Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
| |||
---|---|---|---|
Autore: | Servizio Studi - Dipartimento affari esteri | ||
Titolo: | Missione in Ucraina - 13 e 14 maggio 2014 | ||
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 119 | ||
Data: | 12/05/2014 | ||
Descrittori: |
| ||
Organi della Camera: | III-Affari esteri e comunitari | ||
Nota: | Questo dossier contiene materiale protetto dalla legge sul diritto d'autore, pertanto la versione html è parziale. La versione integrale in formato pdf può essere consultata solo dalle postazioni della rete Intranet della Camera dei deputati (ad es. presso la Biblioteca) |
|
Camera dei deputati |
XVII LEGISLATURA |
|
|
|
Documentazione e ricerche |
Missione a Kiev |
13-15 maggio
2014 |
|
|
|
|
|
|
n. 119 |
|
|
|
12 maggio 2014 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi – Dipartimento Affari esteri ( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it |
Hanno collaborato: Servizio Rapporti
internazionali ( 066760-3948 / 066760-9515 – * cdrin1@camera.it Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea ( 066760-2145 – * cdrue@camera.it |
|
|
La
documentazione dei servizi e degli uffici della Camera è destinata alle
esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e
dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la
loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla
legge. I contenuti originali possono essere riprodotti, nel rispetto della legge, a condizione che sia
citata la fonte. |
File:
ES0210.doc |
INDICE
Programma della
missione
Sintesi cronologica
degli ultimi avvenimenti
§ L’adozione delle sanzioni internazionali
contro Mosca
§ Gli sviluppi del contenzioso russo-ucraino in
materia energetica
§ Il fragile accordo di Ginevra
§ L’approvazione di nuove sanzioni contro la
Russia
§ L’offensiva delle forze ucraine
Rapporti tra l’Unione
Europea e l’Ucraina (a cura dell’Ufficio
Rapporti con l’Unione Europea)
§ Iniziative della Commissione europea
Rapporti parlamentari
con l’Ucraina (a cura del Servizio
Rapporti Internazionali)
Pubblicistica
§ N.
Sartori ‘G7 Energia e crisi in Ucraina’,
in: www.affarinternazionali.it, 5 maggio 2014
§ F.
Santopinto ‘La crisi anche per un dialogo
mancato’, in: www.affarinternazionali.it, 5 maggio 2014
§ S.
Silvestri ‘3D per Putin’, in: www.affarinternazionali, 3 maggio 2014
§ F.
Bascone ‘1914-2014: lezioni della storia
di fronte alla crisi ucraina’, in: www.aspeninstitute.it,
7 maggio 2014
§ R.
Menotti ‘Perché sull’Ucraina si rischia
una vera guerra fredda’, in: www.aspeninstitute.it,
30 aprile 2014
§ S.
Casertano ‘Le opzioni energetiche nella
vicenda russo-ucraina’, in: www.aspeninstitute.it,
30 aprile 2014
§ M.
Rjabcuk ‘Est contro ovest, il falso mito
delle due Ucraine’, in: Limes, 8 maggio 2014
§ D.
Flores ‘Energia: l’urgenza della Cina,
l’Ucraina e i due forni di Putin’, in: Limes, 7 maggio 2014
Ambasciata d’Italia
KIEV
BOZZA
Programma visita a Kiev Delegazione Camera
dei Deputati
(Kiev, 13-15 maggio 2014)
Martedì 13 maggio
Ore
14.00 Arrivo
della Delegazione
(aeroporto Borispol
con volo Az480, Terminal D proveniente da Roma). Ad accogliere: Amb. Fabrizio Romano e personale dell’Ambasciata (ad attendere auto e minivan ).
Ore
15,15 Incontro con il Presidente della
Commissione per l’Integrazione Europea della Rada, Grigory
Nemyria
(Commissione, Interprete, ….)
(auto e minvan)
Ore
16,00 Incontro con Presidente Commissione Esteri della Rada, Vitaly Kaliuzhniy
(via Sadova, 3-a, piano 8, ingresso
dalla strada Sadova)
(auto e minvan)
Ore
17, 00 Incontro con Natalia Galibarenko,
Vice Ministro degli Affari (Ministero
Affari Esteri).
A
seguire Trasferimento e sistemazione presso Hotel Radisson
(auto e minvan)
Ore
19,20 Partenza da Hotel Radisson per la
Residenza dell’Ambasciatore
(auto e minivan)
Ore
20,00 Pranzo offerto dall’Ambasciatore Fabrizio Romano
(via Sedovtsiv,14
– Kiev ) – Partecipa il Capo Missione OSCE/ODIHR, Tana de Zulueta (presenza da confermare)
Al termine Rientro in hotel
Mercoledì 14 maggio
Ore 09,00-10,30 Incontro con Prof. Pogrebinsky, politologo,
titolare della
(Sala Riunioni IV piano , Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv val 32B)
Incontro con Prof. Fesenko
(Sala Riunioni IV piano ,
Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv
val 32B) (da
confermare)
Ore11,00 Incontro con i
rappresentanti dei Partiti: Partito delle Regioni (Kojhara,
da confermare),
Partito Comunista (Simonenko
o Vice, da
confermare), Petro Poroshenko (candidato alla
Presidenza, da confermare), Olga Bogomolez, Bulatov (Leader Automaidan e attuale Ministro dello Sport) (da confermare)
Ore 13,00 Colazione presso ristorante “Millemiglia”
con Savik Shuster,
giornalista ed opinionista.
(Hotel Radisson)
Ore 17,00 Eventuale
punto stampa con corrispondenti italiani presenti nel Paese (da confermare).
(Sala Riunioni IV piano,
Ambasciata d’Italia Ul. Yaroslaviv
val 32B)
In
alternativa Incontro con S.E. il Nunzio Apostolico, Thomas Gullikson
Ore 20,00 Pranzo
presso ristorante ‘Spotekash’’
Giovedì 15 maggio 2014
Ore 07,30 Partenza
della Delegazione da Hotel Radisson per per Aeroporto Borispol
(Auto +minivan)
Ore 10.00 Partenza della Delegazione per Roma (volo PS305)
Ore 11,55 Arrivo
a Roma
INFORMAZIONI UTILI
Ambasciata d’Italia
Vul. Yaroslaviv
Val 32/B
Segreteria 0038 044 230 3115 – 2303108
Cell. di emergenza 00380503102111
Fax 0038044 230 31 03
e-mail: ambasciata.kiev@esteri.it ; segreteria.kiev@esteri.it
Primo Segretario Matteo
Cristofaro
Cellulare (0038) 0504403087
Primo Segretario Andrea Domeniconi
Cellulare (0038) 0965450640
Secondo Segretario
Luca Trabalza
Cellulare (0038099 6104081)
Segreteria
Ambasciatore Maria Tramontana
Cellulare (0038) 095
8209954
Autisti
Sig. Sergey (0038) 067 4665770
Sig. Dmitro (0038) 050 9274127
Autista Minivan (0038…….)
(HOTEL RADISSON BLU
22 Yaroslaviv Val Street,
Kyiv, 01034, Ukraine
Tel. : +38 044 492 22 00
Fax +38 044 492 22 15
Residenza
Ambasciatore
via Sedovtsiv,14,
Kiev (0038) 044 2868835
14, Sedovtsiv
street, Kiev
вул.Сєдовців,14,Київ
ул. Седовцев,14,Киев
Il
18 marzo il Giappone si univa al
fronte delle sanzioni contro Mosca, congelando i previsti negoziati
bilaterali su grandi progetti di investimento e sulla
collaborazione nel campo dell’utilizzazione pacifica dello spazio; il
presidente Putin informava il Parlamento russo in via ufficiale della richiesta
della Crimea di entrare a far parte della Federazione. Subito dopo Putin
disponeva solennemente al Cremlino per l’approvazione della bozza di accordo
con la Crimea relativa all’annessione della penisola
alla Federazione russa – era intanto stato annullato l’incontro a Mosca dei
ministri degli esteri e della difesa della Russia con gli omologhi francesi.
Per Sebastopoli è stato previsto uno status federale analogo a quello vigente
per Mosca e San Pietroburgo.
Il riconoscimento
dell'annessione della Crimea alla Federazione russa provocava immediatamente reazioni da parte dell’Ucraina e dell'Occidente,
accomunate dalla condanna della condotta russa e dal non riconoscimento
dell’annessione. Secondo il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini
si trattava di un grave sviluppo negativo della crisi, suscettibile di porre la
Russia in un preoccupante isolamento in ragione delle sue azioni unilaterali e
prive di giustificazione. In Crimea
intanto una sparatoria davanti a una base ucraina alla periferia della
capitale Simferopoli provocava due morti
e due feriti.
Mentre proseguiva l'occupazione progressiva delle basi
ucraine da parte dei russi, apparentemente senza combattimenti - nel contesto della quale il 19 marzo sarebbe stato posto
agli arresti il capo della flotta ucraina Serhiei Gaiduk, del quale con un gesto distensivo il ministro della
difesa russo ha chiesto subito la liberazione ai dirigenti della Crimea – l’Ucraina annunciava di voler abbandonare, come già fece la Georgia dopo la
guerra con i russi del 2008, la Comunità
degli Stati indipendenti. Kiev ha inoltre chiesto all'ONU di dichiarare la
Crimea zona demilitarizzata, proprio nell'imminenza della visita del
segretario generale Ban Ki-moon
a Mosca.
Gli Stati Uniti, anticipava il vicepresidente Joe Biden, potrebbero inviare truppe negli Stati baltici al
fine di rassicurarli contro possibili minacce da parte russa. Il presidente
Obama chiariva tuttavia che ciò non significa per gli USA voler intervenire
militarmente in Ucraina.
Assai più netta la presa di posizione del
segretario generale della NATO Rasmussen, che accusava la Russia di aggressione militare e
ha definito la crisi della Crimea la più grave minaccia alla sicurezza
dell'Europa dai tempi della Guerra Fredda. Più sfumata invece la posizione del
Presidente del Consiglio italiano Matteo
Renzi, per il quale è
necessario tenere aperto un canale di dialogo con la Russia proprio per evitare
l'incubo di un ritorno alla Guerra Fredda.
Per quanto riguarda i riflessi nel nostro Paese della crisi ucraina, va
ricordato il rischio che essa comporta anche per i progetti dell'ENI con la
Russia, in primis il gasdotto Southstream: pessimismo veniva espresso a tale proposito
dall'amministratore delegatole dell'ENI Paolo Scaroni
il 20 marzo, durante un'audizione presso la Commissione attività produttive
della Camera. In particolare, Scaroni ha messo in
luce come siano in pericolo le autorizzazioni da parte
dell'Unione europea indispensabili per portare avanti il progetto Southstream.
Sul fronte delle sanzioni la giornata del 20 marzo registrava una nuova
puntata: infatti, mentre l'Ucraina elevava ulteriormente il livello di allerta
delle proprie forze armate, e si diceva pronta a rispondere militarmente a ogni
tentativo di nuove annessioni dei propri territori sudorientali, il presidente
USA firmava un decreto per estendere la “lista nera” contro gli alti funzionari
russi e le persone vicine all'entourage
di Putin. Per converso, dalla Russia partivano sanzioni contro dirigenti e
politici americani vicini al presidente Obama. Accortamente più sfumato
l'atteggiamento del Cremlino verso i paesi europei, per quanto questi annunciassero nel
Vertice dei Capi di Stato e di governo
di Bruxelles l’estensione della lista di persone colpite dal blocco ai visti
per il territorio europeo e dal congelamento dei beni ivi detenuti, nonché la sospensione del G8: infatti non sfugge
a Mosca la differenza di accenti tra
Stati Uniti e Unione europea, con quest'ultima evidentemente più timorosa
degli effetti negativi di un ulteriore inasprimento sanzionatorio contro la
Russia. Proseguiva intanto il cammino istituzionale per la piena integrazione
della Crimea nella Russia, con l'approvazione
del trattato di annessione da parte della Duma. Nella
mattinata del 21 marzo il Senato russo procedeva del pari all'approvazione del
trattato, che veniva promulgato poche ore dopo dal
presidente Putin. Nel frattempo tuttavia il premier ucraino Iatseniuk
aveva firmato a Bruxelles la parte politica dell’Accordo di associazione con
l'Unione europea.
