Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Missione di una delegazione della Commissione Affari esteri in Estonia e Norvegia - (11-18 giugno 2017) Profili generali ed approfondimenti tematici
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 300
Data: 09/06/2017
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Missione di una delegazione
della Commissione Affari esteri
in Estonia e Norvegia

(11-18 giugno 2017)

Profili generali ed approfondimenti tematici

 

 

 

 

 

 

n. 300

 

 

 

9 giugno 2017

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi

 

Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939 – * st_affari_esteri@camera.it

 

Dipartimento Difesa

( 066760-4939 – * st_difesa@camera.it

 

Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi ed Uffici della Camera:

 

Servizio Rapporti Internazionali

( 066760-3948 – * cdrin1@camera.it

Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 / 066760-2146 – * cdrue@camera.it

 

 

 

 

 

 

 

 

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File: ES0599.docx

 


INDICE

Profili generali

Rapporti tra l’Unione europea e la Norvegia (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 5

Rapporti parlamentari Italia-Estonia (a cura del Servizio Rapporti internazionali) 9

Rapporti parlamentari Italia-Norvegia (a cura del Servizio Rapporti internazionali) 13

Approfondimenti tematici

Le priorità della Presidenza estone del Consiglio dei ministri dell’Unione euorpea (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 19

Il Tallinn Nato Cooperative Cyber Defence Centre  of Excellence (a cura del Servizio Studi) 23

Il Consiglio artico (a cura del Servizio Studi) 27

La Conferenza dei parlamentari della Regione artica (a cura del Servizio Studi) 31

Il Parlamento della Comunità sami in Norvegia (a cura del Servizio Studi) 33

Lo status giuridico-internazionale  dell’Arcipelago delle Svalbard (a cura del Servizio Studi) 35

La Base artica del CNR “Dirigibile Italia(a cura del Servizio Studi) 39

La Strategia dell’Unione europea per la regione artica (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 41

Profili biografici

(…) 51

Profili generali

Scheda-Paese sulla Repubblica di Estonia (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)                 3

Scheda-Paese sul Regno di Norvegia (a cura del Ministero degli Affari esteri  e della Cooperazione internazionale)                       53

Rapporti tra l’Unione europea e la Norvegia (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                                  111

Rapporti parlamentari Italia-Estonia (a cura del Servizio Rapporti internazionali)                                                                             115

Rapporti parlamentari Italia-Norvegia (a cura del Servizio Rapporti internazionali)                                                               119

Approfondimenti tematici

Le priorità della Presidenza estone del Consiglio dei ministri dell’Unione euorpea (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                                                                     125

Il Tallinn Nato Cooperative Cyber Defence Centre  of Excellence (a cura del Servizio Studi)                                       129

Il Consiglio artico (a cura del Servizio Studi)                            133

La Conferenza dei parlamentari della Regione artica (a cura del Servizio Studi)                                                                            137

Il Parlamento della Comunità sami in Norvegia (a cura del Servizio Studi)                                                                            139

Lo status giuridico-internazionale  dell’Arcipelago delle Svalbard (a cura del Servizio Studi)                                          141

La Base artica del CNR “Dirigibile Italia(a cura del Servizio Studi)                                                                                          145

La Strategia dell’Unione europea per la regione artica (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                147

L’italia e l’Artico (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)                                                     153

Profili biografici

Enn Eesmaa,  Primo vicepresidente del Parlamento estone 157

Hannes Hanso, Presidente della Commissione Difesa nazionale del Parlamento estone                                             159

Anniken Huitfeld, Presidente della Commissione Affari esteri e Difesa del Parlamento norvegese                                            161

Irene Johansen, deputata al Parlamento norvegese              163

Kersti Kaklulaid, Presidente della Repubblica d’Estonia       165

Kirsti Methi, Segretaria generale del Movimento europeo norvegese                                                                                  167

Marko Mihkelson, Presidente della Commissione Affari esteri  del Parlamento estone                                                              169

Eiki Nestor Presidente del Parlamento estone                       171

Inga-Lill Sundset, rappresentante della Comunità sami         173

Jüri Ratas, Primo Ministro estone                                            174

Marit Berger Røsland, Segretaria di Stato agli Affari esteri norvegese                                                                                  175

Toomas Vitsut, Presidente della Commissione Affari  dell’Unione europea del Parlamento estone                           177

Profili generali

Scheda-Paese sulla Repubblica di Estonia (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)                 3

Scheda-Paese sul Regno di Norvegia (a cura del Ministero degli Affari esteri  e della Cooperazione internazionale)                       53

Rapporti tra l’Unione europea e la Norvegia (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                                  111

Rapporti parlamentari Italia-Estonia (a cura del Servizio Rapporti internazionali)                                                                             115

Rapporti parlamentari Italia-Norvegia (a cura del Servizio Rapporti internazionali)                                                               119

Approfondimenti tematici

Le priorità della Presidenza estone del Consiglio dei ministri dell’Unione euorpea (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                                                                     125

Il Tallinn Nato Cooperative Cyber Defence Centre  of Excellence (a cura del Servizio Studi)                                       129

Il Consiglio artico (a cura del Servizio Studi)                            133

La Conferenza dei parlamentari della Regione artica (a cura del Servizio Studi)                                                                            137

Il Parlamento della Comunità sami in Norvegia (a cura del Servizio Studi)                                                                            139

Lo status giuridico-internazionale  dell’Arcipelago delle Svalbard (a cura del Servizio Studi)                                          143

La Base artica del CNR “Dirigibile Italia(a cura del Servizio Studi)                                                                                          147

La Strategia dell’Unione europea per la regione artica (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                149

L’italia e l’Artico (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)                                                     155

Profili biografici

Enn Eesmaa,  Primo vicepresidente del Parlamento estone 159

Hannes Hanso, Presidente della Commissione Difesa nazionale del Parlamento estone                                             161

Anniken Huitfeld, Presidente della Commissione Affari esteri e Difesa del Parlamento norvegese                                            163

Irene Johansen, deputata al Parlamento norvegese              165

Kersti Kaklulaid, Presidente della Repubblica d’Estonia       167

Kirsti Methi, Segretaria generale del Movimento europeo norvegese                                                                                  169

Marko Mihkelson, Presidente della Commissione Affari esteri  del Parlamento estone                                                              171

Eiki Nestor Presidente del Parlamento estone                       173

Jüri Ratas, Primo Ministro estone                                            175

Marit Berger Rosland, Segretaria di Stato agli Affari esteri norvegese                                                                                  177

Toomas Vitsut, Presidente della Commissione Affari  dell’Unione europea del Parlamento estone                           179

Inga-Lill Sundset, rappresentante della Comunità sami         181

 

 


Profili generali

 


Scheda-Paese sulla Repubblica di Estonia
(a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)

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CENNI STORICI

I primi antenati degli estoni furono i cacciatori ugro-finnici, insediatisi nella regione oltre 5.000 anni fa. Agli inizi del XIII secolo l'Estonia dovette difendersi dal tentativo di cristianizzazione, ma la sua resistenza fu piegata nel 1227, anno in cui i Cavalieri Portaspada di Livonia e le truppe danesi conquistarono la fortezza di Tallinn, che si unì alla Lega Anseatica nel 1248. Nel 1346 i danesi cedettero i loro possedimenti ai Cavalieri di Livonia, che nel frattempo si erano uniti ai Cavalieri Teutonici, e la nobiltà germanica mantenne il controllo del Paese fino al 1524 introducendo la riforma protestante. Il Regno di Svezia si impadronì dell’Estonia settentrionale nel 1561, mentre la Livonia fu annessa nel 1583 dal ducato polacco di Curlandia per finire anch’essa sotto il controllo svedese nel 1625. Gli svedesi introdussero delle riforme a vantaggio dei contadini e della lingua e cultura estone, con l’istituzione nel 1632 della prima Università a Tartu. Dopo la sconfitta del 1721, con il Trattato di Nystad, la Svezia cedette l’Estonia all’Impero russo, anche se il sistema giuridico, la Chiesa luterana e le amministrazioni municipali rimasero in mano alla nobiltà tedesca fino al tardo Ottocento. Nel 1819 fu abolita la servitù della gleba, e l’afflusso di contadini verso le città risvegliò i sentimenti nazionali. In occasione delle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917 gli indipendentisti estoni acquisirono sempre maggior seguito.

La battaglia per l’indipendenza sembrava ormai vinta nel 1920, quando l’URSS firmò a Tartu un trattato di pace con la Repubblica estone, riconoscendone l'indipendenza. Tuttavia, stretta tra l'emergente URSS e le mire espansionistiche naziste, l'Estonia passò presto dalla democrazia all’autoritarismo: nel 1934 il Primo Ministro Konstantin Päts instaurò un regime dittatoriale. In seguito agli accordi Molotov-Ribbentropp nel 1940 l'Estonia fu invasa dall’Armata Rossa e divenne una delle repubbliche dell’URSS. Dopo un breve periodo (1941-44) di occupazione tedesca, l’URSS riconquistò l’Estonia ripristinando il suo status di Repubblica Socialista Sovietica.

Nel 1988, sull’onda delle speranze suscitate dalla perestrojka gorbacioviana, una folla di 300.000 persone si riunì a Tallinn per cantare le canzoni nazionali proibite, in quella che è comunemente nota come la 'Rivoluzione del Canto', la quale aprì la strada all’indipendenza in Estonia e nelle altre due repubbliche baltiche. Nel novembre del 1988 il Soviet supremo estone approvò una dichiarazione di sovranità.

Il 20 agosto 1991 l'Estonia dichiarò l'indipendenza dall'URSS e la ri-acquisizione dell’originaria indipendenza del 1918 secondo il principio della continuità: gli anni sovietici sono dunque considerati un periodo di occupazione coatta da parte di una potenza straniera. Il 31 agosto 1994 venne completata l'espulsione delle truppe militari russe dal territorio estone.


 

 

STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE[1]

Struttura istituzionale e dati di base

 

Superficie:

 

45.339 km2

Capitale:

Tallinn, 423.420 ab.

Principali città:

Tartu, 93.687 ab.

 

 

 

Nome Ufficiale:

 

Repubblica di Estonia

Forma di Governo:

Repubblica parlamentare

Capo dello Stato:

Kersti KALJULAID (in carica dal 10 ottobre 2016)

Capo del Governo:

Jüri RATAS (in carica dal 23 novembre 2016)

Ministro degli Esteri:

Sven MIKSER (in carica dal 23 novembre 2016)

 

 

 

Sistema legislativo:

 

Il potere legislativo viene esercitato da un parlamento monocamerale (il Riigikogu), composto da 101 membri eletti ogni 4 anni.

Sistema legale:

In linea con gli standard europei. La Corte Suprema è il massimo potere giudiziario.

Suffragio:

Universale a 18 anni. Sistema elettorale di tipo proporzionale, con sbarramento al 5%.

 

 

 

Partecipazione a Organizzazioni Internazionali:

 

BIS, CBSS, CCC, CE, EAPC, EBRD, ECE, Unione Europea (dal 1° maggio 2004), FAO, IAEA, IBRD, ICAO, ICFTU, ICRM, IFC, IFRCS, IHO, ILO, IMF, IMO, INTERPOL, IOC, IOM (osservatore), ISO (corrispondente), ITU, NATO (dal 29 marzo 2004), OPCW, OSCE, PFP, UN, UNCTAD, UNESCO, UNMIBH, UNMIK, UNTSO, UPU, WIPO, WMO, WTO (OMC),OCSE, AIE

 


 

Popolazione ed indicatori sociali

 

Popolazione (al 1.01.2016):

 

1.317.797

Tasso di crescita:

+0,14 %

Aspettativa di vita alla nascita:

77,71 anni

 

 

 

Gruppi etnici:

 

Estoni 68,8%, Russi 25,1%, Ucraini 1,8%, Bielorussi 0,9%, Finlandesi 0,6%, altri 5,2%

Religioni:

Chiesa Ortodossa 16,2%, Luterani 9,9%, Battisti 0,4%, Cattolici Romani 0,4%, minoranze di Ebrei e sette protestanti.

La maggioranza della popolazione (54,1%) non è affiliata ad alcuna Chiesa.

Lingue (diffusione tra la popolazione):

Estone (ufficiale) , Russo 63,7%, Inglese 57,9%, Finlandese 19,5% Tedesco 15,2%.

 

 

 

Partiti politici principali:

 

Partito della Riforma, “Unione Pro Patria/Res Publica”, Partito di Centro, Partito Socialdemocratico, Partito della Libertà, Partito Conservatore.

Gruppi politici di pressione:

Sindacati, associazioni di categoria, rappresentanti della società civile.

 


 

ASSETTO ISTITUZIONALE

In base alla Costituzione, adottata con referendum popolare il 28 giugno 1992 e basata in larga parte sul testo del 1938, la Repubblica di Estonia è una democrazia parlamentare.

Il Parlamento (Riigikogu), monocamerale, è la suprema istanza legislativa ed è composto da 101 membri, eletti ogni quattro anni a suffragio universale. L’Assemblea ha il potere, tra gli altri, di approvare le leggi, concedere e revocare la fiducia al Governo o ai singoli Ministri e sottoporre a referendum popolare i provvedimenti di legge. L’iniziativa legislativa spetta ai singoli membri, ai gruppi parlamentari ed alle Commissioni del Riigikogu, al Governo ed al Presidente della Repubblica - quest’ultimo limitatamente agli emendamenti costituzionali.

L’attuale Presidente del Parlamento estone, il socialdemocratico  Eiki Nestor, detiene la carica ininterrottamente dal marzo 2014, data in cui fu eletto in sostituzione alla Signora Ene Ergma, dell’Unione Pro Patria/Res Publica. Secondo la Costituzione estone, infatti, lo Speaker  è eletto con mandato annuale rinnovabile senza limiti (ad esempio, Ergma fu riconfermata per ben dieci volte).

Il Riigikogu eletto nel 2015 ha visto l’ingresso in Parlamento di due nuovi partiti: quello della Libertà e quello conservatore. Pertanto, i partiti rappresentati ora nell’Assemblea Nazionale sono sei. Le prossime elezioni per il rinnovo del Riigikogu sono previste nella primavera del 2019.

L’attuale legislatura è la tredicesima nella storia della Repubblica di Estonia. Da notare che il conto non si effettua partendo dalla seconda indipendenza del 1991, bensì considerando come primo Parlamento quello che fu convocato nel dicembre 1920 dopo la dichiarazione di indipendenza del febbraio 1918 e la guerra contro la Russia bolscevica conclusasi con il Trattato di Tartu. Il filo rosso che conduce al 1920 non si è spezzato né durante il periodo  di governo autoritario del Presidente Päts (che tra il 1934 ed il 1937 sospese la democrazia parlamentare per reazione alla minaccia della presa del potere da parte del partito fascista estone) né, ancor più significativamente, durante gli anni dell’Estonia sovietica. Così, tra l’ultima seduta del sesto Riigikogu (luglio 1940) e la prima del settimo (settembre 1992) sono passati più di cinquantadue anni, e quasi due generazioni.

Il sistema elettorale è proporzionale con sbarramento al 5%. L’elettorato attivo si raggiunge ai 18 anni, quello passivo a 21.

Tra i poteri del Parlamento vi è anche quello di eleggere il Capo dello Stato. E’ richiesta la maggioranza dei 2/3 dei deputati ma qualora, dopo tre scrutini, nessun candidato la raggiunga, il Presidente del Parlamento convoca entro un mese uno speciale organo elettorale, composto dai parlamentari e dai rappresentanti dei governi locali, che è chiamato ad eleggere a maggioranza semplice il Capo dello Stato tra i due candidati più votati in Assemblea. Se neppure questa assemblea ad hoc riesce nell’intento, la procedura ritorna allora al Parlamento (ed eventualmente ancora allo speciale organo elettorale) con le stesse originarie modalità sopra descritte. La procedura è così complessa da aver quasi provocato una crisi istituzionale in occasione dell’elezione del nuovo Capo dello Stato nel 2016 ed ha spinto più parti del sistema politico estone  a volerla emendare prima delle prossime elezioni presidenziali (a tal proposito  è stato  già presentato un disegno di legge di modifica costituzionale in Parlamento).

Il Riigikogu elegge anche altre alte cariche dello Stato: il Presidente della Corte Suprema (che nel sistema estone accorpa le competenze delle nostre Corte di Cassazione e Corte Costituzionale), il Governatore della Banca Centrale, il Ragioniere Generale, il Capo di Stato Maggiore della Difesa ed il Garante Legislativo (o “Cancelliere di Giustizia”: v. poi) - peculiare figura istituzionale paragonabile ad un ombudsman ma con poteri significativamente maggiori.

Oltre ai rapporti internazionali bilaterali, facilitati dall’esistenza di ben 47 gruppi di amicizia (tra cui quello italo-estone, v. poi), significativa è l’attività internazionale del Parlamento nei fori multilaterali. In particolare, le tematiche attinenti all’Unione Europea sono appannaggio, oltre che della Commissione Esteri, anche e soprattutto di una Commissione permanente esclusivamente dedicata agli Affari Europei il cui numero di membri (15) è molto superiore a quello medio delle altre Commissioni (quella Esteri, per esempio, ne ha soltanto nove). La Commissione per gli Affari Europei è l’unica i cui membri possono appartenere anche ad un’altra Commissione. L’attività internazionale del Parlamento estone si esplica anche attraverso l’invio di delegazioni nazionali presso le assemblee parlamentari della NATO, del Consiglio d’Europa, dell’OSCE, dell’Unione per il Mediterraneo e l’Unione Interparlamentare. Il Riigikogu mantiene stretti contatti, istituzionalizzati nella cosiddetta Assemblea Baltica, con i parlamenti di Lettonia e Lituania.

L’iter di approvazione legislativa prevede votazioni nelle Commissioni competenti  e tre votazioni finali in Assemblea. Il Presidente della Repubblica  può rimandare un testo di legge al Riigikogu ma se il Parlamento non lo modifica secondo le indicazioni del Capo dello Stato quest’ultimo può chiedere alla Corte Suprema una pronuncia sulla costituzionalità del progetto di legge. Attualmente le Commissioni permanenti sono 11 cui  se ne aggiungono quattro ad hoc con attività di controllo.

Il mandato del Presidente della Repubblica dura cinque anni, rinnovabile una sola volta per altri cinque. La Costituzione estone conferisce al Presidente il potere di designare il Primo Ministro ed i suoi Ministri (dopo che sulla composizione dell’intero esecutivo si  è espresso favorevolmente il Parlamento), di promulgare le leggi ed i decreti, di svolgere le funzioni di Comandante in capo della Difesa Nazionale dell’Estonia, di proporre al Parlamento la nomina del Consiglio e del Governatore della Banca di Estonia e del Presidente della Corte Suprema di Giustizia e di indire le elezioni per il rinnovo del Riigikogu. Il 3 ottobre 2016 il Parlamento, dopo due tornate elettorali infruttuose (una delle quali aveva coinvolto l’assemblea ad hoc: v. sopra), ha eletto Presidente la Signora Kersti Kaljulaid, fino a quel momento rappresentante estone alla Corte dei Conti della UE a Lussemburgo. La nuova Presidente succede a Toomas Hendrik Ilves, Capo di Stato per due mandati consecutivi dall’ottobre 2006. 

Il Governo è composto dal Primo Ministro - nominato dal Presidente e confermato entro 14 giorni con un voto di fiducia a scrutinio palese dal Riigikogu - e dai Ministri. Una volta ricevuta la fiducia dall’Assemblea, il Primo Ministro deve presentare entro sette giorni la lista dei Ministri al Presidente della Repubblica, il quale nell’arco di tre giorni deve nominare i titolari dei dicasteri. L’esecutivo decade qualora il Parlamento  esprima la sfiducia con voto a maggioranza assoluta su una mozione presentata da almeno 1/5 dei membri dell’Assemblea.  L’attuale Primo Ministro è Jüri Ratas, nato nel 1978 e leader del Partito di Centro. E’ in carica dal 23 novembre 2016, alla guida di una coalizione di governo composta da tre partiti: il Partito di Centro, il Partito Socialdemocratico e l’Unione Pro Patria/Res Publica. Tale governo segue a quello del riformista Taavi Roivas, sfiduciato dal Parlamento in seguito alla rottura della coalizione da cui era composto.

La Costituzione e le norme di procedura penale garantiscono l’indipendenza della Magistratura. I giudici sono nominati a vita e la Costituzione proibisce esplicitamente la formazioni di Tribunali speciali. Il sistema giudiziario si articola in tre gradi: i Tribunali cittadini, provinciali ed amministrativi rappresentano il primo grado; le Corti distrettuali d’Appello costituiscono il secondo grado; e la Corte Suprema svolge le funzioni di Corte di Cassazione. La Corte Suprema rappresenta anche l’ultima istanza di sindacato sulla costituzionalità delle leggi e degli atti approvati da Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica ed  enti locali. In prima istanza, la supervisione sulla conformità della legislazione al dettato costituzionale è esercitata dal Garante Legislativo (o “Cancelliere di Giustizia”, per usare la traduzione italiana più vicina alla definizione estone originaria) – un funzionario nominato per sette anni dal Parlamento su proposta del Presidente della Repubblica – che svolge anche il ruolo di ombudsman. Se il Garante rileva una difformità tra un atto approvato da un organo istituzionale e la Costituzione, egli deve chiedere a tale organo di modificare l’atto nell’arco di 20 giorni; qualora l’organo istituzionale non modifichi l’atto viziato il Garante si rivolge allora alla Corte Suprema. La Corte Suprema può essere adita anche dal Presidente della Repubblica, dagli esecutivi degli  enti locali, dalle corti di prima e seconda istanza e dai privati cittadini.

 

POLITICA INTERNA

Dopo la  riacquisizione dell’indipendenza nel 1991, in Estonia si verificò una proliferazione di partiti che rese il sistema politico estremamente frammentato.  Successivamente il quadro si è semplificato, fino a giungere alle elezioni parlamentari del 27 marzo 2011 quando solo quattro formazioni politiche ottennero seggi in Parlamento e si poté formare una solida coalizione di governo tra Partito della Riforma e Unione Pro Patria/Res Publica. Si riconfermò allora come Primo Ministro Andrus Ansip (già in carica nella precedente legislatura), il quale permise all’Estonia di raggiungere una serie non indifferente di successi.

Dei più significativi tra essi si possono annoverare: la solidità del consenso elettorale nonostante i sacrifici imposti al Paese negli anni della crisi economico-finanziaria (quando la crescita del PIL diminuì, in soli 12 mesi dal 2008 al 2009, del 14,7%); l’entrata nell’Euro nel gennaio 2011;  nonché l’impetuoso sviluppo del settore ICT in un Paese ora noto nel mondo come “e-Estonia” e già culla di società celeberrime quali Skype Technologies e TransferWise.

Uno sviluppo, quest’ultimo, che Ansip non ha iniziato ma che certo ha contribuito a coltivare ed a rendere sempre più vincente. La lista dei risultati della rivoluzione cibernetica estone (in ordine sparso e assolutamente non gerarchico)  è lunga: e-banking, firma digitale, e-taxing, e-government, anagrafe elettronica, e-school, interconnessione orizzontale delle banche dati di tutte le Amministrazioni dello Stato attraverso la piattaforma “X-Road”, e-police, e-voting (utilizzato anche nelle elezioni politiche), e-business register, e-residency, e-health. Nel 2015 in Estonia il 100% delle organizzazioni governative e delle istituzioni educativo-culturali era connesso ad Internet; il 99% delle transazioni bancarie effettuato per via informatica; il 98% di start-up imprenditoriali realizzato per via cibernetica; il 94% delle dichiarazioni dei redditi effettuato con l’e-taxing; l’83% della popolazione (tra i 16 ed i 75 anni) perfettamente competente nell’uso di Internet (il 98% tra gli under 35).

Sebbene le ultime tre tornate elettorali per il rinnovo del Parlamento abbiano visto il Partito della Riforma confermarsi come prima formazione politica del Paese, l’elettorato estone è caratterizzato da una certa fluidità. Alle elezioni europee del 2009, ad esempio, la vittoria era stata ottenuta dal maggior partito di opposizione, il Partito di Centro, ed un ottimo risultato era stato anche conseguito dal candidato indipendente Indrek Tarand, conduttore televisivo che aderisce al gruppo dei Verdi a Strasburgo. Egli è stato rieletto all’Europarlamento anche nel 2014. Il Partito di Centro  è risultato il  più votato anche in occasione del voto amministrativo dell’ottobre 2013; in particolare, esso ha mantenuto il controllo del consiglio comunale di Tallinn ed ha visto riconfermato come sindaco della capitale il proprio leader Edgar Savisaar fino al settembre 2015.

Alla vigilia dell’inizio della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo la politica interna estone ha conosciuto, nel marzo 2014, un’improvvisa accelerazione che vide, in poche settimane, non soltanto la nomina di un nuovo Primo Ministro ma anche un inopinato cambio nella coalizione di governo. La crisi dell’esecutivo, nelle originarie intenzioni del Partito della Riforma, avrebbe dovuto essere pilotata con le annunciate dimissioni di Ansip (motivate dal lungo tempo trascorso al governo ma anche dalle sue ambizioni di essere nominato Commissario Europeo in quota estone, cosa che  è poi avvenuta) e la sua sostituzione, decisa da tempo con l’assenso di tutto il partito, con Siim Kallas, in quel momento Commissario Europeo per i Trasporti e Vice Presidente della Commissione Europea. La vicenda ha avuto invece uno sviluppo del tutto diverso: Kallas è stato infatti costretto a rinunciare alla candidatura a causa di un campagna stampa a lui avversa e relativa a presunte sue malversazioni  - mai comprovate - nel periodo in cui, agli inizi degli anni Novanta, egli era Governatore della Banca Centrale estone. Al suo posto il Partito della Riforma ha dunque scelto il giovane Ministro degli Affari Sociali del governo uscente, Taavi Roivas, il quale il 27 marzo 2014  è così divenuto, a 34 anni, il nuovo Primo Ministro estone. Il cambio di governo ha portato anche ad un cambio di alleanze: il Partito Socialdemocratico ha infatti sostituito come partner di minoranza l’“Unione Pro Patria/Res Publica” nella colazione di governo guidata dal Partito della Riforma.

La nuova coalizione di centrosinistra affrontò con successo nel maggio 2014 le elezioni per il Parlamento Europeo. Innanzitutto, esse segnarono la vittoria del Partito della Riforma di Roivas, che guadagnò ben nove punti ed un seggio in più (da 1 a 2) rispetto al 2009 e  tornò il partito estone  più votato alle europee riprendendosi  il titolo  dal Partito di Centro. Inoltre, il suo capolista Ansip (ex Primo Ministro poi nominato Commissario UE in quota estone) fu il candidato estone  maggiormente votato con il 13,8% delle preferenze (anche in questo il Partito della Riforma si era riappropriato della primazia: nel 2009 il  più votato era stato l’indipendente Tarand). Buono il risultato anche dei socialdemocratici che confermarono a livello nazionale le buone prove nelle amministrative del 2013 con un guadagno di quasi il 5% rispetto alle elezioni europee del 2009 e con il ritorno di un suo deputato a Strasburgo dopo lo iato della precedente eurolegislatura. Di contro il Partito di Centro, vincitore nelle amministrative del 2013 e delle europee del 2009, ottenne un risultato deludente perdendo un seggio e quasi il 4% dei voti espressi  -ma pur sempre restando il secondo partito del Paese. L’”Unione Pro Patria/Res Publica”, nonostante la sua uscita dalla maggioranza, raggiunse la stessa percentuale di voti rispetto al 2009 e mantenne l’unico seggio con la riconferma di Tunne-Valdo Kelam, ex dissidente ai tempi dell’URSS. Il primo dei partiti che non riuscirono ad ottenere seggi  fu quello conservatore (allora di recente fondazione e nel 2014 non ancora presente nel Parlamento nazionale; vi sarebbe entrato l’anno successivo), il meno europeista delle formazioni politiche estoni.

Si riporta a seguire la lista dei candidati eletti a Strasburgo in quota estone (tra parentesi il partito di appartenenza, il numero totale dei voti ottenuti, la percentuale rispetto ad i voti totali espressi e l’indicazione dell’eventuale rielezione rispetto al 2009, il gruppo politico di appartenenza a Strasburgo):

1) Andrus Ansip (Partito della Riforma, 45.037, 13,8%, nuovo), ALDE

2) Indrek Tarand (Indipendente, 43.390, 13,2%, rieletto), Verdi

3) Marju Lauristin (Part. Socialdemocratico, 26.871, 8,0%, nuova), Socialdemocratici

4) Yana Toom (Partito di Centro, 25.263, 7,7%, nuova), ALDE

5) Kaja Kallas (Partito della Riforma, 21.504, 6,5%, nuova), ALDE

6) Tunne-Valdo Kelam (Unione Pro Patria/Res Publica, 18.773, 5,5%, rieletto). Popolari

A seguito della nomina di Andrus Ansip a Commissario Europeo (e Vice Presidente della Commissione) il secondo seggio spettante al Partito della Riforma  è stato ricoperto dal primo dei non eletti, l’ex Ministro degli Esteri Urmas Paet.

Da allora e fino alle elezioni politiche del primo marzo 2015 il governo ha mostrato compattezza e realizzato alcune importanti riforme come quella sulle coppie di fatto. Da segnalare in quel periodo le dimissioni del Ministro degli Esteri Paet, in carica ininterrottamente dal 2005 e che (v. sopra) ha optato per il seggio a Strasburgo. Dal novembre 2014 lo ha sostituito Keit Pentus-Rosimannus, vice Presidente del Partito della Riforma, a sua volta dimissionaria il primo luglio successivo. Si riportano qui di seguito i risultati del voto politico indicando, per ciascun partito che ha superato la soglia del 5%, il numero totale dei voti ottenuti, la percentuale rispetto ai voti validamente espressi (con il confronto dei risultati in percentuali del precedente voto parlamentare del 2011) ed il numero di seggi ottenuti (con il confronto dei risultati in percentuali del precedente voto parlamentare del 2011).

1.  Partito della Riforma: 158.970 voti; 27,7% (28,6%,-0,9%); 30 seggi (33,-3)

2.  Partito di Centro: 142.458  voti; 24,8% (23,3%,+1,5%); 27 seggi (26,+1)

3.  Partito Socialdemocratico 87.189  voti; 15,2% (17,1%,-1,9%); 15 seggi (19,-4)

4.  “Unione Pro Patria/Res Publica”: 78.699 ; 13,7% (20,5%,-6,8%); 14 seggi (23,-9)

5.  Partito della Liberta’: 49.882 ; 8,7%; 8 seggi (non presente nella XII legislat.)

6.  Partito Conservatore: 46.772 ; 8,1%; 7 seggi (non presente nella XII legislat.)

Non hanno superato la soglia del 5% e pertanto non hanno ottenuto seggi:

7.  Verdi: 5.193 ; 0,9% (3,8%, -2,9%)

8.  Partito del Popolo Unito: 2.289; 0,4% (non presente nella XII legislat.)

9.  Partito dell’Indipendenza: 1.047; 0,2% (0,9%, -0,7%)

10.    Partito della Sinistra Unita: 764; 0,1% (non presente nella XII legislat.)

Candidati indipendenti: 887; 0,2% (0,9%, -0,7%) (nessun candidato indipendente era presente nella XII legislatura)

Affluenza: 64,2% (+0,7% rispetto al 2011) pari a 578.104 votanti sugli 899.793 aventi diritto (il 19,2% dei voti sono stati espressi elettronicamente).

Nonostante la percepita  volontà di cambiamento nell’elettorato estone, dunque, i due principali partiti nel Parlamento eletto nel 2011 hanno mantenuto il predominio anche nel nuovo. Tra i due  è il Partito di Centro  - formazione politica di riferimento della  comunità russofona  - ad ottenere il miglior risultato, qualificandosi peraltro come  il solo partito  già presente nel Riigikogu uscente a guadagnare consensi ed un seggio.  I riformisti hanno tuttavia conservato la maggioranza relativa. La propensione al cambiamento ha trovato parziale realizzazione con l’entrata in Parlamento di due nuovi partiti, entrambi fondati dopo il 2011: quello della Libertà ed il conservatore. Insieme, le due neonate formazioni politiche hanno ottenuto quasi il 17% dei consensi:  un estone su sei ha dunque abbandonato i quattro partiti che davano vita alla legislatura trascorsa e che nelle elezioni del 2011 avevano ottenuto quasi il 90% dei voti espressi complessivi (ora ne hanno poco  più dell’81%).

Il grande sconfitto delle elezioni  è stato il partito nazionalista Unione Pro Patria/Res Publica, il quale, rispetto al 2011, ha perso quasi un terzo dei voti. Anche la prova dei socialdemocratici  è stata deludente  e così pure quella degli ex comunisti: il Partito della Sinistra Unita, che li rappresenta, ottiene meno di 800 voti in totale.

Il resto del panorama politico si  è polverizzato in una serie di piccolissimi partiti  del tutto irrilevanti e destinati probabilmente a scomparire. Complessivamente il peso di questi ultimi  è stato pari a circa l’1,5% dell’elettorato. Altrettanto ininfluente il ruolo degli undici candidati indipendenti, di numero totale e di peso elettorale ancor  più bassi che nel 2011.

Il negoziato per la formazione del nuovo governo dopo il voto non fu né breve né facile. Ostracizzati il Partito del Centro (per le sue percepite posizioni prorusse soprattutto da parte del suo leader Savisaar) ed il Partito Conservatore (per il suo populismo ed euroscetticismo), l’inizio dei colloqui vide protagonisti gli altri quattro partiti presenti in Parlamento, poi rimasti in tre dopo il forfait del Partito della  Libertà, quest’ultimo consapevole che un ruolo subalterno nel governo avrebbe leso la sua immagine di propugnatore di un rinnovamento della politica nazionale. Tale rinuncia  sembrò poter accelerare la conclusione dell’accordo da parte dei tre partiti rimasti ma  così non avvenne. Ostavano infatti differenze su punti qualificanti non solo su temi etico-sociali, ma anche in merito a fisco e welfare soprattutto tra socialdemocratici ed Unione Pro Patria/Res Publica, e non solo su temi etico-sociali. Le divergenze sono state poi appianate e, complice anche l’alchimia dell’assegnazione delle principali poltrone ministeriali, il nuovo governo del riconfermato Premier Roivas si  è insediato il 9 aprile 2015.

La composizione dell’esecutivo  è tuttavia mutata  più volte. Notevole  è il triplice cambio di Ministri degli Esteri in poco  più di un anno. Dapprima le dimissioni della Sig.ra Keit Pentus-Rosimannus (appartenente al Partito della Riforma e  già a capo della diplomazia estone dal novembre 2014 nel primo gabinetto Roivas) a seguito della sua condanna in sede civile per appropriazione indebita e frode ai creditori di un’azienda fallita di  proprietà del padre. Dal 16 luglio 2015 le  è succeduta Marina Kaljurand, diplomatico di carriera, che  però ha presentato anch’essa le proprie dimissioni il 9 settembre 2016 a seguito della propria decisione di candidarsi alle elezioni presidenziali (v. poi). L’ha sostituita, dal 12 settembre 2016, l’autorevole esponente riformista e Ministro dell’Educazione uscente Jurgen Ligi.

 Più significativo e di natura affatto politica il rimpasto che ha portato, il 14 settembre 2015, alla sostituzione di tre dei quattro Ministri socialdemocratici: Sven Mikser (Difesa), Urve Palo (Commercio Estero) e Rennar Vassiljev ( Sanità e Lavoro). Il nuovo leader del Partito socialdemocratico Jevgeni Ossinovski, eletto nel maggio 2015 scalzando il predecessore Mikser, aveva infatti inopinatamente deciso di confermare la partecipazione del partito all’alleanza con riformisti e “Unione Pro Patria/Res Publica” provocando le immediate dimissioni del Ministro Palo, contraria a tale linea politica. Sorprendendo i  più, Ossinovski non si  è limitato a sostituire la collega dimissionaria ma ha provveduto a tre nuove nomine: Hannes Hanso (Presidente uscente della Commissione Esteri in Parlamento, che sostituisce nella carica proprio l’ex leader socialdemocratico Mikser) alla Difesa, Liisa Oviir (avvocato con una consolidata esperienza nell’imprenditoria pubblica e privata) al Commercio Estero (contestualmente ridenominato “Ministero della Imprenditorialita’”) e se stesso alla  Sanità e Lavoro. Con questa operazione Ossinovski ha rafforzato il controllo sul partito.

Il 9 novembre 2016 il Primo Ministro Roivas si è dimesso dopo una mozione parlamentare di sfiducia nei suoi confronti proposta dai tre partiti di opposizione e approvata (63 i voti favorevoli, 28 i contrari, 10 le assenze) da tutti i partiti tranne, ovviamente, il Partito della Riforma: un’ unanimità che rappresenta un evento inedito nella storia politica estone, con due partiti che addirittura hanno votato la sfiducia contro il Premier di un governo di cui in quel momento facevano ancora parte.

Due le cause detonanti della crisi. Innanzitutto l’elezione pochi giorni prima, del nuovo leader del Partito di Centro nella persona del Vice Speaker Juri Ratas. Ciò ha posto il partito-  per anni  ai margini della vita politica nazionale a causa delle scelte del suo ex leader Savisaar - nuovamente al centro della scena. Secondariamente, la polemica in seno all’alleanza di governo sulla presenza, nei consigli di probiviri delle principali aziende di Stato, di parlamentari indicati direttamente dai partiti- una presenza giudicata incostituzionale dal “Cancelliere di Giustizia” per violazione del principio della separazione tra i poteri. 

In seguito alla caduta della coalizione di Roivas a guida socialdemocratica, dal 23 novembre le redini del potere sono passate nelle mani del Partito di Centro, il quale era riuscito come secondo partito più votato dalle elezioni del marzo 2015. Il neoeletto leader del Partito di Centro Jüri Ratas ha assunto la carica di Primo Ministro, componendo un governo tricolore che vede la partecipazione anche dell’Unione Pro Patria/Res Publica e del Partito Socialdemocratico. Qui di seguito la composizione del nuovo gabinetto, entro il quale ciascun partito della coalizione si vede assegnati cinque ministeri:

-         Jüri Ratas – Primo Ministro;

-         Kadri Simson – Ministro degli Affari Economici ed Infrastrutture;

-         Mailis Reps – Ministro dell’Educazione e Ricerca;

-         Mikhail Korb – Ministro della Pubblica Amministrazione;

-         Tarmo Tamm – Ministro degli Affari Rurali.

-         Sven Mikser – Ministro degli Affari Esteri;

-         Andres Anvelt – Ministro dell’Interno;

-         Jevgeni Ossinovski – Ministro della Sanità e del Lavoro (confermato nel proprio dicastero);

-         Urve Palo – Ministro per l’Imprenditorialità e la Tecnologia Informativa;

-         Indrek Saar – Ministro della Cultura (confermato nel proprio dicastero).

-         Sven Sester – Ministro delle Finanze (confermato nel proprio dicastero);

-         Margus Tsahkna – Ministro Difesa (già Ministro degli Affari Sociali nel precedente Governo);

-         Urmas Reinsalu – Ministro della Giustizia (confermato nel proprio dicastero);

-         Kaia Iva – Ministro degli Affari Sociali;

-         Marko Pomerants – Ministro dell’Ambiente (confermato nel proprio dicastero).

L’uscita di scena di Roivas  ha insomma costretto il Partito della Riforma all’opposizione per la prima volta dal 1999, dopo 17 anni consecutivi al governo e nonostante esso continui a rappresentare il partito di maggioranza relativa in Estonia. Opposte invece le sorti del Partito di Centro, che vede riconfermata la propria progressiva ripresa di prestigio politico. Da notarsi come il Partito di Centro sia tradizionalmente orientato verso la ricerca di un maggiore dialogo non solo con Mosca ma, prima ancora, con la minoranza russofona in Estonia. Il nuovo governo potrebbe dunque aprire la strada ad un appianamento delle frizioni sociali interne al Paese e ad un ridimensionamento dell’annoso problema degli apolidi. In questo senso, risulta emblematica la proposta di Ratas, espressa nel gennaio 2017, di estendere la cittadinanza a chiunque avesse vissuto e lavorato regolarmente in Estonia negli ultimi 25 anni, indipendentemente dall’estrazione etno-linguistica. La proposta cade chiaramente al di fuori del consueto spettro di politiche sociali adottato dalla politica estone ed è fondamentalmente in contrasto con la costruzione identitaria nazionale; non a caso, è stata opposta fermamente da più parti. 

L’appuntamento politico-istituzionale  più importante del 2016  è stato l’elezione da parte del Riigikogu del nuovo Capo dello Stato, in data 3 ottobre. La Signora Kersti Kaljulaid è risultata eletta al primo scrutino con 81 voti a favore e 17 astensioni (più 3 assenze) superando agevolmente la maggioranza qualificata richiesta dalla Costituzione dei due terzi dei deputati.

Si è tuttavia trattato di un processo elettorale lungo e politicamente complesso che ha portato il Paese sull’orlo di una crisi istituzionale. Il Riigikogu infatti non era riuscito a fine agosto ad eleggere subito il Capo dello Stato per mancanza della maggioranza qualificata richiesta. L’assemblea di grandi elettori, composta dai 101 deputati e da 234 rappresentanti degli enti locali, successivamente convocata, si era resa protagonista di un ulteriore fallimento quando, il 24 settembre, per due volte si era mostrata incapace di raccogliere il necessario consenso su uno dei cinque candidati in lizza - tra i quali i favoriti erano l’ex Primo Ministro e Commissario Europeo Siim Kallas e la dimissionaria Ministro degli Esteri Marina Kaljurand.

Come previsto dalla Costituzione il processo elettorale era tornato nell’aula del Riigikogu dove si sarebbe nuovamente votato come nell’agosto precedente: ma ormai tutti i cinque candidati sconfitti nel voto dell’assemblea ad hoc si erano ritirati dalla corsa. Si imponeva pertanto la necessità di trovare in tempi brevissimi un candidato gradito, o almeno non totalmente alieno, a tutte le formazioni politiche. L’emergenza aveva appunto portato alla candidatura congiunta, da parte dei gruppi parlamentari (con l’unica riserva del Partito Conservatore), della Signora Kaljulaid. La relativa  estraneità alla sfera politica della nuova candidata, oltre al fattore di genere, ha rappresentato uno dei fattori decisivi a favore della sua elezione.

Il curriculum del nuovo Capo dello Stato è infatti fortemente tecnocratico: nata a Tartu nel 1969 e ivi laureatasi prima in biologia e poi in amministrazione d’impresa, si è costruita una solida esperienza in questioni economico-finanziarie sia nel settore pubblico che in quello privato. Ha infatti lavorato per molti anni in una banca di investimento ma anche, nel 1999, come consigliere dell’allora Primo Ministro Mart Laar per i rapporti tra governo, Banca di Estonia e Fondo Monetario Internazionale. Laar a quel tempo era anche leader del Partito “Pro Patria”, l’antenato dell’attuale “Unione Pro Patria/Res Publica” e nello stesso periodo la Signora Kaljulaid fu iscritta a quella formazione politica: unica seppur breve eccezione a quella “apoliticità” che ne ha facilitato l’ascesa alla massima magistratura del Paese. Dopo un biennio in Eesti Energia e nel Consiglio di Amministrazione dell’”Estonia Genome Centre, dal 7 maggio 2004- ossia una settimana dopo l’adesione dell’Estonia all’Unione Europea- Kersti Kaljulaid ha ininterrottamente rappresentato il proprio Paese in seno alla Corte dei Conti Europea.

Kersti Kaljulaid è la prima donna che riveste la carica di Presidente della Repubblica nella storia quasi centenaria dell’Estonia indipendente, nonché primo Capo di Stato non espressione diretta di una forza politica nazionale. L’inaugurazione del nuovo Presidente è avvenuta il 10 ottobre 2016.

 

SITUAZIONE ECONOMICA

Cenni sul sistema economico

La struttura del PIL estone è profondamente cambiata dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, vivendo una rapida crescita del settore terziario ed un corrispettivo declino di quello primario. Sulla base degli ultimi dati disponibili, l’Ufficio di Statistica estone rileva che nel 2015 il settore dei servizi ha rappresentato il 69,2% del valore della produzione mentre la quota di agricoltura e pesca è scesa dal 20% nel 1989 al 3,4% nel 2015. La quota relativa all’industria, pari nello stesso anno al 29,4%, è rimasta pressoché costante a partire dalla metà degli anni ’90. Come risultato della decisa politica di privatizzazione già nel 2001 il settore privato rappresentava l’85% del PIL nazionale.

L’Estonia è membro dell’Unione Europea dal 2004. Dal 1 gennaio 2011 ha adottato l’Euro. Dal 9 dicembre 2010 è membro dell’OCSE. L’Estonia è stata oggetto inoltre di una riclassificazione nell’ambito della “Country Risk Classification” stilata dall’OCSE nell’ambito dell’accordo sul sostegno pubblico ai crediti all’esportazione, passando dal grado di rischio 3-4 al grado 0. Dal 1 gennaio 2013 l’Estonia è annoverata tra i Paesi OCSE e dell’Eurozona ad alto reddito non classificati o soggetti ad esame.

Andamento congiunturale

Riguardo alla crescita economica, secondo il dato preliminare pubblicato dall’Ufficio di statistica il PIL estone, pari a circa 20,9 miliardi di Euro a prezzi correnti, ha registrato nel 2016 un incremento su base annua dell’1,6%. Tale aumento è in continuità con il dato relativo al 2015 (+1,4%) e come allora è stato originato dai consumi privati, alimentati dal costante incremento delle retribuzioni. Nel complesso, secondo quanto rilevato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) nel rapporto sull’Estonia approvato dal Consiglio esecutivo il 9 gennaio 2017, il modesto livello di crescita registrato nel 2016 è stato influenzato dall’andamento della domanda estera e dalla contrazione degli investimenti. Per quanto concerne il 2017 il FMI stima una crescita del 2,3%, sostenuta da un minore impatto dei fattori esterni sull’attività economica e dalle politiche per la crescita pianificate dal governo. Tuttavia, permangono in prospettiva alcuni rischi legati alla crescita dell’inflazione e all’impatto negativo sulla competitività determinato dall’aumento delle retribuzioni.

Nel 2016 la crescita tendenziale del PIL ha registrato un incremento del valore aggiunto nei settori dell’informazione e comunicazione, delle vendite al dettaglio e dei trasporti. Le principali ripercussioni sul prodotto sono state determinate dall’andamento negativo sull’anno del valore aggiunto nel comparto delle costruzioni e nell’agricoltura, pesca e silvicoltura. Riguardo alla domanda interna i dati dell’Ufficio di Statistica pubblicati a febbraio 2017 indicano un aumento su base annua del 2,6%. Nello scorso anno la spesa per consumi privati e delle Amministrazioni pubbliche si è rispettivamente attestata al 2,0 e 0,2%. L’incremento dei consumi finali delle famiglie è stato influenzato nello scorso anno dal positivo andamento dell’occupazione, da una maggiore disponibilità di reddito e dall’andamento del tasso d’inflazione. Il rilevamento statistico indica inoltre per il 2016 una diminuzione nella formazione di capitale fisso lordo dello 0,8%. Secondo le attuali previsioni del FMI, nel 2017 è attesa una crescita della domanda interna in rapporto al PIL del 2,7%.

Con riferimento all’inflazione, il rilevamento dell’Ufficio di statistica estone indica per il 2016 un tasso dello 0,1% sul totale dei gruppi di prodotto (-0,5% nel 2015). Nel 2016 i principali aumenti dell’indice hanno riguardato bevande alcoliche e tabacco, abbigliamento, alloggi e ristorazione, sanità. I decrementi registrati hanno riguardato i settori dell’istruzione e trasporti.

Passando all’analisi del mercato del lavoro, secondo l’Ufficio di Statistica estone nel 2016 il tasso di disoccupazione medio annuo è stato del 6,8%, in aumento dello 0,6% rispetto al 2015, invertendo il costante decremento del tasso registrato a decorrere dal 2011. Il dato è tuttavia legato ad una diversa classificazione della popolazione inattiva e disoccupata conseguente all’attuazione della Work Ability Reform. Per il 2017 è al momento atteso un ulteriore aumento della disoccupazione all’8,2%. 

Nonostante la forte riduzione del tasso di disoccupazione, che nel 2010 aveva raggiunto il 16,7%, il mercato del lavoro in Estonia presenta ancora alcuni altri aspetti di criticità legati al livello di disoccupazione strutturale, all'inadeguatezza della manodopera qualificata ed ai livelli di tassazione sui salari, fattori che sembrano contribuire a mantenere elevata la disoccupazione anche in periodi di congiuntura favorevole. Tuttavia, l’attuazione di alcune misure finalizzate ad affrontare gli squilibri e favorire una effettiva partecipazione alla forza lavoro da parte dei giovani, disabili e disoccupati di lunga durata hanno già contribuito nel corso di questi ultimi anni a ridurne il tasso.

Riguardo al costo del lavoro, nel 2016 la retribuzione media lorda mensile è stata pari a 1.146 Euro. Rispetto al 2015, l’aumento rilevato dall’Ufficio di Statistica, il sesto consecutivo dal 2010, è stato del 7,5% (+6,0% nel 2015). Nel 2016 l'importo medio mensile della retribuzione di fatto pagata dai datori di lavoro è ammontata a 1.548 Euro. Nello scorso anno i principali aumenti delle retribuzioni hanno riguardato i servizi amministrativi (+16,4%), le attività immobiliari (+14,3%), agricoltura, pesca e silvicoltura (+11,7%), i servizi di informazione e comunicazione (+10,2%), alloggio e ristorazione (+9,5%), salute e lavori sociali (+9,0%), nonché l’istruzione (+7,7%). Le attuali previsioni indicano per il 2017 un ulteriore aumento annuo della retribuzione media lorda del 5%.

Per ciò che concerne l’interscambio commerciale i dati preliminari dell'Ufficio di Statistica estone indicano per il 2016 un aumento dei flussi, in controtendenza rispetto agli ultimi tre anni. In particolare, le esportazioni di beni a prezzi correnti sono ammontate a 11,9 miliardi di Euro mentre le importazioni si sono attestate a 13,5 miliardi di Euro, entrambe con una variazione del 3% rispetto al 2015. Il deficit commerciale ammonta a circa 1,6 miliardi di Euro e presenta rispetto al 2015 un aumento di circa 73 milioni di Euro.

In relazione alle transazioni economiche con l’estero, sulla base dei dati preliminari pubblicati dalla Banca di Estonia il 9 marzo 2017, la bilancia dei pagamenti ha registrato nel 2016 un surplus del conto corrente di circa 555 milioni di Euro, pari al 2,7% del PIL annuo (+108 milioni di Euro rispetto al 2015). La crescita del surplus è  stata determinata dal saldo attivo dei beni e servizi e da un minore flusso netto in uscita dei redditi da investimento di cui al conto dei redditi primari. Riguardo al conto capitale che presenta un surplus pari a 181 milioni di Euro, l’aumento registrato è stato il più basso dell’ultima decade. Nel periodo di riferimento il conto finanziario si è attestato a 554 milioni di Euro ed ha registrato relativamente agli investimenti diretti un saldo di 354 milioni di Euro. Riguardo alle altre componenti del conto i saldi sono rispettivamente ammontati alle voci portafoglio investimenti a poco più di 2,4 miliardi di Euro, agli strumenti derivati a 13 milioni di Euro e, relativamente alla voce prestiti ed altri investimenti, a circa 1,5 milioni di Euro. Nel 2016 la variazione delle riserve è stata pari a 48 milioni di Euro.

Alla fine del 2016 le consistenze delle attività e passività finanziarie sull'estero sono ammontate rispettivamente a 29,5 e 37,3 miliardi di Euro.

 

Politica economica

 

Il sistema economico dell’Estonia è caratterizzato da un regime liberale negli scambi con l’estero. Il primo gennaio 2011 l'Estonia ha adottato l'Euro come propria moneta nazionale: l'approdo alla moneta unica ha rappresentato il termine di un percorso complesso, caratterizzato da grandi sacrifici per centrare i criteri di Maastricht negli anni in cui la crisi economico-finanziaria internazionale ha provocato una forte recessione dell’economia estone, con notevoli ripercussioni sulle entrate erariali.

Grazie alla politica fiscale adottata durante la crisi, il disavanzo di finanza pubblica in Estonia non ha mai superato la soglia del 3% del PIL e, da allora, il bilancio è stato quasi in pareggio. Le misure di politica fiscale hanno contribuito a contenere il debito pubblico ma hanno anche alimentato una inclinazione pro-ciclica alla politica economica.

Riguardo al 2016 i più recenti dati del Fondo Monetario Internazionale indicano un accrescimento netto del saldo di bilancio delle Amministrazioni pubbliche dello 0,8% e una diminuzione del debito lordo consolidato al 9,7% in rapporto al PIL (10% nel 2015). I dati preliminari in materia a cura delle Autorità estoni saranno resi noti entro fine marzo 2017.

Riguardo al bilancio di previsione 2017, la spesa è stimata in 9,65 miliardi di Euro mentre le entrate previste ammonterebbero a 9,48 miliardi di Euro. Le principali misure riguardano un aumento delle risorse finanziarie al Ministero degli Affari Sociali circa 253 milioni rispetto al 2016 (3,84 miliardi di Euro complessivi pari al 17,5% del PIL) ed a favore della Difesa che registra un incremento dell’allocazione di bilancio di circa 28 milioni di Euro rispetto allo scorso anno (2,17% in rapporto al PIL). Per la sicurezza interna è stato stanziato un importo di 20 milioni di Euro per il rafforzamento delle infrastrutture dei confini orientali.

 

 

Tra le altre misure è stata innalzata la soglia di esenzione della tassazione IRPEF da 170 a 180 Euro e l’importo minimo lordo per il calcolo dei contributi sociali da 390 a 430 Euro mensili. In aumento la retribuzione minima degli insegnanti da 958 Euro mensili rispettivamente a 1.000 Euro a decorrere dal 1 gennaio e 1.050 dal 1 settembre 2017.

Le previsioni del Governo contenute nel budget per il 2017-2020 indicano per il corrente anno il saldo strutturale in avanzo dello 0,2%.

Secondo il FMI la stabilità della finanza pubblica consentirebbe di sostenere programmi destinati ad incrementare la produttività. Ciò, in quanto, in mancanza di un debito pubblico netto e con avanzi del saldo strutturale in essere dal 2009 sarebbe più opportuno aumentare la spesa anziché favorire il risparmio. Pur rimanendo nel rigoroso rispetto delle regole di bilancio, l'Estonia potrebbe quindi adottare una politica fiscale più flessibile nel lungo termine in linea con i requisiti europei.

Le previsioni di crescita dell’economia del Paese e l’andamento della finanza pubblica hanno consentito in questi ultimi anni un miglioramento dell’indice di solvibilità del debito sovrano nel lungo periodo da parte delle Agenzie internazionali di rating. Sia Fitch che Standard & Poor’s hanno infatti migliorato il profilo di rischio elevando il Paese rispettivamente ad A+ e ad AA- con prospettiva stabile. Moody’s classifica il Paese in categoria A1 con prospettiva stabile.

Grazie al suo sistema impositivo semplificato ed alla chiarezza della regolamentazione l’Estonia si colloca tra le prime posizioni delle classifiche di “business climate”. Nel 2017 l’Estonia è annoverata tra i Paesi “mostly free”, ricoprendo infatti il sesto posto (nono nel precedente rilevamento del 2016) nella classifica annuale sulla libertà economica (Index of Economic Freedom) riguardante 186 Paesi predisposta dal Wall Street Journal e dalla Heritage Foundation di Washington. Secondo la rilevazione dell’ottobre 2016 il Paese si posiziona inoltre al 12° posto, mantenendo la stessa posizione del precedente anno, nella classifica “Doing Business 2017” - elaborata dalla Banca Mondiale e riguardante 189 Paesi - sui costi per avviare un’attività imprenditoriale nel mondo.

Riguardo al settore finanziario, il Paese è ormai a buon punto nel processo di istituzione di un più completo e rafforzato sistema di misure. Gli istituti di credito estoni (e quelli scandinavi ad essi collegati: circostanza che ha limitato i danni della crisi finanziaria internazionale del 2008-2009) sono ben capitalizzati, dispongono di liquidità, hanno bassi livelli di sofferenze. Nel complesso, il sistema bancario sembra aver raggiunto un equilibrio sostenibile. La concessione di contributi a questi istituti di credito nei propri Paesi di origine ha conseguentemente garantito, anche in Estonia, nel corso della crisi economica, il buon funzionamento del settore. Il sistema bancario estone è dominato da due banche commerciali, appartenenti a gruppi svedesi, la Swedbank e la SEB Pank, che controllano la prima il 40% dell’intero mercato, la seconda il 22%. A seguire si colloca la Nordea Pank,  affiliata del gruppo finlandese, con una quota di mercato del 15% e la danese Danske che detiene l’8%. Il Gruppo “UniCredit”, che ha operato come istituto di credito in Estonia fino al luglio 2013 attraverso la filiale AS UniCredit Bank, deteneva alla data del 31 marzo 2013 una quota di mercato pari all’1,20%[2].

Riguardo alla competitività, l’Estonia continua a registrare un incremento cumulativo dei costi relativi all’unità di lavoro ben superiore alla crescita della produttività. Da ciò deriva che ulteriori incrementi potrebbero ridurre la competitività sui costi, i margini di profitto delle aziende con possibili ripercussioni sugli investimenti e sul potenziale di crescita, nonché un progressivo indebolimento della posizione del paese verso l’estero, essendo l’Estonia particolarmente soggetta alla volatilità degli scambi commerciali.

 

Principali indicatori macroeconomici

 

2012ª

2013ª

2014ª

2015a

2016s

2017p

2018p

PIL nominale

(in milioni di euro)

 

17.935

 

 

18.890

 

 

19.758

 

 

20.252

 

20.479

21.511

 

22.681

Variazione reale del PIL  (%)

4,3

1,4

2,8

1,4

1,0

2,3

 

2,6

 

Saldo di bilancio

(% del PIL)

 

-0,3

 

 

-0,2

 

 

0,7

 

 

0,1

 

 

0,4

 

 

-0,4

 

 

-0,4

Debito pubblico

(% del PIL)

 

9,7

 

 

10,2

 

 

10,7

 

 

10,1

 

 

9,6

 

 

9,5

 

 

9,4

Inflazione variazione media annua (%)

3,9

2,8

-0,1

-0,5

 

0,1

 

2,6

 

2,8

Disoccupazione (%)

10,0

8,6

7,3

6,2

6,9

8,0

8,7

Fonte: The Economist Intelligence Unit Country Report  3rd Quarter 2016.

 

a= attuale; s=stime EIU; p=previsioni EIU

 

 

 

Relazioni commerciali con i principali partner

Come molti piccoli Paesi ad economia di mercato l'Estonia ha un alto grado di apertura al commercio internazionale. Secondo dati diffusi dall'Ufficio di statistica estone relativi al 2016 i flussi commerciali hanno registrato un consistente aumento su base annua. Nel periodo di riferimento le esportazioni a prezzi correnti sono infatti ammontate a 11,9 miliardi di Euro mentre le importazioni a 13,5 miliardi di Euro, con un aumento rispetto al 2015 rispettivamente del 2,8% e 3,0%. Nel 2016 il disavanzo commerciale è stato pari a 1,6 miliardi di Euro.

Nel 2016, secondo la classificazione dei prodotti della Tariffa Integrata Comunitaria (TARIC), le principali categorie dell’export estone in rapporto al valore sul totale complessivo sono state le macchine ed apparecchi, il materiale elettrico e loro parti (29,4%), il legno, il carbone di legna ed i lavorati in legno (10,2%), merci e prodotti diversi (9,0%), i prodotti minerali (7,8%). I principali aumenti delle esportazioni sull’anno hanno riguardato le seguenti categorie: strumenti ed apparecchi d’ottica, di controllo e precisione (+15%), materie tessile e loro manufatti (+9,1%), macchine ed apparecchi, il materiale elettrico e loro parti e il legno, il carbone di legna ed i lavorati in legno (+5,6%). I decrementi più consistenti su base annua sono stati registrati alle voci prodotti minerali (-13,3%), prodotti del regno vegetale (-12,2%), animali vivi e prodotti del regno animale (-11,6%).

Passando alla distribuzione geografica, i principali Paesi di destinazione delle esportazioni estoni nel 2016 sono stati Svezia (17,9% del totale dell'export), Finlandia (16,0%) e Lettonia (9,2%). Rispetto al 2015 gli aumenti più consistenti si sono registrati con il Belgio (+25,6%) e Cina (+24,4%), mentre i maggiori decrementi hanno riguardato Paesi Bassi (-13,8%), Stati Uniti (-12,3%) e Regno Unito (-12,2%).

Anche la struttura merceologica delle importazioni sulla base della classificazione TARIC vede nel 2016 al primo posto, in rapporto al valore sul totale complessivo, le macchine e gli apparecchi, il materiale elettrico e loro parti (28,0%), il materiale da trasporto (10,7%), i prodotti minerali (8,8%) ed i prodotti delle industrie chimiche e industrie connesse (8,3%). Rispetto al 2015, i principali aumenti delle importazioni hanno riguardato il materiale da trasporto (+18,4), metalli comuni e loro lavori (+6,4%), prodotti delle industrie alimentari (+4.7%). Le principali diminuzioni sull’anno sono state registrate nei settori dei prodotti minerali (-16,9%), strumenti ed apparecchi d’ottica, di controllo e precisione (-10,7%), animali vivi e del regno animale (-6,1%).

I principali Paesi fornitori dell'Estonia sono stati la Finlandia (13% del totale dell'import), la Germania (11%) e la Lituania (9,5%). I maggiori aumenti del flusso delle importazioni rispetto al 2015 hanno riguardato Ungheria (+29,5%), Francia (+26,1%) e Paesi Bassi (+18,2%). Le principali diminuzioni sono state registrate nei confronti di Finlandia (-7,6%), Federazione Russa (-4,8%) e Regno Unito (-4,8%).

Nel 2016 l’incidenza dell’interscambio commerciale dell’Estonia con i Paesi dell’Unione Europea ammonta per le esportazioni al 73,8% e per le importazioni al 82,4%.


 

 

 



PAESI DI DESTINAZIONE DELLE ESPORTAZIONI DELL'ESTONIA
(Valori in milioni di euro)

PAESI

2015

Quota di mercato %

PAESI

2016

Quota di mercato %

Totale

11.570,5

100,0

Totale

11.897,2

100,0

UE 28

8.687,0

75,1

UE 28

8777,5

73,8

1. Svezia

2.175,8

18,8

1. Svezia

2.131,1

17,9

2. Finlandia

1.815,0

15,7

2. Finlandia

1.905,3

16,0

3. Lettonia

1.202,8

10,4

3. Lettonia

1.096,0

9,2

4. Russia

771,6

6,7

4. Russia

   776,0

 6,5

5. Lituania

677,5

5,9

5. Lituania

   712,3

6,0

6. Germania

  606,6

5,2

6. Germania

   696,3

5,9

7. Norvegia

479,8

4,1

7. Norvegia

   482,9

4,1

8. Paesi Bassi

379,6

3,3

8. Danimarca

   378,8

3,2

9. Stati Uniti

362,2

3,1

9. Paesi Bassi

   327,2

2,8

10. Danimarca

333,7

2,9

10. Stati Uniti

   317,7

2,7

17. Italia

110,3

1,0

18. Italia

116,6

0,9

Fonte: dati Ufficio di Statistica estone (marzo 2017)


 



PRINCIPALI PAESI DI PROVENIENZA DELLE IMPORTAZIONI DELL'ESTONIA
(Valori in milioni di euro)

PAESI

2015

Quota di mercato %

PAESI

2016

Quota di mercato %

Totale

13.104,7

100,0

Totale

13.492,9

100,0

UE 28

10.820,1

82,6

UE 28

11.121,5

82,4%

1. Finlandia

1.902,5

14,5

1. Finlandia

1.758,4

13,0

2. Germania

1429,5

10,9

2. Germania

1.481,0

11,0

3. Lituania

1.249,0

9,5

3. Lituania

1.277,3

9,5

4. Lettonia

1.114,5

8,5

4. Lettonia

1.127,7

8,4

5. Svezia

1.110,5

8,5

5. Svezia

1.121,5

8,3

6. Polonia

974,4

7,4

6. Polonia

  975,1

7,2

7. Russia

   785,5

6,0

7. Paesi Bassi

   848,3

6,3

8. Paesi Bassi

   717,4

5,5

8. Russia

   747,8

5,5

9. Cina

   519,5

4,0

9. Cina

   556,0

4,1

10. Regno Unito

   352,2

2,7

10. Italia

   355,3

2,6

11. Italia

333,0

2,5

11. Regno Unito

   335,4

2,5

Fonte: dati Ufficio di Statistica estone (marzo 2017)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Investimenti diretti esteri

Per quanto riguarda gli investimenti esteri, l’Estonia continua a mantenere nonostante le sue ridotte dimensioni, una buona capacità di attrazione grazie ad una serie di condizioni favorevoli quali la collocazione geografica strategica nella regione baltico-scandinava, la disponibilità di manodopera, la presenza di infrastrutture, l'assenza di conflitti sociali ed una normativa fiscale semplificata accolta con favore dagli investitori esteri (in Estonia la tassazione sui dividendi si applica solo in caso di redistribuzione).

Secondo i dati della Banca di Estonia aggiornati a marzo 2017 l’afflusso cumulato degli IDE stranieri nel Paese ha raggiunto alla fine del 2016 i 18.208,4 milioni di Euro (+4,3% rispetto al 2015). Circa l’83% degli IDE in Estonia provengono dai Paesi dell'Unione Europea. I principali Paesi investitori sono la Svezia (25,6% del totale degli IDE), la Finlandia (23,0%) ed i Paesi Bassi (9,4%). Alla fine del 2016 lo stock degli investimenti diretti estoni all'estero ammonta a 6.117,8 milioni di Euro (+8,2% rispetto al 2015). Le principali destinazioni degli investimenti hanno riguardato la Lituania (20,9%), Cipro (20,5%) e la Lettonia (19,4%). L'Italia si colloca alla 20ma posizione nella graduatoria degli IDE in entrata in Estonia ed al 9o posto quale destinazione degli IDE estoni.

Dal punto di vista settoriale, l’afflusso cumulato degli IDE in Estonia alla fine del 2016 ha riguardato le attività finanziarie e assicurative (27,5%), il settore immobiliare (18,2%), il comparto manifatturiero (13,7%) ed il commercio all’ingrosso ed al dettaglio (12,7%). Nello stesso periodo, gli investimenti diretti estoni si sono concentrati nelle attività amministrative ed i servizi (20,7%), nel comparto manifatturiero (15,9%), nel settore immobiliare (13,5%) e nelle attività finanziarie e assicurative (13,3%).

 



STOCK IDE IN ESTONIA

PAESI

31.12.2015

Quota %

PAESI

31.12.2016

Quota %

Totale IDE

17.462,3

100,0

Totale IDE

18.208,4

100,0

EU 28

14.164,9

81,1

EU 28

15.173,6

83,3

Euro-zone 19

9.010,5

51,6

Euro-zone 19

9.613,2

52,8

CIS (Comunità degli Stati Indipendenti)

  1.025,9

5,9

CIS

913,6

5,0

 

 

 

 

 

 

1. Svezia

4.367,7

25,0

1. Svezia

4.663,3

25,6

2. Finlandia

3.932,6

22,5

2. Finlandia

4.188,9

23,0

3. Paesi Bassi

1.687,8

9,7

3. Paesi Bassi

1.713,3

9,4

4. Russia

806,8

4,6

4. Lituania

681,4

3,7

5. Norvegia

696,2

4,0

5. Russia

677,8

3,7

6. Cipro

648,4

3,7

6. Lettonia

636,8

3,5

--

--

 

--

--

 

20. Italia

95,2

0,5

20. Italia

116,1

0,6

Fonte: dati Banca d'Estonia - valori in milioni di Euro (dati aggiornati a marzo 2017)

 

 

 



STOCK IDE ESTONI ALL'ESTERO

PAESI

31.12.2015

Quota %

PAESI

31.12.2016

Quota %

Totale IDE

5.656,5

100,0

Totale IDE

6.117,8

100,0

EU 28

4.759

84,1

EU 28

5.199,7

85,0

Euro-zone 19

4.474,9

79,1

Euro-zone 19

4.761,2

77,8

CIS

636,5

11,3

CIS

627,5

10,3

 

 

 

 

 

 

1. Lituania

1290,5

22,8

1. Lituania

1.276,0

20,9

2. Cipro

1210,3

21,4

2. Cipro

1.253,4

20,5

3. Lettonia

1037,5

18,3

3. Lettonia

 1.186,6

19,4

4. Finlandia

   393,9

7,0

4. Finlandia

   409,9

6,7

5. Ucraina

   284,6

5,0

5. Russia

   267,4

4,4

6. Paesi Bassi

   219,7

3,9

6. Ucraina

   238,5

3,9

--

--

 

--

--

 

8. Italia

99,8

1,8

9. Italia

106,6

1,7

Fonte: dati Banca d'Estonia - valori in milioni di Euro (dati aggiornati a marzo 2017)

 


 

POLITICA ESTERA: QUADRO GENERALE

La rete estone di sedi all’estero è attualmente composta da 34 Ambasciate, 7 Rappresentanze Permanenti e 4 Consolati Generali. L’Estonia ha inoltre sezioni diplomatiche in Ambasciate UE accreditate in Paesi dove non vi è un’Ambasciata estone residente.

I capisaldi della politica estera estone sono l’appartenenza all’ Alleanza Atlantica (dal 29 marzo 2004) ed all'Unione Europea (dal 1° maggio 2004) -  della quale assumerà la Presidenza di turno nel secondo semestre del 2017. L’Estonia è anche membro di altre Organizzazioni Internazionali quali ONU, OSCE e Consiglio d’Europa. Oltre ad un rapporto particolarmente solido con gli Stati Uniti, Tallinn privilegia il consolidamento delle relazioni con tutti i Paesi della regione baltica anche tramite la partecipazione ad organizzazioni/iniziative regionali quali il Consiglio Baltico, la Cooperazione Nordico-Baltica (NB8) ed il Consiglio degli Stati del Mar Baltico. In tale contesto vanno ricordate le relazioni che legano strettamente l’Estonia alla Finlandia e la Svezia, partner privilegiati non solo in ambito politico ma anche nell’interscambio commerciale. I due Paesi scandinavi sono anche i principali investitori esteri in Estonia. Il legame con Helsinki si sostanzia altresì nella collaborazione in campo energetico, come dimostrato dall’intesa del novembre 2014, sulla costruzione del gasdotto Baltic-connector entro il 2019.

Problematiche le relazioni con la Russia, soprattutto dopo la crisi ucraina. Innanzitutto, la presenza di una folta minoranza russofona pari a circa il 25% della popolazione nazionale ed i relativi problemi integrazione emergono ad intermittenza come causa di frizioni tra Mosca e Tallinn. Vi sono tuttavia altri ostacoli al buon intercorso tra i due Paesi. A titolo illustrativo si possono citare la vicenda non ancora del tutto metabolizzata della rimozione del monumento al soldato sovietico nel 2007 e del successivo attacco cibernetico per il quale qui si sospetta una responsabilità almeno indiretta da parte di Mosca, la crisi ucraina, nonché l’arresto e la successiva incarcerazione a Mosca, il 5 settembre 2014, di un ufficiale dei servizi di sicurezza estoni accusato di spionaggio -poi rilasciato il 26 settembre dell’anno successivo.

L’Estonia segue con preoccupazione l’evolversi delle crisi regionali, soprattutto in Africa mediterranea e Medio Oriente (Libia, MEPP, Siria, Iraq, Daesh) pur non nutrendo interessi immediati nella regione al di là di qualche limitata attività di cooperazione allo sviluppo concentrata sul settore IT (come in Tunisia ed Egitto). In ambito multilaterale, oltre al sostegno dell’azione in favore dei rifugiati siriani in seno ad ONU, UNICEF ed UE, l’Estonia  partecipa alla coalizione che combatte il jihadismo internazionale e contribuì nel 2014 al riarmo dei peshmerga curdi.

Viva è l’attenzione verso più solidi rapporti, soprattutto economico-commerciali, con i Paesi di Estremo Oriente (in particolare con la Cina, dove l’Estonia ha aperto un’Ambasciata nel gennaio 2015), India e Asia Centrale.

Limitata invece la presenza in America Latina. Ne è rappresentativa la deludente vicenda relativa al Brasile: aperta nell’agosto 2014 un’Ambasciata a Brasilia, prima sede diplomatica estone in un Paese dell’America Latina, della stessa è stata decisa la chiusura solo due anni più tardi, con decorrenza 1 gennaio 2017.

 Articolato anche il programma di cooperazione allo sviluppo, a favore del quale l’Estonia nel 2015 ha aumentato la percentuale del PIL dedicata, portandola allo 0,17%. Spicca anche la sensibilità per le questioni ambientali: recentemente, da un’iniziativa ecologista locale è nato infatti il movimento globale “Let’s Do It!”, il quale ha raccolto migliaia di tonnellate di rifiuti grazie all’impegno di cento milioni di volontari in quasi 100 Paesi.

Una menzione particolare è meritata dalla vocazione estone per linformation technology , la quale permea anche la politica estera. Le discussioni dedicate all’IT nei vari fori bilaterali e multinazionali vedono l’Estonia quasi sempre alla ribalta. Dal 2008 è attivo a Tallinn il NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence, nonché, dal dicembre 2012, l'Agenzia UE per la gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (eu-LISA). Tallinn ha inoltre ospitato nell’aprile del 2014 una nuova sessione della Conferenza sulla libertà della Rete (“Freedom Online”), di cui l’Estonia è stata per il 2014 coordinatrice. L’Estonia è anche Paese fondatore, insieme a Corea del Sud, Israele, Nuova Zelanda e Regno Unito, del cosiddetto “D-5”, il gruppo dei Paesi più avanzati nel mondo nella tecnologia digitale. Il ruolo dell’IT nella politica estera estone conferma la volontà del paese di ritagliarsi una nicchia di competenza specifica entro la quale poter raccogliere fiducia internazionale e poter svolgere un ruolo leader, così ridimensionando in modo collaterale i consistenti limiti di natura geopolitica che la caratterizzano.

E’ infine significativa, anche per le ridotte dimensioni delle sue Forze Armate, la partecipazione alle missioni internazionali di pace. L’impegno per il 2016 ha previsto un totale di 69 militari assegnati in 8 missioni, così distribuiti: 34 per UNIFIL in Libano all’interno di un battaglione finnico-irlandese; un totale di 18 in Mali rispettivamente per la missione addestrativa EUTM (8) e per la Stabilizzazione Integrata Multidimensionale ONU MINUSMA (10); 6 nell’operazione anti-ISIS Operation Inherent Resolve (OIR) avviata nell’agosto 2016 ,nell’ambito del contingente danese; 4 nella missione UNTSO in Medio Oriente; 4 nella missione Resolute Support (RSM) in Afghanistan;3 nella K-FOR in Kossovo. Inoltre, uno staff officer estone è dal 2015 in servizio nel quartier generale di EUNAVFOR.

 

 

POLITICA ESTERA: RELAZIONI CON L’UNIONE EUROPEA

L’Estonia è membro dell’UE dal primo maggio 2004 e di questo fa un caposaldo della propria politica estera. Con l’ingresso nell’Unione ha anche immediatamente aderito all’Accordo di Schengen, dandogli applicazione nel dicembre 2007. Il Trattato di Lisbona fu invece ratificato dal Riigikogu con un solo voto contrario e 9 astenuti. L’Estonia assumerà la Presidenza semestrale dell’UE dal luglio 2017 avendo accettato di sostituire, a seguito della Brexit, l’altrimenti prevista presidenza britannica.

Presenza estone nelle istituzioni europee. Siim Kallas, già Primo Ministro estone e membro del Partito della Riforma, è stato Vice Presidente della Commissione Europea durante entrambi i mandati del Presidente Barroso - cioè dal 2004 al 2014; nel primo mandato fu Commissario per gli Affari Amministrativi, nel secondo Commissario per i trasporti. Nella nuova Commissione Junker l’Estonia è rappresentata dall’ex Primo Ministro Andrus Ansip, il quale riveste l’importante incarico di Vice Presidente con delega per il Mercato Digitale Unico. L’Estonia ha 6 rappresentanti nel Parlamento europeo.

Unione Monetaria. Dal primo gennaio 2011 l’Estonia ha adottato l’Euro, nonostante la crisi finanziaria degli anni precedenti avesse compromesso l’obiettivo. Tallinn ha ratificato il Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità nel luglio 2012 (59 voti favorevoli, 34 contrari e 6 astenuti). Subito dichiaratasi favorevole ad un’unione bancaria strettamente regolata da un’autorità di supervisione, in ambito fiscale è allineata alla posizione tedesca di austerità e responsabilità nazionale. Pur non auspicando la “Grexit” dall’Euro, l’Estonia si è sempre schierata con i Paesi più rigidi durante il negoziato sul debito di Atene.

Allargamento. L’Estonia sostiene senza riserve il processo di allargamento dell’UE al fine di favorire la stabilità del vicinato - soprattutto nella regione balcanica. E’ membro fondatore del cosiddetto “Tallinn Group”, il gruppo informale che riunisce i 12 Stati Membri (oltre all’Estonia: Finlandia, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Svezia ed Ungheria) considerati tradizionalmente favorevoli all’allargamento dell’Unione ad altri Stati.

Politica europea di sicurezza e difesa. L’Estonia è favorevole ad una Difesa europea comune in stretta collaborazione con la struttura NATO. Tale posizione è divenuta particolarmente forte in seguito alla recente recrudescenza delle relazioni tra schieramento euro-atlantico e Russia. Tallinn ha partecipato alle missioni EUNAVFOR, alla missione di polizia EUPOL in Afghanistan e ad EUFOR RCA nella Repubblica Centrafricana. Truppe estoni fanno inoltre parte del cosiddetto Nordic Battlegroup - unità da schieramento rapido a disposizione dell’UE composta da militari provenienti anche da Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Norvegia e Svezia.

Politica Europea di Vicinato. L’Estonia sostiene con convinzione le politiche di vicinato sia con lo spazio post-sovietico che con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo ed auspica in particolare un avvicinamento tra UE e Georgia, Moldova e Ucraina, seguite da Armenia, Azerbaijan e Bielorussia.

Agenda europea sulla Migrazione. Inizialmente, l’Estonia si è dimostrata chiusa in merito alle quote di redistribuzione dei migranti, ritenendo che i 1064 rifugiati a sé destinati (pari all’1,84% del totale) non fossero un numero coerente, ma sovrabbondante, rispetto al proprio peso in termini di popolazione e PIL rispetto all’UE nel proprio complesso. Tuttavia, dopo l’aggravarsi della crisi migratoria, Tallinn ha mostrato più flessibilità sulla questione dell’obbligatorietà delle quote e dei meccanismi e dunque accettando le cifre aggiuntive dal secondo Piano Junker (373 rifugiati più i 150 già assegnati); i primi arrivi sono cominciati nella primavera del 2016 ma i numeri sono ancora limitati. Funzionari governativi sono stati inviati in Italia e in Grecia per collaborare con le autorità locali nel processo di selezione dei rifugiati da ricollocare. Tallinn auspica una partecipazione più diretta a tale processo e si è impegnata a partecipare con 2,8 milioni di Euro al fondo di tre miliardi a favore della Turchia. Nessun rifugiato è stato ricollocato dall’Italia.

Cooperazione regionale. L’Estonia partecipa insieme agli altri 7 Paesi UE dell’area baltico-scandinava  alla “Strategia per la Regione del Mar Baltico”, approvata nel 2007 e riguardante i settori di ambiente, infrastrutture e competitività. E’ stata molto attiva  anche nella cosiddetta “Dimensione Nordica” dell’UE, la politica comune adottata nel 1999 per rafforzare il dialogo dei Paesi UE della regione con l’Islanda, la Norvegia e la Russia. In seguito alla crisi ucraina il dialogo con Mosca si è chiaramente ridimensionato ma la natura tecnica della Dimensione le permette di procedere nonostante le frizioni di tipo politico.

Politica Agricola Comune. Molto positivo per Tallinn l’aumento dei fondi comunitari (+40% rispetto al 2007-2013) a favore dell’agricoltura estone decisi nel bilancio pluriennale dell'UE per il periodo 2014-2020.

Budget dell’UE. Nel periodo 2007-2013 l’Estonia ha ricevuto fondi comunitari per un totale di circa 4.5 miliardi di Euro, utilizzati in vari settori, dall’educazione all’agricoltura, dall’energia ai trasporti; ha invece contribuito al bilancio UE con circa 900 milioni di Euro. Nel corso del negoziato sul nuovo budget 2014-2020, Tallinn ha proposto un aumento delle entrate tramite fonti di finanziamento comunitario quali, ad esempio, una tassa europea. Il nuovo budget UE prevede 5,89 miliardi di Euro di finanziamenti per l’Estonia.

Energia. L’Estonia sostiene il Baltic Energy Market Interconnection Plan (BEMIP), il progetto approvato nel 2009 dalla Commissione UE per aumentare la sicurezza energetica del nord Europa rafforzando i collegamenti energetici tra i Paesi della regione. Tallinn intende liberarsi dall’eccessiva dipendenza dalla Russia reperendo nuove fonti sia nell’UE (in particolare nel settore rinnovabili), sia fuori (soprattutto, negli Stati Uniti), nonché creando nuove interconnessioni energetica tra i membri dell’UE. Si inserisce in tale strategia la firma dell’accordo di cofinanziamento UE-Estonia-Finlandia per il Baltic-connector avvenuta il 21 ottobre 2016 a Bruxelles. L’Unione contribuirà al 75,5% dei costi totali con 187,5 milioni di Euro alla costruzione di un gasdotto sottomarino di 152 chilometri (capacita prevista: 7,2 milioni di m2 al giorno) e di due stazioni di decompressione.

Alta tecnologia. L’Estonia sostiene l’Agenda Digitale Europea e dal dicembre 2012 ospita a Tallinn l’eu-LISA, l’Agenzia UE per la gestione operativa dei sistemi IT. Il Commissario estone nella Commissione Junker, Andrus Ansip, è Vice Presidente con delega per il Mercato Digitale Unico.

Infrastrutture e trasporti. L’Estonia attribuisce grande importanza al progetto Rail Baltica, così da ridurre l’isolamento del Paese connettendolo alla rete ferroviaria dell’Europa centrale. E’ stata creata in proposito una joint venture per la gestione dei fondi comunitari stanziati nel luglio 2015 e pari a circa 540 milioni di Euro - di cui 179 riguardanti la parte di tracciato di competenza estone.

 

POLITICA ESTERA: RELAZIONI CON LA NATO

L’Estonia è membro della NATO dal 29 marzo 2004. Tallinn ha sostenuto il nuovo Concetto Strategico del 2010, apprezzandone in particolare l’enfasi sulla difesa collettiva, sui rischi di attacchi militari convenzionali e sulla cooperazione rafforzata con l’UE, con i partner non-NATO e con gruppi regionali quali il Dialogo Mediterraneo e la Istanbul Cooperation Initiative. Dopo la crisi ucraina sono invece emerse forti riserve sul proseguimento del partenariato con la Russia. Tallinn auspica inoltre il proseguimento di programmi come l’Euro-Atlantic Partnership Council e la Partnership for Peace.

L’Estonia attribuisce grande importanza alla Baltic Air Policing Mission, la quale assicura il controllo da parte dell’Alleanza dello spazio aereo di Estonia, Lettonia e Lituania. Tallinn ha messo a disposizione della missione la propria base aerea di Ämari, tra le più moderne della regione. Tra i Paesi che in tale ambito hanno utilizzato la base per i propri velivoli, Danimarca, Germania, Spagna, Regno Unito e Belgio. La stessa base di Ämari è inoltre centro di dislocamento degli asset aerei statunitensi in seno all’operazione Atlantic Resolve (2015).

Tallinn condivide l’attenzione della NATO verso le minacce non convenzionali: oltre al terrorismo, quelle contro la sicurezza energetica e quella cibernetica. L’attenzione verso quest’ultima tematica si deve anche dal fatto che l’Estonia fu nel 2007 vittima di un massiccio attacco di hackeraggio. Dal maggio 2008 Tallinn ospita il NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence.

Il maggiore contributo dell’Estonia alle missioni internazionali di pace si è realizzato in ambito NATO. Il contingente militare estone più numeroso mai impegnato all’estero è stato quello facente parte di una compagnia di artiglieria in Afghanistan, nella provincia di Helmand, sotto il comando britannico. L’impegno di Tallinn in quel quadrante era iniziato nel 2003 ed ha visto nel 2009, in concomitanza alle elezioni presidenziali afghane, la presenza massima di 289 militari. Durante la missione combattente, conclusasi nel 2014, nove soldati estoni sono caduti e 92 feriti. L’impegno di Tallinn si è poi ridotto dal 2014 a circa 20 unità, nessuna delle quali combattente. Attualmente 4 militari estoni operano nella missione Resolute Support. Tra le partecipazioni precedenti, ricordiamo quella a KFOR (1999-2010) e alle operazioni in Libia (agosto-settembre 2011).

L’Estonia contribuisce anche, dal 2005, con proprie unità e personale militare della Marina e dell’Esercito, alla NATO Response Force.

Tallinn ha ospitato la Ministeriale Esteri della NATO nell’aprile 2010 ed una sessione dell’Assemblea parlamentare NATO nel maggio 2012. Il Segretario Generale Stoltenberg ha effettuato una visita in Estonia il 20 novembre 2014. L’8 dicembre 2016, invece, è stata la Presidente Kersti Kaljulaid a prestare visita al NATO HQ.

Ancor più in seguito alla crisi ucraina, il rafforzamento delle strutture di sicurezza euro-atlantiche è per il governo di Tallinn una priorità assoluta. A tal proposito, i risultati del Vertice di Celtic Manor del settembre 2014 sono stati considerati adeguati dalle autorità estoni: la realizzazione concreta di tali decisioni rappresenteranno per Tallinn la vera priorità del prossimo futuro della NATO. L'Estonia è impegnata al massimo onde assicurare supporto alle truppe alleate presenti sul proprio territorio; a tal proposito nel 2015 ha ulteriormente aumentato la percentuale del PIL per le spese dal 2 al 2,18%. Ciò risulta significativo nella misura in cui l’Estonia è tra i pochi membri– assieme a Stati Uniti, Grecia, Regno Unito e Polonia – ad investire in Difesa quanto richiesto dall’Alleanza, a chiara dimostrazione delle proprie aspettative in termini di sicurezza collettiva da parte della stessa.

Nel giugno 2015 ha avuto inizio l’attività della NATO Force Integration Unit Estonia (NFIU-Estonia), stabilita nell’ambito delle decisioni dell’Alleanza relative alla forza ad altissima prontezza (VJTF) del Vertice NATO di Celtic Manor. L’unità sarà impegnata nell’identificazione dei migliori network logistici e dei più adeguati nodi infrastrutturali e di trasporto allo scopo di assicurare il più rapido schieramento, nelle regioni individuate, della VJTF. Oltre che in Estonia, analoghe unità saranno operative negli altri due Paesi baltici, in Bulgaria, Polonia e Romania. NFIU-Estonia è composta da 41 unità, di cui 21 fornite  da altri nove Paesi alleati; è attiva dal 1 settembre 2015..

Positive le valutazioni estoni sugli esiti del Vertice NATO di Varsavia del luglio 2016 ed in particolare sulle decisioni assunte relativamente ad una presenza militare più robusta nella regione baltica - già seguite al Summit gallese di due anni prima, in risposta alla crisi ucraina. Tale evoluzione rappresenta per Tallinn l’applicazione concreta di un approccio di lungo termine che permetterà di trovare risposte  adeguate e concertate alle minacce provenienti da Est. La cerimonia di insediamento del contingente NATO, composto da truppe britanniche e francesi per un totale di circa 1200 uomini, ha avuto luogo il 20 aprile 2017. Nel 2018 il nucleo francese sarà sostituito da forze danesi.

L’Estonia sostiene infine la necessità di proseguire nella politica di “open door dell’Alleanza. Infatti, Tallinn ha recentemente sostenuto il processo di avvicinamento del Montenegro alla NATO ed apprezza l’intensificazione della cooperazione militare con Finlandia e Svezia – definiti dall’Estonia i “partner più stretti” della NATO.  

 

POLITICA ESTERA: RELAZIONI CON LA RUSSIA

Le relazioni tra Estonia e Russia hanno conosciuto dal 1991 ad oggi fasi alterne. Alla distensione nei rapporti bilaterali avvenuta nella seconda metà degli anni Novanta è seguito un riaccendersi dei dissapori dei due Paesi, causato da un crescendo di eventi che ha portato fino all’odierna condizione di scarsa fiducia reciproca. Qui di seguito sono presentati alcuni elementi chiave per la definizione dei rapporti politici tra Estonia e Russia.

a) L’integrazione economico-sociale e politica della comunità russofona. Il fenomeno dell’apolidia.

Il trattamento della minoranza di lingua e cultura russa, o russofona, residente in Estonia – pari a circa un quarto della popolazione totale ed in gran parte concentrata nella capitale e nella contea orientale di Ida-Viru - ha subito un’evoluzione significativa negli ultimi decenni.

Dal 1991, in conformità con l’indirizzo politico di un Paese nuovamente indipendente che intendeva difendere la propria ritrovata identità nazionale, la cittadinanza fu concessa solo a chi la possedeva prima dell’annessione sovietica ed ai discendenti: nella stragrande maggioranza, pertanto, alla popolazione di etnia estone. Tale scelta politica fu sancita da un referendum pubblico seguito direttamente a quello costituzionale.

Nel 1995 una successiva legge sulla cittadinanza ha modificato nella forma – ma non nella sostanza – il precedente disposto, contemplando la naturalizzazione anche per altre categorie di residenti ma soltanto previo esame di conoscenza della lingua estone. Quest’ultimo requisito ha costituito per molto tempo, a causa della complessità della lingua estone, un ostacolo significativo all’acquisizione della cittadinanza da parte della popolazione di etnia russa, soprattutto quella di età più avanzata. Da questo è scaturito il fenomeno dei residenti russofoni apolidi in territorio estone. Secondo il Ministero dell’Interno estone, a gennaio 2016 essi sono circa 82 mila su una comunità russa complessiva di circa 300 mila persone: il resto di tale comunità o ha la cittadinanza russa o quella estone. Il fenomeno dei russofoni apolidi in Estonia ha un’aggravante nel fatto che i nuovi nati ed i figli minorenni di tale segmento di popolazione possono essere naturalizzati solo su espressa richiesta dei genitori – una richiesta che spesso incontra ostacoli ideologici alla propria espressione.  Di conseguenza, poiché i non-cittadini estoni non potevano ascendere a posizioni di responsabilità in settori importanti della società come le Forze Armate e la Pubblica Amministrazione, lo sviluppo dell’Estonia post-sovietica fu quasi esclusivo appannaggio dell’etnia estone con la conseguente parziale marginalizzazione politico-economica di circa un quarto dei residenti. Chiaramente, questo ha avuto ricadute in termini di integrazione tra le comunità.

Tuttavia, a partire dalla fine degli anni Novanta, anche a seguito delle pressioni della comunità internazionale e delle proteste russe, il governo estone ha affrontato il problema dell’integrazione della minoranza apolide con maggiore impegno ed efficacia: una recente riforma della legge sulla cittadinanza ha alleggerito le difficoltà dei test linguistico per gli “over 65” (con l’abolizione tout court della prova scritta, quella oggettivamente più difficile) e previsto la concessione automatica della cittadinanza agli individui di età inferiore ai 15 anni o nati dopo il primo gennaio 2016, anche senza l’assenso dei genitori - i quali possono sempre chiederne però la revoca.

Dal punto di vista strettamente giuridico, la limitazione dei diritti fondamentali, civili e politici per gli apolidi in Estonia riguarda soltanto l’elettorato attivo e passivo per il Parlamento, mentre è ammessa la partecipazione alle elezioni amministrative. Vi sono ancora limitazioni, tuttavia, per ciò che riguarda l’interesse legittimo ad un’occupazione nella Pubblica Amministrazione estone dove, per le posizioni di maggiore responsabilità decisionale, è ancora richiesto il possesso della cittadinanza estone. Nessun ostacolo, invece, alla libera attività imprenditoriale o all’accesso ad educazione scolastica, assistenza sanitaria, diritti di proprietà, ecc. L’apolidia è considerata da alcuni residenti senza cittadinanza estone addirittura uno status privilegiato poiché permette di evitare il servizio di leva (che in Estonia è obbligatorio e prevede un servizio “di riserva” prolungato) e di viaggiare senza necessità di visto sia nei Paesi dell’Unione Europea che in Russia.

Nonostante lo status di apolidia non arrechi dunque nessun danno significativo, di per sé, alla qualità della vita della comunità russa, la questione continua ad essere un “irritante” nelle relazioni tra Tallinn e Mosca. Quest’ultima infatti considera la situazione come un’inaccettabile violazione dei diritti umani, risolvibile soltanto con la concessione automatica del passaporto estone a tutti i residenti di etnia e lingua russe, indipendentemente dalla loro età e dalle loro circostanze famigliari. Di conseguenza Mosca saluta favorevolmente le modifiche espansive delle norme sulla cittadinanza estone, ma non ritiene quanto fatto ancora sufficiente. 

