Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Missione in Ucraina - 13 e 14 maggio 2014
Serie: Documentazione e ricerche    Numero: 119
Data: 12/05/2014
Descrittori:
RELAZIONI INTERNAZIONALI   UCRAINA
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari
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Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Missione a Kiev

 

13-15 maggio 2014

 

 

 

 

 

 

n. 119

 

 

 

12 maggio 2014

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

Hanno collaborato:

Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

 

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File: ES0210.doc

 


INDICE

 

Programma della missione

Schede di lettura

Sintesi cronologica degli ultimi avvenimenti 9

§  L’adozione delle sanzioni internazionali contro Mosca  9

§  L’emergere di focolai separatisti nell’Ucraina sudorientale ed il dispiegamento delle forze russe ai confini del paese  11

§  Gli sviluppi del contenzioso russo-ucraino in materia energetica  14

§  Il fragile accordo di Ginevra  15

§  L’approvazione di nuove sanzioni contro la Russia  16

§  L’offensiva delle forze ucraine  18

§  La presentazione della Road Map dell’OSCE e lo svolgimento del referendum separatista nell’Ucraina sud-orientale  19

Rapporti tra l’Unione Europea e l’Ucraina (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione Europea) 23

§  Crisi in Ucraina  24

§  Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina elaborato dal Servizio per l’azione esterna dell’UE  28

§  Iniziative della Commissione europea  30

Rapporti parlamentari con l’Ucraina (a cura del Servizio Rapporti Internazionali) 33

Pubblicistica

§  N. Sartori ‘G7 Energia e crisi in Ucraina’, in: www.affarinternazionali.it, 5 maggio 2014  47

§  F. Santopinto ‘La crisi anche per un dialogo mancato’, in: www.affarinternazionali.it, 5 maggio 2014  47

§  S. Silvestri ‘3D per Putin’, in: www.affarinternazionali, 3 maggio 2014  47

§  F. Bascone ‘1914-2014: lezioni della storia di fronte alla crisi ucraina’, in: www.aspeninstitute.it, 7 maggio 2014  47

§  R. Menotti ‘Perché sull’Ucraina si rischia una vera guerra fredda’, in: www.aspeninstitute.it, 30 aprile 2014  47

§  S. Casertano ‘Le opzioni energetiche nella vicenda russo-ucraina’, in: www.aspeninstitute.it, 30 aprile 2014  47

§  M. Rjabcuk ‘Est contro ovest, il falso mito delle due Ucraine’, in: Limes, 8 maggio 2014  47

§  D. Flores ‘Energia: l’urgenza della Cina, l’Ucraina e i due forni di Putin’, in: Limes, 7 maggio 2014  47

 

 


 

Programma della missione

 


 

Ambasciata d’Italia
KIEV

 

                                         BOZZA

 

Programma visita a Kiev Delegazione Camera dei Deputati

 (Kiev, 13-15 maggio 2014)

 

Martedì 13 maggio 

Ore 14.00                    Arrivo della Delegazione

                                  (aeroporto Borispol con volo Az480, Terminal D proveniente da Roma). Ad accogliere:                  Amb. Fabrizio Romano e personale dell’Ambasciata (ad attendere auto e minivan ).

 

Ore 15,15                    Incontro con il Presidente della Commissione per l’Integrazione Europea della Rada, Grigory Nemyria (Commissione, Interprete, ….)

                                  (auto e minvan)

 

Ore 16,00                    Incontro con Presidente Commissione Esteri della Rada, Vitaly Kaliuzhniy

                                  (via Sadova, 3-a, piano 8, ingresso dalla strada Sadova)

                                  (auto e minvan)

                                                                

 

Ore 17, 00                   Incontro con Natalia Galibarenko, Vice Ministro degli Affari (Ministero Affari Esteri).

 

A seguire                    Trasferimento e sistemazione presso Hotel Radisson

                                  (auto e minvan)

 

Ore 19,20                    Partenza da Hotel Radisson per la Residenza dell’Ambasciatore

                                  (auto e minivan)

 

Ore 20,00                    Pranzo offerto dall’Ambasciatore Fabrizio Romano

                                  (via Sedovtsiv,14 – Kiev ) – Partecipa il Capo Missione OSCE/ODIHR, Tana de Zulueta (presenza da confermare)

 

Al termine                   Rientro in hotel

 

Mercoledì 14 maggio 

 

Ore 09,00-10,30            Incontro con Prof. Pogrebinsky, politologo, titolare della

                                  (Sala Riunioni IV piano , Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)        

 

                                  Incontro con Prof. Fesenko

                                  (Sala Riunioni IV piano , Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)  (da confermare)

 

 

Ore11,00                     Incontro con i rappresentanti dei Partiti: Partito delle Regioni (Kojhara, da confermare), Partito Comunista (Simonenko o Vice,  da confermare), Petro Poroshenko (candidato alla Presidenza, da confermare), Olga Bogomolez, Bulatov (Leader Automaidan e attuale Ministro dello Sport) (da confermare)

 

Ore 13,00                    Colazione presso ristorante “Millemiglia” con Savik Shuster, giornalista ed opinionista.

                                  (Hotel Radisson)

 

 

Ore 17,00                    Eventuale punto stampa con corrispondenti italiani presenti nel Paese (da confermare).

                                  (Sala Riunioni IV piano, Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)

 

In alternativa                Incontro con S.E. il Nunzio Apostolico, Thomas Gullikson

 

Ore 20,00                    Pranzo presso ristorante Spotekash’’

 

 

Giovedì 15 maggio 2014

 

Ore 07,30                    Partenza della Delegazione da Hotel Radisson per per Aeroporto  Borispol

                              (Auto +minivan)

 

Ore 10.00                    Partenza della Delegazione per Roma (volo PS305)

 

Ore 11,55                    Arrivo a Roma

 


INFORMAZIONI UTILI

 

Ambasciata d’Italia

Vul. Yaroslaviv Val 32/B

Segreteria                                        0038 044 230 3115 – 2303108

Cell. di emergenza                                      00380503102111 

Fax                                                              0038044 230 31 03             

e-mail:                                             ambasciata.kiev@esteri.it ;  segreteria.kiev@esteri.it

 

Primo Segretario  Matteo Cristofaro

Cellulare                                                                (0038) 0504403087

 

Primo Segretario Andrea Domeniconi 

Cellulare                                                                (0038) 0965450640

 

Secondo Segretario Luca Trabalza

Cellulare                                                               (0038099 6104081)

 

Segreteria Ambasciatore Maria Tramontana

Cellulare                                                                (0038) 095 8209954

 

 

Autisti

Sig. Sergey                                                          (0038) 067 4665770

 

Sig. Dmitro                                                           (0038) 050 9274127

 

Autista Minivan                                                   (0038…….)

 

 (HOTEL RADISSON BLU

22 Yaroslaviv Val Street,

 Kyiv, 01034, Ukraine

Tel. : +38 044 492 22 00

Fax  +38 044 492 22 15

 

Residenza Ambasciatore

via Sedovtsiv,14, Kiev                                           (0038) 044 2868835

14, Sedovtsiv street, Kiev

вул.Сєдовців,14,Київ

ул. Седовцев,14,Киев

 

 


Schede di lettura

 


Sintesi cronologica degli ultimi avvenimenti

 

    L’adozione delle sanzioni internazionali contro Mosca

            Il 18 marzo il Giappone si univa al fronte delle sanzioni contro Mosca, congelando i previsti negoziati bilaterali su grandi progetti di investimento e sulla collaborazione nel campo dell’utilizzazione pacifica dello spazio; il presidente Putin informava il Parlamento russo in via ufficiale della richiesta della Crimea di entrare a far parte della Federazione. Subito dopo Putin disponeva solennemente al Cremlino per l’approvazione della bozza di accordo con la Crimea relativa all’annessione della penisola alla Federazione russa – era intanto stato annullato l’incontro a Mosca dei ministri degli esteri e della difesa della Russia con gli omologhi francesi. Per Sebastopoli è stato previsto uno status federale analogo a quello vigente per Mosca e San Pietroburgo.

Il riconoscimento dell'annessione della Crimea alla Federazione russa  provocava immediatamente reazioni da parte dell’Ucraina e dell'Occidente, accomunate dalla condanna della condotta russa e dal non riconoscimento dell’annessione. Secondo il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini si trattava di un grave sviluppo negativo della crisi, suscettibile di porre la Russia in un preoccupante isolamento in ragione delle sue azioni unilaterali e prive di giustificazione. In Crimea intanto una sparatoria davanti a una base ucraina alla periferia della capitale Simferopoli provocava due morti e due feriti.

Mentre proseguiva l'occupazione progressiva delle basi ucraine da parte dei russi, apparentemente senza combattimenti - nel contesto della quale il 19 marzo sarebbe stato posto agli arresti il capo della flotta ucraina Serhiei Gaiduk, del quale con un gesto distensivo il ministro della difesa russo ha chiesto subito la liberazione ai dirigenti della Crimea – l’Ucraina annunciava di voler abbandonare, come già fece la Georgia dopo la guerra con i russi del 2008, la Comunità degli Stati indipendenti. Kiev ha inoltre chiesto all'ONU di dichiarare la Crimea zona demilitarizzata, proprio nell'imminenza della visita del segretario generale Ban Ki-moon a Mosca.

Gli Stati Uniti, anticipava il vicepresidente Joe Biden, potrebbero inviare truppe negli Stati baltici al fine di rassicurarli contro possibili minacce da parte russa. Il presidente Obama chiariva tuttavia che ciò non significa per gli USA voler intervenire militarmente in Ucraina.

Assai più netta la presa di posizione del segretario generale della NATO Rasmussen, che accusava la Russia di aggressione militare e ha definito la crisi della Crimea la più grave minaccia alla sicurezza dell'Europa dai tempi della Guerra Fredda. Più sfumata invece la posizione del Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, per il quale è necessario tenere aperto un canale di dialogo con la Russia proprio per evitare l'incubo di un ritorno alla Guerra Fredda.

Per quanto riguarda i riflessi nel nostro Paese della crisi ucraina, va ricordato il rischio che essa comporta anche per i progetti dell'ENI con la Russia, in primis il gasdotto Southstream: pessimismo veniva espresso a tale proposito dall'amministratore delegatole dell'ENI Paolo Scaroni il 20 marzo, durante un'audizione presso la Commissione attività produttive della Camera. In particolare, Scaroni ha messo in luce come siano in pericolo le autorizzazioni da parte dell'Unione europea indispensabili per portare avanti il progetto Southstream.

Sul fronte delle sanzioni la giornata del 20 marzo registrava una nuova puntata: infatti, mentre l'Ucraina elevava ulteriormente il livello di allerta delle proprie forze armate, e si diceva pronta a rispondere militarmente a ogni tentativo di nuove annessioni dei propri territori sudorientali, il presidente USA firmava un decreto per estendere la “lista nera” contro gli alti funzionari russi e le persone vicine all'entourage di Putin. Per converso, dalla Russia partivano sanzioni contro dirigenti e politici americani vicini al presidente Obama. Accortamente più sfumato l'atteggiamento del Cremlino verso i paesi europei, per quanto questi  annunciassero nel Vertice dei Capi di Stato  e di governo di Bruxelles l’estensione della lista di persone colpite dal blocco ai visti per il territorio europeo e dal congelamento dei beni ivi detenuti, nonché la sospensione del G8: infatti non sfugge a Mosca la differenza di accenti tra Stati Uniti e Unione europea, con quest'ultima evidentemente più timorosa degli effetti negativi di un ulteriore inasprimento sanzionatorio contro la Russia. Proseguiva intanto il cammino istituzionale per la piena integrazione della Crimea nella Russia, con l'approvazione del trattato di annessione da parte della Duma. Nella mattinata del 21 marzo il Senato russo procedeva del pari all'approvazione del trattato, che veniva promulgato poche ore dopo dal presidente Putin. Nel frattempo tuttavia il premier ucraino Iatseniuk aveva firmato a Bruxelles la parte politica dell’Accordo di associazione con l'Unione europea.

La tensione tra Russia e Ucraina si traslava immediatamente anche sul piano economico-finanziario: infatti il premier russo Medvedev ricordava il debito dell’Ucraina con la Russia, pari a 16 miliardi di dollari, soprattutto relativi a forniture di gas non pagate. Subito dopo Iatseniuk ribadiva che la perdita della Crimea, con la nazionalizzazione di ingenti proprietà dello Stato ucraino, equivaleva a un danno di centinaia di miliardi di dollari: Iatseniuk minacciava poi un ricorso a breve termine alla giustizia internazionale per ottenere il relativo risarcimento. In realtà entrambi i contendenti fronteggiano uno scenario economico difficile, per il vero assai più per l’Ucraina: le sanzioni hanno provocato un calo della Borsa di Mosca, mentre le principali agenzie internazionali hanno abbassato il rating russo da stabile a negativo. D'altra parte l'Ucraina si è vista annullare lo sconto del 30% sul gas russo, mentre con l'annessione della Crimea mille metri cubi di gas russo costeranno a Kiev ulteriori 100 dollari, per il venir meno della necessità del permesso ucraino alla flotta russa del Mar Nero di permanere fino al 2042 nella base di Sebastopoli. L'Armenia intanto procedeva a riconoscere l'annessione della Crimea alla Federazione russa e, come reazione, vedeva richiamato a Kiev l'ambasciatore ucraino.

Il Vertice europeo di Bruxelles, oltre alla firma della parte politica dell'Accordo di associazione, riscontrava un rinnovato appoggio dell'Unione europea a Kiev, decretando anche la libera vendita dei prodotti della Crimea nel territorio europeo solo se transitati in Ucraina – e in caso contrario, annunciando pesanti penalizzazioni. La Francia dal canto suo annunciava la sospensione della cooperazione militare con Mosca e gli Stati membri hanno ricevuto mandato, unitamente alla Commissione, di mettere allo studio ulteriori misure calibrate in campo economico, da attuare in caso di una nuova escalation militare da parte russa. La Commissione europea, inoltre, si vedeva conferire l'incarico di mettere a punto entro giugno un piano per ridurre al maggior grado possibile la dipendenza energetica dalla Russia.

Va comunque rilevato come una delle proposte uscite dal Vertice europeo, ovvero l'invio di una missione OSCE in Ucraina, operativa dal 23 marzo, sia stata accolta dalla Russia.

          L’emergere di focolai separatisti nell’Ucraina sudorientale ed il dispiegamento delle forze russe ai confini del paese

Il 22 marzo a Kiev si recavano il ministro degli esteri tedesco Steinmeier e il primo ministro canadese Harper, recando sostegno al nuovo corso ucraino, in un contesto in cui restavano alti i timori sia per l'attacco della Russia alle ultime basi ucraine che resistevano in Crimea, sia per le nuove esercitazioni militari lanciate da Mosca, suscettibili di collegarsi a focolai separatisti nuovamente  manifestatisi nella parte sudorientale dell’Ucraina, segnatamente a Donetsk e Kharkiv, dove migliaia di manifestanti chiedevano di tenere referendum analoghi a quello della Crimea. La conquista delle basi ucraine nella penisola del Mar Nero ha visto senz’altro  una parte dei militari coerenti con il proprio giuramento tentare una qualche forma di resistenza, quasi sempre inefficace. D'altro canto però numerosi militari ucraini venivano fortemente agevolati dalla Russia ad entrare nel proprio esercito mantenendo il grado originario, e per di più con una paga notevolmente superiore.

Il 23 marzo emergeva un'ulteriore preoccupazione, soprattutto da parte della NATO, per un possibile intervento delle truppe russe ammassate al confine orientale dell’Ucraina - che secondo il capo delle forze NATO in Europa, generale Breedlove, erano consistenti e pronte al combattimento - nel territorio secessionista moldavo della Transnistria, abitata da russofoni e dalla quale nei giorni precedenti erano venuti appelli a Mosca per un’annessione analoga a quella della Crimea. Nella stessa giornata il presidente della Bielorussa Lukashenko dichiarava, in una sorta di riconoscimento di fatto, che la Crimea era ormai parte del territorio russo: conseguentemente, anche l'ambasciatore a Minsk veniva richiamato dall’Ucraina.

Il 24 marzo vi era da parte dell’Ucraina la presa d'atto della situazione sul terreno in Crimea: il Consiglio di sicurezza nazionale, d'accordo con il ministero della difesa di Kiev, annunciava il ritiro delle proprie rimanenti truppe dislocate nella penisola. Poche ore prima circa duecento soldati russi avevano assaltato la base navale di Feodosia, prendendone possesso, ma stavolta provocando il ferimento di alcuni soldati di Kiev. Il ministro della difesa russo Shoigu, primo esponente del governo a recarsi in Crimea dopo l'annessione,  procedeva a nominare l'ex capo di stato maggiore della marina ucraina Berezovski vicecomandante della flotta russa del Mar Nero – Berezovski era stato tra i primi a giurare fedeltà alle nuove autorità della Crimea filorussa.

Sempre il 24 marzo, in margine ai lavori del Vertice sulla sicurezza nucleare dell'Aja, si riunivano i Capi di Stato e di governo del G7, i quali decidevano di non incontrare più Putin finché persisterà nel suo atteggiamento nei confronti dell’Ucraina. Veniva così cancellato il Vertice annuale G8 previsto a Sochi, mentre il G7 si terrà a Bruxelles nel mese di giugno.

La decisione del G7 è stata spiegata con la chiara violazione del diritto internazionale costituita dall’atteggiamento russo verso la Crimea: l'annessione è stata condannata e non riconosciuta. Il comunicato finale del G7 minaccia anche di intensificare le sanzioni con un crescente impatto sull'economia russa. Nel comunicato ha trovato però spazio anche un riferimento alla via diplomatica che deve restare aperta - e non manca la soddisfazione per l'accettazione russa della missione dell'OSCE in Ucraina. Inoltre, durante il Vertice sulla sicurezza nucleare vi è stato un importante segnale di un possibile inizio di distensione, con l'incontro del ministro degli esteri russo Lavrov con il suo omologo ucraino Deshizia, il primo contatto diretto al massimo livello tra i due paesi.

Il 25 marzo, nonostante la dura presa di posizione del G7 del giorno precedente, la Russia, per bocca del portavoce di Putin Peskov, si diceva pronta e interessata a riprendere i contatti al più alto livello con i partner del G8. Peskov ha inoltre dichiarato che, non essendovi più secondo la Russia un potere legittimo a Kiev, Mosca non si sentiva più obbligata a rispettare l'accordo per lo sconto sulle forniture di gas firmato in dicembre da Putin e Ianukovich, né tantomeno l'accordo per l'affitto dall’Ucraina della base di Sebastopoli, divenuta ormai parte integrante del territorio russo.

Nella stessa giornata del 25 marzo si dimetteva il ministro della difesa ucraino ammiraglio Teniukh – dimissioni che il parlamento in una prima votazione aveva rifiutato -, cui subentrava il generale Koval. Teniukh si era assunto la responsabilità della conduzione sfortunata della resistenza delle truppe ucraine in Crimea all'arrivo dei russi.

Emergeva intanto la forte preoccupazione degli Stati Uniti e della NATO per il concentramento di truppe russe sui confini ucraini: Rasmussen dichiarava che l'Alleanza Atlantica aveva tutti i piani pronti per difendere gli Stati membri e sostenere i suoi partner. La posizione di Rasmussen era rafforzata dal presidente Obama  durante una conferenza stampa all'Aja, nella quale il capo dell'Amministrazione USA assicurava agli alleati garanzie mediante appositi piani di emergenza. Obama si è spinto a citare l'articolo 5 del Patto Atlantico, che prevede il sostegno di tutti gli alleati a un paese della NATO che dovesse subire un attacco militare.

Il 27 marzo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvava una risoluzione in base alla quale l’annessione della Crimea alla Russia veniva dichiarata illegale: ciononostante, le preoccupazioni ucraine erano alimentate dalla presenza in prossimità del confine con la Russia di circa centomila soldati di Mosca. A sostenere Kiev interveniva un accordo di massima con il Fondo monetario internazionale  per rendere possibili prestiti fino a 18 miliardi di dollari a favore dell’Ucraina, avvicinandosi in questo modo - tenuto conto degli aiuti già precedentemente concordati - in linea di massima alle richieste di Kiev.

Dopo diversi giorni di tensione, durante i quali la Russia sperimentava anche il proprio isolamento internazionale - stante la freddezza della Cina e dell’India sulla questione della Crimea -, a seguito di ripetuti contatti telefonici ad alto livello con le autorità di vertice degli Stati Uniti il presidente Putin decideva di ordinare (31 marzo) un parziale ritiro delle truppe dalla frontiera con l’Ucraina, pur insistendo sulla necessità di riforme in senso federale nel vicino paese, onde garantire i diritti della vasta minoranza russofona delle regioni sud-orientali.

 Il 1º aprile i ministri degli esteri della NATO riuniti a Bruxelles decidevano di sospendere ogni forma di cooperazione civile e militare con la Russia - la NATO riferire altresì di non poter confermare il ritiro seppur parziale delle truppe russe dai confini con l’Ucraina. Secondo l’Alleanza Atlantica, inoltre, erano imminenti nuove iniziative per il rafforzamento del dispositivo di difesa nei paesi baltici e dell’Europa orientale membri dell’Alleanza, ma per i quali la crisi ucraina ha creato un clima di grande preoccupazione nei confronti di Mosca.

 

Gli sviluppi del contenzioso russo-ucraino in materia energetica

Il 3 aprile il colosso russo del gas Gazprom metteva in pratica quanto già minacciato alcune settimane prima dalle autorità di Mosca, con un aumento di  100 dollari per mille metri cubi di gas nei confronti dell’Ucraina, giustificato dal venir dei diritti di Kiev sulla Crimea, e quindi degli obblighi russi per l’affitto pluridecennale della base militare della flotta del Mar Nero. Gazprom ha inoltre ventilato la possibilità che le controversie con l’Ucraina compromettano alla fine anche la stabilità dei flussi del gas russo verso l’Unione europea, che per l’Ucraina deve transitare.

Va detto però che, a parziale ristoro del danno arrecato a Kiev dalla fine degli sconti sulle forniture russe di gas, nelle stesse ore il Parlamento europeo approvava a grande maggioranza l’abolizione, a partire da maggio, di gran parte delle tariffe doganali nei confronti dei beni industriali provenienti dall’Ucraina, aggiungendovi una serie di riduzioni, mentre anche i quattro quinti dei dazi sui prodotti agricoli di Kiev in ingresso in Europa sono stati abbattuti, peraltro senza richiesta di reciprocità

 Il 7 aprile si verificava l’assalto alle sedi dei governi locali a Donetsk – ove  gli assalitori proclamavano una Repubblica indipendente e richiedevano un referendum per unirsi alla Russia -, nonché a Kharkiv e Luhansk. Il premier ucraino Jatseniuk accusava Putin di avere un piano per la distruzione dell’Ucraina. Mentre gli Stati Uniti ammonivano la Russia a non oltrepassare con proprie forze militari i confini con Ucraina, forze speciali di Kiev riuscivano il giorno successivo a riprendere il controllo di Kharkiv, operando una settantina di arresti. Mosca dal canto suo ammoniva sui rischi di guerra civile in Ucraina sudorientale, ma gli Stati Uniti denunciavano esplicitamente la presenza di agenti russi nelle rivolte del giorno precedente, il cui scopo sarebbe stato quello di destabilizzare la situazione e rendere possibile un intervento russo in analogia a quanto avvenuto per la Crimea.

Mette da parte ucraina e russa vi erano rispettivamente la minaccia di interrompere quanto prima le importazioni di gas e quella speculare  di tagliare le forniture in caso di persistente mancato pagamento dei debiti pregressi, e mentre il premier ucraino Iatseniuk si spingeva ad offrire più ampi poteri alle regioni orientali ancora teatro di azioni armate dei separatisti russi.

Il 12 aprile l’offensiva dei filorussi nell’est dell’Ucraina conosceva una nuova accelerazione in altre quattro città, impadronendosi di edifici chiave per la sicurezza. Il giorno successivo falliva il tentativo di forze speciali ucraine di sgomberare i filorussi operanti nella città di Slovyansk: nell’operazione perdeva la vita un agente ucraino e cinque venivano feriti. Il 14 aprile i ministri degli esteri dell’Unione europea concordavano sull’estensione dell’elenco delle persone colpite dalle sanzioni in seguito alla crisi ucraina: mentre i presidenti russo e americano si confrontavano telefonicamente, da Slovyansk i filorussi richiedevano a Putin di inviare truppe. Da Kiev emergeva un’apertura, prevedendo di poter svolgere in maggio un referendum in vista di un’apertura in senso federale a favore delle regioni sudorientali del paese.

Il 15 aprile il presidente ucraino Turcinov annunciava l’inizio di quella che definiva operazione antiterrorismo contro i separatisti filorussi in azione nelle regioni sudorientali del paese: le forze fedeli a Kiev conseguivano un primo successo con la riconquista della base aerea di Kramatorsk, nei pressi di Donetsk, nel corso della quale vi sarebbero state secondo Mosca alcune vittime tra i separatisti. A rendere ancor più tesa la situazione giungevano dalla Transnistria appelli di esponenti politici alla Russia e alle Nazioni Unite per il riconoscimento dell’indipendenza della regione separatista dalla Moldova. La controffensiva di Kiev veniva però bloccata quasi subito, anche per l’intervento di numerosi civili filorussi, la cui massiccia presenza scoraggiava i militari dall’uso delle armi: in tal modo, anche diversi veicoli corazzati venivano sequestrati ai soldati ucraini. La NATO intanto procedeva ad ulteriori incrementi nei sorvoli militari sui paesi baltici e nel dispiegamento di forze terrestri, aeree e navali in prossimità dello scenario ucraino.

Il fragile accordo di Ginevra

Il 17 aprile segnava un momento di speranza, con il raggiungimento a Ginevra di un accordo tra Ucraina, Russia, USA e UE per una serie di misure volte ad abbassare la tensione nel teatro ucraino: il documento congiunto ha previsto la smobilitazione delle milizie, l’abbandono degli edifici governativi occupati nell’Ucraina sudorientale - con una corrispettiva amnistia da accordare ai separatisti -, un programma di riforme politiche per l’Ucraina in senso federale. Peraltro, mentre veniva siglato l’accordo a Ginevra il presidente russo Putin, impegnato nell’annuale maratona televisiva in colloquio diretto con i cittadini, manteneva apertamente sullo sfondo il diritto russo ad intervenire nelle questioni ucraine in caso di necessità. Intanto in un attacco a Mariupol, a sud di Donetsk, tre separatisti filorussi erano rimasti uccisi nella notte mentre assaltavano la locale base della Guardia nazionale ucraina.

L’accordo di Ginevra, tuttavia, si mostrava sostanzialmente sterile, poiché le milizie filorusse continuavano l’occupazione di edifici pubblici nella parte orientale dell’Ucraina, dicendosi non vincolate da quanto deciso a Ginevra. Piuttosto, i filorussi richiedevano, quale condizione per lo sgombero degli edifici occupati, il ritiro del governo di Kiev, da essi giudicato illegittimo. In questa difficile situazione lo stesso governo di Kiev si spingeva ad offrire maggiori autonomie alle regioni in rivolta, assicurando altresì di voler fornire alla lingua russa uno status speciale in Ucraina.

La fragile tregua pasquale veniva rotta subito il 20 aprile con uno scontro a fuoco in un checkpoint nei pressi di Slovyansk, durante il quale perdevano la vita tre filorussi, destando vive proteste da parte della Russia nei confronti dei nazionalisti ucraini. Il giorno successivo la protesta russa cresceva di tono, e lo stesso ministro degli esteri Lavrov accusava l’Ucraina di aver violato gli accordi di Ginevra. Nel contempo la Russia rendeva più agevole per i cittadini russofoni appartenenti ai paesi dell’ex Unione sovietica l’ottenimento della cittadinanza russa, abbreviando l’iter burocratico per il passaporto, che non potrà superare i tre mesi. Intanto da parte ucraina venivano diffuse alcune foto per dimostrare la presenza di soldati russi nell’est del paese, operanti unitamente ai filorussi locali.

Il 22 aprile il presidente ucraino Turcinov, accusando i separatisti filorussi di aver torturato alcuni cittadini ucraini, annunciava la ripresa dell’offensiva nell’est del paese: intanto il vicepresidente americano Joe Biden si recava in missione a Kiev, e minacciava nuove sanzioni nei confronti della Russia, qualora questa persistesse nel suo atteggiamento minaccioso, che del resto la stava conducendo secondo Biden all’isolamento. Il vicepresidente statunitense prometteva inoltre all’Ucraina di compensare parzialmente le forniture energetiche russe, aiutando tecnologicamente il paese sviluppare le risorse di shale gas, di cui sarebbe ricco.

Il 24 aprile l’esercito ucraino attraccava Slovyansk, uccidendo alcuni ribelli e riprendendo il controllo del municipio della vicina cittadina portuale di Mariupol. Per tutta risposta il presidente russo Putin minacciava conseguenze per quello che definiva un crimine perpetrato dalle autorità di Kiev, e l’esercito di Mosca iniziava nuove esercitazioni in prossimità dei confini con l’Ucraina. Il giorno successivo il premier Iatseniuk accusava Mosca di preparare una terza guerra mondiale, mentre l’esercito di Kiev proseguiva nell’offensiva per riprendere la città di Slovyansk, dove tredici osservatori militari dell’OSCE venivano rapiti dai separatisti.

L’approvazione di nuove sanzioni contro la Russia

In conseguenza degli sviluppi sul terreno, il 26 aprile il G7 annunciava nuove sanzioni nei confronti della Russia, che non avrebbe fatto nulla per un allentamento della tensioni nell’Ucraina orientale. Intanto l’Ucraina accusava Mosca di usare i tredici osservatori dell’OSCE nelle mani dei filorussi alla stregua di scudi umani. Nella stessa giornata si registrava il viaggio a Roma del premier ucraino Iatseniuk, che ha incontrato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e successivamente si è recato in Vaticano per l’udienza con il Papa: Iatseniuk ha chiaramente espresso la propria visione della crisi ucraina, che deriverebbe in ultima analisi dal tentativo di Putin di ricostituire qualcosa di molto simile all’Unione sovietica.

Il 28 aprile gli Stati Uniti rafforzavano le sanzioni nei confronti della Russia, estendendole a 17 società e 7 personaggi di primo piano dell’entourage economico e amministrativo di Putin, a partire dal responsabile della prima compagnia petrolifera russa (Rosneft), Igor Sechin. Le sanzioni hanno inoltre colpito, tra gli altri, il vicepremier russo Kozak, nel frattempo incaricato anche dello sviluppo della Crimea tornata alla Federazione, il capo di un conglomerato (Rostec) operante nel settore degli armamenti, nonché l'eminenza grigia di Putin, Vjaceslav Volodin. La decisione statunitense ha evidenziato una sempre maggiore pressione sugli esponenti del ristretto circolo che fa capo al presidente russo, nella prospettiva di un'estensione ben più incisiva delle sanzioni alle società dai personaggi di tale circolo guidate, o ad essi riconducibili.

Diversamente da quanto fatto dagli Stati Uniti, le sanzioni ulteriori imposte dall'Unione europea il 29 aprile, significativamente, non colpivano i vertici dei gruppi energetici russi: infatti, nell'estendere il divieto di ingresso e il congelamento dei beni detenuti in territorio europeo ad ulteriori 15 soggetti russi o del separatismo ucraino, Bruxelles si è limitata a colpire il capo di stato maggiore delle forze armate russe Gerasimov, il vicepremier Kozak e il vicepresidente della Duma Ludmila Shvetsova.

La prudenza dell'Unione europea nei confronti dei capi dei grandi conglomerati energetici russi non è altro che la spia delle diverse sensibilità tra i 28 Stati membri nei confronti delle minacce energetiche, che un indurimento dell'atteggiamento verso il Cremlino potrebbe concretizzare – del resto anche gli USA sembrano via via più consapevoli che la vulnerabilità energetica dell’Europa va tenuta in debito conto nella complessiva strategia occidentale verso Mosca. A fronte dell'estrema durezza dei paesi dell'Europa orientale nei confronti della Russia, spicca la maggiore prudenza della Germania ma anche del nostro Paese, costantemente impegnato a ribadire la necessità di applicare gli accordi raggiunti a Ginevra. Peraltro la prudenza europea non ha impedito a Putin di minacciare una revisione della presenza delle aziende europee ed americane nei principali settori dell'economia russa, segnatamente proprio quello energetico.

L'atteggiamento russo troverebbe però il suo limite proprio nella dimensione economica, che ormai da diverse settimane vede un indebolimento del rublo e una costante revisione al ribasso delle stime di crescita di Mosca. In altre parole, se anche l'economia europea potrebbe gravemente risentire di difficoltà nei rifornimenti di energia dalla Russia, è altrettanto indiscutibile che forti rallentamenti nell'esportazione di gas e petrolio potrebbero destabilizzare il vertice politico del Cremlino. Diversi osservatori hanno visto pertanto proprio nelle dinamiche economiche la maggiore speranza di una soluzione accettabile della grave crisi ucraina.

Per aiutare l'economia di Kiev ormai al collasso, il 30 aprile il Fondo monetario internazionale ha approvato aiuti pari a 17 miliardi di dollari in due anni, suscettibili di generare ulteriori finanziamenti, anche da canali bilaterali, in modo da raggiungere il totale di 32 miliardi che già da tempo le stesse autorità ucraine avevano fatto presente come fabbisogno indispensabile per l'economia del loro paese. L'aiuto più urgente sarà corrisposto in tempi rapidissimi nella misura di 3,2 miliardi, dei quali 2 miliardi dovranno sostenere direttamente il bilancio dello Stato ucraino.

Sempre sul piano economico, e certamente a margine della crisi internazionale nazionale sull'Ucraina, va registrato come all'inizio di maggio sia divenuta ufficiale l'acquisizione che Gazprom, con un accordo con l’Austria, avrebbe modificato il percorso del gasdotto Souh Stream, prevedendone il punto terminale non in territorio italiano, a Tarvisio, ma vicino a Vienna, nell’hub europeo del gas già consolidato di Baumgarten. Alla questione erano state collegate voci di un congelamento del sostegno italiano alla realizzazione del gasdotto Souh Stream, che tuttavia, nella giornata del 30 aprile - durante la quale si è svolto anche il primo contatto tra il Presidente del consiglio Matteo Renzi e il presidente russo Putin, tramite una lunga telefonata - le autorità di Roma hanno assolutamente smentito. Il cambio di percorso di Souh Stream, tuttavia, merita un certo livello di attenzione, poiché potrebbe segnalare un mutamento in negativo dell'atteggiamento russo anche nei confronti del nostro Paese, che pure nei confronti della crisi ucraina si segnala per toni particolarmente prudenti e moderati.

L’offensiva delle forze ucraine

Il 2 maggio gli avvenimenti sul terreno dell’Ucraina sudorientale  riasumevano prepotentemente il centro dell'attenzione, con una forte offensiva delle forze di Kiev contro la città di Slaviansk, praticamente assediata, con la ripresa dei posti di blocco cui i separatisti avevano dato vita tutto intorno alla città. Tuttavia, anche le forze governative avrebbero perduto due elicotteri e non meno di due soldati. Ben più grave il bilancio registrato a Odessa, finora sostanzialmente tranquilla, dove l'incendio appiccato ad alcune tende innalzate nella città da separatisti filorussi si estendeva alla sede del sindacato locale, nell'incendio del cui edificio perdevano la vita una quarantina di persone di entrambi gli schieramenti in lotta.

Il 3 maggio, in un clima di tensione nel quale la Russia accusava Kiev di scatenare una guerra fratricida e si riservava proprie iniziative a fronte delle numerosissime richieste di aiuto che sarebbero giunte telefonicamente al Cremlino dalle regioni russofone dell’Ucraina, la notizia positiva era la liberazione dei sette osservatori dell’OSCE e dei loro accompagnatori tenuti in ostaggio a Slaviansk dai filorussi. Nella notte tuttavia le violenze si riaccendevano a Mariupol, dove la filiale di Privatbank, una banca ucraina, veniva data alle fiamme.

L'offensiva governativa a Slaviansk e Kramatorsk, intanto, non sembrava registrare progressi, mentre proseguivano i preparativi dei separatisti filorussi per lo svolgimento nella regione di Donetsk del referendum dell'11 maggio sul distacco da Kiev, e nella prospettiva delle elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio da tenere in una situazione obiettivamente difficile. Comunque, Kiev incassava il sostegno del G7, riunito a Roma il 6 maggio per discutere di problemi energetici all'insegna della diversificazione delle fonti, i cui membri europei si dicevano pronti a sostenere eventuali difficoltà degli approvvigionamenti di gas dell’Ucraina anche con temporanee inversioni dei flussi dall'Europa.

Nella stessa giornata si svolgeva a Vienna la riunione del Consiglio d'Europa, che riceveva la richiesta di aiuto dell’Ucraina per le elezioni presidenziali del 25 maggio, mediante l'invio di osservatori e la disposta ad eventuali provocazioni della Russia. A Vienna peraltro il ministro degli esteri di Mosca Lavrov richiedeva il rinvio delle elezioni ucraine, da posticipare all'adozione di una Costituzione federalista capace di rispondere alle istanze delle regioni sudorientali del paese. Secondo Lavrov lo svolgimento delle presidenziali in un contesto di guerra civile strisciante sarebbe privo di logica.

    La presentazione della Road Map dell’OSCE e lo svolgimento del referendum separatista nell’Ucraina sud-orientale

Un’apparente svolta si verificava il 7 maggio, quando Vladimir Putin, dopo aver ricevuto a Mosca il presidente svizzero di turno dell’OSCE, Didier Burkhalter, annunciava di aver richiesto ai secessionisti il rinvio del referendum separatista dell'11 maggio, e di aver disposto il ritiro delle truppe russe dal confine con l'Ucraina - ritiro del quale peraltro fonti NATO e USA negavano l'evidenza.

La presa di posizione di Putin appariva come seguito di un'intesa dei giorni precedenti con la cancelliera tedesca Merkel: l'8 maggio.Putin scioglieva anche la riserva sulla propria presenza il 6 giugno alle celebrazioni in Normandia del settantesimo anniversario dello sbarco alleato nella Seconda guerra mondiale. Nell’incontro con Putin, peraltro, Burkhalter anticipava l’imminente presentazione, da parte dell’OSCE, di una Road Map per l’uscita dalla crisi ucraina, da indirizzare ai soggetti firmatari dell’accordo di Ginevra del 17 aprile, i cui dettagli tuttavia non sono stati nei giorni successivi resi noti a causa – secondo Mosca – dell’opposizione degli Stati Uniti.

Questi profili distensivi erano però ben presto, nella stessa giornata, rimessi in discussione dai separatisti filorussi dell’Ucraina, che rifiutavano di rinviare il referendum indipendentista. Del resto Kiev aveva già chiarito che la propria offensiva militare nel sud-est del paese sarebbe proseguita indipendentemente dal possibile rinvio della consultazione, e certamente non pensava ai gruppi armati filorussi quali interlocutori, nel lanciare l'iniziativa di una tavola rotonda di unità nazionale con le forze politiche di tutte le regioni (9 maggio).

Dall'altro lato la Russia, pur dicendosi favorevole al dialogo in Ucraina – ma intendendolo mirato proprio alle regioni secessioniste -, attirava le aspre critiche di Kiev per la trionfale partecipazione di Putin alla parata militare del 9 maggio in Crimea. In tal modo ciò che sicuramente proseguiva erano le violenze, con più di venti morti provocati da ripetute sparatorie tra opposte fazioni a Mariupol (due giorni dopo nei pressi della città veniva rinvenuto il cadavere – impiccato - del capo locale della polizia)

L’11 maggio si sono aperte le urne per il referendum separatista nelle regioni dell'Ucraina sudorientale di Donetsk e Lugansk: frattanto il presidente francese Hollande chiariva come non siano per ora in discussione le due navi da guerra alla Russia previste da un contratto del valore di 1,2 miliardi di euro – Hollande ha rilasciato tali dichiarazioni a margine del vertice con Angela Merkel, il cui focus era peraltro proprio su nuove eventuali sanzioni contro Mosca.

Nella cittadina di Krasnoarmeysk, nella regione di Donetsk, un blitz della Guardia nazionale ucraina avrebbe condotto all’occupazione del municipio e del commissariato, con il sequestro di schede e liste elettorali. Poche ore dopo nella stessa località le truppe fedeli a Kiev avrebbero aperto il fuoco su una folla di manifestanti filorussi, uccidendo uno di loro e ferendone un altro.

L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, già intervenuto durante la crisi ucraina difendendo sostanzialmente le scelte di Putin, ha accusato l’Unione europea di un errore strategico, quando ha immaginato un Accordo di associazione con l’Ucraina, paese profondamente diviso, con una parte nettamente orientata verso la Russia. Cionondimeno, la portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera europea Catherine Ashton ribadiva che la UE considera illegali i "cosiddetti referendum" separatisti, che comunque, secondo i dati preliminari, avrebbero segnato il previsto plebiscito a favore dell’indipendenza sia a Donetsk che a Lugansk.

 

 

 

 

 

 


Rapporti tra l’Unione Europea e l’Ucraina
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione Europea)

L’Unione europea è impegnata ad intensificare le relazioni con l’Ucraina, procedendo dalla cooperazione verso la graduale integrazione economica e il rafforzamento del dialogo politico.

A livello bilaterale, le relazioni tra l'Unione europea e l'Ucraina sono attualmente regolate dall’Accordo di partenariato e cooperazione (APC), firmato il 14 luglio 1994 ed entrato in vigore il 1° marzo 1998  per una durata iniziale di dieci anni. L’APC è rinnovato automaticamente ogni anno fino all’entrata in vigore di un nuovo accordo.

L’Ucraina è uno dei partner dell’Unione europea nel contesto della Politica europea di vicinato, di recente rafforzata con l’iniziativa del Partenariato orientale rivolto ad Armenia, Azerbaigian, Bielorussia Georgia, Moldavia e Ucraina, con la quale l’Unione europea si prefigge di rafforzare la dimensione orientale della politica europea di vicinato.

 Nell’ambito di tale iniziativa, a marzo 2012 si sono conclusi i negoziati per l’accordo di associazione UE-Ucraina e a luglio 2012 quelli relativi all’area di libero di scambio.

L’accordo di associazione avrebbe dovuto essere firmato ufficialmente in occasione del Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Partenariato orientale, che si è svolto a Vilnius il 29 novembre 2013.

Il Governo ucraino, il 21 novembre 2013, aveva chiesto la temporanea sospensione dei negoziati per la firma.

Il Consiglio europeo del 20 dicembre 2013 aveva adottato delle conclusioni nelle quali indicava che l'Unione europea rimaneva disposta a firmare l'accordo di associazione, non appena l'Ucraina fosse pronta.

 

A margine del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2014, l’Ucraina e la UE hanno firmato la prima parte dell’accordo di associazione con l’Unione europea, relativa alla parte politica dell’accordo che comprende i capitoli sui valori democratici e sulla politica estera e di sicurezza, prevedendo in particolare una cooperazione rafforzata su questioni regionali, prevenzione dei conflitti, gestione delle crisi, armi di distruzione di massa e disarmo.  L’impegno europeo è volto a concludere in tempi rapidi l’intero accordo, con il nuovo Governo che uscirà dalle elezioni a Kiev del prossimo 25 maggio.

 

Crisi in Ucraina

In seguito al deteriorarsi della situazione in Ucraina, la riunione straordinaria del Consiglio dei ministri per gli affari esteri dell’UE ha deciso il 20 febbraio 2014 l’introduzione di una prima serie sanzioni mirate volte al congelamento dei beni ed a restrizioni per la concessione di visti per alcune persone individuate come responsabili di violazioni dei diritti umani, violenza e uso eccessivo della forza (con successive decisioni tale lista è stata successivamente estesa ad un ulteriore serie di persone). Il Consiglio ha, altresì, deciso di sospendere le licenze per l’esportazioni di attrezzature e strumenti che possano essere usati nelle repressioni interne.

