Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||
Titolo: | Programma di lavoro della Commissione europea - Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'UE - Anno 2013 | ||
Serie: | Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE Numero: 4 | ||
Data: | 24/06/2013 | ||
Descrittori: |
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Camera dei deputati
XVII LEGISLATURA
Documentazione per le Commissioni
esame di atti e documenti dell’unione europea
Programma di lavoro della Commissione europea
Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’UE
Anno 2013
n. 4
24 giugno 2013
Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)
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I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.
I N D I C E
Cap. I – 1 La riforma del governo dell’economia
· 1.2 La strategia per la crescita e l’occupazione
· 1.3 Altre proposte prioritarie della Commissione europea
Cap. I – 2 Il quadro finanziario pluriennale 2014 - 2020
· 2.1 L’accordo definito dal Consiglio europeo
· 2.2 Il negoziato tra Parlamento europeo e Consiglio
· 2.3 La posizione del Governo
Cap. I – 3 Gli sviluppi del quadro istituzionale in attuazione del Trattato di Lisbona
Cap. II – 1 Mercato interno e competitività
· 1.1 Rilancio del mercato interno
· 1.2 Libera circolazione di persone, merci e servizi
· 1.3 Protezione dei dati personali
· 1.4 Regolazione dei mercati finanziari
· 1.5 Innovazione e “Agenda digitale”
· 1.6 Concorrenza e appalti pubblici
· 1.7 Aiuti di Stato alle imprese
Cap. II – 2 La dimensione esterna dell’Unione europea
· 2.1 Politica estera e di sicurezza comune (PESC)
· 2.2 Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC)
Cap. II – 3 Spazio di libertà, sicurezza e giustizia
Cap. II – 4 Agricoltura e pesca
· 4.1 – Politica agricola comune
· Cap. 4.2 Politica comune della pesca
Cap. II – 5 Politica di coesione
· 5.1 Le proposte sulla politica di coesione nel QFP 2014-2020
Cap. II – 6 Occupazione e politiche sociali
· 6.1 Le linee della politica europea nel settore dell’occupazione
· 6.2 Le linee programmatiche della politica in materia di occupazione
· 6.3 I contenuti della relazione programmatica
· 6.4 Attività legislativa dell’Unione
· 6.5. Politiche sociali, lotta alla povertà e sviluppo della sussidiarietà
Cap. II – 7 Istruzione e formazione
· 8.1 Iniziative programmatiche, finanziarie e strategiche per l’ambiente
· 8.2 Grandi cambiamenti climatici
· 8.3 Biodiversità, servizi eco sistemici e valutazione di impatto ambientale
· 8.4 Ulteriori atti all’esame della Commissione europea
Cap. II – 9 Industria, energia e trasporti
Cap. II – 10 Ricerca, sviluppo tecnologico e spazio
Cap. II – 11 Tutela dei consumatori e Salute
· 12.2 Agenda digitale per l’Europa
· 12.3 Iniziative di cooperazione
· 13.3 Cooperazione amministrativa in materia fiscale
· 13.4 Cooperazione amministrativa in materia di dogane
La relazione programmatica sulla partecipazione dell‘Italia all‘UE per il 2013 è stata trasmessa dal Governo al Parlamento il 5 giugno scorso nel medesimo testo che era già stato inviato il 18 gennaio 2013 (nella XVI legislatura) e non esaminato in ragione dello scioglimento delle Camere.
Nella lettera di trasmissione il Ministro per gli affari europei, Moavero Milanesi, motiva la scelta di non predisporre una nuova versione della relazione al fine di “non ritardare ulteriormente l'avvio da parte delle Camere dell'esame della stessa e la conseguente definizione degli indirizzi generali sull'azione europea dell'Italia per l'anno 2013”. Il Ministro osserva, inoltre, che:
· il Governo ha fornito le indicazioni in merito alle priorità e agli obiettivi della sua azione in Europa, in occasione delle comunicazioni del Presidente del Consiglio Letta presso la Camera ed il Senato, lo scorso 21 maggio, in vista del Consiglio europeo del 22 maggio;
· i singoli Ministri hanno illustrato le priorità d'azione a livello europeo, per il rispettivo settore di competenza, nel corso delle audizioni innanzi alle Commissioni parlamentari;
· egli stesso ha esposto le linee programmatiche in occasione dell'audizione del 28 maggio scorso presso le Commissioni riunite Politiche dell'Unione europea del Senato e della Camera dei deputati.
Nella premessa della relazione, peraltro, si sottolineava che, intervenendo la presentazione del documento alla fine della XVI legislatura, esso rivestiva “un carattere essenzialmente informativo e di orientamento” e che si asteneva – per quanto possibile – “dall’assumere impegni come soltanto un Governo e un Parlamento nel pieno esercizio delle loro funzioni potrebbero fare”.
La relazione è stata predisposta in applicazione dell'art. 13 della legge 24 dicembre 2012, n. 234 (che riproduce in larga misura l‘art. 15 della legge n. 11 del 2005, come sostituito dalla legge n. 96/2010). In base a tale disposizione, il Governo presenta ogni anno:
· entro il 31 dicembre, una relazione recante indicazione di obiettivi, priorità e orientamenti che il Governo intende seguire a livello europeo nell’anno successivo;
· entro il 28 febbraio, una relazione consuntiva, recante indicazione delle attività svolte dal Governo a livello europeo nell’anno precedente.
La relazione sarà esaminata congiuntamente con il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2013, presentato il 23 ottobre 2012, in conformità con il pareri della Giunta per il regolamento della Camera del 14 luglio 2010.
Tale parere ha disposto che la relazione programmatica sia esaminata congiuntamente agli strumenti di programmazione legislativa e politica delle istituzioni europee, secondo la procedura definita dalla medesima Giunta con parere del 9 febbraio 2000 che prevede:
· l'esame da parte di tutte le Commissioni permanenti (per i profili ricadenti nell’ambito delle rispettive competenze), che approvano un parere;
· l’esame generale da parte della Commissione politiche dell’UE, che presenta una relazione all’Assemblea;
· la discussione in Assemblea, che di norma si conclude con l'approvazione di atti di indirizzo al Governo.
In considerazione del tempo trascorso dalla predisposizione dei due documenti, il presente dossier si concentra sulle indicazioni della relazione programmatica e del programma legislativo che concernono questioni o iniziative ancora in corso di esame o elaborazione a livello europeo.
Sono altresì riportati gli orientamenti dell’azione europea del Governo enunciati nelle richiamate comunicazioni del Presidente del Consiglio Letta e nella audizioni sulle linee programmatiche.
La relazione si articola in tre capitoli:
· il primo si concentra su questioni e settori considerati dal Governo di particolare rilevanza per il processo di integrazione nel suo complesso: la creazione di un nuovo sistema di governo europeo dell’economia, il negoziato sul Quadro finanziario pluriennale 2014-2020; il processo di attuazione delle modifiche istituzionali introdotte dal Trattato di Lisbona;
· il secondo capitolo concerne i principali sviluppi previsti nelle singole politiche dell’Unione europea e la posizione che il Governo ha assunto o intende assumere al riguardo, con particolare riferimento al completamento del mercato interno, alla dimensione esterna dell’Unione, allo spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia, alle varie politiche settoriali (agricoltura e pesca, coesione, occupazione e politiche sociali, istruzione e politiche giovanili, industria, energia, trasporti, ambiente, salute, tutela dei consumatori, cultura, turismo, fiscalità);
· il terzo capitolo concerne gli adempimenti dell’Italia nel quadro della partecipazione all‟Unione europea, in particolare con riferimento alla prevenzione e alla risoluzione delle procedure di infrazione, alla tutela degli interessi finanziari e al contrasto delle frodi nonché alla comunicazione e all’informazione ai cittadini sulle attività dell’Unione stessa.
Il Programma di lavoro per il 2013 della Commissione europea (in seguito Commissione), trasmesso dalla Commissione europea il 13 novembre 2012, è articolato intorno alle seguenti sette linee di azione:
1. porre le basi per un’autentica Unione economica e monetaria;
2. promuovere la competitività attraverso il mercato unico e la politica industriale;
3. Connettere per competere: costruire oggi le reti di domani;
4. la crescita per l’occupazione: inclusione e eccellenza;
5. utilizzare le risorse dell’Europa per promuovere la competitività;
6. Costruire un’Europa sicura
7. sfruttare la nostra posizione: l’Europa come attore globale.
La Commissione considera che tali linee di azione siano strategiche per garantire stabilità al contesto macroeconomico ed avviare, nel contempo, una trasformazione radicale dell’economia volta a sfruttare i numerosi punti di forza. A tale scopo, la Commissione ritiene necessario intervenire, tra l’altro, affinché sia modificato il clima imprenditoriale nel mercato unico, sfruttato il potenziale delle reti europee e della rivoluzione informatica, sviluppate nuove competenze, aiutate le persone attualmente escluse dal mercato del lavoro ad apportare il loro contributo, considerate le esigenze e le opportunità connesse all’uso efficiente delle risorse.
Nell’allegato I al programma è contenuto un elenco dettagliato delle proposte che la Commissione intende presentare in ciascun settore nel 2013-2014.
Il programma di lavoro della Commissione europea e la relazione programmatica del Governo attribuiscono rilievo prioritario al completamento del sistema di governance economica europea con particolare riferimento a due profili:
· la costruzione di un’autentica Unione economica e monetaria, in particolare dando attuazione alla tabella di marcia approvata dal Consiglio europeo di dicembre 2012;
· la definizione e l’attuazione di strategie volte a promuovere la crescita e l’occupazione.
Mentre il programma della Commissione, essendo stato presentato nell’ottobre 2012, fa riferimento ad iniziative che sono state in gran parte già presentate, la relazione del Governo, oltre a sottolineare il contributo italiane alle misure già adottate, richiama le priorità che l’Italia intende perseguire nel 2013, anche ai fini dell’attuazione della tabella di marcia.
La tabella di marcia approvata dal Consiglio europeo contempla interventi volti alla creazione, mediante una maggiore condivisione di sovranità tra gli Stati membri, di:
- un quadro integrato di bilancio, attraverso la piena attuazione del nuovo sistema di governance economica europea, stabilito dagli atti legislativi di cui al c.d. six pack[1] e al cd. two pack[2], di cui andrebbero utilizzate tutte le potenzialità per bilanciare le esigenze di investimenti pubblici con gli obiettivi della disciplina di bilancio;
- una cornice finanziaria integrata, mediante l’attuazione del meccanismo unico di vigilanza bancaria e il completamento dei due ulteriori pilastri dell’Unione bancaria prospettati dalla Commissione europea (la direttiva sui sistemi nazionali di risoluzione e l’istituzione di un meccanismo unico europeo per la risoluzione delle crisi bancarie nell’area euro) nonché attraverso la presentazione di apposite proposte legislative volte a dare seguito al rapporto del gruppo di lavoro ad alto livello presieduto dal governatore della Banca centrale finlandese, Liikanen, sulla riforma del sistema bancario europeo;
- una cornice integrata di politica economica. A questo riguardo il Consiglio europeo ha incaricato il Presidente Van Rompuy, in stretta cooperazione con il Presidente della Commissione, e dopo un processo di consultazione con gli Stati membri, di presentare al Consiglio europeo di giugno 2013 una tabella di marcia concernente:
§ il coordinamento delle riforme strutturali a livello nazionale;
§ la dimensione sociale dell’UEM, incluso il dialogo con le parti sociali;
§ la fattibilità e le modalità operative degli “accordi individuali di natura contrattuale”, finalizzati a rendere più forte il coordinamento, la convergenza e l’attuazione delle politiche strutturali;
§ meccanismi di solidarietà che possano supportare gli sforzi profusi dagli Stati membri per realizzare gli obiettivi di tali accordi;
- maggiore legittimità e responsabilità democratica della governance economica europea. A livello nazionale, gli Stati membri dovranno garantire un adeguato coinvolgimento dei Parlamenti nazionali. Analogamente, una estensione nel processo di condivisione di alcune competenze a livello europeo, dovrà implicare un adeguato coinvolgimento del Parlamento europeo. Parlamenti nazionali e PE sono invitati a organizzare la cooperazione sulla base di quanto disposto dall’art. 13 del Fiscal Compact.[3]
Secondo quanto indicato nella relazione programmatica del Governo, l’Italia intende, ai fini dell’attuazione della tabella, perseguire i seguenti obiettivi:
· agire nel rigoroso rispetto del quadro giuridico dell'Unione europea, assicurando il pieno coinvolgimento del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali. In sostanza il Governo sembra indicare la propria contrarietà all’ulteriore ricorso a strumenti (quali il Fiscal compact o il Trattato istitutivo del meccanismo europeo di stabilizzazione) adottati secondo le regole del diritto internazionale, al di fuori del quadro istituzionale europeo;
· assicurare che il rafforzamento della disciplina e delle regole intese a garantire la stabilità si accompagni a meccanismi effettivamente capaci di promuovere la prosperità e la crescita equilibrata in tutti i paesi dell’Unione;
· prevedere che gli accordi contrattuali connessi allo strumento di convergenza siano aperti a tutti Stati membri dell’UE, e non solo a quelli dell’eurozona;
· sostenere, sul piano della legittimità democratica dei processi decisionali dell’UEM, un maggiore coinvolgimento del Parlamento europeo nelle decisioni a livello europeo, nonché una piena attuazione delle disposizioni del Trattato di Lisbona sul ruolo dei Parlamenti nazionali, nella consapevolezza che importanti progressi in questo ambito sono già stati conseguiti con l’entrata in vigore della legge 234/2012;
· promuovere la discussione sull’opportunità di introdurre una capacità di bilancio autonoma dell’eurozona, in particolare attraverso l’emissione di titoli, con l’obiettivo di finanziare progetti di comune interesse europeo e di mitigare l’impatto di shock asimmetrici. Questa priorità è stata segnalata anche dal Ministro per le politiche europeo, Moavero Milanesi, nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero svoltasi il 28 maggio scorso.
Il Presidente del Consiglio Letta, nel corso delle comunicazioni svolte alla Camera il 21 maggio scorso, in vista del Consiglio europeo del 22 maggio 2013, ha ribadito l’impegno del Governo “perché siano fatti progressi reali nell'attuazione della road map verso un'autentica Unione economica e monetaria”; in particolare, ha preannunciato che il Governo chiederà progressi e tempi certi per il completamento dell'unione bancaria, che comprenda anche la tutela dei risparmiatori e un meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie.
In coerenza con la tabella di marcia la Commissione europea ha presentato il 20 marzo 2013 due comunicazioni che hanno avviato una consultazione sulle opzioni per realizzare un maggiore coordinamento delle politiche economiche, incluse le misure per la crescita e l’occupazione:
· una comunicazione relativa alla creazione di uno strumento di convergenza e competitività (COM(2013)165).
Lo strumento di convergenza e di competitività dovrebbe, secondo la Commissione, sostenere gli Stati membri in difficoltà economico-finanziarie ad intraprendere le riforme necessarie in tempi rapidi.
In sostanza, gli Stati membri interessati si impegnerebbero mediante accordi contrattuali, ad attuare, secondo un calendario concordato, le misure necessarie per attuare le riforme in questione ed otterrebbero in cambio, dallo strumento di convergenza, un sostegno finanziario per l'attuazione delle riforme.
· una comunicazione sul coordinamento ex ante delle grandi riforme di politica economica (COM(2013)166).
L’obiettivo della comunicazione è quello di avviare una consultazione delle parti interessate in merito alle diverse modalità con le quali attuare il coordinamento in materia a norma dei Trattati vigenti.
Entrambe le comunicazioni avviano una consultazione delle parti interessate, in esito alla quale nel corso del 2013 la Commissione presenterà delle proposte legislative formali.
Le due comunicazioni sono attualmente all’esame della V Commissione bilancio e, per il parere, della XIV Commissione politiche dell’UE della Camera.
La tabella di marcia (e le indicazioni del Governo) non fanno espresso riferimento alla introduzione di strumenti intesi a mutualizzare, in tutto o in parte, il debito pubblico dei singoli Paesi membri.
Al riguardo si segnala invece che, nell’ambito dell’accordo sul two pack, la Commissione europea si è impegnata a istituire un gruppo di lavoro (formato da esperti di diritto ed economia, finanze pubbliche, mercati finanziari e gestione del debito sovrano) con il compito di preparare un rapporto, da presentare entro marzo 2014, relativo ai vantaggi e ai rischi connessi alla sostituzione parziale delle emissioni nazionali di debito con una emissione comune, sotto forma di un fondo redenzione (redemption fund) o di eurobills.
L’ipotesi di creare un fondo di redenzione (European redemption fund, ERF) è stata elaborata dal Consiglio degli esperti economici della Cancelleria tedesca e sostenuto a più riprese dal Parlamento europeo: nel Fondo confluirebbe l’importo dei debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona per la parte eccedente il 60% del PIL; L’ERF emetterebbe titoli per una durata massima di 20-25 anni garantiti dal gettito delle imposte riscosse a livello nazionale e da asset pubblici - in particolare, riserve auree e di valuta estera.
Gli eurobills si configurano invece come titoli di debito con scadenza inferiore a un anno, la cui emissione sarebbe condizionata a rigorose politiche fiscali di lungo termine.
Sulla base del rapporto del gruppo di lavoro, la Commissione potrebbe decidere di presentare proposte legislative entro la fine del suo mandato (31 ottobre 2014).
Nella relazione programmatica il Governo, ricordando di aver contribuito in misura decisiva all’adozione, in occasione del Consiglio europeo di giugno 2012, del “Patto per la crescita e l'occupazione” (“Growth Compact”), riafferma l’impegno a proseguire nel 2013 nella definizione delle strategie UE volte a promuovere la crescita e l’occupazione “mediante un costante e intenso raccordo con tutte le capitali europee”.
Il Patto articola in modo organico le misure di rilancio dell'economia a livello nazionale ed europeo stabilendo la “mobilitazione a livello UE di 120 miliardi di euro” (equivalenti a circa l'1% dell'RNL dell'UE) per misure ad effetto rapido a favore della crescita, combinando diversi interventi:
· l’aumento di 10 miliardi di euro del capitale versato della BEI[4] allo scopo di accrescerne la capacità totale di prestito di 60 miliardi di euro, liberando in tal modo fino a 180 miliardi di euro di investimenti supplementari;
· l’avvio immediato della fase pilota relativa ai prestiti obbligazionari per il finanziamento di progetti infrastrutturali nei settori dei trasporti, dell'energia e dell'infrastruttura a banda larga (cd. project bonds), capaci di mobilitare, secondo le stime della Commissione, fino a 4,5 miliardi di euro di investimenti;
· la riprogrammazione dei Fondi strutturali non spesi (per una cifra complessiva pari a circa (55 miliardi di euro);
· l’ampliamento dell'intervento del Fondo europeo per gli investimenti (strumento della BEI che investe in fondi di venture capital e strumenti con ripartizione del rischio per finanziare le PMI), in particolare con riguardo al venture capital, in collegamento con le strutture nazionali esistenti.
Il Presidente del Consiglio Letta, nel corso delle comunicazioni svolte alla Camera il 21 maggio scorso, sopra richiamate, ha sottolineato la necessità che l'Europa investa “tanta energia nel definire politiche per la crescita e la creazione di lavoro, quanta ne ha dedicata alla modulazione di un sistema di regole per mettere sotto controllo i conti pubblici e le politiche economiche dei suoi Stati membri” e che dia effettiva attuazione agli impegni già concordati. Al riguardo, Letta ha richiamato in senso negativo il caso dell'Unione bancaria o del Patto per la crescita in cui alle decisioni assunte a livello europeo, con fissazione di obiettivi e calendari di attuazione, non hanno fatto seguito passi concreti.
Tre le proposte prioritarie indicate nel programma legislativo della Commissione europea per il 2013, si segnala il Libro verde sul finanziamento a lungo termine dell’economia e europea (COM(2013)150).
Il Libro verde avvia una consultazione (che si concluderà il 25 giugno 2013) sui modi per promuovere l’offerta di finanziamenti a lungo termine e per migliorare e diversificare il sistema dell’intermediazione finanziaria. Anche sulla base dei contributi pervenuti, la Commissione europea procederà ad individuare gli ambiti che necessitano di una nuova regolamentazione o un adeguamento della regolamentazione vigente, e quelli nei quali l’UE potrebbe incoraggiare un maggiore coordinamento e la promozione delle migliori prassi.
La relazione programmatica pone l’accento sull’impegno del Governo per la conclusione del negoziato sul quadro finanziario e sul sistema di risorse proprie dell'UE per il periodo 2014-2020 e richiama i punti essenziali della posizione negoziale seguita dall’Italia nei negoziati svolti in seno al Consiglio e al Consiglio europeo.
Ai sensi dell’art. 312 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) il quadro finanziario pluriennale – che fissa, in relazione a ciascuna delle grandi aree di spesa dell’UE, il massimale degli stanziamenti per il periodo 2014-2020 e in ognuno degli anni in esso ricompresi, vincolando le decisioni annuali di bilancio delle Istituzioni europee – è stabilito dal Consiglio dell’UE attraverso un regolamento adottato all’unanimità, previa approvazione del Parlamento europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo compongono. Le risorse proprie – i mezzi di finanziamento del bilancio europeo, riscossi direttamente dall’Unione o tramite gli Stati membri, di cui, per lo stesso periodo di riferimento del quadro finanziario, viene decisa la natura e il massimale - in base all’articolo 311 del TFUE, sono invece stabilite con una decisione del Consiglio che delibera all'unanimità previa consultazione del Parlamento europeo. La decisione entra in vigore soltanto previa approvazione degli Stati membri secondo le rispettive norme costituzionali.
Il Consiglio europeo aveva raggiunto, il 7-8 febbraio scorso, un accordo politico di massima che è stato tuttavia respinto dal Parlamento europeo con una risoluzione approvata il 13 marzo 2013.
Allo scopo di raggiungere un accordo il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione hanno avviato un trilogo (riunione informale tra rappresentanti della Presidenza di turno, della commissione competente del Parlamento europeo e della Commissione europea), in esito al quale, il 20 giugno scorso, è stato definito un accordo di massima da sottoporre all’approvazione del Consiglio nella riunione del 25 giugno e del Parlamento europeo, che si dovrebbe esprimere nel corso della sessione plenaria del 1-4 luglio.
Tuttavia, il Presidente del Parlamento europeo, alla luce di dichiarazione fortemente critiche nei confronti dell’accordo raggiunto, espresse dal gruppo dei socialisti e democratici, dal gruppo liberale e dai Verdi, ha convocato il 25 giugno i rappresentanti di tutti i gruppi politici per verificare l’esistenza all’interno del Parlamento di una maggioranza favorevole all’approvazione dell’accordo raggiunto (per l’approvazione è richiesta, infatti, la maggioranza dei membri che compongono il PE).
L’accordo politico raggiunto dal Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 prevede la cifra massima di spesa per l’UE a 28 (la Croazia dovrebbe aderire all’UE il 1° luglio 2013) per il periodo 2014-2020 pari a 959 988 milioni di euro in stanziamenti per impegni, corrispondente al 1,00% del reddito nazionale lordo (RNL) dell’UE (contro 1 033 000 proposti dalla Commissione europea) e a 908 400 milioni di euro in stanziamenti per pagamenti, corrispondenti allo 0,95% del RNL dell’UE (contro i 987 000 milioni di euro proposti dalla Commissione europea).
Il QFP per il periodo 2007-2013 prevede 975 777 milioni di euro in stanziamenti di impegni, corrispondenti al 1,12% RNL dell’UE e 925 576 milioni di euro in stanziamenti di pagamento, corrispondenti al 1,06% del RNL dell’UE.
Rispetto alle proposte iniziali della Commissione europea, sostenute anche dal Parlamento europeo i tagli si concentrano sulla politica agricola (-11%, rispetto al 2007-2013) e sulla politica di coesione (-8,3% rispetto al 2007-2013) che pur rimanendo le politiche sulle quali si concentrano la maggior parte dei finanziamenti (cumulativamente circa il 72% degli stanziamenti complessivi) subiscono, rispetto alle ultime proposte della Commissione europea, un taglio di 13 293 milioni di euro (politica agricola) e 44 000 milioni di euro (politica di coesione). Risultano, inoltre, particolarmente ridimensionati gli stanziamenti per il “Meccanismo per collegare l'Europa” l’iniziativa volta a finanziare le reti infrastrutturali energetiche, digitali e di trasporto, che dagli iniziali 50 000 milioni di euro proposti dalla Commissione europea sono scesi a 29 299 milioni di euro.
Aumentano (+37% rispetto al 2007- 2013), invece gli stanziamenti per la crescita e l’occupazione con, in particolare, la previsione di uno stanziamento di 6 000 milioni di euro per l’occupazione giovanile.
Per quanto riguarda il sistema delle risorse proprie, il Consiglio europeo ha accolto in parte le proposte della Commissione europea volte ad una riforma profonda di tale sistema, ma ha deciso di mantenere i sistemi di correzione a favore di alcuni Stati membri.
- Risorse proprie tradizionali: Il sistema di riscossione delle risorse proprie tradizionali resterà invariato. Tuttavia, dal 1º gennaio 2014, gli Stati membri trattengono, a titolo di spese di riscossione, il 20% degli importi da essi riscossi.
- Risorsa propria basata sull'IVA: il Consiglio europeo ha invitato il Consiglio a proseguire i lavori sulla proposta della Commissione europea concernente una nuova risorsa propria basata sull'imposta sul valore aggiunto (IVA) al fine di renderla quanto più semplice e trasparente e che potrebbe sostituire l'attuale risorsa propria basata sull'IVA;
- Risorsa propria basata sull'imposta sulle transazioni finanziarie: il Consiglio europeo ha invitato gli Stati membri che partecipano alla cooperazione rafforzata nel settore dell'imposta sulle transazioni finanziarie, autorizzata con la decisione del Consiglio del 22 gennaio 2013 ad esaminare la possibilità che essa possa servire da base per una nuova risorsa propria del bilancio UE;
- Risorsa propria basata sull'RNL: Il metodo consistente nell'applicare un'aliquota uniforme per determinare i contributi degli Stati membri all'attuale risorsa propria basata sul reddito nazionale lordo (RNL) resterà invariato;
- Correzioni: gli attuali meccanismi di correzione per il Regno Unito continueranno ad applicarsi. Limitatamente al periodo 2014-2020: l'aliquota di prelievo della risorsa propria basata sull'IVA per la Germania, i Paesi Bassi e la Svezia è fissata allo 0,15%; la Danimarca, i Paesi Bassi e la Svezia beneficeranno di riduzioni lorde del proprio contributo RNL annuo pari rispettivamente a 130 milioni, 695 milioni e 185 milioni di EUR. L'Austria beneficerà di una riduzione lorda del proprio contributo RNL annuo pari a 30 milioni di EUR nel 2014 a 20 milioni di EUR nel 2015 e a 10 milioni di EUR nel 2016.
Con la richiamata risoluzione del 13 marzo 2013 il Parlamento europeo aveva respinto l’accordo raggiunto dal Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013, non contestando i tetti di spesa, ma subordinando il suo assenso ad alcune condizioni. In particolare, il Parlamento europeo aveva:
- considerato che l'accordo delineato nelle conclusioni del Consiglio europeo del 7 ed 8 febbraio 2013 non riflettesse le preoccupazioni espresse dal Parlamento europea nella risoluzione del 23 ottobre 2012 ed ignorasse il ruolo e le competenze del Parlamento europeo previsti dal Trattato di Lisbona in merito alla approvazione del QFP. Al riguardo, aveva sottolineato che il negoziato sul QFP, rientrando nell'ambito della procedura legislativa ordinaria, non potesse essere vanificato dalle conclusioni del Consiglio europeo, che andavano pertanto considerate come semplici raccomandazioni politiche al Consiglio dell’UE;
- chiesto di incrementare in maniera sostanziale gli investimenti per il conseguimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020, ed in particolare per: innovazione, ricerca e sviluppo, infrastrutture e giovani, in materia di cambiamenti climatici ed energia, miglioramento dei livelli di istruzione e promozione dell'integrazione sociale;
- vincolato il suo assenso all’approvazione del QFP alle seguenti condizioni:
- revisione: il prossimo Parlamento europeo e la Commissione europea (si ricorda che il mandato dell’attuale Parlamento europeo e della Commissione europeo scadono rispettivamente a giugno ed ottobre 2014) dovrebbero poter procedere ad una revisione di medio termine completa del QFP, che sia giuridicamente vincolate sancito dal regolamento sul QFP e deliberato a maggioranza qualificata in seno al Consiglio dell’UE (sotto tale profilo occorre osservare che per l’adozione del regolamento sul QFP l’articolo 312 del TFUE prevede l’adozione all’unanimità in seno al Consiglio dell’UE);
- flessibilità: occorre garantire nel prossimo QFP il massimo grado di flessibilità tra le diverse rubriche e all'interno delle stesse, come pure tra i vari esercizi; ritiene, in particolare, che tale flessibilità debba includere la possibilità di utilizzare appieno nel corso di un esercizio i margini disponibili in ciascuna rubrica (per gli stanziamenti d'impegno), nonché la possibilità di riportarli automaticamente all'esercizio successivo (sia per gli stanziamenti d'impegno che per gli stanziamenti di pagamento);
- risorse proprie: occorre raggiungere un accordo su una riforma approfondita del sistema delle risorse proprie; il finanziamento del bilancio dell'Unione dovrebbe fondarsi su risorse proprie effettive, come previsto dal Trattato; per questo, si impegna a favore di una riforma che riduca la quota di contributi basati sull'RNL ad un massimo del 40% e che elimini progressivamente tutte le riduzioni e i meccanismi di correzione esistenti. Il gettito della tassa sulle transazioni finanziarie dovrebbe essere utilizzato, almeno in parte, come autentica risorsa propria.
- preannunciato la sua oppone ad un QFP che potrebbe provocare un deficit strutturale nel bilancio dell'UE e si oppone ad un eventuale differimento dei pagamenti per il 2013 al prossimo QFP (si ricorda che, per il differenziale tra stanziamenti di impegno e di pagamento, un deficit si è creato per il bilancio UE 2012 e tale dinamica che potrebbe ulteriormente incrementarsi in futuro considerato che l’accordo raggiunto dal Consiglio europeo prevede un significativo incremento del differenziale tra stanziamenti di impegno e stanziamenti di pagamento).
La relazione ricorda la posizione negoziale italiana, che è stata caratterizzata – a differenza di quella degli altri Stati membri contribuenti netti come l’Italia – da un approccio globale ispirato ai seguenti principi ed obiettivi:
- uso efficiente delle risorse, soprattutto per sostenere la crescita economica, della solidarietà e dell’equità;
- necessità che l’Unione abbia risorse adeguate ai suoi compiti, opponendosi alle proposte volte ad una forte riduzione del bilancio dell’UE (proposte in particolare avanzata dal gruppo dei Stati membri contribuenti netti (Germania, Regno Unito, Svezia, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Finlandia, Danimarca, Austria).
Nell’ambito del QFP 2007-2013 l’Italia è il terzo contribuente in termini assoluti al bilancio UE (dopo Germania e Francia) e il primo contribuente in termini relativi, con un saldo negativo pari, negli ultimi tre anni, in media a circa 4,2 miliardi, lo 0,31% del Reddito nazionale lordo (RNL).
- riforma complessiva del sistema delle risorse proprie, eliminando i meccanismi di correzione a favore di alcuni paesi e fosse improntata a criteri di equità e trasparenza. In particolare, l’Italia si è dichiarata favorevole al mantenimento dell’attuale risorsa IVA, per non aggravare il contributo nazionale basato sul RNL e ha manifestato perplessità sull’inclusione della tassa sulle transazioni finanziarie – sulla quale alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, hanno deciso di avviare una cooperazione rafforzata – tra le risorse proprie dell’UE, in quanto tale tasse verrebbe applicata solo agli Stati membri che partecipano alla cooperazione rafforzata;
- correzione dei criteri di allocazione degli stanziamenti per la coesione e la politica agricola (unici di cui settori in cui risorse sono pre-allocate agli Stati membri) proposti dalla Commissione, in modo da evitare una penalizzazione eccessiva per l’Italia e un conseguente peggioramento del saldo netto negativo.
Nella passata legislatura, il 28 marzo 2012 le Commissioni riunite bilancio e politiche dell'Unione Europea hanno approvato un documento finale relativo al quadro finanziario pluriennale dell'UE (QFP) e al sistema delle risorse proprie per il 2014-2020.
La relazione programmatica indica che nel corso del 2013 potrebbero giungere a conclusione alcuni dossier relativi a modifiche direttamente o indirettamente collegate alla attuazione del Trattato di Lisbona, in merito ai quali peraltro la medesima relazione non riporta la posizione che il Governo intende assumere né sono state fornite indicazioni in altra sede da rappresentanti del Governo:
· l’adesione dell’UE alla Convezione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU).
Il 5 aprile 2013, dopo oltre due anni e mezzo di negoziati tra la Commissione europea e le Alte Parti Contraenti della CEDU (i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, inclusi i 28 Stati membri dell’Unione). Si è arrivati ad un’intesa preliminare a livello tecnico su un testo di accordo di adesione che dovrà essere confermata a livello politico. Il processo di adesione prevede i seguenti passaggi:
- l’accordo di adesione dovrà in primo luogo essere sottoposto al Comitato direttore per i diritti umani del Consiglio d’Europa e, da questo, al Comitato dei Ministri, per la conferma a livello politico dell’intesa raggiunta a livello tecnico;
- successivamente, la Commissione europea, in conformità all’Articolo 218 TFUE, chiederà alla Corte di Giustizia dell’UE un parere sul testo dell’accordo di adesione e analogamente dovrà esprimersi sul testo la Corte europea dei diritti dell'uomo, per quanto riguarda la compatibilità della adesione della UE alla Convenzione;
- dopo aver ottenuto il via libera della Corte di Giustizia, la Commissione europea presenterà al Consiglio dell’UE la proposta formale per le regole interne dell’Unione relative alla partecipazione ai giudizi avanti la Corte europea dei diritti dell'uomo, l’elezione dei giudici, la partecipazione al Comitato dei Ministri e tutti le altre questioni interistituzionali conseguenti all’adesione;
- sull’intero “pacchetto” (accordo di adesione, decisione che ne autorizza la firma e – indirettamente – le regole interne) dovrà infine essere obbligatoriamente acquisito il consenso del Parlamento europeo.
· la distribuzione dei seggi in seno al Parlamento europeo in vista delle elezioni europee del 2014.
Il Parlamento europeo ha approvato il 12 giugno 2013 il progetto di decisione del Consiglio relativa alla redistribuzione dei seggi del Parlamento europeo. La proposta dovrà ora essere adottata formalmente dai Capi di Stato e di governo dell'UE al vertice del 27-28 giugno 2013. Il progetto di decisione prevede che, a partire dalle elezioni europee del 2014, 12 Stati membri - Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Portogallo e Romania - perdano un seggio e che la Germania ne perda 3, passando da 99 a 96 (numero di seggi massimo previsto dal trattato di Lisbona, temporaneamente derogato nella attuale legislatura in quanto il Trattato di Lisbona è entrato in vigore successivamente allo svolgimento delle ultime elezioni europee). Il numero dei seggi attribuiti all’Italia resta invariato a 73.
· l’anticipo della data delle elezioni europee.
Il Consiglio dell’UE ha approvato il 14 giugno 2013 la decisione volta ad anticipare le prossime elezioni del Parlamento europeo dal 5 al 8 giugno al 22 al 25 maggio 2014. Il 5-8 giugno 2014 coincideva anche con il fine settimana della Pentecoste che, in molti Stati membri, cade durante le vacanze scolastiche. L'anticipo delle elezioni dovrebbe, inoltre, consentire al nuovo Parlamento di avere più tempo per prepararsi all'elezione del Presidente della Commissione europea prevista a luglio 2014.
· la proposta di regolamento sullo statuto e il finanziamento dei partiti politici europei e delle fondazioni politiche europee, presentata il 12 settembre dalla Commissione europea (COM(2012)499).
La proposta, sostituendo il vigente regolamento (CE) n. 2004/2003 relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici a livello europeo, introduce alcune novità, volte in particolare a:
- riconoscere ai partiti politici europei ed alla fondazioni ad essi collegati una personalità giuridica europea, che subentrerà alle personalità giuridiche nazionali eventualmente preesistenti, consentendo quindi di superare gli ostacoli legati alle diversità degli ordinamenti giuridici nazionali (attualmente i partiti politici europei e le fondazioni, benché ricevano fondi dal bilancio dell’UE, sono soggetti giuridici nazionali);
- prevedere norme minime sulla democrazia interna dei partiti politici europei tra le quali, in particolare, l’elezione democratica degli organi di partito e criteri chiari e trasparenti per la selezione di candidati e l’elezione dei titolari di cariche pubbliche;
- introdurre forme di trasparenza e controllo più incisive sulle loro attività e su quelle delle fondazioni, prevedendo in particolare sanzioni per le violazioni dei valori dell’UE e delle disposizioni del regolamento;
- elevare il tetto delle donazioni individuali ai partiti politici a livello europeo a 25.000 euro su base annuale.
Si ricorda che, nella passata legislatura, la I commissione Affari costituzionali e la XIV commissione Politiche dell’UE, a seguito dell’esame della proposta di regolamento, hanno adottato il 20 dicembre 2012, in sede congiunta, un documento finale.
· la riforma delle regole di procedura per il Tribunale di primo grado dell’UE, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e la produttività dei suoi lavori.
Il Consiglio dell’UE nella riunione del 12 dicembre 2012 ha esaminato la proposta - presentata dalla Corte di giustizia nel marzo 2012 - di aumentare il numero dei giudici del Tribunale dell'Unione europea, al fine di accrescere l'efficienza del Tribunale di fronte al costante aumento del carico di lavoro, decidendo di rinviare l’esame della proposta per l’impossibilità di raggiungere un accordo. La Presidenza cipriota aveva presentato una proposta di compromesso che prevedeva di nominare di altri nove giudici designati in base a due sistemi di rotazione paralleli. I sei Stati membri più grandi dovrebbero nominare quattro ulteriori giudici, ciascuno dei quali designerebbe un giudice per due mandati consecutivi, mentre tutti gli altri Stati membri designerebbero cinque ulteriori giudici, ciascuno dei quali designerebbe un giudice per un unico mandato.
Il programma della Commissione ricorda che l’Atto per il mercato unico II Single Market Act II - SMA II (COM(2012)573) – adottato il 3 ottobre 2012 dalla Commissione, che ha fatto seguito all’Atto per il mercato unico I (COM(2011)206), presentato il 13 aprile 2011 - individua 12 nuove azioni prioritarie concrete per rilanciare il mercato unico, agendo su quattro fronti principali: reti, mobilità, economia digitale e coesione. Si tratta di settori che rientrano tra quelli individuati nella comunicazione della Commissione dell’8 giugno 2012 “Una governance migliore per il mercato unico” (COM(2012)259), nella quale la Commissione ha invitato gli Stati membri ad essere molto rigidi nelle fasi di trasposizione ed attuazione.
Le proposte più importanti della Commissione riguarderanno:
· iniziative volte ad allineare le norme e ridurre i costi legati al rispetto della normativa IVA attraverso una dichiarazione unica;
· una proposta legislativa volta a rendere obbligatoria la fatturazione elettronica per gli appalti pubblici con l’obiettivo di agevolare l’interazione imprese-governo, ridurre i costi e fungere da modello per altri settori;
· iniziative volte ad aggiornare e semplificare le norme che disciplinano la circolazione dei prodotti nel mercato unico e a individuare le lacune che ostacolano ancora la libera circolazione, nonché l’intensificazione del lavoro su standard, certificazione e etichettatura;
· nell’ambito di Orizzonte 2020, nel 2013 saranno presentate proposte per istituire e sviluppare una serie di importanti partenariati pubblico-privato volti a combinare gli investimenti privati e pubblici con il bilancio UE per promuovere un approccio comune in settori strategici chiave quali i prodotti farmaceutici, la gestione del traffico aereo e le nanotecnologie, mobilitando circa 9-10 miliardi di euro di nuovi investimenti;
· iniziative riguardanti le tecnologie e l’innovazione nel campo dell’energia per rendere il sistema di approvvigionamento energetico sostenibile, sicuro e competitivo;
· una serie di riforme fondamentali per modernizzare gli aiuti di Stato;
· la modernizzazione del nostro approccio ai diritti di proprietà intellettuale per renderlo efficace e favorevole ai consumatori nel mondo digitale.