La tensione tra Russia e Ucraina si traslava immediatamente anche sul piano
economico-finanziario: infatti il
premier russo Medvedev ricordava il debito
dell’Ucraina con la Russia, pari a 16 miliardi di dollari, soprattutto relativi
a forniture di gas non pagate. Subito dopo Iatseniuk ribadiva che la perdita della Crimea, con la
nazionalizzazione di ingenti proprietà dello Stato ucraino, equivaleva a un
danno di centinaia di miliardi di dollari: Iatseniuk
minacciava poi un ricorso a breve termine alla giustizia internazionale per
ottenere il relativo risarcimento. In
realtà entrambi i contendenti fronteggiano uno scenario economico difficile,
per il vero assai più per l’Ucraina: le sanzioni hanno provocato un calo
della Borsa di Mosca, mentre le principali agenzie internazionali hanno
abbassato il rating russo da stabile
a negativo. D'altra parte l'Ucraina si è vista annullare lo sconto del 30% sul
gas russo, mentre con l'annessione della Crimea mille metri cubi di gas russo
costeranno a Kiev ulteriori 100 dollari, per il venir
meno della necessità del permesso ucraino alla flotta russa del Mar Nero di
permanere fino al 2042 nella base di Sebastopoli. L'Armenia intanto procedeva a riconoscere
l'annessione della Crimea alla Federazione russa e, come reazione, vedeva
richiamato a Kiev l'ambasciatore ucraino.
Il Vertice europeo di Bruxelles, oltre alla firma della parte politica
dell'Accordo di associazione, riscontrava un rinnovato
appoggio dell'Unione europea a Kiev, decretando anche la libera vendita dei prodotti della Crimea nel territorio europeo solo se
transitati in Ucraina – e in caso contrario, annunciando pesanti
penalizzazioni. La Francia dal canto suo
annunciava la sospensione della
cooperazione militare con Mosca e gli Stati membri hanno ricevuto mandato,
unitamente alla Commissione, di mettere allo studio ulteriori misure calibrate in campo economico, da attuare in caso di una
nuova escalation militare da parte
russa. La Commissione europea, inoltre, si vedeva conferire l'incarico di mettere a punto entro giugno un piano per ridurre al maggior grado possibile la dipendenza energetica
dalla Russia.
Va comunque
rilevato come una delle proposte uscite dal Vertice europeo, ovvero
l'invio di una missione OSCE in Ucraina,
operativa dal 23 marzo, sia stata accolta
dalla Russia.
Il 22 marzo a Kiev si recavano il ministro degli
esteri tedesco Steinmeier e il primo ministro
canadese Harper, recando sostegno al nuovo corso ucraino, in un contesto in cui restavano
alti i timori sia per l'attacco
della Russia alle ultime basi ucraine che resistevano in Crimea, sia per le
nuove esercitazioni militari lanciate da Mosca, suscettibili di collegarsi a
focolai separatisti nuovamente
manifestatisi nella parte sudorientale dell’Ucraina, segnatamente a
Donetsk e Kharkiv, dove migliaia di manifestanti chiedevano di tenere
referendum analoghi a quello della Crimea. La conquista delle basi ucraine
nella penisola del Mar Nero ha visto senz’altro una parte dei militari coerenti con il
proprio giuramento tentare una qualche forma di resistenza, quasi sempre
inefficace. D'altro canto però numerosi militari ucraini venivano
fortemente agevolati dalla Russia ad entrare nel proprio esercito mantenendo il
grado originario, e per di più con una paga notevolmente superiore.
Il 23 marzo
emergeva un'ulteriore
preoccupazione, soprattutto da parte della NATO, per un possibile
intervento delle truppe russe ammassate al confine orientale dell’Ucraina - che
secondo il capo delle forze NATO in Europa, generale Breedlove,
erano consistenti e pronte al combattimento - nel territorio secessionista
moldavo della Transnistria,
abitata da russofoni e dalla quale nei giorni precedenti erano venuti appelli a
Mosca per un’annessione analoga a quella della Crimea. Nella stessa giornata il
presidente della Bielorussa
Lukashenko dichiarava, in una sorta di riconoscimento
di fatto, che la Crimea era ormai parte del territorio russo:
conseguentemente, anche l'ambasciatore a Minsk veniva
richiamato dall’Ucraina.
Il 24 marzo vi era
da parte dell’Ucraina la presa
d'atto della situazione sul terreno in Crimea: il Consiglio di sicurezza
nazionale, d'accordo con il ministero della difesa di
Kiev, annunciava il ritiro delle proprie
rimanenti truppe dislocate nella penisola. Poche ore prima circa duecento
soldati russi avevano assaltato la base navale di Feodosia,
prendendone possesso, ma stavolta provocando il ferimento di alcuni soldati di Kiev. Il ministro della difesa russo
Shoigu, primo esponente del governo a recarsi in
Crimea dopo l'annessione,
procedeva a nominare l'ex capo di stato maggiore della marina
ucraina Berezovski vicecomandante della flotta russa
del Mar Nero – Berezovski era stato tra i primi a
giurare fedeltà alle nuove autorità della Crimea filorussa.
Sempre il 24 marzo, in margine ai lavori del
Vertice sulla sicurezza nucleare dell'Aja, si riunivano i Capi di Stato e di governo
del G7, i quali decidevano di non incontrare più
Putin finché persisterà nel suo atteggiamento nei confronti dell’Ucraina. Veniva così cancellato
il Vertice annuale G8 previsto a Sochi, mentre il G7 si terrà a Bruxelles
nel mese di giugno.
La decisione del
G7 è stata spiegata con la chiara
violazione del diritto internazionale costituita dall’atteggiamento russo verso
la Crimea: l'annessione è stata condannata e non riconosciuta. Il
comunicato finale del G7 minaccia anche di intensificare le sanzioni con un crescente
impatto sull'economia russa. Nel comunicato ha trovato però spazio anche un riferimento alla via diplomatica che
deve restare aperta - e non manca la soddisfazione per l'accettazione russa
della missione dell'OSCE in Ucraina. Inoltre, durante il Vertice sulla
sicurezza nucleare vi è stato un importante segnale di un possibile inizio di
distensione, con l'incontro del ministro
degli esteri russo Lavrov con il suo omologo ucraino Deshizia, il primo contatto diretto al massimo livello
tra i due paesi.
Il 25 marzo, nonostante la dura presa di
posizione del G7 del giorno precedente, la Russia, per bocca del portavoce di
Putin Peskov, si diceva
pronta e interessata a riprendere i contatti al più alto livello con i partner
del G8. Peskov ha inoltre dichiarato che, non
essendovi più secondo la Russia un potere legittimo a Kiev, Mosca non si
sentiva più obbligata a rispettare l'accordo per lo sconto sulle forniture di
gas firmato in dicembre da Putin e Ianukovich, né
tantomeno l'accordo per l'affitto dall’Ucraina della base di Sebastopoli,
divenuta ormai parte integrante del territorio russo.
Nella stessa
giornata del 25 marzo si dimetteva il
ministro della difesa ucraino ammiraglio Teniukh
– dimissioni che il parlamento in una prima votazione aveva rifiutato -, cui
subentrava il generale Koval. Teniukh
si era assunto la responsabilità della conduzione sfortunata della resistenza delle truppe ucraine in Crimea all'arrivo dei russi.
Emergeva intanto
la forte preoccupazione degli Stati
Uniti e della NATO per il concentramento di truppe russe sui confini ucraini:
Rasmussen dichiarava che l'Alleanza Atlantica aveva
tutti i piani pronti per difendere gli Stati membri e sostenere i suoi partner.
La posizione di Rasmussen era rafforzata dal
presidente Obama durante
una conferenza stampa all'Aja, nella quale il capo
dell'Amministrazione USA assicurava agli alleati garanzie mediante appositi
piani di emergenza. Obama si è spinto a
citare l'articolo 5 del Patto Atlantico, che
prevede il sostegno di tutti gli alleati a un paese della NATO che dovesse
subire un attacco militare.
Il 27 marzo l’Assemblea generale delle Nazioni
Unite approvava una risoluzione in base alla quale l’annessione della Crimea
alla Russia veniva dichiarata illegale: ciononostante, le preoccupazioni ucraine erano
alimentate dalla presenza in prossimità del confine con la Russia di circa
centomila soldati di Mosca. A sostenere Kiev interveniva un accordo di massima con il Fondo monetario
internazionale per
rendere possibili prestiti fino a 18 miliardi di dollari a favore dell’Ucraina,
avvicinandosi in questo modo - tenuto conto degli aiuti già precedentemente
concordati - in linea di massima alle richieste di Kiev.
Dopo diversi
giorni di tensione, durante i quali la
Russia sperimentava anche il proprio
isolamento internazionale - stante la freddezza della Cina e dell’India
sulla questione della Crimea -, a seguito di ripetuti contatti telefonici ad
alto livello con le autorità di vertice degli Stati Uniti il presidente Putin decideva di ordinare (31 marzo) un parziale ritiro
delle truppe dalla frontiera con l’Ucraina, pur insistendo sulla necessità
di riforme in senso federale nel vicino paese, onde garantire i diritti della
vasta minoranza russofona delle regioni sud-orientali.
Il 1º aprile i
ministri degli esteri della NATO riuniti a Bruxelles decidevano di sospendere
ogni forma di cooperazione civile e militare con la Russia - la NATO
riferire altresì di non poter confermare il ritiro seppur parziale delle truppe
russe dai confini con l’Ucraina. Secondo l’Alleanza Atlantica, inoltre, erano
imminenti nuove iniziative per il rafforzamento del
dispositivo di difesa nei paesi baltici e dell’Europa orientale membri
dell’Alleanza, ma per i quali la crisi ucraina ha creato un clima di grande
preoccupazione nei confronti di Mosca.
Il 3 aprile il
colosso russo del gas Gazprom metteva in pratica quanto già minacciato alcune
settimane prima dalle autorità di Mosca, con un aumento di 100
dollari per mille metri cubi di gas nei confronti dell’Ucraina,
giustificato dal venir dei diritti di Kiev sulla Crimea, e quindi degli
obblighi russi per l’affitto pluridecennale della base militare della flotta
del Mar Nero. Gazprom ha inoltre ventilato la possibilità che le controversie
con l’Ucraina compromettano alla fine anche la stabilità dei flussi del gas
russo verso l’Unione europea, che per l’Ucraina deve transitare.
Va detto però che,
a parziale ristoro del danno arrecato a Kiev dalla fine degli sconti sulle
forniture russe di gas, nelle stesse ore il
Parlamento europeo approvava a grande maggioranza l’abolizione, a partire da maggio, di gran parte delle tariffe doganali
nei confronti dei beni industriali provenienti dall’Ucraina, aggiungendovi una
serie di riduzioni, mentre anche i quattro quinti dei dazi sui prodotti
agricoli di Kiev in ingresso in Europa sono stati abbattuti, peraltro senza
richiesta di reciprocità
Il 7 aprile si verificava l’assalto alle sedi dei governi locali a
Donetsk – ove gli assalitori proclamavano una Repubblica
indipendente e richiedevano un referendum per unirsi alla Russia -, nonché a Kharkiv e Luhansk.
