Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Incontro con una delegazione del Parlamento danese
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 125
Data: 16/06/2014
Descrittori:
DANIMARCA   PARLAMENTO
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Incontro con una delegazione del Parlamento danese

17 giugno 2014

 

 

 

 

 

 

n. 125

 

 

 

16 giugno 2014

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

Hanno collaborato:

 

Servizio Studi – Dipartimento Agricoltura

( 066760-3610 – * st_agricoltura@camera.it

 

Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it

 

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

 

 

 

 

 

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File: ES0231.doc

 


INDICE

 

 

Schede di lettura

Politiche per la tutela della qualità dei prodotti agroalimentari italiani (a cura del Servizio Studi - Dipartimento Agricoltura) 3

Scheda-paese Regno di Danimarca (a cura del Ministero degli Affari esteri) 11

Il Governo italiano e le priorità  per il comparto agroalimentare  (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 51

Rapporti parlamentari Italia-Danimarca (a cura del Servizio Rapporti Internazionali) 55

Componenti della delegazione

Documentazione allegata

§     ‘DOP IGP italiane superano i 12 miliardi di fatturato al consumo’, ISMEA – Rappporto 2013  67

 

 

 

 


Schede di lettura

 


Politiche per la tutela della qualità dei prodotti agroalimentari italiani
(a cura del Servizio Studi - Dipartimento Agricoltura)

La valorizzazione delle produzioni tipiche rappresenta una strategia per il raggiungimento di numerosi obiettivi sia di carattere economico (valorizzazione delle colture tipiche, diversificazione delle produzioni, con conseguenti effetti positivi per il mantenimento del patrimonio di biodiversità vegetale ed animale di cui si dispone, acquisizione di nuovi sbocchi di mercato, ecc.) sia socio-culturali (recupero delle tradizioni e delle culture locali, riavvicinamento ai prodotti locali da parte dei consumatori).

Essa si fonda su potenzialità specifiche di un territorio: know how, tradizioni e culture locali che conferiscono alle produzioni la loro immagine specifica (tipicità) e rappresenta un'operazione economica che richiede l'individuazione precisa dei potenziali sbocchi di mercato, la definizione e l'attuazione di strategie commerciali ed il rispetto di un requisito essenziale: la qualità.

Il prodotto agro alimentare tipico può essere identificato da un complesso di elementi - spesso combinati insieme - riferiti alle sue caratteristiche di origine, di processo, di prodotto e - per ora genericamente – di mercato.

Il decreto legislativo n.173 del 1998 ha previsto all’art. 8 che per l’individuazione dei «prodotti tradizionali», le procedure delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura il cui uso risulta consolidato dal tempo, sono pubblicate con decreto del Ministro per le politiche agricole, d'intesa con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, e con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro 6 mesi dalla suddetta pubblicazione predispongono, con propri atti, l'elenco dei «prodotti tradizionali». Con decreto del Ministro della sanità, di concerto con il Ministro per le politiche agricole e con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, sono definite le deroghe, relative ai «prodotti tradizionali», riguardanti l'igiene degli alimenti, consentite dalla regolamentazione comunitaria. Per promuovere e diffondere le produzioni agroalimentari italiane tipiche e di qualità e per accrescere le capacità concorrenziali del sistema agroalimentare nazionale, nell'ambito di un programma integrato di valorizzazione del patrimonio culturale, artigianale e turistico nazionale, è costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un Comitato, con il compito di redigere una guida tecnica per la catalogazione, per ogni singola regione italiana, di produzioni e beni agroalimentari a carattere di tipicità, con caratteristiche tradizionali, ai fini della redazione di un Atlante del patrimonio gastronomico, integrato con i riferimenti al patrimonio culturale, artigianale e turistico (con D.M. 28 marzo 2001, è stato costituito il Comitato per la valorizzazione del patrimonio alimentare italiano).

La tutela della qualità delle produzioni agroalimentari rappresenta in particolare per l'Italia uno dei principali obiettivi della politica agroalimentare, considerato che il nostro è il Paese che vanta in Europa il maggior numero di prodotti a marchio registrato, oggetto di numerosi e sofisticati tentativi di contraffazione.

Considerando le prospettive e le sorti del sistema agroalimentare mondiale, la tutela della qualità diventa scelta strategica per competere sui mercati internazionali ed , in particolare, con quei Paesi che offrono sul mercato commodities a basso valore aggiunto in termini di lavoro e di know how tecnologico, ben sapendo che su questo terreno il confronto è perdente in partenza.

Occorre distinguere tra prodotti a denominazione d’origine protetta che hanno già una loro tutela giuridica a livello europeo e che richiedono politiche di sostegno nazionale (sia sul fronte dell’organizzazione dell’offerta, con azioni di penetrazione su nuovi mercati e di marketing promozionale, sia a difesa delle contraffazioni e delle imitazioni, a partire dal fenomeno dell’Italian sounding), dai prodotti di qualità tipici, che si caratterizzano per peculiari processi produttivi basati su particolari tradizioni locali e sull’utilizzazione di determinate materie prime, espressione del patrimonio nazionale agrario.

Su quest’ultimo fronte il Parlamento italiano si è sempre mosso con risolutezza nel chiedere all’Europa un passo in avanti per garantire un’informazione più puntuale al consumatore chiedendo che venga resa obbligatoria in etichetta l’indicazione dell’origine della materia agricola utilizzata.

Tale intervento si è scontrato nel corso degli anni con l'impostazione ancora prevalente in sede europea tendente a ritenere incompatibile con il mercato unico  la presunzione di qualità legate alla localizzazione nel territorio nazionale di tutto o di parte del processo produttivo di un prodotto alimentare. Salvo che per le denominazioni di origine (Dop) e le indicazioni di provenienza (Igp), per i restanti prodotti alimentari è stato sinora fissato il principio che l'indicazione del luogo d'origine o di provenienza possa essere resa obbligatoria solo nella ipotesi che l'omissione dell'indicazione stessa possa indurre in errore il consumatore circa l'origine o la provenienza effettiva del prodotto alimentare (art. 3 della direttiva 2000/13/CE, recepito dall’art. 3 del D.Lgs. n. 109/1992). Tale postulato è stato confermato anche con il nuovo regolamento (UE) n. 1169/2011 , che in sostituzione della precedente direttiva, ha, tuttavia, esteso a talune carni l'obbligo di indicarne l'origine (art. 26, par. 2).

Con l'approvazione nel 2004 dell’articolo 1-bis del decreto legge n. 157/04 venne introdotto per la prima volta l’obbligo generalizzato di indicare il luogo di origine della componente agricola incorporata in qualsiasi “prodotto alimentare”, trasformato e non trasformato. Alla luce, tuttavia, della legislazione europea, la circolare 1 dicembre 2004 del Ministero delle politiche agricole rilevò che il decreto legge “conteneva molteplici principi e disposizioni richiedenti una corretta interpretazione”; pertanto non potevano ritenersi immediatamente operative le disposizioni sull’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine dei prodotti.

Nella passata Legislatura, la XIII Commissione (Agricoltura) della Camera, in sede legislativa, ha approvato all'unanimità la legge n. 4 del 3 febbraio 2011 in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari. Il testo della legge risulta pertanto incentrato sull'esigenza di promuovere il sistema produttivo nazionale nel quale la qualità dei prodotti è frutto del legame con i territori di origine, e sulla pari necessità di trasmettere al consumatore le informazioni sull'origine territoriale del prodotto, alla base delle dette qualità. Il fine di assicurare una completa informazione ai consumatori è infatti alla base delle norme (artt. 4 e 5) che dispongono l’obbligo, per i prodotti alimentari posti in commercio, di riportare nell’etichetta anche l’indicazione del luogo di origine o di provenienza. Per i prodotti alimentari non trasformati, il luogo di origine o di provenienza è il Paese di produzione dei prodotti; per i prodotti trasformati la provenienza è da intendersi come il luogo in cui è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola prevalente  utilizzata nella preparazione o nella produzione. L’etichetta deve altresì segnalare l’eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia presenza di organismi geneticamente modificati (OGM) dal luogo di produzione iniziale fino al consumo finale. Le norme, che demandano sostanzialmente alle regioni l'attività di controllo, sono peraltro rafforzate da dispozioni sanzionatorie (così il comma 10 dell'articolo 4), che prevedono l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria compresa fra 1.600 euro e 9.500 euro per i prodotti non etichettati correttamente. Le modalità applicative dell'indicazione obbligatoria d'origine sono state demandate a decreti interministeriali chiamati a definire, all'interno di ciascuna filiera alimentare, quali prodotti alimentari saranno assoggetti all'etichettatura d'origine.

I decreti attuativi non sono stati a tutt'oggi emanati da parte dei dicasteri agricolo e dello sviluppo economico, proprio a causa della difficile applicazione della asserita “obbligatorietà” della indicazione di provenienza, laddove le norme europee prevedono, allo stato, solo regimi “facoltativi”. Le disposizioni nazionali non possono infatti che essere coerenti con la normativa approvata dall'Europa che, prima con la direttiva 2000/13/CE, poi con il Reg. (CE) n. 1169/2011, ha disciplinato le modalità e i contenuti informativi da trasmettere ai consumatori. In particolare l'articolo 26 stabilisce le condizioni e le modalità dell'indicazione del Paese d'origine o luogo di provenienza degli alimenti; l'articolo 45 regola poi la procedura con la quale le norme nazionali debbono essere notificate alla Commissione ed agli altri Stati membri.

La XIII Commissione Agricoltura della Camera dei deputati ha ripreso nell'attuale Legislatura la problematica in esame inserendo in calendario l'esame di due proposte di legge (C.1173 e C.427) le quali intervengono nuovamente  proprio sul problema dei tempi di emanazione dei decreti attuativi della legge n.4 del 2011, prevedendo che gli stessi siano emanati entro il termine perentorio di due mesi dalla data di entrata in vigore delle medesime proposte di legge.

L’etichettatura obbligatoria dell’origine della materia prima agricola è solo uno degli aspetti in cui si articola la politica di salvaguardia della qualità delle produzioni agroalimentari.

La XIII Commissione Agricoltura si sta occupando da tempo ed è oggi arrivata alla definizione di un testo sulla salvaguardia della biodiversità agricola che ha lo scopo di creare un’Anagrafe nazionale dell'agrobiodiversità ed una Rete nazionale  composta: dalla Rete del germoplasma, costituita dai centri regionali e nazionali di raccolta per la conservazione ex situ del germoplasma vegetale e animale; e dalle Reti locali degli agricoltori custodi. Viene poi aggiunto alla normativa riguardante la tutela della proprietà industriale il divieto di brevettabilità delle varietà vegetali iscritte all'Anagrafe nonché delle varietà dalle quali discendono produzioni contraddistinte dai marchi di denominazione di origine protetta, di indicazione geografica protetta o di specialità tradizionali garantite e da cui discendono i prodotti agroalimentari tradizionali. Viene, inoltre, previsto che a coloro che producono le varietà di sementi iscritte nel registro nazionale delle varietà da conservazione, nei luoghi dove tali varietà hanno evoluto le loro proprietà caratteristiche, sia riconosciuto il diritto alla vendita diretta e in ambito locale di sementi o di materiali di propagazione relativi a tali varietà e prodotti in azienda, nonché il diritto al libero scambio all'interno delle Reti dei coltivatori custodi.

Altra tematica che il Parlamento sta affrontando è quella riguardante le norme per la vendita di prodotti agricoli provenienti da filiera corta.  Le proposte in esame, pur articolate in modo differente, intervengono su alcune questioni comuni, quali: la definizione di prodotto proveniente dalla filiera corta, tra i quali sono compresi i prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero ed i prodotti di qualità, intesi come prodotti tipici e tradizionali, provenienti da coltivazioni biologiche e a denominazione protetta, nonché i prodotti alimentari stagionali, intesi come i prodotti immessi nel mercato nel rispetto della stagionalità delle produzioni delle zone agricole.

Il 14 gennaio 2014 è stata approvata all’unanimità dalla Camera dei deputati la  Mozione Sani n. 1-00311 . La mozione è il frutto di una sintesi, condivisa da tutti i gruppi parlamentari, di numerose mozioni presentate in Assemblea riguardanti il tema dell’etichettatura dei prodotti agroalimentari. La mozione approvata ricorda nelle premesse che il sistema agroalimentare garantisce da anni al nostro Paese un costante incremento dell’export (nel 2013 l’incremento è stato dell’8 per cento, raggiungendo l’importo di 34 miliardi di euro) e che tale crescita testimonia il ruolo dell’agroalimentare in Italia e il valore del marchio made in Italy. Si sottolinea, quindi, l’importanza di politiche strutturali a difesa della qualità delle produzioni agroalimentari, al fine di contrastare fenomeni come l’italian sounding e la contraffazione dei prodotti alimentari che provocano a molte imprese italiane costanti perdite economiche.

L'atto di indirizzo impegna quindi il Governo:

 

In merito alla tutela dei prodotti a marchio garantito (IGP e DOP) si ricorda che:

·       il decreto ministeriale 14 ottobre 2013, attuativo del Regolamento dell’Unione europea n. 1151 del 2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari “Pacchetto qualità”,  all’articolo 16 (protezione ex officio) ha individuato l'Ispettorato (ICQRF) quale autorità nazionale incaricata di adottare le misure per prevenire o far cessare l'uso illegale delle denominazioni tutelate DOP-IGP prodotte o commercializzate in Italia;

·       la legge 24 dicembre 2003, n. 350 ha previsto all’art. 4, comma 49, che costituisce reato l'importazione e l'esportazione a fini di commercializzazione ovvero la commercializzazione o la commissione di atti diretti in modo non equivoco alla commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine ed è punita ai sensi dell'articolo 517 del codice penale.

Costituisce falsa indicazione la stampigliatura «made in Italy» su prodotti e merci non originari dall'Italia ai sensi della normativa europea sull'origine; costituisce fallace indicazione, anche qualora sia indicata l'origine e la provenienza estera dei prodotti o delle merci, l'uso di segni, figure, o quant'altro possa indurre il consumatore a ritenere che il prodotto o la merce sia di origine italiana incluso l'uso fallace o fuorviante di marchi aziendali ai sensi della disciplina sulle pratiche commerciali ingannevoli. Le fattispecie sono commesse sin dalla presentazione dei prodotti o delle merci in dogana per l'immissione in consumo o in libera pratica e sino alla vendita al dettaglio. La fallace indicazione delle merci può essere sanata sul piano amministrativo con l'asportazione a cura ed a spese del contravventore dei segni o delle figure o di quant'altro induca a ritenere che si tratti di un prodotto di origine italiana. La falsa indicazione sull'origine o sulla provenienza di prodotti o merci può essere sanata sul piano amministrativo attraverso l'esatta indicazione dell'origine o l'asportazione della stampigliatura «made in Italy»

Infine, proprio al fine di meglio tutelare la qualità dei prodotti italiani, contrastare il fenomeno delle contraffazioni e dell'illegalità nel settore agroalimentare, la XIII Commissione Agricoltura ha iniziato l'esame di due proposte di legge volte a rafforzare il sistema di coordinamento tra le varie Forze di polizia ed i diversi organi attualmente deputati al controllo di legalità sui prodotti agroalimentari.

Secondo l'ultimo Rapporto dellIspettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Mipaff sull'attività svolta nell'anno 2013 , pubblicato sul sito del medesimo Ministero il 29 Aprile 2014, i controlli eseguiti sono stati circa 36.000, e all’Autorità Giudiziaria sono state inoltrate 307 notizie di reato. Gli illeciti amministrativi rilevati sono stati complessivamente 5.078. Nel corso dell’attività operativa sono stati eseguiti 500 sequestri per un valore complessivo di circa 37 milioni di euro. Il Rapporto dà specifico rilievo ai controlli eseguiti sui vini a DOCG, DOC e a IGT nel corso del 2013: 8.274 prodotti sono stati controllati e il 14,5 per cento è risultato irregolare. Per i prodotti a DOP, IGP e STG, i prodotti controllati sono stati pari a 2.857 ed il 12 per cento è risultato irregolare. Per quanto attiene all'agricoltura biologica, i prodotti controllati nel 2013 sono stati pari a 2.835 ed il 5,3% è risultato irregolare. Le tipologie di reati, come stato altresì appurato nel corso di un'indagine conoscitiva svolta dalla XIII Commissione Agricoltura nel corso della passata legislatura sui fenomeni di illegalità in agricoltura, sono molteplici: dai furti di mezzi agricoli alle macellazioni clandestine, dalle truffe a danno dell'Unione europea sino ad arrivare a fenomeni di estorsione nei confronti delle imprese agricole in difficoltà finanziarie. sussiste, poi, il problema dei controlli sui prodotti importati dai Paesi terzi che sovente sfuggono al sistema di controlli.

 

 

 


 

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Scheda-paese
Regno di Danimarca
(a cura del Ministero degli Affari esteri)

 

 

 

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1. Quadro di Sintesi

 

Estranea alla dominazione romana e raggiunta dal Cristianesimo solo nel IX secolo, la Danimarca avviò il suo processo di unificazione intorno all’anno mille, sulla scia della progressiva espansione della civiltà vichinga, che dominava buona parte dell’area scandinava.

Nel 1536 la Danimarca aderì integralmente alla Riforma Luterana. Dopo ripetuti conflitti con la Svezia nel corso del XVII ed agli inizi del XVIII secolo e dopo la sconfitta nella guerra contro l’Inghilterra (1807-1814), l’ulteriore storica sconfitta nella guerra del 1864 contro la Prussia e la conseguente perdita delle regioni di Schleswig, Holstein e Lauenburg decretò la fine di ogni atteggiamento espansionistico da parte del Paese.

Neutrale durante la Prima Guerra Mondiale, durante la Seconda guerra Mondiale la Danimarca fu occupata senza colpo ferire dalla Germania dal 1940 al 1945. Nel 1944 l’Islanda, fino ad allora territorio del Regno, si proclamò indipendente.

Del Regno di Danimarca fanno parte anche i Territori autonomi di Groenlandia ed Isole Far Øer.

La Danimarca ha aderito alla NATO nel 1949 ed alla Comunità Economica Europea nel 1973. Il rapporto con l’UE continua ad essere problematico. Il Trattato di Maastricht è stato approvato con referendum popolare del 1993 in una versione edulcorata da quattro riserve o “opt-outs” nei settori Giustizia ed Affari Interni, Difesa, Moneta Unica e Cittadinanza dell’Unione. Come il referendum popolare sull’originale Trattato di Maastricht del 1992, anche il referendum sull’adozione dell’Euro, tenutosi nel settembre del 2000, è stato bocciato dalla popolazione danese.

Il Trattato di Lisbona è stato ratificato per le vie parlamentari nell’aprile 2008, con una maggioranza di 90 voti contro 25 contrari.

Nel decennio 2001-2011 il Paese è stato retto da Governi di minoranza composti dal Partito Liberale e dal Partito Conservatore, con l’appoggio esterno determinante del Partito Popolare Danese, formazione radicale di destra ostile all’UE e d’ispirazione nazionalista e xenofoba.

A seguito delle elezioni parlamentari svoltesi il 15 settembre 2011 si è formato un nuovo Governo di minoranza (89 seggi su 179) costituito dai partiti Socialdemocratico, Social Liberale e Socialista Popolare e sostenuto dall’esterno dalla Lista Unitaria (formazione di sinistra radicale).

Sotto il profilo economico-sociale, la Danimarca rimane uno dei paesi più ricchi del mondo, con un reddito pro capite di 27872,7 USD a prezzi costanti (ossia 20.016 euro) nel 2010, secondo le statiche annuali OCSE. Il modello sociale danese, caratterizzato da un ampio e generoso welfare e da un’altissima imposizione fiscale, fu progressivamente introdotto già a partire dagli anni ‘920 e reso pienamente operativo nell’ultimo dopoguerra, sotto Governi a guida socialdemocratica. Nel corso dell’ultimo decennio la crescente immigrazione, in particolare da Paesi in via di sviluppo, ha contribuito alla crisi del modello, influendo indirettamente sui risultati delle elezioni politiche del 2001 e del 2005, favorevoli a coalizioni di Centro-destra.

 

L'economia danese vanta una notevole apertura al commercio internazionale. I principali fornitori sono Germania, Svezia e Cina (l’Italia si colloca al 7° posto a pari merito con Belgio e Francia), mentre i primi acquirenti sono Germania, Svezia e Regno Unito (il nostro Paese figura in 8a posizione).

La Danimarca è uno dei Paesi più generosi nel settore della cooperazione allo sviluppo, con una percentuale di aiuti stimata nel 2013 allo 0,83% del reddito nazionale lordo (RNL).


2. Cenni Storici

 

Solo intorno alla fine dell'VIII secolo D.C. si formò in Danimarca un'organizzazione statuale, quando il re Godfred costruì un baluardo nello Jutland del Sud per difendersi da Carlo Magno. Nel IX secolo iniziò la penetrazione del Cristianesimo ed il processo di unificazione della Danimarca.

I vichinghi danesi e norvegesi esercitarono un'aggressiva attività espansiva in Europa, conquistando l'Islanda e la Groenlandia e spingendosi, intorno all''anno 1000, fino alle coste nordamericane.

Durante circa quattro secoli, con alterne vicende, i vichinghi estesero il loro predominio alla Norvegia, alla Gran Bretagna, ai Paesi baltici ed ai territori tedeschi oltre l'Elba. Il centro politico del Regno divenne l'isola di Sjælland, quello religioso la città di Roskilde.  Dal 1375 al 1523 i re danesi riuscirono ad esercitare stabilmente il proprio dominio su Norvegia, Svezia ed i Ducati di Schleswig-Holstein (nonché, dal 1397, sull’Islanda). Nel 1448 Cristiano I di Oldenburg divenne re di Danimarca, fondando la dinastia reale attualmente regnante nel Paese. Nel 1523 la Svezia si separò dalla Danimarca.

Nel 1536 venne introdotta la Riforma Luterana e tutte le proprietà della Chiesa Cattolica furono confiscate.

Nel periodo dal 1625 al 1660 la Danimarca combattè due guerre contro la Svezia e, a seguito di tali conflitti, dovette cedere vari territori, particolarmente nella parte meridionale dell'attuale territorio svedese.

Nel 1660, con re Federico III, la monarchia elettiva venne trasformata in ereditaria e nel 1665 il Parlamento attribuì tutti i poteri al Sovrano ("Legge del re"), instaurando un sistema assolutistico.

Nella seconda metà del’700 e nei primi anni dell’'800 vennero attuate fondamentali riforme, con l'abolizione delle servitù della gleba e delle corporazioni e l'introduzione delle libertà individuali di espressione, di culto e di stampa. Nacque pertanto lo Stato moderno di Danimarca. Nel 1848, durante il regno di Federico VII, fu promulgata una nuova Costituzione che mutava lo Stato in una monarchia costituzionale e garantiva il suffragio universale.

Dal 1810 al 1864 la Danimarca si alleò con la Francia e si trovò in conflitto contro Austria e Prussia, uscendone sconfitta e dovendo, quindi, cedere a queste ultime i Ducati di Schleswig, Holstein e Lauenburg. Già precedentemente aveva perso la Norvegia a favore della Svezia.

Durante la Prima Guerra Mondiale, la Danimarca si dichiarò neutrale. Fu promulgata una nuova Costituzione democratica che garantiva alle donne il diritto di voto. Nel 1918, l'Atto di Unione riconobbe l'Islanda come stato indipendente unito alla Danimarca tramite il comune Sovrano.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, nonostante la firma di un patto di non-belligeranza, la Danimarca fu occupata dalla Germania dal 1940 al 1945. Il collaborazionismo con gli occupanti nazisti fu assai superiore alla resistenza.

Nel 1949 la Danimarca ha aderito alla NATO.

Nel 1953 una riforma costituzionale ha concesso il diritto di successione al trono alle donne ed istitutito un sistema parlamentare unicamerale ("Folketing"). Nel 1972, alla morte di Federico IX, veniva pertanto incoronata Regina Margrethe II, della dinastia Glücksborg.

Nel 1973 la Danimarca è entrata nella Comunità Economica Europea (CEE).

 

3. Struttura istituzionale e popolazione

 

3.1 Struttura istituzionale e dati di base

Superficie:

kmq 43.094

Capitale:

Copenaghen

(comune ab. 542.000, area metropolitana ab. 1.200.000)

Principali città:

Aarhus (ab. 250.000)

 

Odense (ab. 168.000), Aalborg (ab. 120.000)

Nome Ufficiale:

Regno della Danimarca

Forma di Governo:

Monarchia costituzionale ereditaria

Capo dello Stato:

Regina Margrethe II

Capo del Governo:

Helle Thorning-Schmidt

Ministro degli Esteri:

Martin Lidegaard

Sistema legislativo:

Il potere legislativo è esercitato congiuntamente dalla Sovrana e dal Folketing (Parlamento a struttura unicamerale, 179 membri)

Sistema legale:

Misto tra germanico ed anglosassone

Sistema elettorale:

Proporzionale con sbarramento del 2%

Partecipazione a Organizzazioni Internazionali:

UE, NATO, ONU, OSCE, OMS, Consiglio d'Europa, OCSE, ASEM, Banca Mondiale 

Partecipazione a Organizzazioni regionali:

Consiglio Nordico, Consiglio del Mar Baltico, Consiglio di Barents, Consiglio Artico

 

 

3.2 Popolazione ed indicatori sociali

Popolazione:

5.540.000 abitanti

Tasso di crescita:

0,27%

Aspettativa di vita alla nascita:

Uomini: 76,52 anni - donne: 80,75 anni

Gruppi etnici:

Danesi; immigrati e figli di immigrati (8% della popolazione), groenlandesi (circa 56.000), faeroesi (circa 48.700), minoranza tedesca (circa 20.000 nel sud dello Jutland)

Religioni:

80,93% Chiesa evangelica luterana danese, 5% circa  musulmani, 0,6 circa cattolici, 0,1 ebrei.

Lingue:

Lingua ufficiale: Danese; l’inglese è parlato da buona parte della popolazione

Partiti politici principali:

(ultime elezioni 15 settembre 2011)

Liberali (26,7%) – (Venstre - V)

Socialdemocratici (24,9%) – (Socialdemokraterne – S)

Partito Popolare danese (12,3%) – (Dansk Folkeparti DF)

Social-Liberali (9,5%) – (Det Radikale Venstre – R)

Partito Socialista Popolare (9,2%) - (Socialistisk Folkeparti – SF)

Lista Unitaria (6,7%) – (Enhedslisten – EL)

Alleanza liberale (5,0%) – (Liberal Alliance – LA)

Conservatori (4,9%) – (Konservative – K)

Cristiani Democratici (0,8%) – (Kristiandemocraterne)

Gruppi politici di pressione:

Movimento popolare contro l'UE, Movimento di Giugno

 

 

 

3.3 Governo Helle Thorning- Schmidt II (insediatosi a seguito di rimpasto il 03-02-2014)

 

Ministero

Ministro

Primo Ministro

Helle Thorning-Schmidt (S)

Economia e Interno  

Margrethe Vestager Hansen (R)

Affari Esteri

Martin Lidegaard (R)

Finanze

Bjarne Fog Corydon (S)

Giustizia

Karen Haekerup (S)

Formazione e Ricerca

Sofie Carsten Nielsen (R)

Entrate

Morten Ostergaard (R)

Trasporti

Magnus Heunicke (S)

Industria e della Crescita

Henrick Sass Larsen (S)

Urbanistica, Abitazioni, Zone Rurali e Cooperazione Nordica

Carsten Mogens Hansen (S)

Occupazione

Mette Frederiksen (S)

Pubblica Istruzione

Christine Edda Antorini (S)

Affari Sociali, Minori, Pari Opportunità  e Integrazione

Manu Sareen (R)

Politiche Alimentari, Agricole e Pesca

Dan Jørgensen (S)

Clima, Energia e Costruzione Edile

Rasmus Helveg Petersen (R)

Sanità e Prevenzione

Nick Haekkerup (S)

Difesa

Nicolai Wammen  (S)

Ambiente

Kirsten Brosbøl (S)

Commercio Estero e Cooperazione allo Sviluppo

Mogens Jensen (S)

Cultura e Affari Ecclesiastici

Marianne Jelved (R)

(S): Partito Socialdemocratico

(R): Partito Social-Liberale

 

 

3.4 Groenlandia

 

La Groenlandia (in lingua locale Kalaallit Nunaat – Grønland) è parte integrante del Regno di Danimarca dal 1700. Con una superficie di 2.166.086 kmq, coperti quasi per l’80% da acqua e ghiacciai, la Groenlandia è l’isola più grande del pianeta. La popolazione, di circa 57.600 abitanti, è concentrata maggiormente nella parte occidentale dell’isola, nella capitale Nuuk e  in altri cinque piccoli centri. Le lingue ufficiali sono il Groenlandese e il Danese; la valuta corrente è la corona danese.