Nella relazione programmatica il Governo italiano conferma il suo impegno nel sostenere gli sforzi della Commissione volti a favorire il completamento del mercato unico. Il Governo concorda sul fatto che i quattro motori per la crescita individuati dallo SMA II rappresentino senz’altro i fattori chiave per intervenire efficacemente sulla competitività del sistema, sulla riduzione dei costi e sulla qualità dei servizi. Essi sono rivolti, tra l‘altro, al mercato unico digitale (commercio elettronico, fatturazione elettronica, ecc.), alle reti (compresa l’internet veloce) e al completamento del mercato unico dell’energia, per i quali i Capi di Stato o di Governo avevano chiesto una chiara accelerazione, indicando anche delle date-obiettivo (il 2014 per il completamento del mercato unico dell’energia, il 2015 per il mercato unico digitale) e che erano stati indicati come prioritari anche da parte italiana.
Nella sua relazione il Governo richiama la comunicazione della Commissione sull’attuazione della direttiva sui servizi dell’8 giugno 2012 (COM(2012)261), che ha consentito di verificare i progressi compiuti dagli Stati membri nella rimozione degli ostacoli giuridici, amministrativi ed economici alla realizzazione del mercato dei servizi. Tra le azioni concrete proposte dalla Commissione nella citata comunicazione, all’art. 39 vi è la valutazione tra pari (c.d. esercizio di “Peer review”), già intrapresa alla fine del 2012 e che si concluderà nel corso del 2013. Il Governo sottolinea la rilevanza di questo esercizio e come i risultati alimenteranno le azioni contenute nel semestre europeo 2013 e 2014, con eventuali raccomandazioni specifiche da parte della Commissione per singoli Stati membri.
Lo svolgimento di tali attività valutative riguarderà principalmente le amministrazioni dello Stato competenti per materia, nei settori oggetto dell’esercizio. Prima delle riunioni in plenaria, le attività saranno condotte all’interno di specifici gruppi di Stati membri. L’Italia fa parte del secondo gruppo, insieme a Belgio, Grecia Danimarca, Croazia, Ungheria, Lettonia e Slovenia. Il Governo ritiene fondamentale portare avanti questo esercizio, al fine di far sì che le iniziative di liberalizzazione adottate dal Governo possano essere maggiormente sviluppate anche negli altri Stati membri, così da garantire ai prestatori di servizio italiani che si recano in altri Stati membri le medesime opportunità di crescita e sviluppo.
Il Governo ribadisce l’interesse per la proposta di modifica della direttiva 2005/36/CE, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, presentata dalla Commissione il 19 dicembre 2011 (COM(2011)883).
Nella relazione programmatica si sottolineano i numerosi e problematici profili connessi alla proposta. In particolare, il coordinamento delle amministrazioni nazionali ha evidenziato: contrarietà all’inserimento della professione di notaio in questa direttiva; contrarietà alla formazione del silenzio assenso in caso di non decisione nei termini delle Amministrazioni competenti per il rilascio della tessera professionale europea; contrarietà all’eliminazione della certificazione dei due anni di esperienza professionale, in caso di trasferimento di un professionista da uno Stato membro che non regolamenta la professione ad un altro Stato membro che, invece, la regolamenta; contrarietà all’ingresso in prestazione temporanea e occasionale senza la certificazione dei due anni di esperienza professionale in caso di professionista che accompagni destinatari del servizio residenti abitualmente nel proprio Stato membro; contrarietà all’abbassamento della formazione medica da sei a cinque anni; introduzione della possibilità di chiedere al professionista date e luoghi in caso di prestazione temporanea e occasionale con riferimento, in particolare, alle professioni a carattere stagionale.
Si segnala che, a seguito del negoziato tra Commissione europea, Consiglio e Parlamento europeo (cosiddetto trilogo), il 12 giugno 2013 sulla proposta è stato raggiunto l’accordo politico.
L’Atto per il Mercato Unico I assegna un ruolo rilevante all’ambiente sociale ed economico in cui le imprese operano, per questo si è ritenuto importante costituire contesti strutturali che sostengano l’intero ciclo della vita delle imprese e ne favoriscano - in particolare se PMI - la competitività, l’internazionalizzazione e l’accesso al credito. Al perseguimento di tale scopo la Commissione ha dedicato alcune misure, che il Governo italiano sostiene fortemente in sede negoziale, auspicandone una rapida approvazione.
In particolare, la relazione programmatica riserva uno specifico rilievo alla proposta di direttiva (COM(2011)684) del 25 ottobre 2011 relativa ai bilanci annuali e ai bilanci consolidati, che prospetta una revisione delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE in materia (cosiddette “direttive contabili”). Lo scopo della revisione è quello di semplificare gli obblighi relativi alla redazione dei bilanci annuali e consolidati, riducendone gli oneri amministrativi, specialmente per le PMI; aumentare la chiarezza e la comparabilità dei bilanci, con particolare riferimento alle imprese che svolgono attività transfrontaliere; tutelare le esigenze essenziali degli utilizzatori al fine di conservare le informazioni contabili ad essi necessarie; migliorare la trasparenza dei pagamenti allo Stato da parte di imprese delle industrie estrattive e di imprese utilizzatrici di aree forestali primarie. Sulla proposta di direttiva si è espresso il PE in seduta plenaria il 12 giugno 2013, attualmente è all’esame da parte del Consiglio.
La Relazione programmatica del Governo per il 2013 dedica una intera sezione al pacchetto di riforma della normativa in materia di protezione dei dati personali europea, presentato dalla Commissione europea il 25 gennaio 2012. Si ricorda che il pacchetto è così composto:
· una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio COM(2012)11 concernente la tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali e la libera circolazione di tali dati (regolamento generale sulla protezione dei dati) che abroga la direttiva 95/46/CE;
· una proposta di direttiva (COM(2012)10 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la tutela della persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali da parte delle autorità competenti ai fini della prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, e la libera circolazione di tali dati, che abroga la decisione quadro 2008/977/GAI.
La proposta di regolamento mira alla sostituzione della direttiva 95/46/CE, in modo da ottenere un’uniforme applicazione delle disposizioni generali sulla protezione dei dati in tutto il territorio dell’UE. L’applicabilità diretta del regolamento nei diversi ordinamenti nazionali dovrebbe permettere di ridurre la frammentazione giuridica e offrire maggiori certezze grazie all’introduzione di una serie di norme di base armonizzate. La proposta di direttiva intende sostituire invece la decisione quadro 2008/977/GAI per la protezione dei dati nell’ambito delle attività svolte a fini di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali. La Commissione intende avvalersi delle novità introdotte dal Trattato di Lisbona, che, abolendo la precedente struttura a pilastri, ha permesso di estendere alla cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale (ex terzo pilastro) gli strumenti legislativi (regolamenti e direttive) prima riservati alle materie comunitarie (ex primo pilastro).
Per quanto riguarda il contenuto delle proposte si ricorda che le principali novità introdotte dalla nuova disciplina generale in materia di protezione dei dati personali, tra l’altro, riguardano:
- la previsione che il consenso dell'interessato per l'utilizzo dei propri dati personali debba essere manifesto ed esplicito, in tal modo escludendosi l'eventualità di un consenso tacito.
- l’introduzione di garanzie quando si tratti di dati personali che riguardino minori.
- Il rafforzamento del diritto alla cancellazione dei dati personali, quando siano venute meno le ragioni che ne consentivano l'utilizzo e l’introduzione del diritto d'oblio;
- l’introduzione del diritto alla portabilità dei dati, vale a dire il diritto di trasferire i propri dati tra diversi sistemi elettronici senza che il responsabile del trattamento possa impedirlo;
- l’introduzione di disposizioni volte a dettagliare in termini più accurati il diritto di non essere sottoposto a profilazioni, tecnica quest'ultima che è largamente utilizzata nelle attività commerciali realizzate in via informatica ma che rischia di incidere pesantemente sulla sfera giuridica dei soggetti interessati;
- la sostituzione dell’obbligo di notifica alle autorità di controllo previsto indiscriminatamente dalla disciplina vigente con un obbligo di notifica e comunicazione mirata alle sole operazioni di trattamento che presentino rischi particolari per la sfera giuridica del soggetto interessato (approccio basato sul rischio);
- la previsione dell’obbligo di notificare e comunicare entro termini prestabiliti delle eventuali violazioni dei dati personali;
La proposta di direttiva COM(2012)10 è invece diretta a disciplinare la materia del trattamento dei dati personali a fini di prevenzione e indagine, accertamento e perseguimento di reati ovvero di esecuzioni e sanzioni penali: i contenuti della proposta di direttiva corrispondono in larga parte a quelli della proposta di regolamento, fatto salvo il minor dettaglio derivante dalla natura dello strumento giuridico prescelto che implica quasi inevitabilmente l'attribuzione a ciascuno Stato membro di un certo margine di discrezionalità per la definizione di alcuni specifici profili.
Si segnala che il pacchetto è tuttora all’esame delle Istituzioni europee. In particolare la proposta citata è stata assegnata alla Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE) del Parlamento europeo, per l’esame di merito, in vista dell’approvazione in prima lettura da parte della seduta plenaria.
Si ricorda inoltre che nel corso della XVI legislatura, il pacchetto di proposte è stato oggetto di esame da parte della Camera dei deputati. Relativamente alla proposta di regolamento generale sulla protezione dei dati (COM(2011)11), il 4 aprile 2012 la XIV Commissione Politiche dell’Unione europea ha adottato un parere motivato per violazione del principio di sussidiarietà. In particolare la XIV Commissione ha sottolineato che la proposta di regolamento presenta in più parti evidenti profili di criticità in primo luogo, in quanto la materia trattata costituisce oggetto di disciplina costituzionale o comunque investe i principi fondamentali degli ordinamenti nazionali; in secondo luogo, in quanto la definizione di standard omogenei può sacrificare regimi nazionali più favorevoli, con conseguente rischio di una attenuazione delle garanzie esistenti. La XIV Commissione ha inoltre ritenuto in contrasto con il principio di sussidiarietà:
- l’attribuzione in capo alla Commissione europea di poteri amplissimi attraverso il conferimento pressoché generalizzato, ai sensi dell’articolo 87, della facoltà di adottare atti delegati su quasi tutti i profili più rilevanti oggetto della proposta di regolamento;
- la previsione dell’articolo 51 in base alle quali, qualora il responsabile del trattamento sia stabilito in più Stati membri, l’autorità competente del luogo di stabilimento principale del responsabile del trattamento acquisisce il ruolo di « sportello unico » in tutti gli Stati membri ( tale previsione potrebbe privare i cittadini della possibilità di rivolgersi all’autorità di controllo del proprio Stato membro, con il rischio di rendere più difficoltoso l’effettivo esercizio dei diritti ad essi spettanti;
- l’assenza di puntuali definizioni per quanto concerne istituti e fattispecie di particolare rilievo, come nel caso del « diritto all’oblio » di cui all’articolo così come nel caso delle limitazioni alla portata degli obblighi e dei diritti relativi al trattamento dei dati personali.
Circa la disciplina generale in materia di protezione dei dati personali il Governo ritiene che la scelta del regolamento, ai sensi dell’articolo 288 TFUE sia corretta e necessaria per l’instaurazione di una tutela giuridica uniforme in tutta l’Unione, soprattutto perché le consolidate differenze quanto all’applicazione delle norme nei diversi Stati membri sono tali da produrre oneri amministrativi per le imprese pari a circa 3 miliardi di euro all’anno e disincentivano le PMI che operano nel mercato unico dall’espandere le loro attività all’estero. D’altra parte il Governo pone delle riserve (da discutere in sede di negoziati), peraltro condivise da altri Governi e da alcuni Parlamenti nazionali, circa il rischio che eventuali normative interne più rigorose non siano sufficientemente salvaguardate.
Inoltre il Governo individua quale priorità negoziale nel 2013 la questione del conferimento alla Commissione del potere di adottare in maniera sistematica atti delegati, così come previsto all’articolo 86 della proposta di regolamento COM(2012)11. Nella Relazione si ricorda infatti che su tale aspetto la delegazione italiana, insieme alla quasi totalità delle delegazioni, si è detta contraria, non potendosi delegare alla Commissione la facoltà di adottare atti non legislativi ad integrazione e modifica di elementi essenziali dell'atto legislativo. Il Governo ribadisce tale posizione considerato che alcuni degli atti delegati previsti sembrano caratterizzati da una genericità tale da non consentirne un adeguato riscontro del requisito della non essenzialità dell’atto rientrante nella delega. Pertanto secondo il Governo occorre che il regolamento definisca puntualmente i principi e le condizioni cui sono soggetti gli atti delegati, ai quali dovrebbe essere lasciata la regolamentazione di aspetti di concreta operatività e di dettaglio.
La relazione programmatica del Governo valuta positivamente le proposte sul meccanismo unico di vigilanza bancaria, e annette priorità all’approvazione delle direttive sulla risoluzione delle crisi bancarie e sul sistema di garanzia dei depositi.
Si tratta, in sostanza, dei tre pilastri che costuiscono la cd. unione bancaria, la cui definizione è stata sollecitata dal Consiglio europeo fin dal settembre 2012, al fine di interrompere il circolo vizioso tra crisi del sistema bancario e crisi del debito pubblico.
Per dare seguito alla richiesta del Consiglio europeo, la Commissione è stata incaricata di elaborare misure concernenti:
· un sistema di vigilanza centralizzato, facente capo alla Banca centrale europea:
· un quadro comune sugli strumenti nazionali di risanamento e di risoluzione delle crisi degli enti creditizi, in base alla quale gli Stati membri sarebbero tenuti a istituire un fondo di risoluzione ex ante finanziato dai contributi delle banche ed un meccanismo di prestiti obbligatori tra i sistemi nazionali;
· un sistema di garanzia dei depositi;
· un meccanismo unico europeo per la risoluzione delle crisi bancarie nell’area euro (e per gli altri Paesi aderenti al sistema di vigilanza unico).
Rispetto al primo punto, è già stato raggiunto un accordo tra Consiglio e Parlamento europeo sulle proposte di regolamento che:
· conferiscono poteri alla Banca centrale europea per la vigilanza delle banche cd. “sistemiche” della zona euro, nonché a quelle dei Paesi che vi aderiscano su base volontaria pur non avendo adottato la moneta unica. Più specificamente, si tratta degli isitituti di credito che hanno attivi per almeno 30 miliardi di euro o un patrimonio almeno pari al 20% del Pil del Paese (secondo fonti informali, 187 banche su un totale di 6.000 attive nell’eurozona). Le banche sotto quella soglia resteranno sotto la vigilanza diretta delle autorità nazionali, ferma restando la facoltà di avocazione e la responsabilità ultima della BCE;
· allinenano il vigente regolamento istitutivo dell’Autorità bancaria europea al nuovo assetto della vigilanza bancaria.
Nella seduta plenaria del 22 il Parlamento europeo ha approvato, secondo una procedura legislativa speciale, una prima serie di emendamenti alle proposte concordati con il Consiglio, subordinando tuttavia il voto finale alla conclusione di un accordo interistituzionale contenente disposizioni dettagliate su responsabilità democratica e trasparenza fra Parlamento e BCE. Le proposte dovrebbero essere approvate dal Parlamento europeo nella sessione del 10 settembre 2013, per essere poi adottate definitivamente dal Consiglio.
Merita segnalare che, una volta istituito il sistema centralizzato di vigilanza sul sistema creditizio, il meccanismo europeo di stabilizzazione (European stability mechanism, ESM) potrà ricapitalizzare direttamente (e non più attraverso gli Stati membri, che in questo modo godrebbero del vantaggio di non veder aumentare il proprio debito pubblico) gli istituti bancari.
Sono invece ancora all’esame delle Istituzioni dell’UE le proposte relative agli due pilastri dell’unione bancaria:
· la proposta di direttiva che istituisce un quadro comune sugli strumenti nazionali di risanamento e di risoluzione delle crisi degli enti creditizi (COM(2012)280).
Su tale proposta il Consiglio ECOFIN del 14 maggio 2013 ha raggiunto un accordo generale, che prevede un approccio armonizzato per il salvataggio delle banche (bail-in) pur consentendo una limitata flessibilità nell’applicazione a livello nazionale, e comunque tutelando con un sistema di garanzia i depoisiti fino a 100.000 euro. L’esame del Parlamento europeo, nell’amabito della procedura legislativa ordinaria (già procedura di codecisione) è previsto per la sessione del 23 ottobre 2013;
· la proposta di direttiva relativa ai sistemi di garanzia dei depositi, (COM(2010)369).
Su tale proposta, che segue la procedura legislativa ordinaria, il Parlamento europeo si è già espresso il 16 febbraio 2012, approvando emendamenti che devono essere ancora valutati dal Consiglio dell’UE.
Come accennato, una volta raggiunto l’accordo sul quadro comune per la gestione delle crisi bancarie, la Commissione europea dovrebbe presentare una proposta per l’istituzione di meccanismo unico europeo per la risoluzione delle crisi medesime.
Sempre nell’ambito del settore bancario, la Commissione considera prioritaria la proposta di direttiva per facilitare l’accesso a un conto di pagamento di base (COM(2013)266), presentata l’8 maggio 2013.
In particolare, la proposta agisce su tre ambiti:
· accesso ai conti di pagamento: gli Stati membri dovrebbero assicurare che almeno un prestatore di servizi di pagamento offra conti di pagamento con caratteristiche di base, comprendenti servizi quali i prelievi, i bonifici bancari e una carta di debito;
· trasparenza delle spese dei conti di pagamento: la proposta stabilisce che tutti i prestatori di servizi di pagamento forniscano ai consumatori un documento informativo che elenca i principali servizi prestati e le spese applicate per ciascuno di essi, consentendo di confrontare i costi e le condizioni dei conti di pagamento offerti sul mercato;
· trasferimento del conto di pagamento: qualora il consumatore chieda di trasferire totalmente o parzialmente ad un altro conto gli ordini di pagamento ricorrenti (quali bonifici o addebiti diretti), i prestatori di servizi di pagamento devono occuparsi di tutte le fasi del trasferimento, completando la procedura entro 15 giorni (30 se il trasferimento avviene tra prestatori situati in paesi diversi dell’UE) e prestando il servizio gratuitamente.
La proposta di direttiva sarà esaminata dal Consiglio dell’UE e dal Parlamento europeo secondo la procedura legislativa ordinaria. L’esame del PE è atteso per la sessione del 9 dicembre 2013.
Dando seguito al Libro verde sul sistema bancario ombra (COM(2012)102), nel corso del 2013 la Commissione europea dovrebbe presentare una proposta legislativa sui rischi sistemici connessi a tale sistema, ossia i fondi comuni monetari, la cartolarizzazione e le attività quali i prestiti di titoli e le operazioni pronti contro termine eseguite da tutti i tipi di entità finanziarie. La proposta potrebbe riprendere anche alcune raccomandazioni del Gruppo Liikanen sulla riforma strutturale delle banche, tra cui quella di separare le attività di deposito (risparmi e finanziamenti a imprese e famiglie) da quelle di trading ad alto rischio (in titoli e derivati).
La Commissione europea preannuncia nel programma di lavoro per il 2013 la presentazione di una proposta legislativa che dia seguito alla consultazione effettuata nel 2011 con un Libro verde sui pagamenti tramite carte, internet e telefono mobile (COM(2011)941), al fine di eliminare la frammentazione del mercato lungo le frontiere nazionali.
Nel programma di lavoro per il 2013 la Commissione afferma di voler proseguire l‟opera di modernizzazione dell’approccio ai diritti di proprietà intellettuale (DPI) per renderlo adeguato al consumo digitale. Nella prospettiva della costruzione di un mercato unico digitale entro il 2015 e nel quadro più ampio della strategia per i DPI, in sede europea sono previsti alcuni interventi strategici fondamentali per il settore del diritto d’autore, nel breve e nel lungo termine, volti a elaborare una disciplina armonizzata.
Uno degli interventi di grande interesse per il Governo è contenuto nella proposta di direttiva sulla gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi e sulla concessione di licenze multiterritoriali per i diritti su opere musicali per l’uso in rete nel mercato interno (COM(2012)372), presentata l’11 luglio 2012, che intende superare il carattere territoriale e individuale delle licenze. La proposta verrà esaminata in sessione plenaria dall’Assemblea del PE il 19 novembre 2013.
Al riguardo, si segnala la contrarietà della posizione della delegazione italiana circa l’introduzione di un complesso di obblighi amministrativi (trasparenza, pubblicità, informazione, di gestione contabile) per le sole società di gestione collettiva a base associativa, quelle società, cioè, i cui titolari dei diritti d’autore e dei diritti connessi sono anche soci. Tali obblighi, nell’attuale proposta, infatti, non gravano su altre tipologie d’imprese indipendenti appartenenti allo stesso settore e svolgenti i medesimi compiti su base commerciale e presentano quindi evidenti profili anticoncorrenziali e discriminatori.
Per quanto riguarda la creazione di un “Codice europeo del diritto d’autore”, da tempo allo studio delle istituzioni europee, il Governo ha sempre sostenuto l’esigenza di un efficace approccio legislativo armonizzatorio ed auspica in particolare una verifica dell’adeguatezza del regime delle eccezioni e limitazioni di cui alla direttiva 2001/29/CE relativa al diritto d’autore.
Il Governo segnala anche il dossier relativo alla proposta di revisione della direttiva 2004/48/CE sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, finalizzata a potenziare le misure volte a prevenire e contrastare la pirateria e la contraffazione, facilitare l'accesso e abbreviare tempi e costi delle controversie in sede giudiziaria, promuovere azioni di comunicazione e sensibilizzazione, al fine di diffondere conoscenza dei diritti di proprietà intellettuale, sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalla rete, limitando al massimo i rischi di distribuzione illegale.
Nel programma per il 2013 la Commissione preannuncia una proposta volta alla modernizzazione dell’approccio ai diritti di proprietà intellettuale per renderlo efficace e favorevole ai consumatori nel mondo digitale.
Nella sua relazione programmatica il Governo sottolinea l’attenzione da sempre riservata al nuovo sistema di brevettazione europeo e ricorda come l’adozione di una legislazione sulla protezione unitaria del brevetto nell’Unione europea fosse già indicata, nel rapporto Monti del 2010 e nel conseguente Atto per il mercato unico I del 2011, tra le misure prioritarie da intraprendere al fine di migliorare la competitività delle imprese europee ed incentivare la loro propensione verso la ricerca e l’innovazione tecnologica.
Il nuovo sistema si articola in due pilastri:
· il primo consiste in un meccanismo di brevettazione unitaria fondato sui due regolamenti (UE) n. 1257/2012 e n. 1260/2012, attuativi di una cooperazione rafforzata tra 25 Stati membri dell’UE (tutti tranne l’Italia e la Spagna), e troverà applicazione dal 2014;
· il secondo pilastro è costituito da un sistema giurisdizionale unitario che si basa su un Accordo internazionale per l’istituzione del Tribunale unificato dei Brevetti, sottoscritto il 19 febbraio 2013 da 25 Stati membri (tutti tranne Spagna e Polonia).
L’Italia insieme alla Spagna non ha aderito al primo pilastro che è stato pertanto costituito mediante il ricorso alla cooperazione rafforzata tra gli altri 25 Stati membri dell’UE. L’Italia e la Spagna hanno posto il veto all’adozione della proposta di regolamento originaria della Commissione (la cui adozione avrebbe richiesto il voto all’unanimità in seno al Consiglio), ritenendo lesiva del principio di parità linguistica l’utilizzo per la registrazione del brevetto unico europeo esclusivamente inglese, francese o tedesco. Il Governo italiano aveva chiesto che il brevetto unico potesse essere registrato anche in italiano o, in alternativa, di prevedere l’utilizzo della sola lingua inglese. In seguito all’avvio della cooperazione rafforzata il 10 giugno 2011 il Governo italiano ha presentato un ricorso alla Corte di giustizia dell’UE per chiedere l’annullamento della decisione che autorizzava la cooperazione rafforzata (analogo ricorso è stato presentato dalla Spagna). Avendo la Corte di giustizia respinto i ricorsi di Italia e Spagna con sentenza del 16 aprile 2013, il Governo ha prospettato l’opportunità dell’adesione al sistema di brevettazione unitario, opportunità ribadita dal Ministro per gli Affari europei, Moavero Milanesi, nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero alla XIV Commissione Politiche dell’Unione europea, svoltasi il 28 maggio 2013.
Il ministro Moavero il 19 giugno 2013, durante l’audizione presso la XIV Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato, ha prospettato la possibilità di pronunciarsi nuovamente - in sede di esame in Aula delle risoluzioni connesse alle suddette relazioni governative, programmatica e consuntiva - sul punto di aderire al procedimento di cooperazione rafforzata in materia di brevetto europeo.
Come ricorda la relazione programmatica del Governo, la realizzazione del mercato unico digitale entro il 2015 costituisce un importante obiettivo dell’Unione europea e figura tra le azioni prioritarie previste dalla Commissione nell’Agenda digitale.
L’Agenda digitale europea (AGE) è una delle sette cosiddette iniziative faro della strategia Europa 2020 (Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, lanciata a marzo 2010 dalla Commissione europea, con l’intento di uscire dalla crisi e di preparare l’economia dell’UE alle sfide del prossimo decennio. L’iniziativa Agenda digitale (COM (2010) 245) mira a stabilire il ruolo chiave delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) per raggiungere gli obiettivi che l’Europa si è prefissata per il 2020 e prevede sette grandi linee d'azione, per ognuna delle quali sono indicate misure specifiche, per un totale di 101 (di cui 78 a carico della Commissione e 23 a carico degli Stati membri).
L’importanza del mercato unico digitale è naturalmente segnalata anche nel programma di lavoro della Commissione che lo ritiene una condizione indispensabile per promuovere la competitività, l’occupazione e la crescita.
Come ricordato dalla Commissione, la realizzazione del mercato unico richiede infrastrutture di rete abbordabili, accessibili, efficienti e sicure. Tuttavia, secondo la relazione sul mercato unico del 2010, i servizi e le infrastrutture di telecomunicazione nell’UE sono ancora estremamente frammentati lungo i confini nazionali. D’altra parte, un recente studio sul costo della “non-Europa” nel settore delle comunicazioni elettroniche ha dimostrato che le potenzialità inutilizzate del mercato unico corrispondono a un importo annuo dello 0,9% del PIL, pari a 110 miliardi di euro.
Per favorire la realizzazione del mercato unico digitale – come preannunciato nel programma legislativo – la Commissione ha presentato una proposta di regolamento (COM(2013)147) che ha lo scopo di ridurre sensibilmente i costi e accrescere l’efficienza dell’installazione delle reti a banda larga ad alta velocità in tutta l’UE. Essendo riconosciuto che, indipendentemente dalle tecnologie utilizzate, la parte preponderante dei costi complessivi dell’installazione delle reti è imputabile alle opere di ingegneria civile - che rappresenta ben l’80% dei costi per determinate tecnologie – la Commissione propone: un uso più intenso delle infrastrutture fisiche esistenti, una cooperazione rafforzata nella realizzazione di opere civili programmate, procedure semplificate per il rilascio delle autorizzazioni e la rimozione degli ostacoli a un’infrastruttura interna agli edifici predisposta per l’alta velocità. In tal modo sarebbe possibile ridurre le barriere agli investimenti e all’accesso al mercato, in linea con gli obiettivi dell’internet ad alta velocità iscritti nell’Agenda digitale.
La proposta è tuttora in attesa di esame da parte del Consiglio e del Parlamento europeo.
Sono ancora da presentare le altre due iniziative prioritarie indicate nel programma della Commissione:
· Seguito del Libro verde: Verso un mercato europeo integrato dei pagamenti tramite carte, internet e telefono mobile, presentato nel gennaio 2012 e oggetto di consultazione pubblica. Come rilevato dalla Commissione, i pagamenti tramite carte, internet e telefono mobile sono i metodi di pagamento al dettaglio con il maggior potenziale di crescita, ma vi è una forte frammentazione del mercato lungo le frontiere nazionali. La Commissione ha sottoposto ai soggetti interessati una serie di questioni legate a: fornitura di servizi innovativi per il pagamento, costi dei pagamenti per i consumatori e i commercianti, standardizzazione ed interoperabilità. Su tali basi, come anticipato anche nell’Atto per il mercato unico II, il seguito del libro verde prevede:
- la revisione della direttiva sui servizi di pagamento (2007/64/CE);
- un’iniziativa legislativa proposta riguardante le commissioni multilaterali di scambio per i pagamenti tramite carta di credito
· Piano d’azione sulle comunicazioni senza fili per collegare l’Europa in rete. Secondo quanto indicato dalla Commissione nel programma legislativo, gli obiettivi del piano d’azione includono un’accelerazione dell’immissione sul mercato delle reti a banda larga senza fili, la promozione dell’uso dello spettro condiviso, dello sfruttamento dei risultati delle attività di ricerca e sviluppo nell’UE sulle comunicazioni senza fili e il potenziamento dell’armonizzazione globale in materia di spettro.
La presentazione di tali proposte è prevista per luglio 2013.
Si segnala che, intervenendo nel corso di un dibattito presso la commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) del Parlamento europeo, il commissario UE per l'agenda digitale, Neelie Kroes, ha pre annunciato la presentazione di un pacchetto normativo unico entro pasqua 2014, allo scopo di completare il mercato unico digitale e delle telecomunicazioni entro la scadenza del 2015.
Al completamento del mercato unico digitale è dedicata la proposta di risoluzione approvata il 18 giungo 2013 dalla commissione IMCO del Parlamento europeo che dovrebbe essere esaminata il plenaria il 4 luglio 2013.
Sempre in tema di mercato unico digitale e di attuazione dell’Agenda digitale europea, la relazione del Governo preannuncia la presentazione da parte della Commissione di una strategia globale per la sicurezza delle reti, che non figura tra le priorità contenute nel programma della Commissione.
La presentazione è avvenuta successivamente alla redazione della relazione del Governo: il pacchetto in materia di sicurezza delle reti, presentato il 7 febbraio 2013, è composto dalla comunicazione “Strategia dell'Unione europea per la cibersicurezza: un ciberspazio aperto e sicuro” (JOIN(2013)1), e dalla proposta di direttiva recante misure volte a garantire un livello comune elevato di sicurezza delle reti e dell’informazione nell’Unione (COM(2013)48). Si tratta di un pacchetto di iniziative per costituire un ambiente digitale sicuro e affidabile, nel quale siano in ogni caso promossi e protetti i diritti fondamentali e gli altri valori costitutivi dell’UE.
La proposta di direttiva è all’esame delle Istituzioni europee; il voto in prima lettura del Parlamento europeo è indicativamente previsto per il 4 febbraio 2014. Una discussione sulla proposta si è tenuta il 6 giugno 2013, nel corso del Consiglio trasporti, telecomunicazioni ed energia.
Il 20 dicembre 2011 la Commissione europea ha si presentato un pacchetto di misure volte a modificare la normativa in materia di appalti pubblici, che comprende:
Le nuove norme sono volte a sostituire le direttive 2004/17/CE (appalti degli enti erogatori di acqua e di energia, degli enti che forniscono servizi di trasporto e servizi postali) e 2004/18/CE (aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, forniture e servizi).
Le proposte, che seguono la procedura legislativa ordinaria, sono all’esame del Parlamento europeo (il voto in sessione plenaria è previsto per il 22 ottobre 2013) e del Consiglio (che l’11 dicembre 2012 ha concordato un orientamento generale sulle proposte del pacchetto). Allo stato attuale sono in corso i negoziati interistituzionali tra rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione (c.d. triloghi), al fine di giungere ad un accordo su un testo comune che consenta l’adozione delle nuove direttive in prima lettura.
Con riferimento a tale pacchetto di misure, il Governo nella sua relazione programmatica afferma di voler proseguire nel sostegno al raggiungimento dell’obiettivo di pervenire a una rapida adozione del pacchetto legislativo in ragione dell’importanza della nuova normativa, nel contesto del rilancio della crescita e dell'occupazione in Europa. Al tempo stesso, esorta a vigilare affinché siano mantenute nei testi definitivi che usciranno dal confronto dei colegislatori europei gli emendamenti proposti e recepiti in sede di negoziato, nonché le soluzioni di compromesso condivise dall’Italia.
In particolare, tra i temi di maggiore rilievo recati dalle nuove direttive sugli appalti - e che avranno un più significativo impatto nel nostro ordinamento - si segnala la previsione della possibilità di un più ampio utilizzo della procedura negoziata, previa pubblicazione del bando di gara e del dialogo competitivo, facoltà accompagnata peraltro da una serie di specifiche condizioni per l’utilizzo delle stesse procedure, al fine di limitare la discrezionalità della stazione appaltante ed evitare distorsioni della concorrenza. Si ritiene inoltre importante mantenere le nuove norme concernenti la portata e i criteri della cooperazione pubblico-pubblico, evitando eccessivi disallineamenti rispetto al testo inizialmente proposto dalla Commissione, così da garantire una maggiore uniformità applicativa fra i vari Stati membri, nonché un maggior livello di certezza per le amministrazioni che intendono utilizzare tali forme di cooperazione.
In merito alle norme sulle modifiche dei contratti in corso di esecuzione, si intende sostenere la soluzione di compromesso adottata dalla Presidenza, che prevede l’aumento dal 5% al 15% della percentuale di variazione del prezzo a partire dalla quale è necessario ricorrere ad una nuova procedura di aggiudicazione, sia pure per i soli appalti di lavori.
Con riferimento, infine, alla disciplina degli appalti con i paesi terzi, si ritiene importante la reintroduzione e il mantenimento delle attuali disposizioni della direttiva 2004/17, per evitare che, nelle more dell’adozione del regolamento specifico in materia, si rimanga sprovvisti di un quadro giuridico su tale aspetto.
Per quanto concerne la proposta di direttiva sulle concessioni, è essenziale mantenere il quadro, già eccessivamente ridimensionato in corso di negoziato, delle garanzie minime procedurali da applicare nel corso dell‟aggiudicazione, in particolare durante la negoziazione, in modo da assicurare trasparenza e correttezza.
Nel programma della Commissione, figurano infine iniziative legislative e non legislative da assumersi nel secondo semestre 2013 sulla fatturazione elettronica negli appalti pubblici, che eliminerebbero la frammentazione del mercato interno, promuovendo l’uso della fatturazione elettronica nelle relazioni commerciali pubblico-privato e intensificando l’interoperabilità dei sistemi nazionali di fatturazione elettronica. Le misure contribuirebbero inoltre a ridurre le spese di esercizio delle imprese e le spese di aggiudicazione delle autorità pubbliche, stimolando l’automazione delle procedure relative alla fatturazione.
La relazione programmatica del Governo ricorda come il controllo degli aiuti di Stato costituisca uno degli strumenti preminenti della politica di concorrenza e svolga un ruolo fondamentale per la tutela e il rafforzamento del mercato unico. Si richiamano poi le iniziative in corso promosse dalla Commissione europea per riformare il quadro delle norme relative agli aiuti di Stato dell’UE, in particolare il processo di modernizzazione della disciplina, così come delineato da ultimo nella comunicazione della Commissione dell’8 maggio 2013 sulla “Modernizzazione degli aiuti di Stato dell’UE” (COM(2012)209).
La riforma si sviluppa su tre obiettivi: promozione della crescita in un mercato interno rafforzato, dinamico e competitivo; concentrare l’applicazione delle norme sui casi con il maggiore impatto sul mercato interno; razionalizzazione delle norme e decisioni più rapide.
In particolare, le azioni per il raggiungimento del secondo obiettivo sono consistite nella revisione da parte della Commissione del regolamento generale di esenzione, del regolamento di abilitazione del Consiglio, e del regolamento de minimis. La posizione del Governo sulla revisione dei regolamenti in parola è stata piuttosto critica rispetto alla possibilità di eventuali aumenti della soglia di aiuti ammissibili. In particolare, si è sottolineato il rischio di asimmetrie tra Stati membri in ragione dei diversi margini concessi dalla situazione di finanza pubblica degli stessi.
Per quanto riguarda la revisione del regolamento generale di esenzione 800/2008/CE, di particolare interesse secondo il Governo appare la proposta di ampliare l’esenzione per gli aiuti all’ambiente, inclusa la possibilità di esenzioni fiscali per le imprese c.d. energivore. Al contrario, un eventuale innalzamento generale delle soglie non è ritenuto accettabile, visto il rischio di un allargamento del divario esistente tra i paesi membri.
Per quanto riguarda la revisione del regolamento di abilitazione 994/98/CE, Il Governo ha condiviso l’estensione del campo di applicazione del regolamento di esenzione agli aiuti alla cultura, a quelli per calamità naturali, al capitale di rischio e all’innovazione proposta dalla Commissione.
Per quanto riguarda la revisione del regolamento de minimis, l’eventuale innalzamento della soglia degli aiuti de minimis non è stato condiviso dal Governo italiano che, insieme ad altri Stati membri, ha evidenziato i rischi di distorsione della concorrenza di un eventuale ampliamento della soglia de minimis in ragione dei diversi margini concessi dalla situazione di finanza pubblica. Inoltre, poiché la situazione di bilancio è positivamente correlata al ciclo, ne deriva che i paesi a bassa crescita, che più avrebbero bisogno di stimoli all’economia da parte dello Stato, sono quelli che meno possono usufruire di volumi significativi di aiuto.
Per quanto riguarda la revisione del regolamento di procedura 659/1999/CE, la proposta presentata dalla Commissione concernente una maggiore strutturazione nella presentazione delle denunce, il rafforzamento della cooperazione tra Commissione e giudici nazionali in materia di aiuti di Stato e l’introduzione di strumenti di indagine di mercato (“Market Information Tools – MIT”) che consentano un contatto diretto fra Commissione e imprese – il Governo si è detto favorevole all’introduzione del vincolo dell’interesse ad agire del denunciante, all’introduzione di un modulo obbligatorio di denuncia e alla facoltà per la Commissione di archiviare amministrativamente senza adottare una decisione.
Per quanto riguarda gli aiuti a banda larga, il Governo sostiene la possibilità da parte degli Stati membri di sovvenzionare l’implementazione di infrastrutture abilitanti le reti di comunicazione elettronica al fine di accelerare la diffusione dei servizi a banda larga e ultralarga e, in quest’ottica, ritiene sia più efficiente mantenere la proprietà pubblica dell’infrastruttura, offrendone l’accesso a condizioni eque e non discriminatorie a tutti gli operatori che ne fanno richiesta.
Per quanto riguarda gli aiuti al capitale di rischio, secondo il Governo la quota di partecipazione del beneficiario dovrebbe crescere con l’anzianità dell’impresa e dovrebbe esservi una maggiore flessibilità nel definire l’ammontare delle risorse nel corso del ciclo del progetto di investimento.
Riguardo infine all’annunciata intenzione da parte della Commissione di adottare una comunicazione che chiarisca la nozione di aiuto - i concetti di selettività, di “investitore privato in un’economia di mercato” (MEIP), di effetto sugli scambi, consentendo per esempio di valutare quando un aiuto a carattere locale sia sottratto al campo di applicazione delle regole sugli aiuti di Stato -, il Governo ritiene che debba essere meglio definito il criterio dell’imputabilità allo Stato della volontà di concedere l’aiuto. Di conseguenza, nei casi in cui il beneficiario non possieda i requisiti previsti dalla norma che disciplina la fruizione dell’agevolazione, questa esula dalla nozione di aiuto di Stato.