Il Consiglio europeo nella riunione straordinaria del 6 marzo sulla crisi in Ucraina ha adottato una dichiarazione nella quale, in particolare:

·     condanna  la violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell’Ucraina da parte della Federazione russa e si esorta la Federazione russa a ritirare immediatamente le sue forze armate nelle zone in cui sono stazionate in permanenza, in conformità degli accordi pertinenti;

·     esorta la Federazione russa a consentire immediatamente l'accesso agli osservatori internazionali. La soluzione della crisi in Ucraina deve basarsi sull'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza del paese e sul rigoroso rispetto delle norme internazionali;

·     ritiene che la decisione del Consiglio supremo della Repubblica autonoma di Crimea di tenere un referendum sul futuro status del territorio sia contraria alla costituzione ucraina e dunque illegale;

·     si annuncia la sospensione dei colloqui bilaterali con la Federazione russa concernenti i visti e il nuovo accordo;

·     prospetta che la soluzione alla crisi dovrebbe essere raggiunta tramite negoziati fra il governo dell'Ucraina e quello della Federazione russa, che devono cominciare nei prossimi giorni e portare risultati in un arco di tempo limitato. In mancanza di tali risultati, l'Unione europea deciderà misure aggiuntive, come i divieti di viaggio, il congelamento dei beni e l'annullamento del vertice UE-Russia;

·     indica che ulteriori passi della Federazione russa volti a destabilizzare la situazione in Ucraina avrebbero conseguenze di ampia portata per le relazioni fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro, in un ampio numero di settori economici;

·     plaude alla risposta misurata mostrata finora dal governo ucraino e incoraggia le autorità ucraine a proseguire gli sforzi per assicurare elezioni libere e regolari, a portare avanti la riforma costituzionale;

·     si ribadisce l'impegno dell'Unione europea a firmare l'accordo di associazione, ivi compresa una zona di libero scambio globale e approfondito e si annuncia che, in via prioritaria, l’UE firmerà a breve tutti i capitoli politici. L'Unione europea intende adottare misure unilaterali che consentano all'Ucraina di beneficiare in misura sostanziale dei vantaggi offerti nella zona di libero scambio globale e approfondito;

·     ribadisce l’impegno a rafforzare i contatti diretti fra i cittadini dell'Unione europea e dell'Ucraina, attraverso il processo di liberalizzazione dei visti;

·     indica che l'Unione europea è pronta ad assistere l'Ucraina per quanto concerne la garanzia dell'approvvigionamento energetico mediante una maggiore diversificazione, un'efficienza energetica rafforzata e interconnessioni efficaci con l'Unione europea.

 

Il Consiglio dei ministri degli esteri dell'UE, nella riunione del 17 marzo, ha approvato conclusioni nelle quali:

·     condanna con forza lo svolgimento del referendum in Crimea avente ad oggetto l'unificazione con la Federazione russa, e non ne riconosce l'esito, in quanto illegale e in palese violazione della Costituzione ucraina;

·     deplora il crescente dispiegamento delle forze armate russe in Crimea, in palese violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, nonché il diniego di accesso alla penisola di rappresentanti dell'ONU e dell'OSCE;

·     conferma l' obiettivo di sviluppare le relazioni UE-Russia sulla base del reciproco interesse e del rispetto del diritto internazionale, deplorando, nel contempo, le azioni della Russia in contrasto con questi obiettivi;

·     esorta la Federazione russa a non prendere provvedimenti per annettere in Crimea in violazione del diritto internazionale;

·     sostiene il rapido dispiegamento in Ucraina di una missione di vigilanza speciale OSCE;

·     conferma il proprio impegno a procedere alla firma dell'Accordo di partenariato con l'Ucraina, e a fornire il sostegno finanziario necessario a garantire la stabilizzazione economica del Paese, richiamando nel contempo il Governo ucraino a realizzare un ambizioso programma di riforme strutturali, con l'obiettivo prioritario della lotta contro la corruzione;

·     invita le autorità ucraine a proseguire gli sforzi per garantire elezioni libere ed eque, per far progredire la riforma costituzionale e per garantire la piena tutela delle minoranze.

 

Il Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo, con riferimento alla crisi ucraina:

 

Il Consiglio dei ministri degli esteri dell'UE nella riunione del 14 aprile ha adottato delle conclusioni sull’Ucraina nelle quali in particolare:

·     ribadisce quanto sia importante che la Russia e l'Ucraina si impegnino in un dialogo costruttivo, anche attraverso l'istituzione di un meccanismo multilaterale, allo scopo di giungere ad una soluzione politica basata sul pieno rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina;

·     indica che l’UE è pronta ad assistere l'Ucraina in materia di riforme del settore della sicurezza civile, sostegno della polizia e stato di diritto. Al riguardo il Consiglio incarica il SEAE di inviare una missione di esperti per preparare un'assistenza appropriata e di elaborare un quadro politico per l'approccio alla crisi, che esamini tutte le opzioni, anche attraverso un'eventuale missione della PSDC, in vista di una decisione su un ulteriore intervento dell'UE (il SEAE ha poi presentato il quadro politico per l’approccio alla crisi in Ucraina il 7 maggio - vedi oltre);

·     rammenta che eventuali ulteriori iniziative da parte della Federazione russa per destabilizzare la situazione in Ucraina comporterebbero altre e profonde conseguenze per le relazioni tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro, in un ampio numero di settori economici;

·     incoraggia l'Ucraina a portare avanti le riforme politiche e in particolare la riforma della Costituzione;

·     ribadisce a fornire un forte sostegno finanziario per la sua stabilizzazione economica e finanziaria dell’Ucraina, ricordando l'importanza cruciale del sostegno dell'FMI e ha adottato una decisione sull'assistenza macrofinanziaria all'Ucraina che definisce condizioni chiare per la sua futura erogazione, portando l'importo totale a 1,6 miliardi di EUR.

·     conferma la disponibilità dell'UE a vagliare soluzioni per assistere l'Ucraina per quanto concerne la garanzia dell'approvvigionamento energetico mediante una maggiore diversificazione, anche attraverso il rapido potenziamento delle capacità di flusso inverso, un'efficienza energetica rafforzata e interconnessioni efficaci con l'Unione europea e all'interno di essa. Il Consiglio esprime grave preoccupazione riguardo all'aumento unilaterale dei prezzi del gas applicati all'Ucraina e manifesta la ferma convinzione che tutte le divergenze di opinioni sui prezzi e sulle condizioni di approvvigionamento del gas debbano essere risolte attraverso negoziati e i meccanismi giuridici disponibili, nella prospettiva di stabilizzare la situazione economica dell'Ucraina.

 

Il 17 aprile rappresentanti di Unione europea, Usa, Russia e Ucraina hanno sottoscritto a Ginevra un accordo volto a ridurre le tensioni e ripristinare la sicurezza per tutti i cittadini.

L’accordo prevede in particolare che:

·     tutte le parti in causa devono evitare ogni violenza, intimidazioni o atti provocatori. I partecipanti condannano con forza e respingono ogni espressione di estremismo, razzismo e intolleranza religiosa, compreso l’antisemitismo;

·     tutti i gruppi armati devono essere disarmati. Tutti gli edifici occupati illegalmente devono tornare ai legittimi proprietari. Tutte le strade, piazze e altri luoghi pubblici nelle città e nei paesi dell’Ucraina devono essere sgomberati.

·     sarà garantita l’amnistia a tutti i manifestanti e a coloro che avranno lasciato gli edifici e gli altri luoghi pubblici e avranno riconsegnato le armi, con l’eccezione di coloro che si sono resi colpevoli di crimini;

·     la missione di monitoraggio speciale dell’Osce dovrà giocare un ruolo guida nell’assistere le autorità ucraine e le comunità locali nell’applicazione immediata di queste misure di riduzione delle tensioni ovunque ce ne sia più bisogno, a cominciare dai prossimi giorni. Gli Usa, la Ue e la Russia si impegnano a sostenere la missione, anche fornendo gli osservatori;

·     l’annunciato processo costituzionale deve essere inclusivo, trasparente e verificabile. Dovrà comprendere l’immediata ripresa di un ampio dialogo nazionale, che includa tutte le regioni e i collegi politici dell’Ucraina, e preveda la possibilità di pubblico dibattito e proposte di emendamento;

·     i partecipanti sottolineano l’importanza della stabilità economica e finanziaria dell’Ucraina e sono pronti a discutere ulteriori forme di sostegno quando le misure di cui sopra saranno applicate.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina elaborato dal Servizio per l’azione esterna dell’UE

Sulla base del mandato del Consiglio dell’UE del 14 aprile 2014, il Servizio per l’azione esterna dell’UE – che assiste l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE Catherine Ashton e lavora sotto la sua direzione - ha presentato il 7 maggio 2014 il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina, anche in vista della possibilità di avviare nell’ambito della politica  di sicurezza e di difesa (PSDC) dell’UE una missione relativa al sostegno all'Ucraina in materia di riforme del settore della sicurezza civile, sostegno della polizia e stato di diritto.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi è il documento elaborato dagli uffici del SEAE che analizza lo stato di crisi di un Paese e presenta opzioni per l’azione dell’UE; costituisce la base della procedura volta a decidere l’invio di una missione PSDC dell’UE.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina individua le seguenti priorità e breve e medio e lungo termine:

Breve termine

·     garantire la piena attuazione dell’accordo raggiunto il 17 aprile a Ginevra;

·     coinvolgere la Russia negli sforzi di distensione;

·     sostenere la missione di vigilanza speciale dell'OSCE;

·     mantenere lo slancio del processo di riforma in Ucraina, sulla base della firma delle restanti disposizioni dell'accordo di associazione e della sua applicazione provvisoria, anche come mezzo per assicurare la costruzione di un consenso nazionale intorno l'unità del paese;

·     garantire il corretto svolgimento delle elezioni presidenziali, con il primo turno previsto il 25 maggio e un eventuale secondo turno in programma per il 15 giugno, e delle elezioni dei sindaci in diversi città;

·     sostenere le riforme costituzionali e per il decentramento, sulla base di un ampio dialogo nazionale volto a definire un consenso di esse;

·     promuovere una riforma del settore della sicurezza civile, comprese le questioni relative alla giustizia;

 

Medio e lungo termine

·     piena attuazione dell'accordo di associazione UE-Ucraina, compreso l’accordo di libero scambio;

·     Intensificazione dei contatti diretti tra cittadini ucraini ed europei attraverso l’abolizione dei visti di breve durata;

·     promozione di standard elevati di buona governance, in particolare nel  settore giudiziario e in materia di applicazione della legge e  lotta contro la corruzione;

·     promozione di  forme decentralizzate di autogoverno locale, in linea con le aspettative delle comunità regionali e locali;

·     garanzia che la legislazione e le prassi sulle minoranze nazionali e l'uso della lingua siano pienamente conformi con gli standard definiti dal Consiglio d' Europa;

·     approvvigionamento stabile e sicura dell’energia e il suo transito;

·      creazione di un ambiente favorevole agli investimenti e di condizioni per una rapida crescita economica sostenibile.

 

Per quanto riguarda in particolare la riforma del settore della sicurezza civile, il quadro politico per l’approccio alla crisi individua le seguenti priorità:

·     garantire la coerenza della riforma del settore della sicurezza civile con le riforme costituzionali, inclusa la decentralizzazione e le riforme nel settore della giustizia, quali quelle relative alla Procura generale ed all'indipendenza della magistratura;

·     assicurare una coerenza strategica nella pianificazione nel settore  della sicurezza nazionale in Ucraina;

·     progettare e rendere operativo un piano di riforma con modalità condivise ed inclusive;

·     definire con chiarezza i compiti delle forze di polizia e sicurezza;

·     rivedere ed attuare una strategia di gestione integrata delle frontiere da parte dell’ Ucraina;

·     istituire un modello di intelligence nazionale;

·     precedere alla creazione di un meccanismo di controllo trasparente sul sistema di sicurezza civile e una efficace catena di comando, tenendo conto delle esigenze nazionali e regionali;

·     rimodellare in profondità il settore della sicurezza, in particolare della polizia e degli organi di gestione delle frontiere, in modo da ristabilirne la fiducia e l’autorità nell’applicazione dello stato di diritto dalla maggioranza dell’opinione pubblica;

·     stabilire relazioni efficaci tra gli uffici della procura e della polizia in un contesto di un sistema giudiziario ben funzionante, che garantisca la protezione dei diritti umani fondamentali.

Iniziative della Commissione europea

La Commissione europea ha approvato il 5 marzo 2014 un pacchetto di misure concrete per sostenere l’Ucraina dal punto di vista economico e finanziario per complessivi 11 miliardi di euro.

Il pacchetto di misure prevede:

·     uno stanziamento di 3 miliardi di euro dal bilancio dell’UE nei prossimi anni;

·     la previsione di aiuti fino a 8 miliardi di EUR erogati dalla Banca europea per gli investimenti e dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo;

·     la possibilità di mobilitare 3,5 miliardi di EUR attraverso il Fondo di investimento per la politica di vicinato;

·     la creazione di una piattaforma di coordinamento dei donatori;

·     l’applicazione provvisoria della zona di libero scambio globale e approfondito una volta firmato l’accordo di associazione, attraverso l’anticipazione autonoma delle misure commerciali;

·     l’organizzazione di un forum/di una task force ad alto livello sugli investimenti;

·     la modernizzazione del sistema ucraino di transito del gas e lavoro sui flussi inversi, specialmente attraverso la Slovacchia;

·     l’accelerazione del piano d’azione per la liberalizzazione dei visti;

·     assistenza tecnica in una serie di settori come la riforma costituzionale e giudiziaria o la preparazione delle elezioni.

L’11 marzo 2014 il Presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e il Commissario europeo per il commercio, Karel De Gucht hanno presentato un’ iniziativa volta ad aprire le porte del mercato europeo ai prodotti in arrivo dall’Ucraina, il prima possibile, senza aspettare la firma dell’accordo di associazione con Kiev, attraverso la soppressione unilaterale - anche se in via temporanea fino al 1° novembre 2014 e in vista della firma dell’accordo di associazione da parte dell’Ucraina - da parte dell’UE delle barriere che ostacolano il libero scambio, che è entrata in vigore il 23 aprile 2014.

Grazie al taglio dei dazi, secondo il commissario De Gucht, Kiev potrà risparmiare 487 milioni di euro, di cui 340 milioni per i prodotti agricoli e 43 per i prodotti alimentari. Sui prodotti industriali ci saranno alcune deroghe, soprattutto nel settore automobilistico, ma l’Ucraina dovrebbe comunque risparmiare 117 milioni di euro. Nel settore tessile il risparmio sarà di 24,4 milioni e di 26,8 nel settore chimico. De Gucht ha indicato che tali calcoli si basano sul volume di commercio attuale mentre, assicura, ci si può attendere un aumento, proprio per effetto del taglio delle tariffe di export.

La soppressione dei dazi doganali da parte dell’Ue sarà totale o parziale a seconda del settore (ricalcando comunque gli effetti dell’area di libero scambio che si verrà a creare con la firma dell’accordo di associazione). I dazi saranno immediatamente rimossi per il 94,7% dei prodotti industriali e per l’82,2% dei prodotti agricoli (per cereali, carne suina, bovina e pollame la liberalizzazione sarà parziale per evitare contraccolpi negativi sul mercato europeo). L’Ue garantirà la soppressione dei dazi anche per l’83,4% dei prodotti alimentari trasformati.

In cambio dei benefici l’Ucraina non sarà tenuta a garantire alcun accesso privilegiato dei prodotti europei sul suo mercato, semplicemente dovrà impegnarsi a non aumentare, per tutto il periodo, le tariffe oggi in vigore.

La Commissione europea ha inoltre mobilitato uno stanziamento di 1,5 milioni di euro come contributo alla missione di osservazione elettorale OSCE volta a coprire gli appuntamenti elettorali previsti in Ucraina fino all’ottobre del 2015.

 

 

 

 


Rapporti parlamentari con l’Ucraina
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

Ambasciatore d’Italia in Ucraina

Fabrizio ROMANO (dal 9 gennaio 2012) 

Ambasciatore dell’Ucraina in Italia

Yevhen PERELYGIN (da dicembre 2012)

 

Presidente della Verkhovna Rada (Parlamento)

Oleksandr TURCHYNOV (All Ukrainian Union – Batkivshchyna della Tymoshenko) (dal 22 febbraio 2014)

 

XVII LEGISLATURA

 

Incontri bilaterali

Il 24 ottobre 2013 l’on. Sandro Gozi, Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea del CdE, l’on. Andrea Manciulli, Vicepresidente della Commissione Affari esteri[1] hanno incontrato il Ministro degli esteri ucraino Leonid Kozhara[2].

Si segnala che il 10 ottobre 2013 il Presidente delle delegazione parlamentare del CdE Sandro Gozi ha ricevuto il Viceministro Esteri ucraino Andrii Olefirov.

 

Incontri delle Commissioni

Il 22 aprile 2014 il Presidente della Commissione esteri, Fabrizio Cicchitto, ha incontrato l’Ambasciatore ucraino Perelygin.

Nel corso dell’incontro l’Ambasciatore ha lamentato la presenza russa (anche di paramilitari) nella regione est dell’Ucraina; ha rilevato altresì la difficoltà di dare attuazione concreta agli accordi di Ginevra e anche le diverse interpretazioni delle indicazioni contenuti negli accordi, ed ha osservato la necessità di trovare una proposta operativa in tal senso. Ha segnalato, altresì, la visita di Biden in Ucraina (ritenuta positiva): Ha quindi segnalato la necessità di tenere sotto controllo i possibili sviluppi della situazione che si delineeranno tra il 1 e il 9 maggio, giorno in cui verrà festeggiata, sia dalla Russia che dall’Ucraina, la vittoria nella seconda Guerra mondiale.

L’Ambasciatore ha rinnovato al Presidente Cicchitto l’invito a recarsi con una delegazione in Ucraina (delegazioni delle Commissioni esteri di Francia e Germania sono già andate).

Si tratta del terzo incontro svolto alla Camera dall’Ambasciatore dopo la crisi in Crimea seguita al referendum del 16 marzo 2014. Il 26 marzo l’Ambasciatore ha incontrato il Presidente Cicchitto e il 27 marzo la Presidente Ravetto.

Nell’incontro del 26 marzo 2014, l’Ambasciatore aveva fatto presente le gravi preoccupazioni che si nutrono a Kiev ma anche la forte determinazione a consolidare lo sbocco democratico del recente cambiamento di regime. Aveva altresì sottolineato l`importanza della sottoscrizione della parte politica dell`Accordo di associazione tra l’UE e l`Ucraina e invitato una delegazione parlamentare della Camera dei deputati a effettuare una missione in Ucraina prima delle elezioni presidenziali del 25 maggio prossimo.

Nell’incontro con la Presidente del Comitato Schengen, Laura Ravetto (27 marzo 2014), i temi di discussione sono stati: il processo di integrazione avviato con l'Unione europea (in particolare la libera circolazione delle persone), la crisi economica nel paese, i rapporti con la Russia e le elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio prossimo (rispetto alle quali l'Ambasciatore ha nuovamente sollecitato l’invio di una delegazione parlamentare italiana). Una delegazione parlamentare del Comitato è stata invitata per una visita presso le Istituzioni ucraine.

 

La crisi in Ucraina (a partire dalle proteste di piazza “Euromaidan” che dal 17 gennaio 2014 avevano ripreso drammatico vigore in concomitanza con la promulgazione da parte dei Presidente Yanukovich di un pacchetto normativo che introduceva forti limitazioni per le manifestazioni pubbliche) e i successivi sviluppi sulla Crimea, hanno portato ad una serie di audizioni che sono qui di seguito elencate: 

Il 29 gennaio 2014 il Comitato permanente sui diritti umani costituito in seno alla Commissione affari esteri ha svolto un’audizione informale dei rappresentanti della comunità ucraina in Italia e dei movimenti di protesta (sono stati ascoltati anche il vescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina in Italia e Spagna, Dionisio Lachoviez, e il presidente dell'associazione cristiana degli ucraini in Italia, Oleksandr Horodetskyy).

A seguito dell’audizione il 5 febbraio 2014 si è tenuta alla Camera una conferenza stampa sugli sviluppi della crisi politica in Ucraina e i violenti scontri di piazza Maidan promossa dai membri del Comitato per i Diritti umani della Camera. Erano presenti i deputati Mario Marazziti (Pi), Khalid Chaouki (Pd), Eleonora Cimbro (Pd), Pia Locatelli (Psi), Arturo Scotto (Sel). Nel corso della conferenza sono state avanzate le proposte di abolire il regime dei visti per gli ucraini come segnale ''della forte attenzione'' dell'Italia alla comunità ucraina e che i leader a rischio della privazione della libertà possano fare richiesta di asilo politico in Italia.

Il 4 marzo 2014 innanzi alle Commissioni esteri congiunte della Camera del Senato, il Ministro degli esteri Mogherini riferiva sulla situazione dell’Ucraina, con particolare riferimento al Consiglio straordinario dei ministri degli esteri UE del giorno precedente, nel quale erano emerse preoccupazioni per l’escalation militare, suscettibile di condurre ad una nuova guerra fredda con la Russia, e anche ad una possibile e non augurabile divisione dell’Ucraina.

Il 5 marzo 2014 in sede di Commissioni riunite III e IV della Camera, il sottosegretario Giro ha reso una dichiarazione in merito agli sviluppi della crisi in Ucraina, segnalando, che:

·            l'Ucraina ha inviato a tutti gli Stati partecipanti dell'OSCE una richiesta di invio osservatori. La richiesta è stata notificata all'Italia attraverso il Ministero degli affari esteri. Lo stato maggiore della Difesa, interessato in merito, ha verificato la fattibilità tecnica di soddisfare la richiesta con idoneo personale, nel numero di due osservatori, che si uniranno ad altri forniti – per quanto noto allo stato attuale – dai seguenti Paesi: Stati Unti d'America, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Lettonia, Svezia; Lituania; Estonia, Finlandia, Slovacchia, Gran Bretagna, Polonia, Danimarca, Ungheria, Canada e Norvegia. Gli osservatori internazionali giungeranno in Ucraina al più presto, per poi operare, almeno per una settimana, in Crimea.

L’11 marzo 2014 la Commissione esteri della Camera, nel quadro dell’indagine conoscitiva sulla proiezione dell’Italia e dell’Europa nei nuovi scenari geopolitici, ha svolto l’audizione di rappresentanti di alcuni enti di ricerca a carattere internazionalistico (CESI, IAI e ISPI) con particolare riferimento alle conseguenze della crisi in Ucraina.

Il 18 marzo 2014 nell’ambito dell’audizione del Ministro degli affari esteri, sulle linee programmatiche del suo Dicastero, alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, il Ministro degli esteri è tornata, tra l’altro, sulla crisi ucraina, e nuovamente il 3 aprile 2014.

Il 30 aprile 2014 le Commissioni riunite III e IV della Camera e 3a e 4a del Senato, nell’ambito dell’audizione dei Ministri degli affari esteri e della difesa sulla situazione nella Repubblica Centro Africana e sui recenti sviluppi in Ucraina. Il Ministro Mogherini ha sottolineato che gli sviluppi sul terreno sono molto fluidi. La crisi resta caratterizzata da una fragilità sul terreno e da una sostanziale incomunicabilità tra le parti più direttamente interessate, con rischi molto seri di un ulteriore pericoloso deterioramento e di una deriva potenziale verso un conflitto civile aperto e dagli esiti del tutto imprevedibili.

Anche il 7 maggio 2014, nell’ambito dell’audizione del Segretario generale dell’OSCE, Amb. Lamberto Zannier, sulla proiezione dell’Italia e dell’Europa nei nuovi scenari geopolitici è stata sollevata la crisi ucraina.

Si segnala, inoltre, che nella Comunicazione sugli esiti della missione svolta ad Atene dal 3 al 4 aprile 2014 in occasione della Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), alle Commissioni riunite III e IV della Camera e 3a e 4a del Senato, pubblicate nel Resoconto del 16 aprile 2014, è stato evidenziato che, nel corso della Conferenza sul piano tematico, l’attenzione centrale è stata dedicata alla questione « Ucraina » e « rapporti con la Russia ».

Nelle Conclusioni finali approvate dalla Conferenza, tra l’altro, si invita i parlamenti nazionali a inviare in Ucraina, insieme al Parlamento Europeo e con il sostegno dell’OSCE/ODHIR, delegazioni di osservazione elettorale in occasione delle prossime elezioni presidenziali, al fine di sostenere l’impegno delle autorità ucraine a tenere elezioni pacifiche, libere ed eque previste per il 25 maggio; chiede alle autorità dell’Ucraina di continuare a compiere tutti i passi necessari per garantire inclusività, trasparenza e rispetto dei diritti umani, inclusa la tutela dei diritti delle minoranze.

 

Il 19 giugno 2013, l’on. Lia Quartapelle, Segretario della Commissione esteri, ha incontrato l’Ambasciatore Yevhen Perelygin.

Temi: gruppo parlamentare di amicizia Ucraina-Italia (è stata sollecitata da parte ucraina la ricostituzione del gruppo presso il Parlamento italiano); Accordo di Associazione con l’UE che dovrebbe essere firmato a novembre 2013 in occasione del vertice del Partenariato Orientale (l’accordo porterà alla costituzione di un’area di libero scambio tra UE e Ucraina con vantaggi economico commerciali per tutti i paesi coinvolti); importanza anche per Ucraina del semestre di presidenza UE dell’Italia e auspicio maggiore coinvolgimento dell’Italia nel Partenariato Orientale. Conferma da parte italiana dell’appoggio all’Ucraina in sede UE e impegno per ruolo dell’Italia nella “diplomazia della crescita”; importanza dell’Expo (per la quale Ambasciatore comunica la volontà di organizzare un padiglione).

 

 

 

 

Cooperazione multilaterale

Delegazioni Parlamentari

Il Parlamento ucraino invia delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d’Europa, dell’InCE (di cui è stata Presidente di turno nel 2012) e dell’OSCE, di cui ha esercitato la presidenza di turno nel 2013. Il Parlamento ucraino è membro associato dell’Assemblea parlamentare della NATO.

Missione di monitoraggio elettorale del 25 maggio 2014

L’Assemblea parlamentare dell’OSCE, l’Assemblea parlamentare della NATO, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il Parlamento europeo, e l’Office for Democratic Institutions and Human Rights dell’OSCE, parteciperanno alla missione di monitoraggio elettorale delle elezioni presidenziali anticipate del 25 maggio 2014. Capo della missione elettorale è l’italiana Tana de Zulueta.

Per quanto riguarda la partecipazione di parlamentari italiani si segnala che, allo stato attuale, è prevista la partecipazione degli onorevoli Andrea Rigoni in rappresentanza dell’Assemblea del Consiglio d’Europa; i senatori Luigi Compagna, Cristina De Pietro, Emma Fattorini, e gli onorevoli Vincenzo Amendola, Marietta Tidei in rappresentanza dell’Assemblea dell’OSCE; e l’onorevole Domenico Scilipoti in rappresentanza dell’Assemblea della NATO.

 

Si segnala, inoltre, che:

in seno all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il 9 aprile 2014, nel corso dell’ultima sessione plenaria, si è svolto in un dibattito di urgenza su “Recenti sviluppi in Ucraina: minacce al funzionamento delle istituzioni democratiche”.

L’Assemblea CdE, nella risoluzione approvata con 154 voti favorevoli, 26 voti contrari e 14 astensioni, ha giudicato illegale il referendum tenutosi in Crimea e non ne ha riconosciuto il risultato. Per il parlamentari del CdE nessuna giustificazione può essere addotta all’operato della Federazione Russa  e deve essere esplorata la possibilità di stabilire accordi in tema di sicurezza che possano assicurare l’indipendenza dell’Ucraina, la sovranità e l’integrità territoriale.

Al tempo stesso, l’Assemblea ha riconosciuto la legittimità delle nuove autorità ucraine, invitandole ad attuare un programma di riforme che assicurino il federalismo e il decentramento. Le autorità di Kiev sono inoltre state invitate ad attuare un maggiore equilibrio tra i poteri del Presidente e quelli del Parlamento, mettendo finalmente la costituzione ucraina in linea con gli standards del Consiglio d’Europa.

L’Assemblea ha infine chiesto che i colpevoli dei morti di Piazza Maidan siano assicurati alla giustizia, nel quadro di un’inchiesta che faccia piena luce sui fatti e sulle responsabilità a tutti i livelli.

La stessa Assemblea CdE, il successivo 10 aprile, ha dichiarato in una risoluzione adottata con 145 voti favorevoli, 21 contrari e 22 astensioni che l’annessione della Crimea rappresenta una chiara contraddizione con lo Statuto del Consiglio d’Europa e gli impegni assunti dalla Russia quando è entrata a far parte dell’organizzazione nel 1996, e ha deciso di sospendere alla delegazione russa il diritto di voto, il diritto di essere rappresentata negli organi del Consiglio d’Europa (Comitato dei Presidenti, Bureau, Commissione Permanente) e il diritto di partecipare alle missioni di osservazione delle elezioni. Il divieto varrà fino alla fine della sessione 2014 (26 gennaio 2015).

L’Assemblea si è riservata inoltre in futuro di annullare le credenziali della delegazione russa se non verrà annullata l’annessione della Crimea e alleggerita la tensione in Ucraina[3].

 

Per quanto riguarda l’Assemblea della NATO:

Riuniti a Riga (Lettonia) il 5 Aprile 2014, i leader dell'Assemblea parlamentare della NATO hanno condannato ogni minaccia all'integrità territoriale dell’Ucraina e hanno ritirato all'Assemblea federale della Federazione Russa lo status di membro associato.

 

Si segnala anche che, per quanto riguarda la riunione annuale dell’Assemblea InCE che si è svolta dal 24 al 26 settembre 2013 a Budapest, per la delegazione ucraina erano presenti alla riunione gli onorevoli Dmytro Svyatash (Partito delle Regioni), Presidente della delegazione, Ihor Yankiv, Olha Belkova, membro supplente, Olha Sikora, membro supplente; nel testo della Dichiarazione finale adottata si esprime l’auspicio affinché venga firmato l’Accordo di Associazione UE- Ucraina a novembre 2013 in occasione del summit del Partenariato Orientale (il paragrafo è stato aggiunto su proposta della delegazione ucraina).

 

Unione interparlamentare - UIP

E’ in via di ricostituzione la sezione di amicizia Italia-Europa centro-orientale e Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (Armenia, Azerbaijian, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Mongolia, Tajikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan). Presiede la sezione Elio Massimo Palmizio. Si segnala che il Gruppo italiano dell’Unione interparlamentare (UIP) ha già inviato ai gruppi parlamentari la richiesta formale di designare i parlamentari da ripartire nella varie sezioni di amicizia UIP; si è quindi in attesa delle designazioni degli altri componenti da parte dei gruppi.

 

Atti di indirizzo e controllo

Situazione politica in Ucraina:

Il governo il 7 maggio 2014 ha riposto in Assemblea alle Interrogazioni a risposta immediata n. 3-00807 Scotto “Iniziative volte alla soluzione della crisi ucraina, con particolare riferimento al rispetto dell'accordo di Ginevra del 17 aprile 2014”, n. 3-00808 Amendola “Iniziative volte a contrastare l'escalation di scontri e violenze in Ucraina”, n. 3-00809 Picchi, evidenziando, tra l’altro, che:

l'Italia ha sempre lavorato in questi mesi per una soluzione politica e diplomatica della crisi, basata su un dialogo inclusivo tra i diversi attori coinvolti, sia dentro il Paese che fuori il Paese.

È determinante rivitalizzare gli Accordi di Ginevra (si sono svolti e si svolgeranno incontri, a tutti i livelli e in vari formati,per valutare i passi necessari per rivitalizzare tali Accordi)  .

Rispetto alla possibilità di un'inchiesta indipendente evocata dall'Alto rappresentante Ashton: è fondamentale che il Consiglio d'Europa, che ha competenza anche storica, su questo settore, metta in campo tutti gli strumenti anche di assistenza alle strutture, alla magistratura, perché sia fatta piena luce non soltanto sui fatti di Odessa, ma anche sugli altri.

Non è in discussione, al momento, alcuna ipotesi di missione di peacekeeping sotto egida ONU, tanto meno sono in discussione iniziative NATO in questo senso. L'Italia partecipa, invece, come già sapete, con sette osservatori alla missione OSCE.

La nostra azione è stata quindi sempre mirata a fare in modo che la Russia possa tornare ad essere partner responsabile della comunità internazionale nel rispetto dei principi della legalità internazionale e, quindi, a mantenere aperto l'orizzonte del partenariato strategico e dell'Unione europea e della NATO con la Federazione Russa; così come ci auguriamo che la Federazione Russa possa tornare ad essere membro effettivo a titolo pieno del G8, (ieri nel mio incontro con Lavrov ho sottolineato la necessità che la Federazione Russa faccia dei passi concreti per implementare e realizzare gli accordi di Ginevra);

importanza della Russia nella gestione di tanti altri scenari, di sfide regionali e globali che ci riguardano insieme. dal disarmo e non proliferazione nucleare alla crisi in Siria, in Libia, al processo di pace in Medio Oriente, al negoziato con l'Iran sul nucleare,.

Nel caso in cui si riesca a rivitalizzare il processo di Ginevra e, a fare dei passi concreti per arrivare ad una soluzione politica e ad un cessate il fuoco sul terreno, l'Italia sarà felice di impegnarsi durante il proprio semestre di Presidenza della Unione europea per ricostruire un atteggiamento costruttivo e di partenariato strategico tra l'Unione europea e la Federazione Russa.

Sullo stesso tema, il governo aveva altresì risposto il 30 gennaio 2014 all’interrogazione a risposta in Commissione 5-01990 presentata da Amendola.

E’ tuttora in corso la mozione 1-00368 presentata da Arturo Scotto il 12 marzo 2014, che impegna il Governo, tra l’altro, a:

farsi carico di un lavoro di mediazione diplomatica che faciliti la ricerca di una soluzione pacifica della crisi ucraina, sia direttamente, sia attraverso le sue rappresentanze nelle istituzioni dell'Unione europea;

assumere iniziative per garantire i diritti delle minoranze e delle nazionalità;

svolgere un ruolo attivo nel garantire che le prossime elezioni politiche in Ucraina si svolgano sotto il controllo internazionale di organizzazioni, quali Osce e Onu, con l'invio di propri ispettori.

Sullo stesso tema la mozione 1-00208 presentata dalla senatrice Emma Fattorini  28 gennaio 2014 (iter in corso).

Si segnalano altresì l’interrogazione a risposta orale 3-00814 (iter in corso) presentata dal senatore Di Biagio il 18 marzo 2014, sulla tutela degli italiani di Crimea sull’eventuale riconoscimento dello status di popolo deportato e per l'ottenimento della cittadinanza italiana da parte degli italiani di Crimea; sullo stesso tema l’interrogazione a risposta scritta 4-04545 presentata da Edmondo Cirielli il 17 aprile 2014 (iter in corso)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-02335 presentato da Gianluca Pini sul referendum di autodeterminazione in Crimea a cui il governo ha risposto il 12 marzo 2014 evidenziando, tra l’altro, che:

risulta particolarmente grave controproducente l'indizione, da parte del Parlamento di Crimea, di un referendum sull'adesione della regione alla Federazione Russa per il prossimo 16 marzo.

Il referendum indetto in Crimea non appare in linea con il dettato della Costituzione ucraina, che prevede all'articolo 73 che ogni variazione dell'assetto territoriale dell'Ucraina vada deciso esclusivamente attraverso un referendum in tutto il paese. Per tale ragione, il Presidente ad interim Turchynov ha già eccepito l'illegittimità della risoluzione del parlamento di Crimea presso la Corte Costituzionale di Kiev.

Al referendum non si oppone soltanto la nuova dirigenza ucraina, ma anche parte della stessa popolazione della Crimea, quella di origine tartara. Il Mejilis, l'organo più rappresentativo della pur cospicua minoranza tartara (circa il 12% della popolazione della penisola) ha infatti annunciato il boicottaggio del referendum.

Il Governo italiano è fermamente convinto, assieme ai partner europei della necessità di preservare l'unità territoriale e l'integrità dell'Ucraina. Riteniamo fondamentale che, nel rispetto di tali principi, possano trovare soddisfazione le aspirazioni e le prerogative delle minoranze nazionali. In tale prospettiva, la disponibilità del Governo di Kiev a discutere un ampliamento dei diritti e dei poteri delle regioni e delle minoranze presenti nel Paese è un segnale positivo ed incoraggiante. Esso va sostenuto attraverso un dialogo costruttivo, che da parte italiana si ritiene poter portare avanti nel quadro di un gruppo di contatto internazionale, proposto alla controparte russa a Roma e del cui mandato si sta discutendo in queste ore. Esso costituirebbe uno strumento internazionale, trasparente ed imparziale, per avviare un dialogo diretto tra Kiev e Mosca, e percorrere concretamente la strada della distensione e della stabilizzazione.

E’ in corso l’interrogazione a risposta in Commissione 5-02528 presentata da Fraccaro il 2 aprile 2014 sulla eventuale sospensione licenze di esportazione per le attrezzature che potrebbero essere utilizzate a fini di repressione interna in Ucraina.

L’Assemblea della Camera il 19 marzo 2014 ha approvato la Risoluzione in Assemblea 6-00056 presentato dall’on. Speranza, con la quale si impegna il governo, tra l’altro a:

confermare la disponibilità dell'Unione europea a sostenere sia la scelta sovrana dell'Ucraina verso l'integrazione economica e l'associazione politica con l'Unione europea che la sua integrità territoriale nonché ad assistere l'Ucraina nel processo di risanamento dell'economia e di riforme interne, dando seguito alla decisione dei Capi di Stato e di Governo UE di procedere alla firma della sezione politica dell'Accordo di Associazione in occasione del Consiglio europeo del 20-21 marzo,  reiterando l'invito all'Ucraina ad una maggiore inclusività ed al rispetto di diritti e prerogative delle minoranze nazionali.

E’ in corso l’iter della Risoluzione in Commissione 7-00269 presentata dall’on. Marazziti il 20 febbraio 2014, che impegna, tra l’altro, il Governo a:

ad aprire una corsia privilegiata per la richiesta di asilo per le persone più a rischio della vita in questa fase, in sede europea, e a riconsiderare il regime dei visti verso la popolazione ucraina;

a farsi carico di un lavoro di mediazione diplomatica che faciliti la ricerca di una soluzione pacifica e di una ricomposizione socio-politica in Ucraina, sia direttamente che attraverso le sue rappresentanze nelle istituzioni dell'Unione europea, e che apra la strada a una maggiore vicinanza economica e politica tra Ucraina e Unione europea, nel rispetto delle volontà e dell'autodeterminazione del popolo ucraino.

ISAF – Ucraina: Si segnala inoltre che nel corso dell’esame del disegno di legge recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, (A.C. 1670-A/R) il 4 dicembre 2013 è stato accolto l’OdG dell’on. Pilozzi con il quale, ricordando, tra l’altro, che il 7 agosto 2013, a Bruxelles, è stato siglato il Technical Agreement tra Italia e Ucraina per il supporto logistico al personale ucraino inserito nel contingente italiano nell'ambito del Regional Command West (RC-W) di ISAF. Scopo dell'Accordo tecnico, definire le intese, le responsabilità, i principi e le procedure in base alle quali le forze ucraine opereranno con le nostre forze nella missione ISAF; che l'Ucraina è un Paese che non aderisce direttamente alla NATO, ma vi figura come partner esterno avendo iniziato un «Intensified Dialogue» con essa solo a partire dal 2005, si impegna il Governo a comunicare al Parlamento informazioni riguardo alla natura dell'accordo siglato a Bruxelles tra Roma e Kiev, specificando se le risorse economiche utilizzate per il Technical Agreement sono comprese nel comma 1, articolo 1, del decreto-legge n.10 ottobre 2013 n.114.


Legislature precedenti

 

Merita segnalare che, per quanto riguarda la XVI Legislatura, la Camera dei deputati ha seguito con attenzione costante l’evolversi della situazione politica in Ucraina dopo la vittoria alle elezioni presidenziali (l’Ucraina è una Repubblica presidenziale) del leader dell’opposizione Viktor Yanukovich del Partito delle Regioni (filo-russo). A questa è seguito il forte inasprimento del confronto politico interno tra maggioranza e opposizione che ha portato ad una serie di azioni giudiziarie, considerate “selettive” da parte di diversi osservatori, ai danni di esponenti della precedente compagine governativa, ovvero l’arresto di ex Ministri compreso oltre a quello dell’ex Primo Ministro Yulia Tymoshenko.

Il “caso Tymoshenko” ha ricevuto quindi una forte attenzione. Si ricorda che il 21 marzo 2012 il Presidente della Camera Fini, ha ricevuto in colloquio privato Eugenia Tymoshenko, figlia dell’ex Premier Yulia Tymoshenko (nella stessa mattina Eugenia Timoshenko ha avuto incontri con l’on. Pier Ferdinando Casini, e con l’on. Walter Veltroni).

Il 18 aprile 2012 la Commissione affari esteri ha incontrato una delegazione parlamentare e governativa ucraina. All’incontro hanno preso parte anche alcuni deputati componenti di altre Commissioni. Nel corso dell’incontro è stato affrontato il tema della lotta alla corruzione e la situazione dei diritti umani in Ucraina; un duro confronto si è sviluppato sul caso dell’ex premier Yulia Tymoshenko.

Il 21 marzo 2012 il Comitato permanente sui diritti umani della Camera dei deputati, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, ha svolto l’audizione di Eugenia Tymoshenko[4], sulla situazione dei diritti umani in Ucraina. Più deputati presenti all’incontro, appartenenti ai diversi schieramenti politici, hanno poi presentato una risoluzione  sul caso Tymoshenko che è stata poi depositata il 2 aprile 2012 alla Camera.

Si segnala che il caso Tymoshenko è stato più volte affrontato in sede CdE (risoluzione n. 1862 sul funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina[5], adottata il 26 gennaio 2012 l’Assemblea parlamentare) e dell’OSCE (risoluzione 9 luglio 2012 presentata dall’on. Matteo Mecacci e approvata dall’Assemblea, sulla situazione dei diritti civili e politici in Ucraina, con la quale si chiede la liberazione di Yulia Tymoshenko e degli altri ex esponenti governativi incarcerati esortando le autorità ucraine a garantire loro le cure mediche necessarie, e a consentire a membri dell'OSCE di poterli visitare). Anche nel corso dell’incontro tra il Presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’OSCE, on. Riccardo Migliori, ed il vice ministro ucraino degli Affari Esteri, Victor Mayko (7 marzo 2012) era stata espressa forte preoccupazione per lo stato di detenzione e di isolamento di Yulia Tymoshenko, ed avanzata la richiesta di verificare il suo stato di salute. Inoltre, l’Assemblea OSCE, nella riunione invernale del febbraio 2012, aveva ascoltato la testimonianza della figlia Eugenia Tymoshenko, nell’ambito della Commissione Democrazia, diritti umani e questioni umanitarie presieduta dall’on. Matteo Mecacci.

Si segnala anche che il 29 novembre 2012 si è svolta a Montecitorio la cerimonia per la firma del Trattato tra Ucraina e Moldova sulla cooperazione nella conservazione e nello sviluppo sostenibile del bacino del fiume Dnestr.

 

Visite Ufficiali

Si segnala che nel corso della XIV legislatura, l’allora Presidente della Camera Casini, si è recato in visita ufficiale in Ucraina il 14 febbraio 2005; nel corso della visita ha incontrato il Presidente Yushenko, il Primo Ministro Tymoshenko e il Ministro degli Esteri Tarasyuk.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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[1] Era presente anche il sen. Roberto Formigoni, Presidente della Commissione Agricoltura del Senato.

[2]Il Ministro Kozhara era accompagnato dal Direttore politico del Ministero degli affari Esteri dell'Ucraina Sig. Yatsuk, dal Direttore Generale del Dipartimento del MAE che si occupa della cooperazione bilaterale tra l'Ucraina e l'Italia Sig. Melnik, e dall’Ambasciatore dell'Ucraina in Italia, Sig. Perelygin.

[3] Anche in occasione della I parte della Sessione Ordinaria 2014 nella riunione del 30 gennaio 2014, l’Assemblea del CdE ha svolto un dibattito urgente nell’ambito del quale sono state adottate la Risoluzione 1974[3] e la Raccomandazione 2035[3] sul “funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina”. I parlamentari hanno sollecitato le autorità ucraine a avviare negoziati franchi, onesti, efficaci con le opposizioni, a cercare rapidamente un largo consenso sull’allineamento geopolitico e sulle riforme democratiche e costituzionali del paese. I parlamentari osservano che il rigetto delle leggi antiprotesta e le dimissioni del governo sono un primo passo verso una pacifica soluzione della crisi politica, che apre un’opportunità che va colta dalla maggioranza e dalle opposizioni. La risoluzione fa quindi appello alla polizia e ai dimostranti di astenersi da ogni forma di violenza e chiede che l’eventuale uso sproporzionato della forza e violazioni dei diritti umani siano opportunamente perseguiti. L’Assemblea, inoltre, saluta l’iniziativa del Segretario Generale del CdE di costituire un panel consultivo indipendente per investigare sui violenti incidenti occorsi durante le proteste. L’Assemblea, invece, aveva deciso di non considerare la possibilità di sospendere il diritto di voto della delegazione ucraina. Si riservava tuttavia di considerare eventuali sanzioni nella sessione di aprile qualora “si verifichino gravi violazioni dei diritti umani o se le proteste di piazza Indipendenza vengano soffocate con la forza”

[4]     Eugenia Tymošenko era in Italia per sostenere la campagna per la liberazione della madre. Gli incontri previsti a Roma, martedì 20 e mercoledì  21 marzo, sono stati organizzati dall’on. Giannni Vernetti, coordinatore dell’Alliance of Democrats, associazione che sostiene la candidatura della Tymošenko  a premio Nobel per la Pace 2012. Eugenia Tymošenko era accompagnata dall'ex vicepremier ucraino e leader del People’s Movement of Ukraine (partito del Blocco Tymošenko), Grigori Nemyrya.

