Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Incontro Delegazione Repubblica Ceca
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 123
Data: 26/05/2014
Descrittori:
REPUBBLICA CECA     
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Incontro con una delegazione della Repubblica Ceca

27 maggio 2014

 

 

 

 

 

 

n. 127

 

 

 

27 maggio 2014

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

Hanno collaborato:

Servizio Studi – Dipartimento Istituzioni

( 066760-9475 – * st_istituzioni@camera.it

 

Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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File: ES0217.doc

 


INDICE

 

Schede di lettura

Le Riforme costituzionali nella XVII legislatura (a cura del Servizio Studi – Dip. Istituzioni) 3

§     Sintesi 3

§     Il disegno di legge del Governo di riforma costituzionale  3

§     Il Comitato parlamentare per le riforme costituzionali 6

§     L’abolizione delle province e l’istituzione delle città metropolitane  7

§     L'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario  8

La riforma elettorale nella XVII legislatura  9

§     Sintesi 9

§     La riforma elettorale per la Camera  9

§     La parità di genere per le elezioni europee  12

Scheda-paese (a cura del Ministero degli Affari esteri) 13

CENNI STORICI 17

Relazioni parlamentari Italia-Repubblica Ceca (a cura del Servizio Rapporti Internazionali) 57

 

 

 

 


Schede di lettura

 


Le Riforme costituzionali nella XVII legislatura
(a cura del Servizio Studi – Dip. Istituzioni)

Sintesi

La questione delle riforme costituzionali e della legge elettorale, una costante del dibattito politico parlamentare fin dalla metà degli anni '70, si è nuovamente posta fin dalle prime battute di avvio della XVII legislatura ed è stata sottolineata con forza dal Presidente della Repubblica Napolitano nel discorso pronunciato il 22 aprile 2013, dinanzi il Parlamento in seduta comune, in occasione del giuramento per il secondo mandato.

 

Al Senato è in corso di esame un disegno di legge del Governo di riforma costituzionale che, tra l’altro, prevede la trasformazione del Senato della Repubblica in Senato delle Autonomie.

 

Il disegno di legge reca anche l’abolizione delle provincie. La medesima finalità è perseguita da una proposta di legge all’esame del Senato e da un disegno di legge costituzionale, presentato dal Governo Letta alla Camera, di cui non è iniziato l’esame.

E’ stata invece approvata la legge n. 56 del 2014, il cui disegno di legge originario era stato presentato contestualmente a quello di abolizione delle province, volto all’istituzione delle città metropolitane e alla riforma del sistema delle province, nelle more della loro soppressione.

 

Infine, si ricorda che la legge di stabilità 2014 ha previsto disposizioni di attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione per l'attribuzione di forme di autonomia differenziata alle regioni a statuto ordinario.

Il disegno di legge del Governo di riforma costituzionale

E’ in discussione al Senato un disegno di legge costituzionale di iniziativa del Governo (A.S. 1429) che prevede la trasformazione del Senato della Repubblica in Senato delle Autonomie, composto dai presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano, dai sindaci dei comuni capoluogo, nonché, per ciascuna regione, da due membri eletti dai consigli regionali tra i propri componenti, e da due sindaci eletti da un collegio elettorale costituito dai sindaci della regione. Il Senato delle Autonomie partecipa al procedimento legislativo in modo paritario con la Camera dei deputati esclusivamente per le leggi costituzionali e partecipa alla attuazione degli atti normativi dell’Unione europea, mentre per le altre leggi può deliberare proposte di modifica del testo, sulle quali la Camera si esprime in via definitiva. La sola Camera dei deputati mantiene la titolarità del rapporto di fiducia con il Governo.

Il testo, oltre al superamento dell’attuale sistema bicamerale perfetto, prevede:

§        l’abolizione delle province;

§        la riforma del riparto delle competenze legislative tra Stato e regioni;

§        la soppressione del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.

 

Il 6 Maggio 2014 la Commissione Affari costituzionali del Senato ha adottato il disegno di legge del Governo come testo base per il proseguimento dell'esame.

La modificazione del Senato

Il disegno di legge sancisce il principio della esclusività della Camera dei deputati quanto a rappresentanza della Nazione e titolarità dell'indirizzo politico.

Il Senato è escluso dalla compartecipazione all'indirizzo politico e dalla relazione fiduciaria con il Governo.

La composizione del Senato viene mutata in elettiva di secondo grado: il consiglio regionale e un collegio di sindaci della regione sceglie - al proprio interno e con voto limitato - rispettivamente due senatori (per regione). Ai due senatori membri del Consiglio regionale, si aggiunge di diritto il Presidente della giunta regionale (o della provincia autonoma).

Ai due sindaci, si aggiunge di diritto il sindaco del comune capoluogo nella regione (o provincia autonoma).

Risulta, per questa componente elettiva di secondo grado, un numero di 122 senatori (21 presidenti di giunta o provincia autonoma, 40 consiglieri regionali, 61 sindaci).

La durata del mandato coincide con quella dell'organo di provenienza.

A tali membri rappresentanti dei territori, possono aggiungersi 21 senatori di nomina del Presidente della Repubblica.

 

Le funzioni del Senato quale configurate dal disegno di legge sono le seguenti:

§        concorso alla funzione legislativa in veste di proposta di modificazioni e per lo più eventuale a richiesta dietro quorum, salvo alcune limitate eccezioni per le quali si mantiene un bicameralismo paritario (leggi di revisione della costituzione e altre leggi costituzionali);

§        potere di iniziativa legislativa e di richiedere (a maggioranza assoluta) alla Camera di procedere all’esame di un disegno di legge;

§        raccordo tra Stato ed enti territoriali;

§        partecipazione alla fase ascendente e discendente rispetto agli atti normativi comunitari;

§        verifica dell'attuazione delle leggi statali e valutazione dell'impatto delle politiche pubbliche sul territorio.

Il Senato è escluso dal potere di inchiesta e non partecipa all'autorizzazione al procedimento giudiziario verso Presidente del Consiglio o ministri né alla deliberazione dello stato di guerra.

Il Governo

Il disegno di legge mira a rafforzare l'incidenza del Governo nel procedimento legislativo, riconoscendogli il potere di:

§      iscrizione di un disegno di legge con priorità all'ordine del giorno della Camera;

§      determinazione dell’esame e del voto finale entro un termine determinato (sessanta giorni dalla richiesta governativa di iscrizione, o termine inferiore determinato in base al regolamento);

§      richiesta di votazione parlamentare 'bloccata', senza emendamenti agli articoli.

Riforma del titolo V della Costituzione

Il disegno di legge reca, oltre alla riforma del Senato, la riforma del titolo V della Costituzione.

In primo luogo, scompare la previsione costituzionale delle province, quale articolazione territoriale della Repubblica.

Inoltre, viene soppressa la possibilità di attribuire ulteriori forme di autonomia alle regioni, disegnata dall'articolo 116, terzo comma della Costituzione vigente, che fu introdotto dalla riforma costituzionale del titolo V del 2001.

Sul versante regionale, soprattutto si incide sul riparto di competenze legislative, oggetto dell'articolo 117 Cost.

Scompare del tutto la legislazione concorrente e una parte significativa delle materie a legislazione concorrente passa alla legislazione statale esclusiva. Tra le materie condotte alla competenza statale si ricordano il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; le norme generali sul procedimento amministrativo e sulla disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche; le norme generali per la tutela della salute, la sicurezza alimentare e la tutela e sicurezza del lavoro; l’ordinamento scolastico, istruzione universitaria e programmazione strategica della ricerca scientifica e tecnologica.

Inoltre, viene introdotta la c.d. “clausola di supremazia”, in base alla quale la legge statale può intervenire in materia non riservatale, se si ponga l'esigenza di garantire l'unità giuridica o economica della Repubblica

La legge statale può delegare l'esercizio della funzione legislativa statale alle Regioni (anche solo alcune tra loro, ed anche per tempo limitato), previa intesa, salvo alcune materie non delegabili, specificamente indicate.

Decretazione d'urgenza

Alcune disposizioni concernono la decretazione d'urgenza ed il relativo procedimento di conversione.

Si prevede che il rinvio da parte del Presidente della Repubblica di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge, determini il differimento (di trenta giorni) del termine costituzionalmente previsto per la conversione.

Si dispone che il decreto-legge non possa:

§      provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72, quarto comma, della Costituzione, ossia in materia costituzionale, elettorale, di delegazione, di ratifica di trattati internazionale e di approvazione del bilancio;

§      reiterare disposizioni di decreti-legge non convertiti o regolare i rapporti giuridici sorti sulla loro base;

§      ripristinare l'efficacia di disposizioni dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale per vizi non attinenti al procedimento.

Inoltre, i decreti-legge devono recare misure di immediata applicazione e di contenuto specifico, omogeneo e corrispondente al titolo.

Il Comitato parlamentare per le riforme costituzionali

In attuazione degli indirizzi parlamentari espressi con le mozioni del 29 maggio 2013, il Governo ha trasmesso un disegno di legge costituzionale al Senato, che ne ha avviato l'esame l'11 giugno (A.S. 813).

Dopo l’approvazione in prima lettura del Senato e della Camera, il 23 ottobre 2013 il Senato ha approvato il provvedimento in seconda deliberazione, con 218 voti favorevoli, 58 contrari e 12 astensioni. Il provvedimento è passato alla Camera per l'ultima lettura (A.C. 1359), ma di fatto è stato superato dal disegno di legge di riforma sopra citato.

Il disegno di legge prevede l'istituzione di un Comitato parlamentare per le riforme costituzionali ed elettorali composto da 20 deputati e 20 senatori, nominati dai Presidenti delle Camere, tra i membri delle due Commissioni Affari costituzionali, in base a specifici criteri. Di esso fanno parte di diritto i Presidenti delle Commissioni Affari costituzionali della Camera e del Senato. Il Comitato, che entro 6 mesi dalla prima seduta, trasmette ai Presidenti delle Camere i progetti di legge costituzionale esaminati, svolge una funzione istruttoria nei confronti delle Assemblee delle due Camere alle quali riferisce.

Sono necessarie due successive deliberazioni da parte di ciascuna Camera, a maggioranza assoluta in seconda votazione, sul medesimo testo, con intervallo non minore di quarantacinque giorni. I lavori parlamentari si concludono entro 18 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento.

L’oggetto della revisione è costituito dai progetti di legge di revisione della Parte II della Costituzione, esclusi i titoli IV, dedicato alla magistratura, e VI, dedicato alle garanzie; l’attività del Comitato comprende anche la materia elettorale in via consequenziale all’attività di revisione costituzionale.

Può essere richiesto referendum confermativo anche in caso di approvazione, in entrambe le Camere, a maggioranza dei due terzi, dei testi di revisione. Il Comitato cessa con la pubblicazione delle riforme o per scioglimento delle Camere.

L’abolizione delle province e l’istituzione delle città metropolitane

Il Governo Letta ha presentato un disegno di legge di modifica costituzionale volto alla abolizione delle province. Il progetto di legge, presentato alla Camera il 20 agosto 2014, non ha ancora iniziato l’esame (A.C. 1543).

Sono invece in corso di esame presso il Senato una serie di progetti di legge costituzionali che prevedono anch’essi la soppressione delle province (A.S. 131 ed abbinanti). Il 14 maggio 2014, la Commissione affari costituzionali ha adottato un testo unificato per il proseguimento dell’esame.

Nel frattempo, è stata approvata la legge n. 56 del 2014 che, in attesa della abolizione delle province, reca un’ampia riforma in materia di enti locali, prevedendo l’istituzione delle città metropolitane, la ridefinizione del sistema delle province e delle loro funzioni, ed una nuova disciplina in materia di unioni e fusioni di comuni.

La legge individua 9 città metropolitane da costituirsi entro il 1° novembre 2014: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, cui si aggiunge la città metropolitana di Roma capitale. Il territorio della città metropolitana coincide con quello della provincia omonima.

Il presidente della provincia e i consiglieri provinciali sono organi elettivi di secondo grado.

Sono individuate le funzioni fondamentali delle province e viene delineato un complesso procedimento per il riordino delle funzioni attualmente esercitate dalle province, cui lo Stato e le regioni provvedono sulla base dei seguenti principi: individuazione per ogni funzione dell'ambito territoriale ottimale di esercizio; efficacia nello svolgimento delle funzioni fondamentali da parte dei comuni; sussistenza di riconosciute esigenze unitarie; adozione di forme di avvalimento e deleghe di esercizio mediante intesa o convenzione.

Infine, viene semplificata a disciplina delle unioni di comuni e sono, inoltre, previste diverse misure agevolative e organizzative per la fusione di comuni volte da un lato a tutelare la specificità dei comuni che si sono fusi e dall’altro a mantenere anche nel nuovo comune le eventuali norme di maggior favore e gli incentivi di cui beneficiano i comuni oggetto della fusione.

L'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario

La legge di stabilità per il 2014 ha previsto specifiche disposizioni per dare impulso al procedimento previsto dall'articolo 116, terzo comma, della Costituzione per l'attribuzione di forme di autonomia differenziata alle regioni a statuto ordinario.

L'art. 1, comma 571, della legge 147/2013, di stabilità per il 2014, ha disposto che il Governo si attivi, nel termine di sessanta giorni dal ricevimento, sulle iniziative delle regioni presentate al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per gli affari regionali, ai fini dell'intesa necessaria per l'attribuzione di forme di autonomia differenziata ai sensi dell'articolo 116, comma terzo della Costituzione. Il termine riguarda anche le iniziative presentate prima della data di entrata in vigore della legge di stabilità per il 2014 e, in tal caso, decorre dalla data di entrata in vigore della legge.

 


La riforma elettorale nella XVII legislatura

Sintesi

Il 12 marzo 2014 la Camera ha approvato un testo di riforma della legge elettorale per l’elezione della Camera dei deputati, dichiarata parzialmente illegittima dalla Corte costituzionale.

Il progetto di legge è stato trasmesso al Senato che non ne ha iniziato ancora l’esame, in quanto impegnato nell’esame della riforma della Parte II della Costituzione, che prevede il superamento del bicameralismo perfetto.

 

Una modifica parziale alla legge elettorale per le europee, volta all’introduzione della parità di genere, è stata introdotta con l’approvazione della legge 22 aprile 2014, n. 65.

La riforma elettorale per la Camera

Il 12 marzo 2014 l'Assemblea della Camera ha approvato in prima lettura il testo della proposta di riforma del sistema di elezione della Camera dei deputati che attualmente è all’esame del Senato (A.C. 3 – A.S. 1385).

Il sistema elettorale prefigurato dal testo approvato dall'Aula riguarda solo la Camera dei deputati. Le principali caratteristiche del sistema sono:

§      il territorio nazionale è diviso in circoscrizioni regionali, ciascuna delle quali suddivisa in collegi plurinominali;

§      le liste di candidati sono presentate nei collegi plurinominali; possono presentarsi singolarmente o in coalizione con un unico programma di Governo;

§      le soglie di sbarramento per accedere alla attribuzione dei seggi sono basate sulla percentuale dei voti validi a livello nazionale: 12 per cento per le coalizioni, 4,5 per cento per le liste coalizzate e 8 per cento per le liste non coalizzate; resta ferma la soglia al 20% dei voti validi della circoscrizione per la lista rappresentativa di minoranza linguistica riconosciuta;

§      alla coalizione o lista vincente che supera il 37 per cento dei voti validi a livello nazionale è attribuito un premio di maggioranza fino a un massimo di 340 seggi;

§      nel caso in cui nessuna coalizione raggiunga il 37 per cento dei voti, si procede al ballottaggio tra le due liste o coalizioni che hanno ottenuto il maggior numero di voti validi; in questo caso alla lista o coalizione vincente sono attribuiti 321 seggi;

§      i seggi sono attribuiti alle coalizioni ed alle liste a livello nazionale e distribuiti sul territorio proporzionalmente ai voti ottenuti nelle circoscrizioni e nei collegi.

 

Non viene disciplinato il sistema di elezione del Senato, nelle more della riforma costituzionale per il superamento del bicameralismo perfetto e per l’eventuale elezione di secondo grado della Camera Alta, oggetto di un disegno di legge costituzionale all’esame del Senato (A.S. 1429).

La discussione al Senato

L'8 agosto 2013, il Senato aveva deliberato all'unanimità l'urgenza dell’esame dei disegni di legge nn. 356, 396, 406, 432, 559, 674 e 685 in materia elettorale e lo stesso giorno la 1° Commissione Affari costituzionali ne aveva avviato l’esame.

