Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea |
Titolo: | Proposta di Regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2017/127 per quanto riguarda determinate possibilità di pesca (COM(2017)356) |
Serie: | Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE Numero: 91 |
Data: | 12/07/2017 |
11 luglio 2017 |
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n. 91 |
Proposta di Regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2017/127 per quanto riguarda determinate possibilità di pesca(COM(2017)356) |
Tipo di atto |
Proposta di Regolamento |
Data di adozione |
3 luglio 2017 |
Base giuridica |
art. 43. par. 3 TFUE |
Settori di intervento |
Politica della pesca, pesca sostenibile, contingente di cattura |
Assegnazione |
4 luglio 2017---XIII Commissione agricoltura |
La proposta della Commissione europea apporta alcune modifiche al “Regolamento (UE) 127/2017 che stabilisce, per il 2017, le possibilità di pesca per alcuni stock ittici e gruppi di stock ittici, applicabili nelle acque dell'Unione e, per i pescherecci dell'Unione, in determinate acque non dell'Unione”. Le modifiche proposte riguardano determinate possibilità di pesca e, in particolare, sono volte ad attuare la raccomandazione 16-05 adottata nel corso della riunione annuale della Commissione internazionale per la conservazione dei
tonnidi nell’Atlantico (ICCAT)[1], svoltasi a Vilamoura, in Portogallo, dal 14 al 21 novembre 2016. La raccomandazione ICCAT prevede l’istituzione di un Piano di ricostituzione per il pesce spada del Mediterraneo (Xiphias gladius) di durata quindicennale.
Una precedente sessione dell’ICCAT appositamente dedicata alla valutazione dello stock di pesce spada del Mediterraneo, tenutasi a Casablanca nel luglio 2016, aveva lanciato un segnale di allarme preoccupante sottolineando la necessità di intervenire con immediate azioni decisive per ridurne la sovrapesca (c.d. overfishing).
Il pesce spada è una delle risorse maggiormente sovrapescate nel Mediterraneo e, a causa della mancanza di un’adeguata gestione, non sembra possibile un suo recupero verso la sostenibilità nel breve periodo. Secondo l’ICCAT, la quantità di pesce spada valutata nel Mediterraneo ha raggiunto i peggiori livelli mai registrati con una disponibilità del 30% rispetto a 30 anni fa.
Dai dati relativi alle catture, forniti dalla Commissione generale per la pesca per il Mediterraneo (CGPM) della FAO e dall’UE, risulta infatti che lo stock si sia impoverito del 70% e che le cause principali di questa forte riduzione siano la pesca illegale e la cattura di esemplari ancora giovani, che non hanno raggiunto l’età riproduttiva rendendo estremamente difficile il recupero biologico della specie.
Per favorire il recupero dello stock del pesce spada, il Piano adottato lo scorso novembre in sede ICCAT definisce i limiti di cattura e regola la pesca attraverso un sistema di quote; stabilisce la taglia minima di cattura (elevata da 90 a 100 cm) e prevede chiusure stagionali per la pesca così da ridurre le catture giovanili; adotta misure di monitoraggio, controllo e sorveglianza per combattere la sovrapesca.
Si tratta di un piano di recupero analogo ad altri che hanno funzionato per popolazioni simili quali il pesce spada dell’Atlantico e il tonno rosso.
Nello specifico, il Piano introduce un TAC (totale ammissibile di cattura) pari a 10.500 tonnellate per il pesce spada del Mediterraneo a partire dall’anno 2017, con una decurtazione della quota del 3% all’anno dal 2018 al 2022, per una riduzione complessiva del 15%. Al sistema delle quote è stato affiancato un periodo di fermo della pesca nella fase di crescita dei piccoli, che può essere, a scelta delle Parti contraenti, il periodo dal 1° ottobre al 30 novembre più un mese tra il 15 febbraio e il 31 marzo, oppure un periodo continuativo dal 1° gennaio al 31 marzo di ogni anno.