[5]     Nel documento adottato si esprime, tra l’altro, preoccupazione per i processi penali intentati contro esponenti di governo per abuso di ufficio e eccesso di poteri, tra cui l’ex Ministro dell’Interno, Juriy Lutsenko, e l’ex Primo Ministro, Yulia Tymoshenko; si chiede inoltre una modifica degli articoli 364 e 365 del Codice penale ucraino, e di promuovere una riforma del sistema giudiziario ucraino. e OSCE.

SERVIZIO STUDI

 

Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Missione a Kiev

 

13-15 maggio 2014

 

 

 

 

 

 

n. 119

 

 

 

12 maggio 2014

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

Hanno collaborato:

Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

 

La documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte.

File: ES0210.doc

 


INDICE

 

Programma della missione

Schede di lettura

Sintesi cronologica degli ultimi avvenimenti 9

§  L’adozione delle sanzioni internazionali contro Mosca  9

§  L’emergere di focolai separatisti nell’Ucraina sudorientale ed il dispiegamento delle forze russe ai confini del paese  11

§  Gli sviluppi del contenzioso russo-ucraino in materia energetica  14

§  Il fragile accordo di Ginevra  15

§  L’approvazione di nuove sanzioni contro la Russia  16

§  L’offensiva delle forze ucraine  18

§  La presentazione della Road Map dell’OSCE e lo svolgimento del referendum separatista nell’Ucraina sud-orientale  19

Rapporti tra l’Unione Europea e l’Ucraina (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione Europea) 23

§  Crisi in Ucraina  24

§  Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina elaborato dal Servizio per l’azione esterna dell’UE  28

§  Iniziative della Commissione europea  30

Rapporti parlamentari con l’Ucraina (a cura del Servizio Rapporti Internazionali) 33

Pubblicistica

§  N. Sartori ‘G7 Energia e crisi in Ucraina’, in: www.affarinternazionali.it, 5 maggio 2014  47

§  F. Santopinto ‘La crisi anche per un dialogo mancato’, in: www.affarinternazionali.it, 5 maggio 2014  47

§  S. Silvestri ‘3D per Putin’, in: www.affarinternazionali, 3 maggio 2014  47

§  F. Bascone ‘1914-2014: lezioni della storia di fronte alla crisi ucraina’, in: www.aspeninstitute.it, 7 maggio 2014  47

§  R. Menotti ‘Perché sull’Ucraina si rischia una vera guerra fredda’, in: www.aspeninstitute.it, 30 aprile 2014  47

§  S. Casertano ‘Le opzioni energetiche nella vicenda russo-ucraina’, in: www.aspeninstitute.it, 30 aprile 2014  47

§  M. Rjabcuk ‘Est contro ovest, il falso mito delle due Ucraine’, in: Limes, 8 maggio 2014  47

§  D. Flores ‘Energia: l’urgenza della Cina, l’Ucraina e i due forni di Putin’, in: Limes, 7 maggio 2014  47

 

 


 

Programma della missione

 


 

Ambasciata d’Italia
KIEV

 

                                         BOZZA

 

Programma visita a Kiev Delegazione Camera dei Deputati

 (Kiev, 13-15 maggio 2014)

 

Martedì 13 maggio 

Ore 14.00                    Arrivo della Delegazione

                                  (aeroporto Borispol con volo Az480, Terminal D proveniente da Roma). Ad accogliere:                  Amb. Fabrizio Romano e personale dell’Ambasciata (ad attendere auto e minivan ).

 

Ore 15,15                    Incontro con il Presidente della Commissione per l’Integrazione Europea della Rada, Grigory Nemyria (Commissione, Interprete, ….)

                                  (auto e minvan)

 

Ore 16,00                    Incontro con Presidente Commissione Esteri della Rada, Vitaly Kaliuzhniy

                                  (via Sadova, 3-a, piano 8, ingresso dalla strada Sadova)

                                  (auto e minvan)

                                                                

 

Ore 17, 00                   Incontro con Natalia Galibarenko, Vice Ministro degli Affari (Ministero Affari Esteri).

 

A seguire                    Trasferimento e sistemazione presso Hotel Radisson

                                  (auto e minvan)

 

Ore 19,20                    Partenza da Hotel Radisson per la Residenza dell’Ambasciatore

                                  (auto e minivan)

 

Ore 20,00                    Pranzo offerto dall’Ambasciatore Fabrizio Romano

                                  (via Sedovtsiv,14 – Kiev ) – Partecipa il Capo Missione OSCE/ODIHR, Tana de Zulueta (presenza da confermare)

 

Al termine                   Rientro in hotel

 

Mercoledì 14 maggio 

 

Ore 09,00-10,30            Incontro con Prof. Pogrebinsky, politologo, titolare della

                                  (Sala Riunioni IV piano , Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)        

 

                                  Incontro con Prof. Fesenko

                                  (Sala Riunioni IV piano , Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)  (da confermare)

 

 

Ore11,00                     Incontro con i rappresentanti dei Partiti: Partito delle Regioni (Kojhara, da confermare), Partito Comunista (Simonenko o Vice,  da confermare), Petro Poroshenko (candidato alla Presidenza, da confermare), Olga Bogomolez, Bulatov (Leader Automaidan e attuale Ministro dello Sport) (da confermare)

 

Ore 13,00                    Colazione presso ristorante “Millemiglia” con Savik Shuster, giornalista ed opinionista.

                                  (Hotel Radisson)

 

 

Ore 17,00                    Eventuale punto stampa con corrispondenti italiani presenti nel Paese (da confermare).

                                  (Sala Riunioni IV piano, Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)

 

In alternativa                Incontro con S.E. il Nunzio Apostolico, Thomas Gullikson

 

Ore 20,00                    Pranzo presso ristorante Spotekash’’

 

 

Giovedì 15 maggio 2014

 

Ore 07,30                    Partenza della Delegazione da Hotel Radisson per per Aeroporto  Borispol

                              (Auto +minivan)

 

Ore 10.00                    Partenza della Delegazione per Roma (volo PS305)

 

Ore 11,55                    Arrivo a Roma

 


INFORMAZIONI UTILI

 

Ambasciata d’Italia

Vul. Yaroslaviv Val 32/B

Segreteria                                        0038 044 230 3115 – 2303108

Cell. di emergenza                                      00380503102111 

Fax                                                              0038044 230 31 03             

e-mail:                                             ambasciata.kiev@esteri.it ;  segreteria.kiev@esteri.it

 

Primo Segretario  Matteo Cristofaro

Cellulare                                                                (0038) 0504403087

 

Primo Segretario Andrea Domeniconi 

Cellulare                                                                (0038) 0965450640

 

Secondo Segretario Luca Trabalza

Cellulare                                                               (0038099 6104081)

 

Segreteria Ambasciatore Maria Tramontana

Cellulare                                                                (0038) 095 8209954

 

 

Autisti

Sig. Sergey                                                          (0038) 067 4665770

 

Sig. Dmitro                                                           (0038) 050 9274127

 

Autista Minivan                                                   (0038…….)

 

 (HOTEL RADISSON BLU

22 Yaroslaviv Val Street,

 Kyiv, 01034, Ukraine

Tel. : +38 044 492 22 00

Fax  +38 044 492 22 15

 

Residenza Ambasciatore

via Sedovtsiv,14, Kiev                                           (0038) 044 2868835

14, Sedovtsiv street, Kiev

вул.Сєдовців,14,Київ

ул. Седовцев,14,Киев

 

 


Schede di lettura

 


Sintesi cronologica degli ultimi avvenimenti

 

    L’adozione delle sanzioni internazionali contro Mosca

            Il 18 marzo il Giappone si univa al fronte delle sanzioni contro Mosca, congelando i previsti negoziati bilaterali su grandi progetti di investimento e sulla collaborazione nel campo dell’utilizzazione pacifica dello spazio; il presidente Putin informava il Parlamento russo in via ufficiale della richiesta della Crimea di entrare a far parte della Federazione. Subito dopo Putin disponeva solennemente al Cremlino per l’approvazione della bozza di accordo con la Crimea relativa all’annessione della penisola alla Federazione russa – era intanto stato annullato l’incontro a Mosca dei ministri degli esteri e della difesa della Russia con gli omologhi francesi. Per Sebastopoli è stato previsto uno status federale analogo a quello vigente per Mosca e San Pietroburgo.

Il riconoscimento dell'annessione della Crimea alla Federazione russa  provocava immediatamente reazioni da parte dell’Ucraina e dell'Occidente, accomunate dalla condanna della condotta russa e dal non riconoscimento dell’annessione. Secondo il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini si trattava di un grave sviluppo negativo della crisi, suscettibile di porre la Russia in un preoccupante isolamento in ragione delle sue azioni unilaterali e prive di giustificazione. In Crimea intanto una sparatoria davanti a una base ucraina alla periferia della capitale Simferopoli provocava due morti e due feriti.

Mentre proseguiva l'occupazione progressiva delle basi ucraine da parte dei russi, apparentemente senza combattimenti - nel contesto della quale il 19 marzo sarebbe stato posto agli arresti il capo della flotta ucraina Serhiei Gaiduk, del quale con un gesto distensivo il ministro della difesa russo ha chiesto subito la liberazione ai dirigenti della Crimea – l’Ucraina annunciava di voler abbandonare, come già fece la Georgia dopo la guerra con i russi del 2008, la Comunità degli Stati indipendenti. Kiev ha inoltre chiesto all'ONU di dichiarare la Crimea zona demilitarizzata, proprio nell'imminenza della visita del segretario generale Ban Ki-moon a Mosca.

Gli Stati Uniti, anticipava il vicepresidente Joe Biden, potrebbero inviare truppe negli Stati baltici al fine di rassicurarli contro possibili minacce da parte russa. Il presidente Obama chiariva tuttavia che ciò non significa per gli USA voler intervenire militarmente in Ucraina.

Assai più netta la presa di posizione del segretario generale della NATO Rasmussen, che accusava la Russia di aggressione militare e ha definito la crisi della Crimea la più grave minaccia alla sicurezza dell'Europa dai tempi della Guerra Fredda. Più sfumata invece la posizione del Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, per il quale è necessario tenere aperto un canale di dialogo con la Russia proprio per evitare l'incubo di un ritorno alla Guerra Fredda.

Per quanto riguarda i riflessi nel nostro Paese della crisi ucraina, va ricordato il rischio che essa comporta anche per i progetti dell'ENI con la Russia, in primis il gasdotto Southstream: pessimismo veniva espresso a tale proposito dall'amministratore delegatole dell'ENI Paolo Scaroni il 20 marzo, durante un'audizione presso la Commissione attività produttive della Camera. In particolare, Scaroni ha messo in luce come siano in pericolo le autorizzazioni da parte dell'Unione europea indispensabili per portare avanti il progetto Southstream.

Sul fronte delle sanzioni la giornata del 20 marzo registrava una nuova puntata: infatti, mentre l'Ucraina elevava ulteriormente il livello di allerta delle proprie forze armate, e si diceva pronta a rispondere militarmente a ogni tentativo di nuove annessioni dei propri territori sudorientali, il presidente USA firmava un decreto per estendere la “lista nera” contro gli alti funzionari russi e le persone vicine all'entourage di Putin. Per converso, dalla Russia partivano sanzioni contro dirigenti e politici americani vicini al presidente Obama. Accortamente più sfumato l'atteggiamento del Cremlino verso i paesi europei, per quanto questi  annunciassero nel Vertice dei Capi di Stato  e di governo di Bruxelles l’estensione della lista di persone colpite dal blocco ai visti per il territorio europeo e dal congelamento dei beni ivi detenuti, nonché la sospensione del G8: infatti non sfugge a Mosca la differenza di accenti tra Stati Uniti e Unione europea, con quest'ultima evidentemente più timorosa degli effetti negativi di un ulteriore inasprimento sanzionatorio contro la Russia. Proseguiva intanto il cammino istituzionale per la piena integrazione della Crimea nella Russia, con l'approvazione del trattato di annessione da parte della Duma. Nella mattinata del 21 marzo il Senato russo procedeva del pari all'approvazione del trattato, che veniva promulgato poche ore dopo dal presidente Putin. Nel frattempo tuttavia il premier ucraino Iatseniuk aveva firmato a Bruxelles la parte politica dell’Accordo di associazione con l'Unione europea.

La tensione tra Russia e Ucraina si traslava immediatamente anche sul piano economico-finanziario: infatti il premier russo Medvedev ricordava il debito dell’Ucraina con la Russia, pari a 16 miliardi di dollari, soprattutto relativi a forniture di gas non pagate. Subito dopo Iatseniuk ribadiva che la perdita della Crimea, con la nazionalizzazione di ingenti proprietà dello Stato ucraino, equivaleva a un danno di centinaia di miliardi di dollari: Iatseniuk minacciava poi un ricorso a breve termine alla giustizia internazionale per ottenere il relativo risarcimento. In realtà entrambi i contendenti fronteggiano uno scenario economico difficile, per il vero assai più per l’Ucraina: le sanzioni hanno provocato un calo della Borsa di Mosca, mentre le principali agenzie internazionali hanno abbassato il rating russo da stabile a negativo. D'altra parte l'Ucraina si è vista annullare lo sconto del 30% sul gas russo, mentre con l'annessione della Crimea mille metri cubi di gas russo costeranno a Kiev ulteriori 100 dollari, per il venir meno della necessità del permesso ucraino alla flotta russa del Mar Nero di permanere fino al 2042 nella base di Sebastopoli. L'Armenia intanto procedeva a riconoscere l'annessione della Crimea alla Federazione russa e, come reazione, vedeva richiamato a Kiev l'ambasciatore ucraino.

Il Vertice europeo di Bruxelles, oltre alla firma della parte politica dell'Accordo di associazione, riscontrava un rinnovato appoggio dell'Unione europea a Kiev, decretando anche la libera vendita dei prodotti della Crimea nel territorio europeo solo se transitati in Ucraina – e in caso contrario, annunciando pesanti penalizzazioni. La Francia dal canto suo annunciava la sospensione della cooperazione militare con Mosca e gli Stati membri hanno ricevuto mandato, unitamente alla Commissione, di mettere allo studio ulteriori misure calibrate in campo economico, da attuare in caso di una nuova escalation militare da parte russa. La Commissione europea, inoltre, si vedeva conferire l'incarico di mettere a punto entro giugno un piano per ridurre al maggior grado possibile la dipendenza energetica dalla Russia.

Va comunque rilevato come una delle proposte uscite dal Vertice europeo, ovvero l'invio di una missione OSCE in Ucraina, operativa dal 23 marzo, sia stata accolta dalla Russia.

          L’emergere di focolai separatisti nell’Ucraina sudorientale ed il dispiegamento delle forze russe ai confini del paese

Il 22 marzo a Kiev si recavano il ministro degli esteri tedesco Steinmeier e il primo ministro canadese Harper, recando sostegno al nuovo corso ucraino, in un contesto in cui restavano alti i timori sia per l'attacco della Russia alle ultime basi ucraine che resistevano in Crimea, sia per le nuove esercitazioni militari lanciate da Mosca, suscettibili di collegarsi a focolai separatisti nuovamente  manifestatisi nella parte sudorientale dell’Ucraina, segnatamente a Donetsk e Kharkiv, dove migliaia di manifestanti chiedevano di tenere referendum analoghi a quello della Crimea. La conquista delle basi ucraine nella penisola del Mar Nero ha visto senz’altro  una parte dei militari coerenti con il proprio giuramento tentare una qualche forma di resistenza, quasi sempre inefficace. D'altro canto però numerosi militari ucraini venivano fortemente agevolati dalla Russia ad entrare nel proprio esercito mantenendo il grado originario, e per di più con una paga notevolmente superiore.

Il 23 marzo emergeva un'ulteriore preoccupazione, soprattutto da parte della NATO, per un possibile intervento delle truppe russe ammassate al confine orientale dell’Ucraina - che secondo il capo delle forze NATO in Europa, generale Breedlove, erano consistenti e pronte al combattimento - nel territorio secessionista moldavo della Transnistria, abitata da russofoni e dalla quale nei giorni precedenti erano venuti appelli a Mosca per un’annessione analoga a quella della Crimea. Nella stessa giornata il presidente della Bielorussa Lukashenko dichiarava, in una sorta di riconoscimento di fatto, che la Crimea era ormai parte del territorio russo: conseguentemente, anche l'ambasciatore a Minsk veniva richiamato dall’Ucraina.

Il 24 marzo vi era da parte dell’Ucraina la presa d'atto della situazione sul terreno in Crimea: il Consiglio di sicurezza nazionale, d'accordo con il ministero della difesa di Kiev, annunciava il ritiro delle proprie rimanenti truppe dislocate nella penisola. Poche ore prima circa duecento soldati russi avevano assaltato la base navale di Feodosia, prendendone possesso, ma stavolta provocando il ferimento di alcuni soldati di Kiev. Il ministro della difesa russo Shoigu, primo esponente del governo a recarsi in Crimea dopo l'annessione,  procedeva a nominare l'ex capo di stato maggiore della marina ucraina Berezovski vicecomandante della flotta russa del Mar Nero – Berezovski era stato tra i primi a giurare fedeltà alle nuove autorità della Crimea filorussa.

Sempre il 24 marzo, in margine ai lavori del Vertice sulla sicurezza nucleare dell'Aja, si riunivano i Capi di Stato e di governo del G7, i quali decidevano di non incontrare più Putin finché persisterà nel suo atteggiamento nei confronti dell’Ucraina. Veniva così cancellato il Vertice annuale G8 previsto a Sochi, mentre il G7 si terrà a Bruxelles nel mese di giugno.

La decisione del G7 è stata spiegata con la chiara violazione del diritto internazionale costituita dall’atteggiamento russo verso la Crimea: l'annessione è stata condannata e non riconosciuta. Il comunicato finale del G7 minaccia anche di intensificare le sanzioni con un crescente impatto sull'economia russa. Nel comunicato ha trovato però spazio anche un riferimento alla via diplomatica che deve restare aperta - e non manca la soddisfazione per l'accettazione russa della missione dell'OSCE in Ucraina. Inoltre, durante il Vertice sulla sicurezza nucleare vi è stato un importante segnale di un possibile inizio di distensione, con l'incontro del ministro degli esteri russo Lavrov con il suo omologo ucraino Deshizia, il primo contatto diretto al massimo livello tra i due paesi.

Il 25 marzo, nonostante la dura presa di posizione del G7 del giorno precedente, la Russia, per bocca del portavoce di Putin Peskov, si diceva pronta e interessata a riprendere i contatti al più alto livello con i partner del G8. Peskov ha inoltre dichiarato che, non essendovi più secondo la Russia un potere legittimo a Kiev, Mosca non si sentiva più obbligata a rispettare l'accordo per lo sconto sulle forniture di gas firmato in dicembre da Putin e Ianukovich, né tantomeno l'accordo per l'affitto dall’Ucraina della base di Sebastopoli, divenuta ormai parte integrante del territorio russo.

Nella stessa giornata del 25 marzo si dimetteva il ministro della difesa ucraino ammiraglio Teniukh – dimissioni che il parlamento in una prima votazione aveva rifiutato -, cui subentrava il generale Koval. Teniukh si era assunto la responsabilità della conduzione sfortunata della resistenza delle truppe ucraine in Crimea all'arrivo dei russi.

Emergeva intanto la forte preoccupazione degli Stati Uniti e della NATO per il concentramento di truppe russe sui confini ucraini: Rasmussen dichiarava che l'Alleanza Atlantica aveva tutti i piani pronti per difendere gli Stati membri e sostenere i suoi partner. La posizione di Rasmussen era rafforzata dal presidente Obama  durante una conferenza stampa all'Aja, nella quale il capo dell'Amministrazione USA assicurava agli alleati garanzie mediante appositi piani di emergenza. Obama si è spinto a citare l'articolo 5 del Patto Atlantico, che prevede il sostegno di tutti gli alleati a un paese della NATO che dovesse subire un attacco militare.

Il 27 marzo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvava una risoluzione in base alla quale l’annessione della Crimea alla Russia veniva dichiarata illegale: ciononostante, le preoccupazioni ucraine erano alimentate dalla presenza in prossimità del confine con la Russia di circa centomila soldati di Mosca. A sostenere Kiev interveniva un accordo di massima con il Fondo monetario internazionale  per rendere possibili prestiti fino a 18 miliardi di dollari a favore dell’Ucraina, avvicinandosi in questo modo - tenuto conto degli aiuti già precedentemente concordati - in linea di massima alle richieste di Kiev.

Dopo diversi giorni di tensione, durante i quali la Russia sperimentava anche il proprio isolamento internazionale - stante la freddezza della Cina e dell’India sulla questione della Crimea -, a seguito di ripetuti contatti telefonici ad alto livello con le autorità di vertice degli Stati Uniti il presidente Putin decideva di ordinare (31 marzo) un parziale ritiro delle truppe dalla frontiera con l’Ucraina, pur insistendo sulla necessità di riforme in senso federale nel vicino paese, onde garantire i diritti della vasta minoranza russofona delle regioni sud-orientali.

 Il 1º aprile i ministri degli esteri della NATO riuniti a Bruxelles decidevano di sospendere ogni forma di cooperazione civile e militare con la Russia - la NATO riferire altresì di non poter confermare il ritiro seppur parziale delle truppe russe dai confini con l’Ucraina. Secondo l’Alleanza Atlantica, inoltre, erano imminenti nuove iniziative per il rafforzamento del dispositivo di difesa nei paesi baltici e dell’Europa orientale membri dell’Alleanza, ma per i quali la crisi ucraina ha creato un clima di grande preoccupazione nei confronti di Mosca.

 

Gli sviluppi del contenzioso russo-ucraino in materia energetica

Il 3 aprile il colosso russo del gas Gazprom metteva in pratica quanto già minacciato alcune settimane prima dalle autorità di Mosca, con un aumento di  100 dollari per mille metri cubi di gas nei confronti dell’Ucraina, giustificato dal venir dei diritti di Kiev sulla Crimea, e quindi degli obblighi russi per l’affitto pluridecennale della base militare della flotta del Mar Nero. Gazprom ha inoltre ventilato la possibilità che le controversie con l’Ucraina compromettano alla fine anche la stabilità dei flussi del gas russo verso l’Unione europea, che per l’Ucraina deve transitare.

Va detto però che, a parziale ristoro del danno arrecato a Kiev dalla fine degli sconti sulle forniture russe di gas, nelle stesse ore il Parlamento europeo approvava a grande maggioranza l’abolizione, a partire da maggio, di gran parte delle tariffe doganali nei confronti dei beni industriali provenienti dall’Ucraina, aggiungendovi una serie di riduzioni, mentre anche i quattro quinti dei dazi sui prodotti agricoli di Kiev in ingresso in Europa sono stati abbattuti, peraltro senza richiesta di reciprocità

 Il 7 aprile si verificava l’assalto alle sedi dei governi locali a Donetsk – ove  gli assalitori proclamavano una Repubblica indipendente e richiedevano un referendum per unirsi alla Russia -, nonché a Kharkiv e Luhansk. Il premier ucraino Jatseniuk accusava Putin di avere un piano per la distruzione dell’Ucraina. Mentre gli Stati Uniti ammonivano la Russia a non oltrepassare con proprie forze militari i confini con Ucraina, forze speciali di Kiev riuscivano il giorno successivo a riprendere il controllo di Kharkiv, operando una settantina di arresti. Mosca dal canto suo ammoniva sui rischi di guerra civile in Ucraina sudorientale, ma gli Stati Uniti denunciavano esplicitamente la presenza di agenti russi nelle rivolte del giorno precedente, il cui scopo sarebbe stato quello di destabilizzare la situazione e rendere possibile un intervento russo in analogia a quanto avvenuto per la Crimea.

Mette da parte ucraina e russa vi erano rispettivamente la minaccia di interrompere quanto prima le importazioni di gas e quella speculare  di tagliare le forniture in caso di persistente mancato pagamento dei debiti pregressi, e mentre il premier ucraino Iatseniuk si spingeva ad offrire più ampi poteri alle regioni orientali ancora teatro di azioni armate dei separatisti russi.

Il 12 aprile l’offensiva dei filorussi nell’est dell’Ucraina conosceva una nuova accelerazione in altre quattro città, impadronendosi di edifici chiave per la sicurezza. Il giorno successivo falliva il tentativo di forze speciali ucraine di sgomberare i filorussi operanti nella città di Slovyansk: nell’operazione perdeva la vita un agente ucraino e cinque venivano feriti. Il 14 aprile i ministri degli esteri dell’Unione europea concordavano sull’estensione dell’elenco delle persone colpite dalle sanzioni in seguito alla crisi ucraina: mentre i presidenti russo e americano si confrontavano telefonicamente, da Slovyansk i filorussi richiedevano a Putin di inviare truppe. Da Kiev emergeva un’apertura, prevedendo di poter svolgere in maggio un referendum in vista di un’apertura in senso federale a favore delle regioni sudorientali del paese.

Il 15 aprile il presidente ucraino Turcinov annunciava l’inizio di quella che definiva operazione antiterrorismo contro i separatisti filorussi in azione nelle regioni sudorientali del paese: le forze fedeli a Kiev conseguivano un primo successo con la riconquista della base aerea di Kramatorsk, nei pressi di Donetsk, nel corso della quale vi sarebbero state secondo Mosca alcune vittime tra i separatisti. A rendere ancor più tesa la situazione giungevano dalla Transnistria appelli di esponenti politici alla Russia e alle Nazioni Unite per il riconoscimento dell’indipendenza della regione separatista dalla Moldova. La controffensiva di Kiev veniva però bloccata quasi subito, anche per l’intervento di numerosi civili filorussi, la cui massiccia presenza scoraggiava i militari dall’uso delle armi: in tal modo, anche diversi veicoli corazzati venivano sequestrati ai soldati ucraini. La NATO intanto procedeva ad ulteriori incrementi nei sorvoli militari sui paesi baltici e nel dispiegamento di forze terrestri, aeree e navali in prossimità dello scenario ucraino.

Il fragile accordo di Ginevra

Il 17 aprile segnava un momento di speranza, con il raggiungimento a Ginevra di un accordo tra Ucraina, Russia, USA e UE per una serie di misure volte ad abbassare la tensione nel teatro ucraino: il documento congiunto ha previsto la smobilitazione delle milizie, l’abbandono degli edifici governativi occupati nell’Ucraina sudorientale - con una corrispettiva amnistia da accordare ai separatisti -, un programma di riforme politiche per l’Ucraina in senso federale. Peraltro, mentre veniva siglato l’accordo a Ginevra il presidente russo Putin, impegnato nell’annuale maratona televisiva in colloquio diretto con i cittadini, manteneva apertamente sullo sfondo il diritto russo ad intervenire nelle questioni ucraine in caso di necessità. Intanto in un attacco a Mariupol, a sud di Donetsk, tre separatisti filorussi erano rimasti uccisi nella notte mentre assaltavano la locale base della Guardia nazionale ucraina.

L’accordo di Ginevra, tuttavia, si mostrava sostanzialmente sterile, poiché le milizie filorusse continuavano l’occupazione di edifici pubblici nella parte orientale dell’Ucraina, dicendosi non vincolate da quanto deciso a Ginevra. Piuttosto, i filorussi richiedevano, quale condizione per lo sgombero degli edifici occupati, il ritiro del governo di Kiev, da essi giudicato illegittimo. In questa difficile situazione lo stesso governo di Kiev si spingeva ad offrire maggiori autonomie alle regioni in rivolta, assicurando altresì di voler fornire alla lingua russa uno status speciale in Ucraina.

La fragile tregua pasquale veniva rotta subito il 20 aprile con uno scontro a fuoco in un checkpoint nei pressi di Slovyansk, durante il quale perdevano la vita tre filorussi, destando vive proteste da parte della Russia nei confronti dei nazionalisti ucraini. Il giorno successivo la protesta russa cresceva di tono, e lo stesso ministro degli esteri Lavrov accusava l’Ucraina di aver violato gli accordi di Ginevra. Nel contempo la Russia rendeva più agevole per i cittadini russofoni appartenenti ai paesi dell’ex Unione sovietica l’ottenimento della cittadinanza russa, abbreviando l’iter burocratico per il passaporto, che non potrà superare i tre mesi. Intanto da parte ucraina venivano diffuse alcune foto per dimostrare la presenza di soldati russi nell’est del paese, operanti unitamente ai filorussi locali.

Il 22 aprile il presidente ucraino Turcinov, accusando i separatisti filorussi di aver torturato alcuni cittadini ucraini, annunciava la ripresa dell’offensiva nell’est del paese: intanto il vicepresidente americano Joe Biden si recava in missione a Kiev, e minacciava nuove sanzioni nei confronti della Russia, qualora questa persistesse nel suo atteggiamento minaccioso, che del resto la stava conducendo secondo Biden all’isolamento. Il vicepresidente statunitense prometteva inoltre all’Ucraina di compensare parzialmente le forniture energetiche russe, aiutando tecnologicamente il paese sviluppare le risorse di shale gas, di cui sarebbe ricco.

Il 24 aprile l’esercito ucraino attraccava Slovyansk, uccidendo alcuni ribelli e riprendendo il controllo del municipio della vicina cittadina portuale di Mariupol. Per tutta risposta il presidente russo Putin minacciava conseguenze per quello che definiva un crimine perpetrato dalle autorità di Kiev, e l’esercito di Mosca iniziava nuove esercitazioni in prossimità dei confini con l’Ucraina. Il giorno successivo il premier Iatseniuk accusava Mosca di preparare una terza guerra mondiale, mentre l’esercito di Kiev proseguiva nell’offensiva per riprendere la città di Slovyansk, dove tredici osservatori militari dell’OSCE venivano rapiti dai separatisti.

L’approvazione di nuove sanzioni contro la Russia

In conseguenza degli sviluppi sul terreno, il 26 aprile il G7 annunciava nuove sanzioni nei confronti della Russia, che non avrebbe fatto nulla per un allentamento della tensioni nell’Ucraina orientale. Intanto l’Ucraina accusava Mosca di usare i tredici osservatori dell’OSCE nelle mani dei filorussi alla stregua di scudi umani. Nella stessa giornata si registrava il viaggio a Roma del premier ucraino Iatseniuk, che ha incontrato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e successivamente si è recato in Vaticano per l’udienza con il Papa: Iatseniuk ha chiaramente espresso la propria visione della crisi ucraina, che deriverebbe in ultima analisi dal tentativo di Putin di ricostituire qualcosa di molto simile all’Unione sovietica.

Il 28 aprile gli Stati Uniti rafforzavano le sanzioni nei confronti della Russia, estendendole a 17 società e 7 personaggi di primo piano dell’entourage economico e amministrativo di Putin, a partire dal responsabile della prima compagnia petrolifera russa (Rosneft), Igor Sechin. Le sanzioni hanno inoltre colpito, tra gli altri, il vicepremier russo Kozak, nel frattempo incaricato anche dello sviluppo della Crimea tornata alla Federazione, il capo di un conglomerato (Rostec) operante nel settore degli armamenti, nonché l'eminenza grigia di Putin, Vjaceslav Volodin. La decisione statunitense ha evidenziato una sempre maggiore pressione sugli esponenti del ristretto circolo che fa capo al presidente russo, nella prospettiva di un'estensione ben più incisiva delle sanzioni alle società dai personaggi di tale circolo guidate, o ad essi riconducibili.

Diversamente da quanto fatto dagli Stati Uniti, le sanzioni ulteriori imposte dall'Unione europea il 29 aprile, significativamente, non colpivano i vertici dei gruppi energetici russi: infatti, nell'estendere il divieto di ingresso e il congelamento dei beni detenuti in territorio europeo ad ulteriori 15 soggetti russi o del separatismo ucraino, Bruxelles si è limitata a colpire il capo di stato maggiore delle forze armate russe Gerasimov, il vicepremier Kozak e il vicepresidente della Duma Ludmila Shvetsova.

La prudenza dell'Unione europea nei confronti dei capi dei grandi conglomerati energetici russi non è altro che la spia delle diverse sensibilità tra i 28 Stati membri nei confronti delle minacce energetiche, che un indurimento dell'atteggiamento verso il Cremlino potrebbe concretizzare – del resto anche gli USA sembrano via via più consapevoli che la vulnerabilità energetica dell’Europa va tenuta in debito conto nella complessiva strategia occidentale verso Mosca. A fronte dell'estrema durezza dei paesi dell'Europa orientale nei confronti della Russia, spicca la maggiore prudenza della Germania ma anche del nostro Paese, costantemente impegnato a ribadire la necessità di applicare gli accordi raggiunti a Ginevra. Peraltro la prudenza europea non ha impedito a Putin di minacciare una revisione della presenza delle aziende europee ed americane nei principali settori dell'economia russa, segnatamente proprio quello energetico.

L'atteggiamento russo troverebbe però il suo limite proprio nella dimensione economica, che ormai da diverse settimane vede un indebolimento del rublo e una costante revisione al ribasso delle stime di crescita di Mosca. In altre parole, se anche l'economia europea potrebbe gravemente risentire di difficoltà nei rifornimenti di energia dalla Russia, è altrettanto indiscutibile che forti rallentamenti nell'esportazione di gas e petrolio potrebbero destabilizzare il vertice politico del Cremlino. Diversi osservatori hanno visto pertanto proprio nelle dinamiche economiche la maggiore speranza di una soluzione accettabile della grave crisi ucraina.

Per aiutare l'economia di Kiev ormai al collasso, il 30 aprile il Fondo monetario internazionale ha approvato aiuti pari a 17 miliardi di dollari in due anni, suscettibili di generare ulteriori finanziamenti, anche da canali bilaterali, in modo da raggiungere il totale di 32 miliardi che già da tempo le stesse autorità ucraine avevano fatto presente come fabbisogno indispensabile per l'economia del loro paese. L'aiuto più urgente sarà corrisposto in tempi rapidissimi nella misura di 3,2 miliardi, dei quali 2 miliardi dovranno sostenere direttamente il bilancio dello Stato ucraino.

Sempre sul piano economico, e certamente a margine della crisi internazionale nazionale sull'Ucraina, va registrato come all'inizio di maggio sia divenuta ufficiale l'acquisizione che Gazprom, con un accordo con l’Austria, avrebbe modificato il percorso del gasdotto Souh Stream, prevedendone il punto terminale non in territorio italiano, a Tarvisio, ma vicino a Vienna, nell’hub europeo del gas già consolidato di Baumgarten. Alla questione erano state collegate voci di un congelamento del sostegno italiano alla realizzazione del gasdotto Souh Stream, che tuttavia, nella giornata del 30 aprile - durante la quale si è svolto anche il primo contatto tra il Presidente del consiglio Matteo Renzi e il presidente russo Putin, tramite una lunga telefonata - le autorità di Roma hanno assolutamente smentito. Il cambio di percorso di Souh Stream, tuttavia, merita un certo livello di attenzione, poiché potrebbe segnalare un mutamento in negativo dell'atteggiamento russo anche nei confronti del nostro Paese, che pure nei confronti della crisi ucraina si segnala per toni particolarmente prudenti e moderati.

L’offensiva delle forze ucraine

Il 2 maggio gli avvenimenti sul terreno dell’Ucraina sudorientale  riasumevano prepotentemente il centro dell'attenzione, con una forte offensiva delle forze di Kiev contro la città di Slaviansk, praticamente assediata, con la ripresa dei posti di blocco cui i separatisti avevano dato vita tutto intorno alla città. Tuttavia, anche le forze governative avrebbero perduto due elicotteri e non meno di due soldati. Ben più grave il bilancio registrato a Odessa, finora sostanzialmente tranquilla, dove l'incendio appiccato ad alcune tende innalzate nella città da separatisti filorussi si estendeva alla sede del sindacato locale, nell'incendio del cui edificio perdevano la vita una quarantina di persone di entrambi gli schieramenti in lotta.

Il 3 maggio, in un clima di tensione nel quale la Russia accusava Kiev di scatenare una guerra fratricida e si riservava proprie iniziative a fronte delle numerosissime richieste di aiuto che sarebbero giunte telefonicamente al Cremlino dalle regioni russofone dell’Ucraina, la notizia positiva era la liberazione dei sette osservatori dell’OSCE e dei loro accompagnatori tenuti in ostaggio a Slaviansk dai filorussi. Nella notte tuttavia le violenze si riaccendevano a Mariupol, dove la filiale di Privatbank, una banca ucraina, veniva data alle fiamme.

L'offensiva governativa a Slaviansk e Kramatorsk, intanto, non sembrava registrare progressi, mentre proseguivano i preparativi dei separatisti filorussi per lo svolgimento nella regione di Donetsk del referendum dell'11 maggio sul distacco da Kiev, e nella prospettiva delle elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio da tenere in una situazione obiettivamente difficile. Comunque, Kiev incassava il sostegno del G7, riunito a Roma il 6 maggio per discutere di problemi energetici all'insegna della diversificazione delle fonti, i cui membri europei si dicevano pronti a sostenere eventuali difficoltà degli approvvigionamenti di gas dell’Ucraina anche con temporanee inversioni dei flussi dall'Europa.

Nella stessa giornata si svolgeva a Vienna la riunione del Consiglio d'Europa, che riceveva la richiesta di aiuto dell’Ucraina per le elezioni presidenziali del 25 maggio, mediante l'invio di osservatori e la disposta ad eventuali provocazioni della Russia. A Vienna peraltro il ministro degli esteri di Mosca Lavrov richiedeva il rinvio delle elezioni ucraine, da posticipare all'adozione di una Costituzione federalista capace di rispondere alle istanze delle regioni sudorientali del paese. Secondo Lavrov lo svolgimento delle presidenziali in un contesto di guerra civile strisciante sarebbe privo di logica.

    La presentazione della Road Map dell’OSCE e lo svolgimento del referendum separatista nell’Ucraina sud-orientale

Un’apparente svolta si verificava il 7 maggio, quando Vladimir Putin, dopo aver ricevuto a Mosca il presidente svizzero di turno dell’OSCE, Didier Burkhalter, annunciava di aver richiesto ai secessionisti il rinvio del referendum separatista dell'11 maggio, e di aver disposto il ritiro delle truppe russe dal confine con l'Ucraina - ritiro del quale peraltro fonti NATO e USA negavano l'evidenza.

La presa di posizione di Putin appariva come seguito di un'intesa dei giorni precedenti con la cancelliera tedesca Merkel: l'8 maggio.Putin scioglieva anche la riserva sulla propria presenza il 6 giugno alle celebrazioni in Normandia del settantesimo anniversario dello sbarco alleato nella Seconda guerra mondiale. Nell’incontro con Putin, peraltro, Burkhalter anticipava l’imminente presentazione, da parte dell’OSCE, di una Road Map per l’uscita dalla crisi ucraina, da indirizzare ai soggetti firmatari dell’accordo di Ginevra del 17 aprile, i cui dettagli tuttavia non sono stati nei giorni successivi resi noti a causa – secondo Mosca – dell’opposizione degli Stati Uniti.

Questi profili distensivi erano però ben presto, nella stessa giornata, rimessi in discussione dai separatisti filorussi dell’Ucraina, che rifiutavano di rinviare il referendum indipendentista. Del resto Kiev aveva già chiarito che la propria offensiva militare nel sud-est del paese sarebbe proseguita indipendentemente dal possibile rinvio della consultazione, e certamente non pensava ai gruppi armati filorussi quali interlocutori, nel lanciare l'iniziativa di una tavola rotonda di unità nazionale con le forze politiche di tutte le regioni (9 maggio).

Dall'altro lato la Russia, pur dicendosi favorevole al dialogo in Ucraina – ma intendendolo mirato proprio alle regioni secessioniste -, attirava le aspre critiche di Kiev per la trionfale partecipazione di Putin alla parata militare del 9 maggio in Crimea. In tal modo ciò che sicuramente proseguiva erano le violenze, con più di venti morti provocati da ripetute sparatorie tra opposte fazioni a Mariupol (due giorni dopo nei pressi della città veniva rinvenuto il cadavere – impiccato - del capo locale della polizia)

L’11 maggio si sono aperte le urne per il referendum separatista nelle regioni dell'Ucraina sudorientale di Donetsk e Lugansk: frattanto il presidente francese Hollande chiariva come non siano per ora in discussione le due navi da guerra alla Russia previste da un contratto del valore di 1,2 miliardi di euro – Hollande ha rilasciato tali dichiarazioni a margine del vertice con Angela Merkel, il cui focus era peraltro proprio su nuove eventuali sanzioni contro Mosca.

Nella cittadina di Krasnoarmeysk, nella regione di Donetsk, un blitz della Guardia nazionale ucraina avrebbe condotto all’occupazione del municipio e del commissariato, con il sequestro di schede e liste elettorali. Poche ore dopo nella stessa località le truppe fedeli a Kiev avrebbero aperto il fuoco su una folla di manifestanti filorussi, uccidendo uno di loro e ferendone un altro.

L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, già intervenuto durante la crisi ucraina difendendo sostanzialmente le scelte di Putin, ha accusato l’Unione europea di un errore strategico, quando ha immaginato un Accordo di associazione con l’Ucraina, paese profondamente diviso, con una parte nettamente orientata verso la Russia. Cionondimeno, la portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera europea Catherine Ashton ribadiva che la UE considera illegali i "cosiddetti referendum" separatisti, che comunque, secondo i dati preliminari, avrebbero segnato il previsto plebiscito a favore dell’indipendenza sia a Donetsk che a Lugansk.

 

 

 

 

 

 


Rapporti tra l’Unione Europea e l’Ucraina
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione Europea)

L’Unione europea è impegnata ad intensificare le relazioni con l’Ucraina, procedendo dalla cooperazione verso la graduale integrazione economica e il rafforzamento del dialogo politico.

A livello bilaterale, le relazioni tra l'Unione europea e l'Ucraina sono attualmente regolate dall’Accordo di partenariato e cooperazione (APC), firmato il 14 luglio 1994 ed entrato in vigore il 1° marzo 1998  per una durata iniziale di dieci anni. L’APC è rinnovato automaticamente ogni anno fino all’entrata in vigore di un nuovo accordo.

L’Ucraina è uno dei partner dell’Unione europea nel contesto della Politica europea di vicinato, di recente rafforzata con l’iniziativa del Partenariato orientale rivolto ad Armenia, Azerbaigian, Bielorussia Georgia, Moldavia e Ucraina, con la quale l’Unione europea si prefigge di rafforzare la dimensione orientale della politica europea di vicinato.

 Nell’ambito di tale iniziativa, a marzo 2012 si sono conclusi i negoziati per l’accordo di associazione UE-Ucraina e a luglio 2012 quelli relativi all’area di libero di scambio.

L’accordo di associazione avrebbe dovuto essere firmato ufficialmente in occasione del Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Partenariato orientale, che si è svolto a Vilnius il 29 novembre 2013.

Il Governo ucraino, il 21 novembre 2013, aveva chiesto la temporanea sospensione dei negoziati per la firma.

Il Consiglio europeo del 20 dicembre 2013 aveva adottato delle conclusioni nelle quali indicava che l'Unione europea rimaneva disposta a firmare l'accordo di associazione, non appena l'Ucraina fosse pronta.

 

A margine del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2014, l’Ucraina e la UE hanno firmato la prima parte dell’accordo di associazione con l’Unione europea, relativa alla parte politica dell’accordo che comprende i capitoli sui valori democratici e sulla politica estera e di sicurezza, prevedendo in particolare una cooperazione rafforzata su questioni regionali, prevenzione dei conflitti, gestione delle crisi, armi di distruzione di massa e disarmo.  L’impegno europeo è volto a concludere in tempi rapidi l’intero accordo, con il nuovo Governo che uscirà dalle elezioni a Kiev del prossimo 25 maggio.

 

Crisi in Ucraina

In seguito al deteriorarsi della situazione in Ucraina, la riunione straordinaria del Consiglio dei ministri per gli affari esteri dell’UE ha deciso il 20 febbraio 2014 l’introduzione di una prima serie sanzioni mirate volte al congelamento dei beni ed a restrizioni per la concessione di visti per alcune persone individuate come responsabili di violazioni dei diritti umani, violenza e uso eccessivo della forza (con successive decisioni tale lista è stata successivamente estesa ad un ulteriore serie di persone). Il Consiglio ha, altresì, deciso di sospendere le licenze per l’esportazioni di attrezzature e strumenti che possano essere usati nelle repressioni interne.