Successivamente venivano presentati due ordini del giorno: il primo, dei gruppi Partito democratico, Sel e Scelta civica, che prevedeva un secondo turno di votazioni per l'attribuzione del premio di maggioranza tra le due coalizioni con maggiori consensi, qualora nessuna di esse raggiungesse, al primo turno, la maggioranza assoluta o almeno il 40 o 45 per cento dei voti o dei seggi. Il secondo, della Lega Nord, proponeva il ritorno al sistema elettorale precedente al 2005 (legge Mattarella). In seguito, un terzo ordine del giorno veniva presentato dal gruppo Movimento 5 stelle, prevedendo che l'assegnazione dei seggi della Camera dei deputati avvenisse sulla base di circoscrizioni piccole, corrispondenti alle province e con la formula dei divisori (d'Hondt), senza recupero di resti a livello sovra circoscrizionale. Quanto al Senato, si proponeva che le candidature avvenissero sulla base di circoscrizioni subregionali corrispondenti alle province, con assegnazione di seggi in ambito regionale e una formula ispirata a quella della legge elettorale belga, fondata sul metodo dei divisori, ma corretto. Solo il primo ordine del giorno è stato messo in votazione, e non approvato (seduta pomeridiana del 12 novembre 2013).

Nella seduta del 4 dicembre veniva costituito un comitato ristretto, con il compito di riferire alla Commissione, entro il mese di gennaio, sulla possibilità di conseguire un consenso ampio su una proposta di riforma, con la conseguente predisposizione di un testo unificato. Venivano quindi accantonati gli altri ordini del giorno.

La sentenza 1/2014 della Corte costituzionale

Il 4 dicembre 2013, a seguito della rimessione di questione di costituzionalità da parte della I sezione civile della Corte di Cassazione (ordinanza 12060/2013), la Corte costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità della legge n. 270 del 2005 che aveva riformato la legge elettorale (sentenza n. 1 del 2014).

Le censure della Corte si sono appuntate su due aspetti del sistema elettorale: il premio di maggioranza e le liste bloccate.

Nel vigente sistema elettorale proporzionale, il premio di maggioranza secondo la Corte, provoca una eccessiva sovra-rappresentazione della lista di maggioranza relativa, “in quanto consente ad una lista che abbia ottenuto un numero di voti anche relativamente esiguo di acquisire la maggioranza assoluta dei seggi. In tal modo si può verificare in concreto una distorsione fra voti espressi ed attribuzione di seggi che, pur essendo presente in qualsiasi sistema elettorale, nella specie assume una misura tale da comprometterne la compatibilità con il principio di eguaglianza del voto”. In queste valutazioni la Corte inserisce la dirimente constatazione dell’assenza nella vigente legge elettorale di “una ragionevole soglia di voti minima per competere all’assegnazione del premio.

Per il Senato, oltre al fatto che l’attribuzione del premio è irragionevole per mancanza di una soglia minima di voti per conquistarlo, l’attribuzione su base regionale realizza “l’effetto che la maggioranza in seno all’assemblea del Senato sia il risultato casuale di una somma di premi regionali, che può finire per rovesciare il risultato ottenuto dalle liste o coalizioni di liste su base nazionale, favorendo la formazione di maggioranze parlamentari non coincidenti nei due rami del Parlamento, pur in presenza di una distribuzione del voto nell’insieme sostanzialmente omogenea”.

Quanto al meccanismo delle liste bloccate, la pronuncia evidenzia che, sia per la Camera che per il Senato, il voto dell’elettore ha ad oggetto una lista nella quale l’ordine dei candidati “è sostanzialmente deciso dai partiti con l’esclusione di ogni margine di scelta degli elettori”.

L'esame presso la Camera dei deputati

Il 5 dicembre 2013, a seguito della pronuncia della Consulta, la Conferenza dei presidenti di gruppo della Camera ha convenuto, sulla base della dichiarazione di urgenza deliberata presso la stessa Camera, all'unanimità, il 31 luglio 2013, di richiedere l’iscrizione all’ordine del giorno della I Commissione dei progetti di legge in tema di modifica della legge elettorale. Questa delibera era basata sull’obiettivo di attivare possibili intese con il Senato circa la priorità dell'esame dei provvedimenti tra le due Camere.

Quindi, il 10 dicembre, la I Commissione della Camera ha iniziato l’esame di diverse proposte di legge e di tre petizioni popolari in materia elettorale, con riserva di proseguirlo una volta definita la procedura delle intese con l'altro ramo del Parlamento.

Il 12 dicembre, con un comunicato stampa congiunto, i Presidenti dei due rami del Parlamento hanno comunicato la raggiunta intesa sul passaggio della materia elettorale alla Camera e, allo stesso tempo, hanno convenuto sull'esigenza, ”anche ai fini di un'equilibrata condivisione dell'impegno riformatore, che il Senato abbia la priorità nell'esame dei progetti di legge di riforma costituzionale già presentati e preannunciati, in particolare quelli concernenti il superamento del bicameralismo paritario e per l'avvio di un più moderno ed efficiente bicameralismo differenziato”.

Nella seduta dell'11 marzo l'Assemblea ha deliberato lo stralcio dell'articolo 2 relativo al sistema di elezione del Senato della Repubblica e ha approvato gli emendamenti della Commissione relativi alla formula elettorale. Il giorno seguente l'Assemblea ha approvato il testo.

La parità di genere per le elezioni europee

La legge 22 aprile 2014, n. 65 ha modificato la legge elettorale europea per rafforzare la rappresentanza di genere.

In considerazione del ravvicinato svolgimento delle elezioni europee (fissate per il 25 maggio 2014), la legge reca una disciplina transitoria destinata ad applicarsi solo nelle elezioni del 2014 ed una disciplina a regime più incisiva che troverà applicazione dalle successive elezioni.

In particolare, la proposta di legge introduce, limitatamente alle elezioni europee del 2014, la tripla preferenza di genere prevedendo che, nel caso in cui l’elettore decida di esprimere tre preferenze, queste devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della terza preferenza.

Per quanto riguarda la disciplina a regime viene prevista:

§      la composizione paritaria delle liste dei candidati, disponendosi che i candidati dello stesso sesso non possono essere superiori alla metà, a pena di inammissibilità; inoltre, i primi due candidati devono essere di sesso diverso;

§      la tripla preferenza di genere, con una disciplina più incisiva rispetto a quella prevista in via transitoria per il 2014: le preferenze devono infatti riguardare candidati di sesso diverso non solo nel caso di tre preferenze, ma anche nel caso di due preferenze. In caso di espressione di due preferenze per candidati dello stesso sesso, la seconda preferenza viene annullata; in caso di espressione di tre preferenze, sono annullate sia la seconda che la terza preferenza (e non solo la terza preferenza, come nella disciplina per il 2014).

 

 

 

 

 

 

 


Scheda-paese
(a cura del Ministero degli Affari esteri)

 

Stell300Aggiornata al 22/05/14

 
 
 

SCHEDA PAESE

 

(l’uso di questo documento è strettamente riservato ai soli destinatari)

 

REPUBBLICA CECA

 

 

 

 

 

 

 



 


STRUTTURA ISTITUZIONALE E POPOLAZIONE

 

Struttura istituzionale e dati di base

 

Superficie:

78.866 kmq

Capitale:

Praga (Praha), abitanti 1.233.211

Principali città (per numero di abitanti):

Brno (370.592 abitanti); Ostrava (307.767 abitanti)

Nome Ufficiale:

Repubblica Ceca (Česká Republika)

Forma di Governo:

Repubblica parlamentare

Capo dello Stato:

Milos ZEMAN (eletto il 26 gennaio 2013, in carica dall’8 marzo 2013)

Capo del Governo:

Bohuslav SOBOTKA (29 gennaio 2014)

Ministro degli Esteri:

Lubomír ZAORÁLEK (29 gennaio 2014)

Potere esecutivo:

Il Presidente è eletto ogni cinque anni dal Parlamento per un massimo di due mandati; il Primo Ministro è nominato dal Presidente.

Potere legislativo:

Bicameralismo imperfetto, con il Senato che ha meno poteri della Camera. Il Senato è composto da 81 membri eletti a suffragio universale con mandato di sei anni e rinnovo di un terzo dei seggi ogni due anni, mentre la Camera dei Deputati (“Poslanecká sněmovna Parlamentu České republiky, abbr. PS PČR) conta 200 membri eletti a suffragio universale ogni quattro anni.

Potere giudiziario:

Le massime istanze giudiziarie sono la Corte Superiore (Nejvyssi Soud, con sede ad Olomouc) e la Corte Suprema (Vrchni Soud, con sede a Brno). La Corte Costituzionale ha sede a Brno, è composta da 15 membri eletti dal Presidente della Repubblica su parere conforme del Senato. Il mandato è decennale e rinnovabile.

Sistema elettorale:

Proporzionale con clausola di sbarramento al 5%.

Scadenze elettorali:

Prossime elezioni presidenziali: 2018

- durata del mandato: 5 anni

- ultime elezioni: gennaio 2013

Prossime elezioni legislative: 2017

- durata del mandato: 4 anni

- ultime elezioni: 25– 26 ottobre 2013

Partecipazione a Organizzazioni Internazionali:

ACCT (osservatore), Australia Group, BIS, CCC, CE, CEI, CERN, EAPC, EBRD, ECE, Unione Europea (dal 1° maggio 2004), FAO, IAEA, IBRD, ICAO, ICC, ICFTU, ICRM, IDA, IEA, IFC, IFRCS, ILO, IMF, IMO, Interpol, IOC, IOM, ISO, ITU, MONUC, NATO, NEA, NSG, Nazioni Unite, OAS (osservatore), OECD (OCSE), OPCW, OSCE, PCA, PFP, UNAMSIL, UNCTAD, UNESCO, UNIDO, UNMEE, UNMIBH, UNMIK, UNMOP, UNMOT, UNOMIG, UPU, WCL, WFTU, WHO, WIPO, WMO, WToO, WTO (OMC), ZC

 

 

Popolazione e indicatori sociali

Religioni:

Non religiosi o atei (59%), cristiani cattolici (26,8%), protestanti (2,1%)

Lingue:

Ceco (lingua ufficiale) 94,9%; slovacco 2%; altri idiomi 3,1%

 

Partiti politici principali:

(composizione della Camera dei Deputati a seguito delle elezioni del 25– 26 ottobre 2013)

 

 

-  Partito Socialdemocratico (Česká strana sociálně demokratická, ČSSD) – 20,45% (50 seggi)

-  Azione Cittadini Scontenti (Akce nespokojených občanů, ANO 2011) 18,65% (47 seggi)

-  Partito Comunista di Boemia e Moravia (Komunistická strana Čech a Moravy, KSČM)– 14,91 (33 seggi);

-  TOP 09 (Tradice Odpovědnost Prosperita 09) – 11,99 (26 seggi)

-  Partito civico-democratico (Občanská demokratická strana, ODS) – 7,72 (16 seggi);

-  Alba della democrazia diretta (Úsvit přímé demokracie) – 6,88 (14 seggi)

-  Unione Cristiano Democratica (Křesťanská a demokratická unie,  KDU–ČSL) – 6,78 % (14 seggi)

 

Pil Pro Capite (PPP) in €:

20.300[1]

Moneta:

Corona ceca (1 EUR = 25,1 CZK)[2]

 

 

 

 

 


CENNI STORICI

 

Con la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico dopo la Ia Guerra Mondiale, nasceva, il 28 ottobre 1918, la Cecoslovacchia, uno dei pochi Stati dell’Europa centro-orientale che rimasero democratici e pluripartitici durante il ventennio interbellico. La crisi della Repubblica cecoslovacca – sul cui territorio vivevano consistenti minoranze tedesche, ruteno-ucraine, polacche ed ungheresi – esplose nel 1936, quando la Germania nazista cominciò ad avanzare formali pretese territoriali. L’accordo di Monaco del 29 settembre 1938 – avallato da Francia, Germania, Regno Unito e Italia – sancì l’annessione della regione dei Sudeti al Terzo Reich. Subito dopo, il 2 ottobre 1938 la Polonia occupò il territorio cecoslovacco di Teschen, e il Governo di Praga fu costretto a sottomettersi al primo arbitrato di Vienna che stabiliva la cessione all’Ungheria di circa 12 mila chilometri quadrati di Slovacchia meridionale. Il 14 marzo 1939 la Dieta slovacca proclamò l’indipendenza del Paese. Hitler costrinse Praga ad accettare il protettorato tedesco su Boemia e Moravia e l’annessione della Rutenia sub-carpatica all’Ungheria. Il Governo presieduto da Edvard Benes si rifugiò a Londra.

Nel 1945 l’Armata Rossa liberò il Paese dai nazisti e restaurò la sovranità cecoslovacca, annettendo tuttavia la Rutenia sub-carpatica all’Unione Sovietica (oggi Ucraina). Dopo la vittoria elettorale del 1946, il Partito comunista instaurò progressivamente un regime totalitario a partito unico sotto il completo controllo di Mosca.

Negli anni Sessanta in Cecoslovacchia la nuova generazione di dirigenti comunisti, guidata da Alexander Dubcek, avviò una serie di riforme economiche e politiche destinate a suscitare l’aperta ostilità dell’Unione Sovietica. Tra il 20 e il 21 agosto del 1968 il Paese venne invaso dagli eserciti degli Stati del Patto di Varsavia e il Presidente Svoboda fu costretto a sottoscrivere gli accordi di Mosca per la “normalizzazione” del Paese.

Nel novembre del 1989, all’indomani del cambio di regime nella RDT, le manifestazioni di piazza misero in crisi anche il Governo di Praga. La “Rivoluzione di velluto” ebbe termine il 10 dicembre 1989, quando il Partito comunista acconsentì a costituire un Governo di unità nazionale con il Forum civico guidato dal noto scrittore dissidente Vaclav Havel, che sarebbe poi divenuto Presidente della Repubblica. In occasione delle prime elezioni libere del giugno 1990, il Forum civico ottenne il 51% dei voti, mentre a Bratislava nasceva il Partito per una Slovacchia democratica guidato da Vladimir Meciar.

Dopo due anni di rivendicazioni autonomistiche, Meciar lanciò l’idea di trasformare il Paese in una Confederazione, proposta alla quale il Primo Ministro Klaus reagì prospettando la definitiva separazione della Cecoslovacchia in due Stati. Il 25 novembre 1992 il Parlamento federale approvava la legge di dissoluzione dello Stato federale che sanciva la nascita, il 1° gennaio 1993, della Repubblica Ceca e della Repubblica Slovacca.

A metà degli anni ’90, una diffusa corruzione, una debole azione governativa, un debito pubblico in aumento e un aggravamento della crisi bancaria frenarono il processo di riforme e indebolirono la posizione di Klaus, il quale, nel periodo aprile-giugno 1997, dovette adottare misure economiche restrittive. Nel novembre 1997, si dimise a causa di rivelazioni su irregolarità finanziarie nel suo partito. Il governo fu affidato al Governatore della Banca Centrale fino al giugno 1998, quando le elezioni portarono a un governo di minoranza guidato dal social-democratico Milos Zeman con l’appoggio esterno del partito di Klaus (ODS). Nelle elezioni del 2002, il Partito social-democratico, guidato da Vladimir Spidla, ottenne la maggioranza, ma perse già pochi mesi dopo il consenso popolare, subendo una netta sconfitta alle elezioni europee del giugno 2004. Nell’aprile 2005, il Premier Gross diede le dimissioni a seguito di poco chiari finanziamenti di cui aveva beneficiato in passato.

La legislatura 2006–2010 è stata caratterizzata dalla successione di due Governi, uno politico (di centro destra, sostenuto da una coalizione di civico-democratici, cristiano-democratici e verdi) guidato da Mirek Topolanek e il secondo tecnico (nato dall’accordo tra civico-democratici e social-democratici) retto da Jan Fischer. Il cambio è avvenuto nel marzo del 2009, in pieno semestre ceco di Presidenza della UE.