Con una lettera indirizzata al Segretariato dell’ICCAT nel dicembre 2016, l’Unione europea si è impegnata ad attuare le disposizioni della raccomandazione 16-05 a decorrere dal 1° gennaio 2017, compreso il fermo della pesca nel periodo dal 1º gennaio al 31 marzo (anche l’Italia, con il decreto ministeriale del 16 febbraio 2017, ha disposto il divieto di pesca del pesce spada dal 1° gennaio al 31 marzo).
Poiché la raccomandazione ICCAT ha fissato il TAC per il pesce spada del Mediterraneo senza ripartirlo tra le Parti contraenti dell’ICCAT, al momento della pubblicazione del Regolamento 127/2017 la quota dell’Unione europea non era stata ancora definita. L’ICCAT ha quindi istituito un gruppo di lavoro con l’incarico di definire un sistema di ripartizione corretto ed equo del TAC, nonché di stabilire il contingente assegnato alle Parti contraenti per il 2017 e il meccanismo per la gestione del TAC.
Nella riunione del gruppo di lavoro, svoltasi a Madrid dal 20 al 22 febbraio 2017, sono stati raggiunti un accordo sulla ripartizione del contingente per il 2017 e un compromesso per la gestione dell’uso del contingente per il 2017. Nell’ambito di tale compromesso, la quota dell’Unione europea è stata fissata al 70,756% del TAC, pari a 7.410,48 tonnellate per il 2017.
Ripartizione del TAC decisa dal gruppo di lavoro riunitosi a Madrid (febbraio 2017)
La decisione adottata in sede ICCAT ha permesso di attribuire una parte del TAC anche ad altri Paesi mediterranei extra UE come il Marocco, la Tunisia e la Turchia. Era quindi presumibile che la ripartizione fra un maggior numero di soggetti avrebbe comportato un abbassamento della quota complessiva assegnata all’Unione europea.
La proposta di regolamento in esame intende pertanto recepire nella legislazione dell’UE la quota attribuita all’Unione definendo i contingenti assegnati agli Stati membri interessati sulla base delle loro catture storiche praticate nel periodo 2012-2015, che la Commissione europea ha assunto come parametro di riferimento, ritenendolo più affidabile e aggiornato rispetto ai dati considerati dall’ICCAT nel novembre 2016 per l’individuazione del TAC (anni 2010-2014)[2].
Lo scarto temporale tra le due diverse serie storiche prese in considerazione dall’ICCAT e dalla Commissione europea appare particolarmente rilevante per l’Italia, che nel biennio 2010-2011 (esclusi in sede europea), ha realizzato, rispettivamente, un pescato di 6.022 e 5.274 tonnellate (vedi tabella con statistiche ICCAT a pag. 4). Sarebbe quindi opportuno ampliare il periodo di riferimento utilizzato dalla Commissione europea, comprendendo anche gli anni 2010-2011, in modo da ottenere una ripartizione delle quote di cattura più equa e, alla luce dei dati, leggermente più favorevole per l’Italia rispetto alle previsioni contenute nella proposta di regolamento in esame.
Sulla base dei pareri scientifici formulati dal Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (CIEM) e dal Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (CSTEP), la proposta di regolamento in esame stabilisce le possibilità di pesca per alcuni stock ittici, come la spigola, il cicerello, il gamberello boreale, lo spratto e il pesce spada del Mediterraneo. Riguardo a quest’ultimo, nei considerando si fa espresso riferimento alla raccomandazione ICCAT 16-05 che ha fissato a 10.500 tonnellate il totale ammissibile di cattura.
Per ciascuna specie ittica considerata, nell’allegato al testo della proposta, sono modificate le rispettive tabelle, relative alle possibilità di pesca e alle catture accessorie connesse, contenute negli allegati IA e ID del Regolamento 127/2017.