Il Consiglio europeo nella riunione straordinaria del 6 marzo sulla crisi in Ucraina ha adottato una dichiarazione nella quale, in particolare:

·     condanna  la violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell’Ucraina da parte della Federazione russa e si esorta la Federazione russa a ritirare immediatamente le sue forze armate nelle zone in cui sono stazionate in permanenza, in conformità degli accordi pertinenti;

·     esorta la Federazione russa a consentire immediatamente l'accesso agli osservatori internazionali. La soluzione della crisi in Ucraina deve basarsi sull'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza del paese e sul rigoroso rispetto delle norme internazionali;

·     ritiene che la decisione del Consiglio supremo della Repubblica autonoma di Crimea di tenere un referendum sul futuro status del territorio sia contraria alla costituzione ucraina e dunque illegale;

·     si annuncia la sospensione dei colloqui bilaterali con la Federazione russa concernenti i visti e il nuovo accordo;

·     prospetta che la soluzione alla crisi dovrebbe essere raggiunta tramite negoziati fra il governo dell'Ucraina e quello della Federazione russa, che devono cominciare nei prossimi giorni e portare risultati in un arco di tempo limitato. In mancanza di tali risultati, l'Unione europea deciderà misure aggiuntive, come i divieti di viaggio, il congelamento dei beni e l'annullamento del vertice UE-Russia;

·     indica che ulteriori passi della Federazione russa volti a destabilizzare la situazione in Ucraina avrebbero conseguenze di ampia portata per le relazioni fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro, in un ampio numero di settori economici;

·     plaude alla risposta misurata mostrata finora dal governo ucraino e incoraggia le autorità ucraine a proseguire gli sforzi per assicurare elezioni libere e regolari, a portare avanti la riforma costituzionale;

·     si ribadisce l'impegno dell'Unione europea a firmare l'accordo di associazione, ivi compresa una zona di libero scambio globale e approfondito e si annuncia che, in via prioritaria, l’UE firmerà a breve tutti i capitoli politici. L'Unione europea intende adottare misure unilaterali che consentano all'Ucraina di beneficiare in misura sostanziale dei vantaggi offerti nella zona di libero scambio globale e approfondito;

·     ribadisce l’impegno a rafforzare i contatti diretti fra i cittadini dell'Unione europea e dell'Ucraina, attraverso il processo di liberalizzazione dei visti;

·     indica che l'Unione europea è pronta ad assistere l'Ucraina per quanto concerne la garanzia dell'approvvigionamento energetico mediante una maggiore diversificazione, un'efficienza energetica rafforzata e interconnessioni efficaci con l'Unione europea.

 

Il Consiglio dei ministri degli esteri dell'UE, nella riunione del 17 marzo, ha approvato conclusioni nelle quali:

·     condanna con forza lo svolgimento del referendum in Crimea avente ad oggetto l'unificazione con la Federazione russa, e non ne riconosce l'esito, in quanto illegale e in palese violazione della Costituzione ucraina;

·     deplora il crescente dispiegamento delle forze armate russe in Crimea, in palese violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, nonché il diniego di accesso alla penisola di rappresentanti dell'ONU e dell'OSCE;

·     conferma l' obiettivo di sviluppare le relazioni UE-Russia sulla base del reciproco interesse e del rispetto del diritto internazionale, deplorando, nel contempo, le azioni della Russia in contrasto con questi obiettivi;

·     esorta la Federazione russa a non prendere provvedimenti per annettere in Crimea in violazione del diritto internazionale;

·     sostiene il rapido dispiegamento in Ucraina di una missione di vigilanza speciale OSCE;

·     conferma il proprio impegno a procedere alla firma dell'Accordo di partenariato con l'Ucraina, e a fornire il sostegno finanziario necessario a garantire la stabilizzazione economica del Paese, richiamando nel contempo il Governo ucraino a realizzare un ambizioso programma di riforme strutturali, con l'obiettivo prioritario della lotta contro la corruzione;

·     invita le autorità ucraine a proseguire gli sforzi per garantire elezioni libere ed eque, per far progredire la riforma costituzionale e per garantire la piena tutela delle minoranze.

 

Il Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo, con riferimento alla crisi ucraina:

 

Il Consiglio dei ministri degli esteri dell'UE nella riunione del 14 aprile ha adottato delle conclusioni sull’Ucraina nelle quali in particolare:

·     ribadisce quanto sia importante che la Russia e l'Ucraina si impegnino in un dialogo costruttivo, anche attraverso l'istituzione di un meccanismo multilaterale, allo scopo di giungere ad una soluzione politica basata sul pieno rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina;

·     indica che l’UE è pronta ad assistere l'Ucraina in materia di riforme del settore della sicurezza civile, sostegno della polizia e stato di diritto. Al riguardo il Consiglio incarica il SEAE di inviare una missione di esperti per preparare un'assistenza appropriata e di elaborare un quadro politico per l'approccio alla crisi, che esamini tutte le opzioni, anche attraverso un'eventuale missione della PSDC, in vista di una decisione su un ulteriore intervento dell'UE (il SEAE ha poi presentato il quadro politico per l’approccio alla crisi in Ucraina il 7 maggio - vedi oltre);

·     rammenta che eventuali ulteriori iniziative da parte della Federazione russa per destabilizzare la situazione in Ucraina comporterebbero altre e profonde conseguenze per le relazioni tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro, in un ampio numero di settori economici;

·     incoraggia l'Ucraina a portare avanti le riforme politiche e in particolare la riforma della Costituzione;

·     ribadisce a fornire un forte sostegno finanziario per la sua stabilizzazione economica e finanziaria dell’Ucraina, ricordando l'importanza cruciale del sostegno dell'FMI e ha adottato una decisione sull'assistenza macrofinanziaria all'Ucraina che definisce condizioni chiare per la sua futura erogazione, portando l'importo totale a 1,6 miliardi di EUR.

·     conferma la disponibilità dell'UE a vagliare soluzioni per assistere l'Ucraina per quanto concerne la garanzia dell'approvvigionamento energetico mediante una maggiore diversificazione, anche attraverso il rapido potenziamento delle capacità di flusso inverso, un'efficienza energetica rafforzata e interconnessioni efficaci con l'Unione europea e all'interno di essa. Il Consiglio esprime grave preoccupazione riguardo all'aumento unilaterale dei prezzi del gas applicati all'Ucraina e manifesta la ferma convinzione che tutte le divergenze di opinioni sui prezzi e sulle condizioni di approvvigionamento del gas debbano essere risolte attraverso negoziati e i meccanismi giuridici disponibili, nella prospettiva di stabilizzare la situazione economica dell'Ucraina.

 

Il 17 aprile rappresentanti di Unione europea, Usa, Russia e Ucraina hanno sottoscritto a Ginevra un accordo volto a ridurre le tensioni e ripristinare la sicurezza per tutti i cittadini.

L’accordo prevede in particolare che:

·     tutte le parti in causa devono evitare ogni violenza, intimidazioni o atti provocatori. I partecipanti condannano con forza e respingono ogni espressione di estremismo, razzismo e intolleranza religiosa, compreso l’antisemitismo;

·     tutti i gruppi armati devono essere disarmati. Tutti gli edifici occupati illegalmente devono tornare ai legittimi proprietari. Tutte le strade, piazze e altri luoghi pubblici nelle città e nei paesi dell’Ucraina devono essere sgomberati.

·     sarà garantita l’amnistia a tutti i manifestanti e a coloro che avranno lasciato gli edifici e gli altri luoghi pubblici e avranno riconsegnato le armi, con l’eccezione di coloro che si sono resi colpevoli di crimini;

·     la missione di monitoraggio speciale dell’Osce dovrà giocare un ruolo guida nell’assistere le autorità ucraine e le comunità locali nell’applicazione immediata di queste misure di riduzione delle tensioni ovunque ce ne sia più bisogno, a cominciare dai prossimi giorni. Gli Usa, la Ue e la Russia si impegnano a sostenere la missione, anche fornendo gli osservatori;

·     l’annunciato processo costituzionale deve essere inclusivo, trasparente e verificabile. Dovrà comprendere l’immediata ripresa di un ampio dialogo nazionale, che includa tutte le regioni e i collegi politici dell’Ucraina, e preveda la possibilità di pubblico dibattito e proposte di emendamento;

·     i partecipanti sottolineano l’importanza della stabilità economica e finanziaria dell’Ucraina e sono pronti a discutere ulteriori forme di sostegno quando le misure di cui sopra saranno applicate.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina elaborato dal Servizio per l’azione esterna dell’UE

Sulla base del mandato del Consiglio dell’UE del 14 aprile 2014, il Servizio per l’azione esterna dell’UE – che assiste l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE Catherine Ashton e lavora sotto la sua direzione - ha presentato il 7 maggio 2014 il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina, anche in vista della possibilità di avviare nell’ambito della politica  di sicurezza e di difesa (PSDC) dell’UE una missione relativa al sostegno all'Ucraina in materia di riforme del settore della sicurezza civile, sostegno della polizia e stato di diritto.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi è il documento elaborato dagli uffici del SEAE che analizza lo stato di crisi di un Paese e presenta opzioni per l’azione dell’UE; costituisce la base della procedura volta a decidere l’invio di una missione PSDC dell’UE.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina individua le seguenti priorità e breve e medio e lungo termine:

Breve termine

·     garantire la piena attuazione dell’accordo raggiunto il 17 aprile a Ginevra;

·     coinvolgere la Russia negli sforzi di distensione;

·     sostenere la missione di vigilanza speciale dell'OSCE;

·     mantenere lo slancio del processo di riforma in Ucraina, sulla base della firma delle restanti disposizioni dell'accordo di associazione e della sua applicazione provvisoria, anche come mezzo per assicurare la costruzione di un consenso nazionale intorno l'unità del paese;

·     garantire il corretto svolgimento delle elezioni presidenziali, con il primo turno previsto il 25 maggio e un eventuale secondo turno in programma per il 15 giugno, e delle elezioni dei sindaci in diversi città;

·     sostenere le riforme costituzionali e per il decentramento, sulla base di un ampio dialogo nazionale volto a definire un consenso di esse;

·     promuovere una riforma del settore della sicurezza civile, comprese le questioni relative alla giustizia;

 

Medio e lungo termine

·     piena attuazione dell'accordo di associazione UE-Ucraina, compreso l’accordo di libero scambio;

·     Intensificazione dei contatti diretti tra cittadini ucraini ed europei attraverso l’abolizione dei visti di breve durata;

·     promozione di standard elevati di buona governance, in particolare nel  settore giudiziario e in materia di applicazione della legge e  lotta contro la corruzione;

·     promozione di  forme decentralizzate di autogoverno locale, in linea con le aspettative delle comunità regionali e locali;

·     garanzia che la legislazione e le prassi sulle minoranze nazionali e l'uso della lingua siano pienamente conformi con gli standard definiti dal Consiglio d' Europa;

·     approvvigionamento stabile e sicura dell’energia e il suo transito;

·      creazione di un ambiente favorevole agli investimenti e di condizioni per una rapida crescita economica sostenibile.

 

Per quanto riguarda in particolare la riforma del settore della sicurezza civile, il quadro politico per l’approccio alla crisi individua le seguenti priorità:

·     garantire la coerenza della riforma del settore della sicurezza civile con le riforme costituzionali, inclusa la decentralizzazione e le riforme nel settore della giustizia, quali quelle relative alla Procura generale ed all'indipendenza della magistratura;

·     assicurare una coerenza strategica nella pianificazione nel settore  della sicurezza nazionale in Ucraina;

·     progettare e rendere operativo un piano di riforma con modalità condivise ed inclusive;

·     definire con chiarezza i compiti delle forze di polizia e sicurezza;

·     rivedere ed attuare una strategia di gestione integrata delle frontiere da parte dell’ Ucraina;

·     istituire un modello di intelligence nazionale;

·     precedere alla creazione di un meccanismo di controllo trasparente sul sistema di sicurezza civile e una efficace catena di comando, tenendo conto delle esigenze nazionali e regionali;

·     rimodellare in profondità il settore della sicurezza, in particolare della polizia e degli organi di gestione delle frontiere, in modo da ristabilirne la fiducia e l’autorità nell’applicazione dello stato di diritto dalla maggioranza dell’opinione pubblica;

·     stabilire relazioni efficaci tra gli uffici della procura e della polizia in un contesto di un sistema giudiziario ben funzionante, che garantisca la protezione dei diritti umani fondamentali.

Iniziative della Commissione europea

La Commissione europea ha approvato il 5 marzo 2014 un pacchetto di misure concrete per sostenere l’Ucraina dal punto di vista economico e finanziario per complessivi 11 miliardi di euro.

Il pacchetto di misure prevede:

·     uno stanziamento di 3 miliardi di euro dal bilancio dell’UE nei prossimi anni;

·     la previsione di aiuti fino a 8 miliardi di EUR erogati dalla Banca europea per gli investimenti e dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo;

·     la possibilità di mobilitare 3,5 miliardi di EUR attraverso il Fondo di investimento per la politica di vicinato;

·     la creazione di una piattaforma di coordinamento dei donatori;

·     l’applicazione provvisoria della zona di libero scambio globale e approfondito una volta firmato l’accordo di associazione, attraverso l’anticipazione autonoma delle misure commerciali;

·     l’organizzazione di un forum/di una task force ad alto livello sugli investimenti;

·     la modernizzazione del sistema ucraino di transito del gas e lavoro sui flussi inversi, specialmente attraverso la Slovacchia;

·     l’accelerazione del piano d’azione per la liberalizzazione dei visti;

·     assistenza tecnica in una serie di settori come la riforma costituzionale e giudiziaria o la preparazione delle elezioni.

L’11 marzo 2014 il Presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e il Commissario europeo per il commercio, Karel De Gucht hanno presentato un’ iniziativa volta ad aprire le porte del mercato europeo ai prodotti in arrivo dall’Ucraina, il prima possibile, senza aspettare la firma dell’accordo di associazione con Kiev, attraverso la soppressione unilaterale - anche se in via temporanea fino al 1° novembre 2014 e in vista della firma dell’accordo di associazione da parte dell’Ucraina - da parte dell’UE delle barriere che ostacolano il libero scambio, che è entrata in vigore il 23 aprile 2014.

Grazie al taglio dei dazi, secondo il commissario De Gucht, Kiev potrà risparmiare 487 milioni di euro, di cui 340 milioni per i prodotti agricoli e 43 per i prodotti alimentari. Sui prodotti industriali ci saranno alcune deroghe, soprattutto nel settore automobilistico, ma l’Ucraina dovrebbe comunque risparmiare 117 milioni di euro. Nel settore tessile il risparmio sarà di 24,4 milioni e di 26,8 nel settore chimico. De Gucht ha indicato che tali calcoli si basano sul volume di commercio attuale mentre, assicura, ci si può attendere un aumento, proprio per effetto del taglio delle tariffe di export.

La soppressione dei dazi doganali da parte dell’Ue sarà totale o parziale a seconda del settore (ricalcando comunque gli effetti dell’area di libero scambio che si verrà a creare con la firma dell’accordo di associazione). I dazi saranno immediatamente rimossi per il 94,7% dei prodotti industriali e per l’82,2% dei prodotti agricoli (per cereali, carne suina, bovina e pollame la liberalizzazione sarà parziale per evitare contraccolpi negativi sul mercato europeo). L’Ue garantirà la soppressione dei dazi anche per l’83,4% dei prodotti alimentari trasformati.

In cambio dei benefici l’Ucraina non sarà tenuta a garantire alcun accesso privilegiato dei prodotti europei sul suo mercato, semplicemente dovrà impegnarsi a non aumentare, per tutto il periodo, le tariffe oggi in vigore.

La Commissione europea ha inoltre mobilitato uno stanziamento di 1,5 milioni di euro come contributo alla missione di osservazione elettorale OSCE volta a coprire gli appuntamenti elettorali previsti in Ucraina fino all’ottobre del 2015.

 

 

 

 


Rapporti parlamentari con l’Ucraina
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

Ambasciatore d’Italia in Ucraina

Fabrizio ROMANO (dal 9 gennaio 2012) 

Ambasciatore dell’Ucraina in Italia

Yevhen PERELYGIN (da dicembre 2012)

 

Presidente della Verkhovna Rada (Parlamento)

Oleksandr TURCHYNOV (All Ukrainian Union – Batkivshchyna della Tymoshenko) (dal 22 febbraio 2014)

 

XVII LEGISLATURA

 

Incontri bilaterali

Il 24 ottobre 2013 l’on. Sandro Gozi, Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea del CdE, l’on. Andrea Manciulli, Vicepresidente della Commissione Affari esteri[1] hanno incontrato il Ministro degli esteri ucraino Leonid Kozhara[2].

Si segnala che il 10 ottobre 2013 il Presidente delle delegazione parlamentare del CdE Sandro Gozi ha ricevuto il Viceministro Esteri ucraino Andrii Olefirov.

 

Incontri delle Commissioni

Il 22 aprile 2014 il Presidente della Commissione esteri, Fabrizio Cicchitto, ha incontrato l’Ambasciatore ucraino Perelygin.

Nel corso dell’incontro l’Ambasciatore ha lamentato la presenza russa (anche di paramilitari) nella regione est dell’Ucraina; ha rilevato altresì la difficoltà di dare attuazione concreta agli accordi di Ginevra e anche le diverse interpretazioni delle indicazioni contenuti negli accordi, ed ha osservato la necessità di trovare una proposta operativa in tal senso. Ha segnalato, altresì, la visita di Biden in Ucraina (ritenuta positiva): Ha quindi segnalato la necessità di tenere sotto controllo i possibili sviluppi della situazione che si delineeranno tra il 1 e il 9 maggio, giorno in cui verrà festeggiata, sia dalla Russia che dall’Ucraina, la vittoria nella seconda Guerra mondiale.

L’Ambasciatore ha rinnovato al Presidente Cicchitto l’invito a recarsi con una delegazione in Ucraina (delegazioni delle Commissioni esteri di Francia e Germania sono già andate).

Si tratta del terzo incontro svolto alla Camera dall’Ambasciatore dopo la crisi in Crimea seguita al referendum del 16 marzo 2014. Il 26 marzo l’Ambasciatore ha incontrato il Presidente Cicchitto e il 27 marzo la Presidente Ravetto.

Nell’incontro del 26 marzo 2014, l’Ambasciatore aveva fatto presente le gravi preoccupazioni che si nutrono a Kiev ma anche la forte determinazione a consolidare lo sbocco democratico del recente cambiamento di regime. Aveva altresì sottolineato l`importanza della sottoscrizione della parte politica dell`Accordo di associazione tra l’UE e l`Ucraina e invitato una delegazione parlamentare della Camera dei deputati a effettuare una missione in Ucraina prima delle elezioni presidenziali del 25 maggio prossimo.

Nell’incontro con la Presidente del Comitato Schengen, Laura Ravetto (27 marzo 2014), i temi di discussione sono stati: il processo di integrazione avviato con l'Unione europea (in particolare la libera circolazione delle persone), la crisi economica nel paese, i rapporti con la Russia e le elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio prossimo (rispetto alle quali l'Ambasciatore ha nuovamente sollecitato l’invio di una delegazione parlamentare italiana). Una delegazione parlamentare del Comitato è stata invitata per una visita presso le Istituzioni ucraine.

 

La crisi in Ucraina (a partire dalle proteste di piazza “Euromaidan” che dal 17 gennaio 2014 avevano ripreso drammatico vigore in concomitanza con la promulgazione da parte dei Presidente Yanukovich di un pacchetto normativo che introduceva forti limitazioni per le manifestazioni pubbliche) e i successivi sviluppi sulla Crimea, hanno portato ad una serie di audizioni che sono qui di seguito elencate: 

Il 29 gennaio 2014 il Comitato permanente sui diritti umani costituito in seno alla Commissione affari esteri ha svolto un’audizione informale dei rappresentanti della comunità ucraina in Italia e dei movimenti di protesta (sono stati ascoltati anche il vescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina in Italia e Spagna, Dionisio Lachoviez, e il presidente dell'associazione cristiana degli ucraini in Italia, Oleksandr Horodetskyy).

A seguito dell’audizione il 5 febbraio 2014 si è tenuta alla Camera una conferenza stampa sugli sviluppi della crisi politica in Ucraina e i violenti scontri di piazza Maidan promossa dai membri del Comitato per i Diritti umani della Camera. Erano presenti i deputati Mario Marazziti (Pi), Khalid Chaouki (Pd), Eleonora Cimbro (Pd), Pia Locatelli (Psi), Arturo Scotto (Sel). Nel corso della conferenza sono state avanzate le proposte di abolire il regime dei visti per gli ucraini come segnale ''della forte attenzione'' dell'Italia alla comunità ucraina e che i leader a rischio della privazione della libertà possano fare richiesta di asilo politico in Italia.

Il 4 marzo 2014 innanzi alle Commissioni esteri congiunte della Camera del Senato, il Ministro degli esteri Mogherini riferiva sulla situazione dell’Ucraina, con particolare riferimento al Consiglio straordinario dei ministri degli esteri UE del giorno precedente, nel quale erano emerse preoccupazioni per l’escalation militare, suscettibile di condurre ad una nuova guerra fredda con la Russia, e anche ad una possibile e non augurabile divisione dell’Ucraina.

Il 5 marzo 2014 in sede di Commissioni riunite III e IV della Camera, il sottosegretario Giro ha reso una dichiarazione in merito agli sviluppi della crisi in Ucraina, segnalando, che:

·            l'Ucraina ha inviato a tutti gli Stati partecipanti dell'OSCE una richiesta di invio osservatori. La richiesta è stata notificata all'Italia attraverso il Ministero degli affari esteri. Lo stato maggiore della Difesa, interessato in merito, ha verificato la fattibilità tecnica di soddisfare la richiesta con idoneo personale, nel numero di due osservatori, che si uniranno ad altri forniti – per quanto noto allo stato attuale – dai seguenti Paesi: Stati Unti d'America, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Lettonia, Svezia; Lituania; Estonia, Finlandia, Slovacchia, Gran Bretagna, Polonia, Danimarca, Ungheria, Canada e Norvegia. Gli osservatori internazionali giungeranno in Ucraina al più presto, per poi operare, almeno per una settimana, in Crimea.

L’11 marzo 2014 la Commissione esteri della Camera, nel quadro dell’indagine conoscitiva sulla proiezione dell’Italia e dell’Europa nei nuovi scenari geopolitici, ha svolto l’audizione di rappresentanti di alcuni enti di ricerca a carattere internazionalistico (CESI, IAI e ISPI) con particolare riferimento alle conseguenze della crisi in Ucraina.

Il 18 marzo 2014 nell’ambito dell’audizione del Ministro degli affari esteri, sulle linee programmatiche del suo Dicastero, alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, il Ministro degli esteri è tornata, tra l’altro, sulla crisi ucraina, e nuovamente il 3 aprile 2014.

Il 30 aprile 2014 le Commissioni riunite III e IV della Camera e 3a e 4a del Senato, nell’ambito dell’audizione dei Ministri degli affari esteri e della difesa sulla situazione nella Repubblica Centro Africana e sui recenti sviluppi in Ucraina. Il Ministro Mogherini ha sottolineato che gli sviluppi sul terreno sono molto fluidi. La crisi resta caratterizzata da una fragilità sul terreno e da una sostanziale incomunicabilità tra le parti più direttamente interessate, con rischi molto seri di un ulteriore pericoloso deterioramento e di una deriva potenziale verso un conflitto civile aperto e dagli esiti del tutto imprevedibili.

Anche il 7 maggio 2014, nell’ambito dell’audizione del Segretario generale dell’OSCE, Amb. Lamberto Zannier, sulla proiezione dell’Italia e dell’Europa nei nuovi scenari geopolitici è stata sollevata la crisi ucraina.

Si segnala, inoltre, che nella Comunicazione sugli esiti della missione svolta ad Atene dal 3 al 4 aprile 2014 in occasione della Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), alle Commissioni riunite III e IV della Camera e 3a e 4a del Senato, pubblicate nel Resoconto del 16 aprile 2014, è stato evidenziato che, nel corso della Conferenza sul piano tematico, l’attenzione centrale è stata dedicata alla questione « Ucraina » e « rapporti con la Russia ».

Nelle Conclusioni finali approvate dalla Conferenza, tra l’altro, si invita i parlamenti nazionali a inviare in Ucraina, insieme al Parlamento Europeo e con il sostegno dell’OSCE/ODHIR, delegazioni di osservazione elettorale in occasione delle prossime elezioni presidenziali, al fine di sostenere l’impegno delle autorità ucraine a tenere elezioni pacifiche, libere ed eque previste per il 25 maggio; chiede alle autorità dell’Ucraina di continuare a compiere tutti i passi necessari per garantire inclusività, trasparenza e rispetto dei diritti umani, inclusa la tutela dei diritti delle minoranze.

 

Il 19 giugno 2013, l’on. Lia Quartapelle, Segretario della Commissione esteri, ha incontrato l’Ambasciatore Yevhen Perelygin.

Temi: gruppo parlamentare di amicizia Ucraina-Italia (è stata sollecitata da parte ucraina la ricostituzione del gruppo presso il Parlamento italiano); Accordo di Associazione con l’UE che dovrebbe essere firmato a novembre 2013 in occasione del vertice del Partenariato Orientale (l’accordo porterà alla costituzione di un’area di libero scambio tra UE e Ucraina con vantaggi economico commerciali per tutti i paesi coinvolti); importanza anche per Ucraina del semestre di presidenza UE dell’Italia e auspicio maggiore coinvolgimento dell’Italia nel Partenariato Orientale. Conferma da parte italiana dell’appoggio all’Ucraina in sede UE e impegno per ruolo dell’Italia nella “diplomazia della crescita”; importanza dell’Expo (per la quale Ambasciatore comunica la volontà di organizzare un padiglione).

 

 

 

 

Cooperazione multilaterale

Delegazioni Parlamentari

Il Parlamento ucraino invia delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d’Europa, dell’InCE (di cui è stata Presidente di turno nel 2012) e dell’OSCE, di cui ha esercitato la presidenza di turno nel 2013. Il Parlamento ucraino è membro associato dell’Assemblea parlamentare della NATO.

Missione di monitoraggio elettorale del 25 maggio 2014

L’Assemblea parlamentare dell’OSCE, l’Assemblea parlamentare della NATO, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il Parlamento europeo, e l’Office for Democratic Institutions and Human Rights dell’OSCE, parteciperanno alla missione di monitoraggio elettorale delle elezioni presidenziali anticipate del 25 maggio 2014. Capo della missione elettorale è l’italiana Tana de Zulueta.

Per quanto riguarda la partecipazione di parlamentari italiani si segnala che, allo stato attuale, è prevista la partecipazione degli onorevoli Andrea Rigoni in rappresentanza dell’Assemblea del Consiglio d’Europa; i senatori Luigi Compagna, Cristina De Pietro, Emma Fattorini, e gli onorevoli Vincenzo Amendola, Marietta Tidei in rappresentanza dell’Assemblea dell’OSCE; e l’onorevole Domenico Scilipoti in rappresentanza dell’Assemblea della NATO.

 

Si segnala, inoltre, che:

in seno all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il 9 aprile 2014, nel corso dell’ultima sessione plenaria, si è svolto in un dibattito di urgenza su “Recenti sviluppi in Ucraina: minacce al funzionamento delle istituzioni democratiche”.

L’Assemblea CdE, nella risoluzione approvata con 154 voti favorevoli, 26 voti contrari e 14 astensioni, ha giudicato illegale il referendum tenutosi in Crimea e non ne ha riconosciuto il risultato. Per il parlamentari del CdE nessuna giustificazione può essere addotta all’operato della Federazione Russa  e deve essere esplorata la possibilità di stabilire accordi in tema di sicurezza che possano assicurare l’indipendenza dell’Ucraina, la sovranità e l’integrità territoriale.

Al tempo stesso, l’Assemblea ha riconosciuto la legittimità delle nuove autorità ucraine, invitandole ad attuare un programma di riforme che assicurino il federalismo e il decentramento. Le autorità di Kiev sono inoltre state invitate ad attuare un maggiore equilibrio tra i poteri del Presidente e quelli del Parlamento, mettendo finalmente la costituzione ucraina in linea con gli standards del Consiglio d’Europa.

L’Assemblea ha infine chiesto che i colpevoli dei morti di Piazza Maidan siano assicurati alla giustizia, nel quadro di un’inchiesta che faccia piena luce sui fatti e sulle responsabilità a tutti i livelli.

La stessa Assemblea CdE, il successivo 10 aprile, ha dichiarato in una risoluzione adottata con 145 voti favorevoli, 21 contrari e 22 astensioni che l’annessione della Crimea rappresenta una chiara contraddizione con lo Statuto del Consiglio d’Europa e gli impegni assunti dalla Russia quando è entrata a far parte dell’organizzazione nel 1996, e ha deciso di sospendere alla delegazione russa il diritto di voto, il diritto di essere rappresentata negli organi del Consiglio d’Europa (Comitato dei Presidenti, Bureau, Commissione Permanente) e il diritto di partecipare alle missioni di osservazione delle elezioni. Il divieto varrà fino alla fine della sessione 2014 (26 gennaio 2015).

L’Assemblea si è riservata inoltre in futuro di annullare le credenziali della delegazione russa se non verrà annullata l’annessione della Crimea e alleggerita la tensione in Ucraina[3].

 

Per quanto riguarda l’Assemblea della NATO:

Riuniti a Riga (Lettonia) il 5 Aprile 2014, i leader dell'Assemblea parlamentare della NATO hanno condannato ogni minaccia all'integrità territoriale dell’Ucraina e hanno ritirato all'Assemblea federale della Federazione Russa lo status di membro associato.

 

Si segnala anche che, per quanto riguarda la riunione annuale dell’Assemblea InCE che si è svolta dal 24 al 26 settembre 2013 a Budapest, per la delegazione ucraina erano presenti alla riunione gli onorevoli Dmytro Svyatash (Partito delle Regioni), Presidente della delegazione, Ihor Yankiv, Olha Belkova, membro supplente, Olha Sikora, membro supplente; nel testo della Dichiarazione finale adottata si esprime l’auspicio affinché venga firmato l’Accordo di Associazione UE- Ucraina a novembre 2013 in occasione del summit del Partenariato Orientale (il paragrafo è stato aggiunto su proposta della delegazione ucraina).

 

Unione interparlamentare - UIP

E’ in via di ricostituzione la sezione di amicizia Italia-Europa centro-orientale e Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (Armenia, Azerbaijian, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Mongolia, Tajikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan). Presiede la sezione Elio Massimo Palmizio. Si segnala che il Gruppo italiano dell’Unione interparlamentare (UIP) ha già inviato ai gruppi parlamentari la richiesta formale di designare i parlamentari da ripartire nella varie sezioni di amicizia UIP; si è quindi in attesa delle designazioni degli altri componenti da parte dei gruppi.

 

Atti di indirizzo e controllo

Situazione politica in Ucraina:

Il governo il 7 maggio 2014 ha riposto in Assemblea alle Interrogazioni a risposta immediata n. 3-00807 Scotto “Iniziative volte alla soluzione della crisi ucraina, con particolare riferimento al rispetto dell'accordo di Ginevra del 17 aprile 2014”, n. 3-00808 Amendola “Iniziative volte a contrastare l'escalation di scontri e violenze in Ucraina”, n. 3-00809 Picchi, evidenziando, tra l’altro, che:

l'Italia ha sempre lavorato in questi mesi per una soluzione politica e diplomatica della crisi, basata su un dialogo inclusivo tra i diversi attori coinvolti, sia dentro il Paese che fuori il Paese.

È determinante rivitalizzare gli Accordi di Ginevra (si sono svolti e si svolgeranno incontri, a tutti i livelli e in vari formati,per valutare i passi necessari per rivitalizzare tali Accordi)  .

Rispetto alla possibilità di un'inchiesta indipendente evocata dall'Alto rappresentante Ashton: è fondamentale che il Consiglio d'Europa, che ha competenza anche storica, su questo settore, metta in campo tutti gli strumenti anche di assistenza alle strutture, alla magistratura, perché sia fatta piena luce non soltanto sui fatti di Odessa, ma anche sugli altri.

Non è in discussione, al momento, alcuna ipotesi di missione di peacekeeping sotto egida ONU, tanto meno sono in discussione iniziative NATO in questo senso. L'Italia partecipa, invece, come già sapete, con sette osservatori alla missione OSCE.

La nostra azione è stata quindi sempre mirata a fare in modo che la Russia possa tornare ad essere partner responsabile della comunità internazionale nel rispetto dei principi della legalità internazionale e, quindi, a mantenere aperto l'orizzonte del partenariato strategico e dell'Unione europea e della NATO con la Federazione Russa; così come ci auguriamo che la Federazione Russa possa tornare ad essere membro effettivo a titolo pieno del G8, (ieri nel mio incontro con Lavrov ho sottolineato la necessità che la Federazione Russa faccia dei passi concreti per implementare e realizzare gli accordi di Ginevra);

importanza della Russia nella gestione di tanti altri scenari, di sfide regionali e globali che ci riguardano insieme. dal disarmo e non proliferazione nucleare alla crisi in Siria, in Libia, al processo di pace in Medio Oriente, al negoziato con l'Iran sul nucleare,.

Nel caso in cui si riesca a rivitalizzare il processo di Ginevra e, a fare dei passi concreti per arrivare ad una soluzione politica e ad un cessate il fuoco sul terreno, l'Italia sarà felice di impegnarsi durante il proprio semestre di Presidenza della Unione europea per ricostruire un atteggiamento costruttivo e di partenariato strategico tra l'Unione europea e la Federazione Russa.

Sullo stesso tema, il governo aveva altresì risposto il 30 gennaio 2014 all’interrogazione a risposta in Commissione 5-01990 presentata da Amendola.

E’ tuttora in corso la mozione 1-00368 presentata da Arturo Scotto il 12 marzo 2014, che impegna il Governo, tra l’altro, a:

farsi carico di un lavoro di mediazione diplomatica che faciliti la ricerca di una soluzione pacifica della crisi ucraina, sia direttamente, sia attraverso le sue rappresentanze nelle istituzioni dell'Unione europea;

assumere iniziative per garantire i diritti delle minoranze e delle nazionalità;

svolgere un ruolo attivo nel garantire che le prossime elezioni politiche in Ucraina si svolgano sotto il controllo internazionale di organizzazioni, quali Osce e Onu, con l'invio di propri ispettori.

Sullo stesso tema la mozione 1-00208 presentata dalla senatrice Emma Fattorini  28 gennaio 2014 (iter in corso).

Si segnalano altresì l’interrogazione a risposta orale 3-00814 (iter in corso) presentata dal senatore Di Biagio il 18 marzo 2014, sulla tutela degli italiani di Crimea sull’eventuale riconoscimento dello status di popolo deportato e per l'ottenimento della cittadinanza italiana da parte degli italiani di Crimea; sullo stesso tema l’interrogazione a risposta scritta 4-04545 presentata da Edmondo Cirielli il 17 aprile 2014 (iter in corso)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-02335 presentato da Gianluca Pini sul referendum di autodeterminazione in Crimea a cui il governo ha risposto il 12 marzo 2014 evidenziando, tra l’altro, che:

risulta particolarmente grave controproducente l'indizione, da parte del Parlamento di Crimea, di un referendum sull'adesione della regione alla Federazione Russa per il prossimo 16 marzo.

Il referendum indetto in Crimea non appare in linea con il dettato della Costituzione ucraina, che prevede all'articolo 73 che ogni variazione dell'assetto territoriale dell'Ucraina vada deciso esclusivamente attraverso un referendum in tutto il paese. Per tale ragione, il Presidente ad interim Turchynov ha già eccepito l'illegittimità della risoluzione del parlamento di Crimea presso la Corte Costituzionale di Kiev.

Al referendum non si oppone soltanto la nuova dirigenza ucraina, ma anche parte della stessa popolazione della Crimea, quella di origine tartara. Il Mejilis, l'organo più rappresentativo della pur cospicua minoranza tartara (circa il 12% della popolazione della penisola) ha infatti annunciato il boicottaggio del referendum.

Il Governo italiano è fermamente convinto, assieme ai partner europei della necessità di preservare l'unità territoriale e l'integrità dell'Ucraina. Riteniamo fondamentale che, nel rispetto di tali principi, possano trovare soddisfazione le aspirazioni e le prerogative delle minoranze nazionali. In tale prospettiva, la disponibilità del Governo di Kiev a discutere un ampliamento dei diritti e dei poteri delle regioni e delle minoranze presenti nel Paese è un segnale positivo ed incoraggiante. Esso va sostenuto attraverso un dialogo costruttivo, che da parte italiana si ritiene poter portare avanti nel quadro di un gruppo di contatto internazionale, proposto alla controparte russa a Roma e del cui mandato si sta discutendo in queste ore. Esso costituirebbe uno strumento internazionale, trasparente ed imparziale, per avviare un dialogo diretto tra Kiev e Mosca, e percorrere concretamente la strada della distensione e della stabilizzazione.

E’ in corso l’interrogazione a risposta in Commissione 5-02528 presentata da Fraccaro il 2 aprile 2014 sulla eventuale sospensione licenze di esportazione per le attrezzature che potrebbero essere utilizzate a fini di repressione interna in Ucraina.

L’Assemblea della Camera il 19 marzo 2014 ha approvato la Risoluzione in Assemblea 6-00056 presentato dall’on. Speranza, con la quale si impegna il governo, tra l’altro a:

confermare la disponibilità dell'Unione europea a sostenere sia la scelta sovrana dell'Ucraina verso l'integrazione economica e l'associazione politica con l'Unione europea che la sua integrità territoriale nonché ad assistere l'Ucraina nel processo di risanamento dell'economia e di riforme interne, dando seguito alla decisione dei Capi di Stato e di Governo UE di procedere alla firma della sezione politica dell'Accordo di Associazione in occasione del Consiglio europeo del 20-21 marzo,  reiterando l'invito all'Ucraina ad una maggiore inclusività ed al rispetto di diritti e prerogative delle minoranze nazionali.

E’ in corso l’iter della Risoluzione in Commissione 7-00269 presentata dall’on. Marazziti il 20 febbraio 2014, che impegna, tra l’altro, il Governo a:

ad aprire una corsia privilegiata per la richiesta di asilo per le persone più a rischio della vita in questa fase, in sede europea, e a riconsiderare il regime dei visti verso la popolazione ucraina;

a farsi carico di un lavoro di mediazione diplomatica che faciliti la ricerca di una soluzione pacifica e di una ricomposizione socio-politica in Ucraina, sia direttamente che attraverso le sue rappresentanze nelle istituzioni dell'Unione europea, e che apra la strada a una maggiore vicinanza economica e politica tra Ucraina e Unione europea, nel rispetto delle volontà e dell'autodeterminazione del popolo ucraino.

ISAF – Ucraina: Si segnala inoltre che nel corso dell’esame del disegno di legge recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, (A.C. 1670-A/R) il 4 dicembre 2013 è stato accolto l’OdG dell’on. Pilozzi con il quale, ricordando, tra l’altro, che il 7 agosto 2013, a Bruxelles, è stato siglato il Technical Agreement tra Italia e Ucraina per il supporto logistico al personale ucraino inserito nel contingente italiano nell'ambito del Regional Command West (RC-W) di ISAF. Scopo dell'Accordo tecnico, definire le intese, le responsabilità, i principi e le procedure in base alle quali le forze ucraine opereranno con le nostre forze nella missione ISAF; che l'Ucraina è un Paese che non aderisce direttamente alla NATO, ma vi figura come partner esterno avendo iniziato un «Intensified Dialogue» con essa solo a partire dal 2005, si impegna il Governo a comunicare al Parlamento informazioni riguardo alla natura dell'accordo siglato a Bruxelles tra Roma e Kiev, specificando se le risorse economiche utilizzate per il Technical Agreement sono comprese nel comma 1, articolo 1, del decreto-legge n.10 ottobre 2013 n.114.


Legislature precedenti

 

Merita segnalare che, per quanto riguarda la XVI Legislatura, la Camera dei deputati ha seguito con attenzione costante l’evolversi della situazione politica in Ucraina dopo la vittoria alle elezioni presidenziali (l’Ucraina è una Repubblica presidenziale) del leader dell’opposizione Viktor Yanukovich del Partito delle Regioni (filo-russo). A questa è seguito il forte inasprimento del confronto politico interno tra maggioranza e opposizione che ha portato ad una serie di azioni giudiziarie, considerate “selettive” da parte di diversi osservatori, ai danni di esponenti della precedente compagine governativa, ovvero l’arresto di ex Ministri compreso oltre a quello dell’ex Primo Ministro Yulia Tymoshenko.

Il “caso Tymoshenko” ha ricevuto quindi una forte attenzione. Si ricorda che il 21 marzo 2012 il Presidente della Camera Fini, ha ricevuto in colloquio privato Eugenia Tymoshenko, figlia dell’ex Premier Yulia Tymoshenko (nella stessa mattina Eugenia Timoshenko ha avuto incontri con l’on. Pier Ferdinando Casini, e con l’on. Walter Veltroni).

Il 18 aprile 2012 la Commissione affari esteri ha incontrato una delegazione parlamentare e governativa ucraina. All’incontro hanno preso parte anche alcuni deputati componenti di altre Commissioni. Nel corso dell’incontro è stato affrontato il tema della lotta alla corruzione e la situazione dei diritti umani in Ucraina; un duro confronto si è sviluppato sul caso dell’ex premier Yulia Tymoshenko.

Il 21 marzo 2012 il Comitato permanente sui diritti umani della Camera dei deputati, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, ha svolto l’audizione di Eugenia Tymoshenko[4], sulla situazione dei diritti umani in Ucraina. Più deputati presenti all’incontro, appartenenti ai diversi schieramenti politici, hanno poi presentato una risoluzione  sul caso Tymoshenko che è stata poi depositata il 2 aprile 2012 alla Camera.

Si segnala che il caso Tymoshenko è stato più volte affrontato in sede CdE (risoluzione n. 1862 sul funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina[5], adottata il 26 gennaio 2012 l’Assemblea parlamentare) e dell’OSCE (risoluzione 9 luglio 2012 presentata dall’on. Matteo Mecacci e approvata dall’Assemblea, sulla situazione dei diritti civili e politici in Ucraina, con la quale si chiede la liberazione di Yulia Tymoshenko e degli altri ex esponenti governativi incarcerati esortando le autorità ucraine a garantire loro le cure mediche necessarie, e a consentire a membri dell'OSCE di poterli visitare). Anche nel corso dell’incontro tra il Presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’OSCE, on. Riccardo Migliori, ed il vice ministro ucraino degli Affari Esteri, Victor Mayko (7 marzo 2012) era stata espressa forte preoccupazione per lo stato di detenzione e di isolamento di Yulia Tymoshenko, ed avanzata la richiesta di verificare il suo stato di salute. Inoltre, l’Assemblea OSCE, nella riunione invernale del febbraio 2012, aveva ascoltato la testimonianza della figlia Eugenia Tymoshenko, nell’ambito della Commissione Democrazia, diritti umani e questioni umanitarie presieduta dall’on. Matteo Mecacci.

Si segnala anche che il 29 novembre 2012 si è svolta a Montecitorio la cerimonia per la firma del Trattato tra Ucraina e Moldova sulla cooperazione nella conservazione e nello sviluppo sostenibile del bacino del fiume Dnestr.

 

Visite Ufficiali

Si segnala che nel corso della XIV legislatura, l’allora Presidente della Camera Casini, si è recato in visita ufficiale in Ucraina il 14 febbraio 2005; nel corso della visita ha incontrato il Presidente Yushenko, il Primo Ministro Tymoshenko e il Ministro degli Esteri Tarasyuk.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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[1] Era presente anche il sen. Roberto Formigoni, Presidente della Commissione Agricoltura del Senato.

[2]Il Ministro Kozhara era accompagnato dal Direttore politico del Ministero degli affari Esteri dell'Ucraina Sig. Yatsuk, dal Direttore Generale del Dipartimento del MAE che si occupa della cooperazione bilaterale tra l'Ucraina e l'Italia Sig. Melnik, e dall’Ambasciatore dell'Ucraina in Italia, Sig. Perelygin.

[3] Anche in occasione della I parte della Sessione Ordinaria 2014 nella riunione del 30 gennaio 2014, l’Assemblea del CdE ha svolto un dibattito urgente nell’ambito del quale sono state adottate la Risoluzione 1974[3] e la Raccomandazione 2035[3] sul “funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina”. I parlamentari hanno sollecitato le autorità ucraine a avviare negoziati franchi, onesti, efficaci con le opposizioni, a cercare rapidamente un largo consenso sull’allineamento geopolitico e sulle riforme democratiche e costituzionali del paese. I parlamentari osservano che il rigetto delle leggi antiprotesta e le dimissioni del governo sono un primo passo verso una pacifica soluzione della crisi politica, che apre un’opportunità che va colta dalla maggioranza e dalle opposizioni. La risoluzione fa quindi appello alla polizia e ai dimostranti di astenersi da ogni forma di violenza e chiede che l’eventuale uso sproporzionato della forza e violazioni dei diritti umani siano opportunamente perseguiti. L’Assemblea, inoltre, saluta l’iniziativa del Segretario Generale del CdE di costituire un panel consultivo indipendente per investigare sui violenti incidenti occorsi durante le proteste. L’Assemblea, invece, aveva deciso di non considerare la possibilità di sospendere il diritto di voto della delegazione ucraina. Si riservava tuttavia di considerare eventuali sanzioni nella sessione di aprile qualora “si verifichino gravi violazioni dei diritti umani o se le proteste di piazza Indipendenza vengano soffocate con la forza”

[4]     Eugenia Tymošenko era in Italia per sostenere la campagna per la liberazione della madre. Gli incontri previsti a Roma, martedì 20 e mercoledì  21 marzo, sono stati organizzati dall’on. Giannni Vernetti, coordinatore dell’Alliance of Democrats, associazione che sostiene la candidatura della Tymošenko  a premio Nobel per la Pace 2012. Eugenia Tymošenko era accompagnata dall'ex vicepremier ucraino e leader del People’s Movement of Ukraine (partito del Blocco Tymošenko), Grigori Nemyrya.