Nel tentativo di dare un’ulteriore spinta alla faccenda, il Primo Ministro Ratas ha annunciato ai microfoni di Radio Svoboda (tele-emittente  russa) la proposta di voler ampliare la cittadinanza a tutti i residenti in Estonia da almeno 25 anni, dunque dal termine dell’occupazione sovietica, a prescindere dall’appartenenza etnico-linguistica di origine – ma fermo restando gli altri requisiti stabiliti dalla legge. Tale progetto, tuttavia, è stato accolto sfavorevolmente da più parti dello spettro politico estone e dunque risulta scarsamente probabile che possa essere avviata una riforma in tal senso nel breve periodo.

b) Il “Soldato di Bronzo”.

Un episodio cruciale nei rapporti russo-estoni degli ultimi anni è rappresentato dalle manifestazioni, avvenute a Tallinn nell’aprile 2007 e culminate in episodi di violenza e saccheggio, organizzate da alcuni esponenti della minoranza russofona per protestare contro la decisione dell’allora governo estone di rimuovere dal centro della capitale il monumento celebrativo della vittoria dell’Unione Sovietica nella Seconda Guerra Mondiale (il cosiddetto “Soldato di Bronzo”) e una dozzina di circostanti tombe di caduti (presumibilmente russi) onde trasferirli all’interno di un cimitero militare alla periferia della capitale.

Tale decisione fu motivata ufficialmente dalle autorità estoni con l’intenzione di dare al memoriale una più adeguata sistemazione ma, ufficiosamente, l’obiettivo era quello di togliere dal centro della città un retaggio dell’occupazione sovietica divenuto nel tempo un luogo di incontro e di manifestazioni antigovernative). L’evento fu percepito da Mosca e dalla comunità russa residente in Estonia come un’offesa alla memoria dei caduti russi della Seconda Guerra Mondiale, e da lì ne seguirono appunto le violenze. Dopo tale episodio analoghe tensioni sociali su base etnica non si sono più ripetute ma il ricordo della vicenda continua a danneggiare i rapporti bilaterali , se non altro perché Tallinn ha sempre sospettato che il massiccio attacco informatico di hacker che immediatamente seguì le proteste fosse stato eterodiretto dal Cremlino.

c) Delimitazione della frontiera di Stato.

Il negoziato fu avviato nel 2004 e si giunse alla firma di un testo nel 2005. L´accordo, il primo di tale natura nei rapporti bilaterali, definiva con due diversi trattati la demarcazione terrestre e marittima previo uno scambio di territori. L´Estonia accettava una riduzione del proprio territorio di circa il 5% rispetto al confine tracciato nel 1920 dal Trattato di Pace di Tartu e la definitiva assegnazione al territorio russo della regione di Petseri/Pechory - abitato in gran parte dal gruppo etnico ugro-finnico dei Setu, minoranza di religione cristiano-ortodossa e dall’idioma affine all’estone.

Il Parlamento estone ratificò l’accordo nel giugno 2005 con un’ampia maggioranza, fatto non scontato data la reticenza con cui alcuni Partiti di centro-destra avevano accettato la pur limitata cessione di territorio alla Russia. La Duma rifiutò invece la ratifica a causa dell’introduzione nella legge di ratifica estone di un preambolo che richiamava la continuità giuridica con l’Estonia repubblicana nata alla fine della Grande Guerra: un impasse relativo dunque non a contenuti specifici dell’accordo ma ad una questione storico-identitaria relativa al momento fondante dell’Estonia - momento che Mosca identifica nella dissoluzione dell'URSS e non, come invece sostiene Tallinn, nella Dichiarazione di Indipendenza del 24 febbraio 1918.

Dopo anni di stallo la situazione si sbloccò nel 2013 con il riavvio dei negoziati  a livello di delegazioni parlamentari e di alti funzionari dei rispettivi Ministeri degli Esteri. Rispetto ai testi del 2005 furono aggiunti due nuovi paragrafi in cui Russia ed Estonia rinunciavano “ora e per sempre” a rivendicazioni territoriali. Il governo di Tallinn ha dato nel maggio 2013 la propria approvazione al testo concordato dalle due delegazioni governative ed il 18 febbraio 2014 i due Ministri degli Esteri Paet e Lavrov hanno firmato i due Accordi a Mosca.

La crisi ucraina che seguì poco dopo sembrò mettere a rischio la ratifica degli Accordi, benché l’Estonia avesse reiterato ufficialmente la propria contrarietà a qualsiasi collegamento tra le questioni. Ed in effetti nel Riigikogu l’iter di ratifica non fu formalmente revocato e anzi si è proceduto ad una approvazione in prima lettura. Tallinn sta ora attendendo che Mosca si muova in parallelo.

d) La crisi ucraina, il referendum in Crimea e le sanzioni.

La crisi ucraina è stata accolta sin dall’inizio con preoccupazione da Tallinn, a maggior ragione in virtù delle proprie precedenti frizioni con Mosca. Il referendum indipendentista è stato definito senza indugio dall’Estonia come illegale, ricorrendo a due ordini di argomentazioni: da un lato, la sua inconciliabilità con il dettato della Costituzione ucraina; dall’altro, perché svoltosi in presenza delle truppe di un Paese aggressore. Stando così le cose, Tallinn ha supportato le decisioni dell’UE in materia di sanzioni, le quali sono qui considerate come una misura dovuta e modulabile solo nella misura in cui il contesto di crisi rispecchi dei concreti miglioramenti. In tal contesto, è auspicato un ruolo sempre più attivo dell’Unione nella vicenda, sia tramite l’invio di missioni di osservazione, sia con l’accelerazione del processo di avvicinamento dell’Ucraina all’UE.

Le prime reazioni ufficiali ai risultati del negoziato “Minsk-II” del febbraio 2015 sono state improntate a relativa soddisfazione ma anche al sospetto dell’inaffidabilità del Cremlino e dei secessionisti. Riguardo alla fornitura di armi a Kiev, l’Estonia ha finora mostrato cautela sottolineando l’impossibilità propria a provvedervi, data la mancanza di materiale adeguato nel proprio arsenale. Tuttavia, Tallinn sostiene l’Ucraina con aiuti finanziari ed umanitari, al contempo sottolineando la necessità che le autorità ucraine si impegnino con sempre maggiore risolutezza nel cammino di riforma istituzionale e nella lotta contro la corruzione.

Le esercitazioni ed i movimenti di truppe russe lungo il confine orientale ucraino ed i sempre più frequenti episodi di violazione dello spazio aereo NATO nel Baltico da parte di velivoli militari russi sono guardati con crescente apprensione dall’Estonia. Essa non ritiene probabile una riproposizione della crisi ucraina all’interno dei propri confini, data la garanzia di sicurezza collettiva implicata dall’appartenenza alla NATO. Tuttavia, Tallinn non sottovaluta i possibili rischi derivanti da ulteriori recrudescenze delle tensioni Est-Ovest o ad errori di calcolo della Russia; è per tale ragione che ha salutato con soddisfazione le decisioni dei vertici di Galles (settembre 2014) e Varsavia (luglio 2016) riguardo alla crisi e alla presenza di truppe NATO nella regione baltica.

A fronte di reazioni istituzionali esplicitamente critiche verso il Cremlino, la comunità russa residente in Estonia ha finora seguito gli sviluppi della crisi con relativo distacco. Anche se per motivi etno-nazionali essa guarda con generica simpatia alla Russia ed alla sua attuale dirigenza, nessuna pulsione secessionista è al momento percepibile: d’altronde, anche i più filorussi comprendono ed apprezzano i molti vantaggi della propria residenza in Estonia, soprattutto se confrontati con le condizioni ben peggiori delle popolazioni delle regioni della Federazione Russa adiacenti al confine. Anche a Tallinn - dove metà della popolazione è di etnia russa - le poche manifestazioni pro-Mosca organizzate dopo l’inizio della crisi ucraina hanno avuto un seguito modesto. E’ un segno positivo anche il fatto che nessun agente provocatore abbia voluto approfittare di tali occasioni per provocare incidenti. Inoltre, i leader politici estoni continuano a dar segno di temperanza evitando di strumentalizzare la crisi a fini interni, come ha confermato l’assenza del tema dei rapporti colla Russia nelle più recenti campagne elettorali per il rinnovo del Parlamento europeo e del Riigikogu. Resta infatti viva la preoccupazione delle autorità riguardo ai pericoli di un’offensiva mediatica di disinformazione da parte del Cremlino; giocando in anticipo rispetto ad una simile eventualità, la TV nazionale ha creato il primo canale estone completamente in lingua russa - un tentativo che pur rimane velleitario nella misura in cui l’emittente dispone di risorse limitate e propone un palinsesto meno accattivante rispetto alla TV russa.

Le contromisure di Mosca alle sanzioni UE hanno avuto effetti anche sull’economia estone, soprattutto nel settore (caseario) dell’agroindustria  - nel quale si concentrava la quasi totalità delle esportazioni estoni verso la Russia. Meno colpiti altri settori caratterizzati da mercati di esportazione meglio diversificati. Secondo le stime delle autorità locali, le ripercussioni sulla crescita economica del Paese sono state tuttavia limitate (circa lo 0,5% del PIL annuo).

e) Il “caso Kohver”.

Il 5 settembre 2014 Eston Kohver, un funzionario dei servizi segreti estoni di livello medio-alto, fu arrestato dal Servizio di Sicurezza Federale russo (FSB) lungo la linea di confine vicino a Luhamaa, nel sud-est dell’Estonia, area prospicente all’oblast russo di Pskov. Si è trattato del primo caso in assoluto di incidente del genere lungo la frontiera tra i due Paesi.

Sulla dinamica dell’arresto circolarono versioni contrastanti. Secondo i servizi estoni esso si sarebbe svolto nel proprio territorio nazionale e quindi si configurerebbe come un vero e proprio rapimento, peraltro perpetrato a mano armata e preceduto da azioni di interferenza delle telecomunicazioni nell’area dell’incidente. I servizi russi hanno invece sostenuto che Kohver si trovasse al momento del fatto già sul loro territorio. L’accusa di Mosca contro Kohver - per la quale un tribunale di Pskov ha poi comminato una pena a 15 anni di carcere - era di spionaggio e traffico di armi; per Tallinn egli era invece in servizio, legittimamente, per raccogliere informazioni utili al contrasto alla criminalità organizzata transfrontaliera.

Le reazioni istituzionali estoni, seppur preoccupate, furono relativamente moderate evitando di strumentalizzare la vicenda e dare spazio ad ulteriore retorica antirussa. Contemporaneamente, però, l’Estonia avviò una strategia diplomatica bilaterale e multilaterale per condividere le pressioni sulla Russia anche con il resto della comunità internazionale.

Kohver è stato rilasciato , in buone condizioni psicofisiche, il 26 settembre 2015 in cambio della liberazione da parte estone di un altro funzionario dei servizi di sicurezza nazionali, Alexei Dressen, detenuto in Estonia dal 2012 dopo la sua condanna a 16 anni di reclusione per spionaggio a favore della Federazione Russa. Lo scambio è fisicamente avvenuto sul ponte sul fiume Piusa, nell’Estonia sudorientale, ed era stato preceduto dalla grazia per i due funzionari a firma dei Presidenti Ilves e Putin.

 

POLITICA ESTERA: COOPERAZIONE REGIONALE NEL BALTICO

La cooperazione regionale nel Baltico si sviluppa attraverso un’articolazione “a centri concentrici” su tre livelli:

1. Il primo è il Consiglio Baltico, i cui prodromi risalgono addirittura al 1934. Esso raggruppa soltanto i tre Paesi baltici propriamente detti e trova nella geografia e nella comune storia sovietica la propria ragion d’essere – nonostante le numerose le differenze culturali, linguistiche, economiche e sociali che al contempo diversificano Estonia, Lettonia e Lituania. Il Consiglio Baltico continua la propria attività anche se il centro di gravità della collaborazione regionale si è spostato, secondo le priorità di Tallinn, verso istituzioni di ampiezza e rilevanza maggiore (v. poi). Tale istituzione ha anche una dimensione parlamentare, la quale si concretizza in riunioni congiunte di rappresentanti dei rispettivi Parlamenti.

2. Il secondo è rappresentato dalla Cooperazione Nordico-Baltica (NB8), la quale comprende, oltre ai tre Baltici, anche Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia. Il formato non prevede strutture istituzionalizzate ma si estrinseca in una Presidenza annuale ed in riunioni a vari livelli, analogamente a gruppi simili come il G8 o il G20. Fino al 2000 il gruppo si riuniva nel formato 5+3 ma su iniziativa dell’Estonia tale separazione è stata eliminata onde enfatizzare la sempre maggiore integrazione tra i paesi partecipanti.

3. Nel cerchio concentrico più esterno vi è infine il Consiglio degli Stati del Mar Baltico cui partecipano, oltre ai Paesi del “NB8”, anche Germania, Polonia, Russia, più la Commissione Europea. Hanno status di Paesi osservatori, tra gli altri, Italia, Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

Il 2014 ha rappresentato un anno particolarmente rilevante per la politica regionale di Tallinn nel Baltico, essendo che l’Estonia ha avuto, nella seconda parte dell’anno, la presidenza di tutti e tre i gruppi sopracitati.

Inoltre, tra le priorità dell’Estonia in seno all’Unione Europea vi sono l’applicazione sia della Strategia UE per la regione del Mar Baltico, lanciata nel 2009, sia della Dimensione Nordica, la politica comune adottata nel 1999 al fine di rafforzare il dialogo tra Paesi i UE della regione con Islanda, Norvegia e Russia.

 

RAPPORTI BILATERALI

 Relazioni politiche

 

I rapporti politici bilaterali sono positivi e costanti. L’Italia, che non aveva mai riconosciuto la sovranità dell’Unione Sovietica sui Paesi baltici, nel 1991 ha subito preso atto della rinnovata indipendenza dell’Estonia inviandovi un Ambasciatore residente e poi sostenendone l’ammissione ad UE e NATO. La positiva cooperazione è proseguita anche nel più ampio contesto dei fori multilaterali di cui entrambi i Paesi sono membri.

Oltre alla visita di Stato del Presidente della Repubblica Ciampi il 20-21 aprile 2004 (che restituiva quella del Presidente Rüütel nel novembre 2002) sono da ricordare anche altre visite istituzionali di alto livello: della Speaker Ergma in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia nel 2011 e due volte nel 2014 (in gennaio per un incontro bilaterale ed in marzo per partecipare alla riunione a Roma di tutti gli Speaker dei Paesi UE); del Ministro degli Esteri Frattini nel 2009 e nel 2010; dell’omologo Paet nel giugno 2011 e nell’aprile 2014; del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Lupi in occasione della Conferenza sulle reti TEN-T nell’ottobre 2013; dei Ministri della Cultura estoni a Venezia per la Biennale dell’Architettura (Lang due volte nel 2012 e 2013, Saar nel giugno 2015); del Ministro degli Interni Vaher nel febbraio 2014 per raccogliere dati sulle esperienze italiane nella lotta antidroga e requisizione dei beni posseduti dalla criminalità organizzata; del suo successore Pevkur nell’ottobre 2015 (quando ha firmato con il Ministro Alfano una dichiarazione sulla cooperazione bilaterale per il trasferimento dei richiedenti asilo: a seguito di ciò funzionari estoni sono stati inviati in Italia per aiutare in loco il processo di selezione dei rifugiati da riallocare in Estonia). Da ricordarsi anche l’incontro tra i due Ministri degli Esteri Mogherini e Paet svoltosi a Roma il 29 aprile 2014 e le visite non ufficiali effettuate a Milano per l’EXPO dal Capo dello Stato Ilves (7 giugno 2015, in occasione dell’”Estonia Day”) e dal Premier Roivas (6-7 ottobre 2015). In precedenza Ilves aveva già compiuto altre due visite in Italia, in quei casi di natura ufficiale, nel 2009 e nel 2012.

Il 29 aprile 2017, il Presidente del Consiglio Gentiloni ha incontrato, a Bruxelles, il Premier Estone, Ratas, il quale ha presentato al nostro Presidente del Consiglio le priorità della presidenza estone dell’UE per il secondo semestre 2017. Il 31 maggio 2017 ha poi avuto luogo a Roma un incontro tra Ministri della Difesa, Pinotti e Tsahkna.

Qualificati i rapporti anche a livello parlamentare. Nel Riigikogu è stato creato dal 1993 un gruppo di amicizia italo-estone, poi riconfermato ad ogni legislatura: l’attuale gruppo di amicizia è composto da deputati in rappresentanza dei principali partiti presenti in Parlamento. Il gruppo è attualmente presieduto da Oudekki Loone, esponente del Partito di Centro. Dal lato italiano è stato attivo negli anni scorsi un gruppo di amicizia collettivo Italia-Paesi Baltici nel contesto della nostra partecipazione all’Unione Interparlamentare: attualmente il gruppo non risulta tuttavia essere stato ricostituito. A Tallinn sarebbe comunque apprezzato che anche in Italia si potesse dar vita in futuro ad un gruppo di amicizia parlamentare italo-estone autonomo..

Dal gennaio 2016 è vigente un Accordo di rappresentanza per il rilascio di visti Schengen per l’Estonia da parte delle rappresentanze consolari italiane in Pristina, Quito, Doha, San Francisco, Los Angeles, Houston Chicago e Miami.

 


 

Accordi

 

7 ottobre 1998

 

Accordo in Materia di Cooperazione Turistica.

8 febbraio 1999

Accordo per l’Abolizione Reciproca dei Visti.

3 marzo 1999

Accordo sulla Riammissione delle Persone.

26 gennaio 2000

Accordo sulla Regolamentazione Reciproca dell’Autotrasporto Internazionale di Viaggiatori e Merci.

30 gennaio 2000

Accordo sulla Cooperazione nei Settori della Cultura, dell’Educazione, della Scienza e della Tecnologia.

22 febbraio 2000

Convenzione per Evitare le Doppie Imposizioni in Materia di Imposte sul Reddito e per Prevenire le Evasioni Fiscali.

9 maggio 2000

Accordo sulla Promozione e Protezione degli Investimenti.

9 febbraio 2001

Accordo sulla Cooperazione nel Campo della Difesa.

8 marzo 2001

Accordo di Sicurezza per la Reciproca Tutela delle Informazioni Classificate.

8 settembre 2009

Accordo di Cooperazione Bilaterale Contro il Crimine Organizzato, il Terrorismo ed il Narcotraffico.

23 gennaio 2014

Memorandum d’intesa nel campo degli approvvigionamenti per la Difesa.

Il 18 marzo 2009 è stata inoltre firmata una Dichiarazione congiunta per il rafforzamento della cooperazione tra i rispettivi Ministeri degli Esteri.

 

Relazioni economiche, finanziarie e commerciali

 

A seguito della contrazione dei flussi commerciali estoni registrata nel 2015 che si era riflessa anche sull'interscambio con il nostro Paese, nel 2016 è invece ripreso il trend di crescita positiva che aveva caratterizzato l’interscambio commerciale dal 2010 al 2014. Nello scorso anno le esportazioni italiane sono ammontate a 355 milioni di Euro con una crescita rispetto al 2015 del 7,1%. Nello stesso periodo, le importazioni italiane (per un valore di 111,5 milioni di Euro) hanno invece registrato un aumento sull’anno dell’1,1%. Il saldo commerciale ha presentato nel 2016 un surplus per l’Italia di circa 243 milioni di Euro con un aumento del 10,1% rispetto al 2015.

Nel 2016 le principali voci delle esportazioni italiane hanno riguardato in termini di valore macchine ed apparecchi, materiale elettrico e loro parti con un’incidenza sul totale complessivo del 25,2%, metalli comuni e loro lavori (13,4%), materie tessili e loro manufatti (10,4%), materiale da trasporto (7,8%), prodotti dell’industria alimentare e bevande (6,7%). Quanto alle importazioni italiane dall'Estonia, le principali voci sono state macchine ed apparecchi, materiale elettrico e loro parti (28,1% sul totale), paste di legno o di altre materie fibrose, carta (15,3%), animali vivi e altri prodotti del regno animale (11,2%), legno, carbone di legna e lavorati in legno (10,3%).

Secondo i dati della Banca di Estonia aggiornati a marzo 2017, nella graduatoria degli investimenti diretti esteri in Estonia l’Italia occupa alla data del 31 dicembre 2016 la 20ma posizione con un ammontare complessivo di 116,1 milioni di Euro, pari allo 0,6% del totale degli IDE in entrata. Rispetto al 2015, anno in cui si sono registrati investimenti italiani pari a 95,2 milioni di Euro, l’aumento tendenziale è stato del 22,0%. Nello stesso periodo di riferimento lo stock di IDE estoni in Italia ammonta a 106,6 milioni di Euro (l’1,7% del totale e nono posto nella classifica delle principali destinazioni degli investimenti esteri del Paese). Rispetto ai 99,8 milioni di Euro rilevati al 31 dicembre 2015 lo stock di investimenti verso l’Italia è aumentato del 6,8%.

La nostra presenza imprenditoriale in Estonia in cui si registra una partecipazione societaria è assicurata da poco più di 350 imprese di diritto locale. I settori interessati sono concentrati fondamentalmente nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (circa il 24% sul totale delle imprese), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (22%) e nelle attività immobiliari (16%). Si registra inoltre una presenza di imprese nei settori delle attività finanziarie e assicurative (8%), nei servizi di informazione e comunicazione (8%), nelle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento (6%) e nelle attività amministrative e di servizi di supporto (5%).

Passando in esame le classi del settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio si assiste ad una prevalenza dell’intermediazione non specializzata, cui segue il commercio dei prodotti alimentari e bevande, dei prodotti tessili, abbigliamento, calzature e articoli in pelle, delle apparecchiature informatiche e dei macchinari, attrezzature e forniture per l’industria. Riguardo alle attività professionali, scientifiche e tecniche si registra una maggiore presenza di imprese nelle classi della consulenza gestionale, degli studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici, della ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell'ingegneria. Per ciò che concerne le attività immobiliari le classi del settore riguardano in ordine di importanza la compravendita, l’affitto e la gestione di beni immobili propri.

Con riferimento al settore finanziario prevalgono le attività delle società di partecipazione (holding) rispetto a quelle delle società fiduciarie, fondi e di analoghi enti finanziari. Nei servizi di informazione e comunicazione, la programmazione e le attività di consulenza informatica rappresentano per importanza le principali classi.

Per quanto riguarda la presenza di grandi gruppi economici italiani, Finmeccanica è coinvolta in Estonia da alcuni anni con due società del gruppo per la realizzazione di forniture e progetti legati all'industria della difesa. In Estonia sono impiegati attualmente 3 elicotteri (AW139) forniti tra il 2005 ed il 2010 dall’Agusta Westland alla Guardia di Frontiera ed al Ministero degli Interni. In passato, un interesse specifico per lo stesso modello era stato manifestato anche dal Ministero della Difesa. [F1] Finmeccanica (SELEX ES) vanta da tempo un posizionamento consolidato: nel dicembre 2012 ha fornito al Ministero della Difesa estone un sistema di assistenza alla navigazione, supporto logistico e documentazione per l’ammodernamento della Base aerea di Ämari, cui ha fatto seguito a fine 2013 la vendita di un ulteriore set di parti di ricambio. Ulteriori attività di assistenza post-vendita sono state svolte nel periodo di garanzia del sistema fino a giugno 2015. Nel gennaio 2014 è stato firmato il MoU bilaterale nel campo degli approvvigionamenti per la Difesa, in sostituzione del precedente sottoscritto nel 1998, che si prefigge di intensificare i rapporti tra Italia e Estonia sia nel settore operativo che in quello dei materiali della Difesa.

In Estonia si annovera anche la presenza del Gruppo Prysmian, leader mondiale nel settore dei cavi e dei sistemi ad alta tecnologia per l'energia e telecomunicazioni. Questo nel 2011 era entrato come azionista di minoranza nell’azienda estone  Draka Keila Cables e nel luglio 2014 ha finalizzato l'acquisizione del rimanente 34% delle azioni divenendone l'azionista unico. Presente inoltre il Gruppo Menarini, che opera nel Paese dal 2005 attraverso la controllata Berlin-Chemie Menarini Estonia. Da segnalare anche la Pro Kapital Grupp AS attiva nel settore immobiliare, soprattutto nello sviluppo di progetti relativi a centri commerciali e complessi residenziali.

La partecipazione dell’Estonia, con un proprio padiglione nazionale, all’EXPO Milano 2015 (unico Paese europeo nordico ad assicurare una tale presenza) ha contribuito ad offrire ulteriori opportunità di rafforzamento dei rapporti bilaterali in campo economico commerciale. Il padiglione estone ha attirato oltre 2,5 milioni di visitatori risultando uno dei più apprezzati dell’EXPO e vincendo anche un premio di qualità.

Anche il turismo svolge un ruolo importante nelle relazioni italo-estoni. L’Italia resta una tra le destinazioni turistiche preferite in Estonia: nel 2015, ultimo anno di riferimento a disposizione, sono stati registrati 64.390 arrivi dall’Estonia in Italia (in aumento del 21,7% rispetto ai 52.918 rilevati nel 2014). Si è inoltre registrato un buon incremento sull’anno delle presenze estoni con un totale di 190.395 (in aumento del 17,4% rispetto alle 162.132 rilevate nel 2014). Tuttavia, anche l’Estonia sta diventando sempre più popolare tra i turisti italiani grazie soprattutto alle navi da crociera che in estate fanno tappa a Tallinn durante i loro tragitti nel Mar Baltico.

 

Relazioni culturali

Le relazioni in campo culturale tra Italia ed Estonia sono disciplinate dall’Accordo sulla Cooperazione culturale, scientifica e tecnologica firmato il 22 maggio 1997 a Tallinn ed in vigore dal 30 gennaio 2000. Il Protocollo esecutivo dell'accordo, firmato a Tallinn il 5 gennaio 2005, era previsto coprire il periodo 2005-2008. E’ attualmente in fase di negoziazione il nuovo programma esecutivo per gli anni 2016-2018.  

Le principali università estoni hanno manifestato interesse al rafforzamento della cooperazione con le controparti italiane anche attraverso il ricorso a borse di studio del programma comunitario ERASMUS grazie al quale numerosa è la presenza di studenti italiani in vari atenei dell’Estonia.

Per l’anno accademico 2015-2016 è stata concessa una borsa di studio per un totale di 3 mesi. I dati per il prossimo anno accademico non sono ancora stati resi noti dalle competenti autorità italiane (le richieste sono state otto). Nei due anni precedenti erano state concesse 5 borse di studio per un totale di 21 mensilità. Per ciò che riguarda la diffusione della lingua italiana, vi è  presso l'Università di Tallinn un corso di laurea in lingua italiana. Per circa venti anni è stato inoltre attivo un lettorato di ruolo presso l’Università di Tartu, la principale università del Paese ed una delle istituzioni accademiche più prestigiose del Baltico; tuttavia, il lettorato è stato chiuso nel contesto delle riduzioni complessive nella rete dei lettorati italiani all’estero, a partire dall’anno scolastico 2015-2016. Dal settembre 2016 è nuovamente presente un’insegnante dall’Italia a seguito dell’avvio anche in Estonia del recente progetto “Laureati per l’Italiano”, finanziato dalla Farnesina. A Tallinn sono inoltre disponibili corsi di italiano offerti a scopo di lucro dalla Società Dante Alighieri e da altri enti privati.

Tra le iniziative culturali più rilevanti promosse dall’Ambasciata d’Italia in Estonia è da ricordare innanzitutto la presentazione dell’edizione in lingua italiana dell’Hõbevalge di Lennart Meri, tenutasi presso la residenza dell’Ambasciatore nella serata del 21 febbraio 2017, alla presenza del Presidente del Riigikogu Eiki Nestor e di numerose personalità del mondo politico, accademico, artistico ed imprenditoriale, Opera fondamentale per la cultura estone, il libro ricostruisce le origini dei popoli baltici ed i loro movimenti, attraverso una narrazione dei contatti con genti diverse, provenienti dal Mediterraneo. Se si esclude l’edizione in finlandese, quella italiana è la prima versione ad essere realizzata in lingua straniera - un successo che permette di mettere in ulteriore contatto le culture del Nord e del Sud dell’Europa.

Il 2 marzo 2017 si è poi celebrata, presso la prestigiosa sede della Biblioteca Centrale di Tallinn, la giornata internazionale del design italiano. L’iniziativa ha riscosso grande successo, raccogliendo un folto pubblico in rappresentanza del mondo della cultura, dell’accademia, dell’imprenditoria e numerosi studenti. I partecipanti hanno avuto occasione di assistere alla proiezione del suggestivo corto “Delightful” di Matteo Garrone e di interagire con i relatori – esponenti di punta del design italiano ed estone. Grafica editoriale, qualità della vita in ambito urbano e cooperazione tra Università sono stati i temi di maggiore interesse. Tale occasione è stata proficua per rafforzare i numerosi contatti già esistenti tra le realtà del design italiano ed estone, nonché proporre idee per stabilire nuovi progetti.

Merita menzione anche la mostra del cinema italiano da noi organizzata e tenutasi a Tallinn dal 2 al 6 maggio, durante la quale sono stati proiettati cinque film italiani di recente produzione. L’intento è stato di promuovere la cinematografia contemporanea, in modo da favorirne la diffusione ed incrementarne i rapporti in campo cinematografico.

 

 Comunità italiana

La collettività italiana residente in Estonia è andata aumentando nel corso degli ultimi anni. Se, infatti, nel 1991, risultavano residenti soltanto due connazionali, gli italiani di passaporto (per nascita o matrimonio) residenti in Estonia ed iscritti negli schedari consolari sono, alla data del 19 aprile 2017, quattrocentocinquantacinque (455) . Circa il 70% dei cittadini italiani residenti in Estonia si è stabilito nel Paese a seguito di matrimonio o convivenza con cittadine estoni.

Nell’insieme, il livello di istruzione e le condizioni socio-economiche dei connazionali residenti in Estonia possono considerarsi buone. Anche se l’integrazione nella società estone, agevolata nei casi di legami familiari, può essere a volte difficile per via del clima e dell’apprendimento della lingua locale, nell’insieme si registra soddisfazione da parte dei connazionali.

Non è presente alcun COMITES (Comitato degli Italiani all’Estero). La comunità italiana in Estonia non è rappresentata nel CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero). Non vi sono associazioni o club italiani, ad eccezione di un comitato della Società Dante Alighieri, che è tuttavia frequentata prevalentemente da italianisti estoni.

 

VISITE ED INCONTRI

 

2 aprile 2001

 

Roma

 

Visita Primo Ministro Mart Laar.

Giugno 2001

Roma

Visita Ministro dell’Economia Mihkel Parnoja accompagnato da una delegazione di imprenditori

Maggio 2002

Roma

Visita del gruppo di amicizia italo-estone del Parlamento estone

7-8 luglio 2002

Tallinn

Visita Presidente della Commissione Affari Esteri On.Gustavo Selva.

12 novembre 2002

Tallinn

Visita Sottosegretario agli Affari Esteri Sen. Roberto Antonione.

21-22 novembre 2002

Roma

Visita di lavoro Presidente della Repubblica Arnold Rüütel.

16 aprile 2003

Tallinn

Visita Ministro per le Infrastrutture e per i Trasporti On.Pietro Lunardi.

30 aprile 2003

Tallinn

Visita Ministro della Difesa Antonio Martino.

Maggio 2003

Tallinn

Visita Ministro del Welfare Roberto Maroni

20 maggio 2003

Tallinn

Visita Ministro delle Politiche Comunitarie Rocco Buttiglione.

23 marzo 2004

Tallinn

Visita Vice Presidente del Consiglio On.Gianfranco Fini.

20-21 aprile 2004

Tallinn

Visita di Stato Signor Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Novembre 2004

Tallinn

Visita Presidente del Consiglio di Stato Alberto de Roberto

Giugno 2005

Tallinn

Visita Commissioni Agricoltura di Camera e Senato

14-15 settembre 2005

Tallinn

Visita Vice Ministro delle Attività Produttive, on. Adolfo Urso.

Settembre 2005

Tallinn

Visita Ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia

Novembre 2005

Roma

Visita Ministro degli Esteri Paet

Aprile 2006

Roma

Visita Presidente della Corte Suprema estone Mart Rask

20-21 settembre 2007

Tallinn

Visita Capo di Stato Maggiore della Difesa Di Paola.

22-23 gennaio 2009

Tallinn

Missione Sottosegretario di Stato Sen. Alfredo Mantica.

18 marzo 2009

Tallinn

Visita Sottosegretario di Stato Sen. Alfredo Mantica. Firma “Dichiarazione Congiunta”  sulla cooperazione rafforzata tra i due Ministeri degli Esteri.

14-15 luglio 2009

Roma

Visita ufficiale Presidente della Repubblica estone, Toomas Indrek Ilves.

8 settembre 2009

 

Tallinn

Visita ufficiale Ministro degli Esteri Franco Frattini. Firma dell’”Accordo di cooperazione bilaterale per la lotta al crimine organizzato, al terrorismo ed al narcotraffico”.

9 novembre 2009

Tallin

Visita di studio Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

16 aprile 2010

Roma

Visita Commissione Affari Europei del Parlamento estone.

22-23 aprile 2010

Tallinn

Partecipazione Ministro degli Esteri Franco Frattini alla Riunione Ministeriale NATO. A margine, incontro con Primo Ministro Andrus Ansip.

2 giugno 2011

Roma

Visita Presidente del Parlamento Ene Ergma in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

28 giugno 2011

Roma

Visita Ministro degli Esteri Urmas Paet.

Giugno 2011

Roma

Visita Ministro dell’Agricoltura Helir-Valdor Seeder

16-17 aprile 2012

Tallinn

Visita delegazione della Camera composta dagli On. Migliori, On. D’Amico ed On. Picchi.

Agosto 2012

Venezia

Visita Ministro della Cultura Rein Lang in occasione della Biennale di Architettura di Venezia.

Ottobre 2012

Roma

Visita di lavoro Presidente della Repubblica Toomas Hendrik Ilves

Febbraio 2013

Roma

Visita Ministro degli Esteri Urmas Paet in occasione dell’incontro dei Ministri degli Esteri dei Paesi Baltici con il Segretario di Stato USA Kerry

Maggio-Giugno 2013

Venezia

Visita Ministro della Cultura Rein Lang in occasione della Biennale di Architettura di Venezia.

Ottobre 2013

Tallinn

Visita Ministro per le Intrastrutture ed i Trasporti Raffaello Lupi in occasione della Conferenza ministeriale sulle reti TEN-T

 

Gennaio 2014

Roma

Visita di lavoro Speaker del Parlamento Ene Ergma

Gennaio 2014

Roma et al.

Visita Undersecretary per il “procurement” del Ministero della Difesa Ingvar Parnamae

Febbraio 2014

Roma

Visita di lavoro Ministro dell’Interno Ken-Marti Vaher

Marzo 2014

Roma

Partecipazione Speaker del Parlamento Ene Ergma alla riunione dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi dell’Unione Europea

Aprile 2014

Roma

Visita Ministro degli Esteri Urmas Paet.

Giugno 2014

Tallinn

Visita Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR) guidata del suo Presidente Giacomo Stucchi.

Ottobre 2014

Roma

Incontro tra il Ministro della Difesa Mikser ed il Ministro della Difesa Pinotti.

 

Maggio 2015

Roma

Incontro tra il Sottosegretario di Stato alla Difesa Domenico Rossi ed il Sottosegretario di Stato alla Difesa estone Sven Sakkov

Giugno 2015

Venezia-Milano   

Visita del Ministro della Cultura Saar alla Biennale di Venezia ed a EXPO Milano

Giugno 2015

Milano

Visita del Presidente della Repubblica Ilves all’EXPO in                                  occasione della “Giornata Nazionale dell’Estonia”

 

Ottobre 2015

Roma

Incontro tra i due Ministri dell’Interno Alfano e Pevkur

 

Ottobre 2015

Milano

Visita del Primo Ministro Roivas all’EXPO Milano

 

Marzo 2016

Roma

Incontro tra i Sottosegretari agli Esteri Amendola e Sillaste-Elling

Marzo 2016

Roma

Incontro tra i Sottosegretari alla Difesa Rossi e Haljas

Aprile 2017

Roma

Incontro tra Presidenti del Consiglio, Gentiloni e Ratas

Maggio 2017

Roma

Incontro tra i Ministri della Difesa, Pinotti e Tsahkna

 

 

 

 

 


Scheda-Paese sul Regno di Norvegia
(a cura del Ministero degli Affari esteri
e della Cooperazione internazionale)

 

CENNI STORICI

 

L’inizio della storia norvegese viene fatto tradizionalmente coincidere con l’unificazione dei piccoli regni esistenti sotto re Harald I Bellachioma nel IX secolo. L'epoca vichinga (dal IX all'XI secolo) è infatti un periodo di unificazione oltre che di ampliamento territoriale. Nel 994, per opera di Re Olav Tryggvason, la Norvegia si converte al Cristianesimo. Con la Riforma, la religione luterana si diffonde in tutto il Paese.

La Casa Reale norvegese si estingue nel 1387 e dal 1380 la Norvegia entra a far parte di un’unione con la Danimarca nella quale rimane fino al 1814, quando, a seguito delle guerre napoleoniche, la Danimarca cede la Norvegia alla Svezia (la pace di Kiel).

La Norvegia si oppone aIl' unione con la Svezia e il 17 maggio del 1814 adotta una propria Costituzione. Dopo qualche scontro armato, l'unione è inevitabile, anche se la Norvegia mantiene la propria Costituzione e Assemblea Parlamentare e una completa autonomia nella politica interna ed economica. L’unione dura fino alla sua dissoluzione nel 1905, anno in cui la Norvegia riacquista la piena indipendenza.  Nello stesso anno il Governo norvegese offre il trono al Principe danese Carlo che, a seguito di un plebiscito a favore della instaurazione della monarchia, viene eletto all'unanimità Re di Norvegia dall'Assemblea Parlamentare. Egli sale al trono con il nome di Haakon VII. Alla sua morte, nel 1957, gli succede il figlio Olav V e alla morte di questi, nel gennaio 1991, diviene Re l'attuale Sovrano Harald V.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la Norvegia è un Paese non belligerante, ma viene invasa dalla Germania nel 1940 ed occupata fino all'8 maggio del 1945. Nel 1945 la Norvegia partecipa alla Conferenza di San Francisco per l’istituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il cui primo Segretario Generale è il norvegese Trygve Lie. Nel 1949 la Norvegia è uno dei Paesi firmatari del Patto Atlantico.


 

STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE

 

Struttura istituzionale e dati di base

 

Superficie:

385.155 kmq. di cui 323.758 kmq. Norvegia continentale, 61.020 kmq. arcipelago delle Svalbard e 377 kmq. isola di Jan Mayen

Capitale:

Oslo

Principali città:

Bergen, Trondheim, Stavanger, Tromsø

Nome Ufficiale:

Regno di Norvegia (Kongeriket Norge)

Forma di Governo:

Monarchia costituzionale

Capo dello Stato:

Re HARALD V

Capo del Governo:

Erna SOLBERG

Ministro degli Esteri:

Børge BRENDE

Sistema legislativo:

Parlamento monocamerale

Sistema legale:

Sistema misto (diritto comune, civile e consuetudinario)

Suffragio:

Universale, 18 anni

Partecipazione a Organizzazioni Internazionali:

ONU, FAO, UNICEF, UNCTAD, UNDP, UNESCO, UNIDO, PAM, OMS, OMI, ICAO, OIL, OIM, NATO, OSCE, OCSE, OMC, ITU, FMI, EFTA, CE, CBSS, BERS, AIEA, AIE, ESA, INTELSAT, CERN, EUTELSAT, UNIDROIT, INTERPOL.

 

Incarichi internazionali apicali:

Thorbjørn JAGLAND, Segretario Generale del Consiglio d’Europa (dal 1 ottobre 2009, riconfermato per un secondo mandato nel 2014);

Jens STOLTENBERG, Segretario Generale della NATO (dal 1 ottobre 2014)

 

Popolazione ed indicatori sociali

 

Popolazione:

5.258.357 (Statistics Norway, 01.01.2017)

Tasso di crescita:

+0,9% (2015-2016, fonte Statistics Norway)

Aspettativa di vita alla nascita:

 

80,6 (uomini)  84,1 (donne) (dati Statistics Norway)

Gruppi etnici:

Norvegesi, sami (lapponi, ca. 20.000)

Lingue:

 

Norvegese; lappone (popolazione sami).

 

Partiti politici principali:

 

 

Laburisti (30,8%), Conservatori (26,8%), Partito del Progresso (16,3%), Cristiano-democratici (5,6%), Partito di Centro (5,5%), Liberali (5,2%), Socialisti di sinistra (4,1%)- (elezioni del 9 settembre 2013)

 

POLITICA INTERNA

Dal 1945 ad oggi la Norvegia ha avuto 23 governi, con un’alternanza di governi monocolori laburisti (14) e, per più brevi periodi, di varie coalizioni di partiti di centro-destra: conservatore, cristiano-democratico, centro-agrario, liberale e, dal 2013, progressista (9).

Nel corso del dopoguerra la Norvegia, parallelamente alle altre democrazie scandinave, ha consolidato la costruzione di uno stato sociale. Il pilastro del sistema di welfare del Paese è il Fondo Petrolifero, denominato Fondo Pensioni – Globale, alimentato dagli introiti dello sfruttamento degli idrocarburi e gestito dal Ministero delle Finanze e dalla Banca Centrale.

 

Il 9 settembre 2013, con un’affluenza al voto del 77,9% degli aventi diritto (+4,2 rispetto al 2009), si sono svolte le ultime elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento norvegese (Storting). Esse hanno fatto registrare la vittoria dei quattro partiti di centro-destra che hanno ottenuto una chiara maggioranza di seggi (96 sui 169 di cui si compone il Parlamento norvegese), battendo la coalizione uscente di centro-sinistra, passata da 86 seggi a 72.

 

Partito

%

El. 2009

Seggi

Partito Laburista

30,8 %

-9%

55

Socialisti di Sinistra

4,1%

-4%

7

Partito di Centro

5,5%

-1%

10

Partito Cristiano - popolare

5,6%

invariato

10

Partito liberale

5,2%

+7%

9

Partito Conservatore

26,8%

+18%

48

Partito del Progresso

16,3%

-12%

29

Partito Ambientalista - I Verdi

2,8%

nuovo partito politico

1


Il Governo, in carica dal 16 ottobre 2013, è attualmente (dopo il rimpasto del 20 dicembre 2016) così composto:

 

-    Sig.ra Erna SOLBERG (P. Conservatore), Primo Ministro

 

-    Sig.ra Siv JENSEN (P. del Progresso), Ministro delle Finanze

 

-    Sig. Jon Tore SANNER (P. Conservatore), Ministro per le Amministrazioni locali e regionali

 

-    Sig. Kjetil SOLVIK-OLSEN (P. del Progresso), Ministro dei Trasporti

 

-    Sig. Børge BRENDE (P. Conservatore), Ministro degli Affari Esteri

 

-    Sig.ra Monica MÆLAND (P. Conservatore), Ministro dell'Industria e Commercio

 

-    Sig. Vidar HELGESEN (P. Conservatore), Ministro del Clima e dell’Ambiente

 

-    Sig.ra Solveig HORNE (P. del Progresso), Ministro dell'Infanzia e delle Pari Opportunità

 

-    Sig. Bent HØIE (P. Conservatore), Ministro della Sanita' e dei Servizi Sociali

 

-    Sig.ra Ine Marie ERIKSEN SØREIDE (P. Conservatore), Ministro della Difesa

 

-    Sig.ra Sylvi LISTHAUG (P. del Progresso), Ministro dell’Immigrazione e dell’Integrazione

 

-    Sig. Torbjorn RØE ISAKSEN (P. Conservatore), Ministro dell'Istruzione

 

-    Sig. Per SANDBERG (P. del Progresso), Ministro della Pesca

 

-    Sig.ra Anniken HAUGLIE (P. Conservatore), Ministro del Lavoro e degli Affari Sociali

 

-    Sig.ra Linda Cathrine Hofstad HELLELAND (P. Conservatore), Ministro della Cultura

 

-    Sig. Jon Georg DALE (P. del Progresso), Ministro dell’Agricoltura e dell’Alimentazione

 

-    Sig. Frank BAKKE-JENSEN (P. Conservatore), Ministro per il coordinamento degli affari SEE e le relazioni con l’UE e Ministro per la Cooperazione nordica

 

-    Sig. Terje SØVIKNES (P. del Progresso), Ministro del Petrolio e dell'Energia

 

-    Sig. Per-Willy AMUNDSEN (P. del Progresso), Ministro della Giustizia e della Sicurezza Pubblica

 

 

 

I punti principali del programma politico del Governo sono i seguenti:

·           diversificazione dell'economia nazionale;

·           semplificazione;

·           istruzione;

·           sviluppo infrastrutturale;

·           sicurezza interna;

·           welfare;

·           sicurezza sociale;

·           riforma dei poteri locali

 

La politica interna norvegese si caratterizza per un approccio sostanzialmente condiviso ai problemi. Le differenze ideologiche e programmatiche tra i partiti moderati e quelli progressisti, che pure esistono, sono tuttavia meno marcate rispetto ad altri Paesi europei.

L’attuale Governo di centro-destra, in carica dal 16 ottobre 2013, ha finora guidato il Paese in una logica di sostanziale continuità con il Governo precedente di centro-sinistra, sconfitto all’elezioni più a causa di una certa “stanchezza” dell’elettorato che per aver governato male. L’unica reale differenza che si percepisce tra l’attuale Governo e quello precedente riguarda l’approccio all’Europa. L’attuale Governo, con la nomina di un Ministro per gli Affari Europei, ha voluto visivamente marcare la differenza con il Governo precedente, che invece comprendeva, oltre ai Laburisti (in maggioranza sostenitori dell’adesione del Paese all’UE), le due forze più euroscettiche del panorama politico norvegese (il Partito di Centro, espressione della potente lobby agricola; i Socialisti di Sinistra, contrari all’UE per motivi ideologici).

In politica economica, il rallentamento dell’attività produttiva nella piattaforma continentale norvegese, nonché la riduzione dei prezzi dei prodotti petroliferi,  hanno accelerato la necessità di una progressiva diversificazione del tessuto industriale del Paese, che è peraltro uno dei cardini della piattaforma programmatica del Governo di centro-destra.  L’accelerazione della crisi economica, a seguito del rallentamento del settore oil&gas sta imponendo al Governo una politica economica volta a sostenere l’economia ed evitare conseguenze sul fronte dell’occupazione. Tale politica si dispiega su due livelli: un’azione, concertata con le parti sociali, mirante a favorire la “riorganizzazione” del sistema economico norvegese dall’oil&gas (che pure rimane l’industria nazionale di riferimento) ad altri settori, ad alto valore aggiunto. Tale riorganizzazione richiede anche un intervento deciso sul fronte dei costi, al fine di garantire competitività all’economia norvegese. Si imporrà quindi anche un intervento sul costo del lavoro (rinnovi contrattuali senza aumenti delle retribuzioni reali) cui i lavoratori norvegesi non erano più abituati dopo tanti anni di crescita sostenuta, che si rifletteva anche concretamente sul reddito disponibile delle famiglie.

Il Governo intende anche accelerare sul fronte dell’ammodernamento infrastrutturale delle reti di trasporto del Paese. Sarà presentato in primavera il nuovo Piano nazionale trasporti, che prevede una serie di interventi da qui al 2030 per l’ammodernamento della rete stradale e ferroviaria norvegese, ma anche misure per ridurre le emissioni in un settore, quello dei trasporti, che da solo costituisce quasi il 18% del totale delle emissioni norvegesi di CO2.

 

Il tema dell’immigrazione non aveva assunto particolare rilevanza durante la campagna elettorale del 2013. Persino il Partito del Progresso (che sul tema negli anni scorsi aveva guadagnato visibilità e consensi) si era reso conto come la questione non si sia dimostrata pagante ed ora che è al Governo in coalizione con i Conservatori, mantiene sul tema un profilo basso e in linea con il programma di Governo condiviso. Se fino al 2011, evocare i temi migratori poteva essere una strategia pagante, le stragi del 22 luglio 2011 sembrano avere per il momento ridimensionato l'allarme verso la minaccia ai valori norvegesi derivanti dal “pericolo islamista”. Anche l'afflusso in Norvegia di lavoratori dai Paesi dell'Europa centro-orientale (e dell'Europa meridionale in crisi), pur essendo sicuramente percepito come problematico soprattutto dai sindacati ("non possiamo essere l'Ufficio di sicurezza sociale per l'intera Europa"), non è diventato un tema importante durante la campagna elettorale. La linea del Governo a questo riguardo è che, sebbene la questione meriti attenzione, occorre studiare formule che evitino gli abusi mantenendo il pieno rispetto della libera circolazione delle persone e del principio di non discriminazione, che sono alla base della costruzione europea, cui la Norvegia è pienamente associata grazie alla partecipazione allo Spazio Economico Europeo e a Schengen.

Tuttavia, l’esplodere della crisi migratoria in Europa nell’autunno 2015, l’aumentato afflusso di profughi in Norvegia, transitanti sia dai Paesi UE (compresi Danimarca e Svezia) sia direttamente dalla Russia, attraverso il valico di Boris Gleb/Storskog, nell’estremo nord-est norvegese, ha avuto significative conseguenze sulla politica norvegese. Il Partito del Progresso, che alle elezioni locali era stato ridimensionato, ha riacquistato un elevato profilo proprio sul tema migratorio, facendosi promotore di misure di irrigidimento della normativa in materia di accoglienza che, di fronte all’aumento significativo degli arrivi, hanno trovato sostegno anche nelle forze politiche tradizionalmente più solidali, a cominciare dai Laburisti. Il rimpasto di Governo del 16 dicembre 2015 e la nomina di una Ministra apposita per l’Immigrazione e l’Integrazione, la progressista Sylvi Listhaug, hanno simboleggiato il “nuovo corso” del Governo, sostenuto da crescenti consensi nell’opinione pubblica, secondo i sondaggi.

Il tema migratorio rimane al centro dell’attenzione politica, sebbene gli arrivi di profughi nel 2016 siano stati ben inferiori alle attese. Ciò è dovuto da un lato all’impatto delle misure di irrigidimento della normativa, ma anche ai controlli alle frontiere che molti Paesi hanno introdotto a seguito degli afflussi del 2015. La Norvegia mantiene dal novembre 2015 i controlli agli arrivi dei traghetti provenienti da Danimarca, Germania e Svezia e effettua controlli a campione ai principali posti di frontiera con la Svezia. Tali controlli sono stati prorogati, su autorizzazione della Commissione Europea, fino al 12 maggio 2017.

 

Le elezioni locali del 14 settembre 2015 hanno invece visto un arretramento delle posizioni dell’attuale coalizione di Governo. L’opposizione laburista ha confermato la posizione di partito di maggioranza relativa nel Paese ed è riuscita inoltre a strappare ai Conservatori la guida da alcuni delle principali città del Paese, fino ad oggi amministrate dal centro-destra. Sono passate alla sinistra Bergen, Tromsø, oltre a Trondheim, già controllata dai Laburisti. Ha Stavanger ha prevalso il centro-destra, mentre nella capitale Oslo, a seguito dell’affermazione del Partito ambientalista “I Verdi”, si è costituita una giunta comunale rosso-verde, che ha mandato all’opposizione, dopo 18 anni, i Conservatori. Tra le ragioni della sconfitta, oltre a fenomeni locali (uno scandalo che ha coinvolto la candidata Sindaco conservatrice a Bergen; una lotta interna ai Conservatori a Tromsø), vi è anche la preoccupazione dell’elettorato per una politica economica apparentemente poco attenta alle esigenze sociali, in un contesto segnato da maggiore incertezza sulla situazione economica, a seguito del crollo del prezzo del petrolio e dell’impatto che questo ha sull’industria oil&gas, anche in termini occupazionali.

 

Elemento centrale della politica interna, come anche della proiezione esterna di questo Paese, è tradizionalmente la forte sensibilità alle tematiche dell’ambiente, anche perché sul suo territorio artico ha modo di sperimentare gli effetti dei cambiamenti climatici legati allo scioglimento dei ghiacci artici. Sin dal gennaio 2008 è stato raggiunto in materia un accordo al riguardo tra l’allora Governo di centro-sinistra e l’opposizione di centro-destra, i cui contenuti principali mirano a rendere la Norvegia “Carbon-neutral” entro il 2030, in particolare sviluppando tecniche innovative per il sequestro del carbonio nell’utilizzazione dal gas naturale ed aumentando la produzione di energia eolica con centrali off-shore e promuovendo l’uso dei trasporti pubblici. Si è peraltro innescato un vivo dibattito per quanto riguarda lo sviluppo delle tecnologie CCS (Carbon Capture and Storage). Il Governo Stoltenberg ha annunciato nel settembre 2013 la chiusura dell'impianto pilota CCS di Mongstad, lanciato nel 2007 con grande enfasi e dimostratosi alla fine eccessivamente oneroso. La Norvegia conferma tuttavia l’impegno ad investire nello sviluppo di tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio. Il Governo ha presentato nel febbraio 2015 la propria strategia sulla riduzione delle emissioni, in vista della COP 21 di Parigi a fine 2015. Gli ambiziosi obiettivi adottati dall’UE al Consiglio Europeo dell’ottobre 2014 sono stati un significativo benchmark per un Paese che ama essere nel “gruppo di testa” dei Paesi con una maggiore coscienza ambientale ma che è allo stesso tempo consapevole di come possa essere difficile allinearsi agli obiettivi UE, data la rilevanza dell’industria degli idrocarburi per la prosperità di questo Paese. Il Governo ha pertanto deciso di seguire la leadership europea e di promuovere una strategia nazionale di allineamento agli obiettivi europei.

La Norvegia è stata il primo Paese industrializzato a ratificare l’Accordo raggiunto alla COP di Parigi ed è pronta ad allinearsi agli obiettivi UE, attraverso – come annunciato dal Ministro dell’Ambiente Helgesen – l’incorporazione degli impegni UE nell’Accordo SEE attraverso il meccanismo del Protocollo 31 di tale Accordo. Ciò consente una più rapida attuazione degli impegni, senza dover attendere la conclusione di un’intesa ad hoc.

Inoltre, è in preparazione una legge ad hoc in base alla quale la Norvegia si impegna, da un lato, a raggiungere la riduzione del 40% delle emissioni 1990 entro il 2030 e, dall’altro, a rendere l’intero sistema economico “a basse emissioni”, entro il 2050. In concreto, i settori dove la Norvegia deve svolgere un’azione decisa sul fronte della riduzione delle emissioni, sono l’agricoltura e i trasporti. Già oggi, il Paese è all’avanguardia per quanto riguarda l’immatricolazione di autovetture elettriche. Il trasporto merci su gomma però continua ad avvalersi di mezzi a propulsione tradizionale ed è proprio su questo fronte che si concentrano gli sforzi. Inoltre, la Norvegia sta cercando di rendere “verde” anche la propria flotta commerciale, con l’introduzione dei primi traghetti elettrici e con l’adozione di soluzioni ecocompatibili per la propulsione della flotta merci.

 

Il 22 luglio 2011 la capitale norvegese Oslo è stata oggetto di un duplice attentato terroristico di matrice interna: l’esplosione di un furgone carico di esplosivo nel Quartiere governativo al centro della città (sede dell’Ufficio del Primo Ministro e della maggior parte dei Ministeri) e, a distanza di poche ore, l’attacco da parte dello stesso attentatore (un integralista cristiano dell’ultradestra) contro i giovani laburisti riuniti nell’isola di Utøya per il tradizionale meeting estivo. Il bilancio delle vittime è stato di 8 morti causati dall’autobomba e di 69 vittime nell’isola di Utøya. L’attentatore, Anders Behring Breivik, è stato condannato, con sentenza passata in giudicato, a ventuno anni di reclusione (pena massima prevista dal codice penale norvegese) con possibilità di estensione della detenzione in caso di acclarata permanente pericolosità sociale (cosiddetto istituto del forvaring).

Con il sostegno trasversale dei partiti di maggioranza ed opposizione, l’allora Primo Ministro Stoltenberg aveva annunciato l'istituzione di una Commissione indipendente sugli attentati del 22 luglio, che ha pubblicato il 13 agosto 2012 un rapporto fortemente critico di tutta la performance degli organi dello Stato prima durante e dopo gli attentati, nel quale si identifica una serie di misure correttive. Il rapporto è stato esaminato dal Parlamento. La Commissione Affari Costituzionali del Parlamento ha adottato all’unanimità il 19 febbraio 2013 un rapporto fortemente critico della performance del Governo e degli apparati dello Stato, sulla base delle conclusioni della Commissione di inchiesta. La Commissione non si spinge però fino a chiedere le dimissioni dell’esecutivo. Il rapporto della Commissione è stato fatto proprio dall’Aula il 5 marzo 2013. Il Parlamento, per la prima volta nella storia recente norvegese, ha unanimemente censurato il Governo (con il sostegno quindi anche dei tre partiti dell’allora maggioranza) "per non avere attuato quelle misure di sicurezza che avrebbero potuto impedire gli attacchi del 22 luglio e la perdita di vite umane ad Oslo e Utøya". A seguito della mozione parlamentare, il Governo ha presentato il 21 marzo 2013 un “Libro Bianco” sulle misure per il rafforzamento della sicurezza interna, in funzione antiterrorismo, che costituisce la risposta formale dell’Esecutivo alle raccomandazioni operative contenute nella relazione della Commissione indipendente d'inchiesta sui fatti del 22 luglio 2011.

Breivik ha citato in giudizio lo Stato norvegese perché ritiene che le condizioni di detenzione (che prevedono in rigoroso regime di isolamento personale) violino gli obblighi internazionali della Norvegia in materia di tutela dei diritti umani, a cominciare dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. In primo grado, il Tribunale di Oslo ha dato parzialmente ragione a Breivik, riconoscendo una violazione da parte dello Stato dell’Articolo 3 della Convenzione. Lo Stato ha fatto ricorso in appello. La Corte d’Appello di Oslo ha pienamente accolto il ricorso dello Stato e ha quindi riconosciuto che il regime di detenzione di Breivik, per quanto particolarmente rigido, sia compatibile con gli obblighi internazionali della Norvegia e con il dettato della Convenzione Europea. Breivik ha già annunciato l’intenzione di presentare ricorso alla Corte Suprema.


 

SITUAZIONE ECONOMICA

 

 

Cenni sul sistema economico

La Norvegia è un Paese aperto agli scambi con il resto del mondo (escluso il settore agricolo, fortemente protetto), dotato di un sistema legale efficiente ed in grado di assicurare un'adeguata protezione dei diritti commerciali ed intellettuali.

L’economia nazionale è caratterizzata da due principali aspetti:

1)           Rilevante peso del settore energetico specializzato nella estrazione, raffinazione e vendita all’estero degli idrocarburi (petrolio e gas naturale) presenti nella propria piattaforma continentale (NCS, Norwegian Continental Shelf). Il comparto Oil & Gas genera infatti il 21,5% del Prodotto Interno Lordo (dato 2013) ed assorbe il 30,7% degli investimenti complessivi effettuati nel Paese. Le vendite di idrocarburi e dei prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio rappresentano il 49% circa dell’intero export norvegese. La “rendita petrolifera”, ovvero l’ammontare di risorse finanziarie introitato dallo Stato attraverso sia la tassazione diretta ed indiretta del settore, che nel quadro della distribuzione dei dividendi delle Società partecipate (principalmente Statoil e Petoro) impegnate nell’offshore norvegese,  corrisponde a circa il 29,1% delle entrate statali.

1)           Un'estesa presenza dello Stato, maggiore che nel resto d’Europa. In aggiunta al controllo dei gestori dei servizi di “rete” (Ferrovie, strade e autostrade, energia elettrica, servizi postali), lo Stato ha infatti  mantenuto una partecipazione azionaria di controllo nelle principali aziende norvegesi operanti nei seguenti settori: petrolifero (Statoil), metallifero (Norsk Hydro), ingegneristico (Aker), bancario (DNB e Kommunal Banke), chimico (Yara International), immobiliare (Entra Eiendom), ittico (Cermaq), difesa (Konsberg e Nammo),  trasporto e realizzazione di infrastrutture ferroviarie (NSB, Flytoget e Baneservice), vettori aerei (SAS Norge), infrastrutture stradali e portuali (Mesta e Secora).  Complessivamente, lo Stato norvegese detiene un terzo del valore di mercato delle Società quotate nella Borsa  valori di Oslo.

Le partecipazioni statali - sebbene gestite con trasparenza e per quanto possibile con un approccio di mercato - hanno in parte favorito la creazione di mercati oligopolistici nei settori sopracitati, formalmente non protetti da barriere tariffarie o regolamentari, nei quali tuttavia le Società partecipate dallo Stato hanno una predominante quota di mercato. Lo Stato, azionista di maggioranza con prospettive d’investimento di lungo termine e non orientato esclusivamente al conseguimento del profitto, ha consentito la realizzazione d’investimenti e programmi di sviluppo difficilmente pianificabili da parte di soggetti privati, rafforzandone  la posizione delle società partecipate. 

Ciò tuttavia non ha impedito una progressiva riduzione della base industriale del Paese. L’elevato livello dei ha eroso la produttività del lavoro, in particolare per quanto concerne i comparti a basso valore aggiunto (metallifero, cartario, tessile e del legno). La struttura produttiva permane circoscritta ai settori basati sullo sfruttamento delle materie prime (energetiche, ittiche, metallifere) e ad alcune nicchie industriali avanzate, connesse - in varia misura – all’estrazione degli idrocarburi presenti nella piattaforma continentale (ingegneristica, realizzazione di piattaforme petrolifere, trivelle e unità navali di supporto), nei quali le industrie norvegesi hanno acquisito know-how e competenze riconosciute a livello internazionale. Tra questi, si segnala in particolare l’azienda Vard operante nella realizzazione di unità navali e piattaforme mobili per il settore Oil & Gas offshore, che nel 2013 e’ stata acquisita dal gruppo italiano Fincantieri. In sede di proposta del Bilancio 2015 l’Esecutivo conservatore-progressista ha richiesto l’autorizzazione alla vendita – intera o parziale – delle proprie quote azionarie nelle seguenti Società con l’obiettivo di ottimizzarne le prospettive di mercato di lungo termine: Ambita, Baneservice, Cermaq, Entra Holding, Flytoget, Mesta, SAS,  Veterinærmedisinsk Oppdragssenter AS, Kongsberg Gruppen, Telenor (per queste due ultime Società è stato richiesta l’autorizzazione a ridurre la partecipazione azionaria pubblica del 34%).

Beneficiato dalla forte domanda domestica, il comparto edile si è consolidato (costituisce il 6% del PIL) e progressivamente specializzato nella realizzazione di edifici ed infrastrutture residenziali eco-efficienti. Tuttavia, le ridotte dimensioni, e la limitata esperienza nella costruzione di grandi infrastrutture, non consentono ancora un’estensione dell’attività di queste aziende al di fuori dei confini nazionali. Consapevoli di tale gap, le Autorità e gli enti norvegesi hanno nell’ultimo biennio richiamato l’attenzione dei principali gruppi internazionali del settore infrastrutture per coinvolgerle nella realizzazione di opere strategiche nel campo dei trasporti. In tale contesto si segnala l’assegnazione di contratti alle Società italiane Soc. Condotte d’Acqua SpA e Ghella  SpA  (quest’ultima in partnership con la spagnola Acciona Infraestructuras) nelle prime tre gare aggiudicate nell’ambito del progetto per la realizzazione della linea ferroviaria sotterranea ad alta capacità Oslo-Ski, principale progetto mai varato in Norvegia nel settore trasporti. Per quanto concerne i servizi, l’introduzione - graduale - di maggiore concorrenza nel mercato domestico e gli investimenti nel campo della “information and communications technology” effettuati dalle Società del settore bancario e delle telecomunicazioni hanno innalzato negli ultimi anni la competitività dei principali operatori norvegesi (DNB e Telenor), favorendo la loro espansione all’estero.

Del tutto peculiare la situazione relativa al settore agroalimentare. Il dazio medio all'importazione applicato dalla Norvegia sui prodotti agricoli pari al 40,9%, valore superiore alla media del 2008 (35,8%) e tra i più elevati a livello mondiale. Il sostegno pubblico al settore, realizzato attraverso la protezione doganale, la fissazione di prezzi di riferimento ed il trasferimento di risorse a vario titolo alle unità produttive, assicura circa il 60-65% del reddito dei lavoratori del comparto. In tale contesto, si attira l'attenzione sul protezionismo garantito al comparto lattiero-caseario, che beneficia di un dazio medio superiore al 45% e  nel quale una sola cooperativa (TINE, forte di 16.000 soci) esercita il controllo del mercato in qualità di effettivo monopsonista per la commercializzazione della produzione nazionale (oltre a commercializzare i propri prodotti, TINE funge anche da regolatore del mercato, a danno anche dei piccoli produttori indipendenti norvegesi che hanno difficoltà di accesso) ostacolando in vari modi l'ingresso di prodotti esteri in concorrenza - diretta o indiretta - con i propri prodotti, anche attraverso pratiche commerciali opache.

Sempre nel settore lattiero-caseario, va rilevato che la Norvegia è tra i pochi Paesi al mondo (insieme a Canada, Svizzera, Stati Uniti) a prevedere dei sussidi all’esportazione per determinate tipologie di formaggi. In linea con gli impegni presi dal Paese nell’ambito del Doha Round, l’allora Ministro dell’Agricoltura Sylvi Listhaug aveva ribadito nel 2015 l’impegno dell’Esecutivo a eliminare i sussidi all’export entro il 2019. Notevole la protezione assicurata anche al comparto carni e salumi ed alla cooperativa del settore Nortura.

Tale politica di sostegno alle esigenze degli allevatori e degli agricoltori, giustificata dalle Autorità norvegesi con la necessità di assicurare la sopravvivenza della produzione agricola nazionale, si sta peraltro rilevando sempre più inefficace nella sua azione di contrasto all'inesorabile declino del settore. Esso costituisce oggi solo lo 0,3% del prodotto nazionale (trent'anni fa era pari al 3%). Le importazioni di prodotti agroalimentari hanno superato nel 2016 il valore di 5.2 miliardi di euro. Ancor più evidente risulta l'insuccesso di tali politiche se si volge lo sguardo agli effetti negativi da esse generati sui consumatori norvegesi, costretti a pagare la produzione nazionale, spesso mediocre, quasi il doppio dei prezzi della media europea. Il costo dei prodotti agricoli contribuisce pertanto in misura considerevole a mantenere elevato il livello generale dei prezzi nel Paese.

I prezzi più elevati ed il limitato assortimento nei negozi hanno indotto la popolazione locale ad effettuare sempre più di frequente viaggi al confine con la Svezia con l’obiettivo di acquistare prodotti alimentari a costi sensibilmente inferiori (il 30% circa). In base alle indagini condotte da Statistics Norway (istituto nazionale di statistica norvegese) gli acquisti – prevalentemente alimentari -  effettuati dai norvegesi in Svezia nel 2015 hanno raggiunto il valore complessivo 1,57 miliardi di euro. Nel 2016 si è però registrato un calo (1,49 miliardi di euro), probabilmente soprattutto a causa del deprezzamento della corona norvegese rispetto a quella svedese, che può aver reso meno convenienti gli acquisti in Svezia. Lo stesso Istituto di Statistica norvegese però ritiene il calo all’interno della forbice di errore, per cui non si può con certezza indicare un’effettiva riduzione del commercio transfrontaliero.

 


 

2. Andamento congiunturale

Tabella n. 1:  Principali Indicatori macroeconomici

 

Indicatore

2014

2015

2016

2017

Crescita reale del PIL

+2,2%

+1,6%

+0,7%

+1,95%

Crescita reale del PIL Mainland*

+2,2%

+1,0%

+0,9%

+1,2%

Pil a prezzi  correnti

(BLN NOK)

3139,1

3189,3

3215,3

3253,9/

PIL procapite

(USD)

65.658

62.025

/

/

Tasso di inflazione (CPI)

+2%

+2%

+3,5%

+2%

Tasso di inflazione (CPI-ATE)**

+2,4%

+2,25%

+2,5%

+2,5%

Tasso di disoccupazione

 3,5%

 4,25%

  4,4%

  4%

Debito Pubblico

(% del PIL)

26,6%

31,7%

/

/

Saldo delle partite correnti

(% del PIL )

11,9%

9%

6,9%

/

                         Fonte: IMF, OCSE, EUROSTAT e Statistics Norway (Debito Pubblico e Saldo delle Partite Correnti)

*= Il PIL “Mainland” esclude l’attività di produzione petrolifera nella piattaforma continentale norvegese   e la cantieristica.

**=L’indicatore CPI –ATE non considera l’andamento dei prezzi nel settore petrolifero.

 

Aggiornamento sulla situazione economica generale.

La riduzione dell’attività petrolifera nell’offshore norvegese (NCS) ha ridimensionato le prospettive di crescita di breve e medio termine del Paese. Tale fenomeno, atteso dalle Autorità norvegesi e riconducibile al completamento di alcuni grandi progetti petroliferi del passato, è coinciso con un - inaspettato nelle dimensioni - calo dei prezzi dei prodotti energetici: il costo del barile di petrolio (varietà Brent del Mare del Nord) è passato dai 111 USD al barile del giugno 2014, agli attuali (16 marzo 2017) 48 USD (con picchi al ribasso addirittura al di sotto dei 30 USD al barile). Nel contempo, i prezzi di vendita del gas naturale norvegese si sono ridotti nel 2014 del -11,9% . 

In conseguenza di ciò, la crescita nel 2015 è rallentata. Si prevede che tale tendenza sarà confermata anche nel 2016. Come ha sintetizzato icasticamente il Governatore della Banca di Norvegia nel suo discorso annuale sullo stato dell’economia norvegese nel febbraio 2016: “the winter is coming”. Tuttavia, nel discorso del febbraio 2017, lo stesso Governatore ha indicato che “l’inverno è stato più mite di quanto temuto”.

Il rallentamento dell’economia, causato in primo luogo dalla riduzione dell’attività nel settore offshore, si sta ripercuotendo, seppure in modalità non uniformi, sul resto dell’economia. Gli effetti del rallentamento sono però in parte compensati dal deprezzamento della NOK nei confronti di EUR e USD, che aumenta la competitività dei prodotti norvegesi. Il deprezzamento della NOK, inoltre, fa crescere il valore dei beni importati, contribuendo all’aumento dell’inflazione, che è stata, nel 2016, stabilmente tra il 3 e il 4% su base annua. Nei primi mesi del 2017, l’inflazione sta mostrando segnali di riduzione (a febbraio il tasso tendenziale annuo è stato del 2,5%), in coincidenza con una tendenza all’apprezzamento della NOK.

Inoltre, la crescita robusta degli anni precedenti, guidata certamente dal settore offshore, ha anche consentito di “mettere da parte” risorse che potranno essere utilizzate per attutire gli effettui della crisi: stabilizzatori sociali, ma anche banche robuste (con livelli di capitalizzazione significativi) e in grado quindi di sostenere attività economica anche in una contingenza non positiva.

Per il 2016 e il 2017, secondo la Banca di Norvegia, le prospettive di crescita pur non tornando ai livelli degli anni scorsi, sembrano essere migliori di quanto temuto.

Rimane l’enfasi del Governo ma anche delle parti sociali sulla necessità di provvedere ad una “ristrutturazione” del sistema economico, un adattamento alla nuova realtà e il sostegno ad attività economiche “innovative”, ad alto valore aggiunto, che siano anche in grado di mettere a frutto il capitale di conoscenza sviluppato in questi decenni sulla piattaforma continentale e che ora andrà utilizzato in sempre maggior grado anche sulla terraferma. Un bagno di realismo che vede finora, come detto, un elevato senso di responsabilità delle parti sociali, con un’unità d’intenti ormai quasi compiuta tra organizzazioni imprenditoriali e sindacati. Il primo banco di prova è stato il negoziato sui rinnovi contrattuali della primavera 2016, in cui le parti sociali si sono accordate per una crescita nominale delle retribuzioni del 2,4%, inferiore quindi al tasso d’inflazione. Per la prima volta da venti anni vi è stata una “crescita reale zero” delle retribuzioni.

Prioritario per il Governo e per i sindacati anche prevenire una crescita fuori controllo del tasso di disoccupazione. Se fino all’anno scorso, esso oscillava intorno al 3,5% (ai livelli “naturali” con in aggiunta un’elevata capacità di assorbimento di manodopera straniera UE – quasi l’8% della forza lavoro complessiva), ora si sta attestando tra il 4 e il 5% - sempre un tasso invidiabile per la stragrande maggioranza dei Paesi europei – ma che è sintomatica di una maggiore vischiosità del mercato del lavoro nel riassorbire in tempi ragionevoli la perdita del lavoro di migliaia di ingegneri, tecnici e operai fino ad ora impiegati nel settore oil&gas e servizi annessi.

In linea con quanto evidenziato dalla Banca Centrale, anche gli esperti del Fondo Monetario Internazionale giunti nel Paese nel giugno 2015 hanno evidenziato che la contrazione dell’attività nella NCS (che riguarda per lo più l’esplorazione e lo sviluppo dei giacimenti, mentre la produzione si sta assestando sui livelli dell’anno precedente) ha finora determinato ricadute negative minori del previsto sul resto dell’economia.

 

 

Politica monetaria

Al fine di contrastare tale tendenza e sostenere crescita ed occupazione, la Banca Centrale norvegese ha avviato, in linea con l’eurozona, una politica monetaria fortemente espansiva, con una riduzione del tasso di interesse di riferimento nel 2015 complessivamente di 1 punto percentuale. Il tasso, deciso nella riunione del Consiglio della Banca di Norvegia del 17 marzo 2016 e successivamente confermato, da ultimo il 16 marzo scorso, è dello 0,5%.

Gli ultimi dati sull’inflazione (febbraio 2016) indicano, come detto, un aumento del livello medio generale dei prezzi del 2,5%, in linea con il target inflattivo della Banca Centrale. Nei mesi scorsi il tasso d’inflazione era giunto anche al 4% su base annua, un dato che induceva alcuni osservatori a ritenere possibile una stretta creditizia nei prossimi mesi, anche al fine di indurre un raffreddamento dei prezzi degli immobili, la cui spirale al rialzo non dà alcun segno di cedimento. L’apprezzamento della NOK nelle ultime settimane nei confronti dell’EUR è sintomatico, secondo quanto indicato dalla stessa Banca di Norvegia, sia delle aspettative di un possibile rialzo dei tassi, sia del differenziale positivo esistente tra i tassi in Norvegia (+0,5%) rispetto a quelli in vigore nell’Eurozona (0%). Esso però ha contribuito a ridurre le pressioni inflazionistiche, riducendo la pressione sulla Banca Centrale nel rialzare i tassi, che rimangono quindi bloccati da un anno. 

 

Competitività del sistema economico norvegese

Le esportazioni della mainland economy (che esclude l’export di prodotti energetici, piattaforme e unità navali per il settore oil and gas) hanno ben reagito allo stimolo dato dal deprezzamento del cambio registratosi nell’ultimo anno. Il deprezzamento della NOK ha però contribuito in modo deciso ad un aumento del valore delle importazioni.

L’assestamento dei prezzi energetici su valori inferiori potrebbe ridurre il livello degli investimenti delle oil companies operanti nella NCS più del previsto, con nuove ripercussioni sulla crescita (gli investimenti nella piattaforma continentale norvegese superano il livello cumulato dei capitali immessi nel settore ittico e metallurgico). “L’era petrolifera” non sta giungendo al termine, ma in futuro il Paese dovrà fare minore affidamento sul positivo apporto proveniente dall’offshore energetico, che difficilmente  beneficerà dei prezzi di vendita elevati del passato.

Nelle sue dichiarazioni annuali del 2015 e del 2016, il Governatore Olsen ha posto al centro dell’attenzione pubblica e delle parti sociali il tema della revisione del modello di crescita economica che ha caratterizzato la Norvegia negli ultimi 40 anni, reso – a suo parere – più impellente dalla situazione contingente. Lo sviluppo della NCS ha garantito prosperità alla popolazione norvegese e favorito il crearsi di un’industria locale legata a questo settore che oggi impiega - tra lavoro diretto ed indotto - il 12% della popolazione attiva. Il settore Oil and Gas ha fatto ricorso alla manodopera locale assicurando occupazione e dei livelli salariali elevati, a cui gli altri comparti dell’economia hanno dovuto adeguarsi. Nel contempo, l’elevata mole di investimenti (25,6 miliardi di euro nel 2014) in un’economia di ridotte dimensioni ha “spiazzato” gli altri settori, spingendo al rialzo  il livello generale dei prezzi, dei beni come dei fattori della produzione. Tali fattori limitano oggi la competitività dell’industria non legata all’estrazione e vendita dei prodotti energetici nel contesto internazionale, che sarà chiamata in futuro a compensare il minor gettito del settore petrolifero.

Il primo passo in questa direzione è la moderazione salariale ed una stabilizzazione dell’inflazione sul livello di lungo periodo del +2,5%. Come detto, il round negoziale tra le parti sociali della scorsa primavera è stato, per la prima volta, non favorevole, in termini reali, ai lavoratori. In un’ottica di maggiore competitività, è presumibile, come peraltro auspicato anche dal Fondo Monetario Internazionale, che anche i rinnovi contrattuali dei prossimi anni proseguano questa tendenza, favorendo quindi una riduzione dei salari in termini reali anche nei settori maggiormente protetti dalla concorrenza internazionale.

Nel 2017, il Governatore ha anche sottolineato, da un lato, la sfida che il sistema economico norvegese incontra nel favorire una crescita sostenibile nel rispetto degli impegni di riduzione delle emissioni; dall’altro i rischi derivanti, per un’economia tutto sommato aperta quale è quella norvegese, dall’emergere a livello internazionale di pulsioni protezionistiche.

 

Politica Fiscale del Governo

Il Governo in carica dal 2013 si trova nella difficile situazione (non preventivata certamente in questi termini) di dover gestire una situazione economica complessa, ulteriormente complicata dal fatto che la crisi migratoria in Europa ed il suo impatto in Norvegia hanno imposto oneri non preventivati a carico delle finanze pubbliche.

Già la legge di bilancio 2016, approvata a fine 2015, era stata focalizzata sulla necessità di sostenere l’economia favorendo nel contempo la “ristrutturazione” della stessa: un processo necessariamente di lungo periodo, finalizzato a favorire la riduzione dell’importanza dell’industria estrattiva quale principale motore della crescita – e della prosperità del Paese – sostenendo al contrario settori innovativi e ad alto valore aggiunto. Il ridimensionamento nel lungo termine del settore oil & gas si rende necessario anche per consentire al Paese di ottemperare agli obblighi di riduzione dell’Accordo di Parigi, adottato al termine della COP21 a fine 2015 e che la Norvegia è stato il primo Paese industrializzato a ratificare, nel giugno 2016.

Tali tendenze sono uscite sostanzialmente confermato dalla legge di bilancio 2017, approvata, non senza difficoltà di ordine politico, dal Parlamento a fine dicembre 2016. La legge del 2017 risponde a tre esigenze: a) proseguire nell’opera di ristrutturazione dell’economia; b) sostenere l’occupazione (in calo a seguito del rallentamento delle attività estrattive offshore); c) dare al bilancio un taglio “elettorale”, in linea con le aspettative di coloro che sostengono, nell’anno delle elezioni politiche, le posizioni dei Partiti di governo (Conservatori e Progressisti), attraverso un programma di sgravi fiscali a beneficio delle imprese ma anche dei contribuenti (ad esempio con la ridefinizione dei criteri di imposizione dell’imposta patrimoniale, con la conseguenza che si riduce il numero di contribuenti obbligati a pagare tale imposta).

Per la prima volta, inoltre, il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica presentati dal Governo con la proposta di legge di bilancio richiede esplicitamente un trasferimento di risorse dal Fondo Sovrano al bilancio pubblico. La legge di bilancio 2017 limita tale prelievo al 3% del valore del Fondo, in linea con la cosiddetta “regola aurea” che, dal 2001, vincola i Governi a non prelevare dal Fondo più del 4% del suo valore. Tale cifra costituisce il rendimento percentuale atteso su base annua. La logica di tale “regola” è che tali trasferimenti sono “sterilizzati”, dato che non intaccano direttamente il capitale del Fondo Scopo di tale “regola aurea” è quello di prevenire un utilizzo indiscriminato delle risorse del Fondo, con grave pregiudizio per la stabilità dell’economia norvegese.

 

PROSPETTIVE FUTURE

Le Autorità politiche e monetarie locali seguono con particolare attenzione le ripercussioni negative che la contrazione dell’attività nella piattaforma continentale norvegese potrebbe generare sull’economia norvegese. Al riguardo, va premesso che l’economia norvegese rallenta ma non si contrae, anche grazie ad una politica fiscale e monetaria che finora è stata molto accomodante. Il mercato immobiliare non dà segni di un immediato ridimensionamento. Al contrario, la domanda di unità immobiliari continua ad aumentare, trainando i prezzi. Il sistema bancario dispone di riserve prudenziali sufficienti per far fronte ad un aumento temporaneo dei default sui mutui ipotecari, senza ridurre il credito a persone ed aziende. Infine, il sistema sociale norvegese è in grado di fornire un concreto appoggio alle famiglie che dovessero attraversare situazioni di difficoltà. Il Paese si appresta a modificare il proprio paradigma di sviluppo industriale partendo da una condizione ottimale. Autorità, imprese e lavoratori dovranno però collaborare al fine di accelerare l’attuale fase di transizione e di limitarne le ricadute negative, soprattutto dal punto di vista occupazionale.


 

3. Relazioni economiche e commerciali con i principali paesi partner

Gli indicatori di commercio estero relativi agli ultimi anni confermano il carattere essenzialmente aperto dell’economia norvegese. Il Paese accorda ancora un alto livello di protezione alla produzione agricola nazionale e in misura minore alle attività di pesca, entrambe escluse dall’applicazione delle regole del Trattato sullo Spazio Economico Europeo di cui la Norvegia fa parte.

 

Sul piano generale, l’interscambio norvegese con l’estero si sviluppa su linee direttrici consolidate e dipendenti dall’andamento del commercio intra-industriale nei seguenti comparti economici:

 

-         energetico (idrocarburi e relativi prodotti raffinati), settore che assicura alla Norvegia importanti surplus di bilancia commerciale (circa 33 miliardi di euro nel 2014);

 

-         macchinari industriali e mezzi di trasporto;

 

-         metallifero;

 

-         agroalimentare e ittico (settori entrambi esclusi dall'applicazione delle regole del Trattato sullo Spazio Economico Europeo).

 

La Norvegia esporta prevalentemente materie prime e semilavorati ed importa prodotti finiti.

 

Per tale ragione, ad esclusione del settore Oil & Gas e del settore ittico, negli altri comparti sopracitati il Paese registra saldi negativi.

 


 

3.1. Andamento interscambio di beni con l’estero nel 2015.

 

Tabella n. 2: Interscambio commerciale con l’estero

 

Indicatore

2014

TdC Nok/€=8,35

2015

TdC NoK/€=8,95

2016

TdC NoK/€=9,29

Importazioni di beni

Mld €

 

65,57

 

68,59

 

 

64,78

Esportazioni di beni

Mld €

                        

 

98,63

 

94,69

 

 

78,92

Saldo bilancia commerciale

Mld €

                        

 

33,07

 

26,1

 

 

14,14

Esportazioni sett. Energetico offshore

 

Mld €

                        

 

 

60,56

 

 

49,31

 

 

 

38,77

Saldo Bilancia commerciale

Escluso settore Oil & Gas

Mld €

                       

 

-27,50

 

 

 

-23,21

 

-24,63

Fonte: elaborazioni ICE su dati GIT. Valori in dollari convertiti in euro al tasso di cambio medio annuale  fornito dall’Eurostat Database relativo agli anni 2014-2016.

 

Premessa: i dati statistici per il 2016 relativi al commercio estero della Norvegia forniti  da Statistics Norway (questi ancora non consolidati) e dall'Agenzia ICE differiscono in parte sui valori specifici. Essi adottano diverse classificazioni merceologiche e divergono nel computo delle oscillazioni del tasso di cambio della corona norvegese, in cui sono espressi i dati Statistics Norway (mentre i dati ICE/GTI sono calcolati in dollari americani). Considerato che i dati di fonte norvegese consentono una comparazione dell’andamento dell’interscambio commerciale della Norvegia con i singoli Paesi partner, nonché un maggior dettaglio sulle vendite norvegesi di idrocarburi, si è ritenuto opportuno integrare l’analisi dei dati ICE/GTI con i valori forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica norvegese.

 

Commercio con l’estero della Norvegia:      

Export. Secondo i dati diffusi da Statistics Norway, nel 2016 la Norvegia ha registrato una riduzione delle esportazioni norvegesi nel mondo (-10,6%) rispetto all’anno precedente (confermando la tendenza del 2015), dovuto in primo luogo ad un calo delle esportazioni di idrocarburi. Secondo Statistics Norway, il valore delle vendite di prodotti petroliferi si è ridotto del -5,6%, mentre gli acquisti esteri di gas naturale e liquefatto vedono rispettivamente un drastico calo sia dei primi (-27,4%) e che dei secondi (-25,9%) rispetto al 2015. Anche nel 2016 quindi, come nell’anno precedente, il calo dei prezzi dei prodotti energetici non è stato dunque compensato dalla maggiore produzione registrata nella piattaforma continentale norvegese nell’anno in esame. In calo anche le esportazioni dei settori non direttamente legati allo sfruttamento degli idrocarburi ubicati nella piattaforma continentale norvegese, la cosiddetta mainland economy. Il saldo negativo è stato del -4,3%. In controtendenza l’andamento dell’export per quanto concerne il settore ittico, cresciuto di un robusto +23,9% rispetto all’anno precedente e pari a circa 9,6 miliardi di EUR.

 

Import. Volgendo lo sguardo alle importazioni, il dato relativo al 2016 fa stato di una riduzione delle importazioni del -1,5% secondo Statistics Norway. In base ai dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica Norvegese, il valore in valuta locale si è ridimensionato nel 2016 rispetto all’anno precedente. Va anche detto che nel 2015 vi era stato l’arrivo in Norvegia della piattaforma costruita in Corea del Sud per conto di ENI, destinata ad estrarre il petrolio del giacimento Goliat nel Mare di Barents.

 

Saldo commerciale. A fronte di tale dinamiche, il saldo commerciale con l’estero della Norvegia si drasticamente ridotto del -36,3%.    

Esso permane tuttavia positivo per la Norvegia (140,4 miliardi di NOK, pari a circa 15,1 miliardi di EUR). Escludendo però dal computo i prodotti legati all’offshore, la Norvegia ha presentato nel 2016 un deficit di 203,3 miliardi di NOK (circa 21,9 miliardi di EUR) con un peggioramento del saldo del 10,3% rispetto al 2015.

Resta sullo sfondo la crescente difficoltà dei settori non legati allo sfruttamento delle risorse energetiche offshore a competere a livello internazionale. Il deprezzamento del tasso di cambio ha sostenuto questi settori, consentendo loro di tornare a crescere. Tuttavia, su 27 macrosettori analizzati nelle statistiche fornite da ICE/GTI, soltanto in 7 - due dei quali legati direttamente al comparto Oil and Gas - la Norvegia ha conseguito nel 2016 un surplus commerciale. Tra questi, spicca il comparto metallurgico, che però, secondo i dati ICE/GTI, ha avuto un saldo di entità ridotta rispetto all’anno precedente.


 

3.2. Investimenti diretti esteri.

Lo stock di IDE in entrata nell’anno 2015 (ultimo dato disponibile diffuso da Statistics Norway) ha raggiunto i 1217 miliardi di NOK complessivi, registrando un calo dell’1,34% rispetto all’anno precedente. L’Unione Europea si conferma la principale area di provenienza degli investimenti con una quota del 59% sul totale (nel 2014 la quota dell’UE è stata del 69,05%). La componente azionaria degli asset ha rappresentato il 65,49% del totale investito in Norvegia (era il 56,06% nel 2014). I dividendi distribuiti hanno raggiunto i 90,4 miliardi di NOK, assicurando un ritorno sull’equity del 7,4%.

 

Tabella  n. 3: Investimenti diretti esteri in entrata (stock). Provenienza geografica

 

 

Quota %

 

 

2015

UE

59%

Investimenti azionari

65,49%

Dividendi/Investimenti azionari

7,4%


Fonte: Statistics Norway,

 

Relativamente agli IDE in uscita, i dati Statistics Norway indicano una crescita rispetto ai valori 2014 del 16,1%, per un valore complessivo di stock in uscita nel 2015 di circa 1.493 miliardi di NOK (circa 166 miliardi di EUR). Tale crescita è però in gran parte imputabile al deprezzamento della NOK, che rivaluta gli investimenti espressi in valuta estera.

Il 59,2% degli IDE in uscita è diretto verso Paesi dell’Unione Europea, con un lieve calo in termini di incidenza percentuale rispetto al 2014 (64,3% del totale investito). Sempre secondo quanto riportato da Statistics Norway, nel 2015 la totalità dell’ammontare degli asset all’estero acquisiti da soggetti norvegesi è capitale azionario. Essi  hanno assicurato dividendi di circa 71,7 miliardi di NOK, corrispondenti ad un tasso di ritorno sull’equity del 4,8%.

 

 

Tabella n. 4: Investimenti diretti esteri in uscita (stock). Principali destinazioni

 

 

Quota %

 

 

2015

UE

59,2%

Investimenti azionari

100%

Dividendi/Investimenti azionari

4,8%

Fonte: Statistics Norway, Valori in Corone norvegesi

 

Il Fondo Sovrano norvegese – Government Pension Fund Global (GPFG)

 

Quadro generale.

Il Fondo Petrolifero norvegese, denominato Government Pension Fund Global, GPFG, è  amministrato dalla Banca di Norvegia (attraverso la separata unità Norges Bank Investment Management – NBIM) su delega del Ministro delle Finanze.

Quale responsabile della gestione del Fondo, il Ministero delle Finanze fissa le linee strategiche di investimento del Fondo (ripartizione percentuale per tipo di investimento e per area geografica, fissazione del portafoglio di riferimento, stabilito sulla base di indici di mercato internazionalmente riconosciuti, e dei  limiti di assunzione di rischio ecc.), che la Banca di Norvegia deve applicare nell’espletamento del suo mandato, volto ad ottenere il miglior risultato possibile in termini di plusvalenze.

Il Governo si è impegnato nel proprio programma a spendere solo il 4% del valore di mercato del Fondo nel proprio budget annuale, a copertura del disavanzo pubblico calcolato senza tenere in considerazione gli introiti derivanti dalla cosiddetta “rendita energetica”. Tuttavia, in momenti di recessione o rallentamento della crescita il Governo ha la facoltà di superare tale soglia al fine di limitare l’impatto negativo della crisi per il Paese (come accaduto nel 2009-2010 nei momenti più difficili della crisi economico-finanziaria internazionale, che ha peraltro avuto in Norvegia ricadute marginali).

Degna di nota è la modalità etica che controlla le scelte effettuate dal NBIM per quanto riguarda le aziende oggetto di investimenti da parte del Fondo. L’Esecutivo ha istituito un apposito Comitato Etico con l’obiettivo di verificare che - sulla base di linee guida etiche stabilite dal Governo e dal Parlamento - le imprese incluse nel portafoglio titoli non commettano o siano complici di azioni in violazione dei diritti umani o nocive per l’ambiente. A seguito delle proprie indagini, il Comitato può raccomandare alla Norges Bank di escludere o meno l’azienda “investigata” dal portafoglio del GPFG. L’esclusione, in passato decisa dal Ministero delle Finanze, su proposta del Governo è stata trasferita a partire dal 1° gennaio 2015 alla Banca centrale norvegese al fine di rendere più spedito il processo di valutazione e di eventuale esclusione delle aziende.

 

Il Fondo nel 2016

Il valore di mercato complessivo del Fondo al 31 dicembre 2016 è stato di 7.510 miliardi di NOK, cosi’ ripartiti: 62,5% investito in titoli azionari e a reddito variabile; 34,3% in titoli obbligazionari; 3,2% in proprietà immobiliari. A fine 2015, il valore di mercato era stato di 7.475 miliardi di NOK.

Il rendimento del Fondo al 31 dicembre 2016, espresso nel paniere di valute in cui sono investite le diverse attività del Fondo, è stato positivo, con un aumento di valore in percentuale del 6,9% rispetto al 31 dicembre dell’anno precedente. Un risultato che i vertici del Fondo ritengono più che soddisfacente, nonostante il 2016 sia stato un anno particolarmente turbolento sui mercati. Se espresso in corone norvegesi, il rendimento del Fondo è stato però meno positivo. Il rendimento reale del Fondo (al netto cioè dell’inflazione e dei costi di gestione) è stato del 5,7%, con un miglioramento rispetto all’anno precedente (quando il rendimento reale del Fondo era stato inferiore al 2%).

Nonostante i rendimenti nel 2016 siano stati migliori rispetto all’anno precedente, il valore complessivo del Fondo è passato da 7.475 miliardi di NOK a fine 2015 a 7.510 miliardi di NOK a fine 2016 (in termini assoluti, + 35 miliardi di NOK). Tale risultato è dovuto a due fattori.  Da un lato vi sono i prelievi effettuati dal Ministero delle Finanze  sul Fondo a fini anticongiunturali. Come lo stesso Governatore Olsen aveva previsto un anno fa, nel 2016, il Ministero delle Finanze ha dovuto prelevare dal Fondo 101 miliardi di NOK, a causa del rallentamento dell’attività estrattiva, mentre negli anni scorsi i proventi dell’industria estrattiva erano tali da assicurare trasferimenti verso il Fondo. Un ulteriore impatto negativo sul valore in NOK è stato causato dall’altro lato dall’apprezzamento della valuta norvegese negli ultimi mesi rispetto alle principali valute internazionali. Poiché’ il Fondo non investe in titoli norvegesi (per cui tutte le sue attività sono denominate in valuta estera), l’andamento del tasso di cambio tra NOK e le principali valute internazionali (in primis USD e EUR, ma anche GBP e JPY) si ripercuote inevitabilmente in modo inverso sul valore in NOK del Fondo (quando la corona si apprezza, il valore del Fondo si riduce, e viceversa).