L’Italia figura soltanto nella tabella dell’allegato ID, che ripartisce la quota assegnata all’Unione europea tra i sette Stati membri interessati alla pesca del pesce spada del Mediterraneo.
Possibilità di pesca del pesce spada nel Mediterraneo (anno 2017)* |
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Paese |
Quota |
Croazia |
16 |
Cipro |
59 |
Francia |
127,02 |
Grecia |
1.206,45 |
Italia |
3.736,26 |
Malta |
443,26 |
Spagna |
1.822,49 |
Unione europea |
7.410,48 |
TAC |
10.500 |
*Tabella allegato ID
Con un pescato di 4.270 tonnellate realizzato sia nel 2015 che nel 2016, pari a quasi il 42% delle quote relative a tutto il bacino del Mediterraneo e a un fatturato annuo di circa 40 milioni di euro, l’Italia detiene il maggior numero di catture di pesce spada nel Mediterraneo. In base alla ripartizione della quota attribuita all’Unione europea, al nostro Paese è stato assegnato un contingente di cattura di circa 500 tonnellate inferiore al pescato attuale. Tale quota sarebbe, inoltre, ulteriormente più bassa di quella risultante dalle catture medie rilevate nel periodo preso in considerazione dall’ICCAT (anni 2010-2014).
Come stabilito nella raccomandazione ICCAT, la proposta prevede anche l’introduzione del fermo di pesca come condizione funzionalmente collegata alla fissazione e alla ripartizione delle possibilità di pesca per il pesce spada del Mediterraneo. Con una nota si specifica che i contingenti indicati nella tabella possono essere pescati soltanto dal 1º aprile al 31 dicembre 2017.
Poiché i limiti di cattura stabiliti dal vigente Regolamento (UE) 2017/127 si applicano a decorrere dal 1º gennaio 2017, anche per le disposizioni contenute nella proposta e relative ai limiti di cattura è prevista l’applicazione retroattiva alla stessa data.
Fonte: Statistiche ICCAT (settembre 2016)
La base giuridica della presente proposta è l’articolo 43, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
Gli obblighi dell’Unione in materia di sfruttamento sostenibile delle risorse acquatiche vive trovano il loro fondamento giuridico nell’articolo 2 del nuovo regolamento di base della Politica comune della pesca.
La proposta è di competenza esclusiva dell’Unione secondo quanto previsto all’articolo 3, paragrafo 1, lettera d), del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Pertanto non si applica il principio di sussidiarietà.
La proposta è conforme al principio di proporzionalità in ragione del fatto che la materia è oggetto di una politica comune. A norma dell’articolo 43, paragrafo 3, del TFUE, compete al Consiglio dell’UE adottare le misure relative alla fissazione e alla ripartizione delle possibilità di pesca.
Sulla base dei dati forniti dal sito IPEX l’esame dell’atto non risulta avviato in altri Parlamenti nazionali.
XVII legislatura – Documentazione per le Commissioni – Esame di atti e documenti dell’ UE, n. 91, 11 luglio 2017
Il bollettino è stato curato dall’Ufficio Rapporti con l’Unione europea (' 06 6760.2145 - * cdrue@camera.it)
[1] L’International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas è un’organizzazione intergovernativa istituita dalla Conferenza che ha adottato la Convenzione internazionale per la conservazione dei tonnidi nell’Atlantico, firmata a Rio de Janeiro nel 1966. Attualmente le Parti contraenti sono 51. L’Unione Europea, quale organizzazione intergovernativa di integrazione economica, vi ha aderito il 14 novembre 1997 in rappresentanza degli Stati membri che hanno trasferito ad essa la competenza sulle materie disciplinate dalla Convenzione ICCAT.
[2] Sul punto la Vicepresidente della Commissione per la pesca del Parlamento europeo, Renata Briano (Gruppo dell'Alleanza progressista di Socialisti e Democratici) ha presentato nel giugno scorso due interrogazioni urgenti alla Commissione europea.