[5]     Nel documento adottato si esprime, tra l’altro, preoccupazione per i processi penali intentati contro esponenti di governo per abuso di ufficio e eccesso di poteri, tra cui l’ex Ministro dell’Interno, Juriy Lutsenko, e l’ex Primo Ministro, Yulia Tymoshenko; si chiede inoltre una modifica degli articoli 364 e 365 del Codice penale ucraino, e di promuovere una riforma del sistema giudiziario ucraino. e OSCE.

SERVIZIO STUDI

 

Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Missione a Kiev

 

13-15 maggio 2014

 

 

 

 

 

 

n. 119

 

 

 

12 maggio 2014

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

Hanno collaborato:

Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

 

La documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte.

File: ES0210.doc

 


INDICE

 

Programma della missione

Schede di lettura

Sintesi cronologica degli ultimi avvenimenti 9

§  L’adozione delle sanzioni internazionali contro Mosca  9

§  L’emergere di focolai separatisti nell’Ucraina sudorientale ed il dispiegamento delle forze russe ai confini del paese  11

§  Gli sviluppi del contenzioso russo-ucraino in materia energetica  14

§  Il fragile accordo di Ginevra  15

§  L’approvazione di nuove sanzioni contro la Russia  16

§  L’offensiva delle forze ucraine  18

§  La presentazione della Road Map dell’OSCE e lo svolgimento del referendum separatista nell’Ucraina sud-orientale  19

Rapporti tra l’Unione Europea e l’Ucraina (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione Europea) 23

§  Crisi in Ucraina  24

§  Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina elaborato dal Servizio per l’azione esterna dell’UE  28

§  Iniziative della Commissione europea  30

Rapporti parlamentari con l’Ucraina (a cura del Servizio Rapporti Internazionali) 33

Pubblicistica

§  N. Sartori ‘G7 Energia e crisi in Ucraina’, in: www.affarinternazionali.it, 5 maggio 2014  47

§  F. Santopinto ‘La crisi anche per un dialogo mancato’, in: www.affarinternazionali.it, 5 maggio 2014  47

§  S. Silvestri ‘3D per Putin’, in: www.affarinternazionali, 3 maggio 2014  47

§  F. Bascone ‘1914-2014: lezioni della storia di fronte alla crisi ucraina’, in: www.aspeninstitute.it, 7 maggio 2014  47

§  R. Menotti ‘Perché sull’Ucraina si rischia una vera guerra fredda’, in: www.aspeninstitute.it, 30 aprile 2014  47

§  S. Casertano ‘Le opzioni energetiche nella vicenda russo-ucraina’, in: www.aspeninstitute.it, 30 aprile 2014  47

§  M. Rjabcuk ‘Est contro ovest, il falso mito delle due Ucraine’, in: Limes, 8 maggio 2014  47

§  D. Flores ‘Energia: l’urgenza della Cina, l’Ucraina e i due forni di Putin’, in: Limes, 7 maggio 2014  47

 

 


 

Programma della missione

 


 

Ambasciata d’Italia
KIEV

 

                                         BOZZA

 

Programma visita a Kiev Delegazione Camera dei Deputati

 (Kiev, 13-15 maggio 2014)

 

Martedì 13 maggio 

Ore 14.00                    Arrivo della Delegazione

                                  (aeroporto Borispol con volo Az480, Terminal D proveniente da Roma). Ad accogliere:                  Amb. Fabrizio Romano e personale dell’Ambasciata (ad attendere auto e minivan ).

 

Ore 15,15                    Incontro con il Presidente della Commissione per l’Integrazione Europea della Rada, Grigory Nemyria (Commissione, Interprete, ….)

                                  (auto e minvan)

 

Ore 16,00                    Incontro con Presidente Commissione Esteri della Rada, Vitaly Kaliuzhniy

                                  (via Sadova, 3-a, piano 8, ingresso dalla strada Sadova)

                                  (auto e minvan)

                                                                

 

Ore 17, 00                   Incontro con Natalia Galibarenko, Vice Ministro degli Affari (Ministero Affari Esteri).

 

A seguire                    Trasferimento e sistemazione presso Hotel Radisson

                                  (auto e minvan)

 

Ore 19,20                    Partenza da Hotel Radisson per la Residenza dell’Ambasciatore

                                  (auto e minivan)

 

Ore 20,00                    Pranzo offerto dall’Ambasciatore Fabrizio Romano

                                  (via Sedovtsiv,14 – Kiev ) – Partecipa il Capo Missione OSCE/ODIHR, Tana de Zulueta (presenza da confermare)

 

Al termine                   Rientro in hotel

 

Mercoledì 14 maggio 

 

Ore 09,00-10,30            Incontro con Prof. Pogrebinsky, politologo, titolare della

                                  (Sala Riunioni IV piano , Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)        

 

                                  Incontro con Prof. Fesenko

                                  (Sala Riunioni IV piano , Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)  (da confermare)

 

 

Ore11,00                     Incontro con i rappresentanti dei Partiti: Partito delle Regioni (Kojhara, da confermare), Partito Comunista (Simonenko o Vice,  da confermare), Petro Poroshenko (candidato alla Presidenza, da confermare), Olga Bogomolez, Bulatov (Leader Automaidan e attuale Ministro dello Sport) (da confermare)

 

Ore 13,00                    Colazione presso ristorante “Millemiglia” con Savik Shuster, giornalista ed opinionista.

                                  (Hotel Radisson)

 

 

Ore 17,00                    Eventuale punto stampa con corrispondenti italiani presenti nel Paese (da confermare).

                                  (Sala Riunioni IV piano, Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)

 

In alternativa                Incontro con S.E. il Nunzio Apostolico, Thomas Gullikson

 

Ore 20,00                    Pranzo presso ristorante Spotekash’’

 

 

Giovedì 15 maggio 2014

 

Ore 07,30                    Partenza della Delegazione da Hotel Radisson per per Aeroporto  Borispol

                              (Auto +minivan)

 

Ore 10.00                    Partenza della Delegazione per Roma (volo PS305)

 

Ore 11,55                    Arrivo a Roma

 


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Primo Segretario Andrea Domeniconi 

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Schede di lettura

 


Sintesi cronologica degli ultimi avvenimenti

 

    L’adozione delle sanzioni internazionali contro Mosca

            Il 18 marzo il Giappone si univa al fronte delle sanzioni contro Mosca, congelando i previsti negoziati bilaterali su grandi progetti di investimento e sulla collaborazione nel campo dell’utilizzazione pacifica dello spazio; il presidente Putin informava il Parlamento russo in via ufficiale della richiesta della Crimea di entrare a far parte della Federazione. Subito dopo Putin disponeva solennemente al Cremlino per l’approvazione della bozza di accordo con la Crimea relativa all’annessione della penisola alla Federazione russa – era intanto stato annullato l’incontro a Mosca dei ministri degli esteri e della difesa della Russia con gli omologhi francesi. Per Sebastopoli è stato previsto uno status federale analogo a quello vigente per Mosca e San Pietroburgo.

Il riconoscimento dell'annessione della Crimea alla Federazione russa  provocava immediatamente reazioni da parte dell’Ucraina e dell'Occidente, accomunate dalla condanna della condotta russa e dal non riconoscimento dell’annessione. Secondo il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini si trattava di un grave sviluppo negativo della crisi, suscettibile di porre la Russia in un preoccupante isolamento in ragione delle sue azioni unilaterali e prive di giustificazione. In Crimea intanto una sparatoria davanti a una base ucraina alla periferia della capitale Simferopoli provocava due morti e due feriti.

Mentre proseguiva l'occupazione progressiva delle basi ucraine da parte dei russi, apparentemente senza combattimenti - nel contesto della quale il 19 marzo sarebbe stato posto agli arresti il capo della flotta ucraina Serhiei Gaiduk, del quale con un gesto distensivo il ministro della difesa russo ha chiesto subito la liberazione ai dirigenti della Crimea – l’Ucraina annunciava di voler abbandonare, come già fece la Georgia dopo la guerra con i russi del 2008, la Comunità degli Stati indipendenti. Kiev ha inoltre chiesto all'ONU di dichiarare la Crimea zona demilitarizzata, proprio nell'imminenza della visita del segretario generale Ban Ki-moon a Mosca.

Gli Stati Uniti, anticipava il vicepresidente Joe Biden, potrebbero inviare truppe negli Stati baltici al fine di rassicurarli contro possibili minacce da parte russa. Il presidente Obama chiariva tuttavia che ciò non significa per gli USA voler intervenire militarmente in Ucraina.

Assai più netta la presa di posizione del segretario generale della NATO Rasmussen, che accusava la Russia di aggressione militare e ha definito la crisi della Crimea la più grave minaccia alla sicurezza dell'Europa dai tempi della Guerra Fredda. Più sfumata invece la posizione del Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, per il quale è necessario tenere aperto un canale di dialogo con la Russia proprio per evitare l'incubo di un ritorno alla Guerra Fredda.

Per quanto riguarda i riflessi nel nostro Paese della crisi ucraina, va ricordato il rischio che essa comporta anche per i progetti dell'ENI con la Russia, in primis il gasdotto Southstream: pessimismo veniva espresso a tale proposito dall'amministratore delegatole dell'ENI Paolo Scaroni il 20 marzo, durante un'audizione presso la Commissione attività produttive della Camera. In particolare, Scaroni ha messo in luce come siano in pericolo le autorizzazioni da parte dell'Unione europea indispensabili per portare avanti il progetto Southstream.

Sul fronte delle sanzioni la giornata del 20 marzo registrava una nuova puntata: infatti, mentre l'Ucraina elevava ulteriormente il livello di allerta delle proprie forze armate, e si diceva pronta a rispondere militarmente a ogni tentativo di nuove annessioni dei propri territori sudorientali, il presidente USA firmava un decreto per estendere la “lista nera” contro gli alti funzionari russi e le persone vicine all'entourage di Putin. Per converso, dalla Russia partivano sanzioni contro dirigenti e politici americani vicini al presidente Obama. Accortamente più sfumato l'atteggiamento del Cremlino verso i paesi europei, per quanto questi  annunciassero nel Vertice dei Capi di Stato  e di governo di Bruxelles l’estensione della lista di persone colpite dal blocco ai visti per il territorio europeo e dal congelamento dei beni ivi detenuti, nonché la sospensione del G8: infatti non sfugge a Mosca la differenza di accenti tra Stati Uniti e Unione europea, con quest'ultima evidentemente più timorosa degli effetti negativi di un ulteriore inasprimento sanzionatorio contro la Russia. Proseguiva intanto il cammino istituzionale per la piena integrazione della Crimea nella Russia, con l'approvazione del trattato di annessione da parte della Duma. Nella mattinata del 21 marzo il Senato russo procedeva del pari all'approvazione del trattato, che veniva promulgato poche ore dopo dal presidente Putin. Nel frattempo tuttavia il premier ucraino Iatseniuk aveva firmato a Bruxelles la parte politica dell’Accordo di associazione con l'Unione europea.

La tensione tra Russia e Ucraina si traslava immediatamente anche sul piano economico-finanziario: infatti il premier russo Medvedev ricordava il debito dell’Ucraina con la Russia, pari a 16 miliardi di dollari, soprattutto relativi a forniture di gas non pagate. Subito dopo Iatseniuk ribadiva che la perdita della Crimea, con la nazionalizzazione di ingenti proprietà dello Stato ucraino, equivaleva a un danno di centinaia di miliardi di dollari: Iatseniuk minacciava poi un ricorso a breve termine alla giustizia internazionale per ottenere il relativo risarcimento. In realtà entrambi i contendenti fronteggiano uno scenario economico difficile, per il vero assai più per l’Ucraina: le sanzioni hanno provocato un calo della Borsa di Mosca, mentre le principali agenzie internazionali hanno abbassato il rating russo da stabile a negativo. D'altra parte l'Ucraina si è vista annullare lo sconto del 30% sul gas russo, mentre con l'annessione della Crimea mille metri cubi di gas russo costeranno a Kiev ulteriori 100 dollari, per il venir meno della necessità del permesso ucraino alla flotta russa del Mar Nero di permanere fino al 2042 nella base di Sebastopoli. L'Armenia intanto procedeva a riconoscere l'annessione della Crimea alla Federazione russa e, come reazione, vedeva richiamato a Kiev l'ambasciatore ucraino.

Il Vertice europeo di Bruxelles, oltre alla firma della parte politica dell'Accordo di associazione, riscontrava un rinnovato appoggio dell'Unione europea a Kiev, decretando anche la libera vendita dei prodotti della Crimea nel territorio europeo solo se transitati in Ucraina – e in caso contrario, annunciando pesanti penalizzazioni. La Francia dal canto suo annunciava la sospensione della cooperazione militare con Mosca e gli Stati membri hanno ricevuto mandato, unitamente alla Commissione, di mettere allo studio ulteriori misure calibrate in campo economico, da attuare in caso di una nuova escalation militare da parte russa. La Commissione europea, inoltre, si vedeva conferire l'incarico di mettere a punto entro giugno un piano per ridurre al maggior grado possibile la dipendenza energetica dalla Russia.

Va comunque rilevato come una delle proposte uscite dal Vertice europeo, ovvero l'invio di una missione OSCE in Ucraina, operativa dal 23 marzo, sia stata accolta dalla Russia.

          L’emergere di focolai separatisti nell’Ucraina sudorientale ed il dispiegamento delle forze russe ai confini del paese

Il 22 marzo a Kiev si recavano il ministro degli esteri tedesco Steinmeier e il primo ministro canadese Harper, recando sostegno al nuovo corso ucraino, in un contesto in cui restavano alti i timori sia per l'attacco della Russia alle ultime basi ucraine che resistevano in Crimea, sia per le nuove esercitazioni militari lanciate da Mosca, suscettibili di collegarsi a focolai separatisti nuovamente  manifestatisi nella parte sudorientale dell’Ucraina, segnatamente a Donetsk e Kharkiv, dove migliaia di manifestanti chiedevano di tenere referendum analoghi a quello della Crimea. La conquista delle basi ucraine nella penisola del Mar Nero ha visto senz’altro  una parte dei militari coerenti con il proprio giuramento tentare una qualche forma di resistenza, quasi sempre inefficace. D'altro canto però numerosi militari ucraini venivano fortemente agevolati dalla Russia ad entrare nel proprio esercito mantenendo il grado originario, e per di più con una paga notevolmente superiore.

Il 23 marzo emergeva un'ulteriore preoccupazione, soprattutto da parte della NATO, per un possibile intervento delle truppe russe ammassate al confine orientale dell’Ucraina - che secondo il capo delle forze NATO in Europa, generale Breedlove, erano consistenti e pronte al combattimento - nel territorio secessionista moldavo della Transnistria, abitata da russofoni e dalla quale nei giorni precedenti erano venuti appelli a Mosca per un’annessione analoga a quella della Crimea. Nella stessa giornata il presidente della Bielorussa Lukashenko dichiarava, in una sorta di riconoscimento di fatto, che la Crimea era ormai parte del territorio russo: conseguentemente, anche l'ambasciatore a Minsk veniva richiamato dall’Ucraina.

Il 24 marzo vi era da parte dell’Ucraina la presa d'atto della situazione sul terreno in Crimea: il Consiglio di sicurezza nazionale, d'accordo con il ministero della difesa di Kiev, annunciava il ritiro delle proprie rimanenti truppe dislocate nella penisola. Poche ore prima circa duecento soldati russi avevano assaltato la base navale di Feodosia, prendendone possesso, ma stavolta provocando il ferimento di alcuni soldati di Kiev. Il ministro della difesa russo Shoigu, primo esponente del governo a recarsi in Crimea dopo l'annessione,  procedeva a nominare l'ex capo di stato maggiore della marina ucraina Berezovski vicecomandante della flotta russa del Mar Nero – Berezovski era stato tra i primi a giurare fedeltà alle nuove autorità della Crimea filorussa.

Sempre il 24 marzo, in margine ai lavori del Vertice sulla sicurezza nucleare dell'Aja, si riunivano i Capi di Stato e di governo del G7, i quali decidevano di non incontrare più Putin finché persisterà nel suo atteggiamento nei confronti dell’Ucraina. Veniva così cancellato il Vertice annuale G8 previsto a Sochi, mentre il G7 si terrà a Bruxelles nel mese di giugno.

La decisione del G7 è stata spiegata con la chiara violazione del diritto internazionale costituita dall’atteggiamento russo verso la Crimea: l'annessione è stata condannata e non riconosciuta. Il comunicato finale del G7 minaccia anche di intensificare le sanzioni con un crescente impatto sull'economia russa. Nel comunicato ha trovato però spazio anche un riferimento alla via diplomatica che deve restare aperta - e non manca la soddisfazione per l'accettazione russa della missione dell'OSCE in Ucraina. Inoltre, durante il Vertice sulla sicurezza nucleare vi è stato un importante segnale di un possibile inizio di distensione, con l'incontro del ministro degli esteri russo Lavrov con il suo omologo ucraino Deshizia, il primo contatto diretto al massimo livello tra i due paesi.

Il 25 marzo, nonostante la dura presa di posizione del G7 del giorno precedente, la Russia, per bocca del portavoce di Putin Peskov, si diceva pronta e interessata a riprendere i contatti al più alto livello con i partner del G8. Peskov ha inoltre dichiarato che, non essendovi più secondo la Russia un potere legittimo a Kiev, Mosca non si sentiva più obbligata a rispettare l'accordo per lo sconto sulle forniture di gas firmato in dicembre da Putin e Ianukovich, né tantomeno l'accordo per l'affitto dall’Ucraina della base di Sebastopoli, divenuta ormai parte integrante del territorio russo.

Nella stessa giornata del 25 marzo si dimetteva il ministro della difesa ucraino ammiraglio Teniukh – dimissioni che il parlamento in una prima votazione aveva rifiutato -, cui subentrava il generale Koval. Teniukh si era assunto la responsabilità della conduzione sfortunata della resistenza delle truppe ucraine in Crimea all'arrivo dei russi.

Emergeva intanto la forte preoccupazione degli Stati Uniti e della NATO per il concentramento di truppe russe sui confini ucraini: Rasmussen dichiarava che l'Alleanza Atlantica aveva tutti i piani pronti per difendere gli Stati membri e sostenere i suoi partner. La posizione di Rasmussen era rafforzata dal presidente Obama  durante una conferenza stampa all'Aja, nella quale il capo dell'Amministrazione USA assicurava agli alleati garanzie mediante appositi piani di emergenza. Obama si è spinto a citare l'articolo 5 del Patto Atlantico, che prevede il sostegno di tutti gli alleati a un paese della NATO che dovesse subire un attacco militare.

Il 27 marzo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvava una risoluzione in base alla quale l’annessione della Crimea alla Russia veniva dichiarata illegale: ciononostante, le preoccupazioni ucraine erano alimentate dalla presenza in prossimità del confine con la Russia di circa centomila soldati di Mosca. A sostenere Kiev interveniva un accordo di massima con il Fondo monetario internazionale  per rendere possibili prestiti fino a 18 miliardi di dollari a favore dell’Ucraina, avvicinandosi in questo modo - tenuto conto degli aiuti già precedentemente concordati - in linea di massima alle richieste di Kiev.

Dopo diversi giorni di tensione, durante i quali la Russia sperimentava anche il proprio isolamento internazionale - stante la freddezza della Cina e dell’India sulla questione della Crimea -, a seguito di ripetuti contatti telefonici ad alto livello con le autorità di vertice degli Stati Uniti il presidente Putin decideva di ordinare (31 marzo) un parziale ritiro delle truppe dalla frontiera con l’Ucraina, pur insistendo sulla necessità di riforme in senso federale nel vicino paese, onde garantire i diritti della vasta minoranza russofona delle regioni sud-orientali.

 Il 1º aprile i ministri degli esteri della NATO riuniti a Bruxelles decidevano di sospendere ogni forma di cooperazione civile e militare con la Russia - la NATO riferire altresì di non poter confermare il ritiro seppur parziale delle truppe russe dai confini con l’Ucraina. Secondo l’Alleanza Atlantica, inoltre, erano imminenti nuove iniziative per il rafforzamento del dispositivo di difesa nei paesi baltici e dell’Europa orientale membri dell’Alleanza, ma per i quali la crisi ucraina ha creato un clima di grande preoccupazione nei confronti di Mosca.

 

Gli sviluppi del contenzioso russo-ucraino in materia energetica

Il 3 aprile il colosso russo del gas Gazprom metteva in pratica quanto già minacciato alcune settimane prima dalle autorità di Mosca, con un aumento di  100 dollari per mille metri cubi di gas nei confronti dell’Ucraina, giustificato dal venir dei diritti di Kiev sulla Crimea, e quindi degli obblighi russi per l’affitto pluridecennale della base militare della flotta del Mar Nero. Gazprom ha inoltre ventilato la possibilità che le controversie con l’Ucraina compromettano alla fine anche la stabilità dei flussi del gas russo verso l’Unione europea, che per l’Ucraina deve transitare.

Va detto però che, a parziale ristoro del danno arrecato a Kiev dalla fine degli sconti sulle forniture russe di gas, nelle stesse ore il Parlamento europeo approvava a grande maggioranza l’abolizione, a partire da maggio, di gran parte delle tariffe doganali nei confronti dei beni industriali provenienti dall’Ucraina, aggiungendovi una serie di riduzioni, mentre anche i quattro quinti dei dazi sui prodotti agricoli di Kiev in ingresso in Europa sono stati abbattuti, peraltro senza richiesta di reciprocità

 Il 7 aprile si verificava l’assalto alle sedi dei governi locali a Donetsk – ove  gli assalitori proclamavano una Repubblica indipendente e richiedevano un referendum per unirsi alla Russia -, nonché a Kharkiv e Luhansk. Il premier ucraino Jatseniuk accusava Putin di avere un piano per la distruzione dell’Ucraina. Mentre gli Stati Uniti ammonivano la Russia a non oltrepassare con proprie forze militari i confini con Ucraina, forze speciali di Kiev riuscivano il giorno successivo a riprendere il controllo di Kharkiv, operando una settantina di arresti. Mosca dal canto suo ammoniva sui rischi di guerra civile in Ucraina sudorientale, ma gli Stati Uniti denunciavano esplicitamente la presenza di agenti russi nelle rivolte del giorno precedente, il cui scopo sarebbe stato quello di destabilizzare la situazione e rendere possibile un intervento russo in analogia a quanto avvenuto per la Crimea.

Mette da parte ucraina e russa vi erano rispettivamente la minaccia di interrompere quanto prima le importazioni di gas e quella speculare  di tagliare le forniture in caso di persistente mancato pagamento dei debiti pregressi, e mentre il premier ucraino Iatseniuk si spingeva ad offrire più ampi poteri alle regioni orientali ancora teatro di azioni armate dei separatisti russi.

Il 12 aprile l’offensiva dei filorussi nell’est dell’Ucraina conosceva una nuova accelerazione in altre quattro città, impadronendosi di edifici chiave per la sicurezza. Il giorno successivo falliva il tentativo di forze speciali ucraine di sgomberare i filorussi operanti nella città di Slovyansk: nell’operazione perdeva la vita un agente ucraino e cinque venivano feriti. Il 14 aprile i ministri degli esteri dell’Unione europea concordavano sull’estensione dell’elenco delle persone colpite dalle sanzioni in seguito alla crisi ucraina: mentre i presidenti russo e americano si confrontavano telefonicamente, da Slovyansk i filorussi richiedevano a Putin di inviare truppe. Da Kiev emergeva un’apertura, prevedendo di poter svolgere in maggio un referendum in vista di un’apertura in senso federale a favore delle regioni sudorientali del paese.

Il 15 aprile il presidente ucraino Turcinov annunciava l’inizio di quella che definiva operazione antiterrorismo contro i separatisti filorussi in azione nelle regioni sudorientali del paese: le forze fedeli a Kiev conseguivano un primo successo con la riconquista della base aerea di Kramatorsk, nei pressi di Donetsk, nel corso della quale vi sarebbero state secondo Mosca alcune vittime tra i separatisti. A rendere ancor più tesa la situazione giungevano dalla Transnistria appelli di esponenti politici alla Russia e alle Nazioni Unite per il riconoscimento dell’indipendenza della regione separatista dalla Moldova. La controffensiva di Kiev veniva però bloccata quasi subito, anche per l’intervento di numerosi civili filorussi, la cui massiccia presenza scoraggiava i militari dall’uso delle armi: in tal modo, anche diversi veicoli corazzati venivano sequestrati ai soldati ucraini. La NATO intanto procedeva ad ulteriori incrementi nei sorvoli militari sui paesi baltici e nel dispiegamento di forze terrestri, aeree e navali in prossimità dello scenario ucraino.

Il fragile accordo di Ginevra

Il 17 aprile segnava un momento di speranza, con il raggiungimento a Ginevra di un accordo tra Ucraina, Russia, USA e UE per una serie di misure volte ad abbassare la tensione nel teatro ucraino: il documento congiunto ha previsto la smobilitazione delle milizie, l’abbandono degli edifici governativi occupati nell’Ucraina sudorientale - con una corrispettiva amnistia da accordare ai separatisti -, un programma di riforme politiche per l’Ucraina in senso federale. Peraltro, mentre veniva siglato l’accordo a Ginevra il presidente russo Putin, impegnato nell’annuale maratona televisiva in colloquio diretto con i cittadini, manteneva apertamente sullo sfondo il diritto russo ad intervenire nelle questioni ucraine in caso di necessità. Intanto in un attacco a Mariupol, a sud di Donetsk, tre separatisti filorussi erano rimasti uccisi nella notte mentre assaltavano la locale base della Guardia nazionale ucraina.

L’accordo di Ginevra, tuttavia, si mostrava sostanzialmente sterile, poiché le milizie filorusse continuavano l’occupazione di edifici pubblici nella parte orientale dell’Ucraina, dicendosi non vincolate da quanto deciso a Ginevra. Piuttosto, i filorussi richiedevano, quale condizione per lo sgombero degli edifici occupati, il ritiro del governo di Kiev, da essi giudicato illegittimo. In questa difficile situazione lo stesso governo di Kiev si spingeva ad offrire maggiori autonomie alle regioni in rivolta, assicurando altresì di voler fornire alla lingua russa uno status speciale in Ucraina.

La fragile tregua pasquale veniva rotta subito il 20 aprile con uno scontro a fuoco in un checkpoint nei pressi di Slovyansk, durante il quale perdevano la vita tre filorussi, destando vive proteste da parte della Russia nei confronti dei nazionalisti ucraini. Il giorno successivo la protesta russa cresceva di tono, e lo stesso ministro degli esteri Lavrov accusava l’Ucraina di aver violato gli accordi di Ginevra. Nel contempo la Russia rendeva più agevole per i cittadini russofoni appartenenti ai paesi dell’ex Unione sovietica l’ottenimento della cittadinanza russa, abbreviando l’iter burocratico per il passaporto, che non potrà superare i tre mesi. Intanto da parte ucraina venivano diffuse alcune foto per dimostrare la presenza di soldati russi nell’est del paese, operanti unitamente ai filorussi locali.

Il 22 aprile il presidente ucraino Turcinov, accusando i separatisti filorussi di aver torturato alcuni cittadini ucraini, annunciava la ripresa dell’offensiva nell’est del paese: intanto il vicepresidente americano Joe Biden si recava in missione a Kiev, e minacciava nuove sanzioni nei confronti della Russia, qualora questa persistesse nel suo atteggiamento minaccioso, che del resto la stava conducendo secondo Biden all’isolamento. Il vicepresidente statunitense prometteva inoltre all’Ucraina di compensare parzialmente le forniture energetiche russe, aiutando tecnologicamente il paese sviluppare le risorse di shale gas, di cui sarebbe ricco.

Il 24 aprile l’esercito ucraino attraccava Slovyansk, uccidendo alcuni ribelli e riprendendo il controllo del municipio della vicina cittadina portuale di Mariupol. Per tutta risposta il presidente russo Putin minacciava conseguenze per quello che definiva un crimine perpetrato dalle autorità di Kiev, e l’esercito di Mosca iniziava nuove esercitazioni in prossimità dei confini con l’Ucraina. Il giorno successivo il premier Iatseniuk accusava Mosca di preparare una terza guerra mondiale, mentre l’esercito di Kiev proseguiva nell’offensiva per riprendere la città di Slovyansk, dove tredici osservatori militari dell’OSCE venivano rapiti dai separatisti.

L’approvazione di nuove sanzioni contro la Russia

In conseguenza degli sviluppi sul terreno, il 26 aprile il G7 annunciava nuove sanzioni nei confronti della Russia, che non avrebbe fatto nulla per un allentamento della tensioni nell’Ucraina orientale. Intanto l’Ucraina accusava Mosca di usare i tredici osservatori dell’OSCE nelle mani dei filorussi alla stregua di scudi umani. Nella stessa giornata si registrava il viaggio a Roma del premier ucraino Iatseniuk, che ha incontrato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e successivamente si è recato in Vaticano per l’udienza con il Papa: Iatseniuk ha chiaramente espresso la propria visione della crisi ucraina, che deriverebbe in ultima analisi dal tentativo di Putin di ricostituire qualcosa di molto simile all’Unione sovietica.

Il 28 aprile gli Stati Uniti rafforzavano le sanzioni nei confronti della Russia, estendendole a 17 società e 7 personaggi di primo piano dell’entourage economico e amministrativo di Putin, a partire dal responsabile della prima compagnia petrolifera russa (Rosneft), Igor Sechin. Le sanzioni hanno inoltre colpito, tra gli altri, il vicepremier russo Kozak, nel frattempo incaricato anche dello sviluppo della Crimea tornata alla Federazione, il capo di un conglomerato (Rostec) operante nel settore degli armamenti, nonché l'eminenza grigia di Putin, Vjaceslav Volodin. La decisione statunitense ha evidenziato una sempre maggiore pressione sugli esponenti del ristretto circolo che fa capo al presidente russo, nella prospettiva di un'estensione ben più incisiva delle sanzioni alle società dai personaggi di tale circolo guidate, o ad essi riconducibili.

Diversamente da quanto fatto dagli Stati Uniti, le sanzioni ulteriori imposte dall'Unione europea il 29 aprile, significativamente, non colpivano i vertici dei gruppi energetici russi: infatti, nell'estendere il divieto di ingresso e il congelamento dei beni detenuti in territorio europeo ad ulteriori 15 soggetti russi o del separatismo ucraino, Bruxelles si è limitata a colpire il capo di stato maggiore delle forze armate russe Gerasimov, il vicepremier Kozak e il vicepresidente della Duma Ludmila Shvetsova.

La prudenza dell'Unione europea nei confronti dei capi dei grandi conglomerati energetici russi non è altro che la spia delle diverse sensibilità tra i 28 Stati membri nei confronti delle minacce energetiche, che un indurimento dell'atteggiamento verso il Cremlino potrebbe concretizzare – del resto anche gli USA sembrano via via più consapevoli che la vulnerabilità energetica dell’Europa va tenuta in debito conto nella complessiva strategia occidentale verso Mosca. A fronte dell'estrema durezza dei paesi dell'Europa orientale nei confronti della Russia, spicca la maggiore prudenza della Germania ma anche del nostro Paese, costantemente impegnato a ribadire la necessità di applicare gli accordi raggiunti a Ginevra. Peraltro la prudenza europea non ha impedito a Putin di minacciare una revisione della presenza delle aziende europee ed americane nei principali settori dell'economia russa, segnatamente proprio quello energetico.

L'atteggiamento russo troverebbe però il suo limite proprio nella dimensione economica, che ormai da diverse settimane vede un indebolimento del rublo e una costante revisione al ribasso delle stime di crescita di Mosca. In altre parole, se anche l'economia europea potrebbe gravemente risentire di difficoltà nei rifornimenti di energia dalla Russia, è altrettanto indiscutibile che forti rallentamenti nell'esportazione di gas e petrolio potrebbero destabilizzare il vertice politico del Cremlino. Diversi osservatori hanno visto pertanto proprio nelle dinamiche economiche la maggiore speranza di una soluzione accettabile della grave crisi ucraina.

Per aiutare l'economia di Kiev ormai al collasso, il 30 aprile il Fondo monetario internazionale ha approvato aiuti pari a 17 miliardi di dollari in due anni, suscettibili di generare ulteriori finanziamenti, anche da canali bilaterali, in modo da raggiungere il totale di 32 miliardi che già da tempo le stesse autorità ucraine avevano fatto presente come fabbisogno indispensabile per l'economia del loro paese. L'aiuto più urgente sarà corrisposto in tempi rapidissimi nella misura di 3,2 miliardi, dei quali 2 miliardi dovranno sostenere direttamente il bilancio dello Stato ucraino.

Sempre sul piano economico, e certamente a margine della crisi internazionale nazionale sull'Ucraina, va registrato come all'inizio di maggio sia divenuta ufficiale l'acquisizione che Gazprom, con un accordo con l’Austria, avrebbe modificato il percorso del gasdotto Souh Stream, prevedendone il punto terminale non in territorio italiano, a Tarvisio, ma vicino a Vienna, nell’hub europeo del gas già consolidato di Baumgarten. Alla questione erano state collegate voci di un congelamento del sostegno italiano alla realizzazione del gasdotto Souh Stream, che tuttavia, nella giornata del 30 aprile - durante la quale si è svolto anche il primo contatto tra il Presidente del consiglio Matteo Renzi e il presidente russo Putin, tramite una lunga telefonata - le autorità di Roma hanno assolutamente smentito. Il cambio di percorso di Souh Stream, tuttavia, merita un certo livello di attenzione, poiché potrebbe segnalare un mutamento in negativo dell'atteggiamento russo anche nei confronti del nostro Paese, che pure nei confronti della crisi ucraina si segnala per toni particolarmente prudenti e moderati.

L’offensiva delle forze ucraine

Il 2 maggio gli avvenimenti sul terreno dell’Ucraina sudorientale  riasumevano prepotentemente il centro dell'attenzione, con una forte offensiva delle forze di Kiev contro la città di Slaviansk, praticamente assediata, con la ripresa dei posti di blocco cui i separatisti avevano dato vita tutto intorno alla città. Tuttavia, anche le forze governative avrebbero perduto due elicotteri e non meno di due soldati. Ben più grave il bilancio registrato a Odessa, finora sostanzialmente tranquilla, dove l'incendio appiccato ad alcune tende innalzate nella città da separatisti filorussi si estendeva alla sede del sindacato locale, nell'incendio del cui edificio perdevano la vita una quarantina di persone di entrambi gli schieramenti in lotta.

Il 3 maggio, in un clima di tensione nel quale la Russia accusava Kiev di scatenare una guerra fratricida e si riservava proprie iniziative a fronte delle numerosissime richieste di aiuto che sarebbero giunte telefonicamente al Cremlino dalle regioni russofone dell’Ucraina, la notizia positiva era la liberazione dei sette osservatori dell’OSCE e dei loro accompagnatori tenuti in ostaggio a Slaviansk dai filorussi. Nella notte tuttavia le violenze si riaccendevano a Mariupol, dove la filiale di Privatbank, una banca ucraina, veniva data alle fiamme.

L'offensiva governativa a Slaviansk e Kramatorsk, intanto, non sembrava registrare progressi, mentre proseguivano i preparativi dei separatisti filorussi per lo svolgimento nella regione di Donetsk del referendum dell'11 maggio sul distacco da Kiev, e nella prospettiva delle elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio da tenere in una situazione obiettivamente difficile. Comunque, Kiev incassava il sostegno del G7, riunito a Roma il 6 maggio per discutere di problemi energetici all'insegna della diversificazione delle fonti, i cui membri europei si dicevano pronti a sostenere eventuali difficoltà degli approvvigionamenti di gas dell’Ucraina anche con temporanee inversioni dei flussi dall'Europa.

Nella stessa giornata si svolgeva a Vienna la riunione del Consiglio d'Europa, che riceveva la richiesta di aiuto dell’Ucraina per le elezioni presidenziali del 25 maggio, mediante l'invio di osservatori e la disposta ad eventuali provocazioni della Russia. A Vienna peraltro il ministro degli esteri di Mosca Lavrov richiedeva il rinvio delle elezioni ucraine, da posticipare all'adozione di una Costituzione federalista capace di rispondere alle istanze delle regioni sudorientali del paese. Secondo Lavrov lo svolgimento delle presidenziali in un contesto di guerra civile strisciante sarebbe privo di logica.

    La presentazione della Road Map dell’OSCE e lo svolgimento del referendum separatista nell’Ucraina sud-orientale

Un’apparente svolta si verificava il 7 maggio, quando Vladimir Putin, dopo aver ricevuto a Mosca il presidente svizzero di turno dell’OSCE, Didier Burkhalter, annunciava di aver richiesto ai secessionisti il rinvio del referendum separatista dell'11 maggio, e di aver disposto il ritiro delle truppe russe dal confine con l'Ucraina - ritiro del quale peraltro fonti NATO e USA negavano l'evidenza.

La presa di posizione di Putin appariva come seguito di un'intesa dei giorni precedenti con la cancelliera tedesca Merkel: l'8 maggio.Putin scioglieva anche la riserva sulla propria presenza il 6 giugno alle celebrazioni in Normandia del settantesimo anniversario dello sbarco alleato nella Seconda guerra mondiale. Nell’incontro con Putin, peraltro, Burkhalter anticipava l’imminente presentazione, da parte dell’OSCE, di una Road Map per l’uscita dalla crisi ucraina, da indirizzare ai soggetti firmatari dell’accordo di Ginevra del 17 aprile, i cui dettagli tuttavia non sono stati nei giorni successivi resi noti a causa – secondo Mosca – dell’opposizione degli Stati Uniti.

Questi profili distensivi erano però ben presto, nella stessa giornata, rimessi in discussione dai separatisti filorussi dell’Ucraina, che rifiutavano di rinviare il referendum indipendentista. Del resto Kiev aveva già chiarito che la propria offensiva militare nel sud-est del paese sarebbe proseguita indipendentemente dal possibile rinvio della consultazione, e certamente non pensava ai gruppi armati filorussi quali interlocutori, nel lanciare l'iniziativa di una tavola rotonda di unità nazionale con le forze politiche di tutte le regioni (9 maggio).

Dall'altro lato la Russia, pur dicendosi favorevole al dialogo in Ucraina – ma intendendolo mirato proprio alle regioni secessioniste -, attirava le aspre critiche di Kiev per la trionfale partecipazione di Putin alla parata militare del 9 maggio in Crimea. In tal modo ciò che sicuramente proseguiva erano le violenze, con più di venti morti provocati da ripetute sparatorie tra opposte fazioni a Mariupol (due giorni dopo nei pressi della città veniva rinvenuto il cadavere – impiccato - del capo locale della polizia)

L’11 maggio si sono aperte le urne per il referendum separatista nelle regioni dell'Ucraina sudorientale di Donetsk e Lugansk: frattanto il presidente francese Hollande chiariva come non siano per ora in discussione le due navi da guerra alla Russia previste da un contratto del valore di 1,2 miliardi di euro – Hollande ha rilasciato tali dichiarazioni a margine del vertice con Angela Merkel, il cui focus era peraltro proprio su nuove eventuali sanzioni contro Mosca.

Nella cittadina di Krasnoarmeysk, nella regione di Donetsk, un blitz della Guardia nazionale ucraina avrebbe condotto all’occupazione del municipio e del commissariato, con il sequestro di schede e liste elettorali. Poche ore dopo nella stessa località le truppe fedeli a Kiev avrebbero aperto il fuoco su una folla di manifestanti filorussi, uccidendo uno di loro e ferendone un altro.

L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, già intervenuto durante la crisi ucraina difendendo sostanzialmente le scelte di Putin, ha accusato l’Unione europea di un errore strategico, quando ha immaginato un Accordo di associazione con l’Ucraina, paese profondamente diviso, con una parte nettamente orientata verso la Russia. Cionondimeno, la portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera europea Catherine Ashton ribadiva che la UE considera illegali i "cosiddetti referendum" separatisti, che comunque, secondo i dati preliminari, avrebbero segnato il previsto plebiscito a favore dell’indipendenza sia a Donetsk che a Lugansk.

 

 

 

 

 

 


Rapporti tra l’Unione Europea e l’Ucraina
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione Europea)

L’Unione europea è impegnata ad intensificare le relazioni con l’Ucraina, procedendo dalla cooperazione verso la graduale integrazione economica e il rafforzamento del dialogo politico.

A livello bilaterale, le relazioni tra l'Unione europea e l'Ucraina sono attualmente regolate dall’Accordo di partenariato e cooperazione (APC), firmato il 14 luglio 1994 ed entrato in vigore il 1° marzo 1998  per una durata iniziale di dieci anni. L’APC è rinnovato automaticamente ogni anno fino all’entrata in vigore di un nuovo accordo.

L’Ucraina è uno dei partner dell’Unione europea nel contesto della Politica europea di vicinato, di recente rafforzata con l’iniziativa del Partenariato orientale rivolto ad Armenia, Azerbaigian, Bielorussia Georgia, Moldavia e Ucraina, con la quale l’Unione europea si prefigge di rafforzare la dimensione orientale della politica europea di vicinato.

 Nell’ambito di tale iniziativa, a marzo 2012 si sono conclusi i negoziati per l’accordo di associazione UE-Ucraina e a luglio 2012 quelli relativi all’area di libero di scambio.

L’accordo di associazione avrebbe dovuto essere firmato ufficialmente in occasione del Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Partenariato orientale, che si è svolto a Vilnius il 29 novembre 2013.

Il Governo ucraino, il 21 novembre 2013, aveva chiesto la temporanea sospensione dei negoziati per la firma.

Il Consiglio europeo del 20 dicembre 2013 aveva adottato delle conclusioni nelle quali indicava che l'Unione europea rimaneva disposta a firmare l'accordo di associazione, non appena l'Ucraina fosse pronta.

 

A margine del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2014, l’Ucraina e la UE hanno firmato la prima parte dell’accordo di associazione con l’Unione europea, relativa alla parte politica dell’accordo che comprende i capitoli sui valori democratici e sulla politica estera e di sicurezza, prevedendo in particolare una cooperazione rafforzata su questioni regionali, prevenzione dei conflitti, gestione delle crisi, armi di distruzione di massa e disarmo.  L’impegno europeo è volto a concludere in tempi rapidi l’intero accordo, con il nuovo Governo che uscirà dalle elezioni a Kiev del prossimo 25 maggio.

 

Crisi in Ucraina

In seguito al deteriorarsi della situazione in Ucraina, la riunione straordinaria del Consiglio dei ministri per gli affari esteri dell’UE ha deciso il 20 febbraio 2014 l’introduzione di una prima serie sanzioni mirate volte al congelamento dei beni ed a restrizioni per la concessione di visti per alcune persone individuate come responsabili di violazioni dei diritti umani, violenza e uso eccessivo della forza (con successive decisioni tale lista è stata successivamente estesa ad un ulteriore serie di persone). Il Consiglio ha, altresì, deciso di sospendere le licenze per l’esportazioni di attrezzature e strumenti che possano essere usati nelle repressioni interne.

Il Consiglio europeo nella riunione straordinaria del 6 marzo sulla crisi in Ucraina ha adottato una dichiarazione nella quale, in particolare:

·     condanna  la violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell’Ucraina da parte della Federazione russa e si esorta la Federazione russa a ritirare immediatamente le sue forze armate nelle zone in cui sono stazionate in permanenza, in conformità degli accordi pertinenti;

·     esorta la Federazione russa a consentire immediatamente l'accesso agli osservatori internazionali. La soluzione della crisi in Ucraina deve basarsi sull'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza del paese e sul rigoroso rispetto delle norme internazionali;

·     ritiene che la decisione del Consiglio supremo della Repubblica autonoma di Crimea di tenere un referendum sul futuro status del territorio sia contraria alla costituzione ucraina e dunque illegale;

·     si annuncia la sospensione dei colloqui bilaterali con la Federazione russa concernenti i visti e il nuovo accordo;

·     prospetta che la soluzione alla crisi dovrebbe essere raggiunta tramite negoziati fra il governo dell'Ucraina e quello della Federazione russa, che devono cominciare nei prossimi giorni e portare risultati in un arco di tempo limitato. In mancanza di tali risultati, l'Unione europea deciderà misure aggiuntive, come i divieti di viaggio, il congelamento dei beni e l'annullamento del vertice UE-Russia;

·     indica che ulteriori passi della Federazione russa volti a destabilizzare la situazione in Ucraina avrebbero conseguenze di ampia portata per le relazioni fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro, in un ampio numero di settori economici;

·     plaude alla risposta misurata mostrata finora dal governo ucraino e incoraggia le autorità ucraine a proseguire gli sforzi per assicurare elezioni libere e regolari, a portare avanti la riforma costituzionale;

·     si ribadisce l'impegno dell'Unione europea a firmare l'accordo di associazione, ivi compresa una zona di libero scambio globale e approfondito e si annuncia che, in via prioritaria, l’UE firmerà a breve tutti i capitoli politici. L'Unione europea intende adottare misure unilaterali che consentano all'Ucraina di beneficiare in misura sostanziale dei vantaggi offerti nella zona di libero scambio globale e approfondito;

·     ribadisce l’impegno a rafforzare i contatti diretti fra i cittadini dell'Unione europea e dell'Ucraina, attraverso il processo di liberalizzazione dei visti;

·     indica che l'Unione europea è pronta ad assistere l'Ucraina per quanto concerne la garanzia dell'approvvigionamento energetico mediante una maggiore diversificazione, un'efficienza energetica rafforzata e interconnessioni efficaci con l'Unione europea.

