Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento finanze
Titolo: Cassa depositi e prestiti: principali linee di intervento
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 204    Progressivo: 2
Data: 12/10/2016
Organi della Camera: VI-Finanze
X-Attività produttive, commercio e turismo

 

Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Cassa depositi e prestiti:
principali linee di intervento

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 204/2

 

 

 

12 ottobre 2016

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Finanze

( 066760-9496 – * st_finanze@camera.it   CD_finanze

 

 

 

 

 

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File: FI0390b.doc


INDICE

Schede di lettura

1. Composizione azionaria e vigilanza su Cassa depositi e prestiti. Evoluzione del ruolo della Società. 3

2. La raccolta postale. 13

§  2.1 La gestione separata. 20

3. Principali linee di intervento della Società. 22

§  3.1 Gli interventi di sostegno al tessuto economico imprenditoriale. 26

§  3.2 Ulteriori interventi di sostegno all’economia. 46

§  3.3. Le risorse finanziarie mobilitate per gli interventi di supporto all’economia dal 2009. 53

§  3.4. Risultati d’esercizio di CDP S.p.A. 55

§  3.5 Il nuovo Piano industriale 2016-2020. 56

 

 


Schede di lettura

 


1. Composizione azionaria e vigilanza su Cassa depositi e prestiti.
Evoluzione del ruolo della Società

Cassa depositi e prestiti (CDP) è una società per azioni (S.p.A.) a controllo pubblico statale.

Essa è stata trasformata in S.p.A. dal D.L. n. 269/2003 (articolo 5) in ragione della tipologia di funzioni svolte e della maggiore agilità dello strumento privatistico rispetto alla forma pubblica, nonché dei mercati di riferimento. La trasformazione di CDP ha avuto effetto dal 12 dicembre 2003, data di pubblicazione in G.U. del D.M. 5 dicembre 2003, che, tra le altre cose, ha disciplinato:

§  le funzioni, le attività e le passività di CDP trasferite al Ministero dell'economia e delle finanze, con indicazione di quelle assegnate alla cd. “gestione separata” della CDP;

§  i beni e le partecipazioni societarie dello Stato, anche indirette, trasferite alla CDP e assegnate alla “gestione separata”, anche in deroga alla normativa vigente. Il D.M. ha demandato a successivi D.M. la possibilità di ulteriori trasferimenti e conferimenti;

§  gli impegni accessori assunti dallo Stato;

§  il capitale sociale della CDP (fissato inizialmente dal D.M. in 3,5 miliardi di euro, innalzato nel corso del tempo come si vedrà oltre).

 

Attualmente il capitale sociale è di 3,5 miliardi di euro, misura fissata dal richiamato D.L. n. 269 del 2003.

Il Ministero dell'Economia e delle Finanze detiene attualmente l'80,1% del capitale, con il 18,4% posseduto da 61 Fondazioni di origine bancaria ed il restante 1,5% costituito da azioni proprie.

Tale compagine azionaria è il risultato del riassetto realizzatosi in attuazione dell’articolo 36, comma 3-octies del D.L. n. 179/2012, norma che ha individuato i meccanismi per la conversione delle azioni privilegiate in azioni ordinarie.

 

Si ricorda però che il 24 giugno 2016 CDP ha approvato un aumento del capitale sociale riservato al Ministero dell’economia e delle finanze per un ammontare, comprensivo di sovrapprezzo, di 2.930.257.785 euro (di cui 551.143.264 euro di variazione del capitale e 2.379.114.521 euro a titolo di sovrapprezzo).

 

Con l’operazione di giugno 2016 sono state emesse 45.980.912 azioni ordinarie di CDP in favore del MEF, che saranno sottoscritte dal MEF a fronte del conferimento di 457.138.500 azioni ordinarie di Poste, rappresentative del 35% del capitale sociale di quest’ultima società.

 

Il capitale sociale è dunque destinato a innalzarsi da 3.500.000.000 a 4.051.143.264 euro.

Tale aumento di capitale è liberato mediante il conferimento in CDP, da parte del MEF, di una partecipazione pari al 35% del capitale sociale di Poste Italiane S.p.A. Per effetto dell’operazione, la partecipazione del MEF in Cdp passerà dall’80,1% all’82,77% del capitale sociale. Le fondazioni azioniste diminuiranno la propria partecipazione complessiva dal’18,4% al 15,93%; le azioni proprie si ridurranno dall’1,50% all’1,30% del capitale sociale.

L’operazione è disciplinata e regolata dal Decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 25 maggio 2016 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 143 del 21 giugno 2016), adottato ai sensi dell’articolo 5, comma 3, lettera b), del decreto legge n. 269/2003. La lettera b) del citato decreto ha previsto la possibilità di disporre - con decreti del MEF, anche in deroga alla normativa vigente -trasferimenti e conferimenti di beni e partecipazioni societarie dello Stato, anche indirette, alla gestione separata della Cassa depositi e prestiti Società per azioni. Si prevede altresì la possibilità, con successivi decreti ministeriali, di disporre ulteriori trasferimenti e conferimenti. I decreti sono soggetti al controllo preventivo della Corte dei conti e trasmessi alle competenti Commissioni parlamentari.

L’operazione risponde ad un'esigenza di rafforzamento patrimoniale di CDP, anche in vista dell’eventuale realizzazione di operazioni aziendali programmate, nell'ordine di circa 3 miliardi di euro.

Dal Comunicato Stampa MEF del 25 maggio 2016, emerge che il Ministero intende collocare sul mercato la quota di Poste di cui resta in possesso dopo l'operazione di conferimento a CDP, pari al 29,7% del capitale.

La partecipazione in Poste sarà assegnata alla gestione separata di CDP, mentre l’attività di indirizzo e gestione di tale partecipazione continuerà a essere esercitata dal MEF.

 

L’aumento di capitale e il conferimento di Poste saranno eseguiti entro il 31 dicembre 2016, al termine dell’iter autorizzativo necessario per il trasferimento della partecipazione.

Al riguardo, si ricorda che è all’esame delle competenti Commissioni parlamentari lo schema di DPCM n. 312.  L’8° Commissione del Senato (Lavori pubblici, comunicazioni) ha reso parere favorevole, con alcune osservazioni, in data 20 luglio 2016. L’esame presso la Commissione Trasporti della Camera dei deputati è tuttora in corso.

 

Lo schema (articolo 1, comma 1) di DPCM prevede la dismissione di una quota detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale sociale di Poste Italiane S.p.A mediante un'offerta di largo mercato rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia e/o a investitori istituzionali italiani ed internazionali.  Il citato schema di DPCM consentirà il mantenimento di una partecipazione dello Stato al capitale di Poste Italiane, anche per il tramite di società direttamente o indirettamente controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze, non inferiore al 35%, coerentemente al conferimento della partecipazione in Cassa depositi e prestiti per liberare l’aumento di capitale deliberato a giugno 2016.

 

Cassa depositi e prestiti gestisce una parte consistente del risparmio nazionale, il risparmio postale (buoni fruttiferi e libretti postali), che rappresenta la sua principale fonte di raccolta.

Dall’anno 2008, le potenzialità di utilizzo del risparmio postale, che avviene in un regime di gestione separata ai fini contabili e amministrativi, sono state ampliate: dai soli investimenti pubblici, storica forma di impiego di CDP, ai programmi a sostegno dell’economia.

In questo ambito, CDP, quale operatore finanziario di lungo termine, ha rapidamente acquisito un ruolo centrale, in particolare nel supporto alle imprese di piccola e media dimensione, articolando la sua offerta in strumenti di debito e di equity.

Si tratta di interventi attinenti all’acquisizione di azioni ovvero alla sottoscrizione di nuove emissioni azionarie, vale a dire investimenti nel capitale di rischio di società per azioni.

CDP, anche in considerazione delle funzioni svolte, non è ricompresa nel perimetro delle pubbliche amministrazioni, ai fini della definizione dei parametri di finanza pubblica rilevanti in sede europea.

 

In merito si ricorda che, sulla base del Sec 2010, il Sistema europeo dei conti e, in particolare, delle indicazioni fornite nel Manuale sull’indebitamento netto e del debito delle AP, l’Istat predispone l’elenco delle unità istituzionali che fanno parte del settore delle Amministrazioni Pubbliche (Settore S13), i cui conti concorrono alla costruzione del conto economico consolidato delle Amministrazioni Pubbliche.

L’elenco delle Amministrazioni Pubbliche inserite nel conto economico consolidato riconducibili al settore S13 è stato predisposto dall’Istat e pubblicato da ultimo in G.U. n. 227 del 30 settembre 2015.

La compilazione dell’elenco risponde dunque a norme classificatorie e definitorie del Sistema statistico nazionale e comunitario. In particolare, ai sensi del SEC 2010, il Settore S13 “è costituito dalle unità istituzionali che agiscono da produttori di beni e servizi non destinabili alla vendita, la cui produzione è destinata a consumi collettivi e individuali e sono finanziate da versamenti obbligatori effettuati da unità appartenenti ad altri settori, nonché dalle unità istituzionali la cui funzione principale consiste nella redistribuzione del reddito della ricchezza del paese” (par. 2.111)

Secondo il SEC2010, ogni unità istituzionale viene classificata o meno nel Settore S13 sulla base di criteri di natura prevalentemente economica, indipendentemente dal regime giuridico che la governa. Seguendo tali criteri (cfr. i par. 2.111- 2.117), le unità incluse nell’S13 sono:

§  unità pubbliche che in forza di una legge esercitano un potere giuridico su altre unità nel territorio economico e gestiscono e finanziano un insieme di attività, principalmente consistenti nel fornire alla collettività beni e servizi non destinabili alla vendita;

§  società o quasi-società, a condizione che la loro produzione consista prevalentemente in beni e servizi non destinabili alla vendita ed esse siano controllate da un'amministrazione pubblica;

§  istituzioni senza scopo di lucro riconosciute come entità giuridiche indipendenti che agiscono da produttori di beni e servizi non destinabili alla vendita e che sono controllate da amministrazioni pubbliche;

§  fondi pensione autonomi per i quali la contribuzione è obbligatoria e la fissazione e approvazione dei contributi e delle prestazioni sono gestite da amministrazioni pubbliche.

Per stabilire se una unità controllata dalle amministrazioni pubbliche debba essere classificata nel settore S13 il Sec2010 prevede di verificarne il comportamento economico attraverso l’applicazione del test market/non market (test del 50%) e l’analisi delle condizioni di concorrenzialità in cui opera.

 

Assetto organizzativo di Cassa depositi e prestiti

Il Consiglio di amministrazione di CDP è composto da nove membri; per l’amministrazione della cd. gestione separata, è integrato dai rappresentanti del MEF e delle autonomie territoriali.

Gli amministratori durano in carica per un periodo non superiore a tre esercizi e sono rieleggibili.

Ai sensi dello Statuto di CDP il CDA viene nominato dall'Assemblea sulla base di liste presentate dai soci.

Hanno diritto di presentare liste, nelle quali i candidati debbono essere elencati mediante un numero progressivo, soltanto i soci che, anche congiunti ad altri soci, rappresentano almeno il 10% delle azioni aventi diritto di voto nell'Assemblea ordinaria.

Nel caso in cui siano state presentate più liste, dalla lista che ha ottenuto il maggior numero di voti vengono tratti, in base all'ordine progressivo con il quale sono stati elencati nelle corrispondenti sezioni della lista, sei membri; dalla lista che è risultata seconda per numero di voti vengono tratti, in base all'ordine progressivo con il quale sono stati elencati nelle corrispondenti sezioni della lista, gli altri tre membri. Presidente della Società è il primo della lista che è risultata seconda per numero di voti (articolo 15, comma 11, dello Statuto).

Il Consiglio di amministrazione nomina poi, tra i propri componenti diversi dal Presidente, un Amministratore Delegato tratto dalla lista che ha ottenuto il maggior numero di voti, al quale, nei limiti di legge e di Statuto, delega proprie attribuzioni, determinandone il compenso (articolo 23).

Lo Statuto prescrive che il CDA elegga un vice-Presidente e nomini un Segretario e un vice-Segretario, questi ultimi due anche estranei al CDA stesso (articolo 16); e che il Vice presidente presieda il Comitato Rischi istituito dal CDA (articolo 21).

Il Comitato Rischi, di recente istituzione, ha responsabilità di controllo e formulazione di proposte di indirizzo in materia di gestione dei rischi e valutazione della adozione dei nuovi prodotti.

Il CDA determina con apposito regolamento le specifiche competenze, le modalità di funzionamento, gli obiettivi, le responsabilità e i componenti del Comitato rischi (Regolamento del Comitato Rischi).

Il Vice presidente partecipa altresì (assieme al Presidente e all’Amministratore delegato) al Comitato Strategico, che, all'interno del Consiglio di amministrazione, opera a supporto dell'attività di organizzazione e coordinamento dello stesso Consiglio e a supporto della supervisione strategica dell'attività della società.

Oltre alla istituzione in seno al Consiglio di amministrazione di un Comitato rischi e di un Comitato strategico, e alla prescrizione della nomina del Vice presidente con compiti specifici, nel 2015 sono stati modificati i requisiti per la nomina degli amministratori: lo Statuto in proposito prevede - all’articolo 15 - che costituisce causa di ineleggibilità o decadenza dalle funzioni di amministratore l'emissione di una sentenza di condanna definitiva che accerti la commissione dolosa di un danno erariale.

Lo Statuto, a seguito delle modifiche del 2015, non prevede più che sia causa di ineleggibilità o decadenza per giusta causa - senza diritto al risarcimento danni - dalle funzioni di amministratore l’emissione, a suo carico, di una sentenza di condanna anche non definitiva per una serie di delitti (che erano esplicitamente indicati nello statuto), quali quelli previsti dalle norme di disciplina dell’attività bancaria finanziaria mobiliare e assicurativa, dalle norme che individuano i delitti contro la P.A. , contro la fede pubblica, contro il patrimonio, contro l’ordine pubblico, contro l’economia pubblica, ovvero in materia tributaria.

 

Si ricorda inoltre che, ai sensi del comma 4 dell’articolo 15 dello Statuto, gli amministratori devono possedere i requisiti di onorabilità e professionalità previsti per gli esponenti aziendali di banche e intermediari finanziari di cui al D.Lgs. n. 385/1993; essi, si ricorda, sono stati modificati dal D.lgs. n. 72 del 2015 per recepire le indicazioni delle direttive UE (in particolare, della direttiva 2013/36/UE). Il Consiglio di amministrazione comprende un numero di amministratori indipendenti non inferiore a due, qualora la normativa applicabile lo richieda.

Inoltre, ai sensi del comma 4-bis dell’articolo 15, è causa di ineleggibilità o decadenza automatica (per giusta causa, senza diritto al risarcimento danni) dalle funzioni di amministratore con deleghe operative l’essere sottoposti a misura cautelare personale, tale da rendere impossibile lo svolgimento delle deleghe, all'esito del procedimento di riesame delle misure cautelari (di cui all'art. 309 c.p.p.) o del ricorso in Cassazione avverso le stesse (art. 311, comma 2, del medesimo codice), ovvero dopo il decorso dei relativi termini di instaurazione.

Ai sensi del comma 4-ter l'Amministratore Delegato non può rivestire la carica di amministratore in più di due ulteriori Consigli di società per azioni. Ai fini del calcolo di tale limite, non si considerano gli incarichi di amministratore ricoperti in società controllate dalla CDP S.p.A. o collegate alla medesima. Gli altri amministratori non possono rivestire la carica di amministratore in più di cinque ulteriori Consigli di società per azioni.

Le modifiche statutarie approvate dall’Assemblea il 10 luglio 2015 hanno riguardato anche l’introduzione di quorum costitutivi e deliberativi rafforzati per le decisioni del Consiglio di amministrazione in materia di politiche di gestione dei rischi e distribuzione degli utili.

In particolare, agli azionisti spetta il diritto di recesso nei casi previsti dalla legge, ivi inclusa l'ipotesi di una modifica dell'oggetto sociale, che consenta un cambiamento significativo dell'attività della società, anche connessa ad una disposizione di legge o regolamentare (articolo 9 dello Statuto).

Inoltre, le deliberazioni del CDA sono di regola assunte col voto favorevole della maggioranza dei presenti. Lo Statuto (articolo 18) prevede specificamente una maggioranza qualificata, voto favorevole di almeno sette degli amministratori eletti dall'Assemblea, per le delibere adottate:

§  in ordine alle proposte avanzate da CDA all’Assemblea, di riparto degli utili annuali netti in misura inferiore al 50% (articolo 30, comma 3 dello Statuto). Si ricorda che l’articolo 30 dello Statuto prevede, a seguito delle modifiche intervenute nel 2016, che - dedotto l’importo destinato alla riserva legale - gli utili siano distribuiti tra i soci in misura pari al 50%. Tuttavia, l’Assemblea può deliberare una percentuale di riparto inferiore in deroga solo con il voto favorevole di almeno l’85% del capitale sociale. La delibera deve essere adottata su proposta del CDA espressamente motivata per esigenze di rafforzamento patrimoniale della società e approvata mediante voto favorevole di almeno 7 degli amministratori eletti dall’Assemblea. L’Assemblea, con la maggioranza dell’85% del capitale sociale può anche deliberare un riparto di utili superiore al 50%.

Fino al 2015, gli utili netti annuali risultanti dal bilancio, dedotto l'importo destinato alla riserva legale, erano assegnati in conformità alle deliberazioni dell'Assemblea. Per ciò che attiene all’esercizio 2014, secondo le informazioni diffuse da CDP Spa con comunicato del 27 maggio 2015, a fronte di un utile di CDP S.p.A. di 2,2 miliardi di euro al 31 dicembre 2014, il dividendo per gli azionisti è stato quantificato in 853 milioni di euro (dunque circa il 39 percento). La riforma dello Statuto determina quindi la distribuzione agli azionisti di una percentuale fissa (e nella sostanza maggiore rispetto al passato) di dividendi in rapporto agli utili.

Con riferimento all’esercizio 2015, dal Comunicato stampa del 25 maggio 2016 risulta che l’Assemblea ordinaria ha approvato il bilancio di esercizio al 31 dicembre 2015, che presenta un utile netto di 892.969.789 di euro. E’ stato deciso di distribuire agli azionisti un dividendo di 852.636.613 di euro.