Map of GreenlandNel 1979 alla Groenlandia fu concessa un’ampia autonomia amministrativa (“Home Rule”), con l'eccezione degli Affari Esteri, della Difesa e della Politica Monetaria, che restarono di competenza della Danimarca.

Nel 1982, a seguito di referendum popolare, la Groenlandia è uscita dall’UE, per essere quindi inclusa tra "i paesi e territori d'oltremare che costituiscono oggetto dello speciale regime d'associazione definito nella parte quarta del Trattato istitutivo della Comunità Europea" (art. 299 del Trattato istitutivo). Per le persone provenienti da detti territori, l'acquisto della cittadinanza dell'UE  discende dalla cittadinanza dello Stato membro (art. 182 del Trattato istitutivo). Dato che i Groenlandesi sono a tutti gli effetti cittadini danesi, essi sono quindi da considerarsi cittadini comunitari.

La Groenlandia non fa parte tuttavia dell’Accordo di Schengen. Per tale ragione il cittadino extra-comunitario titolare di un visto Schengen non ha automaticamente accesso al territorio groenlandese. In base ad uno specifico accordo con l’Unione Europea, i cittadini di Paesi UE possono invece fare ingresso in Groenlandia senza controlli alla frontiera.

La Groenlandia intrattiene relazioni internazionali con i principali paesi europei e nordici, è membro autonomo del Consiglio Nordico ed uno dei membri fondatori del Consiglio Artico (senza diritto di voto).

Sotto il profilo istituzionale, la Groenlandia è una provincia autonoma in unione con la Corona danese. La regina Margrethe II è rappresentata sul territorio da un alto commissario di sua nomina. Il Folketing (Parlamento) danese ha trasferito quasi tutto il potere legislativo al Landsting, l’assemblea groenlandese monocamerale. Gli interessi dell’isola sono comunque rappresentati presso il Folketing da due deputati eletti in Groenlandia. Le elezioni dell’assemblea legislativa groenlandese, composta da 31 deputati, sono convocate ogni quattro anni circa. L’assemblea eletta nomina il nuovo Landsstyre (l’Esecutivo). Dal 2009 Kuupik Kleist (Inuit Ataqatigiit) è Capo del Governo.

La vita politica, nonostante le limitate dimensioni della popolazione, è molto intensa. Il principale partito politico groenlandese, di ispirazione socialista, è l’Inuit Ataqatigiit (Comunità Inuit), che rivendica la piena indipendenza della Groenlandia dalla Danimarca e che, con il 43,7% dei voti nelle elezioni del 2009, si è imposto come primo partito ed ha formato una coalizione di governo con due partiti centristi. La coalizione governativa è formata da detto partito (titolare di 14 seggi) in unione con il Demokraatit (Democratici), che ha ottenuto il 12,7% delle preferenze (con 4 seggi) e la cui linea politica è caratterizzata, invece, da un atteggiamento scettico nei confronti di un’eventuale completa indipendenza dal regno danese, e dal Kattusseqatigiit Partiiat, con un seggio. Il quadro delle forze politiche è completato dal Partito Social-democratico Siumut (Avanti), che ha ottenuto il 26,5% dei voti alle ultime elezioni, ed il Partito Liberale Atassut (La Comunità).

Nel 2004 è stata istituita una Commissione mista per l’autonomia della Groenlandia (Grønlandsk-dansk selvstyrekommission), incaricata di ridefinire l’assetto istituzionale della grande isola artica nel quadro della “Comunità di diritto del Regno” (Rigsfaelleskab) danese. Essa ha presentato nel 2008 un progetto di legge che, seguendo un iter assai complesso, è stato definitivamente approvato da parte del Folketing. Nel successivo referendum confermativo, il 75,54% della popolazione groenlandese ha espresso voto favorevole all’introduzione del nuovo Self-Government Act, che e’ quindi entrato in vigore il 21 giugno 2009, sostituendo l’”Home Rule” del 1979.

Il nuovo accordo aumenta le responsabilità delle autorità locali in diversi settori, stabilendo ad esempio il trasferimento alle Autorità locali dell’amministrazione della giustizia, del controllo delle forze di polizia e della guardia costiera. Il pacchetto prevede anche l’adozione del groenlandese quale lingua ufficiale, oltre ad una modifica della ripartizione dei ricavi provenienti dall’estrazione delle materie prime, a beneficio del governo locale.

A tale riguardo, l’accordo prevede quanto segue:

gli introiti provenienti dall’estrazione di materie prime spetteranno alla Groenlandia;

la Groenlandia si impegna a finanziare tutte le attività amministrative ad essa devolute, incluse le spese per lo sfruttamento delle materie prime;

la Danimarca si impegna a continuare ad erogare alla Groenlandia un finanziamento di circa 3.4 miliardi di corone, il quale, però, subirà ogni anno una riduzione pari ad un importo corrispondente al 50% dei ricavi dello sfruttamento delle materie prime superiori a 75 milioni di corone ed nel medesimo anno;

quando il sussidio sarà pari a zero, la sua erogazione sarà interrotta e verranno avviate nuove trattative tra l’Autonomia groenlandese e il Governo danese per la determinazione del futuro riparto delle entrate derivanti dalle risorse naturali groenlandesi.

La pesca è l’attività più redditizia e più diffusa, data anche una flora ittica variegata e numerosa, alimentata da acque molto saline e ricche di plancton. I prodotti principali sono il merluzzo, il gambero, il salmone e l’halibut. L’industria della pesca (gestita dalla Royal Greenland A/S, di proprietà del governo locale) ed il suo indotto danno impiego a circa il 30% della forza lavoro dell’isola.

Il commercio con l’estero è dominato dall’esportazione di prodotti ittici (per oltre il 50% gamberi e per il resto merluzzi, halibut e granchi). Oltre alla Danimarca, USA, Giappone, Norvegia, Thailandia, Germania e Islanda sono i principali partner commerciali. Il Paese, d’altro canto, importa quasi tutti i beni di prima necessità e di consumo.

Le infrastrutture sono ancora molto carenti, poiché, sebbene il collegamento via strada sia garantito all’interno dei centri urbani, gli spostamenti avvengono principalmente via mare e le città non sono collegate da rete stradale. Sviluppo notevole in questi anni sta avendo il trasporto aereo, via elicottero tra le municipalità minori e via aereo per distanze interne più lunghe. I trasporti internazionali via aerea con l’Europa fanno tappa principalmente a Copenaghen.

L’Isola è ricca di giacimenti minerari (criolite in Ivittut, carbone vicino Qullissat, marmo, zinco, argento vicino a Maarmorilik, molibdeno vicino Mesters Vig). Sono anche presenti diamanti, oro, uranio e ferro nella zona di Jameson Land, ad est.

Secondo stime dell'Agenzia USGS (United States Geological Survey), al largo delle coste groenlandesi sarebbero inoltre presenti ingenti quantità di idrocarburi (rispettivamente 31 milioni di barili a largo delle coste nord-occidentali e 18 milioni di barili a largo di quelle nord-orientali). Il crescente interesse da parte di imprese internazionali del settore ha portato nel 2010 al rilascio di 7 nuove concessioni, tutte nell'area nord-occidentale dell'Isola. In totale sono 20 le concessioni attualmente in corso di validita', i cui beneficiari sono Exxon, Chevron, Husky, EnCana, PA Resources, Cairn Energy, PETRONAS, ConocoPhillips, Shell, Statoil, GDF Suez, Maersk Oil, DONG Energy e NUNAOIL.

Le licenze di prospezione vengono rilasciate dopo un “round” di selezione a frequenza tendenzialmente biennale, nel cui ambito viene svolta una rigorosa valutazione delle istanze che tiene conto degli aspetti di sostenibilità, rispetto delle peculiarità ambientali e culturali delle aree interessate, della sicurezza e del coinvolgimento delle comunità locali. Il prossimo “round” avrà inizio nel 2012 e riguarderà per la prima volta anche l'area nord-orientale della Groenlandia, dove finora non sono state concesse licenze a causa delle condizioni climatiche avverse, ora divenute meno sfavorevoli alle prospezioni a seguito del progressivo scioglimento dei ghiacci.

Nell’agosto del 2010 la società scozzese Cairn Energy ha annunciato la scoperta di tracce di gas metano nel corso delle prospezioni petrolifere condotte nella Baia di Baffin, al largo dell’Isola di Disko, lungo la costa occidentale della Groenlandia. Nel gennaio del 2011 la medesima società ha reso noto il rinvenimento nella stessa area di tracce di petrolio, e la sua intenzione di proseguire le trivellazioni esplorative.

 

 

3.5 Le isole Fær Øer

Ubicate nel nord dell’oceano Atlantico tra Scozia, Norvegia e Islanda, le Isole Fær Øer sono parte integrante del Regno di Danimarca. Le isole Fær Øer  (18 isole non tutte abitate) la cui popolazione a marzo 2010 era di 48.743, sono diventate un territorio autonomo nel 1948 quando l’"Home Rule" ha conferito loro  ampia autonomia amministrativa, con l’esclusione delle materie degli affari esteri, della difesa e della politica monetaria.

Nel Luglio del 2005 è entrato in vigore un nuovo Home Rule Act che amplia ulteriormente le competenze delle Autorità delle Isole Fær Øer e riconosce come lingua ufficiale oltre al danese anche il faroese.

Nonostante la riserva in materia di politica estera a favore del Regno di Danimarca, nel 1972 le Isole Fær Øer non seguirono la Danimarca nell'accessione all'UE. In base al Protocollo di Accessione all'UE della Danimarca del 1972 "i cittadini danesi residenti nelle Fær Øer non sono considerati cittadini di uno Stato membro dell'UE nel senso del Trattato di Roma".

Le Isole Fær Øer non fanno quindi parte dei "Paesi e territori d'oltremare" di cui al citato art. 299 del Trattato istitutivo, ed i danesi ivi residenti non sono quindi da considerarsi cittadini comunitari. I danesi residenti nelle Isole Fær Øer hanno comunque la possibilità di diventare cittadini dell'UE: qualora decidano di risiedere nel territorio del Regno di Danimarca ma al di fuori delle Isole Fær Øer, essi diventano, infatti, automaticamente cittadini dell'UE, conpassaporti danesi ordinari.   

Le Isole Fær Øer non fanno parte dell'Accordo di Schengen in materia di visti d’ingresso. Come nel caso della Groenlandia, il cittadino extra-comunitario titolare di un visto Schengen non ha automaticamente accesso al territorio groenlandese. In base ad uno specifico accordo con l’Unione Europea, i cittadini di Paesi UE possono invece fare ingresso in Groenlandia senza controlli alla frontiera.

Anche le Isole Fær Øer, come la Groenlandia, eleggono due deputati nel Parlamento danese.

Il rapporto tra le isole e la madrepatria danese è sempre stato problematico. La situazione si è ulteriormente inasprita quando la recessione del 1993, che colpì duramente le isole, non fu affrontata in modo deciso dal governo centrale. Da allora molti partiti locali hanno assunto posizioni indipendentiste.

In tale contesto è nata, nel marzo 2010, la proposta della commissione del Parlamento regionale di un progetto di Costituzione. Inizialmente, l’assenza, nel primo articolo dedicato alla sovranità popolare, di qualsiasi riferimento alla Comunità del Regno di Danimarca, alla Costituzione danese, alla Corte suprema, o alla Regina di Danimarca quale Capo di Stato aveva preoccupato il Governo di Copenaghen ed entrambi gli schieramenti politici nazionali. Successivamente i timori di un conflitto costituzionale tra Danimarca e Isole Fær Øer si sono attenuati.

A seguito delle ultime elezioni del Parlamento regionale, svoltesi il 29 ottobre 2011, il nuovo Governo liberal-conservatore (“Landsstyre”) ha confermato l’intenzione di emendare il testo del progetto di Costituzione faroese, in modo tale da evitare qualsiasi contrasto con l’Home Rule Act e con la Costituzione danese.

 


4 Politica Interna

4.1 Governi e priorità politiche

 

Le elezioni politiche del 2001 avevano sanzionato una storica vittoria dei Partiti di centro-destra, ed in particolare del "Partito Liberale" di Anders Fogh Rasmussen - divenuto, per la prima volta dal 1924, il maggiore partito del Paese - e della destra radicale del "Partito Popolare Danese" di Pia Kjaersgaard.

Tale risultato è stato riconfermato anche nelle successive elezioni politiche del 2005 e del 2007 (convocate anticipatamente dal Primo Ministro A.F. Rasmussen).

Il 5 aprile 2009 si è registrato un avvicendamento alla guida della compagine governativa, quando l’allora Ministro delle Finanze, Lars Løkke Rasmussen, è stato chiamato a sostituire il Premier a seguito dell’elezione di quest’ultimo a Segretario Generale della NATO.

Nelle elezioni svoltesi il 15 settembre 2011 la coalizione di Centrodestra ha ceduto il passo all’opposizione Socialdemocratica- Social Liberale-Socialista, che ha conquistato la maggioranza dei seggi al Folketing. Il cambiamento del quadro politico si è però realizzato con un margine esiguo: solo 3 seggi hanno fatto la differenza tra il “blocco rosso” (che ne ha ottenuti 89) e quello “azzurro” (fermatosi a 86). Per raggiungere la maggioranza (che è a quota 90 seggi), il Governo deve, quindi, affidarsi sistematicamente all’appoggio esterno della Lista Unitaria di estrema sinistra (12 seggi) e di almeno uno dei tre deputati apparentati al Centrosinistra che sono stati eletti nei Territori autonomi di Groelandia e Isole Fær Øer.

A seguito delle dimissioni del Ministro della Giustizia, Morten Boedskov, e delle dimissioni per motivi di salute presentate dal Ministro degli Affari Esteri, Villy Sovndal, il Primo Ministro Helle Thorning-Schmidt ha  annunciato, il 12 dicembre 2013, un rimpasto dei membri del Consiglio dei Ministri. Questo ha comportato la designazione di Holger K. Nielsen, già Ministro delle Entrate (sostituito in questo ruolo da Jonas Dahl), alla guida del Ministero degli Affari Esteri e di Karen Haekerup, già Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e della Pesca (sostituita in questo ruolo da Dan Joergensen), alla guida del Ministero della Giustizia.

Il 30 gennaio 2014, il Partito Socialista Popolare, dopo essersi rifiutato  di votare a favore della decisione, fortemente sostenuta dal Governo, di vendere alla Goldman Sachs una quota del 19% dell'azienda energetica statale, DONG, per far fronte alle sue difficoltà finanziarie, ha annunciato il suo ritiro dalla coalizione di Governo, di cui esso faceva parte insieme al Partito Socialdemocratico (S) ed al Partito Social-liberale (R).  

Il Primo Ministro Helle Thorning-Schmidt ha così presentato, il 3 febbraio 2014, i membri del nuovo Esecutivo Socialdemocratico-Social-liberale in udienza dalla Regina.

Si è trattato del sesto rimpasto dall'avvento al potere del centrosinistra nell'ottobre 2011. A causa della fuoriuscita dalla maggioranza di un soggetto politico su tre e le dimissioni dei 6 ministri socialisti, la Primo Ministro ha presentato il nuovo Consiglio dei ministri sotto la dizione 'Thorning-Schmidt II', anche per segnalare un nuovo inizio di stagione politica sotto l'egida di una maggiore omogeneita' e compattezza.

 

La principale sfida del Governo è combinare rilancio della crescita economica, mantenimento di un ampio sistema di welfare e stabilizzazione dei conti pubblici. Alla fine del 2011 è stato approvato un pacchetto per la crescita (“Kickstart”), che, nel biennio 2012-2013, prevede la realizzazione anticipata di opere pubbliche già pianificate, nonché l’avvio di nuovi progetti infrastrutturali, per un valore complessivo di 2,35 miliardi di euro. La nuova Legge finanziaria  prevede la riduzione di tasse ed imposte sulle società e sgravi e detrazioni dall’imposta sul reddito delle persone fisiche. Essa include, tuttavia, anche una serie di iniziative di intonazione sociale, tra cui lo stanziamento di 135 milioni di euro l'anno, nel periodo 2014-2017, a favore delle autorita' comunali per migliorare l'assistenza agli anziani; nonché il finanziamento di 200 milioni di euro per iniziative nel campo dell'ambiente e delle tecnologie ecologicamente sostenibili.

 

4.2 Partiti politici

Maggioranza parlamentare (Elezioni politiche 2011, 50,3% e 89 seggi)

Partito Social Democratico (S) (24,9%, 44 seggi) Fondato nel 1871, è il partito che è stato più a lungo al Governo, dando un contributo fondamentale al capitalismo sociale danese, caratterizzato da altissimi livelli di protezione sociale e di tassazione. Come gli altri partiti di centrosinistra, si trova in difficoltà nell'affrontare il problema della sostenibilità finanziaria del welfare danese ed è attualmente diviso al suo interno tra ala moderata e radicale. Favorevole all'UE, storicamente critico verso la NATO e gli USA.

Partito Social liberale o Radicale (R) (9,5%, 17 seggi). Fondato nel 1905, è il partito più moderato del Centrosinistra, favorevole all'UE, alla NATO ed alla revisione del duro regime immigratorio danese. Oltre che dei Governi di centro-sinistra (1993-2001), nel 1968-71 e nel 1988-90 ha fatto parte di Governi liberali e conservatori.

Lista Unitaria (EL) (6,7%, 12 seggi). Aggregazione di piccoli partiti e movimenti della sinistra radicale di ideologia marxista, tradizionalmente ostili agli USA, alla NATO ed all'UE.

 

Opposizione (Elezioni politiche 2011, 49,7% e 86 seggi).

Partito Socialista Popolare (SF) (9,2%, 16 seggi). Fondato nel 1959 come forza di sinistra radicale, resta partito di forte ispirazione marxista, favorevole al "superamento" della NATO e critico verso gli USA. Storicamente contraria alla partecipazione della Danimarca all'UE, nell’autunno 2004 il partito è faticosamente evoluto verso una posizione favorevole alla partecipazione condizionata all’”UE ed al Trattato Costituzionale Europeo

 

Partito Liberale (V) (26,7%, 47 seggi). Fondato nel 1870, è il più antico partito politico danese. Nato come forza di sinistra moderata, è successivamente evoluto in un’ideologia di centrodestra, imperniata sui valori fondamentali di libertà e responsabilità individuale, pur senza trascurare il profilo della solidarietà sociale. È stato al Governo negli anni 20 e nei periodi 1950-53, 1968-71, 1982-1993, 2001-2011 insieme al Partito Conservatore. Favorevole all'UE, alla NATO ed agli USA.

Partito Conservatore (K) (4,9%, 8 seggi). Fondato nel 1916, è una formazione di destra moderata, ma meno incline del Partito Liberale alla riduzione del preponderante ruolo dello Stato nella società danese. Favorevole all’UE ed alla NATO, fortemente filostatunitense (con legami con il Partito Repubblicano).

Partito Popolare Danese (DF) (12,3%, 22 seggi). Fondato nel 1995, è una formazione di destra di forte ispirazione sociale ma ostile all'immigrazione ed alla c.d. società multiculturale e contraria all'UE, che vorrebbe limitata esclusivamente alla dimensione economica e commerciale. Il partito non mantiene particolari contatti con le altre formazioni di destra radicale europee. Ha fornito al Governo precedente l'appoggio esterno necessario alla maggioranza parlamentare, in cambio del radicale irrigidimento del regime immigratorio danese e del tentativo di reintrodurre controlli alle proprie frontiere interne.

Alleanza Liberale, già Nuova Alleanza (5%, 9 seggi). Nata nella primavera del 2007 da una scissione avvenuta all’interno del Partito Radicale, questa nuova entità politica si propone come partito liberista, collocandosi alla destra dei Liberali e dei Conservatori.

Cristiano Democratici (0,8%, 0 seggi). Partito politico attivo in Danimarca dal 2003. In precedenza era noto con la denominazione Partito Popolare Cristiano, sorto nel 1970.

 

Altri partiti

Movimento Popolare contro l'UE e Movimento del Giugno. Assenti dall'attuale Parlamento, i due movimenti anti-UE hanno perso consensi nelle elezioni europee del giugno 2009 e si trovano attualmente in crisi. In particolare il Movimento di Giugno, che non ha più rappresentanti a Strasburgo, anche a causa dell'ascesa del Partito Popolare Danese.

Groenlandia ed Isole Faroe. Eleggono entrambe due parlamentari al Folketing.

 

 

4.3 Elezioni Politiche 2007- 2011

 

Partiti

Elezioni    2007

Seggi ‘07

Elezioni 2011

Seggi '11

Differenza Seggi 2007/11

“BLOCCO ROSSO”

45,8%

81

50,3%

89

+8

Socialdemocratico

25,5%

45

24,9%

44

-1

Popolare Socialista

13%

23

9,2%

16

-7

Social Liberale

5,1%

9

9,5%

17

+8

Lista Unitaria

2,2%

4

6,7%

12

+8

“BLOCCO BLU”

54,2%

94

49,7%

86

-8

Partito Liberale

26,3%

46

26,7%

47

+1

Popolare Danese

13,8%

25

12,3%

22

-3

Alleanza Liberale

2,8%

5

5%

9

+4

Conservatore

10,4%

18

4,9%

8

-10

Cristiano Democratici

0,9%

0

0,8%

0

-

 

 


5. SOCIETA’

 

5.1 Chiesa Evangelica Luterana

 

Ai sensi dell’art. 4 della Costituzione, la Chiesa Evangelica Luterana è la Chiesa Nazionale della Danimarca. La Regina ne è la suprema autorità. A livello amministrativo il massimo organo è il Ministro per gli Affari Ecclesiastici, mentre a livello legislativo è il Parlamento.

La Chiesa Evangelica Luterana rappresenta, secondo i dati aggiornati al gennaio 2010, l’80,93% della popolazione ed è articolata in 12 Diocesi nazionali, ciascuna con a capo un Vescovo, tra i quali due donne. Come in tutto il mondo protestante, le donne godono nella gerarchia di assoluta parità con gli uomini.

I vescovi della "Chiesa Popolare" sono nominati dalla Regina a seguito delle elezioni che si tengono nelle singole Diocesi. Le elezioni episcopali sono indette dal Ministero per gli Affari Ecclesiastici ogni qualvolta si libera una diocesi. Alle elezioni, che si svolgono sotto forma di referendum, possono votare tutti i pastori ed i membri del Consiglio Parrocchiale della Diocesi.

Le Parrocchie fungono anche da uffici di stato civile, con competenza per la registrazione delle nascite e dei matrimoni. Non esiste pertanto reale separazione tra Stato e Chiesa.

La Danimarca è stata, nel 1989, il primo Paese al mondo a permettere i matrimoni civili fra omosessuali. Una legge approvata nel giugno del 2012 consente alle coppie omosessuali anche di sposarsi in chiesa (ammettendo però l’obiezione di coscienza per i preti).

 

La Chiesa Nazionale Danese è parte dell'Unione delle Chiese Europee.

Gli altri culti religiosi, cristiani e non, sono liberamente ammessi, ma devono essere riconosciuti dallo Stato danese al fine di usufruire di permessi ed agevolazioni, specialmente fiscali.

Tra le altre religioni, la religione Cattolica Romana, presente in Danimarca sin dal X secolo, è praticata da circa lo 0,6 della popolazione residente, la religione Islamica dal 5% e l’Ebraismo da circa lo’0,1%.

 


5.2 Immigrazione e cittadinanza

 

Nel decennio antecedente alla vittoria del Centrosinistra alle elezioni parlamentari nell’ottobre 2011,  la politica dell’immigrazione danese ha conosciuto un notevole irrigidimento, suscitando giudizi talora anche molto critici da parte di organismi internazionali (UNHCR, Consiglio d’Europa), nonché da parte dell’Unione Europea e degli altri Paesi nordici.

In particolare, i precedenti Governi liberal-conservatori, in ragione soprattutto della rigidità imposta dal Partito Popolare danese, avevano fortemente orientato la politica dell’immigrazione nel senso di favorire il reperimento di manodopera qualificata e di disincentivare gli ingressi per ragioni familiari e politiche.

La Danimarca si colloca peraltro al quarto posto in Europa nella classifica relativa al livello di integrazione degli immigrati nel mercato del lavoro[1].

Il nuovo Governo di Centrosinistra ha compiuto i primi passi legislativi verso una  mitigazione  della normativa in materia migratoria, tra l’altro con l’eliminazione del “sistema a punti” per il ricongiungimento familiare degli extracomunitari. Fra le ulteriori misure annunciate vi, sono  l’adozione dello jus soli, l’estensione della possibilità di doppia cittadinanza ed il miglioramento del trattamento dei richiedenti asilo.

Secondo i dati più recenti gli immigrati rappresentano il 5,9% della popolazione totale residente nel Paese.

 

Permessi di soggiorno e di lavoro

Secondo la normativa vigente, il cittadino extracomunitario deve essere in possesso di permesso di lavoro e di permesso di soggiorno prima di recarsi in Danimarca. Tali permessi hanno una validità al massimo annuale e sono rilasciati a condizione – tra l’altro – che le autorità preposte non siano in grado di individuare lavoratori danesi o stranieri residenti per l’impiego richiesto.

Esistono facilitazioni per alcune categorie particolari di lavoratori quali: ricercatori, tirocinanti, atleti, dipendenti ecclesiastici e lavoratori autonomi. Sono esentati dalle regole comuni i diplomatici, alcune categorie di artisti e il personale del settore trasporti.

Gli schemi speciali nei quali rientra la maggior parte degli immigrati sono quello della c.d. “Positive list” e quello del “Green Card scheme” (vedi tab. 1.a). Nel primo caso si tratta di una lista, continuamente aggiornata, contenente le categorie di lavoratori qualificati incentivati ad immigrare in Danimarca (attualmente, ingegneri, specialisti delle tecnologie dell’informazione, ricercatori, medici e paramedici).

Ai cittadini extracomunitari che non abbiano ricevuto un’offerta di lavoro prima di arrivare in Danimarca può essere invece rilasciato un permesso di soggiorno di sei mesi per la ricerca di un impiego,  sulla base di un sistema di valutazione individuale a punti molto selettivo, che riflette le probabilità che il soggetto ha effettivamente di trovare un lavoro (“Green Card scheme”). I punti sono assegnati in base al livello di formazione, alle competenze linguistiche, alle esperienze lavorative e all’età.

 

 

Tabella 1.a. Permessi di soggiorno e di lavoro. Schemi Speciali

 

Positive List

La condizione necessaria è ottenere una proposta di lavoro in uno dei settori occupazionali inclusi nella lista (generalmente impieghi che richiedono personale qualificato). I salari e le condizioi lavorative devono corrispondere a quelle danesi.

 

Pay Limit scheme

Occorre disporre di un contratto o di un’offerta di lavoro che preveda una retribuzione lorda annua di almeno 375.000 DKK (circa 50.000 Euro). I salari e le condizioni lavorative devono corrispondere a quelle danesi.

 

Corporate scheme

Viene facilitato l’ottenimento del permesso di lavoro per i dipendenti società estere che lavorino presso una filiale della società madre presente in Danimarca.

 

Greencard scheme

Si tratta di un permesso che consente di soggiornare in Danimarca per cercare lavoro. È emesso in seguito al raggiungimento di almeno 100 punti nell’ambito di un sistema concepito per valutare la probabilità che il richiedente sia in grado di trovare lavoro qualificato in Danimarca. Il permesso ha una validità di 3 anni e può essere prolungato qualora il richiedente dia prova effettiva di aver cercato un impiego e di aver lavorato per 12 mesi per un minimo di 10 ore alla settimana.

 

Ricongiungimento familiare

La normativa vigente pone numerose restrizioni al diritto al ricongiungimento familiare tra immigrati extracomunitari e cittadini danesi o stranieri con permesso di residenza permanente in Danimarca.

Per poter chiedere il ricongiungimento, entrambi gli sposi devono avere almeno 24 anni di età e la persona che risiede in Danimarca deve dimostrare di possedere un adeguato tenore di vita (versando una garanzia di 100.000, pari a circa 13.000 euro) e un’abitazione decorosa. Se il partner residente in Danimarca non è cittadino danese almeno da 28 anni, le Autorità competenti verificheranno, sulla base di una serie di parametri, che i legami degli sposi con la Danimarca siano più forti dei legami con un altro Paese, prima di consentire il ricongiungimento familiare.