La legislatura 2010-13 ha visto, per i primi tre anni, al potere una coalizione di centro destra, sostenuta dai civico-democratici dell’ODS, dalla compagine di nuova formazione e orientamento conservatore TOP 09, facente capo al Principe Schwarzenberg, e da Verejne Veci (“Affari Pubblici”).   Presentatosi come un Esecutivo di “rottura” e “cambiamento”, fortemente impegnato nella lotta alla corruzione, il Governo presieduto da Necas è stato costantemente messo in difficoltà dalle contrapposizioni interne alla maggioranza e dagli innumerevoli episodi di corruzione che hanno finito col travolgere quasi ogni membro dell’Esecutivo.
POLITICA INTERNA

 

Composizione del Governo

Presidente della Repubblica

 

Milos ZEMAN

 

 

Membri del Governo

 

Partito

1

Bohuslav Sobotka

Primo Ministro

CSSD

2

Andrej Babiš

Primo Vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze

ANO

3

Pavel Bělobrádek

Vice Primo Ministro, Presidente del Consiglio di Ricerca, Sviluppo e Innovazione

CD

4

Lubomír Zaorálek

Ministro degli Affari Esteri

CSSD

5

Martin Stropnický

Ministro della Difesa

ANO

6

Milan Chovanec

Ministro dell’Interno

CSSD

7

Jan Mládek

Ministro del Commercio ed Industria

CSSD

8

Helena Válková

Ministro della Giustizia

ANO

9

Michaela Marksová

Ministro del Lavoro ed Affari Sociali

CSSD

10

Antonín Prachař

Ministro dei Trasporti

ANO

11

Marian Jurečka

Ministro dell’Agricoltura

CD

12

Svatopluk Němeček

Ministro della Salute

CSSD

13

Marcel Chládek

Ministro dell’Istruzione, Gioventù e Sport

CSSD

14

Věra Jourová

Ministro per lo Sviluppo Regionale

ANO

15

Richard Brabec

Ministro dell’Ambiente

ANO

16

Daniel Herman

Ministro della Cultura

CD

3

Jiří Dienstbier

Ministro per i Diritti Umani e Pari Opportunità

CSSD

 

 

La Repubblica Ceca è guidata, dal 29 gennaio 2014, da un Governo di coalizione presieduto dal socialdemocratico Bohuslav Sobotka e sostenuto, oltre che dal partito del Premier, anche dal movimento populista “ANO 2011” e dall’Unione Cristianodemocratica.

Presidente della Repubblica è, dall’8 marzo 2013, l’ex leader del Partito Socialdemocratico Milos Zeman, già Primo Ministro dal 1998 al 2002, il quale ha prevalso al ballottaggio (con il 54,8% delle preferenze) nei confronti del Principe Karel von Schwarzenberg, all’epoca Ministro degli Esteri).

 

I risultati elettorali del 25-26 ottobre 2013 hanno consegnato al Paese un Parlamento ancor più frammentato del precedente, con uno scenario ricco di incertezze circa la stabilità e la durata della  Legislatura. Rispetto al precedente Parlamento, quattro seggi su dieci sono ricoperti da rappresentati di nuove formazioni o di partiti precedentemente non presenti.

Il dato di fondo che si ricava dal responso delle urne è quello di un generale arretramento dei partiti tradizionali (anche a causa della scarsa affluenza alle urne, inferiore al 60%), ad eccezione di comunisti e cristianodemocratici, a tutto vantaggio di nuove formazioni animate da toni populisti che hanno saputo capitalizzare al meglio i diffusi sentimenti di antipolitica, scontento popolare e sfiducia verso l’operato della classe dirigente.

I socialdemocratici (CSSD), come da previsione, si sono confermati il primo partito del Paese. Il loro risultato (il 20,45 % dei voti e 50 seggi su un totale di 200) è stato tuttavia assai inferiore alle attese della vigilia, e ha reso vana la pur notevole affermazione dei comunisti (KSCM) che, grazie alla fedeltà del proprio elettorato di riferimento ed alla capacità di saper incanalare parte dei voti di protesta, hanno ottenuto quasi il 15% dei consensi e 33 seggi, risultato inferiore rispetto alle elezioni regionali del 2012 (quando sfiorarono il 20%) ma superiore rispetto alle legislative del 2010 (11,3%). Il numero di seggi relativamente basso ottenuto complessivamente dai partiti di sinistra ha reso però di fatto impossibile il progetto di un Governo monocolore della CSSD appoggiato dalla KSCM. Il Partito Socialdemocratico ha inoltre rischiato di spaccarsi, dilaniato al proprio interno già prima delle elezioni tra la corrente favorevole al segretario Sobotka, inviso al Presidente Zeman ma infine prevalente, e la fallita fronda interna promossa dal giovane e dinamico governatore della Moravia Michal Hasek, fortemente legato al Capo dello Stato.

 

Vero vincitore della contesa elettorale è risultato il movimento “ANO 2011” guidato dall’imprenditore del settore agrochimico Andrej Babis, capace di guadagnare al suo esordio sulla scena politica nazionale il 18,65% dei voti espressi (47 seggi). L’exploit elettorale della formazione di Babis ha reso di fatti la stessa un interlocutore obbligato per la formazione dell’Esecutivo, unitamente all’Unione di cristianodemocratici e popolari (KDU-CSL), rientrata in Parlamento dopo tre anni grazie al 6,8% dei consensi, che le sono valsi 14 seggi nella Camera bassa.

Nel centro-destra i liberal-conservatori di “TOP09” guidati dal Principe Schwarzenberg, primo partito nella capitale con il 23%, si posizionano al quarto posto con il 12% dei voti a livello nazionale (26 seggi). La connotazione “elitista” del partito dell’ex Ministro degli Esteri ha probabilmente impedito alla formazione di espandersi al di fuori dei grandi centri urbani e di raccogliere consensi tra le classi più popolari. Assai marcato il tracollo dei civici democratici (ODS), il partito leader della maggioranza che ha guidato il Paese fino allo scorso giugno, passati dal 20,2% del 2010 al 7,7% (16 seggi). Il partito della Nemcova ha pagato più di tutti per il malcontento degli elettori verso la gestione della cosa pubblica da parte della classe politica di cui l’ODS, già altamente impopolare per le misure di austerità economica introdotte, incarna nell’immaginario collettivo i peggiori vizi.

Sorprendente è stato il risultato di Usvit (Alba), formazione politica creata dal Senatore di origine giapponese Tomio Okamura. Movimento populista, fautore della democrazia diretta, Usvit ha ottenuto il 6,9% (14 seggi), raccogliendo numerosi consensi nell’elettorato di estrema destra a discapito delle formazioni nazionaliste ed ultraconservatrici. L’ingresso di Usvit in Parlamento, scandito dagli slogan xenofobi e nazionalisti, non può che inquietare, in un Paese alle prese con gravi problemi di integrazione dei Rom (il cui Partito Democratico Rom ha ottenuto appena lo 0,1%, ad ulteriore dimostrazione del quasi totale isolamento di questa comunità dalla vita pubblica e dalle vicende politiche del Paese).

Esclusi dal Parlamento i verdi (fermi al 3,2%), il Partito dei Pirati (2,7%) e la formazione creata dal Presidente Zeman, il Partito dei Diritti Civici SPOZ (1,5%).

 

La nascita dell’Esecutivo ha posto fine ad una lunga fase di transizione politica,  iniziata con le dimissioni il 17 giugno 2013 del Governo di centrodestra di Necas (dopo tre anni vissuti perennemente in bilico a causa delle contrapposizioni interne alla maggioranza e dei numerosi episodi di corruzione), e proseguita con l’esperienza dell'Esecutivo tecnico Rusnok, scelto dal Presidente Zeman per traghettare il Paese verso le elezioni anticipate. Il 19 agosto 2013, per la prima volta nella sua storia ventennale, il Parlamento ceco ha votato in favore del proprio scioglimento, anche per evitare l’ulteriore rafforzamento della figura del Presidente Zeman che sarebbe scaturita da una indefinita proroga del Governo tecnico.

L’esercizio di mediazione per la costituzione della nuova maggioranza, reso arduo dalla necessità di avvicinare  interessi e posizioni spesso divergenti, ha comportato un periodo di gestazione particolarmente lungo (quasi 100 giorni) per la nascita dell’Esecutivo. Un difficile compromesso, partendo da posizioni apparentemente inconciliabili, è stato raggiunto su alcuni temi di grande rilevanza per i rispettivi elettorati. Tra questi la questione della revisione della legge sulle restituzioni ecclesiastiche, proposta socialdemocratica fortemente osteggiata dalla KDU-CSL, e l’introduzione di una maggiore imposizione fiscale a carico delle aziende e dei ceti più abbienti, su cui la CSSD puntava per reperire le risorse necessarie ad aumentare la spesa pubblica non sforando il tetto del 3% nel rapporto deficit/PIL, ma che ANO ha sin dall’inizio dimostrato di non volere prendere nemmeno in considerazione, preferendo la strada di più sostanziosi tagli alla spesa dello Stato. Andrej Babis ha difatti da subito  definito i termini del proprio sostegno al Governo, chiedendo per sé la poltrona di Ministro delle Finanze, posto chiave che gli permetterà di orientare le decisioni di politica economica.

A ciò vanno aggiunte le ripetute pressioni esercitate dal Presidente Zeman per indirizzare la composizione della squadra di Governo. Infine, Zeman si è dovuto arrendere alla mancanza di alternative ed all’aut-aut di Sobotka, ed ha infine acconsentito a nominare tutti i candidati proposti, tra cui due suoi acerrimi avversari politici, il neo Ministro degli Esteri Lubomir Zaoralek ed il Ministro per i Diritti Umani Jiri Dienstbier.

Il nuovo Governo è composto da 16 dicasteri: 7 a guida socialdemocratica (Esteri, Interno, Industria e Commercio, Lavoro e Affari Sociali, Diritti Umani e Pari Opportunità, Istruzione e Sanità), 6 affidati ad esponenti di ANO (Finanze, Difesa, Trasporti, Giustizia, Sviluppo Regionale e Ambiente), e 3 a cristianodemocratici (Scienza ed Innovazione, Agricoltura e Cultura).
L’Esecutivo Sobotka ha agevolmente conseguito il 18 febbraio scorso la fiducia parlamentare, ricevendo 110 voti a favore (su 200 del Parlamento ceco) e 38 contrari (TOP09 e ODS). Si sono astenuti in blocco i 33 deputati comunisti, mentre i rappresentanti di Usvit si sono allontanati dall’aula prima della votazione. Significativo l’atteggiamento del Presidente Zeman nel corso del dibattito sulla fiducia: oltre ad elencare minuziosamente una serie di incongruenze fra il patto di coalizione della maggioranza e la dichiarazione programmatica oggetto del voto di fiducia, egli ha poi espresso seri dubbi sulla capacità dell’Esecutivo di reperire le risorse necessarie a mantenere gli impegni presi con l’elettorato.

 
Obiettivo principale sul piano interno rimane comunque il ritorno alla crescita economica, dopo un lungo periodo recessivo durato quasi due anni, attraverso l’attenuazione delle misure di austerità introdotte dal Governo Necas, ed un aumento mirato della spesa pubblica, ottenuto prevalentemente da risparmi derivanti da riforme volte al miglioramento dell’efficienza della Pubblica Amministrazione e dalla lotta alla corruzione.

Sul piano europeo ed internazionale, il Governo Sobotka punta ad un maggior attivismo in ambito UE (abbandonando definitivamente l’euroscetticismo che aveva condizionato la lunga Presidenza Klaus. Un primo concreto segnale della svolta in politica estera è giunto dall’adesione di Praga al Fiscal Compact), tema sul quale si registra una sostanziale sintonia con il Capo dello Stato, ad un consolidamento dei rapporti con le maggiori potenze economiche mondiali, tradizionali ed emergenti, e ad una posizione più equilibrata di Praga nella questione mediorientale, dove finora si sono imposti gli orientamenti dettati dalla notevole influenza della locale comunità ebraica negli ambienti politici e dalla posizione ostentatamente filoisraeliana del Presidente Zeman.

 

Il nuovo Esecutivo dovrà affrontare nei prossimi mesi alcuni duri banchi di prova, che ne potrebbero minacciare la compattezza se non l’esistenza stessa.

Oltre alla sempre ingombrante presenza del Presidente Zeman ed alla fragilità della tregua interna al principale partito della maggioranza (il CSSD), le differenze di fondo esistenti tra i partiti della coalizione potrebbero rendere difficile l’elaborazione di politiche coerenti e condivise, dando luogo a frizioni in grado di intaccare l’attuale coesione. Si attende inoltre il verdetto del tribunale di Bratislava sulla presunta affiliazione di Babis alla polizia segreta del regime comunista, per le ripercussioni che questa potrebbe avere sulla credibilità del leader di ANO e sull’unità del movimento. In base alla normativa vigente (cosiddetta “legge sulla lustrazione”) l’aver collaborato con il passato regime gli precluderebbe ogni possibilità di assumere incarichi al vertice dell’amministrazione pubblica.

Un importante banco di prova saranno le elezioni europee del 25 maggio. L’appuntamento è stato largamente disertato dai Cechi nelle due precedenti occasioni (con percentuali di affluenza inferiori al 30%), ragion per cui un’inversione di tendenza potrebbe essere un segnale di approvazione verso l’operato del Governo ed il nuovo corso europeo impresso. Gli ultimi sondaggi indicano un netto vantaggio per il Movimento ANO di Babjs.

Proprio l’Europa rischia di compromettere il delicato equilibrio della coalizione, in particolare la scelta del prossimo Commissario europeo della Repubblica Ceca. Entrambi i contendenti puntano su personalità di riconosciuta professionalità e competenza: il candidato socialdemocratico Pavel Mertlik ha servito come Ministro delle Finanze tra il 1999 ed il 2001 nel Governo guidato dall’attuale Presidente Zeman, per poi divenire capo economista del gruppo bancario austriaco Raiffeisenbank e di recente rettore del College of Banking, il primo Istituto di formazione superiore privata fondato in Repubblica Ceca. ANO punta invece su Pavel Telika, capolista del partito alle prossime elezioni europee, che ha già ricoperto l’incarico di Commissario europeo per un breve periodo nel 2004. Il leader di ANO Babjs sembra intenzionato a far pesare il responso delle urne sulla scelta del Commissario, insistendo affinché la designazione dell’incaricato sia prerogativa del partito che ottenga la maggioranza relativa alle imminenti elezioni europee.

Infine, a ottobre i cittadini cechi saranno nuovamente chiamati alle urne per il rinnovo parziale del Senato della Repubblica. 

 

 

 

POLITICA ESTERA

 

LINEE GENERALI

Portato a compimento il processo di adesione alla UE (primo maggio 2004), resta prioritario per la Repubblica Ceca il rapporto privilegiato con gli Stati Uniti. Oltre alle iniziative congiunte nel quadro NATO, a livello bilaterale la cooperazione con Washington è stata meglio delineata a seguito della visita dell’ex Premier Necas a Washington (29 ottobre 2011), in occasione della quale egli ha incontrato il Presidente Obama. La visita è stata l’occasione per fare il punto sulla cooperazione bilaterale, a partire dal settore militare (con programmi di training congiunto per piloti di elicottero) fino a quello della sicurezza internazionale. Nel corso di una successiva visita negli Stati Uniti dell’allora Ministro della Difesa Vondra, hanno preso corpo ulteriori aperture sul fronte della commercializzazione di equipment militare. È invece definitivamente tramontato il proposito di realizzare a Praga un “centro di early warning” nell’ambito del prospettato progetto di difesa antimissile europea dell’Amministrazione statunitense, dopo la decisione di quest’ultima di collegarlo alle strutture già esistenti nel quadro NATO.

Ad inizio dicembre 2012 l’allora Segretario di Stato americano Clinton ha compiuto una visita a Praga. Al centro dei colloqui, soprattutto la gara d’appalto per l’affidamento dei lavori di raddoppio della centrale nucleare di Temelin con in lizza la nippo-americana Westinghouse.

Il Paese intende comunque svolgere un ruolo attivo sullo scenario internazionale. Esempio è la presenza in Afghanistan, che ha rappresentato il primo schieramento di militari cechi al di fuori dei confini nazionali. Il contingente è formato da 539 unità che scenderanno a trecentoquaranta nel corso del 2014. La Repubblica Ceca continua inoltre ad assicurare la partecipazione alla missione KFOR in Kosovo con dieci unità, mentre tre militari saranno impegnati nell’operazione Atalanta (con funzioni di coordinamento, presso il quartier generale). Altre quaranta unità sono poste a disposizione di eventuali missioni NATO o degli organi di vertice nel settore della difesa a livello UE. A febbraio 2013 il Governo ceco ha deciso di inviare un piccolo contingente militare (50 unità) in Mali quale contributo all’azione internazionale in corso per la stabilizzazione di quel Paese e dell’area. La missione ceca avrà una durata complessiva di 15 mesi. Anche di recente il Presidente Zeman ha rinnovato l’auspicio che la Repubblica Ceca possa avere un ruolo maggiore nelle missioni di Pace delle Nazioni Unite accrescendo in tale modo il prestigio internazionale del Paese.

L’Europa sud-orientale e la penisola balcanica sono considerate in via prioritaria nel quadro della politica estera ceca, non soltanto per la relativa vicinanza geografica, ma anche per gli interessi economici che Praga vi detiene. Dal 2009, con la Presidenza ceca dell’Unione Europea, dette relazioni di favore (ove non privilegiate) sono state ulteriormente rafforzate, in particolare per quanto riguarda la materia dei visti, rispetto ai quali Praga ha sempre avuto un atteggiamento di apertura nei confronti dei cittadini dei Paesi balcanici. Dal punto di vista economico, l’area resta importante per gli investimenti cechi, anche se la crisi economica ne ha determinato una flessione del 25% dei flussi verso i Paesi balcanici e in entrata in Repubblica Ceca. La penisola balcanica costituisce inoltre un’area di tradizionale destinazione turistica dei cechi (Croazia e Slovenia in primo luogo e, più recentemente, Montenegro), con evidenti benefici in termini di consolidamento delle relazioni anche culturali. In tema di allargamento, la posizione della Repubblica Ceca è in linea di principio quella di facilitare l’accessione dei Paesi dei Balcani occidentali all’Unione Europea ed evitare “artificial delays”. Praga, in sostanza, “does not feel any enlargement fatigue”. L’ingresso della Croazia nell’UE, fortemente facilitato in passato da parte ceca, è stato accolto a Praga con particolare favore.