La relazione programmatica indica che nel corso del 2013 la politica estera e di sicurezza comune (PESC) dovrà consolidarsi quale principale componente politico-diplomatica della più ampia azione esterna dell’UE, cui devono concorrere anche tutta una serie di altre politiche (politica di vicinato, allargamento, commercio internazionale, aiuto allo sviluppo, gestione dei flussi migratori).
A questo scopo andrà, ad avviso del Governo:
· rafforzato il ruolo di coordinamento dell’azione esterna dell’Unione che il trattato di Lisbona ha affidato all’Alto rappresentante/Vice presidente della Commissione;
· ottimizzato l’impiego dei diversi strumenti PESC a disposizione (misure restrittive, Rappresentanti speciali e delegazioni dell'UE, capacità civili e militari per la gestione delle crisi).
L’obiettivo principale, ad avviso del Governo, è quello di contribuire attivamente alla progressiva elaborazione di un’autentica politica estera comune, che consenta all’UE di parlare con una sola voce su tutte le principali questioni dell’agenda globale, anche sulla scorta della Risoluzione ONU del 3 maggio 2011 - adottata con il forte sostegno e contributo italiano – sullo status rafforzato dell’UE in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Nel 2013 l’attenzione dell’Ue dovrebbe, secondo la relazione, inoltre rivolta ai principali scenari regionali: vicinato meridionale; area balcanica; gestione delle crisi regionali.
La relazione ricorda che nel 2013 è prevista la revisione dell'organizzazione e del funzionamento del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE). L’Alto Rappresentante dovrebbe presentare una relazione sul funzionamento del SEAE che includa proposte di modifica prossimamente.
Il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) è un servizio dell'Unione europea responsabile per gli affari esteri dell'UE. Creato dal Trattato di Lisbona, è entrato in funzione dal 1 dicembre 2010. Ha sede a Bruxelles, in Belgio. Il SEAE sostiene l'attività dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e risponde a lui. Di fatto il Servizio costituisce il ministero degli esteri dell'Unione Europea e ne gestisce la politica estera e l'attività diplomatica.
Il Parlamento europeo ha adottato il 12 giugno 2013 una risoluzione contenente raccomandazioni per la riforma del SEAE. Della questione discuterà anche la Conferenza per il controllo parlamentare sulla PESC/PSDC che si svolgerà a Vilnius (Lituania) dal 4 al 6 settembre 2013.
Nella relazione programmatica il Governo indica che dovrà essere riservata particolare attenzione ai seguenti temi:
· più efficace coordinamento nella programmazione e gestione degli strumenti finanziari dell’azione esterna dell’UE;
· efficienza e trasparenza delle procedure di selezione dei funzionari e di assegnazione degli incarichi apicali;
· maggiori sinergie tra le delegazioni dell’UE e le rappresentanze degli Stati membri, sia sotto il profilo dello scambio di informazione che di quello della condivisione di immobili e servizi per contenere i costi di funzionamento;
· snellimento delle operazioni contabili da parte delle delegazioni dell’UE.
L’Unione europea attribuisce un’importanza strategica al processo di allargamento dell‘Unione europea, che è considerato essenziale per garantire la stabilità e il consolidamento democratico ai confini dell’UE, consentendo a tutti i paesi candidati e potenziali candidati di fare progressi nel processo di avvicinamento all’UE. Come ribadito in più occasioni dalle istituzioni europee, tale processo si basa sul reciproco rispetto delle condizioni e degli impegni assunti.
Nella relazione programmatica, il Governo indica quale obiettivo imprescindibile la piena adesione all’UE dei paesi dei Balcani occidentali e della Turchia; pertanto, si impegnerà per mantenere tali questioni al centro dell’attività europea e per consentire a tutti gli Stati candidati e potenziali candidati di avanzare verso l’Unione una volta che saranno soddisfatti i requisiti richiesti.
Questa posizione è stata ribadita dalla ministra per gli affari esteri, Emma Bonino, nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero, tenutasi il 15 maggio scorso presso le commissioni esteri di Camera e Senato. Secondo la ministra, l’allargamento dell’Unione è stato e sarà un fattore di crescita, ed e` un processo che dobbiamo continuare ad effettuare, anche nel nostro interesse.
Per quanto riguarda la Commissione, il programma di lavoro preannuncia per il 2013 un particolare impegno per confermare l’importanza dello Stato di diritto quale elemento centrale della politica di allargamento.
Al riguardo, si ricorda che in occasione del riesame della strategia per l’allargamento dell’Unione europea, - concluso con l’adozione da parte del Consiglio europeo di dicembre 2006 del Consenso rinnovato sull’allargamento - è stato concordato di porre maggiore attenzione nel corso dei negoziati di adesione alle questioni relative a Stato di diritto. Su tali basi, la Commissione ha elaborato un nuovo approccio ai negoziati di adesione che prevede un’attenzione particolare alle questioni relative a diritti fondamentali, sistema giudiziario, lotta alla corruzione e al crimine organizzato. Il nuovo approccio consente di aprire tali complessi capitoli all’inizio dei negoziati di adesione e di chiuderli per ultimi, concentrandosi sull’attuazione di tabelle di marcia e introducendo progressive prove delle prestazioni raggiunte.
Come ogni anno, il programma di lavoro della Commissione prevede per l’autunno 2013 la presentazione del pacchetto allargamento, che rende conto dello stato di avanzamento del processo e dei progressi realizzati dai singoli paesi. I documenti messi a punto dalla Commissione (un documento di strategia e le relazioni sui paesi candidati effettivi e potenziali) permettono al Consiglio europeo di definire gli orientamenti strategici principali sull’allargamento alla fine di ogni anno.
Si ricorda che hanno lo status di paese candidato Turchia, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Islanda, Montenegro e Serbia.
Gli altri paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo) sono “candidati potenziali all’adesione all’Unione europea”, come concordato dal Consiglio europeo tenutosi a Feira il 19 e 20 giugno 2000.
Turchia
Per quanto riguarda la Turchia, si ricorda che a partire dall’avvio ufficiale dei negoziati, avvenuto il 3 ottobre 2005, è stato chiuso un solo capitolo negoziale (scienza e ricerca) su un totale di 35. Dodici sono i capitoli tuttora aperti. Dal 2006, inoltre, in conseguenza della mancata applicazione del protocollo di Ankara nei confronti della Repubblica di Cipro da parte della Turchia - sono tuttora sospesi otto capitoli negoziali: libera circolazione delle merci, diritto di stabilimento e libera prestazione dei servizi, servizi finanziari, agricoltura e sviluppo rurale, pesca, politica dei trasporti, unione doganale e relazione esterne.
Nell’ultima relazione sui progressi compiuti dalla Turchia sulla via dell’adesione all’Unione europea, pubblicata il 10 ottobre 2012, pur in presenza di alcuni risultati, la Commissione manifesta la propria preoccupazione per la mancanza di progressi sostanziali nel pieno rispetto dei criteri politici da parte della Turchia. In particolare è importante che la Turchia affronti tutte le questioni legate all’indipendenza, imparzialità ed efficienza del sistema giudiziario nonché alla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali (con particolare riguardo alle violazioni della libertà di espressione, riunione ed associazione e alle restrizioni alla libertà dei media).
In ogni caso la Commissione rileva come la Turchia sia un partner chiave per l’UE, in considerazione della sua economia dinamica, della sua localizzazione strategica e del suo importante ruolo regionale, che contribuisce alla politica estera e alla sicurezza energetica dell’UE. Grazie all’Unione doganale, la Turchia è già ampiamente integrata con l’UE ed è diventata una componente di valore della competitività europea; d’altro canto, l’UE rimane l’ancora per la modernizzazione economica e politica del paese. Entrambe le parti, secondo la valutazione della Commissione, ricaverebbero benefici da un ulteriore sviluppo di queste relazioni.
Il 13 giugno 2013, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla situazione in Turchia, in cui esprime profonda preoccupazione per l'uso sproporzionato ed eccessivo della forza da parte della polizia turca nella reazione alle proteste pacifiche e legittime nel parco Gezi di Istanbul, e invita le autorità turche a svolgere indagini approfondite sulla violenza della polizia, ad assicurare i responsabili alla giustizia e ad offrire un risarcimento alle vittime. Intervenendo nel corso del dibattito che ha preceduto l’approvazione della risoluzione, il Commissario europeo per l’allargamento, Štefan Füle, ha rilevato che siamo ad un momento cruciale delle relazioni UE-Turchia: in considerazione degli avvenimenti attuali e dell’importanza del sostegno UE alle riforme in Turchia, secondo Füle sarebbe necessario che venissero superati i blocchi esistenti da parte dell’UE all’avvio dei negoziati sui capitoli 23 and 24, relativi a diritti fondamentali, sistema giudiziario, lotta alla corruzione e al crimine organizzato.
Agli sviluppi della situazione in Turchia è stata dedicata l’informativa della ministra degli affari esteri, Emma Bonino, tenutasi alla Camera il 12 giugno 2013. Secondo la ministra, il paese si trova di fronte ad una prova importante perché deve dimostrare di avere raggiunto la maturità democratica, garantendo la libera e pacifica manifestazione delle opinioni di tutti i cittadini, D’altra parte, secondo la ministra, dopo aver avviato il processo di adesione della Turchia all’UE, alcuni paesi europei e l’Europa in generale lo hanno abbandonato, proprio nel momento in cui vi era più bisogno di sostenere il consolidamento degli standard democratici del Paese. La ministra ha ricordato inoltre che la Turchia è un partner strategico dell’Italia, per la sua posizione geopolitica, per la sua vitalità economica e che la scelta dell’Itala è a favori di una Turchia pienamente democratica in Europa.
La ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha avanzato domanda di adesione all’Unione europea il 22 marzo 2004, ottenendo lo status di paese candidato dal Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2005. Il 14 ottobre 2009 la Commissione ha deciso di raccomandare l'apertura di negoziati di adesione sulla base dei notevoli progressi registrati, e ha ribadito tale posizione negli anni successivi ma l’UE non ha ancora preso una decisione in merito.
Il Parlamento europeo - da ultimo nella risoluzione del maggio 2013 – ha chiesto che sia dato avvio ai negoziati di adesione, proponendo la scadenza del mese di giugno 2013. Secondo il Parlamento europeo, un ritardo in tal senso da parte del Consiglio potrebbe causare una frustrazione legittima fra l'opinione pubblica del Paese balcanico.
L'adesione del paese all'Unione è stata finora bloccata dalla disputa con la Grecia sul nome. In considerazione dei progressi compiuti negli ultimi mesi dai recenti contatti tra le due parti, in seguito alla proposta greca relativa ad un memorandum d'intesa, e con il mediatore delle Nazioni Unite, il Consiglio dell’11 dicembre 2012 ha deciso che avrebbe esaminato la situazione, sulla scorta di una relazione della Commissione. Tale relazione – presentata il 16 aprile 2013 – rileva che malgrado la crisi politica scatenatasi nel paese nel dicembre 2012, si registrano progressi e che le relazioni di vicinato sono rimaste buone e sono stati fatti passi avanti nelle relazioni bilaterali con la Bulgaria e la Grecia.
L’Islanda ha presentato domanda di adesione il 17 luglio 2009; il 17 giugno 2010 il Consiglio europeo ha deciso di aprire i negoziati di adesione con il paese che, tuttavia, sono stati sostanzialmente sospesi a gennaio 2013, in vista delle elezioni politiche di aprile 2013.
Come annunciato il 13 giugno 2013, dopo l’incontro tra il Commissario europeo per l’allargamento e il ministro islandese per gli affari esteri, l’UE mantiene l’impegno assunto nei confronti dell’Islanda e attende la valutazione del Governo sui negoziati di adesione e sugli sviluppi di tale processo che sarà presentata in autunno al parlamento islandese.
Sull’adesione del paese all’UE sarà organizzato anche un referendum.
Allo stato 11 sono i capitoli negoziali conclusi e 16 quelli aperti.
Il Montenegro ha avanzato richiesta di adesione il 15 dicembre 2008 e ha ottenuto lo status di candidato nel dicembre 2010; i negoziati di adesione sono stati avviati ufficialmente il 29 giugno 2012, sulla base delle valutazioni positive espresse dalla Commissione europea.
Il Montenegro è il primo paese al quale si applica il citato nuovo approccio ai negoziati di adesione.
Il 18 dicembre 2012 nel corso della conferenza intergovernativa UE-Montenegro è stato chiuso il primo dei capitoli negoziali, il n. 25 relativo a scienza e ricerca.
La Serbia ha presentato domanda di adesione all’UE il 22 dicembre 2009; il Consiglio europeo dell’1 e 2 marzo 2012 ha concesso alla Serbia lo status di paese candidato.
Il 22 aprile 2013, tre giorni dopo la firma dell’accordo per la normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo - nell’ambito del processo di facilitazione del dialogo promosso dall’Unione europea -, la Commissione e l’Alta rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza (AR) hanno presentato una relazione congiunta sui progressi compiuti dalla Serbia che raccomanda agli Stati membri di aprire negoziati per l’adesione del paese all’UE.
Secondo la relazione la Serbia ha preso misure molto significative volte a migliorare in modo visibile e duraturo le relazioni con il Kosovo, in linea con le conclusioni del Consiglio del dicembre 2012; si è impegnata in modo attivo e costruttivo nel dialogo con Pristina, facilitato dall'UE, e ha avviato discussioni su tutte le questioni pertinenti per migliorare in modo visibile e duraturo le relazioni con il Kosovo.
L’Albania ha avanzato richiesta di adesione all’UE il 28 aprile 2009. Nell’ultima relazione sui progressi compiuti dal paese, pubblicata il 10 ottobre 2012, nell’ambito del Pacchetto allargamento 2012, la Commissione segnala che l’Albania ha fatto buoni progressi verso il rispetto dei criteri politici previsti per l’adesione all’UE realizzando una serie di riforme in linea con dodici priorità fondamentali stabilite dal parere della Commissione sulla domanda di adesione, presentato nel 2010.
Per passare tuttavia alla fase successiva e aprire i negoziati di adesione, l'Albania dovrà confermare l’attuazione degli impegni già assunti e completare le priorità fondamentali che non sono state soddisfatte in pieno, con particolare riferimento alle riforme nell’ambito dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e del dialogo politico.
La Commissione sottolinea che lo svolgimento delle elezioni parlamentari del 23 giugno 2013 costitusice una prova cruciale in questo senso e una pre-condizione per ogni raccomandazione volta ad avviare i negoziati.
Bosnia-Erzegovina
Nella relazione annuale sui progressi compiuti dal paese, la Commissione segnala che la Bosnia-Erzegovina ha conseguito scarsi progressi nel conformarsi ai criteri politici: il paese, che stenta a dotarsi di un assetto istituzionale più funzionale, meglio coordinato e più duraturo, dovrà impegnarsi profondamente per rafforzare il settore giudiziario, secondo le priorità individuate nell’ambito del dialogo strutturato UE-Bosnia-Erzegovina sulla giustizia. Stesso dicasi per la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata e per la riforma della pubblica amministrazione.
Le preoccupazioni sul ritardo della Bosnia Erzegovina sono state espresse anche dal Parlamento europeo nella risoluzione approvata il 18 aprile 2013, in cui si sottolinea la persistente mancanza di una visione condivisa in relazione alla direzione generale del paese da parte delle élite politiche, a causa della quale la Bosnia-Erzegovina rischia di rimanere sempre più indietro rispetto agli altri paesi della regione.
Kosovo
Kosovo e UE non hanno potuto concludere sinora un accordo di associazione e stabilizzazione (ASA), come invece è avvenuto per gli altri paesi della regione. Soltanto ad ottobre 2012, nell’ambito del pacchetto allargamento, la Commissione ha presentato uno studio di fattibilità che – sulla base dei notevoli passi avanti – considera realizzabile un ASA tra l’Unione e il Kosovo, per altro rispettando la diverse posizioni che gli Stati membri continuano ad avere sullo status e subordinando l’apertura dei negoziati alla realizzazione da parte del Kosovo di una serie di priorità a breve termine (nei settori Stato di diritto, pubblica amministrazione, protezione minoranze e commercio). In aggiunta, nelle conclusioni del dicembre 2012, Il Consiglio ha invitato il Kosovo a continuare ad attuare in buona fede tutti gli accordi raggiunti nel dialogo tra Belgrado e Pristina e ad impegnarsi in maniera fattiva per risolvere tutte le questioni in sospeso, con l’aiuto dell’Unione.
Sulla base di tali premesse, il 22 aprile 2013 ritenendo che il Kosovo abbia adempiuto tutte le richieste avanzate dall’UE, la Commissione ha raccomandato agli Stati membri di avviare i negoziati per un Accordo di associazione e stabilizzazione.
La relazione programmatica riporta, per quanto riguarda il finanziamento della politica di allargamento, che, nell’ambito del negoziato relativo al quadro finanziario pluriennale 2014-2020 (cfr. l’apposita scheda del presente dossier), il Governo intende operare affinché il nuovo strumento di preadesione consenta maggiore flessibilità, trasparenza ed incisività dell’azione dell’UE in favore dei paesi candidati e potenziali candidati.
Il 7 dicembre 2011, la Commissione ha presentato, nell’ambito del pacchetto finanziario per l’azione esterna, la proposta di regolamento concernente lo strumento di assistenza preadesione (IPA II) (COM 2011 (838)) , in cui anche in considerazione del basso livello socio-economico della maggior parte dei paesi candidati e potenziali candidati - che risultano molto al di sotto del livello degli Stati membri, anche di quelli più deboli - e dell’impegno loro richiesto propone una dotazione complessiva di oltre 14 miliardi di euro, con un significativo incremento rispetto alla dotazione di 11 miliardi dell’attuale strumento (relativo al periodo 2007-2013).
La proposta di regolamento introduce modifiche allo strumento di preadesione, volte a rafforzare la coerenza tra l'assistenza finanziaria e i progressi complessivi compiuti nell'attuazione della strategia di preadesione; rendere la futura assistenza preadesione ancora più strategica, efficiente e mirata di quanto non sia stata finora, puntando a risultati più sostenibili nel miglioramento della preparazione di questi paesi all'adesione; consentire che il nuovo strumento operi in modo più flessibile e abbia un maggiore effetto di leva sui finanziamenti di altri donatori o del settore privato, ricorrendo a strumenti finanziari innovativi e perseguendo al contempo la semplificazione e la riduzione degli oneri amministrativi connessi alla gestione dell'assistenza finanziaria.
La proposta è all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo, secondo la procedura legislativa ordinaria.
Come indicato nel programma di lavoro della Commissione, nel 2013 l’UE si impegnerà a consolidare la stabilità economica e finanziaria e promuovere relazioni di buon vicinato e una cooperazione regionale più stretta in settori quali il commercio, l’energia e i trasporti. La politica di vicinato manterrà un’impostazione basata sugli incentivi, e quindi il sostegno dell’UE alle riforme sarà condizionato alla realizzazione di progressi tangibili in termini di democratizzazione e rispetto dei diritti umani.
In occasione della revisione della PEV – avvenuta nel 2011, anche in conseguenza delle trasformazioni verificatesi in alcuni paesi del bacino meridionale del Mediterraneo (Una risposta nuova a un vicinato in mutamento» — COM(2011) 303) – l’UE ha introdotto il principio del “more for more”, in base al quale maggiore assistenza finanziaria, mobilità incrementata e accesso al mercato unico dell’UE saranno resi disponibili ai paesi partner che hanno compiuti più progressi e sono più avanzati sulla strada delle riforme.
Il programma di lavoro della Commissione indica tre priorità specifiche per il 2013:
- le “zone di libero scambio globali e approfondite”.
obiettivo dell’UE è concludere accordi di associazione – comprensivi di zone di libero scambio – con tutti i paesi del vicinato. Per un’indicazione dettagliata dello stato dei negoziati si rinvia alla scheda del presente dossier sulla politica commerciale;
- i partenariati per la mobilità.
L’UE ha istituito partenariati per la mobilità con la Moldova, la Georgia, l’Armenia e, da ultimo il 7 giugno 2013, con il Marocco. Proseguono i negoziati con Azerbaigian, Giordania e Tunisia. I partenariati per la mobilità - strumento elaborato dall’Unione europea a partire dal 2007 – sono concertati a livello politico tra l’UE e i suoi Stati membri, da un lato, e il paese partner interessato, dall’altro, e riguardano tutte le misure (legislative od operative) atte a garantire che la circolazione delle persone tra l’UE e il paese partner sia gestita correttamente ed avvenga in condizioni di sicurezza. L’Unione europea sostiene, sia tecnicamente che economicamente, gli sforzi compiuti dal paese partner, anche tramite le sue agenzie (FRONTEX, EASO ed EUROPOL);
- la facilitazione delle procedure di rilascio dei visti.
Nel breve termine, la Commissione lavora insieme agli Stati membri sulla normativa relativa alla migrazione legale e sulla politica dei visti onde contribuire a una maggiore mobilità dai paesi vicini, in particolare per ricercatori, studenti e uomini d'affari. Nel lungo periodo, si prendono in considerazione, caso per caso, misure graduali volte alla liberalizzazione del visto per i singoli paesi partner, tenendo conto delle relazioni globali con il paese partner interessato e purché siano soddisfatte le condizioni per una mobilità sicura e ben gestita. Nel 2012 sono stati compiuti progressi significativi verso l’obiettivo dell’esenzione dal visto per i paesi del partenariato orientale: la Moldova e l’Ucraina hanno compiuto progressi sostanziali nell’ambito del piano d’azione in materia di liberalizzazione dei visti; è stato aperto un dialogo in materia di visti con la Georgia, mentre l’Armenia ha concesso l’ingresso in esenzione dal visto ai cittadini dell’UE a partire dal gennaio 2013.
La relazione programmatica riporta che, nel contesto della PEV, il Governo, in linea con la posizione assunta negli anni precedenti, intende:
- svolgere un ruolo attivo per sostenere l’impegno dell’UE verso i vicini meridionali, allo scopo di favorire la transizione democratica, promuovere la crescita economica sostenibile – attraverso un’adeguata valorizzazione delle risorse naturali, in modo particolare delle risorse ittiche - e la gestione ordinata della mobilità;
- adoperarsi perché l’impegno politico e finanziario dell’UE sia all’altezza degli obiettivi, sottolineando in particolare la necessità di incrementare in maniera significativa le risorse assegnate al futuro strumento finanziario per il vicinato.
Nella proposta di regolamento che istituisce uno strumento europeo di vicinato (COM(2011)839) presentata il 7 dicembre 2011, nell’ambito del pacchetto finanziario per l’azione esterna relativo al periodo 2014-2020, la Commissione ha raccomandato di allocare 18,1 miliardi di euro a sostegno dei paesi del vicinato sia orientale sia meridionale, con un incremento significativo (pari quasi il 40%) rispetto alle precedenti prospettive finanziarie. Tuttavia va segnalato che l’accordo raggiunto in sede di Consiglio europeo nel febbraio 2013 ha operato un taglio degli stanziamenti totali previsti dalla Commissione per il quadro finanziario pluriennale 2014-2020, portando lo stanziamento per la politica estera da 70 a 58,7 miliardi di euro.
Oltre ad aumentare l’entità del finanziamento del nuovo strumento per il vicinato, la proposta della Commissione si prefigge di fornire assistenza in modo più rapido e flessibile, consentendo una maggiore differenziazione ed incentivi per i partner più attivi, attraverso l’applicazione del citato principio del more for more in fase di programmazione e assegnazione del sostegno al partner. Inoltre, la proposta prevede interventi di modifica per razionalizzare, accorciare e mirare meglio la fase di programmazione dell’assistenza, che al momento richiede 18 mesi, riducendo spesso la pertinenza dell’aiuto.
La proposta è all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo, secondo la procedura legislativa ordinaria.
Il programma di lavoro della Commissione ribadisce che la dimensione esterna è fondamentale per promuovere la crescita e la competitività nel 2013 e negli anni successivi. In questo contesto l’UE sta attuando un programma di commercio e investimenti bilaterali di una portata senza precedenti per completare quanto intrapreso a livello multilaterale.
La Commissione ricorda, in particolare, che la conclusione di accordi con Giappone e Stati Uniti potrebbe aumentare il PIL dell’UE dell’1-1,5% e creare quasi un milione di posti di lavoro. Questi accordi favorirebbero la liberalizzazione e il dialogo normativo a livello multilaterale e aprirebbero nuovi mercati ai prodotti e servizi europei.
Nella relazione programmatica il Governo ritiene importante continuare a rafforzare i rapporti dell’Unione europea con i paesi terzi e in particolare con i partner strategici, contribuendo alla predisposizione di orientamenti e posizioni comuni in vista dei vertici bilaterali.
Di seguito si riporta la stato delle relazioni tra l’UE e i principali partner strategici.
Il Partenariato strategico UE-Cina, basato sull’accordo in materia di cooperazione e scambi del 1985, si è ampliato e rafforzato nel corso del tempo, includendo temi quali affari esteri, sicurezza, cambiamenti climatici e governance economica mondiale. L’UE è il maggiore partner commerciale della Cina che a sua volta è la maggiore fonte di importazioni dell’UE e il secondo partner commerciale (considerate importazioni ed esportazioni).
Il prossimo Vertice bilaterale ( il sedicesimo) si dovrebbe tenere a settembre 2013. Di regola i temi discussi nel corso di tali incontri vertono su tre pilastri: dialogo politico, questioni economiche e settoriali; dialogo tra le società civili. Il tema dei diritti umani è affrontato regolarmente a partire dal 1995, nel corso di specifici dialoghi.
Oltre ai vertici annuali e ai dialoghi di alto livello, si svolgono oltre 50 dialoghi settoriali su temi quali politica industriale, istruzione, dogane, affari sociali, energia nucleare e protezione dei consumatori.
In qualità di democrazie avanzate e industrializzate, UE e Giappone hanno molti interessi comuni. Lo scopo delle relazioni reciproche si è molto ampliato nel corso del tempo, sulla base dal piano d’azione concordato nel 2001. Attualmente UE e Giappone stanno negoziando :
- un accordo quadro, che copra non soltanto dialogo politico e cooperazione regionale ma anche cooperazione su sfide regionali e globali;
- un accordo di libero scambio (si veda infra)
Sono in corso dialoghi su diverse aree politiche, quali ambente, società dell’informazione, scienza e tecnologia, commercio, servizi finanziari e politica industriale,
La Federazione russa è uno dei principali partner dell’Unione europea, oltre che il più grande dei paesi confinanti, dopo gli allargamenti del 2004 e del 2007. La Russia è anche uno dei maggiori fornitori di prodotti energetici dell’UE (fornisce infatti il 23% del fabbisogno di gas e il 30% del fabbisogno di petrolio) oltre a rappresentare un ampio mercato per i beni e i servizi dell’UE, con considerevoli potenziali di crescita.
L’attuale base legale delle relazioni tra UE e Russia è l’accordo di partenariato e cooperazione del 1994. Sono in corso, a partire dal 2008, i negoziati per un nuovo accordo che dovrebbe:
- fornire un quadro complessivo delle relazioni bilaterali, riflettendo la crescita della cooperazione a partire dai primi anni novanta;
- includere impegni sostanziali e vincolanti in tutte le aree del partenariato, incluso dialogo politico; libertà, sicurezza e giustizia; cooperazione economica; ricerca; istruzione; energia.
La cooperazione si svolge nell’ambito dei quattro spazi comuni, istituiti nel 2003, come seguito dell’undicesimo vertice UE-Russia: uno spazio economico comune; uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia; uno spazio comune di cooperazione nel settore della sicurezza esterna; uno spazio di ricerca e istruzione comprensivo anche degli aspetti culturali. Sui risultati ottenuti nei quattro spazi comuni, nel 2010 - a seguito del Vertice di Rostov – è stato istituito il Partenariato per la modernizzazione che costituisce un quadro flessibile per promuovere le riforme e incentivare la crescita e la competitività.
Le aree prioritarie identificate dal Vertice sono: migliorare le opportunità per gli investimenti in settori chiave per la crescita e l’innovazione; incrementare le relazioni commerciali ed economiche bilaterali; promuovere le piccole e medie imprese; favorire l’allineamento delle regolamentazioni e degli standard; rafforzare i diritti di proprietà intellettuale; migliorare i trasporti; promuovere un’economia sostenibile a basso tenore di carbonio; aumentare la cooperazione in materia di innovazione e ricerca; assicurare uno sviluppo equilibrato, affrontando le conseguenze sociali della ristrutturazione economica; assicurare il funzionamento del sistema giudiziario e rafforzare la lotta alla corruzione; promuovere i contatti tra le società civili.
Il prossimo Vertice è previsto per dicembre 2013.
Le relazioni tra UE e Brasile sono governate dall’accordo quadro di cooperazione del 1992 e dall’accordo di cooperazione scientifica e tecnologica del 2004. Il Brasile è inoltre uno dei membri fondatori del Mercosur[5], che ha firmato con l’UE l’accordo di cooperazione quadro nel 1995 e sta negoziando un accordo di libero scambio (si vedi infra).
Nel 2007 UE e Brasile hanno istituito un partenariato strategico, i cui temi prioritari sono: rafforzamento del multilateralismo, cambiamento climatico ed energia sostenibile, lotta alla povertà, processo di integrazione del Mercosur, stabilità e prosperità dell’America latina, dialogo tra le rispettive società civili. Il commercio è un altro impotante oggetto di dialogo, dal momento che il Brasile è il più importante mercato dell’America latina per l’UE.
Il Vertice UE Brasile si è tenuto il 25 gennaio 2013.
Le relazioni tra UE e Sudafrica – sviluppatesi a partire dal 1994 – si sono rafforzate nel 2007 con l’istituzione di un partenariato strategico, il solo concluso dall’UE con paesi africani. Il partenariato si muove su due direttrici: da un lato, dialogo politico e cooperazione su temi di interesse regionali, panafricano e globale; dall’altro, cooperazione rafforzata su questioni economiche e sociali. Il dialogo politico, che include i vertici annuali (il prossimo è previsto a settembre 2013), si è recentemente concentrato su temi di reciproco interesse quali pace e sicurezza in Africa, cambiamento climatico e governance globale. Sudafrica e UE hanno firmato nel 1999 un’accordo sugli scambi, la cooperazione e lo sviluppo che prevede la liberalizzazione del 95% degli scambi in dodici anni, la conferma di una politica di aiuto allo sviluppo e il potenziamento della cooperazione in vari settori al fine di consolidare il processo di transizione e integrare il Sudafrica nell'economia mondiale. Benché sia la maggiore economia africana, il Sudafrica fronteggia ancora molti problemi, non ultimi la lotta all’AIDS, la povertà e la disoccupazione. È il tredicesimo partner commerciale dell’UE che a sua volta rappresenta il terzo partner del Sudafrica.
Un ruolo particolare è assegnato dalla programma della Commissione e dalla relazione programmatica del Governo alle relazioni transatlantiche.
Unione europea e Stati Uniti hanno stabilito relazioni diplomatiche già nel 1953, ma è soltanto nel novembre 1990 che tali relazioni sono state formalizzate con la Dichiarazione transatlantica che ha inaugurato regolari Vertici bilaterali. Cinque anni più tardi, le parti hanno firmato la Nuova agenda transatlantica (NAT)[6] che definisce il quadro di una più efficace collaborazione nei quattro ambiti prioritari:
- promuovere pace, sviluppo, stabilità e democrazia nel mondo;
- rispondere alle sfide globali;
- contribuire all’espansione del commercio mondiale e allo sviluppo di relazioni economiche più strette;
- costruire ponti attraverso l’Atlantico.
Insieme UE e USA rappresentano la più importante relazione economica bilaterale al mondo: il commercio transatlantico e gli investimenti sono cresciuti rapidamente negli ultimi anni e al momento UE e USA insieme sono responsabili di oltre il 49% del prodotto interno lordo mondiale, del 33% del commercio mondiale in beni e del 42% in servizi. Nel corso del tempo la cooperazione tra UE e USA si è evoluta ed estesa ad aree quali lotta al terrorismo, gestione delle crisi, energia e sicurezza energetica, ambiente, ricerca e sviluppo, istruzione e formazione.
Sul partenariato transatlantico si rinvia alla apposita scheda del capitolo del presente dossier relativo alla politica commerciale.
Il programma di lavoro della Commissione indica quale priorità dell’UE in materia di politica commerciale, in considerazione del fatto che nei prossimi anni, il 90% della domanda mondiale sarà generata al di fuori dell’UE, l’apertura di nuove opportunità e nuovi mercati per gli imprenditori europei, negoziando accordi di libero scambio con paesi e regioni di importanza strategica. Come rilevato dalla Commissione se tutti i negoziati in corso fossero conclusi domani, il PIL dell’Unione europea aumenterebbe del 2.2%, pari a 275 miliardi di euro.
La relazione programmatica segnala l’intenzione del Governo di tutelare gli interessi del sistema produttivo ed economico del nostro paese nel quadro dei negoziati di libero scambio in corso tra l’UE e diversi paesi terzi e organizzazioni regionali. Secondo il Governo, in linea generale, è necessario che si giunga ad accordi equilibrati basati sul principio della reciprocità, che perseguano tanto gli interessi commerciali quanto la tutela del sistema produttivo dei diversi paesi UE.
In particolare la relazione fa riferimento ai seguenti negoziati:
- accordo di libero scambio con il Mercosur. I negoziati, avviati nel 1999, sono stati sospesi tra il 2004 e il 2010. L’accordo avrà un’ampia applicazione (coprendo non soltanto lo scambio di beni ma anche servizi, investimenti, appalti pubblici e sviluppo sostenibile), ma i prodotti e settori sensibili di entrambe le parti saranno salvaguardati; assicurerà inoltre un’adeguata protezione dei diritti di proprietà intellettuale e delle indicazioni geografiche, efficaci politiche della concorrenza e uno speciale capitolo su standard sanitari e fitosanitari. Stabilirà infine un efficace e vincolante sistema di risoluzione delle controversie. All’incontro dei responsabili per il commercio avvenuto a Santiago nel gennaio 2013, UE e Mercosur hanno concordato di scambiarsi le offerte su dazi doganali e quote non più tardi dell’ultimo trimestre 2013.
- accordi di associazione, comprensivi di aree di libero scambio con i paesi mediterranei. Il primo round negoziale con il Marocco - il primo paese del mediterraneo meridionale a negoziare un accordo di libero scambio completo con l’UE - si è tenuto il 22 aprile 2013. La Commissione ha inoltre ricevuto mandato dal Consiglio di avviare analogo processo con Tusinia, Egitto e Giordania appena possibile.
- accordi di associazione, comprensivi di aree di libero scambio con paesi del partenariato orientale. Dell’inizio del 2012 l’UE sta negoziando un accordo di libero scambio globale e approfondito con Armenia e Georgia: la maggior parte dei capitoli del futuri accordi sono stati provvisoriamente chiusi e i negoziati sono nella fase finale. L’obiettivo realistico è quello di completare gli accordi entro novembre 2013, in occasione del Vertice del Partenariato orientale di Vilnius. I negoziati con la Moldova si sono completati con successo il 12 giugno 2013 e la sigla ufficiale dell’accordo è prevista per il citato vertice. Anche se la Moldova è un mercato di piccole dimensioni per l’UE, l’UE è il maggior partner commerciale del paese, coprendo oltre il 50 percento degli scambi totali. I volumi bilaterali sono molto aumentati negli anni recenti e il trend dovrebbe accelerare una volta in vigore l’accordo. Come già detto in precedenza, UE e Ucraina hanno concluso l’accordo di libero scambio a dicembre 2011. Il 15 maggio 2013 la Commissione ha presentato la proposta di firma e applicazione provvisoria dell’accordo; la prossima tappa sarà la firma da parte del Consiglio, una volta che il paese avrà creato le condizioni politiche necessarie e corrisposto alle richieste avanzate dall’UE (Consiglio di dicembre 2012): dare seguito alle raccomandazioni dopo le elezioni parlamentari di ottobre 2012, affrontare i casi di giustizia preventiva; realizzare progressi nell’agenda di riforme adottata congiuntamente. Saranno gli Stati membri a valutare lo stato di avanzamento prima del vertice di Vilnius.
- accordo con l’ASEAN - Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico. L’UE sta per avviare i negoziati per un accordo di libero scambio con il Vietnam, il quarto paese della regione ad avviare negoziati bilaterali con l’UE dopo che qualche anno fa è stato abbandonato l’approccio regionale. Il primo round negoziale è previsto a luglio 2013 a Bruxelles. L’UE ha avviato recentemente negoziati con Tailandia; proseguono i negoziati con la Malesia (lanciati nel 2010). Con Singapore i negoziati si sono conclusi con successo a dicembre 2012. L’UE è disponibile a negoziare accordi anche con gli altri paesi della regione, confidando che in futuro tali contratti possano essere inglobati in un accordo globale regionale. L’ASEAN rappresenta il terzo partner commerciale dell’UE dopo USA e Cina con oltre 206 miliardi di scambi di beni e servizi nel 2011.
Oltre a quelli citati dalla relazione del Governo, sono in corso negoziati anche con i seguenti Paesi:
- Giappone: i negoziati sono stati avviati ad aprile 2013; un successivo round è previsto a Tokjo tra il 24 giugno e il 3 luglio 2013. Il Giappone è il secondo partner commerciale dell’UE in Asia, dopo la Cina. Secondo le valutazioni della Commissione, un accordo di libero scambio incrementerebbe il PIL europeo dello 0,6% e le esportazioni UE di un terzo e creerebbe 400.000 nuovi posti di lavoro. La Commissione è consapevole delle preoccupazioni di alcuni Stati membri, in particolare con riguardo agli ostacoli non tariffari all’acceso al mercato giapponese. E’ per questo motivo che la Commissione ha concordato con il Giappone – già prima dell’avvio dei negoziati - che l’Europa possa interrompere i negoziati dopo un anno, se il paese non avrà dimostrato di rimuovere alcune barriere non tariffarie.
- India – Sono stati fatti progressi sostanziali a partire dall’avvio dei negoziati nel 2007. Ora entrambe le parti necessitano di compiere un ultimo passo per mettere insieme il pacchetto. L’India è insieme un mercato di grandi dimensioni e in crescita di oltre 1 miliardo di persone; un importante partner commerciale dell’UE cosi come un potere economico emergente
- Canada – I negoziati per un accordo economico e commerciale globale partiti a maggio 2009 sono in fase finale. Il Canada è l’undicesimo partner commerciale dell’UE, che d’altra parte rappresenta per il Canada il secondo partner commerciale, dopo gli USA. Nel 2012 il valore degli scambi di beni bilaterali ammontava a 61.7 miliardi di euro. Uno studio economico pubblicato congiuntamente da UE e Canada prima dei negoziati mostra che un accordo di scambio globale potrebbe incrementare il commercio bilaterale di 25.7 miliardi di euro.
Dopo la presentazione della relazione programmatica del Governo, al G8 del 17 giugno 2013 sono stati lanciati ufficialmente i negoziati per un partenariato transatlantico in materia di commercio e investimenti.
Il lancio dei negoziati è stato possibile dopo l’approvazione per consensus, il 14 giugno, da parte degli Stati membri dell’UE del mandato negoziale alla Commissione europea. Per superare il veto minacciato dalla Francia, il Consiglio ha concordato che i servizi audiovisivi non siano coperti dal mandato, lasciando tuttavia alla Commissione "l'opportunità di fare raccomandazioni in merito su mandati negoziali aggiuntivi".
Il primo round negoziale si terrà l’8 luglio a Washington. La presentazione ed approvazione delle direttive negoziali era contenuta nel programma di lavoro della Commissione.