§  ai sensi dell'art. 21, comma 1, lettera m), relativo alla definizione degli obiettivi di rischio, delle eventuali soglie di tolleranza e delle politiche di governo e di gestione dei rischi e delle relative modalità di rilevazione, da determinarsi in apposito regolamento (Regolamento Rischi).

§  ai sensi dell'art. 21, comma 2, relativo all’istituzione Comitato Rischi.

 

Il nuovo CDA si è insediato il 13 luglio 2015 e sul punto si rinvia al comunicato stampa emesso da CDP in pari data.

Il Collegio Sindacale viene nominato dall’Assemblea dei soci. Si compone di cinque sindaci effettivi e di due sindaci supplenti. I sindaci restano in carica per tre esercizi e sono rieleggibili. Il 30 maggio 2016 l’assemblea ordinaria ha nominato i nuovi membri del Collegio Sindacale, con scadenza alla data dell’assemblea che sarà convocata per l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2018.

In sede straordinaria, l’assemblea ha approvato alcune modifiche dello Statuto, riguardanti i finanziamenti alle imprese anche attraverso intermediari finanziari autorizzati e gli incarichi degli amministratori.


Controlli e vigilanza su Cassa depositi e prestiti

A CDP S.p.A. si applicano le disposizioni del Titolo V del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (D.Lgs. n. 385/1993) previste per gli intermediari finanziari, tenuto conto delle caratteristiche del soggetto vigilato e la speciale disciplina della gestione separata (articolo 5, comma 6, D.L. n. 269).

A seguito di comunicazione ufficiale da parte di Banca d’Italia, dal 2006 la CDP è stata equiparata, in virtù dell’attività di finanziamento svolta, agli enti creditizi esclusivamente per l’assoggettato al regime di riserva obbligatoria previsto per tali enti dal regolamento n. 1745/2003 della BCE del 12 settembre 2003.

La Relazione sull’attività svolta e i risultati conseguiti nel 2015 da CDP, presentata il 13 luglio 2016 dal MEF alle Camere evidenzia che la “giacenza di liquidità puntuale sul Conto di Riserva Obbligatoria al 31 dicembre 2016 è stata pari a 3.949  milioni di euro, a fronte di un obbligo di Riserva Obbligatoria già assolto e che si attestava per l'ultimo periodo di mantenimento del secondo semestre 2015 a 3.057 milioni di euro.

Le passività di CDP S.p.A. attualmente assimilabili a quelle soggette a riserva obbligatoria sono i libretti di risparmio postale, i buoni fruttiferi postali e i depositi passivi a favore di controparti bancarie di paesi UE non appartenenti all’Unione monetaria che si vengono a costituire in forza degli accordi di garanzia per il contenimento del rischio di controparte derivante da transazioni in strumenti derivati (cd. Credit Support Annex).

Attualmente Cassa depositi e prestiti è però sottratta a taluni altri profili di vigilanza bancaria. Al fine di valutare la propria adeguatezza patrimoniale, secondo informazioni ricevute dalla Società, risulta che CDP effettua da anni (31 dicembre 2005) le simulazioni dei ratios patrimoniali che deriverebbero dall’applicazione della vigilanza prudenziale prevista per le banche. Con approccio prudenziale, vengono considerati alcuni indicatori di rischio nello spirito delle istruzioni di vigilanza per le banche per la determinazione degli assorbimenti di capitale e delle indicazioni del Comitato di Basilea, tenendo presenti le peculiarità CDP.

Si ricorda, peraltro, che il D.L. n. 91/2014 ha introdotto poi alcune variazioni al regime fiscale, diretto e indiretto, cui è assoggettata la stessa CDP, al fine di equipararlo a quello delle banche (articolo 22-quinquies, come modificato dall’articolo 1, comma 389 della legge n. 190/2014).

CDP è inoltre soggetta al controllo della Corte dei conti esercitato sugli enti ai quali lo Stato contribuisce con apporto al patrimonio in capitale ovvero mediante concessione di garanzie finanziaria, ai sensi dell’articolo 12 della legge n. 259/1958 (articolo 5, comma 17 del D.L. n. 269/2003).

L’ultima Relazione presentata il 2 agosto 2016 dalla Corte dei conti riguarda il controllo eseguito su CDP negli esercizi 2014-2015 (Doc. XV, n. 433).

Ai sensi della legge di stabilità 2015, rientrano nelle competenze della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale anche le funzioni di vigilanza sulla gestione separata di CDP relativamente ai profili di operazioni di finanziamento e sostegno del settore pubblico realizzate con riferimento all'intero settore previdenziale e assistenziale (legge n. 190/2014, articolo 1, comma 253 che ha novellato l’articolo 5, comma 9 del D.L. n. 269/2003). Si segnala che, allo stato, non vi sono operazioni di finanziamento di CDP al settore previdenziale e assistenziale.

Il Ministro dell’economia, sulla base di apposita relazione presentata dalla CDP S.p.A., deve riferire annualmente al Parlamento sulle attività svolte e sui risultati conseguiti dalla CDP S.p.A. (articolo 5, comma 16, D.L. n. 269/2003).

L’ultima Relazione è stata presentata alle Camere dal Ministro dell’Economia e Finanze il 7 luglio 2016 ed è relativa all’anno 2015 (Doc. LIV, n. 4).

La Commissione parlamentare di vigilanza su Cassa depositi e prestiti

Cassa Depositi e Prestiti è soggetta, per la gestione separata, alla Commissione di vigilanza prevista dall’articolo 3, R.D. 453/1913. Essa è una commissione mista, composta di quattro senatori e di quattro deputati, di tre consiglieri di Stato e di un consigliere della Corte dei conti.

Per il tramite di tale Commissione il Parlamento esercita il controllo sull’attività della Cassa depositi e prestiti (art. 1, legge 13 maggio 1983, n. 197).

Nell’esercizio della sulla attività, la Commissione approva i rendiconti consuntivi della Cassa e presenta al Parlamento una relazione annuale, ai sensi dell'articolo 4 del R.D. 2 gennaio 1913, n. 453, e dell'articolo 1 del R.D.L 26 gennaio 1933, n. 241, “sulla direzione morale e sulla situazione materiale” della amministrazione della Cassa e degli istituti di previdenza, in allegato alla quale sono presentati i rendiconti consuntivi. Tali relazioni sono pubblicate sui siti Internet delle Istituzioni parlamentari, (fino alla XIV legislatura sono state regolarmente presentate e pubblicate), nell'ambito degli atti non legislativi elencati sui siti di Camera e Senato, al Doc. X.

Va aggiunto che, sul sito dell'Archivio storico del Senato una sezione è specificamente dedicata alla stessa Commissione, con l'indicazione - per ciascuna legislatura - della composizione e dei documenti pubblicati.

La Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti, nella riunione del 28 aprile 2016, si è pronunciata positivamente sulla pubblicazione sul sito internet del Parlamento dei documenti approvati dalla stessa Commissione all'esito di una serie di audizioni.

Una tale forma di pubblicità si pone in coerenza con la citata previsione normativa della pubblicazione delle relazioni annualmente presentate, in quanto mira a renderne attuale ed efficace, aggiornandone le modalità operative, la funzione di controllo alla luce dei mutamenti molto significativi intervenuti nella natura, nei compiti e nell’attività della Cassa depositi e prestiti.

In particolare, la Commissione ha avviato una serie di indagini conoscitive su alcuni settori in cui opera la CDP, destinate a concludersi con l'approvazione di specifiche relazioni. La prima relazione approvata riguarda la gestione separata ed evoluzione del risparmio postale, deliberata nella seduta del 22 marzo 2016. La Relazione è pubblicata  nell’ambito degli atti non legislativi elencati sui siti di Camera e Senato, al Doc. X, che reca il titolo di  "Relazione della Commissione di vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti".


 

2. La raccolta postale

In base alla normativa vigente (articolo 2, comma 2 del D.L. n. 487/1993), la raccolta del risparmio postale è affidata a CDP che si avvale di Poste italiane S.p.a., società controllata dal Ministero dell’economia e finanze, sebbene quota parte del capitale sociale in mano pubblica sia stato recentemente collocato sul mercato).

 

Poste Italiane S.p.A. era detenuta al 100% dal MEF. Con comunicato del 26 novembre 2015, Poste Italiane S.P.A ha informato che, inclusa l’Opzione Greenshoe l’offerta globale di vendita ha riguardato 461.104.008 azioni ordinarie della Società, pari al 35,3% del capitale sociale, con un controvalore di 3.112,4 milioni al lordo della commissioni di collocamento.

L’offerta globale di vendita di azioni ordinarie di Poste Italiane finalizzata alla quotazione sul Mercato Telematico Azionario di Borsa Italiana S.p.A si è conclusa il 23 ottobre 2015. La data di inizio delle negoziazioni delle azioni ordinarie della Società è stata il 27 ottobre 2015. A seguito di tale cessione, i l Ministero dell'economia e delle finanze risultava titolare di 845.005.992 azioni di Poste Italiane S.p.A., pari a circa il 64,70% del capitale sociale, di cui n. 6.924.313 a servizio delle assegnazioni gratuite al pubblico indistinto dei sottoscrittori che deterranno le azioni acquistate fino al 27 ottobre 2016 (c.d. bonus share ).

Si rammenta che detta operazione di privatizzazione prosegue: il già citato schema di DPCM n. 321 (si veda il capitolo precedente, in cui è stata illustrata la composizione del capitale e la composizione azionaria di CDP) prevede la  dismissione di una ulteriore quota, detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze, del capitale sociale di Poste Italiane S.p.A. mediante un' offerta di largo mercato rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del Gruppo Poste Italiane, e/o a investitori istituzionali italiani ed internazionali. L'offerta al pubblico di tale ulteriore quota della partecipazione dovrà peraltro consentire il mantenimento di una partecipazione dello Stato al capitale di Poste Italiane, anche per il tramite di società direttamente o indirettamente controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze, non inferiore al 35%.

 

Poste Italiane cura la distribuzione dei prodotti del risparmio postale e per tale servizio Cassa depositi e prestiti è tenuta a versare a Poste Italiane un corrispettivo ai sensi dell’articolo 2 del decreto-legge 1° dicembre 1993, n. 487, (recante la trasformazione dell’amministrazione delle Poste in ente pubblico economico e la definizione delle relative attività e funzioni).

 

La Corte dei Conti nell’ultima relazione sul controllo eseguito su Poste Spa (determinazione del 22 gennaio 2016) ricorda che, dopo un intenso confronto tra Cassa Depositi e Prestiti e Poste italiane, le due società stipulavano, il 4 dicembre 2014, una nuova convenzione per la gestione del risparmio postale. La novità di tale nuovo accordo è rappresentata dalla sua durata: cinque anni, dal 2014 al 2018, anziché tre anni, arco di tempo coperto dalle precedenti convenzioni.

Come già affermato da CDP nella relazione presentata alle Camere sull’attività svolta nel 2014, tale accordo definisce una remunerazione, per il servizio di raccolta del Risparmio Postale svolto da Poste Italiane, proporzionale alla giacenza media dello stock e legata, tra l'altro, ad obiettivi di raccolta netta e qualità del servizio stesso.

L’ammontare delle commissioni inerenti al Risparmio Postale maturate da Poste Italiane per l’anno 2015 è stato pari a circa 1.610 milioni di euro (1.640 milioni di euro nel 2014)

 

Per risparmio postale si intende la raccolta di fondi, con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato, effettuata da Cassa depositi e prestiti avvalendosi di Poste Italiane. La raccolta di fondi avviene sotto forma di buoni postali fruttiferi e di libretti di risparmio postale.

I fondi sono garantiti dallo Stato proprio in virtù del carattere di servizio di interesse economico generale e sono in “gestione separata” ai fini contabili e amministrativi (cfr. infra la gestione separata).

L’emissione dei prodotti del risparmio postale nonché l’effettuazione di altre operazioni finanziarie assistite da garanzia statale permette dunque a Cassa depositi e prestiti il reperimento delle principali risorse necessarie per lo svolgimento delle sue attività istituzionali.

La tabella che segue indica l’evoluzione dello stock del risparmio postale (che si compone delle consistenze sui libretti di risparmio e sui buoni postali fruttiferi, comprensivo degli interessi) negli anni 2011-2015.

miliardi di euro

 

2011

var.
%

2012

var.
%

2013

var.
%

2014

var.
%

2015

var.
%

Stock di risparmio postale

218,4

5,4

233,6

7,0

242,4

3,8

252,0

4,0

252,0

0

Disponibilità c/c tesoreria

122,0

-0,4

132,7

8,8

132,9

0,2

146,8

10,5

152

3,5

 

Secondo i dati esposti in tabella e desunti dai Bilanci della Cassa depositi e prestiti, lo stock di risparmio postale nell’anno 2015 è rimasto sostanzialmente invariato. Esso rappresenta circa l’8% delle attività finanziarie detenute dalle famiglie italiane e oltre il 30% dei depositi.

In termini di raccolta netta di CDP, cioè l’importo della raccolta postale costituito dalla differenza tra sottoscrizioni/versamenti e rimborsi/prelevamenti, i libretti hanno registrato nel 2015 un flusso positivo pari a +4.110 milioni di euro, in calo rispetto al 2014, quando il risultato era stato di +6.808 milioni di euro (-40%). Per i buoni fruttiferi si registra un flusso negativo per 8.331 milioni di euro a fronte di una raccolta negativa del 2014 pari a 2.165 milioni di euro.

Come emerge anche dalla Relazione della Commissione parlamentare di vigilanza su CDP sulla gestione separata e sull’evoluzione del risparmio postale, nel 2015 si conferma una contrazione dei flussi di raccolta del risparmio postale (buoni e libretti postali), in corso già negli ultimi anni. Per la prima volta, inoltre, nel 2015, la raccolta netta del risparmio postale di esclusiva competenza di CDP è risultata negativa per circa 4,2 miliardi di euro.

 

Nel 2014 essa era pari a 4,6 miliardi di euro, mentre nell’anno 2013 ammontava a circa 3,6 miliardi; nel 2012 era pari a 9,6 miliardi di euro circa, nel 2011 a 6,9 miliardi, nel 2010 a 13,9 miliardi.

 

Si ricorda che Cassa depositi e prestiti gestisce anche il rimborso di quei titoli del risparmio postale, la cui accensione è precedente alla trasformazione di CDP in S.p.A. e che sono rimasti direttamente in capo al MEF.

 

Le disponibilità liquide della CDP S.p.A. sono depositate nel conto corrente fruttifero n. 29814, denominato “Cassa depositi e prestiti SPA – Gestione Separata”, aperto presso la Tesoreria centrale dello Stato. Le disponibilità liquide di Tesoreria registrate alla fine dell’anno finanziario rappresentano quella parte di risorse in gestione separata che la Cassa depositi e prestiti non impiega per le sue finalità istituzionali.

AI 31 dicembre 2015 il saldo del conto corrente presso la Tesoreria centrale dello Stato, si è attestato a quota 152 miliardi di euro, in crescita rispetto al dato di fine 2014 (pari a 146,8 miliardi di euro), anche grazie al maggior utilizzo di strumenti più economici di raccolta a breve termine, soprattutto pronti contro termine, per sfruttare le più favorevoli condizioni di mercato (vedi la Relazione del MEF sulle attività svolte e sui risultati conseguiti dalla Cassa depositi e prestiti 2015, presentata al Parlamento il 7 luglio 2016, pagina 74).

 

Sulle giacenze il Ministero dell'economia e delle finanze corrisponde alla CDP S.p.A. un interesse semestrale a un tasso variabile, che sin dalla trasformazione della Cassa depositi e prestiti in società per azioni e fino al 2013 è stato pari alla media aritmetica semplice tra il rendimento lordo dei buoni ordinari del Tesoro a sei mesi e l'andamento dell'indice mensile Rendistato.

 

Nel corso del 2014 si è assistito ad una modifica della remunerazione delle giacenze sul conto corrente di Tesoreria per effetto del D.M. 28 maggio 2014 che ha recepito le novità introdotte dal D.L. cd. Spending review, D.L. n. 66 del 24 aprile 2014. In particolare, fermi restando i parametri di riferimento di detta remunerazione (tasso medio dei BOT e quello dell'indice Rendistato), viene previsto un diverso periodo di rilevazione degli stessi, non più riferito al semestre precedente ma corrispondente al "semestre di validità della remunerazione”.

 

Tutti i pagamenti disposti dalla CDP sono, di norma, eseguiti con bonifici che, in base alla normativa possono essere accreditati, oltre che su conti correnti bancari, anche su conti della Tesoreria dello Stato o su capitoli di entrata del bilancio dello Stato.

 

Nella citata Relazione presentata alle Camere sui risultati conseguiti nel 2015, CDP evidenzia che il margine di interesse è risultato pari a 905 milioni di euro, in diminuzione di circa il 22% rispetto al 2014, principalmente per la riduzione del rendimento del conto corrente di Tesoreria che è arrivato ai minimi storici (-47% gli interessi attivi, da 1.700 a 898 milioni di euro), solo parzialmente compensato dalla diminuzione degli interessi passivi riconosciuti sulla raccolta postale (-12% gli interessi passivi sulla raccolta postale, passati da 5.112 a 4,503 milioni di euro).

 

Al riguardo si ricorda che l’articolo 17-quater del decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, ha modificato l’articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, inserendovi un nuovo comma 3-bis, il quale dispone che con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell’economia e delle finanze venga adeguato il tasso di remunerazione del conto corrente di Tesoreria centrale, denominato “CDP S.p.A. – gestione separata”, al fine di allinearlo ai livelli di mercato, in relazione all’effettiva durata finanziaria delle giacenze del conto medesimo, tenendo conto altresì del costo effettivo delle passività che lo alimentano.

In attuazione della citata previsione, il decreto del Ministero dell’economia e delle finanze 12 maggio 2016 è intervenuto a disciplinare le nuove modalità di determinazione del tasso di remunerazione del conto corrente di Tesoreria centrale, denominato “CDP S.p.A. – gestione separata”, a decorrere dal primo semestre 2016. In forza di tale decreto, il tasso è ora determinato, secondo il criterio di calcolo giorni effettivi/360, sulla base della media ponderata, arrotondata al centesimo di punto percentuale, tra:

§  la media aritmetica semplice dei tassi lordi di rendimento rilevati all'emissione dei Buoni ordinari del Tesoro (BOT) con scadenza a sei mesi emessi nel semestre di riferimento;

§  la media aritmetica semplice dei tassi lordi di rendimento rilevati all'emissione dei Buoni del Tesoro poliennali (BTP) con scadenza a dieci anni emessi nel semestre di riferimento;

con pesi pari al 20% per il tasso di cui alla lettera a) e all'80% per il tasso di cui alla lettera b).