Positivo, sebbene con alterne vicende, è anche l’assessment sulla Bosnia. Anche in sede UE, la Repubblica Ceca sostiene un approccio cauto, sebbene non di chiusura rispetto alle evoluzioni sul terreno a Sarajevo. Sulla Serbia, Praga ha invece un atteggiamento di maggiore fiducia, in particolare a seguito degli eventi che hanno riguardato gli ex leader sottoposti alla giurisdizione penale internazionale.   

La Repubblica Ceca ritiene fondamentale conservare i Balcani occidentali anche nell’agenda del gruppo di cooperazione regionale di Visegrad (del quale fa parte assieme a Slovacchia, Ungheria e Polonia). È prevalente l’opinione che i V4 (che condividono, nella sostanza, il medesimo approccio sul dossier) possano, assieme agli altri Paesi per i quali la regione balcanica resta prioritaria nella politica europea, porre in essere iniziative congiunte per esercitare pressioni su quegli Stati membri – geograficamente più lontani e politicamente meno interessati all’area, ma, ad opinione ceca, forse più incisivi e determinanti nella loro azione – affinché l’allargamento dell’UE ai Balcani occidentali sia reso meno difficile.

Sul piano bilaterale, fondamentale è il rapporto con la Germania, alla quale la Repubblica Ceca, oltre che per evidenti ragioni geografiche, è ancorata a motivo dei forti legami economici. Le visita a Praga effettuata dal Cancelliere Merkel nel 2012 è servita fra l’altro a ribadire l’amicizia tra il gigante tedesco e la Repubblica Ceca a vent’anni dalla Dichiarazione tedesco-cecoslovacca di buon vicinato e a quindici da quella sullo sviluppo delle relazioni bilaterali. Non sono comunque mancate alcune divergenze di vedute, in particolare per quanto concerne la mancata adesione di Praga al c.d. Fiscal Compact e i progetti cechi di espansione della centrale nucleare di Temelin (sebbene il Cancelliere Merkel abbia ribadito che la Germania non intende interferire nella politica energetica dei Paesi vicini). Un successo si è rivelata anche la visita del Presidente tedesco Joachim Gauck a Praga a maggio 2014.

La Repubblica Ceca è tra i sostenitori di una revisione complessiva della politica di vicinato. In tale contesto, le indicazioni di Praga, che hanno trovato accoglimento nelle proposte della Commissione Europea, sono state relative all’applicazione del principio del “more for more”. Ci si riferisce anche alla ripartizione fra obiettivi a breve e lungo termine. Tra i primi dovrebbe rientrare l’assistenza di tipo umanitario, finalizzata a una riduzione dei flussi migratori, mentre fra gli altri andrebbe inserita una ridefinizione degli strumenti e delle strategie della politica di vicinato. I contenuti della PEV, così come quelli dei partenariati, dovrebbero per Praga essere orientati sulle politiche di trasformazione e sul sostegno alla società civile. Si guarda qui con cautela alle iniziative che possano favorire o facilitare la mobilità e la migrazione. Praga ha inoltre posto l’accento sull’adeguata ripartizione dei fondi tra fronte orientale (qui preferito per evidenti ragioni geografiche) e meridionale delle politiche esterne dell’Unione.

La sicurezza degli approvvigionamenti energetici rappresenta una priorità per la Repubblica Ceca, che importa dalla Russia il 70% del suo fabbisogno di gas (il restante 30% dalla Norvegia) e il 64% del petrolio (via Bielorussia attraverso l’oleodotto “Druzhba”). Il 26% delle forniture petrolifere fluisce attraverso l’oleodotto “Ingolstadt”, che passa attraverso la Germania e arriva poi al porto di Trieste, e il 5-10% attraverso l’oleodotto “Adria” dalla Croazia.

Riguardo alla riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la Repubblica Ceca si colloca tradizionalmente su posizioni antitetiche alle nostre, sostenendo le aspirazioni di Germania e Giappone.

Nel novembre 2012 il Governo ceco ha deciso, unico Paese europeo ad esprimere tale posizione, di schierarsi apertamente contro la proposta di riconoscere alla Palestina lo status di Paese non membro osservatore alle Nazioni Unite. Sulla decisione ha pesato la naturale simpatia che i cechi nutrono per Israele in ragione delle molte similitudini che accomunano la storia dei due Paesi, nonché la grande influenza esercitata dalla locale comunità ebraica, numericamente ridotta rispetto al periodo prebellico, ma tuttora in grado di sensibilizzare gli ambienti politici in modo determinante su certi aspetti.

 

RAPPORTI CON L’UNIONE EUROPEA

La Repubblica Ceca è parte dell’Unione Europea dal 1° maggio 2004, obiettivo raggiunto dal Governo dell’allora Primo Ministro Spidla.

La Presidenza di turno della Repubblica Ceca (primo semestre 2009) si è caratterizzata per l’attenzione al mercato interno (lo slogan era “Europe without barriers”) e la riforma della PAC, mentre, per quanto riguarda le relazioni esterne, particolare attenzione è stata dedicata ai rapporti transatlantici, ai Balcani occidentali e al Partenariato Orientale.

A livello europeo, la politica ceca è sempre stata caratterizzata da un’ambivalenza di fondo, che riflette le spaccature interne al Paese in merito alla UE. La Repubblica Ceca è stato l’ultimo Paese dell’Unione Europea a ratificare il Trattato di Lisbona, il 3 novembre 2009, non senza avere per due volte – su iniziativa dell’euroscettico Presidente Klaus - richiesto l’intervento della Corte Costituzionale per valutare la compatibilità dei dispositivi comunitari con la Carta Fondamentale del Paese.

Sino all’inizio del 2013, i sentimenti di malcelata avversione verso l’Europa e le sue politiche ed istituzioni hanno avuti il sopravvento a Praga, grazie all’ex Presidente Vaclav Klaus ed al Governo di centro-destra guidato da Necas. Questi, nell’ottobre 2011, annunciò l’intenzione di voler sottoporre a referendum popolare l’eventuale adozione dell’euro e la ratifica del Fiscal Compact, laddove in futuro Praga vi aderisse.  Al  Consiglio Europeo del 30 gennaio 2012, dopo serrate trattative, Prega decise infine, adducendo ragioni di natura costituzionale, di non sottoscrivere il testo, unica fra i 27 Paesi membri assieme al Regno Unito. Infine, a dicembre 2012 il Governo Necas annunciò la volontà di non aderire nemmeno al sistema di vigilanza bancaria dell’UE (SSM), manifestando perplessità riguardo ad un testo che limitativo dei poteri di controllo della Banca Nazionale Ceca sulle sussidiarie degli Istituti Bancari stranieri presenti, e di un sistema di voto dell’Autorità Bancaria Europea (EBA) che avrebbe penalizzato gli Stati membri non parte dell’Eurozona.

Con l’elezione di Zeman alla Presidenza l’euroscetticismo costantemente alimentato e propagandato da Klaus si è avviato al tramonto.

Il nuovo corso nei rapporti con Bruxelles voluto dal nuovo Presidente ha avuto modo di manifestarsi sin dalla prima visita del Presidente della Commissione Barroso a Praga (aprile 2013), caratterizzata da importanti gesti di apertura, tra cui l’attesa cerimonia di alzabandiera del vessillo europeo (avvenuta per la prima volta) sul Castello di Praga che ha simboleggiato la chiusura dell’era Klaus. Nell’occasione, Zeman ha anche provveduto alla firma dell'emendamento all'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (fortemente osteggiato da Klaus), base giuridica del Meccanismo Europeo di Stabilità.

La visita di Zeman a Bruxelles (settembre 2013) e gli incontri con Barroso, Van Rompuy e Schulz hanno consentito al Presidente ceco di riprendere contatto con gli ambienti comunitari e di dare ulteriore prova del suo sincero orientamento europeista.

Il governo Sobotka intende dimostrare in modo tangibile un maggior attivismo ed impegno in ambito europeo, ritenendo che un ruolo di passivo spettatore potrebbe danneggiare e marginalizzare gli interessi di breve e lungo termine della Repubblica Ceca.

Quanto alle politiche che l’UE dovrebbe perseguire, l’Esecutivo socialdemocratico sostiene l’opportunità di una revisione delle priorità dell’Unione, incentrandosi su crescita, occupazione e politiche a favore dei giovani e delle PMI, in luogo della politica di austerità sinora imperante. 

A marzo 2014 in fine il Governo Sobotka ha deciso di aderire al Fiscal Compact. La decisione dovrà ora essere approvata dalla Camera dei Deputati, dove dovrebbe agevolmente raggiungere il quorum necessario. Il Governo potrà inoltre presumibilmente contare sui voti del maggiore partito di opposizione di centrodestra, i liberal-conservatori di TOP09, il cui leader Schwarzenberg è europeista convinto.

Anche l’entrata nell’Eurozona, non più giudicata alla stregua di un tabu, potrebbe essere un traguardo raggiungibile, se non nella presente legislatura, quantomeno entro il 2020.

 

In merito al Quadro Finanziario Pluriennale, per il periodo 2007-2013 Praga ha potuto usufruire di allocazioni di risorse comunitarie per un ammontare di circa 27 miliardi di euro. Peraltro, a marzo 2012 la Commissione Europea decise di sospendere temporaneamente la concessione di fondi alla Repubblica Ceca in considerazione della limitata trasparenza ed efficienza con le quali le risorse comunitarie venivano gestite, in particolare per l’iniziativa Education for Competitiveness, gestita dal Ministero dell'Istruzione (alla quale erano destinati circa due miliardi di euro).

A partire dal CAG del 27 gennaio 2012, Praga ha assunto una posizione distinta rispetto agli UE 12 e si è unita al gruppo dei c.d. “Contribuenti Netti”.

Per il Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020, sebbene Praga non possa ritenersi completamente soddisfatta dell'accordo raggiunto (per il periodo nel suo complesso sono previsti trasferimenti pari a circa 20,5 miliardi di euro rispetto ai 26,7 del precedente periodo, circa il 18% in meno), la consapevolezza delle attuali difficoltà economiche che inevitabilmente incidono sulle disponibilità degli Stati membri a finanziare il bilancio comunitario ed il miglioramento delle posizioni ceche rispetto alla proposta iniziale, hanno spinto le autorità ceche a considerare accettabile l’esito del negoziato.

 

La Repubblica Ceca è rappresentata in seno alla Commissione Europea dall’ex Ministro per gli Affari Europei Stefan Füle, cui è stato conferito il portafoglio per l’Allargamento, fortemente voluto dall’ex Primo Ministro Fischer.

 

RAPPORTI CON LA RUSSIA

Le relazioni tra la Repubblica Ceca e la Russia si sono negli ultimi tempi notevolmente intensificate.  L’impianto dei rapporti bilaterali, già buono, è considerato suscettibile di ulteriori sviluppi positivi, soprattutto in economia. I russi hanno interessi nel settore energetico (primo fra tutti l’ammodernamento della centrale nucleare di Temelin), i cechi vogliono intensificare la collaborazione nel settore della ricerca sul nucleare. Sul fronte dell’interscambio commerciale, si assiste a un graduale incremento dei volumi, tanto che i livelli attualmente registrati sono pari a quelli precedenti la crisi del 2008.

Un settore delicato e importante resta quello dell’energia. La Repubblica Ceca accoglie con soddisfazione le proposte e le iniziative russe (Charter on Energy Security), anche se non ritiene al momento opportuno inserire nuovi strumenti normativi di riferimento rispetto a quelli già esistenti (Energy Charter Treaty) o comunque rispetto all’Accordo UE-Russia che contiene anche riferimenti al settore dell’energia. Il Governo guarda inoltre con circospezione a una possibile espansione della presenza russa nella Repubblica Ceca nel settore in parola, considerandola potenzialmente problematica per la sicurezza energetica del Paese.

A dicembre 2011 ha avuto luogo a Praga una Visita di Stato dell’allora Presidente Medvedev, che ha segnato un ulteriore passo nel cammino di distensione dei rapporti ed ha visto la firma di numerosi accordi di carattere economico per un valore complessivo stimato vicino ai 2,15 miliardi di euro (dalle infrastrutture all’energia e alla distribuzione di gas) e di cooperazione (Partnership for Modernization, reciproco sostegno alle imprese).

La società russa Atomstroyexport, in consorzio con i cechi di Skoda JS, è fortemente interessata alla gara d’appalto per il raddoppio della centrale nucleare di Temelin. Al momento, l’offerta russa, forte di una tecnologia molto avanzata (nonché del possibile trasferimento di tecnologie, condizione fondamentale per Praga), si scontra con quella dell’americana Westinghouse.

L’elezione alla Presidenza di Milos Zeman può fungere da stimolo ad un ulteriore consolidamento dei rapporti bilaterali tra i due Paesi. Zeman, russofono e russofilo, è visto al Cremlino come un aperto sostenitore dei rapporti di amicizia ceco-russi, anche grazie alla presenza nel suo entourage di figure i cui interessi sono strettamente legati a quelli di imprese russe. Lo stesso nome di Zeman è stato sovente accostato a quello del colosso petrolifero russo Lukoil, dal quale secondo alcuni sarebbero pervenuti cospicui finanziamenti per la sua campagna elettorale.

In esito alle recenti vicende in Ucraina, il Governo di Praga si è detto contrario a qualsiasi ipotesi di scissione del Paese ex sovietico, sottolineando la necessità di rispettare l’integrità territoriale ucraina ed esprimendo sostegno al nuovo Governo di Kiev. Il presidente della commissione Esteri della Camera, l’ex Ministro Karel Schwarzenberg, si è spinto ad associare le ragioni di Vladimir Putin a favore delle popolazioni russe della Crimea con le argomentazioni di Hitler circa l’invasione dei Sudeti. All’indomani del referendum in Crimea, il premier Sobotka ha ribadito che la Repubblica Ceca non riconosce l’esito dell’iniziativa referendaria, ritenuta illegittima, contraria alla Costituzione ucraina nonché in palese violazione degli accordi sull’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina. Per il pur filorusso Presidente Zeman il risultato referendario avrebbe dovuto tutt’al più costituire la premessa per il riconoscimento di una maggiore autonomia alla Crimea. Nessun riconoscimento infine per le iniziative referendarie tenutesi nelle regioni separatiste di Donetsk e Luhansk. La Repubblica Ceca non si oppone ad una decisione dell’UE sulle sanzioni alla Russia, ma non è certamente tra i propositori, anche per i costi per Praga. La Repubblica Ceca importa difatti dalla Russia il 70% del suo fabbisogno di gas e il 64% del petrolio, ed il 5% circa dell’export ceco è indirizzato verso Mosca.

 


SITUAZIONE ECONOMICA

 

Lineamenti strutturali E politica economica

L’economia ceca, dopo l’adesione all’UE, ha vissuto un trend estremamente positivo durato fino alla metà del 2008. Il 2009 è stato poi caratterizzato da una forte recessione (PIL al -4,1%, peggiore risultato dalla fine del comunismo) causata dalla contrazione della domanda esterna con ripercussioni su quella interna e sulla bilancia commerciale. Più limitato invece l’impatto sul mercato finanziario: sin dalle prime avvisaglie della crisi finanziaria internazionale, la Banca Centrale aveva assicurato che il sistema bancario nazionale non presentava un’esposizione diretta nel mercato dei sub-prime. Al fine di contenere la depressione degli investimenti, la stessa Banca Centrale ha adottato – con tempestività apprezzata dal FMI - misure che hanno portato alla progressiva riduzione dei tassi di interesse.

La Repubblica Ceca non prevede al momento una data target per l’introduzione dell’Euro, obiettivo che si era impegnata a raggiungere al momento della sua adesione alla UE. La crisi del debito nell’Eurozona aveva dato fiato al permanente diffuso scetticismo della popolazione riguardo all’adozione della valuta comune, ma con il nuovo Governo a guida socialdemocratica si punta a realizzare l’ingresso nell’Eurozona prima del 2020.