È previsto un sistema a punteggio (basato sulle qualifiche professionali e accademiche) mirante a disincentivare le richieste da parte degli immigrati meno qualificati e, quindi, difficilmente integrabili all’interno del mercato del lavoro e della società danese. Sono, al contrario, previste agevolazioni per i richiedenti più qualificati.

Il cittadino straniero residente deve soddisfare numerosi parametri, quali: non essere stato condannato a pene detentive superiori ai 18 mesi, né a più di 60 giorni per reati legati al terrorismo, non avere debiti verso lo Stato, non avere ricevuto nei tre anni precedenti indennità pubbliche, disporre di una dichiarazione che attesti la propria integrazione nella società danese.

 

 

Disciplina della cittadinanza

Gli stranieri maggiorenni residenti da almeno 9 anni consecutivi (ridotti a 8 anni per gli apolidi e i rifugiati politici) sul territorio danese possono presentare richiesta di cittadinanza. Fra le condizioni preliminari per la richiesta vi è la  conoscenza della lingua, che deve essere dimostrata attraverso apposite certificazioni. Il criterio della piena padronanza della lingua danese è stato in passato fortemente criticato in quanto, di fatto, per gli aspiranti cittadini viene fissato uno standard linguistico paragonabile a quello richiesto dalle principali Università del Paese per l’immatricolazione degli studenti stranieri. Ciò rappresenta un notevole ostacolo alla naturalizzazione dei giovani extracomunitari, se si considera che, secondo stime ufficiali, il 75% di essi non ha un’istruzione di base soddisfacente.

 

5.3 Il welfare danese: il sistema della “flexicurity”

 

Il sistema di welfare danese si fonda su tre pilastri. Il primo (flessibilità nelle imprese) è legato alla forte dipendenza dell’economia dal commercio estero e dalla congiuntura internazionale ed è funzionale all’esigenza delle imprese di reagire tempestivamente alle suddette variabili. Da ciò, l’assenza di ostacoli al licenziamento, che può avvenire anche con periodi di preavviso molto brevi (da 1 a 6 mesi) ed a costi molto contenuti per l’impresa. Ogni anno il 30% circa della manodopera cambia occupazione e, in media, gli impiegati non restano più di 8 anni nella stessa azienda.

In cambio, i disoccupati beneficiano di una rete di aiuti sociali molto generosa (secondo pilastro: sicurezza per coloro che si trovano senza lavoro). Grazie all’elevato prelievo fiscale, un fondo comune ad hoc garantisce sussidi alla disoccupazione invariati fino a 2 anni. Essi sono pari, al massimo, al 90% dell’ultima retribuzione (per i salari più bassi), entro un tetto massimo annuo pari a circa 26.000 Euro.

Il sistema prevede (terzo pilastro) anche un meccanismo di reinserimento obbligato nel mercato del lavoro: i disoccupati non possono rifiutare corsi di formazione professionale o impieghi a meno di quattro ore dal loro luogo di residenza.

Il welfare danese è per lo più finanziato dal fisco, con un’aliquota media di tassazione sui redditi da lavoro compresa tra il 35 ed il 45% e in parte compensato da un prelievo previdenziale relativamente basso a carico del datore di lavoro. A tale riguardo, le detrazioni salariali per i fondi pensionistici costituiscono il 10-15% dello stipendio, di cui 1/3 versato dal lavoratore e i 2/3 dal datore. Per ricevere l’indennità di disoccupazione il lavoratore deve essere iscritto da almeno 1 anno ad un fondo assicurativo per la disoccupazione ed aver accumulato almeno 52 settimane lavorative negli ultimi 3 anni.

 

 

5.4 Stampa e televisione

 

La Danimarca vanta un alto tasso pro-capite di acquisto e di lettura di libri e giornali. Ad esclusione dei quotidiani gratuiti (tra cui in primo luogo MetroExpress), i principali quotidiani nazionali per tiratura sono i seguenti:

Politiken – Il più diffuso quotidiano del Paese, con una tiratura media giornaliera di 97.820 copie, molto seguito sopratutto nella zona della Capitale. Portavoce delle istanze dell’area moderata di centrosinistra, ed in particolare del Partito Social Liberale.yllands-Posten - Il più diffuso quotidiano nello Jutland, con una tiratura media giornaliera di 97.481  copie. D’indirizzo liberale moderato, vicino al Partito Liberale, lo "Jylland Posten" non ha comunque esitato ad adottare posizioni indipendenti. È noto per aver pubblicato le vignette di Maometto. Ha sede ad Aarhus, nello Jutland.

Berlingske Tidende - Il terzo  quotidiano del Paese, con una tiratura media giornaliera di 90.006 copie. D’indirizzo conservatore, assai vicino all'omonimo partito, assume spesso posizioni indipendenti.

Børsen - Il principale quotidiano economico e finanziario danese, con una tiratura media giornaliera di 64.766 copie.

Information - Quotidiano vicino all'ala sinistra dei partiti Social Democratico e Socialista Popolare, con una tiratura media giornaliera di circa 21.500 copie.

I periodici di politica e cultura generale, quali i nostri Panorama ed Espresso, sono rappresentati in Danimarca dagli inserti domenicali dei principali quotidiani.

Le principali reti televisive sono DR 1 e DR 2, controllate dallo Stato, e TV2, rete privata a partecipazione pubblica. Tutte e tre le reti hanno un palinsesto generalista, comprensivo di informazione, cultura, intrattenimento e sport. Il controllo sui finanziamenti e sulla qualità di servizio pubblico dell'informazione televisiva è assai rigido. DR ha recentemente istituito altri canali settoriali dedicati ad esempio all’infanzia, al cinema, alle news etc.

DR1 e TV2 sono le reti con maggiore “audience”. Esistono poi vari reti private (Kanal 5, TV3, TV4 ecc.) a contenuto principalmente commerciale.


6. Politica Estera ed Europea

6.1 Priorità di Politica Estera

 

La politica estera danese dopo la Seconda Guerra Mondiale può essere raffigurata come sovrapposizione di quattro circoli concentrici. Il primo ed il più ampio è quello della cooperazione con le Nazioni Unite e della cooperazione allo sviluppo con il Terzo Mondo. Il secondo è il circolo atlantico, caratterizzato da un’intensa relazione con gli Stati Uniti e la NATO nella politica di sicurezza. Il terzo è l'Unione Europea. Il quarto è rappresentato dalla relazione con i Paesi nordici.

Durante la guerra fredda, i Governi socialdemocratici cercarono di bilanciare il rapporto con gli Stati Uniti e la NATO con la relazione con l'UE e la cooperazione con i Paesi nordici. Nel corso dell'ultimo quinquennio, l'UE è progressivamente divenuta il centro della politica estera danese, ma la relazione con gli altri Paesi nordici e con i Paesi baltici continua comunque ad avere rilievo prioritario (la Danimarca è parte del Consiglio Artico, Consiglio Nordico, del Consiglio del Mar Baltico e Consiglio di Barents).

       Nella NATO, la Danimarca continua la linea politica di fedele collaborazione con l’Alleanza, con un effettivo contributo militare che, al contrario, risulta ancora impossibile in ambito UE per via della riserva alla cooperazione in materia di Difesa.

Nonostante le sue piccole dimensioni, la Danimarca è presente con propri contingenti militari in vari teatri di crisi in tutto il mondo: Afghanistan (circa 750 soldati), Libano (350), Kossovo (35). Partecipa inoltre con proprie navi alle operazioni anti-pirateria al largo delle coste somale.

La Danimarca ha fatto parte dei Paesi che hanno partecipato fin dall’inizio alla coalizione formatasi per dare applicazione alla risoluzione ONU sulla protezione dei civili in Libia, con lo schieramento (nella base italiana di Sigonella) di 6 caccia F-16, di un aereo cargo e di personale combattente e logistico. Il Paese è ora impegnato in progetti di assistenza alle vittime di torture e stupri, di sostegno alla società civile di formazione della stampa libera.

Meno unilateralismo, ridotto ruolo della componente militare e più Unione Europea dovrebbero essere i tratti distintivi della politica estera del Governo di Centrosinistra. Secondo le enunciazioni pre-elettorali e le prime dichiarazioni ufficiali, verrà perseguita una politica non meno ambiziosa sotto il profilo della tutela dei valori e degli interessi nazionali, ma maggiormente orientata verso la cooperazione in ambito civile.

L'intervento militare sarà riservato alle tradizionali operazioni di peace-keeping e di monitoraggio nel quadro delle Nazioni Unite (con la possibile eccezione di interventi militari “a fini umanitari”, in situazioni di grave stallo del Consiglio di Sicurezza e in un quadro di collaborazione con altri Organismi internazionali, quali NATO, UE, UA e la Lega Araba). La decisione sulla partecipazione di truppe danesi a operazioni militari internazionali dovrà richiedere in futuro una maggioranza qualificata dei voti in Parlamento (2/3), evitando il ripetersi di situazioni come quella che ha condotto all’intervento in Iraq (determinato da un’esile maggioranza di Liberali, Conservatori e Popolari Danesi).

La Danimarca è inoltre tradizionalmente molto attiva nel campo della cooperazione allo sviluppo. Gli aiuti pubblici allo sviluppo danesi negli ultimi 30 anni hanno sempre superato la soglia dell’UN dello 0,7% del reddito nazionale lordo (RNL). Il precedente Governo aveva annunciato il congelamento del volume degli aiuti al tasso nominale del 2010 nel periodo 2011-2013. Il nuovo Governo ha invece espresso l’intenzione di tornare progressivamente al livello dell’1% dell’RNL nei prossimi anni. Esso ha individuato quattro aree prioritarie di intervento: diritti, buon governo e democrazia; sicurezza alimentare e agricoltura; crescita verde e energie rinnovabili; stabilità e protezione dei civili in Stati fragili.                 Esiste peraltro un problema con certi Paesi beneficiari (come l´India) a causa del proselitismo in materia di diritti umani esercitato da alcune ONG danesi.

6.2 Relazioni con l’Unione Europea

I rapporti con l’UE rimangono sostanzialmente problematici: al favore tendenzialmente prevalente della classe politica, accademica ed imprenditoriale, si contrappone una scettica diffidenza della maggioranza della popolazione.

La spiegazione va ricercata soprattutto nella sensazione che la Danimarca odierna è storicamente un Paese “residuale”, quel che resta cioè, dopo le tante riduzioni territoriali subite, di quella che fu una grande nazione. Di questo residuo la popolazione è gelosa, e quindi restia ad ulteriori cessioni di sovranità, particolarmente quando queste appaiano suscettibili di mettere a rischio il generosissimo sistema di welfare, a tutela in particolare dei disoccupati e dei pensionati.

Dopo il “No” dei Danesi nel referendum popolare sul Trattato di Maastricht del 1992, il Governo, formato da tre dei principali partiti danesi (Social Democratico, Socialista Popolare e Social Liberale), elaborò le seguenti quattro riserve o "opt-outs" alla cooperazione comunitaria (Accordo di Edimburgo), approvate con referendum del 1993:

- riserva sulla cooperazione comunitaria nel settore Giustizia ed Affari Interni;

- riserva sulla cooperazione comunitaria  nel settore della Difesa;

- riserva sulla terza fase dell'Unione Economica e Monetaria (adozione dell'Euro);

- riserva sulla cittadinanza dell'Unione.

Nell'ulteriore referendum popolare del settembre 2000, gli elettori danesi confermarono la loro decisione di non adottare la Moneta unica europea.

Il Trattato di Lisbona, di cui la Danimarca si è dichiarata piena sostenitrice, è stato ratificato per via parlamentare nella primavera 2008.

Sebbene il tema degli opt-out torni periodicamente al centro del dibattito politico danese, la Danimarca ha assunto la Presidenza di turno dell’UE, il 1 gennaio del 2012, senza essersi liberata del “fardello” delle riserve comunitarie.

Il Governo di Centrosinistra ha espresso l’intenzione di indire, dopo il Semestre di Presidenza ed entro la fine della legislatura, in data imprecisata, due referendum: uno per l’abolizione della riserva in materia di Difesa, l’altro per la trasformazione dell’opt-out in materia di Giustizia e Affari Interni in “opt-in”.

E’ stata invece espressamente esclusa la possibilità dell’indizione di un referendum sull’Euro (anche alla luce dei recenti sondaggi, secondo cui solo il 36% della popolazione sarebbe favorevole all’adozione della Moneta unica sviluppato lungo le seguenti quattro direttrici prioritarie:

- "Un’Europa responsabile", con riferimento al rafforzamento dei meccanismi di disciplina di bilancio e ai negoziati per il Quadro Finanziario Pluriennale (MFF);

-  "Un’Europa dinamica", con particolare riguardo allo sviluppo del Mercato Unico (con speciale enfasi sui processi di digitalizzazione) ed al rafforzamento della politica commerciale comune;

- "Un’Europa verde", comprendente i temi della crescita sostenibile, del mercato unico dell'energia e del futuro della Politica agricola e della pesca;

- "Un’Europa sicura", relativa segnatamente alle politiche migratorie, all'allargamento e alle politiche di vicinato.

In un contesto caratterizzato dall’acuirsi della crisi economico-finanziaria nell’Unione, la Presidenza ha conseguito alcuni risultati di rilievo, anche sul piano normativo, ad esempio portando a compimento l’iter dell’Atto per il Mercato Unico e la crescita sostenibile, in particolare nei settori dell’energia e dell’ambiente. Sono stati inoltre fatti importanti progressi nel negoziato sul Quadro Finanziario Pluriennale.

La Presidenza danese è stata caratterizzata per uno stile sobrio ma efficace e ed ha dato prova di pragmatismo e imparzialità nella gestione della grande maggioranza dei dossier.

Pur essendo fuori dalla zona-Euro, la Danimarca ha firmato l’accordo intergovernativo per il rafforzamento della disciplina di bilancio nella UE (“Fiscal Compact”). I contenuti dell’accordo sono stati recepiti all’interno una Legge-quadro finanziaria e di bilancio approvata dal Parlamento nel giugno del 2012.

 

Le recenti elezioni europee del 25 maggio 2014 hanno fatto registrare hanno fatto registrare in Danimarca i seguenti  risultati, delle elezioni europee danesi di domenica, che

 

Partito Popolare Danese DF: 26,6 % - 4 seggi(+2 rispetto al 2009)

Socialdemocratici : 19,1 % - 3 (-1)

Partito Liberale: 16,7 % - 2 (-1)

Partito Socialista: 10,9 % - 1 (-1)

Partito Conservatore: 9,2 % - 1 (-)

Movimento popolare contro l'Ue: 8,1 % - 1 (-)

Social-liberali: 6,5 % - 1 (+1)

Alleanza Liberale: 2,9 % - 0 (0)

 

L'affluenza alle urne (56,3%) è risultata in calo rispetto alle europee del 2009 (59,5%)

 

Come previsto dai sondaggi elettorali, il grande vincitore delle europee è stato il Partito Popolare Danese, partito populista ed euroscettico che appartiene all'opposizione di destra. Grazie ad un'abile campagna elettorale basata sullo slogan 'Piu' Danimarca, meno Ue' nonché al forte accento posto nel dibattito elettorale sulla necessità di difendere questo generoso sistema del welfare contro pressioni e asseriti abusi da parte di lavoratori e cittadini comunitari in Danimarca, DF ha visto un'impennata del proprio sostegno elettorale (dal 15,3% nel 2009 al 26,6%), superando di gran lunga i Socialdemocratici di Helle Thorning-Schmidt ed il Partito Liberale, leader dell'opposizione di centrodestra con il maggior numero di seggi nel parlamento nazionale.

 

Socialdemocratici e Liberali hanno perso entrambi un seggio nel PE, mentre Socialisti, Conservatori, Social-liberali (partito junior partner nel Governo HTS) e il Movimento Popolare contro l'Ue hanno ottenuto un seggio ciascuno.

 

7. ECONOMIA

7.1 Struttura generale dell’economia danese

 

La struttura produttiva danese è simile, per molti versi, a quella italiana, con pochi grandi gruppi industriali (come Maersk, Novo Nordisk, Danish Crown, Carlsberg, Lego e Grundfos), e un gran numero di PMI caratterizzate da una forte vocazione manifatturiera, in grado di confrontarsi  anche con le nostre PMI: il 92% delle imprese possiede meno di 10 dipendenti, mentre soltanto il 2% impiega più di 50 lavoratori (occupando però complessivamente circa il 70% della manodopera).

Le principali imprese del Paese, nel settore manifatturiero, operano nella lavorazione del tabacco e nella produzione di bevande, di  prodotti caseari e oli minerali.

La Danimarca si è specializzata nelle attività di trasformazione, nel terziario e in alcune nicchie produttive ad alta tecnologia e redditività, quali le biotecnologie, i prodotti farmaceutici, l’energia eolica e l’informatica. La maggior parte dell’export è rappresentata da prodotti tradizionali, quali bevande (birra) e prodotti suini. Il settore terziario contribuisce al 74,9% del PIL, l'industria manifatturiera al 22,3% e l'agricoltura, molto avanzata tecnologicamente, al 2,8%.

Particolare menzione merita il settore delle biotecnologie, fiore all’occhiello dell’economia danese, grazie ad un alto livello di ricerca ed agli ingenti finanziamenti pubblici già a partire dagli anni ’80.

La principale area di ricerca in Danimarca è quella della salute, in cui opera oltre l’87% delle ditte danesi di biotecnologia. Seconda per importanza è l’area dei prodotti biotecnologici applicate alla produzione industriale; seguono le aree dell’agricoltura, della lavorazione dei cibi e dell’ambiente.

Gran parte delle ditte biotech in Danimarca sono localizzate nell’area intorno a Copenaghen. Tale regione costituisce, assieme alla Svezia meridionale (Malmö), un cluster di rilievo europeo, la c.d. “Medicon Valley”. Oltre ad ospitare un elevato numero di aziende biotech, quest’area è anche sede dell’Università di Copenaghen e dell’Istituto Tecnico di Danimarca.

Altro settore di eccellenza dell’economia danese è quello dell’ energia eolica. La Danimarca è il primo produttore di turbine eoliche del mondo, seguita da Spagna, Germania, Stati Uniti, India e Cina. Circa duecento imprese danesi del settore, tra cui la Vestas Wind Energy A/S, operano nel distretto industriale situato nei pressi di Aarhus (nella penisola dello Jutland, seconda citta' piu' grande della Danimarca dopo la capitale), dove hanno propri stabilimenti anche altre importanti aziende a livello mondiale come Siemens Wind Power A/S e Suzlon Wind Energy A/S.

L’energia eolica copre attualmente oltre il 20% del fabbisogno di energia elettrica del Paese.

La Danimarca vanta uno dei maggiori tassi di liberalizzazione del mercato interno in Europa. Tuttavia, lo Stato è ancora attivo nell’azionariato di alcune grandi società. Nel settore dei trasporti, possiede il 100% delle ferrovie (“DSB”), di tutte le compagnie che gestiscono i principali ponti danesi e della societá che cura il traffico portuale a Copenaghen. Lo Stato è inoltre titolare del 50% della compagnia dei traghetti danesi, di un terzo della Società che gestisce gli aeroporti di Copenaghen e del 14% della compagnia aerea scandinava SAS.

Nel campo energetico, lo Stato è il maggiore azionista della Dong (distributore di metano, petrolio ed elettricità con oltre 100.000 clienti in Danimarca e un numero crescente di utenti in altri Paesi Nordeuropei).

Il settore bancario appare caratterizzato da una forte concentrazione (i due maggiori gruppi, Danske Bank e Nordea, coprono quasi il 75% del settore) e chiuso alle influenze esterne (tranne rare eccezioni, il settore è in mani private e le banche non scandinave sono assenti).

 

7.2 Andamento congiunturale e principali indicatori macroeconomici

 

I recenti dati EUROSTAT presentano un’economia in lieve crescita nel 2013 (PIL reale a +0,4% rispetto al 2012), trainata soprattutto dalla domanda interna. Questa dovrebbe continuare a costituire il principale fattore di traino per l’economia che si prevede in crescita del 1,7% nel 2014 e dell’1,8% nel 2015. 

 

Il tasso di disoccupazione nel 2013 è stato pari al 7,0% rispetto al 7,5% registrato nel 2012.

 

Il valore del rapporto deficit/PIL nel 2013 è stato pari a -0,3%, mentre il debito pubblico ha fatto registrare una lieve diminuzione (42,4%) rispetto al 2012 (45,4%). Pur essendo fuori dalla zona-Euro, in ragione del relativo opt-out sulla Moneta unica, la Danimarca ha firmato l’accordo intergovernativo per il rafforzamento della disciplina di bilancio nella UE (“Fiscal Compact”).

 

Il tasso di inflazione si è attestato nel 2013 allo 0,8%, riducendosi dell’1,8% rispetto all’anno precedente. Sul basso livello di inflazione in Danimarca hanno influito gli incrementi limitati, ed inferiori alla media europea, dei prezzi del petrolio, del gas naturale e dell’elettricità e dei beni alimentari, nonché la bassa domanda interna e l’ampio scostamento del prodotto effettivo dell’economia dal prodotto potenziale di lungo periodo. Secondo le previsioni, tuttavia, il tasso di inflazione in Danimarca potrebbe osservare una graduale tendenza verso l’alto nel 2014 e nel 2015, raggiungendo rispettivamente l’1,4% e l’1,8%. Ne potrebbe derivare un indebolimento della corona danese nei confronti del dollaro.

 

Nel 2013 la bilancia commerciale ha registrato un saldo positivo: le esportazioni di beni e servizi sono cresciute rispettivamente del 6,6% e del 19% rispetto al 2012. Correlativamente, la bilancia dei pagamenti ha registrato un elevato surplus (circa 18 miliardi di euro, pari al 7,2% del PIL).

 

Il Paese è afflitto da oltre un decennio da un progressivo calo della competitività, le cui cause vanno rintracciate soprattutto negli elevati prezzi al consumo e nella scarsa "produttivita' salariale", ascrivibile a retribuzioni generalmente elevate, orari di lavoro relativamente brevi e ferie superiori alla media dei Paesi OCSE.

 

Il settore bancario, che dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008 aveva dato forti segni di fragilità, sembrerebbe ora in fase di stabilizzazione.

 

 

7.3 Politica monetaria

 

      La Corona danese è ancorata all’Euro nel quadro dello European Exchange Rate Mechanism (ERM II). La Danimarca partecipa con un tasso centrale di 7.46038 Corone per Euro e una banda di fluttuazione del +/- 2,25% rispetto al tasso centrale. La politica del tasso di cambio fisso implica che lo strumento di politica monetaria dei tassi d’interesse venga utilizzato esclusivamente al finedi mantenere la Corona vicino al tasso centrale.

Nel luglio del 2012, la Banca Centrale danese ha tagliato il costo del denaro di 25 punti base sulla scia del taglio operato dalla Banca Centrale Europea il giorno precedente. Con un tasso di sconto pari allo zero si sono prodotti tassi di interesse negativi sui certificati di deposito (-0.2%).

La Danimarca, che nella prima parte del 2012 ha attirato una notevole quantità di capitali stranieri a causa della crisi finanziaria nell’Eurozona, sta tuttavia man mano perdendo la reputazione di “rifugio sicuro per gli investitori”. I recenti segnali di ripresa nella zona euro sono stati infatti recepiti positivamente dai mercati ed hanno conseguentemente prodotto un indebolimento della corona danese, scesa nei confronti dell’Euro ai minimi

 

 


7.4 Energia e lotta al cambiamento climatico

 

In linea di continuità con la tradizionale politica di tutela dell’ambiente e di sviluppo sostenibile, nel marzo del 2011 il precedente Governo di Centrodestra ha reso pubblico il piano energetico nazionale denominato "Strategia Energetica per il 2050", finalizzato al raggiungimento entro tale anno della piena indipendenza del Paese da combustibili fossili.

La prima fase del piano - che è basato sulle raccomandazioni formulate dalla "Commissione indipendente sui Cambiamenti Climatici"  istituita nel 2008 - copre il periodo fino al 2020 e prevedeva l'attuazione di iniziative mirate ad abbattere del 33% il consumo dei combustibili fossili a fini energetici rispetto al 2009 (scelto come anno di riferimento) ed al miglioramento dell'efficienza energetica, con l'obbiettivo di ridurre del 6% i consumi lordi rispetto ai livelli del 2006.

La “crescita verde” e la lotta al cambiamento climatico figurano tra le principali priorità anche nel programma del nuovo Governo danese. Tra gli obiettivi dichiarati vale citare la rinuncia entro il 2035 all'utilizzo di energia di origine fossile per elettricità e riscaldamento a livello nazionale e l’impegno all’innalzamento del target per la riduzione delle emissioni di Co2 entro il 2020 dall’attuale 20% al 40% in ambito europeo.

Nel marzo del 2012 è stato stipulato da tutte le forze parlamentari (eccettuata la conservatrice Alleanza Liberale) un nuovo “Accordo sull´Energia” volto ad accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale verso la divisata indipendenza dai combustibili fossili nel 2050.

Tale Accordo prevede un vasto piano d´investimenti in fonti rinnovabili, da qui al 2020: con l´obbiettivo che tra otto anni queste arrivino a coprire il 35% del fabbisogno di energia e che, in particolare, metà della produzione di elettricità sia assicurata dall’energia eolica. Tra gli obbiettivi fissati per il 2020 vi sono anche la riduzione delle emissioni di CO2 (34% in meno rispetto al 1990) e il contenimento dei  consumi energetici (meno 12% rispetto al 2006).

L´elemento maggiormente qualificante dell’Accordo è la realizzazione entro il 2020 di due nuovi parchi eolici off-shore nel Mare del Nord e di uno nel Mar Baltico, il potenziamento dei parchi eolici costieri e la sostituzione di alcuni impianti terrestri obsoleti. Investimenti più contenuti saranno destinati ad altre fonti rinnovabili, quali la solare e quelle ottenibili dalle onde e da biomasse. 

Il Governo stima che  il costo della “transizione verde” contemplata nel nuovo Accordo sull´Energia ammonterà, di qui al 2020, a circa 470 milioni di Euro l´anno. Il peso maggiore del pur lungimirante programma d´investimenti sarà in larga misura scaricato sui prezzi al consumo dell´elettricità, che già oggigiorno - gravati come sono da un 50% d´imposizione fiscale - sono  i piu´alti d´Europa. Lo stesso Governo ha calcolato che, per far fronte all´impegno finanziario stabilito dall´Accordo, di qui al 2020 le bollette elettriche delle famiglie danesi aumenteranno in media di 175 Euro e che anche le imprese pagheranno un costo aggiuntivo di 26 Euro per dipendente.

Grazie ai giacimenti presenti nel Mare del Nord, la Danimarca è esportatore netto di idrocarburi (e secondo le previsioni dell’ente statale “Danish Energy Agency” rimarrà tale per almeno altri 10 anni).

Con 14,2 milioni di metri cubi estratti nel 2010 (per un valore di 40,4 miliardi di corone) la produzione petrolifera danese nel Mare del Nord rappresenta attualmente circa lo 0,5% della produzione mondiale. Nel 2010, nonostante un calo delle attività estrattive, il valore totale della produzione è aumentato del 18% rispetto all’anno precedente, grazie al marcato aumento dei prezzi. 

Sono in corso trivellazioni esplorative anche al largo della costa occidentale della Groenlandia (condotte per ora dalla societa' scozzese Cairn Energy) che hanno prodotto per ora risultati interlocutori.

 

 

7.5 Andamento delle relazioni economiche con l’Italia

 

Commercio

L'Italia è il 6° fonitore e l'8° cliente della Danimarca. L’interscambio bilaterale con l’Italia, nel periodo gennaio-novembre 2013, ha raggiunto i 4.024 milioni di euro.

Nello stesso periodo le esportazioni italiane in Danimarca sono ammontate a 2.193 milioni di Euro mentre le importazioni italiane dalla Danimarca sono state pari a 1.831 milioni di Euro, con un saldo della bilancia commerciale che risulta positivo per l’Italia per 362  milioni di Euro.

 

Nel periodo gennaio - novembre 2013 le principali esportazioni italiane verso la Danimarca hanno riguardato macchinari e apparecchiature, prodotti alimentari e prodotti chimici. Il maggiore  incremento rispetto al periodo gennaio-novembre 2012 si è registrato nel comparto "prodotti delle miniere e delle cave".

 

Nel medesimo periodo le principali importazioni dalla Danimarca hanno riguardato prodotti alimentari, prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici e macchinari e apparecchiature. Il maggiore incremento delle importazioni di prodotti danesi in Italia rispetto al periodo gennaio-novembre 2012 si è registrato nel settore "prodotti della metallurgia.