Guardando ai rendimenti per tipologia di investimenti, il positivo risultato del 2016 è stato dovuto in buona parte all’ottima prestazione del comparto azionario (+8,7%) e al buon andamento dell’obbligazionario (+4,3%); sostanzialmente stabili invece i rendimenti per quanto riguarda il comparto immobiliare (+0,8%).

 

Per quanto riguarda la ripartizione geografica degli investimenti, nel 2016 si è confermato il sorpasso del Nord America rispetto all’Europa. Il 36% degli investimenti del Fondo è nel Vecchio Continente, in calo rispetto al 38,1% del 2015. Il Nord America ammonta ora al 42,3% del totale, mentre nell’anno precedente totalizzava il 40%. In lieve calo Asia e Oceania, al 17,9% (erano il 18,1% nel 2015). La riduzione dell’esposizione verso l’Europa rafforza una tendenza in corso da anni, e avallata anche dalla dirigenza politica, volta a favorire un’esposizione del Fondo sempre più convergente con il peso effettivo delle diverse regioni del mondo nell’economia mondiale.

Passando ad una ripartizione per Paese, i primi dieci in percentuale sono nell’ordine: Stati Uniti (37,2%), Regno Unito (9,1%), Giappone (8,3%), Germania (6.8%), Francia (5,2%), Svizzera (3,7%), Canada (2,8%), Australia (2,1%), Cina (2,0%), e Corea del Sud (1,9%). L’Italia ha visto una conferma della propria esposizione percentuale complessiva, pari all’1,6%, come nel 2015.

In lieve crescita la quota di investimenti nei cosiddetti “mercati emergenti”, passata al 10% nel 2016 rispetto al 9,8% del 2015. Tale crescita è dovuta, oltre ad effetti legati alle oscillazioni dei tassi di cambio, anche all’aumento di valore di alcuni di tali investimenti.

In totale, il Fondo, alla fine del 2016, deteneva attività in 77 Paesi, uno in più rispetto all’anno precedente (l’Argentina), e in 50 diverse valute.

Passando ad un’analisi per tipologia di investimento, anche nel 2016 i migliori risultati sono giunti dai mercati azionari, soprattutto quelli nordamericani (in primis gli Stati Uniti e dei cosiddetti “mercati emergenti”.). In Nord America il rendimento è stato del +16,1%, mentre nei “mercati emergenti” il rendimento è stato dal 13,2%. Meno positiva la performance dei titoli europei (+2,0%), il che contribuisce anche a spiegare il motivo per cui l’esposizione verso i titoli europei si sia relativamente ridotta rispetto all’anno precedente.

Complessivamente, il Fondo detiene l’1,3% delle società quotate a livello mondiale, e il 2,4% delle società quotate europee. Detiene quote di 9.050 aziende in tutto il mondo.

Per quanto riguarda segnatamente l’Europa, il rendimento medio sull’azionario è stato, come detto, del 2,0%, con una riduzione in termini percentuali del portafoglio azionario complessivo rispetto al 2015 (36,3% del totale, mentre era al 39,1% alla fine dello scorso anno). I Paesi con l’esposizione più significativa sono stati il Regno Unito (9.9% del portafoglio complessivo azionario e un rendimento del -0,4%, ma un +16,5% se espresso in GBP), Germania (5,4% del portafoglio globale e +4,8% di rendimento, +5,9% se espresso in EUR), Francia (5,1% del portafoglio complessivo e +8,0% di rendimento, +9,1% se espresso in EUR), Svizzera (4,9% del totale azionario e -2,4% di rendimento, -2,9% in CHF), Svezia (2,0% del totale azionario e +5,4% di rendimento, +11,4 se espresso in SEK). Come termine di paragone, gli investimenti in titoli azionari italiani sono stati pari all’1,54% del totale (valore complessivo in NOK è di 72,35 miliardi, pari a EUR 7,79 miliardi al tasso di cambio medio per il 2016). Nel 2015, essi ammontavano a 73,8 miliardi di NOK pari a EUR 8,24 miliardi.

L’ottima performance complessiva sull’azionario è dovuta principalmente ai risultati ottenuti nei comparti oil & gas (rendimento del 29,1%), prodotti di base (+25,1%), tecnologia (+14,9%) e industria (+14,0%). L’unico comparto con un segno negativo è quello farmaceutico, che ha registrato un -4,6%. Il comparto oil & gas e’ quindi tornato a produrre rendimenti positivi (nel 2015 quel settore aveva registrato i tassi piu’ negativi, con un -13,7%), un risultato che gli analisti del Fondo spiegano con la stabilizzazione dei prezzi dopo alcuni anni di cali, il taglio alla produzione deciso a fine anno dall’OPEC e da altri produttori, nonché’ l’opera di ristrutturazione e di taglio dei costi promossa della principali aziende dell’industria.

Le principali aziende destinatarie degli investimenti del Fondo nel 2016 (valore superiore a 25 miliardi di NOK) sono state Nestle’, Shell, Apple, Alphabet (parent company di Google), Microsoft, Roche, Novartis, il fondo Blackrock, Exxon Mobil, Johnson & Johnson e HSBC. Il Fondo detiene il 2,1% di Nestle’, con un investimento che al 31 dicembre 2016 valeva 51,0 miliardi di NOK.

Rispetto al 2015, il risultato degli investimenti sui titoli a reddito fisso (principalmente titoli obbligazionari) è stato migliore, con un rendimento positivo del 4,3%.

Per quanto riguarda i titoli di Stato (il 56,7% del paniere totale dei titoli a reddito fisso detenuti dal Fondo), essi hanno reso nel 2016 il 4,2%: una prestazione ben migliore rispetto al deludente +0,2% del 2015. Si conferma il primato dei titoli del Tesoro statunitense quale principale investimento singolo nel comparto dei titoli di Stato (18,9% del totale dei titoli obbligazionari), con un rendimento del 3,1% se espresso nel paniere valutario utilizzato dal Fondo e dell’1,1% se espresso in USD. I titoli in EUR costituiscono il 12,4% del totale e hanno reso il 3,3% (+4,3% se espresso in EUR).

Al 31 dicembre 2016, l’esposizione del Fondo in titoli di Stato era la seguente: Stati Uniti (579,3 miliardi di NOK); Giappone (161,5 miliardi di NOK); Germania (137,2 miliardi di NOK); Regno Unito (88,9 miliardi di NOK); Messico (54,2 miliardi di NOK); Repubblica di Corea (52 miliardi di NOK); Francia (49,1 miliardi di NOK); Italia (43,3 miliardi di NOK, pari a 4,66 miliardi di EUR); Spagna (34,9 miliardi di NOK); Kreditanstalt für Wiederaufbau (34,5 miliardi di NOK); India (30,6 miliardi di NOK).

Nel settore immobiliare, continua la politica prudente dei gestori del Fondo, con investimenti in proprietà tuttora limitati a pochi Paesi (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Svizzera). Significativi sono anche gli investimenti in società multinazionali del settore della logistica (alcune delle quali hanno proprietà anche in Italia).

Il rendimento del settore e’ stato positivo (+0,8%) ma senza i picchi mostrati dall’azionario e dall’obbligazionario. Il numero di operazioni nel 2016 è stato inferiore rispetto all’anno precedente, a causa del calo dei tassi d’interesse e della volatilità del mercato. 

Da quest’anno, gli investimenti nel capitale di società immobiliari torneranno ad essere conteggiati sotto la voce “investimenti azionari”, lasciando al comparto immobiliare solo gli investimenti diretti in proprietà.

 

Prospettive future

Presentando il rapporto annuale, sia il Governatore Olsen che il CEO di NBIM Slyngstad hanno sottolineato come la Banca di Norvegia - e in ultima analisi i decisori politici - non si nutra troppe illusioni sulla capacità del Fondo di continuare a crescere ai ritmi degli ultimi anni. Ciò sia per le dimensioni raggiunte dal Fondo sia perché’ l’attività estrattiva sta mostrando segni di rallentamento, con la conseguenza che il Fondo non viene più costantemente alimentato (anzi, nel 2016 si è registrato per la prima volta un prelievo di risorse dal Fondo da parte del Governo a fini anticongiunturali) e che quindi dipenderà sempre di più sulla bravura (o la fortuna) degli asset managers nell’ottenere i migliori rendimenti dagli investimenti. Slyngstad ha fatto riferimento proprio a questo nel ricordare come, nonostante il prelievo di risorse dal Fondo, il valore complessivo di mercato sia cresciuto a causa proprio dei rendimenti conseguiti, migliori di quanto solo un anno fa ci si poteva attendere.

Il dibattito è vivo in Norvegia su come far crescere i rendimenti del Fondo senza peraltro far aumentare il profilo di rischio del Fondo in modo irresponsabile. La Commissione nominata nel 2016 dal Ministero delle Finanze ha raccomandato di aumentare la quota di titoli azionari dal 60% al 70% con conseguente riduzione del portafoglio di titoli a reddito fisso (ritenuti in linea generale meno remunerativi). Nessuna decisione è stata però ancora presa al riguardo. E’ possibile che nel Libro Bianco sulla gestione del Fondo che il Governo presenterà in primavera al Parlamento, l’Esecutivo possa far propria tale proposta e modificare quindi le linee guida gestionali cui la Banca di Norvegia e il NBIM devono attenersi. Già ora, comunque, il portafoglio di titoli a reddito variabile supera in termini percentuali il “benchmark”, attualmente fissato al 60% del totale. Slyngstad ha comunque già indicato che la crescita del portafoglio azionario, se autorizzata, avverrà in modo graduale e prudente, nell’arco di diversi anni.

Altro aspetto significativo e su cui il Governo si è già espresso nelle scorse settimane riguarda l’entità dei prelievi dal Fondo e l’applicazione in futuro della cosiddetta “regola aurea” che da oltre quindici anni guida la politica economica norvegese e che si basa su un Fondo in grado di produrre rendimenti reali (al netto dell’inflazione) di almeno il 4% del capitale. Su questo 4% si calcola la quota di utilizzo dei proventi derivanti dalle attività estrattive nel bilancio dello Stato, al fine di prevenire un surriscaldamento dell’economia. Ora, il Governo si rende conto che una remunerazione reale del 4% non e’ più realistica e che invece sarebbe meglio ridurre tale soglia al 3% (ritenuta più in linea con l’attuale andamento dei mercati e con le prospettive di rendimento nei prossimi anni), onde evitare eccessivi surriscaldamenti dell’economia, a maggior ragione in una congiuntura che prevede una riduzione dei trasferimenti dei proventi dell’attività estrattiva al Fondo.

Olsen che Slyngstad si sono anche soffermati sul ruolo del Fondo quale “investitore responsabile”. Un ruolo che ormai da alcuni anni viene fatto valere in modo sempre più assertivo, dato il peso che ormai il Fondo ha acquisito in alcune importanti aziende. In sostanza, il Fondo “punta a massimizzare i rendimenti nel lungo termine e ridurre i rischi finanziari collegati ad aspetti ambientali, sociali e di governance” delle aziende destinatarie di investimenti, promuovendo “una buona governance aziendale e mercati ben funzionanti, legittimi ed efficienti”.

Quest’anno, il management del Fondo ha anche indicato le tre aree su cui si intende focalizzare l’attenzione e che sono i diritti dei bambini, il cambiamento climatico e la gestione delle risorse idriche.

Tale filosofia d’azione viene fatta valere in sede di assemblea, sulla base di linee guida che sono note ai Consigli d’Amministrazione (e in alcuni casi votando anche contro i pareri dei CdA), mantenendo un dialogo con i vertici aziendali. Da ricordare al riguardo il dialogo avviato con ENI e Shell, messe sotto osservazione nel 2013 per presunte attività di “oil spills” nella zona del delta del Niger; un dialogo che il management del Fondo ritiene stia portando a risultati positivi, nonostante le difficoltà legate al contesto nigeriano nel quale le due aziende operano.

Vi è poi lo strumento dell’esclusione dal portafoglio del Fondo di quelle aziende che non rispettano gli standard etici ritenuti accettabili dal Parlamento norvegese. Nel corso del 2016, il Fondo è uscito da 23 aziende per violazioni degli standard ambientali e da 59 aziende perché’ più del 30% del loro fatturato deriva da attività legate all’estrazione del carbone.

Inoltre, il Fondo ha fornito propri contributi di idee per la definizione di standard di governance e di regolamentazione dei mercati finanziari e sostiene finanziariamente progetti di ricerca in questi ambiti promossi da importanti centri accademici e di ricerca riconosciuti a livello internazionale.

 


 

 

POLITICA ESTERA

 

Priorità di politica estera

 

I punti di riferimento della politica estera norvegese sono il rapporto transatlantico e la sua configurazione di sicurezza (NATO), i rapporti con l’Europa (SEE/UE) e con la Russia. Ad essi occorre aggiungere una vocazione internazionalista che ha nella collaborazione nordica, nel sistema delle Nazioni Unite e nelle collaborazioni regionali e sub-regionali un fermo ancoraggio. In tema di governance globale, la Norvegia, in particolare tramite il Ministro Gahr Støre (titolare degli Esteri dal 2005 al 2012), ha insistito in piu’ occasioni sull’opportunità della creazione di una "constituency nordica" nel G20, organo da cui le singole economie nordiche, pur floride come quella norvegese, sono escluse per le ridotte dimensioni in termini assoluti, ma in cui entrerebbero a far parte se considerate nel loro insieme.

 

Nel programma dell’attuale esecutivo di centro-destra, uscito dalle elezioni del 9 settembre 2013, (c.d. “Dichiarazione di Sundvolden”) sono indicate le seguenti priorità in tema di politica estera:

·           Innanzitutto l’ambizione a condurre una politica estera “realistica”, ancorata ai valori del liberalismo e mirante in primo luogo a promuovere “l’interesse nazionale”. La politica estera deve “contribuire alla riduzione della tensione internazionale, alla promozione della sicurezza e della stabilità, del libero commercio, dello sviluppo economico e del rispetto dei diritti umani fondamentali”, in un sistema basato sul diritto internazionale.

·           Conferma del ruolo centrale dell’ONU e della NATO quali principali organizzazioni all’interno delle quali si dispiega l’azione della politica estera norvegese.

·           Sostegno all’ONU e al suo processo di riforma. Promuovere nel quadro dell’azione di politica estera, la democrazia, i diritti umani, i principi dello stato di diritto.

·           Importanza del “Grande Nord” nella politica estera norvegese, attraverso un rafforzamento delle relazioni con i Paesi artici, compresa la Russia e una particolare attenzione agli aspetti ambientali (cambiamenti climatici) e al loro impatto sulla situazione nell’Artico (scioglimento dei ghiacci, apertura di nuove rotte per i traffici marittimi, accessibilità delle risorse naturali ed energetiche).

·           Il servizio diplomatico norvegese dovrà sempre più diventare uno “strumento di promozione degli interessi economici norvegesi all’estero”.

·           Conferma dell’importanza del ruolo norvegese nei processi di pace e riconciliazione, cercando di selezionare quei processi e quei Paesi “dove la Norvegia ha risorse e competenze tali da contribuire al raggiungimento di risultati” e intervenendo in raccordo con gli alleati e con importanti organizzazioni multilaterali.

·           Impegno nel campo del disarmo e della non proliferazione, settori dove la Norvegia svolge storicamente un ruolo di primo piano a livello internazionale.

·           Conferma dell’impegno nel processo di pace in Medio Oriente, a sostegno di una soluzione pacifica del conflitto, basata sulla visione di due Stati, Israele e Palestina, che convivono in pace e all’interno di confini sicuri e riconosciuti internazionalmente.

 

Un capitolo a parte è dedicato alla politica europea, in un Governo che per la prima volta da molti anni non ha un approccio che escluda a priori la possibilità di un’adesione della Norvegia all’UE (sebbene sia convinzione condivisa dei partiti politici che non vi siano al momento le condizioni neppure per cominciare ad aprire un dibattito nazionale sul tema, alla luce dei sondaggi di opinione dai quali emerge una chiarissima maggioranza di contrari a tale ipotesi). Il Governo intende promuovere una “politica europea più attiva” per difendere gli interessi nazionali norvegesi nei confronti dell’Unione Europea, segnatamente attraverso l’Accordo sullo Spazio Economico Europeo. L’Accordo SEE e gli altri Accordi che la Norvegia ha con l’UE sono “il quadro di riferimento della politica europea del Governo”. In questo contesto si pone quindi la decisione del Primo Ministro Solberg di nominare, per la prima volta, un Ministro competente per gli Affari Europei (Ministro Vidar Helgesen, dal 16 dicembre 2015 divenuto Ministro per il Clima e l’Ambiente).

In particolare, il Governo si pone i seguenti obiettivi:

·           Ambizione a intervenire nei processi decisionali dell’UE nelle loro fasi iniziali, per tutelare e rappresentare gli interessi norvegesi.

·           Rafforzamento delle relazioni con i “Paesi chiave” dell’Unione Europea.

·           Migliore coordinamento interno tra le amministrazioni dello Stato sui temi europei.

·           Importanza della partecipazione norvegese ai fori formali ed informali cui la Norvegia può accedere in virtù dell’Accordo SEE.

·           Maggiore coinvolgimento del Parlamento sulle questioni europee.

·           Partecipazione al dibattito in corso nell’UE sulla sostenibilità della libera circolazione delle persone (che rimane un caposaldo per la Norvegia) in particolare per quanto riguarda l’accesso alle prestazioni sociali.

 

Sulla cooperazione, il nuovo Governo intende marcare alcune novità rispetto a come la politica di sviluppo norvegese è stata gestita negli ultimi anni (soprattutto dai vari governi a guida laburista). E’ stato abolito il posto di Ministro dello Sviluppo, per cui la competenza sul tema torna nelle mani del Ministro degli Esteri (quasi a compensare il passaggio della competenza sui temi europei al Ministro per gli Affari Europei).

Operativamente, si punta a ridurre il numero dei Paesi a vario titolo beneficiari di aiuto allo sviluppo norvegese, e si intende concentrare gli interventi in alcuni settori prioritari (istruzione, salute, lotta alla povertà, lotta alle discriminazioni, buona amministrazione). Il Governo intende sostenere l’avvio di attività imprenditoriali nei Paesi beneficiari e ridurre il fenomeno della “dipendenza” dall’assistenza internazionale attraverso interventi limitati nel tempo.

In particolare, il Governo intende:

·           condurre una politica di sviluppo coerente, in cui le misure adottate nei vari settori siano indirizzate nella maggior misura possibile verso gli stessi obiettivi;

·           basare la politica di sviluppo sui risultati, condurre valutazioni sistematiche con conseguenze di bilancio e aprire la strada alla piena trasparenza sull’entità, l’attuazione e gli effetti della politica di sviluppo norvegese;

·           praticare una tolleranza zero contro corruzione e frodi;

·           rafforzare l’interscambio commerciale verso i Paesi poveri. Aprire la strada a facilitazioni sulle importazioni e sull’interscambio;

·           assumere un ruolo di leader globale sul tema dell'istruzione per tutti;

·           sviluppare ulteriormente l'impegno sul tema della salute globale, soprattutto riguardo le donne e l’infanzia;

·           dare priorità a settori tematici quali diritti umani, lotta alla povertà, sviluppo della società civile e buona amministrazione (governance), insieme all'assistenza umanitaria;

·           porre maggiori condizioni ai Paesi beneficiari su progressi in tema di democratizzazione, sviluppo dello stato di diritto e diritti umani;

·           presentare una relazione annuale al Parlamento al fine di promuovere un più ampio dibattito sui fini e sui mezzi della politica di sviluppo, se il Parlamento lo desidera;

·           dare peso allo sviluppo economico, agli investimenti e alla crescita economica dei Paesi di cooperazione attraverso un volet di interventi moderno e diversficato;

·           dare priorità al capacity building, al trasferimento di competenze e all'assistenza tecnica nei Paesi di cooperazione al fine di mettere questi Paesi in grado a gestire le proprie risorse;

·           contribuire alla riduzione del debito dei Paesi poveri attraverso accordi sia bilaterali che multilaterali.

 

La politica estera norvegese è particolarmente attiva e visibile, sicuramente al di là di quanto le dimensioni del Paese potrebbero suggerire. Possono farsi risalire alla sua vocazione internazionalista e multilateralista, largamente condivisa dall’opinione pubblica, le numerose iniziative diplomatiche volte a facilitare la soluzione dei conflitti internazionali ed a favore dei processi di pace, anche nei confronti di conflitti ai quali la Norvegia non è direttamente interessata. Fra di essi Sri Lanka, Guatemala, Colombia, Haiti, Cipro, Filippine e Sudan).

 

La Norvegia è presente in Afghanistan, partecipando alla Resolute Support Mission a guida NATO e succeduta ad ISAF dal 2015, con una presenza complessiva di circa 50 unità. dislocate principalmente nella regione di Kabul in un’azione di formazione delle forze speciali di Polizia afghane. Il contributo norvegese a Resolute Support Mission continua, in linea con le decisioni prese in ambito NATO. Fino al 2014 il dispiegamento in Afghanistan ha rappresentato il più importante impegno all’estero delle truppe norvegesi.

La Norvegia ha avuto fino a settembre 2012 la responsabilità del PRT della provincia di Faryab; la responsabilità del mantenimento della sicurezza nella provincia è stata poi trasferita alle Afghan National Security Forces. Il 5 febbraio 2013, in occasione della visita ad Oslo dell’allora Presidente afghano Karzai, è stato firmato l’Accordo di Partenariato Strategico tra Norvegia e Afghanistan, regolante le modalità di assistenza norvegese in Afghanistan dal 2014 al 2017.

La Norvegia è presente anche nell’area dei Balcani con personale in Kosovo (KFOR, con 2 ufficiali distaccati presso il Comando) e Bosnia-Erzegovina (NATO HQ Sarajevo, di cui tradizionalmente ricopre l’incarico di Vice Comandante e nel quale guida il programma di sostegno alle autorità bosniache nella riforma del settore della Difesa).

Una Generale di Divisione norvegese (Magg. Gen. Kristin Lund) ha comandato dal luglio 2014 al luglio 2016 le forze di peace-keeping dell’ONU a Cipro (UNFICYP), quale prima donna a guidare una missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite. La partecipazione norvegese a UNFICYP si è ora conclusa.

La presenza norvegese in Medio Oriente consiste in 13 osservatori nell’ambito della missione UNTSO, e 3 nella MFO del Sinai, cui si devono aggiungere 20 tra poliziotti e funzionari civili in servizio nella TIPH di Hebron (guidata dal Generale di Brigata norvegese Einar Johnsen). Da lungo tempo coinvolta attivamente nel processo di pace in Medio Oriente (si ricordino a titolo esemplificativo gli accordi di Oslo tra Israele e Palestina del 1993, promossi dall’allora Ministro degli Esteri norvegese Johan Jørgen Holst) la Norvegia rimane attiva anche nell’attuale fase negoziale, anche in qualità di presidente dell’Ad Hoc Liaison Committee (AHLC) che coordina le attività dei donatori a sostegno della popolazione e dell’Autorità palestinese. Tradizionalmente aperta al dialogo con tutte le parti coinvolte, anche quelle più difficili come Hamas (ad esclusione però dei contatti politici) la Norvegia viene riconosciuta come interlocutore di primo piano da tutti i protagonisti della crisi, inclusa Israele, nei cui confronti pure ha assunto sovente un atteggiamento critico. La Norvegia ha votato favorevolmente alla risoluzione sullo status della Palestina in Assemblea Generale il 29 novembre 2012 mentre non intende per ora procedere al riconoscimento dello Stato di Palestina (diversamente da quanto fatto dalla Svezia alla fine del 2014). La Norvegia ha co-presieduto, insieme all’Egitto e al Presidente palestinese Mahmoud Abbas, la Conferenza dei Donatori per la Palestina e la ricostruzione di Gaza, svoltasi al Cairo il 12 ottobre 2014.

La Norvegia ha deciso di partecipare alla coalizione internazionale anti ISIL/Daesh, con circa 60 unità di personale distaccato in Iraq (nella zona di Erbil) in missione di addestramento e capacity building a beneficio delle forze armate curdo-irachene impegnate nel contrasto a Daesh. La missione prevista fino a marzo 2017, è stata ora prorogata per un ulteriore anno. Le forze norvegesi però sono trasferite nella provincia di Anbar (Iraq occidentale). Il mandato attribuito alle forze norvegesi esclude l’uso della forza (se non per autodifesa) né consente lo svolgimento di attività in territorio siriano. Oslo ha distaccato anche un contingente di ufficiali di Stato Maggiore presso il Quartier Generale della Coalizione anti ISIL/Daesh, anche per rispondere al dettato della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2249 (2015), adottata immediatamente dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 e ha deciso nel maggio 2016 di distaccare circa 60 unità in Giordania, impegnate in attività addestrative in favore di forze dell’opposizione siriana che combattono Daesh. A questi si aggiungerà un numero non precisato di unità di forze speciali norvegesi.

La crisi in Siria è una delle priorità dell’attuale politica estera norvegese. Già oggi la Norvegia è tra i principali Paesi donatori per le attività di assistenza umanitaria in quel Paese. Nel 2015, sono stati stanziati 1,25 miliardi di corone, per interventi umanitari in Siria e nei Paesi vicini, anche a sostegno dei profughi provenienti da quel Paese. La Norvegia ha proposto al Segretario Generale delle Nazioni Unite l’organizzazione di un’apposita Conferenza dei donatori per la Siria e i Paesi vicini. Tale Conferenza si è tenuta a Londra il 4 febbraio 2016. Essa ha permesso di raccogliere pledges per 11,1 miliardi di USD. La sola Norvegia ha messo a disposizione 1,159 miliardi di USD da qui al 2020. La Norvegia sarà nuovamente co-host della Conferenza internazionale sulla Siria prevista a Bruxelles il 5 aprile prossimo, seguito della Conferenza di Londra del febbraio 2016.

In Africa, la Norvegia è particolarmente attiva nel quadro del processo di pace in Sudan (dove è “witness” del Comprehensive Peace Agreement fra Nord e Sud Sudan e membro della Troika assieme ad USA e Regno Unito; l’ex Ministro dello Sviluppo norvegese Hilde Frafjord Johnson è stata fino al 7 luglio 2014 Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU in Sud Sudan) ed in generale in tutta la regione. È particolarmente attiva in Somalia, grazie ad una generosa cooperazione e contribuisce al processo di consolidamento delle nuove Autorità del Governo federale somalo. Il Primo Ministro somalo è anche cittadino norvegese. Contribuisce con forze militari e di polizia alla missione UNMISS in Sud Sudan (16 unità di personale) e ha partecipato alla United Nations Organization Stabilization Mission (MONUSCO, già conosciuta come MONUC) nella Repubblica Democratica del Congo. Partecipa con circa 70 tra ufficiali e soldati alla Missione ONU in Mali (MINUSMA), cui ha messo a disposizione dal settembre 2015 un aereo da trasporto C-130 dell’Aeronautica Militare norvegese. Nel secondo semestre del 2013 ha partecipato nuovamente (come fatto nel 2011) con una fregata alla missione NATO di contrasto alla pirateria al largo della Somalia Operation Ocean Shield. Nel 2011 la Norvegia ha preso attiva parte nell’operazione militare Unified Protector in Libia.

La Norvegia ha anche promosso la Conferenza umanitaria in favore della Nigeria e dei Paesi rivieraschi del Lago Ciad, tenutasi ad Oslo il 24 febbraio 2017. Alla Conferenza ha partecipato, per l’Italia, il Vice Ministro degli Esteri Mario Giro.

 

Per quanto riguarda il settore difesa, l'Esecutivo norvegese, al contrario di quanto fatto dalla maggior parte dei Governi europei, ha incrementato anche nel 2017 gli stanziamenti per le proprie Forze Armate (+3,8% rispetto al 2016, il Paese  presenta oggi il più alto livello di spesa pro capite per la difesa in ambito NATO). In termini assoluti, il bilancio della difesa norvegese per il 2017 ammonta a 50,9 miliardi di corone (circa 5,65 miliardi di euro al tasso di cambio attuale), pari a circa l’1,56% del PIL, lontano dal benchmark NATO del 2%. Una quota rilevante del bilancio della difesa è legata  al programma di acquisizione dei nuovi aerei F-35 per l’Aeronautica norvegese. La Norvegia è però tra i Paesi che maggiormente sostiene il raggiungimento dell’obiettivo del 2%. Sia il Partito Conservatore al governo che il Partito Laburista all’opposizione (di cui è stato leader per dodici anni l’attuale Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg) sostengono in linea di principio il conseguimento dell’obiettivo NATO da parte della Norvegia.

 

La Norvegia è tradizionalmente Paese antesignano dell’assistenza ai Paesi in via di sviluppo, attività che trae le sue origini proprio dalle iniziative assunte alla fine del diciannovesimo secolo scorso dalle missioni luterane norvegesi. Attualmente, Oslo si pone in primissimo piano in termini di finanziamento pubblico dell’aiuto allo sviluppo, cui ha finora dedicato l’1% del PIL, percentuale raggiunta per la prima volta nel 2008 e mantenuta negli anni successivi. La legge di bilancio 2017 prevede uno stanziamento di 33,9 miliardi di corone, in linea con l’obiettivo dell’1% del PIL.

 

 

2. Rapporti con i principali Paesi partner

 

La Norvegia intrattiene rapporti privilegiati con i Paesi Nordici, con cui collabora attraverso consultazioni rafforzate e tramite la comune partecipazione in numerosi organismi regionali, di cui il più importante è il Consiglio Nordico, organo di collaborazione a livello parlamentare, e il Consiglio dei Ministri Nordici, organi di collaborazione a livello governativo, di cui la Norvegia ha assunto la presidenza il 1 gennaio 2017 (precedente presidenza nel 2012). La membership UE di Svezia e Finlandia accentua l’importanza della collaborazione nordica per la Norvegia, quale foro di consultazione ed informazione sugli sviluppi delle politiche dell’Unione nei vari settori di interesse norvegese.

La Norvegia – insieme agli altri Paesi nordici – mantiene un rapporto privilegiato con i Paesi Baltici, che si articola a livello operativo in diverse forme di collaborazione nordico-baltiche, anche nel settore della sicurezza e difesa, inclusa la partecipazione al Consiglio Baltico.

Importante è anche la cooperazione tra Norvegia e Regno Unito su questioni climatiche ed energetiche, per lo sviluppo di tecnologie che contribuiscano alla riduzione delle emissioni di CO2 (la Norvegia è stata il primo paese ad introdurre un’imposta sulle emissioni di CO2 già nel 1991).

Il rapporto con gli Stati Uniti è naturalmente molto forte in virtù della comune appartenenza alla NATO. Le critiche mosse in passato alla politica americana su diverse questioni (dall’intervento in Iraq nel 2003 alla mancata partecipazione ad importanti accordi multilaterali, quali il Protocollo di Kyoto, il CTBT, e lo Statuto della Corte Penale Internazionale) non hanno peraltro mai scalfito la solidità del profondo rapporto verso gli Stati Uniti sia sul piano bilaterale che nel quadro dell’Alleanza Atlantica. I rapporti sono ulteriormente migliorati con la presidenza Obama, di cui questo Governo ha in più occasioni sottolineato la vocazione multilateralista, peraltro sancita proprio ad Oslo dalla consegna del Premio Nobel per la Pace, assegnatogli nel 2009.

La Norvegia aveva intensificato negli ultimi anni i rapporti con la Cina, soprattutto nel settore commerciale: è tuttora in fase di negoziato un Accordo di Libero Scambio tra i due Paesi. Il rapporti bilaterali hanno però subito un sostanziale stallo (pressoché totale assenza di contatti politici ad alto livello, ritorsioni contro interessi norvegesi in Cina in ambito commerciale, politica più restrittiva riguardo alla concessione di visti) a causa delle frizioni createsi a seguito del conferimento del Premio Nobel per la Pace 2010 all’attivista Liu Xiaobo, decisione che, pur chiaramente non attribuibile al Governo norvegese, ha irritato molto Pechino. L’allora Primo Ministro Stoltenberg ha avuto un breve incontro con l’omologo cinese Wen Jiaobao a margine del Vertice ASEM di Vientiane nel novembre 2012.

Dopo alcuni anni di negoziato riservatissimo, il 19 dicembre 2016 è stata firmata da Norvegia e Cina, in coincidenza con la visita del Ministro degli Esteri Brende a Pechino, una “dichiarazione congiunta” nella quale le parti si dicono d’accordo nel normalizzare le relazioni. Da parte sua, la Norvegia “fully respects China’s development path and social system, and highly commends its historic and unparalleled development that has taken place. The Norwegian Government reiterates its commitment to the one-China policy, fully respects China’s sovereignty and territorial integrity, attaches high importance to China’s core interests and major concerns, will not support actions that undermine them, and will do its best to avoid any future damage to the bilateral relations.

 

 

3. Rapporti con la Russia

 

Particolare importanza rivestono per Oslo le relazioni con la Russia, sia per quanto attiene l'interesse di Oslo al rafforzamento della stabilità ai propri confini nord-orientali sia per le prospettive di collaborazione economica e di sviluppo dell’area del Barents (regioni settentrionali della Norvegia, Svezia e Finlandia e regioni russe di Murmansk, Arcangelo e Carelia). Le conseguenze della crisi ucraina stanno creando difficoltà anche all’andamento delle relazioni bilaterali con la Russia, sebbene il Governo norvegese abbia sempre pubblicamente sostenuto il desiderio di preservare buone relazioni con Mosca almeno sul piano strettamente bilaterale.

Il Governo norvegese ha posto il Grande Nord (“High North”) ai vertici della sua agenda politica, accrescendo la presenza in loco della Guardia Costiera, della Marina e dell’Aeronautica Militare e, di conseguenza, la sua capacità di esercitarvi la propria sovranità in particolare in casi di emergenze ambientali. Punto centrale della politica norvegese nel Nord è stata finora la collaborazione con la Russia.

I rapporti tra Oslo e Mosca avevano registrato una svolta positiva dopo il raggiungimento dell’accordo, durante la visita del Presidente Medvedev ad Oslo (26-27 aprile 2010) sulla delimitazione della piattaforma continentale nel Mare di Barents, che ha posto fine ad una controversia pluridecennale e ha aperto prospettive per un rafforzamento delle relazioni economiche. L’intesa si è concretizzata sotto forma di una Dichiarazione congiunta, i cui contenuti sono stati in seguito formalizzati in un Trattato sulla Delimitazione Marittima e la Cooperazione nel Mare di Barents e nell’Oceano Artico, firmato a Murmansk il 15 settembre 2010 ed entrato in vigore il 7 luglio 2011. La soluzione adottata prevede una spartizione dell’area contesa in due settori pressoché uguali, giungendo ad un’interpretazione a metà strada tra le due finora portate avanti dai due Stati (linea mediana per la Norvegia; linea di settore per la Russia).

Con l’avvento alla guida del Ministero degli Esteri di Espen Barth Eide nel settembre 2012, si è notata una maggiore assertività norvegese rispetto all’approccio più prudente del precedente Ministro Gahr Støre sul tema del rispetto dei diritti umani in Russia. Con l’attuale Ministro Brende tale linea è stata confermata.

La crisi ucraina ha incrinato l’andamento delle relazioni bilaterali tra Oslo e Mosca. La Norvegia non intende dare una caratterizzazione bilaterale al raffreddamento dei rapporti (allineamento alle sanzioni UE, congelamento delle visite ad alto livello e della collaborazione militare bilaterale), giustificato esclusivamente come una reazione alla violazione da parte russa del diritto internazionale (con l’annessione della Crimea e l’interventismo russo in Ucraina orientale). Le ritorsioni commerciali nel settore agro-alimentare decise dalla Russia all’inizio di agosto 2014 colpiscono anche la Norvegia (in particolare nel comparto pesca, per il quale la Russia costituiva il primo mercato di sbocco per l’export norvegese).

 

Ciò nonostante, permangono molte le aree concrete di collaborazione tra i due Paesi. La Norvegia collabora con la Russia in numerosi progetti volti a migliorare la situazione ambientale nei territori russi al confine con la Norvegia, con particolare riferimento allo smaltimento dei rifiuti nucleari ed al controllo dell’inquinamento delle coste settentrionali, allo scopo di scongiurare il pericolo di un disastro ambientale.

Nel corso del 2005, Oslo ha concordato con Francia e Canada programmi di collaborazione per lo svolgimento di progetti relativi alla sicurezza nucleare in Russia, essenzialmente volti allo smantellamento delle batterie radioattive di numerosi fari nella regione del Barents. A tale riguardo, Norvegia e Russia hanno di recente concluso un accordo per la sostituzione con pannelli solari delle suddette batterie nucleari.

Nell’aprile 2010, il Governo norvegese ha presentato un Libro Bianco sulla cooperazione per la sicurezza nucleare con la Russia nell'High North (in particolare per quanto riguarda la gestione e lo smaltimento delle scorie radioattive). Gli obiettivi principali di tale collaborazione nella Russia nord-occidentale consistono nel proteggere la salute umana, l'ambiente e le attività economiche dalla contaminazione radioattiva e nell'impedire che il materiale nucleare venga adoperato per finalità terroristiche. In questo ambito, la Norvegia ha concluso il 19 febbraio 2013 un accordo con la Difesa russa, con il quale si impegna a fornire assistenza alle autorità russe per la messa in sicurezza (safety) dei sommergibili nucleari obsoleti nelle basi della penisola di Kola. A margine della Conferenza Generale dell’AIEA è stato firmato, il 15 settembre 2015, un accordo tra l’Autorità Norvegese di Sicurezza Nucleare (Norwegian Radiation Protection Authority) e ROSATOM per la definizione di procedure di notifica in caso di incidenti nucleari. Le consultazioni tra Norvegia e Russia sulla sicurezza nucleare proseguono regolarmente. Il Vice Ministro degli Esteri norvegese Hattrem ha visitato a metà settembre 2016 San Pietroburgo, alla guida della delegazione norvegese alla Commissione bilaterale sulla sicurezza nucleare. A fine marzo 2017 è prevista la visita in Russia, nella città di Arkhangelsk, del Ministro degli Esteri Brende, per partecipare ad una conferenza internazionale su temi artici. Si tratterà della prima visita in Russia del Ministro degli Esteri norvegese dopo l’annessione della Crimea.

Sono attivi anche numerosi progetti in diversi altri settori (energia, comunicazioni, trasporti, sanità). Difficoltà esistono relativamente alla realizzazione concreta dei progetti e alla gestione dell’ecosistema, in particolare delle risorse ittiche, nel Mare di Barents e nelle acque intorno all’arcipelago delle Svalbard, per le quali la Norvegia ha adottato nel 2001 una precisa legislazione ambientale, dichiarandola zona di protezione ittica. La Russia opera nelle Svalbard con propri insediamenti per lo sfruttamento di giacimenti minerari ai sensi del Trattato del 1920, che concede agli Stati parte (tra cui vi è anche l’Italia, che è altresì presente nelle Svalbard, a Ny-Ålesund, con una base scientifica del CNR) il diritto di svolgere alcune attività produttive e di ricerca nell’arcipelago.

Proprio la presenza nelle Svalbard è emersa negli ultimi mesi come un potenziale ulteriore irritante nelle relazioni bilaterali tra Oslo e Mosca, a causa della visita non concordata del Vice Primo Ministro russo Rogozin (inserito tra i destinatari delle misure restrittive UE recepite anche dalla Norvegia) nell’aprile 2015 e dell’irrigidimento, da parte norvegese, delle procedure di ingresso nell’arcipelago nel luglio 2015, duramente condannato dal Ministero degli Esteri russo. Inoltre, da parte russa non si condivide la posizione norvegese secondo cui alla piattaforma continentale e alla zona economica esclusiva adiacente alle Svalbard non si applicano le norme di non discriminazione del Trattato del 1920: aquestione tornata di attualità a seguito delle concessioni del XXIII round di licenze esplorative sulla piattaforma continentale norvegese, che hanno per la prima volta incluso aree attigue all’arcipelago.

Un ulteriore fattore di difficoltà in una relazione già oltremodo complessa è costituito dalla questione migratoria e dal ruolo svolto dalla Russia, a causa dell’afflusso di profughi in Norvegia attraverso il posto di frontiera russo-norvegese di Boris Gleb/Storskog. Nei mesi di ottobre e novembre 2015, tale afflusso ha raggiunto punte di 200 ingressi giornalieri. Dalla fine di novembre, il flusso è cessato. Si è però aperto il problema di avviare un processo di restituzione alla Russia di tali migranti, con la Norvegia che ha invocato il rispetto dell’accordo di riammissione tra i due Paesi del 2007. La situazione sembra ora normalizzata, sia perché gli afflussi sono cessati, sia perché, nonostante alcune resistenze, da parte russa si è di fatto accettato il ritorno di quei profughi di cui si poteva dimostrare il lungo soggiorno in Russia. Da parte norvegese, inoltre, si è deciso di rafforzare le misure di sicurezza fisica al posto di frontiera, costruendo una barriera lunga quattrocento metri (duecento metri per lato), che dovrebbe prevenire ogni tentativo di passaggio non autorizzato nella zona. Finora da parte russa non si sono manifestate difficoltà al riguardo, anche perché analoghe, se non più rigide, misure di sicurezza sono da decenni presenti sul lato russo del confine.

 

 

4. Relazioni con le principali Organizzazioni Internazionali

 

L'appartenenza alla NATO rimane il cardine della politica di sicurezza del Paese. A causa della conformazione geografica, la difesa del territorio norvegese dipende dal tempestivo arrivo di rinforzi dei Paesi dell'Alleanza, in primo luogo degli Stati Uniti. In tale ottica, rimane centrale il rapporto con Washington. Oslo è favorevole e partecipa per quanto possibile alla PSDC, ponendo però l’accento sulla necessità di salvaguardare la stabilità dei tradizionali rapporti con gli Stati Uniti, che continuano ad essere qui considerati i garanti ultimi della sicurezza nazionale. Dal 1 ottobre 2014, l’ex Primo Ministro norvegese Jens Stoltenberg è Segretario Generale della NATO in sostituzione del danese Anders Fogh Rasmussen. Il suo mandato durerà quattro anni, con possibilità di una proroga di un ulteriore anno.

 

A livello regionale è da segnalare l’attiva partecipazione della Norvegia nel Consiglio Artico (di cui la Norvegia ha detenuto la Presidenza nel biennio 2006-2008, conclusasi con la Ministeriale di Tromsø dell’aprile 2009, cui ha partecipato in rappresentanza dell’Italia quale “osservatore ad hoc” l’On. Ministro Frattini). Oslo ha appoggiato la candidatura dell’Italia e degli altri Paesi interessati (Cina, Corea del Sud, Giappone, India, Singapore, oltre all’Unione Europea) quali Osservatori permanenti del Consiglio Artico (approvata alla Ministeriale di Kiruna del maggio 2013). La Norvegia desidera favorire l’integrazione e sviluppare un ruolo per gli Osservatori nelle attività del Consiglio Artico. L’ambizione norvegese è quella già espressa in passato anche dal precedente Governo: “assicurare una gestione sostenibile dell’ambiente e delle risorse nel Nord, far crescere la conoscenza dei cambiamenti in corso nell’Artico e promuovere un aumento delle attività economiche nella regione”. In questo contesto, poiché l’Artico è sostanzialmente un Oceano, rimane centrale per Oslo il ruolo del diritto internazionale del mare nello stabilire il quadro di riferimento giuridico per le attività degli Stati costieri e delle altre potenze interessate.

In tale contesto, si segnalano le iniziative organizzate e in programmazione da parte di questa Ambasciata per promuovere il ruolo italiano nel Grande Nord. In primo luogo, la partecipazione dell’Ambasciatore Novello quale key-note speaker alla Conferenza internazionale Arctic Frontiers tenutasi a Tromsø nel gennaio 2014.

Nel giugno 2014, sempre a Tromsø (“capitale artica” della Norvegia), l’Ambasciata ha organizzato, in collaborazione con la locale Università, una “Giornata italiana” volta a presentare le nostre eccellenze scientifiche ed economiche nell’Artico.

L’Ambasciata mantiene anche regolari contatti con la Senior Arctic Official norvegese. Una qualificata delegazione scientifica norvegese ha partecipato al seminario sull’Artico che il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha organizzato a Venezia dal 10 al 12 dicembre 2014.

 

Altrettanto attiva è la Norvegia nel Consiglio Euro-Artico di Barents (di cui la Norvegia ha detenuto la Presidenza nel 2005 e la ha assunta nuovamente dal 2011 al 2013, con un focus particolare diretto, tra gli altri, ai temi dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili; l’Italia è osservatore), nonché nel Consiglio degli Stati del Mar Baltico (CBSS, di cui sono membri gli Stati rivieraschi, la Norvegia e l’Islanda; l’Italia ha il ruolo di osservatore), di cui la Norvegia ha detenuto la presidenza fino al 30 giugno 2011. Molta attenzione viene dedicata anche allo sviluppo della Dimensione Settentrionale dell’UE: il 2 novembre 2010 si è tenuta ad Oslo la Seconda Riunione Ministeriale della Dimensione Settentrionale dell'UE, mentre l’8 aprile 2014 Oslo ha ospitato la IV Riunione a livello Alti Funzionari della Dimensione.

L’Ambasciata ha organizzato il 12 maggio 2014, in collaborazione con il Ministero degli Esteri norvegese e con le Ambasciate di Austria, Serbia ed Ungheria, un seminario sul ruolo dell’Iniziativa Centro-Europea e sullo scambio di esperienze tra l’InCE e i fori di cooperazione euro-artici (Consiglio Euro-Artico del Barents, Consiglio Artico, Dimensione Settentrionale dell’UE).

 

La Norvegia è tradizionalmente uno dei più convinti sostenitori del sistema delle Nazioni Unite e dei valori tutelati tramite di esso: da parte norvegese è stato più volte indicato come priorità principale la realizzazione dei Millennium Development Goals, con particolare attenzione della Norvegia verso gli obiettivi 4 e 5, relativi alla mortalità infantile e alla salute materna. La Norvegia ha svolto un ruolo particolarmente profilato a New York nel processo che ha portato, nel settembre 2015, all’adozione dei nuovi Sustainable Development Goals.

Il rilievo accordato a questi temi fa sì che la Norvegia figuri molto spesso ai primi posti delle differenti graduatorie prodotte in ambito onusiano, ad esempio in termini di aiuti umanitari e allo sviluppo (1% del PIL) e nell'Indice di Sviluppo Umano (1° posto); grazie a questa spiccata sensibilità, ma anche alla consistente disponibilità di risorse finanziarie, il Paese scandinavo contribuisce significativamente (con una quota pari allo 0,849%) al bilancio ordinario e a quello per operazioni di peacekeeping, raggiungendo il sesto posto in termini assoluti per finanziamenti all'organizzazione, il terzo per contributi volontari e il primo posto per contributi pro-capite. L’impegno norvegese nella sfera del ”peace-keeping” e dell’aiuto allo sviluppo, oltre a iniziative come quelle di facilitazione in Sri Lanka e Sudan o di sostegno sociale nei Territori Palestinesi, finiscono per dare al Paese un rilievo internazionale superiore al suo peso specifico. ‘

La Norvegia è candidata alle elezioni per uno dei due seggi non permamenti del Consiglio di Sicurezza riservati al WEOG per il biennio 2021-2022, in un’elezione competitiva che si annuncia particolarmente complessa.

Per quanto riguarda la riforma del CdS, la posizione norvegese è in evoluzione. Pur avendo sostenuto negli anni le posizioni del G4, ora la Norvegia ha assunto un atteggiamento più articolato che, prendendo atto dello stallo a New York, sta ora convergendo su taluni punti con quanto tradizionalmente propugnato dal gruppo Uniting for Consensus. In un Libro Bianco sulle Nazioni Unite presentato nel settembre 2012 dal precedente Governo, si afferma testualmente: “La politica norvegese sull'eventuale riforma del CdS è stata rivista. Nel Libro Bianco presentiamo una nuova posizione di principio norvegese, che sostiene una riforma più radicale del CdS rispetto ad un modello di riforma che preveda solo l'aggiunta di nuovi seggi permanenti a quelli attuali mentre il CdS continuerebbe ad operare come adesso. Alla luce dell'evoluzione della politica internazionale dopo il 1945 e dei nuovi rapporti di forza, riteniamo ora che si debba riflettere in modo nuovo sulla rappresentanza regionale e che si debba tenere nella dovuta considerazione lo sviluppo di organizzazioni o attori a carattere regionale in molte parti del mondo. Ove una tale riforma ad ampio spettro non fosse possibile, allora la Norvegia continuerebbe a sostenere come prima candidature individuali, ma ora come una posizione di ripiego.".

Thorbjørn Jagland, già Presidente del Parlamento norvegese, è dal 1° ottobre 2009 Segretario Generale del Consiglio d’Europa ed è stato riconfermato nel giugno 2015 per un nuovo mandato quinquennale.

 

5. Questioni migratorie

 

La crisi migratoria in corso sta suscitando viva emozione in Norvegia, Paese fuori dall’UE ma partecipante alla cooperazione Schengen/Dublino. Rispondendo alle sollecitazioni della società civile e dell’Associazione norvegese degli Armatori, il Governo ha deciso nella primavera 2015 di inviare due unità navali da dispiegare nel quadro delle operazioni Triton (Mediterraneo centrale a guida italiana) e Poseidon (a sostegno delle autorità greche) di Frontex. Tali unità hanno contribuito al salvataggio di numerose vite umane. La partecipazione a Triton è stata prorogata ulteriormente fino all’autunno 2016. Il Governo è anche pronto a partecipare, sia pure su base volontaria quale Paese non membro dell’Unione Europea, alle procedure di ricollocamento in Europa dei richiedenti asilo siriani decise dal Consiglio ed è iniziato ad accogliere 1500 profughi provenienti da Italia e Grecia. Inoltre, la Norvegia ha deciso di accogliere ottomila rifugiati siriani, ammessi ai programmi di resettlement di UNHCR.

Sulla questione migratoria si è registrata negli ultimi due anni un’intensificazione dei contatti tra i due Paesi: visite al Comando Generale della Guardia Costiera italiana nel quadro delle missioni in Italia della Primo Ministro (giugno 2014) e del Ministro degli Esteri (aprile 2015) e della Ministra dell’Immigrazione (maggio 2016), nonché la visita in Italia (Roma e Sicilia) della Delegazione parlamentare norvegese presso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa nel settembre 2015.

L’Ambasciata ha organizzato nel giugno 2016, in collaborazione con il Consiglio Norvegese dei Rifugiati (principale ONG umanitaria del Paese), l’Ufficio di Stoccolma dell’UNHCR e la Comunità di Sant’Egidio un seminario di presentazione dei “corridoi umanitari”.

 

 

RELAZIONI CON L’UNIONE EUROPEA

 

La Norvegia ha respinto per due volte, con referendum (nel 1972 con il 53,3% e nel 1994 con il 52,2% dei voti), la progettata adesione all’Unione Europea. Malgrado questo doppio rifiuto, ogni Governo norvegese si è costantemente impegnato a coltivare con l’Unione i legami più stretti compatibili con la sua posizione di non-membro. Dal gennaio 1994 la Norvegia fa parte dello Spazio Economico Europeo (SEE), partecipando al Mercato Unico e al relativo Consiglio (28+3: Norvegia, Islanda e Liechtenstein) ed impegnandosi a recepire la legislazione UE nei settori previsti dall’Accordo SEE.

Dal 25 marzo 2001 la Norvegia - insieme agli altri Paesi nordici - partecipa alla cooperazione Schengen.

La mancata adesione all'Unione Europea non ha quindi impedito alla Norvegia di intrattenere eccellenti relazioni con i Paesi UE e di seguire con particolare interesse gli sviluppi dell’Unione, tra cui la Dimensione Settentrionale dell’UE. La Norvegia intrattiene regolari consultazioni con la Presidenza di turno dell’UE (incontri tra i Ministri degli Esteri, degli Affari Europei e Primi Ministri all’inizio di ogni semestre di presidenza e partecipazione dei Ministri competenti ai Consigli informali dell'UE su temi specifici di interesse SEE).

L’euroscetticismo norvegese ha molteplici cause. Paese di giovane indipendenza (dal 1905), la Norvegia, traumatizzata anche dall’esperienza dell’occupazione tedesca durante il secondo conflitto mondiale, ha una diffidenza quasi innata verso l’ipotesi di cessioni di sovranità in favore di organismi sopranazionali, nel timore che ciò possa indebolire il livello di democraticità e di responsabilizzazione (accountabilty) della classe politica e amministrativa. L'improvviso benessere conosciuto dal Paese a partire dagli anni 70 è anche tra le cause del persistente sentimento contrario della popolazione nei riguardi di un'adesione all'Unione Europea, un sentimento che l’attuale crisi economica e le difficoltà di alcuni Paesi dell’Eurozona hanno certamente contribuito a rafforzare ulteriormente.

Rimane però sempre presente nella classe dirigente e nei settori più avvertiti dell’opinione pubblica il timore di una marginalizzazione strisciante della Norvegia in Europa, causata dai recenti allargamenti e dalla rapida evoluzione istituzionale dell'Unione Europea. Anche la prospettiva di un progressivo esaurimento, a medio termine, delle risorse petrolifere e di gas contribuisce a riproporre all’attenzione dell’opinione pubblica il problema del collocamento futuro del Paese.

L’Accordo SEE e la conferma dello status della Norvegia di non-membro dell'UE restano centrali nella politica del Governo norvegese. Come detto, l’attuale Esecutivo è il primo da molti anni a non avere esplicitamente escluso nel suo programma l’ipotesi dell’adesione; la sua praticabilità pare comunque remota, dato il chiaro atteggiamento dell’opinione pubblica al riguardo e le fibrillazioni interne all’Unione.

Una posizione che è resa ancora più difficile dall’esito del referendum del 23 giugno 2016 sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea. La Norvegia aveva chiaramente espresso l’auspicio di un voto favorevole alla permanenza nell’UE da parte di Londra. Ora, da parte norvegese si cerca di analizzare le conseguenze del recesso, sia nei rapporti tra Londra e Bruxelles, che nelle relazioni tra Londra e i Paesi EFTA/SEE, nonché nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi. E’ stato istituito presso il Ministero degli Esteri norvegesi un comitato interministeriale, a livello tecnico, incaricato di analizzare le conseguenze del voto per la Norvegia e i possibili scenari. A livello politico, l’indicazione – confermata dalla Primo Ministro Solberg dopo il suo incontro a New York a settembre con l’omologa britannica May – è quella di auspicare la più stretta relazione possibile tra Oslo e Londra anche dopo la Brexit. Come questo si potrà ottenere rimane da vedere. Vi è qui la consapevolezza, tuttavia, che la palla al momento sia nel campo britannico (in attesa dell’attivazione formale della procedura di recesso prevista dall’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea) e che moltissimo dipenderà naturalmente da come Regno Unito e UE riusciranno a disciplinare la propria futura relazione. La Norvegia si sta preparando al negoziato. Il 25 gennaio 2017 ha visitato Oslo Michel Barnier, Capo Negoziatore della Commissione Europea per la Brexit.

 

Nel corso del 2012, il precedente Governo ha presentato due importanti documenti sulla relazione tra la Norvegia e l’UE: una dettagliata analisi del rapporto tra Oslo e Bruxelles, sintetizzata dalla formula “la Norvegia come il più integrato tra gli Stati non membri dell’Unione Europea” (c.d. “Rapporto Sejerstad”); un Libro Bianco sulle relazioni con l’UE, nel quale si conferma tra l’altro l’importanza dell’Accordo SEE senza però nascondere alcuni aspetti critici di una relazione che vede la Norvegia recepire più o meno passivamente il corpus iuris prodotto dall’UE su tutte le questioni afferenti il mercato interno e coperte dall’Accordo SEE.

L’attuale Governo intende come detto promuovere una politica europea più attiva, cercando in particolare di influenzare in modo più efficace il processo decisionale interno dell’UE nelle materie di interesse norvegese e di rendere più snello all’interno il processo di recepimento della legislazione comunitaria adottata dalla Norvegia in virtù dell’Accordo SEE. Importante per Oslo anche promuovere una diplomazia più attiva sia verso Bruxelles (non solo verso la Commissione, tradizionale interlocutore, ma anche verso altre istituzioni quali il Parlamento, sempre più importanti nell’architettura istituzionale dell’Unione dopo Lisbona) che verso importanti Stati Membri (i nordici, la Germania, il Regno Unito, la Francia, la Polonia e l’Italia).

 

Vi è un profondo interesse norvegese anche per l’evoluzione della Politica di Sicurezza e Difesa Comune, interesse dovuto anche alla crescente consapevolezza dell’importanza dell’UE anche in questo ambito. Come osservano importanti esponenti politici norvegesi, la risposta occidentale alla crisi ucraina e alle violazioni russe del diritto internazionale è stata definita più dall’UE (le sanzioni, decise in un consesso di cui la Norvegia non fa parte) che dalla NATO, di cui la Norvegia è invece Paese fondatore. La visita ad inizio 2014 ad Oslo dell’allora Vice Segretario Generale del SEAE Popowski ha posto le basi per l’avvio di un dialogo strutturato tra Bruxelles e Oslo sui temi della sicurezza e difesa.

La Norvegia contribuisce alla politica europea di coesione attraverso i cosiddetti EEA Grants e i Norwegian Grants. In totale Oslo ha versato attraverso i due strumenti circa 1,75 miliardi di euro nel periodo 2009-2014. Il negoziato per la definizione del contingente 2014-2020 tra SEAE e Paesi EFTA è stato chiuso lo scorso luglio, e sono in via di finalizzazione le procedure interne europee per la ratifica dell’’Accordo. Secondo l’Accordo, La Norvegia stanzierà complessivamente circa 388 milioni di euro annui per progetti in 15 Paesi europei (i tredici degli allargamenti dal 2004 in poi più Grecia e Portogallo, mentre la Spagna, che fino all’anno scorso era beneficiaria anch’essa dei fondi SEE e norvegesi, con il nuovo meccanismo finanziario non rientrerà più tra i Paesi destinatari degli interventi). Nell’Accordo si prevede anche il finanziamento norvegese e degli altri Paesi EFTA/SEE ad uno specifico fondo per il contrasto alla disoccupazione giovanile, di cui potrebbe beneficiare anche il nostro Paese.

 

La Norvegia ha curato in modo particolare i rapporti con l’Italia durante il semestre di presidenza dell’Unione Europea (luglio-dicembre 2014). In questo contesto, hanno già visitato l’Italia nel 2014 la Primo Ministro Solberg (23 giugno), la Ministro delle Finanze Jensen (24 giugno) e il Ministro degli Affari Europei Helgesen (22 aprile). Il Ministro degli Esteri Brende si è recato a Roma il 21 aprile 2015 per incontrare il Ministro degli Esteri On. Gentiloni. Il Ministro degli Affari Europei Bakke-Jensen sarà a Roma il 20 marzo 2017 per incontrare il Sottosegretario alle Politiche Europee Sandro Gozi.


 

RAPPORTI BILATERALI

 

1. Rapporti politici

 

I rapporti tra Italia e Norvegia sono tradizionalmente amichevoli, anche se non esenti da pregiudizi. Italia e Norvegia hanno posizioni simili e spesso convergenti sulla maggior parte delle principali questioni internazionali (diritti umani, lotta alla povertà, piccole armi e armi leggere, disarmo e non proliferazione). La Norvegia ha posizioni simili alle nostre anche per quanto riguarda i temi migratori, riconoscendo come l’emergenza legata all’arrivo di profughi in partenza dai Paesi della sponda sud del Mediterraneo richiedano risposte comuni europee, in quanto, grazie alla cooperazione Schengen, cui la Norvegia è associata, “il confine meridionale della Norvegia è a sud di Lampedusa”.

Entrambi i Paesi sono presenti ed attivi nei Balcani occidentali, in Afghanistan, in Medio Oriente (TIPH ad Hebron ed MFO nel Sinai) e nell'IGAD Partner Forum (ove abbiamo condiviso con la Norvegia la presidenza del Comitato Sudan) ed entrambi attribuiscono notevole importanza all’azione di facilitazione per la risoluzione di conflitti regionali anche “minori”. La collaborazione si attua anche nell’ambito dell’Ad Hoc Liaison Committee (AHLC), presieduto dalla Norvegia, che coordina le attività dei donatori a sostegno della popolazione e dell’Autorità palestinese.

La distanza geografica e la diversa dimensione geopolitica hanno pesato negativamente sulla frequenza dei contatti bilaterali. Dopo i positivi sviluppi registrati sull’onda dello scambio di visite a livello di Capi di Stato (visita dei Reali norvegesi in Italia nel 2001 e visita del Presidente Ciampi in Norvegia nel 2004), negli anni successivi il dialogo politico ha subito un sensibile rallentamento. Nell’ottobre 2006 il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri D’Alema ha ricevuto il suo omologo norvegese Jonas Gahr Støre. Si è trattato del primo incontro tra i Ministri degli Esteri dei due Paesi dopo un’assenza di contatti protrattasi per oltre tre anni. L’ultimo incontro bilaterale tra i due Ministri degli Esteri risaliva infatti alla visita in Italia del Ministro Petersen, nel luglio 2003. In occasione di tale incontro è stata adottata una “Dichiarazione Congiunta”, che registra l’impegno dei due Paesi a rilanciare ed approfondire le relazioni bilaterali, anche tramite consultazioni più frequenti su temi internazionali ed europei di comune interesse. 

Il 30 settembre 2008 il Ministro Frattini ha incontrato a Roma il suo omologo norvegese Støre, ponendo le basi per lo sviluppo delle relazioni bilaterali nel settore energetico. Nell’occasione è stato inoltre confermato l’appoggio norvegese per l’adesione dell’Italia al Consiglio Artico in qualità di Paese osservatore. 

Un successivo incontro tra i due Ministri degli Esteri ha avuto luogo a Tromsø il 29 aprile 2009, a margine della riunione ministeriale dello stesso Consiglio Artico.

Recentemente i contatti a livello politico hanno conosciuto un’intensificazione. Il 10 dicembre 2012, il Presidente del Consiglio Monti ha partecipato alla cerimonia di conferimento del Premio Nobel per la Pace all’Unione Europea ed ha successivamente avuto un incontro bilaterale con il Primo Ministro Stoltenberg.

Nel 2013, la Ministro degli Esteri Bonino ha incontrato sia il Ministro degli Esteri laburista Barth Eide, a margine della 68ma UNGA, sia l’attuale Ministro Brende (conservatore), a margine della Ministeriale Esteri della Nato del 3 e 4 dicembre 2013.

Nel 2014 le citate visite norvegesi ad alto livello (Primo Ministro Solberg, Ministra delle Finanze Jensen, Ministro degli Affari Europei Helgesen), mentre da parte italiana si sono recati in Norvegia i Presidenti del Senato e della Camera.

Nel 2015 ha visitato Roma il Ministro degli Esteri Brende. Nel 2016, il momento più solenne è stato costituito dalla visita di Stato dei Reali di Norvegia dal 5 all’8 aprile. I Reali erano accompagnati dal Ministro degli Esteri Brende, per la tappa di Roma, e dal Ministro del Petrolio e dell’Energia Lien per la tappa di Milano. Hanno visitato l’Italia anche la Ministra dell’Immigrazione e Integrazione Listhaug e il Ministro della Pesca Sandberg.

Nel 2017, la visita ad Oslo del Vice Ministro Giro (23-24 febbraio) e la visita a Roma del Ministro degli Affari Europei Bakke-Jensen (20 marzo).

 

Principali visite recenti

 

2014

 

-         22 aprile - Visita a Roma del Ministro degli Affari Europei Vidar Helgesen. Incontro con la Ministro Mogherini e con il Sottosegretario Gozi.

-         3 giugno - Visita a Roma del Sottosegretario ai Trasporti e Comunicazioni John-Ragnar Aarset ed incontro con Sottosegretario allo sviluppo economico Antonello Giacomelli.

-         15-18 giugno - Visita in Norvegia (Svalbard e Oslo) del Sottosegretario agli Esteri Sen. Benedetto Della Vedova. Incontri con il Sottosegretario agli Esteri Bård Glad Pedersen e con la Sottosegretario agli Affari Europei Ingvild Stub.

-         23 giugno - Visita della Primo Ministro Erna Solberg. Incontri con il Signor Presidente della Repubblica e con il Presidente del Consiglio Renzi.

-         24 giugno - Visita della Ministro delle Finanze Siv Jensen. Incontri con il Ministro Padoan e con il Presidente di CDP Bassanini.

-         10-12 settembre - Partecipazione del Presidente del Senato Grasso e della Presidente della Camera dei Deputati Boldrini alla Conferenza Europea dei Presidenti dei Parlamenti. Incontro dei due Presidenti con il Presidente del Parlamento norvegese Thommessen.

-         19 settembre - Visita della Vice Ministro Stub e incontro con il Sottosegretario agli Esteri Della Vedova

-         19 novembre - Partecipazione del Sottosegretario agli Esteri Della Vedova alla riunione del Consiglio dello Spazio Economico Europeo, cui ha presenziato da parte norvegese il Ministro per gli Affari Europei Helgesen.

-         27-28 novembre - Partecipazione del Vice Ministro degli Esteri Brattskar e del Vice Ministro della Giustizia Kallmyr alla riunione istitutiva a Roma del c.d. “Processo di Khartoum”.

 

2015

 

-         21 aprile - Visita a Roma del Ministro degli Esteri Brende e incontro con l’On. Ministro

-         20-23 settembre - Visita a Roma e in Sicilia della Delegazione del Parlamento norvegese all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.

-         24-27 settembre - Visita a Muggiano (GE) - cantiere di Fincantieri - e Sandrigo (VI) - giornate italo-norvegesi - della Ministra della Pesca Aspaker

 

2016

 

-         5-8 aprile - Visita di Stato (con tappe a Roma e Milano) del Re Harald V e della Regina Sonja, accompagnati dal Ministro degli Esteri Brende e dal Ministro del Petrolio e dell’Energia Lien.

-         30-31 maggio - Visita a Roma e in Sicilia della Ministra dell’Immigrazione e Integrazione Listhaug.

-         6-7 giugno - Visita a Milano del Ministro della Pesca Sandberg.

-         21-22 giugno - Visita del Sottosegretario agli Esteri Della Vedova e sua partecipazione al VI Congresso Mondiale contro la Pena di Morte.

 

2017

 

-         23-24 febbraio - Visita del Vice Ministro degli Esteri Mario Giro e sua partecipazione alla Conferenza dei donatori per la Nigeria e i Paesi rivieraschi del Lago Ciad.

-         20 marzo - Visita a Roma del Ministro degli Affari Europei Bakke-Jensen.


 

2. Rapporti economici bilaterali

 

2.1. Interscambio commerciale bilaterale

 

Tabella  n. 5: interscambio commerciale Italia – Norvegia. Quadro Generale

 

 

2014

TdC Nok/€=8,35

2015

TdC NOK/€=8,95

2016

TdC NOK/€=9,29

Esportazioni italiane in Norvegia Totale

 Mld €

 

Importazioni in Italia di prodotti norvegesi

Mld €

 

Importazioni italiane di prodotti norvegesi:

settore energetico offshore

Mld €

 

 

 

2,05

 

 

1,20

 

 

 

0,54

 

2,06

 

 

0,8

 

 

 

N.D.

 

1,96

 

 

1,05

 

 

 

N.D.

Saldo della Bilancia Commerciale

Mld €

 

 

+0,84

 

+1,2

 

+0,91

Saldo della Bilancia Commerciale

Escluso sett. Oil & Gas

Mld €

 

 

 

+1,41

 

 

N.D.

 

 

N.D.

(…)

Fonte: Dati Statistics Norway e dati ICE/ISTAT.

 

Saldo commerciale: anche nel 2016 si conferma il saldo attivo della nostra bilancia commerciale con la Norvegia, sebbene con una lieve riduzione del nostro avanzo rispetto al 2015 un miglioramento delle posizioni rispetto al 2014 (da 1,2 miliardi di EUR a 0,91 miliardi di EUR), secondo i dati di Statistics Norway. Un risultato importante, causato in primo luogo dal ridimensionamento del nostro import di idrocarburi dalla piattaforma continentale norvegese, ma al quale hanno contribuito anche le positive prestazioni conseguite dalle nostre imprese negli ultimi 5 anni in questo mercato.

 

Esportazioni Italiane in Norvegia: il dato di fonte Agenzia ICE (elaborazione su dati ISTAT),  fa stato di una stabilizzazione del nostro export, dopo alcuni anni di fase espansiva. Anche per l’Istituto Nazionale di Statistica norvegese il valore complessivo delle nostre esportazioni è in lieve calo rispetto all’anno precedente, da 2,06 miliardi di EUR a 1,96. Anche in NOK, si registra una lieve riduzione del valore delle nostre esportazioni (da 18,4 miliardi di NOK a 18,2 miliardi di NOK). L’Italia è tornata ad essere il decimo fornitore della Norvegia (undicesimo nel 2015 e decimo nel 2014), con una quota di mercato del 3% (come nel 2015, mentre nel 2014 era del 3,1%, nel 2013 del 3%, e del 2,6% nel 2011). Il deprezzamento della NOK ha portato ad un aumento generalizzato del valore delle importazioni norvegesi per tutti i principali Paesi partner.

Tra i settori più importanti del nostro export in Norvegia (secondo dati ICE su fonti ISTAT), si conferma l’importanza del settore dalle aziende produttrici di macchinari e attrezzature generici (520 milioni di euro, sostanzialmente stabile rispetto al 2015, ma in calo rispetto al 2014, a causa dell’intervenuto rallentamento del settore oil & gas norvegese). In evidenza anche (secondo i dati ICE su fonti GTI 2016, in USD convertiti in EUR ai tassi medi annui di cambio) la nostra industria alimentare (130 milioni di euro, +2.1% rispetto al corrispondente periodo del 2015), le bevande (133,6 milioni di euro, -1.7%), i prodotti della metallurgia (91 milioni di euro, +2 %), gli autoveicoli (116,5 milioni di euro, -5.8%).

Rimangono constistenti i margini di miglioramento delle nostre esportazioni nel comparto beni di consumo, dato che la maggior parte del nostro export è riconducibile al comparto macchinari ed apparecchiature elettriche, in buona parte destinata all’industria offshore. Per quanto concerne il settore automotive, il risultato dell’export italiano nel 2016, nonostante il calo in percentuale, si conferma significativo, dato che l’Italia ha una produzione di nicchia di auto elettriche (di marca Tazzari, vendute a poche decine in Norvegia), è sostanzialmente assente dal segmento alta gamma (in mano ai produttori tedeschi) e paga, dal punto di vista statistico, il fatto che la Fiat 500 è considerata come prodotta in Serbia. Chiaramente robusto invece il comparto dei veicoli commerciali.

In prospettiva futura, l’export con la Norvegia è destinato a registrare un notevole innalzamento di livello, man mano che entreranno nella fase esecutiva i rilevanti contratti stipulati tra aziende italiane ed enti norvegesi in settori ad elevato contenuto tecnologico. Dopo gli importanti successi di AgustaWestland (elicotteri SAR, per la cui realizzazione saranno coinvolte numerose aziende italiane del gruppo Finmeccanica anche se gli apparecchi sono in produzione in Inghilterra), Fincantieri (nuova nave oceanografica “Kronprins Haakon” la cui consegna è prevista nell’estate 2017), Rebaioli e Consorzio Italia (linee elettriche ad alto voltaggio nel difficile contesto settentrionale). Nel 2015 la Società Italiane Condotte d’Acqua e Ghella SpA (in partnership con la spagnola Acciona Infraestructuras) si sono aggiudicate tre (due per Condotte e uno per Ghella/Acciona) dei quattro lotti del più grande progetto infrastrutturale finora mai realizzato in Norvegia, la linea ferroviaria sotterranea ad alta capacità Oslo – Ski. L’industria italiana ha pertanto visto il successo di sue aziende nei primi contratti assegnati dalle Ferrovie norvegesi, ulteriore conferma dell’importante complementarità esistente tra la nostra capacità produttiva e collaborativa da un lato e la domanda di prodotti e servizi altamente avanzati delle Autorità norvegesi dall’altro. Con riguardo ad altri settori, si intravedono ulteriori grandi potenzialità di consolidamento in ambiti in cui la nostra presenza è già radicata, come nella subfornitura energetica (in cui si registra l’entrata del gruppo IREM SpA  nell’ambito del progetto di ammodernamento della raffineria Exxon di Slagen) e nell’enoagroalimentare. Il notevole successo riscosso in ambito eno-agroalimentare è un chiaro indice del valore positivo attribuito al made in Italy ed allo stile italiano, e attraverso azioni di comunicazione mirate esso potrebbe riverberare i suoi positivi effetti anche su altri beni (moda-abbigliamento e accessori, gioielleria, beni di lusso).

 

Importazioni italiane dalla Norvegia. Sul versante import dalla Norvegia nel 2016 si è registrata una ripresa del valore delle nostre importazioni, in controtendenza rispetto al calo del 2015. Secondo i dati di Statistics Norway, si registra una ripresa dei nostri acquisti di idrocarburi (passati da 67 milioni di EUR del 2015 a 169 milioni di EUR del 2016, ma erano pari a 244,5 milioni nel 2014).

Significativa inoltre la crescita delle esportazioni norvegesi di prodotti ittici nel 2016, per un valore di 388 milioni di EUR, con un +42% rispetto al 2015. Sostanzialmente stabili i settori chimico, della raffinazione energetica, plastico e metallurgico.

 

 

2.2. Presenza italiana in Norvegia

Il centro gravitazionale degli interessi economici italiani in Norvegia è rappresentato dagli idrocarburi estratti nella piattaforma continentale del Mare del Nord e di Norvegia. Il gruppo ENI è uno dei principali protagonisti. Giunto in Norvegia negli anni '60 a seguito dello scambio di partecipazioni con la major americana Conoco Phillips, pioniere americano dello sfruttamento del petrolio nel Mare del Nord, L'ENI ha nel corso degli anni consolidato la sua presenza, prima come Norsk Agip e, a partire dal 2003, come ENI Norge AS. Questa società ha riunito le aziende locali del gruppo facenti capo a SAIPEM e SNAM, nonché le controllate norvegesi MOSS e SONSUB rilevate con l'acquisizione della compagnia finlandese Fortum.

Ad oggi, nel Mare del Nord e di Norvegia, l’ENI Norge possiede il 12,39% della produzione del giacimento di Ekofisk e partecipa attivamente alla produzione dei giacimenti Åsgård (14,82 %), Mikkel (14,9%), Norne (6,9 %), Urd (11,5 %), Kristin (8,25 %) e Heidrun (5,12 %). L'ENI Norge svolge il ruolo di operatore in 12 licenze e possiede interessi in 50 licenze. Grazie all'acquisizione della licenza di esplorazione del giacimento Goliat (dove la produzione è stata avviata il 12 marzo 2016), l'ENI è diventata la prima impresa straniera direttamente impegnata nelle attività petrolifere del Mar di Barents, nell'area artica, in cui sarebbero presenti secondo stime affidabili importanti giacimenti di idrocarburi. Inoltre, ENI è partner di un consorzio che ha scoperto un nuovo importante giacimento sottomarino di petrolio e gas, situato a Skrugard, non lontano da quello di Goliat.

Oltre all'ENI Norge AS, sono presenti in Norvegia le filiali estere di alcune primarie società italiane: Ansaldobreda, Becromal Norway, Brevini Norge, Ferrero, iGuzzini, Iveco Norge, Luxottica, Petrolvalves, Rescon Mapei, Saipem, Consorzio Italia 2000, MerMec, Cimberio.

Sono assenti filiali ed uffici di rappresentanza di banche ed organi di stampa italiani.

In tema di collaborazione industriale e di joint-ventures, si segnalano le considerevoli prospettive offerte da questo mercato nel campo dell’alta tecnologia e dei sistemi di difesa e sicurezza. AgustaWestland – società del gruppo Finmeccanica – si è aggiudicata nel dicembre 2013 l’importante gara per la fornitura di elicotteri per operazioni di ricerca e soccorso (SAR) destinati alla regione Artica (valore complessivo della commessa dell’ordine di 2,2 miliardi di euro). Sempre nel dicembre 2013, Fincantieri è risultata vincitrice del tender internazionale lanciato dal Ministero della Pesca per la realizzazione della nuova nave di ricerca polare norvegese. Ulteriori opportunità potrebbero dischiudersi in futuro per l’azienda IVECO DV nel campo dei veicoli terrestri blindati speciali (configurazioni Special Corps e/o Ambulance) a seguito della finalizzazione da parte delle Forze Armate norvegesi dell’ultima tranche di acquisto dei blindati Lince, qui particolarmente apprezzati. Nei primi mesi del 2015 la Società Italiane Condotte d’Acqua e Ghella SpA (in partnership con la spagnola Acciona Infraestructuras) si sono aggiudicate tre contratti (due per Condotte e uno per Acciona-Ghella) del più grande progetto infrastrutturale finora mai realizzato in Norvegia, la linea ferroviaria sotterranea a medio-alta velocità Oslo – Ski.

In relazione a queste ultime affermazioni di nostre Società, si segnala che nell’ultimo anno la presenza industriale italiana in Norvegia si è arricchita di  medio - grandi aziende (Ghella, IREM, Rebaioli, Rosetti Marino, Società Condotte d’Acqua) che hanno acquisito importanti contratti in questo selettivo mercato nei settori infrastrutture, trasporti, Oil and Gas. Esse svilupperanno in Norvegia rilevanti attività e movimenteranno un gran quantitativo di  mezzi e di personale altamente specializzato. L’intenzione di queste Società è di cogliere l’opportunità offerta dalle commesse in corso per radicarsi stabilmente nel Paese.

Si segnala anche la presenza in Norvegia del gruppo Cimberio. Il 22 settembre scorso è stato inaugurato dal Presidente del Consiglio Renzi, in video-collegamento da Roma, un innovativo impianto di climatizzazione e riscaldamento, denominato SMARTCIM, presso il Centro Spaziale di Andøya, nel nord della Norvegia, oltre il circolo polare. Alla cerimonia ha partecipato anche l’Ambasciatore Novello.

Un’analisi della presenza italiana in Norvegia non può non considerare inoltre l’insediamento indiretto – tramite importatori locali e/o grossisti – di aziende - per lo più del settore enoagroalimentare e dell’arredamento - che non hanno stabilito in Norvegia delle vere e proprie filiali ma che da decenni hanno qui sviluppato una fiorente attività di business, spesso proprio grazie all’ottimo rapporto instaurato con i partner locali, con i quali vengono condivise le strategie promozionali in questo mercato.

Al fine di promuovere un coordinamento del sistema-Italia in campo economico, sarà lanciata l’8 ottobre 2015 la “Consulta degli Affari”, un foro di consultazione cui hanno finora aderito cinque importanti aziende italiane operanti in Norvegia. Il lancio della Consulta è avvenuto nel quadro della “Giornata Italiana” che l’Ambasciata ha tenuto a Bergen presso la prestigiosa Norwegian School of Economics.

L’Ambasciata ha lanciato un Evento Itinerante destinato a durare un intero anno (maggio 2016-giugno 2017), un Roadshow articolato in oltre cinquanta eventi di qualità nei settori politico, economico, culturale, scientifico, sociale, gastronomico, da svolgere nelle principali città norvegesi. Sono inclusi alcuni eventi di outreach nel nord, centro e sud d’Italia. Oltre all’Istituto di Cultura, l’Evento Itinerante si avvale della collaborazione di partner italiani, norvegesi ed internazionali, tra i quali la Società Dante Alighieri. Il titolo “Under the Sign of Excellence: Italia presenterer seg i et roadshow gjennom norske byer” ed il logo del Roadshow sono stati ideati da Paolo Mocci e sono stati scelti con una consultazione pubblica in rete svoltasi nel maggio 2016.

La tappa di Oslo si è conclusa nel dicembre 2016, mentre è attualmente (marzo 2017) in corso la tappa di Trondheim.

 


 

2.3. Investimenti norvegesi in Italia

Attualmente le società norvegesi presenti in Italia sono circa 40.

Tra queste si segnalano in particolare alcuni dei principali gruppi internazionali norvegesi quali Hydro (alluminio), Yara (fertilizzanti e prodotti per il settore agricolo), Laerdal (apparecchiature mediche), Kongsberg Maritime (settore difesa-sicurezza), Stokke (prodotti per l’infanzia), Det Norske Veritas – Germanischer Lloyd (certificazione industriale). Nutrita inoltre la presenza di filiali di vendita di società norvegesi operanti nel settore dell’informatica e delle telecomunicazioni.

 

2.4. Il Fondo Sovrano norvegese – Government Pension Fund Global (GPFG)

Investimenti del GPFG in Italia.

L’esposizione del Fondo in attività italiane è sostanzialmente stabile rispetto al 2015, con una tenuta dell’obbligazionario, e di una lieve riduzione sull’azionario, che risente inevitabilmente del fatto che nel 2016 la quota di titoli azionari europei sul totale di quelli detenuti dal Fondo si sia ridotta in termini percentuali rispetto all’anno precedente.

Più nel dettaglio, al 31 dicembre 2016, il valore degli investimenti del Fondo in titoli azionari italiani era di 72,35 miliardi di NOK (pari a circa 7,79 miliardi di EUR al tasso medio NOK/EUR per il 2016). Nel 2015, esso era stato di 73,81 miliardi di NOK (circa 8,24 miliardi di EUR).

Sebbene Norges Bank Investment Management pubblichi i dati dettagliati sulle singole attività detenute dal Fondo sia in NOK che in USD (e usando l’USD come termine di riferimento, il valore delle attività azionarie italiane e’ aumentato a fine 2016 rispetto all’anno precedente), ai fini dell’analisi si farà riferimento al valore in NOK e al controvalore in EUR. (desunto dalla conversione in base al tasso medio annuo per gli anni di riferimento), che ha la sua validità in quanto tali asset sono originariamente denominati in EUR.

Il confronto tra il dato relativo all’Italia e quello degli altri grandi Paesi dell’eurozona mostra una riduzione in termini di valore delle attività detenute dal Fondo di entità paragonabile a quella registrata da Germania (passato a 28,5 miliardi di EUR dai 30,4 miliardi del 2015), Francia (da circa 27 miliardi di EUR nel 2015 a 26,7 miliardi di EUR nel 2016) e Spagna (da 8,7 miliardi di EUR nel 2015 agli 8,2 miliardi del 2016).

Analizzando nel dettaglio le partecipazioni italiane detenute dal Fondo, se nel 2015 le aziende in cui il Fondo aveva investito erano state 128, nel 2016 tale numero è leggermente diminuito (118). Si ha tuttavia un aumento del numero di aziende destinatarie degli investimenti più significativi (sopra i 500 milioni di NOK): erano state 28 nel 2015 e sono state invece 33 nel 2016. Un segnale in linea con la tendenza degli ultimi anni di una crescita degli investimenti rilevanti, pur in un contesto di maggiore selettività delle aziende da investire.

Con i suoi investimenti, il Fondo e’ presente nel capitale azionario delle principali aziende quotate in Borsa Italiana. In ordine alfabetico esse sono (con investimenti di valore superiore ai 500 milioni di NOK): A2A, Assicurazioni Generali, Atlantia, Autogrill, Banca Popolare di Milano, Banco Popolare, BPER Banca, Brembo, Buzzi Unicem, CNH Industrial, Campari, Enel, Eni, EXOR, Ferrari, Fiat Chrysler Automobiles, HeidelbergCement, Hera, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo-Finmeccanica, Luxottica Group, Mediaset, Mediobanca, Moncler, Prysmian, Recordati, Saipem, Snam, Telecom Italia, Tenans, Unicredit e UnipolSai.

Per valore, il principale investimento è quello in ENI (8,75 miliardi di NOK), seguito da Intesa Sanpaolo (8,53 miliardi di NOK), Enel (4,86 miliardi di NOK), AssicurazioniGenerali (3,78 miliardi di NOK), Telecom Italia (2,77 miliardi di NOK), HeidelbergCement (2,43 miliardi di NOK), Unicredit (2,34 miliardi di NOK) e Luxottica (2,08 miliardi di NOK).

Gli investimenti di maggior valore (sopra i 500 milioni di NOK) sono anche, generalmente, quelli che attribuiscono al Fondo la maggiore percentuale rispetto al totale del pacchetto azionario di ciascuna azienda, una percentuale che oscilla generalmente tra l’1% e il 3,5%. Ad esempio, il Fondo norvegese detiene (al 31 dicembre 2016), il 2,31% di Intesa Sanpaolo. Percentuali simili anche per quanto riguarda Eni (1,72%), Unicredit (1,53%), Enel (1,26%), Telecom Italia (1,95%), ma anche Ferrari (1,51%) e Fiat Chrysler Automobiles (1,15%). La società presso cui il Fondo investe maggiormente, in percentuale rispetto al totale del pacchetto azionario, è Banco Popolare (3,61%). Rilevante anche l’investimento in Leonardo-Finmeccanica (1,52%, per un valore complessivo di 1,07 miliardi di NOK), in SAIPEM (1,68%, con un valore di 823 milioni di NOK) e Prysmian (2,77% per un valore di 1,33 miliardi di NOK).

Sul fronte delle obbligazioni, il dato di fine 2016 relativo alle attività italiane è sostanzialmente stabile. Significativa la crescita nel portafoglio del Fondo dei nostri titoli di Stato. Essi sono passati da 41,02 miliardi di NOK, pari a 4,58 miliardi di EUR, nel 2015 a 43,3 miliardi di NOK, pari a 4,66 miliardi di EUR, nel 2016.

Complessivamente invece, il totale dei titoli a reddito fisso italiani nel 2016 è stato di 48,92 miliardi di NOK (circa 5,26 miliardi di EUR al tasso di cambio medio NOK/EUR per il 2016), mentre nel 2015 esso era stato di 48.89 miliardi di NOK (circa 5,46 miliardi di EUR, al tasso di cambio medio NOK/EUR per il 2015). Se il numero degli investimenti in titoli obbligazionari italiani nel 2015 era stato di 22, nel 2016 tale numero è sceso a 19. Oltre al Ministero dell’Economia e Finanze, il principale ente emettitore di “bonds” è stato Enel Finance International, di cui il Fondo detiene titoli per un valore di 1,94 miliardi di NOK (208 milioni di EUR). Meno rilevante il portafoglio di titoli emessi da altri soggetti, tra cui Enel, Intesa Sampaolo e Pirelli.

Analizzando i dati relativi al 2016, per quanto riguarda i titoli di Stato, nonostante il decrescente peso che tale tipologia di investimento avrà nel portafoglio complessivo del Fondo negli anni a venire, l’aumento di titoli italiani riflette senza dubbio la capacità dei gestori del Fondo di valutare adeguatamente le prospettive di redditività dei singoli prodotti (vedasi la riduzione di titoli di Stato tedeschi o spagnoli e invece l’aumento di quelli francesi e italiani, per limitarci all’eurozona). Non va infatti dimenticato come la missione primaria del Fondo sia quella di guadagnare, a beneficio della collettività norvegese e delle generazioni future. I gestori del Fondo guardano quindi quotidianamente in primo luogo alle opportunità di profitto.

Per quanto riguarda i titoli a reddito variabile, il calo delle attività italiane riflette in primo luogo la riduzione della quota europea di investimenti. Ma ciò non esclude che in futuro, in seguito ad un rafforzamento della presenza delle nostre aziende in Borsa (il Fondo investe solo in titoli di società quotate), il Fondo possa aumentare in termini relativi la propria quota di investimenti in titoli italiani rispetto a quella dei Paesi a noi più vicini. E’ certamente nella filosofia dei gestori del Fondo controllare con attenzione gli sviluppi del mercato alla ricerca di nuove e redditizie opportunità di investimento. Il Fondo Sovrano norvegese rimane (secondo quanto riportato dal Corriere della Sera a fine 2015) il terzo investitore straniero complessivo in Borsa Italiana, dietro Blackrock (fondo peraltro in cui il Fondo Sovrano norvegese ha una rilevante quota) e Vanguard.

Da ricordare anche come le grandi imprese italiane operanti in Norvegia abbiano una presenza del Fondo Sovrano norvegese nel proprio azionariato. E’ il caso di Eni, ma anche di Leonardo-Finmeccanica (che sta assemblando in Inghilterra gli elicotteri AW101 per la ricerca e soccorso da fornire al Governo norvegese) ovvero di Prysmian (che costruirà l’elettrodotto sottomarino che collegherà la Norvegia alla Gran Bretagna).

 

Riguardo alle prospettive future, si rileva che nel 2016 circa un quinto della spesa pubblica è stata finanziata mediante trasferimenti dal Fondo sovrano, e per la prima volta si è dovuto far ricorso al prelievo di risorse finanziarie dal capitale del Fondo (cioè dalla sua consistenza complessiva) per finanziare il deficit pubblico del settore "non-oil". Nel periodo 2001-2016 la spesa governativa dei proventi petroliferi sia aumentata dall'1,5% all'8% circa rispetto al volume della "mainland economy", percentuale questa non piu' sostenibile sia per la rilevante riduzione dei prezzi petroliferi sia per l'impossibilità che il capitale del GPFG continui a crescere in maniera rilevante (cioè in termini percentuali rispetto al PIL). Secondo il Governatore della Banca Centrale, Oysten Olsen, un aumento del livello di spesa dei proventi petroliferi dal 3 al 4% del valore del Fondo comporterebbe, nelle attuali condizioni di bassa crescita e contenuti tassi di interesse, un forte incremento (tre volte di più) della possibilità che il valore complessivo del Fondo si dimezzi in un arco temporale di 10 anni. Ragioni di prudenza consigliano quindi un uso più cauto dei proventi petroliferi. Il Governo ha quindi annunciato di voler proporre un aumento del 70% della quota del Fondo che sarà riservata ad investimenti azionari da preferire nelle attuali condizioni a quelli obbligazionari meno remunerativi nonché di rivedere al ribasso, cioè al 3%, il tasso reale atteso di remunerazione degli investimenti effettuati dal GPFG.

 

3. Turismo

 

In base ai dati ISTAT, gli arrivi in Italia di norvegesi nel 2014 (ultimi dati pubblicati) sono stati 406.191 per un totale di 1.502.191 presenze, quindi una piccola flessione rispetto all’anno precedente (arrivi 407.673 e presenze 1.534.189).

Il mercato turistico norvegese presenta una notevole dinamicità, in linea con i rapidi mutamenti sociali ed economici attraversati da questo Paese, che si distingue per essere una delle nazioni con il PIL pro-capite più alto al mondo, anche se l’economia da recente sta subendo delle difficoltà, una realtà e che si rispecchia nei numero di viaggi.

Per l’anno 2015 i dati finora presentati dalla Banca d’Italia indicano una situazione piuttosto stabile in confronto con il 2014 parlando di arrivi, ma un leggero calo ancora (circa 2,3 %) per quanto riguarda le presenze – si continua quindi a scegliere il Bel Paese ma per soggiorni di durata più breve.

L’Italia è una delle principali destinazioni mediterranee per il turista norvegese, sebbene il gap rispetto alla Spagna rimane ancora molto elevato, l’Italia ha nel 2015 sorpassata la Francia, come emerge dal grafico sottostante.

Il nostro Paese si è nel 2015 posizionato al sesto posto come destinazione turistica norvegese, per numero di viaggi effettuati, preceduta da Svezia, Spagna, Danimarca, Regno Unito e Germania.

Rispetto ai concorrenti mediterranei, l’Italia risente in modo particolare del minor numero di collegamenti aerei diretti da/per la Norvegia. Tale carenza non consente infatti un pieno sfruttamento delle potenzialità del nostro Paese in questo dinamico mercato.

 

 

 

4. Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

 

Insegnamento della lingua italiana

 

In Norvegia la lingua italiana è insegnata presso tre Università: Oslo, Bergen e Trondheim. Ha operato a Bergen fino all’agosto 2014 un lettore di ruolo inviato dal Ministero degli Affari Esteri. Il lettorato di Bergen è stato soppresso con la fine dell’anno accademico 2014-2015, mentre quello di Oslo era stato soppresso con la fine dell’anno accademico 2012-2013. La lingua italiana è inoltre insegnata in diverse scuole pubbliche e private.

Nonostante negli ultimi anni si evidenzi una lieve regressione dello studio dell`italiano nei paesi scandinavi, dovuta al fatto che la scelta facoltativa della seconda lingua straniera nelle scuole di vario livello debba competere con numerose discipline, tra cui quelle sportive, si registra sempre un numero piuttosto elevato di iscritti ai corsi di lingua italiana presso le Università di Oslo, Bergen e Trondheim. Presso l`Università di Oslo è possibile ottenere una laurea triennale in lingua e letteratura italiana e una laurea magistrale con specializzazioni in letteratura o linguistica italiana. A Bergen è invece presente un corso completo, comprensivo di programma di dottorato (PhD).

L’italiano è, per numero di studenti iscritti, l’ottava disciplina su sedici presenti nella sezione ILOS (Department of Literature, Area Studies and European Languages) dell’Università di Oslo, con un numero di studenti leggermente inferiore al tedesco e decisamente superiore al portoghese. L`italiano è sicuramente una lingua popolare tra gli studenti norvegesi, anche se lo staff dei docenti risulta talvolta ridotto rispetto alle esigenze della sezione linguistica.

Si evidenzia in generale un rilevante interesse per l’apprendimento della lingua italiana, derivante in gran misura anche dal notevole flusso turistico della collettività norvegese verso il nostro Paese a testimonianza della conoscenza e dell’apprezzamento che la società scandinava rivolge in generale alla nostra cultura.

