Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento finanze | ||
Titolo: | Rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all'evasione fiscale - Doc. XXVII, n. 13 (Art. 6, D.L. 66/2014) | ||
Riferimenti: |
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Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 139 | ||
Data: | 07/10/2014 | ||
Descrittori: |
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Organi della Camera: | VI-Finanze |
Rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all'evasione fiscale - Doc. XXVII, n. 13 (Art. 6, D.L. 66/2014)
7 ottobre 2014
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Il Rapporto in esame è presentato in ottemperanza a quanto stabilito dall'articolo 6 del decreto legge 24 aprile 2014 n. 66, il quale prevede che nelle more dell'attuazione degli obiettivi di stima e monitoraggio dell'evasione fiscale e di rafforzamento dell'attività conoscitiva e di controllo stabiliti dalla legge di delega fiscale, il Governo (entro sessanta giorni dal 24 aprile 2014, giorno di entrata in vigore del D.L. 66 del 2014) presenta alle Camere un rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all'evasione fiscale, sui risultati conseguiti nel 2013, specificati per ciascuna regione, e nell'anno in corso, nonché su quelli attesi, con riferimento sia al recupero di gettito derivante da accertamento di evasione che a quello attribuibile alla maggiore propensione all'adempimento da parte dei contribuenti, come effetto delle misure e degli interventi definiti. Il precedente Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto dell'evasione fiscale è stato trasmesso (in allegato alla Nota di aggiornamento al DEF, Doc. LVII, n. 2-bis - Allegato II) al Parlamento il 26 settembre 2013, sulla base di quanto previsto dall'articolo 1, comma 299, della legge n. 228 del 2012 (nuovo comma 36.1 dell'articolo 2 del D.L. n. 138 del 2011). Al riguardo si ricorda inoltre che la legge di delega fiscale (articoli 3 e 9 della legge 11 marzo 2014, n. 23) prevede che il Governo rediga annualmente, anche con il contributo delle regioni in relazione ai loro tributi e a quelli degli enti locali del proprio territorio, un rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto dell'evasione fiscale e contributiva, da presentare alle Camere contestualmente alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, distinguendo tra imposte accertate e riscosse nonché tra le diverse tipologie di avvio delle procedure di accertamento, in particolare evidenziando i risultati del recupero di somme dichiarate e non versate e della correzione di errori nella liquidazione sulla base delle dichiarazioni. Nel rapporto il Governo deve indicare, altresì, le strategie per il contrasto dell'evasione fiscale e contributiva, e deve aggiornare e confrontare i risultati con gli obiettivi, evidenziando, ove possibile, il recupero di gettito fiscale e contributivo attribuibile alla maggiore propensione all'adempimento da parte dei contribuenti.
Il Rapporto in esame è articolato in quattro capitoli e in otto approfondimenti, tra i quali si segnalano quelli relativi all'istituto del contrasto di interessi e alla storia dei condoni tributari. Il fenomeno dell'evasione fiscaleCon riferimento al generale fenomeno dell'evasione fiscale, il capitolo 1 ricorda le stime effettuate in passato dall'ISTAT e dalla Banca d'Italia le quali hanno quantificato l'economia non osservata in Italia per un valore di circa il 27% del PIL: l'economia sommersa ammonterebbe al 17% e quella illegale a circa il 10% (dati riferiti al 2008). Il tax gap- vale a dire la differenza tra l'ammontare delle imposte che l'amministrazione fiscale dovrebbe raccogliere