare,
evidenziata l’esigenza di: - dare seguito alle misure proposte anche con un
riordino complessivo e sistematico del regolamento Dublino III; - assicurare la piena applicazione delle misure
previste avvalendosi dell’assistenza agli Stati delle agenzie europee, in
particolare dell’EASO - Ufficio europeo per l’Asilo, di Frontex e di Europol; - rivedere le chiavi di distribuzione adottate quali
parametri di riferimento per assegnare le quote di richiedenti asilo da
ricollocare; - ridurre la soglia assunta a riferimento per
individuare la platea dei beneficiari dei programmi di ricollocamento,
stabilita nel 75 per cento delle domande di protezione internazionale
accolte; - aumentare il contributo gravante sugli Stati membri
che non intendano accettare le quote di ricollocazione loro assegnate o prevedere
altri meccanismi sanzionatori; - assumere a riferimento un arco temporale più ampio
di quello previsto per individuare i casi di aumento straordinario dei flussi
migratori; -
aumentare
l’importo di 500 euro destinato agli Stati membri beneficiari della
ricollocazione per ogni richiedente asilo ricollocato, in considerazione
degli oneri di trasferimento. Con riferimento alla proposta di regolamento (COM(2015)452 final) la
Commissione ha suggerito di rafforzare l’efficacia della lista di paesi di
origine sicuri, che nella proposta non comporta alcun effetto automatico e
non esime le autorità da gravosi adempimenti. Parere approvato dalla XIV Commissione
Politiche dell’Unione europea il 13 ottobre 2015 La XIV Commissione ha approvato un parere favorevole con alcune osservazioni
relative: all'introduzione di un adeguato sistema sanzionatorio in caso di
rifiuto di uno Stato membro a partecipare al meccanismo di ricollocazione dei
richiedenti asilo; alle modalità di calcolo su cui sono state stabilite le
quote di migranti da ricollocare, affinché tengano conto della condizione
particolare dei paesi, come l'Italia, che da anni fanno fronte ad ingenti
afflussi; al meccanismo di ricollocazione, affinché non sia limitato esclusivamente
a coloro che provengono da Siria ed Eritrea; alla istituzione di una
procedura unica di concessione di asilo, nonché di un'unica autorità europea
per riconoscere lo status di protezione internazionale, eventualmente
rafforzando l'EASO-Ufficio europeo di sostegno per l'asilo; al rafforzamento
degli effetti derivanti dalla individuazione dei Paesi sicuri. |
Con riferimento a tali atti, il Governo riferisce di aver sostenuto
le proposte in linea con le indicazioni parlamentari (1ª Commissione Senato,
Doc. XVIII n. 100, approvata il 20/10/2015), esercitando anche una funzione
di sprone verso gli altri Stati membri, sia nel quadro dei numerosi incontri
bilaterali a livello ministeriale e di vertice sia attraverso l’azione della
rete diplomatica. Il Governo non fa invece riferimento, nella relazione, alle
osservazioni espresse dalla Camera nel citato doc. XVIII, n. 26. |
Decisione (UE)
2015/1601 del Consiglio
del 22 settembre 2015 che istituisce misure temporanee nel settore della
protezione internazionale a beneficio dell'Italia e della Grecia. |
Bilancio (Commissione V)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE CAMERA |
POSIZIONE ITALIA
NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Comunicazione della Commissione al Parlamento
europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e
sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli
investimenti – Un piano di investimenti per l'Europa (COM(2014) 903
final) Proposta di regolamento del Parlamento europeo e
del Consiglio relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici e che
modifica i regolamenti (UE) nn. 1291/2013 e 1316/2013 (COM(2015) 10
final), corredata del relativo allegato (COM(2015) 10
final – Annex 1) |
Gli atti sono
stati esaminati dalla V Commissione, con l’adozione del documento finale doc. XVIII n.
21 (approvato il 16 aprile 2015). Nel documento
finale la V Commissione ha espresso una valutazione positiva sugli atti, con
alcune condizioni: a) l’adozione, da parte del Governo, di iniziative finalizzate alla
rapida adozione del regolamento istitutivo del FEIS, in modo da consentirne
l’operatività già nel secondo semestre del 2015; b) garantire
l’effettiva addizionalità degli investimenti da finanziare, privilegiando i
progetti che attualmente non beneficiano di altri sostegni europei, nazionali
o privati; c) inclusione,
tra i criteri di selezione dei progetti, dell’impatto sociale degli stessi
(creazione di nuova occupazione, valorizzazione del capitale umano e
contrasto alla povertà); d) adozione di iniziative,
da parte del Governo, nella selezione dei progetti da realizzare sul
territorio nazionale, volte ad evitare la dispersione delle risorse
attivabili, privilegiando quelli che contribuiscono ad una ripresa
consistente e duratura della crescita, ad un aumento dell’occupazione e ad un
rafforzamento della competitività del Paese; e) priorità da
parte del Governo, anche attraverso l’intervento della Cassa depositi e
prestiti, al finanziamento di progetti tesi all’attuazione dell’agenda
digitale e al potenziamento di infrastrutture di trasporto ed energia, alla
messa in sicurezza del territorio, nonché all’ammodernamento delle strutture
dedicate all’istruzione, privilegiando comunque le iniziative delle piccole e
medie imprese; f) semplificazione
delle procedure per la valutazione della conformità dei finanziamenti; g) verificare che la riallocazione di quota parte
delle risorse dei programmi « Orizzonte
2020 » e « Meccanismo per collegare
l’Europa » sia in grado di generare un rendimento differenziale, in termini
economici e sociali, superiore a quello che
sarebbe stato prodotto dall’assegnazione originaria ai programmi stessi; h) semplificazione
del sistema di governance del FEIS; i) stabilire nel regolamento una composizione multidisciplinare
del comitato per gli investimenti del FEIS; j) costante
informazione e consultazione del Parlamento da parte del Governo in merito
alla individuazione dei progetti di interesse per l’Italia. Parere approvato dalla XIV Commissione Politiche dell’Unione europea
il 14 aprile 2015 La Commissione
ha esaminato congiuntamente gli atti (COM(2014) 903
final) e (COM(2015) 10
final), ed ha espresso un parere favorevole, subordinato
alle seguenti condizioni: impegno per la tempestiva approvazione del
regolamento istitutivo del FEIS per consentirne l'operatività entro il
secondo semestre 2015; garanzia dell'effettiva addizionalità degli
investimenti sostenuti dal FEIS, prevedendo criteri appropriati in relazione
alla governance e alle politiche di rischio del Fondo nonché alla
selezione dei progetti, sulla base di quanti previsto; con riferimento al
sistema di governance del FEIS: riduzione dei tempi necessari per la
concessione della garanzia del Fondo ai progetti, semplificazione del modello
duale, nomina dei membri del comitato direttivo dal Parlamento europeo sulla
base di una rosa di candidati presentata dalla Commissione e dalla BEI, indipendenza
dei membri del comitato per gli investimenti dalla BEI, dalle istituzioni
dell'Unione, dagli Stati membri o da ogni altro organismo pubblico o privato;
previsione di criteri puntuali e procedure semplificate e abbreviate per la
valutazione di conformità con disciplina degli aiuti di stato dei
finanziamenti erogati dalle banche di promozione nazionale o da altri
soggetti pubblici; ricorso, ai fini del contributo del bilancio dell'UE al
Fondo, a coperture alternative rispetto alla riallocazione di stanziamenti di
programmi e fondi esistenti; nell'ambito del riesame del FEIS entro il 2018,
costituzione di un fondo europeo per investimenti in infrastrutture, con
risorse conferite direttamente pro quota dagli Stati membri, sul
modello del Meccanismo europeo di stabilità; costante informazione e
consultazione delle Camere in merito a tutte le fasi del processo (identificazione,
strutturazione e selezione) dei progetti di interesse per l'Italia per i
quali sarà richiesta la garanzia del FEIS, inclusa la richiesta di parere parlamentare sui progetti da sottoporre
alla Commissione europea e alla BEI per il sostegno del FEIS; infine,
utilizzo efficace - a livello nazionale - in linea con le indicazioni
contenute nel Piano per gli investimenti, dei fondi SIE 2014-2020, in senso
complementare agli interventi sostenuti dal FEIS. |
Il Governo ha accolto le indicazioni contenute
nelle Risoluzioni parlamentari delle Commissioni parlamentari, in particolare
riguardo alla rapida approvazione del Regolamento UE istitutivo del Fondo europeo per gli investimenti
strategici e del polo europeo di
consulenza sugli investimenti e al portale dei progetti di investimento
europei (Regolamento UE 2015/1017). Grazie al meccanismo operativo di warehousing,
sostenuto dal governo italiano, l’EFSI ha potuto garantire, con effetti
immediati e retroattivi, le operazioni approvate dalla BEI fin dal gennaio
2015. |
È stato approvato il Regolamento
(UE) 2015/1017, del parlamento europeo e del consiglio del
25 giugno 2015, relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici
(EFSI), al polo europeo di consulenza sugli investimenti e al portale dei
progetti di investimento europei (PPIE) e che modifica i regolamenti (UE) n.
1291/2013 e (UE) n. 1316/2013 – il Fondo europeo per gli investimenti
strategici. |
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE CAMERA |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Comunicazione
“Piano per la lotta ai cambiamenti climatici mondiali dopo il 2020” (COM(2015)81) |
L’esame della
Comunicazione COM(2015)81 “Piano per la lotta ai cambiamenti climatici
mondiali dopo il 2020”, iniziato il 1 aprile 2015 e terminato l’8 luglio
2015, ha avuto come esito l’approvazione del Doc. XVIII n.
24, da parte delle due Commissioni VIII (Ambiente) e
X (Attività produttive), che esprimono una valutazione positiva, in
particolare, con le seguenti osservazioni: · l'Unione
europea promuova il raggiungimento nel vertice Onu di Parigi (30 novembre –
11 dicembre 2015) di un accordo
globale vincolante che garantisca il rispetto
dell'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura
media globale entro la soglia di due gradi rispetto ai livelli precedenti
la rivoluzione industriale ,in vigore dal 2020, come stabilito anche nelle
conclusioni del G7 che si è concluso a Elmau, in Germania, l'8 giugno 2014; · si provveda a
promuovere una revisione del sistema
di scambio delle quote di emissione (ETS) per correggerne i limiti e i
difetti che ne hanno pregiudicato la capacità di svolgere la funzione di
strumento rilevante dell'Unione europea per ridurre le emissioni di gas
serra, con particolare riguardo ai cosiddetti settori energivori. Parere
approvato dalla XIV Commissione
Politiche dell’Unione europea il 1 luglio 2015 La XIV Commissione ha esaminato la Comunicazione COM(2015)81, congiuntamente alle
Comunicazioni COM(2015)80 e
COM(2015)82 (vedi infra, Attività produttive (Commissione X), ed ha
approvato un parere favorevole, con osservazioni e condizioni. In
particolare, con riguardo alla Conferenza
delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Parigi del dicembre 2015, è
stata posta al Governo la condizione di adoperarsi per il raggiungimento di un
accordo che obblighi gli Stati contraenti a ridurre le emissioni mondiali di
almeno il 60 per cento entro il 2050 rispetto ai livelli del 2010, con il
coinvolgimento dei settori dell'aviazione civile e dei trasporti marittimi.
Inoltre, è stata espressa la seguente osservazioni, con riferimento alla Comunicazione COM(2015)81, riguardante la revisione del
sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) per correggerne limiti e i
difetti, con particolare riguardo ai cosiddetti settori energivori. |
Per quanto
riguarda la Conferenza di Parigi sul
Clima, il Governo ha partecipato e contribuito ai negoziati
internazionali per la definizione dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti
climatici, adottato nella capitale francese il 12 dicembre 2015 dai
rappresentanti di 195 Paesi aderenti alla Convezione Quadro delle Nazioni
Unite sui Cambiamenti Climatici. Nel secondo
semestre del 2015 la Presidenza di turno dell’Unione ha convocato un limitato
numero incontri sulla proposta di revisione della Direttiva ETS (Direttiva 2003/87/CE) per il quarto periodo di
trading (dal 2021 al 2030) presentata dalla Commissione Europea il 15 luglio
2015 (COM (2015) 337 final). Le riunioni sono state incentrate sulla
presentazione della proposta da parte della Commissione e sull’analisi della
valutazione di impatto. Il Governo italiano ha partecipato attivamente al
fine di acquisire chiarimenti e dettagli tecnici sui vari elementi che
compongono la proposta. Pertanto gli indirizzi del Parlamento, di cui al Doc.