 


Investimenti

 

L'Italia è il 20° investitore in Danimarca ed il 18° destinatario di investimenti danesi.

Negli ultimi anni si è assistito a un andamento dei flussi di investimenti tra Italia e Danimarca piuttosto altalenante, in parte motivato dal permanere di una situazione di incertezza circa la ripresa economica dei due Paesi.

Gli investimenti italiani in Danimarca più rilevanti sono quelli di Snamprogetti (ingegneria); Cementir (produzione di cemento); Ansaldo STS, Ansaldo Breda, STF di Magenta, FIAT Auto (trasporti); Targetti, Luceplan, iGuzzini (illuminazione e design) .

Ansaldo STS ha realizzato, tra il 2002 ed il 2007, e continua a gestire la metropolitana di Copenaghen, costituita da due linee completamente automatizzate (sistema “driverless”).

Nel dicembre del 2010 il 'Sistema Italia' ha conseguito in Danimarca una nuova affermazione, aggiudicandosi l’intera commessa per la realizzazione dell'estensione circolare (Cityringen) della metropolitana (16 chilometri e 17 stazioni, la cui consegna è prevista nel 2018) del valore complessivo di 2,8 miliardi di Euro. Al successo partecipano varie aziende italiane di primo piano: in particolare Salini Costruttori, prescelta per la realizzazione delle opere civili (scavi, tunnel, stazioni) in qualità di capofila di un consorzio di aziende italiane (Maire Tecnimont, Seli, Trevi) appositamente costituito (“Copenaghen Metro Team”); ed il Gruppo Finmeccanica, con Ansaldo STS per le opere elettromeccaniche, nonché la  gestione d'esercizio e manutenzione per almeno 5 anni, e Ansaldo Breda che fornirà i treni.

E’ invece oggetto di perduranti polemiche e contestazioni, sia da parte delle Ferrovie danesi che della stampa e di parte del mondo politico danese, la commessa di 83 treni diesel (per un totale di 650 mln di Euro) vinta da AnsaldoBreda nel 2000, in ragione di ritardi nelle forniture (ad oggi sono stati consegnati poco più della metà dei convogli), dei diffusi problemi tecnici e dei frequenti guasti.

Sono presenti in Italia, con proprie sussidiarie, i principali gruppi danesi, nei seguenti comparti:

- logistica: la più grande società di trasporto container al mondo, la Mærsk Møller, ha scelto il Porto di Gioia Tauro, come la principale base di smistamento nel Mediterraneo per le sue porta-container;

- giocattoli e tempo libero: LegoCo. S.p.A., Bang & Olufsen Italia S.p.A.;

- alimenti e bevande: Carlsberg S.p.A., Danisco Italy S.p.A.;

- prodotti per le costruzioni (infissi): Velux Italia;

- farmaceutica: Novo Nordisk, leader mondiale nel campo della lotta contro il diabete;

- energia ed alta tecnologia: Vestas leader mondiale nella realizzazione di parchi eolici, particolarmente attiva nel Sud Italia (con propri uffici a Taranto) dove sono previsti nuovi impianti "on-shore”, soprattutto in aree insulari.

 


 

Dati statistici bilaterali interscambio commerciale

(in milioni di euro)

 

 

2011

 

2012

 

2013

(gennaio –novembre)

 

Esportazioni

italiane

 

2.337

 

2.433

 

2.193

 

Variazione %

 

12,3

 

4,1

 

-9,8

 

 

Importazioni

italiane

 

2.224

 

2.178

 

1.831

 

Variazione %

 

4,9

 

-2

 

-15,9

 

Totale

 

4.561

 

4.611

 

4.024

 

Saldo per l’Italia

 

113

 

255

 

362

            dati Agenzia ICE di fonte ISTAT

 


8. RAPPORTI BILATERALI

 

8.1 Rapporti politici

Pur condividendo un forte impegno per la promozione della pace e dello sviluppo nelle principali aree di crisi, Italia e Danimarca hanno posizioni diverse su alcuni importanti dossier, tra cui in particolare quello della   riforma del Consiglio di Sicurezza, in cui Copenhagen sostiene la proposta del G4, nonché in generale sull’intensità della partecipazione all’integrazione europea.

Per evidenti motivi, le direttrici fondamentali degli interessi danesi divergono dalle nostre,  puntando esse prevalentemente a Nord, verso l’area scandinava e baltica, sino alla Regione dell’Artico, che riveste un’importanza geopolitica crescente.

Nell’ambito del Consiglio Artico, la Danimarca si e sempre dichiarata favorevole all’accoglimento della candidatura dell’Italia (attualmente “Osservatore ad hoc”) allo status di Osservatore Permanente, insieme a quelle presentate da Cina, Giappone, Corea del Sud e Unione Europea.

Le relazioni bilaterali sono scevre da contenziosi di particolare rilievo, ma nel complesso piuttosto superficiali e decisamente suscettibili di approfondimento anche sotto il profilo della reciproca conoscenza e di una più obiettiva messa a fuoco dell´immagine dei due Paesi. Due questioni risultano tuttora irrisolte: la prima, relativa ai figli minori di coppie miste illegalmente sottratti dal genitore danese ed espatriati in Danimarca (l’Italia lamenta che le Autorità danesi non collaborano per assicurare i contatti del minore con il genitore italiano); la seconda, concernente l’attesa restituzione all’Italia dei reperti etruschi incautamente acquistati dal museo “Ny Calsberg Glyptotek” di Copenaghen e colà tuttora esposti.

 

 

Incontri bilaterali

 

14 aprile 1997 - Visita a Roma del Ministro degli Esteri Niels Helveg Petersen con il Ministro degli  Lamberto Dini

 

28-30 giugno 2005 - Visita a Copenaghen della Commissione Ambiente del Senato.

28-30 giugno 2005 - Visita a Copenaghen della Commissione per l’Ambiente del Senato della Repubblica.

28-29 novembre 2006 - Visita a Copenaghen del Ministro delle Politiche per la Famiglia, On. Rosy Bindi.

 

7 marzo 2007 – Visita a Roma del Ministro degli Esteri danese Per Stieg Moller con il Ministro degli Esteri Massimo D’Alema

 

19-20 novembre 2007 - Visita a Copenaghen del Sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi e del Sindaco di Milano, Letizia Moratti, a sostegno della candidatura di Milano all'EXPO 2015.

6 ottobre 2008 - Visita Visita a Copenaghen del Sottosegretario agli Esteri Sen. Alfredo Mantica.

30 settembre 2009 - Visita a Copenaghen del Sottosegretario agli Esteri Sen. Alfredo Mantica.

16-17 novembre 2009 - Missione del Ministro dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, On. Stefania Prestigiacomo in vista della Conferenza mondiale sul Clima di Copenaghen (COP15).

dicembre 2009 - Partecipazione del Ministro dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, On. Stefania Prestigiacomo ai lavori del Conferenza mondiale sul Clima di Copenaghen (COP15).

4 aprile 2011 - Visita a Copenaghen della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

 

12 dicembre 2011 – Incontro a Roma del Primo Ministro Helle Thorning-Schmidt con il Primo Ministro Mario Monti, nell’ambito del “giro delle capitali” europee in vista del prossimo inizio della Presidenza di turno danese dell’UE.

 

13 gennaio 2012 – Visita a Roma del Ministro della Giutizia Morten Bødskov. Incontri con il Ministro della Giustizia Paola Severino ed il Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, in vista della Conferenza ministeriale informale Giustizia e Affari Interni dell’UE (Presidenza di turno danese dell’UE).

 

12-14 aprile 2012 - Visita privata a Roma della Regina di Danimarca Margrethe

II. Incontro con il PdR e successivo concerto del Romaeuropa Festival,  in occasione della Presidenza danese dell’Unione Europea (12 aprile). Inaugurazione Mostra sulle opere di Hans Christian Andersen (13 aprile). Incontro (12 aprile) del Ministro dei Beni Culturali Ornaghi con il Ministro della Cultura danese Uffe Elbaek

 

18-19 aprile 2012 – Incontro a Bruxelles, a margine della Ministeriale NATO Esteri-Difesa, del Signor Ministro Giulio Terzi con il Ministro degli Affari Esteri danese Villy Søvndal.

 

4 dicembre 2012 - Incontro del Sottosegretario Marta Dassù con il Ministro degli Affari Europei danese Nicolai Wammen.

 

25 gennaio 2013 – Incontro del Segretario Generale Valensise con il Danish Permanent Secretary of State, Claus Grube.

 

 

8.2 Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

 

Nell’ambito culturale i rapporti bilaterali tra Italia e Danimarca sono improntati ad una reciproca collaborazione e sono regolamentati dall’Accordo Culturale del 1956.

L’Isituto Italiano di Cultura di Copenaghen collabora con le principali istituzioni culturali del Paese per la promozione della cultura italiana ed il rafforzamento dei legami culturali tra Italia e Danimarca. La parte danese è particolarmente ricettiva ed interessata ad alcuni segmenti della nostra cultura, come il design, la cucina, il cinema, il teatro e la danza. Buone sono le possibilità per la promozione del libro italiano in traduzione, se sostenuta da adeguati contributi agli editori. 

Esistono in Danimarca tre Comitati della Società Dante Alighieri rispettivamente a Copenaghen, Århus e Odense.

La lingua italiana è insegnata in due Università danesi: l’Università di Copenaghen e l’Università di Aarhus. Un solo lettore di scambio, inviato dal MAE, opera presso l’Università di Copenaghen, dopo la chiusura, nell’agosto del 2011, del lettorato di Aarhus. Il Ministero degli Affari Esteri ha peraltro disposto un contributo per l’es. fin. 2011 in favore dell’Università di Aarhus per l’assunzione di un lettore locale nell’ambito del Dipartimento di Italiano.

L’Italiano è insegnato anche in 22 licei (per un totale di oltre 820 studenti), in 5 conservatori di musica e in circa 30 corsi a livello liceale per adulti (“Voksen Uddanelse Center”, Centri per l'istruzione degli adulti).

Il numero di studenti frequentanti corsi di Italiano a livello universitario o liceale è in aumento. E’ invece prevedibile una prossima diminuzione degli iscritti ai Centri per l’istruzione degli adulti in conseguenza di una recente riforma che ha aumentato di circa dieci volte i costi dei corsi per l’apprendimento di lingue diverse dall’inglese.

A Copenaghen sono attivi da alcuni anni anche corsi di italiano per figli di connazionali, frequentati da circa 80 bambini e ragazzi, gestiti dal locale Comitato Pro-Scuola in collaborazione con il Comune di Copenaghen. Anche il Comune di Helsingor organizza corsi per bambini, frequentati da circa 15 allievi.

Infine, l’IIC di Copenaghen offre dall’a.a. 2009/2010 corsi a gestione diretta, distribuiti su 3 trimestri.

 


Il Governo italiano e le priorità
per il comparto agroalimentare
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

 

Tutela della qualità agroalimentare e della diversità agricola

Il Ministro delle politiche agricole e forestali, Martina ha in più sedi espresso la posizione del Governo italiano sui temi ai quali l’Italia intende dedicare particolare attenzione nel corso del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’UE.

In particolare, nell’ambito del Consiglio agricolo informale che si è svolto il  5-6 maggio scorsi ad Atene, presieduto dal Ministro dell'agricoltura greco Alexis Tsaftaris, ha affermato che l'Europa deve puntare a far comprendere ai mercati la forza della propria diversità, orientando al meglio le scelte politiche.

Un percorso ottimale e coerente dovrebbe enfatizzare l'origine delle produzioni europee e stimolare maggiormente le imprese verso produzioni di qualità.

L'Europa non potrà mai essere competitiva né sui volumi né sui prezzi rispetto ad altre potenze mondiali che hanno estensioni agricole molto più vaste con costi estremamente concorrenziali. Pertanto – ad avviso del ministro - è necessario adottare politiche volte ad una maggiore aggregazione dell'offerta.

Occorre, inoltre, superando la concezione che l’indicazione chiara dell'origine ostacoli la libera circolazione delle merci, e crei distorsione di mercato. Dare più spinta ai prodotti di qualità significa connotare fortemente l'agricoltura dell’Ue rafforzandone l'immagine a livello internazionale.

Nella stessa sede, nel corso di incontro bilaterali con i ministri di Finlandia e Austria e con il sottosegretario del Regno Unito si e' discusso dei temi prioritari della presidenza italiana tra cui il regolamento sui prodotti biologici, il futuro del settore del latte e la sicurezza alimentare, sulle indicazioni geografiche, lotta alla contraffazione e negoziati commerciali con paesi terzi.

La centralità della diversità dell'agricoltura europea al centro delle politiche dell’Unione europea è stato il tema principale oggetto del citato Consiglio informale. I ministri e la Commissione europea hanno discusso delle modalità attraverso le quali la diversità agricola potrà diventare una risorsa per gli agricoltori e per l'economia europea nell'attuale contesto globale.

 

 


Illeciti, controlli, tracciabilità

L'agroalimentare italiano è vittima ogni giorno di illeciti di tutti i tipi con conseguenze non solo di ordine economico, ma anche di immagine. Occorrono azioni mirate per difendere  sia i consumatori sia produttori onesti che, proprio per il loro successo, per la loro straordinaria capacità di coniugare tradizione e innovazione, sono sempre più imitati in tutto il mondo.

L'Italia è al primo posto in Europa per il suo sistema di controlli, che assicura, in ogni fase del ciclo di produzione e consumo, qualità, genuinità, salubrità e igiene degli alimenti per proteggere la salute e gli interessi dei consumatori. Solo nel 2013 sono stati effettuati più di 130.000 controlli e il Governo italiano intende rafforzare l'azione di tutela e difesa dei prodotti italiani di qualità.

Sul fronte Ue le denominazioni italiane sono protette, grazie alle leggi che l'Italia ha fortemente voluto a tutela della qualità. Di recente – ad esempio- è stata impedita la commercializzazione di falso olio Igp toscano, presente sugli scaffali dei magazzini Harrod's a Londra.

 

 

Biologico

Anche nel settore biologico il Governo italiano ritiene che vi sia una partita importante da giocare. La Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento sulla produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici (COM(2014)180), esaminata dalla Commissione agricoltura del Senato (che ha approvato una risoluzione) e attualmente all’esame della XIII Commissione della Camera, che il Governo italiano segue con grande attenzione. L’iter presso le istituzioni europee proseguirà proprio nel semestre di Presidenza italiana del Consiglio: l’Italia si adopererà al fine di apportare miglioramenti al testo della Commissione, soprattutto relativamente ai controlli e alla commercializzazione delle materie prodotte dai Paesi terzi.

Ad avviso del Ministro Martina non devono essere rimessi in discussione i principi fondamentali dell'agricoltura biologica che tutelano le peculiarità e le vocazioni dei territori, deve comunque essere garantita una certa flessibilità, con un approccio che migliori la qualità del prodotto biologico sul mercato.

 

 

OGM

Il Consiglio ambiente del 12 giugno 2014 ha approvato, a larga maggioranza, con le sole astensioni di Belgio e Lussemburgo,  la proposta di compromesso della presidenza greca sulla richiamata proposta di regolamento COM(2010)375 presentata dalla Commissione il 13 luglio 2010.

L'iter presso le istituzioni proseguirà, nel semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Ue per la definizione dell'accordo in seconda lettura con il Parlamento europeo. Il Ministro dell'ambiente, Gian Luca Galletti ha manifestato soddisfazione per l'accordo, che ha definito un buon compromesso ed ha dichiarato che l'Italia si impegnerà al massimo per arrivare alla definitiva approvazione entro la fine dell'anno.

 

 

Etichettatura  prodotti alimentari

Al Consiglio Agricoltura del 19 maggio u.s. Olanda e Svezia, sostenute da Austria, Germania, Danimarca e Lussemburgo, hanno proposto di rivedere le norme sulle date di scadenza dei prodotti alimentari al fine di far sparire la scritta “da consumarsi preferibilmente entro” dalle confezioni di prodotti come pasta, riso, thè, caffè e formaggi a pasta dura (così come già avviene per zucchero, sale e aceto, mentre quelli liquidi o umidi, come lo yogurt o altri latticini facilmente deperibili, non verrebbero toccati dalla norma). Il tutto sarebbe possibile attraverso l’estensione dell’allegato X del Regolamento UE 1169/2011. L'Italia è contraria.

 

 

Settore lattiero-caseario e quote latte

Il 3 giugno il Ministro Martina ha incontrato l'omologo tedesco. In vista del semestre italiano di presidenza i ministeri delle Politiche agricole di Italia e Germania condividono "un'agenda fondamentale di dossier su cui costruire sintonie e collaborazioni molto profonde. Certamente a partire dagli atti delegati della nuova politica agricola comunitaria 2014-2020 e avanzando sul regolamento dell'agricoltura biologica che dovrà essere definito durante il semestre di presidenza italiana dell'Ue".

Martina ha inoltre ricordato come "ci sarà una collaborazione profonda anche sulla fine delle quote latte nel 2015, e più in generale su tutti gli strumenti che l'Unione deve mettere a punto in proposito, importanti per il settore lattiero-caseario europeo".

 Per quanto riguarda le quote latte, per il quarto anno consecutivo l'Italia ha rispettato le quote stabilite dall'Unione, mentre Germania, Olanda, Danimarca, Irlanda, Austria e Polonia hanno sforato le quote e hanno chiesto alla Ue di alzarle.

Più in generale, Martina ha affermato che sarà presentata la relazione della Commissione sul settore lattiero caseario: "aspettiamo il documento per valutare ulteriori iniziative per il miglioramento del funzionamento della filiera, in particolare per continuare nelle azioni di rafforzamento della posizione degli allevatori".

 

(dall'audizione di Martina sulle linee programmatiche)

http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/stenografici/pdf/13/audiz2/audizione/2014/03/27/leg.17.stencomm.data20140327.U1.com13.audiz2.audizione.0005.pdf

 

 

Settore fitosanitario

In merito alla riforma del settore fitosanitario, il 6 maggio 2013 la Commissione Europea ha presentato la proposta di riforma con l'obiettivo di migliorare le garanzie dei prodotti presenti sul mercato europeo e favorire il commercio internazionale.
Il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue rappresenterà quindi l'occasione per contribuire alla prosecuzione dei lavori di questo importantissimo dossier, che sta diventando sempre più strategico per il commercio internazionale, anche per evitare ogni possibile forma di speculazione sull'utilizzo a volte improprio delle barriere fitosanitarie.

 

Ortofrutta

Per il settore ortofrutticolo, saranno approfondite le tematiche rilevanti evidenziate dalla Commissione europea nel Report sullo stato dell'OCM ortofrutta. In tale ambito si inserisce il dossier "frutta e latte nelle scuole" che avrà un approfondimento ulteriore nel corso del Semestre, continuando il lavoro preparatorio effettuato dalla Presidenza Greca.

Martina ha inoltre citato in diverse sedi l'intenzione di promuovere il Made in Italy nel mondo, favorendo la propensione all'export e l'internazionalizzazione delle imprese, e tutelando i prodotti di qualità nei mercati esteri rafforzando il sistema dei controlli.

 

 

 

 


Rapporti parlamentari Italia-Danimarca
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

Presidente del Parlamento danese monocamerale (Folketing)

Mogens LYKKETOFT (socialdemocratico), dal 4 ottobre 2011

 

 

Ambasciatore italiano a Copenhagen

S.E. Stefano QUEIROLO PALMAS, dal 2013

Ambasciatore danese a Roma

S.E. Birger Riis-JØRGENSEN, da settembre 2011

 

 

 

XVII LEGISLATURA

 

Corrispondenza

Nella XVII legislatura non è intercorsa nessuna corrispondenza tra la Camera dei deputati e il Folketing danese.

 

Incontri bilaterali

Il 20 marzo 2014 il Vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, ha incontrato una delegazione di Ministri Consiglieri delle Ambasciate di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia.

Al centro dell’incontro l’attualità politica italiana, le elezioni europee e l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui cittadini.

 

Il 24 maggio 2013 la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha preso parte ad una colazione di lavoro organizzata dall’Ambasciatore di Norvegia, Bjørn T. Grydeland, con la partecipazione degli Ambasciatori di Svezia, Finlandia e Danimarca.

 

 

 

Cooperazione multilaterale

La Danimarca prende parte alla cooperazione parlamentare nell'ambito dell'Unione Europea e nell'ambito del Partenariato Euromediterraneo, in particolare all’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM), di cui il Parlamento italiano ha detenuto la Presidenza da marzo 2010 a marzo 2011.

Dall’8 al 9 febbraio 2014 ha avuto luogo ad Amman, in Giordania, la X Sessione plenaria dell'AP-UpM. Sempre ad Amman, l'8 febbraio, si è svolta la riunione della Commissione per la qualità della vita, gli scambi umani e la cultura dell'AP-UpM, presieduta dal deputato italiano Khalid Chaouki. Alla plenaria ha partecipato una delegazione danese composta dai deputati Morten Boedskov, Eva Kjer Sohn e Ole Hansen.

Alla riunione della Commissione per la promozione della qualità della vita, gli scambi umani e la cultura dell’AP-UpM ospitata dalla Camera dei deputati il 14 e il 15 novembre 2013 sotto la Presidenza del deputato Khalid Chaouki, la Danimarca non ha inviato nessun rappresentante.

La parlamentare danese Eva Kjer Hansen ha partecipato alla Sessione plenaria dell'AP-UpM, svoltasi a Bruxelles l'11 e 12 aprile 2013.

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La Danimarca invia, inoltre, delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, dell'UEO, della NATO[2] e dell'OSCE[3].

La Sottocommissione per le relazioni transatlantiche dell'Assemblea parlamentare della NATO ha svolto una visita in Danimarca e Groenlandia dal 9 al 13 settembre 2013, cui ha partecipato la deputata Federica Mogherini, allora Presidente della Delegazione italiana all'Assemblea parlamentare della NATO.

A Copenhagen, la Sottocommissione ha incontrato militari danesi di alto rango, diplomatici ed esperti danesi e americani con cui ha discusso delle strategie militari danesi per l'Artico. La Sottocommissione si è quindi spostata in Groenlandia, dove ha visitato la Stazione Nord per poi proseguire verso la base area di Thule. Nella capitale della Groenlandia, Nuuk, la Sottocommissione ha incontrato il Primo Ministro della Groenlandia, Aleqa Hammond, i membri della Commissione Affari esteri e sicurezza del Parlamento della Groenlandia e rappresentanti del Consiglio circumpolare Inuit.

Unione Interparlamentare (UIP)

La sezione bilaterale di amicizia Italia–Paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia), nell'ambito dell'Unione Interparlamentare, nel corso della XVII legislatura è in fase di ricostituzione.

 

 

 

XVI LEGISLATURA

 

Corrispondenza

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha scritto al suo omologo danese Lykketoft, in data 17 ottobre 2011, per congratularsi della sua elezione a Presidente del Folketing. Il Presidente Lykketoft lo ha ringraziato, con lettera del 28 ottobre 2011.

 

 

Incontri bilaterali

Nella XVI legislatura non si registrano incontri bilaterali.

 

 

Incontri delle Commissioni

Dal 3 al 7 aprile 2011 una delegazione di parlamentari della Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, guidata dal Presidente, Gaetano Pecorella, e composta dal deputato Alessandro Bratti e dal senatore Gennaro Coronella, ha effettuato una missione di studio nei Paesi Bassi e in Danimarca.

Nel corso della missione, i parlamentari hanno visitato l’inceneritore di Amager (il principale impianto di smaltimento dei rifiuti della capitale danese) e hanno incontrato le autorità del comune di Copenhagen, nonché i rappresentanti dell'Agenzia Europea per l'Ambiente, di EUROJUST e di EUROPOL.

 

Il 16 febbraio 2011 il Presidente della Commissione Affari esteri, Stefano Stefani, ha incontrato una delegazione delle Ambasciate dei Regni di Norvegia, Svezia, Danimarca e della Repubblica di Finlandia.

 

 

Cooperazione multilaterale

Dal 7 al 18 dicembre 2009 Copenhagen ha ospitato la 15^ Sessione della Conferenza delle Parti (COP15) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). La delegazione che ha partecipato all’high level segment della Conferenza, in rappresentanza della Camera dei deputati, era composta dai deputati Angelo Alessandri, Salvatore Margiotta, Laura Froner e Agostino Ghiglia.

 

Pur non facendo parte del G8 e quindi non prendendo parte alla dimensione parlamentare del G8, il 24 e 25 ottobre 2009 il Parlamento danese, in collaborazione con Globe International, ha ospitato il VII Forum globale dei legislatori del Dialogo sui Cambiamenti climatici dei Paesi G8+5, cui ha partecipato anche il Primo Ministro danese, Lars Løkke Rasmussen[4]. Per il Parlamento italiano, hanno preso parte al Forum i deputati Anna Teresa Formisano della Commissione Attività produttive, e Renato Walter Togni della Commissione Ambiente.

 

Cooperazione amministrativa

Dal 14 al 16 giugno 2009 ha avuto luogo presso la Camera una visita di funzionari del Folketing danese, i quali hanno incontrato i funzionari del dipartimento Unione Europea del Servizio Studi, della Segreteria della XIV Commissione per le Politiche dell'Unione Europea, della Biblioteca e dell’Ufficio Rapporti con l'Unione Europea.

Nell’ambito della medesima visita ha avuto luogo il “Seminario di approfondimento sui rapporti tra Stato nazionale e Unione europea in Italia e in Danimarca”, ove i funzionari danesi e quelli italiani hanno avuto modo di mettere a confronto le reciproche buone pratiche ed esperienze.

 

Il 15 maggio 2009, il Segretario Generale della Camera, Ugo Zampetti, ha incontrato il Segretario Generale del Folketing, Carsten U. Larsen.

 

Su richiesta del Segretario generale del Parlamento danese Larsen, il 4, 5 e 6 maggio 2009 si è svolta una visita di funzionari del Dipartimento Internazionale del Parlamento danese presso entrambe le Camere del Parlamento italiano.

Il 4 maggio la delegazione ha visitato il Senato e il 5 e 6 maggio ha avuto luogo la visita alla Camera dei deputati. In tale contesto, la delegazione ha incontrato il Vice Segretario Generale, Alessandro Palanza, ed altri funzionari dei Servizi Commissioni, Studi e Rapporti internazionali. La delegazione era guidata da Ms. Lis Grønnegård Rasmussen, Capo del Dipartimento Internazionale, e composta da funzionari delle Commissioni parlamentari per gli Affari esteri e la Difesa, nonché delle delegazioni presso la NATO, l’OSCE, l’Unione Interparlamentare, l’Assemblea delle Nazioni Unite, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e l’Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea.

 

Il 28 ottobre 2008 ha avuto luogo, presso la Camera, una visita di funzionari della Sezione Comunicazione del Parlamento danese, che hanno incontrato il Vice Segretario Generale, Alessandro Palanza, il Capo Ufficio Stampa, Giuseppe Leone, il Capo Servizio Biblioteca, Antonio Casu, e il Capo Servizio dell’Ufficio Pubblicazioni, Giovanni Rizzoni.

 

Si ricorda, infine, che entrambe le Amministrazioni parlamentari hanno espresso l’auspicio di una intensificazione dei rapporti di collaborazione già esistenti, al fine di scambiare conoscenze ed esperienze reciproche.

 

Unione Interparlamentare

La sezione bilaterale di amicizia Italia–Paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia), nell'ambito dell'Unione Interparlamentare, nel corso della XVI legislatura era presieduta dal senatore Francesco Amoruso e composta dal senatore Gianpiero D’Alia e dai deputati Giancarlo Giorgetti, Amedeo Ciccanti e Bruno Cesario.


Componenti della delegazione

 


 

 

 

 

 

 


Documentazione allegata

 


 

 

 

 

 



[1]     Indicators of Immigrant Integration, Eurostat, edition 2011.

 

[2]     Dal 1° agosto 2009, Anders Fogh Rasmussen, ex primo ministro danese, ricopre la carica di Segretario Generale della NATO.

[3]     Dal 1° gennaio 1993 Copenhagen ospita il Segretariato internazionale dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE.

[4]     Il precedente Forum, il VI, promosso e organizzato da Globe International e dal Parlamento italiano, si era svolto a Roma, presso la Camera dei deputati, il 12 e 13 giugno 2009, nel quadro delle iniziative connesse alla Presidenza italiana del G8. Il Primo Ministro Rasmussen, invitato ad aprire la sessione inaugurale del Forum, non aveva potuto prendervi parte ed aveva inviato un videomessaggio.