e quello che effettivamente raccoglie- stimato dall'Agenzia delle entrate con riferimento all'IVA, all'IRAP e alle imposte dirette sulle imprese e sul lavoro autonomo ammonterebbe su base annua a 91 miliardi euro (7% del PIL). Il Rapporto dà conto di un lavoro di analisi e classificazione delle diverse forme di evasione. Sono state individuate 21 forme di evasione e, per ciascuna di esse, sono indicati la platea di riferimento (tipo di contribuenti e quantificazione numerica), il grado di sofisticazione del fenomeno evasivo (in una scala da 1 a 5) e gli strumenti di contrasto da adottare (sotto i profili di prevenzione, repressione e compliance). Con tale lavoro di analisi si punta a focalizzare il controllo sulle diverse macro-tipologie di contribuenti e ad adottare metodologie di intervento differenziate. Ad esempio la quinta forma di evasione è quella relativa alle imposte dirette e indirette sui contratti di locazione. La platea di riferimento è molto ampia (persone fisiche ad alta capacità contributiva; ci si riferisce alla popolazione residente maggiorenne: circa 50 milioni di persone). Come interventi di prevenzione sono previsti accordi con Università italiane, che prevedano l'obbligo per i frequentatori di compilare un questionario in cui indicare la propria dimora per la frequenza dei corsi; obbligo per coloro che attivano utenze di segnalare (oltre ai dati catastali) anche il titolo di occupazione dell'immobile. Come interventi di individuazione e repressione si suggerisce l'incrocio dati utenze con dati catastali e da dichiarazioni; le indagini finanziarie; la partecipazione dei Comuni all'accertamento (controllo "capillare" e prevenzione, ad esempio richiesta esibizione titolo di occupazione dell'immobile e contratto di affitto nei casi di trasferimento della residenza); la predisposizione di piani operativi mirati su larga scala, attraverso strumenti non convenzionali (es. questionari agli studenti fuori sede, indagini basate su offerta turistica). Come incentivi alla compliance sono indicati la "cedolare secca" sugli affitti, l'enfasi mediatica dei benefici previsti per coloro che fanno emergere il "nero" e la prospettazione di interventi costanti differenziati per periodo dell'anno.
In sintesi, dall'analisi delle diverse tipologie evasive e dei relativi strumenti di contrasto emerge che occorreincrementare la sinergia operativa fra le istituzioni interessate (Agenzie fiscali e Guardia di Finanza); migliorare l'utilizzo delle banche dati, incrociando le informazioni e affinando l'analisi dei rischi; sviluppare l'utilizzo degli strumenti di pagamento tracciabili, della fatturazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi, come previsto dalla legge delega fiscale; promuovere una maggiore educazione fiscale anche per effetto di un'evoluzione culturale del rapporto tra cittadino ed Amministrazione finanziaria, chiamata sempre più ad assistere il contribuente, anche in via preventiva. I risultati dell'attività di contrasto all'evasioneIl capitolo 2 analizza i risultati dell'attività di contrasto all'evasione fiscale nel corso del 2013. Con riferimento ai dati dellariscossione si evidenzia un aumento del 4,8% rispetto al 2012. Le riscossioni complessive sono passate da 12,5 miliardi nel 2012 a 13,1 miliardi nel 2013. Si evidenzia una flessione di circa il 7% degli incassi derivanti dalla riscossione coattiva (3,9 mld), mentre i versamenti diretti sono aumentati di circa l'11% (9,2 mld). Considerando un arco temporale più lungo, dal 2008 al 2013 le riscossioni complessive sono aumentate di circa il 90%. Per quanto riguarda i primi quattro mesi del 2014, si evidenzia un incremento delle riscossioni complessive (3% circa), dovuto ad un aumento dei versamenti diretti. Con riferimento alle tipologie di controllo, si evidenzia che 7,6 miliardi di euro (quasi il 58% del totale) si riferiscono all'attività di accertamento e di controllo formale, con una variazione del 5,6% rispetto all'anno precedente, e 5,5 miliardi di euro sono relativi all'attività di liquidazione delle imposte, in leggero aumento rispetto al 2012. Limitando l'analisi alle sole entrate erariali (bilancio dello Stato) dalla lotta all'evasione (quindi escludendo l'IRAP e le entrate locali), nel 2013 si registrano entrate pari a 10,7 miliardi, con un incremento di circa il 5% rispetto al 2011 (10,2 miliardi). Nel 2006 tali entrate risultavano pari a 2,7 miliardi. Il Rapporto analizza quindi i risultati delle attività di contrasto effettuate dall'Agenzia delle entrate, dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli e dalla Guardia di finanza. Si segnala che nel rapporto presentato dal Governo non è presente la specificazione per ciascuna regione dei risultati conseguiti nel 2013, come richiesto dalla norma (articolo 6 del D.L. n. 66 del 2014). Per quanto riguarda l'Agenzia delle entrate, l'attività di contrasto all'evasione svolta nel 2013 ha consentito di conseguire una maggiore imposta complessivamente accertata (MIA) di 24,8 miliardi di euro (28,6 miliardi nel 2012) a fronte di un numero totale di accertamenti pari a 713.313 (-4% rispetto al 2012). I controlli documentali delle dichiarazioni (ex art. 36-terD.P.R. n. 600/73), rilevanti soprattutto per ciò che riguarda il controllo delle deduzioni e delle detrazioni d'imposta dichiarate dal contribuente, nel 2013 sono stati 892.614. Considerando il periodo 2006-2013, la MIA è più che raddoppiata con un livello massimo di oltre 30 miliardi nel 2011. In relazione agli accertamenti riferiti a imposte dirette, IVA e IRAP si sottolinea che la maggior parte dei controlli (167.392) hanno riguardato le imprese di piccole dimensioni e i professionisti, con una MIA pari a 11,8 miliardi e un valore mediano della MIA di 13.000 euro. I grandi contribuenti sono stati oggetto di 2.981 accertamenti (-1% rispetto al 2012) per una MIA di circa 3,8 miliardi. Le imprese di medie dimensioni sono state oggetto di 14.363 accertamenti (-5,6%), per una MIA di circa 5,1 miliardi. Nei confronti dei titolari di reddito d'impresa, arti e professioni sono stati effettuati 140.409 accertamenti (-4,5%), per una MIA complessiva pari a 11,6 miliardi. Gli accertamenti relativi alla determinazione sintetica dell'IRPEF sono stati 21.535 (erano stati 37.166 nel 2012), per una MIA pari a 359 milioni di cui 102 milioni di maggiore imposta definita. Tale risultato annuale risente della nuova procedura di accertamento disciplinata dall'articolo 38, commi quarto e seguenti del D.P.R. n.600 del 1973, come modificato dall'art. 22 del D.L. n. 78 del 2010 (nuovo "redditometro"). L'Agenzia delle Entrate, prima di avviare le attività di controllo finalizzate alla ricostruzione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche per l'anno d'imposta 2009 e seguenti, ha chiesto una "verifica preliminare" al Garante della privacy al fine di assicurare la conformità del trattamento dei dati personali alla disciplina in materia di protezione dei predetti dati. Il Garante ha reso il parere il 21 novembre 2013. Per quanto attiene agli accertamenti definiti per adesione, si registra, nel 2013, una Maggiore Imposta Definita (MID) di 2,4 miliardi di euro e un tasso di definizione della maggiore imposta accertata (data dal rapporto tra la maggiore imposta definita per adesione e la maggiore imposta accertata per adesione) del 58,4%, in diminuzione rispetto al 2012 (pari al 63%).