L’iniziativa dell’accordo si basa sulle raccomandazioni in tal senso avanzate dal Gruppo di alto livello UE-USA su crescita e occupazione che a partire dal 2011 ha affrontato il tema del futuro delle relazioni reciproche. Secondo quanto rilevato da uno studio indipendente[7], un accordo transatlantico ambizioso e globale potrebbe portare all’UE guadagni per 119 miliardi di euro l’anno, una volta che sarà pienamente operativo.
Secondo quanto dichiarato dalla ministra Bonino nella citata audizione, l’avvio del negoziato sul partenariato transatlantico rappresenta una grande opportunità e una sfida molto importante. A tale proposito secondo la ministra sarebbe molto utile che anche il nostro paese, tanto dal punto di vista del Governo quanto da quello del Parlamento, avesse una posizione univoca sui nostri interessi.
La migrazione è da qualche anno una delle priorità strategiche delle relazione esterne dell’UE. Gestita con attenzione, può diventare infatti un fattore positivo per la crescita tanto dell’Unione quanto dei paesi coinvolti.
Di conseguenza l’UE sta sistematicamente inserendo il tema della migrazione nell’agenda dei suoi dialoghi politici, economici e sociali con I paesi terzi. Tali dialoghi affrontano le diverse dimensioni del fenomeno migratorio, quali nesso tra sviluppo e migrazione, accordi di riammissione, traffico di esseri umani, lotta alla migrazione irregolare, integrazione dei migranti regolari.
Particolare importanza ha assunto il tema della migrazione e mobilità nel quadro delle relazioni dell’UE con i paesi del vicinato, soprattutto con la revisione di tale politica nel 2011, in considerazione del fatto che I paesi partner sono importanti paesi di origine e di transito per i migranti irregolari. Secondo la nuova impostazione della PEV, lo sviluppo economico nei paesi partner e nell’UE deve procedere di pari passo con una migrazione legale ben gestita, lo sviluppo della capacità in materia di gestione delle frontiere e di asilo e una cooperazione più efficace tra organi di contrasto. Questa strategia è in linea con i tre pilastri dell’approccio globale dell’UE al tema: organizzare meglio la migrazione legale, massimizzare gli effetti positivi della migrazione sullo sviluppo e potenziare lo sviluppo delle capacità di gestire le frontiere e la migrazione. La promozione e il rispetto dei diritti dei migranti sono parte integrante di questo approccio. Rientrano nella strategia dell’UE le iniziative dei partenariati per la mobilità e di facilitazione del visto (si rimanda al paragrafo 2.1.4 sulla Politica di vicinato), che - come ricordato nella relazione del Governo - proseguiranno anche nel corso del 2013.
Tra le iniziative assunte di recente, si segnala la comunicazione che la Commissione ha presentato il 22 maggio 2013 contenente proposte per massimizzare l'incidenza della migrazione sullo sviluppo rafforzare la cooperazione globale in questo settore. La comunicazione servirà da base per una posizione comune dell'UE e dei suoi Stati membri in sede di dialogo ad alto livello su migrazione internazionale e sviluppo organizzato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite per il 3 e 4 ottobre 2013.
Nei prossimi mesi, inoltre, la Commissione adotterà una relazione sull'attuazione del citato approccio globale alla migrazione, dedicata specialmente alla dimensione esterna della politica migratoria dell'UE.
Come indicato dalla Commissione nel suo programma di lavoro, il 2013 sarà un anno fondamentale per vedere applicato il nuovo orientamento della politica di sviluppo dell’Unione nelle relazioni con i nostri partner, ponendo l’accendo sulla buona governance e su una crescita inclusiva e sostenibile e incentivando gli investimenti nei paesi in via di sviluppo.
In vista del 2015 e in piena preparazione del prossimo quadro finanziario pluriennale, la Commissione si è posta l’obiettivo di rendere più efficace la politica dell’UE di riduzione della povertà. A tal fine, nel 2010 ha lanciato una consultazione sulla politica di sviluppo dell'UE, i cui risultati hanno confermato da un lato la pertinenza del quadro politico esistente, dall'altro l'esigenza di potenziare l'impatto di tale politica.
Anche sulla base dei risultati della consultazione, la Commissione ha presentato il 13 ottobre 2011 la comunicazione Potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'Unione europea: un programma di cambiamento (COM (2011) 637), che ha costituito la base di discussione del Consiglio, che il 14 maggio 2012 ha approvato la cosiddetta Agenda per il cambiamento.
Sulla base dell’Agenda per il cambiamento, l'UE deve per il futuro:
- concentrare la sua offerta sui paesi partner in cui può esercitare il maggiore impatto; aumentare la percentuale di programmi di cooperazione nazionale e regionale dell'UE dedicati a diritti umani e crescita sostenibile;
- concentrare le attività svolte dall'UE in ciascun paese su un massimo di tre settori;
- aumentare il volume e la percentuale degli aiuti dell'UE a favore dei paesi più in difficoltà e in cui l'UE può esercitare un effetto reale, in particolare i paesi fragili;
- continuare a sostenere l'inclusione sociale e lo sviluppo umano con almeno il 20% degli aiuti dell'UE;
- canalizzare una percentuale più alta degli aiuti dell'UE in strumenti finanziari innovativi, tra cui meccanismi per miscelare sovvenzioni e prestiti.
La ministra Bonino, nella citata audizione, ha sostenuto la necessità di rivedere gli strumenti della cooperazione perché paesi, che erano in ginocchio fino a poco tempo fa e che vedono ora l’avvio di un processo democratico, offrono oggi grandi potenzialità, pur non facendo parte formalmente dei Paesi BRICS.
Nel 2013 assume particolare rilevanza l’evento speciale organizzato dalle Nazioni Unite per il 25 settembre 2013, durante la sessantottesima Assemblea generale, al fine di fare il punto sugli sforzi fin qui compiuti nell’attuazione degli Obiettivi di sviluppo del millennio e prefigurare il quadro per il post-2015.
Gli Obiettivi di sviluppo del millennio (OSM) sono otto obiettivi di sviluppo a livello internazionale che gli Stati membri delle Nazioni Unite e diverse organizzazioni internazionali si sono impegnati a raggiungere entro il 2015. Sono stati stabiliti ufficialmente nel 2000, in occasione del Vertice del Millennio delle Nazioni Unite che ha adottato la Dichiarazione del millennio. Gli obiettivi – articolati in un totale di 21 traguardi quantificabili, misurati tramite 60 indicatori - sono: ridurre la povertà e la fame nel mondo; assicurare l’istruzione primaria per tutti; promuovere la parità fra i sessi; ridurre la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l’HIV/AIDS e altre gravi malattie; assicurare la sostenibilità ambientale; partecipare ad un partenariato globale per lo sviluppo.
Come preannunciato dal programma di lavoro e come ricordato nella relazione del Governo, nel febbraio 2013 la Commissione, in vista dell’Evento speciale, ha presentato la comunicazione “Un'esistenza dignitosa per tutti: sconfiggere la povertà e offrire al mondo un futuro sostenibile (COM (2013) 92)”.
La comunicazione propone che l'Unione propugni i seguenti principi nelle discussioni sul quadro post 2015:
a) il quadro dovrà essere universale in quanto a aspirazioni e portata, con obiettivi rivolti a tutti i paesi, incentrati sull'eliminazione della povertà in tutte le sue dimensioni, ovunque la si constati, e mirati a promuovere la prosperità e il benessere di tutti i popoli, nel rispetto dei limiti del pianeta;
b) gli obiettivi dovranno essere fissati in numero limitato, con traguardi che tengano conto della molteplicità dei contesti e in modo da tener conto di dati e studi scientifici e prevedere traguardi e indicatori misurabili. i;
c) la responsabilità per il conseguimento dei risultati auspicati deve ricadere in primo luogo sugli Stati, che potranno ricorrere a partenariati tra paesi e parti interessate. Il quadro dovrà essere elaborato e messo in atto in stretta collaborazione con i settori della società civile interessati, soprattutto il settore privato;
d) Il quadro dovrà essere coerente con gli obiettivi e i traguardi concordati a livello internazionale, come quelli su cambiamenti climatici, biodiversità, riduzione del rischio di catastrofi, e con le strategie per la protezione sociale di base. In particolare dovrà essere assicurata la coerenza con le tappe fondamentali verso lo sviluppo sostenibile, concordate alla Conferenza di Rio+20, di giugno 2012.
Su tali basi e dopo discussioni sull’argomento, il Consiglio del 25 giugno 2013 dovrebbe adottare la posizione ufficiale dell’UE in vista dell'Evento Speciale di settembre alle Nazioni Unite.
La relazione programmatica del Governo indica che l’Itali, proseguirà la collaborazione al processo di programmazione degli strumenti finanziari della cooperazione allo sviluppo per il periodo 2014-2020. Al riguardo si ricorda che:
· nell’ambito delle proposte relative al nuovo quadro finanziario pluriennale, il 7 dicembre 2011 la Commissione ha presentato la proposta di regolamento relativa allo strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (COM (2011)840) per il periodo 2014-2020. La proposta prevede stanziamento pari a 23.294,7 milioni di euro per l’intero periodo, che sarebbero concentrati sugli obiettivi "cambiamenti climatici" e "ambiente", all'inclusione sociale, allo sviluppo umano.
· per quanto riguarda il Fondo europeo di sviluppo (FES) - che, al di fuori del bilancio dell’UE, sé finanziato dai contributi degli Stati membri e rappresenta lo strumento principale degli aiuti dell’UE per la cooperazione allo sviluppo con gli Stati ACP (Africa, Caraibi e Pacifico), nonché con i paesi e territori d'oltremare - nella comunicazione "Un bilancio per la strategia Europa 2020" la Commissione europea ha proposto per l’11 FES 2014-2020 un volume complessivo di 30.319 milioni di euro a prezzi 2011. Peraltro l’accordo raggiunto dal Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 sul quadro finanziario pluriennale riduce tale dotazione a 26.984 milioni di euro.
La relazione riporta, inoltre, che l’Italia continuerà a collaborare, nell’ambito della programmazione e gestione dei programmi di assistenza dell’UE ai paesi terzi, nel quadro dei nuovi meccanismi introdotti allo scopo di migliorare il coordinamento e rendere gli aiuti più efficaci:
- divisione del lavoro. Nel maggio 2007 il Consiglio europeo ha approvato il codice di condotta UE in materia di divisione dei compiti nell'ambito della politica di sviluppo, che promuove il ruolo leader del paese partner chiamato a individuare le proprie necessità; la complementarietà tra i diversi attori presenti nel paese partner; l’erogazione dell’assistenza concentrandosi nei settori in cui si può rendere al meglio, tenuto conto dell'operato degli altri. Un ulteriore miglioramento dell'attuale sistema è stato introdotto nel 2008, con l'iniziativa accelerata per la divisione dei compiti, in che prevede che in ogni paese partner uno degli Stati membri o la Commissione europea si offrano di svolgere il ruolo di facilitazione e di sostegno per la divisione dei compiti;
- la programmazione congiunta. A partire dal 2006 la Commissione ha posto le basi per sincronizzare i cicli di programmazione degli aiuti dei singoli Paesi membri e della Commissione con i paesi partner al fine di arrivare ad una programmazione congiunta. Ciò consentirebbe di coordinare il contributo dei donatori in un quadro comune, in cui ognuno si specializzi nei suoi punti di forza. In ogni caso si tratta di un processo in cui l’UE prende decisioni strategiche basate su una visione europea globale, nel rispetto delle decisioni sovrane degli Stati membri (quali la scelta del paese partner e il livello del contributo finanziario) basata su alcuni elementi principali: analisi congiunta e risposta congiunta ai problemi del paese partner; divisione del lavoro, indicando chi lavora in quali settori; allocazione finanziaria indicativa per donatore e per settore; se possibile, ruolo guida del paese partner; partecipazione di tutti gli Stati membri che operano come donatori nel paese partner;
- la “cooperazione delegata” che, all’interno del citato codice di condotta, prevede che la Commissione o gli Stati membri deleghino ad un altro Stato membro i fondi per la gestione di iniziative di cooperazione (accordi di delega); parallelamente e' possibile per ogni Stato membro trasferire risorse ad altri o alla Commissione (accordi di trasferimento). Al riguardo, si segnala che la Commissione lo scorso 29 novembre 2012 ha accreditato il Ministero degli Affari Esteri italiano per la gestione di programmi di cooperazione allo sviluppo finanziati sugli strumenti di azione esterna dell'UE.
La relazione programmatica del Governo sottolinea che nel corso del 2013 le discussioni sull’assetto della politica di sicurezza e difesa dell’UE si dovrebbero concentrare sulle prospettive con maggiori potenzialità di coagulare il consenso degli Stati membri, piuttosto che su temi più problematici, quali gli assetti istituzionali.
In particolare, le discussioni dovrebbero vertere su:
· l’aggiornamento del cosiddetto “approccio globale” dell‟UE (“comprehensive approach": uso coordinato di tutti gli strumenti a disposizione, dalle risorse militari alla cooperazione allo sviluppo ed al rafforzamento delle competenze);
· le carenze delle capacità militari europee e la conseguente necessità di attrezzarsi con programmi e metodi nuovi.
Nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche, svoltasi presso le Commissione difesa di Camera e Senato, il Ministro delle difesa, Mario Mauro, ha ribadito che la PSDC dell’UE è uno dei pilastri dell’UE che deve crescere in contenuti e credibilità e che la dimensione politica del progetto europeo passa attraverso lo sviluppo di una politica estere e di difesa. Ha altresì sottolineato l’esigenza di fornire alla difesa europea più capacità operative.
Indicazioni importanti per il rilancio della PSDC dell’UE dovrebbero emergere in occasione del Consiglio europeo di dicembre 2013 che dovrebbe essere esclusivamente dedicato alla PSDC.
Il Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2012, ha indicato la necessità di rafforzare la collaborazione europea nella la politica comune di sicurezza e difesa, sollecitando gli Stati membri a fornire capacità adeguate alle future sfide, sia nel settore civile che in quello della difesa. Il Consiglio europeo ritiene che il rafforzamento di tale collaborazione si renda necessaria sia per la situazione di ristrettezza finanziaria determinata dall’attuale situazione economica sia per i potenziali benefici in termini di occupazione, crescita, innovazione e competitività industriale.
Il Consiglio europeo del dicembre ha quindi:
· indicato che il Consiglio europeo di dicembre 2013 procederà alla valutazione dei progressi compiuti e alla definizione di orientamenti - anche stabilendo priorità e termini - per assicurare l’efficacia degli sforzi dell’UE in tale settore;
· invitato l’Alto rappresentante e la Commissione europea ad elaborare entro settembre 2013 proposte volte al rafforzamento della PSDC e al miglioramento delle capacità militari e civili.
Le proposte volte al rafforzamento della PSDC e al miglioramento delle capacità militari e civili, in vista del Consiglio europeo di dicembre 2013, potrebbero essere presentate dal’Alto rappresentante e dalla Commissione europea nel corso dei mesi di giugno/luglio 2013.
Nella relazione programmatica il Governo indica, inoltre, le seguenti priorità:
· rendere più attuali i principi cardine della PCSD;
· integrare l‟approccio civile e militare alla pianificazione e gestione delle missioni;
· individuare un nuovo processo europeo di pianificazione della difesa;
· valorizzare le forze multinazionali e ricercare nuove forme di finanziamento comune;
· agganciare gli investimenti per la difesa alle strategie pro crescita;
· sviluppare un mercato unico per la difesa e allargare la collaborazione nella formazione militare europea.
La relazione programmatica evidenzia le possibilità connesse con i finanziamenti previsti dal programma della Commissione europea “Orizzonte 2020”, in particolare per i prodotti a duplice uso e ricorda che l’Agenzia Europea per la Difesa (EDA) sta sviluppando l’Agenda Strategica per la Ricerca (“Strategic Research Agenda” - SRA) che individuerà le “roadmap” tecnologiche nelle diverse aree scientifiche di pertinenza della difesa, sulle quali si articoleranno i futuri progetti e verranno orientate le prossime partecipazioni nazionali.
Il programma Orizzonte 2020 – per il quale la Commissione europea aveva presentato il 30 novembre 2011 un pacchetto di proposte - rientra nell'ambito delle azioni previste per i programmi di ricerca e sviluppo tecnologico nel prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020. Il totale dei finanziamenti proposti dalla Commissione europea è pari a 80 miliardi di euro per il periodo dal 2014 al 2020, ma tale cifra dovrà essere confermata alla luce dell’accordo finale sul quadro finanziario pluriennale 2014-2020 in corso di definizione a livello europeo.
Per quanto riguarda le industrie e i mercati della difesa, la relazione programmatica richiama la costituzione presso la Commissione europea di un gruppo di lavoro volto ad approfondire le implicazione per un più efficiente mercato europeo della difesa.
Si ricorda al riguardo che il Commissario europeo competente per l’industria, Antonio Tajani, ha annunciato l’imminente presentazione di una comunicazione per un piano strategico volto a rafforzare il mercato interno e la competitività dell’industria della difesa europea.
La relazione programmatica ricorda che a livello nazionale italiano è stato creato un Gruppo di lavoro tecnico interministeriale, posto sotto la supervisione del’Ufficio del consigliere militare della Presidenza del Consiglio dei ministri, sulle problematiche connesse alle politiche industriali e di mercato nel settore della difesa. Al riguardo, la relazione programmatica identifica alcune priorità a livello nazionale:
· incentivare lo sviluppo di alta tecnologia in specifici settori strategici;
· regolamentare la "cessione di tecnologia" per evitare l‟erosione della capacità tecnologica delle imprese italiane;
· stimolare le imprese ad una maggiore cooperazione prevedendo delle specifiche forme di “joint venture”;
· favorire l‟incremento della competitività delle piccole e medie imprese che operano nel settore della difesa;
· valutare la possibilità di ricorrere prevalentemente all’impiego della “Licenza generale” per il trasferimento di prodotti militari verso le Forze armate degli Stati membri.
Nel corso della richiamata audizione sulle linee programmatiche, il Ministro delle difesa, Mario Mauro, ha richiamato la necessità di favorire una integrazione a livello europeo dell’industria della difesa italiana, assicurandone la competitività su scala continentale.
La sezione Costruire un’Europa sicura del Programma di lavoro della Commissione definisce obiettivi e iniziative che in sostanza sono riferibili al processo di realizzazione del programma di Stoccolma (adottato dal Consiglio europeo del 10-11 dicembre 2009).
Le priorità indicate nel Programma di Stoccolma sono:
- promuovere la cittadinanza e i diritti fondamentali, con particolare riferimento alle libertà sancite dalla Carta dei diritti fondamentali e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, alla tutela della sfera privata del cittadino, specie attraverso la protezione dei dati personali, al rispetto delle particolari esigenze delle persone vulnerabili;
- agevolare l'accesso alla giustizia, mediante li principio del riconoscimento e il miglioramento della formazione dei professionisti del settore;
- sviluppare una strategia di sicurezza interna;
- garantire un accesso all’Europa più efficiente attraverso le politiche di gestione integrata delle frontiere e le politiche in materia di visti;
- sviluppare una politica migratoria europea articolata, fondata sulla solidarietà e la responsabilità e basata sul Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo;
- integrare maggiormente la dimensione esterna della politica dell'UE nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia nell'ambito delle politiche generali dell'Unione europea.
Il programma di lavoro della Commissione per il 2013 pone l’accento sulla costruzione di un’Europa sicura (intendendo la sicurezza come difesa dalle minacce ai cittadini e ai loro diritti) che garantisca nel contempo il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali. In particolare, vengono evocate le politiche di contrasto alla criminalità e alla corruzione, di controllo delle frontiere esterne, ma anche le azioni volte all’eliminazione dei residui ostacoli alla circolazione e alla protezione dei diritti fondamentali dei cittadini in tutta l’UE. Inoltre tra gli obiettivi il programma indica un sistema giudiziario funzionante ed efficiente per la promozione della crescita e degli investimenti economici e il rafforzamento degli attuali meccanismi di solidarietà nel settore dell’immigrazione.
Circa gli interventi volti a colmare le lacune riscontrate in tali settori, secondo la Commissione particolare attenzione deve essere rivolta ai temi del contrasto al finanziamento del terrorismo, al traffico trasnfrontaliero delle armi, della tutela degli interessi finanziari dell’Unione contro la frode e la corruzione. Inoltre per consentire l’esercizio pieno dei diritti da parte dei cittadini Ue occorre garantire a privati e imprese accesso agevole alla giustizia in tutti gli Stati membri in condizioni di parità.
Pertanto il programma di lavoro della Commissione preannuncia che la Commissione presenterà proposte volte a:
· istituire una procura europea per lottare contro i reati a danno del bilancio UE e tutelare gli interessi finanziari dell’Unione;
· combattere il traffico di armi da fuoco;
· migliorare la cooperazione giudiziaria in materia penale e civile;
· rivedere la legislazione sulla sicurezza nucleare e proporre una nuova normativa riguardante l’assicurazione e la responsabilità in campo nucleare.
Nel quadro delle priorità definite nel Programma di Stoccolma 2010-2014, la relazione programmatica del Governo sottolinea l’importanza dei temi della sicurezza, dell’immigrazione e dell’asilo. In particolare, nella relazione si ribadisce la necessità di mantenere alta l’attenzione sul quadrante mediterraneo e nordafricano, nella convinzione che la forte esposizione geografica nel nostro Paese debba essere debitamente considerata a livello europeo. A tal proposito si intende valutare l’opportunità di sensibilizzare l’Unione europea e gli altri Stati membri, attirando l’attenzione delle Istituzioni europee in particolare sull’importanza delle regioni del Sahel e del Corno d’Africa sia per i profili connessi alla sicurezza dell’Unione europea che per quelli riguardanti l’immigrazione.
Il Governo pone l’accento sul processo di aggiornamento di Schengen al rafforzamento di Frontex, alla conclusione degli accordi di riammissione UE, agli sviluppi del processo Eurosur per il controllo delle frontiere, e soprattutto al dialogo tra l’Unione europea e i Paesi terzi (soprattutto quelli che si affacciano sul Mediterraneo). In particolare cenni specifici della relazione riguardano le proposte in tema di gestione delle frontiere marine, il cosiddetto pacchetto frontiere intelligenti e il sostegno all’implementazione dei sistemi VIS e SIS II.
Si ricorda che in tema di frontiere nel 2011 la Commissione europea ha presentato le seguenti proposte:
· proposta di regolamento (COM(2011)873) che stabilisce un sistema di controllo alle frontiere, denominato EUROSUR (procedura legislativa ordinaria).
La proposta, a seguito del raggiungimento dell’accordo tra Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione europea del 29 maggio scorso, è attesa all’approvazione da parte della Commissione Libertà civili, sicurezza e affari interni - LIBE, e successivamente della Assemblea plenaria del Parlamento europeo in prima lettura.
· proposta di regolamento (COM(2011)118 che modifica il regolamento (CE) n. 562/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un codice comunitario relativo al regime di attraversamento delle frontiere da parte delle persone (codice frontiere Schengen), e la convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen (procedura legislativa ordinaria);
La proposta è stata approvata in prima lettura dal Parlamento europeo in seduta plenaria durante la sessione del 10-13 giugno 2013. Si ricorda che sulla proposta di modifica del Codice Schengen COM(2011)118 il 23 giugno 2011 la I Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati, ai sensi dell’articolo 127 del Regolamento, ha adottato un documento finale, mentre la XIV Commissione Politiche dell’Unione europea ha approvato un parere favorevole con osservazioni.
· proposta di regolamento COM(2011)559 che modifica l’attuale meccanismo di valutazione e monitoraggio per verificare l’applicazione dell’acquis di Schengen (procedura legislativa speciale- consultazone);
Il Parlamento europeo ha approvato durante la sessione plenaria del 10-13 2013 giugno il parere, richiesto secondo la procedura speciale-consultazione, avente ad oggetto un testo precedentemente concordato con il Consiglio.
· proposta di regolamento COM(2011)560 che modifica il Codice frontiere Schengen al fine di introdurre norme comuni sul ripristino del controllo di frontiera alle frontiere interne in circostanze eccezionali (procedura legislativa ordinaria);
La proposta è stata approvata in prima lettura dal Parlamento europeo in seduta plenaria durante la sessione del 10-13 giugno 2013. Si ricorda altresì che le proposte di regolamento COM(2011)559 e 560 (cosiddetto pacchetto Schengen) sono state esaminate presso la Camera dei deputati ai sensi dell’articolo 127 della Camera; in particolare il 21 dicembre 2012 la I Commissione affari costituzionali ha approvato un documento finale nel quale ha espresso una valutazione complessivamente favorevole, con alcune osservazioni.
Nella relazione programmatica 2013 del Governo si rinviene un puntuale riferimento alla attesa proposta di regolamento in materia di operazioni di controllo delle frontiere marittime coordinate dalla Agenzia Frontex, resasi necessaria a seguito dell’annullamento, da parte della Corte di Giustizia dell’Unione europea, della decisione del Consiglio n. 252 del 2010, recante le linee guida da adottare durante lo svolgimento di tali operazioni. Analogo riferimento riguarda l’iniziativa relativa al pacchetto frontiere intelligenti.
A tal proposito si ricorda che lo scorso 12 aprile la Commissione ha adottato una proposta di regolamento COM(2013)197 sulla sorveglianza delle frontiere marittime esterne nel contesto della cooperazione operativa coordinata dall’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea (COM(2013)197) (la proposta segue la procedura legislativa ordinaria).
Obiettivo della proposta è potenziare le operazioni di sorveglianza delle frontiere coordinate dall’Agenzia, garantendo sia l’efficace controllo dell’attraversamento delle frontiere sia il rispetto dei diritti fondamentali con particolare riferimento all’attuazione pratica del principio del non respingimento sancito nell’articolo 19, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Si segnala inoltre che il 28 febbraio 2013 la Commissione ha presentato il pacchetto "Frontiere intelligenti", un complesso di proposte normative volte ad accelerare, facilitare e rafforzare le procedure di controllo dei viaggiatori di paesi terzi alle frontiere (esterne) dell’Unione europea. Il pacchetto ricomprende:
· una proposta di regolamento COM(2013)95 che istituisce un sistema di ingressi/uscite per la registrazione dei dati di ingresso e uscita dei cittadini di paesi terzi che attraversano le frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea (sistema EES) (procedura legislativa ordinaria);
Il sistema UE di ingressi/uscite (EES) sostituisce l’attuale procedura basata in linea di massima sull’apposizione di timbri nel documento di viaggio; mediante tale sistema è possibile: registrare data e luogo di ingresso (e di uscita) dei cittadini di paesi terzi che viaggiano nell’Unione europea; calcolare elettronicamente la durata del soggiorno breve autorizzato; inviare una segnalazione alle autorità nazionali qualora alla scadenza del periodo autorizzato non sia stata registrata l’uscita del viaggiatore dal territorio dell'UE.
· una proposta di regolamento COM(2013)97 che istituisce un programma per i viaggiatori registrati (programma RTP) (procedura legislativa ordinaria);
Il programma per viaggiatori registrati (RTP) prevede controlli semplificati per i “viaggiatori frequenti” (ad esempio, imprenditori, lavoratori con contratti a breve termine, ricercatori e studenti, cittadini di paesi terzi che hanno stretti legami di parentela con cittadini dell’UE o che vivono nelle regioni confinanti) che entrano nell’UE, resi possibili da un insieme di esami preventivi e controlli di sicurezza preliminari, ed attraverso meccanismi di controllo automatizzato alle frontiere ("porte automatiche") presso i principali valichi di frontiera, quali gli aeroporti che dispongono di questa moderna tecnologia.
· una proposta di regolamento COM(2013)96 che modifica il regolamento (CE) n. 562/2006 (Codice Schengen) per quanto riguarda l'uso del sistema di ingressi/uscite e il programma per i viaggiatori registrati. (procedura legislativa ordinaria);
Il contenuto delle tre proposte integranti il pacchetto “Frontiere intelligenti” è stato illustrato dalla Commissione europea in occasione del Consiglio dell’Unione europea giustizia e affari interni (GAI) del 7 e 8 marzo, che ne ha avviato l’esame in prima lettura. Le proposte citate sono state inoltre assegnate alla Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE) del Parlamento europeo, per l’esame di merito, in vista dell’approvazione in prima lettura da parte della seduta plenaria.
Si segnala altresì che il 25 marzo 2013 la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva COM (2013)151 sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di Paesi terzi per motivi di ricerca, studio, scambio scolastico, tirocinio (remunerato e non), attività di volontariato e alla pari (la proposta segue la procedura legislativa ordinaria).
Si tratta di una rifusione delle direttive “studenti 2004/114/CE e “ricercatori” 2005/71/CE che pertanto, in caso di approvazione, risulteranno modificate e sostituite. La Commissione mira, in particolare, ad ottimizzare alcuni aspetti delle procedure burocratiche vigenti negli Stati membri per quanto riguarda le richieste di soggiorno inoltrate dalle categorie indicate, con l’obiettivo di attrarre talenti nello studio e nella ricerca da Paesi terzi.
La proposta citata è stata assegnata alla Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE) del Parlamento europeo, per l’esame di merito, in vista dell’approvazione in prima lettura da parte della seduta plenaria.
Infine, secondo la relazione programmatica del 2013, il Governo intende proseguire l’attività di sostegno all’implementazione dei sistemi VIS (Sistema informativo dei visti) e SIS II (Sistema informativo Schengen di seconda generazione).
Si ricorda che (grazie alle delle decisioni del 7 marzo 2013 del Consiglio dell’Unione europea Giustizia e affari interni) il Sistema d'informazione Schengen di seconda generazione (SIS II) è pienamente operativo dallo scorso 9 aprile.
Nella relazione programmatica del Governo, il completamento del Sistema comune europeo di asilo consentirà il raggiungimento degli obiettivi stabiliti nel Programma di Stoccolma; a tal proposito si ribadisce l’impegno dell’Italia a rafforzare le forme di collaborazione pratica tra gli Stati membri e le Istituzioni europee nel settore dell’asilo, attribuendo massima rilevanza allo sviluppo del ruolo e delle attività dell’Ufficio europeo di supporto per l’asilo EASO.
Oltre all’approvazione nel maggio 2011 della direttiva 2011/51/UE del Parlamento europeo e del Consiglio che estende ai beneficiari di protezione internazionale l’ambito applicazione della direttiva 2003/109/CE relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo, si segnala che, a seguito dell’approvazione da parte del Parlamento europeo, durante la sessione plenaria di giugno 2013, sono prossime alla definitiva sottoscrizione da parte delle Istituzioni europee le seguenti proposte volte alla realizzazione del Sistema comune di asilo:
· proposta di regolamento che stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di asilo (COM(2008)820) (rifusione del regolamento CE n. 343/2003, cd. regolamento Dublino II); (procedura legislativa ordinaria);
· proposta modificata di direttiva relativa a procedure per la concessione e la revoca dello status conferito dalla protezione internazionale (COM(2011)319) (rifusione della direttiva 2005/85/CE) (procedura legislativa ordinaria);
· proposta modificata di direttiva che recante norme per l’accoglienza dei richiedenti asilo (COM(2011)320) (rifusione della direttiva 2003/9/CE) (procedura legislativa ordinaria);
· proposta modificata di regolamento che istituisce l'"EURODAC" per il confronto delle impronte digitali per l’efficace applicazione del regolamento Dublino II (COM(2010)555) (procedura legislativa ordinaria).
Si ricorda infine che il 17 giugno 2013 la Commissione ha presentato la Comunicazione COM(2013) 422 Quarta relazione annuale sull’immigrazione e l’asilo (2012)
La comunicazione illustra i principali sviluppi intervenuti nel 2012 per affrontare le sfide in questi settori e presenta i dati principali sulla situazione migratoria nell'UE; è accompagnata da un documento di lavoro dei servizi della Commissione, che offre un'ampia panoramica delle iniziative prese sia a livello dell'UE che a livello nazionale.
La relazione programmatica 2013 del Governo pone l’accento sulla dimensione transnazionale del terrorismo e della criminalità organizzata, tale da richiedere nelle politiche di contrasto un elevato grado di collaborazione tra gli Stati membri. Per le stesse ragioni il Governo ritiene che debba accogliersi con favore qualsiasi iniziativa volta a coinvolgere in tali politiche i Paesi terzi. Nella relazione si dichiara l’intenzione di proseguire l’impegno nello sviluppo di politiche di contrasto a quei fenomeni di criminalità organizzata definiti prioritari dal Consiglio (con particolare riferimento ai piani operativi di azione e ai progetti che riguardano le criticità localizzate nei Balcani occidentali, nelle rotte sud – sud est, nel confine greco turco, e nelle aree di crisi del Mediterraneo vicine al Nord Africa). Dal punto di vista normativo la relazione prevede che l’azione dell’Italia sarà finalizzata, tra l’altro, all’approvazione della direttiva relativa allo scambio dei dati del codice di prenotazione (PNR), mentre particolare interesse viene dichiarato rispetto agli sviluppi dei negoziati relativi alla direttiva recante la disciplina dell’utilizzo dei dati personali a i fini di prevenzione, indagine e accertamento e perseguimento di reati o di esecuzione di sanzioni penali.
Circa l’esame presso le Istituzioni europee della proposta di direttiva COM(2011)32 (procedura legislativa ordinaria) sull'uso dei dati del codice di prenotazione a fini di prevenzione, accertamento, indagine e azione penale nei confronti dei reati di terrorismo e dei reati gravi, si segnala che la Commissione parlamentare Libertà civili, giustizia e affari interni, ha approvato lo scorso 29 aprile una relazione con la quale si invita il Parlamento europeo in plenaria a respingere la proposta nonché la stessa Commissione a ritirarla.
La relazione programmatica dichiara infine l’intenzione del Governo di continuare nella presentazione di proposte nell’ambito dei programmi finanziari relativi alla prevenzione e contrasto della criminalità (ISEC) e all’antiterrorismo (CIPS).
Per quanto riguarda le iniziative più rilevanti della Commissione in materia di contrasto alla criminalità, tuttora all’esame delle Istituzioni europee, si ricordano:
· la comunicazione COM(2013)172 “Istituire un programma di formazione europea delle autorità di contrasto”;
· la proposta di regolamento COM(2013)173, che istituisce l'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione e formazione in materia di contrasto (Europol) e che abroga le decisioni 2009/371/GAI e 2005/681/GAI (procedura legislativa ordinaria);
La proposta di regolamento: introduce un meccanismo di controllo dell’attività di Europol da parte del Parlamento europeo in associazione con i Parlamenti nazionali; potenzia la funzione di Europol di interscambio di intelligence; procede alla fusione per incorporazione di CEPOL in Europol, che ne assorbirebbe le funzioni; rafforza il regime di protezione dei dati applicabile alle attività di Europol; tenta di migliorare snellendole le procedure di governance di Europol.
La proposta è stata assegnata alla Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE) del Parlamento europeo, per l’esame di merito, in vista dell’approvazione in prima lettura da parte della seduta plenaria
· la proposta di direttiva (COM(2013)45 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo, destinata a sostituire le vigenti direttive 2005/60/CE (cd. terza direttiva antiriciclaggio) e 2006/70/CE. (procedura legislativa odinaria);
La proposta di direttiva (IV direttiva antiriciclaggio) mira ad adeguare le norme europee agli standard internazionali più recenti (in particolare alle Raccomandazioni contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo riviste nel febbraio del 2012 dal Gruppo di azione finanziaria (GAFI). Tra le misure più significative della proposta:
- l’estensione degli obblighi di verifica della clientela, conservazione dei dati e segnalazione di operazione sospette, a tutti i soggetti che offrono merci o prestano servizi contro pagamento in contanti di importo pari o superiore a 7.500 euro (con un notevole abbassamento rispetto all’attuale soglia di 15.000 euro);
- l’applicazione della normativa antiriciclaggio anche ai “prestatori di servizi di gioco d’azzardo” e non più solo alle case da gioco.
La proposta è stata assegnata alla Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni (LIBE) del Parlamento europeo, per l’esame di merito, in vista dell’approvazione in prima lettura da parte della seduta plenaria.
Alla proposta di IV direttiva antiriciclaggio la Commissione ha abbinato una proposta di regolamento (COM(2013)44) riguardante i dati informativi che accompagnano i trasferimenti di fondi, che impone nuove regole in materia di transazioni effettuate tramite carte elettroniche e telefonia mobile e in materia d identificazione dei beneficiari.
- la comunicazione JOIN(2013)1 “Strategia dell'Unione europea per la cibersicurezza: un ciberspazio aperto e sicuro” adottata lo scorso 7 febbraio congiuntamente dalla Commissione europea e dall’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza;
- la proposta di direttiva COM(2013)48 recante misure volte a garantire un livello comune elevato di sicurezza delle reti e dell’informazione nell’Unione (procedura legislativa ordinaria).
La proposta di direttiva in sintesi prevede: l’obbligo per gli Stati membri di sviluppare capacità minime di difesa da rischi di attacchi informatici, mediante la designazione di autorità competenti della sicurezza delle reti e dell’informazione (SRI), la creazione di squadre di pronto intervento (CERT) e l’adozione di strategie in materia di sicurezza e piani nazionali di collaborazione; la creazione di una rete di collaborazione tra le autorità nazionali competenti e la Commissione volta in particolare alla realizzazione di un sistema sicuro di scambio di informazioni su rischi ed incidenti informatici, assistita (se richiesta) dall’ENISA - Agenzia europea per la sicurezza delle reti dell’informazione; la previsione generalizzata per operatori di mercato ed amministrazioni pubbliche di obblighi in materia di sicurezza e notifica di incidenti, in particolare l’obbligo di segnalazione degli incidenti informatici (attualmente prevista dal diritto Ue esclusivamente a carico di compagnie di telecomunicazioni) prescritto ai gestori di infrastrutture e fornitori di servizi (banche, borse, trasmissione e erogazione di energia, servizi di trasporto).
La proposta è stata assegnata alla Commissione Mercato interno e tutela dei consumatori del Parlamento europeo, per l’esame di merito, in vista dell’approvazione in prima lettura da parte della seduta plenaria.
Secondo relazione il Governo riserverà la massima attenzione alla definizione del nuovo Quadro finanziario pluriennale per il settore degli affari interni. A tal proposito si ricorda che il negoziato sul QFP 2014-2020 è tuttora in via di definizione presso le Istituzioni europee; conclusi i negoziati, secondo la procedura del dialogo programmatico con la Commissione, si procederà alla predisposizione e approvazione dei Piani nazionali relativi al Fondo sicurezza interna e al Fondo asilo e immigrazione.
Nell’ambito dei vari negoziati in materia di cooperazione giudiziaria civile in cui le delegazioni italiane saranno impegnate nel 2013 il Governo reputa di particolare interesse (e rilievo per il superamento della crisi economica tramite la maggiore tutela del credito) le seguenti proposte, tuttora all’esame delle Istituzioni europee:
· la proposta di regolamento (COM (2011) 445) che istituisce un'ordinanza europea di sequestro conservativo su conti bancari per facilitare il recupero transfrontaliero dei crediti in materia civile e commerciale (procedura legislativa ordinaria);
Si tratta di un complesso di disposizioni volte ad istituire un procedimento uniforme europea di natura cautelare.
La proposta è stata assegnata alla Commissione Affari giuridici del Parlamento europeo, per l’esame di merito, in vista dell’approvazione in prima lettura da parte della seduta plenaria.
· la proposta di regolamento (COM(2012) 744) che modifica il regolamento (CE) n. 1346/2000 del Consiglio relativo alle procedure d’insolvenza (procedura legislativa ordinaria);
Il provvedimento mira a riformare le norme europee che regolano la competenza, il riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia di procedura di insolvenza transfrontaliera.
La proposta è stata assegnata alla Commissione Affari giuridici del Parlamento europeo, per l’esame di merito, in vista dell’approvazione in prima lettura da parte della seduta plenaria.