SERVIZIO STUDI

 

Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Incontro con una delegazione del Parlamento danese

17 giugno 2014

 

 

 

 

 

 

n. 125

 

 

 

16 giugno 2014

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

Hanno collaborato:

 

Servizio Studi – Dipartimento Agricoltura

( 066760-3610 – * st_agricoltura@camera.it

 

Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it

 

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

 

 

 

 

 

La documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte.

File: ES0231.doc

 


INDICE

 

 

Schede di lettura

Politiche per la tutela della qualità dei prodotti agroalimentari italiani (a cura del Servizio Studi - Dipartimento Agricoltura) 3

Scheda-paese Regno di Danimarca (a cura del Ministero degli Affari esteri) 11

Il Governo italiano e le priorità  per il comparto agroalimentare  (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea) 51

Rapporti parlamentari Italia-Danimarca (a cura del Servizio Rapporti Internazionali) 55

Componenti della delegazione

Documentazione allegata

§     ‘DOP IGP italiane superano i 12 miliardi di fatturato al consumo’, ISMEA – Rappporto 2013  67

 

 

 

 


Schede di lettura

 


Politiche per la tutela della qualità dei prodotti agroalimentari italiani
(a cura del Servizio Studi - Dipartimento Agricoltura)

La valorizzazione delle produzioni tipiche rappresenta una strategia per il raggiungimento di numerosi obiettivi sia di carattere economico (valorizzazione delle colture tipiche, diversificazione delle produzioni, con conseguenti effetti positivi per il mantenimento del patrimonio di biodiversità vegetale ed animale di cui si dispone, acquisizione di nuovi sbocchi di mercato, ecc.) sia socio-culturali (recupero delle tradizioni e delle culture locali, riavvicinamento ai prodotti locali da parte dei consumatori).

Essa si fonda su potenzialità specifiche di un territorio: know how, tradizioni e culture locali che conferiscono alle produzioni la loro immagine specifica (tipicità) e rappresenta un'operazione economica che richiede l'individuazione precisa dei potenziali sbocchi di mercato, la definizione e l'attuazione di strategie commerciali ed il rispetto di un requisito essenziale: la qualità.

Il prodotto agro alimentare tipico può essere identificato da un complesso di elementi - spesso combinati insieme - riferiti alle sue caratteristiche di origine, di processo, di prodotto e - per ora genericamente – di mercato.

Il decreto legislativo n.173 del 1998 ha previsto all’art. 8 che per l’individuazione dei «prodotti tradizionali», le procedure delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura il cui uso risulta consolidato dal tempo, sono pubblicate con decreto del Ministro per le politiche agricole, d'intesa con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, e con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, entro 6 mesi dalla suddetta pubblicazione predispongono, con propri atti, l'elenco dei «prodotti tradizionali». Con decreto del Ministro della sanità, di concerto con il Ministro per le politiche agricole e con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, sono definite le deroghe, relative ai «prodotti tradizionali», riguardanti l'igiene degli alimenti, consentite dalla regolamentazione comunitaria. Per promuovere e diffondere le produzioni agroalimentari italiane tipiche e di qualità e per accrescere le capacità concorrenziali del sistema agroalimentare nazionale, nell'ambito di un programma integrato di valorizzazione del patrimonio culturale, artigianale e turistico nazionale, è costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un Comitato, con il compito di redigere una guida tecnica per la catalogazione, per ogni singola regione italiana, di produzioni e beni agroalimentari a carattere di tipicità, con caratteristiche tradizionali, ai fini della redazione di un Atlante del patrimonio gastronomico, integrato con i riferimenti al patrimonio culturale, artigianale e turistico (con D.M. 28 marzo 2001, è stato costituito il Comitato per la valorizzazione del patrimonio alimentare italiano).

La tutela della qualità delle produzioni agroalimentari rappresenta in particolare per l'Italia uno dei principali obiettivi della politica agroalimentare, considerato che il nostro è il Paese che vanta in Europa il maggior numero di prodotti a marchio registrato, oggetto di numerosi e sofisticati tentativi di contraffazione.

Considerando le prospettive e le sorti del sistema agroalimentare mondiale, la tutela della qualità diventa scelta strategica per competere sui mercati internazionali ed , in particolare, con quei Paesi che offrono sul mercato commodities a basso valore aggiunto in termini di lavoro e di know how tecnologico, ben sapendo che su questo terreno il confronto è perdente in partenza.

Occorre distinguere tra prodotti a denominazione d’origine protetta che hanno già una loro tutela giuridica a livello europeo e che richiedono politiche di sostegno nazionale (sia sul fronte dell’organizzazione dell’offerta, con azioni di penetrazione su nuovi mercati e di marketing promozionale, sia a difesa delle contraffazioni e delle imitazioni, a partire dal fenomeno dell’Italian sounding), dai prodotti di qualità tipici, che si caratterizzano per peculiari processi produttivi basati su particolari tradizioni locali e sull’utilizzazione di determinate materie prime, espressione del patrimonio nazionale agrario.

Su quest’ultimo fronte il Parlamento italiano si è sempre mosso con risolutezza nel chiedere all’Europa un passo in avanti per garantire un’informazione più puntuale al consumatore chiedendo che venga resa obbligatoria in etichetta l’indicazione dell’origine della materia agricola utilizzata.

Tale intervento si è scontrato nel corso degli anni con l'impostazione ancora prevalente in sede europea tendente a ritenere incompatibile con il mercato unico  la presunzione di qualità legate alla localizzazione nel territorio nazionale di tutto o di parte del processo produttivo di un prodotto alimentare. Salvo che per le denominazioni di origine (Dop) e le indicazioni di provenienza (Igp), per i restanti prodotti alimentari è stato sinora fissato il principio che l'indicazione del luogo d'origine o di provenienza possa essere resa obbligatoria solo nella ipotesi che l'omissione dell'indicazione stessa possa indurre in errore il consumatore circa l'origine o la provenienza effettiva del prodotto alimentare (art. 3 della direttiva 2000/13/CE, recepito dall’art. 3 del D.Lgs. n. 109/1992). Tale postulato è stato confermato anche con il nuovo regolamento (UE) n. 1169/2011 , che in sostituzione della precedente direttiva, ha, tuttavia, esteso a talune carni l'obbligo di indicarne l'origine (art. 26, par. 2).

Con l'approvazione nel 2004 dell’articolo 1-bis del decreto legge n. 157/04 venne introdotto per la prima volta l’obbligo generalizzato di indicare il luogo di origine della componente agricola incorporata in qualsiasi “prodotto alimentare”, trasformato e non trasformato. Alla luce, tuttavia, della legislazione europea, la circolare 1 dicembre 2004 del Ministero delle politiche agricole rilevò che il decreto legge “conteneva molteplici principi e disposizioni richiedenti una corretta interpretazione”; pertanto non potevano ritenersi immediatamente operative le disposizioni sull’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine dei prodotti.

Nella passata Legislatura, la XIII Commissione (Agricoltura) della Camera, in sede legislativa, ha approvato all'unanimità la legge n. 4 del 3 febbraio 2011 in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari. Il testo della legge risulta pertanto incentrato sull'esigenza di promuovere il sistema produttivo nazionale nel quale la qualità dei prodotti è frutto del legame con i territori di origine, e sulla pari necessità di trasmettere al consumatore le informazioni sull'origine territoriale del prodotto, alla base delle dette qualità. Il fine di assicurare una completa informazione ai consumatori è infatti alla base delle norme (artt. 4 e 5) che dispongono l’obbligo, per i prodotti alimentari posti in commercio, di riportare nell’etichetta anche l’indicazione del luogo di origine o di provenienza. Per i prodotti alimentari non trasformati, il luogo di origine o di provenienza è il Paese di produzione dei prodotti; per i prodotti trasformati la provenienza è da intendersi come il luogo in cui è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola prevalente  utilizzata nella preparazione o nella produzione. L’etichetta deve altresì segnalare l’eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia presenza di organismi geneticamente modificati (OGM) dal luogo di produzione iniziale fino al consumo finale. Le norme, che demandano sostanzialmente alle regioni l'attività di controllo, sono peraltro rafforzate da dispozioni sanzionatorie (così il comma 10 dell'articolo 4), che prevedono l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria compresa fra 1.600 euro e 9.500 euro per i prodotti non etichettati correttamente. Le modalità applicative dell'indicazione obbligatoria d'origine sono state demandate a decreti interministeriali chiamati a definire, all'interno di ciascuna filiera alimentare, quali prodotti alimentari saranno assoggetti all'etichettatura d'origine.

I decreti attuativi non sono stati a tutt'oggi emanati da parte dei dicasteri agricolo e dello sviluppo economico, proprio a causa della difficile applicazione della asserita “obbligatorietà” della indicazione di provenienza, laddove le norme europee prevedono, allo stato, solo regimi “facoltativi”. Le disposizioni nazionali non possono infatti che essere coerenti con la normativa approvata dall'Europa che, prima con la direttiva 2000/13/CE, poi con il Reg. (CE) n. 1169/2011, ha disciplinato le modalità e i contenuti informativi da trasmettere ai consumatori. In particolare l'articolo 26 stabilisce le condizioni e le modalità dell'indicazione del Paese d'origine o luogo di provenienza degli alimenti; l'articolo 45 regola poi la procedura con la quale le norme nazionali debbono essere notificate alla Commissione ed agli altri Stati membri.

La XIII Commissione Agricoltura della Camera dei deputati ha ripreso nell'attuale Legislatura la problematica in esame inserendo in calendario l'esame di due proposte di legge (C.1173 e C.427) le quali intervengono nuovamente  proprio sul problema dei tempi di emanazione dei decreti attuativi della legge n.4 del 2011, prevedendo che gli stessi siano emanati entro il termine perentorio di due mesi dalla data di entrata in vigore delle medesime proposte di legge.

L’etichettatura obbligatoria dell’origine della materia prima agricola è solo uno degli aspetti in cui si articola la politica di salvaguardia della qualità delle produzioni agroalimentari.

La XIII Commissione Agricoltura si sta occupando da tempo ed è oggi arrivata alla definizione di un testo sulla salvaguardia della biodiversità agricola che ha lo scopo di creare un’Anagrafe nazionale dell'agrobiodiversità ed una Rete nazionale  composta: dalla Rete del germoplasma, costituita dai centri regionali e nazionali di raccolta per la conservazione ex situ del germoplasma vegetale e animale; e dalle Reti locali degli agricoltori custodi. Viene poi aggiunto alla normativa riguardante la tutela della proprietà industriale il divieto di brevettabilità delle varietà vegetali iscritte all'Anagrafe nonché delle varietà dalle quali discendono produzioni contraddistinte dai marchi di denominazione di origine protetta, di indicazione geografica protetta o di specialità tradizionali garantite e da cui discendono i prodotti agroalimentari tradizionali. Viene, inoltre, previsto che a coloro che producono le varietà di sementi iscritte nel registro nazionale delle varietà da conservazione, nei luoghi dove tali varietà hanno evoluto le loro proprietà caratteristiche, sia riconosciuto il diritto alla vendita diretta e in ambito locale di sementi o di materiali di propagazione relativi a tali varietà e prodotti in azienda, nonché il diritto al libero scambio all'interno delle Reti dei coltivatori custodi.

Altra tematica che il Parlamento sta affrontando è quella riguardante le norme per la vendita di prodotti agricoli provenienti da filiera corta.  Le proposte in esame, pur articolate in modo differente, intervengono su alcune questioni comuni, quali: la definizione di prodotto proveniente dalla filiera corta, tra i quali sono compresi i prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero ed i prodotti di qualità, intesi come prodotti tipici e tradizionali, provenienti da coltivazioni biologiche e a denominazione protetta, nonché i prodotti alimentari stagionali, intesi come i prodotti immessi nel mercato nel rispetto della stagionalità delle produzioni delle zone agricole.

Il 14 gennaio 2014 è stata approvata all’unanimità dalla Camera dei deputati la  Mozione Sani n. 1-00311 . La mozione è il frutto di una sintesi, condivisa da tutti i gruppi parlamentari, di numerose mozioni presentate in Assemblea riguardanti il tema dell’etichettatura dei prodotti agroalimentari. La mozione approvata ricorda nelle premesse che il sistema agroalimentare garantisce da anni al nostro Paese un costante incremento dell’export (nel 2013 l’incremento è stato dell’8 per cento, raggiungendo l’importo di 34 miliardi di euro) e che tale crescita testimonia il ruolo dell’agroalimentare in Italia e il valore del marchio made in Italy. Si sottolinea, quindi, l’importanza di politiche strutturali a difesa della qualità delle produzioni agroalimentari, al fine di contrastare fenomeni come l’italian sounding e la contraffazione dei prodotti alimentari che provocano a molte imprese italiane costanti perdite economiche.

L'atto di indirizzo impegna quindi il Governo:

 

In merito alla tutela dei prodotti a marchio garantito (IGP e DOP) si ricorda che:

·       il decreto ministeriale 14 ottobre 2013, attuativo del Regolamento dell’Unione europea n. 1151 del 2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari “Pacchetto qualità”,  all’articolo 16 (protezione ex officio) ha individuato l'Ispettorato (ICQRF) quale autorità nazionale incaricata di adottare le misure per prevenire o far cessare l'uso illegale delle denominazioni tutelate DOP-IGP prodotte o commercializzate in Italia;

·       la legge 24 dicembre 2003, n. 350 ha previsto all’art. 4, comma 49, che costituisce reato l'importazione e l'esportazione a fini di commercializzazione ovvero la commercializzazione o la commissione di atti diretti in modo non equivoco alla commercializzazione di prodotti recanti false o fallaci indicazioni di provenienza o di origine ed è punita ai sensi dell'articolo 517 del codice penale.

Costituisce falsa indicazione la stampigliatura «made in Italy» su prodotti e merci non originari dall'Italia ai sensi della normativa europea sull'origine; costituisce fallace indicazione, anche qualora sia indicata l'origine e la provenienza estera dei prodotti o delle merci, l'uso di segni, figure, o quant'altro possa indurre il consumatore a ritenere che il prodotto o la merce sia di origine italiana incluso l'uso fallace o fuorviante di marchi aziendali ai sensi della disciplina sulle pratiche commerciali ingannevoli. Le fattispecie sono commesse sin dalla presentazione dei prodotti o delle merci in dogana per l'immissione in consumo o in libera pratica e sino alla vendita al dettaglio. La fallace indicazione delle merci può essere sanata sul piano amministrativo con l'asportazione a cura ed a spese del contravventore dei segni o delle figure o di quant'altro induca a ritenere che si tratti di un prodotto di origine italiana. La falsa indicazione sull'origine o sulla provenienza di prodotti o merci può essere sanata sul piano amministrativo attraverso l'esatta indicazione dell'origine o l'asportazione della stampigliatura «made in Italy»

Infine, proprio al fine di meglio tutelare la qualità dei prodotti italiani, contrastare il fenomeno delle contraffazioni e dell'illegalità nel settore agroalimentare, la XIII Commissione Agricoltura ha iniziato l'esame di due proposte di legge volte a rafforzare il sistema di coordinamento tra le varie Forze di polizia ed i diversi organi attualmente deputati al controllo di legalità sui prodotti agroalimentari.

Secondo l'ultimo Rapporto dellIspettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Mipaff sull'attività svolta nell'anno 2013 , pubblicato sul sito del medesimo Ministero il 29 Aprile 2014, i controlli eseguiti sono stati circa 36.000, e all’Autorità Giudiziaria sono state inoltrate 307 notizie di reato. Gli illeciti amministrativi rilevati sono stati complessivamente 5.078. Nel corso dell’attività operativa sono stati eseguiti 500 sequestri per un valore complessivo di circa 37 milioni di euro. Il Rapporto dà specifico rilievo ai controlli eseguiti sui vini a DOCG, DOC e a IGT nel corso del 2013: 8.274 prodotti sono stati controllati e il 14,5 per cento è risultato irregolare. Per i prodotti a DOP, IGP e STG, i prodotti controllati sono stati pari a 2.857 ed il 12 per cento è risultato irregolare. Per quanto attiene all'agricoltura biologica, i prodotti controllati nel 2013 sono stati pari a 2.835 ed il 5,3% è risultato irregolare. Le tipologie di reati, come stato altresì appurato nel corso di un'indagine conoscitiva svolta dalla XIII Commissione Agricoltura nel corso della passata legislatura sui fenomeni di illegalità in agricoltura, sono molteplici: dai furti di mezzi agricoli alle macellazioni clandestine, dalle truffe a danno dell'Unione europea sino ad arrivare a fenomeni di estorsione nei confronti delle imprese agricole in difficoltà finanziarie. sussiste, poi, il problema dei controlli sui prodotti importati dai Paesi terzi che sovente sfuggono al sistema di controlli.

 

 

 


 

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Scheda-paese
Regno di Danimarca
(a cura del Ministero degli Affari esteri)

 

 

 

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1. Quadro di Sintesi

 

Estranea alla dominazione romana e raggiunta dal Cristianesimo solo nel IX secolo, la Danimarca avviò il suo processo di unificazione intorno all’anno mille, sulla scia della progressiva espansione della civiltà vichinga, che dominava buona parte dell’area scandinava.

Nel 1536 la Danimarca aderì integralmente alla Riforma Luterana. Dopo ripetuti conflitti con la Svezia nel corso del XVII ed agli inizi del XVIII secolo e dopo la sconfitta nella guerra contro l’Inghilterra (1807-1814), l’ulteriore storica sconfitta nella guerra del 1864 contro la Prussia e la conseguente perdita delle regioni di Schleswig, Holstein e Lauenburg decretò la fine di ogni atteggiamento espansionistico da parte del Paese.

Neutrale durante la Prima Guerra Mondiale, durante la Seconda guerra Mondiale la Danimarca fu occupata senza colpo ferire dalla Germania dal 1940 al 1945. Nel 1944 l’Islanda, fino ad allora territorio del Regno, si proclamò indipendente.

Del Regno di Danimarca fanno parte anche i Territori autonomi di Groenlandia ed Isole Far Øer.

La Danimarca ha aderito alla NATO nel 1949 ed alla Comunità Economica Europea nel 1973. Il rapporto con l’UE continua ad essere problematico. Il Trattato di Maastricht è stato approvato con referendum popolare del 1993 in una versione edulcorata da quattro riserve o “opt-outs” nei settori Giustizia ed Affari Interni, Difesa, Moneta Unica e Cittadinanza dell’Unione. Come il referendum popolare sull’originale Trattato di Maastricht del 1992, anche il referendum sull’adozione dell’Euro, tenutosi nel settembre del 2000, è stato bocciato dalla popolazione danese.

Il Trattato di Lisbona è stato ratificato per le vie parlamentari nell’aprile 2008, con una maggioranza di 90 voti contro 25 contrari.

Nel decennio 2001-2011 il Paese è stato retto da Governi di minoranza composti dal Partito Liberale e dal Partito Conservatore, con l’appoggio esterno determinante del Partito Popolare Danese, formazione radicale di destra ostile all’UE e d’ispirazione nazionalista e xenofoba.

A seguito delle elezioni parlamentari svoltesi il 15 settembre 2011 si è formato un nuovo Governo di minoranza (89 seggi su 179) costituito dai partiti Socialdemocratico, Social Liberale e Socialista Popolare e sostenuto dall’esterno dalla Lista Unitaria (formazione di sinistra radicale).

Sotto il profilo economico-sociale, la Danimarca rimane uno dei paesi più ricchi del mondo, con un reddito pro capite di 27872,7 USD a prezzi costanti (ossia 20.016 euro) nel 2010, secondo le statiche annuali OCSE. Il modello sociale danese, caratterizzato da un ampio e generoso welfare e da un’altissima imposizione fiscale, fu progressivamente introdotto già a partire dagli anni ‘920 e reso pienamente operativo nell’ultimo dopoguerra, sotto Governi a guida socialdemocratica. Nel corso dell’ultimo decennio la crescente immigrazione, in particolare da Paesi in via di sviluppo, ha contribuito alla crisi del modello, influendo indirettamente sui risultati delle elezioni politiche del 2001 e del 2005, favorevoli a coalizioni di Centro-destra.

 

L'economia danese vanta una notevole apertura al commercio internazionale. I principali fornitori sono Germania, Svezia e Cina (l’Italia si colloca al 7° posto a pari merito con Belgio e Francia), mentre i primi acquirenti sono Germania, Svezia e Regno Unito (il nostro Paese figura in 8a posizione).

La Danimarca è uno dei Paesi più generosi nel settore della cooperazione allo sviluppo, con una percentuale di aiuti stimata nel 2013 allo 0,83% del reddito nazionale lordo (RNL).


2. Cenni Storici

 

Solo intorno alla fine dell'VIII secolo D.C. si formò in Danimarca un'organizzazione statuale, quando il re Godfred costruì un baluardo nello Jutland del Sud per difendersi da Carlo Magno. Nel IX secolo iniziò la penetrazione del Cristianesimo ed il processo di unificazione della Danimarca.

I vichinghi danesi e norvegesi esercitarono un'aggressiva attività espansiva in Europa, conquistando l'Islanda e la Groenlandia e spingendosi, intorno all''anno 1000, fino alle coste nordamericane.

Durante circa quattro secoli, con alterne vicende, i vichinghi estesero il loro predominio alla Norvegia, alla Gran Bretagna, ai Paesi baltici ed ai territori tedeschi oltre l'Elba. Il centro politico del Regno divenne l'isola di Sjælland, quello religioso la città di Roskilde.  Dal 1375 al 1523 i re danesi riuscirono ad esercitare stabilmente il proprio dominio su Norvegia, Svezia ed i Ducati di Schleswig-Holstein (nonché, dal 1397, sull’Islanda). Nel 1448 Cristiano I di Oldenburg divenne re di Danimarca, fondando la dinastia reale attualmente regnante nel Paese. Nel 1523 la Svezia si separò dalla Danimarca.

Nel 1536 venne introdotta la Riforma Luterana e tutte le proprietà della Chiesa Cattolica furono confiscate.

Nel periodo dal 1625 al 1660 la Danimarca combattè due guerre contro la Svezia e, a seguito di tali conflitti, dovette cedere vari territori, particolarmente nella parte meridionale dell'attuale territorio svedese.

Nel 1660, con re Federico III, la monarchia elettiva venne trasformata in ereditaria e nel 1665 il Parlamento attribuì tutti i poteri al Sovrano ("Legge del re"), instaurando un sistema assolutistico.

Nella seconda metà del’700 e nei primi anni dell’'800 vennero attuate fondamentali riforme, con l'abolizione delle servitù della gleba e delle corporazioni e l'introduzione delle libertà individuali di espressione, di culto e di stampa. Nacque pertanto lo Stato moderno di Danimarca. Nel 1848, durante il regno di Federico VII, fu promulgata una nuova Costituzione che mutava lo Stato in una monarchia costituzionale e garantiva il suffragio universale.

Dal 1810 al 1864 la Danimarca si alleò con la Francia e si trovò in conflitto contro Austria e Prussia, uscendone sconfitta e dovendo, quindi, cedere a queste ultime i Ducati di Schleswig, Holstein e Lauenburg. Già precedentemente aveva perso la Norvegia a favore della Svezia.

Durante la Prima Guerra Mondiale, la Danimarca si dichiarò neutrale. Fu promulgata una nuova Costituzione democratica che garantiva alle donne il diritto di voto. Nel 1918, l'Atto di Unione riconobbe l'Islanda come stato indipendente unito alla Danimarca tramite il comune Sovrano.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, nonostante la firma di un patto di non-belligeranza, la Danimarca fu occupata dalla Germania dal 1940 al 1945. Il collaborazionismo con gli occupanti nazisti fu assai superiore alla resistenza.

Nel 1949 la Danimarca ha aderito alla NATO.

Nel 1953 una riforma costituzionale ha concesso il diritto di successione al trono alle donne ed istitutito un sistema parlamentare unicamerale ("Folketing"). Nel 1972, alla morte di Federico IX, veniva pertanto incoronata Regina Margrethe II, della dinastia Glücksborg.

Nel 1973 la Danimarca è entrata nella Comunità Economica Europea (CEE).

 

3. Struttura istituzionale e popolazione

 

3.1 Struttura istituzionale e dati di base

Superficie:

kmq 43.094

Capitale:

Copenaghen

(comune ab. 542.000, area metropolitana ab. 1.200.000)

Principali città:

Aarhus (ab. 250.000)

 

Odense (ab. 168.000), Aalborg (ab. 120.000)

Nome Ufficiale:

Regno della Danimarca

Forma di Governo:

Monarchia costituzionale ereditaria

Capo dello Stato:

Regina Margrethe II

Capo del Governo:

Helle Thorning-Schmidt

Ministro degli Esteri:

Martin Lidegaard

Sistema legislativo:

Il potere legislativo è esercitato congiuntamente dalla Sovrana e dal Folketing (Parlamento a struttura unicamerale, 179 membri)

Sistema legale:

Misto tra germanico ed anglosassone

Sistema elettorale:

Proporzionale con sbarramento del 2%

Partecipazione a Organizzazioni Internazionali:

UE, NATO, ONU, OSCE, OMS, Consiglio d'Europa, OCSE, ASEM, Banca Mondiale 

Partecipazione a Organizzazioni regionali:

Consiglio Nordico, Consiglio del Mar Baltico, Consiglio di Barents, Consiglio Artico

 

 

3.2 Popolazione ed indicatori sociali

Popolazione:

5.540.000 abitanti

Tasso di crescita:

0,27%

Aspettativa di vita alla nascita:

Uomini: 76,52 anni - donne: 80,75 anni

Gruppi etnici:

Danesi; immigrati e figli di immigrati (8% della popolazione), groenlandesi (circa 56.000), faeroesi (circa 48.700), minoranza tedesca (circa 20.000 nel sud dello Jutland)

Religioni:

80,93% Chiesa evangelica luterana danese, 5% circa  musulmani, 0,6 circa cattolici, 0,1 ebrei.

Lingue:

Lingua ufficiale: Danese; l’inglese è parlato da buona parte della popolazione

Partiti politici principali:

(ultime elezioni 15 settembre 2011)

Liberali (26,7%) – (Venstre - V)

Socialdemocratici (24,9%) – (Socialdemokraterne – S)

Partito Popolare danese (12,3%) – (Dansk Folkeparti DF)

Social-Liberali (9,5%) – (Det Radikale Venstre – R)

Partito Socialista Popolare (9,2%) - (Socialistisk Folkeparti – SF)

Lista Unitaria (6,7%) – (Enhedslisten – EL)

Alleanza liberale (5,0%) – (Liberal Alliance – LA)

Conservatori (4,9%) – (Konservative – K)

Cristiani Democratici (0,8%) – (Kristiandemocraterne)

Gruppi politici di pressione:

Movimento popolare contro l'UE, Movimento di Giugno

 

 

 

3.3 Governo Helle Thorning- Schmidt II (insediatosi a seguito di rimpasto il 03-02-2014)

 

Ministero

Ministro

Primo Ministro

Helle Thorning-Schmidt (S)

Economia e Interno  

Margrethe Vestager Hansen (R)

Affari Esteri

Martin Lidegaard (R)

Finanze

Bjarne Fog Corydon (S)

Giustizia

Karen Haekerup (S)

Formazione e Ricerca

Sofie Carsten Nielsen (R)

Entrate

Morten Ostergaard (R)

Trasporti

Magnus Heunicke (S)

Industria e della Crescita

Henrick Sass Larsen (S)

Urbanistica, Abitazioni, Zone Rurali e Cooperazione Nordica

Carsten Mogens Hansen (S)

Occupazione

Mette Frederiksen (S)

Pubblica Istruzione

Christine Edda Antorini (S)

Affari Sociali, Minori, Pari Opportunità  e Integrazione

Manu Sareen (R)

Politiche Alimentari, Agricole e Pesca

Dan Jørgensen (S)

Clima, Energia e Costruzione Edile

Rasmus Helveg Petersen (R)

Sanità e Prevenzione

Nick Haekkerup (S)

Difesa

Nicolai Wammen  (S)

Ambiente

Kirsten Brosbøl (S)

Commercio Estero e Cooperazione allo Sviluppo

Mogens Jensen (S)

Cultura e Affari Ecclesiastici

Marianne Jelved (R)

(S): Partito Socialdemocratico

(R): Partito Social-Liberale

 

 

3.4 Groenlandia

 

La Groenlandia (in lingua locale Kalaallit Nunaat – Grønland) è parte integrante del Regno di Danimarca dal 1700. Con una superficie di 2.166.086 kmq, coperti quasi per l’80% da acqua e ghiacciai, la Groenlandia è l’isola più grande del pianeta. La popolazione, di circa 57.600 abitanti, è concentrata maggiormente nella parte occidentale dell’isola, nella capitale Nuuk e  in altri cinque piccoli centri. Le lingue ufficiali sono il Groenlandese e il Danese; la valuta corrente è la corona danese.

