Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento affari esteri
Titolo: Le elezioni parlamentari in Norvegia
Serie: Note elezioni nel mondo    Numero: 5
Data: 08/10/2013
Descrittori:
ELEZIONI POLITICHE   NORVEGIA
Organi della Camera: III-Affari esteri e comunitari


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Le elezioni parlamentari in Norvegia

7 ottobre 2013




Il 9 settembre 2013 scorso si sono svolte le elezioni politiche in Norvegia per il rinnovo del Parlamento (Storting) per la legislatura 2013-2017.

Il parlamento norvegese è di tipo monocamerale ed è composto da 169 membri, eletti con il sistema proporzionale, con la possibilità di indicare la preferenza ai singoli partiti in 19 circoscrizioni corrispondenti alle 19 contee in cui è diviso il territorio della Norvegia.

L'attribuzione del numero di seggi a ciascuna circoscrizione è effettuata attraverso un calcolo che combina i dati sulla popolazione e quelli sulla superficie della contea corrispondente. 150 dei 169 seggi sono assegnati in base al punteggio ottenuto, da ogni circoscrizione, sommando il valore ottenuto dalla moltiplicazione del numero degli abitanti per il coefficiente 1 e quello ricavato dal prodotto dei chilometri quadrati per il coefficiente 1,8. I restanti 19 seggi (uno per contea) sono attribuiti, per compensazione, ai partiti che hanno ricevuto meno seggi di quelli che sarebbero stati assegnati in funzione della percentuale di voti ricevuti su base nazionale.

A fronte di recenti sviluppi demografici, nonostante il numero totale dei seggi sia rimasto invariato, è stata rivista l'attribuzione dei seggi per ciascuna contea: 5 contee hanno perso un seggio ciascuno, tre contee ne hanno ottenuto uno in più, mentre la contea di Oslo ne ha guadagnati due. Il sistema elettorale norvegese prevede inoltre una soglia di sbarramento del 4% per ciascuna circoscrizione.

Come previsto dai sondaggi, le elezioni hanno segnato la vittoria della coalizione di centro-destra, che ha ottenuto 96 dei 169 seggi, sostenuta da quattro partiti e guidata da Erna Solberg, leader del Partito conservatore.

Il Partito del Progresso di Siv Jensen, nel quale militava Anders Breivik, l'autore delle stragi di Oslo e Utoya che il 22 luglio 2011 causarono 77 morti, ha registrato un calo di 6,6 punti e di 12 seggi, ottenendo comunque 29 deputati che lo rendono indispensabile per la formazione del nuovo governo di centro-destra.

La coalizione rosso-verde, espressione del Partito laburista del premier uscente Jens Stoltenberg, ha invece perso consensi conquistando 72 seggi, sebbene il partito Laburista resti il maggior partito del Paese con il 30,8% dei voti. Tra gli eletti, nelle file laburiste, 4 superstiti (su 33 candidati tra i giovani sfuggiti al massacro) della strage di Utoya.

L'affluenza alle urne è stata pari al 78,3% (nel 2009 era stata del 76,4%). Hanno votato 2.849.772 elettori, contro i 3.641.753 aventi diritto.

Lista

2013

2009

Differenza %

Seggi 2013

Seggi 2009

Differenza seggi

Partito conservatore

26,8%

17,2%

+ 9,6

48

30

+ 18

Partito del Progresso

16,4%

22,9%

- 6,5

29

41

- 12

Partito popolare cristiano

5,6%

5,6%

=

10

10

=

Sinistra

5,2%

3,9%

+ 1,3

9

2

+ 7

Coalizione di centro-destra

54,0%

49,6%

+4,4

96

83

+ 13

Partito laburista

30,8%

35,4%

- 4,4

55

64

- 9

Partito di centro

5,5%

6,1%

- 0,6

10

11

- 1

Partito della Sinistra socialista

4,1%

6,2%

- 2,1

7

11

- 4

Coalizione rosso-verde

40,4%

47,7%

- 7,3

72

86

- 14

Verdi

2,8%

0,3%

+ 2,5

1

-

+ 1

Altri partiti

2,8%

2,4%

-- 0,4

-

-

-

Schede nulle

0,5%

0,5%

-

-

-

-

Il governo Stoltenberg ha probabilmente pagato la mancata soluzione di alcuni dei problemi che sono considerati prioritari per il Paese: sanità, immigrazione, pensioni, istruzione, fisco. E' anche vero che la solidità dello stato sociale norvegese, che nell'immaginario europeo si considera come uno dei più avanzati, ed il benessere economico di un Paese senza debito pubblico, con tassi di crescita (2,5% nel 2013), di disoccupazione (meno del 3,3%) e di inflazione (l'1%) impensabili nell'area euro, non sono stati sufficienti a confermare la fiducia nel governo uscente.

Una lieve flessione delle prospettive economiche ed il significativo incremento del fenomeno dell'immigrazione (solo l'anno scorso 70.000 ingressi in più di cui 25.000 extra-europei), hanno avuto sull'elettorato un impatto superiore a quello di una prosperità nazionale, a cui è probabilmente rimasto inconsapevole o indifferente, sostenuta dalle ricchezze petrolifere del Mare del Nord,.