Secondo la relazione programmatica nel 2013 saranno prioritarie quelle iniziative volte a migliorare e a rendere uniforme la protezione degli interessi finanziari dell’Ue; in tale settore occorrerà altresì migliorare il coordinamento transnazionale delle indagini. A tal proposito, la relazione considera come iniziativa più importante l’attesa proposta di istituzione di una Procura europea per la tutela degli interessi finanziari dell’Unione (EPPO) ai sensi dell’articolo 86 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Si ricorda che nel corso del 2013 la Commissione europea si è impegnata a presentare una proposta legislativa relativa all’istituzione della Procura europea. La Commissione ritiene in particolare che un’autorità europea competente a perseguire i reati potrebbe contribuire ad instaurare condizioni paritarie applicando in modo coerente ed omogeneo norme comuni in materia di frode e di altri illeciti lesivi degli interessi finanziari dell’Unione. Alla elaborazione della proposta partecipano anche gli uffici di Eurojust e dell’Olaf.
Si ricorda che “la creazione di una Procura europea, in particolare per lottare contro i reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione e i reati gravi di natura transfrontaliera, per indagare su tali reati, perseguirli e sottoporli a giudizio” è oggetto di una delle raccomandazioni contenute nella risoluzione del Parlamento europeo dell'11 giugno 2013 sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro.
Nello stesso ambito di intervento il Governo pone l’accento su una serie di iniziative legislative a livello Ue (alcune delle quali già adottate dalla Commissione europea, altre puramente in fase di studio) volte a migliorare la protezione degli interessi finanziari dell’Unione. Si tratta in particolare di:
· interventi normativi concernenti la tutela degli interessi finanziari dell’Unione sia mediante il diritto penale sia attraverso il potenziamento delle procedure amministrative e penali, compresa la mutua assistenza;
· un proposta diretta a rafforzare la tutela dell’euro dalla falsificazione per mezzo di sanzioni penali;
· una proposta di riforma della struttura di Eurojust.
In tale settore la Commissione europea ha recentemente presentato:
· una proposta di direttiva COM (2012) 363 relativa alla lotta contro la frode che lede gli interessi finanziari dell’Unione mediante il diritto penale (procedura legislativa orinaria);
La proposta è stata assegnata alle Commissioni Bilancio e Libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo, per l’esame di merito, in vista dell’approvazione in prima lettura da parte della seduta plenaria.
· una proposta di direttiva COM(2013) 42 sulla protezione mediante il diritto penale dell’euro e di altre monete contro la falsificazione e che sostituisce la decisione quadro 2000/383/GAI del Consiglio (procedura legislativa ordinaria).
La proposta è stata assegnata alla Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo, per l’esame di merito, in vista dell’approvazione in prima lettura da parte della seduta plenaria.
Nella relazione programmatica si dichiara, inoltre, l’attesa del Governo per quanto riguarda alcune proposte legislative a livello Ue volte ad accrescere le garanzie difensive nel processo penale. Tali interventi sono considerati dall’Esecutivo di grande interesse ma anche bisognosi di particolare attenzione in ordine alle ripercussioni finanziarie che la loro attuazione potrebbe provocare. Si tratta in particolare delle attese proposte in materia di indennizzo delle vittime di reato, e di patrocino a spese dello Stato.
Circa il potenziamento delle garanzie difensive (pur riguardando versanti tra di loro notevolmente diversi):
· la recente approvazione della direttiva 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI e del regolamento relativo al riconoscimento reciproco delle misure di protezione in materia civile;
· la proposta di direttiva (COM(2011) 326), tuttora all’esame delle Istituzioni europee, relativa al diritto di accesso a un difensore nel procedimento penale e al diritto di comunicare al momento dell’arresto (procedura legislativa ordinaria).
La proposta è stata assegnata alla Commissione Libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo, per l’esame di merito, in vista dell’approvazione in prima lettura da parte della seduta plenaria
Il Governo considera infine di grande interesse l’annunciata proposta di integrare l’attuale Sistema europeo di messa in rete dei casellari giudiziali (ECRIS) estendendo la portata di tale sistema alle decisioni dei giudici degli Stati membri che interessino cittadini appartenenti a Stati terzi.
In merito a temi della giustizia a carattere generale si segnalano infine le recenti pubblicazioni:
· Quadro di valutazione UE della giustizia. Uno strumento per promuovere una giustizia effettiva e la crescita
Il rapporto contiene dati sui tempi che occorrono per la definizione delle cause, sulla percentuale di cause definite, sul numero di cause pendenti, sull’impiego delle nuove tecnologie per la gestione del contenzioso, sull’uso di sistemi alternativi per la risoluzione delle controversie, sulla formazione dei giudici e sulle risorse destinate al settore giustizia. Il quadro di valutazione raccoglie indicazioni anche per quanto riguarda la percezione dell’indipendenza dei sistemi giudiziari.
· Relazione 2013 sulla cittadinanza dell’Unione;
Nella comunicazione tra l’altro sono individuate 12 azioni concrete per aiutare gli europei a fare un uso migliore dei loro diritti, dalla ricerca di lavoro in un altro Stato membro alla partecipazione alla vita democratica)
· Relazione 2012 sull’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
La politica agricola dell’UE, in linea con la strategia Europa 2020, per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, è stata concentrata negli ultimi anni sulla necessità di valorizzare e utilizzare al meglio le risorse, di orientare l'attività agricola al mercato, di sostenere il reddito dei produttori, di dare rilievo agli aspetti ambientali e di rafforzare il sostegno allo sviluppo delle zone rurali dell’UE. Nel cercare di perseguire questi obiettivi, la struttura della PAC è rimasta ancorata a due pilastri: il primo, dei pagamenti diretti agli agricoltori dell'UE e il secondo, dello sviluppo rurale.
Le maggiori questioni problematiche del settore riguardano, tra l’altro:
- l'esigenza di una ripartizione delle risorse finanziarie tra gli Stati membri secondo modalità il più possibile eque, rispettando e valorizzando nel contempo le differenze territoriali e produttive;
- l’adozione di misure più adeguate a rispettare standard ambientali elevati; di metodi innovativi e competitivi per far fronte all’accresciuta volatilità del mercato.
La relazione programmatica sottolinea l’importanza dei negoziati in corso sul pacchetto di proposte di riforma della politica agricola comune, connesso al quadro finanziario dell’UE 2014-2020 (cfr. l’apposita scheda del presente dossier).
Il pacchetto è così costituito:
- proposta di regolamento recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla politica agricola comune (COM(2011)625);
- proposta di regolamento recante organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (regolamento OCM unica) (COM(2011)626);
- proposta di regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (COM(2011)627);
- proposta di regolamento sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della politica agricola comune (c.d. regolamento orizzontale) (COM(2011)628);
- proposta di regolamento proposta di regolamento del Consiglio recante misure per la fissazione di determinati aiuti e restituzioni connessi all'organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (COM(2011)629);
- proposta di regolamento recante modifica del regolamento (CE) n. 73/2009 in ordine all'applicazione dei pagamenti diretti agli agricoltori per il 2013 (COM(2011)630);
- proposta di regolamento che modifica il regolamento (CE) n. 1234/2007 in ordine al regime di pagamento unico e al sostegno ai viticoltori (COM(2011)631).
Facendo seguito all’accordo generale sul QFP raggiunto dal consiglio europeo dell’8-9 febbraio 2013, il Consiglio Agricoltura del 19 marzo 2013 ha concordato a maggioranza qualificata un orientamento generale. Sulla base di tale orientamento, l'11 aprile 2013 sono iniziati i negoziati interistituzionali (triloghi) tra Consiglio, Parlamento europeo e Commissione europea.
Attualmente lo stato dei negoziati è in fase molto avanzata ma non ne è certa la conclusione prevista originariamente entro fine giugno 2013. Infatti la chiusura dei lavori sarà possibile nel momento in cui sarà raggiunto, tra Parlamento europeo e Consiglio, l’accordo generale sul quadro finanziario pluriennale dell’Unione, dal quale dipendono le risorse della PAC; è inoltre oggetto di controversa in seno al trilogo la questione del conferimento, nelle proposte legislative sopra richiamate, di deleghe alla Commissione ritenute eccessive da parte del Parlamento europeo.
Dopo la conclusione del trilogo, l'eventuale compromesso finale dovrà essere sottoposto ai gruppi politici in Commissione agricoltura del Parlamento europeo e, quindi, alla plenaria.
Questi i punti essenziali più dibattuti nel corso dei negoziati fin qui svolti:
OCM – sono stati raggiunti progressi sulle questioni tecniche. Restano da dirimere i temi relativi al settore del latte e alle organizzazioni dei produttori in relazione al diritto di concorrenza e alla capacità di accedere ai fondi finanziari sempre più assottigliati.
Per quanto riguarda il settore lattiero, il Parlamento europeo e la Commissione chiedono l’estensione delle disposizioni previste dal “pacchetto latte” (programmazione produttiva) a tutti gli altri settori, mentre il Consiglio si oppone. Diversi paesi (Spagna, Portogallo e Belgio in particolare) hanno però difeso l'integrazione del pacchetto nell’Ocm unica, a differenza di altri (Danimarca, Svezia, Lussemburgo e Germania). Per ciò che concerne le regole di concorrenza, il Parlamento sostiene la responsabilità da parte dei singoli Stati mentre Consiglio e Commissione premono per un criterio di uniformità.
Sui diritti di impianto dei vigneti permangono le divergenze sul limite massimo di aumento annuo delle superfici coltivate (Consiglio e Commissione vogliono l'1% e il Pe lo 0,5% ) e permane anche la discussione sulle date di avvio del nuovo regime. Parlamento e Consiglio puntano al 2019, mentre la Commissione propone il 2016. La data di conclusione del nuovo sistema dovrebbe essere compresa tra il 2030 (Parlamento) e il 2024 (Consiglio).
Pagamenti diretti – è stato raggiunto un accordo di massima sui temi dell’agricoltore attivo, dei giovani agricoltori, dei piccoli agricoltori mentre sono ancora oggetto di negoziato i profili relativi al greening (la componente del miglioramento delle condizioni ambientali come riferimento per i pagamenti diretti) e alla convergenza interna (meccanismo in base al quale tutti gli Stati membri con un livello di pagamenti diretti inferiori ad una certa percentuale della media dell’UE-27, colmeranno una quota di tale differenza entro un determinato periodo).
Sviluppo rurale – una delle questioni ancora problematiche è rappresentata dalle zone con difficoltà ambientali che, per le loro caratteristiche specifiche possono limitare la tipologia della produzione.
Regolamento su finanziamento, gestione e controllo – il c.d. regolamento orizzontale riunisce in unico strumento legislativo norme differenti e disseminate in vari strumenti legislativi e disciplina le fonti di finanziamento e la gestione dei fondi, il sistema di consulenza aziendale e i sistemi di gestione e di controllo (organismi pagatori, organismi di certificazione). Sono ancora molti i temi aperti, tra cui quelli sulle sanzioni per il mancato rispetto del greening e sulle agenzie di pagamento (organismi pagatori riconosciuti dagli Stati membri che effettuano i necessari controlli prima dell'erogazione degli aiuti dell'Unione ai beneficiari).
Nell'ambito della procedura – di cui all’art. 127 del Regolamento - che consente alla Camera di partecipare alla formazione delle politiche europee, il 7 agosto 2012 la Commissione agricoltura, ha approvato un documento finale sul pacchetto di proposte. Il 17 luglio la Commissione Politiche dell’UE aveva espresso parere favorevole con osservazioni.
La relazione programmatica ribadisce la contrarietà del Governo italiano alla proposta di regolamento della Commissione europea volta ad abolire l’etichettatura facoltativa delle carni e ricorda che, in caso di approvazione, sarà valutata l’ opportunità di adottare norme nazionali di rintracciabilità ed etichettatura ugualmente efficaci (COM(2012)162).
La proposta prevede:
- l'identificazione elettronica dei bovini facoltativa per gli allevatori, a meno che lo Stato membro interessato non decida di renderla obbligatoria nel proprio territorio;
- la soppressione del regime facoltativo dell’etichettatura della carne bovina che rappresenterebbero come si legge nelle motivazioni del relatore “un onere amministrativo notevole non bilanciato da vantaggi di sufficiente rilevanza”
Il Parlamento europeo in sessione plenaria il 12 settembre 2012, nell’approvare gli emendamenti alla proposta modificata (COM(2011)162), aveva peraltro respinto un emendamento, sostenuto dagli europarlamentari italiani, che avrebbe impedito l’eliminazione dell’etichettatura facoltativa.
La proposta che dovrebbe essere esaminata dall’Assemblea del PE nell’ambito della sessione plenaria dell’8 ottobre 2013,
La relazione programmatica sottolineava la rilevanza del progetto di regolamento (di esecuzione) presentata dalla Commissione europea contenente norme volte a favorire la corretta informazione del consumatore in merito all’origine e alla qualità degli oli di oliva.
Il progetto, avrebbe dovuto modificare il regolamento di esecuzione n.29/2012 sulla commercializzazione dell'olio di oliva, era stato presentato dalla Commissione, nell’esercizio dei poteri esecutivi ad essa conferiti, ed esaminato secondo le procedure di comitato previste dal Regolamento UE n. 182/2011 (che stabilisce le regole e i principi generali relativi alle modalità di controllo da parte degli Stati membri dell’esercizio delle competenze di esecuzione attribuite alla Commissione). Sul progetto non è stata raggiunta in seno al comitato (composto da rappresentanti degli stati membri) la maggioranza qualificata,necessaria per la sua approvazione; conseguentemente la Commissione europea ha ritirato il progetto preannunciando la presentazione di un nuovo progetto dopo avere raccolto le istanze dei consumatori e dei ristoratori.
Il programma di lavoro della Commissione indica tra le proposte da presentare nel 2013 la revisione delle norme sulla produzione biologica.
Il 15 gennaio 2013 la Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica, che si è conclusa il 15 aprile, sul riesame della politica europea in materia di agricoltura biologica, in vista della presentazione di una nuova proposta entro la fine del 2013.
Le questioni più rilevanti sottoposte ai soggetti interessati sono state:
- la semplificazione del quadro giuridico;
- la gestione della coesistenza delle colture geneticamente modificate con l'agricoltura biologica;
- i sistemi di controllo e gli accordi commerciali per i prodotti biologici;
- la valutazione dell’impatto delle nuove norme in materia di etichettatura (in particolare, stabilire se l’uso obbligatorio del logo europeo su tutti i prodotti biologici prodotti nell’Unione europea ha dato più visibilità ai prodotti biologici).
Il programma di lavoro prevede tra le iniziative da intraprendere nel 2013, per la semplificazione e la riduzione degli oneri amministrativi, le proposte sulla sicurezza agroalimentare.
Il pacchetto, presentato il 29 maggio 2013, unitamente alla comunicazione (COM(2013)264) che ne descrive contenuti e finalità, è composto dalle seguenti proposte di regolamento, relative:
· al materiale riproduttivo vegetale (COM(2013)262);
La proposta prevede regole più semplici e flessibili per la commercializzazione delle sementi e di altro materiale riproduttivo vegetale e ha l'obiettivo di garantire la produttività, l'adattabilità e la diversità della produzione vegetale e forestale europea e di agevolarne gli scambi commerciali;
· agli organismi nocivi ai vegetali (COM(2013)267);
Viene previsto un rafforzamento delle norme in tema di salute delle piante allo scopo di evitare la diffusione di nuovi parassiti nell'Unione e per tutelare sia i coltivatori che il settore forestale;
· alla sanità animale (COM(2013)260);
La nuova disciplina intende migliorare le norme in tema di sanità animale istituendo un sistema comune più efficace di sorveglianza e controllo delle malattie per far fronte in modo coordinato ai rischi inerenti alla salute e alla sicurezza di alimenti e mangimi;
· ai controlli ufficiali su alimenti, piante, animali (COM(2013)265);
Obiettivo della proposta è quello di rendere più efficaci gli strumenti a disposizione delle autorità competenti a fare rispettare la normativa UE (attraverso controlli, ispezioni e prove);
· sulla gestione delle spese relative alla filiera alimentare, alla salute e al benessere degli animali, alla sanità delle piante e al materiale riproduttivo vegetale COM(2013)327, presentata il 10 giugno 2013.
Complessivamente l’entrata in vigore della riforma comportererebbe la riduzione degli atti giuridici vigenti in materia da 70 a 5.
Le proposte sono in corso di esame secondo la procedura legislativa ordinaria.
La politica comune della pesca dell’UE è stata caratterizzata negli ultimi anni dall’affermazione di un approccio globale alle problematiche del settore, in una visione integrata con le altre politiche che insistono sull’economia marittima.
Gli obiettivi principali della politica comune della pesca consistono nel contemperare la sostenibilità ambientale ed economica della pesca con la necessità di garantire adeguati mezzi di sussistenza per i pescatori incentivando le comunità costiere a diversificare le loro economie.
A questo scopo sono in corso di definizione strumenti volti a prevenire l’eccessivo sfruttamento e il depauperamento degli stock ittici e a risolvere il problema del sovradimensionamento delle flotte di pescherecci.
La relazione programmatica pone l’accento sull’impegno del Governo nel portare avanti i lavori sulle proposte di riforma della politica comune della pesca connesse al QFP 2014-2020.
Il c.d. pacchetto pesca, presentato dalla Commissione europea il 13 luglio 2011, è così composto:
· comunicazione COM(2011)417 sulla riforma della PCP;
· proposta di regolamento (COM(2011)425) sulla riforma della PCP;
· proposta di regolamento (COM(2011)416) sull’organizzazione comune dei mercati della pesca e dell’acquacoltura;
· comunicazione (COM(2011)424) sulla dimensione esterna della politica comune della pesca;
· relazione (COM(2011)418) sulla conservazione e lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nell'ambito della PCP.
Il 2 dicembre 2011 la Commissione europea ha poi presentato una proposta di regolamento (COM(2011)804) che prevede un nuovo meccanismo di finanziamento per la pesca e la politica marittima, in linea con il nuovo quadro pluriennale finanziario.
Il 30 maggio 2013 è stato raggiunto, dopo numerose riunioni di trilogo tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione, un accordo politico sulle due proposte relative alla riforma della politica comune della pesca e all’organizzazione comune dei mercati che il 18 giugno scorso è stato approvato dalla Commissione pesca del PE; l’accordo è all’ordine del giorno del Consiglio agricoltura del 25-26 giugno 2013. Il Parlamento europeo dovrebbe approvare nella sessione plenaria del prossimo mese di ottobre le due proposte unitamente alle altre proposte del pacchetto su cui il negoziato è ancora in corso.
I punti essenziali dell’accordo politico raggiunto sulla riforma della PCP riguardano in particolare i seguenti argomenti:
Rendimento massimo sostenibile – lo sfruttamento delle risorse biologiche marine deve ricostituire e mantenere le popolazioni degli stock sfruttati almeno a livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile e detti tassi di sfruttamento devono essere raggiunti entro il 2015, se possibile, e al più tardi entro il 2020 sulla base di adeguati studi scientifici. Sono introdotte norme affinché possa essere realizzata una gestione comune con paesi terzi con accordi di sfruttamento condivisi.
Lo slittamento temporale al 2015 e al 2020 è considerato un buon successo della delegazione italiana nel corso del negoziato (cfr. audizione ministro Agricoltura 18 giugno 2013).
Obbligo degli sbarchi – divieto di rigetto - Le regole de minimis sono state modificate in modo che l'esenzione possa essere applicata attraverso piani di gestione sulla base di pareri scientifici e limitato ad un massimo del 5% del totale delle catture annuali.
Nel corso del negoziato, l’Italia ha contribuito a far fissare quest’ultima percentuale che originariamente era del 7% e ha ottenuto che la nuova normativa si applichi solo alle specie per le quali è fissata una taglia minima in base alle norme sulla pesca nel Mediterraneo. Inoltre, l’obbligo di sbarcare in porto tutto il pescato – salvo la citata percentuale del 5% – scatterà nel 2015 e non più nel 2014, e solo per i piccoli pesci come acciughe e sardine (ossia il 30% delle catture della flotta italiana). Per le altre specie del Mediterraneo (dai naselli alle triglie sino alle vongole) l’obbligo scatterà invece il primo gennaio 2019.
Novellame - saranno sviluppate tecniche di conservazione per proteggere il novellame e le specie vulnerabili nonché le zone di riproduzione sensibili. Si riconosce inoltre la necessità di ulteriori interventi sulle aree protette, in particolare sulle zone biologicamente sensibili.
Regionalizzazione - Si introduce un modello di regionalizzazione in cui gli Stati Membri si adoperano per realizzare le disposizioni dell’UE tramite la cooperazione regionale e il coinvolgimento dei pescatori e delle altre parti interessate nel processo decisionale.
Gestione della capacità della flotta - La capacità delle flotte dovrà essere proporzionata alle possibilità di pesca che vengono loro attribuite. Allo Stato membro che non sarà in grado di sopprimere la capacità in eccesso i contributi europei potranno essere sospesi o ritirati.
Informazioni ai consumatori - Sono previste disposizioni sulle informazioni riguardanti l’etichettatura, le tipologie di attrezzature utilizzate per la cattura, le indicazioni dettagliate della zona di cattura, con riguardo in particolar modo alle aree al di fuori del Nord-Est Atlantico, Mediterraneo e Mar Nero.
Fermo biologico - L’Italia, come riferito dal Ministro dell’agricoltura nell’audizione alle Commissioni agricoltura della Camera e del Senato del 18 giugno 2013, ha ottenuto che l’arresto temporaneo delle attività di pesca sia considerata una misura tecnica utile per assicurare un’adeguata tutela delle risorse biologiche. Sino al 2005 il fermo veniva considerato alla stregua di un aiuto di Stato che doveva essere approvato in via preventiva dalla Commissione Ue.
Acquacoltura – Come sottolineato dal Ministro dell’agricoltura nella citata audizione del 18 giugno, viene previsto un rilancio del settore dell’acquacoltura italiana soprattutto in termini di competitività.
Organizzazioni di produttori – E’ previsto un ruolo rafforzato per le organizzazioni di produttori anche ai fini di una maggiore valorizzazione dei prodotti italiani.
Concessioni trasferibili di pesca – questa parte della riforma risulterebbe eliminata.
Il 31 luglio 2012 la Commissione agricoltura, ha approvato un documento finale sul pacchetto di proposte sopra richiamato. L’11 luglio 2012 la Commissione Politiche dell’UE aveva espresso parere favorevole con osservazioni.
La Commissione europea nel suo programma di lavoro per il 2013 preannuncia la presentazione nel 2014 di una proposta di regolamento per la conservazione delle risorse della pesca attraverso misure tecniche di protezione degli organismi marini al fine di ridurre la complessità delle norme tecniche. Si tratta di predisporre un regolamento quadro con disposizioni specifiche sviluppate a livello regionale allo scopo altresì di ridurre i costi di controllo e di esecuzione che spettano alle amministrazioni nazionali.
La relazione programmatica del Governo ribadisce l’intenzione, nell’ambito della lotta alla pesca illegale, di lavorare in favore della rintracciabilità lungo la filiera ittica per l’identificazione del prodotto e della sua provenienza.
Al riguardo la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento che modifica il Reg. (CE) n. 1005/2008 che istituisce un regime per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (COM(2012)332).
La proposta, che prevede un’ampia delega di poteri alla Commissione europea, segue la procedura legislativa ordinaria, è stata esaminata, in sessione plenaria, dal Parlamento europeo che il 16 giugno ha approvato una risoluzione legislativa ed è in attesa di esame da parte del Consiglio.
La relazione programmatica richiama l’azione negoziale svolta dal Governo in relazione alle proposte sulla politica di coesione connesse alla definizione del nuovo quadro finanziario dell'UE per il 2014-2020 (cfr. l’apposita scheda sul tema del presente dossier) nonché le misure di riprogrammazione dei fiondi strutturali avviate a livello nazionale.
Facendo seguito alle proposte legislative sul nuovo Quadro finanziario dell’UE (QFP) 2014-2020, presentate nel giugno 2011 – che hanno prospettato una nuova architettura della politica di coesione - il 6 ottobre 2011, la Commissione ha presentato un pacchetto di proposte legislative relative alla disciplina generale dei fondi strutturali e a quella specifica dei fondi della politica di coesione per il periodo 2014-2020, che prospettano, in particolare:
· la conservazione degli obiettivi convergenza (riservato alle regioni con un PIL pro capite inferiore al 75% della media UE-27) e competitività (che sarebbe aperto alle regioni con un PIL pro capite superiore al 90% della media dell'UE). Nel prossimo periodo di programmazione rientrerebbero nell’obiettivo convergenza Campania, Calabria, Sicilia e Puglia; rientrerebbero nell’obiettivo competitività le regioni del centro nord non incluse nel nuovo obiettivo regioni in transizione;
· l’introduzione di un nuovo obiettivo dei fondi strutturali che includerebbe le cosiddette "regioni in transizione", con un PIL pro capite fra il 75% e il 90% della media UE-27 che sostituirebbe l'attuale sistema di phasing-out e phasing-in dagli obiettivi preesistenti. Per l’Italia rientrerebbero in tale categoria di regioni Abruzzo, Molise, Basilicata e Sardegna;
· profonde modificazioni alla programmazione e gestione dei fondi mediante:
- la concentrazione dell’intervento dei fondi strutturali su un ristretto numero di obiettivi tematici comuni, connessi gli obiettivi della strategia Europa 2020;
- l’istituzione di un quadro strategico comune per tutti i fondi strutturali, per tradurre in priorità d'investimento;
- la conclusione di un contratto di partenariato tra la Commissione e ciascuno Stato membro, recante l'impegno dei contraenti a livello nazionale e regionale ad utilizzare i fondi stanziati per dare attuazione alla strategia Europa 2020, nonché un quadro di riferimento dei risultati con il quale valutare i progressi in relazione agli impegni;
· lo stretto collegamento con i programmi nazionali di riforma e i programmi nazionali di stabilità e convergenza elaborati dagli Stati membri e con le raccomandazioni specifiche per ciascun paese adottate dal Consiglio sulla base dei medesimi programmi;
· la ridefinizione delle regole di condizionalità per l’erogazione dei fondi, che sarebbero articolate in tre tipologie:
a) ex ante, definite nelle norme specifiche di ciascun Fondo, riportate nel contratto di partnership tra la Commissione e Stati membri e regioni;
b) legate al rispetto dei parametri macroeconomici e di finanza pubblica previsti nell’ambito delle governance economica dell’UE;
c) ex post (da completare entro il 31 dicembre 2023), vincolate al raggiungimento di obiettivi predeterminati. Inoltre il 5% degli stanziamenti sarebbe riservato ai programmi che hanno raggiunto gli obiettivi concordati nell’ambito della Strategia Europa 2020;
· la previsione a favore del Fondo sociale europeo (FSE) – che sostiene interventi per il mercato del lavoro, l’istruzione, la formazione, l’inclusione sociale, l’adattabilità dei lavoratori, le imprese e gli imprenditori e la capacità amministrativa - di quote minime per ciascuna categoria di regioni (25% per le regioni dell'obiettivo convergenza, 40% per quelle in transizione, 52% per le regioni dell'obiettivo competitività)
Nell’ambito dell’accordo politico sul QFP definito dal Consiglio europeo del 7-8 febbraio 2013 (cfr. la apposita scheda del presente dossier) Per quanto concerne specificamente la politica di coesione, l’accordo prevede che il livello di impegni non superi i 325,14 miliardi di euro, così ripartiti nell’arco dei sette anni di programmazione finanziaria:
Coesione economica, sociale e territoriale (in miliardi di euro)
|
|
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2014 |
2015 |
2016 |
2017 |
2018 |
2019 |
2020 |
44,67 |
45,40 |
46,04 |
46,54 |
47,03 |
47,51 |
47,92 |
Le risorse destinate all'obiettivo "Investimenti in favore della crescita e dell'occupazione" ammonterebbero complessivamente a 313,19 miliardi di euro, così ripartiti:
· 164,27 miliardi alle regioni meno sviluppate, ovvero le regioni il cui PIL pro capite è inferiore al 75% della media del PIL dell'UE a 27;
· 31,67 miliardi alle regioni in transizione;
· 49,49 miliardi alle regioni più sviluppate;
· 66,36 miliardi agli Stati membri che beneficiano del Fondo di coesione, vale a dire i Paesi il cui reddito nazionale lordo pro capite è inferiore al 90% dell'RNL medio pro capite dell'UE-27.
Le risorse residue sarebbero destinate alla cooperazione transnazionale, interregionale e transfrontaliera (8,94 miliardi), alle regioni ultraperiferiche (1,38 miliardi) e allo sviluppo urbano sostenibile (330 milioni di euro).
L’accordo prevede inoltre:
- la fissazione, al fine di concentrare adeguatamente il finanziamento a sostegno della coesione nelle regioni e negli Stati membri meno sviluppati e di ridurre delle disparità dell'intensità media dell'aiuto pro capite, del livello massimo del trasferimento a ogni singolo Stato al 2,35% del PIL (cd. capping);
- una rete di sicurezza per le regioni il cui PIL pro capite per il periodo 2007-2013 è stato inferiore al 75% della media dell'UE a 25, ma il cui PIL pro capite è superiore al 75% della media dell'UE a 27: per tali regioni (in Italia: Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata) il livello minimo del sostegno nel periodo 2014-2020 dovrebbe corrispondere ogni anno al 60% della loro dotazione annuale media nel periodo 2007-2013;
- l’erogazione di dotazioni supplementari ad alcuni Stati particolarmente colpiti dalla crisi all'interno della zona euro con ripercussioni dirette sul loro grado di prosperità: 1,5 miliardi per le regioni meno sviluppate dell'Italia; 1,375 miliardi di euro per le regioni più sviluppate della Grecia; 1 miliardo per il Portogallo (450 milioni per le regioni più sviluppate, 75 milioni per le regioni in transizione e 475 milioni di per le regioni meno sviluppate); 100 milioni di euro per le regioni di confine, centrali e occidentali dell'Irlanda; 1,8 miliardi di euro per la Spagna.
Nella relazione programmatica il Governo:
· sottolinea l’obiettivo di procedere ad una ridistribuzione interna dei fondi che rafforzi la concentrazione delle risorse sulle regioni in ritardo di sviluppo, in particolare tenendo conto del peso maggiore che è opportuno attribuire alla disoccupazione nel meccanismo di calcolo delle risorse per le regioni meno sviluppate;
· ritiene, con riguardo le condizionalità macroeconomica, che per assicurare rigore e qualità della spesa l’UE debba dotarsi di un meccanismo concretamente attuabile, e tale da non mettere a rischio la certezza degli investimenti;
· esprime invece dissenso per quanto concerne le condizionalità ex ante, nonché per la riserva di perfomance per gli Stati che hanno raggiunto determinati obiettivi.
La relazione preannuncia inoltre che nel corso del 2013 il Governo intende intensificare l’azione di predisposizione del Contratto/Accordo di partenariato e dei programmi operativi 2014-2020, sulla base dei seguenti principi di riferimento:
· concentrazione della spesa su un numero limitato di priorità che tengano conto degli specifici contesti territoriali e abbiano forte rilevanza per lo sviluppo;
· focalizzazione sui risultati attesi – chiari e misurabili – in termini di qualità di vita dei cittadini e alle azioni che si intendono realizzare per conseguirli;
· forte apertura al confronto pubblico per valorizzare le funzioni di proposta e controllo da parte dei cittadini;
· attenzione ai “luoghi”, attraverso la valorizzazione della dimensione urbana e rurale delle alleanze fra territori;
· valorizzazione dell’apporto dei presidi di competenza nazionale;
· integrazione della politica regionale, comunitaria e nazionale, con la politica di bilancio ordinaria.
Il Ministro per la coesione territoriale, Carlo Trigilia, nel corso dell’audizione sulle linee del suo dicastero, svoltasi il 12 giugno 2013 presso le Commissioni bilancio e politiche UE della Camera, oltre a richiamare gli interventi di riprogrammazione in corso per il periodo 2007-2013, ha indicato alcuni principi ed obiettivi per il 2014-2020:
- rafforzare la responsabilità del Governo nazionale, anche attivando appositi strumenti come un’Agenzia con compiti di intervento attivo nella progettazione e nella gestione di procedure a supporto dei compiti regionali;
- potenziare la capacità tecnica e amministrativa delle regioni e delle amministrazioni centrali, esigendo impegni chiari e espliciti, obiettivi definiti e tempi certi di realizzazione, verificando l’esistenza di condizionalità ex ante, correlando il perseguimento degli obiettivi ad un insieme di incentivi e di azioni, compresa l’attivazione di eventuali poteri sostitutivi;
- concentrare i programmi su un numero limitato di priorità;
- ampliare l’informazione e la trasparenza del processo di decisione e attuazione nel suo complesso.
La politica dell’Unione europea è attualmente concentrata sull’obiettivo di aumentare i tassi di occupazione e di combattere la disoccupazione, specialmente quella giovanile e delle donne, innescando la ripresa della crescita economica.
Con riferimento, in particolare, all’aspetto della disoccupazione giovanile, le azioni a livello europeo sono condotte nella cornice della Strategia dell’Unione per la crescita e l’occupazione Europa 2020, adottata dal Consiglio europeo nel 2010, che si attua essenzialmente attraverso la procedura di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri dell’UE, attraverso il cosiddetto “semestre europeo”.
Il forte impatto della crisi economica sull’occupazione ha tuttavia posto l’esigenza di definire strumenti di intervento a livello, legislativo e finanziario, volti a sostenere specificamente l’occupazione giovanile.
Una prima serie di iniziative sono state avviate con la presentazione, nel dicembre 2012, di un pacchetto di proposte sulla disoccupazione giovanile, composto da:
· una comunicazione sulla promozione dell’occupazione dei giovani (COM(2012)727);
· una proposta di raccomandazione sull’introduzione di una “Garanzia per i giovani” che assicuri che tutti i giovani di età fino a 25 anni ricevano - entro 4 mesi dal termine di un ciclo d’istruzione formale o dall’inizio di un periodo di disoccupazione - un’offerta di lavoro, di prosecuzione dell’istruzione scolastica, di apprendistato o di tirocinio di qualità elevata (COM(2012)729). La raccomandazione è stata adottata formalmente dal Consiglio il 22 aprile 2013 (2013/C 120/01);
· una comunicazione relativa all’avvio di una consultazione su un quadro di qualità per tirocini (COM(2012) 728).
Nell’ambito dei negoziati sul Quadro finanziario pluriennale 2014-2020 per l’UE (peraltro ancora in corso), il Consiglio europeo del 7 e 8 febbraio 2013 ha concordato l’istituzione di una misura di intervento finanziario ad hoc espressamente dedicata alla disoccupazione giovanile.
Dando seguito a tale accordo, nel marzo 2013, la Commissione europea ha presentato una comunicazione (COM(2013)144) sull’avvio di un'iniziativa specifica a favore dell'occupazione giovanile in aggiunta e a rafforzamento del sostegno già fornito attraverso i fondi strutturali dell'UE.
Il 19 giugno 2013, la Commissione, in vista del Consiglio europeo del 27 e del 28 giugno, ha presentato una comunicazione “Lavorare insieme per i giovani d'Europa - Invito ad agire contro la disoccupazione giovanile” (COM(2013)447), in cui sono elencate le azioni concretamente proposte dalla Commissione per combattere la disoccupazione giovanile. Tali misure sono concrete e attuabili e possono avere effetti immediati. Alcune di esse, tuttavia, devono ancora essere approvate a livello di UE, in particolare quelle connesse al quadro finanziario pluriennale.
La priorità è accelerare l'attuazione della Garanzia per i giovani. La Commissione propone di concentrare i 6 miliardi di EUR destinati all'Iniziativa per l'occupazione giovanile nel periodo iniziale, perché possano essere impegnati nel 2014 e nel 2015 anziché nell'arco dei sette anni del quadro finanziario pluriennale. Gli Stati membri devono presentare in autunno i loro programmi sull'occupazione giovanile. Per aiutarli la Commissione svilupperà in parallelo una serie di strumenti UE come l'Alleanza europea per l'apprendistato, la coalizione per l'occupazione digitale, EURES e l'iniziativa "Il tuo primo posto di lavoro EURES", fornendo inoltre sostegno alle imprese perché assumano i giovani. Tutte queste misure devono essere attuate in stretta collaborazione con le parti sociali e con i soggetti interessati.
Un ulteriore filone seguito dalla politica europea è quello di valorizzare il percorso di istruzione, allo scopo di facilitare la transizione dalla scuola al lavoro. In questo quadro si situano le iniziative per la valorizzazione dell’apprendistato e dei tirocini (cfr. infra).
In occasione dell’audizione del 15 maggio 2013 presso la XI Commissione Lavoro della sulle linee programmatiche del suo dicastero, il Ministro del lavoro ha ribadito la centralità dell’Europa nell’affrontare i problemi della disoccupazione e del mercato del lavoro e ha elencato i punti su cui intende concentrare la sua azione: riduzione delle tasse sul lavoro, in particolare su quello stabile e sui neo-assunti; defiscalizzazione per assunzioni di giovani e persone a basso reddito; semplificazione e rafforzamento dell'apprendistato; modifiche alla legge n. 92 del 2012 di riforma del mercato del lavoro; stimolo all'imprenditoria giovanile; promozione dell'occupazione femminile; rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga e tutela dei lavoratori salvaguardati; superamento del precariato nella pubblica amministrazione; riduzione della burocrazia e fisco amico.
Dopo avere preliminarmente confermato l’orientamento del Governo agli obiettivi e alle iniziative previste dalla Strategia Europa 2020, con riferimento, in particolare alle azioni per favorire la crescita dell’occupazione, la relazione individua i seguenti principali filoni della politica in materia di occupazione:
L’obiettivo prioritario generale è il potenziamento dei regimi di protezione sociale e delle politiche di attivazione, sostegno e promozione dell’inclusione sociale e dei mezzi di sostentamento adeguati. L’Italia si impegna a proseguire nella politica di modernizzazione del mercato del lavoro, al fine di aumentare i tassi di occupabilità, specie con riferimento ai gruppi vulnerabili (giovani, donne, disoccupati di lungo periodo). Il sostegno finanziario all’azione dell’Italia è il Programma per il cambiamento e l’innovazione sociale, per il periodo 2014-2020, proposto dalla Commissione.
Più in particolare, l’Italia si propone di avviare nel 2013 i seguenti interventi:
· la ricognizione dei requisiti istituzionali, amministrativi, regolatori, pianificatori e progettuali, necessari all’accesso al Fondo sociale europeo, al fine dell’elaborazione dell’Accordo di partenariato e dei programmi operativi per l’attuazione sul piano nazionale dei contenuti del Quadro strategico comune europeo e per la definizione degli impegni per il raggiungimento degli obiettivi dell’Unione attraverso la programmazione dei Fondi europei;
· la partecipazione alle attività finalizzate all’istituzione del Fondo per il sostegno delle persone più indigenti dell’UE per il periodo 2014-2020. Rispetto alla proposta della Commissione, l’Italia ritiene che sia opportuna la previsione di una maggiore flessibilità nelle modalità di erogazione, da parte degli Stati membri, del sostegno agli indigenti, per consentire sia l’estensione della carta acquisti, ora limitata ad anziani e bambini, anche alle persone in situazione di marginalità estrema, sia una maggiore integrazione tra i diversi strumenti di assistenza e misure di accompagnamento;
· il miglioramento dell’adattabilità delle imprese, dell’occupabilità dei lavoratori, dello sviluppo del capitale umano, della parità di genere e delle pari opportunità, attraverso la programmazione e la gestione delle attività di programmazione e gestione delle politiche della formazione e del lavoro, con particolare riferimento agli interventi previsti nei Programmi nazionali cofinanziati dal Fondo sociale europeo – PON FSE “Governance e azioni di sistema” obiettivo Competitività regionale e occupazione – nell’ambito della programmazione comunitaria dei fondi strutturali 2007-2013;
· le azioni in materia di apprendimento permanente, anche attraverso la partecipazione al Programma d’azione comunitaria nel campo dell’apprendimento permanente (lifelong learning programme – LLP) che riunisce tutte le azioni europee attive nei settori dell’istruzione e della formazione;
· il reinserimento dei lavoratori in esubero, attraverso interventi finanziati dal Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG), in relazione al quale, nel corso del 2013 si avvierà il negoziato, cui parteciperà l’Italia, per la programmazione 2014-2020;
· il Coordinamento della rete nazionale dei consulenti EURES (il portale europeo della mobilità professionale, operanti presso i servizi pubblici per l’impiego.