XVIII n. 24 dell’8 luglio 2015 della Camera, saranno tenuti in considerazione
nella successiva fase negoziale. |
Anche se non menzionato dalla relazione, si
segnala che il Consiglio europeo di dicembre 2015 ha espresso la propria
soddisfazione per lo storico accordo e
invitato Commissione e Consiglio a valutarne i risultati. Facendo seguito a
tale invito, il 2 marzo 2016 la Commissione ha presentato una comunicazione
che contiene un’analisi dei punti salienti dell’accordo, delle tappe
intermedie per il raggiungimento degli obiettivi e delle misure con cui
l’Unione europea darà attuazione agli impegni sanciti dall’accordo.
Accompagna la comunicazione una proposta di decisione del Consiglio volta ad
autorizzare la firma, a nome dell'Unione
europea, dell'accordo di Parigi. |
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Attività produttive (Commissione X)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE CAMERA |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Comunicazione
della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico
e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli
investimenti - Una strategia quadro per un'Unione dell'energia resiliente,
corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici (COM(2015) 80
final) Comunicazione
della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio -Raggiungere
l'obiettivo del 10 per cento di interconnessione elettrica - Una rete
elettrica europea pronta per il 2020 (COM(2015) 82
final) |
L’8 luglio 2015 le Commissioni riunite VIII e X
hanno approvato il Documento finale:. Doc. XVIII n.
24. Le Commissioni
si sono espresse favorevolmente sui documenti formulando tuttavia le seguenti
29 osservazioni: · impegno del
Governo italiano per far sì che siano recepiti gli obiettivi e le priorità
nazionali in vista della sicurezza energetica e del contrasto ai cambiamenti
climatici; · impegno del
Governo italiano, con riguardo al tema delle interconnessioni, affinché
l’Unione europea favorisca la realizzazione, nel più breve tempo possibile,
della piena interconnessione delle reti a livello continentale, individuando
e stanziando le risorse necessarie allo scopo; · interventi
diretti a realizzare la piena interconnessione, il potenziamento e
l'ammodernamento delle reti elettriche e del gas, anche per ridurre le
dispersioni, sulla base di un disegno strategico coerente che risponda a una
logica sistemica che assuma le esigenze comuni; · valutazione
dell'opportunità di rapportare l'obbligo del 10% di interconnessione minima
all'energia complessivamente utilizzata in un Paese in un dato periodo o alla
punta di capacità effettivamente utilizzata nell'anno; · valutazione,
in prospettiva, dell’affrancamento dalle fonti fossili in coerenza con gli
obiettivi al 2050 e con la decarbonizzazione a fine secolo; · rafforzamento
dei poteri e dell'indipendenza dell'Agenzia per la cooperazione delle
autorità di regolazione; · interventi per
conseguire una convergenza in materia di accesso alle reti, di funzionamento
dei mercati e per l'armonica attuazione delle liberalizzazione di settore; · assunzione di
tutte le misure necessarie a superare le barriere tecniche e regolatorie che
ancora impediscono la piena realizzazione di un mercato integrato; · ampliamento
della generazione distribuita, favorendo una maggiore capacità da fonti di
energia rinnovabile con gli opportuni e necessari interventi di
semplificazione amministrativa e con una disciplina dell'autoconsumo e degli
oneri di sistema che tenga insieme le esigenze di garantire la piena ed equa
funzionalità della rete di trasmissione senza penalizzare in modo improprio
la generazione distribuita; · promozione in
sede europea un disegno di riordino complessivo dei meccanismi di
incentivazione alle fonti rinnovabili di energia per favorirne lo sviluppo su
scala continentale con un sistema di regole stabile e omogeneo tra i diversi
paesi; · promozione
della ricerca e dell'innovazione nell'ambito della produzione e della
distribuzione di energia da fonti rinnovabili per sostenere lo sviluppo
dell'industria del settore, anche nel nostro Paese, e per promuovere i
sistemi di accumulo e stoccaggio dell'energia prodotta da fonti rinnovabili
per migliorarne così la stabilità nell'immissione in rete; · definizione,
all'interno della strategia complessiva dell'Unione dell'energia, di
obiettivi coerenti nei diversi settori interessati, a partire dai trasporti,
favorendo in particolare la ricerca e l'utilizzo di biocombustibili di
seconda e terza generazione, promuovendo la mobilità sostenibile e il
trasporto pubblico, l'uso dell'auto ibrida ed elettrica e i sistemi di car-sharing; · sostegno,
anche mediante lo stanziamento di risorse finanziarie, degli investimenti per
la realizzazione di reti elettriche intelligenti (smartgrids) e dei sistemi di gestione intelligente attraverso
l'utilizzo della tecnologia digitale, relativamente alle quali il nostro
Paese può offrire la best practice
costituita dall'esperienza dei contatori intelligenti; · valutazione
dell'opportunità di una definizione in sede europea di sistemi di tassazione
che attribuiscano un costo al carbonio – carbon
tax – e di un sistema di regole chiaro, coerente, uniforme e stabile nel
tempo che dia il giusto segnale alle imprese per indirizzare le proprie
scelte di investimento verso tecnologie e attività a bassissimo impatto di
carbonio; · partecipazione
della Commissione europea nei rapporti con i Paesi fornitori di energia in
modo da rafforzare la capacità negoziale dell'Europa nel suo complesso; · promozione di
partenariati con i paesi del Nord Africa, finalizzati a favorire lo sviluppo
di tali paesi, in particolare incoraggiando le loro potenzialità in termini
di produzione di energia da fonti rinnovabili, solare innanzitutto; · valutazione
dell'opportunità di avviare un riesame della strategia energetica nazionale
per renderla coerente con gli obiettivi dell'Unione energetica e della
politica per il clima e, in particolare, con il raggiungimento dell'obiettivo
di contenere in non più di due gradi l'aumento della temperatura media
globale rispetto al periodo precedente alla rivoluzione industriale; · avvio di una
ricognizione degli eventuali sussidi alle fonti fossili ancora presenti nel
nostro Paese ed eliminazione dei medesimi così come previsto dalle
comunicazioni oggetto del documento; · promozione
dell'efficienza energetica sostenendo con le opportune misure anche di natura
finanziaria la stabilità di strumenti quali il credito di imposta per chi realizza
interventi di riqualificazione ambientale ed energetica così come la
definizione e attuazione di un piano di messa in sicurezza ed efficientamento
energetico degli edifici pubblici definendo e attuando gli strumenti
finanziari opportuni per avviare interventi di riqualificazione ed
efficientamento energetico su ampia scala, anche per migliorare la qualità
edilizia nelle città e, in particolare, nelle aree periferiche; · sostengo
all'azione delle amministrazioni locali nella trasformazione in smart cities
and areas, città e territori intelligenti e comunità resilienti in grado di
sopportare al meglio l'impatto dei cambiamenti climatici in atto anche con
interventi costanti e programmati nel tempo di messa in sicurezza del
territorio; · rafforzamento
della ricerca pubblica e maggiore coordinamento a livello europeo per
indirizzarla con più efficacia verso la riconversione ecologica
dell'economia. · definizione ed
avvio a politiche industriali per promuovere tecnologie e attività economiche
a bassissime emissioni di carbonio in coerenza con gli obiettivi di politica
per il clima adottati e si dia impulso all'economia circolare, efficiente
nell'uso di risorse naturali. Parere
approvato dalla XIV Commissione
Politiche dell’Unione europea il 1 luglio 2015 La XIV Commissione ha esaminato le Comunicazioni COM(2015)80 e COM(2015)82, congiuntamente
alla Comunicazione COM(2015)81,
(vedi supra, Ambiente (Commissione VIII), ed ha approvato un parere
favorevole, con condizioni e osservazioni. In particolare, sono state poste
condizioni con riguardo: alla sicurezza
energetica; alla piena integrazione del mercato europeo dell'energia;
all'efficienza energetica; alla decarbonizzazione dell'economia e, in
particolare, alla promozione delle energie rinnovabili e alla ricerca e
innovazione e competitività in materia energetica. Le osservazioni relative
alle Comunicazioni COM(2015)80 e COM(2015)82, riguardano: l'obiettivo di
aumentare l'energia prodotta all'interno dell'Unione da perseguire
primariamente con riferimento alle fonti rinnovabili; la graduale soppressione
delle tariffe regolamentate, e l’introduzione di meccanismi di tutela dei
consumatori vulnerabili; la presentazione da parte della Commissione europea
di una tabella di marcia che indichi i termini, le risorse e gli strumenti
necessari per l'attuazione delle misure e degli obiettivi del pacchetto. |
Il Governo,
per quanto concerne la realizzazione dell’Unione Energetica si è impegnato per individuare un sistema di governance
adeguato, efficiente e trasparente che lasci la necessaria flessibilità
agli Stati membri assicurando, nel contempo, il raggiungimento dei target per
il 2030 fissati dal Consiglio europeo di ottobre 2014. Nell’ambito, infatti,
del processo di governance, è stata data adeguata attenzione alla
messa a punto dei template per la reportistica, all’individuazione
degli indicatori necessari a valutare le performance degli Stati membri verso
il raggiungimento degli obiettivi al 2030 ed al processo di semplificazione
della reportistica (da attuare con provvedimenti legislativi) che dovrebbe
portare alla redazione di un unico piano nazionale per l’energia e il clima
con i necessari raccordi con i piani che riguardano i trasporti,
l’agricoltura, la competitività e la ricerca. - In tema di infrastrutture energetiche, il
Governo ha sostenuto la quota del 10% di interconnessione
rispetto alla capacità installata nazionale dovrebbe essere invece un termine
di confronto per giudicare le carenze e i progressi che si registrano nelle
regioni meno interconnesse con il mercato europeo, che sono state individuate
dal Consiglio europeo, in particolare l’area del Baltico e la penisola
iberica. In materia di etichettatura
energetica la delegazione italiana ha condiviso il testo della proposta
di regolamento che assicura certezza del diritto e prevedibilità sia ai
produttori che ai consumatori: un quadro cronologico chiaro del processo di
introduzione e revisione delle etichette è fondamentale per l’industria per
ottimizzare l’allocazione degli investimenti puntando su quelli per i
prodotti a maggior efficienza energetica. |
Risoluzione
del Parlamento europeo sui progressi
verso un'Unione europea dell'energia approvata il 15 dicembre 2015 (non richiamata nella relazione). Secondo quanto
riportato nella relazione, i Ministri UE di settore hanno adottato, l’8
giugno 2015, le conclusioni del Consiglio su “Attuazione della Unione per
l’Energia: rafforzare i consumatori e attrarre investimenti nel settore
dell’energia”: tale documento, ampiamente negoziato nel gruppo esperti
energia del Consiglio, risponde a tutte le richieste avanza dalla delegazione
italiana. Il primo rapporto
sullo Stato dell’Unione energetica e il documento di conclusioni sulla Governance dell’Unione stessa sono,
invece, stati presentati dalla Commissione e approvati dal Consiglio
TTE-Sessione Energia del 26 novembre 2015. Al di fuori dal periodo considerato dalla relazione,
si segnala che nel quadro delle azioni previste dall’Unione dell’energia, a
febbraio 2016, la Commissione ha presentato il cosiddetto winter package composto da: una proposta di regolamento
sulla sicurezza dell'approvvigionamento di gas; una proposta di decisione
sugli accordi intergovernativi nel settore energetico; una strategia per il gas naturale
liquefatto (GNL) e lo stoccaggio del gas;
una strategia in materia di riscaldamento e raffreddamento. |
Comunicazione
della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico
e sociale europeo e al Comitato delle regioni un «New Deal» per i consumatori
di energia COM(2015) 339
final Comunicazione della Commissione al Parlamento
europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato
delle regioni: «Avvio del processo di consultazione pubblica sul nuovo
assetto del mercato dell'energia» COM(2015) 340
final |
La Commissione X ha approvato il 2 dicembre 2015 il Documento finale: La Commissione si è espressa favorevolmente sui documenti formulando
tuttavia le seguenti 11 osservazioni: · destinazione
di tutte le risorse disponibili all'ammodernamento delle reti, alle loro
interconnessioni e al loro adeguamento al fine di consentire lo sviluppo
della produzione decentrata di energia da fonti rinnovabili e ciò deve
valere, in particolare, per l'Italia; · accelerazione
del processo di armonizzazione dei mercati di bilanciamento, anche in relazione
alla discontinuità che contraddistingue la produzione di energia da fonti
rinnovabili, eventualmente anche attraverso l'adozione di specifiche misure
giuridiche; · semplificazione
delle complesse ed onerose procedure amministrative ed autorizzative che
ancora rappresentano un ostacolo significativo per la diffusione di progetti
di autoconsumo su piccola scala ed iniziative per premiare il consumo «flessibile»
anche attraverso una variazione dei prezzi in base alle fasce orarie e ai
picchi di domanda complessiva; · iniziative
utili a porre i consumatori nelle condizioni di fare scelte consapevoli e
attive, garantendo il massimo delle informazioni e favorendo l'utilizzazione
di tecnologie, quali i contatori intelligenti, assecondando l'accesso non
discriminatorio dei consumatori ai dati e alle informazioni su propri consumi
di energia per sviluppare una domanda più attiva e un incontro più maturo
domanda-offerta nei mercati retail; · rafforzamento
di tutte le iniziative di coordinamento in materia di sicurezza regionale
anche attraverso le politiche di integrazione e di interconnessione delle
infrastrutture con particolare attenzione all'area del Mediterraneo; · necessità di
un approccio più coordinato tra gli Stati membri per la revisione dei regimi
di aiuto a favore delle energie rinnovabili al fine di evitare distorsioni
nei mercati e per favorire politiche tendenzialmente univoche che rafforzino
la ricerca e l'innovazione tecnologica all'interno dell'UE anche con
riferimento alla realizzazione di sistemi innovativi di stoccaggio di energia
prodotta da fonti rinnovabili; · rafforzamento
delle funzioni dell'ACER potenziandone l'indipendenza giuridica e finanziaria; · riduzione dei
tempi di attivazione delle forniture elettriche e di switching up che consenta ai clienti di cambiare operatore in
pochi giorni; · interventi per
assicurare agli utenti la conoscibilità dei dati di consumo rendendoli
accessibili in tempo reale; · maggiore
digitalizzazione della relazione fornitore/cliente per realizzare una
semplificazione delle attività necessarie per portare a termine le richieste
dei clienti. |
- |
- |
Comunicazione
della Commissione europea al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato
economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni sulla Strategia
europea per una maggiore crescita e occupazione nel turismo costiero e
marittimo (COM (2014) 86
final) |
Il 10 giugno 2015 la Commissione X ha approvato il Documento finale: Doc. XVIII, n.