 

Il Consiglio dei ministri degli esteri dell'UE, nella riunione del 17 marzo, ha approvato conclusioni nelle quali:

·     condanna con forza lo svolgimento del referendum in Crimea avente ad oggetto l'unificazione con la Federazione russa, e non ne riconosce l'esito, in quanto illegale e in palese violazione della Costituzione ucraina;

·     deplora il crescente dispiegamento delle forze armate russe in Crimea, in palese violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, nonché il diniego di accesso alla penisola di rappresentanti dell'ONU e dell'OSCE;

·     conferma l' obiettivo di sviluppare le relazioni UE-Russia sulla base del reciproco interesse e del rispetto del diritto internazionale, deplorando, nel contempo, le azioni della Russia in contrasto con questi obiettivi;

·     esorta la Federazione russa a non prendere provvedimenti per annettere in Crimea in violazione del diritto internazionale;

·     sostiene il rapido dispiegamento in Ucraina di una missione di vigilanza speciale OSCE;

·     conferma il proprio impegno a procedere alla firma dell'Accordo di partenariato con l'Ucraina, e a fornire il sostegno finanziario necessario a garantire la stabilizzazione economica del Paese, richiamando nel contempo il Governo ucraino a realizzare un ambizioso programma di riforme strutturali, con l'obiettivo prioritario della lotta contro la corruzione;

·     invita le autorità ucraine a proseguire gli sforzi per garantire elezioni libere ed eque, per far progredire la riforma costituzionale e per garantire la piena tutela delle minoranze.

 

Il Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo, con riferimento alla crisi ucraina:

 

Il Consiglio dei ministri degli esteri dell'UE nella riunione del 14 aprile ha adottato delle conclusioni sull’Ucraina nelle quali in particolare:

·     ribadisce quanto sia importante che la Russia e l'Ucraina si impegnino in un dialogo costruttivo, anche attraverso l'istituzione di un meccanismo multilaterale, allo scopo di giungere ad una soluzione politica basata sul pieno rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina;

·     indica che l’UE è pronta ad assistere l'Ucraina in materia di riforme del settore della sicurezza civile, sostegno della polizia e stato di diritto. Al riguardo il Consiglio incarica il SEAE di inviare una missione di esperti per preparare un'assistenza appropriata e di elaborare un quadro politico per l'approccio alla crisi, che esamini tutte le opzioni, anche attraverso un'eventuale missione della PSDC, in vista di una decisione su un ulteriore intervento dell'UE (il SEAE ha poi presentato il quadro politico per l’approccio alla crisi in Ucraina il 7 maggio - vedi oltre);

·     rammenta che eventuali ulteriori iniziative da parte della Federazione russa per destabilizzare la situazione in Ucraina comporterebbero altre e profonde conseguenze per le relazioni tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro, in un ampio numero di settori economici;

·     incoraggia l'Ucraina a portare avanti le riforme politiche e in particolare la riforma della Costituzione;

·     ribadisce a fornire un forte sostegno finanziario per la sua stabilizzazione economica e finanziaria dell’Ucraina, ricordando l'importanza cruciale del sostegno dell'FMI e ha adottato una decisione sull'assistenza macrofinanziaria all'Ucraina che definisce condizioni chiare per la sua futura erogazione, portando l'importo totale a 1,6 miliardi di EUR.

·     conferma la disponibilità dell'UE a vagliare soluzioni per assistere l'Ucraina per quanto concerne la garanzia dell'approvvigionamento energetico mediante una maggiore diversificazione, anche attraverso il rapido potenziamento delle capacità di flusso inverso, un'efficienza energetica rafforzata e interconnessioni efficaci con l'Unione europea e all'interno di essa. Il Consiglio esprime grave preoccupazione riguardo all'aumento unilaterale dei prezzi del gas applicati all'Ucraina e manifesta la ferma convinzione che tutte le divergenze di opinioni sui prezzi e sulle condizioni di approvvigionamento del gas debbano essere risolte attraverso negoziati e i meccanismi giuridici disponibili, nella prospettiva di stabilizzare la situazione economica dell'Ucraina.

 

Il 17 aprile rappresentanti di Unione europea, Usa, Russia e Ucraina hanno sottoscritto a Ginevra un accordo volto a ridurre le tensioni e ripristinare la sicurezza per tutti i cittadini.

L’accordo prevede in particolare che:

·     tutte le parti in causa devono evitare ogni violenza, intimidazioni o atti provocatori. I partecipanti condannano con forza e respingono ogni espressione di estremismo, razzismo e intolleranza religiosa, compreso l’antisemitismo;

·     tutti i gruppi armati devono essere disarmati. Tutti gli edifici occupati illegalmente devono tornare ai legittimi proprietari. Tutte le strade, piazze e altri luoghi pubblici nelle città e nei paesi dell’Ucraina devono essere sgomberati.

·     sarà garantita l’amnistia a tutti i manifestanti e a coloro che avranno lasciato gli edifici e gli altri luoghi pubblici e avranno riconsegnato le armi, con l’eccezione di coloro che si sono resi colpevoli di crimini;

·     la missione di monitoraggio speciale dell’Osce dovrà giocare un ruolo guida nell’assistere le autorità ucraine e le comunità locali nell’applicazione immediata di queste misure di riduzione delle tensioni ovunque ce ne sia più bisogno, a cominciare dai prossimi giorni. Gli Usa, la Ue e la Russia si impegnano a sostenere la missione, anche fornendo gli osservatori;

·     l’annunciato processo costituzionale deve essere inclusivo, trasparente e verificabile. Dovrà comprendere l’immediata ripresa di un ampio dialogo nazionale, che includa tutte le regioni e i collegi politici dell’Ucraina, e preveda la possibilità di pubblico dibattito e proposte di emendamento;

·     i partecipanti sottolineano l’importanza della stabilità economica e finanziaria dell’Ucraina e sono pronti a discutere ulteriori forme di sostegno quando le misure di cui sopra saranno applicate.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina elaborato dal Servizio per l’azione esterna dell’UE

Sulla base del mandato del Consiglio dell’UE del 14 aprile 2014, il Servizio per l’azione esterna dell’UE – che assiste l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE Catherine Ashton e lavora sotto la sua direzione - ha presentato il 7 maggio 2014 il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina, anche in vista della possibilità di avviare nell’ambito della politica  di sicurezza e di difesa (PSDC) dell’UE una missione relativa al sostegno all'Ucraina in materia di riforme del settore della sicurezza civile, sostegno della polizia e stato di diritto.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi è il documento elaborato dagli uffici del SEAE che analizza lo stato di crisi di un Paese e presenta opzioni per l’azione dell’UE; costituisce la base della procedura volta a decidere l’invio di una missione PSDC dell’UE.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina individua le seguenti priorità e breve e medio e lungo termine:

Breve termine

·     garantire la piena attuazione dell’accordo raggiunto il 17 aprile a Ginevra;

·     coinvolgere la Russia negli sforzi di distensione;

·     sostenere la missione di vigilanza speciale dell'OSCE;

·     mantenere lo slancio del processo di riforma in Ucraina, sulla base della firma delle restanti disposizioni dell'accordo di associazione e della sua applicazione provvisoria, anche come mezzo per assicurare la costruzione di un consenso nazionale intorno l'unità del paese;

·     garantire il corretto svolgimento delle elezioni presidenziali, con il primo turno previsto il 25 maggio e un eventuale secondo turno in programma per il 15 giugno, e delle elezioni dei sindaci in diversi città;

·     sostenere le riforme costituzionali e per il decentramento, sulla base di un ampio dialogo nazionale volto a definire un consenso di esse;

·     promuovere una riforma del settore della sicurezza civile, comprese le questioni relative alla giustizia;

 

Medio e lungo termine

·     piena attuazione dell'accordo di associazione UE-Ucraina, compreso l’accordo di libero scambio;

·     Intensificazione dei contatti diretti tra cittadini ucraini ed europei attraverso l’abolizione dei visti di breve durata;

·     promozione di standard elevati di buona governance, in particolare nel  settore giudiziario e in materia di applicazione della legge e  lotta contro la corruzione;

·     promozione di  forme decentralizzate di autogoverno locale, in linea con le aspettative delle comunità regionali e locali;

·     garanzia che la legislazione e le prassi sulle minoranze nazionali e l'uso della lingua siano pienamente conformi con gli standard definiti dal Consiglio d' Europa;

·     approvvigionamento stabile e sicura dell’energia e il suo transito;

·      creazione di un ambiente favorevole agli investimenti e di condizioni per una rapida crescita economica sostenibile.

 

Per quanto riguarda in particolare la riforma del settore della sicurezza civile, il quadro politico per l’approccio alla crisi individua le seguenti priorità:

·     garantire la coerenza della riforma del settore della sicurezza civile con le riforme costituzionali, inclusa la decentralizzazione e le riforme nel settore della giustizia, quali quelle relative alla Procura generale ed all'indipendenza della magistratura;

·     assicurare una coerenza strategica nella pianificazione nel settore  della sicurezza nazionale in Ucraina;

·     progettare e rendere operativo un piano di riforma con modalità condivise ed inclusive;

·     definire con chiarezza i compiti delle forze di polizia e sicurezza;

·     rivedere ed attuare una strategia di gestione integrata delle frontiere da parte dell’ Ucraina;

·     istituire un modello di intelligence nazionale;

·     precedere alla creazione di un meccanismo di controllo trasparente sul sistema di sicurezza civile e una efficace catena di comando, tenendo conto delle esigenze nazionali e regionali;

·     rimodellare in profondità il settore della sicurezza, in particolare della polizia e degli organi di gestione delle frontiere, in modo da ristabilirne la fiducia e l’autorità nell’applicazione dello stato di diritto dalla maggioranza dell’opinione pubblica;

·     stabilire relazioni efficaci tra gli uffici della procura e della polizia in un contesto di un sistema giudiziario ben funzionante, che garantisca la protezione dei diritti umani fondamentali.

Iniziative della Commissione europea

La Commissione europea ha approvato il 5 marzo 2014 un pacchetto di misure concrete per sostenere l’Ucraina dal punto di vista economico e finanziario per complessivi 11 miliardi di euro.

Il pacchetto di misure prevede:

·     uno stanziamento di 3 miliardi di euro dal bilancio dell’UE nei prossimi anni;

·     la previsione di aiuti fino a 8 miliardi di EUR erogati dalla Banca europea per gli investimenti e dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo;

·     la possibilità di mobilitare 3,5 miliardi di EUR attraverso il Fondo di investimento per la politica di vicinato;

·     la creazione di una piattaforma di coordinamento dei donatori;

·     l’applicazione provvisoria della zona di libero scambio globale e approfondito una volta firmato l’accordo di associazione, attraverso l’anticipazione autonoma delle misure commerciali;

·     l’organizzazione di un forum/di una task force ad alto livello sugli investimenti;

·     la modernizzazione del sistema ucraino di transito del gas e lavoro sui flussi inversi, specialmente attraverso la Slovacchia;

·     l’accelerazione del piano d’azione per la liberalizzazione dei visti;

·     assistenza tecnica in una serie di settori come la riforma costituzionale e giudiziaria o la preparazione delle elezioni.

L’11 marzo 2014 il Presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e il Commissario europeo per il commercio, Karel De Gucht hanno presentato un’ iniziativa volta ad aprire le porte del mercato europeo ai prodotti in arrivo dall’Ucraina, il prima possibile, senza aspettare la firma dell’accordo di associazione con Kiev, attraverso la soppressione unilaterale - anche se in via temporanea fino al 1° novembre 2014 e in vista della firma dell’accordo di associazione da parte dell’Ucraina - da parte dell’UE delle barriere che ostacolano il libero scambio, che è entrata in vigore il 23 aprile 2014.

Grazie al taglio dei dazi, secondo il commissario De Gucht, Kiev potrà risparmiare 487 milioni di euro, di cui 340 milioni per i prodotti agricoli e 43 per i prodotti alimentari. Sui prodotti industriali ci saranno alcune deroghe, soprattutto nel settore automobilistico, ma l’Ucraina dovrebbe comunque risparmiare 117 milioni di euro. Nel settore tessile il risparmio sarà di 24,4 milioni e di 26,8 nel settore chimico. De Gucht ha indicato che tali calcoli si basano sul volume di commercio attuale mentre, assicura, ci si può attendere un aumento, proprio per effetto del taglio delle tariffe di export.

La soppressione dei dazi doganali da parte dell’Ue sarà totale o parziale a seconda del settore (ricalcando comunque gli effetti dell’area di libero scambio che si verrà a creare con la firma dell’accordo di associazione). I dazi saranno immediatamente rimossi per il 94,7% dei prodotti industriali e per l’82,2% dei prodotti agricoli (per cereali, carne suina, bovina e pollame la liberalizzazione sarà parziale per evitare contraccolpi negativi sul mercato europeo). L’Ue garantirà la soppressione dei dazi anche per l’83,4% dei prodotti alimentari trasformati.

In cambio dei benefici l’Ucraina non sarà tenuta a garantire alcun accesso privilegiato dei prodotti europei sul suo mercato, semplicemente dovrà impegnarsi a non aumentare, per tutto il periodo, le tariffe oggi in vigore.

La Commissione europea ha inoltre mobilitato uno stanziamento di 1,5 milioni di euro come contributo alla missione di osservazione elettorale OSCE volta a coprire gli appuntamenti elettorali previsti in Ucraina fino all’ottobre del 2015.

 

 

 

 


Rapporti parlamentari con l’Ucraina
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

Ambasciatore d’Italia in Ucraina

Fabrizio ROMANO (dal 9 gennaio 2012) 

Ambasciatore dell’Ucraina in Italia

Yevhen PERELYGIN (da dicembre 2012)

 

Presidente della Verkhovna Rada (Parlamento)

Oleksandr TURCHYNOV (All Ukrainian Union – Batkivshchyna della Tymoshenko) (dal 22 febbraio 2014)

 

XVII LEGISLATURA

 

Incontri bilaterali

Il 24 ottobre 2013 l’on. Sandro Gozi, Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea del CdE, l’on. Andrea Manciulli, Vicepresidente della Commissione Affari esteri[1] hanno incontrato il Ministro degli esteri ucraino Leonid Kozhara[2].

Si segnala che il 10 ottobre 2013 il Presidente delle delegazione parlamentare del CdE Sandro Gozi ha ricevuto il Viceministro Esteri ucraino Andrii Olefirov.

 

Incontri delle Commissioni

Il 22 aprile 2014 il Presidente della Commissione esteri, Fabrizio Cicchitto, ha incontrato l’Ambasciatore ucraino Perelygin.

Nel corso dell’incontro l’Ambasciatore ha lamentato la presenza russa (anche di paramilitari) nella regione est dell’Ucraina; ha rilevato altresì la difficoltà di dare attuazione concreta agli accordi di Ginevra e anche le diverse interpretazioni delle indicazioni contenuti negli accordi, ed ha osservato la necessità di trovare una proposta operativa in tal senso. Ha segnalato, altresì, la visita di Biden in Ucraina (ritenuta positiva): Ha quindi segnalato la necessità di tenere sotto controllo i possibili sviluppi della situazione che si delineeranno tra il 1 e il 9 maggio, giorno in cui verrà festeggiata, sia dalla Russia che dall’Ucraina, la vittoria nella seconda Guerra mondiale.

L’Ambasciatore ha rinnovato al Presidente Cicchitto l’invito a recarsi con una delegazione in Ucraina (delegazioni delle Commissioni esteri di Francia e Germania sono già andate).

Si tratta del terzo incontro svolto alla Camera dall’Ambasciatore dopo la crisi in Crimea seguita al referendum del 16 marzo 2014. Il 26 marzo l’Ambasciatore ha incontrato il Presidente Cicchitto e il 27 marzo la Presidente Ravetto.

Nell’incontro del 26 marzo 2014, l’Ambasciatore aveva fatto presente le gravi preoccupazioni che si nutrono a Kiev ma anche la forte determinazione a consolidare lo sbocco democratico del recente cambiamento di regime. Aveva altresì sottolineato l`importanza della sottoscrizione della parte politica dell`Accordo di associazione tra l’UE e l`Ucraina e invitato una delegazione parlamentare della Camera dei deputati a effettuare una missione in Ucraina prima delle elezioni presidenziali del 25 maggio prossimo.

Nell’incontro con la Presidente del Comitato Schengen, Laura Ravetto (27 marzo 2014), i temi di discussione sono stati: il processo di integrazione avviato con l'Unione europea (in particolare la libera circolazione delle persone), la crisi economica nel paese, i rapporti con la Russia e le elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio prossimo (rispetto alle quali l'Ambasciatore ha nuovamente sollecitato l’invio di una delegazione parlamentare italiana). Una delegazione parlamentare del Comitato è stata invitata per una visita presso le Istituzioni ucraine.

 

La crisi in Ucraina (a partire dalle proteste di piazza “Euromaidan” che dal 17 gennaio 2014 avevano ripreso drammatico vigore in concomitanza con la promulgazione da parte dei Presidente Yanukovich di un pacchetto normativo che introduceva forti limitazioni per le manifestazioni pubbliche) e i successivi sviluppi sulla Crimea, hanno portato ad una serie di audizioni che sono qui di seguito elencate: 

Il 29 gennaio 2014 il Comitato permanente sui diritti umani costituito in seno alla Commissione affari esteri ha svolto un’audizione informale dei rappresentanti della comunità ucraina in Italia e dei movimenti di protesta (sono stati ascoltati anche il vescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina in Italia e Spagna, Dionisio Lachoviez, e il presidente dell'associazione cristiana degli ucraini in Italia, Oleksandr Horodetskyy).

A seguito dell’audizione il 5 febbraio 2014 si è tenuta alla Camera una conferenza stampa sugli sviluppi della crisi politica in Ucraina e i violenti scontri di piazza Maidan promossa dai membri del Comitato per i Diritti umani della Camera. Erano presenti i deputati Mario Marazziti (Pi), Khalid Chaouki (Pd), Eleonora Cimbro (Pd), Pia Locatelli (Psi), Arturo Scotto (Sel). Nel corso della conferenza sono state avanzate le proposte di abolire il regime dei visti per gli ucraini come segnale ''della forte attenzione'' dell'Italia alla comunità ucraina e che i leader a rischio della privazione della libertà possano fare richiesta di asilo politico in Italia.

Il 4 marzo 2014 innanzi alle Commissioni esteri congiunte della Camera del Senato, il Ministro degli esteri Mogherini riferiva sulla situazione dell’Ucraina, con particolare riferimento al Consiglio straordinario dei ministri degli esteri UE del giorno precedente, nel quale erano emerse preoccupazioni per l’escalation militare, suscettibile di condurre ad una nuova guerra fredda con la Russia, e anche ad una possibile e non augurabile divisione dell’Ucraina.

Il 5 marzo 2014 in sede di Commissioni riunite III e IV della Camera, il sottosegretario Giro ha reso una dichiarazione in merito agli sviluppi della crisi in Ucraina, segnalando, che:

·            l'Ucraina ha inviato a tutti gli Stati partecipanti dell'OSCE una richiesta di invio osservatori. La richiesta è stata notificata all'Italia attraverso il Ministero degli affari esteri. Lo stato maggiore della Difesa, interessato in merito, ha verificato la fattibilità tecnica di soddisfare la richiesta con idoneo personale, nel numero di due osservatori, che si uniranno ad altri forniti – per quanto noto allo stato attuale – dai seguenti Paesi: Stati Unti d'America, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Lettonia, Svezia; Lituania; Estonia, Finlandia, Slovacchia, Gran Bretagna, Polonia, Danimarca, Ungheria, Canada e Norvegia. Gli osservatori internazionali giungeranno in Ucraina al più presto, per poi operare, almeno per una settimana, in Crimea.

L’11 marzo 2014 la Commissione esteri della Camera, nel quadro dell’indagine conoscitiva sulla proiezione dell’Italia e dell’Europa nei nuovi scenari geopolitici, ha svolto l’audizione di rappresentanti di alcuni enti di ricerca a carattere internazionalistico (CESI, IAI e ISPI) con particolare riferimento alle conseguenze della crisi in Ucraina.

Il 18 marzo 2014 nell’ambito dell’audizione del Ministro degli affari esteri, sulle linee programmatiche del suo Dicastero, alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, il Ministro degli esteri è tornata, tra l’altro, sulla crisi ucraina, e nuovamente il 3 aprile 2014.

Il 30 aprile 2014 le Commissioni riunite III e IV della Camera e 3a e 4a del Senato, nell’ambito dell’audizione dei Ministri degli affari esteri e della difesa sulla situazione nella Repubblica Centro Africana e sui recenti sviluppi in Ucraina. Il Ministro Mogherini ha sottolineato che gli sviluppi sul terreno sono molto fluidi. La crisi resta caratterizzata da una fragilità sul terreno e da una sostanziale incomunicabilità tra le parti più direttamente interessate, con rischi molto seri di un ulteriore pericoloso deterioramento e di una deriva potenziale verso un conflitto civile aperto e dagli esiti del tutto imprevedibili.

Anche il 7 maggio 2014, nell’ambito dell’audizione del Segretario generale dell’OSCE, Amb. Lamberto Zannier, sulla proiezione dell’Italia e dell’Europa nei nuovi scenari geopolitici è stata sollevata la crisi ucraina.

Si segnala, inoltre, che nella Comunicazione sugli esiti della missione svolta ad Atene dal 3 al 4 aprile 2014 in occasione della Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), alle Commissioni riunite III e IV della Camera e 3a e 4a del Senato, pubblicate nel Resoconto del 16 aprile 2014, è stato evidenziato che, nel corso della Conferenza sul piano tematico, l’attenzione centrale è stata dedicata alla questione « Ucraina » e « rapporti con la Russia ».

Nelle Conclusioni finali approvate dalla Conferenza, tra l’altro, si invita i parlamenti nazionali a inviare in Ucraina, insieme al Parlamento Europeo e con il sostegno dell’OSCE/ODHIR, delegazioni di osservazione elettorale in occasione delle prossime elezioni presidenziali, al fine di sostenere l’impegno delle autorità ucraine a tenere elezioni pacifiche, libere ed eque previste per il 25 maggio; chiede alle autorità dell’Ucraina di continuare a compiere tutti i passi necessari per garantire inclusività, trasparenza e rispetto dei diritti umani, inclusa la tutela dei diritti delle minoranze.

 

Il 19 giugno 2013, l’on. Lia Quartapelle, Segretario della Commissione esteri, ha incontrato l’Ambasciatore Yevhen Perelygin.

Temi: gruppo parlamentare di amicizia Ucraina-Italia (è stata sollecitata da parte ucraina la ricostituzione del gruppo presso il Parlamento italiano); Accordo di Associazione con l’UE che dovrebbe essere firmato a novembre 2013 in occasione del vertice del Partenariato Orientale (l’accordo porterà alla costituzione di un’area di libero scambio tra UE e Ucraina con vantaggi economico commerciali per tutti i paesi coinvolti); importanza anche per Ucraina del semestre di presidenza UE dell’Italia e auspicio maggiore coinvolgimento dell’Italia nel Partenariato Orientale. Conferma da parte italiana dell’appoggio all’Ucraina in sede UE e impegno per ruolo dell’Italia nella “diplomazia della crescita”; importanza dell’Expo (per la quale Ambasciatore comunica la volontà di organizzare un padiglione).

 

 

 

 

Cooperazione multilaterale

Delegazioni Parlamentari

Il Parlamento ucraino invia delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d’Europa, dell’InCE (di cui è stata Presidente di turno nel 2012) e dell’OSCE, di cui ha esercitato la presidenza di turno nel 2013. Il Parlamento ucraino è membro associato dell’Assemblea parlamentare della NATO.

Missione di monitoraggio elettorale del 25 maggio 2014

L’Assemblea parlamentare dell’OSCE, l’Assemblea parlamentare della NATO, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il Parlamento europeo, e l’Office for Democratic Institutions and Human Rights dell’OSCE, parteciperanno alla missione di monitoraggio elettorale delle elezioni presidenziali anticipate del 25 maggio 2014. Capo della missione elettorale è l’italiana Tana de Zulueta.

Per quanto riguarda la partecipazione di parlamentari italiani si segnala che, allo stato attuale, è prevista la partecipazione degli onorevoli Andrea Rigoni in rappresentanza dell’Assemblea del Consiglio d’Europa; i senatori Luigi Compagna, Cristina De Pietro, Emma Fattorini, e gli onorevoli Vincenzo Amendola, Marietta Tidei in rappresentanza dell’Assemblea dell’OSCE; e l’onorevole Domenico Scilipoti in rappresentanza dell’Assemblea della NATO.

 

Si segnala, inoltre, che:

in seno all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il 9 aprile 2014, nel corso dell’ultima sessione plenaria, si è svolto in un dibattito di urgenza su “Recenti sviluppi in Ucraina: minacce al funzionamento delle istituzioni democratiche”.

L’Assemblea CdE, nella risoluzione approvata con 154 voti favorevoli, 26 voti contrari e 14 astensioni, ha giudicato illegale il referendum tenutosi in Crimea e non ne ha riconosciuto il risultato. Per il parlamentari del CdE nessuna giustificazione può essere addotta all’operato della Federazione Russa  e deve essere esplorata la possibilità di stabilire accordi in tema di sicurezza che possano assicurare l’indipendenza dell’Ucraina, la sovranità e l’integrità territoriale.

Al tempo stesso, l’Assemblea ha riconosciuto la legittimità delle nuove autorità ucraine, invitandole ad attuare un programma di riforme che assicurino il federalismo e il decentramento. Le autorità di Kiev sono inoltre state invitate ad attuare un maggiore equilibrio tra i poteri del Presidente e quelli del Parlamento, mettendo finalmente la costituzione ucraina in linea con gli standards del Consiglio d’Europa.

L’Assemblea ha infine chiesto che i colpevoli dei morti di Piazza Maidan siano assicurati alla giustizia, nel quadro di un’inchiesta che faccia piena luce sui fatti e sulle responsabilità a tutti i livelli.

La stessa Assemblea CdE, il successivo 10 aprile, ha dichiarato in una risoluzione adottata con 145 voti favorevoli, 21 contrari e 22 astensioni che l’annessione della Crimea rappresenta una chiara contraddizione con lo Statuto del Consiglio d’Europa e gli impegni assunti dalla Russia quando è entrata a far parte dell’organizzazione nel 1996, e ha deciso di sospendere alla delegazione russa il diritto di voto, il diritto di essere rappresentata negli organi del Consiglio d’Europa (Comitato dei Presidenti, Bureau, Commissione Permanente) e il diritto di partecipare alle missioni di osservazione delle elezioni. Il divieto varrà fino alla fine della sessione 2014 (26 gennaio 2015).

L’Assemblea si è riservata inoltre in futuro di annullare le credenziali della delegazione russa se non verrà annullata l’annessione della Crimea e alleggerita la tensione in Ucraina[3].

 

Per quanto riguarda l’Assemblea della NATO:

Riuniti a Riga (Lettonia) il 5 Aprile 2014, i leader dell'Assemblea parlamentare della NATO hanno condannato ogni minaccia all'integrità territoriale dell’Ucraina e hanno ritirato all'Assemblea federale della Federazione Russa lo status di membro associato.

 

Si segnala anche che, per quanto riguarda la riunione annuale dell’Assemblea InCE che si è svolta dal 24 al 26 settembre 2013 a Budapest, per la delegazione ucraina erano presenti alla riunione gli onorevoli Dmytro Svyatash (Partito delle Regioni), Presidente della delegazione, Ihor Yankiv, Olha Belkova, membro supplente, Olha Sikora, membro supplente; nel testo della Dichiarazione finale adottata si esprime l’auspicio affinché venga firmato l’Accordo di Associazione UE- Ucraina a novembre 2013 in occasione del summit del Partenariato Orientale (il paragrafo è stato aggiunto su proposta della delegazione ucraina).

 

Unione interparlamentare - UIP

E’ in via di ricostituzione la sezione di amicizia Italia-Europa centro-orientale e Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (Armenia, Azerbaijian, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Mongolia, Tajikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan). Presiede la sezione Elio Massimo Palmizio. Si segnala che il Gruppo italiano dell’Unione interparlamentare (UIP) ha già inviato ai gruppi parlamentari la richiesta formale di designare i parlamentari da ripartire nella varie sezioni di amicizia UIP; si è quindi in attesa delle designazioni degli altri componenti da parte dei gruppi.

 

Atti di indirizzo e controllo

Situazione politica in Ucraina:

Il governo il 7 maggio 2014 ha riposto in Assemblea alle Interrogazioni a risposta immediata n. 3-00807 Scotto “Iniziative volte alla soluzione della crisi ucraina, con particolare riferimento al rispetto dell'accordo di Ginevra del 17 aprile 2014”, n. 3-00808 Amendola “Iniziative volte a contrastare l'escalation di scontri e violenze in Ucraina”, n. 3-00809 Picchi, evidenziando, tra l’altro, che:

l'Italia ha sempre lavorato in questi mesi per una soluzione politica e diplomatica della crisi, basata su un dialogo inclusivo tra i diversi attori coinvolti, sia dentro il Paese che fuori il Paese.

È determinante rivitalizzare gli Accordi di Ginevra (si sono svolti e si svolgeranno incontri, a tutti i livelli e in vari formati,per valutare i passi necessari per rivitalizzare tali Accordi)  .

Rispetto alla possibilità di un'inchiesta indipendente evocata dall'Alto rappresentante Ashton: è fondamentale che il Consiglio d'Europa, che ha competenza anche storica, su questo settore, metta in campo tutti gli strumenti anche di assistenza alle strutture, alla magistratura, perché sia fatta piena luce non soltanto sui fatti di Odessa, ma anche sugli altri.

Non è in discussione, al momento, alcuna ipotesi di missione di peacekeeping sotto egida ONU, tanto meno sono in discussione iniziative NATO in questo senso. L'Italia partecipa, invece, come già sapete, con sette osservatori alla missione OSCE.

La nostra azione è stata quindi sempre mirata a fare in modo che la Russia possa tornare ad essere partner responsabile della comunità internazionale nel rispetto dei principi della legalità internazionale e, quindi, a mantenere aperto l'orizzonte del partenariato strategico e dell'Unione europea e della NATO con la Federazione Russa; così come ci auguriamo che la Federazione Russa possa tornare ad essere membro effettivo a titolo pieno del G8, (ieri nel mio incontro con Lavrov ho sottolineato la necessità che la Federazione Russa faccia dei passi concreti per implementare e realizzare gli accordi di Ginevra);

importanza della Russia nella gestione di tanti altri scenari, di sfide regionali e globali che ci riguardano insieme. dal disarmo e non proliferazione nucleare alla crisi in Siria, in Libia, al processo di pace in Medio Oriente, al negoziato con l'Iran sul nucleare,.

Nel caso in cui si riesca a rivitalizzare il processo di Ginevra e, a fare dei passi concreti per arrivare ad una soluzione politica e ad un cessate il fuoco sul terreno, l'Italia sarà felice di impegnarsi durante il proprio semestre di Presidenza della Unione europea per ricostruire un atteggiamento costruttivo e di partenariato strategico tra l'Unione europea e la Federazione Russa.

Sullo stesso tema, il governo aveva altresì risposto il 30 gennaio 2014 all’interrogazione a risposta in Commissione 5-01990 presentata da Amendola.

E’ tuttora in corso la mozione 1-00368 presentata da Arturo Scotto il 12 marzo 2014, che impegna il Governo, tra l’altro, a:

farsi carico di un lavoro di mediazione diplomatica che faciliti la ricerca di una soluzione pacifica della crisi ucraina, sia direttamente, sia attraverso le sue rappresentanze nelle istituzioni dell'Unione europea;

assumere iniziative per garantire i diritti delle minoranze e delle nazionalità;

svolgere un ruolo attivo nel garantire che le prossime elezioni politiche in Ucraina si svolgano sotto il controllo internazionale di organizzazioni, quali Osce e Onu, con l'invio di propri ispettori.

Sullo stesso tema la mozione 1-00208 presentata dalla senatrice Emma Fattorini  28 gennaio 2014 (iter in corso).

Si segnalano altresì l’interrogazione a risposta orale 3-00814 (iter in corso) presentata dal senatore Di Biagio il 18 marzo 2014, sulla tutela degli italiani di Crimea sull’eventuale riconoscimento dello status di popolo deportato e per l'ottenimento della cittadinanza italiana da parte degli italiani di Crimea; sullo stesso tema l’interrogazione a risposta scritta 4-04545 presentata da Edmondo Cirielli il 17 aprile 2014 (iter in corso)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-02335 presentato da Gianluca Pini sul referendum di autodeterminazione in Crimea a cui il governo ha risposto il 12 marzo 2014 evidenziando, tra l’altro, che:

risulta particolarmente grave controproducente l'indizione, da parte del Parlamento di Crimea, di un referendum sull'adesione della regione alla Federazione Russa per il prossimo 16 marzo.

Il referendum indetto in Crimea non appare in linea con il dettato della Costituzione ucraina, che prevede all'articolo 73 che ogni variazione dell'assetto territoriale dell'Ucraina vada deciso esclusivamente attraverso un referendum in tutto il paese. Per tale ragione, il Presidente ad interim Turchynov ha già eccepito l'illegittimità della risoluzione del parlamento di Crimea presso la Corte Costituzionale di Kiev.

Al referendum non si oppone soltanto la nuova dirigenza ucraina, ma anche parte della stessa popolazione della Crimea, quella di origine tartara. Il Mejilis, l'organo più rappresentativo della pur cospicua minoranza tartara (circa il 12% della popolazione della penisola) ha infatti annunciato il boicottaggio del referendum.

Il Governo italiano è fermamente convinto, assieme ai partner europei della necessità di preservare l'unità territoriale e l'integrità dell'Ucraina. Riteniamo fondamentale che, nel rispetto di tali principi, possano trovare soddisfazione le aspirazioni e le prerogative delle minoranze nazionali. In tale prospettiva, la disponibilità del Governo di Kiev a discutere un ampliamento dei diritti e dei poteri delle regioni e delle minoranze presenti nel Paese è un segnale positivo ed incoraggiante. Esso va sostenuto attraverso un dialogo costruttivo, che da parte italiana si ritiene poter portare avanti nel quadro di un gruppo di contatto internazionale, proposto alla controparte russa a Roma e del cui mandato si sta discutendo in queste ore. Esso costituirebbe uno strumento internazionale, trasparente ed imparziale, per avviare un dialogo diretto tra Kiev e Mosca, e percorrere concretamente la strada della distensione e della stabilizzazione.

E’ in corso l’interrogazione a risposta in Commissione 5-02528 presentata da Fraccaro il 2 aprile 2014 sulla eventuale sospensione licenze di esportazione per le attrezzature che potrebbero essere utilizzate a fini di repressione interna in Ucraina.

L’Assemblea della Camera il 19 marzo 2014 ha approvato la Risoluzione in Assemblea 6-00056 presentato dall’on. Speranza, con la quale si impegna il governo, tra l’altro a:

confermare la disponibilità dell'Unione europea a sostenere sia la scelta sovrana dell'Ucraina verso l'integrazione economica e l'associazione politica con l'Unione europea che la sua integrità territoriale nonché ad assistere l'Ucraina nel processo di risanamento dell'economia e di riforme interne, dando seguito alla decisione dei Capi di Stato e di Governo UE di procedere alla firma della sezione politica dell'Accordo di Associazione in occasione del Consiglio europeo del 20-21 marzo,  reiterando l'invito all'Ucraina ad una maggiore inclusività ed al rispetto di diritti e prerogative delle minoranze nazionali.

E’ in corso l’iter della Risoluzione in Commissione 7-00269 presentata dall’on. Marazziti il 20 febbraio 2014, che impegna, tra l’altro, il Governo a:

ad aprire una corsia privilegiata per la richiesta di asilo per le persone più a rischio della vita in questa fase, in sede europea, e a riconsiderare il regime dei visti verso la popolazione ucraina;

a farsi carico di un lavoro di mediazione diplomatica che faciliti la ricerca di una soluzione pacifica e di una ricomposizione socio-politica in Ucraina, sia direttamente che attraverso le sue rappresentanze nelle istituzioni dell'Unione europea, e che apra la strada a una maggiore vicinanza economica e politica tra Ucraina e Unione europea, nel rispetto delle volontà e dell'autodeterminazione del popolo ucraino.

ISAF – Ucraina: Si segnala inoltre che nel corso dell’esame del disegno di legge recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, (A.C. 1670-A/R) il 4 dicembre 2013 è stato accolto l’OdG dell’on. Pilozzi con il quale, ricordando, tra l’altro, che il 7 agosto 2013, a Bruxelles, è stato siglato il Technical Agreement tra Italia e Ucraina per il supporto logistico al personale ucraino inserito nel contingente italiano nell'ambito del Regional Command West (RC-W) di ISAF. Scopo dell'Accordo tecnico, definire le intese, le responsabilità, i principi e le procedure in base alle quali le forze ucraine opereranno con le nostre forze nella missione ISAF; che l'Ucraina è un Paese che non aderisce direttamente alla NATO, ma vi figura come partner esterno avendo iniziato un «Intensified Dialogue» con essa solo a partire dal 2005, si impegna il Governo a comunicare al Parlamento informazioni riguardo alla natura dell'accordo siglato a Bruxelles tra Roma e Kiev, specificando se le risorse economiche utilizzate per il Technical Agreement sono comprese nel comma 1, articolo 1, del decreto-legge n.10 ottobre 2013 n.114.


Legislature precedenti

 

Merita segnalare che, per quanto riguarda la XVI Legislatura, la Camera dei deputati ha seguito con attenzione costante l’evolversi della situazione politica in Ucraina dopo la vittoria alle elezioni presidenziali (l’Ucraina è una Repubblica presidenziale) del leader dell’opposizione Viktor Yanukovich del Partito delle Regioni (filo-russo). A questa è seguito il forte inasprimento del confronto politico interno tra maggioranza e opposizione che ha portato ad una serie di azioni giudiziarie, considerate “selettive” da parte di diversi osservatori, ai danni di esponenti della precedente compagine governativa, ovvero l’arresto di ex Ministri compreso oltre a quello dell’ex Primo Ministro Yulia Tymoshenko.

Il “caso Tymoshenko” ha ricevuto quindi una forte attenzione. Si ricorda che il 21 marzo 2012 il Presidente della Camera Fini, ha ricevuto in colloquio privato Eugenia Tymoshenko, figlia dell’ex Premier Yulia Tymoshenko (nella stessa mattina Eugenia Timoshenko ha avuto incontri con l’on. Pier Ferdinando Casini, e con l’on. Walter Veltroni).

Il 18 aprile 2012 la Commissione affari esteri ha incontrato una delegazione parlamentare e governativa ucraina. All’incontro hanno preso parte anche alcuni deputati componenti di altre Commissioni. Nel corso dell’incontro è stato affrontato il tema della lotta alla corruzione e la situazione dei diritti umani in Ucraina; un duro confronto si è sviluppato sul caso dell’ex premier Yulia Tymoshenko.

Il 21 marzo 2012 il Comitato permanente sui diritti umani della Camera dei deputati, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, ha svolto l’audizione di Eugenia Tymoshenko[4], sulla situazione dei diritti umani in Ucraina. Più deputati presenti all’incontro, appartenenti ai diversi schieramenti politici, hanno poi presentato una risoluzione  sul caso Tymoshenko che è stata poi depositata il 2 aprile 2012 alla Camera.

Si segnala che il caso Tymoshenko è stato più volte affrontato in sede CdE (risoluzione n. 1862 sul funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina[5], adottata il 26 gennaio 2012 l’Assemblea parlamentare) e dell’OSCE (risoluzione 9 luglio 2012 presentata dall’on. Matteo Mecacci e approvata dall’Assemblea, sulla situazione dei diritti civili e politici in Ucraina, con la quale si chiede la liberazione di Yulia Tymoshenko e degli altri ex esponenti governativi incarcerati esortando le autorità ucraine a garantire loro le cure mediche necessarie, e a consentire a membri dell'OSCE di poterli visitare). Anche nel corso dell’incontro tra il Presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’OSCE, on. Riccardo Migliori, ed il vice ministro ucraino degli Affari Esteri, Victor Mayko (7 marzo 2012) era stata espressa forte preoccupazione per lo stato di detenzione e di isolamento di Yulia Tymoshenko, ed avanzata la richiesta di verificare il suo stato di salute. Inoltre, l’Assemblea OSCE, nella riunione invernale del febbraio 2012, aveva ascoltato la testimonianza della figlia Eugenia Tymoshenko, nell’ambito della Commissione Democrazia, diritti umani e questioni umanitarie presieduta dall’on. Matteo Mecacci.

Si segnala anche che il 29 novembre 2012 si è svolta a Montecitorio la cerimonia per la firma del Trattato tra Ucraina e Moldova sulla cooperazione nella conservazione e nello sviluppo sostenibile del bacino del fiume Dnestr.

 

Visite Ufficiali

Si segnala che nel corso della XIV legislatura, l’allora Presidente della Camera Casini, si è recato in visita ufficiale in Ucraina il 14 febbraio 2005; nel corso della visita ha incontrato il Presidente Yushenko, il Primo Ministro Tymoshenko e il Ministro degli Esteri Tarasyuk.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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[1] Era presente anche il sen. Roberto Formigoni, Presidente della Commissione Agricoltura del Senato.

[2]Il Ministro Kozhara era accompagnato dal Direttore politico del Ministero degli affari Esteri dell'Ucraina Sig. Yatsuk, dal Direttore Generale del Dipartimento del MAE che si occupa della cooperazione bilaterale tra l'Ucraina e l'Italia Sig. Melnik, e dall’Ambasciatore dell'Ucraina in Italia, Sig. Perelygin.

[3] Anche in occasione della I parte della Sessione Ordinaria 2014 nella riunione del 30 gennaio 2014, l’Assemblea del CdE ha svolto un dibattito urgente nell’ambito del quale sono state adottate la Risoluzione 1974[3] e la Raccomandazione 2035[3] sul “funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina”. I parlamentari hanno sollecitato le autorità ucraine a avviare negoziati franchi, onesti, efficaci con le opposizioni, a cercare rapidamente un largo consenso sull’allineamento geopolitico e sulle riforme democratiche e costituzionali del paese. I parlamentari osservano che il rigetto delle leggi antiprotesta e le dimissioni del governo sono un primo passo verso una pacifica soluzione della crisi politica, che apre un’opportunità che va colta dalla maggioranza e dalle opposizioni. La risoluzione fa quindi appello alla polizia e ai dimostranti di astenersi da ogni forma di violenza e chiede che l’eventuale uso sproporzionato della forza e violazioni dei diritti umani siano opportunamente perseguiti. L’Assemblea, inoltre, saluta l’iniziativa del Segretario Generale del CdE di costituire un panel consultivo indipendente per investigare sui violenti incidenti occorsi durante le proteste. L’Assemblea, invece, aveva deciso di non considerare la possibilità di sospendere il diritto di voto della delegazione ucraina. Si riservava tuttavia di considerare eventuali sanzioni nella sessione di aprile qualora “si verifichino gravi violazioni dei diritti umani o se le proteste di piazza Indipendenza vengano soffocate con la forza”

[4]     Eugenia Tymošenko era in Italia per sostenere la campagna per la liberazione della madre. Gli incontri previsti a Roma, martedì 20 e mercoledì  21 marzo, sono stati organizzati dall’on. Giannni Vernetti, coordinatore dell’Alliance of Democrats, associazione che sostiene la candidatura della Tymošenko  a premio Nobel per la Pace 2012. Eugenia Tymošenko era accompagnata dall'ex vicepremier ucraino e leader del People’s Movement of Ukraine (partito del Blocco Tymošenko), Grigori Nemyrya.

[5]     Nel documento adottato si esprime, tra l’altro, preoccupazione per i processi penali intentati contro esponenti di governo per abuso di ufficio e eccesso di poteri, tra cui l’ex Ministro dell’Interno, Juriy Lutsenko, e l’ex Primo Ministro, Yulia Tymoshenko; si chiede inoltre una modifica degli articoli 364 e 365 del Codice penale ucraino, e di promuovere una riforma del sistema giudiziario ucraino. e OSCE.

SERVIZIO STUDI

 

Camera dei deputati

XVII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

Missione a Kiev

 

13-15 maggio 2014

 

 

 

 

 

 

n. 119

 

 

 

12 maggio 2014

 


Servizio responsabile:

Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri

( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

Hanno collaborato:

Servizio Rapporti internazionali

( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

 

La documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia citata la fonte.