 

Organizzazioni culturali

 

La Società "Dante Alighieri" è presente in Norvegia con sei Comitati, molto attivi, nelle città di Oslo, Bergen, Stavanger, Trondheim e Halden. Nel 2014 è stato costituito un nuovo Comitato sull’isola di Røst, nelle Isole Lofoten, il primo oltre il Circolo Polare Artico e il più settentrionale del mondo.

E' in vigore tra Italia e Norvegia un accordo culturale firmato il 15 giugno 1955. L’ultimo Protocollo Esecutivo è scaduto nel dicembre 2003, senza essere stato in seguito rinnovato.

In Norvegia, l’interesse nei confronti della cultura italiana è in costante crescita, risalendo ai molti contatti e soggiorni di grandi personalità della cultura e dell'arte norvegese in Italia (basti ricordare, fra tutti, Henrik Ibsen). Dal dicembre 2007 sono state estese ai cittadini della Norvegia le agevolazioni per l’ingresso nelle istituzioni culturali pubbliche italiane già previste per i cittadini dell’Unione Europea.

Più in generale, l'attenzione nei confronti dell'Italia è dimostrata dalle numerose traduzioni di opere letterarie, dalla distribuzione nelle sale cinematografiche di alcuni film italiani ogni anno, dalla messa in scena di alcune tra le opere teatrali più conosciute, dalle esposizioni di arte italiana nei musei di Oslo, anche grazia all’attenta azione promozionale condotta dall’Istituto Italiano di Cultura nei confronti delle principali istituzioni culturali norvegesi. Ampia diffusione e prestigio godono inoltre il design, la moda e la gastronomia italiana.

 

 

Cooperazione scientifica

 

Nel dicembre 1994 è stato firmato a Tromsø un M.o.U. tra i Governi italiano e norvegese sulle ricerche nell’Artico. Tale accordo è stato ratificato dal Parlamento italiano nel novembre 1997 ed è entrato in vigore nel maggio 1998.

Nel maggio 1997 è stato firmato ad Oslo tra il CNR ed il corrispondente ente norvegese un M.o.U. (immediatamente esecutivo) sulla collaborazione scientifica tra i due Paesi e nell'aprile 1999 si è riunito il Comitato scientifico congiunto.

Nel maggio 1997 è stata inaugurata a Ny Ålesund nelle isole Svalbard la Base del CNR «Dirigibile Italia», nella quale sono continuamente presenti sette o otto ricercatori italiani.

Nello stesso sito, è entrata nel 2010 nella fase operativa una stazione per il monitoraggio del cambiamento climatico, denominata Amundsen-Nobile Climate Change Tower.

5. Comunità italiana e comunità del Paese in Italia

 

La collettività italiana residente in Norvegia è composta da oltre 5700 persone, di cui oltre 2000 risiedono nella capitale Oslo. Tra questi, circa 200 dipendenti delle aziende Ghella e Condotte, che hanno vinto la gara per la costruzioni di tre lotti della linea ferroviaria ad alta capacità Follo Line. La Norvegia, un paese certamente non di primo piano per la nostra emigrazione, ha visto comunque i primi italiani giungere, anche se in numero molto limitato, già alla fine dell’Ottocento. In questa prima fase tra i migranti vi erano soprattutto persone che venivano impiegati da artisti locali e soprattutto artigiani.

Tra le due guerre il numero di immigrati italiani è rimasto ancora molto ridotto e gli italiani trasferitisi in Norvegia sono motivati da scopi commerciali o dalla conclusione di matrimoni misti. La comunità italiana è diventata la prima vera comunità di stranieri facilmente individuabile tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, fornendo manodopera in particolare nel settore dell’industria e dell’artigianato.

Con l’inizio dell’importazione delle automobili Fiat, giungono in Norvegia anche operai meccanici specializzati ed alcuni impiegati. Altri gruppi professionali includono barbieri, parrucchieri e musicisti, soprattutto di piccole bande musicali, impiegati a contratto in ristoranti e alberghi. Arrivati in Norvegia essenzialmente per motivi di lavoro, molti italiani a seguito di matrimoni con norvegesi, rimangono stabilmente in questo Paese.

Dall’inizio degli anni Settanta, con lo sviluppo dell’industria petrolifera norvegese, si verifica l’arrivo di nuovi gruppi di italiani, altamente specializzati, che lavorano sia per la società italiana Agip che per altre compagnie petrolifere, e che si concentrano in gran parte nella regione di Stavanger. Negli anni Ottanta, con la diffusione della cucina italiana e l’apertura di molti ristoranti italiani, un numeroso gruppo di persone arriva in Norvegia per lavorare nel settore della ristorazione. Negli anni Novanta, infine, diventa sempre più forte, anche in conseguenza dei programmi di scambi culturali ed accademici a tutti i livelli, la presenza in Norvegia di studenti, ricercatori ed esperti italiani, nonché personale medico e paramedico.

Attraverso lo Spazio Economico Europeo i cittadini dell'UE possono risiedere, lavorare, studiare e svolgere attività indipendenti in Norvegia e, con i loro familiari conviventi, rientrano nel sistema previdenziale norvegese ai fini della malattia e, al termine del rapporto di lavoro, ai fini pensionistici. In Norvegia non esistono scuole italiane.

La comunità italiana in Norvegia è in generale ben inserita, relativamente giovane (qui attirata soprattutto dal boom economico del Paese a partire dai primi anni settanta) e ormai presente ad adeguato livello in taluni settori chiave del Paese. Spicca per la sua composizione la comunità di Stavanger (circa 450 persone), collegata alla presenza di ENI Norge, Saipem e sempre più di Edison, tra gli altri, ma anche di consulenti individuali e PMI nel settore dell’energia. Tromsø (circa 70 iscritti) conta una vivace comunità accademica presso la locale Universita’ Artica. Hammerfest, nell’estremo nord del Paese, potrebbe vedere un significativo aumento della comunità italiana a seguito dell’entrata in produzione del giacimento Goliath gestito da ENI, avvenuta nel marzo 2016.

Il 17 aprile 2015 è eletto per la prima volta in Norvegia un Comitato per gli Italiani all’Estero (Com.It.Es).

 

Sono circa 2000 i norvegesi residenti in Italia.

 

 


Rapporti tra l’Unione europea e la Norvegia
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

 

La Norvegia ha indetto due referendum per l'entrata nell'Unione Europea, nel 1973 e nel 1994, ed entrambe le volte i cittadini hanno bocciato la proposta, sebbene con un lieve margine.

Al primo referendum, tenutosi il 24 e 25 settembre 1972, il 53,5 percento dei votanti fu contrario all'adesione all'UE. Nel secondo referendum, tenutosi il 28 novembre 1994, la maggioranza scese al 52,2 percento dei votanti. In alcune zone, come Oslo, la maggioranza dei cittadini ha votato a favore dell'adesione all'UE.

La Norvegia ha comunque firmato un accordo nel 1994 per la partecipazione alla Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA) e allo Spazio Economico Europeo (SEE).

Obiettivo dell’Accordo SEE è quello di creare regole comuni e condizioni di concorrenza paritarie fra le imprese dei paesi Parte, nonché di istituire un apparato istituzionale e giurisdizionale in grado di garantire il corretto funzionamento e l’omogenea applicazione delle regole comuni.

I Paesi contraenti hanno assunto l’impegno di recepire la normativa UE per la realizzazione del mercato interno: allo stato attuale, oltre l'80 per cento della legislazione dell’UE sul mercato unico si applica all'area SEE. L’Accordo garantisce un elevato grado di armonizzazione nei settori della politica sociale, dell’ambiente, del diritto societario e della protezione del consumatore. L'Accordo prevede politiche "di accompagnamento" del mercato unico, come ad esempio la politica della concorrenza e la politica sociale, la tutela dei consumatori e la protezione dell'ambiente, l'istruzione, la ricerca e lo sviluppo. Tuttavia, a differenza del mercato unico della Comunità europea, l’Accordo SEE esclude, in linea di massima, i prodotti agricoli e della pesca, le imposte indirette (IVA e accise) e non contempla una politica economica esterna comune (tariffa esterna comune, misure antidumping, ecc.).

La Norvegia fa parte dell'area Schengen.

Il 19 dicembre 1996 la Norvegia ha firmato, insieme all’Islanda, un Accordo di cooperazione nell’ambito dell’Accordo di Schengen che ha conferito a questi due paesi lo status di membri associati e che ha esteso l’applicazione della Convenzione di Schengen al loro territorio, con l’eccezione delle disposizioni relative al controllo delle merci. A seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Amsterdam, che ha integrato nell’ordinamento dell’Unione Europea l’Accordo di Schengen, il 18 maggio 1999 è stato firmato un Accordo con l'Islanda e la Norvegia – entrato in vigore il 25 marzo 2001 - sulla loro associazione all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen.

La Norvegia partecipa al cosiddetto sistema di Dublino volto a gestire le domande dei richiedenti asilo ed ad Europol ed Eurojust.

Dal 1° aprile 2004 tra UE, Norvegia e Islanda è in vigore un accordo relativo al meccanismo di esame delle richieste di asilo, che associa la Norvegia alla convenzione di Dublino[3] e a Eurodac[4]. Inoltre, la Norvegia ha firmato accordi di cooperazione con Europol[5] e con Eurojust[6] rispettivamente il 28 giugno 2001 e il 28 aprile 2005.

La Norvegia partecipa ai programmi di ricollocamento dei richiedenti asilo adottati dal Consiglio dell’UE nel 2015. In particolare, al 12 maggio 2017, sono stati finora ricollocate in Norvegia circa 680 persone dalla Grecia e 470 dall’Italia.

In Norvegia sono stati altresì reinsediati circa 3.350 rifugiati provenienti da Libano, Turchia e Giordania

La Norvegia, partecipa, infine, come paese associato, all’Agenzia europea delle frontiere (Frontex) istituita nel ottobre 2004 per coordinare la cooperazione operativa alle frontiere, fornire aiuto tecnico per le espulsioni organizzate dagli Stati membri, elaborare analisi dei rischi, collaborare con i paesi terzi.

La Norvegia partecipa ai programmi dell’UE in materia di ricerca e sviluppo tecnologico sin dal 1987.

La cooperazione della Norvegia con l’UE si estende anche alle politiche di sicurezza; la Norvegia partecipa, infatti, alle missioni di peacekeeping promosse dall’UE.

Ad Oslo è presente una delegazione ufficiale dell'Unione europea.

 

I rapporti economici con l’UE

Si riportano di seguito i principali dati macroeconomici della Norvegia (popolazione; PIL in miliardi di euro, PIL pro capite in euro; tasso di crescita del PIL; tasso di inflazione; bilancio delle partite correnti in percentuale del PIL):


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: Fondo monetario internazionale

 

La Norvegia è il 5° partner importatore dall'UE (dopo Cina, Russia, USA e Svizzera) e il 7° mercato di esportazione per l'UE (dopo USA, Cina, Svizzera, Russia, Turchia e Giappone; fonte: Commissione europea).

Per quanto riguarda la merci, l’UE ha registrato nel 2016 un disavanzo di oltre 14 miliardi di euro:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda i servizi, invece, l’UE ha registrato nel 2015 (ultimo dato disponibile) un avanzo di circa 12 miliardi di euro:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo la Russia, la Norvegia è il principale fornitore europeo dei prodotti energetici (petrolio e gas naturale), che rappresentano circa la metà delle importazioni totali dell'UE dalla Norvegia (per un valore di circa 30 miliardi di euro). L'UE, da parte sua, esporta in Norvegia soprattutto macchinari e mezzi di trasporto, per un valore complessivo di circa 20 miliardi di euro.

Sebbene, come accennato sopra, i settori della pesca e dell'agricoltura non facciano parte dell'accordo SEE, l'articolo 19 del medesimo accordo specifica che la Norvegia e l'UE si impegnano a liberalizzare gradualmente il commercio dei prodotti agricoli.

Nel 2015 l’UE ha esportato prodotti agricoli in Norvegia per un valore di 4,1 miliardi di euro, mentre le esportazioni agricole della Norvegia verso l'UE ammontavano a 488 milioni di euro. La Norvegia è il principale fornitore europeo di prodotti ittici: l'UE nel 2015 ha importato pesce norvegese per un valore di 5,6 miliardi di euro.

Il 5 aprile 2017, nell’ambito del SEE, è stato siglato un accordo tra l'Unione europea e la Norvegia relativo alla concessione di preferenze commerciali supplementari per i prodotti agricoli, che dovrebbe portare ad un ulteriore incremento degli scambi nel settore agricolo.

 

 

 

 


Rapporti parlamentari Italia-Estonia
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

 

 

Presidente del Parlamento monocamerale (Riigikogu)

Eiki NESTOR (eletto il 20 marzo 2014, sempre riconfermato, da ultimo il 23 marzo 2017)

 

Rappresentanze diplomatiche

Ambasciatore d’Italia in Estonia

Filippo FORMICA

Ambasciatore di Estonia in Italia

Celia KUNINGAS-SAAGPAKK (dal 17 settembre 2014)

 

 

XVII legislatura

Si segnala che presso il Parlamento estone è stato formato un Gruppo di cooperazione parlamentare Estonia–Italia.

Il Gruppo è presieduto dall’onorevole Laine Randjärv ed è composto dagli onorevoli Heljo Pikhof (Vice Presidente), Siret Kotka, Imre Sooäär, Heidy Purga, Kalle Palling, Terje Trei, Mailis Reps, Martin Repinski, Maire Aunaste, Tarmo Tamm, Marika Tuus-Laul e Toomas Kivimägi[7].

Dal lato italiano, nel contesto della nostra partecipazione all’Unione Interparlamentare, è attivo un gruppo di amicizia Italia-Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) che nella XVII legislatura è presieduta dal deputato Nicola STUMPO (ART.1-MDP).

 

Corrispondenza

Il 21 marzo 2013 l’allora Presidente del Riigikogu (il Parlamento estone), Ene Ergma, ha inviato alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, una lettera di congratulazioni per il Suo Alto Incarico. Con l’occasione la Presidente Ergma ha espresso l’auspicio di un rafforzamento della collaborazione e dei rapporti sia a livello bilaterale che multilaterale tra i rispettivi paesi.

La Presidente Boldrini ha risposto il successivo 30 aprile, ringraziando per i graditi auguri e ricordando il cordiale e proficuo colloquio avuto con la Presidente Ergma a margine del Vertice dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione per il Mediterraneo (AP-UpM) svoltosi il 7 aprile 2013 a Marsiglia. La Presidente ha concordato circa l’opportunità di sviluppare ulteriormente le relazioni tra il Riigikogu e la Camera dei deputati, sia sul piano bilaterale che nell’ambito dell’Unione europea e delle altre sedi di cooperazione parlamentare multilaterale.

Il 17 ottobre 2013 la Presidente Boldrini ha trasmesso all’allora Presidente Ergma un invito a recarsi in visita alla Camera dei deputati per procedere ad uno scambio di opinioni sulle principali questioni che si pongono nell’ambito delle relazioni tra Italia ed Estonia e per sviluppare ulteriormente i rapporti di amicizia e collaborazione tra le rispettive Assemblee legislative.

 

Incontri bilaterali

Si segnala che il Presidente del Riigikogu, Eiki Nestor, ha preso parte alla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Unione europea che si è svolta a Bratislava il 23 e 24 aprile 2017, a Lussemburgo il 22-24 maggio 2016 e a Roma il 20-21 aprile 2015.

A margine della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi aderenti al Consiglio d’Europa, che ha avuto luogo a Oslo l’11 e 12 settembre 2014, si è svolto un incontro bilaterale tra la Presidente della Camera, Laura Boldrini, e il Presidente del Parlamento estone, Eike Nestor. L’incontro si è incentrato principalmente sulla situazione ucraina e sulle possibili ripercussioni sulle Repubbliche Baltiche.

La Presidente Boldrini e il Presidente Eiki Nestor si sono anche incontrati in occasione del Vertice dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi dell'Unione per il Mediterraneo (AP-UpM), svoltosi a svoltosi a Lisbona l’11 maggio 2015.

Il 23 gennaio 2014 la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, ha incontrato l’allora Presidente del Riigikogu, Ene Ergma, che era accompagnata da una delegazione di parlamentari estoni.

Durante l’incontro le due Presidenti hanno affrontato, tra gli altri, il tema della presenza femminile nelle istituzioni rappresentative dei rispettivi paesi e quello del ruolo di internet e del rischio di violenza nel web.

La Presidente Boldrini aveva altresì incontrato diverse volte il precedente Presidente del Parlamento estone, signora Ene Ergma:

 

 

 

Commissioni

Il 15 settembre 2015, il Presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea, Michele Bordo, ha ricevuto il suo omologo estone, Kalle Palling.

Il 15 gennaio 2015, il Presidente della Commissione Affari esteri, Fabrizio Cicchitto, ha ricevuto la visita dall’ambasciatrice estone a Roma, Celia Kuningas-Saagpakk.

Il 23 gennaio 2014 l’allora Presidente del Parlamento di Estonia, Ene Ergma, accompagnata da una delegazione di parlamentari estoni, ha svolto un incontro informale con le Commissioni riunite Affari esteri e Politiche dell'Unione europea.

 

Cooperazione multilaterale

L'Estonia prende parte alla cooperazione parlamentare nell'ambito dell'Unione europea.

Il Parlamento estone partecipa alla Conferenza Parlamentare del Mar Baltico (BSPC) e prende parte alla cooperazione euromediterranea e, quindi, all'Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM) di cui il Parlamento italiano ha esercitato il turno di Presidenza che si è concluso il 13 maggio 2017, con l’Assemblea Plenaria svoltasi presso Palazzo Montecitorio. Alla riunione ha partecipato la delegazione estone.

L'Estonia invia proprie delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa (a cui ha aderito nel 1993), dell'OSCE (di cui è membro dal 1991) e della NATO (di cui è membro dal 2004).

 

Unione Interparlamentare (UIP)

Nell’ambito dell’Unione Interparlamentare (UIP) è attivo il gruppo di amicizia Italia-Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), presieduto dal deputato Nicola STUMPO (ART.1-MDP) e di cui è membro il deputato Alessandro PAGANO (LNA).

 

Attività legislativa

Legge n. 179/14 del 21 novembre 2014: “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Estonia sulla lotta contro la criminalità organizzata, il terrorismo ed il traffico illecito di droga”, fatto a Tallinn l'8 settembre 2009.

 

 

 


 

Rapporti parlamentari Italia-Norvegia
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

 

 

Presidente dello Storting
(Parlamento monocamerale)

Olemic THOMMESSEN

eletto l’8 ottobre 2013

 

 

Ambasciatore italiano ad Oslo

Ambasciatore norvegese a Roma

S.E Giorgio NOVELLO

dal 5 settembre 2013

S.E. Bjoern Trygve GRYDELAND

dal 7 novembre 2011

 

 

XVII LEGISLATURA

Corrispondenza

Il 20 ottobre 2014 la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, ha scritto al Presidente del Parlamento norvegese, Olemic Thommessen, per comunicargli l’adozione da parte della Commissione di studio per i diritti e i doveri di Internet, istituita presso la Camera, di una prima bozza di Dichiarazione per i diritti in Internet, che allegava.

Con l’occasione la Presidente ricordava che la bozza era stata sottoposta all’attenzione dei partecipanti alla riunione dei Presidenti delle Commissioni dei Parlamenti membri dell’Unione europea e del Parlamento europeo sul tema dei diritti fondamentali, ospitata dalla Camera il 13 e 14 ottobre 2014 nell’ambito della Presidenza italiana dell’Unione europea. Dopo aver sottolineato il grande interesse suscitato dall’iniziativa, auspicava che anche il Parlamento norvegese offrisse un proprio contributo di idee e proposte considerato che, in virtù della natura stessa della rete che supera i confini nazionali, iniziative di questo genere non possono limitarsi esclusivamente a livello nazionale o europeo.


 

Incontri bilaterali

ll 6 aprile 2016 la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha incontrato il Re Harald V e la Regina Sonja di Norvegia, in visita di Stato in Italia.

Oggetto dell’incontro sono stati il fenomeno migratorio e la risposta dei paesi europei allo stesso e alla contemporanea crisi economica. In particolare è stata citata la necessità di arrivare ad una governance effettiva del problema, che non si risolva nella semplice chiusura delle frontiere respingendo indietro i migranti. Allo scopo, è stata condivisa la necessità che l’Europa punti sulla crescita e sull’occupazione, mettendo a punto degli strumenti in grado di proteggerla in caso di una nuova crisi. È stato infine evidenziato come l’Ue abbia tuttora una grande reputazione e come continui ad essere considerata “attraente” dai paesi terzi.

L'11 settembre 2014, la Presidente Boldrini, a margine della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti del Consiglio d'Europa che ha avuto luogo ad Oslo, ha incontrato suo omologo norvegese Thommessen. In quell’occasione la Presidente è intervenuta in qualità di relatore sul tema "Diritti costituzionali e libertà fondamentali - partecipazione, fiducia e dibattito pubblico come condizioni della democrazia".

 

Il 20 marzo 2014 il Vice Presidente della Camera, Luigi Di Maio, ha incontrato una delegazione di Ministri Consiglieri delle Ambasciate di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia.

 

Il 24 maggio 2013 l'Ambasciata norvegese ha ospitato un incontro della Presidente Boldrini con gli Ambasciatori dei Paesi scandinavi: Bjørn T. Grydeland (Norvegia), Birger Riis-Jørgensen, (Danimarca), Petri Tuomi-Nikula (Finlandia), Ruth Jacoby (Svezia).

Incontri delle Commissioni

Il 16 marzo 2016, l’Ambasciatore di Norvegia in Italia, Bjørn Trygve Grydeland, è stato audito dal Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen, con particolare riferimento alle politiche dei Paesi aderenti relative al controllo delle frontiere esterne e dei confini interni.

Il 9 marzo 2016 una delegazione della Commissione permanente per il Governo locale e l’Amministrazione pubblica del Parlamento norvegese è stata ricevuta dal Presidente della Commissione parlamentare sulle questioni regionali, Gianpiero D’Alia.

Oggetto dell’incontro, oltre alle politiche rurali, anche le questioni relative al governo regionale e locale. La delegazione norvegese ha illustrato l’organizzazione amministrativa della Norvegia, con particolare riferimento alla riforma attualmente in discussione sulla riduzione del numero dei  comuni  e delle contee e sull’aumento delle responsabilità a livello locale. Si è poi discusso dell’emergenza migratoria, con particolare riferimento al ruolo dei comuni nell’accoglienza dei migranti.

Il 27 gennaio 2016 una delegazione del Parlamento norvegese ha incontrato la Presidente del Comitato Schengen, Laura Ravetto.

Cooperazione multilaterale

La Norvegia invia proprie delegazioni presso le Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, della NATO e dell'OSCE.

 

Dal 9 al 12 ottobre 2015 il Parlamento norvegese ha ospitato a Stavanger la 61ma sessione annuale dell’Assemblea parlamentare della NATO. La Norvegia ha già ospitato una sessione dell’Assemblea nel 2009 ad Oslo.

 

Si ricorda altresì che Thorbjørn Jagland (ex Presidente del Parlamento norvegese) è l'attuale Segretario generale del Consiglio d'Europa.

La Presidente Boldrini ha incontrato il Segretario Generale Jagland il 29 settembre 2015, in occasione della sua visita ufficiale all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE) a Strasburgo, dove è intervenuta nel corso della plenaria, nell'ambito del dibattito dedicato al tema "Risposta umanitaria e politica alla crisi migratoria in Europa".

Unione Interparlamentare

Nell’ambito dell’Unione Interparlamentare, nella XVII legislatura opera la sezione di amicizia Italia-Paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia), presieduta dal deputato Andrea Colletti (M5S) e composta dai deputati Giancarlo Giorgetti (LNA), Monica Gregori (SI-SEL), Florian Kronbichler (Art.1-MDP), Lia Quartapelle (PD) e Giorgio Sorial (M5S) e dal senatore Francesco Amoruso (ALA).

Attività legislativa

S.2807 - 17ª Legislatura

Governo Renzi-I

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo euromediterraneo nel settore del trasporto aereo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Governo dello Stato d'Israele, dall'altro, fatto a Lussemburgo il 10 giugno 2013; b) Accordo sullo spazio aereo comune tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e la Repubblica moldova, fatto a Bruxelles il 26 giugno 2012; c) Accordo sui trasporti aerei fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, gli Stati Uniti d'America, d'altro lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, con Allegato, fatto a Lussemburgo e Oslo il 16 e il 21 giugno 2011, e Accordo addizionale fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, riguardante l'applicazione dell'Accordo sui trasporti aerei fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, gli Stati Uniti d'America, d'altro lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, fatto a Lussemburgo e Oslo il 16 e il 21 giugno 2011

3 maggio 2017: Trasmesso dalla Camera

9 maggio 2017: Assegnato (non ancora iniziato l'esame)

 

C.2277 - 17ª Legislatura 

Governo Letta-I

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di navigazione satellitare tra l'Unione europea e i suo i Stati membri e il Regno di Norvegia, fatto a Bruxelles il 22 settembre 2010

3 aprile 2014: Trasmesso dal Senato

22 ottobre 2014: Approvato definitivamente. Legge

 

 


Approfondimenti tematici

 


Le priorità della Presidenza estone
del Consiglio d
ei ministri dell’Unione euorpea
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

 

Il programma di lavoro della Presidenza estone del Consiglio dei ministri dell’UE (1° luglio – 31 dicembre 2017) individua le seguenti priorità:

·       economia aperta ed innovativa;

·       sicurezza;

·       mercato unico digitale

·       inclusione sociale e sostenibilità economica e ambientale.

In via generale, la Presidenza estone considera prioritaria ogni iniziativa volta ad agevolare la vita delle imprese e dei cittadini e ridurre la burocrazia.

 

Economia aperta ed innovativa

Secondo la Presidenza estone un'economia europea aperta ed innovativa significa sviluppare un ambiente imprenditoriale che promuova la crescita basata sulla conoscenza e la competitività.

A questo scopo, la Presidenza intende concentrarsi sui seguenti obiettivi:

·       proteggere e promuovere le quattro libertà dell'UE (libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e del capitale);

·       assicurarsi che la fornitura di servizi e l'avvio di un'impresa nell'UE sia il più semplice possibile;

·       far avanzare i negoziati commerciali con i Paesi terzi;

·       creare nuove opportunità di finanziamento per le imprese e assicurare la stabilità del settore bancario.

A tale riguardo, si ricorda che è in corso la revisione di medio termine del Piano d’azione per l’Unione dei mercati dei capitali (UMC), attesa per giugno 2017.

L’UMC, elaborata nel corso del 2015 anche in risposta alla crisi economico- finanziaria esplosa nel 2008, individua oltre trenta iniziative, legislative e non (da completare entro la fine del 2019), per la creazione di un mercato dei capitali integrato dell’UE, con i seguenti obiettivi:

-       eliminazione delle barriere nazionali e armonizzazione delle regole inerenti alla libera circolazione dei capitali;

-       aumentare le possibilità di scelta dei risparmiatori nell’impiego dei loro risparmi e, allo stesso tempo, dei soggetti che necessitano di accedere al credito anche attraverso una riduzione dei costi;

-       eliminare il rischio di “circoli viziosi” tra sofferenze bancarie e indebitamento pubblico, riducendo il banking lending e canalizzando il risparmio verso impieghi più redditizi del sistema produttivo, nonché potenziando il ruolo degli investitori istituzionali come i fondi pensione e assicurativi nel finanziamento dell’economia reale (in particolare di PMI e start-up);

·       creare un mercato dell’elettricità ben funzionante e che tuteli i consumatori;

·       assicurare una concorrenza leale e combattere l'evasione fiscale.

A tale riguardo, è opportuno ricordare che a livello UE sono già state approvate una serie di norme che:

-       introducono l'obbligo di uno scambio automatico di informazioni sui ruling fiscali transfrontalieri e sugli accordi preventivi sui prezzi di trasferimento emanati nei confronti delle società;

-       limitano l'importo degli interessi che le multinazionali sono autorizzate a dedurre in un esercizio fiscale

-       prevengono l'erosione della base imponibile nello Stato di origine: che si verifica allorché le società trasfericono la propria residenza fiscale e/o i propri attivi semplicemente a fini di pianificazione fiscale aggressiva;

-       consentono alle autorità fiscali di negare ai contribuenti il beneficio di eventuali meccanismi fiscali abusivi;

-       riattribuiscono i redditi di una società controllata estera soggetta a bassa tassazione alla sua società madre, generalmente soggetta a tassazione più elevata.

Sicurezza

Le Presidenza estone intende promuovere la pace, la prosperità e la stabilità perseguendo i seguenti obiettivi:

·       rafforzare la lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, migliorando la sicurezza interna e la protezione delle frontiere esterne dell’UE, promuovendo la cooperazione e utilizzando sistemi di informazione all'avanguardia;

Di recente approvazione le nuove norme recanti il rafforzamento del quadro giuridico europeo in materia di terrorismo, in particolare qualificando come reato le azioni preparatorie quali l'addestramento e i viaggi all'estero per scopi terroristici, nonché la  disciplina aggiornata sul controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi.

·       dare seguito alle iniziative per affrontare la crisi migratoria e riformare il sistema comune europeo di asilo;

La riforma del sistema europeo comune di asilo è tuttora all’esame delle Istituzioni europee. Essa include: il meccanismo che regola la competenza degli Stati membri a trattare le domande di asilo (cosiddetto regolamento Dublino), il regime in materia di condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo, la procedura unica per ottenere la protezione, la disciplina sullo status di rifugiato, la riforma della banca dati Eurodac, e la realizzazione dell’Agenzia europea per l’asilo (in sostituzione dell’ufficio EASO).

 

·       rafforzare i rapporti con i Paesi partner dell'Est;

·       incrementare le spese nel settore della difesa, sviluppare la cooperazione europea e il partenariato UE-NATO.

 

Mercato unico digitale

Le priorità della Presidenza estone in tale settore sono:

·       sviluppare il commercio elettronico transfrontaliero;

·       assicurare moderne e sicure comunicazioni elettroniche in tutta Europa;

·       promuovere servizi pubblici digitali transfrontalieri.

 

 

Inclusione sociale e sostenibilità economico-ambientale

Ad avviso della Presidenza estone un'Europa inclusiva e sostenibile dovrebbe garantire pari opportunità nell’ambito dell'istruzione superiore, dell'occupazione e dell'accesso ai servizi. Inoltre, l’Unione europea dovrebbe impegnarsi per garantire standard ambientali di livello elevato.

Pertanto, gli obiettivi prioritari in tale ambito sono:

·       promuovere la mobilità del lavoro e la libera circolazione delle persone

·       garantire pari opportunità per l’accesso al mercato del lavoro e ai servizi sociali;

·       assicurare un ambiente più sostenibile.

 

 


Il Tallinn Nato Cooperative Cyber Defence Centre
of Excellence

(a cura del Servizio Studi)

 

Successivamente all’attacco cyber che ha colpito l’Estonia nel 2007, la NATO ha dato vita nella città di  Tallin al NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence[8].

Come si può leggere nello stesso sito del Centro (https://ccdcoe.org/history.html), sin dal 2002, con il Summit di Praga, la Cyber Defence aveva cominciato a far parte del Concetto Strategico della NATO.

Nel 2004, l'Estonia aveva avanzato proposte in questo senso e, nel 2006, il Supreme Allied Command Transformation (comando per le trasformazioni, situato a Norfolk, in Virginia) aveva approvato tale idea ed il concetto strategico ad esso sotteso.

Nel 2007, le Sponsoring Nations candidate, tra le quali figura anche l'Italia, avviarono i negoziati che, nel 2008, hanno portato all'apertura delle attività del Centro. Tali attività sono iniziate con la firma del Memorandum of Understanding ad opera di Estonia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Spagna e con l'accreditamento del Centro presso la NATO, quale Organizzazione Militare Internazionale, il 28 ottobre 2008.

Il 2016 è stato un anno di svolta per il CCDCOE. Il Belgio è diventato Paese sponsor del Centro NATO e la Svezia vi è entrata ufficialmente a far parte. Con queste ultime acquisizioni, Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence di Tallinn è formato oggi da 20 nazioni. Inoltre, al vertice dell’Alleanza atlantica di Varsavia, i capi di stato e di governo hanno riconosciuto il cyberspazio come un dominio di operazioni, in cui la NATO si deve difendere in modo efficace.

Come fa già in relazione alle minacce aeree, terrestri e marittime. “Questa decisione – ha scritto Sven Sakkov, direttore del Centro – evidenzia ulteriormente il motivo per cui abbiamo bisogno di essere una risorsa fondamentale per l’Alleanza. Ciò nel fornire uno sguardo a 360 gradi sulla difesa informatica, con competenze nei settori della tecnologia, strategia, operazioni e legale”.

 

Sempre nel sito si legge che il centro è accredited research and training facility dealing with education, consultation, lessons learned, research and development in the field of cyber security’ .

Il Centro, funziona, infatti come polo di formazione, ricerca e sviluppo della dottrina, tanto che, nel 2009, ha prodotto il cosiddetto manuale di tallin recante le norme del diritto internazionale e del diritto bellico applicabili alla cyber warfare.

Scopo del Centro consiste nello sviluppare una conoscenza a tutto tondo e condivisa, nonché una capacità di interazione tra Paesi, alla luce di un bagaglio culturale comune, basato sulle cosiddette lessons learned.

Sotto la guida di un Direttivo, è diviso in cinque sezioni, ossia “Law and Politics”, “Technology”, “Strategy”, “Education and Exercise”, “Support”.

All'interno del Centro, hanno luogo le seguenti attività:

Ø Legal & Policy Support to NATO and Nations, ossia attività di sostegno ed integrazione per le le politiche legali e strategiche

nazionali;

Ø Legal & Policy Research, ossia attività di studio e ricerca legate alle aree legali e politiche, sempre, ovviamente, sui temi cyber security, defence, warfare;

Ø Strategy and Capability Development, ossia sviluppo di capacità, singole (afferenti ai singoli Paesi) ed integrate, con lo

Ø studio di scenari futuri e casistiche;

Ø Military Doctrine and Capability Development, ossia sviluppo di capacità di analisi, prevenzione, contrasto e adattamento in collegamento con la dottrina ed il Concetto Strategico NATO;

Ø External Exercise Support, ossia sostegno ad alcune delle più note esercitazioni multinazionali.

Lo scorso 28 aprile ha avuto luogo presso il centro di Tallin la più grande esercitazione internazionale tecnica di Cyber Defense. Con venticinque nazioni, 800 partecipanti e più di 2000 attacchi virtuali, la Locked Shields è una esercitazione che ha lo scopo di addestrare gli esperti del campo della sicurezza dei sistemi informatici nazionali attraverso una serie di simulazioni di attacchi cyber alle reti informatiche di una base militare di uno Stato non esistente: attacchi ad aeromobili a pilotaggio remoto, al sistema elettrico, al sistema di comando e controllo ed altre infrastrutture operative essenziali per la sopravvivenza di una base militare.

L’Italia ha partecipato con una squadra di informatici provenienti dalle tre Forze Armate, dall’Arma dei Carabinieri, insieme con i ricercatori del CINECA (Consorzio Interuniversitario per la gestione del Centro di Calcolo Elettronico), delle Università degli studi di Roma La Sapienza e di Genova nonché esperti provenienti dall'industria di settore. Presente anche il Ministero degli Interni il quale ha partecipato con un gruppo di analisti del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (CNAIPIC). Accanto agli esperti informatici anche addetti stampa, consulenti legali e tutti gli attori che nel mondo reale potrebbero essere coinvolti in situazioni simili.

 

Fonti: le informazioni contenute in questa scheda sono riprese da: Gori Le nuove minacce cyber, in Lo spazio cibernetico tra esigenze di sicurezza nazionale e tutela delle libertà individuali, Informazioni della Difesa, supplemento al n.6/2014

 

 

 


Il Consiglio artico
(a cura del Servizio Studi)

 

Il Consiglio artico trae la propria ragion d’essere dalla Strategia di protezione ambientale dell’Artico firmata nel 1991 da otto Stati i cui territori si affacciano sulle regioni artiche: solo dopo, tuttavia, la Dichiarazione di Ottawa del 1996 istituì il Consiglio artico quale forum per la promozione della cooperazione, del coordinamento e dell’interazione fra gli Stati artici, con il coinvolgimento delle comunità indigene e di altri gruppi umani regionali su questioni come la protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile.

Gli Stati membri del Consiglio artico sono otto: Canada (che rappresenta i Territori del Nord-Ovest, il Nunayut e lo Yukon), Danimarca (che rappresenta la Groenlandia e le Isole Fær Øer), Finlandia, Islanda, Norvegia, Federazione russa, Svezia, Stati Uniti d’America (che rappresentano l’Alaska).

Godono altresì dello status di Partecipanti permanenti sei organizzazioni che rappresentano popoli indigeni della regione artica - che in tal modo possono partecipare attivamente ed essere consultati su tutte le questioni esaminate dal Consiglio.

Lo status di osservatore del Consiglio artico è altresì aperto a sei Stati non artici: Cina, Corea del Sud, Giappone, India, Singapore e, dal maggio 2'013, il nostro Paese,, come anche a organizzazioni non governative, intergovernative, interparlamentari, globali o regionali ritenute utili per i lavori del Consiglio Artico medesimo. Il contributo degli osservatori si esplica principalmente all’interno dei gruppi di lavoro.

Altri Stati osservatori (ma non membri) sono: Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito (che rappresenta la Scozia), Spagna e l'Unione europea.

Il Segretariato permanente del Consiglio artico ha iniziato ad operare nel 2013: la sua funzione è quella di assicurare capacità amministrative e di comunicazione, nonché supporto generale, alle attività del Consiglio Artico.

Tali attività si svolgono principalmente in sei diversi gruppi di lavoro:

ACAP, un meccanismo volto a incoraggiare azioni a livello nazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra e l’abbattimento dei livelli di altri agenti inquinanti;

AMAP, incaricato del monitoraggio dell’ambiente artico, nonché degli ecosistemi e delle popolazioni umane, e inoltre di fornire consulenza scientifica ai governi nella loro azione di contrasto all’inquinamento e agli effetti negativi dei cambiamenti climatici;

CAF, che si rivolge alla conservazione della biodiversità dell’Artico e lavora per mantenere la sostenibilità delle risorse nella regione;

EPPR, impegnato a proteggere l’ambiente artico dalla minaccia o dall’impatto di rilasci accidentali di agenti inquinanti o radioattivi;

PAME, nel quale si concentrano le attività del Consiglio Artico rivolte alla protezione e all’utilizzazione sostenibile dell’ambiente marino della regione;

SDWG, che lavora espressamente per accrescere lo sviluppo sostenibile nell’Artico e migliorare le condizioni delle comunità umane regionali.

In relazione a specifici compiti il Consiglio artico ha anche facoltà di istituire alcune task force di esperti. Nella presidenza biennale attualmente ricoperta fino al 2019 dalla Finlandia risultano operanti la task force sulla cooperazione marina nell’Artico e la task force per il miglioramento della connettività nella regione. Sempre nel quadro della presidenza finlandese risulta operante un gruppo di esperti per il supporto all’attuazione del quadro di azione sul carbone e sul metano.

Le valutazioni e le raccomandazioni del Consiglio artico sono per lo più il risultato delle analisi e delle iniziative intraprese dai diversi gruppi di lavoro. In seno al Consiglio artico le decisioni sono prese per consensus tra gli otto Stati membri, in piena consultazione e con il pieno coinvolgimento dei Partecipanti Permanenti.

Come già accennato, la presidenza del Consiglio artico è a rotazione biennale tra gli otto Stati membri: il secondo ciclo di presidenze è iniziato nel 2013, e l’11 maggio 2017 si è conclusa la presidenza biennale statunitense, con l’inizio di quella della Finlandia, che si concluderà nel 2019 per cedere il posto all’Islanda.

Il carattere di forum del Consiglio artico lo priva di capacità di programmazione: qualunque progetto o iniziativa è sponsorizzato da uno o più degli Stati membri, e può ricevere sostegno da altre entità. Conseguentemente, anche per quanto concerne le indicazioni e le raccomandazioni del Consiglio artico, la responsabilità della loro attuazione è in capo agli Stati membri. Il mandato del Consiglio artico quale risulta dalla Dichiarazione di Ottawa del 1996 esclude inoltre esplicitamente la materia militare.

Va infine ricordato come il Consiglio artico sia stato la sede di negoziazione e conclusione di tre importanti accordi internazionali vincolanti tra gli otto Stati membri: in particolare, si tratta dell’Accordo sulla cooperazione nella ricerca e salvataggio aeronautici e marittimi nell’Artico, firmato nel 2011 ed in vigore dal 2013; dell’Accordo sulla cooperazione nell’allerta e nella risposta nei confronti dell’inquinamento petrolifero marino nella regione artica, firmato nel maggio 2013; e dell’Accordo sul rafforzamento della cooperazione scientifica internazionale nell’Artico, firmato l’11 maggio 2017, proprio allo scadere della presidenza biennale statunitense.

 


 

La Conferenza dei parlamentari della Regione artica
(a cura del Servizio Studi)

 

La Conferenza dei parlamentari della regione artica (CPAR) è l’organismo rappresentativo formato da delegazioni designate dai Parlamenti nazionali di otto Stati artici (Canada, Danimarca, Federazione russa, Finlandia, Islanda, Norvegia, Stati Uniti e Svezia) e dall’Unione europea.

La Conferenza - integrata da Partecipanti permanenti che rappresentano le popolazioni indigene e da osservatori, in rappresentanza di istituzioni governativa ed organizzazioni internazionali – si riunisce a scadenza binnale: la prima riunione si svolse a Reykjavik nel 1993, le successive conferenze si sono tenute a Yellowknife, (Canada), Salekhard (Russia), Rovaniemi (Finland), Tromsø (Norway), Nuuk, (Gorenlandia), Kiruna (Sweden), Fairbanks (Stati Uniti). La XII Conferenza si è svolta a Ulan-Ude (Russia) dal 14 al 17 giugno 2016.

La Commissione permanente della CPAR, che assicura lo svolgimento delle attività ordinarie dell’organismo tra una riunione e l’altra del suo plenum, si riunisce 3-4 volte l’anno in differenti Stati artici per discutere le questioni di comune interesse della regione e l’attuazione delle decisioni assunte bel documento finale adottato dalla Conferenza.

Una delle principali priorità della Commissione permanente era originariamente rappresentata dal sostegno all’istituzione del Consiglio artico: a seguito della creazione di questo organismo di cooperazione regionale, la Commissione permanente prende parte ai lavori ed alle attività del Consiglio ed attualmente concentra la sua attenzione sulle problematiche dei trasporti, sulla ricerca e la formazione, lo sviluppo umano ed il contrasto al cambiamento climatico.

 

 

La delegazione Delegazione norvegese per la cooperazione parlamentare artica

Nell’ottobre 2009 il Parlamento norvegese ha istituito la Delegazione parlamentare artica per dare seguito al forte interesse politico e nell’opinione pubblica per le tematiche artiche e per dare rappresentanza ad una migliore cooperazione tra gli Stati artici nel campo dell’energia, del cambiamento climatico, dell’ambiente, dei trasporti marittini, della salute e della formazione.

La Delegazione, formata da sei membri effettivi e da sei supplenti, è attualmente presieduta da Eirik Sivertsen (Partito del lavoro), Janne Nordås, Janne Sjelmo (Partito di centro), Margunn Ebbesen (Partito conservatore), Jan-Henrik Fredriksen (Partito del Progresso), Ingrid Heggø (Partito del lavoro). I suoi membri supplenti sono Siri A: Meling (Partito conservatore), Regina Alexandrova (Partito conservatore), Rigmor Eide (Partito cristiano-democratico), Hårek Elvenes, (Partito conservatore), Eva Hansen (Partito del lavoro), Martin Henriksen (Partito del lavoro),  Tor André  Johnsen, (Partito del progresso).

 

 

 


Il Parlamento della Comunità sami in Norvegia
(a cura del Servizio Studi)

 

Il Parlamento della Comunità sami in Norvegia (in norvegese:Sametinget, in sami settentrionale Sámediggi) è l’organisno rappresentativo delle popolazioni di origini sami residenti in Norvegia ed opera come istituzione per la tutela delle tradizioni culturali delle popolazioni sami.

Alle origini dell’organismo si pone la creazione nel 1964 di un Consiglio per le questioni sami in Norvegia, i cui membri erano perè nominati dalle autorità statali. Nel 1978 Sámi Council was established to address Sámi matters. The members of the body were appointed by state authorities. This body was replaced by the Sami Parliament.

 

Nel 1987, dopo una lunga controversia legata alla costruzione di una centrale idroelettrica sul fiume Alta nella Norvegia settentrionale che registrò una forte opposizione delle popolazioni sami, il Parlamento norvegese adottò una modifica costituzionale ed una normativa (il cd.  Sámi Act) che configurava i poteri della nuova assemblea rappresentativa che fu inaugurata ufficialmente il 8 ottobre 1989 dal re Olav V.

L’Assemblea – che ha sede a Kárášjohka, centro storico della presenza culturale sami - è formata da 39 rappresentanti, eletti direttamente in 7 circoscrizioni ed elegge un Presidente, un Vicepresidente ed il Consiglio esecutivo (Sámediggeráđi),  che da attuazione alle decisioni adottate dal plenun dell’Assemblea durante i periodi di aggiornamento di quest’ultimo.

I rappresentanti sono eletti direttamente dai cittadini che hanno dichiarato, in sede di censimento, di essere di ascendenza sami: secondo il Parlamento della Comunità, i cittadini norvegesi di origini sami circa 40.000.

Nel Parlamento sono rappresentati dieci gruppi, i principali dei quali sono espressione dell’Associazione norvegese sami (13 seggi, al governo), del Partito del lavoro  (10 seggi, all’opposzone) e di Árja (“Impegno”) un movimento d’impronta tradizionalista (4 seggi, al governo).

 

The parliament works with political issues it considers relevant or of interest to the Sami people. The responsibilities of the Sami Parliament in Norway are: "(1) to serve as the Sámis’ elected political body to promote political initiatives and (2) to carry out the administrative tasks delegated from national authorities or by law to the Sámi Parliament.".[2]

Originariamente (1989) le competenze dell’Assemblea erano piuttosto modeste: attualmente esse sono sensibilmente più ampie e comprendono la gestione del Fondo di sviluppo per le popolazioni sami, le politiche di salvaguardia e tutela della lingua sami in Norvegia, The extent of responsibility that was assigned and transferred from the Norwegian government at the time of establishment was modela gestione delle risorse per la cultura tradizionale sami nel quadro del Fondo del Consiglio norvegese per gli Affari culturali, la salvaguardia dei siti culturali sami, la designazione del 50% dei membri del consiglio d’amministrazione della Finnmark Estate, l’impresa che gestisce larga parte delle risorse naturali della Contea di Finnmark, all’estremo nord della Norvegia.st (1989). However, more responsibilities have been added including:[7]

Management of the Sámi Development Fund, which is used for grants to Sámi organizations and Sámi duodji (1989).

Responsibility for the development of the Sámi language in Norway, including allocation of funds to Sami language municipalities and counties (1992).

Responsibility for Sámi culture with a Sámi culture, including a fund from the Norwegian Council for Cultural Affairs (1993).

Protection of Sámi cultural heritage sites (1994).

Development of Sámi teaching aids, including allocation of grants for this purpose (2000).

Election of 50% of the members to the board in the Finnmark Estate (2006).

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/3a/Biblioteket_1_%2810309927154%29.jpg/220px-Biblioteket_1_%2810309927154%29.jpg

 

The library of the Sámi Parliament in Norway.

 

One of the responsibilities is ensuring that the section 1–5 of the Saami Act (1987:56) is upheld, i.e., that the Sami languages and Norwegian continue to have the same status. A good example of this is the current situation in Tysfjord, where speakers of Lule Sami cannot conduct their official business in that language as the municipality has not provided anyone who can speak it to assist them.[citation needed] This is the only municipality in Norway where speakers of that language should theoretically be able to speak it with officials, but this has not come to fruition; therefore, the Saami Parliament must fight for this cause with Tysfjord and must bring it to the attention of the Norwegian Government, if Tysfjord fails to rectify the situation.

 

The Sami Parliament of Norway is located in Kárášjohka (Karasjok), and the building was inaugurated on 2 November 2000. There are also offices in Guovdageaidnu (Kautokeino), Unjárga (Nesseby), Gáivuotna (Kåfjord), Divtasvuodna (Tysfjord), and Snåase (Snåsa).

The town of Kárášjohka is considered an important center of Sami culture in Norway. Approximately 80% of the town's population is Sami-speaking, and the town also hosts Sami broadcasting stations and several public and private Sami institutions such as the Sami Museum and the Sami chamber of commerce (Sami Trade and Industry).[3][4]

In 2006 about 115 people were employed.

Funding is granted by the Norwegian state over various national budget lines. But the parliament can distribute the received funds according to its own priorities. In the Norwegian government the main responsibility for Sami affairs, including the allocation of funds, is the Ministry of Labour and Social Inclusion.[2]

The total budget for the Norwegian Sami Parliament has been about:

In addition the parliament controls the 75 million NOK in "Samefolkets fond", a fund established in 2000 as compensation for the governments Norweganization policy.

 

To be eligible to vote or be elected to the Norwegian Sami Parliament a person needs to be included in the Sámi census. In order to be included the following criteria must be met as stipulated in Section 2–6 of the Sámi Act: "Everyone who declares that they consider themselves to be Sámi, and who either has Sámi as his or her home language, or has or has had a parent, grandparent or great-grandparent with Sámi as his or her home language, or who is a child of someone who is or has been registered in the Sámi census, has the right to be enrolled in the Sámi census in the municipality of residence." [9]

 

 


Lo status giuridico-internazionale
dell’Arcipelago delle Svalbard

(a cura del Servizio Studi)

 

Nel quadro degli accordi di pace sottoscritti al termine del Primo conflitto mondiale, la questione del controllo dell’Arcipelago delle Svalbard fu oggetto di una composizione fino ad allora rifiutata, a più riprese, dalla Russia, che rivendicava la sovranità sulle isole.

Il Trattato delle Svalbard del 9 febbraio 1920 (in norvegese Svalbardtraktaten, Traité concernant le Spitzberg in francese e Treaty concerning Spitsbergen, in inglese, le due lingue dell’accordo) ha riconosciuto la sovranità norvegese sull’Arcipelago (articolo 1) e ne ha sancito la demilitarizzazione.

I dieci articoli del Trattato prevedono pertanto:

·     il riconoscimento della sovranità norvegese sull’Arcipelago e sull’Isola degli orsi;

·     la garanzia, su un piano d’eguaglianza, dei diritti di caccia e di pesca dei cittadini degli Stati firmatari del Trattato, sia a terra che nelle acque territoriali prospicienti le isole;

·     il diritto di accesso e di sfruttamento delle risorse naturali per i cittadini di tutti gli Stati firmatari ;

·     il divieto d’introdurre monopoli e dazi d’esportazione ;

·     il divieto d’installare basi navali, costruire fortificazioni o utilizzare il terrritorio per finalità strategiche e militari ;

·     l’esigenza d’installare una stazione metereologica internazionale.

Gli Stati firmatari dell’accordo erano originariamente l’Australia, il Canada, la Francia, l’Italia, il Giappone, i Paesi Bassi, la Norvegia, il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Svezia. L’Unione sovietica vi aderì nel 1924 mentre la Germania nel 1925. Attualmente gli Stati firmatari sono 42.

Oslo recuperò effettivamente il controllo delle isole in seguito all’entrata in vigore dell’accordo nel 1925: il Parlamento norvegese adottò la legge 17 luglio 1925, n. 11, Lov om Svalbard, che ribadisce la sovranità norvegese sull’Arcipelago ed estendendovi l’applicazione del diritto civile e del diritto penale norvegesi e richiamando espressamente tutte le altre normative norvegesi in vigore sulle isole.

La legge istituisce inoltre la funzione di Governatore delle Svalbard (Syssenlmann) che ha sede nel capoluogo, Longyearbyen, e, a seguito di una riforma introdotta nel 2002, il Consiglio della Comunità di Longyearbyen.

Come accennato, a norma del Trattato, pertanto, i cittadini degli Stati parte dell’Accordo hanno il diritto di sfruttare le risorse naturali (soprattutto giacimenti carboniferi) dell’Arcipelago “sur un pied d'égalité absolu” : attualmente solamente la Norvegia e, in misura ridotta, la Federazione russa, si avvalgono di questo diritto. In passato, invece, l'Unione sovietica ha sostenuto gli insediamenti di Barentsburg e di Pyramiden che avevano raggiunto alcune migliaia di abitanti: per un periodo la lingua più parlata sulle Svalbard è stato il russo.

A seguito della dissoluzione dell'Unione sovietica e dell'interruzione dei sussidi da Mosca, la popolazione russa (ed ucraina) si è ridotta a circa 500 unità, e Pyramiden è stata del tutto abbandonata; dal 2009 a Pyramiden alcuni russi provenienti da Barentsburg stanno tentando di riattivare a scopi turistici l'arcipelago.

L’antagonismo sovietico-norvegese per il ccontrollo delle Svalbard si collegava al più ampio contenzioso he opponeva la Norvegia all’URSS per lo sfruttamento delle risorse viventi e minerali del Mare di Barents. Nel corso di un quarantennio i due paesi si sono fronteggiati per il controllo del pesce e del petrolio nelle zone adiacenti le isole Svalbard, riuscendo comunque a non far trascendere toni e livello della disputa.

L’Unione sovietica aveva rivendicato diritti nel Mare di Barents sin dal 1928, in un’area che dalle proprie isole giungeva sino alla c.d. “linea di settore”, confine tracciato - per meridiano - dal punto più occidentale della frontiera terrestre sino al Polo.

La pretesa era speculare a quella secondo cui la sovranità riconosciuta alla Norvegia sulle isole Svalbard dal Trattato del 1920, fosse limitata alle sole acque territoriali. La Norvegia sosteneva invece che alle Svalbard competessero anche aree di piattaforma continentale e di zona economica esclusiva (Zee), e che queste si estendessero sino alla mediana con i territori russi.

Per rimediare ai continui incidenti di pesca, nel 1978 i due Stati avevano stipulato un accordo provvisorio che, senza pregiudizio delle rispettive pretese, considerava l’area in contestazione una “zona grigia” in cui esercitare in modo coordinato giurisdizione verso i battelli nazionali e di paesi terzi. Negli anni settanta, infatti, si è scoperto che la zona, oltre ad essere ricca di pesce, lo è anche di idrocarburi, con riserve stimate di circa seimila miliardi di metri cubi. I siti minerari sono principalmente nel giacimento di “Stokman”, che ricade sul lato russo della piattaforma continentale, sia in quello di “Snohvit”, posizionato sulla piattaforma norvegese.

Il 14 settembre 2010 si è giunti ad un nuovo accordo tra i due Stat che sono finalmente alla definizione di una linea di demarcazione, grazie alla rinuncia delle rispettive pretese di principio nel rispetto del diritto internazionale codificato nella Convenzione del diritto del mare del 1982 (UNCLOS).

Invece di protrarre per altri decenni un contenzioso che avrebbe ostacolato ricerca e sfruttamento degli idrocarburi nella zona contesa, le due parti hanno stipulato un accordo di delimitazione marittima che ripartisce l’area in questione. Il confine stabilito, valevole sia per la piattaforma continentale che per la Zee, è costituito dalla mediana, con aggiustamenti volti a tener conto della diversa lunghezza delle rispettive coste: il risultato è una ripartizione dell’area in parti eguali.

L’assetto raggiunto nel Mare di Barents conferma la leadership norvegese nel settore energetico e rafforza la proiezione russa nell’area artica e ribdisce l’attitudine di Oslo a condurre negoziati nel pieno rispetto del diritto internazionale, sta anche nell’impegno delle due Parti a gestire congiuntamente i giacimenti posti a cavallo del confine. Di rilievo è anche la previsione che continui per altri 15 anni l’attuale regime di cooperazione nella pesca.

 

 


La Base artica del CNR “Dirigibile Italia
(a cura del Servizio Studi)

 

La Base "Dirigibile Italia" è un centro di ricerca multidisciplinare aperto nel 1997 che prende il nome dalla spedizione del 1928 del generale mberto Nobile.

La stazione è gestita dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e le attività sono coordinate dal Dipartimento CNR Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente.

Dirigibile Italia è una costruzione di c.a. 300 mq, che può ospitare diversi laboratori scientifici: la struttura è stata ceduta in occasione della “European Networking Conference of Research in the North (Longyearbyen, Svalbard 12-16 Settembre 1995)”, promossa dal Governo norvegese in collaborazione con la Commissione Europea DG-XII e con il supporto dell’Istituto polare norvegese.

La Base può ospitare fino a sette persone e le attività di ricerca riguardano le seguenti discipline: chimica e fisica dell’atmosfera; biologia marina; fisica dell’alta atmosfera; ricerca tecnologica, geologia e geofisica; glaciologia, nivologia e permafrost; paleoclima; oceanografia/limnologia; ecosistemi terrestri; studi ambientali; biologia dell’uomo e medicina.

A partire dal 2009, annesse alla stazione sono state realizzate tre importanti piattaforme osservative multidisciplinari: la Amundsen-Nobile Climate Change Tower (CCT), il laboratorio per aerosol e processi all'interfaccia Gruvebadet (GVB), un mooring (MD1) nella parte interna del fiordo di NY Alesund (Kongsfjiorden).

Le attività che sono previste nella Base sono molto differenziate, spaziando in diversi settori di grande interesse per le scienze ambientali, biologiche, per la tecnologia ed anche per le scienze umane. Un aspetto importante delle ricerche in corso riguarda lo studio delle proprietà chimiche dell'atmosfera con particolare riferimento ai composti contenenti zolfo e azoto.

Questi studi, oltre a chiarire i meccanismi di grande interesse anche per lo studio dell'inquinamento urbano, contribuiscono a caratterizzare il livello di contaminazione dell'atmosfera nelle zone artiche in funzione del trasporto di inquinanti dalle sorgenti.

I programmi relativi alle proprietà fisiche e chimiche dell'atmosfera includono anche lo studio dei processi di trasferimento di energia radiativa in un sistema nel quale nubi e ghiaccio giocano un ruolo fondamentale. Tale parametrizzazione è molto importante per lo sviluppo dei modelli di cambiamento globale e degli effetti ad essi conseguenti, nonché per l'interpretazione di dati telerilevati.

I vantaggi offerti dalla base sono notevoli. Essa può essere raggiunta durante tutto l'anno con poche ore di volo di linea, offrendo quindi l'opportunità di sviluppare ricerche tipiche delle notti polari. Il materiale spedito verso la base può essere disponibile entro poche ore e le comunicazioni telefoniche o di trasmissione dati offrono, ad un prezzo irrisorio, la possibilità di collegamento diretto nelle reti informatiche.

La parte logistica è gestita da un'apposita struttura norvegese che rende servizi di varia natura a tutti gli insediamenti scientifici di Ny Ålesund su base continua ormai da molti anni.

Tra l'altro il Governo norvegese ha stabilito che la località di Ny Ålesund è quella selezionato per la ricerca sperimentale artica e per questo le Isole Svalbard, oltre ad essere sede d’importanti istituzioni scientifiche, offrono anche l'opportunità culturale di una Università (UNIS: University of Svalbard) con corsi tipici delle scienze polari e notevoli finanziamenti governativi per il supporto della ricerca.

La volontà di promuovere scientificamente la località di Ny Ålesund è sfociata in un programma LSF (Large Scale Facility) nel quale, tra altri enti, il CNR partecipa allo sviluppo delle ricerche sull'inquinamento dell'atmosfera. Queste opportunità possono svilupparsi nel prossimo futuro grazie all'accordo che il CNR ha sottoscritto con il suo omologo norvegese e che consentirà contatti e scambi scientifici finalizzati alla ricerca artica molto qualificati.

 

Fonti: Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Consiglio nazionale delle ricerche.

 

 


La Strategia dell’Unione europea per la regione artica
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

 

La Commissione europea ha presentato nel 2008 una comunicazione intitolata “L’Unione europea e la regione artica” (COM(2008)763) nella quale ha delineato per la prima volta una strategia organica dell’UE nei confronti della regione artica[9] imperniata su tre obiettivi strategici principali:

·        tutelare e preservare l'Artico di concerto con la sua popolazione;

·        promuovere l'uso sostenibile delle risorse;

·        contribuire a una migliore governance multilaterale nell'Artico.

Nel 2012, la Commissione europea e l’Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la sicurezza hanno presentato una comunicazione congiunta intitolata “Definire una politica dell’Unione europea per la regione artica: progressi compiuti dal 2008 e prossime tappe” (JOIN(2012)19) nella quale l’UE ha ulteriormente articolato la sua strategia nei confronti di tale regione proponendo di sviluppare la politica dell’Ue nei confronti della regione artica lungo tre assi:

·       promuovere la ricerca e utilizzare le conoscenze per affrontare le sfide connesse ai cambiamenti ambientali e climatici nell'Artico;

·       garantire che lo sviluppo economico nell'Artico sia basato sull'uso sostenibile delle risorse e sulle competenze ambientali;

·       intensificare l'impegno e il dialogo costruttivo con gli Stati artici, le popolazioni indigene e gli altri partner.

 

Su richiesta del Parlamento europeo e del Consiglio, nell’aprile del 2016 la Commissione europea e l’Alta Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la sicurezza hanno presentato la comunicazione congiuntaUna politica integrata dell’Unione europea per l’Artico” (JOIN(2016)21), con la quale hanno ribadito la necessità di una politica dell’UE volta a promuovere la cooperazione internazionale in risposta agli effetti dei cambiamenti climatici sul fragile ambiente dell’Artico e a contribuire allo sviluppo sostenibile, specialmente nella parte europea dell’Artico.

Per rispondere a questa richiesta viene, quindi, proposta una politica integrata dell’UE sull’Artico costituita da una serie di azioni in tre ambiti prioritari strettamente interconnessi:

1.  cambiamenti climatici e tutela dell’ambiente artico:

·   l’UE si è già impegnata a ridurre le sue emissioni totali di gas a effetto serra del 40% entro il 2030 e dell’80% entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990. Intende, inoltre, adoperarsi per un’attuazione a livello internazionale dell’accordo sul clima raggiunto a Parigi nel dicembre dello scorso anno. Infine, il 20% del bilancio dell’Unione è già stato stanziato per misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;

·   l’UE intende cooperare con gli Stati artici, comprese le comunità locali e le popolazioni indigene, e con gli opportuni consessi internazionali per sviluppare un’agenda per l’adattamento ai cambiamenti climatici nella regione artica;

·   l’UE intende contribuire alle iniziative internazionali per limitare le emissioni di particolato carbonioso e di metano;

·   l’UE vuole mantenere gli attuali livelli di finanziamento nell’ambito di Horizon 2020 destinati alla ricerca nell’Artico (in media 20 milioni di euro all’anno). Circa 40 milioni di euro sono già stati stanziati per il 2016 e il 2017 per progetti sull’osservazione, sui fenomeni meteorologici e legati ai cambiamenti climatici nell’emisfero boreale nonché sulla diminuzione del permafrost;

·   22 tra i maggiori istituti di ricerca europei sulla regione artica sono chiamati a sviluppare un programma integrato europeo di ricerca polare nel quadro dell’iniziativa EU-PolarNet;

·   l’UE intende sostenere l’accesso transnazionale alle infrastrutture di ricerca nella regione artica (stazioni di ricerca, navi per ricerche scientifiche, osservazioni satellitari) e il libero accesso alle risorse di dati. Nelle intenzioni della Commissione, il programma spaziale Copernicus dell’UE sosterrà la ricerca internazionale sui cambiamenti climatici nella regione artica;

·   l’UE intende favorire l’attuazione di una serie di accordi internazionali in materia di ambiente, come la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, ritenuti di grande importanza per la regione artica, che sono ancora lontani dall’essere attuati dai loro firmatari;

·   l’UE intende impregnarsi affinchè entro il 2020 i metalli pesanti e le sostanze inquinanti che attualmente inquinano la rete alimentare della regione artica siano gradualmente eliminati;

·   nel quadro della gestione sostenibile del Mar Glaciale Artico, l’UE appoggia lo sviluppo di una rete di zone marine protette nella regione artica. L’UE intende anche promuovere l’elaborazione di un accordo internazionale al fine di impedire una pesca non regolamentata nel Mar Glaciale Artico centrale. A giudizio della Commissione, nel lungo periodo le risorse biologiche marine devono essere gestite attraverso un’organizzazione o un accordo regionale di gestione della pesca.

 

2.  sviluppo sostenibile nell’Artico e nella zona circostante:

· secondo la Commissione, la parte europea dell’Artico risente di un sottoinvestimento, mentre un certo numero di strumenti finanziari e di servizi dell’UE sono pronti a sostenere l’innovazione, lo sviluppo delle infrastrutture - migliorando per esempio i collegamenti di trasporto - e le imprese (attraverso, rispettivamente ma non solo, il piano di investimenti per l’Europa, TEN-T, InnovFin e la rete europea delle imprese). La Commissione intende potenziare il coordinamento tra i programmi di finanziamento dell’UE destinati alla regione artica, per individuare le principali priorità di ricerca e investimento, nonché per facilitare lo sviluppo delle capacità dei portatori di interesse al fine di massimizzare il sostegno finanziario per la regione;

·       nelle intenzioni della Commissione, i programmi spaziali dell’UE e i suoi progetti di ricerca mirati devono apportare un contributo essenziale alla sicurezza marittima nella regione attraverso la sorveglianza e il monitoraggio del traffico navale e dei movimenti del ghiaccio (Copernicus) e fornire servizi di navigazione satellitare (Galileo).

 

3.  cooperazione internazionale sulle questioni riguardanti la regione artica:

 

·       l’UE intende continuare ad impegnarsi attivamente nei consessi internazionali pertinenti alla regione artica, quali il Consiglio artico[10], il Consiglio euroartico di Barents[11] e la dimensione settentrionale;

·       l’UE intende collaborare con tutti i partner artici, non solo i Paesi terzi che hanno territori nella regione artica, ma anche i Paesi con crescenti interessi artici come la Cina, l’India e il Giappone, ad esempio in materia di scienza e ricerca;

·       l’UE intende continuare a dialogare con le popolazioni indigene della regione artica e con le comunità locali per garantire che i loro diritti siano rispettati e che i loro punti di vista siano presi in considerazione nell’ulteriore elaborazione delle politiche dell’UE.

Parlamento europeo

Il 17 marzo 2017 l’Assemblea plenaria del Parlamento europeo ha approvato una risoluzione non legislativa su una politica integrata dell'Unione europea per l'Artide. Nella risoluzione gli eurodeputati chiedono, tra l’altro, norme per salvaguardare l’ecosistema dell’Artico, introdurre il divieto di estrazione di petrolio e mantenere l’area come zona di cooperazione a bassa tensione.

Nella risoluzione si sottolinea che l’Artico si sta riscaldando a velocità doppia rispetto alla media mondiale e che il mare ghiacciato è diminuito in maniera significativa a partire dal 1981, al punto da essere circa il 40% più piccolo rispetto all’estate di 35 anni fa.

Per tale motivo il Parlamento europeo ribadisce che il vulnerabile ambiente artico e i diritti fondamentali dei popoli indigeni devono essere rispettati e protetti con salvaguardie più rigorose.

In particolare si propone di vietare trivellazioni petrolifere nelle acque ghiacciate artiche dell'UE e del SEE, come pure l’utilizzo di combustibili fossili che potrebbe accelerare ulteriormente il cambiamento climatico. Si reitera inoltre la richiesta già avanzata nel 2014 di bloccare l’uso di olio combustibile nei trasporti marittimi nel Mar Artico. Se ciò non fosse possibile data la situazione internazionale, il Parlamento europeo ritiene che la Commissione dovrebbe creare norme volte a proibire l’uso e il trasporto di olio combustibile (HFO) su navi dirette verso i porti dell’UE.

Nella risoluzione si evidenzia infine la crescente presenza di forze armate russe nell’Artico, che dal 2015 hanno fondato almeno sei nuove basi  nord del Circolo Polare Artico, inclusi sei porti in acque profonde e 13 aerodromi, e si nota altresì il crescente interesse della Cina nell’accesso a nuove rotte commerciali e a nuove risorse energetiche.

Sottolineando gli sforzi per mantenere l’Artico una zona a bassa tensione, il Parlamento europeo ha infine evidenziato il ruolo importante del Consiglio Artico nel mantenere una cooperazione costruttiva, bassa tensione e stabilità nella regione.

 

 

Consiglio dell’UE

Sulla base della comunicazione presentata nel 2016 dalla Commissione europea, il 20 giugno 2016 il Consiglio è tornato sui temi della politica integrata dell'UE per l'Artico, approvando una serie di conclusioni recanti tra l’altro l’obiettivo di migliorare la resilienza socioeconomica ed ambientale della regione artica.

Il Consiglio, accogliendo con favore la comunicazione citata, ha convenuto  che l'UE debba mantenere stretti contatti con le popolazioni indigene e le comunità locali dell'Artico per garantire che le loro opinioni e i loro diritti siano rispettati e promossi nelle politiche dell'Unione in fase di elaborazione che hanno un'incidenza sull'Artico.

Nel settore della mitigazione dei cambiamenti climatici e dell'adattamento agli stessi, secondo il Consiglio, l'UE e i suoi Stati membri dovrebbero garantire soluzioni ambiziose e coerenti aventi un impatto locale e globale, anche tramite l'attuazione degli impegni assunti negli accordi ambientali regionali e multilaterali, non da ultimo l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici del dicembre 2015.

Il Consiglio ha altresì accolto con favore l'intenzione di mantenere livelli di finanziamento elevati per la ricerca relativa all'Artico nel quadro di Orizzonte 2020, nonché invitato la Commissione europea a operare a tutti i livelli per conseguire sinergie nell'ambito dei programmi di finanziamento dell'UE nonché tra i programmi di monitoraggio e ricerca nazionali, circumpolari e internazionali, inclusi quelli spaziali.

Il Consiglio ha inoltre accolto con favore la partecipazione dell'UE ai negoziati su un accordo internazionale volto a prevenire la pesca non regolamentata nel Mar Glaciale Artico centrale, e l'impegno dell'UE e dei suoi Stati membri nelle attività relative alla gestione per zona, incluse le aree marine protette, in stretta cooperazione con i portatori d'interesse, le organizzazioni e i processi regionali e nel rispetto degli stessi, nonché nell'ambito di quadri istituzionali multilaterali.

Per quanto concerne la sicurezza marittima e la prevenzione dell'inquinamento, il Consiglio ha altresì apprezzato l'adozione, da parte dell'Organizzazione marittima internazionale, del codice internazionale per le navi che incrociano nelle acque polari e ne ha incoraggiato l'attuazione e applicazione.

Il Consiglio ha infine invitato la Commissione a esplorare in che modo l'UE possa contribuire allo sviluppo sostenibile nell'Artico dell'industria e di infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici, incluse tecnologie e telecomunicazioni a basse emissioni di carbonio, innovative e adatte ai climi freddi, conformemente, tra l'altro, ai piani e alle politiche TEN-T.

Il Consiglio ha, da ultimo, invitato l'Alta rappresentante e la Commissione a sollevare regolarmente questioni attinenti alla regione artica nei quadri regionali e multilaterali, nonché nell'ambito della cooperazione e dei dialoghi politici bilaterali con i partner dell'Artico e altri partner che si occupano di questioni relative all'Artico.


L’italia e l’Artico
(a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)

 

L’Italia e l’Artico hanno alle spalle una lunga storia risalente al 1899, quando il Duca degli Abruzzi, a bordo della Stella Polare, salpò da Arcangelo per approdare nella Terra di Francesco Giuseppe e da lì raggiungere il polo, a bordo di slitte trainate da cani. La spedizione non riuscì a raggiungere l’obiettivo, ma arrivò a latitudini mai toccate prima.

Nel 1926 Umberto Nobile attraversò per la prima volta il Mar Glaciale Artico (o Oceano Artico) dall'Europa all'Alaska, partendo da Roma, insieme al norvegese Roald Amundsen e allo statunitense Lincoln Ellsworth a bordo del dirigibile Norge progettato dallo stesso Nobile. Arrivati per la prima volta nella storia nei pressi del polo nord geografico, i tre esploratori calarono dal dirigibile le rispettive bandiere nazionali. Nobile ripeté l’impresa due anni dopo a bordo del dirigibile Italia, sorvolando quattro volte il polo, facendo base a Baia del Re.

Obiettivo: esplorare zone sino ad allora sconosciute effettuando rilievi scientifici. Sulla via del ritorno il dirigibile si schiantò sul pack, a nord delle Isole Svalbard, causando la morte di metà equipaggio. L’incidente fu causato da una forte corrente che spirava a nord delle Svalbard verso la Terra di Francesco Giuseppe: tale corrente, sconosciuta sino ad allora, venne soprannominata Italia, in onore della spedizione che ne provò l’esistenza.

Le spedizioni di Nobile possono essere considerate le prime missioni scientifiche italiane nell’Artico, avendo gettato le basi per l’approfondimento in quel contesto di materie come l’oceanografia, la meteorologia, la geografia e la geofisica. Grazie a Nobile, l’Italia scopriva la sua “dimensione nordica”.

Le azioni congiunte con altri Stati, artici e non, per trarre in salvo i superstiti del dirigibile Italia rappresentano inoltre il primo esempio di cooperazione internazionale in condizioni meteorologiche estreme: Amundsen stesso perse la vita nel tentativo di prestare soccorso ai superstiti.

L’attività di Nobile non si limitò alle due spedizioni. Fu invitato in Russia per prendere parte al viaggio che il rompighiaccio Malyghin avrebbe intrapreso nella regione della Terra di Francesco Giuseppe per effettuare osservazioni oceanografiche e meteorologiche. Al ritorno, si fermò a Mosca per esaminare alcuni progetti di aeronavi, rimanendovi sei anni, supervisionando e dirigendo la costruzione di dirigibili, sotto la direzione dell’Aeroflot russa.

La multiforme presenza italiana nell’Artico è testimoniata anche, fra gli altri esempi, dagli studi di Silvio Zavatti, esploratore e antropologo italiano che ha dedicato la sua vita allo studio dei popoli del Nord, in particolare degli Inuit, fondando l’Istituto Geografico Polare Silvio Zavatti, che gestisce il Museo Polare di Fermo, l'unico museo esistente in Italia interamente dedicato alle regioni artiche, e che pubblica regolarmente la rivista Il Polo. Zavatti organizzò tra il 1961 e il 1969 cinque spedizioni nella regione, in particolare tre in Canada, una in Lapponia e una in Groenlandia. I suoi studi etnografici contribuiscono all’arricchimento del Museo Polare. Negli anni Sessanta il conte Guido Monzino, imprenditore milanese, effettuò missioni polari partendo dalla Groenlandia, dove è tuttora ricordato con grande simpatia. Nel 1970, si spinse da Qaanaaq a Cape Columbia (Canada) e nel 1971, dopo una missione di sei mesi, con il supporto di sherpa locali raggiunse il polo nord. Le sue imprese sono illustrate nel Museo delle Spedizioni di Villa Balbaniello sul lago di Como.

La storia dell’Italia nell’Artico è quindi centenaria e la presenza del nostro Paese è andata costantemente aumentando. Grazie al lavoro di Nobile, alla successiva istituzione di una base scientifica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) nelle Isole Svalbard (Stazione Artica Dirigibile Italia), alle spedizioni oceanografiche artiche della nave da ricerca OGS Explora, nonché all’attività di numerose aziende italiane, tra cui Eni e Finmeccanica, la candidatura dell’Italia al Consiglio Artico in qualità di Paese osservatore è stata accolta nel 2013. L’Italia del resto può considerarsi, nel novero dei Paesi non artici, uno fra i più attivi nella regione.

Alle motivazioni che legittimano la presenza italiana nella regione si affiancano considerazioni legate alle sfide cui l'Artico si deve oggi confrontare, che in larga parte derivano dal fenomeno del riscaldamento globale - i cui effetti si ripercuotono in maniera evidente anche sulla regione.

 

 

(…)

 


Profili biografici

 


()Enn Eesmaa,
Primo vicepresidente del Parlamento esto
ne

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Nato a Tallinn il 7 giugno 1946, si è laureato in letteratura inglese nel 1969 presso l’Università della capitale baltica.

E’ stato vicedirettore del programma televisivo estone, direttore della testata giornalistica televisiva Aktuaalne Kaamera, presentatore e commentatore televisivo (1970-1993).

Corrispondente dai paesi baltici per la televisione finlandese Mainos TV (1989-1993). Consigliere per i mass media del Presidente della Repubblica (1993-1994), Direttore generale della rete televisiva EVTV (1994-1996), Direttore del Dipartimento informazione e responsabile delle news internazionali della rete televisiva TV3 (1996-2003).

Esponente del Partito di centro dal 2003, è componente della direzione del partito.

E’ stato consigliere del Comune della città di Tallinn (2005-2013), Vicepresidente (2003-2005) e Presidente (2005-2007) della Commissione Affari esteri del Riigikogu e nuovamente Vicepresidente della stessa Commissione (2007-2016).

Vedovo, un figlio.

 

 


Hannes Hanso,
Presidente del
la Commissione Difesa nazionale
del Parlamento estone

 

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Nato nella municipalità rurale di Nõo (Tartu) il 6 ottobre 1971 è un esponente del Partito socialdemocratico.

Ha conseguito una laurea in lingua cinese presso la Sichuan Union University 1996–1998 e successivamente un master presso la Scuola di studi orientali ed africani (SOAS) dell’Università di Londra (2005).

Dopo avere lavorato come agente di vendita in Australia, insegnante d’inglese, è stato giornalista free-lance dalla Gran Bretagna e commentatore per le informazioni dal Medio Oriente e dall’Asia per l’emittente radiotelevisiva pubblica estone (1998-2005), consigliere per la cooperazione internazionale presso il Ministero della Difesa (2005-2007), consigliere del Ministro delle Finanze (2007-2009), funzionario presso la Rappresentanza dell’Unione europea in Cina e Mongolia (2009-2011), ricercatore presso l’International Centre for Defence Studies (2011-2013).

Dal 2013 al 2015 è stato sindaco della città di Kuressaare 2013–2015.

Ministro della Difesa dal 2015 al 2016.

Autore di alcuni libri sul cicloturismo.

Sposato, padre di quattro figli.

 


Anniken Huitfeld,
Presidente
della Commissione Affari esteri
e Difesa del Parlamento norvegese

 

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Nata a Bærum nel 1969 (contea di Akerhus) da una famiglia di politici e magistrati, è stata attiva nella Lega dei giovani lavoratori, il movimento giovanile del Partito laburista norvegese. Nel 1996 si è laureata in storia presso l’Università di Oslo, dopo avere seguito corsi presso la London School of Economics.

A livello politico ha proseguito il suo impegno della Lega dei giovani lavoratori che ha guidato dal 1996 al 2000. Dal 2000 al 2001 è stata vicepresidente dell’Unione internazionale della gioventù socialista.

E’ entrata nel comitato nazionale del Partito laburista nel 2001 ed è stata ricercatrice presso la Fondazione FAFO (2000-2005) dove si è occupata di lotta al lavoro minorile ed ai matrimoni forzati e di diritti delle donne. Parallelamente è stata componente dei consigli direttivi della Fondazione del Memoriale del Campo di concentramento di Falstad (2000-2005) e di Save the Children Norvegia (2001-2005).

Eletta deputata supplente allo Storting nella legislatura 1993-1997 ed in quella 2001-2005, è stata eletta deputata titolare nel 2005, quindi nuovamente eletta nel 2009 e nel 2013.

Dal 2005 al 2008 è stata vicecapogruppo nella Commissione per l’istruzione, la ricerca e gli affari ecclesiastici mentre dal 2013 presiede la Commissione Affari esteri e difesa.

Nel febbraio 2008 è stata Ministra dell’infanzia e dell’eguaglianza nel secondo governo Stoltenberg e nell’ottobre 2009, a seguito di un rimpasto, è stata nominata Ministra della cultura. Nel settembre 2012 è stata nominata Ministra del lavoro dell’inclusione sociale, incarico che ha tenuto fino alla caduta del governo nell’ottobre 2013.

 

 


Irene Johansen,
deputata al Parlamento norvegese

 

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Nata il 7 gennaio 1961 a Nord-Aurdal (contea di Oppland) è un’esponente del Partito laburista norvegese.

Eletta per la prima volta al Parlamento nel 2005 per la circoscrizione di Østfold, è stata rieletta nel 2009 e nel 2013.

Da 2003 al 2011 ha fatto parte del Consiglio comunale di Moss e nel 2003-2005 nella Giunta regionale di  Østfold.

Dal 1986 al 1994 Ha lavorato nel settore della gestione risorse umane nel Consiglio norvegese per la ricerca scientifica e nella direzione generale del personale delle Ferrovie norvegesi (1996-2003).

E’ Vicepresidente del Movimento europeo norvegese.

 

 

 

 


Kersti Kaklulaid,
Presidente della Repubblica d’Estonia

 

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/fa/In%C4%81ra_M%C5%ABrniece_tiekas_ar_Igaunijas_prezidenti_%28croped%29.jpg

 

Nata a Tartu il 30 settembre 1969, si è diplomata nel 1987 presso la scuola secondaria n. 44 di Tallinn e durante gli studi superiori è stata membro dell'associazione scientifica studentesca.

Nel 1992, si è laureata in biologia preso l'Università di Tartu. Nel 2001 ha conseguito un Master in business administration presso lo stesso ateneo con una tesi in inglese intitolata "The Improvement of the Management System of State-Founded Foundations"

Dal 1996 al 1997 è stata direttrice vendite presso la società statale Eesti Telefon e dal 1997 al 1998 project manager della Hoiupanga Investeeringute AS. Dal 1998 al 1999 ha lavorato presso la divisione investment banking della Hansabank.

Dal 1999 al 2002 è stata consigliere economico del Primo ministro estone Mart Laar. Dal 2002 al 2004 è stata direttrice della Iru Power Plant che fa parte dell'azienda energetica statale estone Eesti Energia. È stata la prima donna a dirigere una centrale elettrica in Estonia.

Nel 2004, quando l'Estonia entrò nell'Unione Europea fu nominata rappresentate estone presso la Corte dei conti europea.

Durante le elezioni presidenziali estoni del 2016, in seguito a tre votazioni parlamentari e due consultazioni elettorali tramite uno speciale collegio composto da parlamentari ed esponenti degli enti locali estoni, che non avevano portato all’elezione del Capo dello Stato, un gruppo di parlamentari deputati tra i quali il presidente, il vicepresidente del Riigikogu  ed i rappresentati di tutti i partiti dei partiti ha chiesto a Kersti Kaljulaid di presentarsi come candidata.

La candidatura divenne ufficiale il 30 settembre. Il 3 ottobre 2016 Kersti Kaljulaid è stata eletta con 81 voti a favore, 17 astenuti e nessun voto contrario,

È la prima presidente donna dello Stato baltico da quando il Paese ha dichiarato l'indipendenza nel 1918, nonché la più giovane ad accedere all'ufficio, a 46 anni.

Kersti Kaljulaid è sposata e ha quattro figli. Parla inglese, francese, finlandese e tedesco.

 

 


Kirsti Methi,
Segret
aria generale del Movimento europeo norvegese

 

 

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Nata il 24 febbraio 1960, consulente aziendale, ha diretto l’ufficio di Bruxelles della Confederazione dell’industria norvegese (NHO). In precedenza aveva lavorato nel sistema delle Nazioni Unite e nell’ambito della cooperazione allo sviluppo.

A partire dal 2008 si trasferita a Tromso per lavorare nel Comitato preparatore dei Giochi olimpici invernali del 2018.

Nel 2011 è stata eletta Vicepresidente del Movimento europeo in Norvegia, e nel maggio 2012 è stata nominata Segretaria generale del Movimento.

 

 

 

 


Marko Mihkelson,
Presidente della Commissione Affari esteri

del Parlamento estone

 

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Nato il 30 novembre 1963 a Valga (Estonia meridionale), ha conseguito nel 1999 un master in storia presso l’Università di Tartu.

E’ stato redattore di politica estera (1993-1994) w corrispondente da Mosca (1993-1994) ed redattore capo per il grande quotidiano estone Posttimees. Direttore del Baltic Centre for Russian Studies nel 2002-2003.

E’ attualmente Vicepresidente della formazione politica Res Publica-Pro Patria.

In precedenza è stato Presidente della Commissione Affari esteri e Presidente della Commissione Affari dell’Unione europea.

E’ autore di numerosi saggi di storia contemporanea e di un libro sulla Russia.

Nel 2004 è stato insignito del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

 

 

 


Eiki Nestor
Presidente del Parlamento estone

 

Eiki Nestor

 

Nato a Tallinn, il 5 settembre 1963, si è laureato in ingegneria meccanica presso l’Università tecnica di Tallinn nel 1976.

Ha lavorato nel settore dei trasporti e successivamente è stato presidente del Sindacato dei lavoratori dei trasporti stradali (1989-1992), Ministro degli Affari regionali (1994-1995), Presidente del Consiglio nazionale del Sindacato dei lavoratori dei trasporti stradali estoni (dal 1997) e Ministro degli Affari sociali (1999-2002).

Ha guidato il Partito socialdemocratico dal 1994 al 1996 ed è deputato al Parlamento dal 1993: a più riprese è stato Presidente del gruppo socialdemocratico in Parlamento. E’ stato eletto Presidente del Parlamento nel marzo 2014 e rieletto nel

Coniugato, padre di due figli.

 

 

 


Inga-Lill Sundset,
rappresentante della Comunità sami

 

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Inga-Lill Sundset (nata il 20 luglio 1974) è un’esponente politica norvegese di etnia sami che ha rappresentato il partito laburista al Parlamento Sami per il periodo 2009-2013.

A livello locale Inga-Lill Sundset è un membro direttivo del Consiglio del Partito laburista a Bodø, oltre ad essere membro del locale Consiglio comunale.
Inga-Lill Sundset lavora come consulente nella contea di Nordland.

E’ impegnata in una convivenza e ha due figli.


 

Jüri Ratas,
Primo
Ministro estone

 

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Nato a Tallinn il 2 luglio 1978, ha conseguito un master in scienze economiche presso l’Università tecnologica di Tallinn ed ha lavorato dapprima nel settore privato per impegnarsi in seguito nell’amministrazione locale della capitale baltica. E’ stato vicesindaco di Tallinn dal 2003 al 2005. Eletto in Parlamento per la prima volta nel 2007, ne è stato vicepresidente dal 2007 al 2016.

Esponente storico del Partito di centro, il 5 novembre scorso il congresso straordinario della sua formazione lo ha eletto come nuovo leader, succedendo al fondatore Edgar Savisaar.

Considerato più moderato e filo-occidentale di Savisaar, a seguito della crisi di governo del novembre 2016 e dell'accordo raggiunto dai tre partiti della nuova coalizione (il Partito di centro, il Partito socialdemocratico ed il conservatore Unione della Patria-Res Publica), il 20 novembre 2016 è stato nominato dalla presidente Kersti Kaljulaid come successore di Taavi Rõivas nell'incarico di Primo Ministro dell'Estonia.

Dopo aver ricevuto l'approvazione del Riigikogu il 21 novembre con 53 voti a favore, 33 contrari e 7 astenuti[ Ratas ha presentato il suo nuovo esecutivo alla presidente Kaljulaid nel pomeriggio del 22 novembre e ha ottenuto la fiducia del parlamento il giorno successivo, entrando così in carica.

 


Marit Berger Røosland,
Segretaria di Stato a
gli Affari esteri norvegese

 

 

https://www.regjeringen.no/globalassets/departementene/ud/bilder/portretter/politikere/mbr.jpg?preset=portrait&v=-1852589854

 

Nata nel 1978, si è laureata in giurisprudenza presso l'Università di Oslo nel 2006, e ha lavorato in alcuni studi legali. Ha svolto le funzioni di magistrato presso il Tribunale distrettuale della capitale norvegese dal 2009 al 2010.

Nel periodo 1998-2000 Røsland era stata leader ad Akershus dei giovani conservatori ed , . Hha fatto parte altresì del Consiglio della contea di Akershus, nel periodo 1999-2003 . Dal 2000 al 2002 è stata Vicepresidente dei Giovani Conservatori, nonché redattrice della rivista dei giovani conservatori Xtra.

Nello stesso periodo è stata commissaria per il welfare ed i servizi sociali nonché consigliera politica nel Ministero degli Affari esteri dal 2003 al 2005 e membro del comitato di programma del partito conservatore di Oslo. E’ stata infine membro del Consiglio comunale di Oslo dal 2003 al 2007.

Dal 17 ottobre 2014, è stata Segretaria di Stato presso l’Ufficio della premier  Erna Solberg, e dal 16 dicembre 2015 ha svolto lo stesso incarico presso la il Ministero dell’integrazione, guidato dall’on.  Sylvi Listhaug.

Il 23 settembre 2016 è stata nominata Segretaria di Stato agli Affari esteri.

E' sposata con l'avvocato ed ex sindaco di Oslo, Stian Berger Røsland. La coppia ha due figli.

 

 

 


Toomas Vitsut,
Presidente della Commissione Affari

dell’Unione europea del Parlamento estone

 

 

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Nato il 1 gennaio 1960 a Tallinn, si è laureato nel 1993 nell’Università della capitale baltica in scienze educative.

E’ stato componente della Commissione esecutiva del Soviet dei deputati del popolo del distretto di Tallinn (1982-1987), student e poi docente insegnante presso l’Università pedagogica di Tallinn dal 1987 al 1995, consigliere del Ministro dell’Interno (1995-1996), presidente del Consiglio direttivo dell’Istituto di studi interdisciplinari (1999-2001), vicesindaco della capitale baltica (2001-2004) e presidente del Consiglio cimunale (2005-2015).

Esponente del Partito di centro, al quale ha aderito nel 2004, è attualmente presidente della Commissione Affari dell’Unione europea.

 

 


Inga-Lill Sundset,
rappresentante della C
omunità sami

 

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Inga-Lill Sundset (nata il 20 luglio 1974) è un’esponente politica norvegese di etnia sami che ha rappresentato il partito laburista al Parlamento Sami per il periodo 2009-2013.

A livello locale Inga-Lill Sundset è un membro direttivo del Consiglio del Partito laburista a Bodø, oltre ad essere membro del locale Consiglio comunale.
Inga-Lill Sundset lavora come consulente nella contea di Nordland.

E’ impegnata in una convivenza e ha due figli.

 


 



[1]    Fonte: Ufficio di Statistica estone. Aggiornamento aprile 2016.

[2] Associazione Bancaria Estone. Dati aggiornati al 14 marzo 2017.

[3] La Convenzione di Dublino del 15 giugno 1990, alla quale aderiscono tutti gli Stati membri dell’UE, prevede un meccanismo per la determinazione dello Stato competente ad esaminare la richiesta di asilo avanzata in uno degli Stati membri.

[4] Eurodac istituisce un sistema di comparazione delle impronte digitali dei richiedenti asilo e degli immigrati illegali per facilitare l’applicazione della convenzione di Dublino.

[5] Europol è l’organizzazione comunitaria che si prefigge di rafforzare la cooperazione tra le autorità competenti degli Stati membri nella lotta e nella prevenzione del terrorismo, nel contrasto al traffico di droga e ad altre attività criminali.

[6] Eurojust è l’organizzazione comunitaria che si prefigge di facilitare il coordinamento delle attività di investigazione e di persecuzione dei crimini transfrontalieri, favorendo la cooperazione giudiziaria.

[7]    Fonte: sito internet del Parlamento estone (www.riigikogu.ee).

[8]    Il 27 aprile del 2007 una serie di attacchi cibernetici ha colpito  l'Estonia. L'attacco, probabilmente proveniente dalla Russia a seguito della disputa sulla riallocazione della statua bronzea del Soldato Sovietico (Pronkssõdur o Bronzovyj Soldat) di Tallinn, fu perpetrato contro siti di organizzazioni estoni, pubbliche e private, ivi comprese le maggiori banche ed il Parlamento. Per questo attacco, l'Estonia ha chiesto l'applicazione dell'Articolo 5 del Trattato NATO. La richiesta non è stata accolta, pur tuttavia a aprtire da tale attacco la Nato ha potenziato le proprie iniziative in materia di cyber defence dando vita, in particolare, nel 2008 al centro di studi cibernetici di Tallin.

[9]    Per “regione artica” si intende la zona circostante il Polo Nord, a nord del Circolo polare artico (66 gradi, 32 minuti, latitudine nord). Questa zona comprende il Mar Glaciale Artico e i territori degli otto Stati artici: Canada, Regno di Danimarca (comprese Groenlandia e isole Fær Øer), Finlandia, Islanda, Norvegia, Federazione russa, Svezia e Stati Uniti.

[10]   È la principale organizzazione intergovernativa per promuovere la cooperazione tra gli Stati artici, le comunità indigene e la popolazione dell’Artico sui temi dello sviluppo sostenibile e della tutela ambientale nella regione. Sono Paesi membri: Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti d’America. Sono invece Paesi osservatori: Olanda, Polonia, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Italia e Cina. In particolare, nel 2013 l’Italia è stata ammessa nel Consiglio artico in qualità di membro osservatore permanente per la considerevole attività svolta da tempo nella regione, sia a livello scientifico che economico.

[11]   È il forum per la cooperazione intergovernativa su questioni riguardanti la regione di Barents. Sono membri permanenti: Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e la Commissione europea. Sono invece Paesi osservatori: Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Olanda, Polonia, Gran Bretagna e Stati Uniti d’America.