22. La Commissione si è espressa favorevolmente sul documento formulando
tuttavia 11 osservazioni con le seguenti richieste: ·
definizione a livello
europeo di una strategia coerente ed organica, sulla base della quale
delineare anche una strategia nazionale, che utilizzi tutti i mezzi
disponibili, ivi inclusi quelli finanziari, allo scopo di offrire al sistema
turistico europeo, con particolare riguardo a quello marittimo, strumenti
utili a rafforzare e qualificare l'offerta in termini coerenti con le
peculiarità dei territori e rispettosi dell'ambiente; ·
in considerazione
dell'aumento della concorrenza da parte di destinazioni a basso costo,
rafforzamento del turismo sostenibile e di qualità, valorizzando il
patrimonio culturale, ambientale, paesaggistico e artistico proprio
dell'Europa, e in particolare dell'Italia; ·
adozione di una
iniziativa volta a considerare i porti turistici come imprese turistiche in
modo da consentirne l'accesso alle iniziative e alle risorse finanziarie
riservate al turismo marittimo e costiero; ·
misure per promuovere il
turismo fuori stagione, puntando in particolare sulla clientela costituita
dai cittadini della terza età; ·
iniziative per
migliorare la formazione e le competenze del personale del settore,
sfruttando le possibilità a disposizione, partire dal programma Erasmus+; ·
realizzazione di portali
europei che sfruttino gli strumenti informatici e le nuove tecnologie per
svolgere sia attività di informazione e promozione sia prestazione di
servizi; ·
correzione delle
disfunzioni che contraddistinguono l'assetto delle competenze e delle
politiche sino ad ora assunte a livello nazionale, in modo da superare la
dispersione e la frammentazione delle iniziative e degli interventi nel
settore; ·
integrale ed efficiente
utilizzo di tutte le risorse disponibili per la promozione del turismo
marittimo e costiero per il periodo 2014-2020; ·
in sede di attuazione
dell'Accordo, coerente definizione e realizzazione di programmi e progetti
volti a promuovere la crescita e la modernizzazione del turismo costiero e
marittimo; ·
verifica della
possibilità di ricorrere anche ad ulteriori risorse finanziare, mediante
l'attivazione della Banca europea per gli investimenti, in particolare per la
qualificazione dell'offerta turistica delle piccole e medie imprese del
settore. ·
verifica della
possibilità di introdurre una normativa in materia di rilascio e rinnovo
delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo che tenga
conto della specificità italiana. Parere approvato dalla XIV
Commissione Politiche dell’Unione europea il 23 luglio 2014 La XIV
Commissione ha esaminato la Comunicazione ed ha espresso un parere favorevole
con condizioni e osservazioni. |
Per favorire
il turismo facendo leva sul patrimonio culturale, naturale e marittimo
europeo" il Governo ha promosso un nuovo modello di governance che favorisce la condivisione degli obiettivi e
rafforza i legami tra il livello locale, nazionale e europeo. Nello
specifico, è stato adottato un approccio bottom-up che ha coinvolto numerosi stakeholders con la convocazione degli
Stati Generali del Turismo da cui sono emerse le linee di sviluppo che
delineeranno la politica turistica italiana nei prossimi anni. il Governo ha
partecipato attivamente agli eventi promossi dalle Presidenze lettone e
lussemburghese. Si ricorda, in particolare, l’European Tourism Forum (ETF), svoltosi il 17-18 settembre 2015 a
Lussemburgo, che ha trattato di: digitalizzazione nel turismo; promozione
dell’Europa attraverso l’offerta di prodotti tematici transnazionali e
paneuropei; competenze e formazione; razionalizzazione del quadro normativo e
amministrativo. L’Italia ha
partecipato altresì alla pilot action
sul turismo del programma di finanziamento COSME, sostenendo la necessità di
salvaguardare anche per il 2016 i fondi su di essa allocati. |
|
Comunicazione
della Commissione europea «Per una rinascita industriale» (COM(2014)14
final) Comunicazione
della Commissione europea «Una prospettiva per il mercato interno dei
prodotti industriali» (COM(2014)25
final) |
Documento finale approvato dalla X Commissione il 24 giugno 2015: Doc. XVIII, n.
23. La Commissione si è espressa favorevolmente sui documenti formulando
tuttavia le seguenti sedici condizioni: ·
si sostenga e si
rafforzi l'approccio delineato dalla Commissione europea per il rilancio del
settore industriale, che assume carattere prioritario per il superamento
della crisi e il rilancio dell'economia europea, e per la valorizzazione
delle vocazioni specifiche dei diversi sistemi produttivi nazionali; ·
valorizzazione della
strumentazione comunitaria a disposizione a partire dal Piano nazionale delle
riforme, che per l'Italia costituisce parte integrante del DEF, per delineare
le linee di indirizzo della politica industriale del prossimo futuro, anche
con riferimento al miglior utilizzo delle disponibilità finanziarie, a
partire dai fondi strutturali per la politica di coesione, evitando la
frammentazione degli interventi e la dispersione delle risorse; ·
valorizzazione del ruolo
del Consiglio Competitività; ·
interventi affinché gli
obiettivi indicati in termini generali nelle comunicazioni in esame si
traducano al più presto in un complesso coerente e organico di misure ·
completamento nel più
breve tempo possibile, con l'attivo concorso delle autorità nazionali (nel
nostro caso sulle base delle caratteristiche del nostro sistema produttivo) e
in maniera misurabile della tabella di marcia con l'indicazione delle azioni
specifiche volte alla realizzazione dei vari obiettivi indicati nella
comunicazione sulla rinascita industriale; ·
sostegno all'innovazione
tecnologica e alla ricerca, valorizzando in maniera decisa i profili
«qualitativi» dell'industria europea e favorendo lo sua crescita innovativa
anche secondo il modello di «industria 4.0», attraverso una adeguata
dotazione finanziaria e l'utilizzo sinergico delle risorse disponibili a
valere sui diversi programmi di spesa; ·
creazione di specifiche
linee di credito presso la Banca europea per gli investimenti al fine di
promuovere l'internazionalizzazione e la competitività delle imprese europee
nonché di finanziare investimenti in settori industriali chiave; ·
completamento del
mercato interno, rimuovendo gli ostacoli di natura normativa, tecnica e
burocratica, e le resistenze di alcuni Paesi membri alla apertura alla
concorrenza, alla integrazione delle reti (materiali ed immateriali) e ad una
più dinamica ed efficiente circolazione di beni e servizi all'interno del
territorio europeo; ·
definizione come
prioritario dell'obiettivo del contenimento dei costi energetici sostenuti
dall'industria nei processi produttivi anche mediante la rimozione di ogni
ostacolo fisco e regolamentare alla circolazione dell'energia; ·
si prosegua il prezioso
lavoro già svolto con lo Small Business
Act, favorendo il rafforzamento, anche patrimoniale, e la crescita
dimensionale delle PMI, asse portante del sistema industriale europeo; ·
iniziative per il
miglioramento della qualità della regolamentazione come prospettate nelle comunicazioni in
esame e nel pacchetto «Legiferare meglio» al fine particolare di ridurre gli
oneri non necessari per il sistema produttivo; · interventi per l’internazionalizzazione delle industrie europee, con
particolare riguardo alle PMI, in modo da sostenere la capacità di accesso ai
mercati esteri a più rapida espansione; ·
interventi per una seria
e coerente politica di riconoscimento del «Made in» a tutela non solo delle
produzioni industriali originate in Europa, ma anche dei diritti e della salute
dei consumatori; ·
difesa del concetto di
indicazione geografica, per quanto riguarda in special modo il comparto
agro-alimentare e la sua capacità esportatrice, nella sede di negoziazioni
commerciali sia bilaterali sia multilaterali; ·
nella redazione di
accordi con singoli Paesi al di fuori dell'Unione e nell'ambito degli organi
dell'Organizzazione mondiale del commercio, interventi per evitare barriere
tecniche e di fatto agli scambi anche mediante forme di concorrenza sleale
basata su standard diversi di rispetto dell'ambiente o dei diritti del lavoro
da parte di paesi terzi; ·
definizione di standard
internazionali e convergenza internazionale in relazione alle norme tecniche
sui prodotti industriali. Parere approvato dalla XIV
Commissione Politiche dell’Unione europea il 10 giugno 2015 La XIV Commissione ha esaminato congiuntamente le Comunicazioni,
esprimendo un parere favorevole con numerose condizioni. |
Il ruolo del
Governo, è stato principalmente rivolto ad orientare il dibattito europeo
sulla governance microeconomica
della politica industriale, sulle strategie settoriali e sulle politiche di
sostegno per le PMI, rafforzando il ruolo del Consiglio Competitività. Si è
dato un seguito all’integrazione della politica industriale in tutte le
politiche che hanno un impatto sulla competitività, collaborando alla
definizione delle dimensioni della competitività di carattere microeconomico
rilevanti a fini di policy e allo sviluppo delle misurazioni statistiche. Le
principali misure adottate nel 2015 o in corso di implementazione nell’am-bito
delle politiche a carattere industriale, sono: rifinanziamento della nuova
“Legge Sabatini” per il periodo 2014 – 2016, ; istituzione di un regime di
agevolazione fiscale sui redditi derivanti dalle opere di ingegno (Patent
Box), nonché un credito d’imposta del 25% su investimenti incrementali in
R&S nel quinquennio 2015-2019; disponibilità nell’ambito del Fondo per la
Crescita Sostenibile, di 300 milioni di euro per investimenti innovativi, per
progetti di R&S di piccola e media dimensione nei settori tecnologici
individuati da “Horizon 2020” e di 400 milioni a imprese che investono in
progetti di R&S, “ICT-Agenda digitale” e “Industria sostenibile”;
dotazione finanziaria di 100 milioni di euro, a valere sulle disponibilità
del Fondo di garanzia destinata alla concessione di garanzie a copertura
delle prime perdite su portafogli di progetti di ammontare minimo di 500
milioni di euro, finanziati dalla BEI, direttamente o attraverso banche e
intermediari finanziari, per la realizzazione; adozione della cosiddetta
legge “Taglia-bolletta” (d.l. 24 giugno 2014, n. 91, art. 23 ss.); misure per
sostenere la patrimonializzazione delle imprese, con lo strumento dell’ACE
(Aiuto per la Crescita Economica); applicazione della normativa prevista per
le startup anche alle PMI innovative. |
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DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE CAMERA |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il
regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio
relativo al Fondo sociale europeo, per quanto riguarda un aumento del
prefinanziamento iniziale versato a programmi operativi sostenuti dall'iniziativa
a favore dell'occupazione giovanile (COM(2015)46
final) (c.d. Garanzia giovani”) |
L’atto è stato
esaminato dalla XI Commissione a partire dalla seduta del 4 marzo 2015, con
l’adozione di un documento finale (Doc. XVIII, n.