File: ES0210.doc

 


INDICE

 

Programma della missione

Schede di lettura

Sintesi cronologica degli ultimi avvenimenti 9

§  L’adozione delle sanzioni internazionali contro Mosca  9

§  L’emergere di focolai separatisti nell’Ucraina sudorientale ed il dispiegamento delle forze russe ai confini del paese  11

§  Gli sviluppi del contenzioso russo-ucraino in materia energetica  14

§  Il fragile accordo di Ginevra  15

§  L’approvazione di nuove sanzioni contro la Russia  16

§  L’offensiva delle forze ucraine  18

§  La presentazione della Road Map dell’OSCE e lo svolgimento del referendum separatista nell’Ucraina sud-orientale  19

Rapporti tra l’Unione Europea e l’Ucraina (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione Europea) 23

§  Crisi in Ucraina  24

§  Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina elaborato dal Servizio per l’azione esterna dell’UE  28

§  Iniziative della Commissione europea  30

Rapporti parlamentari con l’Ucraina (a cura del Servizio Rapporti Internazionali) 33

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§  N. Sartori ‘G7 Energia e crisi in Ucraina’, in: www.affarinternazionali.it, 5 maggio 2014  47

§  F. Santopinto ‘La crisi anche per un dialogo mancato’, in: www.affarinternazionali.it, 5 maggio 2014  47

§  S. Silvestri ‘3D per Putin’, in: www.affarinternazionali, 3 maggio 2014  47

§  F. Bascone ‘1914-2014: lezioni della storia di fronte alla crisi ucraina’, in: www.aspeninstitute.it, 7 maggio 2014  47

§  R. Menotti ‘Perché sull’Ucraina si rischia una vera guerra fredda’, in: www.aspeninstitute.it, 30 aprile 2014  47

§  S. Casertano ‘Le opzioni energetiche nella vicenda russo-ucraina’, in: www.aspeninstitute.it, 30 aprile 2014  47

§  M. Rjabcuk ‘Est contro ovest, il falso mito delle due Ucraine’, in: Limes, 8 maggio 2014  47

§  D. Flores ‘Energia: l’urgenza della Cina, l’Ucraina e i due forni di Putin’, in: Limes, 7 maggio 2014  47

 

 


 

Programma della missione

 


 

Ambasciata d’Italia
KIEV

 

                                         BOZZA

 

Programma visita a Kiev Delegazione Camera dei Deputati

 (Kiev, 13-15 maggio 2014)

 

Martedì 13 maggio 

Ore 14.00                    Arrivo della Delegazione

                                  (aeroporto Borispol con volo Az480, Terminal D proveniente da Roma). Ad accogliere:                  Amb. Fabrizio Romano e personale dell’Ambasciata (ad attendere auto e minivan ).

 

Ore 15,15                    Incontro con il Presidente della Commissione per l’Integrazione Europea della Rada, Grigory Nemyria (Commissione, Interprete, ….)

                                  (auto e minvan)

 

Ore 16,00                    Incontro con Presidente Commissione Esteri della Rada, Vitaly Kaliuzhniy

                                  (via Sadova, 3-a, piano 8, ingresso dalla strada Sadova)

                                  (auto e minvan)

                                                                

 

Ore 17, 00                   Incontro con Natalia Galibarenko, Vice Ministro degli Affari (Ministero Affari Esteri).

 

A seguire                    Trasferimento e sistemazione presso Hotel Radisson

                                  (auto e minvan)

 

Ore 19,20                    Partenza da Hotel Radisson per la Residenza dell’Ambasciatore

                                  (auto e minivan)

 

Ore 20,00                    Pranzo offerto dall’Ambasciatore Fabrizio Romano

                                  (via Sedovtsiv,14 – Kiev ) – Partecipa il Capo Missione OSCE/ODIHR, Tana de Zulueta (presenza da confermare)

 

Al termine                   Rientro in hotel

 

Mercoledì 14 maggio 

 

Ore 09,00-10,30            Incontro con Prof. Pogrebinsky, politologo, titolare della

                                  (Sala Riunioni IV piano , Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)        

 

                                  Incontro con Prof. Fesenko

                                  (Sala Riunioni IV piano , Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)  (da confermare)

 

 

Ore11,00                     Incontro con i rappresentanti dei Partiti: Partito delle Regioni (Kojhara, da confermare), Partito Comunista (Simonenko o Vice,  da confermare), Petro Poroshenko (candidato alla Presidenza, da confermare), Olga Bogomolez, Bulatov (Leader Automaidan e attuale Ministro dello Sport) (da confermare)

 

Ore 13,00                    Colazione presso ristorante “Millemiglia” con Savik Shuster, giornalista ed opinionista.

                                  (Hotel Radisson)

 

 

Ore 17,00                    Eventuale punto stampa con corrispondenti italiani presenti nel Paese (da confermare).

                                  (Sala Riunioni IV piano, Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)

 

In alternativa                Incontro con S.E. il Nunzio Apostolico, Thomas Gullikson

 

Ore 20,00                    Pranzo presso ristorante Spotekash’’

 

 

Giovedì 15 maggio 2014

 

Ore 07,30                    Partenza della Delegazione da Hotel Radisson per per Aeroporto  Borispol

                              (Auto +minivan)

 

Ore 10.00                    Partenza della Delegazione per Roma (volo PS305)

 

Ore 11,55                    Arrivo a Roma

 


INFORMAZIONI UTILI

 

Ambasciata d’Italia

Vul. Yaroslaviv Val 32/B

Segreteria                                        0038 044 230 3115 – 2303108

Cell. di emergenza                                      00380503102111 

Fax                                                              0038044 230 31 03             

e-mail:                                             ambasciata.kiev@esteri.it ;  segreteria.kiev@esteri.it

 

Primo Segretario  Matteo Cristofaro

Cellulare                                                                (0038) 0504403087

 

Primo Segretario Andrea Domeniconi 

Cellulare                                                                (0038) 0965450640

 

Secondo Segretario Luca Trabalza

Cellulare                                                               (0038099 6104081)

 

Segreteria Ambasciatore Maria Tramontana

Cellulare                                                                (0038) 095 8209954

 

 

Autisti

Sig. Sergey                                                          (0038) 067 4665770

 

Sig. Dmitro                                                           (0038) 050 9274127

 

Autista Minivan                                                   (0038…….)

 

 (HOTEL RADISSON BLU

22 Yaroslaviv Val Street,

 Kyiv, 01034, Ukraine

Tel. : +38 044 492 22 00

Fax  +38 044 492 22 15

 

Residenza Ambasciatore

via Sedovtsiv,14, Kiev                                           (0038) 044 2868835

14, Sedovtsiv street, Kiev

вул.Сєдовців,14,Київ

ул. Седовцев,14,Киев

 

 


Schede di lettura

 


Sintesi cronologica degli ultimi avvenimenti

 

    L’adozione delle sanzioni internazionali contro Mosca

            Il 18 marzo il Giappone si univa al fronte delle sanzioni contro Mosca, congelando i previsti negoziati bilaterali su grandi progetti di investimento e sulla collaborazione nel campo dell’utilizzazione pacifica dello spazio; il presidente Putin informava il Parlamento russo in via ufficiale della richiesta della Crimea di entrare a far parte della Federazione. Subito dopo Putin disponeva solennemente al Cremlino per l’approvazione della bozza di accordo con la Crimea relativa all’annessione della penisola alla Federazione russa – era intanto stato annullato l’incontro a Mosca dei ministri degli esteri e della difesa della Russia con gli omologhi francesi. Per Sebastopoli è stato previsto uno status federale analogo a quello vigente per Mosca e San Pietroburgo.

Il riconoscimento dell'annessione della Crimea alla Federazione russa  provocava immediatamente reazioni da parte dell’Ucraina e dell'Occidente, accomunate dalla condanna della condotta russa e dal non riconoscimento dell’annessione. Secondo il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini si trattava di un grave sviluppo negativo della crisi, suscettibile di porre la Russia in un preoccupante isolamento in ragione delle sue azioni unilaterali e prive di giustificazione. In Crimea intanto una sparatoria davanti a una base ucraina alla periferia della capitale Simferopoli provocava due morti e due feriti.

Mentre proseguiva l'occupazione progressiva delle basi ucraine da parte dei russi, apparentemente senza combattimenti - nel contesto della quale il 19 marzo sarebbe stato posto agli arresti il capo della flotta ucraina Serhiei Gaiduk, del quale con un gesto distensivo il ministro della difesa russo ha chiesto subito la liberazione ai dirigenti della Crimea – l’Ucraina annunciava di voler abbandonare, come già fece la Georgia dopo la guerra con i russi del 2008, la Comunità degli Stati indipendenti. Kiev ha inoltre chiesto all'ONU di dichiarare la Crimea zona demilitarizzata, proprio nell'imminenza della visita del segretario generale Ban Ki-moon a Mosca.

Gli Stati Uniti, anticipava il vicepresidente Joe Biden, potrebbero inviare truppe negli Stati baltici al fine di rassicurarli contro possibili minacce da parte russa. Il presidente Obama chiariva tuttavia che ciò non significa per gli USA voler intervenire militarmente in Ucraina.

Assai più netta la presa di posizione del segretario generale della NATO Rasmussen, che accusava la Russia di aggressione militare e ha definito la crisi della Crimea la più grave minaccia alla sicurezza dell'Europa dai tempi della Guerra Fredda. Più sfumata invece la posizione del Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, per il quale è necessario tenere aperto un canale di dialogo con la Russia proprio per evitare l'incubo di un ritorno alla Guerra Fredda.

Per quanto riguarda i riflessi nel nostro Paese della crisi ucraina, va ricordato il rischio che essa comporta anche per i progetti dell'ENI con la Russia, in primis il gasdotto Southstream: pessimismo veniva espresso a tale proposito dall'amministratore delegatole dell'ENI Paolo Scaroni il 20 marzo, durante un'audizione presso la Commissione attività produttive della Camera. In particolare, Scaroni ha messo in luce come siano in pericolo le autorizzazioni da parte dell'Unione europea indispensabili per portare avanti il progetto Southstream.

Sul fronte delle sanzioni la giornata del 20 marzo registrava una nuova puntata: infatti, mentre l'Ucraina elevava ulteriormente il livello di allerta delle proprie forze armate, e si diceva pronta a rispondere militarmente a ogni tentativo di nuove annessioni dei propri territori sudorientali, il presidente USA firmava un decreto per estendere la “lista nera” contro gli alti funzionari russi e le persone vicine all'entourage di Putin. Per converso, dalla Russia partivano sanzioni contro dirigenti e politici americani vicini al presidente Obama. Accortamente più sfumato l'atteggiamento del Cremlino verso i paesi europei, per quanto questi  annunciassero nel Vertice dei Capi di Stato  e di governo di Bruxelles l’estensione della lista di persone colpite dal blocco ai visti per il territorio europeo e dal congelamento dei beni ivi detenuti, nonché la sospensione del G8: infatti non sfugge a Mosca la differenza di accenti tra Stati Uniti e Unione europea, con quest'ultima evidentemente più timorosa degli effetti negativi di un ulteriore inasprimento sanzionatorio contro la Russia. Proseguiva intanto il cammino istituzionale per la piena integrazione della Crimea nella Russia, con l'approvazione del trattato di annessione da parte della Duma. Nella mattinata del 21 marzo il Senato russo procedeva del pari all'approvazione del trattato, che veniva promulgato poche ore dopo dal presidente Putin. Nel frattempo tuttavia il premier ucraino Iatseniuk aveva firmato a Bruxelles la parte politica dell’Accordo di associazione con l'Unione europea.

La tensione tra Russia e Ucraina si traslava immediatamente anche sul piano economico-finanziario: infatti il premier russo Medvedev ricordava il debito dell’Ucraina con la Russia, pari a 16 miliardi di dollari, soprattutto relativi a forniture di gas non pagate. Subito dopo Iatseniuk ribadiva che la perdita della Crimea, con la nazionalizzazione di ingenti proprietà dello Stato ucraino, equivaleva a un danno di centinaia di miliardi di dollari: Iatseniuk minacciava poi un ricorso a breve termine alla giustizia internazionale per ottenere il relativo risarcimento. In realtà entrambi i contendenti fronteggiano uno scenario economico difficile, per il vero assai più per l’Ucraina: le sanzioni hanno provocato un calo della Borsa di Mosca, mentre le principali agenzie internazionali hanno abbassato il rating russo da stabile a negativo. D'altra parte l'Ucraina si è vista annullare lo sconto del 30% sul gas russo, mentre con l'annessione della Crimea mille metri cubi di gas russo costeranno a Kiev ulteriori 100 dollari, per il venir meno della necessità del permesso ucraino alla flotta russa del Mar Nero di permanere fino al 2042 nella base di Sebastopoli. L'Armenia intanto procedeva a riconoscere l'annessione della Crimea alla Federazione russa e, come reazione, vedeva richiamato a Kiev l'ambasciatore ucraino.

Il Vertice europeo di Bruxelles, oltre alla firma della parte politica dell'Accordo di associazione, riscontrava un rinnovato appoggio dell'Unione europea a Kiev, decretando anche la libera vendita dei prodotti della Crimea nel territorio europeo solo se transitati in Ucraina – e in caso contrario, annunciando pesanti penalizzazioni. La Francia dal canto suo annunciava la sospensione della cooperazione militare con Mosca e gli Stati membri hanno ricevuto mandato, unitamente alla Commissione, di mettere allo studio ulteriori misure calibrate in campo economico, da attuare in caso di una nuova escalation militare da parte russa. La Commissione europea, inoltre, si vedeva conferire l'incarico di mettere a punto entro giugno un piano per ridurre al maggior grado possibile la dipendenza energetica dalla Russia.

Va comunque rilevato come una delle proposte uscite dal Vertice europeo, ovvero l'invio di una missione OSCE in Ucraina, operativa dal 23 marzo, sia stata accolta dalla Russia.

          L’emergere di focolai separatisti nell’Ucraina sudorientale ed il dispiegamento delle forze russe ai confini del paese

Il 22 marzo a Kiev si recavano il ministro degli esteri tedesco Steinmeier e il primo ministro canadese Harper, recando sostegno al nuovo corso ucraino, in un contesto in cui restavano alti i timori sia per l'attacco della Russia alle ultime basi ucraine che resistevano in Crimea, sia per le nuove esercitazioni militari lanciate da Mosca, suscettibili di collegarsi a focolai separatisti nuovamente  manifestatisi nella parte sudorientale dell’Ucraina, segnatamente a Donetsk e Kharkiv, dove migliaia di manifestanti chiedevano di tenere referendum analoghi a quello della Crimea. La conquista delle basi ucraine nella penisola del Mar Nero ha visto senz’altro  una parte dei militari coerenti con il proprio giuramento tentare una qualche forma di resistenza, quasi sempre inefficace. D'altro canto però numerosi militari ucraini venivano fortemente agevolati dalla Russia ad entrare nel proprio esercito mantenendo il grado originario, e per di più con una paga notevolmente superiore.

Il 23 marzo emergeva un'ulteriore preoccupazione, soprattutto da parte della NATO, per un possibile intervento delle truppe russe ammassate al confine orientale dell’Ucraina - che secondo il capo delle forze NATO in Europa, generale Breedlove, erano consistenti e pronte al combattimento - nel territorio secessionista moldavo della Transnistria, abitata da russofoni e dalla quale nei giorni precedenti erano venuti appelli a Mosca per un’annessione analoga a quella della Crimea. Nella stessa giornata il presidente della Bielorussa Lukashenko dichiarava, in una sorta di riconoscimento di fatto, che la Crimea era ormai parte del territorio russo: conseguentemente, anche l'ambasciatore a Minsk veniva richiamato dall’Ucraina.

Il 24 marzo vi era da parte dell’Ucraina la presa d'atto della situazione sul terreno in Crimea: il Consiglio di sicurezza nazionale, d'accordo con il ministero della difesa di Kiev, annunciava il ritiro delle proprie rimanenti truppe dislocate nella penisola. Poche ore prima circa duecento soldati russi avevano assaltato la base navale di Feodosia, prendendone possesso, ma stavolta provocando il ferimento di alcuni soldati di Kiev. Il ministro della difesa russo Shoigu, primo esponente del governo a recarsi in Crimea dopo l'annessione,  procedeva a nominare l'ex capo di stato maggiore della marina ucraina Berezovski vicecomandante della flotta russa del Mar Nero – Berezovski era stato tra i primi a giurare fedeltà alle nuove autorità della Crimea filorussa.

Sempre il 24 marzo, in margine ai lavori del Vertice sulla sicurezza nucleare dell'Aja, si riunivano i Capi di Stato e di governo del G7, i quali decidevano di non incontrare più Putin finché persisterà nel suo atteggiamento nei confronti dell’Ucraina. Veniva così cancellato il Vertice annuale G8 previsto a Sochi, mentre il G7 si terrà a Bruxelles nel mese di giugno.

La decisione del G7 è stata spiegata con la chiara violazione del diritto internazionale costituita dall’atteggiamento russo verso la Crimea: l'annessione è stata condannata e non riconosciuta. Il comunicato finale del G7 minaccia anche di intensificare le sanzioni con un crescente impatto sull'economia russa. Nel comunicato ha trovato però spazio anche un riferimento alla via diplomatica che deve restare aperta - e non manca la soddisfazione per l'accettazione russa della missione dell'OSCE in Ucraina. Inoltre, durante il Vertice sulla sicurezza nucleare vi è stato un importante segnale di un possibile inizio di distensione, con l'incontro del ministro degli esteri russo Lavrov con il suo omologo ucraino Deshizia, il primo contatto diretto al massimo livello tra i due paesi.

Il 25 marzo, nonostante la dura presa di posizione del G7 del giorno precedente, la Russia, per bocca del portavoce di Putin Peskov, si diceva pronta e interessata a riprendere i contatti al più alto livello con i partner del G8. Peskov ha inoltre dichiarato che, non essendovi più secondo la Russia un potere legittimo a Kiev, Mosca non si sentiva più obbligata a rispettare l'accordo per lo sconto sulle forniture di gas firmato in dicembre da Putin e Ianukovich, né tantomeno l'accordo per l'affitto dall’Ucraina della base di Sebastopoli, divenuta ormai parte integrante del territorio russo.

Nella stessa giornata del 25 marzo si dimetteva il ministro della difesa ucraino ammiraglio Teniukh – dimissioni che il parlamento in una prima votazione aveva rifiutato -, cui subentrava il generale Koval. Teniukh si era assunto la responsabilità della conduzione sfortunata della resistenza delle truppe ucraine in Crimea all'arrivo dei russi.

Emergeva intanto la forte preoccupazione degli Stati Uniti e della NATO per il concentramento di truppe russe sui confini ucraini: Rasmussen dichiarava che l'Alleanza Atlantica aveva tutti i piani pronti per difendere gli Stati membri e sostenere i suoi partner. La posizione di Rasmussen era rafforzata dal presidente Obama  durante una conferenza stampa all'Aja, nella quale il capo dell'Amministrazione USA assicurava agli alleati garanzie mediante appositi piani di emergenza. Obama si è spinto a citare l'articolo 5 del Patto Atlantico, che prevede il sostegno di tutti gli alleati a un paese della NATO che dovesse subire un attacco militare.

Il 27 marzo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvava una risoluzione in base alla quale l’annessione della Crimea alla Russia veniva dichiarata illegale: ciononostante, le preoccupazioni ucraine erano alimentate dalla presenza in prossimità del confine con la Russia di circa centomila soldati di Mosca. A sostenere Kiev interveniva un accordo di massima con il Fondo monetario internazionale  per rendere possibili prestiti fino a 18 miliardi di dollari a favore dell’Ucraina, avvicinandosi in questo modo - tenuto conto degli aiuti già precedentemente concordati - in linea di massima alle richieste di Kiev.

Dopo diversi giorni di tensione, durante i quali la Russia sperimentava anche il proprio isolamento internazionale - stante la freddezza della Cina e dell’India sulla questione della Crimea -, a seguito di ripetuti contatti telefonici ad alto livello con le autorità di vertice degli Stati Uniti il presidente Putin decideva di ordinare (31 marzo) un parziale ritiro delle truppe dalla frontiera con l’Ucraina, pur insistendo sulla necessità di riforme in senso federale nel vicino paese, onde garantire i diritti della vasta minoranza russofona delle regioni sud-orientali.

 Il 1º aprile i ministri degli esteri della NATO riuniti a Bruxelles decidevano di sospendere ogni forma di cooperazione civile e militare con la Russia - la NATO riferire altresì di non poter confermare il ritiro seppur parziale delle truppe russe dai confini con l’Ucraina. Secondo l’Alleanza Atlantica, inoltre, erano imminenti nuove iniziative per il rafforzamento del dispositivo di difesa nei paesi baltici e dell’Europa orientale membri dell’Alleanza, ma per i quali la crisi ucraina ha creato un clima di grande preoccupazione nei confronti di Mosca.

 

Gli sviluppi del contenzioso russo-ucraino in materia energetica

Il 3 aprile il colosso russo del gas Gazprom metteva in pratica quanto già minacciato alcune settimane prima dalle autorità di Mosca, con un aumento di  100 dollari per mille metri cubi di gas nei confronti dell’Ucraina, giustificato dal venir dei diritti di Kiev sulla Crimea, e quindi degli obblighi russi per l’affitto pluridecennale della base militare della flotta del Mar Nero. Gazprom ha inoltre ventilato la possibilità che le controversie con l’Ucraina compromettano alla fine anche la stabilità dei flussi del gas russo verso l’Unione europea, che per l’Ucraina deve transitare.

Va detto però che, a parziale ristoro del danno arrecato a Kiev dalla fine degli sconti sulle forniture russe di gas, nelle stesse ore il Parlamento europeo approvava a grande maggioranza l’abolizione, a partire da maggio, di gran parte delle tariffe doganali nei confronti dei beni industriali provenienti dall’Ucraina, aggiungendovi una serie di riduzioni, mentre anche i quattro quinti dei dazi sui prodotti agricoli di Kiev in ingresso in Europa sono stati abbattuti, peraltro senza richiesta di reciprocità

 Il 7 aprile si verificava l’assalto alle sedi dei governi locali a Donetsk – ove  gli assalitori proclamavano una Repubblica indipendente e richiedevano un referendum per unirsi alla Russia -, nonché a Kharkiv e Luhansk. Il premier ucraino Jatseniuk accusava Putin di avere un piano per la distruzione dell’Ucraina. Mentre gli Stati Uniti ammonivano la Russia a non oltrepassare con proprie forze militari i confini con Ucraina, forze speciali di Kiev riuscivano il giorno successivo a riprendere il controllo di Kharkiv, operando una settantina di arresti. Mosca dal canto suo ammoniva sui rischi di guerra civile in Ucraina sudorientale, ma gli Stati Uniti denunciavano esplicitamente la presenza di agenti russi nelle rivolte del giorno precedente, il cui scopo sarebbe stato quello di destabilizzare la situazione e rendere possibile un intervento russo in analogia a quanto avvenuto per la Crimea.

Mette da parte ucraina e russa vi erano rispettivamente la minaccia di interrompere quanto prima le importazioni di gas e quella speculare  di tagliare le forniture in caso di persistente mancato pagamento dei debiti pregressi, e mentre il premier ucraino Iatseniuk si spingeva ad offrire più ampi poteri alle regioni orientali ancora teatro di azioni armate dei separatisti russi.

Il 12 aprile l’offensiva dei filorussi nell’est dell’Ucraina conosceva una nuova accelerazione in altre quattro città, impadronendosi di edifici chiave per la sicurezza. Il giorno successivo falliva il tentativo di forze speciali ucraine di sgomberare i filorussi operanti nella città di Slovyansk: nell’operazione perdeva la vita un agente ucraino e cinque venivano feriti. Il 14 aprile i ministri degli esteri dell’Unione europea concordavano sull’estensione dell’elenco delle persone colpite dalle sanzioni in seguito alla crisi ucraina: mentre i presidenti russo e americano si confrontavano telefonicamente, da Slovyansk i filorussi richiedevano a Putin di inviare truppe. Da Kiev emergeva un’apertura, prevedendo di poter svolgere in maggio un referendum in vista di un’apertura in senso federale a favore delle regioni sudorientali del paese.

Il 15 aprile il presidente ucraino Turcinov annunciava l’inizio di quella che definiva operazione antiterrorismo contro i separatisti filorussi in azione nelle regioni sudorientali del paese: le forze fedeli a Kiev conseguivano un primo successo con la riconquista della base aerea di Kramatorsk, nei pressi di Donetsk, nel corso della quale vi sarebbero state secondo Mosca alcune vittime tra i separatisti. A rendere ancor più tesa la situazione giungevano dalla Transnistria appelli di esponenti politici alla Russia e alle Nazioni Unite per il riconoscimento dell’indipendenza della regione separatista dalla Moldova. La controffensiva di Kiev veniva però bloccata quasi subito, anche per l’intervento di numerosi civili filorussi, la cui massiccia presenza scoraggiava i militari dall’uso delle armi: in tal modo, anche diversi veicoli corazzati venivano sequestrati ai soldati ucraini. La NATO intanto procedeva ad ulteriori incrementi nei sorvoli militari sui paesi baltici e nel dispiegamento di forze terrestri, aeree e navali in prossimità dello scenario ucraino.

Il fragile accordo di Ginevra

Il 17 aprile segnava un momento di speranza, con il raggiungimento a Ginevra di un accordo tra Ucraina, Russia, USA e UE per una serie di misure volte ad abbassare la tensione nel teatro ucraino: il documento congiunto ha previsto la smobilitazione delle milizie, l’abbandono degli edifici governativi occupati nell’Ucraina sudorientale - con una corrispettiva amnistia da accordare ai separatisti -, un programma di riforme politiche per l’Ucraina in senso federale. Peraltro, mentre veniva siglato l’accordo a Ginevra il presidente russo Putin, impegnato nell’annuale maratona televisiva in colloquio diretto con i cittadini, manteneva apertamente sullo sfondo il diritto russo ad intervenire nelle questioni ucraine in caso di necessità. Intanto in un attacco a Mariupol, a sud di Donetsk, tre separatisti filorussi erano rimasti uccisi nella notte mentre assaltavano la locale base della Guardia nazionale ucraina.

L’accordo di Ginevra, tuttavia, si mostrava sostanzialmente sterile, poiché le milizie filorusse continuavano l’occupazione di edifici pubblici nella parte orientale dell’Ucraina, dicendosi non vincolate da quanto deciso a Ginevra. Piuttosto, i filorussi richiedevano, quale condizione per lo sgombero degli edifici occupati, il ritiro del governo di Kiev, da essi giudicato illegittimo. In questa difficile situazione lo stesso governo di Kiev si spingeva ad offrire maggiori autonomie alle regioni in rivolta, assicurando altresì di voler fornire alla lingua russa uno status speciale in Ucraina.

La fragile tregua pasquale veniva rotta subito il 20 aprile con uno scontro a fuoco in un checkpoint nei pressi di Slovyansk, durante il quale perdevano la vita tre filorussi, destando vive proteste da parte della Russia nei confronti dei nazionalisti ucraini. Il giorno successivo la protesta russa cresceva di tono, e lo stesso ministro degli esteri Lavrov accusava l’Ucraina di aver violato gli accordi di Ginevra. Nel contempo la Russia rendeva più agevole per i cittadini russofoni appartenenti ai paesi dell’ex Unione sovietica l’ottenimento della cittadinanza russa, abbreviando l’iter burocratico per il passaporto, che non potrà superare i tre mesi. Intanto da parte ucraina venivano diffuse alcune foto per dimostrare la presenza di soldati russi nell’est del paese, operanti unitamente ai filorussi locali.

Il 22 aprile il presidente ucraino Turcinov, accusando i separatisti filorussi di aver torturato alcuni cittadini ucraini, annunciava la ripresa dell’offensiva nell’est del paese: intanto il vicepresidente americano Joe Biden si recava in missione a Kiev, e minacciava nuove sanzioni nei confronti della Russia, qualora questa persistesse nel suo atteggiamento minaccioso, che del resto la stava conducendo secondo Biden all’isolamento. Il vicepresidente statunitense prometteva inoltre all’Ucraina di compensare parzialmente le forniture energetiche russe, aiutando tecnologicamente il paese sviluppare le risorse di shale gas, di cui sarebbe ricco.

Il 24 aprile l’esercito ucraino attraccava Slovyansk, uccidendo alcuni ribelli e riprendendo il controllo del municipio della vicina cittadina portuale di Mariupol. Per tutta risposta il presidente russo Putin minacciava conseguenze per quello che definiva un crimine perpetrato dalle autorità di Kiev, e l’esercito di Mosca iniziava nuove esercitazioni in prossimità dei confini con l’Ucraina. Il giorno successivo il premier Iatseniuk accusava Mosca di preparare una terza guerra mondiale, mentre l’esercito di Kiev proseguiva nell’offensiva per riprendere la città di Slovyansk, dove tredici osservatori militari dell’OSCE venivano rapiti dai separatisti.

L’approvazione di nuove sanzioni contro la Russia

In conseguenza degli sviluppi sul terreno, il 26 aprile il G7 annunciava nuove sanzioni nei confronti della Russia, che non avrebbe fatto nulla per un allentamento della tensioni nell’Ucraina orientale. Intanto l’Ucraina accusava Mosca di usare i tredici osservatori dell’OSCE nelle mani dei filorussi alla stregua di scudi umani. Nella stessa giornata si registrava il viaggio a Roma del premier ucraino Iatseniuk, che ha incontrato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e successivamente si è recato in Vaticano per l’udienza con il Papa: Iatseniuk ha chiaramente espresso la propria visione della crisi ucraina, che deriverebbe in ultima analisi dal tentativo di Putin di ricostituire qualcosa di molto simile all’Unione sovietica.

Il 28 aprile gli Stati Uniti rafforzavano le sanzioni nei confronti della Russia, estendendole a 17 società e 7 personaggi di primo piano dell’entourage economico e amministrativo di Putin, a partire dal responsabile della prima compagnia petrolifera russa (Rosneft), Igor Sechin. Le sanzioni hanno inoltre colpito, tra gli altri, il vicepremier russo Kozak, nel frattempo incaricato anche dello sviluppo della Crimea tornata alla Federazione, il capo di un conglomerato (Rostec) operante nel settore degli armamenti, nonché l'eminenza grigia di Putin, Vjaceslav Volodin. La decisione statunitense ha evidenziato una sempre maggiore pressione sugli esponenti del ristretto circolo che fa capo al presidente russo, nella prospettiva di un'estensione ben più incisiva delle sanzioni alle società dai personaggi di tale circolo guidate, o ad essi riconducibili.

Diversamente da quanto fatto dagli Stati Uniti, le sanzioni ulteriori imposte dall'Unione europea il 29 aprile, significativamente, non colpivano i vertici dei gruppi energetici russi: infatti, nell'estendere il divieto di ingresso e il congelamento dei beni detenuti in territorio europeo ad ulteriori 15 soggetti russi o del separatismo ucraino, Bruxelles si è limitata a colpire il capo di stato maggiore delle forze armate russe Gerasimov, il vicepremier Kozak e il vicepresidente della Duma Ludmila Shvetsova.

La prudenza dell'Unione europea nei confronti dei capi dei grandi conglomerati energetici russi non è altro che la spia delle diverse sensibilità tra i 28 Stati membri nei confronti delle minacce energetiche, che un indurimento dell'atteggiamento verso il Cremlino potrebbe concretizzare – del resto anche gli USA sembrano via via più consapevoli che la vulnerabilità energetica dell’Europa va tenuta in debito conto nella complessiva strategia occidentale verso Mosca. A fronte dell'estrema durezza dei paesi dell'Europa orientale nei confronti della Russia, spicca la maggiore prudenza della Germania ma anche del nostro Paese, costantemente impegnato a ribadire la necessità di applicare gli accordi raggiunti a Ginevra. Peraltro la prudenza europea non ha impedito a Putin di minacciare una revisione della presenza delle aziende europee ed americane nei principali settori dell'economia russa, segnatamente proprio quello energetico.

L'atteggiamento russo troverebbe però il suo limite proprio nella dimensione economica, che ormai da diverse settimane vede un indebolimento del rublo e una costante revisione al ribasso delle stime di crescita di Mosca. In altre parole, se anche l'economia europea potrebbe gravemente risentire di difficoltà nei rifornimenti di energia dalla Russia, è altrettanto indiscutibile che forti rallentamenti nell'esportazione di gas e petrolio potrebbero destabilizzare il vertice politico del Cremlino. Diversi osservatori hanno visto pertanto proprio nelle dinamiche economiche la maggiore speranza di una soluzione accettabile della grave crisi ucraina.

Per aiutare l'economia di Kiev ormai al collasso, il 30 aprile il Fondo monetario internazionale ha approvato aiuti pari a 17 miliardi di dollari in due anni, suscettibili di generare ulteriori finanziamenti, anche da canali bilaterali, in modo da raggiungere il totale di 32 miliardi che già da tempo le stesse autorità ucraine avevano fatto presente come fabbisogno indispensabile per l'economia del loro paese. L'aiuto più urgente sarà corrisposto in tempi rapidissimi nella misura di 3,2 miliardi, dei quali 2 miliardi dovranno sostenere direttamente il bilancio dello Stato ucraino.

Sempre sul piano economico, e certamente a margine della crisi internazionale nazionale sull'Ucraina, va registrato come all'inizio di maggio sia divenuta ufficiale l'acquisizione che Gazprom, con un accordo con l’Austria, avrebbe modificato il percorso del gasdotto Souh Stream, prevedendone il punto terminale non in territorio italiano, a Tarvisio, ma vicino a Vienna, nell’hub europeo del gas già consolidato di Baumgarten. Alla questione erano state collegate voci di un congelamento del sostegno italiano alla realizzazione del gasdotto Souh Stream, che tuttavia, nella giornata del 30 aprile - durante la quale si è svolto anche il primo contatto tra il Presidente del consiglio Matteo Renzi e il presidente russo Putin, tramite una lunga telefonata - le autorità di Roma hanno assolutamente smentito. Il cambio di percorso di Souh Stream, tuttavia, merita un certo livello di attenzione, poiché potrebbe segnalare un mutamento in negativo dell'atteggiamento russo anche nei confronti del nostro Paese, che pure nei confronti della crisi ucraina si segnala per toni particolarmente prudenti e moderati.

L’offensiva delle forze ucraine

Il 2 maggio gli avvenimenti sul terreno dell’Ucraina sudorientale  riasumevano prepotentemente il centro dell'attenzione, con una forte offensiva delle forze di Kiev contro la città di Slaviansk, praticamente assediata, con la ripresa dei posti di blocco cui i separatisti avevano dato vita tutto intorno alla città. Tuttavia, anche le forze governative avrebbero perduto due elicotteri e non meno di due soldati. Ben più grave il bilancio registrato a Odessa, finora sostanzialmente tranquilla, dove l'incendio appiccato ad alcune tende innalzate nella città da separatisti filorussi si estendeva alla sede del sindacato locale, nell'incendio del cui edificio perdevano la vita una quarantina di persone di entrambi gli schieramenti in lotta.

Il 3 maggio, in un clima di tensione nel quale la Russia accusava Kiev di scatenare una guerra fratricida e si riservava proprie iniziative a fronte delle numerosissime richieste di aiuto che sarebbero giunte telefonicamente al Cremlino dalle regioni russofone dell’Ucraina, la notizia positiva era la liberazione dei sette osservatori dell’OSCE e dei loro accompagnatori tenuti in ostaggio a Slaviansk dai filorussi. Nella notte tuttavia le violenze si riaccendevano a Mariupol, dove la filiale di Privatbank, una banca ucraina, veniva data alle fiamme.

L'offensiva governativa a Slaviansk e Kramatorsk, intanto, non sembrava registrare progressi, mentre proseguivano i preparativi dei separatisti filorussi per lo svolgimento nella regione di Donetsk del referendum dell'11 maggio sul distacco da Kiev, e nella prospettiva delle elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio da tenere in una situazione obiettivamente difficile. Comunque, Kiev incassava il sostegno del G7, riunito a Roma il 6 maggio per discutere di problemi energetici all'insegna della diversificazione delle fonti, i cui membri europei si dicevano pronti a sostenere eventuali difficoltà degli approvvigionamenti di gas dell’Ucraina anche con temporanee inversioni dei flussi dall'Europa.

Nella stessa giornata si svolgeva a Vienna la riunione del Consiglio d'Europa, che riceveva la richiesta di aiuto dell’Ucraina per le elezioni presidenziali del 25 maggio, mediante l'invio di osservatori e la disposta ad eventuali provocazioni della Russia. A Vienna peraltro il ministro degli esteri di Mosca Lavrov richiedeva il rinvio delle elezioni ucraine, da posticipare all'adozione di una Costituzione federalista capace di rispondere alle istanze delle regioni sudorientali del paese. Secondo Lavrov lo svolgimento delle presidenziali in un contesto di guerra civile strisciante sarebbe privo di logica.

    La presentazione della Road Map dell’OSCE e lo svolgimento del referendum separatista nell’Ucraina sud-orientale

Un’apparente svolta si verificava il 7 maggio, quando Vladimir Putin, dopo aver ricevuto a Mosca il presidente svizzero di turno dell’OSCE, Didier Burkhalter, annunciava di aver richiesto ai secessionisti il rinvio del referendum separatista dell'11 maggio, e di aver disposto il ritiro delle truppe russe dal confine con l'Ucraina - ritiro del quale peraltro fonti NATO e USA negavano l'evidenza.

La presa di posizione di Putin appariva come seguito di un'intesa dei giorni precedenti con la cancelliera tedesca Merkel: l'8 maggio.Putin scioglieva anche la riserva sulla propria presenza il 6 giugno alle celebrazioni in Normandia del settantesimo anniversario dello sbarco alleato nella Seconda guerra mondiale. Nell’incontro con Putin, peraltro, Burkhalter anticipava l’imminente presentazione, da parte dell’OSCE, di una Road Map per l’uscita dalla crisi ucraina, da indirizzare ai soggetti firmatari dell’accordo di Ginevra del 17 aprile, i cui dettagli tuttavia non sono stati nei giorni successivi resi noti a causa – secondo Mosca – dell’opposizione degli Stati Uniti.

Questi profili distensivi erano però ben presto, nella stessa giornata, rimessi in discussione dai separatisti filorussi dell’Ucraina, che rifiutavano di rinviare il referendum indipendentista. Del resto Kiev aveva già chiarito che la propria offensiva militare nel sud-est del paese sarebbe proseguita indipendentemente dal possibile rinvio della consultazione, e certamente non pensava ai gruppi armati filorussi quali interlocutori, nel lanciare l'iniziativa di una tavola rotonda di unità nazionale con le forze politiche di tutte le regioni (9 maggio).

Dall'altro lato la Russia, pur dicendosi favorevole al dialogo in Ucraina – ma intendendolo mirato proprio alle regioni secessioniste -, attirava le aspre critiche di Kiev per la trionfale partecipazione di Putin alla parata militare del 9 maggio in Crimea. In tal modo ciò che sicuramente proseguiva erano le violenze, con più di venti morti provocati da ripetute sparatorie tra opposte fazioni a Mariupol (due giorni dopo nei pressi della città veniva rinvenuto il cadavere – impiccato - del capo locale della polizia)

L’11 maggio si sono aperte le urne per il referendum separatista nelle regioni dell'Ucraina sudorientale di Donetsk e Lugansk: frattanto il presidente francese Hollande chiariva come non siano per ora in discussione le due navi da guerra alla Russia previste da un contratto del valore di 1,2 miliardi di euro – Hollande ha rilasciato tali dichiarazioni a margine del vertice con Angela Merkel, il cui focus era peraltro proprio su nuove eventuali sanzioni contro Mosca.

Nella cittadina di Krasnoarmeysk, nella regione di Donetsk, un blitz della Guardia nazionale ucraina avrebbe condotto all’occupazione del municipio e del commissariato, con il sequestro di schede e liste elettorali. Poche ore dopo nella stessa località le truppe fedeli a Kiev avrebbero aperto il fuoco su una folla di manifestanti filorussi, uccidendo uno di loro e ferendone un altro.

L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, già intervenuto durante la crisi ucraina difendendo sostanzialmente le scelte di Putin, ha accusato l’Unione europea di un errore strategico, quando ha immaginato un Accordo di associazione con l’Ucraina, paese profondamente diviso, con una parte nettamente orientata verso la Russia. Cionondimeno, la portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera europea Catherine Ashton ribadiva che la UE considera illegali i "cosiddetti referendum" separatisti, che comunque, secondo i dati preliminari, avrebbero segnato il previsto plebiscito a favore dell’indipendenza sia a Donetsk che a Lugansk.

 

 

 

 

 

 


Rapporti tra l’Unione Europea e l’Ucraina
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione Europea)

L’Unione europea è impegnata ad intensificare le relazioni con l’Ucraina, procedendo dalla cooperazione verso la graduale integrazione economica e il rafforzamento del dialogo politico.

A livello bilaterale, le relazioni tra l'Unione europea e l'Ucraina sono attualmente regolate dall’Accordo di partenariato e cooperazione (APC), firmato il 14 luglio 1994 ed entrato in vigore il 1° marzo 1998  per una durata iniziale di dieci anni. L’APC è rinnovato automaticamente ogni anno fino all’entrata in vigore di un nuovo accordo.

L’Ucraina è uno dei partner dell’Unione europea nel contesto della Politica europea di vicinato, di recente rafforzata con l’iniziativa del Partenariato orientale rivolto ad Armenia, Azerbaigian, Bielorussia Georgia, Moldavia e Ucraina, con la quale l’Unione europea si prefigge di rafforzare la dimensione orientale della politica europea di vicinato.

 Nell’ambito di tale iniziativa, a marzo 2012 si sono conclusi i negoziati per l’accordo di associazione UE-Ucraina e a luglio 2012 quelli relativi all’area di libero di scambio.

L’accordo di associazione avrebbe dovuto essere firmato ufficialmente in occasione del Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Partenariato orientale, che si è svolto a Vilnius il 29 novembre 2013.

Il Governo ucraino, il 21 novembre 2013, aveva chiesto la temporanea sospensione dei negoziati per la firma.

Il Consiglio europeo del 20 dicembre 2013 aveva adottato delle conclusioni nelle quali indicava che l'Unione europea rimaneva disposta a firmare l'accordo di associazione, non appena l'Ucraina fosse pronta.

 

A margine del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2014, l’Ucraina e la UE hanno firmato la prima parte dell’accordo di associazione con l’Unione europea, relativa alla parte politica dell’accordo che comprende i capitoli sui valori democratici e sulla politica estera e di sicurezza, prevedendo in particolare una cooperazione rafforzata su questioni regionali, prevenzione dei conflitti, gestione delle crisi, armi di distruzione di massa e disarmo.  L’impegno europeo è volto a concludere in tempi rapidi l’intero accordo, con il nuovo Governo che uscirà dalle elezioni a Kiev del prossimo 25 maggio.

 

Crisi in Ucraina

In seguito al deteriorarsi della situazione in Ucraina, la riunione straordinaria del Consiglio dei ministri per gli affari esteri dell’UE ha deciso il 20 febbraio 2014 l’introduzione di una prima serie sanzioni mirate volte al congelamento dei beni ed a restrizioni per la concessione di visti per alcune persone individuate come responsabili di violazioni dei diritti umani, violenza e uso eccessivo della forza (con successive decisioni tale lista è stata successivamente estesa ad un ulteriore serie di persone). Il Consiglio ha, altresì, deciso di sospendere le licenze per l’esportazioni di attrezzature e strumenti che possano essere usati nelle repressioni interne.

Il Consiglio europeo nella riunione straordinaria del 6 marzo sulla crisi in Ucraina ha adottato una dichiarazione nella quale, in particolare:

·     condanna  la violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell’Ucraina da parte della Federazione russa e si esorta la Federazione russa a ritirare immediatamente le sue forze armate nelle zone in cui sono stazionate in permanenza, in conformità degli accordi pertinenti;

·     esorta la Federazione russa a consentire immediatamente l'accesso agli osservatori internazionali. La soluzione della crisi in Ucraina deve basarsi sull'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza del paese e sul rigoroso rispetto delle norme internazionali;

·     ritiene che la decisione del Consiglio supremo della Repubblica autonoma di Crimea di tenere un referendum sul futuro status del territorio sia contraria alla costituzione ucraina e dunque illegale;

·     si annuncia la sospensione dei colloqui bilaterali con la Federazione russa concernenti i visti e il nuovo accordo;

·     prospetta che la soluzione alla crisi dovrebbe essere raggiunta tramite negoziati fra il governo dell'Ucraina e quello della Federazione russa, che devono cominciare nei prossimi giorni e portare risultati in un arco di tempo limitato. In mancanza di tali risultati, l'Unione europea deciderà misure aggiuntive, come i divieti di viaggio, il congelamento dei beni e l'annullamento del vertice UE-Russia;

·     indica che ulteriori passi della Federazione russa volti a destabilizzare la situazione in Ucraina avrebbero conseguenze di ampia portata per le relazioni fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro, in un ampio numero di settori economici;

·     plaude alla risposta misurata mostrata finora dal governo ucraino e incoraggia le autorità ucraine a proseguire gli sforzi per assicurare elezioni libere e regolari, a portare avanti la riforma costituzionale;

·     si ribadisce l'impegno dell'Unione europea a firmare l'accordo di associazione, ivi compresa una zona di libero scambio globale e approfondito e si annuncia che, in via prioritaria, l’UE firmerà a breve tutti i capitoli politici. L'Unione europea intende adottare misure unilaterali che consentano all'Ucraina di beneficiare in misura sostanziale dei vantaggi offerti nella zona di libero scambio globale e approfondito;

·     ribadisce l’impegno a rafforzare i contatti diretti fra i cittadini dell'Unione europea e dell'Ucraina, attraverso il processo di liberalizzazione dei visti;

·     indica che l'Unione europea è pronta ad assistere l'Ucraina per quanto concerne la garanzia dell'approvvigionamento energetico mediante una maggiore diversificazione, un'efficienza energetica rafforzata e interconnessioni efficaci con l'Unione europea.