Il premier ucraino Jatseniuk accusava Putin di avere
un piano per la distruzione dell’Ucraina. Mentre gli Stati Uniti ammonivano la
Russia a non oltrepassare con proprie forze militari i confini con Ucraina, forze speciali di Kiev riuscivano il giorno
successivo a riprendere il controllo di Kharkiv, operando una settantina di
arresti. Mosca dal canto suo ammoniva sui rischi di guerra civile in Ucraina
sudorientale, ma gli Stati Uniti
denunciavano esplicitamente la presenza di agenti russi nelle rivolte del
giorno precedente, il cui scopo sarebbe stato quello di destabilizzare
la situazione e rendere possibile un intervento russo in analogia a quanto
avvenuto per la Crimea.
Mette da parte
ucraina e russa vi erano rispettivamente la minaccia
di interrompere quanto prima le importazioni di gas e quella speculare di tagliare le forniture in caso di
persistente mancato pagamento dei debiti pregressi, e mentre il premier ucraino
Iatseniuk si spingeva ad offrire più ampi poteri alle
regioni orientali ancora teatro di azioni armate dei separatisti russi.
Il 12 aprile l’offensiva dei filorussi nell’est
dell’Ucraina conosceva una nuova accelerazione in altre quattro città,
impadronendosi di edifici chiave per la sicurezza. Il giorno successivo falliva il tentativo di forze
speciali ucraine di sgomberare i filorussi operanti nella città di Slovyansk: nell’operazione perdeva la vita
un agente ucraino e cinque venivano feriti. Il 14 aprile i ministri
degli esteri dell’Unione europea concordavano sull’estensione dell’elenco delle
persone colpite dalle sanzioni in seguito alla crisi ucraina: mentre i
presidenti russo e americano si confrontavano telefonicamente, da Slovyansk i filorussi richiedevano a Putin di inviare
truppe. Da Kiev emergeva un’apertura, prevedendo di poter svolgere in maggio un
referendum in vista di un’apertura in senso federale a favore delle regioni
sudorientali del paese.
Il 15 aprile il presidente ucraino Turcinov annunciava l’inizio di quella che definiva
operazione antiterrorismo contro i separatisti filorussi in azione nelle regioni sudorientali del paese: le
forze fedeli a Kiev conseguivano un primo successo con la riconquista della
base aerea di Kramatorsk, nei pressi di Donetsk, nel
corso della quale vi sarebbero state secondo Mosca alcune vittime tra i
separatisti. A rendere ancor più tesa la situazione giungevano dalla Transnistria appelli di esponenti politici alla Russia e
alle Nazioni Unite per il riconoscimento dell’indipendenza della regione
separatista dalla Moldova. La
controffensiva di Kiev veniva però bloccata quasi subito, anche per
l’intervento di numerosi civili filorussi, la cui massiccia presenza
scoraggiava i militari dall’uso delle armi: in tal modo, anche diversi veicoli
corazzati venivano sequestrati ai soldati ucraini. La
NATO intanto procedeva ad ulteriori incrementi nei
sorvoli militari sui paesi baltici e nel dispiegamento di forze terrestri,
aeree e navali in prossimità dello scenario ucraino.
Il 17 aprile segnava un momento di speranza, con il
raggiungimento a Ginevra di un accordo tra Ucraina, Russia, USA e UE per
una serie di misure volte ad abbassare la tensione nel teatro ucraino: il
documento congiunto ha previsto la smobilitazione delle milizie, l’abbandono
degli edifici governativi occupati nell’Ucraina sudorientale - con una
corrispettiva amnistia da accordare ai separatisti -, un programma di riforme
politiche per l’Ucraina in senso federale. Peraltro, mentre veniva
siglato l’accordo a Ginevra il presidente russo Putin, impegnato nell’annuale
maratona televisiva in colloquio diretto con i cittadini, manteneva apertamente
sullo sfondo il diritto russo ad intervenire nelle questioni ucraine in caso di
necessità. Intanto in un attacco a Mariupol, a sud di Donetsk, tre separatisti
filorussi erano rimasti uccisi nella notte mentre assaltavano la locale base
della Guardia nazionale ucraina.
L’accordo di Ginevra, tuttavia, si mostrava
sostanzialmente sterile, poiché le
milizie filorusse continuavano l’occupazione di edifici pubblici nella parte
orientale dell’Ucraina, dicendosi non vincolate da quanto deciso a Ginevra.
Piuttosto, i filorussi richiedevano, quale condizione per lo sgombero degli
edifici occupati, il ritiro del governo di Kiev, da essi giudicato illegittimo.
In questa difficile situazione lo stesso governo di Kiev si spingeva ad offrire maggiori autonomie alle regioni in rivolta,
assicurando altresì di voler fornire alla lingua russa uno status speciale in
Ucraina.
La fragile tregua pasquale veniva
rotta subito il 20 aprile con uno scontro a
fuoco in un checkpoint nei pressi di Slovyansk,
durante il quale perdevano la vita tre filorussi, destando vive proteste da
parte della Russia nei confronti dei nazionalisti ucraini. Il giorno successivo
la protesta russa cresceva di tono, e lo stesso ministro degli esteri Lavrov accusava l’Ucraina di aver violato gli accordi di
Ginevra. Nel contempo la Russia rendeva più agevole
per i cittadini russofoni appartenenti ai paesi dell’ex Unione sovietica
l’ottenimento della cittadinanza russa, abbreviando l’iter burocratico per il
passaporto, che non potrà superare i tre mesi. Intanto da parte ucraina venivano diffuse alcune foto per dimostrare la presenza di
soldati russi nell’est del paese, operanti unitamente ai filorussi locali.
Il 22 aprile il presidente ucraino Turcinov, accusando i
separatisti filorussi di aver torturato alcuni cittadini ucraini, annunciava la ripresa dell’offensiva
nell’est del paese: intanto il vicepresidente americano Joe Biden si recava in missione a Kiev, e minacciava nuove
sanzioni nei confronti della Russia, qualora questa persistesse nel suo
atteggiamento minaccioso, che del resto la stava conducendo secondo Biden all’isolamento. Il vicepresidente statunitense
prometteva inoltre all’Ucraina di compensare parzialmente le forniture
energetiche russe, aiutando tecnologicamente il paese sviluppare le risorse di shale gas, di cui sarebbe ricco.
Il 24 aprile l’esercito ucraino attraccava Slovyansk, uccidendo alcuni ribelli e riprendendo il controllo del municipio della
vicina cittadina portuale di Mariupol. Per tutta
risposta il presidente russo Putin minacciava conseguenze per quello che
definiva un crimine perpetrato dalle autorità di Kiev, e l’esercito di Mosca
iniziava nuove esercitazioni in prossimità dei confini con l’Ucraina. Il giorno
successivo il premier Iatseniuk accusava Mosca di
preparare una terza guerra mondiale, mentre l’esercito di Kiev proseguiva
nell’offensiva per riprendere la città di Slovyansk,
dove tredici osservatori militari dell’OSCE venivano
rapiti dai separatisti.
In conseguenza degli sviluppi sul terreno, il 26 aprile il G7 annunciava nuove
sanzioni nei confronti della Russia, che non avrebbe fatto nulla per un
allentamento della tensioni nell’Ucraina orientale.
Intanto l’Ucraina accusava Mosca di usare i tredici osservatori dell’OSCE nelle
mani dei filorussi alla stregua di scudi umani. Nella
stessa giornata si registrava il viaggio
a Roma del premier ucraino Iatseniuk, che ha
incontrato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e
successivamente si è recato in Vaticano per l’udienza
con il Papa: Iatseniuk ha chiaramente espresso la
propria visione della crisi ucraina, che deriverebbe in ultima analisi dal
tentativo di Putin di ricostituire qualcosa di molto simile all’Unione
sovietica.
Il 28 aprile gli Stati Uniti rafforzavano le
sanzioni nei confronti della Russia,
estendendole a 17 società e 7 personaggi di primo
piano dell’entourage economico e
amministrativo di Putin, a partire dal responsabile della prima compagnia
petrolifera russa (Rosneft), Igor Sechin.
Le sanzioni hanno inoltre colpito, tra gli altri, il vicepremier russo Kozak, nel frattempo incaricato anche dello sviluppo della
Crimea tornata alla Federazione, il capo di un conglomerato (Rostec) operante nel settore degli armamenti, nonché l'eminenza grigia di Putin, Vjaceslav
Volodin. La decisione statunitense ha evidenziato una sempre maggiore pressione sugli
esponenti del ristretto circolo che fa capo al presidente russo, nella prospettiva di un'estensione ben più incisiva delle
sanzioni alle società dai personaggi di tale circolo guidate, o ad essi
riconducibili.
Diversamente da
quanto fatto dagli Stati Uniti, le sanzioni ulteriori imposte dall'Unione europea il 29 aprile,
significativamente, non colpivano i vertici dei gruppi energetici russi: infatti,
nell'estendere il divieto di ingresso e il congelamento dei beni detenuti in
territorio europeo ad ulteriori 15 soggetti russi o del separatismo ucraino,
Bruxelles si è limitata a colpire il capo di stato maggiore delle forze armate
russe Gerasimov, il vicepremier Kozak
e il vicepresidente della Duma Ludmila Shvetsova.
La prudenza
dell'Unione europea nei confronti dei capi dei grandi conglomerati energetici
russi non è altro che la spia delle
diverse sensibilità tra i 28 Stati membri nei
confronti delle minacce energetiche, che un indurimento dell'atteggiamento
verso il Cremlino potrebbe concretizzare – del resto anche gli USA sembrano via
via più consapevoli che la vulnerabilità energetica dell’Europa va tenuta in
debito conto nella complessiva strategia occidentale verso Mosca. A fronte
dell'estrema durezza dei paesi dell'Europa orientale nei confronti della
Russia, spicca la maggiore prudenza della Germania ma anche del nostro Paese,
costantemente impegnato a ribadire la necessità di
applicare gli accordi raggiunti a Ginevra. Peraltro la prudenza europea non ha
impedito a Putin di minacciare una revisione della
presenza delle aziende europee ed americane nei principali settori
dell'economia russa, segnatamente proprio quello energetico.
L'atteggiamento russo troverebbe però il suo limite
proprio nella dimensione economica,
che ormai da diverse settimane vede un indebolimento del rublo e una costante revisione al ribasso delle stime di crescita di Mosca. In
altre parole, se anche l'economia europea potrebbe gravemente risentire di
difficoltà nei rifornimenti di energia dalla Russia, è altrettanto
indiscutibile che forti rallentamenti nell'esportazione di gas e petrolio potrebbero destabilizzare il vertice politico del Cremlino.
Diversi osservatori hanno visto pertanto proprio nelle dinamiche economiche la
maggiore speranza di una soluzione accettabile della grave crisi ucraina.
Per aiutare l'economia di Kiev ormai al collasso,
il 30 aprile il Fondo monetario internazionale ha approvato aiuti pari a 17 miliardi di dollari in due anni, suscettibili di generare ulteriori finanziamenti,
anche da canali bilaterali, in modo da raggiungere il totale di 32 miliardi che
già da tempo le stesse autorità ucraine avevano fatto presente come fabbisogno
indispensabile per l'economia del loro paese. L'aiuto più urgente sarà
corrisposto in tempi rapidissimi nella misura di 3,2 miliardi, dei quali 2 miliardi dovranno sostenere direttamente il bilancio dello
Stato ucraino.