20) nella seduta del 9 aprile. Nel documento
finale la XI Commissione esprimeva una valuta-zione positiva sulla proposta,
invitando, in particolare: - ad addivenire a un rapido completamento dell’iter
normativo della proposta; - monitorare l'utilizzo delle risorse dell'iniziativa
a favore dell'occupazione giovanile e l'attuazione della Garanzia per i giovani
sulla base di indicatori quantitativi e qualitativi; - promuovere l'adozione di un'analoga iniziativa volta
a incrementare il tasso di prefinanziamento iniziale del Fondo sociale
europeo per i programmi operativi regionali che recano misure che sostengono
o integrano le azioni della Garanzia giovani, assicurando in ogni caso il
celere avvio dei medesimi programmi operativi; - coordinare gli strumenti finanziari messi a
disposizione dall'Unione europea con le politiche volte a garantire il
funzionamento del mercato del lavoro sulla base di standard
qualitativi e quantitativi uniformi, - consolidare e rendere sempre più efficace la
comunicazione e la messa a disposizione delle informazioni necessarie per
l'orientamento professionale e l'incontro tra domanda e offerta di lavoro in
tutti gli Stati membri dell'Unione europea, in modo da garantire una piena
mobilità dei lavoratori, anche attraverso un rafforzamento della rete EURES,
il coinvolgimento delle imprese, delle organizzazioni della società civile,
dei fornitori di servizi di formazione e istruzione, nonché delle autorità
locali e regionali. Parere approvato dalla XIV
Commissione Politiche dell’Unione europea il 1 aprile 2015 La XIV Commissione ha espresso un parere favorevole con osservazioni, in merito: all’adeguatezza,
anche in relazione al prefinanziamento, della quota da rimborsare nel caso di
mancato utilizzo delle risorse; alla cooperazione tra istituzioni,
parti sociali, e società civile, per garantire un solido bilancio dell'UE
volto a stimolare la creazione di posti di lavoro di qualità per i giovani;
alla necessità di informare il Parlamento sull’iniziativa preannunciata
nell'ambito della riqualificazione di EURES relativa alla rete europea di
servizi per l'impiego, data la stretta connessione tra il programma Garanzia
giovani e l'idoneità degli strumenti per realizzarlo; allo scambio
di informazioni a livello europeo (rete EURES), per una reale
interoperatività tra i sistemi in vigore; all'iniziativa destinata ai giovani
non occupati che non frequentano corsi di istruzione o di formazione, riaffermando la necessità di monitorare e
coordinare il sistema di Garanzia per i giovani, adottando iniziative per incrementare
anche i prefinanziamenti del FSE a sostegno, in misura adeguata e tempestiva,
delle misure di attuazione della Garanzia giovani. |
L’Italia ha
preso parte al negoziato esprimendo una posizione favorevole all’incremento
del prefinanziamento iniziale relativo all’iniziativa “Garanzia giovani”, al
fine di poter disporre di maggiori risorse per l’implementazione
dell’iniziativa. |
È stato
approvato il Regolamento
(UE) 2015/779, che modifica
il regolamento (UE) 2013/1304 per quanto riguarda un prefinanziamento
iniziale supplementare versato a programmi operativi nell’ambito della
“Garanzia giovani”. |
Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e
dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica amministrazione
(1ª Commissione)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE SENATO |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Proposta di
decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'abrogazione di
alcuni atti nel settore libertà, sicurezza e giustizia - COM (2014) 713
def. |
Nella seduta
del 7 gennaio 2015 la 1a Commissione permanente (Affari
costituzionali) si è pronunciata in senso favorevole - XVIII n. 84. |
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Regolamento (UE) 2016/93 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20
gennaio 2016 relativo all’abrogazione di alcuni atti dell’acquis di Schengen (GU L 26
del 2.2.2016) |
Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il
regolamento (CE) n. 1683/1995 del Consiglio, del 29 maggio 1995, che
istituisce un modello uniforme per i visti - COM (2015) 303
def. |
Nella seduta
del 15 luglio 2015 la 1a Commissione permanente (Affari
costituzionali) si è pronunciata in senso favorevole - XVIII n. 96. |
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Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un
meccanismo di ricollocazione di crisi e modifica il regolamento (UE) n.
604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, che
stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro
competente per l'esame di una domanda di protezione internazionale presentata
in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide -
COM (2015) 450
def. |
Nella seduta
del 20 ottobre 2015 la 1a Commissione permanente (Affari
costituzionali) si è pronunciata in senso favorevole - XVIII n. 100. A p. 130 della
relazione viene indicato che il Governo ha sostenuto le proposte presentate
dalla Commissione europea nell'ambito dell'Agenda europea sulla migrazione,
in linea con le indicazioni parlamentari espresse nel doc. XVIII n. 100. |
Il Governo
sostiene di aver sostenuto la proposta in linea con le indicazioni
parlamentari, esercitando anche una funzione di sprone verso gli altri Stati
membri, sia nel quadro dei numerosi incontri bilaterali a livello
ministeriale e di vertice sia attraverso l’azione della rete diplomatica. |
- |
Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un elenco
comune dell’UE di paesi di origine sicuri ai fini della direttiva 2013/32/UE
del Parlamento europeo e del Consiglio recante procedure comuni ai fini del
riconoscimento e della revoca della protezione internazionale, e che modifica
la direttiva 2013/32/UE - COM (2015) 452
def. |
Nella seduta
del 20 ottobre 2015 la 1a Commissione permanente (Affari
costituzionali) si è pronunciata in senso favorevole - XVIII n. 101. A p. 132 della
relazione viene sottolineato che "quanto da sempre sostenuto dal Governo
italiano in ordine alla necessità di un passo ulteriore nel senso del
rafforzamento del Sistema comune europeo d'asilo" è in linea con le
indicazioni parlamentari espresse nel doc. XVIII n. 101. |
Il Governo
sostiene di aver sostenuto la proposta in linea con le indicazioni
parlamentari. |
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Affari esteri e migrazioni (3ª Commissione)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE SENATO |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Documento di
consultazione congiunto - Verso una nuova politica europea di vicinato - JOIN (2015) 6 def. |
In data 16 giugno 2015 la terza Commissione permanente ha adottato
una risoluzione lunga ed articolata, con la quale ha altresì partecipato alla
consultazione pubblica indetta dalla Commissione europea in tema di politica
di vicinato (PEV). In essa si mette in luce come la PEV non sia
sempre stata in grado di fornire risposte adeguate al contesto in evoluzione
e abbia visto un'accentuazione della sua dimensione burocratica. Si lamenta la modesta attenzione riservata al
Mediterraneo, evidenziando l'opportunità di una maggiore integrazione con la
politica estera dell'Unione. Si afferma la necessità di studiare nuovi
strumenti di cooperazione e partenariato, anche di carattere settoriale, di
più immediata e mirata efficacia, che possano costituire occasioni di dialogo
politico in situazioni di crisi. Rilievo ed attenzione andrebbero comunque
conferiti al raccordo tra PEV e politiche migratorie - XVIII n. 94 La risoluzione è espressamente citata alle pag.
153 della relazione consuntiva. Si segnala che, a conclusione dell'esame, la 3a
Commissione permanente ha adottato una relazione per l'Aula in cui
ricostruisce l'evolversi della PEV e riassume i termini della sua revisione.
- XVIII n. 94-A |
Il Governo riporta di avere, in sintonia con la
risoluzione XVIII, n. 94 del Senato: - operato perché fossero introdotti elementi di
flessibilità, trasformando le future relazioni UE-partner in una "partnership tra
eguali"; - proseguito nel sostenere la dimensione
meridionale della PEV, nella convinzione che dalla sponda Sud del
Mediterraneo provengano i principali rischi sistemici per l'Europa, in
termini di migrazione, di economia e di sicurezza. In quest'ottica si è speso
per mantenere l'impegno finanziario per la regione e per l'iniziativa
italo-greca AMICI (A Southern Mediterranean Investment Coordination
Initiative). Si tratta di una piattaforma strategica dedicata al
coordinamento tra le diverse istituzioni che vi finanziano progetti di
investimento, con l'obiettivo di creare sinergie virtuose tra i diversi
strumenti finanziari. |
- |
Programmazione economica bilancio (5ª Commissione)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE SENATO |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo
per gli investimenti strategici e che modifica i regolamenti (UE) nn.
1291/2013 e 1316/2013 - COM (2015) 10
def. |
In data 30 aprile 2015 la 5a Commissione
permanente si è espressa in senso favorevole formulando le seguenti
osservazioni: il volume dei
nuovi investimenti non sembra sufficiente per colmare il gap di investimenti esistente in Europa; la modestia
del Piano di investimenti rischia di ridurre l'impatto del quantitative easying messo a punto
dalla BEI; occorre
attivare altre risorse a livello europeo e nazionale; nel medio
termine occorre promuovere un'adeguata capacità fiscale per l'Europa ovvero
la disponibilità di un suo bilancio e su questa base emettere titoli per
finanziare gli investimenti necessari; nel breve
termine si può ipotizzare di accrescere la capacità finanziaria del FEIS
nell'ambito del programma di quantitative
easying; a livello
nazionale dovrebbero essere creati adeguati incentivi per erogare contributi
addizionali in favore del FEIS; occorre
chiarire meglio il sistema del co-finanziamento volontario da parte degli
Stati membri; occorre
definire al più presto il criterio dell'addizionalità dei progetti di
investimento; le procedure
di selezione dei progetti dovrebbero essere guidate anche da ragioni
macroeconomiche; occorre
chiarire che i criteri di scelta premiano i progetti caratterizzati da
"fallimenti di mercato" o alto profilo di rischio; si condivide
l'orientamento generale del Consiglio UE in questo senso; occorre
garantire un efficace raccordo con obiettivi al centro di altri programmi UE
in aree di intervento vicine a quelle identificate nel Piano, come nei casi
dell'energia e/o delle infrastrutture; per quanto
riguarda la partecipazione delle Banche di promozione nazionale le condizioni
previste per la concessione delle garanzie del FEIS devono essere più
convenienti rispetto a quelle ottenibili con normali prezzi di mercato; è auspicabile
che la Commissione europea adotti quanto prima le linee guida per
l'ammissione dei progetti al sostegno del FEIS; una volta
approvato il regolamento occorre definire al più presto i criteri per
l'erogazione dei finanziamenti da parte della BEI e per le garanzie del FEIS
a progetti di piattaforme da presentare; le garanzie
dovrebbero essere concesse alle piattaforme come tali e non solo alla quota
di finanziamento della BEI; occorre
assicurare la dovuta celerità e semplicità procedurale per la selezione e l'erogazione dei finanziamenti; occorre
istituire una riserva di progetti di finanziamento da pubblicare su un
apposito sito web; sulla base di
tale riserva si potrebbe ipotizzare un sistema di certificazione europea dei
progetti che soddisfino determinati criteri; occorre
definire con maggiore chiarezza con quale tempistica e con quali modalità si
intendono superare in Europa le criticità legate alla realizzazione di investimenti privati; il Governo
dovrebbe accelerare le riforme strutturali e procedere alla rimozione degli ostacoli che impediscono la
realizzazione di investimenti; per quanto
riguarda le PMI, occorre chiarire e definire meglio gli spazi specifici, in
termini di risorse, da destinare alle imprese tradizionali (fino a 250
addetti) e a quelle a media capitalizzazione (fino a 3000 addetti); si auspica che
nell'ambito dell'iter negoziale
europeo il Governo assicuri un raccordo costante con le due Camere del
Parlamento. Le suddette osservazioni
accolgono e integrano i rilievi formulati dalla 14a Commissione in data 15
aprile 2015. |
Il Governo ha
accolto le indicazioni contenute nelle Risoluzioni parlamentari delle
Commissioni parlamentari, in particolare riguardo alla rapida approvazione
del Regolamento UE istitutivo del Fondo
europeo per gli investimenti strategici e del
polo europeo di consulenza sugli investimenti e al portale dei
progetti di investimento europei (Regolamento UE 2015/1017). Grazie al
meccanismo operativo di warehousing, sostenuto dal governo italiano,
l’EFSI ha potuto garantire, con effetti immediati e retroattivi, le
operazioni approvate dalla BEI fin dal gennaio 2015 |
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Finanze e tesoro (6ª Commissione)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE SENATO |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Proposta di
direttiva del Consiglio che abroga la direttiva 2003/48 del Consiglio - COM (2015) 129
def. Proposta di
direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2011/16/UE per
quanto riguarda lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel
settore fiscale - COM (2015) 135
def. |
Il 2 luglio
2015 la 6a Commissione permanente (Finanze e tesoro) ha adottato un parere
favorevole con osservazioni, rilevando l'opportunità di armonizzare la
disciplina dell'efficacia temporale del ruling oggetto di scambio automatico
con quanto previsto nei singoli ordinamenti interni, riservando particolare
attenzione agli oneri amministrativi per la conservazione e tenuta delle
informazioni oggetto di scambio. E' stato,
inoltre, rivolto l'invito al Governo italiano a valutare: - il coordinamento e l'eventuale sovrapposizione o
interazione tra la disciplina europea e gli accordi bilaterali e
multilaterali in materia di scambio automatico; - l'adeguatezza del termine di decorrenza del 1°
gennaio 2016; - a valutare un eventuale ulteriore coordinamento tra
le due proposte di direttive. - XVIII n. 95 La risoluzione
è espressamente citata alle pag. 38 e 41 della relazione consuntiva. |
L'Italia, assieme a Francia e Spagna, rivendica un ruolo decisivo
nell'avere previsto lo scambio retroattivo dei ruling. Il Governo riferisce di avere, in fase di negoziato, attribuito
particolare importanza alle indicazioni pervenute dalla 6a
Commissione permanente del Senato con la citata risoluzione - XVIII n. 95, con particolare riferimento a: - la verifica che la disciplina proposta è in linea
con la prassi amministrativa dell'Agenzia delle entrate e che non è in
contrasto con altri ordinamenti; - il coordinamento della disciplina comunitaria con
quanto stabilito in ambito OCSE ('Azione 5 del progetto OCSE). Il testo
finale - riporta la relazione - "va in questa direzione" anche grazie
al contributo italiano; - la fissazione di un nuovo termine di entrata in
vigore (1° gennaio 2017); - l'avvenuta valutazione di ulteriore coordinamento
tra le due proposte di direttiva. |
GU L 301 del
18.11.2015 GU L 332 del
18.12.2015 |
Agricoltura e produzione agroalimentare (9ª
Commissione)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE SENATO |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Comunicazione
della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio concernente una
consultazione sulle possibilità di pesca per il 2015 nell'ambito della
politica comune della pesca - COM (2014) 388
def. |
Il 21 gennaio
2015 la 9a Commissione permanente (Agricoltura e produzione agroalimentare)
ha approvato un parere favorevole, evidenziando: 1) la necessità di disporre di elementi
conoscitivi aggiornati e completi sulla consistenza delle specie target
catturate a fini commerciali; 2) l'opportunità di stabilire il riparto tra i
vari sistemi di pesca delle quote di cattura del tonno rosso assegnate
annualmente; 3) il possibile ricorso ad interventi si ammodernamento
e ridimensionamento delle flotte con misure mirate e selettive rispetto alle
specie ittiche; 4) l'importante di un coerente e rafforzato
impegno sul piano della ricerca scientifica connessa alla biologia ittica e
all'ecosistema marino; 5) la necessità di sostenere il perseguimento
delle finalità del FEAMP (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca);
6) l'esigenza di promuovere un'occupazione
sostenibile nel comparto ittico e nell'acquacoltura anche dal punto di vista
della creazione di nuove e integrative opportunità di reddito; 7) la necessità di tenere in adeguata
considerazione le specificità della pesca nel bacino del Mediterraneo. - XVIII n. 85 |
La relazione richiama
espressamente la risoluzione della 9a Commissione, segnalando che
il Governo si è impegnato a individuare le specie target che identificano le
attività di pesca, in previsione dell'obbligo di sbarco che entrerà in vigore
a inizio 2017. |
|
Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante fissazione del
tasso di adattamento dei pagamenti diretti di cui al regolamento (UE) n.