La legge di stabilità 2015 (legge n. 190/2014, articolo 1, comma 390) stabilisce che i conti correnti aperti presso la Tesoreria centrale dello Stato, non siano produttivi di interessi, ad eccezione di quelli individuati nell’allegato 9 della medesima legge, tra i quali, appunto, il conto di tesoreria n. 29814 Cassa depositi e prestiti - Gestione separata, nonché i conti correnti di tesoreria Poste Italiane spa – Bancoposta (conti correnti e soggetti privati).

Dunque tali conti sono produttivi degli interessi a carico del bilancio statale sulla base delle disposizioni che li regolano (per CDP, il D.M. 28 maggio 2014).

La norma contenuta nella legge di stabilità 2015 fa seguito alle decisioni del Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea del 5 giugno 2014, in conseguenza delle quali la remunerazione dei depositi delle amministrazioni pubbliche presso le banche centrali nazionali (Banca d'Italia) è diventata negativa.

Tale decisione ha altresì determinato il trasferimento da Banca d'Italia a CDP della gestione del Fondo ammortamento titoli di Stato (articolo 1, comma 387 della legge di stabilità n. 190/2014).

In data 30 dicembre 2014 è stata sottoscritta una convenzione tra CDP ed il MEF per la gestione del Fondo ammortamento titoli di Stato. La relativa liquidità riversata sul conto di gestione è interamente impiegata in pronti conto termine e in acquisto di titoli di Stato a brevissimo termine.

La Relazione al Parlamento segnala che lo stock del Fondo di Ammortamento dei Titoli di Stato al 31 dicembre 2015 ammonta a circa 0,5 miliardi di euro. Tale liquidità è stata interamente impiegata in pronti contro termine e in acquisti di Titoli di Stato a brevissimo termine.

Si ricorda che la disciplina del Fondo ammortamento è contenuta Capo III del Titolo I (artt. 44-52) del D.Lgs 30 dicembre 2003, n. 396 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di debito pubblico” (Testo A).

 

La gestione del Fondo per l’ammortamento dei titoli di stato nel 2015

 

La Relazione al Parlamento sull’amministrazione del Fondo per l’ammortamento dei titoli di stato relativa al 2015 fa presente, in primo luogo, che un’apposita Convenzione, stipulata tra il Dipartimento del Tesoro e la CDP il 30 dicembre 2014 e approvata con decreto del Direttore Generale del Tesoro n. 3513 del 19 gennaio 2015, ha disciplinato le modalità gestionali del Fondo. La gestione delle somme accreditate e utilizzate è attribuita dall’articolo 48 del T.U. del debito pubblico al direttore generale del Tesoro, o per delega, al dirigente generale del debito pubblico.

Dopo il passaggio a CDP, l’importo complessivo delle giacenze depositate sul Fondo, con valuta 2 gennaio 2015, è stato trasferito al conto di gestione intestato alla CDP detenuto presso la stessa Banca d’Italia.

Le entrate al Fondo, ai sensi dell’articolo 45 comma 2 del T.U. del debito pubblico, affluiscono attraverso i capitoli del capo X del bilancio n. 4055 (dismissioni patrimoniali e vendita partecipazioni dello Stato), n. 3330 (versamenti per donazioni, proventi da commissioni per la concessione della garanzia dello Stato alle banche ed eventuali assegnazioni da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze), n. 3512 (risorse rivenienti dall’applicazione del limite massimo retributivo per emolumenti o retribuzioni nell’ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con le pubbliche amministrazioni statali) e n. 4859 (restituzione da parte degli enti territoriali della quota di capitale delle somme anticipate dallo Stato). Le possono anche venire stanziate direttamente sul capitolo di spesa 9565 relativo al Fondo, laddove venga espressamente previsto da una norma di legge.

Le dismissioni delle partecipazioni direttamente detenute dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, nonché le operazioni ad esse assimilate, sono la fonte primaria delle entrate del Fondo.

 

Nei suindicati capitoli nel corso del 2015 sono confluiti circa 7,2 miliardi, di cui 6,6 miliardi relativi ad operazioni di privatizzazione o simili. Per i dettagli relativi ai singoli capitoli, si rinvia ai dati della citata Relazione. Gli importi affluiti all’entrata e non ancora trasferiti sul conto di gestione sono stati riassegnati, con decreti di variazione di bilancio, a gennaio 2016, sul capitolo di spesa 9565, in conto residui 2015.

Nell’arco del 2015 e per lo stesso anno finanziario, risultano trasferiti sul conto del Fondo circa 4 miliardi di euro, di cui circa 3,5 relativi al capitolo 4055 per proventi derivanti dalle operazioni di privatizzazione o simili.

Oltre ai trasferimenti sopra elencati, nel corso dell’anno 2015 sono state movimentate, ai fini del successivo accredito sul conto del Fondo, somme incassate sui capitoli di bilancio nel corso dell’anno finanziario 2014 complessivamente pari a circa 384 milioni di euro a valere su una molteplicità di entrate. Per dettagli si rinvia alla citata Relazione.

Infine, è stato direttamente stanziato in bilancio sul capitolo di spesa 9565, e successivamente trasferito sul conto del Fondo, un importo pari a circa 22 milioni di euro. Di tale importo, 17 milioni (ai sensi degli articoli 12 e 17 del decreto legge n. 149 del 2013) sono relativi alla riassegnazione del 2 per mille dei fondi non erogati ai partiti politici e 4,1 milioni circa derivano dai limiti massimi retributivi fissati dal d.l. n. 201 del 2011.

Sono stati pertanto trasferiti al conto del Fondo nell’arco del 2015 complessivamente 4.458.559.201,00 euro, comprensivi anche dei trasferimenti relativi alle somme incassate in bilancio nell’esercizio finanziario 2014.

 

Per quanto riguarda invece gli interessi maturati sulle giacenze presenti nel conto, esso sono stati accreditati direttamente sul conto stesso, ai sensi dell’articolo 46 comma 3 del T.U. del debito pubblico. Dal 2 gennaio 2015, data di entrata in vigore della Convenzione con CDP, il Fondo con le relative giacenze è stato trasferito all'esterno della Tesoreria statale e la remunerazione delle giacenze in essere viene calcolata ogni semestre solare, applicando giornalmente il tasso Euribor a 1 mese secondo la convenzione di calcolo "giorni effettivi/360"; il tasso applicabile in ogni caso non è mai stato inferiore a zero, come stabilito dall’articolo 2 paragrafo 1 della Convenzione (cfr. paragrafo relativo agli interessi della Relazione al Parlamento per il 2014).

Per quanto concerne l’anno 2015, gli interessi accreditati sono quelli maturati dal 7 giugno 2014 al 1° gennaio 2015, corrisposti da Banca d’Italia secondo le modalità stabilite dalle direttive BCE e quelli maturati dal 2 gennaio 2015 al 30 giugno 2015, secondo la Convenzione stipulata con CDP.

 

La Relazione infine evidenzia che non si è ritenuto opportuno nel corso del 2015 riacquistare titoli sul mercato; questa operazione, presentando quasi tutti i titoli prezzi sopra la pari, non avrebbe consentito l’ottimizzazione dell’effetto di riduzione dello stock del debito.

Viene inoltre rammentato che le disponibilità depositate nel conto intestato al Fondo possono essere impiegate non solo per operazioni di riacquisto dei titoli sul mercato, ma anche per il rimborso di titoli in scadenza, ai sensi dell’articolo 48, comma 1, lettera b) del D.P.R. 30 dicembre 2003, n. 398. Tale opzione diviene particolarmente vantaggiosa se i corsi dei titoli sul mercato secondario risultano troppo elevati, oppure quando risulta particolarmente opportuno non appesantire il ricorso al mercato, poiché lo stesso diventa meno liquido e si corre il rischio di incorrere in maggiori costi in asta.

Si rileva in proposito che nel corso del 2015 sono stati utilizzati circa 3,9 milioni a rimborso parziale del BTP 1° novembre 2010/2015 codice ISIN IT0004656275. Pertanto, l’utilizzo totale del Fondo è risultato pari a nominali 3.947.000.000 euro

Il saldo del Fondo al 31 dicembre 2015, corrispondente alla giacenza registrata sul conto di gestione della Cassa Depositi e Prestiti è stato pari a euro 512.552.025,09.

 


 

2.1 La gestione separata

Le operazioni compiute da CDP attraverso l’utilizzo dei fondi della raccolta postale, e degli altri fondi provenienti dall'emissione di titoli, dall'assunzione di finanziamenti e da altre operazioni finanziarie assistiti dalla garanzia dello Stato sono in cd. gestione separata ai fini contabili ed organizzativi, uniformata a criteri di trasparenza e di salvaguardia dell'equilibrio economico e sottoposta ai poteri di indirizzo del Ministero dell’economia e finanze, che interviene a tal fine con propri decreti di natura non regolamentare (comma 8 dell’articolo 5 del D.L. n. 269).

 

Secondo informazioni ricevute per le vie brevi da CDP, circa il 95 percento delle risorse in gestione separata sono costituite dalle risorse della raccolta postale. In gestione separata, vi sono altresì talune risorse relative ad emissioni obbligazionarie "Euro Medium Term Notes" (EMTN), che costituiscono anch’esse uno strumento di raccolta a medio lungo termine riservato a investitori istituzionali.

 

Il MEF, in particolare, per l’attività della gestione separata, determina i criteri per la definizione delle condizioni generali ed economiche dei libretti e dei buoni fruttiferi postali, dei titoli, dei finanziamenti e delle altre operazioni finanziarie assistiti dalla garanzia dello Stato; i criteri di definizione delle condizioni generali ed economiche degli impieghi; le norme su trasparenza, pubblicità, contratti e comunicazioni periodiche. I predetti criteri sono stati fissati nel Decreto del Ministro dell’economia e finanze del 6 ottobre 2004.

 

Al MEF spetta altresì di determinare, via via, i criteri generali per la individuazione delle operazioni compiute da CDP e promosse dai soggetti pubblici con l’utilizzo delle risorse della gestione separata (articolo 5, comma 11, lettere da a) ad e) del D.L. n. 269).

 

Sempre con un decreto di natura non regolamentate spetta al MEF determinare le esposizioni assunte o previste da Cassa depositi, attraverso l’utilizzo delle risorse in gestione separata, che possono essere garantite dallo Stato, anche a livello pluriennale.

La garanzia dello Stato può essere rilasciata a prima domanda, deve essere onerosa e compatibile con la normativa dell'Unione europea sulle garanzie onerose concesse dallo Stato. E’ consentita l’azione di regresso verso Cassa (articolo 1, comma 4, legge n. 147 del 2013, legge di stabilità 2014).

 

La disciplina dei criteri e delle modalità operative, la durata e la remunerazione della garanzia dello Stato è rimessa ad una o più convenzioni tra il Ministero dell’economia e delle finanze e la Cassa depositi e prestiti Spa. (articolo 1, comma 4, della richiamata legge di stabilità 2014, che ha introdotto la lettera e-bis) nel comma 11 dell’articolo 5 del D.L. n. 269/2003, successivamente modificata dall’articolo 10 del D.L. n. 133/2014).

 

La garanzia statale (di cui alla citata lettera e-bis del comma 11 del D.L. n. 269/2003) risulta rilasciata una sola volta, con D.M. 29 dicembre 2014, relativamente alle operazioni di provvista/garanzia CDP sui finanziamenti bancari previsti a favore dei destinatari delle misure di rimodulazione degli incentivi per il fotovoltaico, di cui all’articolo 26, comma 5 del D.L. n. 91/2014, cd. “spalma incentivi”.

Con il D.M. 29 dicembre 2014 lo Stato garantisce a titolo oneroso l'esposizione di CDP S.p.A. rappresentata da crediti connessi ad operazioni di provvista dedicata, o di garanzia da parte della stessa CDP, per i finanziamenti bancari a favore dei destinatari della rimodulazione della tariffa incentivante ad essi spettante per l'energia prodotta dagli impianti fotovoltaici di potenza nominale superiore a 200 kW.

 

A settembre 2016 non risultano sottoscritte le previste convenzioni con il MEF e con l’Associazione Bancaria Italiana. Sul predetto articolo 26 del D.L. 91/2014 si è in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale sul ricorso incidentale per questione di legittimità.

 

Dunque le forme di raccolta da parte di CDP in gestione separata, in primis la raccolta postale, quali i buoni fruttiferi e i libretti postali, possono beneficiare della garanzia dello Stato in caso di inadempimento dell'emittente.

La presenza di tale garanzia è motivata, in primo luogo, dalla valenza sociale ed economica della raccolta tramite il risparmio postale, definita dal D.M. economia e finanze 6 ottobre 2004 come servizio di interesse economico generale, al pari delle attività di finanziamento degli enti pubblici e degli organismi di diritto pubblico della gestione separata.

Posta la valenza economica generale delle risorse, il sistema di separazione organizzativa e contabile è motivato dalla necessità di rispettare la normativa europea in materia di aiuti di Stato e concorrenza interna, distinguendo le predette risorse da quelle invece reperite sul mercato attraverso finanziamenti e da altre operazioni finanziarie, che sono in gestione ordinaria.


 

3. Principali linee di intervento della Società

Come già accennato, dall’anno 2008, le potenzialità di utilizzo del risparmio postale sono state ampliate: dai soli investimenti pubblici, storica forma di impiego di CDP, ai programmi a sostegno dell’economia.

Il tradizionale ambito operativo di CDP inizialmente delineato nell’articolo 5 del D.L. n. 269/2003, che ne ha disposto la trasformazione in società per azioni, ha dunque subito una considerevole estensione, grazie anche ad ulteriori interventi legislativi quali quelli che hanno integrato, nell’anno 2014, il predetto articolo, determinando modifiche allo statuto sociale della società, e, da ultimo, quelli contenuti nella recente legge di stabilità per il 2016, connessi al Fondo europeo per gli investimenti strategici-FEIS (legge n. 208/2015).

Cassa depositi, per missione tradizionale, opera come soggetto finanziatore, sotto qualsiasi forma, di Stato, Regioni, enti locali, enti pubblici e organismi di diritto pubblico, mediante l’utilizzo dei fondi della raccolta del risparmio postale, assistiti dalla garanzia dello Stato, e dei fondi provenienti altre operazioni finanziarie che possono essere assistiti da garanzia dello Stato (art. 5, co. 7, lett. a), primo periodo del D.L. n. 269).

 

L’organo amministrativo di CDP delibera le operazioni di raccolta fondi con obbligo di rimborso sotto qualsiasi forma. A tali operazioni non si applicano (fermo restando la possibilità di impiego di risorse non assistite da garanzia statale, ai sensi dell’articolo 4, comma 7, lettera a)), il divieto di raccolta del risparmio pubblico previsto dal T.U.B (D.Lgs. n. 385/1993), né i limiti quantitativi alla raccolta previsti dalla normativa vigente, né gli articoli da 2410 a 2420 cc., relativi alle obbligazioni emesse da società per azioni.

In base al decreto-legge n. 185/2008, Cassa è stata autorizzata ad utilizzare i fondi provenienti dalla raccolta del risparmio postale anche per il compimento di ogni altra operazione di interesse pubblico prevista dallo statuto sociale della CDP S.p.A. nei confronti dei suddetti soggetti istituzionali - Stato, regioni, enti locali, enti pubblici ed organismi di diritto pubblico - o promossa dai medesimi soggetti, tenuto conto della sostenibilità economico-finanziaria di ciascuna operazione (art. 5, co. 7, lett. a), secondo periodo del D.L. n. 269).

La finalità delle operazioni di interesse pubblico che possono essere compiute da CDP è stata dunque in primo luogo individuata dal legislatore nel sostegno al tessuto economico produttivo nazionale, anche per ciò che concerne l’internazionalizzazione delle imprese (cfr. infra paragrafo seguente).

La concessione di finanziamenti, ivi compreso l’acquisto di crediti di impresa, il rilascio di garanzie, l’assunzione di capitale di rischio e di debito, la sottoscrizione di quote di fondi comuni d’investimento nei confronti dei soggetti pubblici o promosse dai medesimi, costituiscono, in sintesi, gli strumenti operativi di CDP per le attività da essa svolte attraverso l’utilizzo dei fondi della raccolta postale.

Tali attività sono in regime cd. di gestione separata ai fini contabili ed organizzativi e assoggettate a poteri di indirizzo del MEF che, con D.M. non regolamentare, predetermina i criteri per lo svolgimento delle predette attività (cfr. art. 3 dello Statuto). Le esposizioni assunte o previste da Cassa depositi, attraverso l’utilizzo delle risorse in gestione separata, possono essere a loro volta garantite dallo Stato, anche a livello pluriennale.

Il perimetro di operatività della gestione separata di Cassa depositi e prestiti è stato ulteriormente implementato nel corso dell’anno 2014 e 2015.

In particolare, la legge 125/2014 ha autorizzato CDP ad assolvere ai compiti di istituzione finanziaria per la cooperazione internazionale allo sviluppo (articolo 22). CDP opererà attraverso due distinte attività:

§  la gestione - in coordinamento con gli altri attori istituzionali delle cooperazione italiana - delle risorse pubbliche destinate allo sviluppo internazionale, con l’obiettivo di fornire finanziamenti a condizioni di favore ai settori pubblico e privato dei paesi partner;

§  il finanziamento diretto di progetti di sviluppo, per favorire l'imprenditoria locale e la costituzione di imprese miste, mettendo a disposizione del settore pubblico e privato finanziamenti, strumenti di risk sharing e capitale di rischio.

Le operazioni possono essere effettuate da CDP anche in cofinanziamento con istituzioni pubbliche e private, nonché con istituzioni finanziarie europee, internazionali, multilaterali o sovranazionali, nel limite annuo stabilito con apposita convenzione stipulata tra la medesima CDP S.p.A. e il Ministero dell'economia e delle finanze.

Allo stato non risultano ancora adottati alcuni decreti di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze che devono definire i criteri e le modalità per l'effettuazione delle operazioni (articolo 22 della legge n. 125/2014 e articolo 5, comma 11-bis) del D.L. n. 269/2003 come integrati dall’articolo 31, comma 5, lettera a) del D.L. n. 125/2014 e modificati dall’articolo 10 del D.L. n. 133/2014).