L’Esecutivo deve gestire alcune grandi operazioni economiche: In primis, l’asta per il raddoppiamento della centrale nucleare di Temelin - la più grande gara d’appalto nella storia della Repubblica Ceca (oltre 20 miliardi di Euro), contesa tra l’americana Westinghouse e la russa Atomstrojexport (in consorzio con la russa Gidropress e la ceca Skoda JS). Nel febbraio 2011, il campione dell’energia nazionale CEZ ha differito dal 2020 al 2025 la data di riferimento per completare l’ampliamento della centrale di Temelin, motivandola con il consistente calo generalizzato della domanda di energia elettrica, conseguenza della crisi economica globale. La decisione sulla gara di appalto per l’assegnazione dei lavori di raddoppio della centrale nucleare di Temelin, inizialmente prevista per il 2012 e di cui era stato annunciato un primo rinvio al 2014, potrebbe essere posticipata al 2015. Il Gruppo CEZ, proprietario dell’impianto, non può fissare un termine preciso per la conclusione della gara in mancanza del documento sulla strategia energetica nazionale, ancora in attesa di approvazione.

Al momento pare ancora favorita l’offerta russa di Atomstroyexport, in consorzio con i cechi di Skoda JS, sugli americani di Westinghouse (a cui Ansaldo Nucleare potrebbe fornire significative componenti). Oltre a tale gara, di rilievo appaiono il prospettato affitto di lungo periodo dell’aeroporto internazionale di Praga Ruzyne (60 miliardi di corone), l’appalto per la bonifica dei danni ambientali prodotti dalle industrie ceche prima delle privatizzazioni (115 miliardi) e l’ammodernamento della centrale a carbone di Prunerov. 

Pur in una prospettiva di previsioni di espansione economica moderate, Praga resta tra i non molti Paesi europei a mostrare dei fondamentali solidi ed un mercato, per gli investimenti, senza scosse rilevanti rispetto alla crisi economica.

Per tornare a far crescere il Paese saranno fondamentali le decisioni di politica economica del nuovo Esecutivo a guida socialdemocratica, se esso vorrà puntare sull’aumento della spesa e degli investimenti pubblici quale forma di stimolo all’economia.

Assai avvertito è il problema della corruzione. Trattasi di una questione che origina da fenomeni di malcostume (corruzione, malversazione, distrazione di fondi pubblici, frode, evasione fiscale) talmente diffusi e radicati negli ambienti politici, nella pubblica amministrazione, ma anche nel settore privato, da essere percepiti dai più come il principale problema del Paese. Nella classifica di Transparency International relativa al fenomeno corruttivo Corruption Perception Index - la Repubblica Ceca, che pur non ha mai figurato tra i Paesi più virtuosi, ha continuato a perdere posizioni negli ultimi anni scivolando nel 2013 al 57° posto, uno degli ultimi tra i membri UE.

 

Da parte delle principali istituzioni finanziarie internazionali la Repubblica Ceca è considerata un Paese stabile nell’ambito di quelli dell’Europa centro-orientale. La Dun & Bradstreet ha attribuito alla Repubblica Ceca il rating DB3a. Gli indicatori di rischio delle altre società internazionali di rating sono stabili (Moody’s A1) e positivi (Standard & Poor’s AA, Fitch-IBCA AA-).

 

 

Andamento congiunturale

Nel 2011 il PIL della Repubblica Ceca aveva registrato, grazie al traino dalle robuste prestazioni dell’economia tedesca, da cui essa molto dipende, un incremento del PIL dell’1,8%, a conferma di una ripresa già in atto dal 2010. Il Paese sembrava ormai fuori dalla recessione, ma il brusco mutamento del quadro economico europeo ha avuto pesanti ripercussioni sull’economia ceca, prevalentemente fondata sulle esportazioni (83% del PIL). Nel 2012 il PIL ha difatti subito una diminuzione dell’1,0% rispetto all’anno precedente, principalmente in ragione del perdurante calo della domanda interna e dell’andamento negativo del settore edilizio, compensati solo parzialmente dall’aumento delle esportazioni (+5%). Il trend negativo è proseguito anche il 2013, benché, secondo i  dati dell’Ufficio di Statistica e della Banca Nazionale, a partire dal secondo trimestre l’economia ceca sia tornata prima timidamente, poi più decisamente (con un incremento dell’1,9% nell’ultimo trimestre rispetto al trimestre precedente) a crescere. Nel complesso i risultati del 2013 nel suo complesso hanno fatto registrare un calo dello 0,9% su base annua.

La produzione industriale, dopo un incremento del 5,9% nel 2011, è tornata a contarsi nel 2012 dello 0,8%. Il trend negativo era proseguito nei primi mesi del 2013, ma a partire dalla primavera si è verificata una netta e decisa inversione di tendenza, anche grazie al comparto automobilistico, che ha mostrato un incremento del 17,8%, grazie al lancio dei nuovi modelli. A fine 2013 l’incremento registrato su basa annua era del 6,7%.

Il tasso di disoccupazione si è confermato al 7,0% a fine 2013, stabile rispetto a quanto registrato a fine 2012. Il numero totale di disoccupati si aggirerebbe intorno alle 500.000 unità. Contrariamente a quanto prospettato dagli analisti, per cui la disoccupazione sarebbe ulteriormente salita, si è assistito ad un leggero calo della stessa, fino a toccare i livelli minimi degli ultimi anni. Rimangono peraltro evidenti deficit strutturali del mercato del lavoro, quali la sua scarsa flessibilità e le significative differenze tra settori produttivi e regioni geografiche.

Lo stipendio medio lordo mensile registrato nel 2012 è stato pari a 24.319 CZK (circa 989 €). Di fronte alle difficoltà del Paese, le rappresentanze sindacali hanno attenuato le rivendicazioni in tema di stipendi in favore di una strategia volta alla difesa del maggior numero possibile di posti d lavoro.

Il tasso di inflazione nel 2012 si era attestato al 3,5 su base annua, influenzato soprattutto dall’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dagli aumenti nei capitoli relativi all'abitazione (energia, affitti). A fine 2013 tuttavia l’inflazione si è invece attestata al +1,4%, ben al di sotto dell’obiettivo fissato al 2% dalla Ceska Narodni Banka.

Il costo del denaro è a livelli estremamente bassi: l’ultima riduzione data a luglio 2012, quando la Banca Centrale Ceca ha portato il REPO a quota 0,05%. Il passo si era reso necessario a seguito del rallentamento dell’economia nazionale e delle forti contrazioni imposte dalle politiche di austerity del Governo Necas. Al contempo, la variazione è stata determinata dal netto calo delle esportazioni per carenza di domanda proveniente dai paesi della zona euro. Il costo del denaro è peraltro tra i minori nell’intera Europa, soprattutto se comparato con i più diretti vicini (in Polonia è pari al 4,75%, in Ungheria è attorno al 3,5%).

La valuta locale, dopo un periodo di relativa oscillazione sia verso l’euro che verso il dollaro americano, continua ad indebolirsi nei confronti delle valute sopra nominate. Dal settembre 2011 la moneta si è vieppiù deprezzata rispetto all’Euro, ed a fine 2012 ha superato le 25 corone per un Euro. A partire da ottobre 2013 una strategia deflattiva della Banca Nazionale, mirata alla svalutazione pilotata della corona ceca, con l’obiettivo di tutelare le aspettative di crescita favorendo le esportazioni, ha rapidamente portato il tasso di cambio da 25,80 CZK a 27 CZK per euro, anche per scongiurare spinte deflattive.

Il rapporto deficit/PIL, al 3,4% nel 2011, nel 2012, anche a causa della recessione che ha colpito il Paese, ha subito una nuova, decisa impennata (4,2%). L’obiettivo del Governo ceco era di proseguire nel cammino virtuoso di contrazione del deficit scendendo nel 2013 sotto il valore limite fissato dai criteri di Maastricht (3,0%), per puntare quindi al pareggio di bilancio entro il 2016. Alla luce degli ultimi dati, il rapporto deficit/PIL del 2013 sembra rientrare appieno nei parametri previsti: 1,5%.

Il debito pubblico è notevolmente cresciuto negli ultimi anni (29,2% su Pil nel 2008, 34,6% nel 2009, 37,8% nel 2010 e 41,4% a fine 2011), mantenendosi comunque ben al di sotto della media UE. I dati relativi al 2012 indicano un ulteriore incremento dello stesso, giunto al 46,2% del PIL, mentre nel 2013 esso si è mantenuto, malgrado la recessione, sostanzialmente stabile (46,0%).

 

 

Principali Indicatori Macroeconomici

 

2012

2013

PIL nominale (mln €)*

152.925

149.491

Variazione reale del PIL*

-1,0%

-0,9%

Reddito pro-capite a PPA (€)*

20.700

N.D.

Prod. industriale (crescita)

-0,8%

+6,7%

Disoccupazione *

7,0%

7,0%

Disocupazione giovanile (under 25)*

19,5%

18,9%

Inflazione (media) *

3,5%

1,4%

Deficit/PIL*

-4,2%

-1,5

Debito pubblico*

46,2

46,0

Tasso di cambio Corona/€ (media)*

25,1

26,1

Fonte: Eurostat, marzo 2014

 

 

 

POLITICA ENERGETICA

La Repubblica Ceca è attualmente esportatrice netta di energia elettrica e la società elettrica nazionale CEZ è uno dei principali produttori dell’Europa centro-orientale. CEZ, di cui lo Stato rimane il principale azionista col 70% del capitale aziendale, opera attraverso un centinaio di compagnie in Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Germania, Ungheria, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia e Turchia, oltre che in Repubblica Ceca. Il mercato ceco rimane tuttora quello di riferimento per la Società che vi realizza la maggior parte del proprio fatturato anche attraverso l’esportazione di una parte significativa della produzione domestica che fa della CEZ il secondo esportatore di energia elettrica a livello europeo dopo la francese EDF. Secondo le stime divulgate dallo stesso Gruppo, dal 2005 la CEZ ha investito fuori dai confini nazionali più di 72 miliardi di Corone (poco meno di 3 miliari di Euro), pari a circa il 20% degli investimenti totali.

Negli ultimi tempi il gruppo ceco è stato oggetto di aspre critiche per la politica dei prezzi praticata dalle sue aziende in loco (Albania e Bulgaria) e per inadempimenti contrattuali relativi al potenziamento ed al miglioramento della rete di distribuzione (Albania).  

La crisi del gas tra Russia e Ucraina (Praga dipende dalla Russia per l’80% del proprio consumo giornaliero di gas, ovvero 53 milioni di m3) ha comportato un’accelerazione delle politiche di diversificazione degli approvvigionamenti.  Quattro sono i punti cardine della nuova strategia ceca in materia energetica:

- Il primo è la scelta di fondo a favore dello sviluppo del nucleare. Approfittando del favore della classe politica e di un’opinione pubblica convergente, la Repubblica Ceca (CEZ in testa) si prepara ad ampliare significativamente (entro il 2024) la produzione di energia nucleare. L’ammodernamento della centrale di Temelin è il principale, ma non l’unico elemento di interesse in tal senso: tre nuovi impianti saranno costruiti a Temelin, mentre è in previsione e la sostituzione dei due già esistenti a Dukovany al fine di migliorarne l’efficienza produttiva.

- Il secondo pilastro è rappresentato dall’abbandono progressivo delle fonti di produzione tradizionali (soprattutto lignite: attualmente l’utilizzo del carbone garantisce il 65% della produzione elettrica nazionale), cui faccia da contraltare un incremento del ricorso al gas (con l'apertura di una nuova centrale). Al fine di limitare la dipendenza dalle forniture di gas russo attraverso l’Ucraina, a ottobre 2010 sono iniziati i lavori per la realizzazione del gasdotto Gazela, destinato a collegare la Germania meridionale con il gasdotto North Stream. La Repubblica Ceca importa inoltre da qualche anno maggiori quantitativi di gas dalla Norvegia.

- In terzo luogo, si punterà ad un ampliamento della produzione di energie rinnovabili, con particolare attenzione al geotermico ed all'eolico (CEZ ha avviato in tal senso collaborazioni in Romania Bulgaria e Polonia). Meno interessante è al momento il solare, per alcuni problemi di ordine politico legati a concessioni esistenti e ad una legge che ha favorito, negli anni passati, abusi da parte di amministratori e imprenditori compiacenti. Va rimarcato che la Repubblica Ceca ha sottoscritto, non senza riserve, l'impegno dell'UE di far provenire entro il 2020 il 20% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili.

- Quarto ed ultimo pilastro è la distribuzione, asset chiave del portafoglio di Cez, che andrà razionalizzata concentrandosi unicamente sui mercati più redditizi ed abbandonando gli altri.

 

 

RELAZIONI ECONOMICHE E COMMERCIALI

Il commercio estero della Repubblica Ceca, dopo la forte crescita del 2011 ed il deciso rallentamento del 2012, dovuto al riverbero della crisi economica a livello europeo, nel 2013 ha virato in negativo, pur con segnali incoraggianti negli ultimi mesi dell’anno.

Le esportazioni nel 2013 hanno raggiunto in totale un valore pari a 121.859 milioni di euro, con una diminuzione dello 0,3% rispetto all’anno precedente, mentre le importazioni, pari a 108.316 mln, hanno subito una contrazione più marcata, nell’ordine dell’1,6%, a conferma della lieve contrazione dell’economia ceca.

La bilancia commerciale è tuttavia migliorata ulteriormente, segnando un lusinghiero avanzo di 13.543 milioni di €, a fronte dei 12.343 milioni del 2012 e dei 7.768 del 2011.

Tra i principali partner commerciali della Repubblica Ceca, la Germania si colloca tradizionalmente, con enorme vantaggio, per motivi di vicinanza e di tradizione, al primo posto sia nella graduatoria dei paesi fornitori (27.681 milioni di € e 25,6% del totale) che in quella dei paesi clienti (38.112 milioni di € e 31,3% del totale). L’interscambio commerciale e l’economia ceca sono particolarmente legati e dipendenti dalla Germania; un rallentamento nello sviluppo e nella crescita dell’economia tedesca si traduce quasi automaticamente in un rallentamento anche in Repubblica Ceca.

A seguire, tra i Paesi clienti, si collocano nel 2013 la Slovacchia (8,8%), la Polonia (6,0%) e la Francia (4,9%). L’Italia, che ha perduto nuovamente la settima posizione a vantaggio della Russia, ha comunque visto sostanzialmente inalterata la propria quota (ora al 3,6%). 

Per quanto riguarda le importazioni, nel periodo gennaio-settembre 2013 al primo posto nella graduatoria dei Paesi fornitori si trova la Germania (25,7%), seguita dalla Cina (10,7%), dalla Polonia (7,4%), dalla Slovacchia (5,8%) e dalla Russia (5,5%). L’Italia ha conservato la sesta posizione con una quota del 4,0%.

L’Unione Europea si conferma partner commerciale imprescindibile per la Repubblica ceca. Nel 2013 la quota di esportazioni ungheresi rivolta agli Stati dell’UE ha rappresentato il 80,7% dell’ammontare complessivo delle esportazioni del Paese, mentre la quota delle importazioni dall’UE è arrivata al 65,0%.

Il paniere delle importazioni ceco risulta composto per il 40,7% da macchinari, autoveicoli e relativa componentistica, per il 28,0% da beni lavorati intermedi prodotti manifatturieri, per l’11,4% da prodotti chimici, per il 10,7% da carburanti ed energia elettrica.

Il paniere dell’export di Praga è invece costituito per il 53,8% da macchine e mezzi di trasporto, per il 29,1% da prodotti manifatturieri, per il 6,4 da prodotti chimici e per il 3,2% da combustibili.

Il maggiore surplus riguarda quindi il settore delle macchine e mezzi di trasporto, dove la Repubblica Ceca evidenzia una forte specializzazione. Tale risultato si deve all’andamento positivo delle vendite di parti ed accessori di veicoli, di automobili ed altri veicoli per il trasporto delle persone. Un saldo positivo si registra anche per beni lavorati intermedi, bibite e tabacco e materie prime.