 [F1]Informazioni non confermate e probabilmente superate

SERVIZIO STUDI

 

Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Missione di una delegazione
della Commissione Affari esteri
in Estonia e Norvegia

(11-18 giugno 2017)

Profili generali ed approfondimenti tematici

 

 

 

 

 

 

n. 300

 

 

 

9 giugno 2017

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi

 

Dipartimento Affari esteri

( 066760-4939 – * st_affari_esteri@camera.it

 

Dipartimento Difesa

( 066760-4939 – * st_difesa@camera.it

 

Hanno partecipato alla redazione del dossier i seguenti Servizi ed Uffici della Camera:

 

Servizio Rapporti Internazionali

( 066760-3948 – * cdrin1@camera.it

Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 / 066760-2146 – * cdrue@camera.it

 

 

 

 

 

 

 

 

La documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte.

File: ES0599.docx

 


INDICE

Profili generali

Rapporti tra l’Unione europea e la Norvegia (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 5

Rapporti parlamentari Italia-Estonia (a cura del Servizio Rapporti internazionali) 9

Rapporti parlamentari Italia-Norvegia (a cura del Servizio Rapporti internazionali) 13

Approfondimenti tematici

Le priorità della Presidenza estone del Consiglio dei ministri dell’Unione euorpea (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 19

Il Tallinn Nato Cooperative Cyber Defence Centre  of Excellence (a cura del Servizio Studi) 23

Il Consiglio artico (a cura del Servizio Studi) 27

La Conferenza dei parlamentari della Regione artica (a cura del Servizio Studi) 31

Il Parlamento della Comunità sami in Norvegia (a cura del Servizio Studi) 33

Lo status giuridico-internazionale  dell’Arcipelago delle Svalbard (a cura del Servizio Studi) 35

La Base artica del CNR “Dirigibile Italia(a cura del Servizio Studi) 39

La Strategia dell’Unione europea per la regione artica (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 41

Profili biografici

(…) 51

Profili generali

Scheda-Paese sulla Repubblica di Estonia (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)                 3

Scheda-Paese sul Regno di Norvegia (a cura del Ministero degli Affari esteri  e della Cooperazione internazionale)                       53

Rapporti tra l’Unione europea e la Norvegia (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                                  111

Rapporti parlamentari Italia-Estonia (a cura del Servizio Rapporti internazionali)                                                                             115

Rapporti parlamentari Italia-Norvegia (a cura del Servizio Rapporti internazionali)                                                               119

Approfondimenti tematici

Le priorità della Presidenza estone del Consiglio dei ministri dell’Unione euorpea (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                                                                     125

Il Tallinn Nato Cooperative Cyber Defence Centre  of Excellence (a cura del Servizio Studi)                                       129

Il Consiglio artico (a cura del Servizio Studi)                            133

La Conferenza dei parlamentari della Regione artica (a cura del Servizio Studi)                                                                            137

Il Parlamento della Comunità sami in Norvegia (a cura del Servizio Studi)                                                                            139

Lo status giuridico-internazionale  dell’Arcipelago delle Svalbard (a cura del Servizio Studi)                                          141

La Base artica del CNR “Dirigibile Italia(a cura del Servizio Studi)                                                                                          145

La Strategia dell’Unione europea per la regione artica (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                147

L’italia e l’Artico (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)                                                     153

Profili biografici

Enn Eesmaa,  Primo vicepresidente del Parlamento estone 157

Hannes Hanso, Presidente della Commissione Difesa nazionale del Parlamento estone                                             159

Anniken Huitfeld, Presidente della Commissione Affari esteri e Difesa del Parlamento norvegese                                            161

Irene Johansen, deputata al Parlamento norvegese              163

Kersti Kaklulaid, Presidente della Repubblica d’Estonia       165

Kirsti Methi, Segretaria generale del Movimento europeo norvegese                                                                                  167

Marko Mihkelson, Presidente della Commissione Affari esteri  del Parlamento estone                                                              169

Eiki Nestor Presidente del Parlamento estone                       171

Inga-Lill Sundset, rappresentante della Comunità sami         173

Jüri Ratas, Primo Ministro estone                                            174

Marit Berger Røsland, Segretaria di Stato agli Affari esteri norvegese                                                                                  175

Toomas Vitsut, Presidente della Commissione Affari  dell’Unione europea del Parlamento estone                           177

Profili generali

Scheda-Paese sulla Repubblica di Estonia (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)                 3

Scheda-Paese sul Regno di Norvegia (a cura del Ministero degli Affari esteri  e della Cooperazione internazionale)                       53

Rapporti tra l’Unione europea e la Norvegia (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                                  111

Rapporti parlamentari Italia-Estonia (a cura del Servizio Rapporti internazionali)                                                                             115

Rapporti parlamentari Italia-Norvegia (a cura del Servizio Rapporti internazionali)                                                               119

Approfondimenti tematici

Le priorità della Presidenza estone del Consiglio dei ministri dell’Unione euorpea (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                                                                     125

Il Tallinn Nato Cooperative Cyber Defence Centre  of Excellence (a cura del Servizio Studi)                                       129

Il Consiglio artico (a cura del Servizio Studi)                            133

La Conferenza dei parlamentari della Regione artica (a cura del Servizio Studi)                                                                            137

Il Parlamento della Comunità sami in Norvegia (a cura del Servizio Studi)                                                                            139

Lo status giuridico-internazionale  dell’Arcipelago delle Svalbard (a cura del Servizio Studi)                                          143

La Base artica del CNR “Dirigibile Italia(a cura del Servizio Studi)                                                                                          147

La Strategia dell’Unione europea per la regione artica (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)                                149

L’italia e l’Artico (a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)                                                     155

Profili biografici

Enn Eesmaa,  Primo vicepresidente del Parlamento estone 159

Hannes Hanso, Presidente della Commissione Difesa nazionale del Parlamento estone                                             161

Anniken Huitfeld, Presidente della Commissione Affari esteri e Difesa del Parlamento norvegese                                            163

Irene Johansen, deputata al Parlamento norvegese              165

Kersti Kaklulaid, Presidente della Repubblica d’Estonia       167

Kirsti Methi, Segretaria generale del Movimento europeo norvegese                                                                                  169

Marko Mihkelson, Presidente della Commissione Affari esteri  del Parlamento estone                                                              171

Eiki Nestor Presidente del Parlamento estone                       173

Jüri Ratas, Primo Ministro estone                                            175

Marit Berger Rosland, Segretaria di Stato agli Affari esteri norvegese                                                                                  177

Toomas Vitsut, Presidente della Commissione Affari  dell’Unione europea del Parlamento estone                           179

Inga-Lill Sundset, rappresentante della Comunità sami         181

 

 


Profili generali

 


Scheda-Paese sulla Repubblica di Estonia
(a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)

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CENNI STORICI

I primi antenati degli estoni furono i cacciatori ugro-finnici, insediatisi nella regione oltre 5.000 anni fa. Agli inizi del XIII secolo l'Estonia dovette difendersi dal tentativo di cristianizzazione, ma la sua resistenza fu piegata nel 1227, anno in cui i Cavalieri Portaspada di Livonia e le truppe danesi conquistarono la fortezza di Tallinn, che si unì alla Lega Anseatica nel 1248. Nel 1346 i danesi cedettero i loro possedimenti ai Cavalieri di Livonia, che nel frattempo si erano uniti ai Cavalieri Teutonici, e la nobiltà germanica mantenne il controllo del Paese fino al 1524 introducendo la riforma protestante. Il Regno di Svezia si impadronì dell’Estonia settentrionale nel 1561, mentre la Livonia fu annessa nel 1583 dal ducato polacco di Curlandia per finire anch’essa sotto il controllo svedese nel 1625. Gli svedesi introdussero delle riforme a vantaggio dei contadini e della lingua e cultura estone, con l’istituzione nel 1632 della prima Università a Tartu. Dopo la sconfitta del 1721, con il Trattato di Nystad, la Svezia cedette l’Estonia all’Impero russo, anche se il sistema giuridico, la Chiesa luterana e le amministrazioni municipali rimasero in mano alla nobiltà tedesca fino al tardo Ottocento. Nel 1819 fu abolita la servitù della gleba, e l’afflusso di contadini verso le città risvegliò i sentimenti nazionali. In occasione delle rivoluzioni russe del 1905 e del 1917 gli indipendentisti estoni acquisirono sempre maggior seguito.

La battaglia per l’indipendenza sembrava ormai vinta nel 1920, quando l’URSS firmò a Tartu un trattato di pace con la Repubblica estone, riconoscendone l'indipendenza. Tuttavia, stretta tra l'emergente URSS e le mire espansionistiche naziste, l'Estonia passò presto dalla democrazia all’autoritarismo: nel 1934 il Primo Ministro Konstantin Päts instaurò un regime dittatoriale. In seguito agli accordi Molotov-Ribbentropp nel 1940 l'Estonia fu invasa dall’Armata Rossa e divenne una delle repubbliche dell’URSS. Dopo un breve periodo (1941-44) di occupazione tedesca, l’URSS riconquistò l’Estonia ripristinando il suo status di Repubblica Socialista Sovietica.

Nel 1988, sull’onda delle speranze suscitate dalla perestrojka gorbacioviana, una folla di 300.000 persone si riunì a Tallinn per cantare le canzoni nazionali proibite, in quella che è comunemente nota come la 'Rivoluzione del Canto', la quale aprì la strada all’indipendenza in Estonia e nelle altre due repubbliche baltiche. Nel novembre del 1988 il Soviet supremo estone approvò una dichiarazione di sovranità.

Il 20 agosto 1991 l'Estonia dichiarò l'indipendenza dall'URSS e la ri-acquisizione dell’originaria indipendenza del 1918 secondo il principio della continuità: gli anni sovietici sono dunque considerati un periodo di occupazione coatta da parte di una potenza straniera. Il 31 agosto 1994 venne completata l'espulsione delle truppe militari russe dal territorio estone.


 

 

STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE[1]

Struttura istituzionale e dati di base

 

Superficie:

 

45.339 km2

Capitale:

Tallinn, 423.420 ab.

Principali città:

Tartu, 93.687 ab.

 

 

 

Nome Ufficiale:

 

Repubblica di Estonia

Forma di Governo:

Repubblica parlamentare

Capo dello Stato:

Kersti KALJULAID (in carica dal 10 ottobre 2016)

Capo del Governo:

Jüri RATAS (in carica dal 23 novembre 2016)

Ministro degli Esteri:

Sven MIKSER (in carica dal 23 novembre 2016)

 

 

 

Sistema legislativo:

 

Il potere legislativo viene esercitato da un parlamento monocamerale (il Riigikogu), composto da 101 membri eletti ogni 4 anni.

Sistema legale:

In linea con gli standard europei. La Corte Suprema è il massimo potere giudiziario.

Suffragio:

Universale a 18 anni. Sistema elettorale di tipo proporzionale, con sbarramento al 5%.

 

 

 

Partecipazione a Organizzazioni Internazionali:

 

BIS, CBSS, CCC, CE, EAPC, EBRD, ECE, Unione Europea (dal 1° maggio 2004), FAO, IAEA, IBRD, ICAO, ICFTU, ICRM, IFC, IFRCS, IHO, ILO, IMF, IMO, INTERPOL, IOC, IOM (osservatore), ISO (corrispondente), ITU, NATO (dal 29 marzo 2004), OPCW, OSCE, PFP, UN, UNCTAD, UNESCO, UNMIBH, UNMIK, UNTSO, UPU, WIPO, WMO, WTO (OMC),OCSE, AIE

 


 

Popolazione ed indicatori sociali

 

Popolazione (al 1.01.2016):

 

1.317.797

Tasso di crescita:

+0,14 %

Aspettativa di vita alla nascita:

77,71 anni

 

 

 

Gruppi etnici:

 

Estoni 68,8%, Russi 25,1%, Ucraini 1,8%, Bielorussi 0,9%, Finlandesi 0,6%, altri 5,2%

Religioni:

Chiesa Ortodossa 16,2%, Luterani 9,9%, Battisti 0,4%, Cattolici Romani 0,4%, minoranze di Ebrei e sette protestanti.

La maggioranza della popolazione (54,1%) non è affiliata ad alcuna Chiesa.

Lingue (diffusione tra la popolazione):

Estone (ufficiale) , Russo 63,7%, Inglese 57,9%, Finlandese 19,5% Tedesco 15,2%.

 

 

 

Partiti politici principali:

 

Partito della Riforma, “Unione Pro Patria/Res Publica”, Partito di Centro, Partito Socialdemocratico, Partito della Libertà, Partito Conservatore.

Gruppi politici di pressione:

Sindacati, associazioni di categoria, rappresentanti della società civile.

 


 

ASSETTO ISTITUZIONALE

In base alla Costituzione, adottata con referendum popolare il 28 giugno 1992 e basata in larga parte sul testo del 1938, la Repubblica di Estonia è una democrazia parlamentare.

Il Parlamento (Riigikogu), monocamerale, è la suprema istanza legislativa ed è composto da 101 membri, eletti ogni quattro anni a suffragio universale. L’Assemblea ha il potere, tra gli altri, di approvare le leggi, concedere e revocare la fiducia al Governo o ai singoli Ministri e sottoporre a referendum popolare i provvedimenti di legge. L’iniziativa legislativa spetta ai singoli membri, ai gruppi parlamentari ed alle Commissioni del Riigikogu, al Governo ed al Presidente della Repubblica - quest’ultimo limitatamente agli emendamenti costituzionali.

L’attuale Presidente del Parlamento estone, il socialdemocratico  Eiki Nestor, detiene la carica ininterrottamente dal marzo 2014, data in cui fu eletto in sostituzione alla Signora Ene Ergma, dell’Unione Pro Patria/Res Publica. Secondo la Costituzione estone, infatti, lo Speaker  è eletto con mandato annuale rinnovabile senza limiti (ad esempio, Ergma fu riconfermata per ben dieci volte).

Il Riigikogu eletto nel 2015 ha visto l’ingresso in Parlamento di due nuovi partiti: quello della Libertà e quello conservatore. Pertanto, i partiti rappresentati ora nell’Assemblea Nazionale sono sei. Le prossime elezioni per il rinnovo del Riigikogu sono previste nella primavera del 2019.

L’attuale legislatura è la tredicesima nella storia della Repubblica di Estonia. Da notare che il conto non si effettua partendo dalla seconda indipendenza del 1991, bensì considerando come primo Parlamento quello che fu convocato nel dicembre 1920 dopo la dichiarazione di indipendenza del febbraio 1918 e la guerra contro la Russia bolscevica conclusasi con il Trattato di Tartu. Il filo rosso che conduce al 1920 non si è spezzato né durante il periodo  di governo autoritario del Presidente Päts (che tra il 1934 ed il 1937 sospese la democrazia parlamentare per reazione alla minaccia della presa del potere da parte del partito fascista estone) né, ancor più significativamente, durante gli anni dell’Estonia sovietica. Così, tra l’ultima seduta del sesto Riigikogu (luglio 1940) e la prima del settimo (settembre 1992) sono passati più di cinquantadue anni, e quasi due generazioni.

Il sistema elettorale è proporzionale con sbarramento al 5%. L’elettorato attivo si raggiunge ai 18 anni, quello passivo a 21.

Tra i poteri del Parlamento vi è anche quello di eleggere il Capo dello Stato. E’ richiesta la maggioranza dei 2/3 dei deputati ma qualora, dopo tre scrutini, nessun candidato la raggiunga, il Presidente del Parlamento convoca entro un mese uno speciale organo elettorale, composto dai parlamentari e dai rappresentanti dei governi locali, che è chiamato ad eleggere a maggioranza semplice il Capo dello Stato tra i due candidati più votati in Assemblea. Se neppure questa assemblea ad hoc riesce nell’intento, la procedura ritorna allora al Parlamento (ed eventualmente ancora allo speciale organo elettorale) con le stesse originarie modalità sopra descritte. La procedura è così complessa da aver quasi provocato una crisi istituzionale in occasione dell’elezione del nuovo Capo dello Stato nel 2016 ed ha spinto più parti del sistema politico estone  a volerla emendare prima delle prossime elezioni presidenziali (a tal proposito  è stato  già presentato un disegno di legge di modifica costituzionale in Parlamento).

Il Riigikogu elegge anche altre alte cariche dello Stato: il Presidente della Corte Suprema (che nel sistema estone accorpa le competenze delle nostre Corte di Cassazione e Corte Costituzionale), il Governatore della Banca Centrale, il Ragioniere Generale, il Capo di Stato Maggiore della Difesa ed il Garante Legislativo (o “Cancelliere di Giustizia”: v. poi) - peculiare figura istituzionale paragonabile ad un ombudsman ma con poteri significativamente maggiori.

Oltre ai rapporti internazionali bilaterali, facilitati dall’esistenza di ben 47 gruppi di amicizia (tra cui quello italo-estone, v. poi), significativa è l’attività internazionale del Parlamento nei fori multilaterali. In particolare, le tematiche attinenti all’Unione Europea sono appannaggio, oltre che della Commissione Esteri, anche e soprattutto di una Commissione permanente esclusivamente dedicata agli Affari Europei il cui numero di membri (15) è molto superiore a quello medio delle altre Commissioni (quella Esteri, per esempio, ne ha soltanto nove). La Commissione per gli Affari Europei è l’unica i cui membri possono appartenere anche ad un’altra Commissione. L’attività internazionale del Parlamento estone si esplica anche attraverso l’invio di delegazioni nazionali presso le assemblee parlamentari della NATO, del Consiglio d’Europa, dell’OSCE, dell’Unione per il Mediterraneo e l’Unione Interparlamentare. Il Riigikogu mantiene stretti contatti, istituzionalizzati nella cosiddetta Assemblea Baltica, con i parlamenti di Lettonia e Lituania.

L’iter di approvazione legislativa prevede votazioni nelle Commissioni competenti  e tre votazioni finali in Assemblea. Il Presidente della Repubblica  può rimandare un testo di legge al Riigikogu ma se il Parlamento non lo modifica secondo le indicazioni del Capo dello Stato quest’ultimo può chiedere alla Corte Suprema una pronuncia sulla costituzionalità del progetto di legge. Attualmente le Commissioni permanenti sono 11 cui  se ne aggiungono quattro ad hoc con attività di controllo.

Il mandato del Presidente della Repubblica dura cinque anni, rinnovabile una sola volta per altri cinque. La Costituzione estone conferisce al Presidente il potere di designare il Primo Ministro ed i suoi Ministri (dopo che sulla composizione dell’intero esecutivo si  è espresso favorevolmente il Parlamento), di promulgare le leggi ed i decreti, di svolgere le funzioni di Comandante in capo della Difesa Nazionale dell’Estonia, di proporre al Parlamento la nomina del Consiglio e del Governatore della Banca di Estonia e del Presidente della Corte Suprema di Giustizia e di indire le elezioni per il rinnovo del Riigikogu. Il 3 ottobre 2016 il Parlamento, dopo due tornate elettorali infruttuose (una delle quali aveva coinvolto l’assemblea ad hoc: v. sopra), ha eletto Presidente la Signora Kersti Kaljulaid, fino a quel momento rappresentante estone alla Corte dei Conti della UE a Lussemburgo. La nuova Presidente succede a Toomas Hendrik Ilves, Capo di Stato per due mandati consecutivi dall’ottobre 2006. 

Il Governo è composto dal Primo Ministro - nominato dal Presidente e confermato entro 14 giorni con un voto di fiducia a scrutinio palese dal Riigikogu - e dai Ministri. Una volta ricevuta la fiducia dall’Assemblea, il Primo Ministro deve presentare entro sette giorni la lista dei Ministri al Presidente della Repubblica, il quale nell’arco di tre giorni deve nominare i titolari dei dicasteri. L’esecutivo decade qualora il Parlamento  esprima la sfiducia con voto a maggioranza assoluta su una mozione presentata da almeno 1/5 dei membri dell’Assemblea.  L’attuale Primo Ministro è Jüri Ratas, nato nel 1978 e leader del Partito di Centro. E’ in carica dal 23 novembre 2016, alla guida di una coalizione di governo composta da tre partiti: il Partito di Centro, il Partito Socialdemocratico e l’Unione Pro Patria/Res Publica. Tale governo segue a quello del riformista Taavi Roivas, sfiduciato dal Parlamento in seguito alla rottura della coalizione da cui era composto.

La Costituzione e le norme di procedura penale garantiscono l’indipendenza della Magistratura. I giudici sono nominati a vita e la Costituzione proibisce esplicitamente la formazioni di Tribunali speciali. Il sistema giudiziario si articola in tre gradi: i Tribunali cittadini, provinciali ed amministrativi rappresentano il primo grado; le Corti distrettuali d’Appello costituiscono il secondo grado; e la Corte Suprema svolge le funzioni di Corte di Cassazione. La Corte Suprema rappresenta anche l’ultima istanza di sindacato sulla costituzionalità delle leggi e degli atti approvati da Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica ed  enti locali. In prima istanza, la supervisione sulla conformità della legislazione al dettato costituzionale è esercitata dal Garante Legislativo (o “Cancelliere di Giustizia”, per usare la traduzione italiana più vicina alla definizione estone originaria) – un funzionario nominato per sette anni dal Parlamento su proposta del Presidente della Repubblica – che svolge anche il ruolo di ombudsman. Se il Garante rileva una difformità tra un atto approvato da un organo istituzionale e la Costituzione, egli deve chiedere a tale organo di modificare l’atto nell’arco di 20 giorni; qualora l’organo istituzionale non modifichi l’atto viziato il Garante si rivolge allora alla Corte Suprema. La Corte Suprema può essere adita anche dal Presidente della Repubblica, dagli esecutivi degli  enti locali, dalle corti di prima e seconda istanza e dai privati cittadini.

 

POLITICA INTERNA

Dopo la  riacquisizione dell’indipendenza nel 1991, in Estonia si verificò una proliferazione di partiti che rese il sistema politico estremamente frammentato.  Successivamente il quadro si è semplificato, fino a giungere alle elezioni parlamentari del 27 marzo 2011 quando solo quattro formazioni politiche ottennero seggi in Parlamento e si poté formare una solida coalizione di governo tra Partito della Riforma e Unione Pro Patria/Res Publica. Si riconfermò allora come Primo Ministro Andrus Ansip (già in carica nella precedente legislatura), il quale permise all’Estonia di raggiungere una serie non indifferente di successi.

Dei più significativi tra essi si possono annoverare: la solidità del consenso elettorale nonostante i sacrifici imposti al Paese negli anni della crisi economico-finanziaria (quando la crescita del PIL diminuì, in soli 12 mesi dal 2008 al 2009, del 14,7%); l’entrata nell’Euro nel gennaio 2011;  nonché l’impetuoso sviluppo del settore ICT in un Paese ora noto nel mondo come “e-Estonia” e già culla di società celeberrime quali Skype Technologies e TransferWise.

Uno sviluppo, quest’ultimo, che Ansip non ha iniziato ma che certo ha contribuito a coltivare ed a rendere sempre più vincente. La lista dei risultati della rivoluzione cibernetica estone (in ordine sparso e assolutamente non gerarchico)  è lunga: e-banking, firma digitale, e-taxing, e-government, anagrafe elettronica, e-school, interconnessione orizzontale delle banche dati di tutte le Amministrazioni dello Stato attraverso la piattaforma “X-Road”, e-police, e-voting (utilizzato anche nelle elezioni politiche), e-business register, e-residency, e-health. Nel 2015 in Estonia il 100% delle organizzazioni governative e delle istituzioni educativo-culturali era connesso ad Internet; il 99% delle transazioni bancarie effettuato per via informatica; il 98% di start-up imprenditoriali realizzato per via cibernetica; il 94% delle dichiarazioni dei redditi effettuato con l’e-taxing; l’83% della popolazione (tra i 16 ed i 75 anni) perfettamente competente nell’uso di Internet (il 98% tra gli under 35).

Sebbene le ultime tre tornate elettorali per il rinnovo del Parlamento abbiano visto il Partito della Riforma confermarsi come prima formazione politica del Paese, l’elettorato estone è caratterizzato da una certa fluidità. Alle elezioni europee del 2009, ad esempio, la vittoria era stata ottenuta dal maggior partito di opposizione, il Partito di Centro, ed un ottimo risultato era stato anche conseguito dal candidato indipendente Indrek Tarand, conduttore televisivo che aderisce al gruppo dei Verdi a Strasburgo. Egli è stato rieletto all’Europarlamento anche nel 2014. Il Partito di Centro  è risultato il  più votato anche in occasione del voto amministrativo dell’ottobre 2013; in particolare, esso ha mantenuto il controllo del consiglio comunale di Tallinn ed ha visto riconfermato come sindaco della capitale il proprio leader Edgar Savisaar fino al settembre 2015.

Alla vigilia dell’inizio della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo la politica interna estone ha conosciuto, nel marzo 2014, un’improvvisa accelerazione che vide, in poche settimane, non soltanto la nomina di un nuovo Primo Ministro ma anche un inopinato cambio nella coalizione di governo. La crisi dell’esecutivo, nelle originarie intenzioni del Partito della Riforma, avrebbe dovuto essere pilotata con le annunciate dimissioni di Ansip (motivate dal lungo tempo trascorso al governo ma anche dalle sue ambizioni di essere nominato Commissario Europeo in quota estone, cosa che  è poi avvenuta) e la sua sostituzione, decisa da tempo con l’assenso di tutto il partito, con Siim Kallas, in quel momento Commissario Europeo per i Trasporti e Vice Presidente della Commissione Europea. La vicenda ha avuto invece uno sviluppo del tutto diverso: Kallas è stato infatti costretto a rinunciare alla candidatura a causa di un campagna stampa a lui avversa e relativa a presunte sue malversazioni  - mai comprovate - nel periodo in cui, agli inizi degli anni Novanta, egli era Governatore della Banca Centrale estone. Al suo posto il Partito della Riforma ha dunque scelto il giovane Ministro degli Affari Sociali del governo uscente, Taavi Roivas, il quale il 27 marzo 2014  è così divenuto, a 34 anni, il nuovo Primo Ministro estone. Il cambio di governo ha portato anche ad un cambio di alleanze: il Partito Socialdemocratico ha infatti sostituito come partner di minoranza l’“Unione Pro Patria/Res Publica” nella colazione di governo guidata dal Partito della Riforma.

La nuova coalizione di centrosinistra affrontò con successo nel maggio 2014 le elezioni per il Parlamento Europeo. Innanzitutto, esse segnarono la vittoria del Partito della Riforma di Roivas, che guadagnò ben nove punti ed un seggio in più (da 1 a 2) rispetto al 2009 e  tornò il partito estone  più votato alle europee riprendendosi  il titolo  dal Partito di Centro. Inoltre, il suo capolista Ansip (ex Primo Ministro poi nominato Commissario UE in quota estone) fu il candidato estone  maggiormente votato con il 13,8% delle preferenze (anche in questo il Partito della Riforma si era riappropriato della primazia: nel 2009 il  più votato era stato l’indipendente Tarand). Buono il risultato anche dei socialdemocratici che confermarono a livello nazionale le buone prove nelle amministrative del 2013 con un guadagno di quasi il 5% rispetto alle elezioni europee del 2009 e con il ritorno di un suo deputato a Strasburgo dopo lo iato della precedente eurolegislatura. Di contro il Partito di Centro, vincitore nelle amministrative del 2013 e delle europee del 2009, ottenne un risultato deludente perdendo un seggio e quasi il 4% dei voti espressi  -ma pur sempre restando il secondo partito del Paese. L’”Unione Pro Patria/Res Publica”, nonostante la sua uscita dalla maggioranza, raggiunse la stessa percentuale di voti rispetto al 2009 e mantenne l’unico seggio con la riconferma di Tunne-Valdo Kelam, ex dissidente ai tempi dell’URSS. Il primo dei partiti che non riuscirono ad ottenere seggi  fu quello conservatore (allora di recente fondazione e nel 2014 non ancora presente nel Parlamento nazionale; vi sarebbe entrato l’anno successivo), il meno europeista delle formazioni politiche estoni.

Si riporta a seguire la lista dei candidati eletti a Strasburgo in quota estone (tra parentesi il partito di appartenenza, il numero totale dei voti ottenuti, la percentuale rispetto ad i voti totali espressi e l’indicazione dell’eventuale rielezione rispetto al 2009, il gruppo politico di appartenenza a Strasburgo):

1) Andrus Ansip (Partito della Riforma, 45.037, 13,8%, nuovo), ALDE

2) Indrek Tarand (Indipendente, 43.390, 13,2%, rieletto), Verdi

3) Marju Lauristin (Part. Socialdemocratico, 26.871, 8,0%, nuova), Socialdemocratici

4) Yana Toom (Partito di Centro, 25.263, 7,7%, nuova), ALDE

5) Kaja Kallas (Partito della Riforma, 21.504, 6,5%, nuova), ALDE

6) Tunne-Valdo Kelam (Unione Pro Patria/Res Publica, 18.773, 5,5%, rieletto). Popolari

A seguito della nomina di Andrus Ansip a Commissario Europeo (e Vice Presidente della Commissione) il secondo seggio spettante al Partito della Riforma  è stato ricoperto dal primo dei non eletti, l’ex Ministro degli Esteri Urmas Paet.

Da allora e fino alle elezioni politiche del primo marzo 2015 il governo ha mostrato compattezza e realizzato alcune importanti riforme come quella sulle coppie di fatto. Da segnalare in quel periodo le dimissioni del Ministro degli Esteri Paet, in carica ininterrottamente dal 2005 e che (v. sopra) ha optato per il seggio a Strasburgo. Dal novembre 2014 lo ha sostituito Keit Pentus-Rosimannus, vice Presidente del Partito della Riforma, a sua volta dimissionaria il primo luglio successivo. Si riportano qui di seguito i risultati del voto politico indicando, per ciascun partito che ha superato la soglia del 5%, il numero totale dei voti ottenuti, la percentuale rispetto ai voti validamente espressi (con il confronto dei risultati in percentuali del precedente voto parlamentare del 2011) ed il numero di seggi ottenuti (con il confronto dei risultati in percentuali del precedente voto parlamentare del 2011).

1.  Partito della Riforma: 158.970 voti; 27,7% (28,6%,-0,9%); 30 seggi (33,-3)

2.  Partito di Centro: 142.458  voti; 24,8% (23,3%,+1,5%); 27 seggi (26,+1)

3.  Partito Socialdemocratico 87.189  voti; 15,2% (17,1%,-1,9%); 15 seggi (19,-4)

4.  “Unione Pro Patria/Res Publica”: 78.699 ; 13,7% (20,5%,-6,8%); 14 seggi (23,-9)

5.  Partito della Liberta’: 49.882 ; 8,7%; 8 seggi (non presente nella XII legislat.)

6.  Partito Conservatore: 46.772 ; 8,1%; 7 seggi (non presente nella XII legislat.)

Non hanno superato la soglia del 5% e pertanto non hanno ottenuto seggi:

7.  Verdi: 5.193 ; 0,9% (3,8%, -2,9%)

8.  Partito del Popolo Unito: 2.289; 0,4% (non presente nella XII legislat.)

9.  Partito dell’Indipendenza: 1.047; 0,2% (0,9%, -0,7%)

10.    Partito della Sinistra Unita: 764; 0,1% (non presente nella XII legislat.)

Candidati indipendenti: 887; 0,2% (0,9%, -0,7%) (nessun candidato indipendente era presente nella XII legislatura)

Affluenza: 64,2% (+0,7% rispetto al 2011) pari a 578.104 votanti sugli 899.793 aventi diritto (il 19,2% dei voti sono stati espressi elettronicamente).

Nonostante la percepita  volontà di cambiamento nell’elettorato estone, dunque, i due principali partiti nel Parlamento eletto nel 2011 hanno mantenuto il predominio anche nel nuovo. Tra i due  è il Partito di Centro  - formazione politica di riferimento della  comunità russofona  - ad ottenere il miglior risultato, qualificandosi peraltro come  il solo partito  già presente nel Riigikogu uscente a guadagnare consensi ed un seggio.  I riformisti hanno tuttavia conservato la maggioranza relativa. La propensione al cambiamento ha trovato parziale realizzazione con l’entrata in Parlamento di due nuovi partiti, entrambi fondati dopo il 2011: quello della Libertà ed il conservatore. Insieme, le due neonate formazioni politiche hanno ottenuto quasi il 17% dei consensi:  un estone su sei ha dunque abbandonato i quattro partiti che davano vita alla legislatura trascorsa e che nelle elezioni del 2011 avevano ottenuto quasi il 90% dei voti espressi complessivi (ora ne hanno poco  più dell’81%).

Il grande sconfitto delle elezioni  è stato il partito nazionalista Unione Pro Patria/Res Publica, il quale, rispetto al 2011, ha perso quasi un terzo dei voti. Anche la prova dei socialdemocratici  è stata deludente  e così pure quella degli ex comunisti: il Partito della Sinistra Unita, che li rappresenta, ottiene meno di 800 voti in totale.

Il resto del panorama politico si  è polverizzato in una serie di piccolissimi partiti  del tutto irrilevanti e destinati probabilmente a scomparire. Complessivamente il peso di questi ultimi  è stato pari a circa l’1,5% dell’elettorato. Altrettanto ininfluente il ruolo degli undici candidati indipendenti, di numero totale e di peso elettorale ancor  più bassi che nel 2011.

Il negoziato per la formazione del nuovo governo dopo il voto non fu né breve né facile. Ostracizzati il Partito del Centro (per le sue percepite posizioni prorusse soprattutto da parte del suo leader Savisaar) ed il Partito Conservatore (per il suo populismo ed euroscetticismo), l’inizio dei colloqui vide protagonisti gli altri quattro partiti presenti in Parlamento, poi rimasti in tre dopo il forfait del Partito della  Libertà, quest’ultimo consapevole che un ruolo subalterno nel governo avrebbe leso la sua immagine di propugnatore di un rinnovamento della politica nazionale. Tale rinuncia  sembrò poter accelerare la conclusione dell’accordo da parte dei tre partiti rimasti ma  così non avvenne. Ostavano infatti differenze su punti qualificanti non solo su temi etico-sociali, ma anche in merito a fisco e welfare soprattutto tra socialdemocratici ed Unione Pro Patria/Res Publica, e non solo su temi etico-sociali. Le divergenze sono state poi appianate e, complice anche l’alchimia dell’assegnazione delle principali poltrone ministeriali, il nuovo governo del riconfermato Premier Roivas si  è insediato il 9 aprile 2015.

La composizione dell’esecutivo  è tuttavia mutata  più volte. Notevole  è il triplice cambio di Ministri degli Esteri in poco  più di un anno. Dapprima le dimissioni della Sig.ra Keit Pentus-Rosimannus (appartenente al Partito della Riforma e  già a capo della diplomazia estone dal novembre 2014 nel primo gabinetto Roivas) a seguito della sua condanna in sede civile per appropriazione indebita e frode ai creditori di un’azienda fallita di  proprietà del padre. Dal 16 luglio 2015 le  è succeduta Marina Kaljurand, diplomatico di carriera, che  però ha presentato anch’essa le proprie dimissioni il 9 settembre 2016 a seguito della propria decisione di candidarsi alle elezioni presidenziali (v. poi). L’ha sostituita, dal 12 settembre 2016, l’autorevole esponente riformista e Ministro dell’Educazione uscente Jurgen Ligi.

 Più significativo e di natura affatto politica il rimpasto che ha portato, il 14 settembre 2015, alla sostituzione di tre dei quattro Ministri socialdemocratici: Sven Mikser (Difesa), Urve Palo (Commercio Estero) e Rennar Vassiljev ( Sanità e Lavoro). Il nuovo leader del Partito socialdemocratico Jevgeni Ossinovski, eletto nel maggio 2015 scalzando il predecessore Mikser, aveva infatti inopinatamente deciso di confermare la partecipazione del partito all’alleanza con riformisti e “Unione Pro Patria/Res Publica” provocando le immediate dimissioni del Ministro Palo, contraria a tale linea politica. Sorprendendo i  più, Ossinovski non si  è limitato a sostituire la collega dimissionaria ma ha provveduto a tre nuove nomine: Hannes Hanso (Presidente uscente della Commissione Esteri in Parlamento, che sostituisce nella carica proprio l’ex leader socialdemocratico Mikser) alla Difesa, Liisa Oviir (avvocato con una consolidata esperienza nell’imprenditoria pubblica e privata) al Commercio Estero (contestualmente ridenominato “Ministero della Imprenditorialita’”) e se stesso alla  Sanità e Lavoro. Con questa operazione Ossinovski ha rafforzato il controllo sul partito.

Il 9 novembre 2016 il Primo Ministro Roivas si è dimesso dopo una mozione parlamentare di sfiducia nei suoi confronti proposta dai tre partiti di opposizione e approvata (63 i voti favorevoli, 28 i contrari, 10 le assenze) da tutti i partiti tranne, ovviamente, il Partito della Riforma: un’ unanimità che rappresenta un evento inedito nella storia politica estone, con due partiti che addirittura hanno votato la sfiducia contro il Premier di un governo di cui in quel momento facevano ancora parte.

Due le cause detonanti della crisi. Innanzitutto l’elezione pochi giorni prima, del nuovo leader del Partito di Centro nella persona del Vice Speaker Juri Ratas. Ciò ha posto il partito-  per anni  ai margini della vita politica nazionale a causa delle scelte del suo ex leader Savisaar - nuovamente al centro della scena. Secondariamente, la polemica in seno all’alleanza di governo sulla presenza, nei consigli di probiviri delle principali aziende di Stato, di parlamentari indicati direttamente dai partiti- una presenza giudicata incostituzionale dal “Cancelliere di Giustizia” per violazione del principio della separazione tra i poteri. 

In seguito alla caduta della coalizione di Roivas a guida socialdemocratica, dal 23 novembre le redini del potere sono passate nelle mani del Partito di Centro, il quale era riuscito come secondo partito più votato dalle elezioni del marzo 2015. Il neoeletto leader del Partito di Centro Jüri Ratas ha assunto la carica di Primo Ministro, componendo un governo tricolore che vede la partecipazione anche dell’Unione Pro Patria/Res Publica e del Partito Socialdemocratico. Qui di seguito la composizione del nuovo gabinetto, entro il quale ciascun partito della coalizione si vede assegnati cinque ministeri:

-         Jüri Ratas – Primo Ministro;

-         Kadri Simson – Ministro degli Affari Economici ed Infrastrutture;

-         Mailis Reps – Ministro dell’Educazione e Ricerca;

-         Mikhail Korb – Ministro della Pubblica Amministrazione;

-         Tarmo Tamm – Ministro degli Affari Rurali.

-         Sven Mikser – Ministro degli Affari Esteri;

-         Andres Anvelt – Ministro dell’Interno;

-         Jevgeni Ossinovski – Ministro della Sanità e del Lavoro (confermato nel proprio dicastero);

-         Urve Palo – Ministro per l’Imprenditorialità e la Tecnologia Informativa;

-         Indrek Saar – Ministro della Cultura (confermato nel proprio dicastero).

-         Sven Sester – Ministro delle Finanze (confermato nel proprio dicastero);

-         Margus Tsahkna – Ministro Difesa (già Ministro degli Affari Sociali nel precedente Governo);

-         Urmas Reinsalu – Ministro della Giustizia (confermato nel proprio dicastero);

-         Kaia Iva – Ministro degli Affari Sociali;

-         Marko Pomerants – Ministro dell’Ambiente (confermato nel proprio dicastero).

L’uscita di scena di Roivas  ha insomma costretto il Partito della Riforma all’opposizione per la prima volta dal 1999, dopo 17 anni consecutivi al governo e nonostante esso continui a rappresentare il partito di maggioranza relativa in Estonia. Opposte invece le sorti del Partito di Centro, che vede riconfermata la propria progressiva ripresa di prestigio politico. Da notarsi come il Partito di Centro sia tradizionalmente orientato verso la ricerca di un maggiore dialogo non solo con Mosca ma, prima ancora, con la minoranza russofona in Estonia. Il nuovo governo potrebbe dunque aprire la strada ad un appianamento delle frizioni sociali interne al Paese e ad un ridimensionamento dell’annoso problema degli apolidi. In questo senso, risulta emblematica la proposta di Ratas, espressa nel gennaio 2017, di estendere la cittadinanza a chiunque avesse vissuto e lavorato regolarmente in Estonia negli ultimi 25 anni, indipendentemente dall’estrazione etno-linguistica. La proposta cade chiaramente al di fuori del consueto spettro di politiche sociali adottato dalla politica estone ed è fondamentalmente in contrasto con la costruzione identitaria nazionale; non a caso, è stata opposta fermamente da più parti. 

L’appuntamento politico-istituzionale  più importante del 2016  è stato l’elezione da parte del Riigikogu del nuovo Capo dello Stato, in data 3 ottobre. La Signora Kersti Kaljulaid è risultata eletta al primo scrutino con 81 voti a favore e 17 astensioni (più 3 assenze) superando agevolmente la maggioranza qualificata richiesta dalla Costituzione dei due terzi dei deputati.

Si è tuttavia trattato di un processo elettorale lungo e politicamente complesso che ha portato il Paese sull’orlo di una crisi istituzionale. Il Riigikogu infatti non era riuscito a fine agosto ad eleggere subito il Capo dello Stato per mancanza della maggioranza qualificata richiesta. L’assemblea di grandi elettori, composta dai 101 deputati e da 234 rappresentanti degli enti locali, successivamente convocata, si era resa protagonista di un ulteriore fallimento quando, il 24 settembre, per due volte si era mostrata incapace di raccogliere il necessario consenso su uno dei cinque candidati in lizza - tra i quali i favoriti erano l’ex Primo Ministro e Commissario Europeo Siim Kallas e la dimissionaria Ministro degli Esteri Marina Kaljurand.

Come previsto dalla Costituzione il processo elettorale era tornato nell’aula del Riigikogu dove si sarebbe nuovamente votato come nell’agosto precedente: ma ormai tutti i cinque candidati sconfitti nel voto dell’assemblea ad hoc si erano ritirati dalla corsa. Si imponeva pertanto la necessità di trovare in tempi brevissimi un candidato gradito, o almeno non totalmente alieno, a tutte le formazioni politiche. L’emergenza aveva appunto portato alla candidatura congiunta, da parte dei gruppi parlamentari (con l’unica riserva del Partito Conservatore), della Signora Kaljulaid. La relativa  estraneità alla sfera politica della nuova candidata, oltre al fattore di genere, ha rappresentato uno dei fattori decisivi a favore della sua elezione.

Il curriculum del nuovo Capo dello Stato è infatti fortemente tecnocratico: nata a Tartu nel 1969 e ivi laureatasi prima in biologia e poi in amministrazione d’impresa, si è costruita una solida esperienza in questioni economico-finanziarie sia nel settore pubblico che in quello privato. Ha infatti lavorato per molti anni in una banca di investimento ma anche, nel 1999, come consigliere dell’allora Primo Ministro Mart Laar per i rapporti tra governo, Banca di Estonia e Fondo Monetario Internazionale. Laar a quel tempo era anche leader del Partito “Pro Patria”, l’antenato dell’attuale “Unione Pro Patria/Res Publica” e nello stesso periodo la Signora Kaljulaid fu iscritta a quella formazione politica: unica seppur breve eccezione a quella “apoliticità” che ne ha facilitato l’ascesa alla massima magistratura del Paese. Dopo un biennio in Eesti Energia e nel Consiglio di Amministrazione dell’”Estonia Genome Centre, dal 7 maggio 2004- ossia una settimana dopo l’adesione dell’Estonia all’Unione Europea- Kersti Kaljulaid ha ininterrottamente rappresentato il proprio Paese in seno alla Corte dei Conti Europea.

Kersti Kaljulaid è la prima donna che riveste la carica di Presidente della Repubblica nella storia quasi centenaria dell’Estonia indipendente, nonché primo Capo di Stato non espressione diretta di una forza politica nazionale. L’inaugurazione del nuovo Presidente è avvenuta il 10 ottobre 2016.

 

SITUAZIONE ECONOMICA

Cenni sul sistema economico

La struttura del PIL estone è profondamente cambiata dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, vivendo una rapida crescita del settore terziario ed un corrispettivo declino di quello primario. Sulla base degli ultimi dati disponibili, l’Ufficio di Statistica estone rileva che nel 2015 il settore dei servizi ha rappresentato il 69,2% del valore della produzione mentre la quota di agricoltura e pesca è scesa dal 20% nel 1989 al 3,4% nel 2015. La quota relativa all’industria, pari nello stesso anno al 29,4%, è rimasta pressoché costante a partire dalla metà degli anni ’90. Come risultato della decisa politica di privatizzazione già nel 2001 il settore privato rappresentava l’85% del PIL nazionale.

L’Estonia è membro dell’Unione Europea dal 2004. Dal 1 gennaio 2011 ha adottato l’Euro. Dal 9 dicembre 2010 è membro dell’OCSE. L’Estonia è stata oggetto inoltre di una riclassificazione nell’ambito della “Country Risk Classification” stilata dall’OCSE nell’ambito dell’accordo sul sostegno pubblico ai crediti all’esportazione, passando dal grado di rischio 3-4 al grado 0. Dal 1 gennaio 2013 l’Estonia è annoverata tra i Paesi OCSE e dell’Eurozona ad alto reddito non classificati o soggetti ad esame.

Andamento congiunturale

Riguardo alla crescita economica, secondo il dato preliminare pubblicato dall’Ufficio di statistica il PIL estone, pari a circa 20,9 miliardi di Euro a prezzi correnti, ha registrato nel 2016 un incremento su base annua dell’1,6%. Tale aumento è in continuità con il dato relativo al 2015 (+1,4%) e come allora è stato originato dai consumi privati, alimentati dal costante incremento delle retribuzioni. Nel complesso, secondo quanto rilevato dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) nel rapporto sull’Estonia approvato dal Consiglio esecutivo il 9 gennaio 2017, il modesto livello di crescita registrato nel 2016 è stato influenzato dall’andamento della domanda estera e dalla contrazione degli investimenti. Per quanto concerne il 2017 il FMI stima una crescita del 2,3%, sostenuta da un minore impatto dei fattori esterni sull’attività economica e dalle politiche per la crescita pianificate dal governo. Tuttavia, permangono in prospettiva alcuni rischi legati alla crescita dell’inflazione e all’impatto negativo sulla competitività determinato dall’aumento delle retribuzioni.

Nel 2016 la crescita tendenziale del PIL ha registrato un incremento del valore aggiunto nei settori dell’informazione e comunicazione, delle vendite al dettaglio e dei trasporti. Le principali ripercussioni sul prodotto sono state determinate dall’andamento negativo sull’anno del valore aggiunto nel comparto delle costruzioni e nell’agricoltura, pesca e silvicoltura. Riguardo alla domanda interna i dati dell’Ufficio di Statistica pubblicati a febbraio 2017 indicano un aumento su base annua del 2,6%. Nello scorso anno la spesa per consumi privati e delle Amministrazioni pubbliche si è rispettivamente attestata al 2,0 e 0,2%. L’incremento dei consumi finali delle famiglie è stato influenzato nello scorso anno dal positivo andamento dell’occupazione, da una maggiore disponibilità di reddito e dall’andamento del tasso d’inflazione. Il rilevamento statistico indica inoltre per il 2016 una diminuzione nella formazione di capitale fisso lordo dello 0,8%. Secondo le attuali previsioni del FMI, nel 2017 è attesa una crescita della domanda interna in rapporto al PIL del 2,7%.

Con riferimento all’inflazione, il rilevamento dell’Ufficio di statistica estone indica per il 2016 un tasso dello 0,1% sul totale dei gruppi di prodotto (-0,5% nel 2015). Nel 2016 i principali aumenti dell’indice hanno riguardato bevande alcoliche e tabacco, abbigliamento, alloggi e ristorazione, sanità. I decrementi registrati hanno riguardato i settori dell’istruzione e trasporti.

Passando all’analisi del mercato del lavoro, secondo l’Ufficio di Statistica estone nel 2016 il tasso di disoccupazione medio annuo è stato del 6,8%, in aumento dello 0,6% rispetto al 2015, invertendo il costante decremento del tasso registrato a decorrere dal 2011. Il dato è tuttavia legato ad una diversa classificazione della popolazione inattiva e disoccupata conseguente all’attuazione della Work Ability Reform. Per il 2017 è al momento atteso un ulteriore aumento della disoccupazione all’8,2%. 

Nonostante la forte riduzione del tasso di disoccupazione, che nel 2010 aveva raggiunto il 16,7%, il mercato del lavoro in Estonia presenta ancora alcuni altri aspetti di criticità legati al livello di disoccupazione strutturale, all'inadeguatezza della manodopera qualificata ed ai livelli di tassazione sui salari, fattori che sembrano contribuire a mantenere elevata la disoccupazione anche in periodi di congiuntura favorevole. Tuttavia, l’attuazione di alcune misure finalizzate ad affrontare gli squilibri e favorire una effettiva partecipazione alla forza lavoro da parte dei giovani, disabili e disoccupati di lunga durata hanno già contribuito nel corso di questi ultimi anni a ridurne il tasso.

Riguardo al costo del lavoro, nel 2016 la retribuzione media lorda mensile è stata pari a 1.146 Euro. Rispetto al 2015, l’aumento rilevato dall’Ufficio di Statistica, il sesto consecutivo dal 2010, è stato del 7,5% (+6,0% nel 2015). Nel 2016 l'importo medio mensile della retribuzione di fatto pagata dai datori di lavoro è ammontata a 1.548 Euro. Nello scorso anno i principali aumenti delle retribuzioni hanno riguardato i servizi amministrativi (+16,4%), le attività immobiliari (+14,3%), agricoltura, pesca e silvicoltura (+11,7%), i servizi di informazione e comunicazione (+10,2%), alloggio e ristorazione (+9,5%), salute e lavori sociali (+9,0%), nonché l’istruzione (+7,7%). Le attuali previsioni indicano per il 2017 un ulteriore aumento annuo della retribuzione media lorda del 5%.

Per ciò che concerne l’interscambio commerciale i dati preliminari dell'Ufficio di Statistica estone indicano per il 2016 un aumento dei flussi, in controtendenza rispetto agli ultimi tre anni. In particolare, le esportazioni di beni a prezzi correnti sono ammontate a 11,9 miliardi di Euro mentre le importazioni si sono attestate a 13,5 miliardi di Euro, entrambe con una variazione del 3% rispetto al 2015. Il deficit commerciale ammonta a circa 1,6 miliardi di Euro e presenta rispetto al 2015 un aumento di circa 73 milioni di Euro.

In relazione alle transazioni economiche con l’estero, sulla base dei dati preliminari pubblicati dalla Banca di Estonia il 9 marzo 2017, la bilancia dei pagamenti ha registrato nel 2016 un surplus del conto corrente di circa 555 milioni di Euro, pari al 2,7% del PIL annuo (+108 milioni di Euro rispetto al 2015). La crescita del surplus è  stata determinata dal saldo attivo dei beni e servizi e da un minore flusso netto in uscita dei redditi da investimento di cui al conto dei redditi primari. Riguardo al conto capitale che presenta un surplus pari a 181 milioni di Euro, l’aumento registrato è stato il più basso dell’ultima decade. Nel periodo di riferimento il conto finanziario si è attestato a 554 milioni di Euro ed ha registrato relativamente agli investimenti diretti un saldo di 354 milioni di Euro. Riguardo alle altre componenti del conto i saldi sono rispettivamente ammontati alle voci portafoglio investimenti a poco più di 2,4 miliardi di Euro, agli strumenti derivati a 13 milioni di Euro e, relativamente alla voce prestiti ed altri investimenti, a circa 1,5 milioni di Euro. Nel 2016 la variazione delle riserve è stata pari a 48 milioni di Euro.

Alla fine del 2016 le consistenze delle attività e passività finanziarie sull'estero sono ammontate rispettivamente a 29,5 e 37,3 miliardi di Euro.

 

Politica economica

 

Il sistema economico dell’Estonia è caratterizzato da un regime liberale negli scambi con l’estero. Il primo gennaio 2011 l'Estonia ha adottato l'Euro come propria moneta nazionale: l'approdo alla moneta unica ha rappresentato il termine di un percorso complesso, caratterizzato da grandi sacrifici per centrare i criteri di Maastricht negli anni in cui la crisi economico-finanziaria internazionale ha provocato una forte recessione dell’economia estone, con notevoli ripercussioni sulle entrate erariali.

Grazie alla politica fiscale adottata durante la crisi, il disavanzo di finanza pubblica in Estonia non ha mai superato la soglia del 3% del PIL e, da allora, il bilancio è stato quasi in pareggio. Le misure di politica fiscale hanno contribuito a contenere il debito pubblico ma hanno anche alimentato una inclinazione pro-ciclica alla politica economica.

Riguardo al 2016 i più recenti dati del Fondo Monetario Internazionale indicano un accrescimento netto del saldo di bilancio delle Amministrazioni pubbliche dello 0,8% e una diminuzione del debito lordo consolidato al 9,7% in rapporto al PIL (10% nel 2015). I dati preliminari in materia a cura delle Autorità estoni saranno resi noti entro fine marzo 2017.

Riguardo al bilancio di previsione 2017, la spesa è stimata in 9,65 miliardi di Euro mentre le entrate previste ammonterebbero a 9,48 miliardi di Euro. Le principali misure riguardano un aumento delle risorse finanziarie al Ministero degli Affari Sociali circa 253 milioni rispetto al 2016 (3,84 miliardi di Euro complessivi pari al 17,5% del PIL) ed a favore della Difesa che registra un incremento dell’allocazione di bilancio di circa 28 milioni di Euro rispetto allo scorso anno (2,17% in rapporto al PIL). Per la sicurezza interna è stato stanziato un importo di 20 milioni di Euro per il rafforzamento delle infrastrutture dei confini orientali.

 

 

Tra le altre misure è stata innalzata la soglia di esenzione della tassazione IRPEF da 170 a 180 Euro e l’importo minimo lordo per il calcolo dei contributi sociali da 390 a 430 Euro mensili. In aumento la retribuzione minima degli insegnanti da 958 Euro mensili rispettivamente a 1.000 Euro a decorrere dal 1 gennaio e 1.050 dal 1 settembre 2017.

Le previsioni del Governo contenute nel budget per il 2017-2020 indicano per il corrente anno il saldo strutturale in avanzo dello 0,2%.

Secondo il FMI la stabilità della finanza pubblica consentirebbe di sostenere programmi destinati ad incrementare la produttività. Ciò, in quanto, in mancanza di un debito pubblico netto e con avanzi del saldo strutturale in essere dal 2009 sarebbe più opportuno aumentare la spesa anziché favorire il risparmio. Pur rimanendo nel rigoroso rispetto delle regole di bilancio, l'Estonia potrebbe quindi adottare una politica fiscale più flessibile nel lungo termine in linea con i requisiti europei.

Le previsioni di crescita dell’economia del Paese e l’andamento della finanza pubblica hanno consentito in questi ultimi anni un miglioramento dell’indice di solvibilità del debito sovrano nel lungo periodo da parte delle Agenzie internazionali di rating. Sia Fitch che Standard & Poor’s hanno infatti migliorato il profilo di rischio elevando il Paese rispettivamente ad A+ e ad AA- con prospettiva stabile. Moody’s classifica il Paese in categoria A1 con prospettiva stabile.

Grazie al suo sistema impositivo semplificato ed alla chiarezza della regolamentazione l’Estonia si colloca tra le prime posizioni delle classifiche di “business climate”. Nel 2017 l’Estonia è annoverata tra i Paesi “mostly free”, ricoprendo infatti il sesto posto (nono nel precedente rilevamento del 2016) nella classifica annuale sulla libertà economica (Index of Economic Freedom) riguardante 186 Paesi predisposta dal Wall Street Journal e dalla Heritage Foundation di Washington. Secondo la rilevazione dell’ottobre 2016 il Paese si posiziona inoltre al 12° posto, mantenendo la stessa posizione del precedente anno, nella classifica “Doing Business 2017” - elaborata dalla Banca Mondiale e riguardante 189 Paesi - sui costi per avviare un’attività imprenditoriale nel mondo.

Riguardo al settore finanziario, il Paese è ormai a buon punto nel processo di istituzione di un più completo e rafforzato sistema di misure. Gli istituti di credito estoni (e quelli scandinavi ad essi collegati: circostanza che ha limitato i danni della crisi finanziaria internazionale del 2008-2009) sono ben capitalizzati, dispongono di liquidità, hanno bassi livelli di sofferenze. Nel complesso, il sistema bancario sembra aver raggiunto un equilibrio sostenibile. La concessione di contributi a questi istituti di credito nei propri Paesi di origine ha conseguentemente garantito, anche in Estonia, nel corso della crisi economica, il buon funzionamento del settore. Il sistema bancario estone è dominato da due banche commerciali, appartenenti a gruppi svedesi, la Swedbank e la SEB Pank, che controllano la prima il 40% dell’intero mercato, la seconda il 22%. A seguire si colloca la Nordea Pank,  affiliata del gruppo finlandese, con una quota di mercato del 15% e la danese Danske che detiene l’8%. Il Gruppo “UniCredit”, che ha operato come istituto di credito in Estonia fino al luglio 2013 attraverso la filiale AS UniCredit Bank, deteneva alla data del 31 marzo 2013 una quota di mercato pari all’1,20%[2].

Riguardo alla competitività, l’Estonia continua a registrare un incremento cumulativo dei costi relativi all’unità di lavoro ben superiore alla crescita della produttività. Da ciò deriva che ulteriori incrementi potrebbero ridurre la competitività sui costi, i margini di profitto delle aziende con possibili ripercussioni sugli investimenti e sul potenziale di crescita, nonché un progressivo indebolimento della posizione del paese verso l’estero, essendo l’Estonia particolarmente soggetta alla volatilità degli scambi commerciali.

 

Principali indicatori macroeconomici

 

2012ª

2013ª

2014ª

2015a

2016s

2017p

2018p

PIL nominale

(in milioni di euro)

 

17.935

 

 

18.890

 

 

19.758

 

 

20.252

 

20.479

21.511

 

22.681

Variazione reale del PIL  (%)

4,3

1,4

2,8

1,4

1,0

2,3

 

2,6

 

Saldo di bilancio

(% del PIL)

 

-0,3

 

 

-0,2

 

 

0,7

 

 

0,1

 

 

0,4

 

 

-0,4

 

 

-0,4

Debito pubblico

(% del PIL)

 

9,7

 

 

10,2

 

 

10,7

 

 

10,1

 

 

9,6

 

 

9,5

 

 

9,4

Inflazione variazione media annua (%)

3,9

2,8

-0,1

-0,5

 

0,1

 

2,6

 

2,8

Disoccupazione (%)

10,0

8,6

7,3

6,2

6,9

8,0

8,7

Fonte: The Economist Intelligence Unit Country Report  3rd Quarter 2016.

 

a= attuale; s=stime EIU; p=previsioni EIU

 

 

 

Relazioni commerciali con i principali partner

Come molti piccoli Paesi ad economia di mercato l'Estonia ha un alto grado di apertura al commercio internazionale. Secondo dati diffusi dall'Ufficio di statistica estone relativi al 2016 i flussi commerciali hanno registrato un consistente aumento su base annua. Nel periodo di riferimento le esportazioni a prezzi correnti sono infatti ammontate a 11,9 miliardi di Euro mentre le importazioni a 13,5 miliardi di Euro, con un aumento rispetto al 2015 rispettivamente del 2,8% e 3,0%. Nel 2016 il disavanzo commerciale è stato pari a 1,6 miliardi di Euro.

Nel 2016, secondo la classificazione dei prodotti della Tariffa Integrata Comunitaria (TARIC), le principali categorie dell’export estone in rapporto al valore sul totale complessivo sono state le macchine ed apparecchi, il materiale elettrico e loro parti (29,4%), il legno, il carbone di legna ed i lavorati in legno (10,2%), merci e prodotti diversi (9,0%), i prodotti minerali (7,8%). I principali aumenti delle esportazioni sull’anno hanno riguardato le seguenti categorie: strumenti ed apparecchi d’ottica, di controllo e precisione (+15%), materie tessile e loro manufatti (+9,1%), macchine ed apparecchi, il materiale elettrico e loro parti e il legno, il carbone di legna ed i lavorati in legno (+5,6%). I decrementi più consistenti su base annua sono stati registrati alle voci prodotti minerali (-13,3%), prodotti del regno vegetale (-12,2%), animali vivi e prodotti del regno animale (-11,6%).

Passando alla distribuzione geografica, i principali Paesi di destinazione delle esportazioni estoni nel 2016 sono stati Svezia (17,9% del totale dell'export), Finlandia (16,0%) e Lettonia (9,2%). Rispetto al 2015 gli aumenti più consistenti si sono registrati con il Belgio (+25,6%) e Cina (+24,4%), mentre i maggiori decrementi hanno riguardato Paesi Bassi (-13,8%), Stati Uniti (-12,3%) e Regno Unito (-12,2%).

Anche la struttura merceologica delle importazioni sulla base della classificazione TARIC vede nel 2016 al primo posto, in rapporto al valore sul totale complessivo, le macchine e gli apparecchi, il materiale elettrico e loro parti (28,0%), il materiale da trasporto (10,7%), i prodotti minerali (8,8%) ed i prodotti delle industrie chimiche e industrie connesse (8,3%). Rispetto al 2015, i principali aumenti delle importazioni hanno riguardato il materiale da trasporto (+18,4), metalli comuni e loro lavori (+6,4%), prodotti delle industrie alimentari (+4.7%). Le principali diminuzioni sull’anno sono state registrate nei settori dei prodotti minerali (-16,9%), strumenti ed apparecchi d’ottica, di controllo e precisione (-10,7%), animali vivi e del regno animale (-6,1%).

I principali Paesi fornitori dell'Estonia sono stati la Finlandia (13% del totale dell'import), la Germania (11%) e la Lituania (9,5%). I maggiori aumenti del flusso delle importazioni rispetto al 2015 hanno riguardato Ungheria (+29,5%), Francia (+26,1%) e Paesi Bassi (+18,2%). Le principali diminuzioni sono state registrate nei confronti di Finlandia (-7,6%), Federazione Russa (-4,8%) e Regno Unito (-4,8%).

Nel 2016 l’incidenza dell’interscambio commerciale dell’Estonia con i Paesi dell’Unione Europea ammonta per le esportazioni al 73,8% e per le importazioni al 82,4%.


 

 

 



PAESI DI DESTINAZIONE DELLE ESPORTAZIONI DELL'ESTONIA
(Valori in milioni di euro)

PAESI

2015

Quota di mercato %

PAESI

2016

Quota di mercato %

Totale

11.570,5

100,0

Totale

11.897,2

100,0

UE 28

8.687,0

75,1

UE 28

8777,5

73,8

1. Svezia

2.175,8

18,8

1. Svezia

2.131,1

17,9

2. Finlandia

1.815,0

15,7

2. Finlandia

1.905,3

16,0

3. Lettonia

1.202,8

10,4

3. Lettonia

1.096,0

9,2

4. Russia

771,6

6,7

4. Russia

   776,0

 6,5

5. Lituania

677,5

5,9

5. Lituania

   712,3

6,0

6. Germania

  606,6

5,2

6. Germania

   696,3

5,9

7. Norvegia

479,8

4,1

7. Norvegia

   482,9

4,1

8. Paesi Bassi

379,6

3,3

8. Danimarca

   378,8

3,2

9. Stati Uniti

362,2

3,1

9. Paesi Bassi

   327,2

2,8

10. Danimarca

333,7

2,9

10. Stati Uniti

   317,7

2,7

17. Italia

110,3

1,0

18. Italia

116,6

0,9

Fonte: dati Ufficio di Statistica estone (marzo 2017)


 



PRINCIPALI PAESI DI PROVENIENZA DELLE IMPORTAZIONI DELL'ESTONIA
(Valori in milioni di euro)

PAESI

2015

Quota di mercato %

PAESI

2016

Quota di mercato %

Totale

13.104,7

100,0

Totale

13.492,9

100,0

UE 28

10.820,1

82,6

UE 28

11.121,5

82,4%

1. Finlandia

1.902,5

14,5

1. Finlandia

1.758,4

13,0

2. Germania

1429,5

10,9

2. Germania

1.481,0

11,0

3. Lituania

1.249,0

9,5

3. Lituania

1.277,3

9,5

4. Lettonia

1.114,5

8,5

4. Lettonia

1.127,7

8,4

5. Svezia

1.110,5

8,5

5. Svezia

1.121,5

8,3

6. Polonia

974,4

7,4

6. Polonia

  975,1

7,2

7. Russia

   785,5

6,0

7. Paesi Bassi

   848,3

6,3

8. Paesi Bassi

   717,4

5,5

8. Russia

   747,8

5,5

9. Cina

   519,5

4,0

9. Cina

   556,0

4,1

10. Regno Unito

   352,2

2,7

10. Italia

   355,3

2,6

11. Italia

333,0

2,5

11. Regno Unito

   335,4

2,5

Fonte: dati Ufficio di Statistica estone (marzo 2017)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Investimenti diretti esteri

Per quanto riguarda gli investimenti esteri, l’Estonia continua a mantenere nonostante le sue ridotte dimensioni, una buona capacità di attrazione grazie ad una serie di condizioni favorevoli quali la collocazione geografica strategica nella regione baltico-scandinava, la disponibilità di manodopera, la presenza di infrastrutture, l'assenza di conflitti sociali ed una normativa fiscale semplificata accolta con favore dagli investitori esteri (in Estonia la tassazione sui dividendi si applica solo in caso di redistribuzione).

Secondo i dati della Banca di Estonia aggiornati a marzo 2017 l’afflusso cumulato degli IDE stranieri nel Paese ha raggiunto alla fine del 2016 i 18.208,4 milioni di Euro (+4,3% rispetto al 2015). Circa l’83% degli IDE in Estonia provengono dai Paesi dell'Unione Europea. I principali Paesi investitori sono la Svezia (25,6% del totale degli IDE), la Finlandia (23,0%) ed i Paesi Bassi (9,4%). Alla fine del 2016 lo stock degli investimenti diretti estoni all'estero ammonta a 6.117,8 milioni di Euro (+8,2% rispetto al 2015). Le principali destinazioni degli investimenti hanno riguardato la Lituania (20,9%), Cipro (20,5%) e la Lettonia (19,4%). L'Italia si colloca alla 20ma posizione nella graduatoria degli IDE in entrata in Estonia ed al 9o posto quale destinazione degli IDE estoni.

Dal punto di vista settoriale, l’afflusso cumulato degli IDE in Estonia alla fine del 2016 ha riguardato le attività finanziarie e assicurative (27,5%), il settore immobiliare (18,2%), il comparto manifatturiero (13,7%) ed il commercio all’ingrosso ed al dettaglio (12,7%). Nello stesso periodo, gli investimenti diretti estoni si sono concentrati nelle attività amministrative ed i servizi (20,7%), nel comparto manifatturiero (15,9%), nel settore immobiliare (13,5%) e nelle attività finanziarie e assicurative (13,3%).

 



STOCK IDE IN ESTONIA

PAESI

31.12.2015

Quota %

PAESI

31.12.2016

Quota %

Totale IDE

17.462,3

100,0

Totale IDE

18.208,4

100,0

EU 28

14.164,9

81,1

EU 28

15.173,6

83,3

Euro-zone 19

9.010,5

51,6

Euro-zone 19

9.613,2

52,8

CIS (Comunità degli Stati Indipendenti)

  1.025,9

5,9

CIS

913,6

5,0

 

 

 

 

 

 

1. Svezia

4.367,7

25,0

1. Svezia

4.663,3

25,6

2. Finlandia

3.932,6

22,5

2. Finlandia

4.188,9

23,0

3. Paesi Bassi

1.687,8

9,7

3. Paesi Bassi

1.713,3

9,4

4. Russia

806,8

4,6

4. Lituania

681,4

3,7

5. Norvegia

696,2

4,0

5. Russia

677,8

3,7

6. Cipro

648,4

3,7

6. Lettonia

636,8

3,5

--

--

 

--

--

 

20. Italia

95,2

0,5

20. Italia

116,1

0,6

Fonte: dati Banca d'Estonia - valori in milioni di Euro (dati aggiornati a marzo 2017)

 

 

 



STOCK IDE ESTONI ALL'ESTERO

PAESI

31.12.2015

Quota %

PAESI

31.12.2016

Quota %

Totale IDE

5.656,5

100,0

Totale IDE

6.117,8

100,0

EU 28

4.759

84,1

EU 28

5.199,7

85,0

Euro-zone 19

4.474,9

79,1

Euro-zone 19

4.761,2

77,8

CIS

636,5

11,3

CIS

627,5

10,3

 

 

 

 

 

 

1. Lituania

1290,5

22,8

1. Lituania

1.276,0

20,9

2. Cipro

1210,3

21,4

2. Cipro

1.253,4

20,5

3. Lettonia

1037,5

18,3

3. Lettonia

 1.186,6

19,4

4. Finlandia

   393,9

7,0

4. Finlandia

   409,9

6,7

5. Ucraina

   284,6

5,0

5. Russia

   267,4

4,4

6. Paesi Bassi

   219,7

3,9

6. Ucraina

   238,5

3,9

--

--

 

--

--

 

8. Italia

99,8

1,8

9. Italia

106,6

1,7

Fonte: dati Banca d'Estonia - valori in milioni di Euro (dati aggiornati a marzo 2017)

 


 

POLITICA ESTERA: QUADRO GENERALE

La rete estone di sedi all’estero è attualmente composta da 34 Ambasciate, 7 Rappresentanze Permanenti e 4 Consolati Generali. L’Estonia ha inoltre sezioni diplomatiche in Ambasciate UE accreditate in Paesi dove non vi è un’Ambasciata estone residente.

I capisaldi della politica estera estone sono l’appartenenza all’ Alleanza Atlantica (dal 29 marzo 2004) ed all'Unione Europea (dal 1° maggio 2004) -  della quale assumerà la Presidenza di turno nel secondo semestre del 2017. L’Estonia è anche membro di altre Organizzazioni Internazionali quali ONU, OSCE e Consiglio d’Europa. Oltre ad un rapporto particolarmente solido con gli Stati Uniti, Tallinn privilegia il consolidamento delle relazioni con tutti i Paesi della regione baltica anche tramite la partecipazione ad organizzazioni/iniziative regionali quali il Consiglio Baltico, la Cooperazione Nordico-Baltica (NB8) ed il Consiglio degli Stati del Mar Baltico. In tale contesto vanno ricordate le relazioni che legano strettamente l’Estonia alla Finlandia e la Svezia, partner privilegiati non solo in ambito politico ma anche nell’interscambio commerciale. I due Paesi scandinavi sono anche i principali investitori esteri in Estonia. Il legame con Helsinki si sostanzia altresì nella collaborazione in campo energetico, come dimostrato dall’intesa del novembre 2014, sulla costruzione del gasdotto Baltic-connector entro il 2019.

Problematiche le relazioni con la Russia, soprattutto dopo la crisi ucraina. Innanzitutto, la presenza di una folta minoranza russofona pari a circa il 25% della popolazione nazionale ed i relativi problemi integrazione emergono ad intermittenza come causa di frizioni tra Mosca e Tallinn. Vi sono tuttavia altri ostacoli al buon intercorso tra i due Paesi. A titolo illustrativo si possono citare la vicenda non ancora del tutto metabolizzata della rimozione del monumento al soldato sovietico nel 2007 e del successivo attacco cibernetico per il quale qui si sospetta una responsabilità almeno indiretta da parte di Mosca, la crisi ucraina, nonché l’arresto e la successiva incarcerazione a Mosca, il 5 settembre 2014, di un ufficiale dei servizi di sicurezza estoni accusato di spionaggio -poi rilasciato il 26 settembre dell’anno successivo.

L’Estonia segue con preoccupazione l’evolversi delle crisi regionali, soprattutto in Africa mediterranea e Medio Oriente (Libia, MEPP, Siria, Iraq, Daesh) pur non nutrendo interessi immediati nella regione al di là di qualche limitata attività di cooperazione allo sviluppo concentrata sul settore IT (come in Tunisia ed Egitto). In ambito multilaterale, oltre al sostegno dell’azione in favore dei rifugiati siriani in seno ad ONU, UNICEF ed UE, l’Estonia  partecipa alla coalizione che combatte il jihadismo internazionale e contribuì nel 2014 al riarmo dei peshmerga curdi.

Viva è l’attenzione verso più solidi rapporti, soprattutto economico-commerciali, con i Paesi di Estremo Oriente (in particolare con la Cina, dove l’Estonia ha aperto un’Ambasciata nel gennaio 2015), India e Asia Centrale.

Limitata invece la presenza in America Latina. Ne è rappresentativa la deludente vicenda relativa al Brasile: aperta nell’agosto 2014 un’Ambasciata a Brasilia, prima sede diplomatica estone in un Paese dell’America Latina, della stessa è stata decisa la chiusura solo due anni più tardi, con decorrenza 1 gennaio 2017.

 Articolato anche il programma di cooperazione allo sviluppo, a favore del quale l’Estonia nel 2015 ha aumentato la percentuale del PIL dedicata, portandola allo 0,17%. Spicca anche la sensibilità per le questioni ambientali: recentemente, da un’iniziativa ecologista locale è nato infatti il movimento globale “Let’s Do It!”, il quale ha raccolto migliaia di tonnellate di rifiuti grazie all’impegno di cento milioni di volontari in quasi 100 Paesi.

Una menzione particolare è meritata dalla vocazione estone per linformation technology , la quale permea anche la politica estera. Le discussioni dedicate all’IT nei vari fori bilaterali e multinazionali vedono l’Estonia quasi sempre alla ribalta. Dal 2008 è attivo a Tallinn il NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence, nonché, dal dicembre 2012, l'Agenzia UE per la gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (eu-LISA). Tallinn ha inoltre ospitato nell’aprile del 2014 una nuova sessione della Conferenza sulla libertà della Rete (“Freedom Online”), di cui l’Estonia è stata per il 2014 coordinatrice. L’Estonia è anche Paese fondatore, insieme a Corea del Sud, Israele, Nuova Zelanda e Regno Unito, del cosiddetto “D-5”, il gruppo dei Paesi più avanzati nel mondo nella tecnologia digitale. Il ruolo dell’IT nella politica estera estone conferma la volontà del paese di ritagliarsi una nicchia di competenza specifica entro la quale poter raccogliere fiducia internazionale e poter svolgere un ruolo leader, così ridimensionando in modo collaterale i consistenti limiti di natura geopolitica che la caratterizzano.

E’ infine significativa, anche per le ridotte dimensioni delle sue Forze Armate, la partecipazione alle missioni internazionali di pace. L’impegno per il 2016 ha previsto un totale di 69 militari assegnati in 8 missioni, così distribuiti: 34 per UNIFIL in Libano all’interno di un battaglione finnico-irlandese; un totale di 18 in Mali rispettivamente per la missione addestrativa EUTM (8) e per la Stabilizzazione Integrata Multidimensionale ONU MINUSMA (10); 6 nell’operazione anti-ISIS Operation Inherent Resolve (OIR) avviata nell’agosto 2016 ,nell’ambito del contingente danese; 4 nella missione UNTSO in Medio Oriente; 4 nella missione Resolute Support (RSM) in Afghanistan;3 nella K-FOR in Kossovo. Inoltre, uno staff officer estone è dal 2015 in servizio nel quartier generale di EUNAVFOR.

 

 

POLITICA ESTERA: RELAZIONI CON L’UNIONE EUROPEA

L’Estonia è membro dell’UE dal primo maggio 2004 e di questo fa un caposaldo della propria politica estera. Con l’ingresso nell’Unione ha anche immediatamente aderito all’Accordo di Schengen, dandogli applicazione nel dicembre 2007. Il Trattato di Lisbona fu invece ratificato dal Riigikogu con un solo voto contrario e 9 astenuti. L’Estonia assumerà la Presidenza semestrale dell’UE dal luglio 2017 avendo accettato di sostituire, a seguito della Brexit, l’altrimenti prevista presidenza britannica.

Presenza estone nelle istituzioni europee. Siim Kallas, già Primo Ministro estone e membro del Partito della Riforma, è stato Vice Presidente della Commissione Europea durante entrambi i mandati del Presidente Barroso - cioè dal 2004 al 2014; nel primo mandato fu Commissario per gli Affari Amministrativi, nel secondo Commissario per i trasporti. Nella nuova Commissione Junker l’Estonia è rappresentata dall’ex Primo Ministro Andrus Ansip, il quale riveste l’importante incarico di Vice Presidente con delega per il Mercato Digitale Unico. L’Estonia ha 6 rappresentanti nel Parlamento europeo.

Unione Monetaria. Dal primo gennaio 2011 l’Estonia ha adottato l’Euro, nonostante la crisi finanziaria degli anni precedenti avesse compromesso l’obiettivo. Tallinn ha ratificato il Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità nel luglio 2012 (59 voti favorevoli, 34 contrari e 6 astenuti). Subito dichiaratasi favorevole ad un’unione bancaria strettamente regolata da un’autorità di supervisione, in ambito fiscale è allineata alla posizione tedesca di austerità e responsabilità nazionale. Pur non auspicando la “Grexit” dall’Euro, l’Estonia si è sempre schierata con i Paesi più rigidi durante il negoziato sul debito di Atene.

Allargamento. L’Estonia sostiene senza riserve il processo di allargamento dell’UE al fine di favorire la stabilità del vicinato - soprattutto nella regione balcanica. E’ membro fondatore del cosiddetto “Tallinn Group”, il gruppo informale che riunisce i 12 Stati Membri (oltre all’Estonia: Finlandia, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Spagna, Svezia ed Ungheria) considerati tradizionalmente favorevoli all’allargamento dell’Unione ad altri Stati.

Politica europea di sicurezza e difesa. L’Estonia è favorevole ad una Difesa europea comune in stretta collaborazione con la struttura NATO. Tale posizione è divenuta particolarmente forte in seguito alla recente recrudescenza delle relazioni tra schieramento euro-atlantico e Russia. Tallinn ha partecipato alle missioni EUNAVFOR, alla missione di polizia EUPOL in Afghanistan e ad EUFOR RCA nella Repubblica Centrafricana. Truppe estoni fanno inoltre parte del cosiddetto Nordic Battlegroup - unità da schieramento rapido a disposizione dell’UE composta da militari provenienti anche da Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Norvegia e Svezia.

Politica Europea di Vicinato. L’Estonia sostiene con convinzione le politiche di vicinato sia con lo spazio post-sovietico che con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo ed auspica in particolare un avvicinamento tra UE e Georgia, Moldova e Ucraina, seguite da Armenia, Azerbaijan e Bielorussia.

Agenda europea sulla Migrazione. Inizialmente, l’Estonia si è dimostrata chiusa in merito alle quote di redistribuzione dei migranti, ritenendo che i 1064 rifugiati a sé destinati (pari all’1,84% del totale) non fossero un numero coerente, ma sovrabbondante, rispetto al proprio peso in termini di popolazione e PIL rispetto all’UE nel proprio complesso. Tuttavia, dopo l’aggravarsi della crisi migratoria, Tallinn ha mostrato più flessibilità sulla questione dell’obbligatorietà delle quote e dei meccanismi e dunque accettando le cifre aggiuntive dal secondo Piano Junker (373 rifugiati più i 150 già assegnati); i primi arrivi sono cominciati nella primavera del 2016 ma i numeri sono ancora limitati. Funzionari governativi sono stati inviati in Italia e in Grecia per collaborare con le autorità locali nel processo di selezione dei rifugiati da ricollocare. Tallinn auspica una partecipazione più diretta a tale processo e si è impegnata a partecipare con 2,8 milioni di Euro al fondo di tre miliardi a favore della Turchia. Nessun rifugiato è stato ricollocato dall’Italia.

Cooperazione regionale. L’Estonia partecipa insieme agli altri 7 Paesi UE dell’area baltico-scandinava  alla “Strategia per la Regione del Mar Baltico”, approvata nel 2007 e riguardante i settori di ambiente, infrastrutture e competitività. E’ stata molto attiva  anche nella cosiddetta “Dimensione Nordica” dell’UE, la politica comune adottata nel 1999 per rafforzare il dialogo dei Paesi UE della regione con l’Islanda, la Norvegia e la Russia. In seguito alla crisi ucraina il dialogo con Mosca si è chiaramente ridimensionato ma la natura tecnica della Dimensione le permette di procedere nonostante le frizioni di tipo politico.

Politica Agricola Comune. Molto positivo per Tallinn l’aumento dei fondi comunitari (+40% rispetto al 2007-2013) a favore dell’agricoltura estone decisi nel bilancio pluriennale dell'UE per il periodo 2014-2020.

Budget dell’UE. Nel periodo 2007-2013 l’Estonia ha ricevuto fondi comunitari per un totale di circa 4.5 miliardi di Euro, utilizzati in vari settori, dall’educazione all’agricoltura, dall’energia ai trasporti; ha invece contribuito al bilancio UE con circa 900 milioni di Euro. Nel corso del negoziato sul nuovo budget 2014-2020, Tallinn ha proposto un aumento delle entrate tramite fonti di finanziamento comunitario quali, ad esempio, una tassa europea. Il nuovo budget UE prevede 5,89 miliardi di Euro di finanziamenti per l’Estonia.

Energia. L’Estonia sostiene il Baltic Energy Market Interconnection Plan (BEMIP), il progetto approvato nel 2009 dalla Commissione UE per aumentare la sicurezza energetica del nord Europa rafforzando i collegamenti energetici tra i Paesi della regione. Tallinn intende liberarsi dall’eccessiva dipendenza dalla Russia reperendo nuove fonti sia nell’UE (in particolare nel settore rinnovabili), sia fuori (soprattutto, negli Stati Uniti), nonché creando nuove interconnessioni energetica tra i membri dell’UE. Si inserisce in tale strategia la firma dell’accordo di cofinanziamento UE-Estonia-Finlandia per il Baltic-connector avvenuta il 21 ottobre 2016 a Bruxelles. L’Unione contribuirà al 75,5% dei costi totali con 187,5 milioni di Euro alla costruzione di un gasdotto sottomarino di 152 chilometri (capacita prevista: 7,2 milioni di m2 al giorno) e di due stazioni di decompressione.

Alta tecnologia. L’Estonia sostiene l’Agenda Digitale Europea e dal dicembre 2012 ospita a Tallinn l’eu-LISA, l’Agenzia UE per la gestione operativa dei sistemi IT. Il Commissario estone nella Commissione Junker, Andrus Ansip, è Vice Presidente con delega per il Mercato Digitale Unico.

Infrastrutture e trasporti. L’Estonia attribuisce grande importanza al progetto Rail Baltica, così da ridurre l’isolamento del Paese connettendolo alla rete ferroviaria dell’Europa centrale. E’ stata creata in proposito una joint venture per la gestione dei fondi comunitari stanziati nel luglio 2015 e pari a circa 540 milioni di Euro - di cui 179 riguardanti la parte di tracciato di competenza estone.

 

POLITICA ESTERA: RELAZIONI CON LA NATO

L’Estonia è membro della NATO dal 29 marzo 2004. Tallinn ha sostenuto il nuovo Concetto Strategico del 2010, apprezzandone in particolare l’enfasi sulla difesa collettiva, sui rischi di attacchi militari convenzionali e sulla cooperazione rafforzata con l’UE, con i partner non-NATO e con gruppi regionali quali il Dialogo Mediterraneo e la Istanbul Cooperation Initiative. Dopo la crisi ucraina sono invece emerse forti riserve sul proseguimento del partenariato con la Russia. Tallinn auspica inoltre il proseguimento di programmi come l’Euro-Atlantic Partnership Council e la Partnership for Peace.

L’Estonia attribuisce grande importanza alla Baltic Air Policing Mission, la quale assicura il controllo da parte dell’Alleanza dello spazio aereo di Estonia, Lettonia e Lituania. Tallinn ha messo a disposizione della missione la propria base aerea di Ämari, tra le più moderne della regione. Tra i Paesi che in tale ambito hanno utilizzato la base per i propri velivoli, Danimarca, Germania, Spagna, Regno Unito e Belgio. La stessa base di Ämari è inoltre centro di dislocamento degli asset aerei statunitensi in seno all’operazione Atlantic Resolve (2015).

Tallinn condivide l’attenzione della NATO verso le minacce non convenzionali: oltre al terrorismo, quelle contro la sicurezza energetica e quella cibernetica. L’attenzione verso quest’ultima tematica si deve anche dal fatto che l’Estonia fu nel 2007 vittima di un massiccio attacco di hackeraggio. Dal maggio 2008 Tallinn ospita il NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence.

Il maggiore contributo dell’Estonia alle missioni internazionali di pace si è realizzato in ambito NATO. Il contingente militare estone più numeroso mai impegnato all’estero è stato quello facente parte di una compagnia di artiglieria in Afghanistan, nella provincia di Helmand, sotto il comando britannico. L’impegno di Tallinn in quel quadrante era iniziato nel 2003 ed ha visto nel 2009, in concomitanza alle elezioni presidenziali afghane, la presenza massima di 289 militari. Durante la missione combattente, conclusasi nel 2014, nove soldati estoni sono caduti e 92 feriti. L’impegno di Tallinn si è poi ridotto dal 2014 a circa 20 unità, nessuna delle quali combattente. Attualmente 4 militari estoni operano nella missione Resolute Support. Tra le partecipazioni precedenti, ricordiamo quella a KFOR (1999-2010) e alle operazioni in Libia (agosto-settembre 2011).

L’Estonia contribuisce anche, dal 2005, con proprie unità e personale militare della Marina e dell’Esercito, alla NATO Response Force.

Tallinn ha ospitato la Ministeriale Esteri della NATO nell’aprile 2010 ed una sessione dell’Assemblea parlamentare NATO nel maggio 2012. Il Segretario Generale Stoltenberg ha effettuato una visita in Estonia il 20 novembre 2014. L’8 dicembre 2016, invece, è stata la Presidente Kersti Kaljulaid a prestare visita al NATO HQ.

Ancor più in seguito alla crisi ucraina, il rafforzamento delle strutture di sicurezza euro-atlantiche è per il governo di Tallinn una priorità assoluta. A tal proposito, i risultati del Vertice di Celtic Manor del settembre 2014 sono stati considerati adeguati dalle autorità estoni: la realizzazione concreta di tali decisioni rappresenteranno per Tallinn la vera priorità del prossimo futuro della NATO. L'Estonia è impegnata al massimo onde assicurare supporto alle truppe alleate presenti sul proprio territorio; a tal proposito nel 2015 ha ulteriormente aumentato la percentuale del PIL per le spese dal 2 al 2,18%. Ciò risulta significativo nella misura in cui l’Estonia è tra i pochi membri– assieme a Stati Uniti, Grecia, Regno Unito e Polonia – ad investire in Difesa quanto richiesto dall’Alleanza, a chiara dimostrazione delle proprie aspettative in termini di sicurezza collettiva da parte della stessa.

Nel giugno 2015 ha avuto inizio l’attività della NATO Force Integration Unit Estonia (NFIU-Estonia), stabilita nell’ambito delle decisioni dell’Alleanza relative alla forza ad altissima prontezza (VJTF) del Vertice NATO di Celtic Manor. L’unità sarà impegnata nell’identificazione dei migliori network logistici e dei più adeguati nodi infrastrutturali e di trasporto allo scopo di assicurare il più rapido schieramento, nelle regioni individuate, della VJTF. Oltre che in Estonia, analoghe unità saranno operative negli altri due Paesi baltici, in Bulgaria, Polonia e Romania. NFIU-Estonia è composta da 41 unità, di cui 21 fornite  da altri nove Paesi alleati; è attiva dal 1 settembre 2015..

Positive le valutazioni estoni sugli esiti del Vertice NATO di Varsavia del luglio 2016 ed in particolare sulle decisioni assunte relativamente ad una presenza militare più robusta nella regione baltica - già seguite al Summit gallese di due anni prima, in risposta alla crisi ucraina. Tale evoluzione rappresenta per Tallinn l’applicazione concreta di un approccio di lungo termine che permetterà di trovare risposte  adeguate e concertate alle minacce provenienti da Est. La cerimonia di insediamento del contingente NATO, composto da truppe britanniche e francesi per un totale di circa 1200 uomini, ha avuto luogo il 20 aprile 2017. Nel 2018 il nucleo francese sarà sostituito da forze danesi.

L’Estonia sostiene infine la necessità di proseguire nella politica di “open door dell’Alleanza. Infatti, Tallinn ha recentemente sostenuto il processo di avvicinamento del Montenegro alla NATO ed apprezza l’intensificazione della cooperazione militare con Finlandia e Svezia – definiti dall’Estonia i “partner più stretti” della NATO.  

 

POLITICA ESTERA: RELAZIONI CON LA RUSSIA

Le relazioni tra Estonia e Russia hanno conosciuto dal 1991 ad oggi fasi alterne. Alla distensione nei rapporti bilaterali avvenuta nella seconda metà degli anni Novanta è seguito un riaccendersi dei dissapori dei due Paesi, causato da un crescendo di eventi che ha portato fino all’odierna condizione di scarsa fiducia reciproca. Qui di seguito sono presentati alcuni elementi chiave per la definizione dei rapporti politici tra Estonia e Russia.

a) L’integrazione economico-sociale e politica della comunità russofona. Il fenomeno dell’apolidia.

Il trattamento della minoranza di lingua e cultura russa, o russofona, residente in Estonia – pari a circa un quarto della popolazione totale ed in gran parte concentrata nella capitale e nella contea orientale di Ida-Viru - ha subito un’evoluzione significativa negli ultimi decenni.

Dal 1991, in conformità con l’indirizzo politico di un Paese nuovamente indipendente che intendeva difendere la propria ritrovata identità nazionale, la cittadinanza fu concessa solo a chi la possedeva prima dell’annessione sovietica ed ai discendenti: nella stragrande maggioranza, pertanto, alla popolazione di etnia estone. Tale scelta politica fu sancita da un referendum pubblico seguito direttamente a quello costituzionale.

Nel 1995 una successiva legge sulla cittadinanza ha modificato nella forma – ma non nella sostanza – il precedente disposto, contemplando la naturalizzazione anche per altre categorie di residenti ma soltanto previo esame di conoscenza della lingua estone. Quest’ultimo requisito ha costituito per molto tempo, a causa della complessità della lingua estone, un ostacolo significativo all’acquisizione della cittadinanza da parte della popolazione di etnia russa, soprattutto quella di età più avanzata. Da questo è scaturito il fenomeno dei residenti russofoni apolidi in territorio estone. Secondo il Ministero dell’Interno estone, a gennaio 2016 essi sono circa 82 mila su una comunità russa complessiva di circa 300 mila persone: il resto di tale comunità o ha la cittadinanza russa o quella estone. Il fenomeno dei russofoni apolidi in Estonia ha un’aggravante nel fatto che i nuovi nati ed i figli minorenni di tale segmento di popolazione possono essere naturalizzati solo su espressa richiesta dei genitori – una richiesta che spesso incontra ostacoli ideologici alla propria espressione.  Di conseguenza, poiché i non-cittadini estoni non potevano ascendere a posizioni di responsabilità in settori importanti della società come le Forze Armate e la Pubblica Amministrazione, lo sviluppo dell’Estonia post-sovietica fu quasi esclusivo appannaggio dell’etnia estone con la conseguente parziale marginalizzazione politico-economica di circa un quarto dei residenti. Chiaramente, questo ha avuto ricadute in termini di integrazione tra le comunità.

Tuttavia, a partire dalla fine degli anni Novanta, anche a seguito delle pressioni della comunità internazionale e delle proteste russe, il governo estone ha affrontato il problema dell’integrazione della minoranza apolide con maggiore impegno ed efficacia: una recente riforma della legge sulla cittadinanza ha alleggerito le difficoltà dei test linguistico per gli “over 65” (con l’abolizione tout court della prova scritta, quella oggettivamente più difficile) e previsto la concessione automatica della cittadinanza agli individui di età inferiore ai 15 anni o nati dopo il primo gennaio 2016, anche senza l’assenso dei genitori - i quali possono sempre chiederne però la revoca.

Dal punto di vista strettamente giuridico, la limitazione dei diritti fondamentali, civili e politici per gli apolidi in Estonia riguarda soltanto l’elettorato attivo e passivo per il Parlamento, mentre è ammessa la partecipazione alle elezioni amministrative. Vi sono ancora limitazioni, tuttavia, per ciò che riguarda l’interesse legittimo ad un’occupazione nella Pubblica Amministrazione estone dove, per le posizioni di maggiore responsabilità decisionale, è ancora richiesto il possesso della cittadinanza estone. Nessun ostacolo, invece, alla libera attività imprenditoriale o all’accesso ad educazione scolastica, assistenza sanitaria, diritti di proprietà, ecc. L’apolidia è considerata da alcuni residenti senza cittadinanza estone addirittura uno status privilegiato poiché permette di evitare il servizio di leva (che in Estonia è obbligatorio e prevede un servizio “di riserva” prolungato) e di viaggiare senza necessità di visto sia nei Paesi dell’Unione Europea che in Russia.

Nonostante lo status di apolidia non arrechi dunque nessun danno significativo, di per sé, alla qualità della vita della comunità russa, la questione continua ad essere un “irritante” nelle relazioni tra Tallinn e Mosca. Quest’ultima infatti considera la situazione come un’inaccettabile violazione dei diritti umani, risolvibile soltanto con la concessione automatica del passaporto estone a tutti i residenti di etnia e lingua russe, indipendentemente dalla loro età e dalle loro circostanze famigliari. Di conseguenza Mosca saluta favorevolmente le modifiche espansive delle norme sulla cittadinanza estone, ma non ritiene quanto fatto ancora sufficiente. 

Nel tentativo di dare un’ulteriore spinta alla faccenda, il Primo Ministro Ratas ha annunciato ai microfoni di Radio Svoboda (tele-emittente  russa) la proposta di voler ampliare la cittadinanza a tutti i residenti in Estonia da almeno 25 anni, dunque dal termine dell’occupazione sovietica, a prescindere dall’appartenenza etnico-linguistica di origine – ma fermo restando gli altri requisiti stabiliti dalla legge. Tale progetto, tuttavia, è stato accolto sfavorevolmente da più parti dello spettro politico estone e dunque risulta scarsamente probabile che possa essere avviata una riforma in tal senso nel breve periodo.

b) Il “Soldato di Bronzo”.