1306/2013 per l'anno civile 2015 - COM (2015) 141
def. |
Il 29 aprile
2015 la 14a Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea) ha
approvato osservazioni favorevoli, rilevando la possibilità di dover
prevedere tassi di adattamento differenziati valevoli nelle regioni degli
Stati membri che versino in situazioni di crisi. Lo stesso
giorno la 9 Commissione permanente (Agricoltura e produzione agroalimentare)
ha approvato una risoluzione favorevole.
- XVIII n. 89 |
La risoluzione
è espressamente richiamata nella relazione, che si limita a riferire come il
Governo abbia "acquisito il parere favorevole della Commissione. |
|
Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che abroga la direttiva
76/621/CEE del Consiglio relativa alla fissazione del tenore massimo in acido
erucico negli oli e nei grassi destinati tali e quali al consumo umano nonché
negli alimenti con aggiunta di oli o grassi e il regolamento (CE) n. 320/2006
del Consiglio relativo a un regime temporaneo per la ristrutturazione
dell'industria dello zucchero - COM (2015) 174
def. |
Il 3 giugno
2015 la 14a Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea) ha
formulato osservazioni favorevoli, rilevando l'opportunità di tenere conto
delle difficoltà incui versa il comparto saccarifero italiano in termini di
scarso margine di redditività e di valutare l'eventuale individuazione di
strumenti, anche a livello europeo, per portare a termine il riordino del
comparto. Il 10 giugno
2015 la 9a Commissione permanente (Agricoltura e produzione agroalimentare)
ha espresso un parere favorevole con le seguenti osservazioni: 1) si è richiamata l'attenzione sulla
delicatezza della fissazione di soglie di garanzia quanto alla presenza di
contaminanti negli alimenti e sulla verifica del rispetto delle stesse, per
assicurare un'efficiente tutela della salute pubblica; 2) si è sollecitata una riflessione, anche a
livello europeo, sugli strumenti da individuare per portare a termine il
riordino del comparto saccarifero; 3) si suggerisce di valutare aiuti per le
campagne di commercializzazione dello zucchero successive al 2011,
compatibilmente con la normativa europea.
- XVIII n. 93 |
La risoluzione
è espressamente richiamata nel capitolo 14 della relazione, relativo alla
tutela della salute. |
Sulla proposta
è stato raggiunto un accordo in prima lettura tra Parlamento europeo e
Consiglio. Il Parlamento europeo ha approvato la relativa risoluzione
legislativa nella sessione di ottobre 2015 e il testo è in via di
finalizzazione. |
Industria, commercio, turismo (10ª Commissione)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE SENATO |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un sistema
europeo di autocertificazione dell'esercizio del dovere di diligenza nella
catena di approvvigionamento per gli importatori responsabili di stagno,
tungsteno, tantalio, dei loro minerali e di oro, originari di zone di
conflitto e ad alto rischio - COM (2014)
111 def. |
Il 4 dicembre
2014 la 14a Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea) ha
adottato delle osservazioni favorevoli in cui si è affermata l'opportunità di
rafforzare l'adesione delle imprese europee al regime di autocertificazione
della due diligence. Si è inoltre
sottolineata l'opportunità che l'accesso all'autocertificazione di
"impresa responsabile", attualmente prevista solo per le imprese
importatrici, sia esteso anche alle imprese che commercializzano prodotti
finiti contenenti i minerali contemplati dalla proposta di regolamento. Si è
poi rivolto l'invito a valutare la possibilità di estendere il campo di
applicazione del regime di autocertificazione della due diligence anche all'importazione di altre risorse naturali. Le citate
osservazioni sono confluite nel parere favorevole con osservazioni approvato
il 24 febbraio 2015 dalla 10a Commissione permanente (Industria, commercio,
turismo). - XVIII n. 86 La risoluzione
è espressamente citata a pagina 161 della relazione consuntiva. |
Dopo che si
svolto, sotto la presidenza italiana, un primo esame della proposta, nel
corso della Presidenza lettone il Parlamento europeo ha emendato il testo
originario prevedendo l'estensione dell'obbligatorietà di autocertificazione
a tutta la filiera dei soggetti economici. Tuttavia non è stato possibile
giungere all'approvazione del testo in prima lettura. Il Governo ha accolto
parzialmente gli impegni richiesti, attraverso la disponibilità a valutare
uno schema obbligatorio solo per i grandi importatori che costituiscono i
principali punti di ingresso dei metalli del mercato. Nel dicembre 2015 la presidenza lussemburghese ha ottenuto l'endorsement degli Stati membri per
l'introduzione di un sistema di "due
diligence" e di certificazione della provenienza dei metalli ad
adesione volontaria, nonostante per molti di essi, tra cui l'Italia, vi
fossero ancora elementi controversi.
La posizione del Consiglio è stata approvata dal Coreper sempre nel
mese di dicembre in vista dell'avvio del Trilogo nel 2016. |
|
Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro
per l'etichettatura dell'efficienza energetica e abroga la direttiva
2010/30/UE - COM (2015) 341
def. |
L'8 ottobre
2015 la 10a Commissione permanente (Industria, Commercio, Turismo) ha
approvato una risoluzione favorevole con rilievi, segnalando l'opportunità di
escludere i prodotti da costruzione dall'ambito di applicazione del COM(2015)
80. Si è rivolto l'invito a non penalizzare, nel processo di ridefinizione
dell'etichettatura, i prodotti che non si trovino attualmente nelle classi
più elevate. Si è, inoltre, rilevata criticamente l'attribuzione alla
Commissione europea del potere di adottare atti delegati con un ambito di
intervento ampio e per un periodo indeterminato. Il 16
settembre 2015 la 14a Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea)
ha formulato a sua volta osservazioni favorevoli con rilievi. - XVIII n. 97. La risoluzione
è espressamente citata alla pag. 68 della relazione consuntiva. |
Nell'ambito
del Consiglio TTE-Energia, tenutosi
il 26 novembre 2015, nel quale
è stato approvato un orientamento generale sulla proposta, il Governo ha
sottolineato come un quadro cronologico chiaro del processo di introduzione e
revisione delle etichette fosse fondamentale per l'industria per ottimizzare
l'allocazione degli investimenti puntando su quelli per i prodotti a maggiore
efficienza energetica. |
- |
Industria, commercio, turismo (10ª Commissione) e Territorio, ambiente, beni ambientali
(13ª Commissione)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE SENATO |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Pacchetto
Unione dell’energia -COM (2015) 80
def., COM (2015) 81
def., COM (2015) 82
def. |
Il 4 giugno
2015 le Commissioni riunite 10a (Industria, commercio, turismo) e 13a
(Territorio, ambiente, beni ambientali) hanno espresso un parere favorevole
con i seguenti rilievi: 1) l'invito a valutare se il progetto di
riforma dell'UE UTS sia in grado di rendere il mercato delle quote di
emissioni di gas a effetto serra liquido e remunerativo in misura sufficiente
ad attivare un adeguato ciclo di investimenti contro i cambiamenti climatici
o se, invece, il progetto della Commissione non rischi di introdurre nuove
forme di sussidio nel quadro di un sistema di prezzi sostanzialmente
amministrati, nel qual caso andrebbe riconsiderata l'alternativa
dell'introduzione graduale di forme articolate di carbon tax a valere sia
sulle merci prodotte nell'UE sia su quelle di importazione; 2) l'affermazione dell'importanza di interventi
volti a promuovere il risparmio energetico e l'uso di risorse domestiche; 3) l'affermazione dell'importanza, con riferimento
al nuovo sistema ETS, di promuovere un sistema di compensazione non nazionale
ma a livello europeo; 4) l'auspicio della ricollocazione delle
attuali reti nazionali dei gasdotti in una rete dell'Unione europea,
superando le strozzature infrastrutturali e le resistenze regolatorie dei
singoli Paesi allo scopo di evitare investimenti inutili in una logica
europea, di aumentare il grado di concorrenza e di rendere possibile il
reverse flow di gas naturale sulle direttrici Sud-Nord ed Ovest-est; 5) l'invito alla Commissione europea a
prevedere una gestione congiunta a livello europeo delle quantità da
conservare nel tempo e a considerare gli stoccaggi come parte integrante
delle infrastrutture deputate a servire il mercato seguendo le oscillazioni della
domanda; 6) la richiesta di confermare che gli
investimenti nelle reti elettriche e del gas, potenziali beneficiari del
piano Juncker, siano finanziati con tariffe in grado di remunerare il
capitale investito con equilibrio, in particolar modo in relazione ai tassi
di interesse; 7) l'esigenza di semplificare le regole di
accesso al sostegno finanziario e la necessità di estendere l'accesso ai
fondi "Connecting Europe Facilities" anche per il finanziamento di
progetti di interconnessione con i Paesi terzi; 8) l'esigenza di garantire al nuovo sistema
europea un'adeguata sorveglianza regolatoria; 9) l'auspicio che, nella definizione della
metodologia per valutare l'adeguatezza dei sistemi di ogni Stato membro in
una prospettiva sovranazionale, non venga trascurata la specificità dei
compiti di Governi, Regolatori, Commissione, Gestori di rete; 10) l'opportunità di condizionare gli
obiettivi di interconnessione dei sistemi elettrici nazionali ad adeguate
analisi costi-benefici allo scopo di evitare investimenti non efficienti; 11) l'auspicio della definizione di un
quadro di riferimento europeo, nell'ambito del quale ciascuno Stato membro
possa definire la distribuzione degli oneri generali di sistema, e di
un'evoluzione del sistema dei prezzi e delle tariffe sulla base dei consumi; 12) l'utilità di favorire la pluralità delle
offerte e degli acquisti; 13) l'auspicio di grande prudenza
nell'introdurre prezzi minimi garantiti nei mercati della capacità produttiva
del settore elettrico; 14) l'auspicio che vengano fissati, nel
settore dei trasporti, standard sulle emissioni di CO2 e misure per
incrementare l'efficienza dei carburanti e la riduzione delle emissioni,
nonché che si intraprendano iniziative volte allo sviluppo e alla diffusione
in ambito urbano e extraurbano di un sistema di mobilità sostenibile basato
sull'utilizzo dei veicoli ibridi o elettrici; 15) l'opinione, in merito alle fonti
energetiche fossili, che l'Unione europea dovrebbe spingere gli Stati membri
verso progressivi processi di riduzione nonché verso percorsi accelerati di
efficientamento energetico; 16) una serie di indicazioni e
raccomandazioni riguardanti l'incentivazione delle fonti energetiche
rinnovabili e di sviluppo e integrazione delle stesse; 17) l'importanza di agevolare gli
investimenti nelle imprese ad alta tecnologia; 18) l'opportunità di puntare a norme
regolatrici dei mercati che favoriscano il passaggio verso sistemi energetici
e di produzione a bassa emissione di gas-serra; 19) l'opportunità di lasciare libertà ai
Paesi dell'Unione europea nel determinare il proprio specifico mix fra
efficientamento energetico e ricorso alle energie rinnovabili all'interno
degli obiettivi di riduzione di gas-serra al 2030 e al 2050; 20) l'opportunità di valutare la possibilità
di permettere ai paesi che favoriscono l'utilizzo di tecnologie green di