Map of GreenlandNel 1979 alla Groenlandia fu concessa un’ampia autonomia amministrativa (“Home Rule”), con l'eccezione degli Affari Esteri, della Difesa e della Politica Monetaria, che restarono di competenza della Danimarca.

Nel 1982, a seguito di referendum popolare, la Groenlandia è uscita dall’UE, per essere quindi inclusa tra "i paesi e territori d'oltremare che costituiscono oggetto dello speciale regime d'associazione definito nella parte quarta del Trattato istitutivo della Comunità Europea" (art. 299 del Trattato istitutivo). Per le persone provenienti da detti territori, l'acquisto della cittadinanza dell'UE  discende dalla cittadinanza dello Stato membro (art. 182 del Trattato istitutivo). Dato che i Groenlandesi sono a tutti gli effetti cittadini danesi, essi sono quindi da considerarsi cittadini comunitari.

La Groenlandia non fa parte tuttavia dell’Accordo di Schengen. Per tale ragione il cittadino extra-comunitario titolare di un visto Schengen non ha automaticamente accesso al territorio groenlandese. In base ad uno specifico accordo con l’Unione Europea, i cittadini di Paesi UE possono invece fare ingresso in Groenlandia senza controlli alla frontiera.

La Groenlandia intrattiene relazioni internazionali con i principali paesi europei e nordici, è membro autonomo del Consiglio Nordico ed uno dei membri fondatori del Consiglio Artico (senza diritto di voto).

Sotto il profilo istituzionale, la Groenlandia è una provincia autonoma in unione con la Corona danese. La regina Margrethe II è rappresentata sul territorio da un alto commissario di sua nomina. Il Folketing (Parlamento) danese ha trasferito quasi tutto il potere legislativo al Landsting, l’assemblea groenlandese monocamerale. Gli interessi dell’isola sono comunque rappresentati presso il Folketing da due deputati eletti in Groenlandia. Le elezioni dell’assemblea legislativa groenlandese, composta da 31 deputati, sono convocate ogni quattro anni circa. L’assemblea eletta nomina il nuovo Landsstyre (l’Esecutivo). Dal 2009 Kuupik Kleist (Inuit Ataqatigiit) è Capo del Governo.

La vita politica, nonostante le limitate dimensioni della popolazione, è molto intensa. Il principale partito politico groenlandese, di ispirazione socialista, è l’Inuit Ataqatigiit (Comunità Inuit), che rivendica la piena indipendenza della Groenlandia dalla Danimarca e che, con il 43,7% dei voti nelle elezioni del 2009, si è imposto come primo partito ed ha formato una coalizione di governo con due partiti centristi. La coalizione governativa è formata da detto partito (titolare di 14 seggi) in unione con il Demokraatit (Democratici), che ha ottenuto il 12,7% delle preferenze (con 4 seggi) e la cui linea politica è caratterizzata, invece, da un atteggiamento scettico nei confronti di un’eventuale completa indipendenza dal regno danese, e dal Kattusseqatigiit Partiiat, con un seggio. Il quadro delle forze politiche è completato dal Partito Social-democratico Siumut (Avanti), che ha ottenuto il 26,5% dei voti alle ultime elezioni, ed il Partito Liberale Atassut (La Comunità).

Nel 2004 è stata istituita una Commissione mista per l’autonomia della Groenlandia (Grønlandsk-dansk selvstyrekommission), incaricata di ridefinire l’assetto istituzionale della grande isola artica nel quadro della “Comunità di diritto del Regno” (Rigsfaelleskab) danese. Essa ha presentato nel 2008 un progetto di legge che, seguendo un iter assai complesso, è stato definitivamente approvato da parte del Folketing. Nel successivo referendum confermativo, il 75,54% della popolazione groenlandese ha espresso voto favorevole all’introduzione del nuovo Self-Government Act, che e’ quindi entrato in vigore il 21 giugno 2009, sostituendo l’”Home Rule” del 1979.

Il nuovo accordo aumenta le responsabilità delle autorità locali in diversi settori, stabilendo ad esempio il trasferimento alle Autorità locali dell’amministrazione della giustizia, del controllo delle forze di polizia e della guardia costiera. Il pacchetto prevede anche l’adozione del groenlandese quale lingua ufficiale, oltre ad una modifica della ripartizione dei ricavi provenienti dall’estrazione delle materie prime, a beneficio del governo locale.

A tale riguardo, l’accordo prevede quanto segue:

gli introiti provenienti dall’estrazione di materie prime spetteranno alla Groenlandia;

la Groenlandia si impegna a finanziare tutte le attività amministrative ad essa devolute, incluse le spese per lo sfruttamento delle materie prime;

la Danimarca si impegna a continuare ad erogare alla Groenlandia un finanziamento di circa 3.4 miliardi di corone, il quale, però, subirà ogni anno una riduzione pari ad un importo corrispondente al 50% dei ricavi dello sfruttamento delle materie prime superiori a 75 milioni di corone ed nel medesimo anno;

quando il sussidio sarà pari a zero, la sua erogazione sarà interrotta e verranno avviate nuove trattative tra l’Autonomia groenlandese e il Governo danese per la determinazione del futuro riparto delle entrate derivanti dalle risorse naturali groenlandesi.

La pesca è l’attività più redditizia e più diffusa, data anche una flora ittica variegata e numerosa, alimentata da acque molto saline e ricche di plancton. I prodotti principali sono il merluzzo, il gambero, il salmone e l’halibut. L’industria della pesca (gestita dalla Royal Greenland A/S, di proprietà del governo locale) ed il suo indotto danno impiego a circa il 30% della forza lavoro dell’isola.

Il commercio con l’estero è dominato dall’esportazione di prodotti ittici (per oltre il 50% gamberi e per il resto merluzzi, halibut e granchi). Oltre alla Danimarca, USA, Giappone, Norvegia, Thailandia, Germania e Islanda sono i principali partner commerciali. Il Paese, d’altro canto, importa quasi tutti i beni di prima necessità e di consumo.

Le infrastrutture sono ancora molto carenti, poiché, sebbene il collegamento via strada sia garantito all’interno dei centri urbani, gli spostamenti avvengono principalmente via mare e le città non sono collegate da rete stradale. Sviluppo notevole in questi anni sta avendo il trasporto aereo, via elicottero tra le municipalità minori e via aereo per distanze interne più lunghe. I trasporti internazionali via aerea con l’Europa fanno tappa principalmente a Copenaghen.

L’Isola è ricca di giacimenti minerari (criolite in Ivittut, carbone vicino Qullissat, marmo, zinco, argento vicino a Maarmorilik, molibdeno vicino Mesters Vig). Sono anche presenti diamanti, oro, uranio e ferro nella zona di Jameson Land, ad est.

Secondo stime dell'Agenzia USGS (United States Geological Survey), al largo delle coste groenlandesi sarebbero inoltre presenti ingenti quantità di idrocarburi (rispettivamente 31 milioni di barili a largo delle coste nord-occidentali e 18 milioni di barili a largo di quelle nord-orientali). Il crescente interesse da parte di imprese internazionali del settore ha portato nel 2010 al rilascio di 7 nuove concessioni, tutte nell'area nord-occidentale dell'Isola. In totale sono 20 le concessioni attualmente in corso di validita', i cui beneficiari sono Exxon, Chevron, Husky, EnCana, PA Resources, Cairn Energy, PETRONAS, ConocoPhillips, Shell, Statoil, GDF Suez, Maersk Oil, DONG Energy e NUNAOIL.

Le licenze di prospezione vengono rilasciate dopo un “round” di selezione a frequenza tendenzialmente biennale, nel cui ambito viene svolta una rigorosa valutazione delle istanze che tiene conto degli aspetti di sostenibilità, rispetto delle peculiarità ambientali e culturali delle aree interessate, della sicurezza e del coinvolgimento delle comunità locali. Il prossimo “round” avrà inizio nel 2012 e riguarderà per la prima volta anche l'area nord-orientale della Groenlandia, dove finora non sono state concesse licenze a causa delle condizioni climatiche avverse, ora divenute meno sfavorevoli alle prospezioni a seguito del progressivo scioglimento dei ghiacci.

Nell’agosto del 2010 la società scozzese Cairn Energy ha annunciato la scoperta di tracce di gas metano nel corso delle prospezioni petrolifere condotte nella Baia di Baffin, al largo dell’Isola di Disko, lungo la costa occidentale della Groenlandia. Nel gennaio del 2011 la medesima società ha reso noto il rinvenimento nella stessa area di tracce di petrolio, e la sua intenzione di proseguire le trivellazioni esplorative.

 

 

3.5 Le isole Fær Øer

Ubicate nel nord dell’oceano Atlantico tra Scozia, Norvegia e Islanda, le Isole Fær Øer sono parte integrante del Regno di Danimarca. Le isole Fær Øer  (18 isole non tutte abitate) la cui popolazione a marzo 2010 era di 48.743, sono diventate un territorio autonomo nel 1948 quando l’"Home Rule" ha conferito loro  ampia autonomia amministrativa, con l’esclusione delle materie degli affari esteri, della difesa e della politica monetaria.

Nel Luglio del 2005 è entrato in vigore un nuovo Home Rule Act che amplia ulteriormente le competenze delle Autorità delle Isole Fær Øer e riconosce come lingua ufficiale oltre al danese anche il faroese.

Nonostante la riserva in materia di politica estera a favore del Regno di Danimarca, nel 1972 le Isole Fær Øer non seguirono la Danimarca nell'accessione all'UE. In base al Protocollo di Accessione all'UE della Danimarca del 1972 "i cittadini danesi residenti nelle Fær Øer non sono considerati cittadini di uno Stato membro dell'UE nel senso del Trattato di Roma".

Le Isole Fær Øer non fanno quindi parte dei "Paesi e territori d'oltremare" di cui al citato art. 299 del Trattato istitutivo, ed i danesi ivi residenti non sono quindi da considerarsi cittadini comunitari. I danesi residenti nelle Isole Fær Øer hanno comunque la possibilità di diventare cittadini dell'UE: qualora decidano di risiedere nel territorio del Regno di Danimarca ma al di fuori delle Isole Fær Øer, essi diventano, infatti, automaticamente cittadini dell'UE, conpassaporti danesi ordinari.   

Le Isole Fær Øer non fanno parte dell'Accordo di Schengen in materia di visti d’ingresso. Come nel caso della Groenlandia, il cittadino extra-comunitario titolare di un visto Schengen non ha automaticamente accesso al territorio groenlandese. In base ad uno specifico accordo con l’Unione Europea, i cittadini di Paesi UE possono invece fare ingresso in Groenlandia senza controlli alla frontiera.

Anche le Isole Fær Øer, come la Groenlandia, eleggono due deputati nel Parlamento danese.

Il rapporto tra le isole e la madrepatria danese è sempre stato problematico. La situazione si è ulteriormente inasprita quando la recessione del 1993, che colpì duramente le isole, non fu affrontata in modo deciso dal governo centrale. Da allora molti partiti locali hanno assunto posizioni indipendentiste.

In tale contesto è nata, nel marzo 2010, la proposta della commissione del Parlamento regionale di un progetto di Costituzione. Inizialmente, l’assenza, nel primo articolo dedicato alla sovranità popolare, di qualsiasi riferimento alla Comunità del Regno di Danimarca, alla Costituzione danese, alla Corte suprema, o alla Regina di Danimarca quale Capo di Stato aveva preoccupato il Governo di Copenaghen ed entrambi gli schieramenti politici nazionali. Successivamente i timori di un conflitto costituzionale tra Danimarca e Isole Fær Øer si sono attenuati.

A seguito delle ultime elezioni del Parlamento regionale, svoltesi il 29 ottobre 2011, il nuovo Governo liberal-conservatore (“Landsstyre”) ha confermato l’intenzione di emendare il testo del progetto di Costituzione faroese, in modo tale da evitare qualsiasi contrasto con l’Home Rule Act e con la Costituzione danese.

 


4 Politica Interna

4.1 Governi e priorità politiche

 

Le elezioni politiche del 2001 avevano sanzionato una storica vittoria dei Partiti di centro-destra, ed in particolare del "Partito Liberale" di Anders Fogh Rasmussen - divenuto, per la prima volta dal 1924, il maggiore partito del Paese - e della destra radicale del "Partito Popolare Danese" di Pia Kjaersgaard.

Tale risultato è stato riconfermato anche nelle successive elezioni politiche del 2005 e del 2007 (convocate anticipatamente dal Primo Ministro A.F. Rasmussen).

Il 5 aprile 2009 si è registrato un avvicendamento alla guida della compagine governativa, quando l’allora Ministro delle Finanze, Lars Løkke Rasmussen, è stato chiamato a sostituire il Premier a seguito dell’elezione di quest’ultimo a Segretario Generale della NATO.

Nelle elezioni svoltesi il 15 settembre 2011 la coalizione di Centrodestra ha ceduto il passo all’opposizione Socialdemocratica- Social Liberale-Socialista, che ha conquistato la maggioranza dei seggi al Folketing. Il cambiamento del quadro politico si è però realizzato con un margine esiguo: solo 3 seggi hanno fatto la differenza tra il “blocco rosso” (che ne ha ottenuti 89) e quello “azzurro” (fermatosi a 86). Per raggiungere la maggioranza (che è a quota 90 seggi), il Governo deve, quindi, affidarsi sistematicamente all’appoggio esterno della Lista Unitaria di estrema sinistra (12 seggi) e di almeno uno dei tre deputati apparentati al Centrosinistra che sono stati eletti nei Territori autonomi di Groelandia e Isole Fær Øer.

A seguito delle dimissioni del Ministro della Giustizia, Morten Boedskov, e delle dimissioni per motivi di salute presentate dal Ministro degli Affari Esteri, Villy Sovndal, il Primo Ministro Helle Thorning-Schmidt ha  annunciato, il 12 dicembre 2013, un rimpasto dei membri del Consiglio dei Ministri. Questo ha comportato la designazione di Holger K. Nielsen, già Ministro delle Entrate (sostituito in questo ruolo da Jonas Dahl), alla guida del Ministero degli Affari Esteri e di Karen Haekerup, già Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e della Pesca (sostituita in questo ruolo da Dan Joergensen), alla guida del Ministero della Giustizia.

Il 30 gennaio 2014, il Partito Socialista Popolare, dopo essersi rifiutato  di votare a favore della decisione, fortemente sostenuta dal Governo, di vendere alla Goldman Sachs una quota del 19% dell'azienda energetica statale, DONG, per far fronte alle sue difficoltà finanziarie, ha annunciato il suo ritiro dalla coalizione di Governo, di cui esso faceva parte insieme al Partito Socialdemocratico (S) ed al Partito Social-liberale (R).  

Il Primo Ministro Helle Thorning-Schmidt ha così presentato, il 3 febbraio 2014, i membri del nuovo Esecutivo Socialdemocratico-Social-liberale in udienza dalla Regina.

Si è trattato del sesto rimpasto dall'avvento al potere del centrosinistra nell'ottobre 2011. A causa della fuoriuscita dalla maggioranza di un soggetto politico su tre e le dimissioni dei 6 ministri socialisti, la Primo Ministro ha presentato il nuovo Consiglio dei ministri sotto la dizione 'Thorning-Schmidt II', anche per segnalare un nuovo inizio di stagione politica sotto l'egida di una maggiore omogeneita' e compattezza.

 

La principale sfida del Governo è combinare rilancio della crescita economica, mantenimento di un ampio sistema di welfare e stabilizzazione dei conti pubblici. Alla fine del 2011 è stato approvato un pacchetto per la crescita (“Kickstart”), che, nel biennio 2012-2013, prevede la realizzazione anticipata di opere pubbliche già pianificate, nonché l’avvio di nuovi progetti infrastrutturali, per un valore complessivo di 2,35 miliardi di euro. La nuova Legge finanziaria  prevede la riduzione di tasse ed imposte sulle società e sgravi e detrazioni dall’imposta sul reddito delle persone fisiche. Essa include, tuttavia, anche una serie di iniziative di intonazione sociale, tra cui lo stanziamento di 135 milioni di euro l'anno, nel periodo 2014-2017, a favore delle autorita' comunali per migliorare l'assistenza agli anziani; nonché il finanziamento di 200 milioni di euro per iniziative nel campo dell'ambiente e delle tecnologie ecologicamente sostenibili.

 

4.2 Partiti politici

Maggioranza parlamentare (Elezioni politiche 2011, 50,3% e 89 seggi)

Partito Social Democratico (S) (24,9%, 44 seggi) Fondato nel 1871, è il partito che è stato più a lungo al Governo, dando un contributo fondamentale al capitalismo sociale danese, caratterizzato da altissimi livelli di protezione sociale e di tassazione. Come gli altri partiti di centrosinistra, si trova in difficoltà nell'affrontare il problema della sostenibilità finanziaria del welfare danese ed è attualmente diviso al suo interno tra ala moderata e radicale. Favorevole all'UE, storicamente critico verso la NATO e gli USA.

Partito Social liberale o Radicale (R) (9,5%, 17 seggi). Fondato nel 1905, è il partito più moderato del Centrosinistra, favorevole all'UE, alla NATO ed alla revisione del duro regime immigratorio danese. Oltre che dei Governi di centro-sinistra (1993-2001), nel 1968-71 e nel 1988-90 ha fatto parte di Governi liberali e conservatori.

Lista Unitaria (EL) (6,7%, 12 seggi). Aggregazione di piccoli partiti e movimenti della sinistra radicale di ideologia marxista, tradizionalmente ostili agli USA, alla NATO ed all'UE.

 

Opposizione (Elezioni politiche 2011, 49,7% e 86 seggi).

Partito Socialista Popolare (SF) (9,2%, 16 seggi). Fondato nel 1959 come forza di sinistra radicale, resta partito di forte ispirazione marxista, favorevole al "superamento" della NATO e critico verso gli USA. Storicamente contraria alla partecipazione della Danimarca all'UE, nell’autunno 2004 il partito è faticosamente evoluto verso una posizione favorevole alla partecipazione condizionata all’”UE ed al Trattato Costituzionale Europeo

 

Partito Liberale (V) (26,7%, 47 seggi). Fondato nel 1870, è il più antico partito politico danese. Nato come forza di sinistra moderata, è successivamente evoluto in un’ideologia di centrodestra, imperniata sui valori fondamentali di libertà e responsabilità individuale, pur senza trascurare il profilo della solidarietà sociale. È stato al Governo negli anni 20 e nei periodi 1950-53, 1968-71, 1982-1993, 2001-2011 insieme al Partito Conservatore. Favorevole all'UE, alla NATO ed agli USA.

Partito Conservatore (K) (4,9%, 8 seggi). Fondato nel 1916, è una formazione di destra moderata, ma meno incline del Partito Liberale alla riduzione del preponderante ruolo dello Stato nella società danese. Favorevole all’UE ed alla NATO, fortemente filostatunitense (con legami con il Partito Repubblicano).

Partito Popolare Danese (DF) (12,3%, 22 seggi). Fondato nel 1995, è una formazione di destra di forte ispirazione sociale ma ostile all'immigrazione ed alla c.d. società multiculturale e contraria all'UE, che vorrebbe limitata esclusivamente alla dimensione economica e commerciale. Il partito non mantiene particolari contatti con le altre formazioni di destra radicale europee. Ha fornito al Governo precedente l'appoggio esterno necessario alla maggioranza parlamentare, in cambio del radicale irrigidimento del regime immigratorio danese e del tentativo di reintrodurre controlli alle proprie frontiere interne.

Alleanza Liberale, già Nuova Alleanza (5%, 9 seggi). Nata nella primavera del 2007 da una scissione avvenuta all’interno del Partito Radicale, questa nuova entità politica si propone come partito liberista, collocandosi alla destra dei Liberali e dei Conservatori.

Cristiano Democratici (0,8%, 0 seggi). Partito politico attivo in Danimarca dal 2003. In precedenza era noto con la denominazione Partito Popolare Cristiano, sorto nel 1970.

 

Altri partiti

Movimento Popolare contro l'UE e Movimento del Giugno. Assenti dall'attuale Parlamento, i due movimenti anti-UE hanno perso consensi nelle elezioni europee del giugno 2009 e si trovano attualmente in crisi. In particolare il Movimento di Giugno, che non ha più rappresentanti a Strasburgo, anche a causa dell'ascesa del Partito Popolare Danese.

Groenlandia ed Isole Faroe. Eleggono entrambe due parlamentari al Folketing.

 

 

4.3 Elezioni Politiche 2007- 2011

 

Partiti

Elezioni    2007

Seggi ‘07

Elezioni 2011

Seggi '11

Differenza Seggi 2007/11

“BLOCCO ROSSO”

45,8%

81

50,3%

89

+8

Socialdemocratico

25,5%

45

24,9%

44

-1

Popolare Socialista

13%

23

9,2%

16

-7

Social Liberale

5,1%

9

9,5%

17

+8

Lista Unitaria

2,2%

4

6,7%

12

+8

“BLOCCO BLU”

54,2%

94

49,7%

86

-8

Partito Liberale

26,3%

46

26,7%

47

+1

Popolare Danese

13,8%

25

12,3%

22

-3

Alleanza Liberale

2,8%

5

5%

9

+4

Conservatore

10,4%

18

4,9%

8

-10

Cristiano Democratici

0,9%

0

0,8%

0

-

 

 


5. SOCIETA’

 

5.1 Chiesa Evangelica Luterana

 

Ai sensi dell’art. 4 della Costituzione, la Chiesa Evangelica Luterana è la Chiesa Nazionale della Danimarca. La Regina ne è la suprema autorità. A livello amministrativo il massimo organo è il Ministro per gli Affari Ecclesiastici, mentre a livello legislativo è il Parlamento.

La Chiesa Evangelica Luterana rappresenta, secondo i dati aggiornati al gennaio 2010, l’80,93% della popolazione ed è articolata in 12 Diocesi nazionali, ciascuna con a capo un Vescovo, tra i quali due donne. Come in tutto il mondo protestante, le donne godono nella gerarchia di assoluta parità con gli uomini.

I vescovi della "Chiesa Popolare" sono nominati dalla Regina a seguito delle elezioni che si tengono nelle singole Diocesi. Le elezioni episcopali sono indette dal Ministero per gli Affari Ecclesiastici ogni qualvolta si libera una diocesi. Alle elezioni, che si svolgono sotto forma di referendum, possono votare tutti i pastori ed i membri del Consiglio Parrocchiale della Diocesi.

Le Parrocchie fungono anche da uffici di stato civile, con competenza per la registrazione delle nascite e dei matrimoni. Non esiste pertanto reale separazione tra Stato e Chiesa.

La Danimarca è stata, nel 1989, il primo Paese al mondo a permettere i matrimoni civili fra omosessuali. Una legge approvata nel giugno del 2012 consente alle coppie omosessuali anche di sposarsi in chiesa (ammettendo però l’obiezione di coscienza per i preti).

 

La Chiesa Nazionale Danese è parte dell'Unione delle Chiese Europee.

Gli altri culti religiosi, cristiani e non, sono liberamente ammessi, ma devono essere riconosciuti dallo Stato danese al fine di usufruire di permessi ed agevolazioni, specialmente fiscali.

Tra le altre religioni, la religione Cattolica Romana, presente in Danimarca sin dal X secolo, è praticata da circa lo 0,6 della popolazione residente, la religione Islamica dal 5% e l’Ebraismo da circa lo’0,1%.

 


5.2 Immigrazione e cittadinanza

 

Nel decennio antecedente alla vittoria del Centrosinistra alle elezioni parlamentari nell’ottobre 2011,  la politica dell’immigrazione danese ha conosciuto un notevole irrigidimento, suscitando giudizi talora anche molto critici da parte di organismi internazionali (UNHCR, Consiglio d’Europa), nonché da parte dell’Unione Europea e degli altri Paesi nordici.

In particolare, i precedenti Governi liberal-conservatori, in ragione soprattutto della rigidità imposta dal Partito Popolare danese, avevano fortemente orientato la politica dell’immigrazione nel senso di favorire il reperimento di manodopera qualificata e di disincentivare gli ingressi per ragioni familiari e politiche.

La Danimarca si colloca peraltro al quarto posto in Europa nella classifica relativa al livello di integrazione degli immigrati nel mercato del lavoro[1].

Il nuovo Governo di Centrosinistra ha compiuto i primi passi legislativi verso una  mitigazione  della normativa in materia migratoria, tra l’altro con l’eliminazione del “sistema a punti” per il ricongiungimento familiare degli extracomunitari. Fra le ulteriori misure annunciate vi, sono  l’adozione dello jus soli, l’estensione della possibilità di doppia cittadinanza ed il miglioramento del trattamento dei richiedenti asilo.

Secondo i dati più recenti gli immigrati rappresentano il 5,9% della popolazione totale residente nel Paese.

 

Permessi di soggiorno e di lavoro

Secondo la normativa vigente, il cittadino extracomunitario deve essere in possesso di permesso di lavoro e di permesso di soggiorno prima di recarsi in Danimarca. Tali permessi hanno una validità al massimo annuale e sono rilasciati a condizione – tra l’altro – che le autorità preposte non siano in grado di individuare lavoratori danesi o stranieri residenti per l’impiego richiesto.

Esistono facilitazioni per alcune categorie particolari di lavoratori quali: ricercatori, tirocinanti, atleti, dipendenti ecclesiastici e lavoratori autonomi. Sono esentati dalle regole comuni i diplomatici, alcune categorie di artisti e il personale del settore trasporti.

Gli schemi speciali nei quali rientra la maggior parte degli immigrati sono quello della c.d. “Positive list” e quello del “Green Card scheme” (vedi tab. 1.a). Nel primo caso si tratta di una lista, continuamente aggiornata, contenente le categorie di lavoratori qualificati incentivati ad immigrare in Danimarca (attualmente, ingegneri, specialisti delle tecnologie dell’informazione, ricercatori, medici e paramedici).

Ai cittadini extracomunitari che non abbiano ricevuto un’offerta di lavoro prima di arrivare in Danimarca può essere invece rilasciato un permesso di soggiorno di sei mesi per la ricerca di un impiego,  sulla base di un sistema di valutazione individuale a punti molto selettivo, che riflette le probabilità che il soggetto ha effettivamente di trovare un lavoro (“Green Card scheme”). I punti sono assegnati in base al livello di formazione, alle competenze linguistiche, alle esperienze lavorative e all’età.

 

 

Tabella 1.a. Permessi di soggiorno e di lavoro. Schemi Speciali

 

Positive List

La condizione necessaria è ottenere una proposta di lavoro in uno dei settori occupazionali inclusi nella lista (generalmente impieghi che richiedono personale qualificato). I salari e le condizioi lavorative devono corrispondere a quelle danesi.

 

Pay Limit scheme

Occorre disporre di un contratto o di un’offerta di lavoro che preveda una retribuzione lorda annua di almeno 375.000 DKK (circa 50.000 Euro). I salari e le condizioni lavorative devono corrispondere a quelle danesi.

 

Corporate scheme

Viene facilitato l’ottenimento del permesso di lavoro per i dipendenti società estere che lavorino presso una filiale della società madre presente in Danimarca.

 

Greencard scheme

Si tratta di un permesso che consente di soggiornare in Danimarca per cercare lavoro. È emesso in seguito al raggiungimento di almeno 100 punti nell’ambito di un sistema concepito per valutare la probabilità che il richiedente sia in grado di trovare lavoro qualificato in Danimarca. Il permesso ha una validità di 3 anni e può essere prolungato qualora il richiedente dia prova effettiva di aver cercato un impiego e di aver lavorato per 12 mesi per un minimo di 10 ore alla settimana.

 

Ricongiungimento familiare

La normativa vigente pone numerose restrizioni al diritto al ricongiungimento familiare tra immigrati extracomunitari e cittadini danesi o stranieri con permesso di residenza permanente in Danimarca.

Per poter chiedere il ricongiungimento, entrambi gli sposi devono avere almeno 24 anni di età e la persona che risiede in Danimarca deve dimostrare di possedere un adeguato tenore di vita (versando una garanzia di 100.000, pari a circa 13.000 euro) e un’abitazione decorosa. Se il partner residente in Danimarca non è cittadino danese almeno da 28 anni, le Autorità competenti verificheranno, sulla base di una serie di parametri, che i legami degli sposi con la Danimarca siano più forti dei legami con un altro Paese, prima di consentire il ricongiungimento familiare.