 

 

Esportazioni della Repubblica Ceca - Principali paesi clienti

(valori in milioni di EUR)

Paese

2012

Quote %

2013

Quote %

 

Variazione 12/13

Germania

38.437

31,4

38.112

31,3

-0,8 %

Slovacchia

11.040

9,0

10.844

8,9

-1,8 %

Polonia

7.445

6,1

7.265

6,0

-2,4 %

Francia

6.171

5,0

6.020

4,9

-2,5%

Regno Unito

5.853

4,8

5.880

4,8

+0,4%

Austria

5.636

4,6

5.537

4,5

-1,7 %

Russia

4.696

3,8

4.475

3,7

-4,7 %

Italia

4.388

3,6

4.394

3,6

+0,1 %

Paesi Bassi

3.952

3,2

3.407

2,8

-13,8 %

Ungheria

2.810

2,3

3.158

2,6

+12,3 %

Totale

122.244

100,0

121.859

100,0

-0,3 %

Fonte: Istituto di Statistica della Repubblica Ceca

 

 


Importazioni della Repubblica Ceca - Principali paesi fornitori

(valori in milioni di EUR)

Paese

 2012

Quote %

2013

Quote %

 

Variazione 12/13

Germania

27.835

25,3

27.681

25,6

-0,5 %

Cina

12.194

11,1

11.626

10,7

-4,6 %

Polonia

7.814

7,1

8.044

7,4

+2,9 %

Slovacchia

6.647

6,0

6.319

5,8

-5,0 %

Russia

6.165

5,6

5.974

5,5

-4,1 %

Italia

4.249

3,9

4.289

4,0

 +0,9%

Paesi Bassi

3.821

3,5

3.536

3,3

 -7,5 %

Francia

3.431

3,1

3.464

3,2

+0,9%

Austria

3.521

3,2

3.313

3,1

- 5,9 %

Ungheria

2.580

2,3

2.588

2,4

+0,3 %

Totale

110.078

100,0

108.316

100,0

- 1,6 %

Fonte: Istituto di Statistica della Repubblica Ceca

 

Per quanto concerne gli investimenti diretti esteri, la Repubblica Ceca resta, pur a fronte di un lieve decremento dei flussi in entrata registrato a partire dal 2011, una delle mete preferite di destinazione degli IDE, in virtù della presenza di manodopera qualificata, di una politica degli incentivi perfettibile ma efficace e di una fiscalità favorevole per gli investimenti di grosse dimensioni. Attualmente prevale la tendenza che privilegia gli investimenti con maggiore valore aggiunto, in particolare nel settore ricerca, sviluppo e servizi. La maggior parte degli investimenti diretti esteri mira alle tecnologie informatiche ed allo sviluppo di software. Il caso emblematico è quello dell’industria automobilistica sud-coreana Hyundai, che nel 2008 ha avviato, con un investimento di 1,2 miliardi di Euro, uno stabilimento nella Moravia Settentrionale per la produzione di 300 mila autovetture e di 600 mila scatole di cambio all’anno, con la creazione diretta di 3.500 posti di lavoro e un indotto industriale collaterale consistente. Va peraltro annotato che la disponibilità di mano d’opera locale inizia a scarseggiare ed il Paese sta facendo sempre più ricorso a lavoratori provenienti da vari Paesi esteri, principalmente Ucraina, Bielorussia e Vietnam.

In base ai dati  pubblicati dalla Banca Nazionale Ceca, i dati relativi ai flussi del 2012 vedono primeggiare i Paesi Bassi con investimenti pari a 3.960 milioni di €, seguiti a notevole distanza da Germania (959 milioni), Belgio e Cipro. Per quanto concerne gli stock di IDE, al 31.12.12 il primo posto spettava sempre ai Paesi Bassi, dinnanzi a Germania, Austria e Lussemburgo. Per quanto riguarda gli investimenti dai paesi extraeuropei, i maggiori investimenti sono stati di provenienza statunitense, giapponese e sudcoreana.  L’Italia figurava al 17° posto come capitale investito, ma il dato è pesantemente sottostimato, poiché molti investimenti vengono realizzati attraverso consociate estere di società italiane ed il flusso è conseguentemente registrato come proveniente da altri Paesi.

 


Stock IDE (al 31.12.12) in mln €

 

1

Paesi Bassi

29.995

2

Germania

14.532

3

Austria

13.321

4

Lussemburgo

12.949

5

Francia

6.363

6

Svizzera

4.576

7

Belgio

4.119

8

Cipro

4.071

9

USA

3.457

10

Spagna

3.045

17

Italia

988

Flussi IDE 2012 in mln €

 

1

Paesi Bassi

3.960

2

Germania

959

3

Belgio

954

4

Cipro

419

5

Austria

416

6

Lussemburgo

397

7

Slovacchia

299

8

USA

277

9

S. Korea

202

10

Polonia

118

11

Italia

39


RAPPORTI BILATERALI

 

Rapporti politici

La Repubblica Ceca considera l’Italia un partner di primaria importanza, sia per il ruolo rivestito dal nostro Paese nell'UE e nella NATO, sia per il costante incremento delle relazioni economico-commerciali.

L’anno 2011 è stato caratterizzato da un momento di massima celebrazione dei rapporti bilaterali, la Visita di Stato del Signor Presidente della Repubblica a Praga. Essa ha celebrato gli aspetti economici e culturali dei rapporti bilaterali con due eventi di particolare valore simbolico: l’inaugurazione della Stazione Centrale di Praga (ristrutturata dal gruppo Grandi Stazioni) ed un concerto dell’Orchestra sinfonica della Scala di Milano. La visita è stata restituita nel settembre del 2012 dall’allora Presidente Klaus.

Sempre nel 2011, l’8 febbraio, l’ex Ministro Frattini è stato ricevuto in Visita a Praga. In tale occasione, è stato firmato Il nuovo Accordo Culturale Scientifico e Tecnologico tra l’Italia e la Repubblica Ceca. L’ex Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini ha visitato Praga nel dicembre 2011, in occasione dei funerali di Stato del Presidente Havel.

Il 14 febbraio 2012 ha avuto luogo la visita in Italia dell’allora Ministro degli Esteri Schwarzenberg, il quale ha incontrato nell’occasione il Presidente del Consiglio Monti ed il Ministro Terzi.

Al livello di Capo di Governo, il 24 maggio 2012, sempre a Roma, si è svolto un incontro tra il Presidente Monti ed il premier ceco Necas. Numerose le visite di delegazioni parlamentari negli ultimi tre anni. Da ultimo, il Presidente della Commissione Esteri del Senato Dini ha incontrato il Ministro Schwarzenberg il 20 luglio 2012 a Praga.

Nell’occasione (18 e 19 settembre 2012) della visita di Stato dell’allora Presidente Klaus in Italia, questi ha incontrato il Presidente della Repubblica Napolitano ed il Premier Monti. Peraltro, a seguito della visita nel nostro Paese, l’ormai ex Presidente ceco ha avuto parole molto dure nei confronti della nostra classe politica, a suo avviso incline a giustificare scelte impopolari, adducendo la necessità di adeguarsi alle indicazioni provenienti da Bruxelles.

Ad aprile 2014 il Presidente del Senato Piero Grasso si è recato in visita a Praga per prendere parte al “World Forum on Governance” sulla corruzione internazionale. L’evento ha rappresentato un’occasione utile per organizzare dei colloqui con il Capo dello Stato, Milos Zeman, e con l’omologo Milan Stech, Presidente del Senato ceco.

Se rispetto alla riforma del Consiglio di Sicurezza Praga ha sposato la tesi tedesca, antitetica a quella italiana, essa ha invece offerto risposte nella maggior parte dei casi positive alle nostre richieste di sostegno a candidature internazionali. Per importanza, va ricordato l’accordo di reciproco sostegno per il Consiglio Diritti Umani.

 

Rapporti economici bilaterali

 

Sulla base dei dati pubblicati dall’Istituto Ceco di Statistica, l’interscambio commerciale fra i due paesi nel 2013 è ammontato a 8.683 milioni di euro, sostanzialmente stabile rispetto al 2012 (8.620 milioni) ed in decisa diminuzione rispetto al 2011 (9.113 milioni).

L’Italia, con una quota del 3,6% mantiene l’ottava posizione nella graduatoria dei paesi clienti, ed anche in quella dei paesi fornitori resta stabile al sesto posto con una quota del 4,0%. In realtà, la quota italiana è superiore a quella risultante dalle statistiche, poiché molti prodotti italiani vengono importati nel Paese da rappresentanze di ditte italiane situate in Austria o in Svizzera e pertanto vengono classificate come esportazioni di quei Paesi.

Il saldo della bilancia commerciale tra i due Paesi ha registrato, dal 2006 al 2011, un aumento del surplus a favore della Repubblica Ceca. L’interscambio negli ultimi anni è aumentato in maniera esponenziale fino al 2008. Nel 2009 la crisi economica mondiale ha fatto sentire i suoi effetti negativi anche sugli scambi bilaterali con l’Italia (-23,5%), che tuttavia hanno ripreso il trend di crescita già l’anno successivo con un +19,5%. Nel 2011 si è rilevato un incremento dell’11,4%. Dal 2012 si è viceversa assistito ad un cambio di tendenza, con una diminuzione del saldo di bilancia commerciale a favore di Praga che, dai 581 milioni del 2011 si è assottigliato a 124 milioni nel 2012 e a soli 105 milioni nel 2013. 

 

Nella struttura delle importazioni dall’Italia nel 2013, le voci più significative sono state, come da tradizione, le macchine e mezzi di trasporto, che hanno rappresentato il 34,9% del totale, seguite dai beni lavorati intermedi (26,1%), prodotti chimici (15,0%) e manufatti vari (11,1%). Analoga composizione hanno le esportazioni ceche verso l’Italia: il 45,4% ha riguardato macchine e mezzi di trasporto, seguite dai beni lavorati intermedi (25,2%), dai manufatti vari (9,3%), dai prodotti chimici (6,9%) e dalle materie prime (5,5%).


Andamento dell’interscambio Repubblica Ceca – Italia (2006 – 2011) (valori in milioni di EUR)

Anno

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

Importazioni

3 469

4 112

4 318

3 263

3 731

4 232

4 372

4.394

Esportazioni

3 495

4 382

4 621

3 572

4 436

4 831

4 248

4.289

Interscambio

6 964

8 494

8 939

6 835

8 130

9 063

8 620

8.683

Saldo

26

269

303

309

705

599

124

105

 

 

Per quanto riguarda l’andamento degli investimenti diretti italiani in Repubblica Ceca, va rilevato come questi non corrispondano pienamente alla forza dell’Italia come partner commerciale. Buona parte di ciò va imputato al fatto che molti nostri investimenti non compaiono nelle statistiche ufficiali come tali: numerose imprese italiane investono difatti nel Paese attraverso consociate registrate in Paesi terzi. In ogni caso, il nostro Paese occupa al momento solamente la 17° posizione nella graduatoria di stock IDE. Per quanto concerne i flussi di investimento, questi hanno registrato nel 2012 un andamento positivo per 39 milioni di €, dopo il vistoso calo del 2011 (-55 milioni).

Per l’Italia il recente abbandono del mercato ceco da parte di Eni (che però figurava nei dati ufficiali quale investimento olandese), unitamente al graduale disinvestimento di altri grandi gruppi quali FIAT auto, rappresenta un evento destinato comunque a produrre nel breve termine un calo del nostro peso economico nel Paese.

 

Particolare attenzione viene rivolta da aziende leader italiane alle privatizzazioni ancora da realizzare nel Paese. In mano pubblica è ancora il “campione nazionale” dell’energia, la CEZ. È la nona compagnia al mondo per la produzione di elettricità e la maggiore in termini di capitalizzazione del mercato dell'Europa centrale e orientale. Oggi lo Stato ceco possiede il 70% delle sue azioni, ma si dibatte sulla possibilità di una cessione di un 10-15% del capitale sociale. Di fatto, lo Stato resterebbe azionista di maggioranza; in ragione della delicatezza di un asset in un settore strategico come quello energetico, appare lontano il momento di una dismissione completa del controllo pubblico.

A titolo informativo si segnala che nel passato recente, alcune imprese italiane interessate a gare pubbliche bandite da Amministrazioni locali, hanno lamentato una vischiosità delle procedure, ove non una vera e propria limitata trasparenza. È il caso della IVECO, interessata ad una fornitura di bus alla municipalità di Praga.

Da parte italiana si lamenta il veto opposto dalla Repubblica Ceca (nonché dalla Slovacchia) all’adesione dell’Italia alla “Convenzione sul controllo e la marchiatura degli oggetti in metalli preziosi” del 1972, strumento internazionale che ha come scopo la facilitazione del commercio internazionale di oggetti in metalli preziosi, garantendo nel contempo un’adeguata tutela del consumatore. È verosimile che alla base dell’opposizione ceca vi sia un atteggiamento “protezionistico” da parte di Praga, che gode di una posizione di rendita garantita dallo status quo. I gioielli dei nostri esportatori, infatti, arrivano in Repubblica Ceca senza un marchio riconosciuto e vengono analizzati e marchiati nei laboratori locali, che perderanno queste commesse quando i nostri prodotti – per effetto dell’adesione dell’Italia alla Convenzione – potranno essere punzonati all’origine nei nostri laboratori, prima di essere esportati.

 

 

Presenza di aziende italiane in Repubblica Ceca

Industria

Tra i principali investitori italiani figurano Candy, Gruppo FIAT (con una filiale commerciale ed un ufficio di rappresentanza), Siad Spa (gas speciali), Gruppo Radici, Gruppo Marzotto, Beghelli, Vitrablock.

Tra i più recenti sviluppi della presenza economica italiana effettuati nel 2010 si segnalano: ACERBIS (che ha investito più di 115 milioni di corone, circa 4,6 milioni di Euro, in un nuovo stabilimento per la produzione di componenti per l’industria automobilistica e motociclistica), ITT Friction Technologies (azienda produttrice di componenti per freni, ha avviato, nel marzo 2009, la produzione di pastiglie per freni, per l’Aftermarket ed i veicoli pesanti). Di contro, la crisi economica ha indotto l’italiana Fiamm, proprietaria dal 1998 della ditta ceca Akuma di Mladá Boleslav, a trasferire in Italia la produzione di batterie nell’agosto del 2009.

Nel settore industriale vanno ricordate anche: IVECO, con uno stabilimento per la produzione di autobus e la VELM SpA che ha uno stabilimento per la produzione di tettucci scorrevoli e a sollevamento. A queste aziende si aggiungono AMETEK ITALIA (elettromotori per aspirapolveri); TESSITURA MONTI CEKIA, proprietaria di due stabilimenti per la produzione di stoffe per camicie di lusso; FIDENZA VETROARREDO che ha dato vita a una joint venture con VITRABLOK, unico produttore locale di mattoni di vetro; BEGHELLI S.p.A., che produce apparecchi per l’illuminazione nello stabilimento di Brno. Nel settore siderurgico il gruppo industriale italiano LUCEFIN ha uno stabilimento siderurgico - Trafil Czech - con un investimento di 10 milioni di euro; la TECNOCAP produce i sistemi di chiusura per contenitori in vetro e plastica, dando lavoro ad oltre 200 persone, mentre l’ACERBIS intende investire 3,7 milioni di Euro in un nuovo stabilimento per la produzione di componenti per l’industria automobilistica e motociclistica. Infine, BIOMEDICA ha inaugurato nel 2008 una nuova linea produttiva di medicinali, investendo 63 milioni di corone ceche. La BREMBO ha recentemente investito 35 milioni di Euro per la realizzazione di un nuovo polo produttivo a Ostrava per componenti in alluminio.

Tra le altre presenze economiche italiane in Repubblica Ceca si segnalano inoltre: AUTOGRILL, con 8 punti ristoro sulle bretelle autostradali Praga-Rozvadov e Praga-Brno ed altri 4 nella Stazione centrale di Praga; SAVE GROUP che attraverso la controllata Airest ha acquisito nel settembre 2008 la ceca Fast Food Servis (principale operatore di attività di Food&Beverage presso l’aeroporto di Praga).

 

Energia

ENIENI ha concluso lo scorso 7 maggio la vendita della sua quota (32,4%) di Ceska Rafinerska, società che controlla i due maggiori impianti di raffinazione del Paese, e delle 208 stazioni di rifornimento possedute in Repubblica Ceca alla compagnia petrolifera ungherese Mol.

L’abbandono del mercato ceco rappresenta l’epilogo da tempo atteso di un trend negativo del rendimento dell’investimento di ENI nel Paese.

 

 Gia' da qualche anno si parlava in questi ambienti di tale operazione e da parte ceca si temeva che l'acquirente potesse essere la russa Lukoil

 

 opera nel Paese con 124 stazioni di servizio ed una quota di 32% nella società di raffinazione ceca, Ceska Rafinerska. Praga ha recentemente espresso il timore che ENI possa cedere la sua quota di partecipazione alla russa Gazprom, con evidenti risvolti negativi sulla sicurezza energetica della Repubblica Ceca. Al momento ENI esclude che siano in corso negoziati per la cessione di attività, ma lamenta le tariffe asseritamente esose applicate da MERO (operatore statale della rete di trasporto del petrolio) al trasporto di greggio. Per questo motivo, Česka Rafinerska ha chiesto la rinegoziazione del contratto in vigore.

 

Finanza

 UNICREDIT sta operando attraverso Unicredit Bank Czech Republic a.s., quarta banca sul mercato ceco con un utile netto pari a 668 milioni di corone nel primo semestre 2011. Negli ultimi dodici mesi Unicredit Bank ha inaugurato ben 40 nuovi sportelli, e punta a superare la soglia delle 100 filiali all'inizio di settembre. Il gruppo Intesa San Paolo è presente con una filiale a Praga della slovacca VUB Banka.