Un episodio cruciale nei rapporti russo-estoni degli ultimi anni è rappresentato dalle manifestazioni, avvenute a Tallinn nell’aprile 2007 e culminate in episodi di violenza e saccheggio, organizzate da alcuni esponenti della minoranza russofona per protestare contro la decisione dell’allora governo estone di rimuovere dal centro della capitale il monumento celebrativo della vittoria dell’Unione Sovietica nella Seconda Guerra Mondiale (il cosiddetto “Soldato di Bronzo”) e una dozzina di circostanti tombe di caduti (presumibilmente russi) onde trasferirli all’interno di un cimitero militare alla periferia della capitale.

Tale decisione fu motivata ufficialmente dalle autorità estoni con l’intenzione di dare al memoriale una più adeguata sistemazione ma, ufficiosamente, l’obiettivo era quello di togliere dal centro della città un retaggio dell’occupazione sovietica divenuto nel tempo un luogo di incontro e di manifestazioni antigovernative). L’evento fu percepito da Mosca e dalla comunità russa residente in Estonia come un’offesa alla memoria dei caduti russi della Seconda Guerra Mondiale, e da lì ne seguirono appunto le violenze. Dopo tale episodio analoghe tensioni sociali su base etnica non si sono più ripetute ma il ricordo della vicenda continua a danneggiare i rapporti bilaterali , se non altro perché Tallinn ha sempre sospettato che il massiccio attacco informatico di hacker che immediatamente seguì le proteste fosse stato eterodiretto dal Cremlino.

c) Delimitazione della frontiera di Stato.

Il negoziato fu avviato nel 2004 e si giunse alla firma di un testo nel 2005. L´accordo, il primo di tale natura nei rapporti bilaterali, definiva con due diversi trattati la demarcazione terrestre e marittima previo uno scambio di territori. L´Estonia accettava una riduzione del proprio territorio di circa il 5% rispetto al confine tracciato nel 1920 dal Trattato di Pace di Tartu e la definitiva assegnazione al territorio russo della regione di Petseri/Pechory - abitato in gran parte dal gruppo etnico ugro-finnico dei Setu, minoranza di religione cristiano-ortodossa e dall’idioma affine all’estone.

Il Parlamento estone ratificò l’accordo nel giugno 2005 con un’ampia maggioranza, fatto non scontato data la reticenza con cui alcuni Partiti di centro-destra avevano accettato la pur limitata cessione di territorio alla Russia. La Duma rifiutò invece la ratifica a causa dell’introduzione nella legge di ratifica estone di un preambolo che richiamava la continuità giuridica con l’Estonia repubblicana nata alla fine della Grande Guerra: un impasse relativo dunque non a contenuti specifici dell’accordo ma ad una questione storico-identitaria relativa al momento fondante dell’Estonia - momento che Mosca identifica nella dissoluzione dell'URSS e non, come invece sostiene Tallinn, nella Dichiarazione di Indipendenza del 24 febbraio 1918.

Dopo anni di stallo la situazione si sbloccò nel 2013 con il riavvio dei negoziati  a livello di delegazioni parlamentari e di alti funzionari dei rispettivi Ministeri degli Esteri. Rispetto ai testi del 2005 furono aggiunti due nuovi paragrafi in cui Russia ed Estonia rinunciavano “ora e per sempre” a rivendicazioni territoriali. Il governo di Tallinn ha dato nel maggio 2013 la propria approvazione al testo concordato dalle due delegazioni governative ed il 18 febbraio 2014 i due Ministri degli Esteri Paet e Lavrov hanno firmato i due Accordi a Mosca.

La crisi ucraina che seguì poco dopo sembrò mettere a rischio la ratifica degli Accordi, benché l’Estonia avesse reiterato ufficialmente la propria contrarietà a qualsiasi collegamento tra le questioni. Ed in effetti nel Riigikogu l’iter di ratifica non fu formalmente revocato e anzi si è proceduto ad una approvazione in prima lettura. Tallinn sta ora attendendo che Mosca si muova in parallelo.

d) La crisi ucraina, il referendum in Crimea e le sanzioni.

La crisi ucraina è stata accolta sin dall’inizio con preoccupazione da Tallinn, a maggior ragione in virtù delle proprie precedenti frizioni con Mosca. Il referendum indipendentista è stato definito senza indugio dall’Estonia come illegale, ricorrendo a due ordini di argomentazioni: da un lato, la sua inconciliabilità con il dettato della Costituzione ucraina; dall’altro, perché svoltosi in presenza delle truppe di un Paese aggressore. Stando così le cose, Tallinn ha supportato le decisioni dell’UE in materia di sanzioni, le quali sono qui considerate come una misura dovuta e modulabile solo nella misura in cui il contesto di crisi rispecchi dei concreti miglioramenti. In tal contesto, è auspicato un ruolo sempre più attivo dell’Unione nella vicenda, sia tramite l’invio di missioni di osservazione, sia con l’accelerazione del processo di avvicinamento dell’Ucraina all’UE.

Le prime reazioni ufficiali ai risultati del negoziato “Minsk-II” del febbraio 2015 sono state improntate a relativa soddisfazione ma anche al sospetto dell’inaffidabilità del Cremlino e dei secessionisti. Riguardo alla fornitura di armi a Kiev, l’Estonia ha finora mostrato cautela sottolineando l’impossibilità propria a provvedervi, data la mancanza di materiale adeguato nel proprio arsenale. Tuttavia, Tallinn sostiene l’Ucraina con aiuti finanziari ed umanitari, al contempo sottolineando la necessità che le autorità ucraine si impegnino con sempre maggiore risolutezza nel cammino di riforma istituzionale e nella lotta contro la corruzione.

Le esercitazioni ed i movimenti di truppe russe lungo il confine orientale ucraino ed i sempre più frequenti episodi di violazione dello spazio aereo NATO nel Baltico da parte di velivoli militari russi sono guardati con crescente apprensione dall’Estonia. Essa non ritiene probabile una riproposizione della crisi ucraina all’interno dei propri confini, data la garanzia di sicurezza collettiva implicata dall’appartenenza alla NATO. Tuttavia, Tallinn non sottovaluta i possibili rischi derivanti da ulteriori recrudescenze delle tensioni Est-Ovest o ad errori di calcolo della Russia; è per tale ragione che ha salutato con soddisfazione le decisioni dei vertici di Galles (settembre 2014) e Varsavia (luglio 2016) riguardo alla crisi e alla presenza di truppe NATO nella regione baltica.

A fronte di reazioni istituzionali esplicitamente critiche verso il Cremlino, la comunità russa residente in Estonia ha finora seguito gli sviluppi della crisi con relativo distacco. Anche se per motivi etno-nazionali essa guarda con generica simpatia alla Russia ed alla sua attuale dirigenza, nessuna pulsione secessionista è al momento percepibile: d’altronde, anche i più filorussi comprendono ed apprezzano i molti vantaggi della propria residenza in Estonia, soprattutto se confrontati con le condizioni ben peggiori delle popolazioni delle regioni della Federazione Russa adiacenti al confine. Anche a Tallinn - dove metà della popolazione è di etnia russa - le poche manifestazioni pro-Mosca organizzate dopo l’inizio della crisi ucraina hanno avuto un seguito modesto. E’ un segno positivo anche il fatto che nessun agente provocatore abbia voluto approfittare di tali occasioni per provocare incidenti. Inoltre, i leader politici estoni continuano a dar segno di temperanza evitando di strumentalizzare la crisi a fini interni, come ha confermato l’assenza del tema dei rapporti colla Russia nelle più recenti campagne elettorali per il rinnovo del Parlamento europeo e del Riigikogu. Resta infatti viva la preoccupazione delle autorità riguardo ai pericoli di un’offensiva mediatica di disinformazione da parte del Cremlino; giocando in anticipo rispetto ad una simile eventualità, la TV nazionale ha creato il primo canale estone completamente in lingua russa - un tentativo che pur rimane velleitario nella misura in cui l’emittente dispone di risorse limitate e propone un palinsesto meno accattivante rispetto alla TV russa.

Le contromisure di Mosca alle sanzioni UE hanno avuto effetti anche sull’economia estone, soprattutto nel settore (caseario) dell’agroindustria  - nel quale si concentrava la quasi totalità delle esportazioni estoni verso la Russia. Meno colpiti altri settori caratterizzati da mercati di esportazione meglio diversificati. Secondo le stime delle autorità locali, le ripercussioni sulla crescita economica del Paese sono state tuttavia limitate (circa lo 0,5% del PIL annuo).

e) Il “caso Kohver”.

Il 5 settembre 2014 Eston Kohver, un funzionario dei servizi segreti estoni di livello medio-alto, fu arrestato dal Servizio di Sicurezza Federale russo (FSB) lungo la linea di confine vicino a Luhamaa, nel sud-est dell’Estonia, area prospicente all’oblast russo di Pskov. Si è trattato del primo caso in assoluto di incidente del genere lungo la frontiera tra i due Paesi.

Sulla dinamica dell’arresto circolarono versioni contrastanti. Secondo i servizi estoni esso si sarebbe svolto nel proprio territorio nazionale e quindi si configurerebbe come un vero e proprio rapimento, peraltro perpetrato a mano armata e preceduto da azioni di interferenza delle telecomunicazioni nell’area dell’incidente. I servizi russi hanno invece sostenuto che Kohver si trovasse al momento del fatto già sul loro territorio. L’accusa di Mosca contro Kohver - per la quale un tribunale di Pskov ha poi comminato una pena a 15 anni di carcere - era di spionaggio e traffico di armi; per Tallinn egli era invece in servizio, legittimamente, per raccogliere informazioni utili al contrasto alla criminalità organizzata transfrontaliera.

Le reazioni istituzionali estoni, seppur preoccupate, furono relativamente moderate evitando di strumentalizzare la vicenda e dare spazio ad ulteriore retorica antirussa. Contemporaneamente, però, l’Estonia avviò una strategia diplomatica bilaterale e multilaterale per condividere le pressioni sulla Russia anche con il resto della comunità internazionale.

Kohver è stato rilasciato , in buone condizioni psicofisiche, il 26 settembre 2015 in cambio della liberazione da parte estone di un altro funzionario dei servizi di sicurezza nazionali, Alexei Dressen, detenuto in Estonia dal 2012 dopo la sua condanna a 16 anni di reclusione per spionaggio a favore della Federazione Russa. Lo scambio è fisicamente avvenuto sul ponte sul fiume Piusa, nell’Estonia sudorientale, ed era stato preceduto dalla grazia per i due funzionari a firma dei Presidenti Ilves e Putin.

 

POLITICA ESTERA: COOPERAZIONE REGIONALE NEL BALTICO

La cooperazione regionale nel Baltico si sviluppa attraverso un’articolazione “a centri concentrici” su tre livelli:

1. Il primo è il Consiglio Baltico, i cui prodromi risalgono addirittura al 1934. Esso raggruppa soltanto i tre Paesi baltici propriamente detti e trova nella geografia e nella comune storia sovietica la propria ragion d’essere – nonostante le numerose le differenze culturali, linguistiche, economiche e sociali che al contempo diversificano Estonia, Lettonia e Lituania. Il Consiglio Baltico continua la propria attività anche se il centro di gravità della collaborazione regionale si è spostato, secondo le priorità di Tallinn, verso istituzioni di ampiezza e rilevanza maggiore (v. poi). Tale istituzione ha anche una dimensione parlamentare, la quale si concretizza in riunioni congiunte di rappresentanti dei rispettivi Parlamenti.

2. Il secondo è rappresentato dalla Cooperazione Nordico-Baltica (NB8), la quale comprende, oltre ai tre Baltici, anche Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia. Il formato non prevede strutture istituzionalizzate ma si estrinseca in una Presidenza annuale ed in riunioni a vari livelli, analogamente a gruppi simili come il G8 o il G20. Fino al 2000 il gruppo si riuniva nel formato 5+3 ma su iniziativa dell’Estonia tale separazione è stata eliminata onde enfatizzare la sempre maggiore integrazione tra i paesi partecipanti.

3. Nel cerchio concentrico più esterno vi è infine il Consiglio degli Stati del Mar Baltico cui partecipano, oltre ai Paesi del “NB8”, anche Germania, Polonia, Russia, più la Commissione Europea. Hanno status di Paesi osservatori, tra gli altri, Italia, Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

Il 2014 ha rappresentato un anno particolarmente rilevante per la politica regionale di Tallinn nel Baltico, essendo che l’Estonia ha avuto, nella seconda parte dell’anno, la presidenza di tutti e tre i gruppi sopracitati.

Inoltre, tra le priorità dell’Estonia in seno all’Unione Europea vi sono l’applicazione sia della Strategia UE per la regione del Mar Baltico, lanciata nel 2009, sia della Dimensione Nordica, la politica comune adottata nel 1999 al fine di rafforzare il dialogo tra Paesi i UE della regione con Islanda, Norvegia e Russia.

 

RAPPORTI BILATERALI

 Relazioni politiche

 

I rapporti politici bilaterali sono positivi e costanti. L’Italia, che non aveva mai riconosciuto la sovranità dell’Unione Sovietica sui Paesi baltici, nel 1991 ha subito preso atto della rinnovata indipendenza dell’Estonia inviandovi un Ambasciatore residente e poi sostenendone l’ammissione ad UE e NATO. La positiva cooperazione è proseguita anche nel più ampio contesto dei fori multilaterali di cui entrambi i Paesi sono membri.

Oltre alla visita di Stato del Presidente della Repubblica Ciampi il 20-21 aprile 2004 (che restituiva quella del Presidente Rüütel nel novembre 2002) sono da ricordare anche altre visite istituzionali di alto livello: della Speaker Ergma in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia nel 2011 e due volte nel 2014 (in gennaio per un incontro bilaterale ed in marzo per partecipare alla riunione a Roma di tutti gli Speaker dei Paesi UE); del Ministro degli Esteri Frattini nel 2009 e nel 2010; dell’omologo Paet nel giugno 2011 e nell’aprile 2014; del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Lupi in occasione della Conferenza sulle reti TEN-T nell’ottobre 2013; dei Ministri della Cultura estoni a Venezia per la Biennale dell’Architettura (Lang due volte nel 2012 e 2013, Saar nel giugno 2015); del Ministro degli Interni Vaher nel febbraio 2014 per raccogliere dati sulle esperienze italiane nella lotta antidroga e requisizione dei beni posseduti dalla criminalità organizzata; del suo successore Pevkur nell’ottobre 2015 (quando ha firmato con il Ministro Alfano una dichiarazione sulla cooperazione bilaterale per il trasferimento dei richiedenti asilo: a seguito di ciò funzionari estoni sono stati inviati in Italia per aiutare in loco il processo di selezione dei rifugiati da riallocare in Estonia). Da ricordarsi anche l’incontro tra i due Ministri degli Esteri Mogherini e Paet svoltosi a Roma il 29 aprile 2014 e le visite non ufficiali effettuate a Milano per l’EXPO dal Capo dello Stato Ilves (7 giugno 2015, in occasione dell’”Estonia Day”) e dal Premier Roivas (6-7 ottobre 2015). In precedenza Ilves aveva già compiuto altre due visite in Italia, in quei casi di natura ufficiale, nel 2009 e nel 2012.

Il 29 aprile 2017, il Presidente del Consiglio Gentiloni ha incontrato, a Bruxelles, il Premier Estone, Ratas, il quale ha presentato al nostro Presidente del Consiglio le priorità della presidenza estone dell’UE per il secondo semestre 2017. Il 31 maggio 2017 ha poi avuto luogo a Roma un incontro tra Ministri della Difesa, Pinotti e Tsahkna.

Qualificati i rapporti anche a livello parlamentare. Nel Riigikogu è stato creato dal 1993 un gruppo di amicizia italo-estone, poi riconfermato ad ogni legislatura: l’attuale gruppo di amicizia è composto da deputati in rappresentanza dei principali partiti presenti in Parlamento. Il gruppo è attualmente presieduto da Oudekki Loone, esponente del Partito di Centro. Dal lato italiano è stato attivo negli anni scorsi un gruppo di amicizia collettivo Italia-Paesi Baltici nel contesto della nostra partecipazione all’Unione Interparlamentare: attualmente il gruppo non risulta tuttavia essere stato ricostituito. A Tallinn sarebbe comunque apprezzato che anche in Italia si potesse dar vita in futuro ad un gruppo di amicizia parlamentare italo-estone autonomo..

Dal gennaio 2016 è vigente un Accordo di rappresentanza per il rilascio di visti Schengen per l’Estonia da parte delle rappresentanze consolari italiane in Pristina, Quito, Doha, San Francisco, Los Angeles, Houston Chicago e Miami.

 


 

Accordi

 

7 ottobre 1998

 

Accordo in Materia di Cooperazione Turistica.

8 febbraio 1999

Accordo per l’Abolizione Reciproca dei Visti.

3 marzo 1999

Accordo sulla Riammissione delle Persone.

26 gennaio 2000

Accordo sulla Regolamentazione Reciproca dell’Autotrasporto Internazionale di Viaggiatori e Merci.

30 gennaio 2000

Accordo sulla Cooperazione nei Settori della Cultura, dell’Educazione, della Scienza e della Tecnologia.

22 febbraio 2000

Convenzione per Evitare le Doppie Imposizioni in Materia di Imposte sul Reddito e per Prevenire le Evasioni Fiscali.

9 maggio 2000

Accordo sulla Promozione e Protezione degli Investimenti.

9 febbraio 2001

Accordo sulla Cooperazione nel Campo della Difesa.

8 marzo 2001

Accordo di Sicurezza per la Reciproca Tutela delle Informazioni Classificate.

8 settembre 2009

Accordo di Cooperazione Bilaterale Contro il Crimine Organizzato, il Terrorismo ed il Narcotraffico.

23 gennaio 2014

Memorandum d’intesa nel campo degli approvvigionamenti per la Difesa.

Il 18 marzo 2009 è stata inoltre firmata una Dichiarazione congiunta per il rafforzamento della cooperazione tra i rispettivi Ministeri degli Esteri.

 

Relazioni economiche, finanziarie e commerciali

 

A seguito della contrazione dei flussi commerciali estoni registrata nel 2015 che si era riflessa anche sull'interscambio con il nostro Paese, nel 2016 è invece ripreso il trend di crescita positiva che aveva caratterizzato l’interscambio commerciale dal 2010 al 2014. Nello scorso anno le esportazioni italiane sono ammontate a 355 milioni di Euro con una crescita rispetto al 2015 del 7,1%. Nello stesso periodo, le importazioni italiane (per un valore di 111,5 milioni di Euro) hanno invece registrato un aumento sull’anno dell’1,1%. Il saldo commerciale ha presentato nel 2016 un surplus per l’Italia di circa 243 milioni di Euro con un aumento del 10,1% rispetto al 2015.

Nel 2016 le principali voci delle esportazioni italiane hanno riguardato in termini di valore macchine ed apparecchi, materiale elettrico e loro parti con un’incidenza sul totale complessivo del 25,2%, metalli comuni e loro lavori (13,4%), materie tessili e loro manufatti (10,4%), materiale da trasporto (7,8%), prodotti dell’industria alimentare e bevande (6,7%). Quanto alle importazioni italiane dall'Estonia, le principali voci sono state macchine ed apparecchi, materiale elettrico e loro parti (28,1% sul totale), paste di legno o di altre materie fibrose, carta (15,3%), animali vivi e altri prodotti del regno animale (11,2%), legno, carbone di legna e lavorati in legno (10,3%).

Secondo i dati della Banca di Estonia aggiornati a marzo 2017, nella graduatoria degli investimenti diretti esteri in Estonia l’Italia occupa alla data del 31 dicembre 2016 la 20ma posizione con un ammontare complessivo di 116,1 milioni di Euro, pari allo 0,6% del totale degli IDE in entrata. Rispetto al 2015, anno in cui si sono registrati investimenti italiani pari a 95,2 milioni di Euro, l’aumento tendenziale è stato del 22,0%. Nello stesso periodo di riferimento lo stock di IDE estoni in Italia ammonta a 106,6 milioni di Euro (l’1,7% del totale e nono posto nella classifica delle principali destinazioni degli investimenti esteri del Paese). Rispetto ai 99,8 milioni di Euro rilevati al 31 dicembre 2015 lo stock di investimenti verso l’Italia è aumentato del 6,8%.

La nostra presenza imprenditoriale in Estonia in cui si registra una partecipazione societaria è assicurata da poco più di 350 imprese di diritto locale. I settori interessati sono concentrati fondamentalmente nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (circa il 24% sul totale delle imprese), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (22%) e nelle attività immobiliari (16%). Si registra inoltre una presenza di imprese nei settori delle attività finanziarie e assicurative (8%), nei servizi di informazione e comunicazione (8%), nelle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento (6%) e nelle attività amministrative e di servizi di supporto (5%).

Passando in esame le classi del settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio si assiste ad una prevalenza dell’intermediazione non specializzata, cui segue il commercio dei prodotti alimentari e bevande, dei prodotti tessili, abbigliamento, calzature e articoli in pelle, delle apparecchiature informatiche e dei macchinari, attrezzature e forniture per l’industria. Riguardo alle attività professionali, scientifiche e tecniche si registra una maggiore presenza di imprese nelle classi della consulenza gestionale, degli studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici, della ricerca e sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell'ingegneria. Per ciò che concerne le attività immobiliari le classi del settore riguardano in ordine di importanza la compravendita, l’affitto e la gestione di beni immobili propri.

Con riferimento al settore finanziario prevalgono le attività delle società di partecipazione (holding) rispetto a quelle delle società fiduciarie, fondi e di analoghi enti finanziari. Nei servizi di informazione e comunicazione, la programmazione e le attività di consulenza informatica rappresentano per importanza le principali classi.

Per quanto riguarda la presenza di grandi gruppi economici italiani, Finmeccanica è coinvolta in Estonia da alcuni anni con due società del gruppo per la realizzazione di forniture e progetti legati all'industria della difesa. In Estonia sono impiegati attualmente 3 elicotteri (AW139) forniti tra il 2005 ed il 2010 dall’Agusta Westland alla Guardia di Frontiera ed al Ministero degli Interni. In passato, un interesse specifico per lo stesso modello era stato manifestato anche dal Ministero della Difesa. [F1] Finmeccanica (SELEX ES) vanta da tempo un posizionamento consolidato: nel dicembre 2012 ha fornito al Ministero della Difesa estone un sistema di assistenza alla navigazione, supporto logistico e documentazione per l’ammodernamento della Base aerea di Ämari, cui ha fatto seguito a fine 2013 la vendita di un ulteriore set di parti di ricambio. Ulteriori attività di assistenza post-vendita sono state svolte nel periodo di garanzia del sistema fino a giugno 2015. Nel gennaio 2014 è stato firmato il MoU bilaterale nel campo degli approvvigionamenti per la Difesa, in sostituzione del precedente sottoscritto nel 1998, che si prefigge di intensificare i rapporti tra Italia e Estonia sia nel settore operativo che in quello dei materiali della Difesa.

In Estonia si annovera anche la presenza del Gruppo Prysmian, leader mondiale nel settore dei cavi e dei sistemi ad alta tecnologia per l'energia e telecomunicazioni. Questo nel 2011 era entrato come azionista di minoranza nell’azienda estone  Draka Keila Cables e nel luglio 2014 ha finalizzato l'acquisizione del rimanente 34% delle azioni divenendone l'azionista unico. Presente inoltre il Gruppo Menarini, che opera nel Paese dal 2005 attraverso la controllata Berlin-Chemie Menarini Estonia. Da segnalare anche la Pro Kapital Grupp AS attiva nel settore immobiliare, soprattutto nello sviluppo di progetti relativi a centri commerciali e complessi residenziali.

La partecipazione dell’Estonia, con un proprio padiglione nazionale, all’EXPO Milano 2015 (unico Paese europeo nordico ad assicurare una tale presenza) ha contribuito ad offrire ulteriori opportunità di rafforzamento dei rapporti bilaterali in campo economico commerciale. Il padiglione estone ha attirato oltre 2,5 milioni di visitatori risultando uno dei più apprezzati dell’EXPO e vincendo anche un premio di qualità.

Anche il turismo svolge un ruolo importante nelle relazioni italo-estoni. L’Italia resta una tra le destinazioni turistiche preferite in Estonia: nel 2015, ultimo anno di riferimento a disposizione, sono stati registrati 64.390 arrivi dall’Estonia in Italia (in aumento del 21,7% rispetto ai 52.918 rilevati nel 2014). Si è inoltre registrato un buon incremento sull’anno delle presenze estoni con un totale di 190.395 (in aumento del 17,4% rispetto alle 162.132 rilevate nel 2014). Tuttavia, anche l’Estonia sta diventando sempre più popolare tra i turisti italiani grazie soprattutto alle navi da crociera che in estate fanno tappa a Tallinn durante i loro tragitti nel Mar Baltico.

 

Relazioni culturali

Le relazioni in campo culturale tra Italia ed Estonia sono disciplinate dall’Accordo sulla Cooperazione culturale, scientifica e tecnologica firmato il 22 maggio 1997 a Tallinn ed in vigore dal 30 gennaio 2000. Il Protocollo esecutivo dell'accordo, firmato a Tallinn il 5 gennaio 2005, era previsto coprire il periodo 2005-2008. E’ attualmente in fase di negoziazione il nuovo programma esecutivo per gli anni 2016-2018.  

Le principali università estoni hanno manifestato interesse al rafforzamento della cooperazione con le controparti italiane anche attraverso il ricorso a borse di studio del programma comunitario ERASMUS grazie al quale numerosa è la presenza di studenti italiani in vari atenei dell’Estonia.

Per l’anno accademico 2015-2016 è stata concessa una borsa di studio per un totale di 3 mesi. I dati per il prossimo anno accademico non sono ancora stati resi noti dalle competenti autorità italiane (le richieste sono state otto). Nei due anni precedenti erano state concesse 5 borse di studio per un totale di 21 mensilità. Per ciò che riguarda la diffusione della lingua italiana, vi è  presso l'Università di Tallinn un corso di laurea in lingua italiana. Per circa venti anni è stato inoltre attivo un lettorato di ruolo presso l’Università di Tartu, la principale università del Paese ed una delle istituzioni accademiche più prestigiose del Baltico; tuttavia, il lettorato è stato chiuso nel contesto delle riduzioni complessive nella rete dei lettorati italiani all’estero, a partire dall’anno scolastico 2015-2016. Dal settembre 2016 è nuovamente presente un’insegnante dall’Italia a seguito dell’avvio anche in Estonia del recente progetto “Laureati per l’Italiano”, finanziato dalla Farnesina. A Tallinn sono inoltre disponibili corsi di italiano offerti a scopo di lucro dalla Società Dante Alighieri e da altri enti privati.

Tra le iniziative culturali più rilevanti promosse dall’Ambasciata d’Italia in Estonia è da ricordare innanzitutto la presentazione dell’edizione in lingua italiana dell’Hõbevalge di Lennart Meri, tenutasi presso la residenza dell’Ambasciatore nella serata del 21 febbraio 2017, alla presenza del Presidente del Riigikogu Eiki Nestor e di numerose personalità del mondo politico, accademico, artistico ed imprenditoriale, Opera fondamentale per la cultura estone, il libro ricostruisce le origini dei popoli baltici ed i loro movimenti, attraverso una narrazione dei contatti con genti diverse, provenienti dal Mediterraneo. Se si esclude l’edizione in finlandese, quella italiana è la prima versione ad essere realizzata in lingua straniera - un successo che permette di mettere in ulteriore contatto le culture del Nord e del Sud dell’Europa.

Il 2 marzo 2017 si è poi celebrata, presso la prestigiosa sede della Biblioteca Centrale di Tallinn, la giornata internazionale del design italiano. L’iniziativa ha riscosso grande successo, raccogliendo un folto pubblico in rappresentanza del mondo della cultura, dell’accademia, dell’imprenditoria e numerosi studenti. I partecipanti hanno avuto occasione di assistere alla proiezione del suggestivo corto “Delightful” di Matteo Garrone e di interagire con i relatori – esponenti di punta del design italiano ed estone. Grafica editoriale, qualità della vita in ambito urbano e cooperazione tra Università sono stati i temi di maggiore interesse. Tale occasione è stata proficua per rafforzare i numerosi contatti già esistenti tra le realtà del design italiano ed estone, nonché proporre idee per stabilire nuovi progetti.

Merita menzione anche la mostra del cinema italiano da noi organizzata e tenutasi a Tallinn dal 2 al 6 maggio, durante la quale sono stati proiettati cinque film italiani di recente produzione. L’intento è stato di promuovere la cinematografia contemporanea, in modo da favorirne la diffusione ed incrementarne i rapporti in campo cinematografico.

 

 Comunità italiana

La collettività italiana residente in Estonia è andata aumentando nel corso degli ultimi anni. Se, infatti, nel 1991, risultavano residenti soltanto due connazionali, gli italiani di passaporto (per nascita o matrimonio) residenti in Estonia ed iscritti negli schedari consolari sono, alla data del 19 aprile 2017, quattrocentocinquantacinque (455) . Circa il 70% dei cittadini italiani residenti in Estonia si è stabilito nel Paese a seguito di matrimonio o convivenza con cittadine estoni.

Nell’insieme, il livello di istruzione e le condizioni socio-economiche dei connazionali residenti in Estonia possono considerarsi buone. Anche se l’integrazione nella società estone, agevolata nei casi di legami familiari, può essere a volte difficile per via del clima e dell’apprendimento della lingua locale, nell’insieme si registra soddisfazione da parte dei connazionali.

Non è presente alcun COMITES (Comitato degli Italiani all’Estero). La comunità italiana in Estonia non è rappresentata nel CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero). Non vi sono associazioni o club italiani, ad eccezione di un comitato della Società Dante Alighieri, che è tuttavia frequentata prevalentemente da italianisti estoni.

 

VISITE ED INCONTRI

 

2 aprile 2001

 

Roma

 

Visita Primo Ministro Mart Laar.

Giugno 2001

Roma

Visita Ministro dell’Economia Mihkel Parnoja accompagnato da una delegazione di imprenditori

Maggio 2002

Roma

Visita del gruppo di amicizia italo-estone del Parlamento estone

7-8 luglio 2002

Tallinn

Visita Presidente della Commissione Affari Esteri On.Gustavo Selva.

12 novembre 2002

Tallinn

Visita Sottosegretario agli Affari Esteri Sen. Roberto Antonione.

21-22 novembre 2002

Roma

Visita di lavoro Presidente della Repubblica Arnold Rüütel.

16 aprile 2003

Tallinn

Visita Ministro per le Infrastrutture e per i Trasporti On.Pietro Lunardi.

30 aprile 2003

Tallinn

Visita Ministro della Difesa Antonio Martino.

Maggio 2003

Tallinn

Visita Ministro del Welfare Roberto Maroni

20 maggio 2003

Tallinn

Visita Ministro delle Politiche Comunitarie Rocco Buttiglione.

23 marzo 2004

Tallinn

Visita Vice Presidente del Consiglio On.Gianfranco Fini.

20-21 aprile 2004

Tallinn

Visita di Stato Signor Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Novembre 2004

Tallinn

Visita Presidente del Consiglio di Stato Alberto de Roberto

Giugno 2005

Tallinn

Visita Commissioni Agricoltura di Camera e Senato

14-15 settembre 2005

Tallinn

Visita Vice Ministro delle Attività Produttive, on. Adolfo Urso.

Settembre 2005

Tallinn

Visita Ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia

Novembre 2005

Roma

Visita Ministro degli Esteri Paet

Aprile 2006

Roma

Visita Presidente della Corte Suprema estone Mart Rask

20-21 settembre 2007

Tallinn

Visita Capo di Stato Maggiore della Difesa Di Paola.

22-23 gennaio 2009

Tallinn

Missione Sottosegretario di Stato Sen. Alfredo Mantica.

18 marzo 2009

Tallinn

Visita Sottosegretario di Stato Sen. Alfredo Mantica. Firma “Dichiarazione Congiunta”  sulla cooperazione rafforzata tra i due Ministeri degli Esteri.

14-15 luglio 2009

Roma

Visita ufficiale Presidente della Repubblica estone, Toomas Indrek Ilves.

8 settembre 2009

 

Tallinn

Visita ufficiale Ministro degli Esteri Franco Frattini. Firma dell’”Accordo di cooperazione bilaterale per la lotta al crimine organizzato, al terrorismo ed al narcotraffico”.

9 novembre 2009

Tallin

Visita di studio Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

16 aprile 2010

Roma

Visita Commissione Affari Europei del Parlamento estone.

22-23 aprile 2010

Tallinn

Partecipazione Ministro degli Esteri Franco Frattini alla Riunione Ministeriale NATO. A margine, incontro con Primo Ministro Andrus Ansip.

2 giugno 2011

Roma

Visita Presidente del Parlamento Ene Ergma in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

28 giugno 2011

Roma

Visita Ministro degli Esteri Urmas Paet.

Giugno 2011

Roma

Visita Ministro dell’Agricoltura Helir-Valdor Seeder

16-17 aprile 2012

Tallinn

Visita delegazione della Camera composta dagli On. Migliori, On. D’Amico ed On. Picchi.

Agosto 2012

Venezia

Visita Ministro della Cultura Rein Lang in occasione della Biennale di Architettura di Venezia.

Ottobre 2012

Roma

Visita di lavoro Presidente della Repubblica Toomas Hendrik Ilves

Febbraio 2013

Roma

Visita Ministro degli Esteri Urmas Paet in occasione dell’incontro dei Ministri degli Esteri dei Paesi Baltici con il Segretario di Stato USA Kerry

Maggio-Giugno 2013

Venezia

Visita Ministro della Cultura Rein Lang in occasione della Biennale di Architettura di Venezia.

Ottobre 2013

Tallinn

Visita Ministro per le Intrastrutture ed i Trasporti Raffaello Lupi in occasione della Conferenza ministeriale sulle reti TEN-T

 

Gennaio 2014

Roma

Visita di lavoro Speaker del Parlamento Ene Ergma

Gennaio 2014

Roma et al.

Visita Undersecretary per il “procurement” del Ministero della Difesa Ingvar Parnamae

Febbraio 2014

Roma

Visita di lavoro Ministro dell’Interno Ken-Marti Vaher

Marzo 2014

Roma

Partecipazione Speaker del Parlamento Ene Ergma alla riunione dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi dell’Unione Europea

Aprile 2014

Roma

Visita Ministro degli Esteri Urmas Paet.

Giugno 2014

Tallinn

Visita Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR) guidata del suo Presidente Giacomo Stucchi.

Ottobre 2014

Roma

Incontro tra il Ministro della Difesa Mikser ed il Ministro della Difesa Pinotti.

 

Maggio 2015

Roma

Incontro tra il Sottosegretario di Stato alla Difesa Domenico Rossi ed il Sottosegretario di Stato alla Difesa estone Sven Sakkov

Giugno 2015

Venezia-Milano   

Visita del Ministro della Cultura Saar alla Biennale di Venezia ed a EXPO Milano

Giugno 2015

Milano

Visita del Presidente della Repubblica Ilves all’EXPO in                                  occasione della “Giornata Nazionale dell’Estonia”

 

Ottobre 2015

Roma

Incontro tra i due Ministri dell’Interno Alfano e Pevkur

 

Ottobre 2015

Milano

Visita del Primo Ministro Roivas all’EXPO Milano

 

Marzo 2016

Roma

Incontro tra i Sottosegretari agli Esteri Amendola e Sillaste-Elling

Marzo 2016

Roma

Incontro tra i Sottosegretari alla Difesa Rossi e Haljas

Aprile 2017

Roma

Incontro tra Presidenti del Consiglio, Gentiloni e Ratas

Maggio 2017

Roma

Incontro tra i Ministri della Difesa, Pinotti e Tsahkna

 

 

 

 

 


Scheda-Paese sul Regno di Norvegia
(a cura del Ministero degli Affari esteri
e della Cooperazione internazionale)

 

CENNI STORICI

 

L’inizio della storia norvegese viene fatto tradizionalmente coincidere con l’unificazione dei piccoli regni esistenti sotto re Harald I Bellachioma nel IX secolo. L'epoca vichinga (dal IX all'XI secolo) è infatti un periodo di unificazione oltre che di ampliamento territoriale. Nel 994, per opera di Re Olav Tryggvason, la Norvegia si converte al Cristianesimo. Con la Riforma, la religione luterana si diffonde in tutto il Paese.

La Casa Reale norvegese si estingue nel 1387 e dal 1380 la Norvegia entra a far parte di un’unione con la Danimarca nella quale rimane fino al 1814, quando, a seguito delle guerre napoleoniche, la Danimarca cede la Norvegia alla Svezia (la pace di Kiel).

La Norvegia si oppone aIl' unione con la Svezia e il 17 maggio del 1814 adotta una propria Costituzione. Dopo qualche scontro armato, l'unione è inevitabile, anche se la Norvegia mantiene la propria Costituzione e Assemblea Parlamentare e una completa autonomia nella politica interna ed economica. L’unione dura fino alla sua dissoluzione nel 1905, anno in cui la Norvegia riacquista la piena indipendenza.  Nello stesso anno il Governo norvegese offre il trono al Principe danese Carlo che, a seguito di un plebiscito a favore della instaurazione della monarchia, viene eletto all'unanimità Re di Norvegia dall'Assemblea Parlamentare. Egli sale al trono con il nome di Haakon VII. Alla sua morte, nel 1957, gli succede il figlio Olav V e alla morte di questi, nel gennaio 1991, diviene Re l'attuale Sovrano Harald V.

Durante la Seconda Guerra Mondiale la Norvegia è un Paese non belligerante, ma viene invasa dalla Germania nel 1940 ed occupata fino all'8 maggio del 1945. Nel 1945 la Norvegia partecipa alla Conferenza di San Francisco per l’istituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il cui primo Segretario Generale è il norvegese Trygve Lie. Nel 1949 la Norvegia è uno dei Paesi firmatari del Patto Atlantico.


 

STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE

 

Struttura istituzionale e dati di base

 

Superficie:

385.155 kmq. di cui 323.758 kmq. Norvegia continentale, 61.020 kmq. arcipelago delle Svalbard e 377 kmq. isola di Jan Mayen

Capitale:

Oslo

Principali città:

Bergen, Trondheim, Stavanger, Tromsø

Nome Ufficiale:

Regno di Norvegia (Kongeriket Norge)

Forma di Governo:

Monarchia costituzionale

Capo dello Stato:

Re HARALD V

Capo del Governo:

Erna SOLBERG

Ministro degli Esteri:

Børge BRENDE

Sistema legislativo:

Parlamento monocamerale

Sistema legale:

Sistema misto (diritto comune, civile e consuetudinario)

Suffragio:

Universale, 18 anni

Partecipazione a Organizzazioni Internazionali:

ONU, FAO, UNICEF, UNCTAD, UNDP, UNESCO, UNIDO, PAM, OMS, OMI, ICAO, OIL, OIM, NATO, OSCE, OCSE, OMC, ITU, FMI, EFTA, CE, CBSS, BERS, AIEA, AIE, ESA, INTELSAT, CERN, EUTELSAT, UNIDROIT, INTERPOL.

 

Incarichi internazionali apicali:

Thorbjørn JAGLAND, Segretario Generale del Consiglio d’Europa (dal 1 ottobre 2009, riconfermato per un secondo mandato nel 2014);

Jens STOLTENBERG, Segretario Generale della NATO (dal 1 ottobre 2014)

 

Popolazione ed indicatori sociali

 

Popolazione:

5.258.357 (Statistics Norway, 01.01.2017)

Tasso di crescita:

+0,9% (2015-2016, fonte Statistics Norway)

Aspettativa di vita alla nascita:

 

80,6 (uomini)  84,1 (donne) (dati Statistics Norway)

Gruppi etnici:

Norvegesi, sami (lapponi, ca. 20.000)

Lingue:

 

Norvegese; lappone (popolazione sami).

 

Partiti politici principali:

 

 

Laburisti (30,8%), Conservatori (26,8%), Partito del Progresso (16,3%), Cristiano-democratici (5,6%), Partito di Centro (5,5%), Liberali (5,2%), Socialisti di sinistra (4,1%)- (elezioni del 9 settembre 2013)

 

POLITICA INTERNA

Dal 1945 ad oggi la Norvegia ha avuto 23 governi, con un’alternanza di governi monocolori laburisti (14) e, per più brevi periodi, di varie coalizioni di partiti di centro-destra: conservatore, cristiano-democratico, centro-agrario, liberale e, dal 2013, progressista (9).

Nel corso del dopoguerra la Norvegia, parallelamente alle altre democrazie scandinave, ha consolidato la costruzione di uno stato sociale. Il pilastro del sistema di welfare del Paese è il Fondo Petrolifero, denominato Fondo Pensioni – Globale, alimentato dagli introiti dello sfruttamento degli idrocarburi e gestito dal Ministero delle Finanze e dalla Banca Centrale.

 

Il 9 settembre 2013, con un’affluenza al voto del 77,9% degli aventi diritto (+4,2 rispetto al 2009), si sono svolte le ultime elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento norvegese (Storting). Esse hanno fatto registrare la vittoria dei quattro partiti di centro-destra che hanno ottenuto una chiara maggioranza di seggi (96 sui 169 di cui si compone il Parlamento norvegese), battendo la coalizione uscente di centro-sinistra, passata da 86 seggi a 72.

 

Partito

%

El. 2009

Seggi

Partito Laburista

30,8 %

-9%

55

Socialisti di Sinistra

4,1%

-4%

7

Partito di Centro

5,5%

-1%

10

Partito Cristiano - popolare

5,6%

invariato

10

Partito liberale

5,2%

+7%

9

Partito Conservatore

26,8%

+18%

48

Partito del Progresso

16,3%

-12%

29

Partito Ambientalista - I Verdi

2,8%

nuovo partito politico

1


Il Governo, in carica dal 16 ottobre 2013, è attualmente (dopo il rimpasto del 20 dicembre 2016) così composto:

 

-    Sig.ra Erna SOLBERG (P. Conservatore), Primo Ministro

 

-    Sig.ra Siv JENSEN (P. del Progresso), Ministro delle Finanze

 

-    Sig. Jon Tore SANNER (P. Conservatore), Ministro per le Amministrazioni locali e regionali

 

-    Sig. Kjetil SOLVIK-OLSEN (P. del Progresso), Ministro dei Trasporti

 

-    Sig. Børge BRENDE (P. Conservatore), Ministro degli Affari Esteri

 

-    Sig.ra Monica MÆLAND (P. Conservatore), Ministro dell'Industria e Commercio

 

-    Sig. Vidar HELGESEN (P. Conservatore), Ministro del Clima e dell’Ambiente

 

-    Sig.ra Solveig HORNE (P. del Progresso), Ministro dell'Infanzia e delle Pari Opportunità

 

-    Sig. Bent HØIE (P. Conservatore), Ministro della Sanita' e dei Servizi Sociali

 

-    Sig.ra Ine Marie ERIKSEN SØREIDE (P. Conservatore), Ministro della Difesa

 

-    Sig.ra Sylvi LISTHAUG (P. del Progresso), Ministro dell’Immigrazione e dell’Integrazione

 

-    Sig. Torbjorn RØE ISAKSEN (P. Conservatore), Ministro dell'Istruzione

 

-    Sig. Per SANDBERG (P. del Progresso), Ministro della Pesca

 

-    Sig.ra Anniken HAUGLIE (P. Conservatore), Ministro del Lavoro e degli Affari Sociali

 

-    Sig.ra Linda Cathrine Hofstad HELLELAND (P. Conservatore), Ministro della Cultura

 

-    Sig. Jon Georg DALE (P. del Progresso), Ministro dell’Agricoltura e dell’Alimentazione

 

-    Sig. Frank BAKKE-JENSEN (P. Conservatore), Ministro per il coordinamento degli affari SEE e le relazioni con l’UE e Ministro per la Cooperazione nordica

 

-    Sig. Terje SØVIKNES (P. del Progresso), Ministro del Petrolio e dell'Energia

 

-    Sig. Per-Willy AMUNDSEN (P. del Progresso), Ministro della Giustizia e della Sicurezza Pubblica

 

 

 

I punti principali del programma politico del Governo sono i seguenti:

·           diversificazione dell'economia nazionale;

·           semplificazione;

·           istruzione;

·           sviluppo infrastrutturale;

·           sicurezza interna;

·           welfare;

·           sicurezza sociale;

·           riforma dei poteri locali

 

La politica interna norvegese si caratterizza per un approccio sostanzialmente condiviso ai problemi. Le differenze ideologiche e programmatiche tra i partiti moderati e quelli progressisti, che pure esistono, sono tuttavia meno marcate rispetto ad altri Paesi europei.

L’attuale Governo di centro-destra, in carica dal 16 ottobre 2013, ha finora guidato il Paese in una logica di sostanziale continuità con il Governo precedente di centro-sinistra, sconfitto all’elezioni più a causa di una certa “stanchezza” dell’elettorato che per aver governato male. L’unica reale differenza che si percepisce tra l’attuale Governo e quello precedente riguarda l’approccio all’Europa. L’attuale Governo, con la nomina di un Ministro per gli Affari Europei, ha voluto visivamente marcare la differenza con il Governo precedente, che invece comprendeva, oltre ai Laburisti (in maggioranza sostenitori dell’adesione del Paese all’UE), le due forze più euroscettiche del panorama politico norvegese (il Partito di Centro, espressione della potente lobby agricola; i Socialisti di Sinistra, contrari all’UE per motivi ideologici).

In politica economica, il rallentamento dell’attività produttiva nella piattaforma continentale norvegese, nonché la riduzione dei prezzi dei prodotti petroliferi,  hanno accelerato la necessità di una progressiva diversificazione del tessuto industriale del Paese, che è peraltro uno dei cardini della piattaforma programmatica del Governo di centro-destra.  L’accelerazione della crisi economica, a seguito del rallentamento del settore oil&gas sta imponendo al Governo una politica economica volta a sostenere l’economia ed evitare conseguenze sul fronte dell’occupazione. Tale politica si dispiega su due livelli: un’azione, concertata con le parti sociali, mirante a favorire la “riorganizzazione” del sistema economico norvegese dall’oil&gas (che pure rimane l’industria nazionale di riferimento) ad altri settori, ad alto valore aggiunto. Tale riorganizzazione richiede anche un intervento deciso sul fronte dei costi, al fine di garantire competitività all’economia norvegese. Si imporrà quindi anche un intervento sul costo del lavoro (rinnovi contrattuali senza aumenti delle retribuzioni reali) cui i lavoratori norvegesi non erano più abituati dopo tanti anni di crescita sostenuta, che si rifletteva anche concretamente sul reddito disponibile delle famiglie.

Il Governo intende anche accelerare sul fronte dell’ammodernamento infrastrutturale delle reti di trasporto del Paese. Sarà presentato in primavera il nuovo Piano nazionale trasporti, che prevede una serie di interventi da qui al 2030 per l’ammodernamento della rete stradale e ferroviaria norvegese, ma anche misure per ridurre le emissioni in un settore, quello dei trasporti, che da solo costituisce quasi il 18% del totale delle emissioni norvegesi di CO2.

 

Il tema dell’immigrazione non aveva assunto particolare rilevanza durante la campagna elettorale del 2013. Persino il Partito del Progresso (che sul tema negli anni scorsi aveva guadagnato visibilità e consensi) si era reso conto come la questione non si sia dimostrata pagante ed ora che è al Governo in coalizione con i Conservatori, mantiene sul tema un profilo basso e in linea con il programma di Governo condiviso. Se fino al 2011, evocare i temi migratori poteva essere una strategia pagante, le stragi del 22 luglio 2011 sembrano avere per il momento ridimensionato l'allarme verso la minaccia ai valori norvegesi derivanti dal “pericolo islamista”. Anche l'afflusso in Norvegia di lavoratori dai Paesi dell'Europa centro-orientale (e dell'Europa meridionale in crisi), pur essendo sicuramente percepito come problematico soprattutto dai sindacati ("non possiamo essere l'Ufficio di sicurezza sociale per l'intera Europa"), non è diventato un tema importante durante la campagna elettorale. La linea del Governo a questo riguardo è che, sebbene la questione meriti attenzione, occorre studiare formule che evitino gli abusi mantenendo il pieno rispetto della libera circolazione delle persone e del principio di non discriminazione, che sono alla base della costruzione europea, cui la Norvegia è pienamente associata grazie alla partecipazione allo Spazio Economico Europeo e a Schengen.

Tuttavia, l’esplodere della crisi migratoria in Europa nell’autunno 2015, l’aumentato afflusso di profughi in Norvegia, transitanti sia dai Paesi UE (compresi Danimarca e Svezia) sia direttamente dalla Russia, attraverso il valico di Boris Gleb/Storskog, nell’estremo nord-est norvegese, ha avuto significative conseguenze sulla politica norvegese. Il Partito del Progresso, che alle elezioni locali era stato ridimensionato, ha riacquistato un elevato profilo proprio sul tema migratorio, facendosi promotore di misure di irrigidimento della normativa in materia di accoglienza che, di fronte all’aumento significativo degli arrivi, hanno trovato sostegno anche nelle forze politiche tradizionalmente più solidali, a cominciare dai Laburisti. Il rimpasto di Governo del 16 dicembre 2015 e la nomina di una Ministra apposita per l’Immigrazione e l’Integrazione, la progressista Sylvi Listhaug, hanno simboleggiato il “nuovo corso” del Governo, sostenuto da crescenti consensi nell’opinione pubblica, secondo i sondaggi.

Il tema migratorio rimane al centro dell’attenzione politica, sebbene gli arrivi di profughi nel 2016 siano stati ben inferiori alle attese. Ciò è dovuto da un lato all’impatto delle misure di irrigidimento della normativa, ma anche ai controlli alle frontiere che molti Paesi hanno introdotto a seguito degli afflussi del 2015. La Norvegia mantiene dal novembre 2015 i controlli agli arrivi dei traghetti provenienti da Danimarca, Germania e Svezia e effettua controlli a campione ai principali posti di frontiera con la Svezia. Tali controlli sono stati prorogati, su autorizzazione della Commissione Europea, fino al 12 maggio 2017.

 

Le elezioni locali del 14 settembre 2015 hanno invece visto un arretramento delle posizioni dell’attuale coalizione di Governo. L’opposizione laburista ha confermato la posizione di partito di maggioranza relativa nel Paese ed è riuscita inoltre a strappare ai Conservatori la guida da alcuni delle principali città del Paese, fino ad oggi amministrate dal centro-destra. Sono passate alla sinistra Bergen, Tromsø, oltre a Trondheim, già controllata dai Laburisti. Ha Stavanger ha prevalso il centro-destra, mentre nella capitale Oslo, a seguito dell’affermazione del Partito ambientalista “I Verdi”, si è costituita una giunta comunale rosso-verde, che ha mandato all’opposizione, dopo 18 anni, i Conservatori. Tra le ragioni della sconfitta, oltre a fenomeni locali (uno scandalo che ha coinvolto la candidata Sindaco conservatrice a Bergen; una lotta interna ai Conservatori a Tromsø), vi è anche la preoccupazione dell’elettorato per una politica economica apparentemente poco attenta alle esigenze sociali, in un contesto segnato da maggiore incertezza sulla situazione economica, a seguito del crollo del prezzo del petrolio e dell’impatto che questo ha sull’industria oil&gas, anche in termini occupazionali.

 

Elemento centrale della politica interna, come anche della proiezione esterna di questo Paese, è tradizionalmente la forte sensibilità alle tematiche dell’ambiente, anche perché sul suo territorio artico ha modo di sperimentare gli effetti dei cambiamenti climatici legati allo scioglimento dei ghiacci artici. Sin dal gennaio 2008 è stato raggiunto in materia un accordo al riguardo tra l’allora Governo di centro-sinistra e l’opposizione di centro-destra, i cui contenuti principali mirano a rendere la Norvegia “Carbon-neutral” entro il 2030, in particolare sviluppando tecniche innovative per il sequestro del carbonio nell’utilizzazione dal gas naturale ed aumentando la produzione di energia eolica con centrali off-shore e promuovendo l’uso dei trasporti pubblici. Si è peraltro innescato un vivo dibattito per quanto riguarda lo sviluppo delle tecnologie CCS (Carbon Capture and Storage). Il Governo Stoltenberg ha annunciato nel settembre 2013 la chiusura dell'impianto pilota CCS di Mongstad, lanciato nel 2007 con grande enfasi e dimostratosi alla fine eccessivamente oneroso. La Norvegia conferma tuttavia l’impegno ad investire nello sviluppo di tecnologia di cattura e stoccaggio del carbonio. Il Governo ha presentato nel febbraio 2015 la propria strategia sulla riduzione delle emissioni, in vista della COP 21 di Parigi a fine 2015. Gli ambiziosi obiettivi adottati dall’UE al Consiglio Europeo dell’ottobre 2014 sono stati un significativo benchmark per un Paese che ama essere nel “gruppo di testa” dei Paesi con una maggiore coscienza ambientale ma che è allo stesso tempo consapevole di come possa essere difficile allinearsi agli obiettivi UE, data la rilevanza dell’industria degli idrocarburi per la prosperità di questo Paese. Il Governo ha pertanto deciso di seguire la leadership europea e di promuovere una strategia nazionale di allineamento agli obiettivi europei.

La Norvegia è stata il primo Paese industrializzato a ratificare l’Accordo raggiunto alla COP di Parigi ed è pronta ad allinearsi agli obiettivi UE, attraverso – come annunciato dal Ministro dell’Ambiente Helgesen – l’incorporazione degli impegni UE nell’Accordo SEE attraverso il meccanismo del Protocollo 31 di tale Accordo. Ciò consente una più rapida attuazione degli impegni, senza dover attendere la conclusione di un’intesa ad hoc.

Inoltre, è in preparazione una legge ad hoc in base alla quale la Norvegia si impegna, da un lato, a raggiungere la riduzione del 40% delle emissioni 1990 entro il 2030 e, dall’altro, a rendere l’intero sistema economico “a basse emissioni”, entro il 2050. In concreto, i settori dove la Norvegia deve svolgere un’azione decisa sul fronte della riduzione delle emissioni, sono l’agricoltura e i trasporti. Già oggi, il Paese è all’avanguardia per quanto riguarda l’immatricolazione di autovetture elettriche. Il trasporto merci su gomma però continua ad avvalersi di mezzi a propulsione tradizionale ed è proprio su questo fronte che si concentrano gli sforzi. Inoltre, la Norvegia sta cercando di rendere “verde” anche la propria flotta commerciale, con l’introduzione dei primi traghetti elettrici e con l’adozione di soluzioni ecocompatibili per la propulsione della flotta merci.

 

Il 22 luglio 2011 la capitale norvegese Oslo è stata oggetto di un duplice attentato terroristico di matrice interna: l’esplosione di un furgone carico di esplosivo nel Quartiere governativo al centro della città (sede dell’Ufficio del Primo Ministro e della maggior parte dei Ministeri) e, a distanza di poche ore, l’attacco da parte dello stesso attentatore (un integralista cristiano dell’ultradestra) contro i giovani laburisti riuniti nell’isola di Utøya per il tradizionale meeting estivo. Il bilancio delle vittime è stato di 8 morti causati dall’autobomba e di 69 vittime nell’isola di Utøya. L’attentatore, Anders Behring Breivik, è stato condannato, con sentenza passata in giudicato, a ventuno anni di reclusione (pena massima prevista dal codice penale norvegese) con possibilità di estensione della detenzione in caso di acclarata permanente pericolosità sociale (cosiddetto istituto del forvaring).

Con il sostegno trasversale dei partiti di maggioranza ed opposizione, l’allora Primo Ministro Stoltenberg aveva annunciato l'istituzione di una Commissione indipendente sugli attentati del 22 luglio, che ha pubblicato il 13 agosto 2012 un rapporto fortemente critico di tutta la performance degli organi dello Stato prima durante e dopo gli attentati, nel quale si identifica una serie di misure correttive. Il rapporto è stato esaminato dal Parlamento. La Commissione Affari Costituzionali del Parlamento ha adottato all’unanimità il 19 febbraio 2013 un rapporto fortemente critico della performance del Governo e degli apparati dello Stato, sulla base delle conclusioni della Commissione di inchiesta. La Commissione non si spinge però fino a chiedere le dimissioni dell’esecutivo. Il rapporto della Commissione è stato fatto proprio dall’Aula il 5 marzo 2013. Il Parlamento, per la prima volta nella storia recente norvegese, ha unanimemente censurato il Governo (con il sostegno quindi anche dei tre partiti dell’allora maggioranza) "per non avere attuato quelle misure di sicurezza che avrebbero potuto impedire gli attacchi del 22 luglio e la perdita di vite umane ad Oslo e Utøya". A seguito della mozione parlamentare, il Governo ha presentato il 21 marzo 2013 un “Libro Bianco” sulle misure per il rafforzamento della sicurezza interna, in funzione antiterrorismo, che costituisce la risposta formale dell’Esecutivo alle raccomandazioni operative contenute nella relazione della Commissione indipendente d'inchiesta sui fatti del 22 luglio 2011.

Breivik ha citato in giudizio lo Stato norvegese perché ritiene che le condizioni di detenzione (che prevedono in rigoroso regime di isolamento personale) violino gli obblighi internazionali della Norvegia in materia di tutela dei diritti umani, a cominciare dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. In primo grado, il Tribunale di Oslo ha dato parzialmente ragione a Breivik, riconoscendo una violazione da parte dello Stato dell’Articolo 3 della Convenzione. Lo Stato ha fatto ricorso in appello. La Corte d’Appello di Oslo ha pienamente accolto il ricorso dello Stato e ha quindi riconosciuto che il regime di detenzione di Breivik, per quanto particolarmente rigido, sia compatibile con gli obblighi internazionali della Norvegia e con il dettato della Convenzione Europea. Breivik ha già annunciato l’intenzione di presentare ricorso alla Corte Suprema.


 

SITUAZIONE ECONOMICA

 

 

Cenni sul sistema economico

La Norvegia è un Paese aperto agli scambi con il resto del mondo (escluso il settore agricolo, fortemente protetto), dotato di un sistema legale efficiente ed in grado di assicurare un'adeguata protezione dei diritti commerciali ed intellettuali.

L’economia nazionale è caratterizzata da due principali aspetti:

1)           Rilevante peso del settore energetico specializzato nella estrazione, raffinazione e vendita all’estero degli idrocarburi (petrolio e gas naturale) presenti nella propria piattaforma continentale (NCS, Norwegian Continental Shelf). Il comparto Oil & Gas genera infatti il 21,5% del Prodotto Interno Lordo (dato 2013) ed assorbe il 30,7% degli investimenti complessivi effettuati nel Paese. Le vendite di idrocarburi e dei prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio rappresentano il 49% circa dell’intero export norvegese. La “rendita petrolifera”, ovvero l’ammontare di risorse finanziarie introitato dallo Stato attraverso sia la tassazione diretta ed indiretta del settore, che nel quadro della distribuzione dei dividendi delle Società partecipate (principalmente Statoil e Petoro) impegnate nell’offshore norvegese,  corrisponde a circa il 29,1% delle entrate statali.

1)           Un'estesa presenza dello Stato, maggiore che nel resto d’Europa. In aggiunta al controllo dei gestori dei servizi di “rete” (Ferrovie, strade e autostrade, energia elettrica, servizi postali), lo Stato ha infatti  mantenuto una partecipazione azionaria di controllo nelle principali aziende norvegesi operanti nei seguenti settori: petrolifero (Statoil), metallifero (Norsk Hydro), ingegneristico (Aker), bancario (DNB e Kommunal Banke), chimico (Yara International), immobiliare (Entra Eiendom), ittico (Cermaq), difesa (Konsberg e Nammo),  trasporto e realizzazione di infrastrutture ferroviarie (NSB, Flytoget e Baneservice), vettori aerei (SAS Norge), infrastrutture stradali e portuali (Mesta e Secora).  Complessivamente, lo Stato norvegese detiene un terzo del valore di mercato delle Società quotate nella Borsa  valori di Oslo.

Le partecipazioni statali - sebbene gestite con trasparenza e per quanto possibile con un approccio di mercato - hanno in parte favorito la creazione di mercati oligopolistici nei settori sopracitati, formalmente non protetti da barriere tariffarie o regolamentari, nei quali tuttavia le Società partecipate dallo Stato hanno una predominante quota di mercato. Lo Stato, azionista di maggioranza con prospettive d’investimento di lungo termine e non orientato esclusivamente al conseguimento del profitto, ha consentito la realizzazione d’investimenti e programmi di sviluppo difficilmente pianificabili da parte di soggetti privati, rafforzandone  la posizione delle società partecipate. 

Ciò tuttavia non ha impedito una progressiva riduzione della base industriale del Paese. L’elevato livello dei ha eroso la produttività del lavoro, in particolare per quanto concerne i comparti a basso valore aggiunto (metallifero, cartario, tessile e del legno). La struttura produttiva permane circoscritta ai settori basati sullo sfruttamento delle materie prime (energetiche, ittiche, metallifere) e ad alcune nicchie industriali avanzate, connesse - in varia misura – all’estrazione degli idrocarburi presenti nella piattaforma continentale (ingegneristica, realizzazione di piattaforme petrolifere, trivelle e unità navali di supporto), nei quali le industrie norvegesi hanno acquisito know-how e competenze riconosciute a livello internazionale. Tra questi, si segnala in particolare l’azienda Vard operante nella realizzazione di unità navali e piattaforme mobili per il settore Oil & Gas offshore, che nel 2013 e’ stata acquisita dal gruppo italiano Fincantieri. In sede di proposta del Bilancio 2015 l’Esecutivo conservatore-progressista ha richiesto l’autorizzazione alla vendita – intera o parziale – delle proprie quote azionarie nelle seguenti Società con l’obiettivo di ottimizzarne le prospettive di mercato di lungo termine: Ambita, Baneservice, Cermaq, Entra Holding, Flytoget, Mesta, SAS,  Veterinærmedisinsk Oppdragssenter AS, Kongsberg Gruppen, Telenor (per queste due ultime Società è stato richiesta l’autorizzazione a ridurre la partecipazione azionaria pubblica del 34%).

Beneficiato dalla forte domanda domestica, il comparto edile si è consolidato (costituisce il 6% del PIL) e progressivamente specializzato nella realizzazione di edifici ed infrastrutture residenziali eco-efficienti. Tuttavia, le ridotte dimensioni, e la limitata esperienza nella costruzione di grandi infrastrutture, non consentono ancora un’estensione dell’attività di queste aziende al di fuori dei confini nazionali. Consapevoli di tale gap, le Autorità e gli enti norvegesi hanno nell’ultimo biennio richiamato l’attenzione dei principali gruppi internazionali del settore infrastrutture per coinvolgerle nella realizzazione di opere strategiche nel campo dei trasporti. In tale contesto si segnala l’assegnazione di contratti alle Società italiane Soc. Condotte d’Acqua SpA e Ghella  SpA  (quest’ultima in partnership con la spagnola Acciona Infraestructuras) nelle prime tre gare aggiudicate nell’ambito del progetto per la realizzazione della linea ferroviaria sotterranea ad alta capacità Oslo-Ski, principale progetto mai varato in Norvegia nel settore trasporti. Per quanto concerne i servizi, l’introduzione - graduale - di maggiore concorrenza nel mercato domestico e gli investimenti nel campo della “information and communications technology” effettuati dalle Società del settore bancario e delle telecomunicazioni hanno innalzato negli ultimi anni la competitività dei principali operatori norvegesi (DNB e Telenor), favorendo la loro espansione all’estero.

Del tutto peculiare la situazione relativa al settore agroalimentare. Il dazio medio all'importazione applicato dalla Norvegia sui prodotti agricoli pari al 40,9%, valore superiore alla media del 2008 (35,8%) e tra i più elevati a livello mondiale. Il sostegno pubblico al settore, realizzato attraverso la protezione doganale, la fissazione di prezzi di riferimento ed il trasferimento di risorse a vario titolo alle unità produttive, assicura circa il 60-65% del reddito dei lavoratori del comparto. In tale contesto, si attira l'attenzione sul protezionismo garantito al comparto lattiero-caseario, che beneficia di un dazio medio superiore al 45% e  nel quale una sola cooperativa (TINE, forte di 16.000 soci) esercita il controllo del mercato in qualità di effettivo monopsonista per la commercializzazione della produzione nazionale (oltre a commercializzare i propri prodotti, TINE funge anche da regolatore del mercato, a danno anche dei piccoli produttori indipendenti norvegesi che hanno difficoltà di accesso) ostacolando in vari modi l'ingresso di prodotti esteri in concorrenza - diretta o indiretta - con i propri prodotti, anche attraverso pratiche commerciali opache.

Sempre nel settore lattiero-caseario, va rilevato che la Norvegia è tra i pochi Paesi al mondo (insieme a Canada, Svizzera, Stati Uniti) a prevedere dei sussidi all’esportazione per determinate tipologie di formaggi. In linea con gli impegni presi dal Paese nell’ambito del Doha Round, l’allora Ministro dell’Agricoltura Sylvi Listhaug aveva ribadito nel 2015 l’impegno dell’Esecutivo a eliminare i sussidi all’export entro il 2019. Notevole la protezione assicurata anche al comparto carni e salumi ed alla cooperativa del settore Nortura.

Tale politica di sostegno alle esigenze degli allevatori e degli agricoltori, giustificata dalle Autorità norvegesi con la necessità di assicurare la sopravvivenza della produzione agricola nazionale, si sta peraltro rilevando sempre più inefficace nella sua azione di contrasto all'inesorabile declino del settore. Esso costituisce oggi solo lo 0,3% del prodotto nazionale (trent'anni fa era pari al 3%). Le importazioni di prodotti agroalimentari hanno superato nel 2016 il valore di 5.2 miliardi di euro. Ancor più evidente risulta l'insuccesso di tali politiche se si volge lo sguardo agli effetti negativi da esse generati sui consumatori norvegesi, costretti a pagare la produzione nazionale, spesso mediocre, quasi il doppio dei prezzi della media europea. Il costo dei prodotti agricoli contribuisce pertanto in misura considerevole a mantenere elevato il livello generale dei prezzi nel Paese.

I prezzi più elevati ed il limitato assortimento nei negozi hanno indotto la popolazione locale ad effettuare sempre più di frequente viaggi al confine con la Svezia con l’obiettivo di acquistare prodotti alimentari a costi sensibilmente inferiori (il 30% circa). In base alle indagini condotte da Statistics Norway (istituto nazionale di statistica norvegese) gli acquisti – prevalentemente alimentari -  effettuati dai norvegesi in Svezia nel 2015 hanno raggiunto il valore complessivo 1,57 miliardi di euro. Nel 2016 si è però registrato un calo (1,49 miliardi di euro), probabilmente soprattutto a causa del deprezzamento della corona norvegese rispetto a quella svedese, che può aver reso meno convenienti gli acquisti in Svezia. Lo stesso Istituto di Statistica norvegese però ritiene il calo all’interno della forbice di errore, per cui non si può con certezza indicare un’effettiva riduzione del commercio transfrontaliero.

 


 

2. Andamento congiunturale

Tabella n. 1:  Principali Indicatori macroeconomici

 

Indicatore

2014

2015

2016

2017

Crescita reale del PIL

+2,2%

+1,6%

+0,7%

+1,95%

Crescita reale del PIL Mainland*

+2,2%

+1,0%

+0,9%

+1,2%

Pil a prezzi  correnti

(BLN NOK)

3139,1

3189,3

3215,3

3253,9/

PIL procapite

(USD)

65.658

62.025

/

/

Tasso di inflazione (CPI)

+2%

+2%

+3,5%

+2%

Tasso di inflazione (CPI-ATE)**

+2,4%

+2,25%

+2,5%

+2,5%

Tasso di disoccupazione

 3,5%

 4,25%

  4,4%

  4%

Debito Pubblico

(% del PIL)

26,6%

31,7%

/

/

Saldo delle partite correnti

(% del PIL )

11,9%

9%

6,9%

/

                         Fonte: IMF, OCSE, EUROSTAT e Statistics Norway (Debito Pubblico e Saldo delle Partite Correnti)

*= Il PIL “Mainland” esclude l’attività di produzione petrolifera nella piattaforma continentale norvegese   e la cantieristica.

**=L’indicatore CPI –ATE non considera l’andamento dei prezzi nel settore petrolifero.

 

Aggiornamento sulla situazione economica generale.

La riduzione dell’attività petrolifera nell’offshore norvegese (NCS) ha ridimensionato le prospettive di crescita di breve e medio termine del Paese. Tale fenomeno, atteso dalle Autorità norvegesi e riconducibile al completamento di alcuni grandi progetti petroliferi del passato, è coinciso con un - inaspettato nelle dimensioni - calo dei prezzi dei prodotti energetici: il costo del barile di petrolio (varietà Brent del Mare del Nord) è passato dai 111 USD al barile del giugno 2014, agli attuali (16 marzo 2017) 48 USD (con picchi al ribasso addirittura al di sotto dei 30 USD al barile). Nel contempo, i prezzi di vendita del gas naturale norvegese si sono ridotti nel 2014 del -11,9% . 

In conseguenza di ciò, la crescita nel 2015 è rallentata. Si prevede che tale tendenza sarà confermata anche nel 2016. Come ha sintetizzato icasticamente il Governatore della Banca di Norvegia nel suo discorso annuale sullo stato dell’economia norvegese nel febbraio 2016: “the winter is coming”. Tuttavia, nel discorso del febbraio 2017, lo stesso Governatore ha indicato che “l’inverno è stato più mite di quanto temuto”.

Il rallentamento dell’economia, causato in primo luogo dalla riduzione dell’attività nel settore offshore, si sta ripercuotendo, seppure in modalità non uniformi, sul resto dell’economia. Gli effetti del rallentamento sono però in parte compensati dal deprezzamento della NOK nei confronti di EUR e USD, che aumenta la competitività dei prodotti norvegesi. Il deprezzamento della NOK, inoltre, fa crescere il valore dei beni importati, contribuendo all’aumento dell’inflazione, che è stata, nel 2016, stabilmente tra il 3 e il 4% su base annua. Nei primi mesi del 2017, l’inflazione sta mostrando segnali di riduzione (a febbraio il tasso tendenziale annuo è stato del 2,5%), in coincidenza con una tendenza all’apprezzamento della NOK.

Inoltre, la crescita robusta degli anni precedenti, guidata certamente dal settore offshore, ha anche consentito di “mettere da parte” risorse che potranno essere utilizzate per attutire gli effettui della crisi: stabilizzatori sociali, ma anche banche robuste (con livelli di capitalizzazione significativi) e in grado quindi di sostenere attività economica anche in una contingenza non positiva.

Per il 2016 e il 2017, secondo la Banca di Norvegia, le prospettive di crescita pur non tornando ai livelli degli anni scorsi, sembrano essere migliori di quanto temuto.

Rimane l’enfasi del Governo ma anche delle parti sociali sulla necessità di provvedere ad una “ristrutturazione” del sistema economico, un adattamento alla nuova realtà e il sostegno ad attività economiche “innovative”, ad alto valore aggiunto, che siano anche in grado di mettere a frutto il capitale di conoscenza sviluppato in questi decenni sulla piattaforma continentale e che ora andrà utilizzato in sempre maggior grado anche sulla terraferma. Un bagno di realismo che vede finora, come detto, un elevato senso di responsabilità delle parti sociali, con un’unità d’intenti ormai quasi compiuta tra organizzazioni imprenditoriali e sindacati. Il primo banco di prova è stato il negoziato sui rinnovi contrattuali della primavera 2016, in cui le parti sociali si sono accordate per una crescita nominale delle retribuzioni del 2,4%, inferiore quindi al tasso d’inflazione. Per la prima volta da venti anni vi è stata una “crescita reale zero” delle retribuzioni.

Prioritario per il Governo e per i sindacati anche prevenire una crescita fuori controllo del tasso di disoccupazione. Se fino all’anno scorso, esso oscillava intorno al 3,5% (ai livelli “naturali” con in aggiunta un’elevata capacità di assorbimento di manodopera straniera UE – quasi l’8% della forza lavoro complessiva), ora si sta attestando tra il 4 e il 5% - sempre un tasso invidiabile per la stragrande maggioranza dei Paesi europei – ma che è sintomatica di una maggiore vischiosità del mercato del lavoro nel riassorbire in tempi ragionevoli la perdita del lavoro di migliaia di ingegneri, tecnici e operai fino ad ora impiegati nel settore oil&gas e servizi annessi.

In linea con quanto evidenziato dalla Banca Centrale, anche gli esperti del Fondo Monetario Internazionale giunti nel Paese nel giugno 2015 hanno evidenziato che la contrazione dell’attività nella NCS (che riguarda per lo più l’esplorazione e lo sviluppo dei giacimenti, mentre la produzione si sta assestando sui livelli dell’anno precedente) ha finora determinato ricadute negative minori del previsto sul resto dell’economia.

 

 

Politica monetaria

Al fine di contrastare tale tendenza e sostenere crescita ed occupazione, la Banca Centrale norvegese ha avviato, in linea con l’eurozona, una politica monetaria fortemente espansiva, con una riduzione del tasso di interesse di riferimento nel 2015 complessivamente di 1 punto percentuale. Il tasso, deciso nella riunione del Consiglio della Banca di Norvegia del 17 marzo 2016 e successivamente confermato, da ultimo il 16 marzo scorso, è dello 0,5%.

Gli ultimi dati sull’inflazione (febbraio 2016) indicano, come detto, un aumento del livello medio generale dei prezzi del 2,5%, in linea con il target inflattivo della Banca Centrale. Nei mesi scorsi il tasso d’inflazione era giunto anche al 4% su base annua, un dato che induceva alcuni osservatori a ritenere possibile una stretta creditizia nei prossimi mesi, anche al fine di indurre un raffreddamento dei prezzi degli immobili, la cui spirale al rialzo non dà alcun segno di cedimento. L’apprezzamento della NOK nelle ultime settimane nei confronti dell’EUR è sintomatico, secondo quanto indicato dalla stessa Banca di Norvegia, sia delle aspettative di un possibile rialzo dei tassi, sia del differenziale positivo esistente tra i tassi in Norvegia (+0,5%) rispetto a quelli in vigore nell’Eurozona (0%). Esso però ha contribuito a ridurre le pressioni inflazionistiche, riducendo la pressione sulla Banca Centrale nel rialzare i tassi, che rimangono quindi bloccati da un anno. 

 

Competitività del sistema economico norvegese

Le esportazioni della mainland economy (che esclude l’export di prodotti energetici, piattaforme e unità navali per il settore oil and gas) hanno ben reagito allo stimolo dato dal deprezzamento del cambio registratosi nell’ultimo anno. Il deprezzamento della NOK ha però contribuito in modo deciso ad un aumento del valore delle importazioni.

L’assestamento dei prezzi energetici su valori inferiori potrebbe ridurre il livello degli investimenti delle oil companies operanti nella NCS più del previsto, con nuove ripercussioni sulla crescita (gli investimenti nella piattaforma continentale norvegese superano il livello cumulato dei capitali immessi nel settore ittico e metallurgico). “L’era petrolifera” non sta giungendo al termine, ma in futuro il Paese dovrà fare minore affidamento sul positivo apporto proveniente dall’offshore energetico, che difficilmente  beneficerà dei prezzi di vendita elevati del passato.

Nelle sue dichiarazioni annuali del 2015 e del 2016, il Governatore Olsen ha posto al centro dell’attenzione pubblica e delle parti sociali il tema della revisione del modello di crescita economica che ha caratterizzato la Norvegia negli ultimi 40 anni, reso – a suo parere – più impellente dalla situazione contingente. Lo sviluppo della NCS ha garantito prosperità alla popolazione norvegese e favorito il crearsi di un’industria locale legata a questo settore che oggi impiega - tra lavoro diretto ed indotto - il 12% della popolazione attiva. Il settore Oil and Gas ha fatto ricorso alla manodopera locale assicurando occupazione e dei livelli salariali elevati, a cui gli altri comparti dell’economia hanno dovuto adeguarsi. Nel contempo, l’elevata mole di investimenti (25,6 miliardi di euro nel 2014) in un’economia di ridotte dimensioni ha “spiazzato” gli altri settori, spingendo al rialzo  il livello generale dei prezzi, dei beni come dei fattori della produzione. Tali fattori limitano oggi la competitività dell’industria non legata all’estrazione e vendita dei prodotti energetici nel contesto internazionale, che sarà chiamata in futuro a compensare il minor gettito del settore petrolifero.

Il primo passo in questa direzione è la moderazione salariale ed una stabilizzazione dell’inflazione sul livello di lungo periodo del +2,5%. Come detto, il round negoziale tra le parti sociali della scorsa primavera è stato, per la prima volta, non favorevole, in termini reali, ai lavoratori. In un’ottica di maggiore competitività, è presumibile, come peraltro auspicato anche dal Fondo Monetario Internazionale, che anche i rinnovi contrattuali dei prossimi anni proseguano questa tendenza, favorendo quindi una riduzione dei salari in termini reali anche nei settori maggiormente protetti dalla concorrenza internazionale.

Nel 2017, il Governatore ha anche sottolineato, da un lato, la sfida che il sistema economico norvegese incontra nel favorire una crescita sostenibile nel rispetto degli impegni di riduzione delle emissioni; dall’altro i rischi derivanti, per un’economia tutto sommato aperta quale è quella norvegese, dall’emergere a livello internazionale di pulsioni protezionistiche.

 

Politica Fiscale del Governo

Il Governo in carica dal 2013 si trova nella difficile situazione (non preventivata certamente in questi termini) di dover gestire una situazione economica complessa, ulteriormente complicata dal fatto che la crisi migratoria in Europa ed il suo impatto in Norvegia hanno imposto oneri non preventivati a carico delle finanze pubbliche.

Già la legge di bilancio 2016, approvata a fine 2015, era stata focalizzata sulla necessità di sostenere l’economia favorendo nel contempo la “ristrutturazione” della stessa: un processo necessariamente di lungo periodo, finalizzato a favorire la riduzione dell’importanza dell’industria estrattiva quale principale motore della crescita – e della prosperità del Paese – sostenendo al contrario settori innovativi e ad alto valore aggiunto. Il ridimensionamento nel lungo termine del settore oil & gas si rende necessario anche per consentire al Paese di ottemperare agli obblighi di riduzione dell’Accordo di Parigi, adottato al termine della COP21 a fine 2015 e che la Norvegia è stato il primo Paese industrializzato a ratificare, nel giugno 2016.

Tali tendenze sono uscite sostanzialmente confermato dalla legge di bilancio 2017, approvata, non senza difficoltà di ordine politico, dal Parlamento a fine dicembre 2016. La legge del 2017 risponde a tre esigenze: a) proseguire nell’opera di ristrutturazione dell’economia; b) sostenere l’occupazione (in calo a seguito del rallentamento delle attività estrattive offshore); c) dare al bilancio un taglio “elettorale”, in linea con le aspettative di coloro che sostengono, nell’anno delle elezioni politiche, le posizioni dei Partiti di governo (Conservatori e Progressisti), attraverso un programma di sgravi fiscali a beneficio delle imprese ma anche dei contribuenti (ad esempio con la ridefinizione dei criteri di imposizione dell’imposta patrimoniale, con la conseguenza che si riduce il numero di contribuenti obbligati a pagare tale imposta).

Per la prima volta, inoltre, il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica presentati dal Governo con la proposta di legge di bilancio richiede esplicitamente un trasferimento di risorse dal Fondo Sovrano al bilancio pubblico. La legge di bilancio 2017 limita tale prelievo al 3% del valore del Fondo, in linea con la cosiddetta “regola aurea” che, dal 2001, vincola i Governi a non prelevare dal Fondo più del 4% del suo valore. Tale cifra costituisce il rendimento percentuale atteso su base annua. La logica di tale “regola” è che tali trasferimenti sono “sterilizzati”, dato che non intaccano direttamente il capitale del Fondo Scopo di tale “regola aurea” è quello di prevenire un utilizzo indiscriminato delle risorse del Fondo, con grave pregiudizio per la stabilità dell’economia norvegese.

 

PROSPETTIVE FUTURE

Le Autorità politiche e monetarie locali seguono con particolare attenzione le ripercussioni negative che la contrazione dell’attività nella piattaforma continentale norvegese potrebbe generare sull’economia norvegese. Al riguardo, va premesso che l’economia norvegese rallenta ma non si contrae, anche grazie ad una politica fiscale e monetaria che finora è stata molto accomodante. Il mercato immobiliare non dà segni di un immediato ridimensionamento. Al contrario, la domanda di unità immobiliari continua ad aumentare, trainando i prezzi. Il sistema bancario dispone di riserve prudenziali sufficienti per far fronte ad un aumento temporaneo dei default sui mutui ipotecari, senza ridurre il credito a persone ed aziende. Infine, il sistema sociale norvegese è in grado di fornire un concreto appoggio alle famiglie che dovessero attraversare situazioni di difficoltà. Il Paese si appresta a modificare il proprio paradigma di sviluppo industriale partendo da una condizione ottimale. Autorità, imprese e lavoratori dovranno però collaborare al fine di accelerare l’attuale fase di transizione e di limitarne le ricadute negative, soprattutto dal punto di vista occupazionale.


 

3. Relazioni economiche e commerciali con i principali paesi partner

Gli indicatori di commercio estero relativi agli ultimi anni confermano il carattere essenzialmente aperto dell’economia norvegese. Il Paese accorda ancora un alto livello di protezione alla produzione agricola nazionale e in misura minore alle attività di pesca, entrambe escluse dall’applicazione delle regole del Trattato sullo Spazio Economico Europeo di cui la Norvegia fa parte.

 

Sul piano generale, l’interscambio norvegese con l’estero si sviluppa su linee direttrici consolidate e dipendenti dall’andamento del commercio intra-industriale nei seguenti comparti economici:

 

-         energetico (idrocarburi e relativi prodotti raffinati), settore che assicura alla Norvegia importanti surplus di bilancia commerciale (circa 33 miliardi di euro nel 2014);

 

-         macchinari industriali e mezzi di trasporto;

 

-         metallifero;

 

-         agroalimentare e ittico (settori entrambi esclusi dall'applicazione delle regole del Trattato sullo Spazio Economico Europeo).

 

La Norvegia esporta prevalentemente materie prime e semilavorati ed importa prodotti finiti.

 

Per tale ragione, ad esclusione del settore Oil & Gas e del settore ittico, negli altri comparti sopracitati il Paese registra saldi negativi.

 


 

3.1. Andamento interscambio di beni con l’estero nel 2015.

 

Tabella n. 2: Interscambio commerciale con l’estero

 

Indicatore

2014

TdC Nok/€=8,35

2015

TdC NoK/€=8,95

2016

TdC NoK/€=9,29

Importazioni di beni

Mld €

 

65,57

 

68,59

 

 

64,78

Esportazioni di beni

Mld €

                        

 

98,63

 

94,69

 

 

78,92

Saldo bilancia commerciale

Mld €

                        

 

33,07

 

26,1

 

 

14,14

Esportazioni sett. Energetico offshore

 

Mld €

                        

 

 

60,56

 

 

49,31

 

 

 

38,77

Saldo Bilancia commerciale

Escluso settore Oil & Gas

Mld €

                       

 

-27,50

 

 

 

-23,21

 

-24,63

Fonte: elaborazioni ICE su dati GIT. Valori in dollari convertiti in euro al tasso di cambio medio annuale  fornito dall’Eurostat Database relativo agli anni 2014-2016.

 

Premessa: i dati statistici per il 2016 relativi al commercio estero della Norvegia forniti  da Statistics Norway (questi ancora non consolidati) e dall'Agenzia ICE differiscono in parte sui valori specifici. Essi adottano diverse classificazioni merceologiche e divergono nel computo delle oscillazioni del tasso di cambio della corona norvegese, in cui sono espressi i dati Statistics Norway (mentre i dati ICE/GTI sono calcolati in dollari americani). Considerato che i dati di fonte norvegese consentono una comparazione dell’andamento dell’interscambio commerciale della Norvegia con i singoli Paesi partner, nonché un maggior dettaglio sulle vendite norvegesi di idrocarburi, si è ritenuto opportuno integrare l’analisi dei dati ICE/GTI con i valori forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica norvegese.

 

Commercio con l’estero della Norvegia:      

Export. Secondo i dati diffusi da Statistics Norway, nel 2016 la Norvegia ha registrato una riduzione delle esportazioni norvegesi nel mondo (-10,6%) rispetto all’anno precedente (confermando la tendenza del 2015), dovuto in primo luogo ad un calo delle esportazioni di idrocarburi. Secondo Statistics Norway, il valore delle vendite di prodotti petroliferi si è ridotto del -5,6%, mentre gli acquisti esteri di gas naturale e liquefatto vedono rispettivamente un drastico calo sia dei primi (-27,4%) e che dei secondi (-25,9%) rispetto al 2015. Anche nel 2016 quindi, come nell’anno precedente, il calo dei prezzi dei prodotti energetici non è stato dunque compensato dalla maggiore produzione registrata nella piattaforma continentale norvegese nell’anno in esame. In calo anche le esportazioni dei settori non direttamente legati allo sfruttamento degli idrocarburi ubicati nella piattaforma continentale norvegese, la cosiddetta mainland economy. Il saldo negativo è stato del -4,3%. In controtendenza l’andamento dell’export per quanto concerne il settore ittico, cresciuto di un robusto +23,9% rispetto all’anno precedente e pari a circa 9,6 miliardi di EUR.

 

Import. Volgendo lo sguardo alle importazioni, il dato relativo al 2016 fa stato di una riduzione delle importazioni del -1,5% secondo Statistics Norway. In base ai dati diffusi dall’Istituto Nazionale di Statistica Norvegese, il valore in valuta locale si è ridimensionato nel 2016 rispetto all’anno precedente. Va anche detto che nel 2015 vi era stato l’arrivo in Norvegia della piattaforma costruita in Corea del Sud per conto di ENI, destinata ad estrarre il petrolio del giacimento Goliat nel Mare di Barents.

 

Saldo commerciale. A fronte di tale dinamiche, il saldo commerciale con l’estero della Norvegia si drasticamente ridotto del -36,3%.    

Esso permane tuttavia positivo per la Norvegia (140,4 miliardi di NOK, pari a circa 15,1 miliardi di EUR). Escludendo però dal computo i prodotti legati all’offshore, la Norvegia ha presentato nel 2016 un deficit di 203,3 miliardi di NOK (circa 21,9 miliardi di EUR) con un peggioramento del saldo del 10,3% rispetto al 2015.

Resta sullo sfondo la crescente difficoltà dei settori non legati allo sfruttamento delle risorse energetiche offshore a competere a livello internazionale. Il deprezzamento del tasso di cambio ha sostenuto questi settori, consentendo loro di tornare a crescere. Tuttavia, su 27 macrosettori analizzati nelle statistiche fornite da ICE/GTI, soltanto in 7 - due dei quali legati direttamente al comparto Oil and Gas - la Norvegia ha conseguito nel 2016 un surplus commerciale. Tra questi, spicca il comparto metallurgico, che però, secondo i dati ICE/GTI, ha avuto un saldo di entità ridotta rispetto all’anno precedente.


 

3.2. Investimenti diretti esteri.

Lo stock di IDE in entrata nell’anno 2015 (ultimo dato disponibile diffuso da Statistics Norway) ha raggiunto i 1217 miliardi di NOK complessivi, registrando un calo dell’1,34% rispetto all’anno precedente. L’Unione Europea si conferma la principale area di provenienza degli investimenti con una quota del 59% sul totale (nel 2014 la quota dell’UE è stata del 69,05%). La componente azionaria degli asset ha rappresentato il 65,49% del totale investito in Norvegia (era il 56,06% nel 2014). I dividendi distribuiti hanno raggiunto i 90,4 miliardi di NOK, assicurando un ritorno sull’equity del 7,4%.

 

Tabella  n. 3: Investimenti diretti esteri in entrata (stock). Provenienza geografica

 

 

Quota %

 

 

2015

UE

59%

Investimenti azionari

65,49%

Dividendi/Investimenti azionari

7,4%


Fonte: Statistics Norway,

 

Relativamente agli IDE in uscita, i dati Statistics Norway indicano una crescita rispetto ai valori 2014 del 16,1%, per un valore complessivo di stock in uscita nel 2015 di circa 1.493 miliardi di NOK (circa 166 miliardi di EUR). Tale crescita è però in gran parte imputabile al deprezzamento della NOK, che rivaluta gli investimenti espressi in valuta estera.

Il 59,2% degli IDE in uscita è diretto verso Paesi dell’Unione Europea, con un lieve calo in termini di incidenza percentuale rispetto al 2014 (64,3% del totale investito). Sempre secondo quanto riportato da Statistics Norway, nel 2015 la totalità dell’ammontare degli asset all’estero acquisiti da soggetti norvegesi è capitale azionario. Essi  hanno assicurato dividendi di circa 71,7 miliardi di NOK, corrispondenti ad un tasso di ritorno sull’equity del 4,8%.

 

 

Tabella n. 4: Investimenti diretti esteri in uscita (stock). Principali destinazioni

 

 

Quota %

 

 

2015

UE

59,2%

Investimenti azionari

100%

Dividendi/Investimenti azionari

4,8%

Fonte: Statistics Norway, Valori in Corone norvegesi

 

Il Fondo Sovrano norvegese – Government Pension Fund Global (GPFG)

 

Quadro generale.

Il Fondo Petrolifero norvegese, denominato Government Pension Fund Global, GPFG, è  amministrato dalla Banca di Norvegia (attraverso la separata unità Norges Bank Investment Management – NBIM) su delega del Ministro delle Finanze.

Quale responsabile della gestione del Fondo, il Ministero delle Finanze fissa le linee strategiche di investimento del Fondo (ripartizione percentuale per tipo di investimento e per area geografica, fissazione del portafoglio di riferimento, stabilito sulla base di indici di mercato internazionalmente riconosciuti, e dei  limiti di assunzione di rischio ecc.), che la Banca di Norvegia deve applicare nell’espletamento del suo mandato, volto ad ottenere il miglior risultato possibile in termini di plusvalenze.

Il Governo si è impegnato nel proprio programma a spendere solo il 4% del valore di mercato del Fondo nel proprio budget annuale, a copertura del disavanzo pubblico calcolato senza tenere in considerazione gli introiti derivanti dalla cosiddetta “rendita energetica”. Tuttavia, in momenti di recessione o rallentamento della crescita il Governo ha la facoltà di superare tale soglia al fine di limitare l’impatto negativo della crisi per il Paese (come accaduto nel 2009-2010 nei momenti più difficili della crisi economico-finanziaria internazionale, che ha peraltro avuto in Norvegia ricadute marginali).

Degna di nota è la modalità etica che controlla le scelte effettuate dal NBIM per quanto riguarda le aziende oggetto di investimenti da parte del Fondo. L’Esecutivo ha istituito un apposito Comitato Etico con l’obiettivo di verificare che - sulla base di linee guida etiche stabilite dal Governo e dal Parlamento - le imprese incluse nel portafoglio titoli non commettano o siano complici di azioni in violazione dei diritti umani o nocive per l’ambiente. A seguito delle proprie indagini, il Comitato può raccomandare alla Norges Bank di escludere o meno l’azienda “investigata” dal portafoglio del GPFG. L’esclusione, in passato decisa dal Ministero delle Finanze, su proposta del Governo è stata trasferita a partire dal 1° gennaio 2015 alla Banca centrale norvegese al fine di rendere più spedito il processo di valutazione e di eventuale esclusione delle aziende.

 

Il Fondo nel 2016

Il valore di mercato complessivo del Fondo al 31 dicembre 2016 è stato di 7.510 miliardi di NOK, cosi’ ripartiti: 62,5% investito in titoli azionari e a reddito variabile; 34,3% in titoli obbligazionari; 3,2% in proprietà immobiliari. A fine 2015, il valore di mercato era stato di 7.475 miliardi di NOK.

Il rendimento del Fondo al 31 dicembre 2016, espresso nel paniere di valute in cui sono investite le diverse attività del Fondo, è stato positivo, con un aumento di valore in percentuale del 6,9% rispetto al 31 dicembre dell’anno precedente. Un risultato che i vertici del Fondo ritengono più che soddisfacente, nonostante il 2016 sia stato un anno particolarmente turbolento sui mercati. Se espresso in corone norvegesi, il rendimento del Fondo è stato però meno positivo. Il rendimento reale del Fondo (al netto cioè dell’inflazione e dei costi di gestione) è stato del 5,7%, con un miglioramento rispetto all’anno precedente (quando il rendimento reale del Fondo era stato inferiore al 2%).

Nonostante i rendimenti nel 2016 siano stati migliori rispetto all’anno precedente, il valore complessivo del Fondo è passato da 7.475 miliardi di NOK a fine 2015 a 7.510 miliardi di NOK a fine 2016 (in termini assoluti, + 35 miliardi di NOK). Tale risultato è dovuto a due fattori.  Da un lato vi sono i prelievi effettuati dal Ministero delle Finanze  sul Fondo a fini anticongiunturali. Come lo stesso Governatore Olsen aveva previsto un anno fa, nel 2016, il Ministero delle Finanze ha dovuto prelevare dal Fondo 101 miliardi di NOK, a causa del rallentamento dell’attività estrattiva, mentre negli anni scorsi i proventi dell’industria estrattiva erano tali da assicurare trasferimenti verso il Fondo. Un ulteriore impatto negativo sul valore in NOK è stato causato dall’altro lato dall’apprezzamento della valuta norvegese negli ultimi mesi rispetto alle principali valute internazionali. Poiché’ il Fondo non investe in titoli norvegesi (per cui tutte le sue attività sono denominate in valuta estera), l’andamento del tasso di cambio tra NOK e le principali valute internazionali (in primis USD e EUR, ma anche GBP e JPY) si ripercuote inevitabilmente in modo inverso sul valore in NOK del Fondo (quando la corona si apprezza, il valore del Fondo si riduce, e viceversa).