È previsto un sistema a punteggio (basato sulle qualifiche professionali e accademiche) mirante a disincentivare le richieste da parte degli immigrati meno qualificati e, quindi, difficilmente integrabili all’interno del mercato del lavoro e della società danese. Sono, al contrario, previste agevolazioni per i richiedenti più qualificati.

Il cittadino straniero residente deve soddisfare numerosi parametri, quali: non essere stato condannato a pene detentive superiori ai 18 mesi, né a più di 60 giorni per reati legati al terrorismo, non avere debiti verso lo Stato, non avere ricevuto nei tre anni precedenti indennità pubbliche, disporre di una dichiarazione che attesti la propria integrazione nella società danese.

 

 

Disciplina della cittadinanza

Gli stranieri maggiorenni residenti da almeno 9 anni consecutivi (ridotti a 8 anni per gli apolidi e i rifugiati politici) sul territorio danese possono presentare richiesta di cittadinanza. Fra le condizioni preliminari per la richiesta vi è la  conoscenza della lingua, che deve essere dimostrata attraverso apposite certificazioni. Il criterio della piena padronanza della lingua danese è stato in passato fortemente criticato in quanto, di fatto, per gli aspiranti cittadini viene fissato uno standard linguistico paragonabile a quello richiesto dalle principali Università del Paese per l’immatricolazione degli studenti stranieri. Ciò rappresenta un notevole ostacolo alla naturalizzazione dei giovani extracomunitari, se si considera che, secondo stime ufficiali, il 75% di essi non ha un’istruzione di base soddisfacente.

 

5.3 Il welfare danese: il sistema della “flexicurity”

 

Il sistema di welfare danese si fonda su tre pilastri. Il primo (flessibilità nelle imprese) è legato alla forte dipendenza dell’economia dal commercio estero e dalla congiuntura internazionale ed è funzionale all’esigenza delle imprese di reagire tempestivamente alle suddette variabili. Da ciò, l’assenza di ostacoli al licenziamento, che può avvenire anche con periodi di preavviso molto brevi (da 1 a 6 mesi) ed a costi molto contenuti per l’impresa. Ogni anno il 30% circa della manodopera cambia occupazione e, in media, gli impiegati non restano più di 8 anni nella stessa azienda.

In cambio, i disoccupati beneficiano di una rete di aiuti sociali molto generosa (secondo pilastro: sicurezza per coloro che si trovano senza lavoro). Grazie all’elevato prelievo fiscale, un fondo comune ad hoc garantisce sussidi alla disoccupazione invariati fino a 2 anni. Essi sono pari, al massimo, al 90% dell’ultima retribuzione (per i salari più bassi), entro un tetto massimo annuo pari a circa 26.000 Euro.

Il sistema prevede (terzo pilastro) anche un meccanismo di reinserimento obbligato nel mercato del lavoro: i disoccupati non possono rifiutare corsi di formazione professionale o impieghi a meno di quattro ore dal loro luogo di residenza.

Il welfare danese è per lo più finanziato dal fisco, con un’aliquota media di tassazione sui redditi da lavoro compresa tra il 35 ed il 45% e in parte compensato da un prelievo previdenziale relativamente basso a carico del datore di lavoro. A tale riguardo, le detrazioni salariali per i fondi pensionistici costituiscono il 10-15% dello stipendio, di cui 1/3 versato dal lavoratore e i 2/3 dal datore. Per ricevere l’indennità di disoccupazione il lavoratore deve essere iscritto da almeno 1 anno ad un fondo assicurativo per la disoccupazione ed aver accumulato almeno 52 settimane lavorative negli ultimi 3 anni.

 

 

5.4 Stampa e televisione

 

La Danimarca vanta un alto tasso pro-capite di acquisto e di lettura di libri e giornali. Ad esclusione dei quotidiani gratuiti (tra cui in primo luogo MetroExpress), i principali quotidiani nazionali per tiratura sono i seguenti:

Politiken – Il più diffuso quotidiano del Paese, con una tiratura media giornaliera di 97.820 copie, molto seguito sopratutto nella zona della Capitale. Portavoce delle istanze dell’area moderata di centrosinistra, ed in particolare del Partito Social Liberale.yllands-Posten - Il più diffuso quotidiano nello Jutland, con una tiratura media giornaliera di 97.481  copie. D’indirizzo liberale moderato, vicino al Partito Liberale, lo "Jylland Posten" non ha comunque esitato ad adottare posizioni indipendenti. È noto per aver pubblicato le vignette di Maometto. Ha sede ad Aarhus, nello Jutland.

Berlingske Tidende - Il terzo  quotidiano del Paese, con una tiratura media giornaliera di 90.006 copie. D’indirizzo conservatore, assai vicino all'omonimo partito, assume spesso posizioni indipendenti.

Børsen - Il principale quotidiano economico e finanziario danese, con una tiratura media giornaliera di 64.766 copie.

Information - Quotidiano vicino all'ala sinistra dei partiti Social Democratico e Socialista Popolare, con una tiratura media giornaliera di circa 21.500 copie.

I periodici di politica e cultura generale, quali i nostri Panorama ed Espresso, sono rappresentati in Danimarca dagli inserti domenicali dei principali quotidiani.

Le principali reti televisive sono DR 1 e DR 2, controllate dallo Stato, e TV2, rete privata a partecipazione pubblica. Tutte e tre le reti hanno un palinsesto generalista, comprensivo di informazione, cultura, intrattenimento e sport. Il controllo sui finanziamenti e sulla qualità di servizio pubblico dell'informazione televisiva è assai rigido. DR ha recentemente istituito altri canali settoriali dedicati ad esempio all’infanzia, al cinema, alle news etc.

DR1 e TV2 sono le reti con maggiore “audience”. Esistono poi vari reti private (Kanal 5, TV3, TV4 ecc.) a contenuto principalmente commerciale.


6. Politica Estera ed Europea

6.1 Priorità di Politica Estera

 

La politica estera danese dopo la Seconda Guerra Mondiale può essere raffigurata come sovrapposizione di quattro circoli concentrici. Il primo ed il più ampio è quello della cooperazione con le Nazioni Unite e della cooperazione allo sviluppo con il Terzo Mondo. Il secondo è il circolo atlantico, caratterizzato da un’intensa relazione con gli Stati Uniti e la NATO nella politica di sicurezza. Il terzo è l'Unione Europea. Il quarto è rappresentato dalla relazione con i Paesi nordici.

Durante la guerra fredda, i Governi socialdemocratici cercarono di bilanciare il rapporto con gli Stati Uniti e la NATO con la relazione con l'UE e la cooperazione con i Paesi nordici. Nel corso dell'ultimo quinquennio, l'UE è progressivamente divenuta il centro della politica estera danese, ma la relazione con gli altri Paesi nordici e con i Paesi baltici continua comunque ad avere rilievo prioritario (la Danimarca è parte del Consiglio Artico, Consiglio Nordico, del Consiglio del Mar Baltico e Consiglio di Barents).

       Nella NATO, la Danimarca continua la linea politica di fedele collaborazione con l’Alleanza, con un effettivo contributo militare che, al contrario, risulta ancora impossibile in ambito UE per via della riserva alla cooperazione in materia di Difesa.

Nonostante le sue piccole dimensioni, la Danimarca è presente con propri contingenti militari in vari teatri di crisi in tutto il mondo: Afghanistan (circa 750 soldati), Libano (350), Kossovo (35). Partecipa inoltre con proprie navi alle operazioni anti-pirateria al largo delle coste somale.

La Danimarca ha fatto parte dei Paesi che hanno partecipato fin dall’inizio alla coalizione formatasi per dare applicazione alla risoluzione ONU sulla protezione dei civili in Libia, con lo schieramento (nella base italiana di Sigonella) di 6 caccia F-16, di un aereo cargo e di personale combattente e logistico. Il Paese è ora impegnato in progetti di assistenza alle vittime di torture e stupri, di sostegno alla società civile di formazione della stampa libera.

Meno unilateralismo, ridotto ruolo della componente militare e più Unione Europea dovrebbero essere i tratti distintivi della politica estera del Governo di Centrosinistra. Secondo le enunciazioni pre-elettorali e le prime dichiarazioni ufficiali, verrà perseguita una politica non meno ambiziosa sotto il profilo della tutela dei valori e degli interessi nazionali, ma maggiormente orientata verso la cooperazione in ambito civile.

L'intervento militare sarà riservato alle tradizionali operazioni di peace-keeping e di monitoraggio nel quadro delle Nazioni Unite (con la possibile eccezione di interventi militari “a fini umanitari”, in situazioni di grave stallo del Consiglio di Sicurezza e in un quadro di collaborazione con altri Organismi internazionali, quali NATO, UE, UA e la Lega Araba). La decisione sulla partecipazione di truppe danesi a operazioni militari internazionali dovrà richiedere in futuro una maggioranza qualificata dei voti in Parlamento (2/3), evitando il ripetersi di situazioni come quella che ha condotto all’intervento in Iraq (determinato da un’esile maggioranza di Liberali, Conservatori e Popolari Danesi).

La Danimarca è inoltre tradizionalmente molto attiva nel campo della cooperazione allo sviluppo. Gli aiuti pubblici allo sviluppo danesi negli ultimi 30 anni hanno sempre superato la soglia dell’UN dello 0,7% del reddito nazionale lordo (RNL). Il precedente Governo aveva annunciato il congelamento del volume degli aiuti al tasso nominale del 2010 nel periodo 2011-2013. Il nuovo Governo ha invece espresso l’intenzione di tornare progressivamente al livello dell’1% dell’RNL nei prossimi anni. Esso ha individuato quattro aree prioritarie di intervento: diritti, buon governo e democrazia; sicurezza alimentare e agricoltura; crescita verde e energie rinnovabili; stabilità e protezione dei civili in Stati fragili.                 Esiste peraltro un problema con certi Paesi beneficiari (come l´India) a causa del proselitismo in materia di diritti umani esercitato da alcune ONG danesi.

6.2 Relazioni con l’Unione Europea

I rapporti con l’UE rimangono sostanzialmente problematici: al favore tendenzialmente prevalente della classe politica, accademica ed imprenditoriale, si contrappone una scettica diffidenza della maggioranza della popolazione.

La spiegazione va ricercata soprattutto nella sensazione che la Danimarca odierna è storicamente un Paese “residuale”, quel che resta cioè, dopo le tante riduzioni territoriali subite, di quella che fu una grande nazione. Di questo residuo la popolazione è gelosa, e quindi restia ad ulteriori cessioni di sovranità, particolarmente quando queste appaiano suscettibili di mettere a rischio il generosissimo sistema di welfare, a tutela in particolare dei disoccupati e dei pensionati.

Dopo il “No” dei Danesi nel referendum popolare sul Trattato di Maastricht del 1992, il Governo, formato da tre dei principali partiti danesi (Social Democratico, Socialista Popolare e Social Liberale), elaborò le seguenti quattro riserve o "opt-outs" alla cooperazione comunitaria (Accordo di Edimburgo), approvate con referendum del 1993:

- riserva sulla cooperazione comunitaria nel settore Giustizia ed Affari Interni;

- riserva sulla cooperazione comunitaria  nel settore della Difesa;

- riserva sulla terza fase dell'Unione Economica e Monetaria (adozione dell'Euro);

- riserva sulla cittadinanza dell'Unione.

Nell'ulteriore referendum popolare del settembre 2000, gli elettori danesi confermarono la loro decisione di non adottare la Moneta unica europea.

Il Trattato di Lisbona, di cui la Danimarca si è dichiarata piena sostenitrice, è stato ratificato per via parlamentare nella primavera 2008.

Sebbene il tema degli opt-out torni periodicamente al centro del dibattito politico danese, la Danimarca ha assunto la Presidenza di turno dell’UE, il 1 gennaio del 2012, senza essersi liberata del “fardello” delle riserve comunitarie.

Il Governo di Centrosinistra ha espresso l’intenzione di indire, dopo il Semestre di Presidenza ed entro la fine della legislatura, in data imprecisata, due referendum: uno per l’abolizione della riserva in materia di Difesa, l’altro per la trasformazione dell’opt-out in materia di Giustizia e Affari Interni in “opt-in”.

E’ stata invece espressamente esclusa la possibilità dell’indizione di un referendum sull’Euro (anche alla luce dei recenti sondaggi, secondo cui solo il 36% della popolazione sarebbe favorevole all’adozione della Moneta unica sviluppato lungo le seguenti quattro direttrici prioritarie:

- "Un’Europa responsabile", con riferimento al rafforzamento dei meccanismi di disciplina di bilancio e ai negoziati per il Quadro Finanziario Pluriennale (MFF);

-  "Un’Europa dinamica", con particolare riguardo allo sviluppo del Mercato Unico (con speciale enfasi sui processi di digitalizzazione) ed al rafforzamento della politica commerciale comune;

- "Un’Europa verde", comprendente i temi della crescita sostenibile, del mercato unico dell'energia e del futuro della Politica agricola e della pesca;

- "Un’Europa sicura", relativa segnatamente alle politiche migratorie, all'allargamento e alle politiche di vicinato.

In un contesto caratterizzato dall’acuirsi della crisi economico-finanziaria nell’Unione, la Presidenza ha conseguito alcuni risultati di rilievo, anche sul piano normativo, ad esempio portando a compimento l’iter dell’Atto per il Mercato Unico e la crescita sostenibile, in particolare nei settori dell’energia e dell’ambiente. Sono stati inoltre fatti importanti progressi nel negoziato sul Quadro Finanziario Pluriennale.

La Presidenza danese è stata caratterizzata per uno stile sobrio ma efficace e ed ha dato prova di pragmatismo e imparzialità nella gestione della grande maggioranza dei dossier.

Pur essendo fuori dalla zona-Euro, la Danimarca ha firmato l’accordo intergovernativo per il rafforzamento della disciplina di bilancio nella UE (“Fiscal Compact”). I contenuti dell’accordo sono stati recepiti all’interno una Legge-quadro finanziaria e di bilancio approvata dal Parlamento nel giugno del 2012.

 

Le recenti elezioni europee del 25 maggio 2014 hanno fatto registrare hanno fatto registrare in Danimarca i seguenti  risultati, delle elezioni europee danesi di domenica, che

 

Partito Popolare Danese DF: 26,6 % - 4 seggi(+2 rispetto al 2009)

Socialdemocratici : 19,1 % - 3 (-1)

Partito Liberale: 16,7 % - 2 (-1)

Partito Socialista: 10,9 % - 1 (-1)

Partito Conservatore: 9,2 % - 1 (-)

Movimento popolare contro l'Ue: 8,1 % - 1 (-)

Social-liberali: 6,5 % - 1 (+1)

Alleanza Liberale: 2,9 % - 0 (0)

 

L'affluenza alle urne (56,3%) è risultata in calo rispetto alle europee del 2009 (59,5%)

 

Come previsto dai sondaggi elettorali, il grande vincitore delle europee è stato il Partito Popolare Danese, partito populista ed euroscettico che appartiene all'opposizione di destra. Grazie ad un'abile campagna elettorale basata sullo slogan 'Piu' Danimarca, meno Ue' nonché al forte accento posto nel dibattito elettorale sulla necessità di difendere questo generoso sistema del welfare contro pressioni e asseriti abusi da parte di lavoratori e cittadini comunitari in Danimarca, DF ha visto un'impennata del proprio sostegno elettorale (dal 15,3% nel 2009 al 26,6%), superando di gran lunga i Socialdemocratici di Helle Thorning-Schmidt ed il Partito Liberale, leader dell'opposizione di centrodestra con il maggior numero di seggi nel parlamento nazionale.

 

Socialdemocratici e Liberali hanno perso entrambi un seggio nel PE, mentre Socialisti, Conservatori, Social-liberali (partito junior partner nel Governo HTS) e il Movimento Popolare contro l'Ue hanno ottenuto un seggio ciascuno.

 

7. ECONOMIA

7.1 Struttura generale dell’economia danese

 

La struttura produttiva danese è simile, per molti versi, a quella italiana, con pochi grandi gruppi industriali (come Maersk, Novo Nordisk, Danish Crown, Carlsberg, Lego e Grundfos), e un gran numero di PMI caratterizzate da una forte vocazione manifatturiera, in grado di confrontarsi  anche con le nostre PMI: il 92% delle imprese possiede meno di 10 dipendenti, mentre soltanto il 2% impiega più di 50 lavoratori (occupando però complessivamente circa il 70% della manodopera).

Le principali imprese del Paese, nel settore manifatturiero, operano nella lavorazione del tabacco e nella produzione di bevande, di  prodotti caseari e oli minerali.

La Danimarca si è specializzata nelle attività di trasformazione, nel terziario e in alcune nicchie produttive ad alta tecnologia e redditività, quali le biotecnologie, i prodotti farmaceutici, l’energia eolica e l’informatica. La maggior parte dell’export è rappresentata da prodotti tradizionali, quali bevande (birra) e prodotti suini. Il settore terziario contribuisce al 74,9% del PIL, l'industria manifatturiera al 22,3% e l'agricoltura, molto avanzata tecnologicamente, al 2,8%.

Particolare menzione merita il settore delle biotecnologie, fiore all’occhiello dell’economia danese, grazie ad un alto livello di ricerca ed agli ingenti finanziamenti pubblici già a partire dagli anni ’80.

La principale area di ricerca in Danimarca è quella della salute, in cui opera oltre l’87% delle ditte danesi di biotecnologia. Seconda per importanza è l’area dei prodotti biotecnologici applicate alla produzione industriale; seguono le aree dell’agricoltura, della lavorazione dei cibi e dell’ambiente.

Gran parte delle ditte biotech in Danimarca sono localizzate nell’area intorno a Copenaghen. Tale regione costituisce, assieme alla Svezia meridionale (Malmö), un cluster di rilievo europeo, la c.d. “Medicon Valley”. Oltre ad ospitare un elevato numero di aziende biotech, quest’area è anche sede dell’Università di Copenaghen e dell’Istituto Tecnico di Danimarca.

Altro settore di eccellenza dell’economia danese è quello dell’ energia eolica. La Danimarca è il primo produttore di turbine eoliche del mondo, seguita da Spagna, Germania, Stati Uniti, India e Cina. Circa duecento imprese danesi del settore, tra cui la Vestas Wind Energy A/S, operano nel distretto industriale situato nei pressi di Aarhus (nella penisola dello Jutland, seconda citta' piu' grande della Danimarca dopo la capitale), dove hanno propri stabilimenti anche altre importanti aziende a livello mondiale come Siemens Wind Power A/S e Suzlon Wind Energy A/S.

L’energia eolica copre attualmente oltre il 20% del fabbisogno di energia elettrica del Paese.

La Danimarca vanta uno dei maggiori tassi di liberalizzazione del mercato interno in Europa. Tuttavia, lo Stato è ancora attivo nell’azionariato di alcune grandi società. Nel settore dei trasporti, possiede il 100% delle ferrovie (“DSB”), di tutte le compagnie che gestiscono i principali ponti danesi e della societá che cura il traffico portuale a Copenaghen. Lo Stato è inoltre titolare del 50% della compagnia dei traghetti danesi, di un terzo della Società che gestisce gli aeroporti di Copenaghen e del 14% della compagnia aerea scandinava SAS.

Nel campo energetico, lo Stato è il maggiore azionista della Dong (distributore di metano, petrolio ed elettricità con oltre 100.000 clienti in Danimarca e un numero crescente di utenti in altri Paesi Nordeuropei).

Il settore bancario appare caratterizzato da una forte concentrazione (i due maggiori gruppi, Danske Bank e Nordea, coprono quasi il 75% del settore) e chiuso alle influenze esterne (tranne rare eccezioni, il settore è in mani private e le banche non scandinave sono assenti).

 

7.2 Andamento congiunturale e principali indicatori macroeconomici

 

I recenti dati EUROSTAT presentano un’economia in lieve crescita nel 2013 (PIL reale a +0,4% rispetto al 2012), trainata soprattutto dalla domanda interna. Questa dovrebbe continuare a costituire il principale fattore di traino per l’economia che si prevede in crescita del 1,7% nel 2014 e dell’1,8% nel 2015. 

 

Il tasso di disoccupazione nel 2013 è stato pari al 7,0% rispetto al 7,5% registrato nel 2012.

 

Il valore del rapporto deficit/PIL nel 2013 è stato pari a -0,3%, mentre il debito pubblico ha fatto registrare una lieve diminuzione (42,4%) rispetto al 2012 (45,4%). Pur essendo fuori dalla zona-Euro, in ragione del relativo opt-out sulla Moneta unica, la Danimarca ha firmato l’accordo intergovernativo per il rafforzamento della disciplina di bilancio nella UE (“Fiscal Compact”).

 

Il tasso di inflazione si è attestato nel 2013 allo 0,8%, riducendosi dell’1,8% rispetto all’anno precedente. Sul basso livello di inflazione in Danimarca hanno influito gli incrementi limitati, ed inferiori alla media europea, dei prezzi del petrolio, del gas naturale e dell’elettricità e dei beni alimentari, nonché la bassa domanda interna e l’ampio scostamento del prodotto effettivo dell’economia dal prodotto potenziale di lungo periodo. Secondo le previsioni, tuttavia, il tasso di inflazione in Danimarca potrebbe osservare una graduale tendenza verso l’alto nel 2014 e nel 2015, raggiungendo rispettivamente l’1,4% e l’1,8%. Ne potrebbe derivare un indebolimento della corona danese nei confronti del dollaro.

 

Nel 2013 la bilancia commerciale ha registrato un saldo positivo: le esportazioni di beni e servizi sono cresciute rispettivamente del 6,6% e del 19% rispetto al 2012. Correlativamente, la bilancia dei pagamenti ha registrato un elevato surplus (circa 18 miliardi di euro, pari al 7,2% del PIL).

 

Il Paese è afflitto da oltre un decennio da un progressivo calo della competitività, le cui cause vanno rintracciate soprattutto negli elevati prezzi al consumo e nella scarsa "produttivita' salariale", ascrivibile a retribuzioni generalmente elevate, orari di lavoro relativamente brevi e ferie superiori alla media dei Paesi OCSE.

 

Il settore bancario, che dall’inizio della crisi finanziaria nel 2008 aveva dato forti segni di fragilità, sembrerebbe ora in fase di stabilizzazione.

 

 

7.3 Politica monetaria

 

      La Corona danese è ancorata all’Euro nel quadro dello European Exchange Rate Mechanism (ERM II). La Danimarca partecipa con un tasso centrale di 7.46038 Corone per Euro e una banda di fluttuazione del +/- 2,25% rispetto al tasso centrale. La politica del tasso di cambio fisso implica che lo strumento di politica monetaria dei tassi d’interesse venga utilizzato esclusivamente al finedi mantenere la Corona vicino al tasso centrale.

Nel luglio del 2012, la Banca Centrale danese ha tagliato il costo del denaro di 25 punti base sulla scia del taglio operato dalla Banca Centrale Europea il giorno precedente. Con un tasso di sconto pari allo zero si sono prodotti tassi di interesse negativi sui certificati di deposito (-0.2%).

La Danimarca, che nella prima parte del 2012 ha attirato una notevole quantità di capitali stranieri a causa della crisi finanziaria nell’Eurozona, sta tuttavia man mano perdendo la reputazione di “rifugio sicuro per gli investitori”. I recenti segnali di ripresa nella zona euro sono stati infatti recepiti positivamente dai mercati ed hanno conseguentemente prodotto un indebolimento della corona danese, scesa nei confronti dell’Euro ai minimi

 

 


7.4 Energia e lotta al cambiamento climatico

 

In linea di continuità con la tradizionale politica di tutela dell’ambiente e di sviluppo sostenibile, nel marzo del 2011 il precedente Governo di Centrodestra ha reso pubblico il piano energetico nazionale denominato "Strategia Energetica per il 2050", finalizzato al raggiungimento entro tale anno della piena indipendenza del Paese da combustibili fossili.

La prima fase del piano - che è basato sulle raccomandazioni formulate dalla "Commissione indipendente sui Cambiamenti Climatici"  istituita nel 2008 - copre il periodo fino al 2020 e prevedeva l'attuazione di iniziative mirate ad abbattere del 33% il consumo dei combustibili fossili a fini energetici rispetto al 2009 (scelto come anno di riferimento) ed al miglioramento dell'efficienza energetica, con l'obbiettivo di ridurre del 6% i consumi lordi rispetto ai livelli del 2006.

La “crescita verde” e la lotta al cambiamento climatico figurano tra le principali priorità anche nel programma del nuovo Governo danese. Tra gli obiettivi dichiarati vale citare la rinuncia entro il 2035 all'utilizzo di energia di origine fossile per elettricità e riscaldamento a livello nazionale e l’impegno all’innalzamento del target per la riduzione delle emissioni di Co2 entro il 2020 dall’attuale 20% al 40% in ambito europeo.

Nel marzo del 2012 è stato stipulato da tutte le forze parlamentari (eccettuata la conservatrice Alleanza Liberale) un nuovo “Accordo sull´Energia” volto ad accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale verso la divisata indipendenza dai combustibili fossili nel 2050.

Tale Accordo prevede un vasto piano d´investimenti in fonti rinnovabili, da qui al 2020: con l´obbiettivo che tra otto anni queste arrivino a coprire il 35% del fabbisogno di energia e che, in particolare, metà della produzione di elettricità sia assicurata dall’energia eolica. Tra gli obbiettivi fissati per il 2020 vi sono anche la riduzione delle emissioni di CO2 (34% in meno rispetto al 1990) e il contenimento dei  consumi energetici (meno 12% rispetto al 2006).

L´elemento maggiormente qualificante dell’Accordo è la realizzazione entro il 2020 di due nuovi parchi eolici off-shore nel Mare del Nord e di uno nel Mar Baltico, il potenziamento dei parchi eolici costieri e la sostituzione di alcuni impianti terrestri obsoleti. Investimenti più contenuti saranno destinati ad altre fonti rinnovabili, quali la solare e quelle ottenibili dalle onde e da biomasse. 

Il Governo stima che  il costo della “transizione verde” contemplata nel nuovo Accordo sull´Energia ammonterà, di qui al 2020, a circa 470 milioni di Euro l´anno. Il peso maggiore del pur lungimirante programma d´investimenti sarà in larga misura scaricato sui prezzi al consumo dell´elettricità, che già oggigiorno - gravati come sono da un 50% d´imposizione fiscale - sono  i piu´alti d´Europa. Lo stesso Governo ha calcolato che, per far fronte all´impegno finanziario stabilito dall´Accordo, di qui al 2020 le bollette elettriche delle famiglie danesi aumenteranno in media di 175 Euro e che anche le imprese pagheranno un costo aggiuntivo di 26 Euro per dipendente.

Grazie ai giacimenti presenti nel Mare del Nord, la Danimarca è esportatore netto di idrocarburi (e secondo le previsioni dell’ente statale “Danish Energy Agency” rimarrà tale per almeno altri 10 anni).

Con 14,2 milioni di metri cubi estratti nel 2010 (per un valore di 40,4 miliardi di corone) la produzione petrolifera danese nel Mare del Nord rappresenta attualmente circa lo 0,5% della produzione mondiale. Nel 2010, nonostante un calo delle attività estrattive, il valore totale della produzione è aumentato del 18% rispetto all’anno precedente, grazie al marcato aumento dei prezzi. 

Sono in corso trivellazioni esplorative anche al largo della costa occidentale della Groenlandia (condotte per ora dalla societa' scozzese Cairn Energy) che hanno prodotto per ora risultati interlocutori.

 

 

7.5 Andamento delle relazioni economiche con l’Italia

 

Commercio

L'Italia è il 6° fonitore e l'8° cliente della Danimarca. L’interscambio bilaterale con l’Italia, nel periodo gennaio-novembre 2013, ha raggiunto i 4.024 milioni di euro.

Nello stesso periodo le esportazioni italiane in Danimarca sono ammontate a 2.193 milioni di Euro mentre le importazioni italiane dalla Danimarca sono state pari a 1.831 milioni di Euro, con un saldo della bilancia commerciale che risulta positivo per l’Italia per 362  milioni di Euro.

 

Nel periodo gennaio - novembre 2013 le principali esportazioni italiane verso la Danimarca hanno riguardato macchinari e apparecchiature, prodotti alimentari e prodotti chimici. Il maggiore  incremento rispetto al periodo gennaio-novembre 2012 si è registrato nel comparto "prodotti delle miniere e delle cave".

 

Nel medesimo periodo le principali importazioni dalla Danimarca hanno riguardato prodotti alimentari, prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici e macchinari e apparecchiature. Il maggiore incremento delle importazioni di prodotti danesi in Italia rispetto al periodo gennaio-novembre 2012 si è registrato nel settore "prodotti della metallurgia.