computare le relative spese mediante una contabilità che tenga conto dei
costi e benefici fiscali nel medio e lungo periodo; 21) l'invito all'Unione europea a
prediligere le azioni di mitigazione rispetto a quelle di adattamento ed a
raggiungere i propri obiettivi di riduzione delle emissioni mediante
delocalizzazione degli impianti ad alta emissione di gas serra nei paesi non
membri dell'Unione europea; 22) l'invito all'UE di favorire l'importazione
di merci a basso carbon footprint ed a favorire la nascita, nei paesi in via
di sviluppo, di filiere agricole e industriali, di sistemi di produzione di
energia e di sistemi di trasporto a bassa emissione di gas serra. - XVIII n. 92. La risoluzione
è espressamente citata alle pagine 66 e 68 della relazione consuntiva |
Il Governo,
per quanto concerne la realizzazione dell’Unione Energetica si è impegnato per individuare un sistema di governance
adeguato, efficiente e trasparente che lasci la necessaria flessibilità
agli Stati membri assicurando, nel contempo, il raggiungimento dei target per
il 2030 fissati dal Consiglio europeo di ottobre 2014. Nell’ambito, infatti,
del processo di governance, è stata data adeguata attenzione alla
messa a punto dei template per la reportistica, all’individuazione
degli indicatori necessari a valutare le performance degli Stati membri verso
il raggiungimento degli obiettivi al 2030 ed al processo di semplificazione
della reportistica (da attuare con provvedimenti legislativi) che dovrebbe
portare alla redazione di un unico piano nazionale per l’energia e il clima
con i necessari raccordi con i piani che riguardano i trasporti,
l’agricoltura, la competitività e la ricerca. Sul tema delle
infrastrutture energetiche, il
Governo ha sostenuto la quota del 10% di interconnessione
rispetto alla capacità installata nazionale dovrebbe essere invece un termine
di confronto per giudicare le carenze e i progressi che si registrano nelle
regioni meno interconnesse con il mercato europeo, che sono state individuate
dal Consiglio europeo, in particolare l’area del Baltico e la penisola
iberica. In materia di etichettatura energetica la
delegazione italiana ha condiviso il testo della proposta di regolamento che
assicura certezza del diritto e prevedibilità sia ai produttori che ai
consumatori: un quadro cronologico chiaro del processo di introduzione e
revisione delle etichette è fondamentale per l’industria per ottimizzare
l’allocazione degli investimenti puntando su quelli per i prodotti a maggior
efficienza energetica. |
- |
Lavoro, previdenza sociale (11ª Commissione)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE SENATO |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il
regolamento (UE) n. 1304/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio relativo
al Fondo sociale europeo, per quanto riguarda un aumento del prefinanziamento
iniziale versato a programmi operativi sostenuti dall'Iniziativa a favore
dell'occupazione giovanile - COM (2015) 46
def |
L'11 marzo
2015 l'11a Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale) si è espressa
in senso favorevole, notando con soddisfazione gli effetti che la proposta in
oggetto potrebbe avere per l'Italia. Il 25 febbraio
2015 la 14a Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea) ha
approvato osservazioni favorevoli. - XVIII n. 88 |
L’Italia ha
preso parte al negoziato esprimendo una posizione favorevole all’incremento
del prefinanziamento iniziale relativo all’iniziativa “Garanzia giovani”, al
fine di poter disporre di maggiori risorse per l’implementazione
dell’iniziativa. |
GU L 126 del
21.5.2015 |
Territorio, ambiente, beni ambientali (13ª
Commissione)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE SENATO |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Proposta di
regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il
regolamento (CE) n. 1007/2009 sul commercio dei prodotti derivati dalla foca
- COM (2015) 45
def. |
Il 29 aprile
2015 la 13a Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali) ha
approvato una risoluzione favorevole con osservazioni relative all'art. 3, c.
1, lett. b), del regolamento (CE) n. 1007/2009, finalizzate a: 1) espungere il riferimento all'esito
commerciale della caccia; 2) meglio specificare la definizione di
"caccia"; 3) vietare il collocamento sul mercato dei
prodotti provenienti di forme di caccia aventi per loro natura finalità
commerciali; 4) inserire un periodo che sostenga l'uso del
fucile piuttosto che del bastone uncinato.
- XVIII n. 90 |
|
|
Proposta di
direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva
2003/87/CE per sostenere una riduzione delle emissioni più efficace sotto il
profilo dei costi e promuovere investimenti a favore di basse emissioni di
carbonio - COM (2015) 337
def. |
Il 14 ottobre
2015 la 13a Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali) ha
approvato una risoluzione favorevole, al contempo invitando a: 1) valutare la sostenibilità
economico-finanziaria della proposta di direttiva in relazione alle esigenze
delle aziende energivore soggette a sistema EU-ETS; 2) non escludere, in via transitoria,
dall'ambito degli interventi che danno titolo ai certificati bianchi quelli
concernenti la produzione di calore da fonti di energia rinnovabile e da
calore di scarto, quando sia sostitutiva di fonti fossili, o da gas naturale
quando sia in sostituzione del carbone in ambito industriale; 3) valutare l'opportunità di disincentivi e di
forme di tassazione per tutte le attività che emettono gas serra e favorire,
al contrario, le attività a basse emissioni.
- XVIII n. 98 La risoluzione
è espressamente citata a pagina 65 della relazione consuntiva |
Nell'ambito
della modifica del sistema di scambio delle quote di emissione (Eu- ETS) il
Governo ha sostenuto il l'istituzione di un meccanismo automatico
stabilizzatore (c.d. Riserva stabilizzatrice del Mercato) del prezzo delle
quote di C02, e la sua entrata in funzione anticipata. |
|
Affare
assegnato rifiuti - Atto n. 580 |
Il 30 luglio
2015 la 13a Commissione permanente
(Territorio, ambiente, beni ambientali) ha approvato una risoluzione al
termine di un breve ciclo di audizioni informali di personalità provenienti
dalla Commissione europea, dal Governo italiano nonché di enti di ricerca sul
tema dell'economia circolare. La Risoluzione è stata inviata alla Commissione
europea quale contributo nella consultazione pubblica indetta ai fini
all'elaborazione del nuovo pacchetto sull'economia circolare. La risoluzione, dopo aver sottolineato la
necessità di ridurre il prelievo di risorse naturali - in particolare di
quelle non rinnovabili - e l'immissione nell'ambiente di inquinanti e rifiuti
nonché di migliorare l'efficienza delle risorse, si sofferma su alcuni
aspetti sui quali occorrerà intervenire tra cui: progettazione di prodotti
che durino a lungo; circular design;
ricerca ed eco-innovazione; appalti
verdi, efficienza delle risorse; edifici sostenibili; coinvolgimento dei
cittadini; modifica delle direttive
sui rifiuti; fiscalità ambientale. Doc XXIV n. 51 La risoluzione
è espressamente citata a pagina 64 della relazione consuntiva. |
Il Governo ha
sostenuto il riconoscimento delle potenzialità economiche delle politiche
ambientali ed ha esercitato una forte influenza sull'esecutivo europeo affinché inserisse la tematica
dell'economia circolare tra le sue priorità. Inoltre, nel rappresentare il
legame tra economia circolare e crescita e occupazione ha tenuto conto delle
indicazioni fornite dalla Commissione ambiente. |
|
Politiche dell’Unione europea (14ª Commissione)
DOCUMENTO UE |
DOCUMENTO
FINALE SENATO |
POSIZIONE
ITALIA NEL NEGOZIATO |
ATTO UE
APPROVATO ED EVENTUALE ATTUAZIONE NAZIONALE |
Comunicazione
della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico
e sociale europeo e al Comitato delle regioni "Programma di lavoro della
Commissione per il 2015. Un nuovo inizio" COM (2014) 910
def. |
Il 4 marzo
2015 la quattordicesima Commissione permanente -ha espresso una valutazione
positiva del Programma di lavoro 2015, segnalandone la discontinuità politica
e la realizzazione di un cambiamento anche nell'approccio metodologico, più
efficace, trasparente e responsabile e condividendone le dieci priorità
politiche. Tra le
necessità segnalate nella risoluzione, particolare rilievo assumono il
rafforzamento tra la premessa politico-programmatica e le ventitre proposte
legislative e non legislative indicate nell'allegato I, che dovrebbero essere
accompagnate da una valutazione ex ante del loro impatto; una maggior correlazione
tra le priorità del Programma e gli obiettivi della Strategia Europa 2020 e
della Politica di coesione territoriale; il mantenimento di alcune proposte
che la Commissione propone di ritirare; l'invito alla Commissione ad
attribuire agli indicatori sociali un
carattere primario e non meramente ausiliario nella valutazione degli
squilibri macroeconomici e nella formulazione delle raccomandazioni per
paese; un miglior collegamento tra l'obiettivo del risanamento dei bilanci
con quello del rilancio degli investimenti e della creazione di nuovi posti
di lavoro, e il rafforzamento della flessibilità nell'ambito dei vincoli di
risanamento dei bilanci; una valutazione attenta del Piano di investimenti
per l'Europa (cd. "Piano Juncker"), con particolare riguardo alla
governance dell'istituendo Fondo per gli investimenti; un rafforzamento della
legittimazione democratica del processo decsionale; la costruzione di una
nuova politica della migrazione, che includa un riassetto dell'attuale
normativa in materia di protezione e asilo. XVIII n. 87 |
|
|
relazione
della Commissione - relazione sui progressi compiuti nell'attuazione dell'orientamento comune sulle agenzie
decentrate dell'UE" - COM (2015) 179
def. |
Il 14 ottobre
2015 la 14a Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea) ha
approvato una risoluzione in cui ha invitato con forza la Commissione europea
a mantenere alta l'attenzione sull'esigenza di contenimento degli apparati
burocratici delle agenzie ed auspicando un maggior coinvolgimento del
Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali. - XVIII n. 99 |
14 |
- |
"Better regulation" -
COM (2015) 215 def., COM (2015) 216 def. |
Il 25 novembre
2015 la 14a Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea) ha
approvato un parere favorevole con osservazioni e condizioni. Preliminarmente,
si sottolinea che il miglioramento dei meccanismi di formazione delle
decisioni europee, perseguito attraverso il pacchetto della better
regulation, avrebbe potuto essere assicurato anche da una più estesa
interpretazione dei trattati vigenti, basandosi sulla piena valorizzazione
del necessario equilibrio tra la dimensione politica e quella tecnica, da
coniugare con il supporto degli organi di rappresentanza politica costituiti
dal Parlamento europeo e dai Parlamenti nazionali. Le
osservazioni sono relative a: 1) la necessità di garantire il costante
coinvolgimento dei Parlamenti nazionali, i quali hanno un ruolo istituzionale
specificamente volto all'approfondimento delle questioni connesse con la
better regulation. Tale potere si esercita attraverso il potere di adottare
pareri, motivati e non, ai sensi del trattato di Lisbona ma anche attraverso
la procedura del dialogo politico, divenuta ormai "convenzione