Sempre sul piano
economico, e certamente a margine della crisi internazionale nazionale
sull'Ucraina, va registrato come all'inizio di maggio sia divenuta ufficiale l'acquisizione che Gazprom, con un accordo
con l’Austria, avrebbe modificato il percorso del gasdotto Souh Stream, prevedendone il punto
terminale non in territorio italiano, a Tarvisio, ma vicino a Vienna, nell’hub europeo del
gas già consolidato di Baumgarten. Alla questione
erano state collegate voci di un congelamento del sostegno italiano alla
realizzazione del gasdotto Souh Stream, che tuttavia, nella giornata del 30 aprile -
durante la quale si è svolto anche il primo contatto tra il Presidente del
consiglio Matteo Renzi e il presidente russo Putin,
tramite una lunga telefonata - le autorità di Roma hanno assolutamente
smentito. Il cambio di percorso di Souh Stream, tuttavia, merita un certo livello di attenzione,
poiché potrebbe segnalare un mutamento in negativo dell'atteggiamento russo
anche nei confronti del nostro Paese, che pure nei confronti della crisi
ucraina si segnala per toni particolarmente prudenti e moderati.
Il 2 maggio gli
avvenimenti sul terreno dell’Ucraina sudorientale riasumevano
prepotentemente il centro dell'attenzione, con una forte offensiva delle forze
di Kiev contro la città di Slaviansk,
praticamente assediata, con la ripresa dei posti di blocco cui i separatisti
avevano dato vita tutto intorno alla città. Tuttavia, anche le forze
governative avrebbero perduto due elicotteri e non meno di due soldati. Ben più
grave il bilancio registrato a Odessa,
finora sostanzialmente tranquilla, dove l'incendio appiccato ad alcune tende
innalzate nella città da separatisti filorussi si estendeva alla sede del
sindacato locale, nell'incendio del cui edificio perdevano la vita una quarantina di persone di entrambi gli schieramenti in
lotta.
Il 3 maggio, in un
clima di tensione nel quale la Russia accusava Kiev di scatenare una guerra
fratricida e si riservava proprie iniziative a fronte
delle numerosissime richieste di aiuto che sarebbero giunte telefonicamente al
Cremlino dalle regioni russofone dell’Ucraina, la notizia positiva era la liberazione dei sette osservatori dell’OSCE
e dei loro accompagnatori tenuti in ostaggio a Slaviansk
dai filorussi. Nella notte tuttavia le violenze si riaccendevano a Mariupol,
dove la filiale di Privatbank, una banca ucraina, veniva data alle fiamme.
L'offensiva governativa a Slaviansk
e Kramatorsk, intanto, non sembrava registrare
progressi, mentre
proseguivano i preparativi dei separatisti filorussi per lo svolgimento nella
regione di Donetsk del referendum dell'11 maggio sul distacco da Kiev, e nella prospettiva delle elezioni presidenziali ucraine del
25 maggio da tenere in una situazione obiettivamente difficile. Comunque, Kiev
incassava il sostegno del G7, riunito a Roma il 6 maggio per discutere di
problemi energetici all'insegna della diversificazione delle
fonti, i cui membri europei si dicevano pronti a sostenere eventuali difficoltà
degli approvvigionamenti di gas dell’Ucraina anche con temporanee inversioni
dei flussi dall'Europa.
Nella stessa
giornata si svolgeva a Vienna la riunione
del Consiglio d'Europa, che riceveva la richiesta di aiuto dell’Ucraina per le
elezioni presidenziali del 25 maggio, mediante l'invio di osservatori e la
disposta ad eventuali provocazioni della Russia. A
Vienna peraltro il ministro degli esteri di Mosca Lavrov richiedeva il rinvio delle elezioni ucraine, da posticipare
all'adozione di una Costituzione federalista capace di rispondere alle istanze delle regioni sudorientali del paese. Secondo Lavrov lo svolgimento delle presidenziali in un contesto di guerra civile strisciante sarebbe privo di
logica.
Un’apparente svolta si verificava
il 7 maggio, quando Vladimir Putin, dopo aver ricevuto a Mosca il presidente
svizzero di turno dell’OSCE, Didier Burkhalter,
annunciava di aver richiesto ai secessionisti il rinvio del referendum separatista dell'11 maggio, e
di aver disposto il ritiro delle truppe russe dal confine con l'Ucraina - ritiro del quale peraltro fonti NATO e USA
negavano l'evidenza.
La presa di
posizione di Putin appariva come seguito di un'intesa dei giorni precedenti con
la cancelliera tedesca Merkel:
l'8 maggio.Putin scioglieva
anche la riserva sulla propria presenza il 6 giugno alle celebrazioni in
Normandia del settantesimo anniversario dello sbarco alleato nella Seconda guerra
mondiale. Nell’incontro con Putin, peraltro, Burkhalter anticipava
l’imminente presentazione, da parte dell’OSCE, di una Road Map per l’uscita dalla crisi ucraina, da
indirizzare ai soggetti firmatari dell’accordo di Ginevra del 17 aprile, i cui dettagli tuttavia non sono stati nei
giorni successivi resi noti a causa – secondo Mosca – dell’opposizione degli
Stati Uniti.
Questi profili
distensivi erano però ben presto, nella stessa
giornata, rimessi in discussione dai separatisti
filorussi dell’Ucraina, che rifiutavano di rinviare il referendum indipendentista. Del resto Kiev aveva già chiarito
che la propria offensiva militare nel sud-est del paese sarebbe proseguita
indipendentemente dal possibile rinvio della consultazione, e certamente non
pensava ai gruppi armati filorussi quali interlocutori, nel lanciare l'iniziativa di una tavola rotonda di unità
nazionale con le forze politiche di tutte le regioni (9 maggio).
Dall'altro lato la
Russia, pur dicendosi favorevole al dialogo in Ucraina – ma intendendolo mirato
proprio alle regioni secessioniste -, attirava le aspre critiche di Kiev per la
trionfale partecipazione di Putin alla parata militare del 9 maggio in Crimea.
In tal modo ciò che sicuramente proseguiva erano le violenze, con più di venti morti provocati da ripetute
sparatorie tra opposte fazioni a Mariupol (due giorni dopo nei pressi della
città veniva rinvenuto il cadavere – impiccato - del
capo locale della polizia)
L’11 maggio si sono aperte le urne per il
referendum separatista nelle regioni
dell'Ucraina sudorientale di Donetsk e Lugansk: frattanto il presidente
francese Hollande chiariva come non siano per ora in
discussione le due navi da guerra alla Russia previste da un contratto del
valore di 1,2 miliardi di euro – Hollande
ha rilasciato tali dichiarazioni a margine del vertice con Angela Merkel, il cui focus
era peraltro proprio su nuove eventuali sanzioni contro Mosca.
Nella cittadina di Krasnoarmeysk, nella regione di Donetsk, un blitz della Guardia nazionale ucraina avrebbe condotto all’occupazione del municipio e del commissariato, con il sequestro di schede e liste elettorali. Poche ore dopo nella stessa località le truppe fedeli a Kiev avrebbero aperto il fuoco su una folla di manifestanti filorussi, uccidendo uno di loro e ferendone un altro.
L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, già intervenuto durante la crisi ucraina difendendo sostanzialmente le scelte di Putin, ha accusato l’Unione europea di un errore strategico, quando ha immaginato un Accordo di associazione con l’Ucraina, paese profondamente diviso, con una parte nettamente orientata verso la Russia. Cionondimeno, la portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera europea Catherine Ashton ribadiva che la UE considera illegali i "cosiddetti referendum" separatisti, che comunque, secondo i dati preliminari, avrebbero segnato il previsto plebiscito a favore dell’indipendenza sia a Donetsk che a Lugansk.
L’Unione europea è impegnata ad intensificare le relazioni con l’Ucraina, procedendo dalla cooperazione verso la graduale integrazione economica e il rafforzamento del dialogo politico.
A livello bilaterale, le relazioni tra l'Unione
europea e l'Ucraina sono attualmente regolate dall’Accordo di partenariato e cooperazione (APC), firmato il 14 luglio 1994 ed entrato in vigore il 1° marzo 1998 per una durata iniziale di dieci anni. L’APC
è rinnovato automaticamente ogni anno fino all’entrata in vigore di un nuovo
accordo.
L’Ucraina è uno dei partner dell’Unione europea nel contesto della Politica europea di vicinato, di recente rafforzata con l’iniziativa del Partenariato orientale rivolto ad Armenia, Azerbaigian, Bielorussia Georgia, Moldavia e Ucraina, con la quale l’Unione europea si prefigge di rafforzare la dimensione orientale della politica europea di vicinato.
Nell’ambito di tale iniziativa, a marzo 2012 si sono conclusi i negoziati per l’accordo di associazione UE-Ucraina e a luglio 2012 quelli relativi all’area di libero di scambio.
L’accordo di associazione avrebbe dovuto essere firmato ufficialmente in occasione del Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Partenariato orientale, che si è svolto a Vilnius il 29 novembre 2013.
Il Governo ucraino, il 21 novembre 2013, aveva chiesto la temporanea sospensione dei negoziati per la firma.
Il Consiglio europeo del 20 dicembre 2013 aveva adottato delle conclusioni nelle quali indicava che l'Unione europea rimaneva disposta a firmare l'accordo di associazione, non appena l'Ucraina fosse pronta.
A margine del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2014, l’Ucraina e la UE hanno firmato la prima parte dell’accordo di associazione con l’Unione europea, relativa alla parte politica dell’accordo che comprende i capitoli sui valori democratici e sulla politica estera e di sicurezza, prevedendo in particolare una cooperazione rafforzata su questioni regionali, prevenzione dei conflitti, gestione delle crisi, armi di distruzione di massa e disarmo. L’impegno europeo è volto a concludere in tempi rapidi l’intero accordo, con il nuovo Governo che uscirà dalle elezioni a Kiev del prossimo 25 maggio.
In seguito al deteriorarsi della situazione in Ucraina, la riunione straordinaria del Consiglio dei ministri per gli affari esteri dell’UE ha deciso il 20 febbraio 2014 l’introduzione di una prima serie sanzioni mirate volte al congelamento dei beni ed a restrizioni per la concessione di visti per alcune persone individuate come responsabili di violazioni dei diritti umani, violenza e uso eccessivo della forza (con successive decisioni tale lista è stata successivamente estesa ad un ulteriore serie di persone). Il Consiglio ha, altresì, deciso di sospendere le licenze per l’esportazioni di attrezzature e strumenti che possano essere usati nelle repressioni interne.
Il Consiglio europeo nella riunione straordinaria del 6 marzo sulla crisi in Ucraina ha adottato una dichiarazione nella quale, in particolare:
· condanna la violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell’Ucraina da parte della Federazione russa e si esorta la Federazione russa a ritirare immediatamente le sue forze armate nelle zone in cui sono stazionate in permanenza, in conformità degli accordi pertinenti;
· esorta la Federazione russa a consentire immediatamente l'accesso agli osservatori internazionali. La soluzione della crisi in Ucraina deve basarsi sull'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza del paese e sul rigoroso rispetto delle norme internazionali;
· ritiene che la decisione del Consiglio supremo della Repubblica autonoma di Crimea di tenere un referendum sul futuro status del territorio sia contraria alla costituzione ucraina e dunque illegale;
· si annuncia la sospensione dei colloqui bilaterali con la Federazione russa concernenti i visti e il nuovo accordo;
· prospetta che la soluzione alla crisi dovrebbe essere raggiunta tramite negoziati fra il governo dell'Ucraina e quello della Federazione russa, che devono cominciare nei prossimi giorni e portare risultati in un arco di tempo limitato. In mancanza di tali risultati, l'Unione europea deciderà misure aggiuntive, come i divieti di viaggio, il congelamento dei beni e l'annullamento del vertice UE-Russia;
· indica che ulteriori passi della Federazione russa volti a destabilizzare la situazione in Ucraina avrebbero conseguenze di ampia portata per le relazioni fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro, in un ampio numero di settori economici;
· plaude alla risposta misurata mostrata finora dal governo ucraino e incoraggia le autorità ucraine a proseguire gli sforzi per assicurare elezioni libere e regolari, a portare avanti la riforma costituzionale;
· si ribadisce l'impegno dell'Unione europea a firmare l'accordo di associazione, ivi compresa una zona di libero scambio globale e approfondito e si annuncia che, in via prioritaria, l’UE firmerà a breve tutti i capitoli politici. L'Unione europea intende adottare misure unilaterali che consentano all'Ucraina di beneficiare in misura sostanziale dei vantaggi offerti nella zona di libero scambio globale e approfondito;
· ribadisce l’impegno a rafforzare i contatti diretti fra i cittadini dell'Unione europea e dell'Ucraina, attraverso il processo di liberalizzazione dei visti;
· indica che l'Unione europea è pronta ad assistere l'Ucraina per quanto concerne la garanzia dell'approvvigionamento energetico mediante una maggiore diversificazione, un'efficienza energetica rafforzata e interconnessioni efficaci con l'Unione europea.
Il Consiglio dei ministri degli esteri dell'UE, nella riunione del 17 marzo, ha approvato conclusioni nelle quali:
· condanna con forza lo svolgimento del referendum in Crimea avente ad oggetto l'unificazione con la Federazione russa, e non ne riconosce l'esito, in quanto illegale e in palese violazione della Costituzione ucraina;
· deplora il crescente dispiegamento delle forze armate russe in Crimea, in palese violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, nonché il diniego di accesso alla penisola di rappresentanti dell'ONU e dell'OSCE;
· conferma l' obiettivo di sviluppare le relazioni UE-Russia sulla base del reciproco interesse e del rispetto del diritto internazionale, deplorando, nel contempo, le azioni della Russia in contrasto con questi obiettivi;
· esorta la Federazione russa a non prendere provvedimenti per annettere in Crimea in violazione del diritto internazionale;
· sostiene il rapido dispiegamento in Ucraina di una missione di vigilanza speciale OSCE;
· conferma il proprio impegno a procedere alla firma dell'Accordo di partenariato con l'Ucraina, e a fornire il sostegno finanziario necessario a garantire la stabilizzazione economica del Paese, richiamando nel contempo il Governo ucraino a realizzare un ambizioso programma di riforme strutturali, con l'obiettivo prioritario della lotta contro la corruzione;
· invita le autorità ucraine a proseguire gli sforzi per garantire elezioni libere ed eque, per far progredire la riforma costituzionale e per garantire la piena tutela delle minoranze.
Il Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo, con riferimento alla crisi ucraina:
Il Consiglio
dei ministri degli esteri dell'UE nella riunione del 14 aprile ha adottato delle conclusioni sull’Ucraina
nelle quali in particolare:
·
ribadisce quanto sia importante che la Russia e l'Ucraina
si impegnino in un dialogo costruttivo, anche attraverso l'istituzione di un meccanismo multilaterale, allo scopo di
giungere ad una soluzione politica
basata sul pieno rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale
dell'Ucraina;
·
indica che l’UE è pronta ad assistere l'Ucraina in
materia di riforme del settore della sicurezza
civile, sostegno della polizia e stato di diritto. Al riguardo il Consiglio incarica
il SEAE di inviare una missione di esperti per preparare un'assistenza
appropriata e di elaborare un quadro
politico per l'approccio alla crisi, che esamini tutte le opzioni, anche
attraverso un'eventuale missione della PSDC, in vista di una decisione su
un ulteriore intervento dell'UE (il SEAE
ha poi presentato il quadro politico per l’approccio alla crisi in Ucraina il 7
maggio - vedi oltre);
·
rammenta che eventuali
ulteriori iniziative da parte della Federazione russa per destabilizzare la
situazione in Ucraina comporterebbero altre e profonde conseguenze per le relazioni tra l'Unione europea e i suoi
Stati membri, da un lato, e la Federazione russa, dall'altro, in un ampio numero di settori economici;
·
incoraggia l'Ucraina a portare
avanti le riforme politiche e in
particolare la riforma della
Costituzione;
·
ribadisce a fornire un forte sostegno finanziario per la
sua stabilizzazione economica e finanziaria dell’Ucraina, ricordando
l'importanza cruciale del sostegno dell'FMI e ha adottato una decisione sull'assistenza macrofinanziaria
all'Ucraina che definisce condizioni chiare per la sua futura erogazione,
portando l'importo totale a 1,6 miliardi
di EUR.
·
conferma la disponibilità dell'UE a vagliare soluzioni per
assistere l'Ucraina per quanto concerne la garanzia
dell'approvvigionamento energetico mediante una maggiore diversificazione,
anche attraverso il rapido potenziamento delle capacità di flusso inverso,
un'efficienza energetica rafforzata e interconnessioni efficaci con l'Unione
europea e all'interno di essa. Il Consiglio esprime grave preoccupazione
riguardo all'aumento unilaterale dei prezzi del gas applicati all'Ucraina e
manifesta la ferma convinzione che tutte le divergenze di opinioni sui prezzi e
sulle condizioni di approvvigionamento del gas debbano essere risolte
attraverso negoziati e i meccanismi giuridici disponibili, nella
prospettiva di stabilizzare la situazione economica dell'Ucraina.
Il 17 aprile rappresentanti di Unione europea, Usa, Russia e Ucraina hanno sottoscritto a Ginevra un accordo volto a ridurre le tensioni e ripristinare la sicurezza per tutti i cittadini.
L’accordo prevede in particolare che:
· tutte le parti in causa devono evitare ogni violenza, intimidazioni o atti provocatori. I partecipanti condannano con forza e respingono ogni espressione di estremismo, razzismo e intolleranza religiosa, compreso l’antisemitismo;
· tutti i gruppi armati devono essere disarmati. Tutti gli edifici occupati illegalmente devono tornare ai legittimi proprietari. Tutte le strade, piazze e altri luoghi pubblici nelle città e nei paesi dell’Ucraina devono essere sgomberati.
· sarà garantita l’amnistia a tutti i manifestanti e a coloro che avranno lasciato gli edifici e gli altri luoghi pubblici e avranno riconsegnato le armi, con l’eccezione di coloro che si sono resi colpevoli di crimini;
· la missione di monitoraggio speciale dell’Osce dovrà giocare un ruolo guida nell’assistere le autorità ucraine e le comunità locali nell’applicazione immediata di queste misure di riduzione delle tensioni ovunque ce ne sia più bisogno, a cominciare dai prossimi giorni. Gli Usa, la Ue e la Russia si impegnano a sostenere la missione, anche fornendo gli osservatori;
· l’annunciato processo costituzionale deve essere inclusivo, trasparente e verificabile. Dovrà comprendere l’immediata ripresa di un ampio dialogo nazionale, che includa tutte le regioni e i collegi politici dell’Ucraina, e preveda la possibilità di pubblico dibattito e proposte di emendamento;
· i partecipanti sottolineano l’importanza della stabilità economica e finanziaria dell’Ucraina e sono pronti a discutere ulteriori forme di sostegno quando le misure di cui sopra saranno applicate.
Sulla base del mandato del Consiglio dell’UE del 14 aprile
2014, il Servizio per l’azione esterna
dell’UE – che assiste l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE
Catherine Ashton e lavora sotto la sua direzione - ha presentato il 7 maggio 2014 il quadro politico per l’approccio alla crisi ucraina, anche in vista
della possibilità di avviare nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa (PSDC)
dell’UE una missione relativa al sostegno all'Ucraina in materia di riforme del settore della sicurezza civile, sostegno della polizia e
stato di diritto.
Il quadro
politico per l’approccio alla crisi è il documento elaborato dagli uffici
del SEAE che analizza lo stato di crisi di un Paese e presenta opzioni per l’azione dell’UE; costituisce la base della
procedura volta a decidere l’invio di una missione PSDC dell’UE.
Il quadro politico per l’approccio alla crisi
ucraina individua le seguenti priorità e breve e medio e lungo
termine:
·
garantire la piena attuazione dell’accordo raggiunto
il 17 aprile a Ginevra;
·
coinvolgere la Russia
negli sforzi di distensione;
·
sostenere la missione di vigilanza speciale dell'OSCE;
·
mantenere lo slancio del processo di riforma in
Ucraina, sulla base della firma delle restanti disposizioni dell'accordo di
associazione e della sua applicazione provvisoria, anche come mezzo per
assicurare la costruzione di un consenso nazionale intorno l'unità del paese;
·
garantire il corretto svolgimento delle elezioni
presidenziali, con il primo turno previsto il 25 maggio e un eventuale
secondo turno in programma per il 15 giugno, e delle elezioni dei sindaci in
diversi città;
·
sostenere le riforme costituzionali e per il
decentramento, sulla base di un ampio dialogo nazionale volto a definire un
consenso di esse;
·
promuovere una riforma del settore della sicurezza civile,
comprese le questioni relative alla giustizia;
·
piena attuazione dell'accordo di associazione
UE-Ucraina, compreso l’accordo di
libero scambio;
·
Intensificazione dei contatti diretti tra
cittadini ucraini ed europei attraverso l’abolizione
dei visti di breve durata;
·
promozione di standard elevati di buona governance, in particolare nel settore giudiziario
e in materia di applicazione della legge
e lotta
contro la corruzione;
·
promozione di forme
decentralizzate di autogoverno locale, in linea con le aspettative delle
comunità regionali e locali;
·
garanzia che la legislazione e le prassi sulle minoranze
nazionali e l'uso della lingua siano pienamente conformi con gli standard definiti dal Consiglio d' Europa;
·
approvvigionamento
stabile e sicura dell’energia e il suo transito;
·
creazione di un ambiente
favorevole agli investimenti e di condizioni per una rapida crescita economica sostenibile.
Per quanto riguarda in particolare la riforma del settore della sicurezza civile, il quadro politico per l’approccio alla crisi individua le seguenti priorità:
· garantire la coerenza della riforma del settore della sicurezza civile con le riforme costituzionali, inclusa la decentralizzazione e le riforme nel settore della giustizia, quali quelle relative alla Procura generale ed all'indipendenza della magistratura;
· assicurare una coerenza strategica nella pianificazione nel settore della sicurezza nazionale in Ucraina;
· progettare e rendere operativo un piano di riforma con modalità condivise ed inclusive;
· definire con chiarezza i compiti delle forze di polizia e sicurezza;
· rivedere ed attuare una strategia di gestione integrata delle frontiere da parte dell’ Ucraina;
· istituire un modello di intelligence nazionale;
· precedere alla creazione di un meccanismo di controllo trasparente sul sistema di sicurezza civile e una efficace catena di comando, tenendo conto delle esigenze nazionali e regionali;
· rimodellare in profondità il settore della sicurezza, in particolare della polizia e degli organi di gestione delle frontiere, in modo da ristabilirne la fiducia e l’autorità nell’applicazione dello stato di diritto dalla maggioranza dell’opinione pubblica;
· stabilire relazioni efficaci tra gli uffici della procura e della polizia in un contesto di un sistema giudiziario ben funzionante, che garantisca la protezione dei diritti umani fondamentali.
La Commissione europea ha approvato il 5 marzo 2014 un pacchetto di misure concrete per sostenere l’Ucraina dal punto di vista economico e finanziario per complessivi 11 miliardi di euro.
Il pacchetto di misure prevede:
·
uno stanziamento di
3 miliardi di euro dal bilancio dell’UE
nei prossimi anni;
·
la previsione di aiuti fino a 8 miliardi di EUR erogati
dalla Banca europea per gli investimenti e dalla Banca europea per la
ricostruzione e lo sviluppo;
·
la possibilità di mobilitare 3,5 miliardi di EUR attraverso
il Fondo di investimento per la politica di vicinato;
·
la creazione di
una piattaforma di coordinamento dei
donatori;
·
l’applicazione provvisoria della zona di libero scambio
globale e approfondito una volta firmato l’accordo di
associazione, attraverso l’anticipazione autonoma delle misure commerciali;
·
l’organizzazione
di un forum/di una task force ad alto livello sugli investimenti;
·
la modernizzazione del sistema ucraino di
transito del gas e lavoro sui flussi inversi, specialmente attraverso la
Slovacchia;
·
l’accelerazione del piano d’azione per la
liberalizzazione dei visti;
·
assistenza tecnica in una serie di settori come la riforma
costituzionale e giudiziaria o la preparazione delle elezioni.
L’11 marzo 2014 il Presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e il Commissario europeo per il commercio, Karel De Gucht hanno presentato un’ iniziativa volta ad aprire le porte del mercato europeo ai prodotti in arrivo dall’Ucraina, il prima possibile, senza aspettare la firma dell’accordo di associazione con Kiev, attraverso la soppressione unilaterale - anche se in via temporanea fino al 1° novembre 2014 e in vista della firma dell’accordo di associazione da parte dell’Ucraina - da parte dell’UE delle barriere che ostacolano il libero scambio, che è entrata in vigore il 23 aprile 2014.
Grazie al taglio dei dazi, secondo il commissario De Gucht, Kiev potrà risparmiare 487 milioni di euro, di cui
340 milioni per i prodotti agricoli e 43 per i
prodotti alimentari. Sui prodotti industriali ci saranno alcune deroghe,
soprattutto nel settore automobilistico, ma l’Ucraina dovrebbe comunque
risparmiare 117 milioni di euro. Nel settore tessile il risparmio sarà di 24,4
milioni e di 26,8 nel settore chimico. De Gucht ha
indicato che tali calcoli si basano sul volume di commercio attuale mentre,
assicura, ci si può attendere un aumento, proprio per effetto del taglio delle
tariffe di export.
La soppressione dei dazi doganali da parte dell’Ue
sarà totale o parziale a seconda del settore
(ricalcando comunque gli effetti dell’area di libero scambio che si verrà a
creare con la firma dell’accordo di associazione). I dazi saranno
immediatamente rimossi per il 94,7% dei prodotti industriali e per l’82,2% dei
prodotti agricoli (per cereali, carne suina, bovina e pollame la
liberalizzazione sarà parziale per evitare
contraccolpi negativi sul mercato europeo). L’Ue garantirà la soppressione dei
dazi anche per l’83,4% dei prodotti alimentari
trasformati.
In cambio dei benefici l’Ucraina non sarà tenuta a garantire alcun accesso privilegiato dei prodotti europei sul suo mercato, semplicemente dovrà impegnarsi a non aumentare, per tutto il periodo, le tariffe oggi in vigore.
La Commissione europea ha inoltre mobilitato
uno stanziamento di 1,5 milioni di euro come contributo alla missione
di osservazione elettorale OSCE volta a coprire gli appuntamenti elettorali
previsti in Ucraina fino all’ottobre del 2015.
Ambasciatore
d’Italia in Ucraina |
Fabrizio ROMANO (dal 9 gennaio
2012) |
Ambasciatore
dell’Ucraina in Italia |
Yevhen PERELYGIN (da
dicembre 2012) |
Presidente della Verkhovna Rada (Parlamento) |
Oleksandr
TURCHYNOV (All Ukrainian Union – Batkivshchyna della Tymoshenko) (dal 22 febbraio 2014) |
XVII LEGISLATURA
Incontri
bilaterali |
Il 24 ottobre 2013 l’on. Sandro Gozi, Presidente della
delegazione italiana presso
l’Assemblea del CdE, l’on. Andrea Manciulli, Vicepresidente della
Commissione Affari esteri[1] hanno incontrato il Ministro degli esteri ucraino Leonid Kozhara[2].
Si segnala che il 10 ottobre 2013 il Presidente delle delegazione parlamentare del CdE Sandro Gozi ha ricevuto
il Viceministro Esteri ucraino Andrii Olefirov.
Incontri delle
Commissioni |
Il 22 aprile 2014 il Presidente della Commissione esteri,
Fabrizio Cicchitto,
ha incontrato l’Ambasciatore ucraino Perelygin.
Nel corso dell’incontro l’Ambasciatore ha lamentato la presenza russa
(anche di paramilitari) nella regione est dell’Ucraina; ha rilevato altresì
la difficoltà di dare attuazione concreta agli accordi di Ginevra e anche
le diverse interpretazioni delle indicazioni contenuti negli accordi, ed
ha osservato la necessità di trovare una proposta operativa in tal senso. Ha
segnalato, altresì, la visita di Biden in Ucraina
(ritenuta positiva): Ha quindi segnalato la necessità di tenere sotto controllo
i possibili sviluppi della situazione che si delineeranno
tra il 1 e il 9 maggio, giorno in cui verrà festeggiata, sia dalla Russia che
dall’Ucraina, la vittoria nella seconda Guerra mondiale.
L’Ambasciatore ha
rinnovato al Presidente Cicchitto l’invito a recarsi
con una delegazione in Ucraina (delegazioni delle Commissioni esteri di Francia e Germania sono già
andate).
Si tratta del
terzo incontro svolto alla Camera dall’Ambasciatore dopo la crisi in Crimea
seguita al referendum del 16 marzo 2014. Il 26 marzo l’Ambasciatore ha
incontrato il Presidente Cicchitto e il 27 marzo la Presidente Ravetto.
Nell’incontro del
26 marzo 2014, l’Ambasciatore aveva fatto presente le gravi preoccupazioni che
si nutrono a Kiev ma anche la forte determinazione a consolidare lo sbocco
democratico del recente cambiamento di regime. Aveva altresì sottolineato
l`importanza della sottoscrizione della parte politica dell`Accordo di
associazione tra l’UE e l`Ucraina e invitato una delegazione parlamentare
della Camera dei deputati a effettuare una missione in Ucraina prima delle
elezioni presidenziali del 25 maggio prossimo.
Nell’incontro con
la Presidente del Comitato Schengen, Laura
Ravetto (27 marzo 2014), i temi di discussione
sono stati: il processo di integrazione avviato con
l'Unione europea (in particolare la libera circolazione delle persone), la
crisi economica nel paese, i rapporti con la Russia e le elezioni presidenziali
ucraine del 25 maggio prossimo (rispetto alle quali l'Ambasciatore ha
nuovamente sollecitato l’invio di una delegazione parlamentare italiana). Una
delegazione parlamentare del Comitato è stata invitata per una visita presso
le Istituzioni ucraine.
La crisi in Ucraina
(a partire dalle proteste di piazza “Euromaidan” che dal 17 gennaio 2014 avevano ripreso
drammatico vigore in concomitanza con la promulgazione da parte dei Presidente Yanukovich di un pacchetto normativo che introduceva forti
limitazioni per le manifestazioni pubbliche) e i
successivi sviluppi sulla Crimea,
hanno portato ad una serie di audizioni
che sono qui di seguito elencate:
Il 29 gennaio 2014 il Comitato permanente sui diritti umani costituito in seno alla
Commissione affari esteri ha svolto un’audizione
informale dei rappresentanti della
comunità ucraina in Italia e dei
movimenti di protesta (sono stati ascoltati anche il vescovo della Chiesa
greco-cattolica ucraina in Italia e Spagna, Dionisio Lachoviez,
e il presidente dell'associazione cristiana degli ucraini in Italia, Oleksandr Horodetskyy).
A seguito dell’audizione il 5 febbraio 2014 si è tenuta alla Camera una conferenza stampa sugli sviluppi della crisi politica in Ucraina e
i violenti scontri di piazza Maidan promossa dai
membri del Comitato per i Diritti umani della Camera. Erano presenti i deputati Mario Marazziti (Pi), Khalid Chaouki
(Pd), Eleonora Cimbro (Pd), Pia Locatelli (Psi), Arturo Scotto (Sel). Nel corso della conferenza sono state avanzate le
proposte di abolire il regime dei visti per gli ucraini come segnale ''della
forte attenzione'' dell'Italia alla comunità ucraina e che i leader a rischio
della privazione della libertà possano fare richiesta di asilo politico in
Italia.
Il 4 marzo 2014 innanzi alle Commissioni esteri
congiunte della Camera del Senato, il Ministro degli esteri Mogherini riferiva sulla situazione
dell’Ucraina,
con particolare riferimento al Consiglio straordinario dei ministri degli
esteri UE del giorno precedente, nel quale erano emerse preoccupazioni per
l’escalation militare, suscettibile di condurre ad una nuova guerra fredda con
la Russia, e anche ad una possibile e non augurabile divisione dell’Ucraina.
Il
5 marzo 2014 in sede di Commissioni riunite III e IV della Camera, il
sottosegretario Giro ha reso una dichiarazione in merito agli sviluppi della crisi
in Ucraina,
segnalando, che:
·
l'Ucraina ha inviato a tutti gli Stati
partecipanti dell'OSCE una richiesta di invio osservatori. La richiesta è stata notificata all'Italia attraverso
il Ministero degli affari esteri. Lo stato maggiore della Difesa,
interessato in merito, ha verificato la fattibilità tecnica di soddisfare la
richiesta con idoneo personale, nel numero di due osservatori, che si
uniranno ad altri forniti – per quanto noto allo stato attuale – dai seguenti
Paesi: Stati Unti d'America, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Lettonia,
Svezia; Lituania; Estonia, Finlandia, Slovacchia, Gran Bretagna, Polonia,
Danimarca, Ungheria, Canada e Norvegia. Gli osservatori internazionali
giungeranno in Ucraina al più presto, per poi operare, almeno per una
settimana, in Crimea.
L’11 marzo 2014 la Commissione
esteri della Camera, nel quadro dell’indagine conoscitiva sulla
proiezione dell’Italia e dell’Europa nei nuovi scenari geopolitici, ha svolto
l’audizione di rappresentanti di alcuni enti di
ricerca a carattere internazionalistico (CESI, IAI e ISPI) con particolare riferimento alle conseguenze della crisi
in Ucraina.
Il 18 marzo 2014 nell’ambito dell’audizione del
Ministro degli affari esteri, sulle
linee programmatiche
del suo Dicastero, alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, il Ministro degli esteri è tornata, tra l’altro, sulla crisi
ucraina,
e nuovamente il 3 aprile 2014.
Il
30 aprile 2014 le Commissioni riunite III e IV della Camera e 3a e 4a del
Senato, nell’ambito dell’audizione
dei Ministri degli affari esteri
e della difesa
sulla situazione nella Repubblica Centro Africana e sui recenti sviluppi
in Ucraina.
Il Ministro Mogherini ha sottolineato
che gli sviluppi sul terreno sono molto fluidi. La crisi resta
caratterizzata da una fragilità sul terreno e da una sostanziale
incomunicabilità tra le parti più direttamente interessate, con rischi molto
seri di un ulteriore pericoloso deterioramento e di una deriva potenziale
verso un conflitto civile aperto e dagli esiti del tutto imprevedibili.
Anche
il 7 maggio 2014, nell’ambito dell’audizione del Segretario generale
dell’OSCE, Amb. Lamberto Zannier, sulla proiezione dell’Italia e dell’Europa nei nuovi
scenari geopolitici è stata sollevata la crisi ucraina.
Si
segnala, inoltre, che nella Comunicazione sugli esiti della missione
svolta ad Atene dal 3 al 4 aprile 2014 in occasione della Conferenza interparlamentare sulla
Politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla Politica di sicurezza e
difesa comune (PSDC), alle Commissioni riunite III e IV della Camera e 3a e 4a
del Senato, pubblicate nel Resoconto del 16 aprile 2014, è stato evidenziato
che, nel corso della Conferenza sul piano tematico,
l’attenzione centrale è stata dedicata alla questione
« Ucraina »
e « rapporti con la Russia ».
Nelle
Conclusioni finali approvate dalla Conferenza, tra l’altro, si invita
i parlamenti nazionali a inviare in Ucraina, insieme al Parlamento Europeo e
con il sostegno dell’OSCE/ODHIR, delegazioni di osservazione elettorale in
occasione delle prossime elezioni presidenziali, al fine di sostenere l’impegno delle autorità ucraine a
tenere elezioni pacifiche, libere ed eque previste per il 25 maggio; chiede
alle autorità dell’Ucraina di continuare a compiere tutti i passi necessari per
garantire inclusività, trasparenza e rispetto dei
diritti umani, inclusa la tutela dei diritti delle minoranze.
Il 19 giugno 2013, l’on. Lia Quartapelle,
Segretario della Commissione esteri, ha incontrato l’Ambasciatore Yevhen
Perelygin.
Temi:
gruppo parlamentare di amicizia Ucraina-Italia (è stata sollecitata da parte
ucraina la ricostituzione del gruppo presso il Parlamento italiano); Accordo di Associazione con l’UE che
dovrebbe essere firmato a novembre 2013 in occasione del vertice del
Partenariato Orientale (l’accordo porterà alla costituzione di un’area di
libero scambio tra UE e Ucraina con vantaggi economico
commerciali per tutti i paesi coinvolti); importanza anche per Ucraina
del semestre di presidenza UE dell’Italia e auspicio maggiore coinvolgimento
dell’Italia nel Partenariato Orientale. Conferma
da parte italiana dell’appoggio all’Ucraina in sede UE e impegno per ruolo
dell’Italia nella “diplomazia della crescita”; importanza dell’Expo (per la
quale Ambasciatore comunica la volontà di organizzare un padiglione).
Cooperazione
multilaterale |
Delegazioni Parlamentari
Il
Parlamento ucraino invia delegazioni alle Assemblee parlamentari del Consiglio
d’Europa, dell’InCE (di
cui è stata Presidente di turno nel 2012) e dell’OSCE, di cui ha esercitato la
presidenza di turno
nel 2013. Il Parlamento ucraino è membro associato dell’Assemblea parlamentare della NATO.
Missione di
monitoraggio elettorale del 25 maggio 2014
L’Assemblea parlamentare dell’OSCE, l’Assemblea
parlamentare della NATO, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il
Parlamento europeo, e l’Office for Democratic Institutions and Human Rights
dell’OSCE, parteciperanno alla missione di
monitoraggio elettorale delle elezioni presidenziali anticipate del 25
maggio 2014. Capo della missione elettorale è l’italiana Tana de Zulueta.
Per quanto riguarda la partecipazione di
parlamentari italiani si segnala che, allo stato attuale, è prevista la
partecipazione degli onorevoli Andrea Rigoni in rappresentanza
dell’Assemblea del Consiglio d’Europa;
i senatori Luigi Compagna, Cristina De Pietro, Emma Fattorini, e gli onorevoli Vincenzo Amendola, Marietta Tidei in rappresentanza dell’Assemblea dell’OSCE; e
l’onorevole Domenico Scilipoti
in rappresentanza dell’Assemblea della NATO.
Si
segnala, inoltre, che:
in seno all’Assemblea
parlamentare del Consiglio d’Europa,
il 9 aprile 2014, nel corso dell’ultima sessione plenaria, si è svolto in un
dibattito di urgenza su “Recenti sviluppi in Ucraina: minacce al
funzionamento delle istituzioni democratiche”.
L’Assemblea
CdE, nella risoluzione
approvata con 154 voti
favorevoli, 26 voti contrari e 14 astensioni, ha giudicato illegale il referendum tenutosi in
Crimea e non ne ha riconosciuto il risultato. Per il
parlamentari del CdE nessuna giustificazione può
essere addotta all’operato della Federazione Russa e deve essere esplorata la possibilità di
stabilire accordi in tema di sicurezza che possano assicurare l’indipendenza
dell’Ucraina, la sovranità e l’integrità territoriale.
Al
tempo stesso, l’Assemblea ha riconosciuto la legittimità delle nuove
autorità ucraine, invitandole ad attuare un programma di riforme che
assicurino il federalismo e il decentramento. Le autorità di Kiev sono inoltre
state invitate ad attuare un maggiore equilibrio tra i poteri del Presidente e
quelli del Parlamento, mettendo finalmente la costituzione ucraina in linea con
gli standards
del Consiglio d’Europa.
L’Assemblea
ha infine chiesto che i colpevoli dei morti di Piazza Maidan
siano assicurati alla giustizia, nel quadro di
un’inchiesta che faccia piena luce sui fatti e sulle responsabilità a tutti i
livelli.
La stessa Assemblea CdE,
il successivo 10 aprile, ha
dichiarato in una risoluzione
adottata con 145 voti favorevoli, 21 contrari e 22
astensioni che l’annessione della Crimea rappresenta una chiara contraddizione
con lo Statuto del Consiglio d’Europa e gli impegni assunti dalla Russia quando
è entrata a far parte dell’organizzazione nel 1996, e ha deciso di sospendere
alla delegazione russa il diritto di voto, il diritto di essere rappresentata
negli organi del Consiglio d’Europa (Comitato dei Presidenti, Bureau,
Commissione Permanente) e il diritto di partecipare alle missioni di
osservazione delle elezioni. Il divieto varrà fino alla fine della sessione
2014 (26 gennaio 2015).
L’Assemblea si è riservata inoltre in futuro di
annullare le credenziali della delegazione russa se non verrà
annullata l’annessione della Crimea e alleggerita la tensione in Ucraina[3].
Per
quanto riguarda l’Assemblea della
NATO:
Riuniti
a Riga (Lettonia) il 5 Aprile
2014, i leader dell'Assemblea
parlamentare della NATO hanno condannato ogni minaccia all'integrità
territoriale dell’Ucraina e hanno ritirato all'Assemblea federale della
Federazione Russa lo status di membro
associato.
Si
segnala anche che, per quanto riguarda la
riunione annuale dell’Assemblea InCE che si è svolta dal 24
al 26 settembre 2013 a
Budapest, per la delegazione ucraina erano presenti alla riunione gli onorevoli
Dmytro Svyatash (Partito
delle Regioni), Presidente della delegazione, Ihor Yankiv, Olha Belkova,
membro supplente, Olha Sikora,
membro supplente; nel testo della Dichiarazione finale adottata si esprime
l’auspicio affinché venga firmato l’Accordo di
Associazione UE- Ucraina a novembre 2013 in occasione del summit del
Partenariato Orientale (il paragrafo è stato aggiunto su proposta della
delegazione ucraina).
Unione interparlamentare - UIP |
E’
in via di ricostituzione la sezione di amicizia Italia-Europa
centro-orientale e
Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (Armenia, Azerbaijian,
Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Mongolia, Tajikistan, Turkmenistan,
Ucraina, Uzbekistan). Presiede la sezione Elio Massimo Palmizio. Si segnala che il
Gruppo italiano dell’Unione interparlamentare (UIP) ha già inviato ai gruppi
parlamentari la richiesta formale di designare i parlamentari da ripartire nella varie sezioni di amicizia UIP; si è quindi in
attesa delle designazioni degli altri componenti da parte dei gruppi.
Atti di indirizzo e controllo |
Situazione politica
in Ucraina:
Il governo il 7 maggio 2014 ha riposto in
Assemblea alle Interrogazioni a risposta immediata n. 3-00807
Scotto “Iniziative volte alla soluzione della crisi ucraina, con particolare
riferimento al rispetto dell'accordo di Ginevra del 17
aprile 2014”, n. 3-00808 Amendola
“Iniziative volte a contrastare l'escalation di scontri e violenze in Ucraina”,
n. 3-00809 Picchi, evidenziando, tra
l’altro, che:
l'Italia ha sempre lavorato in questi mesi per una
soluzione politica e diplomatica della crisi, basata su un dialogo inclusivo tra i diversi attori coinvolti, sia dentro
il Paese che fuori il Paese.
È determinante rivitalizzare gli Accordi di Ginevra (si sono svolti e si svolgeranno incontri, a tutti
i livelli e in vari formati,per valutare i passi necessari per rivitalizzare
tali Accordi) .
Rispetto alla possibilità di un'inchiesta
indipendente evocata dall'Alto rappresentante Ashton: è fondamentale che il Consiglio d'Europa, che ha competenza
anche storica, su questo settore, metta in campo tutti gli strumenti anche di
assistenza alle strutture, alla magistratura, perché sia fatta piena luce non
soltanto sui fatti di Odessa, ma anche sugli altri.
Non è in discussione, al momento, alcuna ipotesi di
missione di peacekeeping sotto egida ONU, tanto meno sono in discussione
iniziative NATO in questo senso. L'Italia partecipa, invece, come già sapete,
con sette osservatori alla missione OSCE.
La nostra azione è stata quindi sempre mirata a fare in modo che la Russia possa
tornare ad essere partner responsabile della comunità
internazionale nel rispetto dei principi della legalità internazionale e,
quindi, a mantenere aperto l'orizzonte del partenariato strategico e
dell'Unione europea e della NATO con la Federazione Russa; così come ci
auguriamo che la Federazione Russa possa tornare ad essere membro effettivo a
titolo pieno del G8, (ieri nel mio incontro con Lavrov
ho sottolineato la necessità che la Federazione Russa faccia dei passi concreti
per implementare e realizzare gli accordi di Ginevra);
importanza della Russia
nella gestione di tanti altri scenari,
di sfide regionali e globali che ci riguardano insieme. dal
disarmo e non proliferazione nucleare alla crisi in Siria, in Libia, al
processo di pace in Medio Oriente, al negoziato con l'Iran sul nucleare,.
Nel caso in cui si riesca a rivitalizzare il
processo di Ginevra e, a fare dei passi concreti per arrivare ad una soluzione politica e ad un cessate il fuoco sul
terreno, l'Italia sarà felice di
impegnarsi durante il proprio semestre di Presidenza della Unione europea per
ricostruire un atteggiamento costruttivo e di partenariato strategico tra
l'Unione europea e la Federazione Russa.
Sullo stesso tema,
il governo aveva altresì risposto il 30 gennaio 2014 all’interrogazione
a risposta in Commissione 5-01990
presentata da Amendola.
E’ tuttora in
corso la mozione 1-00368
presentata da Arturo Scotto il 12 marzo 2014, che impegna il Governo, tra l’altro,
a:
farsi carico di un lavoro di mediazione diplomatica che
faciliti la ricerca di una soluzione pacifica della crisi ucraina, sia
direttamente, sia attraverso le sue rappresentanze nelle istituzioni
dell'Unione europea;
assumere iniziative per garantire i diritti delle minoranze
e delle nazionalità;
svolgere un ruolo attivo nel garantire che le prossime
elezioni politiche in Ucraina si svolgano sotto il controllo internazionale di
organizzazioni, quali Osce e Onu, con l'invio di propri ispettori.
Sullo stesso
tema la mozione 1-00208 presentata dalla senatrice Emma Fattorini 28 gennaio 2014 (iter in corso).
Si segnalano altresì
l’interrogazione a risposta orale 3-00814 (iter
in corso) presentata dal senatore Di Biagio il 18 marzo 2014, sulla tutela degli
italiani di Crimea sull’eventuale
riconoscimento dello status di popolo deportato e per l'ottenimento della cittadinanza italiana da parte degli italiani
di Crimea; sullo stesso tema l’interrogazione a risposta scritta 4-04545
presentata da Edmondo Cirielli il 17 aprile 2014 (iter in corso)
Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-02335 presentato da
Gianluca Pini sul referendum di autodeterminazione in Crimea a
cui il governo ha risposto il 12 marzo 2014 evidenziando, tra l’altro, che:
risulta
particolarmente grave controproducente l'indizione, da parte del Parlamento di
Crimea, di un referendum sull'adesione della regione alla Federazione Russa per
il prossimo 16 marzo.
Il
referendum indetto in Crimea non appare in linea con il dettato della
Costituzione ucraina, che prevede all'articolo 73 che
ogni variazione dell'assetto territoriale dell'Ucraina vada deciso
esclusivamente attraverso un referendum in tutto il paese. Per tale ragione, il
Presidente ad interim Turchynov
ha già eccepito l'illegittimità della risoluzione del parlamento di Crimea
presso la Corte Costituzionale di Kiev.
Al
referendum non si oppone soltanto la nuova dirigenza ucraina, ma anche parte
della stessa popolazione della Crimea, quella di origine tartara. Il Mejilis, l'organo più rappresentativo della pur cospicua
minoranza tartara (circa il 12% della popolazione della penisola) ha infatti annunciato il boicottaggio del referendum.
Il
Governo italiano è fermamente convinto, assieme ai partner europei della
necessità di preservare l'unità territoriale e l'integrità dell'Ucraina.
Riteniamo fondamentale che, nel rispetto di tali principi, possano trovare
soddisfazione le aspirazioni e le prerogative delle minoranze nazionali. In
tale prospettiva, la disponibilità del Governo di Kiev a discutere un
ampliamento dei diritti e dei poteri delle regioni e delle minoranze presenti
nel Paese è un segnale positivo ed incoraggiante. Esso
va sostenuto attraverso un dialogo costruttivo, che da parte italiana si
ritiene poter portare avanti nel quadro di un gruppo
di contatto internazionale, proposto alla controparte russa a Roma e del cui
mandato si sta discutendo in queste ore. Esso costituirebbe uno strumento
internazionale, trasparente ed imparziale, per avviare
un dialogo diretto tra Kiev e Mosca, e percorrere concretamente la strada della
distensione e della stabilizzazione.
E’ in corso l’interrogazione
a risposta in Commissione 5-02528 presentata da Fraccaro
il 2 aprile 2014 sulla eventuale sospensione licenze
di esportazione per le attrezzature che potrebbero essere utilizzate a fini di
repressione interna in Ucraina.
L’Assemblea della
Camera il 19 marzo 2014 ha approvato la Risoluzione in Assemblea
6-00056 presentato dall’on. Speranza, con la quale si impegna
il governo, tra l’altro a:
confermare la disponibilità dell'Unione europea a sostenere
sia la scelta sovrana dell'Ucraina verso l'integrazione economica e
l'associazione politica con l'Unione europea che la sua integrità territoriale
nonché ad assistere l'Ucraina nel processo di risanamento dell'economia e di
riforme interne, dando seguito alla decisione dei Capi di Stato e di Governo UE
di procedere alla firma della sezione politica dell'Accordo di Associazione in
occasione del Consiglio europeo del 20-21 marzo, reiterando l'invito all'Ucraina ad una
maggiore inclusività ed al rispetto di diritti e
prerogative delle minoranze nazionali.
E’ in corso
l’iter della Risoluzione in Commissione
7-00269 presentata dall’on. Marazziti il 20 febbraio 2014, che impegna, tra
l’altro, il Governo a:
ad aprire una corsia privilegiata per la richiesta
di asilo per le persone più a rischio della vita in questa fase, in sede
europea, e a riconsiderare il regime dei visti verso la popolazione ucraina;
a farsi carico di un lavoro di mediazione diplomatica
che faciliti la ricerca di una soluzione pacifica e di una ricomposizione
socio-politica in Ucraina, sia direttamente che attraverso le sue
rappresentanze nelle istituzioni dell'Unione europea, e che apra la strada a
una maggiore vicinanza economica e politica tra Ucraina e Unione europea, nel
rispetto delle volontà e dell'autodeterminazione del popolo ucraino.
ISAF – Ucraina: Si segnala inoltre che nel corso dell’esame del disegno
di legge recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di
polizia, (A.C. 1670-A/R) il 4 dicembre 2013 è
stato accolto l’OdG dell’on. Pilozzi con il quale,
ricordando, tra l’altro, che il 7 agosto 2013, a Bruxelles, è stato siglato il Technical Agreement tra Italia e Ucraina
per il supporto logistico al personale ucraino inserito nel contingente
italiano nell'ambito del Regional Command
West (RC-W) di ISAF. Scopo dell'Accordo tecnico, definire le intese, le
responsabilità, i principi e le procedure in base alle quali le forze ucraine
opereranno con le nostre forze nella missione ISAF; che l'Ucraina è un Paese
che non aderisce direttamente alla NATO, ma vi figura come partner esterno
avendo iniziato un «Intensified Dialogue»
con essa solo a partire dal 2005, si impegna il
Governo a comunicare al Parlamento informazioni riguardo alla natura
dell'accordo siglato a Bruxelles tra Roma e Kiev, specificando se le risorse
economiche utilizzate per il Technical Agreement sono comprese nel comma 1,
articolo 1, del decreto-legge n. 10 ottobre 2013 n. 114.
Legislature
precedenti
Merita segnalare
che, per quanto riguarda la XVI
Legislatura, la Camera dei deputati ha seguito con attenzione costante
l’evolversi della situazione politica in Ucraina dopo la vittoria alle elezioni
presidenziali (l’Ucraina è una Repubblica presidenziale)
del leader dell’opposizione Viktor Yanukovich del
Partito delle Regioni (filo-russo). A questa è seguito il forte inasprimento
del confronto politico interno tra maggioranza e opposizione che ha portato ad una serie di azioni giudiziarie, considerate “selettive”
da parte di diversi osservatori, ai danni di esponenti della precedente
compagine governativa, ovvero l’arresto di ex Ministri compreso oltre a quello
dell’ex Primo Ministro Yulia Tymoshenko.
Il “caso Tymoshenko” ha ricevuto quindi una forte attenzione. Si
ricorda che il 21 marzo 2012 il Presidente della Camera Fini, ha ricevuto in colloquio privato Eugenia Tymoshenko,
figlia dell’ex Premier Yulia Tymoshenko (nella stessa mattina Eugenia Timoshenko ha avuto incontri con l’on. Pier Ferdinando
Casini, e con l’on. Walter Veltroni).
Il 18 aprile 2012 la Commissione affari esteri ha incontrato
una delegazione parlamentare e
governativa ucraina. All’incontro hanno preso parte anche alcuni deputati componenti di altre Commissioni. Nel corso dell’incontro è
stato affrontato il tema della lotta alla corruzione e la situazione dei
diritti umani in Ucraina; un duro confronto si è sviluppato sul caso dell’ex
premier Yulia Tymoshenko.
Il 21 marzo 2012 il Comitato permanente sui diritti umani della Camera dei deputati,
nell'ambito dell'indagine conoscitiva su diritti umani
e democrazia, ha svolto l’audizione di
Eugenia Tymoshenko[4], sulla situazione dei diritti umani in Ucraina.
Più deputati presenti all’incontro, appartenenti ai diversi schieramenti
politici, hanno poi presentato una risoluzione sul caso Tymoshenko
che è stata poi depositata il 2 aprile 2012 alla Camera.
Si segnala che il caso Tymoshenko è stato più volte affrontato in sede CdE (risoluzione n. 1862 sul funzionamento
delle istituzioni democratiche in Ucraina[5], adottata il 26 gennaio 2012 l’Assemblea
parlamentare) e dell’OSCE (risoluzione 9 luglio 2012 presentata
dall’on. Matteo Mecacci e approvata dall’Assemblea, sulla situazione dei diritti civili e
politici in Ucraina, con la quale si chiede la liberazione di Yulia Tymoshenko e degli altri ex esponenti governativi
incarcerati esortando le autorità ucraine a garantire loro le cure mediche
necessarie, e a consentire a membri dell'OSCE di poterli visitare). Anche nel
corso dell’incontro tra il Presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare dell’OSCE,
on. Riccardo Migliori, ed il vice ministro ucraino degli Affari Esteri, Victor Mayko
(7 marzo 2012) era stata espressa forte preoccupazione per lo stato di
detenzione e di isolamento di Yulia Tymoshenko, ed
avanzata la richiesta di verificare il suo stato di salute. Inoltre, l’Assemblea OSCE, nella riunione
invernale del febbraio 2012, aveva ascoltato la testimonianza della figlia Eugenia Tymoshenko, nell’ambito della Commissione Democrazia, diritti umani e
questioni umanitarie presieduta dall’on. Matteo Mecacci.
Si segnala anche che il 29 novembre 2012 si è svolta a Montecitorio la cerimonia per la
firma del Trattato tra Ucraina e Moldova
sulla cooperazione nella conservazione e nello sviluppo sostenibile del bacino
del fiume Dnestr.
Visite Ufficiali
Si segnala che nel
corso della XIV legislatura, l’allora Presidente
della Camera Casini, si è recato in
visita ufficiale in Ucraina il 14 febbraio 2005; nel corso della visita ha incontrato il Presidente Yushenko, il Primo Ministro Tymoshenko
e il Ministro degli Esteri Tarasyuk.
[1] Era presente anche il sen. Roberto Formigoni, Presidente della Commissione Agricoltura del
Senato.
[2]Il Ministro Kozhara
era accompagnato dal Direttore politico del Ministero degli affari Esteri dell'Ucraina Sig. Yatsuk, dal
Direttore Generale del Dipartimento del MAE che si occupa della cooperazione
bilaterale tra l'Ucraina e l'Italia Sig. Melnik, e
dall’Ambasciatore dell'Ucraina in Italia, Sig. Perelygin.
[3] Anche in occasione
della I parte della Sessione Ordinaria 2014 nella riunione del 30 gennaio 2014,
l’Assemblea del CdE ha svolto un dibattito urgente nell’ambito del quale sono
state adottate la Risoluzione 1974[3] e la Raccomandazione
2035[3] sul
“funzionamento
delle istituzioni democratiche in Ucraina”. I parlamentari hanno
sollecitato le autorità ucraine a avviare negoziati
franchi, onesti, efficaci con le opposizioni, a cercare rapidamente un largo
consenso sull’allineamento geopolitico e sulle riforme democratiche e
costituzionali del paese. I parlamentari osservano che il rigetto delle leggi
antiprotesta e le dimissioni del governo sono un primo passo verso una pacifica
soluzione della crisi politica, che apre un’opportunità che va colta dalla
maggioranza e dalle opposizioni. La risoluzione fa quindi appello alla polizia
e ai dimostranti di astenersi da ogni forma di violenza e chiede che
l’eventuale uso sproporzionato della forza e violazioni dei diritti umani siano
opportunamente perseguiti. L’Assemblea, inoltre, saluta l’iniziativa del
Segretario Generale del CdE di costituire un panel
consultivo indipendente per investigare sui violenti incidenti occorsi durante
le proteste. L’Assemblea, invece, aveva deciso di non considerare la
possibilità di sospendere il diritto di voto della
delegazione ucraina. Si riservava tuttavia di considerare eventuali
sanzioni nella sessione di aprile qualora “si verifichino
gravi violazioni dei diritti umani o se le proteste di piazza Indipendenza
vengano soffocate con la forza”
[4] Eugenia Tymošenko
era in Italia per sostenere la campagna per la liberazione della madre. Gli
incontri previsti a Roma, martedì 20 e mercoledì 21 marzo, sono stati organizzati dall’on. Giannni Vernetti, coordinatore dell’Alliance of Democrats, associazione che sostiene
la candidatura della Tymošenko a premio Nobel per la Pace 2012.
Eugenia Tymošenko era accompagnata dall'ex vicepremier ucraino e
leader del People’s Movement
of Ukraine (partito del Blocco Tymošenko), Grigori Nemyrya.
[5] Nel documento adottato si esprime,
tra l’altro, preoccupazione per i processi penali intentati contro esponenti di
governo per abuso di ufficio e eccesso di poteri, tra cui l’ex Ministro
dell’Interno, Juriy Lutsenko,
e l’ex Primo Ministro, Yulia Tymoshenko; si chiede
inoltre una modifica degli articoli 364 e 365 del Codice penale ucraino, e di
promuovere una riforma del sistema giudiziario ucraino. e
OSCE.