Infine, la relazione prevede l’adozione da parte dell’Italia di azioni specifiche per rilanciare il contratto di apprendistato e i tirocini formativi nonché l’adozione di interventi specifici per l’inserimento dei c.d. NEET, ossia di quei soggetti che non stanno ricevendo istruzione, non hanno un’occupazione e non la stanno cercando.
Si segnala che il 20 giugno 2013, la Camera dei deputati ha approvato a larga maggioranza la mozione n. 1/00070 (nuova formulazione), firmata da tutti i gruppi parlamentari, che, in vista del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno, impegna il Governo:
· a intervenire per verificare la possibilità di stanziare ulteriori risorse nell'ambito del fondo sociale europeo per il finanziamento di progetti volti a contrastare la disoccupazione giovanile, verificando anche l'adeguata implementazione dei programmi per la mobilità, con particolare riferimento a EURES e al programma Erasmus for all, volto a supportare le opportunità di studio, formazione e volontariato all'estero per 4 milioni di europei dal 2014 al 2020, con un budget complessivo di 14,5 miliardi di euro (il doppio dei programmi attuali);
· a ottenere che la quota parte delle risorse spettante all'Italia nell'ambito dello stanziamento complessivo di 6 miliardi di euro per la Youth employment initiative possa essere impegnato nella massima misura possibile già nel 2014;
· a promuovere con urgenza le misure necessarie in materia di adattamento dei centri per l'impiego (attraverso cui, secondo alcune stime, attualmente trovano lavoro solo il 2,7 per cento dei giovani);
· a manifestare l'esigenza di un più stretto collegamento tra le politiche attive del lavoro e il circuito scuola-università-lavoro;
· a impegnarsi a promuovere l'entrata in vigore entro l'estate 2013 dell'alleanza europea per l'apprendistato;
· a valutare la possibilità di promuovere a livello europeo l'introduzione di misure premiali e/o sanzionatorie con riferimento all'impiego delle risorse utilizzabili allo scopo, per cui una quota dei fondi disponibili verrebbe assegnata ai Paesi che conseguono gli obiettivi stabiliti e la parte non utilizzata di risorse preassegnate sarebbe revocata se non utilizzata;
· ad adottare sul piano nazionale tutte le iniziative necessarie per realizzare al più presto progressi concreti e apprezzabili in materia (con particolare riferimento alla possibilità della defiscalizzazione per le assunzioni dei giovani a tempo indeterminato da parte delle imprese), anche utilizzando quota parte delle risorse ancora disponibili e non impegnate relative alle politiche di coesione per il periodo 2007-2013, oltre che quelle previste per il periodo 2014-2020, come prospettato dal Consiglio europeo del 22 maggio 2013.
La relazione afferma che nel 2013 saranno considerati dall’Italia prioritari i seguenti dossier europei in fase di perfezionamento:
· proposta di direttiva sui requisiti minimi per migliorare la mobilità dei lavoratori e la salvaguardia di diritti a pensione complementare (COM(2007)603);
· proposta di modifica della direttiva sul distacco dei lavoratori nell’ambito di una prestazione di servizi (COM(2012)131);
· direttiva che modifica della direttiva 2004/40/CE relativa alle misure minime di sicurezza per i lavoratori esposti ai campi elettromagnetici (direttiva 2012/11/UE);
· proposta di direttiva sui congedi di maternità – direttiva gestanti e puerpere in periodo di allattamento (COM(2008)637);
· regolamento n. 1224/2012 di modifica al regolamento n. 883/2004 sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale.
Oltre alla Comunicazione della Commissione “Lavorare insieme per i giovani d’Europa” (COM(2013)447), ricordata al paragrafo 6.1), la Commissione ha presentato nel corso del 2013 della proposta di direttiva relativa alle misure volte ad agevolare l'esercizio dei diritti conferiti ai lavoratori nel quadro della libera circolazione dei lavoratori (COM(2013)236) presentata il 26 aprile 2013.
L'iniziativa, volta a migliorare l'applicabilità del regolamento 492/2011 relativo alla libera circolazione dei lavoratori all'interno della Unione, dovrebbe contribuire a rimuovere gli ostacoli alla mobilità dei lavoratori dell'UE, migliorando la tutela dei diritti e fornendo informazioni e supporto legale ai lavoratori oggetto di discriminazione basata sulla nazionalità.
Da ultimo, si segnala la presentazione da parte della Commissione europea della proposta di decisione (COM(2013)430), per il potenziamento delle reti nazionali dei servizi dell’impiego, In particolare, la proposta di decisione è volta a istituire una piattaforma che metta a confronto le prestazioni dei servizi pubblici per l'impiego sulla base di valori di riferimento pertinenti, a individuare migliori pratiche e a promuovere l'apprendimento reciproco;
Tra le iniziative che la Commissione europea intende formalizzare nel corso del 2013, si segnala
· una proposta di regolamento di riforma di EURES, con l'obiettivo di rafforzare il coordinamento e la governance delle strategie di mobilità tra Stati membri e razionalizzare il quadro normativo esistente;
· una proposta di raccomandazione del Consiglio su un quadro di qualità per i tirocini. Gli obiettivi dell’iniziativa dovrebbero essere: la promozione del ricorso ai contratti di tirocinio, attraverso la fissazione di alcuni standard (obiettivi chiari, tutoraggio, retribuzione, sicurezza sociale, copertura assicurativa) e l’aumento della quantità di tirocini di alta qualità, tra cui quelli transfrontalieri, con particolare riferimento a quelli dedicati ai giovani nel corso del ciclo di studi;
· una proposta di decisione del Consiglio per la definizione di linee guida per l’occupazione.
Sulla base della proposta, il Consiglio dovrebbe elaborare annualmente gli orientamenti dell’UE di cui gli Stati membri dovranno tenere conto nell’adozione delle loro politiche occupazionali;
Negli ultimi anni, la politica europea si è impegnata a rendere concreta l’inclusione sociale delle fasce di popolazione più svantaggiate. A tale obiettivo sono riconducibili gli ultimi interventi della Commissione europea relativi alla tutela dell’infanzia e alla tutela dei giovani. Tale ultima politica è orientata, come detto, all’inclusione sociale dei giovani, specie di quelli che non sono occupati, né frequentano corsi di istruzione o formazione (i cosiddetti NEET).
Infine, la tutela degli anziani attraverso i diversi aspetti del diritto ad una pensione dignitosa, il diritto alle cure a lungo termine in caso di infermità ed invalidità. Tali aspetti assumono un peso crescente dal momento che l’UE dovrà fronteggiare il crescente invecchiamento demografico della sua popolazione, che comporterà, se non intervengono le opportune correzione, un aumento delle spese a carico delle pubbliche amministrazioni, non sostenibile a fronte dell’attuale situazione di crisi economica.
Nel corso dell’audizione presso la XII Commissione Affari sociali della Camera sulle linee programmatiche del suo ministero, il 5 giugno 2013, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha preliminarmente sottolineato la necessità di colmare le lacune del nostro sistema di assistenza sociale, che impediscono di dare risposte ai bisogni dei cittadini. Il ministro ha fatto, in primo luogo, riferimento, alla necessità di definire i livelli essenziali delle prestazioni, i livelli di finanziamento dei singoli progetti e, infine, alla necessità di introdurre un sistema di monitoraggio dei soggetti destinatari delle prestazioni sociali.
Gli obiettivi principali dell’azione del Governo si concentreranno sulle seguenti tematiche:
· la definizione di programmi di intervento che assicurino i livelli essenziali sul territorio nazionale, in particolare sul tema della povertà e della non autosufficienza;
· l’utilizzazione del Fondo nazionale per le politiche sociali, per individuare insieme alle Regioni gli obiettivi di servizio su cui consolidare l'intervento a livello territoriale;
· l'elaborazione di linee guida che permetta il coordinamento, anche senza leva finanziaria, delle politiche sociali a livello nazionale e locale.
Funzionali alla realizzazione degli obiettivi sono: la creazione di un vero e proprio sistema informativo dei servizi sociali; la predisposizione di strumenti di monitoraggio e valutazione delle politiche; la riforma dell’ISEE.
Quanto alle azioni concrete cui l’Italia intende dare seguito, nel corso del 2013 si procederà alla sperimentazione della nuova social card, diretta ai nuclei familiari e non agli individui; all’adozione di un programma per la non autosufficienza, sulla base di una migliore integrazione socio-sanitaria; la valutazione di un programma sperimentale di un metodo di intervento per prevenire l’allontanamento dei minori da famiglie cosiddette «trascuranti”; il nuovo Piano d’azione per l’infanzia e l’adolescenza; il Piano d'azione per la disabilità.
L’azione dell’Italia si inserisce nel quadro tracciato dal “Patto per la crescita e l’occupazione” con il quale gli Stati membri dell’UE si sono impegnati a sviluppare ed attuare politiche per combattere la povertà e fornire assistenza alle categorie vulnerabili. Essa, in particolare, sarà indirizzata nel corso del 2013 alla sperimentazione della nuova social card nei comuni con più di 250.000 abitanti e alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali e della loro articolazione in obiettivi di servizio, da conseguire in tappe progressive.
Inoltre, nella relazione sono messi in luce ulteriori aspetti, considerati prioritari:
· il potenziamento dei servizi socio-educativi per l’infanzia;
Gli interventi sono volti a proseguire le azioni messe in atto nel quadro del Piano straordinario per lo sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia (2007-2010) e dei successivi stanziamenti annuali. Nel corso del 2013, si prevede di finanziare gli interventi anche attraverso risorse, pari a 70 milioni di euro, messe a disposizione dall’UE per il sostegno delle iniziative nazionali;
· la promozione di una strategia per l’invecchiamento attivo e solidarietà tra le generazioni;
Tra le misure specifiche facenti parte della strategia, si segnalano l’elaborazione di una Carta nazionale per l’invecchiamento attivo, vitale e dignitoso in una società solidale; premi per iniziative di promozione dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni; investimenti operati dalle regioni che favoriscano la partecipazione attiva degli anziani alla vita familiare e sociale;
· le azioni per favorire l’inclusione sociale della gioventù.
In particolare, nella relazione programmatica è messa in luce l’importanza dell’individuazione, nell’ambito del negoziato per la definizione del Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020, delle quote di bilancio da attribuire alle linee di intervento in materia di gioventù.
Gli interventi saranno volti principalmente a favorire l’inclusione sociale dei giovani, in particolare con le seguenti azioni:
- sostegno del ruolo dell’animazione socio-educativa di qualità;
- interventi sulle problematiche relativi ai giovani che si trovano al di fuori del mondo del lavoro e dei percorsi di istruzione e formazione (i c.d. NEET);
- promozione dello sviluppo dello spirito imprenditoriale dei giovani;
- partecipazione alla cultura.
· la valorizzazione della funzione sociale dello sport e della pratica sportiva.
Infine, con specifico riferimento alle politiche dell’UE, la relazione afferma che le attività saranno indirizzate alla definizione della Comunicazione che istituisce il programma “Erasmus per tutti”, per il periodo 2014-2020 (COM(2011)787).
Il programma individua tre filoni di intervento: la mobilità degli individui finalizzata all'apprendimento; 2)la cooperazione per l'innovazione e le buone prassi; 3)il supporto al miglioramento delle politiche.
Tra le azioni recentemente adottate istituzioni europee in materia di politiche sociali, si segnalano:
· l’approvazione, il 12 giugno 2013, da parte del Parlamento europeo in sessione plenaria di emendamenti alla proposta di regolamento relativo al Fondo di aiuti europei agli indigenti (COM(2012)617) la cui dotazione finanziaria passerebbe da 2,5 miliardi di euro a 3,5 miliardi di euro per il periodo 2014-2020. L'ammontare del bilancio finale del fondo dipenderà anche dall'esito dei negoziati sul bilancio UE per il 2014-2020;
· la presentazione da parte della Commissione europea, nel febbraio 2013 della comunicazione (COM(2013)83), Investire nel settore sociale a favore della crescita e della coesione, in particolare attuando il Fondo sociale europeo nel periodo 2014-2020;
La comunicazione, su cui il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione il 12 giugno 2013 e che rientra nel quadro della strategia Europa 2020, mira a fornire una guida su come aumentare l'efficienza, l'efficacia e l'adeguatezza dei sistemi di protezione sociale, il miglioramento delle politiche attive, consentendo l'inclusione sociale e l’accesso a mezzi di sostentamento adeguati. La comunicazione è volta a consentire agli Stati un miglior utilizzo dei fondi comunitari, in particolare del FSE;
· l’adozione da parte della Commissione europea della raccomandazione “Investire nell'infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio sociale” (2013/112/UE);
La proposta, che rientra nel programma di lavoro della Commissione del 2012, è volta a sostenere l'UE e gli sforzi degli Stati membri per contrastare il fenomeno della trasmissione di situazioni di svantaggio attraverso le generazioni, attraverso la definizione di principi comuni nelle seguenti aree: sostegno per le famiglie (l'accesso dei genitori al mercato del lavoro e di sostegno al reddito), i servizi (assistenza all'infanzia, istruzione, assistenza sanitaria, alloggio, servizi sociali), la partecipazione;
· la presentazione della relazione “Obiettivi di Barcellona. Lo sviluppo dei servizi di cura della prima infanzia in Europa per una crescita sostenibile e inclusiva (COM(2013)322).
Dalla relazione risulta che nel 2010 i servizi di accoglienza per l’infanzia a livello UE non erano ancora in linea con gli obiettivi dichiarati e che nel 2011 la situazione sembra addirittura peggiorare per alcuni Stati membri. Alla luce di ciò, ad avviso della Commissione è rilanciare il dibattito su questa carenza e sulle sue cause, proponendo al contempo soluzioni e orientamenti politici per il raggiungimento degli obiettivi.
La relazione programmatica indica che nel 2013 gli obiettivi prioritari dell’Italia in relazione alle politiche dell’UE per l’istruzione e la formazione sono:
· promuovere la mobilità internazionale degli studenti e degli insegnanti;
· superare gli ostacoli normativi e organizzativi della mobilità professionale europea e internazionale degli insegnanti.
La relazione ricorda, inoltre, che nel corso del 2013 proseguiranno:
· i lavori connessi alla definizione degli indicatori e benchmark nell’ambito delle indicazioni previste dal quadro strategico per la cooperazione europea nei settori dell’istruzione e formazione (ET2020).
Il quadro strategico per la cooperazione europea nei settori dell’istruzione e formazione (ET2020), adottato dal Consiglio nel 2009, prevede quattro obiettivi strategici: fare in modo che l'apprendimento permanente e la mobilità divengano una realtà; migliorare la qualità e l'efficacia dell'istruzione e della formazione; promuovere l'equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva; incoraggiare la creatività e l'innovazione, inclusa l'imprenditorialità, a tutti i livelli dell'istruzione e della formazione.
· le azioni nel quadro degli obiettivi della Strategia Europa 2020, volte a contrastare alcuni fattori di criticità, come il contrasto della dispersione scolastica, l‟innalzamento delle competenze chiave, lo sviluppo professionale degli insegnanti.
Si ricorda che per quanto riguarda in particolare l’istruzione, la Strategia Europa 2020 fissa i seguenti obiettivi:
- riduzione dei tassi di abbandono precoce dei percorsi di istruzione (della popolazione tra 18 e 24 anni) al di sotto del 10% (l’obiettivo nazionale per l’Italia è pari al 15-16%);
- aumento al 40% della popolazione tra 30 e 34 anni con un'istruzione universitaria (l’obiettivo nazionale per l’Italia è pari al 26-27%).
Secondo gli ultimi dati resi disponibili da Eurostat, l’Italia ha fatto registrare nel 2012 un tasso di abbandono scolastico del 17,6% (18,2% nel 2011) contro una media europea del 12,8% e un tasso dei 30-34enni con un’istruzione universitaria pari al 21,7% (20,3% nel 2011) contro una media europea del 35,8%.
Secondo la relazione programmatica, il Governo intende, altresì riservare particolare attenzione alle iniziative dell’UE relative alla mobilità dei giovani, al raccordo scuola-lavoro, all’innovazione della didattica, alla diffusione generalizzata delle tecnologie delle informazione e comunicazione ICT.
Si ricorda che la Commissione europea ha presentato il 20 novembre 2012 una comunicazione intitolata "Ripensare l'istruzione: investire nelle abilità in vista di migliori risultati socioeconomici", con la quale ha proposto una strategia volta ad incoraggiare gli Stati membri ad adottare misure per assicurare che i giovani sviluppino le abilità e le competenze necessarie al mercato del lavoro.
La Commissione indica le seguenti priorità:
· porre un accento sullo sviluppo delle abilità fondamentali - alfabetizzazione di base e all’alfabetizzazione numerica, matematica e scientifica - e delle abilità trasversali, con particolare riferimento a quelle collegate all’imprenditorialità ed alle tecnologie dell’informazione;
· promuovere investimenti per definire sistemi d'istruzione e formazione professionali maggiormente influenzati dalla domanda e che prevedano meccanismi di adeguamento agli attuali e futuri bisogni di abilità;
· indirizzare i sistemi di istruzione e formazione verso settori con potenzialità di crescita come le tecnologia dell’informazione e della comunicazione, la sanità e l'assistenza, le tecnologie a basse emissioni di CO2, i servizi personalizzati, i servizi alle imprese, l'economia marittima e i settori "verdi";
· introduzione di un nuovo parametro di riferimento per l'apprendimento delle lingue straniere: entro il 2020 almeno il 50% dei quindicenni dovrebbe conoscere una prima lingua straniera (rispetto al 42% di oggi) e almeno il 75% dovrebbe studiare una seconda lingua (rispetto al 61% di oggi);
· migliorare il riconoscimento delle qualifiche e delle abilità, comprese quelle ottenute al di fuori del sistema formale d'istruzione e formazione;
· sfruttare appieno le tecnologie, in particolare internet, nel settore dell’istruzione, con un ammodernamento delle infrastrutture di tecnologia dell’informazione a disposizione delle scuole ed un maggior ricorso alle cosiddette “risorse educative aperte”;
· le riforme devono essere supportate da insegnanti adeguatamente formati, motivati e dotati di maggiore apertura al mondo imprenditoriale. La Commissione europea ha istituito un gruppo di alto livello per la modernizzazione dell’istruzione superiore;
· promuovere un dibattito sia a livello nazionale sia europeo sul finanziamento dell'istruzione. La Commissione ritiene necessario, inoltre, approfondire il dibattito sul tema della partecipazione diretta degli studenti o di altri soggetti al costo del percorso di studi;
· attivare finanziamenti sia pubblici che privati, attraverso partenariati tra istituzioni pubbliche e private.
Il 23 novembre 2011 la Commissione europea – nell’ambito delle proposte per il prossimo periodo di programmazione finanziaria dell’UE 2014-2020 - ha presentato la proposta di regolamento relativa al programma “Erasmus per tutti” che riunisce in un unico strumento i programmi e gli strumenti operanti nei settori dell'istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport. La Commissione europea ha proposto uno stanziamento di 19 miliardi di euro periodo 2014-2020 (tale stanziamento dovrà essere confermato nell’ambito dei negoziati ancora in corso tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione sul quadro finanziario pluriennale 2014 – 2020 (QFP). Il nuovo programma “Erasmus per tutti” si concentrerà su tre obiettivi: sostegno alla mobilità per l’apprendimento; cooperazione tra gli istituti di istruzione e mondo del lavoro; sostegno alle riforme di settore negli Stati membri.
Il Consiglio dell’UE del 10 e 11 maggio 2012 ha adottato un orientamento generale parziale sulla proposta, raggiungendo cioè un accordo preliminare sull'intero testo, ad esclusione delle disposizioni aventi implicazioni di bilancio in attesa dei risultati dei negoziati sul prossimo QFP.
La politica europea trova nel cosiddetto pacchetto clima/energia il suo pilastro fondamentale. Si tratta di un complesso di disposizioni volte a conseguire contestualmente i seguenti obiettivi:
· riduzione delle emissioni di CO2 del 20 per cento rispetto ai livelli del 1990;
· il raggiungimento della quota del 20 per cento di produzione di energie rinnovabili;
· il miglioramento del 20 per cento dell’efficienza energetica.
La strategia ambientale dell’Unione europea fino al 2020 è tracciata dal Programma di azione “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta (COM(2012)710), presentato dalla Commissione nel novembre 2012. Lo scopo del Programma, che si inserisce nel quadro finanziario pluriennale dell’UE per il periodo 2014-2020, è quello di potenziare gradualmente il contributo della politica ambientale alla transizione verso un’economia efficiente nell’uso delle risorse e a basse emissioni di carbonio. Il quadro temporale di riferimento è il 2020, ma la visione può essere proiettata fino al 2050.
Gli obiettivi prioritari sono nove:
- protezione e valorizzazione del capitale naturale dell’UE;
- trasformazione dell’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio ed efficiente nell’impiego delle risorse;
- protezione dei cittadini dell’UE dai rischi per la salute e il benessere;
- lo sfruttamento dei vantaggi della legislazione UE in materia ambientale;
- miglioramento delle basi scientifiche della politica ambientale;
- investimenti a favore delle politiche ambientali;
- integrazione ambientale e coerenza delle politiche;
- miglioramento della sostenibilità delle città;
- efficacia dell’azione dell’UE a livello regionale e mondiale.
Con riferimento all’aspetto del cambiamento climatico, il quadro entro il quale si muove la strategia europea è il Protocollo di Kyoto. Tale aspetto è stato, da ultimo, affrontato dalla Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici (COM(2013)216), presentata dalla Commissione nell’aprile del 2013, con l’obiettivo di rendere l’Europa più resiliente ai cambiamenti climatici. Funzionale all’attuazione della strategia è il miglioramento dell’acceso ai finanziamenti. Ed infatti, nel progetto per il Quadro finanziario pluriennale (QFP), si propone un aumento delle spese legate al clima ad almeno il 20 per cento del bilancio dell’UE.
Il 22 maggio 2013, nel corso dell’audizione preso la VIII Commissione ambiente della Camera, il Ministro Orlando ha elencato alcune priorità politico-programmatiche in materia ambientale, che saranno incluse nell’aggiornamento al DEF che il Governo si è impegnato a presentare entro Giugno:
· rafforzamento del ruolo dell’Italia nell’ambito della cooperazione internazionale;
· sviluppo delle tecnologie pulite, creando anche opportunità per le nostre imprese operanti in tale settore sui mercati internazionali;
· impegno per il raggiungimento dei target della strategia Europa 2020;
· superamento del tecnicismo e dell’emergenza per assumere una visione strategica delle politiche di sostenibilità e di tutela e valorizzazione ambientale;
· opposizione alla riduzione delle risorse disponibili per la politica ambientale.
Il Ministro ha, inoltre, individuato nella green economy, nelle energie rinnovabili e nella biodiversità le tre principali opzioni strategiche che guideranno l’azione del suo ministero e nell’acqua, nel consumo del suolo e nei delitti ambientali le tre priorità legislative.
Dopo avere preliminarmente richiamato il quadro tracciato dalla Strategia Europa 2020 e dalla “Tabella di marcia per il passaggio a un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse”, la relazione elenca i settori in cui l’Italia sarà impegnata nel 2013 nella attuazione della politica ambientale: politica delle acque, dei rifiuti, del suolo, della biodiversità e dei servizi eco sistemici, dei trasporti sostenibili e della crescita verde. L’obiettivo, condiviso con la Commissione europea, è quello di integrare il tema dell’uso efficiente delle risorse all’interno del Semestre europeo (PNR), attraverso la definizione di obiettivi e l’individuazione di uno o più indicatori. In particolare, la relazione individua le seguenti linee di azione:
Le azioni dell’Italia si concentreranno su:
· definizione del Quadro Finanziario Poliennale (QFP), soprattutto per la necessità di identificare le quote destinate al finanziamento delle politiche ambientali e degli altri meccanismi di integrazione intersettoriale;
· predisposizione del Contratto di partenariato con la Commissione per la programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali. In particolare, per la politica di coesione, la relazione sottolinea la necessità di rafforza la componente “efficienza delle risorse”;
· prosecuzione del negoziato sul programma Life+;
· impegno sul negoziato sul Settimo programma di azione per l’ambiente.
Nell’affrontare le questioni relative ai cambiamenti climatici, la relazione sottolinea preliminarmente la necessità di considerare i risultati della Conferenza di Doha. Dal momento che l’accettazione da parte dell’UE dell’emendamento al Trattato di Kyoto, recante gli obiettivi di riduzione delle emissioni per il periodo 2013-2020, impone l’avvio delle azioni necessarie per l’attuazione del trattato a partire dal 2013 e della procedura per la ratifica, risulta prioritaria la partecipazione attiva ai lavori a livello europeo connessi a tali scadenze.
Con riferimento all’attività legislativa programmata a livello europeo, la relazione sottolinea l’interesse dell’Italia per i seguenti dossier tutti rientranti nell’obiettivo della riduzione dei gas serra:
· proposta di revisione del regolamento (CE) n. 842/2006 su taluni gas fluorurati (F-gas) ad effetto serra (COM(2012)643): per l’Italia è preferibile una riduzione graduale dei consumi di tali gas secondo l’approccio (“phase-down”) basato sulle quantità di F-gas espresse in termini di CO2 equivalenti. Inoltre, sarà valutata l’introduzione di divieti all’immissione in commercio di talune apparecchiature contenenti HFC;
· proposta di direttiva sul cambio di destinazione d’uso dei suoli (Indirect Land Use Change – ILUC) (COM(2012)595);
· proposte di modifica del regolamento (CE) n. 443/2009 per la definizione delle modalità di conseguimento dell’obiettivo 2020 di riduzione delle emissione di CO2 delle autovetture nuove (revisione regolamento CO2 auto) e dei nuovi veicoli commerciali leggeri (revisione regolamento CO2 “Van”). Con riferimento alla prima proposta, l’orientamento italiano è quello di richiedere l’introduzione di elementi di flessibilità al fine di facilitare il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine. Con riferimento all’altra proposta (revisione regolamento CO2 “Van”), l’Italia è favorevole in generale all’orientamento adottato dalla Commissione, anche se ritiene opportuna l’introduzione anche in questo caso di elementi di maggiore flessibilità.
Si segnala che la c.d. proposta auto è stata approvata il 30 aprile 2013 (397/2013/UE);
· sistema EU ETS: la relazione sottolinea l’importanza di adottare misure finalizzate a ristabilire l’equilibrio del mercato delle quote, anche se contestualmente appare opportuna la definizione di misure a breve e misure strutturali per dare un segnale di prezzo adeguato nel medio-lungo termine. Su tale punto, inoltre, l’Italia ritiene che sia opportuno il ridimensionamento del mandato dato alla Commissione per la modifica del calendario delle aste;
Si segnala che la Commissione europea, il 26 marzo 2013, ha adottato la Decisione n. 2013/162/UE, che determina le assegnazioni annuali di emissioni degli Stati membri per il periodo dal 2013 al 2020 a norma della decisione n. 406/2009/UE del Parlamento europeo e del Consiglio.
· proposta di decisione che modifica la direttiva 2008/101/CE (inclusione del trasporto aereo nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissioni dei gas a effetto serra): la relazione, per dare certezza giuridica agli operatori, sottolinea l’importanza di giungere all’approvazione della proposta con opportune modifiche volte a minimizzare le distorsioni della competitività all’interno del’UE.
Si segnala che, il 20 aprile 2013, il Consiglio dell’Unione europea ha adottato la proposta di decisione (COM(2012)697) che consente ai voli intercontinentali effettuati da compagnie aeree dell’Unione europea o di paesi terzi, al decollo e all’atterraggio in aeroporti dell’UE, di derogare alla direttiva riguardante il sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) (2003/87/CE). La deroga si applica esclusivamente alle emissioni relative al 2012 certificate entro il 30 aprile 2013. La decisione del Consiglio segue la risoluzione del Parlamento del 16 aprile.
In tale settore, l’Italia, nel corso del 2013, sarà impegnata sui seguenti dossier:
· proposta di regolamento per l’attuazione del Protocollo di Nagoya, relativo all’accesso e all’equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche (Protocollo ABS), negoziato nell’ambito della Convenzione sulla biodiversità. Anche la ratifica da parte italiana del Protocollo, già avviata, dovrebbe concludersi entro il 2014;
· proposta di direttiva per il contrasto alle specie alloctone invasive: si tratta di una problematica fortemente sentita dall’Italia che trova riscontro nella Strategia nazionale per la biodiversità;
La proposta, prevista nel programma di lavoro della Commissione nel 2013, non è ancora stata formalizzata;
· proposta di modifica della direttiva VIA (2011/92/UE) (COM(2012)628): l’Italia sottolinea l’importanza con gli altri Stati membri per il raggiungimento dell’obiettivo principale della proposta, il miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza del processo di valutazione degli impatti ambientali dei progetti pubblici e privati, senza appesantire gli oneri a carico delle imprese e delle pubbliche amministrazioni.
Si segnala che, alla data del 27 maggio 2013, risultano all’esame delle istituzioni europee i seguenti atti:
· comunicazione della Commissione sulla strategia in materia di adattamento al cambiamento climatico, presentata il 16 aprile 2013, (COM(2013)216);
La strategia istituisce un quadro e dei meccanismi per consentire all’UE di raggiungere un nuovo livello nella capacità di affrontare gli impatti attuali e futuri dei cambiamenti climatici. La Commissione propone di raggiungere tale obiettivo incoraggiando e sostenendo le azioni intraprese dagli Stati membri in materia di adattamento;
· Libro verde sulle assicurazioni nell’ambito delle catastrofi naturali e di origine umana (COM(2013)213);
Il Libro verde si prefigge di individuare possibili rimedi ai consistenti oneri finanziari che i singoli Paesi membri (tra cui l’Italia, per quanto concerne, in particolare, i terremoti) devono fronteggiare;
· Comunicazione della Commissione in materia di politiche internazionali sul clima per il periodo successivo al 2020 (COM(2013)167), presentato il 26 marzo 2013;
· Libro verde su clima e politica energetica all’orizzonte 2030 (COM(2013)169), presentato il 27 marzo;
La strategia delineata, che tiene conto anche degli effetti della crisi economica in atto e dei conseguenti problemi di bilancio degli Stati membri, si propone di tracciare un quadro coerente che permetta cicli di investimento a lungo termine e stimoli la domanda di tecnologie efficienti e a bassa intensità di carbonio;
· Libro verde sulle infrastrutture verdi (COM(2013)249), presentato il 6 maggio.;
Nel Libro verde si propone una nuova strategia per promuovere il ricorso alle infrastrutture verdi e far sì che il miglioramento dei processi naturali diventi parte integrante della pianificazione territoriale.
Non risultano ancora formalizzati i seguenti atti inseriti nel programma di lavoro della Commissione per il 2013:
· proposta sulle specie invasive;
· riesame della strategia tematica sull’inquinamento dell’aria;
· iniziativa in materia di estrazione di idrocarburi non convenzionali;
· comunicazione della Commissione in preparazione della nuova strategia sulle foreste;
· relazione sul monitoraggio e verifica delle emissioni di CO2 provenienti dal settore del trasporto marittimo.
Come indicato nella comunicazione Un'industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica del 10 ottobre 2012 (COM (2012) 582 – che aggiorna la precedente comunicazione sulla politica industriale del 2010 - la strategia dell’UE in materia di politica industriale è volta ad invertire il declino del ruolo dell'industria in Europa e a passare dal 15,6% del PIL nel 2011 al 20% entro il 2020.
A tal fine, la comunicazione ha annunciato azioni in quattro settori principali: incrementare gli investimenti nelle nuove tecnologie e nell'innovazione e promuovere investimenti dai paesi terzi; creare condizioni di mercato più favorevoli, con miglioramenti del funzionamento del mercato interno e apertura dei mercati internazionali; migliorare l’erogazione di prestiti all'economia reale mobilitando e finalizzando meglio le risorse pubbliche; promuovere la formazione di personale altamente qualificato.
Per invertire l’attuale tendenza all’evoluzione negativa dell’industria nell’Unione europea, è stato in più occasioni sottolineato il ruolo di motore della crescita dell’industria manifatturiera. L'industria dell'UE è infatti tuttora un “leader mondiale” in una vasta gamma di settori manifatturieri, tra cui automobilistico, chimico, dei macchinari e dei metalli.
Con riferimento in particolare alle prospettive dell’industria siderurgica, si segnala che l’11 giugno 2013, il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha presentato un piano di azione per l’acciaio che propone azioni congiunte e concertate della Commissione, degli Stati membri e dell’industria per promuovere la domanda di acciaio. Si propongono azioni per migliorare l’accesso ai mercati esteri, garantire costi dell’energia non proibitivi, riequilibrare il contesto internazionale delle politiche per il clima, favorire l’innovazione e assistere le ristrutturazioni. La proposta dovrebbe concentrarsi sui seguenti aspetti:
· la riduzione dei costi di produzione;
· il miglioramento dell’accesso alle materie prime ed al mercato;
· l’alleggerimento degli oneri burocratici;
· la semplificazione della normativa.
La proposta, inoltre, è volta ad accompagnare e coordinare il processo di ristrutturazione che sta coinvolgendo il settore siderurgico europeo, sostenendo al meglio la riqualificazione dei lavoratori in esubero.
La Commissione utilizzerà tutti gli strumenti a disposizione per facilitare l’accesso ai mercati dei paesi terzi, dai negoziati per gli accordi di libero scambio alla modernizzazione degli strumenti di difesa commerciale.
A tale proposito si ricorda che il 10 aprile 2013 la Commissione ha presentato la comunicazione Modernizzazione degli strumenti di difesa commerciale - Adattare gli strumenti di difesa commerciale alle attuali esigenze dell'economia europea (COM(2013) 191), in cui propone di adeguare il corpus normativo dell'UE per fronteggiare la concorrenza sleale rappresentata dalle importazioni oggetto di dumping e di sovvenzioni e le altre sfide cui deve far fronte l'economia dell'UE.
L’esame della comunicazione non è ancora iniziato presso il Parlamento europeo e il Consiglio.
Nell’ambito delle iniziative nel settore industriale, il programma della Commissione preannuncia la presentazione di iniziative vertenti su:
· lotta all’appropriazione indebita dei segreti industriali, al fine di offrire una protezione efficace contro il furto dei segreti industriali, che può essere un serio deterrente per le società innovative le quali si basano sui suddetti segreti per espandere la loro attività attraverso accordi di licenza con i partner; in particolare, data la protezione vigente nelle altre giurisdizioni, l’iniziativa tenderà ad armonizzare le norme in vigore sulla protezione dei segreti industriali;
· riforma del mercato interno per i prodotti industriali. L’obiettivo perseguito consiste nel migliorare la qualità e l’efficienza della legislazione sul mercato interno per i prodotti industriali, eliminando le barriere commerciali ancora esistenti, in particolare per i prodotti con elevate potenzialità di crescita e assicurando una maggiore coerenza nell’applicazione della legislazione e a semplificarne la gestione e l’esecuzione (terzo trimestre 2013).
Per quanto riguarda l’Italia, la ministra Bonino, nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche del suo ministero, ha indicato tra le priorità del Governo l’internazionalizzazione delle imprese, in particolare, di quelle piccole e medie che hanno assolutamente bisogno di servizi di sostegno per competere sul mercato globale, soprattutto nei mercati molto promettenti ma molto difficili per lingua, sistemi giuridici e normativi diversi.
Come evidenziato con l’iniziativa Agenda digitale (COM (2010) 245), uno degli obiettivi dell’Unione europea è stabilire il ruolo chiave delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) nel favorire una crescita intelligente e sostenibile. Una delle sette linee di azione dell’agenda digitale prevede di aumentare gli stanziamenti su ricerca e innovazione nel settore delle TIC; tra gli obiettivi, figura è quello di raddoppiare gli stanziamenti pubblici entro il 2020, raggiungendo la somma totale di 1 miliardo di euro.
Secondo quanto rilevato dalla Commissione, l'Europa continua a investire troppo poco nelle attività di ricerca e sviluppo connesse alle TIC. Rispetto a quanto avviene nei principali partner commerciali quali gli USA, la R&S nel settore delle TIC in Europa non solo rappresenta una percentuale molto minore della spesa totale per la R&S (il 17% rispetto al 29%) ma in termini assoluti costituisce circa il 40% della spesa degli USA. Visto che le TIC rappresentano una quota significativa del valore aggiunto totale nei comparti industriali europei più rilevanti, fra cui quello automobilistico (25%), quello dei dispositivi di largo consumo (41%) o il settore medico-sanitario (33%), secondo al Commissione la mancanza di investimenti nella R&S per le TIC costituisce una minaccia per il settore europeo secondario e terziario.
Secondo la Commissione, sarebbe opportuno usare la spesa pubblica dell'Europa per incentivare l'innovazione, migliorando al tempo stesso l'efficienza e la qualità dei servizi pubblici.
Il programma di lavoro della Commissione preannuncia per il 2013, nel quadro del futuro programma Horizon 2020, la presentazione di proposte per istituire e sviluppare una serie di importanti partenariati pubblico-privato volti a combinare gli investimenti privati e pubblici con il bilancio UE per promuovere un approccio comune in settori strategici chiave quali i prodotti farmaceutici, la gestione del traffico aereo e le nanotecnologie, mobilitando circa 9-10 miliardi di euro di nuovi investimenti.
Tale impostazione è condivisa anche dal Governo che nella relazione ricorda come figurino tra gli obiettivi dell’Agenda per l’Italia digitale il sostegno ai grandi progetti di ricerca e innovazione.
La relazione sottolinea la partecipazione dell’Italia alla definizione di un quadro strategico europeo per l’industria cantieristica.
Tale quadro è stato avviato nel 2012 con l’iniziativa LeaderSHIP 2020 e recentemente aggiornato (con la pubblicazione a febbraio 2013 del documento LeaderSHIP 2020 - Il mare, nuove opportunità per il futuro) per favorire la ripresa del settore dopo anni di crisi che hanno determinato un difficile accesso ai finanziamenti, un calo della produzione e una scarsa fiducia delle imprese. Secondo quanto rilevato dalla Commissione, le nuove ordinazioni di navi sono praticamente crollate, passando da un boom speculativo pre-crisi pari a 85 milioni di tlc a 16 milioni di tlc nel 2009, e continuano a rimanere contenute. Si prevede un volume medio di ordinazioni pari a 30-40 milioni di tlc l'anno. Al contempo, anno dopo anno, la capacità di espansione globale dei cantieri ha raggiunto nuovi record di produzione, con un picco di circa 60 milioni di tlc nel 2012. L'espansione delle capacità nel settore della cantieristica è avvenuta prevalentemente in Cina, Corea e altri mercati emergenti, mentre l'Europa non ha adottato lo stesso approccio. Allo stesso tempo secondo la Commissione stanno emergendo nuove opportunità, in particolare nel settore della raccolta di risorse offshore, come le energie marine rinnovabili (energia eolica offshore ed energia oceanica).
La revisione del quadro strategico, cui hanno partecipato tutti i soggetti interessati, ha ridotto le aree di azione politica a quattro temi principali:
- occupazione e competenze;
- miglioramento dell'accesso al mercato e condizioni di mercato eque;
- accesso ai finanziamenti;
- ricerca, sviluppo e innovazione.
La nuova strategia raccomanda di utilizzare l’ampia gamma degli strumenti a disposizione dell’UE, dai partenariati publico-privato alle opportunità di finanziamento fornite dalla Banca europea per gli investimenti.