 


Investimenti

 

L'Italia è il 20° investitore in Danimarca ed il 18° destinatario di investimenti danesi.

Negli ultimi anni si è assistito a un andamento dei flussi di investimenti tra Italia e Danimarca piuttosto altalenante, in parte motivato dal permanere di una situazione di incertezza circa la ripresa economica dei due Paesi.

Gli investimenti italiani in Danimarca più rilevanti sono quelli di Snamprogetti (ingegneria); Cementir (produzione di cemento); Ansaldo STS, Ansaldo Breda, STF di Magenta, FIAT Auto (trasporti); Targetti, Luceplan, iGuzzini (illuminazione e design) .

Ansaldo STS ha realizzato, tra il 2002 ed il 2007, e continua a gestire la metropolitana di Copenaghen, costituita da due linee completamente automatizzate (sistema “driverless”).

Nel dicembre del 2010 il 'Sistema Italia' ha conseguito in Danimarca una nuova affermazione, aggiudicandosi l’intera commessa per la realizzazione dell'estensione circolare (Cityringen) della metropolitana (16 chilometri e 17 stazioni, la cui consegna è prevista nel 2018) del valore complessivo di 2,8 miliardi di Euro. Al successo partecipano varie aziende italiane di primo piano: in particolare Salini Costruttori, prescelta per la realizzazione delle opere civili (scavi, tunnel, stazioni) in qualità di capofila di un consorzio di aziende italiane (Maire Tecnimont, Seli, Trevi) appositamente costituito (“Copenaghen Metro Team”); ed il Gruppo Finmeccanica, con Ansaldo STS per le opere elettromeccaniche, nonché la  gestione d'esercizio e manutenzione per almeno 5 anni, e Ansaldo Breda che fornirà i treni.

E’ invece oggetto di perduranti polemiche e contestazioni, sia da parte delle Ferrovie danesi che della stampa e di parte del mondo politico danese, la commessa di 83 treni diesel (per un totale di 650 mln di Euro) vinta da AnsaldoBreda nel 2000, in ragione di ritardi nelle forniture (ad oggi sono stati consegnati poco più della metà dei convogli), dei diffusi problemi tecnici e dei frequenti guasti.

Sono presenti in Italia, con proprie sussidiarie, i principali gruppi danesi, nei seguenti comparti:

- logistica: la più grande società di trasporto container al mondo, la Mærsk Møller, ha scelto il Porto di Gioia Tauro, come la principale base di smistamento nel Mediterraneo per le sue porta-container;

- giocattoli e tempo libero: LegoCo. S.p.A., Bang & Olufsen Italia S.p.A.;

- alimenti e bevande: Carlsberg S.p.A., Danisco Italy S.p.A.;

- prodotti per le costruzioni (infissi): Velux Italia;

- farmaceutica: Novo Nordisk, leader mondiale nel campo della lotta contro il diabete;

- energia ed alta tecnologia: Vestas leader mondiale nella realizzazione di parchi eolici, particolarmente attiva nel Sud Italia (con propri uffici a Taranto) dove sono previsti nuovi impianti "on-shore”, soprattutto in aree insulari.

 


 

Dati statistici bilaterali interscambio commerciale

(in milioni di euro)

 

 

2011

 

2012

 

2013

(gennaio –novembre)

 

Esportazioni

italiane

 

2.337

 

2.433

 

2.193

 

Variazione %

 

12,3

 

4,1

 

-9,8

 

 

Importazioni

italiane

 

2.224

 

2.178

 

1.831

 

Variazione %

 

4,9

 

-2

 

-15,9

 

Totale

 

4.561

 

4.611

 

4.024

 

Saldo per l’Italia

 

113

 

255

 

362

            dati Agenzia ICE di fonte ISTAT

 


8. RAPPORTI BILATERALI

 

8.1 Rapporti politici

Pur condividendo un forte impegno per la promozione della pace e dello sviluppo nelle principali aree di crisi, Italia e Danimarca hanno posizioni diverse su alcuni importanti dossier, tra cui in particolare quello della   riforma del Consiglio di Sicurezza, in cui Copenhagen sostiene la proposta del G4, nonché in generale sull’intensità della partecipazione all’integrazione europea.

Per evidenti motivi, le direttrici fondamentali degli interessi danesi divergono dalle nostre,  puntando esse prevalentemente a Nord, verso l’area scandinava e baltica, sino alla Regione dell’Artico, che riveste un’importanza geopolitica crescente.

Nell’ambito del Consiglio Artico, la Danimarca si e sempre dichiarata favorevole all’accoglimento della candidatura dell’Italia (attualmente “Osservatore ad hoc”) allo status di Osservatore Permanente, insieme a quelle presentate da Cina, Giappone, Corea del Sud e Unione Europea.

Le relazioni bilaterali sono scevre da contenziosi di particolare rilievo, ma nel complesso piuttosto superficiali e decisamente suscettibili di approfondimento anche sotto il profilo della reciproca conoscenza e di una più obiettiva messa a fuoco dell´immagine dei due Paesi. Due questioni risultano tuttora irrisolte: la prima, relativa ai figli minori di coppie miste illegalmente sottratti dal genitore danese ed espatriati in Danimarca (l’Italia lamenta che le Autorità danesi non collaborano per assicurare i contatti del minore con il genitore italiano); la seconda, concernente l’attesa restituzione all’Italia dei reperti etruschi incautamente acquistati dal museo “Ny Calsberg Glyptotek” di Copenaghen e colà tuttora esposti.

 

 

Incontri bilaterali

 

14 aprile 1997 - Visita a Roma del Ministro degli Esteri Niels Helveg Petersen con il Ministro degli  Lamberto Dini

 

28-30 giugno 2005 - Visita a Copenaghen della Commissione Ambiente del Senato.

28-30 giugno 2005 - Visita a Copenaghen della Commissione per l’Ambiente del Senato della Repubblica.

28-29 novembre 2006 - Visita a Copenaghen del Ministro delle Politiche per la Famiglia, On. Rosy Bindi.

 

7 marzo 2007 – Visita a Roma del Ministro degli Esteri danese Per Stieg Moller con il Ministro degli Esteri Massimo D’Alema

 

19-20 novembre 2007 - Visita a Copenaghen del Sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi e del Sindaco di Milano, Letizia Moratti, a sostegno della candidatura di Milano all'EXPO 2015.

6 ottobre 2008 - Visita Visita a Copenaghen del Sottosegretario agli Esteri Sen. Alfredo Mantica.

30 settembre 2009 - Visita a Copenaghen del Sottosegretario agli Esteri Sen. Alfredo Mantica.

16-17 novembre 2009 - Missione del Ministro dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, On. Stefania Prestigiacomo in vista della Conferenza mondiale sul Clima di Copenaghen (COP15).

dicembre 2009 - Partecipazione del Ministro dell'Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, On. Stefania Prestigiacomo ai lavori del Conferenza mondiale sul Clima di Copenaghen (COP15).

4 aprile 2011 - Visita a Copenaghen della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

 

12 dicembre 2011 – Incontro a Roma del Primo Ministro Helle Thorning-Schmidt con il Primo Ministro Mario Monti, nell’ambito del “giro delle capitali” europee in vista del prossimo inizio della Presidenza di turno danese dell’UE.

 

13 gennaio 2012 – Visita a Roma del Ministro della Giutizia Morten Bødskov. Incontri con il Ministro della Giustizia Paola Severino ed il Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, in vista della Conferenza ministeriale informale Giustizia e Affari Interni dell’UE (Presidenza di turno danese dell’UE).

 

12-14 aprile 2012 - Visita privata a Roma della Regina di Danimarca Margrethe

II. Incontro con il PdR e successivo concerto del Romaeuropa Festival,  in occasione della Presidenza danese dell’Unione Europea (12 aprile). Inaugurazione Mostra sulle opere di Hans Christian Andersen (13 aprile). Incontro (12 aprile) del Ministro dei Beni Culturali Ornaghi con il Ministro della Cultura danese Uffe Elbaek

 

18-19 aprile 2012 – Incontro a Bruxelles, a margine della Ministeriale NATO Esteri-Difesa, del Signor Ministro Giulio Terzi con il Ministro degli Affari Esteri danese Villy Søvndal.

 

4 dicembre 2012 - Incontro del Sottosegretario Marta Dassù con il Ministro degli Affari Europei danese Nicolai Wammen.

 

25 gennaio 2013 – Incontro del Segretario Generale Valensise con il Danish Permanent Secretary of State, Claus Grube.

 

 

8.2 Relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche

 

Nell’ambito culturale i rapporti bilaterali tra Italia e Danimarca sono improntati ad una reciproca collaborazione e sono regolamentati dall’Accordo Culturale del 1956.

L’Isituto Italiano di Cultura di Copenaghen collabora con le principali istituzioni culturali del Paese per la promozione della cultura italiana ed il rafforzamento dei legami culturali tra Italia e Danimarca. La parte danese è particolarmente ricettiva ed interessata ad alcuni segmenti della nostra cultura, come il design, la cucina, il cinema, il teatro e la danza. Buone sono le possibilità per la promozione del libro italiano in traduzione, se sostenuta da adeguati contributi agli editori. 

Esistono in Danimarca tre Comitati della Società Dante Alighieri rispettivamente a Copenaghen, Århus e Odense.

La lingua italiana è insegnata in due Università danesi: l’Università di Copenaghen e l’Università di Aarhus. Un solo lettore di scambio, inviato dal MAE, opera presso l’Università di Copenaghen, dopo la chiusura, nell’agosto del 2011, del lettorato di Aarhus. Il Ministero degli Affari Esteri ha peraltro disposto un contributo per l’es. fin. 2011 in favore dell’Università di Aarhus per l’assunzione di un lettore locale nell’ambito del Dipartimento di Italiano.

L’Italiano è insegnato anche in 22 licei (per un totale di oltre 820 studenti), in 5 conservatori di musica e in circa 30 corsi a livello liceale per adulti (“Voksen Uddanelse Center”, Centri per l'istruzione degli adulti).

Il numero di studenti frequentanti corsi di Italiano a livello universitario o liceale è in aumento. E’ invece prevedibile una prossima diminuzione degli iscritti ai Centri per l’istruzione degli adulti in conseguenza di una recente riforma che ha aumentato di circa dieci volte i costi dei corsi per l’apprendimento di lingue diverse dall’inglese.

A Copenaghen sono attivi da alcuni anni anche corsi di italiano per figli di connazionali, frequentati da circa 80 bambini e ragazzi, gestiti dal locale Comitato Pro-Scuola in collaborazione con il Comune di Copenaghen. Anche il Comune di Helsingor organizza corsi per bambini, frequentati da circa 15 allievi.

Infine, l’IIC di Copenaghen offre dall’a.a. 2009/2010 corsi a gestione diretta, distribuiti su 3 trimestri.

 


Il Governo italiano e le priorità
per il comparto agroalimentare
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

 

Tutela della qualità agroalimentare e della diversità agricola

Il Ministro delle politiche agricole e forestali, Martina ha in più sedi espresso la posizione del Governo italiano sui temi ai quali l’Italia intende dedicare particolare attenzione nel corso del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’UE.

In particolare, nell’ambito del Consiglio agricolo informale che si è svolto il  5-6 maggio scorsi ad Atene, presieduto dal Ministro dell'agricoltura greco Alexis Tsaftaris, ha affermato che l'Europa deve puntare a far comprendere ai mercati la forza della propria diversità, orientando al meglio le scelte politiche.

Un percorso ottimale e coerente dovrebbe enfatizzare l'origine delle produzioni europee e stimolare maggiormente le imprese verso produzioni di qualità.

L'Europa non potrà mai essere competitiva né sui volumi né sui prezzi rispetto ad altre potenze mondiali che hanno estensioni agricole molto più vaste con costi estremamente concorrenziali. Pertanto – ad avviso del ministro - è necessario adottare politiche volte ad una maggiore aggregazione dell'offerta.

Occorre, inoltre, superando la concezione che l’indicazione chiara dell'origine ostacoli la libera circolazione delle merci, e crei distorsione di mercato. Dare più spinta ai prodotti di qualità significa connotare fortemente l'agricoltura dell’Ue rafforzandone l'immagine a livello internazionale.

Nella stessa sede, nel corso di incontro bilaterali con i ministri di Finlandia e Austria e con il sottosegretario del Regno Unito si e' discusso dei temi prioritari della presidenza italiana tra cui il regolamento sui prodotti biologici, il futuro del settore del latte e la sicurezza alimentare, sulle indicazioni geografiche, lotta alla contraffazione e negoziati commerciali con paesi terzi.

La centralità della diversità dell'agricoltura europea al centro delle politiche dell’Unione europea è stato il tema principale oggetto del citato Consiglio informale. I ministri e la Commissione europea hanno discusso delle modalità attraverso le quali la diversità agricola potrà diventare una risorsa per gli agricoltori e per l'economia europea nell'attuale contesto globale.

 

 


Illeciti, controlli, tracciabilità

L'agroalimentare italiano è vittima ogni giorno di illeciti di tutti i tipi con conseguenze non solo di ordine economico, ma anche di immagine. Occorrono azioni mirate per difendere  sia i consumatori sia produttori onesti che, proprio per il loro successo, per la loro straordinaria capacità di coniugare tradizione e innovazione, sono sempre più imitati in tutto il mondo.

L'Italia è al primo posto in Europa per il suo sistema di controlli, che assicura, in ogni fase del ciclo di produzione e consumo, qualità, genuinità, salubrità e igiene degli alimenti per proteggere la salute e gli interessi dei consumatori. Solo nel 2013 sono stati effettuati più di 130.000 controlli e il Governo italiano intende rafforzare l'azione di tutela e difesa dei prodotti italiani di qualità.

Sul fronte Ue le denominazioni italiane sono protette, grazie alle leggi che l'Italia ha fortemente voluto a tutela della qualità. Di recente – ad esempio- è stata impedita la commercializzazione di falso olio Igp toscano, presente sugli scaffali dei magazzini Harrod's a Londra.

 

 

Biologico

Anche nel settore biologico il Governo italiano ritiene che vi sia una partita importante da giocare. La Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento sulla produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici (COM(2014)180), esaminata dalla Commissione agricoltura del Senato (che ha approvato una risoluzione) e attualmente all’esame della XIII Commissione della Camera, che il Governo italiano segue con grande attenzione. L’iter presso le istituzioni europee proseguirà proprio nel semestre di Presidenza italiana del Consiglio: l’Italia si adopererà al fine di apportare miglioramenti al testo della Commissione, soprattutto relativamente ai controlli e alla commercializzazione delle materie prodotte dai Paesi terzi.

Ad avviso del Ministro Martina non devono essere rimessi in discussione i principi fondamentali dell'agricoltura biologica che tutelano le peculiarità e le vocazioni dei territori, deve comunque essere garantita una certa flessibilità, con un approccio che migliori la qualità del prodotto biologico sul mercato.

 

 

OGM

Il Consiglio ambiente del 12 giugno 2014 ha approvato, a larga maggioranza, con le sole astensioni di Belgio e Lussemburgo,  la proposta di compromesso della presidenza greca sulla richiamata proposta di regolamento COM(2010)375 presentata dalla Commissione il 13 luglio 2010.

L'iter presso le istituzioni proseguirà, nel semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Ue per la definizione dell'accordo in seconda lettura con il Parlamento europeo. Il Ministro dell'ambiente, Gian Luca Galletti ha manifestato soddisfazione per l'accordo, che ha definito un buon compromesso ed ha dichiarato che l'Italia si impegnerà al massimo per arrivare alla definitiva approvazione entro la fine dell'anno.

 

 

Etichettatura  prodotti alimentari

Al Consiglio Agricoltura del 19 maggio u.s. Olanda e Svezia, sostenute da Austria, Germania, Danimarca e Lussemburgo, hanno proposto di rivedere le norme sulle date di scadenza dei prodotti alimentari al fine di far sparire la scritta “da consumarsi preferibilmente entro” dalle confezioni di prodotti come pasta, riso, thè, caffè e formaggi a pasta dura (così come già avviene per zucchero, sale e aceto, mentre quelli liquidi o umidi, come lo yogurt o altri latticini facilmente deperibili, non verrebbero toccati dalla norma). Il tutto sarebbe possibile attraverso l’estensione dell’allegato X del Regolamento UE 1169/2011. L'Italia è contraria.

 

 

Settore lattiero-caseario e quote latte

Il 3 giugno il Ministro Martina ha incontrato l'omologo tedesco. In vista del semestre italiano di presidenza i ministeri delle Politiche agricole di Italia e Germania condividono "un'agenda fondamentale di dossier su cui costruire sintonie e collaborazioni molto profonde. Certamente a partire dagli atti delegati della nuova politica agricola comunitaria 2014-2020 e avanzando sul regolamento dell'agricoltura biologica che dovrà essere definito durante il semestre di presidenza italiana dell'Ue".

Martina ha inoltre ricordato come "ci sarà una collaborazione profonda anche sulla fine delle quote latte nel 2015, e più in generale su tutti gli strumenti che l'Unione deve mettere a punto in proposito, importanti per il settore lattiero-caseario europeo".

 Per quanto riguarda le quote latte, per il quarto anno consecutivo l'Italia ha rispettato le quote stabilite dall'Unione, mentre Germania, Olanda, Danimarca, Irlanda, Austria e Polonia hanno sforato le quote e hanno chiesto alla Ue di alzarle.

Più in generale, Martina ha affermato che sarà presentata la relazione della Commissione sul settore lattiero caseario: "aspettiamo il documento per valutare ulteriori iniziative per il miglioramento del funzionamento della filiera, in particolare per continuare nelle azioni di rafforzamento della posizione degli allevatori".

 

(dall'audizione di Martina sulle linee programmatiche)

http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/stenografici/pdf/13/audiz2/audizione/2014/03/27/leg.17.stencomm.data20140327.U1.com13.audiz2.audizione.0005.pdf

 

 

Settore fitosanitario

In merito alla riforma del settore fitosanitario, il 6 maggio 2013 la Commissione Europea ha presentato la proposta di riforma con l'obiettivo di migliorare le garanzie dei prodotti presenti sul mercato europeo e favorire il commercio internazionale.
Il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue rappresenterà quindi l'occasione per contribuire alla prosecuzione dei lavori di questo importantissimo dossier, che sta diventando sempre più strategico per il commercio internazionale, anche per evitare ogni possibile forma di speculazione sull'utilizzo a volte improprio delle barriere fitosanitarie.

 

Ortofrutta

Per il settore ortofrutticolo, saranno approfondite le tematiche rilevanti evidenziate dalla Commissione europea nel Report sullo stato dell'OCM ortofrutta. In tale ambito si inserisce il dossier "frutta e latte nelle scuole" che avrà un approfondimento ulteriore nel corso del Semestre, continuando il lavoro preparatorio effettuato dalla Presidenza Greca.

Martina ha inoltre citato in diverse sedi l'intenzione di promuovere il Made in Italy nel mondo, favorendo la propensione all'export e l'internazionalizzazione delle imprese, e tutelando i prodotti di qualità nei mercati esteri rafforzando il sistema dei controlli.

 

 

 

 


Rapporti parlamentari Italia-Danimarca
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

Presidente del Parlamento danese monocamerale (Folketing)

Mogens LYKKETOFT (socialdemocratico), dal 4 ottobre 2011

 

 

Ambasciatore italiano a Copenhagen

S.E. Stefano QUEIROLO PALMAS, dal 2013

Ambasciatore danese a Roma

S.E. Birger Riis-JØRGENSEN, da settembre 2011

 

 

 

XVII LEGISLATURA

 

Corrispondenza

Nella XVII legislatura non è intercorsa nessuna corrispondenza tra la Camera dei deputati e il Folketing danese.

 

Incontri bilaterali

Il 20 marzo 2014 il Vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, ha incontrato una delegazione di Ministri Consiglieri delle Ambasciate di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia.

Al centro dell’incontro l’attualità politica italiana, le elezioni europee e l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui cittadini.

 

Il 24 maggio 2013 la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha preso parte ad una colazione di lavoro organizzata dall’Ambasciatore di Norvegia, Bjørn T. Grydeland, con la partecipazione degli Ambasciatori di Svezia, Finlandia e Danimarca.

 

 

 

Cooperazione multilaterale

La Danimarca prende parte alla cooperazione parlamentare nell'ambito dell'Unione Europea e nell'ambito del Partenariato Euromediterraneo, in particolare all’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP-UpM), di cui il Parlamento italiano ha detenuto la Presidenza da marzo 2010 a marzo 2011.

Dall’8 al 9 febbraio 2014 ha avuto luogo ad Amman, in Giordania, la X Sessione plenaria dell'AP-UpM. Sempre ad Amman, l'8 febbraio, si è svolta la riunione della Commissione per la qualità della vita, gli scambi umani e la cultura dell'AP-UpM, presieduta dal deputato italiano Khalid Chaouki. Alla plenaria ha partecipato una delegazione danese composta dai deputati Morten Boedskov, Eva Kjer Sohn e Ole Hansen.

Alla riunione della Commissione per la promozione della qualità della vita, gli scambi umani e la cultura dell’AP-UpM ospitata dalla Camera dei deputati il 14 e il 15 novembre 2013 sotto la Presidenza del deputato Khalid Chaouki, la Danimarca non ha inviato nessun rappresentante.

La parlamentare danese Eva Kjer Hansen ha partecipato alla Sessione plenaria dell'AP-UpM, svoltasi a Bruxelles l'11 e 12 aprile 2013.

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La Danimarca invia, inoltre, delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, dell'UEO, della NATO[2] e dell'OSCE[3].

La Sottocommissione per le relazioni transatlantiche dell'Assemblea parlamentare della NATO ha svolto una visita in Danimarca e Groenlandia dal 9 al 13 settembre 2013, cui ha partecipato la deputata Federica Mogherini, allora Presidente della Delegazione italiana all'Assemblea parlamentare della NATO.

A Copenhagen, la Sottocommissione ha incontrato militari danesi di alto rango, diplomatici ed esperti danesi e americani con cui ha discusso delle strategie militari danesi per l'Artico. La Sottocommissione si è quindi spostata in Groenlandia, dove ha visitato la Stazione Nord per poi proseguire verso la base area di Thule. Nella capitale della Groenlandia, Nuuk, la Sottocommissione ha incontrato il Primo Ministro della Groenlandia, Aleqa Hammond, i membri della Commissione Affari esteri e sicurezza del Parlamento della Groenlandia e rappresentanti del Consiglio circumpolare Inuit.

Unione Interparlamentare (UIP)

La sezione bilaterale di amicizia Italia–Paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia), nell'ambito dell'Unione Interparlamentare, nel corso della XVII legislatura è in fase di ricostituzione.

 

 

 

XVI LEGISLATURA

 

Corrispondenza

Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha scritto al suo omologo danese Lykketoft, in data 17 ottobre 2011, per congratularsi della sua elezione a Presidente del Folketing. Il Presidente Lykketoft lo ha ringraziato, con lettera del 28 ottobre 2011.

 

 

Incontri bilaterali

Nella XVI legislatura non si registrano incontri bilaterali.

 

 

Incontri delle Commissioni

Dal 3 al 7 aprile 2011 una delegazione di parlamentari della Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, guidata dal Presidente, Gaetano Pecorella, e composta dal deputato Alessandro Bratti e dal senatore Gennaro Coronella, ha effettuato una missione di studio nei Paesi Bassi e in Danimarca.

Nel corso della missione, i parlamentari hanno visitato l’inceneritore di Amager (il principale impianto di smaltimento dei rifiuti della capitale danese) e hanno incontrato le autorità del comune di Copenhagen, nonché i rappresentanti dell'Agenzia Europea per l'Ambiente, di EUROJUST e di EUROPOL.

 

Il 16 febbraio 2011 il Presidente della Commissione Affari esteri, Stefano Stefani, ha incontrato una delegazione delle Ambasciate dei Regni di Norvegia, Svezia, Danimarca e della Repubblica di Finlandia.

 

 

Cooperazione multilaterale

Dal 7 al 18 dicembre 2009 Copenhagen ha ospitato la 15^ Sessione della Conferenza delle Parti (COP15) della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). La delegazione che ha partecipato all’high level segment della Conferenza, in rappresentanza della Camera dei deputati, era composta dai deputati Angelo Alessandri, Salvatore Margiotta, Laura Froner e Agostino Ghiglia.

 

Pur non facendo parte del G8 e quindi non prendendo parte alla dimensione parlamentare del G8, il 24 e 25 ottobre 2009 il Parlamento danese, in collaborazione con Globe International, ha ospitato il VII Forum globale dei legislatori del Dialogo sui Cambiamenti climatici dei Paesi G8+5, cui ha partecipato anche il Primo Ministro danese, Lars Løkke Rasmussen[4]. Per il Parlamento italiano, hanno preso parte al Forum i deputati Anna Teresa Formisano della Commissione Attività produttive, e Renato Walter Togni della Commissione Ambiente.

 

Cooperazione amministrativa

Dal 14 al 16 giugno 2009 ha avuto luogo presso la Camera una visita di funzionari del Folketing danese, i quali hanno incontrato i funzionari del dipartimento Unione Europea del Servizio Studi, della Segreteria della XIV Commissione per le Politiche dell'Unione Europea, della Biblioteca e dell’Ufficio Rapporti con l'Unione Europea.

Nell’ambito della medesima visita ha avuto luogo il “Seminario di approfondimento sui rapporti tra Stato nazionale e Unione europea in Italia e in Danimarca”, ove i funzionari danesi e quelli italiani hanno avuto modo di mettere a confronto le reciproche buone pratiche ed esperienze.

 

Il 15 maggio 2009, il Segretario Generale della Camera, Ugo Zampetti, ha incontrato il Segretario Generale del Folketing, Carsten U. Larsen.

 

Su richiesta del Segretario generale del Parlamento danese Larsen, il 4, 5 e 6 maggio 2009 si è svolta una visita di funzionari del Dipartimento Internazionale del Parlamento danese presso entrambe le Camere del Parlamento italiano.

Il 4 maggio la delegazione ha visitato il Senato e il 5 e 6 maggio ha avuto luogo la visita alla Camera dei deputati. In tale contesto, la delegazione ha incontrato il Vice Segretario Generale, Alessandro Palanza, ed altri funzionari dei Servizi Commissioni, Studi e Rapporti internazionali. La delegazione era guidata da Ms. Lis Grønnegård Rasmussen, Capo del Dipartimento Internazionale, e composta da funzionari delle Commissioni parlamentari per gli Affari esteri e la Difesa, nonché delle delegazioni presso la NATO, l’OSCE, l’Unione Interparlamentare, l’Assemblea delle Nazioni Unite, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e l’Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea.

 

Il 28 ottobre 2008 ha avuto luogo, presso la Camera, una visita di funzionari della Sezione Comunicazione del Parlamento danese, che hanno incontrato il Vice Segretario Generale, Alessandro Palanza, il Capo Ufficio Stampa, Giuseppe Leone, il Capo Servizio Biblioteca, Antonio Casu, e il Capo Servizio dell’Ufficio Pubblicazioni, Giovanni Rizzoni.

 

Si ricorda, infine, che entrambe le Amministrazioni parlamentari hanno espresso l’auspicio di una intensificazione dei rapporti di collaborazione già esistenti, al fine di scambiare conoscenze ed esperienze reciproche.

 

Unione Interparlamentare

La sezione bilaterale di amicizia Italia–Paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia), nell'ambito dell'Unione Interparlamentare, nel corso della XVI legislatura era presieduta dal senatore Francesco Amoruso e composta dal senatore Gianpiero D’Alia e dai deputati Giancarlo Giorgetti, Amedeo Ciccanti e Bruno Cesario.


Componenti della delegazione

 


 

 

 

 

 

 


Documentazione allegata

 


 

 

 

 

 



[1]     Indicators of Immigrant Integration, Eurostat, edition 2011.

 

[2]     Dal 1° agosto 2009, Anders Fogh Rasmussen, ex primo ministro danese, ricopre la carica di Segretario Generale della NATO.

[3]     Dal 1° gennaio 1993 Copenhagen ospita il Segretariato internazionale dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE.

[4]     Il precedente Forum, il VI, promosso e organizzato da Globe International e dal Parlamento italiano, si era svolto a Roma, presso la Camera dei deputati, il 12 e 13 giugno 2009, nel quadro delle iniziative connesse alla Presidenza italiana del G8. Il Primo Ministro Rasmussen, invitato ad aprire la sessione inaugurale del Forum, non aveva potuto prendervi parte ed aveva inviato un videomessaggio.