Guardando ai rendimenti per tipologia di investimenti, il positivo risultato del 2016 è stato dovuto in buona parte all’ottima prestazione del comparto azionario (+8,7%) e al buon andamento dell’obbligazionario (+4,3%); sostanzialmente stabili invece i rendimenti per quanto riguarda il comparto immobiliare (+0,8%).

 

Per quanto riguarda la ripartizione geografica degli investimenti, nel 2016 si è confermato il sorpasso del Nord America rispetto all’Europa. Il 36% degli investimenti del Fondo è nel Vecchio Continente, in calo rispetto al 38,1% del 2015. Il Nord America ammonta ora al 42,3% del totale, mentre nell’anno precedente totalizzava il 40%. In lieve calo Asia e Oceania, al 17,9% (erano il 18,1% nel 2015). La riduzione dell’esposizione verso l’Europa rafforza una tendenza in corso da anni, e avallata anche dalla dirigenza politica, volta a favorire un’esposizione del Fondo sempre più convergente con il peso effettivo delle diverse regioni del mondo nell’economia mondiale.

Passando ad una ripartizione per Paese, i primi dieci in percentuale sono nell’ordine: Stati Uniti (37,2%), Regno Unito (9,1%), Giappone (8,3%), Germania (6.8%), Francia (5,2%), Svizzera (3,7%), Canada (2,8%), Australia (2,1%), Cina (2,0%), e Corea del Sud (1,9%). L’Italia ha visto una conferma della propria esposizione percentuale complessiva, pari all’1,6%, come nel 2015.

In lieve crescita la quota di investimenti nei cosiddetti “mercati emergenti”, passata al 10% nel 2016 rispetto al 9,8% del 2015. Tale crescita è dovuta, oltre ad effetti legati alle oscillazioni dei tassi di cambio, anche all’aumento di valore di alcuni di tali investimenti.

In totale, il Fondo, alla fine del 2016, deteneva attività in 77 Paesi, uno in più rispetto all’anno precedente (l’Argentina), e in 50 diverse valute.

Passando ad un’analisi per tipologia di investimento, anche nel 2016 i migliori risultati sono giunti dai mercati azionari, soprattutto quelli nordamericani (in primis gli Stati Uniti e dei cosiddetti “mercati emergenti”.). In Nord America il rendimento è stato del +16,1%, mentre nei “mercati emergenti” il rendimento è stato dal 13,2%. Meno positiva la performance dei titoli europei (+2,0%), il che contribuisce anche a spiegare il motivo per cui l’esposizione verso i titoli europei si sia relativamente ridotta rispetto all’anno precedente.

Complessivamente, il Fondo detiene l’1,3% delle società quotate a livello mondiale, e il 2,4% delle società quotate europee. Detiene quote di 9.050 aziende in tutto il mondo.

Per quanto riguarda segnatamente l’Europa, il rendimento medio sull’azionario è stato, come detto, del 2,0%, con una riduzione in termini percentuali del portafoglio azionario complessivo rispetto al 2015 (36,3% del totale, mentre era al 39,1% alla fine dello scorso anno). I Paesi con l’esposizione più significativa sono stati il Regno Unito (9.9% del portafoglio complessivo azionario e un rendimento del -0,4%, ma un +16,5% se espresso in GBP), Germania (5,4% del portafoglio globale e +4,8% di rendimento, +5,9% se espresso in EUR), Francia (5,1% del portafoglio complessivo e +8,0% di rendimento, +9,1% se espresso in EUR), Svizzera (4,9% del totale azionario e -2,4% di rendimento, -2,9% in CHF), Svezia (2,0% del totale azionario e +5,4% di rendimento, +11,4 se espresso in SEK). Come termine di paragone, gli investimenti in titoli azionari italiani sono stati pari all’1,54% del totale (valore complessivo in NOK è di 72,35 miliardi, pari a EUR 7,79 miliardi al tasso di cambio medio per il 2016). Nel 2015, essi ammontavano a 73,8 miliardi di NOK pari a EUR 8,24 miliardi.

L’ottima performance complessiva sull’azionario è dovuta principalmente ai risultati ottenuti nei comparti oil & gas (rendimento del 29,1%), prodotti di base (+25,1%), tecnologia (+14,9%) e industria (+14,0%). L’unico comparto con un segno negativo è quello farmaceutico, che ha registrato un -4,6%. Il comparto oil & gas e’ quindi tornato a produrre rendimenti positivi (nel 2015 quel settore aveva registrato i tassi piu’ negativi, con un -13,7%), un risultato che gli analisti del Fondo spiegano con la stabilizzazione dei prezzi dopo alcuni anni di cali, il taglio alla produzione deciso a fine anno dall’OPEC e da altri produttori, nonché’ l’opera di ristrutturazione e di taglio dei costi promossa della principali aziende dell’industria.

Le principali aziende destinatarie degli investimenti del Fondo nel 2016 (valore superiore a 25 miliardi di NOK) sono state Nestle’, Shell, Apple, Alphabet (parent company di Google), Microsoft, Roche, Novartis, il fondo Blackrock, Exxon Mobil, Johnson & Johnson e HSBC. Il Fondo detiene il 2,1% di Nestle’, con un investimento che al 31 dicembre 2016 valeva 51,0 miliardi di NOK.

Rispetto al 2015, il risultato degli investimenti sui titoli a reddito fisso (principalmente titoli obbligazionari) è stato migliore, con un rendimento positivo del 4,3%.

Per quanto riguarda i titoli di Stato (il 56,7% del paniere totale dei titoli a reddito fisso detenuti dal Fondo), essi hanno reso nel 2016 il 4,2%: una prestazione ben migliore rispetto al deludente +0,2% del 2015. Si conferma il primato dei titoli del Tesoro statunitense quale principale investimento singolo nel comparto dei titoli di Stato (18,9% del totale dei titoli obbligazionari), con un rendimento del 3,1% se espresso nel paniere valutario utilizzato dal Fondo e dell’1,1% se espresso in USD. I titoli in EUR costituiscono il 12,4% del totale e hanno reso il 3,3% (+4,3% se espresso in EUR).

Al 31 dicembre 2016, l’esposizione del Fondo in titoli di Stato era la seguente: Stati Uniti (579,3 miliardi di NOK); Giappone (161,5 miliardi di NOK); Germania (137,2 miliardi di NOK); Regno Unito (88,9 miliardi di NOK); Messico (54,2 miliardi di NOK); Repubblica di Corea (52 miliardi di NOK); Francia (49,1 miliardi di NOK); Italia (43,3 miliardi di NOK, pari a 4,66 miliardi di EUR); Spagna (34,9 miliardi di NOK); Kreditanstalt für Wiederaufbau (34,5 miliardi di NOK); India (30,6 miliardi di NOK).

Nel settore immobiliare, continua la politica prudente dei gestori del Fondo, con investimenti in proprietà tuttora limitati a pochi Paesi (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Svizzera). Significativi sono anche gli investimenti in società multinazionali del settore della logistica (alcune delle quali hanno proprietà anche in Italia).

Il rendimento del settore e’ stato positivo (+0,8%) ma senza i picchi mostrati dall’azionario e dall’obbligazionario. Il numero di operazioni nel 2016 è stato inferiore rispetto all’anno precedente, a causa del calo dei tassi d’interesse e della volatilità del mercato. 

Da quest’anno, gli investimenti nel capitale di società immobiliari torneranno ad essere conteggiati sotto la voce “investimenti azionari”, lasciando al comparto immobiliare solo gli investimenti diretti in proprietà.

 

Prospettive future

Presentando il rapporto annuale, sia il Governatore Olsen che il CEO di NBIM Slyngstad hanno sottolineato come la Banca di Norvegia - e in ultima analisi i decisori politici - non si nutra troppe illusioni sulla capacità del Fondo di continuare a crescere ai ritmi degli ultimi anni. Ciò sia per le dimensioni raggiunte dal Fondo sia perché’ l’attività estrattiva sta mostrando segni di rallentamento, con la conseguenza che il Fondo non viene più costantemente alimentato (anzi, nel 2016 si è registrato per la prima volta un prelievo di risorse dal Fondo da parte del Governo a fini anticongiunturali) e che quindi dipenderà sempre di più sulla bravura (o la fortuna) degli asset managers nell’ottenere i migliori rendimenti dagli investimenti. Slyngstad ha fatto riferimento proprio a questo nel ricordare come, nonostante il prelievo di risorse dal Fondo, il valore complessivo di mercato sia cresciuto a causa proprio dei rendimenti conseguiti, migliori di quanto solo un anno fa ci si poteva attendere.

Il dibattito è vivo in Norvegia su come far crescere i rendimenti del Fondo senza peraltro far aumentare il profilo di rischio del Fondo in modo irresponsabile. La Commissione nominata nel 2016 dal Ministero delle Finanze ha raccomandato di aumentare la quota di titoli azionari dal 60% al 70% con conseguente riduzione del portafoglio di titoli a reddito fisso (ritenuti in linea generale meno remunerativi). Nessuna decisione è stata però ancora presa al riguardo. E’ possibile che nel Libro Bianco sulla gestione del Fondo che il Governo presenterà in primavera al Parlamento, l’Esecutivo possa far propria tale proposta e modificare quindi le linee guida gestionali cui la Banca di Norvegia e il NBIM devono attenersi. Già ora, comunque, il portafoglio di titoli a reddito variabile supera in termini percentuali il “benchmark”, attualmente fissato al 60% del totale. Slyngstad ha comunque già indicato che la crescita del portafoglio azionario, se autorizzata, avverrà in modo graduale e prudente, nell’arco di diversi anni.

Altro aspetto significativo e su cui il Governo si è già espresso nelle scorse settimane riguarda l’entità dei prelievi dal Fondo e l’applicazione in futuro della cosiddetta “regola aurea” che da oltre quindici anni guida la politica economica norvegese e che si basa su un Fondo in grado di produrre rendimenti reali (al netto dell’inflazione) di almeno il 4% del capitale. Su questo 4% si calcola la quota di utilizzo dei proventi derivanti dalle attività estrattive nel bilancio dello Stato, al fine di prevenire un surriscaldamento dell’economia. Ora, il Governo si rende conto che una remunerazione reale del 4% non e’ più realistica e che invece sarebbe meglio ridurre tale soglia al 3% (ritenuta più in linea con l’attuale andamento dei mercati e con le prospettive di rendimento nei prossimi anni), onde evitare eccessivi surriscaldamenti dell’economia, a maggior ragione in una congiuntura che prevede una riduzione dei trasferimenti dei proventi dell’attività estrattiva al Fondo.

Olsen che Slyngstad si sono anche soffermati sul ruolo del Fondo quale “investitore responsabile”. Un ruolo che ormai da alcuni anni viene fatto valere in modo sempre più assertivo, dato il peso che ormai il Fondo ha acquisito in alcune importanti aziende. In sostanza, il Fondo “punta a massimizzare i rendimenti nel lungo termine e ridurre i rischi finanziari collegati ad aspetti ambientali, sociali e di governance” delle aziende destinatarie di investimenti, promuovendo “una buona governance aziendale e mercati ben funzionanti, legittimi ed efficienti”.

Quest’anno, il management del Fondo ha anche indicato le tre aree su cui si intende focalizzare l’attenzione e che sono i diritti dei bambini, il cambiamento climatico e la gestione delle risorse idriche.

Tale filosofia d’azione viene fatta valere in sede di assemblea, sulla base di linee guida che sono note ai Consigli d’Amministrazione (e in alcuni casi votando anche contro i pareri dei CdA), mantenendo un dialogo con i vertici aziendali. Da ricordare al riguardo il dialogo avviato con ENI e Shell, messe sotto osservazione nel 2013 per presunte attività di “oil spills” nella zona del delta del Niger; un dialogo che il management del Fondo ritiene stia portando a risultati positivi, nonostante le difficoltà legate al contesto nigeriano nel quale le due aziende operano.

Vi è poi lo strumento dell’esclusione dal portafoglio del Fondo di quelle aziende che non rispettano gli standard etici ritenuti accettabili dal Parlamento norvegese. Nel corso del 2016, il Fondo è uscito da 23 aziende per violazioni degli standard ambientali e da 59 aziende perché’ più del 30% del loro fatturato deriva da attività legate all’estrazione del carbone.

Inoltre, il Fondo ha fornito propri contributi di idee per la definizione di standard di governance e di regolamentazione dei mercati finanziari e sostiene finanziariamente progetti di ricerca in questi ambiti promossi da importanti centri accademici e di ricerca riconosciuti a livello internazionale.

 


 

 

POLITICA ESTERA

 

Priorità di politica estera

 

I punti di riferimento della politica estera norvegese sono il rapporto transatlantico e la sua configurazione di sicurezza (NATO), i rapporti con l’Europa (SEE/UE) e con la Russia. Ad essi occorre aggiungere una vocazione internazionalista che ha nella collaborazione nordica, nel sistema delle Nazioni Unite e nelle collaborazioni regionali e sub-regionali un fermo ancoraggio. In tema di governance globale, la Norvegia, in particolare tramite il Ministro Gahr Støre (titolare degli Esteri dal 2005 al 2012), ha insistito in piu’ occasioni sull’opportunità della creazione di una "constituency nordica" nel G20, organo da cui le singole economie nordiche, pur floride come quella norvegese, sono escluse per le ridotte dimensioni in termini assoluti, ma in cui entrerebbero a far parte se considerate nel loro insieme.

 

Nel programma dell’attuale esecutivo di centro-destra, uscito dalle elezioni del 9 settembre 2013, (c.d. “Dichiarazione di Sundvolden”) sono indicate le seguenti priorità in tema di politica estera:

·           Innanzitutto l’ambizione a condurre una politica estera “realistica”, ancorata ai valori del liberalismo e mirante in primo luogo a promuovere “l’interesse nazionale”. La politica estera deve “contribuire alla riduzione della tensione internazionale, alla promozione della sicurezza e della stabilità, del libero commercio, dello sviluppo economico e del rispetto dei diritti umani fondamentali”, in un sistema basato sul diritto internazionale.

·           Conferma del ruolo centrale dell’ONU e della NATO quali principali organizzazioni all’interno delle quali si dispiega l’azione della politica estera norvegese.

·           Sostegno all’ONU e al suo processo di riforma. Promuovere nel quadro dell’azione di politica estera, la democrazia, i diritti umani, i principi dello stato di diritto.

·           Importanza del “Grande Nord” nella politica estera norvegese, attraverso un rafforzamento delle relazioni con i Paesi artici, compresa la Russia e una particolare attenzione agli aspetti ambientali (cambiamenti climatici) e al loro impatto sulla situazione nell’Artico (scioglimento dei ghiacci, apertura di nuove rotte per i traffici marittimi, accessibilità delle risorse naturali ed energetiche).

·           Il servizio diplomatico norvegese dovrà sempre più diventare uno “strumento di promozione degli interessi economici norvegesi all’estero”.

·           Conferma dell’importanza del ruolo norvegese nei processi di pace e riconciliazione, cercando di selezionare quei processi e quei Paesi “dove la Norvegia ha risorse e competenze tali da contribuire al raggiungimento di risultati” e intervenendo in raccordo con gli alleati e con importanti organizzazioni multilaterali.

·           Impegno nel campo del disarmo e della non proliferazione, settori dove la Norvegia svolge storicamente un ruolo di primo piano a livello internazionale.

·           Conferma dell’impegno nel processo di pace in Medio Oriente, a sostegno di una soluzione pacifica del conflitto, basata sulla visione di due Stati, Israele e Palestina, che convivono in pace e all’interno di confini sicuri e riconosciuti internazionalmente.

 

Un capitolo a parte è dedicato alla politica europea, in un Governo che per la prima volta da molti anni non ha un approccio che escluda a priori la possibilità di un’adesione della Norvegia all’UE (sebbene sia convinzione condivisa dei partiti politici che non vi siano al momento le condizioni neppure per cominciare ad aprire un dibattito nazionale sul tema, alla luce dei sondaggi di opinione dai quali emerge una chiarissima maggioranza di contrari a tale ipotesi). Il Governo intende promuovere una “politica europea più attiva” per difendere gli interessi nazionali norvegesi nei confronti dell’Unione Europea, segnatamente attraverso l’Accordo sullo Spazio Economico Europeo. L’Accordo SEE e gli altri Accordi che la Norvegia ha con l’UE sono “il quadro di riferimento della politica europea del Governo”. In questo contesto si pone quindi la decisione del Primo Ministro Solberg di nominare, per la prima volta, un Ministro competente per gli Affari Europei (Ministro Vidar Helgesen, dal 16 dicembre 2015 divenuto Ministro per il Clima e l’Ambiente).

In particolare, il Governo si pone i seguenti obiettivi:

·           Ambizione a intervenire nei processi decisionali dell’UE nelle loro fasi iniziali, per tutelare e rappresentare gli interessi norvegesi.

·           Rafforzamento delle relazioni con i “Paesi chiave” dell’Unione Europea.

·           Migliore coordinamento interno tra le amministrazioni dello Stato sui temi europei.

·           Importanza della partecipazione norvegese ai fori formali ed informali cui la Norvegia può accedere in virtù dell’Accordo SEE.

·           Maggiore coinvolgimento del Parlamento sulle questioni europee.

·           Partecipazione al dibattito in corso nell’UE sulla sostenibilità della libera circolazione delle persone (che rimane un caposaldo per la Norvegia) in particolare per quanto riguarda l’accesso alle prestazioni sociali.

 

Sulla cooperazione, il nuovo Governo intende marcare alcune novità rispetto a come la politica di sviluppo norvegese è stata gestita negli ultimi anni (soprattutto dai vari governi a guida laburista). E’ stato abolito il posto di Ministro dello Sviluppo, per cui la competenza sul tema torna nelle mani del Ministro degli Esteri (quasi a compensare il passaggio della competenza sui temi europei al Ministro per gli Affari Europei).

Operativamente, si punta a ridurre il numero dei Paesi a vario titolo beneficiari di aiuto allo sviluppo norvegese, e si intende concentrare gli interventi in alcuni settori prioritari (istruzione, salute, lotta alla povertà, lotta alle discriminazioni, buona amministrazione). Il Governo intende sostenere l’avvio di attività imprenditoriali nei Paesi beneficiari e ridurre il fenomeno della “dipendenza” dall’assistenza internazionale attraverso interventi limitati nel tempo.

In particolare, il Governo intende:

·           condurre una politica di sviluppo coerente, in cui le misure adottate nei vari settori siano indirizzate nella maggior misura possibile verso gli stessi obiettivi;

·           basare la politica di sviluppo sui risultati, condurre valutazioni sistematiche con conseguenze di bilancio e aprire la strada alla piena trasparenza sull’entità, l’attuazione e gli effetti della politica di sviluppo norvegese;

·           praticare una tolleranza zero contro corruzione e frodi;

·           rafforzare l’interscambio commerciale verso i Paesi poveri. Aprire la strada a facilitazioni sulle importazioni e sull’interscambio;

·           assumere un ruolo di leader globale sul tema dell'istruzione per tutti;

·           sviluppare ulteriormente l'impegno sul tema della salute globale, soprattutto riguardo le donne e l’infanzia;

·           dare priorità a settori tematici quali diritti umani, lotta alla povertà, sviluppo della società civile e buona amministrazione (governance), insieme all'assistenza umanitaria;

·           porre maggiori condizioni ai Paesi beneficiari su progressi in tema di democratizzazione, sviluppo dello stato di diritto e diritti umani;

·           presentare una relazione annuale al Parlamento al fine di promuovere un più ampio dibattito sui fini e sui mezzi della politica di sviluppo, se il Parlamento lo desidera;

·           dare peso allo sviluppo economico, agli investimenti e alla crescita economica dei Paesi di cooperazione attraverso un volet di interventi moderno e diversficato;

·           dare priorità al capacity building, al trasferimento di competenze e all'assistenza tecnica nei Paesi di cooperazione al fine di mettere questi Paesi in grado a gestire le proprie risorse;

·           contribuire alla riduzione del debito dei Paesi poveri attraverso accordi sia bilaterali che multilaterali.

 

La politica estera norvegese è particolarmente attiva e visibile, sicuramente al di là di quanto le dimensioni del Paese potrebbero suggerire. Possono farsi risalire alla sua vocazione internazionalista e multilateralista, largamente condivisa dall’opinione pubblica, le numerose iniziative diplomatiche volte a facilitare la soluzione dei conflitti internazionali ed a favore dei processi di pace, anche nei confronti di conflitti ai quali la Norvegia non è direttamente interessata. Fra di essi Sri Lanka, Guatemala, Colombia, Haiti, Cipro, Filippine e Sudan).

 

La Norvegia è presente in Afghanistan, partecipando alla Resolute Support Mission a guida NATO e succeduta ad ISAF dal 2015, con una presenza complessiva di circa 50 unità. dislocate principalmente nella regione di Kabul in un’azione di formazione delle forze speciali di Polizia afghane. Il contributo norvegese a Resolute Support Mission continua, in linea con le decisioni prese in ambito NATO. Fino al 2014 il dispiegamento in Afghanistan ha rappresentato il più importante impegno all’estero delle truppe norvegesi.

La Norvegia ha avuto fino a settembre 2012 la responsabilità del PRT della provincia di Faryab; la responsabilità del mantenimento della sicurezza nella provincia è stata poi trasferita alle Afghan National Security Forces. Il 5 febbraio 2013, in occasione della visita ad Oslo dell’allora Presidente afghano Karzai, è stato firmato l’Accordo di Partenariato Strategico tra Norvegia e Afghanistan, regolante le modalità di assistenza norvegese in Afghanistan dal 2014 al 2017.

La Norvegia è presente anche nell’area dei Balcani con personale in Kosovo (KFOR, con 2 ufficiali distaccati presso il Comando) e Bosnia-Erzegovina (NATO HQ Sarajevo, di cui tradizionalmente ricopre l’incarico di Vice Comandante e nel quale guida il programma di sostegno alle autorità bosniache nella riforma del settore della Difesa).

Una Generale di Divisione norvegese (Magg. Gen. Kristin Lund) ha comandato dal luglio 2014 al luglio 2016 le forze di peace-keeping dell’ONU a Cipro (UNFICYP), quale prima donna a guidare una missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite. La partecipazione norvegese a UNFICYP si è ora conclusa.

La presenza norvegese in Medio Oriente consiste in 13 osservatori nell’ambito della missione UNTSO, e 3 nella MFO del Sinai, cui si devono aggiungere 20 tra poliziotti e funzionari civili in servizio nella TIPH di Hebron (guidata dal Generale di Brigata norvegese Einar Johnsen). Da lungo tempo coinvolta attivamente nel processo di pace in Medio Oriente (si ricordino a titolo esemplificativo gli accordi di Oslo tra Israele e Palestina del 1993, promossi dall’allora Ministro degli Esteri norvegese Johan Jørgen Holst) la Norvegia rimane attiva anche nell’attuale fase negoziale, anche in qualità di presidente dell’Ad Hoc Liaison Committee (AHLC) che coordina le attività dei donatori a sostegno della popolazione e dell’Autorità palestinese. Tradizionalmente aperta al dialogo con tutte le parti coinvolte, anche quelle più difficili come Hamas (ad esclusione però dei contatti politici) la Norvegia viene riconosciuta come interlocutore di primo piano da tutti i protagonisti della crisi, inclusa Israele, nei cui confronti pure ha assunto sovente un atteggiamento critico. La Norvegia ha votato favorevolmente alla risoluzione sullo status della Palestina in Assemblea Generale il 29 novembre 2012 mentre non intende per ora procedere al riconoscimento dello Stato di Palestina (diversamente da quanto fatto dalla Svezia alla fine del 2014). La Norvegia ha co-presieduto, insieme all’Egitto e al Presidente palestinese Mahmoud Abbas, la Conferenza dei Donatori per la Palestina e la ricostruzione di Gaza, svoltasi al Cairo il 12 ottobre 2014.

La Norvegia ha deciso di partecipare alla coalizione internazionale anti ISIL/Daesh, con circa 60 unità di personale distaccato in Iraq (nella zona di Erbil) in missione di addestramento e capacity building a beneficio delle forze armate curdo-irachene impegnate nel contrasto a Daesh. La missione prevista fino a marzo 2017, è stata ora prorogata per un ulteriore anno. Le forze norvegesi però sono trasferite nella provincia di Anbar (Iraq occidentale). Il mandato attribuito alle forze norvegesi esclude l’uso della forza (se non per autodifesa) né consente lo svolgimento di attività in territorio siriano. Oslo ha distaccato anche un contingente di ufficiali di Stato Maggiore presso il Quartier Generale della Coalizione anti ISIL/Daesh, anche per rispondere al dettato della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2249 (2015), adottata immediatamente dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 e ha deciso nel maggio 2016 di distaccare circa 60 unità in Giordania, impegnate in attività addestrative in favore di forze dell’opposizione siriana che combattono Daesh. A questi si aggiungerà un numero non precisato di unità di forze speciali norvegesi.

La crisi in Siria è una delle priorità dell’attuale politica estera norvegese. Già oggi la Norvegia è tra i principali Paesi donatori per le attività di assistenza umanitaria in quel Paese. Nel 2015, sono stati stanziati 1,25 miliardi di corone, per interventi umanitari in Siria e nei Paesi vicini, anche a sostegno dei profughi provenienti da quel Paese. La Norvegia ha proposto al Segretario Generale delle Nazioni Unite l’organizzazione di un’apposita Conferenza dei donatori per la Siria e i Paesi vicini. Tale Conferenza si è tenuta a Londra il 4 febbraio 2016. Essa ha permesso di raccogliere pledges per 11,1 miliardi di USD. La sola Norvegia ha messo a disposizione 1,159 miliardi di USD da qui al 2020. La Norvegia sarà nuovamente co-host della Conferenza internazionale sulla Siria prevista a Bruxelles il 5 aprile prossimo, seguito della Conferenza di Londra del febbraio 2016.

In Africa, la Norvegia è particolarmente attiva nel quadro del processo di pace in Sudan (dove è “witness” del Comprehensive Peace Agreement fra Nord e Sud Sudan e membro della Troika assieme ad USA e Regno Unito; l’ex Ministro dello Sviluppo norvegese Hilde Frafjord Johnson è stata fino al 7 luglio 2014 Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell’ONU in Sud Sudan) ed in generale in tutta la regione. È particolarmente attiva in Somalia, grazie ad una generosa cooperazione e contribuisce al processo di consolidamento delle nuove Autorità del Governo federale somalo. Il Primo Ministro somalo è anche cittadino norvegese. Contribuisce con forze militari e di polizia alla missione UNMISS in Sud Sudan (16 unità di personale) e ha partecipato alla United Nations Organization Stabilization Mission (MONUSCO, già conosciuta come MONUC) nella Repubblica Democratica del Congo. Partecipa con circa 70 tra ufficiali e soldati alla Missione ONU in Mali (MINUSMA), cui ha messo a disposizione dal settembre 2015 un aereo da trasporto C-130 dell’Aeronautica Militare norvegese. Nel secondo semestre del 2013 ha partecipato nuovamente (come fatto nel 2011) con una fregata alla missione NATO di contrasto alla pirateria al largo della Somalia Operation Ocean Shield. Nel 2011 la Norvegia ha preso attiva parte nell’operazione militare Unified Protector in Libia.

La Norvegia ha anche promosso la Conferenza umanitaria in favore della Nigeria e dei Paesi rivieraschi del Lago Ciad, tenutasi ad Oslo il 24 febbraio 2017. Alla Conferenza ha partecipato, per l’Italia, il Vice Ministro degli Esteri Mario Giro.

 

Per quanto riguarda il settore difesa, l'Esecutivo norvegese, al contrario di quanto fatto dalla maggior parte dei Governi europei, ha incrementato anche nel 2017 gli stanziamenti per le proprie Forze Armate (+3,8% rispetto al 2016, il Paese  presenta oggi il più alto livello di spesa pro capite per la difesa in ambito NATO). In termini assoluti, il bilancio della difesa norvegese per il 2017 ammonta a 50,9 miliardi di corone (circa 5,65 miliardi di euro al tasso di cambio attuale), pari a circa l’1,56% del PIL, lontano dal benchmark NATO del 2%. Una quota rilevante del bilancio della difesa è legata  al programma di acquisizione dei nuovi aerei F-35 per l’Aeronautica norvegese. La Norvegia è però tra i Paesi che maggiormente sostiene il raggiungimento dell’obiettivo del 2%. Sia il Partito Conservatore al governo che il Partito Laburista all’opposizione (di cui è stato leader per dodici anni l’attuale Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg) sostengono in linea di principio il conseguimento dell’obiettivo NATO da parte della Norvegia.

 

La Norvegia è tradizionalmente Paese antesignano dell’assistenza ai Paesi in via di sviluppo, attività che trae le sue origini proprio dalle iniziative assunte alla fine del diciannovesimo secolo scorso dalle missioni luterane norvegesi. Attualmente, Oslo si pone in primissimo piano in termini di finanziamento pubblico dell’aiuto allo sviluppo, cui ha finora dedicato l’1% del PIL, percentuale raggiunta per la prima volta nel 2008 e mantenuta negli anni successivi. La legge di bilancio 2017 prevede uno stanziamento di 33,9 miliardi di corone, in linea con l’obiettivo dell’1% del PIL.

 

 

2. Rapporti con i principali Paesi partner

 

La Norvegia intrattiene rapporti privilegiati con i Paesi Nordici, con cui collabora attraverso consultazioni rafforzate e tramite la comune partecipazione in numerosi organismi regionali, di cui il più importante è il Consiglio Nordico, organo di collaborazione a livello parlamentare, e il Consiglio dei Ministri Nordici, organi di collaborazione a livello governativo, di cui la Norvegia ha assunto la presidenza il 1 gennaio 2017 (precedente presidenza nel 2012). La membership UE di Svezia e Finlandia accentua l’importanza della collaborazione nordica per la Norvegia, quale foro di consultazione ed informazione sugli sviluppi delle politiche dell’Unione nei vari settori di interesse norvegese.

La Norvegia – insieme agli altri Paesi nordici – mantiene un rapporto privilegiato con i Paesi Baltici, che si articola a livello operativo in diverse forme di collaborazione nordico-baltiche, anche nel settore della sicurezza e difesa, inclusa la partecipazione al Consiglio Baltico.

Importante è anche la cooperazione tra Norvegia e Regno Unito su questioni climatiche ed energetiche, per lo sviluppo di tecnologie che contribuiscano alla riduzione delle emissioni di CO2 (la Norvegia è stata il primo paese ad introdurre un’imposta sulle emissioni di CO2 già nel 1991).

Il rapporto con gli Stati Uniti è naturalmente molto forte in virtù della comune appartenenza alla NATO. Le critiche mosse in passato alla politica americana su diverse questioni (dall’intervento in Iraq nel 2003 alla mancata partecipazione ad importanti accordi multilaterali, quali il Protocollo di Kyoto, il CTBT, e lo Statuto della Corte Penale Internazionale) non hanno peraltro mai scalfito la solidità del profondo rapporto verso gli Stati Uniti sia sul piano bilaterale che nel quadro dell’Alleanza Atlantica. I rapporti sono ulteriormente migliorati con la presidenza Obama, di cui questo Governo ha in più occasioni sottolineato la vocazione multilateralista, peraltro sancita proprio ad Oslo dalla consegna del Premio Nobel per la Pace, assegnatogli nel 2009.

La Norvegia aveva intensificato negli ultimi anni i rapporti con la Cina, soprattutto nel settore commerciale: è tuttora in fase di negoziato un Accordo di Libero Scambio tra i due Paesi. Il rapporti bilaterali hanno però subito un sostanziale stallo (pressoché totale assenza di contatti politici ad alto livello, ritorsioni contro interessi norvegesi in Cina in ambito commerciale, politica più restrittiva riguardo alla concessione di visti) a causa delle frizioni createsi a seguito del conferimento del Premio Nobel per la Pace 2010 all’attivista Liu Xiaobo, decisione che, pur chiaramente non attribuibile al Governo norvegese, ha irritato molto Pechino. L’allora Primo Ministro Stoltenberg ha avuto un breve incontro con l’omologo cinese Wen Jiaobao a margine del Vertice ASEM di Vientiane nel novembre 2012.

Dopo alcuni anni di negoziato riservatissimo, il 19 dicembre 2016 è stata firmata da Norvegia e Cina, in coincidenza con la visita del Ministro degli Esteri Brende a Pechino, una “dichiarazione congiunta” nella quale le parti si dicono d’accordo nel normalizzare le relazioni. Da parte sua, la Norvegia “fully respects China’s development path and social system, and highly commends its historic and unparalleled development that has taken place. The Norwegian Government reiterates its commitment to the one-China policy, fully respects China’s sovereignty and territorial integrity, attaches high importance to China’s core interests and major concerns, will not support actions that undermine them, and will do its best to avoid any future damage to the bilateral relations.

 

 

3. Rapporti con la Russia

 

Particolare importanza rivestono per Oslo le relazioni con la Russia, sia per quanto attiene l'interesse di Oslo al rafforzamento della stabilità ai propri confini nord-orientali sia per le prospettive di collaborazione economica e di sviluppo dell’area del Barents (regioni settentrionali della Norvegia, Svezia e Finlandia e regioni russe di Murmansk, Arcangelo e Carelia). Le conseguenze della crisi ucraina stanno creando difficoltà anche all’andamento delle relazioni bilaterali con la Russia, sebbene il Governo norvegese abbia sempre pubblicamente sostenuto il desiderio di preservare buone relazioni con Mosca almeno sul piano strettamente bilaterale.

Il Governo norvegese ha posto il Grande Nord (“High North”) ai vertici della sua agenda politica, accrescendo la presenza in loco della Guardia Costiera, della Marina e dell’Aeronautica Militare e, di conseguenza, la sua capacità di esercitarvi la propria sovranità in particolare in casi di emergenze ambientali. Punto centrale della politica norvegese nel Nord è stata finora la collaborazione con la Russia.

I rapporti tra Oslo e Mosca avevano registrato una svolta positiva dopo il raggiungimento dell’accordo, durante la visita del Presidente Medvedev ad Oslo (26-27 aprile 2010) sulla delimitazione della piattaforma continentale nel Mare di Barents, che ha posto fine ad una controversia pluridecennale e ha aperto prospettive per un rafforzamento delle relazioni economiche. L’intesa si è concretizzata sotto forma di una Dichiarazione congiunta, i cui contenuti sono stati in seguito formalizzati in un Trattato sulla Delimitazione Marittima e la Cooperazione nel Mare di Barents e nell’Oceano Artico, firmato a Murmansk il 15 settembre 2010 ed entrato in vigore il 7 luglio 2011. La soluzione adottata prevede una spartizione dell’area contesa in due settori pressoché uguali, giungendo ad un’interpretazione a metà strada tra le due finora portate avanti dai due Stati (linea mediana per la Norvegia; linea di settore per la Russia).

Con l’avvento alla guida del Ministero degli Esteri di Espen Barth Eide nel settembre 2012, si è notata una maggiore assertività norvegese rispetto all’approccio più prudente del precedente Ministro Gahr Støre sul tema del rispetto dei diritti umani in Russia. Con l’attuale Ministro Brende tale linea è stata confermata.

La crisi ucraina ha incrinato l’andamento delle relazioni bilaterali tra Oslo e Mosca. La Norvegia non intende dare una caratterizzazione bilaterale al raffreddamento dei rapporti (allineamento alle sanzioni UE, congelamento delle visite ad alto livello e della collaborazione militare bilaterale), giustificato esclusivamente come una reazione alla violazione da parte russa del diritto internazionale (con l’annessione della Crimea e l’interventismo russo in Ucraina orientale). Le ritorsioni commerciali nel settore agro-alimentare decise dalla Russia all’inizio di agosto 2014 colpiscono anche la Norvegia (in particolare nel comparto pesca, per il quale la Russia costituiva il primo mercato di sbocco per l’export norvegese).

 

Ciò nonostante, permangono molte le aree concrete di collaborazione tra i due Paesi. La Norvegia collabora con la Russia in numerosi progetti volti a migliorare la situazione ambientale nei territori russi al confine con la Norvegia, con particolare riferimento allo smaltimento dei rifiuti nucleari ed al controllo dell’inquinamento delle coste settentrionali, allo scopo di scongiurare il pericolo di un disastro ambientale.

Nel corso del 2005, Oslo ha concordato con Francia e Canada programmi di collaborazione per lo svolgimento di progetti relativi alla sicurezza nucleare in Russia, essenzialmente volti allo smantellamento delle batterie radioattive di numerosi fari nella regione del Barents. A tale riguardo, Norvegia e Russia hanno di recente concluso un accordo per la sostituzione con pannelli solari delle suddette batterie nucleari.

Nell’aprile 2010, il Governo norvegese ha presentato un Libro Bianco sulla cooperazione per la sicurezza nucleare con la Russia nell'High North (in particolare per quanto riguarda la gestione e lo smaltimento delle scorie radioattive). Gli obiettivi principali di tale collaborazione nella Russia nord-occidentale consistono nel proteggere la salute umana, l'ambiente e le attività economiche dalla contaminazione radioattiva e nell'impedire che il materiale nucleare venga adoperato per finalità terroristiche. In questo ambito, la Norvegia ha concluso il 19 febbraio 2013 un accordo con la Difesa russa, con il quale si impegna a fornire assistenza alle autorità russe per la messa in sicurezza (safety) dei sommergibili nucleari obsoleti nelle basi della penisola di Kola. A margine della Conferenza Generale dell’AIEA è stato firmato, il 15 settembre 2015, un accordo tra l’Autorità Norvegese di Sicurezza Nucleare (Norwegian Radiation Protection Authority) e ROSATOM per la definizione di procedure di notifica in caso di incidenti nucleari. Le consultazioni tra Norvegia e Russia sulla sicurezza nucleare proseguono regolarmente. Il Vice Ministro degli Esteri norvegese Hattrem ha visitato a metà settembre 2016 San Pietroburgo, alla guida della delegazione norvegese alla Commissione bilaterale sulla sicurezza nucleare. A fine marzo 2017 è prevista la visita in Russia, nella città di Arkhangelsk, del Ministro degli Esteri Brende, per partecipare ad una conferenza internazionale su temi artici. Si tratterà della prima visita in Russia del Ministro degli Esteri norvegese dopo l’annessione della Crimea.

Sono attivi anche numerosi progetti in diversi altri settori (energia, comunicazioni, trasporti, sanità). Difficoltà esistono relativamente alla realizzazione concreta dei progetti e alla gestione dell’ecosistema, in particolare delle risorse ittiche, nel Mare di Barents e nelle acque intorno all’arcipelago delle Svalbard, per le quali la Norvegia ha adottato nel 2001 una precisa legislazione ambientale, dichiarandola zona di protezione ittica. La Russia opera nelle Svalbard con propri insediamenti per lo sfruttamento di giacimenti minerari ai sensi del Trattato del 1920, che concede agli Stati parte (tra cui vi è anche l’Italia, che è altresì presente nelle Svalbard, a Ny-Ålesund, con una base scientifica del CNR) il diritto di svolgere alcune attività produttive e di ricerca nell’arcipelago.

Proprio la presenza nelle Svalbard è emersa negli ultimi mesi come un potenziale ulteriore irritante nelle relazioni bilaterali tra Oslo e Mosca, a causa della visita non concordata del Vice Primo Ministro russo Rogozin (inserito tra i destinatari delle misure restrittive UE recepite anche dalla Norvegia) nell’aprile 2015 e dell’irrigidimento, da parte norvegese, delle procedure di ingresso nell’arcipelago nel luglio 2015, duramente condannato dal Ministero degli Esteri russo. Inoltre, da parte russa non si condivide la posizione norvegese secondo cui alla piattaforma continentale e alla zona economica esclusiva adiacente alle Svalbard non si applicano le norme di non discriminazione del Trattato del 1920: aquestione tornata di attualità a seguito delle concessioni del XXIII round di licenze esplorative sulla piattaforma continentale norvegese, che hanno per la prima volta incluso aree attigue all’arcipelago.

Un ulteriore fattore di difficoltà in una relazione già oltremodo complessa è costituito dalla questione migratoria e dal ruolo svolto dalla Russia, a causa dell’afflusso di profughi in Norvegia attraverso il posto di frontiera russo-norvegese di Boris Gleb/Storskog. Nei mesi di ottobre e novembre 2015, tale afflusso ha raggiunto punte di 200 ingressi giornalieri. Dalla fine di novembre, il flusso è cessato. Si è però aperto il problema di avviare un processo di restituzione alla Russia di tali migranti, con la Norvegia che ha invocato il rispetto dell’accordo di riammissione tra i due Paesi del 2007. La situazione sembra ora normalizzata, sia perché gli afflussi sono cessati, sia perché, nonostante alcune resistenze, da parte russa si è di fatto accettato il ritorno di quei profughi di cui si poteva dimostrare il lungo soggiorno in Russia. Da parte norvegese, inoltre, si è deciso di rafforzare le misure di sicurezza fisica al posto di frontiera, costruendo una barriera lunga quattrocento metri (duecento metri per lato), che dovrebbe prevenire ogni tentativo di passaggio non autorizzato nella zona. Finora da parte russa non si sono manifestate difficoltà al riguardo, anche perché analoghe, se non più rigide, misure di sicurezza sono da decenni presenti sul lato russo del confine.

 

 

4. Relazioni con le principali Organizzazioni Internazionali

 

L'appartenenza alla NATO rimane il cardine della politica di sicurezza del Paese. A causa della conformazione geografica, la difesa del territorio norvegese dipende dal tempestivo arrivo di rinforzi dei Paesi dell'Alleanza, in primo luogo degli Stati Uniti. In tale ottica, rimane centrale il rapporto con Washington. Oslo è favorevole e partecipa per quanto possibile alla PSDC, ponendo però l’accento sulla necessità di salvaguardare la stabilità dei tradizionali rapporti con gli Stati Uniti, che continuano ad essere qui considerati i garanti ultimi della sicurezza nazionale. Dal 1 ottobre 2014, l’ex Primo Ministro norvegese Jens Stoltenberg è Segretario Generale della NATO in sostituzione del danese Anders Fogh Rasmussen. Il suo mandato durerà quattro anni, con possibilità di una proroga di un ulteriore anno.

 

A livello regionale è da segnalare l’attiva partecipazione della Norvegia nel Consiglio Artico (di cui la Norvegia ha detenuto la Presidenza nel biennio 2006-2008, conclusasi con la Ministeriale di Tromsø dell’aprile 2009, cui ha partecipato in rappresentanza dell’Italia quale “osservatore ad hoc” l’On. Ministro Frattini). Oslo ha appoggiato la candidatura dell’Italia e degli altri Paesi interessati (Cina, Corea del Sud, Giappone, India, Singapore, oltre all’Unione Europea) quali Osservatori permanenti del Consiglio Artico (approvata alla Ministeriale di Kiruna del maggio 2013). La Norvegia desidera favorire l’integrazione e sviluppare un ruolo per gli Osservatori nelle attività del Consiglio Artico. L’ambizione norvegese è quella già espressa in passato anche dal precedente Governo: “assicurare una gestione sostenibile dell’ambiente e delle risorse nel Nord, far crescere la conoscenza dei cambiamenti in corso nell’Artico e promuovere un aumento delle attività economiche nella regione”. In questo contesto, poiché l’Artico è sostanzialmente un Oceano, rimane centrale per Oslo il ruolo del diritto internazionale del mare nello stabilire il quadro di riferimento giuridico per le attività degli Stati costieri e delle altre potenze interessate.

In tale contesto, si segnalano le iniziative organizzate e in programmazione da parte di questa Ambasciata per promuovere il ruolo italiano nel Grande Nord. In primo luogo, la partecipazione dell’Ambasciatore Novello quale key-note speaker alla Conferenza internazionale Arctic Frontiers tenutasi a Tromsø nel gennaio 2014.

Nel giugno 2014, sempre a Tromsø (“capitale artica” della Norvegia), l’Ambasciata ha organizzato, in collaborazione con la locale Università, una “Giornata italiana” volta a presentare le nostre eccellenze scientifiche ed economiche nell’Artico.

L’Ambasciata mantiene anche regolari contatti con la Senior Arctic Official norvegese. Una qualificata delegazione scientifica norvegese ha partecipato al seminario sull’Artico che il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha organizzato a Venezia dal 10 al 12 dicembre 2014.

 

Altrettanto attiva è la Norvegia nel Consiglio Euro-Artico di Barents (di cui la Norvegia ha detenuto la Presidenza nel 2005 e la ha assunta nuovamente dal 2011 al 2013, con un focus particolare diretto, tra gli altri, ai temi dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili; l’Italia è osservatore), nonché nel Consiglio degli Stati del Mar Baltico (CBSS, di cui sono membri gli Stati rivieraschi, la Norvegia e l’Islanda; l’Italia ha il ruolo di osservatore), di cui la Norvegia ha detenuto la presidenza fino al 30 giugno 2011. Molta attenzione viene dedicata anche allo sviluppo della Dimensione Settentrionale dell’UE: il 2 novembre 2010 si è tenuta ad Oslo la Seconda Riunione Ministeriale della Dimensione Settentrionale dell'UE, mentre l’8 aprile 2014 Oslo ha ospitato la IV Riunione a livello Alti Funzionari della Dimensione.

L’Ambasciata ha organizzato il 12 maggio 2014, in collaborazione con il Ministero degli Esteri norvegese e con le Ambasciate di Austria, Serbia ed Ungheria, un seminario sul ruolo dell’Iniziativa Centro-Europea e sullo scambio di esperienze tra l’InCE e i fori di cooperazione euro-artici (Consiglio Euro-Artico del Barents, Consiglio Artico, Dimensione Settentrionale dell’UE).

 

La Norvegia è tradizionalmente uno dei più convinti sostenitori del sistema delle Nazioni Unite e dei valori tutelati tramite di esso: da parte norvegese è stato più volte indicato come priorità principale la realizzazione dei Millennium Development Goals, con particolare attenzione della Norvegia verso gli obiettivi 4 e 5, relativi alla mortalità infantile e alla salute materna. La Norvegia ha svolto un ruolo particolarmente profilato a New York nel processo che ha portato, nel settembre 2015, all’adozione dei nuovi Sustainable Development Goals.

Il rilievo accordato a questi temi fa sì che la Norvegia figuri molto spesso ai primi posti delle differenti graduatorie prodotte in ambito onusiano, ad esempio in termini di aiuti umanitari e allo sviluppo (1% del PIL) e nell'Indice di Sviluppo Umano (1° posto); grazie a questa spiccata sensibilità, ma anche alla consistente disponibilità di risorse finanziarie, il Paese scandinavo contribuisce significativamente (con una quota pari allo 0,849%) al bilancio ordinario e a quello per operazioni di peacekeeping, raggiungendo il sesto posto in termini assoluti per finanziamenti all'organizzazione, il terzo per contributi volontari e il primo posto per contributi pro-capite. L’impegno norvegese nella sfera del ”peace-keeping” e dell’aiuto allo sviluppo, oltre a iniziative come quelle di facilitazione in Sri Lanka e Sudan o di sostegno sociale nei Territori Palestinesi, finiscono per dare al Paese un rilievo internazionale superiore al suo peso specifico. ‘

La Norvegia è candidata alle elezioni per uno dei due seggi non permamenti del Consiglio di Sicurezza riservati al WEOG per il biennio 2021-2022, in un’elezione competitiva che si annuncia particolarmente complessa.

Per quanto riguarda la riforma del CdS, la posizione norvegese è in evoluzione. Pur avendo sostenuto negli anni le posizioni del G4, ora la Norvegia ha assunto un atteggiamento più articolato che, prendendo atto dello stallo a New York, sta ora convergendo su taluni punti con quanto tradizionalmente propugnato dal gruppo Uniting for Consensus. In un Libro Bianco sulle Nazioni Unite presentato nel settembre 2012 dal precedente Governo, si afferma testualmente: “La politica norvegese sull'eventuale riforma del CdS è stata rivista. Nel Libro Bianco presentiamo una nuova posizione di principio norvegese, che sostiene una riforma più radicale del CdS rispetto ad un modello di riforma che preveda solo l'aggiunta di nuovi seggi permanenti a quelli attuali mentre il CdS continuerebbe ad operare come adesso. Alla luce dell'evoluzione della politica internazionale dopo il 1945 e dei nuovi rapporti di forza, riteniamo ora che si debba riflettere in modo nuovo sulla rappresentanza regionale e che si debba tenere nella dovuta considerazione lo sviluppo di organizzazioni o attori a carattere regionale in molte parti del mondo. Ove una tale riforma ad ampio spettro non fosse possibile, allora la Norvegia continuerebbe a sostenere come prima candidature individuali, ma ora come una posizione di ripiego.".

Thorbjørn Jagland, già Presidente del Parlamento norvegese, è dal 1° ottobre 2009 Segretario Generale del Consiglio d’Europa ed è stato riconfermato nel giugno 2015 per un nuovo mandato quinquennale.

 

5. Questioni migratorie

 

La crisi migratoria in corso sta suscitando viva emozione in Norvegia, Paese fuori dall’UE ma partecipante alla cooperazione Schengen/Dublino. Rispondendo alle sollecitazioni della società civile e dell’Associazione norvegese degli Armatori, il Governo ha deciso nella primavera 2015 di inviare due unità navali da dispiegare nel quadro delle operazioni Triton (Mediterraneo centrale a guida italiana) e Poseidon (a sostegno delle autorità greche) di Frontex. Tali unità hanno contribuito al salvataggio di numerose vite umane. La partecipazione a Triton è stata prorogata ulteriormente fino all’autunno 2016. Il Governo è anche pronto a partecipare, sia pure su base volontaria quale Paese non membro dell’Unione Europea, alle procedure di ricollocamento in Europa dei richiedenti asilo siriani decise dal Consiglio ed è iniziato ad accogliere 1500 profughi provenienti da Italia e Grecia. Inoltre, la Norvegia ha deciso di accogliere ottomila rifugiati siriani, ammessi ai programmi di resettlement di UNHCR.

Sulla questione migratoria si è registrata negli ultimi due anni un’intensificazione dei contatti tra i due Paesi: visite al Comando Generale della Guardia Costiera italiana nel quadro delle missioni in Italia della Primo Ministro (giugno 2014) e del Ministro degli Esteri (aprile 2015) e della Ministra dell’Immigrazione (maggio 2016), nonché la visita in Italia (Roma e Sicilia) della Delegazione parlamentare norvegese presso l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa nel settembre 2015.

L’Ambasciata ha organizzato nel giugno 2016, in collaborazione con il Consiglio Norvegese dei Rifugiati (principale ONG umanitaria del Paese), l’Ufficio di Stoccolma dell’UNHCR e la Comunità di Sant’Egidio un seminario di presentazione dei “corridoi umanitari”.

 

 

RELAZIONI CON L’UNIONE EUROPEA

 

La Norvegia ha respinto per due volte, con referendum (nel 1972 con il 53,3% e nel 1994 con il 52,2% dei voti), la progettata adesione all’Unione Europea. Malgrado questo doppio rifiuto, ogni Governo norvegese si è costantemente impegnato a coltivare con l’Unione i legami più stretti compatibili con la sua posizione di non-membro. Dal gennaio 1994 la Norvegia fa parte dello Spazio Economico Europeo (SEE), partecipando al Mercato Unico e al relativo Consiglio (28+3: Norvegia, Islanda e Liechtenstein) ed impegnandosi a recepire la legislazione UE nei settori previsti dall’Accordo SEE.

Dal 25 marzo 2001 la Norvegia - insieme agli altri Paesi nordici - partecipa alla cooperazione Schengen.

La mancata adesione all'Unione Europea non ha quindi impedito alla Norvegia di intrattenere eccellenti relazioni con i Paesi UE e di seguire con particolare interesse gli sviluppi dell’Unione, tra cui la Dimensione Settentrionale dell’UE. La Norvegia intrattiene regolari consultazioni con la Presidenza di turno dell’UE (incontri tra i Ministri degli Esteri, degli Affari Europei e Primi Ministri all’inizio di ogni semestre di presidenza e partecipazione dei Ministri competenti ai Consigli informali dell'UE su temi specifici di interesse SEE).

L’euroscetticismo norvegese ha molteplici cause. Paese di giovane indipendenza (dal 1905), la Norvegia, traumatizzata anche dall’esperienza dell’occupazione tedesca durante il secondo conflitto mondiale, ha una diffidenza quasi innata verso l’ipotesi di cessioni di sovranità in favore di organismi sopranazionali, nel timore che ciò possa indebolire il livello di democraticità e di responsabilizzazione (accountabilty) della classe politica e amministrativa. L'improvviso benessere conosciuto dal Paese a partire dagli anni 70 è anche tra le cause del persistente sentimento contrario della popolazione nei riguardi di un'adesione all'Unione Europea, un sentimento che l’attuale crisi economica e le difficoltà di alcuni Paesi dell’Eurozona hanno certamente contribuito a rafforzare ulteriormente.

Rimane però sempre presente nella classe dirigente e nei settori più avvertiti dell’opinione pubblica il timore di una marginalizzazione strisciante della Norvegia in Europa, causata dai recenti allargamenti e dalla rapida evoluzione istituzionale dell'Unione Europea. Anche la prospettiva di un progressivo esaurimento, a medio termine, delle risorse petrolifere e di gas contribuisce a riproporre all’attenzione dell’opinione pubblica il problema del collocamento futuro del Paese.

L’Accordo SEE e la conferma dello status della Norvegia di non-membro dell'UE restano centrali nella politica del Governo norvegese. Come detto, l’attuale Esecutivo è il primo da molti anni a non avere esplicitamente escluso nel suo programma l’ipotesi dell’adesione; la sua praticabilità pare comunque remota, dato il chiaro atteggiamento dell’opinione pubblica al riguardo e le fibrillazioni interne all’Unione.

Una posizione che è resa ancora più difficile dall’esito del referendum del 23 giugno 2016 sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea. La Norvegia aveva chiaramente espresso l’auspicio di un voto favorevole alla permanenza nell’UE da parte di Londra. Ora, da parte norvegese si cerca di analizzare le conseguenze del recesso, sia nei rapporti tra Londra e Bruxelles, che nelle relazioni tra Londra e i Paesi EFTA/SEE, nonché nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi. E’ stato istituito presso il Ministero degli Esteri norvegesi un comitato interministeriale, a livello tecnico, incaricato di analizzare le conseguenze del voto per la Norvegia e i possibili scenari. A livello politico, l’indicazione – confermata dalla Primo Ministro Solberg dopo il suo incontro a New York a settembre con l’omologa britannica May – è quella di auspicare la più stretta relazione possibile tra Oslo e Londra anche dopo la Brexit. Come questo si potrà ottenere rimane da vedere. Vi è qui la consapevolezza, tuttavia, che la palla al momento sia nel campo britannico (in attesa dell’attivazione formale della procedura di recesso prevista dall’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea) e che moltissimo dipenderà naturalmente da come Regno Unito e UE riusciranno a disciplinare la propria futura relazione. La Norvegia si sta preparando al negoziato. Il 25 gennaio 2017 ha visitato Oslo Michel Barnier, Capo Negoziatore della Commissione Europea per la Brexit.

 

Nel corso del 2012, il precedente Governo ha presentato due importanti documenti sulla relazione tra la Norvegia e l’UE: una dettagliata analisi del rapporto tra Oslo e Bruxelles, sintetizzata dalla formula “la Norvegia come il più integrato tra gli Stati non membri dell’Unione Europea” (c.d. “Rapporto Sejerstad”); un Libro Bianco sulle relazioni con l’UE, nel quale si conferma tra l’altro l’importanza dell’Accordo SEE senza però nascondere alcuni aspetti critici di una relazione che vede la Norvegia recepire più o meno passivamente il corpus iuris prodotto dall’UE su tutte le questioni afferenti il mercato interno e coperte dall’Accordo SEE.

L’attuale Governo intende come detto promuovere una politica europea più attiva, cercando in particolare di influenzare in modo più efficace il processo decisionale interno dell’UE nelle materie di interesse norvegese e di rendere più snello all’interno il processo di recepimento della legislazione comunitaria adottata dalla Norvegia in virtù dell’Accordo SEE. Importante per Oslo anche promuovere una diplomazia più attiva sia verso Bruxelles (non solo verso la Commissione, tradizionale interlocutore, ma anche verso altre istituzioni quali il Parlamento, sempre più importanti nell’architettura istituzionale dell’Unione dopo Lisbona) che verso importanti Stati Membri (i nordici, la Germania, il Regno Unito, la Francia, la Polonia e l’Italia).

 

Vi è un profondo interesse norvegese anche per l’evoluzione della Politica di Sicurezza e Difesa Comune, interesse dovuto anche alla crescente consapevolezza dell’importanza dell’UE anche in questo ambito. Come osservano importanti esponenti politici norvegesi, la risposta occidentale alla crisi ucraina e alle violazioni russe del diritto internazionale è stata definita più dall’UE (le sanzioni, decise in un consesso di cui la Norvegia non fa parte) che dalla NATO, di cui la Norvegia è invece Paese fondatore. La visita ad inizio 2014 ad Oslo dell’allora Vice Segretario Generale del SEAE Popowski ha posto le basi per l’avvio di un dialogo strutturato tra Bruxelles e Oslo sui temi della sicurezza e difesa.

La Norvegia contribuisce alla politica europea di coesione attraverso i cosiddetti EEA Grants e i Norwegian Grants. In totale Oslo ha versato attraverso i due strumenti circa 1,75 miliardi di euro nel periodo 2009-2014. Il negoziato per la definizione del contingente 2014-2020 tra SEAE e Paesi EFTA è stato chiuso lo scorso luglio, e sono in via di finalizzazione le procedure interne europee per la ratifica dell’’Accordo. Secondo l’Accordo, La Norvegia stanzierà complessivamente circa 388 milioni di euro annui per progetti in 15 Paesi europei (i tredici degli allargamenti dal 2004 in poi più Grecia e Portogallo, mentre la Spagna, che fino all’anno scorso era beneficiaria anch’essa dei fondi SEE e norvegesi, con il nuovo meccanismo finanziario non rientrerà più tra i Paesi destinatari degli interventi). Nell’Accordo si prevede anche il finanziamento norvegese e degli altri Paesi EFTA/SEE ad uno specifico fondo per il contrasto alla disoccupazione giovanile, di cui potrebbe beneficiare anche il nostro Paese.

 

La Norvegia ha curato in modo particolare i rapporti con l’Italia durante il semestre di presidenza dell’Unione Europea (luglio-dicembre 2014). In questo contesto, hanno già visitato l’Italia nel 2014 la Primo Ministro Solberg (23 giugno), la Ministro delle Finanze Jensen (24 giugno) e il Ministro degli Affari Europei Helgesen (22 aprile). Il Ministro degli Esteri Brende si è recato a Roma il 21 aprile 2015 per incontrare il Ministro degli Esteri On. Gentiloni. Il Ministro degli Affari Europei Bakke-Jensen sarà a Roma il 20 marzo 2017 per incontrare il Sottosegretario alle Politiche Europee Sandro Gozi.


 

RAPPORTI BILATERALI

 

1. Rapporti politici

 

I rapporti tra Italia e Norvegia sono tradizionalmente amichevoli, anche se non esenti da pregiudizi. Italia e Norvegia hanno posizioni simili e spesso convergenti sulla maggior parte delle principali questioni internazionali (diritti umani, lotta alla povertà, piccole armi e armi leggere, disarmo e non proliferazione). La Norvegia ha posizioni simili alle nostre anche per quanto riguarda i temi migratori, riconoscendo come l’emergenza legata all’arrivo di profughi in partenza dai Paesi della sponda sud del Mediterraneo richiedano risposte comuni europee, in quanto, grazie alla cooperazione Schengen, cui la Norvegia è associata, “il confine meridionale della Norvegia è a sud di Lampedusa”.

Entrambi i Paesi sono presenti ed attivi nei Balcani occidentali, in Afghanistan, in Medio Oriente (TIPH ad Hebron ed MFO nel Sinai) e nell'IGAD Partner Forum (ove abbiamo condiviso con la Norvegia la presidenza del Comitato Sudan) ed entrambi attribuiscono notevole importanza all’azione di facilitazione per la risoluzione di conflitti regionali anche “minori”. La collaborazione si attua anche nell’ambito dell’Ad Hoc Liaison Committee (AHLC), presieduto dalla Norvegia, che coordina le attività dei donatori a sostegno della popolazione e dell’Autorità palestinese.

La distanza geografica e la diversa dimensione geopolitica hanno pesato negativamente sulla frequenza dei contatti bilaterali. Dopo i positivi sviluppi registrati sull’onda dello scambio di visite a livello di Capi di Stato (visita dei Reali norvegesi in Italia nel 2001 e visita del Presidente Ciampi in Norvegia nel 2004), negli anni successivi il dialogo politico ha subito un sensibile rallentamento. Nell’ottobre 2006 il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri D’Alema ha ricevuto il suo omologo norvegese Jonas Gahr Støre. Si è trattato del primo incontro tra i Ministri degli Esteri dei due Paesi dopo un’assenza di contatti protrattasi per oltre tre anni. L’ultimo incontro bilaterale tra i due Ministri degli Esteri risaliva infatti alla visita in Italia del Ministro Petersen, nel luglio 2003. In occasione di tale incontro è stata adottata una “Dichiarazione Congiunta”, che registra l’impegno dei due Paesi a rilanciare ed approfondire le relazioni bilaterali, anche tramite consultazioni più frequenti su temi internazionali ed europei di comune interesse. 

Il 30 settembre 2008 il Ministro Frattini ha incontrato a Roma il suo omologo norvegese Støre, ponendo le basi per lo sviluppo delle relazioni bilaterali nel settore energetico. Nell’occasione è stato inoltre confermato l’appoggio norvegese per l’adesione dell’Italia al Consiglio Artico in qualità di Paese osservatore. 

Un successivo incontro tra i due Ministri degli Esteri ha avuto luogo a Tromsø il 29 aprile 2009, a margine della riunione ministeriale dello stesso Consiglio Artico.

Recentemente i contatti a livello politico hanno conosciuto un’intensificazione. Il 10 dicembre 2012, il Presidente del Consiglio Monti ha partecipato alla cerimonia di conferimento del Premio Nobel per la Pace all’Unione Europea ed ha successivamente avuto un incontro bilaterale con il Primo Ministro Stoltenberg.

Nel 2013, la Ministro degli Esteri Bonino ha incontrato sia il Ministro degli Esteri laburista Barth Eide, a margine della 68ma UNGA, sia l’attuale Ministro Brende (conservatore), a margine della Ministeriale Esteri della Nato del 3 e 4 dicembre 2013.

Nel 2014 le citate visite norvegesi ad alto livello (Primo Ministro Solberg, Ministra delle Finanze Jensen, Ministro degli Affari Europei Helgesen), mentre da parte italiana si sono recati in Norvegia i Presidenti del Senato e della Camera.

Nel 2015 ha visitato Roma il Ministro degli Esteri Brende. Nel 2016, il momento più solenne è stato costituito dalla visita di Stato dei Reali di Norvegia dal 5 all’8 aprile. I Reali erano accompagnati dal Ministro degli Esteri Brende, per la tappa di Roma, e dal Ministro del Petrolio e dell’Energia Lien per la tappa di Milano. Hanno visitato l’Italia anche la Ministra dell’Immigrazione e Integrazione Listhaug e il Ministro della Pesca Sandberg.

Nel 2017, la visita ad Oslo del Vice Ministro Giro (23-24 febbraio) e la visita a Roma del Ministro degli Affari Europei Bakke-Jensen (20 marzo).

 

Principali visite recenti

 

2014

 

-         22 aprile - Visita a Roma del Ministro degli Affari Europei Vidar Helgesen. Incontro con la Ministro Mogherini e con il Sottosegretario Gozi.

-         3 giugno - Visita a Roma del Sottosegretario ai Trasporti e Comunicazioni John-Ragnar Aarset ed incontro con Sottosegretario allo sviluppo economico Antonello Giacomelli.

-         15-18 giugno - Visita in Norvegia (Svalbard e Oslo) del Sottosegretario agli Esteri Sen. Benedetto Della Vedova. Incontri con il Sottosegretario agli Esteri Bård Glad Pedersen e con la Sottosegretario agli Affari Europei Ingvild Stub.

-         23 giugno - Visita della Primo Ministro Erna Solberg. Incontri con il Signor Presidente della Repubblica e con il Presidente del Consiglio Renzi.

-         24 giugno - Visita della Ministro delle Finanze Siv Jensen. Incontri con il Ministro Padoan e con il Presidente di CDP Bassanini.

-         10-12 settembre - Partecipazione del Presidente del Senato Grasso e della Presidente della Camera dei Deputati Boldrini alla Conferenza Europea dei Presidenti dei Parlamenti. Incontro dei due Presidenti con il Presidente del Parlamento norvegese Thommessen.

-         19 settembre - Visita della Vice Ministro Stub e incontro con il Sottosegretario agli Esteri Della Vedova

-         19 novembre - Partecipazione del Sottosegretario agli Esteri Della Vedova alla riunione del Consiglio dello Spazio Economico Europeo, cui ha presenziato da parte norvegese il Ministro per gli Affari Europei Helgesen.

-         27-28 novembre - Partecipazione del Vice Ministro degli Esteri Brattskar e del Vice Ministro della Giustizia Kallmyr alla riunione istitutiva a Roma del c.d. “Processo di Khartoum”.

 

2015

 

-         21 aprile - Visita a Roma del Ministro degli Esteri Brende e incontro con l’On. Ministro

-         20-23 settembre - Visita a Roma e in Sicilia della Delegazione del Parlamento norvegese all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.

-         24-27 settembre - Visita a Muggiano (GE) - cantiere di Fincantieri - e Sandrigo (VI) - giornate italo-norvegesi - della Ministra della Pesca Aspaker

 

2016

 

-         5-8 aprile - Visita di Stato (con tappe a Roma e Milano) del Re Harald V e della Regina Sonja, accompagnati dal Ministro degli Esteri Brende e dal Ministro del Petrolio e dell’Energia Lien.

-         30-31 maggio - Visita a Roma e in Sicilia della Ministra dell’Immigrazione e Integrazione Listhaug.

-         6-7 giugno - Visita a Milano del Ministro della Pesca Sandberg.

-         21-22 giugno - Visita del Sottosegretario agli Esteri Della Vedova e sua partecipazione al VI Congresso Mondiale contro la Pena di Morte.

 

2017

 

-         23-24 febbraio - Visita del Vice Ministro degli Esteri Mario Giro e sua partecipazione alla Conferenza dei donatori per la Nigeria e i Paesi rivieraschi del Lago Ciad.

-         20 marzo - Visita a Roma del Ministro degli Affari Europei Bakke-Jensen.


 

2. Rapporti economici bilaterali

 

2.1. Interscambio commerciale bilaterale

 

Tabella  n. 5: interscambio commerciale Italia – Norvegia. Quadro Generale

 

 

2014

TdC Nok/€=8,35

2015

TdC NOK/€=8,95

2016

TdC NOK/€=9,29

Esportazioni italiane in Norvegia Totale

 Mld €

 

Importazioni in Italia di prodotti norvegesi

Mld €

 

Importazioni italiane di prodotti norvegesi:

settore energetico offshore

Mld €

 

 

 

2,05

 

 

1,20

 

 

 

0,54

 

2,06

 

 

0,8

 

 

 

N.D.

 

1,96

 

 

1,05

 

 

 

N.D.

Saldo della Bilancia Commerciale

Mld €

 

 

+0,84

 

+1,2

 

+0,91

Saldo della Bilancia Commerciale

Escluso sett. Oil & Gas

Mld €

 

 

 

+1,41

 

 

N.D.

 

 

N.D.

(…)

Fonte: Dati Statistics Norway e dati ICE/ISTAT.

 

Saldo commerciale: anche nel 2016 si conferma il saldo attivo della nostra bilancia commerciale con la Norvegia, sebbene con una lieve riduzione del nostro avanzo rispetto al 2015 un miglioramento delle posizioni rispetto al 2014 (da 1,2 miliardi di EUR a 0,91 miliardi di EUR), secondo i dati di Statistics Norway. Un risultato importante, causato in primo luogo dal ridimensionamento del nostro import di idrocarburi dalla piattaforma continentale norvegese, ma al quale hanno contribuito anche le positive prestazioni conseguite dalle nostre imprese negli ultimi 5 anni in questo mercato.

 

Esportazioni Italiane in Norvegia: il dato di fonte Agenzia ICE (elaborazione su dati ISTAT),  fa stato di una stabilizzazione del nostro export, dopo alcuni anni di fase espansiva. Anche per l’Istituto Nazionale di Statistica norvegese il valore complessivo delle nostre esportazioni è in lieve calo rispetto all’anno precedente, da 2,06 miliardi di EUR a 1,96. Anche in NOK, si registra una lieve riduzione del valore delle nostre esportazioni (da 18,4 miliardi di NOK a 18,2 miliardi di NOK). L’Italia è tornata ad essere il decimo fornitore della Norvegia (undicesimo nel 2015 e decimo nel 2014), con una quota di mercato del 3% (come nel 2015, mentre nel 2014 era del 3,1%, nel 2013 del 3%, e del 2,6% nel 2011). Il deprezzamento della NOK ha portato ad un aumento generalizzato del valore delle importazioni norvegesi per tutti i principali Paesi partner.

Tra i settori più importanti del nostro export in Norvegia (secondo dati ICE su fonti ISTAT), si conferma l’importanza del settore dalle aziende produttrici di macchinari e attrezzature generici (520 milioni di euro, sostanzialmente stabile rispetto al 2015, ma in calo rispetto al 2014, a causa dell’intervenuto rallentamento del settore oil & gas norvegese). In evidenza anche (secondo i dati ICE su fonti GTI 2016, in USD convertiti in EUR ai tassi medi annui di cambio) la nostra industria alimentare (130 milioni di euro, +2.1% rispetto al corrispondente periodo del 2015), le bevande (133,6 milioni di euro, -1.7%), i prodotti della metallurgia (91 milioni di euro, +2 %), gli autoveicoli (116,5 milioni di euro, -5.8%).

Rimangono constistenti i margini di miglioramento delle nostre esportazioni nel comparto beni di consumo, dato che la maggior parte del nostro export è riconducibile al comparto macchinari ed apparecchiature elettriche, in buona parte destinata all’industria offshore. Per quanto concerne il settore automotive, il risultato dell’export italiano nel 2016, nonostante il calo in percentuale, si conferma significativo, dato che l’Italia ha una produzione di nicchia di auto elettriche (di marca Tazzari, vendute a poche decine in Norvegia), è sostanzialmente assente dal segmento alta gamma (in mano ai produttori tedeschi) e paga, dal punto di vista statistico, il fatto che la Fiat 500 è considerata come prodotta in Serbia. Chiaramente robusto invece il comparto dei veicoli commerciali.

In prospettiva futura, l’export con la Norvegia è destinato a registrare un notevole innalzamento di livello, man mano che entreranno nella fase esecutiva i rilevanti contratti stipulati tra aziende italiane ed enti norvegesi in settori ad elevato contenuto tecnologico. Dopo gli importanti successi di AgustaWestland (elicotteri SAR, per la cui realizzazione saranno coinvolte numerose aziende italiane del gruppo Finmeccanica anche se gli apparecchi sono in produzione in Inghilterra), Fincantieri (nuova nave oceanografica “Kronprins Haakon” la cui consegna è prevista nell’estate 2017), Rebaioli e Consorzio Italia (linee elettriche ad alto voltaggio nel difficile contesto settentrionale). Nel 2015 la Società Italiane Condotte d’Acqua e Ghella SpA (in partnership con la spagnola Acciona Infraestructuras) si sono aggiudicate tre (due per Condotte e uno per Ghella/Acciona) dei quattro lotti del più grande progetto infrastrutturale finora mai realizzato in Norvegia, la linea ferroviaria sotterranea ad alta capacità Oslo – Ski. L’industria italiana ha pertanto visto il successo di sue aziende nei primi contratti assegnati dalle Ferrovie norvegesi, ulteriore conferma dell’importante complementarità esistente tra la nostra capacità produttiva e collaborativa da un lato e la domanda di prodotti e servizi altamente avanzati delle Autorità norvegesi dall’altro. Con riguardo ad altri settori, si intravedono ulteriori grandi potenzialità di consolidamento in ambiti in cui la nostra presenza è già radicata, come nella subfornitura energetica (in cui si registra l’entrata del gruppo IREM SpA  nell’ambito del progetto di ammodernamento della raffineria Exxon di Slagen) e nell’enoagroalimentare. Il notevole successo riscosso in ambito eno-agroalimentare è un chiaro indice del valore positivo attribuito al made in Italy ed allo stile italiano, e attraverso azioni di comunicazione mirate esso potrebbe riverberare i suoi positivi effetti anche su altri beni (moda-abbigliamento e accessori, gioielleria, beni di lusso).

 

Importazioni italiane dalla Norvegia. Sul versante import dalla Norvegia nel 2016 si è registrata una ripresa del valore delle nostre importazioni, in controtendenza rispetto al calo del 2015. Secondo i dati di Statistics Norway, si registra una ripresa dei nostri acquisti di idrocarburi (passati da 67 milioni di EUR del 2015 a 169 milioni di EUR del 2016, ma erano pari a 244,5 milioni nel 2014).

Significativa inoltre la crescita delle esportazioni norvegesi di prodotti ittici nel 2016, per un valore di 388 milioni di EUR, con un +42% rispetto al 2015. Sostanzialmente stabili i settori chimico, della raffinazione energetica, plastico e metallurgico.

 

 

2.2. Presenza italiana in Norvegia

Il centro gravitazionale degli interessi economici italiani in Norvegia è rappresentato dagli idrocarburi estratti nella piattaforma continentale del Mare del Nord e di Norvegia. Il gruppo ENI è uno dei principali protagonisti. Giunto in Norvegia negli anni '60 a seguito dello scambio di partecipazioni con la major americana Conoco Phillips, pioniere americano dello sfruttamento del petrolio nel Mare del Nord, L'ENI ha nel corso degli anni consolidato la sua presenza, prima come Norsk Agip e, a partire dal 2003, come ENI Norge AS. Questa società ha riunito le aziende locali del gruppo facenti capo a SAIPEM e SNAM, nonché le controllate norvegesi MOSS e SONSUB rilevate con l'acquisizione della compagnia finlandese Fortum.

Ad oggi, nel Mare del Nord e di Norvegia, l’ENI Norge possiede il 12,39% della produzione del giacimento di Ekofisk e partecipa attivamente alla produzione dei giacimenti Åsgård (14,82 %), Mikkel (14,9%), Norne (6,9 %), Urd (11,5 %), Kristin (8,25 %) e Heidrun (5,12 %). L'ENI Norge svolge il ruolo di operatore in 12 licenze e possiede interessi in 50 licenze. Grazie all'acquisizione della licenza di esplorazione del giacimento Goliat (dove la produzione è stata avviata il 12 marzo 2016), l'ENI è diventata la prima impresa straniera direttamente impegnata nelle attività petrolifere del Mar di Barents, nell'area artica, in cui sarebbero presenti secondo stime affidabili importanti giacimenti di idrocarburi. Inoltre, ENI è partner di un consorzio che ha scoperto un nuovo importante giacimento sottomarino di petrolio e gas, situato a Skrugard, non lontano da quello di Goliat.

Oltre all'ENI Norge AS, sono presenti in Norvegia le filiali estere di alcune primarie società italiane: Ansaldobreda, Becromal Norway, Brevini Norge, Ferrero, iGuzzini, Iveco Norge, Luxottica, Petrolvalves, Rescon Mapei, Saipem, Consorzio Italia 2000, MerMec, Cimberio.

Sono assenti filiali ed uffici di rappresentanza di banche ed organi di stampa italiani.

In tema di collaborazione industriale e di joint-ventures, si segnalano le considerevoli prospettive offerte da questo mercato nel campo dell’alta tecnologia e dei sistemi di difesa e sicurezza. AgustaWestland – società del gruppo Finmeccanica – si è aggiudicata nel dicembre 2013 l’importante gara per la fornitura di elicotteri per operazioni di ricerca e soccorso (SAR) destinati alla regione Artica (valore complessivo della commessa dell’ordine di 2,2 miliardi di euro). Sempre nel dicembre 2013, Fincantieri è risultata vincitrice del tender internazionale lanciato dal Ministero della Pesca per la realizzazione della nuova nave di ricerca polare norvegese. Ulteriori opportunità potrebbero dischiudersi in futuro per l’azienda IVECO DV nel campo dei veicoli terrestri blindati speciali (configurazioni Special Corps e/o Ambulance) a seguito della finalizzazione da parte delle Forze Armate norvegesi dell’ultima tranche di acquisto dei blindati Lince, qui particolarmente apprezzati. Nei primi mesi del 2015 la Società Italiane Condotte d’Acqua e Ghella SpA (in partnership con la spagnola Acciona Infraestructuras) si sono aggiudicate tre contratti (due per Condotte e uno per Acciona-Ghella) del più grande progetto infrastrutturale finora mai realizzato in Norvegia, la linea ferroviaria sotterranea a medio-alta velocità Oslo – Ski.

In relazione a queste ultime affermazioni di nostre Società, si segnala che nell’ultimo anno la presenza industriale italiana in Norvegia si è arricchita di  medio - grandi aziende (Ghella, IREM, Rebaioli, Rosetti Marino, Società Condotte d’Acqua) che hanno acquisito importanti contratti in questo selettivo mercato nei settori infrastrutture, trasporti, Oil and Gas. Esse svilupperanno in Norvegia rilevanti attività e movimenteranno un gran quantitativo di  mezzi e di personale altamente specializzato. L’intenzione di queste Società è di cogliere l’opportunità offerta dalle commesse in corso per radicarsi stabilmente nel Paese.

Si segnala anche la presenza in Norvegia del gruppo Cimberio. Il 22 settembre scorso è stato inaugurato dal Presidente del Consiglio Renzi, in video-collegamento da Roma, un innovativo impianto di climatizzazione e riscaldamento, denominato SMARTCIM, presso il Centro Spaziale di Andøya, nel nord della Norvegia, oltre il circolo polare. Alla cerimonia ha partecipato anche l’Ambasciatore Novello.

Un’analisi della presenza italiana in Norvegia non può non considerare inoltre l’insediamento indiretto – tramite importatori locali e/o grossisti – di aziende - per lo più del settore enoagroalimentare e dell’arredamento - che non hanno stabilito in Norvegia delle vere e proprie filiali ma che da decenni hanno qui sviluppato una fiorente attività di business, spesso proprio grazie all’ottimo rapporto instaurato con i partner locali, con i quali vengono condivise le strategie promozionali in questo mercato.

Al fine di promuovere un coordinamento del sistema-Italia in campo economico, sarà lanciata l’8 ottobre 2015 la “Consulta degli Affari”, un foro di consultazione cui hanno finora aderito cinque importanti aziende italiane operanti in Norvegia. Il lancio della Consulta è avvenuto nel quadro della “Giornata Italiana” che l’Ambasciata ha tenuto a Bergen presso la prestigiosa Norwegian School of Economics.

L’Ambasciata ha lanciato un Evento Itinerante destinato a durare un intero anno (maggio 2016-giugno 2017), un Roadshow articolato in oltre cinquanta eventi di qualità nei settori politico, economico, culturale, scientifico, sociale, gastronomico, da svolgere nelle principali città norvegesi. Sono inclusi alcuni eventi di outreach nel nord, centro e sud d’Italia. Oltre all’Istituto di Cultura, l’Evento Itinerante si avvale della collaborazione di partner italiani, norvegesi ed internazionali, tra i quali la Società Dante Alighieri. Il titolo “Under the Sign of Excellence: Italia presenterer seg i et roadshow gjennom norske byer” ed il logo del Roadshow sono stati ideati da Paolo Mocci e sono stati scelti con una consultazione pubblica in rete svoltasi nel maggio 2016.

La tappa di Oslo si è conclusa nel dicembre 2016, mentre è attualmente (marzo 2017) in corso la tappa di Trondheim.

 


 

2.3. Investimenti norvegesi in Italia

Attualmente le società norvegesi presenti in Italia sono circa 40.

Tra queste si segnalano in particolare alcuni dei principali gruppi internazionali norvegesi quali Hydro (alluminio), Yara (fertilizzanti e prodotti per il settore agricolo), Laerdal (apparecchiature mediche), Kongsberg Maritime (settore difesa-sicurezza), Stokke (prodotti per l’infanzia), Det Norske Veritas – Germanischer Lloyd (certificazione industriale). Nutrita inoltre la presenza di filiali di vendita di società norvegesi operanti nel settore dell’informatica e delle telecomunicazioni.

 

2.4. Il Fondo Sovrano norvegese – Government Pension Fund Global (GPFG)

Investimenti del GPFG in Italia.

L’esposizione del Fondo in attività italiane è sostanzialmente stabile rispetto al 2015, con una tenuta dell’obbligazionario, e di una lieve riduzione sull’azionario, che risente inevitabilmente del fatto che nel 2016 la quota di titoli azionari europei sul totale di quelli detenuti dal Fondo si sia ridotta in termini percentuali rispetto all’anno precedente.

Più nel dettaglio, al 31 dicembre 2016, il valore degli investimenti del Fondo in titoli azionari italiani era di 72,35 miliardi di NOK (pari a circa 7,79 miliardi di EUR al tasso medio NOK/EUR per il 2016). Nel 2015, esso era stato di 73,81 miliardi di NOK (circa 8,24 miliardi di EUR).

Sebbene Norges Bank Investment Management pubblichi i dati dettagliati sulle singole attività detenute dal Fondo sia in NOK che in USD (e usando l’USD come termine di riferimento, il valore delle attività azionarie italiane e’ aumentato a fine 2016 rispetto all’anno precedente), ai fini dell’analisi si farà riferimento al valore in NOK e al controvalore in EUR. (desunto dalla conversione in base al tasso medio annuo per gli anni di riferimento), che ha la sua validità in quanto tali asset sono originariamente denominati in EUR.

Il confronto tra il dato relativo all’Italia e quello degli altri grandi Paesi dell’eurozona mostra una riduzione in termini di valore delle attività detenute dal Fondo di entità paragonabile a quella registrata da Germania (passato a 28,5 miliardi di EUR dai 30,4 miliardi del 2015), Francia (da circa 27 miliardi di EUR nel 2015 a 26,7 miliardi di EUR nel 2016) e Spagna (da 8,7 miliardi di EUR nel 2015 agli 8,2 miliardi del 2016).

Analizzando nel dettaglio le partecipazioni italiane detenute dal Fondo, se nel 2015 le aziende in cui il Fondo aveva investito erano state 128, nel 2016 tale numero è leggermente diminuito (118). Si ha tuttavia un aumento del numero di aziende destinatarie degli investimenti più significativi (sopra i 500 milioni di NOK): erano state 28 nel 2015 e sono state invece 33 nel 2016. Un segnale in linea con la tendenza degli ultimi anni di una crescita degli investimenti rilevanti, pur in un contesto di maggiore selettività delle aziende da investire.

Con i suoi investimenti, il Fondo e’ presente nel capitale azionario delle principali aziende quotate in Borsa Italiana. In ordine alfabetico esse sono (con investimenti di valore superiore ai 500 milioni di NOK): A2A, Assicurazioni Generali, Atlantia, Autogrill, Banca Popolare di Milano, Banco Popolare, BPER Banca, Brembo, Buzzi Unicem, CNH Industrial, Campari, Enel, Eni, EXOR, Ferrari, Fiat Chrysler Automobiles, HeidelbergCement, Hera, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo-Finmeccanica, Luxottica Group, Mediaset, Mediobanca, Moncler, Prysmian, Recordati, Saipem, Snam, Telecom Italia, Tenans, Unicredit e UnipolSai.

Per valore, il principale investimento è quello in ENI (8,75 miliardi di NOK), seguito da Intesa Sanpaolo (8,53 miliardi di NOK), Enel (4,86 miliardi di NOK), AssicurazioniGenerali (3,78 miliardi di NOK), Telecom Italia (2,77 miliardi di NOK), HeidelbergCement (2,43 miliardi di NOK), Unicredit (2,34 miliardi di NOK) e Luxottica (2,08 miliardi di NOK).

Gli investimenti di maggior valore (sopra i 500 milioni di NOK) sono anche, generalmente, quelli che attribuiscono al Fondo la maggiore percentuale rispetto al totale del pacchetto azionario di ciascuna azienda, una percentuale che oscilla generalmente tra l’1% e il 3,5%. Ad esempio, il Fondo norvegese detiene (al 31 dicembre 2016), il 2,31% di Intesa Sanpaolo. Percentuali simili anche per quanto riguarda Eni (1,72%), Unicredit (1,53%), Enel (1,26%), Telecom Italia (1,95%), ma anche Ferrari (1,51%) e Fiat Chrysler Automobiles (1,15%). La società presso cui il Fondo investe maggiormente, in percentuale rispetto al totale del pacchetto azionario, è Banco Popolare (3,61%). Rilevante anche l’investimento in Leonardo-Finmeccanica (1,52%, per un valore complessivo di 1,07 miliardi di NOK), in SAIPEM (1,68%, con un valore di 823 milioni di NOK) e Prysmian (2,77% per un valore di 1,33 miliardi di NOK).

Sul fronte delle obbligazioni, il dato di fine 2016 relativo alle attività italiane è sostanzialmente stabile. Significativa la crescita nel portafoglio del Fondo dei nostri titoli di Stato. Essi sono passati da 41,02 miliardi di NOK, pari a 4,58 miliardi di EUR, nel 2015 a 43,3 miliardi di NOK, pari a 4,66 miliardi di EUR, nel 2016.

Complessivamente invece, il totale dei titoli a reddito fisso italiani nel 2016 è stato di 48,92 miliardi di NOK (circa 5,26 miliardi di EUR al tasso di cambio medio NOK/EUR per il 2016), mentre nel 2015 esso era stato di 48.89 miliardi di NOK (circa 5,46 miliardi di EUR, al tasso di cambio medio NOK/EUR per il 2015). Se il numero degli investimenti in titoli obbligazionari italiani nel 2015 era stato di 22, nel 2016 tale numero è sceso a 19. Oltre al Ministero dell’Economia e Finanze, il principale ente emettitore di “bonds” è stato Enel Finance International, di cui il Fondo detiene titoli per un valore di 1,94 miliardi di NOK (208 milioni di EUR). Meno rilevante il portafoglio di titoli emessi da altri soggetti, tra cui Enel, Intesa Sampaolo e Pirelli.

Analizzando i dati relativi al 2016, per quanto riguarda i titoli di Stato, nonostante il decrescente peso che tale tipologia di investimento avrà nel portafoglio complessivo del Fondo negli anni a venire, l’aumento di titoli italiani riflette senza dubbio la capacità dei gestori del Fondo di valutare adeguatamente le prospettive di redditività dei singoli prodotti (vedasi la riduzione di titoli di Stato tedeschi o spagnoli e invece l’aumento di quelli francesi e italiani, per limitarci all’eurozona). Non va infatti dimenticato come la missione primaria del Fondo sia quella di guadagnare, a beneficio della collettività norvegese e delle generazioni future. I gestori del Fondo guardano quindi quotidianamente in primo luogo alle opportunità di profitto.

Per quanto riguarda i titoli a reddito variabile, il calo delle attività italiane riflette in primo luogo la riduzione della quota europea di investimenti. Ma ciò non esclude che in futuro, in seguito ad un rafforzamento della presenza delle nostre aziende in Borsa (il Fondo investe solo in titoli di società quotate), il Fondo possa aumentare in termini relativi la propria quota di investimenti in titoli italiani rispetto a quella dei Paesi a noi più vicini. E’ certamente nella filosofia dei gestori del Fondo controllare con attenzione gli sviluppi del mercato alla ricerca di nuove e redditizie opportunità di investimento. Il Fondo Sovrano norvegese rimane (secondo quanto riportato dal Corriere della Sera a fine 2015) il terzo investitore straniero complessivo in Borsa Italiana, dietro Blackrock (fondo peraltro in cui il Fondo Sovrano norvegese ha una rilevante quota) e Vanguard.

Da ricordare anche come le grandi imprese italiane operanti in Norvegia abbiano una presenza del Fondo Sovrano norvegese nel proprio azionariato. E’ il caso di Eni, ma anche di Leonardo-Finmeccanica (che sta assemblando in Inghilterra gli elicotteri AW101 per la ricerca e soccorso da fornire al Governo norvegese) ovvero di Prysmian (che costruirà l’elettrodotto sottomarino che collegherà la Norvegia alla Gran Bretagna).

 

Riguardo alle prospettive future, si rileva che nel 2016 circa un quinto della spesa pubblica è stata finanziata mediante trasferimenti dal Fondo sovrano, e per la prima volta si è dovuto far ricorso al prelievo di risorse finanziarie dal capitale del Fondo (cioè dalla sua consistenza complessiva) per finanziare il deficit pubblico del settore "non-oil". Nel periodo 2001-2016 la spesa governativa dei proventi petroliferi sia aumentata dall'1,5% all'8% circa rispetto al volume della "mainland economy", percentuale questa non piu' sostenibile sia per la rilevante riduzione dei prezzi petroliferi sia per l'impossibilità che il capitale del GPFG continui a crescere in maniera rilevante (cioè in termini percentuali rispetto al PIL). Secondo il Governatore della Banca Centrale, Oysten Olsen, un aumento del livello di spesa dei proventi petroliferi dal 3 al 4% del valore del Fondo comporterebbe, nelle attuali condizioni di bassa crescita e contenuti tassi di interesse, un forte incremento (tre volte di più) della possibilità che il valore complessivo del Fondo si dimezzi in un arco temporale di 10 anni. Ragioni di prudenza consigliano quindi un uso più cauto dei proventi petroliferi. Il Governo ha quindi annunciato di voler proporre un aumento del 70% della quota del Fondo che sarà riservata ad investimenti azionari da preferire nelle attuali condizioni a quelli obbligazionari meno remunerativi nonché di rivedere al ribasso, cioè al 3%, il tasso reale atteso di remunerazione degli investimenti effettuati dal GPFG.

 

3. Turismo

 

In base ai dati ISTAT, gli arrivi in Italia di norvegesi nel 2014 (ultimi dati pubblicati) sono stati 406.191 per un totale di 1.502.191 presenze, quindi una piccola flessione rispetto all’anno precedente (arrivi 407.673 e presenze 1.534.189).

Il mercato turistico norvegese presenta una notevole dinamicità, in linea con i rapidi mutamenti sociali ed economici attraversati da questo Paese, che si distingue per essere una delle nazioni con il PIL pro-capite più alto al mondo, anche se l’economia da recente sta subendo delle difficoltà, una realtà e che si rispecchia nei numero di viaggi.

Per l’anno 2015 i dati finora presentati dalla Banca d’Italia indicano una situazione piuttosto stabile in confronto con il 2014 parlando di arrivi, ma un leggero calo ancora (circa 2,3 %) per quanto riguarda le presenze – si continua quindi a scegliere il Bel Paese ma per soggiorni di durata più breve.

L’Italia è una delle principali destinazioni mediterranee per il turista norvegese, sebbene il gap rispetto alla Spagna rimane ancora molto elevato, l’Italia ha nel 2015 sorpassata la Francia, come emerge dal grafico sottostante.

Il nostro Paese si è nel 2015 posizionato al sesto posto come destinazione turistica norvegese, per numero di viaggi effettuati, preceduta da Svezia, Spagna, Danimarca, Regno Unito e Germania.

Rispetto ai concorrenti mediterranei, l’Italia risente in modo particolare del minor numero di collegamenti aerei diretti da/per la Norvegia. Tale carenza non consente infatti un pieno sfruttamento delle potenzialità del nostro Paese in questo dinamico mercato.

 

 

 

4. Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

 

Insegnamento della lingua italiana

 

In Norvegia la lingua italiana è insegnata presso tre Università: Oslo, Bergen e Trondheim. Ha operato a Bergen fino all’agosto 2014 un lettore di ruolo inviato dal Ministero degli Affari Esteri. Il lettorato di Bergen è stato soppresso con la fine dell’anno accademico 2014-2015, mentre quello di Oslo era stato soppresso con la fine dell’anno accademico 2012-2013. La lingua italiana è inoltre insegnata in diverse scuole pubbliche e private.

Nonostante negli ultimi anni si evidenzi una lieve regressione dello studio dell`italiano nei paesi scandinavi, dovuta al fatto che la scelta facoltativa della seconda lingua straniera nelle scuole di vario livello debba competere con numerose discipline, tra cui quelle sportive, si registra sempre un numero piuttosto elevato di iscritti ai corsi di lingua italiana presso le Università di Oslo, Bergen e Trondheim. Presso l`Università di Oslo è possibile ottenere una laurea triennale in lingua e letteratura italiana e una laurea magistrale con specializzazioni in letteratura o linguistica italiana. A Bergen è invece presente un corso completo, comprensivo di programma di dottorato (PhD).

L’italiano è, per numero di studenti iscritti, l’ottava disciplina su sedici presenti nella sezione ILOS (Department of Literature, Area Studies and European Languages) dell’Università di Oslo, con un numero di studenti leggermente inferiore al tedesco e decisamente superiore al portoghese. L`italiano è sicuramente una lingua popolare tra gli studenti norvegesi, anche se lo staff dei docenti risulta talvolta ridotto rispetto alle esigenze della sezione linguistica.

Si evidenzia in generale un rilevante interesse per l’apprendimento della lingua italiana, derivante in gran misura anche dal notevole flusso turistico della collettività norvegese verso il nostro Paese a testimonianza della conoscenza e dell’apprezzamento che la società scandinava rivolge in generale alla nostra cultura.

 

Organizzazioni culturali

 

La Società "Dante Alighieri" è presente in Norvegia con sei Comitati, molto attivi, nelle città di Oslo, Bergen, Stavanger, Trondheim e Halden. Nel 2014 è stato costituito un nuovo Comitato sull’isola di Røst, nelle Isole Lofoten, il primo oltre il Circolo Polare Artico e il più settentrionale del mondo.

E' in vigore tra Italia e Norvegia un accordo culturale firmato il 15 giugno 1955. L’ultimo Protocollo Esecutivo è scaduto nel dicembre 2003, senza essere stato in seguito rinnovato.

In Norvegia, l’interesse nei confronti della cultura italiana è in costante crescita, risalendo ai molti contatti e soggiorni di grandi personalità della cultura e dell'arte norvegese in Italia (basti ricordare, fra tutti, Henrik Ibsen). Dal dicembre 2007 sono state estese ai cittadini della Norvegia le agevolazioni per l’ingresso nelle istituzioni culturali pubbliche italiane già previste per i cittadini dell’Unione Europea.

Più in generale, l'attenzione nei confronti dell'Italia è dimostrata dalle numerose traduzioni di opere letterarie, dalla distribuzione nelle sale cinematografiche di alcuni film italiani ogni anno, dalla messa in scena di alcune tra le opere teatrali più conosciute, dalle esposizioni di arte italiana nei musei di Oslo, anche grazia all’attenta azione promozionale condotta dall’Istituto Italiano di Cultura nei confronti delle principali istituzioni culturali norvegesi. Ampia diffusione e prestigio godono inoltre il design, la moda e la gastronomia italiana.

 

 

Cooperazione scientifica

 

Nel dicembre 1994 è stato firmato a Tromsø un M.o.U. tra i Governi italiano e norvegese sulle ricerche nell’Artico. Tale accordo è stato ratificato dal Parlamento italiano nel novembre 1997 ed è entrato in vigore nel maggio 1998.

Nel maggio 1997 è stato firmato ad Oslo tra il CNR ed il corrispondente ente norvegese un M.o.U. (immediatamente esecutivo) sulla collaborazione scientifica tra i due Paesi e nell'aprile 1999 si è riunito il Comitato scientifico congiunto.

Nel maggio 1997 è stata inaugurata a Ny Ålesund nelle isole Svalbard la Base del CNR «Dirigibile Italia», nella quale sono continuamente presenti sette o otto ricercatori italiani.

Nello stesso sito, è entrata nel 2010 nella fase operativa una stazione per il monitoraggio del cambiamento climatico, denominata Amundsen-Nobile Climate Change Tower.

5. Comunità italiana e comunità del Paese in Italia

 

La collettività italiana residente in Norvegia è composta da oltre 5700 persone, di cui oltre 2000 risiedono nella capitale Oslo. Tra questi, circa 200 dipendenti delle aziende Ghella e Condotte, che hanno vinto la gara per la costruzioni di tre lotti della linea ferroviaria ad alta capacità Follo Line. La Norvegia, un paese certamente non di primo piano per la nostra emigrazione, ha visto comunque i primi italiani giungere, anche se in numero molto limitato, già alla fine dell’Ottocento. In questa prima fase tra i migranti vi erano soprattutto persone che venivano impiegati da artisti locali e soprattutto artigiani.

Tra le due guerre il numero di immigrati italiani è rimasto ancora molto ridotto e gli italiani trasferitisi in Norvegia sono motivati da scopi commerciali o dalla conclusione di matrimoni misti. La comunità italiana è diventata la prima vera comunità di stranieri facilmente individuabile tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, fornendo manodopera in particolare nel settore dell’industria e dell’artigianato.

Con l’inizio dell’importazione delle automobili Fiat, giungono in Norvegia anche operai meccanici specializzati ed alcuni impiegati. Altri gruppi professionali includono barbieri, parrucchieri e musicisti, soprattutto di piccole bande musicali, impiegati a contratto in ristoranti e alberghi. Arrivati in Norvegia essenzialmente per motivi di lavoro, molti italiani a seguito di matrimoni con norvegesi, rimangono stabilmente in questo Paese.

Dall’inizio degli anni Settanta, con lo sviluppo dell’industria petrolifera norvegese, si verifica l’arrivo di nuovi gruppi di italiani, altamente specializzati, che lavorano sia per la società italiana Agip che per altre compagnie petrolifere, e che si concentrano in gran parte nella regione di Stavanger. Negli anni Ottanta, con la diffusione della cucina italiana e l’apertura di molti ristoranti italiani, un numeroso gruppo di persone arriva in Norvegia per lavorare nel settore della ristorazione. Negli anni Novanta, infine, diventa sempre più forte, anche in conseguenza dei programmi di scambi culturali ed accademici a tutti i livelli, la presenza in Norvegia di studenti, ricercatori ed esperti italiani, nonché personale medico e paramedico.

Attraverso lo Spazio Economico Europeo i cittadini dell'UE possono risiedere, lavorare, studiare e svolgere attività indipendenti in Norvegia e, con i loro familiari conviventi, rientrano nel sistema previdenziale norvegese ai fini della malattia e, al termine del rapporto di lavoro, ai fini pensionistici. In Norvegia non esistono scuole italiane.

La comunità italiana in Norvegia è in generale ben inserita, relativamente giovane (qui attirata soprattutto dal boom economico del Paese a partire dai primi anni settanta) e ormai presente ad adeguato livello in taluni settori chiave del Paese. Spicca per la sua composizione la comunità di Stavanger (circa 450 persone), collegata alla presenza di ENI Norge, Saipem e sempre più di Edison, tra gli altri, ma anche di consulenti individuali e PMI nel settore dell’energia. Tromsø (circa 70 iscritti) conta una vivace comunità accademica presso la locale Universita’ Artica. Hammerfest, nell’estremo nord del Paese, potrebbe vedere un significativo aumento della comunità italiana a seguito dell’entrata in produzione del giacimento Goliath gestito da ENI, avvenuta nel marzo 2016.

Il 17 aprile 2015 è eletto per la prima volta in Norvegia un Comitato per gli Italiani all’Estero (Com.It.Es).

 

Sono circa 2000 i norvegesi residenti in Italia.

 

 


Rapporti tra l’Unione europea e la Norvegia
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

 

La Norvegia ha indetto due referendum per l'entrata nell'Unione Europea, nel 1973 e nel 1994, ed entrambe le volte i cittadini hanno bocciato la proposta, sebbene con un lieve margine.

Al primo referendum, tenutosi il 24 e 25 settembre 1972, il 53,5 percento dei votanti fu contrario all'adesione all'UE. Nel secondo referendum, tenutosi il 28 novembre 1994, la maggioranza scese al 52,2 percento dei votanti. In alcune zone, come Oslo, la maggioranza dei cittadini ha votato a favore dell'adesione all'UE.

La Norvegia ha comunque firmato un accordo nel 1994 per la partecipazione alla Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA) e allo Spazio Economico Europeo (SEE).

Obiettivo dell’Accordo SEE è quello di creare regole comuni e condizioni di concorrenza paritarie fra le imprese dei paesi Parte, nonché di istituire un apparato istituzionale e giurisdizionale in grado di garantire il corretto funzionamento e l’omogenea applicazione delle regole comuni.

I Paesi contraenti hanno assunto l’impegno di recepire la normativa UE per la realizzazione del mercato interno: allo stato attuale, oltre l'80 per cento della legislazione dell’UE sul mercato unico si applica all'area SEE. L’Accordo garantisce un elevato grado di armonizzazione nei settori della politica sociale, dell’ambiente, del diritto societario e della protezione del consumatore. L'Accordo prevede politiche "di accompagnamento" del mercato unico, come ad esempio la politica della concorrenza e la politica sociale, la tutela dei consumatori e la protezione dell'ambiente, l'istruzione, la ricerca e lo sviluppo. Tuttavia, a differenza del mercato unico della Comunità europea, l’Accordo SEE esclude, in linea di massima, i prodotti agricoli e della pesca, le imposte indirette (IVA e accise) e non contempla una politica economica esterna comune (tariffa esterna comune, misure antidumping, ecc.).

La Norvegia fa parte dell'area Schengen.

Il 19 dicembre 1996 la Norvegia ha firmato, insieme all’Islanda, un Accordo di cooperazione nell’ambito dell’Accordo di Schengen che ha conferito a questi due paesi lo status di membri associati e che ha esteso l’applicazione della Convenzione di Schengen al loro territorio, con l’eccezione delle disposizioni relative al controllo delle merci. A seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Amsterdam, che ha integrato nell’ordinamento dell’Unione Europea l’Accordo di Schengen, il 18 maggio 1999 è stato firmato un Accordo con l'Islanda e la Norvegia – entrato in vigore il 25 marzo 2001 - sulla loro associazione all'attuazione, all'applicazione e allo sviluppo dell'acquis di Schengen.

La Norvegia partecipa al cosiddetto sistema di Dublino volto a gestire le domande dei richiedenti asilo ed ad Europol ed Eurojust.

Dal 1° aprile 2004 tra UE, Norvegia e Islanda è in vigore un accordo relativo al meccanismo di esame delle richieste di asilo, che associa la Norvegia alla convenzione di Dublino[3] e a Eurodac[4]. Inoltre, la Norvegia ha firmato accordi di cooperazione con Europol[5] e con Eurojust[6] rispettivamente il 28 giugno 2001 e il 28 aprile 2005.

La Norvegia partecipa ai programmi di ricollocamento dei richiedenti asilo adottati dal Consiglio dell’UE nel 2015. In particolare, al 12 maggio 2017, sono stati finora ricollocate in Norvegia circa 680 persone dalla Grecia e 470 dall’Italia.

In Norvegia sono stati altresì reinsediati circa 3.350 rifugiati provenienti da Libano, Turchia e Giordania

La Norvegia, partecipa, infine, come paese associato, all’Agenzia europea delle frontiere (Frontex) istituita nel ottobre 2004 per coordinare la cooperazione operativa alle frontiere, fornire aiuto tecnico per le espulsioni organizzate dagli Stati membri, elaborare analisi dei rischi, collaborare con i paesi terzi.

La Norvegia partecipa ai programmi dell’UE in materia di ricerca e sviluppo tecnologico sin dal 1987.

La cooperazione della Norvegia con l’UE si estende anche alle politiche di sicurezza; la Norvegia partecipa, infatti, alle missioni di peacekeeping promosse dall’UE.

Ad Oslo è presente una delegazione ufficiale dell'Unione europea.

 

I rapporti economici con l’UE

Si riportano di seguito i principali dati macroeconomici della Norvegia (popolazione; PIL in miliardi di euro, PIL pro capite in euro; tasso di crescita del PIL; tasso di inflazione; bilancio delle partite correnti in percentuale del PIL):


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: Fondo monetario internazionale

 

La Norvegia è il 5° partner importatore dall'UE (dopo Cina, Russia, USA e Svizzera) e il 7° mercato di esportazione per l'UE (dopo USA, Cina, Svizzera, Russia, Turchia e Giappone; fonte: Commissione europea).

Per quanto riguarda la merci, l’UE ha registrato nel 2016 un disavanzo di oltre 14 miliardi di euro:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per quanto riguarda i servizi, invece, l’UE ha registrato nel 2015 (ultimo dato disponibile) un avanzo di circa 12 miliardi di euro:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo la Russia, la Norvegia è il principale fornitore europeo dei prodotti energetici (petrolio e gas naturale), che rappresentano circa la metà delle importazioni totali dell'UE dalla Norvegia (per un valore di circa 30 miliardi di euro). L'UE, da parte sua, esporta in Norvegia soprattutto macchinari e mezzi di trasporto, per un valore complessivo di circa 20 miliardi di euro.

Sebbene, come accennato sopra, i settori della pesca e dell'agricoltura non facciano parte dell'accordo SEE, l'articolo 19 del medesimo accordo specifica che la Norvegia e l'UE si impegnano a liberalizzare gradualmente il commercio dei prodotti agricoli.

Nel 2015 l’UE ha esportato prodotti agricoli in Norvegia per un valore di 4,1 miliardi di euro, mentre le esportazioni agricole della Norvegia verso l'UE ammontavano a 488 milioni di euro. La Norvegia è il principale fornitore europeo di prodotti ittici: l'UE nel 2015 ha importato pesce norvegese per un valore di 5,6 miliardi di euro.

Il 5 aprile 2017, nell’ambito del SEE, è stato siglato un accordo tra l'Unione europea e la Norvegia relativo alla concessione di preferenze commerciali supplementari per i prodotti agricoli, che dovrebbe portare ad un ulteriore incremento degli scambi nel settore agricolo.

 

 

 

 


Rapporti parlamentari Italia-Estonia
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

 

 

Presidente del Parlamento monocamerale (Riigikogu)

Eiki NESTOR (eletto il 20 marzo 2014, sempre riconfermato, da ultimo il 23 marzo 2017)

 

Rappresentanze diplomatiche

Ambasciatore d’Italia in Estonia

Filippo FORMICA

Ambasciatore di Estonia in Italia

Celia KUNINGAS-SAAGPAKK (dal 17 settembre 2014)

 

 

XVII legislatura

Si segnala che presso il Parlamento estone è stato formato un Gruppo di cooperazione parlamentare Estonia–Italia.

Il Gruppo è presieduto dall’onorevole Laine Randjärv ed è composto dagli onorevoli Heljo Pikhof (Vice Presidente), Siret Kotka, Imre Sooäär, Heidy Purga, Kalle Palling, Terje Trei, Mailis Reps, Martin Repinski, Maire Aunaste, Tarmo Tamm, Marika Tuus-Laul e Toomas Kivimägi[7].

Dal lato italiano, nel contesto della nostra partecipazione all’Unione Interparlamentare, è attivo un gruppo di amicizia Italia-Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) che nella XVII legislatura è presieduta dal deputato Nicola STUMPO (ART.1-MDP).

 

Corrispondenza

Il 21 marzo 2013 l’allora Presidente del Riigikogu (il Parlamento estone), Ene Ergma, ha inviato alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, una lettera di congratulazioni per il Suo Alto Incarico. Con l’occasione la Presidente Ergma ha espresso l’auspicio di un rafforzamento della collaborazione e dei rapporti sia a livello bilaterale che multilaterale tra i rispettivi paesi.

La Presidente Boldrini ha risposto il successivo 30 aprile, ringraziando per i graditi auguri e ricordando il cordiale e proficuo colloquio avuto con la Presidente Ergma a margine del Vertice dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione per il Mediterraneo (AP-UpM) svoltosi il 7 aprile 2013 a Marsiglia. La Presidente ha concordato circa l’opportunità di sviluppare ulteriormente le relazioni tra il Riigikogu e la Camera dei deputati, sia sul piano bilaterale che nell’ambito dell’Unione europea e delle altre sedi di cooperazione parlamentare multilaterale.

Il 17 ottobre 2013 la Presidente Boldrini ha trasmesso all’allora Presidente Ergma un invito a recarsi in visita alla Camera dei deputati per procedere ad uno scambio di opinioni sulle principali questioni che si pongono nell’ambito delle relazioni tra Italia ed Estonia e per sviluppare ulteriormente i rapporti di amicizia e collaborazione tra le rispettive Assemblee legislative.

 

Incontri bilaterali

Si segnala che il Presidente del Riigikogu, Eiki Nestor, ha preso parte alla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Unione europea che si è svolta a Bratislava il 23 e 24 aprile 2017, a Lussemburgo il 22-24 maggio 2016 e a Roma il 20-21 aprile 2015.

A margine della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi aderenti al Consiglio d’Europa, che ha avuto luogo a Oslo l’11 e 12 settembre 2014, si è svolto un incontro bilaterale tra la Presidente della Camera, Laura Boldrini, e il Presidente del Parlamento estone, Eike Nestor. L’incontro si è incentrato principalmente sulla situazione ucraina e sulle possibili ripercussioni sulle Repubbliche Baltiche.

La Presidente Boldrini e il Presidente Eiki Nestor si sono anche incontrati in occasione del Vertice dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi dell'Unione per il Mediterraneo (AP-UpM), svoltosi a svoltosi a Lisbona l’11 maggio 2015.

Il 23 gennaio 2014 la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, ha incontrato l’allora Presidente del Riigikogu, Ene Ergma, che era accompagnata da una delegazione di parlamentari estoni.

Durante l’incontro le due Presidenti hanno affrontato, tra gli altri, il tema della presenza femminile nelle istituzioni rappresentative dei rispettivi paesi e quello del ruolo di internet e del rischio di violenza nel web.

La Presidente Boldrini aveva altresì incontrato diverse volte il precedente Presidente del Parlamento estone, signora Ene Ergma:

 

 

 

Commissioni

Il 15 settembre 2015, il Presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea, Michele Bordo, ha ricevuto il suo omologo estone, Kalle Palling.

Il 15 gennaio 2015, il Presidente della Commissione Affari esteri, Fabrizio Cicchitto, ha ricevuto la visita dall’ambasciatrice estone a Roma, Celia Kuningas-Saagpakk.

Il 23 gennaio 2014 l’allora Presidente del Parlamento di Estonia, Ene Ergma, accompagnata da una delegazione di parlamentari estoni, ha svolto un incontro informale con le Commissioni riunite Affari esteri e Politiche dell'Unione europea.

 

Cooperazione multilaterale

L'Estonia prende parte alla cooperazione parlamentare nell'ambito dell'Unione europea.

Il Parlamento estone partecipa alla Conferenza Parlamentare del Mar Baltico (BSPC) e prende parte alla cooperazione euromediterranea e, quindi, all'Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM) di cui il Parlamento italiano ha esercitato il turno di Presidenza che si è concluso il 13 maggio 2017, con l’Assemblea Plenaria svoltasi presso Palazzo Montecitorio. Alla riunione ha partecipato la delegazione estone.

L'Estonia invia proprie delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa (a cui ha aderito nel 1993), dell'OSCE (di cui è membro dal 1991) e della NATO (di cui è membro dal 2004).

 

Unione Interparlamentare (UIP)

Nell’ambito dell’Unione Interparlamentare (UIP) è attivo il gruppo di amicizia Italia-Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania), presieduto dal deputato Nicola STUMPO (ART.1-MDP) e di cui è membro il deputato Alessandro PAGANO (LNA).

 

Attività legislativa

Legge n. 179/14 del 21 novembre 2014: “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Estonia sulla lotta contro la criminalità organizzata, il terrorismo ed il traffico illecito di droga”, fatto a Tallinn l'8 settembre 2009.

 

 

 


 

Rapporti parlamentari Italia-Norvegia
(a cura del Servizio Rapporti internazionali)

 

 

Presidente dello Storting
(Parlamento monocamerale)

Olemic THOMMESSEN

eletto l’8 ottobre 2013

 

 

Ambasciatore italiano ad Oslo

Ambasciatore norvegese a Roma

S.E Giorgio NOVELLO

dal 5 settembre 2013

S.E. Bjoern Trygve GRYDELAND

dal 7 novembre 2011

 

 

XVII LEGISLATURA

Corrispondenza

Il 20 ottobre 2014 la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, ha scritto al Presidente del Parlamento norvegese, Olemic Thommessen, per comunicargli l’adozione da parte della Commissione di studio per i diritti e i doveri di Internet, istituita presso la Camera, di una prima bozza di Dichiarazione per i diritti in Internet, che allegava.

Con l’occasione la Presidente ricordava che la bozza era stata sottoposta all’attenzione dei partecipanti alla riunione dei Presidenti delle Commissioni dei Parlamenti membri dell’Unione europea e del Parlamento europeo sul tema dei diritti fondamentali, ospitata dalla Camera il 13 e 14 ottobre 2014 nell’ambito della Presidenza italiana dell’Unione europea. Dopo aver sottolineato il grande interesse suscitato dall’iniziativa, auspicava che anche il Parlamento norvegese offrisse un proprio contributo di idee e proposte considerato che, in virtù della natura stessa della rete che supera i confini nazionali, iniziative di questo genere non possono limitarsi esclusivamente a livello nazionale o europeo.


 

Incontri bilaterali

ll 6 aprile 2016 la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha incontrato il Re Harald V e la Regina Sonja di Norvegia, in visita di Stato in Italia.

Oggetto dell’incontro sono stati il fenomeno migratorio e la risposta dei paesi europei allo stesso e alla contemporanea crisi economica. In particolare è stata citata la necessità di arrivare ad una governance effettiva del problema, che non si risolva nella semplice chiusura delle frontiere respingendo indietro i migranti. Allo scopo, è stata condivisa la necessità che l’Europa punti sulla crescita e sull’occupazione, mettendo a punto degli strumenti in grado di proteggerla in caso di una nuova crisi. È stato infine evidenziato come l’Ue abbia tuttora una grande reputazione e come continui ad essere considerata “attraente” dai paesi terzi.

L'11 settembre 2014, la Presidente Boldrini, a margine della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti del Consiglio d'Europa che ha avuto luogo ad Oslo, ha incontrato suo omologo norvegese Thommessen. In quell’occasione la Presidente è intervenuta in qualità di relatore sul tema "Diritti costituzionali e libertà fondamentali - partecipazione, fiducia e dibattito pubblico come condizioni della democrazia".

 

Il 20 marzo 2014 il Vice Presidente della Camera, Luigi Di Maio, ha incontrato una delegazione di Ministri Consiglieri delle Ambasciate di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia.

 

Il 24 maggio 2013 l'Ambasciata norvegese ha ospitato un incontro della Presidente Boldrini con gli Ambasciatori dei Paesi scandinavi: Bjørn T. Grydeland (Norvegia), Birger Riis-Jørgensen, (Danimarca), Petri Tuomi-Nikula (Finlandia), Ruth Jacoby (Svezia).

Incontri delle Commissioni

Il 16 marzo 2016, l’Ambasciatore di Norvegia in Italia, Bjørn Trygve Grydeland, è stato audito dal Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen, con particolare riferimento alle politiche dei Paesi aderenti relative al controllo delle frontiere esterne e dei confini interni.

Il 9 marzo 2016 una delegazione della Commissione permanente per il Governo locale e l’Amministrazione pubblica del Parlamento norvegese è stata ricevuta dal Presidente della Commissione parlamentare sulle questioni regionali, Gianpiero D’Alia.

Oggetto dell’incontro, oltre alle politiche rurali, anche le questioni relative al governo regionale e locale. La delegazione norvegese ha illustrato l’organizzazione amministrativa della Norvegia, con particolare riferimento alla riforma attualmente in discussione sulla riduzione del numero dei  comuni  e delle contee e sull’aumento delle responsabilità a livello locale. Si è poi discusso dell’emergenza migratoria, con particolare riferimento al ruolo dei comuni nell’accoglienza dei migranti.

Il 27 gennaio 2016 una delegazione del Parlamento norvegese ha incontrato la Presidente del Comitato Schengen, Laura Ravetto.

Cooperazione multilaterale

La Norvegia invia proprie delegazioni presso le Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, della NATO e dell'OSCE.

 

Dal 9 al 12 ottobre 2015 il Parlamento norvegese ha ospitato a Stavanger la 61ma sessione annuale dell’Assemblea parlamentare della NATO. La Norvegia ha già ospitato una sessione dell’Assemblea nel 2009 ad Oslo.

 

Si ricorda altresì che Thorbjørn Jagland (ex Presidente del Parlamento norvegese) è l'attuale Segretario generale del Consiglio d'Europa.

La Presidente Boldrini ha incontrato il Segretario Generale Jagland il 29 settembre 2015, in occasione della sua visita ufficiale all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (APCE) a Strasburgo, dove è intervenuta nel corso della plenaria, nell'ambito del dibattito dedicato al tema "Risposta umanitaria e politica alla crisi migratoria in Europa".

Unione Interparlamentare

Nell’ambito dell’Unione Interparlamentare, nella XVII legislatura opera la sezione di amicizia Italia-Paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia), presieduta dal deputato Andrea Colletti (M5S) e composta dai deputati Giancarlo Giorgetti (LNA), Monica Gregori (SI-SEL), Florian Kronbichler (Art.1-MDP), Lia Quartapelle (PD) e Giorgio Sorial (M5S) e dal senatore Francesco Amoruso (ALA).

Attività legislativa

S.2807 - 17ª Legislatura

Governo Renzi-I

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo euromediterraneo nel settore del trasporto aereo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Governo dello Stato d'Israele, dall'altro, fatto a Lussemburgo il 10 giugno 2013; b) Accordo sullo spazio aereo comune tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e la Repubblica moldova, fatto a Bruxelles il 26 giugno 2012; c) Accordo sui trasporti aerei fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, gli Stati Uniti d'America, d'altro lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, con Allegato, fatto a Lussemburgo e Oslo il 16 e il 21 giugno 2011, e Accordo addizionale fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, riguardante l'applicazione dell'Accordo sui trasporti aerei fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, gli Stati Uniti d'America, d'altro lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, fatto a Lussemburgo e Oslo il 16 e il 21 giugno 2011

3 maggio 2017: Trasmesso dalla Camera

9 maggio 2017: Assegnato (non ancora iniziato l'esame)

 

C.2277 - 17ª Legislatura 

Governo Letta-I

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di navigazione satellitare tra l'Unione europea e i suo i Stati membri e il Regno di Norvegia, fatto a Bruxelles il 22 settembre 2010

3 aprile 2014: Trasmesso dal Senato

22 ottobre 2014: Approvato definitivamente. Legge

 

 


Approfondimenti tematici

 


Le priorità della Presidenza estone
del Consiglio d
ei ministri dell’Unione euorpea
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

 

Il programma di lavoro della Presidenza estone del Consiglio dei ministri dell’UE (1° luglio – 31 dicembre 2017) individua le seguenti priorità:

·       economia aperta ed innovativa;

·       sicurezza;

·       mercato unico digitale

·       inclusione sociale e sostenibilità economica e ambientale.

In via generale, la Presidenza estone considera prioritaria ogni iniziativa volta ad agevolare la vita delle imprese e dei cittadini e ridurre la burocrazia.

 

Economia aperta ed innovativa

Secondo la Presidenza estone un'economia europea aperta ed innovativa significa sviluppare un ambiente imprenditoriale che promuova la crescita basata sulla conoscenza e la competitività.

A questo scopo, la Presidenza intende concentrarsi sui seguenti obiettivi:

·       proteggere e promuovere le quattro libertà dell'UE (libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e del capitale);

·       assicurarsi che la fornitura di servizi e l'avvio di un'impresa nell'UE sia il più semplice possibile;

·       far avanzare i negoziati commerciali con i Paesi terzi;

·       creare nuove opportunità di finanziamento per le imprese e assicurare la stabilità del settore bancario.

A tale riguardo, si ricorda che è in corso la revisione di medio termine del Piano d’azione per l’Unione dei mercati dei capitali (UMC), attesa per giugno 2017.

L’UMC, elaborata nel corso del 2015 anche in risposta alla crisi economico- finanziaria esplosa nel 2008, individua oltre trenta iniziative, legislative e non (da completare entro la fine del 2019), per la creazione di un mercato dei capitali integrato dell’UE, con i seguenti obiettivi:

-       eliminazione delle barriere nazionali e armonizzazione delle regole inerenti alla libera circolazione dei capitali;

-       aumentare le possibilità di scelta dei risparmiatori nell’impiego dei loro risparmi e, allo stesso tempo, dei soggetti che necessitano di accedere al credito anche attraverso una riduzione dei costi;

-       eliminare il rischio di “circoli viziosi” tra sofferenze bancarie e indebitamento pubblico, riducendo il banking lending e canalizzando il risparmio verso impieghi più redditizi del sistema produttivo, nonché potenziando il ruolo degli investitori istituzionali come i fondi pensione e assicurativi nel finanziamento dell’economia reale (in particolare di PMI e start-up);

·       creare un mercato dell’elettricità ben funzionante e che tuteli i consumatori;

·       assicurare una concorrenza leale e combattere l'evasione fiscale.

A tale riguardo, è opportuno ricordare che a livello UE sono già state approvate una serie di norme che:

-       introducono l'obbligo di uno scambio automatico di informazioni sui ruling fiscali transfrontalieri e sugli accordi preventivi sui prezzi di trasferimento emanati nei confronti delle società;

-       limitano l'importo degli interessi che le multinazionali sono autorizzate a dedurre in un esercizio fiscale

-       prevengono l'erosione della base imponibile nello Stato di origine: che si verifica allorché le società trasfericono la propria residenza fiscale e/o i propri attivi semplicemente a fini di pianificazione fiscale aggressiva;

-       consentono alle autorità fiscali di negare ai contribuenti il beneficio di eventuali meccanismi fiscali abusivi;

-       riattribuiscono i redditi di una società controllata estera soggetta a bassa tassazione alla sua società madre, generalmente soggetta a tassazione più elevata.

Sicurezza

Le Presidenza estone intende promuovere la pace, la prosperità e la stabilità perseguendo i seguenti obiettivi:

·       rafforzare la lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, migliorando la sicurezza interna e la protezione delle frontiere esterne dell’UE, promuovendo la cooperazione e utilizzando sistemi di informazione all'avanguardia;

Di recente approvazione le nuove norme recanti il rafforzamento del quadro giuridico europeo in materia di terrorismo, in particolare qualificando come reato le azioni preparatorie quali l'addestramento e i viaggi all'estero per scopi terroristici, nonché la  disciplina aggiornata sul controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi.

·       dare seguito alle iniziative per affrontare la crisi migratoria e riformare il sistema comune europeo di asilo;

La riforma del sistema europeo comune di asilo è tuttora all’esame delle Istituzioni europee. Essa include: il meccanismo che regola la competenza degli Stati membri a trattare le domande di asilo (cosiddetto regolamento Dublino), il regime in materia di condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo, la procedura unica per ottenere la protezione, la disciplina sullo status di rifugiato, la riforma della banca dati Eurodac, e la realizzazione dell’Agenzia europea per l’asilo (in sostituzione dell’ufficio EASO).

 

·       rafforzare i rapporti con i Paesi partner dell'Est;

·       incrementare le spese nel settore della difesa, sviluppare la cooperazione europea e il partenariato UE-NATO.

 

Mercato unico digitale

Le priorità della Presidenza estone in tale settore sono:

·       sviluppare il commercio elettronico transfrontaliero;

·       assicurare moderne e sicure comunicazioni elettroniche in tutta Europa;

·       promuovere servizi pubblici digitali transfrontalieri.

 

 

Inclusione sociale e sostenibilità economico-ambientale

Ad avviso della Presidenza estone un'Europa inclusiva e sostenibile dovrebbe garantire pari opportunità nell’ambito dell'istruzione superiore, dell'occupazione e dell'accesso ai servizi. Inoltre, l’Unione europea dovrebbe impegnarsi per garantire standard ambientali di livello elevato.

Pertanto, gli obiettivi prioritari in tale ambito sono:

·       promuovere la mobilità del lavoro e la libera circolazione delle persone

·       garantire pari opportunità per l’accesso al mercato del lavoro e ai servizi sociali;

·       assicurare un ambiente più sostenibile.

 

 


Il Tallinn Nato Cooperative Cyber Defence Centre
of Excellence

(a cura del Servizio Studi)

 

Successivamente all’attacco cyber che ha colpito l’Estonia nel 2007, la NATO ha dato vita nella città di  Tallin al NATO Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence[8].

Come si può leggere nello stesso sito del Centro (https://ccdcoe.org/history.html), sin dal 2002, con il Summit di Praga, la Cyber Defence aveva cominciato a far parte del Concetto Strategico della NATO.

Nel 2004, l'Estonia aveva avanzato proposte in questo senso e, nel 2006, il Supreme Allied Command Transformation (comando per le trasformazioni, situato a Norfolk, in Virginia) aveva approvato tale idea ed il concetto strategico ad esso sotteso.

Nel 2007, le Sponsoring Nations candidate, tra le quali figura anche l'Italia, avviarono i negoziati che, nel 2008, hanno portato all'apertura delle attività del Centro. Tali attività sono iniziate con la firma del Memorandum of Understanding ad opera di Estonia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Spagna e con l'accreditamento del Centro presso la NATO, quale Organizzazione Militare Internazionale, il 28 ottobre 2008.

Il 2016 è stato un anno di svolta per il CCDCOE. Il Belgio è diventato Paese sponsor del Centro NATO e la Svezia vi è entrata ufficialmente a far parte. Con queste ultime acquisizioni, Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence di Tallinn è formato oggi da 20 nazioni. Inoltre, al vertice dell’Alleanza atlantica di Varsavia, i capi di stato e di governo hanno riconosciuto il cyberspazio come un dominio di operazioni, in cui la NATO si deve difendere in modo efficace.

Come fa già in relazione alle minacce aeree, terrestri e marittime. “Questa decisione – ha scritto Sven Sakkov, direttore del Centro – evidenzia ulteriormente il motivo per cui abbiamo bisogno di essere una risorsa fondamentale per l’Alleanza. Ciò nel fornire uno sguardo a 360 gradi sulla difesa informatica, con competenze nei settori della tecnologia, strategia, operazioni e legale”.

 

Sempre nel sito si legge che il centro è accredited research and training facility dealing with education, consultation, lessons learned, research and development in the field of cyber security’ .

Il Centro, funziona, infatti come polo di formazione, ricerca e sviluppo della dottrina, tanto che, nel 2009, ha prodotto il cosiddetto manuale di tallin recante le norme del diritto internazionale e del diritto bellico applicabili alla cyber warfare.

Scopo del Centro consiste nello sviluppare una conoscenza a tutto tondo e condivisa, nonché una capacità di interazione tra Paesi, alla luce di un bagaglio culturale comune, basato sulle cosiddette lessons learned.

Sotto la guida di un Direttivo, è diviso in cinque sezioni, ossia “Law and Politics”, “Technology”, “Strategy”, “Education and Exercise”, “Support”.

All'interno del Centro, hanno luogo le seguenti attività:

Ø Legal & Policy Support to NATO and Nations, ossia attività di sostegno ed integrazione per le le politiche legali e strategiche

nazionali;

Ø Legal & Policy Research, ossia attività di studio e ricerca legate alle aree legali e politiche, sempre, ovviamente, sui temi cyber security, defence, warfare;

Ø Strategy and Capability Development, ossia sviluppo di capacità, singole (afferenti ai singoli Paesi) ed integrate, con lo

Ø studio di scenari futuri e casistiche;

Ø Military Doctrine and Capability Development, ossia sviluppo di capacità di analisi, prevenzione, contrasto e adattamento in collegamento con la dottrina ed il Concetto Strategico NATO;

Ø External Exercise Support, ossia sostegno ad alcune delle più note esercitazioni multinazionali.

Lo scorso 28 aprile ha avuto luogo presso il centro di Tallin la più grande esercitazione internazionale tecnica di Cyber Defense. Con venticinque nazioni, 800 partecipanti e più di 2000 attacchi virtuali, la Locked Shields è una esercitazione che ha lo scopo di addestrare gli esperti del campo della sicurezza dei sistemi informatici nazionali attraverso una serie di simulazioni di attacchi cyber alle reti informatiche di una base militare di uno Stato non esistente: attacchi ad aeromobili a pilotaggio remoto, al sistema elettrico, al sistema di comando e controllo ed altre infrastrutture operative essenziali per la sopravvivenza di una base militare.

L’Italia ha partecipato con una squadra di informatici provenienti dalle tre Forze Armate, dall’Arma dei Carabinieri, insieme con i ricercatori del CINECA (Consorzio Interuniversitario per la gestione del Centro di Calcolo Elettronico), delle Università degli studi di Roma La Sapienza e di Genova nonché esperti provenienti dall'industria di settore. Presente anche il Ministero degli Interni il quale ha partecipato con un gruppo di analisti del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (CNAIPIC). Accanto agli esperti informatici anche addetti stampa, consulenti legali e tutti gli attori che nel mondo reale potrebbero essere coinvolti in situazioni simili.

 

Fonti: le informazioni contenute in questa scheda sono riprese da: Gori Le nuove minacce cyber, in Lo spazio cibernetico tra esigenze di sicurezza nazionale e tutela delle libertà individuali, Informazioni della Difesa, supplemento al n.6/2014

 

 

 


Il Consiglio artico
(a cura del Servizio Studi)

 

Il Consiglio artico trae la propria ragion d’essere dalla Strategia di protezione ambientale dell’Artico firmata nel 1991 da otto Stati i cui territori si affacciano sulle regioni artiche: solo dopo, tuttavia, la Dichiarazione di Ottawa del 1996 istituì il Consiglio artico quale forum per la promozione della cooperazione, del coordinamento e dell’interazione fra gli Stati artici, con il coinvolgimento delle comunità indigene e di altri gruppi umani regionali su questioni come la protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile.

Gli Stati membri del Consiglio artico sono otto: Canada (che rappresenta i Territori del Nord-Ovest, il Nunayut e lo Yukon), Danimarca (che rappresenta la Groenlandia e le Isole Fær Øer), Finlandia, Islanda, Norvegia, Federazione russa, Svezia, Stati Uniti d’America (che rappresentano l’Alaska).

Godono altresì dello status di Partecipanti permanenti sei organizzazioni che rappresentano popoli indigeni della regione artica - che in tal modo possono partecipare attivamente ed essere consultati su tutte le questioni esaminate dal Consiglio.

Lo status di osservatore del Consiglio artico è altresì aperto a sei Stati non artici: Cina, Corea del Sud, Giappone, India, Singapore e, dal maggio 2'013, il nostro Paese,, come anche a organizzazioni non governative, intergovernative, interparlamentari, globali o regionali ritenute utili per i lavori del Consiglio Artico medesimo. Il contributo degli osservatori si esplica principalmente all’interno dei gruppi di lavoro.

Altri Stati osservatori (ma non membri) sono: Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito (che rappresenta la Scozia), Spagna e l'Unione europea.

Il Segretariato permanente del Consiglio artico ha iniziato ad operare nel 2013: la sua funzione è quella di assicurare capacità amministrative e di comunicazione, nonché supporto generale, alle attività del Consiglio Artico.

Tali attività si svolgono principalmente in sei diversi gruppi di lavoro:

ACAP, un meccanismo volto a incoraggiare azioni a livello nazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra e l’abbattimento dei livelli di altri agenti inquinanti;

AMAP, incaricato del monitoraggio dell’ambiente artico, nonché degli ecosistemi e delle popolazioni umane, e inoltre di fornire consulenza scientifica ai governi nella loro azione di contrasto all’inquinamento e agli effetti negativi dei cambiamenti climatici;

CAF, che si rivolge alla conservazione della biodiversità dell’Artico e lavora per mantenere la sostenibilità delle risorse nella regione;

EPPR, impegnato a proteggere l’ambiente artico dalla minaccia o dall’impatto di rilasci accidentali di agenti inquinanti o radioattivi;

PAME, nel quale si concentrano le attività del Consiglio Artico rivolte alla protezione e all’utilizzazione sostenibile dell’ambiente marino della regione;

SDWG, che lavora espressamente per accrescere lo sviluppo sostenibile nell’Artico e migliorare le condizioni delle comunità umane regionali.

In relazione a specifici compiti il Consiglio artico ha anche facoltà di istituire alcune task force di esperti. Nella presidenza biennale attualmente ricoperta fino al 2019 dalla Finlandia risultano operanti la task force sulla cooperazione marina nell’Artico e la task force per il miglioramento della connettività nella regione. Sempre nel quadro della presidenza finlandese risulta operante un gruppo di esperti per il supporto all’attuazione del quadro di azione sul carbone e sul metano.

Le valutazioni e le raccomandazioni del Consiglio artico sono per lo più il risultato delle analisi e delle iniziative intraprese dai diversi gruppi di lavoro. In seno al Consiglio artico le decisioni sono prese per consensus tra gli otto Stati membri, in piena consultazione e con il pieno coinvolgimento dei Partecipanti Permanenti.

Come già accennato, la presidenza del Consiglio artico è a rotazione biennale tra gli otto Stati membri: il secondo ciclo di presidenze è iniziato nel 2013, e l’11 maggio 2017 si è conclusa la presidenza biennale statunitense, con l’inizio di quella della Finlandia, che si concluderà nel 2019 per cedere il posto all’Islanda.

Il carattere di forum del Consiglio artico lo priva di capacità di programmazione: qualunque progetto o iniziativa è sponsorizzato da uno o più degli Stati membri, e può ricevere sostegno da altre entità. Conseguentemente, anche per quanto concerne le indicazioni e le raccomandazioni del Consiglio artico, la responsabilità della loro attuazione è in capo agli Stati membri. Il mandato del Consiglio artico quale risulta dalla Dichiarazione di Ottawa del 1996 esclude inoltre esplicitamente la materia militare.

Va infine ricordato come il Consiglio artico sia stato la sede di negoziazione e conclusione di tre importanti accordi internazionali vincolanti tra gli otto Stati membri: in particolare, si tratta dell’Accordo sulla cooperazione nella ricerca e salvataggio aeronautici e marittimi nell’Artico, firmato nel 2011 ed in vigore dal 2013; dell’Accordo sulla cooperazione nell’allerta e nella risposta nei confronti dell’inquinamento petrolifero marino nella regione artica, firmato nel maggio 2013; e dell’Accordo sul rafforzamento della cooperazione scientifica internazionale nell’Artico, firmato l’11 maggio 2017, proprio allo scadere della presidenza biennale statunitense.

 


 

La Conferenza dei parlamentari della Regione artica
(a cura del Servizio Studi)

 

La Conferenza dei parlamentari della regione artica (CPAR) è l’organismo rappresentativo formato da delegazioni designate dai Parlamenti nazionali di otto Stati artici (Canada, Danimarca, Federazione russa, Finlandia, Islanda, Norvegia, Stati Uniti e Svezia) e dall’Unione europea.

La Conferenza - integrata da Partecipanti permanenti che rappresentano le popolazioni indigene e da osservatori, in rappresentanza di istituzioni governativa ed organizzazioni internazionali – si riunisce a scadenza binnale: la prima riunione si svolse a Reykjavik nel 1993, le successive conferenze si sono tenute a Yellowknife, (Canada), Salekhard (Russia), Rovaniemi (Finland), Tromsø (Norway), Nuuk, (Gorenlandia), Kiruna (Sweden), Fairbanks (Stati Uniti). La XII Conferenza si è svolta a Ulan-Ude (Russia) dal 14 al 17 giugno 2016.

La Commissione permanente della CPAR, che assicura lo svolgimento delle attività ordinarie dell’organismo tra una riunione e l’altra del suo plenum, si riunisce 3-4 volte l’anno in differenti Stati artici per discutere le questioni di comune interesse della regione e l’attuazione delle decisioni assunte bel documento finale adottato dalla Conferenza.

Una delle principali priorità della Commissione permanente era originariamente rappresentata dal sostegno all’istituzione del Consiglio artico: a seguito della creazione di questo organismo di cooperazione regionale, la Commissione permanente prende parte ai lavori ed alle attività del Consiglio ed attualmente concentra la sua attenzione sulle problematiche dei trasporti, sulla ricerca e la formazione, lo sviluppo umano ed il contrasto al cambiamento climatico.

 

 

La delegazione Delegazione norvegese per la cooperazione parlamentare artica

Nell’ottobre 2009 il Parlamento norvegese ha istituito la Delegazione parlamentare artica per dare seguito al forte interesse politico e nell’opinione pubblica per le tematiche artiche e per dare rappresentanza ad una migliore cooperazione tra gli Stati artici nel campo dell’energia, del cambiamento climatico, dell’ambiente, dei trasporti marittini, della salute e della formazione.

La Delegazione, formata da sei membri effettivi e da sei supplenti, è attualmente presieduta da Eirik Sivertsen (Partito del lavoro), Janne Nordås, Janne Sjelmo (Partito di centro), Margunn Ebbesen (Partito conservatore), Jan-Henrik Fredriksen (Partito del Progresso), Ingrid Heggø (Partito del lavoro). I suoi membri supplenti sono Siri A: Meling (Partito conservatore), Regina Alexandrova (Partito conservatore), Rigmor Eide (Partito cristiano-democratico), Hårek Elvenes, (Partito conservatore), Eva Hansen (Partito del lavoro), Martin Henriksen (Partito del lavoro),  Tor André  Johnsen, (Partito del progresso).

 

 

 


Il Parlamento della Comunità sami in Norvegia
(a cura del Servizio Studi)

 

Il Parlamento della Comunità sami in Norvegia (in norvegese:Sametinget, in sami settentrionale Sámediggi) è l’organisno rappresentativo delle popolazioni di origini sami residenti in Norvegia ed opera come istituzione per la tutela delle tradizioni culturali delle popolazioni sami.

Alle origini dell’organismo si pone la creazione nel 1964 di un Consiglio per le questioni sami in Norvegia, i cui membri erano perè nominati dalle autorità statali. Nel 1978 Sámi Council was established to address Sámi matters. The members of the body were appointed by state authorities. This body was replaced by the Sami Parliament.

 

Nel 1987, dopo una lunga controversia legata alla costruzione di una centrale idroelettrica sul fiume Alta nella Norvegia settentrionale che registrò una forte opposizione delle popolazioni sami, il Parlamento norvegese adottò una modifica costituzionale ed una normativa (il cd.  Sámi Act) che configurava i poteri della nuova assemblea rappresentativa che fu inaugurata ufficialmente il 8 ottobre 1989 dal re Olav V.

L’Assemblea – che ha sede a Kárášjohka, centro storico della presenza culturale sami - è formata da 39 rappresentanti, eletti direttamente in 7 circoscrizioni ed elegge un Presidente, un Vicepresidente ed il Consiglio esecutivo (Sámediggeráđi),  che da attuazione alle decisioni adottate dal plenun dell’Assemblea durante i periodi di aggiornamento di quest’ultimo.

I rappresentanti sono eletti direttamente dai cittadini che hanno dichiarato, in sede di censimento, di essere di ascendenza sami: secondo il Parlamento della Comunità, i cittadini norvegesi di origini sami circa 40.000.

Nel Parlamento sono rappresentati dieci gruppi, i principali dei quali sono espressione dell’Associazione norvegese sami (13 seggi, al governo), del Partito del lavoro  (10 seggi, all’opposzone) e di Árja (“Impegno”) un movimento d’impronta tradizionalista (4 seggi, al governo).

 

The parliament works with political issues it considers relevant or of interest to the Sami people. The responsibilities of the Sami Parliament in Norway are: "(1) to serve as the Sámis’ elected political body to promote political initiatives and (2) to carry out the administrative tasks delegated from national authorities or by law to the Sámi Parliament.".[2]

Originariamente (1989) le competenze dell’Assemblea erano piuttosto modeste: attualmente esse sono sensibilmente più ampie e comprendono la gestione del Fondo di sviluppo per le popolazioni sami, le politiche di salvaguardia e tutela della lingua sami in Norvegia, The extent of responsibility that was assigned and transferred from the Norwegian government at the time of establishment was modela gestione delle risorse per la cultura tradizionale sami nel quadro del Fondo del Consiglio norvegese per gli Affari culturali, la salvaguardia dei siti culturali sami, la designazione del 50% dei membri del consiglio d’amministrazione della Finnmark Estate, l’impresa che gestisce larga parte delle risorse naturali della Contea di Finnmark, all’estremo nord della Norvegia.st (1989). However, more responsibilities have been added including:[7]

Management of the Sámi Development Fund, which is used for grants to Sámi organizations and Sámi duodji (1989).

Responsibility for the development of the Sámi language in Norway, including allocation of funds to Sami language municipalities and counties (1992).

Responsibility for Sámi culture with a Sámi culture, including a fund from the Norwegian Council for Cultural Affairs (1993).

Protection of Sámi cultural heritage sites (1994).

Development of Sámi teaching aids, including allocation of grants for this purpose (2000).

Election of 50% of the members to the board in the Finnmark Estate (2006).

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/3a/Biblioteket_1_%2810309927154%29.jpg/220px-Biblioteket_1_%2810309927154%29.jpg

 

The library of the Sámi Parliament in Norway.

 

One of the responsibilities is ensuring that the section 1–5 of the Saami Act (1987:56) is upheld, i.e., that the Sami languages and Norwegian continue to have the same status. A good example of this is the current situation in Tysfjord, where speakers of Lule Sami cannot conduct their official business in that language as the municipality has not provided anyone who can speak it to assist them.[citation needed] This is the only municipality in Norway where speakers of that language should theoretically be able to speak it with officials, but this has not come to fruition; therefore, the Saami Parliament must fight for this cause with Tysfjord and must bring it to the attention of the Norwegian Government, if Tysfjord fails to rectify the situation.

 

The Sami Parliament of Norway is located in Kárášjohka (Karasjok), and the building was inaugurated on 2 November 2000. There are also offices in Guovdageaidnu (Kautokeino), Unjárga (Nesseby), Gáivuotna (Kåfjord), Divtasvuodna (Tysfjord), and Snåase (Snåsa).

The town of Kárášjohka is considered an important center of Sami culture in Norway. Approximately 80% of the town's population is Sami-speaking, and the town also hosts Sami broadcasting stations and several public and private Sami institutions such as the Sami Museum and the Sami chamber of commerce (Sami Trade and Industry).[3][4]

In 2006 about 115 people were employed.

Funding is granted by the Norwegian state over various national budget lines. But the parliament can distribute the received funds according to its own priorities. In the Norwegian government the main responsibility for Sami affairs, including the allocation of funds, is the Ministry of Labour and Social Inclusion.[2]

The total budget for the Norwegian Sami Parliament has been about:

In addition the parliament controls the 75 million NOK in "Samefolkets fond", a fund established in 2000 as compensation for the governments Norweganization policy.

 

To be eligible to vote or be elected to the Norwegian Sami Parliament a person needs to be included in the Sámi census. In order to be included the following criteria must be met as stipulated in Section 2–6 of the Sámi Act: "Everyone who declares that they consider themselves to be Sámi, and who either has Sámi as his or her home language, or has or has had a parent, grandparent or great-grandparent with Sámi as his or her home language, or who is a child of someone who is or has been registered in the Sámi census, has the right to be enrolled in the Sámi census in the municipality of residence." [9]

 

 


Lo status giuridico-internazionale
dell’Arcipelago delle Svalbard

(a cura del Servizio Studi)

 

Nel quadro degli accordi di pace sottoscritti al termine del Primo conflitto mondiale, la questione del controllo dell’Arcipelago delle Svalbard fu oggetto di una composizione fino ad allora rifiutata, a più riprese, dalla Russia, che rivendicava la sovranità sulle isole.

Il Trattato delle Svalbard del 9 febbraio 1920 (in norvegese Svalbardtraktaten, Traité concernant le Spitzberg in francese e Treaty concerning Spitsbergen, in inglese, le due lingue dell’accordo) ha riconosciuto la sovranità norvegese sull’Arcipelago (articolo 1) e ne ha sancito la demilitarizzazione.

I dieci articoli del Trattato prevedono pertanto:

·     il riconoscimento della sovranità norvegese sull’Arcipelago e sull’Isola degli orsi;

·     la garanzia, su un piano d’eguaglianza, dei diritti di caccia e di pesca dei cittadini degli Stati firmatari del Trattato, sia a terra che nelle acque territoriali prospicienti le isole;

·     il diritto di accesso e di sfruttamento delle risorse naturali per i cittadini di tutti gli Stati firmatari ;

·     il divieto d’introdurre monopoli e dazi d’esportazione ;

·     il divieto d’installare basi navali, costruire fortificazioni o utilizzare il terrritorio per finalità strategiche e militari ;

·     l’esigenza d’installare una stazione metereologica internazionale.

Gli Stati firmatari dell’accordo erano originariamente l’Australia, il Canada, la Francia, l’Italia, il Giappone, i Paesi Bassi, la Norvegia, il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Svezia. L’Unione sovietica vi aderì nel 1924 mentre la Germania nel 1925. Attualmente gli Stati firmatari sono 42.

Oslo recuperò effettivamente il controllo delle isole in seguito all’entrata in vigore dell’accordo nel 1925: il Parlamento norvegese adottò la legge 17 luglio 1925, n. 11, Lov om Svalbard, che ribadisce la sovranità norvegese sull’Arcipelago ed estendendovi l’applicazione del diritto civile e del diritto penale norvegesi e richiamando espressamente tutte le altre normative norvegesi in vigore sulle isole.

La legge istituisce inoltre la funzione di Governatore delle Svalbard (Syssenlmann) che ha sede nel capoluogo, Longyearbyen, e, a seguito di una riforma introdotta nel 2002, il Consiglio della Comunità di Longyearbyen.

Come accennato, a norma del Trattato, pertanto, i cittadini degli Stati parte dell’Accordo hanno il diritto di sfruttare le risorse naturali (soprattutto giacimenti carboniferi) dell’Arcipelago “sur un pied d'égalité absolu” : attualmente solamente la Norvegia e, in misura ridotta, la Federazione russa, si avvalgono di questo diritto. In passato, invece, l'Unione sovietica ha sostenuto gli insediamenti di Barentsburg e di Pyramiden che avevano raggiunto alcune migliaia di abitanti: per un periodo la lingua più parlata sulle Svalbard è stato il russo.

A seguito della dissoluzione dell'Unione sovietica e dell'interruzione dei sussidi da Mosca, la popolazione russa (ed ucraina) si è ridotta a circa 500 unità, e Pyramiden è stata del tutto abbandonata; dal 2009 a Pyramiden alcuni russi provenienti da Barentsburg stanno tentando di riattivare a scopi turistici l'arcipelago.

L’antagonismo sovietico-norvegese per il ccontrollo delle Svalbard si collegava al più ampio contenzioso he opponeva la Norvegia all’URSS per lo sfruttamento delle risorse viventi e minerali del Mare di Barents. Nel corso di un quarantennio i due paesi si sono fronteggiati per il controllo del pesce e del petrolio nelle zone adiacenti le isole Svalbard, riuscendo comunque a non far trascendere toni e livello della disputa.

L’Unione sovietica aveva rivendicato diritti nel Mare di Barents sin dal 1928, in un’area che dalle proprie isole giungeva sino alla c.d. “linea di settore”, confine tracciato - per meridiano - dal punto più occidentale della frontiera terrestre sino al Polo.

La pretesa era speculare a quella secondo cui la sovranità riconosciuta alla Norvegia sulle isole Svalbard dal Trattato del 1920, fosse limitata alle sole acque territoriali. La Norvegia sosteneva invece che alle Svalbard competessero anche aree di piattaforma continentale e di zona economica esclusiva (Zee), e che queste si estendessero sino alla mediana con i territori russi.

Per rimediare ai continui incidenti di pesca, nel 1978 i due Stati avevano stipulato un accordo provvisorio che, senza pregiudizio delle rispettive pretese, considerava l’area in contestazione una “zona grigia” in cui esercitare in modo coordinato giurisdizione verso i battelli nazionali e di paesi terzi. Negli anni settanta, infatti, si è scoperto che la zona, oltre ad essere ricca di pesce, lo è anche di idrocarburi, con riserve stimate di circa seimila miliardi di metri cubi. I siti minerari sono principalmente nel giacimento di “Stokman”, che ricade sul lato russo della piattaforma continentale, sia in quello di “Snohvit”, posizionato sulla piattaforma norvegese.

Il 14 settembre 2010 si è giunti ad un nuovo accordo tra i due Stat che sono finalmente alla definizione di una linea di demarcazione, grazie alla rinuncia delle rispettive pretese di principio nel rispetto del diritto internazionale codificato nella Convenzione del diritto del mare del 1982 (UNCLOS).

Invece di protrarre per altri decenni un contenzioso che avrebbe ostacolato ricerca e sfruttamento degli idrocarburi nella zona contesa, le due parti hanno stipulato un accordo di delimitazione marittima che ripartisce l’area in questione. Il confine stabilito, valevole sia per la piattaforma continentale che per la Zee, è costituito dalla mediana, con aggiustamenti volti a tener conto della diversa lunghezza delle rispettive coste: il risultato è una ripartizione dell’area in parti eguali.

L’assetto raggiunto nel Mare di Barents conferma la leadership norvegese nel settore energetico e rafforza la proiezione russa nell’area artica e ribdisce l’attitudine di Oslo a condurre negoziati nel pieno rispetto del diritto internazionale, sta anche nell’impegno delle due Parti a gestire congiuntamente i giacimenti posti a cavallo del confine. Di rilievo è anche la previsione che continui per altri 15 anni l’attuale regime di cooperazione nella pesca.

 

 


La Base artica del CNR “Dirigibile Italia
(a cura del Servizio Studi)

 

La Base "Dirigibile Italia" è un centro di ricerca multidisciplinare aperto nel 1997 che prende il nome dalla spedizione del 1928 del generale mberto Nobile.

La stazione è gestita dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e le attività sono coordinate dal Dipartimento CNR Scienze del Sistema Terra e Tecnologie per l’Ambiente.

Dirigibile Italia è una costruzione di c.a. 300 mq, che può ospitare diversi laboratori scientifici: la struttura è stata ceduta in occasione della “European Networking Conference of Research in the North (Longyearbyen, Svalbard 12-16 Settembre 1995)”, promossa dal Governo norvegese in collaborazione con la Commissione Europea DG-XII e con il supporto dell’Istituto polare norvegese.

La Base può ospitare fino a sette persone e le attività di ricerca riguardano le seguenti discipline: chimica e fisica dell’atmosfera; biologia marina; fisica dell’alta atmosfera; ricerca tecnologica, geologia e geofisica; glaciologia, nivologia e permafrost; paleoclima; oceanografia/limnologia; ecosistemi terrestri; studi ambientali; biologia dell’uomo e medicina.

A partire dal 2009, annesse alla stazione sono state realizzate tre importanti piattaforme osservative multidisciplinari: la Amundsen-Nobile Climate Change Tower (CCT), il laboratorio per aerosol e processi all'interfaccia Gruvebadet (GVB), un mooring (MD1) nella parte interna del fiordo di NY Alesund (Kongsfjiorden).

Le attività che sono previste nella Base sono molto differenziate, spaziando in diversi settori di grande interesse per le scienze ambientali, biologiche, per la tecnologia ed anche per le scienze umane. Un aspetto importante delle ricerche in corso riguarda lo studio delle proprietà chimiche dell'atmosfera con particolare riferimento ai composti contenenti zolfo e azoto.

Questi studi, oltre a chiarire i meccanismi di grande interesse anche per lo studio dell'inquinamento urbano, contribuiscono a caratterizzare il livello di contaminazione dell'atmosfera nelle zone artiche in funzione del trasporto di inquinanti dalle sorgenti.

I programmi relativi alle proprietà fisiche e chimiche dell'atmosfera includono anche lo studio dei processi di trasferimento di energia radiativa in un sistema nel quale nubi e ghiaccio giocano un ruolo fondamentale. Tale parametrizzazione è molto importante per lo sviluppo dei modelli di cambiamento globale e degli effetti ad essi conseguenti, nonché per l'interpretazione di dati telerilevati.

I vantaggi offerti dalla base sono notevoli. Essa può essere raggiunta durante tutto l'anno con poche ore di volo di linea, offrendo quindi l'opportunità di sviluppare ricerche tipiche delle notti polari. Il materiale spedito verso la base può essere disponibile entro poche ore e le comunicazioni telefoniche o di trasmissione dati offrono, ad un prezzo irrisorio, la possibilità di collegamento diretto nelle reti informatiche.

La parte logistica è gestita da un'apposita struttura norvegese che rende servizi di varia natura a tutti gli insediamenti scientifici di Ny Ålesund su base continua ormai da molti anni.

Tra l'altro il Governo norvegese ha stabilito che la località di Ny Ålesund è quella selezionato per la ricerca sperimentale artica e per questo le Isole Svalbard, oltre ad essere sede d’importanti istituzioni scientifiche, offrono anche l'opportunità culturale di una Università (UNIS: University of Svalbard) con corsi tipici delle scienze polari e notevoli finanziamenti governativi per il supporto della ricerca.

La volontà di promuovere scientificamente la località di Ny Ålesund è sfociata in un programma LSF (Large Scale Facility) nel quale, tra altri enti, il CNR partecipa allo sviluppo delle ricerche sull'inquinamento dell'atmosfera. Queste opportunità possono svilupparsi nel prossimo futuro grazie all'accordo che il CNR ha sottoscritto con il suo omologo norvegese e che consentirà contatti e scambi scientifici finalizzati alla ricerca artica molto qualificati.

 

Fonti: Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Consiglio nazionale delle ricerche.

 

 


La Strategia dell’Unione europea per la regione artica
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

 

La Commissione europea ha presentato nel 2008 una comunicazione intitolata “L’Unione europea e la regione artica” (COM(2008)763) nella quale ha delineato per la prima volta una strategia organica dell’UE nei confronti della regione artica[9] imperniata su tre obiettivi strategici principali:

·        tutelare e preservare l'Artico di concerto con la sua popolazione;

·        promuovere l'uso sostenibile delle risorse;

·        contribuire a una migliore governance multilaterale nell'Artico.

Nel 2012, la Commissione europea e l’Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la sicurezza hanno presentato una comunicazione congiunta intitolata “Definire una politica dell’Unione europea per la regione artica: progressi compiuti dal 2008 e prossime tappe” (JOIN(2012)19) nella quale l’UE ha ulteriormente articolato la sua strategia nei confronti di tale regione proponendo di sviluppare la politica dell’Ue nei confronti della regione artica lungo tre assi:

·       promuovere la ricerca e utilizzare le conoscenze per affrontare le sfide connesse ai cambiamenti ambientali e climatici nell'Artico;

·       garantire che lo sviluppo economico nell'Artico sia basato sull'uso sostenibile delle risorse e sulle competenze ambientali;

·       intensificare l'impegno e il dialogo costruttivo con gli Stati artici, le popolazioni indigene e gli altri partner.

 

Su richiesta del Parlamento europeo e del Consiglio, nell’aprile del 2016 la Commissione europea e l’Alta Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la sicurezza hanno presentato la comunicazione congiuntaUna politica integrata dell’Unione europea per l’Artico” (JOIN(2016)21), con la quale hanno ribadito la necessità di una politica dell’UE volta a promuovere la cooperazione internazionale in risposta agli effetti dei cambiamenti climatici sul fragile ambiente dell’Artico e a contribuire allo sviluppo sostenibile, specialmente nella parte europea dell’Artico.

Per rispondere a questa richiesta viene, quindi, proposta una politica integrata dell’UE sull’Artico costituita da una serie di azioni in tre ambiti prioritari strettamente interconnessi:

1.  cambiamenti climatici e tutela dell’ambiente artico:

·   l’UE si è già impegnata a ridurre le sue emissioni totali di gas a effetto serra del 40% entro il 2030 e dell’80% entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990. Intende, inoltre, adoperarsi per un’attuazione a livello internazionale dell’accordo sul clima raggiunto a Parigi nel dicembre dello scorso anno. Infine, il 20% del bilancio dell’Unione è già stato stanziato per misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;

·   l’UE intende cooperare con gli Stati artici, comprese le comunità locali e le popolazioni indigene, e con gli opportuni consessi internazionali per sviluppare un’agenda per l’adattamento ai cambiamenti climatici nella regione artica;

·   l’UE intende contribuire alle iniziative internazionali per limitare le emissioni di particolato carbonioso e di metano;

·   l’UE vuole mantenere gli attuali livelli di finanziamento nell’ambito di Horizon 2020 destinati alla ricerca nell’Artico (in media 20 milioni di euro all’anno). Circa 40 milioni di euro sono già stati stanziati per il 2016 e il 2017 per progetti sull’osservazione, sui fenomeni meteorologici e legati ai cambiamenti climatici nell’emisfero boreale nonché sulla diminuzione del permafrost;

·   22 tra i maggiori istituti di ricerca europei sulla regione artica sono chiamati a sviluppare un programma integrato europeo di ricerca polare nel quadro dell’iniziativa EU-PolarNet;

·   l’UE intende sostenere l’accesso transnazionale alle infrastrutture di ricerca nella regione artica (stazioni di ricerca, navi per ricerche scientifiche, osservazioni satellitari) e il libero accesso alle risorse di dati. Nelle intenzioni della Commissione, il programma spaziale Copernicus dell’UE sosterrà la ricerca internazionale sui cambiamenti climatici nella regione artica;

·   l’UE intende favorire l’attuazione di una serie di accordi internazionali in materia di ambiente, come la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, ritenuti di grande importanza per la regione artica, che sono ancora lontani dall’essere attuati dai loro firmatari;

·   l’UE intende impregnarsi affinchè entro il 2020 i metalli pesanti e le sostanze inquinanti che attualmente inquinano la rete alimentare della regione artica siano gradualmente eliminati;

·   nel quadro della gestione sostenibile del Mar Glaciale Artico, l’UE appoggia lo sviluppo di una rete di zone marine protette nella regione artica. L’UE intende anche promuovere l’elaborazione di un accordo internazionale al fine di impedire una pesca non regolamentata nel Mar Glaciale Artico centrale. A giudizio della Commissione, nel lungo periodo le risorse biologiche marine devono essere gestite attraverso un’organizzazione o un accordo regionale di gestione della pesca.

 

2.  sviluppo sostenibile nell’Artico e nella zona circostante:

· secondo la Commissione, la parte europea dell’Artico risente di un sottoinvestimento, mentre un certo numero di strumenti finanziari e di servizi dell’UE sono pronti a sostenere l’innovazione, lo sviluppo delle infrastrutture - migliorando per esempio i collegamenti di trasporto - e le imprese (attraverso, rispettivamente ma non solo, il piano di investimenti per l’Europa, TEN-T, InnovFin e la rete europea delle imprese). La Commissione intende potenziare il coordinamento tra i programmi di finanziamento dell’UE destinati alla regione artica, per individuare le principali priorità di ricerca e investimento, nonché per facilitare lo sviluppo delle capacità dei portatori di interesse al fine di massimizzare il sostegno finanziario per la regione;

·       nelle intenzioni della Commissione, i programmi spaziali dell’UE e i suoi progetti di ricerca mirati devono apportare un contributo essenziale alla sicurezza marittima nella regione attraverso la sorveglianza e il monitoraggio del traffico navale e dei movimenti del ghiaccio (Copernicus) e fornire servizi di navigazione satellitare (Galileo).

 

3.  cooperazione internazionale sulle questioni riguardanti la regione artica:

 

·       l’UE intende continuare ad impegnarsi attivamente nei consessi internazionali pertinenti alla regione artica, quali il Consiglio artico[10], il Consiglio euroartico di Barents[11] e la dimensione settentrionale;

·       l’UE intende collaborare con tutti i partner artici, non solo i Paesi terzi che hanno territori nella regione artica, ma anche i Paesi con crescenti interessi artici come la Cina, l’India e il Giappone, ad esempio in materia di scienza e ricerca;

·       l’UE intende continuare a dialogare con le popolazioni indigene della regione artica e con le comunità locali per garantire che i loro diritti siano rispettati e che i loro punti di vista siano presi in considerazione nell’ulteriore elaborazione delle politiche dell’UE.

Parlamento europeo

Il 17 marzo 2017 l’Assemblea plenaria del Parlamento europeo ha approvato una risoluzione non legislativa su una politica integrata dell'Unione europea per l'Artide. Nella risoluzione gli eurodeputati chiedono, tra l’altro, norme per salvaguardare l’ecosistema dell’Artico, introdurre il divieto di estrazione di petrolio e mantenere l’area come zona di cooperazione a bassa tensione.

Nella risoluzione si sottolinea che l’Artico si sta riscaldando a velocità doppia rispetto alla media mondiale e che il mare ghiacciato è diminuito in maniera significativa a partire dal 1981, al punto da essere circa il 40% più piccolo rispetto all’estate di 35 anni fa.

Per tale motivo il Parlamento europeo ribadisce che il vulnerabile ambiente artico e i diritti fondamentali dei popoli indigeni devono essere rispettati e protetti con salvaguardie più rigorose.

In particolare si propone di vietare trivellazioni petrolifere nelle acque ghiacciate artiche dell'UE e del SEE, come pure l’utilizzo di combustibili fossili che potrebbe accelerare ulteriormente il cambiamento climatico. Si reitera inoltre la richiesta già avanzata nel 2014 di bloccare l’uso di olio combustibile nei trasporti marittimi nel Mar Artico. Se ciò non fosse possibile data la situazione internazionale, il Parlamento europeo ritiene che la Commissione dovrebbe creare norme volte a proibire l’uso e il trasporto di olio combustibile (HFO) su navi dirette verso i porti dell’UE.

Nella risoluzione si evidenzia infine la crescente presenza di forze armate russe nell’Artico, che dal 2015 hanno fondato almeno sei nuove basi  nord del Circolo Polare Artico, inclusi sei porti in acque profonde e 13 aerodromi, e si nota altresì il crescente interesse della Cina nell’accesso a nuove rotte commerciali e a nuove risorse energetiche.

Sottolineando gli sforzi per mantenere l’Artico una zona a bassa tensione, il Parlamento europeo ha infine evidenziato il ruolo importante del Consiglio Artico nel mantenere una cooperazione costruttiva, bassa tensione e stabilità nella regione.

 

 

Consiglio dell’UE

Sulla base della comunicazione presentata nel 2016 dalla Commissione europea, il 20 giugno 2016 il Consiglio è tornato sui temi della politica integrata dell'UE per l'Artico, approvando una serie di conclusioni recanti tra l’altro l’obiettivo di migliorare la resilienza socioeconomica ed ambientale della regione artica.

Il Consiglio, accogliendo con favore la comunicazione citata, ha convenuto  che l'UE debba mantenere stretti contatti con le popolazioni indigene e le comunità locali dell'Artico per garantire che le loro opinioni e i loro diritti siano rispettati e promossi nelle politiche dell'Unione in fase di elaborazione che hanno un'incidenza sull'Artico.

Nel settore della mitigazione dei cambiamenti climatici e dell'adattamento agli stessi, secondo il Consiglio, l'UE e i suoi Stati membri dovrebbero garantire soluzioni ambiziose e coerenti aventi un impatto locale e globale, anche tramite l'attuazione degli impegni assunti negli accordi ambientali regionali e multilaterali, non da ultimo l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici del dicembre 2015.

Il Consiglio ha altresì accolto con favore l'intenzione di mantenere livelli di finanziamento elevati per la ricerca relativa all'Artico nel quadro di Orizzonte 2020, nonché invitato la Commissione europea a operare a tutti i livelli per conseguire sinergie nell'ambito dei programmi di finanziamento dell'UE nonché tra i programmi di monitoraggio e ricerca nazionali, circumpolari e internazionali, inclusi quelli spaziali.

Il Consiglio ha inoltre accolto con favore la partecipazione dell'UE ai negoziati su un accordo internazionale volto a prevenire la pesca non regolamentata nel Mar Glaciale Artico centrale, e l'impegno dell'UE e dei suoi Stati membri nelle attività relative alla gestione per zona, incluse le aree marine protette, in stretta cooperazione con i portatori d'interesse, le organizzazioni e i processi regionali e nel rispetto degli stessi, nonché nell'ambito di quadri istituzionali multilaterali.

Per quanto concerne la sicurezza marittima e la prevenzione dell'inquinamento, il Consiglio ha altresì apprezzato l'adozione, da parte dell'Organizzazione marittima internazionale, del codice internazionale per le navi che incrociano nelle acque polari e ne ha incoraggiato l'attuazione e applicazione.

Il Consiglio ha infine invitato la Commissione a esplorare in che modo l'UE possa contribuire allo sviluppo sostenibile nell'Artico dell'industria e di infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici, incluse tecnologie e telecomunicazioni a basse emissioni di carbonio, innovative e adatte ai climi freddi, conformemente, tra l'altro, ai piani e alle politiche TEN-T.

Il Consiglio ha, da ultimo, invitato l'Alta rappresentante e la Commissione a sollevare regolarmente questioni attinenti alla regione artica nei quadri regionali e multilaterali, nonché nell'ambito della cooperazione e dei dialoghi politici bilaterali con i partner dell'Artico e altri partner che si occupano di questioni relative all'Artico.


L’italia e l’Artico
(a cura del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale)

 

L’Italia e l’Artico hanno alle spalle una lunga storia risalente al 1899, quando il Duca degli Abruzzi, a bordo della Stella Polare, salpò da Arcangelo per approdare nella Terra di Francesco Giuseppe e da lì raggiungere il polo, a bordo di slitte trainate da cani. La spedizione non riuscì a raggiungere l’obiettivo, ma arrivò a latitudini mai toccate prima.

Nel 1926 Umberto Nobile attraversò per la prima volta il Mar Glaciale Artico (o Oceano Artico) dall'Europa all'Alaska, partendo da Roma, insieme al norvegese Roald Amundsen e allo statunitense Lincoln Ellsworth a bordo del dirigibile Norge progettato dallo stesso Nobile. Arrivati per la prima volta nella storia nei pressi del polo nord geografico, i tre esploratori calarono dal dirigibile le rispettive bandiere nazionali. Nobile ripeté l’impresa due anni dopo a bordo del dirigibile Italia, sorvolando quattro volte il polo, facendo base a Baia del Re.

Obiettivo: esplorare zone sino ad allora sconosciute effettuando rilievi scientifici. Sulla via del ritorno il dirigibile si schiantò sul pack, a nord delle Isole Svalbard, causando la morte di metà equipaggio. L’incidente fu causato da una forte corrente che spirava a nord delle Svalbard verso la Terra di Francesco Giuseppe: tale corrente, sconosciuta sino ad allora, venne soprannominata Italia, in onore della spedizione che ne provò l’esistenza.

Le spedizioni di Nobile possono essere considerate le prime missioni scientifiche italiane nell’Artico, avendo gettato le basi per l’approfondimento in quel contesto di materie come l’oceanografia, la meteorologia, la geografia e la geofisica. Grazie a Nobile, l’Italia scopriva la sua “dimensione nordica”.

Le azioni congiunte con altri Stati, artici e non, per trarre in salvo i superstiti del dirigibile Italia rappresentano inoltre il primo esempio di cooperazione internazionale in condizioni meteorologiche estreme: Amundsen stesso perse la vita nel tentativo di prestare soccorso ai superstiti.

L’attività di Nobile non si limitò alle due spedizioni. Fu invitato in Russia per prendere parte al viaggio che il rompighiaccio Malyghin avrebbe intrapreso nella regione della Terra di Francesco Giuseppe per effettuare osservazioni oceanografiche e meteorologiche. Al ritorno, si fermò a Mosca per esaminare alcuni progetti di aeronavi, rimanendovi sei anni, supervisionando e dirigendo la costruzione di dirigibili, sotto la direzione dell’Aeroflot russa.

La multiforme presenza italiana nell’Artico è testimoniata anche, fra gli altri esempi, dagli studi di Silvio Zavatti, esploratore e antropologo italiano che ha dedicato la sua vita allo studio dei popoli del Nord, in particolare degli Inuit, fondando l’Istituto Geografico Polare Silvio Zavatti, che gestisce il Museo Polare di Fermo, l'unico museo esistente in Italia interamente dedicato alle regioni artiche, e che pubblica regolarmente la rivista Il Polo. Zavatti organizzò tra il 1961 e il 1969 cinque spedizioni nella regione, in particolare tre in Canada, una in Lapponia e una in Groenlandia. I suoi studi etnografici contribuiscono all’arricchimento del Museo Polare. Negli anni Sessanta il conte Guido Monzino, imprenditore milanese, effettuò missioni polari partendo dalla Groenlandia, dove è tuttora ricordato con grande simpatia. Nel 1970, si spinse da Qaanaaq a Cape Columbia (Canada) e nel 1971, dopo una missione di sei mesi, con il supporto di sherpa locali raggiunse il polo nord. Le sue imprese sono illustrate nel Museo delle Spedizioni di Villa Balbaniello sul lago di Como.

La storia dell’Italia nell’Artico è quindi centenaria e la presenza del nostro Paese è andata costantemente aumentando. Grazie al lavoro di Nobile, alla successiva istituzione di una base scientifica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) nelle Isole Svalbard (Stazione Artica Dirigibile Italia), alle spedizioni oceanografiche artiche della nave da ricerca OGS Explora, nonché all’attività di numerose aziende italiane, tra cui Eni e Finmeccanica, la candidatura dell’Italia al Consiglio Artico in qualità di Paese osservatore è stata accolta nel 2013. L’Italia del resto può considerarsi, nel novero dei Paesi non artici, uno fra i più attivi nella regione.

Alle motivazioni che legittimano la presenza italiana nella regione si affiancano considerazioni legate alle sfide cui l'Artico si deve oggi confrontare, che in larga parte derivano dal fenomeno del riscaldamento globale - i cui effetti si ripercuotono in maniera evidente anche sulla regione.

 

 

(…)

 


Profili biografici

 


()Enn Eesmaa,
Primo vicepresidente del Parlamento esto
ne

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Nato a Tallinn il 7 giugno 1946, si è laureato in letteratura inglese nel 1969 presso l’Università della capitale baltica.

E’ stato vicedirettore del programma televisivo estone, direttore della testata giornalistica televisiva Aktuaalne Kaamera, presentatore e commentatore televisivo (1970-1993).

Corrispondente dai paesi baltici per la televisione finlandese Mainos TV (1989-1993). Consigliere per i mass media del Presidente della Repubblica (1993-1994), Direttore generale della rete televisiva EVTV (1994-1996), Direttore del Dipartimento informazione e responsabile delle news internazionali della rete televisiva TV3 (1996-2003).

Esponente del Partito di centro dal 2003, è componente della direzione del partito.

E’ stato consigliere del Comune della città di Tallinn (2005-2013), Vicepresidente (2003-2005) e Presidente (2005-2007) della Commissione Affari esteri del Riigikogu e nuovamente Vicepresidente della stessa Commissione (2007-2016).

Vedovo, un figlio.

 

 


Hannes Hanso,
Presidente del
la Commissione Difesa nazionale
del Parlamento estone

 

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Nato nella municipalità rurale di Nõo (Tartu) il 6 ottobre 1971 è un esponente del Partito socialdemocratico.

Ha conseguito una laurea in lingua cinese presso la Sichuan Union University 1996–1998 e successivamente un master presso la Scuola di studi orientali ed africani (SOAS) dell’Università di Londra (2005).

Dopo avere lavorato come agente di vendita in Australia, insegnante d’inglese, è stato giornalista free-lance dalla Gran Bretagna e commentatore per le informazioni dal Medio Oriente e dall’Asia per l’emittente radiotelevisiva pubblica estone (1998-2005), consigliere per la cooperazione internazionale presso il Ministero della Difesa (2005-2007), consigliere del Ministro delle Finanze (2007-2009), funzionario presso la Rappresentanza dell’Unione europea in Cina e Mongolia (2009-2011), ricercatore presso l’International Centre for Defence Studies (2011-2013).

Dal 2013 al 2015 è stato sindaco della città di Kuressaare 2013–2015.

Ministro della Difesa dal 2015 al 2016.

Autore di alcuni libri sul cicloturismo.

Sposato, padre di quattro figli.

 


Anniken Huitfeld,
Presidente
della Commissione Affari esteri
e Difesa del Parlamento norvegese

 

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Nata a Bærum nel 1969 (contea di Akerhus) da una famiglia di politici e magistrati, è stata attiva nella Lega dei giovani lavoratori, il movimento giovanile del Partito laburista norvegese. Nel 1996 si è laureata in storia presso l’Università di Oslo, dopo avere seguito corsi presso la London School of Economics.

A livello politico ha proseguito il suo impegno della Lega dei giovani lavoratori che ha guidato dal 1996 al 2000. Dal 2000 al 2001 è stata vicepresidente dell’Unione internazionale della gioventù socialista.

E’ entrata nel comitato nazionale del Partito laburista nel 2001 ed è stata ricercatrice presso la Fondazione FAFO (2000-2005) dove si è occupata di lotta al lavoro minorile ed ai matrimoni forzati e di diritti delle donne. Parallelamente è stata componente dei consigli direttivi della Fondazione del Memoriale del Campo di concentramento di Falstad (2000-2005) e di Save the Children Norvegia (2001-2005).

Eletta deputata supplente allo Storting nella legislatura 1993-1997 ed in quella 2001-2005, è stata eletta deputata titolare nel 2005, quindi nuovamente eletta nel 2009 e nel 2013.

Dal 2005 al 2008 è stata vicecapogruppo nella Commissione per l’istruzione, la ricerca e gli affari ecclesiastici mentre dal 2013 presiede la Commissione Affari esteri e difesa.

Nel febbraio 2008 è stata Ministra dell’infanzia e dell’eguaglianza nel secondo governo Stoltenberg e nell’ottobre 2009, a seguito di un rimpasto, è stata nominata Ministra della cultura. Nel settembre 2012 è stata nominata Ministra del lavoro dell’inclusione sociale, incarico che ha tenuto fino alla caduta del governo nell’ottobre 2013.

 

 


Irene Johansen,
deputata al Parlamento norvegese

 

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Nata il 7 gennaio 1961 a Nord-Aurdal (contea di Oppland) è un’esponente del Partito laburista norvegese.

Eletta per la prima volta al Parlamento nel 2005 per la circoscrizione di Østfold, è stata rieletta nel 2009 e nel 2013.

Da 2003 al 2011 ha fatto parte del Consiglio comunale di Moss e nel 2003-2005 nella Giunta regionale di  Østfold.

Dal 1986 al 1994 Ha lavorato nel settore della gestione risorse umane nel Consiglio norvegese per la ricerca scientifica e nella direzione generale del personale delle Ferrovie norvegesi (1996-2003).

E’ Vicepresidente del Movimento europeo norvegese.

 

 

 

 


Kersti Kaklulaid,
Presidente della Repubblica d’Estonia

 

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Nata a Tartu il 30 settembre 1969, si è diplomata nel 1987 presso la scuola secondaria n. 44 di Tallinn e durante gli studi superiori è stata membro dell'associazione scientifica studentesca.

Nel 1992, si è laureata in biologia preso l'Università di Tartu. Nel 2001 ha conseguito un Master in business administration presso lo stesso ateneo con una tesi in inglese intitolata "The Improvement of the Management System of State-Founded Foundations"

Dal 1996 al 1997 è stata direttrice vendite presso la società statale Eesti Telefon e dal 1997 al 1998 project manager della Hoiupanga Investeeringute AS. Dal 1998 al 1999 ha lavorato presso la divisione investment banking della Hansabank.

Dal 1999 al 2002 è stata consigliere economico del Primo ministro estone Mart Laar. Dal 2002 al 2004 è stata direttrice della Iru Power Plant che fa parte dell'azienda energetica statale estone Eesti Energia. È stata la prima donna a dirigere una centrale elettrica in Estonia.

Nel 2004, quando l'Estonia entrò nell'Unione Europea fu nominata rappresentate estone presso la Corte dei conti europea.

Durante le elezioni presidenziali estoni del 2016, in seguito a tre votazioni parlamentari e due consultazioni elettorali tramite uno speciale collegio composto da parlamentari ed esponenti degli enti locali estoni, che non avevano portato all’elezione del Capo dello Stato, un gruppo di parlamentari deputati tra i quali il presidente, il vicepresidente del Riigikogu  ed i rappresentati di tutti i partiti dei partiti ha chiesto a Kersti Kaljulaid di presentarsi come candidata.

La candidatura divenne ufficiale il 30 settembre. Il 3 ottobre 2016 Kersti Kaljulaid è stata eletta con 81 voti a favore, 17 astenuti e nessun voto contrario,

È la prima presidente donna dello Stato baltico da quando il Paese ha dichiarato l'indipendenza nel 1918, nonché la più giovane ad accedere all'ufficio, a 46 anni.

Kersti Kaljulaid è sposata e ha quattro figli. Parla inglese, francese, finlandese e tedesco.

 

 


Kirsti Methi,
Segret
aria generale del Movimento europeo norvegese

 

 

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Nata il 24 febbraio 1960, consulente aziendale, ha diretto l’ufficio di Bruxelles della Confederazione dell’industria norvegese (NHO). In precedenza aveva lavorato nel sistema delle Nazioni Unite e nell’ambito della cooperazione allo sviluppo.

A partire dal 2008 si trasferita a Tromso per lavorare nel Comitato preparatore dei Giochi olimpici invernali del 2018.

Nel 2011 è stata eletta Vicepresidente del Movimento europeo in Norvegia, e nel maggio 2012 è stata nominata Segretaria generale del Movimento.

 

 

 

 


Marko Mihkelson,
Presidente della Commissione Affari esteri

del Parlamento estone

 

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Nato il 30 novembre 1963 a Valga (Estonia meridionale), ha conseguito nel 1999 un master in storia presso l’Università di Tartu.

E’ stato redattore di politica estera (1993-1994) w corrispondente da Mosca (1993-1994) ed redattore capo per il grande quotidiano estone Posttimees. Direttore del Baltic Centre for Russian Studies nel 2002-2003.

E’ attualmente Vicepresidente della formazione politica Res Publica-Pro Patria.

In precedenza è stato Presidente della Commissione Affari esteri e Presidente della Commissione Affari dell’Unione europea.

E’ autore di numerosi saggi di storia contemporanea e di un libro sulla Russia.

Nel 2004 è stato insignito del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.

 

 

 


Eiki Nestor
Presidente del Parlamento estone

 

Eiki Nestor

 

Nato a Tallinn, il 5 settembre 1963, si è laureato in ingegneria meccanica presso l’Università tecnica di Tallinn nel 1976.

Ha lavorato nel settore dei trasporti e successivamente è stato presidente del Sindacato dei lavoratori dei trasporti stradali (1989-1992), Ministro degli Affari regionali (1994-1995), Presidente del Consiglio nazionale del Sindacato dei lavoratori dei trasporti stradali estoni (dal 1997) e Ministro degli Affari sociali (1999-2002).

Ha guidato il Partito socialdemocratico dal 1994 al 1996 ed è deputato al Parlamento dal 1993: a più riprese è stato Presidente del gruppo socialdemocratico in Parlamento. E’ stato eletto Presidente del Parlamento nel marzo 2014 e rieletto nel

Coniugato, padre di due figli.

 

 

 


Inga-Lill Sundset,
rappresentante della Comunità sami

 

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Inga-Lill Sundset (nata il 20 luglio 1974) è un’esponente politica norvegese di etnia sami che ha rappresentato il partito laburista al Parlamento Sami per il periodo 2009-2013.

A livello locale Inga-Lill Sundset è un membro direttivo del Consiglio del Partito laburista a Bodø, oltre ad essere membro del locale Consiglio comunale.
Inga-Lill Sundset lavora come consulente nella contea di Nordland.

E’ impegnata in una convivenza e ha due figli.


 

Jüri Ratas,
Primo
Ministro estone

 

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Nato a Tallinn il 2 luglio 1978, ha conseguito un master in scienze economiche presso l’Università tecnologica di Tallinn ed ha lavorato dapprima nel settore privato per impegnarsi in seguito nell’amministrazione locale della capitale baltica. E’ stato vicesindaco di Tallinn dal 2003 al 2005. Eletto in Parlamento per la prima volta nel 2007, ne è stato vicepresidente dal 2007 al 2016.

Esponente storico del Partito di centro, il 5 novembre scorso il congresso straordinario della sua formazione lo ha eletto come nuovo leader, succedendo al fondatore Edgar Savisaar.

Considerato più moderato e filo-occidentale di Savisaar, a seguito della crisi di governo del novembre 2016 e dell'accordo raggiunto dai tre partiti della nuova coalizione (il Partito di centro, il Partito socialdemocratico ed il conservatore Unione della Patria-Res Publica), il 20 novembre 2016 è stato nominato dalla presidente Kersti Kaljulaid come successore di Taavi Rõivas nell'incarico di Primo Ministro dell'Estonia.

Dopo aver ricevuto l'approvazione del Riigikogu il 21 novembre con 53 voti a favore, 33 contrari e 7 astenuti[ Ratas ha presentato il suo nuovo esecutivo alla presidente Kaljulaid nel pomeriggio del 22 novembre e ha ottenuto la fiducia del parlamento il giorno successivo, entrando così in carica.

 


Marit Berger Røosland,
Segretaria di Stato a
gli Affari esteri norvegese

 

 

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Nata nel 1978, si è laureata in giurisprudenza presso l'Università di Oslo nel 2006, e ha lavorato in alcuni studi legali. Ha svolto le funzioni di magistrato presso il Tribunale distrettuale della capitale norvegese dal 2009 al 2010.

Nel periodo 1998-2000 Røsland era stata leader ad Akershus dei giovani conservatori ed , . Hha fatto parte altresì del Consiglio della contea di Akershus, nel periodo 1999-2003 . Dal 2000 al 2002 è stata Vicepresidente dei Giovani Conservatori, nonché redattrice della rivista dei giovani conservatori Xtra.

Nello stesso periodo è stata commissaria per il welfare ed i servizi sociali nonché consigliera politica nel Ministero degli Affari esteri dal 2003 al 2005 e membro del comitato di programma del partito conservatore di Oslo. E’ stata infine membro del Consiglio comunale di Oslo dal 2003 al 2007.

Dal 17 ottobre 2014, è stata Segretaria di Stato presso l’Ufficio della premier  Erna Solberg, e dal 16 dicembre 2015 ha svolto lo stesso incarico presso la il Ministero dell’integrazione, guidato dall’on.  Sylvi Listhaug.

Il 23 settembre 2016 è stata nominata Segretaria di Stato agli Affari esteri.

E' sposata con l'avvocato ed ex sindaco di Oslo, Stian Berger Røsland. La coppia ha due figli.

 

 

 


Toomas Vitsut,
Presidente della Commissione Affari

dell’Unione europea del Parlamento estone

 

 

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Nato il 1 gennaio 1960 a Tallinn, si è laureato nel 1993 nell’Università della capitale baltica in scienze educative.

E’ stato componente della Commissione esecutiva del Soviet dei deputati del popolo del distretto di Tallinn (1982-1987), student e poi docente insegnante presso l’Università pedagogica di Tallinn dal 1987 al 1995, consigliere del Ministro dell’Interno (1995-1996), presidente del Consiglio direttivo dell’Istituto di studi interdisciplinari (1999-2001), vicesindaco della capitale baltica (2001-2004) e presidente del Consiglio cimunale (2005-2015).

Esponente del Partito di centro, al quale ha aderito nel 2004, è attualmente presidente della Commissione Affari dell’Unione europea.

 

 


Inga-Lill Sundset,
rappresentante della C
omunità sami

 

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Inga-Lill Sundset (nata il 20 luglio 1974) è un’esponente politica norvegese di etnia sami che ha rappresentato il partito laburista al Parlamento Sami per il periodo 2009-2013.

A livello locale Inga-Lill Sundset è un membro direttivo del Consiglio del Partito laburista a Bodø, oltre ad essere membro del locale Consiglio comunale.
Inga-Lill Sundset lavora come consulente nella contea di Nordland.

E’ impegnata in una convivenza e ha due figli.

 


 



[1]    Fonte: Ufficio di Statistica estone. Aggiornamento aprile 2016.

[2] Associazione Bancaria Estone. Dati aggiornati al 14 marzo 2017.

[3] La Convenzione di Dublino del 15 giugno 1990, alla quale aderiscono tutti gli Stati membri dell’UE, prevede un meccanismo per la determinazione dello Stato competente ad esaminare la richiesta di asilo avanzata in uno degli Stati membri.

[4] Eurodac istituisce un sistema di comparazione delle impronte digitali dei richiedenti asilo e degli immigrati illegali per facilitare l’applicazione della convenzione di Dublino.

[5] Europol è l’organizzazione comunitaria che si prefigge di rafforzare la cooperazione tra le autorità competenti degli Stati membri nella lotta e nella prevenzione del terrorismo, nel contrasto al traffico di droga e ad altre attività criminali.

[6] Eurojust è l’organizzazione comunitaria che si prefigge di facilitare il coordinamento delle attività di investigazione e di persecuzione dei crimini transfrontalieri, favorendo la cooperazione giudiziaria.

[7]    Fonte: sito internet del Parlamento estone (www.riigikogu.ee).

[8]    Il 27 aprile del 2007 una serie di attacchi cibernetici ha colpito  l'Estonia. L'attacco, probabilmente proveniente dalla Russia a seguito della disputa sulla riallocazione della statua bronzea del Soldato Sovietico (Pronkssõdur o Bronzovyj Soldat) di Tallinn, fu perpetrato contro siti di organizzazioni estoni, pubbliche e private, ivi comprese le maggiori banche ed il Parlamento. Per questo attacco, l'Estonia ha chiesto l'applicazione dell'Articolo 5 del Trattato NATO. La richiesta non è stata accolta, pur tuttavia a aprtire da tale attacco la Nato ha potenziato le proprie iniziative in materia di cyber defence dando vita, in particolare, nel 2008 al centro di studi cibernetici di Tallin.

[9]    Per “regione artica” si intende la zona circostante il Polo Nord, a nord del Circolo polare artico (66 gradi, 32 minuti, latitudine nord). Questa zona comprende il Mar Glaciale Artico e i territori degli otto Stati artici: Canada, Regno di Danimarca (comprese Groenlandia e isole Fær Øer), Finlandia, Islanda, Norvegia, Federazione russa, Svezia e Stati Uniti.

[10]   È la principale organizzazione intergovernativa per promuovere la cooperazione tra gli Stati artici, le comunità indigene e la popolazione dell’Artico sui temi dello sviluppo sostenibile e della tutela ambientale nella regione. Sono Paesi membri: Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti d’America. Sono invece Paesi osservatori: Olanda, Polonia, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Italia e Cina. In particolare, nel 2013 l’Italia è stata ammessa nel Consiglio artico in qualità di membro osservatore permanente per la considerevole attività svolta da tempo nella regione, sia a livello scientifico che economico.

[11]   È il forum per la cooperazione intergovernativa su questioni riguardanti la regione di Barents. Sono membri permanenti: Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e la Commissione europea. Sono invece Paesi osservatori: Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Olanda, Polonia, Gran Bretagna e Stati Uniti d’America.


 [F1]Informazioni non confermate e probabilmente superate