Il 9 gennaio 2013 la Commissione ha presentato il piano d'azione “Imprenditoria 2020” (COM(2012)795), destinato a sostenere gli imprenditori e promuovere la cultura imprenditoriale in Europa attraverso misure specifiche rivolte in particolare ai giovani imprenditori, a favorire le start-up, ad agevolare il trasferimento di imprese, a migliorare l'accesso ai finanziamenti e a dare una seconda opportunità agli imprenditori onesti dopo un fallimento di impresa.
Secondo quanto rilevato dalla Commissione, dal 2008 l'Europa risente degli effetti della più grave crisi economica mai registrata in 50 anni: per la prima volta in Europa vi sono 25 milioni di disoccupati e nella maggior parte degli Stati membri le piccole e medie imprese (PMI) non sono ancora riuscite a ritornare ai loro livelli ante crisi.
L’obiettivo è favorire la crescita e l’occupazione sfruttando il volano rappresentato dall’imprenditorialità.
Il piano d’azione è in corso di esame presso il Consiglio.
Sempre nell’ottica del rilancio della crescita economica, la relazione rileva che l’Italia appoggerà con convinzione qualsiasi iniziativa a livello europeo che miri a ridurre gli oneri amministrativi per i cittadini, le imprese e le pubbliche amministrazioni.
A tale proposito ri ricorda che il 7 marzo 2013 la Commissione ha presentato la relazione al Consiglio europeo di primavera "Legiferare con intelligenza – Rispondere alle esigenze delle piccole e medie imprese" (COM(2013)122), che fa il punto della situazione sulle misure introdotte dalla Commissione dall’ultima relazione del novembre 2011 (COM(2011)803) per applicare il principio "pensare anzitutto in piccolo" e ridurre al minimo gli oneri normativi che gravano sulle PMI e definisce le azioni future.
Un documento di lavoro dei servizi della Commissione (SWD(2013)60) anch’esso adottato il 7 marzo, ha reso noti i risultati di una consultazione pubblica sul tema "I 10 atti legislativi più gravosi per le PMI" e ha introdotto una nuova tabella di valutazione annuale per seguire i progressi nell’iter legislativo delle proposte che possono avere un impatto significativo sulle PMI. La tabella di valutazione mostrerà inoltre in che modo gli approcci adottati dagli Stati membri per attuare la normativa incidono complessivamente sulle PMI.
I 20,8 milioni di piccole e medie imprese europee (PMI) creano l’85% dei nuovi posti di lavoro in Europa, occupano 2/3 della forza lavoro dell’UE e contribuiscono in misura significativa all’innovazione e alla crescita. Secondo il principio “pensare anzitutto in piccolo” e in linea con il Small Business Act del 2008, la Commissione ha posto al centro del suo programma in materia di regolamentazione intelligente il contributo alla crescita e alla creazione di posti di lavoro in Europa. In una vasta consultazione lanciata dalla Commissione circa 1000 PMI e organizzazioni imprenditoriali hanno indicato i 10 atti legislativi dell’UE più gravosi. Obiettivo della consultazione era determinare i settori in cui la normativa UE può rappresentare un ostacolo alla crescita e alla creazione di posti di lavoro ed evidenziare gli aspetti e i problemi che richiedono un esame più approfondito e, se del caso, interventi concreti. Secondo i risultati, pubblicati oggi, le PMI ritengono che le difficoltà e i costi maggiori derivino dalle norme in materia di sostanze chimiche (regolamento REACH), imposta sul valore aggiunto, sicurezza dei prodotti, riconoscimento delle qualifiche professionali, protezione dei dati, rifiuti, mercato del lavoro, apparecchi di controllo nel settore dei trasporti su strada, appalti pubblici, nonché dal codice doganale aggiornato.
La politica energetica dell’UE è finalizzata a conseguire entro il 2020 gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 del 20 per cento rispetto ai livelli del 1990, di raggiungere la quota del 20 per cento di produzione di energie rinnovabili e di migliorare del 20 per cento l’efficienza energetica. Inoltre, essa è volta a ridurre il grado di dipendenza dell’Europa dai Paesi fornitori di energia e di aumentare, conseguentemente, il tasso di autonomia nella produzione di energia.
Funzionali a tali obiettivi sono i provvedimenti adottati nel tempo in tema di riduzione dei consumi energetici, di miglioramento dell’efficienza energetica, soprattutto nei settori dell’edilizia e dei trasporti, di sviluppo di tecnologie intelligenti a basso consumo di energia.
In occasione dell’audizione presso la X Commissione della Camera il 5 giugno 2013, il ministro per lo sviluppo economico ha indicato tra le linee di azione del suo intervento la riduzione del costo dell’energia, proseguendo la strada dello sviluppo sostenibile e attento all’ambiente. Nella finalità di rilanciare gli investimenti privati, rientra l’intervento recato dal decreto-legge n. 69/2013, in corso di conversione, che ha prorogato e portato al 65% la detrazione fiscale per gli interventi di efficienza energetica negli edifici, confermando al contempo quella del 50% per le ristrutturazioni edilizie ed estendendone l’ambito di applicazione anche al comparto arredo.
Tra gli interventi di liberalizzazione preannunciati, rientrano quelli nel settore dell’energia elettrica e del gas, che necessita di misure di completamento dell’imponente processo di apertura dei mercati degli ultimi anni.
Nel settore propriamente energetico, per il ministro l’obiettivo è quello di rilanciare le imprese italiane mettendole nelle stesse condizioni delle loro concorrenti europee. Per questo sarà necessario ridurre il peso della burocrazia, e allineare il costo dell’energia su livelli più competitivi, tenendo presente che gli effetti della diffusione del gas di scisto (shale gas) rischia di mettere il nostro sistema produttivo in condizioni di ulteriore svantaggio.
Nel quadro della Strategia energetica nazionale, già tracciata, appare necessario accelerare l’adozione delle misure previste. Per quanto riguarda il gas, per rendere strutturale l’allineamento dei nostri prezzi a quelli europei realizzato negli ultimi mesi, evitando rischi di rimbalzo, le azioni da adottare riguarderanno:
· l’accelerazione del mercato a termine, in modo da rendere pienamente efficiente e competitivo il mercato del gas e dare strumenti moderni di copertura alle aziende industriali;
· l’integrazione con i mercati europei;
· il rafforzamento delle infrastrutture, con alcuni interventi mirati e selettivi che riguarderanno, per esempio, impianti di rigassificazione e di stoccaggio e il Corridoio Sud.
Per quanto riguarda il mercato elettrico, il ministro preannuncia l’intenzione di incidere sui fattori strutturali, rimuovendo oneri impropri e azzerando le rendite di posizione, ad esempio rivedendo gli incentivi agli impianti in regime Cip6. Inoltre è in programma l’accelerazione sulle infrastrutture di interconnessione e sul cosiddetto “market coupling” con i mercati europei.
La priorità della politica italiana, come sottolineato dalla relazione in esame, è costituita dalla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di infrastrutture energetiche transeuropee. Sulla base di tale regolamento (n. 347/2013/UE), approvato il 17 aprile 2013, sarà stilata una prima lista di Progetti di Interesse Comune (PCI) per la realizzazione dei corridoi prioritari, destinatari dei finanziamenti europei. La redazione della lista è rimessa alla decisione degli Stati membri interessati, d’accordo con la Commissione, e ai lavori sono ammessi anche le autorità di regolazione nazionali, i gestori dei sistemi di trasmissione nazionali e i promotori dei progetti.
L’Italia partecipa ai lavori per i corridoi di interconnessione Nord-sud Europa occidentale, Nord-sud Europa centrale e orientale ai lavori per il corridoio Sud, sia nel settore del gas che in quello dell’elettricità.
La relazione precisa che i progetti candidati per il settore elettrico e del gas sono circa 400, a fronte della previsione della Commissione di ammettere non più di 150-200 progetti.
Il lavoro relativo al regolamento in esame continuerà ad essere una priorità anche nel 2014.
Si segnala che, alla data del 27 maggio 2013, risultano all’esame delle istituzioni europee i seguenti atti:
· una proposta di regolamento sulla comunicazione alla Commissione di progetti di investimento nelle infrastrutture energetiche nella UE (COM(2013)153);
Esso è destinato a sostituire il regolamento (UE, Euratom) n. 617/2010 del Consiglio, annullato da una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (causa C-490/10). La Commissione propone i medesimi contenuti del regolamento annullato, con limitate modifiche volte a semplificare gli oneri amministrativi a carico delle imprese e degli Stati membri;
· Libro verde su clima e politica energetica all’orizzonte 2030 (COM(2013)169);
La strategia delineata, che tiene conto anche degli effetti della crisi economica in atto e dei conseguenti problemi di bilancio degli Stati membri, si propone di tracciare un quadro coerente che permetta cicli di investimento a lungo termine e stimoli la domanda di tecnologie efficienti e a bassa intensità di carbonio. La Commissione prevede di presentare entro la fine del 2013 un piano per le politiche su clima ed energia, possibilmente accompagnato da una proposta legislativa;
· comunicazione “Tecnologie energetiche e Innovazione” (COM (2013)253);
Nella comunicazione è sottolineata la necessità di accelerare l’innovazione nel settore delle tecnologie a basse emissioni e per la ricerca di soluzioni innovative, al fine di ridurre rapidamente i costi ed accelerare l’introduzione delle nuove tecnologie sul mercato;
· proposta di modifica della direttiva sulla sicurezza delle centrali nucleari (COM(2013)343).
La proposta ha l’obiettivo di migliorare la sicurezza nucleare nell’UE, mediante l’esecuzione periodica di peer reviews a livello europeo, maggiore trasparenza in fatto di sicurezza nucleare e maggiori poteri per i regolatori nazionali;
Non risultano ancora formalizzati, tra gli altri, i seguenti atti di natura non legislativa inseriti nel programma di lavoro della Commissione per il 2013:
· proposte relative a vari aspetti dell’applicazione della direttiva sull’efficienza energetica;
· proposta in materia di codice di rete relativamente alla capacità europea di allocazione del gas;
· iniziative di carattere non legislativo riguardanti i contatori intelligenti (smart meter);
· comunicazione in materia di protezione della popolazione dai rischi di incidenti in centrali nucleari in Europa;
· raccomandazione in materia di stoccaggio, raccolta, e conservazione di rifiuti radioattivi.
Nella relazione programmatica per il 2013 il Governo conferma il suo proposito di vigilare e partecipare attivamente alla vasta opera di revisione della normativa europea in corso nel settore dei trasporti: strade, ferrovie, trasporto marittimo e aereo, gestione aeroportuale e controllo dello spazio aereo.
Il programma della Commissione per il 2013, nella sua terza linea di azione “Connettere per competere: costruire oggi le reti di domani”, dopo aver ribadito che “un mercato unico europeo pienamente integrato e interconnesso per le telecomunicazioni, l’energia e i trasporti è una conditio sine qua non per promuovere la competitività, l’occupazione e la crescita”, sottolinea come le politiche nazionali e un gran numero di ostacoli incidano tuttora negativamente sulla competitività e impediscano di sfruttare le reti su scala europea: gli investimenti non vengono sufficientemente incentivati, le carenze del quadro normativo riducono le possibilità di innovazione, la mancanza di interoperabilità fa aumentare i costi.
Per colmare tali lacune, anche nel biennio 2013-2014 la Commissione presenterà una serie di proposte relative al trasporto ferroviario e di merci, al traffico di merci tra i porti dell’UE e al Cielo unico europeo.
Nel settore del trasporto stradale il Governo sottolinea, tra i principali dossier di interesse per il paese, il c.d. Pacchetto revisioni, presentato il 13 luglio 2012, di cui fanno parte:
· una proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 1999/37/CE del Consiglio relativa ai documenti di immatricolazione dei veicoli (COM(2012)381);
· una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai controlli tecnici su strada dei veicoli commerciali circolanti nell’Unione e che abroga la direttiva 2000/30/CE (COM(2012)382);
· un allegato alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul controllo tecnico dei veicoli a motore e dei loro rimorchi e che abroga la direttiva 2009/40/CE (COM(2012)380).
Il pacchetto prospetta, in particolare, controlli tecnici obbligatori a livello UE per scooter e motociclette, aumento della frequenza dei controlli tecnici periodici per i veicoli vecchi, nonché per automobili e furgoni con chilometraggio particolarmente elevato, controlli tecnici obbligatori per i componenti elettronici di sicurezza, lotta alle falsificazioni del chilometraggio grazie alla registrazione delle letture del contachilometri.
Il pacchetto è stato discusso dal Consiglio Trasporti il 10 giugno 2013. L’accordo raggiunto dai ministri si è opposto peraltro alla proposta della Commissione di estendere i controlli ai veicoli commerciali leggeri sotto le 3,5 tonnellate e di prevedere un numero annuale minimo di ispezioni. Il pacchetto verrà esaminato in sessione plenaria dall’Assemblea del Parlamento europeo il 2 luglio 2013.
Altri dossìer di interesse per il paese, rientranti nella materia del trasporto stradale, ma con ripercussioni anche in materia ambientale, sono:
· le due proposte di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio (COM (2012)393) e (COM(2012)394), che definiscono l'obiettivo per l'anno 2020 e le modalità di conseguimento delle emissioni medie di C02 da parte delle autovetture e dei veicoli commerciali leggeri. Le proposte verranno esaminate in sessione plenaria dall’Assemblea del PE l’11 novembre 2013;
· la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al livello sonoro del veicoli a motore (COM(2011)856). Approvata con emendamenti dal Parlamento europeo in sessione plenaria il 6 febbraio 2013, è in attesa di essere esaminata dal Consiglio.
Di particolare interesse per il Governo sono anche i seguenti dossier:
· la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio per la semplificazione del trasferimento all’interno del mercato unico dei veicoli a motore immatricolati in altro Stato membro (COM (2012)164), volta a migliorare il funzionamento del mercato unico, eliminando gli ostacoli amministrativi connessi con la procedura di re-immatricolazione dei veicoli. La proposta verrà esaminata in sessione plenaria dall’Assemblea del PE il 19 novembre 2013;
· la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, recante la modifica del regolamento (CEE) 3821/1985, relativo all'apparecchio di controllo nel settore dei trasporti su strada e del regolamento (CE) 561/2006. Il progetto legislativo, che sostituirà il regolamento "tachigrafo" del 1985, mira a rendere più difficili le frodi e a ridurre gli oneri amministrativi avvalendosi appieno delle nuove tecnologie e introducendo una serie di nuove misure di regolamentazione.
Il Parlamento europeo nel luglio 2012 ha raggiunto una posizione in prima lettura. A ottobre 2012 il Consiglio è pervenuto ad un accordo politico. Parallelamente il Consiglio sta proseguendo i suoi negoziati informali con il Parlamento europeo, al fine di trovare un accordo su un testo definitivo che le due istituzioni dovranno adottare congiuntamente in seconda lettura.
Nel suo programma di lavoro la Commissione annuncia per il 2013 un’iniziativa legislativa riguardante l’accesso al mercato del trasporto di merci su strada e l’accesso all’attività di trasportatore su strada, volta a migliorare l’efficienza economica e ambientale del trasporto merci su strada tramite l’ulteriore eliminazione delle restrizioni al cabotaggio e a rendere più eque le condizioni concorrenziali grazie all’inserimento di disposizioni volte ad applicare le norme in materia sociale del paese ospitante, in caso di lungo soggiorno dei trasportatori.
Il Governo segue con attenzione il dossier relativo allo stato del mercato europeo del trasporto stradale, ai sensi dell’art. 17, del regolamento 1072/2009. Entro la fine del 2013 si ritiene che la Commissione possa redigere una relazione sulla cui base è attesa una proposta di revisione di questo regolamento. In tal caso sarà necessaria una particolare attenzione in ragione dei possibili effetti negativi sugli equilibri nel mercato nazionale.
Con riferimento alla normativa sull'accesso al mercato ferroviario, il Governo nella sua relazione programmatica conferma di seguire con grande attenzione la definizione del c.d. Quarto pacchetto ferroviario. Presentato dalla Commissione europea il 30 gennaio 2013, il pacchetto propone un approccio integrato volto a favorire la creazione di uno spazio ferroviario unico europeo e comprende:
· la comunicazione “Quarto pacchetto ferroviario – Completare lo spazio ferroviario europeo unico per favorire la competitività e la crescita europee” (COM(2013)25);
· una proposta di regolamento relativa alla normalizzazione dei conti delle aziende ferroviarie (COM(2013)26);
· una proposta di regolamento relativa all’Agenzia dell’Unione europea per le ferrovie (COM(2013)27);
· una proposta di regolamento sull'apertura del mercato dei servizi di trasporto nazionale di passeggeri per ferrovia (COM(2013)28);
· una proposta di direttiva sullo spazio ferroviario europeo (COM(2013)29);
· una proposta di direttiva (COM(2013)30) e una relazione (COM(2013)32) relative all’interoperabilità del sistema ferroviario europeo;
· una proposta di direttiva sulla sicurezza delle ferrovie (COM(2013)31);
· una relazione sul profilo e i compiti degli altri membri del personale viaggiante (COM(2013)33);
· una relazione sulla liberalizzazione del mercato del trasporto ferroviario internazionale di passeggeri (COM(2013)34).
Le misure prospettate si articolano in quattro settori di intervento: garantire l’efficienza e l’omologazione delle norme al fine di ridurre gli oneri tecnici e amministrativi per le imprese ferroviarie; migliorare la qualità e diversificare l’offerta di servizi grazie all’ingresso di nuovi operatori nella gestione del trasporto nazionale di passeggeri per ferrovia a decorrere dal dicembre 2019; al fine di scongiurare i conflitti di interesse e garantire a tutte le imprese un accesso non discriminatorio al mercato, garantire una gestione più equa ed efficiente della rete e stabilire l’indipendenza operativa e finanziaria dei gestori dell’infrastruttura dagli operatori che forniscono servizi di trasporto ferroviario.
Il pacchetto di misure verrà esaminato dalla commissione Trasporti del Parlamento europeo il 26 novembre 2013 e in sessione plenaria dall’Assemblea del PE il 19 febbraio 2014.
Nel settore del trasporto marittimo, è interesse del paese la promozione del Mediterraneo, e in particolare delle relazioni con i paesi rivieraschi del Nord Africa, il Medio Oriente e la Turchia.
Per le Autostrade del mare, l’Italia ha chiesto alla Commissione un maggiore sostegno finanziario a partire dal prossimo quadro di programmazione finanziaria 2014-2020.
Nel programma di lavoro della Commissione sono previste iniziative legislative e non legislative per ridurre gli oneri amministrativi dei trasporti marittimi all’interno dell’UE ad un livello confrontabile con quello degli altri modi di trasporto, evitando i molteplici controlli, anche doganali, ricorrendo alle moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che permettono la tracciabilità delle navi e delle merci con sufficiente livello di affidabilità e certezza.
In materia di politica portuale, la Commissione nel programma prevede iniziative legislative e non legislative per accrescere l’efficienza e la qualità complessiva dei servizi portuali, affrontando aspetti quali gli obblighi degli Stati membri in materia di accorta pianificazione dei porti e dei collegamenti con l’entroterra, la trasparenza dei finanziamenti pubblici e delle tariffe portuali, gli sforzi di semplificazione amministrativa nei porti e la revisione delle restrizioni alla prestazione dei servizi nei porti.
Il 23 maggio 2013 la Commissione europea ha lanciato una nuova iniziativa, che comprende:
· la comunicazione “Porti: un motore per la crescita” (COM(2013)295), che passa in rassegna la politica europea in materia portuale e annuncia otto azioni della Commissione;
· una proposta di regolamento che stabilisce un quadro normativo in materia di accesso al mercato dei servizi portuali e trasparenza finanziaria dei porti (COM(2013)296).
Le misure sono volte volta a migliorare le operazioni portuali e le connessioni per il successivo trasporto in 319 porti marittimi principali - di cui 39 italiani -, distribuiti lungo le coste europee, che già figurano peraltro in via prioritaria nelle proposte TEN-T (Reti Transeuropee di Trasporto) della Commissione.
Nella relazione il Governo annuncia l’obiettivo di attivare nel 2013 un dibattito sulla formulazione di regole comuni in materia portuale, sottolinea come il quadro ordinamentale dei paesi membri in tema di portualità sia fortemente differenziato e come pertanto sinora sia risultato molto difficoltoso concordare una disciplina comune in materia. Ne consegue un atteggiamento di cautela e prudenza di tutti gli Stati membri nell'affrontare ancora una volta la tematica, atteggiamento sostanzialmente condiviso dall’Italia.
In particolare nella relazione elaborata dal Ministero Infrastrutture e Trasporti, ai sensi dell’art. 6, comma 4, della legge 24 dicembre 2012 n. 234, in merito alla proposta (COM(2013)296), si riconosce l’esistenza di obiettivi condivisi, quali quelli di rendere sempre più efficiente e sinergico il sistema dei porti dell'Unione europea, accelerare il processo di consolidamento dell’infrastrutturazione portuale nel contesto nazionale e, soprattutto, in quello delle nuove reti TEN-T, agevolando, nella maggiore misura possibile, il coinvolgimento del capitale privato, favorire la semplificazione amministrativa e il migliore coordinamento delle funzioni pubbliche nei porti, grazie anche alle nuove tecnologie informatiche di trattamento ed interscambio dei dati, contrastare a livello europeo eventuali restrizioni alla libera concorrenza per stimolare le potenzialità competitive dei porti europei. Allo stesso tempo, tuttavia, si evidenzia che l'Italia avrebbe preferito che la Commissione elaborasse soltanto delle linee-guida in materia, ossia uno strumento di "soft law”, ampiamente rispettoso del principio di sussidiarietà, senza imporre in alcun modo un modello ordinamentale unico a tutti i paesi, anche perché, per raggiungere con successo gli obiettivi auspicati dalla Commissione, si ritiene sufficiente l'adozione di un numero limitato di principi generali applicabili alle differenti legislazioni degli Stati membri.
Il Governo italiano inoltre non ha mai condiviso l’assunto di fondo della Commissione, secondo cui la diversità di un ordinamento nazionale rispetto agli altri sarebbe di per sé un elemento sintomatico di distorsione della concorrenza, dovendosi invece esaminare e comprovare in quali specifici settori ed in quali specifici Paesi vi sia effettivamente una carenza di libera competizione, anche perché un intervento comunitario di regolazione è giustificato solo se complessivamente i risultati di mercato, in termini di corretto gioco competitivo, si rivelino inadeguati.
Nel settore del trasporto marittimo, infine, è interesse del Governo, per gli effetti che comporta sui requisiti dei cantieri navali demolitori e sugli interessi degli armatori, la proposta di regolamento sulla demolizione e riciclo delle navi (COM(2012)118) che prevede l'applicazione anticipata della Convenzione di Hong Kong del 2009 e ne accelera l'entrata in vigore a livello mondiale.
La proposta ha lo scopo di ridurre gli effetti negativi per le navi battenti bandiera degli Stati membri, operanti soprattutto nell'area dell'Asia meridionale. Il 18 aprile 2013 il Parlamento Europeo ha approvato con emendamenti la proposta di regolamento della Commissione che allo stato è oggetto di negoziato tra Commissione europea, Consiglio e Parlamento europeo (cosiddetto Trilogo).
In materia di trasporto aereo, con riferimento ai tre pilastri della politica europea nel settore, il Governo segue con attenzione il profilo delle relazioni esterne dell’Unione con i paesi terzi nel settore aeronautico, in particolare i nuovi accordi di aviazione con paesi vicini e partner internazionali, le misure volte a rafforzare la concorrenza leale, il nodo delle restrizioni in materia di proprietà sostanziale e controllo.
Nella relazione programmatica il Governo sottolinea l’interesse del paese per il c.d. Pacchetto aeroporti. Si tratta di tre proposte, presentate il 1° dicembre 2011:
· una proposta di regolamento per utilizzare al meglio le capacità esistenti rivedendo l'attuale sistema di assegnazione delle bande orarie (slots) negli aeroporti dell'Unione, attualmente regolata dal regolamento 1995/93 (COM(2011)827);
· una proposta di regolamento sui servizi di assistenza a terra (ground handling) negli aeroporti dell'UE, attualmente regolata dalla direttiva 1996/67/CE (COM(2011)824);
· una proposta di regolamento sulle restrizioni operative per il contenimento delle emissioni sonore, attualmente regolata dalla direttiva 2002/30/CE (COM(2011) 828).
Per quanto concerne gli slots, la Commissione intende introdurre la possibilità di una loro compravendita tra compagnie aeree, dopo una prima assegnazione effettuata attraverso un procedimento amministrativo. In tema di servizi di assistenza a terra, la Commissione, con l'obiettivo di una maggiore apertura del mercato, intende assegnare un nuovo ruolo al gestore aeroportuale, creare standard minimi di qualità e chiarire le regole per il subappalto e per la formazione e l'addestramento del personale. Per quanto concerne infine l’inquinamento acustico, la Commissione intende attribuire piena libertà sulla scelta delle normative alle autorità locali, mantenendo però un controllo sulle decisioni.
Il PE ha approvato con emendamenti le proposte della Commissione tra dicembre 2012 e aprile 2013, attualmente si attende l’esito della discussione in seno al Consiglio.
Per quanto attiene al programma c.d. Cielo unico europeo (SES), l'obiettivo prioritario del Governo continua ad essere lo sviluppo dell'unificazione del controllo dello spazio aereo europeo.
L’11 giugno 2013 la Commissione europea ha presentato una nuova proposta legislativa, nota come SES2+, per consolidare e accelerare la riforma della gestione del traffico aereo in Europa. Si tratta di un pacchetto che comprende:
· la comunicazione “Accelerare l'attuazione del cielo unico europeo” (COM(2013)408);
· la rifusione dei quattro regolamenti che istituiscono il cielo unico europeo (Single European Sky - SES) (COM(2013) 410);
· la modifica del regolamento che istituisce l'Agenzia europea per la sicurezza aerea (AESA) (COM(2013) 409).
Il pacchetto di proposte dovrebbe essere all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio a partire da luglio 2013.
Nella sua relazione programmatica il Governo sottolinea l’importanza dei dossier relativi alla normativa sui diritti dei passeggeri.
Il 13 marzo 2013 la Commissione ha presentato una proposta di regolamento che istituisce regole comuni in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato e sulla responsabilità del vettore aereo in merito al trasporto aereo di passeggeri e dei loro bagagli (COM(2013)130).
Nella sua relazione il Governo valuta positivamente la proposta di revisione delle reti TEN-T presentata dalla Commissione il 19 ottobre 2011 (COM(2011)650), che entrerà in vigore nel prossimo periodo di programmazione finanziaria 2014-2020, in coincidenza con la presentazione del relativo strumento di finanziamento, il C.d. "Meccanismo per collegare l'Europa".
Al riguardo si segnala che la IX Commissione Trasporti della Camera, al termine di approfondito esame, l'11 luglio 2012 ha approvato sulla proposta di regolamento un documento finale, dal quale si rileva, tra le altre cose, l'opportunità di:
- aumentare le risorse disponibili anche attraverso un maggiore ricorso ai project bond e la realizzazione del previsto aumento di capitale della Banca Europea degli Investimenti;
- valorizzare il ruolo dell'Italia come piattaforma ideale per le connessioni mediterranee e trasversali in Europa, con una particolare attenzione, nell'ambito del Corridoio Mediterraneo, alle realtà portuali ed ai collegamenti con le Isole;
- considerare il ruolo strategico, nell'ambito della rete centrale che potrebbero assumere la realizzazione di un asse multimodale in grado di raccordare i porti dell'Alto Tirreno con quelli dell'Adriatico e lo sviluppo delle opere collegate al corridoio Baltico-Adriatico, lungo la dorsale Adriatica
Sulla proposta il 29 maggio 2013, a seguito del negoziato tra Commissione europea, Consiglio e Parlamento europeo (cosiddetto trilogo), è stato raggiunto l’accordo politico, che dovrà ora essere approvato formalmente dal Parlamento, il cui voto in plenaria è previsto nei prossimi mesi e, successivamente, dal Consiglio.
Il Governo valuta positivamente che nella proposta della Commissione si sia riconosciuta la rilevanza dei progetti ferroviari transfrontalieri attraverso le Alpi. Ai progetti storici (quali Torino-Lione, Brennero, Trieste-Divaca), si è infatti aggiunto nel 2011 il corridoio ferroviario che collega il Mar Baltico ai porti dell'alto e medio Adriatico. A livello di infrastrutture aeroportuali, 10 aeroporti italiani sono stati riconosciuti di rilevanza europea e sono stati pertanto inseriti nella "rete TEN-T centrale". Nell'insieme, la posizione dell’Italia è favorevole al disegno complessivo che scaturisce dalle proposte della Commissione.
Nella relazione depositata dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero, in IX Commissione Trasporti alla Camera il 29 maggio 2013, il Ministro cita, tra le iniziative programmatiche del suo dicastero, l’elaborazione del quadro definitivo delle proposte approvate dall’UE in merito alle reti TEN-T e la prospettazione delle linee strategiche che si intendono perseguire per ottimizzare il trasferimento delle risorse del Fondo delle Reti TEN-T su opere ubicate sui corridoi e sui nodi comunitari presenti nel nostro paese. Tra le priorità funzionali da supportare finanziariamente nel triennio 2014-2016, vi sono quelle legate alle decisioni assunte in sede europea sul nuovo assetto delle Reti TEN-T, il cui importo è pari a circa 1.900 milioni di € (si tratta di interventi relativi ad assi viari, nodi metropolitani, nodi logistici – porti, aeroporti, interporti - di particolare rilevanza).
Nella stessa relazione, il ministro sottolinea la necessità di prestare un impegno straordinario al fine di garantire tempi certi nella realizzazione delle opere, su suolo italiano, appartenenti al core network delle reti europee, così da utilizzare i dati relativi agli investimenti realizzati e in corso di realizzazione come strumento per sostenere il ricorso alla golden rule, cioè la possibilità di non far gravare sugli investimenti infrastrutturali di rilievo comunitario i vincoli di Maastricht, in particolare evitare l’incidenza di tali opere sul debito pubblico compromettendo in tal modo la clausola che impone il debito pubblico al di sotto del 3% del PIL.
Sotto il profilo finanziario, nell'ambito del programma Pluriennale TEN-T 2007-2013 l'Italia ha ottenuto complessivamente circa 1,2 miliardi di euro, pari a circa il 17,6% del budget disponibile. Per il 2014-2020, la Commissione propone un budget di circa 31,7 miliardi di € (ipotesi fondo "Meccanismo per collegare l'Europa"), di cui 10 miliardi provenienti dai Fondi di coesione per i quali l’Italia non è eleggibile. Della restante somma, pari a 21,7, due miliardi di euro saranno destinati a strumenti finanziari alternativi (lGTT, project bonds). Restano dunque a disposizione 19,7 miliardi di euro per i 27 paesi UE.
Per quanto riguarda i project bonds, va segnalato che la Commissione ha promosso un'iniziativa pilota, a valere sui fondi del bilancio TEN-T 2007-2013 (230 milioni di euro), che potrà consentire di identificare un primo elenco di cinque-sei progetti, a livello europeo, sui quali sperimentare la collocazione di obbligazioni emesse da soggetti privati (società di corridoio) per il finanziamento a debito di infrastrutture di trasporto di particolare rllevanza strategica, una volta verificate le caratteristiche di bancabllltà. Il Governo ha tenuto nella massima considerazione le indicazioni provenienti dal Parlamento, contenute nei numerosi atti parlamentari dedicati al settore.
La ricerca e l'innovazione sono tra le priorità dell'agenda dell'UE per la crescita e l'occupazione. È per tale ragione che l'innovazione figura - con l'Unione dell'innovazione - tra le iniziative di punta della strategia Europa 2020, sulla base della quale i paesi membri dovranno investire, entro il 2020, il 3% del PIL in ricerca e sviluppo (1% di finanziamenti pubblici, 2% di investimenti privati), con l'obiettivo di creare 3,7 milioni di posti di lavoro e di realizzare un aumento annuo del PIL di circa 800 miliardi di euro.
Nella comunicazione “Stato dell’Unione dell’Innovazione 2012 – Accelerare il cambiamento (COM(2013)149), presentata il 21 marzo del 2013, la Commissione rileva come gli investimenti pubblici e privati in R&S siano aumentati fino al 2011. Fino a tale data gli investimenti pubblici nella maggior parte degli Stati membri si sono mantenuti stabili o sono aumentati, nonostante i vincoli di bilancio e nel 2011 la spesa pubblica destinata al settore ha inciso sul PIL per il 2,03 per cento (a fronte dell’1,85 per cento del 2007). La spesa privata per investimenti nell’ambito dell’UE nel settore è aumentata, in percentuale del PIL, dall’1,18 per cento del 2007 all’1,27 per cento del 2011. A partire dal 2011, con l’aggravarsi della crisi economica, la Commissione rileva come la spesa pubblica destinata alla ricerca e allo sviluppo abbia subito un calo. Si segnala che, nella classifica realizzata dalla Commissione sulla base delle iniziative assunte dagli Stati membri in materia di innovazione, l’Italia figura tra gli innovatori moderati.
L'UE sta lavorando alla realizzazione, entro il 2014, di un unico Spazio europeo della ricerca, nel quale i ricercatori potranno lavorare in qualsiasi paese dell'UE e beneficiare di un'accresciuta cooperazione internazionale.
Tale obiettivo è stato fissato dal Consiglio europeo che nelle sue conclusioni di febbraio 2011 e marzo 2012 sottolinea la necessità che l’Europa si doti di uno spazio della ricerca unificato per attrarre talenti e investimenti. A tal fine, secondo il Consiglio europeo, le lacune esistenti devono essere colmate rapidamente e lo spazio europeo della ricerca deve essere completato entro il 2014 al fine di creare un reale mercato unico della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione”.
Secondo quanto riportato dal programma di lavoro della Commissione, l’Europa è tuttora in ritardo sul fronte dell’innovazione, a causa di fattori che ostacolano la creazione di nuovi mercati e gli investimenti in tecnologie.
Nell'ambito delle azioni previste nel prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP) 2014-2020, la Commissione europea ha presentato il 30 novembre 2011 un pacchetto di proposte relative all'istituzione di un nuovo strumento di finanziamento per la ricerca e l'innovazione nell'UE (programma Orizzonte 2020 - Horizon 2020).
Il nuovo strumento è destinato a riunire in un unico programma i finanziamenti erogati dall’UE - nell'attuale periodo di programmazione finanziaria 2007-2013 - a sostegno dell'intera catena dell'innovazione nell’ambito del settimo quadro del Programma Quadro per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico (7PQ), del Programma per la Competitività e l'Innovazione (CIP) e dei finanziamenti per l'Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT).
Il totale dei finanziamenti previsti dalla Commissione europea è pari a 80 miliardi di euro per il periodo dal 2014 al 2020, 26 miliardi in più rispetto al periodo di programmazione finanziaria 2007-2013. La proposta della Commissione individua tre priorità o settori di intervento:
- eccellenza scientifica: l’obiettivo è quello di rafforzare e consolidare lo spazio europeo della ricerca al fine di consentire al sistema di ricerca e innovazione dell’UE di essere più competitivo su scala mondiale;
- leadership industriale: si intente accelerare lo sviluppo delle tecnologie e delle innovazioni a sostegno delle imprese, in particolare le PMI, rafforzando l’innovazione attraverso investimenti strategici nelle tecnologie chiave sia nei settori maturi sia in quelli emergenti;
- sfide per la società: attraverso la promozione di una serie di azioni di natura trasversale (salute, cambiamento demografico, sicurezza alimentare, trasporti intelligenti, clima e risorse energetiche alternative, inclusione sociale).
Ciascuna delle suddette priorità è articolata in una serie di obiettivi specifici.
Nel quadro del futuro programma Horizon 2020, il programma di lavoro della Commissione preannuncia per il terzo trimestre del 2013 la presentazione di proposte per istituire e sviluppare una serie di importanti partenariati pubblico-privato volti a combinare gli investimenti privati e pubblici con il bilancio UE per promuovere un approccio comune in settori strategici chiave quali i prodotti farmaceutici, la gestione del traffico aereo e le nanotecnologie, mobilitando circa 9-10 miliardi di euro di nuovi investimenti.
La relazione sottolinea l’impegno del Governo nella definizione di un quadro strategico pluriennale a sostegno di ricerca e innovazione, in linea con gli indirizzi europei, assumendo le iniziative necessarie per rendere il programma nazionale sulla ricerca e sull'innovazione coerente con quello europeo (Horizon 2020).
La relazione segnale tra l’altro:
· la partecipazione dell’Italia alla programmazione europea della ricerca aerospaziale, finanziata attualmente dal Settimo programma quadro e per le nuove prospettive finanziarie da Horizon 2020. La relazione fa riferimento in particolare ai programmi:
- Copernicus - è il nuovo nome del programma di osservazione della terra della Commissione europea, precedentemente noto come GMES (monitoraggio globale per l'ambiente e la sicurezza). Il programma mira a fornire all'Europa un accesso continuo, indipendente e affidabile a dati e informazioni relativi all'osservazione della terra. Il 29 maggio 2013 la Commissione ha proposto per il programma un bilancio di 3.786 miliardi di euro per il periodo 2014-2020. Questo importo sarà utilizzato per finanziare lo sviluppo, l'avvio e il funzionamento di una serie di satelliti (le "sentinelle") e per istituire sei servizi operativi che trasformeranno le immagini satellitari in prodotti informativi immediatamente utili. Secondo studi recenti che hanno analizzato l'impatto probabile di Copernicus sull'economia europea, il vantaggio finanziario minimo previsto è di circa 30 miliardi di euro entro il 2030, oltre alla creazione di circa 50 000 posti di lavoro;
- Galileo è il programma della Commissione europea che mira allo sviluppo di un sistema globale di navigazione satellitare sottoposto a controllo civile europeo. Sarà compatibile e per alcuni servizi interoperabile con il GPS americano e con il sistema russo Glonass, dai quali resterà tuttavia indipendente. L'offerta dei primi servizi è prevista per il 2014. Per il periodo 2014-2020 Galileo dovrebbe beneficiare di un finanziamento di 100 milioni di euro. Con gli investimenti europei nelle tecnologie di navigazione satellitare, secondo la Commissione il mercato mondiale del settore si aprirà all'industria europea: si tratta di un mercato che vale attualmente 124 miliardi di euro e il cui valore dovrebbe salire a 250 miliardi di euro entro il 2020. Galileo creerà inoltre opportunità commerciali per un'ampia gamma di applicazioni in molti settori dell'economia europea, quali le reti elettriche, le transazioni finanziarie, l'industria dei trasporti marittimi, le operazioni di salvataggio e le missioni di mantenimento della pace. Secondo le stime, l'impatto economico complessivo sarà di circa 90 miliardi di euro nei prossimi 20 anni;
· la partecipazione all’iniziativa di coordinamento delle attività di ricerca tra ministeri e agenzie a livello nazionale e regionale denominata ERANET, con l’obiettivo di identificare le iniziative faro nel settore delle tecnologie future ed emergenti (FET), su cui gli Stati membri vorrebbero convogliare le loro risorse. Le FET avranno un ruolo in espansione nel programma Horizon 2020, nell’ambito citato settore di intervento denominato eccellenza scientifica;
· la presentazione - nel corso del semestre italiano di presidenza del Consiglio dell'Unione europea - di un progetto di ricerca euro-mediterraneo, che coinvolga decine di paesi dell'Unione ed extraeuropei, da finanziare nell'ambito del nuovo programma quadro Horizon 2020.
Nel Programma di lavoro della Commissione per il 2013 non si rinviene una sezione espressamente dedicata al tema delle politiche di tutela dei consumatori; il riferimento ad iniziative riconducibili a tali politiche avviene incidentalmente, in modo orizzontale, nelle sezioni relative al mercato unico e alla politica industriale, al settore finanziario, nonché a quello dedicato alla sicurezza e alla cittadinanza.