Le ASSICURAZIONI GENERALI, presenti sul mercato già dal 1993, hanno costituito nel 2007 una joint venture (la GPH) con il Gruppo finanziario PPF (proprietà del magnate Petr Kellner), nella quale la società italiana detiene il controllo del 51%. Ad inizio 2013 Generali si è impegnata ad acquisire dal gruppo PPF le restanti quote della GPH. L’operazione avrà un costo totale di circa 2,5 miliardi di euro da versare in due tranche (la prima versata a marzo 2013 e la seconda da versare entro la fine del 2014).

SACE BT ha acquistato il 66% di KUP, società attiva nell’assicurazione del credito a breve termine la quale detiene il 50% del mercato locale, stimato in 20 milioni di euro;

Nel settore delle infrastrutture, grandi lavori e immobiliare, secondo stime di Unicredit, il 60-70% del patrimonio immobiliare della zona centrale di Praga sarebbe nelle mani di italiani, molto attivi fin dai primi anni ‘90 nell’acquisto, ristrutturazione e gestione di vecchi palazzi.

 

Difesa

Il Consorzio Eurofighter è interessato a vendere il velivolo da combattimento Typhoon ai cechi, ma deve superare l’agguerrita, e più economica, concorrenza dei velivoli SAAB e Lockheed Martin. Praga, dopo aver ventilato la possibilità di acquistare in leasing i velivoli Eurofighter di prima tranche in surplus, ora si appresterebbe a lanciare una nuova Richiesta di offerta ai Paesi interessati in cui verrebbe, in modo molto più esplicito, chiesto ogni utile dettagli sull’elemento dei costi ed in particolare su quello della singola ora di volo, calcolata tenendo conto di vent'anni di vita del velivolo e di tutte le voci di spesa connesse. Eurofighter sembra al momento rappresentare l’opzione più costosa, mentre ragioni generali di bilancio imporrebbero a Praga di considerare criteri di economicità quali primari rispetto ad ogni altro.

A fine giugno 2012 il Governo Necas rese noto di voler avviare un negoziato con il Governo svedese per il prolungamento oltre il 2015 del contratto di affitto dei quattordici caccia svedesi supersonici Jas-39 Gripe. Il contratto era stato firmato nel 2004 per la durata di undici anni per un valore di 19,6 miliardi di corone ceche (c.ca 766 milioni di Euro). Qualora confermata da un esito positivo del negoziato, la risoluzione delle Autorità ceche contribuirebbe a diminuire le già difficili prospettive che il Consorzio Eurofighter possa vincere una commessa per il caccia Typhoon.

 

Commesse pubbliche

Nel settore delle infrastrutture, GRANDI STAZIONI Ceska Republika (società di diritto ceco di cui GRANDI STAZIONI Spa controlla il 51% del capitale sociale, la BERS il 39% e la SIMEST il 10%) - che nel dicembre 2003 aveva firmato i contratti per la riqualificazione e gestione della stazione centrale di Praga, di Marianske Lazne e Karlovy Vary - ha quasi completato la ristrutturazione della stazione centrale della capitale e ultimato quella di Marianske Lazne.

 

Attività ceche in Italia

Particolare interesse riveste il contratto della Skoda Transportation con la Fabiani S.p.A. per il primo lotto della metropolitana di superficie di Cagliari, per la fornitura di 9 tram e la previsione di possibili estensioni delle linee con successivi acquisti fino a 30 ulteriori tram. La modifica dell’attuale tram “Cagliari” verrebbe adottata anche per il prosieguo della tranvia di Sassari. Il collegamento alle periferie satelliti avverrebbe (in alternativa alla vecchia soluzione del tram-treno) tramite dei tram progettati con una motorizzazione adeguata a raggiungere una velocità di trasferimento di 100 Km. Orari. La fornitura ed il montaggio della catenaria (linea di contatto) della Metropolitana di Cagliari è appannaggio di un’altra società ceca, la Elektroline di Praga, la quale ha avuto in appalto anche ricostruzione di tutti gli incroci filoviari per la città di Milano

La Skoda Transportation ha inoltre stipulato un contratto con le Officine Ferroviarie Veronesi (OFV) per la fornitura di carrelli per il treno la linea Locarno Domodossola. Anche in questo caso è in corso di perfezionamento un’estensione del contratto di fornitura.

La Skoda Electric è stata inoltre incaricata dalla Bredamenarinibus (società del gruppo Finmeccanica) della fornitura degli equipaggiamenti elettrici e la motorizzazione di 45 filobus autosnodati da 18 mt.  per l’ATAC di Roma, con opzione per ulteriori 45 mezzi. il Ministro dell'Industria e Commercio ceco, Martin Kocourek, si è recentemente dichiarato disponibile a guidare una delegazione di imprese ceche a Milano, probabilmente nel prossimo gennaio - febbraio per favorire ulteriori contatti (soprattutto nel campo della meccanica) e presentare le occasioni di investimento.

Al 31.12.2010, gli investimenti diretti cechi in Italia ammontavano all’esigua cifra di CZK 190,5 mln (equivalenti, al cambio attuale, a € 7,5 mln), che collocavano il nostro Paese al ventiseiesimo posto tra i maggiori destinatari.

 

 

RAPPORTI CULTURALI

La cooperazione culturale tra l’Italia e la Repubblica Ceca si fonda sull’Accordo culturale del 1971, cui fanno riferimento i Programmi esecutivi (l’ultimo dei quali è peraltro scaduto nel 2001). Tra i due Paesi è in vigore altresì dal 1990 un Accordo di Cooperazione Scientifica e Tecnica, i cui Protocolli Esecutivi hanno via via previsto i seguenti settori di collaborazione prioritari: Fisica; Chimica; Agricoltura e Ambiente; Biologia; Medicina; Zootecnia; Matematica e Informatica; Geologia e Scienze della terra; Nuove tecnologie. Il nuovo Accordo Culturale Scientifico e Tecnologico con la Repubblica Ceca, firmato dall’allora Ministro Frattini in occasione della sua visita a Praga l’8 febbraio 2011 è ora in attesa di ratifica.

Il rapido aumento del numero di accordi interuniversitari tra atenei italiani e controparti ceche, passati da 56 nell’anno accademico 2008/2009 a 86 nel 2009/2010, testimoniano il crescente interesse reciproco, a livello accademico tra i due Paesi. Tra le università maggiormente coinvolte nel processo di internazionalizzazione si segnala in particolare il ruolo svolto dall’Università La Sapienza di Roma, dall’Università degli Studi di Milano e dall’Università degli studi di Verona. Il numero totale degli atenei italiani che hanno siglato un accordo con una controparte ceca è pari a 40.  Per l’A.A. 2011-2012 il Ministero degli Affari Esteri ha offerto ai cittadini cechi 72 mensilità dell’importo di euro 620 (in diminuzione rispetto alle 84 borse di studio offerte negli anni scorsi). Su base di reciprocità sono concesse borse di studio presso Università ceche a studenti italiani.

La domanda di lingua e cultura italiana, per motivi di studio o di lavoro, è in aumento tra i cittadini cechi. Il contesto è favorevole alla nostra attività culturale, che riscuote un ampio successo di pubblico, non soltanto per le attività promosse nella capitale, ma anche per le iniziative realizzate, in collaborazione con le istituzioni locali, nel resto del Paese. Per rispondere a tali istanze è stata istituita, sin dal 1991, una sezione bilingue presso il liceo “Ustavni” di Praga, i cui programmi prevedono l'insegnamento dell'italiano e di alcune discipline in lingua italiana e presso il quale operano 4 docenti inviati dal MAE. Dal 1996 il corso di studi della sezione italiana ha una durata di sei anni.  Gli esami finali si svolgono alla presenza di un Osservatore Governativo di Parte italiana e i titoli di studio sono validi per la prosecuzione degli studi nelle Università dei due Paesi. Gli studenti del Liceo Ustavni che seguono corsi di italiano sono al momento 172. A Praga opera altresì un liceo privato con una sezione bilingue.

L’italiano viene insegnato anche presso sette università ceche da 4 lettori di ruolo inviati dal MAE presso l'Università di Praga (uno alla Facoltà di Lettere ed uno presso la Vysoka Economicka Škola, la più prestigiosa Università di Economia del Paese), all'Università di Brno ed all’Università di Olomouc. Nel corso del 2011 è stato concesso un contributo di euro 4000 all’Università Slesiana di Opava e di euro 4800 all’Università della Boemia Meridionale di Ceske Budejovice per la creazione di cattedre di italiano.

La promozione della lingua e della cultura italiana in Repubblica Ceca è curata inoltre dall’Istituto Italiano di Cultura di Praga, in collaborazione con l’Ambasciata. L’IIC conta annualmente circa 800 iscritti ai propri corsi di lingua.

Viceversa, da parte ceca è stata sollevata la questione della riduzione dell’insegnamento della propria lingua nei programmi scientifici e didattici delle Università italiane.

In particolare, alla luce degli orientamenti più restrittivi introdotti negli ultimi anni nell’ambito dell’attivazione di una disciplina curriculare, gli atenei italiani in grado di soddisfare questo requisito sono rimasti tre (Udine, Padova e Napoli), mentre fino a due anni fa la letteratura e la cultura ceca erano presenti a vario titolo in otto università italiane. Tale situazione è considerata particolarmente dolorosa soprattutto per quanto concerne l’Università “La Sapienza” di Roma, che nel passato ha rappresentato il fulcro per la storia della boemistica italiana, fondata dallo studioso Angelo Maria Ripellino, e che a tutt’oggi, dopo il pensionamento nel 2009 del titolare della disciplina di Lingua e letteratura ceca e slovacca, non ha ripristinato l’insegnamento, di cui si sta facendo carico un docente appartenente ad un altro Ateneo.

La questione ha formato recentemente oggetto anche di una lettera dell’Ambasciatore ceco a Roma al Ministro Gelmini. Essa dipende in larga parte dalle contrazioni finanziarie imposte dalla razionalizzazione e dalla ristrutturazione del settore che hanno introdotto una serie di vincoli amministrativi per gli Atenei.

Sullo sfondo di tale delicata congiuntura, le scelte delle singole università sono state peraltro operate in piena autonomia, sulla base delle priorità individuate, e senza sostanziali possibilità di intervento da parte del MIUR.

La recente Convenzione tra MAE ed UNICREDIT potrebbe avere ripercussioni positive anche nel settore culturale. Dopo alcuni incontri preparatori, sembra, infatti, che da parte dell’istituto di credito vi sia l’interesse ad un piano di formazione specifica destinato a studenti dell’Università di Economia di Praga in vista di futuri inserimenti lavorativi.

L’Università degli Studi di Trento, nella persona del suo Magnifico Rettore Prof. Davide Bassi, ha conferito, il 10 marzo 2006, il titolo di Professore Onorario dell’Ateneo di Trento al Presidente della Repubblica Ceca, Prof. Vaclav Klaus.

 

 

Rapporti consolari

La comunità italiana attualmente residente è vicina, nel numero, alle tremila unità (iscritti all’AIRE), in sensibile aumento rispetto all’anno precedente (2608 iscritti). Si tratta peraltro di un dato in costante variazione, in difetto od in eccesso, in relazione alla fluidità di ingressi ed uscite di connazionali dal Paese. Esso e’ quindi in continuo monitoraggio. Si stima che i residenti stabilmente (o per periodi comunque prolungati) non iscritti all’AIRE ammonti ad almeno un altro migliaio di unità. È da tenere presente che la comunità si connota sovente per matrimoni misti, per cui le famiglie tendono a risiedere per un periodo in Italia e per altra parte dell’anno in Repubblica Ceca (in molto casi si tratta di imprenditori che conservano interessi nei due Paesi). Il numero dei visitatori occasionali e’ decisamente elevato. Secondo le ultime rilevazioni dell’Ufficio Nazionale di Statistica, i visitatori italiani nel 2011 sono stati 344.000 (il quarto gruppo dopo tedeschi, russi e polacchi). Tenuto conto che, normalmente, il periodo di soggiorno medio in Repubblica Ceca è di tre giornate, si stimano nel 2011 circa un milione di presenze in termini di “notti”. 


 

VISITE ED INCONTRI RECENTI

 

20 marzo 2008

Praga

Consultazioni bilaterali del Direttore Generale per i Paesi dell’Europa del MAE, Amb. Mirachian

25 maggio 2008

Italia

Incontro tra il Presidente Berlusconi ed il Primo Ministro Topolanek,  durante una vacanza di questi nel nostro Paese

30 maggio 2008

Italia

Incontro tra il Ministro per le Infrastrutture e Trasporti Matteoli ed il Ministro dei Trasporti ceco Rebicek.

16 settembre 2008

Roma

Visita a Roma del Ministro senza portafoglio Cyril Svoboda. Incontri con il Presidente della Camera dei Deputati On. Gianfranco Fini e con l’On. Ministro

9 ottobre 2008

Praga

Visita del Sottosegretario Sen. Mantica per colloqui con il Vice Primo Ministro Alexandr Vondra

18 novembre 2008

Praga

Consultazioni bilaterali al livello Direttori Politici MAE

3 dicembre 2008

Praga

Visita del Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini

15 – 16 gennaio 2009

Praga

Partecipazione del Ministro Alfano e del Ministro Maroni all’incontro informale organizzato dal GAI

16 gennaio 2009

Praga

Incontro tra il Ministro della Gioventu’ Giorgia Meloni ed il Ministro dell’Istruzione Liška

21 gennaio 2009

Praga

Incontro tra il Ministro per le Politiche Europee Ronchi e il Vice Primo Ministro degli Affari Europei Vondra.

3 marzo 2009

Roma

Visita del Ministro degli Esteri Schwarzenberg

4-5 aprile 2009

Praga

Partecipazione dell’On.Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi e dell’On.Ministro Frattini al Vertice UE - USA

19 maggio 2009

Roma

Incontro tra il Ministro degli Affari Esteri Frattini e il Ministro degli Affari Europei Štefan Füle.

22 – 23 ottobre 2009

Praga

Visita del Sottosegretario all’Istruzione Giuseppe Pizza (Conferenza sulla Ricerca Spaziale)

18 febbraio 2010

Roma

Incontro del Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, con il Presidente della Camera della Repubblica Ceca, Milosav Vlcek

30 giugno-2 luglio 2010

Stresa

Visita privata del Presidente della Repubblica Ceca Klaus per partecipazione ad un convegno economico

29 settembre 2010

Praga

Visita del Presidente della Commissione Esteri, Lamberto Dini (in ambito NATO)

15 – 16 novembre 2010

Roma

Visita Ufficiale del Presidente della Camera dei Deputati ceca, On. Miroslava Nemcova (colloqui con il Presidente della Camera Fini, il Ministro degli Esteri Frattini ed il Presidente del Senato Schifani)

8 Febbraio 2011

Praga

Visita dell’On. Ministro degli Esteri, Franco Frattini (colloqui con Presidente della Repubblica, Premier e Ministro degli Esteri)

12-14 Aprile 2011

Praga

Visita di Stato del Signor Presidente della Repubblica a Praga

2 giugno 2011

 

Roma

Visita del Presidente Klaus a Roma in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia

23 dicembre 2011

 

Praga

Visita del Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini

14 febbraio 2012

Roma

Visita del Ministro degli Affari Esteri Schwarzenberg (colloqui con l’omologo Min. Terzi e col PDC Monti)

24 maggio 2012

 

Roma

Visita del Primo Ministro Nečas

18-19 settembre 2012

 

Roma

Visita del Presidente Klaus

10-11 aprile 2014

Praga

Visita del Presidente del Senato Piero Grasso in occasione del “World Forum on Governance” sulla corruzione internazionale.