Il numero dei controlli effettuati nel 2013 dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli è stato pari 1.429.970, in linea con il dato del 2012 e con quello programmato. Sono stati accertati maggiori diritti per 1,6 miliardi (nel 2012 1,7 miliardi, -4%) a fronte di maggiori diritti riscossi per 275 milioni (-15% rispetto al 2012); di questi i maggiori diritti riscossi in materia di accise ammontano a 44 milioni di euro. I maggiori diritti accertati per le verifiche IVA (Intra e Plafond) hanno avuto un decremento nel 2013 attestandosi a circa 898,4 milioni di euro (il 54,7% dei maggiori diritti accertati complessivamente) rispetto ai 1.165 del 2012. Anche nel 2013 l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha dedicato particolare attenzione alla prevenzione e repressione del fenomeno fraudolento della sottofatturazione, cioè di quella forma di contrabbando attuata con dichiarazione - al momento dell'importazione - di un valore imponibile non veritiero. Il più importante risultato prodotto dal rafforzamento dei controlli in questa specifica tipologia di frode è stato l'innalzamento dei valori medi dichiarati all'importazione per kg di merce, in particolare nei settori e dai Paesi a più rilevante rischio di frode (abbigliamento, calzature, borse, ecc. importati dalla Cina). I risultati, diretta conseguenza di tale incremento, sono stati: maggiori entrate per dazi ed IVA nel periodo 2005-2013, nei soli settori dell'abbigliamento, calzature e borse importate dalla Cina, per circa 5,3 miliardi di euro; l'immissione in consumo di merci che hanno pagato una quantità quadrupla di dazi ed IVA all'importazione.
La strategia operativa della Guardia di Finanza per il 2013, in sostanziale continuità con quelle delle annualità precedenti, è stata finalizzata a conseguire l'obiettivo di un effettivo recupero delle entrate erariali evase e di un sempre più efficace contrasto ad ogni forma di illegalità, potenzialmente lesiva non soltanto del bilancio dello Stato ma anche della leale concorrenza fra gli operatori economici. Al fine di perseguire l'obiettivo strategico assegnato alla Guardia di Finanza, nel corso del 2013 sono stati eseguiti oltre 622mila verifiche, controlli e controlli strumentali nei confronti di contribuenti di minori e rilevanti dimensioni e nel settore dei monopoli statali e della lotta al gioco illecito. Le attività condotte hanno consentito di individuare nel 2013 oltre 52 miliardi di euro di basi imponibili (ricavi/compensi non dichiarati e costi/spese non deducibili) non dichiarate ai fini delle imposte dirette e di circa 5 miliardi di IVA dovuta e/o non versata. Nel corso del primo quadrimestre del 2014, inoltre, sono stati individuati 21,6 miliardi di basi imponibili e 2 miliardi di IVA dovuta e/o non versata.
Anche nel 2013 si è confermata la diffusione dell'economia sommersa, nella duplice forma dell'evasione totale e dello sfruttamento della manodopera irregolare o "in nero". Sono stati individuati 8.315 evasori totali, rilevando circa 29,8 miliardi di maggiori basi imponibili ai fini delle imposte dirette, di cui 13,7 afferenti anche a fenomeni di fiscalità internazionale, e 2,2 miliardi di IVA dovuta e/o non versata. La maggior parte degli evasori totali (8.047) è stata scoperta nel corso delle verifiche e dei controlli nei confronti dei contribuenti di minori dimensioni, mentre relativamente ai soggetti di medie e di rilevanti dimensioni quelli scoperti nel 2013 sono pari, rispettivamente, a 252 e a 16. Nel 2013 è, inoltre, proseguita l'azione di contrasto al lavoro sommerso che ha portato alla scoperta di 27.605 lavoratori irregolari o in nero e la verbalizzazione di 5.338 datori di lavoro. L'azione di contrasto all'evasione fiscale internazionale, che si innesta nel quadro del piano di lotta ai paradisi fiscali, ha evidenziato che l'incidenza dei fenomeni illeciti di portata transnazionale rispetto all'evasione complessiva scoperta nel settore delle imposte sui redditi è pari a circa il 29%. I Paesi in cui risultano i principali casi di evasione fiscale internazionale scoperti dalla Guardia di Finanza nel 2013, prendendo in considerazione l'ammontare della base imponibile lorda scoperta, sono Lussemburgo (24% dei casi) e Svizzera (13%).