In particolare, in quest’ultima sezione la Commissione sottolinea l’importanza della Rete di cooperazione per la tutela dei consumatori, e del ruolo delle autorità che ne fanno parte.
Si ricorda che il regolamento n. 2006/2004 sulla cooperazione per la tutela dei consumatori ha istituito un quadro che consente alle autorità responsabili di lavorare insieme per porre fine a pratiche commerciali transfrontaliere che violano le norme a tutela dei consumatori. Dal 2007, la rete di cooperazione per la protezione dei consumatori si è occupata di casi che riguardano violazioni della direttiva sulle pratiche commerciali sleali.
Tra i documenti di riferimento per quanto riguarda l’attività dell’Unione europea in tale ambito si ricorda il documento della Commissione “Una agenda per i consumatori: favorire la fiducia e la crescita” COM(2012)225, che individua le misure da adottare entro il 2014 nel quadro della strategia Europa 2020. L’agenda si articola intorno ai seguenti obiettivi: rafforzare la sicurezza dei consumatori, rendendo più rigoroso il quadro normativo e più efficiente la sorveglianza del mercato; migliorare la qualità delle informazioni fornite ai consumatori, in considerazione della crescente complessità dei mercati; migliorare la repressione degli illeciti ed assicurare un'adeguata riparazione, in considerazione del fatto che il danno subito dai consumatori europei a causa di problemi che danno origine a controversia è stimato a circa lo 0,4 % del PIL dell'UE; adattare il diritto del consumo all'età digitale e affrontare i problemi che i consumatori incontrano nelle transazioni online; tener conto dei bisogni dei consumatori vulnerabili. L'Agenda intende sostenere gli interessi dei consumatori in particolare in settori chiave quali l’alimentazione, l’energia, i prodotti finanziari, i trasporti e l’ambiente digitale.
Secondo la Relazione programmatica del Governo 2013 sarà preservato e difeso il valore qualitativo delle produzioni italiane attraverso appropriate politiche di contrasto dei fenomeni di contraffazione, usurpazione e imitazione e per mezzo di azioni promozionali e campagne educative e di informazione sui prodotti italiani, dirette sia a cittadini dell’Unione europea, sia a cittadini di paesi terzi.
In tale settore di intervento, si segnala che il 13 febbraio 2013 la Commissione ha presentato un pacchetto di proposte volte ad aumentare la sicurezza dei prodotti di consumo che circolano nel mercato unico e a potenziare la vigilanza del mercato per tutti i prodotti non alimentari, compresi quelli importati da Paesi terzi. Si tratta in particolare di:
· una proposta di regolamento COM(2013) 75 sulla vigilanza del mercato dei prodotti (che modifica le direttive 89/686/CEE e 93/15/CEE del Consiglio e le direttive 94/9/CE, 94/25/CE, 95/16/CE, 97/23/CE, 1999/5/CE, 2000/9/CE, 2000/14/CE, 2001/95/CE, 2004/108/CE, 2006/42/CE, 2006/95/CE, 2007/23/CE, 2008/57/CE, 2009/48/CE, 2009/105/CE, 2009/142/CE, 2011/65/UE, il regolamento (UE) n. 305/2011, il regolamento (CE) n. 764/2008 e il regolamento (CE) n. 765/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio);
· un proposta di regolamento COM(2013) 78 sulla sicurezza dei prodotti di consumo e che abroga la direttiva 87/357/CEE del Consiglio e la direttiva 2001/95/CE;
Le novità più rilevanti apportate dal pacchetto sono:
- l'allineamento degli obblighi generali degli operatori economici per garantire la sicurezza di tutti i prodotti di consumo, con responsabilità più chiare per i fabbricanti, gli importatori e i distributori;
- strumenti più efficaci per far rispettare le prescrizioni di sicurezza e le altre prescrizioni connesse ai prodotti e per intervenire contro i prodotti pericolosi e non conformi in tutti i settori grazie ad un'unica serie di norme di vigilanza del mercato coerenti;
- il miglioramento della tracciabilità dei prodotti di consumo lungo tutta la catena di fornitura, per dare una risposta rapida ed efficace ai problemi di sicurezza;
- l'istituzione di un sistema di vigilanza del mercato maggiormente cooperativo nell'UE;
- procedure semplificate per la notifica dei prodotti pericolosi e sinergie tra il sistema di allarme rapido esistente (RAPEX) e il sistema di informazioni e comunicazione per la vigilanza del mercato (ICSMS).
Inoltre la Relazione programmatica del Governo pone l’accento sul regolamento ODR - Online dispute resolution e la direttiva ADR - Alternative dispute resolution), iniziative recentemente approvate dalle Istituzioni europee che rientrano nella Strategia europea per la crescita, e che erano già stata già inserite nel primo elenco di 12 azioni prioritarie dello SMA.
Si ricorda che la nuova direttiva ADR mira all’istituzione in tutti gli Stati membri di organismi di risoluzione alternativa di controversie; il regolamento ODR istituisce una piattaforma web gratuita, in tutte le lingue dell'UE, per la risoluzione delle controversie sulle vendite online; su tale piattaforma, gestita dalla Commissione, consumatori e professionisti potranno presentare reclami attraverso moduli standard elettronici e reperire le informazioni utili ai fini della scelta del regime di risoluzione più appropriato. I due atti legislativi sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale serie L n. 165 del 18 giugno 2013.
La politica dell’UE in materia di salute umana è volta ad assicurare ai cittadini europei livelli di salute di qualità, attraverso l’individuazione di standard precisi. A tali obiettivi l’UE intende giungere sia attraverso politiche propriamente sanitarie sia attraverso l’integrazione con le altre politiche unionali, in primo luogo la politica agricola e quella ambientale. La tutela della salute dei cittadini europei avviene su diversi fronti: la lotta contro le droghe e le dipendenze (ultima, in tale campo, è la decisione assunta il 21 giugno dal Consigli europeo in materia di lavorazione e commercializzazione del tabacco); l’assistenza sanitaria in caso di malattie croniche o di lunga durata (tale approccio acquista un peso sempre più importante, a fronte del progressivo invecchiamento della popolazione europea); la sicurezza dei medicinali ad uso umano (da ultimo, si ricorda l’impegno per la modifica delle norme in materia di sperimentazioni cliniche e di dispositivi medici, anch’essi discussi in occasione del Consiglio salute del 21 giugno scorso); lo sviluppo della ricerca medica e tecnologica in campo medico.
Con riferimento alla sanità animale, si ricorda l’impegno dell’Unione nel garantire la sicurezza degli allevamenti e della lavorazione delle sostanze animali, al fine di garantire elevati standard di sicurezza alimentare (a tale proposito, si ricorda la recente presentazione del pacchetto per la sicurezza agroalimentare).
Nel corso dell’audizione presso la XII Commissione Affari sociali della Camera dei deputati, il 4 giugno 2013, il Ministro della salute ha affermato che la finalità principale dell’azione del suo ministero sarà porre in essere un sistema di azioni di promozione della salute, di prevenzione primaria, secondaria e terziaria, collettiva e individuale, universale e per categorie a rischio, che possa accompagnare il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi di vita e di lavoro.
Si tratta, in particolare, di prevenire l'insorgenza delle patologie trasmissibili e non (prevenzione primaria), ma anche di giungere a diagnosi più precoci attraverso screening, anticipazione diagnostica e prevenzione secondaria, così da favorire il pieno recupero dell'ammalato; infine, di organizzare l’assistenza in modo da gestire, rallentandone il decorso e impedendo l'insorgenza di complicanze, le patologie croniche e la profilassi terziaria. A tal fine, il ministro preannuncia la presentazione di un nuovo Piano nazionale di prevenzione. quanto alle specifiche politiche in cui si articolerà l’azione del ministero, il ministro ha fatto riferimento alla lotta contro tutte le forme di dipendenza, droghe, alcol, gioco, fumo (preannunziando la posizione dell’Italia nella trattativa per giungere ad una posizione comune sulle disposizioni in materia di lavorazione e confezionamento del tabacco); su tale aspetto, l’Italia ribadisce la sua posizione, all’avanguardia rispetto a tutti i Paesi sviluppati, di lotta contro la dipendenza dal tabacco ma difesa degli interessi dei produttori italiani.
Centrale nell’azione del Governo sarà anche l'impegno per il contrasto alle patologie croniche non trasmissibili, considerando in quest'ambito innanzitutto le patologie cardiovascolari, quelle del sistema respiratorio e del sistema nervoso centrale, le neoplasie, le gravi insufficienze d'organo e il diabete. Importante sarà anche il rafforzamento degli interventi dedicati alla salute della donna nelle diverse fasi della vita e del bambino. Attenzione sarà ugualmente posta alla salute mentale e al benessere psicologico e psicofisico.
I risultati che si attendono saranno possibili solo attraverso una forte azione di programmazione, da attuare nella cornice finanziaria che sarà delineata nel Nuovo patto per la salute e dei Livelli essenziali di assistenza (LEA), in corso di aggiornamento.
Un forte impegno è preannunciato in materia di sanità trasnfrontaliera, anche proponendo in Europa un modello innovativo di assistenza in grado di intercettare, di attrarre e di accogliere i cittadini europei.
In materia di sanità animale e sicurezza alimentare, il ministro intende realizzare un programma incisivo di valorizzazione e di potenziamento del nostro sistema sanitario veterinario, soprattutto in vista di Expo Milano 2015, destinato al tema «Nutrire il pianeta».
Infine, tenendo conto della prossima presidenza italiana dell'Unione europea, il ministero intende rafforzare i rapporti con gli organismi comunitari e con i Paesi che si avvicenderanno immediatamente prima e dopo l'Italia nella presidenza, al fine di concordare gli aspetti prioritari che guideranno le attività comunitarie nel settore salute, promuovendo confronti su alcuni temi particolarmente significativi, tra i quali la promozione dei corretti stili di vita, la tutela della salute delle donne, le cure palliative, la terapia del dolore e la salute mentale.
La relazione programmatica mette in luce l’intenzione dell’Italia di collaborare alla promozione della salute in tutte le politiche portate avanti dall’UE (c.d “Health in All Policies), al potenziamento delle reti europee di controllo, informazione, collaborazione e scambio di informazioni e dati. Inoltre, si ribadisce l’impegno al rafforzamento dell’integrazione della ricerca medica, alimentare e veterinaria italiana nelle reti della ricerca europea, partecipando attivamente alla fase ascendente del diritto dell’UE e alla stesura dei piani pluriennali e delle iniziative collaborative da questi previste. Pertanto, l’Italia continuerà a finanziare la ricerca italiana nell’ambito dei progetti europei (per esempio, ERANET, TRANSCAN, NEURON). Inoltre, attraverso l’Istituto superiore di sanità, l’Italia continuerà ad essere coinvolta nelle iniziative relative alle infrastrutture europee di ricerca e ad offrire supporto diretto alle attività ESFRI (European Strategy Forum on Research Infrastrucutes) relative alla ricerca transazionale, Trials clinici e biobanche. Infine, nel corso del 2013, si segnala la partecipazione dell’Italia al programma EUROMED.
Le priorità programmatiche di tipo legislativo richiamate dalla relazione per il 2013 sono il recepimento della direttiva 2011/24/UE, in materia di diritti dei pazienti relativi all’assistenza transfrontaliera, e la partecipazione al processo di revisione della direttiva 2001/37/CE, in materia di etichettatura e confezionamento del tabacco, di cui ha parlato il ministro nell’illustrazione delle linee programmatiche del suo ministero (vedi supra).
Per quanto riguarda la sanità veterinaria, la relazione programmatica fa riferimento soprattutto alla revisione delle disposizioni comunitarie in materia di igiene degli alimenti di origine animale, di sicurezza alimentare e di benessere degli animali, concretatosi nella presentazione del pacchetto sulla sicurezza alimentare ((COM(2013)164) e (COM(2013)265)), alle problematiche in materia di informazioni sugli alimenti ai consumatori nonché alla revisione delle disposizioni in materia di alimenti speciali destinati a particolari categorie di consumatori (lattanti, malati o affetti da particolari patologie), anch’essa concretizzatasi con la recente approvazione del regolamento (COM(2011)353), in attesa di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.
Il programma di lavoro della Commissione europea non definisce espressamente le linee dell’azione europea nel settore della cultura nel corso del 2013, pur preannunciando, negli allegati, la presentazione di proposte legislative ed altre iniziative in materia.
La relazione programmatica enuncia invece le priorità e gli obiettivi che il Governo intende perseguire nel settore della cultura nel corso del 2013
In particolare, l’azione del Governo si fonderà sul proseguimento degli obiettivi previsti dall’Agenda europea per la cultura, presentata dalla Commissione europea nel maggio 2007: diversità culturale e dialogo interculturale; creatività nel quadro della strategia per la crescita e l’occupazione; cultura quale elemento essenziale delle relazioni internazionali.
Il Governo considera la cultura una politica trasversale nell’ambito delle politiche per l’attuazione della strategia Europa 2020 ed a tal fine, nell’ambito della futura programmazione finanziaria dell’UE per il periodo 2014 – 2020 in corso di definizione nelle sedi europee, intende perseguire i seguenti obiettivi strategici:
· costruire nuove centralità culturali, organizzando e rafforzando il sistema delle infrastrutture culturali nel loro ruolo di servizi collettivi, integrandolo con gli obiettivi di incremento della competitività territoriale e della coesione sociale;
· definizione di una strategia nazionale di specializzazione intelligente fondata sulla dimensione culturale e creativa, rafforzando i rapporti tra il sistema della ricerca nel settore culturale e il sistema produttivo;
· rafforzare il sistema di gestione nel settore dei beni e delle attività culturali, in particolare rafforzando i processi di innovazione interni all’Amministrazione e la cooperazione tra i diversi livelli istituzionali e con i soggetti pubblici e privati.
Alla luce di questi obiettivi, la relazione programmatica indica le iniziative, presentate o in corso di presentazione a livello europeo, che considera di particolare rilevanza:
· la revisione della direttiva 93/7/CEE in materia di restituzione di beni culturali usciti illecitamente da uno Stato membro, questione particolarmente sensibile per l’Italia. Il Governo ritiene auspicabili modifiche finalizzate a rendere maggiormente efficaci le previsioni della direttiva, ad esempio in materia di prova; a favorire il potenziamento della cooperazione amministrativa tra gli Stati; e a facilitare il recupero delle opere esportate illecitamente, intervenendo su una maggiore rintracciabilità delle opere e sui termini di proposizione dell’azione di restituzione;
La Commissione europea ha presentato la proposta di revisione della direttiva 93/7/CEE il 30 maggio 2013. La proposta prevede, in particolare, a) un ampliamento dell’ambito della definizione di “beni culturali”; b) un allungamento dei termini entro i quali gli Stati membri che hanno subito la perdita di un bene possono proporre un’azione di restituzione; c) il ricorso al sistema di informazione del mercato interno per facilitare la cooperazione amministrativa e lo scambio di informazioni tra le autorità nazionali; d) l’onere della prova della dovuta diligenza e attenzione a carico del possessore, qualora un tribunale nazionale ordini la restituzione di un bene e il possessore che chieda un indennizzo per tale restituzione.
· il negoziato sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Programma “Europa creativa” per il periodo 2014-2020, che avrà come obiettivi generali la protezione e la promozione della diversità culturale e linguistica e il rafforzamento della competitività dei settori culturali e creativi;
La proposta relativa al programma “Europa creativa” si colloca nell’ambito del QFP 2014 – 2020, in corso di definizione a livello europeo (cfr. la apposita scheda del presente dossier). La Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento, che riunisce le azioni attualmente condotte sotto il programma cultura e il programma media, nel novembre del 2011, prevedendo un finanziamento pari a 1 801 milioni di euro per il periodo 2014 – 2020. Il Consiglio dell’UE, in attesa dell’accordo sulla dotazione finanziaria complessiva del quadro finanziario pluriennale, ha raggiunto un accordo parziale sul programma nella riunione del 26 novembre 2012.
· la preparazione della procedura per valutare le candidature per le distinte iniziative europee “Capitale europea della cultura” per l’anno 2019 e “Marchio del patrimonio europeo”.
Ai sensi della decisione 1622/2006/CE del 2006, relativa alla manifestazione “Capitale europea della cultura”, nel 2019 spetta all’Italia (ed alla Bulgaria) presentare designare una città quale capitale europea della cultura. In base alla decisione 1194/2011/UE del 2011, ogni Stato membro può presentare ogni due anni - sulla base di una preselezione nazionale - la candidatura fino ad un massimo di due siti (monumenti, siti naturali subacquei archeologici, industria o urbani, paesaggi culturali e luoghi della memoria), designabili come marchi del patrimonio europeo. Spetta poi ad un panel europeo di esperti indipendenti scegliere un sito per ogni Stato membro.
Per quanto riguarda le attività nell’ambito dell’iniziativa “Agenda digitale per l’Europa”, la relazione programmatica indica che le linee d‟azione prioritarie dell’Italia saranno:
· la digitalizzazione e aggregazione di contenuti culturali al fine di alimentare i portali nazionali (Internet Culturale e CulturaItalia) ed Europeana;
· lo sviluppo di infrastrutture digitali per favorire la ricerca sul patrimonio culturale e di servizi innovativi per la gestione e fruizione di contenuti culturali digitali.
Infine, la relazione richiama l’attenzione sulle seguenti iniziative di cooperazione a livello europeo:
· “ATHENA Plus” (2013-2015), volto ad aggregare i dati di oltre 500 istituzioni culturali promuovendo strumenti per l‟accesso multilingue ai dati e il riuso creativo delle risorse digitali;
· ARROW PLUS (2011- 2013), per lo sviluppo di una infrastruttura europea per la gestione dei diritti d’autore, che consenta di determinare se un’opera coinvolta in un progetto di digitalizzazione sia protetta da diritto d’autore;
· DC-MAP (2012 -2014), per la conservazione condivisa di supporti digitali;
· ARIADNE (2013-2017), che ha l’obiettivo di riunire e integrare le attuali infrastrutture di dati archeologici in modo che i ricercatori possano accedere a banche dati distribuite e usare le nuove tecnologie.
Nell’ambito della fiscalità diretta, la strategia dell’Unione europea, come ribadito dal Consiglio europeo del 22 maggio scorso, si è concentrata negli ultimi anni su due filoni principali:
· la lotta contro l’evasione e la frode fiscale, che dovrebbe basarsi sulla generalizzazione del principio dello scambio automatico di informazioni in tutti gli ambiti (tassazione dei redditi da risparmio dei non residenti, imposizione fiscale delle imprese transfrontaliere, etc.), in coerenza con gli indirizzi elaborati in occasione della recente riunione del G8, svoltasi in Irlanda del Nord il 17 giungo scorso;
· il coordinamento tra i sistemi fiscali nazionali, anche al fine di attenuare i fenomeni di concorrenza fiscale sleale. In questo ambito, le misure sinora proposte riguardano essenzialmente l’armonizzazione delle basi imponibili per la tassazione delle imprese.
La relazione programmatica del Governo condivide, in sostanza l’approccio europeo, annettendo particolare rilevanza alle seguenti proposte:
· proposta di direttiva relativa ad una base imponibile comune consolidata per la tassazione delle società (common consolidated corporate tax base, CCCTB, COM(2011)121).
Il regime comune prevede, in particolare, regole per il calcolo dei risultati fiscali di ciascuna società (o succursale), il consolidamento di tali risultati, qualora vi siano altri membri del gruppo, e la ripartizione della base imponibile consolidata tra ciascuno Stato membro ammissibile. Non sarebbero invece armonizzate le aliquote d’imposta, che rimarrebbero di esclusiva competenza nazionale pur incoraggiando la Commissione una leale concorrenza tra gli Stati membri al riguardo.
La proposta viene esaminata secondo una procedura legislativa speciale, che prevede l’unanimità in seno al Consiglio dell’UE e il mero parere del Parlamento europeo.
Il 19 aprile 2012 il PE ha approvato una risoluzione che reca emendamenti alla proposta di direttiva: in particolare, il PE chiede che la CCCTB si applichi, in un una fase transitoria, soltanto alle società cooperative europee, che hanno una natura transfrontaliera. Dopo cinque anni, verrebbe applicata a tutte le imprese europee, eccetto le piccole e medie imprese (PMI), che potrebbero optare per un regime della CCCTB su base volontaria. Per le PMI, il Parlamento europeo chiede che la Commissione si adoperi per ridurre i costi amministrativi e creare quindi le condizioni necessarie affinché le imprese attive su scala transfrontaliera possano trarre beneficio dall'adesione al regime della CCCTB.
Il negoziato in seno al Consiglio è stato caratterizzato sinora dalla forte opposizione di alcuni Paesi (tra cui il Regno Unito) a gran parte delle previsioni della proposta, sulla base dell’affermazione per cui la fiscalità diretta ricadrebbe integralmente nelle competenze normative nazionali;
· la proposta di modifica della direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio (COM(2008)727), che mira ad estendere il campo di applicazione della direttiva, basato sullo scambio automatico di informazioni, per includervi non solo i pagamenti di interessi ma anche tutti i redditi da risparmio, nonché i prodotti che generano interessi o redditi equivalenti;
Tale proposta è strettamente connessa al negoziato in corso tra la Commissione europea e alcuni Stati terzi (Svizzera, Andorra, Liechtenstein, San Marino, Principato di Monaco) per la revisione degli accordi con i Paesi terzi in materia di tassazione dei redditi da risparmio, al fine di introdurre - anche in questi accordi - il principio dello scambio automatico delle informazioni;
· l’attuazione del piano d’azione contro la frode e l'evasione fiscale presentato dalla Commissione europea il 6 dicembre 2012 (COM(2012)722).
Il piano d’azione, accompagnato da due raccomandazioni agli Stati membri, rispettivamente sui paradisi fiscali e la pianificazione fiscale aggressiva, invita gli Stati membri a introdurre nel proprio ordinamento giuridico una clausola di salvaguardia contro la doppia imposizione, per evitare che essi si traducano in un'assenza totale di imposizione nonché ad individuare, utilizzando criteri comuni, i paradisi fiscali e di inserirli in apposite “liste nere”.
In materia di fiscalità indiretta, l’azione dell’Unione europea negli ultimi anni si concentra su tre obiettivi prioritari:
· una tassazione comune del settore finanziario, per limitare le transazioni meramente speculative e circoscrivere il fenomeno dell’azzardo morale, nonché per prefigurare un’entrata autonoma del bilancio dell’UE (attualmente basato, in larga misura, sui contributi dei singoli Stati membri);
· la riorganizzazione del sistema comune di imposta sul valore aggiunto, disciplinato dalla direttiva 2006/112/CE, al fine di semplificare il quadro delle deroghe, delle esenzioni e delle aliquote ridotte, anche in funzione anti-elusiva;
· l’introduzione di un quadro comune per la tassazione dei prodotti energetici, che sia coerente con gli obiettivi di tutela ambientale previsti dalla Strategia UE 2020 (riduzione delle emissioni di gas a effetto serra; aumento della quota di energia prodotta con le fonti rinnovabili; promozione dell’efficienza energetica).
Secondo quanto indicato dalla relazione programmatica, il Governo italiano condivide questi obiettivi strategici, considerando prioritarie:
· la proposta di decisione che attua una cooperazione rafforzata nel settore dell’imposta sulle transazioni finanziarie (COM(2013)71). La decisione di ricorrere alla cooperazione rafforzata si è resa necessaria a causa dell’impossibilità di raggiungere, su una proposta analoga, l’unanimità dei 27 Stati membri, richiesta dai Trattati in materia di fiscalità.
L’imposta si applicherebbe a tutte le transazioni di strumenti finanziari tra enti finanziari per le quali almeno una controparte della transazione sia stabilita all’interno dell’UE. Lo scambio di azioni e obbligazioni sarebbe tassato con un’aliquota dello 0,1%, mentre per i derivati l’aliquota sarebbe dello 0,01%. Sarebbero escluse le transazioni con la BCE e le banche centrali nazionali, con i fondi di stabilizzazione dell’eurozona (EFSF ed ESM) e con le organizzazioni internazionali riconosciute dagli Stati membri. Sarebbero altresì esclusi i titoli di Stato collocati nel mercato primario.
La proposta segue una procedura legislativa speciale (già procedura di consultazione), che richiede l’unanimità in seno al Consiglio dell’UE e la mera consultazione del Parlamento europeo, il cui parere è atteso per la sessione del 3 luglio 2013. Il negoziato in seno al Consiglio sta evidenziando alcuni nodi legati, da un lato, al fatto che alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, hanno già una tassa analoga a livello nazionale e incontrano delle difficoltà nel passaggio alla soluzione europea; dall'altro, all'individuazione degli elementi da escludere dall'ambito di applicazione della tassa (Italia, Francia e Spagna richiederebbero l’esenzione dalla tassa delle transazioni relative ai titoli di debito pubblico);
· la proposta di direttiva sulla tassazione dell’energia (COM(2011)169), che mira ad adeguare i meccanismi del mercato interno alle nuove esigenze ambientali.
In particolare, le imposte sull'energia vigenti sarebbero divise in due componenti:
- una parte, basata sulle emissioni di CO2 rilasciate dal prodotto energetico, ammonterebbe a 20 euro per tonnellata di CO2;
- l'altra basata sul contenuto energetico (energia effettiva generata dal prodotto misurata in gigajoule (GJ)), corrisponderebbe a 9,6 euro/GJ per i carburanti per motori, e 0,15 euro/GJ per i combustibili per riscaldamento. Essa si applicherebbe a tutti i carburanti e combustibili utilizzati per i trasporti e il riscaldamento.
Per allineare completamente la tassazione del contenuto energetico sono previsti lunghi periodi transitori, fino al 2023, in modo da lasciar tempo al settore di adeguarsi al nuovo regime.
Nell’ambito di una procedura legislativa speciale, il 19 aprile 2012 il PE ha espresso il proprio parere (non vincolante) sulla proposta, prospettando alcuni emendamenti che, prevedono, tra le altre cose, di mantenere invariato il vantaggio fiscale di cui beneficia il diesel in molti Paesi membri, rispetto alla benzina, al fine di evitare un aumento del prezzo del diesel (che tuttavia produce più emissioni di CO2 rispetto alla benzina).
La proposta è stata poi esaminata dal Consiglio ECOFIN del 22 giugno 2012, dal quale è emerso un sostanziale accordo tra i Paesi membri circa la fissazione di aliquote minime per la tassazione dei prodotti energetici, lasciando ai singoli Governi la discrezionalità per quanto concerne la ripartizione tra le componenti dell’imposta (CO2 e contenuto energetico).
La relazione programmatica del Governo chiarisce che Francia, Belgio, Slovenia e Paesi scandinavi, cui si sono uniti Spagna e Repubblica Ceca, si sono dichiarati a favore della proposta; mentre Regno Unito, Germania e Polonia hanno espresso un giudizio negativo. Nel corso del negoziato, il Governo italiano, senza manifestare un’opposizione radicale, ha formulato numerose riserve, in particolare, in merito alla rigidità del nuovo calcolo della tassazione basato esclusivamente sulla componente CO2 ed energetica dei prodotti e al meccanismo di concatenazione delle aliquote, nonché all’abolizione di alcune agevolazioni.
In materia di imposta sul valore aggiunto, nella relazione programmatica il Governo sottolinea l’apprezzamento per le indicazioni contenute nel Libro bianco sul futuro dell’IVA (COM(2011)851), ed in particolare per un allargamento della base imponibile attraverso l’eliminazione per tutti gli Stati membri di talune agevolazioni: esenzioni, aliquote ridotte e deroghe.
Il Libro bianco è già stato oggetto di dibattito in seno al Consiglio dell’UE, in esito al quale l’ECOFIN del 15 maggio 2012 ha adottato delle conclusioni che fissano i seguenti obiettivi prioritari:
· l’introduzione di uno “sportello unico” a partire dal 2015;
· riesame delle attuali norme IVA sul settore pubblico e chiarimento delle regole sulle organizzazioni non-profit;
· la lotta contro le frodi IVA, anche tenendo conto anche dei nuovi sviluppi tecnologici.
A tale riguardo, è opportuno segnalare che la Commissione europea ha già presentato la proposta di direttiva sul meccanismo di reazione rapida contro le frodi IVA (COM(2012)428).
La normativa vigente prevede che, in caso di frodi IVA, gli Stati membri possano agire solo in base a complessi regimi di deroga. Lo scopo della proposta è di introdurre nella direttiva IVA una base giuridica che, in casi di frode improvvisa e massiccia che potrebbero dare origine a perdite finanziarie gravi e irreparabili, consenta agli Stati membri di adottare misure di deroga immediate, con una procedura denominata "meccanismo di reazione rapida" (Quick Reaction Mechanism – QRM).
Sulla proposta, che segue una procedura legislativa speciale e su cui il Parlamento europeo si è già espresso nella seduta del 7 febbraio 2013, il Consiglio ECOFIN del 21 giugno ha raggiunto un accordo politico: il testo verrà dunque approvato in via definitiva nelle prossime settimane.
E’ opportuno rilevare che, come segnalato nella relazione programmatica, su tale proposta il Governo italiano ha posto una riserva d’esame, evidenziando la sua contrarietà ad un collegamento del meccanismo di reazione rapida (MRR) con lo strumento dell’inversione contabile, chiedendo che a tale strumento siano affiancati tutti gli altri mezzi di lotta antifrode, in primo luogo la limitazione del diritto a detrazione o che, comunque, si chiarisca per mezzo di una dichiarazione a verbale che la Commissione non modificherà i parametri utilizzati per la valutazione delle richieste di deroga nonché quali siano gli eventi che possano definirsi “frode ingente ed improvvisa”.
Nel quadro delle misure per dare seguito al Libro bianco sull’IVA, la Commissione preannuncia nel programma di lavoro la presentazione di due proposte legislative relative a:
· l’introduzione di una dichiarazione IVA standard, disponibile in tutte le lingue dell’UE, che possa essere utilizzata facoltativamente da tutte le imprese dell’Unione;
· la ridefinizione del campo di applicazione delle aliquote ridotte.
Sempre in tema di IVA, la relazione programmatica del Governo annovera tra le priorità l’approvazione della proposta di direttiva proposta di modifica delle direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto per quanto riguarda il trattamento dei “buoni” (“vouchers”) (COM(2012)206).
La proposta è intesa ad introdurre un regime giuridico specifico per la tassazione delle operazioni che comportano l'uso di buoni ("voucher"), al fine di colmare le divergenze esistenti nei vari ordinamenti nazionali. In assenza di norme comuni a livello europeo, le normative e le prassi nazionali si sono infatti evolute in modo non coordinato, generando incertezza giuridica e contenzioso nonché determinando casi di doppia imposizione o non imposizione che ostacolano il corretto funzionamento del mercato unico e possono prestarsi a pratiche elusive. A tal fine, la proposta opera una distinzione tra buoni monouso, soggetti ad imposta al momento dell’emissione, e buoni multiuso, tassati invece al momento del riscatto.
Nella seduta del 17 aprile 2013 il Parlamento europeo - che sulla proposta ha un potere di mera consultazione - ha approvato emendamenti, i quali verranno ora valutati dal Consiglio dell’UE, che deve approvare la proposta all’unanimità.
Il Governo italiano valuta con favore la proposta di direttiva, pur sottolineando la necessità di approfondire il possibile impatto su settori nazionali che presentano specifiche particolarità.
Nella precedente legislatura, il 18 dicembre 2012 la Commissione XI V politiche dell’UE aveva approvato un parere favorevole sulla proposta, con le seguenti osservazioni:
a) si valuti l'opportunità di escludere dalla definizione di buono ai fini IVA, gli strumenti emessi in uno Stato membro che attribuiscano il diritto a beneficiare di una cessione di beni o di una prestazione di servizi esclusivamente nello stesso Stato membro;
b) si valuti l'opportunità di meglio precisare nella proposta di direttiva gli elementi che possano incidere sulla natura del buono monouso e multiuso e le possibili linee di demarcazione, con riferimento al settore delle telecomunicazioni.
Nella relazione programmatica il Governo annette particolare rilevanza alla proposta di regolamento che istituisce un programma d'azione per la dogana e l'imposizione fiscale per il periodo 2014-2020 (FISCUS) (COM(2011)706).
Il programma, che sostituisce il programma "Dogana 2013" terminato il 31 dicembre 2013, mira a facilitare i collegamenti in rete e le iniziative di formazione per il personale delle amministrazioni tributarie e doganali, finanziando al tempo stesso sistemi informatizzati che consentano lo sviluppo di piattaforme on-line nei settori fiscale e doganale. Il bilancio. Lo stanziamento complessivo è di 777,6 milioni di euro nell’arco dei sette anni (2014-2020), ma il budget definitivo dipenderà dall'esito dei negoziati in corso sul quadro finanziario pluriennale dell'UE.
Il Consiglio del’UE ha raggiunto un accordo politico sulla proposta nella riunione del 10 dicembre 2012, in attesa dell’esame del Parlamento europeo, nell’ambito della procedura legislativa ordinaria.
In materia di cooperazione amministrativa, si segnala che la Commissione europea ha presentato il 12 giugno 2013 una proposta di revisione della direttiva 2011/16/UE (COM(2013)348).
La proposta mira ad includere dividendi, plusvalenze e i saldi dei conti all’elenco delle categorie già soggette, in base alla direttiva 2011/16/UE, allo scambio automatico di informazioni a partire dal 1° gennaio 2015, ovvero: i redditi da lavoro, i compensi per dirigenti, i prodotti di assicurazione sulla vita, le pensioni, le proprietà e i redditi immobiliari.
La proposta segue una procedura legislativa speciale, che prevede l’unanimità in seno al Consiglio dell’UE e la mera consultazione del Parlamento europeo.
Nell’ambito della cooperazione amministrativa nel settore delle dogane il Governo italiana segnala come prioritaria l’approvazione della proposta di rifusione del regolamento n. 450/2008 che istituisce il codice doganale comunitario (COM(2012)64), adeguando alcune disposizioni per tener conto degli sviluppi della normativa doganale e di altri settori pertinenti, e allineandole ai requisiti procedurali previsti dal Trattato di Lisbona.
La proposta è all’esame del Consiglio e del Parlamento europeo, secondo la procedura legislativa ordinaria.
Il Governo italiano sottolinea nella relazione programmatica che le questioni tecniche di maggior rilievo connesse alla proposta (omogeneità dei criteri di controllo; sdoganamento centralizzato; disciplina della temporanea custodia delle merci; trattamento degli operatori economici autorizzati), seppur già esaminate e discusse nel corso del 2012, richiedono ulteriori approfondimenti e una migliore valutazione degli effetti che l’irrigidimento o la semplificazione delle procedure doganali possono avere sui traffici commerciali, sugli operatori economici e sulle amministrazioni coinvolte.
Nel settore doganale il Governo indica, inoltre, una serie di temi che dovrebbero essere inseriti nell’agenda politica in vista del semestre di Presidenza italiana dell’UE (secondo semestre 2014), e in particolare:
· sotto il profilo della facilitazione al commercio:
- sdoganamento anticipato (c.d. preclearing) e potenziamento dei controlli a posteriori, anche al fine di un miglioramento dei tempi di attesa all’importazione;
- rafforzamento della sinergia con le autorità portuali per il potenziamento della rete portuale (ad esempio utilizzo di sistemi via web per integrare le informazioni fra terminal portuali e dogane);
- promozione degli scambi con il Bacino sud del Mar Mediterraneo anche nell’ottica del miglioramento del processo di stabilizzazione dell’area;
- rafforzamento dei rapporti con gli Stati Uniti e con la Cina, specie per il delicato settore del traffico dei rifiuti);
- avanzamento di programmi di mutuo riconoscimento (in particolare con la Cina e la Svizzera), per agevolare le attività di import/export, garantendo maggiore sicurezza alla catena di approvvigionamento nazionale/internazionale;
· sotto il profilo del controllo:
- tributario, in particolare per quanto concerne il tema della lotta al contrabbando nelle sue varie e più moderne forme: sottofatturazione, violazione dei contingenti tariffari ed economici, delle norme in materia di origine, delle misure anti-dumping;
- extra-tributario, in particolare per quanto concerne i temi della lotta alla contraffazione, della sicurezza dei prodotti e della tutela dell’ambiente con particolare attenzione al traffico dei rifiuti.
· Sotto il profilo degli strumenti operativi:
- la creazione di squadre investigative comuni di funzionari doganali;
- il rafforzamento dei sistemi sanzionatori dell’UE (amministrativi e penali), attraverso sanzioni pecuniarie amministrative rafforzate e sanzioni penali nei casi di maggiore gravità;
- l’integrazione dei sistemi di analisi dei rischi.
[1] Il cd. six pack comprende:
- il regolamento (UE) n. 1173/2011 relativo all’effettiva esecuzione della sorveglianza di bilancio della zona euro;
- il regolamento (UE) n. 1174/2011 sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nella zona euro;
- il regolamento (UE) n. 1175/2011 che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche;
- il regolamento (UE) n. 1176/2011 sulla prevenzione e la correzione degli squilibri macroeconomici;
- il regolamento (UE) n. 1177/2011 che modifica il regolamento (CE) n. 1467/97 per l’accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi;
- la direttiva 2011/85/UE relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri.
[2] Il two pack si compone di:
- regolamento (UE) n. 472/2013 sul rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio degli Stati membri nella zona euro che si trovano o rischiano di trovarsi in gravi difficoltà per quanto riguarda la loro stabilità finanziaria;
- regolamento (UE) n. 473/2013 sulle disposizioni comuni per il monitoraggio e la valutazione dei documenti programmatici di bilancio e per la correzione dei disavanzi eccessivi negli Stati membri della zona euro.
[3] Tale articolo stabilisce che il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali delle parti contraenti determineranno insieme l’organizzazione e la promozione di una conferenza dei presidenti delle Commissioni competenti dei parlamenti nazionali e delle competenti Commissioni del PE. La Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE, svoltasi a Nicosia il 21-23 aprile 2013, ha concordato sulla opportunità che la conferenza prevista dall’art. in questione:
- sia composta da rappresentanti di tutti i Parlamenti nazionali dell'Unione europea e del Parlamento europeo, sul modello dell’analoga conferenza costituita in ambito di politica estera e di difesa comune;
- la composizione e la dimensione di ciascuna delegazione nazionale sarebbe stabilita da ciascun Parlamento;
- la conferenza si riunirebbe due volte all’anno: nel primo semestre a Bruxelles, con la co-presidenza del Parlamento europeo e del Parlamento del Paese che detiene la presidenza semestrale del Consiglio; nel secondo semestre nel Paese che detiene la presidenza semestrale del Consiglio (la prima riunione si dovrebbe dunque svolgere in Lituania, che presiede il Consiglio del’UE nel secondo semestre 2013);
- il Parlamento ospitante (in collaborazione con il PE per quanto riguarda la riunione del primo semestre) dovrebbe assicurare le funzioni di segretariato.
[4] L’aumento di capitale di 10 miliardi è stato deliberato all’unanimità dal consiglio dei governatori, dell’a BEI, composto dai ministri delle finanze degli Stati membri, l’8 gennaio 2013.
[5] Il Mercato Comune del Sud (Mercosur) è stato istituito il 26 marzo 1991, con la firma del Trattato di Asunción da parte di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Successivamente la Bolivia e il Cile hanno firmato accordi di associazione. Il 4 luglio 2006, durante un vertice a Caracas, i rappresentanti del Mercosur, il mercato comune del Sud America, hanno formalizzato l’ammissione del Venezuela quale quinto membro dell’organizzazione.
[6] La Nuova agenda transatlantica è stata rilanciata e rafforzata in varie occasioni, tra l’altro con l’adozione dell’Agenda economica positiva da parte del Vertice UE-USA del 2 maggio 2002.
[7] Reducing Transatlantic Barriers to Trade and Investment: An Economic Assessment', Centre for Economic Policy Research, London.