Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
(Versione per stampa)
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Autore: |
Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
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Titolo: |
Recenti sviluppi politici in Birmania
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Serie: |
Note di politica internazionale
Numero:
26
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Data: |
16/10/2013
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Numero del dossier: |
26 |
Codice del dossier: |
ES0114 |
Autore: |
Servizio Studi - Dipartimento Affari Esteri
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Titolo: |
Recenti sviluppi politici in Birmania |
Serie: |
Note di politica internazionale |
Data: |
16/10/2013 |
Organi della Camera: |
III Affari esteri |
Recenti sviluppi politici in Birmania
16 ottobre 2013
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Myanmar (la Birmania fu così ribattezzata nel 1989) è governata da un regime militare comunista dal 1962. L'attuale giunta è al potere dal 1988 e ha cancellato i risultati delle elezioni democratiche del 1990 che furono vinte di larghissima misura dal partito guidato da Daw Aung San Suu Kyi, figlia di Aung San, uno degli eroi della conquista dell'indipendenza dall'Inghilterra (1948) e leader della Lega nazionale per la democrazia.
Nonostante sia da anni agli arresti domiciliari, Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, rappresenta un simbolo ed una guida per la popolazione birmana, ed è quindi fortemente osteggiata dalla dittatura militare.
La situazione politica interna è resa ancora più critica dalla circostanza che, dopo essere stati banditi a seguito delle elezioni del 1990, molti dei partiti che rappresentavano le varie minoranze etniche (specie quelli nella zona orientale del paese, dove risiedono i gruppi Karen, Shan e Karenni) si sono organizzate anche militarmente, forti dei profitti derivanti dal mercato dell'oppio.
Sebbene alcuni di essi abbiano negoziato negli anni un accordo di cessate il fuoco in cambio di una certa autonomia a livello locale, la costante repressione di ogni espressione contraria al regime continua ad alimentare focolai di ribellione
Il 7 novembre 2010 si sono tenute le prime elezioni multipartitiche in venti anni, circostanza che ha segnato un timido segnale di apertura del regime, nonostante le procedure elettorale siano state denunciate come del tutto irregolari dalla Comunità internazionale.
Le elezioni sono state boicottate dal principale movimento di opposizione, la Lega nazionale per la democrazia guidata da Sang Suu Kyi, perché ritenute fraudolente e manipolate dalle forze armate. La leader dell'opposizione, agli arresti domiciliari, non avrebbe peraltro potuto partecipare alla competizione elettorale, secondo quanto prescritto dalla Costituzione, in quanto già unita in matrimonio ad un cittadino straniero. San Suu Kyi è stata successivamente liberata il 13 novembre 2010.
Il partito di regime "Unione, solidarietà e sviluppo" (USDP), ha ottenuto il 76,67% dei voti nel Parlamento bicamerale e nei 14 consigli regionali. Se si considera che la Costituzione birmana assegna il 25% dei seggi a militari in servizio in ogni Camera, il risultato, di cui è stata ampiamente messa in discussione la regolarità, crea una maggioranza blindata per l'attuale giunta militare.
Gli altri partiti, molti dei quali espressione delle rispettive comunità etniche su base regionale, hanno ottenuto risultati pressoché irrilevanti. Tra i partiti presenti in Parlamento: il Partito di unità nazionale (Nup), vicino alla giunta, ma unico a sfidare l'USDP in quasi tutti i seggi, ha ottenuto solo il 5,53 per cento. La Forza democratica nazionale, movimento nato da una costola della Lega nazionale per la democrazia guidata da Suu Kyi, è riuscita a strappare solo 12 seggi complessivi nelle due Camere del Parlamento nazionale.
Il 31 gennaio 2011, si è svolta nella nuova capitale Nayppyitaw, la sessione di apertura delle due Camere, con il compito di scegliere il primo Presidente del Myanmar non espressione delle forze armate. I parlamentari hanno eletto presidente e vicepresidente di ogni Camera nella sessione inaugurale, con tre dei quattro incarichi andati a militari in pensione.
Il contesto istituzionale
Con la seduta d'insediamento del Parlamento (bicamerale) è entrata in vigore la nuova Costituzione, approvata nel 2008. La Birmania è una repubblica di carattere semipresidenziale, con uno stretto controllo delle autorità militari sul governo civile. Il Presidente della Repubblica è eletto da uno speciale collegio elettorale composto dai membri del Parlamento e da personalità designate dai militari. Il governo, nominato dal Presidente, deve essere approvato dal Parlamento.
La Camera dei rappresentanti è composta da 440 membri in carica per quattro anni, 330 eletti con sistema maggioritario uninominale a turno unico; i rimanenti nominati dalle forze armate. La Camera delle nazionalità è composta 224 membri, 168 eletti con sistema maggioritario uninominale a turno unico, i rimanenti nominati dalle forze armate.
Nonostante la Birmania prosegua nella road map n sette punti verso la democrazia, decisa dai generali, alcuni osservatori sottolineano che il vero centro di potere rimane il Consiglio nazionale di difesa e sicurezza, organismo previsto dalla nuova Costituzione, del quale fanno parte il presidente di Myanamar e il comandante in capo delle forze militari. Il Consiglio, che controlla l'apparato miliare, può dichiarare lo stato d'emergenza, sospendere governo e parlamento e nominare un nuovo comandante in capo.
I successivi sviluppi politici
Il 4 febbraio 2011 è stato eletto il primo presidente civile del paese l'ex generale ed ex primo ministro Thein Sein, che ha assunto la carica dal successivo 31 marzo.
Si sono infine svolte il 1° aprile 2012 in Birmania le elezioni suppletive, con il sistema maggioritario uninominale a turno unico, in cui erano in palio 45 seggi: 37 alla Camera dei rappresentanti, 6 alla Camera delle nazionalità e due nelle camere regionali.