Per quanto riguarda il settore dei giochi, nel 2013 la Guardia di Finanza ha eseguito 9.471 interventi, individuando basi imponibili sottratte a tassazione per 937.876 euro ai fini del prelievo erariale unico e di 122.048.232 euro ai fini dell'imposta unica sulle scommesse. Nella lotta al contrabbando il Corpo ha eseguito 5.399 interventi che hanno consentito di denunciare 5.350 soggetti e di riscontrare tributi doganali evasi per 104,7 milioni di euro. Nella lotta alle frodi nel settore delle accise e dell'imposizione indiretta sulla produzione e sui consumi sono stati eseguiti 4.183 interventi, che hanno consentito di individuare 144.791.792 euro di tributi evasi. Strategie di contrasto dell'evasione fiscaleIl capitolo 3 delinea le strategie di contrasto all'evasione fiscale. L'attività del 2014 è improntata al miglioramento qualitativo dell'efficacia repressiva dei comportamenti evasivi, al fine di indurre l'aumento di comportamenti fiscali virtuosi. La strategia del controllo sarà quindi improntata ad una significativa selezione delle forme più insidiose di frodi ed evasioni rilevanti, abbandonando rilievi di carattere meramente formale. L'obiettivo del miglioramento della compliance fiscale è pertanto inquadrato in un processo integrato, che parte dall'erogazione dei servizi, si avvale dell'attività di contrasto e determina la certezza della pretesa tributaria mediante la riscossione effettiva. L'adozione della dichiarazione precompilata costituisce un'innovazione che potrà apportare, al riguardo, sinergie positive nell'ottica dei servizi al contribuente. Una particolare enfasi è posta sul fronte della diffusione degli strumenti di pagamento tracciabili, della fatturazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi. Tali innovazioni, che saranno implementate mediante l'attuazione della delega fiscale, dovrebbero contribuire al contrasto all'evasione e al miglioramento della compliance, in particolare nel settore dell'IVA. La diffusione degli strumenti di pagamento tracciabili potrebbe condurre al superamento di alcuni strumenti risultati inefficaci (come i misuratori fiscali e le ricevute fiscali: "gli scontrini"), con minori oneri per le imprese ed il progressivo abbandono di controlli massivi sul territorio da parte dell'Amministrazione finanziaria. La tracciabilità dei pagamenti è considerata essenziale, inoltre, per contrastare l'evasione e per agevolare il funzionamento della dichiarazione precompilata. Si ricorda che le imprese ed i professionisti che effettuano vendita di prodotti e prestazione di servizi sono tenuti ad accettare pagamenti effettuati con carte di debito (articolo 15 del D.L. 179 del 2012). Secondo quanto emerge dal Rapporto, lo sviluppo della fatturazione elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi (che comporta l'esonero dell'obbligo di certificazione dei corrispettivi mediante il rilascio della ricevuta fiscale ovvero dello scontrino fiscale) consentirebbe un contrasto all'evasione più efficace, grazie alla possibilità di effettuare riscontri ed incroci in modalità automatica, particolarmente utili soprattutto sotto il profilo della tempestività. L'uso di questi tre strumenti (tracciabilità dei pagamenti, fatturazione elettronica e trasmissione telematica dei corrispettivi), in particolare nelle attività che si rivolgono al consumatore finale, dovrebbe consentire di rafforzare e perfezionare le funzioni di selezione dei contribuentida sottoporre a controllo sulla base di più efficaci indici di rischio di evasione. Nel Rapporto si considera fondamentale mantenere e sviluppare in maniera strutturata i rapporti di collaborazione e coordinamento, oltre che con la Guardia di finanza, anche con altri enti che svolgono attività ispettiva che possa produrre o innescare attività accertative da parte degli uffici dell'Agenzia delle entrate, in particolare l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, l'INPS, la SIAE e i comuni. Si