 

PRINCIPALI ACCORDI BILATERALI

 

Denominazione

Data firma

In vigore

Accordo relativo ai trasporti internazionali su strada

26.05.66

03.11.66

Accordo sul regolamento delle questioni finanziarie e patrimoniali in sospeso fra i due Paesi

27.07.66

03.07.66

Accordo sulla coproduzione cinematografica e norme di coproduzione di cortometraggi

25.03.68

25.03.68

Convenzione riguardante la cooperazione in campo veterinario, con accordo annesso

03.09.70

08.03.75

Accordo culturale (sarà sostituito da quello firmato l’8.02.11)

18.05.71

30.12.71

Scambio di note per l’Istituzione a Praga di un Ufficio dell’Istituto Nazionale del Commercio Estero (ICE)

06.09.72

06.09.72

Accordo sui trasporti aerei, con allegato

02.10.75

11.07.78

Convenzione Consolare

10.10.75

06.01.79

Convenzione per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e prevenire le evasioni fliscali, con protocollo

05.05.81

26.06.84

Convenzione relativa all’assistenza giudiziaria in materia civile e penale

06.12.85

01.11.90

Accordo relativo alla cooperazione industriale sui mercati terzi, con allegati

08.01.87

08.01.87

Accordo effettuato mediante scambio di note per il rinnovo della linea di credito da 100 milioni di dollari USA

08.01.87

08.01.87

Accordo in materia di visti

29.03.90

28.05.90

Accordo in materia di cooperazione scientifica e tecnologica

30.11.90

30.11.90

Scambio di lettere che modifica l’accordo del 29.03.1990 in tema di visti

04.07.91

Retroattivo al 28.05.90

Accordo sulla protezione e promozione degli investimenti

22.01.96

01.1997

Trattato di amicizia e collaborazione

23.01.96

21.03.98

Accordo sulla reciproca cooperazione

07.12.96

14.12.99

Accordo per lo sviluppo della cooperazione economica

04.11.97

08.02.01

Scambio di note, costituente un accordo, che modifica l’accordo del 29.03.1990 in materia di visti, come gia’ modificato in data 04.07.1991

04.02.98

11.02.98

Accordo di cooperazione in materia di lotta contro il terrorismo, la criminalita’ organizzata e il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope

22.03.99

15.12.99

Accordo di sicurezza per la reciproca tutela delle informazioni classificate

25.05.04

01.12.04

Accordo per la Cooperazione in campo culturale, scientifico e tecnologico

08.02.11

n.v.

MoU di cooperazione e consultazione tra i Ministeri degli Esteri

08.02.11

08.02.2011

 

 

 


Relazioni parlamentari Italia-Repubblica Ceca
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

Presidenti delle Camere

Camera dei Deputati (Poslanecka Snemovna)

Jan Hamacek dal 27 novembre 2013

Senato (Senat)

Milan ŠTĚCH (ČSSD, Partito socialdemocratico), rieletto il 21 novembre 2012

 

Rappresentanze diplomatiche

Ambasciatore ceco a Roma

S.E. Petr BURIANEK, da settembre 2011

Ambasciatore d’Italia a Praga

S.E. Pasquale D’AVINO, da giugno 2011

 

XVII LEGISLATURA

 

Corrispondenza

Il 16 aprile 2013 è pervenuta alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, per il tramite dell’Ambasciata della Repubblica ceca a Roma, una lettera da parte dell’allora Presidente della Camera dei deputati ceca, Miroslava Němcová, con le congratulazioni per la sua elezione alla Presidenza della Camera. Con l’occasione la Presidente Němcová esprimeva l’auspicio di un ulteriore rafforzamento delle già eccellenti relazioni bilaterali tra i rispettivi paesi e parlamenti.

La Presidente Boldrini ha risposto il successivo 22 aprile ringraziando per i graditi auguri e condividendo l’auspicio di un ulteriore rafforzamento dei rapporti bilaterali sia a livello parlamentare che sul fronte dei legami culturali tra Italia e Repubblica ceca. 

 

Il 3 settembre 2013 è pervenuta alla Presidente Boldrini, per il tramite dell’Ambasciata della Repubblica ceca a Roma, una lettera da parte dell’allora Presidente della Camera dei deputati ceca Němcová con le condoglianze per il tragico incidente di autobus di Avellino. La Presidente Boldrini ha risposto ringraziando il successivo 1° ottobre.

 

Cooperazione multilaterale

Il Parlamento ceco prende parte alla cooperazione parlamentare nell’ambito dell’Unione europea.

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Il Parlamento ceco prende parte alla cooperazione parlamentare euromediterranea e, quindi, alle riunioni dell’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP–UpM).

 

Alla IX Sessione plenaria dell'AP-UpM svoltasi a Bruxelles l'11 e il 12 aprile 2013, per la Camera dei deputati ha preso parte ai lavori il deputato Khalid Chaouki, Presidente della Commissione Cultura dell'AP-UpM. La Repubblica Ceca è stata rappresentata dal senatore Dagmar Zverinova.

In occasione dell’ultima riunione della Commissione per la promozione della qualità della vita, gli scambi umani e la cultura dell’AP-UpM ospitata dalla Camera dei deputati il 14 e il 15 novembre 2013 sotto la Presidenza del deputato Khalid Chaouki, il Parlamento ceco ha seguito i lavori in via amministrativa.

Dall’8 al 9 febbraio 2014 ha avuto luogo ad Amman, in Giordania, la X sessione plenaria dell'AP-UpM. Per la Repubblica cea erano presenti i parlamentari Benesik Ondrej e Zverinova Dagmar.

Sempre ad Amman, l'8 febbraio, si è svolta la riunione della Commissione per la qualità della vita, gli scambi umani e la cultura dell'AP-UpM, presieduta dal deputato italiano Khalid Chaouki. Alla plenaria, oltre al deputato Chaouki, ha partecipato anche la senatrice Maria Mussino.

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La Repubblica Ceca invia proprie delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, della NATO (di cui è membro dal marzo 1999), dell’OSCE e dell’InCE.

Dal 24 al 26 settembre 2013 ha avuto luogo a Budapest la riunione dell'Assemblea Parlamentare dell'InCE di cui l'Ungheria ha detenuto la Presidenza di turno per il 2013. La Presidenza ungherese ha scelto quale oggetto del dibattito: "Il possibile ruolo dell'InCE nel rafforzamento della cooperazione regionale nel quadro del nuovo Quadro finanziario dell'UE per il 2014-2020". Alla riunione ha partecipato la delegazione parlamentare italiana di cui fanno parte i deputati Catia Polidori, Dario Ginefra e Tamara Blazina, e i senatori Stefania Giannini, Francesco Scoma, Luis Alberto Orellana, Lodovico Sonego. Per il Parlamento ceco ha partecipato il senatore Jiři Bis. Nel corso della riunione sono state rinnovate le presidenze e le vicepresidenze delle tre Commissioni Generali dell'Assemblea: la deputata Tamara Blazina è stata eletta Presidente della Commissione Generale Affari Politici, mentre la senatrice Giannini è stata eletta Presidente della Commissione Generale Affari Culturali.

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Va ricordato che la Repubblica Ceca fa parte, insieme ad Ungheria, Polonia e Slovacchia, del Gruppo di Visegrad (V4).

Costituito a seguito di un vertice dei Capi di Stato e di Governo di Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia, tenutosi nella città ungherese di Visegrád il 15 febbraio 1991, il Gruppo di Visegrad è teso a stabilire e a rafforzare la cooperazione fra questi Stati (divenuti quattro il 1° gennaio del 1993, con la divisione consensuale della Cecoslovacchia), allo scopo di promuovere l'integrazione unitaria del gruppo nell'Unione Europea. Dopo l’ingresso nell’UE, la cooperazione e l'alleanza fra i quattro diversi Stati prosegue comunque nei diversi campi della cultura, dell'educazione, della scienza, nonché in quello dell'economia.

La Repubblica Ceca ha detenuto la Presidenza del Gruppo di Visegrad dal 1° luglio 2011 al 30 giugno 2012.

 

 

Unione Interparlamentare

Nella XVII legislatura la parte italiana della sezione bilaterale di amicizia Italia – Repubblica Ceca e Ungheria, è presieduta dal deputato Marco Di Maio (PD).  

 

 

XVI LEGISLATURA

 

Corrispondenza

Il 1° marzo 2011 è pervenuta alla Presidenza della Camera una lettera da parte della Presidente della Camera ceca, Miroslava Němcová, in cui si esprime preoccupazione per la riduzione dell’insegnamento della lingua, della letteratura e della cultura ceca nei programmi universitari italiani. Il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha risposto il successivo 28 marzo dicendosi consapevole dell’importanza della questione da lei sollevata.

Il 13 luglio 2010 il Presidente Fini ha scritto alla Presidente Němcová, felicitandosi per la sua elezione alla Presidenza della Camera ceca e invitandola in visita a Roma. La Presidente Němcová ha risposto il successivo 31 agosto, ringraziando.

Il 21 maggio 2010 è pervenuta al Presidente Fini una lettera del suo omologo ceco, Miloslav Vlček, con la quale il medesimo annuncia le sue dimissioni da Presidente e da deputato a decorrere dal 30 aprile 2010, esprimendo al contempo stima per il Presidente Fini. Il Presidente Fini ha risposto l’8 giugno 2010, ringraziandolo e ricordando la collaborazione fra le due Assemblee parlamentari.

Il 4 dicembre 2009 è pervenuta al Presidente Fini una lettera del Presidente del Senato ceco, Přemysl Sobotka, con la quale egli invia copia della sua Proclamazione, pronunciata nel corso della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dei paesi europei post–comunisti, denominata “Fuori dalle catene”, tenutasi a Praga il 17 novembre 2009.

 

Incontri bilaterali

Il 23 dicembre 2011 il Presidente Fini, si è recato a Praga, in rappresentanza della Repubblica italiana, per partecipare ai funerali di Stato del primo Presidente della Cecoslovacchia postcomunista, Václav Havel.

 

Il 15 novembre 2010 il Presidente Fini ha incontrato la sua omologa ceca Němcová, accompagnata da una numerosa delegazione.

Tra i temi trattati la nuova governance europea, il ruolo dei Parlamenti nazionali nel Trattato di Lisbona, le energie alternative, la politica estera europea, l’immigrazione.

 

Il 18 febbraio 2010 il Presidente Fini ha incontrato a Roma il suo omologo ceco Vlček.

Tra i temi dell’incontro, le ripercussioni parlamentari dell’applicazione del Trattato di Lisbona, l’APEM, l’integrazione europea dei Balcani occidentali, la crisi economica mondiale e, infine, gli aspetti della dipendenza energetica.

 

Il Presidente Fini aveva già incontrato a Praga il suo omologo ceco Vlček il 3 dicembre 2008.

Tra i temi dell’incontro, le prospettive dell’Unione europea, anche alla luce del processo di ratifica del Trattato di Lisbona, nonché il ruolo e il contesto dell’Alleanza NATO.

 

Il 16 settembre 2008 il Presidente Fini ha incontrato il Presidente del Consiglio Legislativo del Governo della Repubblica Ceca, il Ministro senza portafoglio Cyril Svoboda.

Temi dell’incontro sono stati principalmente la questione della ratifica del Trattato di Lisbona e la situazione di Israele, con particolare riferimento alle possibili iniziative dell’Unione Europea nei confronti della questione palestinese.

 

 

Incontri delle Commissioni

Il 31 maggio 2012 le Commissioni Bilancio e Finanze hanno incontrato una delegazione della Commissione Bilancio della Camera dei deputati ceca, guidata dal Presidente Pavel Suchanek.

I temi trattati concernevano la situazione economica in Italia, con particolare riguardo al bilancio dello Stato, alle misure per ridurre il debito statale, ai provvedimenti di natura fiscale assunti dal Governo Monti e alla loro incidenza sugli enti locali e i cittadini, nonché la riforma pensionistica, il fiscal compact, i tagli apportati alla spesa pubblica sul versante del pubblico impiego.

 

Il 14 febbraio 2012 l'Ufficio di Presidenza della Commissione Affari esteri ha incontrato il Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari esteri ceco, Karel Schwarzenberg, accompagnato dall’Ambasciatore ceco in Italia, S.E. Petr Burianek, e dal Direttore generale dell’Ufficio Affari europei del Ministero degli Affari esteri, Jaroslav Kurfurst.

Tra i temi oggetti del colloquio, la mancata adesione da parte della Repubblica ceca al Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’Unione economica e monetaria, l’allargamento dell’UE ai balcani, gli sviluppi nel Mediterraneo, la progressiva riduzione della presenza militare internazionale in Afghanistan, la tutela delle minoranze cristiane in Medio Oriente e in Egitto, il processo di pace in Medio Oriente, il ruolo e la natura della Nato e le ipotesi di una sua riforma.

 

Il 31 gennaio 2012 il Presidente della Commissione Affari esteri, Stefano Stefani, ha incontrato l'Ambasciatore della Repubblica Ceca, S.E. Petr Burianek.

L’ambasciatore Burianiek si è soffermato sulla mancata firma, da parte della Repubblica Ceca, del Fiscal compact.

 

Il 10 maggio 2011 ha avuto luogo alla Camera un incontro della XIV Commissione Politiche dell’Unione Europea con una delegazione della Commissione per gli Affari dell’UE del Senato della Repubblica Ceca.

 

Il 18 febbraio 2010 il Presidente della Camera ceca, Miloslav Vlček, ha avuto un incontro con la Commissione politiche dell’UE.

Tra i temi trattati durante l’incontro, la ratifica del Trattato di Lisbona e il ruolo dei Parlamenti nazionali, il rafforzamento della collaborazione parlamentare tra Italia e Repubblica Ceca.

 

Il 10 novembre 2009 la XII Commissione Affari Sociali ha incontrato una delegazione della Commissione Sanità della Camera dei Deputati ceca, guidata dal Presidente, Jaroslav Krakora.

Il 25 febbraio 2009 una delegazione della Commissione per le questioni regionali ha incontrato una delegazione di deputati del Comitato Permanente per lo sviluppo regionale ed amministrazione pubblica della Camera dei deputati ceca.

 

 

Convegni e incontri culturali

Il 22 ottobre 2008 si è svolto presso la Camera un Convegno su Eredità e attualità della Primavera cecoslovacca, organizzato dalla Fondazione della Camera dei Deputati, in collaborazione con le Ambasciate della Repubblica Ceca e della Repubblica Slovacca in Italia e con le Università di Bologna e di Udine.

 

 

Cooperazione multilaterale

 

La Presidente della Camera dei deputati ceca, Miroslava Němcová, e il Presidente del Senato ceco, Milan Štěch, hanno partecipato alla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’UE, svoltasi a Varsavia, dal 19 al 21 aprile 2012, cui per l’Italia hanno partecipato il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il Vice Presidente del Senato, Vannino Chiti.

 

All’ottava sessione plenaria, dell’Assemblea Parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo (AP–UpM), svoltasi a Rabat, in Marocco, il 24 e 25 marzo 2012, per la Camera dei deputati ceca hanno partecipato i deputati Frantisek Novosad e Bauer, e per il Senato ceco la senatrice Dagmar Zverinova.

Il deputato Novosad e la senatrice Zverinova avevano partecipato altresì alla 7 sessione dell’AP-UpM, ospitata il 3 e 4 marzo 2011 dalla Camera, che insieme al Senato ha esercitato la Presidenza di turno dell'Assemblea da marzo 2010 a marzo 2011.

 

La Repubblica Ceca invia proprie delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa, della NATO (di cui è membro dal marzo 1999), dell’OSCE e dell’InCE.

Dal 21 al 22 febbraio 2012 il Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’OSCE, on. Riccardo Migliori, e l'on. Matteo Mecacci, Presidente della Commissione Democrazia, Diritti umani e questioni umanitarie, hanno svolto una visita al Parlamento della Repubblica ceca, su invito del Presidente della Delegazione della Repubblica Ceca presso la medesima Assemblea, on. Jaroslav Plachy.

I parlamentari italiani hanno incontrato il Primo Vicepresidente del Senato ceco, Premysl Sobotka. Nell'incontro è stata espressa la comune soddisfazione per il percorso democratico sviluppatosi in Tunisia, si è sottolineata l’importanza del ruolo dell'OSCE nella sicurezza, si è ribadito l'impegno comune per la tutela delle minoranze etniche e si è convenuto sull'esigenza urgente dell'ingresso della Serbia nell'Unione Europea. La delegazione ha infine reso omaggio al Presidente Vaclav Havel, deponendo una corona di alloro sulla sua tomba, nel cimitero di Vinohrady.

Va ricordato che la Repubblica Ceca fa parte, insieme ad Ungheria, Polonia e Slovacchia, del Gruppo di Visegrad (V4). Costituito a seguito di un vertice dei Capi di Stato e di Governo di Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia, tenutosi nella città ungherese di Visegrád il 15 febbraio 1991, il Gruppo di Visegrad è teso a stabilire e a rafforzare la cooperazione fra questi Stati (divenuti quattro il 1° gennaio del 1993, con la divisione consensuale della Cecoslovacchia), allo scopo di promuovere l'integrazione unitaria del gruppo nell'Unione Europea. Dopo l’ingresso nell’UE, la cooperazione e l'alleanza fra i quattro diversi Stati prosegue comunque nei diversi campi della cultura, dell'educazione, della scienza, nonché in quello dell'economia.

La Repubblica Ceca ha detenuto la Presidenza del Gruppo di Visegrad dal 1° luglio 2011 al 30 giugno 2012.

Il 15 e 16 settembre 2011 Praga ha ospitato la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi del V4, presieduta dal Presidente del Senato ceco, Milan Štěch.

 


 

Unione Interparlamentare

 

Nella XVI legislatura opera la sezione bilaterale di amicizia Italia – Repubblica Ceca e Ungheria, presieduta dall’on. Giuseppe Moles.

 

 



[1]     Stima Eurostat relativa al 2012

[2]     Stima tasso di cambio medio 2012; fonte Eurostat