 

Il Consiglio dei ministri degli esteri dell'UE, nella riunione del 17 marzo, ha approvato conclusioni nelle quali:

·     condanna con forza lo svolgimento del referendum in Crimea avente ad oggetto l'unificazione con la Federazione russa, e non ne riconosce l'esito, in quanto illegale e in palese violazione della Costituzione ucraina;

·     deplora il crescente dispiegamento delle forze armate russe in Crimea, in palese violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, nonché il diniego di accesso alla penisola di rappresentanti dell'ONU e dell'OSCE;

·     conferma l' obiettivo di sviluppare le relazioni UE-Russia sulla base del reciproco interesse e del rispetto del diritto internazionale, deplorando, nel contempo, le azioni della Russia in contrasto con questi obiettivi;

·     esorta la Federazione russa a non prendere provvedimenti per annettere in Crimea in violazione del diritto internazionale;

·     sostiene il rapido dispiegamento in Ucraina di una missione di vigilanza speciale OSCE;

·     conferma il proprio impegno a procedere alla firma dell'Accordo di partenariato con l'Ucraina, e a fornire il sostegno finanziario necessario a garantire la stabilizzazione economica del Paese, richiamando nel contempo il Governo ucraino a realizzare un ambizioso programma di riforme strutturali, con l'obiettivo prioritario della lotta contro la corruzione;

·     invita le autorità ucraine a proseguire gli sforzi per garantire elezioni libere ed eque, per far progredire la riforma costituzionale e per garantire la piena tutela delle minoranze.

 

Il Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo, con riferimento alla crisi ucraina:

 

Il Consiglio dei ministri degli esteri dell'UE nella riunione del 14 aprile ha adottato delle conclusioni sull’Ucraina nelle quali in particolare:

·     ribadisce quanto sia importante che la Russia e l'Ucraina si impegnino in un dialogo costruttivo, anche attraverso l'istituzione di un meccanismo multilaterale, allo scopo di giungere ad una soluzione politica basata sul pieno rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina;

·     indica che l’UE è pronta ad assistere l'Ucraina in materia di riforme del settore della sicurezza civile, sostegno della polizia e stato di diritto. Al riguardo il Consiglio incarica il SEAE di inviare una missione di esperti per preparare un'assistenza appropriata e di elaborare un quadro politico per l'approccio alla crisi, che esamini tutte le opzioni, anche attraverso un'eventuale missione della PSDC, in vista di una decisione su un ulteriore intervento dell'UE (il SEAE ha poi presentato il quadro politico per l’approccio alla crisi in Ucraina il 7 maggio - vedi oltre);

·     rammenta che eventuali ulteriori iniziative da parte della Federazione russa per destabilizzare la situazione in Ucraina comporterebbero altre e profonde conseguenze per le relazioni tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro, in un ampio numero di settori economici;

·     incoraggia l'Ucraina a portare avanti le riforme politiche e in particolare la riforma della Costituzione;

·     ribadisce a fornire un forte sostegno finanziario per la sua stabilizzazione economica e finanziaria dell’Ucraina, ricordando l'importanza cruciale del sostegno dell'FMI e ha adottato una decisione sull'assistenza macrofinanziaria all'Ucraina che definisce condizioni chiare per la sua futura erogazione, portando l'importo totale a 1,6 miliardi di EUR.

·     conferma la disponibilità dell'UE a vagliare soluzioni per assistere l'Ucraina per quanto concerne la garanzia dell'approvvigionamento energetico mediante una maggiore diversificazione, anche attraverso il rapido potenziamento delle capacità di flusso inverso, un'efficienza energetica rafforzata e interconnessioni efficaci con l'Unione europea e all'interno di essa. Il Consiglio esprime grave preoccupazione riguardo all'aumento unilaterale dei prezzi del gas applicati all'Ucraina e manifesta la ferma convinzione che tutte le divergenze di opinioni sui prezzi e sulle condizioni di approvvigionamento del gas debbano essere risolte attraverso negoziati e i meccanismi giuridici disponibili, nella prospettiva di stabilizzare la situazione economica dell'Ucraina.

 

Il 17 aprile rappresentanti di Unione europea, Usa, Russia e Ucraina hanno sottoscritto a Ginevra un accordo volto a ridurre le tensioni e ripristinare la sicurezza per tutti i cittadini.

L’accordo prevede in particolare che:

·     tutte le parti in causa devono evitare ogni violenza, intimidazioni o atti provocatori. I partecipanti condannano con forza e respingono ogni espressione di estremismo, razzismo e intolleranza religiosa, compreso l’antisemitismo;

·     tutti i gruppi armati devono essere disarmati. Tutti gli edifici occupati illegalmente devono tornare ai legittimi proprietari. Tutte le strade, piazze e altri luoghi pubblici nelle città e nei paesi dell’Ucraina devono essere sgomberati.

·     sarà garantita l’amnistia a tutti i manifestanti e a coloro che avranno lasciato gli edifici e gli altri luoghi pubblici e avranno riconsegnato le armi, con l’eccezione di coloro che si sono resi colpevoli di crimini;

·     la missione di monitoraggio speciale dell’Osce dovrà giocare un ruolo guida nell’assistere le autorità ucraine e le comunità locali nell’applicazione immediata di queste misure di riduzione delle tensioni ovunque ce ne sia più bisogno, a cominciare dai prossimi giorni. Gli Usa, la Ue e la Russia si impegnano a sostenere la missione, anche fornendo gli osservatori;

·     l’annunciato processo costituzionale deve essere inclusivo, trasparente e verificabile. Dovrà comprendere l’immediata ripresa di un ampio dialogo nazionale, che includa tutte le regioni e i collegi politici dell’Ucraina, e preveda la possibilità di pubblico dibattito e proposte di emendamento;

·     i partecipanti sottolineano l’importanza della stabilità economica e finanziaria dell’Ucraina e sono pronti a discutere ulteriori forme di sostegno quando le misure di cui sopra saranno applicate.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina elaborato dal Servizio per l’azione esterna dell’UE

Sulla base del mandato del Consiglio dell’UE del 14 aprile 2014, il Servizio per l’azione esterna dell’UE – che assiste l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE Catherine Ashton e lavora sotto la sua direzione - ha presentato il 7 maggio 2014 il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina, anche in vista della possibilità di avviare nell’ambito della politica  di sicurezza e di difesa (PSDC) dell’UE una missione relativa al sostegno all'Ucraina in materia di riforme del settore della sicurezza civile, sostegno della polizia e stato di diritto.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi è il documento elaborato dagli uffici del SEAE che analizza lo stato di crisi di un Paese e presenta opzioni per l’azione dell’UE; costituisce la base della procedura volta a decidere l’invio di una missione PSDC dell’UE.

Il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina individua le seguenti priorità e breve e medio e lungo termine:

Breve termine

·     garantire la piena attuazione dell’accordo raggiunto il 17 aprile a Ginevra;

·     coinvolgere la Russia negli sforzi di distensione;

·     sostenere la missione di vigilanza speciale dell'OSCE;

·     mantenere lo slancio del processo di riforma in Ucraina, sulla base della firma delle restanti disposizioni dell'accordo di associazione e della sua applicazione provvisoria, anche come mezzo per assicurare la costruzione di un consenso nazionale intorno l'unità del paese;

·     garantire il corretto svolgimento delle elezioni presidenziali, con il primo turno previsto il 25 maggio e un eventuale secondo turno in programma per il 15 giugno, e delle elezioni dei sindaci in diversi città;

·     sostenere le riforme costituzionali e per il decentramento, sulla base di un ampio dialogo nazionale volto a definire un consenso di esse;

·     promuovere una riforma del settore della sicurezza civile, comprese le questioni relative alla giustizia;

 

Medio e lungo termine

·     piena attuazione dell'accordo di associazione UE-Ucraina, compreso l’accordo di libero scambio;

·     Intensificazione dei contatti diretti tra cittadini ucraini ed europei attraverso l’abolizione dei visti di breve durata;

·     promozione di standard elevati di buona governance, in particolare nel  settore giudiziario e in materia di applicazione della legge e  lotta contro la corruzione;

·     promozione di  forme decentralizzate di autogoverno locale, in linea con le aspettative delle comunità regionali e locali;

·     garanzia che la legislazione e le prassi sulle minoranze nazionali e l'uso della lingua siano pienamente conformi con gli standard definiti dal Consiglio d' Europa;

·     approvvigionamento stabile e sicura dell’energia e il suo transito;

·      creazione di un ambiente favorevole agli investimenti e di condizioni per una rapida crescita economica sostenibile.

 

Per quanto riguarda in particolare la riforma del settore della sicurezza civile, il quadro politico per l’approccio alla crisi individua le seguenti priorità:

·     garantire la coerenza della riforma del settore della sicurezza civile con le riforme costituzionali, inclusa la decentralizzazione e le riforme nel settore della giustizia, quali quelle relative alla Procura generale ed all'indipendenza della magistratura;

·     assicurare una coerenza strategica nella pianificazione nel settore  della sicurezza nazionale in Ucraina;

·     progettare e rendere operativo un piano di riforma con modalità condivise ed inclusive;

·     definire con chiarezza i compiti delle forze di polizia e sicurezza;

·     rivedere ed attuare una strategia di gestione integrata delle frontiere da parte dell’ Ucraina;

·     istituire un modello di intelligence nazionale;

·     precedere alla creazione di un meccanismo di controllo trasparente sul sistema di sicurezza civile e una efficace catena di comando, tenendo conto delle esigenze nazionali e regionali;

·     rimodellare in profondità il settore della sicurezza, in particolare della polizia e degli organi di gestione delle frontiere, in modo da ristabilirne la fiducia e l’autorità nell’applicazione dello stato di diritto dalla maggioranza dell’opinione pubblica;

·     stabilire relazioni efficaci tra gli uffici della procura e della polizia in un contesto di un sistema giudiziario ben funzionante, che garantisca la protezione dei diritti umani fondamentali.

Iniziative della Commissione europea

La Commissione europea ha approvato il 5 marzo 2014 un pacchetto di misure concrete per sostenere l’Ucraina dal punto di vista economico e finanziario per complessivi 11 miliardi di euro.

Il pacchetto di misure prevede:

·     uno stanziamento di 3 miliardi di euro dal bilancio dell’UE nei prossimi anni;

·     la previsione di aiuti fino a 8 miliardi di EUR erogati dalla Banca europea per gli investimenti e dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo;

·     la possibilità di mobilitare 3,5 miliardi di EUR attraverso il Fondo di investimento per la politica di vicinato;

·     la creazione di una piattaforma di coordinamento dei donatori;

·     l’applicazione provvisoria della zona di libero scambio globale e approfondito una volta firmato l’accordo di associazione, attraverso l’anticipazione autonoma delle misure commerciali;

·     l’organizzazione di un forum/di una task force ad alto livello sugli investimenti;

·     la modernizzazione del sistema ucraino di transito del gas e lavoro sui flussi inversi, specialmente attraverso la Slovacchia;

·     l’accelerazione del piano d’azione per la liberalizzazione dei visti;

·     assistenza tecnica in una serie di settori come la riforma costituzionale e giudiziaria o la preparazione delle elezioni.

L’11 marzo 2014 il Presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e il Commissario europeo per il commercio, Karel De Gucht hanno presentato un’ iniziativa volta ad aprire le porte del mercato europeo ai prodotti in arrivo dall’Ucraina, il prima possibile, senza aspettare la firma dell’accordo di associazione con Kiev, attraverso la soppressione unilaterale - anche se in via temporanea fino al 1° novembre 2014 e in vista della firma dell’accordo di associazione da parte dell’Ucraina - da parte dell’UE delle barriere che ostacolano il libero scambio, che è entrata in vigore il 23 aprile 2014.

Grazie al taglio dei dazi, secondo il commissario De Gucht, Kiev potrà risparmiare 487 milioni di euro, di cui 340 milioni per i prodotti agricoli e 43 per i prodotti alimentari. Sui prodotti industriali ci saranno alcune deroghe, soprattutto nel settore automobilistico, ma l’Ucraina dovrebbe comunque risparmiare 117 milioni di euro. Nel settore tessile il risparmio sarà di 24,4 milioni e di 26,8 nel settore chimico. De Gucht ha indicato che tali calcoli si basano sul volume di commercio attuale mentre, assicura, ci si può attendere un aumento, proprio per effetto del taglio delle tariffe di export.

La soppressione dei dazi doganali da parte dell’Ue sarà totale o parziale a seconda del settore (ricalcando comunque gli effetti dell’area di libero scambio che si verrà a creare con la firma dell’accordo di associazione). I dazi saranno immediatamente rimossi per il 94,7% dei prodotti industriali e per l’82,2% dei prodotti agricoli (per cereali, carne suina, bovina e pollame la liberalizzazione sarà parziale per evitare contraccolpi negativi sul mercato europeo). L’Ue garantirà la soppressione dei dazi anche per l’83,4% dei prodotti alimentari trasformati.

In cambio dei benefici l’Ucraina non sarà tenuta a garantire alcun accesso privilegiato dei prodotti europei sul suo mercato, semplicemente dovrà impegnarsi a non aumentare, per tutto il periodo, le tariffe oggi in vigore.

La Commissione europea ha inoltre mobilitato uno stanziamento di 1,5 milioni di euro come contributo alla missione di osservazione elettorale OSCE volta a coprire gli appuntamenti elettorali previsti in Ucraina fino all’ottobre del 2015.

 

 

 

 


Rapporti parlamentari con l’Ucraina
(a cura del Servizio Rapporti Internazionali)

 

Ambasciatore d’Italia in Ucraina

Fabrizio ROMANO (dal 9 gennaio 2012) 

Ambasciatore dell’Ucraina in Italia

Yevhen PERELYGIN (da dicembre 2012)

 

Presidente della Verkhovna Rada (Parlamento)

Oleksandr TURCHYNOV (All Ukrainian Union – Batkivshchyna della Tymoshenko) (dal 22 febbraio 2014)

 

XVII LEGISLATURA

 

Incontri bilaterali

Il 24 ottobre 2013 l’on. Sandro Gozi, Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea del CdE, l’on. Andrea Manciulli, Vicepresidente della Commissione Affari esteri[1] hanno incontrato il Ministro degli esteri ucraino Leonid Kozhara[2].

Si segnala che il 10 ottobre 2013 il Presidente delle delegazione parlamentare del CdE Sandro Gozi ha ricevuto il Viceministro Esteri ucraino Andrii Olefirov.

 

Incontri delle Commissioni

Il 22 aprile 2014 il Presidente della Commissione esteri, Fabrizio Cicchitto, ha incontrato l’Ambasciatore ucraino Perelygin.

Nel corso dell’incontro l’Ambasciatore ha lamentato la presenza russa (anche di paramilitari) nella regione est dell’Ucraina; ha rilevato altresì la difficoltà di dare attuazione concreta agli accordi di Ginevra e anche le diverse interpretazioni delle indicazioni contenuti negli accordi, ed ha osservato la necessità di trovare una proposta operativa in tal senso. Ha segnalato, altresì, la visita di Biden in Ucraina (ritenuta positiva): Ha quindi segnalato la necessità di tenere sotto controllo i possibili sviluppi della situazione che si delineeranno tra il 1 e il 9 maggio, giorno in cui verrà festeggiata, sia dalla Russia che dall’Ucraina, la vittoria nella seconda Guerra mondiale.

L’Ambasciatore ha rinnovato al Presidente Cicchitto l’invito a recarsi con una delegazione in Ucraina (delegazioni delle Commissioni esteri di Francia e Germania sono già andate).

Si tratta del terzo incontro svolto alla Camera dall’Ambasciatore dopo la crisi in Crimea seguita al referendum del 16 marzo 2014. Il 26 marzo l’Ambasciatore ha incontrato il Presidente Cicchitto e il 27 marzo la Presidente Ravetto.

Nell’incontro del 26 marzo 2014, l’Ambasciatore aveva fatto presente le gravi preoccupazioni che si nutrono a Kiev ma anche la forte determinazione a consolidare lo sbocco democratico del recente cambiamento di regime. Aveva altresì sottolineato l`importanza della sottoscrizione della parte politica dell`Accordo di associazione tra l’UE e l`Ucraina e invitato una delegazione parlamentare della Camera dei deputati a effettuare una missione in Ucraina prima delle elezioni presidenziali del 25 maggio prossimo.

Nell’incontro con la Presidente del Comitato Schengen, Laura Ravetto (27 marzo 2014), i temi di discussione sono stati: il processo di integrazione avviato con l'Unione europea (in particolare la libera circolazione delle persone), la crisi economica nel paese, i rapporti con la Russia e le elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio prossimo (rispetto alle quali l'Ambasciatore ha nuovamente sollecitato l’invio di una delegazione parlamentare italiana). Una delegazione parlamentare del Comitato è stata invitata per una visita presso le Istituzioni ucraine.

 

La crisi in Ucraina (a partire dalle proteste di piazza “Euromaidan” che dal 17 gennaio 2014 avevano ripreso drammatico vigore in concomitanza con la promulgazione da parte dei Presidente Yanukovich di un pacchetto normativo che introduceva forti limitazioni per le manifestazioni pubbliche) e i successivi sviluppi sulla Crimea, hanno portato ad una serie di audizioni che sono qui di seguito elencate: 

Il 29 gennaio 2014 il Comitato permanente sui diritti umani costituito in seno alla Commissione affari esteri ha svolto un’audizione informale dei rappresentanti della comunità ucraina in Italia e dei movimenti di protesta (sono stati ascoltati anche il vescovo della Chiesa greco-cattolica ucraina in Italia e Spagna, Dionisio Lachoviez, e il presidente dell'associazione cristiana degli ucraini in Italia, Oleksandr Horodetskyy).

A seguito dell’audizione il 5 febbraio 2014 si è tenuta alla Camera una conferenza stampa sugli sviluppi della crisi politica in Ucraina e i violenti scontri di piazza Maidan promossa dai membri del Comitato per i Diritti umani della Camera. Erano presenti i deputati Mario Marazziti (Pi), Khalid Chaouki (Pd), Eleonora Cimbro (Pd), Pia Locatelli (Psi), Arturo Scotto (Sel). Nel corso della conferenza sono state avanzate le proposte di abolire il regime dei visti per gli ucraini come segnale ''della forte attenzione'' dell'Italia alla comunità ucraina e che i leader a rischio della privazione della libertà possano fare richiesta di asilo politico in Italia.

Il 4 marzo 2014 innanzi alle Commissioni esteri congiunte della Camera del Senato, il Ministro degli esteri Mogherini riferiva sulla situazione dell’Ucraina, con particolare riferimento al Consiglio straordinario dei ministri degli esteri UE del giorno precedente, nel quale erano emerse preoccupazioni per l’escalation militare, suscettibile di condurre ad una nuova guerra fredda con la Russia, e anche ad una possibile e non augurabile divisione dell’Ucraina.

Il 5 marzo 2014 in sede di Commissioni riunite III e IV della Camera, il sottosegretario Giro ha reso una dichiarazione in merito agli sviluppi della crisi in Ucraina, segnalando, che:

·            l'Ucraina ha inviato a tutti gli Stati partecipanti dell'OSCE una richiesta di invio osservatori. La richiesta è stata notificata all'Italia attraverso il Ministero degli affari esteri. Lo stato maggiore della Difesa, interessato in merito, ha verificato la fattibilità tecnica di soddisfare la richiesta con idoneo personale, nel numero di due osservatori, che si uniranno ad altri forniti – per quanto noto allo stato attuale – dai seguenti Paesi: Stati Unti d'America, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Lettonia, Svezia; Lituania; Estonia, Finlandia, Slovacchia, Gran Bretagna, Polonia, Danimarca, Ungheria, Canada e Norvegia. Gli osservatori internazionali giungeranno in Ucraina al più presto, per poi operare, almeno per una settimana, in Crimea.

L’11 marzo 2014 la Commissione esteri della Camera, nel quadro dell’indagine conoscitiva sulla proiezione dell’Italia e dell’Europa nei nuovi scenari geopolitici, ha svolto l’audizione di rappresentanti di alcuni enti di ricerca a carattere internazionalistico (CESI, IAI e ISPI) con particolare riferimento alle conseguenze della crisi in Ucraina.

Il 18 marzo 2014 nell’ambito dell’audizione del Ministro degli affari esteri, sulle linee programmatiche del suo Dicastero, alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, il Ministro degli esteri è tornata, tra l’altro, sulla crisi ucraina, e nuovamente il 3 aprile 2014.

Il 30 aprile 2014 le Commissioni riunite III e IV della Camera e 3a e 4a del Senato, nell’ambito dell’audizione dei Ministri degli affari esteri e della difesa sulla situazione nella Repubblica Centro Africana e sui recenti sviluppi in Ucraina. Il Ministro Mogherini ha sottolineato che gli sviluppi sul terreno sono molto fluidi. La crisi resta caratterizzata da una fragilità sul terreno e da una sostanziale incomunicabilità tra le parti più direttamente interessate, con rischi molto seri di un ulteriore pericoloso deterioramento e di una deriva potenziale verso un conflitto civile aperto e dagli esiti del tutto imprevedibili.

Anche il 7 maggio 2014, nell’ambito dell’audizione del Segretario generale dell’OSCE, Amb. Lamberto Zannier, sulla proiezione dell’Italia e dell’Europa nei nuovi scenari geopolitici è stata sollevata la crisi ucraina.

Si segnala, inoltre, che nella Comunicazione sugli esiti della missione svolta ad Atene dal 3 al 4 aprile 2014 in occasione della Conferenza interparlamentare sulla Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), alle Commissioni riunite III e IV della Camera e 3a e 4a del Senato, pubblicate nel Resoconto del 16 aprile 2014, è stato evidenziato che, nel corso della Conferenza sul piano tematico, l’attenzione centrale è stata dedicata alla questione « Ucraina » e « rapporti con la Russia ».

Nelle Conclusioni finali approvate dalla Conferenza, tra l’altro, si invita i parlamenti nazionali a inviare in Ucraina, insieme al Parlamento Europeo e con il sostegno dell’OSCE/ODHIR, delegazioni di osservazione elettorale in occasione delle prossime elezioni presidenziali, al fine di sostenere l’impegno delle autorità ucraine a tenere elezioni pacifiche, libere ed eque previste per il 25 maggio; chiede alle autorità dell’Ucraina di continuare a compiere tutti i passi necessari per garantire inclusività, trasparenza e rispetto dei diritti umani, inclusa la tutela dei diritti delle minoranze.

 

Il 19 giugno 2013, l’on. Lia Quartapelle, Segretario della Commissione esteri, ha incontrato l’Ambasciatore Yevhen Perelygin.

Temi: gruppo parlamentare di amicizia Ucraina-Italia (è stata sollecitata da parte ucraina la ricostituzione del gruppo presso il Parlamento italiano); Accordo di Associazione con l’UE che dovrebbe essere firmato a novembre 2013 in occasione del vertice del Partenariato Orientale (l’accordo porterà alla costituzione di un’area di libero scambio tra UE e Ucraina con vantaggi economico commerciali per tutti i paesi coinvolti); importanza anche per Ucraina del semestre di presidenza UE dell’Italia e auspicio maggiore coinvolgimento dell’Italia nel Partenariato Orientale. Conferma da parte italiana dell’appoggio all’Ucraina in sede UE e impegno per ruolo dell’Italia nella “diplomazia della crescita”; importanza dell’Expo (per la quale Ambasciatore comunica la volontà di organizzare un padiglione).

 

 

 

 

Cooperazione multilaterale

Delegazioni Parlamentari

Il Parlamento ucraino invia delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio d’Europa, dell’InCE (di cui è stata Presidente di turno nel 2012) e dell’OSCE, di cui ha esercitato la presidenza di turno nel 2013. Il Parlamento ucraino è membro associato dell’Assemblea parlamentare della NATO.

Missione di monitoraggio elettorale del 25 maggio 2014

L’Assemblea parlamentare dell’OSCE, l’Assemblea parlamentare della NATO, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il Parlamento europeo, e l’Office for Democratic Institutions and Human Rights dell’OSCE, parteciperanno alla missione di monitoraggio elettorale delle elezioni presidenziali anticipate del 25 maggio 2014. Capo della missione elettorale è l’italiana Tana de Zulueta.

Per quanto riguarda la partecipazione di parlamentari italiani si segnala che, allo stato attuale, è prevista la partecipazione degli onorevoli Andrea Rigoni in rappresentanza dell’Assemblea del Consiglio d’Europa; i senatori Luigi Compagna, Cristina De Pietro, Emma Fattorini, e gli onorevoli Vincenzo Amendola, Marietta Tidei in rappresentanza dell’Assemblea dell’OSCE; e l’onorevole Domenico Scilipoti in rappresentanza dell’Assemblea della NATO.

 

Si segnala, inoltre, che:

in seno all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il 9 aprile 2014, nel corso dell’ultima sessione plenaria, si è svolto in un dibattito di urgenza su “Recenti sviluppi in Ucraina: minacce al funzionamento delle istituzioni democratiche”.

L’Assemblea CdE, nella risoluzione approvata con 154 voti favorevoli, 26 voti contrari e 14 astensioni, ha giudicato illegale il referendum tenutosi in Crimea e non ne ha riconosciuto il risultato. Per il parlamentari del CdE nessuna giustificazione può essere addotta all’operato della Federazione Russa  e deve essere esplorata la possibilità di stabilire accordi in tema di sicurezza che possano assicurare l’indipendenza dell’Ucraina, la sovranità e l’integrità territoriale.

Al tempo stesso, l’Assemblea ha riconosciuto la legittimità delle nuove autorità ucraine, invitandole ad attuare un programma di riforme che assicurino il federalismo e il decentramento. Le autorità di Kiev sono inoltre state invitate ad attuare un maggiore equilibrio tra i poteri del Presidente e quelli del Parlamento, mettendo finalmente la costituzione ucraina in linea con gli standards del Consiglio d’Europa.

L’Assemblea ha infine chiesto che i colpevoli dei morti di Piazza Maidan siano assicurati alla giustizia, nel quadro di un’inchiesta che faccia piena luce sui fatti e sulle responsabilità a tutti i livelli.

La stessa Assemblea CdE, il successivo 10 aprile, ha dichiarato in una risoluzione adottata con 145 voti favorevoli, 21 contrari e 22 astensioni che l’annessione della Crimea rappresenta una chiara contraddizione con lo Statuto del Consiglio d’Europa e gli impegni assunti dalla Russia quando è entrata a far parte dell’organizzazione nel 1996, e ha deciso di sospendere alla delegazione russa il diritto di voto, il diritto di essere rappresentata negli organi del Consiglio d’Europa (Comitato dei Presidenti, Bureau, Commissione Permanente) e il diritto di partecipare alle missioni di osservazione delle elezioni. Il divieto varrà fino alla fine della sessione 2014 (26 gennaio 2015).

L’Assemblea si è riservata inoltre in futuro di annullare le credenziali della delegazione russa se non verrà annullata l’annessione della Crimea e alleggerita la tensione in Ucraina[3].

 

Per quanto riguarda l’Assemblea della NATO:

Riuniti a Riga (Lettonia) il 5 Aprile 2014, i leader dell'Assemblea parlamentare della NATO hanno condannato ogni minaccia all'integrità territoriale dell’Ucraina e hanno ritirato all'Assemblea federale della Federazione Russa lo status di membro associato.

 

Si segnala anche che, per quanto riguarda la riunione annuale dell’Assemblea InCE che si è svolta dal 24 al 26 settembre 2013 a Budapest, per la delegazione ucraina erano presenti alla riunione gli onorevoli Dmytro Svyatash (Partito delle Regioni), Presidente della delegazione, Ihor Yankiv, Olha Belkova, membro supplente, Olha Sikora, membro supplente; nel testo della Dichiarazione finale adottata si esprime l’auspicio affinché venga firmato l’Accordo di Associazione UE- Ucraina a novembre 2013 in occasione del summit del Partenariato Orientale (il paragrafo è stato aggiunto su proposta della delegazione ucraina).

 

Unione interparlamentare - UIP

E’ in via di ricostituzione la sezione di amicizia Italia-Europa centro-orientale e Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (Armenia, Azerbaijian, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Mongolia, Tajikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan). Presiede la sezione Elio Massimo Palmizio. Si segnala che il Gruppo italiano dell’Unione interparlamentare (UIP) ha già inviato ai gruppi parlamentari la richiesta formale di designare i parlamentari da ripartire nella varie sezioni di amicizia UIP; si è quindi in attesa delle designazioni degli altri componenti da parte dei gruppi.

 

Atti di indirizzo e controllo

Situazione politica in Ucraina:

Il governo il 7 maggio 2014 ha riposto in Assemblea alle Interrogazioni a risposta immediata n. 3-00807 Scotto “Iniziative volte alla soluzione della crisi ucraina, con particolare riferimento al rispetto dell'accordo di Ginevra del 17 aprile 2014”, n. 3-00808 Amendola “Iniziative volte a contrastare l'escalation di scontri e violenze in Ucraina”, n. 3-00809 Picchi, evidenziando, tra l’altro, che:

l'Italia ha sempre lavorato in questi mesi per una soluzione politica e diplomatica della crisi, basata su un dialogo inclusivo tra i diversi attori coinvolti, sia dentro il Paese che fuori il Paese.

È determinante rivitalizzare gli Accordi di Ginevra (si sono svolti e si svolgeranno incontri, a tutti i livelli e in vari formati,per valutare i passi necessari per rivitalizzare tali Accordi)  .

Rispetto alla possibilità di un'inchiesta indipendente evocata dall'Alto rappresentante Ashton: è fondamentale che il Consiglio d'Europa, che ha competenza anche storica, su questo settore, metta in campo tutti gli strumenti anche di assistenza alle strutture, alla magistratura, perché sia fatta piena luce non soltanto sui fatti di Odessa, ma anche sugli altri.

Non è in discussione, al momento, alcuna ipotesi di missione di peacekeeping sotto egida ONU, tanto meno sono in discussione iniziative NATO in questo senso. L'Italia partecipa, invece, come già sapete, con sette osservatori alla missione OSCE.

La nostra azione è stata quindi sempre mirata a fare in modo che la Russia possa tornare ad essere partner responsabile della comunità internazionale nel rispetto dei principi della legalità internazionale e, quindi, a mantenere aperto l'orizzonte del partenariato strategico e dell'Unione europea e della NATO con la Federazione Russa; così come ci auguriamo che la Federazione Russa possa tornare ad essere membro effettivo a titolo pieno del G8, (ieri nel mio incontro con Lavrov ho sottolineato la necessità che la Federazione Russa faccia dei passi concreti per implementare e realizzare gli accordi di Ginevra);

importanza della Russia nella gestione di tanti altri scenari, di sfide regionali e globali che ci riguardano insieme. dal disarmo e non proliferazione nucleare alla crisi in Siria, in Libia, al processo di pace in Medio Oriente, al negoziato con l'Iran sul nucleare,.

Nel caso in cui si riesca a rivitalizzare il processo di Ginevra e, a fare dei passi concreti per arrivare ad una soluzione politica e ad un cessate il fuoco sul terreno, l'Italia sarà felice di impegnarsi durante il proprio semestre di Presidenza della Unione europea per ricostruire un atteggiamento costruttivo e di partenariato strategico tra l'Unione europea e la Federazione Russa.

Sullo stesso tema, il governo aveva altresì risposto il 30 gennaio 2014 all’interrogazione a risposta in Commissione 5-01990 presentata da Amendola.

E’ tuttora in corso la mozione 1-00368 presentata da Arturo Scotto il 12 marzo 2014, che impegna il Governo, tra l’altro, a:

farsi carico di un lavoro di mediazione diplomatica che faciliti la ricerca di una soluzione pacifica della crisi ucraina, sia direttamente, sia attraverso le sue rappresentanze nelle istituzioni dell'Unione europea;

assumere iniziative per garantire i diritti delle minoranze e delle nazionalità;

svolgere un ruolo attivo nel garantire che le prossime elezioni politiche in Ucraina si svolgano sotto il controllo internazionale di organizzazioni, quali Osce e Onu, con l'invio di propri ispettori.

Sullo stesso tema la mozione 1-00208 presentata dalla senatrice Emma Fattorini  28 gennaio 2014 (iter in corso).

Si segnalano altresì l’interrogazione a risposta orale 3-00814 (iter in corso) presentata dal senatore Di Biagio il 18 marzo 2014, sulla tutela degli italiani di Crimea sull’eventuale riconoscimento dello status di popolo deportato e per l'ottenimento della cittadinanza italiana da parte degli italiani di Crimea; sullo stesso tema l’interrogazione a risposta scritta 4-04545 presentata da Edmondo Cirielli il 17 aprile 2014 (iter in corso)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-02335 presentato da Gianluca Pini sul referendum di autodeterminazione in Crimea a cui il governo ha risposto il 12 marzo 2014 evidenziando, tra l’altro, che:

risulta particolarmente grave controproducente l'indizione, da parte del Parlamento di Crimea, di un referendum sull'adesione della regione alla Federazione Russa per il prossimo 16 marzo.

Il referendum indetto in Crimea non appare in linea con il dettato della Costituzione ucraina, che prevede all'articolo 73 che ogni variazione dell'assetto territoriale dell'Ucraina vada deciso esclusivamente attraverso un referendum in tutto il paese. Per tale ragione, il Presidente ad interim Turchynov ha già eccepito l'illegittimità della risoluzione del parlamento di Crimea presso la Corte Costituzionale di Kiev.

Al referendum non si oppone soltanto la nuova dirigenza ucraina, ma anche parte della stessa popolazione della Crimea, quella di origine tartara. Il Mejilis, l'organo più rappresentativo della pur cospicua minoranza tartara (circa il 12% della popolazione della penisola) ha infatti annunciato il boicottaggio del referendum.

Il Governo italiano è fermamente convinto, assieme ai partner europei della necessità di preservare l'unità territoriale e l'integrità dell'Ucraina. Riteniamo fondamentale che, nel rispetto di tali principi, possano trovare soddisfazione le aspirazioni e le prerogative delle minoranze nazionali. In tale prospettiva, la disponibilità del Governo di Kiev a discutere un ampliamento dei diritti e dei poteri delle regioni e delle minoranze presenti nel Paese è un segnale positivo ed incoraggiante. Esso va sostenuto attraverso un dialogo costruttivo, che da parte italiana si ritiene poter portare avanti nel quadro di un gruppo di contatto internazionale, proposto alla controparte russa a Roma e del cui mandato si sta discutendo in queste ore. Esso costituirebbe uno strumento internazionale, trasparente ed imparziale, per avviare un dialogo diretto tra Kiev e Mosca, e percorrere concretamente la strada della distensione e della stabilizzazione.

E’ in corso l’interrogazione a risposta in Commissione 5-02528 presentata da Fraccaro il 2 aprile 2014 sulla eventuale sospensione licenze di esportazione per le attrezzature che potrebbero essere utilizzate a fini di repressione interna in Ucraina.

L’Assemblea della Camera il 19 marzo 2014 ha approvato la Risoluzione in Assemblea 6-00056 presentato dall’on. Speranza, con la quale si impegna il governo, tra l’altro a:

confermare la disponibilità dell'Unione europea a sostenere sia la scelta sovrana dell'Ucraina verso l'integrazione economica e l'associazione politica con l'Unione europea che la sua integrità territoriale nonché ad assistere l'Ucraina nel processo di risanamento dell'economia e di riforme interne, dando seguito alla decisione dei Capi di Stato e di Governo UE di procedere alla firma della sezione politica dell'Accordo di Associazione in occasione del Consiglio europeo del 20-21 marzo,  reiterando l'invito all'Ucraina ad una maggiore inclusività ed al rispetto di diritti e prerogative delle minoranze nazionali.

E’ in corso l’iter della Risoluzione in Commissione 7-00269 presentata dall’on. Marazziti il 20 febbraio 2014, che impegna, tra l’altro, il Governo a:

ad aprire una corsia privilegiata per la richiesta di asilo per le persone più a rischio della vita in questa fase, in sede europea, e a riconsiderare il regime dei visti verso la popolazione ucraina;

a farsi carico di un lavoro di mediazione diplomatica che faciliti la ricerca di una soluzione pacifica e di una ricomposizione socio-politica in Ucraina, sia direttamente che attraverso le sue rappresentanze nelle istituzioni dell'Unione europea, e che apra la strada a una maggiore vicinanza economica e politica tra Ucraina e Unione europea, nel rispetto delle volontà e dell'autodeterminazione del popolo ucraino.

ISAF – Ucraina: Si segnala inoltre che nel corso dell’esame del disegno di legge recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, (A.C. 1670-A/R) il 4 dicembre 2013 è stato accolto l’OdG dell’on. Pilozzi con il quale, ricordando, tra l’altro, che il 7 agosto 2013, a Bruxelles, è stato siglato il Technical Agreement tra Italia e Ucraina per il supporto logistico al personale ucraino inserito nel contingente italiano nell'ambito del Regional Command West (RC-W) di ISAF. Scopo dell'Accordo tecnico, definire le intese, le responsabilità, i principi e le procedure in base alle quali le forze ucraine opereranno con le nostre forze nella missione ISAF; che l'Ucraina è un Paese che non aderisce direttamente alla NATO, ma vi figura come partner esterno avendo iniziato un «Intensified Dialogue» con essa solo a partire dal 2005, si impegna il Governo a comunicare al Parlamento informazioni riguardo alla natura dell'accordo siglato a Bruxelles tra Roma e Kiev, specificando se le risorse economiche utilizzate per il Technical Agreement sono comprese nel comma 1, articolo 1, del decreto-legge n.10 ottobre 2013 n.114.


Legislature precedenti

 

Merita segnalare che, per quanto riguarda la XVI Legislatura, la Camera dei deputati ha seguito con attenzione costante l’evolversi della situazione politica in Ucraina dopo la vittoria alle elezioni presidenziali (l’Ucraina è una Repubblica presidenziale) del leader dell’opposizione Viktor Yanukovich del Partito delle Regioni (filo-russo). A questa è seguito il forte inasprimento del confronto politico interno tra maggioranza e opposizione che ha portato ad una serie di azioni giudiziarie, considerate “selettive” da parte di diversi osservatori, ai danni di esponenti della precedente compagine governativa, ovvero l’arresto di ex Ministri compreso oltre a quello dell’ex Primo Ministro Yulia Tymoshenko.

Il “caso Tymoshenko” ha ricevuto quindi una forte attenzione. Si ricorda che il 21 marzo 2012 il Presidente della Camera Fini, ha ricevuto in colloquio privato Eugenia Tymoshenko, figlia dell’ex Premier Yulia Tymoshenko (nella stessa mattina Eugenia Timoshenko ha avuto incontri con l’on. Pier Ferdinando Casini, e con l’on. Walter Veltroni).

Il 18 aprile 2012 la Commissione affari esteri ha incontrato una delegazione parlamentare e governativa ucraina. All’incontro hanno preso parte anche alcuni deputati componenti di altre Commissioni. Nel corso dell’incontro è stato affrontato il tema della lotta alla corruzione e la situazione dei diritti umani in Ucraina; un duro confronto si è sviluppato sul caso dell’ex premier Yulia Tymoshenko.

Il 21 marzo 2012 il Comitato permanente sui diritti umani della Camera dei deputati, nell'ambito dell'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, ha svolto l’audizione di Eugenia Tymoshenko[4], sulla situazione dei diritti umani in Ucraina. Più deputati presenti all’incontro, appartenenti ai diversi schieramenti politici, hanno poi presentato una risoluzione  sul caso Tymoshenko che è stata poi depositata il 2 aprile 2012 alla Camera.

Si segnala che il caso Tymoshenko è stato più volte affrontato in sede CdE (risoluzione n. 1862 sul funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina[5], adottata il 26 gennaio 2012 l’Assemblea parlamentare) e dell’OSCE (risoluzione 9 luglio 2012 presentata dall’on. Matteo Mecacci e approvata dall’Assemblea, sulla situazione dei diritti civili e politici in Ucraina, con la quale si chiede la liberazione di Yulia Tymoshenko e degli altri ex esponenti governativi incarcerati esortando le autorità ucraine a garantire loro le cure mediche necessarie, e a consentire a membri dell'OSCE di poterli visitare). Anche nel corso dell’incontro tra il Presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’OSCE, on. Riccardo Migliori, ed il vice ministro ucraino degli Affari Esteri, Victor Mayko (7 marzo 2012) era stata espressa forte preoccupazione per lo stato di detenzione e di isolamento di Yulia Tymoshenko, ed avanzata la richiesta di verificare il suo stato di salute. Inoltre, l’Assemblea OSCE, nella riunione invernale del febbraio 2012, aveva ascoltato la testimonianza della figlia Eugenia Tymoshenko, nell’ambito della Commissione Democrazia, diritti umani e questioni umanitarie presieduta dall’on. Matteo Mecacci.

Si segnala anche che il 29 novembre 2012 si è svolta a Montecitorio la cerimonia per la firma del Trattato tra Ucraina e Moldova sulla cooperazione nella conservazione e nello sviluppo sostenibile del bacino del fiume Dnestr.

 

Visite Ufficiali

Si segnala che nel corso della XIV legislatura, l’allora Presidente della Camera Casini, si è recato in visita ufficiale in Ucraina il 14 febbraio 2005; nel corso della visita ha incontrato il Presidente Yushenko, il Primo Ministro Tymoshenko e il Ministro degli Esteri Tarasyuk.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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[1] Era presente anche il sen. Roberto Formigoni, Presidente della Commissione Agricoltura del Senato.

[2]Il Ministro Kozhara era accompagnato dal Direttore politico del Ministero degli affari Esteri dell'Ucraina Sig. Yatsuk, dal Direttore Generale del Dipartimento del MAE che si occupa della cooperazione bilaterale tra l'Ucraina e l'Italia Sig. Melnik, e dall’Ambasciatore dell'Ucraina in Italia, Sig. Perelygin.

[3] Anche in occasione della I parte della Sessione Ordinaria 2014 nella riunione del 30 gennaio 2014, l’Assemblea del CdE ha svolto un dibattito urgente nell’ambito del quale sono state adottate la Risoluzione 1974[3] e la Raccomandazione 2035[3] sul “funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina”. I parlamentari hanno sollecitato le autorità ucraine a avviare negoziati franchi, onesti, efficaci con le opposizioni, a cercare rapidamente un largo consenso sull’allineamento geopolitico e sulle riforme democratiche e costituzionali del paese. I parlamentari osservano che il rigetto delle leggi antiprotesta e le dimissioni del governo sono un primo passo verso una pacifica soluzione della crisi politica, che apre un’opportunità che va colta dalla maggioranza e dalle opposizioni. La risoluzione fa quindi appello alla polizia e ai dimostranti di astenersi da ogni forma di violenza e chiede che l’eventuale uso sproporzionato della forza e violazioni dei diritti umani siano opportunamente perseguiti. L’Assemblea, inoltre, saluta l’iniziativa del Segretario Generale del CdE di costituire un panel consultivo indipendente per investigare sui violenti incidenti occorsi durante le proteste. L’Assemblea, invece, aveva deciso di non considerare la possibilità di sospendere il diritto di voto della delegazione ucraina. Si riservava tuttavia di considerare eventuali sanzioni nella sessione di aprile qualora “si verifichino gravi violazioni dei diritti umani o se le proteste di piazza Indipendenza vengano soffocate con la forza”

[4]     Eugenia Tymošenko era in Italia per sostenere la campagna per la liberazione della madre. Gli incontri previsti a Roma, martedì 20 e mercoledì  21 marzo, sono stati organizzati dall’on. Giannni Vernetti, coordinatore dell’Alliance of Democrats, associazione che sostiene la candidatura della Tymošenko  a premio Nobel per la Pace 2012. Eugenia Tymošenko era accompagnata dall'ex vicepremier ucraino e leader del People’s Movement of Ukraine (partito del Blocco Tymošenko), Grigori Nemyrya.

[5]     Nel documento adottato si esprime, tra l’altro, preoccupazione per i processi penali intentati contro esponenti di governo per abuso di ufficio e eccesso di poteri, tra cui l’ex Ministro dell’Interno, Juriy Lutsenko, e l’ex Primo Ministro, Yulia Tymoshenko; si chiede inoltre una modifica degli articoli 364 e 365 del Codice penale ucraino, e di promuovere una riforma del sistema giudiziario ucraino. e OSCE.