intende proseguire, inoltre, l'analisi della qualità dei dati e l'implementazione delle banche dati a disposizione dell'Anagrafe tributaria, nell'ottica di consentire un utilizzo mirato delle informazioni per il contrasto dell'evasione fiscale da parte di tutti gli organi di controllo dell'Amministrazione finanziaria, nel rispetto del diritto alla privacy. Al fine di garantire il contrasto dei fenomeni evasivi ed elusivi più complessi, è, altresì, auspicata la concreta possibilità di utilizzo, da parte dell'Agenzia delle Entrate, delle informazioni di natura creditizia, finanziaria e assicurativa in possesso di Autorità ed enti in ragione della loro attività di controllo e di vigilanza (Banca d'Italia, Consob, Ivass). Nel Rapporto è auspicata l'attuazione dell'articolo 11-bis del decreto-legge n. 201 del 2011 in materia di scambio in via telematica delle informazioni riguardanti i rapporti finanziari, in quanto consentirà non solo di rendere più agevole ed efficace lo svolgimento delle investigazioni finanziarie nell'ambito dei procedimenti civili, penali ed amministrativi, ma anche di contrarre gli oneri finanziari connessi all'esecuzione ed all'inoltro delle richieste della specie agli intermediari. Si ritiene necessario, inoltre, sviluppare ulteriormente e strutturare le sinergie tra le Agenzie e la Guardia di Finanza (come previsto dall'articolo 83 commi 5, 6 e 7 del D.L. 112 del 2008). Al fine di potenziare la cooperazione con giurisdizioni estere per il contrasto agli illeciti fiscali internazionali, si evidenzia la necessità che il Parlamento ratifichi gli accordi internazionali contro le doppie imposizioni già firmati. Si auspica, infine, l'approvazione del disegno di legge sulla voluntary disclosure. Con riferimento all'attività di riscossione, il Rapporto evidenzia che le ultime novità normative hanno agevolato i debitori (aumento della rateizzazione fino a 120 mesi), data la crisi economica, ma nel contempo hanno rallentato la dinamica della riscossione. Al riguardo si fa presente che i recenti limiti previsti in materia di riscossione dei tributi (ad es., ipoteca iscrivibile solo per debiti superiori ad euro 20 mila, impignorabilità dell'unico immobile di proprietà del contribuente dove lo stesso risieda anagraficamente, limite di 120 mila euro di debito per poter pignorare gli altri immobili) non trovano uguale limitazione per il recupero dei crediti di natura privatistica. La stima e il monitoraggio dell'evasione fiscaleIl capitolo 4 richiama in primo luogo la norma della legge di delega fiscale (articolo 3) che prevede la pubblicazione con cadenza annuale di un rapporto sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale, redatto da una Commissione di esperti istituita presso il MEF, che deve contenere una stima ufficiale dell'ammontare delle risorse sottratte al bilancio pubblico dall'evasione, con la massima disaggregazione possibile dei dati a livello territoriale, settoriale e dimensionale, con l'obiettivo, tra l'altro, di individuare le linee di intervento e prevenzione contro la diffusione del fenomeno dell'evasione, nonché per stimolare l'adempimento spontaneo degli obblighi fiscali. Vengono inoltre forniti alcuni dati sul tax gap delle maggiori imposte (IRES, IRPEF da imprese e lavoro autonomo, IVA e IRAP) che l'Amministrazione finanziaria ha iniziato a calcolare sulla base della differenza tra le basi imponibili potenziali, desunte dagli aggregati di contabilità nazionale, e le basi imponibili dichiarate. Il tax gap è definito come la differenza tra i tributi che lo Stato effettivamente incassa e quello che avrebbe dovuto incassare nel caso di perfetto adempimento fiscale. Da tale dato occorre sottrarre gli effetti delle misure di esenzione, agevolazione e riduzione delle imposte (cosiddette tax expenditures) che riducono legalmente le basi imponibili potenziali. Il tax gap così misurato rappresenta comunque un concetto più ampio rispetto a quello di evasione fiscale, poiché include non solo le somme intenzionalmente occultate al fisco (l'evasione in senso stretto) ma anche quelle non dichiarate a seguito di errori nella compilazione della dichiarazione o per insolvenza dei contribuenti. L'entità del tax gap fornisce pertanto una misura della non compliance fiscale. Con riferimento all'insieme delle imposte considerate (IVA, IRES, IRPEF sulle imprese e sul lavoro autonomo e IRAP) il valore delle imposte sottratte a tassazione, nella media degli anni 2007-2012, è stimato in circa 91 miliardi di euro. Le mancate entrate sono relative per il 48,4% alle imposte dirette sulle imprese e sul lavoro autonomo (44 miliardi), per il 43,7% all'IVA (40 miliardi) e per il 7,9% all'IRAP (7 miliardi). È fornita anche una scomposizione territoriale del tax gap complessivo: 47,6 miliardi al nord (pari al 52% del totale, rispettivamente 30 miliardi al nord ovest e 18 al nord est), 24 miliardi al centro (26%) e 19,8 miliardi al sud (22%). Tale ripartizione è influenzata anche dalla distribuzione territoriale del reddito nazionale: il PIL, al netto del settore pubblico, infatti, si distribuisce per il 56% al nord, rispettivamente 33% nord ovest e 23% nord est. Tuttavia le aree geografiche non hanno contribuito in modo omogeneo alla variazione del gap: infatti, al nord ovest si è registrata la contrazione maggiore (11,6%) associata ad una decrescita del sud (5,7%); a queste si contrappone una crescita sia nel nord-est sia nel centro (rispettivamente 8,4% e 7%). Con riferimento all'IVA, secondo i dati del Rapporto, il tax gap riferito agli anni dal 2001 al 2012 oscilla tra i 35 e i 45 miliardi di euro (35-30%). Nel decennio osservato sono evidenti due sotto-periodi: il primo, dal 2000 al 2006, presenta un tasso medio che si colloca sistematicamente su valori superiori al 34% ed il secondo, dal 2007 al 2012, caratterizzato da tassi medi sensibilmente più bassi. Nel 2011 il gap percentuale cresce per l'acuirsi della crisi e per l'incremento dell'aliquota ordinaria (dal 20 al 21%; dal 1° ottobre 2013 l'aliquota è del 22%). Il Rapporto richiama, inoltre, uno studio commissionato dall'Unione europea sul gap IVA di tutti i Paesi dell'Unione. Il gap dell'IVA stimato dall'Unione europea risulta, in media, inferiore a quello stimato dall'Italia, in quanto la UE include nell'IVA effettivamente incassata anche i proventi da accertamento che sono esclusi nel calcolo italiano. In valore assoluto il dato stimato per l'Italia nella media dell'intero periodo 2000-2011 è pari a 30,7 miliardi di euro. Nel 2011 il dato italiano risulta essere il più elevato dei Paesi dell'Unione (36,1 miliardi di euro), seguono Francia (32,2 miliardi di euro), Germania (26,9 miliardi di euro) e Regno Unito (19,5 miliardi di euro). L'Italia si colloca tra i Paesi dove il gap IVA è più alto: 26% (preceduta da Romania, Lettonia, Slovacchia, Lituania, Grecia e Ungheria). Risulta, inoltre, allo stesso livello della Repubblica Ceca e seguita dalla Spagna. Il valore medio del gap IVA percentuale dei Paesi dell'UE si attesta su un valore compreso tra il 17% e il 18%. Il Rapporto sottolinea, tuttavia, che l'Italia risulta all'avanguardia nel campo della misurazione dell'economia sommersa e adotta metodologie trasparenti, a differenza della maggioranza degli altri Paesi. AllegatiSono presenti in allegato otto approfondimenti. Il primo delinea le tappe essenziali dell'evoluzione della lotta all'evasione, in particolare dagli anni '90. Il secondo allegato ripercorre (con una analitica tabella) i condoni tributari attuati in Italia, in particolare a partire dalla riforma tributaria degli anni Settanta. Fino alla riforma tributaria del 1972-73 era consentito sanare soltanto le sanzioni e gli interessi; successivamente, invece, le leggi hanno consentito di condonare anche il debito d'imposta. Il Rapporto sottolinea che non vi è periodo, dal 1970 al 2008, che non sia stato interessato da una qualche forma di sanatoria o condono. Nell'evidenziare i vantaggi e gli svantaggi connessi ai condoni, si sottolinea che i secondi sono di gran lunga superiori. Secondo quanto emerge dal Rapporto, il condono costituisce sostanzialmente un incentivo ad evadere, un anticipo - e non aumento - di gettito; il gettito, peraltro, non è sempre garantito, come dimostra la difficoltà nella riscossione relativa al condono del 2002. L'aspettativa del condono può in definitiva annullare gli effetti derivanti dall'aumento della probabilità di accertamento correlati ad una più efficiente azione di contrasto all'evasione fiscale, mentre lo stesso gettito del condono potrebbe essere negativamente compensato da un aumento dell'evasione. Con il terzo allegato nell'esaminare il contrasto di interessi (di cui all'articolo 3, comma 1, lettera e), della citata legge di delega fiscale) si confuta la tesi secondo la quale una sua generale adozione potrebbe costituire un'efficace arma contro l'evasione fiscale determinando contestualmente un aumento di gettito. Una prima motivazione consiste nel fatto che consentire indiscriminatamente la deduzione/detrazione di tutte le spese sostenute dai contribuenti significherebbe trasformare di fatto l'imposta personale sul reddito in una tassazione del solo risparmio. Circa la sua presunta efficacia rispetto all'emersione si sottolinea che essa dipende dall'entità della detrazione concessa. Il meccanismo induce l'emersione solo se la detrazione concessa "assorbe" interamente il vantaggio collegato all'evasione. D'altra parte il Rapporto rimarca come ogni agevolazione introdotta per indurre il contrasto di interessi costituisce una perdita certa di gettito, sulle transazioni regolarmente certificate, in relazione alle quali le nuove agevolazioni determineranno una riduzione del gettito. Tale perdita di gettito (certa) per lo Stato potrebbe essere potenzialmente ridotta o anche interamente compensata nel solo caso in cui l'agevolazione fiscale generi una significativa emersione di base imponibile, con relativo recupero di imposte evase. Secondo quanto emerge dal Rapporto, si avrebbe quindi un confronto tra un effetto negativo certo (la perdita di gettito) a fronte di un effetto positivo soltanto potenziale (l'emersione di base imponibile evasa con conseguente recupero di gettito): tutto ciò aumenterebbe l'aleatorietà dell'efficacia della misura. È analizzato infine il meccanismo di deduzioni e detrazioni vigente negli Stati Uniti, in quanto esso verrebbe portato ad esempio dai sostenitori dell'efficacia di tale strumento. Nei successivi allegati sono riportati le metodologie di calcolo per il gap IVA e per quello delle principali imposte (4 e 5). Sono inoltre approfondite le stime dell'effetto di deterrenza diretto e indiretto (6 e 7). Si evidenzia come la relazione tra deterrenza e tax compliance risulta molto complessa. I controlli fiscali possono essere efficaci ma generare notevole ostilità, ovvero possono essere orientati al miglioramento dell'adempimento spontaneo e risultare totalmente inefficaci. Per tale ragione, i modelli di rischio dovrebbero essere ben elaborati al fine di limitare l'attività di accertamento e verifica ai casi maggiormente significativi. Secondo il Rapporto, l'effetto di deterrenza dovrebbe essere perseguito rafforzando il clima di fiducia tra il fisco e il contribuente. L'ultimo approfondimento contiene un prospetto comparativo relativo a come stanno agendo per combattere l'evasione fiscale sette Paesi: Belgio, Canada, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti d'America. Per ogni Paese sono indicate le relative campagne straordinarie di regolarizzazione e le misure strutturali per l'emersione di violazioni fiscali. In particolare sono analizzati i provvedimenti con i quali tutti i sopra menzionati Paesi hanno disciplinato la possibilità di regolarizzare la detenzione di capitali all'estero (c.d. voluntary disclosure). |