costituzionale europea"; 2) l'attività di bilanciamento tra diversi
valori e scelte, di esclusiva pertinenza del legislatore, che non può essere
minacciata dai requisiti procedurali che derivano dal programma di better
regulation. Questi - e tra essi si ricordano la valutazione di impatto ex
ante e il controllo di sussidiarietà - mirano solo a fornire una base
razionale per adottare scelte politiche; 3) con particolare riferimento alla
valutazione d'impatto, si sottolinea come essa potrà aiutare i Parlamenti
nazionali nella fase ex ante e la Corte di giustizia nella fase ex post a
verificare il rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità da
parte del legislatore europeo; 4) l'invito a rafforzare i "test
territoriali" nelle valutazioni di impatto; 5) il suggerimento a focalizzare meglio le
consultazioni verso le istituzioni maggiormente rappresentative di un ruolo
chiave di garanzia del rapporto democratico con i cittadini, quali il
Parlamento europeo ed i Parlamenti nazionali. Si corre altrimenti il rischio
di garantire maggiore visibilità e maggiore efficacia nell'iter decisionale
alle realtà associative strutturate e ai singoli invece che alle istituzioni
rappresentative; 6) l'opportunità che i partecipanti alle
consultazioni pubbliche comunichino le eventuali posizioni di interesse o di
conflitto di interesse in relazione alla materia trattata; 7) il ruolo degli Stati membri e dei
Parlamenti nazionali nel tempestivo e corretto recepimento della normativa
dell'Unione in relazione alle valutazioni ex post; 8) con riferimento alla trasparenza del
meccanismo decisionale, l'opportunità di rafforzare i meccanismi di
informazione sull'esito dei triloghi informali tra le istituzioni responsabili
del procedimento legislativo; 9) la composizione del regulatory scrutiny
board, che dovrebbe essere bilanciata e tenere in considerazione tutte le
varie competenze e sensibilità esistenti; 10) le piccole e medie imprese, che
dovranno essere le prime beneficiarie di un alleggerimento normativo tale da
permettere una maggiore competitività; 11) il divieto di introdurre o mantenere
negli atti di recepimento di direttive europee livelli di regolazione
superiori a quelli minimi previsti dalle direttive stesse (gold plating),
rispetto al quale si illustra la disciplina contenuta nell'ordinamento
italiano. Le condizioni
poste al parere positivo sono, inoltre, le seguenti; 1) la revisione della norma per cui il
Parlamento europeo ed il Consiglio dovrebbero porre in essere una valutazione
d'impatto su ogni emendamento sostanziale proposto durante l'iter
legislativo. Tale procedura priverebbe infatti i co-legislatori dell'Unione
del margine negoziale per arrivare ai compromessi di natura politica che si
possono rendere necessari; 2) l'opportunità di ricordare nell'Accordo
interistituzionale la "convenzione costituzionale" sul dialogo
politico tra Parlamenti nazionali e istituzioni europee formatasi negli
ultimi anni. Il punto 15 dell'Accordo pare meritevole di riconsiderazione in
quanto parrebbe equiparare i Parlamenti nazionali, che sono istituzioni
rappresentative, a mere "parti interessate"; 3) la valutazione dell'opportunità di
trasmettere ufficialmente i progetti di atti delegati ai Parlamenti nazionali,
in modo che essi possano effettuare il controllo sull'operato dei rispettivi
Governi anche con riferimento all'art. 290 del TFUE; 4) la garanzia che la competitività
dell'Unione europea sullo scenario globale e gli aspetti economici non vadano
a detrimento degli alti standard sociali e ambientali raggiunti nei paesi
europei rispetto alle altre realtà del mondo globalizzato. - XVIII n. 102 |
Il Governo
cita espressamente, nel capitolo 7 della relazione, la risoluzione della 14a
Commissione, seguita in particolare per quanto attiene al sostegno espresso
al potenziamento di REFIT e all'affermazione del principio di proporzionalità
degli adempimenti rispetto alle dimensioni e al rischio dell'attività svolta
dalle imprese, onde ridurre il carico burocratico per le PMI. |
L'iter del pacchetto "Better regulation"
si è sostanzialmente concluso con l'approvazione il 15 dicembre 2015, da
parte del Consiglio, dell'Accordo interistituzionale "Legiferare
meglio", che entrerà in vigore una volta formalmente adottato dalle tre
istituzioni. |
CAMERA DEI DEPUTATI e SENATO DELLA REPUBBLICA
COMUNICAZIONI
DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PRIMA DEI CONSIGLI EUROPEI |
ATTI DI INDIRIZZO APPROVATI DALLE ASSEMBLEE |
COMUNICAZIONI
DEL GOVERNO SUGLI ESITI
DEI CONSIGLI EUROPEI |
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CAMERA |
SENATO |
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Comunicazioni
del Presidente del Consiglio Renzi svolte il 16 dicembre 2014 (Camera dei
deputati; Senato della
Repubblica), in vista
del Consiglio europeo del 18 dicembre
2014 Due i temi all’ordine del giorno della riunione
del 18-19 dicembre 2014: crescita
economica, con particolare riferimento all’introduzione di un fondo
europeo per gli investimenti strategici, e situazione ucraina. |
Il 16 dicembre
2014 la Camera dei deputati ha approvato la risoluzione n.
6-00100 (Speranza, De Girolamo, Mazziotti Di Celso,
Dellai, Pisicchio, Di Lello, Alfreider), su cui il Governo ha espresso parere
favorevole. |
Il 16 dicembre 2014 il Senato della Repubblica ha approvato la risoluzione n. 6-00081 (Zanda, Sacconi, Zeller, Susta, Di Biagio), su cui il Governo ha
espresso parere favorevole. |
Comunicazione del 27 gennaio
2015 sugli esiti del Consiglio europeo del 18 dicembre 2014 - Commissioni
riunite Affari esteri e comunitari (III) e Politiche dell’Unione europea
(XIV) della Camera dei Deputati In tale sede
il Governo ha riferito del conseguimento di
tre importanti risultati politici: - conferma
dell’impegno di procedere, a livello legislativo, a una nuova proposta in
materia di investimenti (sul Fondo europeo per gli investimenti strategici); - conferma
dell’impegno verso una maggiore flessibilità delle regole e delle politiche
per la crescita degli investimenti; - il riavvio
di un dibattito sulla nuova governance dell’euro. In merito al
dibattito sul funzionamento dell’Unione il Governo ha messo in evidenza la
priorità di promuovere il passaggio da programmazioni legislative di tre
istituzioni a un’unica programmazione legislativa inter-istituzionale, nella
prospettiva della revisione dell’accordo interistituzionale «Legiferare
meglio - Better lawmaking” del 2003. |
Comunicazioni
del Presidente del Consiglio Renzi svolte il 18 marzo 2015 (Camera dei
deputati; Senato della
Repubblica), in vista
del Consiglio europeo del 19-20 marzo
2015 In discussione al Consiglio la realizzazione di
un'Unione dell’energia, come delineata dal pacchetto di proposte della
Commissione europea del 25 febbraio 2015, le cui principali priorità sono:
accelerazione dei progetti infrastrutturali per l’interconnessione elettrica
e delle reti del gas; piena attuazione della legislazione vigente; sicurezza
degli approvvigionamenti; maggiore trasparenza del mercato del gas; maggiore
cooperazione regionale che contribuisca ad integrare le energie rinnovabili;
ricerca energetica e delle tecnologie. |
La Camera dei
deputati ha approvato il 18 marzo 2015 la risoluzione n.
6-00118 (Speranza, De Girolamo, Mazziotti Di Celso,
Dellai, Pisicchio, Alfreider e Di Lello), su cui il Governo ha espresso
parere favorevole. |
Il 18 marzo 2015 il Senato della Repubblica ha approvato la risoluzione n. 6-00090 (Zanda, Schifani, Zeller), su cui il Governo ha espresso parere
favorevole. |
Non si sono
tenute sedute delle Commissioni parlamentari sugli esiti del Consiglio
europeo. |
Comunicazioni
del Presidente del Consiglio Renzi svolte il 22 aprile 2015 (Camera dei
deputati, Senato della
Repubblica), in vista
del Consiglio europeo del 23 aprile
2015 Riunione straordinaria del Consiglio europeo per
affrontare l’emergenza migratoria nel Mediterraneo in quattro settori
d'intervento prioritari: lotta contro i trafficanti di esseri umani;
rafforzamento della missione Triton; prevenzione della immigrazione irregolare;
maggiore protezione ai rifugiati, con l’avvio di un primo progetto pilota in
materia di reinsediamento nella UE, con offerta di posti alle persone aventi
diritto alla protezione. |
La Camera dei
deputati ha approvato il 22 aprile 2015: - la risoluzione n.
6-00125 (Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai,
Pisicchio, Alfreider e Di Lello), su cui il Governo ha espresso parere
favorevole; - la risoluzione n.
6-00127 (Brunetta) limitatamente al dispositivo, su cui
il Governo ha espresso parere favorevole, su un testo riformulato. |
Il 22 aprile
2015 il Senato della Repubblica ha approvato le risoluzioni: - n. 6-00099 (Zanda, Schifani, Zeller), su cui
il Governo ha espresso parere favorevole; -
n. 6-00100 (Marton ed altri), limitatamente al dispositivo; -
n. 6-00101 (Paolo Romani ed altri), limitatamente al
dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole. |
Comunicazione del 20 maggio
2015 sugli esiti del Consiglio europeo del 23 aprile 2015 - Commissioni
riunite XIV (Politiche dell’Unione europea) della Camera dei deputati e 14a (Politiche dell’Unione europea) del Senato della Repubblica Durante le comunicazioni è stato
evidenziato che il vertice straordinario del 23 aprile 2015 è stato convocato
su sollecitazione del Governo italiano ed è stato interamente dedicato
all'emergenza dei flussi migratori. Ne è scaturita una dichiarazione politica
in cui si è deciso di triplicare le risorse finanziarie a disposizione delle
operazioni dell'UE Triton e Poseidon, nell'ambito del mandato di Frontex, l'Agenzia europea per la
gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati
membri dell'Unione europea, così da aprire la possibilità di svolgere una più
efficace attività non solo di sorveglianza ma anche di ricerca e soccorso in
mare. Si è registrato l'impegno a combattere le reti criminali e i
trafficanti di esseri umani ed è stata rafforzata la cooperazione con i Paesi
terzi di origine e transito dei flussi migratori, in termini sia politici che
finanziari. Si è, infine, convenuto di
avviare progetti pilota e politiche iniziali di re-insediamento e
ricollocazione dei richiedenti asilo.
Il Governo ha riscontrato favorevolmente la volontà di effettuare una
redistribuzione dei richiedenti asilo tra i Paesi UE (in base all'articolo
78, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea) e la
volontà di attuare l'articolo 80 del medesimo trattato (principio di
solidarietà e responsabilità condivise). In
conseguenza degli esiti del vertice, il 13 maggio 2015 la Commissione europea
ha presentato l'Agenda europea sulla
migrazione e un pacchetto di misure attuative. |
Comunicazioni
del Presidente del Consiglio Renzi svolte il 24 giugno 2015 (Camera dei
deputati; Senato della
Repubblica), in vista del
Consiglio europeo del 25 e 26 giugno
2015 Temi all’ordine del giorno del Consiglio:
migrazione (politiche di ricollocazione, reinsediamento e rimpatrio); revisione
della strategia europea in materia di sicurezza; politiche per la crescita e
l’occupazione (relazione "Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa"); sviluppi della crisi greca, valutando i
risultati dei negoziati in corso in sede di Eurogruppo. |
La Camera dei
deputati ha approvato il 24 giugno 2015 le risoluzioni n.