Il D.L. n. 133/2014 ha poi disposto che le risorse della gestione separata possano essere utilizzate non solo per le operazioni di interesse pubblico nei confronti dei soggetti pubblici e per quelle da loro promosse, ma anche per finanziare operazioni in favore dei soggetti privati in settori di interesse generale, da individuare con uno o più decreti del Ministro dell’economia e delle finanze, sempre tenuto conto della sostenibilità economico-finanziaria di ciascuna operazione (articolo 10, che ha integrato l’articolo 5, comma 7 lettera a) e comma 11 del D.L. n. 269/2003).

Con il Decreto del Ministero dell’economia e delle finanze n. 7242 del 12 aprile 2016 è stato emanato, ai sensi dell’articolo 5, comma 7, lettera a) del D.L. n. 269, il decreto che individua i settori di interesse generale nei quali CDP può effettuare le operazioni di interesse pubblico nei confronti dei soggetti privati, escluse le persone fisiche.

Si tratta in particolare dei seguenti settori: ambiente ed energia; comunicazioni e digitale; infrastrutture, trasporti e costruzioni; assicurazioni e intermediazione finanziaria per finalità di tutela del risparmio e accesso al credito; ricerca, innovazione, istruzione e formazione; pubblici servizi e sanità; turistico e alberghiero, anche tramite la valorizzazione e gestione del patrimonio immobiliare; valorizzazione e gestione del patrimonio culturale; settori che beneficiano di fondi pubblici nazionali ed europei; settori in cui operano stabilimenti o insediamenti riconosciuti di interesse strategico, nonché società di rilevante interesse nazionale.

 

L’intervento diretto di CDP già avviene peraltro per l’export banca, ai sensi del D.L. n. 3/2015 (cfr. infra, paragrafo successivo).

L’articolo 3 dello Statuto sociale di CDP dispone che gli interventi di interesse pubblico o gli interventi in favore dei soggetti privati in settori di interesse generale, da individuare con uno o più decreti del Ministro dell’economia e delle finanze possono essere effettuati in via diretta (se di importo pari o superiore a 25 milioni di euro) o attraverso l’intermediazione di enti creditizi.

Da ultimo, come accennato, la legge di stabilità per il 2016 è ulteriormente intervenuta sulle competenze di CDP, soprattutto relativamente alla qualifica di Cassa quale Istituto nazionale di promozione delle operazioni finanziarie relative alle piattaforme di investimento ammissibili al Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS). Per esplicita previsione normativa CDP può impiegare le risorse della gestione separata per contribuire a realizzare gli obiettivi del FEIS, tra l'altro, mediante il finanziamento di piattaforme d'investimento e di singoli progetti (legge n. 208/2015, articolo 1, commi 822-830) (cfr. infra, paragrafo 3.1.9 L’intervento di CDP al “Piano Juncker”. Il Fondo europeo per gli investimenti strategici).

Si ricorda, infine, che Cassa interviene comunque tradizionalmente anche come finanziatore di opere ed impianti, reti e dotazioni infrastrutturali per la fornitura di servizi pubblici e per le bonifiche, attraverso l’utilizzo di risorse reperite mediante operazioni finanziarie “ordinarie”, cioè attraverso fondi provenienti dall'emissione di titoli, dall'assunzione di finanziamenti e da altre operazioni finanziarie, senza garanzia dello Stato e con preclusione della raccolta di fondi a vista (articolo 5, comma 7, lettera b) del D.L. n. 269/2003 modificata dall’articolo 1, comma 45 della legge di stabilità 2014). Tali attività appartengono alla gestione ordinaria.

Il D.L. n. 133/2014 ha anche allargato il perimetro delle operazioni finanziate con la gestione ordinaria, includendovi le opere, gli impianti, le reti e le dotazioni destinate non solo alla fornitura di servizi pubblici ed alle bonifiche ma, in modo più ampio, ad iniziative di pubblica utilità, nonché gli investimenti finalizzati a ricerca, sviluppo, innovazione, ambiente, cultura, turismo ed efficientamento energetico - anche con riferimento a quelle interessanti i territori montani e rurali per investimenti nel campo della green economy - in via preferenziale in cofinanziamento con enti creditizi (articolo 10).

 


 

3.1 Gli interventi di sostegno al tessuto economico imprenditoriale

3.1.1 Sostegno all’internazionalizzazione delle imprese. Il Plafond Export-Banca

L'articolo 8 del D.L. n. 78/2009 ha disposto che il Ministro dell'economia e finanze, con propri decreti, autorizzi e disciplini le attività di Cassa depositi e prestiti per dar vita, a condizioni di mercato, al sistema integrato "export banca".

A questo fine, Cassa può compiere, con l'utilizzo dei fondi in gestione separata, operazioni di sostegno all'internazionalizzazione delle imprese.

Il perimetro di operatività di CDP in tale settore è stato considerevolmente rafforzato dal D.L. 3/2015. Il provvedimento ha previsto che CDP, direttamente o tramite la società SACE S.p.A. - società totalmente partecipata dalla stessa CDP, che l’ha acquisita ai sensi dell’art. 23-bis del D.L. n. 95/2012 - svolge il proprio intervento anche attraverso l'esercizio del credito diretto.

L'attività può essere esercitata da CDP anche attraverso una diversa società controllata, previa autorizzazione della Banca d'Italia (articolo 3, comma 1 e articolo 3, comma 2, che ha modificato l’articolo 8, comma 1 del D.L. n. 78/2009).

CDP opera in tale campo anche attraverso SIMEST S.p.A., società di cui Cassa detiene il 76% del capitale sociale (ai sensi del richiamato D.L. n. 95 del 2012).

I decreti attuativi del sistema export-Banca stabiliscono inoltre modalità e criteri per consentire le operazioni di assicurazione del credito per le esportazioni da parte della SACE S.p.A. anche in favore delle piccole e medie imprese nazionali.

 

Il sistema integrato export-Banca ha preso avvio con il D.M. del Ministero dell'economia e finanze del 22 gennaio 2010, sostituito dal D.M. 23 dicembre 2014 (pubblicato in G.U. 12 febbraio 2015, n. 35), cd. “secondo decreto attuativo export-Banca”.

 

Il D.M. ha autorizzato CDP a fornire alle banche italiane ovvero alle succursali di banche estere comunitarie ed extracomunitarie operanti in Italia la provvista per interventi a sostegno dell'internazionalizzazione delle imprese nazionali, secondo le condizioni inizialmente fissate dall’articolo 8 del D.L. n. 78/2009, che, condizionava l’intervento di CDP al fatto che le operazioni fossero assistite da garanzia o assicurazione della SACE S.p.A. Il D.L. n. 102/2009 aveva poi aggiunto la previsione che i decreti ministeriali attuativi dell’export-banca stabilissero modalità e criteri per consentire le operazioni di assicurazione del credito per le esportazioni da parte della SACE S.p.A. anche in favore delle piccole e medie imprese nazionali. La legge di stabilità 2014 (articolo 1, comma 44 della legge n. 147/2013) è nuovamente intervenuta sull’articolo 8 del D.L. n. 78/2009, consentendo che le operazioni fossero assistite da garanzia o assicurazione di altro istituto assicurativo emittente obbligazioni garantite da uno Stato. All’indomani di tale intervento, è stato adottato il D.M. 23 dicembre 2014.

La Cassa ha quindi stipulato, il 18 marzo 2015 un protocollo d’intesa con l'ABI recante “Linee guida ai prodotti CDP per l’internazionalizzazione delle imprese e dell’esportazione” in sinergia con il sistema bancario.

Si consideri che successivamente è intervenuto il D.L. n. 3/2015, con il quale è stata prevista la possibilità di operare anche in assenza di garanzie o assicurazioni rilasciate da SACE S.p.A o da altro istituto assicurativo le cui obbligazioni sono garantite da uno Stato. Tuttavia, ad oggi, non risultano emanati aggiornamenti del citato D.M. MEF del 23 dicembre 2014.

A seguito delle decisioni del CdA di febbraio 2015, sono stati messi a disposizione da CDP per il plafond export banca fino a 14 miliardi di euro, dei quali circa 8,9 miliardi risultano, a settembre 2016, impegnati. Le risorse servono appunto a finanziare il sostegno all’export, in complementarietà con il sistema bancario.

3.1.2 Il sostegno indiretto alle imprese: I “Plafond PMI-Investimenti”, il “Plafond PMI-MID” e il “Plafond Reti e Filiere”

L’articolo 3, comma 4-bis, del D.L. n. 5/2009 ha stabilito che le operazioni effettuate da Cassa attraverso l'utilizzo dei fondi della raccolta del risparmio postale possono assumere qualsiasi forma, quale la concessione di finanziamenti, il rilascio di garanzie, l’assunzione di capitale di rischio o di debito, e possono essere realizzate per finalità di sostegno dell’economia anche a favore delle piccole e medie imprese, nonché, in virtù della novella operata dalla legge di stabilità 2014, anche a favore delle grandi imprese (articolo 1, comma 42 della legge n. 147/2013).

 

Le predette operazioni possono essere effettuate in via diretta ovvero attraverso l’intermediazione di soggetti autorizzati all’esercizio del credito, ad eccezione delle operazioni a favore delle imprese (piccole, medie e grandi) per finalità di sostegno dell’economia, che possono essere effettuate esclusivamente attraverso l’intermediazione di soggetti autorizzati all’esercizio del credito nonché attraverso la sottoscrizione di fondi comuni di investimento gestiti da una società di gestione collettiva del risparmio.

 

Cassa ha pertanto messo a disposizione dei plafond a valere sulle risorse provenienti dalla gestione separata.

Sulla base di specifici accordi con il sistema bancario italiano i plafond messi a disposizione da Cassa sono stati utilizzati dagli istituti di credito per finanziare spese di investimento delle PMI e Mid Cap, o per coprire esigenze di incremento del loro capitale circolante; ovvero sono stati finalizzati per operazioni di acquisto da parte delle banche di crediti vantati dalle PMI nei confronti della Pubblica Amministrazione.

 

Le risorse complessivamente messe a disposizione, attraverso appositi plafond imprese, dal 2009 a settembre 2016, ammontano a 26 miliardi di euro.

 

Nel 2009 è stato approntato un primo plafond per le operazioni di sostegno alle PMI, ulteriormente incrementato nel corso del 2010, fino all’importo di 8 miliardi di euro (cd. Plafond PMI 2009).

Tale prima provvista è stata finalizzata ed interamente utilizzata per operazioni di sostegno in senso proprio delle PMI, dovendo essere utilizzata dagli istituti di credito per finanziare spese di investimento delle PMI, ovvero per coprire esigenze di incremento del loro capitale circolante. Tale plafond non è stato dunque finalizzato ad operazioni sui crediti da queste vantati nei confronti delle PP.AA.. A luglio 2012, le risorse del Plafond PMI 2009 risultavano interamente utilizzate (dunque contrattualizzate ed erogate dalle banche).

A marzo 2012, sulla base di una nuova convenzione con ABI (stipulata il 1 marzo 2012 - “Quarta convenzione”), Cassa depositi e prestiti ha messo a disposizione del sistema bancario un nuovo plafond di 10 miliardi di euro, dei quali:

§  8 miliardi sono stati destinati al finanziamento di investimenti e ad esigenze di incremento del capitale circolante per il comparto imprenditoriale (Plafond PMI - Investimenti);

§  2 miliardi di euro sono stati destinati alle banche per operazioni di acquisto, ovvero altre operazioni consentite sui crediti certificati vantati dalle PMI nei confronti della Pubblica Amministrazione per somministrazioni, forniture e appalti, ai sensi dell’art. 9, comma 3-bis del D.L. n. 185/2008 (Plafond PMI - Crediti vs. PA). La finalità è stata dunque quella di immettere liquidità nel sistema bancario e riattivare la dinamica delle spese di investimento, attraverso la previsione di un obbligo di pagamento dei crediti da parte dalla PA debitrice entro 12 mesi dalla relativa data di certificazione. Successivamente, i 2 miliardi in questione, che come detto erano originariamente dedicati a favorire il pagamento dei debiti della PA verso le imprese, sono stati trasferiti a gennaio 2014 al Plafond PMI-Investimenti. Le motivazione addotta da Cassa a tale trasferimento risiede nel fatto che le misure straordinarie adottate dal Governo per favorire il pagamento dei crediti delle imprese da parte della PA hanno di fatto disincentivato lo strumento creato ad hoc da CDP, che ha dunque ritenuto di destinare anche queste risorse al primario obiettivo del sostegno degli investimenti delle PMI.

 

Il 5 agosto 2014, CDP ha esteso il perimetro di operatività del predetto Plafond PMI-Investimenti anche alle imprese di più grande dimensione adottando la definizione di PMI utilizzata dalla BEI (imprese fino a 250 dipendenti, a prescindere dal fatturato e dall’attivo di bilancio).

Sempre il 5 agosto 2014, CDP ha sottoscritto una nuova convenzione con l’Associazione Bancaria Italiana, dedicata alla c.d. “Piattaforma Imprese”, un nuovo strumento che racchiude in un unico contesto organico gli strumenti di CDP destinati a favorire l’accesso al credito delle imprese.

In particolare, la Piattaforma Imprese è costituita dal Plafond PMI, dotato di 2 miliardi di euro, che, in continuità con i precedenti strumenti, è finalizzato a sostenere le spese di investimento e le esigenze di incremento del comparto imprenditoriale di tale comparto imprenditoriale.

Inoltre, è stato varato un ulteriore plafond in favore delle imprese “Mid-Cap”, cioè le aziende con un numero di dipendenti tra 250 e 3.000 unità (definizione BEI), che hanno pesantemente risentito della crisi finanziaria e del credit crunch. Il nuovo plafond “MID” è stato dotato di 2 miliardi di euro. Si tratta, come per il PMI-Investimenti, di una provvista a medio lungo termine (fino a 15 anni) messa a disposizione del sistema bancario per il finanziamento delle spese di investimento e incremento del capitale circolante.

CDP ha messo inoltre a disposizione del sistema bancario, uno specifico plafond per l’internazionalizzazione di 1 miliardo. L’Addendum del 15 aprile 2015 relativamente al Plafond Esportazione, ne ha esteso l’operatività dal solo post-financing delle lettere di credito a qualsiasi forma tecnica di finanziamento delle esportazioni. E’ rivolto alle imprese di ogni dimensione, anche PMI. Il palfond esportazione è una provvista a breve, medio e lungo termine (7 anni).

Il successivo 31 marzo 2016, con apposita comunicazione, la dotazione residua del Plafond Esportazione è stata trasferita ad incremento della dotazione del Plafond PMI della Piattaforma Imprese. Con la medesima comunicazione, CDP ha incrementato le dotazioni originarie del Plafond PMI di ulteriori 3,5 miliardi di euro (portandola, dunque, a 6 miliardi di euro) e del Plafond MID di 1,5 miliardi di euro (che, dunque, ammonta a 3,5 miliardi di euro). 

Sempre nell’ambito della Piattaforma Imprese, CDP ha costituito un nuovo Plafond “Reti PMI”, cui sono stati destinati 500 milioni di euro di nuove risorse, per agevolare la crescita dimensionale delle PMI che sottoscrivano un contratto di rete per il perseguimento di un programma comune. Anche in questo strumento, le risorse – messe a disposizione come provvista a medio lungo termine (15 anni) al sistema bancario - finanziano le spese di investimento e le esigenze di incremento del capitale circolante. Più di recente, con accordo CDP-ABI del 17 maggio 2016, è stato esteso il perimetro dello strumento, ora denominato “Plafond Reti e Filiere”, anche alle Mid Cap e alle “Imprese in Filiera”, ossia le imprese che partecipano ad una qualsiasi forma di aggregazione tra imprese - anche con la collaborazione di soggetti terzi quali centri di ricerca e Università - che operano per un obiettivo esplicito in virtù di specifici vincoli contrattuali, che configurano una collaborazione effettiva tra i soggetti partecipanti, e una chiara suddivisione dei benefici, delle competenze, dei costi e delle spese a carico di ciascuno di essi

Riepilogativamente, l’attuale dotazione della Piattaforma Imprese ammonta a 10 miliardi di euro ed è così composta: “Plafond PMI” (6 miliardi), Plafond “MID” (3,5 miliardi) e Plafond “Reti e Filiere” (0,5 miliardi). Di questi, a settembre 2016 risultano complessivamente erogati circa 3,5 miliardi di euro. 

3.1.3 Sostegno indiretto alle micro, piccole e medie imprese per investimenti in beni strumentali, la cd. nuova “Legge Sabatini”

Cassa depositi e prestiti interviene a sostegno delle PMI prestando specifica provvista al sistema bancario per l’ottenimento da parte delle micro, piccole e medie imprese di finanziamenti a tasso agevolato per investimenti, anche tramite leasing, di macchinari, impianti, attrezzature ad uso produttivo, nonché all’acquisto di beni strumentali d'impresa, hardware, software ed tecnologie digitali (articolo 2, D.L. n. 69/2013).

Il meccanismo prevede che Cassa - attraverso l’utilizzo delle risorse in gestione separata - costituisca un plafond destinato alle banche e agli intermediari finanziari autorizzati all'esercizio dell'attività di leasing finanziario (purché garantiti da banche) perché questi forniscano, fino al 31 dicembre 2016, finanziamenti alle imprese per i predetti investimenti.

 

I finanziamenti bancari dovranno avere durata non superiore a cinque anni e sono erogati fino ad un massimo di 2 milioni di euro per impresa, anche frazionato in più iniziative. Si prevede, inoltre, la possibilità che il finanziamento copra l'intero costo dell'investimento. La concessione dei finanziamenti può essere assistita dalla garanzia del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, nella misura massima 80% dell'ammontare del finanziamento (articolo 2, comma 2 del D.L. n. 69/2013, come sostituito dall'art. 18, comma 9-bis, lett. a), D.L. n. 91/2014).

Gli istituti finanziatori aderiscono a tal fine alla convenzione stipulata tra il Ministero dello sviluppo economico (sentito il Ministero dell'economia e delle finanze), CDP S.p.A. e ABI.

L'importo massimo del plafond da parte di CDP è stato fissato dal D.L. n. 69/2013 inizialmente in 2,5 miliardi di euro incrementabili, sulla base delle risorse disponibili anche con successivi provvedimenti legislativi, fino a 5 miliardi (secondo gli esiti del monitoraggio sull'andamento dei finanziamenti effettuato dalla CDP e comunicato trimestralmente al Ministero dello sviluppo economico ed al Ministero dell'economia e delle finanze). La legge di stabilità 2015 (legge n. 190/2014, articolo 1, comma 243) ha portato l’importo massimo del plafond a 5 miliardi di euro.

Alla misura è stata data attuazione con il D.M Sviluppo Economico, adottato di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze del 27 novembre 2013 (pubblicato in G.U. 24 gennaio 2014).

L’articolo 2 del D.L. n. 69/2013 ha poi disposto che le PMI finanziate attraverso le risorse della provvista avessero accesso ad un contributo a copertura di parte degli interessi sui finanziamenti bancari per gli investimenti realizzati, erogato direttamente dal Ministero dello sviluppo economico.

Il contributo è pari all’ammontare degli interessi, calcolati su un piano di ammortamento convenzionale con rate semestrali, al tasso del 2,75% annuo per cinque anni. Le PMI, insieme al contributo e al finanziamento, possono anche attingere al “Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese” fino all’80% dell’ammontare del finanziamento. Per accedere al contributo occorre avere una delibera di finanziamento bancario o di leasing non superiore a cinque anni di importo tra i 20mila e i 2 milioni di euro. Il finanziamento può coprire fino al 100% degli investimenti. Le domande di finanziamento e di contributo possono essere presentate alle banche o intermediari finanziari dal 31 marzo 2014.

Per far fronte agli oneri derivanti dalla concessione dei contributi statali sopra detti, l’articolo 2 del D.L. n. 69 contiene pertanto un’autorizzazione di spesa, che - con l’innalzamento del plafond a 5 miliardi disposto dalla legge di stabilità 2015 - è stata ulteriormente incrementata.

Relativamente alla fase attuativa della misura, a gennaio 2014 è stato messo a disposizione da CDP il Plafond “Beni Strumentali”, da 2,5 miliardi di euro dedicato esclusivamente al finanziamento, attraverso il sistema bancario, dell’acquisto di beni strumentali da parte delle Piccole e medie imprese. La Convenzione CDP-MISE-ABI è stata stipulata il 14 febbraio 2014. All’indomani dell’intervento contenuto nella legge di stabilità 2015, MISE, ABI e CDP hanno sottoscritto in data 11 febbraio 2015 un Addendum che raddoppia la dotazione del Plafond portandola a 5 miliardi di euro, ai sensi della normativa vigente.

 

Quanto all’utilizzo del Plafond “Beni strumentali”, a settembre 2016 risultano erogati circa 3,2 miliardi di euro, con una disponibilità residua di circa 1,8 miliardi.

 

Si segnala infine che il D.L. n. 3/2015 ha permesso che i contributi statali stanziati a copertura di quota parte degli interessi sui finanziamenti concessi a valere sul plafond CDP, possano essere riconosciuti alle PMI che abbiano ottenuto un finanziamento, compresa la locazione finanziaria per investimenti in beni strumentali (di cui al comma 1 dello stesso articolo 2 del D.L. n. 69/2013), non necessariamente erogato a valere sul plafond di provvista costituito presso la gestione separata della Cassa depositi e prestiti. A seguito dell’emanazione del prescritto decreto interministeriale del 25 gennaio 2016, la liberalizzazione delle fonti di provvista è stata recepita in apposita convenzione sottoscritta tra CDP, l’ABI e il Ministero dello sviluppo economico il 17 marzo 2016.

3.1.4 Sostegno alle piccole e medie imprese attraverso l’acquisto di titoli di credito cartolarizzati

In virtù di interventi contenuti nella legge di stabilità 2014, Cassa può acquistare titoli cartolarizzati aventi ad oggetto crediti verso piccole e medie imprese, ciò al fine di accrescere il volume del credito delle stesse.

Gli acquisti di tali titoli, se effettuati a valere sulla raccolta postale o su altri fondi assistiti dalla garanzia dello Stato, possono a loro volta essere garantiti dallo Stato stesso, secondo criteri da stabilirsi con decreto del Ministero dell’economia e finanze, il quale non è stato ancora adottato.

Agli oneri derivanti dalle eventuali escussioni di garanzie, si provvede a valere sulle disponibilità del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, istituito dall’articolo 2, comma 100, della legge n. 662 del 1996.

Il 25 maggio 2016 CDP ha varato un programma pluriennale di acquisti di titoli aventi ad oggetto crediti verso piccole e medie imprese (ABS) per 1 miliardo di euro.

3.1.5 Prestazione di garanzia sui pagamenti della P.A. verso le imprese

Come già detto, CDP è stata già coinvolta nelle attività finalizzate a far fronte al ritardo dei pagamenti alle imprese da parte delle pubbliche amministrazioni, sulla base della disciplina via via susseguitasi sulla materia.

In particolare, a Cassa depositi è stato attribuito legislativamente il compito di gestire la concessione delle anticipazioni di liquidità agli enti locali per i pagamenti dei debiti pregressi certi, liquidi ed esigibili da questi maturati, attraverso la apposita Sezione enti locali del Fondo statale per le anticipazioni liquidità di cui all’articolo 1, comma 10 del D.L. n. 35/2013.

 

CDP inizialmente ha messo a disposizione, nell’anno 2012, un importo di 2 miliardi di euro destinati alle banche per operazioni di acquisto, ovvero per altre operazioni consentite sui crediti commerciali certificati delle PMI verso la PA (Plafond PMI - Crediti vs. PA). Tale ammontare di risorse è stato però trasferito, nel gennaio 2014, al Plafond “PMI Investimenti”. Ciò, in ragione della maggiore efficacia delle misure straordinarie adottate dal Governo per favorire il pagamento dei crediti delle imprese da parte della PA con il D.L. n. 35/2013 e il D.L. n. 102/2013 e, successivamente, il D.L. n. 66/2014, nonché da ultimo il D.L. n. 78/2015.

I decreti legge in questione, nondimeno, hanno visto il coinvolgimento di Cassa depositi, in quanto la Società è stata preposta dai medesimi a gestire la concessione delle anticipazioni di liquidità agli enti locali per i pagamenti dei debiti pregressi certi, liquidi ed esigibili da questi maturati, attraverso la apposita Sezione enti locali del citato Fondo statale per le anticipazioni liquidità.

In particolare, l’articolo 1, comma 11 del D.L n. 35/2013, al fine di garantire l’immediata operatività della citata “Sezione enti locali” del Fondo anticipazioni, ha disposto il trasferimento delle disponibilità della Sezione su un apposito conto corrente acceso presso la Tesoreria centrale dello Stato, intestato al Ministero dell’economia, affidandone la gestione a Cassa depositi e prestiti S.p.A., la quale è stata autorizzata ad effettuare, operazioni di prelevamento e versamento sul medesimo conto.

Per regolare i rapporti tra Ministero dell’economia e C.D.P. relativamente alla gestione del conto, sono stati stipulati Addendum alla Convenzione tra CDP e MEF del 23 dicembre 2009. L’Addendum definisce i criteri e le modalità per la gestione della Sezione da parte di Cassa, nonché i criteri e le modalità per l’accesso da parte degli enti locali alle risorse della Sezione, secondo un contratto-tipo di anticipazione approvato dal Direttore generale del Tesoro.

Si ricorda poi che recenti provvedimenti sono intervenuti con misure finalizzate ad assicurare il pagamento dei debiti di parte corrente certi, liquidi ed esigibili delle pubbliche amministrazioni diverse dalla Stato, per somministrazioni, forniture ed appalti e per prestazioni professionali, maturati al 31 dicembre 2013 e certificati attraverso la piattaforma informatica della RGS, per mezzo della cessione pro-soluto da parte dei creditori alle banche e/o agli intermediari finanziari. Tali crediti vengono assistiti dalla garanzia dello Stato dal momento dell'effettuazione delle operazioni di cessione ovvero di ridefinizione dei termini e delle condizioni di pagamento dei debiti. Il meccanismo introdotto nel 2014 prevede la possibilità per CDP (nonché istituzioni finanziarie dell'Unione Europea e internazionali) di acquisire i crediti ceduti alle banche e/o agli intermediari finanziari sulla base di una convenzione quadro con l’Associazione Bancaria Italiana, che è stata stipulata in data 5 agosto 2014 (articolo 37 del D.L. n. 66/2014)

I crediti assistiti dalla garanzia dello Stato, già oggetto di ridefinizione, possono essere acquisiti dai soggetti cui si applicano le disposizioni sulla cartolarizzazione dei crediti, oppure possono essere ceduti da questi ultimi a Cassa depositi e prestiti S.p.A., nonché alle istituzioni finanziarie dell'Unione europea e internazionali.

 

L'intervento di Cassa può essere effettuato nei limiti di una dotazione finanziaria che Cassa depositi ha stabilito in 10 miliardi, i quali, a fine anno 2015, non risultano utilizzati.

 

Si segnala, infine, che è stata abrogata (articolo 2 ed Allegato 1 al D.Lgs. 22 gennaio 2016, n. 10, che reca la modifica e l’abrogazione di disposizioni di legge che prevedono l'adozione di provvedimenti non legislativi di attuazione, a norma dell'articolo 21 della legge 7 agosto 2015, n. 124) la disposizione che consentiva a CDP di prestare garanzia sui finanziamenti relativi agli interventi di incremento dell'efficienza energetica delle infrastrutture pubbliche, compresi quelli relativi alla illuminazione pubblica, attraverso il ricorso a forme di partenariato tra pubblico e privato o a società private appositamente costituite, in particolare per garantire il pagamento dei corrispettivi dovuti dall'amministrazione pubblica per la realizzazione degli interventi e per la fornitura dei servizi.

3.1.6 Partecipazione di CDP in SGR Fondo Italiano di Investimento S.p.A.

Per quanto riguarda la partecipazione di CDP in società di gestione del risparmio volte alla costituzione di Fondi mobiliari chiusi destinati al sostegno, diretto ed indiretto, delle piccole e medie imprese, si ricorda che Cassa partecipa, alla SGR Fondo Italiano di Investimento S.p.A.

 

La società è stata costituita nell'anno 2010 con il Ministero dell'economia e finanze, l'ABI, Confindustria e Istituti Bancari quali Banca MPS S.p.A., Banca Intesa San Paolo S.p.A., Istituto centrale delle Banche popolari e Banca Unicredit S.p.a. Ciascuno di tali soggetti partecipa alla SGR con il 12,5 percento del capitale.

L'obiettivo della società è creare nel medio termine una fascia più ampia di aziende di media dimensione, per stimolare e sostenere la capitalizzazione, l’aggregazione e la maggiore competitività anche sui mercati internazionali.

Gli interventi sono effettuati essenzialmente attraverso investimenti nel capitale di rischio (private equity), di società di piccole e medie dimensioni operanti nei settori dell'industria, commercio e servizi.

Nel primo semestre 2016 il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha disposto il conferimento della propria quota del 12.5% in Fondo Italiano d’Investimento SGR a Cassa depositi e prestiti dietro il versamento di un corrispettivo di €1,7 mln, incrementando così la partecipazione fino al 25%.

 

Secondo i dati risultanti dalla Relazione di Gestione al 31 dicembre 2015 del Fondo Italiano d’Investimento, il totale degli investimenti diretti deliberati era pari a 39, corrispondenti a circa 400 milioni di euro (di cui circa 366 milioni di euro effettivamente investiti), mentre il totale degli impegni deliberati per i fondi ammonta a 440 milioni di euro, distribuiti su 21 veicoli di investimento. Il totale complessivamente deliberato era pari, quindi, ad oltre 840 milioni di euro, corrispondente a circa l’80% del capitale gestito dal Fondo, disponibile per investimenti.

 

Al fine di soddisfare al meglio le esigenze degli attuali investitori, di allinearsi alla prassi di mercato, il Consiglio di Amministrazione della SGR ha predisposto ed approvato in data 17 marzo 2016, anche ai sensi e per gli effetti di cui agli artt. 2501-ter e 2506-bis cod. civ., il “Progetto di Scissione”, avente ad oggetto la scissione parziale proporzionale del Fondo Italiano di Investimento mediante costituzione di due nuovi fondi comuni beneficiari:

§  il Fondo Italiano di Investimento Fondo di Fondi;

§  il Fondo Italiano di Investimento FII Venture.

 

Per effetto della scissione, con efficacia dal 1° gennaio 2016, una parte del portafoglio e una parte del commitment del Fondo Scisso, rappresentate, rispettivamente, dagli investimenti indiretti (c.d. fondo di fondi) di private equity e dagli investimenti indiretti di venture capital, sono state assegnate a ciascuno dei due neocostituiti Fondi Beneficiari. Il Fondo Scisso e i Fondi Beneficiari continuano ad essere gestiti dalla medesima SGR; trattandosi di scissione parziale proporzionale, i sottoscrittori dei Fondi Beneficiari sono i medesimi del Fondo Scisso.

La scissione è stata predisposta sulla base della situazione economico patrimoniale del Fondo Scisso desunta dalla propria Relazione di gestione del Fondo al 31 dicembre 2015, approvata dal Consiglio di Amministrazione della SGR in data 24 febbraio 2016.

 

Fondo Italiano d’Investimento SGR S.p.A. gestisce inoltre il Fondo di Fondi Private Debt e il Fondo di Fondi Venture Capital, entrambi fondi di fondi lanciati dalla SGR nel 2014.

3.1.7 Assunzione di partecipazioni strategiche

Nell’anno 2011, con un ulteriore intervento legislativo (articolo 5, co. 8-bis, come introdotto dall’articolo 7 del D.L. n. 34/2011), il perimetro di operatività di Cassa è stato esteso all’assunzione di partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore operativo, di livelli occupazionali, di fatturato o di ricadute sul sistema economico-produttivo del Paese, che risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e che siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività, sulla base di requisiti fissati con decreto non regolamentare del Ministro dell’economia e finanze.

Le partecipazioni possono essere acquisite anche attraverso veicoli societari o fondi di investimento partecipati da CDP. Qualora l’acquisizione delle partecipazioni da parte della CDP avvenga utilizzando risorse provenienti dalla raccolta postale, esse devono essere contabilizzate nella gestione separata della Società.

 

Il Decreto del Ministro dell’economia e finanze 3 maggio 2011 ha fissato i criteri per la individuazione delle società di rilevante interesse nazionale. Il successivo Decreto del Ministro dell’economia e finanze 2 luglio 2014 è intervenuto nuovamente sulla materia, ritenuta la necessità di consentire investimenti in ulteriori ambiti e di ampliare quindi il novero dei settori ritenuti di rilevante interesse nazionale, nonché di esplicitare la possibilità di investimenti anche indiretti da parte di CDP.

Ai sensi del D.M. 2 luglio 2014, sono di rilevante interesse nazionale le società di capitali (di seguito "Società") operanti nei settori della difesa, della sicurezza, delle infrastrutture, dei trasporti, delle comunicazioni, dell’energia, delle assicurazioni e dell'intermediazione finanziaria, della ricerca e dell'innovazione ad alto contenuto tecnologico, dei pubblici servizi, turistico-alberghiero, dell’agroalimentare e della distribuzione, della gestione dei beni culturali e artistici.

Al di fuori dei settori sopra indicati, sono di rilevante interesse nazionale le Società che possiedono i seguenti requisiti cumulati:

a)    fatturato annuo netto non inferiore a 300 milioni di euro;

b)    numero medio di dipendenti nel corso dell’ultimo esercizio non inferiore a 250.

Se il livello di fatturato o il numero dei dipendenti sono inferiori a quelli indicati, ma comunque nei limiti del 20% dei valori suddetti (quindi 240 milioni di fatturato annuo e 200 dipendenti), l'attività della Società deve risultare rilevante in termini di indotto e di benefici per il sistema economico-produttivo del Paese, anche in termini di presenza sul territorio di stabilimenti produttivi.

Inoltre, ai sensi del nuovo D.M., sono di rilevante interesse nazionale le Società che, seppur non costituite in Italia, operano nei settori sopra indicati (difesa, sicurezza, infrastrutture, trasporti, comunicazioni, energia, assicurazioni e intermediazione finanziaria, ricerca e innovazione ad alto contenuto tecnologico, pubblici servizi, turistico-alberghiero, agroalimentare e distribuzione, gestione beni culturali e artistici) e dispongono di società controllate o stabili organizzazioni nel territorio nazionale che possiedono nel territorio nazionale i seguenti requisiti cumulati:

a)    fatturato annuo netto non inferiore a 50 milioni di euro;

b)    numero medio di dipendenti nel corso dell'ultimo esercizio non inferiore a 250.

In ogni caso, le Società devono presentare significative prospettive di sviluppo.

La valutazione di questo requisito spetta ai competenti organi della società che delibera l'investimento unitamente alla valutazione della ricorrenza degli altri requisiti previsti dal presente decreto e alla luce delle previsioni statutarie in merito alla situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico delle società nelle quali CDP, direttamente o indirettamente, assume partecipazioni e alla presenza di adeguate prospettive di redditività.

I requisiti previsti dalla legge, dal D.M. e dallo Statuto CDP devono essere presenti al momento in cui l'operazione è deliberata. La società che delibera l'investimento condivide il piano industriale con il Consiglio di Amministrazione di CDP e fornisce alla stessa tempestiva informativa circa le operazioni concluse e circa la sussistenza dei requisiti. La stessa informativa è trasmessa tempestivamente da CDP al MEF.

 

Lo strumento operativo di CDP è il Fondo Strategico Italiano Spa (FSI), una holding di partecipazioni creata ai sensi del Decreto Ministeriale 3 maggio 2011.

Azionista di controllo è il Gruppo CDP (77,7%), azionista di minoranza è Banca d’Italia (20%), nonché Fintecna (2,3%), società del gruppo CDP.

Il capitale di FSI è aperto ad altri investitori istituzionali, italiani o esteri.

Gli strumenti di investimento di FSI possono essere di vario tipo. Ad esempio: azioni, quote, titoli rappresentativi del capitale di rischio di società, obbligazioni, altri strumenti finanziari associati a diritti di conversione, obbligazioni non associate a diritti di conversione contestualmente ad investimenti in strumenti di capitale di rischio, strumenti finanziari partecipativi ai quali siano associati diritti di conversione, parziale o totale, in azioni o quote del capitale della società rilevante, strumenti e titoli che attribuiscano il diritto di acquistare gli strumenti finanziari di cui sopra, quote di fondi comuni d’investimento, che perseguano politiche di investimento coerenti con quelle di FSI.

Secondo i dati del bilancio di esercizio 2014, FSI, direttamente o indirettamente tramite le proprie controllate o joint ventures costituite, ha una dotazione di capitale disponibile per investimenti fino a circa 5,1 miliardi di euro.

Al 31 dicembre 2014 le risorse investite da FSI (direttamente o indirettamente) risultavano pari a circa 1,5 miliardi di euro, di cui circa 0,3 miliardi di euro relativi ad impegni di investimento sottoscritti in attesa di perfezionamento. Tali dati non includono gli importi relativi alla partecipazione detenuta in Generali, dismessa a giugno 2015.


 

 

La tabella che segue indica le risorse investite e gli ambiti principali di investimento.

* per Ansaldo energia, l’investimento aggiornato indicato sul sito FSI è pari a € 659 mln (cui si aggiunge l'impegno di € 147 mln per l'acquisto differito del 15%)

 

Infine, si segnala che il 27 ottobre 2015, il Fondo Strategico Italiano S.p.A., con proprio comunicato stampa, ha informato di aver sottoscritto un contratto di compravendita con Eni S.p.A. (Eni) che prevede l’ingresso di FSI nel capitale sociale di Saipem S.p.A., società con azioni quotate sul MTA di Borsa Italiana.

L’accordo ha previsto l’acquisto da Eni di una partecipazione in Saipem costituita da 55.176.364 azioni, pari a circa il 12,5% del capitale sociale. FSI si è inoltre impegnata, insieme a Eni, a sottoscrivere, pro-quota, le azioni Saipem di nuova emissione rivenienti dall’aumento di capitale fino a 3,5 miliardi di euro. Nell’ambito dell’accordo è altresì previsto che, a seguito del completamento dell’aumento di capitale, Saipem rifinanzi il proprio debito verso Eni con linee di credito bancarie, divenendo finanziariamente indipendente da quest’ultima. L’accordo sarà risolto in caso di mancato regolamento dell’aumento di capitale di Saipem entro il 31 maggio 2016 e di mancato rimborso per cassa del debito del Gruppo Saipem nei confronti del Gruppo Eni entro il 30 giugno 2016.

All’esito dell’operazione e dell’aumento di capitale, si legge sempre nel comunicato del 27 ottobre 2015, FSI deterrà una partecipazione in Saipem del 12,5% più un’azione del capitale sociale. L’investimento complessivo massimo di FSI, nell’ipotesi di price cap pagato a Eni e di sottoscrizione pro-quota di un aumento di capitale di Saipem di 3,5 miliardi di euro, sarà pari a circa 929 milioni di euro.

Un comunicato di SAIPEM del 21 gennaio 2016 informa che il CDA ha fissato le condizioni definitive dell’aumento del capitale sociale, per 3,5 miliardi massimi, deliberato dall’Assemblea dei Soci in data 2 dicembre 2015, mediante emissione di azioni ordinarie da offrirsi in opzione agli azionisti ordinari e di risparmio ai sensi dell’art. 2441, comma 1, cc..

Il 31 marzo 2016, CDP ha approvato la riorganizzazione delle attività del Fondo Strategico Italiano S.p.A. come previsto nel Piano Industriale 2016-2020 del Gruppo CDP:

§  in primo luogo, FSI ha adottato il nuovo assetto societario e di governance che prevede il cambio di denominazione in Cdp Equity S.p.A., società che si affiancherà alla capogruppo CDP nel compito di gestire partecipazioni in aziende di grande dimensione a rilevanza sistemica, in un’ottica di lungo periodo;

§  è stata inoltre costituita FSI SGR S.p.A., con l'obiettivo di supportare i piani di crescita di aziende medio-grandi con significative prospettive di sviluppo anche attraverso l’attrazione di capitali esteri e privati (growth capital).La società, partecipata al 100% da CDP, aprirà in seguito il proprio capitale ad altri azionisti e al management (sino a ridurre la partecipazione di CDP al di sotto del 50%) ed è prevista richiedere l’autorizzazione a promuovere e gestire un primo fondo chiuso riservato a investimenti per la crescita dimensionale di aziende con significative prospettive di sviluppo.

3.1.8 Assunzione di altre partecipazioni azionarie

Come in precedenza accennato, l’assunzione di partecipazioni azionarie è attività rientrante nella missione istituzionale della società (comma 8, articolo 5 del D.L. n. 269/2003). All’atto della sua trasformazione in società per azioni, a CDP sono stati pertanto trasferiti, da parte del MEF beni e partecipazioni societarie dello Stato, e assegnate alla gestione separata (articolo 5, comma 3, lett. b)), facendosi peraltro salva la possibilità di successivi trasferimenti e conferimenti, con decreto del Ministro dell’economia e finanze soggetto al controllo preventivo della Corte dei Conti e trasmesso alle competenti commissioni parlamentari.

 

Al momento della trasformazione di Cassa in S.p.A., ai sensi dell’articolo 9 del D.M. 5 dicembre 2003 (vedi nota 1), il MEF ha trasferito a CDP partecipazioni azionarie in ENEL, ENI e Poste italiane. Successivi decreti ministeriali hanno riorganizzato tali rapporti di partecipazioni azionarie tra MEF e CDP.

In particolare, si ricorda il D.M. 30 novembre 2010, in base al quale nell’anno 2010 CDP ha ceduto al MEF le proprie partecipazioni in ENEL (17,36%), in Poste Italiane (35%), nonché in STMicroelectronics Holding N.V. (50%) e, a titolo di corrispettivo, il MEF ha ceduto a CDP la propria partecipazione in ENI S.p.A. (16,38%). A seguito di tale trasferimento la quota di CDP in ENI è quindi salita dal 10% al 26,37%.

Nell’anno 2010, prima dello scambio di partecipazioni azionarie CDP risultava titolare del 10% del capitale sociale di ENI; del 17,36% del capitale sociale in ENEL; del 35% del capitale sociale di Poste Italiane; del 50% del capitale sociale in STMicroelectronics N.V.. CDP possedeva, inoltre, una partecipazione azionaria, pari al 29,9%, nel capitale di Terna S.p.A., acquistata da ENEL il 15 settembre 2005.  L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva autorizzato tale ultima acquisizione (Provv. n. 14542 del 4 agosto 2005), subordinandola alla cessione, a decorrere dal 1° luglio 2007 ed entro il 1° luglio 2009, della partecipazione detenuta da CDP in ENEL. Il termine per la cessione è stato poi prorogato dall’AGCM di 12 mesi. La necessità di procedere a tale dismissione ha generato l’opportunità di addivenire ad una permuta di azioni tra MEF e CDP.  Si è pertanto convenuto che il MEF trasferisse a CDP  una partecipazione in ENI di valore corrispondente a quello delle partecipazioni detenute dalla stessa CDP in ENEL, Poste e STH. Il MEF è così divenuto azionista unico di Poste Italiane e azionista di controllo per il 50% in STMicroelectronics Holding N.V. (50%). Nel 2010, al MEF è residuato il 3,93% di partecipazione in ENI mentre ad oggi le quote del MEF e di CDP in ENI sono rispettivamente pari al 4,34% e 25,76%.

 

Si ricorda, inoltre, che il D.L. n. 95/2012, ha attribuito a Cassa Depositi e Prestiti il diritto di opzione per l'acquisto del 100% delle partecipazioni azionarie detenute dallo Stato in Fintecna S.p.A. e Sace S.p.A. e del 76% delle partecipazioni in Simest S.p.A. L’importo trasferito allo Stato da CDP, a titolo di corrispettivo per la cessione delle predette partecipazioni è stato pari a 8,8 miliardi di euro versati in varie tranches.

 

Sempre nel 2012, attraverso CDP RETI, veicolo partecipato al 100% da CDP, è stata acquisita da ENI una quota partecipativa in SNAM pari a circa il 30%. Successivamente, nel 2014, la partecipazione in Terna (29,9%) è stata conferita da CDP in CDP RETI e il capitale di quest’ultima è stato aperto a terzi investitori.

 

Il Decreto del MEF del 18 giugno 2004 ha stabilito i criteri per la gestione da parte di CDP delle partecipazioni societarie dello Stato ad essa trasferite. 

Nel provvedimento, si dispone che deve essere preventivamente concordato con il MEF- Dipartimento del tesoro qualsiasi atto di disposizione ed i trasferimento avente ad oggetto, in tutto o in parte, le partecipazioni trasferite ed i relativi diritti di voto (ivi inclusi la permuta, la vendita, la donazione, la dazione in pagamento, la costituzione in usufrutto con attribuzione del diritto di voto all’usufruttuario, la dazione in pegno con attribuzione al creditore pignoratizio del diritto di voto, il conferimento in società, i trasferimenti a qualunque titolo di diritti di opzione e prelazione).

Relativamente alle operazioni di gestione diverse da quelle sopra indicate, la CDP deve consultare il MEF  e ad attenersi alle indicazioni motivate dello stesso, ove difformi dalla proposta formulata. I predetti criteri si applicano anche in relazione alle azioni e agli altri strumenti finanziari acquisiti a qualsiasi titolo da CDP in quanto titolare delle partecipazioni trasferite.

 

AI 31 dicembre 2015 il valore di bilancio del portafoglio partecipazioni societarie risulta in diminuzione di circa 898 milioni di euro (-3%) rispetto al 31 dicembre 2014, passando da 29.046 a 28.148 milioni nel 2014.

La Relazione al Parlamento evidenzia che nel corso del 2015, con riferimento alle partecipazioni in imprese controllate, sono intervenute le seguenti operazioni con impatto sul valore del portafoglio:•

·      la riduzione del capitale sociale di SACE, avvenuta in data 31 marzo 2015 per un ammontare pari a 799 milioni di euro, che completa l’ottimizzazione della struttura patrimoniale della società, che ha reso possibile il rilascio di risorse di capitale in favore della capogruppo con l'utilizzo di disponibilità liquide;

·      gli aumenti di capitale effettuati da CDP in CDP Immobiliare, per un ammontare complessivo pari a 178,7 milioni di euro, di cui: (i) 108,6 milioni di euro allo scopo di sostenere lo sviluppo dei progetti immobiliari della società e delle sue partecipate; (ii) 70,1 milioni di euro riconducibili alla fusione per incorporazione di Quadrante in CDP Immobiliare.

Inoltre, alla data di chiusura dell'esercizio si è provveduto a verificare la presenza di indicatori qualitativi e quantitativi a fronte dei quali è richiesta l'elaborazione di un test d'impairment. Tale circostanza si è manifestata, a seguito dell'andamento negativo dei mercati di riferimento, per le partecipazioni in CDP Immobiliare e Fintecna. Il processo valutativo, effettuato ai sensi dello IAS ha comportato la rilevazione di un impairment loss complessivamente pari a 209 milioni di euro.

Il gruppo SACE è stato caratterizzato, tra gli altri, da altri due eventi rilevanti nel corso dell'esercizio:

§  l'emissione, da parte di SACE, in data 30 gennaio 2015, e il collocamento presso investitori istituzionali di un'emissione obbligazionaria subordinata per 500 milioni di euro, con una cedola annuale del 3,875% per i primi 10 anni e indicizzata al tasso swap a 10 anni aumentato di 318,6 punti base per gli anni successivi. I titoli possono essere richiamati dall'emittente dopo 10 anni e successivamente a ogni data di pagamento della cedola;

§  la pubblicazione, in data 25 giugno 2015, della sentenza del Tribunale UE che ha respinto il ricorso proposto da SACE e SACE BT per l'annullamento della Decisione nella parte relativa alle due ricapitalizzazioni effettuate nel giugno e agosto 2009, per complessivi 70 milioni di euro oltre interessi, disponendone la restituzione da parte di SACE BT in favore di SACE. Il Consiglio di Amministrazione di SACE ha deliberato la parziale ricapitalizzazione di SACE BT per un importo fino a milioni di euro, oltre all'ulteriore ottimizzazione della struttura di capitale ottenuta tramite emissione di un prestito subordinato per un importo totale di 14,5 milioni di euro. SACE e SACE BT hanno comunque depositato il ricorso innanzi alla Corte di Giustizia europea per impugnare la sentenza del Tribunale UE del 25 giugno.

 


 

La tabella seguente dà indicazione del portafoglio di partecipazioni posseduto da Cassa depositi e prestiti alla data di agosto 2016.

Per un aggiornamento si invita a consultare l’apposita sezione del sito internet di CDP.

 

 

Società quotate

Quota %

Eni Spa

25,76

Terna Spa (1)

29,85

Snam Spa (1)

30,10

Fincantieri Spa (2)

71,64

Saipem Spa (3)

12,5

 

 

Società non quotate

Quota %

Cdp Equity Spa  (4)

80

Sace Spa (5)

100

Simest Spa (5)

76

Fintecna Spa (2)

100

Cdp RETI Spa (1)

59,10

Cdp GAS Srl (1)

100

Cdp Immobiliare Srl

100

Cdp Investimenti SGR Spa
(CdpI SGR)

70

Fondo Italiano d'Investimento
SGR Spa (FII SGR)

25,00%

Fondo Italiano per le infrastrutture SGR Spa (F2i SGR)

14,01

Istituto per il credito sportivo
(ICS) (6)

2,21

Sistemi Iniziative Locali Spa (Sinloc)

11,29

Europrogetti&Finanza Spa (EPF)
 In liquidazione

31,8

AcciaItalia Spa (7)

44,5

FSI SGR Spa

100

 


 

Fondi di investimento

Fondo Italiano di Investimento

Fondo Italiano di Investimento - Fondo di Fondi

Fondo Italiano di Investimento - FII Venture

Fondo Investimenti per il Turismo (FIT)

F2i - Fondo Italiano per le infrastrutture

F2i  - Secondo Fondo Italiano per le Infrastrutture

Fondo PPP Italia

Fondo Investimenti per l'Abitare (FIA)

Fondo Investimenti per la Valorizzazione  (FIV Plus e FIV Extra)

Fondo Immobiliare di Lombardia - Comparto uno

Fondo Europeo per gli Investimenti

Fondo FoF Private Debt

Fondo FoF Venture Capital

Fondo Marguerite - 2020 European Fund for Energy, Climate Change and Infrastructure Sicàv - Fis Sa

Fondo InfraMed Infrastructure Sas

European Energy Efficiency Fund

Galaxy Sarl

Fondo Atlante (8)

 

1.      Cdp possiede una quota partecipativa pari al 30,10% in SNAM Spa, di cui 28,98% attraverso Cdp RETI Spa e 1,12% attraverso Cdp GAS Srl.
Sempre attraverso Cdp RETI SpA, Cdp possiede una quota partecipativa pari al 29,851% del capitale sociale di TERNA Spa

2.      Attraverso Fintecna Spa, Cdp detiene il 71,64% dei titoli azionari di Fincantieri Spa

3.      Attraverso Cdp Equity Spa, Cdp detiene il 12,5% di Saipem Spa

4.      80% Gruppo CDP, di cui 77.7% tramite CDP S.p.A. e tramite 2.3% di Fintecna S.p.A.

5.      Il CdA di CDP di agosto ha approvato il conferimento della partecipazione SIMEST detenuta da CDP in SACE. L’operazione dovrebbe concludersi a settembre 2016

6.      Quota di partecipazione dal 19 aprile 2014 in ICS, banca pubblica residua ai sensi del art. 151 TUB ed Ente di diritto pubblico con gestione autonoma

7.      In data 27 giugno 2016, è stata costituita AcciaItalia S.p.A., società partecipata da Acciaieria Arvedi (22,20%) come socio industriale e CDP (44,50%) e DelFin S.à.r.l. (33,30%) come soci finanziari

8.      Nel primo semestre 2016 CDP ha sottoscritto l’11,8% di Fondo Atlante (fondo promosso da Quaestio Capital Management SGR S.p.A.) per un ammontare di euro 500 mln, al fine di investire nel capitale di banche italiane e in operazioni riguardanti crediti non performing originati da banche italiane.

 

 


 

3.1.9 L’intervento di CDP al “Piano Juncker”. Il Fondo europeo per gli investimenti strategici

La strategia del Piano di investimenti per l’Europa, il cd.Piano Juncker, lanciato con la Comunicazione della Commissione UE del 26 novembre 2014 (COM (2014) 903 final) – prevede la mobilitazione di finanziamenti finalizzati a promuovere progetti in grado di attrarre investitori privati attraverso l’istituzione del Fondo europeo investimenti strategici (FEIS).

In particolare, il Piano si pone come obiettivo principale di facilitare la realizzazione nei Paesi dell’Unione di quegli investimenti strategici in grado di sostenere i segnali di crescita economica. Il Piano Juncker intende fare leva sulle risorse pubbliche per attrarre le risorse private e finanziare interventi di interesse pubblico. La centralità degli investimenti rappresenta l’elemento di discontinuità del Piano rispetto a soluzioni già sperimentate in passato (necessità di saper scegliere i progetti su cui investire, al fine di riuscire a remunerare adeguatamente chi si assume l’onere di sopportarne il rischio).

 

L'Italia ha annunciato durante la riunione del Consiglio Ecofin (Consiglio di Economia e finanza), tenutasi il 10 marzo 2015 il contributo di 8 miliardi per il Piano investimenti prestato tramite Cassa depositi e prestiti.

Come osservato dalla Commissione UE nella comunicazione del 22 luglio 2015 COM(2015) 361 final, per quanto l'attuazione del Piano sia affidata principalmente alla Commissione in collaborazione con la BEI come partner strategico, l'efficace partecipazione delle banche nazionali di promozione è necessaria per migliorare l'impatto del piano sugli investimenti, la crescita e l'occupazione, grazie alle competenze specifiche delle banche nazionali di promozione e alla loro conoscenza del contesto locale, delle imprese e della comunità degli investitori, nonché delle politiche e strategie nazionali.

La legge di stabilità 2016 ha qualificato CDP S.p.A. quale Istituto nazionale di promozione delle operazioni finanziarie relative alle piattaforme di investimento ammissibili al Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS).

Il nuovo status attribuito a CDP le permette di agire non più solo come finanziatore, ma di avere un ruolo attivo nell’individuazione e nella selezione dei progetti finanziabili dal Piano.

Per esplicita previsione normativa, CDP può impiegare le risorse della gestione separata per contribuire a realizzare gli obiettivi del FEIS, tra l'altro, mediante il finanziamento di piattaforme d'investimento e di singoli progetti (legge n. 208/2015, articolo 1, commi 822-830).

Infine, si ricorda che la legge di stabilità 2016 ha anche disposto che CDP S.p.A. o le sue società controllate possano esercitare i compiti di esecuzione degli strumenti finanziari destinatari dei Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE), in forza di un mandato della Commissione europea ovvero su richiesta delle autorità di gestione. Tali attività possono essere condotte anche con apporto finanziario da parte di amministrazioni ed enti pubblici o privati, anche a valere su risorse europee. Le risorse delle amministrazioni statali possono essere individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei  ministri, sentito il Ministro dell'economia e delle finanze, nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente.

Il FEIS-Fondo europeo per gli investimenti strategici, istituito nel contesto della BEI, si basa sull’utilizzo di strumenti finanziari innovativi – essenzialmente, una garanzia di 21 miliardi di euro, provenienti per 16 miliardi dal bilancio UE e per 5 miliardi dalla BEI.

La finalità del Piano è comunque quella di mobilitare investimenti pubblici e privati per 315 miliardi tra il 2015 e il 2017, con un effetto moltiplicatore degli strumenti finanziari stanziati pari a 15. Secondo la Commissione, infatti, a fronte dei 21 miliardi forniti da Commissione e BEI, il FEIS dovrebbe attivare finanziamenti pari a 315 miliardi.

La disciplina del Fondo europeo per gli investimenti strategici è contenuta nel Regolamento (UE) 2015/1017 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 giugno 2015.

Più in dettaglio, il Regolamento prevede una garanzia da parte della UE alla BEI di 16 miliardi. Il Regolamento prevede che la Commissione europea versi con gradualità al FEIS le relative risorse, fino ad un importo obiettivo del 50 per cento delle garanzie. In base a questo importo obiettivo viene dunque costituito un Fondo di garanzia dotato di 8 miliardi. Si consideri che gli 8 miliardi che versati dall’UE deriveranno dalla riallocazione di risorse attualmente assegnate al programma “Connecting Europe Facility” (2,8 miliardi di euro) e da “Horizon 2020” (2,2 miliardi) e i restanti 3 miliardi nell’ambito del margine di flessibilità del bilancio dell’Unione. I primi contributi al FEIS saranno versati nel 2015 e nel 2016. I restanti stanziamenti di bilancio saranno poi distribuiti tra gli esercizi successivi. Circa un quarto del Fondo sarà dedicato a progetti a sostegno delle piccole e medie imprese (PMI) e delle imprese a media capitalizzazione. Un'impresa a media capitalizzazione è una società con un massimo di 3000 dipendenti che non è una PMI. Il FEIS non erogherà sovvenzioni o sussidi. Dalla ripartizione delle risorse finanziarie, che vengono destinate a investimenti strategici (16 miliardi) e finanziamento alle imprese (5 miliardi) , un importo massimo pari a 2,5 miliardi può essere destinato al finanziamento delle imprese, tramite il Fondo europeo degli investimenti (FEI) della BEI, a condizione che la BEI fornisca un equivalente finanziamento allo stesso Fondo.

Cassa depositi e prestiti partecipa al Fondo europeo per gli investimenti-FEI, una public private partnership di diritto lussemburghese partecipata dalla BEI (63,7 %), dalla Commissione europea (24,3%) e da 26 istituzioni finanziarie pubbliche e private (12,0%).Il 3 settembre 2014 CDP ha acquistato 50 quote del Fondo, per un valore nominale complessivo di 50 milioni di euro, pari ad una quota dell’1,2%. La missione del Fondo è supportare le piccole e medie imprese europee aiutandole ad accedere a finanziamento, anche attraverso innovativi prodotti finanziari rivolti ai partners, che si muovono come intermediari finanziari del Fondo. Il Fondo europeo per gli investimenti (FEI ) è impegnato nella realizzazione del FEIS.

 

Il Piano, infatti, prevede di finanziare investimenti in due grandi aree: PMI e imprese a media capitalizzazione attraverso non solo prestiti ma anche equity e venture capital; investimenti strategici di lungo termine in particolare nei settori dell’energia, della banda larga, della R&S e dell’istruzione.

 

A partire da gennaio 2016 il FEIS risulta pienamente operativo: è stato infatti  nominato il comitato per gli investimenti, composto da otto esperti indipendenti (tra cui l’italiano Fabio Pammolli), incaricati di esaminare i progetti potenziali e decidere quali possano ricorrere alla garanzia UE.

 

Di seguito, gli importi del finanziamento BEI per i progetti italiani:

§  Trenitalia (acquisto nuovi treni regionali): 300 milioni di euro;

§  Arvedi (modernizzazione del gruppo siderurgico): 100 milioni;

§  Telecom (banda ultra larga): 500 milioni;

§  ENI (raffineria di Milazzo): 120 milioni;

§  Rete gas (installazione contatori intelligenti): 200 milioni;

§  Novamont SpA (Tecnologie per plastica bio) : 60 milioni

§  Autovie venete (terza corsia Venezia-Trieste): 600 milioni.

 

Infine, il comunicato stampa del MEF del 21 dicembre 2015 informa che è stato firmato un protocollo d’intesa tra il MEF, la Cassa Depositi e Prestiti, la Sace e l’Abi, che fa seguito ai due contratti di garanzia ‘InnovFin’’ e ‘’COSME’’ firmati dal Fondo europeo per gli investimenti (FEI - gruppo BEI), da CDP e da Sace che hanno dato vita all’iniziativa ‘’2i per l’impresa - Innovazione&Internazionalizzazione’’.

Grazie al protocollo, le banche potranno erogare crediti agevolati alle PMI fino a 1 miliardo di euro per finanziare investimenti in innovazione e internazionalizzazione, con risorse che godono della garanzia Cdp-Sace e dalla controgaranzia del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici - FEIS.

Con il protocollo, afferma il MEF, l’ABI si impegna a diffondere il prodotto ‘’2i per l’impresa - Innovazione&internazionalizzazione’’ presso le proprie associate per favorirne l’utilizzo. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze si impegna a promuovere l’attivazione di ulteriori piattaforme per le imprese ai sensi del Piano Juncker, che coinvolgano la CDP nel suo ruolo di Istituto Nazionale di Promozione (INP).

 

     Sempre nell’ambito dell’area dedicata alle PMI, a settembre 2016 è stata lanciata un’iniziativa in ambito equity financing, con particolare riferimento al venture capital dove CDP parteciperà alla Piattaforma "EIF-NPIs SMEs Equity Investment Platform", un'iniziativa pan-europea a supporto dello sviluppo del mercato del venture e growth capital in Europa.

In una prima fase, il focus CDP sarà su: (i) trasferimento tecnologico, con l’obiettivo di lanciare una piattaforma di investimento volta a finanziare la commercializzazione della ricerca pubblica italiana (università, uffici di trasferimento tecnologico, centri di ricerca), attraverso la valorizzazione di idee e brevetti ad alto contenuto tecnologico e innovativo; (ii) business accelerators, con l'obiettivo di supportare finanziariamente la nascita e lo sviluppo di acceleratori d’impresa che favoriscano la nascita di startup con specifici programmi di mentorship e supporto tecnico.

A questi interventi diretti a sostegno delle imprese, si aggiungono operazioni volte a liberare risorse del sistema bancario per concedere nuovo credito. In particolare, sempre in collaborazione con il FEI ed altri Istituti Nazionali di Promozione (ad esempio la tedesca KfW), CDP sta operando nel mercato delle cartolarizzazioni finalizzate alla concessione di nuovi finanziamenti.

Sono inoltre allo studio ulteriori misure di risk sharing a favore del sistema bancario con focus settoriale, in particolare efficienza energetica e MidCap, ed ulteriori strumenti di garanzia per settori specifici quali ad esempio l’agricoltura.

     Anche nell’area dedicata alle infrastrutture e all’innovazione, CDP si è attivata, in collaborazione con la BEI, a supporto dell’intervento in co-finanziamento per le Grandi Reti Infrastrutturali, a partire dalle reti stradali e autostradali fino alle reti infrastrutturali, quali ad esempio la Banda Larga.

CDP ha inoltre co-finanziato con BEI la Raffineria di Milazzo, operazione che rientra tra gli otto progetti che in Italia hanno ottenuto fondi BEI a valere sul Piano Juncker nell’area dedicata a Infrastrutture e Innovazione.

Altri temi allo studio riguardano il sostegno alle Piccole e Medie Infrastrutture e allo Smart Housing, che promuove lo sviluppo di investimenti infrastrutturali per l’abitare e per i servizi privati di pubblica utilità attivando, oltre alle risorse pubbliche, anche altri capitali non speculativi.

 

A questo si aggiunge il ruolo di advisor che CDP intende ricoprire a supporto dei promotori di progetti per contribuire alla individuazione, selezione e strutturazione di operazioni sostenibili sotto il profilo economico-finanziario. In questo contesto CDP ha recentemente sottoscritto un accordo con l’Advisory Hub europeo, istituito a supporto del Piano Juncker, per stimolare e indirizzare le fasi di preparazione e strutturazione di operazioni sostenibili e finanziabili.

 

Nel mese di giugno 2016 la Commissione UE ha diffuso un factsheet di aggiornamento sull’andamento del FEIS.

3.2 Ulteriori interventi di sostegno all’economia

3.2.1 Il “Pacchetto casa”

Cassa depositi e prestiti, in virtù di recenti interventi legislativi, interviene con specifici strumenti a supporto del settore residenziale, in particolare:

§  può acquistare obbligazioni bancarie garantite (OBG) emesse a fronte di portafogli di mutui garantiti da ipoteca su immobili residenziali e/o titoli cartolarizzati aventi ad oggetto crediti derivanti da mutui garantiti da ipoteca su immobili residenziali (ABS), (comma 8-bis dell’articolo 5, D.L. n. 269/2003, introdotto dall’articolo 6 del D.L. n. 102/2013);

§  può fornire agli istituti di credito italiani, nonché delle succursali di banche estere comunitarie ed extracomunitarie operanti in Italia e autorizzate all’esercizio dell’attività, provvista di liquidità per erogare nuovi finanziamenti espressamente destinati a mutui, garantiti da ipoteca, su immobili residenziali, da destinare all'acquisto dell'abitazione principale (con preferenza per le classi energetiche elevate) e ad interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico, con priorità per le giovani coppie per i nuclei familiari di cui fa parte almeno un soggetto disabile e le famiglie numerose (comma 7-bis dell’articolo 5, D.L. n. 269/2003, introdotto dall’articolo 6 del D.L. n. 102/2013).

 

Nell’ambito di tali nuovi programmi, Cassa depositi e prestiti è intervenuta con il Pacchetto casa per complessivi 5 miliardi di euro di cui:

§  3 miliardi di euro, con il Plafond “Acquisto OBG/ABS” destinato all’acquisto di Obbligazioni Bancarie Garantite (OBG) o altri titoli emessi a fronte di mutui residenziali (ABS), finalizzato a favorire la concessione da parte del sistema bancario (attraverso il netto ricavo derivante dalla vendita di tali titoli) di credito alle famiglie;

§  2 miliardi di euro, con il Plafond Casa (Convenzione con ABI del 20 novembre 2013, come modificata dall’addendum del 7 aprile 2016) finalizzato a dare provvista agli istituti di credito per favorire l’accesso ai mutui da parte di soggetti privati, per l’acquisto e la ristrutturazione con efficientamento energetico di immobili residenziali anche diversi dalla abitazione principale. Da aprile 2014 sono iniziate le erogazioni a valere sul plafond. L’accesso al plafond è regolato “a sportello”, fino ad esaurimento dello stesso. Nella fase di avvio, una quota del 30% del Plafond è stata riservata alle Banche del Sistema del Credito Cooperativo ed alle Banche Piccole e Minori.

 

Nel primo semestre del 2016 Cassa ha rifinanziato il pacchetto Casa, aumentando da 3 a 5 miliardi di euro il programma di acquisti di obbligazioni bancarie garantite aventi ad oggetto mutui residenziali, e da 2 a 3 miliardi di euro il Plafond Casa. Complessivamente, dunque, il valore del "Pacchetto Casa" è aumentato da 5 a 8 miliardi di dotazione.

 

3.2.2 Interventi di sostegno alla ricostruzione per calamità naturali

L’attività di Cassa depositi consistente nel fornire disponibilità liquide agli istituti bancari è consentita anche da altre norme, per finalità di finanziamento di sostegno al tessuto sociale e produttivo di territori colpiti da calamità naturali. Tra esse, si richiama l’articolo 3, comma 1 e 3 del D.L. n. 39/2009 (legge n. 77/2009), il quale prevede che le banche operanti nei territori colpiti dal sisma nella regione Abruzzo dell’aprile 2009, possano contrarre finanziamenti con Cassa depositi nell’ambito di un plafond predefinito e messo a disposizione dalla predetta Società, per la concessione di finanziamenti assistiti da garanzia dello Stato ai privati per la costruzione, ricostruzione e riparazione dell’abitazione principale distrutta dal sisma.

Successivi analoghi interventi legislativi (articolo 11, comma 7 del D.L. n. 174/2012 e articolo 3-bis del D.L. n. 95/2012) hanno poi previsto che CDP metta a disposizione delle banche ulteriori plafond finalizzati a finanziamenti bancari agevolati per la ricostruzione e al sostegno alle attività produttive dei territori colpiti da calamità, quali il sisma del maggio 2012 in Emilia Romagna.

Il meccanismo ha consentito da un lato l’immediata disponibilità delle risorse per i soggetti danneggiati e dall’altro la diluizione nel tempo degli oneri a carico della finanza pubblica, in quanto gli oneri di tali finanziamenti agevolati (per capitale e interessi, ovvero per i soli interessi a seconda dell’iniziativa) sono interamente posti a carico dello Stato, mediante il riconoscimento ex lege di un credito di imposta ai soggetti beneficiari, ceduto alle banche in luogo del pagamento delle rate dei finanziamenti.

Il meccanismo in questione trova ora, con la legge di stabilità 2016 (legge n. 208/2015, articolo 1, commi 422-428), una sua sostanziale riproposizione, e, in un certo qual senso, una sua estensione in quanto finalizzato a far fronte ai danni per calamità occorsi al patrimonio privato e alle attività economiche e produttive (ex articolo 5, comma 2, lett. d) della legge n. 225/1992), nei territori colpiti individuati dalle deliberazioni del Consiglio dei Ministri. La legge di stabilità indica un limite massimo pari a 1.500 milioni di euro del plafond per tali finanziamenti agevolati e delinea ugualmente il meccanismo del credito d’imposta, con una connessa autorizzazione di spesa massima di 60 milioni di euro annui a decorrere dal 2016. La costituzione del nuovo plafond è stata deliberata da CDP a maggio 2016. Per la sua completa attivazione, è in corso di definizione il quadro regolatorio di normazione secondaria previsto dalla legge di stabilità 2016.

Negli ultimi anni CDP ha stanziato risorse per un totale di 15,59 miliardi di euro, che vengono distribuiti grazie alla collaborazione con il sistema creditizio nazionale:

§  2 miliardi di euro sono stati messi a disposizione per favorire la ricostruzione delle abitazioni distrutte o lesionate a seguito del sisma in Abruzzo del 2009. Alla data del dicembre 2012 l’intero plafond era stato erogato;

§  12 miliardi di euro sono stati stanziati per favorire la ricostruzione dei territori di Emilia – Romagna, Veneto e Lombardia colpiti dal sisma del maggio 2012 e per sostenere la ripresa delle attività economiche della zona;

Le risorse sono suddivise in due distinti plafond da 6 miliardi di euro ciascuno:

-           "Moratoria Sisma 2012": provvista di scopo agli istituti di credito per la dilazione del pagamento di tributi, contributi previdenziali e assistenziali e premi per l’assicurazione obbligatoria, dovuti da maggio 2012 al 15 novembre 2013. Beneficiano della misura sia i danneggiati diretti che i danneggiati economici. Materialmente sono stati erogati e contrattualizzati circa 800 milioni (cfr. audizione di Cassa Depositi e Prestiti del 12 dicembre 2015 presso la Commissione parlamentare per la semplificazione). I finanziamenti di tale plafond sono stati oggetto di numerose sospensioni e proroghe del rimborso, con conseguente sottoscrizione di addenda alle convenzioni CDP – ABI che ne dettano la disciplina (da ultimo, cfr. articolo 6 del D.L. 113/2016).

-           “Ricostruzione Sisma 2012": provvista agli istituti di credito per la concessione di finanziamenti agevolati ai soggetti danneggiati dal sisma per interventi di riparazione, ripristino e ricostruzione di immobili adibiti ad uso residenziale e ad uso produttivo (inclusi gli impianti e i macchinari). Risultano erogati e contrattualizzati 1,8 miliardi al 26 settembre 2016;

§  1,5 miliardi di euro sono stati stanziati ai sensi del citato articolo 1, commi da 422 a 428 della legge di stabilità 2016 (c.d. “Plafond Eventi Calamitosi”).

 

Per i particolari eventi calamitosi del novembre 2013 in Sardegna, CDP, ai sensi del D.L. n. 151/2013 ha stanziato un “Plafond Moratoria Sardegna”, a sostegno della popolazione sarda danneggiata dall’alluvione. Il Plafond dell’importo di 90 milioni di euro è stato destinato alla concessione di finanziamenti agevolati finalizzati al pagamento di tributi sospesi, quali anche cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione, con scadenza nel periodo compreso tra il 18 novembre 2013 e il 20 dicembre 2013.

Il D.L. n. 151/2013 è decaduto e gli effetti della disciplina del plafond è tuttavia stata fatta salva, alla data della sua decadenza, dall’articolo 1, comma 2 della legge n. 68 del 2014. Il plafond è oggetto della convenzione tra CDP e ABI stipulata il 17 gennaio 2014; alla data del 12 dicembre 2015 risultava contrattualizzato ed erogato 1 milione.

 

3.2.3 Fondo rotativo per la progettualità

Il Fondo rotativo per la progettualità è stato istituito presso la Cassa depositi e prestiti dall’articolo 1, commi 54-58, della legge n. 549/1995, con lo scopo originaria di anticipare agli enti territoriali le spese necessarie per gli studi di fattibilità, per l'elaborazione dei progetti preliminari, definitivi ed esecutivi, incluse le valutazioni di impatto ambientale e altre rilevazioni e ricerche, al fine di razionalizzare la spesa per investimenti pubblici di competenza degli enti territoriali stessi.

Successivamente l’art. 70 della legge n. 289/2002 (finanziaria 2003), con la sostituzione integrale dei commi 54, 56 e 57 dell’art. 1 della legge n. 549/1995, ha riformato e semplificato la disciplina relativa al Fondo rotativo con lo scopo di attribuire alla Cassa un ruolo regolativo e operativo più ampio.

Con le nuove norme il Fondo rotativo viene a configurarsi come uno strumento di supporto finanziario all’attività di progettazione dello Stato, degli enti territoriali e degli altri enti pubblici, mirando ad incentivare la redazione di progetti effettivamente appaltabili, allo scopo di razionalizzare ed accelerare la spesa per investimenti pubblici.

Il Fondo opera sull’intero territorio nazionale con particolare riguardo alla realizzazione di interventi ammessi al cofinanziamento comunitario. Esso ha natura rotativa e viene ricostituito con i rimborsi da parte dei soggetti beneficiari. A differenza della normativa previgente, che assegnava al Fondo una dotazione stabilita in circa 258 milioni di euro mediante apporto della Cassa depositi e prestiti, la formulazione del comma 54 prevede, invece, che la dotazione del Fondo sia stabilita periodicamente dalla Cassa depositi e prestiti, che provvede alla sua alimentazione in relazione alle dinamiche di erogazione e di rimborso delle somme concesse in anticipazione, e comunque nel rispetto dei limiti annuali di spesa sul bilancio dello Stato.

Per quanto riguarda la ripartizione delle risorse del Fondo, una quota del 30 per cento delle risorse complessive è riservata (a seguito delle modifiche apportate dall’articolo 1, comma 167 della legge 13 luglio 2015, n. 107, di riforma del sistema nazionale di istruzione) per le esigenze progettuali degli interventi di edilizia scolastica e può essere alimentato anche da risorse finanziarie di soggetti esterni.

Nella formulazione previgente, tale quota era riservata alle esigenze progettuali degli interventi inseriti nel piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riguardo a quelli che insistono sul territorio delle zone soggette a rischio sismico.

In base al disposto dell’art. 9 del decreto-legge 9 novembre 2004, n. 266, convertito nella legge 27 dicembre 2004 n. 306, il termine di utilizzo dei fondi per la predetta quota (cd. “Quota A”), scaduto il 31 dicembre 2006, è stato differito al 31 dicembre 2018 dal comma 166 dell’articolo 1, della citata legge 13 luglio 2015, n. 107.

Sul punto il Governo, sul sito web Italiasicura, ha ricordato che - a seguito delle citate previsioni della legge 107/2015 - Cassa Depositi e Prestiti conferma che non è necessaria una modifica della norma di dettaglio sul fondo, contenuta nella Circolare di Cassa Depositi e Prestiti n. 1250/2003.

Di conseguenza si chiarisce che le  eventuali domande di finanziamento degli enti locali per interventi di edilizia scolastica con utilizzo delle risorse del Fondo possono essere immediatamente istruite. Inoltre, per gli interventi di edilizia scolastica rimane valida l'eccezione di cui al punto 5 della Circolare, e quindi non è prevista una soglia minima di importo;

La quota residuale del Fondo è ulteriormente riservata: per almeno il 60 per cento alle aree depresse del territorio nazionale, nonché all’attuazione di progetti comunitari da parte di strutture specialistiche universitarie e di alta formazione europea localizzate in tali aree; entro il limite del 10 per cento alle opere comprese nel Programma di Infrastrutture strategiche non localizzate nelle aree depresse, di cui alla legge n. 443/2001.

 

Le regole di funzionamento del Fondo sono contenute nella circolare della Cassa depositi e prestiti n. 1250 del 2003 (G.U. n. 66 del 20.3.2003) ove, tra l’altro, viene indicata una dotazione del Fondo, fino a nuova deliberazione, di 400 milioni di euro.

Le disposizioni dei richiamati commi da 55 a 57 riguardano la procedura per l’accesso ai contributi del Fondo, resa anch’essa più flessibile con le modifiche apportate dall’art. 70 della legge n. 289. Il comma 55 prevede che qualora gli enti locali e le regioni non rimborsino le anticipazioni nei tempi e con le modalità concordate con la Cassa depositi e prestiti, il Ministero del tesoro provvede al rimborso alla Cassa depositi e prestiti trattenendo le relative somme dai trasferimenti agli enti locali e alle regioni. Il comma 56 demanda completamente a una deliberazione del consiglio d’amministrazione della Cassa depositi e prestiti la definizione dei criteri di valutazione, della procedura, l’individuazione dei documenti istruttori da presentare, le condizioni per l’accesso, l’erogazione e il rimborso dei finanziamenti.

Il comma 56-bis prevede che, nello stabilire le predette modalità di accesso al finanziamento, relativamente alle opere di importo previsto superiore a 4 milioni di euro, il consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti è tenuto ad introdurre, tra i presupposti istruttori, una serie di requisiti quali lo studio di fattibilità e il provvedimento del presidente della regione che certifichi la compatibilità dell'opera con gli indirizzi della programmazione regionale. Il comma 57 affida altresì ad una deliberazione del consiglio di amministrazione della Cassa depositi e prestiti la definizione delle cause, delle modalità, dei tempi di revoca e di riduzione dei finanziamenti a valere sul Fondo. Tale definizione deve essere effettuata in modo da assicurare la massima efficacia nell’utilizzo del Fondo e si applicherà anche alle anticipazioni già concesse.

L’articolo 6-ter del decreto-legge n. 138 del 2011 ha poi autorizzato la destinazione delle risorse disponibili sul Fondo alla progettazione delle opere:

§  inserite nei piani triennali degli enti locali approvati alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto;

§  che ricadono su terreni demaniali o già di proprietà dell'ente locale interessato, aventi già destinazione urbanistica conforme all'opera o alle opere che si intendono realizzare.

 

La Relazione della Corte dei Conti sul Rendiconto generale dello stato per l’anno 2015 ricorda che la dotazione del Fondo è stabilita in 400 milioni.

Essa è così suddivisa:

§  quota A - 120 milioni per le esigenze inserite nel piano straordinario, di cui all’art. 80, comma 21 della richiamata legge finanziaria 2003, per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. 

§  quota B - 168 milioni per esigenze progettuali relative ad opere da realizzarsi nelle aree depresse del territorio nazionale;

§  quota C - 28 milioni per esigenze progettuali relative ad opere comprese nel programma di infrastrutture strategiche di cui alla legge, di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443 (c.d. legge obiettivo), non ricadenti nelle aree depresse;

§   quota D - 84 milioni, quota di risorse non riservata dalla legge (trattasi di una quota che potrà variare in relazione all’effettivo utilizzo delle quote riservate) per esigenze progettuali relative ad opere da realizzarsi nelle aree del territorio nazionale diverse da quelle depresse.

La Corte dei Conti rileva che nel 2015 sono diminuite le richieste e le anticipazioni a valere sul Fondo rispetto al 2014, mentre le concessioni sono aumentate rispetto al precedente anno. In ogni caso, come per il 2014, sia le concessioni di anticipazione che le erogazioni, si sono concentrate sulle quote B e D hanno riguardato prevalentemente il Mezzogiorno.

Nel 2015 sono state presentate 3 domande per l’erogazione del finanziamento con un grado di accoglimento del 100 per cento; i soggetti beneficiari dei finanziamenti (per i quali è stata effettuata nell’anno l’erogazione parziale o totale del finanziamento) sono stati 3, con un tempo medio di erogazione di otto giorni lavorativi dal ricevimento della documentazione completa. Il tasso di erogazione del capitale rispetto alle somme disponibili è stato pari al 0,05 per cento e i crediti in sofferenza al 31 dicembre 2015 ammontano a 7,6 milioni. Per tale Fondo non risultano spese a carico delle Amministrazioni pubbliche.

Per ulteriori informazioni si rinvia alla pagina dedicata della Cassa Depositi e Prestiti.

 

 


3.3. Le risorse finanziarie mobilitate per gli interventi di supporto all’economia dal 2009

Si segnala che il lavoro in esame non analizza gli specifici interventi di CDP relativi al Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI), per il quale CDP ha messo a disposizione risorse fino a 6 miliardi di euro e che rientra nelle operazioni di credito agevolato a favore delle imprese, nonché il cd. Fondo Kyoto, che rientra negli interventi di sostegno legati all’ambiente, per il quale CDP gestisce risorse di titolarità del Ministero dell’Ambiente per circa 600 milioni di euro.

 

Attraverso il Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI), la cui disciplina è contenuta al comma 354 e seguenti della legge n. 311/2004 (legge finanziaria 2005), CDP cofinanzia a medio lungo termine (fino a 15 anni) gli investimenti delle imprese ammesse a godere di agevolazioni pubbliche (R&S, Industria, commercio, artigianato, agricoltura, turismo, etc..) a condizioni economiche agevolate (0,50%). CDP riceve dal MEF, attraverso apposita autorizzazione di spesa pluriennale (art. 1, comma 361 della legge n. 311/2014), la differenza tra un tasso di mercato (determinato sulla base dei criteri stabiliti con D.M.MEF) e il tasso di finanziamento agevolato. L’esposizione di CDP è assistita da una garanzia di ultima istanza dello stato. Attraverso il  Fondo Kyoto, vengono concessi finanziamenti a tasso agevolato (0,50% per i soggetti privati o 0,25% per i soggetti pubblici) che realizzano progetti di investimento destinati ad incrementare l’efficienza energetica negli usi finali, con particolare riguardo alla prevenzione del rischio idrogeologico e sismico, alla ricerca, sviluppo e produzione di biocarburanti e alla ricerca, sviluppo e produzione e installazione di impianti da fonti rinnovabili. L’articolo 9 del D.L. n. 91/2014 ha disposto che le residue disponibilità del Fondo (350 milioni) fossero destinate a finanziamenti a tasso agevolato (0,25%) a soggetti pubblici al fine di realizzare interventi di incremento dell’efficienza energetica negli edifici scolastici.

Al lordo dei sopra indicati interventi e di quelli segnalati nei precedenti paragrafi (fatta eccezione per il Piano Juncker), le risorse complessivamente stanziate da CDP dal 2009 a settembre 2016 per il sostegno all’economia sono pari a circa 79,2 miliardi di euro.

La Relazione al Parlamento sottolinea come, con riferimento al solo esercizio 2015, CDP abbia mobilitato e gestito risorse per quasi 17 miliardi di euro, principalmente attraverso i) operazioni a supporto delle imprese e dei loro investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, ii) sostegno al settore residenziale e iii) finanziamento dei programmi di investimento delle Regioni.

 

Per ciò che specificamente attiene ai risultati dei Plafond PMI e Plafond MID della Piattaforma Imprese (provvista di medio lungo termine per il finanziamento delle spese di investimento o di esigenze di incremento del capitale circolante) e del Plafond Beni Strumentali (provvista a medio lungo termine alle PMI per il finanziamento degli investimenti in beni strumentali), con i quali CDP ha messo a disposizione 31 miliardi di euro, le imprese che hanno ricevuto finanziamento su provvista CDP sono stimabili in circa 117.000 unità e sono oltre 22 miliardi di euro le risorse erogate dal 2009 a settembre 2016 a valere sui predetti strumenti.

 


 

3.4. Risultati d’esercizio di CDP S.p.A.

La tabella che segue indica i risultati complessivi d’esercizio della Società, negli anni 2010-2015

(in mld euro)

 

2010

var.
%

2011

var.
%

2012

var.
%

2013

var.
%

2014

var.
%

2015

var.
%

Attivo

249,2

9,7

273,6

9,8

305,4

11,6

314,7

3,0

350,2

11,3

344,9

-2%

liquidità

127,9

8,0

128,6

0,6

139,1

8,2

147,5

5,7

180,9

22,6

168,6

-7%

crediti

92,0

8,0

98,6

7,2

100,5

1,9

103,2

2,8

103,1

-0,2

103,7

1%

partecipazioni titoli azionari

18,7

2,2

19,8

6,3

30,6

54,5

32,7

6,2

30,3

-7,2

29,5

-3%

raccolta postale

207,3

8,6

218,4

5,3

233,6

7,0

242,4

3,8

252,0

4,0

252,1

0%

patrimonio netto

13,7

12,3

14,5

5,4

16,8

15,9

18,1

8,0

19,6

7,8

19,5

-1%

utile

2,7

58,8

1,6

-41,2

2,8

75,0

2,3

-17,9

2,2

-7,6

0,9*

-59%

Nota:    Il calcolo delle variazioni in % è stato eseguito sulla base degli importi riportati in tabella che sono arrotondati alla prima cifra decimale. Pertanto, alcune variazioni in %, possono risultare diverse dalle medesime variazioni indicate nel bilancio della Società.

 

 

Nell’anno 2015, il totale dell’attivo si attesta a circa 345 miliardi di euro, in diminuzione di circa il 2% rispetto all’esercizio precedente.

Lo stock di disponibilità liquide scende da 181 a 168,6 miliardi di euro, in discesa del 7 per cento rispetto al 2014.

Lo stock di crediti verso la clientela e verso le banche risulta sostanzialmente stabile e pari a 103,7 miliardi di euro.

Le partecipazioni e i titoli azionari registrano un valore pari a 29,5 miliardi di euro, in flessione di circa il 3% rispetto all’ultimo esercizio.

La raccolta complessiva al 31 dicembre 2015 si è attestata a circa 323 miliardi di euro (-0,7% rispetto alla fine deI 2014).

 

Il margine d’interesse 2015 ammonta a 0,9 miliardi di euro, in netta flessione rispetto all’esercizio 2014 (1,2 miliardi di euro), in calo del 22% rispetto all’esercizio precedente; tale dato è principalmente ascritto dalla Relazione al Parlamento alla riduzione del rendimento del conto corrente di Tesoreria, che è arrivato ai minimi storici (-47% gli interessi attivi, da 1.700 a 898 milioni di euro), solo parzialmente compensato dalla diminuzione degli interessi passivi riconosciuti sulla raccolta postale (-12% gli interessi passivi sulla raccolta postale, passati da 5.112 a 4,503 milioni di euro).

L’utile si è attestato a circa 0,9 miliardi di euro (893 milioni di euro), in riduzione del 59% circa rispetto al 2014. Il risultato risente, oltre che di un margine di interesse in diminuzione, del contributo negativo di alcune controllate per le quali è stato necessario procedere alla rilevazione di rettifiche di valore del costo iscritto (impairment) per un ammontare complessivo di 209 milioni di euro.

Il patrimonio netto che risulta sostanzialmente invariato, pari a circa 19,5 miliardi di euro.

3.5 Il nuovo Piano industriale 2016-2020

Il Consiglio di Amministrazione di Cassa depositi e prestiti Spa (CDP) ha approvato il 17 dicembre 2015 all’unanimità il nuovo Piano industriale di Gruppo che prevede una forte azione di stimolo allo sviluppo dell’economia italiana secondo criteri di sostenibilità e logica di lungo periodo. Il Piano mette a disposizione risorse per circa 160 miliardi di euro in un arco temporale quinquennale e si articola su quattro macro aree di intervento:

 

§  Government & PA e Infrastrutture

§  Internazionalizzazione

§  Imprese

§  Real Estate

 

Government & PA e Infrastrutture. Per il settore Government & PA, il Piano prevede di mobilitare circa 15 miliardi di risorse. CDP svilupperà strumenti complementari ai mutui, quali la valorizzazione degli asset immobiliari e delle partecipazioni nelle utilities e l’ottimizzazione della gestione dei fondi strutturali UE.

Nell’ambito delle Infrastrutture, il Piano mobiliterà risorse per circa 24 miliardi a supporto della realizzazione di reti (fisiche e digitali), di nodi infrastrutturali strategici (porti, aeroporti) e dell’ammodernamento delle infrastrutture esistenti, incentivando l’utilizzo del partenariato pubblico privato.

 

Internazionalizzazione. Il Piano mobiliterà circa 63 miliardi di risorse al fine di incrementare il supporto all’internazionalizzazione e all’export. Il sostegno avverrà attraverso la creazione di un presidio unico, costituito presso SACE, in cui saranno integrate tutte le attività del Gruppo dedicate al settore.

 

Imprese. Il Piano mobiliterà circa 54 miliardi di euro con un intervento a supporto di tutte le fasi del ciclo di vita delle imprese. Saranno attivati interventi per favorire la nascita, l’innovazione e lo sviluppo delle aziende e delle filiere, favorendo anche l’accesso al credito. Nel dettaglio:

§  Venture Capital. Sono previsti ulteriori investimenti in Fund of Funds Venture Capital promossi e gestiti dal Fondo Italiano d’Investimento ed investimenti «late-stage» venture capital tramite piattaforme con altri partner europei. E’ inoltre prevista l’adesione a piattaforme di co-finanziamento o di stimolo allo sviluppo della partnership pubblico/privata.

§  Innovazione e sviluppo. Verrà facilitato l’accesso al credito da parte delle PMI attraverso plafond, strumenti di risk sharing con istituzioni finanziarie italiane e internazionali e il supporto allo sviluppo di mercati alternativi (es. ABS, Credit funds). Inoltre, verrà promosso un fondo di growth capital e supportata l’espansione delle Mid-Corporate con significative prospettive di crescita.

§  Partecipazioni di rilevanza nazionale. Gli asset posseduti dal Fondo Strategico Italiano verranno riorganizzati tramite la costituzione di un portafoglio con focus sugli investimenti di rilevanza sistemica con orizzonte di lungo periodo.

§  Rilancio delle imprese. Il Gruppo interverrà anche nelle operazioni di ristrutturazione aziendale, con l’obiettivo di favorire il rilancio di imprese italiane che nonostante temporanei squilibri patrimoniali e/o finanziari siano caratterizzate da adeguate prospettive industriali e di mercato.

 

Real Estate. Oltre all’attività di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, il Piano prevede che il Gruppo contribuisca allo sviluppo del mercato immobiliare italiano e l’azione riguarderà anche il settore del turismo, attraverso la valorizzazione delle strutture ricettive da realizzare con la creazione di un veicolo di investimento ad hoc. Complessivamente sono previste risorse per circa 4 miliardi di euro.