La Lega nazionale della democrazia, ha partecipato alla competizione elettorale, ottenendo l'85% dei voti e 44 seggi, uno dei quali assegnato alla sua leader San Suu Kyi.
La leader dell'opposizione birmana, alla quale era precedentemente impedito di prendere parte alle consultazioni elettorali in quanto già sposata con un cittadino straniero a competizione, è stata candidata in un collegio elettorale alla periferia di Rangoon, la sua città natale nonché principale centro del Paese.
Il 1° aprile , dopo mezzo secolo di divieto, sono usciti i primi quattro quotidiani privati, resi possibili dall'entrata in vigore di una nuova disposizione che ha eliminato la messa al bando istituita nel 1964, nell'ennesima riforma introdotta dal governo civile. I nuovi giornali fanno parte delle 16 pubblicazioni autorizzate dal governo, rispetto alle 25 che avevano presentato la richiesta.
Il 6 marzo scorso il presidente birmano Thein Sein ha effettuato una visita in Italia ed è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Gli Stati Uniti hanno nel frattempo revocato, lo scorso maggio, una nuova serie di sanzioni, in vigore dal 1996, che impedivano ai membri della ex giunta militare, ai loro soci d'affari e ai loro parenti di ottenere il visto di ingresso negli Stati Uniti.
Il 20 maggio il presidente birmano si è recato in visita dal presidente USA Barack Obama, che gli ha dato atto dei notevoli progressi compiuti dalla Birmania nel campo della democrazia e dei diritti umani dopo mezzo secolo di dittatura militare, ma ha anche espresso preoccupazione per la violenza nei confronti dei musulmani in varie zone del Paese.
La scadenza del 2015 appare cruciale per i nuovi equilibri politici birmani: è l'anno delle elezioni presidenziali ed il partito di regime vuole evitare l'umiliante débalce delle mini-legislative di aprile 2012. La Costituzione, come accennato, non consente però alla leader dell'opposizione di presentarsi, perché ha sposato uno straniero ed i suoi figli sono nati all'estero. San Suu Kyi ha comunque annunciato nel giugno scorso la sua intenzione a candidarsi, mentre a settembre, di fronte all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il presidente Thein Sein ha espresso la disponibilità a rivedere il dettato costituzionalie, confermandolo in un'intervista all'emittente britannica Bbc.
L'attività parlamentare nella XVI legislatura
La Commissione Affari esteri della Camera si è occupata in varie occasioni della situazione della Birmania nel corso della XVI Legislatura. Innanzitutto l'8 luglio 2008 con l'esame di due risoluzioni del Parlamento europeo: la relazione sui due documenti (Doc. XII, nn. 60 e 85) è stata svolta dall'on. Fassino, nel novembre 2007 nominato Inviato speciale per la Birmania dall'Alto Rappresentante dell'Unione europea per la politica estera, il quale ha rappresentato il quadro della situazione nel Paese e le iniziative intraprese in sede comunitaria.
Sulla situazione birmana la III Commissione ha ascoltato il sottosegretario agli Affari esteri, on. Vincenzo Scotti, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo (seduta del 15 ottobre 2008). Nel medesimo contesto si è svolta, il 26 maggio 2009, l'audizione del Segretario generale del Consiglio nazionale dell'Unione di Birmania e della Federazione birmana dei sindacati, Maung Maung.
Il 21 luglio 2009 la III Commissione ha approvato la risoluzione n. 8-00048 d'iniziativa dell'on. Boniver, incentrata sulla situazione dei diritti umani in Birmania
Con riferimento alle attività svolte in Assemblea, nelle sedute del 16 e del 17 febbraio 2009 è stata discussa e votata una mozione dell'on. Boniver (n. 1-00086) riguardante l'adozione di iniziative per la difesa dei diritti umani e per l'affermazione delle libertà democratiche in Birmania. Il documento approvato impegna il governo, tra l'altro, ad agire, di concerto con i partner dell'Unione europea, al fine di predisporre misure adeguate verso la Birmania, compreso un possibile rafforzamento dell'attuale regime sanzionatorio e di sostenere con i mezzi opportuni le organizzazioni democratiche birmane in esilio, al fine di aumentare la loro capacità di promozione di attività di denuncia.
Il 1° marzo 2012 un'interpellanza urgente (n. 2-01372) ha avuto ad oggetto le valutazioni del Governo italiano sugli sviluppi del processo politico birmano dopo le elezioni suppletive del 1° aprile 2012 (considerate dalla Comunità internazionale un momento fondamentale nel processo di apertura e democratizzazione del Paese, e che hanno visto l'affermazione della Lega nazionale della democrazia, finalmente autorizzata dalle autorità a registrarsi come movimento politico e l'elezione di Aung San Suu Kyi alla Camera bassa), nonché sull'opportunità di compiere una visita ufficiale nel paese (dove il Ministro Giulio Terzi si è effettivamente recato dal 22 al 24 aprile 2012).
Del resto la data del 2015 per realizzare riforme a impatto immediato non è casuale: è l'anno delle elezioni presidenziali e il Partito unitario della solidarietà e dello sviluppo vuole giocarsi le sue carte ed evitare se possibile che si ripeta l'umiliante risultato delle mini-legislative di aprile 2012 – quando il partito di Aung San Suu Kyi ha conquistato 43 dei 45 seggi in palio. La Costituzione non consente però alla Lady di presentarsi, perché ha sposato uno straniero e i suoi figli sono nati all'estero, ma non è detta l'ultima parola. Annunciata a settembre di fronte all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, la disponibilità di Thein Sein a rivedere il dettato è stata recentemente confermata in un'intervista all'emittente britannica Bbc
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