6-00144 (Rosato, Lupi, Mazziotti Di Celso, Dellai,
Pisicchio, Alfreider, Di Lello e Amoddio), e n. 6-00149 (Artini e
altri, come riformulata su richiesta del Governo). Su questi atti il Governo
ha espresso parere favorevole. |
Il 24 giugno il Senato della Repubblica ha approvato le risoluzioni: -
n. 6-00119 (Calderoli ed altri); -
n. 6-00120 (De Petris ed
altri), limitatamente ai paragrafi del dispositivo relativi ad Agenda
digitale e rapporto tra UE e Regno Unito; -
n. 6-00121 (Centinaio ed altri); -
n. 6-00122 (Zanda, Schifani, Zeller); -
n. 6-00123 (Scavone e
altri), limitatamente ai paragrafi 2, 3, 6 e 8 del dispositivo; -
n. 6-00124 (Fattori ed
altri), limitatamente ai paragrafi da 1 a 4 del dispositivo; -
n. 6-00125 (Paolo Romani
ed altri), limitatamente ai paragrafi da 1 a 3 e da 5 a 15 del dispositivo; -
n. 6-00126 (Bonfrisco ed altri) limitatamente ai
paragrafi 2, 3 e 5 del dispositivo. Su quanto
approvato il Governo ha espresso parere favorevole. |
Comunicazione del 1 luglio
2015 sugli esiti del Consiglio europeo del 25-26 giugno 2015 -
Commissioni riunite XIV (Politiche dell’Unione europea) della Camera dei deputati e 14a (Politiche
dell’Unione europea) del Senato della
Repubblica Il Governo
riferisce che sono stati affrontati tre punti di grande rilevanza:
immigrazione, sicurezza e difesa e presentazione del rapporto dei cinque
Presidenti. Sulla
questione dell’immigrazione, in linea con la decisione adottata al vertice
straordinario di aprile 2015, sono state stabilite misure per assistere
60.000 persone, tra cui : a) la ricollocazione temporanea ed eccezionale, su
un periodo di due anni, dagli Stati membri in prima linea, come Italia e
Grecia, ad altri Stati membri, di 40.000 persone; b) la creazione di
strutture di accoglienza e prima accoglienza (cd. hotspots) negli
Stati membri in prima linea con l'attivo sostegno delle strutture europee, al
fine di assicurare le procedure di identificazione dei migranti; c) la
fornitura di una maggiore assistenza finanziaria agli Stati membri in prima
linea; d) l'accordo per la partecipazione di
tutti gli Stati membri al reinsediamento di 20.000 sfollati, secondo
una distribuzione di quote che tiene conto delle situazioni specifiche degli
Stati membri. Su sicurezza e
difesa, si è concordata la necessità di rafforzare la collaborazione tra
Unione europea e NATO per quanto riguarda la revisione della strategia di
sicurezza europea, risalente al 2003. Con
riferimento al rapporto dei cinque Presidenti, il Governo lo ritiene ancora
troppo sbilanciato dal lato della razionalizzazione dell’esistente, quando
invece occorrerebbe creare nuovi strumenti di governo dell’euro, come un
bilancio della zona euro per sostenere una politica economica di
investimenti, politiche di solidarietà sociale a livello europeo e ulteriori
misure contro la disoccupazione, oltre agli ammortizzatori sociali esistenti
negli Stati membri. |
Informativa
del Ministro dell'economia e delle finanze sulla crisi greca del 9 luglio
2015 e conseguente discussione (Senato della
Repubblica), in vista
del Vertice Euro del 12 luglio 2015 Summit interamente dedicato all'adozione di un
programma di aiuti alla Grecia sulla base delle procedure previste dal
Meccanismo europeo di stabilità (MES). |
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Comunicazione del 15 luglio
2015 sugli esiti dell’Eurosummit (Vertice Euro) del 12 luglio 2015 -
Commissione 14a (Politiche dell’Unione europea) del Senato della Repubblica Il Governo ha
riferito sulla dichiarazione approvata ad esito del Vertice ha permesso
l'avvio di un negoziato per un nuovo programma MES a beneficio della Grecia,
scongiurandone la temporanea uscita dall'area euro. In quell'occasione il
Governo - oltre a rivendicare la propria forte opposizione all'ipotesi di
uscita di uno Stato dall'area euro - ha affermato la validità del
"metodo comunitario" a fronte dell'eccesso di metodo
intergovernativo a cui si è fatto ricorso in passato. In particolare si
esprime parere critico sul perseguimento, nel corso della crisi greca, di
politiche esclusivamente restrittive e poco attente agli investimenti e alla
crescita. |
Comunicazioni
del Presidente del Consiglio Renzi svolte il 14 ottobre 2015 (Camera dei
deputati; Senato della
Repubblica), in vista del
Consiglio europeo del 15 - 16 ottobre
2015 Principalmente incentrato sui temi dell’immigrazione
e su altri punti da approfondire: alcuni temi di politica estera (in
particolare Siria e Libia); la relazione dei cinque Presidenti sul tema
"Completare l'Unione economica e monetaria dell'Europa”; la vicenda del
referendum nel Regno Unito sulla permanenza o l'uscita dall'UE. |
La Camera ha
approvato il 14 ottobre 2015 la risoluzione n.
6–00166 (Rosato, Lupi,
Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Di Lello) e, nel testo riformulato,
la risoluzione n.
6–00171 (Abrignani e
altri), su cui il Governo ha espresso parere favorevole. |
Il 14 ottobre 2015 il Senato della Repubblica ha approvato le
risoluzioni: -
- n. 6-00136 (Zanda, Schifani, Keller); -
- n. 6-00140 (Barani ed altri). Su quanto approvato il Governo ha espresso parere favorevole. |
Non si sono
tenute sedute delle Commissioni parlamentari sugli esiti del Consiglio
europeo. |
Comunicazioni
del Presidente del Consiglio Renzi svolte il 16 dicembre 2015 (Camera dei
deputati; Senato della
Repubblica), in vista del
Consiglio europeo del 17 - 18 dicembre
2015 In discussione i temi connessi alla immigrazione e
alla lotta al terrorismo. Previsti inoltre altri punti riguardanti: il
seguito alla relazione dei cinque Presidenti sul tema "Completare
l'Unione economica e monetaria dell'Europa”; le prospettive del Mercato Unico
europeo, con particolare riferimento al mercato digitale; l’Unione per
l’energia e le politiche relative al cambiamento climatico, con particolare
riguardo agli esiti della Conferenza Cop21; alcuni temi di politica estera
(in particolare, Russia e Siria). Infine, il Consiglio europeo avrebbe dovuto
svolgere un primo dibattito sulle proposte del Regno Unito per la riforma
dell’UE, collegate al futuro referendum sulla permanenza o uscita del Regno
Unito dalla medesima Unione europea. |
La Camera ha
approvato il 16 dicembre 2015 la risoluzione Rosato e altri (n. 6–00183), su cui il
Governo ha espresso parere favorevole. |
Il 16 dicembre 2015 il Senato della Repubblica ha approvato la
risoluzione 6-00144 (Zanda, Schifani, Zeller), su cui il Governo ha espresso parere
favorevole. |
Non si sono
tenute sedute delle Commissioni parlamentari sugli esiti del Consiglio
europeo. |
[1] XVII
legislatura, Doc.
LXXXVII, n. 4.
[2] Per
"geoblocking" si intendono i blocchi e le altre restrizioni di natura
geografica che impediscono gli acquisti o l'accesso alle informazioni.
[3] La Comunicazione di cui al COM(2015) 468 è accompagnata da due proposte di regolamento: una sui requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento (COM(2015) 473), l'altra che stabilisce norme comuni sulla cartolarizzazione (COM(2015) 472).
[4] Deleghe
al Governo per l'attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE
del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014,
sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e
sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua,
dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della
disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi
e forniture.
[5] Si
rinvia, per maggiori dettagli, al Dossier
di documentazione relativo a "Nuovo Codice dei contratti pubblici, Schema di D.Lgs. n.
283", curato dal Servizio studi della Camera dei deputati con la
partecipazione del Servizio studi del Senato.
[6]
Comunicazione
della Commissione europea “Modernizzazione degli aiuti di stato dell’UE” COM (2012) 209 final, presentata l’8 maggio 2012. La
Comunicazione prospetta una strategia globale di riforma degli aiuti di Stato a
livello UE, giustificata dalla constatazione che la crisi economica e
finanziaria ha rappresentato una minaccia per l’integrità del mercato interno
in quanto ha aumentato il rischio di reazioni anticoncorrenziali; reso necessario
un maggiore intervento dello Stato per tutelare le categorie sociali più deboli
e promuovere la ripresa economica; aumentato il divario tra gli Stati membri
con riferimento ai margini di manovra per finanziare le proprie politiche;
aumentato la pressione sui bilanci pubblici, rendendo necessario un migliore
uso delle esigue risorse disponibili.
[7] Per un
riepilogo delle regole europee in materia di aiuti di Stato attualmente in
vigore, si rinvia al sito della Commissione europea - Direzione generale Concorrenza
(in inglese): http://ec.europa.eu/competition/state_aid/legislation/compilation/index_en.html
[8] Direttiva
2014/107/UE del Consiglio del 9 dicembre 2014 recante modifica della direttiva
2011/16/UE per quanto riguarda lo scambio automatico obbligatorio di
informazioni nel settore fiscale.
[9] Ratifica ed
esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo
degli Stati Uniti d'America finalizzato a migliorare la compliance fiscale internazionale e ad applicare la normativa
F.A.T.C.A. (Foreign Account Tax Compliance Act), con Allegati, fatto a Roma il
10 gennaio 2014, nonché disposizioni concernenti gli adempimenti delle
istituzioni finanziarie italiane ai fini dell'attuazione dello scambio
automatico di informazioni derivanti dal predetto Accordo e da accordi tra
l'Italia e altri Stati esteri.
[10] Direttiva
(UE) 2015/2060 del Consiglio del 10 novembre 2015 che abroga la direttiva
2003/48/CE in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di
pagamenti di interessi.
[11] Proposta di
Direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2011/16/UE per quanto
riguarda lo scambio automatico obbligatorio di informazioni nel settore fiscale
[12] Per
approfondimenti sulla proposta del 2011, si rinvia al Dossier
di documentazione predisposto dall'Ufficio per i rapporti con
l'Unione europea del Senato della Repubblica.
[13] Doc.
XVIII, n. 23,
approvato dalla X Commissione permanente della Camera dei deputati il 24 giugno
2015.
[16] Si veda la Risoluzione adottata
dalla 13a Commissione del Senato il 30 luglio 2015 (DOC.
XXIV n. 51).
[20] Si veda
il DOC
XVIII n. 24
della Camera dei deputati.
[21] Si veda
il DOC
XVIII n. 92.
[22] Si
vedano le Risoluzioni approvate dalle Commissioni riunite VIII e X della Camera
l'8 luglio 2015 (DOC
XVIII, n. 24)
e dalle Commissioni riunite 10a e 13a del Senato il 4 giugno 2015 (DOC
XVIII, n. 92).
[23] Si
vedano le relative Conclusioni.
[25] Si
vedano le Risoluzioni approvate dalle Commissioni riunite VIII e X della Camera
l'8 luglio 2015 (DOC
XVIII, n. 24)
e dalle Commissioni 10a e 14a del Senato l'8 ottobre 2015 (DOC.
XVIII n. 97).
[27] Si veda
il COM(2014)330.
[28] Comunicazione
della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e
sociale europeo e al Comitato delle Regioni "Agenda europea sulla
migrazione" (COM(2015)240). Per
approfondimenti, si rimanda al Dossier n. 238-bis "L'Agenda europea sulla migrazione: stato di
attuazione e prossime tappe", a cura del Servizio Studi del Senato della
Repubblica". Si veda, inoltre, la Nota n. 14/DE Audizione del Commissario per la Migrazione, gli
Affari interni e la Cittadinanza, Dimitris Avramopoulos "L'Agenda europea
sulla migrazione" - Roma, 11 dicembre 2015, a cura del Servizio Studi del
Senato della Repubblica e dell'Ufficio rapporti con l'Unione europea della
Camera dei deputati.
[30]
Decisione (PESC) 2015/778 del Consiglio relativa a un'operazione militare
dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale (EUNAVFOR MED).
[31] Vd. la
decisione (PESC) 2015/972 del
Consiglio, del 22 giugno 2015, relativa all'avvio dell'operazione militare
dell'Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale (EUNAVFOR MED).
[32]
Per
approfondimenti, vd. la Nota su atti dell'Unione europea n.
26
"La proposta di un meccanismo permanente di ricollocazione", a cura
del Servizio Studi del Senato della Repubblica.
[33]
Per
approfondimenti si rimanda al Dossier europeo n.
23,
"Guardia costiera e di frontiera
europea - Proposta di regolamento COM (2015) 671", a cura del servizio
Studi del Senato della Repubblica e dell'Ufficio rapporti con l'Unione europea
della Camera dei deputati.
[34] Per
approfondimenti, si rimanda alla Nota su Atti dell'Unione europea n.
31
"Vertice sulla migrazione di La Valletta - 11 e 12 novembre 2015", a
cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica.
[35]
Vd.
Documenti dell'Unione europea - Nota n.
12
"La Dichiarazione UE Turchia del 29 novembre 2015".
[36] Per
approfondimenti, si veda la Nota su Atti dell'Unione europea n.
47
"La Dichiarazione UE-Turchia del 18 marzo 2016", a cura del Servizio
Studi del Senato della Repubblica.
[37]
V.
la Nota su atti dell'Unione europea n.
26
"La proposta sui Paesi di origine sicuri", a cura del Servizio Studi
del Senato della Repubblica.
[38] V. la
citata "relazione sulla ricollocazione e sul reinsediamento".
[39]
V.
anche la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che
modifica la direttiva 91/477/CEE del Consiglio, relativa al controllo
dell'acquisizione e della detenzione di armi (COM(2015)750) e la
Nota su atti dell'Unione europea n.
35
"Proposta di direttiva del
Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 91/477/CEE del
Consiglio, relativa al controllo dell'acquisizione e della detenzione di
armi", a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica.